CONSIGLIO REGIONALE DELLA
SARDEGNA
XIII LEGISLATURA
Nota stampa
della seduta n. 21
antimeridiana del 15
ottobre 2004
Il Consiglio regionale si è riunito sotto la presidenza dell'on. Giacomo Spissu e dell'on. Paolo Fadda.
In apertura di seduta il Presidente ha comunicato la presentazione di :
Sull'ordine dei lavori è intervenuta, inizialmente, l'on. Maria Grazia Caligaris (Misto-SDI-SU), che, ricordando come siano scaduti i termini per l'elezione del difensore civico, ha chiesto che l'argomento venga rapidamente portato all'attenzione del Consiglio, auspicando che possa essere eletta all'importante carica una donna.
Il Presidente, nel rispondere, ha assicurato che il problema è da tempo all'attenzione della Presidenza, che lo porterà rapidamente in conferenza dei capigruppo. Quanto alla designazione, l'on. Spissu ha ricordato che il Consiglio è sovrano e spetterà all'Aula eleggere un uomo o una donna.
Il presidente ha, quindi, aperto la discussione sul primo punto dell'ordine del giorno.
Discussione Mozione n. 6, sulla necessità
che il Parlamento esamini la proposta di
legge nazionale del Consiglio regionale
sull'istituzione dell'Assemblea Costituente.Ha illustrato la mozione l'on. Pier Paolo Vargiu (I Riformatori). L'argomento Costituente, ritorna in quest'aula, ha esordito "ma non vorremo che producesse uno stanco rituale". E', infatti, utile fare ancora ulteriori approfondimenti ed anche ripercorrere la storia del movimento costituente e delle proposte di legge nazionale per comprendere meglio il problema. Fu una legge voluta dalla gente e portata dalla gente, ha ricordato Vargiu, a proposito dell'Assemblea Costituente, e fu una legge d'iniziativa popolare. Il rappresentante dei Riformatori ha, infatti, rammentato come già in precedenza, quando la commissione apposita, allora presieduta dall'on. Bonesu, si occupò della questione dello Statuto, si dichiarò che un argomento di tale portata non poteva essere relegato ad un esame della sola commissione.
Vargiu ha poi ripercorso le ulteriori tappe dell'idea della Costituente e delle iniziative politiche relative. Ed, a proposito, ha definito un "autogol del Consiglio" il fatto che nell'ultimo dibattito e poi nel documento approvato, si siano totalmente ignorati e dimenticati i precedenti sette anni di dibattito.
Tanto più, ha ancora ricordato Vargiu, che il movimento per la Costituente è stato trans - politico e di iniziativa popolare. "Ci sembra uno schiaffo a tutti coloro dai sindacati agli imprenditori, dal mondo della cultura a quello della società" che furono i protagonisti di quella stagione.
Lamentando poi l'assenza del presidente della Giunta in occasione del dibattito odierno, ha respinto ogni posizione dogmatica e fondamentalista di tutti coloro che non intendono ascoltare le ragioni altrui; ed ha ribadito che le riforme non si fanno a colpi di maggioranza.
Sottolineando poi come l'attenzione del Consiglio è oggi prevalentemente rivolta, come è naturale che sia, alle questioni politiche di attualità, ha precisato che proprio per questo l'assemblea Costituente sarebbe la sede più adatta per un dibattito nel quale tutti si debbono spogliare delle "giacchette di appartenenza politica" per dare luogo ad un "dibattito alto" e non distratto dalle scelte contingenti di governo.
Nel momento un cui si parla di regole andare avanti a colpi di maggioranza è una scelta "miope ed un boomerang".Ha, quindi, preso la parola l'on. Caligaris (Misto-SDI-SU), che si è detta convinta che il dibattito in atto non sia rituale. Ha fatto bene l'on. Vargiu a fare la storia del percorso costituente, ha detto la Caligaris, ma ha anche ricordato che il parlamento dispone delle leggi approvate in Sardegna e tuttavia non le ha ancora esaminate.
Vi è la preoccupazione ha, quindi, proseguito, della mancanza di adeguata rappresentanza sociale, nella consulta prevista dalla legge recentemente approvata, ha osservato; ma vi possono essere meccanismi in grado di ovviare a questo. Come ad esempio, ha concluso, l'istituzione di un albo apposito nel quale inserire tutte le rappresentanze sociali e civili che possano quindi essere inserite all'interno della Consulta.Per l'on. Attilio Dedoni (I Riformatori) è necessario un confronto serio e profondo piuttosto che una stanca sequela di interventi che finiranno soltanto per rivelare la presenza di un "convitato di pietra". Respingendo il clima che si sta instaurando circa le riforme che vengono fatte a colpi di maggioranza, Dedoni ha espresso giudizi negativi sia sul dibattito recente per la riforma dello Statuto, e sia sull'esito di esso, che ha portato ad un debole documento pietistico.
Dedoni ha puntigliosamente replicato negativamente alle varie posizioni espresse nell'ultimo dibattito consiliare ed ha dichiarato che "occorre fare passi ben più coraggiosi". Per ciò l'Assemblea Costituente è ancora attuale, e senza di essa la politica sarda volerebbe bassa. "Non si possono fare le regole con un dibattito tutt'interno il palazzo e poi con un rapporto bilaterale con Roma". Ci sia aspetta che le grandi riforme siano alimentate dalla "passione civile" espressa da tutta la società. "Non dobbiamo essere disponibili ad accettare quello che viene dallo Stato"."La mozione in discussione affronta il problema sul quale questo Consiglio si è già confrontato, proprio in questi giorni". Si parte, quindi, da una base concreta, ha detto l'on. Giorgio La Spisa (FI), sulla quale si può fondare un interessante e costruttivo risultato.
Su questo tema, d'altro canto, in Sardegna ci si è confrontati con passione ed intelligenza. Il Consiglio ha anche trasmesso al Parlamento, ha ricordato La Spisa, una proposta di legge Costituzionale con la quale si propone l'istituzione di un'Assemblea Costituente.
Nelle scorse settimane, quando si è parlato di Statuto Speciale, questo Consiglio ha approvato l'istituzione di una Consulta, per elaborare il nuovo Statuto di Autonomia della Sardegna.
Le due posizioni non sono in contrasto tra loro, ha aggiunto La Spisa; sono solamente due diversi strumenti per giungere allo stesso risultato pratico.
E' accaduto, ha spiegato il capogruppo di FI, che certe parole, certi concetti hanno perso valore, mentre altri ne hanno acquistato, hanno ottenuto un nuovo, più ampio, consenso.
Modificare le regole, comunque, è sempre impresa difficile, come dimostra il cammino che in Parlamento sta affrontando la riforma del Titolo Secondo della Carta Costituzionale. Chiedere spazio per la proposta di istituzione dell'Assemblea Costituente: così come deciso dal Consiglio non è, quindi, inutile e velleitario. Le lungaggini che caratterizzano anche la vita politica italiana ne hanno, per ora, impedito l'approvazione da parte del Parlamento nazionale. Riproporne la validità è, quindi, il tentativo di riproporre un metodo che porti, realmente, ad una modifica statutaria, della quale molti sentono l'esigenza.
Rinunciare a una legge del Consiglio regionale, quella dell'Assemblea Costituente, frutto della volontà dei sardi all'autodeterminazione è "mettere insieme santi e lumache", significa, cioè, confondere gli alti ideali della riforma dello Statuto con la routine amministrativa. Lo ha detto l'on. Sergio Pisano (I Riformatori) per il quale il Consiglio non celebra il funerale di un'idea ("che non è morta, perché le passioni non muoiono"), né si rifugia nel solito lamento rinunciando a voler esercitare la propria sovranità, ma pecca di ipocrisia, non manifestando il pentimento per una scelta autorevole "di sovranità" messa frettolosamente da parte per proporre una consulta priva di autorità ed autonomia. Rinunciare alla costituente - ha aggiunto l'on. Pisano - è come rinunciare al riscatto dei sardi, al quale "noi non vogliamo rinunciare". I Riformatori contano su un'azione politica "fuori del palazzo, dove il tradimento si è consumato" per fare capire al Consiglio di restituire "ai sardi un loro diritto".Difficile capire - ha detto l'on. Eugenio Murgioni (Fortza Paris) - perché il centrosinistra a Roma chiede una Costituente per riscrivere la Costituzione e in Sardegna è contrario ad una Costituente che riscriva la Carta Costituzionale dei sardi. Eppure c'è un precedente del quale tenere conto, la stesura del primo statuto che, affidata alle forze politiche, è stato impoverito di rivendicazioni al punto di risultare meno autonomista di quel che si era previsto. Ricordando il diritto all'autodeterminazione raggiunto da altri popoli, l'on. Murgioni ha sottolineato che oggi, di fronte ai nuovi scenari internazionali c'è l'esigenza di ritrovare l'unità. Dividersi sarebbe una colpa.
Per Nanni Moro (AN), che ha ricordato il contributo dato al suo partito alla riforma costituzionale, il Consiglio è legittimato democraticamente a riscrivere lo statuto e l'Aula "è la sede naturale per la discussione"; è possibile pensare ad un "comitato ristretto", che rappresenti tutte le forze politiche che svolga il lavoro preparatorio. Nulla vieta che quest'incarico venga affidato alla stessa Commissione autonomia. In ogni caso "mi auguro che il centrosinistra mostri, sulle riforme, la stessa apertura che il centrodestra ha dimostrato a livello nazionale", con la consapevolezza che approvare riforme con maggioranze risicate è un errore, del quale molti cominciano a rendersi conto.
La necessità di riscrivere lo Statuto speciale della Sardegna è un'esigenza particolarmente sentita dalla società civile. L'on. Mimmo Licandro (FI) ha voluto ricordare la "speranza" che ha alimentato il "sogno" della società sarda di "autodetterminarsi, di scrivere le regole della propria autonomia".
Le riforme e le trasformazioni politiche, ha detto ancora Licandro, devono però viaggiare veloci, se vogliono essere al passo con i tempi. Se si rallenta il loro cammino, se ci si ferma, allora "ci si trova davanti alla stagnazione, ad una reale conservazione". Calare nel nuovo Statuto i bisogni della società sarda, che sono certamente l'acqua, il lavoro, lo sviluppo e l'identità, è una grande sfida alla quale deve prendere parte tutto il popolo sardo.
Scrivere nel buio del Palazzo il nuovo Statuto, ha detto ancora Mimmo Licandro, non ha senso, bisogna scendere tra la gente, coinvolgere la società nella elaborazione del nuovo Statuto. Ed è quello che questo Consiglio dovrebbe fare, riproponendo l'Assemblea Costituente, intensificando l'azione nei confronti del Parlamento perché esamini e promulghi la proposta di legge costituzionale approvata da questa Assemblea.
Sarebbe il reale riconoscimento di un ruolo, ha concluso l'esponente di Forza Italia, la difesa di un diritto dell'intera Sardegna, che non può essere conculcato.Polemico, nel suo intervento, l'on. Roberto Capelli (UDC), il quale ha voluto ricordare che l'ordine del giorno approvato qualche settimana fa al termine del lungo dibattito sulla specialità della Sardegna prevedeva l'apertura di "una sessione permanente sulle riforme".
Ma certamente la discussione su questa mozione non è "una sessione permanente sulle riforme", ha aggiunto Capelli, perché in Aula manca il presidente della Giunta ed in questi mesi ci si è resi conto che "dibattiti e confronti sono sterili, quasi inutili", perché i voti conclusivi, le decisioni di questo Consiglio sono "condizionati, pesantemente" dalle idee e dalle decisioni di un solo uomo, appunto il presidente Soru, "un solo uomo al comando".
Quale dibattito tra "uomini liberi", quale confronto è possibile "con idee ed atteggiamenti liberi", quando le decisioni sono affidate ad un solo uomo? Nella passata legislatura, il centrodestra è stato spesso accusato di essere teleguidato, di essere condizionato dalle "scelte romane", mentre quella coalizione ha sempre mostrato una grande autonomia, non tenendo in alcun conto le presunte imposizioni romane.
Questa maggioranza, ha aggiunto l'esponente dell'UDC, invece è palesemente condizionata dal presidente della Giunta, tanto è vero che, al termine di questo dibattito sarà necessario sospendere i lavori dell'Aula per permettere, a questa maggioranza, di chiedere al suo "uomo solo al comando" indicazioni sul voto.
L'unica cosa da fare, ha concluso Capelli, è impegnarsi perché il Parlamento esamini la proposta di legge costituzionale con la quale si istituisce l'Assemblea Costituente, che ha ancora un grande valore politico e morale, che evidentemente questa maggioranza non ha ancora colto.Il proprio voto "da uomo libero" a favore della mozione è stato annunciato dall'on. Gavino Cassano (I Riformatori), il quale ha voluto ricordare la grande mobilitazione che aveva portato all'Assemblea Costituente, alla raccolta di firme alla quale avevano aderito ben oltre diecimila elettori sardi. Certamente i partiti hanno modificato le loro posizioni, ha aggiunto Cassano, molti esponenti politici, che una volta erano favorevoli, che facevano a gara per apparire "costituenti", hanno legittimamente cambiato opinione. Questi cambiamenti di opinione, comunque, fanno pensare, non sono del tutto convincenti.
Comunque, ha detto ancora l'esponente de I Riformatori, non esiste un'alternativa concreta, praticabile, alla Assemblea Costituente "a prescindere dalle idee del presidente e della maggioranza".
Lamentando l'assenza dall'Aula del presidente della Giunta, al quale avrebbe volentieri chiesto notizie sul futuro della industria chimica della zona industriale di Porto Torres e del destino dei molti lavoratori di quel complesso, Cassano ha auspicato che "il presidente, che ha il potere di comandare a bacchetta i consiglieri della sua maggioranza" li richiami all'ordine, perché sollecitino il rispetto delle leggi approvate dal Consiglio regionale, "per difendere i diritti di tutto il popolo sardo".Il proprio contributo al dibattito sull'Assemblea Costituente, nello "spirito dialogante che ha sempre contraddistinto questa maggioranza", è stato annunciato dall'on. Paolo Maninchedda (Progetto Sardegna), per il quale però non è possibile dialogare, riferendosi all'on. Capelli, con chi non ha senso di se e degli altri. L'intervento dell'esponente dell'UDC, anzi, è stato violentemente contestato perché ha "umiliato questo Consiglio", mettendo in dubbio la libertà di opinione e di pensiero dei consiglieri.
Non esiste, almeno da parte dell'onorevole Maninchedda, nessuna pregiudiziale nei confronti dell'Assemblea Costituente, perchè in qualità di presidente della Prima commissione "devo ricercare sintesi elevate" sui temi delle riforme e perché "materialmente ho contribuito a scrivere la legge che la istituisce".
I tempi, però, sono cambiati e quell'assemblea, che era stata pensata come strumento per eleggere un "parlamento concorrente" col Consiglio di allora (paralizzato dai contrasti, ondivago, condizionato da un alto tasso di trasformismo), per scegliere e sostituire la classe politica di allora, non è più uno strumento valido.
Lo scenario politico è mutato, ha aggiunto Maninchedda, sono cambiati uomini e ruoli ed ora questo Consiglio non deve proprio rinunciare ai suoi compiti. D'altro canto non esiste nella storia un esempio di Parlamento che ne abbia fasto eleggere un altro per riscrivere la Costituzione.
Preparandoci alle elezioni, ha detto anche Maninchedda, pensavamo fosse il caso di far eleggere un "Consiglio costituente, ma non lo abbiamo poi fatto". A nessuno, infatti, piace essere strumentalizzato ed in presenza di uno scenario politico mutato, devono e possono mutare anche i compiti ed i doveri.
La richiesta di ridare voce all'Assemblea Costituente, quinti, appare più come il tentativo di delegittimare questo Consiglio, ma se questa "è una iniziativa politica" allora la si deve portare avanti con coerenza ed a viso aperto.
Esaminando i temi più "pratici" sul tappeto, Maninchedda ha detto che la maggioranza è aperta ad ogni contributo, pronta a discutere sulla composizione della Consulta, disposta a dialogare sulle riforme, decisa ad analizzare i costi ed i benefici delle riforme: dalla devolution alle province, agli enti locali intermedi. Ma il Consiglio resta la sede più adatta per affrontare questi temi, per approfondire il necessario processo di ammodernamento del sistema istituzionale.L'on. Mario Diana (AN) osservando che anche il suo gruppo aveva accolto l'idea dell'Assemblea Costituente,ha ricordato le ragioni che lo hanno indotto a rivedere le proprie posizioni. "Riteniamo, ha detto, che oggi ci siano le condizioni perché quest'Aula possa modificare autonomamente lo Statuto". Definendo come "una scelta di compromesso" quella che ha indotto il centrosinistra a proporre e a fare approvare l'istituto della Consulta., l'oratore ha ripercorso storicamente le varie fasi dl processo di riforma sia dello Stato che delle Regioni. Per Diana quella che è sta approvata recentemente è scelta politica del centrosinistra Diana ha, quindi, proseguito, affermando ce occorre una presa di posizione rigorosa in difesa dell'unità nazionale, ma nell'ambito di una riscrittura integrale dello Statuto; ed a questo riguardo ha preannunciato una iniziativa legislativa del proprio gruppo per una proposta di nuovo Statuto. Illustrando i principi, che faranno parte della proposta di legge, Diana ha concluso, quindi, esprimendo forti perplessità e critiche nei confronti dell'esecutivo, ma soprattutto del presidente della Giunta e del suo operato.
Ha, quindi, parlato l'assessore agli Affari Generali Massimo Dadea sottolineando come il dibattito odierno non è un inutile perdita di tempo né deve essere considerato come il funerale di qualsiasi legge o proposta di legge. Ricordando che la proposta dell'Assemblea Costituente ha avuto il merito, a suo tempo, di coinvolgere la società sarda in tutte le sue componenti, Dadea ha, tuttavia, aggiunto, che essa era figlia di una stagione politica oramai trascorsa. Ricordando i punti critici che caratterizzavano, allora, la scorsa legislatura e quella stagione politica, Dadea ha elencato le modifiche intervenute nel quadro istituzionale, ribadendo, che tutto ciò ha modificato le ragioni dell'Assemblea Costituente.
A dispetto delle indicazioni anche favorevoli che vi sono state in passato, l'Assemblea Costituente, per di più, si è dimostrata sterile e improduttiva. Di ciò si deve tenere conto; "non si può affrontare la riforma con la testa rivolta al passato, né aspettare le decisioni del Parlamento" che oggi è impegnato a minare le basi costituzionali della nostra specialità. Di fronte alle riforme dello Stato la Regione è stata ferma, mentre altre regioni stanno oggi portando a conclusione i propri Statuti di Autonomia, riscritti mediante gli stessi strumenti proposti dalla nostra ultima risoluzione. Nessuna logica liquidatoria delle istanze sociali nella Consulta, ha detto ancora Dadea, ma anzi l'accoglimento della sfida sui contenuti che dovrà dare corpo alla riforma. E sui contenuti, ha ribadito, che si gioca la partita riformatrice. Ma quali contenuti: uno Statuto dei Diritti in primo luogo, e una rimodulazione del rapporto della Sardegna con l'esterno, ma anche una revisione del rapporto con il sistema delle autonomie locali. Non più, infatti, articolazione verticale delle istituzioni Stato - Regione - EELL, ma una articolazione orizzontale, a rete. Parafrasando l'on. Soddu, Dadea ha, infine, ribadito che la Regione non deve rivendicare tanto più autonomia, ma bensì sovranità. Non sugli strumenti dobbiamo cercare la convergenza, ma bensì sui contenuti.In sede di replica, il presentatore della mozione Vargiu (I Riformatori) ha detto di non considerare positivamente né molti degli interventi ascoltati, né l'assenza del presidente della Giunta, né l'atteggiamento complessivamente silenzioso della maggioranza.
Sottolineando la differenza di posizione espressa fra l'assessore Dadea, pacato e riflessivo, e quello dell'on. Maninchedda, nei confronti del quale sorgono molte perplessità, Vargiu ha proseguito sottolineando la forza enorme che ha l'idea dell'Assemblea Costituente ed ha aggiunto che ciò che la mozione chiede alla Giunta è una presa di posizione per non perdere la propria dignità istituzionale, abbandonando, di fatto, una risoluzione approvata dall'intero Consiglio, e cioè la legge sull'Assemblea Costituente che giace in Parlamento.
Ciò che si chiede al Consiglio regionale è che esso si faccia carico di rivendicare una precisa risposta da parte del Parlamento sull'Assemblea Costituente. In mancanza di ciò il prestigio del Consiglio sarebbe fortemente minato.Per dichiarazioni di voto, dopo la breve pausa, è intervenuto l'on. Mario Floris (UDS) il quale ha detto di no alla mozione: ci sono ostacoli insuperabili all'assemblea costituente - ha spiegato - per il centralismo di molte forze politiche. Ha ricordato il secco no di Bossi a Cossiga, che non lascia margini alla proposta ed ha "assolto" i sostenitori della costituente: non vogliono spogliare il Consiglio delle sue prerogative.
Voto contrario anche dell'on. Paolo Pisu (RC): di fronte a un ventaglio di proposte ("troppo rigida e formale" quella di An che risolve tutto all'interno del Consiglio; "rischiosa perché ci costringe a metterci nelle mani di Berlusconi" quella dei Riformatori e degli altri partiti del centrodestra che promuove la costituente; "realistica e, tutto sommato, accettabile", quella dei sardisti), l'on. Pisu ha affermato che ritiene la consulta, sostenuta da centrosinistra e Rifondazione, la più "corretta" anche sul piano formale perché dà voce a partiti non presenti in Consiglio, associazioni e cittadini che possono dare un contributo importante.
Favorevole, invece, l'on. Giuseppe Atzeri (Psd'Az), perché "il nostro partito non rinnega comunque la stagione trascorsa" ed il contributo dato alla legge della costituente, "ferma nei cassetti romani". La Consulta rischia di affidare a una pensatoio di poche persone decisioni che appartengono al popolo sardo ed è frutto di "quell'inverno istituzionale" che grava ancora sull'isola. Ma dietro la scelta del centrosinistra - ha aggiunto - c'è il presidente Soru, che non gradisce perdite di tempo e diserta le battaglie vere sull'autonomia.
Sostegno alla mozione è stato espresso anche dall'on. Roberto Capelli (UDC), il quale ha dichiarato di voler difendere le scelte del passato, a differenza di chi, invece, quel passato rinnega. I motivi della Costituente sono sempre validi ed espressi nella mozione, ha concluso rispondendo a quanti sostengono che invece quella stagione debba considerarsi conclusa.
E' poi intervenuto l'on. Pisano (I Riformatori) che preannunciando il proprio voto favorevole ha espresso tutto il proprio rammarico per questo dibattito a senso unico su un argomento così importante. Ha aspramente criticato le posizioni espresse dall'on. Maninchedda, una volta fautore dell'Assemblea Costituente, che oggi si mostra pentito, ed ha auspicato un ragionamento comune per rivendicare una proposta dal parlamento.
L'on Caligaris (Misto-SDI-SU) ha lamentato la scarsa sensibilità del centrodestra nei toni del dibattito e dopo avere espresso apprezzamento per l'intervento dell'assessore Dadea, ha annunciato il suo voto contrario.
L'on. Dedoni (I Riformatori), ha preannunciato il proprio voto a favore, criticando le posizioni assunte dall'on. Soddu per l'uso ambiguo con cui usa i termini autonomia e sovranità; ed ha espresso riserve sulle dichiarazioni su questo tema fatte dall'on. Cossiga.
L'on. Maninchedda (Progetto Sardegna) ha respinto quelli che ha definito "alcuni eccessi" negli interventi svolti. Ha accusato l'on. Pisano di avere espresso alcuni gravi giudizi personali ed inaccettabili , ed ha usato toni molto duri. Ha ricordato che le proprie parole sono state strumentalizzate e ha invitato l'opposizione a non ergersi a giudizi morali.
L'on. Vargiu (I Riformatori) si è espresso per un voto favorevole. Ha ricordato che la mozione non entra nel merito della Costituente, bensì rivendica un atto forte del Consiglio presso il Parlamento.
Per quanto riguarda "i toni del dibattito", all'on. Maninchedda, ha ricordato, che il rispetto si ottiene dando rispetto agli altri, e che la violenza verbale è spesso peggiore della violenza fisica.L'on. Diana (AN) ha sottolineato che la propria parte politica si è differenziata dall'inizio senza misteri e senza rinnegare niente, rispetto alle antiche posizioni sulla Costituente. AN lo ha fatto con un dibattito interno. Ricordando che la mozione riguarda essenzialmente la richiesta di rispetto delle passate decisioni del Consiglio, Diana ha annunciato la propria astensione.
Messa in votazione col sistema palese elettronico, la mozione è stata respinta col seguente esito:
Presenti 74; Votanti: 68; Astenuti: 6; Si: 20; No: 46.
Sull'ordine dei lavori è intervenuto l'on. Floris (Misto - UDS) che ricordando che il prossimo punto all'ordine del giorno è la mozione sulla continuità territoriale ha affermato che è indispensabile la presenza del presidente Soru.
Il presidente Spissu ha assicurato che si farà interprete di questo.
I Lavori del Consiglio
riprenderanno alle 16.30.