CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIII LEGISLATURA


Nota stampa
della seduta n. 17 antimeridiana del 1 ottobre 2004


Il Consiglio regionale si è riunito sotto la presidenza dell'on. Giacomo Spissu e dell'on. Paolo Fadda.
 Dopo le comunicazioni di rito il presidente ha aperto la discussione.

Prosecuzione discussione della mozione n. 3 sulla
specialità autonomistica della Sardegna.

A causa della scarsa presenza di consiglieri in aula, il presidente Spissu, su richiesta dell'on. Capelli, ha sospeso la seduta, stigmatizzando il fatto.

Alla ripresa della seduta il presidente ha dato la parola all'on. Chicco Porcu (Progetto Sardegna) che ha esordito richiamando l'attenzione di tutti i presenti sull'importanza del dibattito, che costituisce un'occasione fondamentale per riflettere sul principio dell'autonomia, su un concetto moderno del termine, senza retorica e incrostazioni storiche. Una autonomia che nel rappresentare il diritto dei sardi all'autogoverno, deve tuttavia essere riempito di contenuti e riferito alla società attuale. Sono tanti gli ambiti - ha sostenuto Porcu - che vanno affrontati con strumenti nuovi e cioè leggi quadro attualmente praticamente inesistenti. Occorrono nuovi strumenti normativi, ha ribadito, senza tuttavia gettare via tutto l'esistente, poiché esistono atti ancora validi ed efficaci.
Porcu ha quindi ricordato che la specialità  è un principio mutevole e dinamico che cambia in funzione dei mutamenti storici e sociali. Per questo lo Statuto deve rappresentare una Carta dei diritti che garantisca ai sardi le stesse opportunità di tutti gli italiani. In questo processo, anche Porcu ha richiamato lo strumento della Assemblea consultiva, nel cui ambito dare luogo alla maggiore sinergia possibile attraverso cui dare il via ad un processo di riforme veramente unitario.

E' stata quindi la volta dell'on. Nanni Moro (AN), che si è interrogato sul fallimento dell'esperienza di autonomia speciale di questi 50 anni. Occorre partire, ha detto Moro, da una attenta autocritica, da cui possano scaturire quindi le proposte concrete.
Secondo il rappresentante di AN, si è a lungo protratto in Sardegna una sorta di immobilismo culturale mentre il resto del Paese andava avanti.
Ben venga dunque questo dibattito, ha detto Moro, ma ad un patto: che sia salvaguardato senza condizionamenti il principio dell'interesse nazionale.
Concludendo si è detto contrario alla volontà manifestata dal presidente della Giunta di voler procedere sulla via delle chiusura della base USA di La Maddalena, in un momento in cui il terrorismo internazionale rappresenta una gravissima minaccia.

Per l'on. Vincenzo Floris (DS), occorre in primo luogo ritrovare la giusta tensione ideale per proseguire sulla strada delle riforme. "Nella maggioranza - ha assicurato il consigliere DS - non c'è alcuna volontà di andare avanti da sola". Bisogna ridisegnare l'edificio dell'autogoverno con molta umiltà e tenendo conto degli errori compiuti Ma per fare ciò dobbiamo attrezzarci per far fronte alle nuove sfide, a partire da quella che avremo fra qualche anno con la nascita della nuova area di scambio Euro-Mediterranea, in cui la Sardegna deve poter giocare un ruolo importante.
Dopo aver ricordato che la costruzione di un autogoverno basato sulle autonomie locali può avvenire solo nel quadro del principio di sussidiarietà, Floris ha affermato che la Consulta proposta avrà il compito di portare a sintesi un percorso che sarà poi suggellato dal Consiglio.

E', quindi, intervenuto, per il gruppo PRC, Peppuccio Fadda. Dopo aver approfondito alcune questioni di metodo, affermando che le scelte degli strumenti devono precedere ogni discorso di contenuti, Fadda ha auspicato la costituzione in tempi rapidi della Consulta alla quale affidare una bozza di Statuto da sottoporre quindi al Consiglio. C'è un problema di tempi, che pur obbligati non possono essere tuttavia biblici.
Per fare un buon statuto serve il contributo di tutti, ma con spirito unitario, senza colpi di maggioranza da un lato e senza ostruzionismi dall'altro. Fadda ha ribadito che "occorre però impadronirsi prima del mezzo e solo successivamente riempirlo di contenuti".

Stretta fra la riforma parlamentare della Costituzione, che la rende sempre più fragile, l'egoismo sociale della devolution di Bossi, la globalizzazione liberista del mercato e il processo di unificazione europea che appiattisce le identità, l'autonomia sarda deve essere sorretta da uno Statuto in linea con i tempi. Lo ha detto l'on. Paolo Pisu (PRC), sostenendo che il Consiglio deve intervenire con urgenza, essendo infondata la tesi di quanti affermano che lo Statuto c'è già e basta applicarlo meglio.
Un pericolo è costituito dal fatto che altri tendono a ridurre la specialità con il ritardo dello sviluppo; ma, se così fosse - ha aggiunto - la stessa regola andrebbe riconosciuta alle altre regioni meridionali. In realtà la "questione sarda" è più ampia e complessa, con l'intreccio di motivi identitari che non sono riproponibili ad altre realtà regionali. Sono valori che vanno difesi; per farlo, il rapporto con la Stato deve essere paritario, di tipo federalistico.

Per l'on. Roberto Capelli (UDC) bisogna incominciare "a concretizzare le buone intenzioni" per difendere una specialità "positiva e indelebile". Basta col continuo richiamo al passato per condizionare presente e futuro; del passato, dell'esperienza e degli errori, ma anche delle cose positive, bisogna fare tesoro. Capelli ha criticato l'atteggiamento "da boscaiolo" della Giunta, impegnata "a usare la motosega anziché preparare la semina": non è questa la strada per costruire un progetto che si proponga di dare ai sardi risposte ai molti bisogni. D'accordo, invece, sulla proposta sardista della Consulta.

Anche l'autonomia invecchia: alcuni elementi, che nel 1948 furono il punto di forza delle rivendicazioni, oggi sono passati di moda; altri si sono aggiunti: per Adriano Salis  (Insieme per la Sardegna) è tempo dunque per "seminare" il nuovo Statuto, ma, da contadini accorti, "dopo aver liberato il terreno da erbacce e rami secchi". Al dibattito un po' svogliato dell'Aula si aggiunge, tuttavia, lo scarso interesse della gente: la specialità è stata vissuta con distacco ed al giudizio tiepido dei sardi sulla riforma statutaria si aggiunge l'azione contraria degli attacchi esterni, riforma costituzionale del parlamento in prima fila. Occorre perciò rinserrare le fila e convincersi che il primo punto da rivendicare è l'autonomia finanziaria, senza la quale "non esiste alcuna autonomia statutaria".

"Perplessi" i Riformatori sardi; il dibattito in corso è più "da circolo culturale" che da aula parlamentare; "ognuno dice ciò che gli passa per la testa", come se questa fosse una esercitazione oratoria e non l'anticamera di una storica decisione, quella di scrivere la nuova Carta costituzionale dei sardi. Per l'on. Pierpaolo Vargiu una tappa fondamentale del percorso è costituita dall'Assemblea costituente ad elezione diretta e con meccanismo proporzionale, per due motivi principali: coinvolge tutti i cittadini e non è uno strumento di elite; secondo, consente un rapporto fra soggetti di pari dignità nel confronto con lo Stato. Tuttavia - ha aggiunto Vargiu - ci sono riforme (dalla burocrazia, agli enti) che sono di competenza del Consiglio: tanto vale dar corso alla voglia di riforme manifestata dalla maggioranza iniziando ad attuarle, anche in assenza di Statuto. Altro punto: i Riformatori sono contrari a questo federalismo voluto dal Governo e poiché dal tipo di federalismo dipende in larga misura la specialità della Sardegna, è su questo che la Regione deve, prima di tutto, misurarsi.

"Non pensiamo di riscrivere lo Statuto adeguandolo alle riforme costituzionali del governo attuate o in corso di attuazione; finiremo per fare di uno Statuto che rivendica specialità, uno Statuto di diritto comune", ha detto l'on. Carmelo Cachia (Insieme per la Sardegna) che ha affermato che, in ogni caso,  i proclami sulla specialità non servono a niente se non vengono riconosciuti dallo Stato. Il primo passo è quello di avere, nel tavolo della trattative col Governo, un ruolo di pari dignità, che non è riconosciuta neppure nella cosiddetta "potestà legislativa concorrente", dove è lo Stato a fissare i principi e la Regione a legiferare entro ambiti precisi.
Su alcune materie - ha aggiunto -, soprattutto su quelle che incidono sullo sviluppo economico è indispensabile un negoziato che preveda una decisione comune, "il cui risultato venga recepito a livello legislativo da un decreto". Punto fermo, sul quale non derogare, l'uso del territorio. Dovrà essere la Regione a decidere evitando di diventare in futuro "pattumiera di scorie nucleari" o di favorire altre servitù militari.

Questi dibattito è stato caratterizzato anche da un "esercizio di tipo oratorio", perché la sollecita approvazione di un bilancio è cosa ben diversa dalla modifica dello Statuto regionale. Il capogruppo di AN, Mario Diana, ha "voluto dare un concreto contributo alla discussione sulla riforma dello Statuto regionale" che è e deve essere uno dei momenti più qualificanti di questa legislatura. Intanto, lo ha fatto sgombrando il campo da alcune ingiustificate preoccupazioni: le modifiche della Costituzione non devono creare allarmismi di alcun genere. "L'unica reale necessità è non nascondersi, ma dire chiaramente ciò che ognuno pensa". E Diana ha confermato, chiaramente, che AN è contraria alla Costituente così come lo è alla Consulta (perché fare entrare dalla finestra un organismo che non si vuole?). Ma si deve anche evitare che prenda piede il timore che "questo Consiglio non sia in grado di scrivere il nuovo Statuto".
Bisogna sapere, in ogni caso, se questa maggioranza, se questa Giunta, hanno realmente intenzione di rendere la Regione più snella, riservandole il potere di indirizzo, di controllo, di verifica degli obiettivi raggiunti e delegando la "gestione" agli enti locali.
Lo Statuto, infatti, è anche un mezzo per giungere ad una profonda revisione del sistema istituzionale ed amministrativo esistente ed un  primo passo, verso questa profonda revisione è l'istituzione del Consiglio delle Autonomie locali, un luogo di incontro e di confronto utile per approfondire i temi sui quali ci si deve realmente confrontare, che sono quelli della forma di governo, della legge urbanistica, dei provvedimenti per la tutela e la valorizzazione dell'ambiente e del paesaggio, dei piani di assetto e di sviluppo del territorio.
Questi sono temi sui quali il Consiglio ha competenza, una competenza che deve assolutamente esercitare. Certo, ha detto ancora Mario Diana, è giusto rivendicare poteri, compiti, finanziamenti, "ma molte delle debolezze che hanno caratterizzato la vita politica isolana sono nate in quest'Aula, o nelle altre istituzioni regionali".
Rapporti più diretti e franchi, col Governo nazionale, sono utili ed auspicabili e devono essere avviati e portati avanti. "Ma dobbiamo essere propositivi, non possiamo solamente subire le critiche e le rampogne. anche perché le forze politiche presenti in  Consiglio il populismo e la demagogia li sanno fare". E fare l'opposizione, per alcuni aspetti, è anche più facile che governare.
Il gruppo di Alleanza Nazionale, ha concluso Mario Diana, vuole assumere un ruolo propositivo, vuole collaborare alla scrittura delle nuove regole, partecipare al necessario progetto di riforma che deve interessate tutte le istituzioni. E lo vuole fare assieme agli altri, "portiamo, quindi, in Consiglio le proposte per lo Statuto, le proposte per le riforme, in modo da poterci confrontare, discutere, ragionare e risolvere, in quest'Aula, le emergenze, i problemi della nostra isola".

Stiamo assistendo ad un profondo cambiamento degli scenari politici ed istituzionali, ma ciò sta avvenendo nella quasi totale indifferenza collettiva. Intervenendo nel dibattito, Paolo Licheri (PRC) ha ricordato che il concetto di autonomia impone scelte decise e moderne, dalle quali non ci si può sottrarre. Anche nel processo di elaborazione del nuovo Statuto bisogna aver ben chiari regole e paletti.
Il nuovo Statuto deve essere elaborato, predisposto tenendo conto dell'esigenza di garantire i diritti soggettivi, individuali, quelli di coloro che "meno hanno". Ma lo Statuto deve anche prevedere modelli di sviluppo, qualità della vita.
Le concezioni della democrazia del Partito della Rifondazione Comunista, ha aggiunto Licheri, impongono scelte coerenti ed i rappresentanti di questa forza politica si faranno promotori di queste istanze, di questa concezione di intendere la vita e l'attività politica.
Lo faranno nella sede deputata a questa attività, che è certamente il Consiglio regionale, senza seguire altre strade. Lo faranno contribuendo al processo di riforma della Sardegna,  promuovendo le iniziative necessarie per favorire un reale processo di sviluppo sociale ed economico, contribuendo fattivamente ad elaborare la nuova Carta Statutaria, che deve garantire la crescita civile e culturale della Sardegna, tutelare le sue tradizioni, la sua storia, la sua identità.

La discussione su questa mozione ha sollevato perplessità e dubbi, non siamo sereni. Illustrando le posizioni del suo partito, Giuseppe Atzeri (Misto-Psd'az) ha ricordato come si ci siano profonde differenze culturali che portano a differenti valutazioni, anche su temi di grande importanza generale quale è quello dell'autonomia.
In una situazione mondiale caratterizzata dalla globalizzazione, la specialità, l'identità, diventa caratteristica peculiare, da difendere e conservare. Ma i concetti stessi di autonomia, di identità, hanno bisogno di linfa, di un continuo arricchimento (come avveniva per il Poetto prima della cura Balletto), di una lenta ma continua evoluzione, ed a questo proposito il "binomio lingua-cultura" è un aspetto essenziale della specificità della Sardegna.
Una specificità che deve essere rispettata e difesa, che deve essere sancita dal uno Statuto speciale che ne garantisca gli aspetti più caratteristici. Uno Statuto che sarebbe dovuto essere elaborato da una Costituente, come i sardisti avevano proposto, una strada che, invece, ora sembra abbandonata, viste le improvvise conversioni di tanti esponenti che, sino a pochi mesi fa, erano autenticamente "costituenti" e ora propongono altre soluzioni.
Una grave colpa, una incapacità autonomistica sancita anche dal fatto che non siamo riusciti a darci "leggi proprie", come quella elettorale, ma ci siamo dovuti accontentare di leggi del Parlamento nazionale.
Eppure, ha ricordato Giuseppe Atzeri, la Costituente non avrebbe minimamente ridotto il ruolo del Consiglio, che avrebbe pur sempre avuto il compito ultimo di approvare il nuovo Statuto. Se si sceglie la strada della Costituente, comunque, si è ancora in tempo, perché basta un provvedimenti di tre articoli per rimettere in moto un processo realmente autonomistico.
La realtà, ha aggiunto Atzeri, è che è cambiata la stagione politica. La Sardegna deve, invece, rivendicare il ruolo di Nazione senza Stato, deve riscrivere la sua Carta costituzionale decidendo come rapportarsi con le altre nazionalità d'Europa, tenendo ben presente che il prossimo traguardo deve essere la Carta Costituzionale dei popoli, visto che quella degli Stati è fallita.
"Dobbiamo riappropriarci del nostro ruolo, difendere la nostra dignità, ha concluso l'esponente sardista, non dobbiamo più subire le umiliazioni di questi tempi; recentemente, a Roma, il presidente della Sardegna è stato "ricevuto" da un semplice funzionario ministeriale. E' stata lesa, anche in  questa occasione, la sovranità del popolo sardo. E' ormai giunto il momento di porre fine a questa imbarazzante situazione, a questo anacronistico modo di ragionare".

Anche secondo l'on. Giorgio Oppi (UDC) il nuovo Statuto d'autonomia rappresenta una delle questioni più importanti della legislatura. Ma esso si può portare a compimento solamente in uno scenario di collaborazione. L'UDC è disponibile a collaborare, ha detto Oppi, in modo franco, leale e costruttivo ma se analoga lealtà e legittimità di comportamento verrà dalla maggioranza. In questa prima parte della legislatura, ha affermato l'oratore, si è assistito a una costante violazione di norme, come ad esempio l'annullamento di numerose delibere della precedente Giunta o la nomina di assessori a dispetto delle incompatibilità esistenti. La preoccupazione è che tutti gli atti della Giunta possano essere nulli. Anche i protocolli con le Università, secondo Oppi, sarebbero nulli perchè manca il pronunciamento del Consiglio.
In conclusione, l'UDC è disponibile a dare vita ad una dialettica parlamentare seria, civile e democratica, e condivide, ha detto l'oratore, all'inaugurazione di una sessione straordinaria per l'approvazione di un nuovo Statuto d'Autonomia, in via diretta da parte del Consiglio.

E' poi intervenuto l'on. Stefano Pinna (Progetto Sardegna) che ha esordito sottolineando quella che a suo giudizio è una profonda contraddizione fra i tanti riferimenti alla specialità con toni solenni e certi dibattiti ideologicamente strumentali. Ricordando i tristi primati negativi che la Sardegna ha in comune con altre regioni meridionali in fatto di arretratezza economica e sociale, e la stessa consapevolezza della sussistenza di una situazione drammatica di bilancio regionale -che pone la Sardegna in grave ritardo anche rispetto alle opportunità offerte dall'Europa - Pinna ha proseguito sottolineando come in questo contesto sia necessario dare vita "ad una fase produttiva e operosa della specialità. Specialità che pur sempre ha determinato fin dal suo primo riconoscimento all'inizio della emancipazione economica e sociale della Sardegna e della sua modernizzazione".
Quella che abbiamo oggi non è una specialità regalata, ha soggiunto, ma una specialità conquistata, certo una specialità in parte da riscrivere, ma anche da realizzare ed attuare. Certamente una specialità che deve essere riempita di contenuti.
Per tutto ciò è necessario dare vita ad una Assemblea consultiva che contribuisca, ma non sostituendosi al Consiglio, alla stesura di un nuovo Statuto. La riscrittura della specialità è un fatto importante, certo, ha tuttavia affermato Pinna, ma con una Regione che "segna il passo, una regione al collasso, una regione in difficoltà", i problemi vanno affrontati subito con la nostra specialità ordinaria" Ha concluso auspicando una nuova unità operosa e responsabile: "il resto è retorica che non appassiona".

Per il capogruppo della Margherita, Antonio Biancu, si è già perso molto tempo e le riforme costituzionali realizzate dal Parlamento avrebbero già dovuto indurre la Regione ad agire di conseguenza. Occorre riflettere sulla nostra specialità che certamente, nel mondo della globalizzazione, deve trovare nuovi contenuti; e tuttavia il rilancio del processo di riforma dello Statuto deve passare attraverso il recepimento delle prerogative esistenti. Ad oggi esiste solamente la legge costituzionale votata nella scorsa legislatura sulla Assemblea costituente. La Margherita non aderì a quella proposta perchè la riteneva un inutile dispendio di tempo e non certo perchè contraria a una rappresentanza allargata della società." Le nostre preoccupazioni -ha detto Biancu - erano giustificate come si è constatato". La Margherita è invece favorevole alla nuova proposta di una Assemblea consultiva che affianchi e sostenga il Consiglio, una assemblea ampiamente rappresentativa che in tempi certi, ad esempio 6 mesi, giunga a un risultato concreto.

Secondo l'on. Siro Marrocu (DS), la proposta della Consulta è l'avvio di un processo, che non appalta a un altro soggetto la riscrittura dello Statuto. A ogni inizio di legislatura, ha ricordato, si annunciano stagioni di riforma, salvo poi non arrivare ad alcun risultato. Può darsi che la attuale classe dirigente, non solo politica, non sappia esprimere i bisogni della Sardegna con la stessa adeguatezza dei nostri padri dell'Autonomia? Si è chiesto Marrocu. A guardare la palese contraddizione fra i grandi proclami sull'autonomia e la realtà sembrerebbe forse di si. Ma occorre un sussulto, come quello indicato ieri dal presidente della Regione sul grave problema della base militare de La Maddalena.
Il mondo è cambiato, anche nei rapporti internazionali, non siamo più all'epoca dei due blocchi Est-Ovest e bisogna prenderne atto. "Non possiamo accettare ruoli subalterni".

Uno statuto speciale "stramato", quello che stiamo vivendo, applicabile solo in pochissimi punti, sostituito in parte dalla riforma del Titolo V : il giudizio è dell'on. Giorgio La Spisa (FI), che ha sottolineato come "la specialità non è più un mito" ma va riaffermata attraverso scelte precise, "pochi grandi obiettivi" per i quali la specialità crei una sorta "di valore aggiunto". Rispetto al passato sono cambiati i rapporti fra le istituzioni, ma sono cambiate prima di tutto le istituzioni. Uscire dall'arretratezza economica è possibile, ma occorrono strumenti politici, economici, finanziari e fiscali adeguati. Il problema di fondo non è il trasferimento di maggiori risorse dallo Stato alla Regione (percorso che ripropone sempre logoranti contrattazioni) ma realizzare norme e procedure che ci consentano di trattenere in Sardegna le risorse. Inutile illudersi di saltare il fosso e ottenere un'autonomia piena; "propagandistica e retorica" l'affermazione di Soru che chiede, sulla base USA, alla Maddalena l'abolizione del segreto militare: il presidente sa che non verrà accolta una richiesta che romperebbe vincoli consolidati e necessari fra Stati. E', questo, un esempio che indica, evidentemente, un'altra strada da seguire.
Divisa anche sul metodo (Costituente o Consulta? Eletta su suffragio o nominata dal Consiglio?) è preferibile che l'Aula affronti il dibattito in attesa di possibili intese future.

Sarà, questa, la stagione delle riforme: per il presidente della Regione, Soru, intervenuto a conclusione del dibattito ("ampio e ricco di contenuti") questo è un impegno prioritario e sarà rispettato. Riforme dello Statuto, della legge elettorale, del sistema di governo, della macchina amministrativa, degli enti.
Ma è bene convincersi - ha detto - che l'autonomia non esiste solo perché è scritta in legge; essa è frutto di comportamenti quotidiani e di assunzione di responsabilità, che crescono in proporzione all'aumento del tasso di autonomia.
La riforma della Costituzione italiana rende indispensabile una revisione della Costituzione sarda. La strada maestra è quella di riaprire il confronto con lo Stato, "un confronto che vada oltre l'ordinario".
Fra i contenuti dello Statuto, la nostra diversità, ma anche gli strumenti per portare la Sardegna nella modernità, tenendo conto  dei nuovi scenari anche internazionali, delle nuove tecnologie, della più ampia sensibilità verso l'ambiente, della maggiore mobilità dei cittadini; "strumenti - ha precisato - che siano capaci di perequare i diritti dei cittadini". Strumenti di lungo periodo, come il lavoro. Ma, prima di tutto, è necessario valutare il modello di sviluppo che si intende attuare. L'autonomia è una conseguenza, non un punto di partenza.
Il presidente della Regione ha detto di essere favorevole a una consulta non elettiva, nominata dal Consiglio, rappresentativa di tutte le forze politiche. Ma spetterà al Consiglio, "pienamente legittimato a farlo", discutere il patto dei sardi. E, sulla Consulta, Soru ha chiesto che sia la Prima commissione a fare una proposta operativa all'Assemblea.

Breve la replica dell'on. Peppino Balia (Misto - SDI SU) primo firmatario della mozione, che ha auspicato la partecipazione di tutto il Consiglio a un progetto di altissimo pregio istituzionale ed ha dichiarato di apprezzare la dichiarazione, in tal senso, fatta dall'on. Oppi. Un ordine del giorno finale dovrebbe sancire questa concordia e, per raggiungere l'intesa, Balia ha chiesto una sospensione di 15 minuti.

Ma l'on. Roberto Capelli (Udc) ha suggerito  di non aver fretta e di rinviare la stesura dell'ordine del giorno in attesa che le forze politiche possano incontrarsi e discutere, limare, aggiustare un documento accettato da tutti.
Capelli sulla proposta di sospensione, ha dichiarato la volontà di giungere ad una votazione unanime, pertanto, a suo giudizio, pur con la buona volontà di tutti, non può bastare una sospensione di un quarto d'ora ma occorre una consultazione più approfondita. Perciò sarebbe auspicabile rinviare alla prossima settimana la scrittura di un ordine del giorno unitario.

Secondo l'on. Renato Cugini (DS) la proposta dell'on. Balia di una breve sospensione consente di verificare quanto esista una effettiva volontà di unanimità, e solo dopo votare un eventuale rinvio.

Il presidente ha accolto la proposta ed ha sospeso la seduta.

Alla ripresa dei lavori il presidente ha annunciato la presentazione di un ordine del giorno.

E' intervenuto l'on. Giorgio Oppi (UDC), il quale che l'ordine del giorno sia posto in votazione la prossima settimana.

Il presidente ha sottolineato che formalmente la seduta deve essere considerata sospesa e rinviata a giovedì.


I lavori del Consiglio
riprenderanno giovedì alle ore 10.