CONSIGLIO REGIONALE DELLA
SARDEGNA
XIII LEGISLATURA
Nota stampa
della seduta n. 16
pomeridiana del 30
settembre 2004
Il Consiglio regionale si è riunito sotto la presidenza dell'on. Giacomo Spissu e dell'on. Paolo Fadda.
Si è parlato di autonomia, alla ripresa dei lavori del Consiglio. Una mozione presentata dal centrosinistra chiede infatti che alla riscrittura dello Statuto sia dedicata una sessione. La riforma della seconda parte della Costituzione, in corso in Parlamento, determina una serie di effetti che riguardano le Regioni, a statuto ordinario e, ancor più, quelle a statuto speciale ed è indispensabile che la Sardegna si attrezzi per difendere la propria specialità.
Discussione della mozione n. 3 sulla specialità
autonomistica della SardegnaAd illustrare la mozione è stato il primo firmatario, l'on. Peppino Balia (SDI SU), che ha auspicato un dibattito ampio e partecipato, "vista l'importanza dell'argomento".
Richiamandosi alle risposte fornite oggi all'Aula dal presidente Soru, sulla presenza della base americana a La Maddalena, l'on. Balia ha ricordato come sia cresciuta la consapevolezza che l'uso del territorio non può essere deciso fuori della Sardegna, qualunque sia la natura dell'intervento. Né è accettabile che il Parlamento modifichi la costituzione, determinando modifiche allo Statuto, "senza averci consultato".
E' vero, tuttavia, che la Regione sarda ha peccato di inerzia, si è mossa con lentezza: basti pensare che, a distanza di oltre due anni, non ha ancora recepito le modifiche scaturite dal Titolo V.
Ora, è tempo di decidersi, a cominciare dal percorso da seguire. Per Balia è tramontata la prospettiva "affascinante" dell'Assemblea costituente, legge votata due anni fa dal Consiglio che ha dato origine a maggioranze trasversali, ma è rimasta al palo perché "altri livelli istituzionali superiori" non hanno mantenuto le promesse ed hanno accantonato il provvedimento legislativo. Ancorarsi a questa scelta, frenerebbe qualunque iniziativa.
Il relatore ha sottolineato come i sostenitore della Costituente avevano posto l'accento sul coinvolgimento della popolazione, una sorta di nuovo fatto fra i cittadini e la politica. Ma un percorso di partecipazione popolare e dei soggetti più rappresentativi, dalle istituzioni alle associazioni, può essere compiuto anche per una Consulta, eletta dal consiglio ed alla quale il Consiglio dia indirizzi, indicazioni, regolamenti e ambiti operativi.
Punto cruciale del nuovo Statuto, ha concluso l'on.Balia, sarà la difesa della specialità, che non è un concetto astratto, ma un'elencazione di problemi in grado di condizionare lo sviluppo economico e sociale dell'Isola: continuità territoriale, nuovo piano di rinascita con finanziamenti aggiuntivi rispetto ai normali trasferimenti dello Stato; rapporto diretto con la Comunità europea e riconoscimento di due seggi a parlamentari sardi; autonomia nei rapporti commerciali con i paesi del Mediterraneo; risorse finanziarie riferite a parametri obiettivi (quota del Pil); parere vincolante sull'uso del territorio da parte dello Stato (né pericolo di diventare una pattumiera nucleare, né vincoli militari).
Il dibattito attuale e futuro consentirà di approfondire punto per punto.L'on. Silvestro Ladu (Fortza Paris) ha aperto la serie degli interventi ricordando come l'accelerazione impressa alle riforme dal governo nazionale "ci chiama ad adempiere una serie di impegni di grande rilevanza giuridica e politica". Per Ladu resta in piedi il percorso dell'Assemblea costituente, "votata dal Consiglio con ampia maggioranza", che ha compiuto un passo significativo nella Commissione affari costituzionali della Camera. Oggi il centrosinistra, "che a Roma dice di voler ricorrere a una Costituente per disegnare l'architettura della costituzione repubblicana, in Sardegna si dice contraria e sembra disposta a disegnare la nuova carta statutaria a colpi di maggioranza".
Ladu si è detto tuttavia fiducioso che, "dopo questo primo approccio, si trovi l'intesa". Anche perché bisogna "difendersi" dal disegno di riforma del Parlamento, che "non ci soddisfa" e, non a caso, "le Regioni sono insorte". La Sardegna rischia di perdere prerogative che caratterizzano la sua specialità sulla spinta "di un neo statalismo dai modi gattopardeschi" che vuole cambiare "per lasciare inalterato il problema". Questa riforma "nega ogni speranza di autogoverno".
Ladu ha ricordato che "la nostra autonomia va intesa come ordinamento giuridico", perciò la sua ampiezza deve garantita. Non lo è stata in passato, quando la Consulta regionale, creata nell'immediato dopoguerra, non riuscì a garantire un livello di autonomia adeguato alle necessità dell'isola per superare la grave arretratezza socio economica; dovrà farlo ora con la giusta consapevolezza che su questo tavolo si giocherà una battaglia storica per il futuro dei sardi.Ha quindi preso la parola l'on Beniamino Scarpa (Misto-Psd'Az) che ha ribadito le posizioni già espresse dal proprio gruppo politico anche nell'ultimo dibattito sulla modifica della legge costituzionale. Le modifiche dello Statuto, secondo il rappresentante sardista non possono essere affidate esclusivamente al Consiglio, che deve invece essere affiancato da una Assemblea costituente consultiva su base elettiva, che è cosa diversa dalla vecchia ipotesi di Assemblea costituente della scorsa legislatura. Una Assemblea consultiva, dunque, eletta su base proporzionale per assicurare la partecipazione di tutte le componenti sociali.
Per Paolo Maninchedda (Progetto Sardegna) occorre in primo luogo sottolineare la scarsa tensione e partecipazione che anima l'Aula di fronte ad un problema di tanta rilevanza. E' scoraggiante, ha affermato, lo scetticismo col quale si sta affrontando questo tema. Dopo aver rilevato che la discussione deve riguardare i contenuti e non degli strumenti, Maninchedda ha ricordato che troppo spesso, su questi temi, ci si rivolge al passato a quella che ha definito "la bibliografia" storica. Più che portarci la Storia sulle spalle, dobbiamo avere la responsabilità del futuro, perchè verremo giudicati per quello che faremo.
Quanto alle "ragioni della specialità", il rappresentante di Progetto Sardegna ha sottolineato come ormai da molte parti si vada diffondendo il concetto che la specialità sarda sia ormai superata, sia perchè sarebbero superate le ragioni economiche sia quelle politiche. In un certo senso gli scenari sono cambiati. Non più solo le regioni cosiddette speciali sono in ritardo di sviluppo, ma anche altre regioni del Sud. Ma se questo metro di ragionamento è legittimo è legittimo anche al contrario, e cioè che è vero che altre regioni hanno avuto una storia di autonomia, ma il Paese ha creato per loro condizioni favorevoli (come ad esempio l'infrastrutturazione del Nord). Le ragioni della specialità secondo Maninchedda esistono tuttora, ma dobbiamo saperla utilizzare. Ha concluso ribadendo l'esigenza di una Consulta di cui il Consiglio potrà avvalersi per la stesura del nuovo Statuto.Dello stesso avviso Giovanni Orrù (DS), per il quale occorre affiancare alla centralità del Consiglio regionale una assemblea consultiva per la definizione di un nuovo Statuto d'Autonomia. Nonostante certe tesi che vorrebbero dichiarare finite le ragioni della specialità, bisogna invece prendere atto con forza che l'esigenza di riaffermare il diritto all'autodeterminazione dei sardi è viva. E' vero, ha ricordato, che in questi 50 anni vi sono stati enormi cambiamenti, ma è rimasta intatta la necessità di poter incidere sul proprio destino.
E' particolarmente importante, ha ricordato il rappresentante Diessino, che la legislatura si apra con un dibattito su un tema di così alto significato. Ciò fa ben sperare. Ma allo stesso tempo occorre essere consapevoli che questa opportunità non può essere sprecata.
Un invito a trovare una posizione unitaria, "che deve veder accomunate tutte le parti politiche" per lavorare, con efficacia, alla ricerca di un obiettivo comune, ha caratterizzato l'intervento di Ignazio Artizzu (AN). L'accordo è necessario, ha aggiunto l'esponente di AN, perché dobbiamo prendere decisioni importanti per l'interesse generale.
Dopo aver ricordato che in questi anni in temi delle riforme sono stati approfonditi e dibattuti a lungo "e che tutti hanno mostrato un grande interesse", Artizzu ha ricordato che in difesa della specialità e dell'autonomia della Sardegna si è formato un fronte comune, una posizione unitaria che deve caratterizzare anche l'elaborazione del nuovo Statuto regionale.
Le riforme che si stanno attuando in campo nazionale, infatti, possono rappresentare u pericolo "per la nostra specialità"che ha radici e motivazioni solide ed ancora attuali.
Siamo chiamati ad un a grande sfida e per vincerla servono anche le competenze esterne, ha detto anche Ignazio Artizzu, ma il Consiglio ha le capacità per trovare le soluzioni giuste per garantire la tutela dei diritti, della autonomia e della specialità della Sardegna.La necessità di un dibattito approfondito, anche alla luce dei recenti incontri tra il presidente Soru e gli altri presidenti delle Regioni italiane, è stato ribadita da Renato Cugini (DS), il quale, però, ha anche ricordato l'importanza del confronto, tra le diverse forze politiche e sociali, per dare risposte certe e concrete ai sardi.
Si deve cambiare modo di operare, per concorrere, tutti, alla soluzione dei problemi della società sarda. Rivolgendosi alle opposizioni, Cugini ha ricordato la necessità di rispettare le leggi, di osservarle. Si è parlato, ad esempio (lo ha fatto Maninchedda) dell'esigenza di approvare DPEF e manovra finanziaria entro dicembre; bene, a questo risultato devono concorrere tutti; come tutti devono poter contribuire alla riscrittura di un nuovo Statuto, della nuova Costituzione dei sardi.
Nella società sarda c'è l'aspirazione a diventare "popolo; se i sardi si faranno popolo, la Regione si farà Stato", non nel senso tradizionale del termine, ma diventando parte integrante della Comunità Europea, difendendo il diritto di essere artefici del proprio destino.
Bisogna, ora, decidere quali poteri avrà questo Stato, ha aggiunto Cugini. Perché questo Consiglio deve rinunciare a svolgere la funzione Costituente, a scrivere, in sostanza, la nuova Costituzione? Perché dovrebbe demandare a quelli che, al primo giro, non sono stati eletti le proprie funzioni e prerogative? Il Parlamento dei sardi, invece, deve stabilire i principi sui quali costruire il nuovo Statuto, deve decidere sulla autonomia e l'identità; sulla solidarietà e sui nuovi rapporti con lo Stato italiano; deve tutelare l'identità, decidendo quale, visto che l'identità varia da zona a zona; deve stabilire gli ambiti, le competenze; deve garantire i doveri ed i diritti, quelli oggettivi e quelli soggettivi: quello alla salute, alle pari opportunità ,alla scuola, all'informazione, temi sui quali, anche in questi giorni si fa un gran parlare.
Quello che serve è il "pensatoio dei sardi"che viene richiamato dai sardi e che "deve essere sostenuto da tutti, anche dalle forze dell'opposizione. "Anche perché, ha concluso Renato Cugini, su questa strada abbiamo intenzione di andare avanti.I temi della specialità, dell'identità, attualizzandoli, perché troppo spesso si ricorda la storia ma ci si dimentica del presente, sono stati approfonditi da Ciriaco Davoli (PRC), il quale ha ribadito con forza la necessità di scrivere lo Statuto, di fissare le regole dell'ordinamento istituzionale, tenendo conto dell'esistente. La globalizzazione economica e liberista, l'uso della guerra come strumento di pressione stanno frantumando gli Stati nazione, stanno sovvertendo le regole della convivenza pacifica.
In questa situazione di costante evoluzione, dove le regole e le norme sono state stravolte, si va incontro ad un futuro di difficile comprensione. Tra venti anni o poco più la Cina sarà la più grande potenza economica del mondo, ha aggiunto Davoli, con una crescita del 7,5 per cento annuo. Ma in Cina, ora, si lavora quindici o sedici ore al giorno, "purtroppo Mao non c'è più", e si sono stravolte regole e convinzioni.
Dobbiamo scrivere la nostra Costituzione, tendendo ben presente che anche nei paesi sardi i fenomeni di eccessivo economicismo hanno prodotto guai enormi, come lo spopolamento, l'abbandono, il progressivo degrado.
Esistono ancora il nord ed il sud, con le loro differenze, con le loro povertà, ha detto anche Davoli e le contraddizioni non sono solo in Sardegna o in Italia, ma esistono in tutti i paesi sui quali la globalizzazione ha forte peso. Ora, questo Consiglio deve decidere quale nuovo Statuto dare alla Sardegna, in presenza di questa preoccupante e pericolosa globalizzazione. Quindi, rifacendosi alla storia, bisogna "attualizzare" il pensiero di Gramsci e di Lussu, non trasferirlo, in modo acritico, in questa realtà.
Dopo aver confermato la sua contrarietà alla Costituente, Ciriaco Davoli ha concluso dicendo che al processo di riscrittura dello Statuto devono partecipare tutti i sardi, dando vita ad un forum generale sui problemi dell'Autonomia, della nuova specialità, al quale "tutti" devono partecipare, per poter dire la loro opinione. Se si dovesse, in sostanza, scegliere la strada della Consulta, il suo compito sarebbe proprio quello di "trasferire il dibattito sulle nuove regole all'interno del mondo isolano".La riforma della Costituzione, l'approvazione del Senato Federale, "passato con la colpevole astensione di molti partiti della sinistra" sono stati gli "argomenti forti" dai quali è partito Salvatore Serra (Insieme per la Sardegna) per ribadire la assoluta e completa opposizione al Federalismo, che si sta attuando in Italia.
Il federalismo è antitetico all'autonomismo, ha ricordato Serra, ed è comprensibile la "provocazione" di Michele Columbu che ha, recentemente, scritto che la specialità della Sardegna non ha più senso e deve essere cancellata.
Bisogna avere concetti chiari, se si vuole scrivere un nuovo Statuto, e lo si deve fare partendo da quello vecchio, che ha dato degli ottimi frutti. Ma lo si deve anche fare tenendo ben conto che il federalismo è l'accordo e l'unione tra Stati sovrani, non la frantumazione di uno Stato unitario. E' opportuno, quindi, almeno in Sardegna non pronunciare mai la parola "federalismo", ma si deve lavorare perché tutta la Nazione tragga vantaggio dalle riforme.
Il tentativo della Lega, ha aggiunto l'esponente dei Comunisti Italiani, è invece quello di "cristallizzare le differenze" garantendo ai ricchi la loro ricchezza e rendendo i poveri ancora più poveri. Dopo aver ribadito la propria "più assoluta contrarietà al federalismo" Tore Serra ha invitato tutti a "continuare ad usare la Costituzione, per garantire l'autonomia e la specialità della Sardegna, per difendere i diritti di tutti", non solamente gli egoismi ed i privilegi dei ricchi.
Citando Mario Melis, Tore Serra ha ricordato come l'"esponente sardista" considerasse la Regione la più "grande conquista del popolo sardo" e che bisogna, quindi, difenderla e tutelarla, senza alcuna confusione . Dobbiamo tutelare anche la "nostra responsabilità politica" ha concluso Tore Serra, garantendo anche i nostri diritti e le nostre prerogative. "Non veniamo dal nulla, non siamo figli di una guerra o di una catastrofe, questo Consiglio ha il diritto e le capacità per riscrivere lo Statuto di autonomia, avvalendosi, se del caso, dell'apporto delle migliori competenze che esistono in Sardegna".Ultimo intervento della serata, quello dell'on. Luciano Uras (PRC), il quale ha sottolineato che il contenuto del nuovo Statuto va visto anche in rapporto ai nuovi scenari, in particolare con la Costituzione europea, "che non condividiamo, perché pone come principio il libero mercato, non la persona". Effetto della globalizzazione è anche la necessità di tessere relazioni con altri Stati, attività per la quale "dobbiamo attrezzarci". In ogni caso, a ragionare di contenuti, la nuova carta costituzionale della Sardegna non sarà solo un patto fra Stato e Regione, ma anche fra cittadini "per soddisfare i bisogni fondamentali".
Uras ha ricordato la stagione delle riforme degli anni 70: riforme non istituzionali, ma principalmente dei diritti dei cittadini: lavoro, studio, salute, equo canone sono state tappe importanti e su questi problemi "il popolo si appassionerà" perché affrontano temi "che ci toccato tutti, direttamente".
Quanto al ruolo di "costituente", questo spetta solo al Consiglio regionale, che ha il dovere di raccogliere i contributi di tutti, ma ha la responsabilità di decidere.
I lavori riprenderanno
domani alle ore 10.