Nota stampa
della seduta n. 387 antimeridiana del 26 marzo 1999
Il Consiglio regionale ha ripreso i suoi lavori sotto la presidenza dell'on. Salvatore Zucca.
Prosecuzione della discussione del testo unificato delle
Proposte di legge n. 66, n. 84 e del Disegno di legge n. 148
"Norme per l'esercizio dell'attività di pesca ed
interventi per la tutela e la valorizzazione del patrimonio ittico".Nella seduta pomeridiana di ieri erano stati approvati i primi 28 articoli del provvedimento. Nella seduta odierna l'Aula ha proseguito l'esame dei diversi articoli ai quali sono stati presentati alcuni emendamenti.
Sugli articoli e sugli emendamenti sono intervenuti, anche più volte, gli onorevoli: Marrocu (relatore - Progr. Fed.), Bonesu (PSd'Az.), Onida (assessore dell'Ambiente), Salvatore Sanna (Progr. Fed.), Locci (A.N.), e Pittalis (F.I.).
Concluso l'esame degli articoli e degli emendamenti, la votazione finale ha dato questo risultato:
Presenti 59
Votanti 54
Astenuti 5
Sì 50
No 4.
Mozione n. 181
"Sull'attacco della NATO contro
il territorio della Repubblica serba.Nell'illustrare il documento, l'on. Montis (R.C.) ha sostenuto che occorre uscire dal provincialismo, nonostante l'indifferenza, che pare diffusa, sul tema di questa guerra. Dopo aver citato numerosi articoli apparsi in questi giorni sulla stampa, Montis ha invitato alla riflessione sulla situazione creatasi in Europa, alle soglie del nostro Paese, augurandosi che nessuno voglia "spezzare le reni alla Serbia". C'è una violazione dei regolamenti della NATO, ma ce ne sono anche più clamorose, come quella dell'art. 11 della nostra Costituzione. Perché si è attaccata la Serbia e non la Turchia, che ha commesso eccidi e devastazioni? La stessa Russia nel 1986 ha trucidato migliaia di persone senza alcuna reazione della NATO. In tutto il mondo vi sono stragi e stermini, ma nessuno interviene o protesta.
Montis, dopo aver sostenuto che la mozione potrebbe unire l'Assemblea, per dare un segnale forte al Governo, si è soffermato sul ruolo delle basi militari italiane messe a disposizione degli aggressori, ed in particolare di quelle dislocale in Sardegna. E se gli USA annunciano l'intenzione di proseguire il conflitto, quale sarà il ruolo delle basi militari in Sardegna.
Davanti a questi aspetti non ci può estraniare, ha aggiunto Montis, ma si deve fare la propria parte. In altri tempi migliaia di persone sarebbero scese in piazza a protestare, ma purtroppo la storia si dimentica in fretta, quando non viene mistificata. Oggi l'Europa è quella delle grandi concentrazioni finanziarie, ma la sua storia non può essere dimenticata. La mozione vuol riportare nei giusti termini una questione importante, storica, rifiutando il ruolo di un'Italia asservita allo straniero.
Chiediamo un'iniziativa forte verso la pace, ha concluso Montis, e che venga vietato l'uso delle basi militari italiane per evitare di esporre il Paese ad eventuali rappresaglie."Non è necessario attardarsi a leggere tutti i particolari della guerra in atto, ha detto l'on. Diana (Progr. Fed.), la guerra è sempre da respingere". La classe politica sarda, quindi, deve trovare la forza per concentrarsi sul grave problema che attanaglia la Jugoslavia, La guerra per combattere l'altra violenza legata alla "pulizia etnica" in atto in molte parti della ex Jugoslavia.
Di fronte a questi eventi drammatici, ha concluso Diana, il Consiglio, il popolo sardo devono "consigliare" tutte le altre iniziative che si possono e si devono decidere, per evitare ogni tipo di violenza, ogni tipo di guerra, perché la guerra deve sempre essere evitata.Davanti a questa guerra ci si sente angosciati e impotenti, ha detto l'on. La Rosa (R.I.I.), ma la guerra non servirà a riaprire i negoziati. Può essere una guerra che non finirà mai. Solo nel Kosovo ci sono non meno di 400 mila profughi. Il Consiglio regionale deve affermare di non essere disponibile a partecipare alla guerra, con le basi militari sarde, ma di essere disponibile ad ospitare i profughi, esprimendo un ruolo forte e incisivo verso la pace.
Le ragioni contenute nella mozione sono state condivise anche dall'on. Paolo Fois (Progr. Fed.) il quale ha sottolineato come sia particolarmente opportuno che il Consiglio regionale discuta e prenda posizione sull'intervento della NATO in Jugoslavia. Sono numerose, infatti, le implicazioni che questa operazione riveste anche per la Sardegna. Ci sono state palesi violazioni delle norme nazionali ed internazionali, in questa vicenda. Ma Fois ha approfondito anche il ruolo ed il progressivo depauperamento dei poteri dell'Organizzazione delle Nazioni Unite. Se si arrivasse allo smantellamento dell'ONU la pace mondiale sarebbe realmente in pericolo, ha aggiunto Fois, perché si è assistito a pericolosi episodi bellici che non sono degenerati proprio per la esistenza e la presenza dell'ONU. Questa situazione di guerra in Jugoslavia, però, ha particolari risvolti anche per altre le regioni mediterranee e la Sardegna rischia di essere pesantemente coinvolta in questa situazione che diventa sempre più tesa.
Per Fois la Sardegna deve, quindi, promuovere tutte le iniziative necessarie per allentare la tensione internazionale e per impedire che l'Isola diventi una portaerei nel Mediterraneo.
Altro aspetto sul quale Fois si è soffermato è il futuro del Kosovo, per il quale ha auspicato una "forte autonomia", garantita da accordi internazionali, ma senza la massiccia presenza di forze armate internazionali, che potrebbero far pensare ad una sua "spartizione" tra le potenze interessate. Stessa autonomia dovrebbe essere garantita a tutte le minoranze che vivono in molte parti del mondo e che subiscono pesantissime imposizioni da parte delle nazioni dominanti.
Per queste ragioni Fois ha annunciato il proprio voto favorevole alla mozione in discussione.Per l'on. Serrenti (PSd'Az.) occorre rivedere la storia, alla luce delle aberranti deviazioni che hanno trasformato la grande idea socialista in uno strumento di soggezione. Il crollo di quelle aberrazioni è in atto, a partire dall'Unione Sovietica per arrivare ai paesi satelliti, compresi i Balcani. Occorre anche riflettere sull'impossibilità di comprimere le diversità etniche e storiche per decreto. Non possiamo essere d'accordo con nessuna guerra, ha aggiunto Serrenti, perché le controversie si devono risolvere con la diplomazia e con i trattati. Ecco perché siamo contro le servitù militari.
La mozione è condivisibile, meno che per le parti che riguardano i serbi, dipinti come un popolo oppresso. Serrenti ha dichiarato di schierarsi con i kosovari, che hanno il diritto di lottare per la loro autodeterminazione.
Dopo aver ribadito l'opposizione a qualunque guerra, Serrenti ha affermato che la Serbia non ha alcuni diritto sul Kosovo e, pertanto, non si può aderire ad una mozione "filo-serba"."Non so se questo dibattito servirà a qualcosa, ma di fronte alle vittime inermi dei bombardamenti in atto in Jugoslavia, non si può restare inermi". L'on. Vassallo (Misto - PRC) ha ricordato come la guerra e la violenza devono essere sempre respinte ed il Parlamento italiano non può accettare passivamente le decisioni degli Stati Uniti, gli unici che decidono. La NATO, l'alleanza atlantica di difesa, ha aggredito un paese sovrano senza alcuni diritto e senza alcuna ragione.
Vassallo ha quindi confermato la sua opposizione alle iniziative serbe di "pulizia etnica" in atto nel Kosovo. Però, ha aggiunto, esiste il sospetto che in quella parte d'Europa sia in atto un piano per ridisegnare lo scenario politico; un progetto voluto dagli Stati Uniti che mirano a modificare profondamente lo status esistente. In quella zona calda esistono conflitti e contrasti e gli Stati Uniti, in quello scacchiere, hanno sempre giocato un ruolo importantissimo, che svolgono ancora. Non si può certamente giustificare la violenza, non si possono accettare imposizioni e prevaricazioni di un popolo su una qualsiasi minoranza esistente al suo interno. Ma lo Stato italiano non può accettare che la guerra venga scatenata proprio per evitare altre violenze.
La soluzione deve essere diplomatica, ha aggiunto Vassallo, perché le bombe non piegheranno i serbi, come non hanno piegato l'Iraq o gli altri popoli coinvolti in preoccupanti episodi bellici. Come ha dichiarato lo stesso capo del Governo, "ora si deve ridare voce alla politica" e si devono trovare le soluzioni più adatte, proprio per mettere a punto le iniziative politiche necessarie per ridurre il conflitto, riallacciare i rapporti e trovare accordi che garantiscano la vita e l'esistenza anche delle minoranze.L'on. Bonesu (PSd'Az.) dopo aver rilevato che in Aula manca il numero legale, ha affermato di ritenere che il Governo sia commettendo gravissime violazioni della Costituzione, violazioni avallate dal Presidente della Repubblica. Per di più l'Italia ha rinunciato alla sovranità a favore delle Nazioni Unite - anche se la guerra è al di fuori delle Nazioni Unite - ma anche l'azione della NATO è al di fuori delle regole.
Per Bonesu è inoltre in corso anche la violazione dell'art. 78 della Costituzione, relativo alle libertà dei cittadini. Il governo Cossutta-D'Alema non può dichiarare la guerra attraverso il Parlamento. Siamo all'assurdo che c'è uno stato di guerra senza mai averla dichiarata.
Contestando le affermazioni di Vassallo, Bonesu ha sostenuto che il diritto internazionale contempla l'uso della guerra. Il Kosovo era una provincia autonoma già dai tempi di Tito, ma "la cricca comunista di Milosevic" ha voluto cancellare i poteri che quella regione aveva storicamente conquistato e sterminare tecnicamente i suoi abitanti. Il Kosovo aveva il diritto di ribellarsi. Semmai la comunità internazionale ha agito in ritardo e male, però almeno si è mossa, dopo le stragi e lo sterminio di migliaia di persone.
Oggi, ha concluso Bonesu, non si può chiedere al Consiglio di aderire ad una mozione che va contro il diritto di sovranità del popolo kosovaro, dopo aver proclamato il diritto di sovranità del popolo sardo.La vicenda jugoslava non poteva e non doveva essere ignorata dal Consiglio regionale. Ma l'on. Pittalis (F.I.) ha giudicato inutile una mozione di questo genere, "perché chiede alla Giunta regionale di intervenire per far cessare questo conflitto". La Giunta regionale ha disatteso mozioni ed impegni ben più facili, ha aggiunto Pittalis, figurarsi se questo immane compito potrebbe essere portato avanti da questa Giunta, da un presidente sempre più assente, lontano dal Consiglio. Anzi, con questa mozione "Palomba potrebbe montarsi la testa" ma non sarebbe assolutamente in grado di fare qualcosa di concreto.
Pittalis, dopo essersi chiesto cosa sarebbe successo se questa guerra fosse scoppiata in presenza di una maggioranza politica diversa da quella in carica, ha anche analizzato le origini di questi bombardamenti ed ha ricordato la spietata azione del presidente Milosevic non solo nei confronti delle minoranze esistenti all'interno dello Stato del quale è presidente, ma anche nei confronti dei suoi oppositori. Di fronte alla strenua difesa che un regime comunista fa di se stesso, di fronte al perpetuarsi di massacri, di stupri, di violenze, di fronte all'aberrante "pulizia etnica di stampo hitleriano "cosa avrebbero dovuto fare gli abitanti del Kosovo? Accettare il caos, l'umiliazione, la fuga, l'abbandono della loro Patria? Pittalis ha auspicato una soluzione diplomatica, ma questa ipotesi non è stata possibile proprio per la netta opposizione del regime comunista serbo.
Pittalis ha, quindi, concluso il suo intervento anticipando il voto negativo sulla mozione. Non solo perché non se ne condivide il contenuto, ma anche per evitare che ricadano sul presidente Palomba nuove, gravissime, incombenze, alle quali non sarebbe certamente in grado di far fronte.L'on. Balia (FSD-PS.), ha affermato che il proprio gruppo voleva presentare una sua mozione, ma ha aderito a quella presentata dall'on. Montis pur non condividendola completamente. Il Consiglio, davanti a ciò che sta avvenendo, deve comunque prendere una decisione.
Dopo aver citato alcuni articoli apparsi sull'"Unità", Balia ha chiesto come mai la NATO non è intervenuta contro la Turchia, o il Tibet, o l'Iran, o contro altri paesi dove si sono verificati casi anche più gravi.
Per Balia, il governo italiano è stato troppo condiscendente ed è grave che si sia ignorato il Parlamento. L'ONU dovrebbe riprendere in mano la situazione, con il contemporaneo ritiro della NATO.La disponibilità a firmare ed a votare un ordine del giorno unitario, che parta da posizioni diverse da quelle contenute nella mozione Montis e più, è stata annunciata dall'on. Marteddu (Ppi). La Sardegna deve assumere una posizione precisa, il Consiglio deve avere una posizione unitaria nei confronti di questa difficile situazione, ma deve sottolineare la sua netta opposizione alla guerra.
L'Italia non può essere neutrale, ha aggiunto Marteddu, perché neutrali sono i popoli che non si vogliono occupare dei problemi degli altri. Ma l'Italia ed i popolari sono contro la guerra per ragioni etiche, storiche, politiche, culturali. Certamente ci si deve però chiedere chi arma questi "dittattorelli liberticidi, chi fornisce loro questo terribile materiale che alimenta guerre e contrasti".
Marteddu ha, quindi, auspicato una maggiore presenza degli organismi internazionali specialmente ONU e Comunità Europea, per riportare alla ragione i politici ed i governanti di tanti Stati, che puntano sulla violenza e sulla forza per imporre la loro volontà. Il capogruppo del PPI ha, quindi, auspicato un ordine del giorno unitario che confermi l'esigenza di abbandonare l'uso delle armi, per tornare al buonsenso ed all'uso della diplomazia e della ragione.L'on. Boero (A.N.), ironizzando su alcuni degli interventi precedenti, ha affermato che il Consiglio regionale deve assicurare "la pace nel lavoro" per i sardi. Si corre il rischio di cadere nel ridicolo, ed è necessario richiamare tutti ad evitare affermazioni non veritiere.
Siamo tutti contrari alla guerra, ha detto ancora Boero, ma non si può speculare sui fatti internazionali quando il popolo sardo è "in guerra per il posto di lavoro", con una "Giunta inefficiente".
Boero ha concluso invitando a preoccuparsi di più della Sardegna ed evidenziando le contraddizioni aperte nel governo nazionale.Qualche annotazione sulla mozione è stata svolta dall'on. Casu (F.I.) il quale ha voluto ricordare i bombardamenti dell'ultimo conflitto, che tra l'altro hanno provocato la morte di migliaia di sardi periti sotto le macerie di Cagliari. I bombardamenti di questi giorni devono ricordarci le brutture ed i drammi della guerra. Ma i drammi della guerra non possono farci dimenticare come il conflitto sia esploso dopo dieci anni di lotte e violenze che hanno insanguinato la ex repubblica jugoslava.
La pace certe volte si regge sull'equilibrio delle forze presenti sullo scenario mondiale, ha aggiunto Casu, ed è chiaro che l'unica super potenza mondiale può imporre la sua volontà e la sua visione generale delle cose. Ma il Consiglio regionale, in questa difficile situazione, non può esimersi dall'auspicare una rapida conclusione del conflitto e il rispetto della libertà e della dignità anche degli abitanti del Kosovo.Per la Giunta, l'assessore al Bilancio Scano ha affermato che il tema in discussione trascende la competenza della Giunta, che non può pronunciarsi sull'argomento, e che pertanto si rimette alla volontà dell'Assemblea.
I lavori del Consiglio riprenderanno
martedì 30 marzo alle ore 17.