Nota stampa
della seduta n. 342 pomeridiana del 24 novembre 1998


Il Consiglio regionale ha ripreso i suoi lavori sotto la presidenza dell'on. Sergio Milia.

In apertura di seduta, intervenendo sull'ordine dei lavori, il capogruppo di A.N. On. Italo Masala ha fatto gli auguri al nuovo gruppo di Federazione Democratica, recentemente costituitosi, del quale fanno parte gli onorevoli Ferrari, Degortes e Murgia.
Masala ha detto di non conoscere il nome del nuovo capo gruppo perché tutti i suoi componenti sono "titolati". Secondo l'art. 12 del Regolamento, però, esiste una norma generale di "incompatibilità" che deve essere applicata anche in questo caso. Masala  ha invitato l'Ufficio di presidenza a farla rispettare.

Il Presidente Milia ha assicurato che l'Ufficio di presidenza nella sua prossima riunione, non ancora convocata, prenderà in esame il caso e deciderà in merito.

In apertura di seduta sono state date le comunicazioni relative a:


Mozione n. 172 sulla candidatura a consigliere regionale
di assessori non consiglieri.
Ordine del giorno Pittalis e più, collegato
alla mozione n. 172

Ad illustrare la mozione è stato il primo firmatario,on. Bonesu (PSd'Az), il quale ha ricordato che lo Statuto prevede che gli assessori regionali devono essere consiglieri e che la deroga che stabilì l'incompatibilità tra carica assessoriale e consigliere fu dovuta "alla fiammata riformatrice in un periodo di marcato tangentopolismo".
Il Consiglio, ha aggiunto Bonesu, sancì successivamente il ritorno alle origini ed in questa legislatura si verificò solo il caso dell'assessore Scano che, per coerenza con se stesso, si dimise da consigliere nel momento in cui fu nominato assessore alla programmazione.
La mozione in discussione intende stabilire che l'assessore tecnico non consigliere non possa candidarsi alle prossime elezioni. E ciò per non turbare il "regolare equilibrio" esistente tra consenso e controllo da parte dell'elettorato. L'attuale sistema turba, in pratica, ha detto Bonesu, la par condicio che deve regolare la competizione elettorale, nel senso che l'assessore tecnico non consigliere si trova in una posizione di vantaggio ove non si dimettesse, almeno sei mesi prima delle elezioni, dall'incarico.

L'ordine del giorno presentato dal gruppo di Forza Italia è stato illustrato dal capogruppo on. Pittalis il quale ha ricordato come la Giunta operi, per l'ormai obsoleto regolamento consiliare, senza alcun controllo.
Con una stampa spesso distratta e con l'eccessiva discrezionalità della quale godono gli assessori, ha aggiunto Pittalis, la campagna elettorale è fortemente sbilanciata a favore di chi detiene il potere. Ad esempio, ci sono assessori che comunicano con lettera, quasi fosse un loro grazioso regalo, la concessione di un mutuo per l'acquisto della prima casa. Chi ne ha titolo, ha aggiunto Pittalis, deve avere il mutuo che ha domandato "sia che sulla sedia di assessore ci stia Satana o San Pietrino". Per le elezioni deve esserci la massima trasparenza e tutti devono essere posti nella stessa condizione di parità.
Il capogruppo di F.I., quindi, ha sollecitato l'approvazione della mozione presentata dal gruppo sardista ed ha auspicato che i componenti la Giunta regionale che intendono candidarsi alle prossime elezioni regionali si dimettano dal loro mandato assessoriale 6 mesi prima della data della consultazione elettorale.

Sottolineato che la discussione odierna riporta indietro di cinque anni il Consiglio, l'on. Fantola (Misto) ha detto che, appunto, cinque anni fa l'Assemblea non volle affrontare l'intera riforma e si limitò ad approvare alcuni segmenti tra i quali le dimissioni degli assessori che si volessero ricandidare alle successive elezioni.
Detto ancora che questa maggioranza ha fatto carta straccia di tutte le iniziative riformatrici, Fantola ha affermato, per quanto riguarda la mozione presentata dai sardisti, che il principio che si richiede di instaurare per gli assessori tecnici deve essere esteso anche agli assessori consiglieri.
Inoltre, secondo Fantola, il tema della incompatibilità degli assessori è collegato a quello dell'elezione diretta del Presidente della Giunta. Cioè comporta il consenso diretto dell'elettorato e comporta anche il ruolo politico del Presidente, a differenza della mera responsabilità amministrativa dell'assessore tecnico.
Fantola ha quindi detto che sia la mozione che l'ordine del giorno sono disgiunti dal problema più generale della riforma elettorale e che di conseguenza non fanno che complicare un sistema che fa acqua da ogni parte. In questa legislatura si è superato ogni limite riguardo al rispetto della volontà del Consiglio. Mozioni ed ordini del giorno approvati dal Consiglio vengono puntualmente disattesi. Si sente dire, oggi, che qualsiasi sia l'esito della votazione di questi due documenti, la Giunta non avrebbe intenzione di recepire le indicazioni del Consiglio. "Questo fatto - ha concluso Fantola  - mi porta ad annunciare che d'ora in poi non prenderò più parte a votazioni di mozioni ed ordini del giorno perché tali voti non hanno più senso".

La ricostruzione dell'argomento "incompatibilità e riforme" fatta dal consigliere Fantola è stata ripresa dall'onorevole Renato Cugini, capogruppo Progressista Federativo, il quale è partito dal fenomeno "Tangentopoli" per analizzare la profonda evoluzione che ha caratterizzato la vita politica di questi anni. Dopo Tangentopoli è andata in crisi la politica; il modo di fare politica è cambiato, si è fatto ricorso a persone "esterne" allo scenario politico anche nazionale.
Cugini ha, quindi, ricordato le esperienze dei ministri Dini e Maccanico, prima ministri tecnici poi eletti in Parlamento e fondatori di partiti politici dei quali sono leaders indiscussi. Il modo di fare politica, ha aggiunto Cugini, è profondamente mutato e devono cambiare anche le regole e le norme vigenti. Se un tecnico ha ricoperto bene il proprio ruolo, perché il gruppo politico che ha rappresentato nell'esecutivo non deve poterlo candidare anche per continuare ad utilizzare le sue capacità?
La possibilità dell'impegno e dell'impiego di un assessore bravo e capace sono molteplici, ha aggiunto Cugini, ed i dirigenti dei partiti possono decidere in modo autonomo come queste capacità politiche e professionali possono essere riconosciute ed utilizzate. Gli elettori sardi, inoltre, hanno notevoli capacità di critica e sono, quindi, in grado di valutare se è il caso di eleggere o far cadere un assessore che è rimasto in carica sino al termine della legislatura.
Cugini ha, comunque, anticipato che il suo gruppo voterà contro la mozione sardista e l'ordine del giorno di Forza Italia.

L'on. Macciotta (Misto-Democratici per la Sardegna) ha sostenuto che il dibattito cade in un momento opportuno perché serve a chiarirsi le idee su questo tema.
Secondo Macciotta, la mozione sardista contiene inesattezze, illazioni ed incongruenze, le quali ha successivamente elencato e spiegato con l'aiuto del pensiero di politici e politologi. In particolare, Macciotta ha affermato che l'assessore che volesse candidarsi si sottopone al giudizio del corpo elettorale e che il "tecnico" che accetta l'incarico assessoriale accoglie in toto il programma e gli indirizzi della parte politica che glielo ha offerto, per cui ne condivide le sorti offrendosi al giudizio complessivo dell'elettorato sia per ciò che ha mostrato di saper fare e sia per le responsabilità politiche dello schieramento che lo ha nominato.
Macciotta ha infine sostenuto che non è pensabile che esista un vantaggio per gli assessori tecnici che competessero alle elezioni rispetto ad altri candidati, né è condivisibile che gli assessori debbano dimettersi. E ciò non solo per la liceità che gli assessori possano decidere di candidarsi, ma anche in forza della tutela costituzionale del diritto di elettorato passivo.
Per tali motivi, ha concluso Macciotta, la mozione è velleitaria e non può essere approvata. Anche per quanto riguarda l'ordine del giorno, l'oratore, dopo aver ribadito che in esso vi sono contenute problematiche improprie, ha affermato che il suo voto sarà contrario.

Alcune affermazioni fatte dal consigliere Fantola a proposito di assessori tecnici o di assessori politici sono state vivacemente contestate dall'on. Achille Boero (A.N.), il quale ha giudicato "un falso problema" quello delle caratteristiche "tecniche" o politiche di un assessore.
La prima repubblica non è certo morta, ma non è certo ancora viva per la presenza di un assessore eletto e che deve essere sottoposto all'esame del corpo elettorale. Invece, quali sono i criteri di scelta di un assessore? ha chiesto Boero. Chi stabilisce che un assessore faccia o non faccia politica clientelare a favore della parte politica che lo ha espresso? La verità è che manca una chiara visione politica, che le forze politiche non sono coerenti nelle loro scelte. Prova ne sono le sei Giunte Palomba, che si sono succedute e la assoluta incapacità mostrata dal primo assessore alla Difesa dell'Ambiente di questa legislatura.
E' necessaria una nuova legge elettorale, una seria riforma delle istituzioni, ha concluso Boero, ma non è questo il momento. E' opportuno, quindi, programmare un nuovo esame di questo tema e destinare al suo approfondimento una prossima tornata consiliare.

L'on. Maria Teresa Petrini (Rinnovamento Italiano ed Indipendenti) ha espresso contrarietà nei confronti della mozione presentata dai sardisti che, secondo lei, si sono "sviliti" nel proporre un problema inesistente. "Che giovamento può portare ai sardi il fatto che due o tre assessori debbano dimettersi? I problemi sono ben altri ed il PSd'Az li conosce bene per esser stato sempre un portabandiera di tematiche importanti e sostanziali per la causa sarda".

La mozione presentata dal gruppo sardista è stata giudicata una "normale operazione dialettica" tra maggioranza ed opposizione dall'on. Matteo Marteddu (Ppi). La mozione e l'ordine del giorno in discussione, comunque, impongono un dibattito sulle riforme perché, ha aggiunto Marteddu, le riforme sono importanti, essenziali. Ma perché non si sono potute fare queste tanto auspicate riforme, visto che in Sardegna era stato anche istituito un apposito tavolo? Forse perché la Sardegna si è legata troppo ai destini della Bicamerale, ha aggiunto il capogruppo del Partito Popolare Italiano. Forse perchè la classe politica sarda ha un orizzonte troppo limitato, mentre ora è necessario ampliare lo scenario politico. La classe politica sarda, il Consiglio devono confrontarsi su temi ben più ampi. La sovranità popolare della Sardegna, il nuovo ruolo dei partiti, il nuovo rapporto tra cittadini e potere sono i temi da approfondire, sui quali ragionare con metodi nuovi e con prospettive diverse. La Regione deve avere un nuovo ruolo, deve avere poteri diversi e più incisivi.
La nuova legge sui sindaci ha mostrato come si può governare e scegliersi i propri collaboratori. A legislazione vigente, ha aggiunto Marteddu, si possono dare nuovi poteri anche al Presidente della Giunta, che deve essere messo in condizione di scegliere la propria squadra. Il sindaco di Cagliari, al momento di accettare la sua ricandidatura, ha imposto di riproporre anche la sua squadra. Una scelta giusta, e allora perché in Regione non si può operare in questo stesso modo?
Marteddu ha poi sottolineato come, se dipendesse da lui, riproporrebbe la candidatura degli assessori uscenti del suo Partito. Un problema di coerenza e di scelte politiche che devono essere confermate e difese.
Il Ppi, su questi documenti politici, non farà barricate. Se il voto sarà palese, ha concluso Marteddu, il gruppo Ppi voterà contro, se il voto sarà a scrutinio segreto i consiglieri popolari si asterranno.

Il capogruppo di A.N. on. Masala ha affermato successivamente che il problema sollevato dalla mozione e dall'ordine del giorno è non solo di contenuto politico, ma anche di contenuto morale. Non si può infatti chiedere un solo impegno a comportamenti corretti e visibili, ma si deve richiedere che gli assessori e la giunta si dimettano pregiudizialmente. Ed è ciò che si chiede nei due documenti.
Masala ha ricordato quindi le diverse modifiche che ha subito il problema della compatibilità fra assessore e consigliere, sostenendo che nella competizione elettorale l'assessore ricandidato richiede il giudizio sulla sua attività assessoriale e quindi si pone in maniera differente, rispetto agli altri candidati, di fronte all'elettorato.
Secondo Masala esiste comunque una disparità fra mozione e ordine del giorno. Nella mozione si sostiene che la ricandidatura dell'assessore tecnico potrebbe turbare la quiete elettorale e la par condicio nel senso che l'assessore potrebbe utilizzare la sua attività di gestione della cosa pubblica ai fini della propria elezione. L'ordine del giorno affronta invece il problema nella sua globalità non facendo distinzioni fra assessori consiglieri ed assessori tecnici. Ed è, questa proposta, più confacente alla posizione di A.N.in questa materia.
Masala ha  concluso affermando che il suo gruppo voterà a favore dei due documenti ritenendo tuttavia prioritario l'ordine del giorno.

La mozione e l'ordine del giorno sono stati giudicati "incongruenti" dall'on. Walter Vassallo (Misto-Rifondazione Comunista), che ha anche denunciato l'uso strumentale che si fa del Regolamento consiliare ormai vecchio e superato.
Le regole non si cambiano in corso d'opera, ha aggiunto Vassallo. Le scelte politiche dei consiglieri e degli assessori sono state fatte in certi momenti ed in particolari condizioni e vanno rispettate, perché non si possono modificare le norme dopo averle applicate in occasioni particolari, come sono le consultazioni elettorali.
Si cerca di tutelare i consiglieri in carica, ha aggiunto Vassallo, mentre le norme devono essere generali e valide per tutti. La mozione sembra invece più attenta alla esigenza di una maggiore trasparenza nella attività di propaganda che ad una reale correttezza nella attività politica.
Ci sono preoccupazioni fondate, ha concluso Vassallo, ma le ragioni che sono all'origine di questi due documenti ne mostrano i limiti e la loro pretestuosità. Per queste ragioni Vassallo ha anticipato il voto negativo, se lo scrutinio sarà palese, e la sua astensione se si ricorrerà al voto segreto.

Il presidente della Giunta on. Palomba ha affermato che la Giunta non intende interloquire su questo argomento perché non appaia che vengano difesi interessi personali e anche per il fatto che l'esecutivo viene nominato dal Consiglio che è l'unico legittimato a decidere.
Palomba ha anche detto che il divieto che viene richiesto con la mozione, anche nel caso venisse approvato, non può essere sostenuto una volta che fossero i partiti a candidare ex assessori tecnici o politici. Sarebbe inoltre insostenibile che la guida regionale venisse decapitata per alcuni mesi proprio alla fine della legislatura. Le regole in questa materia devono essere formulate con legge e non con documenti politici le cui finalità sono tra l'altro in aperto contrasto con le norme costituzionali.

Il dibattito sulla mozione è stato concluso dallo stesso presentatore Bonesu, (Psd'Az).
Bonesu ha ricordato come gli assessori sono stati quasi sempre rieletti e come, in passato, gli assessori tecnici siano stati solamente sette. Quindi le norme devono essere chiare e valide per tutti. Non è possibile seguire la doppia politica, la doppia morale, piegando tutto alle esigenze politiche del momento.
In questo consiglio, ha aggiunto Bonesu rivolgendosi al presidente Palomba, non esistono solo norme giuridiche, ma anche indicazioni politiche. E la Giunta è "l'esecutivo" delle indicazioni politiche dell'Assemblea. Le indicazioni politiche e morali non sono "giuridicamente cogenti", ma politicamente e moralmente impegnative e di esse si deve assolutamente tener conto.

L'esponente sardista ha, quindi, sottolineato come il gruppo sardista non abbia affatto paura degli assessori che si vogliono candidare e  li ha invitati tutti a candidarsi, con il presidente Palomba in testa, nella lista regionale in modo da sottoporsi al giudizio di tutti i cittadini sardi.

Conclusa la discussione, l'on. Pittalis, capogruppo di Forza Italia, ha chiesto lo scrutinio segreto nella votazione della mozione.
La votazione, effettuata con il sistema elettronico, ha dato il seguente risultato:
Presenti 75
Votanti 45
Favorevoli 40
Contrari 5
Astenuti 30.

Il Consiglio ha approvato la mozione.

Giova ricordare che i capigruppo dei progressisti federativi, Cugini, dei popolari Marteddu e Vassallo (Misto R.C.) avevano annunciato che in caso di votazione a scrutinio segreto i loro gruppi si sarebbero astenuti.

Anche l'ordine del giorno di Forza Italia è stato votato a scrutinio segreto su richiesta del sardista on. Bonesu. Questo il risultato:
Presenti 75,
Votanti 43,
Favorevoli 33,
Contrari 10,
Astenuti 32.


Interpellanza n. 486
sui consulenti della Giunta regionale.

Il documento è stato illustrato dal primo firmatario, il capogruppo di Forza Italia, on. Pittalis il quale, dopo aver sottolineato come appaia perfino superfluo illustrare in Aula le numerose domande presentate in molte occasioni allo stesso Presidente, domande alle quali non è stata mai data risposta, ha anche ricordato come, di fatto, la mancanza di risposte vanifichi il diritto di sindacato ispettivo dei consiglieri regionali. Il Consiglio ha diritto ad avere risposte adeguate a domande oltremodo serene e che tendono ad accertare come viene utilizzato il denaro pubblico, come vengono decise le spese pubbliche.
Forza Italia, ha aggiunto Pittalis, non vuole gettare ombre sui consulenti interni ed esterni della Giunta regionale, perché anche F.I. crede che i consulenti siano essenziali quando portano la loro capacità professionale e la loro sensibilità politica all'interno della macchina amministrativa regionale. La presenza dei consulenti non deve mascherare, però, inefficienze ed incapacità dell'enorme apparato burocratico regionale. Non si capisce, perché, se l'apparato non è in grado di fungere da reale supporto all'attività dell'esecutivo non si pone mano alla sua riforma. E non si capisce come si debba fare ricorso a consulenti esterni, quando all'interno della macchina regionale esistono le particolari professionalità che si richiedono ai consulenti.
Pittalis ha, quindi, chiesto di conoscere non i soli compensi erogati dalla Presidenza, ma quelli pagati da tutti gli assessori a tutti i "collaboratori" esterni all'amministrazione regionale.
Non si capisce, infatti, perché si devono spendere soldi pubblici per consulenze e collaborazioni inutili, ha concluso Pittalis. A meno che questi incarichi non siano stati dati per compensare o per restituire favori o per tenere in piedi apparati clientelari e di nessuna utilità per la pubblica amministrazione.

A rispondere all'interpellante è stato il presidente della Giunta on. Palomba il quale ha premesso che non sarà in grado di soddisfare pienamente le richieste perchè non è facile stabilire, con precisione la differenza tra consulenza e collaborazione.
Palomba ha però detto che è previsto dalla legge il numero dei consulenti che si possono avere ed anche l'entità delle retribuzioni, nonché la possibilità di avvalersi di consulenze esterne.
Sarebbe il colmo che il Presidente della Giunta, ha aggiuntoPalomba, dovesse chiedere all'on. Pittalis l'autorizzazione per la scelta di quegli strumenti a carattere personale e politico, che sono discrezionalità che per legge spettano a chi governa.
Palomba ha quindi sostenuto che per quanto riguarda la Presidenza sono stati rispettati i parametri previsti dalla legge e che, in ogni caso, non si è riusciti a trovare il consulente da 800 milioni che un quotidiano "aveva sbandierato con fini diffamatori". Si è invece trovato un risparmio di 570 milioni complessivi per i 31 mesi in cui la Presidenza non ha fatto ricorso a consulenze esterne.
Palomba ha quindi riepilogato i dati globali relativi alle consulenze sostenendo che si è molto economizzato rispetto alle possibilità di spendere.
Secondo Palomba la facoltà di far ricorso a consulenze esterne deve essere accettata e rispettata. Se tuttavia, oltre ai dati forniti, l'interpellante volesse avere altre informazioni (i nomi dei singoli consulenti e l'entità di ogni retribuzione) Palomba si è detto favorevole a fornire tutte le spiegazioni possibili, eventualmente in una contro replica.
Rimane comunque confermato, ha concluso Palomba, che si è cercato di risparmiare e non di sprecare il denaro pubblico.

Le dichiarazioni del presidente Palomba non hanno assolutamente soddisfatto gli interroganti. L'on. Pittalis, intervenendo brevemente a nome degli interpellanti, ha ricordato come l'interpellanza presentata dal gruppo di Forza Italia fosse particolarmente semplice, chiara, trasparente proprio per accertare le ragioni che hanno portato a stipulare centinaia e centinaia di consulenze esterne. Non si vuole conoscere il nome dei componenti gli uffici di gabinetto della presidenza e degli assessorati, perché è lecito che l'esecutivo abbia i suoi esperti; ma non si capisce perché la Regione deve stipulare collaborazioni con persone delle quali si può tranquillamente fare a meno.
Pittalis ha citato due delibere che autorizzavano un rapporto di collaborazione tra l'Assessorato alla Pubblica Istruzione ed un professionista esterno, ed un accordo col Formez, per un programma di riorganizzazione della legislazione regionale. Cosa ci stanno a fare, allora, i funzionari regionali; sono in grado di lavorare o sono degli imbecilli e degli incapaci? Per Pittalis, invece, i funzionari regionali sono, nella stragrande maggioranza, molto preparati e capaci.
Non si capisce, quindi, l'uso eccessivamente superficiale e disinvolto delle risorse finanziarie isolane. E Pittalis ha chiesto di conoscere, nei particolari, proprio queste numerosissime convenzioni.

A sua volta il presidente Palomba ha promesso che in una prossima seduta sarà in grado di soddisfare tutti gli interrogativi e le richieste dell'on. Pittalis.


Disegno di legge n. 447 - Norme concernenti
interventi finalizzati a favorire la ripresa economica
e l'aumento dell'occupazione.

Il relatore di maggioranza on. Giuseppe Sassu (Progr. Fed.) ha illustrato il provvedimento riepilogando il contenuto del disegno di legge - il cosiddetto Piano per il lavoro - volto a favorire alla Sardegna uno strumento agile per far fronte alla disoccupazione e per rilanciare lo sviluppo economico. Occorrevano strategie più intense e si è formulato un articolato che rende più snelle le procedure mirate a risollevare la Sardegna dalla grave crisi in cui versa.
Sassu è andato oltre ricordando il pesante ritardo dello sviluppo territoriale determinato da inadempienza dello Stato. Bisogna quindi rivendicare un'azione esterna verso lo Stato, ma ci si deve affidare soprattutto alla gestione delle risorse attuali, ala luce del problema dell'indebitamento e delle esigenze effettive dell'Isola. Sassu ha fatto il punto sulla situazione delle imprese sarde, affermando paradossalmente che a volte l'impresa in Sardegna muore per eccesso di finanziamento pubblico: per il fatto cioè che la politica aziendale mira soprattutto alla ricerca del contributo dimenticando di rimodularsi a seconda delle richieste del mercato.
Sassu ha poi precisato che molte risorse, anche se non adeguate, sono state destinate a settori produttivi e sono sufficienti comunque a dare una scossa al sistema aziendale della Sardegna.
Sassu ha poi ricordato le ulteriori iniziative tra le quali quelle volte a favorire l'esodo dalle aziende di lavoratori anziani, quelle destinate agli enti locali per le collocazioni di lavoratori nel "socialmente utile" e quelle che prevedono la nascita e la crescita di strutture di servizio.
Una particolare attenzione è stata posta da Sassu nell'illustrare il tema della formazione scolastica, delle ricerca e della innovazione tecnologica.
Il Piano, ha concluso Sassu, può essere in grado di contribuire, anche se in maniera parziale, alla ripresa dell'economia e di conseguenza dell'occupazione. Ed è per questo motivo, ha detto, che sarebbe auspicabile un approfondito ma rapido esame del provvedimento e la sua approvazione.

La posizione delle minoranze è stata illustrata dall'on. Desiderio Casu (Forza Italia), il quale ha criticato le linee di intervento proposte dalla Giunta, rea di aver trascurato proprio quelle iniziative incisive e di grande respiro in grado di garantire la creazione di nuovi posti di lavoro, gli unici che possono lenire la grave crisi che attanaglia il sistema economico e sociale della Sardegna.
Il Piano straordinario per il lavoro, ha sottolineato Casu, deve mobilitare una grande quantità di risorse economiche, capaci di muovere le acque, da tempo stagnanti, della disoccupazione, specie di quella giovanile. Ma la Giunta non ha saputo fare le scelte giuste, perché ha trascurato rapporti con il mondo della suola e della formazione professionale, nonostante lo sviluppo economico dell'isola sia, prima di tutto, un fatto culturale.
Di fronte a questa drammatica situazione, ha aggiunto Casu, la Giunta regionale avrebbe dovuto proporre un progetto globale di sviluppo, impegnando nella sua realizzazione anche il governo nazionale e tutte le forze vive e vitali della società sarda. Questo, invece, non è stato fatto, perché le scelte concrete dell'esecutivo appaiono superate ed inadeguate ad affrontare la dura realtà isolana.
Secondo Casu, si è puntato molto sulle società miste, formate dagli enti locali e degli imprenditori privati, che non sembrano in grado di rilanciare i settori economicamente validi. Le opposizioni, quindi, contestano questa impostazione generale e non giudicano valide neanche le iniziative che tendono a sostenere le imprese economiche promosse e sostenute dagli enti regionali e dalle molte società partecipate, che operano solo perché sovvenzionate a tutto spiano dalla mano pubblica.
Ogni anno, ha detto ancora Casu, si bruciano così centinaia e centinaia di miliardi senza alcuna ricaduta economica. Ed il Piano per il lavoro prevede erogazioni e finanziamenti che non è possibile considerare utili e produttivi. Una situazione drammatica, ma la Giunta non trova di meglio che proporre nuovi debiti e nuove elargizioni senza senso.
Casu ha indicato le cifre dell'indebitamento che arriverà alla fine dell'anno 2000 ad oltre 7.600 miliardi, una somma enorme che porterà tutta la società sarda, la stessa Regione, ad un completo ed assoluto fallimento. Questa è una denuncia grave e documentata di un modo di operare e di governare assolutamente ingiustificabile. Casu ha invitato i consiglieri di maggioranza e minoranza a cambiare scelte politiche ed a puntare su iniziative serie e concrete in grado di garantire una efficace formazione culturale ed una reale preparazione professionale; di superare la inadeguatezza delle infrastrutture; di favorire investimenti di capitale adeguati alle esigenze isolane.
Superati gli ostacoli che impediscono un reale sviluppo economico, ha aggiunto Casu, si deve puntare su agevolazioni fiscali e sulla riduzione dei salari di ingresso, per favorire l'espandersi dell'occupazione giovanile. Ma si devono anche prendere tutte quelle decisioni necessarie per superare le reali difficoltà che impediscono alle imprese sarde di competere con quelle delle altre parti d'Europa. Servono scelte moderne nel campo dei trasporti, delle reti infrastrutturali, delle politiche finanziarie e fiscali, serve un Piano generale di sviluppo, ma la Regione non sembra in grado di affrontare queste emergenze e queste scelte fondamentali per lo sviluppo della Sardegna.
Casu ha concluso  invitando l'esecutivo a scelte diverse, a promuovere e finanziare interventi per combattere la nuova grave crisi idrica e per contenere e ridurre l'eccessivo indebitamento, che rischia di portare allo sfacelo anche la Regione Sarda.


Esame del testo unificato dei PL 363 - 417 - 428
e DL 387 "Misure urgenti e straordinarie per
favorire l'occupazione".

Le misure urgenti per favorire l'occupazione sono state illustrate dall'on. Giuseppe La Rosa (Rinnovamento Italiano e Indipendenti). Si tratta di un provvedimento di grande respiro, particolarmente innovativo. Grazie ad una apposita convenzione con l'INPS sarà possibile, infatti, concedere alle imprese sgravi previdenziali ed assistenziali, il luogo degli incentivi in conto occupazione che appaiono ormai inadeguati. Questo nuovo modello di intervento, qualora lo Stato decida interventi di analoga natura, permetteranno alle imprese sarde di essere competitive e creeranno condizioni favorevoli per l'insediamento di nuove iniziative industriali e per ft emergere il lavoro nero.
Una forma di incentivazione che rispetta le direttive comunitarie, ha aggiunto La Rosa, e che potrebbe permettere di superare il persistente stato di debolezza del sistema economico sardo. La Regione, però, deve affrontare e risolvere alla radice i nodi strutturali, che condizionano lo sviluppo dell'Isola, intervenendo in quei settori che possono permettere interessanti sviluppi.
Il provvedimento in esame, ha affermatoLa Rosa, prevede quindi interventi finanziari a valere sulla Legge 33/88 e misure particolari per il settore turistico, anche per far emergere il lavoro nero ed allungare la stagione turistica. Un'altra misura specifica mira a far assumere soggetti che abbiano superato i 35 anni.
Tutti questi interventi, ha conclusoLa Rosa, sono destinati agli operatori di tutti i settori, proprio per cercare di rilanciare l'economia isolana nel suo complesso.

Con le relazioni sul Piano per il lavoro e sulle misure urgenti per l'occupazione, secondo quanto deciso in sede di Conferenza dei capigruppo, si sono conclusi i lavori consiliari.

L'onorevole Vassallo (Misto-R.C.) ha proposto la prosecuzione dei lavori anche nella mattinata di domani, mercoledì 25, ma la richiesta è stata respinta. La discussione generale sui due importanti provvedimenti inizierà, quindi, nella prossima seduta consiliare.


Il Consiglio riprenderà i suoi lavori martedì
1 dicembre 1998, alle ore 16,30.