Nota stampa
della seduta n. 312 pomeridiana del 23 luglio 1998
Il Consiglio regionale ha ripreso i suoi lavori sotto la presidenza dell'on. Sergio Milia, e successivamente dell'on. Gian Mario Selis.
Discussione congiunta delle mozioni
n. 154, n. 159 e n. 161
sui problemi del credito in Sardegna
Aprendo gli interventi, l'on Vassallo, capogruppo di Rifondazione Comunista, ha ribadito la necessità di osservare con grande distacco ed obiettività le vicende che hanno surriscaldato il confronto tra la Fondazione e l'Azienda Banco di Sardegna, dopo la decisione di aumentare il capitale sociale e l'avvio del processo di privatizzazione deciso dal Consiglio di amministrazione dello stesso Banco.
Vassallo, dopo aver ricordato alcuni temi particolari affrontati durante il dibattito, quale la possibilità di portare nell'isola una consistente massa finanziaria e di allargare lo stesso bacino operativo dell'Istituto di credito isolano, quindi con notevoli benefici riflessi per il sistema economico sardo, ha ribadito la necessità che anche il Banco osservi le direttive in materia di privatizzazione, recentemente emanate dal Governo e dal Parlamento.
Rifondazione Comunista, anche a livello nazionale, ha espresso in varie occasioni notevoli perplessità su ciò che avviene nel sistema nazionale creditizio.
La privatizzazione delle banche è ormai una scelta obbligata, ha aggiunto Vassallo, quindi si proceda in questo senso anche per il Banco di Sardegna. Ma lo si faccia con la massima trasparenza, nell'interesse dell'azionista, quindi della Fondazione, ma anche nel reale interesse della Sardegna. La Fondazione, quindi, operi per ottenere il maggiore utile possibile, per reinvestire questi fondi in modo socialmente utile. Ma lo faccia nell'interesse della collettività, non di pochi, come invece troppo spesso accade nella realtà. In questa situazione, però, il Consiglio regionale ha il grande compito di vigilare sulle scelte degli istituti di credito e di indicare anche gli obiettivi ai quali si deve tendere.
Le banche, certamente, devono agire con grande autonomia decisionale, ha detto ancora Vassallo, e devono fare utili se vogliono restare sul mercato. Il Banco di Sardegna non può sottrarsi a questa logica. Però il Banco, per la sua posizione dominante nel mondo economico isolano, ha il dovere di utilizzare i mezzi a sua disposizione per sostenere tutti i settori dell'economia della Sardegna.
Quindi, ha concluso Vassallo, il Consiglio deve operare per garantire ai sardi, clienti ed operatori, le condizioni migliori per poter operare e per poter crescere. Condizioni che devono essere le migliori per tutti e non solo per pochi.Riferendosi alle affermazioni dell'on. Ghirra "La politica deve stare fuori dalle banche", il capogruppo sardista on. Bonesu ha sostenuto che questo è un concetto errato perchè è proprio vero il contrario in una regione nella quale i tassi pagati dai nostri imprenditori sono di 2-3 punti superiori a quelli praticati in altre zone d'Italia. La Regione in materia di credito è disarmata dal punto di vista giuridico, tuttavia la stessa Regione ha competenze e poteri di fatto in quanto può esprimere propri membri nei consigli di amministrazione delle banche sarde. Tale potere è però stato esercitato più come strumento di sottogoverno che come strumento di governo.
Di fatto, ha detto ancora Bonesu, la questione del credito è gestita con molta distrazione da parte della Regione. La mozione in discussione si riferisce non al Banco di Sardegna, ma al problema del credito, che è controllato per il 60% dal Banco; al problema delle casse comunali; all'operazione Banca popolare di Sassari, che ha danneggiato in maniera truffaldina migliaia di cittadini sardi.
Sul credito si stanno giocando grosse partite di potere, ha aggiunto Bonesu, e si assiste ancora oggi a concessione di credito a persone o società amiche, in virtù del fatto che si sta avvicinando la data delle elezioni regionali.
Bonesu si è quindi soffermato sulla suddivisione degli spazi di potere all'interno della maggioranza di Governo, per poi dire che unico fatto nuovo nella vicenda del credito è che il prof. Idda è stato destituito proprio mentre cercava di avviare la privatizzazione dell'istituto per dargli possibilità di espandersi e diventare competitivo a livello europeo. E questo è avvenuto perchè Idda appartiene alla vecchia classe democristiana, come ha affermato stamattina lo stesso on. Ghirra.
I problemi del Banco non sono mutati, c'erano e sono rimasti quelli che erano. Strano dunque il disinteresse di Palomba che si è prestato a logiche di partito ed antidemocratiche. E' giusto quindi che il Consiglio dia direttive precise ai rappresentanti della Regione nei Consigli di amministrazione non solo del Banco di Sardegna ma anche del CIS.
Bisogna fare politica bancaria, ha concluso Bonesu che ha poi elencato le macroscopiche lacune del sistema bancario sardo, criticando il fatto che altri istituti nazionali possano impossessarsi delle banche isolane.L'argomento in discussione ha aspetti tecnici e politici, ha affermato il capogruppo di Rinnovamento Italiano on. Randaccio, il quale ha precisato che il ruolo della banca è un ruolo commerciale. Cioè acquista e vende denaro. Le istituzioni finanziarie hanno inoltre un ruolo fondamentale dell'economia, specie in Sardegna dove le imprese sottocapitalizzate devono ricorrere al sistema bancario. In questo quadro, la dirigenza di una banca ha il compito di massimizzare i profitti, mantenendo le proprie posizioni. La Fondazione, invece, ha obiettivi diversi in quanto deve dare benefici alla collettività.
Dopo aver citato compiti e funzioni di Fondazioni di altri istituti bancari italiani, Randaccio ha contestato le dichiarazioni dell'on. Balletto, ribadendo che la Fondazione deve operare affinché il Banco possa garantire flussi di denaro nel tempo. La Fondazione, quindi, non ha nessun interesse ad affondare il banco. Ci si dovrebbe chiedere invece come funziona il credito in Sardegna, e in questo quadro il Banco potrebbe dare molto di più.
Randaccio ha ricordato quanto avvenne con la costituzione della Fondazione, quando coloro che dovevano essere controllati divennero i controllori di se stessi. Il Banco è un'istituzione troppo grande per la Sardegna e troppo piccolo per l'Italia. Deve quindi cercare strade per sopravvive nel mercato, con funzioni e alleanze. E' quindi giusto che il banco cresca, ma questa crescita deve avvenire nei modi dovuti, al di fuori di operazioni equivoche e mascherate.
Gli aumenti di capitale sono stati spesso utilizzati per estromettere dalle aziende i soci di maggioranza, ha detto ancora Randaccio, ma la Fondazione ha il dovere di tutelare la propria operatività finanziaria. E l'aumento di capitale ne avrebbe ridotto il patrimonio finanziario.
Secondo Randaccio la Fondazione potrebbe collocare nel mercato una parte delle proprie azioni e, successivamente, il Banco potrebbe procedere all'aumento di capitale.
Rinnovamento italiano è per la privatizzazione, ha concluso Randaccio, ma occorre dare anche la massima attenzione alle implicazioni sociali che ciò comporta.Il dibattito che si è sviluppato, che si sta sviluppando e che probabilmente si concluderà con un voto, ha permesso un esame profondo su una vicenda particolarmente importante. Per il capogruppo PSFD on. Balia, il dibattito comunque si concluderà in modo trasparente e chiaro. Ci sono stati alcuni interventi, però, che hanno lasciato alcune perplessità. Ad esempio, sembra che si siano divisi i consiglieri in buoni e cattivi; in amici e consiglieri che sposano le tesi della Fondazione ed in amici e consiglieri che sposano quelle del Banco, anche perchè hanno avuto "regali e prebende".
Dentro l'Aula, nei corridoi del Palazzo, sussurri e messe frasi sembrano creare il clima degli attentati e dei muretti a secco. Un clima, per Balia, che deve essere spazzato via, perchè sulla vicenda del credito in Sardegna bisogna, finalmente, fare chiarezza. I problemi gravi che rendono pesante, insostenibile, la posizione degli agricoltori, degli artigiani, degli operatori economici non sono riconducibili solo alle scelte del banco o della sua dirigenza Forse, però, anche il Banco ha le sue colpe per certe posizioni difficili, prese in un quadro economico di estrema fragilità.
Molti hanno colpe, ha aggiunto Balia, ma si sono anche disattese le giuste e legittime indicazioni politiche che una commissione consiliare, nell'ambito delle sue competenze, aveva dato.
Ma chi deve dare indicazioni politiche agli amministratori di un istituto di credito del quale la Regione indica gli amministratori, se non la Giunta? Ma il silenzio che è seguito alla risoluzione approvata all'unanimità dalla Terza Commissione che significato deve avere? E Balia ha ripercorso alcuni passi salienti del programma di aumento del capitale e della privatizzazione del Banco, deciso di comune accordo da Fondazione e Banco, non solo quando i vertici delle due istituzioni coincidevano, ma anche quando i vertici erano differenti. Tra le istituzioni sembra si siano interrotti improvvisamente i collegamenti e lo scambio di informazioni. Il Consiglio ha il diritto di sapere se ci sono state omissioni, se sono mancate le opportune e necessarie comunicazioni, se tra le due parti in causa ci sono state dimenticanze o comunicazioni apocrife.
Balia, inoltre, ha ricordato le posizioni ed i criteri seguiti in occasione dell'aumento del capitale sociale del CIS. Non vanno bene, quindi, due pesi e due misure quando si affrontano temi simili, quali appunto l'aumento del capitale sociale del Banco e quello del CIS. La differenza di comportamento, registrata in questa occasione, ha però ormai compromesso il progetto di portare in Sardegna capitali freschi e privati, come sarebbe accaduto con l'operazione studiata dagli amministratori e dagli esperti del Banco.
Balia ha, quindi, esaminato tecnicamente alcuni aspetti dell'operazione Banco e si è soffermato sulle implicazioni, anche politiche, legate alle direttive del Parlamento nazionale in materia di privatizzazioni e di alienazione delle azioni da parte delle Fondazioni. La validità economica dell'operazione di aumento del capitale, con l'apertura ai nuovo soci privati, è stata infine nuovamente difesa da Balia, il quale ha sottolineato l'importanza di alcuni aspetti tecnico-economici che avrebbero ulteriormente reso favorevole quella scelta.Il Consiglio deve, a questo punto, "rileggere" tutta questa vicenda e deve "adoperarsi di conseguenza".
Si deve vedere chi ha sbagliato e dove si è sbagliato, ha concluso Balia. Così come è opportuno vedere e capire cosa si deve fare per porre rimedio a situazioni che si sono subite e che, invece, si sarebbe dovuto controllare.Premesso che il dibattito è certamente utile anche se tardivo, il capogruppo dei Popolari on. Marteddu ha affermato che finalmente si stanno chiarendo i ruoli nella politica del credito, un settore che invischia tutti i settori della vita economica della Sardegna.
E' stato un dibattito, ha detto Marteddu, che ha ampliato la conoscenza della materia, grazie alla preparazione tecnica dei molti che sono intervenuti. Ma ha anche affermato di essersi meravigliato sia per il contenuto della mozione 159 e sia dalla ricostruzione della vicenda fatta dall'on. Ghirra, che ha criticato aspramente il "regime democristiano" degli anni passati.
Marteddu ha quindi preannunciato che "il suo voto su quella mozione non ci sarà" e ha successivamente ribadito che la legislazione in materia di credito è dannosa e causa di molta confusione. In Sardegna il sistema del credito è in fermento e la domanda che tutti si pongono è se la Sardegna bancaria potrà reggere nel confronto con l'Europa. Si è detto però pessimista sul futuro del sistema del credito sardo alla luce del mercato globale che tutto regola e di tutto si serve. La Regione avrebbe dovuto intervenire nell'ambito delle sue prerogative, ma da parte della Giunta c'è stato il più totale silenzio. Silenzio che si contrapponeva al grande chiacchiericcio che nella vicenda del Banco si faceva ovunque.
Certo è, ha aggiunto Marteddu, che il credito si deve rinnovare nella dimensione europea e in questa direzione deve potenziarsi ed espandersi. Da parte nostra, ha ancora detto, non c'è altro da fare che attendere gli eventi. Solo se qualcosa accadrà, in senso innovativo, potremo esprimere giudizi e trarre le dovute conseguenze.
Nell'auspicare che gli organi di vigilanza non rimangano inerti davanti all'evolversi della situazione, Marteddu ha invitato la Giunta ed il Consiglio ad impartire precise direttive in un ordine del giorno unitario, con l'apporto, cioè, di tutte le forze politiche di maggioranza e di opposizione.
L'argomento è infatti di tale portata, ha concluso Marteddu, che deve essere affrontato dal Consiglio nella sua interezza. Ne vanno di mezzo i destini economici della Sardegna.Nessuno di noi pretende di dare risposte complessive su questo problema, ha detto l'on. Noemi Sanna (A.N.), visto che anche il Banco e la Fondazione si sono rivolti a consulenti esterni.
Il sistema creditizio è un sistema monopolistico di cartello di impresa, ed in Sardegna questo aspetto è ancora più accentuato. Sottoposto per di più ad un "controllo vischioso" del potere politico, il sistema creditizio è sempre stato inefficiente. Dopo la legge Amato, attraverso le Fondazioni si è cercato di separare l'aspetto politico da quello tecnico. Con la direttiva Dini c'è stata un'ulteriore evoluzione e la nuova legge incentiverà le privatizzazioni. In Sardegna però siamo molto distanti.
Sanna ha ulteriormente puntualizzato compiti e funzioni della Fondazione e del Banco, contestando alcune delle posizioni espresse dall'on. Paolo Fois nel corso del dibattito. Il mercato si evolve molto velocemente, perciò è necessario modificare gli aspetti culturali relativi al binomio Stato-mercato. Se il mercato garantisce la ricchezza, lo Stato deve garantirne un'equa ridistribuzione alla collettività. Occorre quindi cambiare rispetto a chi vede lo Stato che garantisce la ricchezza e l'impresa che fornisce le garanzie.
La nuova legge Ciampi richiede la dotazione di strumenti senza i quali si perderà il treno dello sviluppo, ha aggiunto Sanna, e quindi le SpA devono essere sganciate dalla vischiosità del potere politico.
Richiamandosi a quanto detto dall'on. Falconi, Sanna ha definito "inquietanti" le sue dichiarazioni circa il diritto del partito di maggioranza di avere il controllo del Banco. Degli 8 consiglieri di amministrazione della Fondazione, 4 sono del PDS e 2 gli sono molto vicini. Di fatto non esistono organi di vigilanza, come dimostrano alcune iniziative della Fondazione relative al finanziamento della Fondazione Gramsci, vicini al PDS, negando un finanziamento alla ASL di Sassari per un'iniziativa di un'educazione sanitaria.
Sanna ha quindi chiesto ufficialmente che le delibere della Fondazione siano rese pubbliche, affermando poi che in altre Fondazioni non esiste una così massiccia presenza di un potere politico. Nella vicenda della Fondazione la democrazia rappresentativa è stata calpestata, ha proseguito Sanna, ricordando poi che il Consiglio può intervenire per modificare queste anomalie.
Sanna ha concluso ricordando che se la Fondazione è stata gestita male, anche la SpA ha le sue colpe. A.N. ha chiesto invano di conoscere i risultati dell'indagine antitrust avviata dalla Banca d'Italia. E' un episodio che dimostra la necessità di fare chiarezza sul Banco, il quale dovrà essere rafforzato per operare sui nuovi mercati. Il presidente Palomba dovrà darci le risposte che il prof. Idda non ha fornito.Il dibattito sul credito ha imboccato una strada convincente. Il capogruppo dei Progressisti Federativi, on. Cugini, ha riconosciuto come, almeno nella seduta pomeridiana, gli intervenuti nel dibattito si siano occupati a fondi dell'importante tema in discussione.
Cugini, in apertura del suo intervento, ha comunque contestato alcune affermazioni del capogruppo di F.I.. I consiglieri del gruppo PF non hanno potuto partecipare alla "famosa seduta della Terza Commissione" perché impegnati in una riunione del loro partito. Cugini ha sottolineato anche come sulla vicenda del Banco una maggiore riservatezza non avrebbe guastato. La chiassata ha creato disagi al Banco, ha aggiunto Cugini, e questo si sarebbe dovuto evitare a tutti i costi.
Cugini ha anche illustrato la posizione che il suo partito ha sempre avuto nei confronti del settore del credito. Nessuna egemonia del PDS, nei confronti della Fondazione e del banco, nessuna ricerca del muro contro muro, ma il tentativo continuo e costante di trovare un accordo, di favorire una fattiva forma di collaborazione tra i vertici delle due istituzioni.
Entrando nel merito delle iniziative politiche prese su questo tema, Cugini ha ricordato come il suo partito abbia organizzato manifestazioni pubbliche per trattare questi argomenti e come si sia dato a tutti, compresi gli amministratori del Banco, la possibilità di spiegare e difendere le loro posizioni.
Abbiamo permesso un confronto serio ed attendibile, ha aggiunto Cugini, ed abbiamo sollecitato un chiaro processo di privatizzazione, rispettoso delle direttive a suo tempo emanate da Dini. Nessuna fuga in avanti, quindi, ma l'esame sereno di un problema di grande importanza per la Sardegna, che deve essere affrontato e approfondito con serietà. Un dibattito che dovrebbe concludersi con il voto di un documento con il quale si indichino le linee guida che Giunta e Consiglio devono seguire. Linee che devono portare anche alla nomina di un nuovo vertice del Banco, scelto seguendo i necessari criteri di onestà, professionalità e competenza.Ultimo ad intervenire è stato, per Forza Italia, l'on. Floris, il quale ha voluto illustrare lo spirito della mozione presentata dall'opposizione.
Accennato al fatto che il PDS governa diversi enti regionali ed ora anche la Fondazione del Banco di Sardegna, l'oratore ha poi sostenuto che c'è il rischio che il potere politico porti il sistema creditizio ad una implosione. Questo è il significato della mozione, ha detto, di qui l'invito a che le banche sarde, che saranno certamente aggredite dall'esterno, siano messe in condizione di difendersi e di reggere la concorrenza non solo in Sardegna, ma anche in Italia ed in Europa.
Chi voterà contro la mozione , ha aggiunto Floris, non fa gli interessi né del sistema creditizio, né del sistema politico economico, né tantomeno della Sardegna.Dopo una premessa contro le "dicerie, le maldicenze e le denigrazioni" che sono il segno di malcostume, il presidente Palomba ha ricordato che la Giunta ha esposto la propria posizione alla Terza Commissione. La Fondazione dovrà procedere alla privatizzazione, nel rispetto reciproco dell'autonomia delle istituzioni bancarie.
Per la Giunta, l'unico punto di riferimento è il dispositivo della risoluzione della Commissione che, attraverso la privatizzazione, intende rilanciare il Banco.
La Giunta, ha concluso Palomba, si impegna a operare affinché il progetto di privatizzazione avvenga nel più breve tempo possibile.Dopo l'intervento del presidente Palomba il capogruppo Progressista Federativo ha chiesto una sospensione di cinque minuti per cercare di mettere a punto un documento unitario.
Alla ripresa dei lavori è intervenuto, per una breve replica, il capogruppo di Forza Italia, che aveva illustrato la mozione della maggioranza. L'on. Pittalis ha contestato le affermazioni di Cugini sull' "assenza dei commissari" P.F. alla riunione della Terza Commissione, considerandone però l'assenza "inopportuna"; così come ha negato di aver parlato di "affari sospetti".
Pittalis ha contestato anche le critiche che il capogruppo Progressista Federativo ha mosso nei confronti della stampa ed ha espresso la solidarietà sua e del suo gruppo ai direttori della Nuova e dell'Unione.
Sul credito, comunque, ha concluso Pittalis, la Giunta non ha detto nulla e non ha fatto conoscere le sue posizioni. Un dibattito, quindi, inutile ma nel corso del quale sono emersi alcuni aspetti preoccupanti, come la posizione anticapitalistica ed antistorica del consigliere Vassallo.Dopo il breve intervento di Pittalis, il capogruppo del PSd'Az on. Bonesu ha chiesto il voto segreto su entrambe le mozioni.
Dopo aver comunicato che la mozione n. 154 è stata ritirata, il Presidente ha posto in votazione i due documenti rimasti.
La votazione sulla mozione n. 159 ha avuto questo risultato:
Presenti 74;
Votanti 70;
Astenuti 4;
Favorevoli 24;
Contrari 46.La mozione è stata respinta.
La votazione sulla mozione n. 161 ha avuto questo risultato
Presenti 74;
Votanti 72;
Astenuti 2;
Favorevoli 39;
Contrari 33.
La mozione è stata approvata.
Mozione n. 163 -
Sul servizio postale in Sardegna.Nell'illustrare la mozione, l'on. Bonesu (PSd'Az) ha affermato che essa parte da una situazione contingente pur sollevando problemi ben più ampi.
In Sardegna le Poste raccolgono ben 7000 miliardi, la metà di quanto raccoglie il Banco di Sardegna. Nei piccoli centri l'ufficio postale svolge inoltre una funzione sociale. Con la ristrutturazione delle Poste, numerosi paesi della Sardegna verranno privati degli uffici postali, che dovrebbero essere 174 secondo i piani già comunicati. Se è vero che le Poste sono in perdita, è anche vero che i fondi del risparmio postale confluiscono alla Cassa Depositi e Prestiti con un minimo guadagno per le stesse Poste. Se il servizio venisse gestito direttamente dalla Regione, tali fondi potrebbero essere utilizzati con maggiore reddito conservando inoltre i posti di lavoro.
Pertanto, ha concluso Bonesu, si chiede che lo Stato trasferisca alla Regione le competenze in materia postale.La Giunta si è rimessa alla volontà dell'Aula.
La mozione è stata posta in votazione ed approvata.
Prima della conclusione della seduta, il presidente Selis ha ricordato che nei giorni scorsi un nuovo attentato è stato compiuto contro le istituzioni. Ad essere preso di mira è stato il Municipio di Tortolì .Il presidente dell'Assemblea regionale ha stigmatizzato il nuovo fatto criminoso, esprimendo la solidarietà sua personale e di tutto il Consiglio regionale alle popolazioni ed agli amministratori ogliastrini oggetto di questa vile aggressione.
I lavori del Consiglio riprenderanno
martedì 28 luglio prossimo alle ore 17.