Nota stampa
della seduta n. 281 pomeridiana del 7 aprile 1998

 


Il Consiglio regionale si è riunito sotto la presidenza dell'on. Gian Mario Selis e successivamente dell'on. Salvatore Zucca e dell'on. Sergio Milia.

In apertura di seduta sono state date le comunicazioni relative a:

 


Commemorazione on. Asara

Il presidente Selis ha ricordato l'on. Francesco Asara, recentemente scomparso, ricordandone la lunga attività politica ed i tratti salienti della sua forte personalità.

Mozione n. 37 - Amadu sulla gravissima situazione dell'informazione in Sardegna
Mozione n.141 - Cugini, Marteddu, Balia, Randaccio,Vassallo, B. Dettori, La Rosa sullo stato dell'informazione in Sardegna.

La gravissima situazione dell'informazione in Sardegna e l'esigenza di un immediato intervento della Regione in questo delicato settore hanno spinto l'onorevole Amadu, del gruppo Misto, a chiedere alla Giunta ed al Consiglio iniziative incisive per garantire la pluralità dell'informazione e la sopravvivenza di numerose "voci" che rischiano ora il silenzio.
Negli ultimi tempi, ha ricordato Amadu nella sua mozione, molte voci libere hanno ridotto la loro presenza "per oggettive difficoltà". Teleregione, L'Opinione della Sardegna, Super Tv hanno chiuso o hanno drasticamente ridotto la loro presenza. La crisi ha investito anche strutture consolidate, come ad esempio Sardegna 1, senza che a livello politico sia stato fatto nulla per salvaguardare "tante professionalità e molti posti di lavoro".
Una situazione insostenibile, ha aggiunto Amadu, illustrando il documento presentato ormai nel lontano giugno 1995 e colpevolmente ignorato dall'esecutivo in carica e dalla maggioranza che da anni governa alla Regione.
Si sono avute esclusivamente declaratorie di principio da parte dell'esecutivo regionale, mentre in Consiglio le diverse forze politiche hanno mostrato un disinteresse totale. Numerosi altri giornalisti e tecnici, quindi, sono stati licenziati o messi in cassa integrazione e si sono aggiunti a tanti altri loro colleghi da tempo disoccupati e che, oltre le generiche attestazioni di solidarietà, non hanno ricevuto alcun aiuto concreto da parte della classe politica, intellettuale e sociale della nostra Isola.
Occorrono, quindi, iniziative concrete, sono necessari interventi immediati per permettere un reale pluralismo e per fare in modo che le voci realmente libere ed indipendenti possano esistere e vivere anche nella nostra regione.
Occorre riproporre, con grande vigore, la "Vertenza informazione in Sardegna" ed occorre coinvolgere in un grande "Progetto informazione" le rappresentanze sindacali e professionali che si sono sempre dette disponibili ad iniziative coraggiose in difesa dell'informazione e della pluralità delle iniziative giornalistiche.
La Regione, ha aggiunto Amadu, con una più attenta ed oculata gestione della sua pubblicità istituzionale potrebbe dare un valido contributo alle iniziative in crisi e potrebbe fornire servizi a costi contenuti, anche utilizzando nel modo migliore i propri uffici stampa e centri di documentazione.
Amadu ha, inoltre, ricordato come le istituzioni non abbiano, nel loro complesso, una strategia di immagine istituzionale comune e come si continuino a sperperare milioni in inutili iniziative propagandistiche. In questi ultimi mesi, comunque, sembra che qualcosa si sia mosso, tanto è vero che sono state presentate due diverse proposte di legge, che il Consiglio finalmente discuterà domani, in grado di sostenere "in qualche modo" il difficile settore dell'informazione isolana.
Sono due gli aspetti più importanti sui quali si deve operare: sostenere l'informazione "informante", per garantire pluralità di obiettività delle fonti, e organizzare nel modo migliore possibile gli uffici stampa delle istituzioni.
Amadu ha, quindi, chiesto iniziative concrete per mettere tutti i cittadini e gli operatori dell'informazione in grado di accedere ad archivi e servizi che potrebbero realmente garantire completezza e compiutezza dell'informazione sarda.
Amadu ha poi chiesto trasparenza nella gestione della pubblicità istituzionale ed ha sottolineato il ruolo ed il notevole ed importante lavoro svolto dal Co.re.rat., il Comitato regionale radiotelevisivo, che ha dimostrato grande capacità professionali ed ha fornito preziosi consigli anche alle forze politiche presenti in Consiglio.
Concludendo l'illustrazione della mozione, Amadu ha chiesto scelte di grande respiro, in grado di garantire una reale pluralità di opinioni e non di prevedere vincoli e pastoie per limitare la libertà di qualche operatore che pensa di diventare soggetto politico. Non bisogna, quindi, impedire la crescita di qualcuno, ma garantire a tutti la stessa possibilità di partenza. "Poi chi ha fiato arriverà più lontano". Scelte chiare, dunque, e tempestive, perché in Sardegna c'è, comunque, grande fame di una informazione libera e corretta.

La seconda mozione è stata illustrata dall'on. Giuseppe La Rosa (Misto). L'oratore, dopo aver premesso che nella Regione esiste uno stato di crisi che investe non solo le piccole televisioni locali, ma anche le grosse testate, l'emittente televisiva pubblica (oggi fortemente dimensionata), le emittenti radiofoniche (che sono diffusissime) e l'editoria regionale, ha affermato che è necessario individuare gli ostacoli che si frappongono allo sviluppo equilibrato della comunicazione di massa.
La Rosa ha sostenuto infatti che esistono posizioni dominanti nel panorama dell'informazione regionale che non corrispondono all'obiettivo di completezza dell'informazione. Esiste inoltre, ha detto, una grossa anomalia nel sistema, che si configura in un problema di conflitto di interessi e di "par condicio". Urge quindi una particolare attenzione al sistema informativo regionale e soprattutto, per quanto riguarda il servizio televisivo pubblico, si deve andare verso una riforma di tipo federalistico affinché le sedi regionali della RAI siano messe in grado di produrre programmi e servizi da inserire nei palinsesti nazionali.
La Rosa ha concluso l'illustrazione della mozione, affermando che c'è la disponibilità da parte dei firmatari le mozioni, compreso l'on. Amadu, perchè si addivenga ad una mozione unitaria ed a impegni unitari tendenti ad intervenire con rapidità in una materia di grande importanza e delicatezza.

La crisi grave, persino drammatica del mondo isolano dell'informazione è stata analizzata dall'on. Ghirra (Prog. Fed.) il quale ha ricordato la crescita di molti giornali, di radio e televisioni locali, della stessa RAI che, però, ha chiuso il suo centro di produzione. Stanno male le televisioni, ridotte a 19 e stanno male le 80 radio private. I costi sono cresciuti e sono diventati insostenibili ed il Governo ha, perfino, tolto frequenze assegnandole a Telecom ed ad altri gruppi che operano in altri settori imprenditoriali.
Regione e Giunta devono essere maggiormente presenti, devono garantire certezza del diritto e devono favorire il reale pluralismo, invece che una pericolosa concentrazione.
Certamente, ha aggiunto Ghirra, lo Statuto regionale è stato approvato quando Radio e Televisione avevano un diverso ruolo e si ipotizzava un futuro diverso. Ora una organizzazione in senso federalista dello Stato potrebbe permettere una diversa riorganizzazione dell'intero settore. Difficile anche la situazione dei due quotidiani storici isolani, alle prese con preoccupanti crisi imprenditoriali e di gestione.
Ghirra ha, quindi, analizzato il complesso fenomeno ed ha rivendicato autonomia e libertà per gli organi di informazione e per i professionisti che in essi lavorano, evitando le concentrazioni, a livello regionale o nazionale, che potrebbero di fatto annullare le libertà e l'autonomia degli stessi giornali e di coloro che vi lavorano.
Una migliore separazione dei compiti e dei ruoli, tra editori, direttori e giornalisti però potrebbe garantire una reale libertà del mondo della stampa.
Ghirra ha, quindi, esaminato il ruolo del gruppo Grauso, caratterizzato da una posizione dominante nel campo editoriale e da una molteplicità di interessi economici e politici del proprietario, che limitano la libertà e l'autonomia delle stesse testate controllate. Si è creato, infatti, un conflitto di interessi che spesso è sfociato in campagne denigratorie nei confronti della classe politica sarda, anche perchè l'editore ha usato i suoi organi di informazione per cercare di mettere le mani sulle casse pubbliche regionali.
Non si possono accettare situazioni di questo genere, ha aggiunto Ghirra, servono regole nuove, nuove scelte politiche realmente democratiche e progressiste, impedendo conflitti di interessi, un uso strumentale dell'informazione, i tentativi di ricatto e di pressione nei confronti della classe politica, accusata di ogni nefandezza.
Esiste quindi un problema di libertà del mercato e nel mercato, ha concluso Ghirra, e servono nuove leggi, per impedire situazioni monopolistiche; servono norme trasparenti per conoscere la reale proprietà delle fonti di informazioni, per evitare pericolosi intrecci tra tutte le componenti del mondo dell'informazione, per fare come negli USA, dove incroci ed alleanze sono previsti ed impediti da norme serie e molto moderne.
Servono, quindi, regole e garanzie, non per limitare la crescita, ma per impedire intrecci e accordi che possono realmente alterare il mercato. Ci sono, comunque, aspetti particolari che potrebbero permettere lo sviluppo di alcuni settori, quali quelli della telemedicina, teleinsegnamento e di altre iniziative, che sarebbero realmente innovative.
Internet, le reti di banche dati ed iniziative simili possono e devono essere potenziate, ma devono essere veramente trasparenti. Un grande progetto Sardegna, con una reale collaborazione del pubblico e del privato dovrebbe, quindi, essere avviato tempestivamente, ma a patto che il sistema sia efficiente, e che risponda alle richieste ed alle esigenze della intera Sardegna.

E' quindi intervenuto l'on. Francesco Lippi (F.I.) che in premessa ha ricordato gli impegni di inizio legislatura a proposito dell'informazione, per la quale era stata ritenuta necessaria una seduta dedicata a questo importante tema e la presentazione di una legge che affrontasse la materia.
Sono trascorsi quattro anni e soltanto oggi, ha detto Lippi, si parla dell'informazione, pur esistendo altri problemi gravissimi nel panorama economico dell'Isola. Ed è giusto, ha detto ancora, che l'argomento arrivi all'esame del Consiglio perchè i nodi nel settore dell'informazione si sono nel frattempo ingrossati.
Polemizzando, pur con toni moderati, con l'on. Ghirra, Lippi ha voluto rassicurare l'Aula sul fatto che l'editore dell'Unione Sarda non verrà eletto alle prossime elezioni ed ha poi ricordato che le iniziative telematiche di Grauso sono state all'epoca sostenute dall'allora partito comunista italiano.
Per Forza Italia l'attenzione deve essere riportata su alcuni punti nodali, primo fra i quali la necessità che la Regione garantisca la libera concorrenza e soprattutto la sopravvivenza delle piccole realtà radiotelevisive che rappresentano comunque l'espressione più alta delle pluralità dell'informazione. Il compito della Regione è appunto quello di consentire a tutti di avere uguali risorse pubbliche e pari opportunità per poter continuare a svolgere l'attività informativa senza condizionamenti di sorta.
L'impegno della Regione è anche quello di intervenire presso il Governo affinché le reti televisive non vengano soffocate o cancellate nella ridistribuzione delle gamme di programma.
Infine, Lippi si è detto totalmente d'accordo sul fatto che le sedi RAI regionali siano messe in condizione di produrre programmi e servizi che possano essere inseriti in palinsesti nazionali.
Concludendo, l'oratore ha chiesto all'Aula di inserire nelle mozioni il problema della chiusura di Radio Radicale, "una voce libera e non condizionata, che ha permesso agli italiani di seguire in diretta le sedute parlamentari".

La "sessione consiliare dedicata ai temi dell'informazione" è stata salutata con favore dall'on. Paolo Fois (Prog. Fed.) il quale ha sottolineato l'importanza, in un sistema democratico, di un autorevole e libero pluralismo dell'informazione.
Le mozioni in discussione oggi, la proposta di legge che sarà esaminata domani, propongono temi e problemi che rivestono grande importanza, anche a livello mondiale. Il processo di globalizzazione, le regole del mercato, il sistema della informazione planetaria hanno pregi e difetti sui quali occorre riflettere.
Una informazione locale, il diritto alla informazione, ad essere informati ed ad informare sono temi da approfondire. Internet, ad esempio, considerato da molti come il sistema più democratico, non è certamente riservato a chi non ha mezzi economici disponibili. Quindi, la libertà di informazione, il diritto del cittadino alla riservatezza, i limiti che certi Stati ancora si riservano, sono argomenti sui quali si è soffermato Fois, il quale ha, comunque, ricordato la necessità di garantire la massima diffusione delle notizie e dei sistemi che tutelano l'autonomia culturale delle minoranze, dei gruppi etnici minoritari.
Alla libertà d'antenna, ha ricordato ancora Fois, deve aggiungersi il diritto dei più deboli e delle minoranze ad essere informati ed a poter informare. Anche l'insularità impone aspetti e decisioni particolari, consiglia una certa "meditazione" che deve portare ad iniziative concrete. Non solo una garanzia di pluralismo a livello nazionale, quindi, ma anche iniziative per un reale pluralismo a livello regionale.
La legge sulle iniziative a sostegno dell'editoria locale, quella sulla tutela della lingua e della cultura isolana sono iniziative specifiche, di grande impegno e rilevanza. Queste iniziative e le "esigenze particolari di un mercato particolare" quale è quello sardo, impongono ora regole antimonopolio e norme certe e moderne per una effettiva trasparenza della proprietà. In un sistema statuale di tipo federalistico, ha aggiunto Fois, competenze e doveri avrebbero diverso peso e differente ruolo. Le posizioni emerse dal dibattito in atto a livello nazionale, le indicazioni che vengono anche dalla situazione isolana, impongono, ora, scelte serie, coraggiose e tempestive, anche per tutelare e garantire la particolare specificità della Sardegna.

L'on. Giorgio Balletto (F.I.) ha sostenuto successivamente che oggi non si sta assistendo al dibattito su un problema importante quale quello dell'informazione quanto ad una requisitoria nei confronti di un soggetto. La prima parte del suo intervento ha mirato a sostenere ironicamente, che l'informazione privata è libera se è filogovernativa e non lo è se non è omologata al potere politico.
Secondo Balletto non è vero che l'imprenditore Grauso operi in regime di monopolio e che svolga in maniera distorta il suo ruolo di imprenditore del settore. E' vero invece che "il soggetto in discussione" rimanendo nel mercato ha dimostrato di saper fare il suo mestiere. Anche a questo imprenditore devono quindi essere distribuite le risorse pubbliche in egual misura rispetto agli altri soggetti del sistema informativo della Sardegna.
Balletto ha infine detto che dare sostegno alle diverse realtà radiotelevisive dell'Isola significa anche sostenere l'economia in senso lato, considerato che queste sono spesso nate ed operano, con la raccolta pubblicitaria, in parallelo con il sistema produttivo della Sardegna.

Intervenendo sulle mozioni, prima di entrare nel merito del problema dell'informazione in Sardegna, l'onorevole Locci (A.N.) ha chiesto che domani mattina, in apertura di seduta, il Consiglio esamini le proposte di legge sulla pesca e quella sui PUC, particolarmente urgenti e sentite.
Locci, ha quindi, affrontato il tema dell'informazione in Sardegna ed ha ricordato il pericolo "dell'informazione silenziosa", del silenzio che calava sulle iniziative politiche di forze politiche "ostili" o considerate tali.
Il sistema economico isolano, ha aggiunto, condiziona pesantemente tutto il settore dell'informazione. Il pluralismo, quindi, si garantisce favorendo l'evoluzione del sistema economico. Quindi, l'informazione in Sardegna ha bisogno di regole generali, di scelte chiare e certe. Forse i problemi sono stati amplificati, ma le prossime elezioni diranno se realmente giornali e televisioni sono in grado di imporre scelte o di condizionare la volontà degli elettori.
Ma la situazione in generale, ha aggiunto Locci, è stata presentata in modo distorto. La maggioranza, la Giunta, ha impostato l'esame di questo importantissimo settore in modo "dirigistico". Si prevedono e si chiedono divieti e regole centraliste, quindi in pieno contrasto con quello che si vuole, a parole, tutelare. Lotta alla concentrazione editoriale, ha aggiunto Locci, ma anche alla crescita dei singoli e lottizzazioni quando si tratta di assegnare frequenze e risorse finanziarie.
Secondo Locci, invece, bisogna favorire la nascita di nuove emittenti, si deve garantire la possibilità di dare vita a nuove iniziative. Attualmente si assiste ad un reale duopolio ed alla destra moderna e democratica questa impostazione vincolistica e dirigistica, non piace proprio.
Perchè non chiedere un reale federalismo, trasferendo in Sardegna risorse pubbliche da destinare ad imprenditori che vogliono avviare nuove iniziative, ha aggiunto Locci. Ed ha attaccato la maggioranza sui sistemi usati, anche in un recente passato, per dividere i molti miliardi disponibili per la pubblicità istituzionale.
Sul grande tema dell'informazione, ha concluso Locci, il centro destra sfida la maggioranza ad un serio confronto sul campo delle idee, sul piano dei programmi e delle iniziative politiche, non sui vincoli e sui limiti che si vogliono imporre in un settore così difficile e delicato.

Successivamente l'on. Emilio Floris (F.I.) ha affermato che le mozioni rappresentano, per quanto riguarda la maggioranza, un autentico autogol, in quanto le premesse e le valutazioni sullo stato dell'informazione sono scarne e non vanno nella direzione auspicata. Non si dice, tra l'altro, che il calo delle vendite di giornali è direttamente proporzionale all'aumento dei disoccupati, né si dice che cosa dovrà fare la Giunta per far sì che la Sardegna abbia un ruolo nel Sud in materia di servizio televisivo pubblico.
L'impegno richiesto alla Giunta significa inoltre che questa Giunta non ha operato né bene nè a sufficienza, in quattro anni di gestione del Governo in Sardegna, in favore di questo settore. Ed è quanto basta per affermare che la maggioranza, con queste mozioni, si è data la zappa sui piedi.

Il dibattito sull'informazione secondo l'on. Walter Vassallo (R.C.) si inserisce bene nel più ampio dibattito sul lavoro, perchè molti giornalisti, molti operatori e molti tecnici hanno perso il loro posto di lavoro. L'assegnazione o revoca delle frequenze, la modifica di molte situazioni ormai consolidate ha costretto molte piccole emittenti a cambiare frequenze, a spendere molti soldi per adeguarsi alle nuove regole.
La Regione, ha detto Vassallo, deve avere la sua giusta autonomia perchè deve controllare e gestire il territorio isolano nel modo migliore. Il rilancio del settore delle radio e televisioni private impone nuove ed incisive decisioni, quindi, e le proposte di legge all'esame dell'Aula possono dare una qualche risposta alle esigenze degli operatori del settore e possono essere un grosso strumento anche per creare una effettiva crescita culturale, sociale, politica.
Tutto però non può essere condizionato ad una reale crescita economica della società sarda.
Il problema della disinformazione e della scarsa informazione, comunque, non lo si risolve con nuove iniziative, ma solamente garantendo maggiore completezza dell'informazione. L'unico tema su cui ci si può battere, quindi, è quello dell'informazione piena, del rispetto della par condicio, della assoluta completezza della notizia e dell'informazione nel suo complesso.
La ricerca del sensazionale, l'obiettività e la completezza delle fonti sono gli aspetti particolari sui quali si può intervenire. E su questi temi il confronto sarà aspro, ma proprio su questi argomenti Giunta e Consiglio devono impegnarsi al massimo, per fare sì che su questi critici obiettivi Consiglio e Giunta si impegnino al massimo. Anche perchè devono garantire libertà e pluralità di giornali e radio-televisioni.
Un ultimo tema sul quale Vassallo si è soffermato è quello della concentrazione delle testate. L'oratore ha approfondito alcuni aspetti della vicenda "Unione Sarda". Un direttore del maggior quotidiano di Cagliari ha spesso mostrato grande livore nei confronti della classe politica, ma la classe politica regionale deve dare risposte decise agli insulti ed alle accuse gratuite che le vengono mosse. In alcuni casi occorrono risposte decise, forti, così come è essenziale fissare limiti e regole per il comportamento di tutti coloro che operano nel campo editoriale.
Concludendo il suo intervento, Vassallo ha chiesto maggiore autonomia anche nel campo delle assegnazioni delle frequenze ed in quello delle produzioni radiotelevisive della RAI. Comunque questa maggioranza ha una posizione omogenea, anche se è disponibile ad un confronto con le opposizioni sui grandi temi, come è quello dell'informazione.

Il capogruppo sardista on. Bonesu ha affermato di non condividere la mozione perchè i problemi dell'informazione sono affrontati in modo distorto. Il dibattito in corso, ha detto, rimarrà, come tante altre volte è avvenuto, agli atti di questo Consiglio come una discussione da archiviare senza aver prodotto alcunché.
Bonesu ha svolto un intervento "panoramico" sull'informazione in Sardegna, affermando in particolare che nell'Isola l'informazione è sempre faziosa ed ha come obiettivo quello di ottenere risultati politici o comunque strumentali.
La Sardegna soffre da sempre di questa situazione ed è in questo senso in una posizione di inferiorità rispetto ai giornali nazionali, che sono in linea di massima più obiettivi.
Bonesu ha poi criticato le censure all'editore Grauso pur riconoscendo che il suo stato di editore e di uomo politico è certamente un fatto anomalo. Ha invece richiesto che si studi una normativa che impedisca ad editori nazionali di essere proprietari ed editori di giornali regionali. E' evidente, ha aggiunto, che norme di questo genere devono farsi in Parlamento e non in Consiglio regionale.
Dopo aver accennato alla necessità di riformare il sistema dell'informazione che deve garantire il rispetto delle persone anche nei risvolti processuali, Bonesu ha fatto un'analisi del perchè del calo di vendita e di credibilità dei giornali sardi. I giornali sardi costano molto, ha concluso; in Sardegna hanno un mercato ristretto e con scarsa istruzione e subiscono la concorrenza di giornali "continentali" più obiettivi e delle televisioni pubbliche o private. Senza dimenticare il fatto, ha ancora aggiunto, che i nostri quotidiani sono nel tempo peggiorati diventando un contenitore di pettegolezzi e di notizie ripetitive.
Questi sono i motivi per cui, ha concluso Bonesu, il cittadino decide di non comprare i giornali.

Il Consiglio non sta discutendo una vertenza sulla disoccupazione nel mondo dell'informazione, ha detto l'on. Matteo Marteddu (Ppi), ma sta esaminando il complesso sistema dell'informazione isolana. Le piccole emittenti muoiono perché non hanno i mezzi per proseguire, ha aggiunto Marteddu, e non è il caso di perdere tempo sul caso di un singolo imprenditore.
Il problema reale è, infatti, il rapporto tra informazione e politica. I temi della concentrazione, quello della trasparenza della proprietà, della libertà sono quelli sui quali ci si deve confrontare. La concentrazione delle idee, la manipolazione delle coscienze sono i reali pericoli che minacciano la democrazia. Ed in un'Isola chiusa, quale è la Sardegna, questo pericolo è anche molto maggiore che non in altre parti d'Europa.
In questa Isola chiusa, quindi, è quasi impossibile veicolare le idee e si arriva, quasi, ad un delirio di onnipotenza. Non è possibile, in questa situazione, avere un reale pluralismo, una effettiva libertà di informazione.
Le istituzioni, le singole parti, secondo Marteddu, possono anche chiedere una effettiva libertà, una pari opportunità, ma su questi giornali una "reale libertà non esiste. Esiste un delirio di onnipotenza", ed è poi facile passare alla creazione di un movimento politico, ad un delirio politico che porta sempre ad accusare ed a criticare aspramente solo gli avversari.
Occorrono, quindi, norme certe in materia di anti-trust, di trasparenza, di libertà. La RAI regionale non deve essere una televisione feudale, ma una rete federale, in grado di qualificarsi professionalmente e culturalmente.
Altro aspetto particolare, sul quale Marteddu si è soffermato, è quello della gestione delle risorse finanziarie a disposizione delle istituzioni. Su questi aspetti particolari il Consiglio deve dare risposte certe, concrete, coerenti, forti. E l'oratore si è detto disposto a lavorare per giungere ad un ordine del giorno unitario, che indichi come tutte le forze politiche del Consiglio vogliono e devono proporre idee forti e soluzioni concrete, per ridare vigore e credibilità al settore dell'informazione isolana.

L'intervento del capogrupo progressista on. Cugini ha inteso eliminare l'alone di estremizzazione creata intorno alla mozione nel corso del dibattito. "Vogliamo trattare un tema di grande rilevanza che riguarda da vicino anche il Consiglio regionale, fatto oggetto di insulti nel suo complesso e nei confronti di singoli consiglieri".
Se è vero che il consigliere Ghirra ha evidenziato alcuni particolari è anche vero che ha introdotto con ampio respiro l'argomento dell'informazione in Sardegna, dando lo spunto per una discussione che deve essere pacata ed obiettiva.
Cugini ha poi ricordato alcune prese di posizione dell'Unione Sarda su argomenti delicati quali il banditismo o il lancio del movimento di cui è iniziatore lo stesso editore. E si è chiesto, chiedendolo anche all'opposizione, se parlare di RAI, di pluralismo, di obiettività, di legge anti trust sia estremizzare lo stato dell'informazione in Sardegna.
Il capogruppo dei progressisti ha poi rilevato che nelle mani di un unico editore sono concentrati un quotidiano a Cagliari ed uno a Sassari, due televisioni, una radio e si è domandato se a questa "concentrazione editoriale" debbano finire anche la pubblicità istituzionale e le risorse pubbliche a discapito delle piccole realtà che operano nel settore dell'informazione.
L'oratore ha a questo proposito sottolineato che le risorse pubbliche verrebbero in tal modo utilizzate per fini di parte.
Cugini ha, quindi, ribadito che i mezzi finanziari della Regione devono essere destinati alle piccole e medie imprese, che assicurano vero pluralismo, o per favorire la nascita di nuove voci d'informazione. In merito al Piano telematico ha detto che si deve impedire che si adottino provvedimenti a favore dell'editore-padrone.
Concludendo, l'on. Cugini ha affermato che nel riformulare un documento, che si auspica unitario, si badi alla qualità dell'iniziativa senza sottacere ciò che sta avvenendo in Sardegna nel settore.

La libertà di stampa, perché non rimanga una libertà meno applicata delle altre, ha bisogno di norme chiare e di regole certe. Ed una discussione proficua ha bisogno di posizioni limpide e certe. Ma, per l'onorevole Pietro Pittalis (F.I.), in questo dibattito, ciò non è possibile perchè le premesse dalle quali si parte sono sbagliate. Concludendo il dibattito sullo stato dell'informazione regionale il capogruppo di Forza Italia ha sottolineato la necessità di posizioni veramente democratiche "perché di troppa libertà non è mai morto nessuno".
La discussione sulla situazione generale dell'informazione impone alcune considerazioni preliminari: la mozione n. 141, infatti, indica cosa una istituzione non deve mai fare. Il documento parte da una premessa giusta: la sede RAI della Sardegna è sottodimensionata, ma è sovradimensionata la presenza nei telegiornali regionali dei partiti che compongono l'attuale maggioranza che sostiene la Giunta.
L'esponente di Forza Italia ha, quindi, ricordato interpellanze, interrogazioni, mozioni presentate da molto tempo sulla situazione di Sardegna 1, sulla cui crisi questa maggioranza ha sempre taciuto, anche per rispetto nei confronti dell'ex assessore Costantino, direttore per molto tempo di quella emittente.
La mozione della maggioranza, quindi, parte da premesse buone, ma si snoda con un unico scopo: criticare l'editore Grauso. E Pittalis ha dichiarato di non avere nulla da spartire con Grauso e col suo Nuovo Movimento. Mentre non altrettanto si può dire di molti "compari" che con Grauso hanno avuto incontri. Per Forza Italia, comunque, tutti possono candidarsi a qualunque carica politica. Si candidino e si facciano eleggere, ha aggiunto Pittalis, tutti coloro che lo vogliono, a prescindere dal fatto che possiedano o meno un giornale.
I gravi problemi dell'editoria in Sardegna non si risolvono, quindi, con divieti nei confronti di un singolo. L'informazione pluralista, autorevole, esaustiva, che metta il cittadino in condizione di scegliere, si può ottenere in altri modi. I giornali sono e devono essere palestra di idee, luoghi di confronto, di incontro, di discussione.
L'esame della situazione isolana, quindi, impone analisi diverse e realmente complete. Per garantire una reale libertà di opinione si devono prevedere garanzie professionali, una reale libertà, una accertata indipendenza dei giornalisti, delle imprese.
Pittalis ha, quindi, sollecitato iniziative concrete, realizzazioni utili per avvicinare i cittadini alle istituzioni, per realizzare le condizioni necessarie per permettere alle iniziative serie di crescere, di vivere "perché di troppa libertà non è mai morto nessuno".

L'intervento del Capogruppo di Forza Italia ha concluso la discussione sulle mozioni sullo stato dell'informazione in Sardegna.
Domani mattina è prevista una breve replica della Giunta ed il voto sui documenti presentati.
Il Consiglio si occuperà, quindi, delle leggi sui PUC, sulla pesca e sulle provvidenze a favore dell'editoria.

 


Il Consiglio riprenderà i suoi lavori
domani mattina alle ore 10,00.