Nota stampa
della seduta n. 220 pomeridiana del 1 ottobre 1997
Il Consiglio regionale riunito sotto la presidenza dell'on. Milia, quindi dell'on. Zucca, ha proseguito i suoi lavori esaminando alcuni importanti provvedimenti legislativi.
Proposta di legge n. 178
Modifica della legge regionale 3 giugno 1975, n. 26 concernente
"Costituzione, funzionamento e attività delle Comunità Montane".Nel 1975 il Consiglio ha approvato una legge che prevedeva la formazione di ben 25 comunità montane. Un numero così elevato era stato deciso per creare un ente locale intermedio, tra i comuni e le province, in grado di essere molto vicino ai reali bisogni delle popolazioni. Nel 1990, invece, la provincia ha assunto un ruolo più incisivo nei rapporti tra la Regione e i comuni e, quindi, alle comunità montane erano stati assegnati prevalentemente compiti di promozione e valorizzazione delle zone montane.
L'attuazione della legge n. 142, sul riordino dei compiti e delle funzioni degli enti locali avrebbe imposto un riordino tempestivo degli intermedi. E questo riordino era stato, inutilmente, sollecitato dall'associazione che rappresenta proprio questi particolari enti.
Il Consiglio regionale, pur sensibile a queste richieste, non ha avviato la riforma. Il relatore del provvedimento, on. Falconi (Progr. Fed.), ha ricordato l'importanza delle comunità, nate in un periodo storico e politico particolare ed il nuovo ruolo che, nell'ambito del processo di programmazione regionale, ad esse è riservato. Il fatto è, però, che la Regione sarda di fatto non ha recepito le leggi nazionali sulla valorizzazione degli enti locali, specie di quelli intermedi.
Il provvedimento in esame, tuttavia, secondo Falconi, non affronta il problema con la dovuta incisività. E' un provvedimento parziale, sul quale bisognerà ritornare, confrontandosi con le organizzazioni che rappresentano gli enti locali, anche per mettere in moto quel processo di razionalizzazione degli enti di secondo grado che, anche nell'Isola, è particolarmente sentito ed urgente.
Con questa "leggina", comunque, si eviterà il consociativismo, che ha sempre caratterizzato questi enti, si razionalizzerà il funzionamento delle Comunità vicine, si impedirà che troppi amministratori amministrino il niente. Questo provvedimento, è e deve essere il primo passo sulla strada del riordino complessivo del sistema delle autonomie locali.La proposta di legge, ha detto successivamente l'on. Marteddu (Ppi), fu presentata due anni fa all'indomani delle amministrative del '95 quando i comuni si accingevano ad eleggere i loro rappresentanti nelle Comunità montane. Occorre oggi una ulteriore riflessione, soprattutto sul fatto che non si possono avviare riforme a macchia di leopardo, ma queste devono essere affrontate globalmente.
La legge del 1975, istitutiva delle Comunità, è nata con le tare determinate da un momento culturale e politico molto differente dell'attuale. Lo spopolamento delle zone interne e delle campagne comporta oggi nuovi orientamenti e nuovi obiettivi che vanno ricercati in una legge di riforma organica anche delle province e dei comuni, sui loro ruoli, le loro funzioni nell'ambito degli strumenti di subgoverno.
Ma fare oggi pezzi di riforma non giova a nessuno e a niente, ha affermato Marteddu; e ritoccare alcuni punti senza affrontare il problema complessivamente porterebbe soltanto a evidenziare l'incapacità delle comunità montane ad autogestirsi, sia per mancanza di risorse e sia per la loro struttura elefantiaca.
Marteddu ha aggiunto che sarebbe opportuno che la Giunta venga impegnata a portare in Consiglio un progetto di riforma radicale in modo che la revisione della materia sia concluso nel più breve tempo possibile.
Concludendo,Marteddu ha invitato il presentatore della legge a ritirare la proposta per poter avviare un progetto più ampio, approfondito ed articolato di tutto il settore.La necessità di riordinare il complesso sistema degli enti locali intermedi è ben presente ai componenti la Prima Commissione consiliare "Autonomia", anche perché sono stati presentati due altri provvedimenti: uno della Giunta, l'altro dell'on. Bertolotti. Ma il Consiglio per ora deve affrontare questo progetto di legge, per dare una prima risposta alle esigenze delle Comunità Montane. Questo Consiglio, però, deve rioccuparsi, immediatamente, degli Enti Locali sardi. L'on. Salvatore Sanna, (Progr. Fed.), presidente della Commissione Autonomia, ha sottolineato la necessità di esaminare lo "status" dei comuni sardi, di definire meglio le caratteristiche degli stessi enti locali: "sono più numerosi quelli delle zone depresse che non quelli propriamente montani.
I compiti delle province, dei comuni, degli enti locali intermedi devono essere rivisti, perché questi enti devono poter operare in modo diverso, devono essere soggetti reali della programmazione regionale.
Sanna si è quindi soffermato sulla dura realtà che caratterizza tutti gli enti locali isolani. E' necessario operare per dare agli enti intermedi quei compiti e la gestione di quei servizi previsti anche dalle nuove realtà istituzionali. Sarebbe opportuno, a questo punto, tornare in Commissione e, partendo dalle due proposte esistenti, porre mano, realisticamente, al riordino degli enti locali.
Il punto centrale di queste riforme, comunque, è quello di dare reale autonomia alle comunità montane. Dopo essersi detto "d'accordo con molti dei suggerimenti avanzati anche in questa discussione, Sanna ha difeso alcune caratteristiche degli attuali enti intermedi, quali il rapporto esistente all'interno delle Comunità, un accordo tra maggioranza ed opposizione che ha dato buoni risultati".
Quindi la necessità, ha concluso Sanna, di riesaminare i progetti di riforma delle comunità in modo organico e completo.Intervenendo nel dibattito, l'on. Frau (A.N.) ha contestato il contenuto di un documento dell'Unione delle Comunità che rigetta due emendamenti alla proposta di legge in discussione, presentati dal suo gruppo.
Secondo Frau, le Comunità, così come sono strutturate, non funzioneranno mai perché hanno nel loro seno tutti i vizi della partitocrazia. Ecco perché ritiene che la proposta di riforma presentata dall'on. Bertolotti sarebbe dovuta essere accolta. E' opportuno quindi che le modifiche della presente legge non vengano accolte e si vada ad una riforma generale delle Comunità per dare una funzione seria a questi enti intermedi.Quando questa proposta di legge stava per giungere in Aula, la settimana scorsa, certamente non si sarebbe potuto pensare che, a distanza di pochi giorni, se ne potesse chiedere il ritiro, l'on. Loddo, (Misto - Rinnovamento Italiano), ha difeso il disegno di legge in esame.
Ci sono molti punti oscuri, ha sottolineato Loddo, ma almeno il provvedimento elimina non pochi sprechi e fissa, chiaramente, ruoli e compiti degli amministratori di questi enti. Però, ha aggiunto Loddo, bisogna mettere mano, immediatamente, al processo di riforma degli enti locali, applicando anche nell'Isola molte delle leggi nazionali del tutto ignorate.
Bisogna portare avanti una reale politica di riordino dei comuni e delle comunità montane, condizionate anche dal progressivo e continui spopolamento, ha aggiunto l'oratore. Certo, le Comunità montane avevano un ruolo prima che il Consiglio decidesse di rivedere il sistema delle province. Dopo la legge sul riordino delle circoscrizioni provinciali sarebbe opportuno riesaminare tutto il complesso sistema degli enti locali, attribuendo magari, alle comunità montane, compiti e ruoli realmente adeguati al ruolo che esse hanno.Si deve uscire dalla convinzione che alcuni enti che devono avere funzione di gestione del territorio siano destinati a ricoprire ruoli verticistici, ha affermato l'on. Bertolotti (F.I.). Le Comunità montane devono diventare enti specialistici e non devono sopperire alle lacune sugli enti superiori.
Criticando le affermazioni di Sanna, Bertolotti ha detto che non sono gli statuti a dare funzionalità alle Comunità montane; ha poi invitato i presentatori a ritirare la proposta di legge, come aveva già fatto in precedenza, chiedendo la sospensione del provvedimento per riportarlo in Commissione ed evitando così, ha detto, un grande pasticcio.Il problema dei piccoli comuni deve essere affrontato in modo realistico e concreto. Il capogruppo del PSd'Az, on. Bonesu, ha ricordato come siano comuni montani anche molti di quelli a livello del mare, così come sono sede di Comunità montane alcuni capoluoghi di provincia. Una Comunità montana si è occupata perfino di pesca del corallo. Si sono applicati, in Sardegna, parametri e strumenti non idonei ad affrontare una realtà complessa come quella sarda.
Non si è affrontato il riordino degli Enti locali, ha aggiunto Bonesu, e si sono affrontati i diversi problemi andando avanti alla giornata. Invece, si deve andare avanti in modo realistico e concreto. Non si può prescindere all'accorpamento dei servizi comunali, non si possono prevedere accordi o associazioni tra comuni per legge, come previsto dalla 142, decidendo di fare sparire "i comuni" più piccoli, ai quali sono però molto legati i loro abitanti.
Gestendo poteri, fornendo servizi, amministrando fondi non si possono prevedere elezioni di secondo grado. Il supersindaco o il Presidente dell'associazione dei comuni deve essere scelto dai cittadini. Comunque, ha aggiunto Bonesu, non è un problema di Comunità montane, ma è un problema di unione dei comuni. Se montani avranno poi compiti più propriamente montani. Ma le diverse "unioni" avranno come scopo primario quello di fornire servizi.
Bonesu ha, poi, affrontato il problema della rappresentatività democratica dei nuovi organismi, perchè si prevede anche l'esclusione di particolari comuni, perchè si vuole ridurre il ruolo dei centri maggiori, perchè si vuole impedire loro di partecipare, anche come minoranza alle assemblee comunitarie. Una proposta di legge, quella in esame, che bisogna profondamente rivedere.Dopo aver ricordato alcune fasi del lavoro in Commissione, il capogruppo di A.N. on. Masala ha detto che lo stesso assessore Manchinu aveva sostenuto la necessità di rivedere l'intera materia in un progetto complessivo di riforma. "Ma questa, ha aggiunto Masala, è una falsa riforma".
Le modifiche della proposta di legge non riguradano solo la riduzione degli assessori o i risparmi che ne derivano, cose che sono condivise da tutti, ma implicano ritocchi all'architettura istituzionale; e ciò significa riformare strutturalmente le Comunità, dando loro una autonomia statutaria.
Non si dica perciò - ha aggiunto - che si vogliono approvare delle norme sul funzionamento delle Comunità montane, perchè siamo di fronte a un progetto riformatorio che si vuole far passare per una modifica di poco peso politico.
Masala si è poi soffermato sul problema della rappresentanza nelle Comunità montane riconoscendo all'on. Bonesu di aver centrato la questione quando parlava di piccoli comuni che soffocano numericamente la volontà dei comuni più grandi in quanto il sistema si basa sulla rappresentanza paritetica. Non ci si meravigli pertanto, ha concluso Masala, se non tutti i gruppi sono favorevoli a questa proposta.Il problema politico alla base di questa legge, un intervento parziale che non affronta la riforma delle Comunità montane nella sua globalità, è stato sottolineato anche dal capogruppo di F.I., on. Pittalis, il quale, inoltre, ha invitato il PDS ad un atteggiamento più morbido, per evitare un pericoloso muro contro muro. Il provvedimento, quindi, dovrebbe tornare in Commissione, il luogo adatto per un serio confronto tra le diverse posizioni.
Il problema delle Comunità montane non è solamente quello di una riduzione del numero degli assessori, per dare efficienza all'azione amministrativa delle Comunità stesse. Se questo fosse il toccasana per il funzionamento di quegli enti intermedi, l'opposizione farebbe questa identica proposta al Presidente della Giunta regionale. Se ridurre il numero degli assessori garantisce l'efficienza dell'esecutivo, lo si dovrebbe immediatamente chiedere anche all'on. Palomba. Non si può, quindi, andare avanti per parti. E Pittalis ha sollecitato un ritorno di questo provvedimento in Commissione, per un esame più approfondito e più compiuto da effettuarsi, con l'impegno di tutti, nel giro di qualche giorno.A questo punto il presentatore della proposta di legge l'on. Falconi ha chiesto che, alla luce delle affermazioni sentite nel corso del dibattito, la discussione venga rinviata a domani per consentire una ulteriore riflessione sulla materia ed una possibile mediazione fra le diverse posizioni emerse. Trattandosi di norme generali che investono l'interesse di tutti è necessario, ha detto, cercare convergenze.
L'on. Bonesu, (PSd'Az), ha proposto che il provvedimento venga rinviato all'esame della Prima Commissione, a condizone che la proposta avanzata dall'on. Bertolotti venga ritirata e ripresentata.
Dal suo canto il capogruppo dei Progressisti Fed. on. Scano ha proposto che alla luce dei problemi procedurali e di merito sia utile un dialogo di quelche ora fra maggioranza e opposizione per trovare la possibilità di un compromesso.
L'on. Bertolotti (F.I.), ricordato che i problemi di carattere procedurale sono stati superati dagli emendamenti da lui presentati, ha affermato che la Commissione può rivedere l'intera materia alla luce, appunto, degli emendamenti.
Il presidente Milia ha messo a votazione la proposta di Bonesu (rinvio alla Commissione) e quella di Falconi (rinvio della discussione a domani). La prima è stata approvata, la seconda è stata respinta.
La proposta di legge Falconi tornerà quindi in Commissione per essere esaminata insieme a quella presentata da Bertolotti.
Progetto di Legge n. 127 - Busonera, Zucca, I. Dettori
Interventi a favore della istituzione di scuole civiche di musica".La Sardegna è l'unica Regione che non ospita, in ogni capoluogo di provincia, un conservatorio o una struttura analoga. Questa carenza contrasta, tra l'altro, con la grande passione per la musica dei sardi. L'on. Busonera, (Progr. Fed.), relatore del provvedimento ha sottolineato l'importanza che la musica ha nel processo di crescita culturale di ogni società.
L'istituzione di scuole di musica in molti centri dell'Isola, specie in Gallura, in Ogliastra, nel Sulcis-Iglesiente, a Quartu S. Elena potrebbe favorie, quindi, questa crescita culturale e favorire anche opportunità di lavoro per tanti giovani sardi.
Questo provvedimento, ha concluso Busonera, può quindi colmare la mancanza di strutture per la cultura musicale e può stimolare lo studio della nusica in molte realtà isolane.Favorevole all'approvazione di questo PL anche l'on. Petrini, (Misto-Rinnovamento Italiano), la quale ha sottolineato l'importanza della musica e della cultura, nel processo di crescita civile della gioventù sarda. L'istituzione di queste nuove scuole è stata quindi giudicata quanto mai opportuna.
Favorevole al progetto di legge in esame si è dichiarato anche l'on. Marco Tunis, (F.I.), il quale ha criticato la scarsa sensibilità della "classe dirigente precedente". Le scuole di musica, infatti, possono favorire la creazione di molti posti di lavoro e possono allontanare molti giovani dai pericoli insiti nella società moderna. Tunis ha chiesto, inoltre, una dotazione finanziaria superiore a quella prevista.
A nome della Giunta è intervenuto l'assessore agli Affari Generali, on. Ballero, il quale ha espresso apprezzamento per il contenuto del provvedimento e ne ha auspicato l'approvazione.
Conclusa la discussione generale, è stato approvato il passaggio all'esame dell'articolato e degli emendamenti. Sono intervenuti, anche più volte i consiglieri Vassallo (R.C.); Busonera (Progr. Fed.); Serrenti, assessore alla Cultura; Ivana Dettori (Progr. Fed.); Bonesu (PSd'Az); Frau (A.N.); Cherchi (Progr. Fed.); Marco Tunis (F.I.); Petrini (Misto).
Messa in votazione con il sistema elettonico, la proposta di legge è stata approvata. Erano presenti 72 consiglieri, hanno votato sì 61, contrario 1, astenuti 10.
Disegno di legge n. 318 - Giunta regionale
Integrazione alla legge regionale 25 novembre1983, n. 27,
concernente "Provvidenze a favore dei talassemici,
degli emofilici e degli emolinfopatici maligni".Il Consiglio si è poi occupato di un disegno di legge, il n. 318, predisposto dalla Giunta regionale per interventi a favore dei talassemici e degli emofilici sottoposti, positivamente, al trapianto del midollo osseo.
Il relatore del provvedimento, l'on. Ladu, (Ppi), illustrando il provvedimento ha indicato le ragioni che hanno spinto la Regione a prevedere interventi finanziari a sostegno dei sardi affetti da queste patologie di notevole gravità, sottoposti a trapianto del midollo, i quali incontrano non poche difficoltà ad inserirsi nel mondo del lavoro.
Sino a poco tempo fa i malati sardi erano costretti a recarsi in ospedali del Continente per gli interventi necessari. Ora questi interventi possono essere effettuati, con risultati particolarmente positivi, anche negli ospedali isolani. La Regione da tempo aveva previsto interventi a favore dei talassemici e degli emofilici. Con questo DL questi sostegni finanziari possono proseguire anche per i cinque anni successivi al trapianto, periodo nel quale il malato ed i suoi familiari incontrano non pochi disagi.L'on. Liori (A.N.), dopo aver apprezzato il contenuto del disegno di legge a favore dei talassemici, ha invitato l'Assemblea a votare all'unanimità il provvedimento.
Parole di elogio sono state espresse dall'on. Petrini (Misto) per i sostenitori del progetto di legge. L'oratore ha anche ricordato i dati numerici dei pazienti che potranno godere dei benefici del provvedimento. Sono circa 250 ai quali si aggiungono una quindicia di pazienti che hanno subito l'autotrapianto del midollo spinale.
L'assessore alla Sanità on. Paolo Fadda, dopo aver ringraziato la Commissione per il rapido lavoro svolto, si è augurato che nel futuro siano sempre di più i malati che si avvarranno delle strutture sarde anzichè recarsi in altre parti del Paese per essere sottoposti al trapianto del midollo.
Approvato il passaggio all'esame degli articoli e degli emendamenti, è intervenuto nella discussione l'on. Ladu (Ppi); messo in votazione il provvedimento è stato approvato all'unanimità.
Il Consiglio regionale proseguirà
i suoi lavori domani alle ore 9,30.