Nota stampa
della seduta n. 218 pomeridiana del 18 settembre 1997

 


Il Consiglio regionale, riunito sotto la presidenza dell'on. Gian Mario Selis, e quindi dell'on. Zucca, ha ripreso i suoi lavori.

In apertura di seduta sono state date le comunicazioni riguardanti:

 


Disegno di legge n. 351,
"Partecipazione della Regione Autonoma
della Sardegna al capitale della Banca CIS SpA".

Il relatore, on. Balia (Fed. Dem.) ha ricordato che da tempo, nel mondo politico ed economico, si è sviluppato un dibattito sui rapporti tra politica ed istituti di credito. Tempo fa è stata effettuata una conferenza sul credito che è servita a puntualizzare diversi aspetti del rapporto tra Regione e istituti di credito. Attraverso la politica del credito si determineranno le condizioni in cui opera l'imprenditoria isolana.
Secondo Balia, le indicazioni del Ministro del Tesoro tenderanno a sottrarre gli istituti di credito dall'influsso delle istituzioni, ma la Regione deve avere un ruolo di garanzia e propulsione del sistema di credito sardo.
La Commissione programmazione ha sollecitato la Giunta affinché la Regione partecipasse al capitale del CIS in maniera tale da poter conservare il ruolo di socio di riferimento dell'Istituto di Credito.
La partecipazione che si vuole sottoscrivere, ha aggiunto Balia, tende a conservare il ruolo della Regione nell'indirizzo della politica creditizia.
Sarebbe opportuno eliminare però i dubbi sull'aumento di capitale, ha detto ancora Balia, attraverso il quale non si vogliono dare indirizzi per l'assorbimento di altri istituti di credito, ma semmai quelli tendenti a conservare le quote di proprietà della Regione stessa.
L'aumento del capitale sociale, ha concluso Balia, dovrebbe avvenire in due tranches distinte e dovrebbe consentire alla Regione di esercitare un diritto di opzione qualora non vogliano intervenire gli altri istituti di credito, Banco di Sardegna e Banca di Sassari.

Questa operazione, ha affermato l'on. Balletto,(F.I.), solleva numerose perplessità che fanno nascere seri dubbi sul ruolo e sulle finalità che la Regione sta perseguendo nel settore del credito.
In apertura dell'intervento, Balletto aveva ricordato la benemerita attività del CIS svolta a favore dell'industria sarda ed aveva sottolineato che l'istituto di credito aveva ben operato fino al momento in cui è caduta sotto l'ingerenza politica che ne ha condizionato l'azione.
Quando si era chiesto l'aumento del capitale sociale, ha detto, si è fatto perché il capitale stesso era stato intaccato per la copertura delle situazioni di passività, per annullare le perdite delle ultime gestioni e per sostenere un programma di sostegno e di sviluppo.
Poi, con l'intervento politico, è cambiato il quadro . Un quadro che porterà a risultati controproducenti in quanto la Regione dovrà coprire anche le quote che non verranno optate dal Banco di Sardegna e dalla Banca di Sassari ed in quanto il Tesoro conferirà solo i crediti che vanta nei confronti della Banca CIS.
La realtà è che la Regione governata da questa maggioranza di centrosinistra sta cercando di ritagliarsi, per il futuro, un ruolo nel settore del credito, anche in ragione del fatto che l'Ambro Veneto ridurrà il suo interesse verso la Banca CIS in seguito ad un accordo di collaborazione con la CARIPLO.
Secondo Balletto, si è in presenza di una fredda operazione con la quale si attua una espansione del pubblico nel settore del credito.
Balletto si è chiesto quindi come mai il Banco di Sardegna e la Banca di Sassari abbiano rinunciato all'aumento del capitale ed anche alle quote da esse possedute.
La ragione è che la Regione, sottoscrivendo quelle quote non optate, manterrà il valore delle stesse permettendo a quegli istituti di non perdere circa sette miliardi di lire.
Balletto ha concluso affermando che la sinistra completerà con questa operazione il disegno di occupazione del sistema del credito in Sardegna e che la Banca CIS sarà destinata a diventare uno dei tanti carrozzoni clientelari.

Sull'operazione di ricapitalizzazione della Banca CIS, ma difendendo le iniziative della Giunta regionale, è intervenuto anche l'on. Secci, (Ppi), presidente della Commissione Programmazione economica dell'Assemblea regionale. Secci, ha quindi, ricordato l'iter necessario per autorizzare l'operazione di aumento del capitale della Banca CIS.
Secci ha, tra l'altro, ricordato il lavoro della Commissione ed ha sottolineato come "sarebbe giusto e meglio se la Regione non partecipasse al capitale sociale di tante aziende". Ma la Regione deve essere presente nella aziende dell'agro-industria, del credito, nelle società minerarie per "garantire una qualche speranza di rilancio, per favorire il processo di ammodernamento e di miglioramento delle diverse iniziative economiche, nelle quali l'ente pubblico è presente".
Certamente, una volta risanate, queste società potranno essere rimesse sul mercato ed è quello che deve fare la Giunta regionale. Secci ha, quindi, chiesto l'approvazione di questo Disegno di legge ed iniziative concrete per sanare le società sarde.

Per l'on. Bonesu (PSd'Az), da parte dell'opposizione si avanzano dubbi e perplessità, ma la vera ragione per cui questa operazione va fatta è che se la Regione non parteciperà alla ricapitalizzazione della Banca CIS, nella prossima assemblea il nome della Banca verrà modificato in quello di Credito Industriale padano.
Il problema, ha aggiunto Bonesu, è solo quello di mantenere il controllo della Banca in Sardegna. Sarà la Regione per ora a detenerlo ma poi si deciderà di darlo ai privati.
Quanto ai dubbi sollevati da Balletto circa la rinuncia da parte del Banco di Sardegna e della Banca di Sassari a sottoscrivere il capitale, Bonesu ha affermato che è una scelta chiara e motivata dal fatto che con la specializzazione del CIS in banca generale questi istituti non hanno più l'interesse a finanziare un potenziale concorrente.
Infine, ha detto Bonesu, è a tutti chiaro, tranne ad un'opposizione che appare rigida e preconcetta, la necessità che in Sardegna non esista una sola banca monopolio del mercato del credito.

L'attuale situazione economico-finanziaria isolana suggerisce la rapida approvazione del DL che prevede l'aumento della quota regionale nel capitale azionario della Banca CIS. Partendo da questa considerazione e ricordando come la Regione acquisirebbe le azioni della Banca CIS ad un prezzo di emissione decisamente più favorevole di quello di mercato, l'on. Murgia, (PSFD), si è fermamente dichiarato favorevole a questa iniziativa, perché la Banca CIS è uno strumento di "razionalizzazione" del sistema creditizio isolano.
Murgia, quindi, anche auspicando che qualche privato molto serio acquisti la quota dell'Istituto di credito cagliaritano ancora in mano al Tesoro, ha ribadito come la Regione non debba e non possa abbandonare ulteriormente un settore strategico, come è quello del credito, che condiziona pesantemente l'intero sistema produttivo isolano.
Per Murgia, quindi, questo disegno di legge deve essere assolutamente approvato.

A sentire i vari interventi che si sono susseguiti in quest'Aula sembra che l'opposizione sia in "maniera preconcetta" contraria all'operazione di aumento del capitale della Banca CIS. L'on. Casu (F.I.), partendo da questa considerazione ha illustrato la posizione della sua parte politica in questa operazione finanziaria.
L'operazione sull'aumento di capitale, che scadeva il 12 settembre scorso, è stata esercitata? ha chiesto Casu. Da tempo, inoltre, si parla di privatizzare le società regionale. Perché non lasciare che siano i privati a rilevare le quote non optate?
Casu ha quindi sottolineato come tutte le industrie in mano alla Regione siano pericolosamente in deficit ed anche l'operazione sul capitale della Banca CIS non sia stata deliberata per riorganizzare la struttura dell'Istituto di credito, ma semplicemente per coprire le perdite di esercizio accumulate, in questi ultimi esercizi societari per l'incapacità degli amministratori pubblici o scelti dal potere pubblico.
Non si può accettare un modo simile di agire, ha aggiunto Casu, perché i soldi si trovano solo quando questa Giunta lo decide. Per iniziative nuove e concrete l'assessore alla programmazione nega la possibilità di finanziare interventi. Quando, poi, si tratta di gruppi e di società particolari, appunto come la Banca CIS, l'Ente minerario sardo, l'Ente Lirico di Cagliari i fondi ed anche consistenti, per coprire i deficit, si trovano.

Anche il capogruppo dei Progressisti Federativi, on. Scano, ha riaffermato che la scelta della Regione è fondata, condivisibile e per certi versi obbligata. Per due motivi: primo, perché è necessario che si mantenga un socio di riferimento; secondo perché è altrettanto necessario che venga mantenuto al sistema creditizio sardo una posizione prioritaria.
"Si sta evitando, ha aggiunto Scano, di dare ad altri le chiavi e non stiamo decidendo che la Regione terrà queste chiavi". E' infatti venuto maturando in Sardegna il convincimento che la Regione debba riservare al settore un'attenzione diversa rispetto al passato, ponendosi in una posizione di controllo e di forza nei confronti dello strapotere (anche di recente dimostrato) delle banche.
La nostra posizione, ha detto ancora Scano, è che il processo di privatizzazione innescato da Amato è irreversibile e che su quella strada si deve andare se si vuole reggere la concorrenza straniera. "Noi, ha detto, diciamo chiaramente che non spetta alla Regione gestire le banche, ma diciamo anche che fino ad ora, in merito al sistema del credito sardo, non esistono decisioni nè del Consiglio nè della Giunta. Il dibattito è ancora aperto e bisogna davvero approfondirlo.

L'assessore alla Programmazione Sassu, riferendosi a quanto affermato dall'on. Casu, ha detto che non si può essere soddisfatti del sistema creditizio sardo, che non va bene perché è in una "situazione patologica". Occorre rilanciare la politica del credito da parte della Regione. Ciò non vuol dire aumentare la partecipazione azionaria della Regione nè tantomeno opporsi alla Banca d'Italia, una politica del credito si può fare creando condizioni che favoriscano il rilancio del credito in Sardegna, dove oggi c'è una situazione monopolistica.
L'atteggiamento delle banche si adegua a quello dell'azienda leader, il Banco di Sardegna, leader per il numero degli sportelli. Pertanto, ha aggiunto Sassu, il sostegno ad una banca in difficoltà rappresenta una politica del credito che crea condizioni differenti nel sistema bancario regionale.
Rivolgendosi all'on. Bonesu, Sassu ha detto che c'è necessità di più banche presenti in Sardegna. La decisione della Giunta è saggia, perché si muove lungo l'obiettivo del miglioramento del sistema creditizio e dei rapporti tra credito e Regione.
Le motivazioni addotte dall'on. Balletto, ha aggiunto Sassu, confermano il dovere istituzionale di intervenire a favore del CIS.
Sassu ha poi affermato che Banco di Sardegna e Banca di Sassari mirano a creare ulteriori difficoltà al CIS. Ecco perché non sottoscrivino l'aumento del capitale, in una logica puramente aziendale. Ma la Regione non può tirarsi indietro, perché deve salvaguardare il valore della propria quota capitale. Per Sassu, quindi, l'operazione è doverosa e corretta. E' auspicabile che la quota del Tesoro venga collocata sul mercato, e l'advisor si sta muovendo in questo senso, perché è opportuno che il CIS abbia una posizione più solida senza un ulteriore apporto della Regione che potrebbe anche optare per l'acquisto delle azioni che altri soggetti non vogliono.
Sassu ha concluso affermando che il Presidente del CIS rappresenta "certezze di autonomia" nei confronti di influenze esterne, e da la garanzia che le risorse saranno amministrative bene per migliorare le condizioni del credito in Sardegna.

Votato il passaggio all'esame degli articoli, questo è stato approvato.

Nella discussione sugli articoli e sugli emendamenti è intervento l'on. Balletto (F.I.).

L'articolo 1 del Disegno di legge, votato a scrutinio segreto dietro richiesta del gruppo di F.I., non è stato approvato.

Dopo una breve conferenza dei Capigruppo, l'Assessore Sassu ha comunicato che, prendendo atto della votazione, la Giunta ha ritirato il disegno di legge 351/A.

 


Proposta di legge n. 226/A
Riconoscimento del ruolo sociale delle Società di Mutuo soccorso
ed interventi a tutela del loro patrimonio storico e culturale.

Si è quindi proceduto con la votazione della Proposta di legge, la cui votazione effettuata nella seduta precedente non era risultata valida per la mancanza del numero legale.

La votazione finale, a scrutinio segreto dietro richiesta del gruppo di F.I., ha dato il seguente risultato:

Presenti 68
Votanti 68
Maggioranza 34
Si 38
No 28
Astenuti 1
Nulli 1.

Il provvedimento è stato approvato.

 


Schema di norma di attuazione n. 2/A
Norma di attuazione dello Statuto per la Regione Sardegna
recanti modifiche ed integrazioni al D.P.R. 16 gennaio 1978, n. 21,
riguardanti il controllo della Corte dei Conti.

Premesso che la Regione sarda è costretta ad inseguire le regioni a statuto ordinario, l'on. Bonesu (Psd'Az.) ha affermato che infatti queste norme ricopiano il contenuto della legge Bassanini bis. In pratica il controllo della Corte dei Conti si eserciterà d'ora in poi esclusivamente sui regolamenti e sugli atti derivanti dall'appartenenza al sistema dell'Unione europea. Ciò comporta che avverrà una semplificazione, tuttavia bisogna fare in modo che, spariti i controlli, la Regione non diventi un eden dell'illegalità. E bisogna - ha concluso Bonesu - che si vari una normativa interna che regolamenti il meccanismo e le procedure regionali.
In questo senso è stato presentato un ordine del giorno che impegna la Giunta ad adottare proposte da sottoporre al Consiglio.

La posizione della Giunta regionale "che in ogni caso è passata dai sei anni di ritardo ai soli tre mesi necessari per adeguare le proprie norme alle leggi nazionali" è stata illustrata dall'assessore agli Affari Generali, on. Ballero.
L'esponente dell'Esecutivo ha, inoltre, annunciato che è stato avviato un serio esame della situazione e che, in tempi brevi, la Giunta intende presentare le proposte legislative necessarie per organizzare un tempestivo ed efficace sistema di verifica e controllo degli atti amministrativi della Regione.
L'assessore Ballero ha, quindi, sollecitato l'approvazione dello schema di norme di attuazione sul controllo della Corte dei Conti.

Il Presidente ha comunicato che è stato presentato un Ordine del giorno che, messo ai voti, è stato approvato.

 


Schema di norme di attuazione n. 3/A
Norme di attuazione dello Statuto per la Regione Sardegna
concernente "Istituzione di punti franchi".

Nell'illustrare "con soddisfazione" il lavoro svolto in Commissione, il relatore on. Murgia (Fed. Dem.) ha affermato che sono stati superati i dubbi e le tensioni avanzati inizialmente da chi riteneva che fossero state favorite alcune zone territoriali. La Commissione ha però trovato l'unanimità sulle proposte di gestione della norma che mirano a massimizzarne gli effetti.
Secondo Murgia, la norma è solo una tappa di un percorso più ampio, che dovrà portare dalla zona franca doganale a condizioni migliori di tipo fiscale, che possono rappresentare una maggiore riduzione di costi.
La Commissione, ha aggiunto Murgia, ha ribadito l'obiettivo irrinunciabile della zona franca fiscale, sottolineando la necessità di accelerare le procedure per la delimitazione delle zone interessate.
Perciò, ha concluso Murgia, sarà presentato uno specifico ordine del giorno che indichi alla Giunta le tappe da percorrere nel più breve tempo possibile, individuando un ruolo attivo dei Consorzi industriali, mentre le proposte da sottoporre al Consiglio dei Ministri dovranno essere portate all'attenzione del Consiglio regionale.

Poiché l'elemento fondante dell'istituzione dei porti franchi è la loro delimitazione e poiché di delimitato c'è solo il porto canale di Cagliari, ha esordito l'on. Locci (A.N.), significa che oggi come punto franco ci è stato accordato soltanto Cagliari. Gli altri porti (Olbia, Porto Torres, Oristano, Portovesme ed Arbatax) sono indicati soltanto in via provvisoria in quanto non è stata definita la loro delimitazione. Sarebbe stato meglio, quindi, dire che "potranno essere istituite le zone franche ecc. ecc."
Locci ha voluto mettere in rilievo due aspetti. Il primo si riferisce a S. Antioco che, ha detto, è l'unico porto commerciale della Sardegna a non essere stato incluso nel progetto. Spera tuttavia che essendo il porto di S. Antioco collegato a Portovesme con le sue industrie e le sue strutture, in futuro possa essere incluso. Passando al secondo aspetto l'oratore ha detto che non si devono usare toni trionfalistici per l'approvazione della norma attuativa dell'art. 12 dello Statuto. Se è vero che può considerarsi un evento storico per l'annosità del problema, è anche vero che lo scenario in cui nacque quell'articolo 12 era ben diverso da quello attuale. Allora non esisteva la Comunità europea ed i dazi erano elevati. La zona franca rappresentava in effetti una possibilità di sviluppo economico.
"Ma oggi, ha detto ancora Locci, il quadro è completamente diverso e le zone franche non hanno più efficacia economica per il fatto che i dazi doganali si sono ridotti considerevolmente. Un impatto minimo quindi, non in grado di funzionare da volano per superare il problema dell'occupazione e dello sviluppo".
Il gruppo di A.N. voterà a favore soltanto perché è stata inserita nell'ordine del giorno la richiesta della zona franca fiscale per tutto il territorio dell'isola. Altrimenti accadrà che alcune zone si avvantaggino rispetto ad altre accentuando il gap esistente fra diverse zone.
Locci, nel concludere, ha ricordato che esistono altre isole della Comunità europea che godono di agevolazioni dovute al riconoscimento dell'insularità. Si tratta di realtà omogenee alla nostra e quindi ci si deve battere per ottenere gli stessi vantaggi. Purtroppo, ha detto, i nostri governi da decenni non sono capaci di portare avanti i veri problemi dell'Isola. Su questo è necessario riflettere.

L'accordo raggiunto in Prima Commissione non è stato giudicato "positivamente" dall'on. Vassallo (R.C.), il quale ha, infatti, contestato l'accordo raggiunto in sede di commissione paritetica e "sbandierato con grande enfasi" dal presidente Palomba.
Questo accorso servirà a poco, ha aggiunto Vassallo, e non sarà utile neanche a Cagliari, perchè l'accordo raggiunto interesserà solo "il porto canale" di Cagliari e "taglierà fuori" le industrie che operano fuori da questo porto.
I benefici saranno, inoltre, ancora lontani, perchè il porto canale entrerà in funzione non prima della fine del prossino 1998. Il testo proposto con troppo ottimismo e con grande enfasi, quindi, deve essere respinto perchè inutile e non in grado di garantire tutte le richieste di esenzione fiscale, di istituzione di una reale zona franca, avanzata da tutte le parti politiche presenti in Consiglio e dai rappresentanti di tutte le zone dell'Isola.
Vassallo ha sottolineato anche come il testo proposto ed approvato dalla Commissione paritetica non sia che il frutto di una decisione autonoma della Giunta, che non ha tenuto assolutamente conto delle proposte delle diverse forze politiche, e che ha "sbandierato" i risultati raggiunti come "storici", mentre non sono altro che "una bufala", annunciata con grande clamore propagandistico, ma del tutto privi di valore concreto.
Concludendo il suo polemico intervento, Vassallo ha rivolto una serie di pressanti domande che riguardano l'entrata in funzione del porto canale di Cagliari; la mancata delimitazione degli altri punti franchi; l'istituzione di punti franchi ben più ampi, in modo da collegarli alle vicine zone industriali; le iniziative per compensare la mancaza di entrate fiscali, con nuovi trasferimenti; le iniziative concrete per introdurre in tutta l'Isola una reale zona franca fiscale.
In conclusione, ha detto Vassallo, tutto questo grande successo non è altro che l'attuazione di un articolo dello Statuto, approvato cinquanta anni fa. Ed ha, quindi, proposto alcune sostanziali modifiche all'ordine del giorno proposto dalla Prima Commissione e sottoscritto dai capigruppo consiliari.

Secondo l'on. Paolo Fois (Progr. Fed.), è opportuno sottolineare alcuni aspetti rilevanti. La Seconda Commissione, nel dicembre 1996, aveva preso posizione sulle proposte della Commissione paritetica Stato-Regione, ed in particolare sulla differenziazione tra zona franca doganale e zona franca fiscale. Quest'ultima deve essere sottoposta all'UE, e su ciò era stata richiamata l'attenzione della Commissione paritetica che ha regolato oggi solo gli aspetti della zona franca doganale.
Fois ha proseguito affermando che era stato detto che la zona franca doganale, per nascere, deve avere a priori la precisa delimitazione territoriale. Ma questo aspetto è stato ignorato dalla Commissione paritetica. Infine, la zona franca fiscale è legata allo status delle isole e delle regioni periferiche come previsto dal trattato di Maastricht. Ecco perchè Madeira ha avuto la zona franca fiscale, in quanto regione ultraperiferica.
Per ottenere questo status, ha detto ancora Fois, occorre avviare una battaglia nei confronti della UE per ottenere le regole della coesione economica e sociale.
Tutte queste considerazioni, ha detto ancora Fois, sono state determinanti per manifestare il consenso al testo presentato perchè anche se la zona franca doganale non risolve i problemi della Sardegna, la mancata attuazione di una norma dello Statuto avrebbe indebolito la lotta della Sardegna per ottenere la zona franca fiscale.
Per Fois, nello Statuto c'è un'altra norma non applicata, l'art. 52, che differenzia la Sardegna rispetto alle altre Regioni italiane per quanto riguarda i trattati commerciali con l'estero. E forse, ha aggiunto Fois, l'attuazione di questa norma è anche più importante della zona franca.
Questo dibattito, ha concluso Fois, dovrebbe ribadire l'importanza di quella norma e pertanto la Giunta dovrebbe porla immediatamente all'ordine del giorno dei lavori della Commissione paritetica Stato-Regione.

La norma di attuazione in esame arriva, effettivamente, dopo cinquanta anni ed arriva in lingua assolutamenbte burocratica. Dopo tanti anni, però, almeno sarebbe stata necessaria una reale "pariteticità tra le due parti". E l'on. Bonesu, (PSd'Az), ha rimarcato come si sia fatto un compitino, senza grande intelligenza e chiarezza.
In base al codice doganale europeo, ha ricordato Bonesu, si potranno fare zone franche in tutte le parti dell'Isola. Ma queste zone franche devono essere delimitate e, se necessario, sorvegliate. Non sorgeranno altri problemi, si è chiesto Bonesu? Ed ha proposto, visto che i punti franchi non esistono più, ma sono diventati zone franche, "perchè non estendere a tutta la Sardegna la zona franca? L'Isola, infatti, è facilmente sorvegliabile ed i varchi doganali non creerebbero ai sardi i previsti e possibili, anzi certi, problemi e disagi.
Si è abbandonata l'ipotesi di zona franca fiscale, come la Corsica, che darebbe risultati concreti e si è optato per una zona franca doganale che, invece, garantirebbe pochissimi benefici. Infatti non sarebbe che una "zona franca di serie B". D'altro canto bocciare questa norma di attuazione sarebbe, però, molto pericoloso. Forse sarebbe meglio puntare su un nuovo decreto del presidente del Consiglio, modificandolo se del caso in un secondo tempo.
Bonesu, però, dopo aver ribadito che le zone franche doganali ben poco servono se diverse da quelle fiscali, ha criticato le decisioni e le iniziative della Giunta, che ignora sempre le indicazioni e le proposte del Consiglio. Non è possibile, forse, approvare un documento che non tiene conto dei dibattiti avvenuti in Aula, delle idee espresse dai componenti dell'Assemblea regionale, delle firme di 150 mila sardi che chiedono una zona franca fiscale e reale.
Anche le indicazioni contenute in questa "burocratica" norma sono suferficiali e controproducenti. Nella zona franca doganale di Cagliari, ad esempio, non esiste nessuna industria produttiva. Zona franca, per chi? Si è chiesto Bonesu. E sugli altri porti non si è deciso ancora nulla. Sarebbe meglio quindi coinvolgere in queste scelte anche coloro che effettivamente conoscono la realtà delle zone industriali, degli agglomerati produttivi, all'interno dei quali questi punti franchi doganali dovrebbero essere istituiti.
L'estrema perifericità della Sardegna, la sua insularità, le esigenze sociali ed economiche dell'Isola, ha concluso Bonesu, impongono una scelta più incisiva e decisa ed il Consiglio deve battersi per giungere alla immediata istituzione di una reale zona franca regionale.

Siamo di fronte ad un fatto importante, ha detto l'on. Scano (Progr. Fed.) ed il Consiglio è in grado di esprimere un parere positivo.
Se l'obiettivo è la crescita del sistema delle imprese ai fini dello sviluppo, gli sgravi contributivi e gli incentivi fiscali sono fondamentali. Allora la zona franca fiscale diventa decisiva. Per il Consiglio, quindi, l'obiettivo è quello della zona franca fiscale per tutta la Sardegna, come strumento di propulsione dello sviluppo. Ciò esige un impegno e una lotta con il governo sia nazionale che a livello di Comunità europea.
Per Scano, i punti franchi doganali hanno una loro valenza per certe aree della Sardegna, anche se limitativa. Ma configurano un primo passo in avanti, una tappa essenziale per la conquista della zona franca fiscale.
Va dato atto al Governo regionale e nazionale, ha aggiunto Scano, di aver scelto il metodo più spedito, cioè quello delle norme di attuazione, valorizzando una prerogativa del nostro Statuto.
Se sono comprensibili i timori, ha detto ancora Scano, non è comprensibile più l'autolesionismo. Il lavoro della Commissione è stato un atto di grande maturità, con il superamento del campanilismo e delle spinte territoriali. Ora c'è da vincere un'altra sfida: occorre subito delimitare le altre aree, e rimettere mano a quella di Cagliari. Poi si dovrà lavorare tutti sull'obiettivo di fondo, la zona franca fiscale, che è un obiettivo realistico perchè si inserisce nella politica di rilancio del Mezzogiorno e nelle future manovre finscali di sostegno alle imprese.
In questo contesto, ha concluso Scano, la Sardegna può diventare quindi interessante ed attraente per il mondo imprenditoriale.

Dopo aver precisato che la sua firma sull'ordine del giorno è di carattere personale e non coinvolge gli altri componenti del gruppo Misto, l'on. Amadu ha affermato che questo progetto viene in qualche modo subito dalla Sardegna, perchè il governo regionale niente ha fatto per portare avanti il problema dei punti franchi.
L'istituzione dei punti franchi costituisce comunque una opportunità per i sardi e per questo motivo voterà a favore. Con la speranza che la Giunta in breve tempo apra una partita con il Governo nazionale affinchè la definizione della "pratica" sia completata nel senso più equilibrato, senza cioè creare ulteriori motivi di disparità fra le diverse zone della Sardegna, Amadu ha concluso il suo intervento.

"Con profonda soddisfazione" la Giunta regionale ha, quindi, preso atto dei risultati del dibattito in Consiglio e del lavoro fatto in Commissione. I risultati sono importanti, ha aggiunto l'assessore agli Affari generali on. Ballero, rispondendo agli oratori intervenuti nel dibattito sulla norma di attuazione. Sono passati cinquanta anni, ha ricordato l'esponente dell'Esecutivo, ma finalmente è passato il principio contenuto nello Statuto. Non si poteva fare diversamente, perchè lo Statuto prevedeva quelle iniziative e da quel punto di partenza non si poteva assolutamente prescindere.
Secondo Ballero le scelte delle sei zone franche, nei principali porti della Sardegna, è una scelta realistica ed obbligata. Poi si potranno, eventualmente scegliere altre dislocazioni, tenendo conto di quelle che sono le esigenze e le possibili evoluzioni che si registreranno in altre parti dell'Isola.
Certamente la zona franca doganale non esaurisce le esigenze e le richieste della Sardegna, ha aggiunto Ballero, ma è un primo grande, passo. Certamente la zona franca doganale si sarebbe potuta avere con una norma ordinaria da parte dello Stato. Per una zona franca fiscale, invece, è necessario un accordo con le autorità comunitarie.
La Sardegna, quindi deve elaborare una proposta credibile ed in grado di rilanciare l'economia dell'Isola, come è avvenuto in Irlanda, proporla al Governo nazionale e spingere lo Stato a contrattarla con la Comunità europea.
Comunque, ha concluso Ballero, il risultato ottenuto è un ottimo punto di partenza, se attuato tempestivamente, per giungere alla istituzione di una zona franca fiscale in tutta l'Isola.

Il Presidente ha comunicato che è stato presentato un Ordine del giorno con alcuni emendamenti.

Nella discussione sugli emendamenti sono intervenuti gli onorevoli Vassallo (R.C.); Murgia (Fed. Dem.) e Ballero (assessore agli Affari Generali).

Sull'ordine del giorno, per dichiarazione di voto, è intervenuto l'on. Aresu (R.C.) che, nel dichiarare la propria astensione, ha sottolineato come molti degli intervenuti siano stati critici nei confronti della proposta della Commissione paritetica, proposta che in verità è stata formulata dalla Regione. Non esiste quindi alcun motivo di soddisfazione per l'applicazione, dopo 50 anni, dell'art. 12 dello Statuto. In pratica, secondo Aresu, con la zona franca doganale non si ottiene nulla.

L'astensione è stata annunciata anche dall'on. Bruno Dettori (Misto-Rinnovamento) in quanto ciò che viene proposto è ben poco rispetto alle aspettative dei sardi. Nel deliberato, inoltre, c'è una "fragilità estrema ed offensiva", a Roma deve arrivare un messaggio preciso sulla volontà di tutta la Sardegna di ottenere risultati concreti con una vera zona franca fiscale. Certamente non si può gioire di un semplice intervento di tipo doganale che non può rilanciare lo sviluppo. Forse la Commissione paritetica ignora la grave disoccupazione esistente in Sardegna, o la nuova ondata di sardi che emigrano alla ricerca di lavoro.
Da sardo, ha concluso Dettori, non mi riconosco in questo ordine del giorno che mira ad ottenere cose di pochissimo conto, se si pensa a ciò che ha avuto la Corsica.

Il capogruppo di Rifondazione Comunista on. Montis ha annunciato che il suo schieramento non voterà contro l'ordine del giorno anche se è da criticare l'incapacità della maggioranza di dialogare sui temi di grande rilevanza come quello in discussione.
Siamo stati tacciati di autolesionismo, ma non siamo autolesionisti, ha aggiunto Montis. Volevamo soltanto avere maggiori chiarimenti, ma questa maggioranza compatta che si è formata su questo tema ha mostrato arroganza e alterigia.
Montis ha ribadito che non possono crearsi situazioni di disparità economica tra diverse zone dell'Isola; inoltre ha affermato che il desiderio di tutti è che le zone franche diventino strumento propulsivo dello sviluppo, ma ha anche detto che il progetto varato non offre questa opportunità per la Sardegna. Per questi motivi il suo gruppo si asterrà.

 


Disegno di legge n. 333
Spese per l'organizzazione dei giochi
nazionali della gioventù.

L'on. Petrini (Misto), nell'illustrare il provvedimento ha detto, che l'Ottava Commissione ha esitato, con l'astensione dei consiglieri di A.N. e di F.I. ed il voto favorevole di tutti gli altri componenti, il disegno di legge n. 333, avente ad oggetto la concessione di un contributo di 2 miliardi a favore del Comitato organizzatore dei Giochi della gioventù nazionali e delle minoranze etniche, edizione 1997, che si sono svolti in Sardegna dal 1° al 6 luglio scorso.
Stante l'eccezionale rilevanza della manifestazione in parola, sotto il profilo non solo sportivo, ma sociale e promozionale, per l'ìmmagine della Sardegna, la Commissione ha condiviso l'iniziativa della Giunta.

Il Disegno arriva in Aula dopo che i giochi si sono svolti, ha detto l'on. Frau (A.N.) il quale ha ricordato che gli organizzatori avevano accusato il Consiglio di non aver approvato per tempo il provvedimento per una presunta ripicca relativa alla sistemazione in tribuna dei consiglieri regionali in occasione dell'apertura dei giochi.
Nel respingere questa ipotesi, Frau ha poi espresso lamentele perchè quanto è stato riportato sul "Messaggero Sardo".
Frau ha precisato che il provvedimento non era stato portato all'attenzione dell'Aula stante lo stato di difficoltà della Giunta a pochi giorni dalla nuova crisi.
Dichiarando di non essere d'accorso su alcune delle spese previste nel Disegno di legge, Frau ha rivolto alcune critiche al Comitato organizzatore circa la scelta dei mezzi utilizzati per la pubblicità. Anche sui costi della cerimonia di apertura Frau ha espresso dubbi e perplessità, ed ha poi concluso che solo se gli verranno comunicati dati e cifre potrà dare il suo voto favorevole.

L'on. Floris, (F.I.) ha in parte replicato all'on. Frau affermando che la Sardegna ed in particolare Cagliari hanno ottenuto notevoli benefici dalla presenza dei giochi della gioventù. Molti operatori sono rimasti soddisfatti e si augurano che la manifestazione possa ripetersi ancora.

L'assessore alla Pubblica Istruzione, on. Serrenti, ha affermato che anche lui è convinto della bontà dell'iniziativa anche se personalmente ha dovuto segnalare delle disfunzioni in sede di organizzazione.
I giochi hanno posto la Sardegna alla ribalta nazionale ed i vantaggi economici sono stati riscontrati da tutte le categorie. Si sono investiti due miliardi che sono ritornati in termini di immagine ed economici.
Serrenti ha annunciato che la Sardegna ha posto la sua candidatura con buone probabilità di successo, per i prossimi giochi del Mediterraneo. Ha concluso dicendo che non è in grado di rispondere alle domande poste dall'on. Frau perchè il Comitato ha agito in piena autonomia e sarà comunque sottoposto ai controlli di tutti i suoi atti.

Votato il passaggio all'esame degli articoli, questi sono stati approvati con emendamenti.

Nella discussione sugli articoli e sugli emendamenti sono intervenuti gli onorevoli Frau (AN), Petrini (Misto-Rinnovamento), Serrenti (assessore alla P.I.), Giuseppe Sassu (Progr. Fed.) e Secci (PPI).

Per dichiarazione di voto, l'on. Frau ha ribadito che non si può consentire a nessuno di calunniare il Consiglio regionale ed ha annunciato che il gruppo di A.N. non parteciperà al voto.

Dopo aver dato atto della riuscita dei giochi della gioventù, l'on. Aresu (R.C.) ha espresso la sua amarezza per l'espisodio relativo all'esposizione della bandiera sarda. Secondo Aresu, si sarebbe comunque potuta consentire, con un piccolo finanziamento, una maggiore partecipazione delle scuole.

La votazione finale ha dato il seguente risultato:
Presenti 42
Votanti 42
Maggioranza 22
Sì 42.

Il disegno di legge è stato approvato.

 

 


Il Consiglio sarà riconvocato a domicilio.