Seduta n.67 del 18/02/2015 

LXVII SEDUTA

(POMERIDIANA)

Mercoledì 18 febbraio 2015

Presidenza del Presidente Gianfranco GANAU

La seduta è aperta alle ore 16 e 23.

FORMA DANIELA, Segretaria, dà lettura del processo verbale della seduta del 21 gennaio 2015 (63), che è approvato.

Congedi

PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Salvatore Demontis, Valter Piscedda, Gavino Sale e Paolo Flavio Zedda hanno chiesto congedo per la seduta pomeridiana del 18 febbraio 2015.

Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.

Comunicazioni del Presidente

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Regione, con nota dell'11 febbraio 2015, ha fatto pervenire al Consiglio il ricorso proposto dal Presidente del Consiglio dei Ministri contro la Regione autonoma della Sardegna per dichiarata illegittimità costituzionale degli articoli 10, 11, e 12 della legge regionale 25 novembre 2014, numero 24, concernente "Disposizioni urgenti in materia di organizzazione della Regione".

Comunico che in data 5 febbraio 2015 è pervenuta copia della decisione della Corte costituzionale numero 7 del 26 gennaio 2015 nella quale si dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 13, comma 3, della legge regionale 15 gennaio 2014, numero 4 (Istituzione dell'Agenzia regionale per la bonifica e l'esercizio delle attività residuali delle aree minerarie dismesse o in via di dismissione "ARBAM").

Comunico che, in ottemperanza a quanto previsto dall'ordine del giorno numero 31 dell'8 gennaio 2015, ho nominato componenti della "Commissione d'inchiesta sull'efficienza del sistema sanitario regionale e sull'adeguatezza dei suoi costi" i seguenti consiglieri: Fabrizio Anedda, Annamaria Busia, Daniele Cocco, Pietro Cocco, Attilio Dedoni, Roberto Deriu, Ignazio Locci, Giorgio Oppi, Raimondo Perra, Rossella Pinna, Pietro Pittalis, Luigi Ruggeri, Christian Solinas, Paolo Truzzu ed Emilio Usula.

La Commissione sarà convocata in tempi rapidi.

Annunzio di presentazione di proposte di legge

PRESIDENTE. Comunico che sono state presentate le seguenti proposte di legge:

Tocco - Pittalis - Tedde - Locci - Cappellacci - Oscar Cherchi - Fasolino - Tunis - Randazzo - Peru:

"Modifiche alla legge regionale 22 agosto 2007, n. 9 (Norme in materia di polizia locale e politiche regionali per la sicurezza)". (183)

(Pervenuta il 2 febbraio 2015 e assegnata alla prima Commissione.)

Lotto - Pietro Cocco - Comandini - Collu - Deriu - Demontis - Forma - Gavino Manca - Moriconi - Rossella Pinna - Piscedda - Ruggeri - Sabatini - Antonio Solinas - Tendas:

"Norme in materia di risparmio energetico a sostegno dell'edilizia sostenibile e della prestazione energetica degli edifici in attuazione della direttiva 2010/31/CE". (184)

(Pervenuta il 3 febbraio 2015 e assegnata alla quarta Commissione.)

Moriconi - Cozzolino - Deriu - Busia:

"Produzione di energia rinnovabile nelle aziende agricole: modifiche ed integrazioni alla legge regionale 17 novembre 2010, n. 15". (185)

(Pervenuta il 6 febbraio 2015 e assegnata alla quinta Commissione.)

Risposta scritta a interrogazioni

PRESIDENTE. Comunico che è stata data risposta scritta alle seguenti interrogazioni:

"Interrogazione Rubiu - Oppi - Pinna Giuseppino - Tatti sulla necessità di provvedere al pagamento delle spettanze arretrate della CIG e delle mobilità in deroga". (100)

(Risposta scritta in data 5 febbraio 2015.)

"Interrogazione Comandini - Cozzolino - Lotto - Manca Gavino - Pinna Rossella sull'esclusione dei percorsi di dottorato di ricerca, delle scuole di specializzazione e dei percorsi in campo artistico e musicale dalle azioni di finanziamento previste dai bandi di alta formazione del programma Master and Back". (154)

(Risposta scritta in data 5 febbraio 2015.)

"Interrogazione Anedda - Unali, con richiesta di risposta scritta, sulla mancata istituzione della Consulta per l'immigrazione di cui alla legge regionale 24 dicembre 1990, n. 46". (166)

(Risposta scritta in data 5 febbraio 2015.)

"Interrogazione Rubiu sulla scadenza della cassa integrazione in deroga per diverse aziende isolane". (210)

(Risposta scritta in data 5 febbraio 2015.)

"Interrogazione Agus - Pizzuto - Cocco Daniele Secondo - Lai - Usula - Unali sul riordino e la razionalizzazione degli assetti organizzativi degli uffici dell'Amministrazione regionale, in particolar modo per ciò che concerne la transizione nel ruolo unico regionale del personale iscritto alla lista speciale ad esaurimento al 31 dicembre 2008 ai sensi della legge regionale n. 3 del 2008, già facente parte dell'albo regionale di cui alla legge regionale n. 42 del 1989". (227)

(Risposta scritta in data 5 febbraio 2015.)

"Interrogazione Busia - Desini sul monitoraggio del funzionamento dei centri antiviolenza e delle case di accoglienza per le donne vittime di maltrattamenti". (131)

(Risposta scritta in data 16 febbraio 2015.)

Annunzio di interrogazioni

PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interrogazioni pervenute alla Presidenza.

FORMA DANIELA, Segretaria:

"Interrogazione Tocco, con richiesta di risposta scritta, sull'eliminazione degli "intermediari esterni", cioè dei professionisti dell'area tecnica, in particolare ingegneri, nella progettazione e realizzazione delle opere pubbliche, mediante la legge finanziaria 2015". (262)

"Interrogazione Tocco, con richiesta di risposta scritta, in merito agli attentati contro gli amministratori locali, i rappresentanti delle forze dell'ordine e gli esponenti sindacali in Sardegna con l'alto pericolo dovuto all'emergenza criminalità". (263)

"Interrogazione Lai - Pizzuto, con richiesta di risposta scritta, sul nuovo piano di chiusura e razionalizzazione del servizio, sul territorio nazionale e numerosi centri in Sardegna, della Poste italiane". (264)

"Interrogazione Cocco Pietro - Manca Gavino - Sabatini - Collu - Comandini - Deriu - Demontis - Forma - Meloni - Moriconi - Cozzolino - Lotto - Pinna Rossella - Piscedda - Ruggeri - Solinas Antonio - Tendas, con richiesta di risposta scritta, sul rischio di chiusura degli uffici postali in Sardegna". (265)

"Interrogazione Tocco, con richiesta di risposta scritta, sull'immediata riduzione delle tariffe Saremar in adeguamento al calo del prezzo del carburante sul mercato". (266)

"Interrogazione Carta, con richiesta di risposta scritta, sui criteri individuati per consentire l'accesso all'avviso pubblico "Percorsi formativi per il rilascio della qualifica di operatore socio sanitario (OSS)"". (267)

"Interrogazione Carta, con richiesta di risposta scritta, sulla proposta di riorganizzazione della direzione generale della pianificazione urbanistica e della vigilanza edilizia". (268)

"Interrogazione Comandini - Cozzolino - Forma - Manca Gavino - Tendas, con richiesta di risposta scritta, sui disagi dell'Ospedale Santissima Trinità di Cagliari". (269)

"Interrogazione Cocco Daniele Secondo, con richiesta di risposta scritta, sulla sospensione del servizio prelievi in diversi comuni del Goceano". (270)

"Interrogazione Lai - Cocco Daniele Secondo, con richiesta di risposta scritta, sulla riorganizzazione e razionalizzazione del lavoro all'interno dei laboratori di analisi della ASL di Cagliari". (271)

"Interrogazione Forma, con richiesta di risposta scritta, sui motivi della chiusura del servizio di epatologia nel poliambulatorio di Macomer". (272)

Annunzio di interpellanze

PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interpellanze pervenute alla Presidenza.

FORMA DANIELA, Segretaria:

"Interpellanza Cocco Daniele Secondo - Cocco Pietro - Pittalis - Arbau - Desini - Dedoni - Rubiu - Usula - Solinas Christian - Anedda - Sale sul gravissimo danno che potrebbe causarsi a diverse comunità della nostra Regione dal Piano di riorganizzazione del servizio postale prospettato da Poste Italiane Spa che paventa la chiusura di diversi sportelli postali in Sardegna". (102)

"Interpellanza Carta sugli interventi previsti per la Provincia di Nuoro e sulle modalità che i sindaci devono seguire per poter ottenere i finanziamenti annunciati". (103/C3)

"Interpellanza Cossa sulla mancata erogazione delle risorse destinate alle opere di infrastrutturazione rurale, di cui alla deliberazione della Giunta regionale n. 23/20 del 29 maggio 2012". (104/C5)

"Interpellanza Forma - Comandini - Meloni - Deriu - Cozzolino sull'adeguamento all'indice ISTAT, per l'anno 2014, dei limiti reddituali di cui all'articolo 7 della legge regionale n. 20 del 1997 e dell'aggiornamento delle rette di ricovero di cui all'articolo 15 della stessa legge". (105/A)

"Interpellanza Cherchi Augusto sui fabbisogni formativi "Garanzia giovani" in Planargia". (106/C2)

"Interpellanza Dedoni - Cossa - Crisponi sul progetto di completamento funzionale del porto turistico del Comune di Alghero, presentato da Marina di Alghero". (107/A)

Annunzio di mozioni

PRESIDENTE. Si dia annunzio delle mozioni pervenute alla Presidenza.

FORMA DANIELA, Segretaria:

"Mozione Pizzuto - Cocco Pietro - Agus - Cocco Daniele Secondo - Lai - Usula - Zedda Paolo Flavio - Anedda - Desini - Unali - Meloni - Solinas Antonio - Tocco sulle problematiche relative alla privatizzazione della Saremar". (113)

"Mozione Pittalis - Dedoni - Rubiu - Fenu - Solinas Christian - Cappellacci - Cherchi Oscar - Fasolino - Cossa - Crisponi - Locci - Peru - Randazzo - Tedde - Tocco - Tunis - Zedda Alessandra sul piano di dimensionamento delle istituzioni scolastiche, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento". (114)

Comunicazioni del Presidente della Regione sulle servitù militari, ai sensi dell'articolo 121 del Regolamento

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca le comunicazioni del Presidente della Regione sulle servitù militari ai sensi dell'articolo 121 del Regolamento.

Ha facoltà di parlare il Presidente della Regione.

PIGLIARU FRANCESCO (PD), Presidente della Regione. Signor Presidente, ho chiesto la convocazione del Consiglio per poter riferire sulla vicenda, che ci ha visto opporci, relativa alla imposizione della nuova servitù militare nell'arcipelago di La Maddalena a protezione del deposito di munizioni di Guardia del Moro. Faccio una breve ricostruzione per informarvi sullo stato delle cose. Naturalmente, sullo sfondo di questo mio breve intervento c'è l'evento che avverrà nei prossimi giorni, cioè la mia convocazione presso il Consiglio dei Ministri per spiegare il motivo del ricorso. Ritengo utile, quindi, discutere insieme al fine di formare una volontà dell'intero Consiglio su questa vicenda.

Il 20 ottobre del 2014, vi ricordo, il Ministro della difesa, senatrice Pinotti, ha emanato un decreto contenente una nuova imposizione quinquennale, per il periodo 2014-2019, della servitù militare a protezione del deposito di munizioni di Guardia del Moro situato sull'isola di Santo Stefano, a La Maddalena. Il deposito di munizioni di Guardia del Moro si trova lungo la costa orientale dell'isola di Santo Stefano e insiste su un'area demaniale pari a 17 ettari circa, su un totale di 300 ettari di estensione dell'intera isola. La servitù imposta a protezione del deposito si estende per circa 56 ettari lungo l'isola, sono inoltre previste interdizioni nel tratto di mare antistante la costa orientale dell'isola di Santo Stefano, e consistono nel divieto della navigazione, pesca, sosta e qualsiasi altra attività di superficie o subacquea.

Un po' di storia su questo punto. Come sappiamo la base di La Maddalena nacque ufficialmente nell'agosto del 1972. Gli americani ottennero il territorio con un accordo bilaterale segreto tra il Governo italiano e quello statunitense, in particolare la base situata nell'isola di Santo Stefano, secondo il trattato degli anni '50, sarebbe dovuta essere un deposito di carburante, ma nel '72 la sua destinazione fu modificata e divenne punto di approdo per una nave appoggio della US Navy per sommergibili di attacco. L'isola era però già impegnata da altre servitù imposte fin dal 1969. Attorno a questa base, fin dai primi anni '80, emerse con evidenza il peso sopportato dalla Sardegna.

Io ho verificato di essere almeno il quarto Presidente di questa Regione che presenta proposte di riesame contro l'imposizione della servitù. Ricordo a tutti voi, a tutti noi, come già nel gennaio del 1986 il presidente della Giunta in carica, l'onorevole Mario Melis, ricorse al TAR per l'annullamento del decreto del 15 ottobre del 1985, che prorogava la servitù su Punta dello Zucchero. Il ricorso non fu accolto, ma il 22 marzo del 1986 portò in Sardegna l'allora Ministro della difesa, Giovanni Spadolini, che si impegnò formalmente per costituire entro quindici giorni una Commissione composta dal rappresentante del Ministro della difesa e dalle Regioni, con poteri istruttori e di proposta.

Nel 2008 il rinnovo della servitù fu portato di nuovo all'esame del Comipar, che si espresse negativamente. Anche in quell'occasione il Ministro della difesa decretò il rinnovo della servitù; il Presidente della Regione di allora, l'onorevole Soru, manifestando il proprio dissenso propose il ricorso al Consiglio dei Ministri per il riesame della decisione definitiva, adottata dal Ministero della difesa senza aver tenuto in alcun conto le istanze regionali e comunali. La successiva decisione della Presidenza del Consiglio del 13 marzo 2009, in presenza del nuovo Presidente della Regione, onorevole Ugo Cappellacci, riconfermava la decisione del Ministro seppure con l'invito, espressamente formalmente formulato nello stesso provvedimento, cito "a riconsiderare le aree sottoposte a vincolo militare, ritenendole eccessive e quindi da ridurre". Una cosa che spesso è stata ripetuta ma che non ha mai portato a risultati effettivi.

Arriviamo ai giorni nostri. Il 13 marzo 2014 sono scaduti i cinque anni di efficacia del decreto impositivo della servitù di Guardia del Moro. Da quella data sono pertanto venuti meno i vincoli e i limiti posti a protezione del sito. Solo a distanza di oltre sette mesi dalla scadenza quinquennale della servitù, il Ministero della difesa ha adottato la decisione definitiva di nuova imposizione della servitù a protezione del deposito di munizioni di Guardia del Moro. In merito alla nostra contrarietà riguardo a questa imposizione mi sono già pronunciato davanti a quest'Aula, imposizione che, ricordo a voi tutti, è avvenuta in maniera unilaterale, fuori da qualsiasi concertazione con la Regione, secondo le vecchie logiche di imposizione, quelle stesse alle quali i precedenti tre Presidenti si erano già opposti.

Il 4 novembre 2014 abbiamo dunque presentato ricorso al Presidente del Consiglio dei Ministri al fine di un riesame del decreto di imposizione. Come vi ho detto, a giorni verrà convocata una seduta nella quale avrò occasione di presentare, oltre che le motivazioni del ricorso, anche l'esito di questo dibattito. Personalmente ritengo che la servitù di Santo Stefano, intervenuta successivamente all'avvio delle interlocuzioni con la Difesa, debba essere ricondotta all'interno di un quadro strategico nel quale si devono collocare i diversi argomenti, dove tutto ciò che si può configurare come un consolidamento della presenza militare, e Santo Stefano così effettivamente si configura, debba essere attentamente valutato nel quadro generale, ciò dando seguito anche al mandato ricevuto da questo Consiglio regionale nel giugno dello scorso anno.

In effetti, al centro delle interlocuzioni con il Governo deve essere posta la riduzione dei poligoni militari in Sardegna e la riconversione in senso duale di quelli rimanenti, esattamente come abbiamo sostenuto in quella mozione. Si tratta di obiettivi di medio-lungo periodo, ma verso i quali le nostre azioni devono convergere, e in questo senso devono essere anche lette le misure di compensazione e di mitigazione, che non possono essere misure volte al consolidamento della presenza militare, ma semmai al suo riequilibrio.

Rispetto al mandato del Consiglio, come è noto, negli ultimi mesi sono accadute diverse cose che qui elenco. Ci sono stati numerosi incontri con i rappresentanti della Difesa in particolare, e nel gennaio di quest'anno, l'8 gennaio, abbiamo sottoscritto l'impegno per l'avvio di un tavolo di concertazione. La condizione per la nostra partecipazione al tavolo è stata che fin dal primo momento ci sia la possibilità di una discussione attorno alla percorribilità dell'avvio del processo di dismissione di parte dei poligoni e l'individuazione di misure di riequilibrio e di armonizzazione, in termini di riduzione quantitativa e qualitativa dell'incidenza delle attività militari. Un percorso da avviare, quindi, con tempi certi e modalità definite.

Ci siamo invece, è questo il caso di cui discutiamo oggi, ritrovati un'imposizione unilaterale di una nuova servitù, nonostante il percorso di concertazione intrapreso, e si tratta di un vincolo che io ritengo debba essere invece ricondotto al tavolo avviato a gennaio nel quadro di un discorso più generale. Sto per concludere. Nel frattempo è stata anche annunciata la presentazione e l'invio a breve al Consiglio Supremo della Difesa di un Libro bianco, nel quale saranno delineate, immaginiamo, le strategie di difesa e gli assetti addestrativi. In questo momento abbiamo una preoccupazione in più, che nasce dal fatto che la redazione del Libro bianco non è stata preceduta da alcuna interlocuzione con noi, a oggi, e non sappiamo dunque quanto le scelte in esso disegnate possano impattare sullo stato delle nostre servitù, delle servitù da noi ospitate.

In conclusione, le servitù di La Maddalena e il nostro ricorso, ma naturalmente sarò molto interessato a sentire l'opinione di quest'Aula, io credo vadano inseriti in questo più ampio contesto. Io penso che dovremo discutere dei casi singoli in una cornice nella quale dovrà essere chiaro di quale riequilibrio dei gravami stiamo parlando, ed esattamente in quali termini e in quali tempi. Fino ad allora la nostra posizione penso debba rimanere ferma. E, visto che parliamo di La Maddalena, questa io credo sia l'occasione per il Governo di rimediare al grave danno fatto all'Arcipelago con l'interruzione del percorso di sviluppo pensato per il G8 e finanziato con ingenti risorse pubbliche, moltissime delle quali nostre, regionali. Io credo che sia giunto il momento di esigere che quel percorso venga ripreso in tempi rapidissimi con risorse adeguate, e penso che l'incontro al Consiglio dei Ministri possa essere l'occasione per ribadire anche questo punto.

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.

Ricordo che può intervenire un consigliere per ciascun Gruppo per non più di dieci minuti.

E' iscritto a parlare il consigliere Stefano Tunis. Ne ha facoltà.

TUNIS STEFANO (FI). Presidente, non ruberò tutto il tempo previsto, intervengo in questo momento a titolo personale, perché purtroppo mi pare ci muoviamo ancora nell'onda dell'iniziativa presa dalla Giunta regionale, in particolare dal Presidente, in seguito all'ordine del giorno votato improvvidamente anche da me la scorsa estate. Devo dire che da quel momento in poi i risultati sono stati largamente al di sotto delle attese, devo dire che il dilettantismo con cui è stata approcciata la questione ha portato, probabilmente, a insediare un tavolo che può avere un senso nel lungo periodo, ma la sensazione è che il voler approcciare questo specifico tema attraverso un atteggiamento che non porti a un risultato concreto, se non a incassare un no da parte del Governo nazionale, non sia nello spirito del tavolo che si è insediato e del protocollo che il Presidente ha firmato col Sottosegretario Rossi.

Sarò franco, sono portatore di un approccio pratico a queste questioni, e posso prendere in considerazione solamente delle iniziative che portino a risultati immediatamente raggiungibili tenendo conto del quadro geopolitico all'interno del quale si inserisce una decisione, una posizione come questa. Non sarò disponibile a prendere in considerazione delle posizioni velleitarie e delle questioni che mettano ulteriormente in crisi il rapporto tra un settore strategico della Nazione come la Difesa e la Regione autonoma della Sardegna, e che portino dei temi che hanno una chiara matrice ideologica e una chiara valenza politica all'interno del Partito di maggioranza che non deve, l'ho già detto altre volte, in particolare su temi di questa importanza, continuare a invadere quest'Aula.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Angelo Carta. Ne ha facoltà.

CARTA ANGELO (PSd'Az). Presidente, io ascoltato con molta attenzione quanto il presidente Pigliaru ha riferito sugli sviluppi del problema dal 16 di giugno, giorno nel quale abbiamo approvato l'ordine del giorno all'unanimità, a oggi. Gli sviluppi possono essere racchiusi nell'istituzione, l'8 gennaio 2015, di un tavolo di concertazione; tavolo al quale non sappiamo cosa accadrà, perché secondo me il Presidente porta una posizione diversa rispetto a quella espressa dal Consiglio. Perché quando il Presidente dice che la condizione per instaurare il tavolo è quella che si proceda a una dismissione di parte dei poligoni, già stiamo contravvenendo al primo punto dell'ordine del giorno che ha, come obiettivo, la dismissione graduale, certamente, ma comunque totale dei poligoni, non di una parte. Questo punto, secondo me, va assolutamente modificato e al tavolo occorre chiarire che la posizione del Consiglio regionale è quella della graduale, sì, ma totale dismissione.

La seconda questione riguarda il discorso del Libro bianco; il Presidente dice: "Immagino che saranno delineate le linee", ma non sa in che modo e quanto potranno impattare sulla nostra realtà. Io credo che quello che sta avvenendo in questi giorni ci ponga un problema serio. Noi siamo i più vicini alla Libia, o comunque molto vicini alla Libia, abbiamo delle postazioni militari che possono essere degli obiettivi, credo che l'attenzione che oggi deve essere posta su questo argomento debba essere al massimo livello necessario, perché dobbiamo mettere in sicurezza la Sardegna, anzitutto, che non può essere considerata un obiettivo da parte di alcuno.

Credo pertanto che la posizione di questo Consiglio regionale, nel momento in cui chiede che i poligoni vengano gradualmente dismessi, che si proceda a una loro riconversione, che si proceda a un incontro con le popolazioni e le amministrazioni per capire come questi poligoni vanno dismessi, sia una posizione pacifista, non guerrafondaia, sia una posizione di responsabilità tenuto conto del contesto geopolitico in cui è inserita la Sardegna. Non stiamo parlando di un argomento banale, credo sia assolutamente necessario che il Presidente Pigliaru, nell'incontro con il Consiglio dei Ministri nel quale parlerà, ribadisca la posizione del Consiglio regionale di una graduale dismissione di questi poligoni, e di una loro riconversione. Su questo punto ritengo che non si possa assolutamente tornare indietro.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Augusto Cherchi. Ne ha facoltà.

CHERCHI AUGUSTO (Soberania e Indipendentzia). Presidente, siamo di fronte all'ennesimo atto di arroganza dello Stato italiano in materia di servitù militari, che non fa altro che confermare e rafforzare il sentimento di slealtà di Stato e di insensibilità rispetto ai diritti e agli interessi dei sardi. Noi siamo consapevoli che queste azioni dello Stato italiano rafforzano in modo esponenziale non solo l'atteggiamento di ostilità verso le basi militari, ma anche la spinta inevitabile all'autodeterminazione del popolo sardo. Punto cardine è, in mancanza di uno Stato sardo, come possiamo riuscire a ottenere qualche risultato reale e concreto in una condizione di mancanza di sovranità e di potere in questa materia. E' necessario un passo avanti che rafforzi quel processo, non più rinviabile, di smilitarizzazione della nostra Terra.

Noi valutiamo positivamente gli atti finora compiuti dal presidente Pigliaru e dal nostro Governo, e a chi ha bisogno delle didascalie per capire un'immagine non può sfuggire il valore politico di quanto finora fatto, soprattutto quando con la sola forza della sua rappresentatività politica deve difendere i diritti dei sardi davanti a uno Stato italiano su un argomento in cui siamo completamente disarmati. Per aumentare questa rappresentatività come Gruppo Soberania e come Partito dei sardi, noi abbiamo proposto anche una raccolta firme per un referendum consultivo che chieda ai sardi di esprimersi circa la completa chiusura delle basi militari, bastano diecimila firme per rendere ancora più evidente la volontà di un popolo di fronte a una determinazione criminale, a un sopruso.

Nello specifico, le riporto parti di una sua dichiarazione "noi ci opporremo in ogni sede a qualsiasi volontà di rinnovo delle servitù militari in Santo Stefano"; faccia sentire, Presidente, chiara, ferma e determinata la voce dei sardi, di opposizione a questo ennesimo sopruso, arrogante e vessatorio.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Emilio Usula. Ne ha facoltà.

USULA EMILIO (Soberania e Indipendentzia). Presidente, quest'Aula si è già espressa in modo univoco e inequivocabile sul tema delle servitù militari. Quel pronunciamento diede forza e legittimazione al presidente Pigliaru nella trattativa con lo Stato, forza e legittimazione che seppe esercitare con autorevolezza, a schiena dritta, come si disse allora. Oggi siamo qui per ribadire quelle posizioni. Nulla è cambiato o quasi.

Il quasi, la differenza, sta nello stato di sofferenza economica e sociale in cui la nostra terra si trova, forse ancora più di alcuni mesi fa. È aumentata la crisi occupazionale, la crisi per le piccole e medie imprese, sono aumentate la povertà e la disperazione delle famiglie e dei territori, lo abbiamo sottolineato e lo abbiamo sentito sottolineare più volte stamattina. In questo scenario può essere più forte la pressione dello Stato centrale per cercare di imporci una qualche forma di negoziazione, di contrattazione. Noi non possiamo accettare alcun ricatto, non possiamo contrabbandare ulteriormente una sottrazione di territorio, di sovranità, con la promessa di qualche forma di compensazione economica o finanziaria. Non possiamo sottostare a chi vuole dare un prezzo al nostro diritto di autodeterminazione.

Da quando si dice che è necessaria una riperimetrazione, un progressivo disimpegno dei territori dall'uso e dalle servitù militari? Da quando si parla di rispetto di un impegno a una efficace bonifica? Da quando si chiede un uso civile, di destinazione a scopi di studio civile delle nostre basi? Niente di tutto questo si è fatto e anzi c'è una richiesta di ulteriore aggravio di servitù e si profila addirittura una richiesta, imposizione, di un uso della nostra terra anche per lo stoccaggio di scorie nucleari.

Io dico che è quasi offensivo doverci ripronunciare oggi sul tema delle servitù e sullo stesso tema delle scorie nucleari, ma dobbiamo farlo, ancora una volta, convinti, unanimi e se possibile anche un po' più arrabbiati. Al Presidente diamo questo mandato, questo impegno e questo sostegno. Sono sicuro che ancora una volta sarà pienamente all'altezza di rappresentare le ragioni della nostra terra.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Paolo Truzzu. Ne ha facoltà.

TRUZZU PAOLO (Sardegna). Presidente, intendo intervenire sul metodo e sul merito. Penso che l'atto con il quale il Governo italiano ha imposto nuovamente la servitù sull'isola di Santo Stefano non sia, dal punto di vista istituzionale, un atto di cortesia e di giusto comportamento, e quindi personalmente non condivido la modalità con cui è stato attuato, però dobbiamo anche ragionare su come si è arrivati a questa situazione. L'impressione che ho è che da quell'ordine del giorno approvato nel mese di giugno, se non ricordo male, ci sia stato, come diceva prima il collega Tunis, un atteggiamento un po' velleitaristico e un po' dilettantistico che poi porta a queste conseguenze che non fanno sicuramente onore alla Sardegna e ai sardi.

Detto questo vorrei allargare il ragionamento sulla questione delle servitù militari perché noi in quest'Aula ne abbiamo discusso già diverse volte e ogni volta sento dire determinate cose. Sembrerebbe quasi che la condizione di arretratezza economica e di mancato sviluppo della Sardegna sia da imputare alla presenza dei poligoni militari. Io quando sento queste cose, cari colleghi, ho difficoltà a credere alle mie orecchie perché ridico, come ho detto già nella precedente seduta, che il territorio occupato dai poligoni militari credo sia il 4 o il 5 per cento del territorio regionale sardo; se pensiamo che sia questo a impedirci lo sviluppo forse abbiamo sbagliato mestiere.

L'altro ragionamento che voglio fare è che si è sviluppato in questi mesi un atteggiamento ideologico e antimilitarista che ha fatto sì che ci sia un totale ripensamento della presenza militare da parte delle forze alleate, e mi riferisco in questo caso a quello che sta succedendo a Decimo. Non più tardi della settimana scorsa ci sono stati due ordini del giorno del consiglio comunale di Decimo e del consiglio comunale di Villasor, molto preoccupati per quello che sta succedendo intorno alla base di Decimo e sulla volontà dei tedeschi di andare via dalla base, con la conseguente perdita di 100 milioni di investimenti, senza sapere cosa fare come alternativa, così come è successo a La Maddalena.

Questo è un problema e non si può pensare di limitarsi a dire che verranno comunque mantenuti i livelli occupazionali. C'è poi da considerare il contesto geopolitico cui ha accennato l'onorevole Carta. cioè noi che, insieme alla Sicilia, siamo praticamente la realtà più vicina alle coste libiche e comunque al Nord Africa, chiediamo allo Stato di compiere un arretramento e addirittura una totale dismissione dei poligoni in Sardegna. Personalmente ovviamente non sono d'accordo e mi sembra che si sia un po' perso il ben dell'intelletto.

Ultima cosa: non è poi possibile pensare, se si vuole un ordine del giorno unitario, una posizione forte che possa aiutare il Presidente della Regione a presentare le volontà dei sardi davanti alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, di arrivare in Aula due minuti prima della discussione con una mozione o un ordine del giorno e dire che è un ordine del giorno o una mozione condivisa, perché questa è una proposta confezionata, cucita da una parte politica, e non è, quindi, condivisa.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Daniele Cocco. Ne ha facoltà.

COCCO DANIELE (SEL). Presidente, io devo dare atto, e lo ringrazio, al presidente Pigliaru di aver voluto questo incontro, perché ricordo al collega Truzzu che l'audizione dovrà ancora avvenire e il Presidente oggi ha chiesto l'incontro con noi perché vuole condividere con noi le ragioni che dovrà poi rappresentare in quella sede. Io credo che dovremmo ripartire da un ordine del giorno che è stato votato all'unanimità e quell'ordine del giorno diceva proprio le cose che lei oggi, onorevole Truzzu, non vorrebbe: si parlava di graduale dismissione dei poligoni militari. Io ricordo anche che nell'occasione dell'incidente di Capo Frasca il Presidente disse in Aula che la convenzione che prevedeva la presenza dei militari a La Maddalena scadeva il 3 marzo, se non erro, e non c'era possibilità di proroga. Credo che da queste cose dovremmo ripartire perché non vorremmo che quel Libro bianco che la Difesa scriverà venisse riempito di contenuti con pezzi della nostra Sardegna perché questo per noi, credo e spero per l'intero Consiglio, per tutto il popolo sardo, sarebbe assolutamente inaccettabile.

A mio avviso siamo in grado oggi di dare la più ampia delega al nostro Presidente perché rappresenti le ragioni del nostro popolo. Ha già detto il Presidente nel suo intervento che per trentacinque anni nel territorio di La Maddalena c'è stato un condizionamento dello sviluppo dovuto proprio alla presenza sia della Marina, sia dei militari USA; quindi su questo noi abbiamo molto da chiedere, abbiamo un credito importante, e su queste basi ritengo debba improntarsi la presenza del nostro Presidente al tavolo di confronto presso il Consiglio dei Ministri, ma ribadisco che rispetto a quell'ordine del giorno unitario che è stato approvato in questa sede, come diceva anche qualche collega che mi ha preceduto, noi non abbiamo cambiato opinione e non abbiamo nessuna intenzione di fare dei passi indietro, li vorremmo fare in avanti e non abbiamo dubbi che il nostro Presidente così ce li farà fare.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Fabrizio Anedda. Ne ha facoltà.

ANEDDA FABRIZIO (Gruppo Misto). Presidente, noi siamo d'accordo nel dare mandato al presidente Pigliaru di ribadire la contrarietà all'imposizione della servitù militare sui depositi di Guardia del Moro. Per La Maddalena siamo d'accordo per ricordare allo Stato gli impegni presi in occasione del G8, sotto forma di investimenti che dovevano essere compensativi per la dismissione militare dell'isola che però sono stati lasciati a metà con grande dispendio di risorse e causando in quest'ultimo periodo più che altro disagi alla popolazione e non quei, benefici di cui si parlava.

Sempre in tema di servitù militari - l'avevamo già detto nel corso dell'altra discussione - vanno sempre distinte le servitù militari dai poligoni militari. Sulle servitù militari siamo sempre d'accordo nel chiederne la dismissione e una volta dismesse acquisirle al patrimonio regionale per utilizzarle a fini produttivi e culturali, e non come spesso avviene qui in Sardegna lasciando inutilizzato il nostro patrimonio.

Per quanto riguarda i poligoni io direi che vanno lasciati solo quelli di pertinenza per la difesa, quelli che ci spettano per la difesa dello Stato, mentre devono essere bonificate e restituite al territorio le aree su cui insistono gli altri poligoni, i poligoni militari che fanno service, che danno un reddito allo Stato, che vengono affittati agli eserciti di tutto il mondo, alle aziende belliche per provare gli armamenti; non è il caso di tenere in piedi questi poligoni che causano solamente danni all'ambiente e alle popolazioni. Su questo punto sarei fermo; quelli che non servono per la difesa dello Stato devono essere chiusi e le aree bonificate.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Attilio Dedoni. Ne ha facoltà.

DEDONI ATTILIO (Riformatori Sardi). Presidente, io avevo qualche dubbio nell'intervenire questo pomeriggio perchè alcuni problemi sono stati affrontati nei precedenti intervenuti, inoltre io mi chiedo che bisogno c'era di tornare in Aula, essendo stato approvato un ordine del giorno sei mesi fa, per approvare un altro ordine del giorno. Se fossimo sul volgare si potrebbe dire che è una marchetta perché, se mi consentite, al di là dei discorsi di Santo Stefano e La Maddalena, abbiamo dato mandato al Presidente di intavolare una trattativa generale sulle eventuali, maggiori opportunità che potrebbero derivare alla Sardegna, dato che non è possibile scrollarci del tutto l'imposizione delle servitù militari, stante il fatto che fino a prova contraria facciamo parte della Repubblica italiana e ricordando anche che siamo quelli che quella Repubblica l'hanno fondata, ma sino a che non si è liberi, non si è indipendenti in termini economici non si può reclamare nessuna indipendenza, ancor meno di tipo politico.

Ma vorrei fare un po' di storia. Siamo in ritardo di cinquant'anni su un dibattito per Santo Stefano, perché l'imposizione militare a Santo Stefano è avvenuta forse al di fuori anche del Parlamento italiano, forse il Governo italiano ha voluto sanare oggi una situazione di cinquant'anni fa e noi, come cagnolini seguiamo quell'indirizzo e torniamo in Consiglio a parlare di queste cose su cui abbiamo messo una pietra tombale, ed è la linea che il Presidente deve seguire. Schiena dritta si o no in quelle circostanze? Se questo non si capisce noi stiamo disquisendo del nulla ancora una volta, anzi stiamo svilendo quella moralità, quell'etica di comportamento da tenere all'interno delle istituzioni anche a livello nazionale. Non siamo capaci noi, forse, di tenere la schiena dritta, soprattutto quelli che chiacchierano di cose non fattibili.

Mi risulta, permettetemi, che ci hanno dato un'altra imbarcata di un paio di centinaia di personaggi che sono sbarcati, povere persone peraltro, in Sicilia. Tra questi, pare, non è un dato certificato, ma sicuramente è stato osservato nel dettaglio, lo dico pubblicamente perché si prenda coscienza, che vi sia qualche jihadista, tanto per capirci. Allora, io vorrei che qualche volta sollevassimo la testa e tenessimo dritta la schiena anche a fronte di tutti quei comportamenti presenti nella trasmigrazione di questi poveracci, ma anche di quelli meno poveracci che vanno a frequentare le varie San Quintino di Sardegna; Sardegna che per lo Stato italiano è diventata un rifugio totale.

Io dico che qualcuno effettivamente ci pensi perché il mandato principale dato al Presidente della Giunta regionale era di contrattare per quanto possibile (e qui riapro il problema delle entrate) il permanere non di tutte le attuali imposizioni della Difesa, ma la presenza economica di quelle fabbriche che danno sostanza al sistema della difesa. Io non ho visto nessuna iniziativa, men che meno dell'OTO Melara, mai sentito di altre fabbriche che potrebbero fare le divise, per cambiarsi le divise, per le varie armi e così via. In Sardegna niente. Se è vero che su di noi ricade il 65 per cento del totale delle imposizioni militari, noi chiediamo che una parte venga eliminata, ma che l'altra ci venga ripagata sotto forma di compensazioni economiche, quantomeno per fare ripartire lo sviluppo di quest'isola.

Se questo non facciamo è inutile chiacchierare in questa sede. Ci guardiamo, ancora parliamo di Santo Stefano? Bene, siamo in ritardo sia per i cinquant'anni trascorsi che per questi anni. L'omologo Governo nazionale non ha chiesto il permesso alla Regione autonoma della Sardegna. L'omologo Governo nazionale non ha consentito che, secondo quanto prescrive la Costituzione, il Presidente della Giunta regionale sieda all'interno del Consiglio dei Ministri a rappresentare le nostre istanze, e non a posteriori, ma quando si prende in considerazione la discussione all'interno di quel Consesso delle questioni che riguardano la Sardegna... anche se lei mi dice di no io direi di andare a rivedere questa problematica perché non è così.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Gianluigi Rubiu. Ne ha facoltà.

RUBIU GIANLUIGI (UDC). Presidente, vorremmo fare un distinguo (anche qui rubo un termine utilizzato da un collega poco fa) sul metodo e sul merito. Sul metodo, relativamente alla decisione di presentare tutti insieme un ordine del giorno, pur condividendo il tema trattato delle servitù militari e delle battaglie che noi come Sardegna dobbiamo fare verso il nostro Governo patrigno, non condividiamo il metodo che non si discuta tutti insieme se presentare un ordine del giorno, se presentare una mozione, senza una consultazione preventiva di tutti i Gruppi.

Sulle servitù militari è chiaro che noi concordiamo che, come Regione sarda dobbiamo gradualmente pensare a una dismissione; una dismissione che però deve avvenire senza danneggiare i territori, senza danneggiare i comuni. Mi riferisco soprattutto al grande danno economico subito da La Maddalena in questi ultimi anni dopo l'allontanamento degli americani per la chiusura della base. Io penso che oggi non si possa ragionare su Santo Stefano (ricordo che l'isola di Santo Stefano è affiancata da un bellissimo resort Valtur) come si è fatto per La Maddalena; occorre approfondire il dibattito perché non si può a priori decidere o dare mandato al Presidente di dire che noi vogliamo la dismissione di Santo Stefano.

Noi come Gruppo intendiamo in qualche modo differenziarci e dire ancora una volta una frase che abbiamo utilizzato il 16 giugno del 2014: sì alle basi militari e no alle servitù. Le basi militari sono per la Sardegna una risorsa, vanno in qualche modo utilizzate cercando la formula migliore, vanno controllate dal punto di vista sanitario per verificare se creano dei problemi nella fase delle esercitazioni, vanno fermate nei mesi estivi tutte le attività che avvengono soprattutto in prossimità delle spiagge, e mi riferisco soprattutto alla zona di Teulada, ma assolutamente non dobbiamo pensare di andare in modo incondizionato contro le servitù militari.

Presidente Pigliaru, a lei il mandato anche da parte nostra, e soprattutto se riusciremo a stilare un documento unitario, di rappresentare le ragioni del nostro Gruppo ma soprattutto dei sardi affinché la Sardegna possa in qualche modo avere delle aree libere, ma in un momento come questo in prossimità di una guerra vera o presunta noi non possiamo permetterci di andare contro le nostre basi militari. I nostri giovani probabilmente ricavano più benefici nel lavorare all'interno dei poligoni e delle basi militari o nell'esercito italiano che dalla liberalizzazione di quelle aree. Pertanto, Presidente, ci rappresenti degnamente e chieda al Presidente del Consiglio, se possibile, cinque minuti di sospensione per decidere tutti insieme con i Gruppi di maggioranza e minoranza sul documento unitario da presentare.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Roberto Desini. Ne ha facoltà.

DESINI ROBERTO (Centro Democratico). Presidente, intervengo brevemente per ribadire che condivido pienamente l'impostazione con la quale il presidente Pigliaru sta approcciando questo incontro del prossimo venerdì al Consiglio dei Ministri. Presidente, condivido pienamente il suo percorso molto corretto da un punto di vista istituzionale ma anche, devo dire, che le fa onore l'atteggiamento molto umile da lei adottato. Oggi poi avverto, da parte dei colleghi della minoranza, che ci sono delle aperture su una condivisione nel merito del tipo di documento da approvare. Penso comunque che sia un motivo di soddisfazione il fatto che, al di là dell'ordine del giorno che abbiamo approvato il 19 giugno scorso, il Presidente prima di incontrare il Consiglio dei Ministri richieda un ulteriore passaggio formale istituzionale dalla massima rappresentanza istituzionale della nostra Isola.

Presidente, io e il mio Gruppo le diciamo di andare avanti e di continuare a dimostrare, aldilà come dice qualcuno dell'omologo colore politico della maggioranza di governo e di quello della nostra Regione, con determinazione e caparbietà di tenere la schiena dritta ribadendo un concetto da lei espresso nel momento in cui ha reso le dichiarazioni programmatiche dicendo che non vi erano governi amici o governi nemici, c'erano soltanto dei governi con i quali bisognava avere pari dignità istituzionale; e penso che lei, con questo approccio e con questa condivisione col Consiglio regionale, stia dimostrando con i fatti di voler proseguire su questa strada.

Pertanto con convinzione sosterremo il documento che sortirà e concordo pertanto anche con la richiesta di una sospensione, avanzata dal Capogruppo dell'UDC, per definire il documento eventualmente apportando anche delle modifiche. Pertanto, Presidente, ribadisco il nostro pieno sostegno all'impostazione che lei sta dando.

PRESIDENTE. Il Gruppo Sardegna Vera mi comunica che non intende intervenire.

E' iscritto a parlare il consigliere Pietro Cocco. Ne ha facoltà.

COCCO PIETRO (PD). Presidente, stiamo discutendo di un tema del quale il Presidente della Regione ci ha dato notizia, cioè la convocazione da parte del Consiglio dei Ministri sulla questione riguardante la richiesta del riesame del decreto di imposizione di una servitù militare a protezione del deposito di Guardia del Moro nell'isola di Santo Stefano. Vorrei dire, prima di entrare nel merito dell'argomento sulla questione della forma richiamata da alcuni colleghi e sul metodo di lavoro (per ricondurre sempre le cose a come avvengono piuttosto che a come uno le interpreta), che abbiamo fatto una Conferenza dei Presidenti di Gruppo.

Durante questa Conferenza abbiamo detto che dovevamo discutere di questo tema e che dovevamo decidere se procedere con una mozione o con un ordine del giorno, e che qualcuno si doveva prendere la briga di scrivere una proposta; proposta che, naturalmente, vedremo prima della replica del Presidente e della votazione eventualmente. Chiederemo qualche minuto di sospensione, magari in Aula, per consentire a tutti i rappresentanti delle forze politiche di maggioranza e di minoranza di incontrarsi per decidere lo strumento da utilizzare per dare forza al Presidente della Regione nella trattativa con lo Stato su una vertenza importante, delicata e, se vogliamo, anche straordinaria perché dobbiamo decidere a fronte di una "emanazione" scaduta, del 3 marzo di quest'anno su Santo Stefano.

Quindi non c'è nulla di precostituito, non c'è nulla di predefinito, non ci sono corsie preferenziali, non ci sono dialoghi tra alcuni sì e altri no, c'è semplicemente l'idea di qualcuno che si deve occupare di scrivere qualcosa, come sempre accade e come sempre è accaduto, da sottoporre all'attenzione dei colleghi. Non esistono colleghi di serie A, non esistono colleghi di serie B, esistono questi rapporti normali, alla luce del sole come è accaduto nella Conferenza dei Capigruppo. Questo per definire le cose.

Pertanto, presidente Ganau, alla conclusione degli interventi le chiedo di consentire una breve sospensione per capire come procedere, perché io credo che in una materia come questa sia indispensabile essere uniti; poi, ognuno si assume le sue responsabilità sulla base delle cose nelle quali crede e anche sulla base dei documenti che ha scritto nel corso del tempo in quest'Aula.

Io mi rifaccio ai documenti pregressi; neanche tanto tempo fa quest'Aula ha votato un ordine del giorno dando mandato preciso al Presidente della Regione su una linea politica di condotta nei confronti dello Stato sulle servitù militari, sulle aree nelle quali ci sono i poligoni. Tanto è vero che abbiamo anche specificato nel dettaglio la questione di Capo Frasca, che non deve essere inteso come un sentimento espresso caldo dopo l'incendio che si era verificato in quella zona.

Questi sono argomenti talmente seri che devono essere ragionati, devono essere frutto di una politica che è stata condivisa da quest'Aula con una mozione unitaria, un ordine del giorno unitario che è stato votato e che deve avere un suo seguito. Poi, sì, è vero, le condizioni geopolitiche cambiano, le questioni avvengono, ma queste cose si affrontano, è la straordinarietà degli eventi; noi, come Partito democratico, abbiamo tenuto una linea che, lo vogliamo ribadire, è quella di un no all'aumento della pressione della presenza militare nell'isola.

C'è una "storia raccontata" sulla quale dobbiamo intervenire che è quella de La Maddalena e anche in questo caso vale bene ricordare rapidamente di che cosa stiamo parlando. Stiamo parlando di un'isola nella quale da 35 anni era presente una servitù militare, dopodiché gli americani proprio a causa di un cambiamento della geopolitica hanno deciso di andare via, si sono allontanati da lì, anche con le conseguenti condizioni negative che si sono verificate, tra queste l'occupazione che viene a mancare.

Sono stati fatti degli interventi, delle promesse di investimenti, alcuni anche realizzati, e sono accadute delle cose anche in questo caso straordinarie e negative per La Maddalena per cui noi dobbiamo rivendicare con forza diritti che ci sono stati negati e anche su questo, bisogna dire, che ci sono responsabilità precise e individuabili. Mi riferisco per l'esattezza a un G8 che era stato organizzato per utilizzare quelle strutture e che, segnando un'inversione di tendenza, invece, fu spostato a L'Aquila per altre ragioni.

Ora siamo di fronte a una scelta; noi dobbiamo ribadire al Presidente della Regione che deve andare all'incontro con il Consiglio dei Ministri con un mandato pieno, rispettando il percorso che questo Consiglio regionale unanimemente ha definito già nel corso della precedente discussione. Non capisco d'altra parte neanche le osservazioni ad esempio del collega Dedoni che invita a rispettare la linea di indirizzo stabilita, quasi infastidito dal fatto che si voglia discutere.

Certe volte si è accusati di una mancanza di democrazia, di discussione e di dialogo sulle cose; in questo caso invece forse è bene essere accusati del contrario, cioè di discutere a più riprese su ogni argomento. Io immagino infatti che cosa sarebbe accaduto se non lo avessimo fatto; ci avrebbero rimproverato di non coinvolgere su un tema così importante, in un momento così importante (l'incontro del Presidente della Regione con il Consiglio dei Ministri) il Consiglio regionale Questi sarebbero stati i titoli e le reprimende da parte dei consiglieri di opposizione.

Questo noi non lo facciamo, facciamo cose diverse. Poi è vero, onorevole Dedoni, che da cinquant'anni, forse un po' meno, ma comunque da un sacco di tempo, si parla di questo tema, e anche lei ha avuto ruoli in queste istituzioni nel corso degli anni e possibilità di governare e dire la sua, e non mi pare che l'abbia detta poi tanto, non mi ricordo tante discussioni e neanche questioni portate a compimento. E non lo dico per cercare divisioni, non voglio enfatizzare, però sono anche stanco di sentire alcuni dire tutto quello che vogliono e altri che si devono reprimere.

È un bene, allora, che ognuno dica quello che pensa realmente, perché i problemi devono essere risolti con lealtà e nel rispetto reciproco dei ruoli, ognuno assumendosi le proprie responsabilità. Io mi sento di dire che questo Partito Democratico sostiene il Presidente e chiede al Presidente di andare a testa alta, perché non è un caso che in un anno di governo, e anche meno, l'ho già detto stamattina, abbiamo fatto in modo che venisse convocata la seconda Conferenza nazionale sulle servitù militari, a distanza di trent'anni dalla prima.

Si è aperto uno spiraglio al tavolo del Governo, e noi dobbiamo seguirlo fino in fondo sapendo che la verità va costruita tutti assieme per liberare l'isola da un peso, da un gravame di cui tutti abbiamo detto, di cui tutti ci siamo riempiti la bocca, salvo a ogni occasione e a ogni spiffero cambiare idea. Noi oggi in questa sede vogliamo rimarcare un'idea e sostenerla con forza dicendo al Presidente di andare avanti su quella strada.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Pietro Pittalis. Ne ha facoltà.

PITTALIS PIETRO (FI). Presidente, intanto è bene ricordare che l'audizione del Presidente della Regione autonoma della Sardegna in seno al Consiglio dei Ministri non è una graziosa concessione del Governo nazionale, è una prerogativa statutaria che mi auguro, presidente Pigliaru, lei possa esercitare da qui e per i prossimi anni non solo in relazione a una materia sensibile e delicata come è quella oggi all'attenzione dell'Aula, ma soprattutto per le consapute questioni che per ragioni di tempo ora tralascio, che sono però ben note a lei e a tutta l'Aula.

Non partiamo da zero come è stato ricordato; il 19 giugno del 2014 è stato approvato un ordine del giorno, all'unanimità, con il quale si dava al Presidente della Regione un mandato chiaro, preciso, inequivocabile di avviare con il Governo nazionale una rivisitazione complessiva del rapporto con la Regione autonoma della Sardegna in materia di servitù militari. Ed è già questo, come è stato peraltro ricordato, che le consente, presidente Pigliaru, di poter sedere al tavolo del Consiglio dei Ministri e rimarcare con forza una posizione espressa all'unanimità.

Da allora a oggi, questo è il problema sollevato in alcuni interventi dell'opposizione, non per dividere o per fare polemica inutile, ma semmai per capire realmente le ragioni, ci chiediamo come mai in tutto questo tempo si è addivenuti l'8 gennaio del 2015, quasi come punto finale di un'interlocuzione con il Governo nazionale per sancire un accordo diretto, a valutare la percorribilità dell'avvio della cosiddetta graduale dismissione di parte dei poligoni esistenti in Sardegna. E allora questo accordo che è stato da lei siglato, signor Presidente, e dal sottosegretario della Difesa, forse avrebbe potuto contenere qualcosa di più rispetto a quello che già il 19 giugno dello scorso anno avevamo deliberato in quest'Aula.

Perché il paradosso qual è, colleghe e colleghi? Il paradosso è che oggi non stiamo trattando della dismissione, ma stiamo semplicemente trattando della prosecuzione e, questa è la contraddizione in termini, siamo sempre nel campo di una sorta di resa rispetto allo Stato italiano. E allora, Presidente, a me non piace il dibattito quando prende la piega di chi si riconosce tra i militaristi piuttosto che tra gli antimilitaristi, tra i guerrafondai e i pacifisti, non è questo il tema, il tema essenziale è qui rimarcare e ribadire che c'è una Regione sarda con poteri autonomistici che è libera di determinare il governo del proprio territorio, sia pure solidale con uno Stato nazionale. Oggi noi invece, del tutto contraddittoriamente, ci stiamo preoccupando non di quell'effetto che l'ordine del giorno e che quell'accordo avrebbero dovuto produrre, cioè la cessazione di una servitù al 3 marzo del 2015, ma addirittura della proroga. Questo, Presidente, è inaccettabile sul piano appunto del metodo.

Presidente, quello che io però consiglio è che a quel tavolo, se come ritengo lei debba presenziare e partecipare, non si può far sentire la voce solo per subire, si deve far sentire la voce perché lei va portando tutto il peso, la dignità e il sentimento di un popolo sui temi dell'autonomia, sui temi della specialità, che un Governo nazionale sordo deve poter recepire in riferimento al tema delle servitù, dell'istruzione, del lavoro, della cultura, dei trasporti, dell'energia, della vertenza delle entrate, in definitiva tutte quelle questioni ancora irrisolte che sono sul tavolo.

È questa la ragione per la quale ritengo che su temi di questa portata e, soprattutto, sui temi di principio non vale riconoscere il ruolo del nostro Presidente e quindi della nostra Isola in un contesto importante qual e quello del Mediterraneo, io sono del parere che noi possiamo anche definire un ordine del giorno che contenga i punti essenziali che possano ribadire questo aspetto. Presidente, però io mi auguro che non ci sia un'altra occasione nella quale noi dobbiamo ancora darle un mandato, se non nel caso in cui noi portiamo veramente a casa un risultato, questo sì, positivo. E allora io mi auguro che anche questa ulteriore fiducia che noi vogliamo esternare nell'ipotesi che si approvi un documento comune possa essere foriera di un nuovo rapporto, anche conflittuale con lo Stato italiano, per difendere i valori della nostra autonomia e, se mi consente, anche della nostra libertà.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Mario Floris. Ne ha facoltà.

FLORIS MARIO (Sardegna). Presidente, prima di interrompere i lavori io ho necessità di capire se il Presidente della Regione è stato convocato presso il Consiglio dei Ministri, oppure se è stato lui a chiedere questa convocazione. Immagino che sia stato convocato perché l'ordine del giorno dice "appreso della prossima audizione del Presidente della Regione in seno al Consiglio dei Ministri". Una norma statutaria prevede che il Presidente della Regione autonoma della Sardegna debba essere chiamato sempre quando si discute un problema della nostra Isola.

Non siamo stati chiamati quando sono state modificate le norme ambientali, le norme urbanistiche, il Titolo V della Costituzione, quando sono stati definiti gli impegni che il Governo sta assumendo nei confronti di altri Stati del Mediterraneo per quanto riguarda il turismo. Se è così io consiglierei al Presidente della Regione di non presentarsi assolutamente presso il Consiglio dei Ministri.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Presidente della Regione.

PIGLIARU FRANCESCO, Presidente della Regione. Presidente, chiarisco subito che, ovviamente, saremo convocati perchè stiamo decidendo insieme al Consiglio dei Ministri la data nella quale essere convocati, se questo venerdì o il prossimo; dobbiamo decidere con il Presidente del Consiglio (era l'occasione buona per chiarirci le idee fra noi su questo punto), interverrò in replica per chiarire ulteriormente, ma non c'è mai stato alcun dubbio sul nostro diritto a essere convocati.

PRESIDENTE. Sospendo la seduta.

(La seduta, sospesa alle ore 17 e 31, viene ripresa alle ore 18 e 01.)

PRESIDENTE. Riprendiamo la seduta.

Comunico che è stato presentato un ordine del giorno sottoscritto da tutti i Presidenti di Gruppo.

(Si riporta di seguito il testo dell'ordine del giorno numero 1:

Ordine del giorno Cocco Pietro - Pittalis - Desini - Fenu - Arbau - Usula - Rubiu - Anedda - Solinas Christian - Dedoni - Cocco Daniele Secondo sull'imposizione della servitù militare a protezione del deposito di Guardia del Moro nell'Isola di Santo Stefano a La Maddalena e sulla richiesta di riesame nel Consiglio dei ministri del decreto impositivo presentata dal Presidente della Regione.

IL CONSIGLIO REGIONALE

a conclusione della discussione sulle comunicazioni del Presidente della Regione ai sensi dell'articolo 121 del Regolamento sulle servitù militari,

APPRESO della prossima audizione del Presidente della Regione in seno al Consiglio dei ministri circa la richiesta da questi avanzata di riesame del decreto di imposizione di una servitù militare a protezione del deposito di Guardia del Moro nell'Isola di Santo Stefano.

VISTO l'ordine del giorno del Consiglio regionale "dichiarazioni del Presidente della Regione in relazione alle servitù militari dopo l'audizione presso la IV Commissione Difesa della Camera dei deputati" approvato, all'unanimità, il 19 giugno 2014, nel quale il Consiglio regionale, nel prendere atto della necessità di un riequilibrio della presenza militare nell'Isola, ormai riconosciuta in tutte le sedi a partire dal 1981, ha impegnato il Presidente a porre come primo obiettivo nel quadro dei rapporti tra Stato e Regione, la graduale dismissione dei poligoni militari ed il loro superamento dal punto di vista economico, sociale ed ambientale, assicurando il mantenimento dei livelli occupazionali esistenti;

CONSIDERATO che:

- l'attuale provvedimento ministeriale si inserisce in un contesto che fa parte integrante del Parco nazionale dell'Arcipelago di La Maddalena, e come tale partecipa al disegno complessivo di riconversione economica del territorio;

- per oltre 35 anni le prospettive di sviluppo socio-economico dell'Arcipelago di La Maddalena sono state fortemente condizionate dalla contemporanea presenza della Marina militare italiana e degli USA e dai vincoli a questa connessi;

- all'indomani della fuoriuscita della marina americana, dovuta alle mutate scelte di geopolitica e ai nuovi scenari strategici internazionali, è sorta con tutta urgenza la necessità di prospettare un nuovo scenario di sviluppo per la comunità di La Maddalena;

- la Regione e lo Stato si erano impegnati in un programma di rilancio del valore di diverse centinaia di milioni di euro, con il fine di riqualificare in chiave turistica e di cantieristica nautica, in un contesto ambientale fortemente protetto, gli ex fabbricati militari;

- l'evento G8, da tenersi nell'Isola, fu individuato come momento di concreto avvio del nuovo sviluppo dell'arcipelago, mai svolto a causa della scelta unilaterale del Governo di trasferire il G8 a l'Aquila e il totale abbandono conseguente a tale scelta e a una errata gestione di tale risorse da parte degli organi dello Stato, gestione che a tutt'oggi impedisce il pieno dispiegamento dei progetti di sviluppo programmati, di cui Santo Stefano fa parte integrante;

VISTE le dichiarazioni del Presidente della Regione al Consiglio regionale in relazione all'incidente occorso l'estate scorsa nel poligono di Capo Frasca, in cui si affermava che per la Regione la servitù di Santo Stefano a La Maddalena "è scaduta il 3 marzo" e in cui veniva anticipata la volontà di opporsi "in ogni sede a qualsiasi tentativo di reiterarla";

CONSIDERATO l'accordo siglato dal Presidente della Regione e dal Sottosegretario della Difesa, On. Domenico Rossi, l'8 gennaio 2015, con il quale è stato deciso l'avvio di un tavolo di concertazione volto a valutare la percorribilità dell'avvio di un processo di graduale dismissione di parte dei poligoni e l'individuazione di misure di riequilibrio e di armonizzazione in termini di riduzione quantitativa e qualitativa dell'incidenza delle attività militari;

RITENUTO che:

- il decreto d'imposizione della servitù a Santo Stefano, emanato dal Ministro della difesa, configura allo stato attuale un appesantimento dei gravami militari e dei vincoli a questi connessi, ponendosi così in contrasto con l'ordine del giorno approvato dal Consiglio regionale;

- altresì l'imposizione unilaterale del vincolo nell'Isola di Santo Stefano si pone in contrasto con la volontà di concertazione stabilita nell'accordo di gennaio;

- inoltre l'imposizione del vincolo limita la possibilità di conseguire gli obiettivi definiti nel progetto di rilancio dell'arcipelago che, al contrario, in questo momento deve essere confermato nella sua strategicità e portato a concretezza;

- inoltre, il decreto non dia risposte alle esigenze di trasparenza e informazione in ordine alla eventuale pericolosità, per la salute e per la tutela ambientale, dei materiali che verrebbero custoditi all''interno del deposito; non risultano, infatti, prescrizioni in ordine alla tipologia di materiali immagazzinabili, non vi è alcun riferimento all'eliminazione di tutte le attività suscettibili di produrre danni gravi e irreversibili alla salute umana ed animale, oltre che all'ambiente; ciò anche con riferimento al delicato e tutelato equilibrio ambientale dell'area del parco nazionale;

APPRESO della prossima approvazione del Libro bianco della difesa, il cui obiettivo è di delineare la strategia di evoluzione dello strumento militare nei prossimi quindici anni;

CONSIDERATO che:

- il perseguimento di tale obiettivo avrà evidentemente ricadute sulla presenza militare nel territorio regionale;

- altresì al momento non risulta sia stata attivata alcuna interlocuzione con l'Amministrazione regionale al fine di presentare e concertare i contenuti del Libro bianco,

impegna il Presidente della Regione

1) a rappresentare, in occasione, del riesame del decreto impositivo, presso il Consiglio dei ministri, la contrarietà del Consiglio regionale verso l'imposizione della servitù militare a protezione del deposito di munizioni di Guardia del Moro;

2) a chiedere in tale sede un rinnovato impegno del Governo nazionale nel perseguimento degli obiettivi definiti nel piano di rilancio di La Maddalena per una sua concreta attuazione in tempi certi anche relativamente al piano delle bonifiche;

3) a ricercare forme di concertazione, anche con il coinvolgimento della rappresentanza parlamentare, circa gli scenari strategici che saranno delineati nel Libro bianco della difesa;

4) a riferire al Consiglio regionale per le opportune valutazioni e conseguenti decisioni circa la deliberazione del Consiglio dei ministri in sede di riesame del decreto di imposizione di servitù militare a Santo Stefano. (1).)

PRESIDENTE. Poiché non vi sono altri iscritti a parlare, ha facoltà di replicare il Presidente della Regione.

PIGLIARU FRANCESCO, Presidente della Regione. Presidente, sono naturalmente molto soddisfatto del testo che viene proposto in quanto sicuramente mi consente di svolgere meglio il mio ruolo di rappresentante della Regione di fronte al Consiglio dei Ministri. Approfitto della replica solo per dire pochissime cose dato che qualcuno ha chiesto il perché di questa discussione che segue un altro ordine del giorno, ma direi che il testo di cui stiamo discutendo dà una risposta molto precisa, come chiarirò fra un attimo.

L'altra perplessità che è stata espressa attiene al fatto che noi abbiamo votato l'ordine del giorno a giugno e il gennaio successivo abbiamo istituito un tavolo. Ci si chiede quindi che cosa sia successo da giugno a oggi. Ci tengo a ricordare due cose. Il tavolo di confronto è stato istituito a gennaio, perché non a luglio? Perché nel documento che istituisce quel tavolo si è lavorato molto per scrivere, che è l'inizio di un lavoro (si riprende il punto che era al centro dell'ordine del giorno), perchè a quel tavolo parleremo di riequilibrio, si valuterà la percorribilità che vuol dire avere i numeri, avere trasparenza. A luglio non sarebbe stato possibile firmare quel documento perché c'è stata una lunga interlocuzione con il Ministero quindi questo è un risultato, c'è uno spazio sul quale agire.

Subito dopo l'istituzione del tavolo, poi, è stato comunicato il significativo allargamento del periodo di stop delle esercitazioni, una richiesta formulata da molti anni alla quale non si era mai risposto in questi termini: stop alle esercitazioni dal primo giugno al 30 settembre. È un primo piccolo risultato ottenuto in pochissimo tempo, a cui però ha fatto seguito l'imposizione della nuova servitù. Questo è il motivo per cui siamo riuniti, perché il documento di cui stiamo discutendo a fronte dell'imposizione di nuova servitù si occupa del problema de La Maddalena, sfrutta l'occasione per richiamare l'attenzione del Governo nazionale sul problema di La Maddalena. È un aspetto specifico che era forse il caso di condividere fra noi, per chiedere con forza al Governo, piuttosto che confermare le servitù militari, di far ripartire prioritariamente un percorso di sviluppo, assai impropriamente bloccato gli anni scorsi, che oggi immobilizza un investimento pubblico paria a circa 400 milioni, molti dei quali appunto nostri.

Una bella occasione quindi per parlare di servitù militari ma, allo stesso tempo, anche delle alternative immediate di sviluppo; e la questione di La Maddalena mi sembra sia una opportunità preziosa per noi per ragionare su servitù e alternative di sviluppo. È quasi un caso di studio molto interessante che noi abbiamo il dovere di portare all'attenzione del Governo cercando, pragmaticamente, di ottenere dei risultati. La Giunta è favorevole all'ordine del giorno numero 1.

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione.

Ha domandato di parlare il consigliere Stefano Tunis per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

TUNIS STEFANO (FI). Presidente, ho apprezzato, e devo come sempre tenerlo in grande considerazione, l'impegno del Presidente della Regione nel perseguire un obiettivo, Devo però registrare che dal momento in cui, nel giugno scorso, abbiamo votato un ordine del giorno unitario, questa unitarietà non è sfociata nel risultato di segno "più" che veniva auspicato. Il risultato di segno più non si consegue soltanto con la rottura del rapporto istituzionale, oppure eventualmente con la redazione di un protocollo d'intesa con il Ministero della Difesa, il segno più deve essere nei risultati tangibili che la comunità sarda deve poter apprezzare rispetto alla nostra politica in queste materie.

Ciò che noi abbiamo potuto apprezzare è stata invece una costante perdita di centralità della nostra Regione rispetto agli equilibri della difesa, ciò che abbiamo potuto apprezzare è che, nonostante ci siano state importanti aperture dal punto di vista della riduzione dei periodi di esercitazione, nonostante ci siano state importanti aperture rispetto al riequilibrio e alla rivisitazione delle servitù, l'atteggiamento istituzionalmente non ortodosso che è stato seguito ha fatto sì che il disimpegno del Ministero della Difesa sta provocando dei tangibili danni alla comunità sarda, esattamente come il cataclisma che l'abbandono delle basi dell'arcipelago di La Maddalena ha provocato su quelle comunità.

Non possiamo essere sordi al fatto che gli indirizzi che, assente la Regione, il sindaco di La Maddalena ha messo nero su bianco, assieme allo Stato Maggiore della Difesa, sull'utilizzo e sulle opportunità di sviluppo di quelle aree, di quello specchio d'acqua di quell'area in generale, siano stati in modo assoluto giudicati positivamente da parte di quelle comunità. Se noi agiamo, dopo averli celebrati stamattina, sordi rispetto alle comunità che pretendiamo di rappresentare, lo stiamo facendo, come ho già detto, soltanto sulla base di una matrice ideologica antimilitarista, non è questo il tema, non è questo il periodo storico in cui noi dobbiamo dare questo segnale.

Questo è il periodo storico in cui noi dobbiamo dare un grande segno di compattezza, questo è il periodo storico in cui dobbiamo portare risultati economici evidenti alla nostra popolazione, è intollerabile che si riuniscano consigli comunali per lanciare l'allarme, come è successo l'altro giorno a Decimomannu, rispetto al disimpegno delle forze dell'aeronautica tedesca, che si esercitano partendo da Decimomannu, che provocherebbe dei disastri dal punto di vista economico su quelle comunità che non sarà facile sanare. … Presidente lei perde l'unanimità! Io voterò contro.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Roberto Deriu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

DERIU ROBERTO (PD). Presidente, non serve per guadagnare l'unanimità, ma io voto a favore comunque. Io ritengo, visto che il Presidente partecipa al Consiglio dei Ministri, che sia il momento di iniziare a porre un quesito al Governo, e cioè quanto di ciò che c'è in Sardegna è frutto di un accordo internazionale. Perché noi parliamo del Libro bianco della difesa, ma quanto la specialità della Sardegna è connessa a obblighi internazionali che la Sardegna ha in quanto tale, e non l'Italia in Sardegna? Non so se il Presidente vorrà porre questo quesito nella sede opportuna, che è quella del nostro Governo, però penso che sia indispensabile una domanda di questo genere. Perché noi oggi chiediamo che non ci sia l'imposizione a Guardia del Moro, domani chiederemo che non ci sia la prosecuzione della presenza militare in ogni luogo della Sardegna, ma noi non sappiamo esattamente che cosa serve e che cosa si è deciso che debba servire.

Dubito che sia soltanto un problema dell'Italia, nel nostro territorio ci sono forze armate, non solo italiane, la nostra Costituzione impegna l'Italia (anche il nostro Statuto) al rispetto di obblighi internazionali, quali sono questi obblighi internazionali rispetto alle basi in Sardegna? Non so se ne siamo veramente e realmente tutti informati. Non so se il Governo possa rivelare questi obblighi, se esistono. Però è uno dei temi rispetto al problema.

Credo che l'Aula debba poter dare oggi nuovamente il mandato al nostro Presidente per sostenere una battaglia che non è una battaglia, è affrontare un tema assolutamente non banale e non risolvibile con la divisione tra militaristi e pacifisti, è un problema molto più grande derivante dalla situazione geopolitica, ne ha fatto cenno anche il presidente Pittalis. È un problema che probabilmente in questo momento supera la nostra capacità di comprensione e le nostre conoscenze; può darsi che la presenza a Roma del nostro Presidente possa colmare qualche lacuna e avvicinare anche il popolo sardo a maggiore verità.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Paolo Truzzu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

TRUZZU PAOLO (Sardegna). Presidente, mi ricollego subito a quello che ha appena detto l'onorevole Deriu; anche a me sembra che ci siano delle cose che sono al di là della nostra volontà, delle nostre opinioni, dei nostri desideri e che passano sopra le nostre teste, si gioca a livelli sui quali noi non possiamo incidere. Oggi sinceramente, come componente di questo Consiglio, mi trovo a vivere una situazione un po' kafkiana; infatti abbiamo approvato un ordine del giorno il 19 giugno che, come dissi allora, votai con fatica perché non lo condividevo interamente, perché sono disponibile, e l'ho detto più volte, a discutere di equilibrio e di progetti di sviluppo alternativi per il territorio, ma prima è meglio capire quali sono questi progetti e quanti soldi ci sono per non fare l'errore che abbiamo già fatto a La Maddalena, per cui si mandano via prima i militari, si rinunciano alle basi, e si rimane con niente in mano.

Dicevo, siamo partiti da un ordine del giorno approvato il 19 giugno a fronte del quale lo Stato, comunque senza coinvolgere la Regione, emana un decreto con cui impone le servitù militari e noi rispondiamo con un nuovo ordine del giorno. Signori sinceramente, ripeto, mi sembra una situazione difficile. Stiamo perdendo occasioni di sviluppo per i nostri territori e questo accade mentre abbiamo un Governo guidato dal centrosinistra, abbiamo un Presidente che fa parte del centrosinistra, una Giunta anch'essa guidata dal centrosinistra e altre Regioni, amministrate dal centrosinistra, che nel frattempo ne approfittano. Perché mentre noi discutiamo per la terza volta di servitù militari in quest'Aula, non ponendoci mai il problema del lavoro, la Regione Puglia firma un accordo col Governo e recupera finanziamenti per le sue popolazioni e per i suoi territori.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Christian Solinas per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

SOLINAS CHRISTIAN (PSd'Az.). Presidente, signor Presidente della Regione, in occasione delle sue dichiarazioni programmatiche abbiamo detto che di questo Stato crediamo non ci si possa fidare un granché. Lo dico con estremo disincanto. Sono andato a rivedermi, su questo tema, i pronunciamenti che si sono susseguiti nel tempo e ho trovato, significativamente, un deliberato della Commissione difesa della Camera, del 10 gennaio 1980, dove lo Stato italiano riporto testualmente "si impegna a una riduzione quantitativa e qualitativa delle servitù militari in Sardegna e Friuli" - c'era anche il Friuli - "con un tasso di gradualità crescente".

Nella discussione odierna sembra di fare un tuffo nel passato, perché questi sono impegni già assunti, già visti ai quali lo Stato italiano non ha mai dato seguito. A quel deliberato ha fatto seguito un intenso lavoro con la Conferenza regionale, la Conferenza nazionale, diversi ordini del giorno di questo Consiglio regionale, ma nulla è mai cambiato. Io credo che il tema da proporre in questa sede sia quello della natura del contratto sociale che unisce il popolo sardo alla Repubblica italiana dall'indomani della tragica esperienza bellica. Cioè questo contratto sociale che ci unisce a questa Repubblica è un contratto unilaterale o è a prestazioni corrispettive? Perché se è vero che da un lato, con le servitù militari in Sardegna, abbiamo pagato i debiti di guerra di tutto lo Stato italiano, dall'altro lato non si capisce per quale motivo non si cominci a parlare in termini di compensazioni per tutta questa "occupazione".

Io ritengo che si debba quantificare il ritardo di sviluppo dovuto a quelle presenze e questo, badi bene, non perché noi abbiamo una posizione antimilitarista o, come si diceva un tempo, terzomondista, anzi noi contrastiamo storicamente non il concetto di solidarietà nazionale, ma le servitù militari che si atteggiano in forme prevaricanti e limitative del diritto dei sardi di poter disporre del loro territorio. Un deposito come quello di Guardia del Moro non è infungibile, può stare in qualsiasi parte del territorio nazionale, la nostra non è una posizione preconcetta e, pur comprendendo le ragioni del collega Tunis e del collega Truzzu, non saremo noi a infrangere l'unanimità del Consiglio regionale. Voteremo una delega al Presidente. Ma siamo perfettamente convinti che ci voglia una marcia in più.

Io credo che il giorno in cui si dovrà riunire il Consiglio dei Ministri alla sua presenza, sarebbe opportuno che questo Consiglio magari si convocasse sull'isola, che magari si convocasse a Guardia del Moro, per dire ancora una volta con fermezza che un ulteriore allungamento della servitù militare non è concepibile. Chiudo rapidamente sul punto, Presidente, chiedendo di porre questo quesito al Consiglio dei Ministri: vorremmo che verificasse se sull'isola vi sono consorzi privati, nazionali o esteri, che hanno rapporti con i comandi militari e gestiscono direttamente installazioni militari, limitative del diritto dei cittadini a fruire del territorio e del potere dei sindaci a governare il territorio. Quindi, non già una limitazione che deriva da impegni tra Stati, ma installazioni militari direttamente gestite da consorzi privati che interdicono la possibilità alle autorità locali di poter gestire i loro territori.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare la consigliera Anna Maria Busia per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

BUSIA ANNA MARIA (Centro Democratico). Presidente, vorrei riportare la discussione di oggi al tema principale, quel tema che è stato la ragione della riunione di questa assise e cioè il rinnovo della servitù militare che il Ministro della difesa, Roberta Pinotti, ha imposto unilateralmente senza che vi fosse alcuna consultazione con la Regione autonoma della Sardegna. Per questo io mi permetto di dire che voto a favore di questo ordine del giorno, di questa decisione, di questo sostegno al Presidente che bene sta agendo, che bene farà presso il Consiglio dei Ministri per sostenere le ragioni della Sardegna. Che poi la discussione si ampli oltre il dovuto mi pare in questa sede assolutamente inutile.

Noi stiamo ribadendo un'azione, stiamo sostenendo un'azione che ha a oggetto questa novità che è la decisione del Ministro della difesa. Che poi a un certo punto tutte le "anime belle" che sono intervenute nel corso di questa discussione si stupiscano che ancora si discuta di questi temi come se nel frattempo, come se in questi mesi non fosse accaduto nulla e non avessimo una guerra alle porte questo mi stupisce, mi stupisce l'ingenuità di certi atteggiamenti, di chi sostiene che è inverosimile, incredibile, inaccettabile che ci sia un atteggiamento di chiusura da parte dello Stato o, meglio, un atteggiamento che non ha consentito dei passi in avanti posto che, ripeto, intanto il quadro internazionale è assolutamente mutato e impone quindi un'attenzione su certi temi che certamente non può essere riportata a quello che accadeva e che avevamo discusso a giugno del 2014.

Una situazione internazionale gravissima che ovviamente ha portato a un cambio di impostazione anche della politica internazionale. E allora pensare che noi da soli possiamo decidere che cosa fare delle nostre basi è assolutamente ingenuo. Va bene invece ribadire quanto è stato già stabilito, nella speranza e nella convinzione che il nostro Presidente quel programma porterà avanti, sostenendolo in questa azione concreta che si determinerà nell'occasione del Consiglio dei Ministri in cui il Presidente verrà sentito in rappresentanza di tutta la Regione. Tutto il resto purtroppo è solo fuffa.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Daniele Cocco per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

COCCO DANIELE (SEL). Presidente, intervengo molto brevemente perché ripeterei quello che ho già detto. Preciso, intanto, che il Governo non è di centrosinistra mentre questo regionale è Governo di centrosinistra, sovranista e autonomista. E il problema non è tanto di fidarsi o meno di questo Governo, ma il problema riguarda soprattutto il livello di contrattazione che noi riusciremo ad attivare rispetto a ciò che oggi è all'ordine del giorno. E questo dipenderà molto dalla unitarietà di intenti di questo Consesso.

Credo che non dobbiamo chiedere altro al Presidente, che d'altronde è qui da meno di un anno, mentre ci rende abbastanza soddisfatti, per quello che riguarda la nostra parte, il rapporto che è stato instaurato con il Governo sino a questo momento. È chiaro, il livello di contrattazione che noi riusciremo ad avere dipenderà, molto, anche dal contenuto della delega che questo Consiglio riuscirà a dare al Presidente.

Mi stupisce il fatto che rispetto all'ordine del giorno, votato unitariamente qualche mese fa, ci siano delle obiezioni da parte di alcuni amici, colleghi dell'opposizione di cui non riesco a capire il motivo, visto e considerato che oggi tra l'altro stiamo parlando di un altro aspetto di tutta la partita.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Giampietro Comandini per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

COMANDINI GIAMPIETRO (PD). Signor Presidente, mi spiace che qualche amico dell'opposizione voglia mettere elmetto, baionetta e andare in guerra, anche quando la guerra non c'è, solo per marcare una posizione di difesa dei territori che in qualche modo non ha motivo di esistere in questo ordine del giorno e nella discussione che abbiamo aperto stasera. Discussione che, come benissimo ricordava la collega Busia, ruota su un punto ben preciso: il rinnovo unilaterale da parte del Ministro della servitù di La Maddalena; ed è questo l'oggetto del contendere di stasera, ed è questo l'indirizzo, l'impegno, la volontà politica che questa Aula deve affidare al Presidente per riproporre con forza la difesa dell'autonomia di questa istituzione.

Non è quindi una discussione a 360 gradi sulle servitù militari che questa Aula ha già fatto e che questo Governo regionale, con il Presidente, ha portato avanti sia non firmando un accordo penalizzante nei confronti della Sardegna e, soprattutto, istituendola seconda Conferenza sulle servitù militari.

Io ritengo che non ci siano i militaristi a difesa dei territori legati alle economie che i poligoni militari portano avanti da tempo, perché anche il Partito Democratico ha presentato una mozione, lo sanno bene i colleghi dell'opposizione, nella quale ha espresso delle posizioni forti a difesa di questi territori perchè è interessato alla riconversione dei poligoni militari, perché nessuno ritengo che si possa permettere di sostituire un'industria che non è più solamente industria militare ma anche civile con ipotesi di riconversione volte soltanto a tutelare e difendere terreni e territori che rappresentano le servitù militari.

Quindi è lo spirito di unità che dobbiamo riportare nel far sì che, attraverso la riconquista dei territori destinati alle servitù militari si possa prefigurare un modello di sviluppo che riesca a coniugare sia l'attività militare e civile, importante, sia le aspettative dei territori, anziché difendere mettendo l'elmetto posizioni che possono essere non ideologiche ma sicuramente possono portare qualche facile consenso senza risolvere il problema alla base. E il problema è quello di vedere quale prospettiva vogliamo dare a questi 35 anni che sono stati importanti nella difesa del Paese ma indubbiamente hanno portato qualcosa di buono anche alla nostra Isola.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Oscar Cherchi per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

CHERCHI OSCAR (FI). Presidente, in questa circostanza non metterò né l'elmetto né tantomeno utilizzerò la baionetta e, possibilmente, non metterò mai neanche la divisa militare. Questo non significa però, signor Presidente, che lei oggi non sarebbe dovuto venire in Aula per riferire non di un futuro incontro bensì di una proposta concreta, un risultato immediatamente disponibile che potesse essere portato all'attenzione di quest'Aula. È per questa ragione che io voto contro in quanto a oggi, da settembre dello scorso anno, niente è stato messo in campo e su niente sono state date risposte concrete.

Quindi credo che il Consiglio regionale oggi non debba assolutamente approvare alcun tipo di ordine del giorno, non è necessario; è necessario invece, al contrario, che il Presidente della Regione, dopo quella delega che il Consiglio regionale a settembre gli diede, torni qui in Consiglio regionale e ci "racconti fatti concreti", che tengano conto delle preoccupazioni che i vari territori e i sindaci di quei territori stanno sollevando in questi giorni. Questo è quello che a noi interessa. Tutto il resto, onorevoli, non è fuffa ma è veramente tempo perso.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare la consigliera Alessandra Zedda per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

ZEDDA ALESSANDRA (FI). Presidente, senza infingimenti noi abbiamo lasciato ai colleghi la libertà di voto. Io ho sottoscritto per il Gruppo il documento e voterò a favore insieme ad altri colleghi, ma Presidente, perché ci rendiamo conto che la materia è complessa e di estrema importanza e vogliamo però rinnovare e confermare innanzitutto che siamo ancora legati a quell'ordine del giorno in cui le abbiamo dato ampio mandato all'unanimità.

Noi oggi le riconfermiamo questa fiducia con una delega che però deve mettere sempre al primo posto la nostra autonomia e la nostra specificità e fare sì che tutte le partite che riguardano le servitù militari in Sardegna possano essere trattate allo stesso modo e con la stessa attenzione.

Il caso di La Maddalena è un caso importantissimo, noi ovviamente ci auguriamo che ci sia da questo Stato almeno in questa occasione un approccio differente, non ci fidiamo, vogliamo però rinnovare a lei questa fiducia certi che possa rappresentarci nel migliore dei modi, affinché questa vicenda si possa risolvere veramente con il rilancio definitivo dello sviluppo in una parte del territorio della Sardegna che ovviamente, non sono di certo io a dirlo, ma ormai è sancito, è una delle migliori e delle più importanti.

Voglio sottolineare un altro aspetto; molte volte, anzi, spesso ci ritroviamo a dover subire attraverso degli atti unilaterali da parte dei vari ministeri delle disposizioni che noi non condividiamo. Oggi non glielo ha detto solo questa minoranza, glielo hanno fatto presente ben diciassette persone della sua maggioranza, così come pure anche i nostri parlamentari. Allora, Presidente, provi a non fidarsi ciecamente, ma abbia gli artigli per portare a casa un risultato soddisfacente per i sardi e per la Sardegna.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Augusto Cherchi per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

CHERCHI AUGUSTO (Soberania e Indipendentzia). Presidente, sarò telegrafico, e dico che in questo dibattito questo pomeriggio abbiamo sentito tante cose, alcune condivisibili, molte altre assolutamente no. Una cosa è certa, come ho detto all'inizio del dibattito, siamo di fronte a un dato incontrovertibile, che è quello dell'ennesima arroganza di Stato nei confronti della Sardegna. Questo è un punto di partenza, il punto di arrivo deve essere l'attribuzione di un mandato pieno al Presidente per andare avanti con il ricorso contro il rinnovo delle imposizioni delle servitù militari a Guardia del Moro.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Ignazio Locci per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

LOCCI IGNAZIO (FI). Dichiaro il voto contrario all'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Pietro Cocco per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

COCCO PIETRO (PD). Presidente, essendo già intervenuto, sarò molto breve. Innanzitutto dichiaro il voto favorevole del Partito Democratico a questo ordine del giorno, e consentitemi qualche "piccola" considerazione, anche a seguito delle dichiarazioni di voto dei colleghi che mi hanno preceduto, in particolare nei confronti di alcuni colleghi che hanno giustificato il voto contrario, naturalmente legittimo, perché ognuno è legittimato a esprimere quello che vuole.

Noi però incorniciamo le questioni: stiamo parlando di Santo Stefano, non stiamo parlando di tutto l'universo mondo o di tutta la Sardegna, stiamo parlando di Santo Stefano, di una convenzione scaduta il 3 di marzo, sulla quale occorre intervenire e dire la nostra. Questa è la ragione per la quale il Presidente della Regione ha chiesto di essere sentito in Aula e avere più forza nella trattativa col Governo. Naturalmente non capisco con quale motivazione, ad esempio, si dichiari sui punti 2 e 3, di votare contro; occorre verificare le questioni ed esprimere giudizi in merito alle cose delle quali si discute.

Tuttavia come si fa, a distanza di tre mesi, di quattro mesi, di cinque mesi, da quando il Presidente della Regione ha avuto il primo mandato da parte di questo Consiglio regionale per esprimere un parere in merito alle questioni delle servitù militari, tirare fuori gli artigli e tutto quello che vogliamo, quando per anni non si è combinato nulla! Per anni non si è combinato nulla, non sono stati ottenuti risultati di alcun tipo! Abbiamo già detto prima che è stata istituita una Conferenza nazionale sulle servitù militari a distanza di trent'anni; è stato detto che sono stati presi degli impegni dei quali vedremo a breve i risultati, forse si sta eccedendo in democrazia chiedendo a questo Consiglio di esprimersi per dare al Presidente un ulteriore, specifico mandato sul tema delle servitù militari relativamente a Santo Stefano.

Pertanto, pur legittime naturalmente, non entro nel merito, mi sembrano abbastanza contraddittorie, per certi versi, le dichiarazioni di quei consiglieri che esprimono un voto contrario. Io prendo atto tuttavia che tutti i Capigruppo hanno firmato l'ordine del giorno (questo è un fatto assolutamente positivo) sul quale dichiaro il voto a favore mio personale e del Partito Democratico.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Ugo Cappellacci per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

CAPPELLACCI UGO (FI). Presidente, dico subito che voterò a favore dell'ordine del giorno seppure a malincuore, non perché non sia convinto della necessità di dare mandato al Presidente affinchè sostenga le ragioni che sono puntualmente riportate nell'ordine del giorno, ma perché credo che sia mortificante, ancora una volta, verificare che il Governo mette la Sardegna all'ultimo posto, che la considera l'ultima ruota del carro, che assume provvedimenti in totale spregio dei nostri diritti.

Credo sia utile, Presidente, per le ragioni che sosterrà in Consiglio dei Ministri, darle un aggiornamento sul tema, perché io avevo partecipato al Consiglio dei Ministri sullo stesso tema. Un piccolo inciso, io ero stato chiamato prima dell'emissione del provvedimento, non dopo, e quindi credo che questo sia motivo sufficiente già per andare lì e sbattere un pugno sul tavolo e dire che non è consentito, non è ammesso che si venga chiamati così, incidentalmente, a dare il parere in un momento successivo.

In quella occasione (e questo è importante), il Consiglio dei Ministri, nonostante io mi fossi espresso in termini negativi, aveva confermato la servitù; ma la sintesi alla quale eravamo arrivati con una dichiarazione che era stata resa durante il Consiglio dall'allora Ministro della difesa era che la difesa avrebbe fatto un ragionamento su quella servitù e che quella doveva essere l'ultima volta in cui quella servitù veniva rinnovata. Se così era e se così non è oggi, ancora una volta questo Stato sta venendo totalmente meno alla parola data e agli obblighi che ha nei confronti della Sardegna.

Allora, Presidente, vada e faccia valere le ragioni della Sardegna, protesti nel modo più vivace, forte e determinato possibile, perché non è ammissibile che il Presidente della Regione sia convocato solo dopo che il provvedimento è stato assunto. Non voglio fare strumentalizzazioni, perché se dovessi pormi nei panni di chi all'epoca del mio mandato faceva l'opposizione, caro Presidente, avrei potuto "cantarle" in modo diverso, e probabilmente prendermela anche nei confronti della sua persona e della sua autorevolezza, ma non è questo che voglio fare.

Voglio dirle di fare tesoro, però, di questo atteggiamento in tutti i rapporti con lo Stato, ne faccia tesoro e non dimentichi che purtroppo lo Stato non ha un atteggiamento di leale collaborazione. Allora, non fidiamoci, non ammainiamo la bandiera, non diamo allo Stato la possibilità di decidere per noi, facciamoci sentire perché credo che ce ne sia bisogno. E questa è solo la punta dell'iceberg, perché sa bene Presidente, sa bene assessore Paci, quali sono le partite che sono in ballo nella trattativa con lo Stato e quanto da queste partite dipenda il futuro della Sardegna.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Attilio Dedoni per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

DEDONI ATTILIO (Riformatori Sardi). Presidente, il Gruppo dei Riformatori Sardi non verrà meno alla solidarietà complessiva nei confronti della stessa Sardegna, perché quando si dà un mandato al Presidente della Giunta regionale lo si dà perché deve difendere gli interessi della Sardegna. Per cui noi voteremo a favore di questo ordine del giorno che mi sembra però una diminutio rispetto al precedente, e qualcuno mi potrà dire che l'altro era generale e questo è un particolare, può essere, ma questo è un particolare nella scaletta complessiva di tutti i rapporti con lo Stato e anche di quelli intessuti con il Ministero della difesa. E sostengo ancora una volta, per qualcuno che non avesse capito la questione dei cinquant'anni, che cinquant'anni fa fu posto a Santo Stefano il vincolo, che obbligava all'insediamento di una base, mai ratificato dal Parlamento italiano.

Oggi è stato reimposto il vincolo, e ribadisco ancora una volta che c'è l'obbligo al preventivo rapporto con la Regione autonoma della Sardegna, perché a livello costituzionale è previsto che il Presidente della Regione sieda, quando si dibatte dei problemi della Sardegna, al tavolo del Consiglio dei Ministri. Ma, al di là di queste disposizioni che a volte "vanno e vengono", io dico che vi è la necessità che venga difesa veramente la nostra isola, e sposo totalmente oggi quello che ha detto l'onorevole Anna Maria Busia, perché il quadro complessivo è mutato, e sul quadro complessivo si doveva iniziare a ragionare seriamente.

La geopolitica è mutata, il sistema di difesa è mutato, e probabilmente gli impegni dello Stato italiano adesso a prescindere ci imporranno, perché noi facciamo parte della Repubblica italiana, la servitù, ma mai dobbiamo dimenticare gli interessi della nostra Isola, che vanno difesi a 360 gradi, vanno ripresi gli argomenti economici, quando non si possono discutere quelli militari, e su quelli economici bisogna veramente avere forza di dibattere e di non rinunciare continuativamente ai maggiori introiti che poi servono per essere distribuiti alle autonomie locali, alle imprese, per far sì che ci sia un rilancio e uno sviluppo della nostra Isola.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Stefano Tunis.

TUNIS STEFANO (FI). Presidente, chiedo la votazione nominale dell'ordine del giorno.

(Appoggia la richiesta il consigliere Pietro Pittalis.)

Votazione nominale

PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'ordine del giorno numero 1.

(Segue la votazione)

Prendo atto che i consiglieri Carta e Manca Gavino hanno votato a favore e che il consigliere Tedde si è astenuto.

Rispondono sì i consiglieri: Agus - Anedda - Arbau - Azara - Busia - Cappellacci - Carta - Cherchi Augusto - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Collu - Comandini - Cossa - Cozzolino - Crisponi - Dedoni - Deriu - Desini - Forma - Lai - Ledda - Lotto - Manca Gavino - Manca Pier Mario - Meloni - Moriconi - Oppi - Orru' - Perra - Peru - Pigliaru - Pinna Giuseppino - Pinna Rossella - Pittalis - Pizzuto - Rubiu - Ruggeri - Sabatini - Solinas Antonio - Solinas Christian - Tendas - Unali - Usula - Zedda Alessandra.

Rispondono no i consiglieri: Cherchi Oscar - Locci - Tocco - Truzzu - Tunis.

Si sono astenuti: il Presidente Ganau - Tedde.

Risultato della votazione

PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:

presenti 51

votanti 49

astenuti 2

maggioranza 25

favorevoli 44

contrari 5

(Il Consiglio approva).

Il Consiglio è riconvocato domani, giovedì 19 febbraio, alle ore 10.

La seduta è tolta alle ore 18 e 42.



Allegati seduta

Risposta scritta a interrogazioni

Risposta scritta dell'Assessore del lavoro, formazione professionale, cooperazione e sicurezza sociale all'interrogazione Rubiu - Oppi - Pinna Giuseppino - Tatti sulla necessità di provvedere al pagamento delle spettanze arretrate della CIG e delle mobilità in deroga. (100)

In relazione all'interrogazione in oggetto, con la quale si chiede di interrogare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale del Lavoro, formazione professionale, cooperazione e sicurezza sociale, si comunica quanto segue:

Le richieste di accesso agli ammortizzatori sociali in deroga relative all'anno 2014 interessano, complessivamente, 26.763 lavoratori, dei quali

- 9.494 per provvedimenti di cassa integrazione in deroga (lavoratori ancora formalmente occupati);

- 17.269 di mobilità in deroga (lavoratori già licenziati);

Le risorse necessarie per l'integrale copertura del fabbisogno 2014 ammontano, secondo l'ultimo dato trasmesso al Ministero del lavoro, ad €59.156.733 per i trattamenti di Cassa integrazione in deroga e €174.532.130 per quelli di mobilità in deroga.

Ad oggi, il Governo ha assegnato:

- 17.313.000 euro (DM 22 gennaio 2014)

- 17.313.000 euro (DM 6 agosto 2014)

- 21.641.000 euro (DM 4 dicembre 2014)

È stato preannunciato dal Ministro Poletti un ulteriore, futuro DM per la ripartizione tra le Regioni di altri 200 milioni di euro, dal quale si può ipotizzare di ottenere non più di altri 7/8 milioni di euro.

Le risorse sopra indicate non consentiranno di soddisfare che parzialmente le richieste presentate dalle imprese.

Corre l'obbligo di ricordare che con l'Accordo Istituzionale per la proroga e la prima concessione degli ammortizzatori sociali per l'anno 2014 siglato tra Assessorato del lavoro e parti Sociali in data 11 agosto 2014, è stato concordato che le risorse disponibili sarebbero state ripartite destinando il 50% alla cassa integrazione e l'altro 50% alla mobilità in deroga.

Con le prime risorse assegnate sono state pagate le prime due mensilità dei trattamento di CIGS in deroga. Dal 16 dicembre 2014, a fronte della assegnazione degli ulteriori 21 milioni, l'INPS ha iniziato a pagare due mensilità di trattamenti di mobilità ed altre due mensilità di trattamenti di CIGS.

Il Presidente Pigliaru e l'Assessore scrivente hanno di recente incontrato il Ministro Poletti sollecitando l'assegnazione di ulteriori risorse per la copertura degli ammortizzatori 2014 e sono in questi giorni in attesa degli esiti della ricognizione in corso a livello nazionale, ed intendono contribuire all'integrale copertura attraverso l'utilizzo dei fondi PAC.

Risposta scritta dell'Assessore del lavoro, formazione professionale, cooperazione e sicurezza sociale all'interrogazione Comandini - Cozzolino - Lotto - Manca Gavino - Pinna Rossella sull'esclusione dei percorsi di dottorato di ricerca, delle scuole di specializzazione e dei percorsi in campo artistico e musicale dalle azioni di finanziamento previste dai bandi di alta formazione del programma Master and Back. (154)

In relazione all'interrogazione in oggetto, con la quale si chiede di interrogare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale del Lavoro, formazione professionale, cooperazione e sicurezza sociale, per sapere se si intendano rivedere le disposizioni e azioni di finanziamento previste dai bandi dell'alta formazione del programma Master and Back, indetti in questi ultimi anni, perché vengano ripristinati e incentivati, attraverso l'assegnazione di borse di studio, anche i percorsi di formazione del dottorato di ricerca e delle scuole di specializzazione che non prevedono alcuna copertura finanziaria per la frequenza del corso e se intendano intervenire sull'esclusione degli indirizzi relativi ai percorsi di specializzazione e di formazione in ricerca nel campo artistico e musicale, perché anche chi studia in tale settore professionale possa accedere ai finanziamenti europei destinati ad alzare il livello di formazione e della conoscenza assegnati con il programma Master and Back, si comunica quanto segue:

Il programma Master and Back è stato finanziato dal FSE nell'ambito delle programmazioni 2000-2006 e 2007-2013.

Come noto, i fondi strutturali sono programmati con cadenza settennale, le risorse vengono stanziate all'inizio di ogni programmazione e devono servire al finanziamento dei programmi per tutto il settennio.

Nel caso del programma Master and Back, all'inizio della programmazione (2008 e inizio del 2009) è stato deciso di utilizzare una quota molto rilevante delle risorse stanziate sul settennio.

Di conseguenza, per le annualità successive (dal 2010 in poi), data la scarsità di fondi residui, l'amministrazione è stata costretta a concentrare i finanziamenti su un numero limitato di tipologie di percorsi formativi, privilegiando quelli universitari (come master e dottorati) in quanto di sicura e universale spendibilità internazionale.

A tale proposito, si precisa che all'interno dei master universitari e i dottorati di ricerca è stata comunque finanziata in tutte le edizioni una quota di percorsi in ambito artistico-umanistico (denominato "Arts and Humanities").

Per quanto n'guarda invece le scuole di specializzazione, si precisa che, fin dalle prime edizioni del programma, la richiesta di borse di studio per tale categoria è stata minima rispetto alle altre tipologie di percorso; inoltre, trattandosi di un tipo di formazione esistente esclusivamente in Italia, il loro finanziamento risultava difficilmente compatibile con la scelta dell'amministrazione di far concorrere allo stesso livello la formazione in Italia e all'estero (senza "corsie preferenziali" per la formazione in Italia, cosa che sarebbe accaduta finanziando tali scuole) e di utilizzare classifiche internazionali delle migliori università, universalmente riconosciute, per l'attribuzione dei punteggi e la formazione delle graduatorie.

Di conseguenza, a partire dall'edizione 2010 i corsi di specializzazione presso scuole universitarie italiane non sono stati inclusi per entrambi questi motivi, oltre alla già citata scarsità di risorse finanziarie da destinare alle borse di studio che costringeva ad una dura selezione del tipo di formazione da includere negli avvisi pubblici.

Invece, il mancato finanziamento dei dottorati di ricerca a partire dall'edizione 2012 è dovuto esclusivamente a motivi "tecnici".

Infatti, con l'avvicinarsi della chiusura della programmazione FSE 2007-2013 non è stato più possibile erogare finanziamenti per percorsi formativi di lunga durata senza avere certezza che il programma Master and Back avrebbe avuto una prosecuzione negli stessi termini anche nella programmazione 2014-2020.

Ciò è dovuto ai vincoli di certificazione della spesa comunitaria che imponevano che, per poter essere oggetto di certificazione, il percorso finanziato debba necessariamente essere concluso e rendicontato entro l'anno 2015. I dottorati di ricerca hanno una durata minima di tre anni (fuori dall'Italia mai inferiore a quattro) ed è questo l'unico motivo per cui tale tipologia non è stata inclusa negli ultimi avvisi pubblicati nell'ambito del programma Master and Back.

Con l'apertura della programmazione 2014-2020 la maggior parte dei vincoli di tipo tecnico e finanziario dovrebbe essere superata, consentendo teoricamente di riconsiderare l'inclusione di alcuni dei percorsi formativi prima esclusi per le motivazioni sopra citate.

Tuttavia, l'amministrazione sta svolgendo un'importante attività di analisi dei dati relativi al programma Master and Back per individuare, tra le altre cose, i percorsi formativi che in passato si sono dimostrati più efficaci in relazione all'occupazione e all'occupabilità dei giovani sardi, che, insieme all'individuazione delle priorità di sviluppo per il territorio sardo e all'effettivo ammontare della dotazione economica destinata all'alta formazione nella programmazione 2014-2020, sarà determinante per orientare le scelte strategiche del nuovo Master and Back.

Risposta scritta dell'Assessore del lavoro, formazione professionale, cooperazione e sicurezza sociale all'interrogazione Anedda - Unali sulla mancata istituzione della Consulta per l'immigrazione di cui alla legge regionale 24 dicembre 1990, n. 46. (166)

In relazione all'Interrogazione in oggetto, con la quale si chiede di interrogare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale del Lavoro, formazione professionale, cooperazione e sicurezza sociale su quali siano le motivazioni che hanno portato alla mancata istituzione della Consulta per l'immigrazione nei termini previsti dalla legge regionale in argomento e su quali provvedimenti urgenti questi intendano intraprendere al fine della istituzione della Consulta, i tempi della programmazione degli interventi in materia di immigrazione ed in particolare le direttive alle province per l'approvazione dei piani annuali per il proseguimento dell'attività degli sportelli di mediazione linguistico-culturali, si espone quanto segue.

In relazione al primo punto si precisa che la Consulta regionale per l'Immigrazione deve essere nominata con Decreto del Presidente della Regione, previa conforme deliberazione della Giunta Regionale su proposta dell'Assessore del Lavoro, formazione professionale, cooperazione e sicurezza sociale.

La Consulta svolge i seguenti compiti (art. 10 L.R. n. 46/1990):

- propone, agli organismi competenti, iniziative sulle materie inerenti all'immigrazione in Sardegna;

- formula, con cadenza annuale, il programma annuale di intervento relativo alle iniziative sulle materie di cui alla L.R. n. 46/1990 da sottoporre all'approvazione alla Giunta regionale;

- esprime pareri sulle materie dell'immigrazione.

La Consulta è costituita da:

a) l'Assessore regionale del Lavoro, Formazione Professionale, Cooperazione e Sicurezza Sociale, che la presiede;

b) sei rappresentanti dei lavoratori extracomunitari, designati dalle associazioni rappresentative di cittadini extracomunitari operanti in Sardegna;

c) tre rappresentanti designati, a turno, dalle organizzazioni sindacali dei lavoratori maggiormente rappresentative a livello regionale;

d) tre rappresentanti designati, a turno, dalle organizzazioni sindacali dei datori di lavoro maggiormente rappresentative sul piano regionale;

e) tre esperti in materia di immigrazione, nominati dalla Giunta regionale su proposta dell'Assessore del lavoro;

f) tre rappresentanti designati, a turno, dalle associazioni che operano nel campo dell'assistenza all'emigrazione e all'immigrazione;

g) un funzionario dell'Assessorato del Lavoro, Formazione Professionale, Cooperazione e Sicurezza Sociale che funge da segretario.

Il competente Servizio Politiche Sociali, Cooperazione e Sicurezza Sociale, ha proceduto all'invio di apposita nota agli organismi interessati al fine di designare i rappresentanti. Tali designazioni hanno determinato l'allungamento dei tempi necessari al rinnovo dell'organismo, scaduto con la fine della XIV legislatura.

In merito al secondo punto, occorre evidenziare come con la deliberazione 45/8 del 11.11.2014, in ottemperanza a quanto disposto dall'art. 11 della L.R. N.46/1990, la Giunta Regionale ha deliberato di approvare la ricostituzione della Consulta Regionale per l'Emigrazione nella seguente composizione:

1. Presidente Assessore del lavoro, formazione professionale, cooperazione e sicurezza sociale: Virginia Mura

2. In rappresentanza delle associazioni di cittadini extracomunitari Associazione Sardegna Belarus: Inna Naletko

3. In rappresentanza delle associazioni di cittadini extracomunitari Associazione Sunugaal: Kilap Gueye

4. In rappresentanza delle associazioni di cittadini extracomunitari Associazione Pueblos Unidos United Nation: Carla Howard

5. In rappresentanza delle associazioni dì cittadini extracomunitari Associazione Pilipino Bayanihan

Association ir» Sardegna (PBAS): Edwin Mendoza

6. In rappresentanza delle associazioni di cittadini extracomunitari Associazione cinese in Sardegna: Lina Zhan

7. In rappresentanza delle associazioni di cittadini extracomunitari Associazione Organizzazione Cittadini Immigrati (OCI): Stepanyuk Volodymyr

8. In rappresentanza delle organizzazioni sindacali CGIL Sarda: Nicola Cabras

9. In rappresentanza dette organizzazioni sindacali CISL Sardegna: Renzo Corveddu

10. In rappresentanza delle organizzazioni sindacali UU. Sardegna: Maria Francesca Ticca

11. In rappresentanza delle organizzazioni datoriali Confagricoltura Sardegna: Maurizio Carta

12. In rappresentanza delle organizzazioni datoriali Coldiretti Sardegna: Giovanni Girasole

13. In rappresentanza delle associazioni di assistenza immigrati Associazione Cooperazione e Confronto - Comunità La Collina: Diego Serra

14. In rappresentanza delle associazioni di assistenza immigrati Associazione AIDOS Sardegna: Clara Corda

15. In rappresentanza delle associazioni di assistenza immigrati Ufficio Caritas Diocesana: Don Marco Lai

16. Esperto Giunta regionale: Nicola Melis

17. Esperto Giunta regionale: Alessandro Fiori

18. Esperto Giunta regionale: Annamaria Baldussi

19. Segretario Funzionario Assessorato del lavoro: Giuseppina Orani

Con il Decreto del Presidente della Regione n. 143 del 26.11.2014, la Consulta Regionale per l'emigrazione è stata ricostituita nella predetta composizione e si è insediata nella seduta del 26 Novembre 2014 svoltasi presso l'Assessorato del Lavoro, Formazione Professionale e Sicurezza Sociale.

Un'ulteriore convocazione si è svolta nella giornata del 19 Dicembre 2014 durante la quale sono stati presentati l'Avviso Diamante, con l'obiettivo di fornire formazione a circa 60 donne immigrate, su attività manuali che riprendono le tradizioni etniche dei loro paesi di provenienza, integrandosi però con il tessuto produttivo sardo. Nella stessa seduta è stato presentato il Bando SARDEGNA ELLEDUE PLUS che permetterà l'insegnamento della lingua italiana, ai livelli A1 e A2, in sei istituii scolastici dislocati in tutta l'Isola.

Risposta scritta dell'Assessore del lavoro, formazione professionale, cooperazione e sicurezza sociale all'interrogazione RUBIU sulla scadenza della cassa integrazione in deroga per diverse aziende isolane. (210)

In relazione all'interrogazione in oggetto, con la quale si chiede di interrogare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale del Lavoro, formazione professionale, cooperazione e sicurezza sociale per sapere quante aziende isolane attualmente godono dei trattamenti di integrazione in deroga, con una tabella che metta a confronto le diverse annualità; per conoscere la situazione rispetto alle risorse previste per il 2014, con tante aziende che nel frattempo hanno dovuto chiudere il ciclo produttivo; per valutare la possibilità di aprire immediatamente una vertenza con il Governo, volta ad impedire il taglio della cassa integrazione in deroga per i lavoratori in difficoltà e l'assicurazione delle necessaria risorse per le aziende in crisi; per verificare l'apertura di un tavolo di confronto con il Governo per trovare soluzioni al tanto tormentato periodo di difficoltà che attanaglia le zone interne dell'isola, mediante misure straordinarie ed urgenti per il Sulcis Iglesiente e il Nuorese, si comunica quanto segue:

Il ricorso alla cassa integrazione in deroga nell'anno 2014 ha interessato complessivamente 9.494 lavoratori, con un calo rispetto all'anno 2013, nel corso del quale la cigs ha interessato 12,104 lavoratori.

Anno Numero lavoratori

2013 9.494

2014 12.104

Con Decreto del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali e del Ministro dell'Economia e delle Finanze del 1 agosto 2014, sono state emanate disposizioni in materia di ammortizzatori sociali in deroga fortemente restrittive.

Le possibilità di ricorrere agli ammortizzatori sociali in deroga si riducono progressivamente sin dal 2014, e per il biennio 2015 - 2016 è limitata la possibilità di accedere alla cassa integrazione in deroga sino alla completa scomparsa dello strumento dal 1 gennaio 2017.

Le limitazioni riguardano:

- la durata dei trattamenti

- l'individuazione dei datori di lavoro che possono ricorrere alla cig in deroga nei soli imprenditori ex art. 2082 c.c.

- l'introduzione di più stringenti requisiti soggettivi in capo ai lavoratori destinatari dell'integrazione salariale.

Il Decreto, oltre a dettare le disposizioni di cui sopra per il futuro opera anche per il passato (dal 1 gennaio 2014) in relazione ai limiti di durata dei trattamenti.

Le risorse necessarie per l'integrale copertura del fabbisogno 2014 per i trattamenti di Cassa Integrazione in deroga ammontano, secondo l'ultimo dato trasmesso al Ministero del lavoro, ad € 59.156.733 .

Ad oggi, il Governo ha assegnato:

- 17.313.000 euro (DM 22 gennaio 2014)

- 17.313.000 euro (DM 6 agosto 2014)

- 21.641.000 euro (DM 4 dicembre 2014)

È stato preannunciato dal Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali un ulteriore, futuro DM per la ripartizione tra le Regioni di altri 200 milioni di euro, dal quale si può ipotizzare di ottenere non più di altri 7/8 milioni di euro.

Le risorse sopra indicate non consentiranno di soddisfare che parzialmente le richieste presentate dalle imprese.

Corre l'obbligo di ricordare che con l'Accordo Istituzionale per la proroga e la prima concessione degli ammortizzatori sociali per l'anno 2014 siglato tra Assessorato del lavoro e parti Sociali in data 11 agosto 2014, è stato concordato che le risorse disponibili sarebbero state ripartite destinando il 50% alla cassa integrazione e l'altro 50% alla mobilità in deroga, che nel 2014 ha interessato oltre 17.000 lavoratori.

Con le prime risorse assegnate sono state saldate le prime due mensilità dei trattamento di CIGS in deroga. Dal dicembre 2014, a fronte della assegnazione degli ulteriori 21 milioni, l'INPS ha iniziato a corrispondere altre due mensilità di trattamenti di CIGS.

Sul tema generale dei pesanti effetti conseguenti all'entrata in vigore del Decreto 1 agosto, è comunque in corso una costante attività di confronto e coordinamento tra gli Assessori regionali del lavoro per definire una azione comune nei confronti del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali per individuare strumenti in grado di attenuarne gli effetti negativi e le conseguenze sul piano sociale.

Risposta scritta dell'Assessore del lavoro, formazione professionale, cooperazione e sicurezza sociale all'interrogazione Agus - Pizzuto - Cocco Daniele Secondo - Lai - Usula - Unali sul riordino e la razionalizzazione degli assetti organizzativi degli uffici dell'Amministrazione regionale, in particolar modo per ciò che concerne la transizione nel ruolo unico regionale del personale iscritto alla lista speciale ad esaurimento al 31 dicembre 2008 ai sensi della legge regionale n. 3 del 2008, già facente parte dell'albo regionale di cui alla legge regionale n. 42 del 1989. (227)

In relazione all'interrogazione in oggetto, con la quale si chiede di interrogare l'Assessore regionale del Lavoro, formazione professionale, cooperazione e sicurezza sociale per conoscere quali concrete iniziative abbia intrapreso o intenda intraprendere presso la giunta regionale, nell'ambito del riordino e della razionalizzazione degli assetti organizzativi degli uffici del Amministrazione regionale, per la transizione del personale iscritto alla lista speciale ad esaurimento al 31 dicembre 2008 ai sensi della legge regionale n.3 del 2006, già facente parte dell'albo regionale di cui alla legge regionale n.42 del 1989, nel ruolo unico regionale e contestuale equiparazione contrattuale giuridica ed economica al medesimo, si comunica che la materia è di esclusiva competenza non dell'Assessorato del lavoro, formazione professionale, cooperazione e sicurezza sociale, ma bensì di quello degli Affari Generali, Personale e Riforma della Regione.

Risposta scritta dell'Assessore dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale all'interrogazione Busia - Desini sul monitoraggio del funzionamento dei centri antiviolenza e delle case di accoglienza per le donne vittime di maltrattamenti. (131)

In riferimento all'interrogazione indicata in oggetto, si trasmette la relazione predisposta dall'ufficio competente per materia di questo Assessorato corredata dalla documentazione di cui si allega copia.

Si forniscono i seguenti elementi di risposta all'interrogazione in oggetto.

La Direzione Generale ha avviato azioni di sistema per rispondere ai bisogni delle donne vittime di violenza e dei loro figli minori e per favorire, nel contempo, l'emersione e il contenimento del fenomeno.

Sul territorio regionale sono stati finanziati a partire dal 2009 nove Centri antiviolenza (uno in ogni nuova provincia, più uno a Cagliari per l'alto indice di urbanizzazione) e cinque Case di accoglienza (una in ogni vecchia provincia, più una ad Olbia), prevalentemente con risorse regionali, che assicurano una diffusione equilibrata dei servizi.

Per portare a compimento il percorso intrapreso e rendere più incisive le misure stabilite è stata ampliata la "Rete dei servizi antiviolenza" mediante un largo e sentito coinvolgimento degli Enti e delle Istituzioni. Il 25 novembre 2011, in occasione della "Giornata Internazionale sulla violenza contro le donne", è stato sottoscritto un Protocollo interistituzionale allo scopo di condividere procedure operative e di concordare azioni preventive.

Per quanto riguarda l'andamento della spesa tutte le strutture finanziate sono state costantemente monitorate.

Il 24 aprile 2012 è stata avviata la prima rilevazione sullo stato di attuazione degli interventi finanziati ai sensi della L.R. 8/2007, finalizzata alla verifica dell'utilizzo delle risorse regionali allo scopo destinate. Si richiedeva la trasmissione della certificazione delle spese effettivamente sostenute, i relativi giustificativi contabili dei finanziamenti erogati, una breve relazione riferita al conseguimento degli obiettivi, le attività svolte, nonché il numero complessivo dei casi trattati. Dalla rilevazione è emerso che tutte le strutture, sebbene in tempi diversi, ad oggi hanno avviato l'attività rappresentando capacità di risposta al bisogno mediante modalità organizzative e gestionali conformi alle indicazioni delle linee guida di cui alla DGR 50/11 del 2008.

Risulta che tutte le strutture predispongono dei percorsi personalizzati di uscita dalla violenza e offrono il servizio di consulenza legale e che, inoltre, curino la realizzazione di eventi e iniziative di sensibilizzazione sullo stalking e sulla violenza.

Le relazioni ricevute e allegate a questa nota, illustrano i dettagli dell'attività svolta dalle strutture.

Ritenendo opportuno procedere ad una raccolta più strutturata di dati e informazioni sul fenomeno, il 4 aprile 2013 è stato attivato un ulteriore monitoraggio nel quale, oltre ai dati contabili riconducibili ai costi sostenuti per il personale operante nelle strutture e ai costi di gestione, sono stati richiesti i dati relativi alle donne che si sono rivolte ai Centri e che sono state ospitate nelle Case di accoglienza e i dati riferiti all'attore della violenza.

Dal monitoraggio è emerso, con riferimento al personale operante nelle strutture (vedi allegato B), che esso è conforme a quanto previsto nelle linee guida di cui alla DGR 50/11 del 2008. In particolare risultano presenti almeno un coordinatore, un assistente sociale, uno psicologo e una figura amministrativa/altro per tutte le case di accoglienza. Analogamente per i centri. I contratti di lavoro sono molto differenziati nella tipologia a seconda che il centro sia gestito dall'ente locale con proprio personale o che sia gestito con personale contrattualizzato (contatto UNEBA, co.co.co, co.co.pro, prestazione professionale, ecc.)

Sempre nel corso del 2013 con nota prot. n. 16816 del 12 novembre si è proceduto, su richiesta della Commissione politiche sociali delle Regioni, alla rilevazione dei servizi esistenti nei territori con l'acquisizione dei relativi dati, ai fini della definizione delle risorse oggetto di riparto di cui all'art. 5 della Legge 15 ottobre 2013, n. 119. Si evidenzia che la predetta norma prevede l'adozione del "Piano d'azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere" come pure un piano di finanziamenti in favore delle Regioni per il potenziamento dei servizi antiviolenza esistenti.

Come rappresentato sopra, a fronte della Deliberazione n. 26/9 del 8.7.2014 con cui sono stati approvati in via preliminare i criteri di ripartizione delle risorse per gli anni 2013 e 2014, la competente Commissione consiliare nel formulare il parere di cui all'art. 9 della L.R. n. 8/2007, ha raccomandato che la distribuzione delle risorse tenesse conto dei tempi di permanenza nella struttura non solo delle donne ma anche dei minori (considerando il loro numero) che le accompagnano.

Per questo motivo, con nota n. prot. 13048 dell'1 settembre 2914, sulla base delle raccomandazioni formulate della competente Commissione consiliare, è stato richiesto l'integrazione di tale dato.

Per rappresentare le risorse programmate e dare evidenza della ripartizione attuata ai sensi della DGR n.35/17 del 12.9.2014, negli allegati "A1" e "A2", parte integrante della presente, sono riportati le risorse assegnate sulla base dei dati comunicati dalle strutture che rappresentano il fenomeno per gli anni 2012 e 2013. Si precisa che tali dati sono stati acquisiti successivamente e ad integrazione delle relazioni rese per l'attività svolta, con specifica dichiarazione del Dirigente dell'ente locale competente, e presentano rispetto alle relazioni alcune differenze nei dati.

Per l'anno 2012:

- le donne prese in carico nei Centri antiviolenza sono state n. 1.205. Le donne accolte nelle case di accoglienza sono state n. 97, per complessivi n. 6.993 giorni di permanenza;

- i minori accolti con le proprie madri sono stati n. 69 per complessivi n. 6.252 giorni di permanenza;

Per l'anno 2013:

- le donne prese in carico nei Centri antiviolenza sono state n. 1.572. Le donne accolte nelle case di accoglienza sono state n. 88, per complessivi n. 7.566 giorni di permanenza;

- i minori accolti con le proprie madri sono stati n. 64 per complessivi n. 5.977 giorni di permanenza.

Per rappresentare l'impegno finanziario della Regione dal 2009 si fa presente che le risorse assegnate per il quinquennio 2009 - 2012 sono state complessivamente di euro 6.020.000,00, di cui risultano erogate complessivamente euro 5.901.500,00.

A tali risorse si devono sommare le assegnazioni relative all'anno 2013 e 2014 che ammontano per l'anno 2013 a euro 1.000.000,00 mentre per il 2014 a euro 990.000,00. Di tali risorse risultano erogate euro 700.000,00.

Per quanto riguarda i trasferimenti delle risorse, rispetto alle assegnazioni programmate dal dettato normativo, la rilevazione sulla spesa, oggetto di costante osservazione sin dall'istituzione dei Centri antiviolenza e delle Case di accoglienza, ha consentito di procedere ad una attribuzione delle stesse dilazionandole in ragione delle attività svolte e delle relative certificazioni delle spese effettivamente sostenute. Tale procedura ha comportato un conseguente disallineamento tra l'anno di assegnazione/impegno delle risorse e l'effettiva erogazione.

Nell'allegato "C" viene rappresentata la situazione relativa alle risorse impegnate nell'arco temporale 2009/2012,

Infine per ulteriori approfondimenti sull'attività svolta dalle strutture antiviolenza presenti sul territorio regionale, si rinvia alle relazioni in allegato.

Le relazioni allegate sono agli atti del Consiglio.

Testo delle interrogazioni, interpellanze e mozioni annunziate in apertura di seduta

Interrogazione Tocco, con richiesta di risposta scritta, sull'eliminazione degli "intermediari esterni", cioè dei professionisti dell'area tecnica, in particolare ingegneri, nella progettazione e realizzazione delle opere pubbliche, mediante la legge finanziaria 2015.

Il sottoscritto,

PREMESSO che, all'articolo 5 del disegno di legge della finanziaria regionale (Disegno di legge n. 171 del 23 dicembre 2014 (Bilancio di previsione per l'anno 2015 e bilancio pluriennale per gli anni 2015-2017)) si prevede che "entro 60 giorni dall'entrata in vigore della legge, la Giunta regionale debba presentare un disegno di legge di riforma dell'Azienda regionale per l'edilizia abitativa (AREA), al fine di attribuire, tra l'altro, le funzioni di studio, progettazione e attuazione delle opere pubbliche di competenza regionale";

CONSTATATO che, nel comma 1, in particolare, si legge quanto segue: "Ciò permetterà di conseguire evidenti vantaggi in termini di riduzione dei tempi di esecuzione delle opere mediante l'eliminazione dei cosiddetti "intermediari esterni" nelle attività di progettazione e realizzazione delle infrastrutture pubbliche";

ACCERTATO che, con tale norma, si sceglie così di procedere alla soppressione e cancellazione dei cosiddetti "intermediari esterni" nella progettazione e realizzazione delle opere pubbliche; una situazione che darebbe un duro colpo al settore che conta, solo in Sardegna, di oltre 15 mila professionisti dell'area tecnica tra ingegneri, architetti, geometri, agronomi, periti industriali, agrotecnici e chimici, senza considerare l'indotto; un numero consistente che rappresenta una percentuale rilevante del Pil della nostra Regione;

ASSODATO che, inoltre, cancellando la figura degli "intermediari esterni", si preclude la possibilità a parecchi giovani neolaureati di inserirsi nel settore, avviando così la formazione sul campo con la progettazione e la realizzazione di diversi interventi;

RILEVATO che tale disposizione appare preludere, di fatto, a un altro passo indietro nel processo di snellimento della pubblica amministrazione;

VALUTATO che contro la normativa in argomento si sono già schierati l'Ordine degli ingegneri di Cagliari e il Consiglio nazionale degli ingegneri; gli organismi contestano il provvedimento in quanto appare paradossale che, per ridurre i tempi del processo di realizzazione delle opere pubbliche, si cancelli una fase, quella dell'individuazione del team di progettazione secondo i principi comunitari di qualità e trasparenza, piuttosto che assumersi la responsabilità di riorganizzare la macchina amministrativa e fare in modo che riesca a gestire con efficacia e tempestività queste procedure; si reitera, dunque, l'errore di accentrare sulla pubblica amministrazione ruoli e competenze che possono essere delegati all'esterno, distogliendo, così, tempo e risorse da quelle attività di pianificazione e controllo che le competono invece in via esclusiva;

VERIFICATO che appare logico attendersi che le pubbliche amministrazioni, per compensare le carenze di organico, possano ricorrere a consulenze esterne, spezzettando, così, il progetto in tanti tasselli non omogenei e svilendo il ruolo essenziale del progetto, presupposto essenziale per la qualità dell'opera pubblica; non solo, non è certo che la nuova strada porti a un risparmio dei costi, tutt'altro; ci sarebbe, infatti, un costo sociale altissimo, dato dal fatto che si distolgono i dipendenti della pubblica amministrazione dalle loro funzioni, provocando l'inefficienza della macchina amministrativa; la Regione accorpa a sé un ruolo che dovrebbe essere dei liberi professionisti;

ANNOTATO che la disposizione rischia di provocare una perdita di professionalità e posti di lavoro; non basta, se la Regione intende progettare "in house", non può farlo in maniera occasionale e deve affidarsi a progettisti che abbiano gli stessi requisiti richiesti ai liberi professionisti; se la pubblica amministrazione vuole occuparsi della progettazione, sarebbe corretto e logico istituire uffici preposti a patto, però, che i progettisti impiegati siano obbligati a possedere e documentare i medesimi requisiti;

DATO ATTO che i cosiddetti "intermediari esterni" della progettazione e realizzazione, come definiti nel disegno di legge, hanno un ruolo fondamentale nell'esecuzione degli interventi pubblici, visto che si tratta di professionisti che ogni giorno lavorano sul campo della progettazione, del controllo e della realizzazione delle opere pubbliche; è piuttosto singolare che l'esecutivo regionale si esprima, in particolare nel disegno di legge sul bilancio, che rappresenta la traduzione applicativa del pensiero politico, nella direzione della loro eliminazione, disconoscendo così l'importante apporto fornito dai profes­sionisti nel processo di costruzione di importanti strutture;

APPRESO che le cosiddette "intermediazioni esterne" altro non sono che posti di lavoro; si tratta dell'attribuzione di importanti incarichi che mirano a dare lavoro a centinaia di professionisti del settore che, con sacrificio e con una pressione fiscale oltre il limite della sopportazione, cercano quotidianamente di contribuire alla realizzazione degli interventi pubblici, assumendo ruoli di responsabilità spesso non commisurati ai compensi percepiti;

CONSTATATO che, dunque, non si comprende la logica che porta all'eliminazione delle cosiddette intermediazioni esterne, visto che il progetto non è il risultato della somma di norme né il risultato di una scomposizione in problemi semplici; i professionisti che operano in tali contesti forniscono un supporto di grande rilievo negli interventi pubblici, in quanto contribuiscono ad elaborare il progetto e seguirne la realizzazione; un lavoro di grande responsabilità e di percorso scientifico, normativo, creativo, di mediazione di linguaggi, che ha a che fare con la gestione della complessità e deve essere riconosciuto, non certo cancellato;

OSSERVATO che sembra evidente che, se la pubblica amministrazione volesse occuparsi della pro­gettazione, sarebbe corretto istituire uffici preposti a patto, però, che i progettisti impiegati siano obbligati a possedere e documentare i medesimi requisiti professionali richiesti ai liberi professionisti; appare ovvio che il progetto sia unico e multidisciplinare, non la somma di "consulenze esterne", andando così a eludere di fatto l'applicazione della norma nazionale e comunitaria sui servizi di progettazione;

SOTTOLINEATO, peraltro, che, prima di preoccuparsi di progettare al proprio interno, la pubblica ammi­nistrazione dovrebbe impegnarsi a offrire al cittadino un servizio di qualità e in tempi certi, attraverso un buon management del processo di pianificazione, controllo e gestione; si ritiene possa essere paradossale il fatto che per ridurre i tempi del processo di realizzazione delle opere pubbliche si cancelli una fase, quella dell'individuazione del team di progettazione secondo i principi comunitari di qualità e trasparenza, piuttosto che assumersi la responsabilità di riorganizzare la macchina amministrativa;

RIMARCATO che si reitera l'errore di accentrare sulla pubblica amministrazione ruoli e competenze che possono essere delegati all'esterno, distogliendo tempo e risorse da quelle attività di pianificazione e controllo che le competono invece in via esclusiva; una situazione che rischia di eliminare parecchi professionisti, che negli anni si sono specializzati anche nello snellimento delle fasi burocratiche per arrivare alla progettazione di nuove strutture, dal settore delle opere pubbliche;

EVIDENZIATO che, nonostante gli impegni presi, la Regione non ha ancora attuato una riforma per garantire la velocizzazione delle gare di appalto, dando garanzie a cittadini e imprese che operano nel settore, assicurando ricadute positive sul territorio attraverso, ad esempio, l'istituzione della stazione unica appaltante; si pensa, invece, a smantellare un sistema che potrebbe produrre reddito e occupazione,

chiede di interrogare il Presidente della Regione, l'Assessore regionale dei lavori pubblici e l'Assessore degli affari generali, personale e riforma della Regione:

1) per sapere i motivi che hanno indotto l'esecutivo a eliminare, mediante il disegno di legge citato, gli "intermediari esterni" nelle attività di progettazione e realizzazione delle infrastrutture pubbliche;

2) per valutare la possibilità di un confronto immediato, mediante la convocazione di un tavolo, con l'Ordine degli ingegneri di Cagliari e con il Consiglio nazionale degli ingegneri, fortemente preoccupati per le ricadute negative di tale decisione;

3) per verificare la possibilità di eliminare immediatamente tale disposizione dal disegno di legge della finanziaria 2015;

4) affinché si possano salvaguardare i riflessi positivi per gli incarichi ai professionisti del settore, con particolare attenzione ai giovani neolaureati che vedono nella figura degli intermediari esterni una possibile prospettiva lavorativa e di inserimento professionale nel settore;

5) per esaminare la possibilità di istituire la stazione unica appaltante, in grado di velocizzare le procedure degli appalti;

6) perché si possa adottare una riforma complessiva del personale professionistico atta a venire incontro ai cittadini e alle imprese. (262)

Interrogazione Tocco, con richiesta di risposta scritta, in merito agli attentati contro gli amministratori locali, i rappresentanti delle forze dell'ordine e gli esponenti sindacali in Sardegna con l'alto pericolo dovuto all'emergenza criminalità.

Il sottoscritto,

PREMESSO che lo scorso 24 gennaio 2015 è stato compiuto un attentato dinamitardo ai danni del sinda­co di Bultei, con un ordigno esploso davanti alla sua abitazione che ha provocato il danneggiamento del caseggiato e della macchina parcheggiata davanti alla struttura; nel 2011 peraltro lo stesso primo cittadino era stato oggetto di minacce di morte;

ACCERTATO che appare evidente che nell'Isola ci troviamo di fronte ad una vera emergenza sociale e di ordine pubblico; un male presente in tutto il Mezzogiorno d'Italia che però in Sardegna si manifesta con una costanza e una sistematicità impressionanti; le statistiche certificano infatti oltre 1.100 attentati ai danni di sindaci, assessori, esponenti delle forze dell'ordine e sindacalisti dal 2011 al 2013, 35 intimidazioni ai primi cittadini nel solo primo semestre del 2014;

RILEVATO che lo scorso 19 gennaio 2015 è stata recapitata una lettera con minacce di morte al sindaco di Bonorva ed ai componenti della giunta comunale; un episodio che si è ripetuto a distanza di due anni da un'altra azione minatoria;

VALUTATO che lo scorso settembre 2014 è finito nel mirino anche il sindaco di Selargius, con la sua auto che è stata data alle fiamme dagli incendiari; un episodio che ha destato particolare preoccupazione in una cittadina considerata quasi un'isola felice per l'ordine pubblico e la sicurezza;

ANNOTATO che sono decine i sindaci colpiti negli ultimi mesi da episodi di contestazione, violenza e da veri e propri atti criminali; è necessario per questo che si compia una riflessione comune atta a valutare tutti gli interventi possibili per fronteggiare una situazione ormai emergenziale; sembra chiaro che non occorre lasciare da soli gli amministratori locali della Sardegna, da sempre in trincea anche per lenire le difficoltà date dalla crisi finanziaria che sta affliggendo la nostra Isola e gli aumenti spropositati delle imposte locali (mediante i provvedimenti decisi dallo Stato); basti pensare che il sindaco di Nuoro è stato aggredito qualche mese fa per l'incremento di alcuni tributi locali; nel mirino sono finiti qualche tempo fa anche i sindaci di Mamoiada e Ottana;

DATO ATTO che qualche anno fa l'Università di Sassari, attraverso il suo Osservatorio sociale sulla criminalità, aveva collocato la Sardegna al comando della classifica relativa alle intimidazioni ai danni degli amministratori locali con i più di 1.100 attentati - precisamente 1.108 - nel triennio 2011-2013; un dato che supera di cinque volte quello della Campania; un record davvero poco invidiabile;

APPRESO che i vertici dell'Anci Sardegna e del Consiglio delle autonomie locali hanno sollecitato al Presidente della Regione la convocazione di un summit con il Ministro dell'interno, la Regione e gli enti locali in merito alla prevenzione dei reati contro gli amministratori ed al presidio del territorio;

CONSTATATO che il vile atto contro il sindaco di Bultei ripropone per l'ennesima volta il tema della estrema difficoltà nella quale si trovano ad operare gli amministratori locali;

OSSERVATO che sembra evidente che la questione della sicurezza degli amministratori locali deve diventare centrale e va affrontata assieme alle problematiche legate all'esiguità delle risorse destinate agli enti locali, in caso contrario non potremo che continuare ad assistere passivamente a questa interminabile sequenza di atti criminosi,

chiede di interrogare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale degli enti locali, finanze e urbanistica per:

1) sapere quali misure si intendano adottare per fronteggiare l'emergenza criminalità in Sardegna, visto il dato spropositato di attentati e minacce contro amministratori locali, sindacalisti e forze dell'ordine;

2) valutare la possibilità di chiedere un incontro urgente con il Governo per dotare la Sardegna di maggiori risorse atte a prevenire eventuali atti criminosi;

3) assicurare ai sindaci ed agli amministratori locali - primo baluardo del malcontento dei cittadini - le necessarie ed adeguate misure di sicurezza;

4) verificare la possibilità di alleviare gli effetti negativi provocati dall'aumento delle tasse locali, mediante adeguate risorse agli enti locali isolani. (263)

Interrogazione Lai - Pizzuto, con richiesta di risposta scritta, sul nuovo piano di chiusura e razionalizzazione del servizio, sul territorio nazionale e numerosi centri in Sardegna, di Poste italiane.

I sottoscritti,

PREMESSO che:

- nei giorni scorsi i vertici di Poste italiane hanno annunciato la volontà di procedere a un piano di riorganizzazione, con la chiusura di circa 450 uffici su tutto il territorio nazionale e la riduzione dell'orario di lavoro (razionalizzazione) in circa 600 agenzie;

- il progetto in questione riguarderebbe anche la Sardegna, dove le chiusure o le razionalizzazioni interesserebbero gli uffici presenti nei comuni di Cagliari, Cortoghiana, Turri, Genuri, Tuili, Pauli Arbarei, Nurallao, Ballao, Modolo, Borutta, Esporlatu, Ozieri, Nughedu San Nicolò, Cheremule, Ardara e Romana;

TENUTO CONTO che le chiusure "tout court" sarebbero relative soltanto a due aree già ben servite, mentre per le altre agenzie si procederebbe a razionalizzazioni, ossia alla riduzione dell'orario di lavoro previsto, ipotizzando di conseguenza un'apertura di soli tre giorni la settimana o soluzioni similari con conseguenti gravi disagi agli utenti;

EVIDENZIATO che:

- sportelli che erogano servizi pubblici, in comunità già disagiate, concentrati in soli pochi giorni la settimana, compromettono il regolare svolgimento del servizio postale universale che dovrebbe essere assicurato a tutti i cittadini, ancor più a coloro che vivono in zone svantaggiate del territorio, colpite ormai da anni da un irreversibile fenomeno di spopolamento e, proprio per questo, già fortemente penalizzate;

- gran parte dei comuni succitati presentano forti criticità, tra le quali l'inefficiente sistema di trasporto pubblico locale, l'isolamento e l'insufficiente copertura della rete "wifi" che consentirebbe di usufruire dei servizi postali on line,

chiedono di interrogare il Presidente della Regione per sapere se sono a conoscenza del problema su esposto e se non ritengano opportuno intervenire con la massima urgenza presso il Ministero dello sviluppo economico, ferme restando le funzioni di regolazione e vigilanza del servizio postale, trasferite all'Autorità garante per le comunicazioni con decreto legge del 6 dicembre 2011, n. 201, affinché avvii un'azione di sensibilizzazione nei confronti dei vertici di Poste italiane, perché venga riesaminato il nuovo piano di chiusura e razionalizzazione del servizio, tenendo conto delle particolari condizioni in cui versano i comuni interessati. (264)

Interrogazione Cocco Pietro - Manca Gavino - Sabatini - Collu - Comandini - Deriu - Demontis - Forma - Meloni - Moriconi - Cozzolino - Lotto - Pinna Rossella - Piscedda - Ruggeri - Solinas Antonio - Tendas, con richiesta di risposta scritta, sul rischio di chiusura degli uffici postali in Sardegna.

I sottoscritti,

PREMESSO che:

- da notizie di stampa si apprende che Poste italiane Spa sta avviando un piano di riorganizzazione che prevede la chiusura di circa 450 uffici su tutto il territorio nazionale compresa la Sardegna e una riduzione di orario in altre 600 sedi;

- la riduzione comprende gli uffici postali presenti nei territori di Cortoghiana, Turri, Genuri, Tuili, Pauli Arbarei, Nurallao, Ballao, Modolo, Borutta, Esporlatu, Cagliari, Ozieri, Nughedu S. Nicolò, Cheremule, Ardara e Romana;

CONSIDERATO che:

- i servizi postali sono di fondamentale importanza per cittadini, famiglie e imprese in quanto permettono di adempiere a molte delle incombenze e attività quotidiane come il deposito o il prelevamento delle pensioni, la spedizione e ricezione di lettere, molte delle quali aventi anche valore legale;

- inoltre i tagli annunciati andrebbero a colpire anche piccoli centri dove il tessuto urbano è formato prevalentemente da anziani e da fasce deboli, vecchie generazioni che non hanno neanche la capacità di accedere ai nuovi strumenti di comunicazione;

- i servizi postali, ancorché ricompresi in un ambito di privatizzazione, continuano ad avere rilevanza di servizio pubblico;

ritenuto che il criterio per la permanenza degli uffici postali già esistenti non possa avere quale unico presupposto quello basato sull'equilibrio economico societario di Poste italiane Spa e che questo non possa andare a discapito degli utenti e dei territori già disagiati e colpiti da profonda crisi sociale;

al fine di evitare un grave disagio alla popolazione interessata e ai lavoratori, e al fine di garantire a tutti i cittadini l'accesso ad un servizio pubblico essenziale,

chiedono di interrogare il Presidente della Regione per conoscere:

1) quali iniziative intenda assumere per evitare la chiusura annunciata degli uffici postali;

2) quali azioni possa intraprendere pur nel rispetto dei ruoli e delle prerogative istituzionali per garantire la salvaguardia dei posti di lavoro e degli interessi dei cittadini. (265)

Interrogazione Tocco, con richiesta di risposta scritta, sull'immediata riduzione delle tariffe Saremar in adeguamento al calo del prezzo del carburante sul mercato.

Il sottoscritto,

PREMESSO che le comunità delle isole minori sarde, considerata la grave crisi economica e sociale che sta investendo i rispettivi territori, resa evidente da un drastico calo di presenze dei flussi turistici e dalla chiusura di molteplici attività commerciali, da tempo manifestano la necessità di approvare interventi urgenti, volti alla logica dell'efficienza e dell'efficacia del servizio di trasporto marittimo regionale, con particolare riferimento alla politica tariffaria applicata dal gestore del servizio marittimo pubblico;

CONSIDERATO che, come evidenziato dalla nota del Comitato per la continuità territoriale marittima delle isole minori sarde, inviata a fine gennaio 2015 al Presidente della Regione e all'Assessore dei trasporti, la componente tariffaria dovuta al costo del carburante e sintetizzata nei biglietti stampati dalla società Saremar, dalla voce tasse/diversi, incide pesantemente sull'importo finale pagato dall'utente, con percentuali che vanno dal 41 per cento, per un biglietto passeggero residente, fino al 60 per cento, per un passeggero non residente (ordinario, in bassa stagione), nonché dal 43 per cento per un biglietto di un'auto piccola non residente, al 45 per cento per uno scooter;

RILEVATO che il prezzo del carburante sul mercato, nel corso degli ultimi mesi, ha subito una continua e costante discesa verso il basso, in virtù del quale società di navigazione come la Tirrenia hanno adeguato il proprio listino tariffario, con riduzioni variabili dal 5 all'11 per cento;

RITENUTO che, come richiesto dal Comitato suddetto alla Giunta regionale, anche la società di navigazione Saremar, di proprietà della Regione, oggi soggetta a procedura fallimentare di concordato preventivo, dovrebbe procedere al medesimo intervento senza indugio né esitazioni, ritoccando verso il basso il prezzo dei biglietti, andandosi altrimenti a configurare un extra guadagno su un servizio pubblico essenziale, oggi certamente non tollerabile,

chiede di interrogare il Presidente della Regione, la Giunta regionale e l'Assessore regionale dei trasporti, per sapere se, con la massima celerità, intendono attivarsi, per rendere subito operativa, presso Saremar, la riduzione dei livelli tariffari praticati all'utenza in virtù della diminuzione del prezzo del carburante sul mercato, considerando l'incidenza negativa che il caro tariffe ha avuto e continua ad avere sugli arrivi nelle isole minori sarde. (266)

Interrogazione Carta, con richiesta di risposta scritta, sui criteri individuati per consentire l'accesso all'avviso pubblico "Percorsi formativi per il rilascio della qualifica di Operatore socio sanitario (OSS)".

Il sottoscritto,

PREMESSO che:

- con determinazione n. 37820/4899/F.P. del 13 ottobre 2014 il direttore del Servizio della governance della Formazione professionale ha approvato l'avviso pubblico "Percorsi formativi per il rilascio della qualifica di Operatore socio sanitario (OSS)";

- con deliberazione della Giunta regionale n. 7/10 del 22 febbraio 2005 sono stati individuati gli indirizzi generali sulle modalità di accreditamento dei soggetti ammessi al finanziamento di progetti formativi finanziati con risorse pubbliche;

- l'accreditamento è condizione essenziale per essere ammessi all'avviso pubblico di cui alla determinazione n. 37820/4899/F.P. del 13 ottobre 2014 "Percorsi formativi per il rilascio della qualifica di Operatore socio sanitario (OSS)";

- con deliberazione della Giunta regionale n. 47/43 del 14 novembre 2013 furono programmati percorsi formativi per il rilascio della qualifica di Operatore socio sanitario (OSS) e di Operatore socio sanitario specializzato (OSS S);

- nella medesima deliberazione n. 47/43 si stabilì che potevano candidarsi a partecipare all'avviso pubblico per i percorsi formativi in parola, le agenzie formative che, oltre gli altri requisiti, fossero state affidatarie di almeno quattro interventi di formazione di OSS, sul territorio della Regione, nell'ultimo triennio;

- con deliberazione n. 38/24 del 30 settembre 2014 si stabilì che potevano candidarsi a partecipare all'avviso pubblico le agenzie formative che, oltre gli altri requisiti, fossero state affidatarie e avere positivamente portato a termine almeno tre interventi di formazione con finanziamento pubblico per Operatore socio-sanitario destinati a persone prive di esperienza pregressa riconoscibile (1.000), in forma singola o associata, nell'ultimo quinquennio;

RILEVATO che con la delibera n. 38/24 vengono ridotti gli interventi da documentare da quattro a tre, viene cancellato il vincolo di aver tenuto i corsi sul territorio della Regione, viene aumentato il periodo da considerare che da tre anni passa a cinque, viene introdotta una nuova prescrizione laddove si prevede che i corsi dovevano essere destinati a persone prive di esperienza pregressa riconoscibile e si indica un dato preciso tra parentesi di 1.000,

chiede di interrogare l'Assessore regionale del lavoro, formazione professionale, cooperazione e sicurezza sociale per sapere:

1) perché non siano state ammesse a partecipare all'avviso pubblico per "Percorsi formativi per il rilascio della qualifica di Operatore socio sanitario (OSS)" di cui alla determinazione n. 37820/4899/F.P. del 13 ottobre 2014 del direttore del Servizio della governance della Formazione professionale, tutte le agenzie formative accreditate ai sensi del decreto del Ministero del lavoro del 25 maggio 2001, n. 166, secondo gli indirizzi di cui alla deliberazione della Giunta regionale n. 7/10 del 22 febbraio 2005;

2) perché non siano stati confermati i requisiti delle agenzie formative previsti nella deliberazione della Giunta regionale n. 47/43 del 14 novembre 2013;

3) perché con la deliberazione della Giunta regionale n. 38/24 nell'individuare i requisiti delle agenzia formative:

a) siano stati ridotti gli interventi dei quali siano state affidatarie da quattro a tre;

b) sia stato espressamente previsto che detti interventi fossero con finanziamento pubblico;

c) i destinatari dovevano essere persone prive di esperienza pregressa;

d) sia stato indicato il numero tra parentesi (1.000) e cosa significhi;

e) si sia deciso di consentire la forma singola o associata e quali vantaggi derivino da questa indicazione;

f) sia stata cancellata la previsione della tenuta dei corsi in Sardegna. (267)

Interrogazione Carta, con richiesta di risposta scritta, sulla proposta di riorganizzazione della direzione generale della pianificazione urbanistica e della vigilanza edilizia.

Il sottoscritto,

PREMESSO che:

- è allo studio dell'Assessorato degli enti locali, finanze e urbanistica una proposta di riorganizzazione della direzione generale della pianificazione urbanistica territoriale e della vigilanza edilizia;

- l'obbiettivo generale dichiarato è quello di rendere più funzionale ed efficace lo svolgimento dell'attività di competenza della direzione generale citata;

- si prevede di attribuire ai servizi territoriali le funzioni di vigilanza sull'attività urbanistico edilizia nonché, oltre a esercitare le funzioni attribuite dal decreto legislativo n. 42 del 2004 per i casi di violazione delle disposizioni contenute nel codice, con repressione degli abusi in zone sottoposte a vincolo, collaboreranno con le amministrazioni comunali all'accertamento delle opere abusive, riceveranno tutte le segnalazioni, verificheranno l'eventuale inottemperanza agli ordini di demolizione e, infine, trasmetteranno gli atti al Servizio supporti direzionali;

- il nuovo assetto organizzativo prevede il mantenimento di tre servizi territoriali con competenze ampliate nel senso prima detto;

- i servizi previsti avranno competenza rispettivamente ai territori delle province di Cagliari e Carbonia Iglesias (con sede a Cagliari e uffici a Iglesias), delle province di Sassari, Oristano e Medio Campidano (con sede a Sassari e uffici a Oristano) e delle province di Olbia Tempio, Nuoro e Ogliastra (con sede a Nuoro e Uffici a Sassari, Tempio e Lanusei);

- si prevede una minore presenza dei dirigenti nelle varie sedi grazie all'avvio (sperimentale) della piattaforma SUE e alla già collaudata piattaforma SUAP;

RITENUTO che:

- appare evidente che siano soggetti a un ridimensionamento i soli servizi territoriali che da quattro passano a tre;

- il servizio di Cagliari mantiene inalterate le competenze territoriali e due sedi;

- il servizio di Olbia Tempio, Nuoro e Ogliastra avrà quattro sedi per un territorio che va da Palau a Tertenia, da Orosei fino a Gadoni;

- il servizio di Sassari e Oristano arriva da Porto Torres fino al Campidano inoltrato;

- non si capisce la sede prevista a Sassari per il Servizio di Nuoro;

- il direttore del servizio potrà sembrare più un commesso viaggiatore che un dirigente regionale considerato che appare inverosimile che possa esercitare le sue funzioni in via telematica;

CONSIDERATO che:

- i servizi tutela di paesaggio sono gli unici che hanno responsabilità diretta sui procedimenti, devono confrontarsi con enti pubblici e cittadini, spesso vi sono richieste di risarcimento danni e non potranno contare su un direttore fisso;

- le funzioni dirigenziali assommano in sé la responsabilità in qualità anche di responsabile del procedimento, quella di manager per organizzare la struttura, di verifica e controllo dei risultati raggiunti, di valutazione di eventuali elementi di stress, di eventuali comportamenti anomali del personale, di raccordo con le amministrazioni locali, con enti vari e cittadini, a volte esasperati da procedimenti amministrativi non sempre dipendenti esclusivamente dal servizio, sui quali intervenire immediatamente per mediare e tutelare e difendere l'operato della struttura guidata;

- appare inverosimile che tutto ciò possa farlo "telematicamente";

EVIDENZIATO che, poiché il decreto legislativo n. 42 del 2004 prevede, all'articolo 146, comma 6, che la Regione può delegare funzione autorizzativa agli enti locali purché gli stessi garantiscano la differenziazione tra attività di tutela paesaggistica ed esercizio delle funzioni amministrative in materia urbanistica edilizia, l'attribuzione della vigilanza edilizia agli uffici di tutela regionali pare contraria a tale indicazione,

chiede di interrogare l'Assessore regionale degli enti locali, finanze e urbanistica:

1) per conoscere il motivo dell'istituzione della sede di Sassari facente capo al servizio di Nuoro;

2) per conoscere il parere in merito alle valutazioni sullo svolgimento delle funzioni "telematiche" dei dirigenti dei servizi territoriali;

3) per sapere, oltre alla soppressione di una direzione, quale sia il reale risparmio valutato anche in base alla collaborazione con le amministrazioni comunali di fatto affidata a un funzionario e non al dirigente, cosa che verosimilmente, comporterà al minimo un notevole allungamento nei tempi di risposta;

4) per sapere come si concilia la previsione del decreto legislativo n. 42 del 2004, articolo 146, comma 6, con l'attribuzione della vigilanza agli uffici di tutela. (268)

Interrogazione Comandini - Cozzolino - Forma - Manca Gavino - Tendas, con richiesta di risposta scritta, sui disagi dell'Ospedale Santissima Trinità di Cagliari.

I sottoscritti,

PREMESSO che:

- l'Ospedale Santissima Trinità, costruito inizialmente per esser adibito a intorno al 1946 a struttura ospedaliera per ospitare malati infettivi altamente contagiosi, si colloca in una zona della città molto popolosa, il quartiere di Is Mirrionis, non lontano dal centro città e dalle principali arterie extraurbane;

- nel corso degli anni, tra le tante difficoltà, questa struttura è cresciuta e si è ampliata diventando un punto di riferimento e di eccellenza della sanità isolana;

- attualmente il presidio multidisciplinare per pazienti acuti vanta 343 posti letto in regime ordinario e 37 in day hospital, 19 reparti e 9 servizi tra cui il pronto soccorso;

PRESO ATTO che:

- negli ultimi tempi ci sono state numerose segnalazioni, anche ufficiali, sui problemi che sorgono presso il pronto soccorso, sia a causa di pazienti con problemi psichici, sia a causa di numerosi atti di teppismo che creano tensione con il personale medico, paramedico e con i pazienti che si trovano in sala d'attesa, nonché a causa dei numerosi tossicodipendenti che trovano, all'interno dell'area ospedaliera, spazi dove poter indisturbatamente consumare la dose giornaliera; solo pochi giorni fa si è consumata l'ennesima aggressione da parte di un paziente con problemi psichici a spese di un vigilante, il quale, stavolta, ha riportato lievi ferite;

- dalle testimonianze e dalle riprese delle telecamere a circuito chiuso, per i carabinieri che si sono occupati della vicenda, non è stato difficile individuare l'aggressore per il quale scatterà una denuncia; il tempestivo intervento della guardia giurata prima e dei carabinieri poi ha evitato che la situazione prendesse una piega preoccupante e pericolosa per tutti;

APPURATO che:

- la presenza di reparti delicati come quello di Psichiatria e Malattie infettive rappresentano, per il presidio, un richiamo di pazienti potenzialmente pericolosi e di difficile gestione che spesso creano problemi non indifferenti all'attività sanitaria e alla sicurezza del personale e dei visitatori, rendendo difficile la normale operatività del pronto soccorso;

- all'interno del presidio chiunque può entrare ed uscire indisturbato, in particolar modo i tanti tossicodipendenti che si bucano nei sottoscala dei reparti e nell'unico bagno del pronto soccorso, lasciando le pericolose tracce di quanto consumato,

chiedono di interrogare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale per sapere:

1) se siano a conoscenza della situazione appena descritta;

2) quali provvedimenti si intendano prendere per evitare che episodi come quelli accaduti sinora si ripetano, e quali interventi necessari si intenda intraprendere per garantire la sicurezza degli operatori sanitari e dei pazienti, e se non si ritenga opportuno e indispensabile creare una postazione fissa di polizia che sarebbe una garanzia di maggiore sicurezza per tutto il presidio ospedaliero. (269)

Interrogazione Cocco Daniele Secondo, con richiesta di risposta scritta, sulla sospensione del servizio prelievi in diversi comuni del Goceano.

Il sottoscritto,

PREMESSO che:

- le comunità del Goceano versano in uno stato di isolamento geografico determinato, oltre che dalla conformazione del territorio, dall'insufficiente livello del servizio di trasporto pubblico;

- tale condizione ha comportato un elevato indice di spopolamento, per combattere il quale i comuni del Goceano stanno incentivando la permanenza degli abitanti nel paese, con il risultato di aver attenuato tale fenomeno;

- è auspicabile quindi che tale impegno sia rafforzato con il mantenimento dei servizi esistenti nelle suddette comunità, senza gravare la popolazione di onerosi spostamenti;

CONSIDERATO che:

- con una nota della scorsa settimana viene comunicata la sospensione del servizio prelievi che si erogava per alcuni giorni alla settimana in diversi comuni del Goceano, lasciando aperto solo quello di Bono;

- con tale cessazione verrà a mancare a molti abitanti del Goceano un servizio importante soprattutto per categorie deboli quali anziani e persone con patologie che devono effettuare i prelievi settimanalmente;

VALUTATO che la presenza del servizio in loco ha rappresentato un punto di riferimento fondamentale per le popolazioni locali che si trovano invece costrette a spostarsi con grandi difficoltà considerata anche l'insistenza di importanti patologie;

PRESO ATTO che la soluzione al problema non può essere ravvisata con il concentramento dell'utenza presso il servizio di Bono, indubbiamente limitato rispetto alle esigenze degli abitanti,

chiede di interrogare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale per chiedere di intervenire tempestivamente al fine di risolvere tale gravosa situazione e disservizio, ponendo in essere tutte le procedure necessarie al fine di garantire ai comuni del Goceano interessati l'immediata riattivazione del servizio. (270)

Interrogazione Lai - Cocco Daniele Secondo, con richiesta di risposta scritta, sulla riorganizzazione e razionalizzazione del lavoro all'interno dei laboratori di analisi della ASL di Cagliari.

I sottoscritti,

PREMESSO che:

- la ASL di Cagliari, con delibera n. 115 del 28 gennaio 2015, intende dare attuazione ad un programma di riordino e riorganizzazione del lavoro all'interno delle strutture dei laboratori di analisi, nelle more della definizione del progetto di accorpamento e razionalizzazione dell'area dei laboratori di analisi in ambito aziendale;

- tra i vari laboratori oggetto di applicazione immediata della succitata delibera, è compreso anche il laboratorio analisi del PO San Giuseppe di Isili;

TENUTO CONTO che si tratterebbe di privare i cittadini di un servizio che attualmente ricopre l'arco dell'intera giornata, in un territorio già fortemente penalizzato e che presenta forti criticità, tra le quali l'inefficiente sistema di trasporto pubblico locale, l'isolamento, che porterebbe, di conseguenza, il cittadino, che già ha problemi di salute, a rivolgersi e quindi raggiungere, con non poche difficoltà, un PO dell'hinterland;

EVIDENZIATO che:

- l'obiettivo di tale delibera dovrebbe essere quello di razionalizzare la spesa sanitaria, ma convertire le guardie attive notturne e festive dei tecnici di laboratorio in "pronta disponibilità" è certamente molto più oneroso e meno rispondente alle esigenze del cittadino che perde il diritto ad avere un servizio di qualità;

- sopprimere il servizio di analisi non significa solo mettere in discussione il laboratorio, ma pregiudicare anche l'ottimo lavoro svolto dai reparti di dialisi, diabetologia e oncologia che funzionano e hanno sempre funzionato in modo eccellente;

SOTTOLINEATO che:

- il laboratorio di analisi presso il PO di Isili è l'unico nel raggio di 80 km e viene utilizzato dai distretti del Sarcidano-Barbagia di Seulo e dalla Trexenta, anche se inspiegabilmente quest'ultima, per la diagnosi delle analisi, fa riferimento a presidi ospedalieri di Cagliari;

- la razionalizzazione e la riorganizzazione dei laboratori di analisi, così come quelli dei PO non si riformano dall'alto senza un costruttivo confronto con le comunità interessate,

chiedono di interrogare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale per sapere se siano a conoscenza del progetto di accorpamento e razionalizzazione dell'area dei laboratori di analisi in ambito aziendale, e come intendano intervenire per evitare che l'attuazione della delibera n. 115 del 28 gennaio 2015, sottragga un servizio utile e indispensabile nel PO di Isili che sarebbe da valorizzare e non tagliare, tenuto conto, come già più volte sottolineato, delle già disagiate e particolari condizioni territoriali in cui versano i comuni interessati. (271)

Interrogazione Forma, con richiesta di risposta scritta, sui motivi della chiusura del servizio di epatologia nel poliambulatorio di Macomer.

La sottoscritta,

PREMESSO che:

- purtroppo nel territorio della Provincia di Nuoro le patologie epatiche hanno un'incidenza elevata e spesso sono causa di degenza ospedaliera;

- al fine di potenziare l'offerta dei servizi sanitari nel territorio l'Azienda sanitaria di Nuoro aveva attivato il servizio di epatologia inaugurando nel 2010 il Centro di immunologia clinica epatica e gastrointestinale presso il poliambulatorio di Macomer;

CONSIDERATO che tale centro perseguiva fra l'altro, nella pianificazione strategica aziendale, l'obiettivo di ridurre i ricoveri impropri contribuendo al contenimento della spesa sanitaria complessiva oltre che a dare risposte concrete nel territorio ai pazienti affetti da patologie epatiche;

APPRESO che il servizio risulta chiuso dall'ottobre 2013, seppure con qualche momentanea e poco duratura riattivazione nel febbraio 2014 e considerato che in assenza di esso il trattamento di tali malattie avviene esclusivamente in sede ospedaliera perché esse necessitano di un approccio specialistico multidisciplinare,

chiede di interrogare l'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale per sapere se:

1) corrisponda al vero la notizia di chiusura del Centro di immunologia clinica epatica e gastrointestinale presso il poliambulatorio di Macomer;

2) intenda intervenire affinché nella pianificazione strategica della azienda sanitaria nuorese venga considerato urgente e prioritario il ripristino di tale essenziale servizio per i cittadini del Marghine. (272)

Interpellanza Cocco Daniele Secondo - Cocco Pietro - Pittalis - Arbau - Desini - Dedoni - Rubiu - Usula - Solinas Christian - Anedda - Sale sul gravissimo danno che potrebbe causarsi a diverse comunità della nostra Regione dal Piano di riorganizzazione del servizio postale prospettato da Poste Italiane Spa che paventa la chiusura di diversi sportelli postali in Sardegna.

I sottoscritti,

PREMESSO che:

- Poste Italiane Spa, nell'ambito di un piano unilaterale di riorganizzazione del servizio postale, avrebbe prospettato la chiusura di numerosi piccoli uffici dislocati nel territorio sardo;

- tale chiusura si realizzerebbe attraverso il meccanismo dell'accorpamento di due o più uffici e la soppressione dei centri secondari di distribuzione;

- in particolare, oramai da tempo si è diffusa la notizia di nuove chiusure di sportelli postali, di cui solo 8 nella Provincia di Sassari;

RILEVATO che:

- la realizzazione del piano di riorganizzazione prospettato da Poste Italiane Spa e la chiusura degli sportelli soprattutto nei piccoli comuni andrebbe ad incidere su una situazione generale già problematica;

- invero, soprattutto nelle piccole comunità lo sportello postale è rimasto spesso uno dei pochi presidi pubblici esistente;

- tale soluzione determinerebbe, data la numerosa affluenza, innumerevoli disservizi, file lunghissime, disagi, perdita di qualità nella prestazione del servizio;

- la chiusura degli sportelli comporterebbe lo spostamento della ex utenza presso altri comuni, con un aggravio notevole della loro condizione quotidiana in termini di tempo e di minore agio;

- inoltre, la paventata operazione di soppressione andrebbe a penalizzare in prevalenza una utenza composta da anziani i quali da anni sono abituati a recarsi personalmente allo sportello per ritirare la pensione piuttosto che per versare i loro risparmi nei libretti postali;

- pertanto, l'accentramento dei servizi in un unico sportello creerebbe ulteriori disagi, soprattutto alle categorie più deboli;

- inoltre, l'iniziativa soppressoria delle Poste Italiane Spa appare essere ancora più allarmante se solo si considera che i tempi del recapito della corrispondenza in Sardegna appaiono essere oltremodo lunghi, e che l'intervento riorganizzativo, lungi dal far presupporre un miglioramento della situazione ed una riduzione dei tempi di consegna, fa presupporre un peggioramento della già critica situazione;

- tale iniziativa avrebbe inoltre effetti deleteri dal punto di vista occupazionale,

chiedono di interpellare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale degli enti locali, finanze e urbanistica per chiedere di intervenire tempestivamente e di interloquire con le Poste Italiane Spa al fine di risolvere tale gravosa ipotesi di chiusura con lo scopo di farla revocare. (102)

Interpellanza Carta sugli interventi previsti per la Provincia di Nuoro e sulle modalità che i sindaci devono seguire per poter ottenere i finanziamenti annunciati.

Il sottoscritto,

PREMESSO che:

- la Provincia di Nuoro attraversa una delle più gravi crisi della sua storia con interi comparti in sofferenza, con migliaia di operai senza lavoro, con famiglie impossibilitate a garantire un futuro ai loro figli, con aziende che chiudono, altre che sono in procinto di chiudere, senza alcuna speranza che faccia intravvedere un qualche segnale di ripartenza dell'economia;

- in questa situazione è apparso ben augurante l'incontro tenutosi a Nuoro in data 17 dicembre 2014 durante il quale il Presidente Pigliaru ha raccontato delle risorse disponibili;

- in quello stesso incontro l'Assessore Paci è stato ancor più esplicito dichiarando testualmente "Voglio ribadirlo una volta ancora le risorse ci sono. Vanno spese bene. Dovete essere voi sindaci ad indicarci un'idea di sviluppo";

- in conseguenza di questo incontro in data 24 dicembre 2014 il sottoscritto nella sua qualità di Sindaco di Dorgali ha inviato al Presidente Pigliaru, all'Assessore Paci, all'Assessore Maninchedda e all'Assessore Morandi, una lettera nella quale illustra il progetto di sviluppo in essere, appunto, per il Comune di Dorgali;

- tale lettera è stata inviata, seguendo l'enunciato da parte del Presidente Pigliaru e dell'Assessore Paci nel ricordato incontro del 17 dicembre 2014, sia per l'ovvio interesse per le vicende del comune amministrato, ma anche e soprattutto per capire se il metodo è giusto o sbagliato così da individuarne uno da estendere a tutti;

- alla lettera su ricordata, a tutt'oggi, nessun riscontro è arrivato e questo silenzio si accompagna a quello seguito ad una lettera del medesimo comune inviata il 22 aprile 2014 dove si chiedeva una risposta ad un intervento programmato per il quale esiste una delibera della Giunta regionale precedente, un protocollo d'intesa firmato dalla Regione, dalla Provincia di Nuoro e dai comuni di Dorgali, Oliena e Orosei e il decreto del Presidente della Giunta regionale;

- lo stesso silenzio è seguito ad una ulteriore lettera di sollecito inviata nel settembre 2014;

- lo stesso silenzio è seguito alla consegna brevi manu di un dossier nel quale si fornivano tutti i documenti di cui al progetto del punto precedente;

- come detto, lo stesso silenzio è seguito alla lettera del 24 dicembre 2014;

- ogni tentativo di ottenere un appuntamento con con l'Assessore Paci è stato inutile;

considerate:

- la difficoltà del sottoscritto nel riuscire a rapportarsi con codesta Amministrazione regionale e più precisamente con l'Assessore regionale della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio On.le Paci, nonostante anche la sua contemporanea presenza in Consiglio regionale;

- l'impossibilità di ottenere un appuntamento con l'Assessore Paci;

CONSIDERATO che:

- tale difficoltà è diffusa alla maggior parte dei sindaci della Provincia di Nuoro abbandonati senza nessun punto di riferimento in uno degli assessorati più importanti, atto a offrire la sia pur minima collaborazione per affrontare le problematiche gravissime in carico ai sindaci di quel territorio;

- tutt'altro tenore sembravano avere i roboanti annunci del 17 dicembre 2014, rivelatisi più simili ad una lezioncina universitaria che ad una vera presa di coscienza dei problemi della Provincia di Nuoro;

PRESO ATTO che il metodo sinora seguito dall'Assessore Paci è quello semplicemente di non rispondere sia in senso positivo che negativo e di negarsi ad un semplice appuntamento;

RITENUTO che l'atteggiamento descritto va denunciato a nome di tutti i sindaci e amministratori della Sardegna che hanno il diritto ad un risposta e di poter dialogare con l'Assessore e non possono far sentire direttamente la loro voce in questa Aula del Consiglio regionale,

chiede di interpellare l'Assessore regionale della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio per conoscere:

1) se effettivamente esistano le risorse per finanziare interventi nella Provincia di Nuoro;

2) se si, quali siano, a quanto ammontino e dove siano allocate;

3) quale metodologia intenda suggerire per consentire ai sindaci di rispondere alla "sfida" loro lanciata in merito alla proposizione di idee e quindi poter accedere alle risorse annunciate;

4) che precisi in maniera chiara e non evasiva o cattedratica cosa devono fare i sindaci per poter accedere alle tante risorse per ora solo annunciate. (103)

Interpellanza Cossa sulla mancata erogazione delle risorse destinate alle opere di infrastrutturazione rurale, di cui alla deliberazione della Giunta regionale n. 23/20 del 29 maggio 2012.

Il sottoscritto,

PREMESSO che la Giunta regionale, con la deliberazione n. 23/20 del 29 maggio 2012, aveva destinato la somma di euro 6.345.000 alla manutenzione di strade rurali di interesse comunale che per loro caratteristiche rispondono ad accertati fini di pubblica utilità, ritenendo finanziabili interventi per 55 comuni sardi;

CONSTATATO che il provvedimento in oggetto sottolineava la necessità di impegnare risorse regionali, in quanto i comuni si trovano a gestire, con le scarse risorse disponibili nei bilanci, una notevole estensione della rete infrastrutturale, caratterizzata da particolare usura legata all'utilizzo ed agli eventi meteorici del periodo invernale con conseguenti gravi problemi di transitabilità e pubblica sicurezza;

CONSIDERATO che la delega per lo svolgimento delle procedure amministrative finalizzate a dare attuazione alla citata deliberazione è stata attribuita ad Argea Sardegna, secondo specifiche direttive impartite dall'Assessorato dell'agricoltura e riforma agro-pastorale;

PRESO ATTO che Argea ha provveduto, già da anni, a trasmettere ai comuni le direttive regionali ed il termine di scadenza per la presentazione dei progetti esecutivi (150 giorni, prorogabili di altri 90);

SOTTOLINEATO che gli enti interessati hanno avviato le necessarie procedure, comprensive di oneri economici relativi a frazionamenti dei terreni e progettazione delle opere;

APPRESO che Argea Sardegna non può provvedere all'erogazione delle risorse regionali in quanto non gli sono mai state rese disponili, nonostante la deliberazione n. 23/20 del 29 maggio 2012 disponesse l'impegno delle risorse in suo favore,

chiede di interpellare l'Assessore regionale dell'agricoltura e riforma agro-pastorale per sapere:

1) quali siano i motivi che hanno impedito il trasferimento delle risorse regionali all'Argea Sardegna, formalmente delegata per lo svolgimento delle procedure amministrative già dall'adozione della deliberazione n. 23/20 del 2012;

2) quali provvedimenti urgenti ed improcrastinabili intenda adottare al fine di permettere ai comuni destinatari delle risorse di poter procedere alla realizzazione delle opere progettate ed evitare che siano, ancora una volta, disattesi e vanificati gli sforzi finanziari sostenuti dagli enti locali e finalizzati alla messa in sicurezza delle strade rurali dell'Isola. (104)

Interpellanza Forma - Comandini - Meloni - Deriu - Cozzolino sull'adeguamento all'indice ISTAT, per l'anno 2014, dei limiti reddituali di cui all'articolo 7 della legge regionale n. 20 del 1997 e dell'aggiornamento delle rette di ricovero di cui all'articolo 15 della stessa legge.

I sottoscritti,

PREMESSO che:

- l'articolo 7 della legge regionale 30 maggio 1997, n. 20 definisce come quantificare lo stato di bisogno economico con riferimento al riconoscimento delle provvidenze in favore di persone affette da patologie psichiatriche e che l'articolo 15 fissa l'ammontare della retta di ricovero delle persone affette dalle medesime patologie inserite in istituti assistenziali non ospedalieri di cui all'articolo 20 della legge regionale 6 novembre 1992, n. 15 e ne prevede l'aggiornamento annuale mediante deliberazione della Giunta regionale;

- l'articolo 48, comma 1, della legge regionale n. 23 del 2005, stabilisce che la Regione disciplini fra l'altro, entro un anno dalla sua pubblicazione, la realizzazione degli interventi a favore dei sofferenti mentali di cui alle leggi regionali n. 15 del 1992 e n. 20 del 1997;

CONSIDERATO che non avendo ancora ottemperato a quanto stabilito dal citato articolo 48, comma 1, della legge regionale n. 23 del 2005 si rende necessario rivalutare annualmente l'importo delle rette di ricovero, nonché i limiti di reddito per accedere ai benefici economici destinati alle persone affette da patologie psichiatriche;

ACQUISITO che la Giunta, con proprie deliberazioni n. 20/22 del 22 maggio 2013 e n. 21/24 del 5 giugno 2013, ha provveduto all'adeguamento all'indice ISTAT, per l'anno 2013, dei criteri di accesso a tali benefici economici, mentre non risulta aver provveduto relativamente agli anni 2014 e 2015,

chiedono di interpellare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale per sapere:

1) come mai non abbiano adottato un provvedimento per adeguare all'indice ISTAT, per l'anno 2014, i limiti di reddito per poter usufruire dei benefici economici previsti in favore delle persone affette da patologie psichiatriche e per aggiornare l'ammontare della retta di ricovero per persone affette dalle medesime patologie, inserite in istituti assistenziali non ospedalieri e se intendano adottarlo per l'anno 2015;

2) se intendano urgentemente proporre un disegno di legge al fine di ottemperare a quanto stabilito dall'articolo 48, comma 1, della legge regionale n. 23 del 2005. (105)

Interpellanza Cherchi Augusto sui fabbisogni formativi "Garanzia giovani" in Planargia.

Il sottoscritto,

CONSIDERATO che:

- da qualche mese ha avuto inizio in Sardegna il programma "Garanzia giovani" promosso dall'Unione europea con raccomandazione del 22 aprile 2013 e recepito in Italia con decreto legge n. 76 del 2013 convertito, con modificazioni, nella legge n. 99 del 2013 con Piano di attuazione della "Garanzia giovani" che prevede interventi rivolti ai giovani che non lavorano e non frequentano alcun corso di istruzione o formazione nella fascia di età tra i 15 e i 29 anni;

- l'Assessorato regionale del lavoro, formazione professionale, cooperazione e sicurezza sociale, con determina del direttore generale del 17 luglio 2014, ha approvato il Piano di attuazione regionale (PAR) attraverso le schede 2a e 2b;

VISTO che:

- in Provincia di Oristano per quanto riguarda la scheda 2a, sono proposti 48 corsi professionali dislocati nei Comuni di: Oristano, Santa Giusta, Ghilarza, Arborea, Tramatza, Terralba, Baressa, Marrubiu, Paulilatino e che i corsi riferiti alla scheda 2b, risultano essere 19 dislocati tra Oristano e Santa Giusta;

- è facile notare che gli sforzi fatti per la formazione dei giovani nella Provincia di Oristano riguardano il capoluogo di provincia e i comuni limitrofi e viciniori;

APPURATO che:

- il Piano di attuazione regionale individua i potenziali beneficiari dell'intervento "Garanzia giovani" (15-29 anni) per il CSL di Cuglieri (compresa la Sezione decentrata del lavoro di Bosa) in circa in 1.500 unità; si può quindi desumere sulla base del numero dei residenti nei vari comuni di appartenenza ricadenti nella competenza della sezione decentrata del lavoro di Bosa (Bosa, Suni, Tinnura, Flussio, Sagama, Magomadas, Montresta, Modolo) che circa 800 siano i potenziali fruitori della "Garanzia giovani";

- è evidente che la dislocazione dei corsi rende, di fatto, molto difficile la partecipazione per i disoccupati dei comuni della Planargia ad una delle misure più importanti messe in campo dalla Regione; la difficoltà dei collegamenti (scarsità di frequenza dei mezzi pubblici e tempi di percorrenza superiori a 2 ore a tratta) rende di fatto problematici gli spostamenti da Bosa e dintorni e viceversa degli eventuali fruitori dei corsi suddetti; in particolare, per i giovani di Montresta, non essendovi nessun collegamento con Oristano, risulta impossibile andare e tornare a Oristano in giornata; se aggiungiamo poi, che alcuni dei corsi vengono svolti di pomeriggio, si capisce ancor meglio la difficoltà nel raggiungere le sedi dei corsi,

chiede di interpellare l'Assessore regionale del lavoro, formazione professionale, cooperazione e sicurezza sociale affinché:

1) venga presa in seria considerazione una più adeguata dislocazione territoriale delle opportunità formative del progetto "Garanzia giovani" al fine di garantire a tutti le stesse opportunità formative, altrimenti, la garanzia riguarderebbe solo i giovani di una parte della provincia, lasciando un'altra parte senza garanzia;

2) si utilizzino allo scopo i locali del Centro regionale di formazione professionale di Bosa, già accreditati, così da accentrare gli aventi diritto della Planargia e del Montiferru ai corsi per l'inserimento e reinserimento lavorativo, in tale struttura. (106)

Interpellanza Dedoni - Cossa - Crisponi sul progetto di completamento funzionale del porto turistico del Comune di Alghero, presentato da Marina di Alghero.

I sottoscritti,

PREMESSO che il comma 19 dell'articolo 153 del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, dispone che gli operatori economici possano presentare alle amministrazioni proposte relative alla realizzazione in concessione di lavori di pubblica utilità, incluse le strutture dedicate alla nautica da diporto, non presenti nella programmazione approvata;

CONSTATATO che nel mese di agosto 2013 la società Marina di Alghero ha presentato alla Regione un'istanza di avvio di procedimento amministrativo, ai sensi del citato comma del decreto legislativo n. 163 del 2006 al fine di ottenere una concessione demaniale marittima per atto formale per il completamento funzionale del porto turistico del Comune di Alghero;

CONSIDERATO che la Marina di Alghero è una società partecipata in maggioranza dalla Marinedi Spa, che gestisce una rete di porti turistici caratterizzati da un elevato livello di qualità del servizio offerto, quali ad esempio quelli di Villasimius e di Teulada;

TENUTO CONTO che il progetto presentato prevede la realizzazione di una marina e di opere a ciò strettamente funzionali ed accessorie, con l'obiettivo di intercettare i nuovi flussi di attività connessi e derivanti dallo sviluppo di un turismo nautico di qualità, salvaguardando nel contempo la marineria da pesca già presente;

CONSIDERATO, inoltre, che il progetto intende:

- sviluppare la ricettività di unità da diporto di diversa stazza attraverso l'ampliamento del porto turistico per circa 1.600 posti barca;

- costruire un centro di aggregazione sul mare destinato all'incontro, allo scambio ed allo svago;

- contribuire alla riqualificazione di una parte del fronte mare di Alghero;

- migliorare la viabilità di accesso e di servizio al porto, sviluppando l'infrastruttura con particolare attenzione verso i temi dell'ambiente e dell'ecologia e dell'abbattimento delle barriere architettoniche;

- riqualificare il tessuto economico produttivo locale, anche mediante l'organizzazione di eventi e manifestazioni nelle stagioni a più bassa frequenza turistica;

- promuovere la valorizzazione delle risorse storico-monumentali ed ambientali;

AVENDO APPRESO che, nonostante siano trascorsi ormai 18 mesi dalla presentazione dell'istanza, il progetto è attualmente in attesa della valutazione di "pubblico interesse" da parte dell'Amministrazione regionale,

chiedono di interpellare il Presidente della Regione, l'Assessore regionale degli enti locali, finanze e urbanistica e l'Assessore regionale dei lavori pubblici per sapere:

1) se siano a conoscenza di quanto su esposto;

2) quali siano i motivi del mancato completamento dell'iter procedurale, che dura oramai da 18 mesi, relativo all'istanza per l'ottenimento, ai sensi del comma 19 dell'articolo 153 del decreto legislativo n. 163 del 2006, di una concessione marittima per atto formale per il completamento funzionale del porto turistico del Comune di Alghero;

3) se non ritengano di dover attivare tutte le possibili procedure per pervenire al più presto alla definizione della pratica, così da permettere all'utente ed alla cittadinanza di conoscere il futuro di una infrastruttura importante, che potrebbe rappresentare un'opportunità di crescita economica e sociale per l'intera Isola, in un momento di completa e perdurante stagnazione, come quello contingente. (107)

Mozione Pizzuto - Cocco Pietro - Agus - Cocco Daniele Secondo - Lai - Usula - Zedda Paolo Flavio - Anedda - Desini - Unali - Meloni - Solinas Antonio - Tocco sulle problematiche relative alla privatizzazione della Saremar.

IL CONSIGLIO REGIONALE

PREMESSO che:

- l'articolo 57 del decreto legge n. 112 del 25 giugno 2008 convertito in legge n. 133 del 2008 stabilisce all'articolo 1, comma 1 che "le funzioni e i compiti di programmazione e di amministrazione relative ai servizi di cabotaggio marittimo di servizio pubblico che si svolgono all'interno di una regione sono esercitati dalla regione interessata. Per le regioni a statuto speciale il conferimento delle funzioni e dei compiti avviene nel rispetto degli statuti speciali." e al comma 3 del medesimo articolo si determina che: "Su richiesta delle regioni interessate, da effettuarsi entro centoventi giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto, l'intera partecipazione detenuta dalla Società Tirrenia di Navigazione Spa nelle società Caremar - Campania Regionale Marittima Spa, Saremar - Sardegna Regionale Marittima Spa, Toremar - Toscana Regionale Marittima Spa, Siremar - Sicilia Regionale Marittima Spa è trasferita, a titolo gratuito, rispettivamente alle regioni Campania, Sardegna, Toscana, Sicilia";

- la Giunta regionale, con la delibera n. 42/16 del 15 settembre 2009 ha definito la procedura per la "Regionalizzazione" della società Sardegna regionale marittima Spa, definendo che, anche attraverso la costituzione di una società mista pubblico privata, si sarebbe operato con una suddivisione di quote pari al 49 per cento in capo alla Regione e al 51 per cento in capo a capitale privato da ricercare attraverso procedure di gara ad evidenza pubblica;

- il 3 novembre 2009 viene firmato l'accordo di programma tra il Governo italiano e la Regione per la regolamentazione del servizio di cabotaggio marittimo regionale;

- la delibera n. 51/29 del 17 novembre 2009, con cui la Giunta regionale, modificando parzialmente la precedente delibera n. 42/16, stabilisce che si sarebbe data attuazione all'accordo di programma senza ricorrere alla costituzione di una nuova società a capitale misto pubblico privato, ma rimarcando che la quota pubblica della Saremar si sarebbe attestata nella misura del 49 per cento e che il restante 51 per cento sarebbe stato destinato al socio privato;

- con la legge 20 novembre 2009 n. 166 che converte il decreto legge n. 135 del 25 settembre 2009, viene data attuazione giuridica all'accordo di programma, attraverso la previsione della norma di legge per il trasferimento della Saremar (Sardegna regionale marittima Spa), a titolo gratuito, dallo Stato alla Regione e, specificamente, nell'articolo 19 ter dove si stabilisce, tra le altre cose, che: "la Saremar sarà privatizzata in conformità alle disposizioni nazionali e comunitarie vigenti in materia, attraverso procedure di gara aperte, non discriminatorie, atte a determinare un prezzo di mercato, le quali, relativamente alle privatizzazioni realizzate dalle Regioni Campania, Lazio, Sardegna e Toscana, possono riguardare sia l'affidamento dei servizi marittimi sia l'apertura del capitale ad un socio privato";

- la Saremar è interessata da una procedura di infrazione per illegittimi aiuti di Stato che ha dato seguito alla decisione della Commissione UE (relativa al contributo ai sensi della legge regionale n. 15 del 2012, articolo 1, comma 3, per i collegamenti Sardegna-Continente e all'aumento del capitale sociale del luglio 2012) che ha imposto la restituzione di circa 11 milioni di euro; in relazione a tale decisione la Saremar ha presentato al Tribunale di Cagliari la domanda di ammissione alla procedura di concordato preventivo in continuità aziendale secondo la legge fallimentare;

VALUTATO che:

- con delibera n. 32/50 del 15 settembre 2010, la Giunta regionale ha preso atto che il processo di privatizzazione Saremar subisce una battuta d'arresto a causa dello stato di insolvenza di Tirrenia, debitrice verso Saremar di circa 11,5 milioni di euro;

- il Consiglio regionale della Sardegna, nella legge regionale 7 agosto 2012, n. 15, ha previsto la privatizzazione dell'intero capitale azionario della Saremar con la pubblicazione della gara ad evidenza pubblica entro 60 giorni dall'entrata in vigore della stessa legge;

PRESO ATTO che:

- il regolamento n. 3577/92 del Consiglio europeo sul cabotaggio marittimo recita all'articolo 4 che "Uno Stato membro può concludere contratti di servizio pubblico, o imporre obblighi di servizio pubblico come condizione per la fornitura di servizi di cabotaggio, alle compagnie di navigazione che partecipano ai servizi regolari da, tra e verso le isole";

- la Commissione europea, in seguito alla interrogazione n. 902/2009 del 10 febbraio 2009 ha precisato con risposta scritta in data 10 marzo 2009 che l'Unione europea "permette agli Stati membri di stipulare dei contratti di servizio pubblico e/o imporre degli oneri di servizio pubblico al fine di assicurare i collegamenti con le proprie isole secondo i requisiti che essi ritengono più appropriati. Spetta in effetti agli Stati membri o ai loro Enti Regionali e Locali, in base al principio di sussidiarietà, adottare ogni decisione in merito e assumere i relativi oneri finanziari''; inoltre, in merito al mantenimento della quota pubblica in seno alle regioni, la Commissione europea afferma ancora che "sotto stringenti condizioni e in presenza di insufficienza del mercato, le autorità locali (e quindi le regioni) ben potrebbero rilevare le società regionali per far loro effettuare i servizi di cabotaggio, purché nel loro ambito territoriale di competenza (all'interno di una stessa Regione)";

- con la comunicazione della Commissione europea del 22 aprile 2014 recante la "interpretazione del regolamento (CEE) n. 3577/92 del Consiglio concernente l'applicazione del principio della libera prestazione dei servizi ai trasporti marittimi all'interno degli Stati membri (cabotaggio marittimo)" si fornisce una interpretazione del regolamento CEE n. 3577/92 che, indicando in apertura del paragrafo 5 (Servizio pubblico) che "Il trasporto marittimo di passeggeri e merci è vitale per gli abitanti delle isole d'Europa" definisce compiutamente al successivo punto 5.2 che: "Spetta agli Stati membri (comprese, se del caso, le autorità regionali e locali) e non agli armatori determinare su quali rotte sono necessari obblighi di servizio pubblico. In particolare, gli obblighi di servizio pubblico possono essere previsti per servizi regolari (di linea) di cabotaggio con le isole in caso di fallimento del mercato con conseguente incapacità di assicurare servizi adeguati. Secondo le condizioni stabilite dal regolamento, gli Stati membri possono imporre obblighi di servizio pubblico per "garantire adeguati servizi" di trasporto marittimo regolare per una data isola (...) nei casi in cui gli armatori dell'Unione, ove considerassero il proprio interesse commerciale, non fornirebbero servizi di livello adeguato o alle stesse condizioni";

TENUTO CONTO:

- che, dalle precedenti esperienze di privatizzazioni attuate nelle Regioni Campania, Lazio, Sicilia e Toscana si traggono conclusioni prettamente sfavorevoli derivanti da disservizi, ritardi, discusse irregolarità negli appalti e, infine, licenziamenti improvvisi;

- della notizia risalente al giugno del 2014 che la gara d'appalto per Caremar (Regione Campania) è stata annullata dal TAR, preceduta da diversi disagi, soppressione delle corse e ritardi;

- dell'estromissione delle tre biglietterie di Formia da parte della nuova Laziomar (Regione Lazio) nell'aprile 2014, sebbene i contratti con la precedente gestione regionale fossero in scadenza il 30 dicembre del 2015, con evidenti rischi di licenziamento per tutti i lavoratori dei tre mandatari estromessi;

- dei forti disagi, ritardi e soppressioni ingiustificate nelle tratte di Pantelleria e Lampedusa per conto della Siremar (Regione Sicilia), cagionata dal ricorso per la gara d'appalto delle quote private della stessa;

- delle proteste nei confronti della Toremar (Regione Toscana) per i prezzi dei biglietti e per ulteriori ritardi;

VALUTATO che la privatizzazione totale di Saremar non garantirebbe un controllo pubblico e un mantenimento efficace ed efficiente dei servizi;

CONSIDERATO che:

- il servizio di trasporto per le isole minori di La Maddalena e Carloforte è un genere di trasporto fondamentale per la vita delle due popolazioni per via della sua basilare natura sociale, sanitaria e per lo sviluppo economico, turistico e commerciale delle due isole;

- il ruolo del trasporto marittimo tra la Sardegna e le isole minori garantisce parità di trattamento nella mobilità dei sardi residenti presso le isole stesse e il mutamento al rialzo delle condizioni di tariffa e o al ribasso della quantità delle corse limiterebbe sia gli spostamenti dei residenti che lo sviluppo economico e turistico delle medesime isole;

- alla luce delle esperienze pregresse nelle altre regioni, è inopinabile che la privatizzazione totale o maggioritaria esporrebbe l'utenza a disservizi inevitabili e costituirebbe un grave rischio di tagli e licenziamenti per il personale attualmente impiegato;

PRESO ATTO che:

- sulla base delle norme europee, non esiste alcun vincolo giuridico alla privatizzazione totale o maggioritaria e lo stesso non è una diretta conseguenza dell'applicazione del regolamento CEE n. 3577/92;

- il contenuto dell'accordo di programma del 3 novembre 2009 richiama solo una decisione politica del Governo centrale e non un obbligo giuridico alla privatizzazione;

- la scelta di privatizzare la totalità del capitale è pertanto ascrivibile, anch'essa, a scelte di natura meramente politica,

impegna il Presidente della Regione e la Giunta regionale

1) a mettere in atto tutte le azioni e gli strumenti atti ad evitare la privatizzazione totale della Saremar e/o a mantenere pubblica la proprietà maggioritaria, in particolare riconoscendo la funzione sociale del trasporto marittimo con le isole minori e la necessaria permanenza del servizio in ambito pubblico o a maggioranza pubblica;

2) ad aprire un tavolo tecnico di confronto e coordinamento per agevolare lo studio della procedura di parziale privatizzazione della Saremar, evidenziando la centralità di una soluzione che tuteli l'utenza e i lavoratori;

3) a comunicare ufficialmente gli atti di cui alla successiva deliberazione regionale al Governo e all'Unione europea, unitamente ad una relazione sulle motivazioni sociali, economiche e giuridiche che sono alla base della sua adozione. (113)

Mozione Pittalis - Dedoni - Rubiu - Fenu - Solinas Christian - Cappellacci - Cherchi Oscar - Fasolino - Cossa - Crisponi - Locci - Peru - Randazzo - Tedde - Tocco - Tunis - Zedda Alessandra sul piano di dimensionamento delle istituzioni scolastiche, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento.

IL CONSIGLIO REGIONALE

PREMESSO che:

- secondo quanto si apprende dalla stampa, con la delibera n. 5/26 del 2015 "Piano di dimensionamento delle istituzioni scolastiche e di ridefinizione della rete scolastica e dell'offerta formativa per l'anno scolastico 2015/2016", la Giunta regionale ha soppresso le cosiddette "pluri-classi" in 29 comuni della Sardegna;

- il primo punto del programma elettorale del Presidente Pigliaru intitolato "Più scuola e più opportunità", attribuiva al dimensionamento scolastico una condizione di incertezza e disagio per famiglie e insegnanti;

- durante la campagna per le regionali del 2014 lo stesso Presidente, durante un incontro con gli studenti, affermò: "Se la legge sulla scuola ci dà la sovranità per intervenire, dobbiamo farlo per non subire il caos e le problematiche di ridimensionamenti scolastici fatti da altri senza criteri comprensibili";

CONSIDERATO che, secondo la "Ricerca valutativa sull'impatto delle politiche regionali contro la dispersione scolastica", pubblicata nel luglio del 2011, dal Nucleo di valutazione e verifica degli investimenti pubblici della Regione autonoma della Sardegna in collaborazione con l'Università degli studi di Cagliari, "Le distanze tra i centri abitati e l'organizzazione del sistema del trasporto pubblico spesso inadeguata per le esigenze della popolazione studentesca costringono i giovani ad affrontare lunghi spostamenti, con orari di collegamento tra l'abitazione e la scuola non sempre coerenti con la programmazione degli orari dei corsi di studio";

RILEVATO che:

- il presunto risparmio per le casse pubbliche, peraltro singolare per una Giunta regionale che nel suo programma ha indicato la scuola come una priorità, in concreto si traduce in un aggravio delle spese e dei disagi per le famiglie sarde coinvolte;

- la Giunta regionale non ha ancora spiegato i criteri seguiti per la selezione delle classi da sopprimere;

- pertanto le scelte operate, analogamente a quanto già avvenuto per quanto attiene alle opere cantierabili, rischiano di determinare delle disparità tra territori e territori, tra comuni e comuni;

- è necessaria la convocazione di una seduta straordinaria del Consiglio regionale, aperta alla partecipazione dei sindaci interessati, delle associazioni degli enti locali, dei sindacati e delle associazioni di categoria,

impegna il Presidente della Regione

1) a ritirare il piano di dimensionamento scolastico, approvato con la delibera n. 5/26 del 2015;

2) a prevedere già nella finanziaria 2015 gli stanziamenti per scongiurare la chiusura delle classi per l'anno scolastico 2015-2016. (114)