Seduta n.370 del 12/12/2012
CCCLXX SEDUTA
(ANTIMERIDIANA)
MERCOLEDI' 12 DICEMBRE 2012
Presidenza della Presidente LOMBARDO
La seduta è aperta alle ore 10 e 42.
DESSI', Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta antimeridiana del 16 ottobre 2012 (362), che è approvato.
PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Radhouan Ben Amara, Mario Bruno, Mariano Contu, Rosanna Floris, Renato Lai, Giovanni Mariani, Efisio Planetta e Adriano Salis hanno chiesto congedo per la seduta antimeridiana del 12 dicembre 2012.
Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.
PRESIDENTE. Si dia annunzio della interrogazione pervenuta alla Presidenza.
DESSI', Segretario:
"Interrogazione Dedoni, con richiesta di risposta scritta, sul rischio di estinzione della rete dei sardi nel mondo". (1002)
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Pittalis. Ne ha facoltà.
PITTALIS (P.d.L.). Chiedo mezz'ora di sospensione, Presidente, per poter affinare qualche problema relativo alla copertura finanziaria di qualche emendamento.
PRESIDENTE. Se non ci sono opposizioni, sospendo i lavori sino alle ore 11 e 15. La Conferenza dei Capigruppo è convocata alle ore 11 e 05.
(La seduta, sospesa alle ore 10 e 43, viene ripresa alle ore 12 e 09.)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la continuazione della discussione della proposta di legge numero 459, il cui esame era stato sospeso dopo la chiusura della discussione generale.
Metto in votazione il passaggio all'esame degli articoli. Chi lo approva alzi la mano.
(E' approvato)
Passiamo all'esame dell'articolo 1.
(Si riporta di seguito il testo dell'articolo 1:
Art. 1
Interpretazione autentica della disposizione di cui all'articolo 3 della legge regionale n. 12 del 2012
1. La disposizione di cui all'articolo 3 della legge regionale 13 giugno 2012, n. 12 (Disposizioni urgenti e integrazioni alla legge regionale 4 agosto 2011, n. 16 (Norme in materia di organizzazione e personale), relativa ai contratti di collaborazioni coordinate e continuative e ulteriori misure di contenimento della spesa pubblica), si interpreta nel senso che i requisiti richiesti per la partecipazione al concorso ivi previsto devono essere posseduti al momento della scadenza del termine per la presentazione della domanda di partecipazione al concorso stesso.)
PRESIDENTE. Onorevole Solinas, si è iscritto in ritardo.
Ha domandato di parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Chiedo la votazione nominale.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'articolo 1.
(Segue la votazione)
Prendo atto che i consiglieri Cappai, Cuccureddu e Cugusi hanno votato a favore e che i consiglieri Diana Giampaolo ed Espa hanno votato contro.
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Amadu - Barracciu - Biancareddu - Campus - Capelli - Cappai - Cherchi - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Cossa - Cuccureddu - Cugusi - Dedoni - Dessì - Fois - Gallus - Greco - Locci - Lotto - Lunesu - Maninchedda - Meloni Francesco - Milia - Moriconi - Mula - Mulas - Murgioni - Obinu - Oppi - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Porcu - Randazzo - Rassu - Rodin - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Matteo - Sechi - Solinas Christian - Steri - Stochino - Tocco - Uras - Vargiu - Zuncheddu.
Rispondono no i consiglieri: Corda - Cucca - Cuccu - Diana Giampaolo - Espa - Manca - Meloni Valerio - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Solinas Antonio.
Si è astenuta: la Presidente Lombardo.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 62
votanti 61
astenuti 1
maggioranza 31
favorevoli 51
contrari 10
(Il Consiglio approva).
Passiamo all'esame dell'articolo 2, al quale sono stati presentati quattro emendamenti.
(Si riporta di seguito il testo dell'articolo 2 e dei relativi emendamenti:
Art. 2
Modifiche ed integrazioni all'articolo 1, comma 25, della legge regionale n. 5 del 2009
1. Nelle more dell'approvazione del piano triennale previsto dall'articolo 7 della legge regionale 20 settembre 2006, n. 14 (Norme in materia di beni culturali, istituti e luoghi della cultura), i termini e le modalità di cui all'articolo 1, comma 25, della legge regionale 28 dicembre 2009, n. 5 (legge finanziaria 2010), sono prorogati fino al 31 dicembre 2014, per i progetti già in essere al 31 dicembre 2006, in misura del 90 per cento del costo del lavoro. Le risorse necessarie sono determinate a valere sulle autorizzazioni di spesa essere per gli stessi interventi, per quanto attiene alla tutela, conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale, nella misura di euro 14.880.000 per l'anno 2013 (UPB S03.01.003) e, per quanto attiene agli interventi a favore delle biblioteche e archivi storici di ente locale, nella misura di euro 6.500.000 per ciascuno degli anni 2013 e 2014 (UPB S03.01.006).
Emendamento sostitutivo totale Pittalis - Diana Giampaolo - Steri - Uras - Meloni Francesco - Diana Mario - Sanna Giacomo - Cocco Daniele
Articolo 2
L'articolo 2 è così sostituito:
"Art. 2
Modifiche ed integrazioni all'articolo 1, comma 25, della legge regionale n. 5 del 2009
1. Nelle more dell'approvazione del piano triennale previsto dall'articolo 7 della legge regionale 20 settembre 2006, n. 14 (Norme in materia di beni culturali, istituti e luoghi della cultura), i termini e le modalità di cui all'articolo 1, comma 25, della legge regionale 28 dicembre 2009, n. 5 (legge finanziaria 2010), sono prorogati fino al 31 dicembre 2013, per i progetti già in essere al 31 dicembre 2006, in misura pari a quanto previsto dall'articolo 6, comma 6, della legge regionale 4 agosto 2011, n. 16. Le risorse necessarie sono determinate a valere sulle autorizzazioni di spesa essere per gli stessi interventi, per quanto attiene alla tutela, conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale, nella misura di euro 16.000.000 per l'anno 2013 (UPB S03.01.003) e, per quanto attiene agli interventi a favore delle biblioteche e archivi storici di ente locale, nella misura di euro 8.200.000 per l'anno 2013 (UPB S03.01.006).". (10)
Emendamento sostitutivo parziale Diana Giampaolo - Pittalis - Steri - Uras - Dedoni - Diana Mario - Sanna Giacomo - Salis
Articolo 2
Nel comma 1 le parole: "in misura del 90 per cento del costo del lavoro" sono sostituite dalle parole: "in misura pari a quanto previsto dall'art. 6, comma 6 della L.R. 4 agosto 2011, n. 16". (3)
Emendamento modificativo Pittalis - Diana Giampaolo - Steri - Uras - Sanna - Diana Mario - Dedoni - Salis
Articolo 2
Nel comma 1 dell'articolo 2 la data "31 dicembre 2014" è modificata in "31 dicembre 2013" e dopo la cifra "6.500.000" le parole "per ciascuno degli anni 2013 e 2014" sono sostituite in "per l'anno 2013". (2)
Emendamento aggiuntivo Diana Giampaolo - Pittalis - Steri - Uras - Dedoni - Diana Mario - Sanna Giacomo - Salis
Articolo 2
Dopo il comma 1 è aggiunto il seguente comma:
"tali risorse sono utilizzate dagli enti locali per garantire la continuità, salvaguardando le professionalità e le esperienze acquisite dai soggetti esecutori dei progetti in essere ai sensi della legge regionale 14 giugno 1998, n. 11, articoli 92 e 93, e legge regionale 20 aprile 2000, n. 4, articolo 38, e successive modifiche e integrazioni, e di quelli di cui al medesimo articolo 23 della legge regionale n. 4 del 2006." (4).)
PRESIDENTE. Gli emendamenti numero 3, 2 e 4 sono stati ritirati, per cui rimane l'emendamento sostitutivo totale numero 10, che recepisce gli emendamenti ritirati.
Ricordo che i consiglieri che intendono prendere la parola devono iscriversi non oltre la conclusione del primo intervento.
E' iscritto a parlare il consigliere Agus. Ne ha facoltà.
AGUS (P.D.). Anticipo il mio voto favorevole all'articolo 2, che tratta un tema importante, di cui si discute da anni e che riguarda professionalità ormai consolidate che hanno retto un settore che io spero sia primario nella programmazione futura di questo Consiglio regionale. Mi riferisco a tutto il sistema dei beni culturali, un sistema importantissimo che credo meriti particolare attenzione.
Abbiamo tentato più volte di dare organicità a questo settore, purtroppo non ci siamo ancora riusciti, comunque prendiamo atto della volontà del Consiglio di assicurare continuità garantendo le risorse disponibili ai comuni, nonché ai lavoratori interessati, nel minor tempo possibile per poi esaminare la proposta di legge che vede nella costituzione della Fondazione dei beni culturali una possibile soluzione al problema; una soluzione, ripeto, fondamentale perché questo settore rientri nell'agenda della Regione come elemento primario.
Stiamo vivendo una situazione difficile che rende ancora più ardua la realizzazione di un progetto di sviluppo della Sardegna, ma sono convinto che il settore dei beni culturali possa assurgere, come ho detto all'inizio, ad elemento primario tra le scelte che spero questo Consiglio adotterà in futuro. E' un settore che dà occupazione, dà sviluppo e dà anche un'immagine importante del patrimonio archeologico e dei beni culturali in senso lato, quindi anche archivistici, che ha la Sardegna. E' un settore che può contribuire in maniera determinante anche al rilancio economico dell'Isola, per cui spero che questo articolo che oggi stiamo approvando con rapidità possa portare davvero una volta per tutte a un disegno organico, perché non possiamo permetterci di continuare ad andare avanti con provvedimenti tampone come questo, che garantiscono nell'immediato la continuità, ma non danno prospettiva né ai lavoratori né a questo settore che dovrebbe essere oggetto di attenzione da parte di questo Consiglio perché, ripeto, può contribuire in maniera determinante allo sviluppo futuro della nostra isola.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Cuccu. Ne ha facoltà.
CUCCU (P.D.). L'articolo 2 è uno dei pochi articoli che giustificano il titolo di questa proposta di legge: "Disposizioni urgenti in materia di enti locali e settori diversi". Effettivamente siamo arrivati a un punto di grande urgenza, in quanto il 31 dicembre 2012 scade la proroga per i progetti di gestione dei beni culturali. Non è la prima volta che il Consiglio si occupa di questo argomento e stiamo andando avanti di proroga in proroga. Ormai è da parecchi anni che ci cimentiamo in questa materia ed è da circa trent'anni che i comuni stanno andando avanti con progetti di gestione dei beni culturali, ma è arrivata l'ora di uscire da questa forma di sperimentazione. I comuni si sono dati da fare, hanno messo in campo dei progetti, hanno stanziato risorse, sono state formate delle professionalità però non si può andare avanti così, perché le nostre comunità ormai non possono più fare a meno di alcuni servizi. Teniamo conto che le biblioteche di quasi tutti i comuni sono gestite con sistemi bibliotecari finanziati con queste risorse e che la valorizzazione del nostro immenso patrimonio culturale e paesaggistico non può più fare a meno delle gestioni dei musei, dei siti archeologici e dei parchi. Anche il Consiglio deve fare la sua parte e oggi la sta facendo, ma la sta facendo in emergenza, in ritardo e comunque prevedendo una proroga. Perché una proroga? Perché l'ottava Commissione ha fatto il suo lavoro secondo l'ordine del giorno approvato dal Consiglio il 12 gennaio 2011, che la impegnava all'esame delle proposte di legge ad essa assegnate al fine di pervenire all'approvazione celere di questa proposta di legge. La Commissione ha mantenuto fede agli impegni che le sono stati assegnati dal Consiglio e quell'ordine del giorno ha portato all'approvazione, nel marzo del 2012, di un testo unificato che è stato trasmesso all'Aula ed è adesso all'ordine del giorno. Però, colleghi, se non c'è la volontà politica di uscire da trent'anni di sperimentazione, se non c'è la volontà politica di inserire la gestione dei beni culturali, dei musei, delle biblioteche, degli archivi e dei siti archeologici all'interno di una gestione unitaria, anche quello sforzo fatto dalla Commissione, ripeto su mandato del Consiglio, sarà stato vano e fra un anno ci troveremo nella stessa situazione di oggi.
L'ottava Commissione la settimana scorsa, prendendo atto dell'urgenza, ha presentato una proposta di legge che, considerata la necessità di continuare con i progetti in essere, prevede tre anni di proroga. Io prendo la parte positiva dell'emendamento numero 10, che fa sintesi degli emendamenti presentati da noi e proroga i termini fino al 31 dicembre 2013. Voglio interpretare questo fatto in senso positivo, come l'impegno di quest'Aula ad approvare la legge di riordino del sistema dei beni culturali, perché se così non fosse fra un anno saremo di nuovo nella stessa situazione. Ai comuni adesso stiamo giustamente dicendo di non fare le gare, perché per un anno di proroga non si fanno le gare e si continuano a valorizzare le professionalità esistenti all'interno delle cooperative di gestione dei beni culturali, però poi arriveremo al punto in cui dovremo porre fine a questa situazione di precarietà.
Mi fa piacere che con l'emendamento numero 10 si ripristini la copertura finanziaria, però, colleghi, con l'articolo 2 dobbiamo impegnarci ad approvare nel più breve tempo possibile una apposita proposta di legge, che peraltro esiste già ed è nata da una richiesta del Consiglio, che è quella di prevedere un organismo unico di gestione dei beni culturali. Non è un'espropriazione nei confronti dei comuni, non è un accentramento, è solo un modo di razionalizzare. C'erano altre proposte in campo, per esempio nella passata legislatura si pensava di istituire a questo fine un'agenzia. La proposta di legge a cui mi riferisco è più avanzata e va in direzione dell'istituzione di una fondazione, con la possibile partecipazione dei privati. Questa proposta di legge è già all'ordine del giorno e io chiedo ai Capigruppo di consentire che l'Aula possa discuterla e approvarla quanto prima.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Presidente, per dirla proprio con le parole dell'onorevole Cuccu, questo è forse uno dei pochi articoli che meritano davvero il carattere d'urgenza richiamato nel titolo del provvedimento che abbiamo iniziato a esaminare in Aula. Intervengo soltanto per sottolineare alcune cose già dette da chi mi ha preceduto. Noi abbiamo necessità, Presidente, mi rivolgo anche al Consiglio per la parte che esso può svolgere, di dotarci quanto prima di una norma organica - mi fa piacere che sia presente anche l'assessore Milia - che consenta a questo settore di uscire dal precariato. Gli enti locali, il sistema delle imprese e i lavoratori da troppi anni vivono nella condizione di cui si è detto.
Esiste un testo esitato dalla Commissione che credo sia una buona base di partenza. So che ci sono state delle interlocuzioni, in particolare con l'Assessore competente, da parte di altri soggetti che sono protagonisti in questa materia, ed è necessario, ripeto, Presidente, mi rivolgo anche a lei, che con questo provvedimento ci sia un impegno di quest'Aula per dare stabilità, in questo scorcio di legislatura, a questo settore di straordinaria importanza. Questo settore, se adeguatamente stabilizzato, può non soltanto dare certezza di finanziamento agli enti locali, alle imprese e ai lavoratori, ma anche essere un volano per l'economia, può cioè favorire un minimo di crescita in questa regione. Non dimentichiamoci, infatti, che in qualche misura questo settore può essere in rete con altri settori economici ai quali si punta. Anche da questo settore può venire, dunque, una risposta se solo si ha la consapevolezza e la determinazione di volergli dare stabilità.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Milia. Ne ha facoltà.
MILIA (U.D.C.-FLI), Assessore della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport. Signora Presidente, onorevoli consiglieri, la parte buona di questo articolo è la proroga per un anno di un sistema che ha permesso fino a oggi la conservazione, la tutela e la valorizzazione dei beni culturali e del sistema bibliotecario sardo. L'appello dell'onorevole Diana e dell'onorevole Cuccu trova questo Assessore e la Giunta assolutamente schierati al loro fianco, perché ricordo che nella finanziaria di due anni fa la Giunta aveva provato a introdurre una norma relativa ai luoghi della cultura, in riferimento al sistema dei beni culturali, che fu dichiarata norma intrusa. Nel frattempo, però, non siamo stati a guardare, abbiamo lavorato e abbiamo anche commissionato alla direzione generale uno studio importante, che metteremo a disposizione del Consiglio e della Commissione, che dà uno spaccato molto più chiaro ed esaustivo di quello che è il sistema dei beni culturali in Sardegna e soprattutto evidenzia quali sono le carenze e le criticità.
Ricordo che la Sardegna è la terza regione in Italia per numero di beni culturali, dopo il Lazio e la Campania. Ricordo anche che molti enti locali gestiscono, in parte con proprie risorse, alcuni siti importanti, mentre altri siti sono fuori da questo sistema e noi non possiamo permetterci di fare figli e figliastri facendo la fotografia dello stato attuale. Occorre quindi uno sforzo e io sono assolutamente conscio che occorre anche riflettere sulla proposta di legge che è stata licenziata dalla Commissione, perché è difficile, in riferimento alle professionalità e agli enti locali coinvolti, dare un quadro completo, ma la parola stabilizzazione, che purtroppo in molte sedi è stata spesa, è molto impegnativa rispetto a centinaia e centinaia di persone che fino a oggi hanno operato lodevolmente, ma soprattutto verso coloro che hanno professionalità e sono fuori da questo sistema.
L'Assessorato e la Giunta sono quindi assolutamente consci che in questo scorcio di legislatura occorre lavorare alacremente per definire in Aula i migliori accorgimenti per quanto riguarda questa enorme risorsa, insieme certamente a quelli che proporranno gli enti locali che credono nel sistema dei beni culturali, perché occorre credere in un modello di sviluppo diverso e alternativo. Credo che quella proposta di legge, riveduta e corretta anche con contributi esterni, dovrà avere una corsia preferenziale da qui alla fine della legislatura.
PRESIDENTE. Metto in votazione l'emendamento numero 10.
Ha domandato di parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Chiedo la votazione nominale.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'emendamento numero 10.
(Segue la votazione)
Prendo atto che i consiglieri Floris Mario, Gallus e Pitea hanno votato a favore.
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Barracciu - Biancareddu - Campus - Capelli - Cappai - Cherchi - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Corda - Cossa - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - Cugusi - Dedoni - Dessì - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Mario - Fois - Gallus - Greco - Locci - Lotto - Lunesu - Manca - Maninchedda - Meloni Francesco - Milia - Moriconi - Mula - Mulas - Murgioni - Obinu - Oppi - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Porcu - Randazzo - Rassu - Rodin - Sabatini - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sechi - Solinas Antonio - Solinas Christian - Steri - Stochino - Tocco - Uras - Vargiu - Zuncheddu.
Si è astenuta: la Presidente Lombardo.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 65
votanti 64
astenuti 1
maggioranza 33
favorevoli 64
(Il Consiglio approva).
Passiamo all'esame dell'articolo 3.
(Si riporta di seguito il testo dell'articolo:
Art. 3
Integrazioni alla legge regionale n. 21 del 1997
1. Il finanziamento agli enti per il diritto allo studio universitario per l'erogazione di borse di studio e di prestiti d'onore, di cui alla legge regionale 12 agosto 1997, n. 21 (Disciplina della tassa regionale per il diritto allo studio universitario), come modificata dalla legge regionale 20 dicembre 2002, n. 25 (Modifiche alla legge regionale n. 21 del 1997 sulla tassa regionale per il diritto allo studio universitario interventi a favore delle Università degli studi di Cagliari e di Sassari; modifica alla legge regionale n. 16 del 2002 su sport e spettacolo), è incrementato per l'anno 2012 di euro 2.000.000 (UPB S02.01.011 - cap. SC02.0323). Copertura finanziaria in diminuzione UPB S08.02.002.)
PRESIDENTE. Ricordo che consiglieri che intendono prendere la parola devono iscriversi non oltre la conclusione del primo intervento.
E' iscritto a parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Presidente, anche qui credo che utilizzerò un decimo del tempo a disposizione. Per quanto riguarda l'articolo 3, sul quale ovviamente noi esprimiamo il nostro voto favorevole, ci fa piacere che ci sia stata la disponibilità di tutti e spero che ci sia anche la disponibilità dell'Aula ad approvarlo.
E' un articolo che dà una risposta ai giovani studenti dell'ERSU di Cagliari e Sassari che, in maniera meritevole, si sono guadagnati la borsa di studio ma non hanno potuto usufruirne a causa della scarsità delle risorse a disposizione.
Scusate, sorrido perché c'è un chiasso infernale. Posso anche finire qui, mi rendo conto che sono interventi che non destano interesse. Presidente, annuncio semplicemente il nostro voto favorevole.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Gian Valerio Sanna. Ne ha facoltà.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Vorrei solamente ricordare ai colleghi, magari un po' distratti, che con questo provvedimento, arrivato in Aula attraverso un procedimento del tutto particolare, stiamo approvando un complessivo di impegni che sfiora i 60 milioni di euro sul bilancio 2013 e per quanto riguarda il 2012 operano delle variazioni di bilancio dell'ordine di 2-3 milioni. Quello in esame è uno di quegli articoli che attengono alla variazione di bilancio.
Vorrei anche ricordare, per l'enfasi che porterete nei vostri territori, nelle vostre categorie cosiddette protette, che questo provvedimento, considerata l'assenza dell'Assessore del bilancio, non ha nessun valore se il Consiglio non approva un articolo finale in cui si dica che questi interventi sono considerati prioritari, e dunque non assoggettabili alle restrizioni del vincolo del patto di stabilità, perché siamo a fine anno e ciò che stiamo approvando per l'Università ha un valore credibile e concreto solo se viene sottratto alla tagliola del patto di stabilità. Questo lo dico giusto perché sia chiaro quello che facciamo e per stare fuori dalle logiche populiste che ci hanno accompagnati in questi tre anni e mezzo.
Siccome ci sono lavoratori, qua e in ascolto, che stanno aspettando di sapere qual è il loro destino, se fossimo persone serie approveremmo subito un articolo (io l'ho scritto e il collega Giampaolo Diana ve lo sottoporrà) che faccia di questa legge un elemento sul quale nessuno possa intervenire in maniera discrezionale per togliergli efficacia, diversamente stiamo qui a pestare acqua nel mortaio. E' chiaro? Lo dico a proposito di questo articolo perché è un articolo che non ha quelle caratteristiche e rischia di essere una previsione inutile. Inoltre l'Assessore sa bene che con il budget a esaurimento di cui dispone ciascun Assessorato questa è una posta assolutamente non utilizzabile quest'anno, se non con quella prescrizione. Lo dico per onestà, visto che siamo qua a fare i legislatori e dovremmo fare i legislatori non dei sogni, ma delle cose concrete.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.
URAS (Gruppo Misto). Presidente, nulla quaestio, anzi noi siamo d'accordo sull'integrazione appena proposta dal collega Sanna. La seconda questione è molto semplice: questo è un intervento che ha carattere d'urgenza e tratta materie che sono esattamente indicate negli stessi articoli della legge finanziaria che stabilivano le priorità di spesa e quindi il superamento dei limiti del vincolo del patto di stabilità. Lì c'è la Giunta, è vero che non c'è né il Presidente né l'Assessore del bilancio, ma ci sono sei autorevoli Assessori, pressoché la maggioranza dell'organo collegiale. Noi non facciamo le cose per scherzare: questa previsione riguarda 3.500-4.000 buste paga, il destino di circa 4.000 famiglie per tutto il 2013. Questo è il tema che deve essere, ovviamente, regolato con questa previsione, fatto salvo che molte delle spese stabilite in questo provvedimento partono dal 1° gennaio 2013.
(E' approvato)
Passiamo all'esame dell'articolo 4, al quale è stato presentato un emendamento.
(Si riporta di seguito il testo dell'articolo 4 e del relativo emendamento:
Art. 4
Fondazione Sardegna Film Commission
1. Al fine di assicurare il funzionamento della Fondazione Sardegna Film Commission, istituita ai sensi dell'articolo 2 della legge regionale 20 settembre 2006, n. 15 (Norme per lo sviluppo del cinema in Sardegna), sono stanziati sulla UPB S08.02.002 del bilancio 2012, euro 250.000.
Emendamento sostitutivo totale Pittalis - Diana Giampaolo - Steri - Uras - Meloni Francesco - Diana Mario - Sanna Giacomo - Cocco Daniele
Articolo 4
L'articolo 4 è così sostituito:
"Art. 4
Fondazione Sardegna Film Commission
1. Al fine di assicurare il funzionamento della Fondazione Sardegna Film Commission, istituita ai sensi dell'articolo 2 della legge regionale 20 settembre 2006, n. 15 (Norme per lo sviluppo del cinema in Sardegna), è autorizzata per l'anno 2012 l'ulteriore spesa di euro 250.000 (UPB S05.04.006)".
COPERTURA FINANZIARIA
In diminuzione
UPB S08.02.002
2012 euro 250.000 (11).)
PRESIDENTE. Poiché nessuno è iscritto a parlare, procediamo alla votazione dell'emendamento numero 11.
Ha domandato di parlare il consigliere Pittalis. Ne ha facoltà.
PITTALIS (P.d.L.). Chiedo la votazione nominale.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'emendamento numero 11.
(Segue la votazione)
Prendo atto che i consiglieri Lotto e Porcu hanno votato a favore.
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Barracciu - Campus - Capelli - Cappai - Cherchi - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Corda - Cossa - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - Cugusi - Dedoni - Dessì - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Mario - Fois - Gallus - Greco - Locci - Lotto - Lunesu - Manca - Maninchedda - Meloni Francesco - Milia - Moriconi - Mula - Mulas - Murgioni - Obinu - Oppi - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Porcu - Randazzo - Rassu - Rodin - Sabatini - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sechi - Solinas Antonio - Solinas Christian - Steri - Stochino - Tocco - Uras - Vargiu - Zuncheddu.
Si è astenuta: la Presidente Lombardo.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 64
votanti 63
astenuti 1
maggioranza 32
favorevoli 63
contrari 0
(Il Consiglio approva).
Passiamo all'esame dell'articolo 5, al quale è stato presentato un emendamento.
(Si riporta di seguito il testo dell'articolo 5 e del relativo emendamento:
Art. 5
Modifiche all'articolo 2 della legge regionale n. 14 del 2012
L'articolo 2 della legge regionale 17 luglio 2012, n. 14 (Disposizioni relative alla Fondazione Teatro lirico di Cagliari e per la prosecuzione del progetto SCUS), è sostituito dal seguente:
"2. Al fine di garantire la prosecuzione del progetto SCUS per le attività di supporto ai comuni per l'adeguamento dei PUC ai PPR ed ai PAI è autorizzata una spesa valutata in euro 126.000 per l'anno 2012 iscritta in conto dell'UPB S04.09.003.".
Emendamento sostitutivo totale Pittalis - Diana Giampaolo - Steri - Uras - Meloni Francesco - Diana Mario - Sanna Giacomo - Cocco Daniele
Articolo 5
L'articolo 5 è così sostituito:
"Art. 5
Modifiche all'articolo 2 della legge regionale n. 14 del 2012
1. Nell'articolo 2 della legge regionale 17 luglio 2012, n. 14 (Disposizioni relative alla Fondazione Teatro lirico di Cagliari e per la prosecuzione del progetto SCUS), la cifra di "euro 85.000" è sostituita dalla seguente: "euro 126.000"." (12).)
PRESIDENTE. Ricordo che i consiglieri che intendono prendere la parola devono iscriversi non oltre la conclusione del primo intervento.
E' iscritto a parlare il consigliere Gian Valerio Sanna. Ne ha facoltà.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Ho visto anche l'emendamento numero 12. Quello che domando all'Assessore è perché dobbiamo portare avanti il rifinanziamento di questo progetto, che riguarda dei lavoratori necessari, per il 2012 e non prevedere sin d'ora che questa iniziativa deve essere rifinanziata nel suo complesso e con continuità anche nel 2013.
Ora, anche questa è una variazione di bilancio, si passa da 85 mila euro a 126 mila euro in conto 2012, e mi pare logico immaginare che questo progetto finisca il 31 dicembre 2012, ovviamente per competenza. Sarebbe stata utile una previsione che allargasse la prospettiva di questi giovani a servizio dei compiti dell'Assessorato, che ne ha abbastanza, almeno fino a tutto il 2013, visto che stiamo deliberando al riguardo. Tuttavia, mi rendo conto che non è il modo di programmare di questa Giunta regionale. Lo dico perché questi lavoratori avrebbero gli stessi diritti di tutti gli altri.
PRESIDENTE. Onorevole Sanna, non è stato previsto perché nella legge numero 14 del 2012 erano stati già stanziati 265 mila euro per il 2013.
Ha domandato di parlare l'Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica. Ne ha facoltà.
RASSU (P.d.L.), Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica. Vorrei informare che nell'emendamento presentato dalla Giunta, per quanto riguarda il progetto SCUS (questa disposizione infatti riguarda sia la Fondazione Teatro lirico di Cagliari che il progetto SCUS), erano indicate le somme necessarie sia per il 2013 che per il 2014. L'emendamento poi rettificato dai Capigruppo ha ridotto l'investimento…
PRESIDENTE. Scusate, colleghi, ma non si sente quel che dice l'Assessore per il brusio che c'è in aula.
RASSU (P.d.L.), Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica. Dicevo che l'emendamento presentato alla Giunta indicava le risorse necessarie sia per il 2013 che per il 2014, poi chiaramente i Capigruppo hanno voluto limitare l'impegno per quest'anno. Ciò vuol dire che per il 2013 e il 2014 o interverremo in sede di finanziaria o troveremo comunque il modo per consentire la prosecuzione del lavoro svolto dai giovani del progetto SCUS, che sono quelli che assistono i comuni nell'adeguamento dei piani urbanistici al Piano paesaggistico regionale. Tutto qui. E' stata quindi la volontà dei Capigruppo a limitare l'impegno di risorse per il 2012.
PRESIDENTE. Metto in votazione l'emendamento numero 12. Chi lo approva alzi la mano.
(E' approvato)
Passiamo all'esame dell'articolo 6.
(Si riporta di seguito il testo dell'articolo 6:
Art. 6
Servizi di interesse generale
1. Gli enti locali affidano lo svolgimento dei servizi di interesse generale, ad eccezione del servizio di distribuzione di energia elettrica, del servizio di distribuzione di gas naturale e dei servizi aperti ad una effettiva concorrenza nel mercato, dei servizi strumentali connessi alla loro attività o all'esercizio delle funzioni amministrative e fondamentali ad essi conferite ai sensi degli articoli 117, comma 2, lettera p), e 118 della Costituzione, nonché di ogni altra attività d'interesse pubblico regionale e locale, mediante procedure di evidenza pubblica o, in alternativa, ad organismi a partecipazione mista pubblica privata o a totale partecipazione pubblica, nel rispetto della normativa comunitaria.
2. Gli enti locali motivano sulle ragioni della scelta della forma di affidamento adottata ai sensi del comma 1 e sulla sussistenza al riguardo dei requisiti previsti dall'ordinamento comunitario.
3. Gli enti locali, per i servizi di interesse generale, stabiliscono nel contratto di servizio o negli altri atti che regolano il rapporto, ove necessario, i diritti di esclusiva, gli obblighi di servizio pubblico e di servizio universale e determinano le eventuali compensazioni dovute all'affidatario del servizio, osservando le disposizioni comunitarie in materia di aiuti di Stato.)
(E' approvato)
(Interruzione del consigliere Gian Valerio Sanna)
PRESIDENTE. Onorevole Sanna, lei stava parlando con l'onorevole Giampaolo Diana. Io non sto correndo, sto procedendo con gli stessi tempi che ho usato fin dall'inizio.
Passiamo all'esame dell'articolo 7.
(Si riporta di seguito il testo dell'articolo 7:
Art. 7
Indirizzi
1. L'Assessore regionale degli enti locali, finanze e urbanistica, entro sessanta giorni dall'approvazione della presente legge, predispone un disegno di legge riguardante la puntuale individuazione e l'attribuzione delle materie di competenza dei comuni, singoli o associati, e delle province, nonché le modalità, i criteri e gli enti destinatari dei beni, delle risorse finanziarie, del personale, compreso quello dipendente dalle società controllate o interamente partecipate dall'ente o società pubbliche partecipate almeno sino al 51 per cento e di tutti i rapporti giuridici attivi e passivi inerenti alle funzioni già svolte dalle province soppresse ovvero trasferite dalle province ai comuni.)
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Gian Valerio Sanna. Ne ha facoltà.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). La fretta, Presidente, non serve e bisogna invece avere in questi momenti un po' di flessibilità. Noi non avremmo votato contro l'articolo 6, però avremmo detto che è un articolo che non serve allo scopo per cui è stato concepito e che non si scrivono le norme regionali sfidando le leggi di rango superiore, perché in tal caso siamo destinati a una sconfitta sicura, a un'impugnativa certa e quindi esattamente all'effetto opposto a quello per il quale abbiamo concepito quelle norme.
L'articolo 4 della legge numero 135 del 2012 prevede lo scioglimento delle società in house oppure la loro alienazione in termini temporali che non hanno niente a che vedere con il 31 dicembre 2012, anzi addirittura prevede lo scioglimento al 31 dicembre 2013 e l'eventuale procedura di alienazione a partire dal 30 giugno 2013. Nessuna fretta, dunque. Ma lo stesso articolo 4, comma 3, prevede una strada, segnata dal legislatore nazionale, per sottrarre le nostre società in house e quelle degli enti locali alla tagliola dello scioglimento e dell'alienazione, e ci indica la strada maestra dicendoci che quelle disposizioni non si applicano quando "per le peculiari caratteristiche economiche, sociali, ambientali e geomorfologiche del contesto, anche territoriale, di riferimento non sia possibile per l'amministrazione pubblica controllante un efficace e utile ricorso al mercato". Pensate voi che l'insularità non sia la carta che dobbiamo giocare per sottrarre con ragionevolezza le nostre società alla tagliola che è stata prevista dall'articolo 4, commi 1 e 2? No, si preferisce dire, facendo finta che lo Stato non abbia deliberato con legge, che possono essere costituite società miste o totalmente pubbliche che gestiscono i servizi, basta che siano in conformità alla legislazione comunitaria. Posta in questi termini è una palese sfida allo Stato, che avrà come conseguenza l'impugnativa, perché immotivata e perché non abbiamo seguito la strada della deroga, che ci veniva indicata in legge.
Detto questo, è chiaro che dobbiamo essere consapevoli, cari colleghi, che il problema generato dall'articolo 4 della legge numero 135 non è contro i lavoratori di quelle società, ma è contro la pletora di amministratori. L'obiettivo della legge dello Stato è contro le lottizzazioni politiche e pubbliche che noi facciamo di quelle società a favore di persone che devono trovare occupazione nei diversi consigli di amministrazione. E allora avremmo potuto costruire una norma che mettesse a posto questa linea per dare maggiore credibilità all'esigenza di sostenere: "In Sardegna lasciateci vivere tranquillamente perché il mare è una diseconomia", ma con un profilo di maggiore credibilità ed eliminando le cause di sperpero e le inutili dispersioni della finanza pubblica. Invece qua sfidiamo quello che non dovremmo sfidare. Ecco perché io qualche volta, colleghi, mi accaloro, cioè perché alla fine dei conti l'arte del legislatore è un'arte nobile, che andrebbe onorata con il sedere sulla sedia, con la riflessione e anche con la misurazione dei provvedimenti che facciamo a tutela e salvaguardia della nostra economia. E noi qui avevamo la possibilità di distinguerci come regione ad autonomia speciale facendo una scelta di rivendicazione di un handicap sul libero mercato, senza bisogno di discutere altro.
Più avanti, invece, abbiamo la trattazione del BIC, altra società in house questa volta della Regione, per la quale invece ricorriamo all'articolo 4, comma 3. Diciamo, cioè, che per il BIC ricorriamo alle previsioni del comma 3, quindi faremo la procedura per dimostrare che il BIC Sardegna non è in una condizione di mercato pari a quella degli altri soggetti e che quindi andrebbe tutelato. Credo che noi non avremmo sottratto il nostro voto favorevole sul provvedimento, ma avremmo fatto un richiamo al buon senso, a una visione del legislatore che sia generale e astratta e che riguardi non solo gli enti locali, ma anche gli enti e le agenzie della Regione (non possiamo infatti trattare in maniera differente le questioni), attraverso l'imposizione di una strada di ragionevolezza che avrebbe anche esaltato la nostra tanto declamata insularità, perché credo che lo Stato debba fare il suo dovere, ma anche noi dobbiamo fare il nostro. Questa sfida lanciata contro lo Stato arriverà alla Corte costituzionale, sarà un'altra nostra sconfitta e richiamerà automaticamente la precarietà di quei lavoratori che nessuna colpa hanno di essere in quelle società e che vedranno il loro destino traballare in ragione del fatto che il livello legislativo non è stato lungimirante e appropriato nel momento in cui doveva esserlo.
Quando davvero noi pensassimo a tutelare i lavoratori, dovremmo darci questo rigore nell'affrontare le questioni che stiamo disciplinando. Ecco perché volevo fare un intervento sull'articolo 6, ovvero non per demonizzare ma per fare una riflessione che ci serva, d'ora in poi, per dare alla nostra terra leggi di servizio reale e non populismo gratuito che si arenerà nella rigidità del percorso giuridico che queste norme hanno. Ovviamente non vi devo ricordare io che significato ha la legge numero 135 sotto il profilo dell'unitarietà della finalità economica e sociale della Repubblica e del contenimento della finanza pubblica. Su questo si sono già spese sentenze della Corte costituzionale che ce l'hanno data in testa, e quindi è evidente che stiamo ancora una volta andando incontro a questa conclusione. Questo è uno dei tanti problemi che sorgono con questo provvedimento, che è nato ovviamente con carenza di istruttoria e, grazie a Dio, si vede.
Visto che sto intervenendo sull'articolo 7, dico ai colleghi che sarebbe meglio che questo articolo venisse ritirato, per il semplice fatto che si vorrebbe dare una delega alla Giunta regionale per fare la riforma delle competenze (dando per scontato che le società in house siano di fatto sciolte), ripartendole e assegnando il personale sulla base di un disegno di legge che dovrebbe scrivere l'Assessore competente. Poiché dobbiamo ancora fare la riforma generale degli enti locali, ritengo che sia la sede nella quale dovremo affrontare queste questioni, per cui sarebbe corretto che l'articolo 7 venisse soppresso. Diversamente, su questo articolo il mio voto personale sarà contrario, perché è un articolo decontestualizzato dal percorso legislativo che ci siamo dati.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Cuccureddu. Ne ha facoltà.
CUCCUREDDU (Gruppo Misto). La parte finale dell'intervento dell'onorevole Gian Valerio Sanna, in realtà, mi trova perfettamente d'accordo, ma mi pare che contraddica un pochino la parte iniziale. Nel senso che io concordo perfettamente sul fatto che non si possa intervenire su riforme parziali dell'ordinamento degli enti locali senza avere un quadro complessivo di cosa vogliamo fare in Sardegna, di come vogliamo organizzare i poteri pubblici, perché probabilmente ha un senso mantenere alcune società, ma lo sapremo solo dopo che avremo chiarito quali funzioni vogliamo riservare alla Regione e quali ai comuni, come organizzeremo la legge statutaria, quale sarà la forma di governo che ci daremo. Da lì discenderà l'ordinamento degli enti locali; da lì discenderà, se ci dovrà essere, una funzione gestionale anche nel settore economico degli enti locali, disegnando un nuovo modello di sviluppo, perché io non sono affatto convinto che l'insularità sia un handicap a prescindere; l'insularità è un handicap se si persegue un modello di sviluppo sbagliato. Se perseguiamo il modello di sviluppo industriale, per cui importiamo le materie prime, non avendone, ed esportiamo i semilavorati, dobbiamo sostenere due volte i costi del trasporto rispetto a realtà che quei costi possono invece abbatterli, abbiamo costi di personale enormi e costi ambientali superiori a quelli di altre regioni. E' chiaro che l'insularità è un handicap, ma se scegliamo un modello di sviluppo adatto alla nostra realtà, allora l'insularità non è più un handicap, non è un punto di debolezza, ma può essere trasformata in un punto di forza.
Io credo che si possa disegnare un modello di sviluppo adeguato alla nostra realtà insulare e la scelta è naturale, è quella turistica, evidentemente è così. Tutte le isole, anche quelle molto meno belle della Sardegna, vivono di turismo. Non credo che essere delle isole sia un handicap per le Maldive, per le Seychelles, per le Baleari, per le Canarie o per tutte le altre isole che hanno un minimo di appeal turistico. Si tratta di perseguire un modello che valorizzi le produzioni locali, che valorizzi le nostre vocazioni.
Credo che queste scelte debbano essere fatte dai comuni, dai saperi locali, quelli che i francesi chiamano les savoir-faire locaux, sui quali sono stati scritti numerosi e interessanti libri, ai quali sarebbe opportuno dare uno sguardo, per esempio all'ultimo scritto di Abdelkader Sid Ahmed, preside della facoltà di economia della Nuova Sorbona-Parigi III, nonché ex ministro dell'energia dell'Algeria, che disegna un modello nel quale la Sardegna avrebbe un ruolo centrale se decidesse di farsi promotrice e forza trainante dal punto di vista dell'innovazione dei modelli di sviluppo in Europa, perché farebbe da ponte, Galsi o non Galsi, tra culture diverse, tra modelli differenti, ma dimostrerebbe il fallimento dei modelli eterodiretti, quelli nei quali le partecipazioni statali imponevano un po' di chimica qua e là perché tanto sapevano che, qualora si fosse andati in passivo, lo Stato avrebbe comunque appianato i debiti. Mentre ora, con la globalizzazione, con la fine del sistema delle partecipazioni statali, e mi auguro anche di quelle regionali (Carbosulcis docet), il modello deve essere realizzato necessariamente partendo dai comuni.
Fatta questa premessa, un po' lunga mi rendo conto, è chiaro che per dire che vanno sciolte le società in house dobbiamo ragionare su che cosa è stato fatto in Regione in questi anni. Noi abbiamo approvato delle leggi che hanno incentivato nei comuni la costituzione di società per stabilizzare i lavoratori socialmente utili, abbiamo finanziato la costituzione di società con il 100 per cento di capitale pubblico o di società miste con prevalenza di capitale privato, per stabilizzare tremila persone. Non possiamo dire oggi che applichiamo semplicemente la disposizione nazionale contraddicendo tutte le scelte fatte, dai tempi di Luigi Cogodi in poi, sulle politiche attive del lavoro, perché questo provocherebbe una devastazione, nel senso che avremmo tremila persone a spasso, ma avremmo soprattutto dei servizi economicamente non interessanti, che nessuno acquisirebbe sul mercato. Quindi ci troveremmo nelle condizioni di doverci liberare di quote di partecipazione, in virtù del fatto che il modello di sviluppo che perseguiamo non è quello economicamente valido, ma è un modello assistito, forse per una nostra deformazione mentale, quella di ritenerci sempre handicappati: siamo handicappati perché viviamo in un'isola, siamo handicappati perché la nostra economia non funziona e allora dobbiamo assistere. Credo che occorra prendere tempo per fare un ragionamento complessivo, partendo dalla legge statutaria, perché la riscrittura dello Statuto ormai abbiamo detto che verrà devoluta all'Assemblea costituente o come la si vorrà chiamare, il che è come dire che non lo si farà. Ma partiamo almeno dalla statutaria, definiamo, se vogliamo, un sistema di federalismo interno, definiamo l'articolazione dell'architettura istituzionale, fatto questo potremo anche valutare se le autonomie locali debbano avere un ruolo attivo nel disegnare un nuovo modello di sviluppo, un ruolo attivo nell'economia, un ruolo attivo nel gestire servizi di valenza economica oppure no, ma solo successivamente.
Credo che le disposizioni previste nel disegno di legge sulle liberalizzazioni e in tutti i decreti fatti dal Governo Monti, al fine di effettuare una riforma economico-sociale, siano una sorta di clausole di stile e la Corte costituzionale non potrà non tener conto che sono appunto soltanto clausole di stile fatte per limitare, per soffocare il valore costituzionale degli statuti speciali. Dovremo pertanto stare particolarmente attenti a dire che soccomberemo certamente davanti alla Corte costituzionale perché…
(Brusio in aula)
Non si preoccupi, Presidente, non perdo il filo, non ci sono problemi. Mi interessa che rimanga agli atti il mio pensiero, non che ci sia particolare attenzione da parte dell'uditorio.
Dicevo che tutti i decreti del Governo Monti contengono clausole di stile e iniziano dicendo che si tratta di riforme economico-sociali. Ma perché? Perché la finalità è solo quella di dare loro una prevalenza rispetto alle norme statutarie di valenza costituzionale, ma la stessa Corte costituzionale le ha definite clausole di stile. Qui si tratta di capire se i comuni devono essere protagonisti della riscrittura di un nuovo modello di sviluppo e se noi dobbiamo aiutarli, mettendo mano alla statutaria, che è la legge fondamentale per stabilire la forma di governo, oppure no. Riformette d'altro genere hanno una valenza molto limitata.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare l'Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica. Ne ha facoltà.
RASSU (P.d.L.), Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica. Presidente, sarò brevissimo. Alle considerazioni espresse sull'articolo 6 in parte ha risposto il collega Cuccureddu. Non è detto che quanto è contenuto nell'articolo 4 della legge numero 135 sarebbe recepito nel caso in cui noi potessimo argomentare. Si è scelta questa formula dopo una riflessione abbastanza approfondita e anche il ricorso a una eminente consulenza in materia. Non si vuole assolutamente sfidare lo Stato, ma si vuole rafforzare la nostra prerogativa di specificità e di autonomia. Non solo, si vogliono anche garantire ai comuni le prerogative che sono loro attribuite dagli articoli 5, 114, 117 e 118 della Costituzione, sostanzialmente la facoltà di autodeterminarsi per quanto riguarda i loro servizi e le loro azioni.
Nessuna sfida, quindi, bensì la volontà di regolamentare e salvaguardare con urgenza i posti di lavoro, questo sì, per scongiurare la possibilità che oltre tremila persone possano trovarsi a spasso dal 31 dicembre del 2012, perché se è pur vero che c'è tempo sino al 31 dicembre 2013, è anche vero che ormai le società in house delle province e dei comuni sono già in liquidazione. Per esempio, il 40 per cento dei dipendenti della Multiss, società in house delleProvince di Sassari e Olbia-Tempio, è in ferie forzate e altri 40 dipendenti, che lavorano a Olbia, sono in cassa integrazione. Quindi l'emergenza c'è.
Principalmente l'articolo 6 serve a salvaguardare questi posti di lavoro, mentre l'articolo 7, in attesa di una norma generale sull'ordinamento degli enti locali, che è già all'attenzione della Commissione, vuole semplicemente dare un indirizzo. Un domani si comincerà senz'altro dalla modifica della legge numero 9 per recepire tutte le novità di cui alla legge numero 135, ma in questo caso, per essere chiari, si vuole predisporre nell'immediato uno strumento legislativo che disciplini il passaggio dei beni, delle risorse finanziarie, del personale e di tutte quelle articolazioni sulle quali a seguito dell'approvazione della legge, tra virgolette, di abrogazione delle province rimane un punto interrogativo.
In parole povere, noi pensiamo alla nostra legge e al fatto che dal 28 febbraio, così come è stato stabilito, le province saranno sciolte e quindi dobbiamo normare in questo periodo tutto ciò che riguarda il trasferimento dalle province al nuovo ente degli strumenti, di tutte le posizioni attive e passive, del personale e delle competenze delle società in house. Ecco, quindi, la necessità di prevedere nell'articolo 7 che entro sessanta giorni la Giunta predisponga un apposito progetto di legge, ma io ritengo che questo possa essere fatto benissimo di concerto con il Consiglio regionale, e quindi in Commissione, affinché non succeda che una volta soppresse le province si incagli tutta la procedura e ci si ritrovi nel marasma generale. Da qui l'esigenza di uno strumento di legge che anticipi la legge sugli enti locali che, ripeto, è già in Commissione e contiene anche questo articolo che noi abbiamo estrapolato, stante l'urgenza di non poter mandare a spasso circa tremila persone. Grazie.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Chiedo la votazione nominale.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'articolo 7.
(Segue la votazione)
Prendo atto che il consigliere Rodin ha votato a favore e che i consiglieri Barracciu, Cucca e Manca hanno votato contro.
Rispondono sì i consiglieri: Artizzu - Bardanzellu - Campus - Capelli - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Cossa - Cuccureddu - Dedoni - Dessì - Diana Mario - Fois - Gallus - Greco - Locci - Lunesu - Maninchedda - Meloni Francesco - Milia - Mula - Obinu - Oppi - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Randazzo - Rassu - Rodin - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Matteo - Sechi - Solinas Christian - Steri - Tocco - Vargiu.
Rispondono no i consiglieri: Agus - Barracciu - Corda - Cucca - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Manca - Meloni Valerio - Moriconi - Mulas - Porcu - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Solinas Antonio - Zuncheddu.
Si è astenuta: la Presidente Lombardo.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 56
votanti 55
astenuti 1
maggioranza 28
favorevoli 39
contrari 16
(Il Consiglio approva).
Passiamo all'esame dell'articolo 8.
(Si riporta di seguito il testo dell'articolo 8:
Art. 8
Modifiche agli articoli 5 e 6 della legge regionale n. 3 del 2009
1. Alla fine del comma 23 dell'articolo 5 della legge regionale 7 agosto 2009, n. 3 (Disposizioni urgenti nei settori economico e sociale), sono aggiunte le seguenti parole: "Sia gli impianti inferiori ad 1 MW che quelli inferiori a 60 kW sono sottoposti a procedura di valutazione di impatto ambientale qualora rientranti nella fattispecie di cui all'allegato 3, lettera c bis), della seconda parte del decreto legislativo n. 152 del 2006, e successive modifiche ed integrazioni.".
2. Dopo il comma 7 dell'articolo 6 della legge regionale n. 3 del 2009 è introdotto il seguente:
"7 bis. La realizzazione di nuovi impianti eolici o di ampliamenti di impianti esistenti è consentita, oltre la fascia dei 300 metri, anche negli ambiti di paesaggio costieri, purché non ricadenti in beni paesaggistici e ricompresi:
- all'interno degli agglomerati industriali gestiti dai consorzi industriali provinciali di cui alla tabella A, e delle aree industriali e ZIIR di cui alla tabella B della legge regionale 25 luglio 2008, n. 10 (Riordino delle funzioni in materia di aree industriali), e successive modifiche ed integrazioni, nonché all'interno delle aree circoscritte da una fascia di pertinenza pari a 4 km dal perimetro degli stessi;
- nelle aree relative a tutti i piani per gli insediamenti produttivi (PIP) del territorio regionale;
- nelle aree PIP di superficie complessiva superiore ai 20 ettari e la relativa fascia di pertinenza pari a 4 km, computabile anche come aggregazione di singoli PIP contermini;
- all'interno delle aziende agricole, su strutture appositamente realizzate, nelle aree immediatamente prospicienti le strutture al servizio delle attività produttive, di impianti eolici aventi potenza fino a 200 kW da parte degli imprenditori di cui all'articolo 1 del decreto legislativo 29 marzo 2004, n. 99, e alla legge regionale n. 15 del 2010.".)
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Porcu. Ne ha facoltà.
PORCU (P.D.). Presidente, colleghi, vorrei provare con voi a valuutare se la materia di cui all'articolo 8 sia davvero urgente o se sia opportuno invece, trattandosi di energie rinnovabili e anche del rischio di saturazione della quota di energia da fonti rinnovabili ancora disponibile per iniziative che abbiano un carattere economico e sociale importante per la Sardegna, procedere con molta maggiore cautela. Ricordo ai colleghi che la Regione non dispone, a tutt'oggi, di un piano energetico ambientale e per quanto riguarda il piano d'azione delle energie rinnovabili esiste soltanto una bozza presentata dall'Assessore all'inizio dell'anno, che non ha avuto ulteriori passaggi in Commissione, ma nella quale viene chiarito che siamo ormai arrivati a uno stock di 1.500 megawatt di energia da fonti rinnovabili, con un massimale raggiungibile, per le limitazioni poste dalla società Terna e dalle caratteristiche della rete, di 2.000 megawatt. Stiamo andando rapidamente, soprattutto per i grandi impianti, verso la saturazione e mi sorprende che si possano con leggerezza prevedere altre deroghe e altre possibilità di insediamento di grandi impianti con una norma frettolosa che non è mai stata discussa in Commissione, che non ha mai avuto, che io sappia, l'avallo neanche dell'Assessore dell'industria e che, in qualche modo, salta a piè pari ogni residuo tentativo di pianificazione e di programmazione in questa materia.
Vedo che c'è molta distrazione in aula ma, attenzione, perché con la distrazione si fanno anche grosse sciocchezze. Io invito i colleghi a leggere con attenzione, non tanto il comma 1 di questo articolo, che sembra porre dei limiti, ma in realtà rende più difficile installare degli impianti di potenza inferiore a 1 megawatt, in particolare nel caso delle biomasse (credo che sbagliamo a fare questo, anche se il caso è molto delimitato, ed è quello delle biomasse sostanzialmente alimentate da residui solidi urbani), ma soprattutto il comma 2 che, veramente, se approvato, metterebbe una pietra tombale sulla residua possibilità di pianificazione di energie rinnovabili in Sardegna che possano essere messe al servizio di un progetto di sviluppo sostenibile che abbia ricadute sulle nostre comunità. Mi piacerebbe vedere meno distratti gli amici Sardisti, che sono molto attenti allo sviluppo locale e al futuro della nostra terra e sono contrari a qualsiasi forma di colonizzazione, perché qui stiamo parlando dell'ennesimo tentativo, da parte di grandi gruppi industriali, di installare grandi impianti e di non rendere possibile che quote residue di eolico possano essere messe al servizio, per esempio, di utilità pubbliche, come ENAS o Abbanoa, e che possano contribuire ad abbattere gli importi delle bollette delle famiglie sarde. Qui si prevede l'insediamento di grandi impianti non solo all'interno delle aree industriali ma, attraverso deroghe, anche in una fascia di 4 chilometri dal perimetro delle aree industriali, cioè si ampliano le aree di possibile installazione di tali impianti.
Credo che noi dovremmo puntare su un modello di sviluppo del tutto diverso, che favorisca la diffusione di piccoli impianti sul territorio, nonché l'integrazione tra produzione e utilizzo dell'energia, e che non renda necessario, per esempio, trasferire l'energia prodotta nella rete, ma permetta che produzione e consumo siano localizzati territorialmente. Allora, tutto questo non sarà possibile o rischia di non essere possibile con l'approvazione frettolosa dell'articolo 8, e in particolare del comma 2, di cui certamente non capiamo bene il significato. Quindi facciamo male ad approvare una cosa di cui non comprendiamo fino in fondo le ricadute.
Pertanto, Presidente, facendo appello alla saggezza dei colleghi, chiedo, anche a nome del mio Gruppo, la votazione a scrutinio segreto dell'articolo 8. Mi auguro veramente, visto anche che manca l'Assessore dell'industria e che su questa materia non è stata in alcun modo consultata la Commissione industria, e nemmeno la Commissione ambiente - l'onorevole Diana fa bene a ricordarmelo -, che ci sia la saggezza necessaria, ripeto, per non mettere una pietra tombale sulla residua possibilità di pianificare in maniera utile per la Sardegna quelle che sono le quote rimanenti di energie rinnovabili, in particolare legate ai grandi impianti.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Gian Valerio Sanna. Ne ha facoltà.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Questo è ovviamente un articolo che, lo capiscono anche le pietre, non ha nessun elemento d'urgenza…
OPPI (U.D.C.-FLI). Neanche altri articoli!
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). E infatti tanti altri!
STERI (U.D.C.-FLI). Ci sono le sentenze della Corte costituzionale e del Tar, cosa stai dicendo?
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Proviamo a vedere che cosa è scritto in questo articolo. La condizione previgente era che per impianti di potenza uguale o inferiore a 1 megawatt era prescritta la verifica di assoggettabilità alla procedura di VIA, mentre al di sotto dei 60 kilowatt tale verifica non era necessaria, quindi gli interventi si potevano fare. Con il comma 1 cosa succede? Succede che le due fattispecie vengono riunite e aggravate, perché non c'è la verifica di assoggettabilità, ma c'è direttamente la procedura di valutazione. La domanda da porsi è questa: perché si vuole prevedere un accanimento nei confronti di coloro che chiedono l'installazione di impianti di piccola potenza, magari per autoconsumo? L'abbiamo vista in un'altra occasione questa condizione equivalente all'idea di fare massa critica sulla potenza installabile, cosa legittima, resta solo da sorvegliare e da verificare a chi vada questa potenza residua.
La seconda parte dell'articolo contiene una serie di specificazioni che in parte ricalcano le disposizioni già esistenti, ma che sorprendentemente aggiungono a tutte le aree sulle quali si potevano già installare gli impianti le aree relative ai piani per gli insediamenti produttivi (PIP). Immaginate quante aree PIP ci sono in Sardegna e che cosa potrà succedere! Cioè noi abbiamo una pianificazione del sistema di installabilità dei parchi eolici, ovvero del loro ampliamento, in una condizione enormemente superiore. E' ovvio che questo risponde a esigenze non di carattere energetico, lo capiscono tutti, ma questo è un articolo che - fortunati noi che la pensiamo in questo modo - si contrappone frontalmente, un'altra volta, alle disposizioni vigenti in materia paesaggistica. Perché? Perché con questo articolo si tenta di scavalcare la previsione di cui all'articolo 112 delle Norme tecniche di attuazione, che dice che le cose che voi prevedete in questo articolo possono essere fatte solo in presenza di un piano prescritto dallo stesso articolo. Pertanto questa norma è in palese violazione del Piano paesaggistico e renderà impugnabile ulteriormente questa legge, perché scavalcare una previsione contenuta nelle Norme tecniche di attuazione con una leggina regionale, senza aver peraltro concordato con lo Stato la modifica, equivale a una violazione del principio di mutua cooperazione fra Stato e Regione in materia di destinazione d'uso del territorio. Per cui io spero vivamente e caldamente che il Ministero, che ci sta ascoltando, perché ormai è un nostro assiduo frequentatore via Internet, possa opportunamente prendere nota di questo articolo 8, che spero che il Consiglio vorrà responsabilmente lasciare a terra. Vedremo come andrà il voto, ma se questa maggioranza porterà avanti questo articolo, ci penserà il Governo a fare il suo mestiere, come lo ha fatto finora, per fortuna in maniera lineare, in tutte le materie che hanno tentato di aprire un varco nella legislazione vigente e operante in Sardegna in materia di uso del territorio.
E' solo una manifestazione di attenzione e di prudenza che chiaramente io credo dobbiate avere voi che siete responsabili del governo regionale. Per quanto ci riguarda, noi dobbiamo fare solamente un lavoro di controllo e di denuncia delle condizioni di palese violazione delle leggi.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Lotto. Ne ha facoltà.
LOTTO (P.D.). Presidente, io non capisco perché si sia voluto introdurre un argomento come questo nella discussione di questa legge. E' un argomento molto importante, di cui si è parlato in altre occasioni in questo Consiglio ed è emerso, in questi ultimi tre anni di attività della Regione, che proprio sul fronte della realizzazione di piccoli impianti, in particolare nel campo del fotovoltaico, abbiamo creato delle difficoltà a coloro che sarebbe nostro interesse aiutare ad avere un ruolo da protagonisti in questo settore. Mi riferisco agli agricoltori, agli artigiani, alle cooperative agricole di trasformazione, tutti soggetti che dall'investimento nelle energie rinnovabili potrebbero trarre dei vantaggi economici che consentirebbero loro di affrontare con maggiore tranquillità e sicurezza le difficoltà economiche.
Su questo fronte la Giunta regionale è stata assolutamente deficiente, non ha promosso, non ha incoraggiato, non ha favorito lo sviluppo di questa tipologia di investimenti, per cui "a babbo morto" rileviamo che tante iniziative che avrebbero potuto aiutare il nostro tessuto economico imprenditoriale diffuso non sono state portate avanti e se ne pagano le conseguenze. Ci ritroviamo, dopo tre anni e mezzo, ripeto, a riparlare di questi temi per un articolo di una legge omnibus in cui si introduce per i piccoli impianti eolici fino a 1 megawatt, in particolare mi riferisco a quelli fino a 60 kilowatt, la valutazione di impatto ambientale. Siamo di fronte a una situazione in cui, con la motivazione di voler controllare alla perfezione tutto, di fatto si mettono in difficoltà proprio i soggetti che possono essere interessati ai piccoli impianti.
Su questo non posso essere d'accordo perché di fatto, a mio parere, stiamo insistendo su un terreno che crea difficoltà a che le energie rinnovabili possano essere utilizzate in maniera diffusa, con piccoli impianti distribuiti nel territorio. Non comprendo perché si sia voluto introdurre questo articolo in questa legge con questa urgenza. Credo che sarebbe stato utile affrontare comunque il tema con una maggiore tranquillità, senza essere pressati dalla fretta e senza legarlo a temi con cui non c'entra assolutamente nulla. Questo avrebbe potuto consentire di raggiungere eventualmente degli accordi e, diciamo così, di costruire dei percorsi più favorevoli. Non mi convince la scelta che è stata fatta, ed è per questo che voterò contro l'articolo 8, in quanto ho l'impressione che per difendere, apparentemente, gli equilibri ambientali si favoriscano di fatto i grandi impianti.
PRESIDENTE. I lavori del Consiglio riprenderanno alle ore 16 e 30. E' convocata la Conferenza dei Capigruppo.
OPPI (U.D.C.-FLI). Presidente, abbiamo chiesto di intervenire adesso.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare anche l'onorevole Giampaolo Diana. Volete prima intervenire, e poi si fa la Conferenza?
OPPI (U.D.C.-FLI). Sì, aspettiamo.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Steri. Ne ha facoltà.
STERI (U.D.C.-FLI). Presidente, se c'è una norma urgente è questa. I colleghi che hanno parlato evidentemente non sono aggiornati sulle novità intervenute nel frattempo. In particolare ricordo che su questa materia sono intervenuti due provvedimenti giurisdizionali. Per quanto riguarda il primo comma l'ordinanza numero 834 del TAR Sardegna ci dice che l'articolo 5 della legge numero 3 del 2009, che aveva escluso la sottoposizione alla VIA degli impianti di potenza inferiore a 60 kW, è illegittimo e che devono trovare applicazione l'articolo 6, comma 5 e comma 6, lettera a), e l'allegato III, lettera c-bis), del decreto legislativo numero 152 del 2006. Quindi non stiamo facendo altro che applicare la normativa nazionale. Se non l'applichiamo, capite bene che qualsiasi provvedimento autorizzato senza VIA, com'è successo, viene impugnato e annullato dal TAR e noi paghiamo i danni. Volete questo?
(Interruzione)
No no, noi danni non ne paghiamo perché non ne stiamo creando!
Per quanto riguarda il secondo comma, in primo luogo preciso che il Governo non può impugnare un bel nulla, perché se siete stati attenti questo comma dice che quelle norme non si applicano in presenza di beni paesaggistici, quindi la legge numero 135 non scatta e non c'è la necessità dell'intesa con il Ministero. E' stato precisato, cosa che voi a suo tempo non avete fatto, perché qua partiamo dall'articolo 102, commi 1 e 2, delle Norme di attuazione, che l'onorevole Sanna ha puntualmente richiamato, dimenticando però di richiamare anche la legge numero 2 del 2007 che aveva introdotto una deroga di carattere generale anche sui beni paesaggistici, ancorché non potesse essere fatto. E purtroppo questa norma del 2007 è stata dichiarata incostituzionale con la recentissima sentenza numero 224 della Corte costituzionale. Cosa ne consegue? Ne consegue che noi stiamo semplicemente consentendo in alcuni ambiti limitati, ma non dove ci sono i beni paesaggistici, di proseguire le iniziative che erano state avviate.
Voi prevedevate la realizzazione di impianti eolici in tutte le zone industriali, retro industriali e limitrofe, però proibivate l'intervento su tutto il resto del territorio regionale. La Corte costituzionale ha detto che questo sistema è capovolto. Allora, in base a quello che dice la Corte, si può costruire ovunque salvo che nelle aree industriali che rientrano nel PPR. Noi ci stiamo semplicemente limitando a dire, portando avanti una tesi meno ampia di quella che avete sostenuto voi, che all'interno delle aree industriali si può costruire a certe condizioni e sicuramente se non ci sono beni paesaggistici.
In queste condizioni sinceramente non capisco la ratio dei vostri interventi. Volete bloccare l'eolico? Benissimo, bocciate l'emendamento, però, signori cari, bisogna essere seri, bisogna conoscere quello di cui stiamo parlando.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Cito per la seconda l'onorevole Cuccu. Non a caso credo che il collega Cuccu intervenendo... Scusa, Pietro, per carità, parlerò per pochi minuti, ma vorrei essere ascoltato, scusate la pretesa.
Dicevo che non a caso alcuni di noi, in particolare l'onorevole Cuccu, giustificando l'urgenza dell'articolo 2 hanno dichiarato che è uno dei pochi articoli davvero consequenziali al titolo del provvedimento che stiamo esaminando. A questa riflessione io aggiungo che l'articolo 8 non ha queste caratteristiche. Poi riprenderò alcune cose importanti di cui parlava il collega Steri.
Fin da subito, nelle riunioni propedeutiche all'esame della proposta di legge che stiamo esaminando, ho manifestato in maniera reiterata la necessità di non prevedere in questo provvedimento questo articolo. Badate, l'intervento dell'onorevole Steri mi convince della giustezza di quella mia osservazione, perché siamo di fronte a una norma complessa che magari per certi versi ha anche un carattere d'urgenza, proprio per le cose che l'onorevole Steri ci ha appena ricordato e che non metto in dubbio, conoscendo la preparazione e l'onestà intellettuale del collega Steri. Credo, però, che un provvedimento come questo, proprio per il valore che ha (poi sulla qualità del valore ci sono opinioni diverse qua dentro e so bene che nel prosieguo di questa tormentata legislatura e anche nella prossima ci saranno posizioni diametralmente opposte in materia di politica energetica e sul ruolo che al riguardo è tenuta a svolgere l'Amministrazione regionale), secondo me, secondo noi, avrebbe meritato un esame ad hoc, senza esautorare le Commissioni, e in particolare la Commissione competente, e non avrebbe dovuto essere considerato al pari dei provvedimenti sui Centri servizi per il lavoro (CSL), sulle società in house o sui beni culturali, che hanno un'altra valenza.
Il merito di questo articolo necessita di una discussione libera e laica, cosa che, è un mio limite, faccio mea culpa, non sono riuscito a far comprendere in diverse riunioni della Conferenza dei Capigruppo. Io capisco tutto, ma di fronte alla richiesta di non introdurre questa norma in questo provvedimento, non si può chiedere a una forza politica come quella alla quale io appartengo, pur comprendendone ma non condividendone le ragioni, di esaminarla e considerarla al pari delle altre norme. Su questo, mi dispiace, noi non possiamo venirvi incontro, per cui, pur comprendendo il carattere di eccezionalità di questo articolo, non posso non essere d'accordo con la richiesta avanzata dal collega Porcu.
PRESIDENTE. Il consigliere Porcu aveva chiesto la votazione a scrutinio segreto.
(Appoggia la richiesta il consigliere Giampaolo Diana.)
PRESIDENTE. Indico la votazione a scrutinio segreto, con procedimento elettronico, dell'articolo 8.
(Segue la votazione)
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 61
votanti 60
astenuti 1
maggioranza 31
favorevoli 41
contrari 19
(Il Consiglio approva).
(Hanno preso parte alla votazione i consiglieri: Agus - Artizzu - Bardanzellu - Barracciu - Biancareddu - Campus - Cappai - Cherchi - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Corda - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - Cugusi - Dedoni - Dessì - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Mario - Gallus - Greco - Locci - Lombardo - Lotto - Lunesu - Manca - Maninchedda - Meloni Francesco - Meloni Valerio - Milia - Moriconi - Mula - Mulas - Murgioni - Obinu - Oppi - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Porcu - Randazzo - Rassu - Rodin - Sabatini - Sanjust - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Sechi - Solinas Antonio - Solinas Christian - Steri - Stochino - Tocco - Uras - Zuncheddu.
Si è astenuta: la Presidente Lombardo.)
I lavori antimeridiani si concludono qui. Il Consiglio è riconvocato per questo pomeriggio, alle ore 16 e 30.
La seduta è tolta alle ore 13 e 29.
Allegati seduta
Testo della interrogazione annunziata in apertura di seduta
Interrogazione Dedoni, con richiesta di risposta scritta, sul rischio di estinzione della rete dei sardi nel mondo.
Il sottoscritto,
PREMESSO che nel mondo dell'emigrazione si manifesta grande preoccupazione stante la costante diminuzione dei finanziamenti destinati allo svolgimento delle attività delle stesse organizzazioni e gli ulteriori tagli previsti anche nella delibera approvata in Giunta regionale il 10 ottobre 2012;
ACCERTATO che, per rafforzare i legami con le comunità sarde situate fuori dell'Isola e promuovere forme di partecipazione, condivisione e solidarietà tra lavoratori emigrati, la Regione ha sempre erogato contributi a sostegno dell'attività svolta dalle organizzazioni di sardi emigrati che hanno come finalità la promozione dell'identità, della cultura, dell'arte, delle tradizioni, dell'immagine e dei prodotti della Sardegna;
VERIFICATO che tutto il mondo dell'emigrazione si è reso sempre parte attiva nel potenziare la rappresentanza e la promozione della Sardegna con azioni mirate a mettere in evidenza il valore sociale e di accoglienza dei circoli sardi nel mondo e in prima linea per lo sviluppo della nostra Isola sui temi cruciali in particolare dei trasporti e della continuità territoriale;
CONSIDERATO che il mondo dell'emigrazione, quello storico e quello di nuova generazione, sia da considerare una risorsa strategica, di grande attualità, in riferimento al fenomeno di una nuova e diversa emigrazione di massa dei sardi;
SOTTOLINEATO che da sempre tale mondo ha determinato rilevanti ricadute economiche, derivanti dagli investimenti sulle case e conseguente gettito fiscale a favore delle realtà locali e dalle rimesse (cioè i risparmi inviati in Sardegna) che continuano ad arrivare così come certificato in un recente rapporto dell'Ufficio studi del Senato;
EVIDENZIATO che il mondo dell'emigrazione presenta una vivacità notevole e una grande capacità di attrazione per l'internazionalizzazione delle imprese, la promozione del turismo e la collocazione sui mercati esteri;
CONSIDERATO che in questo momento di particolare congiuntura economica il mondo dell'emigrazione va valorizzato come una grande risorsa da utilizzare nell'interscambio commerciale tra la nostra Isola e i paesi dove si registra una massiccia presenza di connazionali, valorizzando il made in Italy che comprenda il marchio Sardegna con la sua storia, cultura, economia e tradizioni,
chiede di interrogare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale del lavoro, formazione professionale, cooperazione e sicurezza sociale per conoscere:
1) quali siano le linee di indirizzo che intendano proporre nelle politiche regionali relativamente all'emigrazione;
2) se non ritengano di dover incrementare i finanziamenti a sostegno delle attività svolte dal mondo dell'emigrazione ovvero di mantenere l'attuale dotazione senza ipotizzare ulteriori riduzioni. (1002)