Seduta n.185 del 17/02/2011 

CLXXXV Seduta

Giovedì 17 febbraio 2011

(POMERIDIANA)

Presidenza della Presidente LOMBARDO

indi

del Vicepresidente CUCCA

indi

della Presidente LOMBARDO

La seduta è aperta alle ore 16 e 33.

DESSI', Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta pomeridiana dell'11 gennaio 2011 (178), che è approvato.

Congedi

PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Gian Franco Bardanzellu, Radhouan Ben Amara, Franco Cuccureddu, Simona De Francisci, Gavino Manca, Paolo Maninchedda, Massimo Mulas, Christian Solinas, Angelo Stochino e Massimo Zedda hanno chiesto congedo per la seduta pomeridiana del 17 febbraio 2011.

Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.

Annunzio di interpellanze

PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interpellanze pervenute alla Presidenza.

DESSI', Segretario:

"Interpellanza Salis - Cocco Daniele Secondo - Mariani sulla necessità di verificare la conformità al decreto legislativo n. 42 del 2004, articolo 137, della deliberazione della Giunta regionale 30 dicembre 2010, n. 47/45, (Revisione e aggiornamento del Piano Paesaggistico Regionale. Individuazione del Tavolo di Coordinamento tecnico-scientifico)". (192)

"Interpellanza Sechi - Uras - Zedda Massimo - Zuncheddu sulla difficile situazione in cui versano migliaia di cittadini utenti in seguito alla notifica di fatture, di importi notevoli che incidono pesantemente sui bilanci dei nuclei familiari meno abbienti, relative a periodi pregressi di consumi idro-potabili, di competenza Abbanoa". (193)

"Interpellanza Bruno - Lotto - Manca - Moriconi sulle problematiche relative ai decreti del Ministro delle infrastrutture sull'imposizione di oneri di servizio pubblico sui servizi aerei di linea da e per la Sardegna, al fine di assicurare la continuità territoriale". (194)

"Interpellanza Planetta sul mantenimento e potenziamento dell'Agenzia della Conservatoria delle coste sarde". (195/C-5/C-4)

"Interpellanza Salis - Cocco Daniele Secondo - Mariani sulla inderogabile necessità di attuare in tempi brevissimi l'istituzione del registro tumori in Sardegna". (196)

"Interpellanza Planetta sull'istituzione della struttura complessa dipartimentale di Cardiologia riabilitativa presso la ASL n. 1 di Sassari e sull'emergenza per la mancata implementazione delle attuali dotazioni organiche". (197/C-7)

"Interpellanza Stochino - Diana Mario - Amadu - Bardanzellu - Campus - Cherchi - Contu Mariano Ignazio - De Francisci - Floris Rosanna - Gallus - Greco - Ladu - Lai - Locci - Murgioni - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Randazzo - Rassu - Rodin - Sanjust - Sanna Paolo Terzo - Tocco - Zedda Alessandra sull'applicazione della legge regionale 21 gennaio 2011, n. 5". (198)

"Interpellanza Lotto - Manca - Moriconi - Caria - Bruno sullo stato di crisi della società per azioni Meridiana ed in particolare sui programmi della società nel sistema dei trasporti isolano". (199)

"Interpellanza Sechi - Zedda Massimo - Uras - Zuncheddu sul Piano regionale dei rifiuti e sull'impianto di incenerimento di Macomer - Tossilo". (200)

PRESIDENTE. Prima di passare all'esame del primo punto all'ordine del giorno, poiché la Giunta è assente, sospendo la seduta per dieci minuti. I lavori riprenderanno alle ore 16 e 45.

(La seduta, sospesa alle ore 16 e 36, viene ripresa alle ore 16 e 45.)

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.

BRUNO (P.D.). Chiedo la verifica del numero legale.

PRESIDENTE. Chi appoggia la richiesta?

(Appoggia la richiesta il consigliere Salis.)

Verifica del numero legale

PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.

(Segue la verifica)

Prendo atto che i consiglieri Bruno, Campus, Capelli, Contu Felice, Dessì, Ladu, Mariani e Salis sono presenti.

Risultato della verifica

PRESIDENTE. Sono presenti 33 consiglieri.

(Risultano presenti i consiglieri: Amadu - Biancareddu - Bruno - Campus - Capelli - Cappai - Contu Felice - Contu Mariano - Dessì - Diana Mario - Floris Mario - Fois - Greco - Ladu - Lai - Locci - Lombardo - Mariani - Meloni Francesco - Mula - Murgioni - Obinu - Piras - Pitea - Randazzo - Salis - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Steri - Tocco - Zedda Alessandra.)

Poiché il Consiglio non è in numero legale, sospendo la seduta per trenta minuti, sino alle ore 17 e 15.

(La seduta, sospesa alle ore 16 e 47, viene ripresa alle ore 17 e 15.)

Discussione della mozione Barracciu - Bruno - Uras - Salis - Agus - Ben Amara - Caria - Cocco Daniele Secondo - Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Sechi - Solinas Antonio - Soru - Zedda Massimo - Zuncheddu sulla chiusura dei punti nascita dei piccoli ospedali e sulla necessità di un piano di riorganizzazione dei punti nascita della Regione che tenga conto delle particolari condizioni geomorfologiche e di viabilità del territorio regionale, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo

54 del Regolamento (108)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione numero 108.

(Si riporta di seguito il testo della mozione:

Mozione Barracciu - Bruno - Uras - Salis - Agus - Ben Amara - Caria - Cocco Daniele Secondo - Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Sechi - Solinas Antonio - Soru - Zedda Massimo - Zuncheddu sulla chiusura dei punti nascita dei piccoli ospedali e sulla necessità di un piano di riorganizzazione dei punti nascita della Regione che tenga conto delle particolari condizioni geomorfologiche e di viabilità del territorio regionale, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento.

IL CONSIGLIO REGIONALE

PREMESSO che:

- la Costituzione repubblicana garantisce il diritto alla salute per tutti gli individui, indipendentemente dalle condizioni economiche e geomorfologiche del territorio in cui le persone vivono e lavorano;

- il Piano regionale dei servizi sanitari 2006-2008, approvato dal Consiglio regionale in data 19 gennaio 2007, si poneva come obiettivo strategico la riorganizzazione della rete dei punti nascita della Regione secondo le indicazioni del Progetto obiettivo materno infantile e del Piano sanitario nazionale 2003-2005, adattandole alla specificità della situazione regionale e richiamava la necessità di prevedere la deroga dei parametri stabiliti a livello nazionale tenendo conto delle particolari condizioni geomorfologiche e di viabilità dei territori di riferimento dei punti nascita della Regione;

CONSIDERATO che:

- in data 16 dicembre 2010 è stato sancito l'Accordo Stato-Regioni recante "Linee di indirizzo per la promozione ed il miglioramento della qualità, sicurezza e dell'appropriatezza degli interventi assistenziali nel percorso nascita e per la riduzione del taglio cesareo" nel quale sono definiti nuovi parametri per la riorganizzazione dei punti nascita nel territorio regionale, nonché i requisiti strutturali, tecnologici ed organizzativi;

- le linee di indirizzo prevedono che i nuovi parametri siano adottati dalle regioni nell'arco del triennio 2011-2013 e che siano assicurati i servizi di trasporto assistito materno (STAM) tra territorio di competenza e punti nascita, nonché di trasporto neonatale d'urgenza (STEM) tra unità operative di ostetricia di primo e secondo livello e unità operative neonatologiche di secondo livello dotate di terapia intensiva neonatale;

- i parametri individuati nelle linee di indirizzo sopra citate (almeno 500 nascite per punto nascita) risultano ancora più stringenti e insostenibili per la nostra Regione in quanto la loro mera applicazione comporterebbe la chiusura di 14 punti nascita sui complessivi 23 presenti in Sardegna;

- è impossibile e inaccettabile ipotizzare una rete dei punti nascita regionale che preveda per le donne in gravidanza di rivolgersi esclusivamente a 9 ospedali, dei quali 4 ubicati nel capoluogo;

- così come disposto nel Piano regionale dei servizi sanitari 2006-2008 e recentemente ribadito dal Piano sanitario nazionale 2011-2013 a proposito della riorganizzazione dei servizi sanitari ubicati nei piccoli ospedali, alla Regione è riconosciuta l'autonomia di delineare la migliore organizzazione dei servizi in relazione alle esigenze della popolazione, alla specificità del territorio e alle risorse della collettività;

RILEVATO che:

- dopo la chiusura del punto nascita di Muravera nel 2009, i commissari delle ASL di Cagliari, Oristano e Nuoro hanno disposto la chiusura rispettivamente del punto nascita di Isili nell'agosto 2010, di Bosa il mese successivo e di Sorgono nel gennaio 2011;

- tutti i provvedimenti di chiusura sono stati adottati in modo unilaterale dalle direzioni commissariate delle ASL, con modalità di urgenza, al di fuori di qualunque programmazione aziendale e ancor meno regionale;

- i provvedimenti di chiusura sono stati diretta conseguenza dell'inversione effettuata negli ultimi due anni dalla politica regionale sanitaria sui piccoli ospedali e del conseguente progressivo depauperamento tecnologico e strumentale dei piccoli ospedali stessi, nonché della indisponibilità a incrementare le competenze professionali necessarie ad assicurare i livelli di sicurezza richiesti per minimizzare i rischi per le mamme ed i nascituri e di una non oculata programmazione da parte delle stesse aziende sanitarie locali;

SOTTOLINEATO che:

- tali provvedimenti sono stati adottati senza tenere nella doverosa considerazione le ragioni dei sindaci dei comuni componenti i comitati di distretto socio-sanitario, che ai sensi della legge n. 10 del 2006 esprimono parere obbligatorio sul programma delle attività sanitarie d'ambito e formulano al direttore generale dell'azienda sanitaria locale osservazioni e proposte sull'organizzazione e sulla gestione dei servizi e delle strutture;

- le chiusure dei punti nascita sono state condotte in assenza di una attenta valutazione da parte della Regione delle soluzioni organizzative più adeguate all'offerta dei servizi in relazione alle esigenze della popolazione, alla specificità del territorio e alle risorse della collettività;

- il richiamo alla qualità dei servizi non può essere utilizzato per chiudere i servizi stessi limitando i diritti costituzionalmente garantiti;

- nella maggior parte dei casi l'interruzione dei servizi di assistenza ostetrica è stata realizzata in carenza di servizi strutturati di trasporto materno previsto dalla norma e tale circostanza, di fatto, incrementa i rischi relativi alla fase di transizione organizzativa nella quale, a fronte della disattivazione di quote di attività ospedaliera, il territorio non risulta attrezzato per rispondere in modo adeguato ai bisogni sanitari che non trovano più risposta a livello ospedaliero;

RILEVATO che, in contrasto con quanto disposto dal Piano regionale dei servizi sanitari, l'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale in ripetuti interventi pubblici, anziché dichiarare la volontà politica di contrasto agli orientamenti nazionali e disporsi in difesa dei piccoli ospedali e delle comunità di riferimento perlopiù insediate nei territori dell'interno, ha confermato l'intenzione di procedere in coerenza con quanto previsto dalle disposizioni nazionali col solo "impegno di salvaguardare i punti nascita che raggiungono almeno 500 parti l'anno", e quindi dichiarando in modo esplicito l'intenzione di chiudere definitivamente i punti nascita con un numero di nascite inferiori,

impegna la Giunta regionale

1) a proporre un piano di riorganizzazione dei punti nascita della Regione che tenga conto delle particolari condizioni geomorfologiche e di viabilità del territorio regionale, che preveda quindi le necessarie deroghe ai parametri definiti a livello nazionale e che sia nel contempo in grado di assicurare uniformi livelli di sicurezza e equità d'accesso e fruizione per la popolazione residente;


2) a ripristinare e salvaguardare, nelle more dell'adozione del piano di cui al punto 1), i livelli di assistenza ostetrica assicurati precedentemente all'adozione unilaterale da parte dei commissari delle ASL dei provvedimenti di chiusura dei punti nascita. (108).)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione. Uno dei presentatori della mozione ha facoltà di illustrarla.

BARRACCIU (P.D.). Assessore, posso anche capire, ma di certo non giustificare né accettare che i punti nascita dei piccoli ospedali siano per voi ben poca cosa rispetto alla gravità della situazione nella quale versa da due anni il Sistema sanitario sardo e anche rispetto alle dispute di potere a cui avete subordinato il destino del diritto alla salute dei sardi in questi ultimi due anni. Però la chiusura dei punti nascita sta dentro il quadro desolante della vostra gestione della sanità, nelle vostre politiche che sono riuscite nell'intento di riportare la sanità ai tempi bui, tempi in cui ai servizi negati, tagliati o più spesso di bassa qualità, faceva eco, paradossalmente, la crescita esponenziale della spesa sanitaria.

La sanità in Sardegna, dopo la non facile e positiva stagione della Giunta di centrosinistra, che ha impresso un forte impulso riformatore, è piombata di nuovo a quell'epoca desolante, con l'aggravante che, in virtù dei commissariamenti, l'anarchia regna sovrana e con la barzelletta di una riforma, annunciata duecento volte e di cui dopo due anni non si vede traccia, che serve soltanto come alibi per non affrontare i problemi in maniera seria.

Avete bloccato il processo di riforma del Sistema Sanitario regionale avviato da noi, con il risultato che dal 2009 la spesa sanitaria ha ricominciato a crescere indisturbata. In questo quadro, in cui naturalmente tutto è in pericolo, manco a dirlo i primi a pagare pegno, a farne le spese sono, come nella giungla, gli anelli più deboli della catena: i piccoli ospedali, i servizi dei distretti sanitari periferici e con essi le comunità di riferimento, i cittadini e le cittadine di quei territori, dei territori delle aree disagiate (come quella dalla quale provengo io, la Barbagia-Mandrolisai), oppure i cittadini e le cittadine che vivono, per esempio, nelle isole minori.

Lo scorso gennaio è divenuto operativo l'ultimo, per il momento, dei provvedimenti delle ASL che decretano la chiusura di un punto nascita. Il primo era stato quello Muravera, nel 2009; il mese scorso è toccato a Sorgono, nel mezzo ci sono stati Isili e Bosa, ma questo non è che l'inizio di una lunga lista che intende ridurre i 23 punti nascita operanti in Sardegna prima dell'insediamento della Giunta di centrodestra a soli 9, ben 4 dei quali ubicati a Cagliari. Questo significa che - capoluogo a parte - non rimarrà neanche un punto nascita per provincia. Riteniamo che questo modo di procedere sia altamente lesivo del diritto alla salute delle donne e dei nascituri, in particolare di quelli delle zone interne; diritto che non può essere sacrificato, secondo noi, in fretta e furia, con meri calcoli ragionieristici. Il procedimento va infatti gestito in senso opposto, Assessore: qualsiasi ipotesi di riforma del sistema sanitario deve partire dalla tutela del diritto alla salute e impegnare a quel fine le risorse necessarie.

Con questa mozione chiediamo l'impegno suo, Assessore, e della Giunta regionale tutta a predisporre con urgenza un piano di riorganizzazione dei punti nascita della regione che sia concepito a partire dalle nostre specificità, ovvero considerando le caratteristiche geomorfologiche e insediative della nostra isola, e che non si basi esclusivamente sulla normativa e sulle linee di indirizzo imposte dal livello nazionale. Quel che è già avvenuto, ovvero la chiusura di quattro punti nascita, è avvenuto sinora con un'azione esclusivamente demolitrice e unilaterale. Si sono chiusi i servizi sanitari dedicati e si è lasciato, Assessore, il vuoto attorno, con grave disagio per le partorienti, private dei livelli di assistenza ostetrica precedentemente assicurati.

Ecco perché la mozione chiede anche che, nell'attesa del nuovo piano di riorganizzazione dei punti nascita, che lei avrebbe avuto il dovere di predisporre prima di chiudere i punti nascita già chiusi, si ripristinino i livelli di assistenza garantiti fino a poco tempo fa dai punti nascita nei territori. La riorganizzazione della rete dei punti nascita della regione certo è un'esigenza che era stata esplicitata anche nel Piano regionale dei servizi sanitari 2006-2008; un piano regionale, Assessore, che è ancora vigente. In quello stesso documento, però, si sottolineava come ciò andasse fatto tenendo conto delle specificità della regione, ovvero delle particolari condizioni geomorfologiche e di viabilità dei territori, e ciò per richiamare la necessità di prevedere le deroghe ai parametri stabiliti a livello nazionale. E lei sa, Assessore, lo sa bene, che anche il più recente Piano sanitario nazionale, quello del 2011-2013, a proposito della riorganizzazione dei servizi sanitari ubicati nei piccoli ospedali riconosce alla Regione l'autonomia di delineare la migliore organizzazione dei servizi in relazione alle esigenze della popolazione, alla specificità del territorio e alle risorse della collettività. Anche in quel Piano sanitario nazionale si fa riferimento a questi caratteri particolari.

Sappiamo bene che l'Accordo Stato-Regione dello scorso 16 dicembre, recante "Linee di indirizzo per la promozione ed il miglioramento della qualità, della sicurezza e dell'appropriatezza degli interventi assistenziali nel percorso nascita e per la riduzione del taglio cesareo", ha definito in maniera stringente i parametri per la riorganizzazione dei punti nascita nel territorio regionale, nonché i requisiti strutturali, tecnologici e organizzativi. Tali linee di indirizzo prevedono che in ogni punto nascita devono esserci almeno 1.000 nascite all'anno, derogate a 500, e che i nuovi parametri devono essere adottati dalla Regione nell'arco del triennio 2011-2013.

Le stesse linee di indirizzo dicono anche che, contemporaneamente, devono essere assicurati i servizi di trasporto assistito materno nei territori e di trasporto neonatale d'urgenza tra unità operative di ostetricia di primo e secondo livello e unità operative neonatologiche di secondo livello dotate di terapia intensiva neonatale. E' evidente, Assessore, che per la Sardegna, con il suo bassissimo indice di natalità, a dispetto di un territorio che invece è esteso e variegato, con ampie zone di difficile raggiungibilità, l'applicazione dei parametri individuati dal livello nazionale nelle linee di indirizzo produce effetti a dir poco insostenibili. A questo proposito vorremmo sapere se, quando il Ministero ha inviato alle Regioni la bozza delle linee guida, affinché facessero le loro osservazioni in virtù delle caratteristiche del proprio territorio, la Regione Sardegna si è preoccupata di sollevare questi problemi e di far presente al Ministero che per la Sardegna questi criteri sono assolutamente insostenibili. Sappiamo che le Regioni hanno risposto, probabilmente anche la Regione Sardegna, e ci piacerebbe sapere se l'Assessorato regionale sardo ha posto in evidenza i problemi inerenti all'organizzazione nei nostri territori.

Noi riteniamo, Assessore, che lei non l'abbia fatto, posto che anche con i provvedimenti che ha fatto mettere a punto dalle ASL dà completamente ragione a quelle linee di indirizzo e non si preoccupa di contrastarle. La mozione che abbiamo presentato trova allora la sua ragione nel fatto che la Regione ha l'autonomia per disegnare e darsi un'organizzazione dei servizi migliore e maggiormente confacente alle esigenze della popolazione e alle specificità del territorio. E le specificità del nostro territorio non consentono certo una supina e acritica applicazione dei parametri definiti a livello nazionale.

L'attacco ai punti nascita è un'azione che ha impatti insostenibili, in particolare in alcune zone, come la Nurra, la Planargia, il Mandrolisai, la Barbagia, l'Ogliastra, il Sarcidano. Le deroghe ai numeri erano state previste nella scorsa legislatura, perché a livello nazionale i criteri erano comunque stringenti, e devono essere riprogrammate. Noi riteniamo che debbano essere riprogrammate laddove è possibile e laddove sono giustamente necessarie, permettendo alle strutture sanitarie che rivestono un ruolo importante in territori di difficile raggiungibilità non solo di sopravvivere, ma di essere efficienti al meglio per professionalità e per tecnologie. I punti nascita sono stati giustamente disseminati sul territorio regionale perché i caratteri di un parto, evento che tutte le società, dalle più antiche alle più avanzate, si sono preoccupate di tutelare al meglio, anche sottraendolo al controllo maschile che, come è evidente, oggi è del tutto inadeguato a farvi fronte, hanno un margine di imprevedibilità legato soprattutto alla tempistica che non rende neanche immaginabile in quel frangente la previsione di un lungo viaggio. Soltanto per stare al territorio che conosco meglio, le ricordo, Assessore, che Sorgono dista da Nuoro 70 chilometri e lei come me sa quante curve caratterizzano la strada per raggiungere Nuoro.

Invece, ancora una volta, sono stati decretati e resi effettivi provvedimenti di chiusura di servizi sanitari senza alcuna valutazione su soluzioni alternative e al di fuori di qualsiasi programma regionale organico e ragionato; al di fuori anche del Piano sanitario regionale vigente, perché noi abbiamo un Piano sanitario regionale vigente che lei non sta rispettando e allo stesso tempo, però, non ne ha predisposto uno nuovo sul quale poggiare la sua nuova linea politica in materia di sanità.

Ma non solo: la fretta di chiudere è stata tale che la soppressione del servizio, attuata con modalità d'urgenza, è avvenuta addirittura prima che fossero resi funzionanti e operativi i servizi sostitutivi previsti dalla norma nazionale per compensare il vuoto conseguente alla chiusura; servizi di cui non c'è assolutamente traccia. Quindi siete pronti a mettere in atto, di fatto, le normative nazionali per chiudere, ma allo stesso tempo non rispettate quelle normative nazionali che predispongono e dispongono la sostituzione dei reparti chiusi con servizi alternativi. In questo modo le donne sono state private dei punti nascita e allo stesso tempo non hanno la sicurezza di essere prese in cura dal Servizio sanitario regionale per poter arrivare al momento del parto. Questo rappresenta il venir meno della tutela della salute, che invece dovrebbe essere al primo posto. Quello che un Governo regionale dovrebbe sempre perseguire è infatti la tutela della salute e la garanzia di sicurezza per tutti e tutte, a prescindere dal territorio in cui si vive. Garantire il rispetto dei principi universali di equità e qualità delle cure è compito della programmazione regionale, lo strumento è la rete ospedaliera, Assessore. La rete ospedaliera noi l'avevamo definita nel Piano sanitario regionale; lei non ne ha disegnato una nuova e sta smantellando, al di fuori di un nuovo piano organico, quella esistente e questo sta di fatto mettendo a repentaglio la salute dei cittadini. La rete ospedaliera deve definire in modo equilibrato i livelli assistenziali da erogare in modo uniforme e le funzioni assistenziali attribuite ai diversi presidi ospedalieri in relazione agli ambiti territoriali di riferimento. Soltanto dopo che viene definito il ruolo che un ospedale deve assumere nell'organizzazione della rete è compito della programmazione regionale assicurare le risorse tecnologiche e professionali indispensabili per poter assolvere le funzioni attribuite. Il processo logico è, quindi, inverso rispetto a quello seguito da lei e dalle direzioni delle ASL anche in questo caso: non sono le risorse disponibili che devono condizionare il destino di un piccolo ospedale, ma al contrario sono le funzioni affidate che devono determinare l'adeguatezza delle risorse e delle competenze necessarie. Non c'è traccia di questo ragionamento nel suo modo di procedere, Assessore.

La dimensione dell'ospedale certo è importante, perché è inversamente proporzionale alla capacità di fruire in modo ottimale delle risorse attribuite, in quanto spesso la qualità degli esiti è direttamente correlata al volume di attività erogata. E' vero, è così, ma non può essere questo l'unico elemento da prendere in considerazione nel processo decisionale che discrimina se procedere al rafforzamento o alla riconversione di specifiche funzioni assistenziali di un ospedale o addirittura alla sua chiusura. Purtroppo negli ultimi due anni, a fronte di una spesa sanitaria delle ASL commissariate cresciuta a dismisura, specie nei grossi centri, abbiamo assistito all'inversione della politica regionale sanitaria sui piccoli ospedali, al depotenziamento progressivo delle risorse tecnologiche e strumentali e delle professionalità utili ad assicurare servizi di qualità e i livelli di sicurezza richiesti per minimizzare i rischi, e dunque al moltiplicarsi dei provvedimenti di chiusura di diversi settori, tra cui i servizi di ostetricia, a danno soprattutto dei territori più fragili.

Voglio ripetere che tutti i provvedimenti di chiusura sono stati adottati in modo unilaterale dalle direzioni commissariate delle ASL, con modalità d'urgenza e al di fuori di qualsiasi programmazione regionale. E questo è inaccettabile, perché denota ancora una volta il sacrificio, che è stato deciso a tavolino, di territori e popolazioni rispetto ai quali questa Giunta è a dir poco indifferente, tant'è che non sono state tenute in considerazione neppure le ragioni dei sindaci, a dire il vero soltanto di alcuni sindaci, perché sta succedendo che in molti territori la politica che state portando avanti sta condizionando anche molti sindaci nel prendere una seria difesa dei propri territori, cosa che è sempre avvenuta nel passato, a prescindere dal colore politico della Giunta regionale di turno. State riuscendo anche nell'intento di dividere i territori e i sindaci, purché questi difendano la vostra politica. Di sicuro sta succedendo nel mio territorio, ma anche in altri territori. Non avete ascoltato le ragioni dei sindaci e non avete ascoltato neanche le ragioni degli operatori e dei lavoratori che hanno manifestato e stanno manifestando un dissenso profondo.

Giustificare la chiusura dei punti nascita attribuendone la causa alla mancanza di sicurezza per le donne e i bambini è un'inaccettabile abdicazione alle sue responsabilità, Assessore. La garanzia delle condizioni di sicurezza dipende direttamente dalla volontà politica di chi sta gestendo la sanità e nelle realtà più piccole basta investire risorse e professionalità perché queste condizioni di sicurezza, se non ci sono, siano assicurate.

La barzelletta della sperimentazione della chiusura del punto nascita di Sorgono credo vada chiarita in quest'Aula, perché lei ha chiesto ai responsabili della ASL di Nuoro, ma anche a quelli locali di Sorgono, per esempio che si dicesse a tutti che si stava sperimentando la chiusura del punto nascita. Ma come si può sperimentare la chiusura di un punto nascita? Visiti il sito della ASL di Nuoro, dove è scritto che la chiusura del punto nascita di Sorgono è soltanto una sperimentazione. Controlli cosa scrivono i suoi commissari delle ASL nei siti ufficiali e istituzionali per capire qual è il livello di presa in giro che si sta perpetrando. Anziché borbottare, controlli il sito della ASL!

Noi dunque le chiediamo, Assessore, di farsi carico delle sue responsabilità, di predisporre un piano organico dei servizi dei punti nascita e di considerare che ci sono territori nei quali, anziché sperimentare la chiusura, come lei ha fatto, si dovrebbe sperimentare una modalità di intervento diversa. A proposito di Sorgono vorrei ricordarle che è l'unico ospedale montano della Sardegna, quindi l'unico punto nascita montano, per il quale abbiamo proposto che si sperimentasse, per esempio, la turnazione dell'équipe preposta ai parti, perché i professionisti che lavorano a Sorgono possano acquisire e mantenere la professionalità lavorando a turno anche al San Francesco. Ma lei non ha voluto lavorare a una proposta alternativa perché - e anche la sua mimica in questo momento lo dimostra - ritiene di avere la verità in tasca, di possedere la conoscenza del territorio ed evidentemente pensa che le ragioni di chi vive in quei territori e di chi li rappresenta non stiano né in cielo né in terra. Ma questa è una dimostrazione di supponenza e di arroganza che certamente non le fa onore.

Quindi chiediamo all'Assessore di assumersi la responsabilità di tornare indietro sulle decisioni assunte, di procedere all'eventuale chiusura dei punti nascita che dovranno essere chiusi o riconvertiti dopo aver predisposto il piano organico di riorganizzazione di quei servizi e aver investito le risorse per attrezzare i territori dove non ci sono più punti nascita con servizi alternativi che garantiscano la sicurezza alle donne e ai bambini. Che sicurezza è per le donne di alcuni territori dover percorrere in ambulanza 70 chilometri di curve al momento del parto? E' questa la sicurezza che è stata garantita in alcuni territori? Non credo! Credo che il rimedio che lei ha trovato sia certamente peggiore del male, naturalmente del male così come lei l'ha inteso.

E allora chiediamo che venga rivisto questo modo di procedere, che si proceda con il buon senso, con la logica e con l'intendimento politico di salvaguardare il diritto alla salute in maniera uguale su tutto il territorio regionale. Le chiediamo, Assessore, di rivedere le decisioni assunte, di ragionare con i territori e con i rappresentanti politici locali e istituzionali di altri livelli e, visto che lei sottolinea ogni volta di provenire da un territorio disagiato e di conoscerlo bene, di verificare, prima di assumere certe decisioni, che le condizioni di quei territori siano le stesse di quando lei era ragazzo. Non sono le stesse, probabilmente sono anche peggiorate per certi versi. Quindi la invitiamo a rivedere le decisioni assunte, a ragionare con più calma e a rimandare la chiusura a quando un piano di riorganizzazione dei punti nascita potrà essere discusso ampiamente con tutte le parti interessate.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Steri. Ne ha facoltà.

STERI (U.D.C.). Presidente, chiedo la verifica del numero legale.

PRESIDENTE. Chi appoggia la richiesta?

(Appoggia la richiesta il consigliere Salis.)

Seconda verifica del numero legale

PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.

(Segue la verifica)

Prendo atto che i consiglieri Cocco Daniele, Contu Felice, Pittalis, Rodin, Sanna Paolo e Zedda Alessandra sono presenti.

Risultato della verifica

PRESIDENTE. Sono presenti 56 consiglieri.

(Risultano presenti i consiglieri: Agus - Artizzu - Barracciu - Bruno - Campus - Capelli - Cappai - Caria - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Contu Mariano - Cucca - Cuccu - Dedoni - Dessì - Diana Giampaolo - Espa - Floris Mario - Floris Rosanna - Fois - Greco - Ladu - Lai - Locci - Lombardo - Lotto - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Mula - Murgioni - Obinu - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Planetta - Randazzo - Rodin - Salis - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Sechi - Solinas Antonio - Steri - Tocco - Vargiu - Zedda Alessandra - Zuncheddu.)

Poiché il Consiglio è in numero legale possiamo proseguire.

Ricordo che i consiglieri che intendono prendere la parola devono iscriversi non oltre la conclusione del primo intervento. Il tempo a disposizione per ciascun intervento è di dieci minuti.

E' iscritto a parlare il consigliere Antonio Solinas. Ne ha facoltà.

SOLINAS ANTONIO (P.D.). Signora Presidente, signor Assessore, onorevoli colleghi, credo che la presentazione che ha fatto la collega Barracciu della nostra mozione sui punti nascita sia un tassello di quello che è stato sino a oggi l'operato della maggioranza. Non è certamente la prima volta, colleghi della maggioranza, che discutete di razionalizzazione; questa volta si tratta del sistema sanitario, ma lo stesso avete fatto per quanto riguarda altri settori. Tra l'altro, come è già stato detto, spesso si tratta di decisioni assunte furbescamente. La collega Barracciu citava la sperimentazione della chiusura del punto nascita di Sorgono, io potrei citare l'esperienza del punto nascita di Bosa, che è stato chiuso all'inizio dell'estate scorsa per un problema legato alla presenza di medici in loco, per l'esigenza di consentire anche ai medici di poter usufruire delle ferie, garantendo che dal 6 settembre il punto nascita sarebbe stato riaperto. Bene, siamo al mese di febbraio e quel punto nascita è ancora chiuso, nonostante tutti i sindaci dell'unione di comuni della Planargia e dell'Alto Oristanese abbiano occupato simbolicamente i locali del Presidio ospedaliero di Bosa per cercare di salvaguardare un loro diritto. Un diritto che è stato rivendicato anche alla presenza dell'Assessore della sanità, che anche in quella occasione ha garantito che avrebbe fatto di tutto perché il punto nascita di Bosa non venisse chiuso.

LIORI, Assessore tecnico dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale. Non è vero.

SOLINAS ANTONIO (P.D.). Assessore, ero presente anch'io a quella riunione.

Un diritto, dicevo, che è stato rivendicato anche dai sindaci di quel territorio nell'audizione avvenuta nella Commissione sanità di questo Consiglio di una rappresentanza di quella unione di comuni. Quindi non avete neanche il coraggio di dire chiaramente quali scelte volete compiere.

Ma quello di Bosa non è certamente l'unico caso, perché prima era stato chiuso il punto nascita di Ghilarza, quindi ci troviamo oggi a dover percorrere tutta la provincia, dalla Planargia fino al Ghilarzese, al Barigadu e alla Marmilla, per concentrarci tutti sull'ospedale di Oristano. Credo, tra l'altro, che si tratti di un territorio diverso da quello dell'hinterland cagliaritano, che ha quattro punti nascita. Si tratta di un territorio che dista decine di chilometri dal capoluogo di provincia e che tra l'altro dal punto di vista morfologico è completamente disagiato, perché un conto è percorrere 100 chilometri di superstrada in pianura, cosa diversa è percorrere 70-80 chilometri in particolare sulle strade della Planargia e del Barigadu.

Credo sia opportuno, Assessore, tener conto di questi criteri fino a quando non troverete un accordo per modificare il Piano sanitario regionale e tenere in piedi i presidi che in base a quel piano avevano un ruolo ben definito. Ma in questi giorni ho avuto modo di sentire dalla sua viva voce quella che lei ha chiamato razionalizzazione e riordino della rete di emergenza e urgenza. Anche questo è un ulteriore tassello che lei e la sua maggioranza evidentemente avete in mente di calare sul territorio. Nel momento in cui si parla di razionalizzazione già l'uso di questo termine spaventa, perché a tutti i livelli viene usato al posto di chiusura. Credo che anche la dichiarazione che lei ha fatto per quanto riguarda i punti di emergenza e urgenza ricada in quello che è ormai l'ennesimo attacco ai servizi sanitari nei territori dell'Isola, in particolare a quelli più marginali e delle zone interne.

Il quadro è abbastanza chiaro, Assessore: lei pensa di eliminare non gli sprechi, ma i servizi essenziali. In questo modo cerca di distogliere l'attenzione da quelli che sono i veri problemi della sanità isolana. Assessore, vedo che ride. Io non glielo volevo dire, ma glielo ha ricordato la collega Barracciu: da noi, e credo anche nel suo paese natio, esiste il detto: su poberu diventau erricu est cosa 'e timere, non in termini finanziari, ma nel senso che evidentemente lei ha dimenticato le sue origini e quelle che sono le esigenze di quei territori per calarsi completamente nelle esigenze di Cagliari e del suo hinterland. Credo, Assessore, che non ci sia niente da ridere! E che non ci sia niente da ridere glielo diranno i cittadini che si renderanno conto che anche questa ulteriore razionalizzazione consisterà nel togliere, nel far venir meno quelli che sono dei servizi essenziali per tutti i cittadini.

Per questo, Assessore, le chiedo di fermarsi. Alla maggioranza e alla Giunta dico: fermatevi, perché non è chiudendo una struttura oggi e un'altra domani che si risolvono i problemi della Sardegna. Abbiate il coraggio di mettere in campo un progetto organico e di dare a ogni struttura e a ogni territorio i loro diritti. Grazie.

LIORI, Assessore tecnico dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale. Che vergogna!

SOLINAS ANTONIO (P.D.). La vergogna è che lei si metta a ridere quando interviene un consigliere, Assessore!

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Espa. Ne ha facoltà.

ESPA (P.D.). Credo che questa nostra mozione, che è stata ben illustrata dalla collega Francesca Barracciu e di cui il collega Solinas ha giustamente precisato alcuni passaggi, sia molto rappresentativa di quelli che sono in realtà i rapporti tra lo Stato e la Regione Sardegna. L'ho già detto altre volte, ma non si può pensare che la Sardegna sia come la Pianura Padana! In pratica, secondo le regole che ci impone Fazio, dai 23 punti nascita presenti in Sardegna dobbiamo toglierne 14. Considerato che 4 punti nascita sono a Cagliari città, per tutto il resto del territorio della Sardegna ci saranno quindi 5 punti nascita. Ma siamo matti? Come si può pensare che possano bastare per tutto il territorio della Sardegna, esclusa Cagliari, 5 punti nascita? Non è che, per esempio, in caso di nebbia si possano percorrere in ambulanza 30, 40 o 50 chilometri come se fosse uno scherzo!

Io credo che la specificità della Sardegna vada rispettata, ma questo processo è sintomatico del fatto che il Governo nazionale ci detta le regole. Noi non possiamo, però, minimamente e in nessun caso accettare un processo del genere. Poi è chiaro che sarebbe opportuno inserire tutto questo nell'ambito della riforma sanitaria, della rivisitazione del Piano sanitario, ma su questo mi sembra che siate molto in ritardo. Vedremo cosa succederà nei prossimi giorni, ma credo che quello dei punti nascita sia un problema che va affrontato seriamente.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CUCCA

(Segue ESPA.) Lo dico perché eliminare in questo modo i punti nascita penso sia un po' come levare l'identità a territori a cui credo tutti noi siamo legati, e non credo che voi vogliate improvvisamente adottare modelli che non ci appartengono, che appartengono ad altre Regioni italiane. In realtà, lo dico alla maggioranza e anche all'Assessore, i punti nascita io li potenzierei. Vorrei capire per quale motivo non riusciamo a mettere in campo una politica a sostegno delle donne e delle famiglie. Questo credo sia un problema reale. Le colpe le do soprattutto al "vostro" Governo nazionale, e dico vostro perché continua a tagliare il fondo sociale, a dare meno risorse alla Sardegna, ad attuare una politica di tagli di tutto ciò che riguarda il sostegno alla famiglia. Ci si riempie la bocca di belle parole sulla famiglia e poi, quando una donna decide insieme al proprio partner di avere un figlio che cosa succede? Le si dà della matta, perché non ci sono le condizioni, perché la situazione sociale è disastrosa, perché avere un figlio è un lusso che non ci si può permettere.

Vorrei capire che cosa possiamo fare perché magari fra cinque anni i punti nascita siano potenziati, cosa possiamo fare per sostenere le famiglie, cosa possiamo apprendere dalle grandi nazioni europee, come la Svezia, la Francia, la Germania, dove addirittura a chi ha un figlio vengono dati incentivi economici sostanziosi, che possono raggiungere anche i 1.800 euro al mese, a dimostrazione del fatto che lo si ritiene un investimento per il futuro. Tra vent'anni o comunque quando quelli della mia generazione avranno ottant'anni, gli anziani in Sardegna saranno più del doppio rispetto a oggi, perché la Sardegna è all'ultimo posto, come sappiamo, per tasso di natalità. Però della chiusura dei punti nascita io non ne prenderei atto passivamente, obbedendo a quel che dice Fazio. Cercherei di avviare innanzitutto un servizio di promozione della famiglia. Voglio ricordare che nella sua ultima finanziaria il Governo regionale di centrosinistra aveva previsto il programma "Benvenuti bambini", con uno stanziamento di 20 milioni di euro, che voi avete pensato bene di sopprimere, nel senso che nella vostra prima finanziaria avete recuperato quei fondi rendendo impossibile la realizzazione di quel programma che dava un po' di sollievo, di coraggio alle coppie. Oggi come oggi, in Sardegna in modo particolare, pensare di fare un figlio pare sia una follia. Ne pagheremo le conseguenze sociali fra probabilmente vent'anni, anche se stanno già pagando qualcosa città come Cagliari, che ha una bassissima percentuale di giovani e di giovani coppie e dove solo gli extracomunitari possono contribuire ad abbassare l'età media della popolazione. Insomma la piramide demografica a Cagliari è completamente rovesciata e stando ai dati ISTAT fa paura immaginare cosa succederà nel 2040 in Sardegna. A questo credo dobbiamo cercare di porre rimedio sin da adesso, dobbiamo cioè trovare delle soluzioni pur con le nostre risorse limitate.

Stamattina abbiamo parlato della vertenza entrate: ecco a cosa serve la vertenza entrate, serve a fare politiche a sostegno della famiglia, ma sul serio, serve a mantenere i presidi sanitari, come viene chiesto dalla collega Barracciu insieme a tutto il centrosinistra, a mantenere nei territori in maniera strategica i punti nascita necessari, perché non è possibile che le persone debbano sobbarcarsi due ore di viaggio per arrivare al punto nascita più vicino. Non c'è una corografia[PS1] territoriale tale da permettere a una donna che sta per partorire di raggiungere in tempi rapidi un presidio sanitario. E poi, ripeto, mi sembra assolutamente fuori dal mondo, mi sembra una totale follia che i 23 punti nascita presenti in Sardegna siano ridotti a 9, di cui 4 a Cagliari, giustamente, e solo 5 sul resto del territorio della Sardegna. Su questo penso che il Consiglio debba dire chiaramente: "Noi non siamo d'accordo, non applicheremo le indicazioni del ministro Fazio, non se ne discute nemmeno, non c'è spazio per nessuna trattativa". Così come lo dobbiamo fare per altre questioni, dobbiamo farlo anche per questa. Per questo dico che le battaglie sulla vertenza entrate servono, perché così possiamo permetterci - uso questa parola in tono un po' ironico - di fare cose che magari non ci saremmo potuti permettere, ma se le risorse che ci spettano non arrivano non possiamo andare avanti.

Tutti noi, a cominciare da questa mozione, chiediamo una riorganizzazione dei punti nascita che tenga conto della condizione geomorfologica e di viabilità del territorio sardo. Mi tornano in mente i problemi della scuola: si tagliano le classi, come se il modello adottato in altre regioni possa applicarsi anche alla Sardegna, e chi può bene fa a utilizzare anche fondi regionali per evitare che le classi siano chiuse. Bisogna fare lo stesso per i punti nascita, ma la sanità, lo sappiamo, la governiamo noi, quindi le risorse sono già nostre. Quindi devono essere assolutamente previste delle deroghe ai parametri decisi a livello nazionale.

Credo inoltre che i servizi di assistenza ostetrica debbano essere assolutamente ripristinati proprio perché sono stati - come è stato ben sottolineato dalla collega Barracciu - ridimensionati dai commissari, i quali mi pare non abbiano il potere di rideterminare la rete dei punti nascita, per di più in maniera assolutamente incomprensibile, prendendo decisioni solo sulla base di ciò che viene detto fuori della Sardegna, o in Sardegna stessa, e disponendo così la chiusura di alcuni punti nascita. Insieme, se lo vogliamo, possiamo fare qualcosa, altrimenti noi proseguiremo da soli la battaglia sia qui che fuori di qui, perché non è possibile che persino l'identità sarda venga svilita in questa maniera.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Campus. Ne ha facoltà.

CAMPUS (P.d.L.). Signor Presidente, non voglio entrare in polemica con i colleghi presentatori e difensori della mozione, ma vorrei provare a fare una riflessione su alcuni aspetti che affrontiamo oggi con la mozione e ancor di più affronteremo quando si parlerà di riforma sanitaria, di nuovo Piano sanitario regionale e di riorganizzazione della rete ospedaliera. Francamente vorrei davvero che iniziassimo un po' tutti a riflettere al di là di quelle che sono le nostre posizioni di parte, che sono io il primo a conoscere e ad aver gestito dalla mia posizione a volte di opposizione piuttosto che di maggioranza.

Capisco tutto, capisco anche che l'opposizione debba - e sto usando il termine debba - fare da eco, da cassa di risonanza, riprendere quelle che sono le lamentele, le proteste, le istanze dei territori in tutti i settori nei confronti di chi ha la responsabilità di gestire, di programmare e di dare concrete risposte. Il bello dell'essere all'opposizione è proprio quello di poter chiedere senza poi essere obbligati a dare risposte al territorio, però adesso stiamo parlando di sanità e non è demagogico dire: attenzione, la questione sanità non è uguale a tutte le altre questioni, pure ampie, che trattiamo in quest'Aula.

Allora, è vero, si può parlare di specificità della Sardegna, delle sue caratteristiche geomorfologiche, della nostra autonomia, del fatto che noi, come Regione Sardegna, non dobbiamo avere imposizioni da nessuno. E' giusto, possiamo difendere la nostra autonomia, salvo poi valutare, ad esempio, che alcune di queste imposizioni non nascono - e mi riferisco ai parametri dei servizi sanitari - da semplici discussioni di carattere finanziario. Ad esempio, l'Organizzazione mondiale della sanità non si basa sui problemi finanziari, ma sulla qualità delle prestazioni. E l'OMS con le sue direttive dice quale deve essere oggi, nel 2010 (non siamo infatti nel 2000 o negli anni '90), il livello della qualità delle prestazioni assistenziali sanitarie perché un Paese possa essere moderno e progredito. Quindi i parametri che ci vengono indicati e che a volte ci possono sembrare imposti, anche quando imposti non sono, non nascono per diminuire il deficit della Sardegna, della Lombardia o della Calabria, ma per garantire ai cittadini un'adeguata qualità di servizi e di assistenza.

Voglio fare un piccolo, piccolissimo riferimento a Paesi a cui spesso guardiamo perché considerati molto progrediti: in Scandinavia - quindi in Norvegia, Finlandia e Svezia -, che ha caratteristiche geomorfologiche e climatiche che rendono certamente molto più difficile che in Sardegna il trasporto dei malati, l'assistenza sanitaria è concentrata in pochi centri sanitari. Perché? Perché quei centri sono all'avanguardia, in essi si concentrano le specializzazioni sanitarie e gli investimenti tecnici e tecnologici per poter fornire il massimo dell'assistenza. Questa è la Scandinavia, ma di questi esempi ne ritroviamo in tutto il mondo, perché il vecchio medico di famiglia, a cui eravamo abituati e che richiama il romanticismo tipico dell'Ottocento o dei primi del Novecento, non esiste più. Il medico oggi non deve saper fare - al contrario del dottor House di televisiva attualità - una diagnosi più o meno fantasmagorica, ma deve garantire un elevato livello di prestazioni e deve avere un supporto che gli consenta di poter offrire le prestazioni che, a differenza di cinquant'anni fa o anche solo vent'anni fa, gli sono richieste.

Ed ecco che appare assolutamente strano che si facciano delle battaglie, diciamocelo, di campanile. Scatta una specie di orgoglio dei territori in difesa di quelli che vengono definiti piccoli ospedali, che sono tali in quanto hanno piccoli numeri e spesso e volentieri effettuano un basso numero di prestazioni perché sono gli stessi residenti di quei territori che vanno a cercare nei centri maggiori la maggiore esperienza. E' normale che chiunque debba essere sottoposto a un intervento, in particolare se questo richiede l'uso di macchinari, piuttosto che l'esperienza manuale, si rivolga alle persone che di quel tipo di interventi ne fanno di più. Ma davvero pensiamo che possano fornire la stessa qualità di assistenza al parto dei ginecologi che magari assistono 3, 4 o 5 parti in un giorno, rispetto a dei ginecologi che assistono un parto alla settimana e qualche volta uno o due parti al mese? E' chiaro che il livello di assistenza non può essere lo stesso. E allora vogliamo continuare a fare delle battaglie per l'orgoglio dei territori o vogliamo fare delle battaglie per offrire a tutti i cittadini della Sardegna, in qualsiasi paese, in qualsiasi parte del territorio risiedano, uno stesso livello di assistenza? Io credo che si debba parlare di questo, che si debba parlare di ipotesi alternative piuttosto che di piccoli centri e di piccoli ospedali. Lo stesso vale per le chirurgie e per i pronto soccorsi.

Ho parlato con tanti sindaci che si sentono depredati della possibilità di avere un pronto soccorso e ogni volta ho chiesto loro se dialogano con i medici del loro pronto soccorso. Se un paziente che ha avuto un incidente stradale, poniamo un ragazzo che sia caduto dalla moto e abbia battuto la testa, viene portato in un pronto soccorso dove non può essere sottoposto a una risonanza magnetica o a un esame TAC, che cosa farà il medico? E' vero che esiste - è un'espressione ormai abusata, ma purtroppo è la realtà - la cosiddetta "medicina difensivistica", perché il medico ha paura di fare un qualcosa se non è adeguatamente supportato dalla tecnologia o non è assistito da colleghi di altre specialità. Allora perché vogliamo mettere questi medici in condizioni di rischio solo per poter dire: abbiamo il nostro pronto soccorso, abbiamo il nostro punto nascita? Facciamo altre valutazioni; per esempio, facciamo delle valutazioni su come trasportare i malati, sulla distribuzione dei punti del servizio 118, sulla distribuzione delle ambulanze medicalizzate, razionalizziamo la presenza degli anestesisti, perché in un punto nascita è necessario che ci siano gli ostetrici ginecologi, le ostetriche, gli anestesisti e i pediatri e noi teniamo questi medici in punti nascita non adeguati e magari nel territorio non riusciamo a tenere aperto un consultorio perché non ci sono medici a sufficienza. Addirittura in uno degli ospedali che sono stati citati, non dico quale, si è arrivati a questa assurda protesta del sindaco: "Abbiamo un numero di ginecologi insufficiente, non possiamo fare un cesareo". Non si poteva fare un cesareo in quel punto nascita perché dei sei ginecologi rimasti nessuno se la sentiva di entrare in sala operatoria da solo e l'unico che aveva il coraggio di effettuare il taglio cesareo era stato trasferito. Però c'erano sei ginecologi, che venivano retribuiti esattamente come quelli che il taglio cesareo lo sanno fare. Forse è meglio che quei medici, se non sanno assistere il parto cesareo, se non lo sanno condurre, vadano a fare visite nei consultori. Sicuramente questo l'avranno imparato nell'ambito della loro specialità! La colpa di questa situazione probabilmente è nostra, dell'università, di chi ha preparato quei medici, però è certo che quel punto nascita era pericoloso. Pericoloso!

Non è una medaglietta di cui fregiarsi la presenza nel proprio territorio di un punto nascita o di un ospedale e nemmeno - consentitemelo, lo dico adesso, ma mi sentirete ripeterlo più volte - di una ASL. Non è l'etichetta che fa la qualità dell'assistenza, ma la dotazione organica e tecnologica e la qualità delle persone che lavorano in un presidio sanitario. Che poi sia una ASL o sia solo un distretto non cambia niente per il cittadino. Il cittadino non si rivolge alla ASL, si rivolge al medico. Nel passato, per esempio, le partorienti di Sassari andavano a Oristano perché trovavano lì la professionalità che volevano.

Questi sono i discorsi che vorrei sentir fare, senza cavalcare il facile consenso dando voce, ripeto, alle proteste, perché il dovere di tutti noi, maggioranza e opposizione, è quello di guidare i cittadini nel fare le scelte migliori.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Caria. Ne ha facoltà.

CARIA (P.D.). Signor Presidente, il problema della chiusura dei punti nascita andava affrontato, a mio modo di vedere, in altro modo. Oggi si parla della chiusura dei punti nascita e si pensa esclusivamente ai punti nascita degli ospedali minori, come quelli di Sorgono, Bosa o La Maddalena. Io penso, invece, che l'attenzione dell'Aula debba essere massima, perché questa problematica non riguarda solo gli ospedali minori, ma riguarda molti altri punti nascita e in particolare tutti quelli, secondo la normativa, che non arrivano a 500 nati all'anno. Ne cito solo qualcuno, oltre a quello di La Maddalena, che è già in questa prima categoria: il punto nascita di Tempio, con circa 350 nati all'anno, quello di Lanusei, con più o meno 400 nati all'anno, e quello di Alghero, con 350 nati all'anno. In particolare, così com'è stato detto da chi mi ha preceduto, in Sardegna dagli attuali 23 punti nascita si passa a 9. Francamente - e su questo mi aspetto una replica, che ci sarà sicuramente, da parte dell'Assessore o di qualche collega della maggioranza - nemmeno i tentativi di mettere delle pezze a questa normativa mi convincono. Cioè l'ipotesi di una deroga di due anni per cercare di arrivare a 500 nati non mi convince; secondo me può essere un palliativo, ma non è la soluzione se il problema lo si affronta solo ed esclusivamente in termini numerici, senza fare altre considerazioni. Credo che principalmente ci sia un problema di programmazione; c'è anche un problema di posti letto, come è stato detto dal Ministro durante il convegno da voi organizzato. Io penso, però, che ancora prima di porsi il problema dei posti letto e della programmazione per la nostra regione ci dobbiamo porre il problema dei livelli essenziali di assistenza (LEA).

C'è inoltre il problema, che qualcuno ha citato, della particolare conformazione geografica del territorio, delle distanze e delle difficoltà di accessibilità dovute alle distanze. Quella che non è stata forse analizzata bene è la portata di questa scelta; quello che è mancato, a mio modo di vedere, è uno studio preliminare. Siamo sempre in un percorso contrario: si adottano gli atti e poi semmai ci si sofferma per fare dei ragionamenti e vedere che cosa sta succedendo. Quello che è mancato, ripeto, è uno studio effettivo, perché si può anche andare in direzione della razionalizzazione della spesa, del risparmio, della soppressione di alcuni punti nascita, ma non attraverso scelte fatte come se si stesse costruendo un puzzle, bensì attraverso una pianificazione, una razionalizzazione e una scelta ponderata degli interventi da fare.

Non mi convince ciò che ha detto l'onorevole Campus, e cioè che ci sia un problema di messa in sicurezza - poi spiegherò perché non ne sono convinto - perché i rischi sono più alti dove ci sono meno nati. Tecnicamente è così, è vero, se un chirurgo fa pochi interventi ha meno manualità, per cui nei punti dove ci sono pochi nati i rischi sono maggiori, però abbiamo pensato alla parte finale del problema e non ci siamo soffermati a ragionare sul fatto che a spostarsi potrebbero non essere gli utenti, come sempre accade, ma i medici. Non abbiamo mai pensato di spostare il personale delle chirurgie in modo che possa operare sia nel grande che nel piccolo centro. Insomma si sposta il medico e non l'utente. Credo che questa sarebbe un'occasione di crescita professionale per quei medici e assicurerebbe la copertura del servizio sanitario sul territorio, come avviene per tanti altri servizi che da qualche anno a questa parte vengono portati sul territorio, evitando che si spostino gli utenti. Cito un esempio per tutti: i centri prelievi. I centri prelievi molto spesso erano ubicati solo in due o tre comuni di una provincia; ci sono state delle ASL che negli anni passati hanno portato i punti prelievi in tutti i comuni della provincia in modo da evitare di far viaggiare le persone e facendo in modo che fosse il personale dell'Azienda a viaggiare e a trasportare le provette. E non c'è da scandalizzarsi se questo avviene.

Francamente penso che la chiusura dei punti nascita rappresenti un ulteriore elemento di pericolo per gli ospedali minori, il primo gradino della scala, cioè che sia una scelta già determinata soprattutto per quanto riguarda gli ospedali minori: iniziamo a chiudere i punti nascita e vediamo cosa succede, poi pian piano chiudiamo tutto il resto, trasformando gli ospedali minori magari in grossi poliambulatori. Credo che, al contrario, si debbano rassicurare i cittadini, perché in molti casi la preoccupazione nasce anche da questo aspetto. Io ho fatto un'esperienza di questo tipo qualche anno fa quando è stato chiuso il reparto di chirurgia dell'ospedale di La Maddalena. Ma nel momento in cui si è deciso di chiudere quel reparto sono stati contemporaneamente portati in quel territorio tanti altri servizi che erano richiesti dalla popolazione, come quelli relativi all'oncologia e alla diabetologia, altri servizi anche di tipo ambulatoriale sono stati potenziati ed è stato infine istituito il servizio TAC, quello a cui faceva riferimento prima il collega Campus.

Onorevole Campus, lei ha detto: "Il bello dell'opposizione è poter chiedere senza dover dare risposte al territorio". Io non provo nessun gusto a chiedere senza essere in grado di dare risposte al territorio. Noi possiamo giocare la nostra parte di stimolo, di controllo, di verifica, di collaborazione per trovare soluzioni ai problemi ed è appunto quello che stiamo cercando di fare. Certo, dobbiamo trovare disponibilità anche dall'altra parte perché ciò avvenga. Lei ha citato alcuni Paesi, ma l'Italia in tutte le statistiche sui servizi sanitari è al secondo posto a livello mondiale. Non penso che abbiamo molto da imparare da altri Paesi, soprattutto da quelli che sono stati citati, se nelle graduatorie veniamo collocati al secondo posto per il tipo di servizio sanitario che offriamo. Quanto alle battaglie di campanile io ricordo, per esempio, la storia dell'Azienda sanitaria del mio territorio che rivendicava - e allora ci dicevano che era una battaglia di campanile - l'istituzione del servizio TAC e di risonanza magnetica a Olbia. Quando un ragazzo, come diceva lei, cadeva dalla moto e subiva un trauma cranico doveva aspettare nel pronto soccorso il trasporto in ambulanza a Sassari, quando andava bene, oppure che gli facessero delle semplici radiografie che venivano inviate a Sassari. E se il medico diceva che era urgente trasportare il paziente a Sassari l'ambulanza partiva. Ebbene, quanti ragazzi sono morti nell'attesa e quanti non hanno recuperato le loro funzionalità?

Io non sono convinto che queste siano battaglie di campanile. Sono convinto che un ragionamento serio sia quello che porta a individuare quali e quanti servizi sanitari sono necessari e dove. Tradotto più semplicemente, ciò significa mettere in piedi una programmazione che parta da un'analisi del territorio, da un'analisi della popolazione, da un'analisi delle classi di età della popolazione, da un'analisi storica (esistono le banche dati) dei servizi sanitari maggiormente richiesti per poi dare risposte, quelle sì concrete, portando in quei territori i servizi che servono.

L'ultimo tema che voglio trattare, e che è stato anch'esso citato dal collega Campus, riguarda il ragionamento sullo spostamento degli utenti. Vi invito solo a fare una riflessione sullo stato dell'arte attuale della nostra regione. Pensate al servizio di elisoccorso, per il quale sta per essere bandita la gara. Oggi questo servizio è assicurato, come tutti sappiamo, da due elicotteri e se si sopprimono tanti punti nascita o altri servizi distribuiti sul territorio in caso di urgenza - e il parto rappresenta di certo un momento di urgenza, perché di solito non dà molto preavviso - sicuramente non si ottiene…

PRESIDENTE. Onorevole Caria, il tempo a sua disposizione è terminato.

E' iscritto a parlare il consigliere Lai. Ne ha facoltà.

LAI (P.d.L.). Signor Presidente, signor Assessore, colleghe e colleghi, pur dichiarando la mia contrarietà alla mozione illustrata dalla collega Barracciu, le riconosco comunque un grande valore, che è quello di riportare l'attenzione sui punti nascita in termini diversi, perché di recente la sensibilità intorno al momento della gravidanza e del parto è aumentata con la complicità dei clamorosi casi di malasanità che hanno riempito le cronache di quest'estate. Certamente il dibattito su questo importante problema si è acceso dopo l'entrata in vigore del piano del Ministero della salute, approvato dalla Conferenza Stato-Regioni nel mese di dicembre, e l'adozione da parte della Regione dei conseguenti provvedimenti recanti i primi interventi sui punti nascita di Bosa, Sorgono, Muravera e Ghilarza.

Occorre dire, però, che il documento relativo alla riorganizzazione dei punti nascita e alle azioni integrate e correlate al provvedimento stesso riprende le linee e gli indirizzi del Progetto obiettivo materno infantile (POMI) adottato dal decreto ministeriale del 24 aprile 2000; un progetto importante che era stato predisposto da un assetto politico assolutamente diverso da quello attuale (era allora Ministro della sanità l'onorevole Rosy Bindi) e che conteneva importanti enunciazioni e un punto centrale: il "percorso nascita", con priorità alle finalità relative alla tutela della salute della donna e del bambino e al miglioramento della qualità della vita. L'attuale piano di carattere nazionale, che porterà naturalmente all'adozione di provvedimenti da parte delle Regioni, riprende i contenuti di quel progetto, ed è giusto che sia così, perché è rimasta una grande insoddisfazione nel mondo degli operatori coinvolti nella gravidanza e nel parto per l'assoluta inattuazione di quel piano. Certamente affrontare il nodo del riassetto dei punti nascita in tutte le regioni ha comportato tensioni, conflittualità, incomprensioni, difficoltà; sarebbe stato più facile non intervenire. Anche nella precedente legislatura cercai di dare il mio modesto contributo all'assessore Dirindin quando, al di là delle apprezzate azioni relative al riuscito e utile riassetto dei consultori, con adeguamento degli organici e un ampliamento della rete, posi il problema della necessità di intervenire contestualmente sui punti nascita. Perché questo? Perché la variegata espressione dei punti nascita nel centro-sud dell'Italia, ma soprattutto in Sardegna, ha un connotato del tutto specifico, con un numero di parti inferiore a 500 nella maggior parte dei punti nascita, ma sicuramente con l'evidenza di gravi inadeguatezze. Inadeguatezze che pongono la gestante, il bambino e il medico stesso in una condizione di rischio inaccettabile.

Dovete sapere, colleghi, che vi sono dieci azioni correlate al piano di riassetto previsto dal Governo nazionale. Non c'è tempo per illustrarle, ma sono azioni intense, azioni di grande efficacia, che riprendono, onorevole Barracciu, molte delle giuste sollecitazioni che lei in alternativa alla chiusura dei centri sollecita, però questo non rende ulteriormente differibile la necessità di intervenire. Per cui non è un atto di arroganza, ma è un atto che si ricollega ad azioni già intraprese che devono, possibilmente con condivisione, con approfondimenti, con alternative, seguire un determinato percorso. Non fare niente, lasciare le cose come stanno non è accettato neanche da quelle che sono le associazioni e le società scientifiche che rappresentano i medici, le ostetriche, gli anestesisti, i pediatri coinvolti nel "percorso nascita". Sotto il profilo medico legale oggi non dire a una paziente che ci sono delle inadeguatezze in quel percorso comporta gravi rischi anche sotto il profilo della responsabilità in un contenzioso e una sicura condanna sotto il profilo giuridico, perché io, come medico, non sono tenuto a operare in un contesto carente sotto il profilo dell'adeguatezza degli standard di sicurezza, di efficacia, di qualità e di appropriatezza.

Questi, colleghi, sono aspetti che non devono generare terrore, ma devono portarci a riflettere sul fatto che questo piano è stato accolto dall'Aogoi, l'associazione a cui aderiscono circa 6 mila ostetrici e ginecologi ospedalieri, dalle organizzazioni del mondo universitario, dalle associazioni e società scientifiche di tutte le categorie relative al mondo della pediatria, della neonatologia e dell'anestesiologia. Quindi si cerca di affrontare il problema dell'adeguatezza, della sicurezza, del rispetto degli standard per i livelli assistenziali, che prima erano tre; ma anche con il Progetto obiettivo materno infantile i livelli erano tre: il primo prevedeva una soglia minima di 500 nascite all'anno, ferma restando, è onesto riconoscerlo, un'importante enunciazione a favore delle comunità montane, e cioè un elemento di specificità che ipotizzava, però, delle alternative al "percorso nascita". Alternative che si possono porre, per esempio, nel creare uno spazio per il parto fisiologico, ovvero la "casa del parto". A Genova l'hanno fatto. E dov'è la "casa del parto"? E' all'interno dell'Ospedale San Martino.

Il piano di riassetto prevede, oltretutto, azioni differenziate che si proiettano in quella che è l'integrazione ospedale-territorio, in quella che è la presa in carico della paziente, non certamente in una disinvolta noncuranza verso il percorso di attenzione alla paziente e al bambino. Prevede anche un percorso privilegiato di accompagnamento, di comunicazione, di correlazione, di integrazione fra le diverse strutture; prevede la presa in carico del ritorno a casa, che deve essere precoce e protetto, ma ribadisce quali sono gli standard di sicurezza: presenza ventiquattr'ore su ventiquattro dell'anestesista, anche per gli aspetti relativi alla sala operatoria, del pediatra e dell'ostetrico ginecologo; presenza di un'ostetrica per paziente; analgesia del parto offerta a tutti. Sono tutti diritti irrinunciabili.

L'azione del ministro Livia Turco, pur apprezzata, non è andata avanti, perché? Perché c'è un'assoluta inadeguatezza dei punti nascita e non possiamo assicurare la presenza continua di un anestesista. Davvero vogliamo negare alla donna l'opportunità di usufruire dell'analgesia del parto?

Io insisto su questi concetti, invitando naturalmente a guardare a queste cose con serenità, pensando alla qualità dell'assistenza e alla sicurezza, creando dei percorsi di interazione fra ospedale e territorio, di presa in carico delle donne per un rientro tempestivo a casa, ma non possiamo certamente mantenere in Sardegna reparti dove nascono meno di 100 bambini all'anno. Facciamo delle riflessioni, rivediamo queste cose, creiamo dei percorsi anche alternativi, ma l'impatto inevitabile con la sicurezza del parto, con i diritti di salute della donna e del bambino e anche dei medici che devono operare serenamente in un contesto di profonde modifiche sotto il profilo organizzativo, non può essere sicuramente eluso.

Sul Regolamento

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.

BRUNO (P.D.). Il Consiglio regionale sta affrontando la discussione di una mozione che si concluderà con un voto. E' anche possibile la presentazione di un ordine del giorno, che eventualmente verrà votato al posto della mozione. La mozione è un atto che impegna la Giunta regionale a fare o non fare delle cose. Chiedo alla Presidenza se esiste un'altra formula, per esempio se i Capigruppo di maggioranza, in disaccordo con un eventuale ordine del giorno da loro stessi votato, possono impegnare il Presidente della Regione attraverso un comunicato stampa. Mi chiedo se questa sia una prassi regolamentare, se cioè un comunicato stampa di Capigruppo della maggioranza possa modificare la volontà del Consiglio regionale espressa in un ordine del giorno, come è accaduto per quanto riguarda l'ordine del giorno sulle entrate, approvato dal Consiglio il 22 dicembre, che impegnava la Giunta regionale a impugnare il bilancio dello Stato e a sollevare il conflitto di attribuzione.

Chiedo questo prima di passare al voto di una mozione importante, forse quanto quella che abbiamo discusso il 22 dicembre. Lo chiedo perché da questo dipende il nostro stare in questi banchi e anche il significato del voto che esprimeremo tra poco. Mi chiedo se lo stare in quest'Aula abbia un senso, un valore, se abbia un significato il nostro voto, quello che esprimiamo con un atto formale, o se semplicemente lo stare in Consiglio regionale sia un modo come un altro per passare il tempo. Il Consiglio, che è definito anche organo di indirizzo, ormai dà un indirizzo semplicemente a se stesso, perché poi l'indirizzo vero viene affidato alle note stampa.

Pongo questa domanda alla Presidenza per capire come dobbiamo comportarci in questa discussione, per capire se abbia senso il nostro stare qui stasera.

PRESIDENTE. Onorevole Bruno, il significato del suo intervento è abbastanza chiaro, ma è altrettanto evidente che questa Presidenza, anche per quanto riguarda la portata e la natura degli ordini del giorno, si attiene esclusivamente al Regolamento e non certamente ai comunicati stampa, che non sono in esso previsti.

Ha domandato di parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.

URAS (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). L'articolo citato adesso dal collega Bruno richiama...

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Uras, non ricordo quale articolo ha citato.

URAS (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Ha citato l'articolo relativo all'attuazione degli ordini del giorno, che richiama una responsabilità da lei peraltro rivestita anche nella sua funzione di Presidente della Commissione di verifica. Questo lo dico perché questa mattina il Presidente della Regione molto correttamente si è appellato all'Aula per capire se l'impegno a impugnare la legge di bilancio dello Stato fosse confermato. Non essendo intervenuto nessun voto contrario rispetto a quello già espresso il 22 dicembre scorso, l'Aula ha di fatto confermato integralmente il contenuto di quell'ordine del giorno.

E' a noi tutti noto, Presidente, che per l'azione di impugnazione del bilancio dello Stato decorrono dei termini entro i quali l'impugnazione va proposta. Noi non vorremmo trovarci di fronte a una condizione per cui il Consiglio dovesse prendere atto che, trascorsi i termini, la Giunta non ha adempiuto. Questa sarebbe, sotto il profilo istituzionale, una rottura assolutamente insanabile nel quadro di questa legislatura e obbligherebbe noi della minoranza a prendere atto di una sostanziale inagibilità dell'esercizio pieno della rappresentanza popolare di questo Consiglio.

Siccome il tema è delicato, Presidente, chiedo che la Commissione di verifica, proprio in ragione dei termini di scadenza relativi alla proposizione di impugnazione della legge di bilancio dello Stato, valuti quale migliore iniziativa si può porre in essere per rammentare al Presidente della Regione e alla Giunta regionale il dovere di dare corso all'ordine del giorno del 22 dicembre scorso.

PRESIDENTE. Onorevole Uras, valuteremo senz'altro la sua proposta anche all'esito di una conoscenza esatta della situazione che si è venuta a creare. Mi è parso di comprendere, anche dall'intervento dell'onorevole Bruno, che in serata sia stato diramato un comunicato stampa, valuteremo poi il da farsi.

Continuazione della discussione e non approvazione della mozione Barracciu - Bruno - Uras - Salis - Agus - Ben Amara - Caria - Cocco Daniele Secondo - Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Sechi - Solinas Antonio - Soru - Zedda Massimo - Zuncheddu sulla chiusura dei punti nascita dei piccoli ospedali e sulla necessità di un piano di riorganizzazione dei punti nascita della Regione che tenga conto delle particolari condizioni geomorfologiche e di viabilità del territorio regionale, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio

ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento (108)

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Gian Valerio Sanna. Ne ha facoltà.

SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Io ringrazio lei, Presidente, e i colleghi Bruno e Uras per averci aiutato a non distrarci troppo nel contestualizzare il delicatissimo argomento che stiamo trattando nel quadro di quello che questo regime festaiolo e indecoroso che sta contrassegnando la nostra vita nazionale è persino capace di fare, cioè prendere le leggi, le norme, gli indirizzi e farne carta straccia!

Quello che vorrei sommessamente dire a chi prende iniziative di questo genere è questo: primo, il Presidente della Regione non ha bisogno di misurare la fedeltà della sua maggioranza, perché è una fedeltà abbastanza falsa e a cui non crede nessuno; secondo, si assuma delle responsabilità e se le assuma anche chi scrive certe cose, perché la conseguenza del disattendere un ordine del giorno, un indirizzo del Consiglio può essere persino l'individuazione - individuazione chiara per i risultati che produce - di una responsabilità contabile del Presidente della Regione.

State attenti, fate quello che credete più opportuno, sappiate però che in quest'Aula c'è gente che prima di difendere la sua parte politica si batte il petto per rappresentare i cittadini. Ed è appunto per questo che vorrei ringraziare la collega Barracciu di aver impostato anche oggi un problema che partendo dal singolare, dal locale, pone una riflessione più generale. Sui punti nascita non so davvero cosa vogliate sostenere, ho sentito belle parole, si è parlato di piani, eccetera. Al collega Lai voglio chiedere semplicemente questo: il rischio sanitario, secondo lei, lo si supera chiudendo i presidi oppure è dovere di chi governa lavorare e investire per garantirne l'adeguatezza e la sicurezza? Perché se la formula fosse "chiudiamo i presidi per evitare il rischio", ci potremmo cimentare anche noi, e ci cimenteremmo magari in quei settori della sanità che conosciamo bene. Infatti, anche se qualcuno non ne parla o è assente, io dico: povero chi di noi ha avuto a che fare con la sanità di questa regione, perché è lì che si forma il giudizio, non da una posizione politica! La posizione politica raccoglie e trasferisce quelle esperienze nella responsabilità. Povero chi di noi ha avuto direttamente o indirettamente l'onere di cimentarsi con questa sanità!

E voi chiudete i punti nascita senza contestualizzare questo problema all'interno di una realtà che è particolare e singolare. Poi, quando vi fa comodo, parlate anche di insularità, ma in modo retorico, come se in realtà non fosse la capacità di leggere una condizione non paragonabile, non confrontabile, che subisce da decenni processi di spopolamento e calo demografico che imporrebbero a questa Regione una politica demografica strategica.

E questo problema in particolare non può slegarsi da questa visione strategica, perché da un lato i comuni, le province, la stessa Regione - ma ve ne rendete conto? - per farsi belli prevedono assegni per ogni nuovo nato e dall'altro tolgono servizi fondamentali per caricare i cittadini di altri oneri! Vi sembra una cosa logica? Voi dite che è un'esigenza di razionalizzazione. Ci sto, però a proposito di razionalizzazione dovete rispondere su alcune cose. Cancelliamo i punti nascita, non facciamo le case della salute, cancelliamo il più possibile la medicina territoriale però lasciamo che la spesa farmaceutica cresca a dismisura, al punto che il suo primato è ormai assurto alle cronache nazionali. Il finanziamento della sanità privata e metropolitana, non di quella territoriale, viene incrementato e giorni fa è stata prevista la creazione di ulteriori unità operative complesse. In sostanza per soddisfare gli appetiti di qualche sanitario amico si depauperano strutture sanitarie esistenti e si creano nuove strutture che non servono funzionalmente a nulla. Si veda quello che è accaduto al Brotzu con una recente delibera: una vergogna!

Oppure, come accade nella mia provincia, in nome della razionalizzazione il commissario della ASL per garantire il funzionamento di un punto nascita fa una convenzione con la ASL di Nuoro per l'accesso di un ginecologo e di un anestesista, operazione che costa 2 mila euro. Questo sarebbe il risparmio, invece che darsi da fare per costruire dei reparti di eccellenza autosufficienti e garantiti in sicurezza! Sarebbe questa la razionalizzazione? E' sicuramente una scelta, quella di rincorrere un'esigenza economica, tappandosi gli occhi e le orecchie e spegnendo il cervello per non affrontare l'analisi della nostra realtà territoriale, per di più avendo il coraggio populista di venire qui a lamentarsi del progressivo spopolamento delle zone interne. Ma per una coppia che deve decidere del suo futuro conta o non conta, rispetto alla prospettiva che ha di fare figli e di allevarli, l'idea che in quei luoghi non solo non trova casa né servizi, ma non trova neanche la base per poter generare i propri figli? O c'è bisogno di fare ragionamenti diversi, di non banalizzare queste cose con questioni localistiche? Su questi argomenti, infatti, si gioca la capacità di avere una prospettiva strategica che metta insieme l'esigenza di riequilibrare le opportunità che spesso vanno assieme ai servizi e all'accoglienza del nostro territorio, diversamente lo spopolamento è un fenomeno conseguente e logico.

Perché non dire anche che chiudendo dei punti nascita mettiamo ancora di più a rischio le donne? In qualche modo, infatti, in quei presidi sanitari si poteva comunque fare la preparazione al parto e anche preparare le condizioni per l'assistenza post partum, cioè concentrare dei servizi che a questo punto diventeranno inaccessibili, perché uno ci rinuncia, oppure dispersivi e onerosi e a carico delle famiglie. Altro che belle parole, progetti, piani! Balle! La gente delle nostre parole se ne infischia, perché poi quello che vuole è che vi sia la possibilità di partorire in una struttura distante da casa venti minuti al massimo, che garantisca alla donna di poter stare vicino alla sua famiglia, perché magari ha altri figli, o al suo lavoro, ai suoi genitori, insomma alla realtà in cui vive. In questo campo non esiste razionalizzazione!

Dovete spiegarci inoltre perché in questa Regione si acquistano, con spese a carico dell'erario, migliaia e migliaia di vaccini che non vengono utilizzati e poi vengono buttati perché scaduti. Questo ce lo dovete spiegare, questo dovete domandare a questa burocrazia regionale che sta diventando prevalente nel mondo sanitario; la burocrazia di chi preferisce la scrivania da medico-burocrate, dal momento che ormai ci sono più dirigenti sanitari che medici "militanti", come li chiamo io, ovvero quelli che stanno di fronte al letto del paziente. Stiamo diventando tutti burocrati, una nobile casta! Altro che concertare le cose con le organizzazioni professionali, onorevole Lai! Noi dobbiamo confrontarci con i cittadini. Prima di consultare gli operatori, che sono dei servitori, chiediamo ai cittadini, che hanno dei diritti fondamentali. Prima, non dopo!

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Capelli. Ne ha facoltà.

CAPELLI (Gruppo Misto). Signor Presidente, io non affronterò dal punto di vista tecnico-medico il tema posto all'attenzione dell'Aula dalla mozione Barracciu e più. Credo che il parere del collega Lai sia il parere più autorevole espresso in quest'Aula dal punto di vista medico e non mi permetto minimamente di confrontarmi su questo terreno con un noto primario di uno dei punti nascita forse più efficienti della Sardegna in termini qualitativi e numerici.

Perciò quale può essere il contributo, il ruolo che ognuno di noi, in qualità di componente di questo Consiglio regionale, può dare all'argomento in discussione? E' un ruolo tecnico-legislativo, amministrativo-organizzativo. Assessore, io credo che non saremmo dovuti arrivare a questa mozione. Perché dico questo? Perché credo che in ambito sanitario sia utile e necessario razionalizzare - utilizzo questa brutta, bruttissima parola che però rende l'idea -, così come è avvenuto in Trentino-Alto Adige, in Emilia-Romagna e in Toscana. Porto come esempio, soprattutto per quanto riguarda la chiusura dei punti nascita, quanto è avvenuto nel Trentino-Alto Adige, che ha molte caratteristiche simili alle nostre, in modo particolare in riferimento alle zone montane, quindi alle norme sulla montagna, alle difficoltà dei collegamenti (non si può avere l'ospedale sotto casa insomma) e all'organizzazione che è stata posta in essere. Si deve pur arrivare a una determinazione, e quindi alla chiusura del punto nascita di Bosa, come è già stato riferito, poi di quello di Ghilarza e ora di quello di Sorgono, se si rispettano, legge alla mano, le indicazioni nazionali. Ancora oggi, però, non riesco a comprendere perché queste indicazioni ci guidino nelle scelte, visto che abbiamo il carico del costo totale della sanità in Sardegna. Non capisco, cioè, perché ancora facciamo riferimento agli indicatori nazionali; da tempo vado dicendo in quest'Aula che dobbiamo pensarci noi. Primo aspetto.

Secondo aspetto: prima di determinare la chiusura, forse logica, di un piccolo ospedale, va posta in essere una programmazione alternativa, antecedente a quella decisione. Cioè la decisione della chiusura di un'unità non efficiente e non conveniente non può essere presa così, sic et simpliciter. Ci vuole un programma di intervento antecedente e propedeutico, che va spiegato alla gente e che preveda servizi alternativi, garanzie di sicurezza, investimenti, tutte cose che in un programma articolato si traducono in pratica con una brutta parola: razionalizzazione. Nell'ultimo periodo questo sistema della razionalizzazione è stato particolarmente applicato ad alcuni territori della Sardegna. Ricordo all'Aula e all'Assessore che pochi giorni fa c'è stata una discussione, attraverso la stampa, sulla paventata chiusura dei posti per i pediatri di libera scelta, e guarda caso quella chiusura riguardava due ambiti: quello di Nuoro e quello di Oliena, Orgosolo e Mamoiada. So che l'Assessorato si è impegnato ad applicare la legge in deroga e che quei posti si possono riconfermare, anzi prego l'Assessore di dare comunicazione di questa intenzione, però si va a colpire sempre lì. Ma allora, scusate, perché non chiudiamo il punto nascita di Alghero? Mi scusi, onorevole Lai, nel 2010 ad Alghero vi sono stati 111 parti, o 131.

(Interruzione)

Centotrentuno. Ecco, come vede, qualcuno si sente già colpito perché stiamo parlando del suo territorio. Allora, i dati della ASL mi dicono che nel 2010 vi sono stati 131 parti ad Alghero. Potremmo parlare di Ozieri, di La Maddalena o di Muravera, dove comunque il numero dei nati è inferiore a 500. D'accordo? Ci sono cliniche private che raggiungono numeri record e ce ne sono altre che non arrivano a 500, eppure sono economicamente fiorenti. Allora c'è qualcosa che non va! Ma non voglio scendere su questo terreno in questa fase.

Cosa voglio denunciare e perché mi trova sensibile questa mozione? Perché è evidente, Assessore - non se ne abbia a male, io intendo fare un riferimento di tipo politico-organizzativo, soprattutto nei confronti di chi ha responsabilità sotto questo punto di vista -, che siamo davanti a una mancata programmazione regionale della sanità. Non può essere presa in considerazione solo la chiusura di quel punto nascita. Quel punto nascita, scusate, va inquadrato in una programmazione regionale che deve riguardare le infrastrutture, la viabilità, i collegamenti. Ma vogliamo davvero promuovere il popolamento o ripopolamento di alcuni territori o vogliamo continuare a riempirci la bocca di belle parole sul calo demografico? Perché dovrei insediare la mia famiglia a Sorgono? Non lo farei mai! Di quali dei servizi dovuti a una comunità sociale, democratica e civile degna di questo nome posso usufruire? Mancano le strade, per percorrere 70 chilometri ci vogliono due ore, c'è il problema delle scuole e ora anche degli asili e c'è il problema dell'assistenza sanitaria. E poi diciamo che dobbiamo fare in modo che i sardi rimangano nei loro territori naturali, che dobbiamo promuovere l'incremento della popolazione nelle zone montane! Ma quale seria programmazione, quali investimenti poniamo in essere perché questo si possa realizzare e una giovane coppia possa dire: "Voglio vivere qua, voglio far nascere e crescere mio figlio qua"? Non facciamo niente, non siamo conseguenti!

Nel caso specifico è evidente che c'è qualcosa che non va. Io so, Assessore, che lei non ha una struttura numericamente efficiente; in alcuni settori è anche qualitativamente inefficiente. So che ha grandi difficoltà, so qual è il supporto che le è stato dato e quali proposte sono state avanzate per arrivare a una seria programmazione sanitaria regionale. Siamo indietro di due anni su una riforma annunciata che, a mio avviso, non vedrà la luce in tempi brevi! Però le chiedo: vale di più chiudere un ospedale o chiudere una ASL? Ai nostri colleghi dico: evitiamo i campanilismi! Otto ASL non hanno senso nella nostra regione. La FIAT, con 190 mila dipendenti, è governata da una sola persona! E noi stiamo mettendo su un carrozzone costituito da 15 enti di gestione ospedaliera per 1 milione e 600 mila abitanti! La Fiat ha 188 impianti in tutto il mondo ed è guidata da un amministratore delegato e da un consiglio di amministrazione. Noi invece dobbiamo avere tanti amministratori, tanti direttori, tante strutture complesse! Assessore, avete mai calcolato quante strutture complesse sono presenti nella nostra organizzazione sanitaria pubblica rispetto alla popolazione? Avete mai fatto un confronto con altre regioni? Fatelo, otterrete numeri interessanti!

Allora deve partire da tutti noi la riorganizzazione, ovviamente ognuno nel suo ruolo. Quello che denuncio è una totale carenza di programmazione sanitaria, ma posso dirlo anche per l'industria, per il turismo, per il commercio, lo posso dire, ahimè, per la programmazione regionale. Ecco perché sarei stato felice di non discutere questa mozione, anche perché, a parti invertite, Assessore, nella passata legislatura noi abbiamo detto le stesse cose da questi banchi sulla paventata chiusura dei punti nascita o dei piccoli ospedali, perciò dobbiamo essere coerenti. Purtroppo per essere coerenti ci vuole un Consiglio regionale!

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Sechi. Ne ha facoltà.

SECHI (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Colleghi, credo che con questa mozione siamo andati oltre l'argomento proposto, che è quello dei punti nascita. Tant'è che questo pomeriggio il numero degli interventi è di gran lunga superiore rispetto a questa mattina, eppure l'argomento all'attenzione dell'Aula stamattina non era di poco conto.

La Sardegna, lo sappiamo tutti, ha un territorio molto vasto con una scarsa densità di popolazione, ed è su questa base che nascono i problemi che abbiamo evidenziato e altri. E' vero che su questo tema registriamo, come dire, l'intervento competente e appassionato dei colleghi medici. Ricordo che il 20-25 per cento dei membri che compongono questo parlamento sardo è costituito da medici o persone che svolgono professioni attinenti alla medicina, quindi l'argomento in discussione è sentito ed è per questo che i consiglieri medici, con i loro appassionati interventi, riescono a essere convincenti, però a chi ha altre competenze, oltre che altre posizioni, spetta sollevare il problema, come ha fatto la collega Barracciu, la quale, essendo stata amministratore locale, avverte il problema in modo diverso e lo dimostra l'enfasi con cui ha svolto il suo intervento in difesa dei punti nascita.

Il problema serio è lo spopolamento delle zone interne, dei centri minori delle zone interne. L'hanno detto anche alcuni colleghi che mi hanno preceduto: si è iniziato con la chiusura degli uffici postali e delle caserme dei carabinieri, si è poi passati al ridimensionamento scolastico e ai tagli alle scuole e ora si è arrivati alla chiusura di alcuni punti nascita. Credo che la chiusura dei punti nascita abbia molte cose in comune con il ridimensionamento scolastico e i tagli alle scuole. Devo dire che, per certi versi, il problema della scuola è molto più drammatico e non lo dico perché come insegnante difendo il mondo della scuola, ma perché effettivamente presenta aspetti molto più delicati in termini di difesa della presenza della scuola nei nostri paesi, fra l'altro sicuramente con minori costi rispetto al mantenimento dei punti nascita. Il problema è che anche questo argomento, così come è stato evidenziato da altri colleghi, si pone in un momento in cui siamo costretti ad affrontare la questione con un certo affanno. Siamo, però, perpetuamente in affanno nell'affrontare gli argomenti all'interno di quest'Aula. Credo comunque che ciò che ha portato alla stesura della mozione presentata e a cui si fa riferimento sia la necessità che le indicazioni impartite a livello nazionale non siano seguite. E' stato detto che la Sardegna non è la Pianura Padana, ma non è neanche la Toscana, il Lazio o la Campania. La Sardegna è la Sardegna, ha le sue peculiarità, ha un territorio molto vasto e scarsamente popolato, che presenta sicuramente vantaggi per alcuni aspetti, ma svantaggi per altri, come in questo caso.

Il parametro delle 500 nascite è sicuramente un parametro di riferimento. Ne teniamo tutti conto, però il discorso è che questa assemblea deve affrontare la questione delle peculiarità della Sardegna con più serenità. Con questa mozione abbiamo voluto sollevare questo problema perché è vero, come ha detto il collega Capelli, che si sono chiusi i punti nascita di Muravera, Bosa, Sorgono e Isili e probabilmente se ne chiuderanno degli altri, però non è questo il modo giusto di procedere. Lo stesso discorso, per esempio, lo si potrebbe fare, come qualche consigliere medico sostiene, per le grandi città, nel senso che dai quartieri periferici per arrivare in un punto nascita o in una struttura ospedaliera organizzata si può impiegare lo stesso tempo che per andare da Bosa ad Alghero. Eppure il problema non è visto con la stessa drammaticità con cui noi stiamo discutendo intorno a questo punto, perché è diversa la condizione: non si tratta solo di una questione di abbattimento delle distanze, ma anche di un discorso, che ormai la politica e le istituzioni si trovano a dover affrontare, improntato al risparmio e all'economicità. In Sardegna noi diciamo che l'obiettivo non è solo questo e comunque sicuramente, oltre al mantenimento dei punti nascita, andrebbero garantite qualità, funzionalità e sicurezza, ancor più se si parla di nascite e non solo di salute.

Con i drammatici numeri che conosciamo in riferimento alle nascite in Sardegna, che ci vedono al di sotto di qualsiasi percentuale nazionale, non dico che noi sardi siamo a rischio di estinzione, perché fortunatamente abbiamo lunga vita, ma in ogni caso il fatto che non vi sia una riduzione del numero degli abitanti è dovuto alla presenza degli extracomunitari e dei nuovi venuti in questo territorio. Ciò che voglio dire è che dobbiamo affrontare questo argomento e studiare in che modo possiamo dare risposte nel rispetto delle indicazioni di cui dicevo prima, cioè risparmio, economicità, sicurezza e qualità, però anche considerazione delle peculiarità del territorio. E' pur vero che si possono fare tante considerazioni sulla sicurezza del parto in riferimento al termine della gravidanza, al ricovero prudenziale a conclusione della gestazione, all'assistenza da parte del medico di famiglia, però oggi si è abituati ad avere il massimo della sicurezza.

Un altro aspetto che c'entra poco con il discorso dei punti nascita, ma che andrebbe in ogni caso considerato - questo lo dico perché le difese di campanile anche a questo servono -, riguarda la denuncia della nascita. Va cioè difesa e diffusa la cultura della denuncia del nuovo nato nel suo paese d'origine, quello in cui risiedono i suoi familiari. I tempi in cui le nascite erano tante e forse questo fatto giustificava l'apertura di nuovi punti nascita appartengono al passato, sono ormai dimenticati ma, come ha ricordato la collega Barracciu, il parto rimane comunque nella nostra società un'occasione di festa. Probabilmente l'aspetto economico meriterebbe una valutazione: si potrebbe rinunciare a qualche festa straordinaria o a qualche sagra, destinare i relativi fondi al mantenimento dei punti nascita e fare festa proprio quando nasce un bambino nei nostri centri. Sicuramente rispetto al passato la nascita di un bambino è ancor più un'occasione di festa grande per le famiglie e per la comunità. In questo senso noi sollecitiamo un più approfondito dibattito in fase di discussione della più complessiva riforma sanitaria.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Vargiu. Ne ha facoltà.

VARGIU (Riformatori Sardi).Signor Presidente, credo che sia utile cogliere l'occasione offerta dalla mozione di cui è prima firmataria la collega Barracciu per vedere se, oltre a un ragionamento fatto di contrapposizione e qualche volta di eccesso di ideologia, questo Consiglio ha la possibilità di fare un altro tipo di ragionamento, e cioè quel ragionamento che qualche volta manca in quest'Aula e che anche stamattina forse è mancato, e che antepone gli interessi generali della nostra comunità agli interessi legati allo scontro ideologico, alla contrapposizione tra schieramenti.

Se volessimo fare una riflessione basata esclusivamente sull'idea che in Aula da una parte ci sia uno schieramento che ha bisogno di attaccare l'Assessore, la maggioranza e la politica posta in essere dalla Giunta e dall'altra ci sia uno schieramento che ha invece l'obbligo di difenderli, potremmo partire proprio dalle parole che sono risuonate in quest'Aula da parte dei colleghi del centrosinistra. Il collega Espa ha detto: "IL Governo sta tagliando le risorse della sanità alla Regione Sardegna". La stessa collega che ha illustrato la mozione ha detto: "La Regione Sardegna deve rispondere al Ministero che i criteri che vengono proposti per il piano per le nascite non sono sostenibili". Colleghi, forse voi dimenticate che i criteri sui punti nascita li possiamo fare noi integralmente, perché la sanità sarda è interamente a carico della Regione Sardegna, a mente del noto accordo introdotto con la legge finanziaria dello Stato del 2007, che, in cambio dell'aumento delle entrate per la Sardegna, ha trasferito interamente alla Regione il costo della sanità, del trasporto pubblico locale e della continuità territoriale, per cui teoricamente su queste tre partite noi non abbiamo niente da chiedere né da rispondere allo Stato. Quindi il modo in cui noi organizziamo la sanità in Sardegna dipende esclusivamente da noi, se vogliamo che dipenda da noi, e non ci sono tagli di risorse da parte dello Stato per il semplice motivo che lo Stato niente ci deve dare, così come noi stessi gli abbiamo detto di fare attraverso l'accordo - che noi abbiamo contestato per quanto riguarda questa parte - introdotto, ripeto, con la finanziaria nazionale del 2007.

Il secondo ragionamento riguarda la chiusura dei piccoli ospedali. Colleghi, il primo politico che iniziò il ragionamento non di chiusura, ma di riconversione dei piccoli ospedali, fu Mauro Pili, da Presidente della Regione, e il centrosinistra portò il popolo in piazza per dire che non bisognava chiuderli. E non è che nella legislatura successiva niente si fece: l'assessore Dirindin, a futura memoria, fece la stessa identica cosa, perché questa era la logica che veniva imposta e che viene imposta dall'organizzazione del sistema. "Occorre andare verso una ristrutturazione", diceva l'assessore Dirindin, "una riconversione, un ripensamento del ruolo dei piccoli ospedali". Ma vi siete dimenticati della gente scesa in piazza a Ghilarza, a Ittiri e a Thiesi per manifestare contro l'assessore Dirindin, degli interventi appassionati svolti in quest'Aula dal collega di Isili in difesa del locale ospedale e dei vari convegni a cui abbiamo partecipato a Isili e a Muravera in difesa dei rispettivi ospedali?

Insomma, il ragionamento è che chiunque governi la sanità sarda oggi si trova di fronte a problemi che non sono soltanto a carico dell'Assessore o della maggioranza, ma sono a carico di quest'Aula. Nel senso: ci dica quest'Aula, ci dica il centrosinistra come ritiene di poter raggiungere i due obiettivi che dobbiamo raggiungere. E ribadiamo, a futura memoria, che per quanto riguarda la sanità il primo obiettivo è il controllo della spesa. Non stiamo parlando di riduzione della spesa, non stiamo parlando di tagli indiscriminati, stiamo dicendo che la Regione Sardegna deve controllare la spesa, perché oggi il disavanzo potenziale in sanità è di 300 milioni di euro. Quando voi del centrosinistra avete finito il vostro periodo di governo ci avete lasciato un disavanzo di 200 milioni di euro, quindi comunque in una situazione di fortissima criticità. Diteci voi, adesso, se avete in mente un modo con cui riorganizzare la sanità sarda che possa consentire di mantenere sotto controllo la spesa, e cioè di sapere che all'incremento anche di un solo euro della spesa sanitaria corrisponde una scelta politica e un miglioramento dell'appropriatezza delle prestazioni che vengono fornite ai cittadini.

Voi giustamente - l'ho già sottolineato in quest'Aula ed è un'ammissione di inadeguatezza della maggioranza - avete detto alla maggioranza: "Oggi la maggioranza non ha dimostrato di avere le idee chiare su come tenere sotto controllo la spesa sanitaria". Avete ragione, noi non abbiamo le idee chiare e se per caso le avete voi ditecelo perché così ci aiutate e nell'aiutarci possiamo fare insieme cose buone per la nostra terra. Anche perché, unitamente al problema del controllo della spesa sanitaria, c'è un altro problema altrettanto importante, quello dell'appropriatezza della prestazione clinica. Cioè noi non possiamo soltanto parlare di soldi, ma dobbiamo anche dire che quei soldi li mettiamo perché abbiamo degli obiettivi di qualità dell'assistenza da raggiungere. E allora dobbiamo dire ai cittadini se il modo in cui stiamo utilizzando i soldi (che oggi produce un disavanzo di 260 milioni di euro) è il migliore dal punto di vista della qualità dell'assistenza.

Il secondo e ultimo discorso che viene introdotto è quello di cui ha parlato giustamente Roberto Capelli. Cioè abbiamo anche il problema delle condizioni del nostro territorio, come viene ricordato nella mozione, che sono diverse rispetto a qualsiasi altro territorio italiano. Portare la sanità nelle zone interne è ovviamente assai difficile e complicato, per cui è meglio che di questa questione ne ragioniamo tra noi per capire che cosa vogliamo fare. Ma c'è un'altra faccia della stessa medaglia, cioè portare l'educazione, portare la scuola nelle zone interne è sicuramente diverso dal portarla a Milano; portare le poste, i servizi dello Stato, i carabinieri, le preture nelle zone interne della Sardegna è ben diverso dal portarli a Milano e implica un utilizzo di risorse, anche quando queste vengono spese bene, sicuramente differente da quello che per servizi di pari qualità è richiesto in altre zone d'Italia.

Colleghi, dobbiamo ammettere, quando parliamo di punti nascita, e non solo di questi, che dal punto di vista della qualità dell'assistenza sanitaria abitare vicino all'Ospedale Brotzu è diverso dall'abitare a Sorgono, a Triei o a Benetutti, perché è evidente che se a venti minuti da casa mia c'è una stroke unit, ovvero un centro per la cura dell'ictus, o un'unità di terapia emodinamica intensiva o di radiologia interventistica, se mi viene un infarto ho maggiori probabilità di sopravvivenza di quelle che avrei se vivessi a Triei, a Escalaplano, a Perdasdefogu o in un qualunque altro comune lontano da un centro di terapia di quel tipo. Quindi è evidentemente vero che i cittadini sardi dal punto di vista sanitario non sono garantiti nel medesimo modo, ma è inevitabile che sia così, perché anche i cittadini cagliaritani sono garantiti in modo diverso dai cittadini che abitano a Milano a fianco del San Raffaele o dell'Istituto europeo di oncologia.

Tutte queste considerazioni devono essere alla base del nostro ragionamento politico per capire qual è la risposta che vogliamo dare. E hanno ragione Renato Lai e Nanni Campus quando dicono che ci troviamo di fronte a strutture pericolose. E infatti nessuno di loro porterebbe mai la propria moglie a partorire nel reparto di ostetricia di un presidio sanitario in cui non vi sia il servizio di rianimazione, perché fanno un mestiere che ha insegnato loro che la donna deve partorire nelle condizioni di massima sicurezza, quand'anche questo comporti il disagio per la famiglia di doversi trasferire per tre giorni lontano da casa, in quanto l'interesse alla massima sicurezza prevale sempre sulla comodità o sulla presenza territoriale.

Ecco, questi sono i ragionamenti che rimangono aperti. Colleghi del centrosinistra, non è con l'ideologizzazione, con l'esasperazione attraverso il coinvolgimento della popolazione o dando voce al malessere che si soddisfano i bisogni della gente, perché i bisogni sono diversi dai desideri e noi dobbiamo soddisfare i bisogni reali, non i desideri. Per fare questo occorre da parte del Consiglio regionale un'assunzione di responsabilità e una capacità di legiferare (come se fosse uno statista) diversa da quella che qualche volta noi dimostriamo quando con maggiore facilità difendiamo interessi che sappiamo bene, se ci ragioniamo su, che poco hanno a che fare con l'interesse generale della Sardegna e con quello che dovremmo in qualsiasi momento rappresentare nella nostra azione.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Steri. Ne ha facoltà.

STERI (U.D.C.). Chiedo la verifica del numero legale.

PRESIDENTE. Chi appoggia la richiesta?

(Appoggia la richiesta il consigliere Diana Mario.)

Terza verifica del numero legale

PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.

(Segue la verifica)

Prendo atto che i consiglieri Cappai, Mula, Sanna Gian Valerio e Solinas Antonio sono presenti.

Risultato della verifica

PRESIDENTE. Sono presenti 55 consiglieri.

(Risultano presenti i consiglieri: Agus - Amadu - Artizzu - Barracciu - Biancareddu - Bruno - Campus - Capelli - Cappai - Caria - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Contu Mariano - Cossa - Cucca - Cuccu - Dedoni - Dessì - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Mario - Floris Rosanna - Fois - Greco - Lai - Locci - Lotto - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Mula - Murgioni - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Planetta - Randazzo - Rodin - Salis - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Sechi - Solinas Antonio - Steri - Tocco - Vargiu - Zedda Alessandra - Zuncheddu.)

Poiché il Consiglio è in numero legale, possiamo proseguire.

E' iscritto a parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.

SALIS (I.d.V.). Inizio dalle considerazioni fatte dal collega Vargiu, che ci invitava a ragionare su queste problematiche, cioè sulla chiusura di alcuni servizi sanitari, cercando di individuare delle soluzioni fattibili che concilino l'esigenza di non privare completamente le zone interne dei servizi essenziali con la necessità di contemperare i costi che i servizi sanitari hanno.

Ebbene, per tentare di dare una risposta a queste sollecitazioni parto da alcune considerazioni. Innanzitutto dovremmo cercare di invertire la tendenza a pensare che si rispettano i vincoli di bilancio solo tagliando i servizi. Assessore, credo che lei da questo dibattito possa trarre molte utili indicazioni sia in relazione alla mozione, che noi condividiamo, sia in relazione alla complessiva e difficilissima situazione della sanità in Sardegna.

Alcune indicazioni per tentare di evitare la chiusura di ulteriori servizi sanitari io le traggo dai dati lei ha fornito, non più tardi di ieri sera, alla Commissione d'inchiesta sulla mancata applicazione delle leggi regionali. Primo dato: in Sardegna la spesa sanitaria, a differenza delle altre regioni, è concentrata per il 55 per cento sugli ospedali, cioè sui grandi centri sanitari, che per lo più sono localizzati nelle grandi città. Secondo dato: la Sardegna ha la spesa farmaceutica più alta d'Italia e in ciò ognuno di noi, anche il più profano in materia sanitaria, come posso essere io, può ravvisare indubbiamente uno spreco incredibile di risorse. Terzo dato: in Sardegna ci sono circa 900 medici in esubero, con un costo complessivo a carico del sistema sanitario assolutamente intollerabile.

Assessore, il problema di fondo è questo: mettiamoci in testa che i servizi sanitari non si chiudono anzi, raccogliendo le sollecitazioni dei colleghi Lai e Vargiu e degli altri colleghi intervenuti in questo dibattito che svolgono la professione del medico, dovremmo porci il problema di rafforzarli, soprattutto nei centri minori, perché dello spopolamento delle zone interne e della necessità di intervenire su questo problema non ne possiamo solo parlare nei convegni, ma dobbiamo agire di conseguenza, tagliando gli sprechi. E noi sappiamo quanti siano gli sprechi nella sanità!

Io raccolgo, lo faccia anche lei, Assessore, la sollecitazione del collega Capelli a "disboscare" la pletora di punti di spesa, che sono spesso assolutamente ininfluenti sulla qualità della sanità e servono solamente a mantenere in piedi potentati, baronie, clientele e quant'altro. Se nel dibattito che ci vedrà, spero a breve, impegnati nella discussione sul nuovo sistema sanitario della Sardegna riusciremo a mettere in pratica le indicazioni che vengono anche solo da questi tre o quattro punti, non saremo obbligati a tagliare i servizi.

Una considerazione, Assessore, la voglio fare: noi siamo costretti a tagliare servizi perché, disavanzo a parte, come hanno ricordato tanti colleghi noi, come Regione, ci paghiamo la nostra sanità. La struttura geografica e morfologica della Sardegna è sicuramente diversa da quella della quasi totalità delle altre regioni italiane, per cui noi non possiamo fare medie ponderali, non possiamo essere prigionieri di questa condizione e "impiccarci" ai numeri, perché se lo facessimo la realtà della nostra Isola ne risulterebbe assolutamente stravolta. Contemporaneamente mi permetto di ricordare che ove le questioni che ho posto prima venissero legate all'incremento di risorse di cui si è parlato stamattina non saremmo costretti, come ha detto l'onorevole Capelli, a presentare mozioni di questo tipo. Se veramente decidessimo di affrontare questo tema serissimo relativo a un centro di spesa molto importante del bilancio regionale, quale quello della sanità, vedremmo che ci sono tanti punti di risparmio e di ulteriore rafforzamento dei servizi che consentirebbero di equilibrare o quanto meno di limitare lo squilibrio tra le aree totalmente coperte dall'assistenza sanitaria e quelle che invece rischiano di essere assoggettate a una debolezza anche di tipo geografico e a una scarsità di servizi assolutamente intollerabili. Non ho dubbi, Assessore, che lei terrà conto di queste indicazioni, ma di questo problema avremo modo di ridiscuterne a breve termine.

Presidente Cucca, approfitto dei pochi minuti che mi rimangono, per richiamare il problema che è stato posto dai colleghi Bruno e Uras. Ho recuperato il comunicato stampa dei Capigruppo dell'opposizione, in cui si dice che "la maggioranza ha impegnato il Presidente della Regione a porre in essere...". Ove questo comunicato stampa dovesse essere concepito come un documento di parte che sostituisce l'unico documento approvato da questo Consiglio regionale sull'attuazione del nuovo articolo 8 dello Statuto, ovvero l'ordine del giorno del 22 dicembre, senz'ombra di dubbio noi considereremmo questo fatto come una lesione del principio di autonomia e, come dire, di "potestà di indicazione" da parte del Consiglio regionale.

E' chiaro che noi consideriamo ancora valida l'indicazione contenuta in quell'ordine del giorno e siccome ci troviamo in tempi in cui, per esempio, il Presidente del Consiglio dei Ministri dice di voler denunciare lo Stato, insomma in tempi di incredibile confusione, la pregherei, Presidente, di farsi carico di garantire il corretto equilibrio tra i poteri delle varie istituzioni e soprattutto il rispetto delle prerogative di quest'Aula. Grazie.

PRESIDENTE. Sono certo, pur nella confusione di cui lei ha parlato, che lei come me ha la consapevolezza che i comunicati stampa non entrano a far parte degli atti ufficiali del Consiglio. Gli atti ufficiali sono quelli che vengono votati da quest'Aula e che risultano anche all'esterno.

E' iscritto a parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.

BRUNO (P.D.). A questo proposito, ciò che mi lascia perplesso non è tanto il comunicato dell'ufficio stampa dell'onorevole Mario Diana (su carta intestata "Popolo della libertà" e recante le firme dei consiglieri Diana, Steri, Vargiu, Sanna e Capelli), che di fatto riprende il tentativo non andato a buon fine di presentare un ulteriore ordine del giorno, quanto la seguente dichiarazione del presidente Cappellacci: "Nessuna titubanza, miriamo al risultato, alla sostanza e non alla forma". In altre parole: andiamo avanti con quanto ho già dichiarato in Aula, non impugniamo il bilancio dello Stato, quello che ha deciso all'unanimità il Consiglio regionale appartiene alla forma e non al risultato, non alla sostanza. Questo è un precedente pericoloso, lo dico perché stiamo parlando di una mozione che probabilmente non ha nessun senso se gli atti di questo Consiglio non hanno conseguenze sull'indirizzo della Giunta e vengono considerati semplicemente atti formali da non tenere in conto, perché la sostanza è un'altra per il Presidente della Regione.

Se ci si limita a portare in Consiglio regionale, a quarantott'ore dalla scadenza indicata peraltro nel dispositivo dell'ordine del giorno del 22 dicembre, una posizione suffragata dal parere, consegnato qualche giorno prima, di un illustre giurista e poi dal parere di un altro illustre giurista trasmesso al Presidente della Regione attraverso una e-mail, quindi non attraverso un atto firmato, non su carta intestata e che probabilmente non è agli atti della Giunta, e se su questi pareri si basa un atto così importante come l'impugnazione del bilancio dello Stato, mi chiedo se questo sia un modo serio di procedere in quest'Aula, se abbiano valore le cose che diciamo, se abbia valore la funzione stessa di questa istituzione o se non sia meglio sciogliere questo Consiglio regionale. Forse, è vero, siamo in tanti, forse sessanta consiglieri potrebbero bastare, ma che senso avrebbero anche sessanta consiglieri in un Consiglio regionale che non legifera?

La riforma sanitaria, assessore Liori, è ferma, ed è ferma perché siete fermi voi, perché c'è una divisione palese al vostro interno, perché la maggioranza non dà indirizzi e quelli che dà se li rimangia due giorni dopo, per cui il Consiglio non ha una bussola, non ha una guida, non ha un orientamento. Allora ci ritroviamo in questo contesto caratterizzato da comunicati stampa di Capigruppo e da dichiarazioni inopportune del Presidente della Regione, che utilizza una parte del parere espresso dal professor Onida e non cita altri pareri altrettanto importanti, né in quest'Aula né nei comunicati stampa. Inoltre quel parere non viene nemmeno consegnato ai consiglieri regionali, quindi anche i pareri possono essere utilizzati a proprio uso e consumo.

Siamo qui a parlare di punti nascita, siamo qui a parlare di sanità, siamo qui per tentare di dare il nostro contributo a una soluzione, onorevole Vargiu, perché non è vero che in questa mozione non ci sia un'indicazione. C'è un'indicazione chiara: noi proponiamo un piano di riorganizzazione dei punti nascita che tenga conto della peculiarità del nostro territorio, cioè siamo contrari a uniformarci alle altre Regioni d'Italia per via della conformazione, della condizione geomorfologica della nostra regione. Io sono stato qualche settimana fa a Sorgono, dove una signora mi ha detto: "Ma insomma, lo chiamano 'patto del buon governo', e con il patto del buon governo forse ci tagliano l'ospedale, ma sicuramente il punto nascita, sostenendo che è un'esigenza dettata dalla qualità". E qual è la qualità? La qualità è dover impiegare non meno di un'ora per percorrere un tragitto tutto curve per arrivare a Nuoro? La qualità è tutelare la sanità vicina al cittadino oppure ci sono altri standard? Probabilmente ci sono da fare degli investimenti, tecnologici e anche per quanto riguarda le risorse umane, ma mi chiedo se noi (l'onorevole Campus dice che non è un problema finanziario, ma di qualità delle prestazioni) consideriamo le persone tutte uguali, secondo un principio di eguaglianza, oppure pensiamo che nella nostra regione vi siano cittadini di serie A e cittadini di serie B.

L'onorevole Capelli poco fa faceva riferimento al dato del punto nascita di Alghero, dove vi sono stati 111 parti nel 2010. Probabilmente l'onorevole Capelli non sa che il reparto di ginecologia e ostetricia di Alghero è chiuso da nove mesi e quindi quel dato si riferisce a pochi mesi del 2010. Ed è chiuso perché la ASL, così come fa il presidente Cappellacci per tanti altri argomenti, di mese in mese indica la data della riapertura: "Sono da mettere in sicurezza le infrastrutture, la sala parto…", e così via. Anche l'assessore Liori si è recato nella città e ha dato delle garanzie, naturalmente perché la ASL dava a lui altrettante garanzie. Fatto sta che una città come Alghero (40 mila residenti, bacino d'utenza estivo 150 mila persone, bacino d'utenza complessivo 70 mila persone, compresi i mesi invernali) non ha oggi un reparto di ginecologia e ostetricia. A tutt'oggi, nonostante le continue visite dei commissari, dei direttori sanitari, degli Assessori, ad Alghero non si riesce neanche a riaprire il punto nascita, figuriamoci se si riuscirà, come prevede il Piano sanitario regionale, a costruire il nuovo ospedale. E allora di che cosa stiamo parlando? Di quale qualità della sanità stiamo parlando, onorevole Campus? Di quale riforma della sanità state parlando? State cercando semplicemente di dare copertura giuridica a un commissariamento.

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LOMBARDO

(Segue BRUNO.) Probabilmente lo farete attraverso la macroarea, se riuscirete a mettervi d'accordo su questa. Poi vi vorrò vedere mettervi d'accordo sui direttori generali!

Insomma, state utilizzando la sanità come uno dei tanti centri di potere: lo state facendo in maniera sfacciatamente clientelare nelle ASL, lo state facendo gestendo il personale in maniera veramente vergognosa, lo state facendo utilizzando la sanità come uno dei pochi collanti che vi tengono insieme, perché non ne avete altri. E vi fanno anche fare comunicati stampa con una ritrovata unità, partendo non dall'interesse dei cittadini, ma semplicemente dalla gestione del potere che caratterizza la vostra legislatura, che credo non avrà lunga vita.

Noi riteniamo che questa mozione risponda agli interessi della Sardegna e alle esigenze di una sanità migliore ed è per questo che l'abbiamo proposta, non per questioni di campanile. Riteniamo che la Sardegna abbia una sua specificità per quanto riguarda la sanità, così come ce l'ha nel campo scolastico, e allora bisogna utilizzare bene le parole: patto del buon governo significa che il buon governo è a servizio del cittadino; dimensionamento della rete scolastica significa dimensione ottimale e non semplicemente chiusura di scuole, accorpamenti, fusioni, più problemi per la popolazione studentesca e gli insegnanti. Credo che sia questa la linea che ci deve contraddistinguere: tenere conto della particolare situazione della Sardegna, saper essere autonomi e autorevoli, anche nei confronti dello Stato, che a volte ci richiama, saper far valere le nostre ragioni, cosa che non sta avvenendo in nessun settore della vita politico-amministrativa di questa regione, tanto meno nel settore della sanità.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare, per la Giunta, l'Assessore dell'igiene, sanità e dell'assistenza sociale.

LIORI, Assessore tecnico dell'igiene, sanità e dell'assistenza sociale. Signora Presidente, onorevoli consiglieri, vorrei riportare la discussione, i cui toni avrò anch'io contribuito a sollevare, su livelli un po' meno apocalittici di quelli che ci sono stati presentati. Intanto un chiarimento: non c'è nessuna volontà di riordinare i punti nascita della Sardegna partendo da presupposti di tipo economico, me ne guarderei bene! Tutto nasce da un'osservazione dell'Organizzazione mondiale della sanità sulla sicurezza della maternità e sulle condizioni nelle quali si nasce. Uno degli indicatori di qualità stabiliti dall'Organizzazione mondiale della sanità per quanto riguarda il percorso della nascita e della maternità è il numero dei tagli cesarei, che rappresenta proprio una linea guida. L'OMS dice che la mortalità infantile è un indice della qualità delle prestazioni sanitarie di una nazione. Concordo con chi ha detto che l'Italia ha una sanità di grande qualità, un sistema sanitario molto civile, ma questo non vuol dire che non ci possano essere ombre o settori nei quali non si possa incidere per migliorare la situazione. Infatti l'indicatore di appropriatezza per quanto riguarda il numero di parti cesarei rispetto al numero complessivo di parti pone l'Italia dopo il Messico, al secondo posto nella classifica dei peggiori sistemi sanitari del mondo. Ci si è chiesto il perché e si è deciso, a livello nazionale, di effettuare un monitoraggio al fine di individuare le criticità; criticità che, se avrete la pazienza di ascoltarmi, spero saranno chiare a tutti alla fine del mio discorso. Non so se riuscirò a convincere tutti, ma cercherò in ogni caso di fare chiarezza.

Intanto il fatto che da noi venga praticato un gran numero di tagli cesarei non ci preoccupa soltanto perché ciò comporta una spesa in più. Come vedremo l'aumento dei parti cesarei interessa sia il settore delle cliniche private sia quello delle strutture pubbliche, ma con una percentuale inferiore di 10 punti, il che ha una sua spiegazione, una sua logica che credo sia chiara a tutti. Non possiamo certo permettere abusi di questo genere, soprattutto se riportiamo l'argomento alla sua essenzialità, che è la tutela della salute della mamma e del bambino, perché il taglio cesareo non è una prestazione esente da rischi per la donna alla quale non sia stato espressamente prescritto. Ma quale può essere, fugato ogni dubbio che ci possa essere qualcuno che eroga prestazioni inappropriate, che cioè pratica tagli cesarei non necessari per mero guadagno - non voglio neanche pensarlo, si tratterà di eccezioni - il motivo per cui in una struttura pubblica si erogano inappropriatamente prestazioni come il taglio cesareo? E' la cosiddetta medicina difensiva, che si è costretti a praticare nelle strutture in cui non c'è un adeguato sistema di controllo e di diagnosi, ma anche di cura, quando cioè si hanno dei dubbi che il parto possa essere fisiologico. Noi sappiamo che oggi in una struttura non appropriata - faccio l'esempio dell'ospedale di Sorgono - un bravissimo medico potrebbe erogare la migliore prestazione, ma se per disgrazia un bambino subisse un danno, qualunque genitore farebbe causa a quel medico. E nonostante egli possa dire: "Ho fatto tutto il possibile rispetto alle mie qualità professionali, che sono comunque al di sopra della media, e tutti gli operatori hanno agito nel migliore dei modi", se un bambino subisce un danno, oggi, nel tempo di Internet, un genitore può sostenere che quel presidio sanitario è al di fuori degli standard di qualità del Sistema sanitario nazionale e delle indicazioni dell'Organizzazione mondiale della sanità e fare causa alla ASL, con altissime probabilità di vincere.

Vi voglio solo dire che sui giornali vengono pubblicati annunci con i quali degli studi legali invitano i cittadini a ricordarsi dei casi di malasanità e a rivolgersi a loro per intentare delle cause che non sono tanto temerarie. E' chiaro, quindi, che tutto il Sistema sanitario nazionale si interroga sull'opportunità di mantenere in vita determinati punti nascita. L'Organizzazione mondiale della sanità dice che dovremmo tenere aperti soltanto i punti nascita in cui si effettuano più di 1.000 parti all'anno. Il numero ottimale, se analizziamo i dati, sarebbe 1.200, e infatti la Regione Liguria ha provveduto a chiudere tutti i punti nascita al di sotto di questa soglia. Il Ministero della salute ha dato delle indicazioni alle Regioni e ha ragione chi dice che noi non siamo obbligati a considerarle vincolanti o a considerare vincolanti le indicazioni dell'Organizzazione mondiale della sanità, ma siamo comunque tenuti, per motivi di coscienza, a considerare che si sta parlando non di un risparmio economico, ma della salute delle donne in primis e delle condizioni di lavoro in sicurezza degli operatori del settore, che non devono aver paura di operare in scienza e coscienza, ma soprattutto devono poter disporre di strumenti atti a fornire un servizio di qualità assolutamente adeguata ai bisogni della popolazione. Non vedo perché un bambino di Sorgono o di Desulo debba nascere in condizioni di minore sicurezza di un bambino di Cagliari.

E allora torno al Piano sanitario della passata legislatura, che non è vigente perché, come sappiamo tutti, è decaduto. Su questo argomento quel piano diceva che l'obiettivo strategico di medio periodo della Regione era quello della riorganizzazione della rete dei punti nascita. Io parlo appunto di riorganizzazione, non certamente di razionalizzazione intesa come tagli spregiudicati da praticare in maniera scriteriata. Dice infatti il vecchio Piano sanitario regionale: "La mera applicazione dei parametri del progetto obiettivo comporterebbe la chiusura di diversi punti nascita, per alcuni dei quali è invece necessario prevedere la possibilità di deroga tenendo conto delle particolari condizioni geomorfologiche e di viabilità dei territori di riferimento". Condivido pienamente. "Per queste situazioni particolari si potrà procedere alla sperimentazione di modelli organizzativi di erogazione dell'assistenza già utilizzati in altre regioni e che prevedono una forte integrazione fra più strutture ospedaliere, nonché tra strutture ospedaliere e territorio". Quindi non diceva esattamente che si sarebbero salvati tutti i punti nascita non appropriati (questo non è evidentemente un problema di oggi), tant'è che nella passata legislatura si iniziò a chiuderne alcuni. Qualcuno ha ricordato il punto nascita di Ghilarza, ma si tentò di chiuderne anche altri, il che determinò la rivolta delle popolazioni. Su indicazione del commissario dell'Azienda ospedaliera di Oristano ho affrontato tempo fa il problema della chiusura del punto nascita di Bosa, dove si assistevano 66 parti all'anno, ovvero 2 alla settimana o forse meno. Tuttavia il numero dei ginecologi, degli anestesisti, dei ferristi per la sala parto e così via era insufficiente a coprire i turni, per cui veniva offerto un servizio assolutamente non di qualità; un servizio che - voglio ricordarlo - non garantiva le donne del territorio, ma soprattutto le poneva in gravi difficoltà, come testimoniano le azioni di rivalsa da parte di cittadini nei confronti della ASL per molti milioni di euro. E' difficile difendersi da queste situazioni.

Quando sono andato in quel territorio non ho affatto promesso di mantenere in piedi il punto nascita, onorevole Solinas. Ho detto che avrei analizzato il problema, ho dato una risposta chiara rifiutandomi di prendere l'impegno di mantenere in piedi il punto nascita. Ho detto inoltre, ricordandomi di essere anche Assessore dell'assistenza sociale, oltre che dell'igiene e sanità, che riconoscendo la ricaduta sociale della presenza di un servizio come quello di ostetricia mi sarei attivato per istituire un servizio alternativo, cioè il servizio di dialisi, e manterrò l'impegno. C'è già la domanda da parte del commissario. Voglio ricordare che nella Planargia ci sono 45 dializzati che tre volte alla settimana si recano a Oristano, ad Alghero o a Macomer per usufruire di un servizio che salva loro la vita.

Il parto, anche perché, ahimè, ci sono poche nascite, normalmente è una festa. Normalmente, dico bene, perché io ho la vita segnata dai parti: mi chiamo Antonio Angelo Liori perché nel 1954, l'anno prima che nascessi, mia zia Antonia morì di parto a ventotto anni. Tutti i bambini del mio parentado nati subito dopo quel tragico evento si chiamano immancabilmente Antonio Angelo, in ricordo della defunta e del suo bambino. Pertanto, onorevole Solinas, non ho mai preso con leggerezza questo problema, ci tengo a dirglielo a onore della serietà della mia azione.

E allora cosa debbo dire? Certamente esiste un problema, del quale bisogna tenere conto con serietà. Nessuno ha mai pensato di chiudere l'Ospedale di Sorgono, così come io non ho mai pensato di chiudere nessun ospedale periferico. Forse è più facile e giusto accorpare gli ospedali dei grandi centri urbani, con grande risparmio e miglioramento della qualità dei servizi, e nessuno si ribella a questo nei centri urbani. Certo poter dire che qualcuno è nato in questo o quel comune è importante, lo capisco, però è molto, molto meno importante della qualità della salute delle donne.

La Sardegna oggi offre un servizio ostetrico-ginecologico che è nella media nazionale, ma non brilla; forse è la regione con la percentuale di parti cesarei più vicina alla media nazionale e per quanto riguarda la sopravvivenza la percentuale è persino superiore alla media nazionale, però questo non è motivo di soddisfazione. Dobbiamo migliorare e soprattutto dobbiamo garantire la qualità del servizio sanitario offerto alle donne della Sardegna. Come qualcuno ha ricordato, è stato inserito nella programmazione bimestrale il progetto di legge sull'elisoccorso, per cui spero che entro l'anno e per i prossimi sette anni potremo disporre di un servizio di elisoccorso garantito. Nel territorio di Sorgono, in seguito a un increscioso episodio finito sulle cronache di tutti i giornali (mi dispiace ricordarlo perché nutro stima e affetto per il primario interessato), nessuno degli operatori è stato trasferito, , onorevole Salis, in linea con quello che ho detto nel corso dell'audizione nella Commissione d'inchiesta sulla mancata applicazione delle leggi regionali. Si sta riorganizzando il servizio territoriale per potenziare l'attività di prevenzione nel percorso materno infantile; si stanno studiando dei sistemi per far sì che, come un tempo, le ostetriche possano assistere le gestanti nel loro domicilio; si sta potenziando il servizio diagnostico affinché, per esempio, il trasferimento dell'embrione in utero possa essere praticato non solo a Cagliari, a Oristano o a Nuoro, e che in caso di necessità ci si possa rivolgere all'Ospedale Gemelli di Roma, al Gaslini di Genova o a qualunque altra struttura in grado di offrire quell'assistenza che il sistema preventivo deve garantire prima di tutto ai parti a rischio - pochi per fortuna - che devono essere riconosciuti il prima possibile per poter intervenire tempestivamente.

E allora di che cosa stiamo parlando? Io non ho dato indicazioni per chiudere, come dice il ministro Fazio, tutti i punti nascita al di sotto dei 500 parti all'anno, il che è già una deroga per le zone disagiate. E quale zona è più disagiata della Sardegna, un'isola dove solo per spostarsi si va incontro a difficoltà enormi? Se si verifica un problema serio siamo costretti a chiedere l'intervento degli aerei militari e a porre in essere tutta una serie di iniziative di cui nelle altre regioni non hanno neanche idea, ma certamente la chiusura di alcuni punti nascita è uno step da cui partire.

E quali sono i primi punti nascita da chiudere? Quelli in cui si effettuano 20, 66 o 100 parti all'anno, cercando di tenere aperti quelli che si avvicinano ai 500 parti, nella speranza che nella ridistribuzione dei punti nascita la chiusura di alcuni di essi, quelli che sono assolutamente al di fuori degli standard di qualità e di sicurezza, possa consentire ai restanti punti nascita di raggiungere la quota non dico di 500 parti all'anno, ma almeno di 400-450, perché non penso che il Ministro venga qui a misurare la qualità dei nostri servizi e se anche lo facesse noi saremmo in grado di rispondergli: "Sappiamo quello che saremo in grado di fare a casa nostra".

C'è, però, un punto dal quale bisogna iniziare e in questo caso è proprio la considerazione che i punti nascita più piccoli non hanno motivo di essere. Oggi siamo in grado di fare altro e di rispondere ad altro. Capisco il disagio, capisco che si possa essere prevenuti e che, essendosi scottati con l'acqua calda, si abbia paura anche dell'acqua fredda, però non credo che in questo Consiglio regionale ci sia una volontà criminale.

Si è parlato di percorsi per favorire la maternità e voglio sottolineare che la Regione Sardegna nel biennio 2009-2010 ha raggiunto gli obiettivi strategici del 2013 per quanto riguarda il potenziamento dei servizi materno-infantili, per cui porteremo a casa un premio, da parte del Governo, pari a 40 milioni di euro. Non è un risultato di poco conto a favore di un settore per il quale ci siamo fortemente impegnati, indicando le linee guida per potenziare tali servizi, stanziando risorse, facendo il nostro dovere anche in linea con quanto si era fatto in precedenza. Ci siamo cioè impegnati dove era possibile per ottenere risultati a favore di tutti.

Debbo anche dire, per convincere quest'Aula, che il numero dei tagli cesarei in Sardegna non è soltanto diverso tra le strutture pubbliche e quelle private, è anche inversamente proporzionale al numero complessivo di parti in un anno: quanto più piccola è la struttura tanto più alto è il numero dei tagli cesarei inappropriati che si somministrano alle pazienti, segnandone la vita, anche perché non si capisce bene per quale motivo è invalsa l'abitudine di sottoporre la paziente a taglio cesareo anche nei parti successivi. Anche questo è un fattore che può dissuadere la donna circa la maternità. Voglio anche dire che la chiusura dei punti nascita di Isili e Muravera ha avuto conseguenze positive per tutta la provincia di Cagliari, tant'è che non ci sono state proteste in quei territori da parte dei sindaci. Perché? Perché il trasferimento degli operatori di questi punti nascita negli ospedali centrali della provincia, che si raggiungono comunque in tempi civili (la strada Muravera-Cagliari non è più quella di una volta, che si percorreva in più di un'ora), ha avuto conseguenze positive. Per esempio, molte donne della provincia di Cagliari preferiscono andare al Santissima Trinità, dove viene offerto gratuitamente, ventiquattr'ore su ventiquattro, il servizio di partoanalgesia o parto indolore; un servizio di qualità, oserei dire di eccellenza, che non si sarebbe potuto garantire nell'ospedale di Muravera e di cui possono usufruire tutte le donne, della provincia Cagliari e dell'intera Sardegna, che lo desiderino.

La prima volta che sono andato in visita al Brotzu ho chiesto che anche quell'ospedale attivasse questo servizio, indice di civiltà e che favorisce la maternità. Quante donne hanno paura di partorire per il semplice fatto che il parto viene rappresentato, anche da psichiatri e medici, come un evento traumatico? Ho sentito colleghi parlare in questi termini. Per milioni di anni le donne hanno partorito in casa, certamente con i drammi legati ai parti difficili, ma normalmente il parto è un fatto fisiologico e non deve essere considerato un evento traumatico. Il parto indolore invoglierà tante donne, ne sono convinto, ad approcciare la maternità con uno spirito certamente diverso rispetto al passato.

Ci sono cliniche private che hanno chiuso in seguito a questo fatto, autonomamente, senza che nessuno glielo chiedesse, perché hanno capito che non ci sarebbe stato spazio per loro, che prima o poi il parto indolore si sarebbe affermato nella coscienza comune e quindi, se non fosse cambiato il tasso di natalità in Italia, non avrebbero avuto la speranza di poter erogare prestazioni di qualità traendone anche una convenienza economica.

Sono convinto che non si stia operando male in questo senso, non si stanno tagliando i posti letto ad libitum. Certamente si sta riducendo il numero eccessivo di primariati, di cui si parlava (nei punti nascita ci sono primariati che non hanno motivo di esistere), ma il loro accorpamento porterà vantaggi, ne sono convinto, a tutto il sistema sanitario. Quindi che dire? Esistono tanti servizi che possono essere o sono stati tagliati, iniziamo a difendere quelli, onorevole Barracciu.

PRESIDENTE. Assessore Liori, il tempo a sua disposizione è terminato.

Ha domandato di replicare la consigliera Barracciu. Ne ha facoltà.

BARRACCIU (P.D.). Presidente, ho ascoltato con attenzione l'Assessore senza mai dare segnali di insofferenza, come invece ho avuto modo di rilevare da parte sua mentre parlavo io, perché ritengo che bisogna sapersi ascoltare con rispetto sempre, anche quando le cose che si sentono non ci piacciono, danno fastidio o sono un peso, perché magari si ha la coda di paglia, politica in questo caso.

Ho ascoltato molto attentamente e devo dire che l'intervento dell'Assessore non mi ha soddisfatto per niente, perché segna la totale mancanza di volontà di ascoltare le ragioni degli altri, di considerarle serie e di considerarle fondate; segna quindi un'indisponibilità totale all'ascolto. Anche il dibattito che si è sviluppato e che ha visto protagonisti alcuni colleghi della maggioranza denota, anche in questo caso, una non giusta considerazione di questa mozione e delle ragioni che hanno portato noi del centrosinistra a presentarla. L'onorevole Campus ha addirittura ridotto questa mozione alla voglia di mettersi una medaglietta più o meno grande per poi poter andare nei territori e, cavalcando il dissenso, ottenere consenso politico. L'onorevole Lai, al quale naturalmente da un punto di vista medico-scientifico certamente non sono io che posso replicare, ha omesso di sottolineare almeno un aspetto negativo del modo di procedere tenuto fino adesso dall'Assessore. Infatti alla chiusura (giusta, secondo l'onorevole Lai, per via delle indicazioni dell'Organizzazione mondiale della sanità, recepite nell'accordo Stato-Regioni siglato recentemente) di alcuni punti nascita in Sardegna non sono certo seguite le condizioni per la sicurezza della quale egli ha parlato e che ha sottolineato essere una condizione essenziale perché le donne possano partorire serene. Alla chiusura di quei punti nascita, onorevole Lai - per onestà lo avrebbe dovuto almeno sottolineare - non è seguita nessuna organizzazione né tanto meno l'istituzione di tutti quei servizi alternativi che sono declinati nei dieci punti dell'accordo Stato-Regioni che prevede quei criteri e quindi la chiusura inesorabile dei punti nascita che stanno al di sotto dei 500 parti. A Sorgono e negli altri territori dove è stato chiuso il punto nascita in questo momento regna il vuoto sotto questo aspetto; è chiuso il punto nascita, ma non c'è niente di quei servizi declinati nell'accordo Stato-Regioni.

L'onorevole Vargiu idem: accusa l'opposizione di assumere posizioni ideologiche e di dimenticarsi di ciò che è stato fatto nella passata legislatura, pur sapendo che proprio nella passata legislatura - e questo lo sottolineo per l'Assessore - c'è stato un punto di partenza. C'è stata cioè la necessità - come lei, Assessore, ha giustamente ricordato -, evidenziata nel Piano sanitario regionale, di procedere a una riorganizzazione dei punti nascita e anche dei piccoli ospedali, ma questo è avvenuto in un lasso di tempo di due o tre anni, in cui è stato portato avanti il dialogo con i territori, con gli enti locali, con i portatori di interesse, con gli operatori, con i medici, con i cittadini.

Il Piano sanitario regionale - continua a dare segnali di insofferenza, Assessore, mi dispiace - è stato approvato dopo aver sentito i territori, la comunità sarda. Poi, certamente, quel piano è frutto di un'impostazione politica e di scelte politiche precise, e ce ne assumiamo le responsabilità, ma è anche frutto, ripeto, di un confronto con la comunità sarda. Lei ha chiuso i punti nascita senza sentire nessuno, dall'oggi al domani! Noi le chiediamo - e lei a questo non ha fatto cenno - di rivedere quella decisione per arrivare a una riorganizzazione dei punti nascita, che forse è necessaria, che potrebbe comportare la salvaguardia di quelli presenti in territori ancora più particolari di altri, pur trovandosi nelle stesse condizioni rispetto ai parametri previsti Ma ci dobbiamo arrivare con un ragionamento, con il confronto in quest'Aula.

Onorevole Vargiu, lei ha ammesso la confusione che regna nel centrodestra intorno ai temi della sanità e ci ha invitati a illustrare idee più chiare, qualora noi le avessimo. Noi le idee chiare sulla sanità le abbiamo, le abbiamo avute, le abbiamo messe per iscritto. Il nostro piano per la sanità si è palesato immediatamente, sin dall'inizio della legislatura, perché abbiamo legiferato nel merito nel 2005, nel 2006 e, appunto con il Piano sanitario regionale, nel 2007. Ci sono provvedimenti concreti che noi abbiamo elaborato e approvato, sentendo quest'Aula, iniziando il confronto da quest'Aula, non attraverso la predisposizione di interventi che calano dall'alto sui territori, come un'accetta, e di cui non sa niente nessuno, tanto meno quest'Aula, onorevole Vargiu. Questa è la realtà.

Prendiamo atto, dalla replica dell'Assessore, della sua indisponibilità a ripensare l'impostazione che ha messo in piedi fino adesso. La riorganizzazione dei punti nascita deve ripartire, secondo noi, esattamente da ciò che è scritto nel Piano sanitario regionale. Lei dice, Assessore, che quel piano non è più in vigore, ma siete al governo da due anni, che cosa state facendo? Perché non lo avete riscritto? Perché non vi avete messo mano e non l'avete modificato? Dov'è la riforma sanitaria? C'è confusione, c'è una guerra dentro la maggioranza. L'unica cosa di cui le do atto, Assessore, è che probabilmente lei non ha responsabilità rispetto al fatto che la riforma sanitaria che avete pensato non è ancora stata approvata, nonostante i suoi annunci, e che del nuovo Piano sanitario regionale non c'è traccia, perché le responsabilità stanno nella sua maggioranza, nel centrodestra diviso per fazioni, che sta pensando più a quale ASL gli tocca nella nuova configurazione della riforma che non ai bisogni dei cittadini. Di questo le do atto e credo che lei non abbia responsabilità. Nel frattempo pagano i cittadini. Anche con la chiusura dei punti nascita pagano i cittadini e questo per noi è intollerabile.

Integrazione tra presidi ospedalieri - diceva il Piano sanitario del centrosinistra a proposito dei centri nascita - perché ci sia la sicurezza, perché gli operatori possano mantenere la loro professionalità o aumentarla e renderla ancora più efficace. Ed è quello che si proponeva, per esempio, tra l'Ospedale di Sorgono e il San Francesco di Nuoro. Avrebbe potuto fare una sperimentazione in tal senso, Assessore, mettendo a disposizione adeguate risorse, perché certo è più caro un servizio di questo genere, ma si tratta del diritto alla salute.

Allora siccome lei non ne fa una questione di spesa sanitaria, ma di sicurezza, non è che perché determinate condizioni di sicurezza non esistono si chiude il servizio e chi si è visto si è visto! La politica ha il dovere di considerare che quelle condizioni di sicurezza si possono creare, che si può ragionare su come crearle, cosa che lei non ha fatto, perché evidentemente è più semplice chiudere. E persevera in questa sua impostazione che noi non condividiamo. Nel frattempo si smantellano i servizi e si creano territori di serie A e territori di serie B. Io sono molto preoccupata per alcune affermazioni fatte dall'onorevole Campus, il quale ha iniziato con i punti nascita, a proposito dei criteri di sicurezza, ma ha poi cominciato ad accennare alle chirurgie, a pronto soccorsi e chi più ne ha più ne metta.

Questa impostazione sta facendo pian piano emergere la vera volontà di questa maggioranza "cagliaricentrica", "cittàcentrica", che è quella di chiudere pian piano tutti i piccoli ospedali, cosa che noi non abbiamo fatto. Ne abbiamo riconvertiti alcuni, altri li abbiamo ridefiniti presidi ospedalieri. Si lavorava perché divenissero tali, siete arrivati voi e li state pian piano smantellando. Credo che col tempo ci riconfronteremo su questo e spero veramente di non avere ragione, ma le sue parole, Assessore, non fanno ben sperare.

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione. Procediamo alla votazione della mozione.

Ha domandato di parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.

URAS (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Chiedo la votazione nominale.

Votazione nominale

PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, della mozione numero 108.

(Segue la votazione)

Prendo atto che il consigliere Bruno ha votato a favore.

Rispondono sì i consiglieri: Agus - Barracciu - Bruno - Caria - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Cucca - Diana Giampaolo - Espa - Fois - Lotto - Mariani - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Salis - Sanna Gian Valerio - Sechi - Solinas Antonio - Uras - Zuncheddu.

Rispondono no i consiglieri: Amadu - Campus - Cappai - Contu Felice - Contu Mariano - Cossa - Dessì - Diana Mario - Floris Mario - Floris Rosanna - Greco - Lai - Locci - Meloni Francesco - Murgioni - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Planetta - Randazzo - Rodin - Sanjust - Sanna Paolo - Steri - Vargiu - Zedda Alessandra.

Si sono astenuti: La Presidente Lombardo - Artizzu - Capelli.

Risultato della votazione

PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:

presenti 53

votanti 50

astenuti 3

maggioranza 26

favorevoli 22

contrari 28

(Il Consiglio non approva).

Svolgimento di interpellanze

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze.

Per prima viene svolta l'interpellanza numero 68.

(Si riporta di seguito il testo dell'interpellanza:

Interpellanza Capelli - Milia - Biancareddu - Cappai - Contu Felice - Obinu - Oppi - Steri sul contratto pubblico di fornitura per l'attivazione del timbro digitale in Sardegna.

I sottoscritti,

APPRESO che, con determinazione del direttore del Servizio innovazione della Direzione generale della società dell'informazione, l'Assessorato degli affari generali, personale e riforma della Regione avrebbe determinato l'affidamento diretto alla società Sysdata Italia Spa, attraverso un contratto pubblico, della fornitura dell'hardware e del software per l'attivazione del timbro digitale, Paper e-Signe 2D-Plus, in Sardegna per un importo complessivo di circa 800.000 euro;

ATTESO che detto affidamento sarebbe avvenuto mediante procedura negoziata senza previa pubblicazione di bando di gara, ai sensi dell'articolo 57, comma 2, lettera b), del decreto legislativo n. 163 del 2006;

RILEVATO che il ricorso alla procedura negoziata di cui sopra è ammesso nel solo caso in cui, a fronte di requisiti tecnici fissati dall'Amministrazione, vi sia sul mercato un solo operatore in grado di fornire il prodotto rispondente a tali requisiti;

RITENUTO, per contro, che anche secondo lo studio effettuato dal Centro nazionale informatica della pubblica amministrazione presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, sul mercato italiano sono attualmente presenti più soluzioni tecnologiche del timbro digitale rispondenti ai requisiti fissati dall'Amministrazione regionale, tra le quali la Secure Paper/Land (utilizzata, tra gli altri, dal Ministero dell'economia e delle finanze e da Postel) e la Everis;

CONSIDERATO altresì che il timbro digitale sarebbe potuto rientrare tra le attività di sviluppo evolutivo del sistema SIBAR a norma del paragrafo 2.2.4 (manutenzione implementativa) del disciplinare tecnico della procedura aperta per la gestione, manutenzione e supporto al change management, già aggiudicata alla società Accenture per un importo di circa 6 milioni di euro;

PRESO ATTO altresì che, secondo notizie di stampa (Italia Oggi, 20 marzo 2009), la Regione Emilia Romagna avrebbe acquisito, sempre dalla Sysdata Italia Spa, il timbro digitale Paper e-Signe 2D-Plus per un costo di circa 400.000 euro,

chiedono di interpellare il Presidente della Regione e l'Assessore degli affari generali, personale e riforma della Regione per conoscere:

1) se corrisponda al vero che, con atto del direttore ad interim del Servizio innovazione e mediante procedura di gara negoziata senza pubblicazione di bando di gara, l'Assessorato degli affari generali, personale e riforma della Regione abbia affidato alla Società Sysdata Italia Spa l'aggiudicazione dell'appalto di fornitura del timbro digitale Paper e-Signe 2D-Plus per un importo complessivo di circa 800.000 euro, in aperta e palese violazione della normativa vigente in materia di contratti pubblici;

2) se l'introduzione del timbro digitale potesse essere affidata con costi ridotti e predeterminati nell'ambito del sistema di base dell'Amministrazione regionale SIBAR;

3) quali iniziative intendano assumere per il ripristino della legalità, qualora venga accertata la fondatezza delle surriferite vicende di devianza amministrativa del direttore ad interim del Servizio innovazione, progettazione, gare e contratti in ambito ICT presso l'Assessorato degli affari generali, personale e riforma della Regione. (68).)

PRESIDENTE. Uno dei presentatori dell'interpellanza ha facoltà di illustrarla.

CAPELLI (Gruppo Misto). Ho fatto un po' fatica a riprendere la cartella ormai impolverata che presentava al Consiglio questa vicenda. Infatti l'interpellanza era stata presentata dal Gruppo dell'U.D.C. il 1° febbraio del 2010, più di un anno fa. Nel frattempo le cose hanno proceduto.

Nel tempo di cinque minuti, per chi non avesse avuto modo di leggere l'interpellanza vorrei tuttavia segnalare due cose a mio avviso importanti - lo erano allora e non so quali conseguenze possano avere oggi - richiamate nel dispositivo. Intanto si chiede se corrisponda al vero che, con atto del direttore ad interim del Servizio innovazione e mediante procedura di gara negoziata senza pubblicazione di bando di gara, l'Assessorato degli affari generali abbia affidato alla società Sysdata Italia Spa la fornitura del timbro digitale Paper e-Signe 2D-Plus per un importo complessivo di circa 800 mila euro, cioè abbia proceduto a un affidamento diretto che, per chi conosce la legge sugli appalti, è in aperta e palese violazione della normativa sui contratti pubblici.

Mi vorrei soffermare su questo punto, perché avendo presentato una richiesta ai sensi dell'articolo 105 del Regolamento prima di presentare questa interpellanza, in tutte le pratiche che mi sono state inviate, che sono abbastanza voluminose come vedete, ho riscontrato che l'amministrazione mi diceva, allora, che questa società era l'unica sulla piazza che potesse offrire garanzie sul timbro digitale e soltanto in quel caso si poteva procedere all'affidamento diretto. Ovviamente questo è smentito dalle stesse carte che mi sono state inviate dall'Assessorato. Infatti sono nel mercato aziende come Land/Postel, Secure Edge e altre che offrono lo stesso tipo di prodotto, che, badate bene, è stato acquisito anche dall'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, dall'Ente Poste, dalla Microsoft e quant'altro.

Vorrei segnalare ancora, purtroppo il tempo è ristretto, ciò che ha fatto la Regione Emilia-Romagna, dalla quale noi abbiamo, come dire, copiato il tutto. Essendo l'Emilia-Romagna avanti rispetto alle altre Regioni d'Italia, noi abbiamo detto: "L'hanno fatto loro, lo facciamo anche noi", perché loro hanno già fatto la scrematura del tutto. Non è vero neanche questo, perché nel Lazio, per esempio, hanno usufruito delle prestazioni di un'altra società internazionale. Ma quello che è più eclatante è che la Regione Emilia-Romagna, il 20 marzo 2009, cioè un anno prima, aveva stipulato un contratto per la digitalizzazione dell'intera amministrazione, ASL comprese (cosa che noi qui non prevediamo, perché non citiamo il SISAR, ma citiamo il SIBAR). L'Emilia-Romagna ha cioè creduto in questo progetto e ha messo a disposizione delle amministrazioni locali il software che permette loro di erogare questo tipo di servizio con una spesa di circa 400 mila euro. E badate bene che l'Emilia-Romagna ha bandito una gara per l'affidamento di tale servizio. La Regione Sardegna, invece, con la delibera citata nell'interpellanza affida direttamente la fornitura del timbro digitale alla stessa società, la Sysdata, per un importo complessivo di circa 800 mila euro. A voi le considerazioni del caso.

PRESIDENTE. Ha facoltà di rispondere l'Assessore degli affari generali, personale e riforma della Regione.

FLORIS MARIO (Gruppo Misto), Assessore degli affari generali, personale e riforma della Regione. Signora Presidente, la ristrettezza dei tempi non consente di rispondere esaurientemente all'interpellanza, per cui prego i colleghi che volessero approfondire l'argomento di segnalarmelo e farò avere loro tutte le carte necessarie.

L'aggiudicazione dell'appalto per la fornitura del timbro digitale Paper è avvenuta nel pieno e totale rispetto della vigente normativa nazionale ed europea. La stazione appaltante ha preliminarmente valutato l'affidamento del contratto tramite ricorso a una procedura di gara a evidenza pubblica e allo scopo di determinare una base d'asta ha effettuato una prima analisi di mercato, alla luce delle esigenze tecniche dell'Amministrazione regionale, che ha evidenziato l'esistenza di due sole soluzioni tecnologiche attive sul mercato. Non risultano attive, per quanto ci è dato conoscere, soluzioni tecnologiche della società Everis, citata nel testo dell'interpellanza. Il confronto tra le due tecnologie concorrenti ha permesso di evidenziare la superiorità della tecnologia Paper, specificatamente concepita e brevettata per le applicazioni del timbro digitale. Rispondo per sintesi al primo quesito in questo modo.

Per quanto riguarda il secondo quesito, il SIBAR non poteva assolutamente occuparsi di questo problema, in primo luogo perché non sarebbe stato possibile da un punto di vista amministrativo e contabile realizzare l'intervento con le risorse del progetto SIBAR, in quanto totalmente fuori ambito, perché la soluzione del timbro digitale è prioritariamente rivolta alla Regione Sardegna, poi ai comuni, alle ASL e alle comunità montane, quindi è un sistema limitato agli enti e alle agenzie. Non sussistono pertanto i presupposti per eventuali interventi della parte politica. Si conferma, infatti, che il procedimento in trattazione si è svolto nel più assoluto rispetto della normativa nazionale e comunitaria in materia di contratti pubblici, non essendo ravvisabile alcuna violazione della disciplina di settore, né alcuna devianza amministrativa nell'operato del dirigente responsabile. Al contrario si ritiene che sia stata utilizzata la procedura più corretta e più consona al raggiungimento degli obiettivi dell'Amministrazione regionale, avuto riguardo agli aspetti di economicità, efficienza ed efficacia dell'azione amministrativa, con tutti i riscontri che sono stati fatti e che siamo in grado di dimostrare.

Pertanto, alla luce anche del principio di presunzione di legittimità degli atti amministrativi, in assenza di contestazioni della valenza tecnica delle scelte operate dall'Amministrazione regionale, comprovata dai più recenti e importanti sviluppi che ha avuto il timbro digitale in Sardegna con l'Università di Sassari, con l'Università di Cagliari e con il Comune di Cagliari, non è dato rinvenire nel caso di specie alcun elemento che possa giustificare l'invocato esercizio del potere di autotutela.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il consigliere Capelli per dichiarare se è soddisfatto.

CAPELLI (Gruppo Misto). A me dispiace, Assessore, che lei si sia assunto la responsabilità di sostenere quello che gli Uffici le hanno scritto. Mi permetto di risponderle, cercando di moderare le parole.

Primo aspetto: lei dichiara che c'erano due soluzioni, ma la bontà delle soluzioni viene valutata in sede di gara d'appalto, quando sono due o più, a seguito di un capitolato d'appalto che gli Uffici devono predisporre per la gara. Secondo aspetto: non ha fatto cenno al costo e io, assumendomene la responsabilità, dico che non ci sono stati ricorsi a quella gara d'appalto perché l'evidente forbice tra prezzo reale e prezzo praticato alla Regione Sardegna è servito probabilmente a far sì che non ci fossero dei ricorsi.

A tal fine dichiaro che, a seguito di quanto lei ha letto e dichiarato in Aula, credo che sia opportuno interessare sia la Corte dei Conti che la Procura sulle modalità utilizzate per l'affidamento di questa gara. Non è assolutamente vero che non esistevano soluzioni altrettanto valide; non è assolutamente vero che sia stata rispettata la legge e devo anche dire che dietro questa scelta si nasconde, a mio avviso, l'intenzione di favorire una società, quella che lei ha citato. Infatti sono allegate al contratto tre offerte: offerta della Sysdata Italia del 23 novembre 2009, allegato A al contratto; offerta della Sysdata Italia Spa del 23 novembre 2009, allegato B al contratto, offerta della Sysdata Italia Spa del 29 dicembre 2009. Tre offerte diverse della stessa azienda che poi sono state unificate. Credo che un'altra autorità, visto che noi non siamo in grado di autotutelarci, dovrà verificare il corretto utilizzo delle risorse dei cittadini sardi.

PRESIDENTE. Viene ora svolta l'interpellanza numero 196.

(Si riporta di seguito il testo dell'interpellanza:

Interpellanza Salis - Cocco Daniele Secondo - Mariani sulla inderogabile necessità di attuare in tempi brevissimi l'istituzione del registro tumori in Sardegna.

I sottoscritti,

PREMESSO che:

- i registri tumori contengono la raccolta ed elaborazione di informazioni sui malati di cancro residenti in un determinato territorio, vengono, infatti, catalogati tutti i dati che riguardano il tipo di cancro diagnosticato, il nome, l'indirizzo, l'età e il sesso del malato, le condizioni cliniche in cui si trova, i trattamenti che ha ricevuto e/o sta ricevendo e l'evoluzione della malattia, nell'area di riferimento;

- le informazioni registrate sono vitali per la ricerca sul cancro in quanto permettono di studiare le cause di alcuni tumori, di valutarne l'eventuale impatto di fattori sociali, ambientali, professionali e di valutare l'efficacia dei programmi di prevenzione e di screening;

CONSIDERATO che:

- in Sardegna sono istituiti due registri tumori provinciali, che da tempo operano nei territori coincidenti con quelli delle ex Province di Sassari e di Nuoro, accreditati a livello nazionale, nel 1992 il primo e nel 2010 il secondo, alla fine di un rigoroso e severo processo di valutazione scientifica, condotto da una specifica Commissione nazionale di verifica istituita presso l'Associazione italiana registri tumori (Airtum), che coordina le attività dei registri tumori in Italia ed è collegata alle corrispondenti associazioni di altri paesi a livello europeo e mondiale, quali l'International association of cancer registries, l'European network of cancer registries (ENCR), le Groupe pour l'epidémiologie et l'enregistrement du cancer dans les pays de langue latine (gruppo dell'Ascensione), l'Associazione italiana di epidemiologia, l'Associazione italiana di ematologia e oncologia pediatrica, l'Associazione italiana di oncologia medica e altri organismi e istituti scientifici;

- il registro tumori di Nuoro, che copre anche l'intero territorio dell'Ogliastra, ha acquisito di recente ulteriore importanza in quanto possiede i dati relativi alla popolazione di comuni facenti parte o confinanti con l'insediamento militare di Quirra, territorio su cui, come è tristemente noto, si verifica da tempo un'incidenza eccezionale di casi di tumore quasi certamente legati a fattori ambientali, a causa di materiali e sostanze utilizzate nella base, circostanza su cui è in corso un'indagine della autorità giudiziaria che a tal fine ha peraltro disposto l'acquisizione del suddetto registro tumori;

CONSTATATO che:

- nonostante la previsione dell'articolo 8 della legge regionale 7 agosto 2009, n. 3, sulla possibilità di "istituire registri di patologia riferiti a malattie di rilevante interesse sanitario" e il successivo decreto dell'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale 14 dicembre 2009, n. 66, avente ad oggetto "Registro Tumori Regionale. Nomina del Responsabile Scientifico" abbia dato l'avvio alle procedure propedeutiche alla costituzione del suddetto registro, a tutt'oggi non si intravede alcun risultato concreto;

- l'Assessore competente non ha fornito indirizzi e direttive riguardo alle procedure per la costituzione e gestione del registro tumori regionale, limitandosi, nel suddetto decreto, alla nomina del responsabile tecnico-scientifico;

EVIDENZIATO che:

- diverse regioni hanno vantaggiosamente utilizzato i registri tumori già operanti in alcuni loro territori, inserendoli a pieno titolo nella costituzione della propria rete regionale per la registrazione dei tumori;

- ancora una volta la Sardegna appare in notevole ritardo rispetto alle altre regioni italiane nella istituzione di questo strumento fondamentale per la cura e la prevenzione dei tumori;

RILEVATO che:

- di fatto attualmente solo nell'area della Sardegna meridionale risulta non essere istituito il registro tumori, mentre sono regolarmente monitorati i territori del centro e del nord Sardegna;

- pare opportuno, per garantire tempi più rapidi e per una più oculata gestione delle risorse pubbliche, non disperdere, ma anzi sviluppare e valorizzare il patrimonio costituito dai registri tumori già esistenti, inserendoli nella procedura per la costituzione e gestione del registro tumori regionale,

chiedono di interpellare l'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale per conoscere:

- quale sia ad oggi il reale stato di attuazione del registro tumori regionale della Sardegna;

- quali siano le procedure concretamente avviate per la sua costituzione e gestione a distanza di oltre un anno dall'emanazione del suddetto decreto n. 66 del 2009;

- se non ritenga opportuno riconoscere, anche alla luce dei percorsi già vantaggiosamente avviati in diverse regioni italiane, i registri tumori di Nuoro e Sassari come parte integrante del sistema informativo sanitario regionale;

- quali provvedimenti intenda comunque adottare per garantire, in tempi non più procrastinabili, che l'intero territorio regionale sia dotato del registro tumori. (196).)

PRESIDENTE. Uno dei presentatori dell'interpellanza ha facoltà di illustrarla.

SALIS (I.d.V.). Questa interpellanza, Assessore, che lei avrà sicuramente letto, nasce dal fatto che, a seguito dell'avvio dell'inchiesta sull'inquinamento nella base militare di Quirra, abbiamo scoperto che non esiste in Sardegna un registro tumori riguardante tutto il territorio regionale. Abbiamo visto che in base alla legge numero 3 del 2009, sulla possibilità di istituire registri di patologia riferiti a malattie di rilevante interesse sanitario e sociale, lei ha provveduto a incaricare un responsabile scientifico per studiare questo problema. Non abbiamo avuto possibilità di accesso ad altri atti, non sappiamo se esistano altri atti o altre determinazioni, sue o del suo Assessorato, su questo tema, per cui le chiediamo di darci delle risposte su questo problema.

Inoltre, Assessore, considerato l'allarme suscitato dall'inchiesta per omicidio colposo e disastro ambientale che è stata portata avanti dalla Procura della Repubblica per quanto riguarda Quirra e dalle notizie di stampa anch'esse allarmistiche, che non danno certo un'idea positiva della nostra Isola anche in termini di promozione turistica, vorremmo sapere se lei e il suo Assessorato siete intervenuti per verificare qual è il grado di sicurezza sul piano ambientale, per acquisire la certificazione ambientale che l'Esercito sta predisponendo sulla base militare di Quirra, anche in conseguenza di ciò che è stato disposto dalla Commissione parlamentare d'inchiesta sull'uranio impoverito, che ha portato l'Esercito ad avviare questa iniziativa. Se non può rispondere oggi possiamo anche aspettare i prossimi giorni, Assessore, ma vorremmo sapere se l'Assessorato regionale della sanità ha allertato, ha messo in movimento le "proprie forze" perché questo problema dell'inquinamento, possibile e individuato anche da un procedimento giudiziario in corso, sia seguito e verificato anche dalle strutture sanitarie regionali, dal momento che sta suscitando allarmi di carattere ambientale, sanitario e sociale. E' di ieri la dichiarazione preoccupata del Sindaco di Perdasdefogu sull'impatto, anche occupazionale, che questo problema può avere su tutto il territorio.

Quindi le chiediamo, Assessore, unitamente all'istituzione del registro tumori, di avviare un'iniziativa di carattere sanitario, ma per ciò che riguarda il Consiglio vorremmo un intervento da parte sua sul problema di Quirra e della zona meridionale della Sardegna, compreso il poligono militare di Capo Teulada, che chiarisca se la produzione e immissione di sostanze inquinanti abbia effetti nocivi sul territorio e sulla popolazione. E' argomento di interesse attualissimo, per cui la preghiamo, ove non fosse in grado di dare delle risposte oggi, di farci pervenire delle notizie o di intervenire immediatamente per verificare la situazione nel territorio prospiciente la base di Quirra. Grazie.

PRESIDENTE. Ha facoltà di rispondere l'Assessore dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale.

LIORI, Assessore tecnico dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale. Signora Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, nello specifico in data 19 gennaio di quest'anno ho ricevuto una prima relazione sullo stato di attuazione del costituendo registro tumori della Regione Sardegna, a cui ho inteso dare avvio un anno fa, incaricando come responsabile tecnico scientifico un noto docente universitario di alto livello e di riconosciute competenza e fama, il professor Gavino Faa, il quale mi ha puntualmente relazionato sulla sua attività.

Il costituendo registro tumori della regione Sardegna, uno dei pochi in Italia - per capirci regioni come la Lombardia non hanno un registro tumori relativo a tutta la regione -, chiaramente terrà conto di tutti gli episodi tumorali e delle neoplasie di qualunque tipo che dovessero verificarsi in Sardegna. Il professor Faa mi ha puntualmente informato sui problemi che ha dovuto affrontare e anche sulle difficoltà di avvio delle procedure.

E' vero quello che lei, onorevole Salis, insieme ai suoi colleghi, dice nell'interpellanza. In Sardegna esistono, infatti, registri tumori relativi ad alcune province che sono stati nel tempo aggiornati, ma non esiste un registro tumori completo riguardante tutta la regione. Avendo capito l'importanza di questo problema, abbiamo dato avvio, un anno fa, all'istituzione del registro tumori regionale. Naturalmente non basta dare un incarico e stanziare una piccola somma per risolvere immediatamente tutti i problemi. C'è stata una normale fase preliminare di studio, una presa di coscienza dei problemi che ha comportato anche la partecipazione a congressi e seminari volti a promuovere scambi di esperienze con le regioni, non solo italiane, ove questo problema è stato già affrontato, in particolare con la Sicilia, dove il registro tumori regionale, uno dei migliori, è diretto dal marito della senatrice Finocchiaro. Questo per dire che non c'è nessuna preclusione ideologica nei confronti di nessuno. Io, che sono una persona pragmatica, ritengo che chiunque agisca nel bene ci può insegnare qualcosa; a torto o a ragione, quindi, ritengo che se è già stata fatta altrove un'esperienza positiva è bene portarla nella nostra regione, da qualunque parte provenga.

Avrò cura di fornire al Consiglio regionale e a chiunque ne farà richiesta questa relazione, che naturalmente vorrei illustrare nelle sue parti essenziali. Poi darò una risposta all'onorevole Salis sulla problematica dei tumori nella zona di Quirra, che secondo me va approfondita non solo per quanto riguarda il territorio di Quirra, ma anche quello di Teulada e di Capo Frasca. Questo ho detto anche recentemente al professor Gavino Faa, al quale ho chiesto di segnalarmi eventuali dati anomali da lui riscontrati riguardanti questo territorio, perché la conoscenza aiuta a risolvere i problemi. Le verità non sono proprietà di nessuno e non è giusto tenerle nascoste.

Intanto bisogna dare una sede al registro tumori, che oggi è ospitato dall'Istituto di citomorfologia dell'Ospedale San Giovanni di Dio, dove il professor Gavino Faa presta la sua opera. C'è bisogno di arredi e di personale addetto alle segreterie e a questo fine abbiamo provveduto a stanziare una cifra che non è stata ancora del tutto erogata. Sono stati attivati dei contatti con i responsabili dei registri tumori nazionali, quasi tutti parziali, ripeto. Abbiamo bisogno di un efficiente sistema informatico, perché purtroppo i sistemi informatici esistenti non sono in grado di dialogare tra loro e quindi di scambiarsi le informazioni; occorre uniformare i registri e i relativi dati, perché se questi non sono uniformi non possono essere scambiati. Quindi bisogna capire, provincia per provincia, quali dati si è in grado di fornire e quali no, e mettere in condizioni ogni presidio, ogni territorio di acquisire i dati e di poterli scambiare con altri. Occorre dunque censire lo stato di informatizzazione di tutti i presidi in cui vengono fatte le diagnosi, in particolare le anatomie patologiche e non solo.

PRESIDENTE. Grazie, Assessore, il tempo a sua disposizione è terminato.

Ha facoltà di parlare il consigliere Salis per dichiarare se è soddisfatto.

SALIS (I.d.V.). Chi diceva che il tempo è tiranno? Avrei voluto che fosse stata data una risposta anche relativamente all'altro problema che ho posto.

Che dire? Anch'io sono una persona molto pragmatica, Assessore, e la sua risposta mi trova parzialmente soddisfatto perché, quanto meno, lei ha dato alcune indicazioni che danno l'idea che ci si stia muovendo per recuperare il ritardo accumulato rispetto a diverse altre Regioni italiane, dove il registro tumori è in fase molto più avanzata ed è già stato regionalizzato.

Approfitto dei pochi minuti che mi restano, Assessore, per prendere anche atto del fatto che ha voluto riservarsi una risposta relativamente all'altro problema che è legato strettamente alla sindrome, non del Golfo, ma di Quirra, di Capo Frasca e di Capo Teulada. Badi bene, lei lo sa meglio di me, che le province dove non c'è un registro tumori sono quelle di Cagliari, stranamente, Carbonia-Iglesias e altre. L'unico territorio coperto è quello delle vecchie province allargate di Sassari e Nuoro. Peraltro il registro di Nuoro comprende i dati della base di Quirra, che sono stati richiesti dalla magistratura e fanno parte dell'inchiesta in atto. Questo dà il senso della necessità di avere, per quanto riguarda tutta la regione, compresi i territori di Teulada e Capo Frasca, dove sono presenti delle basi militari, i dati sull'incidenza di malformazioni, morti per cancro e quant'altro.

Senza fare allarmismo, è necessario che la Regione si attivi perché questo problema non venga lasciato assolutamente in mano ai militari, anche perché dalle notizie che abbiamo pare che i controlli che si stanno facendo, sulla base delle deliberazioni della commissione che ha svolto l'indagine sul sito di Quirra, siano state assegnate a un'associata Nato che fa parte di un'impresa che esegue le esercitazioni militari nello stesso sito. Quindi è necessario fare un'attenta verifica.

PRESIDENTE. Viene ora svolta l'interpellanza numero 117.

(Si riporta di seguito il testo dell'interpellanza:

Interpellanza Steri - Biancareddu - Capelli - Cappai - Contu Felice - Milia - Obinu - Oppi sulle illegittimità presenti nel procedimento di costituzione delle aziende ospedaliero-universitarie e sulla mancata costituzione degli organi di indirizzo.

I sottoscritti,

PREMESSO che:

- il decreto legislativo n. 517 del 1999 ha dettato la nuova disciplina relativa ai rapporti tra il Servizio sanitario nazionale (SSN) e le università;

- in data 11 ottobre 2004 è stato sottoscritto tra la Regione e le Università di Cagliari e di Sassari il protocollo d'intesa attuativo, approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 38/5 del 16 settembre 2004;

- per la verità, tale atto era palesemente illegittimo atteso che, stante il contenuto del protocollo, lo stesso avrebbe dovuto essere approvato dal Consiglio regionale, illegittimità cui si è tentato di sopperire in occasione dell'approvazione del Piano regionale dei servizi sanitari 2006-2008 (peraltro oggetto di parziale annullamento da parte del TAR Sardegna con sentenza n. 2201 del 22 dicembre 2008);

- successivamente, si è provveduto alla costituzione dell'Azienda ospedaliero-universitaria di Cagliari con deliberazione della Giunta regionale n. 13/1 del 30 marzo 2007 e dell'Azienda ospedaliero-universitaria di Sassari con deliberazione della Giunta regionale n. 17/2 del 27 aprile 2007;

- anche in questa ipotesi si è in presenza di un procedimento illegittimo atteso che si sarebbe dovuto provvedere alla sottoscrizione di uno specifico protocollo d'intesa attuativo;

- tale illegittimità non pare priva di rilievo atteso che la mancata sottoscrizione degli specifici protocolli attuativi potrebbe essere preclusiva alla richiesta di concorso delle università interessate in ordine alla copertura dei relativi disavanzi;

- in ogni caso, il protocollo d'intesa sottoscritto in data 11 ottobre 2004 prevedeva che la Regione dovesse provvedere ad emanare una serie di specifici indirizzi e criteri di cui ad oggi non si ha notizia circa l'avvenuta adozione;

- in particolare, l'articolo 3 del protocollo prevede la costituzione di una commissione permanente con il compito di monitorare l'esecuzione del protocollo nonché di proporre adeguamenti;

- inoltre, l'articolo 9 del protocollo prevede che sia costituito l'organo di indirizzo, espressamente qualificato organo delle aziende ospedaliero-universitarie così come il direttore generale ed il collegio sindacale;

- la mancata istituzione di quest'ultimo organo incide gravemente sulla legittimità di tutti gli atti adottati dalle aziende stesse,

chiedono di interpellare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale per conoscere se:

1) e quali attività siano in corso per porre rimedio alle rilevate illegittimità;


2) l'Assessore abbia provveduto alla nomina dei componenti di sua competenza dell'organo di indirizzo delle aziende ospedaliero-universitarie.

PRESIDENTE. Uno dei presentatori dell'interpellanza ha facoltà di illustrarla.

STERI (U.D.C.). Signora Presidente, l'interpellanza risale al giugno 2010 e poiché la situazione nel frattempo si è evoluta alcune questioni poste non hanno più rilevanza.

La situazione giuridica delle Aziende ospedaliero-universitarie (AOU) trova la sua origine nel decreto legislativo numero 517, in attuazione del quale si sarebbe dovuto predisporre uno specifico protocollo d'intesa. Detto protocollo d'intesa, che era stato predisposto dalla Giunta Pili e dalla Giunta Masala, non era stato approvato in quanto, trattandosi di atto avente natura generale, era di competenza del Consiglio regionale. Si trattava di un protocollo complesso, che aveva quattro titoli e che riguardava sia la costituzione delle Aziende ospedaliere sia l'attività formativa e quant'altro. La Giunta Soru, ciononostante, ha ritenuto di approvare con delibera di Giunta detto protocollo d'intesa. Successivamente questa illegittimità è stata forse sanata con l'approvazione del nuovo Piano sanitario, nel quale, pur non riprendendone il contenuto, questo protocollo d'intesa veniva richiamato.

Vi sono forti dubbi se l'annullamento della parte del Piano sanitario regionale sulla rete ospedaliera abbia determinato anche il travolgimento di questo richiamo e di questo recepimento del protocollo d'intesa. Ma lasciamo da parte i dubbi e muoviamoci sul presupposto che ciò non sia e che quindi questo richiamo sia ancora in vigore e che il protocollo d'intesa sia ancora oggi valido; un protocollo d'intesa che, a seguito delle nuove normative, deve essere aggiornato. Ovviamente tutto quello che farà l'Assessorato dovrà essere approvato dall'Aula, stante la natura regolamentare del provvedimento. Su questa questione l'opposizione di centrodestra nella scorsa legislatura aveva fatto una forte battaglia.

Successivamente si è data attuazione al protocollo d'intesa nella parte che prevedeva la costituzione delle Aziende ospedaliero-universitarie. Peraltro ciò non è stato fatto con la predisposizione e la stipula di appositi protocolli attuativi, che disciplinassero integralmente le nuove strutture e i rapporti. Per esempio, nel protocollo generale è previsto che non tutte le discipline presenti nell'Azienda ospedaliero-universitaria siano a direzione universitaria, ma che nel protocollo attuativo deve essere definito cosa deve essere necessariamente a direzione universitaria e cosa no. Bisognava dare attuazione alla previsione sulla facoltà di dare ai professori universitari non titolari di struttura semplice o complessa, ancorché ordinari, il modo di svolgere le attività dentro le strutture. Questo protocollo attuativo non è mai stato sottoscritto e si è ricorsi al meccanismo di uno scambio di delibere da parte del consiglio di amministrazione delle rispettive Università e della Giunta regionale.

Nella sostanza l'interpellanza chiede all'Assessore di farci conoscere quanto l'Assessorato sta attuando per porre in essere il protocollo attuativo che disciplini effettivamente le Aziende ospedaliero-universitarie, così attuando le condizioni previste nel protocollo base, per poter consentire una convivenza ordinata all'interno delle Aziende tra mondo universitario e mondo ospedaliero.

PRESIDENTE. Ha facoltà di rispondere l'Assessore dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale.

LIORI, Assessore tecnico dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale. Signora Presidente, onorevoli colleghi, il consigliere che ha illustrato l'interpellanza mi scuserà se leggerò il testo della risposta, che non è frutto della mia penna in quanto io non possiedo le conoscenze giuridiche adeguate e non sarei in grado di usare il linguaggio appropriato se non leggessi.

Con riferimento all'interpellanza in oggetto, relativa alle illegittimità presenti nel procedimento di costituzione delle Aziende ospedaliero-universitarie e alla mancata costituzione degli organi di indirizzo, si rappresenta quanto segue. Per quel che concerne l'osservazione inerente all'illegittimità del protocollo d'intesa siglato nel mese di ottobre del 2004 tra la Regione Sardegna e le Università di Cagliari e di Sassari, nonché l'illegittimità della costituzione delle Aziende ospedaliero-universitarie di Cagliari e Sassari, si concorda pienamente con gli onorevoli interpellanti circa la necessità di procedere all'adeguamento dello stesso alle disposizioni di cui al decreto numero 517 del 1999.

Atteso che il protocollo d'intesa siglato nel mese di ottobre del 2004 risulta scaduto, e che la legge finanziaria 2011 prevede, relativamente ai protocolli scaduti, l'emanazione di apposite linee guida per la loro stipulazione, sarà necessario attendere l'emanazione delle stesse prima di procedere alla sigla di un nuovo protocollo d'intesa. Parimenti, poiché le attività del comitato di indirizzo e della commissione permanente di cui agli articoli 3 e 9 del protocollo sono necessariamente collegate al protocollo in vigore, sarà necessario attendere la stipula del nuovo protocollo prima di procedere alle relative nomine.

Nelle more dell'approvazione delle succitate linee guida, la Direzione generale della sanità sta predisponendo la bozza di protocollo che dovrà essere siglato successivamente all'emanazione delle stesse. E' aperto un tavolo di lavoro, ma non si può procedere finché non si saprà esattamente come ci si deve muovere.

Per quanto concerne le Aziende ospedaliero-universitarie istituite nel 2007, si precisa che la Giunta regionale ha stanziato, con distinti provvedimenti deliberativi di assegnazione, le somme necessarie alla copertura dei costi sostenuti dalle medesime Aziende negli anni di competenza.

Per quel che concerne, infine, la mancata costituzione del collegio sindacale dell'Azienda ospedaliero-universitaria di Sassari, si precisa che lo stesso risulta nominato con deliberazione della AOU di Sassari numero 55 del 18 febbraio 2008; il collegio sindacale della AOU di Cagliari risulta nominato con deliberazione della AOU di Cagliari numero 70 del 1° febbraio 2008. Poiché entrambi i collegi sindacali risultano di prossima scadenza, si è già provveduto con apposita deliberazione della Giunta all'individuazione dei componenti di nomina ministeriale e regionale.

Spero che la risposta sia stata soddisfacente.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il consigliere Steri per dichiarare se è soddisfatto.

STERI (U.D.C.). Ringraziamo l'Assessore che è sempre puntuale nel dare le risposte e mettere a disposizione l'attività degli Uffici.

Prendiamo atto con soddisfazione che, pur essendo le nuove norme del 2011, l'Assessorato si è già attivato. Ribadiamo che questo protocollo d'intesa non potrà essere approvato dalla Giunta regionale, ma dall'Aula, e auspichiamo che quanto prima vengano prese tutte le iniziative per predisporre il protocollo attuativo e per dare piena attuazione al protocollo generale sulla formazione. Grazie.

PRESIDENTE. I lavori si concludono qui. Il Consiglio è riconvocato per il giorno 17 marzo, alle ore 10, per la celebrazione del 150° anniversario dell'Unità d'Italia.

La seduta è tolta alle ore 20 e 33.


[PS1]Condizione di un territorio rispetto alla sua conformazione fisica



Allegati seduta

Testo delle interpellanze annunziate in apertura di seduta

Interpellanza Salis - Cocco Daniele Secondo - Mariani sulla necessità di verificare la conformità al decreto legislativo n. 42 del 2004, articolo 137, della deliberazione della Giunta regionale 30 dicembre 2010, n. 47/45, (Revisione e aggiornamento del Piano Paesaggistico Regionale. Individuazione del Tavolo di Coordinamento tecnico-scientifico).

I sottoscritti,

PREMESSO che:

- la deliberazione della Giunta regionale 30 dicembre 2010, n. 47/45, avente ad oggetto la "Revisione e aggiornamento del Piano Paesaggistico Regionale. Individuazione del Tavolo di Coordinamento tecnico-scientifico" nello stabilire che "si proceda alla rivisitazione e semplificazione del quadro normativo del PPR finalizzata, in particolare, ad eliminare le parti caducate per effetto di dispositivi e sentenze assunte dal T.A.R. e dal Consiglio di Stato, a recepire le disposizioni normative statali e regionali intervenute successivamente all'approvazione del Piano Paesaggistico Regionale nonché ad eliminare le distonie e incongruenze evidenziate dagli Enti Locali e dalle strutture regionali al fine di assicurare una migliore leggibilità e una maggiore facilità nell'applicazione delle norme" richiama a tal fine "l'art. 118 (Promozione di attività di studio e di ricerca), comma 1) del D.Lgs. n. 42/2004 "Codice del Paesaggio", il quale dispone che "il Ministero, le Regioni e gli altri enti pubblici territoriali, anche con il concorso delle università e di altri soggetti pubblici e privati, realizzano, promuovono e sostengono, anche congiuntamente, ricerche, studi ed altre attività conoscitive aventi ad oggetto il patrimonio culturale";

- il citato articolo 118 del decreto legislativo n. 42 del 2004 riguarda i beni culturali (parte II, titolo II, capo II: Principi della valorizzazione dei beni culturali) e non i beni paesaggistici (parte III) e riconosce in capo ai soggetti ivi citati attività di studio e ricerca, finalizzata quindi ad una funzione conoscitiva e non ad un ruolo attivo e progettuale;

- la deliberazione in oggetto dispone quindi di "costituire il tavolo di coordinamento tecnico-scientifico composto, oltre che dalla Direzione generale competente in materia di urbanistica e paesaggio, dall'Università degli studi di Sassari, dall'Università degli studi di Cagliari, dall'Istituto sardo regionale etnografico (ISRE) e dai componenti della Commissione regionale per il paesaggio e la qualità architettonica istituita dall'articolo 7 della legge regionale 23 ottobre 2009, n. 4 (Disposizioni straordinarie per il sostegno dell'economia mediante il rilancio del settore edilizio e per la promozione di interventi e programmi di valenza strategica per lo sviluppo), che sarà implementato da alcuni esperti in materia di paesaggio, urbanistica e gestione del territorio e in materie giuridiche e amministrative ed economiche, da individuare con successivo atto della Giunta regionale";

- la legge regionale n. 4 del 2009 detta anche "Piano casa", nulla ha a che vedere con il Piano paesaggistico regionale; in particolare il citato articolo 7 (Commissione regionale per il paesaggio e la qualità architettonica), al comma 1, stabilisce che "È istituita la Commissione regionale per il paesaggio e la qualità architettonica al fine di fornire un supporto tecnico-scientifico all'Amministrazione regionale in merito alla valutazione degli interventi da realizzare in zone di particolare valore paesaggistico ed ambientale, con particolare riguardo al fatto che gli stessi non rechino pregiudizio ai valori oggetto di protezione; la Commissione esprime i pareri di cui agli articoli 2, 3 e 4 e negli altri casi previsti dalla presente legge";

SOTTOLINEATO che:

- è lo stesso dettato della legge regionale n. 4 del 2009 a limitare le competenze della Commissione regionale per il paesaggio e la qualità architettonica ai casi in essa previsti, per cui tale Commissione può esplicare le sue funzioni esclusivamente nell' ambito della suddetta legge;

- l'unico soggetto legittimato a formulare proposte riguardo alla revisione e aggiornamento del Piano paesaggistico regionale in base all'articolo 137 del decreto legislativo n. 42 del 2004 e quindi legittimato a far parte del tavolo di coordinamento tecnico-scientifico previsto nella deliberazione è la Commissione Regionale sul paesaggio già costituita con la deliberazione della Giunta regionale n. 28 agosto 2008 n. 45/20, decaduta e non ricostituita;

- la deliberazione in oggetto risulta pertanto fondata su elementi giuridici e tecnici erronei e contradditori,

chiedono di interpellare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale degli enti locali, finanze ed urbanistica per conoscere se:

1) alla luce di quanto esposto, non ritengano necessario riformulare la deliberazione della Giunta regionale n. 47/45 del 2010, sulla base delle disposizioni di cui all'articolo 137 del decreto legislativo n. 42 del 2004, annullandone le previsioni adottate in difformità alla normativa stessa;

1) non ritengano altresì urgente ed indifferibile procedere alla ricostituzione della Commissione Regionale sul paesaggio, unico soggetto legittimato ex articolo 137 del decreto legislativo n. 42 del 2004 a partecipare al tavolo di coordinamento tecnico-scientifico previsto nella deliberazione in oggetto e rendere così possibile l'avvio dell'opera di revisione e aggiornamento del Piano paesaggistico regionale secondo le procedure di cui all'articolo 11 comma 5 della legge regionale n. 45 del 1989 come modificato dall'articolo 2 della legge regionale n. 8 del 2004 e di cui all'articolo 143 (parte III, titolo I, capo III; Pianificazione paesaggistica) del decreto legislativo n. 42 del 2008 come sostituito dall'articolo 2 del decreto legislativo n. 62 del 2008, con il necessario coinvolgimento dei soggetti ai quali sono riconosciute per legge le competenze professionali e culturali per operare nel campo della pianificazione paesaggistica. (192)

Interpellanza Sechi - Uras - Zedda Massimo - Zuncheddu sulla difficile situazione in cui versano migliaia di cittadini utenti in seguito alla notifica di fatture, di importi notevoli che incidono pesantemente sui bilanci dei nuclei familiari meno abbienti, relative a periodi pregressi di consumi idro-potabili, di competenza Abbanoa.

I sottoscritti,

PREMESSO che:

- la società Abbanoa recapita ai cittadini residenti nel Comune di Alghero fatture di pagamento dei consumi idrici, relative al periodo 1° luglio 2007 - 30 giugno 2010 e ciò è dovuto alla mancata effettuazione delle letture periodiche dei consumi;

- le bollette inoltrate, pertanto, risultano essere di importi notevoli che gravano pesantemente sui bilanci dei nuclei familiari, soprattutto di quelli meno abbienti;

- la società Abbanoa ha applicato la medesima procedura nei confronti di altri comuni della Sardegna, determinando pesanti difficoltà alla cittadinanza e non considerando adeguatamente i ritardi gestionali nella raccolta puntuale dei dati relativi ai consumi e alla conseguente fatturazione delle somme dovute, derivanti anche da precedenti gestioni;

RITENUTO che sarebbe necessario procedere alla lettura periodica dei contatori e alla verifica dei consumi, con l'accertamento immediato di eventuali eccessi o perdite, tali da evitare il pagamento di somme elevate in un'unica soluzione, o rateizzazioni troppo onerose;

VERIFICATO che la Regione sarda risulta essere ancora il principale azionista della società Abbanoa Spa,

chiedono di interpellare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale dei lavori pubblici per sapere:

1) se siano a conoscenza dei disagi in cui si trovano migliaia di cittadini utenti residenti nel Comune di Alghero a cui sono state notificate ingenti fatture relative al periodo 1° luglio 2007 - 30 giugno 2010;

2) quali iniziative intendano assumere per evitare i disservizi relativi alla mancata effettuazione delle letture periodiche dei consumi idrici e al conseguente pagamento di ingenti fatture che penalizzano i nuclei familiari;

3) quali iniziative immediate intendano adottare per realizzare piani di rientro personalizzati con rateizzazioni pluriennali e minime del dovuto. (193)

Interpellanza Bruno - Lotto - Manca - Moriconi sulle problematiche relative ai decreti del Ministro delle infrastrutture sull'imposizione di oneri di servizio pubblico sui servizi aerei di linea da e per la Sardegna, al fine di assicurare la continuità territoriale.

I sottoscritti,

PREMESSO che in data 27 gennaio 2011 sono stati pubblicati sulla Gazzetta ufficiale della Repubblica italiana i decreti del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, adottati il 14 gennaio 2011, relativi all'imposizione di oneri di servizio pubblico sui servizi aerei di linea, da e per la Sardegna, al fine di assicurarne la continuità territoriale;

CONSIDERATO che tali decreti danno conto:

- della ormai prossima scadenza del vecchio regime di continuità territoriale;

- della avvenuta delega del Ministro delle infrastrutture al Presidente della Regione Sardegna per convocare e presiedere la conferenza dei servizi per l'individuazione dei contenuti degli oneri di servizio da imporre ai trasporti aerei di linea;

- della sottoscrizione di un protocollo di intesa per la continuità aerea avvenuta il 7 settembre 2010 tra il Ministero delle infrastrutture, l'Ente nazionale per l'aviazione civile e la Regione autonoma della Sardegna, nel quale protocollo sono indicati i contenuti e le conclusioni della conferenza dei servizi che si è articolata in quattro sedute tra il marzo e il giugno del 2010;

- in data 13 aprile 2010 il Consiglio regionale ha approvato la legge regionale n. 10 contenente misure per lo sviluppo del trasporto aereo che, all'articolo 2, finanzia la continuità territoriale;

CONSIDERATO che:

- tali decreti individuano un sistema di tariffe onerate massime agevolate a favore di residenti in Sardegna, disabili, giovani, anziani e studenti e un sistema di tariffe onerate massime non agevolate riservate a tutti gli altri passeggeri;

- gli stessi decreti dispongono che gli oneri di servizio pubblico definiti dalla conferenza di servizi entrano in vigore il 27 marzo 2011;

PRESO ATTO che, successivamente alla pubblicazione dei decreti ministeriali, un comunicato ufficiale della Regione informava che il Presidente della Regione e l'Assessore regionale dei trasporti avrebbero chiesto la sospensione del decreto, l'esame del contenuto ed eventualmente la sua revisione al fine di garantire la parità di trattamento tra i passeggeri residenti e i non residenti, introducendo quindi la tariffa unica agevolata;

AVENDO appreso dalla stampa che il Ministro delle infrastrutture ha sospeso la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale europea dei decreti, e che tale sospensione di fatto blocca l'intera procedura dei bandi contenuta nelle disposizioni;

RICHIAMATE le norme stringenti, sia come procedure, sia come tempistica, contenute nell'articolo 16 del regolamento CE n. 1008/2008 che detta disposizioni per la prestazione di servizi aerei nel territorio comunitario;

CONSIDERATE le conseguenti, gravissime problematiche sia in relazione all'imminenza della nuova stagione turistica, sia perché le compagnie aeree hanno già predisposto l'organizzazione dei propri voli in base ai decreti pubblicati, e infine perché è reale il pericolo che il tempo necessario per la revisione dei decreti e per l'avvio delle nuove procedure superi la scadenza del vecchio regime di continuità, costringendo i sardi a non essere garantiti da tariffe agevolate nei loro spostamenti aerei da e per la Sardegna;

CONSIDERATO altresì che il 10 febbraio 2011 il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti ha risposto alla Camera dei deputati all'interrogazione dell'on. Pili ribadendo quanto segue: "(…) i parametri sulla cui base si articolano i nuovi provvedimenti impositivi, nonché il nuovo regime onerato sulle rotte della Sardegna, sono stati determinati dalla conferenza di servizi presieduta dal Presidente della Regione, che ha delegato, per l'occasione, l'Assessore ai trasporti, dottoressa Lorettu, nel pieno rispetto della vigente normativa nazionale e comunitaria in materia. Tale conferenza si è conclusa l'8 giugno 2010 ed i relativi verbali sono stati trasmessi al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti dalla Regione in data 5 novembre 2010. Da quanto risulta dalle delibere della Giunta regionale, consultabili sul sito internet della Regione stessa, le varie richieste presentate dai rappresentanti della Regione alla conferenza di servizi sono state preventivamente discusse ed approvate dalla Giunta regionale";

PRESO ATTO che il Governo ha inoltre dichiarato che "non intende venir meno agli impegni assunti in sede di accoglimento della risoluzione n. 8-00064, anche per quanto riguarda il raggiungimento dell'obiettivo della tariffa unica per residenti e non residenti",

chiedono di interrogare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale dei trasporti per sapere se:

1) il Presidente abbia chiesto un incontro con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti sui temi indicati, in seguito alla richiesta di sospensione della pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale dell'Unione europea dei provvedimenti di cui trattasi;

2) l'opzione della tariffa unica agevolata sia stata mai proposta dalla Regione Sardegna nel corso della conferenza dei servizi;

3) sia in corso una revisione dei contenuti dei decreti su citati per consentirne la modifica nel senso della proposizione di una unica tariffa agevolata valida per tutti i passeggeri senza distinzione tra residenti e non residenti;

4) la Regione Sardegna abbia valutato l'entità delle risorse necessarie per coprire le compensazioni a favore dei vettori aerei nel caso si revocassero i decreti e ne vengano adottati altri che prevedono l'estensione della tariffa onerata agevolata a tutti i passeggeri nelle rotte aeree da e per la Sardegna;

5) non ritengano opportuno e necessario, vista l'importanza e l'urgenza dell'argomento oggetto di tale interpellanza, che essa, ai sensi dell'articolo 109, commi 1 e 2 del Regolamento del Consiglio regionale, sia iscritta all'ordine del giorno e venga svolta nella prima seduta utile. (194)

Interpellanza Planetta sul mantenimento e potenziamento dell'Agenzia della Conservatoria delle coste sarde.

Il sottoscritto,

PREMESSO che:

- con la deliberazione n. 9/2 del 9 marzo 2005 la Giunta regionale ha istituito la Conservatoria delle coste della Sardegna, servizio presso la Presidenza della Regione, diventata Agenzia regionale nel 2006, il cui compito è la salvaguardia, la tutela e la valorizzazione degli ecosistemi costieri e la gestione integrata delle aree costiere di particolare rilevanza paesaggistica ed ambientale (le aree affidate all'Agenzia diventano "aree di conservazione costiera"), ed inoltre, sul modello del Conservatoire du littoral(e in misura minore delNational Trustinglese), di coordinare la gestione delle aree più importanti sul piano ambientale dell'Isola e successivamente di acquisire al patrimonio pubblico e di gestire in un'ottica di sviluppo sostenibile i "gioielli naturalistici" costieri;

- secondo la citata deliberazione istitutiva n. 9/2 del 9 marzo 2005, la Conservatoria avrebbe dovuto sia gestire i beni immobili costieri di rilevante interesse paesaggistico e ambientale facenti già parte del patrimonio e del demanio regionale, ma anche acquisire i territori costieri dall'equilibrio ecologico più fragile o a rischio di degrado e compromissione sia attraverso accordi con amministrazioni statali o locali o enti pubblici, sia mediante donazioni, acquisti attraverso sottoscrizioni pubbliche, permute con privati e, successivamente all'acquisizione, attuare i lavori di ripristino naturale delle località e predisporre i piani di gestione;

CONSIDERATO che:

- dopo un'iniziale e promettente ricognizione delle zone litoranee appartenenti al demanio e al patrimonio della Regione e dei vari soggetti controllati (ERSAT, oggi Agenzia Argea, SBS, ecc.), non vi è stato alcun conferimento di esse alla Conservatoria delle coste, mentre l'Agenzia della Conservatoria delle coste solo dal 2008 ha iniziato a dotarsi di personale in buona parte proveniente dal programma Master and back e, di fatto, oltre varie manifestazioni di sensibilizzazione, è ancora agli albori riguardo la gestione di tratti di litorale;

- anche nell'occasione in cui la Commissione bilancio, nello scorso settembre 2010, ha stralciato dal disegno di legge sulla manovra correttiva per il riassesto finanziario l'emendamento numero 2 proposto dalla Giunta regionale che prevedeva la soppressione di 4 agenzie (articolo 1 bis), fra cui anche quella Conservatoria delle coste, si è registrato un silenzio assordante quasi completo da parte delle forze politiche, comprese quelle che hanno dato vita all'importante strumento di gestione dell'ecosistema costiero;

RILEVATO che l'obiettivo iniziale dichiarato nella delibera istitutiva, di acquisire e gestire i tratti di costa più importanti dal punto di vista naturalistico per preservarli definitivamente dal rischio speculativo, non appare, nei fatti, esser convintamente perseguito, sia durante l'Amministrazione precedente che quella attuale (la promessa donazione di Scivu alla Conservatoria delle coste da parte dell'ex Presidente della Regione Sardegna non si è mai concretizzata, così come non son state acquisite le aree di Malfatano e Tuerredda, sulla costa di Teulada,oggi a forte rischio di speculazione edilizia dei gruppi Caltagirone e Marcegaglia);

CONSTATATO che nella vicina Corsica la tendenza è diametralmente contraria giacché, grazie anche al Conservatoire du littoral, sono stati acquisti importanti siti costieri e avviata una seria politica di tutela ambientale e di sviluppo economico, mentre nel territorio isolano si vive una perdurante situazione di "emergenza inquinamento" causante un vero e proprio disastro ambientale, sia a causa di un numero considerevole di aziende chimiche e petrolchimiche, alcune delle quali oggi sotto accusa per disastro ambientale e avvelenamento di tratti di costa di significativo interesse naturalistico, che di consorterie affaristiche legate all'impianto indiscriminato di "parchi eolici" anche sulla costa, o alla ben più nota speculazione edilizia,

chiedono di interpellare il Presidente della Regione per sapere se:

1) fra le misure urgenti che intende adottare questa Amministrazione vi sia nell'immediato, a fronte delle gravissime condizioni di emergenza ambientale determinate da recenti e pregressi inquinamenti del territorio costiero della Sardegna, l'impegno prioritario ad effettuare investimenti a lungo termine, tali da recuperare alla pubblica fruizione i beni ambientali e storico-culturali del patrimonio costiero isolano, che rappresentano i fattori produttivi primari della nostra economia;

2) questa Amministrazione intenda adottare tutti i provvedimenti necessari per il mantenimento ed il potenziamento dell'Agenzia della Conservatoria delle coste sarde ed anche metterla nelle condizioni ottimali per raggiungere la sua missione di acquisizione, gestione integrata e tutela delle aree costiere sarde, più importanti dal punto di vista paesaggistico e naturalistico, sia al fine di preservarle dal rischio derivato dall'inquinamento, in ogni sua forma, che da quello speculativo, non solamente edilizio o connesso alla costruzione di parchi eolici, oggi sempre più in agguato. (195)

Interpellanza Salis - Cocco Daniele Secondo - Mariani sulla inderogabile necessità di attuare in tempi brevissimi l'istituzione del registro tumori in Sardegna.

I sottoscritti,

PREMESSO che:

- i registri tumori contengono la raccolta ed elaborazione di informazioni sui malati di cancro residenti in un determinato territorio, vengono, infatti, catalogati tutti i dati che riguardano il tipo di cancro diagnosticato, il nome, l'indirizzo, l'età e il sesso del malato, le condizioni cliniche in cui si trova, i trattamenti che ha ricevuto e/o sta ricevendo e l'evoluzione della malattia, nell'area di riferimento;

- le informazioni registrate sono vitali per la ricerca sul cancro in quanto permettono di studiare le cause di alcuni tumori, di valutarne l'eventuale impatto di fattori sociali, ambientali, professionali e di valutare l'efficacia dei programmi di prevenzione e di screening;

CONSIDERATO che:

- in Sardegna sono istituiti due registri tumori provinciali, che da tempo operano nei territori coincidenti con quelli delle ex Province di Sassari e di Nuoro, accreditati a livello nazionale, nel 1992 il primo e nel 2010 il secondo, alla fine di un rigoroso e severo processo di valutazione scientifica, condotto da una specifica Commissione nazionale di verifica istituita presso l'Associazione italiana registri tumori (Airtum), che coordina le attività dei registri tumori in Italia ed è collegata alle corrispondenti associazioni di altri paesi a livello europeo e mondiale, quali l'International association of cancer registries, l'European network of cancer registries (ENCR), le Groupe pour l'epidémiologie et l'enregistrement du cancer dans les pays de langue latine (gruppo dell'Ascensione), l'Associazione italiana di epidemiologia, l'Associazione italiana di ematologia e oncologia pediatrica, l'Associazione italiana di oncologia medica e altri organismi e istituti scientifici;

- il registro tumori di Nuoro, che copre anche l'intero territorio dell'Ogliastra, ha acquisito di recente ulteriore importanza in quanto possiede i dati relativi alla popolazione di comuni facenti parte o confinanti con l'insediamento militare di Quirra, territorio su cui, come è tristemente noto, si verifica da tempo un'incidenza eccezionale di casi di tumore quasi certamente legati a fattori ambientali, a causa di materiali e sostanze utilizzate nella base, circostanza su cui è in corso un'indagine della autorità giudiziaria che a tal fine ha peraltro disposto l'acquisizione del suddetto registro tumori;

CONSTATATO che:

- nonostante la previsione dell'articolo 8 della legge regionale 7 agosto 2009, n. 3, sulla possibilità di "istituire registri di patologia riferiti a malattie di rilevante interesse sanitario" e il successivo decreto dell'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale 14 dicembre 2009, n. 66, avente ad oggetto "Registro Tumori Regionale. Nomina del Responsabile Scientifico" abbia dato l'avvio alle procedure propedeutiche alla costituzione del suddetto registro, a tutt'oggi non si intravede alcun risultato concreto;

- l'Assessore competente non ha fornito indirizzi e direttive riguardo alle procedure per la costituzione e gestione del registro tumori regionale, limitandosi, nel suddetto decreto, alla nomina del responsabile tecnico-scientifico;

EVIDENZIATO che:

- diverse regioni hanno vantaggiosamente utilizzato i registri tumori già operanti in alcuni loro territori, inserendoli a pieno titolo nella costituzione della propria rete regionale per la registrazione dei tumori;

- ancora una volta la Sardegna appare in notevole ritardo rispetto alle altre regioni italiane nella istituzione di questo strumento fondamentale per la cura e la prevenzione dei tumori;

RILEVATO che:

- di fatto attualmente solo nell'area della Sardegna meridionale risulta non essere istituito il registro tumori, mentre sono regolarmente monitorati i territori del centro e del nord Sardegna;

- pare opportuno, per garantire tempi più rapidi e per una più oculata gestione delle risorse pubbliche, non disperdere, ma anzi sviluppare e valorizzare il patrimonio costituito dai registri tumori già esistenti, inserendoli nella procedura per la costituzione e gestione del registro tumori regionale,

chiedono di interpellare l'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale per conoscere:

1) quale sia ad oggi il reale stato di attuazione del registro tumori regionale della Sardegna;

2) quali siano le procedure concretamente avviate per la sua costituzione e gestione a distanza di oltre un anno dall'emanazione del suddetto decreto n. 66 del 2009;

3) se non ritenga opportuno riconoscere, anche alla luce dei percorsi già vantaggiosamente avviati in diverse regioni italiane, i registri tumori di Nuoro e Sassari come parte integrante del sistema informativo sanitario regionale;

4) quali provvedimenti intenda comunque adottare per garantire, in tempi non più procrastinabili, che l'intero territorio regionale sia dotato del registro tumori. (196)

Interpellanza Planetta sull'istituzione della struttura complessa dipartimentale di Cardiologia riabilitativa presso la ASL n. 1 di Sassari e sull'emergenza per la mancata implementazione delle attuali dotazioni organiche.

Il sottoscritto,

PREMESSO che:

- con la delibera n. 3/14, approvata dalla Giunta regionale il 26 gennaio 2011, vengono istituite le strutture complesse di Algologia nell'ospedale oncologico Businco presso la ASL n. 8 di Cagliari, Cardiologia pediatrica e Cardioanestesia presso l'Azienda Brotzu e la struttura complessa dipartimentale di Cardiologia riabilitativa presso la ASL n. 1 di Sassari, benché tale unità operativa sia di fatto già attiva da diversi anni presso il SS. Annunziata di Sassari (il ruolo del SS. Annunziata dovrebbe avere invece una valenza strategica per definire anche quello dell'Azienda ospedaliero-universitaria e degli altri ospedali del territorio) e il passaggio intermedio che avrebbe consentito un'azione di questo tipo sarebbe dovuto essere contestuale all'approvazione della riforma sanitaria;

- la citata delibera n. 3/14 cambia, di fatto, l'atto aziendale della stessa ASL del 9 giugno 2008, approvato dalla conferenza dei sindaci del territorio, dalle sigle sindacali aziendali e dalla stessa Regione, con una decisone che verosimilmente non sembra avere coinvolto gli enti locali interessati, posto che qualsiasi modifica dell'atto aziendale avrebbe dovuto essere valutata e approvata dalla conferenza dei sindaci del territorio (Conferenza sanitaria provinciale) e che l'Assessorato regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale, anche su specifica richiesta dell'ASL, ha sempre risposto, a suo tempo, che "l'Atto Aziendale non è attualmente modificabile";

CONSIDERATO che:

- la ASL n. 1 di Sassari dovrà dunque limitarsi ad attribuire un posto di dirigente di struttura complessa di Cardiologia riabilitativa, mentre ad oggi non sono state ancora attivate le strutture complesse indicate nell'atto aziendale con individuazione dei posti letto (per esempio Riabilitazione di Sassari e Ozieri);

- risale solo al 18 ottobre 2010 la delibera n. 34/26, che modifica i requisiti generali per l'accreditamento delle strutture sanitarie, secondo la quale l'ASL di Sassari e l'azienda mista non potrebbero essere accreditate sia per quanto riguarda le strutture che sono fatiscenti che per quanto riguarda il personale, anche se nella stessa delibera si chiede che le strutture sanitarie si adeguino ai nuovi requisiti entro 36 mesi, facendo i conti e a tengano conto delle linee guida indicate dalla Direzione generale alla sanità; soltanto per quanto riguarda l'ASL n. 1 di Sassari nei tre presidi ospedalieri mancano 66 infermieri e 140 operatori socio-sanitari (stante il blocco delle 56 assunzioni di infermieri preventivate a marzo dalla direzione aziendale ASL);

RILEVATO che:

- tutte le unità operative hanno carenze croniche di personale medico, infermieristico e di supporto (nell'Azienda ospedaliero-universitaria lavorano 65 infermieri precari che hanno tutti il contratto in scadenza a marzo 2011) o reparti, come è il caso di Cardioanestesia e Neurochirurgia, che secondo la delibera n. 34/26 del 18 ottobre 2010 dovrebbero avere in organico 18 infermieri e 5 operatori socio-sanitari (Cardioanestesia) e 23 infermieri e 7 operatori socio-sanitari (Neurochirurgia), mentre attualmente ci sono in Cardioanestesia 12 infermieri ed 1 operatore socio-sanitario, in Neurochirurgia 14 infermieri e 0 operatori socio-sanitari, o ancora situazioni quali la struttura del Marino di Alghero dove si assistono pazienti traumatizzati e che si stanno risvegliando dal coma con 12 infermieri a fronte dei 23 necessari, mentre mancano del tutto gli operatori socio-sanitari;

CONSTATATO che:

- a distanza di poco più di 2 anni dalla legge 7 agosto 2009, n. 3, di riforma della sanità, che avrebbe dovuto rimettere in sesto bilanci, riorganizzare la rete ospedaliera, migliorare la gestione dei percorsi assistenziali, tenere sotto controllo la spesa farmaceutica seguendo modelli nazionali riconosciuti, il Sole 24ore Sanità del 25 gennaio 2011, riguardo alla Sardegna, riporta che "la spesa sanitaria nell'isola, letteralmente esplosa nel 2009 con un disavanzo di 225 milioni, a fronte di 80 milioni del 2008, così come certificato dal ministero lo scorso marzo in occasione della verifica del piano di rientro predisposto dall'assessore alla sanità per il biennio 2007-2009…. Un buco che si è ulteriormente allargato nel 2010 fino a raggiungere i circa 250 milioni";

- continua a essere fuori controllo la spesa farmaceutica (solo nel 2009 più di 129 milioni di euro), aumenta la mobilità passiva extra-Regione, aumentano vistosamente le liste di attesa, aumentano i ricoveri ospedalieri inappropriati e la medicina del territorio è allo sbando, con un effetto devastante sull'intero sistema e sull'utenza per via della palese assenza di una programmazione stabile, mancanza di linee di indirizzo che diano sinergia e continuità alle attività di cura e assistenza ospedaliere e territoriali ed a fronte di tutto ciò, e nonostante le continue richieste d'intervento e di sblocco delle assunzioni provenienti dai sindacati e dalle istituzioni del territorio, l'unica novità che riguarda la sanità del territorio di Sassari consiste nella costruzione dal nulla di una nuova struttura complessa così da aumentare i posti di primariato,

chiede di interpellare l'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale per sapere:

1) se la decisione di istituire la struttura complessa dipartimentale di Cardiologia riabilitativa presso la ASL n. 1 di Sassari sia coerente con gli indirizzi politici e gestionali della Giunta regionale della Sardegna in materia di sanità, ovvero se l'attivazione dei dipartimenti si ritenga ancora un modello organizzativo tale da favorire l'introduzione e l'attivazione delle politiche del Governo Clinico, quale approccio moderno e trasparente di gestione di servizi sanitari, approccio che consente, oltre all'integrazione tra professionisti operanti in settori diversi, la condivisione di tecnologie, la razionalizzazione mirata delle risorse, con un miglioramento della qualità della cura e dell'assistenza;

2) se la Giunta regionale non ritenga opportuno implementare le attuali dotazioni organiche legandole non più alle logiche solo dei posti letto, ma sopratutto alla intensità delle cure, agli impegni e alle responsabilità professionali richieste, determinando con ciò anche una forte diminuzione del ricorso ad estenuanti e costose vertenze che incidono notevolmente sul bilancio aziendale, restituendo dignità, motivazioni, riferimenti, ma sopratutto responsabilità a tutti gli operatori. (197)

Interpellanza Stochino - Diana Mario - Amadu - Bardanzellu - Campus - Cherchi - Contu Mariano Ignazio - De Francisci - Floris Rosanna - Gallus - Greco - Ladu - Lai - Locci - Murgioni - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Randazzo - Rassu - Rodin - Sanjust - Sanna Paolo Terzo - Tocco - Zedda Alessandra sull'applicazione della legge regionale 21 gennaio 2011, n. 5.

I sottoscritti,

PREMESSO che il Consiglio regionale ha recentemente approvato la legge regionale 21 gennaio 2011, n. 5 (Disposizioni integrative della legge regionale 29 luglio 1998, n. 23 - Norme per la protezione della fauna selvatica e per l'esercizio della caccia in Sardegna);

CONSIDERATO che la legge regionale in oggetto, all'articolo 2, comma 1, prevede che la Regione possa adottare deroghe alla normativa vigente sull'attività venatoria "di durata non superiore a un mese, e sempre che non vi siano altre soluzioni soddisfacenti, per le seguenti ragioni: a) nell'interesse della salute e della sicurezza pubblica; b) nell'interesse della sicurezza aerea; c) per prevenire gravi danni alle colture, al bestiame, ai boschi, alla pesca ed alle acque; d) per la protezione della flora e della fauna; e) ai fini della ricerca, dell'insegnamento, del ripopolamento e della reintroduzione, nonché per l'allevamento connesso a tali operazioni; f) per consentire, in condizioni rigidamente controllate ed in modo selettivo, la cattura, la detenzione o altri impieghi misurati di determinati uccelli in piccole quantità";

CONSIDERATO, inoltre, che la stessa legge regionale, al medesimo comma, prevede l'istituzione di "un comitato tecnico-scientifico composto da un esperto in materia di ambiente e fauna selvatica, un esperto in materia di coltivazioni agricole, un esperto in materia di salute pubblica", che la Giunta regionale è tenuta ad interpellare in sede di adozione dei provvedimenti di deroga alla disciplina dell'attività venatoria;

VERIFICATO che, a tutt'oggi, non risulta adottato alcun provvedimento di deroga alla disciplina dell'attività venatoria,

chiedono di interpellare l'Assessore regionale della difesa dell'ambiente affinché riferisca:

1) se si sono finora verificate le condizioni per l'adozione delle deroghe alla disciplina dell'attività venatoria di cui all'articolo 2, comma 1, della legge regionale 21 gennaio 2011, n. 5, e, in caso affermativo, quali misure la Giunta regionale abbia adottato al fine di approvare le deroghe previste dalla norma;

2) quali misure la Giunta regionale abbia adottato al fine di istituire il comitato tecnico-scientifico di cui all'articolo 2, comma 1, della suddetta legge. (198)

Interpellanza Lotto - Manca - Moriconi - Caria - Bruno sullo stato di crisi della società per azioni Meridiana ed in particolare sui programmi della società nel sistema dei trasporti isolano.

I sottoscritti,

PREMESSO che:

- Meridiana Spa controlla tra l'altro Meridiana fly, Geasar (società di gestione dell'aeroporto di Olbia) e Meridiana maintenance;

- è in atto da parte di Meridiana Spa, ed in particolare di Meridiana fly, un progetto di ristrutturazione aziendale orientato alla diminuzione delle quote di mercato e al ridimensionamento delle attività di volo da e per la Sardegna;

VERIFICATO che:

- il piano (industriale) presentato da Meridiana fly prevedeva, a quanto dato sapere, un processo di mobilità di circa 700 dipendenti (piloti, personale viaggiante, personale di terra) che coinvolge in particolare le attività poste in capo alla Sardegna;

- oltre al predetto piano industriale di Meridiana fly, è stato redatto un piano di ristrutturazione del network Meridiana Spa;

- a seguito di tali piani, Meridiana Spa ha avviato le procedure per la messa in mobilità di 910 dipendenti nell'ambito di un più ampio piano di ridimensionamento delle proprie attività in Sardegna comprendente l'esternalizzazione delle attività di non volo e la messa a terra della metà della flotta di MD80 operanti prevalentemente nelle rotte sarde;

- nonostante i continui richiami al risparmio e al ridimensionamento degli organici, la medesima azienda avrebbe già provveduto ad assumere altri 15 dirigenti e trasferire la propria sede romana di rappresentanza da via Barberini ad altra sede prestigiosa posta nelle vicinanze di Palazzo Chigi con un aggravio di costi e nuovi contratti di locazione con canoni annuali da capogiro;

- Meridiana Spa, attraverso le sue consociate Meridiana fly ed Eurofly, opera nelle linee da e per la Sardegna con l'utilizzo di 17 MD80, mentre impiega nelle altre rotte (Firenze, Verona, Malpensa) Airbus 319, 320, 330;

- risulta da fonti attendibili che è ormai definita la quasi totale cessazione di quote di mercato in capo alla sede di Firenze con l'affidamento al vettore Alitalia della linea internazionale Firenze/Amsterdam e viceversa;

- risulta inoltre, la cessione, sempre ad Alitalia, delle linee Palermo/Milano Linate, Catania/Milano Linate, Palermo/Torino, Catania/Torino, assicurate e volate, guarda caso, da equipaggi sardi con MD80;

RILEVATO, inoltre, che:

- secondo quanto dichiarato dai vertici aziendali il piano di ristrutturazione prevedrebbe nella prima fase, su un totale di 17 aeromobili, la dismissione di 9 MD80 che operano principalmente sulle rotte della Sardegna, lasciando, quindi, in attività 8 MD80 al fine di utilizzare soltanto gli aeromobili richiesti per la continuità territoriale;

- la predetta compagnia aerea ha fatto ricorso alla dismissione di rami d'azienda e a procedure di mobilità e licenziamento del personale negli anni 2002, 2005 e 2008 ed infine nel 2011 così come sopra specificato;

- tale mobilità, da attuare nelle principali sedi di Cagliari e Olbia, riguarda, come sopra scritto, circa 910 dipendenti altamente specializzati che difficilmente troveranno collocazione nel già travagliato mercato del lavoro della Sardegna,

chiedono di interpellare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale dei trasporti per sapere se corrisponda al vero che:

1) il piano di ristrutturazione presentato dalla compagnia (riduzione del personale di volo, piloti e assistenti; personale tecnico; personale amministrativo), proposto a ridosso del bando sulla continuità territoriale, venga usato dalla compagnia aerea come strumento di pressione nei confronti della Regione per procedere alla mobilità selvaggia e al licenziamento del personale;

2) la dirigenza della compagnia, senza citare i veri dati del movimento passeggeri da e per la Sardegna, fa trapelare la valutazione che le linee passeggeri giornaliere sono in forte perdita e che quindi devono essere abbandonate al proprio destino e che la Sardegna non ha più nulla da offrire alla compagnia Meridiana Spa in quanto ha, ormai, un "traffico maturo" privo di prospettive in termini di sviluppo passeggeri perché il nuovo business si concentra sul traffico con voli charter;

3) gli ultimi investimenti siano stati interamente dedicati al rifacimento degli interni degli aeromobili di lungo raggio, Airbus 330, che non vengono utilizzati nelle rotte per la Sardegna;

4) a dicembre 2010 siano stati già licenziati piloti e comandanti assunti a tempo determinato e, dal 1° febbraio 2011, un terzo dei piloti della base di Cagliari abbia già cessato il rapporto di lavoro con la società Meridiana;

5) l'Assessore regionale dei trasporti abbia siglato un accordo operativo tendente a sanare una vertenza con gli assistenti di volo (sulla programmazione dei turni fuori limite massimo consentito dal contratto) e lo stesso sia stato disatteso da Meridiana;

6) un numero imprecisato di piloti, compresi numerosi comandanti, tecnici operativi e assistenti di volo, interamente formati con risorse della Regione Sardegna, saranno presto licenziati e quindi costretti ad emigrare e a chiedere lavoro ad altre compagnie europee ed extraeuropee;

7) i conti di Meridiana fly, a causa della mancata applicazione dell'accordo di solidarietà, abbiano subito nei mesi di settembre/ottobre/novembre/dicembre 2010 e a gennaio 2011 una perdita secca di 12 milioni di euro;

8) nonostante la crisi numerosi dirigenti e dipendenti provenienti da Milano dalla consociata Eurofly siano perennemente in missione in tutto il territorio nazionale ed in particolare in Sardegna con un conseguente aggravio di costi;

9) i bilanci della compagnia abbiano iniziato a chiudere in passivo con l'acquisizione dell'attuale consociata Eurofly che, a differenza di Meridiana fly, ha avuto problemi di bilancio significativi;


10) infine, l'unico vero interesse della compagnia in Sardegna sarebbe rappresentato dalla gestione, con la propria controllata Geasar, dell'aeroporto di Olbia nel quale sono stati investiti negli ultimi anni diversi milioni di euro per ammodernarlo ed ampliarlo. (199)

Interpellanza Sechi - Zedda Massimo - Uras - Zuncheddu sul Piano regionale dei rifiuti e sull'impianto di incenerimento di Macomer - Tossilo.

I sottoscritti,

PREMESSO che:

- come è noto da circa vent'anni nella piana di Tossilo - Macomer è operativo un impianto di termovalorizzazione dei rifiuti solidi urbani (Rsu) che, al momento attuale, viene unanimemente considerato in condizioni di obsolescenza;

- i livelli di monossido di carbonio registrati nel territorio ormai superano il 75 per cento della quota massima previsti dall'Unione europea, una soglia ritenuta sui livelli di guardia e che risulta riconducibile alla vetustà ed alle emissioni dell'impianto di cui sopra;

- la ASL locale ha iniziato uno studio sull'inquinamento nel territorio e sulle eventuali correlazioni con l'elevato tasso di tumori che si registra nel territorio;

- da anni nel Marghine è aperto un intenso ed approfondito dibattito su queste tematiche: sugli effetti dell'inceneritore sulla salute della popolazione, sui costi economici, sulle tecnologie alternative disponibili sul mercato e già utilmente sperimentate in Italia e nei paesi dell'Unione europea;

CONSIDERATO che:

- i Comuni di Borore e Macomer hanno licenziato un documento di sintesi nel quale si sostiene l'ipotesi della realizzazione di una nuova linea di incenerimento che andrebbe a sostituire le due attualmente in funzione;

- l'investimento, che graverebbe esclusivamente sulle risorse della Regione, è stimato intorno ai 35 milioni di euro;

- il medesimo investimento si ritiene realizzabile e andrebbe ad intervenire sulle esigenze di trattamento dei rifiuti di un bacino di utenza di circa 380 mila abitanti compresi fra le Province di Nuoro, Sassari, Ogliastra e Oristano;

- la Giunta regionale parrebbe orientata a riconoscere come adeguata alle esigenze di trattamento dei Rsu nell'Isola due impianti: il primo con riferimento all'area metropolitana di Cagliari e della Sardegna meridionale (l'attuale impianto del CASIC), il secondo da realizzarsi nel corridoio territoriale Sassari - Olbia ed avente come riferimento la Sardegna centro settentrionale;

- quest'ultima ipotesi implicherebbe, nell'area di Tossilo, un investimento di circa 35 milioni di euro per un periodo transitorio compreso in un lasso temporale di 5/8 anni, ritenuti sufficienti per la costruzione di un nuovo e più potente impianto nell'area di Sassari o di Olbia;

- rilevanti studi scientifici riconducono alcune forme tumorali di particolare gravità all'inquinamento derivante dalla pratica dell'incenerimento ed alla emissione di monossido di carbonio e nano particelle;

- il Comitato "non bruciamoci il futuro" ha già raccolto oltre 1.500 firme contro questa ipotesi, proponendo anche soluzioni alternative alla realizzazione di una nuova linea di incenerimento;

- in diverse regioni d'Italia si trattano i Rsu attraverso tecnologie bio meccaniche (TMB), capaci di ridurre a una percentuale compresa fra il 3 e il 14 per cento i residui di lavorazione non riutilizzabili, a fronte di un 25 per cento minimo stimato della quantità di polveri residuate dall'incenerimento;

- la tecnologia scelta in altre situazioni come a Vedelago (Tv) è in grado di ottimizzare la differenziazione ed il riciclo dei rifiuti e presenta costi di realizzazione stimati intorno ai 6 milioni di euro, quindi con un consistente risparmio per le casse della Regione;

- una parte consistente del residuo secco non differenziabile viene impiegata nella produzione di sabbie sintetiche, ritenute particolarmente utili in edilizia;

- nelle località in cui si è optato per questo tipo di tecnologia si sono dismessi. gli inceneritori e si è ottenuto un comprovato beneficio per l'ambiente, la salute delle popolazioni, i costi a carico dei contribuenti;

- tale tipologia di impianto garantisce livelli occupazionali assolutamente più elevati;

- una prima parte di un impianto simile a quello citato è già in via di costruzione a Tossilo;

- a Tergu (SS) il 9 luglio 2010 è stato inaugurato un impianto simile a quello sopra citato,

chiedono di interpellare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale della difesa dell'ambiente per sapere:

1) quale sia la valutazione della Giunta regionale sulle posizioni espresse dai Comuni del Marghine sopra citati;

2) quali siano le intenzioni della Giunta regionale in merito;

3) se si ritenga di voler persistere nella strada dell'incenerimento dei rifiuti al di là di ogni puntuale considerazione sulla qualità delle tecnologie impiegate o se ritenga più corretto sperimentare altre soluzioni;

4) se non si ritenga utile, prima di prendere una decisione definitiva:

a) coinvolgere la cittadinanza attiva del territorio ed in particolare avvalersi del contributo d'opinione dei comitati locali;

b) monitorare le buone pratiche diffuse nel Paese ed anche in Sardegna e tentare di coglierne indicazioni per una più organica ed innovativa politica di trattamento dei Rsu. (200)