Seduta n.17 del 11/06/2014
XVII SEDUTA
(POMERIDIANA)
Mercoledì 11 giugno 2014
Presidenza del Presidente Gianfranco GANAU
La seduta è aperta alle ore 16 e 21.
FORMA DANIELA, Segretaria, dà lettura del processo verbale della seduta del 28 maggio 2014 (14), che è approvato.
PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Anna Maria Busia, Alessandro Collu, Antonello Peru, Franco Sabatini e Paolo Flavio Zedda hanno chiesto congedo per la seduta pomeridiana dell'11 giugno 2014.
Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.
dell'articolo 54 del Regolamento. (40)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno recava la discussione della mozione numero 26, di cui è stato chiesto un rinvio a domani, pertanto procediamo con il successivo punto all'ordine del giorno che reca la discussione della mozione numero 40.
(Si riporta di seguito il testo della mozione:
MOZIONE FENU - PITTALIS - RUBIU - DEDONI - TRUZZU - CAPPELLACCI - ZEDDA Alessandra - SOLINAS Christian - CARTA - CHERCHI Oscar - CRISPONI - COSSA - FASOLINO - FLORIS - LOCCI - OPPI - ORRÙ - PERU - PINNA Giuseppino - RANDAZZO - TATTI - TOCCO - TUNIS sull'attuazione immediata della zona franca integrale in Sardegna, in ottemperanza e nel rispetto dello Statuto sardo, delle leggi regionali e dello Stato, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento.
IL CONSIGLIO REGIONALE
PREMESSO che:
- la Sardegna si trova ormai da troppo tempo in una condizione oggettiva di grave crisi economica e finanziaria, dovuta sia alla atavica carenza infrastrutturale, che alla congiuntura negativa internazionale e alla globalizzazione che viene avvertita dalle nostre popolazioni più come un'aggravante che un'opportunità;
- gli enormi svantaggi competitivi dovuti all'insularità e ad altri fattori oggettivi presenti nella nostra terra che aggravano complessivamente la già drammatica situazione occupazionale;
- a tutto ciò si aggiunge un'altra crisi di cui pochi parlano, ma che nell'imminente futuro si manifesterà in tutta la sua gravità: la crisi demografica;
CONSIDERATO che:
- la zona franca è uno straordinario strumento di politica economica e di compensazione di svantaggi competitivi, utilizzato in Europa e nel mondo per il rilancio delle economie stagnanti e delle aree in gravi crisi economico- occupazionale;
- la legge costituzionale n. 3 del 1948 (Statuto autonomo della Regione Sardegna), all'articolo 12 prevede per la Sardegna l'attuazione della zona franca;
- l'articolo 1 del decreto legislativo n. 75 del 1998, Istituzione della zona franca, non viene mai reso operativo con grave danno erariale e pregiudizio gravissimo dell'intero tessuto socio-economico della Sardegna, dell'Italia e del bacino del Mediterraneo;
- la legge regionale n. 20 del 2 agosto 2013, approvata all'unanimità dal Consiglio regionale della Sardegna, definisce norme urgenti per l'attuazione e il funzionamento delle zone franche al fine di dare piena operatività alla medesima in Sardegna;
- la legge regionale n. 20 del 2 agosto 2013 è ritenuta conforme alla Costituzione dal Governo italiano, il quale esplicitamente dichiara di non impugnarla nei termini di legge;
- la deliberazione della Giunta regionale n. 39/30 del 26 settembre 2013 estende di fatto l'attuazione della zona franca dai porti franchi a tutto il territorio regionale intendendo come confini, così come da diritto internazionale e da codice doganale in materia, gli attuali confini della Regione autonoma della Sardegna;
- la risoluzione n. 42 del 31 ottobre 2012 che impegna la Giunta a formulare senza indugio al Governo, in attuazione dell'articolo 119 della Costituzione e del titolo terzo dello Statuto speciale della Sardegna, un pacchetto di agevolazioni volte a compensare gli svantaggi legati all'insularità che prevede condizioni specifiche in materia di fiscalità agevolata, aiuti di Stato e accesso ai fondi strutturali;
STIMATO che:
- l'attuazione della zona franca al consumo in Sardegna porterebbe ad annullare il gap competitivo con il resto del continente europeo, ponendo l'economia sarda nelle medesime condizioni di capacità produttiva e concorrenzialità;
- così come verificatosi in altre realtà, è sensibilmente aumentata l'occupazione, anche a seguito dell'attrazione esercitata dalle migliori condizioni competitive proprie del regime di zona franca su imprese e capitali esteri e che migliorano considerevolmente le opportunità e le capacità di creare reddito e occupazione delle imprese private locali;
- l'attuazione della zona franca al consumo favorirebbe un risparmio alle famiglie, calcolato sulla base del paniere dei consumi e dei prodotti che, di volta in volta, usufruiscono delle agevolazioni previste per le zone franche al consumo, variabile, a nucleo familiare, da 3.000 a 5.000 euro annui e oltre. Tali risparmi economici rimarrebbero nella disponibilità delle famiglie prontamente utilizzabili per l'esigenza delle stessa, per migliorare i consumi interni e per il rilancio dell'economia. Si aggiungano a questi i potenziali benefici derivanti dalla fiscalità di vantaggio per le imprese, di cui già alcune zone della Sardegna usufruiscono;
- i Comuni che attualmente si trovano in forti difficoltà finanziarie dovute alle aumentate esigenze e alla contestuale diminuzione delle risorse disponibili, così come previsto dalla normativa in vigore per le zone franche, beneficerebbero della possibilità di incameramento dei diritti speciali e si troverebbero a poter disporre delle entrate derivanti dal fatturato territoriale, che possiamo stimare, sempre sulla base del panieri dei consumi e della normativa in vigore, in una cifra che verosimilmente si attesta tra i 2.000 e i 3.500 euro e oltre annui per nucleo familiare residente;
- tali somme concorrerebbero per una percentuale di circa il 50% ai bilanci comunali;
CONSIDERATO che appare evidente che l'attuazione della zona franca porterebbe alla Sardegna e nelle tasche dei Sardi la disponibilità di diverse centinaia di milioni di euro annui che allontanerebbero definitivamente la crisi economica dalla Sardegna e del suo popolo, favorendo di fatto la non dipendenza dalle economie degli altri, ponendo le basi e le condizioni per il benessere del popolo sardo attuale e delle future generazioni;
TENUTO CONTO che:
- pur nel totale rispetto dell'autonomia legislativa della Regione autonoma della Sardegna, il Prefetto di Cagliari ha ritenuto necessario organizzare un'apposita riunione in merito, nella giornata del 10 giugno 2014 alle ore 10.00, invitando al tavolo i soggetti protagonisti per l'attuazione della zona franca;
- gli effetti dell'attuazione incrociata di alcuni articoli dei regolamenti comunitari e norme doganali in materia, determinano di fatto per la Sardegna la perdita definitiva del diritto alla zona franca entro il 2016;
- la campagna elettorale è ormai alle spalle e deve motivarci solo ed esclusivamente il bene della Sardegna e del suo popolo, appare opportuno, anche alla luce delle recenti espressioni favorevoli in merito, da parte di autorevoli esponenti politici e intellettuali appartenenti alla compagine non firmataria della presente mozione, abbandonare ogni pregiudizio strumentale e affrontare definitivamente e in maniera risolutiva, l'argomento dell'attuazione della zona franca integrale in Sardegna con serenità e oggettività intellettuale, consapevoli che questa sia una straordinaria occasione di rilancio della Sardegna attraverso uno strumento di politica economica-sociale e finanziaria;
CONSIDERATO che:
- è interesse comune, in ottemperanza al quadro legislativo in vigore, dare definitiva attuazione in Sardegna della zona franca integrale;
- si ha motivo di ritenere che nessuno voglia assumersi la responsabilità morale nei confronti dei Sardi e delle future generazioni del mancato riconoscimento di tale diritto, nonché degli enormi danni derivanti dalla sua disattesa attuazione,
impegna il Presidente della Regione
la Giunta Regionalee gli Assessori competenti in materia
ad attuare ogni iniziativa necessaria a rendere definitivamente la Sardegna zona franca integrale d'Italia, d'Europa e nel Mediterraneo, riconoscendo finalmente ai sardi un loro diritto troppo a lungo negato.)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione. Uno dei presentatori della mozione ha facoltà di illustrarla.
FENU MODESTO (Sardegna). Presidente, considero favorevolmente la presenza dell'Assessore e del Presidente che magari ci informeranno sull'andamento dei colloqui con il Prefetto, dato che quando la mozione è stata scritta l'incontro era in programma ma, ovviamente, non ancora avvenuto. Do lettura della mozione: "Premesso che: la Sardegna si trova ormai da troppo tempo in una condizione oggettiva di grave crisi economica e finanziaria, dovuta sia alla atavica carenza infrastrutturale, che alla congiuntura negativa internazionale e alla globalizzazione che viene avvertita dalle nostre popolazioni più come un'aggravante che un'opportunità; (a tali condizioni) si aggiungono gli enormi svantaggi competitivi dovuti all'insularità e ad altri fattori oggettivi presenti nella nostra terra che aggravano complessivamente la già drammatica situazione occupazionale; a tutto ciò si aggiunge un'altra crisi di cui pochi parlano, ma che nell'imminente futuro si manifesterà in tutta la sua gravità: la crisi demografica.
Considerato che: la zona franca è uno straordinario strumento di politica economica e di compensazione di svantaggi competitivi, utilizzato in Europa e nel mondo per il rilancio delle economie stagnanti e delle aree in gravi crisi economico- occupazionale; la legge costituzionale numero 3 del 1948 (lo Statuto autonomo della Regione Sardegna), all'articolo 12 prevede per la Sardegna l'attuazione della zona franca; l'articolo 1 del decreto legislativo numero 75 del 1998, istituzione della zona franca, non viene mai reso operativo con grave danno erariale e pregiudizio gravissimo dell'intero tessuto socio-economico della Sardegna, dell'Italia e del bacino del Mediterraneo; la legge regionale numero 20 del 2 agosto 2013, approvata all'unanimità dal Consiglio regionale della Regione Autonoma della Sardegna, definisce norme urgenti per l'attuazione e il funzionamento delle zone franche al fine di dare piena operatività alla medesima in Sardegna; la legge regionale numero 20 del 2 agosto 2013 è ritenuta conforme alla Costituzione dal Governo italiano, il quale esplicitamente dichiara di non impugnarla nei termini di legge; la deliberazione della Giunta regionale numero 39/30 del 26 settembre 2013 estende di fatto l'attuazione della zona franca dai porti franchi a tutto il territorio regionale intendendo come confini, così come da diritto internazionale e da codice doganale in materia, gli attuali confini della Regione autonoma della Sardegna; la risoluzione numero 42 del 31 ottobre 2012 che impegna la Giunta a formulare senza indugio al Governo, in attuazione dell'articolo 119 della Costituzione e del Titolo III dello Statuto speciale della Sardegna, un pacchetto di agevolazioni volte a compensare gli svantaggi legati all'insularità che prevede condizioni specifiche in materia di fiscalità agevolata, aiuti di Stato e accesso ai fondi strutturali.
Stimato che: l'attuazione della zona franca al consumo in Sardegna porterebbe ad annullare il gap competitivo con il resto del continente europeo, ponendo l'economia sarda nelle medesime condizioni di capacità produttiva e concorrenzialità; così come verificatosi in altre realtà, è sensibilmente aumentata l'occupazione, anche a seguito dell'attrazione esercitata dalle migliori condizioni competitive proprie del regime di zona franca su imprese e capitali esteri e che migliorano considerevolmente le opportunità e le capacità di creare reddito e occupazione delle imprese private locali; l'attuazione della zona franca al consumo favorirebbe un risparmio alle famiglie, calcolato sulla base del paniere dei consumi e dei prodotti che, di volta in volta, usufruiscono delle agevolazioni previste per le zone franche al consumo, variabile, a nucleo familiare, da 3.000 a 5.000 euro annui e oltre. Tali risparmi economici rimarrebbero nella disponibilità delle famiglie prontamente utilizzabili per l'esigenza delle stesse, per migliorare i consumi interni e per il rilancio dell'economia. Si aggiungano a questi i potenziali benefici derivanti dalla fiscalità di vantaggio per le imprese, di cui già alcune zone della Sardegna usufruiscono; i Comuni che attualmente si trovano in forti difficoltà finanziarie dovute alle aumentate esigenze e alla contestuale diminuzione delle risorse disponibili, così come previsto dalla normativa in vigore per le zone franche, beneficerebbero della possibilità di incameramento dei diritti speciali e si troverebbero a poter disporre delle entrate derivanti dal fatturato territoriale, che possiamo stimare, sempre sulla base del paniere dei consumi e della normativa in vigore, in una cifra che verosimilmente si attesta tra i 2.000 e i 3.500 euro e oltre annui per nucleo familiare residente; tali somme concorrerebbero per una percentuale di circa il 50 per cento ai bilanci comunali;
Considerato che appare evidente che l'attuazione della zona franca porterebbe alla Sardegna e nelle tasche dei Sardi la disponibilità di diverse centinaia di milioni di euro annui che allontanerebbero definitivamente la crisi economica dalla Sardegna e del suo popolo, favorendo di fatto la non dipendenza dalle economie degli altri, ponendo le basi e le condizioni per il benessere del popolo sardo attuale e delle future generazioni;
Tenuto conto che pur nel totale rispetto dell'autonomia legislativa della Regione autonoma della Sardegna, il Prefetto di Cagliari ha ritenuto necessario organizzare un'apposita riunione in merito, nella giornata del 10 giugno 2014 alle ore 10.00, invitando al tavolo i soggetti protagonisti per l'attuazione della zona franca; gli effetti dell'attuazione incrociata di alcuni articoli dei regolamenti comunitari e norme doganali in materia, determinano di fatto per la Sardegna la perdita definitiva del diritto alla zona franca entro il 2016; la campagna elettorale è ormai alle spalle e deve motivarci solo ed esclusivamente il bene della Sardegna e del suo popolo, appare opportuno, anche alla luce delle recenti espressioni favorevoli in merito, da parte di autorevoli esponenti politici e intellettuali appartenenti alla compagine non firmataria della presente mozione, abbandonare ogni pregiudizio strumentale e affrontare definitivamente e in maniera risolutiva, l'argomento dell'attuazione della zona franca integrale in Sardegna con serenità e oggettività intellettuale, consapevoli che questa sia una straordinaria occasione di rilancio della Sardegna attraverso uno strumento di politica economica-sociale e finanziaria;
Considerato che è interesse comune, in ottemperanza al quadro legislativo in vigore, dare definitiva attuazione in Sardegna della zona franca integrale e che si ha motivo di ritenere che nessuno voglia assumersi la responsabilità morale nei confronti dei Sardi e delle future generazioni del mancato riconoscimento di tale diritto, nonché degli enormi danni derivanti dalla sua disattesa attuazione, impegna il Presidente della Regione, la Giunta regionale agli Assessori competenti in materia, ad attuare ogni iniziativa resasi necessaria a rendere definitivamente la Sardegna zona franca integrale d'Italia, d'Europa e nel Mediterraneo, riconoscendo finalmente ai sardi un loro diritto troppo a lungo negato.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Salvatore Demontis. Ne ha facoltà.
Ricordo che i consiglieri che intendono parlare devono iscriversi non oltre la conclusione del primo intervento.
DEMONTIS SALVATORE (PD). Consigliere Fenu, io sono contrario alla zona franca integrale fiscale perchè, secondo me, è in antitesi con la vertenza entrate. Il confronto sulla vertenza entrate ha portato lo Stato a riconoscere ciò che spetta alla Regione che, di conseguenza, si fa carico delle proprie spese, assumendosi la responsabilità di badare a se stessa. Questo significava e significa responsabilità sulle proprie entrate e, quindi, coscienza delle proprie entrate e coscienza delle proprie spese. Questi sono i principi alla base della vertenza fiscale, intrapresa dal Governo regionale che nel 2004 si accorse che lo Stato non corrispondeva dal '91, quanto meno per intero, i sette decimi di IRPEF, i nove decimi di Iva e di accise; grazie alla negoziazione queste risorse furono riconosciute e sappiamo che si è entrati a regime nel 2011.
La zona franca integrale fiscale, mi sembra di capire, ma il consigliere Fenu mi correggerà se sbaglio, prevede che non si facciano più pagare i nove decimi di Iva e di accise. Ciò che non riesco a capire però è da dove si dovrebbe reperire la cifra equivalente, a meno di non tagliare una spesa equivalente in termini di servizi e in questo caso sarei contrario. Si dice anche che la zona franca integrale attiverebbe investimenti in misura tale da sopperire alle mancate entrate.
Però sulla base di quali studi facciamo queste considerazioni? Io non credo che si possa approvare uno strumento, verificare se va bene o no e quindi tenerlo o non tenerlo. Stiamo parlando di atti a dir poco strategici, stiamo parlando di programmazione strategica da adesso e per vent'anni; allora, esiste uno studio che ipotizzi un modello di sviluppo lungo questo arco di tempo con l'applicazione della zona franca fiscale integrale e che ci dica che si regge economicamente? Perché se questo studio non c'è io non mi assumo la responsabilità di atti di programmazione strategica privi di una programmazione strategica.
Io ripeto spesso questo principio, sarò noioso, però è un principio alla base dell'amministrazione della cosa pubblica. Se questo studio c'è mi piacerebbe vederlo e lo studierei con molto piacere. La mia non è una posizione pregiudiziale, sto chiedendo sulla base di quale programmazione strategica si fondi la zona franca integrale fiscale, posto che sia un atto di programmazione strategica.
Ancora, potremmo pensare che altri ci diano queste risorse, ma io non voglio nemmeno considerare questa ipotesi perché se fosse così sarei davvero contrario: non vorrei una Sardegna assistita e credo che nessuno di noi la vorrebbe. Vorrei una Sardegna che avesse il suo modello di sviluppo e che trovasse, grazie a esso, il benessere dei suoi abitanti. Penso sia quello che vorrebbe anche lei evidentemente.
Vorrei anche sottolineare che rinunciare a entrate proprie (se non riuscissimo ad avere nostre entrate per far fronte alle spese), come dire, acuirebbe quella sensazione di essere cittadino di serie B) che spesso io, come sardo, sento. Ancora, secondo me applicare la zona franca integrale fiscale non significa usare la leva fiscale. Io sarei d'accordo se si utilizzasse parte delle entrate derivanti dalla vertenza entrate come leva fiscale, ma per me leva fiscale significa che definiamo degli obiettivi strategici e su quegli obiettivi strategici poniamo parte di quelle risorse.
Mi sembra che invece con la proposta, un po' troppo generica (senza voler usare termini forti, non è mia intenzione) della zona franca integrale fiscale non si stia usando la leva fiscale ma si stia attivando un altro strumento del quale non vedo l'orizzonte. Quindi, per queste motivazioni sono contrario perché non riesco a capire, e lo vorrei capire non solo in termini generici ma attraverso uno studio approfondito e una programmazione strategica degna di questo nome, come la zona franca integrale fiscale possa avvantaggiare la Sardegna.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Oscar Cherchi. Ne ha facoltà.
CHERCHI OSCAR (FI). Presidente, appare oramai evidente come le pesanti ripercussioni della crisi economica e finanziaria che sta attanagliando l'Italia si stiano abbattendo, se non si sono già abbattute, in maniera ancora più incisiva sulla nostra Sardegna. Ci troviamo dinanzi a un fenomeno devastante, che sta progressivamente investendo tutti i settori produttivi, in un momento storico in cui risulta già particolarmente gravoso per gli operatori economici confrontarsi con un mercato globale che sta assumendo proporzioni ormai sconfinate.
In Sardegna la condizione di insularità rappresenta senza alcun dubbio il principale elemento di svantaggio, da cui derivano i più gravi pregiudizi a carico dell'intero sistema socioeconomico. L'elevato costo dei trasporti, dell'energia, degli oneri fiscali a carico delle imprese stanno incidendo in maniera determinante sull'efficienza e sulla competitività delle stesse, le conseguenze sono una significativa contrazione dei capitali, la cessazione ormai sempre più frequente di numerose attività e un aumento preoccupante della disoccupazione, fenomeno quest'ultimo che sta assumendo i connotati di una vera e propria emergenza sociale.
In uno scenario come quello sopra descritto l'esigenza di adottare misure a sostegno dell'economia e dello sviluppo appare, credo, ineludibile. Negli ultimi anni l'argomento relativo all'istituzione dei punti franchi e delle zone franche è stato largamente dibattuto, questo Consiglio l'ha dibattuto in modo importante e ampio. A questo proposito occorre ricordare che lo stesso Statuto speciale della Regione autonoma della Sardegna prevede la possibilità di istituire punti franchi; all'articolo 12 dello Statuto è stata data infatti attuazione con il decreto legislativo numero 75, del 10 marzo '98, che recita "Norme di attuazione dello Statuto speciale della Regione Sardegna concernenti l'istituzione di zone franche".
L'articolo 1 del suddetto decreto legislativo prevede, come tutti sappiamo bene e come tutti ci siamo già detti più volte, nello specifico, la possibilità di istituire zone franche nei porti di Cagliari, Olbia, Oristano, Porto Torres, Portovesme e Arbatax. Il Regolamento CE numero 450 del 2008, che istituisce il codice doganale comunitario (aggiornato), rappresenta la fonte normativa di riferimento in materia di zona franca e, come sappiamo, l'articolo 155 al comma 1 prevede, recito testualmente, che: "gli Stati membri possono destinare talune parti del territorio doganale della Comunità a zona franca". Inoltre, al comma 2 dell'articolo 1 del decreto legislativo numero 75 del '98, il legislatore in modo chiaro ha così disposto: "La delimitazione territoriale delle zone franche e la determinazione di ogni altra disposizione necessaria per la loro operatività viene effettuata, su proposta della Regione, con separati decreti del Presidente del Consiglio dei ministri".
Allo stato attuale il porto di Cagliari è l'unico per cui è stata definita la delimitazione territoriale. La prima Commissione permanente già allora in Consiglio regionale, con una risoluzione datata 31 ottobre 2012, aveva impegnato la Giunta a formulare al Governo una proposta di delimitazione delle aree territoriali pertinenti ai porti di Olbia, Oristano, Porto Torres, Portovesme e Arbatax e si richiedeva anche di valutare l'opportunità di ricomprendere nella delimitazione le zone e le aree industriali interne nel raggio di 120 chilometri dai porti stessi.
Non solo, la Commissione, quella Commissione, nel 2012 aveva impegnato la Giunta a formulare al Governo una proposta di attribuzione alla Regione della potestà di modificare aliquote e prevedere esenzioni, detrazioni, deduzioni su tutti i tributi erariali il cui gettito era devoluto alla Regione e agli enti locali della Sardegna.
Ecco la risposta, onorevole Demontis. Come si vede, l'impegno istituzionale profuso per la causa è stato assai intenso e continuativo. Particolare rilievo assume la deliberazione della passata Giunta regionale, la 39/30 del 26 settembre 2013, con cui in maniera decisa, ma soprattutto perentoria, la Giunta delibera di proseguire e reiterare le azioni nei confronti dello Stato italiano affinché lo stesso formalizzi l'istanza all'Unione europea volta a ottenere la extradoganalità di tutto, e ripeto di tutto, il territorio regionale. Quindi la zona franca integrale. Si sottolinea inoltre la rilevanza giuridica assunta dalla legge 5 maggio del 2009, numero 42, recante "Delega al Governo in materia di federalismo fiscale in attuazione dell'articolo 119 della Costituzione", in cui la politica fiscale di vantaggio è stata riconosciuta una volta di più come il più efficace strumento a sostegno dei territori svantaggiati dalla condizione di insularità.
Per questa ragione l'istituzione di una zona franca integrale in territorio sardo e la conseguente instaurazione di un regime fiscale di vantaggio rappresenta senza ombra di dubbio un efficace strumento di sostegno alla nostra economia, di promozione del benessere sociale e di lotta alla disoccupazione. Questa è la richiesta del popolo sardo che con l'85 per cento dei voti era a favore della zona franca e quindi del progetto di zona franca integrale.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Angelo Carta. Ne ha facoltà.
CARTA ANGELO (Psd'Az). Presidente, grazie al Movimento che si è occupato di questo argomento nel corso di questi due anni sembra che i sardi abbiano scoperto che esiste la "questione zona franca". In questi due anni si sono dette tante cose, informazioni più o meno corrette, annunci di ingressi in zona franca a "partire dal" è così via. Naturalmente tutto questo ha lasciato le cose totalmente com'erano, non c'è stata nessuna modifica rispetto al quadro conosciuto: un'economia della Sardegna asfittica, problemi che si susseguono quotidianamente. Naturalmente l'idea di avere una zona franca vista e illustrata come la panacea di tutti i mali ha fatto sì che 300 comuni della Sardegna, o forse anche di più, deliberassero a favore dell'istituzione della zona franca integrale fiscale e doganale.
Questi 300 comuni che si sono espressi, quindi 300 comunità, non erano composti da imbecilli, da ingenui, erano persone serie, persone consapevoli dei problemi della comunità che rappresentavano e, disperati rispetto alle soluzioni che si prospettavano, hanno individuato nella zona franca la soluzione o una possibile soluzione ai problemi.
A fronte di questo pronunciamento che cosa è avvenuto? Il dato veramente importante è che tutto il popolo sardo (compreso il Consiglio regionale) ha preso atto che, a fronte di una previsione statutaria del 1948, di un decreto attuativo del 1998, a oggi nulla è stato fatto rispetto a queste previsioni normative. Pertanto ci si è divisi tra chi concorda sulla zona franca integrale ritenendola l'unica soluzione, e chi invece ritiene che non sia questa la soluzione.
Qual è il punto che ci unisce? Il punto sul quale tutti concordiamo e sul quale non si discute è che i decreti attuativi del 1998 hanno bisogno di essere veramente tradotti in pratica; di conseguenza i sei punti franchi previsti dallo Statuto, e individuati nel decreto legislativo del 1998, devono essere al più presto perimetrati, al più presto sottoposti all'approvazione, come è necessario, attraverso un DPCM del Presidente del Consiglio. Su questo siamo d'accordo.
Ciò che stupisce è il fatto che rispetto al discorso "zona franca" vi siano delle opinioni tranchant: è sicuramente uno strumento buono, è sicuramente uno strumento cattivo. Io ritengo che tra queste due posizioni ci sia una linea di mezzo che secondo il mio punto di vista è la seguente: attuiamo quello che oggi possiamo attuare, sicuramente possiamo attuare i punti franchi, chiediamo che non siano solo punti franchi doganali, vediamo di inserire all'interno di quei punti franchi le agevolazioni fiscali, ampliamo le aree alle zone industriali, come recita lo stesso decreto, contigue, connesse o comunque che si possono connettere a questi punti franchi e iniziamo una sperimentazione seria sulla possibilità che vi siano dei punti franchi non solo doganali ma anche fiscali. Sulla base dell'esperienza che faremo sicuramente ci sarà la risposta per chi è totalmente favorevole o per chi è totalmente contrario.
Siamo chiaramente d'accordo che sia necessario comunque non limitarsi a un punto franco doganale perché con l'accordo di Schengen e con le dogane aperte i punti doganali sarebbero utili solo per l'esportazione extra Unione europea. Vediamo allora qual è il vantaggio che possiamo trarre inserendo anche le agevolazioni fiscali. Diamoci un tempo entro il quale istituire questi punti, diamoci un tempo entro il quale verificarli e studiarli e, alla luce dei dati reali che verificheremo, procederemo di conseguenza.
Personalmente sono d'accordo sulla zona franca integrale, fiscale e doganale, ma spero anche che sia veritiero, in merito alle discussioni sul Patto di stabilità, il risultato che viene annunciato dai titoli sul giornale. Ma il problema dove sta? Il problema sta nel fatto che se noi non "buttiamo via" il tavolo, se noi non ci imponiamo rispetto a scelte che riteniamo strategiche, importanti per la nostra Sardegna, se noi non chiediamo di modificare anche atti normativi che sono statici (il decreto legislativo che prevede solo punti franchi doganali va modificato perché ci serve che venga modificato), io credo che non ne caveremo nulla e aspetteremo solo il "benevolo" di turno che ci consenta di poter fare qualcosa di serio.
Quindi è importante per tutti riuscire ad avere contezza di quello che i punti franchi, non solo doganali, ripeto, possono dare per poi porre in essere quella che secondo me è la soluzione migliore: la zona franca integrale fiscale. Se di queste zone ne esistono 3 mila e 500 in tutto il mondo, se sono punti dove si lavora, dove non c'è disoccupazione, dove si fa economia non capisco perché questo non debba accadere anche in Sardegna.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Pietro Pittalis. Ne ha facoltà.
PITTALIS PIETRO (FI). Presidente, dovendo chiudere, come Capogruppo del maggior partito dell'opposizione, gli interventi significa che non ci sono altri iscritti a parlare e questo è di per sé significativo dell'interesse che un tema di questa portata rappresenta per settori di questo Consiglio e soprattutto della maggioranza. Presentando questa mozione non ci siamo fatti illusioni su un cambio di rotta da parte della maggioranza e della Giunta regionale perché, per la verità, anche in campagna elettorale la posizione sia del presidente Pigliaru che di settori della maggioranza era di contrarietà netta e decisa rispetto al tema della zona franca integrale.
Le obiezioni esposte non ci hanno convinto ed è la ragione per la quale abbiamo proposto questa mozione, perché riteniamo che sia forse una delle ulteriori situazioni nelle quali la Sardegna assume una posizione ancora una volta rinunciataria. Noi ne comprendiamo le difficoltà, ne comprendiamo anche le implicazioni. Però, guardando anche al sistema dei Paesi dove si è sperimentato uno strumento, come è stato definito, di politica economica di questa portata, beh forse la politica nel suo insieme avrebbe dovuto riflettere se non era e non è il caso di utilizzarlo proprio come strumento nel confronto con il Governo nazionale e con l'Unione europea, tenuto conto anche delle specificità che sono state richiamate nella sua relazione introduttiva dal primo firmatario della mozione.
Il problema è tutto politico, il problema è che c'è un pregiudizio politico, c'era già in campagna elettorale. Ha fatto bene l'onorevole Angelo Carta a richiamare anche la mobilitazione del sistema delle autonomie locali, perché quando trecento sindaci si mobilitano e mobilitano i rispettivi consigli comunali, penso che non lo abbiano fatto chissà in forza di quale alchimia, ma perché probabilmente hanno valutato l'importanza dello strumento. Lo hanno fatto sindaci non soltanto del centrodestra, ma la stragrande maggioranza dei sindaci del centrosinistra.
La verità è che è una di quelle battaglie storiche che purtroppo la Sardegna continua a combattere per problemi che questa volta, sì, sono da ricercare nella responsabilità della politica; quella politica che si divide, quella politica che vive nel pregiudizio, quella politica che non osa andare oltre e che dunque frappone molte volte ragionamenti di stampo ragionieristico, come spesso abbiamo sentito, e non guarda invece a uno scenario nuovo della Sardegna, perché la competitività del nostro sistema la si crea realmente nella misura in cui noi siamo capaci di inventarci anche qualche soluzione nuova proprio per la posizione particolare che abbiamo nello scenario del Mediterraneo.
Ecco perché, caro Modesto Fenu, cari Movimenti che vi siete battuti per questa grande storica battaglia sarda e sardista, ecco perché, cari trecento sindaci della Sardegna, tenuto conto anche dell'atteggiamento della maggioranza la cui voce in questo dibattito è assente, si tratta di una battaglia che noi perseguiremo e continueremo a perseguire perché ci crediamo, e altri logicamente si assumeranno tutta la responsabilità nel fare ancora una volta un qualcosa che porta al ribasso il nostro ruolo, soprattutto nel confronto con l'Unione europea e con lo Stato italiano.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare, per la Giunta, l'Assessore tecnico della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio.
PACI RAFFAELE, Assessore tecnico della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio. Presidente, anch'io penso che sia un tema importante, un tema largamente dibattuto in campagna elettorale, quindi non molti mesi fa. Non mi pare che la maggioranza sia silenziosa, c'è stato un chiaro intervento e adesso la Giunta porterà una altrettanto chiara posizione, una posizione che deriva da un programma elettorale.
Ancora una volta, forse questo può stupire, abbiamo l'ambizione di essere al Governo per portare avanti ciò che avevamo scritto, almeno su queste grandi linee strategiche. Sul tema della zona franca integrale penso che non ci fosse ambiguità sulla posizione della coalizione che oggi guida la Regione. Quindi, nessuna sorpresa, nessuna sottovalutazione dell'argomento, ma anzi una chiara presa di responsabilità, io direi quasi di rispetto nei confronti degli elettori, che hanno premiato una certa posizione.
La posizione era chiara, dal nostro punto di vista e col massimo rispetto parlava di inganno della zona franca integrale, e veniva argomentata in modo preciso perché, a nostro avviso, la zona franca integrale non era realizzabile; d'altra parte era proposta da una maggioranza che aveva governato per cinque anni e che, di fatto, non era riuscita neanche ad avvicinarsi alla realizzazione di una zona franca integrale. Quindi, non era realizzabile e avrebbe creato degli scompensi dal punto di vista economico, e conseguentemente sociale nei confronti della popolazione sarda, per cui siamo convinti che rappresentasse e che rappresenti tutt'oggi un danno piuttosto che una opportunità.
Nel nostro programma non ci siamo fermati su questa posizione, abbiamo detto con altrettanta chiarezza di essere favorevoli alla effettiva realizzazione delle aree economiche speciali, i porti franchi (anche perchè esiste una varietà di tipologie che bisognerà analizzare nella loro implementazione con molta attenzione), sulla base del decreto legislativo numero 75/98 che per tanti anni è rimasto inattuato, ed è esattamente ciò che ci stiamo accingendo a fare.
Abbiamo ribadito questa posizione nell'incontro di ieri con il prefetto, e siamo già operativi; abbiamo preso i contatti con i responsabili della "Cagliari Free Zone", che è la società già costituita tra il CACIP e la Capitaneria di porto per portare avanti l'effettiva implementazione dell'area franca doganale nel porto di Cagliari, e siamo pronti a fare la nostra parte nelle altre cinque zone previste da quel decreto legislativo. Quindi, ancora una volta preferiamo (spero sia chiaro il modo e il metodo con il quale intendiamo lavorare, al posto di fare proclami che difficilmente troveranno un riscontro effettivo), andare avanti con delle politiche chiare, concrete, che possano avere effettivamente gambe, che possano dare effettivamente risposte immediate.
Abbiamo iniziato già in questi giorni, continueremo la prossima settimana, a tenere degli incontri con il comandante della Capitaneria di porto, con i responsabili delle dogane. La Regione farà quello che è possibile fare, non abbiamo intenzione di entrare nelle compagini sociali perché riteniamo che la Regione debba svolgere il suo compito che non è di gestione effettiva, ma di aiuto e di supporto. Ci auguriamo che anche nelle altre realtà, e faremo ovviamente tutta la nostra parte per agevolare questa azione, si possano creare altrettante organizzazioni, consorzi, quello che si riterrà più opportuno per portare avanti l'effettiva implementazione di queste aree.
Nel corso di un incontro svolto la settimana scorsa in Confindustria, il direttore dell'Agenzia delle dogane diceva che è già tutto pronto, che la prima perimetrazione è stata fatta, che ci sono ancora dei contenziosi da risolvere tra Capitaneria e CACIP, dopodiché si sarà pronti a partire. Quello che ribadisco in questa sede è che bisogna fare attenzione: questo è uno strumento. Spesso, inoltre, si confonde lo strumento con l'obiettivo; l'obiettivo è, nel caso specifico, l'attrazione di nuove imprese. E, attraverso l'attrazione di imprese, la localizzazione delle imprese, l'aumento dell'occupazione, si ha la creazione della ricchezza. Questo è l'obiettivo che interessa ovviamente tutti.
Non è detto neanche che una volta che le aree doganali siano perfettamente funzionanti dal punto di vista amministrativo, gestionale, di perimetrazione, di per sé siano in grado di attrarre le imprese. Ecco quindi che dobbiamo creare quelle condizioni favorevoli complessive affinché, una volta che le aree doganali ci sono, le imprese possano trovare conveniente la loro localizzazione. Faccio un solo esempio: Grendi ha impiegato 2 anni e 4 mesi per realizzare il suo capannone nell'area del porto; perché? Perché pare che il porto, scusate l'imprecisione (devo ancora personalmente verificarlo nelle carte, ma mi fido di quello che ha detto l'imprenditore), sia ancora un'area SIC, cioè sia ancora un'area tutelata dal punto di vista ambientale.
A me sembra una vera assurdità, e mi meraviglio che chi ha governato per cinque anni, ha stilato un PPR e altro ancora, non abbia sistemato questa che è una tale ovvietà; ma come si può pensare di fare sviluppo, se non siamo neanche in grado di perimetrare adeguatamente, in modo tale da distinguere l'area portuale, nella quale vogliamo creare sviluppo, dall'area di Santa Gilla in generale…
(Interruzioni)
… No, mi pare che il PPR sia stata una delle grandi cose che avete ottenuto… La rivisitazione… Benissimo! Allora, è chiaro che questi sono gli elementi che ci impegniamo a modificare in modo tale che l'istituzione della zona franca nell'area portuale di Cagliari, per esempio, possa effettivamente rappresentare un attrattore di imprese; ma sarà necessario anche semplificare effettivamente la burocrazia, mettere in piedi un sistema di incentivazione, di semplificazione amministrativa tale per cui le imprese possano trovare conveniente localizzarsi nell'area doganale di Cagliari, piuttosto che in quella della Tunisia, del Marocco o di altre.
Alla fine il problema è che siamo in un mondo globalizzato per cui una impresa è libera di localizzarsi in un'area piuttosto che in un'altra, sapendo sempre che se vengono avviate certe trasformazioni, certe produzioni in un'area doganale, comunque sono soggette ai dazi se poi vogliamo introdurle nell'area dell'Unione europea. Quindi è un problema che bisogna affrontare.
Noi riteniamo, come Giunta, che ci siano delle opportunità, siamo interessati a che queste aree doganali, definite dal decreto legislativo numero 75, possano effettivamente essere operative e, ripeto, faremo la nostra parte, completamente, perché questo avvenga. A mio avviso continuare a insistere sulla zona franca integrale non ci permette di focalizzarci, lo dico anche con estrema chiarezza all'opposizione, su degli obiettivi che possano essere condivisi, mi auguro siano condivisi, che possiamo invece realizzare col concorso di tutti, in tempi molto brevi.
Io penso che siamo tutti d'accordo sul fatto che il nostro interesse sia quello di cercare di attrarre imprese, e attraverso questo far ridurre la disoccupazione. Questo è un obiettivo che ci deve accomunare e quindi cerchiamo di trovare da subito gli strumenti adatti al raggiungimento di questo obiettivo. Esprimo quindi parere contrario alla mozione.
PRESIDENTE. Ha domandato di replicare il consigliere Modesto Fenu. Ne ha facoltà.
FENU MODESTO (Sardegna). E' ovvio che la materia sia complessa; dal 1948, anno di nascita dello statuto della Regione Autonoma della Sardegna che sanciva, all'articolo 12, la presenza delle zone franche in Sardegna, a oggi sono intervenute disposizioni legislative, regolamenti doganali, norme di diritto internazionale che hanno reso complicata la situazione.
Ciò non toglie che ci siano state persone che hanno studiato e verificato questo intrigo normativo, magari per ragioni di lavoro. Mi dispiace non aver sentito altri interventi da parte di esponenti dell'attuale maggioranza e, quindi, di dover rispondere a un unico intervento che, devo essere sincero, non mi è sembrato complesso e ostruzionistico, mi è sembrato invece che abbia voluto lasciare uno spiraglio, e siccome il lumicino della speranza deve essere sempre l'ultimo a spegnersi, è bene ancorarsi a questo lumicino della speranza per riuscire magari ad accendere un domani un bel candelabro affinché la zona franca possa illuminare tutti.
L'onorevole Demontis ha paventato il venir meno delle entrate da Iva, e accise, per cui sarebbe difficile formulare il nostro bilancio sulla base di quanto prevede l'articolo 8 dello statuto. In parte è vero, queste entrate verrebbero meno soprattutto nella fase di prima attuazione; ma, signori, la domanda da porsi è un'altra, e cioè se la condizione di disperazione assoluta dei sardi e delle nostre imprese porrà queste nella situazione, a brevissimo, di non poter comunque pagare queste tasse, di non poter comunque versare questi tributi per formulare il nostro bilancio.
Quindi bisogna superare questa paura, bisogna superarla con coraggio, e bisogna trovare le soluzioni per affrontare un periodo di transizione. Io formulerò qualche proposta che vi invito a valutarle Non esiste un'unica zona franca, esistono oltre 2 mila e 300 zone franche nel mondo, e non ce n'è una simile all'altra, tutte operano con un regime diverso, con condizioni diverse, in situazioni diverse; sta a noi non assumere una posizione di rifiuto a priori, dicendo che non ci va bene la zona franca integrale, senza neanche capire come funziona in altre parti del mondo, e trovare invece la zona franca più congeniale, quella ottimale per i sardi.
Onorevole Demontis, se questa è la condizione, io non ho difficoltà a dimostrarle che in altre parti del mondo questo istituto funziona, qualora io le comprovi ciò, però lei mi dica che è disposto, a cambiare idea non avendo pregiudizi in merito. Noi non abbiamo alcuna difficoltà a sederci a un tavolo dove esporremo noi le nostre ragioni, giuridiche, istituzionali e di merito, e voi le vostre. Analizzeremo l'impatto di questo istituto sulla società sarda e poi decideremo se è bene attuare la zona franca, oppure no, la zona franca integrale, soprattutto, quella al consumo che ci spetta. E vi spiegherò in base a quali elementi ci spetta.
Il fatto che le zone franche siano degne di attenzione per lo sviluppo delle economie locali a livello mondiale è sancito dal fatto che la Germania, la Spagna, la Francia, la Cina e tante altre nazioni stanno istituendo le loro zone franche speciali; la zona a fiscalità agevolata è una zona franca, non è un qualcosa di astruso, è quella. Alla Sardegna poi compete non la zona franca doganale, ma l'extradoganalità, e vi spiego il perché, che dove è stata attuata ha portato benefici… quanto manca? Presidente, mi dia il tempo di replicare! Mi interrompe in continuazione...
PRESIDENTE. Trenta secondi.
FENU MODESTO (Sardegna). Io ho molto apprezzato il libro e le posizioni assunte dal vostro collega di partito, Aldo Berlinguer, dall'onorevole Pittella…
PRESIDENTE. Onorevole Fenu, il tempo a sua disposizione è terminato. Dichiaro chiusa la discussione.
Metto in votazione la mozione numero 40.
Ha domandato di parlare il consigliere Augusto Cherchi per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CHERCHI AUGUSTO (Soberania e Indipendentzia). Presidente, ho molto apprezzato la determinazione dell'onorevole Fenu di voler riprendere a parlare di un argomento di così grande rilevanza. È opinione di tutti che la Sardegna, comunque sia, ha necessità di una politica fiscale differente, dato che i contributi fiscali dei sardi fanno un viaggio anomalo perchè prima vanno verso Roma e poi, in alcuni casi, non sempre, anzi quasi mai, rientrano in Sardegna dove sono necessari per garantire quei servizi e quelle infrastrutture di cui la regione ha estrema necessità.
È necessaria una politica fiscale differente perché la pressione fiscale è eccessiva e impedisce alle nostre imprese di crescere e di capitalizzarsi, e naturalmente schiaccia le nostre famiglie. L'onorevole Demontis ha ben chiarito quali sono i temi della vertenza entrate che da anni la Sardegna si trova a combattere. Altra cosa è forse una zona franca immaginata per punti franchi, come diceva giustamente anche l'onorevole Carta. Altra cosa ancora è valutare, come ha detto l'assessore Paci, la fattibilità tecnica della possibilità di instaurare dei punti franchi è, perché probabilmente ci si deve scontrare con delle norme comunitarie che ne impediscono di fatto la realizzazione.
È bene parlare di zone franche, di zone di fiscalità agevolata, è bene parlare soprattutto, lo ripeto probabilmente per l'ennesima volta, della capacità che deve darsi la Sardegna di gestire le proprie entrate, di poterle calcolare per poi ridistribuirle nel territorio; quindi sto parlando dell'istituzione di una Agenzia sarda delle entrate, al fine di poter gestire meglio la fiscalità all'interno della Sardegna. Il voto su questa mozione pertanto non sarà negativo.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Salvatore Demontis per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
DEMONTIS SALVATORE (PD). Consigliere Fenu, in realtà proprio perché, come ha detto lei, ci sono duemila zone franche che operano in contesti diversi nel mondo chi sostiene la zona franca integrale fiscale dovrebbe dimostrare che funziona in questo contesto, non in altri. Non possiamo pensare di adottare la zona franca integrale fiscale senza, come dicevo prima, una programmazione strategica. Le ripeto pertanto che io sarei ben lieto di analizzare con lei tutto ciò che si ritiene di analizzare, però a oggi non c'è un atto che ci dimostri che la zona franca fiscale integrale funzioni e, chiaramente, non possiamo provare e poi verificare. Gli studi si fanno a monte, non a valle.
Diverso è stato il ragionamento del l'Assessore, così come quello del consigliere Carta; entrambi hanno parlato di sperimentazione e cioè: si sperimenta, si verifica e poi, se le cose vanno, si possono confermare ampliando anche il raggio d'azione, ma è diverso dal dire che la zona franca fiscale è la panacea di tutti i mali e che facciamo star bene tutti i sardi con la sua applicazione. È fuorviante! Quindi per questo motivo e perciò che le ho detto prima voterò contro la mozione.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Mario Floris per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
FLORIS MARIO (Sardegna). Signor Presidente, ovviamente io voterò a favore della mozione. Vorrei fare una raccomandazione anche all'Assessore tecnico-politico. Nonostante lo Statuto preveda che lo Stato debba concorrere allo sviluppo socio-economico della Sardegna attraverso il piano annuale, questo piano non c'è più. Non abbiamo più il riconoscimento dell'insularità, siamo stati cacciati via dall'Obiettivo 1 nonostante le nostre condizioni. Che cosa ci rimane?
Dire che la zona franca non è la panacea di tutti i mali va bene, ma può essere sicuramente l'elemento e lo stimolo per una crescita e per lo sviluppo della Sardegna. Quindi, attenzione, altrimenti rischiamo di fare la fine che abbiamo fatto con la continuità territoriale, una grande conquista, frutto di un accordo firmato dal sottoscritto con lo Stato, persa perché Soru è andato a dire che la continuità territoriale ce la facevamo noi. Ed era un inizio di una continuità territoriale (riduzione del costo dei biglietti, ma anche gli orari e tutto quanto) per consentire ai sardi di arrivare sulle coste della penisola a costo zero.
Per la zona franca sta avvenendo quello che è avvenuto con Soru ugualmente, quando non ha rinnovato il Comitato per la zona franca, e se ne sono andati via anche questi punti franchi e questi pannicelli caldi che stiamo riproponendo oggi a distanza di anni. Io capisco che non possiamo raggiungere l'obiettivo principale ma, allora, esercitiamo i poteri che abbiamo, partiamo pure dai punti franchi, ma teniamo l'obiettivo che deve essere quello e non può che essere quello: è ciò che i sardi richiedono ma è anche una cosa giusta che noi abbiamo.
Cerchiamo di stare tutti al posto giusto, quindi, cercando di coordinare gli elementi Perché, per esempio, io credevo che la riunione con il prefetto fosse di tenore diverso. Pensavo fosse per mettere d'accordo le diverse autorità del porto perché non si capisce chi comanda, perché tutti hanno diritti e quindi bisogna mettere d'accordo queste autorità per poter esercitare e delimitare le aree, e invece mi sono reso conto che non si trattava di questo.
Attenzione pertanto a quello che facciamo. Non spariamo adesso sulla campagna elettorale con frasi tipo "voi eravate per la zona franca, noi non lo eravamo", "è un imbroglio" e quant'altro. Non è un imbroglio, è una cosa seria. Cerchiamo di farla con prudenza, ma di farla.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Angelo Carta per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CARTA ANGELO (PSd'Az). Presidente, io voterò a favore per una ragione fondamentale, e lo dico anche agli amici sovranisti indipendentisti. Essere zona franca significa essere fuori dalla cinta doganale, significa chiedere allo Stato di rinunciare in quel pezzo di territorio dello Stato a essere lui a imporre le tasse. Noi siamo per l'Agenzia delle entrate, siamo d'accordo. Le entrate decise da chi? Dallo Stato. Quindi noi riscuoteremo sempre entrate decise a Roma. La zona franca serve per decidere noi le imposte, noi le tasse, cioè avremo in mano la leva fondamentale che è quella che lo Stato si tiene per pressare o per alleggerire a seconda delle sue esigenze, la leva fiscale.
La zona franca serve a questo perché non è vero che non c'è più l'IVA, decideremo noi se far pagare l'IVA, decideremo noi quanto far pagare di IVA perché zona franca significa questo: essere noi titolari delle imposte, aver sottratto allo Stato un pezzo di sovranità sulla materia fondamentale che per Costituzione spetta allo Stato, appunto il fisco. Le tasse le decide lo Stato; la zona franca ci consente di essere noi titolari di questo diritto. Dobbiamo mantenere l'IVA? Va bene. Per quanto tempo? Vedremo. Per quale aliquota? Vedremo, ma siamo noi a decidere e allora ha senso anche istituire l'Agenzia delle entrate perché riscuotiamo entrate nostre. Per questo noi votiamo a favore di questa mozione.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Modesto Fenu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
FENU MODESTO (Sardegna). Presidente, lo Statuto della Regione autonoma della Sardegna, come tutti sappiamo, risale al 1948 e prevede, all'articolo 12, l'istituzione delle zone franche. Fa riferimento al codice doganale del 1940 che prevede esclusivamente zone franche extradoganali, quindi è chiaro ed è palese che l'articolo 12 dello statuto (legge costituzionale dello Stato italiano, non dimentichiamolo), fa riferimento esclusivo alla zona franca extradoganale. Quindi zona franca integrale che è al consumo al pari delle altre istituite nel medesimo momento, perché altrimenti dovremmo partire dal presupposto che ad altri è stato concesso un diritto diverso da quello che è stato concesso a noi.
Per quanto riguarda il discorso delle entrate faccio presente che, per ammissione stessa dei dirigenti del Ministero dell'economia e delle finanze, non è mai stato trasmesso a Bruxelles il testo del decreto legislativo numero 75 del '98 con un aggravio, in termini di mancate entrate e di mancati benefici per i sardi e per la Regione Sardegna, enorme. Allora trattiamo con lo Stato questo periodo di compensazione di eventuale mancanza di entrate.
Detto questo, siccome ho capito, a mio avviso, che c'è ancora un po' di confusione e attendo di vedere dagli atti che la Giunta produrrà per il Consiglio anche come intenda attuare i punti franchi, faccio presente che in altre aree d'Italia dove attualmente stanno attuando le zone franche si parla di zone franche non intercluse, pertanto qualcuno mi deve spiegare per quale motivo noi ci dobbiamo dare la zappa ai piedi creando zone franche intercluse, dove dobbiamo spendere una marea di risorse che non abbiamo a disposizione per infrastrutturarle, con un conseguente effetto ciambella e svuotando le zone industriali delle aree interne della Sardegna che hanno, in questo caso sì, delle differenze enormi di carattere sociale ed economico con le aree portuali. Detto questo, siccome il tempo purtroppo è tiranno, l'invito che faccio è questo: c'è la volontà di istituire dei tavoli tecnici? Bene, sediamoci e discutiamo.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Efisio Arbau per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
ARBAU EFISIO (Sardegna Vera). Presidente, per semplicità dico che sono d'accordo, tranne che sulle conclusioni, con l'intervento dell'onorevole Carta. Tuttavia sembra di essere ritornati indietro nel tempo, è come se questo Consiglio non abbia approvato la modifica del Titolo III dello Statuto qualche mese fa, una proposta di legge nazionale perché il Titolo III può essere modificato con una proposta di legge nazionale che è stata, così mi risulta, incardinata al Senato.
Quella proposta prevedeva fondamentalmente l'istituzione dell'Agenzia delle entrate, l'adozione della fiscalità di vantaggio che poi è stata approvata con la legge di stabilità, articolo 10, e la modifica dell'articolo 12. L'opposizione si astenne in quanto condivideva i primi due punti e non il terzo perché, nonostante ci fosse un accordo generale sul sistema fiscale sardo (zona franca), ci arenammo sull'inserimento, da parte della maggioranza presieduta dall'onorevole Cappellacci, del termine "extradoganalità". questo punto ci divise e quel provvedimento è attualmente al Senato.
C'è un ulteriore fatto: l'attuale Governo regionale sta portando avanti un'importante trattativa col Governo relativa al Patto di stabilità e credo che ci siano anche le condizioni, una volta definito questo problema, per arrivare a risolvere una precondizione per discutere di sistema fiscale sardo, quella sull'istituzione dell'Agenzia delle entrate. Per quanto riguarda il nostro Gruppo noi non incalziamo la maggioranza perché così abbiamo deciso di fare in attesa che ci sia la definizione della trattativa tra la Giunta e il Governo; immediatamente dopo io credo che sia necessario porre all'ordine del giorno la creazione dell'Agenzia delle entrate perché, per applicare qualsiasi idea di sistema fiscale sardo, noi dobbiamo avere la cassa. È imbarazzante dirlo, ma non sappiamo ancora il livello delle entrate prodotto in questa Regione.
Capisco l'intervento dell'onorevole Fenu, la passione che mette sull'argomento "zona franca", però noi respingiamo la mozione perché stiamo portando avanti, come diceva l'assessore Paci, un percorso di credibilità e di argomenti che devono essere utilizzati in modo tempestivo.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Attilio Dedoni per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
DEDONI ATTILIO (Riformatori Sardi). Presidente, mi hanno raccontato, perché non ho ancora avuto modo di approfondire il tema, che nel libro di Pietrino Soddu "Autonomisti, sovranisti e indipendentisti", si parla dei galli di Renzo Tramaglino che si beccano l'un l'altro all'interno di una gabbia. Un paragone che si adatta molto a questa attività della Regione sarda da qualche tempo a questa parte. Non basta essere all'interno di una gabbia non avere le chiavi per aprirla ma, non fidandoci di chi potrebbe aprire la gabbia e lasciare liberi e veramente autosufficienti i galletti sardi, abbiamo messo un rinforzo noi dall'interno per non poter aprire in nessun caso la porta del pollaio, chiamiamolo così. È quanto abbiamo fatto di questi tempi prima con le accise, perché è meglio che sia il Governo che continui a far sì che la Sardegna continui a beccarsi all'interno.
Noi abbiamo messo subito un'altra toppa, poi abbiamo parlato in questo caso di zona franca, altro grimaldello, così che non possiamo far sì che ci siano altre opportunità. Io in altre circostanze sono stato molto laico anche quando, presentando questa proposta in altri tempi, dissi che la zona franca è uno strumento che può essere utilizzato bene o male, è uno strumento, ma se io non provo a utilizzare tutti gli strumenti possibili per rispondere all'interesse del popolo sardo, faccio sì che quella porta non si apra mai e che ci si ammazzi beccandoci all'interno di quel pollaio.
Credo che qualcuno dovrebbe cominciare a riflettere sul fatto che dentro il pollaio è bene che qualcuno si svegli perchè gli interessi che circondano il pollaio non sono gli interessi dei sardi; ragionando al di fuori di quello che è il nostro interesse, facciamo l'interesse dello Stato centrale. Voto a favore.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Pietro Cocco per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
COCCO PIETRO (PD). Presidente, credo che sul tema della zona franca non ci sia molta confusione ma che si continui a fare un'operazione più di facciata che di sostanza. E si sa, come si dice, che a volte non bastano i proclami e i desideri per arrivare ai risultati, ed è questo il caso. Oltretutto abbiamo già avuto modo di parlare di questo tema anche nella scorsa legislatura, l'abbiamo fatto in maniera approfondita e abbiamo anche detto quale era la nostra posizione anche nel momento nel quale si era avviato il discorso per modificare l'articolo 12 dello Statuto, l'iter per il percorso che la modifica dell'articolo 12 dello Statuto avrebbe dovuto compiere per arrivare a ottenere un risultato che è quello di cui parlava l'onorevole Fenu. E d'altro canto se non lo fa l'onorevole Fenu, eletto in una lista che si chiama "zona franca", chi deve fare un discorso di questo tipo in quest'Aula?
Ovviamente lui, su questo io non ci trovo assolutamente nulla di male, anzi, mi sembrerebbe strano il contrario. Però noi abbiamo fatto un percorso chiaro, non abbiamo mai detto che questo è un tema da sottovalutare, io non lo dico neanche adesso; al contrario, abbiamo detto che ci sono strumenti che devono essere utili, però devono essere davvero funzionali e funzionanti per la Regione sarda.
Uno di questi strumenti, ad esempio, è stata la zona franca urbana, messa in piedi nei ventitré comuni del Sulcis Iglesiente, che ha consentito di concedere l'esenzione fiscale a tutte le partite Iva, circa 7 mila e 500, ovvero a coloro che ne hanno fatto richiesta per cinque anni nella fase iniziale (nella legge è prevista per quattordici anni), con una copertura finanziaria per i primi tre anni per Irpef, Ires, Irap, Inps, Inail, l'insieme delle voci che riguarda la tassazione per un'impresa.
È un primo esperimento che è stato avviato, se funziona e se funzionerà si tratterà di vedere se potrà essere esteso, come ha detto il presidente Pigliaru durante la fase delle dichiarazioni programmatiche, e così come è scritto nel programma di questa maggioranza di centrosinistra, non solo negli anni fino alla copertura del quattordicesimo anno, ma anche all'intera Sardegna. C'è anche un'altra questione che deve essere esaminata, ed è quella relativa all'iter per l'istituzione della zona franca nel porto di Cagliari e negli altri cinque istituiti attraverso il decreto legislativo numero 75 del 1998, un ulteriore strumento che potrà essere attivato in quanto esiste già la norma di riferimento.
Non c'è quindi alcuna sottovalutazione, ma soltanto un tenere i piedi per terra per concretizzare gli strumenti adatti per fare le cose. Non voglio portare la questione della discussione sulla campagna elettorale, sugli spot, non è questo il tema, il tema è concreto e serio, anche noi partecipiamo ai dibattiti, li ascoltiamo, ne facciamo tesoro, però vogliamo camminare sulla base di un programma che abbiamo elaborato e sulle idee che abbiamo su come deve essere istituita la zona franca urbana, o la zona franca comunque la si voglia chiamare .
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Giuseppe Fasolino per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
FASOLINO GIUSEPPE (FI). Presidente, intervengo per dichiarare logicamente il voto favorevole, ma anche per dire che probabilmente stiamo perdendo un'opportunità, partendo da quel po' di confusione che è emersa dai banchi della maggioranza. Da una parte infatti c'è qualche consigliere che dice di essere assolutamente contrario alla zona franca, qualche altro consigliere che dice di non conoscere le ragioni per le quali bisogna arrivare a questo obiettivo e soprattutto che non si sa se questo obiettivo potrebbe essere positivo per l'economia della Sardegna.
Allo stesso tempo, l'Assessore spiega che essendo uno strumento poi bisognerà attirare le imprese per poter far sì che questo strumento diventi l'obiettivo. Anche le ultime dichiarazioni del consigliere Cocco aprono una breccia facendo capire che non è propriamente vero quello che hanno detto altri consiglieri, e cioè che siete completamente contrari alla zona franca integrale. E allora questa poteva essere un'opportunità!
Mi è piaciuto molto l'intervento del consigliere Carta; mi è piaciuto il modo con il quale ci ha fatto riflettere il consigliere Floris, con grande saggezza, che partendo dalla sua esperienza ha detto: "Fermi! Non chiudiamoci nelle barriere, ma cerchiamo di ragionare, perché questa è una grande opportunità, le stiamo perdendo tutte, questa è un'opportunità che i sardi ci hanno chiesto di cogliere, l' hanno chiesto 300 sindaci, 300 consigli comunali della Sardegna".
Questa opportunità, proprio perché offerta dai rappresentanti in Consiglio regionale della zona franca, doveva consentirci di ragionare su questo argomento, per capire se effettivamente c'erano i presupposti per sederci, per discutere, per capire quale tipo di zona franca poteva essere adatto alla Sardegna, quale tipo di zona franca in questo momento poteva essere il miglior strumento per poter arrivare a quell'obiettivo di zona franca integrale giusta e adeguata per la nostra isola. Pertanto stiamo attenti, perché anche se nella discussione di questo argomento, come diceva il mio Capogruppo, l'onorevole Pittalis, siamo partiti in sordina su questo argomento, gli interventi successivi sono stati positivi, quindi non buttiamo via tutto.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Gianluigi Rubiu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
RUBIU GIANLUIGI (UDC). Presidente, dichiaro il voto favorevole del Gruppo UDC Sardegna, e dico che stiamo perdendo una grande occasione. Questo è uno strumento molto importante per tentare di uscire da una crisi nella quale la Sardegna. tutta l'Italia ormai, si ritrova. E' chiaro che i problemi economici della Sardegna, così come dell'Italia, non si possono risolvere pensando di imporre nuove Tasi o nuove Irap; per risolvere il problema della Sardegna, dei nostri disoccupati, delle nostre imprese, occorre trovare degli strumenti, e lo strumento della zona franca poteva dare in qualche modo quell'impulso economico alle nostre imprese.
Un esempio su tutti è offerto dalla fiscalità di vantaggio che è un sottoprodotto della zona franca; in questo momento il Sulcis Iglesiente gode di questo beneficio, su 4 mila e 400 imprese il CSL, il Centro servizi per il lavoro, ha calcolato 250 nuove assunzioni in un solo mese. Ciò significa che questo strumento funziona. Nel momento in cui alle imprese si consente di non dover pagare gli oneri sociali possono permettersi di aumentare l'occupazione.
Quindi per noi l'istituzione della zona franca non è, come diceva qualcuno, una questione di facciata: è una questione di sostanza molto importante. Voglio incoraggiare comunque il nostro amico Fenu perché la battaglia non è persa: questa è una delle prime discussioni, presenteremo altre mozioni, altre interrogazioni, ma non intendiamo arrenderci assolutamente su una questione così importante.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Stefano Tunis per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
TUNIS STEFANO (FI). Presidente, mi rivolgo bonariamente ai colleghi della maggioranza per ricordare una lettura sicuramente a loro cara: "Tutta la dignità risiede dunque nel pensiero", questo è Pascal. Perché ve la ricordo? Perché già nel 1600 si era individuato che non era in fattori materiali, come lo spazio o il tempo, che risiedevano la dignità e soprattutto l'etica. Colleghi, trovate il coraggio di ribellarvi alla disciplina di parte, trovate il coraggio di individuare in un'idea, in una grande passione e, infine, in un sogno il modo per poter risolvere i problemi della nostra terra.
Vi regalo una lettura più facile: "Per avere un futuro bisogna prima sognarlo", è sempre Pascal, questa è più famosa, perché ve la propongo? Perché dal vostro intervento il tratto del sogno non appare, appaiono soltanto fredde argomentazioni per provare a tornare indietro rispetto a un sogno che la precedente maggioranza ha regalato alla Sardegna. Trovate il coraggio di tornare indietro su questa posizione, trovate il coraggio di sognarlo, e forse tutti assieme troveremo il modo per regalare un sogno alla Sardegna.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Pietro Pittalis per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
PITTALIS PIETRO (FI). Presidente, francamente non ho sentito un'argomentazione di carattere giuridico ostativa al progetto ma, cosa ancora più grave, non ho sentito dall'Assessore della programmazione e del bilancio quale sarebbe lo strumento di politica economica alternativo a quello che noi abbiamo ipotizzato con la zona franca per rendere il sistema Sardegna competitivo. Saranno i fatti che parleranno nei prossimi giorni e nei prossimi mesi per voi, perché finora, assessore Paci, annunci ne avete fatti a iosa, ma sono rimasti tali.
Il problema è capire in quale modo e con quali strumenti voi pensate di far uscire la Sardegna da una situazione che è aggravata dalla crisi internazionale, dai molti indicatori economici che non sono a noi favorevoli. Noi ci abbiamo tentato e questo per noi era uno strumento anche a portata di mano, tenuto conto delle interlocuzioni portate avanti e già in fase avanzata sia con l'Unione europea che con il Governo nazionale.
Si rinuncia senza avere chiaro qual è la politica economica alternativa, qual è lo strumento alternativo per creare benessere e sviluppo e soprattutto posti di lavoro. È su questo, assessore Paci, che noi denunciamo la vostra evanescenza; anche oggi su questo aspetto non avete detto nulla di concreto, tanto da farci riflettere e dire: "Vivaddio, propongono qualcosa di nuovo, di diverso ma di concreto che avrà ricadute sul nostro tessuto economico isolano…" .
Mi pare che davvero voi vogliate buttare con l'acqua sporca anche il bambino, e questo è un danno di cui i sardi avvertiranno le conseguenze, soprattutto se entro il 2016 non saremo in grado di intraprendere la via indicata dalla mozione perché a quel punto davvero saremo fuori dalla partita.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Pier Mario Manca per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
MANCA PIER MARIO (Soberania e Indipendentzia). Certe volte immagino le gare podistiche dove partecipano professionisti e dilettanti, adesso immaginate questi dilettanti che partono sempre in quarta, sono i primi a metà gara, sono sempre lì immobilizzati, mentre al contrario ci sono dei seri professionisti che con flemma affrontano la gara, sorpassano la metà e arrivano al traguardo. Mi sembra di assistere alla stessa situazione in questo dibattito; come sovranista sono un convinto sostenitore delle tesi di Fenu, il problema è come procedere, come le tesi vengono attuate, non è importante solamente l'idea ma anche come procedere. L'Assessore è stato molto chiaro su questo.
Una cosa sono i desiderata: avere una zona integrale che sicuramente ci potrà creare molte, molte difficoltà, dall'altra ci sono posizioni sollecitate dai Gruppi, anche di maggioranza, l'onorevole Arbau, l'onorevole Cherchi e tanti altri che invece iniziano a dire procediamo, quali sono le idee? L'idea, e di questo gliene sono grato comunque onorevole Fenu, non è quella di rinunciare alla zona franca perché questa è la nostra opportunità, studiamo come!
Non vogliamo andare al confronto, onorevole Carta, con una foga esagerata perché quello che ci interessa è il risultato, non mi sembra che da parte di questa maggioranza ci sia il preconcetto di escludere quindi a priori questa carta, anzi la vogliamo sostenere, io spero che anche da parte vostra in futuro ci sia una guardia alta per tenere sempre viva questa situazione, come ha detto Arbau, di sollecitare la Giunta, quindi credo che la direzione sia questa. Certamente la direzione non è quella di dire, con un preconcetto, che la posizione è errata, ma quella di capire come si raggiunge l'obiettivo. L'obiettivo può essere solo quello di arrivare per gradi perché sono passati vent'anni dal '98 e ancora non abbiamo fatto niente, forse molte volte agendo un po' alla garibaldina. Quindi ben venga la proposta dell'Assessore: si può anche superare questo livello.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare la consigliera Alessandra Zedda per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
ZEDDA ALESSANDRA (FI). Presidente, si è detto tanto perchè l'argomento è di assoluta importanza: al di là delle accuse reciproche forse è arrivato veramente il momento di andare a fondo su questa materia; noi siamo fermi sostenitori del fatto che la zona franca può veramente cambiare lo sviluppo della nostra isola, ma non solo, può anche essere uno strumento di contrasto a questa gravissima crisi.
Io però voglio parlare anche di cose concrete; non siamo solo noi a dire che si può lavorare in direzione della zona franca integrale, lo dicono autorevoli studiosi. Io vorrei citare tra tutti uno studio elaborato dal professor Uckmar che non da oggi si interessa di zona franca. Questo studio ha fornito degli elementi importantissimi sugli aspetti che hanno portato l'Unione europea a riconoscere le zone franche esistenti. La Sardegna li presenta nella loro totalità; mi riferisco a tutti quei gap infrastrutturali quali il reddito pro capite, l'estensione del territorio, la situazione infrastrutturale interna e i collegamenti esterni (potremmo citarne tanti altri) per citare in ultimo, ma non da ultimo, la nostra insularità, che concorrono a determinare una situazione ovviamente di sottosviluppo.
Tutti questi elementi portano a dire che ci sono le condizioni perché si possa veramente buttare il cuore oltre l'ostacolo. Voi boccerete certamente questa mozione, ovviamente voteremo a favore, ma noi non ci fermeremo, se c'è onestà intellettuale da parte di tutti, per trovare in un momento di difficoltà straordinaria delle soluzioni che possano anche portarci ad avere quel riconoscimento, quella richiesta formale che deve essere fatta dallo Stato membro all'Unione europea.
Io dico non perdiamo neanche un minuto, sediamoci intorno a un tavolo, insieme, perché credo che questa sia ancora la battaglia dei sardi, è stata una botta di fiducia, è stato un sogno, come ha detto il collega Tunis, noi a questo sogno non rinunciamo ma lo vogliamo riempire di contenuti e non vogliamo che rimanga un sogno. Quindi da parte nostra su questo argomento c'è disponibilità e le chiediamo di convocare rapidamente un incontro.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Roberto Deriu. Ne ha facoltà.
DERIU ROBERTO (PD). Presidente, ci siamo trattenuti dallo stigmatizzare l'amorosa violenza compiuta su Manzoni in quest'Aula e ci siamo deliziati con le dotte, oniriche citazioni del divino Pascal, Uckmar ci ha sedotto meno dal punto di vista estetico, anche se magari viene ritenuto più convincente. Però i richiami dell'onorevole Pittalis alla concretezza ci stimolano a dire che di concreto qua c'è ben poco e se ci si rimprovera di fare annunci ricordiamo i cartelli che annunciavano la benzina non so se a 200 o a 400 lire, che ci paiono meno concreti di quello che oggi si vuol far credere.
L'onorevole Fasolino, che è una persona buona e gentile e ci invita a gentilezza e bontà, dovrebbe spiegarci perché la maggioranza dovrebbe dar prova di gentilezza e bontà sedendosi attorno al tavolo che, in modo unilaterale l'opposizione ha apparecchiato. Se veramente c'è gentilezza, bontà e volontà di discutere ci si invita al picnic e ognuno porta qualcosa. Magari voi potreste portare i soliti argomenti di Manzoni, di Pascal e di Uckmar e noi potremmo portare, viceversa, ciò che giustamente ci ha ricordato l'assessore Paci, che è un duro impatto con la realtà quello al quale noi purtroppo in quest'Aula siamo chiamati, meno, me ne rammarico davvero, al sogno e meno all'annuncio.
PRESIDENTE. Poiché non ho altri iscritti a parlare metto in votazione la mozione numero 40. Ha domandato di parlare il consigliere Pittalis. Ne ha facoltà.
PITTALIS PIETRO (F.I.). Chiedo la votazione nominale.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, della mozione numero 40.
(Segue la votazione)
Prendo atto che i consiglieri COCCO Daniele, DESINI, PERRA, PINNA Rossella, PISCEDDA e USULA hanno votato contro.
Rispondono sì i consiglieri: CARTA - CHERCHI Oscar - CRISPONI - DEDONI - FASOLINO - FENU - FLORIS - LOCCI - OPPI - ORRU' - PINNA Giuseppino - PITTALIS - RANDAZZO - RUBIU - TATTI - TEDDE - TOCCO - TRUZZU - TUNIS - ZEDDA Alessandra.
Rispondono no i consiglieri: AGUS - ARBAU - AZARA - CHERCHI Augusto - COCCO Daniele - COCCO Pietro - COMANDINI - COZZOLINO - DEMONTIS - DERIU - DESINI - FORMA - LAI - LEDDA - LOTTO - MANCA Gavino - MANCA Pier Mario - MELONI - MORICONI - PERRA - PIGLIARU - PINNA Rossella - PISCEDDA - PIZZUTO - RUGGERI - SOLINAS Antonio - TENDAS - UNALI - USULA.
Si è astenuto il Presidente GANAU.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
Presenti 50
Votanti 49
Astenuti 1
Maggioranza 25
Favorevoli 20
Contrari 29
(Il Consiglio non approva).
Il Consiglio è convocato domani, giovedì 12 giugno, alle ore 10.
La seduta è tolta alle ore 17 e 52.