Seduta n.79 del 11/03/2015
LXXIX Seduta
(POMERIDIANA)
Mercoledì 11 Marzo 2015
Presidenza del Presidente Gianfranco GANAU
indi
del Vicepresidente Antonello PERU
indi
del Presidente Gianfranco GANAU
La seduta è aperta alle ore 16 e 36.
FORMA DANIELA, Segretaria, dà lettura del processo verbale della seduta pomeridiana del 27 febbraio 2015 (76), che è approvato.
PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Fabrizio Anedda, Efisio Arbau, Anna Maria Busia, Eugenio Lai, Luca Pizzuto e Paolo Zedda hanno chiesto congedo per la seduta pomeridiana dell'11 marzo 2015.
Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.
Annunzio di presentazione di proposta di legge
PRESIDENTE. Comunico che è stata presentata la seguente proposta di legge:
Busia - Desini:
"Istituzione del contributo regionale per l'ambiente e il paesaggio". (191)
(Pervenuta il 9 marzo 2015 e assegnata alla terza Commissione.)
PRESIDENTE. Si dia annunzio dell'interrogazione pervenuta alla Presidenza.
FORMA DANIELA, Segretaria:
"Interrogazione Tocco, con richiesta di risposta scritta, in merito alle condizioni di criticità dei cavallini della Giara ed ai progetti di salvaguardia del patrimonio equino dell'altopiano". (315)
PRESIDENTE. Si dia annunzio della mozione pervenuta alla Presidenza.
FORMA DANIELA, Segretaria:
"Mozione Cappellacci - Pittalis - Dedoni - Cossa - Crisponi - Rubiu - Fenu - Truzzu - Floris - Solinas Christian - Carta - Orrù - Tatti - Pinna Giuseppino - Oppi - Cherchi Oscar - Fasolino - Locci - Peru - Randazzo - Tedde - Tocco - Tunis - Zedda Alessandra sul rischio che la Sardegna sia scelta come deposito unico delle scorie nucleari italiane, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento". (121)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge numero 130 "Norme per il miglioramento del patrimonio edilizio e per la semplificazione e il riordino di disposizioni in materia urbanistica ed edilizia.
Dichiaro aperta la discussione generale.
Ha facoltà di parlare il consigliere Antonio Solinas, relatore di maggioranza.
SOLINAS ANTONIO (PD), relatore di maggioranza. Grazie Presidente. Il dibattito sul disegno di legge sull'edilizia ha generato molte aspettative nel settore dell'edilizia che, come è noto, è attraversato da una lunga e profonda crisi. Va anche detto che la ripresa del comparto delle costruzioni, ossia l'edilizia in senso stretto e il mercato immobiliare, suscita un particolare interesse anche perché nel contesto economico della Sardegna è, probabilmente, uno dei pochi capaci di far ripartire la nostra economia.
La Commissione quarta, nella seduta dell'11 novembre 2014, ha iniziato l'esame del disegno di legge e ha successivamente provveduto alle audizioni dei soggetti interessati dal provvedimento quali le associazioni dei costruttori, i sindacati dei lavoratori, le associazioni ambientaliste e gli ordini professionali, i quali hanno prodotto osservazioni al testo della Giunta regionale e comunque esprimendo nella stragrande maggioranza degli auditi un parere più che positivo del disegno di legge.
In sede di discussione generale la Commissione ha ritenuto opportuno nominare una sottocommissione dalla composizione paritaria con due componenti espressi dalla maggioranza e due dalla minoranza, col compito di procedere, con l'ausilio degli Uffici del Consiglio e dell'Assessorato dell'urbanistica, alla predisposizione di un testo più sintetico, data la molteplice e complessa articolazione del disegno di legge numero 130 che, oltre a contenere disposizioni in materia sia urbanistica che edilizia, prevede tutta una serie di misure di semplificazione normative e procedurale afferenti a varie leggi regionali di settore.
Ciò al fine di rendere più celeri i suoi lavori, consentendo una rapida approvazione del testo da parte del Consiglio, in modo da garantire la continuità tra la disciplina degli incrementi volumetrici di cui al capo I della legge regionale 23 ottobre 2009, numero 4, e successive modifiche ed integrazioni, scaduta a fine novembre 2014, e la nuova normativa sugli incrementi volumetrici di cui al disegno di legge numero 130, come peraltro richiesto a gran voce dalle forze politiche sia di maggioranza ed opposizione e dalla gran parte dei soggetti interessati dal provvedimento.
È doveroso ringraziare tutti i componenti della quarta Commissione ed in modo particolare, mi sia consentito, i rappresentanti della minoranza consiliare che, pur avendo molto spesso posizioni diverse dalla maggioranza, hanno sempre lavorato con spirito costruttivo sia in Commissione che in sottocommissione.
La Commissione ha adottato come testo base il testo elaborato dalla sottocommissione e ha iniziato l'esame del provvedimento che, rispetto agli originari 53 articoli, si compone ora di 32 e ha orientato il suo lavoro, in modo particolare, su tre temi: la certezza e semplificazione delle norme; il contenimento del consumo del territorio; la riqualificazione del patrimonio esistente.
Il testo base elaborato dalla sottocommissione ha conservato l'impianto concettuale del disegno di legge numero 130 e ne ha preservato le finalità. Si conferma infatti l'esigenza di garantire al settore edilizio un quadro normativo caratterizzato da certezza e semplificazione che, in attesa della nuova legge regionale del governo del territorio, persegua da subito l'obiettivo del contenimento di consumo del suolo, limitando l'espansione dell'abitato verso zone di pregio attraverso la cosiddetta "densificazione edilizia" e miri alla riqualificazione del patrimonio edilizio esistente garantendo la salvaguardia delle zone agricole e la conservazione delle zone costiere.
A tal riguardo si introduce una disciplina "a regime" degli incentivi volumetrici per gli edifici esistenti attribuendo agli enti locali il compito di disciplinare nelle zone urbanistiche omogenee più delicate e pregiate i casi e i modi con cui è possibile inserire gli incrementi volumetrici previsti.
Si conferma la differente disciplina degli incrementi volumetrici previsti per le strutture turistico - ricettive, perché in tali casi si è ritenuto meritevole prevedere incrementi volumetrici maggiori, a condizione che tali incrementi diversifichino e riqualifichino le dotazioni e i servizi delle strutture ricettive al fine di promuovere la destagionalizzazione dell'offerta turistica.
Sono confermate le finalità di riqualificazione ambientale e paesaggistica attraverso i vari interventi di demolizione e ricostruzione degli edifici tra cui merita menzione, per l'importanza che riveste l'intervento di demolizione degli edifici ricadenti in zone a elevata pericolosità idraulica o idrogeologica o in aree di particolare valore paesaggistico, ambientale e ricostruzione con trasferimento dei volumi.
Vi sono poi le disposizioni di riordino della normativa edilizia e urbanistica, tra le quali menzioniamo quelle che adeguano la disciplina dei titoli abilitativi alle disposizioni del testo unico dell'edilizia introducendo il permesso di costruire e la segnalazione certificata di inizio attività, la SCIA, e la norma sullo sportello unico dell'edilizia: il testo recepisce le disposizioni di riordino contenute nel disegno di legge numero 130 con qualche lieve modifica.
Ciò premesso, non va sottaciuto che si è resa pur tuttavia necessaria un'opera di rivisitazione complessiva dell'articolato normativo originario. Sotto il profilo contenutistico sono state recepite gran parte delle osservazioni provenienti dagli ordini professionali e varie osservazioni formulate dalle associazioni di categoria, dai sindacati e dalle associazioni ambientaliste. Tra le novità più significative vanno menzionate: la previsione degli incrementi volumetrici in zona A prima previsti solo per garantire la massima fruibilità degli spazi destinati ad abitazione principale dei disabili; l'attribuzione del bonus del 30 per cento del volume urbanistico esistente, fino a un massimo di 90 metri cubi, solo ai comuni che hanno adeguato il Piano urbanistico comunale al Piano paesaggistico regionale e nei comuni non inclusi negli ambiti di paesaggio costieri, ciò al fine di incentivare i comuni ad adeguare i PUC al PPR; la previsione di un maggiore incentivo volumetrico in caso di adozione di accorgimenti che contribuiscano al risparmio energetico e all'uso dei materiali della bioedilizia; l'introduzione di una nuova disciplina per i soppalchi.
Sotto il profilo formale, preliminarmente si è proceduto alla riorganizzazione del testo soprattutto per finalità di logica espositiva. Si è introdotto il Titolo I, all'interno del quale sono stati inseriti tutti i capi contenenti disposizioni di semplificazione e riordino in materia urbanistico-edilizia, e si è inserita nel Titolo II la disciplina del miglioramento del patrimonio edilizio esistente, che prevede tra l'altro le norme sugli incentivi volumetrici.
Ci si è poi soffermati sul Titolo II dove si è cercato di razionalizzare, riordinare ed accorpare le disposizioni aventi contenuto omogeneo, come ad esempio la disciplina dei sottotetti, le condizioni di ammissibilità degli interventi e le norme comuni, evitando inutili ripetizioni e disorganicità delle norme.
Si è poi cercato, per quanto possibile, di rendere più chiaro e comprensibile il testo degli articoli che, dato l'alto tasso di tecnicismo che caratterizza le norme urbanistiche ed edilizie, è obiettivo irrinunciabile per consentire una più agevole comprensione delle norme sia al cittadino destinatario non addetto ai lavori, sia agli operatori giuridici e ai tecnici che devono interpretare ed applicare le norme nella consapevolezza che solo la pratica applicativa, unita all'elaborazione giurisprudenziale, potranno evidenziare lacune o carenze nel testo di ciascuna norma.
Il testo scaturito dall'esame in Commissione ricalca, nella sostanza, il testo elaborato dalla sottocommissione; infatti gli emendamenti approvati dalla Commissione riguardano principalmente aspetti di dettaglio ad eccezione dell'emendamento che consente la realizzazione degli interventi inclusi in piani attuativi approvati, ai sensi dell'articolo 13, comma 1, lettera c) della legge 23 ottobre 2009 numero 4, a condizione che l'approvazione o, nel caso di piani ad iniziativa privata, la stipula della convenzione, sia intervenuta entro il termine del 30 novembre 2014. Nella seduta del 13 gennaio 2015, la Commissione, dopo aver acquisito il parere del Consiglio delle autonomie locali, ha licenziato a maggioranza il testo dell'Aula.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il consigliere Giuseppe Fasolino, relatore di minoranza.
FASOLINO GIUSEPPE, relatore di minoranza. La quarta Commissione consiliare ha approvato con il voto contrario dei Gruppi di minoranza il disegno di legge numero 130, recante "Norme per la semplificazione ed il riordino di disposizioni in materia urbanistica ed edilizia per il miglioramento del patrimonio edilizio". L'esito della votazione evidenzia la sostanziale contrarietà ad un provvedimento che, nonostante si prefigga l'obiettivo di procedere ad una semplificazione della normativa urbanistica, in realtà genera un disposto normativo in antitesi con quanto auspicato e privo di aspetti propositivi utili allo sviluppo urbanistico ed economico del territorio. Parlare di urbanistica significa necessariamente prefigurare scenari e prospettive strategiche, coniugando possibilità di sviluppo e salvaguardia ambientale, ma anche agire all'interno di un quadro normativo certo e duraturo preservando il territorio da un uso spregiudicato e meramente speculativo garantendo nel contempo adeguate condizioni di vita economiche e sociali alle persone che lo abitano.
Sotto queste premesse diventa ormai improcrastinabile operare un radicale processo di riforme delle principali norme regionali in materia di edilizia ed urbanistica; intento ampiamente condivisibile ed anzi trasversale alle diverse forze politiche presenti in Consiglio. La lentezza dei tempi e delle procedure, i costanti richiami normativi ed i rinvii a precedenti disposizioni sono riconosciuti inaccettabili dalla società civile e dal tessuto economico e produttivo, anzi sono in netto contrasto con i tempi di mercato dell'economia e con l'innalzamento dei livelli di tutela ambientale. La proposta di legge sottoposta all'attenzione della Commissione incarna nel suo titolo gli obiettivi appena esplicitati, ma genera un quadro normativo rispetto al quale non si può che esprimere un giudizio fortemente negativo.
Ci saremmo aspettati che la Giunta affrontasse l'inadeguatezza e la vecchiaia della vigente legislazione urbanistica proponendo una nuova legge sostitutiva non esclusivamente della legge regionale numero 4 del 2009, ma di tutto il sistema di norme, decreti, circolari e disposizioni varie che intervengono in materia: un disposto normativo che, superando le visioni estremiste di chi persegue la salvaguardia ambientale ad ogni costo e di chi si schiera per l'edificazione a prescindere, fosse in grado di inaugurare una nuova fase di governo del territorio orientata verso le più attuali e stringenti problematiche ambientali, dal dissesto idrogeologico alla riqualificazione dei contesti paesaggistici compromessi. Non si tratta di ridurre la cubatura, inibire l'edificazione, abrogare ed inserire qualche norma, ma riscrivere una legge urbanistica in grado di ridisegnare il futuro della Sardegna coinvolgendo il tessuto sociale, necessità di modernità, qualità architettonica e sviluppo economico. La Commissione ha, invece, esaminato un disegno di legge che non genera un quadro normativo ispirato alla semplificazione, alla certezza, poiché il testo contiene al suo interno molteplici rimandi a leggi precedenti, modifiche ed abrogazioni di articoli che nel loro complesso rendono difficile non solo l'attuazione, ma anche la stessa interpretazione.
Sotto l'aspetto metodologico, va inoltre evidenziata l'azione della Giunta regionale che è addivenuta a questa norma, indifferente alle preoccupazioni manifestate da tutta la filiera dell'edilizia che richiedevano da una lato una proroga del cosiddetto Piano casa e nel contempo l'avvio di una discussione fattiva su una riforma credibile capace di riqualificare e riordinare le vigenti disposizioni in materia urbanistica ed edilizia. È stata invece scelta la modalità di procedere a tappe forzate, salvo poi non riuscire a produrre nei tempi previsti un testo da far approvare all'Aula prima della scadenza prevista dalla legge numero 4 del 2009, generando tensioni, preoccupazioni, incertezze e senza quella dovuta concertazione che riforme di tale portata dovrebbero avere insita nella loro struttura.
Se da un lato poi può apparire apprezzabile la genesi di questo disegno di legge, che ha visto l'avvio di una fase di consultazione pubblica preventiva, in grado di cogliere la forza che le modifiche proposte potessero generare in termini di ricadute sui territori e sui soggetti interessati, occorre evidenziare come il testo adottato dalla Giunta sia in gran parte difforme dall'originaria proposta dell'Assessore regionale degli enti locali, finanze e urbanistica, quella sottoposta al vaglio delle organizzazioni sindacali, delle rappresentanze del sistema economico e del mondo delle imprese e dei professionisti. Un testo che è stato vagliato, analizzato, commentato ed emendato e che poi è stato invece rimodulato e stravolto privandolo di quella necessaria concertazione e di quel positivo ed importante contributo di quanti avevano dato il loro apporto.
Rammarica prendere atto che le osservazioni e le criticità espresse siano state totalmente accantonate, ricorrendo all'approvazione di una proposta legislativa fondamentalmente diversa e che non ha avuto pari dignità di compartecipazione rispetto a quella che l'Assessore regionale degli enti locali, finanze e urbanistica aveva redatto. La Commissione, in sede di esame del testo proposto dalla Giunta regionale, ha preliminarmente effettuato diverse audizioni, coinvolgendo sia l'esponente dell'Esecutivo regionale, sia i rappresentanti delle organizzazioni imprenditoriali e sindacali, nonché altri "attori" privilegiati, che hanno esposto le loro perplessità e proposto alcune osservazioni finalizzate al miglioramento complessivo del testo. Da evidenziare anche le critiche espresse dalle associazioni ambientaliste che palesano ulteriormente la disomogeneità e le contraddizioni contenute nella nuova normativa. La Commissione, in occasione della discussione, ha rilevato l'opportunità di affidare ad una sottocommissione l'analisi preliminare della proposta pervenuta. Un testo base che si è presentato diverso, ma non migliorativo rispetto al testo originario: se sono, infatti, condivisibili le disposizioni generali e le finalità, sotto il profilo delle norme approvate è opportuno rimarcare come le stesse siano caratterizzate da articolazioni, prescrizioni e vincoli in netto contrasto con l'obiettivo di approvare una norma dinamica in grado di definire procedure e tempi certi, nonché criteri omogenei applicabili su tutto il territorio regionale. Nell'entrare nell'esame più articolato della normativa si sottolinea in particolare il giudizio negativo sulle seguenti disposizioni: gli incrementi volumetrici del patrimonio edilizio esistente sono consentiti nelle zone urbanistiche A, cioè nei centri storici, unicamente previa approvazione di un piano particolareggiato adeguato al PPR; nelle zone residenziali, cioè le B di completamento, è invece possibile un aumento di cubatura del 20 per cento con il limite di 70 metri cubi (23 metri quadri) nei comuni che non hanno adeguato il PUC al PPR, quota che sale al 30 per cento fino ad un massimo di 90 metri cubi (30 metri quadri) negli altri comuni ed in quelli non inclusi negli ambiti costieri; l'esclusione di incrementi volumetrici sul patrimonio edilizio nelle zone F; per quanto riguarda le zone D (industriali e commerciali) e le G (servizi), è garantita la possibilità di costruire nuove cubature solo per migliorare l'attività economica escludendo qualunque destinazione abitativa e residenziale;
per quanto concerne gli incrementi volumetrici delle strutture destinate all'esercizio di attività turistico-ricettive localizzate nei 300 metri dal mare potranno essere autorizzati interventi di ristrutturazioni e rinnovamento comportanti incrementi volumetrici nella percentuale massima del 25 per cento senza però aumento del numero dei posti letto; gli interventi di demolizione e ricostruzione con differente localizzazione prevedono che le aree per il trasferimento siano comunque individuate oltre la fascia dei 300 metri dal mare; in riferimento al rinnovo del patrimonio edilizio con interventi di demolizione e ricostruzione, sono privilegiate le demolizioni di edifici che insistono su lotti superiori a 500 metri quadrati o che hanno un volume superiore ai 2.000 metri cubi ai quali è concesso un credito volumetrico del 30 per cento che si riduce al 15 per cento per gli edifici su lotti inferiori; le abrogazioni degli articoli 10 (comma 1 e 1 bis), 12, 13, 13 bis, 15 e 15 bis del capo II della legge regionale n. 4 del 2009; l'abrogazione della legge regionale 21 settembre 2011, n. 19 (Provvidenze per lo sviluppo del turismo golfistico). Dette prescrizioni, così come molte altre di quelle contenute nell'articolato, partono dall'assioma di doversi discostare il più possibile dalla portata delle disposizioni approvate dal precedente Governo e da quelle della legge regionale n. 4 del 2009, rispetto alla quale crediamo si possa, invece, ampiamente concordare che negli anni di vigenza (2009-2014) non sia stato compiuto alcuno scempio di carattere paesaggistico-ambientale, anzi, le disposizioni contenute, seppure nella loro provvisorietà, hanno permesso la riqualificazione architettonica ed energetica del patrimonio esistente senza alcun significativo consumo di suolo.
PRESIDENTE. Ricordo che i consiglieri che intendono prendere la parola devono iscriversi non oltre la conclusione del primo intervento.
E' iscritto a parlare il consigliere Oscar Cherchi. Ne ha facoltà.
CHERCHI OSCAR (FI). Signor Presidente, Assessori, onorevoli colleghi, ci siamo riempiti la bocca, chi più chi meno in questi anni, della parola "crisi", che è innegabile ci sia stata, ci sia e, purtroppo, ci sarà ancora, anche se speriamo non per troppo tempo, perché siamo arrivati quasi allo stremo delle nostre forze. È anche vero che non sempre siamo totalmente artefici del nostro destino, a volte dobbiamo mediare e adeguarci, ma, almeno per la parte che ci compete, dobbiamo fare tutto il possibile per non rischiare poi di farci travolgere dai rimproveri, farci travolgere dai rimpianti, e a volte anche dai rimorsi, per non aver fatto quello che è il nostro dovere. Questo vale per tutti e in tutti i settori, e la politica non può e non deve essere naturalmente da meno, anzi, dato che abbiamo il dovere di rendere conto del nostro operato a chi ci ha dato mandato di fare tutto ciò che è necessario per rappresentare le istanze, concedendoci l'onore di sedere qui, nel Parlamento dei sardi, il nostro sforzo deve essere doppio, perché da noi dipende il presente e il futuro di molti cittadini. Allora mi prende lo sconforto, sì, lo sconforto, quando vedo atteggiamenti come quello della Giunta attuale, che anche quando c'è una soluzione a portata di mano fa prevalere spinte ideologiche antiche, che non tengono conto dei mutamenti della realtà. E a proposito di Piano casa, per esempio, nell'atteggiamento della maggioranza mi sembra di rivedere quel personaggio incredibile di "Mai dire gol" di tanti anni fa, non so se lo ricordate, il mitico "Tafazzi", che si martellava da solo le parti basse, per fortuna con una bottiglia di plastica vuota. In questo caso, invece, per essere sicuro di farsi veramente male, il Centrosinistra, che Governa la nostra Regione, preferisce martellarsi con un mattone, giusto per rimanere in tema di edilizia. Non si spiega diversamente, infatti, se non con chiare intenzioni autodistruttive, perché questo disegno di legge arrivi in Aula così in ritardo, e soprattutto così stravolto rispetto al Piano casa, da cui prende spunto, quando sarebbe stato più sensato e produttivo prorogare il nostro Piano casa, che, per quanto perfettibile, come ogni cosa fatta dall'uomo in questo mondo, sarebbe decisamente utile in questo momento di enorme e grande emergenza. Invece assistiamo, come al solito, ad un suicidio politico del Centrosinistra, che verrà ricordato con rancore dagli elettori quando sarà il momento; statene certi! Ma non possiamo gioire di questo vostro fallimento annunciato, anzi, e non è certo per simpatia o stima nei confronti della maggioranza, che vorremmo onestamente sostituire al più presto nell'interesse di tutti i sardi, quanto perché abbiamo a cuore il futuro di quest'Isola e, soprattutto, dei suoi abitanti. Quindi cerchiamo di correggere al più presto questo disegno di legge, che non serve, credetemi, non serve ai sardi, perché nella frenesia di distruggere tutto quello che è stato fatto dal Governo Cappellacci, rischiate di condannare i sardi a subire per altri 4 anni, e speriamo che questo sia un termine inferiore, o possa diventare un periodo inferiore, gli effetti dell'autolesionismo di questa Giunta. I sardi non devono morire di autolesionismo riflesso, non vi chiediamo di ammettere che avevamo ragione, che non è vero che il Piano casa avrebbe stravolto il paesaggio di questa Regione, che non è vero che non avrebbe prodotto i frutti sperati, che non è vero che sarebbero stati favoriti gli amici degli amici, che non è vero che il Piano casa avrebbe consentito la cementificazione di ogni angolo di questa Regione, che amiamo quanto, più, e forse come voi, quasi, perché noi, oltre le bellezze di quest'Isola, amiamo anche i sardi. Ma almeno riconoscete i numeri; sono quei numeri impietosi, per voi, naturalmente, che vi faranno pentire della vostra scellerata idea di mettere mano ad un provvedimento che funziona. Qui numeri che dicono che dopo anni di segni meno nella casella degli occupati in edilizia, finalmente, dal 2013, grazie al Piano casa, hanno fatto registrare l'inversione di tendenza che tutti aspettavamo. Abbiamo rivisto finalmente il segno più, almeno in questo settore. Non è sufficiente, lo sappiamo, è vero, nessuno di noi dirà mai che abbiamo risolto i tanti problemi di un'Isola ancora alla ricerca della vera stabilità, ma qualcosa è stato fatto, qualcosa si è mosso nella direzione giusta. E allora, perché non riuscire ad aggiustare in meglio il Piano casa che era stato fatto dalla Giunta Cappellacci? Io risposta su questo francamente non ne ho e se ce l'avessi probabilmente non sarebbe neanche troppo bella, anzi ne sono più che convinto, non ne siete capaci. Siete troppo impegnati a guardarvi allo specchio e pur di sentirvi dire, da chi non vi conosce bene, che siete belli - gente che purtroppo superficialmente aveva giudicato il PPR un piano a tutela della natura - vi siete disinteressati del fatto che in questa isola vive anche un milione mezzo di sardi, che oltre a bearsi delle bellezze della loro isola, che, ripeto, amiamo quanto e più di voi, gridano a tutta voce di essere considerati, di tenere conto delle loro vite e voi, invece, in cambio di qualche riga di compiacimento dettata ai giornali da qualche organizzazione di integralismo naturalistico, di talebani della natura, siete stati pronti a negare il loro futuro, la loro dignità di lavoratori. Forse lo fate nella speranza di poter un giorno dispensare qualche sovvenzione che li renda ancora più dipendenti dai vostri umori e sempre meno padroni del loro destino.
Avete per caso letto l'appello che l'ANCE ha affidato ai due maggiori quotidiani isolani in questi giorni? Secondo voi perché l'hanno fatto, perché lo fanno? Per compiacere il centrodestra? Per compiacere Cappellacci? Mi dispiace per voi, ma credo che abbiate veramente sbagliato stavolta. Nonostante l'autorevolezza che ha il mio Presidente, l'ANCE, ma non solo l'ANCE, non cerca il plauso né di Cappellacci, né tantomeno del centrodestra. Loro vi rivolgono un appello perché sanno quanto il nostro piano casa sia stato importante per ridare quell'iniezione di fiducia di cui avevano bisogno le imprese sarde, quanto quella spinta per ricominciare a sperare è stata veramente utile.
Ora nell'entrare nello specifico di quello che è la parte tecnica dell'articolato, profondamente modificato dalla Commissione, è doveroso, credo, elencare tutta una serie di scelte tecniche che rendono il testo di legge improponibile. Le zone E agricole ma che fine hanno fatto? Sparite, non se ne parla più, non se ne fa menzione. Nelle zone storiche, così come ha appena sottolineato il collega Fasolino, quelle individuate come classificazione zone A, nella denominazione cosiddetta convenzionale, gli incrementi volumetrici praticamente sono e diventano impossibili, perché si utilizza uno stratagemma, si utilizza una furbata: lo possono fare solo tutti quelli che hanno approvato il piano particolareggiato dei relativi centri storici, naturalmente adeguato al bellissimo Piano paesaggistico regionale. Ma sapete quanti sono i comuni che hanno un piano particolareggiato dei centri storici? Stanno dentro le dita di una mano. Le zone B, quelle zone B che naturalmente dovrebbero ragionare su un aspetto del completamento di quello che è la parte urbanistica, e quindi relativamente all'incremento volumetrico, io credo che sia a dir poco ridicolo. Perché e ridicolo? 20 per cento con un massimo di 70 metri cubi. Signori, stiamo parlando di 23 metri quadri su fabbricati che magari hanno 1200 metri cubi, e quindi su 1200 metri cubi fate velocemente il calcolo, dividetelo per tre e sapete quanti metri quadri sono realizzati, nei comuni che non hanno ancora adeguato il PUC al Piano paesaggistico regionale, cioè quasi tutti. A quelli, invece, fortunati che hanno adeguato il PUC al Piano paesaggistico regionale si regalano da 70 a 90 metri cubi. Mamma mia che regalo, complimenti davvero! E allora, per chiudere questa considerazione…
PRESIDENTE. Onorevole Cherchi, il tempo a sua disposizione è terminato.
È iscritto a parlare il consigliere Mario Floris. Ne ha facoltà.
FLORIS MARIO (Sardegna). Signor Presidente, colleghi del Consiglio, viene difficile seguire un filo logico nella discussione di questo provvedimento per le tante incongruenze che lo accompagnano sul metodo e sui contenuti che, anziché semplificare, come dice la relazione, accentuano la confusione e le complicazioni per i cittadini, per gli operatori, per gli imprenditori, per le amministrazioni coinvolte nel governo di utilizzazione del territorio e di tutela dell'edificato nelle nostre città e nei nostri paesi. Su questa materia emerge, a mio giudizio, una delle pagine più emblematiche, e se mi consentite anche più tristi, di questa Giunta regionale, per le conseguenze negative nell'economia della nostra isola, quella trainante dell'attività edilizia e del suo indotto, preso di mira da un'ingiustificata fobia da parte del Governo regionale nei confronti di quanto la Giunta precedente aveva messo in campo per dare una prospettiva di sviluppo sotto il profilo tecnico, sotto il profilo ambientale e delle nuove tecnologie delle costruzioni e dell'edilizia abitativa, con l'obiettivo primario di creare lavoro e occupazione, di rilanciare l'economia, di far uscire la Sardegna e i sardi dalla crisi che, più di ogni altro territorio, ha più pesantemente condizionato la crescita e lo sviluppo dell'isola.
Se mi toglie qualche secondo e dice all'Assessore, perché io parlo con l'Assessore, non c'è il Presidente…
PRESIDENTE. Onorevole Floris, ha ragione.
FLORIS MARIO (Sardegna). È una di quelle materie dove le forze politiche sono sempre state unite. Purtroppo, dall'elezione diretta del Presidente in poi, la politica è morta e i partiti sono morti.
Fobia che si è materializzata in due scelte, in due decisioni assunte dalla Giunta regionale e dalla maggioranza che pesano come macigni difficili da sollevare, neanche Ercole ci riuscirebbe. Intendo riferirmi al piano paesaggistico ma al piano casa che la Giunta regionale e l'eterogenea maggioranza, più di sinistra che sovranista e identitaria, hanno affossato senza uno straccio di confronto serio in grado di recuperare quanto di positivo era stato prodotto dalla precedente Giunta regionale … nel progetto di tutela e valorizzazione del paesaggio da una parte e dal coinvolgimento del contributo dei soggetti istituzionali e culturali dall'altra, tutto avendo come base già quanto fatto dall'onorevole Soru. La Giunta regionale e la maggioranza, invece, hanno usato le cesoie e hanno azzerato tutto, senza preoccuparsi del danno arrecato ai cittadini e alle imprese, al mondo del lavoro professionale e manuale, ed al conseguente spreco di risorse che è derivato da tali scelte, da tale comportamento. Il Piano paesaggistico è stato resettato, non era il risultato della maggioranza politica che governava la Regione, arroccata su principi e su programmi, era quello che è stato annullato subito dopo che si è insediata la Giunta Pigliaru, quella che la Giunta e la maggioranza ha strozzato ai primi vagiti, quello era un nuovo moderno strumento di pianificazione, di tutela, di valorizzazione ulteriore del territorio costiero isolano, costruito sulle basi che erano state realizzate dalla Giunta Soru circa dieci anni fa, impianto sul quale si sono innestate le gemme di una pianificazione paesaggistica, ambientale e urbanistica frutto della concertazione e dell'apporto culturale e tecnico di tutte le parti sociali ed economiche dell'isola, a cominciare dalle due Università di Cagliari e di Sassari, dagli ordini professionali e dal mondo delle imprese, ma anche e soprattutto dai comuni, governati sempre dall'ANCI e dalla sinistra, prima con Linetta Serri e poi con l'attuale Assessore, che continua a telefonare, beato lui.
Non vorrei che questo fosse un segnale. La legge che questo Consiglio si accinge a discutere, onorevoli colleghi del Consiglio - si accinge a discutere, non so se riuscirà ad approvarla - potremmo definirla una legge tappabuchi. Anziché concedere una proroga al piano casa, sospendere il piano paesaggistico anzichè annullarlo, andare con tutta tranquillità a costruire e approvare una legge nuova urbanistica generale, moderna e attenta alle nuove istanze che provengono dalla società sarda nella sua evoluzione culturale, tecnica, professionale, sociale ed economica, si è preferito il bulldozer, mostrare i muscoli, fare un danno incalcolabile alla Sardegna e ai sardi, i quali guardano alla nostra isola con proposte, programmi, progetti e risorse perché possano giocare a tutto campo, con tutte le loro migliori energie, la partita del futuro. Lo stesso iter del provvedimento, onorevole Assessore, giunto all'Aula, la dice lunga sulla coerenza delle proposte in campo. Il disegno di legge della Giunta ha subito gli effetti di un vero e proprio arrembaggio, sia nell'articolato, sia nei contenuti. La Commissione di merito ha delegato in tutto la sottocommissione che ha rielaborato il testo. Quest'ultimo è stato anch'esso modificato, sicché non abbiamo un raffronto tra quello che pensa la Giunta, quello che pensa la Commissione e quello che pensa il sottocomitato. Tutto ciò non c'è e certamente ne risentirà in negativo il testo che questa maggioranza va ad approvare anche se il percorso è difficile e ricco di insidie.
Dicevo che è una legge tappabuchi, interviene infatti in maniera episodica e parziale sull'impianto della legge urbanistica fondamentale, la legge 45 dell'89, sulla legge regionale 23 dell'85, sul condono edilizio, sul decreto 22/83 sugli standard urbanistici, noto come decreto di chi vi parla. Queste che ho citato sono le norme fondamentali che hanno governato il territorio della Sardegna. Le date ci dicono tutto, ci riportano a stagioni politiche durante le quali si trovavano le necessarie e dovute convergenze, tutte approvate all'unanimità. Qui invece si usa la ramazza ai danni dei sardi e della Sardegna. Se in quelle leggi qualcuno volesse trovare cavilli, eccezioni, responsabilità dell'avversario politico di turno, ha sbagliato registro. Nessuno infatti si può chiamare fuori, è sufficiente andare a rileggere i resoconti di quelle stagioni politiche che hanno segnato un cammino di progresso e di sviluppo per l'intera Isola e dove queste leggi sono state approvate all'unanimità da tutti i partiti politici che allora avevano un ruolo e che svolgevano il ruolo di trait d'union tra la società e le istituzioni. Oggi arriviamo direttamente qui a discutere non si capisce di cosa.
Oggi i segnali che provengono sono di altra natura e ci riportano ad una stagione che ha visto interrompersi in maniera traumatica la legislatura e la vita democratica di questa Assemblea eletta dal popolo e cacciata via da un atto d'imperio del presidente Soru, un atto legittimo, nessuno lo contesta sotto il profilo politico, ma certo una sconfitta per la vita dell'Assemblea regionale. Soru si è dimesso da Presidente, ha fatto sciogliere il Consiglio regionale come conseguenza dei contrasti con la sua stessa maggioranza sull'approvazione della nuova legge urbanistica che dopo il Piano paesaggistico regionale modificava tutto l'assetto dello sviluppo del territorio della Sardegna. Oggi, onorevoli colleghi, i contrasti e i temi che allora costrinsero il presidente Soru a dimettersi in maniera irrevocabile ritornano con la stessa valenza e con la stessa contrapposizione, sono gli stessi. Oggi, con una sentenza del TAR che boccia quel progetto ritornano alla ribalta il comune di Arbus, le ex colonie di Funtanazza, la società Riva di Scivu, tutte di proprietà dell'onorevole Soru. Lo stesso scenario di dodici anni fa. La conclusione sarà la stessa? Ci auguriamo di no. Così come mi auguro che la Giunta regionale e la maggioranza rivedano il proprio atteggiamento e che, seppure in ritardo, si dia il via libera al piano casa e si lascino tutte le altre norme alla nuova legge urbanistica regionale che non è quanto voi avete proposto. Questo lo giudicate voi stessi, lo giudicate come un antipasto della legge organica urbanistica quando avevate promesso e vi eravate impegnati a presentare la legge urbanistica subito dopo aver bocciato il piano casa.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Edoardo Tocco. Ne ha facoltà.
TOCCO EDOARDO (Sardegna). Presidente, questo provvedimento credo che sia tra i più importanti. Non possiamo nascondere che sia oggetto di tanta aspettativa all'esterno, ma soprattutto di tanta aspettativa anche da parte nostra. Non possiamo nascondere che nessuno di noi abbia interessi diretti o indiretti. Quindi credo che sia importante anche fare delle valutazioni e non vorrei che questo nuovo provvedimento fosse fatto per bloccare quelle poche e buone opportunità, tutto sommato, che c'erano prima e che hanno portato anche tanti benefici. I benefici che sono stati poi varati dalla precedente Giunta regionale, quella del presidente Cappellacci, attraverso la possibilità di procedere a dei nuovi ampliamenti, a delle nuove ristrutturazioni, oggi tutto sommato ancora apprezzabili, avendo accolto anche l'aspettativa di migliaia di imprese e di famiglie sarde che sono proprio quelle che oggi hanno quelle aspettative.
Dando chiaramente per assodata e condivisibile la necessità di tutelare il notevole patrimonio storico e paesaggistico che caratterizza il nostro territorio, quello della Sardegna, impedendo e controllando le cosiddette eventuali colate di cemento selvaggio, questo non deve però mettere in condizioni di bloccare completamente tutto il settore edile sardo che è rappresentato non solo dalle aziende impegnate nelle costruzioni, ma anche da tutte quelle che ruotano direttamente e indirettamente nel mondo dell'impresa. Passo ad un esempio: l'edilizia popolare. Io credo che tutti quanti voi, chi è amministratore dei comuni, chi vive all'interno delle grandi città, ma anche dei piccoli paesi, pensate alla riqualificazione dei centri storici, alle aree urbane depresse e degradate, interi quartieri e intere zone periferiche e insediamenti decentrati, io non vorrei che questo nuovo provvedimento possa, con lacci e lacciuoli, vincolare ancora una volta tutto quello che era la tendenza di considerare poi quella famosa crisi del mattone di cui si è parlato tanto. Pensiamo anche a quello che ha poc'anzi accennato il mio collega Oscar Cherchi, quello che hanno fatto rilevare gli ultimi dati nel settore, divulgati dall'ANCE Sardegna, io credo che l'ANCE sia deputato a questo genere di cose, non credo che abbia falsificato le cose o abbia detto cose campate per aria. Quindi un nuovo piano casa può e deve rappresentare un punto di partenza importante, deve essere considerato nell'approvazione delle nuove norme in materia, accompagnato da passaggi burocratici propedeutici al rilascio di concessioni con provvedimenti creati ad hoc.
Ancora, voglio continuare ad affermare quello che accade negli uffici dell'edilizia privata di tutti i Comuni. Io porto l'esempio del Comune di Cagliari. La situazione di Cagliari è drammatica. Ci sono dalle 8 alle 9 mila pratiche bloccate. Pensate cosa può accadere in questo momento se non vengono colti i segnali di allarme che quotidianamente i media e gli addetti ai lavori soggetti privati denunciano: il pericolo di alimentare l'avvitamento della crisi in atto purtroppo incombente, considerando aspetti quali l'obbligo di adeguare ai vari piani urbanistici comunali al Piano paesistico regionale, i ritardi con cui vengono rilasciati permessi, autorizzazioni e concessioni. Tempi morti ed impedimenti che la Sardegna, gravata com'è da questa crisi economica e sociale senza precedenti, non può permettersi, soprattutto considerando un settore nevralgico. Ecco, io credo che questo nuovo provvedimento possa soltanto continuare a definirsi la scure dell'edilizia privata della nostra città, della nostra Sardegna.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Luigi Crisponi. Ne ha facoltà.
CRISPONI LUIGI (Riformatori Sardi). Presidente, certo oggi l'Aula si deve in qualche modo fare interprete anche della valanga di annotazioni, di critiche, di richiami che sono stati fatti dall'ottobre del 2014 da associazioni di categoria, ANCE, Confartigianato, Confcommercio, Lega delle cooperative. Una filiera, un rosario di associazioni che hanno voluto evidentemente tutelare solo ed esclusivamente il mandato che è stato affidato loro dalle migliaia di imprese e soprattutto dei tanti lavoratori che nelle rispettive filiere produttive operano e quindi da quelle del mondo dell'edilizia direttamente coinvolta a tutto ciò che è rappresentato dalla filiera dell'indotto. Quindi è evidente che c'è stupore nell'Aula, soprattutto fra i banchi della minoranza che in tante occasioni si è voluta fare interprete proprio di quelle lamentazioni e di quel grido di allarme che è stato più volte richiamato. Stupisce soprattutto perché in definitiva diventa una sorta di contraddizione questa legge. La Giunta da tempo, quindi da più di un anno non fa altro che dire dell'essere impegnata nella ricerca di posti di lavoro e sembra davvero una contraddizione in termini questa perché di fatto quel mondo lì che fa capo e riferimento a quella legge è un mondo che assorbe davvero tanti importanti lavoratori e soprattutto una filiera di grande energia che è sempre stata quella del comparto dell'edilizia. I posti di lavoro mentre voi ne cercate da altre parti sono stati calcolati e quantificati in oltre 23 mila persi inutilmente nel silenzio e nel dimenticatoio da parte della Giunta regionale mentre si chiudevano dozzine e dozzine di fior di imprese. Fra l'altro andando a snervare quell'impianto produttivo sul quale si poggia di fatto l'intero assetto produttivo regionale che è quello fatto dalle micro e piccole imprese quindi tutte quelle attività artigiane del comparto dell'edilizia praticamente non hanno più avuto gambe, non c'è stato più, davvero è il caso di dirlo, il cemento che consentiva di reggere la loro critica posizione rispetto a un contesto economico devastante che col suo tsunami che dal 2008 ha percorso mezza Italia, mezza Europa e sicuramente l'intera Sardegna, oggi ci ritroviamo con un comparto portato di fatto allo stremo. Quindi non vi è nulla da girarci intorno, questa è stata praticamente la pietra tombale sulle possibilità di rinascita, di ripartenza e anche bisogna dirlo di sviluppo della nostra Isola. Quindi questa non è una legge che di fatto rilancia o rinnova, è una legge che di fatto ha messo il cappio al collo e strangola, sta strozzando e strozzerà in futuro tutte le attività che in modo valoroso possiamo dirlo meritano di fatto la medaglia d'oro sul campo impegnate quotidianamente sul fronte della fatica imprenditoriale proprio per reggere l'urto enorme che c'è stato da parte della crisi economica e adesso si aggiunge anche questo uppercut che è stato dato violentemente a questi generosi capitani di impresa. E quindi questa è una legge che noi volevamo fra l'altro prevedesse anche un semplicissimo prolungamento per dare quantomeno serenità di una legge che era impensabile chiamare criminale com'è stato fatto in qualche occasione. Il vecchio Piano casa era una legge intelligente, era una legge seria che è nata su basi serie e che ha dato ristoro soprattutto a quell'economia che ho richiamato in precedenza, ma che soprattutto non ha prodotto nessun sconquasso sotto il profilo ambientale. C'è stato per caso da segnalare che a seguito di quelle modestissime aperture che erano consentite dalla legge sul Piano casa varato dalla Giunta nella legislatura precedente presieduta da Ugo Cappellacci ha per caso sfasciato l'assetto edilizio della Sardegna? Ha per caso devastato in lungo e in largo i nostri centri storici? Ha per caso manomesso quell'impianto urbanistico e architettonico della nostra Isola? Mi pare che non sia stato segnalato nulla di tutto questo. Nel contempo ha permesso anche quel rinnovo di quell'economia che decisamente mi pare verrà a mancare totalmente sotto il profilo che andiamo a individuare leggendo gli articoli della legge. In particolare però vorrei soffermarmi un minuto, poi ritorneremo al momento giusto, su un passaggio che debbo dire ha trovato uno slancio di coraggio evidentemente, l'articolo 20 si sveste, esce, fuoriesce anzi devo dire quasi di soppiatto sgattaiola dall'impianto complessivo della legge e porta anche un segno di saggezza, diciamo così. E' un articolo 20 che va affrontato bene, va approfondito ulteriormente perché è l'articolo del coraggio, lo potrei definire così, perché disegna un pacchettuzzo che va a vantaggio delle strutture ricettive che non sono un fatto squisitamente urbanistico o edilizio, è un fatto che dimostra che dietro le imprese del comparto turistico ricettivo viaggiano, corrono quei 12 milioni e mezzo di turisti che annualmente frequentano, abitano quelle strutture ricettive e che quindi dimostrano di essere un tassello importante, i luoghi dell'accoglienza che poi viene ridistribuita attraverso le economie che sono capaci di generare gli effetti del turismo su tutto il territorio regionale. Quindi mi piacerà ritornare su questo punto ma già segnalo, voglio già segnalare che probabilmente andrebbero anche definiti al meglio i richiami che vengono fatti. C'è troppa genericità, se così deve essere probabilmente andrebbe puntualizzata anche la definizione di struttura turistico ricettiva perché potrebbe aprire a tutta una serie di furbetti che non sono affatto imprese ma che sono semplicemente degli abusivi del turismo e che probabilmente raccontano e rappresentano una quotidianità che è fatta di questioni che vengono giornalmente segnalate dagli stessi imprenditori che ufficialmente partecipano all'importante gara dell'essere ancora vigili e vitali e presenti all'operatività del turismo, ma che soprattutto vogliono combattere anche una filiera che è fatta del sommerso, del nero e che naturalmente diventa preoccupante per tutti quanti, per gli stessi imprenditori, per gli stessi cittadini ma credo anche per gli stessi amministratori che intervengono sui rispettivi territori. E questo andrà fatto semplicemente richiamando che si tratta di attività turistico ricettive, assessore Erriu, e basterà citare due leggi di riferimento che sono quelle che normano attualmente la vigente situazione nei suoi testi, le due leggi numero 22 del 1984 e la numero 27 dell'agosto del 1998, sono quelle che norma esattamente che cosa è la definizione di struttura turistico ricettiva, evitiamo che si possa dare il la a che attività e qui devo citare bed and breakfast che magari non sono nemmeno individuati, non si riesce nemmeno ad agguantare, non sono nemmeno classificati come attività d'impresa e soprattutto agiscono in perfetto dispregio delle norme esistenti, quindi attività che oggi magari possono incredibilmente poter contare da 4 a 24 camere quindi cosa totalmente fuorilegge che potrebbero ritrovarsi ad essere beneficiari perché non inseriti, non inquadrati su un dettato normativo che va naturalmente perfezionato e precisato. E poi naturalmente ci saranno anche delle questioncine che riguardano anche le attività d'impresa, perché se c'è una struttura turistico ricettiva bisognerà verificare, capire anche qual è l'intendimento della Giunta regionale se in questa vanno classificati anche i ristoranti che per esempio sulla nostra Isola insistono addirittura in taluni casi proprio direttamente sulle linee che sfiorano i famosi 300 metri dal mare quindi lì sono tante, anche lì andrà qualificata e certificata la tipologia di queste attività che in modo generico oggi vengono richiamate. Ma questo è semplicemente un accenno che si vuole fare, poi potrà essere perfezionato anche con gli emendamenti che andremo a presentare e naturalmente su questo stesso articolo 20 e soprattutto nei commi 1, 2 e 3 ci sarà la possibilità poi di ritrovare, magari di confrontarsi con la Giunta e anche con i presentatori delle relazioni di maggioranza e minoranza.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Marco Tedde. Ne ha facoltà.
TEDDE MARCO (FI). Oggi finalmente arriva questa proposta di legge il cui titolo è "Norme per il miglioramento del patrimonio edilizio e per la semplificazione e il riordino, disposizioni in materia di urbanistica e di edilizia". Io credo che già il titolo rappresenti la vera essenza di questa norma perché se noi individuiamo in questa norma la capacità di migliorare qualcosa, di riordinare qualcosa, questa cosa è necessariamente il disegno di legge della Giunta. Non l'ordinamento positivo, non le norme attualmente vigenti in tema di edilizia, questa norma così come viene fuori dalla Commissione va a migliorare, e dopo spiegherò ancora meglio, il disegno di legge della Giunta che era un po' problematico, per utilizzare un eufemismo. E dico finalmente arriva, perché la Sardegna attendeva da troppo tempo, attendeva dal 29 novembre, attendeva questo disegno di legge dal 29 novembre, il disegno di legge della Giunta è del 10 ottobre, venne presentato con squilli di trombe e rulli di tamburi da parte della Giunta, Viene inviato in Commissione edilizia soltanto l'11 novembre, quindi a distanza di più di un mese e non si capisce per quale motivo, non si capisce cosa è accaduto in questo mese che decorre dalla presentazione fino a quando è arrivato in commissione. È stata garantita l'approvazione entro novembre, e queste sono dichiarazioni testuali dell'assessore Erriu dell'11 novembre, ma oggi siamo a marzo. E' evidente che il fuso orario di questa Giunta è completamente diverso dal fuso orario della Sardegna, dal fuso orario delle imprese, dal fuso orario delle famiglie. Credo che anche in questa vicenda la Giunta si sia distinta per la fortissima capacità di fare annunci scritti però sul vapore acqueo, è sempre il solito disco di vinile rotto, il solito suono, questi annunci, questa propaganda, questa autopromozione che non è seguita da fatti concreti. Tutto questo davanti ad una situazione drammatica che sta vivendo la Sardegna, ad una situazione che sta vivendo tutta la filiera dell'edilizia. Si parla di condivisione, di compartecipazione, di ascolto, ma io mi chiedo tutti questi soggetti tipo Anci, Confartigianato, Confedilizia che oggi intervengono in modo molto critico, che censurano questo progetto di legge, sono stati ascoltati? E se sono stati ascoltati che cosa hanno detto? Hanno condiviso il suo progetto di legge? Non mi pare, assolutamente. E allora questo per dire che quella fase di compartecipazione, di condivisione e di ascolto era una finzione, serviva soltanto come foglia di fico per coprire delle decisioni prese a monte, o a valle se vogliamo, o sulla spiaggia se vogliamo per riferirmi a qualche villetta sulla spiaggia di qualche leader che è contrario alla legge sul Piano casa, però ovviamente ha la villetta sulla spiaggia, la villa sulla spiaggia! Noi coscienti di questa situazione drammatica, con l'edilizia che ha perso negli ultimi tempi oltre 30.000 occupati. Soltanto per quanto riguarda le imprese artigiane nell'ultimo quadrimestre dello scorso anno sono stati persi 1500 posti di lavoro, 1500 famiglie senza reddito. Consci di tutto questo abbiamo a luglio, non a novembre, a luglio abbiamo proposto la proroga del Piano casa, proponendo pure una fase di riflessione ampia ed approfondita per riordinare veramente la materia di edilizia urbanistica, ma veramente, in modo serio, approfondito, ascoltando le parti sociali, ascoltando il mondo delle imprese, le categorie, ascoltando i sindacati. Niente di tutto ciò che noi abbiamo chiesto è accaduto. Avremmo voluto insieme a voi semplificare, avremmo voluto insieme a voi riordinare, avremmo voluto insieme a voi rimodernare l'ordinamento positivo in materia di edilizia urbanistica, niente di tutto questo, ma quali possono essere i motivi? Signor Presidente, il primo motivo sicuramente deriva dal fatto che ancora non siamo riusciti a vedere in quest'Aula una proposta di legge dell'opposizione, o se è arrivata io mi sono distratto. E questo è un problema, non è spiegabile che le proposte di legge della opposizione si arenino in Commissione, oppure neanche vengano discusse in Commissione, è sicuramente uno stravolgimento del gioco democratico maggioranza ed opposizione, anche noi abbiamo diritto di vedere delle norme che arrivano in Commissione e che arrivano poi in Aula. Questo è il primo motivo, siccome noi abbiamo proposto la proroga, la proroga non è stata fatta. Secondo motivo, pregiudizi ideologici che noi tutti conosciamo bene, indotti anche e soprattutto da qualcuno che ha ville sulla spiaggia, che cerca di realizzare alberghi sulla spiaggia di grande prestigio, però si oppone in modo fermo a che si realizzino ulteriori volumi degli alberghi entro i 300 metri, affinché possano fornire ai propri clienti nuovi servizi. Altro problema, siamo stati paralizzati in questa'Aula da una finta riforma della sanità, che serviva solo ed esclusivamente per commissariare le ASL, per occupare poltrone, per consentire tra le altre cose ai commissari straordinari di nominare illegittimamente, e non solo illegittimamente, direttori amministrativi che secondo il nostro modo di vedere sarebbero dovuti essere facenti funzioni, o direttori sanitari che sarebbero dovuti essere facenti funzioni, individuando dirigenti, perché avremmo dovuto ridurre le spese, e invece che cosa accade? Accade che vengono individuati dirigenti esterni con aggravio di costi, vengono individuati anche dirigenti interni ai quali viene fatto un contratto di diritto privato, violando così la legge che voi avete approvato. E questo, tutto ciò cui ho parlato, è un atteggiamento tipico della maggioranza e di questa Giunta che è senza dubbio contrario agli interessi delle imprese sarde. Abbiamo visto qual è il vostro atteggiamento nei confronti del mondo delle imprese, dei problemi che le imprese stanno vivendo in Sardegna, abbiamo visto che cos'è accaduto in finanziaria. Abbiamo visto che in finanziaria nella relazione illustrativa avete parlato della necessità di incrementare il gettito, perché il gettito fiscale produce ovviamente risorse da lanciare nei servizi per i cittadini sardi, e invece di entrare a gamba tesa, se vogliamo dire così, a sostegno dell'impresa sarda, che cosa fate, aumentate l'Irap. Non date risorse per la legge 9, non date risorse per "lunga estate", non date risorse per i consorzi fidi di primo e secondo grado per gli artigiani, insomma l'impresa viene messa in un cantuccio e continuiamo su questo solco. E c'è un paradosso peraltro, noi abbiamo la Bibbia della nostra attività ispettiva, che è il programma del Presidente Pigliaru: "Cominciamo il domani". Programma nel quale si legge che l'indebita proroga per quasi tre anni del Piano casa di Cappellacci ha innescato un sistema di ampliamenti e superfetazioni edilizie che in qualche caso sono emersi come dei veri e propri abusi. Indebita proroga. Allora noi oggi stiamo andando a discutere invece una proposta di legge che di fatto prevede un'operatività di queste ampliamenti per un periodo indeterminato, ma neanche a regime, in modo lapalissiano come al solito si prevede che quando arriverà una nuova legge di riordino queste norme non verranno più applicate. E allora che cosa succede? La legge Cappellacci, la legge 4 sul Piano casa funzionava perché doveva dar uno shock all'edilizia, doveva utilizzare la leva dell'edilizia per far crescere l'economia, per determinare uno shock dell'economia, ma lo shock si crea quando c'è un termine, e allora gli imprenditori, gli artigiani, le famiglie si lanciano a capofitto nel fare progetti, nel chiedere autorizzazioni edilizie, ecco che si crea…
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Giuseppe Fasolino. Ne ha facoltà.
FASOLINO GIUSEPPE (FI). Presidente, l'ambiente in cui stiamo discutendo, in cui si dovrà andare ad approvare questo disegno di legge, questa legge che è fondamentale, è un momento importante della Sardegna, dicevo l'ambiente in cui si sta approvando dimostra la realtà delle cose. Non riuscite a difendere questo provvedimento, nessuno di voi ha il coraggio di alzarsi a difendere un provvedimento che non servirà ad altro che a creare danno alla Sardegna. Questa è la verità, questa è la realtà della situazione. Da dove partiamo? Partiamo prima di tutto dal Piano casa, che è cosa ben diversa da quella che voi state cercando di approvare. Voi oggi, Assessore, e mi dispiace che non c'è il Presidente perché è il vero artefice del diverso disegno di legge che arriva oggi in aula, oggi voi potevate non approvar un bel niente, oggi voi potevate non presentare niente perché "il niente" state presentando. Questa legge non è nulla! Questa legge è un accontentare forse qualcuno nel dirgli: "stiamo prorogando il Piano casa", ma non state prorogando un bel nulla! Questa è la realtà! Facevate più bella figura se non portavate niente. Che cosa ci aspettavamo noi? Noi ci aspettavamo di dover discutere di una vera riforma sull'edilizia, di una vera riforma sul turismo, sull'economia in Sardegna che non avesse edilizia come punto di arrivo, ma l'edilizia come strumento per arrivare a quell'obiettivo che era l'obiettivo di sviluppo economico per la nostra regione, questo ci aspettavamo di dover discutere. Lei, Assessore, aveva portato un disegno di legge che aveva un progetto, che aveva un disegno, che aveva una visione, poi potevamo non essere d'accordo su alcuni aspetti di quel suo progetto ma quanto meno c'era un progetto, questo non è niente, questo è un cercare di accontentare un po' uno e un po' l'altro ma non è nulla. Il Piano casa dovrebbe cercare di creare sviluppo, di creare - come diceva il mio collega Tedde - dovrebbe cercare di creare uno shock all'economia, ma può essere nelle zone C e nelle zone B l'aumento di 23 metri quadrati, l'aumento massimo di 23 metri quadrati la grande opportunità che una famiglia avrebbe per migliorare la sua abitazione? Può essere uno shock, un incentivo la possibilità all'interno di 300 metri dal mare di demolire per ricostruire una casa più moderna diminuendola del 15 per cento? Questo è lo shock, questo è l'incentivo che noi diamo all'economia? Questa legge farà più danni del PPR, lo sapete perché? Perché quando è stato approvato il PPR arrivavamo in un periodo non di crisi come questa, arrivavamo ancora con delle riserve, questo momento storico è un momento storico così delicato, così grave che ci riempiamo la bocca tutti, uno stop così drastico all'edilizia farà cadere in un burrone, in un dramma le nostre attività, in un momento dove si sperava, dove si cominciava a sperare in una ripresa. Voi state levando la possibilità anche di sognare, anche soltanto di vedere la possibilità della ripresa. Mi dispiace che non ci sia il Presidente, perché il Presidente nei giorni scorsi si è vantato, il vostro Presidente artefice di questo disegno di legge, si è vantato nei giorni scorsi dell'incremento dei posti di lavoro nei primi mesi del 2015, ma frutto di cosa se l'è domandato il Presidente? Frutto di quei Piani di casa che si stanno sviluppando, quello è stato un incremento di posti di lavoro nei primi mesi del 2015. Allora cosa facciamo? Siccome c'è stato un incremento, siccome il Piano casa ha funzionato, blocchiamolo! Non siete masochisti, siete appiattiti che è peggio, perché tutti voi sapete il grave danno che si sta facendo approvando questa legge, tutti voi sapete che stiamo bloccando completamente l'edilizia, che stiamo bloccando i progettisti, che non avranno più l'opportunità di lavorare, lo sapete! Ma siete appiattiti alla decisione di uno che è peggio del precedente Presidente Soru, perché è un Soru più dolce, è un Soru apparentemente dolce ma più deciso. L'edilizia sta tornando con questa Giunta ad essere uno scontro ideologico si sta guardando all'edilizia come ad uno scontro ideologico e non ad una opportunità economica di sviluppo per la Sardegna. Un Presidente, una Giunta che probabilmente sta dialogando solo con una parte, che sta dialogando probabilmente solo con gli ambientalisti. Un Presidente che dovrebbe ascoltare i propri consiglieri, dovrebbe ascoltare i propri consiglieri sindaci che sono quelli che stanno in mezzo alla gente, che stanno con gli ambientalisti ma stanno anche con gli imprenditori, che stanno con gli operai e stanno anche con gli ingegneri. E invece no, invece è un Presidente chiuso nel palazzo, un Presidente chiuso nel palazzo che dialoga soltanto con chi può entrare dentro il palazzo e può avere l'opportunità di parlare con lui, quindi vede solo una visione, che è la visione degli ambientalisti, vede solo una parte della verità che non è la verità, è una parte della verità. Tutti noi siamo per il rispetto dell'ambiente, con delle regole, ma non a bloccare completamente lo sviluppo. Il Presidente deve essere il Presidente di tutti i sardi. L'approccio che ho fatto su questo disegno di legge è stato un approccio di uno che realmente ci credeva, di uno che realmente ha pensato in questi mesi che poteva dare un contributo serio e non ideologico in una materia così complicata e difficile ma che può essere una grande opportunità per tutti noi, soprattutto in un momento così delicato.
E' stato un approccio non tecnico, non politico, non ideologico, è stato un approccio quasi come un componente di maggioranza, quasi come uno di voi, perché ho cercato di dare un contributo vero, ho cercato di ascoltare anche i suggerimenti, che mi arrivavano dalla gente, che mi arrivavano dall'esterno, e a proposito di questo come siamo arrivati a questo testo? Avete preso in giro le associazioni di categoria e avete preso in giro i sardi, avete pubblicato un disegno di legge diverso da questo, gli avete fatto fare le osservazioni e queste persone si sono impegnate seriamente nel fare le osservazioni, nel dare un contributo ad un disegno di legge che è stato completamente stravolto da una velina che è arrivata in sottocommissione! Questa è una presa in giro, perché non si è andati in campagna elettorale nei nostri territori a dire che avreste presentato un disegno di legge come questo? Perché non siete venuti nei nostri territori a dire che nel nuovo Piano casa non avreste messo le zone F, non avreste messo le zone agricole, perché non l'avete fatto? E' una presa in giro, il nostro obiettivo, l'obiettivo di noi consiglieri deve essere più grande, deve essere l'obiettivo di dare un supporto ai sardi, deve essere l'obiettivo di stare con i sardi.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Stefano Tunis. Ne ha facoltà.
TUNIS STEFANO (FI). Presidente, colleghi, devo dire che questo è un tema sul quale inizio un confronto con un atteggiamento laico, non è il mio mestiere, sono un utente della Regione, oltre che una persona che ha una responsabilità politica. Spero anche, in parte portatore di una cultura di un'esperienza politica che ha vissuto quello dell'utilizzo del territorio come un tema di dibattito da diversi lustri, non è nuovo il tema che l'utilizzo che è stato fatto dal nostro territorio merita un riordino profondo, non è un tema nuovo il fatto che modalità di costruzione, materiali, posizionamento e anche rivisitazione di quanto già utilizzato nel corso dei decenni merita una visione di insieme, un sistema legislativo serio si propone di affrontare un tema come questo in modo strutturato e completo. Quindi non ha cittadinanza in nessuna parte particolare di questo emiciclo il tema della tutela dell'ambiente. Perché il tema della tutela della nostra isola e della nostra terra è un tema che reciprocamente ci dobbiamo riconoscere appartiene a tutti. La differenza è nel modo in cui noi intendiamo difenderlo, perché proprio nel momento in cui questo tema non nuovo veniva affrontato in maniera matura ha fatto il suo ingresso nel dibattito un approccio ideologico alla questione, questo approccio ideologico è diventato gradatamente un approccio metodologico di costituzione di nuovi centri di potere e successivamente di blocco del sistema al punto che nel nostro sistema ordinamentale è diventata prevalente la lettura e l'analisi della giurisprudenza piuttosto che l'interpretazione della norma. È diventata prevalente la paura di incorrere in fallo piuttosto che cercare di individuare nelle pieghe della norma qualche cosa che consentisse realmente il perseguimento dell'obiettivo che tutti noi c'eravamo prefissati, cioè lo sviluppo economico della nostra isola in un'ottica ambientale. A questo punto c'eravamo lasciati e, come correttamente qualcuno ha rimarcato, in un periodo che tutto sommato chi ha operato in questo settore, le famiglie attraverso la possibilità di accumulo, aveva potuto mettere da parte quanto bastava, aziende, privati per poter affrontare in maniera seria la traversata del deserto che comportava passare da un'occupazione selvaggia degli spazi a un'occupazione sostenibile. Non solo in virtù di questo ma anche in virtù di questo la nostra Regione ha dovuto attraversare un periodo di profonda crisi economica all'interno di uno dei suoi settori più vitali. Nel momento in cui tocca a noi occuparci di questo argomento gli elementi sono questi due, si torni al momento del blocco completo del "è tutto vietato tranne ciò che è esplicitamente consentito", oppure del "tutto ciò che non rientra in questa fattispecie è occupazione selvaggia del nostro territorio". Se io non avessi, proprio in questo periodo, un'opinione ai minimi storici della capacità dei miei colleghi di maggioranza di poter affrontare in maniera serena questo argomento vorrei proporre a quest'Aula di partire da qui: da cosa serve alla nostra Regione, da cosa serve ai nostri concittadini, da cose serve, da quello che vogliamo lasciare in termini di qualità di vita e di prospettiva futura ai nostri figli. Questo argomento temo arrivi nel momento peggiore che vive questa maggioranza, lo vive con una crisi strisciante, lo vive nel momento in cui purtroppo il partitone è costretto a dover ingoiare qualunque cosa pur di mano dimostrare una minima compattezza attorno alla Giunta, lo trovo comprensibile, arriva poco prima di un rimpasto che comunque sia dopo la fase dei commissariamenti, dopo la fase dell'occupazione delle poltrone, occuperà ancora per molto tempo il dibattito politico della nostra Regione, arriva sul tema che più è dedicato di altri coinvolge il nostro sistema economico. Mi sarebbe piaciuto che ci fosse il presidente Pigliaru perché gli avrei detto che ho vissuto con grande solidarietà nei suoi confronti il momento in cui lui ha postato sulla sua pagina di facebook un risultato positivo il segno più della nostra economia nel 2014 in termini di produzione e di occupati nel settore edilizio. Io credo che non meritasse il livore con cui gli si sono stati rivolti perfino degli insulti, credo che non meritasse le centinaia di persone che hanno postato dei commenti nella quasi totalità gli abbiano rivolto delle parole che andassero dall'insulto personale fino al dileggio. Credo che lui abbia persino fatto bene a cercare, anche senza particolare malizia, di ascriversi un risultato, che probabilmente non gli era proprio, ma che comunque lui come massimo rappresentante della nostra Istituzione aveva il dovere di reclamizzare perché è importante anche dare fiducia ai cittadini. E non è poco che ci sia stato quasi un moto di ribellione rispetto a questo perché non è percepito. Perché nel momento in cui tutto il nostro sistema, che ruota attorno all'urbanistica e all'edilizia, si è prestato a un lungo periodo di consultazioni ha sperato, come lo abbiamo sperato noi con le rassicurazioni dell'assessore Erriu, che ci fossero delle aperture rispetto alla possibilità di non arenare di nuovo questo sistema economico, si è ritrovato un testo scritto da altri, che veniva fuori da tutto tranne che da un periodo di confronto e da un momento partecipativo e che oggi dovrebbe accogliere questo nostro testo, nei tempi in cui riusciremo a farlo uscire da quest'Aula, come una speranza di prospettiva futura è sbagliato questo colleghi! È sbagliato perché noi dobbiamo avere la capacità di interpretare ciò che è meglio per le persone che rappresentiamo, lo sapete voi come lo sappiamo noi, che abbiamo bisogno di tempo per curare un testo serio e complessivo in materia di urbanistica e non possiamo costringere alla fame un intero settore mentre ci prendiamo il tempo che legittimamente ci occorre per approfondire questo tema. È un fatto che se noi decidessimo da padri di famiglia sarebbe scontato nella proroga del piano casa, nella sua riproposizione, perché consente, senza provocare dei disastri, comunque sia a quel settore di continuare a esistere. Perché uno degli effetti economici prodotti dalla vostra visione, soprattutto dalla visione del PPR è che il tema dell'investimento in edilizia, sia privata che alberghiera, è diventato un tema di grandi committenze, il nostro sistema edilizio non era pronto per affrontarlo, le nostre imprese non avevano la massa critica per confrontarsi con la grande committenza. Tant'è vero che questo sistema economico si è progressivamente ridotto alle grandi aziende o alle medie e grandi aziende privandosi di un sistema di artigiani, di professionisti, di piccolissime aziende che erano portatori di vista di sapere, di competenze di richieste professionali che in larga parte sono andate perdute. Partiamo da qui, partiamo da questa consapevolezza, noi ci siamo ma vi devo chiedere: voi ci siete? Avete la delega per farlo? Avete la rappresentatività politica per affrontare questo o siete completamente commissariati come purtroppo ho dovuto constatare negli ultimi giorni?
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Salvatore Demontis. Ne ha facoltà.
DEMONTIS SALVATORE (PD). Io credo che paradossalmente siamo stati quasi come dire obbligati a questo disegno di legge, dico paradossalmente perché a mio modo di vedere siamo stati obbligati non dagli effetti positivi, tanto cari al centrodestra del piano casa e che io sinceramente non vedo, ma degli effetti negativi del piano casa e dalla linea politica tenuta dalla precedente maggioranza di governo. Cosa voglio dire? Voglio dire che approvando il piano casa in deroga peraltro al PPR, non è vero che consentiva piccole cose, onorevole Crisponi, consentiva molte cose, in deroga al PPR e con un atteggiamento già in campagna elettorale di preannunciato, come dire, annullamento del PPR tenuto durante tutto il mandato precedente è evidente che si sono scoraggiate le amministrazioni comunali anche molto dall'adeguare i propri strumenti urbanistici al PPR, si sono comunque scoraggiate all'adeguamento dei PUC. Voglio dire è banale, un sindaco alla fine che stimolo poteva avere se poi lo strumento al quale avrebbe dovuto adeguare il proprio strumento urbanistico si diceva sarebbe stato cancellato da lì a breve. Allora io chiedo a chiunque in quest'aula: ma con i Puc approvati sarebbe stato necessario il piano casa, ma evidentemente no, sarebbe stata necessaria questa legge edilizia, perché non è una legge urbanistica, se si ha aspettative su questa legge che sono invece quelle che sono rinviate, i temi sono rinviati alla legge urbanistica non a questa legge edilizia. Che è cosa diversa.
Allora si diceva che cosa chiedono le associazioni professionali, cosa chiedono le associazioni di categoria, chiedono deroghe, ma secondo me le deroghe le chiedono in subordine non hanno chiesto deroghe hanno chiesto altro, hanno chiesto in Commissione urbanistica che si completasse e che si avesse un piano paesaggistico, l'unico piano paesaggistico è il PPR, che non è uno strumento urbanistico come spesso mi capita di sentire, è un'altra cosa, è stato chiesto che fosse completato, è stato chiesto che venisse approvata una nuova legge urbanistica, quella sì dovrà affrontare il riordino complessivo delle norme urbanistiche edilizie ma non questa legge qua, è un'altra cosa. È stato chiesto di accelerare le procedure di approvazione dei Puc e hanno ragione, anche modificando il PPR là dove per certi aspetti può rallentarlo eccessivamente, hanno chiesto un regolamento edilizio tipo per evitare che tutti i comuni o che i comuni avessero regolamenti differenti uno dall'altro, hanno chiesto una pianificazione del territorio agricolo per capire quale fosse poi il lotto minimo nelle diverse zone, hanno chiesto questo. Ma siccome tutto questo non c'è e non c'è perché nel precedente mandato non si è fatto, non perché in un anno avremmo dovuto farlo noi, siccome tutto questo non c'è, hanno chiesto deroghe e continuano a chiedere deroghe.
Allora noi crediamo, ed è vero, avete ragione, qui ci sono deroghe piccole, piccole deroghe almeno nell'articolo 20 citato dal consigliere Crisponi sul quale poi entreremo nel merito quando ci sarà il dibattito sugli articoli. Le grandi deroghe a nostro avviso non danno sviluppo, compromettono lo sviluppo, perché rischiano di compromettere il territorio e quindi lo sviluppo. Il piano casa non ha dato sviluppo, ha dato occupazione temporanea non ha dato sviluppo, il vostro precedente mandato ha dato sviluppo, no, ha dato occupazione temporanea, questa legge è una legge che della sviluppo, no, darà occupazione temporanea, lo sviluppo è un'altra cosa, lo sviluppo arriva con l'iter che si diceva prima, arriva con la legge urbanistica, arriva con l'approvazione dei Puc, arriva con la pianificazione dei territori agricoli, arriva con tutto ciò che ci stanno chiedendo e che vi hanno chiesto sicuramente per anni e che non è stato fatto. Così arriva lo sviluppo. Questa è occupazione temporanea, ne siamo assolutamente consapevoli che occupazione temporanea, non confondiamo le cose.
E sappiamo, siccome è occupazione temporanea, che i sacrifici socioeconomici devono essere commisurati ai benefici socioeconomici, che cosa voglio dire, voglio dire che siccome stiamo parlando, appunto, di occupazione temporanea il sacrificio in questo caso è la cubatura che la collettività mette a disposizione e deve essere commisurata al beneficio che si avrà da questo sacrificio e che è, appunto, occupazione temporanea, non la confondiamo con lo sviluppo.
Questa è una legge emergenziale certamente, certamente lo è ma così come, per questo la facciamo così, come emergenziale probabilmente è molto più efficace anche emergenziale è molto brevemente molto più efficace di una legge di deroghe gli interventi in edilizia che stanno partendo quelli sì importanti, stiamo parlando del fondo di sviluppo e coesione, stiamo parlando se non ricordo male di 600 milioni di euro, stiamo parlando di fondi europei, stiamo parlando del mutuo, stiamo parlando di 2 miliardi più o meno di opere edili, quelle sì importanti per l'occupazione temporanea e forse anche per un po' di sviluppo.
Poi sento spesso il solito ritornello che la crisi dell'edilizia sia imputabile al PPR, l'onorevole Crisponi, prima, chiedo scusa, prima diceva: la crisi è partita nel 2008 negli Stati Uniti d'America, certo anche io me lo ricordo, il fallimento della Lehman Brothers, ma c'era il PPR negli Stati Uniti d'America? Perché guardate perché il fallimento della Lehman Brothers parte dai mutui suprime, me lo ha ricordato lei, parte cioè dei mutui concessi senza garanzie per l'acquisto di case che avevano prezzi gonfiati tanto comunque si potevano acquistare indebitandosi. Tutto questo poi, assicurazioni sui mutui, derivati ed è successo quello che è successo. Ma è originato da lì, si è costruito troppo ci sono città, se andiamo a sommare i quartieri di case non abitate, città disabitate e questa crisi non era solamente negli Stati Uniti d'America era anche una crisi europea, è anche qua. Perché la BCE quando presta i denari a tassi bassissimi alle banche vincola le banche a non investire in edilizia, perché questo è il dato, perché altrimenti le banche dovrebbero non dare liquidità fino ad arrivare a mettere in sofferenza imprese sapendo che comunque poi all'asta il valore di realizzo è molto inferiore al valore di mercato si trovano spesso proprietari di immobili, perché quando invece vogliono liquidità, ma perché non lo possono fare, perché la stessa Comunità europea continua a ritenere il settore dell'edilizia, soprattutto residenziale, come un settore in crisi strutturale e le crisi strutturali si affrontano con riforme strutturali non con deroghe, non con deroghe. Si affrontano in questo modo.
La deroga, il piano casa è una goccia in un mare, il punto è quando, anche la è goccia importante, evidentemente, il punto è quando si confonde la goccia con il mare e non si vede il mare, questo è il punto. Abbiamo un'idea diversa di occupazione temporanea di sviluppo e sicuramente di pianificazione urbanistica posto che questa è una legge edilizia. Grazie.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Antonello Peru. Ne ha facoltà.
PERU ANTONELLO (FI). Grazie Presidente, questo disegno di legge in discussione, che qualcuno tenta di chiamare piano casa, ma niente ha a che fare con il piano casa, è proprio l'esempio eclatante di un provvedimento sterile e inutile, qualcuno che mi ha preceduto lo ha sottolineato in maniera molto chiara. È una foglia di fico che serve a nascondere il diktat del segretario regionale del Pd che di fatto commissaria la Giunta in materia urbanistica ed edilizia; è questa la politica che costa ai cittadini perché non dà risposte ai bisogni e non risolve i problemi di un settore chiave per lo sviluppo quale è l'edilizia e il suo indotto. La verità è che, cari colleghi, avete perso un'occasione importante non prorogando il piano casa; perché la legge numero 4 approvata nella scorsa legislatura ha infatti centrato obiettivi ad incominciare da quelli che riguardano la riqualificazione, riordino del patrimonio edilizio, l'efficientamento energetico, il contenimento dell'espansione edilizia in tutti i territori della Sardegna. Il piano casa ha dato una scossa importante ad un settore che boccheggia e nel contempo ha prodotto un valore economico e ben diffuso come è la piccola a proprietà immobiliare che nella cultura sarda tutti sappiamo rappresenta veramente lo strumento e patrimonio più importante dei sardi. La vostra legge è nata con un'intuizione per stimolare quello spostamento di investimenti, in particolare dei piccoli risparmiatori, cioè le famiglie sarde che i prodotti finanziari, visti anche i bassissimi tassi di interesse, li trasferivano verso l'economia reale, cioè verso la propria casa, riqualificandola, riordinandola ed efficientandola. Tutti sappiamo che dagli anni '70 ad oggi c'è stata una forte espansione edilizia immobiliare, che ha saturato il fabbisogno anche delle famiglie sarde. Infatti si parla di un patrimonio immobiliare di circa 1 milione e 500 di abitazioni, fra la civile abitazione e le attività produttive in Sardegna, circa 1,7 di immobili per famiglia che ci sono in Sardegna. Allora, proprio per questo l'unico strumento che poteva riqualificare, poteva mettere in moto e rilanciare il sistema edilizio era in quel momento il Piano casa, l'unico strumento che poteva veramente mettere in moto vista la saturazione del mercato edilizio. A distanza di cinque anni da quell'applicazione, noi possiamo anche compiere un bilancio su questo, non lo diciamo noi delle 40 mila concessioni edilizie che hanno generato circa 1 miliardo di euro con quell'effetto moltiplicatore anche legato all'incentivo nazionale sulle detrazioni, sulle ristrutturazioni e l'efficientamento energetico. Quindi ha generato una risorsa importante per i sardi, e se non ci fosse il Piano casa questo non ci sarebbe stato. Il nostro patrimonio è migliorato, l'economia edilizia, grazie al Piano casa, ha retto, come dicevo, una crisi lunga e profonda in questo settore, e lo dicono i numeri dell'economia, lo confermano le associazioni di categoria, lo confermano gli ordini professionali, consigliere Demontis, e ricordiamoci, cari colleghi, qual era il clima allora con il quale si era approvato il Piano casa, e quanto infondati sono stati quegli allarmismi, le accuse che l'opposizione non ha risparmiato all'allora maggioranza di governo, e non c'è stata la distruzione del paesaggio come invece affermavate, non c'è stata la cementificazione delle coste e non c'è stata la devastazione dei centri storici, eppure vi è mancato il coraggio di dare continuità ai benefici del Piano casa che avete riconosciuto anche voi. Così vi proponete di punire i cittadini, gli artigiani, i commercianti e i professionisti, ad incominciare da quelli che alle ultime regionali vi hanno dato la fiducia e non gli avete detto assolutamente da non prorogavate che il Piano casa.
Oggi dunque dalla montagna della maggioranza partorite un topolino cieco, una legge di 32 articoli che per la metà sono il recepimento del Testo Unico numero 380 dell'edilizia nazionale, il resto dell'articolato, di fatto, disciplina il niente, disciplina il nulla, in alcuni articoli si affermano timidamente ipotesi di ampliamenti volumetrici, salvo poi constatare che a nessuno conviene utilizzarli, lo ha sottolineato il mio collega Fasolino, e mi chiedo infatti cosa ci sia di conveniente nel prevedere una premialità di 70 o 90 metri cubi, 23 o 30 metri quadri in un edificio quando un titolare fa un investimento. In una Sardegna agropastorale avete cancellato qualsiasi ipotesi edificatoria a chi ci vive e a chi ci lavora, la voce demolizioni nelle zone F entro i 300 metri è persino ridicola. Io non conosco nessun comune cittadino che pensi di demolire la sua abitazione per realizzarne un'altra con meno il 15 per cento, cioè chi demolisce una casa si presume che la demolisca perché la vorrebbe abbellire e non imbruttire, e se fa un investimento economico non può assolutamente essere disincentivato ma deve essere incentivato. Così l'unico incentivo e l'obiettivo che offrite è quello volto al mantenimento delle brutture edilizie degli anni '60 e '70. Sostenete però con convinzione il 25 per cento di aumento volumetrico all'interno della fascia dei 300 metri per poter prevedere le attività ricettive alberghiere, non i posti letto, ma i servizi, e con questo provvedimento avete sicuramente subito molte critiche degli ambientalisti, e non solo degli ambientalisti. Io vorrei tranquillizzare spiegando la norma agli ambientalisti, e purtroppo ci sarà una doccia fredda per i proprietari delle attività ricettive alberghiere, e mi dispiace perché il mio collega amico Luigi Crisponi l'ha chiamato l'articolo del coraggio, l'articolo 20. Il 25 per cento di incremento volumetrico nei 300 metri, cari colleghi della maggioranza, è già previsto nell'articolo 10 bis della legge urbanistica numero 45 in vigore, quindi esiste già. Se ritenete che sia un limite dalle norme dello sciagurato PPR l'articolo 10 bis dell'articolo 45, a questo punto il limite si ripercuote anche sull'articolo 20 dell'incremento volumetrico del 25 per cento, perché altrimenti non ha senso. Ma è molto più conveniente ed è molto più appetibile il 10 bis della "45" perché ti dà la libertà di azione. E quindi possiamo, ripeto, rincuorare gli ambientalisti e fare una bella doccia ghiacciata a quegli imprenditori che aspettavano l'ampliamento del 25 per cento sulle attività ricettive nei 300 metri, una norma che hanno gridato ad altissima voce qui dentro. Quando entreremo nell'articolato del provvedimento lo vedremo, anzi io vorrei che l'Assessore già da oggi ci dicesse esattamente come la mette su questo incremento volumetrico nella fascia costiera dei 300 metri. Ma avete anche soppresso con questo provvedimento una legge intera, che è la legge sul golf, una legge che avete soppresso con quell'azione ideologica, come avete fatto con la non proroga del Piano casa anche convinti, perché tanti di voi sono stati convinti dai numeri, che non distruggeva, che non cementificava, che non devastava assolutamente i territori, ma avete cancellato con una passata di spugna la legge sul golf, che poteva veramente essere in Sardegna uno strumento importante al di fuori della stagione estiva. Anche questa è una scelta ideologica al limite della ripicca, un'altra foglia di fico per coprire le vostre divisioni e la debolezza di questa Giunta davanti al capo del partito che questa Giunta ancora vuole reggere. Grazie.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Michele Cossa. Ne ha facoltà.
COSSA MICHELE (Riformatori Sardi). Temo che inutilmente si stia invocando oggi di affrontare un problema così delicato con un approccio non ideologico, il fatto stesso che ci sia stato fino adesso un unico intervento della maggioranza a difesa di questo provvedimento testimonia che il modo in cui la maggioranza affronta l'Aula è sempre uguale, arrivano provvedimenti preconfezionati, buoni o cattivi che siano, in questo caso il provvedimento è pessimo, dopodiché si approva quello che si è deciso fuori da quest'aula, e le discussioni in quest'aula si riducono ad un vuoto esercizio oratorio.
Io vorrei fare una premessa, credo che in quest'aula i cementificatori siano pochi, e credo che le obiezioni che vengono poste a questo provvedimento siano mosse invece da altri intendimenti, e cioè dalla preoccupazione che la Sardegna non possa continuare a vivere di assistenzialismo, che c'è un mondo che vive con le sue forze, che è abituato a guadagnarsi la pagnotta tutti i giorni, e che tutti i giorni riceve calci nei denti da un apparato pubblico che è preoccupato di torchiarlo dal punto di vista fiscale e dal punto di vista delle vessazioni burocratiche, e non si preoccupa minimamente di fare in modo che questo mondo produca ricchezza, e producendo ricchezza produca posti di lavoro; questo è, io credo, il tema. E che ci sia un'ostilità da parte di chi affronta ideologicamente questo tema nei confronti di questo mondo, si vede da tutto l'impianto della legge, è una legge ostile.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONELLO PERU
(Segue COSSA MICHELE.). Il collega Peru ha appena citato la legge sul golf, la legge sul golf era il tentativo di portare in Sardegna un'utenza ricca, di reddito medio-alto, proveniente, se è possibile, da Terre dove il reddito medio è sicuramente più alto di quello sardo, di quello italiano, che magari potevano venire a svernare in Sardegna giocando a uno sport estremamente diffuso da altre parti nel mondo occidentale, bene, sull'onda un po' di ambientalismo, ma soprattutto sull'onda di questa invidia sociale che aleggia in tutti i provvedimenti che voi adottate, la legge sul golf viene cancellata e non viene sostituito nulla. Ma la cosa più brutta è la scarsa consapevolezza dell'impatto che le norme che noi adottiamo avranno sulla vita delle persone, soprattutto questo tipo di norme. Badate, io devo dirvi che sono un po' infastidito, ve lo dico molto francamente, nel sentire l'intervento di alcuni colleghi sindaci che intervengono in quest'Aula non come consiglieri regionali, ma come sindaci del loro paese, non sindaci in rappresentanza dei sindaci della Sardegna, che avrebbe anche una sua valenza, ma da sindaci del loro paese. Allora, cari colleghi che siete anche sindaci, vi siete letti questa legge? L'avete letta con i vostri uffici tecnici? Però ci torno subito dopo su questo, perché vorrei dire al collega Demontis che io credo che, e su questo sono d'accordo con lei, che il sistema delle deroghe produca disastri, sono d'accordo con lei, il sistema delle deroghe è una degenerazione della legislazione, ed è una degenerazione del sistema. Però, collega Demontis, questa legge che si chiama "norme per il miglioramento del patrimonio edilizio e per la semplificazione…" io credo che faccia tutto il contrario, e lei che ha maturato una notevole esperienza amministrativa, io credo debba rendersi conto di questo, e spero che quando si arriverà, e questo lo dico anche all'Assessore, quando si arriverà a discutere l'articolato io spero che ci sia la possibilità di modificare questo testo, perché norme come l'articolo 9, che sostituiscono l'articolo 15 della legge numero 23, che parlano di interventi di edilizia libera e che non contemplano le opere interne… avete un Presidente del Consiglio, abbiamo un Presidente del Consiglio che sbandiera in tutte le sedi che si va verso la semplificazione, che non saranno più necessarie autorizzazioni, soprattutto per le opere interne, e scompaiono le opere interne. Assessore, io credo che su questo punto bisogna dire qualcosa, perché se no voi capite che cosa si viene a determinare. Ma di queste cose ce ne sono tante. Ci sono antinomie, ci sono contraddizioni, ci sono imprecisioni, questa legge sembra scritta da un'apprendista stregone, non da persone che vogliono fare chiarezza e vogliono mettere gli uffici tecnici e i tecnici liberi professionisti nella possibilità di poter lavorare. Questo sul piano del dettaglio, ma di questo ne parleremo quando andremo a esaminare l'articolato. Sul piano dell'impostazione generale, oltre quello che mi sono già permesso di dire, che cioè è proprio l'approccio che è negativo per come lo vedo io, io credo che la scelta di non prorogare il Piano casa sia stata disastrosa, per tutti i motivi che hanno detto alcuni dei colleghi che sono intervenuti prima di me. Il Piano casa non ha prodotto quelle colate di cemento che si paventavano, non si è verificato; c'erano delle forzature, è vero, io questo lo riconosco, c'erano delle forzature e c'erano delle norme che non andavano approvate, e che purtroppo però sono ancora vigenti, fino a quando non verrà approvata questa legge, come la norma sugli scantinati, però il settore edilizio, piaccia o non piaccia, posti di lavoro stabili o posti di lavoro precari, su questo sono d'accordo, onorevole Demontis, però stava cominciando a tirare il fiato, e se è vero com'è vero, perché stiamo parlando di stime prudenziali, e comunque il calcolo è abbastanza semplice da fare , calcolando una media di 20, 25 mila euro a intervento, per voler anche rimanere bassi, il Piano casa, se è vero che ha messo in movimento qualcosa tra gli ottocento milioni e il miliardo di euro di soldi privati, perché il Piano casa comunque ha spinto le famiglie a tirar fuori i soldi dal materasso per fare qui piccoli interventi che erano possibili grazie al Piano casa, ha permesso a questo settore di vivacchiare, non di sopravvivere. E non stiamo parlando delle grandi imprese, perché le grandi imprese non erano interessate dal Piano casa, stiamo parlando di tutta quella filiera che voi conoscete quanto me: dei piccoli imprenditori, degli artigiani, degli idraulici, degli elettricisti, dei piastrellisti, tutti quelli che intervengono quando si fa un intervento di Piano casa; questi si stavano vivacchiando grazie a questi interventi. Bene, tutto questo è finito, è finito da un giorno all'altro, quando avrebbe avuto molto più senso prorogare il Piano casa fino all'approvazione di norme più adeguate, stabili, sono d'accordo con voi, non derogatorie ma tali da introdurre un sistema stabile dal punto di vista giuridico, quindi dando anche certezza del diritto. Bene, noi tutti incontriamo delegazioni tutti giorni, delegazioni di fabbriche che chiudono, fabbriche di 4-500 operai che chiudono, fabbriche che con l'indotto si portano dietro nel fallimento anche centinaia e centinaia di addetti dell'indotto, bene, di tutti questi, e badate, sono molte "ALCOA" che hanno chiuso in questi anni a causa della crisi dell'edilizia, e non ne parla nessuno, sono persone che non hanno nessun tipo di supporto, nessun tipo di sussidio, nessun tipo di ammortizzatore sociale; su questi nessuno ha versato una lacrima qui dentro, nessuno ha espresso nemmeno una parola di sostegno. Bene, colleghi, io purtroppo ho finito il tempo, però credo che durante l'articolato avremo modo di andare nel dettaglio dei problemi, con l'auspicio che ci sia quell'apertura, almeno dal punto di vista tecnico, che consenta di scrivere meglio norme che andranno a regolamentare un settore così delicato. Grazie.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Augusto Cherchi. Ne ha facoltà.
CHERCHI AUGUSTO (Soberania e Indipendentzia). Spero di non deludere molto la minoranza, perché hanno richiamato il fatto che non aveva ancora parlato nessuno della maggioranza, spero non sia una delusione questo mio intervento. Partiamo dal titolo della proposta di legge, come ha ricordato anche l'onorevole Cossa: "Norme per il miglioramento del patrimonio edilizio". Questa è una proposta di legge che può, anzi, deve secondo noi essere definita come una legge edilizia che prepara ad una legge di riforma in materia urbanistica, che dovrà affrontare e trovare soluzioni programmatorie a problemi che continueranno ad esistere anche dopo l'approvazione di questo disegno di legge. In questo concordo con la relazione alla legge della Giunta, quando parla di "momento di una strategia di più ampio respiro", finalizzato a comporre un nuovo quadro normativo con chiari obiettivi di contrasto e contenimento del consumo del suolo, e di un uso controllato del territorio, con norme di salvaguardia del patrimonio architettonico, ma anche che riqualificano il patrimonio esistente, senza dimenticare le esigenze reali e concrete della gente comune, e con problemi anche di semplificazione burocratica e di snellimento delle procedure. In questa ottica questa proposta di legge ha una visione prospettica positiva e degna di sostegno. Ci sono provvedimenti che dovranno essere rivisti e rivalutati, revisionati, probabilmente discussi, articoli che dovremo discutere appunto, norme che dovranno essere ridefinite, anche in funzione della situazione che si creerà nel dopo legge, stimoli che dovranno essere richiamati in modo più esplicito e incentivante, come ad esempio quello che deve essere non solo l'esplicitazione in legge, come è esplicitato in legge appunto, ma anche concretamente sostenuto con i comuni che devono ancora redigere i PUC, tenendo conto dell'esiguità dei comuni che a tutt'oggi hanno adottato questo strumento urbanistico. Norme di cui dobbiamo discutere e vogliamo discutere, come ad esempio quella norma che riesuma forse vecchie lottizzazioni dormienti, e noi siamo contrari a questa norma, ad esempio, come dobbiamo discutere anche di quelle norme che spostano volumetrie dalle aree costiere con incentivazioni volumetriche. Perché non revisionare, ad esempio, il sistema delle incentivazioni e ad esempio, invece che consumo ulteriore del suolo, promuovere sgravi fiscali, con nuovi strumenti edificatori ma solo di riqualificazione del territorio? Significherebbe iniziare davvero ad avere una visione prospettica di sviluppo del territorio e della società in maniera diversa. Ci sono ancora altri argomenti di cui vogliamo discutere, possiamo discutere e sicuramente discuteremo nel corso della discussione che avremo con il passaggio agli articoli, argomenti di cui ci riserviamo di parlare poi man mano che li affronteremo. Una cosa deve essere precisa, e cioè la volontà da parte della Giunta di portare avanti questa proposta di legge, come ho detto all'inizio, con una visione prospettica positiva di una legge che dovrà arrivare in tempi, si suppone, anzi speriamo, abbastanza ristretti, di una legge di riforma urbanistica.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Ignazio Locci. Ne ha facoltà.
LOCCI IGNAZIO (FI). Presidente, in questa discussione, almeno per quanto mi riguarda, io vorrei fare prima di tutto una questione di metodo. Sono state ampiamente trattate, ma mi pare che questa norma edilizia, collega Demontis, parta in qualche modo viziata per tutta una serie di ragioni. In primo luogo, come ha lamentato tutto il sistema delle autonomie locali, benché abbia in definitiva poi dato un generico parere favorevole alla norma, perché si dice: "Ma sì, tutto sommato tende a semplificare e a razionalizzare il sistema autorizzativo dei procedimenti edilizi", tuttavia però ci fa notare e vi far notare molto duramente che per questa tipologia di norme, in particolare quando i temi sono così complessi e così strategici per la nostra regione, sarebbe auspicabile che il sistema delle autonomie locali venisse coinvolto nella istruttoria, venisse non solo audito, come si fa sempre genericamente, ma che tutto il sistema partecipi fattivamente alla costruzione delle norme, perché sono questi sistemi quelli più vicini poi ai fruitori di queste norme. Ecco, io credo che se questo metodo di coinvolgimento lo portiamo, non usiamo solo lo slogan e magari su certi temi parliamo di rivincita dei piccoli comuni, dei cittadini, rivincita dell'economia reale, rivincita dell'autonomia anche, ecco io credo che questi slogan vadano tenuti sempre ben presenti anche quando discutiamo di temi che talvolta dividono così aspramente gli schieramenti politici. Come ha detto molto correttamente il collega Fasolino nel suo intervento, quando la Giunta ha presentato il suo disegno di legge, il 130 aveva una strategia che poi, cari colleghi, non si sa bene perché nel tragitto che dalla Commissione doveva portare all'Aula è stata totalmente stravolta ed è stato proprio totalmente stravolto il disegno della Giunta. Io non credo che fosse solamente il disegno dell'assessore Erriu, che siede in quella scomoda poltrona, con una scomoda materia adesso, e poi dovrà affrontare quella ancor più scomoda della riforma degli enti locali della nostra regione, però questo è un metodo che non aiuta certamente il dibattito, ma semmai non fa altro che acuire i dissidi e acuire anche la confusione che si può creare con queste norme. Lo vedremo poi nel merito come le due norme più importanti in materia di edilizia, la 23 del 1985 e la 45 del 1989, come vengono interessate da questo intervento legislativo, e in qualche modo rischiano ancora di subire, se mai ve ne fosse bisogno, ulteriori confusioni che poi si riverbereranno sui cittadini che si recano magari negli uffici tecnici dei nostri comuni e non troveranno magari tecnici capaci di prendere delle decisioni univoche, perché la norma stessa porta all'interno, nel suo corpo, una serie di contraddizioni o difficoltà nella lettura che assolutamente nei nostri uffici tecnici si faranno sentire eccome. Qui è venuto meno il confronto, quello a cui sempre ci richiamate, e lo testimonia il fatto che in questa discussione generale abbiamo potuto godere solamente degli interventi di maggioranza dell'onorevole Demontis e dell'onorevole Cherchi, assolutamente autorevoli, poi sentiremo anche il collega Meloni, ma colleghi, questa Aula ha bisogno di ritrovarsi anche nella discussione, nei contenuti. Se i Gruppi rifuggono dal confronto, rifuggono la discussione perché è necessario all'economia dei lavori, è necessario esclusivamente anzi alla velocità con cui volete portare a casa il risultato da esibire come uno scalpo ai cittadini sardi, questo secondo noi non è un metodo. Io penso che si può fare molto di più. Lo spirito che noi avevamo portato inizialmente, come ha testimoniato il collega Fasolino, era un atteggiamento laico, volto proprio alla collaborazione e a trovare una soluzione. Se poi però ci siamo dovuti trovare davanti, come denunciato anche in questi giorni dalla Confartigianato, ma da tutte le associazioni rappresentative dei costruttori, dovevamo gestire solamente un breve tempo, forse una vacatio legis di una settimana, dieci giorni, queste erano le parole dell'Assessore a novembre ed erano le parole del Presidente della quarta commissione, onorevole Solinas, e invece siamo gestire quattro mesi di… nulla non lo voglio dire perché non sarebbe corretto nei confronti di questa istituzione, però, colleghi, siamo davanti a un ritardo che si ripercuote gravemente anche su quell'occupazione temporanea, collega Demontis, si ripercuote su una parte di PIL nella nostra già pesante situazione economica. Quindi, noi abbiamo la responsabilità di discutere e di discutere serenamente e laicamente, senza quell'atteggiamento che traspare, che dalla vostra parte c'è la verità assoluta, c'è la lezione che non può essere assolutamente discussa, ma deve essere letta con quel testo e con quella cadenza, e da questa parte, invece, c'è solamente la ragione degli speculatori o la ragione di chi in questi anni non ha magari voluto governare il tema dell'edilizia e della pianificazione urbanistica. Ecco, questo io credo che non sia vero e ce ne sono buoni testimoni i sindaci, tutte le amministrazioni locali, ce ne sono testimoni le difficoltà nei procedimenti che portano i Comuni ad approvare definitivamente i loro strumenti urbanistici, a gestire in maniera solerte le pratiche dei loro cittadini e dei loro tecnici. Ecco, qui credo che ci siano anche nella vostra parte politica degli esponenti autorevoli di questo mondo che sanno bene di che cosa sto parlando. Quindi, vediamo un pochettino se riusciamo a raddrizzare questa norma, cerchiamo, caro Assessore, di riportarla sul binario originario che lei aveva voluto tentare di costruire. Prendiamoci il giusto tempo che merita questa norma senza grandi incidenti e credo che possiamo solamente fare un buon servizio alla Sardegna e ai sardi.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Ugo Cappellacci. Ne ha facoltà.
CAPPELLACCI UGO (FI). Presidente, mi sia consentito in apertura dire che mi dispiace molto assistere a questo dibattito, a questa discussione generale e vedere l'assenza del presidente Pigliaru. Con questo, sia chiaro, non voglio affatto sminuire l'autorevolezza e la presenza dell'Assessore che, anzi, stimo e ritengo persona valida e intellettualmente onesta, ma credo che un dispositivo quale quello che stiamo trattando, che ha una valenza politica così forte, che avrà delle conseguenze sulla nostra economia, sui settori portanti dell'economia della Sardegna e sulla carne viva di quei settori, avrebbe meritato anche la presenza di chi politicamente si assume la responsabilità di portare provvedimenti siffatti. Peraltro credo, devo darle atto, Assessore, sono almeno convinto intimamente che lei abbia anche un qualche imbarazzo nel suo intimo perché non posso credere e non voglio credere che possa essere soddisfatto del lavoro finale, del risultato finale. Lei da amministratore locale sa che cosa significa incidere in determinati modi, cosa significa far venir meno degli strumenti che hanno tenuto in piedi, che hanno tenuta accesa quella fiammella che consente al sistema di andare avanti.
Nei primi mesi della scorsa legislatura questo Consiglio approvò sei leggi: tra esse ricordo due finanziarie, una era quella dell'anno prima che era stata dimenticata dai nostri predecessori, l'altra la finanziaria del 2010, un'altra era relativa a disposizioni urgenti nei settori economici e sociali, ma soprattutto ricordo la numero 4 "Disposizioni straordinarie per il sostegno dell'economia mediante il rilancio del settore edilizio", il cosiddetto piano casa. La data era 23 ottobre 2009, esattamente sette mesi dopo l'insediamento della Giunta regionale. Ebbene, quel piano casa fu oggetto di attacchi feroci, un'opposizione che forse ancora non aveva del tutto elaborato il lutto elettorale (che è pur sempre un lutto che va in qualche modo metabolizzato) e che attaccò il piano con una ferocia veramente inusuale e con mobilitazione in grande stile di intellettuali veri o presunti tali. Una delle accuse, o meglio, una delle risposte alle accuse che vennero mosse allora sta in una sentenza della Corte costituzionale che mi piace richiamare: "La Corte costituzionale dichiara non fondata la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 2 della legge", eccetera eccetera "sollevata in riferimento agli articoli 3, 25, 117 e 118 della Costituzione e all'articolo 3 della legge costituzionale 48, numero 3, dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Oristano". Questa era la conclusione chiara, dal nostro punto di vista scontata, della sentenza, la 46/2014 della Corte che sanciva la costituzionalità di quei provvedimenti, ma questa legge è stata attaccata in più parti e in più modi e tutte sempre con la finalità di dimostrare la cosiddetta arroganza e sfrontatezza del Governo regionale. Bene, oggi, a distanza di molti anni, che cosa emerge? Emerge che in seguito all'approvazione di quel piano, legittimo, ci tengo a sottolinearlo ancora, in Sardegna sono stati realizzati oltre 40 mila interventi con un investimento di oltre 700 milioni di euro. L'ANCE parla addirittura di 1 miliardo nel settore dell'edilizia, pari a oltre il 2 per cento del PIL regionale. Devo anche dire che purtroppo molti altri interventi, anche nel periodo di vigenza della legge, non si sono potuti realizzare perché l'incertezza artatamente strumentalmente costruita da una precisa parte politica sull'applicabilità della norma ha creato disagi, rallentamenti, lungaggini e problemi vari. La stessa parte politica che ha sistematicamente instillato il dubbio che il piano casa fosse illegittimo dal punto di vista costituzionale invitava i responsabili dell'amministrazione comunale a non applicarlo o quantomeno a rallentarne l'iter corretto che era invece finalizzato alla semplificazione e all'accelerazione degli investimenti. Purtroppo devo anche ricordare che quella è la stessa parte politica oggi al governo della Regione che si è opposta alla revisione del Piano paesaggistico e che dopo poco tempo dal suo insediamento, con un colpo di bianchetto, lo ha cancellato. Attenzione, si badi bene, non lo ha cancellato per cominciare un non meglio precisato domani della campagna elettorale, ma per ritornare allo ieri, per ritornare a quello della Giunta Soru, degli editti e soprattutto delle intese con quei provvedimenti amministrativi che non sono generali e astratti, ma spesso e soprattutto in passato hanno avuto nomi e cognomi, talvolta illustri. Le sentenze arrivano sempre il giorno dopo, ma possono raccontare quanto di buono è stato fatto il giorno prima e allora non resta a noi, in questo momento, che invitare il Governo regionale a riconsiderare con prudenza e attenzione il lavoro che è stato fin qui svolto in tema di gestione del territorio e pianificazione paesaggistica e farlo per non rendere vano un percorso che è stato foriero di grandi risultati.
Già in Commissione, l'hanno detto i miei colleghi, Forza Italia vi ha invitato a riprendere alcuni passaggi importanti della nostra legge, ma avete ogni volta opposto un netto rifiuto. Certamente, per quanto riguarda il Piano paesaggistico, non potrete non prendere atto del fatto che abbiamo corretto migliaia e migliaia di errori nella cartografia e che paradossalmente portavano gli strumenti di tutela laddove non servivano e li escludevano invece laddove sarebbero serviti. Ma attenzione, questa non è solo la preghiera dell'opposizione, è la preghiera che viene anche dall'esterno perché questa preghiera stavolta arriva dall'esterno del palazzo, arriva dalla nostra società civile, lo chiedono gli artigiani, lo chiedono i sindacati, l'ha chiesto anche l'ANCE che, mentre il presidenze Pigliaru postava su Facebook un messaggio di autocompiacimento, diceva, pubblicandolo sui quotidiani sardi, in sintesi, che la legge sull'edilizia così ammazzerebbe o rischia di ammazzare un intero settore. Devo dire, con riferimento a quei dati, che è di queste ore la pubblicazione di dati, quelli veri, completi, che non sono e non possono essere quelli riferiti ai primi mesi del 2014 perché intanto mi chiedo quali sono e quali sarebbero i provvedimenti messi in campo da questa Giunta regionale che possano aver sortito un effetto fin dai primi mesi del 2014. È chiaro che quei dati, quegli indicatori sono riferiti al lavoro precedente, ma sono usciti invece gli indicatori relativi ai trimestri successivi e vediamo che il primo, il secondo e il terzo trimestre sono di incremento degli addetti nel settore dell'edilizia, mentre al quarto trimestre risalta invece la verità, ovvero un crollo vertiginoso. Ecco l'effetto delle vostre iniziative.
Allora - mi rivolgo al Presidente anche se è assente - la revoca frettolosa del Piano paesaggistico dei sardi è apparsa ai più, a noi certamente come un trofeo da mostrare al nuovo segretario regionale del Partito democratico per compiacerlo o perché forse qualcuno degli Assessori spera nella sua clemenza in vista del prossimo rimpasto. Il presidente Pigliaru non è un nominato, il presidente Pigliaru è il presidente eletto dai sardi, allora dimostri e lo dimostri una volta tanto perché ce n'è gran bisogno, di non essere un vaso di terracotta costretto a viaggiare in compagnia di molti vasi di ferro.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Giuseppe Meloni. Ne ha facoltà.
MELONI GIUSEPPE (PD). Il tema dell'urbanistica ha da sempre rappresentato un elemento di accese discussioni, spesso divisioni, confronti, tante volte scontri nella politica e nella società sarda. Anche il disegno di legge in discussione oggi in quest'aula non è rimasto immune da questo tipo di dibattito nonostante non si tratti di una legge urbanistica, è stato detto, ma di una legge dedicata appositamente all'edilizia destinata a sostituire stabilmente il cosiddetto piano casa. La legge urbanistica è altra cosa e credo che com'è stato più volte ribadito oggi ma anche fuori da quest'Aula debba essere approvata nel più breve tempo possibile una moderna legge urbanistica in questa Regione. Ma su questo tema si è già pronunciato l'assessore Erriu che ha anche assicurato che il suo Assessorato sta lavorando alla predisposizione di un disegno di legge a proposito. Ebbene tra le altre cose questa legge urbanistica dovrà contenere delle disposizioni che prevedano finalmente dei modi e dei tempi certi e non derogabili mediante i quali i comuni potranno adeguare i loro PUC al PPR.
Questo a mio modo di vedere è il vero tema che interessa il settore della pianificazione urbanistica in Sardegna. Io sono tra quelli che non ha mai amato gli strumenti in deroga rispetto alle regole, la deroga può essere una necessità ma non può diventare un'opportunità per chi intenda agire fuori dalle regole ed è anche per questo motivo che ho apprezzato la scelta dell'assessore Erriu e della Giunta di mirare ad una nuova legge casa che possa sostituire in modo più stabile il vecchio piano casa e che debba superare lo stato di precarietà che ha caratterizzato la normativa del settore per troppi anni. Detto questo vorrei fare delle rapide considerazioni anche sulla base della mia esperienza da sindaco in carica di un comune costiero, di un territorio notoriamente molto sensibile rispetto al tema dell'edilizia e dell'urbanistica. Anche sulla base di questa esperienza se debbo muovere delle critiche al vecchio piano casa le baso sul fatto che quella legge istituzionalizzava un sistema di deroghe a scapito della pianificazione armonica del territorio e non le muovo sui danni ambientali che questa legge possa aver arrecato perché debbo essere sincero, fino a questo momento non ne ho notizia in questo senso. E pur comprendendo la necessità di interrompere questo sistema di deroghe sono notoriamente tra quelli che non vedeva come fumo negli occhi una proroga del vecchio piano casa con un contemporaneo avvio vero dell'iter che dovrà portare all'approvazione della nuova legge urbanistica. Dico vero perché voi, colleghi della minoranza, o tanti di voi che eravate tra i banchi del Consiglio e della Giunta nella passata legislatura, avete avuto cinque anni di tempo per approvare una vera e moderna legge urbanistica ed un nuovo piano paesaggistico regionale. Avete preferito invece il più comodo sistema delle deroghe fuori dalle regole che è durato per ben cinque anni salvo far finta fuori tempo massimo di voler approvare un nuovo piano paesaggistico che potesse valere per questa regione e magari per il periodo della campagna elettorale. Pensate che con questo comportamento omissivo avete fatto un buon servizio ai comuni, alle imprese e quindi all'occupazione? Io credo di no e credo che anche per questo motivo i sardi abbiano deciso di non rinnovarvi la fiducia. Credo davvero che siano stati persi degli anni preziosi e che occorra correre ai ripari perché sappiamo tutti qual è il risultato. Oggi per i comuni in particolare quelli costieri approvare un PUC è un'impresa da titani, direi che è quasi impossibile, decine e decine di uffici che si devono pronunciare, funzionari che devono decidere senza tempi da rispettare e con una montagna di procedimenti da evadere.
Questo sistema non può continuare ad andare avanti in questo modo, con riferimento ai dettagli di questo disegno di legge mi riservo poi di intervenire in sede di discussione dei singoli articoli, ma già da ora mi preme rimarcare che ritengo sia necessario un serio approfondimento sulla mancata previsione della possibilità per esempio di incremento volumetrico in alcune zone come per esempio le cosiddette zone F che in diverse zone della nostra Isola, alcune in particolare, non sono nella pratica zone di interesse turistico con insediamenti di tipo a prevalenza stagionale, ma hanno sostituito nei fatti nella pianificazione dei comuni le cosiddette zone C ossia le zone di espansione territoriale. Ma sono sicuro che la Giunta e quest'Aula sapranno assicurare il dovuto approfondimento su questo e su altri temi che lo meritano.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Alberto Randazzo. Ne ha facoltà.
RANDAZZO ALBERTO (FI). Ho ascoltato con piacere tutti gli interventi fatti in quest'Aula e mi ha incuriosito e faccio i complimenti al Presidente di Commissione, al collega Antonio Solinas che citando in quest'Aula le audizioni effettuate in Commissione dice: si è trovato l'accordo, sono stati auditi tutti, si è fatta sintesi su quelle che sono le indicazioni fatte in Commissione. Qualcuno direbbe a Cagliari bassa: "Bucca tua santa". Perché il giorno che l'Assessore ha presentato a Cagliari il piano davanti alle associazioni vicine a voi non mi sembra che le osservazioni che citano i siti di associazioni vicine a voi dove chiedono anche ai consiglieri regionali che dichiarino se hanno fatto il piano casa. Siamo a questi livelli? C'è qualche associazione che si occupa di legge che dice che già la legge è incostituzionale, associazioni vicino a voi parlo, non sicuramente vicino a noi, dice che gli onorevoli prima di parlare devono fare la dichiarazione che non hanno usufruito del piano casa.
Assessore io qua le dichiaro che io personalmente sulle mie abitazioni, può far accesso anche quest'Aula, non ho usufruito del piano casa, però quando parliamo liberamente in quest'Aula dobbiamo dire le cose come stanno, almeno portare avanti quelle che sono le idee senza nasconderci dietro un dito. Piano casa. Oggi da cementificatore non permetto a nessuno che mi si tratti, ma parlo da legislatore perché è inutile che vanno fuori associazioni a voi vicine mi dice facendo incontri che noi siamo per la cementificazione sul mare, sulle coste, sulle barche, dappertutto, è ora di chiarire le cose. Il 70 per cento dei piani casa approvati sono stati approvati da enti locali del centrosinistra, da enti locali governati ad oggi dal centrosinistra. Lungi da me dire che gli amministratori di centrosinistra non siano conformi e che non rispettino la legge. Se il piano casa ha creato occupazione parliamo di 35 mila progetti approvati, occupazione collega Demontis, un giorno mi fa una lezione sullo sviluppo economico perché a me piacciono le sue dichiarazioni, però se lei mi dice che tutti i provvedimenti che ha approvato quest'aula, parlo di sviluppo economico, vorrei ricordarle che in quest'Aula siamo entrati solo con provvedimenti d'emergenza, parliamo delle in house nelle province, delle in house nei comuni, parliamo di Carbosulcis, bilancio approvato, io vorrei capire in tutti i provvedimenti che abbiamo approvato che avete portato voi perché il collega Tedde stamattina ricordava che i provvedimenti del centrodestra, le leggi, non so dove si arenano, sicuramente non si arenano in quest'Aula perché difficilmente vengono portate se non col "102" con atti di mediazione e qualche provvedimento del centrodestra. Gli artigiani, tutti di centrodestra meno male almeno fosse, le associazioni vicino a voi non sono così positive come i discorsi dei colleghi di maggioranza che mi hanno preceduto la vedono e la descrivono in quest'aula, almeno, a meno che non scrivano nei siti ufficiali cose diverse che raccontano a voi. Io stando a quello che scrivono veramente gente che non ha votato per noi e meno male che non ha votato per noi perché poco poco di serietà prima di mettere in dubbio la credibilità di qualsiasi collega di quest'Aula che sia di maggioranza o di opposizione dovrebbe lavarsi la bocca e presentarsi alla popolazione e su questo collega Moriconi sono d'accordo con Renzi, dovrebbe avere il coraggio di presentarsi alla popolazione (...) voti prima di fare un lavaggio o una critica di qualsiasi consigliere in quest'Aula che abbiamo tutti qui e richiamo anche il Presidente del Consiglio, abbiamo tutti un mandato popolare che siamo belli e brutti la gente ci ha demandato a rappresentarla in quest'Aula. A noi ci hanno dato temporaneamente l'opposizione, ben venga, però la maggioranza si assuma le sue responsabilità. E che abbia il coraggio anche di distinguersi da questa gente, sparare sulla croce rossa è facile però fare di tutta l'erba un fascio collega Demontis non è serio perché è inutile che veniamo a discutere in quest'aula, proponiamo modifiche alla legge urbanistica quando e dove? Quando noi sei mesi fa abbiamo proposto il rinnovo del piano casa, abbiamo detto che sicuramente non rispetteremo i termini tecnici per approvare la legge in quel tempo, non abbiamo detto bugie, non abbiamo tentato di imbrogliarvi. Abbiamo solo descritto un quadro che poi si è verificato, noi non abbiamo la sfera di cristallo, ma quando si fa una cubatura se guardiamo i progetti presentati e qua chiedo anche all'Assessore: "Assessore fa un po' di trasparenza in tal senso?", per vedere tutti questi grandi progetti approvati, che ci presentano tutta l'Aula, una parte e l'altra come speculatori. Io lo vorrei conoscere questo quadro. Perché parlando con gli artigiani, dicono: noi stiamo arredando stanzette da 10 metri quadri, dove lavora il commercio, l'artigianato, qui parliamo di sviluppo economico. Collega Demontis, non esiste, l'economia anche se pur piccola deve poter camminare, perché se la gente non paga le tasse non possiamo sempre rattoppare o essere un'amministrazione tutto pubblico, perché non ci sono imprese pubbliche che costruiscono. Sui bilanci che stiamo approvando in questa aula il 90 per cento delle assegnazioni sono assegnazioni che non so dove vanno a finire. Io ammiro il collega Demontis, che quando si discute della finanziera mi dice che magari i soldi investiti in certi settori, di certe province, siano degli sprechi. Perché l'altro giorno che hanno fatto l'incontro i muratori, non Norberto Bobbio o i filosofi, hanno detto che noi ci occupiamo solo delle emergenze di certe province. Mi viene il dubbio del legislatore. Perché mi hanno detto il Piano Sulcis è stato finanziato, avete messo 20 milioni forse vanno per un porticciolo nel Sulcis. Perfetto, siccome non ci sono assegnazioni da quelle parti, stiamo mettendo in discussione 1 miliardo di euro di investimenti privati che non servono a questa terra ovviamente, perché noi siamo rispetto al quadro nazionale che undici regioni hanno rinnovato il Piano casa, che non sono tutte di centrodestra. Coincidenza! Però, dico, sediamoci e creiamo alternativa. Io mi fido ciecamente di quello che dice l'assessore, però costruiamola prima, non entriamo in aula con provvedimenti tampone che magari sono peggio di quello che stiamo modificando. La pianificazione esiste quando ci sediamo, sentiamo le parti, ma facciamo concertazione vera, non che li sentiamo, pazienza, li abbiamo sentiti e andiamo avanti lo stesso. Concertiamo con le parti e cerchiamo di recepire quelle che sono le criticità, perché parliamo tanto di impresa, di fare reddito, che la gente deve avere coraggio di investire, ma chi è che ha coraggio di investire se non c'è la certezza del diritto? Io, guardi, purtroppo non faccio parte della sua commissione, collega Demontis e collega Solinas, però ripeto le persone che avete audito in commissione si sono espresse in modo diverso mandandoci delle mail, evidentemente o c'è stata qualche incomprensione, oppure non abbiamo capito. Parlo per me perché gli emendamenti li stiamo presentando adesso per cercare di recepire quelle che sono le istanze che hanno detto che vi hanno già fatto presenti in Commissione. Quindi lo dico anche all'Assessore, che forse non è a conoscenza che non avete recepito quelli che sono i consigli che vi hanno dato in quella Commissione. Ripeto, io non ne faccio parte, però discuteremo bene in quelli che sono gli articoli e preciseremo punto per punto, non abbiamo di questi problemi. E soprattutto poi interverremo bene e leggeremo le dichiarazioni di quegli amici vostri, che ovviamente poi le vedremo anche in modo diverso e in sedi diverse queste dichiarazioni, perché additarci tutti come "hanno tutti interessi personali perché stanno pensando a loro e non stanno pensando alla gente", prima di fare queste dichiarazioni, collega Solinas, lei la conosco da tanti anni, io mi vergognerei di farmi vedere seduto quando avete fatto presentazione a Cagliari, erano vicino a voi queste persone, e mi danno fastidio personalmente, e quindi lo ripeto, lo dico a microfono accesi in un'Aula parlamentare, che noi siamo qua per portare gli interessi globali della Sardegna: sul Piano casa hanno tratto beneficio tante persone che hanno fatto domanda magari per fare la stanzetta per il figlio, e non hanno fatto quei castelli, non hanno fatto quelle ville al mare. Se le hanno fatte e avete notizie denunciatele, portate fuori i documenti e denunciatele. Perché la demagogia e le mezze parole fanno più male a volte delle opere fatte. Se avete conoscenza, tranne qualche deroga che ha fatto la Giunta. Io sulle deroghe non entro nel merito, forse entreremo dopo. Forse hanno sbagliato su quelle che sono state le cubature, se le hanno fatte nella regolarità, se sulle domande presentate sino al giorno della scadenza rientrano qualche obbrobrio sono qua per condannarle assieme a voi, però se sono fatte le domande presentate dai Comuni e sono deroghe di altro tipo, spero che questa maggioranza si assuma la responsabilità e abbia il coraggio di criticarle e ammettere addirittura che sono sbagliati quei provvedimenti.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Attilio Dedoni. Ne ha facoltà.
DEDONI ATTILIO (Riformatori Sardi). Presidente, quando si parla di urbanistica io credo che pur in un'aula semi attenta, e dico semi perché spero, mi preoccupa che così non sia, nonostante l'allontanarsi dal dibattito da parte della maggioranza, che si parla comunque di un sistema di programmazione che riguarda gli assetti complessivi del futuro della nostra isola. È indubbio che i problemi interconnessi all'edilizia, alla programmazione territoriale, alla tutela del paesaggio, a quello che vuole che sia un futuro per la nostra isola, debba avere molta attenzione e delicatezza nell'affrontare gli argomenti. Stasera ho sentito un po' di tutto delle crisi che vengono da lontano di cui in altra circostanza ho avuto modo di parlare anch'io. Se vogliamo possiamo fare la storia dal 1904 delle crisi che vengono da lontano, passando per il '29 e quelle del dopoguerra, per tornare a quella che viene identificata nel 2008, ma non dimenticandoci neanche dell'aggressività delle crisi indocinesi, tutto vero. Ma quando io mi calo nella condizione data che delle organizzazioni di categoria esprimano una negatività in modo chiaro, preciso, indelebile, attraverso organi di stampa, quanto meno mi dovrebbe venire il sospetto che qualcosa non va, oppure tutto va ben madama la marchesa, e qui possiamo continuare a navigare in un mare tranquillo che certamente non ci porterà a condizioni di apertura per un prossimo futuro, ma ci farà restare stagnanti, forse dove c'è anche troppa puzza, anziché in mari liberi, in mari che profumano e che danno una speranza per il futuro. Si è dissertato su quello che è occupazione temporanea e possibilità di sviluppo, come se l'occupazione non sia tutta temporanea. Beato chi può appendere un abito su un punto che certifica che l'occupazione è perenne. Lì, io la toga non penso di poterla appendere, tutta l'occupazione è temporanea, tutto è un divenire, e non esistono questioni diverse, ma dentro quest'occupazione temporanea bisogna capire cosa si va a raccogliere del insieme di quella strutturazione che si chiama impresa, piccola, media e artigiana. Vedete, se fosse occupazione momentanea mi va bene, perché il mio primo richiamo è salvare l'impresa, se salvo l'impresa posso poi dare altra linfa per poter camminare e continuare. Ma non è vero che quella linfa che avviene in maniera momentanea non sia quella che salva l'impresa. Guai se noi facciamo, già ne hanno ammazzato tante di imprese artigiane, vogliamo continuare su questa strada? Stiamo parlando di quelle famiglie, perché a volte sono solo familiari, che si alzano prestissimo la mattina per andare ovunque in tutta la Sardegna per poter fare quel lavoro, perché non ce n'è altro. Mi capite? Poi possiamo disquisire, possiamo restare nell'ambito della calma, ma sono famiglie, è carne e sangue, sono uomini che cercano di trovare il lavoro, o l'occupazione ha solo un colore, solo un'indicazione, solo un tipo di impresa? È il lavoro solo quello delle grandi imprese che hanno ormai desertificato la Sardegna? La sopravvivenza dell'impresa è la prima delle iniziative che dobbiamo poter far andare avanti perché si cammini, pur come si è ricordato in mare relativamente tranquillo da parte del fisco, quello è sempre tranquillo, tanto prende sempre e da tutti, ma c'è un altro campo che voi non avete analizzato bene, anzi avete aggravato, quello che si nasconde sotto le pieghe di queste norme: la burocrazia. Vi siete mai chiesti cosa ci vuole per ottenere una licenza, una autorizzazione? Vergogna, se non avete fatto questi calcoli perché state scaricando sulla gente problemi gravi! Io posso dire io sono il legislatore, vivo dall'alto, mi pagano, poi se servo bene o male il popolo poco m'interessa, ma noi siamo qui per cercare di fare il bene della gente, dare risposte al popolo sardo perché quello è il nostro dovere e dire quali sono le possibilità che agevolano un percorso e di un iter burocratico, non mettere e seminare zizzania, una dietro l'altra, perché si possa far inciampare in qualunque modo e misura e chi conosce la zizzania, chi è pratico della terra sa che si radica, si sviluppa e si avviluppa in un prato che se non stai attento non ti fa fare il passo, quella è la zizzania della burocrazia che ti capovolge in condizioni continue per non dare una risposta positiva a coloro che hanno bisogno. Magari non sono i grandi speculatori che stanno vicino alle coste, magari non sono quelli che devono costruirsi il palazzo ulteriore, ma sono quei poveri cristi che vogliono avere un punto in più per poter avere alloggiata la famiglia del figlio o della figlia che non ha più possibilità di pagare neanche quello che è il bisogno di una mensilità per stare in affitto! Queste cose ve le chiedete? Poi potete continuare a zittire e a dire: siamo la maggioranza e approviamo tutto secondo quello che noi vogliamo, ma quelle sono domande che richiamano risposte e che interpellano le coscienze, le vedremo quando ci andiamo, vedremo tutti passaggi che si devono fare negli uffici tecnici e le risposte degli uffici tecnici. Questo non va bene? Va benissimo per voi, vi risponderà chi è fuori da qui e proverà ad entrare negli uffici ad avere le risposte che avranno e sapere quale sarà la sentenza all'interno della prossima urna, qualunque essa sia, perché non è così, a mi dispiace che avvengano questi fattori di minacce di una elezione o dell'altra, il problema è che tutti, maggioranza e opposizione, devono lavorare, ma per lavorare bisogna avere l'accoglienza dell'uno con l'altro per trovare le soluzioni migliori, non dire queste casa mia, questa è la mia (…) e su questo punto io non discuto con gli altri, non accetto consigli, anzi mi riduco ancora (…) di quel castello affinché siano ancora più protette, è una sciocchezza, è una stupidità…
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Efisio Arbau. Ne ha facoltà.
ARBAU EFISIO (Sardegna Vera). L'onorevole Desini mi invita ad abbassare la voce, credo che dovremmo più che altro ragionare sulla sostanza. Alesina e Giavazzi, i precursori del "renzismo", avevano già ben individuato questo fenomeno nostro, che stiamo vivendo anche stasera, questo scontro finto su un qualcosa che non esiste perché gli ambientalisti e palazzinari non esistono e non esistono in natura perché fondamentalmente sono spariti, sono trasversali, ci sono da una parte e dall'altra, quindi non esistono. Il Piano casa, criticato aspramente dalla mia parte politica, per quanto è di mia parte gli ultimi dieci mesi della scorsa legislatura possiamo dire criticato anche da me, avrebbe dovuto produrre disastri, creare degli scempi ambientali e dare vantaggi enormi ai palazzinari che erano annidati nel centrodestra, secondo questa teoria. Questo sappiamo che non è avvenuto e non è avvenuto perché, come appunto dicono spesso Giavazzi e Alesina, noi non contiamo niente, questa è la realtà, noi con una leggina non possiamo modificare l'economia, prendiamone atto, ragioniamo sul fatto che noi dobbiamo più che altro rimuovere i problemi e questa legge, tra mille difetti, il difetto più grosso è quello di non aver dato continuità al Piano casa, lo ammettiamo tutti e credo non ci sia bisogno neanche di discutere, era meglio dare continuità direttamente al Piano casa e approvare questa legge con regole stabili e non lasciare questo in terreni, ma non è successo niente perché sapete benissimo che gli ultimi articoli di questa legge, le norme transitorie, garantiscono la continuità delle procedure e soprattutto sappiamo benissimo che siccome era sentore degli addetti ai lavori che ci fosse questa (…) che i comuni sono stati sommersi dalle scartoffie, quindi stanno procedendo ad istruire. Così come quel Piano casa non ha distrutto niente, il Piano casa lo sappiamo non è merito del Presidente Cappellacci, è un'idea del Presidente Berlusconi, è nata a Roma e poi è stata ramificata in tutte le regioni, una misura che serviva per dare respiro in un momento di crisi economica devastante. Questo respiro lo ha dato e ha dato anche l'opportunità di piccoli aggiustamenti nelle nostre case, nelle nostre campagne e da altre parti. Allo stesso modo questa legge non creerà nessun blocco dell'economia, anzi, a questa una legge che è il primo passo di una strategia, fatta in due tempi, il secondo tempo è fare la legge per il governo del territorio, così viene chiamata anche nella relazione, questa prima legge dà stabilità a certe iniziative che erano già nel Piano casa, gli dà stabilità e crea anche quelle minime regole di certezza del diritto che abbiamo oggettivamente scompaginato, perché alla fine siamo tutti d'accordo sul Piano casa, eravamo tutti d'accordo, alla fine ci ha convinto Silvio Berlusconi che era giusto il Piano casa, però oggettivamente abbiamo derogato alla pianificazione urbanistica, per fame abbiamo derogato a questa cosa qui, ci sono stati oggettivamente degli scempi, magari ci sono state anche operazioni di maquillage interessanti perché nei nostri centri storici sono state aggiustate delle cose che altrimenti non si sarebbero potute aggiustare, però questa cosa qui il erogava alle regole generali, questa norma dà una linea, la dà precisa e si spera che nel secondo tempo venga confermato. Chiudo dicendo questo al Presidente Cappellacci, noi siamo anche una maggioranza che non vive ricordando il nome del Presidente Cappellacci in eterno, non lo ricordiamo e lo ricordiamo poco, anche se io personalmente, parlo per me, lo stimo, l'ho stimato più da Presidente che non da oppositore, devo dire, nel sottolineare questo devo dire che noi abbiamo dato continuità a questa idea di legge edilizia, mentre voi avete vinto le elezioni contro Soru e lo citate spesso perché credo che dopo Papa Francesco qui quello più eccitato è Renato Soru, meno da questa parte, più da quella parte. Dicevo che avete vinto le elezioni per cambiare il Piano paesaggistico e (…) in zona cesarini, all'ultimo minuto, con una procedura persino illegittima a dire che adesso avete fatto il piano paesaggistico, certo che noi l'abbiamo sospeso, l'abbiamo sospeso perché abbiamo un'idea di pianificazione che cercheremo di portare avanti e, fondamentalmente, grazie di aver fatto un'operazione di correzione di certi errori, la utilizzeremo molto bene e cercheremo di portare a casa il nostro risultato, ma non c'è l'idea di cancellare quella ce l'aveva qualcuno che è seduto in quei banchi, da questa parte non c'è, anche perché non abbiamo tempo da perdere, abbiamo anche molti amici, persone che vogliono edificare e che lavorano nelle imprese e nessuno ci può fare la morale di avere in odio i nostri piccoli artigiani perché ce l'abbiamo tutti a casa, non sono più nelle coste sono nei nostri paesi e dobbiamo trovare soluzioni come queste per cercare di trovare di aiutarli. Spero tutti assieme, non con questa finta guerra che non produce niente.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Christian Solinas. Ne ha facoltà.
SOLINAS CHRISTIAN (PSd'Az.). Noi non vorremmo rassegnarci all'inutilità richiamata dal collega Arbau nella teorizzazione di Alesina e Giavazzi, non vorremmo che a rendere inutile questa nostra discussione sia però il ritorno di una tecnica legislativa che oramai sta invadendo sempre più e che magari, di qui a poco, porterà a sostituire, se non tutti, quasi tutti gli articoli dei quali oggi stiamo discutendo. Perché Assessore oggi un grande problema noi ce lo abbiamo questo disegno di legge io credo che non abbia più una paternità certa, perché rispetto al disegno di legge esitato dalla Giunta parliamo davvero di tutt'altro. Io credo che vi sia una tale confusione nell'esito finale di questa norma che si è riusciti a mettere d'accordo tutti, ma proprio tutti, contro. Nel senso che i corpi sociali, dagli organismi datoriali, come l'Ance alla Confartigianato, fino agli ambientalisti trovano motivo di opposizione a questa norma. C'è qualcosa che non funziona perché da una parte arrivano accuse di cementificazione dall'altra arrivano accuse di aver bloccato la possibilità edificatoria. Allora siccome ambo le cose non possono essere possibili, evidentemente, all'esterno non riusciamo ad essere chiari nella proposizione. Io credo che sia un errore condensare dentro un unico testo urbanistica, edilizia, paesaggio, piano casa, modifica al quadro normativo. E so che questa non è la sua idea, Assessore, perché ho ben chiaro in mente l'intervento che fece qualche tempo fa in quest'Aula laddove preannunciò: finalmente una razionalizzazione, una semplificazione dell'intero comparto. Però, mi perdoni, davanti a questo testo io credo che quella sia una volontà che si afferma negandosi e cioè dietro l'affermazione di quella volontà, questo testo, ne nega alla radice l'idea guida. Io credo che dovremmo cessare questo cantiere insonne delle riforme annunciate, delle riforme avviate, dalla sanità, all'organizzazione della regione, agli enti locali, oggi l'urbanistica, l'edilizia, il paesaggio. Io vorrei ricordare qui un grande storico dell'arte Giulio Carlo Argan che iniziò la sua storia dell'arte ponendosi una domanda: qual è la funzione dell'arte? E mi chiedo quale sia la funzione di questo Consiglio regionale e di una Assemblea legislativa, se non quella di interpretare quelle che sono le sensibilità anche esterne a questo Palazzo. Allora io credo che fuori da questo Palazzo c'era una richiesta forte e pressante: da un lato evitiamo il vuoto normativo che deriva da una mancata proroga delle norme che esistono, dall'altra avviamo, di pari passo, una riforma complessiva che ci porti ad una nuova legge urbanistica, ad un nuovo assetto della tutela del paesaggio. Io credo che siamo riusciti a disattendere entrambe le aspirazioni. Perché da un lato non abbiamo prorogato la normativa esistente che aveva prodotto comunque, mi pare venga riconosciuto da tutti degli effetti positivi, chiaramente modificabili, chiaramente perfettibili, ma c'erano e dall'altra ci limitiamo in sede di relazione ad annunciare l'avvio di una riforma organica che però non si compie all'interno di questo testo. Allora, io credo che sarebbe bene anche, in un tempo in cui la società sarda, stato detto da più parti, e lei Assessore lo sa bene perché proviene da una realtà che è la frontiera, quella degli enti locali, la società sarda vive una crisi senza precedenti. C'è l'ansia di un presente senza speranza, l'oppressione del bisogno e dell'incertezza davanti a quest'incertezza io credo che si chieda, almeno nelle norme che si fanno in questi temi, di restituire un minimo di certezza del diritto. Un minimo di possibilità che sia uguale per tutti. Io ricordo quando da presidente di commissione urbanistica di un piccolo comune di provincia, oramai tanti anni fa nel 1997, ci chiedevano un certificato di destinazione urbanistica questo in una pagina riusciva a contenere tutte le prescrizioni. Qualche tempo fa mi è capitato di doverne richiedere uno e siamo arrivati in molti casi a 16 pagine, quattro marche da bollo per il ritiro e le assicuro alla fine della lettura delle 16 pagine, sfido chiunque a capire con precisione cosa si possa o non si possa fare in quel piccolo fazzoletto di terra che magari un semplice cittadino ha acquistato. Allora credo che il problema sia questo: restituire certezza e semplificare per rendere uguaglianza nostro sistema normativo. Invece ancora una volta introduciamo modifiche, per esempio, alla legge numero 23 dell'85 introduciamo la Scia, sopprimiamo l'anacronistica autorizzazione edilizia, tutto questo però in un contesto che è quello nazionale che si trova oramai su una frontiera più avanzata e allora smettiamo di essere un'avanguardia e rimaniamo prigionieri, secondo me, di una percezione anche visiva della città e del paesaggio che è superata ovunque. Perché il fatto che l'urbanistica abbia pure fallito come scienza dell'organizzazione razionale del territorio non significa che si possa assumere il paesaggio a chiave di pianificazione della vita dei cittadini, perché il paesaggio è il risultato delle trasformazioni che sull'ambiente opera un soggetto che è il centro della nostra attività legislativa, oltre che il centro delle attività, ed è l'uomo. Qui non si può pensare ad un paesaggio sospeso nel tempo e nello spazio nel quale non possa operare nessun soggetto. Dobbiamo chiaramente disciplinarlo, non avere le paure della pianificazione, ma andare a disciplinare edilizia ed urbanistica insieme al paesaggio, ma non sostituendo il paesaggio all'urbanistica e all'edilizia. Allora, chiedo scusa se non sto svolgendo considerazioni che poi potremmo affrontare in sede di discussione dei singoli articoli, ma io rivendico una visione ideologica di questi temi. Si è detto qua dentro che non ci sono le ideologie, ma sarebbe meglio che ci fossero, perché quello che ci manca è un'idea complessiva di come affrontare questo tema che non può essere un testo di semplici rimandi: il comma cinque è sostituito da, l'articolo 13 è soppresso. Io chiederei a tutta l'Aula una riflessione perché questo diventa un tema sul quale francamente non vogliamo intraprendere uno scontro tra maggioranza, minoranza, Giunta, io credo che sia un tema che coglie la sensibilità trasversale di ciascuno di noi consiglieri regionali. Allora Assessore io le chiederei: prenda in mano questa situazione ora prima che si facciano danni sul sistema normativo, mettiamo un perimetro certo alla nostra attività legislativa su questo tema e torniamo all'esigenza di partenza: dobbiamo restituire la possibilità di utilizzare il piano casa, corretto o non corretto, per quanto riguarda l'urbanistica, il paesaggio, la "23" dell'85, ritroviamoci con dei testi unici organici non andiamo a modificare la normativa esistente per parti, creando ulteriore confusione, perché poi l'esito di tutto questo non saranno i problemi dei grandi speculatori, saranno i problemi della povera gente, saranno i problemi dei cittadini che non possono permettersi studi legali, studi tecnici, che riescano a districarsi all'interno di queste norme per realizzare piccole cose. Rischiamo in una confusione aumentata di aumentare non l'economia dell'edilizia, ma di aumentare l'economia dei tribunali e degli studi legali. Perché il contenzioso che nascerà da una normativa sempre più confusa andrà sempre a discapito dei piccoli centri, dei piccoli proprietari, di chi ha esigenze di realizzare piccole cose. Ma di cosa parliamo: di speculazione? Ma ciascuno di noi ha fatto un giro per questa nostra isola, avete visto i centri storici della Sardegna, stanno morendo e quando la città o i paesi o i centri storici muoiono è difficilissimo se non impossibile cercare di risuscitare quel tessuto urbano o quelle comunità. Quindi pensiamo bene a quello che stiamo facendo e cerchiamo di maturare un'idea complessiva su questo tema che non sia semplicemente un'accozzaglia di interventi parziali.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Emilio Usula. Ne ha facoltà.
USULA EMILIO (Soberania e Indipendentzia). Grazie Presidente, stiamo affrontando una legge complessa, sicuramente complessa, una legge che ha comportato un grande e meritorio sforzo dell'assessore Erriu e della stessa Commissione consiliare. È una legge con importantissimi implicazioni sul futuro stesso della nostra terra, sul futuro assetto del territorio, sul rispetto e riduzione del rischio idrogeologico a garanzia della sicurezza, del benessere dei cittadini. È una legge che interviene sul futuro assetto paesaggistico e ambientale con possibili risvolti di trasformazione definitiva e irreversibile della nostra stessa identità paesaggistica. È una legge con implicazioni sul futuro stesso delle nostre città, dei nostri paesi, una legge complessa, gravida di contenuti positivi ma anche di criticità palesi o potenziali. L'intendimento è senz'altro positivo, è positiva anche la temporalità che si vuole dare a questa legge in prospettiva di una legge urbanistica vera e completa e organica. In questa legge si parla di velocizzare ammettendo pertanto la grande, vera criticità rappresentata dall'apparato burocratico, dall'apparato burocratico mostruoso che si mette in moto ogni qual volta ci si appresta ad un'opera in edilizia come in qualsiasi altra impresa.
Si parla di migliorare il patrimonio edilizio esistente, obiettivo senz'altro condivisibile e da sostenere ma da valutare con estrema attenzione. Si parla di dare possibilità e agibilità ai costruttori e agli imprenditori seri e onesti, sono tanti anzi io dico forse sono la gran parte, la maggioranza, ma attenzione in questo settore agiscono, hanno agito e continueranno ad agire e sono pronti ad agire anche tanti, troppi speculatori senza scrupoli, personaggi che non rispettano certamente il territorio, ambiente, interesse comune, bene pubblico, sicurezza del cittadino.
Io ricordo ancora la campagna elettorale del 2009, uno degli slogan più importanti era soprattutto in Costa: preparate le cazzuole, accendete le betoniere. Non credo che la Sardegna da allora sia una terra più ricca e i sardi godano oggi di maggior benessere neanche in quei territori, neanche in Costa. Io ricordo la valutazione fatta con uno, io dico sciagurato, amministratore di fronte a ruspe che buttavano giù un bosco di ginepri e poi costruite 28 corpi casa, di cui 24 adesso sono ancora invenduti, mi ha detto: a questo cambiamento di paesaggio piano piano ci si abitua, poi diventa anche bello. Detto questo e sottolineata la complessità della legge in discussione dico che ho bisogno, e mi prendo tutto il tempo, per valutare con maggiore attenzione questa legge con gli eventuali emendamenti che verranno proposti e che ne potrebbero modificare anche sostanzialmente il contenuto e le ricadute, gli effetti siano questi positivi o negativi.
Noi Rosso Mori siamo per un governo virtuoso del territorio, un governo virtuoso che vede anche esempi recenti, vedi per esempio una legge urbanistica recentissima in Toscana, vedi recenti leggi in materia adottate in Germania. Vogliamo si tenga conto di concetti basilari e sostanziali come anche il concetto di volume zero. La Sardegna ha oggi i più alti livelli di spopolamento e contemporaneamente ha il più alto tasso di seconde case e di immobili invenduti, per questo pensiamo sia davvero giunto il momento di limitare il consumo irrazionale e irresponsabile di suolo, di territorio, di spazio, di ricchezze ambientali. Vogliamo arrivare davvero alla riqualificazione del patrimonio edilizio esistente, per troppo tempo e ancora nella filosofia nel pensare di qualcuno si pensa troppo alla quantità, alle betoniere, alle cazzuole e non alla qualità nel costruire. Vogliamo davvero puntare a uno sviluppo positivo basato sull'efficientamento energetico, su questo tema si può dare ancora spazio e ruolo effettivo alla partecipazione dei cittadini e degli enti locali in particolare quando si affronterà il discorso dell'annunciata legge urbanistica. Per questo oggi mi limiterò a queste poche considerazioni riservandomi alle analisi dell'articolato per eventuali osservazioni più puntuali e precisi in merito. Grazie.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Gianluigi Rubiu. Ne ha facoltà.
RUBIU GIANLUIGI (Area Popolare Sarda). Grazie Presidente, colleghi, colleghe, assessore Erriu, ormai rimasto da solo a difendere questo famigerato nuovo piano casa. Questa proposta di legge arriva in Consiglio dopo 102 giorni dalla scadenza precedente e dopo oltre cinque mesi dalla sua presentazione. Assessore, pur confermando la mia stima e fiducia nei suoi confronti, la ritengo una persona capace, comprenda però il nostro stato d'animo, siamo stati collaborativi e propositivi proponendo nel mese di dicembre addirittura una proposta di legge per la proroga del piano casa. In questa proposta di legge si chiedeva che cosa: di prorogare di qualche settimana, di qualche mese il precedente piano casa in attesa dell'approvazione della legge che oggi ci accingiamo a discutere.
In realtà qualcuno anche in questa aula parlava si va beh adesso ci mettiamo a fare una legge per una settimana, perché erano questi i tempi preventivati per poter discutere e approvare la nuova legge chiamata piano casa anche se, colleghi, comprendete bene che il termine è improprio.
La proroga, Assessore, era necessaria, avremmo sicuramente evitato il tracollo dell'occupazione nell'edilizia che anche nel quarto trimestre 2014 ha avuto un calo sensibile. Assessore, troppo facile per noi dire oggi: avevamo ragione e avevamo previsto tutto perché le cose sono andate esattamente come noi avevamo ipotizzato. I tempi della politica non sono quelli delle imprese, non sono i tempi della crisi e dei disoccupati e di tanti studi tecnici, di ingegneri e di geometri che in questi mesi hanno dovuto o chiudere i propri uffici o addirittura ridimensionare il personale travolti da una crisi causata dall'immobilismo del mercato edilizio ma soprattutto causato dalla politica. Ho voluto modificare, permettetemelo con ironia giusto per sdrammatizzare, anche lo slogan del presidente Pigliaru in campagna elettorale, cominciamo il domani, bene forse intendeva dire: cominciamo domani. Cioè rinviando sempre il momento in cui si devono prendere le decisioni.
La lentezza esasperante della politica non concilia con l'urlo di disperazione della gente, della nostra martoriata Sardegna. Gli anziani che attendevano con ansia il nuovo piano casa per migliorare la qualità della vita e delle loro abitazioni in alcuni casi modestissime e soprattutto disposti a mettere mano a quei pochi risparmi per creare degli spazi diciamo così più utili e confacenti alle esigenze dei propri figli e in alcuni casi di quelle coppie che oggi risiedono con i propri genitori, quindi cercando di creare anche sostituendosi un po' al pubblico nel momento in cui l'edilizia abitativa è inesistente.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO GANAU
(Segue RUBIU GIANLUIGI.) Bene, Assessore, a tutte queste aspettative la politica come ha risposto? Con un rinvio, un rinvio di cinque mesi. Possiamo recuperare il tempo perduto? Sicuramente sì, abbiamo il dovere morale, avete l'obbligo nei confronti dei sardi, dei vostri elettori, dei nostri elettori, dei lavoratori disoccupati che attendono con ansia una ripresa di un comparto in forte crisi. Assessore, ci accingiamo a discutere una legge che per alcuni aspetti riconosciamo vi sono alcuni elementi interessanti, ma anche troppe criticità, è soprattutto farraginosa e limitativa, e non comprendiamo dove sta il confine tra le problematiche di natura tecnica e le problematiche di natura squisitamente ideologica. Non mi addentro nello specifico degli articoli, avremo modo in fase di discussione della legge in occasione degli emendamenti di analizzare più dettagliatamente tutti gli articoli. Ci tengo però ad evidenziare alcuni aspetti, l'assenza totale delle norme sulle zone E, sulle zone nell'agro, questa è una vergogna, non possiamo permetterci di non trovare soluzioni per l'agricoltura, non per gli speculatori della campagna, che è una cosa ben diversa, della quale anche io non condivido assolutamente le regole. Altro aspetto fondamentale sono tutte quelle modifiche che si possono fare nelle zone o che si dovrebbero fare nelle zone A, nelle zone matrice. È mai pensabile che per ottenere un'autorizzazione dobbiamo chiedere l'autorizzazione a quattro enti diversi, e in alcuni casi attendere un anno? Chiediamo all'Assessore quindi che questa legge in qualche modo sburocratizzi tutte queste procedure e in qualche modo semplifichi la vita agli uffici tecnici dei nostri consulenti, ma soprattutto agli uffici tecnici dei comuni che altrimenti andrebbero ad ingolfarsi in una marea di progetti.
Concludo con un invito, cari colleghi, trattiamo questa legge con la sensibilità e l'intelligenza che ci dovrebbe contraddistinguere, usciamo dagli schemi di destra, di sinistra, di centro, di maggioranza e di minoranza, la Sardegna da noi aspetta anche questo gesto, dimostriamo che la politica è capace di dialogare, che la politica è capace per un problema così serio di convergere, di trovare quelle soluzioni che la gente ci chiede. Grazie.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Pietro Cocco. Ne ha facoltà.
COCCO PIETRO (PD). Oggi abbiamo sentito diversi interventi, tanti interventi, la minoranza dice che in gran parte sono stati i loro interventi, dal mio punto di vista interventi banali, scontati, privi di contenuti, accecati dal furore di chi ritiene di avere la verità in tasca, da chi negli anni in cui ha governato la Sardegna ritiene di averla cambiata, condotta su sponde sicure, in cui l'opulenza emerge con tutta la sua forza, una Sardegna piena di gente che aspetta il fine settimana per riversarsi sui campi da golf sparsi qua e là, abbiamo assistito al racconto fiabesco scandito all'unisono da un coro di teatranti, questo è quello che ci avete raccontato questa sera. Oggi, anche sentendo l'ultimo intervento del collega Rubiu, pare sia arrivata la crisi, che voi avevate sventato in maniera forte, enormemente superata dal vostro Piano casa, dal gigantesco Piano casa, in grado di rimettere ordine in Sardegna, di dare opulenza e ricchezza alla nostra gente, in grado di trascinare la nostra Isola in una sorta di limbo nel quale solo la nostra Regione poteva essere condotta nella guida ferma e sicura del condottiero Cappellacci, che negli anni del governo di centrodestra ha garantito ricchezza e sicurezza alla nostra gente. Questo è quello che avete raccontato, e noi in due mesi siamo stati capaci di modificare tutto questo, noi abbiamo messo in piedi un atto che ha stravolto completamente il vostro punto di vista. Ci chiedete di ritirare il provvedimento per consentire di superarlo. Ci raccontano che noi nella scorsa legislatura dovevamo superare il lutto per la sconfitta. A me pare che il lutto non lo abbiate superato ancora voi per la sconfitta, voi che avete fondato la vostra campagna elettorale sulle questioni edilizie, sulle questioni urbanistiche, sull'assillo di questo Piano paesaggistico regionale che per voi è diventato un vero problema, sul presidente Soru che ricorre in tutte le vostre interviste e in tutti i vostri interventi come colui che aleggia nell'aria e che continua a imperversare in quest'aula per modificare le sorti di questa Sardegna. Appare più nei vostri pensieri e nei vostri retropensieri, di chi è assillato, di chi non ha un'idea fondante dello sviluppo di questa terra, di chi in cinque anni di governo dell'isola ha prodotto un modestissimo Piano casa, copiato da quello che è arrivato a livello nazionale, che il Governo nazionale ha predisposte e ha messo in piedi, e che voi, come hanno fatto tutte le regioni d'Italia, avete portato in quest'aula ed è stato approvato, questo è quello che avete fatto, questo è stato il vostro sforzo per superare la crisi, questo è stato quello che avete raccontato alla gente nella precedente campagna elettorale, questo è quello che continuate a raccontare oggi. Oggi qua stiamo discutendo di un Piano sull'edilizia, questo DL numero 130, e lo facciamo con un provvedimento che si limita esclusivamente ad inserirsi fra il Piano casa precedente e le norme sull'urbanistica che devono essere fatte, questo stiamo facendo, quindi un provvedimento di transizione che accompagni un percorso che dobbiamo scrivere e che vogliamo scrivere con voi tutti, convinti di non avere noi la verità in tasca, non lo abbiamo mai detto, non abbiamo questa presunzione come invece appare da quella parte dei banchi di questo Consiglio regionale, nessuna presunzione, nessuna verità, un'idea di Sardegna ce l'abbiamo, ce l'abbiamo scritta, l'abbiamo raccontata, l'abbiamo difesa, io la continua a difendere, perché, checché se ne dica, questo Piano paesaggistico regionale che tanto incute timore e che tanto vi spinge ad andare oltre le righe rispetto alle cose di sostanza, ha raccontato la storia di questa terra, di un'idea di Sardegna che deve progredire e che la tutela e la valorizza nel suo paesaggio e nella sua ricchezza, perché questa è la ricchezza della Sardegna, badate, e se ancora non lo avete capito, non avete capito granché dal mio punto di vista. Perché una questione è il Piano paesaggistico regionale, un Piano che ci invidiano dappertutto, in tutto il mondo, e non è uno strumento che impedisce di costruire, uno strumento che valorizza la nostra Isola, ed è su quello che noi dobbiamo fondare la nostra ricchezza. Il vero problema, badate, sapete qual è stato in questi anni passati? È stato quello di impedire alle pubbliche amministrazioni di adeguare i piani urbanistici comunali al piano paesaggistico regionale, questo è stato un problema, perché in cinque anni non si è fatto un atto, un'azione che consentisse ai comuni di adeguare gli strumenti urbanistici. Voi avete utilizzato una posizione conservatrice, reazionarie, ferma, chiusi in un modestissimo, inutile, dal punto di vista della crescita, Piano casa. Quello non è una legge, quello è un provvedimento normale, assolutamente normale, consentire di fare ampliamenti volumetrici nei luoghi nei quali la gente chiede di fare gli ampliamenti, quello non è un'idea di sviluppo della Sardegna, quello è un provvedimento piccolo, modesto, che non ha certamente contribuito a far crescere un'idea di Sardegna. Il tema qual è? Prorogare il Piano casa o dire in questo provvedimento che noi stiamo mettendo in piedi che si possono fare gli ampliamenti volumetrici, perché noi lo stiamo raccontando ugualmente in questo disegno di legge. Però vogliamo dire anche altre cose, e le abbiamo scritte, ribadisco senza la presunzione di avere la verità in tasca, un provvedimento che sta in mezzo tra una legge che c'era prima e una legge che diventerà, oltre tutto il Piano casa, perché non si dicono le questioni, secondo me moltissimi, moltissimi forse è troppo, esagero, ma alcuni non hanno neanche letto il testo fino in fondo, sono andati all'unisono in un coro di teatranti, come ho detto prima, per ribadire un mantra che ha raccontato questa verità vostra, questa vostra verità, basta, nulla di più. La realtà è un'altra. Le concessioni che vengono date nei comuni costano parecchio, perché il Piano casa è sempre stato un provvedimento straordinario che ogni anno doveva essere reiterato con una nuova legge, e quindi anche le concessioni venivano pagate in via straordinaria con costi eccessivi per i contribuenti che dovevano fare gli ampliamenti volumetrici. Noi questo lo abbattiamo, diciamo che si possono fare gli ampliamenti a costi ordinari, perché questa è una legge ordinaria, che entra nel nostro sistema normativo, ordinaria, per cui la gente non pagherà più 30, pagherà 10, quello che deve pagare, e queste cose vanno raccontate perché gli stessi provvedimenti che potevano essere fatti col Piano casa possono essere fatti ancora adesso, però adesso diciamo anche altro, e lo abbiamo scritto, diciamo addirittura che possono essere fatti interventi di edilizia libera. C'è una pagina e mezza scritta su questo provvedimento normativo in cui tante azioni che possono essere fatte dal cittadino non hanno bisogno di autorizzazione, perché basta semplicemente un provvedimento che metta per iscritto quello che viene fatto, e quindi si superano anche i provvedimenti autorizzati dai comuni, con i costi e con i lacci e lacciuoli che impediscono tante volte di mettere mano anche a una recinzione in qualsiasi luogo della Sardegna per poter recintare un lotto di terreno. Questo voi non l'avete fatto in 5 anni, voi, i liberatori della Sardegna, i liberatori del mattone, coloro che hanno spinto la loro campagna elettorale prima, dopo e nel futuro sempre sul mattone e soltanto sul mattone, convinti che da quella parte c'è la verità e da qua ci sono i detrattori, coloro che invece ritengono che il mattone non sia uno strumento per fare… il mattone è uno strumento come tutti gli altri, come tutti gli altri della nostra economia, e noi non abbiamo, come dire, vincoli di nessun tipo, noi siamo quelli che sostengono il PPR, io sono fra quelli che sostiene il PPR, lo ritiene uno strumento straordinario di valorizzazione della nostra Isola, e di tutela e conservazione della nostra Isola, e ritengo, da amministratore locale che conosce i problemi nel concreto, che c'è bisogno però di agevolare, di modificare, di dare possibilità di superare le questioni normative che impongono i problemi. Quanti Piani urbanistici sono stati approvati in questi anni passati nei comuni della Sardegna? 377 comuni… pochissimi! E la colpa è dei comuni? Sono tutti deficienti i sindaci di questi comuni che non riescono a portare avanti lo strumento normativo? No! Allora, noi scriviamo…
(Interruzioni)
… No, ovviamente non è così, è scontata la risposta, non lo dico neanche perché è scontata, però se non è scontato lo dico che non è così, collega. E il problema è che non è stato fatto nulla per incentivare i comuni ad adeguare i Piani urbanistici, sono state fatte altre scelte, altre cose, avete racchiuso in un piccolo, modestissimo provvedimento normativo tutta la vostra azione politica, e su quello costruite anche oggi gli interventi, tutti quanti voi, da ogni parte ci raccontate che quella è la verità e che il resto sono fandonie, è la chiusura della Sardegna, è l'impossibilità di costruire, di fare, di implementare. Noi lo facciamo con un'idea, che abbiamo scritto e che difendiamo, però diciamo anche che nell'edilizia si possono fare le cose, e sono raccontate molto bene, o diciamo così, sono raccontate bene, o forse sono raccontate poco bene, allora siamo aperti a discuterle, questo sì, perché no, qua non c'è scritta la verità, siamo disponibili ad accogliere soluzioni che possono migliorare il testo…
(Interruzioni)
… Come una novità? L'abbiamo sempre detto, questa è la discussione generale chestiamo facendo, l'atteggiamento conservatore, reazionario, chiuso, è il vostro, e questo raccontate, ma forse non siete convinti neanche voi, però non avendo argomenti, ci si rifugia sempre nelle piccole cose.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Pietro Pittalis. Ne ha facoltà.
PITTALIS PIETRO (FI). L'intervento del Capogruppo del Partito Democratico testimonia, se mai ve ne fosse dubbio, quale è l'approccio all'argomento che stiamo trattando, un approccio prettamente ideologico, un approccio che contiene in sé tutto il pregiudizio verso la categoria dell'impresa, verso la categoria dell'impresa che opera nel settore dell'edilizia, un pregiudizio ideologico verso il sistema dunque delle famiglie, che hanno nella casa il bene primario, e non perché lo dico io, ma perché è cosa risaputa, forse non da voi, che ponete su queste questioni solo ed esclusivamente un "no divieti", solo perché dovete fare, e in questo sì, onorevole Cocco, che in questo siete maestri del teatro, perché dovete recitare una parte, la parte che vi impone il vostro Segretario regionale, la parte che vi impone quell'ambientalismo di maniera ipocrita, salottiero, che avete ormai in casa vostra e al quale dovete pagare le cambiali che avete sottoscritto in bianco. E allora capiamo, capiamo l'imbarazzo del vostro silenzio, capiamo perché questo dibattito si è assolutamente svolto nel silenzio di un Centrosinistra che conosce bene il provvedimento, è come se lo conoscete! Perché vi vergognate voi stessi, perché sapete bene che non potete conciliare tutto e il contrario di tutto, perché avete vergogna di parlare ai costruttori, avete vergogna di parlare agli ambientalisti, avete vergogna di parlare ai vostri amministratori comunali, perché i nostri uffici sono pieni zeppi di fax, di mail, di richieste di invito a ritirare questo provvedimento scellerato, che col Piano casa non ha nulla a che fare. E allora diciamo subito una verità: col Piano casa questo provvedimento non ha nulla a che fare! State utilizzando termini, espressioni che sanno di un'ipocrisia per celare solo ed esclusivamente quell'imbarazzo che è umanamente comprensibile, ma politicamente censurabile. E allora perché non dire la verità? Un Piano casa che nella considerazione di tutti, indistintamente, non lo diciamo noi, lo dice la Cisl, lo dice la Confartigianato, lo dicono le categorie dei costruttori, l'ha detto l'ANCE, che ha dovuto comprare due pagine di Quotidiani regionali per denunciare quello che avete fatto, non quello che dovete fare, ma quello che già avete fatto. Avete interrotto inopinatamente l'applicazione di una legge, quella sì sul Piano casa, senza che al Piano casa vigente abbiate dato un'alternativa, una soluzione, un qualcosa che consentisse quanto meno la prosecuzione di interventi, di interventi che hanno consentito, in un momento gravissimo, di crisi gravissima, che investe in particolare quel settore, il settore dell'edilizia, che ha consentito, come è stato ricordato prima del mio intervento, che in Sardegna venissero rilasciate 40.000 autorizzazioni a costruire, che il settore abbia movimentato qualcosa come 1 miliardo di euro. Tutto passa, però, con il solito vostro modo di affrontare i problemi, come se la cosa non vi riguardasse. E allora ecco perché noi siamo gravemente critici, gravemente critici soprattutto, guardate, finiamola! Con questi sovranisti, indipendentisti, con chi predica l'autonomia a parole e poi accetta il grande scempio di fare in modo che la legge che noi stiamo discutendo sia, né più né meno, la fotocopia di un provvedimento nazionale approvato nel 2001, il numero 380; andate a leggervelo! Ma dove siete, voi che avete una cultura e una concezione tutta sarda, sardista identitaria, quando voi consentite che su una materia sulla quale possiamo intervenire, perché abbiamo anche una competenza primaria, noi recitiamo acriticamente tutto ciò che ha fatto lo Stato italiano. Lo dico intanto a questi signori, colleghi, persone per bene, ma che sul piano politico dimostrate di predicare una cosa, ma di farne un'altra. Ma non lo dico mica solo a loro, lo dico ai colleghi del PD; ma noi capiamo il vostro imbarazzo! Capiamo perché venerdì siete stati precettati dal vostro Segretario regionale, che è il vero regista di questa operazione, di questo modo di procedere. E allora, forse avete la memoria corta, vi siete dimenticati che su questa materia proprio l'onorevole Soru ha dovuto gettare la spugna, l'onorevole Soru si è dimesso sulla questione urbanistica, ma per contrasti che sono sorti all'interno del suo stesso Partito, o l'avete dimenticato? Voi con la cancellazione del Piano paesaggistico sardo e con la cancellazione del Piano casa avete fatto ritornare la Sardegna, questo sì, assumetevene la responsabilità, all'era più buia del periodo Soriano. E allora cosa state facendo? Che cosa state proponendo ai sardi? State proponendo ai sardi il nulla! State proponendo ai sardi l'inutilità di uno strumento che serve soltanto a consolidare un'idea che voi siete i grandi tutori dell'ambiente, che siete i grandi tutori del territorio e che dall'altra parte ci sono i cementificatori, gli speculatori. E allora, Assessore, lei che ha tutti gli strumenti, lei che in questo anno sicuramente ha potuto prendere visione e anche avere le notizie dai suoi uffici, le chiedo, è in grado di indicare anche un solo intervento che abbia determinato speculazione, cementificazione, che abbia alterato il territorio? Siete in grado di dire che il Piano casa della Giunta Cappellacci abbia determinato qualche intervento di questa natura, qualche scempio di questa natura? E io so qual è la risposta. La risposta è certamente un no. È no perché, vedete, il Piano casa è servito non a quei cementificatori che hanno fatto colate di cemento con le intese, quelle sì arbitrarie, quelle sì volute perché non esisteva un sistema di regole certe, ma il Piano casa è servito alle famiglie, è servito alla gente comune, è servito a chi aveva la necessità di poter operare un intervento di riqualificazione, un intervento di ampliamento, il tutto consentito per accrescere e riqualificare in senso positivo gli immobili, questo grande patrimonio edilizio che rappresenta, con le case, il bene primario anche qui in Sardegna, e non solo dove ci sono, come voi ritenete, elementi per far dubitare della bontà di provvedimenti che anche in altri contesti regionali, dalla Toscana all'Emilia, sono ordinariamente posti in essere, trattati, senza che si sia mai sollevata questa sorta di ideologica situazione che avete voluto a tutti i costi creare in questo argomento.
Riflettete e rifletta anche lei, Assessore. Anticipo che presenteremo una mole di emendamenti, ma lo faremo con spirito costruttivo. Andatevi a leggere - e ho concluso - l'articolo 20 per vedere i problemi a cui state esponendo…
PRESIDENTE. Onorevole Pittalis, il tempo a sua disposizione è terminato.
Poiché nessun altro è iscritto a parlare, per la Giunta, ha facoltà di parlare l'Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica.
ERRIU CRISTIANO, Assessore tecnico degli enti locali, finanze ed urbanistica. Presidente, signori consiglieri, si tratta di un disegno di legge che contiene tre gruppi di norme, così come indicato nel titolo: miglioramento del patrimonio edilizio, semplificazione e riordino di disposizioni. A me è capitato in più di una circostanza, anche in quest'Aula, di dichiarare che queste disposizioni non rappresentano una legge urbanistica o edilizia, così come impropriamente qualche volta è stata definita anche da parte degli organi di informazione, ma costituiscono il primo momento di una strategia di più ampio respiro finalizzata a comporre un quadro normativo ispirato a certezza e semplificazione, il cui cardine, come è stato anche detto, sarà rappresentato da una nuova legge regionale in materia di governo del territorio, in relazione alla quale la Giunta regionale ha già approvato gli indirizzi ai quali attenersi nella predisposizione del relativo disegno di legge. La necessità di questa legge è di proporre misure che diano risposte immediate, che diano risposte a problemi contingenti, in un quadro coerente con la legge che stiamo scrivendo in materia di governo del territorio e coerente con l'adeguamento e il completamento del Piano paesaggistico regionale, attività che richiedono del tempo, tutti i passaggi di consultazione e di concertazione che in passato sono stati saltati e su cui stiamo lavorando e che vogliamo portare a termine molto rapidamente, non fuori tempo massimo come è stato fatto in passato, nella scorsa legislatura. La nostra ambizione e l'impegno del Governo regionale è di varare questi provvedimenti in tempo utile per dare risposte complete e organiche alle richieste di regole che siano eque, integrate e semplificate, e che superino la pletora di norme che si sono sovrapposte negli anni. Abbiamo attuato forme di consultazione, di monitoraggio. Queste forme hanno consentito di affinare, di dare risposte la cui efficacia sarà oggetto di valutazione anche nel corso del dibattito, come è stato detto, per apportare i correttivi che si ritenessero necessari. Quindi il disegno di legge che ci apprestiamo a esaminare non intende rispondere a tutti i punti di questo ambizioso programma, ma costituisce l'elemento di un passaggio per così dire di carattere emergenziale, come emergenziale è il tentativo di risposta che in tutti i piani casa, di volta in volta rinnovati, sono stati realizzati, a livello regionale o anche nelle altre regioni d'Italia. C'è qualche Regione che incomincia a non rinnovarli più, come l'Emilia Romagna, diversamente da come è stato detto, però in molte regioni d'Italia si sta rinnovando e tra il 2016 e la metà del 2017 vanno a scadenza anche quelli.
Noi abbiamo detto più volte di essere contrari ai precedenti piani casa e voglio dire anche perché. Abbiamo ritenuto e riteniamo che contenessero, insieme a disposizioni che venivano incontro oggettivamente a esigenze delle famiglie e delle imprese - non lo abbiamo mai nascosto -, contenessero però anche pericolose scorciatoie nei confronti di norme di tutela ambientale e paesaggistica. Questo disegno, tanto nella sua formulazione originaria, uscita fuori dalla Giunta, quanto nella versione oggi in discussione, dovuta al lavoro della Commissione, vuole recuperare quanto di meglio, di opportuno riteniamo fosse presente nei piani casa precedenti, mirando con precisione alle esigenze reali e non a quelle di pura speculazione. A tutti gli incrementi volumetrici si chiede il raggiungimento di più elevati livelli di prestazione energetica e qualitativa, con premialità ulteriori nel caso di adeguamento all'intera unità immobiliare, di impiego di materiali locali e di qualità, tutte cose assenti nei precedenti strumenti. Sempre con la finalità di ottimizzare l'uso del patrimonio esistente si consente la realizzazione di soppalchi nelle abitazioni la cui altezza interna lo consenta, il riuso dei sottotetti esistenti a fini abitativi e, a condizioni ben precise, la realizzazione di nuovi sottotetti. Tutto questo naturalmente ci rendiamo conto che in certi contesti territoriali, nei centri storici, l'incremento volumetrico è consentito solo in presenza di determinate circostanze, per i motivi che sono stati detti, come il fatto che i centri storici sono assolutamente disabitati, non c'è granché necessità di incrementi, ci sono esigenze di tutela, ma ci sono anche esigenze, invece, di operare per dare risposte concrete, come nel caso degli incrementi necessari per determinate categorie di utenti, come i portatori di handicap. Sono previsti i parcheggi pertinenziali, oneri accessori, prevedendo forme di compensazione ecologica e paesaggistica. Va da sé che tutti gli interventi sono condizionati sempre a valutazioni di compatibilità statica, sono esclusi tutti quei casi di criticità idrogeologica, di vincolo storico-culturale, di assenza di titolo abilitativo, di compatibilità urbanistica. Tutti gli ampliamenti consentiti sono dimensionati sulle ragionevoli esigenze di nuclei familiari e delle aziende, escludendo ogni forma di speculazione non finalizzata all'effettiva utilizzazione diretta delle nuove volumetrie, nella convinzione che l'adeguamento del patrimonio urbano esistente possa ridurre sia pure parzialmente il consumo di suolo perché andando ad abitare, intensificare e a densificare dove è già costruito questo porta a una riduzione del consumo di suolo e nella preoccupazione che una risposta di fatto non pianificata a queste seppur limitate esigenze possa costituire un disincentivo al completamento della ormai troppo lunga vicenda dell'adeguamento degli strumenti urbanistici al Piano paesaggistico regionale. A questo proposito voglio dire che noi abbiamo fatto passi in avanti notevolissimi all'affiancamento a numerose amministrazioni comunali anche di grandi dimensioni che già da vari mesi ha portato alla sottoscrizione e alla implementazione di protocolli di intesa che sta portando all'approvazione e all'adeguamento dei piani urbanistici di grandi città della Sardegna.
Quindi, con tutte le necessarie attenzioni nei confronti delle parti più sensibili del nostro patrimonio territoriale e nella convinzione che il patrimonio turistico-alberghiero paghi un prezzo molto alto all'inadeguatezza delle strutture, di molte strutture che sono vecchie, sono antiquate e che rendono molto più difficoltoso l'obiettivo dell'allungamento della stagione turistica e del completamento dei segmenti di offerta che invece noi vogliamo perseguire, anche attraverso la crescita occupazionale ancora più qualificata. Questo è il motivo per cui noi abbiamo inserito all'interno del disegno di legge incrementi volumetrici per le strutture ricettive proprio con l'obiettivo di migliorare e destagionalizzare i servizi e aumentare la competitività della nostra offerta sui mercati nazionali e internazionali. Si tratta di una scelta importante, di una scelta su cui il Consiglio è chiamato anche a proporre, chi ha idee migliori le può esporre e credo che ci siano condizioni per poter ragionare tutti quanti insieme.
Anche episodi recenti nel capoluogo della Sardegna hanno evidenziato lo stato di obsolescenza in cui versa il patrimonio edilizio, oltre ad una diffusa criticità della localizzazione di molti immobili. C'è esigenza di un rinnovamento edilizio del nostro patrimonio vecchio, c'è necessità di trasferire volumi realizzati in aree...
PRESIDENTE. Assessore Erriu, il tempo a sua disposizione è terminato.
Dichiaro chiusa la discussione generale.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Pietro Pittalis. Ne ha facoltà.
PITTALIS PIETRO (FI). Presidente, io vorrei che lei dichiarasse qual è il termine di scadenza per la presentazione degli emendamenti, nonostante stiamo passando al voto, perché siamo rimasti d'accordo...
PRESIDENTE. Certo, è giusto così. C'era un accordo preliminare dei Capigruppo che aveva fissato una data per venerdì mattina, ma è stato chiesto di prolungarla sino a lunedì alle ore 12. Il termine delle 12 è perentorio, ovviamente. Dopodiché gli Uffici lavoreranno lunedì pomeriggio e martedì mattina, se è possibile la Commissione potrà riunirsi martedì pomeriggio e i lavori di Consiglio potranno riprendere mercoledì mattina alle ore 10, però ovviamente la convocazione arriverà a casa a questo punto, a domicilio perché vediamo a che punto siamo con i lavori. Quindi confermo la data di lunedì ore 12 per la presentazione degli emendamenti.
Votazione nominale
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, del passaggio all'esame degli articoli.
(Segue la votazione)
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Arbau - Azara - Cherchi Augusto - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Collu - Comandini - Cozzolino - Demontis - Deriu - Desini - Ledda - Lotto - Manca Pier Mario - Meloni - Moriconi - Perra - Pinna Rossella - Piscedda - Ruggeri - Sabatini - Sale - Solinas Antonio - Tendas - Unali - Usula.
Rispondono no i consiglieri: Carta - Cherchi Oscar - Cossa - Crisponi - Dedoni - Fasolino - Fenu - Locci - Orru' - Peru - Pinna Giuseppino - Pittalis - Rubiu - Solinas Christian - Tedde - Truzzu - Tunis - Zedda Alessandra.
Si è astenuto il Presidente GANAU.
Risultato della votazione
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 46
votanti 45
astenuti 1
maggioranza 23
favorevoli 27
contrari 18
(Il Consiglio approva).
La seduta è tolta.
La seduta è tolta alle ore 20 e 21.
Allegati seduta
Testo dell'interrogazione e della mozione annunziate in apertura di seduta.
Interrogazione Tocco, con richiesta di risposta scritta, in merito alle condizioni di criticità dei cavallini della Giara ed ai progetti di salvaguardia del patrimonio equino dell'altopiano.
Il sottoscritto,
PREMESSO che gli scorsi giorni sono state segnalate le condizioni critiche in cui versano i cavallini della Giara di Gesturi, l'altopiano che si staglia nella Provincia del Medio Campidano nel sud Sardegna, sempre più ridotti a carcasse in conseguenza dello stato di abbandono dell'area che provoca la fame e la sete degli animali;
ACCERTATO che si tratta dell'ennesimo allarme partito dalle associazioni ambientaliste, animaliste e agricole che operano nella zona, che hanno avvistato decine di esemplari ridotti praticamente a carcasse a causa dellasituazione di degrado in cui versa l'intero presidio;
RILEVATO che i cavallini rappresentano uno dei simboli per eccellenza della Sardegna, ma a causa del prolungato stato di trascuratezza dell'altopiano stanno morendo di fame e di sete; l'area - una distesa di circa quattromila ettari che si incastonano tra Gesturi, Setzu e Tuili - è tra l'altro meta di numerosi visitatori proprio per ammirare questo vasto patrimonio naturalistico di inestimabile valore, con gli equini che pascolano allo stato brado; nonostante i numerosi annunci, però, l'area è stata lasciata per anni in situazioni di incuria senza che sia stato avviato nessun progetto di valorizzazione per la salvaguardia di una razza unica al mondo;
VALUTATO che i cavallini, tipici dell'entroterra sardo, appartengono a una razza in via di estinzione di inestimabile valore genetico; l'origine dei cavallini della Giara è incerta; alcuni sostengono che discendono da cavalli africani importati dai naviganti fenici o greci nel V, IV secolo a.C.; secondo altri, erano già stati addomesticati dalle popolazioni nuragiche un millennio prima, e sarebbero quindi discendenti del cavallo selvatico presente in Sardegna già dal Neolitico e del quale sono stati rinvenuti fossili del 6000 a.C. circa; è certo comunque il valore storico, con una razza famosa in tutto il mondo; negli anni però si è persa una grande quantità di esemplari proprio a causa della mancanza di un programma di salvaguardia che possa scongiurare la scomparsa della specie; diversi animali sono ridotti a delle vere e proprie carcasse in conseguenza della mancanza di adeguata nutrizione;
ANNOTATO che gli unici interventi che mirano ad una possibile valorizzazione del presidio naturalistico ed ambientale con il patrimonio dei cavallini della Giara, sono arrivati negli anni dai comuni, lasciati però soli in questa scommessa senza che ci sia un adeguato supporto economico e finanziario da parte della Regione; senza dimenticare il fondamentale sostegno dei volontari che si adoperano per fornire il cibo agli animali;
DATO ATTO che nelle migliaia di ettari dell'altopiano della Giara questi cavalli vivono allo stato brado, ma rischiano di morire di fame senza un intervento urgente della Regione; sono circa 600 gli esemplari in gravi difficoltà e a forte rischio sopravvivenza;
APPRESO che il pericolo è che si possa perdere un patrimonio di inestimabile valore storico, culturale e turistico; un rischio che non rappresenta una novità, visto che accadde un fatto simile già nel lontano 1991, con diversi esemplari morti, tanto da rischiare l'estinzione della specie;
CONSTATATO che ad oggi la situazione appare ancor più drammatica a causa della mancanza di un progetto di monitoraggio e controllo della razza rappresentata da questi equini unici al mondo per la loro peculiarità di cavallini selvatici;
OSSERVATO che, peraltro, il quadro della situazione è ancora più inquietante, visto che un patrimonio così importante non risulta di competenza di nessun assessorato regionale; non risulta esserci una legge che protegge questi cavallini; non sono quindi riconosciuti come razza selvatica da tutelare e salvaguardare; vige ancora la proprietà privata di parte dei cavallini;
SOTTOLINEATO che sembra opportuno che questi animali vengano immediatamente foraggiati e, nel contempo, è necessario che nell'immediato ci possano essere interventi strutturali - con risorse finanziarie adeguate - per creare una condizione stabile per la protezione della specie; risulta evidente che gli sforzi dei comuni limitrofi non possono bastare,
chiede di interrogare il Presidente della Regione:
1) per sapere se stia stato avviato un monitoraggio dei cavallini della Giara che ancora sono presenti nell'altopiano, con la cifra esatta degli esemplari che ancora sono presenti nell'area;
2) per valutare la necessità di predisporre un progetto di salvaguardia e valorizzazione dei cavallini della Giara, anche mediante la predisposizione di un piano di rilancio turistico della zona, con il riconoscimento di un adeguato supporto economico e finanziario;
3) per esaminare la possibilità di un'apposita legge per la protezione dei cavallini, che rappresentano un patrimonio unico al mondo;
4) per stabilire le competenze di un assessorato in cui far rientrare anche la tutela della specie dei cavallini selvatici;
5) per verificare la possibilità di un riconoscimento finanziario ai comuni dell'area che si adoperano per mandare avanti l'oasi naturalistica con propri mezzi economici;
6) per evitare la scomparsa della razza dei cavallini della Giara, attraverso un piano di tutela dell'area.
Mozione Cappellacci - Pittalis - Dedoni - Cossa - Crisponi - Rubiu - Fenu - Truzzu - Floris - Solinas Christian - Carta - Orrù - Tatti - Pinna Giuseppino - Oppi - Cherchi Oscar - Fasolino - Locci - Peru - Randazzo - Tedde - Tocco - Tunis - Zedda Alessandra sul rischio che la Sardegna sia scelta come deposito unico delle scorie nucleari italiane, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento.
IL CONSIGLIO REGIONALE
PREMESSO che:
- già nel maggio del 2009 la Regione autonoma della Sardegna, insieme alle altre, si oppose in sede di Conferenza delle regioni alle disposizioni contenute nella legge n. 99 del 2009 relative alla localizzazione nel territorio di impianti di produzione di energia elettrica nucleare, di impianti di fabbricazione del combustibile nucleare, dei sistemi di stoccaggio del combustibile irraggiato e dei rifiuti radioattivi, nonché dei sistemi per il deposito definitivo di materiali e rifiuti radioattivi, ritenendo inaccettabile che in materia di nucleare il Governo assumesse le decisioni semplicemente sentendo le regioni;
- la Regione ribadì tale posizione il 27 gennaio 2010, quando la Conferenza delle regioni ha espresso parere negativo, a maggioranza, sullo schema di decreto legislativo recante: "Localizzazione ed esercizio di impianti di produzione elettrica e nucleare, di fabbricazione del combustibile nucleare, dei sistemi di stoccaggio, nonché misure compensative e campagne informative";
- la sentenza della Corte costituzionale n. 33 del 2011 ha dichiarato l'illegittimità costituzionale del decreto legislativo 15 febbraio 2010, n. 31 "nella parte in cui non prevede che la Regione interessata, anteriormente all'intesa con la Conferenza unificata, esprima il proprio parere in ordine al rilascio dell'autorizzazione unica per la costruzione e l'esercizio degli impianti nucleari";
- il 28 maggio 2014 il Consiglio regionale, a seguito della discussione della mozione n. 32, approvava l'ordine del giorno n. 6, che impegnava il Presidente della Regione a respingere ogni possibilità che la Sardegna venga inserita tra le aree idonee ad ospitare il sito sul quale sorgerà il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi, nel rispetto dell'esito referendario del 15 e 16 maggio 2011;
- nel gennaio 2015 la Sogin ha consegnato la mappa all'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA), al quale poi spettava il compito di verificare entro due mesi il rispetto dei criteri indicati nella Guida tecnica per la localizzazione e poi validarla;
- con la riposta trasmessa dal Presidente della Regione in data 26 gennaio 2015 all'interrogazione del gruppo Forza Italia, primo firmatario Marco Tedde, l'Assessorato regionale della difesa dell'ambiente, dopo aver dichiarato di disporre solo delle notizie diffuse dai media perché non coinvolto a nessun titolo, si impegnava ad assumere assieme al Presidente della Regione tutte le azioni necessarie per avviare un confronto con il Governo;
- a distanza di otto mesi dall'impegno sollecitato dal Consiglio regionale il tenore della risposta dell'Assessore lascia intendere che alla fine di gennaio, a due mesi dalla decisione definitiva e nonostante l'iniziativa della Sogin, la Giunta regionale, contravvenendo agli impegni previsti nell'ordine del giorno, non abbia avviato nessun confronto con il Governo;
- alla luce della gravità della posta in gioco, è necessario tenere aperto il dibattito affinché il Consiglio regionale sia correttamente e costantemente informato sia sulla effettiva apertura di un confronto, sia sugli sviluppi, affinché si possano prendere decisioni condivise e prendere le opportune contromisure per contrastare eventuali decisioni calate dall'alto;
RILEVATO che, proprio in corrispondenza di tale scadenza, da notizie provenienti da fonti ministeriali risulta che la procedura di scelta del sito ove collocare il deposito unico di scorie nucleari si è concentrata su due regioni: la Sardegna e il Lazio;
CONSIDERATO:
- l'atteggiamento del Governo e della politica nazionale nel suo complesso inducono a pensare che ci siano pressioni per escludere il Lazio e far cadere pertanto la scelta sulla nostra isola;
- che sempre dalle stesse fonti ministeriali si apprende che l'eventuale trasferimento di scorie verrebbe programmato secondo modalità tendenti a mantenere la massima segretezza fino al compimento delle operazioni;
RICHIAMATO che:
- la scelta della Sardegna come deposito delle scorie nucleari sarebbe un nuovo episodio di quella slealtà di Stato e la manifestazione più odiosa di una subcultura, ancora troppo diffusa nei palazzi romani, che vede la nostra terra come potenziale destinataria di carichi "scomodi";
- la Sardegna ha invece intrapreso una scelta diversa, puntando su un'idea di sviluppo sostenibile, condivisa al di là delle appartenenze partitiche, che punti sul paesaggio, sull'ambiente, sulla cultura;
- i sardi hanno democraticamente espresso la netta opposizione sia alle centrali nucleari che ai depositi di scorie con il referendum del 2011, rispondendo "Sì" con percentuali che arrivano al 97,13 per cento al quesito "Sei contrario all'installazione in Sardegna di centrali nucleari e di siti per lo stoccaggio di scorie radioattive da esse residuate o preesistenti?";
- qualsiasi decisione calata dall'alto sarebbe una profanazione della nostra terra, un atto di violenza verso l'autonomia e l'autodeterminazione del popolo sardo,
impegna il Presidente della Regione:
1) a notificare immediatamente una diffida al Governo contro qualsiasi ipotesi di trasferimento in Sardegna delle scorie nucleari;
2) a chiedere un incontro urgente in Sardegna con il presidente del Consiglio dei ministri per ottenere chiarimenti circa le notizie sopra riportate ed esprimere il netto dissenso del popolo sardo contro un'ipotesi scellerata che rappresenterebbe un'insanabile rottura dei rapporti Stato-Regione;
3) a domandare sia la copia sia la pubblicazione di tutti gli atti riguardanti l'ipotesi di realizzare in Sardegna il deposito delle scorie nucleari.