Seduta n.162 del 18/11/2010 

CLXII Seduta

Giovedì 18 novembre 2010

(ANTIMERIDIANA)

Presidenza della Presidente LOMBARDO

La seduta è aperta alle ore 10 e 03.

DESSI', Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta pomeridiana del 10 novembre 2010 (155), che è approvato.

Congedi

PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Salvatore Amadu, Antonio Cappai, Daniele Secondo Cocco, Giorgio Locci, Massimo Mulas, Sergio Obinu, Adriano Salis, Paolo Terzo Sanna, Carlo Sechi, Christian Solinas e Pierpaolo Vargiu hanno chiesto congedo per la seduta antimeridiana del 18 novembre 2010.

Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.

Comunicazioni del Presidente

PRESIDENTE. Comunico di aver nominato, in data 17 novembre 2010, l'onorevole Andrea Biancareddu componente della Giunta delle elezioni, in sostituzione dell'onorevole Sergio Milia.

Annunzio di presentazione di disegni di legge

PRESIDENTE. Comunico che sono stati presentati i seguenti disegni di legge:

"Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale della Regione (legge finanziaria 2011)". (219)

(Pervenuto il 15 novembre 2010 e assegnato alla terza Commissione)

"Bilancio di previsione per l'anno 2011 e bilancio pluriennale per gli anni 2011-2013". (220)

(Pervenuto il 15 novembre 2010 e assegnato alla terza Commissione)

"Interventi volti alla gestione delle situazioni di grave difficoltà occupazionale ed all'incremento della domanda lavorativa". (221)

(Pervenuto il 15 novembre 2010 e assegnato alla terza Commissione)

"Disposizioni nei vari settori di intervento". (222)

(Pervenuto il 15 novembre 2010 e assegnato alla terza Commissione)

Annunzio di presentazione di proposta di legge

PRESIDENTE. Comunico che è stata presentata la seguente proposta di legge:

De Francisci - Diana Mario - Amadu - Bardanzellu - Campus - Contu Mariano Ignazio - Floris Rosanna - Gallus - Greco - Ladu - Lai - Locci - Murgioni - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Randazzo - Rodin - Sanjust - Sanna Matteo - Stochino - Tocco - Zedda Alessandra - Sanna Paolo Terzo: "Norme per favorire la creazione di alloggi da destinare alla locazione temporanea". (223)

(Pervenuta il 17 novembre 2010 e assegnata alla quarta Commissione)

Considerata la scarsa presenza di consiglieri in aula, sospendo la seduta per dieci minuti. I lavori riprenderanno alle ore 10 e 15.

(La seduta, sospesa alle ore 10 e 05, viene ripresa alle ore 10 e 14.)

Commemorazione di ex consigliere

PRESIDENTE. Colleghi, è con profonda commozione che il Consiglio regionale ricorda l'onorevole Giovanna Cerina, scomparsa poco più di un anno fa a Cagliari. L'Assemblea la rammenta, oltre che per il suo impegno politico, anche per la profonda sensibilità umana che l'ha portata a prestare particolare attenzione alle fasce più deboli della società.

L'onorevole Cerina nasce a Nuoro, il 7 maggio del 1935. Sposata e madre di tre figli, si è laureata in Lettere e ha insegnato semiotica del testo nella facoltà di Lettere dell'Università di Cagliari. L'onorevole Cerina affiancò i suoi anni di studio alle esperienze di associazionismo nelle organizzazioni cattoliche e nei circoli del cinema, impegnandosi, sin da giovanissima, a favore della ricerca scientifica e in una vasta attività di promozione culturale in Sardegna, in Italia e all'estero. E' stata proprio la sua formazione culturale a influenzare il suo percorso da legislatore. Infatti, se come docente si era occupata di problemi sindacali e sociali, lo stesso ha fatto in Consiglio regionale.

Eletta nella XIII legislatura, nella lista regionale "Sardegna insieme", ha fatto parte della Commissione politiche comunitarie e della Commissione cultura. E' stata tra i fondatori dell'associazione "Progetto Sardegna", durante la XIII legislatura ha aderito al Gruppo Progetto Sardegna e dal 2008 a quello del Partito Democratico-L'Ulivo.

Anche dopo essere stata eletta in Consiglio regionale ha sempre privilegiato il suo impegno nel settore universitario e della cultura. La sua costante attenzione ai problemi reali della gente e la sua sensibilità l'hanno vista sempre in prima linea nella battaglia a favore dei deboli e degli emarginati. Il suo dinamismo politico e istituzionale non le ha mai fatto abbandonare il ruolo che ha sempre amato di più, quello dell'insegnamento. Non le piaceva essere chiamata "onorevole" e scherzosamente chiedeva, a chi le ricordava il suo incarico nell'Assemblea legislativa, di chiamarla solo "professoressa".

Il suo impegno tra i banchi del Consiglio regionale è stato rigoroso e attento. Era particolarmente vigile ai problemi in materia di scuola, di università e di tutela delle minoranze. Durante la legislatura ha firmato numerosi provvedimenti in materia di cultura, di tutela dei minori, contro la violenza sulle donne e a favore della promozione della ricerca scientifica. Nel corso della XIII legislatura ha presentato numerose proposte di legge, mozioni, interpellanze e interrogazioni. Si ricordano i provvedimenti in materia di tutela del diritto alla salute dei detenuti e degli internati negli istituti penitenziari, la proposta di legge per istituire l'Autorità garante delle persone private della libertà personale e la proposta di legge per l'istituzione di centri antiviolenza e case di accoglienza per donne vittime di violenza. Inoltre, è stata promotrice e firmataria di numerosi ordini del giorno, tra cui quelli a favore della "questione femminile", come l'ordine del giorno numero 36 del 7 marzo 2007, sulla necessità di garantire il principio di parità di genere nell'attuazione della legge statutaria e in tutte le determinazioni relative a nomine e composizioni di organismi regionali, e il numero 50 del 27 febbraio 2008, sulla opportunità di avviare il processo di redazione del bilancio di genere.

Ai familiari giunga il cordoglio del Consiglio regionale e mio personale.

Sospendo la seduta per cinque minuti in segno di lutto.

(La seduta, sospesa alle ore 10 e 18, viene ripresa alle ore 10 e 42.)

Discussione congiunta delle mozioni Espa - Bruno - Uras - Salis - Caria - Mariani - Meloni Valerio - Agus - Barracciu - Ben Amara - Cocco Daniele Secondo - Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Diana Giampaolo - Lotto - Manca - Meloni Marco - Moriconi - Porcu - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Sechi - Solinas Antonio - Soru - Zedda Massimo - Zuncheddu con richiesta di modifica dei nuovi criteri penalizzanti introdotti dalla deliberazione della Giunta regionale n. 34/30 del 2010 "Progetti personalizzati per persone in situazione di handicap grave ai sensi della legge n. 162 del 1998", con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento (95); Meloni Francesco - Vargiu - Cossa - Mula - Fois - Sanna Giacomo - Maninchedda - Dessì - Solinas Christian - Planetta - Sanna Matteo - Artizzu - Capelli - Steri - Contu Felice - Biancareddu - Obinu - Cappai - Dedoni - Mulas - Petrini sulla modifica dei criteri introdotti dalla deliberazione della Giunta regionale n. 34/30 "Progetti personalizzati per persone in situazione di handicap grave ai sensi della legge n. 162 del 1998", con richiesta di convocazione straordinaria del

Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento (98).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione congiunta delle mozioni numero 95 e 98.

(Si riporta di seguito il testo delle mozioni:

MozioneEspa - Bruno - Uras - Salis - Caria - Mariani - Meloni Valerio - Agus - Barracciu - Ben Amara - Cocco Daniele Secondo - Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Diana Giampaolo - Lotto - Manca - Meloni Marco - Moriconi - Porcu - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Sechi - Solinas Antonio - Soru - Zedda Massimo - Zuncheddu con richiesta di modifica dei nuovi criteri penalizzanti introdotti dalla deliberazione della Giunta regionale n. 34/30 del 2010 "progetti personalizzati per persone in situazione di handicap grave ai sensi della legge n. 162 del 1998", con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento.

IL CONSIGLIO REGIONALE

PREMESSO che il 18 ottobre 2010 è stata approvata la deliberazione della Giunta regionale n. 34/30 sulla modifica dei criteri per la predisposizione e l'erogazione dei finanziamenti dei piani di sostegno personalizzati di cui alla legge n. 162 del 1998;

CONSIDERATO che:

- i finanziamenti erogati nel corso degli anni dall'Amministrazione regionale per finanziare i progetti personalizzati ammontano a:

Anno

Piani presentati

Piani finanziati

Finanziamenti erogati

2000

353

123

1.337.965

2001

688

580

4.155.265

2002

1.648

1.524

10.516.445

2003

2.618

2.344

13.463.000

2004

5.245

3.461

24.236.787

2005

7.061

6.087

30.885.445

2006

9.222

9.222

41.984.556

2007

16.895

16.895

64.803.901

2008

25.597

25.597

105.304.051

2009

28.351

28.351

116.631.347

e che nella delibera succitata viene individuata una dotazione di risorse pari a euro 91.500.000 per l'anno 2010;

- la Giunta regionale ha deciso di modificare i criteri per l'erogazione dei finanziamenti in senso fortemente restrittivo come anche motivato nella stessa delibera dove si legge che "si rende necessario individuare nuovi parametri che permettano di soddisfare i bisogni assistenziali all'interno degli stanziamenti dedicati" euro 91.500.000 contro gli oltre euro 116.000.000 dello scorso anno, con una riduzione di oltre euro 25.000.000;

- questo modo di procedere ha di fatto ridotto d'ufficio il punteggio attribuibile a migliaia di persone con disabilità che vedranno improvvisamente tagliata la propria quota di finanziamento senza alcun motivo reale, eventualmente dovuto ad una riduzione della situazione di handicap grave, ma solo perché la Giunta regionale ha ritenuto di modificare i criteri allo scopo di dover restare all'interno di un budget prefissato notevolmente inferiore a quello dello scorso anno;

- le persone che potrebbero avere il finanziamento ridotto nei casi più gravi (in base ad una nostra previsione applicando i nuovi criteri della Giunta regionale sui casi dello scorso anno circa l'86 per cento dei progetti personalizzati subirebbe un taglio, l'8 per cento resta invariato e solo il 6 per cento dei progetti aumenterebbe le proprie risorse) sono a rischio di istituzionalizzazione, ovvero le famiglie con meno ore di assistenza potrebbero rivolgersi alle strutture residenziali che costano alle casse pubbliche da 4 a 10 volte in più rispetto ad un progetto personalizzato ai sensi della legge n. 162 del 1998 (che come è noto è incompatibile con qualsiasi forma di residenzialità);

SOTTOLINEATO inoltre che i nuovi criteri di cui alla deliberazione della Giunta regionale del 18 ottobre 2010 evidenziano alcune carenze e creano grandi perplessità in quanto:

- costringono le persone per la prima volta a pagare il certificato medico per la compilazione della scheda salute (un nuovo onere da 900.000 a 2.000.000 di euro a carico delle persone e delle loro famiglie);

- tolgono il diritto (diviene solo una possibilità) della presentazione del progetto personalizzato ai bambini da zero a tre anni con disabilità grave, sottoponendoli paradossalmente al giudizio del medico e questo subito dopo che una commissione medica collegiale aveva già certificato lo stato di handicap grave;

- a causa della riduzione dei finanziamenti di 25.000.000 di euro, rischiano di perdere il posto di lavoro, seppur part-time, da 2.500 a 3.000 lavoratori del settore;

- nessun vantaggio reale per la presenza di più disabili nello stesso nucleo familiare, il tetto massimo di finanziamento rimane invariato (20 mila euro) mentre è stata eliminata la priorità del finanziamento;

- c'è una penalizzazione arbitraria e, si ritiene, antisindacale di chi usufruisce dei permessi della legge n. 104 del 1992, che tocca incredibilmente i diritti dei figli o genitori gravemente disabili dei soli lavoratori dipendenti e che penalizza fortemente le mamme o i padri lavoratori dipendenti che hanno un figlio con grave disabilità e vogliono usufruire dell'estensione fino a tre anni dell'aspettativa per maternità;

- le persone con alta gravità, in base ai criteri di quest'anno, classificate con un punteggio da 80 a 89 su una scala da 0 a 100, vedono incomprensibilmente ridotto il loro budget di 1.500 euro;

- vengono ridotti fino al 50 per cento i punteggi massimi per le persone che sono in situazione di disabilità dalla nascita e di coloro che hanno zero o un'ora di servizi pubblici alla settimana;

- vengono penalizzati i progetti di tutti coloro che pur in situazione di handicap grave, hanno iniziato percorsi di vita indipendente, con il rischio che senza adeguato supporto possano ritornare ad un mero assistenzialismo, come in passato.

RILEVATO che:

- l'attuazione della legge n. 162 del 1998 in Sardegna, sicuramente migliorabile, è un'esperienza positiva ed innovativa, perché prevede la coprogettazione di piani personalizzati di sostegno tra persone con disabilità e loro famiglie e le istituzioni, e la possibilità della scelta degli operatori professionali da parte dei diretti interessati;

- la stessa esperienza sarda è ormai diventata una buona pratica di eccellenza nazionale e internazionale, come dimostrano gli studi e le recenti pubblicazioni (il modello sardo è stato indicato tra le 5 buone prassi scelte in tutta Italia) nel Rapporto di monitoraggio del piano d'azione nazionale per l'inclusione sociale 2003-2005 a cura del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, e come buona pratica di "welfare plurale sociale" è stata oggetto di ricerca da parte dell'Osservatorio nazionale ministeriale sulla famiglia, che ha pubblicato il libro, editrice F. Angeli, BP Buone pratiche e servizi innovativi per la famiglia; ancora è stata oggetto di seminari e ricerche all'Università degli studi di Milano, Facoltà di scienze politiche; considerata buona prassi a Berlino nel giugno 2007, alla Quindicesima conferenza europea dei servizi sociali organizzata dall'European social network in cooperazione con l'Unione europea; è stata oggetto di menzione dell'Agenzia del Governo italiano per le onlus che ha pubblicato un approfondito studio nella propria rivista "Aretè" classificandola come prassi di eccellenza (n. 2/2009);

CONSIDERATO che:

- per quanto sopra descritto, consapevoli dei traguardi ottenuti grazie anche ai finanziamenti stanziati sino ad oggi, la Regione Sardegna ha contribuito realmente a garantire una migliore qualità della vita alle persone con disabilità e alle loro famiglie, e dato risposte adeguate a misura delle persone con disabilità, specie a quelle in situazione di gravità, con il sostegno dato in continuità a percorsi di vita di vera inclusione sociale, compresi quelli per la "vita indipendente", attivando un processo di sussidiarietà che rende i finanziamenti erogati non mera assistenza, ma un vero e proprio investimento, in quanto vengono rese disponibili risorse umane ed economiche aggiuntive da parte delle persone con disabilità e delle loro famiglie;

- per quanto evidenziato sopra sono necessarie più risorse da mettere a disposizione nel 2010 perché i tagli della spesa sociale non incidano proprio sui piani per i bambini e ragazzi, per i giovani e le persone con handicap grave, sulle loro famiglie che devono gran parte della loro qualità di vita alla legge n. 162 del 1998;

- il taglio per migliaia di piani porterebbe anche un grave danno per i comuni, l'istituzione più vicina al cittadino, che deve dare adeguate risposte alle esigenze legittime della propria comunità e in particolare delle persone più deboli, e verso i quali le famiglie non potranno che richiedere assistenza suppletiva creando profonda instabilità a livello locale nella rete dei servizi alla persona e nel sistema di sicurezza sociale;

RILEVATO, inoltre, che la riduzione degli stanziamenti dai 116,6 milioni di euro dello scorso anno ai 91,5 milioni di euro di quest'anno porta una diminuzione in ore di assistenza di circa 2 milioni complessivamente, creando difficoltà reali per gli operatori professionali che sono impegnati nei compiti di cura ed educativi (si valuta intorno a 14.000 operatori, dei quali migliaia, grazie alla legge n. 162 del 1998 usciti dal lavoro nero spesso piaga dei servizi alla persona e che ora contribuiscono invece alla fiscalità generale come tutti i lavoratori) con il rischio di perdita di lavoro, seppur part-time, di circa 2.500 persone;

CONSIDERATO che in base al decreto legislativo n. 130 del 2000, citato nella stessa deliberazione n. 34/30 del 2010 in riferimento alla valutazione della capacità economica del nucleo familiare (ISEE) ai fini della compartecipazione al finanziamento, si deve considerare il reddito del solo assistito per le persone disabili in condizione di gravità (articolo 3 commi 2 bis e 2 ter del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 109, come modificato dal decreto legislativo n. 130 del 2000), e dunque la possibilità di eventuali ricorsi al TAR da parte delle persone con disabilità e delle loro famiglie; molti TAR già in tutta Italia hanno sentenziato con orientamento chiaro che il decreto legislativo n. 130 del 2000 è immediatamente applicabile, richiamando diversi principi costituzionali e di diritto internazionale;

RILEVATO che nulla si dice nella deliberazione della Giunta regionale in oggetto sui controlli da parte della Regione previsti dalla legge regionale 10 marzo 2010, n. 6, sulle anomalie e gli abusi dei piani;

RILEVATO infine che le fasce degli importi di finanziamento per i singoli progetti erano bloccati dal 2005, e quest'anno, come sopra citato, una fascia viene addirittura ridotta, mentre nel frattempo c'è stato l'aumento dei costi orari del personale (tabelle INPS e contratti collettivi di lavoro) che hanno di fatto già eroso la quantità dei servizi a disposizione di ogni singola persona con disabilità grave,

impegna la Giunta regionale

1) a salvaguardare il livello essenziale di assistenza sociale raggiunto in 10 anni di ottima applicazione della legge, per i sardi in situazione di handicap grave aventi diritto ai finanziamenti dei progetti personalizzati e opro gettati tra istituzioni locali, famiglie e persone con disabilità della legge n. 162 del 1998, modificando i criteri restrittivi evidenziati nei punti precedenti, ed in altri in corso di rilevamento, di cui alla deliberazione della Giunta regionale n. 34/30 del 18 ottobre 2010;

2) a proporre con legge specifica urgente o nella prossima finanziaria regionale uno stanziamento di risorse integrative adeguate al raggiungimento dello scopo di cui al punto 1) almeno pari a 25 milioni di euro con lo scopo di mantenere il livello di assistenza dello scorso anno pari a 116,6 milioni di euro. (95)

Mozione Meloni Francesco - Vargiu - Cossa - Mula - Fois - Sanna Giacomo - Maninchedda - Dessì - Solinas Christian - Planetta - Sanna Matteo - Artizzu - Capelli - Steri - Contu Felice - Biancareddu - Obinu - Cappai - Dedoni - Mulas - Petrini sulla modifica dei criteri introdotti dalla deliberazione della Giunta regionale n. 34/30 "progetti personalizzati per persone in situazione di handicap grave ai sensi della legge n. 162 del 1998", con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento.

IL CONSIGLIO REGIONALE

PREMESSO che il 18 ottobre 2010 è stata approvata la deliberazione della Giunta regionale n. 34/30 sulla modifica dei criteri per la predisposizione e l'erogazione dei finanziamenti dei piani di sostegno personalizzati di cui alla legge n. 162 del 1998;

CONSIDERATO che:

- i finanziamenti erogati nel corso degli anni dall'Amministrazione regionale per finanziare i progetti personalizzati ammontano a:

Anno

Piani presentati

Piani finanziati

Finanziamenti erogati

2000

353

123

1.337.965

2001

688

580

4.155.265

2002

1.648

1.524

10.516.445

2003

2.618

2.344

13.463.000

2004

5.245

3.461

24.236.787

2005

7.061

6.087

30.885.445

2006

9.222

9.222

41.984.556

2007

16.895

16.895

64.803.901

2008

25.597

25.597

105.304.051

2009

28.351

28.351

116.631.347

e che nella delibera succitata viene individuata una dotazione di risorse pari a euro 91.500.000 per l'anno 2010;

- la Giunta regionale ha deciso di modificare i criteri per l'erogazione dei finanziamenti in senso fortemente restrittivo vincolandoli, inoltre, ad una disponibilità economica di soli 91 milioni, largamente insufficiente alle necessità, contro gli oltre 116 milioni di euro dello scorso anno, con una riduzione di oltre 25 milioni di euro;

- questo modo di procedere ha di fatto ridotto d'ufficio il punteggio attribuibile a numerosi soggetti con disabilità che vedranno improvvisamente tagliata la propria quota di finanziamento in misura notevole e senza che si espliciti una ratio chiara e comprensibile a tutti anche, se necessario in base alle disponibilità economiche e all'eventuale aumento delle domande, con eventuali limitati sacrifici equamente ripartiti e allo scopo di cercare di aiutare il maggior numero possibile di aventi diritto ai benefici della legge;

SOTTOLINEATO inoltre che i nuovi criteri di cui alla deliberazione della Giunta regionale 18 ottobre 2010, n. 34/30 evidenziano alcune carenze e creano grandi perplessità in quanto:

- tolgono il diritto alla presentazione del progetto personalizzato ai bambini con disabilità grave da zero a tre anni, sottoponendoli paradossalmente al giudizio del medico e questo subito dopo che una commissione medica collegiale aveva già certificato lo stato di handicap grave;

- a causa della riduzione dei finanziamenti di 25 milioni di euro, rischiano di perdere il posto di lavoro, seppur part-time, da 2.500 a 3.000 lavoratori del settore;

- non apportano nessun vantaggio reale per la presenza di più disabili nello stesso nucleo familiare, il tetto massimo di finanziamento rimane invariato (20 mila euro) mentre è stata eliminata la priorità del finanziamento;

- le persone con alta gravità, in base ai criteri di questo anno, classificate con un punteggio da 80 a 89 su una scala da 0 a 100, vedono incomprensibilmente ridotto il loro finanziamento in maniera consistente;

- vengono ridotti fino al 50 per cento i punteggi massimi per le persone che sono in situazione di disabilità dalla nascita e di coloro che hanno zero o un'ora di servizi pubblici alla settimana;

- vengono penalizzati i progetti di tutti coloro che pur in situazione di handicap grave, hanno iniziato percorsi di vita indipendente, con il rischio che senza adeguato supporto possano ritornare ad un mero assistenzialismo, come in passato;

RILEVATO che l'attuazione della legge n. 162 del 1998 in Sardegna si presenta in maniera fortemente innovativa in quanto prevede per la prima volta la coprogettazione di piani personalizzati di sostegno con il parallelo coinvolgimento sia delle famiglie che delle istituzioni nonché la scelta degli operatori professionali da parte dei diretti interessati;

ATTESO pertanto che questa esperienza della nostra Isola è ritenuta, sia nel resto del Paese che internazionalmente, una buona pratica di eccellenza, come dimostrano studi e pubblicazioni recenti;

CONSIDERATO che per quanto sopra descritto l'applicazione della legge n. 162 del 1998 nella nostra Isola, per come è avvenuta e per il gradimento manifestato dalla popolazione, ha contribuito realmente a garantire una migliore qualità della vita alle persone con disabilità e alle loro famiglie, fornendo risposte adeguate alle persone con disabilità in misura proporzionata alle loro necessità;

PRESO ATTO che sono stati attivati, e che non si possono certamente interrompere, percorsi di vita sociale centrati in particolare sul tentativo di introdurre e stimolare forme di indipendenza più o meno spinte, con ciò attribuendo ai finanziamenti assegnati non il valore di un mero e semplice assistenzialismo quanto piuttosto quello di una forma, per quanto impropria, di investimento sul futuro autonomo di molti soggetti;

CONSIDERATO che:

- per quanto evidenziato sopra, è necessario da un lato ripristinare i finanziamenti al livello del 2010 e dall'altro occorrono una serie di criteri razionali e condivisi al fine di contenere la spesa entro quella indicata, senza escludere eventuali nuovi aventi diritto da un lato e senza penalizzare, se non in misura minima, coloro che già hanno goduto dei benefici della legge di cui trattasi;

- inoltre l'impatto che una riduzione così consistente del finanziamento e l'introduzione di criteri così penalizzanti e irrazionali, come quelli previsti dalla deliberazione della Giunta regionale n. 34/30 potrebbero avere sui livelli di coesione sociale nelle comunità locali, generando tensioni che si caricherebbero sui comuni;

- in base al decreto legislativo n. 130 del 2000, citato nella stessa deliberazione n. 34/30, in riferimento alla valutazione della capacità economica del nucleo familiare (ISEE) ai fini della compartecipazione al finanziamento, si deve considerare il reddito del solo assistito per le persone disabili in condizione di gravità (articolo 3, commi 2 bis e 2 ter, del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 109, come modificato dal decreto legislativo n. 130 del 2000), e dunque la possibilità di eventuali ricorsi al TAR da parte delle persone con disabilità e loro famiglie; molti TAR già in tutta Italia hanno sentenziato con orientamento chiaro che il decreto legislativo n. 130 del 2000 è immediatamente applicabile;

RILEVATO che:

- è assolutamente necessario che la Regione attivi un severo piano di controlli e di repressione degli abusi così come previsto del resto dalla legge regionale 10 marzo 2010, n. 6;

- infine, a causa dell'aumento dei costi intervenuti dal 2005 ad oggi, sarebbe necessario incrementare almeno del valore dell'inflazione i finanziamenti disponibili, la situazione di crisi finanziaria nazionale ed internazionale richiede sacrifici anche ai soggetti più svantaggiati e pertanto, per quest'anno, si può ritenere congrua la stessa assegnazione del 2010,

impegna la Giunta regionale

1) a salvaguardare i livelli di assistenza sociale, finora garantiti dalla corrente applicazione della legge, a tutti i pazienti sardi in situazione di handicap grave;

2) a proporre con la prossima legge finanziaria regionale uno stanziamento di risorse integrative pari a 25 milioni di euro di euro con lo scopo di mantenere il livello di assistenza dello scorso anno a 116 milioni di euro;

3) ad elaborare una nuova serie di criteri che garantiscano da un lato le giuste e ragionevoli esigenze dei cittadini sardi in condizione di handicap grave e dall'altro consentano di contenere i costi dell'applicazione della legge n. 162 del 1998, nell'ambito della cifra stanziata con la legge finanziaria regionale per il 2011, prevedendo eventualmente un intervento da parte dei comuni in percentuale non superiore al 5 per cento;

a predisporre, nelle more della compilazione della nuova graduatoria degli aventi diritto, nelle forme ritenute più opportune, un provvedimento che consenta ai comuni di anticipare ai pazienti che già l'anno scorso hanno beneficiato della legge n. 162 del 1998, con un punteggio superiore a 80, una somma pari al 25 per cento di quanto assegnato nel 2010. (98).)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione. Uno dei presentatori della mozione numero 95 ha facoltà di illustrarla.

ESPA (P.D.). Signora Presidente, anche quest'anno siamo ritornati in quest'Aula per discutere di un argomento estremamente delicato. Quando penso ai progetti personalizzati della legge numero 162 - e lo dico convinto che tutti in quest'Aula, dall'Assessore ai colleghi consiglieri, abbiano questa sensibilità - mi viene da pensare a un salone pieno di oggetti di cristallo delicatissimi e dove occorre muoversi con estrema cautela. Nell'ambito della legge numero 162 noi dobbiamo muoverci con altrettanta cautela, con estrema attenzione ai cambiamenti che vogliamo apportare, perché davanti a situazioni molto delicate basta talvolta una piccola vibrazione, un piccolo cambiamento per penalizzare fortemente qualcuno, per creare inconsapevolmente gravi danni.

Ritengo che si possa fare ancora tanto, c'è tutto il tempo per trovare delle soluzioni, che io spero siano auspicate da tutti in quest'Aula, ma credo che il nostro lavoro in questo momento debba essere quello di esporre le perplessità che abbiamo rilevato e indicato nella nostra mozione, posto che parte dei colleghi della maggioranza hanno riportato le stesse considerazioni nella loro mozione.

Presidente, mi soffermerò su alcuni punti cercando di essere breve il più possibile. Stiamo parlando dei progetti personalizzati di cui alla legge numero 162 del 1998, per i quali, come è indicato anche nella delibera della Giunta, c'è stato un trend di finanziamento negli ultimi anni che l'anno scorso ha indotto il Consiglio regionale a intervenire in maniera unanime con un ulteriore finanziamento. Siamo arrivati a oltre 28 mila progetti finanziati con 116 milioni di euro. Voglio ricordare che non si tratta solo dell'applicazione della legge numero 162 nazionale, perché anche noi abbiamo approvato degli interventi legislativi e abbiamo creato un modello sardo. Lo dico perché in altre Regioni questa legge è applicata in maniera totalmente diversa. Siccome la legge parla di assistenza anche della durata di ventiquattrore, altre Regioni, penso per esempio la Liguria, destinano 200 mila euro a ciascun progetto, però ne finanziano pochissimi, finanziano cioè pochissime iniziative.

Voglio anche dire che, per esempio, le Regioni Lombardia, Piemonte, Campania, Abruzzo e Sicilia hanno da questo punto di vista un grande ritardo rispetto a questa legge. Mi soffermo sulla Lombardia perché, come sappiamo, è una delle Regioni considerate più avanzate. In questi giorni in Lombardia ci sono forti proteste (circolano anche su Internet) da parte di famiglie che chiedono di usufruire dei benefici della "162", di avere quindi la possibilità di un progetto personalizzato, così come succede da noi. Voglio sottolineare che l'Università di Milano ha organizzato un convegno, l'anno scorso, in cui si è paragonato il modello sardo con il modello lombardo e tutte le famiglie delle persone con disabilità hanno chiesto l'applicazione del modello sardo, che è merito di tutti, ripeto, non è stato inventato da uno schieramento politico piuttosto che da un altro. Nonostante qualcuno dica: "Se in Lombardia fanno così probabilmente è migliore il modello lombardo", in realtà centinaia di famiglie lombarde hanno chiesto il progetto personalizzato. Perché? Perché in Lombardia hanno deciso di orientare le famiglie non verso la personalizzazione degli interventi, i progetti personalizzati, ma verso l'istituzionalizzazione. Sei anni fa questa situazione era, come dire, accettata dalle famiglie, mentre adesso sempre di più, anche in Lombardia, le famiglie mostrano di non voler più ricoverare i propri cari negli istituti e dicono: "Ce ne facciamo carico noi se ci date un aiuto". E' importante sapere questo per capire quanto sia prezioso questo patrimonio, che è prima di tutto istituzionale.

Noi abbiamo semplicemente fatto notare che nella delibera della Giunta numero 34/30 è stato previsto un finanziamento di 91 milioni di euro che, come abbiamo detto altre volte, sono stati reperiti dall'Assessorato tra i capitoli finanziati in base all'ultima finanziaria. Facendo una ricognizione tra i vari capitoli l'Assessore ha potuto fissare un budget di 91 milioni di euro, e questo noi ce lo ricordiamo perché per primi avevamo avvertito, durante la discussione del collegato alla finanziaria, che per quanto riguardava la legge numero 162 quest'anno non si sarebbe potuto raggiungere il livello di assistenza dello scorso anno, ovvero lo stanziamento di 116 milioni, per l'Assessorato non disponeva di sufficienti risorse. Il nostro emendamento fu bocciato e poi ci siamo ritrovati la citata delibera.

Quello che noi contestiamo con la nostra mozione è il fatto che l'Assessorato quest'anno ha deciso diversamente dalle altre volte, ma probabilmente sarebbe stato meglio trovare un altro tipo di soluzione. Cioè l'Assessorato ha detto: "Siccome abbiamo 91 milioni di euro, dobbiamo individuare nuovi parametri che permettano di soddisfare i bisogni assistenziali all'interno degli stanziamenti dedicati". Questo è scritto nella delibera. Noi lo contestiamo e chiediamo che questo modo di procedere venga rivisto, perché gli effetti a nostro parere sono molto pesanti. Passare da un regime di 116 milioni di euro a un regime di 91 milioni di euro significa, ovviamente, che anche se ci fosse la volontà di finanziare tutti i piani personalizzati si dovrebbero fare dei tagli.

Noi abbiamo fatto uno studio in merito, ho qui i dati sui 28 mila progetti finanziati lo scorso anno in base ai calcoli ISEE. Sono documenti che mettiamo a disposizione, ma immaginiamo che l'Assessorato abbia fatto le sue analisi, almeno lo speriamo. Notiamo che ci sono situazioni veramente difficili e che a parità di condizioni e a parità di reddito ci sono state delle riduzioni di punteggio. Voi sapete che la legge numero 162 assegna zero punti alle persone che non hanno nessuna disabilità - e su questo poi dirò qualcosa - e 100 punti alle persone in condizioni più gravi, allettate o intubate. Allora, per quanto riguarda i casi concreti, non le teorie, noi vediamo delle situazioni estremamente difficili. Faccio solo un esempio perché si capisca: il punteggio assegnato a un ragazzo della provincia di Cagliari è passato da 82 a 68 e il relativo finanziamento è sceso da 14.000 euro a 5.700 euro. Io dico che questo è un grave problema, nel senso che non è possibile che questa persona non percepisca più il sussidio ricevuto per tanti anni, senza che siano intervenuti dei cambiamenti, cioè a parità di condizioni di salute, applicando esclusivamente i nuovi criteri decisi dall'Assessorato. E questo lo dico perché riguarda decine di casi, mi riferisco anche a redditi bassi, per esempio a un reddito ISEE di 9.000 euro, che non è altissimo. Non è possibile che una persona possa essere improvvisamente classificata con un punteggio diverso. Per esempio, chi l'anno scorso godeva di un'ora settimanale di fisioterapia aveva 15 punti in conto servizi, mentre con i nuovi criteri ne ha 8, e va considerato che a chi gode di 12 ore di servizi pubblici, oltre quanto previsto dalla legge numero 162, vengono assegnati invece 6 punti. C'è stato evidentemente un appiattimento, ma non è possibile che il punteggio assegnato a una stessa persona passi da un anno all'altro da 15 a 8 punti, senza che nel frattempo sia intervenuto alcun fatto nuovo e senza che quella persona, secondo la battuta di qualcuno, sia andata a Lourdes! E' semplicemente un calcolo matematico che riducendo in questo caso il punteggio da 15 a 8 determina di conseguenza la riduzione del finanziamento da 14.000 euro a 5.700 euro.

Non solo, è stato abbassato il limite di età e si sono privilegiati, giustamente, come tutti noi in questi anni abbiamo voluto, i casi di doppia disabilità, cioè si attribuisce un punteggio maggiore ai nuclei familiari con due disabili. A mio parere non era questo il modo giusto di intervenire, perché per assegnare più punti alle famiglie con due disabili è stato per contro ridotto il punteggio relativo all'età e quello assegnato a chi non gode di alcun servizio, quindi è stata creata una disparità in questo senso, perché? Perché per le famiglie con due disabili è comunque previsto un finanziamento massimo di 20 mila euro, mentre fino all'anno scorso i nuclei ad alto carico familiare avevano il privilegio di stare in alto in graduatoria e quindi di essere finanziati prioritariamente. Quest'anno si è scelto di assegnare loro un punteggio maggiore, ma questo non garantisce il finanziamento nel caso dovessero esserci più richieste. Fino all'anno scorso, ripeto, anche questa Giunta aveva privilegiato le situazioni con due disabili.

Ci sono tanti casi che per esigenze di brevità non posso illustrare adesso ma, ripeto, siamo a disposizione. Come ho già detto i punti per l'età, che nel 2009 erano 11, sono stati ridotti a 8; per chi gode di un'ora di servizi alla settimana passano da 15 a 8, e un'ora non è nulla. Sono state inoltre introdotte altre questioni che noi abbiamo contestato nella mozione, per esempio quella sulla legge numero 104. E' stato cioè introdotto un criterio per il quale chi ha un familiare che può usufruire dei tre giorni di permesso previsti dalla legge numero 104 viene penalizzato e quindi classificato con un punteggio inferiore, perché è come se godesse di un alleggerimento del carico familiare. Innanzitutto gli oneri sono a carico dello Stato, inoltre facciamo tutti parte dello stesso Stato, nel senso che la pubblica amministrazione è uguale per tutti, però questi benefici sono frutto di accordi sindacali, di trattative, di lotte da parte delle famiglie interessate e sono stati concessi proprio perché il carico familiare non diminuisse, ma addirittura aumentasse. Lo Stato aveva infatti a suo tempo ragionato in questi termini: "Ti do tre giorni di permesso al mese perché tu ti faccia carico, in quei giorni, del familiare con disabilità". Quindi non si trattava di alleviare il carico familiare, ma anzi di fare in modo che i familiari e i padri, in modo particolare, affrontassero anch'essi la situazione. Dico i padri perché voglio ricordare che questa legge ha permesso finalmente di liberare le donne. Prima di questa legge c'erano donne agli arresti domiciliari senza aver commesso alcun reato, perché in situazioni di questa gravità, di cui le mamme tradizionalmente si fanno carico, diventa difficile persino uscire di casa per le normali necessità. Questa legge lo ha permesso. Per questo dico che questa penalizzazione rispetto alla legge numero 104 è sbagliata. Inoltre, Assessore, consideri che vengono penalizzate anche le mamme che avendo avuto la sventura di avere un figlio disabile chiedono un permesso di due anni (non tre giorni, ma due anni!), ed è una penalizzazione che io ritengo ingiusta.

Voglio dire ancora alcune cose. Per quanto riguarda i tetti di spesa noi abbiamo detto - potremmo dimostrarlo e spero che lo dimostreremo, ma non è questo l'oggetto della nostra discussione oggi - che investire sulla legge numero 162 consente comunque di risparmiare sulla spesa sanitaria. Mi viene detto anche da colleghi della maggioranza che per quanto riguarda le residenze sanitarie assistite, che comunque ci devono essere, in certi casi si paga addirittura il vuoto per pieno. Su questo non so dire, perché non ho nessuna documentazione al riguardo. Ripeto, ogni progetto finanziato, anche per gli anziani, in base alla legge numero 162 genera la possibilità di fare prevenzione, perché il paziente non va a finire negli istituti, quindi c'è un netto risparmio rispetto all'istituzionalizzazione, che produce spese di carattere soprattutto sanitario. Si è detto, responsabilmente, che la spesa deve essere contenuta in questo momento. Benissimo, possiamo essere d'accordo (anche se poi analizzeremo tutte le questioni e valuteremo i vari aspetti), purché ciò non vada a scapito della qualità del servizio.

Ho parlato prima in linea teorica, ma torno adesso su alcuni casi concreti. La nostra previsione purtroppo si è avverata: per esempio, un progetto personalizzato per un ragazzo autistico, gravemente disabile, quest'anno ha ottenuto 69 punti anziché 82 come in precedenza, per cui il relativo finanziamento è passato da 14.000 a 6.000 euro. E' evidente che questi nuovi criteri vanno rivisti.

Abbiamo spiegato quali sono i punti più penalizzanti. Io poi guardo a un esempio concreto: c'è un ragazzo, Davide, che grazie alla legge numero 162 si è…

Presidente, poi mi fa recuperare qualche minuto.

PRESIDENTE. Prego i colleghi Capigruppo di allontanarsi dall'aula, grazie.

ESPA (P.D.). Grazie, Presidente. C'è un ragazzo, Davide, che grazie alla nostra legge è riuscito a fare un percorso. Un progetto personalizzato per un disabile non gravissimo, cui erano stati attribuiti 69 punti, consentiva a questo ragazzo di avere un sostegno per potersi laureare. E Davide si è addirittura laureato a Milano in scienze politiche, con il supporto di questa legge. Quest'anno il punteggio assegnato al progetto personalizzato per questo ragazzo è passato, in base ai nuovi criteri, da 69 a 55 punti e il finanziamento è stato ridotto da 6.000 a 1.500 euro. Perché questo? Non lo capisco, non c'è un motivo! A me viene difficile pensare che ci sia una volontà politica in tal senso. Non lo credo, credo piuttosto che nel fare i calcoli si sia commesso qualche errore, perché non è possibile che qualcuno pensi che tutto questo sia giusto.

Noi avevamo chiesto che venissero fatte delle simulazioni per verificare dove incidevano maggiormente i nuovi criteri. Prima di applicare nuovi criteri devono essere fatte delle simulazioni, perché adesso vedere che vi sono centinaia e centinaia di persone in questa situazione per noi è una grande preoccupazione. C'è un altro ragazzo, per esempio, che ha visto ridursi notevolmente il finanziamento che percepiva. Studia all'università di Cagliari, non comunica con la voce, ma attraverso una lavagnetta e sta per laurearsi anche grazie alla legge numero 162, che gli dà un piccolo contributo per andare avanti anche rispetto a questo obiettivo. E' un ragazzo che fino ai quindici anni d'età non comunicava con nessuno e ovviamente non aveva nessuna scolarizzazione. Adesso sta per laurearsi! Questo è uno dei casi che rientrano nei problemi che ho citato.

Il problema delle risorse: noi abbiamo chiesto che le risorse vengano integrate. Ho sentito qualcuno dire che si stanno facendo economie nei comuni e a me questo fa molto piacere. E' evidente che in condizioni così estreme non sempre i pazienti sopravvivono e pian piano i comuni accumulano risparmi, però se ci sono risorse da mettere in campo per ripristinare lo stanziamento di 116 milioni di euro va benissimo. Per quanto riguarda i fondi governativi vi dico subito che l'ultima manovra Tremonti taglia completamente le risorse del fondo sociale proprio per finanziare la legge numero 162. E' cominciata una grande protesta a livello nazionale a cui spero la Sardegna voglia aderire.

Sono state decise alcune scelte, lo dico perché è un fatto culturale sul quale adesso non voglio entrare, però si è deciso che…

PRESIDENTE. Onorevole Espa, è finito il tempo.

ESPA (P.D.). Non ho visto la segnalazione sul tabellone.

PRESIDENTE. C'è un problema con il sistema elettronico, però i venti minuti a sua disposizione sono già trascorsi.

ESPA (P.D.). Un minuto solo, Presidente, finisco subito.

Si è parlato anche dei controlli. L'Assessorato ha detto: "Stiamo facendo delle indagini. Per esempio, ci sono 300 persone che hanno dichiarato di avere un carico assistenziale ventiquattr'ore su ventiquattro, ma in realtà non è così, dal momento che portano a scuola i loro bambini". Vanno benissimo i controlli, è giusto farli, le persone con disabilità vera vogliono che ci siano i controlli. Però noi abbiamo approvato una norma, Assessore, che prevedeva di mantenere i criteri così com'erano e di effettuare controlli approfonditi, anziché diminuire la qualità del servizio. Lei sa benissimo che ci sono 36 casi classificati con zero punti nella scala di gravità, si tratta cioè di persone che non hanno nessuna disabilità. Noi la invitiamo a non dare l'incarico all'INPS o ad altri, ma a inviare personalmente una task force, perché quando vengono smascherati quelli che sono sicuramente dei casi falsi, si evita di danneggiare tutti gli altri che non vogliono avere un carico burocratico…

PRESIDENTE. Onorevole Espa, è finito il tempo.

Uno dei presentatori della mozione numero 98 ha facoltà di illustrarla.

MELONI FRANCESCO (Riformatori Sardi). Signora Presidente, onorevoli colleghi, signor Assessore, cercherò di utilizzare meno dei venti minuti che mi spettano, per lasciare tempo al dibattito ed eventualmente a qualche altro intervento, se il Presidente lo riterrà opportuno, anche perché la mozione è molto facile da illustrare, sia perché riguarda un argomento ben conosciuto da tutti noi, sia perché abbiamo fatto questa stessa discussione meno di un anno fa in quest'Aula.

Ci troviamo davanti a un settore molto delicato della nostra vita collettiva, un settore che tocca sensibilità diffuse, accresciute per giunta dalla sofferenza di persone a cui vogliamo bene, un settore essenziale per mantenere un livello di coesione sociale adeguato a far capire ai cittadini che non sono soli, che viviamo tutti assieme in questa società. So cosa vuol dire l'aiuto economico che per molti viene dalla legge numero 162. Conosco la sofferenza delle famiglie in cui vi è un disabile; una sofferenza profonda, come si può facilmente immaginare, per le condizioni, talora strazianti, di persone che si amano profondamente. E quindi, visto che parlo a nome di numerosi colleghi e che neppure noi del centrodestra siamo brutti, sporchi e cattivi, come talvolta veniamo descritti, per istinto direi: roviniamoci, se è necessario, ma mettiamo tutte le risorse che servono se questo aiuta a migliorare la vita di questa povera gente.

Purtroppo la sofferenza è sempre un argomento difficile da affrontare, ancora di più quando lo si deve fare in termini economici. L'economia è una scienza bella e utile, ma è anche brutale, talvolta, soprattutto quando si parla di scarsità di risorse. Tuttavia lo dobbiamo fare, dobbiamo affrontare la questione della legge numero 162 anche in termini economici e quindi con tutto il senso di responsabilità di cui siamo capaci. Ma siccome siamo qui per fare gli interessi dei sardi, e non solo dei sardi di oggi, ma anche di quelli di domani, abbiamo l'obbligo morale di porci il problema di come spendiamo i nostri soldi, anzi i soldi dei sardi. Che effetto hanno sul nostro PIL i soldi che stanziamo per la "162"? Per come è calcolato oggi il PIL (la spesa pubblica viene calcolata al costo), i circa 100 milioni di spesa per la "162" fanno crescere il nostro PIL di poco meno del 3 per cento l'anno, ed è pur vero che una parte di queste risorse diventa consumi e una parte resta in Sardegna, ma siamo sicuri che questa sia la strada per far crescere la nostra ricchezza complessiva? Badate, colleghi, che se non cresce la torta della nostra ricchezza complessiva, domani avremo meno fette da distribuire a chiunque.

Allo stesso tempo non possiamo ignorare il profondo senso di sgomento che ci assale di fronte alla prospettiva di dover dire di no ai fratelli che si rivolgono a noi nel momento del bisogno. E allora dobbiamo trovare una via equilibrata per affrontare il problema, che tenga conto delle ragioni e anche dei sentimenti, e francamente questo è il senso del mio intervento di oggi, questo è il senso della nostra mozione, questo è il senso delle nostre richieste all'Assessore e alla Giunta. La spesa per i progetti della legge numero 162 si è quasi centuplicata in dieci anni, passando da 1 milione e 337 mila euro ai 116 milioni stanziati per il 2010, anche se l'Assessore mi ha informato che non è esattamente questa la cifra che è stata spesa. I piani finanziati erano 123 nel 2000, sono diventati 28.351 nel 2010. Se consideriamo, poi, che la potenziale platea degli aventi diritto ai benefici della "162" è costituita da coloro che hanno avuto il riconoscimento della legge nazionale numero 104, che sono circa 65.000 in Sardegna, in teoria potremmo arrivare a 65.000 domande sulla "162", il che evidenzia la necessità di porre un freno, per quanto doloroso.

Vi voglio dare un altro dato per aiutarvi a riflettere. C'è stato, in questi dieci anni, un continuo incremento del valore dei piani, che in Italia è passato da 1.086 euro a 4.091 euro a piano. Diversamente dai primi anni, inoltre, neanche un piano viene più rifiutato; dal 2006 in poi, infatti, tutti i piani che sono stati presentati sono stati approvati. L'anno scorso sono stati 28.351 i piani presentati e 28.351 quelli approvati, per cui mi domando: è possibile che non ce ne fosse neanche uno fatto male? E' possibile che neanche uno di quei piani sia stato presentato da un non avente diritto? C'è quasi la sensazione, mi spiace dire questo, che i comuni - alcuni, non tutti, naturalmente come tutte le generalizzazioni anche questa è imperfetta - ritengano quello della legge numero 162 un canale di finanziamento aggiuntivo a quello del fondo unico, tramite il quale garantire ai propri cittadini una serie di servizi assistenziali integrativi o alternativi a quelli tradizionali da poter estendere ad libitum, con una sorta di irresponsabilità - mi duole dirlo - finanziaria, ma anche istituzionale. Noi non possiamo ignorare, nessuno può ignorare che la "162" non è una legge fatta per combattere la povertà; è una legge fatta per combattere l'handicap, per aiutare i soggetti handicappati, per migliorare la qualità della vita principalmente di questi soggetti e secondariamente delle loro famiglie. Non può essere, pertanto, usata come un grimaldello per sfondare le casse della Regione.

Partendo da qui e tenendo conto della necessità di equilibrare due esigenze che marciano in direzioni opposte e divaricanti, dobbiamo fare uno sforzo sia sulla parte finanziaria che sul complesso delle regole che governano il sistema di accesso e di godimento dei benefici previsti dalla legge numero 162. Le modalità di attuazione di questa legge in Sardegna - lo ha ricordato il collega Espa -, che hanno introdotto la coprogettazione tra la famiglia e le istituzioni, sono un esempio in Italia ed effettivamente sono ritenute molto valide. Io sono un sostenitore, collega Espa, del servizio sanitario della Lombardia; sono convinto che sia il migliore in Italia e uno dei migliori in Europa, quindi sono un tifoso di quel servizio, in questo caso specifico, però, operiamo meglio noi.

Con la delibera della Giunta regionale numero 34/18 l'assessore Liori ha proposto la riscrittura dei criteri di accesso ai benefici. E qui devo dire di non essere d'accordo sui criteri, perché presentano alcune incongruità e chiederò all'Assessore che vengano rivisti, ne abbiamo già parlato anche prima. Come è stato abbondantemente illustrato in varie sedi, con articoli sui giornali, comunicati, riunioni di famiglie, ne ha parlato anche il collega Espa poco fa, ci sono alcune incongruità laddove, ad esempio, viene ridotto di 20 punti il punteggio assegnato ad alcuni soggetti senza che le loro condizioni di salute siano migliorate. Sono rimasti tali e quali, ma i punteggi loro assegnati sono stati ridotti. Non entro nel merito dei criteri, ma, per fare un esempio, le persone con punteggio compreso tra 80 e 89 vedono decrescere il loro finanziamento, ma non quelli con punteggio tra 70 e 79. Ora, è vero che chi aveva un punteggio tra 80 e 89 è stato agevolato negli anni scorsi, ed effettivamente c'è bisogno di un riequilibrio, però, Assessore, si può magari pensare a una riduzione un po' più modesta e proporzionale per tutti.

Per quanto riguarda il reddito, invece, si fa riferimento di nuovo al reddito ISEE, mentre il decreto legislativo numero 130 ha chiarito che bisogna fare riferimento al reddito del disabile. C'è ormai una tendenza costante della giurisprudenza in questo senso e quindi io proporrei di ritornare a questa interpretazione, perché è inutile costringere i cittadini ad andare al TAR, è proprio una questione di etica della pubblica amministrazione. Se facciamo un ragionamento di questo genere: "Tanto devono andare al TAR, tanto molti non ci vanno dall'avvocato", diamo un esempio pessimo ai cittadini che siamo chiamati ad amministrare. E se diamo un esempio pessimo noi che siamo, o dovremmo essere, il meglio della nostra collettività, non possiamo aspettarci che i cittadini si comportino come noi desidereremmo, cioè civilmente e correttamente. Questo va al di là dei toni un po' allarmati usati dal collega Espa, sui quali per la verità ho qualche dubbio. Non credo, infatti, che se riducessimo di piccole quote il finanziamento a valere sulla "162" fiumi di persone andrebbero a finire nelle RSA o in ospedale, anche perché ci vogliono requisiti ben precisi, non ci si può andare per scelta.

Noi chiediamo alla Giunta di riscrivere i criteri in maniera più equa e al Consiglio di integrare le risorse nei limiti del ragionevole, del possibile e dell'equilibrato, che secondo noi è sostanzialmente rappresentato dalla spesa del 2010. Assessore, parlo di spesa e non di impegnato, perché so, ce l'ha comunicato lei, che la spesa è stata inferiore all'impegnato. Quindi rapportiamo l'importo dello stanziamento alla spesa del 2010, con l'impegno, se fosse necessario, di incrementarlo alla prossima manovra di assestamento del bilancio, senza però superare il tetto massimo di 116 milioni di euro che abbiamo stabilito l'anno scorso.

Non so se la cosa migliore sia ammettere tutti gli aventi diritto con una piccola riduzione del finanziamento proporzionale per tutti, considerato che ci saranno 3.000 o 4.000 domande in più quest'anno, oppure se, come suggerisce Marco Espa, sia meglio finanziare solo i casi più gravi e casomai non finanziare per nulla i meno gravi, che hanno meno bisogno. Sono due soluzioni che presentano lati positivi e negativi, per cui lascio decidere all'Aula e all'Assessore. Quello che mi interessa chiedere oggi è che vengano ridefiniti i criteri secondo principi di ulteriore equità e ragionevolezza, in maniera da garantire gli interventi comunque ai soggetti più gravi. Chiedo inoltre che venga valutata la possibilità di una corresponsabilizzazione dei comuni, magari con un piccolo contributo, entro il tetto del 5 per cento. I comuni devono però sapere, quando approvano a fiume questi piani, che qualcosa la devono mettere anche loro e quindi i loro servizi sociali devono stare più attenti. Nel caso di un aumento consistente dei piani finanziabili a seguito delle nuove domande, e quindi di un'insufficienza dei fondi a disposizione per garantire le stesse quantità finanziarie a tutti, chiedo che ci sia una riduzione proporzionale per tutti i piani, dal più importante al più piccolo.

Infine - e questa è una richiesta che rivolgo al Consiglio - chiedo che dalla prossima legge finanziaria le risorse siano integrate in misura corrispondente alla spesa del 2010 (circa 102 milioni di euro, così ci ha detto l'Assessore), con la possibilità di un ulteriore incremento fino a 116 milioni. In alternativa potremmo stanziare direttamente 116 milioni e utilizzare nell'anno successivo le somme eventualmente risparmiate. Insieme a questo però, Assessore, è necessaria un'intensa e seria azione di controllo da parte della Regione. Bisogna assolutamente riuscire a eliminare gli sprechi, bisogna riuscire a eliminare gli abusi, che non sono tollerabili in un campo come questo, perché in futuro dovremo utilizzare le scarse risorse che abbiamo per aiutare chi veramente ha bisogno; bisogno sanitario, non bisogno economico. Ha fatto bene il collega Espa a ricordarlo e lo ripeto: la "162" è una legge nata per aiutare le persone con handicap, non per contrastare la povertà. Per la povertà ci sono altri strumenti.

Assessore, so che lei è una persona sensibile e so che conosce la sofferenza, mi affido a lei perché le piccole storture che ci sono nella proposta attuale possano essere eliminate. Grazie a tutti per l'attenzione.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Rodin. Ne ha facoltà.

Ricordo che il tempo a disposizione è di dieci minuti.

RODIN (P.d.L.). Signora Presidente, onorevoli Assessori, onorevoli colleghi, dobbiamo riconoscere che negli ultimi dieci anni la Sardegna ha fatto enormi passi avanti dal punto di vista sociale, creando benessere e inclusione sociale. E se oggi possiamo vantarci che la nostra assistenza sociale ha raggiunto il livello più alto fra tutte le regioni dobbiamo ascriverne il merito a tutta la classe politica, che è stata capace di mettere a disposizione della collettività risorse sufficienti per soddisfare i bisogni che si sono manifestati.

Le due mozioni in esame hanno l'obiettivo di suscitare un dibattito, ma sono anche l'occasione per fare una riflessione e far emergere le criticità. Dalla lettura delle mozioni risulta che nel 2000, primo anno di applicazione della legge numero 162, le risorse messe a disposizione erano poco più di 1 milione. Dopo cinque anni, nel 2005, il finanziamento è stato di 30 milioni, è salito a 100 milioni nel 2008 per raggiungere la somma di 116 milioni nel 2009. Il progressivo incremento delle risorse messe a disposizione è dovuto al fatto che la popolazione sta invecchiando e vive più a lungo, il che comporta un aumento della spesa previdenziale e assistenziale, soprattutto quando l'invecchiamento è anche causa di disabilità.

Un momento molto importante nella lotta alla disabilità è quello dell'accertamento dell'handicap per le ricadute sociali e assistenziali che esso comporta. Non a caso nella valutazione dell'handicap è coinvolto un operatore sociale e uno specialista della patologia in esame. E' utile rammentare che nella definizione dell'handicap non esistono graduazioni percentualiste. Infatti la commissione medica può rilevare l'assenza o la presenza di handicap e la connotazione di gravità (articolo 3, comma 3, della legge numero 104). Come vedremo più avanti solo la situazione di gravità dà diritto a prestazioni assistenziali.

Per completare il quadro di riferimento bisogna tener presente che nell'accertamento dello stato di handicap non è prevista la definizione del grado di autonomia personale, ancorché la valutazione della non autosufficienza sia particolarmente interessante soprattutto per le persone anziane. Questa è una lacuna della legge numero 104 e per molte Regioni la valutazione della non autosufficienza è prevista, pur con modalità diverse, come requisito per l'accesso ai servizi assistenziali. Resta il fatto che la valutazione della non autosufficienza rimane uno dei capisaldi per la valutazione multidimensionale nel quadro della presa in carico della persona sotto il profilo sanitario e sociale, in modo da poter programmare supporti efficaci alla persona stessa ed eventualmente al suo gruppo familiare.

Ai fini dell'accesso ai benefici previsti dalla legge numero 162 la valutazione della gravità dell'handicap e della non autosufficienza in Sardegna fino a quest'anno era rimessa all'interessato o a un suo familiare e all'assistente sociale. Era un sistema che poggiava, quindi, sull'autoreferenzialità dell'entità dell'handicap, che è stata la causa della progressione geometrica dei piani personalizzati, che in meno di dieci anni, come si è visto, sono passati da 123 a oltre 28 mila. L'autoreferenzialità è stata il punto debole che ha governato finora l'erogazione delle risorse. Nel 2009 il sistema ha superato la soglia di tracimazione, tant'è che il Consiglio regionale si è visto costretto a integrare con 14 milioni le risorse assegnate per non escludere nessun piano presentato.

Prima di entrare nel merito delle mozioni voglio sottolineare che l'autunno caldo è incominciato con il ritorno in piazza di pastori, agricoltori, studenti e persino di uno sparuto numero di famiglie che protestavano contro la delibera numero 34/30 sulla legge numero 162. Queste proteste sono un esempio della crisi dei nostri tempi e rappresentano il cortocircuito della nostra società. Adesso, se guardiamo bene a cosa c'è dentro queste proteste, scopriamo che si è smarrito il senso della responsabilità, si rivendicano i diritti e gli interessi della propria categoria senza tener conto che spesso confliggono con l'interesse generale. Bisogna evitare di lasciarsi "forchettare" nella confusione tra riforme necessarie e aspirazioni della categoria, e questo è nostro preciso dovere.

Entrando nel merito vediamo quali sono le novità introdotte dalla Giunta con la delibera numero 34/30 del 18 ottobre 2010. Preliminarmente va detto che per la prima volta in questa materia sono state coinvolte, dall'assessore Liori, le federazioni di categoria e i familiari dei disabili, nonché l'ANCI, e che la delibera in questione è frutto anche dei rilievi critici e dei suggerimenti forniti dal comitato che è stato costituito per questa ragione. La prima novità riguarda l'abbandono del criterio dell'autodichiarazione dello stato di gravità, che ora è affidato a un medico. Il relativo modulo, l'allegato B della circolare, è rimasto quello approvato dall'assessore Dirindin, che l'attuale Assessore ha mantenuto, nonostante il parere contrario di alcune associazioni, per dare stabilità al sistema in attesa di verificare l'incidenza della certificazione medica sui piani. Questa modifica razionalizza il sistema e ha trovato generale consenso. La delibera, poi, ha modificato la scheda sociale e ha introdotto una diversa modulazione dei punti da assegnare ai piani personalizzati. Qui si sono incentrate le critiche delle due mozioni ed è prematuro conoscere i risultati di questa modifica. Credo che all'esito dell'esame delle domande, e anche prima - mi pare che da parte dell'Assessore ci sia un'apertura in tal senso -, un'eventuale correzione non rappresenti un ostacolo.

L'altra novità in questa materia è l'avvio delle procedure di verifica dello stato di gravità, in conformità al precetto della legge numero 6 del 2010. I rilievi mossi in ordine alle risorse assegnate sono riportati con dati non esatti. Lo stanziamento previsto nel bilancio del 2009 era di 91 milioni, dopo l'incremento di 14 milioni intervenuto con la legge numero 6 del 2010. La Giunta ha poi approvato un ulteriore incremento di 25 milioni e quindi complessivamente la somma messa a disposizione è stata di 116 milioni di euro. Anche quest'anno lo stanziamento in bilancio è di 91 milioni, quindi non c'è stata una riduzione. Poiché ogni anno, soprattutto a causa del decesso di persone molto gravi o anziane, si realizzano delle economie, l'assessore Liori sarà in grado di mettere a disposizione anche per quest'anno i residui che si sono verificati, quindi lo stanziamento totale dovrebbe essere vicino alla somma stanziata per il 2009.

Mi avvio al termine leggendo le conclusioni dell'intervento di un collega della maggioranza, formulate in occasione della discussione della legge numero 6 del 2010, il quale affermava: "Se tutte le altre Regioni italiane stanno utilizzando in modo diverso la legge numero 162, se nel Veneto ci sono 1.000 assistiti, se in Emilia-Romagna ci sono 1.000 assistiti (la prima amministrata dal centrodestra, la seconda dal centrosinistra) e se in Sardegna, con una popolazione tre, quattro o cinque volte inferiore, gli assistiti sono 28 mila e rischiano di crescere fino a 52 mila, questo non è un problema che possiamo affrontare né con un ordine del giorno né con una legge frettolosa del Consiglio regionale. E' sicuramente uno dei problemi fondamentali della spesa per il Consiglio regionale negli anni a venire, per cui è necessario che questo Consiglio, in maniera meno distratta e con più informazioni in possesso, si metta a riflettere seriamente su questo argomento che rischia di diventare una delle sfide più importanti dei prossimi anni". Io aggiungo che se vogliamo evitare che ogni anno il Consiglio regionale debba occuparsi della legge numero 162 questa è la strada da seguire.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Antonio Solinas. Ne ha facoltà.

SOLINAS ANTONIO (P.D.). Signora Presidente, signor Assessore, è davvero imbarazzante dover tornare a parlare, a un anno di distanza, dei progetti personalizzati per persone in situazione di handicap grave, ai sensi della legge numero 162 del 1998. Lo facciamo in conseguenza della delibera della Giunta del 18 ottobre di quest'anno, che ci ha costretti a richiedere la convocazione del Consiglio con la presentazione della nostra mozione. E' imbarazzante perché ritenevamo, evidentemente a torto, che dopo l'enorme mobilitazione popolare dello scorso anno la necessità di garantire alle persone non autosufficienti una dotazione finanziaria adeguata fosse ormai patrimonio comune di maggioranza e opposizione.

Ci sbagliavamo. La prova è nella delibera del 18 ottobre, con la quale la Giunta ha introdotto modifiche sostanziali ai criteri di finanziamento dei piani personalizzati. Nella suddetta delibera si modificano i criteri per giungere a un risultato esclusivamente di cassa: risparmiare 25 milioni di euro, stanziando cioè 91 milioni e 500 mila euro contro i 116 milioni di euro spesi nel 2009. Una contrazione molto significativa che avrà come inevitabile conseguenza l'esclusione dai benefici della norma di molti disabili sardi. Tale modo di procedere mi ricorda un po' il caso dell'aria e dell'acqua inquinate che tornano a essere respirabili o potabili modificando i parametri. In quel caso non sono l'aria e l'acqua che cambiano, ma i criteri di valutazione della loro qualità. Allo stesso modo in questo caso non sarà la riduzione della disabilità a determinare la riduzione o la cancellazione dei piani personalizzati, ma sarà la modifica dei criteri a provocarne il taglio.

Vi sembra, cari colleghi, un modus operandi coerente con le necessità di una delle fasce sociali più deboli della nostra comunità, in un momento nel quale la Sardegna e le famiglie sarde vivono una profondissima crisi economica e sociale? Peraltro l'obiettivo di cassa fallisce miseramente, Assessore, se si considera che molti dei soggetti rischiano l'istituzionalizzazione, in quel caso con costi molto più alti per l'amministrazione pubblica. Assessore, mi viene il dubbio che l'obiettivo da raggiungere con questa operazione sia questo: ridurre gli interventi della "162", mettere in difficoltà le famiglie e utilizzare le strutture private, creando un costo aggiuntivo per le famiglie e un esborso maggiore di risorse pubbliche.

In questi giorni, come molti di voi, ho avuto la possibilità di parlare con numerosi amministratori locali, anche di centrodestra, i quali hanno espresso tutte le loro preoccupazioni di fronte alla situazione che si sta venendo a creare nei comuni, dove gli operatori sociali si stanno prodigando nel tentativo di spiegare agli utenti la portata delle novità introdotte, rappresentando il rischio che rispetto all'anno precedente potrebbero vedersi tagliati i finanziamenti. Gli utenti faticano a capire come sia possibile che invece di andare avanti si torni indietro, riducendo anziché rafforzare uno strumento fondamentale di supporto ai nuclei familiari che si occupano dei propri disabili. Peraltro chi presenta la domanda deve pagare una nuova gabella. Infatti la compilazione della scheda sanitaria da parte del medico di base viene pagata cara e molti faticano a capire per quale motivo per accedere, se tutto va bene, a un sostegno economico si debba pagare, mentre fino a ieri ciò non era necessario. E' tutta qui la lotta contro i falsi disabili di cui si è parlato? Si consuma davvero in un burocraticissimo certificato a pagamento?

Assessore, rafforziamo i controlli, utilizziamo anche l'ufficio ispettivo della Presidenza della Giunta, riavvolgiamo il nastro. Se non si vogliono ascoltare le voci dell'opposizione, si ascoltino quelle delle amministrazioni locali, delle associazioni dei disabili, delle famiglie, dei tanti operatori del settore che vedranno ridimensionato il proprio impegno lavorativo, altro aspetto da non trascurare. Fatto ciò, si rimetta in discussione lo stanziamento. Se il Consiglio verrà investito di questa decisione, l'opposizione, così come ha fatto lo scorso anno, saprà fare la propria parte.

Una precisazione, Assessore: fino al 2005 molte richieste venivano escluse per mancanza dei requisiti; dal 2006 sono i comuni a curarne la predisposizione assieme alle famiglie e a verificare i criteri, senza i quali le richieste non vengono neanche trasmesse dai comuni alla Regione. Sarei anche d'accordo con il collega Meloni sulla compartecipazione seppur minima dei comuni al finanziamento dei progetti della "162", ma con la crisi che stanno attraversando i comuni, con la riduzione che avranno anche quest'anno non solo dei fondi nazionali, ma anche del fondo unico, una decisione di questo tipo mi sembra inopportuna.

Assessore, riveda i conti, e quindi i criteri, per consentire a migliaia di persone meno fortunate di noi di trascorrere la loro esistenza nel conforto domestico delle loro famiglie.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Agus. Ne ha facoltà.

AGUS (P.D.). Signor Assessore, onorevoli colleghe e colleghi, intervengo per fare una riflessione più generale, senza entrare nel merito dei dati che sono stati enunciati. Purtroppo in quest'Aula spesso ci soffermiamo sui costi dei servizi, che chiaramente sono l'elemento sul quale ci si scontra tutti i giorni in questo periodo di gravi difficoltà economiche, alle quali anche la Sardegna non può sottrarsi. Vorrei fare una riflessione sul tema che, ripeto, può essere visto in termini generali, e così come in questi giorni in quest'Aula si è stati in grado di trovare condivisione unanime su obiettivi comuni, credo che anche su questo tema bisognerà fare uno sforzo per trovare una posizione unanime e quindi dare la possibilità all'Assessore della sanità di mettere in atto tutte le azioni necessarie, perché sappiamo che le sue azioni, e quindi le azioni del Governo regionale, ricadono sul bene comune. La mia riflessione, quindi, non riguarda le risorse.

Come denunciato nella mozione, la modifica dei criteri per l'erogazione dei finanziamenti sicuramente vanifica lo sforzo che il Consiglio e lo stesso Assessore misero in atto a integrazione finanziaria della norma, per circa 14 milioni di euro, che fondamentalmente tendeva al mantenimento dei livelli delle prestazioni offerte, integrando il previsto taglio di 1.000 euro a progetto. In quella circostanza si prese atto delle gravi ripercussioni che si andavano prospettando e in particolare della drastica riduzione dei servizi per i progetti di minore portata, che rischiavano addirittura la cancellazione. Vi erano progetti per 12.000 o 13.000 euro all'anno e progetti per qualche migliaio di euro, quindi il taglio, se non proporzionato, avrebbe sicuramente cancellato i progetti, diciamo, di minore entità.

E' evidente che la modifica dei criteri tende a mantenere inalterato il budget, proprio come dicevo prima, perché spesso ci soffermiamo, giustamente, sulla disponibilità finanziaria, ma rischia di penalizzare fortemente il livello delle prestazioni. Quindi non entro nel merito, come ho detto, delle argomentazioni che l'onorevole Espa ha eloquentemente illustrato, con puntuale ed efficace esposizione, denunciando le criticità e le difficoltà, che chiaramente si scaricano sulle persone in gravi difficoltà. In generale, ma anche a livello nazionale, come lo stesso onorevole Espa ha richiamato, la legge numero 162 del '98 ha riscosso il plauso e l'attenzione generale, il che sottolinea l'alto grado di civiltà che la nostra Isola ha presentato alla comunità locale e nazionale. Credo che su questo elemento dobbiamo soffermarci ed essere orgogliosi di riuscire a guardare oltre il mero conto economico; è un'attenzione che pone la nostra Isola in posizione avanzata e di grande progresso.

Con questa legge la Regione Sardegna garantisce alle fasce più deboli una migliore qualità di vita. E' un tema che, a mio avviso, non può essere esaminato sotto il profilo meramente economico, perché nessuno ha stimato le economie possibili che la "162" consente di attuare nel contesto dei costi sanitari e sociosanitari in Sardegna, che sappiamo essere elevati ed eccessivamente elevati addirittura, perché vi è tutta una serie di operazioni che portano inesorabilmente a perseguire la strada più immediata e più facile, che è quella dei tagli. Credo che dobbiamo superare questo concetto. Capisco che è necessario ridurre la spesa, si dice anche che è urgente farlo perché spesso il Governo nazionale ci richiama al contenimento dei costi, e allora la via più veloce è quella dei tagli. E' un modo di fare sbagliato, secondo me; capisco la necessità, ma lo ritengo un modo di fare sbagliato. Non credo di dire nulla di nuovo affermando che se le persone beneficiarie della "162" non disponessero dei servizi previsti, buona parte di esse e i loro familiari andrebbero a ricercarli sicuramente nelle strutture pubbliche, compresi i ricoveri anomali, che sappiamo quanto costano al giorno.

Uno dei passaggi della delicata mozione in discussione riguarda proprio le difficoltà che il taglio dei servizi o la loro riduzione scarica sui comuni. Non affronterò tutti i temi, mi soffermerò solo due questioni e sarò brevissimo. Questa legge attua un principio di federalismo interno che dovremmo perseguire anche su altri fronti. Mettere in difficoltà i comuni rischia di minare il rapporto cittadino-istituzioni, mentre si dovrebbe fare ogni sforzo per rafforzarlo. Il comune è l'istituzione più vicina al cittadino e in questo caso può essere posto in condizioni di valutare a fondo i bisogni e anche di controllarli, perché mi sembra che questo fosse uno dei nervi scoperti della gestione della norma. Si è parlato ripetutamente anche qui del fatto che non ci sono i controlli, ma l'elemento più vicino al cittadino è l'organo comunale, quindi credo che al comune, oltre agli strumenti per dare risposte ai bisogni dei cittadini, si possa affidare anche il compito del controllo. Ritengo che il cittadino accetti questa doppia veste del comune, perché sa che da una parte è attento ai suoi bisogni e lo rispetta nel momento in cui esso attua il giusto controllo. Sappiamo tutti che questo è uno degli argomenti che sono rimbalzati anche in quest'Aula ultimamente.

Un altro aspetto che viene messo in crisi con l'operazione dei tagli è certamente quello occupazionale. In un'Isola assetata di lavoro si rischia di penalizzare non solo i lavoratori generici, ma anche i lavoratori intellettuali, che più di tutti soffrono il fatto che l'inserimento lavorativo avviene in età avanzata rispetto ai generici e che rischiano, come più volte abbiamo segnalato in quest'Aula, di essere costretti a emigrare. Spesso abbiamo sottolineato quanto i giovani laureati siano utili e necessari all'Isola, tant'è che ci siamo proposti di incentivare la formazione, di incentivare gli studi universitari, di incentivare anche la formazione all'estero con la speranza del rientro, proprio perché la formazione è un grosso investimento di cui la Sardegna ha estremamente bisogno.

Credo, quindi, che ci sia bisogno di un'intesa forte tra Regione e comuni, perché in quel contesto si possono dare risposte appropriate e recuperare lo sperpero generato dalle sovrapposizioni, così come richiamava l'onorevole Meloni, di servizi e prestazioni che i comuni e le ASL erogano. Sono certo che le criticità del problema non stanno nel bisogno, ma nella gestione del bisogno, che ha in Sardegna diverse provenienze e che i cittadini tendono comunque a utilizzare nel bene o nel male. Spetta all'organo politico esaminare le sfaccettature del caso che portano, con l'azione immediata, a contenere i costi, ma non a risolvere il problema o per meglio dire a dare un servizio di alto valore sociale, che la Sardegna si è conquistata con uno sforzo progettuale. Questo a testimoniare che la risorsa finanziaria è un importante strumento per raggiungere una migliore qualità della vita, ma non basta. Quindi questa legge coinvolge in modo particolare non solo il disabile o l'anziano, ma tutta la famiglia. E' un tema che si inserisce perfettamente in una nuova filosofia e che da più parti si accarezza, ma che ancora non trova piena attenzione. Allora mi chiedo perché non continuare a insistere con un'attenzione maggiore, con uno sforzo maggiore della politica proprio verso questo nucleo di società che tutti sappiamo essere per noi sardi uno degli elementi più importanti. La famiglia può diventare, quindi, il salvadanaio della spesa sociosanitaria in Sardegna e contribuire a creare una nuova condizione sociale, perché la famiglia è nella nostra cultura l'elemento cardine che anche nei momenti più difficili della nostra società ha retto l'economia regionale. Occorre fare un ulteriore sforzo, ripeto, non di mero taglio, ma di elaborazione ed esame delle tematiche che forse ci possono permettere di implementare l'attenzione che a livello nazionale ci è stata dedicata per l'attuazione della legge numero 162. Grazie.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Campus. Ne ha facoltà.

CAMPUS (P.d.L.). Presidente, Assessore, colleghi, certamente la legge numero 162 del 1998 è una legge importante, è una legge utile, con ricadute rilevanti in ambito sociale, sul contesto della nostra società e su tantissimi nuclei familiari. Basti pensare ai 28.351 piani personalizzati che sono stati finanziati. Però, al di là dell'importanza di questa legge, e quindi della necessità di doverla utilizzare nella maniera migliore, davvero inviterei i colleghi a non fare di questo dibattito ancora una volta una sagra della demagogia.

Non voglio soffermarmi su quelle che sono le finalità originarie della "162". Possiamo dire, senza nessuna possibilità di errore, che questa legge viene utilizzata male, perché di fatto viene utilizzata più che altro come uno strumento di assistenza sociale. Non è più uno strumento di assistenza alle persone con handicap grave e alle loro famiglie, ma si è trasformata in uno strumento di assistenza sociale, in un ammortizzatore del disagio economico a disposizione dei servizi sociali dei comuni. Certo, possiamo convenire tutti sul fatto che gli strumenti alternativi mancano o sono insufficienti e che siamo in uno stato di gravissima crisi economica, ma davvero vogliamo continuare a usare questa legge come uno strumento omnibus, su cui scaricare le necessità di assistenza sociale per tutte le situazioni di disagio, anche quelle concernenti, ad esempio, la perdita di capacità economica, connessa con la perdita dell'efficienza fisica o lavorativa dovuta all'invecchiamento? Questo è avvenuto negli anni.

E' sempre noioso e sgradevole rifarsi ai numeri e alle statistiche, però voglio rileggervi, colleghi, i dati del 2009: 28.351 piani finanziati, come è stato detto, il 40 per cento dei quali è legato agli originari fruitori della legge (handicap grave in giovani, minori e adulti); il 60 per cento è invece rivolto a soggetti ultrasessantacinquenni, quindi 60 piani su 40 riguardano gli anziani. Ma c'è un dato ancora più impressionante: nel 2009 c'è stato un incremento di 7.171 nuovi piani finanziati, ebbene oltre il 70 per cento di questi piani è rivolto a soggetti ultrasessantacinquenni. Abbiamo trasformato una legge per il sostegno all'handicap nella famiglia, in una legge di sostegno alla senescenza, sempre che a sessantacinque anni si possa essere dichiarati senescenti.

Allora, prendiamone atto. Certo, possiamo anche prenderne atto, ma riteniamo di poter continuare a dare un sostegno economico e sociale e a rinnegare quello che era lo spirito originario della legge? Vogliamo davvero finanziare con questa legge l'assistenza domiciliare, che più spesso è un mero aiuto domestico, oltre che trasformarla in un ammortizzatore sociale per la disoccupazione giovanile? Opera certamente meritoria, opera di cui c'è necessità, attenzione, ma perché realizzarla con questa legge, con questo strumento?

Disoccupazione giovanile: è detto nella mozione dell'opposizione che con questa legge si è avuta un'emersione del lavoro nero. Consentitemi una riflessione: l'emersione dal lavoro nero implicherebbe che prima questo lavoro fosse pagato dalle famiglie; veniva cioè svolto ugualmente, ma era a carico delle famiglie, e questo apre tanti altri discorsi, su cui non voglio soffermarmi ora, non è il caso, ma certamente la "162", così come viene detto, è usata come un sostegno alla lotta contro la disoccupazione giovanile, tanto che in uno dei punti della mozione della minoranza si sottolinea anche che questa rimodulazione dei criteri porterà a una perdita di 2.500-3.000 posti di lavoro. Oltretutto questo dato viene espresso erroneamente, lo spiegherò dopo, però è chiaro che non può essere questo il motivo per cui noi oggi discutiamo della legge numero 162, perché stiamo utilizzando uno strumento sbagliato, stiamo facendo ingiustizia sociale! E allora siamo davvero sicuri che le famiglie, le associazioni che rappresentano i veri titolari, i veri soggetti fruitori, doverosamente e loro malgrado, del provvedimento siano d'accordo su questa utilizzazione della legge? Stiamo davvero procedendo sulla strada giusta?

Questa discussione l'abbiamo già fatta un anno fa; ci fu un ampio e articolato dibattito, che si concluse con ulteriori stanziamenti. Ma altrettanto giustamente, e forse ancora di più debbo dire, l'anno scorso si giunse alla considerazione che era necessario rivedere i criteri di utilizzazione di questo strumento e rivedere, ad esempio, il fatto che prima si era in un regime di totale deresponsabilizzazione del soggetto erogatore di servizi sociali, il comune, rispetto al soggetto pagante, la Regione. E chi meglio di un sindaco - io l'ho fatto - può trovarsi a distribuire sostegno assistenziale da un lato e sostegno economico e lavoro dall'altro? Allora si disse: rivediamo i criteri, inseriamo una reale verifica sanitaria certificata, moderiamo i parametri per proteggere di più gli attori originali della legge. Questo è stato fatto, ma chiaramente non va mai bene niente.

Certo non sarò io a dire che tutto quello che fa la Giunta va bene, non l'ho mai detto, ma non posso neanche dire, per principio o per partito preso, che vada tutto male. Allora andiamo a vedere le criticità di cui si sta discutendo, che sono alla base della mozione dell'opposizione, ripresa anche da una parte della maggioranza, giustamente, perché c'era allarme su questo. La prima criticità è la copertura finanziaria: si parla di un taglio - questo termine piace molto all'opposizione - di 25 milioni di euro della copertura finanziaria della legge, quindi di un taglio per tutti i soggetti fruitori. Ebbene, questi 25 milioni di euro vengono calcolati rifacendosi ai 116 milioni di euro messi a copertura della legge nell'anno passato rispetto ai 91 milioni e 500 mila euro che sono stati messi in bilancio per quest'anno. Dai dati si rileva che l'anno scorso sui 116 milioni stanziati sulla base dei piani che sono stati regolarmente approvati e finanziati si è avuto comunque un risparmio di oltre 10 milioni. Cioè i 116 milioni di euro, a cui eravamo arrivati attraverso un movimentato, ampio, articolato e certamente utile dibattito, di fatto erano troppi. Quindi 91 milioni e 500 mila euro più 10 milioni fanno praticamente la stessa cifra che di fatto è stata spesa nell'anno passato. E' chiaro che si dirà ed è giusto dire che se il trend di crescita è costante e continuo le richieste quest'anno aumenteranno e quindi ci sarà necessità di altre risorse. E noi abbiamo dall'Assessore la disponibilità - la esprimerà la Giunta chiaramente - a coprire, come già avvenne l'anno scorso, queste ulteriori esigenze, purché si manifestino sulla base di esigenze reali e non sulla base di spinte emotive, come avvenne l'anno scorso.

Altro punto dolente: la rimodulazione dei punteggi. I punteggi potranno essere sicuramente rimodulati, se ne può parlare, però certamente non si può tornare indietro rispetto alla certificazione, alla nuova gabella. Ma è davvero pensabile che si potesse basare solo su un'autocertificazione o sul parere di un assistente sociale l'accertamento della gravità di un handicap e quindi si rischiasse davvero di togliere a chi ha più bisogno rispetto a chi ha meno bisogno? Credo che da questo punto di vista non si possa tornare indietro. Si può, Assessore, trattare con le federazioni, trovare una formula per non gravare sulle famiglie, ma sulla certificazione medica non si deve e non si può tornare indietro.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Caria. Ne ha facoltà.

CARIA (P.D.). Signora Presidente, signor Assessore, colleghi consiglieri, preliminarmente voglio dire qualcosa su un passaggio che è stato fatto dall'onorevole Rodin in relazione alla compilazione della scheda di salute da parte dei medici. Credo che non sia questa la soluzione del problema, anzi va sicuramente in controtendenza rispetto all'autocertificazione e allo stesso tempo rappresenta un ulteriore costo a carico delle famiglie. Credo invece, lo dico per rispondere a molte delle considerazioni fatte anche dall'onorevole Campus, che quello su cui bisogna lavorare sia il sistema dei controlli. Dobbiamo cioè mettere risorse per fare in modo che si facciano i controlli e chi effettivamente ha diritto, secondo i requisiti previsti dalla legge numero 162, abbia una risposta concreta ai suoi bisogni.

Oggi ci troviamo in Aula per discutere le mozioni numero 95 e 98 con l'obiettivo - almeno per quanto mi riguarda - di far modificare i nuovi criteri, a nostro avviso penalizzanti, introdotti dalla delibera della Giunta regionale numero 34/30 sui progetti personalizzati di cui alla legge numero 162. Francamente avremmo preferito non dover ritornare su questo argomento, in considerazione del fatto che questo Consiglio ha già affrontato questo tema qualche mese fa, allorquando la Giunta adottò una delibera con la quale si operava un taglio di 1.000 euro su ogni progetto, poi corretta grazie alle maggiori risorse reperite attraverso la legge approvata all'unanimità dal Consiglio. Pensavo che non ci sarebbe stato bisogno di ritornare su questo argomento perché da più parti la legge numero 162 è stata definita "legge gioiello", modello di eccellenza nazionale, che ha consentito a molti disabili di avere una risposta reale per favorire processi di inclusione sociale. A nostro avviso la Giunta ha ancora una volta perso un'occasione per seguire le indicazioni del Consiglio ed ha nuovamente provato a ridurre i fondi destinati alla "162", trovando uno strumento diverso da quello utilizzato l'anno precedente, ma sicuramente più efficace per il raggiungimento dell'obiettivo fissato, che è quello di ridurre la spesa. Questa volta bisogna riconoscere che l'operazione, a differenza dell'altro anno, è stata fatta prima della presentazione delle domande e dei progetti.

Si è parlato a lungo della legge numero 162 del 1998 in Commissione e oggi in Consiglio, una legge che ha come obiettivo quello di sostenere le persone con handicap e in particolare con handicap grave. E' vero che questa legge è nata come misura integrativa dei fondi degli enti locali - lo dico all'onorevole Campus che mi ha preceduto -, ma è altrettanto vero che dal 1998 a oggi tutto l'inquadramento normativo (i finanziamenti, le risorse trasferite agli enti locali) ha subito dei cambiamenti, delle modifiche. Faccio questo passaggio perché credo che non serva fare un ragionamento su chi deve mettere le risorse, in quanto i comuni di risorse nel sociale ne investono tante (i bilanci di ogni amministrazione comunale hanno una voce consistente rivolta al sociale). Il problema rimane lo stesso, cioè sapere se ci sono soggetti che hanno i requisiti di cui alla "162" che, se ci fosse una riduzione dei fondi, così come è avvenuto a livello regionale, non troverebbero risposta rispetto alle loro necessità e alle loro richieste. Per cui non sono preoccupato su chi mette i soldi, bensì mi domando se siamo in grado concretamente di dare risposte alle esigenze dei nostri concittadini e se riteniamo la "162" una legge valida. Non stiamo parlando di cifre assurde: nell'ambito di un bilancio che pesa diversi miliardi di euro, trovare 25 milioni di euro penso sia semplice. E' necessaria una cosa sola: la volontà politica di reperire queste risorse. Credo che se si trova questa volontà si trovano anche le risorse, senza nessun problema.

Circola da molto tempo un'opinione in quest'Aula, che sta ispirando la maggioranza ai fini della riforma del sistema sanitario, dettata da una volontà che è comune a tutti e che porta all'utilizzo di un'espressione semplice. Voi usate spesso l'espressione "razionalizzazione della spesa sanitaria", alla quale penso che in quest'Aula nessuno sia contrario. E allora, proprio su questo argomento voglio richiamare l'attenzione di tutti: ma se il finanziamento della legge numero 162 non è una forma di razionalizzazione della spesa sanitaria, francamente io non ne individuo altre, o meglio questo è uno dei tanti modi per razionalizzare la spesa sanitaria, perché sappiamo benissimo che se non c'è una possibilità di sostegno di determinate situazioni, da quelle situazioni scaturisce una richiesta di servizi sanitari che va ad appesantire gli attuali costi del sistema sanitario, che sono ben superiori alla quantità delle risorse che vengono erogate oggi per ogni progetto.

Qualcuno ha definito i fondi della "162" una forma di investimento, qualcun altro però dice: attenzione, il numero delle richieste continua ad aumentare. E' vero che c'è un trend di crescita, ma che cosa vuol dire questo? Il problema vero che abbiamo davanti, e che con senso di responsabilità dobbiamo affrontare, è capire dove sta andando la sanità. Voi dite che per risolvere il problema delle perdite è necessario un cambio del modello organizzativo delle Aziende sanitarie. Allora vi chiedo e vi invito a riflettere su questo: siete davvero convinti che il cambio del modello organizzativo delle Aziende porterà a una diminuzione delle perdite delle Aziende o a quella razionalizzazione della spesa di cui si parla? A me qualche dubbio sorge. Certo, un cambio organizzativo è necessario, soprattutto in alcune realtà, soprattutto in quelle che spendono la maggior parte delle risorse.

Cari colleghi, badate bene che l'incremento del numero dei progetti e della conseguente spesa impone naturalmente di condividere il principio che il diritto alla salute riconosciuto dalla Costituzione rischia di essere una mera enunciazione di principio in assenza di un rigoroso sistema di garanzie condiviso sui principi relativi all'utilizzo delle risorse stesse. Penso, quindi, che i criteri di contenimento della spesa pubblica debbano passare anche attraverso il vaglio di una politica di verifica, razionalizzazione e contenimento della spesa stessa, laddove questo sia possibile e attuabile. E a questo non possono certamente sfuggire i percorsi di verifica degli aventi diritto alle risorse per i piani personalizzati.

La discussione che oggi noi dedichiamo alla legge numero 162 e alla sua attuazione in Sardegna è una di quelle discussioni a cui il Consiglio regionale farebbe bene a prestare la massima attenzione, nel senso che stiamo parlando di temi che saranno sicuramente all'attenzione di questo Consiglio regionale anche negli anni a venire e che rappresentano la sfida su ciò che la Sardegna intende fare nel campo dell'assistenza, dei bisogni sociali e della salute della popolazione, una delle sfide più importanti.

La legge numero 162 nasce con finalità e obiettivi che sono chiari e precisi. Qualcuno pensa, o può pensare, che in Sardegna si stia usando questa legge in modo diverso rispetto a tutte le altre regioni italiane e ciò in considerazione delle elevate risorse dedicate e del numero dei progetti finanziati. Qualcuno può pensare che in Sardegna abbiamo trasformato la "162" in un'ennesima legge assistenziale, che fa una cosa buona e mette immediatamente a disposizione, senza residui e senza impegni di spesa che poi non vengono soddisfatti, risorse per la comunità sarda, per una comunità sofferente: anziani, disabili, famiglie in difficoltà. Io sono tra quelli, e lo dico con forza, cari colleghi, che al contrario pensano che la legge numero 162 sia una grande conquista. Chi fruisce di questa legge è una persona che possiede una certificazione in cui si dice che è affetta da handicap grave. Stiamo parlando di diritti, stiamo parlando di conquiste sociali che sono avvenute, in maniera bipartisan, dal 2001 in poi, stiamo parlando di qualità della vita delle persone, stiamo parlando finalmente di persone, quelle che voi avete messo al centro dello slogan del Programma regionale di sviluppo.

Ma voi siete a favore della tutela della famiglia sì o no? Francamente non lo capisco, a maggior ragione quando sento qualche collega - come il collega che mi ha preceduto - fare tutta una serie di ragionamenti che non riguardano la tutela della famiglia. Noi abbiamo un'altra visione dell'integrazione della persona nella società e perciò crediamo che questa legge sia da inquadrare nei diritti della persona, nei diritti sociali. Questa non è una legge che riguarda l'assistenzialismo; è una legge che riguarda i diritti della persona, allora da lì dobbiamo partire.

La scelta di stanziare ingenti risorse rappresenta un ulteriore passo avanti nella considerazione che la pubblica amministrazione si occupa non solamente di sanità, di ospedalizzazioni, di acuzie, ma anche di salute, di benessere delle persone, nell'infanzia e anche nell'età più adulta, laddove un diverso tipo di cura, un diverso tipo di assistenza può evitare trattamenti persino molto più costosi per la pubblica amministrazione.

Cari colleghi, al di là di quelle che possono essere le posizioni politiche, penso che il compito di tutti noi sia quello di individuare il problema concreto, cercando per quanto possibile consensualmente di trovare una soluzione al problema che viene posto. Concludo dicendo che credo che quest'Aula debba fare un breve ragionamento e debba capire che occorre fare un ulteriore sforzo per poter veramente decidere unitariamente e con dignità, sapendo di aver risolto un problema importante per il benessere di migliaia di sardi.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.

URAS (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Signora Presidente, colleghi, questo tema a me piace affrontarlo per quella che è la mia competenza, connessa ai percorsi amministrativi, più che approfondirlo dal punto di vista dei diritti. I diritti mi pare che siano indiscutibili; la necessità di rispondere al bisogno di queste categorie di persone, di queste fasce di popolazione mi pare che sia indiscutibile. Il problema si pone - l'ha detto la Giunta modificando la deliberazione sui criteri - in ordine al fatto che c'è una riduzione nelle risorse finanziarie destinate a questo scopo.

Alcuni hanno voluto dimostrare che questa è una partita finanziaria destinata a crescere e quindi a far aumentare le difficoltà di reperimento delle disponibilità nei prossimi anni. E com'è che noi risolviamo queste vicende? Badate, queste vicende si rappresentano sempre nel settore sociale, ma anche nel settore economico e produttivo e nel settore dell'occupazione, e come le risolviamo? Le risolviamo facendo un'operazione antica: prendiamo cioè atto che non abbiamo disponibilità, conseguentemente riduciamo il trasferimento finanziario verso la comunità. Questo è un percorso che dobbiamo interrompere. Dobbiamo fare invece il contrario, dobbiamo fare esattamente l'operazione di cui abbiamo parlato anche ieri, in occasione dell'approvazione della legge sul Patto di stabilità per gli enti locali. Abbiamo il dovere di recuperare nuove risorse, di realizzare ricchezza e di acquisire maggiore disponibilità finanziaria da destinare ai bisogni della nostra comunità. Cioè dobbiamo invertire il percorso e dobbiamo fare una selezione dei bisogni. Noi che abbiamo un piccolo apparato pubblico, da 14 mila dipendenti, noi che abbiamo delle megastrutture, telefoni, macchine, autisti e chi più ne ha più ne metta, noi che soloni avvaliamo anche di tanti consulenti che ci aiutano a capire meglio la realtà, noi che disponiamo di questa macchina amministrativa, pensiamo davvero che ci sia una gestione razionale di tutte le risorse, anche nella sanità? Siamo sicuri che non ci siano ambiti di spreco? Possiamo essere più intelligenti nell'affrontare i problemi che abbiamo di fronte, avendo cura di soddisfare il bisogno nel modo più efficiente ed efficace possibile? Perché la cosa più semplice, mi dispiace che non ci sia l'Assessore...

CHERCHI (P.d.L.), Assessore dell'industria. Sì, c'è.

URAS (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). C'è, però non può sentire. Se è fuori dell'aula aspetto, perché quello che vorrei spiegare all'amico Liori è esattamente questo: noi ci dobbiamo dare alcune priorità e io penso che la Giunta abbia sbagliato nel decidere le priorità. Ci dobbiamo dare alcune priorità, nelle quali dobbiamo ricomprendere questi bisogni. Sappiamo benissimo cosa vogliano dire 2.000 euro in meno per una situazione disperata, per una fatica permanente che accompagna queste famiglie sin dalla loro istituzione, dalla nascita dei loro figli che hanno qualche problema, qualche difficoltà. E sappiamo, perché glielo chiediamo noi, glielo chiedete in molti casi soprattutto voi, che quando nascono i problemi di coscienza e la cultura laica risolve diversamente alcune questioni escono fuori, giustamente, dalla cultura più religiosa, più profondamente convinta, i richiami ad accettare anche la difficoltà, perché intanto c'è una società evoluta che queste cose le capisce e le restituisce in termini di contributo collettivo. Invece noi diamo priorità ad altre cose, diamo priorità a cose che non ne dovrebbero avere.

Vi chiedo, non per usare due pesi e due misure improprie o per mettere sulla bilancia pere e mele e confondere le cose: pensate che i capitoli attraverso i quali diamo alcuni milioni di euro alle squadre professionistiche che devono partecipare a un campionato siano più rilevanti di questi capitoli? Io penso di no. Ma pensiamo alle consulenze inutili - io ne conosco alcune e quando ci penso mi ricrescono i capelli che non ho più! - di cosiddetti esperti. Come si possono chiamare esperti dei neolaureati che si ritrovano a maneggiare per la prima volta certe materie? Ce ne sono all'interno delle nostre strutture pubbliche, all'interno delle strutture regionali, può essere che non ce ne siano nel suo Assessorato, magari ce ne sono in molte ASL o in altri Assessorati, e tutti i costi sono a carico dello stesso bilancio.

Qua di che cosa si parla? Esattamente di una riproposizione dei criteri esistenti, che casomai vanno rivalutati per meglio orientarli in funzione dei progetti personalizzati e delle esigenze, ma senza tagliare indiscriminatamente in modo orizzontale. Stiamo parlando di una differenza, tra l'importo stanziato precedentemente e quello che è stanziato, di circa 25 milioni di euro, che è un'inezia. Se da un bilancio come il nostro, che vanta - poi mi diranno che non è vero, e io sono il primo a dire che sicuramente non è vero - oltre 8 miliardi di euro di entrate dallo Stato, togliamo 25 milioni di euro, che si traducono, per chi ha un problema a 21 anni e un punteggio di 79, in circa 3.000 euro in meno rispetto al sussidio che percepiva nel 2009, e per chi ha una difficoltà a 7 anni e un punteggio di 78, che scende a 60, in circa 2.500 euro in meno (da 7.000 euro a 4.500), ciò significa che i nuovi criteri producono effetti tali da annullare integralmente quell'aiuto.

La richiesta che faccio all'Assessore, perché tanto in Commissione bilancio ci dobbiamo andare, il bilancio dobbiamo farlo, come lo abbiamo fatto le altre volte, è questa: riprendiamo la questione, ripristiniamo i criteri, casomai miriamoli meglio e soprattutto reperiamo le risorse, perché da questo punto di vista sul capitolo destinato a questa finalità siamo disposti a lavorare, magari togliendo risorse ad altri capitoli che sicuramente presentano sprechi, che non sono mirati in modo giusto e non colgono un bisogno.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare, per la Giunta, l'Assessore dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale.

LIORI (P.d.L.), Assessore dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale. Onorevole Presidente, onorevoli consiglieri regionali, certo è che sulla base della legge numero 162, una legge importante per questa Regione, si sono realizzati via via interventi che ne hanno un po' snaturato l'origine. Una legge nata per dare risposte alle gravi non autosufficienze, ai portatori di handicap importanti, è stata progressivamente utilizzata per dare risposte a patologie riconducibili con lo stato di vecchiaia, ad anziani con limitazioni dell'autosufficienza spesso più di carattere sociale che sanitario, e questo ha fatto lievitare in modo importante la spesa sanitaria e il numero delle domande alle quali un Assessore, che non può disporre a proprio piacimento del bilancio, deve dare risposte. ++

L'anno scorso, avendo una dotazione di risparmi molto importante, l'ho subito destinata a coprire i bisogni della legge numero 162. Non credevo che anche quest'anno, come invece si è verificato, ci sarebbero stati dei risparmi e non li ho potuti destinare alla legge. Però già l'anno scorso dissi che avrei fatto di tutto per coprire i bisogni, se avessi avuto la disponibilità anche di quei 1.000 euro che inizialmente furono tolti a ogni piano personalizzato, per recuperare i 30 milioni di euro che, si diceva, servivano ma non avevamo in cassa. Tant'è che da tutti i comuni della Sardegna arrivarono numerosi documenti in cui si lamentavano i tagli della legge numero 162, le difficoltà delle famiglie, il mancato finanziamento di piani già in fase avanzata, cioè tagliati in corso d'opera, a domanda già presentata. Per cui il Consiglio regionale, anche con il mio assenso e con l'assenso della maggioranza, recuperò altri 14 milioni di euro, che in realtà non sono stati spesi, come ha ricordato qualche consigliere. Quasi tutti questi piani sono stati oggetto di risparmi che come tali comunque possono essere tranquillamente utilizzati, a mio parere, lo dico sin d'ora, in aggiunta ai 91 milioni di euro, portando lo stanziamento esattamente alla dimensione della spesa reale, che non è stata di 116 milioni - questo è l'importo stanziato -, ma di 102 milioni di euro. Debbo aggiungere che sicuramente potrò disporre anche di fondi statali per la non autosufficienza, che andrebbero comunque - ve lo dico già da adesso e prendo l'impegno a nome della Giunta - a coprire eventuali bisogni determinati da nuove domande, la cui presentazione non è stata ancora completata, per cui non si può determinare l'ammontare esatto della spesa. Debbo anche dire che l'aver immobilizzato questi fondi l'anno scorso, fondi che poi non abbiamo speso, in realtà ha comportato - anche di questo credo che l'Aula debba essere resa consapevole - un sottofinanziamento o un mancato finanziamento di altri settori di carattere sociale. Penso, per esempio, alla dotazione finanziaria per contrastare la povertà, che pure ho provveduto ad aumentare del 50 per cento, portandola da 20 a 30 milioni di euro, ma forse avremmo potuto fare qualcosa di più, studiare qualche altra forma di intervento, vista la grave situazione finanziaria nella quale versa la popolazione sarda nell'ambito di una crisi mondiale che colpisce forse in modo più grave la nostra Isola; penso al programma "Né di freddo né di fame" oppure alla sport terapia, per praticare la quale i portatori di handicap grave hanno pure diritto a un finanziamento. L'anno scorso non li abbiamo finanziati perché i fondi della "162" erano stati impropriamente immobilizzati avendo erroneamente stimato necessità superiori a quelle reali.

C'è la volontà da parte della Giunta di coprire qualunque bisogno possa rendersi necessario, perché i fondi ci sono; sono quelli provenienti dai risparmi e da ciò che ci trasferisce lo Stato per la non autosufficienza. Quello che io sostengo è che non conviene immobilizzare i fondi, perché se le necessità fossero inferiori a quelle previste o comunque venissero sovrastimati i fondi immobilizzati sottrarremmo risorse ad altri interventi del settore socioassistenziale, di cui dobbiamo coprire le esigenze finanziarie.

Sono consapevole delle difficoltà che si possono creare in qualche caso, però alcune tabelle, come ha detto il consigliere Rodin, non sono state assolutamente modificate, bensì sono state presentate alla sottoscrizione degli assistenti sociali così com'erano nella passata amministrazione. Ciò che in realtà è cambiato, e di molto, è il sistema della certificazione, che è passato nelle mani dei medici. Gli assistenti sociali certificavano stati di handicap sui quali - perdonatemi - non sono preparati a dare una valutazione. Credo che tale valutazione sia tornata nelle mani giuste. La spiegazione sulla diminuzione del punteggio assegnato a qualche singolo caso sta proprio nel fatto che la valutazione del medico, certamente non perfetta come tutte le cose di questo mondo, è comunque più attendibile di quella di un assistente sociale. Si parla del medico di famiglia, a cui la gente si rivolge. Forse è una valutazione meno aperta, meno disponibile e più attenta di quella dell'assistente sociale, al quale rimane comunque per intero il compito di valutare la condizione di disagio sociale, che attribuisce il 50 per cento del punteggio.

Credo che questo sia un modo per stabilire ordine, non per tagliare i diritti ai cittadini, perché, in realtà, sappiamo tutti che la sostenibilità di questo sistema la decidiamo noi politicamente, cioè la decide il Consiglio regionale, che può sempre dire che questo diritto viene garantito non solo agli anziani, ma a tutti i richiedenti. Ne prenderò atto, come Assessore sono l'esecutore delle decisioni del Consiglio.

Alla fine della discussione in Aula sulla "162" mi fu dato l'incarico di mettere ordine su questa legge o di mettere ordine al sistema e a tal fine ho convocato le associazioni di categoria. Vi debbo dire che in molti casi queste associazioni si sono dimostrate molto più severe di quanto non lo fossi io, che badavo a non fare tagli. Garantisco al Consiglio regionale che è volontà della Giunta non penalizzare la spesa in questo settore, oltre lo stanziamento consolidato, e addirittura sono disponibile a portarla, se si rendesse necessario, fino all'importo di 116 milioni stanziato l'anno scorso, semplicemente spostando delle poste di bilancio, utilizzando poste di risparmio o di economia che sono presenti nei finanziamenti dello Stato. Sono convinto che sommando i 91 milioni che ha stanziato la Giunta, compresi i 14 milioni che erano stati attribuiti provvisoriamente l'anno scorso (che avevo prelevato dalla dotazione dell'Assessorato), ai risparmi che sono presenti nelle casse dei comuni, arriviamo almeno al finanziamento consolidato, e non c'è bisogno di nient'altro. In ogni caso arriveranno dallo Stato fondi per la non autosufficienza, per cui sono sufficientemente tranquillo circa la possibilità di coprire i bisogni.

Certo è che sono emerse delle criticità, che mi sono state segnalate anche dai consiglieri. Io ritengo che sarebbe il caso di rivedere i parametri eventualmente per quanto riguarda qualche aspetto, al fine di eliminare delle incongruenze che sono palesi e che potrebbero essere portate all'attenzione della Commissione sanità per una valutazione in itinere, cosa che però richiederebbe lo spostamento di dieci o quindici giorni della data di scadenza delle domande, perché le domande che venissero presentate sulla base dei criteri modificati e con una scadenza così breve non permetterebbero ai comuni di completare l'iter nel tempo giusto e si creerebbero problemi di legittimità. Quindi bisognerebbe procrastinare di dieci, quindici giorni, sia i tempi di adempimento per i comuni sia i termini per permettere alla Giunta di rivedere i criteri.

La delibera numero 34/30 ha carattere sperimentale - è scritto nella delibera stessa -, perché mi rendo conto che ogni novità crea e creerà difficoltà che verranno eliminate via via, come per tutte le leggi, per tutti i provvedimenti. La sua applicazione a ogni singolo caso evidenzierà i limiti e le deficienze da correggere. Ci vuole, dunque, una presa d'atto sul campo. Credo che non sia il caso di entrare nel merito dei criteri uno per uno, posso solo dire che i controlli sono stati fatti per la gran parte dei piani: 1.580 piani sono stati rinviati all'esame della commissione medica delle ASL, soprattutto quelli, come diceva il consigliere Espa, che avevano i punteggi più bassi. Abbiamo individuato 300 bambini in età scolare che avevano un piano personalizzato per ventiquattro ore. Ci sembrava strano che questi bambini evadessero l'obbligo scolastico e abbiamo potuto verificare che solo uno di essi aveva una giustificazione e che quindi tutti gli altri godevano di otto ore di copertura in più di quelle di cui effettivamente usufruivano. Questi casi sono stati oggetto di segnalazione per gli opportuni provvedimenti.

E' chiaro che di perfetto non esiste assolutamente nulla, però i nuovi parametri non sono legati all'esiguità delle risorse. Non abbiamo questo timore. Abbiamo agito - forse sbagliando, per carità, non abbiamo la presunzione di essere infallibili - certamente con l'idea di razionalizzare il sistema, non per tagliare, ma per eliminare le sperequazioni, per riequilibrare situazioni non facilmente giustificabili di fronte ad altri pazienti. Penso, per esempio, al problema che è stato segnalato dall'onorevole Espa di coloro che usufruiscono della legge numero 104 e dei tre giorni di assistenza al mese. E' difficile pensare che le persone che hanno la fortuna di avere un familiare che tre giorni al mese, quindi trentasei giorni all'anno, si assenta dal lavoro per prestare loro assistenza non siano favorite rispetto alle persone classificate con lo stesso punteggio, ma che non usufruiscono di quei tre giorni di assistenza pagata dallo Stato. Credo che questa sia stata la filosofia seguita un po' in tutte le scelte che abbiamo fatto.

Per quanto riguarda l'indicazione che mi viene data sulla corresponsabilizzazione dei comuni, devo dire che ho sentito l'ANCI, la quale però non si è mostrata molto d'accordo perché, pur riconoscendo che in passato la gran parte dei comuni ricorreva al fondo indistinto per dare risposte ai propri cittadini, in realtà le casse dei comuni non sono floride. Ritengo, quindi, che sia giusto trovare un sistema più equo; in avvenire l'ideale sarebbe predisporre una tabella di valutazione medica. Esistono tabelle scientifiche per altri settori e probabilmente riusciamo a predisporre anche per la legge numero 162 una tabella di valutazione che renda univoco in tutto il territorio regionale il giudizio di gravità per i cittadini, un giudizio scientifico difficilmente appellabile.

Tenete presente che la distribuzione delle domande varia da un distretto sanitario all'altro, proprio perché il giudizio di fronte alla stessa patologia non è univoco. Ogni commissione si riserva il diritto di giudicare certamente in scienza e coscienza, però riferendosi a scuole di pensiero diverse, per cui uno stesso cittadino verrebbe giudicato diversamente in Gallura, a Teulada, a Nuoro o a Oristano. Il che non è giusto e penso che a breve troveremo un rimedio anche a questo problema.

Un altro problema importante, segnalato dal consigliere Meloni, è relativo al sistema ISEE di accertamento del reddito. Gli Uffici mi dicono che il reddito da considerare è quello del nucleo familiare, ma se il parere legale rispetto alle osservazioni che mi sono state fatte dicesse che va considerato il reddito individuale, sono disponibile a rivedere la questione, eventualmente in tempi anche abbastanza brevi.

Penso che di osservazioni importanti ne siano state fatte tante. Capisco anche la portata di questa tematica dal punto di vista sociale e delle ricadute sul lavoro e sull'economia della spesa di questa ingente somma di danaro. Mi rendo conto che si possono creare delle situazioni per qualcuno anche molto spiacevoli, però, alla fin fine, credo che di grossi sconquassi non ne siano stati fatti, anche perché gli operatori sociali, i sindaci, i medici delle unità di valutazione a cui in un primo momento ho pensato di inviare le domande (ma si sarebbe intasato il sistema, per cui questa strada non era percorribile) mi hanno comunque detto che tutto sommato il sistema è positivo. E' confortante il lavoro che è stato fatto dagli Uffici, che voglio elogiare, anche perché, pur con tutti gli errori e le manchevolezze, nell'Assessorato regionale della sanità c'è una carenza di personale pari al 50 per cento della dotazione organica. In condizioni di estrema difficoltà, quindi, gli Uffici hanno dato risposte tutto sommato accettabili.

Per quanto riguarda il sistema previsto dalla legge, non possono essere sottaciuti gli elogi per un sistema che sicuramente consente di dare risposte ai cittadini, in qualche caso, però, rimane il dubbio che non tutto il sistema sia encomiabile, perché aver inserito anche l'assistenza domiciliare agli anziani in una legge orientata a dare risposte alla non autosufficienza grave, che certamente è un handicap fisico, ma nello spirito della legge è anche un handicap economico, un handicap relazionale, cioè la difficoltà di inserimento nella società e nella famiglia, in qualche caso è stato fuorviante e forse andrebbe studiato un altro percorso per questi casi, soprattutto per gli anziani che non hanno gravi handicap di carattere fisico. Certamente dobbiamo indicare delle priorità nelle scelte, ma è chiaro che alle priorità a cui si riferiva l'onorevole Uras non può dare risposta l'Assessore regionale della sanità e dell'assistenza sociale, che ha altri compiti, che può attingere dai capitoli di bilancio che gli sono propri e non può intervenire in altri settori. Credo che tutto sommato sia il caso di difendere lo spirito della scelta che è stata fatta da me e dalla Giunta, pur con l'apertura a possibili modifiche da concordarsi in Commissione dopo una quanto mai celere consultazione tra le parti interessate e disponibili a dare suggerimenti migliorativi, accettabili e di buon senso. Grazie.

PRESIDENTE. Ha domandato di replicare il consigliere Espa. Ne ha facoltà

ESPA (P.D.). Signora Presidente, voglio essere molto sincero, perché stiamo trattando un argomento in relazione al quale a volte il cuore funziona più del cervello. Devo dire, Assessore, che soprattutto il tono della sua risposta mi ha molto soddisfatto, lo dico senza problemi. Non c'è un problema di partiti qui, alcune sue considerazioni non le condivido, però il tono che ha usato mi ha soddisfatto, così come il programma finanziario che ci ha spiegato e che io non conoscevo. Quando lei dice: "Ho già trovato un sistema per riuscire, e mi impegno in tal senso davanti a tutti, a mantenere il livello di assistenza dello scorso anno" per me la partita è già chiusa, nel senso che c'è poco altro di cui discutere. Stiamo ritornando finalmente, almeno da un certo punto di vista, a una situazione estremamente positiva e credo che le persone con disabilità e le loro famiglie siano soddisfatte delle sue affermazioni. Anzi, a proposito, lo dico per i colleghi che magari non seguono giornalmente queste polemiche, io so benissimo, Assessore, che lei è stato sottoposto, anche legittimamente, da alcuni personaggi, da alcune organizzazioni minoritarie a delle pressioni, nel senso che le è stato proposto di escludere dai benefici della legge numero 162 i casi gravissimi, per esempio gli allettati, che hanno assolutamente bisogno dell'assistenza da parte delle famiglie, perché si ritiene che questa legge debba rivolgersi solamente alle persone con disabilità lieve, il che è una follia. Quindi io dico qui, pubblicamente, che lei ha fatto benissimo a respingere quella proposta, chiunque l'abbia avanzata, perché non è possibile che qualcuno possa teorizzare che la "162" debba favorire una categoria di persone, piuttosto che rispondere a tutti i cittadini sardi in situazione, certificata dai medici, di handicap grave.

Quello che io contestavo lo continuo a contestare, però lei mi ha un po' spiazzato quando ha detto: "Sono disponibile a capire se i criteri adottati possono essere rivisti". Allora, parlare in questi termini è positivo per i sardi. Noi abbiamo introdotto la certificazione medica, ne ha parlato anche l'onorevole Rodin, lo dico in maniera chiara, perché garantisce razionalità, garantisce i controlli, garantisce che il numero delle domande non lieviti esageratamente, come succede con l'autocertificazione. In realtà, Assessore, lo sappiamo bene, le cose non stanno proprio così, perché l'autocertificazione è un procedimento amministrativo teso ad accelerare le procedure e sgravare i veri disabili dai problemi burocratici. Adesso non voglio polemizzare sulla scelta della certificazione medica, perché non è questo il problema, però lei ha detto che quando i medici fanno la certificazione probabilmente abbassano il punteggio. Il problema, Assessore, che da un certo punto di vista mi preoccupa, però le sue parole mi tranquillizzano, è che a parità di condizione, come rilevata dalla scheda salute, il punteggio diminuisce ugualmente per centinaia di persone. Per questo bisogna fare delle correzioni. Probabilmente qualcuno l'ha informata male su come vanno le cose, mi viene da pensare questo, perché lei ha fatto un'affermazione precisa, ma probabilmente, quando sarà bene informato, dopo aver visto i dati, dovrà smentirla. Lei stesso ha detto che la legge è nata per le persone con disabilità grave. E infatti, come stavo dicendo, a parità di scheda sanitaria il punteggio attribuito alle persone con disabilità grave passa da 82 a 69 o da 94 a 74. Quindi queste situazioni vanno riviste, ma vanno riviste dati alla mano, non perché lo dice Marco Espa. Ribadisco, per i colleghi che hanno detto che la scheda medica è importante, che il procedimento di autocertificazione tendeva ad aumentare i controlli. Ricordo quanto è successo Capoterra in occasione dell'alluvione del 2008: sono state fatte le autocertificazioni e dieci persone sono state arrestate. Non voglio dire che si debba arrivare all'arresto, però se delle persone con disabilità grave sono già state sottoposte a una prima visita medica per stabilirne l'invalidità, poi ad altra visita medica per le agevolazioni della legge numero 104, per quale motivo devono andare di nuovo dal medico? Che cosa deve ancora certificare il medico, posto che quelle persone sono state visitate esclusivamente da medici? I colleghi medici mi dicono (lo ripeto perché me lo dicono loro, non intendo offendere nessuno, non sono un medico): "Ma perché nelle commissioni scopriamo che ci sono falsi invalidi? Chi ha fatto le certificazioni? Le hanno fatte i medici, mica le famiglie!"

Ci sono persone, come lei ha detto, Assessore, rispetto alle quali ha avviato delle indagini. Sono quelle classificate con zero punti. Zero punti, vi rendete conto? Cioè c'è gente che pur con zero punti presenta la domanda e prende i finanziamenti della "162"! Ma chi ha certificato lo stato di salute di questi disabili gravi con zero punti? L'hanno certificato i medici! Per questo l'onorevole Caria diceva, giustamente, che i controlli vanno fatti anche se i certificati sono rilasciati dai medici. Non è dunque la certificazione medica la soluzione. Il nostro obiettivo è quello di evitare ai veri invalidi, e sono migliaia, ulteriori adempimenti burocratici. Solo questo. Quindi nessuna polemica, ma non si può dire che con i medici i problemi sono risolti, e lo dico con grande stima di tutti i nostri medici e del sistema sanitario italiano. Questo è dunque uno dei punti principali.

Un altro punto sul quale voglio soffermarmi riguarda la legge numero 104. Lei, Assessore, ha ripetuto la sua posizione sui tre giorni di permesso previsti da questa legge. L'ho già detto, lo ripeto: i tre giorni di permesso non sono un premio, ma sono dovuti a una logica diversa, cioè al fatto che lo Stato, non potendo farsi carico di tutte le persone con handicap, nel 1992 decise di introdurre un'agevolazione lavorativa contrattata con i sindacati. Capisco benissimo che sono tre giorni di permesso a carico dello Stato, ma allora a mo' di battuta dico: e le spese che sosteniamo per il distacco dal lavoro dei sindacalisti? E le spese per le indennità dei consiglieri regionali? Cosa facciamo, mettiamo in classifica anche questi e li penalizziamo? Lo dico per far capire che, secondo me, non è molto congruo fare questo discorso. Lo so che interviene lo Stato, ma non interviene, consentitemi, "a pera", bensì attraverso un provvedimento preciso. Quindi mi sembra che il braccio di ferro su queste cose non sia utilissimo.

Sulla questione della responsabilizzazione, qualche consigliere ha detto: "Adesso la legge numero 162 deresponsabilizza". Non so se ci rendiamo conto di che cosa succedeva dieci anni fa. In Sardegna, prima della legge numero 162, le famiglie con disabili dovevano contrattare l'assistenza, ovverosia l'assessore comunale di turno contrattava l'assistenza per la persona con handicap e ovviamente aveva il coltello dalla parte del manico. La legge numero 162 è riuscita a togliere le persone con disabilità e le loro famiglie da questa morsa, perché ha dato loro - come diceva l'onorevole Uras, vogliamo rafforzare la famiglia sì o no? - il potere di scegliere gli operatori, in collaborazione con i comuni. Addirittura ha dato alle famiglie questo potere! Coprogettazione è anche questo: in un processo di sussidiarietà, che è un tema molto caro al centrosinistra, ma soprattutto al centrodestra, si dà una responsabilità alle famiglie. Altro che deresponsabilizzazione! Si sono responsabilizzate le famiglie dicendo loro: "Scegliete l'operatore sanitario, poi io controllo". Questo è un sistema moderno anche per l'amministrazione, questo è l'aspetto positivo dell'esigenza di non caricare di adempimenti burocratici chi è già in una situazione di grande sofferenza. Poi noi siamo favorevoli ai controlli, lo sono io e lo sono, credo, tutte le persone con disabilità grave. Siamo favorevoli non ai controlli generalizzati, ma ai controlli mirati, perché in questo si ravvisa la modernità dei controlli. Ovviamente adesso stiamo parlando delle persone con disabilità, ma i controlli sono necessari in tutti i settori, non solamente in questo campo della sanità, perché probabilmente ci sono altri sprechi e abusi che vanno colpiti.

Concludo, perché sta scadendo il tempo. Sentiremo adesso la replica del collega Meloni e vedremo se c'è la possibilità - spero di sì - di concordare un percorso unitario anche riguardo a questa mozione.

PRESIDENTE. Ha domandato di replicare il consigliere Francesco Meloni. Ne ha facoltà.

MELONI FRANCESCO (Riformatori Sardi). Presidente, io sarò molto meno loquace del collega Espa e quindi utilizzerò solo un minuto, lo prometto. Mi dichiaro sostanzialmente soddisfatto della replica dell'Assessore della sanità e della sua apertura ai cambiamenti. So che è così perché è stato disponibile in altre occasioni e quindi lo sarà anche in questa. Si è dichiarato aperto ai cambiamenti e sono sicuro che sarà così.

Per quanto riguarda il problema dei soldi non ho nulla in contrario. Se l'Assessore preferisce avere la disponibilità dei fondi da assegnare io gli do piena fiducia e mi va benissimo che si faccia così. Mi preme dire che ci deve essere l'impegno e la disponibilità a coprire almeno la spesa di quest'anno e, se dovesse essere necessario, un eventuale sforamento fino a 116 milioni di euro. Però, Assessore, a nome mio personale e del mio Gruppo, io sono del parere che si debba arrivare a 116 milioni compresi gli eventuali trasferimenti dello Stato, perché se quest'anno stanziamo 116 milioni più i 10 dello Stato, arriviamo a 126 milioni, ma se l'anno venturo i 10 milioni dello Stato non dovessero arrivare li dovremmo mettere noi. Può darsi che lo facciamo, per carità, può darsi che lo riteniamo opportuno, ne mettiamo 10 o addirittura 20, ma non dobbiamo essere obbligati a farlo. Quest'anno per noi il limite insuperabile deve essere di 116 milioni.

Per quanto riguarda i criteri, Assessore, qualche modifica bisogna farla. Mi è stato segnalato che nel caso di due handicappati nella stessa famiglia vengono assegnati 15 punti in graduatoria, nel caso di un handicappato che viva da solo 4 punti. A me pare che più che il numero degli handicappati, che certo va tenuto in considerazione, si debba tenere conto della condizione in cui si vive, cioè tra un handicappato che vive da solo e non ha davvero nessuno a cui rivolgersi anche solo per salire sulla sedia a rotelle e due handicappati che magari hanno fratelli, sorelle o genitori che si occupano di loro sia più grave la situazione dell'handicappato che vive da solo, quindi bisogna ragionarci su.

Quanto ai comuni mi permetto di insistere, Assessore: credo che la corresponsabilizzazione, seppure minima, dei comuni sia necessaria. Il loro parere mi sembrerebbe scontato. In America direbbero: è come chiedere ai tacchini se sono favorevoli ad anticipare il Natale. Naturalmente sono contrari! Ma quello che si potrebbe pensare è, ad esempio, che una parte dei 102 o 116 milioni di euro, cioè 5 milioni, li diamo ai comuni dicendo loro: "Questi fondi sono destinati a questo uso e quello che risparmiate lo potete tenere". Questo potrebbe essere un incentivo anche per loro a essere più seri nel valutare i progetti.

Ribadisco, Assessore, di essere sostanzialmente soddisfatto della sua replica e spero che adesso, insieme ai colleghi dell'opposizione, si possa trovare la maniera di chiudere la vicenda con un ordine del giorno unitario. Grazie dell'attenzione.

PRESIDENTE. Comunico che il consigliere Mulas è rientrato dal congedo.

Ha domandato di parlare il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà.

DIANA MARIO (P.d.L.). Chiedo una sospensione di dieci minuti o un quarto d'ora, per darci la possibilità di coordinare il testo dell'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Sospendo la seduta per dieci minuti. I lavori riprenderanno alle ore 12 e 55.

(La seduta, sospesa alle ore 12 e 46, viene ripresa alle ore 13 e 24.)

PRESIDENTE. La seduta riprende. Prego i colleghi di prendere posto e i consiglieri Segretari di accomodarsi al banco della Presidenza, grazie.

E' stato presentato un ordine del giorno.

(Si riporta di seguito il testo dell'ordine del giorno numero 1:

Ordine del Giorno Diana Mario - Bruno - Steri - Uras - Sanna Giacomo - Mariani - Cuccureddu sulla modifica dei criteri introdotti dalla deliberazione della Giunta regionale n. 34/30 del 18 ottobre 2010, avente ad oggetto "progetti personalizzati per persone in situazione di handicap grave ai sensi della legge 162/1998".

IL CONSIGLIO REGIONALE

a conclusione del dibattito sulle mozioni n. 95 (ESPA e più) e n. 98 (MELONI Francesco e più) sulla deliberazione della Giunta regionale n. 34/30 del 2010;

PRESO ATTO degli interventi avvenuti durante il dibattito in Aula e delle relative argomentazioni svolte;

ATTESO che dal dibattito sono emerse volontà comuni su una rivisitazione dei criteri e sulla necessità di implementare le risorse disponibili,

impegna la Giunta regionale

4) a salvaguardare i livelli di assistenza finora garantiti dalla corretta applicazione della legge alle persone in situazione di handicap grave, ridefinendo i criteri secondo i principi di ulteriore equità e ragionevolezza;

5) a confermare una disponibilità di risorse sufficienti a garantire il livello della spesa effettiva del 2010;

6) a impegnarsi, nel caso ciò fosse necessario, a proporre al Consiglio regionale di incrementare le risorse fino ad un limite massimo di 116 milioni di euro;

7) a far sì che in caso di aumento consistente dei piani finanziati con le nuove richieste in via di presentazione, e quindi di una sufficienza di fondi a garantire gli stessi livelli di quest'anno, una eventuale riduzione si applichi in percentuali identiche a tutti i piani;

8) a sottoporre al parere dalla Commissione consiliare competente i nuovi criteri da elaborare. (1) .)

PRESIDENTE. Procediamo alla votazione dell'ordine del giorno.

Ha domandato di parlare il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà.

DIANA MARIO (P.d.L.). Chiedo la votazione nominale.

Votazione nominale

PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'ordine del giorno numero 1.

(Segue la votazione)

Prendo atto che i consiglieri Mariano Contu, Cuccureddu, Milia e Oppi hanno votato a favore.

Rispondono sì i consiglieri:Agus - Bardanzellu - Barracciu - Ben Amara - Biancareddu - Bruno - Capelli - Caria - Cherchi - Cocco Pietro - Contu Felice - Contu Mariano - Cossa - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - De Francisci - Dedoni - Dessì - Diana Mario - Espa - Floris Mario - Floris Rosanna - Fois - Gallus - Greco - Ladu - Lai - Lotto - Manca - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Marco - Meloni Valerio - Milia - Moriconi - Mula - Mulas - Murgioni - Oppi - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Planetta - Porcu - Randazzo - Rodin - Sabatini - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Solinas Antonio - Solinas Christian - Steri - Stochino - Tocco - Uras - Zedda Alessandra - Zedda Massimo - Zuncheddu.

Risponde no il consigliere: Campus.

Si è astenuta la Presidente Lombardo.

Risultato della votazione

PRESIDENTE: Proclamo il risultato della votazione:

presenti 65

votanti 64

astenuti 1

maggioranza 33

favorevoli 63

contrari 1

(Il Consiglio approva).

Continuazione e fine della discussione congiunta delle mozioni Maninchedda - Sanna Giacomo - Planetta - Dessì - Solinas Christian sull'indipendenza della Sardegna. (6); Floris Mario - Cuccureddu - Mulas su "sviluppo e riforme" nell'unità del popolo sardo per il progresso civile ed economico della Sardegna. (20); Bruno - Uras - Salis - Agus - Barracciu - Ben Amara - Caria - Cocco Daniele Secondo - Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Sechi - Solinas Antonio - Soru - Zedda Massimo - Zuncheddu sulla necessità di dare immediato avvio ad un dibattito sulle riforme e sullo Statuto di autonomia, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento. (27); Contu Felice - Dedoni - Cuccu, sulla formulazione di un ordine del giorno voto al Parlamento per la stipula di un nuovo patto costituzionale (così come previsto dall'articolo 51 dello Statuto sardo). (46); Sechi - Zedda Massimo - Uras sull'affermazione del diritto di autodeterminazione dei popoli in funzione del più efficace contrasto all'aggressione e progressivo indebolimento dei valori di libertà, di uguaglianza e solidarietà politica, economica e sociale tra le comunità nazionali, linguistiche e culturali in Sardegna, in Italia e in Europa. (80); Diana Mario - Sanna Matteo - Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Campus - Cherchi Oscar - Contu Mariano Ignazio - De Francisci - Floris Rosanna - Gallus - Greco - Ladu - Lai - Locci - Murgioni - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Randazzo - Rassu - Rodin - Sanjust - Sanna Paolo Terzo - Stochino - Tocco - Zedda Alessandra sulla riscrittura dello Statuto di autonomia della Regione autonoma della Sardegna. (81); Zuncheddu - Uras - Sechi - Zedda Massimo sulla riscrittura dello Statuto sardo e sull'apertura, con lo Stato italiano, del processo di sovranità e indipendenza. (82); Vargiu - Cossa - Dedoni - Fois - Meloni Francesco - Mula sul ruolo dell'Assemblea costituente del popolo sardo. (85); Bruno - Soru - Sanna Gian Valerio - Agus - Barracciu - Cocco Pietro - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Meloni Marco - Solinas Antonio sulla formulazione di un ordine del giorno voto al Parlamento (articolo 51, comma 1, dello Statuto sardo). (87); Porcu - Sabatini - Meloni Valerio - Moriconi - Cuccu - Cucca sui principi e sugli obiettivi di revisione dello Statuto di autonomia della Regione autonoma della

Sardegna. (88)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la continuazione della discussione congiunta delle mozioni numero 6, 20, 27, 46, 80, 81, 82, 85, 87 e 88.

Poiché nessuno dei presentatori ha domandato di replicare, dichiaro chiusa la discussione.

E' stato presentato l'ordine del giorno numero 9, che sostituisce alcuni degli ordini del giorno precedentemente presentati. Tutti gli ordini del giorno presentati, tranne il numer[PS1] o 4, vengono quindi ritirati.

(Si riporta di seguito il testo degli ordini del giorno numero 9 e 4:

Ordine del Giorno Bruno - Steri - Meloni Francesco - Sanna Giacomo - Diana Mario - Uras - Mariani - Cuccureddu sulle iniziative da assumere in materia di riforme.

IL CONSIGLIO REGIONALE

a conclusione del dibattito sulle mozioni n. 6 (Maninchedda e più), n. 20 (Floris Mario e più), n. 27 (Bruno e più), n. 46 (Contu Felice e più), n. 80 (Sechi e più), n. 81 (Diana Mario e più), n. 82 (Zuncheddu e più), n. 85 (Vargiu e più), n. 87 (Bruno e più), n. 88 (Porcu e più) sulle iniziative da assumere in materia di riforme;

PRESO ATTO:

- della comune e diffusa consapevolezza espressa da parte di tutte le componenti politiche del Consiglio regionale di considerare conclusa una stagione importante dell'autonomia della Sardegna che con luci ed ombre ha caratterizzato la nostra specialità ed il rapporto con lo Stato derivante dal patto costituzionale contenuto nello Statuto del 1948;

- della condivisa opinione che i cambiamenti in corso nei rapporti fra lo Stato e le regioni in materia di competenze necessitano di un nuovo patto fra la Sardegna e lo Stato;

- che attraverso un procedimento ampio e partecipativo è necessario pervenire al superamento e ampliamento delle competenze autonomistiche che, confermando le ragioni che hanno reso e rendono la Sardegna speciale per la sua condizione geografica, storico-culturale e linguistica, conduca ad un duraturo e maggiore sviluppo attraverso la più ampia sovranità, da definirsi nel rispetto del quadro costituzionale;

CONSIDERATO che:

- l'obiettivo di riallineamento della sensibilità e di piena unità tra politica e società sarda potrà essere ottenuto con un grande movimento di coinvolgimento dei sardi nell'azione di riscrittura dello Statuto, anche attraverso un'assemblea per lo statuto, elettiva, con funzione costituente, che sottoponga la proposta di nuovo Statuto al Consiglio regionale, che lo discute e lo approva;

- si sovrappongono una pluralità di temi e di livelli di intervento (Statuto, legge statutaria, legge elettorale, organizzazione regionale, Regolamento interno) rispetto ai quali occorre operare secondo un indirizzo unitario, senza rinunciare contemporaneamente ad un'iniziativa tempestiva rispetto ai temi più attuali del dibattito nazionale o su cui è possibile far maturare più rapidamente posizioni condivise;

RITENUTO che occorre dare al dibattito un forte impulso sia sul piano della elaborazione sia su quello della iniziativa politica, favorendo la massima convergenza,

dà mandato alla Prima Commissione permanente

1) di provvedere entro novanta giorni ad istruire ed elaborare un percorso costituente finalizzato alla riscrittura dello Statuto nel quadro delle disposizioni dell'articolo 54 dello Statuto stesso, avvalendosi anche di contributi tecnici altamente qualificati da individuarsi ai sensi dell'articolo 42 dello Statuto;

2) di avviare immediatamente, al suo interno, un confronto per l'individuazione puntuale dei temi delle riforme secondo i diversi ambiti: legge statutaria per i rapporti fra organi statutari, legge elettorale, incompatibilità ed ineleggibilità; riflessi sull'organizzazione regionale, la sua struttura e le funzioni ad essa attribuite;

3) di operare in ogni fase secondo un metodo unitario, eventualmente integrando la propria composizione, in modo da garantire la rappresentanza di tutte le forze politiche al massimo livello;

4) di esprimere la volontà del Consiglio attraverso la predisposizione di un ordine del giorno da approvare ai sensi dell'articolo 51, primo comma dello Statuto speciale. (9)

Ordine del giorno Sanna Giacomo - Dessì - Maninchedda - Planetta - Solinas Christian sulle iniziative da assumere in materia di riforme.

IL CONSIGLIO REGIONALE

a conclusione del dibattito sulle mozioni n. 6 (Maninchedda e più), n. 20 (Floris Mario e più), n. 27 (Bruno e più), n. 46 (Contu Felice e più), n. 80 (Sechi e più), n. 81 (Diana Mario e più), n. 82 (Zuncheddu e più), n. 85 (Vargiu e più), n. 87 (Bruno e più), n. 88 (Porcu e più) sulle iniziative da assumere in materia di riforme,

delibera

1) di affermare solennemente la propria determinazione a conseguire l'indipendenza della Sardegna, intesa come esercizio pieno della sovranità del Popolo sardo sulla Sardegna, sulle isole adiacenti, sul suo mare territoriale e sulla piattaforma continentale;

2) di auspicare di poter esercitare parte di tale sovranità all'interno di un rinnovato patto costituzionale con una Repubblica italiana autenticamente riformata in senso federale, che si concepisca come un sistema di sovranità interdipendenti e solidali, come pure all'interno di un'Unione europea sempre più federalista;

3) di volere raggiungere questi obiettivi secondo un metodo progressivo, riformista, pacifista e democratico, maturato all'interno delle leggi vigenti in materia di formazione e espressione del consenso;

4) di voler sempre ispirare ogni atto relativo al sistema dei poteri interni e ogni atto relativo ai rapporti con lo Stato italiano e all'interno dello Stato italiano, al principio del massimo di sovranità conseguibile e di interdipendenza regolabile nel momento dato;

5) di voler costruire questa fondazione nazionale e statuale della Sardegna sempre con un'alta e forte partecipazione del Popolo sardo;

6) di approvare il presente ordine del giorno ai sensi dell'articolo 51 dello Statuto della Sardegna. (4).)

PRESIDENTE. Procediamo alla votazione dell'ordine del giorno numero 9.

Ha domandato di parlare il consigliere Giacomo Sanna. Ne ha facoltà.

SANNA GIACOMO (P.S.d'Az.). Chiedo la votazione nominale.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Bruno per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

BRUNO (P.D.). Intervengo brevemente per esprimere il voto favorevole sull'ordine del giorno unitario che, a seguito della sessione sulle riforme avviata da questo Consiglio regionale, riafferma il superamento della fase di autonomia, così come l'abbiamo conosciuta in questi sessant'anni, sancisce la necessità di un nuovo patto costituzionale con lo Stato e richiama le più ampie competenze autonomistiche, uno sviluppo da ottenersi attraverso la più ampia sovranità da definirsi nel quadro costituzionale. Certifica inoltre il fatto che il Consiglio regionale cerca la più ampia convergenza della società sarda, la più ampia mobilitazione possibile per fare in modo che lo Statuto sia scritto dai sardi, dalla società sarda nel suo complesso. Lo fa aprendosi anche a strumenti come un'assemblea elettiva per lo Statuto che poi sottoponga la proposta di nuovo Statuto al Consiglio regionale che la discute, la emenda, l'approva. Insomma, quasi un sistema bicamerale, seppure provvisorio, nel quale il Consiglio regionale e un'assemblea elettiva hanno il compito redigente da un lato e di approvazione definitiva dall'altro.

L'ordine del giorno dà mandato alla prima Commissione permanente di definire in tempi rapidi, entro novanta giorni, un percorso costituente e di presentare un ordine del giorno voto sui contenuti e sulle modalità da seguire, che dovrà essere votato dal Consiglio regionale. La Commissione autonomia sarà a tal fine adeguatamente allargata, in modo da contemplare tutte le forze politiche presenti in Consiglio regionale e di avviare nel contempo una riforma più ampia che non attenga soltanto allo Statuto speciale, ma anche alla legge statutaria, alla legge di organizzazione, alla legge elettorale. Credo che soprattutto l'unità che abbiamo ritrovato, anche con passi avanti e passi indietro da parte di tutti, sia il modo migliore per tentare di inaugurare anche questa legislatura come legislatura costituente che ci auguriamo, rispetto alle altre, produca risultati. Questo dipenderà dalla volontà politica di ciascun Gruppo, dipenderà anche dalla volontà di ciascuno di noi e soprattutto dal modo con il quale ci rapporteremo con la società sarda e le sue articolazioni, perché quando parliamo di Statuto, quando parliamo di nuovo patto costituzionale stiamo parlando della ricerca, dello sviluppo, di uno sviluppo duraturo per la nostra Isola.

PRESIDENTE. Comunico che il consigliere Christian Solinas è rientrato dal congedo.

Ha domandato di parlare la consigliera Zuncheddu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

ZUNCHEDDU (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Signora Presidente, annuncio la mia astensione, perché quest'ordine del giorno così importante per come è stato impostato non mi sembra molto credibile. Ho la preoccupazione che si rischi di imbalsamare il dibattito su grandi temi per poi non fare assolutamente nulla. Ho notato debolezza e titubanze anche nel riconoscere conclusa una stagione importante dell'autonomia della Sardegna. Io dico che dobbiamo essere più coraggiosi e dichiarare apertamente, come abbiamo detto in tante occasioni nel corso della grande dibattito di questi ultimi tempi, che i sessant'anni di autonomia purtroppo sono falliti miseramente perché non hanno portato il popolo sardo a un'attuazione reale e compiuta dei principi dello Statuto del '48, quindi dobbiamo essere più coraggiosi e dirlo.

Nell'ordine del giorno si dice che "è necessario pervenire al superamento e ampliamento delle competenze autonomistiche" che rendono la Sardegna speciale. Non mi piace neanche questo, perché la Sardegna è qualcosa di più, cioè non è solo speciale, è una Regione autonoma a Statuto speciale e dobbiamo scriverlo. E io aggiungo che la Sardegna rivendica la propria sovranità, sia come popolo, sia come territorio nazionale. Questo è un dato molto importante anche ai fini della proposta di insediare nel nostro territorio le centrali nucleari, per cui ribadisco il concetto dell'aspirazione a una sovranità avanzata e all'autodeterminazione. In questo momento storico è cioè più che mai importante la chiarezza anche nei termini con cui ribadiamo la nostra diversità e l'irrinunciabilità allo Statuto speciale della nostra Regione. Questo anche alla luce delle ambizioni del ministro Brunetta, che intende fare piazza pulita delle Regioni a Statuto speciale.

Per cui l'ordine del giorno mi sembra un po' debole e non vorrei che questo fosse di cattivo auspicio. Dico che non dobbiamo avere titubanze e dobbiamo invece ribadire il concetto di nazione sarda e di sovranità in termini più forti, anche perché questa volontà in Aula è emersa. Grazie.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Cossa per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

COSSA (Riformatori Sardi). Signora Presidente, intervengo brevemente perché credo che vada sottolineato il fatto che quello che stiamo vivendo è un momento alto, perché la maturità e il senso di responsabilità di tutte le forze politiche hanno portato a un risultato che io ritengo estremamente qualificante per questo Consiglio. Sappiamo che tutti partivamo da posizioni assai distanti e differenziate, ma il ragionamento e la consapevolezza che era importante dare un segnale forte all'esterno ci hanno condotto a un risultato, a mio avviso, soddisfacente.

Noi naturalmente apprezziamo particolarmente un elemento, cioè il fatto che il Consiglio abbia valutato positivamente l'idea di un percorso per la riscrittura dello Statuto che passi attraverso un coinvolgimento ampio e diretto del popolo sardo. Noi riteniamo che in un momento di straordinaria difficoltà per la politica e per le istituzioni, a tutti i livelli è vero, ma questo Consiglio regionale ha sofferto moltissimo nelle ultime settimane per una serie di vicende legate proprio alla specificità della crisi della Sardegna (ricordo i pastori, ricordo gli operai delle varie aziende che hanno chiuso, ricordo le manifestazioni di numerosissime categorie in difficoltà), lanciare alla società sarda un segnale di apertura rispetto alla scrittura del documento più importante, dell'architrave istituzionale della nostra regione, ha per noi una straordinaria importanza. Grazie.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Steri per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

STERI (U.D.C.). Signora Presidente, noi abbiamo sottoscritto quest'ordine del giorno rinunciando a una serie di proposte, facendo così diversi passi indietro, mentre altre forze politiche hanno fatto dei passi avanti, perché siamo convinti che in tema di riforme, in tema di regole della vita democratica non esistano maggioranze e opposizioni, poiché sono decisioni che devono essere prese con maggioranze rilevanti, se possibile all'unanimità. Non sono possibili, in tema di riforme, maggioranze di un voto. Questo ci ha indotto a fare dei passi indietro, prendendo atto con soddisfazione dei passi avanti che sono stati fatti da altre forze politiche per venirci incontro. Se lo spirito con cui si intende lavorare è questo, otterremo sicuramente risultati utili per la Sardegna. In questa vicenda quello che conta non sono gli interessi di partito, ma gli interessi generali, gli interessi della Sardegna e del popolo sardo.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Mario Diana per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

DIANA MARIO (P.d.L.). Signora Presidente, certo alcune settimane fa probabilmente nessuno pensava che si potesse pervenire a un risultato unitario. Considero comunque l'astensione annunciata dalla collega Zuncheddu una differenziazione che non modifica sostanzialmente la grande volontà che c'è stata di ricercare un percorso unitario. Credo che sia stata scritta una pagina importante, anche se il grosso del lavoro è ancora da fare e dovremo continuare a impegnarci tutti, soprattutto in prima Commissione, per trovare un percorso ancora più agevole e certamente più ricco di soddisfazioni per noi, ma soprattutto per tutti i sardi. Grazie.

PRESIDENTE. Per esprimere il parere della Giunta ha facoltà di parlare l'Assessore degli affari generali, personale e riforma della Regione.

FLORIS MARIO (Gruppo Misto), Assessore degli affari generali, personale e riforma della Regione. Signora Presidente, intervengo per esprimere il parere favorevole della Giunta regionale all'ordine del giorno unitario e anche l'apprezzamento per il lavoro svolto dai Gruppi politici, che hanno avuto e hanno la consapevolezza che i problemi non sono qui, ma li incontreremo nel momento in cui andremo a trattare questo argomento che sarà difficile, impervio, anche perché sull'onda di quello che sta succedendo in Italia molte altre Regioni tenteranno di legarsi al carro per avere nuovi statuti, per avere nuove competenze.

Noi siamo consapevoli del lavoro che deve essere svolto dalla prima Commissione, ma abbiamo dato grande importanza al preambolo politico perché dobbiamo giustificare le ragioni per le quali la Sardegna chiude il capitolo sull'autonomia e ne apre un altro. Per fare questo non basta richiamarsi genericamente a quello a cui si è fatto richiamo nel '48 e non basta neanche identificare la Sardegna come regione mediterranea soltanto dalle espressioni culturali, della lingua e quant'altro, ma bisognerà occuparsi dei suoi problemi istituzionali e storico-istituzionali. Ecco perché oggi, secondo noi, si scrive un pezzo di Statuto proprio sulle indicazioni politiche che il Consiglio regionale saprà dare a chi dovrà poi provvedere ad articolare lo Statuto stesso.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Giacomo Sanna per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

SANNA GIACOMO (P.S.d'Az.). Signora Presidente, dal 2001 a oggi credo si sia fatto un passo avanti importante. Nel 2001 quest'Aula si era divisa, non aveva trovato quella volontà, quell'unità d'intenti che per una partita importante come questa è sempre necessaria. Questi nove anni, a testimonianza di quest'ordine del giorno, hanno aiutato tutti noi, come diceva un collega, a fare un passo avanti o un passo indietro, perché l'importante era mettere assieme quella comunanza d'idee che contraddistingue la volontà di guardare al domani, di guardare il futuro.

Noi abbiamo una Carta costituzionale che risale al 1948, quando di Europa pochi ne parlavano, per non dire nessuno. Oggi lo scenario è cambiato, non possiamo far finta di niente. Oggi lo scenario è un altro e a questo scenario la Sardegna deve poter partecipare con tutte le forze e tutte le possibilità che merita. Riteniamo che da quest'ordine del giorno possa scaturire proprio la volontà comune di vedere se questa legislatura può essere una legislatura costituente o purtroppo non esserlo, come non lo sono state le legislature precedenti. Mi auguro che questa sia la volta buona, perché poter vivere questa esperienza in quest'Aula insieme a tutti voi credo sia il massimo dell'ambizione. E a questa ambizione noi teniamo moltissimo. Grazie.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Cuccureddu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Intervengo molto rapidamente per esprimere il voto favorevole del mio Gruppo e un plauso per il fatto che faticosamente si sia comunque riusciti ad arrivare a un ordine del giorno soddisfacente per tutti. Ciascuno degli intervenuti ha sottolineato gli aspetti di soddisfazione che si ritrovano in quest'ordine del giorno e per quanto mi riguarda il motivo di maggiore soddisfazione, oltre a questa sorta di sperimentazione di un'Assemblea costituente in salsa sarda, che mantiene comunque la centralità del Consiglio regionale, è il fatto che lo Statuto e la legge statutaria, insieme alla legge elettorale e alle altre norme che sono state indicate nell'ultimo "considerato", vengono valutate unitariamente.

Credo che siamo tutti consapevoli che non è più importante lo Statuto, e cioè l'ambito di governo, o qualche competenza e qualche risorsa in più che potremmo ottenere dallo Stato, ma è più importante la forma di governo. Vogliamo il presidenzialismo, vogliamo la centralità di questa Assemblea, vogliamo una Regione più leggera, più magra, ridotta, vogliamo il federalismo interno, e questo lo stabilisce la legge statutaria. Il fatto che in quest'ordine del giorno il percorso indicato e anche il coinvolgimento popolare riguardino sia l'aspetto a mio avviso marginale, e cioè la riforma dello Statuto, sia l'aspetto centrale, ovvero la forma di governo che sarà definita con la legge statutaria, ritengo che sia l'aspetto più rilevante dell'ordine del giorno. Grazie.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.

BRUNO (P.D.). Chiedo la votazione nominale.

Votazione nominale

PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'ordine del giorno numero 9.

(Segue la votazione)

Prendo atto che i consiglieri Contu Felice e Rassu hanno votato a favore e che la consigliera Zuncheddu si è astenuta.

Rispondono sì i consiglieri: Agus - Bardanzellu - Barracciu - Ben Amara - Biancareddu - Bruno - Campus - Capelli - Caria - Cherchi - Cocco Pietro - Contu Felice - Contu Mariano - Cossa - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - De Francisci - Dedoni - Dessì - Diana Mario - Espa - Floris Mario - Floris Rosanna - Fois - Gallus - Greco - Ladu - Lai - Lotto - Manca - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Mula - Mulas - Murgioni - Oppi - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Planetta - Porcu - Randazzo - Rassu - Rodin - Sabatini - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Solinas Antonio - Solinas Christian - Steri - Stochino - Tocco - Uras - Zedda Alessandra - Zedda Massimo.

Si Sono astenute: la Presidente Lombardo - Zuncheddu.

Risultato della votazione

La PRESIDENTE proclama il risultato della votazione:

presenti 64

votanti 62

astenuti 2

maggioranza 32

favorevoli 62

(Il Consiglio approva).

Passiamo all'ordine del giorno numero 4.

Ha domandato di parlare il consigliere Maninchedda per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

MANINCHEDDA (P.S.d'Az.). Chiedo scusa ai colleghi, ma il mio intervento ha e vuole avere soltanto il sapore di un richiamo a un voto dato, se possibile, al di là dell'appartenenza politica di ciascuno. Ciò che adesso è in votazione è l'ordine del giorno che sostituisce la mozione sull'indipendenza della Sardegna e io vorrei ricordare a ciascuno di loro due aspetti. Primo: noi abbiamo in questi mesi e in questi anni lavorato per restituire a questo tema tutta la compatibilità con il quadro costituzionale democratico in cui viviamo. Non è l'indipendenza intesa come antagonismo e separatismo; è l'indipendenza intesa come piena realizzazione di un popolo.

Secondo: chiedo ai colleghi di valutare con serenità il fatto che l'ordine del giorno prefigura l'inserimento di una novità culturale nel dibattito politico italiano, che è esattamente quella che in quest'Aula è stata rappresentata, e cioè che la sovranità della Sardegna è originaria, non delegata. Quando ripetutamente diciamo che l'autonomismo va superato nel federalismo politico intendiamo dire che la sovranità della Sardegna è originaria. L'ordine del giorno non prefigura avventure, ma chiede al Consiglio regionale e ai singoli consiglieri di poter inserire nel dibattito politico nazionale una novità culturale e cioè la coscienza che questa sovranità ha un fondamento originario da inserire in un sistema di interdipendenze che non può che essere il futuro Stato, così come sta nascendo dalle macerie di quello che noi stiamo vivendo. Chiediamo che ai consiglieri sia consentito di votare secondo coscienza, non secondo appartenenza, e di poter esprimere un giudizio positivo su un ordine del giorno che innesta linfa nuova in un dibattito francamente stantio come quello italiano.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Francesco Meloni per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

MELONI FRANCESCO (Riformatori Sardi). Presidente, voglio comunicare all'Aula che il Gruppo dei Riformatori si asterrà dalla votazione di quest'ordine del giorno, non perché abbiamo cambiato idea e siamo diventati favorevoli all'indipendenza, perché non lo siamo e restiamo fermamente sulle posizioni in cui siamo sempre stati, ma per una serie di motivi che posso brevemente sintetizzare. Uno è lo straordinario contributo che i colleghi sardisti hanno dato a questo dibattito sulle riforme in termini di elaborazione intellettuale e di proposizione. Questo noi lo apprezziamo moltissimo e quindi riteniamo che vada tenuto in considerazione. L'altro aspetto è che al di là della richiesta di indipendenza in sé e per sé le motivazioni addotte per giustificare questa richiesta non ci lasciano assolutamente indifferenti, sono molto concrete, sono realistiche, in buona parte veritiere. Questa è la ragione per cui, senza condividere la richiesta di indipendenza, lo ribadisco, il Gruppo dei Riformatori si asterrà dalla votazione di quest'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ricordo all'Aula che stiamo per procedere alla votazione dell'ordine del giorno numero 4, che ha sostituito la mozione numero 6 sull'indipendenza della Sardegna.

Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.

BRUNO (P.D.). Presidente, le vorrei chiedere, se è possibile, cinque minuti di sospensione, prima di proseguire.

PRESIDENTE. La seduta è sospesa, riprenderà alle ore 13 e 52.

(La seduta, sospesa alle ore 13 e 47, viene ripresa alle ore 13 e 55.)

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Gian Valerio Sanna per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Presidente, noi dobbiamo certamente invocare le coscienze quando siamo di fronte a problemi e decisioni cruciali che attengono all'attività di questo Consiglio, ma le coscienze devono anche rispondere alla linearità del lavoro che è stato fin qui fatto, alle aspettative e alle prospettive che si individuano all'interno del percorso che è stato indicato. Pertanto noi voteremo contro quest'ordine del giorno, ma vogliamo anche dire che la nostra coscienza è sempre la coscienza di chi, nello svolgere la funzione politica, crede che nel confronto debbano convivere le differenze che poi devono portare alla conclusione di quel percorso.

Credo che sia molto importante che orientiamo le coscienze non per liberare la mente nell'affrontare i problemi e nel decidere - come spesso capita di questi tempi in Consiglio regionale -, ma per definire nelle sedi che abbiamo individuato come luoghi della decisione quelle scelte che possono portare a scrivere le nuove norme statutarie. Anche per la stesura della Costituzione italiana, i 587 componenti dell'Assemblea costituente non potevano scrivere tutto e si sono perciò articolati in sottocommissioni, si sono divisi i temi, fino a quando qualcuno ha cominciato a scrivere, ha dato concretezza al lavoro e ne ha riportato l'esito.

Credo che sia molto importante e coerente quello che noi abbiamo votato e che tutte queste diversità siano una ricchezza, come abbiamo sempre detto. Non si potrebbe mai invocare la massima partecipazione del popolo sardo alla scrittura dello Statuto se non si dovessero far permanere le diversità come ricchezza del nostro dibattito. Questa è la nostra espressione di coscienza anche rispetto a quest'ordine del giorno, sul quale coerentemente votiamo contro perché abbiamo votato a favore dell'ordine del giorno precedente.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Mario Diana per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

DIANA MARIO (P.d.L.). Signora Presidente, le motivazioni addotte dal collega Gian Valerio Sanna non sono molto diverse dalla moltitudine di motivazioni che ognuno di noi può addurre in quest'Aula. Credo comunque che questa giornata non possa essere segnata da un voto contrario a qualcosa, ma alla luce del voto unanime che abbiamo espresso sull'ordine del giorno numero 9 mi permetto di invitare i colleghi firmatari al ritiro dell'ordine del giorno numero 4, un ritiro condizionato anche rispetto a ciò che dovrà accadere d'ora in avanti nella prima Commissione. Cioè, cerchiamo di non vanificare il lavoro fatto. Non vogliamo dire no a nulla in questo momento, stiamo parlando di riforme e credo che il momento sia molto importante. Penso che sia ancora possibile che il Gruppo del Partito Sardo d'Azione ritiri quest'ordine del giorno per poi avviare un processo che non esclude niente, ma non vorremmo assolutamente votare contro. Se invece ci fosse, da parte del Partito Sardo d'Azione, la determinazione di confermare l'ordine del giorno numero 4, il voto del Popolo della Libertà sarebbe contrario.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare la consigliera Zuncheddu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

ZUNCHEDDU (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Signora Presidente, esprimo chiaramente un voto contrario e di certo non per il principio, ma anzi proprio perché sono d'accordo con il principio e sono un'indipendentista mi trovo nella condizione di dover votare contro questa proposta che trovo demagogica e fra l'altro in antitesi con l'azione repressiva e coloniale, direi, portata avanti dalla coalizione di cui l'onorevole Maninchedda fa parte.

Quando si parla di indipendentismo si parla chiaramente di rottura di tutte quelle dinamiche politiche ed economiche che ci legano allo Stato italiano, per cui noi non possiamo sostenere la rottura di queste dinamiche e contemporaneamente, con un'alzatina di mano, con i fatti, appoggiare quelle iniziative. Quindi c'è una forte contraddizione. Tra l'altro il diritto all'indipendenza è un diritto assolutamente naturale di un popolo e non perché uno Stato può averci maltrattato; è, ripeto, un diritto naturale.

Apprendo in questo momento, presidente Lombardo, che è stato considerato ritirato proprio l'ordine del giorno sull'indipendentismo, di cui io risulto prima firmataria. Non ho sentito da parte sua l'annuncio con il quale lo riteneva ritirato. Fra l'altro colgo l'occasione per ringraziare tutti i consiglieri regionali che hanno appoggiato questa mia proposta solo in nome della democrazia, per consentirmi, proprio per una questione di diritto democratico, di depositare il mio ordine del giorno. Quindi onore ai consiglieri che non essendo indipendentisti mi hanno consentito di depositarlo.

PRESIDENTE. Onorevole Zuncheddu, quando ho annunciato la presentazione dell'ordine del giorno numero 9, mi sono rivolta all'Aula e ho chiesto se sostituiva tutti gli ordini del giorno presentati, tranne il numero 4, presentato dall'onorevole Maninchedda. Mi sono, ripeto, rivolta all'Aula e nessuno mi ha fatto presente che altri ordini del giorno, oltre a quello dell'onorevole Maninchedda, rimanevano in piedi.

Ha domandato di parlare il consigliere Pittalis per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

PITTALIS (P.d.L.). Colleghi, la prospettiva di una Sardegna indipendente è stata sempre un'aspirazione, anche silente, in tutti i sardi, come coronamento non solo di un sentimento, ma di un processo storico che parte addirittura dal Medioevo. Voglio ricordare che già nel XII secolo abbiamo avuto il riconoscimento della "nacion sardesca" da parte degli stessi dominatori e la stessa Carta de Logu è la testimonianza di una soggettività statuale della nazione sarda. Ed è la ragione per la quale in coscienza voglio discostarmi dall'indicazione data dal mio Capogruppo, perché sono tra coloro che, pur militando in un partito nazionale, si sente culturalmente e storicamente indipendentista, fortemente convinto di appartenere a una nazione sovrana, con una sua lingua e un suo popolo.

Proprio per una questione di disciplina di Gruppo, non potendo votare contro, preannuncio il mio voto di astensione.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Porcu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

PORCU (P.D.). Presidente, credo che siamo in uno dei passaggi importanti della nostra esperienza consiliare. Le parole hanno un peso, le parole scritte hanno un peso ancora maggiore e non avrei voluto neanche esprimere una dichiarazione di voto, ma credo che la sollecitazione che ci fanno i colleghi Sardisti sia importante, anche alla luce di quello che sta succedendo nei rapporti con lo Stato.

Io mi sento di associarmi alla richiesta del Capogruppo del P.d.L. di non metterci nella condizione oggi di votare contro quest'ordine del giorno, perché se anche i colleghi Sardisti sapranno esercitare la pazienza e consentire anche a quest'Aula di approfondire queste tematiche, attraverso il percorso costituente che abbiamo deciso di inaugurare, ma io dico anche nella discussione e nella vertenza forte che ci vede oggi su posizioni molto divergenti rispetto al Governo e quindi allo Stato, magari il risultato del voto su quest'ordine del giorno potrebbe essere diverso.

Noi oggi ci troviamo in una deriva egoista, in un assetto che non è federale, ma tende a portare ognuno a difendere esclusivamente i propri interessi, facendo venir meno alcuni principi del patto costituzionale che vincolano ognuno di noi alla coesione, alla solidarietà, alla perequazione verso i più deboli. Ora, in uno Stato in cui ogni Regione sembra chiudersi sempre più in sé stessa, in uno Stato che non mantiene i patti, a cominciare da quelli sulle entrate, che non trasferisce alla Regione le entrate tributarie che le competono, ma le lascia le competenze e le scarse risorse assegnate, in uno Stato dove il Governo rompe per primo il patto istituzionale con le Regioni, con i più deboli, se questa deriva, questa attrazione "leghista-nordista" dovesse accentuarsi o comunque manifestarsi credo che ognuno di noi sarebbe chiamato in coscienza a decidere se lo Stato unitario sia lo strumento migliore per garantire i diritti dei sardi.

Chiedo quindi ai colleghi Sardisti di lasciar maturare questa discussione, visti gli appuntamenti importanti che abbiamo, e di non metterci nelle condizioni oggi di votare contro quest'ordine del giorno. Li invito fortemente a riflettere, magari impegnandoci tutti a ripresentare una mozione tra qualche settimana, tra qualche mese, quando saranno più chiari il rapporto con lo Stato e la capacità del Governo di rispettare gli impegni che ha preso.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Giacomo Sanna per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

SANNA GIACOMO (P.S.d'Az.). Signora Presidente, alcuni colleghi ci hanno chiesto di ritirare quest'ordine del giorno. La nostra risposta è certamente negativa, il nostro voto a favore credo che non sia in discussione. Non lo ritiriamo, perché vorremmo così avere la possibilità di guardare avanti; non lo ritiriamo perché sarebbe come rinunciare alla nostra storia e non avere futuro.

Noi ci siamo appellati alle coscienze e vi faccio solo qualche esempio del percorso politico di questo partito. C'era gente che sorrideva quando si parlava di zona franca, c'era gente che sorrideva quando si parlava della lingua sarda, c'era gente che sorrideva quando si parlava di continuità territoriale, c'era gente che addirittura scherniva quando si parlava di liberazione dell'Asinara. Sono passaggi importanti della nostra vita politica, della nostra storia, e la nostra storia è questa. Volta per volta, però, questi argomenti sono entrati nella vita politica sarda, si sono concretizzati con il passare del tempo e sono diventati quindi realtà. Noi non ci scoraggiamo, guardate. Il fatto di aver potuto discutere di indipendenza in quest'Aula ancora una volta ci inorgoglisce. Molti di voi l'hanno fatto con parole di apprezzamento, con una partecipazione vera, altri l'hanno fatto ancora con tutti i dubbi che la parola comporta, pur ragionando su certe materie, su certi temi in modo più spinto di noi. Questo ci fa piacere.

Sono sicuro che questo argomento ritornerà in quest'Aula, sarà uno degli argomenti principali della storia politica della Sardegna e chi non ne fa parte oggi ne farà parte domani, perché le coscienze cambieranno, ci sarà motivo di orgoglio e di partecipazione per far sì che quest'Isola e questo popolo recuperino la propria dignità e la propria libertà.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Capelli per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

CAPELLI (U.D.C.). Signora Presidente, devo dire che l'esperienza politica mi ha portato a riprendere in mano i libri della storia e quindi i libri della storia della Sardegna. Ho cercato di riportare ai giorni nostri quella che è la storia della Sardegna, confrontandola con quanto è avvenuto in questi ultimi anni, in questi ultimi mesi.

Condivido alcune considerazioni fatte dal collega Porcu e mi sento sempre di più in dovere di rispettare quello che tutti noi qui (qualcuno forse anche in maniera inopportuna) definiamo popolo sardo. Io voglio dare dignità a queste parole e credo che quest'ordine del giorno dia dignità al popolo sardo e alla sua storia. Certo, viene difficile condividere un termine come indipendenza, ma l'indipendenza così come viene spiegata, intesa come esercizio di piena sovranità all'interno di uno Stato federale e di un'Europa federale dà dignità alla nostra Isola e a tutti noi, permettetemi, a chi voterà contro, a chi voterà a favore e a chi si asterrà. Dignità significa riconoscere davvero quel popolo sardo che oggi è sempre più lontano dalle attenzioni del Governo centrale, dello Stato, e non sto qui a ripetere i perché, già riportati dal collega Porcu.

Non dimentico di aver votato in quest'Aula sulla sovranità della Sardegna che ci è stata, poi, ulteriormente negata dal Governo di turno e dallo Stato italiano. Mettendo, quindi, in pratica quel forte esercizio di compromesso che è un atto, un esercizio importante per la politica che vuole riconoscere i diritti e le opinioni degli altri e confrontarli senza negare l'opportunità a nessuno di proporre i propri, io voterò a favore dell'ordine del giorno numero 4.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

URAS (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Presidente, abbiamo percorso un tratto di strada in questi mesi per niente scontato né nella sua evoluzione né tanto meno nel suo esito. Abbiamo ascoltato le parti sociali, abbiamo partecipato a iniziative pubbliche promosse da altri soggetti, anche non istituzionali, e abbiamo poi prodotto un impegno che si è concretizzato con il voto sull'ordine del giorno che abbiamo approvato poco fa.

In questa discussione non abbiamo emarginato, ma abbiamo favorito la relazione tra le diverse posizioni politiche. Abbiamo accolto chi sosteneva l'istituzione di un'assemblea elettiva con funzioni costituenti, la realizzazione cioè di un percorso costituente, e abbiamo accolto con pari sentimento chi sosteneva l'avvio di processi riformatori di miglioramento, di revisione dello Statuto o di definizione e realizzazione dei percorsi che riguardano invece l'attuazione di nuove norme, anche costituzionali, o di norme ordinarie provenienti dal Parlamento italiano. Abbiamo, cioè, lavorato per trovare una soluzione e l'abbiamo trovata. Credo che sia già molto che in quest'Aula si sia potuto parlare, e ringrazio per questo i colleghi sardisti e la collega Zuncheddu, di indipendentismo, cioè di un'opzione estrema di costituzione di nuova repubblica o di nuovo stato in cui il popolo sardo si possa riconoscere. Non è la mia posizione politica, non è neppure la mia convinzione attuale.

Io voterò contro perché così abbiamo unanimemente deciso del centrosinistra, ma con la speranza che la discussione che si instaura da oggi lungo il percorso della riforma della revisione dello Statuto ci porti a un processo più avanzato.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Campus per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

CAMPUS (P.d.L.). Signora Presidente, colleghi, non posso negare che ho sempre, anche quando militavo in un partito che apparentemente rappresentava un'antitesi rispetto alle posizioni del Partito Sardo d'Azione, dico apparentemente perché poi la storia non è esattamente quella, ho sempre molto apprezzato le posizioni del Partito Sardo, forse anche per tradizione familiare. Apprezzo anche, e molto, buona parte delle sue posizioni politiche e delle sue rivendicazioni. Apprezzo veramente tantissimo la presenza del Partito Sardo d'Azione come testimonianza attiva e visibile della nostra sardità.

Ho provato piacere nel sentire sia il collega Paolo Maninchedda sia il collega Giacomo Sanna parlare dell'orgoglio di portare al voto quest'ordine del giorno. Allo stesso tempo, però, non posso non ricordare quello che ho detto nel dibattito: noi sardi, la nostra capacità di indipendenza dobbiamo dimostrarla prima a noi stessi. Allora, dimostriiamo con le leggi ordinarie, con i poteri che già abbiamo, di saperci governare. So che il collega Maninchedda è sensibile a questo argomento. Dimostriamo di essere capaci di legiferare per impedire gli sprechi, evitando di bisticciare sulla destinazione di qualche milione di euro per questa o quella carenza gravissima della nostra economia, dei nostri servizi sociali o dei nostri servizi sanitari, e allora potremo davvero innalzare la bandiera dell'indipendenza.

Nell'ordine del giorno ci sono molti riferimenti assolutamente condivisibili. Al punto 2 si parla di una Repubblica italiana autenticamente riformata in senso federale. Siamo su questa posizione, non ci discostiamo nemmeno un po' dall'idea di voler sempre ispirare ogni atto relativo al sistema dei poteri interni e ogni atto relativo ai rapporti con lo Stato italiano e all'interno dello Stato italiano. Non ci discostiamo minimamente da questo ed ecco perché davvero, senza ripiegare la bandiera, senza ammainare la bandiera, senza dover ingoiare il proprio orgoglio, ma anzi proprio per quell'orgoglio, vi esorto a evitare che quest'Aula si divida su un sentimento comune, perché il sentimento è comune, però la forma e i tempi non sono ancora sufficientemente condivisi. Ancora una volta, l'appello è al ritiro, sentendo però in tutta l'Aula univocità di pensiero. Se questo non avverrà, sarò costretto a votare contro.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Mariano Contu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

CONTU MARIANO (P.d.L.). Signora Presidente, credo che l'esperienza di vita personale, che mi ha portato per lunghi anni in gioventù lontano dalla Sardegna, abbia fatto maturare in me tutta una serie di concetti che trovo racchiusi anche in quest'ordine del giorno proposto dagli amici del P.S.d'Az.. Questa loro azione mi ha fatto pensare ad Amsicora e alla battaglia di Cornus, ma anche, come ha già detto qualche altro collega, a tanti altri momenti della storia che hanno caratterizzato la vita della nostra regione.

Credo di poter affermare, dopo aver approvato il precedente ordine del giorno, con il quale si è voluta concludere la discussione su alcuni temi importantissimi, che partendo dal federalismo sono arrivati a comprendere tutti i concetti di autonomismo e così via, che in questo momento io, anzi noi non ci sentiamo di votare contro e di non condividere alcuni concetti contenuti nel documento. Pur non avendo ancora oggi maturato un concetto pieno di indipendenza per la nostra regione, siamo fiduciosi che l'azione politica nei prossimi mesi, con l'attività delegata alla prima Commissione, ci porterà a una condivisione maggiore anche da parte degli amici del P.S.d'Az. di quella che è al volontà del Consiglio regionale. Per cui annuncio il mio voto di astensione. Grazie.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Pietro Cocco per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

COCCO PIETRO (P.D.). Signora Presidente, credo che valori come quelli affermati nell'ordine del giorno proposto dal P.S.d'Az. non appartengano a una formazione politica piuttosto che a un'altra, che ne detiene l'esclusiva, ma siano patrimonio diffuso. E in quest'Aula, dagli interventi che si sono succeduti, mi pare che noi tutti abbiamo avuto la possibilità di sentire che è davvero così.

Proprio per questa ragione, siccome non è con un ordine del giorno fugace che si possono risolvere questioni di portata così importante come quelle di cui dobbiamo discutere, credo che sarebbe necessaria una discussione più approfondita, e gli appelli che sono arrivati da quest'Aula affinché quest'ordine del giorno sia ritirato e rimandato a una discussione più ampia, credo debbano essere accolti. Prendo atto con rammarico che questo non avverrà, pertanto voterò contro, per le ragioni che ho appena esposto.

Avrei gradito avere la possibilità di discutere delle questioni a cui l'ordine del giorno fa riferimento, che in parte condivido, che meritano certamente maggiore attenzione e riflessione, perché sono storie di questo Consiglio regionale, sono storie della Sardegna e credo che noi tutti abbiamo il diritto di poter discutere di cose di questa natura. Invece si lavora perché l'ordine del giorno sia mantenuto e si sta facendo, secondo noi, una forzatura inaudita non ascoltando le numerose voci che provengono da quest'Aula per lasciare la possibilità di discutere e magari trovare soluzioni differenti. Questa è la ragione per la quale voterò ovviamente contro l'ordine del giorno, in linea con il mio Gruppo.

PRESIDENTE. Procediamo alla votazione dell'ordine del giorno numero 4.

Ha domandato di parlare il consigliere Giacomo Sanna. Ne ha facoltà.

SANNA GIACOMO (P.S.d'Az.). Chiedo la votazione nominale.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Capelli. Ne ha facoltà.

CAPELLI (U.D.C.). Se non ci sono opposizioni da parte dei sottoscrittori, vorrei aggiungere la firma all'ordine del giorno.

Votazione nominale

PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'ordine del giorno numero 4.

(Segue la votazione)

Rispondono sì i consiglieri: Capelli - Contu Felice - Dedoni - Dessì - Maninchedda - Peru - Piras - Planetta - Sanna Giacomo - Solinas Christian.

Rispondono no i consiglieri: Agus - Barracciu - Ben Amara - Biancareddu - Bruno - Campus - Caria - Cocco Pietro - Cucca - De Francisci - Diana Mario - Floris Mario - Floris Rosanna - Gallus - Greco - Lotto - Manca - Meloni Marco - Murgioni - Pitea - Porcu - Rodin - Sanna Gian Valerio - Solinas Antonio - Steri - Uras - Zedda Massimo - Zuncheddu.

Si sono astenuti: la Presidente Lombardo - Contu Mariano - Cossa - Fois - Lai - Mariani - Meloni Francesco - Mula - Oppi - Petrini - Pittalis - Stochino - Zedda Alessandra.

Risultato della votazione

PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:

presenti 51

votanti 38

astenuti 13

maggioranza 20

favorevoli 10

contrari 28

(Il Consiglio non approva).

Ha domandato di parlare il consigliere Porcu. Ne ha facoltà.

PORCU (P.D.). Presidente, le rubo un minuto e chiedo l'attenzione anche dei colleghi, se possibile. Nella giornata di ieri il Presidente della Commissione bilancio ha definito il bilancio proposto dalla Giunta regionale, con recente delibera, un bilancio falso e ha anche aggiunto che quel bilancio, nei fatti, per effetto del mancato riconoscimento da parte dello Stato delle entrate che spettano alla Sardegna, non presenta risorse manovrabili.

Alla luce di questo, Presidente, i ventisette consiglieri della minoranza hanno presentato una richiesta urgente, ai sensi dell'articolo 54 del Regolamento, affinché, prima della manovra finanziaria, si possa discutere di questo tema fondamentale. Lei sarà d'accordo con me, Presidente, che in mancanza di certezza di risorse e con la reiterata mancata volontà da parte dello Stato di mantenere gli impegni presi, confermata, tra l'altro, anche in sede di Commissione paritetica dai commissari nominati dalla Regione, diventerebbe veramente velleitario, direi pleonastico, diventerebbe un esercizio puramente accademico addentrarci in una sessione di bilancio. Tra l'altro so che il Presidente della Regione in questi giorni è a Roma, per cui chiedo che i Capigruppo analizzino questa richiesta che arriva a lei, Presidente, ai sensi del Regolamento, e valutino la possibilità di mettere in discussione questo tema magari nella giornata di martedì, prima di avviare la sessione di bilancio.

PRESIDENTE. Onorevole Porcu, mi è pervenuta la richiesta di convocazione urgente per la discussione della mozione che lei ha richiamato. Avevo già informato la Conferenza dei Capigruppo che domani avrei provveduto a trasmettere il disegno di legge finanziaria e da lunedì decorreranno i prescritti termini. A norma di Regolamento la deroga per portare in Aula un argomento che non riguardi la finanziaria è data soltanto dalla Conferenza dei Capigruppo, che ho intenzione di convocare alla fine della seduta pomeridiana. Se i Capigruppo daranno l'assenso, la mozione verrà iscritta all'ordine del giorno, altrimenti dovremo attendere la conclusione della sessione di bilancio.

I lavori del Consiglio riprenderanno questo pomeriggio, alle ore 16 e 30, con all'ordine del giorno la mozione numero 96, Cuccu e più, e l'elezione di due revisori dei conti dell'ERSU di Cagliari. Ricordo che l'Ufficio di Presidenza è convocato per le ore 16.

La seduta è tolta alle ore 14 e 26.


[PS1]Sulle riforme sono stati presentati 8 odg più il n. 9 unitario, ma soltanto il n. 6 è stato letto e approvato in una precedente seduta, la n. 143



Allegati seduta

CLXII Seduta

Giovedì 18 novembre 2010

(ANTIMERIDIANA)

Presidenza della Presidente LOMBARDO

La seduta è aperta alle ore 10 e 03.

DESSI', Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta pomeridiana del 10 novembre 2010 (155), che è approvato.

Congedi

PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Salvatore Amadu, Antonio Cappai, Daniele Secondo Cocco, Giorgio Locci, Massimo Mulas, Sergio Obinu, Adriano Salis, Paolo Terzo Sanna, Carlo Sechi, Christian Solinas e Pierpaolo Vargiu hanno chiesto congedo per la seduta antimeridiana del 18 novembre 2010.

Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.

Comunicazioni del Presidente

PRESIDENTE. Comunico di aver nominato, in data 17 novembre 2010, l'onorevole Andrea Biancareddu componente della Giunta delle elezioni, in sostituzione dell'onorevole Sergio Milia.

Annunzio di presentazione di disegni di legge

PRESIDENTE. Comunico che sono stati presentati i seguenti disegni di legge:

"Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale della Regione (legge finanziaria 2011)". (219)

(Pervenuto il 15 novembre 2010 e assegnato alla terza Commissione)

"Bilancio di previsione per l'anno 2011 e bilancio pluriennale per gli anni 2011-2013". (220)

(Pervenuto il 15 novembre 2010 e assegnato alla terza Commissione)

"Interventi volti alla gestione delle situazioni di grave difficoltà occupazionale ed all'incremento della domanda lavorativa". (221)

(Pervenuto il 15 novembre 2010 e assegnato alla terza Commissione)

"Disposizioni nei vari settori di intervento". (222)

(Pervenuto il 15 novembre 2010 e assegnato alla terza Commissione)

Annunzio di presentazione di proposta di legge

PRESIDENTE. Comunico che è stata presentata la seguente proposta di legge:

De Francisci - Diana Mario - Amadu - Bardanzellu - Campus - Contu Mariano Ignazio - Floris Rosanna - Gallus - Greco - Ladu - Lai - Locci - Murgioni - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Randazzo - Rodin - Sanjust - Sanna Matteo - Stochino - Tocco - Zedda Alessandra - Sanna Paolo Terzo: "Norme per favorire la creazione di alloggi da destinare alla locazione temporanea". (223)

(Pervenuta il 17 novembre 2010 e assegnata alla quarta Commissione)

Considerata la scarsa presenza di consiglieri in aula, sospendo la seduta per dieci minuti. I lavori riprenderanno alle ore 10 e 15.

(La seduta, sospesa alle ore 10 e 05, viene ripresa alle ore 10 e 14.)

Commemorazione di ex consigliere

PRESIDENTE. Colleghi, è con profonda commozione che il Consiglio regionale ricorda l'onorevole Giovanna Cerina, scomparsa poco più di un anno fa a Cagliari. L'Assemblea la rammenta, oltre che per il suo impegno politico, anche per la profonda sensibilità umana che l'ha portata a prestare particolare attenzione alle fasce più deboli della società.

L'onorevole Cerina nasce a Nuoro, il 7 maggio del 1935. Sposata e madre di tre figli, si è laureata in Lettere e ha insegnato semiotica del testo nella facoltà di Lettere dell'Università di Cagliari. L'onorevole Cerina affiancò i suoi anni di studio alle esperienze di associazionismo nelle organizzazioni cattoliche e nei circoli del cinema, impegnandosi, sin da giovanissima, a favore della ricerca scientifica e in una vasta attività di promozione culturale in Sardegna, in Italia e all'estero. E' stata proprio la sua formazione culturale a influenzare il suo percorso da legislatore. Infatti, se come docente si era occupata di problemi sindacali e sociali, lo stesso ha fatto in Consiglio regionale.

Eletta nella XIII legislatura, nella lista regionale "Sardegna insieme", ha fatto parte della Commissione politiche comunitarie e della Commissione cultura. E' stata tra i fondatori dell'associazione "Progetto Sardegna", durante la XIII legislatura ha aderito al Gruppo Progetto Sardegna e dal 2008 a quello del Partito Democratico-L'Ulivo.

Anche dopo essere stata eletta in Consiglio regionale ha sempre privilegiato il suo impegno nel settore universitario e della cultura. La sua costante attenzione ai problemi reali della gente e la sua sensibilità l'hanno vista sempre in prima linea nella battaglia a favore dei deboli e degli emarginati. Il suo dinamismo politico e istituzionale non le ha mai fatto abbandonare il ruolo che ha sempre amato di più, quello dell'insegnamento. Non le piaceva essere chiamata "onorevole" e scherzosamente chiedeva, a chi le ricordava il suo incarico nell'Assemblea legislativa, di chiamarla solo "professoressa".

Il suo impegno tra i banchi del Consiglio regionale è stato rigoroso e attento. Era particolarmente vigile ai problemi in materia di scuola, di università e di tutela delle minoranze. Durante la legislatura ha firmato numerosi provvedimenti in materia di cultura, di tutela dei minori, contro la violenza sulle donne e a favore della promozione della ricerca scientifica. Nel corso della XIII legislatura ha presentato numerose proposte di legge, mozioni, interpellanze e interrogazioni. Si ricordano i provvedimenti in materia di tutela del diritto alla salute dei detenuti e degli internati negli istituti penitenziari, la proposta di legge per istituire l'Autorità garante delle persone private della libertà personale e la proposta di legge per l'istituzione di centri antiviolenza e case di accoglienza per donne vittime di violenza. Inoltre, è stata promotrice e firmataria di numerosi ordini del giorno, tra cui quelli a favore della "questione femminile", come l'ordine del giorno numero 36 del 7 marzo 2007, sulla necessità di garantire il principio di parità di genere nell'attuazione della legge statutaria e in tutte le determinazioni relative a nomine e composizioni di organismi regionali, e il numero 50 del 27 febbraio 2008, sulla opportunità di avviare il processo di redazione del bilancio di genere.

Ai familiari giunga il cordoglio del Consiglio regionale e mio personale.

Sospendo la seduta per cinque minuti in segno di lutto.

(La seduta, sospesa alle ore 10 e 18, viene ripresa alle ore 10 e 42.)

Discussione congiunta delle mozioni Espa - Bruno - Uras - Salis - Caria - Mariani - Meloni Valerio - Agus - Barracciu - Ben Amara - Cocco Daniele Secondo - Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Diana Giampaolo - Lotto - Manca - Meloni Marco - Moriconi - Porcu - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Sechi - Solinas Antonio - Soru - Zedda Massimo - Zuncheddu con richiesta di modifica dei nuovi criteri penalizzanti introdotti dalla deliberazione della Giunta regionale n. 34/30 del 2010 "Progetti personalizzati per persone in situazione di handicap grave ai sensi della legge n. 162 del 1998", con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento (95); Meloni Francesco - Vargiu - Cossa - Mula - Fois - Sanna Giacomo - Maninchedda - Dessì - Solinas Christian - Planetta - Sanna Matteo - Artizzu - Capelli - Steri - Contu Felice - Biancareddu - Obinu - Cappai - Dedoni - Mulas - Petrini sulla modifica dei criteri introdotti dalla deliberazione della Giunta regionale n. 34/30 "Progetti personalizzati per persone in situazione di handicap grave ai sensi della legge n. 162 del 1998", con richiesta di convocazione straordinaria del

Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento (98).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione congiunta delle mozioni numero 95 e 98.

(Si riporta di seguito il testo delle mozioni:

MozioneEspa - Bruno - Uras - Salis - Caria - Mariani - Meloni Valerio - Agus - Barracciu - Ben Amara - Cocco Daniele Secondo - Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Diana Giampaolo - Lotto - Manca - Meloni Marco - Moriconi - Porcu - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Sechi - Solinas Antonio - Soru - Zedda Massimo - Zuncheddu con richiesta di modifica dei nuovi criteri penalizzanti introdotti dalla deliberazione della Giunta regionale n. 34/30 del 2010 "progetti personalizzati per persone in situazione di handicap grave ai sensi della legge n. 162 del 1998", con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento.

IL CONSIGLIO REGIONALE

PREMESSO che il 18 ottobre 2010 è stata approvata la deliberazione della Giunta regionale n. 34/30 sulla modifica dei criteri per la predisposizione e l'erogazione dei finanziamenti dei piani di sostegno personalizzati di cui alla legge n. 162 del 1998;

CONSIDERATO che:

- i finanziamenti erogati nel corso degli anni dall'Amministrazione regionale per finanziare i progetti personalizzati ammontano a:

Anno

Piani presentati

Piani finanziati

Finanziamenti erogati

2000

353

123

1.337.965

2001

688

580

4.155.265

2002

1.648

1.524

10.516.445

2003

2.618

2.344

13.463.000

2004

5.245

3.461

24.236.787

2005

7.061

6.087

30.885.445

2006

9.222

9.222

41.984.556

2007

16.895

16.895

64.803.901

2008

25.597

25.597

105.304.051

2009

28.351

28.351

116.631.347

e che nella delibera succitata viene individuata una dotazione di risorse pari a euro 91.500.000 per l'anno 2010;

- la Giunta regionale ha deciso di modificare i criteri per l'erogazione dei finanziamenti in senso fortemente restrittivo come anche motivato nella stessa delibera dove si legge che "si rende necessario individuare nuovi parametri che permettano di soddisfare i bisogni assistenziali all'interno degli stanziamenti dedicati" euro 91.500.000 contro gli oltre euro 116.000.000 dello scorso anno, con una riduzione di oltre euro 25.000.000;

- questo modo di procedere ha di fatto ridotto d'ufficio il punteggio attribuibile a migliaia di persone con disabilità che vedranno improvvisamente tagliata la propria quota di finanziamento senza alcun motivo reale, eventualmente dovuto ad una riduzione della situazione di handicap grave, ma solo perché la Giunta regionale ha ritenuto di modificare i criteri allo scopo di dover restare all'interno di un budget prefissato notevolmente inferiore a quello dello scorso anno;

- le persone che potrebbero avere il finanziamento ridotto nei casi più gravi (in base ad una nostra previsione applicando i nuovi criteri della Giunta regionale sui casi dello scorso anno circa l'86 per cento dei progetti personalizzati subirebbe un taglio, l'8 per cento resta invariato e solo il 6 per cento dei progetti aumenterebbe le proprie risorse) sono a rischio di istituzionalizzazione, ovvero le famiglie con meno ore di assistenza potrebbero rivolgersi alle strutture residenziali che costano alle casse pubbliche da 4 a 10 volte in più rispetto ad un progetto personalizzato ai sensi della legge n. 162 del 1998 (che come è noto è incompatibile con qualsiasi forma di residenzialità);

SOTTOLINEATO inoltre che i nuovi criteri di cui alla deliberazione della Giunta regionale del 18 ottobre 2010 evidenziano alcune carenze e creano grandi perplessità in quanto:

- costringono le persone per la prima volta a pagare il certificato medico per la compilazione della scheda salute (un nuovo onere da 900.000 a 2.000.000 di euro a carico delle persone e delle loro famiglie);

- tolgono il diritto (diviene solo una possibilità) della presentazione del progetto personalizzato ai bambini da zero a tre anni con disabilità grave, sottoponendoli paradossalmente al giudizio del medico e questo subito dopo che una commissione medica collegiale aveva già certificato lo stato di handicap grave;

- a causa della riduzione dei finanziamenti di 25.000.000 di euro, rischiano di perdere il posto di lavoro, seppur part-time, da 2.500 a 3.000 lavoratori del settore;

- nessun vantaggio reale per la presenza di più disabili nello stesso nucleo familiare, il tetto massimo di finanziamento rimane invariato (20 mila euro) mentre è stata eliminata la priorità del finanziamento;

- c'è una penalizzazione arbitraria e, si ritiene, antisindacale di chi usufruisce dei permessi della legge n. 104 del 1992, che tocca incredibilmente i diritti dei figli o genitori gravemente disabili dei soli lavoratori dipendenti e che penalizza fortemente le mamme o i padri lavoratori dipendenti che hanno un figlio con grave disabilità e vogliono usufruire dell'estensione fino a tre anni dell'aspettativa per maternità;

- le persone con alta gravità, in base ai criteri di quest'anno, classificate con un punteggio da 80 a 89 su una scala da 0 a 100, vedono incomprensibilmente ridotto il loro budget di 1.500 euro;

- vengono ridotti fino al 50 per cento i punteggi massimi per le persone che sono in situazione di disabilità dalla nascita e di coloro che hanno zero o un'ora di servizi pubblici alla settimana;

- vengono penalizzati i progetti di tutti coloro che pur in situazione di handicap grave, hanno iniziato percorsi di vita indipendente, con il rischio che senza adeguato supporto possano ritornare ad un mero assistenzialismo, come in passato.

RILEVATO che:

- l'attuazione della legge n. 162 del 1998 in Sardegna, sicuramente migliorabile, è un'esperienza positiva ed innovativa, perché prevede la coprogettazione di piani personalizzati di sostegno tra persone con disabilità e loro famiglie e le istituzioni, e la possibilità della scelta degli operatori professionali da parte dei diretti interessati;

- la stessa esperienza sarda è ormai diventata una buona pratica di eccellenza nazionale e internazionale, come dimostrano gli studi e le recenti pubblicazioni (il modello sardo è stato indicato tra le 5 buone prassi scelte in tutta Italia) nel Rapporto di monitoraggio del piano d'azione nazionale per l'inclusione sociale 2003-2005 a cura del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, e come buona pratica di "welfare plurale sociale" è stata oggetto di ricerca da parte dell'Osservatorio nazionale ministeriale sulla famiglia, che ha pubblicato il libro, editrice F. Angeli, BP Buone pratiche e servizi innovativi per la famiglia; ancora è stata oggetto di seminari e ricerche all'Università degli studi di Milano, Facoltà di scienze politiche; considerata buona prassi a Berlino nel giugno 2007, alla Quindicesima conferenza europea dei servizi sociali organizzata dall'European social network in cooperazione con l'Unione europea; è stata oggetto di menzione dell'Agenzia del Governo italiano per le onlus che ha pubblicato un approfondito studio nella propria rivista "Aretè" classificandola come prassi di eccellenza (n. 2/2009);

CONSIDERATO che:

- per quanto sopra descritto, consapevoli dei traguardi ottenuti grazie anche ai finanziamenti stanziati sino ad oggi, la Regione Sardegna ha contribuito realmente a garantire una migliore qualità della vita alle persone con disabilità e alle loro famiglie, e dato risposte adeguate a misura delle persone con disabilità, specie a quelle in situazione di gravità, con il sostegno dato in continuità a percorsi di vita di vera inclusione sociale, compresi quelli per la "vita indipendente", attivando un processo di sussidiarietà che rende i finanziamenti erogati non mera assistenza, ma un vero e proprio investimento, in quanto vengono rese disponibili risorse umane ed economiche aggiuntive da parte delle persone con disabilità e delle loro famiglie;

- per quanto evidenziato sopra sono necessarie più risorse da mettere a disposizione nel 2010 perché i tagli della spesa sociale non incidano proprio sui piani per i bambini e ragazzi, per i giovani e le persone con handicap grave, sulle loro famiglie che devono gran parte della loro qualità di vita alla legge n. 162 del 1998;

- il taglio per migliaia di piani porterebbe anche un grave danno per i comuni, l'istituzione più vicina al cittadino, che deve dare adeguate risposte alle esigenze legittime della propria comunità e in particolare delle persone più deboli, e verso i quali le famiglie non potranno che richiedere assistenza suppletiva creando profonda instabilità a livello locale nella rete dei servizi alla persona e nel sistema di sicurezza sociale;

RILEVATO, inoltre, che la riduzione degli stanziamenti dai 116,6 milioni di euro dello scorso anno ai 91,5 milioni di euro di quest'anno porta una diminuzione in ore di assistenza di circa 2 milioni complessivamente, creando difficoltà reali per gli operatori professionali che sono impegnati nei compiti di cura ed educativi (si valuta intorno a 14.000 operatori, dei quali migliaia, grazie alla legge n. 162 del 1998 usciti dal lavoro nero spesso piaga dei servizi alla persona e che ora contribuiscono invece alla fiscalità generale come tutti i lavoratori) con il rischio di perdita di lavoro, seppur part-time, di circa 2.500 persone;

CONSIDERATO che in base al decreto legislativo n. 130 del 2000, citato nella stessa deliberazione n. 34/30 del 2010 in riferimento alla valutazione della capacità economica del nucleo familiare (ISEE) ai fini della compartecipazione al finanziamento, si deve considerare il reddito del solo assistito per le persone disabili in condizione di gravità (articolo 3 commi 2 bis e 2 ter del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 109, come modificato dal decreto legislativo n. 130 del 2000), e dunque la possibilità di eventuali ricorsi al TAR da parte delle persone con disabilità e delle loro famiglie; molti TAR già in tutta Italia hanno sentenziato con orientamento chiaro che il decreto legislativo n. 130 del 2000 è immediatamente applicabile, richiamando diversi principi costituzionali e di diritto internazionale;

RILEVATO che nulla si dice nella deliberazione della Giunta regionale in oggetto sui controlli da parte della Regione previsti dalla legge regionale 10 marzo 2010, n. 6, sulle anomalie e gli abusi dei piani;

RILEVATO infine che le fasce degli importi di finanziamento per i singoli progetti erano bloccati dal 2005, e quest'anno, come sopra citato, una fascia viene addirittura ridotta, mentre nel frattempo c'è stato l'aumento dei costi orari del personale (tabelle INPS e contratti collettivi di lavoro) che hanno di fatto già eroso la quantità dei servizi a disposizione di ogni singola persona con disabilità grave,

impegna la Giunta regionale

1) a salvaguardare il livello essenziale di assistenza sociale raggiunto in 10 anni di ottima applicazione della legge, per i sardi in situazione di handicap grave aventi diritto ai finanziamenti dei progetti personalizzati e opro gettati tra istituzioni locali, famiglie e persone con disabilità della legge n. 162 del 1998, modificando i criteri restrittivi evidenziati nei punti precedenti, ed in altri in corso di rilevamento, di cui alla deliberazione della Giunta regionale n. 34/30 del 18 ottobre 2010;

2) a proporre con legge specifica urgente o nella prossima finanziaria regionale uno stanziamento di risorse integrative adeguate al raggiungimento dello scopo di cui al punto 1) almeno pari a 25 milioni di euro con lo scopo di mantenere il livello di assistenza dello scorso anno pari a 116,6 milioni di euro. (95)

Mozione Meloni Francesco - Vargiu - Cossa - Mula - Fois - Sanna Giacomo - Maninchedda - Dessì - Solinas Christian - Planetta - Sanna Matteo - Artizzu - Capelli - Steri - Contu Felice - Biancareddu - Obinu - Cappai - Dedoni - Mulas - Petrini sulla modifica dei criteri introdotti dalla deliberazione della Giunta regionale n. 34/30 "progetti personalizzati per persone in situazione di handicap grave ai sensi della legge n. 162 del 1998", con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento.

IL CONSIGLIO REGIONALE

PREMESSO che il 18 ottobre 2010 è stata approvata la deliberazione della Giunta regionale n. 34/30 sulla modifica dei criteri per la predisposizione e l'erogazione dei finanziamenti dei piani di sostegno personalizzati di cui alla legge n. 162 del 1998;

CONSIDERATO che:

- i finanziamenti erogati nel corso degli anni dall'Amministrazione regionale per finanziare i progetti personalizzati ammontano a:

Anno

Piani presentati

Piani finanziati

Finanziamenti erogati

2000

353

123

1.337.965

2001

688

580

4.155.265

2002

1.648

1.524

10.516.445

2003

2.618

2.344

13.463.000

2004

5.245

3.461

24.236.787

2005

7.061

6.087

30.885.445

2006

9.222

9.222

41.984.556

2007

16.895

16.895

64.803.901

2008

25.597

25.597

105.304.051

2009

28.351

28.351

116.631.347

e che nella delibera succitata viene individuata una dotazione di risorse pari a euro 91.500.000 per l'anno 2010;

- la Giunta regionale ha deciso di modificare i criteri per l'erogazione dei finanziamenti in senso fortemente restrittivo vincolandoli, inoltre, ad una disponibilità economica di soli 91 milioni, largamente insufficiente alle necessità, contro gli oltre 116 milioni di euro dello scorso anno, con una riduzione di oltre 25 milioni di euro;

- questo modo di procedere ha di fatto ridotto d'ufficio il punteggio attribuibile a numerosi soggetti con disabilità che vedranno improvvisamente tagliata la propria quota di finanziamento in misura notevole e senza che si espliciti una ratio chiara e comprensibile a tutti anche, se necessario in base alle disponibilità economiche e all'eventuale aumento delle domande, con eventuali limitati sacrifici equamente ripartiti e allo scopo di cercare di aiutare il maggior numero possibile di aventi diritto ai benefici della legge;

SOTTOLINEATO inoltre che i nuovi criteri di cui alla deliberazione della Giunta regionale 18 ottobre 2010, n. 34/30 evidenziano alcune carenze e creano grandi perplessità in quanto:

- tolgono il diritto alla presentazione del progetto personalizzato ai bambini con disabilità grave da zero a tre anni, sottoponendoli paradossalmente al giudizio del medico e questo subito dopo che una commissione medica collegiale aveva già certificato lo stato di handicap grave;

- a causa della riduzione dei finanziamenti di 25 milioni di euro, rischiano di perdere il posto di lavoro, seppur part-time, da 2.500 a 3.000 lavoratori del settore;

- non apportano nessun vantaggio reale per la presenza di più disabili nello stesso nucleo familiare, il tetto massimo di finanziamento rimane invariato (20 mila euro) mentre è stata eliminata la priorità del finanziamento;

- le persone con alta gravità, in base ai criteri di questo anno, classificate con un punteggio da 80 a 89 su una scala da 0 a 100, vedono incomprensibilmente ridotto il loro finanziamento in maniera consistente;

- vengono ridotti fino al 50 per cento i punteggi massimi per le persone che sono in situazione di disabilità dalla nascita e di coloro che hanno zero o un'ora di servizi pubblici alla settimana;

- vengono penalizzati i progetti di tutti coloro che pur in situazione di handicap grave, hanno iniziato percorsi di vita indipendente, con il rischio che senza adeguato supporto possano ritornare ad un mero assistenzialismo, come in passato;

RILEVATO che l'attuazione della legge n. 162 del 1998 in Sardegna si presenta in maniera fortemente innovativa in quanto prevede per la prima volta la coprogettazione di piani personalizzati di sostegno con il parallelo coinvolgimento sia delle famiglie che delle istituzioni nonché la scelta degli operatori professionali da parte dei diretti interessati;

ATTESO pertanto che questa esperienza della nostra Isola è ritenuta, sia nel resto del Paese che internazionalmente, una buona pratica di eccellenza, come dimostrano studi e pubblicazioni recenti;

CONSIDERATO che per quanto sopra descritto l'applicazione della legge n. 162 del 1998 nella nostra Isola, per come è avvenuta e per il gradimento manifestato dalla popolazione, ha contribuito realmente a garantire una migliore qualità della vita alle persone con disabilità e alle loro famiglie, fornendo risposte adeguate alle persone con disabilità in misura proporzionata alle loro necessità;

PRESO ATTO che sono stati attivati, e che non si possono certamente interrompere, percorsi di vita sociale centrati in particolare sul tentativo di introdurre e stimolare forme di indipendenza più o meno spinte, con ciò attribuendo ai finanziamenti assegnati non il valore di un mero e semplice assistenzialismo quanto piuttosto quello di una forma, per quanto impropria, di investimento sul futuro autonomo di molti soggetti;

CONSIDERATO che:

- per quanto evidenziato sopra, è necessario da un lato ripristinare i finanziamenti al livello del 2010 e dall'altro occorrono una serie di criteri razionali e condivisi al fine di contenere la spesa entro quella indicata, senza escludere eventuali nuovi aventi diritto da un lato e senza penalizzare, se non in misura minima, coloro che già hanno goduto dei benefici della legge di cui trattasi;

- inoltre l'impatto che una riduzione così consistente del finanziamento e l'introduzione di criteri così penalizzanti e irrazionali, come quelli previsti dalla deliberazione della Giunta regionale n. 34/30 potrebbero avere sui livelli di coesione sociale nelle comunità locali, generando tensioni che si caricherebbero sui comuni;

- in base al decreto legislativo n. 130 del 2000, citato nella stessa deliberazione n. 34/30, in riferimento alla valutazione della capacità economica del nucleo familiare (ISEE) ai fini della compartecipazione al finanziamento, si deve considerare il reddito del solo assistito per le persone disabili in condizione di gravità (articolo 3, commi 2 bis e 2 ter, del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 109, come modificato dal decreto legislativo n. 130 del 2000), e dunque la possibilità di eventuali ricorsi al TAR da parte delle persone con disabilità e loro famiglie; molti TAR già in tutta Italia hanno sentenziato con orientamento chiaro che il decreto legislativo n. 130 del 2000 è immediatamente applicabile;

RILEVATO che:

- è assolutamente necessario che la Regione attivi un severo piano di controlli e di repressione degli abusi così come previsto del resto dalla legge regionale 10 marzo 2010, n. 6;

- infine, a causa dell'aumento dei costi intervenuti dal 2005 ad oggi, sarebbe necessario incrementare almeno del valore dell'inflazione i finanziamenti disponibili, la situazione di crisi finanziaria nazionale ed internazionale richiede sacrifici anche ai soggetti più svantaggiati e pertanto, per quest'anno, si può ritenere congrua la stessa assegnazione del 2010,

impegna la Giunta regionale

1) a salvaguardare i livelli di assistenza sociale, finora garantiti dalla corrente applicazione della legge, a tutti i pazienti sardi in situazione di handicap grave;

2) a proporre con la prossima legge finanziaria regionale uno stanziamento di risorse integrative pari a 25 milioni di euro di euro con lo scopo di mantenere il livello di assistenza dello scorso anno a 116 milioni di euro;

3) ad elaborare una nuova serie di criteri che garantiscano da un lato le giuste e ragionevoli esigenze dei cittadini sardi in condizione di handicap grave e dall'altro consentano di contenere i costi dell'applicazione della legge n. 162 del 1998, nell'ambito della cifra stanziata con la legge finanziaria regionale per il 2011, prevedendo eventualmente un intervento da parte dei comuni in percentuale non superiore al 5 per cento;

a predisporre, nelle more della compilazione della nuova graduatoria degli aventi diritto, nelle forme ritenute più opportune, un provvedimento che consenta ai comuni di anticipare ai pazienti che già l'anno scorso hanno beneficiato della legge n. 162 del 1998, con un punteggio superiore a 80, una somma pari al 25 per cento di quanto assegnato nel 2010. (98).)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione. Uno dei presentatori della mozione numero 95 ha facoltà di illustrarla.

ESPA (P.D.). Signora Presidente, anche quest'anno siamo ritornati in quest'Aula per discutere di un argomento estremamente delicato. Quando penso ai progetti personalizzati della legge numero 162 - e lo dico convinto che tutti in quest'Aula, dall'Assessore ai colleghi consiglieri, abbiano questa sensibilità - mi viene da pensare a un salone pieno di oggetti di cristallo delicatissimi e dove occorre muoversi con estrema cautela. Nell'ambito della legge numero 162 noi dobbiamo muoverci con altrettanta cautela, con estrema attenzione ai cambiamenti che vogliamo apportare, perché davanti a situazioni molto delicate basta talvolta una piccola vibrazione, un piccolo cambiamento per penalizzare fortemente qualcuno, per creare inconsapevolmente gravi danni.

Ritengo che si possa fare ancora tanto, c'è tutto il tempo per trovare delle soluzioni, che io spero siano auspicate da tutti in quest'Aula, ma credo che il nostro lavoro in questo momento debba essere quello di esporre le perplessità che abbiamo rilevato e indicato nella nostra mozione, posto che parte dei colleghi della maggioranza hanno riportato le stesse considerazioni nella loro mozione.

Presidente, mi soffermerò su alcuni punti cercando di essere breve il più possibile. Stiamo parlando dei progetti personalizzati di cui alla legge numero 162 del 1998, per i quali, come è indicato anche nella delibera della Giunta, c'è stato un trend di finanziamento negli ultimi anni che l'anno scorso ha indotto il Consiglio regionale a intervenire in maniera unanime con un ulteriore finanziamento. Siamo arrivati a oltre 28 mila progetti finanziati con 116 milioni di euro. Voglio ricordare che non si tratta solo dell'applicazione della legge numero 162 nazionale, perché anche noi abbiamo approvato degli interventi legislativi e abbiamo creato un modello sardo. Lo dico perché in altre Regioni questa legge è applicata in maniera totalmente diversa. Siccome la legge parla di assistenza anche della durata di ventiquattrore, altre Regioni, penso per esempio la Liguria, destinano 200 mila euro a ciascun progetto, però ne finanziano pochissimi, finanziano cioè pochissime iniziative.

Voglio anche dire che, per esempio, le Regioni Lombardia, Piemonte, Campania, Abruzzo e Sicilia hanno da questo punto di vista un grande ritardo rispetto a questa legge. Mi soffermo sulla Lombardia perché, come sappiamo, è una delle Regioni considerate più avanzate. In questi giorni in Lombardia ci sono forti proteste (circolano anche su Internet) da parte di famiglie che chiedono di usufruire dei benefici della "162", di avere quindi la possibilità di un progetto personalizzato, così come succede da noi. Voglio sottolineare che l'Università di Milano ha organizzato un convegno, l'anno scorso, in cui si è paragonato il modello sardo con il modello lombardo e tutte le famiglie delle persone con disabilità hanno chiesto l'applicazione del modello sardo, che è merito di tutti, ripeto, non è stato inventato da uno schieramento politico piuttosto che da un altro. Nonostante qualcuno dica: "Se in Lombardia fanno così probabilmente è migliore il modello lombardo", in realtà centinaia di famiglie lombarde hanno chiesto il progetto personalizzato. Perché? Perché in Lombardia hanno deciso di orientare le famiglie non verso la personalizzazione degli interventi, i progetti personalizzati, ma verso l'istituzionalizzazione. Sei anni fa questa situazione era, come dire, accettata dalle famiglie, mentre adesso sempre di più, anche in Lombardia, le famiglie mostrano di non voler più ricoverare i propri cari negli istituti e dicono: "Ce ne facciamo carico noi se ci date un aiuto". E' importante sapere questo per capire quanto sia prezioso questo patrimonio, che è prima di tutto istituzionale.

Noi abbiamo semplicemente fatto notare che nella delibera della Giunta numero 34/30 è stato previsto un finanziamento di 91 milioni di euro che, come abbiamo detto altre volte, sono stati reperiti dall'Assessorato tra i capitoli finanziati in base all'ultima finanziaria. Facendo una ricognizione tra i vari capitoli l'Assessore ha potuto fissare un budget di 91 milioni di euro, e questo noi ce lo ricordiamo perché per primi avevamo avvertito, durante la discussione del collegato alla finanziaria, che per quanto riguardava la legge numero 162 quest'anno non si sarebbe potuto raggiungere il livello di assistenza dello scorso anno, ovvero lo stanziamento di 116 milioni, per l'Assessorato non disponeva di sufficienti risorse. Il nostro emendamento fu bocciato e poi ci siamo ritrovati la citata delibera.

Quello che noi contestiamo con la nostra mozione è il fatto che l'Assessorato quest'anno ha deciso diversamente dalle altre volte, ma probabilmente sarebbe stato meglio trovare un altro tipo di soluzione. Cioè l'Assessorato ha detto: "Siccome abbiamo 91 milioni di euro, dobbiamo individuare nuovi parametri che permettano di soddisfare i bisogni assistenziali all'interno degli stanziamenti dedicati". Questo è scritto nella delibera. Noi lo contestiamo e chiediamo che questo modo di procedere venga rivisto, perché gli effetti a nostro parere sono molto pesanti. Passare da un regime di 116 milioni di euro a un regime di 91 milioni di euro significa, ovviamente, che anche se ci fosse la volontà di finanziare tutti i piani personalizzati si dovrebbero fare dei tagli.

Noi abbiamo fatto uno studio in merito, ho qui i dati sui 28 mila progetti finanziati lo scorso anno in base ai calcoli ISEE. Sono documenti che mettiamo a disposizione, ma immaginiamo che l'Assessorato abbia fatto le sue analisi, almeno lo speriamo. Notiamo che ci sono situazioni veramente difficili e che a parità di condizioni e a parità di reddito ci sono state delle riduzioni di punteggio. Voi sapete che la legge numero 162 assegna zero punti alle persone che non hanno nessuna disabilità - e su questo poi dirò qualcosa - e 100 punti alle persone in condizioni più gravi, allettate o intubate. Allora, per quanto riguarda i casi concreti, non le teorie, noi vediamo delle situazioni estremamente difficili. Faccio solo un esempio perché si capisca: il punteggio assegnato a un ragazzo della provincia di Cagliari è passato da 82 a 68 e il relativo finanziamento è sceso da 14.000 euro a 5.700 euro. Io dico che questo è un grave problema, nel senso che non è possibile che questa persona non percepisca più il sussidio ricevuto per tanti anni, senza che siano intervenuti dei cambiamenti, cioè a parità di condizioni di salute, applicando esclusivamente i nuovi criteri decisi dall'Assessorato. E questo lo dico perché riguarda decine di casi, mi riferisco anche a redditi bassi, per esempio a un reddito ISEE di 9.000 euro, che non è altissimo. Non è possibile che una persona possa essere improvvisamente classificata con un punteggio diverso. Per esempio, chi l'anno scorso godeva di un'ora settimanale di fisioterapia aveva 15 punti in conto servizi, mentre con i nuovi criteri ne ha 8, e va considerato che a chi gode di 12 ore di servizi pubblici, oltre quanto previsto dalla legge numero 162, vengono assegnati invece 6 punti. C'è stato evidentemente un appiattimento, ma non è possibile che il punteggio assegnato a una stessa persona passi da un anno all'altro da 15 a 8 punti, senza che nel frattempo sia intervenuto alcun fatto nuovo e senza che quella persona, secondo la battuta di qualcuno, sia andata a Lourdes! E' semplicemente un calcolo matematico che riducendo in questo caso il punteggio da 15 a 8 determina di conseguenza la riduzione del finanziamento da 14.000 euro a 5.700 euro.

Non solo, è stato abbassato il limite di età e si sono privilegiati, giustamente, come tutti noi in questi anni abbiamo voluto, i casi di doppia disabilità, cioè si attribuisce un punteggio maggiore ai nuclei familiari con due disabili. A mio parere non era questo il modo giusto di intervenire, perché per assegnare più punti alle famiglie con due disabili è stato per contro ridotto il punteggio relativo all'età e quello assegnato a chi non gode di alcun servizio, quindi è stata creata una disparità in questo senso, perché? Perché per le famiglie con due disabili è comunque previsto un finanziamento massimo di 20 mila euro, mentre fino all'anno scorso i nuclei ad alto carico familiare avevano il privilegio di stare in alto in graduatoria e quindi di essere finanziati prioritariamente. Quest'anno si è scelto di assegnare loro un punteggio maggiore, ma questo non garantisce il finanziamento nel caso dovessero esserci più richieste. Fino all'anno scorso, ripeto, anche questa Giunta aveva privilegiato le situazioni con due disabili.

Ci sono tanti casi che per esigenze di brevità non posso illustrare adesso ma, ripeto, siamo a disposizione. Come ho già detto i punti per l'età, che nel 2009 erano 11, sono stati ridotti a 8; per chi gode di un'ora di servizi alla settimana passano da 15 a 8, e un'ora non è nulla. Sono state inoltre introdotte altre questioni che noi abbiamo contestato nella mozione, per esempio quella sulla legge numero 104. E' stato cioè introdotto un criterio per il quale chi ha un familiare che può usufruire dei tre giorni di permesso previsti dalla legge numero 104 viene penalizzato e quindi classificato con un punteggio inferiore, perché è come se godesse di un alleggerimento del carico familiare. Innanzitutto gli oneri sono a carico dello Stato, inoltre facciamo tutti parte dello stesso Stato, nel senso che la pubblica amministrazione è uguale per tutti, però questi benefici sono frutto di accordi sindacali, di trattative, di lotte da parte delle famiglie interessate e sono stati concessi proprio perché il carico familiare non diminuisse, ma addirittura aumentasse. Lo Stato aveva infatti a suo tempo ragionato in questi termini: "Ti do tre giorni di permesso al mese perché tu ti faccia carico, in quei giorni, del familiare con disabilità". Quindi non si trattava di alleviare il carico familiare, ma anzi di fare in modo che i familiari e i padri, in modo particolare, affrontassero anch'essi la situazione. Dico i padri perché voglio ricordare che questa legge ha permesso finalmente di liberare le donne. Prima di questa legge c'erano donne agli arresti domiciliari senza aver commesso alcun reato, perché in situazioni di questa gravità, di cui le mamme tradizionalmente si fanno carico, diventa difficile persino uscire di casa per le normali necessità. Questa legge lo ha permesso. Per questo dico che questa penalizzazione rispetto alla legge numero 104 è sbagliata. Inoltre, Assessore, consideri che vengono penalizzate anche le mamme che avendo avuto la sventura di avere un figlio disabile chiedono un permesso di due anni (non tre giorni, ma due anni!), ed è una penalizzazione che io ritengo ingiusta.

Voglio dire ancora alcune cose. Per quanto riguarda i tetti di spesa noi abbiamo detto - potremmo dimostrarlo e spero che lo dimostreremo, ma non è questo l'oggetto della nostra discussione oggi - che investire sulla legge numero 162 consente comunque di risparmiare sulla spesa sanitaria. Mi viene detto anche da colleghi della maggioranza che per quanto riguarda le residenze sanitarie assistite, che comunque ci devono essere, in certi casi si paga addirittura il vuoto per pieno. Su questo non so dire, perché non ho nessuna documentazione al riguardo. Ripeto, ogni progetto finanziato, anche per gli anziani, in base alla legge numero 162 genera la possibilità di fare prevenzione, perché il paziente non va a finire negli istituti, quindi c'è un netto risparmio rispetto all'istituzionalizzazione, che produce spese di carattere soprattutto sanitario. Si è detto, responsabilmente, che la spesa deve essere contenuta in questo momento. Benissimo, possiamo essere d'accordo (anche se poi analizzeremo tutte le questioni e valuteremo i vari aspetti), purché ciò non vada a scapito della qualità del servizio.

Ho parlato prima in linea teorica, ma torno adesso su alcuni casi concreti. La nostra previsione purtroppo si è avverata: per esempio, un progetto personalizzato per un ragazzo autistico, gravemente disabile, quest'anno ha ottenuto 69 punti anziché 82 come in precedenza, per cui il relativo finanziamento è passato da 14.000 a 6.000 euro. E' evidente che questi nuovi criteri vanno rivisti.

Abbiamo spiegato quali sono i punti più penalizzanti. Io poi guardo a un esempio concreto: c'è un ragazzo, Davide, che grazie alla legge numero 162 si è…

Presidente, poi mi fa recuperare qualche minuto.

PRESIDENTE. Prego i colleghi Capigruppo di allontanarsi dall'aula, grazie.

ESPA (P.D.). Grazie, Presidente. C'è un ragazzo, Davide, che grazie alla nostra legge è riuscito a fare un percorso. Un progetto personalizzato per un disabile non gravissimo, cui erano stati attribuiti 69 punti, consentiva a questo ragazzo di avere un sostegno per potersi laureare. E Davide si è addirittura laureato a Milano in scienze politiche, con il supporto di questa legge. Quest'anno il punteggio assegnato al progetto personalizzato per questo ragazzo è passato, in base ai nuovi criteri, da 69 a 55 punti e il finanziamento è stato ridotto da 6.000 a 1.500 euro. Perché questo? Non lo capisco, non c'è un motivo! A me viene difficile pensare che ci sia una volontà politica in tal senso. Non lo credo, credo piuttosto che nel fare i calcoli si sia commesso qualche errore, perché non è possibile che qualcuno pensi che tutto questo sia giusto.

Noi avevamo chiesto che venissero fatte delle simulazioni per verificare dove incidevano maggiormente i nuovi criteri. Prima di applicare nuovi criteri devono essere fatte delle simulazioni, perché adesso vedere che vi sono centinaia e centinaia di persone in questa situazione per noi è una grande preoccupazione. C'è un altro ragazzo, per esempio, che ha visto ridursi notevolmente il finanziamento che percepiva. Studia all'università di Cagliari, non comunica con la voce, ma attraverso una lavagnetta e sta per laurearsi anche grazie alla legge numero 162, che gli dà un piccolo contributo per andare avanti anche rispetto a questo obiettivo. E' un ragazzo che fino ai quindici anni d'età non comunicava con nessuno e ovviamente non aveva nessuna scolarizzazione. Adesso sta per laurearsi! Questo è uno dei casi che rientrano nei problemi che ho citato.

Il problema delle risorse: noi abbiamo chiesto che le risorse vengano integrate. Ho sentito qualcuno dire che si stanno facendo economie nei comuni e a me questo fa molto piacere. E' evidente che in condizioni così estreme non sempre i pazienti sopravvivono e pian piano i comuni accumulano risparmi, però se ci sono risorse da mettere in campo per ripristinare lo stanziamento di 116 milioni di euro va benissimo. Per quanto riguarda i fondi governativi vi dico subito che l'ultima manovra Tremonti taglia completamente le risorse del fondo sociale proprio per finanziare la legge numero 162. E' cominciata una grande protesta a livello nazionale a cui spero la Sardegna voglia aderire.

Sono state decise alcune scelte, lo dico perché è un fatto culturale sul quale adesso non voglio entrare, però si è deciso che…

PRESIDENTE. Onorevole Espa, è finito il tempo.

ESPA (P.D.). Non ho visto la segnalazione sul tabellone.

PRESIDENTE. C'è un problema con il sistema elettronico, però i venti minuti a sua disposizione sono già trascorsi.

ESPA (P.D.). Un minuto solo, Presidente, finisco subito.

Si è parlato anche dei controlli. L'Assessorato ha detto: "Stiamo facendo delle indagini. Per esempio, ci sono 300 persone che hanno dichiarato di avere un carico assistenziale ventiquattr'ore su ventiquattro, ma in realtà non è così, dal momento che portano a scuola i loro bambini". Vanno benissimo i controlli, è giusto farli, le persone con disabilità vera vogliono che ci siano i controlli. Però noi abbiamo approvato una norma, Assessore, che prevedeva di mantenere i criteri così com'erano e di effettuare controlli approfonditi, anziché diminuire la qualità del servizio. Lei sa benissimo che ci sono 36 casi classificati con zero punti nella scala di gravità, si tratta cioè di persone che non hanno nessuna disabilità. Noi la invitiamo a non dare l'incarico all'INPS o ad altri, ma a inviare personalmente una task force, perché quando vengono smascherati quelli che sono sicuramente dei casi falsi, si evita di danneggiare tutti gli altri che non vogliono avere un carico burocratico…

PRESIDENTE. Onorevole Espa, è finito il tempo.

Uno dei presentatori della mozione numero 98 ha facoltà di illustrarla.

MELONI FRANCESCO (Riformatori Sardi). Signora Presidente, onorevoli colleghi, signor Assessore, cercherò di utilizzare meno dei venti minuti che mi spettano, per lasciare tempo al dibattito ed eventualmente a qualche altro intervento, se il Presidente lo riterrà opportuno, anche perché la mozione è molto facile da illustrare, sia perché riguarda un argomento ben conosciuto da tutti noi, sia perché abbiamo fatto questa stessa discussione meno di un anno fa in quest'Aula.

Ci troviamo davanti a un settore molto delicato della nostra vita collettiva, un settore che tocca sensibilità diffuse, accresciute per giunta dalla sofferenza di persone a cui vogliamo bene, un settore essenziale per mantenere un livello di coesione sociale adeguato a far capire ai cittadini che non sono soli, che viviamo tutti assieme in questa società. So cosa vuol dire l'aiuto economico che per molti viene dalla legge numero 162. Conosco la sofferenza delle famiglie in cui vi è un disabile; una sofferenza profonda, come si può facilmente immaginare, per le condizioni, talora strazianti, di persone che si amano profondamente. E quindi, visto che parlo a nome di numerosi colleghi e che neppure noi del centrodestra siamo brutti, sporchi e cattivi, come talvolta veniamo descritti, per istinto direi: roviniamoci, se è necessario, ma mettiamo tutte le risorse che servono se questo aiuta a migliorare la vita di questa povera gente.

Purtroppo la sofferenza è sempre un argomento difficile da affrontare, ancora di più quando lo si deve fare in termini economici. L'economia è una scienza bella e utile, ma è anche brutale, talvolta, soprattutto quando si parla di scarsità di risorse. Tuttavia lo dobbiamo fare, dobbiamo affrontare la questione della legge numero 162 anche in termini economici e quindi con tutto il senso di responsabilità di cui siamo capaci. Ma siccome siamo qui per fare gli interessi dei sardi, e non solo dei sardi di oggi, ma anche di quelli di domani, abbiamo l'obbligo morale di porci il problema di come spendiamo i nostri soldi, anzi i soldi dei sardi. Che effetto hanno sul nostro PIL i soldi che stanziamo per la "162"? Per come è calcolato oggi il PIL (la spesa pubblica viene calcolata al costo), i circa 100 milioni di spesa per la "162" fanno crescere il nostro PIL di poco meno del 3 per cento l'anno, ed è pur vero che una parte di queste risorse diventa consumi e una parte resta in Sardegna, ma siamo sicuri che questa sia la strada per far crescere la nostra ricchezza complessiva? Badate, colleghi, che se non cresce la torta della nostra ricchezza complessiva, domani avremo meno fette da distribuire a chiunque.

Allo stesso tempo non possiamo ignorare il profondo senso di sgomento che ci assale di fronte alla prospettiva di dover dire di no ai fratelli che si rivolgono a noi nel momento del bisogno. E allora dobbiamo trovare una via equilibrata per affrontare il problema, che tenga conto delle ragioni e anche dei sentimenti, e francamente questo è il senso del mio intervento di oggi, questo è il senso della nostra mozione, questo è il senso delle nostre richieste all'Assessore e alla Giunta. La spesa per i progetti della legge numero 162 si è quasi centuplicata in dieci anni, passando da 1 milione e 337 mila euro ai 116 milioni stanziati per il 2010, anche se l'Assessore mi ha informato che non è esattamente questa la cifra che è stata spesa. I piani finanziati erano 123 nel 2000, sono diventati 28.351 nel 2010. Se consideriamo, poi, che la potenziale platea degli aventi diritto ai benefici della "162" è costituita da coloro che hanno avuto il riconoscimento della legge nazionale numero 104, che sono circa 65.000 in Sardegna, in teoria potremmo arrivare a 65.000 domande sulla "162", il che evidenzia la necessità di porre un freno, per quanto doloroso.

Vi voglio dare un altro dato per aiutarvi a riflettere. C'è stato, in questi dieci anni, un continuo incremento del valore dei piani, che in Italia è passato da 1.086 euro a 4.091 euro a piano. Diversamente dai primi anni, inoltre, neanche un piano viene più rifiutato; dal 2006 in poi, infatti, tutti i piani che sono stati presentati sono stati approvati. L'anno scorso sono stati 28.351 i piani presentati e 28.351 quelli approvati, per cui mi domando: è possibile che non ce ne fosse neanche uno fatto male? E' possibile che neanche uno di quei piani sia stato presentato da un non avente diritto? C'è quasi la sensazione, mi spiace dire questo, che i comuni - alcuni, non tutti, naturalmente come tutte le generalizzazioni anche questa è imperfetta - ritengano quello della legge numero 162 un canale di finanziamento aggiuntivo a quello del fondo unico, tramite il quale garantire ai propri cittadini una serie di servizi assistenziali integrativi o alternativi a quelli tradizionali da poter estendere ad libitum, con una sorta di irresponsabilità - mi duole dirlo - finanziaria, ma anche istituzionale. Noi non possiamo ignorare, nessuno può ignorare che la "162" non è una legge fatta per combattere la povertà; è una legge fatta per combattere l'handicap, per aiutare i soggetti handicappati, per migliorare la qualità della vita principalmente di questi soggetti e secondariamente delle loro famiglie. Non può essere, pertanto, usata come un grimaldello per sfondare le casse della Regione.

Partendo da qui e tenendo conto della necessità di equilibrare due esigenze che marciano in direzioni opposte e divaricanti, dobbiamo fare uno sforzo sia sulla parte finanziaria che sul complesso delle regole che governano il sistema di accesso e di godimento dei benefici previsti dalla legge numero 162. Le modalità di attuazione di questa legge in Sardegna - lo ha ricordato il collega Espa -, che hanno introdotto la coprogettazione tra la famiglia e le istituzioni, sono un esempio in Italia ed effettivamente sono ritenute molto valide. Io sono un sostenitore, collega Espa, del servizio sanitario della Lombardia; sono convinto che sia il migliore in Italia e uno dei migliori in Europa, quindi sono un tifoso di quel servizio, in questo caso specifico, però, operiamo meglio noi.

Con la delibera della Giunta regionale numero 34/18 l'assessore Liori ha proposto la riscrittura dei criteri di accesso ai benefici. E qui devo dire di non essere d'accordo sui criteri, perché presentano alcune incongruità e chiederò all'Assessore che vengano rivisti, ne abbiamo già parlato anche prima. Come è stato abbondantemente illustrato in varie sedi, con articoli sui giornali, comunicati, riunioni di famiglie, ne ha parlato anche il collega Espa poco fa, ci sono alcune incongruità laddove, ad esempio, viene ridotto di 20 punti il punteggio assegnato ad alcuni soggetti senza che le loro condizioni di salute siano migliorate. Sono rimasti tali e quali, ma i punteggi loro assegnati sono stati ridotti. Non entro nel merito dei criteri, ma, per fare un esempio, le persone con punteggio compreso tra 80 e 89 vedono decrescere il loro finanziamento, ma non quelli con punteggio tra 70 e 79. Ora, è vero che chi aveva un punteggio tra 80 e 89 è stato agevolato negli anni scorsi, ed effettivamente c'è bisogno di un riequilibrio, però, Assessore, si può magari pensare a una riduzione un po' più modesta e proporzionale per tutti.

Per quanto riguarda il reddito, invece, si fa riferimento di nuovo al reddito ISEE, mentre il decreto legislativo numero 130 ha chiarito che bisogna fare riferimento al reddito del disabile. C'è ormai una tendenza costante della giurisprudenza in questo senso e quindi io proporrei di ritornare a questa interpretazione, perché è inutile costringere i cittadini ad andare al TAR, è proprio una questione di etica della pubblica amministrazione. Se facciamo un ragionamento di questo genere: "Tanto devono andare al TAR, tanto molti non ci vanno dall'avvocato", diamo un esempio pessimo ai cittadini che siamo chiamati ad amministrare. E se diamo un esempio pessimo noi che siamo, o dovremmo essere, il meglio della nostra collettività, non possiamo aspettarci che i cittadini si comportino come noi desidereremmo, cioè civilmente e correttamente. Questo va al di là dei toni un po' allarmati usati dal collega Espa, sui quali per la verità ho qualche dubbio. Non credo, infatti, che se riducessimo di piccole quote il finanziamento a valere sulla "162" fiumi di persone andrebbero a finire nelle RSA o in ospedale, anche perché ci vogliono requisiti ben precisi, non ci si può andare per scelta.

Noi chiediamo alla Giunta di riscrivere i criteri in maniera più equa e al Consiglio di integrare le risorse nei limiti del ragionevole, del possibile e dell'equilibrato, che secondo noi è sostanzialmente rappresentato dalla spesa del 2010. Assessore, parlo di spesa e non di impegnato, perché so, ce l'ha comunicato lei, che la spesa è stata inferiore all'impegnato. Quindi rapportiamo l'importo dello stanziamento alla spesa del 2010, con l'impegno, se fosse necessario, di incrementarlo alla prossima manovra di assestamento del bilancio, senza però superare il tetto massimo di 116 milioni di euro che abbiamo stabilito l'anno scorso.

Non so se la cosa migliore sia ammettere tutti gli aventi diritto con una piccola riduzione del finanziamento proporzionale per tutti, considerato che ci saranno 3.000 o 4.000 domande in più quest'anno, oppure se, come suggerisce Marco Espa, sia meglio finanziare solo i casi più gravi e casomai non finanziare per nulla i meno gravi, che hanno meno bisogno. Sono due soluzioni che presentano lati positivi e negativi, per cui lascio decidere all'Aula e all'Assessore. Quello che mi interessa chiedere oggi è che vengano ridefiniti i criteri secondo principi di ulteriore equità e ragionevolezza, in maniera da garantire gli interventi comunque ai soggetti più gravi. Chiedo inoltre che venga valutata la possibilità di una corresponsabilizzazione dei comuni, magari con un piccolo contributo, entro il tetto del 5 per cento. I comuni devono però sapere, quando approvano a fiume questi piani, che qualcosa la devono mettere anche loro e quindi i loro servizi sociali devono stare più attenti. Nel caso di un aumento consistente dei piani finanziabili a seguito delle nuove domande, e quindi di un'insufficienza dei fondi a disposizione per garantire le stesse quantità finanziarie a tutti, chiedo che ci sia una riduzione proporzionale per tutti i piani, dal più importante al più piccolo.

Infine - e questa è una richiesta che rivolgo al Consiglio - chiedo che dalla prossima legge finanziaria le risorse siano integrate in misura corrispondente alla spesa del 2010 (circa 102 milioni di euro, così ci ha detto l'Assessore), con la possibilità di un ulteriore incremento fino a 116 milioni. In alternativa potremmo stanziare direttamente 116 milioni e utilizzare nell'anno successivo le somme eventualmente risparmiate. Insieme a questo però, Assessore, è necessaria un'intensa e seria azione di controllo da parte della Regione. Bisogna assolutamente riuscire a eliminare gli sprechi, bisogna riuscire a eliminare gli abusi, che non sono tollerabili in un campo come questo, perché in futuro dovremo utilizzare le scarse risorse che abbiamo per aiutare chi veramente ha bisogno; bisogno sanitario, non bisogno economico. Ha fatto bene il collega Espa a ricordarlo e lo ripeto: la "162" è una legge nata per aiutare le persone con handicap, non per contrastare la povertà. Per la povertà ci sono altri strumenti.

Assessore, so che lei è una persona sensibile e so che conosce la sofferenza, mi affido a lei perché le piccole storture che ci sono nella proposta attuale possano essere eliminate. Grazie a tutti per l'attenzione.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Rodin. Ne ha facoltà.

Ricordo che il tempo a disposizione è di dieci minuti.

RODIN (P.d.L.). Signora Presidente, onorevoli Assessori, onorevoli colleghi, dobbiamo riconoscere che negli ultimi dieci anni la Sardegna ha fatto enormi passi avanti dal punto di vista sociale, creando benessere e inclusione sociale. E se oggi possiamo vantarci che la nostra assistenza sociale ha raggiunto il livello più alto fra tutte le regioni dobbiamo ascriverne il merito a tutta la classe politica, che è stata capace di mettere a disposizione della collettività risorse sufficienti per soddisfare i bisogni che si sono manifestati.

Le due mozioni in esame hanno l'obiettivo di suscitare un dibattito, ma sono anche l'occasione per fare una riflessione e far emergere le criticità. Dalla lettura delle mozioni risulta che nel 2000, primo anno di applicazione della legge numero 162, le risorse messe a disposizione erano poco più di 1 milione. Dopo cinque anni, nel 2005, il finanziamento è stato di 30 milioni, è salito a 100 milioni nel 2008 per raggiungere la somma di 116 milioni nel 2009. Il progressivo incremento delle risorse messe a disposizione è dovuto al fatto che la popolazione sta invecchiando e vive più a lungo, il che comporta un aumento della spesa previdenziale e assistenziale, soprattutto quando l'invecchiamento è anche causa di disabilità.

Un momento molto importante nella lotta alla disabilità è quello dell'accertamento dell'handicap per le ricadute sociali e assistenziali che esso comporta. Non a caso nella valutazione dell'handicap è coinvolto un operatore sociale e uno specialista della patologia in esame. E' utile rammentare che nella definizione dell'handicap non esistono graduazioni percentualiste. Infatti la commissione medica può rilevare l'assenza o la presenza di handicap e la connotazione di gravità (articolo 3, comma 3, della legge numero 104). Come vedremo più avanti solo la situazione di gravità dà diritto a prestazioni assistenziali.

Per completare il quadro di riferimento bisogna tener presente che nell'accertamento dello stato di handicap non è prevista la definizione del grado di autonomia personale, ancorché la valutazione della non autosufficienza sia particolarmente interessante soprattutto per le persone anziane. Questa è una lacuna della legge numero 104 e per molte Regioni la valutazione della non autosufficienza è prevista, pur con modalità diverse, come requisito per l'accesso ai servizi assistenziali. Resta il fatto che la valutazione della non autosufficienza rimane uno dei capisaldi per la valutazione multidimensionale nel quadro della presa in carico della persona sotto il profilo sanitario e sociale, in modo da poter programmare supporti efficaci alla persona stessa ed eventualmente al suo gruppo familiare.

Ai fini dell'accesso ai benefici previsti dalla legge numero 162 la valutazione della gravità dell'handicap e della non autosufficienza in Sardegna fino a quest'anno era rimessa all'interessato o a un suo familiare e all'assistente sociale. Era un sistema che poggiava, quindi, sull'autoreferenzialità dell'entità dell'handicap, che è stata la causa della progressione geometrica dei piani personalizzati, che in meno di dieci anni, come si è visto, sono passati da 123 a oltre 28 mila. L'autoreferenzialità è stata il punto debole che ha governato finora l'erogazione delle risorse. Nel 2009 il sistema ha superato la soglia di tracimazione, tant'è che il Consiglio regionale si è visto costretto a integrare con 14 milioni le risorse assegnate per non escludere nessun piano presentato.

Prima di entrare nel merito delle mozioni voglio sottolineare che l'autunno caldo è incominciato con il ritorno in piazza di pastori, agricoltori, studenti e persino di uno sparuto numero di famiglie che protestavano contro la delibera numero 34/30 sulla legge numero 162. Queste proteste sono un esempio della crisi dei nostri tempi e rappresentano il cortocircuito della nostra società. Adesso, se guardiamo bene a cosa c'è dentro queste proteste, scopriamo che si è smarrito il senso della responsabilità, si rivendicano i diritti e gli interessi della propria categoria senza tener conto che spesso confliggono con l'interesse generale. Bisogna evitare di lasciarsi "forchettare" nella confusione tra riforme necessarie e aspirazioni della categoria, e questo è nostro preciso dovere.

Entrando nel merito vediamo quali sono le novità introdotte dalla Giunta con la delibera numero 34/30 del 18 ottobre 2010. Preliminarmente va detto che per la prima volta in questa materia sono state coinvolte, dall'assessore Liori, le federazioni di categoria e i familiari dei disabili, nonché l'ANCI, e che la delibera in questione è frutto anche dei rilievi critici e dei suggerimenti forniti dal comitato che è stato costituito per questa ragione. La prima novità riguarda l'abbandono del criterio dell'autodichiarazione dello stato di gravità, che ora è affidato a un medico. Il relativo modulo, l'allegato B della circolare, è rimasto quello approvato dall'assessore Dirindin, che l'attuale Assessore ha mantenuto, nonostante il parere contrario di alcune associazioni, per dare stabilità al sistema in attesa di verificare l'incidenza della certificazione medica sui piani. Questa modifica razionalizza il sistema e ha trovato generale consenso. La delibera, poi, ha modificato la scheda sociale e ha introdotto una diversa modulazione dei punti da assegnare ai piani personalizzati. Qui si sono incentrate le critiche delle due mozioni ed è prematuro conoscere i risultati di questa modifica. Credo che all'esito dell'esame delle domande, e anche prima - mi pare che da parte dell'Assessore ci sia un'apertura in tal senso -, un'eventuale correzione non rappresenti un ostacolo.

L'altra novità in questa materia è l'avvio delle procedure di verifica dello stato di gravità, in conformità al precetto della legge numero 6 del 2010. I rilievi mossi in ordine alle risorse assegnate sono riportati con dati non esatti. Lo stanziamento previsto nel bilancio del 2009 era di 91 milioni, dopo l'incremento di 14 milioni intervenuto con la legge numero 6 del 2010. La Giunta ha poi approvato un ulteriore incremento di 25 milioni e quindi complessivamente la somma messa a disposizione è stata di 116 milioni di euro. Anche quest'anno lo stanziamento in bilancio è di 91 milioni, quindi non c'è stata una riduzione. Poiché ogni anno, soprattutto a causa del decesso di persone molto gravi o anziane, si realizzano delle economie, l'assessore Liori sarà in grado di mettere a disposizione anche per quest'anno i residui che si sono verificati, quindi lo stanziamento totale dovrebbe essere vicino alla somma stanziata per il 2009.

Mi avvio al termine leggendo le conclusioni dell'intervento di un collega della maggioranza, formulate in occasione della discussione della legge numero 6 del 2010, il quale affermava: "Se tutte le altre Regioni italiane stanno utilizzando in modo diverso la legge numero 162, se nel Veneto ci sono 1.000 assistiti, se in Emilia-Romagna ci sono 1.000 assistiti (la prima amministrata dal centrodestra, la seconda dal centrosinistra) e se in Sardegna, con una popolazione tre, quattro o cinque volte inferiore, gli assistiti sono 28 mila e rischiano di crescere fino a 52 mila, questo non è un problema che possiamo affrontare né con un ordine del giorno né con una legge frettolosa del Consiglio regionale. E' sicuramente uno dei problemi fondamentali della spesa per il Consiglio regionale negli anni a venire, per cui è necessario che questo Consiglio, in maniera meno distratta e con più informazioni in possesso, si metta a riflettere seriamente su questo argomento che rischia di diventare una delle sfide più importanti dei prossimi anni". Io aggiungo che se vogliamo evitare che ogni anno il Consiglio regionale debba occuparsi della legge numero 162 questa è la strada da seguire.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Antonio Solinas. Ne ha facoltà.

SOLINAS ANTONIO (P.D.). Signora Presidente, signor Assessore, è davvero imbarazzante dover tornare a parlare, a un anno di distanza, dei progetti personalizzati per persone in situazione di handicap grave, ai sensi della legge numero 162 del 1998. Lo facciamo in conseguenza della delibera della Giunta del 18 ottobre di quest'anno, che ci ha costretti a richiedere la convocazione del Consiglio con la presentazione della nostra mozione. E' imbarazzante perché ritenevamo, evidentemente a torto, che dopo l'enorme mobilitazione popolare dello scorso anno la necessità di garantire alle persone non autosufficienti una dotazione finanziaria adeguata fosse ormai patrimonio comune di maggioranza e opposizione.

Ci sbagliavamo. La prova è nella delibera del 18 ottobre, con la quale la Giunta ha introdotto modifiche sostanziali ai criteri di finanziamento dei piani personalizzati. Nella suddetta delibera si modificano i criteri per giungere a un risultato esclusivamente di cassa: risparmiare 25 milioni di euro, stanziando cioè 91 milioni e 500 mila euro contro i 116 milioni di euro spesi nel 2009. Una contrazione molto significativa che avrà come inevitabile conseguenza l'esclusione dai benefici della norma di molti disabili sardi. Tale modo di procedere mi ricorda un po' il caso dell'aria e dell'acqua inquinate che tornano a essere respirabili o potabili modificando i parametri. In quel caso non sono l'aria e l'acqua che cambiano, ma i criteri di valutazione della loro qualità. Allo stesso modo in questo caso non sarà la riduzione della disabilità a determinare la riduzione o la cancellazione dei piani personalizzati, ma sarà la modifica dei criteri a provocarne il taglio.

Vi sembra, cari colleghi, un modus operandi coerente con le necessità di una delle fasce sociali più deboli della nostra comunità, in un momento nel quale la Sardegna e le famiglie sarde vivono una profondissima crisi economica e sociale? Peraltro l'obiettivo di cassa fallisce miseramente, Assessore, se si considera che molti dei soggetti rischiano l'istituzionalizzazione, in quel caso con costi molto più alti per l'amministrazione pubblica. Assessore, mi viene il dubbio che l'obiettivo da raggiungere con questa operazione sia questo: ridurre gli interventi della "162", mettere in difficoltà le famiglie e utilizzare le strutture private, creando un costo aggiuntivo per le famiglie e un esborso maggiore di risorse pubbliche.

In questi giorni, come molti di voi, ho avuto la possibilità di parlare con numerosi amministratori locali, anche di centrodestra, i quali hanno espresso tutte le loro preoccupazioni di fronte alla situazione che si sta venendo a creare nei comuni, dove gli operatori sociali si stanno prodigando nel tentativo di spiegare agli utenti la portata delle novità introdotte, rappresentando il rischio che rispetto all'anno precedente potrebbero vedersi tagliati i finanziamenti. Gli utenti faticano a capire come sia possibile che invece di andare avanti si torni indietro, riducendo anziché rafforzare uno strumento fondamentale di supporto ai nuclei familiari che si occupano dei propri disabili. Peraltro chi presenta la domanda deve pagare una nuova gabella. Infatti la compilazione della scheda sanitaria da parte del medico di base viene pagata cara e molti faticano a capire per quale motivo per accedere, se tutto va bene, a un sostegno economico si debba pagare, mentre fino a ieri ciò non era necessario. E' tutta qui la lotta contro i falsi disabili di cui si è parlato? Si consuma davvero in un burocraticissimo certificato a pagamento?

Assessore, rafforziamo i controlli, utilizziamo anche l'ufficio ispettivo della Presidenza della Giunta, riavvolgiamo il nastro. Se non si vogliono ascoltare le voci dell'opposizione, si ascoltino quelle delle amministrazioni locali, delle associazioni dei disabili, delle famiglie, dei tanti operatori del settore che vedranno ridimensionato il proprio impegno lavorativo, altro aspetto da non trascurare. Fatto ciò, si rimetta in discussione lo stanziamento. Se il Consiglio verrà investito di questa decisione, l'opposizione, così come ha fatto lo scorso anno, saprà fare la propria parte.

Una precisazione, Assessore: fino al 2005 molte richieste venivano escluse per mancanza dei requisiti; dal 2006 sono i comuni a curarne la predisposizione assieme alle famiglie e a verificare i criteri, senza i quali le richieste non vengono neanche trasmesse dai comuni alla Regione. Sarei anche d'accordo con il collega Meloni sulla compartecipazione seppur minima dei comuni al finanziamento dei progetti della "162", ma con la crisi che stanno attraversando i comuni, con la riduzione che avranno anche quest'anno non solo dei fondi nazionali, ma anche del fondo unico, una decisione di questo tipo mi sembra inopportuna.

Assessore, riveda i conti, e quindi i criteri, per consentire a migliaia di persone meno fortunate di noi di trascorrere la loro esistenza nel conforto domestico delle loro famiglie.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Agus. Ne ha facoltà.

AGUS (P.D.). Signor Assessore, onorevoli colleghe e colleghi, intervengo per fare una riflessione più generale, senza entrare nel merito dei dati che sono stati enunciati. Purtroppo in quest'Aula spesso ci soffermiamo sui costi dei servizi, che chiaramente sono l'elemento sul quale ci si scontra tutti i giorni in questo periodo di gravi difficoltà economiche, alle quali anche la Sardegna non può sottrarsi. Vorrei fare una riflessione sul tema che, ripeto, può essere visto in termini generali, e così come in questi giorni in quest'Aula si è stati in grado di trovare condivisione unanime su obiettivi comuni, credo che anche su questo tema bisognerà fare uno sforzo per trovare una posizione unanime e quindi dare la possibilità all'Assessore della sanità di mettere in atto tutte le azioni necessarie, perché sappiamo che le sue azioni, e quindi le azioni del Governo regionale, ricadono sul bene comune. La mia riflessione, quindi, non riguarda le risorse.

Come denunciato nella mozione, la modifica dei criteri per l'erogazione dei finanziamenti sicuramente vanifica lo sforzo che il Consiglio e lo stesso Assessore misero in atto a integrazione finanziaria della norma, per circa 14 milioni di euro, che fondamentalmente tendeva al mantenimento dei livelli delle prestazioni offerte, integrando il previsto taglio di 1.000 euro a progetto. In quella circostanza si prese atto delle gravi ripercussioni che si andavano prospettando e in particolare della drastica riduzione dei servizi per i progetti di minore portata, che rischiavano addirittura la cancellazione. Vi erano progetti per 12.000 o 13.000 euro all'anno e progetti per qualche migliaio di euro, quindi il taglio, se non proporzionato, avrebbe sicuramente cancellato i progetti, diciamo, di minore entità.

E' evidente che la modifica dei criteri tende a mantenere inalterato il budget, proprio come dicevo prima, perché spesso ci soffermiamo, giustamente, sulla disponibilità finanziaria, ma rischia di penalizzare fortemente il livello delle prestazioni. Quindi non entro nel merito, come ho detto, delle argomentazioni che l'onorevole Espa ha eloquentemente illustrato, con puntuale ed efficace esposizione, denunciando le criticità e le difficoltà, che chiaramente si scaricano sulle persone in gravi difficoltà. In generale, ma anche a livello nazionale, come lo stesso onorevole Espa ha richiamato, la legge numero 162 del '98 ha riscosso il plauso e l'attenzione generale, il che sottolinea l'alto grado di civiltà che la nostra Isola ha presentato alla comunità locale e nazionale. Credo che su questo elemento dobbiamo soffermarci ed essere orgogliosi di riuscire a guardare oltre il mero conto economico; è un'attenzione che pone la nostra Isola in posizione avanzata e di grande progresso.

Con questa legge la Regione Sardegna garantisce alle fasce più deboli una migliore qualità di vita. E' un tema che, a mio avviso, non può essere esaminato sotto il profilo meramente economico, perché nessuno ha stimato le economie possibili che la "162" consente di attuare nel contesto dei costi sanitari e sociosanitari in Sardegna, che sappiamo essere elevati ed eccessivamente elevati addirittura, perché vi è tutta una serie di operazioni che portano inesorabilmente a perseguire la strada più immediata e più facile, che è quella dei tagli. Credo che dobbiamo superare questo concetto. Capisco che è necessario ridurre la spesa, si dice anche che è urgente farlo perché spesso il Governo nazionale ci richiama al contenimento dei costi, e allora la via più veloce è quella dei tagli. E' un modo di fare sbagliato, secondo me; capisco la necessità, ma lo ritengo un modo di fare sbagliato. Non credo di dire nulla di nuovo affermando che se le persone beneficiarie della "162" non disponessero dei servizi previsti, buona parte di esse e i loro familiari andrebbero a ricercarli sicuramente nelle strutture pubbliche, compresi i ricoveri anomali, che sappiamo quanto costano al giorno.

Uno dei passaggi della delicata mozione in discussione riguarda proprio le difficoltà che il taglio dei servizi o la loro riduzione scarica sui comuni. Non affronterò tutti i temi, mi soffermerò solo due questioni e sarò brevissimo. Questa legge attua un principio di federalismo interno che dovremmo perseguire anche su altri fronti. Mettere in difficoltà i comuni rischia di minare il rapporto cittadino-istituzioni, mentre si dovrebbe fare ogni sforzo per rafforzarlo. Il comune è l'istituzione più vicina al cittadino e in questo caso può essere posto in condizioni di valutare a fondo i bisogni e anche di controllarli, perché mi sembra che questo fosse uno dei nervi scoperti della gestione della norma. Si è parlato ripetutamente anche qui del fatto che non ci sono i controlli, ma l'elemento più vicino al cittadino è l'organo comunale, quindi credo che al comune, oltre agli strumenti per dare risposte ai bisogni dei cittadini, si possa affidare anche il compito del controllo. Ritengo che il cittadino accetti questa doppia veste del comune, perché sa che da una parte è attento ai suoi bisogni e lo rispetta nel momento in cui esso attua il giusto controllo. Sappiamo tutti che questo è uno degli argomenti che sono rimbalzati anche in quest'Aula ultimamente.

Un altro aspetto che viene messo in crisi con l'operazione dei tagli è certamente quello occupazionale. In un'Isola assetata di lavoro si rischia di penalizzare non solo i lavoratori generici, ma anche i lavoratori intellettuali, che più di tutti soffrono il fatto che l'inserimento lavorativo avviene in età avanzata rispetto ai generici e che rischiano, come più volte abbiamo segnalato in quest'Aula, di essere costretti a emigrare. Spesso abbiamo sottolineato quanto i giovani laureati siano utili e necessari all'Isola, tant'è che ci siamo proposti di incentivare la formazione, di incentivare gli studi universitari, di incentivare anche la formazione all'estero con la speranza del rientro, proprio perché la formazione è un grosso investimento di cui la Sardegna ha estremamente bisogno.

Credo, quindi, che ci sia bisogno di un'intesa forte tra Regione e comuni, perché in quel contesto si possono dare risposte appropriate e recuperare lo sperpero generato dalle sovrapposizioni, così come richiamava l'onorevole Meloni, di servizi e prestazioni che i comuni e le ASL erogano. Sono certo che le criticità del problema non stanno nel bisogno, ma nella gestione del bisogno, che ha in Sardegna diverse provenienze e che i cittadini tendono comunque a utilizzare nel bene o nel male. Spetta all'organo politico esaminare le sfaccettature del caso che portano, con l'azione immediata, a contenere i costi, ma non a risolvere il problema o per meglio dire a dare un servizio di alto valore sociale, che la Sardegna si è conquistata con uno sforzo progettuale. Questo a testimoniare che la risorsa finanziaria è un importante strumento per raggiungere una migliore qualità della vita, ma non basta. Quindi questa legge coinvolge in modo particolare non solo il disabile o l'anziano, ma tutta la famiglia. E' un tema che si inserisce perfettamente in una nuova filosofia e che da più parti si accarezza, ma che ancora non trova piena attenzione. Allora mi chiedo perché non continuare a insistere con un'attenzione maggiore, con uno sforzo maggiore della politica proprio verso questo nucleo di società che tutti sappiamo essere per noi sardi uno degli elementi più importanti. La famiglia può diventare, quindi, il salvadanaio della spesa sociosanitaria in Sardegna e contribuire a creare una nuova condizione sociale, perché la famiglia è nella nostra cultura l'elemento cardine che anche nei momenti più difficili della nostra società ha retto l'economia regionale. Occorre fare un ulteriore sforzo, ripeto, non di mero taglio, ma di elaborazione ed esame delle tematiche che forse ci possono permettere di implementare l'attenzione che a livello nazionale ci è stata dedicata per l'attuazione della legge numero 162. Grazie.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Campus. Ne ha facoltà.

CAMPUS (P.d.L.). Presidente, Assessore, colleghi, certamente la legge numero 162 del 1998 è una legge importante, è una legge utile, con ricadute rilevanti in ambito sociale, sul contesto della nostra società e su tantissimi nuclei familiari. Basti pensare ai 28.351 piani personalizzati che sono stati finanziati. Però, al di là dell'importanza di questa legge, e quindi della necessità di doverla utilizzare nella maniera migliore, davvero inviterei i colleghi a non fare di questo dibattito ancora una volta una sagra della demagogia.

Non voglio soffermarmi su quelle che sono le finalità originarie della "162". Possiamo dire, senza nessuna possibilità di errore, che questa legge viene utilizzata male, perché di fatto viene utilizzata più che altro come uno strumento di assistenza sociale. Non è più uno strumento di assistenza alle persone con handicap grave e alle loro famiglie, ma si è trasformata in uno strumento di assistenza sociale, in un ammortizzatore del disagio economico a disposizione dei servizi sociali dei comuni. Certo, possiamo convenire tutti sul fatto che gli strumenti alternativi mancano o sono insufficienti e che siamo in uno stato di gravissima crisi economica, ma davvero vogliamo continuare a usare questa legge come uno strumento omnibus, su cui scaricare le necessità di assistenza sociale per tutte le situazioni di disagio, anche quelle concernenti, ad esempio, la perdita di capacità economica, connessa con la perdita dell'efficienza fisica o lavorativa dovuta all'invecchiamento? Questo è avvenuto negli anni.

E' sempre noioso e sgradevole rifarsi ai numeri e alle statistiche, però voglio rileggervi, colleghi, i dati del 2009: 28.351 piani finanziati, come è stato detto, il 40 per cento dei quali è legato agli originari fruitori della legge (handicap grave in giovani, minori e adulti); il 60 per cento è invece rivolto a soggetti ultrasessantacinquenni, quindi 60 piani su 40 riguardano gli anziani. Ma c'è un dato ancora più impressionante: nel 2009 c'è stato un incremento di 7.171 nuovi piani finanziati, ebbene oltre il 70 per cento di questi piani è rivolto a soggetti ultrasessantacinquenni. Abbiamo trasformato una legge per il sostegno all'handicap nella famiglia, in una legge di sostegno alla senescenza, sempre che a sessantacinque anni si possa essere dichiarati senescenti.

Allora, prendiamone atto. Certo, possiamo anche prenderne atto, ma riteniamo di poter continuare a dare un sostegno economico e sociale e a rinnegare quello che era lo spirito originario della legge? Vogliamo davvero finanziare con questa legge l'assistenza domiciliare, che più spesso è un mero aiuto domestico, oltre che trasformarla in un ammortizzatore sociale per la disoccupazione giovanile? Opera certamente meritoria, opera di cui c'è necessità, attenzione, ma perché realizzarla con questa legge, con questo strumento?

Disoccupazione giovanile: è detto nella mozione dell'opposizione che con questa legge si è avuta un'emersione del lavoro nero. Consentitemi una riflessione: l'emersione dal lavoro nero implicherebbe che prima questo lavoro fosse pagato dalle famiglie; veniva cioè svolto ugualmente, ma era a carico delle famiglie, e questo apre tanti altri discorsi, su cui non voglio soffermarmi ora, non è il caso, ma certamente la "162", così come viene detto, è usata come un sostegno alla lotta contro la disoccupazione giovanile, tanto che in uno dei punti della mozione della minoranza si sottolinea anche che questa rimodulazione dei criteri porterà a una perdita di 2.500-3.000 posti di lavoro. Oltretutto questo dato viene espresso erroneamente, lo spiegherò dopo, però è chiaro che non può essere questo il motivo per cui noi oggi discutiamo della legge numero 162, perché stiamo utilizzando uno strumento sbagliato, stiamo facendo ingiustizia sociale! E allora siamo davvero sicuri che le famiglie, le associazioni che rappresentano i veri titolari, i veri soggetti fruitori, doverosamente e loro malgrado, del provvedimento siano d'accordo su questa utilizzazione della legge? Stiamo davvero procedendo sulla strada giusta?

Questa discussione l'abbiamo già fatta un anno fa; ci fu un ampio e articolato dibattito, che si concluse con ulteriori stanziamenti. Ma altrettanto giustamente, e forse ancora di più debbo dire, l'anno scorso si giunse alla considerazione che era necessario rivedere i criteri di utilizzazione di questo strumento e rivedere, ad esempio, il fatto che prima si era in un regime di totale deresponsabilizzazione del soggetto erogatore di servizi sociali, il comune, rispetto al soggetto pagante, la Regione. E chi meglio di un sindaco - io l'ho fatto - può trovarsi a distribuire sostegno assistenziale da un lato e sostegno economico e lavoro dall'altro? Allora si disse: rivediamo i criteri, inseriamo una reale verifica sanitaria certificata, moderiamo i parametri per proteggere di più gli attori originali della legge. Questo è stato fatto, ma chiaramente non va mai bene niente.

Certo non sarò io a dire che tutto quello che fa la Giunta va bene, non l'ho mai detto, ma non posso neanche dire, per principio o per partito preso, che vada tutto male. Allora andiamo a vedere le criticità di cui si sta discutendo, che sono alla base della mozione dell'opposizione, ripresa anche da una parte della maggioranza, giustamente, perché c'era allarme su questo. La prima criticità è la copertura finanziaria: si parla di un taglio - questo termine piace molto all'opposizione - di 25 milioni di euro della copertura finanziaria della legge, quindi di un taglio per tutti i soggetti fruitori. Ebbene, questi 25 milioni di euro vengono calcolati rifacendosi ai 116 milioni di euro messi a copertura della legge nell'anno passato rispetto ai 91 milioni e 500 mila euro che sono stati messi in bilancio per quest'anno. Dai dati si rileva che l'anno scorso sui 116 milioni stanziati sulla base dei piani che sono stati regolarmente approvati e finanziati si è avuto comunque un risparmio di oltre 10 milioni. Cioè i 116 milioni di euro, a cui eravamo arrivati attraverso un movimentato, ampio, articolato e certamente utile dibattito, di fatto erano troppi. Quindi 91 milioni e 500 mila euro più 10 milioni fanno praticamente la stessa cifra che di fatto è stata spesa nell'anno passato. E' chiaro che si dirà ed è giusto dire che se il trend di crescita è costante e continuo le richieste quest'anno aumenteranno e quindi ci sarà necessità di altre risorse. E noi abbiamo dall'Assessore la disponibilità - la esprimerà la Giunta chiaramente - a coprire, come già avvenne l'anno scorso, queste ulteriori esigenze, purché si manifestino sulla base di esigenze reali e non sulla base di spinte emotive, come avvenne l'anno scorso.

Altro punto dolente: la rimodulazione dei punteggi. I punteggi potranno essere sicuramente rimodulati, se ne può parlare, però certamente non si può tornare indietro rispetto alla certificazione, alla nuova gabella. Ma è davvero pensabile che si potesse basare solo su un'autocertificazione o sul parere di un assistente sociale l'accertamento della gravità di un handicap e quindi si rischiasse davvero di togliere a chi ha più bisogno rispetto a chi ha meno bisogno? Credo che da questo punto di vista non si possa tornare indietro. Si può, Assessore, trattare con le federazioni, trovare una formula per non gravare sulle famiglie, ma sulla certificazione medica non si deve e non si può tornare indietro.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Caria. Ne ha facoltà.

CARIA (P.D.). Signora Presidente, signor Assessore, colleghi consiglieri, preliminarmente voglio dire qualcosa su un passaggio che è stato fatto dall'onorevole Rodin in relazione alla compilazione della scheda di salute da parte dei medici. Credo che non sia questa la soluzione del problema, anzi va sicuramente in controtendenza rispetto all'autocertificazione e allo stesso tempo rappresenta un ulteriore costo a carico delle famiglie. Credo invece, lo dico per rispondere a molte delle considerazioni fatte anche dall'onorevole Campus, che quello su cui bisogna lavorare sia il sistema dei controlli. Dobbiamo cioè mettere risorse per fare in modo che si facciano i controlli e chi effettivamente ha diritto, secondo i requisiti previsti dalla legge numero 162, abbia una risposta concreta ai suoi bisogni.

Oggi ci troviamo in Aula per discutere le mozioni numero 95 e 98 con l'obiettivo - almeno per quanto mi riguarda - di far modificare i nuovi criteri, a nostro avviso penalizzanti, introdotti dalla delibera della Giunta regionale numero 34/30 sui progetti personalizzati di cui alla legge numero 162. Francamente avremmo preferito non dover ritornare su questo argomento, in considerazione del fatto che questo Consiglio ha già affrontato questo tema qualche mese fa, allorquando la Giunta adottò una delibera con la quale si operava un taglio di 1.000 euro su ogni progetto, poi corretta grazie alle maggiori risorse reperite attraverso la legge approvata all'unanimità dal Consiglio. Pensavo che non ci sarebbe stato bisogno di ritornare su questo argomento perché da più parti la legge numero 162 è stata definita "legge gioiello", modello di eccellenza nazionale, che ha consentito a molti disabili di avere una risposta reale per favorire processi di inclusione sociale. A nostro avviso la Giunta ha ancora una volta perso un'occasione per seguire le indicazioni del Consiglio ed ha nuovamente provato a ridurre i fondi destinati alla "162", trovando uno strumento diverso da quello utilizzato l'anno precedente, ma sicuramente più efficace per il raggiungimento dell'obiettivo fissato, che è quello di ridurre la spesa. Questa volta bisogna riconoscere che l'operazione, a differenza dell'altro anno, è stata fatta prima della presentazione delle domande e dei progetti.

Si è parlato a lungo della legge numero 162 del 1998 in Commissione e oggi in Consiglio, una legge che ha come obiettivo quello di sostenere le persone con handicap e in particolare con handicap grave. E' vero che questa legge è nata come misura integrativa dei fondi degli enti locali - lo dico all'onorevole Campus che mi ha preceduto -, ma è altrettanto vero che dal 1998 a oggi tutto l'inquadramento normativo (i finanziamenti, le risorse trasferite agli enti locali) ha subito dei cambiamenti, delle modifiche. Faccio questo passaggio perché credo che non serva fare un ragionamento su chi deve mettere le risorse, in quanto i comuni di risorse nel sociale ne investono tante (i bilanci di ogni amministrazione comunale hanno una voce consistente rivolta al sociale). Il problema rimane lo stesso, cioè sapere se ci sono soggetti che hanno i requisiti di cui alla "162" che, se ci fosse una riduzione dei fondi, così come è avvenuto a livello regionale, non troverebbero risposta rispetto alle loro necessità e alle loro richieste. Per cui non sono preoccupato su chi mette i soldi, bensì mi domando se siamo in grado concretamente di dare risposte alle esigenze dei nostri concittadini e se riteniamo la "162" una legge valida. Non stiamo parlando di cifre assurde: nell'ambito di un bilancio che pesa diversi miliardi di euro, trovare 25 milioni di euro penso sia semplice. E' necessaria una cosa sola: la volontà politica di reperire queste risorse. Credo che se si trova questa volontà si trovano anche le risorse, senza nessun problema.

Circola da molto tempo un'opinione in quest'Aula, che sta ispirando la maggioranza ai fini della riforma del sistema sanitario, dettata da una volontà che è comune a tutti e che porta all'utilizzo di un'espressione semplice. Voi usate spesso l'espressione "razionalizzazione della spesa sanitaria", alla quale penso che in quest'Aula nessuno sia contrario. E allora, proprio su questo argomento voglio richiamare l'attenzione di tutti: ma se il finanziamento della legge numero 162 non è una forma di razionalizzazione della spesa sanitaria, francamente io non ne individuo altre, o meglio questo è uno dei tanti modi per razionalizzare la spesa sanitaria, perché sappiamo benissimo che se non c'è una possibilità di sostegno di determinate situazioni, da quelle situazioni scaturisce una richiesta di servizi sanitari che va ad appesantire gli attuali costi del sistema sanitario, che sono ben superiori alla quantità delle risorse che vengono erogate oggi per ogni progetto.

Qualcuno ha definito i fondi della "162" una forma di investimento, qualcun altro però dice: attenzione, il numero delle richieste continua ad aumentare. E' vero che c'è un trend di crescita, ma che cosa vuol dire questo? Il problema vero che abbiamo davanti, e che con senso di responsabilità dobbiamo affrontare, è capire dove sta andando la sanità. Voi dite che per risolvere il problema delle perdite è necessario un cambio del modello organizzativo delle Aziende sanitarie. Allora vi chiedo e vi invito a riflettere su questo: siete davvero convinti che il cambio del modello organizzativo delle Aziende porterà a una diminuzione delle perdite delle Aziende o a quella razionalizzazione della spesa di cui si parla? A me qualche dubbio sorge. Certo, un cambio organizzativo è necessario, soprattutto in alcune realtà, soprattutto in quelle che spendono la maggior parte delle risorse.

Cari colleghi, badate bene che l'incremento del numero dei progetti e della conseguente spesa impone naturalmente di condividere il principio che il diritto alla salute riconosciuto dalla Costituzione rischia di essere una mera enunciazione di principio in assenza di un rigoroso sistema di garanzie condiviso sui principi relativi all'utilizzo delle risorse stesse. Penso, quindi, che i criteri di contenimento della spesa pubblica debbano passare anche attraverso il vaglio di una politica di verifica, razionalizzazione e contenimento della spesa stessa, laddove questo sia possibile e attuabile. E a questo non possono certamente sfuggire i percorsi di verifica degli aventi diritto alle risorse per i piani personalizzati.

La discussione che oggi noi dedichiamo alla legge numero 162 e alla sua attuazione in Sardegna è una di quelle discussioni a cui il Consiglio regionale farebbe bene a prestare la massima attenzione, nel senso che stiamo parlando di temi che saranno sicuramente all'attenzione di questo Consiglio regionale anche negli anni a venire e che rappresentano la sfida su ciò che la Sardegna intende fare nel campo dell'assistenza, dei bisogni sociali e della salute della popolazione, una delle sfide più importanti.

La legge numero 162 nasce con finalità e obiettivi che sono chiari e precisi. Qualcuno pensa, o può pensare, che in Sardegna si stia usando questa legge in modo diverso rispetto a tutte le altre regioni italiane e ciò in considerazione delle elevate risorse dedicate e del numero dei progetti finanziati. Qualcuno può pensare che in Sardegna abbiamo trasformato la "162" in un'ennesima legge assistenziale, che fa una cosa buona e mette immediatamente a disposizione, senza residui e senza impegni di spesa che poi non vengono soddisfatti, risorse per la comunità sarda, per una comunità sofferente: anziani, disabili, famiglie in difficoltà. Io sono tra quelli, e lo dico con forza, cari colleghi, che al contrario pensano che la legge numero 162 sia una grande conquista. Chi fruisce di questa legge è una persona che possiede una certificazione in cui si dice che è affetta da handicap grave. Stiamo parlando di diritti, stiamo parlando di conquiste sociali che sono avvenute, in maniera bipartisan, dal 2001 in poi, stiamo parlando di qualità della vita delle persone, stiamo parlando finalmente di persone, quelle che voi avete messo al centro dello slogan del Programma regionale di sviluppo.

Ma voi siete a favore della tutela della famiglia sì o no? Francamente non lo capisco, a maggior ragione quando sento qualche collega - come il collega che mi ha preceduto - fare tutta una serie di ragionamenti che non riguardano la tutela della famiglia. Noi abbiamo un'altra visione dell'integrazione della persona nella società e perciò crediamo che questa legge sia da inquadrare nei diritti della persona, nei diritti sociali. Questa non è una legge che riguarda l'assistenzialismo; è una legge che riguarda i diritti della persona, allora da lì dobbiamo partire.

La scelta di stanziare ingenti risorse rappresenta un ulteriore passo avanti nella considerazione che la pubblica amministrazione si occupa non solamente di sanità, di ospedalizzazioni, di acuzie, ma anche di salute, di benessere delle persone, nell'infanzia e anche nell'età più adulta, laddove un diverso tipo di cura, un diverso tipo di assistenza può evitare trattamenti persino molto più costosi per la pubblica amministrazione.

Cari colleghi, al di là di quelle che possono essere le posizioni politiche, penso che il compito di tutti noi sia quello di individuare il problema concreto, cercando per quanto possibile consensualmente di trovare una soluzione al problema che viene posto. Concludo dicendo che credo che quest'Aula debba fare un breve ragionamento e debba capire che occorre fare un ulteriore sforzo per poter veramente decidere unitariamente e con dignità, sapendo di aver risolto un problema importante per il benessere di migliaia di sardi.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.

URAS (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Signora Presidente, colleghi, questo tema a me piace affrontarlo per quella che è la mia competenza, connessa ai percorsi amministrativi, più che approfondirlo dal punto di vista dei diritti. I diritti mi pare che siano indiscutibili; la necessità di rispondere al bisogno di queste categorie di persone, di queste fasce di popolazione mi pare che sia indiscutibile. Il problema si pone - l'ha detto la Giunta modificando la deliberazione sui criteri - in ordine al fatto che c'è una riduzione nelle risorse finanziarie destinate a questo scopo.

Alcuni hanno voluto dimostrare che questa è una partita finanziaria destinata a crescere e quindi a far aumentare le difficoltà di reperimento delle disponibilità nei prossimi anni. E com'è che noi risolviamo queste vicende? Badate, queste vicende si rappresentano sempre nel settore sociale, ma anche nel settore economico e produttivo e nel settore dell'occupazione, e come le risolviamo? Le risolviamo facendo un'operazione antica: prendiamo cioè atto che non abbiamo disponibilità, conseguentemente riduciamo il trasferimento finanziario verso la comunità. Questo è un percorso che dobbiamo interrompere. Dobbiamo fare invece il contrario, dobbiamo fare esattamente l'operazione di cui abbiamo parlato anche ieri, in occasione dell'approvazione della legge sul Patto di stabilità per gli enti locali. Abbiamo il dovere di recuperare nuove risorse, di realizzare ricchezza e di acquisire maggiore disponibilità finanziaria da destinare ai bisogni della nostra comunità. Cioè dobbiamo invertire il percorso e dobbiamo fare una selezione dei bisogni. Noi che abbiamo un piccolo apparato pubblico, da 14 mila dipendenti, noi che abbiamo delle megastrutture, telefoni, macchine, autisti e chi più ne ha più ne metta, noi che soloni avvaliamo anche di tanti consulenti che ci aiutano a capire meglio la realtà, noi che disponiamo di questa macchina amministrativa, pensiamo davvero che ci sia una gestione razionale di tutte le risorse, anche nella sanità? Siamo sicuri che non ci siano ambiti di spreco? Possiamo essere più intelligenti nell'affrontare i problemi che abbiamo di fronte, avendo cura di soddisfare il bisogno nel modo più efficiente ed efficace possibile? Perché la cosa più semplice, mi dispiace che non ci sia l'Assessore...

CHERCHI (P.d.L.), Assessore dell'industria. Sì, c'è.

URAS (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). C'è, però non può sentire. Se è fuori dell'aula aspetto, perché quello che vorrei spiegare all'amico Liori è esattamente questo: noi ci dobbiamo dare alcune priorità e io penso che la Giunta abbia sbagliato nel decidere le priorità. Ci dobbiamo dare alcune priorità, nelle quali dobbiamo ricomprendere questi bisogni. Sappiamo benissimo cosa vogliano dire 2.000 euro in meno per una situazione disperata, per una fatica permanente che accompagna queste famiglie sin dalla loro istituzione, dalla nascita dei loro figli che hanno qualche problema, qualche difficoltà. E sappiamo, perché glielo chiediamo noi, glielo chiedete in molti casi soprattutto voi, che quando nascono i problemi di coscienza e la cultura laica risolve diversamente alcune questioni escono fuori, giustamente, dalla cultura più religiosa, più profondamente convinta, i richiami ad accettare anche la difficoltà, perché intanto c'è una società evoluta che queste cose le capisce e le restituisce in termini di contributo collettivo. Invece noi diamo priorità ad altre cose, diamo priorità a cose che non ne dovrebbero avere.

Vi chiedo, non per usare due pesi e due misure improprie o per mettere sulla bilancia pere e mele e confondere le cose: pensate che i capitoli attraverso i quali diamo alcuni milioni di euro alle squadre professionistiche che devono partecipare a un campionato siano più rilevanti di questi capitoli? Io penso di no. Ma pensiamo alle consulenze inutili - io ne conosco alcune e quando ci penso mi ricrescono i capelli che non ho più! - di cosiddetti esperti. Come si possono chiamare esperti dei neolaureati che si ritrovano a maneggiare per la prima volta certe materie? Ce ne sono all'interno delle nostre strutture pubbliche, all'interno delle strutture regionali, può essere che non ce ne siano nel suo Assessorato, magari ce ne sono in molte ASL o in altri Assessorati, e tutti i costi sono a carico dello stesso bilancio.

Qua di che cosa si parla? Esattamente di una riproposizione dei criteri esistenti, che casomai vanno rivalutati per meglio orientarli in funzione dei progetti personalizzati e delle esigenze, ma senza tagliare indiscriminatamente in modo orizzontale. Stiamo parlando di una differenza, tra l'importo stanziato precedentemente e quello che è stanziato, di circa 25 milioni di euro, che è un'inezia. Se da un bilancio come il nostro, che vanta - poi mi diranno che non è vero, e io sono il primo a dire che sicuramente non è vero - oltre 8 miliardi di euro di entrate dallo Stato, togliamo 25 milioni di euro, che si traducono, per chi ha un problema a 21 anni e un punteggio di 79, in circa 3.000 euro in meno rispetto al sussidio che percepiva nel 2009, e per chi ha una difficoltà a 7 anni e un punteggio di 78, che scende a 60, in circa 2.500 euro in meno (da 7.000 euro a 4.500), ciò significa che i nuovi criteri producono effetti tali da annullare integralmente quell'aiuto.

La richiesta che faccio all'Assessore, perché tanto in Commissione bilancio ci dobbiamo andare, il bilancio dobbiamo farlo, come lo abbiamo fatto le altre volte, è questa: riprendiamo la questione, ripristiniamo i criteri, casomai miriamoli meglio e soprattutto reperiamo le risorse, perché da questo punto di vista sul capitolo destinato a questa finalità siamo disposti a lavorare, magari togliendo risorse ad altri capitoli che sicuramente presentano sprechi, che non sono mirati in modo giusto e non colgono un bisogno.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare, per la Giunta, l'Assessore dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale.

LIORI (P.d.L.), Assessore dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale. Onorevole Presidente, onorevoli consiglieri regionali, certo è che sulla base della legge numero 162, una legge importante per questa Regione, si sono realizzati via via interventi che ne hanno un po' snaturato l'origine. Una legge nata per dare risposte alle gravi non autosufficienze, ai portatori di handicap importanti, è stata progressivamente utilizzata per dare risposte a patologie riconducibili con lo stato di vecchiaia, ad anziani con limitazioni dell'autosufficienza spesso più di carattere sociale che sanitario, e questo ha fatto lievitare in modo importante la spesa sanitaria e il numero delle domande alle quali un Assessore, che non può disporre a proprio piacimento del bilancio, deve dare risposte. ++

L'anno scorso, avendo una dotazione di risparmi molto importante, l'ho subito destinata a coprire i bisogni della legge numero 162. Non credevo che anche quest'anno, come invece si è verificato, ci sarebbero stati dei risparmi e non li ho potuti destinare alla legge. Però già l'anno scorso dissi che avrei fatto di tutto per coprire i bisogni, se avessi avuto la disponibilità anche di quei 1.000 euro che inizialmente furono tolti a ogni piano personalizzato, per recuperare i 30 milioni di euro che, si diceva, servivano ma non avevamo in cassa. Tant'è che da tutti i comuni della Sardegna arrivarono numerosi documenti in cui si lamentavano i tagli della legge numero 162, le difficoltà delle famiglie, il mancato finanziamento di piani già in fase avanzata, cioè tagliati in corso d'opera, a domanda già presentata. Per cui il Consiglio regionale, anche con il mio assenso e con l'assenso della maggioranza, recuperò altri 14 milioni di euro, che in realtà non sono stati spesi, come ha ricordato qualche consigliere. Quasi tutti questi piani sono stati oggetto di risparmi che come tali comunque possono essere tranquillamente utilizzati, a mio parere, lo dico sin d'ora, in aggiunta ai 91 milioni di euro, portando lo stanziamento esattamente alla dimensione della spesa reale, che non è stata di 116 milioni - questo è l'importo stanziato -, ma di 102 milioni di euro. Debbo aggiungere che sicuramente potrò disporre anche di fondi statali per la non autosufficienza, che andrebbero comunque - ve lo dico già da adesso e prendo l'impegno a nome della Giunta - a coprire eventuali bisogni determinati da nuove domande, la cui presentazione non è stata ancora completata, per cui non si può determinare l'ammontare esatto della spesa. Debbo anche dire che l'aver immobilizzato questi fondi l'anno scorso, fondi che poi non abbiamo speso, in realtà ha comportato - anche di questo credo che l'Aula debba essere resa consapevole - un sottofinanziamento o un mancato finanziamento di altri settori di carattere sociale. Penso, per esempio, alla dotazione finanziaria per contrastare la povertà, che pure ho provveduto ad aumentare del 50 per cento, portandola da 20 a 30 milioni di euro, ma forse avremmo potuto fare qualcosa di più, studiare qualche altra forma di intervento, vista la grave situazione finanziaria nella quale versa la popolazione sarda nell'ambito di una crisi mondiale che colpisce forse in modo più grave la nostra Isola; penso al programma "Né di freddo né di fame" oppure alla sport terapia, per praticare la quale i portatori di handicap grave hanno pure diritto a un finanziamento. L'anno scorso non li abbiamo finanziati perché i fondi della "162" erano stati impropriamente immobilizzati avendo erroneamente stimato necessità superiori a quelle reali.

C'è la volontà da parte della Giunta di coprire qualunque bisogno possa rendersi necessario, perché i fondi ci sono; sono quelli provenienti dai risparmi e da ciò che ci trasferisce lo Stato per la non autosufficienza. Quello che io sostengo è che non conviene immobilizzare i fondi, perché se le necessità fossero inferiori a quelle previste o comunque venissero sovrastimati i fondi immobilizzati sottrarremmo risorse ad altri interventi del settore socioassistenziale, di cui dobbiamo coprire le esigenze finanziarie.

Sono consapevole delle difficoltà che si possono creare in qualche caso, però alcune tabelle, come ha detto il consigliere Rodin, non sono state assolutamente modificate, bensì sono state presentate alla sottoscrizione degli assistenti sociali così com'erano nella passata amministrazione. Ciò che in realtà è cambiato, e di molto, è il sistema della certificazione, che è passato nelle mani dei medici. Gli assistenti sociali certificavano stati di handicap sui quali - perdonatemi - non sono preparati a dare una valutazione. Credo che tale valutazione sia tornata nelle mani giuste. La spiegazione sulla diminuzione del punteggio assegnato a qualche singolo caso sta proprio nel fatto che la valutazione del medico, certamente non perfetta come tutte le cose di questo mondo, è comunque più attendibile di quella di un assistente sociale. Si parla del medico di famiglia, a cui la gente si rivolge. Forse è una valutazione meno aperta, meno disponibile e più attenta di quella dell'assistente sociale, al quale rimane comunque per intero il compito di valutare la condizione di disagio sociale, che attribuisce il 50 per cento del punteggio.

Credo che questo sia un modo per stabilire ordine, non per tagliare i diritti ai cittadini, perché, in realtà, sappiamo tutti che la sostenibilità di questo sistema la decidiamo noi politicamente, cioè la decide il Consiglio regionale, che può sempre dire che questo diritto viene garantito non solo agli anziani, ma a tutti i richiedenti. Ne prenderò atto, come Assessore sono l'esecutore delle decisioni del Consiglio.

Alla fine della discussione in Aula sulla "162" mi fu dato l'incarico di mettere ordine su questa legge o di mettere ordine al sistema e a tal fine ho convocato le associazioni di categoria. Vi debbo dire che in molti casi queste associazioni si sono dimostrate molto più severe di quanto non lo fossi io, che badavo a non fare tagli. Garantisco al Consiglio regionale che è volontà della Giunta non penalizzare la spesa in questo settore, oltre lo stanziamento consolidato, e addirittura sono disponibile a portarla, se si rendesse necessario, fino all'importo di 116 milioni stanziato l'anno scorso, semplicemente spostando delle poste di bilancio, utilizzando poste di risparmio o di economia che sono presenti nei finanziamenti dello Stato. Sono convinto che sommando i 91 milioni che ha stanziato la Giunta, compresi i 14 milioni che erano stati attribuiti provvisoriamente l'anno scorso (che avevo prelevato dalla dotazione dell'Assessorato), ai risparmi che sono presenti nelle casse dei comuni, arriviamo almeno al finanziamento consolidato, e non c'è bisogno di nient'altro. In ogni caso arriveranno dallo Stato fondi per la non autosufficienza, per cui sono sufficientemente tranquillo circa la possibilità di coprire i bisogni.

Certo è che sono emerse delle criticità, che mi sono state segnalate anche dai consiglieri. Io ritengo che sarebbe il caso di rivedere i parametri eventualmente per quanto riguarda qualche aspetto, al fine di eliminare delle incongruenze che sono palesi e che potrebbero essere portate all'attenzione della Commissione sanità per una valutazione in itinere, cosa che però richiederebbe lo spostamento di dieci o quindici giorni della data di scadenza delle domande, perché le domande che venissero presentate sulla base dei criteri modificati e con una scadenza così breve non permetterebbero ai comuni di completare l'iter nel tempo giusto e si creerebbero problemi di legittimità. Quindi bisognerebbe procrastinare di dieci, quindici giorni, sia i tempi di adempimento per i comuni sia i termini per permettere alla Giunta di rivedere i criteri.

La delibera numero 34/30 ha carattere sperimentale - è scritto nella delibera stessa -, perché mi rendo conto che ogni novità crea e creerà difficoltà che verranno eliminate via via, come per tutte le leggi, per tutti i provvedimenti. La sua applicazione a ogni singolo caso evidenzierà i limiti e le deficienze da correggere. Ci vuole, dunque, una presa d'atto sul campo. Credo che non sia il caso di entrare nel merito dei criteri uno per uno, posso solo dire che i controlli sono stati fatti per la gran parte dei piani: 1.580 piani sono stati rinviati all'esame della commissione medica delle ASL, soprattutto quelli, come diceva il consigliere Espa, che avevano i punteggi più bassi. Abbiamo individuato 300 bambini in età scolare che avevano un piano personalizzato per ventiquattro ore. Ci sembrava strano che questi bambini evadessero l'obbligo scolastico e abbiamo potuto verificare che solo uno di essi aveva una giustificazione e che quindi tutti gli altri godevano di otto ore di copertura in più di quelle di cui effettivamente usufruivano. Questi casi sono stati oggetto di segnalazione per gli opportuni provvedimenti.

E' chiaro che di perfetto non esiste assolutamente nulla, però i nuovi parametri non sono legati all'esiguità delle risorse. Non abbiamo questo timore. Abbiamo agito - forse sbagliando, per carità, non abbiamo la presunzione di essere infallibili - certamente con l'idea di razionalizzare il sistema, non per tagliare, ma per eliminare le sperequazioni, per riequilibrare situazioni non facilmente giustificabili di fronte ad altri pazienti. Penso, per esempio, al problema che è stato segnalato dall'onorevole Espa di coloro che usufruiscono della legge numero 104 e dei tre giorni di assistenza al mese. E' difficile pensare che le persone che hanno la fortuna di avere un familiare che tre giorni al mese, quindi trentasei giorni all'anno, si assenta dal lavoro per prestare loro assistenza non siano favorite rispetto alle persone classificate con lo stesso punteggio, ma che non usufruiscono di quei tre giorni di assistenza pagata dallo Stato. Credo che questa sia stata la filosofia seguita un po' in tutte le scelte che abbiamo fatto.

Per quanto riguarda l'indicazione che mi viene data sulla corresponsabilizzazione dei comuni, devo dire che ho sentito l'ANCI, la quale però non si è mostrata molto d'accordo perché, pur riconoscendo che in passato la gran parte dei comuni ricorreva al fondo indistinto per dare risposte ai propri cittadini, in realtà le casse dei comuni non sono floride. Ritengo, quindi, che sia giusto trovare un sistema più equo; in avvenire l'ideale sarebbe predisporre una tabella di valutazione medica. Esistono tabelle scientifiche per altri settori e probabilmente riusciamo a predisporre anche per la legge numero 162 una tabella di valutazione che renda univoco in tutto il territorio regionale il giudizio di gravità per i cittadini, un giudizio scientifico difficilmente appellabile.

Tenete presente che la distribuzione delle domande varia da un distretto sanitario all'altro, proprio perché il giudizio di fronte alla stessa patologia non è univoco. Ogni commissione si riserva il diritto di giudicare certamente in scienza e coscienza, però riferendosi a scuole di pensiero diverse, per cui uno stesso cittadino verrebbe giudicato diversamente in Gallura, a Teulada, a Nuoro o a Oristano. Il che non è giusto e penso che a breve troveremo un rimedio anche a questo problema.

Un altro problema importante, segnalato dal consigliere Meloni, è relativo al sistema ISEE di accertamento del reddito. Gli Uffici mi dicono che il reddito da considerare è quello del nucleo familiare, ma se il parere legale rispetto alle osservazioni che mi sono state fatte dicesse che va considerato il reddito individuale, sono disponibile a rivedere la questione, eventualmente in tempi anche abbastanza brevi.

Penso che di osservazioni importanti ne siano state fatte tante. Capisco anche la portata di questa tematica dal punto di vista sociale e delle ricadute sul lavoro e sull'economia della spesa di questa ingente somma di danaro. Mi rendo conto che si possono creare delle situazioni per qualcuno anche molto spiacevoli, però, alla fin fine, credo che di grossi sconquassi non ne siano stati fatti, anche perché gli operatori sociali, i sindaci, i medici delle unità di valutazione a cui in un primo momento ho pensato di inviare le domande (ma si sarebbe intasato il sistema, per cui questa strada non era percorribile) mi hanno comunque detto che tutto sommato il sistema è positivo. E' confortante il lavoro che è stato fatto dagli Uffici, che voglio elogiare, anche perché, pur con tutti gli errori e le manchevolezze, nell'Assessorato regionale della sanità c'è una carenza di personale pari al 50 per cento della dotazione organica. In condizioni di estrema difficoltà, quindi, gli Uffici hanno dato risposte tutto sommato accettabili.

Per quanto riguarda il sistema previsto dalla legge, non possono essere sottaciuti gli elogi per un sistema che sicuramente consente di dare risposte ai cittadini, in qualche caso, però, rimane il dubbio che non tutto il sistema sia encomiabile, perché aver inserito anche l'assistenza domiciliare agli anziani in una legge orientata a dare risposte alla non autosufficienza grave, che certamente è un handicap fisico, ma nello spirito della legge è anche un handicap economico, un handicap relazionale, cioè la difficoltà di inserimento nella società e nella famiglia, in qualche caso è stato fuorviante e forse andrebbe studiato un altro percorso per questi casi, soprattutto per gli anziani che non hanno gravi handicap di carattere fisico. Certamente dobbiamo indicare delle priorità nelle scelte, ma è chiaro che alle priorità a cui si riferiva l'onorevole Uras non può dare risposta l'Assessore regionale della sanità e dell'assistenza sociale, che ha altri compiti, che può attingere dai capitoli di bilancio che gli sono propri e non può intervenire in altri settori. Credo che tutto sommato sia il caso di difendere lo spirito della scelta che è stata fatta da me e dalla Giunta, pur con l'apertura a possibili modifiche da concordarsi in Commissione dopo una quanto mai celere consultazione tra le parti interessate e disponibili a dare suggerimenti migliorativi, accettabili e di buon senso. Grazie.

PRESIDENTE. Ha domandato di replicare il consigliere Espa. Ne ha facoltà

ESPA (P.D.). Signora Presidente, voglio essere molto sincero, perché stiamo trattando un argomento in relazione al quale a volte il cuore funziona più del cervello. Devo dire, Assessore, che soprattutto il tono della sua risposta mi ha molto soddisfatto, lo dico senza problemi. Non c'è un problema di partiti qui, alcune sue considerazioni non le condivido, però il tono che ha usato mi ha soddisfatto, così come il programma finanziario che ci ha spiegato e che io non conoscevo. Quando lei dice: "Ho già trovato un sistema per riuscire, e mi impegno in tal senso davanti a tutti, a mantenere il livello di assistenza dello scorso anno" per me la partita è già chiusa, nel senso che c'è poco altro di cui discutere. Stiamo ritornando finalmente, almeno da un certo punto di vista, a una situazione estremamente positiva e credo che le persone con disabilità e le loro famiglie siano soddisfatte delle sue affermazioni. Anzi, a proposito, lo dico per i colleghi che magari non seguono giornalmente queste polemiche, io so benissimo, Assessore, che lei è stato sottoposto, anche legittimamente, da alcuni personaggi, da alcune organizzazioni minoritarie a delle pressioni, nel senso che le è stato proposto di escludere dai benefici della legge numero 162 i casi gravissimi, per esempio gli allettati, che hanno assolutamente bisogno dell'assistenza da parte delle famiglie, perché si ritiene che questa legge debba rivolgersi solamente alle persone con disabilità lieve, il che è una follia. Quindi io dico qui, pubblicamente, che lei ha fatto benissimo a respingere quella proposta, chiunque l'abbia avanzata, perché non è possibile che qualcuno possa teorizzare che la "162" debba favorire una categoria di persone, piuttosto che rispondere a tutti i cittadini sardi in situazione, certificata dai medici, di handicap grave.

Quello che io contestavo lo continuo a contestare, però lei mi ha un po' spiazzato quando ha detto: "Sono disponibile a capire se i criteri adottati possono essere rivisti". Allora, parlare in questi termini è positivo per i sardi. Noi abbiamo introdotto la certificazione medica, ne ha parlato anche l'onorevole Rodin, lo dico in maniera chiara, perché garantisce razionalità, garantisce i controlli, garantisce che il numero delle domande non lieviti esageratamente, come succede con l'autocertificazione. In realtà, Assessore, lo sappiamo bene, le cose non stanno proprio così, perché l'autocertificazione è un procedimento amministrativo teso ad accelerare le procedure e sgravare i veri disabili dai problemi burocratici. Adesso non voglio polemizzare sulla scelta della certificazione medica, perché non è questo il problema, però lei ha detto che quando i medici fanno la certificazione probabilmente abbassano il punteggio. Il problema, Assessore, che da un certo punto di vista mi preoccupa, però le sue parole mi tranquillizzano, è che a parità di condizione, come rilevata dalla scheda salute, il punteggio diminuisce ugualmente per centinaia di persone. Per questo bisogna fare delle correzioni. Probabilmente qualcuno l'ha informata male su come vanno le cose, mi viene da pensare questo, perché lei ha fatto un'affermazione precisa, ma probabilmente, quando sarà bene informato, dopo aver visto i dati, dovrà smentirla. Lei stesso ha detto che la legge è nata per le persone con disabilità grave. E infatti, come stavo dicendo, a parità di scheda sanitaria il punteggio attribuito alle persone con disabilità grave passa da 82 a 69 o da 94 a 74. Quindi queste situazioni vanno riviste, ma vanno riviste dati alla mano, non perché lo dice Marco Espa. Ribadisco, per i colleghi che hanno detto che la scheda medica è importante, che il procedimento di autocertificazione tendeva ad aumentare i controlli. Ricordo quanto è successo Capoterra in occasione dell'alluvione del 2008: sono state fatte le autocertificazioni e dieci persone sono state arrestate. Non voglio dire che si debba arrivare all'arresto, però se delle persone con disabilità grave sono già state sottoposte a una prima visita medica per stabilirne l'invalidità, poi ad altra visita medica per le agevolazioni della legge numero 104, per quale motivo devono andare di nuovo dal medico? Che cosa deve ancora certificare il medico, posto che quelle persone sono state visitate esclusivamente da medici? I colleghi medici mi dicono (lo ripeto perché me lo dicono loro, non intendo offendere nessuno, non sono un medico): "Ma perché nelle commissioni scopriamo che ci sono falsi invalidi? Chi ha fatto le certificazioni? Le hanno fatte i medici, mica le famiglie!"

Ci sono persone, come lei ha detto, Assessore, rispetto alle quali ha avviato delle indagini. Sono quelle classificate con zero punti. Zero punti, vi rendete conto? Cioè c'è gente che pur con zero punti presenta la domanda e prende i finanziamenti della "162"! Ma chi ha certificato lo stato di salute di questi disabili gravi con zero punti? L'hanno certificato i medici! Per questo l'onorevole Caria diceva, giustamente, che i controlli vanno fatti anche se i certificati sono rilasciati dai medici. Non è dunque la certificazione medica la soluzione. Il nostro obiettivo è quello di evitare ai veri invalidi, e sono migliaia, ulteriori adempimenti burocratici. Solo questo. Quindi nessuna polemica, ma non si può dire che con i medici i problemi sono risolti, e lo dico con grande stima di tutti i nostri medici e del sistema sanitario italiano. Questo è dunque uno dei punti principali.

Un altro punto sul quale voglio soffermarmi riguarda la legge numero 104. Lei, Assessore, ha ripetuto la sua posizione sui tre giorni di permesso previsti da questa legge. L'ho già detto, lo ripeto: i tre giorni di permesso non sono un premio, ma sono dovuti a una logica diversa, cioè al fatto che lo Stato, non potendo farsi carico di tutte le persone con handicap, nel 1992 decise di introdurre un'agevolazione lavorativa contrattata con i sindacati. Capisco benissimo che sono tre giorni di permesso a carico dello Stato, ma allora a mo' di battuta dico: e le spese che sosteniamo per il distacco dal lavoro dei sindacalisti? E le spese per le indennità dei consiglieri regionali? Cosa facciamo, mettiamo in classifica anche questi e li penalizziamo? Lo dico per far capire che, secondo me, non è molto congruo fare questo discorso. Lo so che interviene lo Stato, ma non interviene, consentitemi, "a pera", bensì attraverso un provvedimento preciso. Quindi mi sembra che il braccio di ferro su queste cose non sia utilissimo.

Sulla questione della responsabilizzazione, qualche consigliere ha detto: "Adesso la legge numero 162 deresponsabilizza". Non so se ci rendiamo conto di che cosa succedeva dieci anni fa. In Sardegna, prima della legge numero 162, le famiglie con disabili dovevano contrattare l'assistenza, ovverosia l'assessore comunale di turno contrattava l'assistenza per la persona con handicap e ovviamente aveva il coltello dalla parte del manico. La legge numero 162 è riuscita a togliere le persone con disabilità e le loro famiglie da questa morsa, perché ha dato loro - come diceva l'onorevole Uras, vogliamo rafforzare la famiglia sì o no? - il potere di scegliere gli operatori, in collaborazione con i comuni. Addirittura ha dato alle famiglie questo potere! Coprogettazione è anche questo: in un processo di sussidiarietà, che è un tema molto caro al centrosinistra, ma soprattutto al centrodestra, si dà una responsabilità alle famiglie. Altro che deresponsabilizzazione! Si sono responsabilizzate le famiglie dicendo loro: "Scegliete l'operatore sanitario, poi io controllo". Questo è un sistema moderno anche per l'amministrazione, questo è l'aspetto positivo dell'esigenza di non caricare di adempimenti burocratici chi è già in una situazione di grande sofferenza. Poi noi siamo favorevoli ai controlli, lo sono io e lo sono, credo, tutte le persone con disabilità grave. Siamo favorevoli non ai controlli generalizzati, ma ai controlli mirati, perché in questo si ravvisa la modernità dei controlli. Ovviamente adesso stiamo parlando delle persone con disabilità, ma i controlli sono necessari in tutti i settori, non solamente in questo campo della sanità, perché probabilmente ci sono altri sprechi e abusi che vanno colpiti.

Concludo, perché sta scadendo il tempo. Sentiremo adesso la replica del collega Meloni e vedremo se c'è la possibilità - spero di sì - di concordare un percorso unitario anche riguardo a questa mozione.

PRESIDENTE. Ha domandato di replicare il consigliere Francesco Meloni. Ne ha facoltà.

MELONI FRANCESCO (Riformatori Sardi). Presidente, io sarò molto meno loquace del collega Espa e quindi utilizzerò solo un minuto, lo prometto. Mi dichiaro sostanzialmente soddisfatto della replica dell'Assessore della sanità e della sua apertura ai cambiamenti. So che è così perché è stato disponibile in altre occasioni e quindi lo sarà anche in questa. Si è dichiarato aperto ai cambiamenti e sono sicuro che sarà così.

Per quanto riguarda il problema dei soldi non ho nulla in contrario. Se l'Assessore preferisce avere la disponibilità dei fondi da assegnare io gli do piena fiducia e mi va benissimo che si faccia così. Mi preme dire che ci deve essere l'impegno e la disponibilità a coprire almeno la spesa di quest'anno e, se dovesse essere necessario, un eventuale sforamento fino a 116 milioni di euro. Però, Assessore, a nome mio personale e del mio Gruppo, io sono del parere che si debba arrivare a 116 milioni compresi gli eventuali trasferimenti dello Stato, perché se quest'anno stanziamo 116 milioni più i 10 dello Stato, arriviamo a 126 milioni, ma se l'anno venturo i 10 milioni dello Stato non dovessero arrivare li dovremmo mettere noi. Può darsi che lo facciamo, per carità, può darsi che lo riteniamo opportuno, ne mettiamo 10 o addirittura 20, ma non dobbiamo essere obbligati a farlo. Quest'anno per noi il limite insuperabile deve essere di 116 milioni.

Per quanto riguarda i criteri, Assessore, qualche modifica bisogna farla. Mi è stato segnalato che nel caso di due handicappati nella stessa famiglia vengono assegnati 15 punti in graduatoria, nel caso di un handicappato che viva da solo 4 punti. A me pare che più che il numero degli handicappati, che certo va tenuto in considerazione, si debba tenere conto della condizione in cui si vive, cioè tra un handicappato che vive da solo e non ha davvero nessuno a cui rivolgersi anche solo per salire sulla sedia a rotelle e due handicappati che magari hanno fratelli, sorelle o genitori che si occupano di loro sia più grave la situazione dell'handicappato che vive da solo, quindi bisogna ragionarci su.

Quanto ai comuni mi permetto di insistere, Assessore: credo che la corresponsabilizzazione, seppure minima, dei comuni sia necessaria. Il loro parere mi sembrerebbe scontato. In America direbbero: è come chiedere ai tacchini se sono favorevoli ad anticipare il Natale. Naturalmente sono contrari! Ma quello che si potrebbe pensare è, ad esempio, che una parte dei 102 o 116 milioni di euro, cioè 5 milioni, li diamo ai comuni dicendo loro: "Questi fondi sono destinati a questo uso e quello che risparmiate lo potete tenere". Questo potrebbe essere un incentivo anche per loro a essere più seri nel valutare i progetti.

Ribadisco, Assessore, di essere sostanzialmente soddisfatto della sua replica e spero che adesso, insieme ai colleghi dell'opposizione, si possa trovare la maniera di chiudere la vicenda con un ordine del giorno unitario. Grazie dell'attenzione.

PRESIDENTE. Comunico che il consigliere Mulas è rientrato dal congedo.

Ha domandato di parlare il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà.

DIANA MARIO (P.d.L.). Chiedo una sospensione di dieci minuti o un quarto d'ora, per darci la possibilità di coordinare il testo dell'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Sospendo la seduta per dieci minuti. I lavori riprenderanno alle ore 12 e 55.

(La seduta, sospesa alle ore 12 e 46, viene ripresa alle ore 13 e 24.)

PRESIDENTE. La seduta riprende. Prego i colleghi di prendere posto e i consiglieri Segretari di accomodarsi al banco della Presidenza, grazie.

E' stato presentato un ordine del giorno.

(Si riporta di seguito il testo dell'ordine del giorno numero 1:

Ordine del Giorno Diana Mario - Bruno - Steri - Uras - Sanna Giacomo - Mariani - Cuccureddu sulla modifica dei criteri introdotti dalla deliberazione della Giunta regionale n. 34/30 del 18 ottobre 2010, avente ad oggetto "progetti personalizzati per persone in situazione di handicap grave ai sensi della legge 162/1998".

IL CONSIGLIO REGIONALE

a conclusione del dibattito sulle mozioni n. 95 (ESPA e più) e n. 98 (MELONI Francesco e più) sulla deliberazione della Giunta regionale n. 34/30 del 2010;

PRESO ATTO degli interventi avvenuti durante il dibattito in Aula e delle relative argomentazioni svolte;

ATTESO che dal dibattito sono emerse volontà comuni su una rivisitazione dei criteri e sulla necessità di implementare le risorse disponibili,

impegna la Giunta regionale

4) a salvaguardare i livelli di assistenza finora garantiti dalla corretta applicazione della legge alle persone in situazione di handicap grave, ridefinendo i criteri secondo i principi di ulteriore equità e ragionevolezza;

5) a confermare una disponibilità di risorse sufficienti a garantire il livello della spesa effettiva del 2010;

6) a impegnarsi, nel caso ciò fosse necessario, a proporre al Consiglio regionale di incrementare le risorse fino ad un limite massimo di 116 milioni di euro;

7) a far sì che in caso di aumento consistente dei piani finanziati con le nuove richieste in via di presentazione, e quindi di una sufficienza di fondi a garantire gli stessi livelli di quest'anno, una eventuale riduzione si applichi in percentuali identiche a tutti i piani;

8) a sottoporre al parere dalla Commissione consiliare competente i nuovi criteri da elaborare. (1) .)

PRESIDENTE. Procediamo alla votazione dell'ordine del giorno.

Ha domandato di parlare il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà.

DIANA MARIO (P.d.L.). Chiedo la votazione nominale.

Votazione nominale

PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'ordine del giorno numero 1.

(Segue la votazione)

Prendo atto che i consiglieri Mariano Contu, Cuccureddu, Milia e Oppi hanno votato a favore.

Rispondono sì i consiglieri:Agus - Bardanzellu - Barracciu - Ben Amara - Biancareddu - Bruno - Capelli - Caria - Cherchi - Cocco Pietro - Contu Felice - Contu Mariano - Cossa - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - De Francisci - Dedoni - Dessì - Diana Mario - Espa - Floris Mario - Floris Rosanna - Fois - Gallus - Greco - Ladu - Lai - Lotto - Manca - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Marco - Meloni Valerio - Milia - Moriconi - Mula - Mulas - Murgioni - Oppi - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Planetta - Porcu - Randazzo - Rodin - Sabatini - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Solinas Antonio - Solinas Christian - Steri - Stochino - Tocco - Uras - Zedda Alessandra - Zedda Massimo - Zuncheddu.

Risponde no il consigliere: Campus.

Si è astenuta la Presidente Lombardo.

Risultato della votazione

PRESIDENTE: Proclamo il risultato della votazione:

presenti 65

votanti 64

astenuti 1

maggioranza 33

favorevoli 63

contrari 1

(Il Consiglio approva).

Continuazione e fine della discussione congiunta delle mozioni Maninchedda - Sanna Giacomo - Planetta - Dessì - Solinas Christian sull'indipendenza della Sardegna. (6); Floris Mario - Cuccureddu - Mulas su "sviluppo e riforme" nell'unità del popolo sardo per il progresso civile ed economico della Sardegna. (20); Bruno - Uras - Salis - Agus - Barracciu - Ben Amara - Caria - Cocco Daniele Secondo - Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Sechi - Solinas Antonio - Soru - Zedda Massimo - Zuncheddu sulla necessità di dare immediato avvio ad un dibattito sulle riforme e sullo Statuto di autonomia, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento. (27); Contu Felice - Dedoni - Cuccu, sulla formulazione di un ordine del giorno voto al Parlamento per la stipula di un nuovo patto costituzionale (così come previsto dall'articolo 51 dello Statuto sardo). (46); Sechi - Zedda Massimo - Uras sull'affermazione del diritto di autodeterminazione dei popoli in funzione del più efficace contrasto all'aggressione e progressivo indebolimento dei valori di libertà, di uguaglianza e solidarietà politica, economica e sociale tra le comunità nazionali, linguistiche e culturali in Sardegna, in Italia e in Europa. (80); Diana Mario - Sanna Matteo - Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Campus - Cherchi Oscar - Contu Mariano Ignazio - De Francisci - Floris Rosanna - Gallus - Greco - Ladu - Lai - Locci - Murgioni - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Randazzo - Rassu - Rodin - Sanjust - Sanna Paolo Terzo - Stochino - Tocco - Zedda Alessandra sulla riscrittura dello Statuto di autonomia della Regione autonoma della Sardegna. (81); Zuncheddu - Uras - Sechi - Zedda Massimo sulla riscrittura dello Statuto sardo e sull'apertura, con lo Stato italiano, del processo di sovranità e indipendenza. (82); Vargiu - Cossa - Dedoni - Fois - Meloni Francesco - Mula sul ruolo dell'Assemblea costituente del popolo sardo. (85); Bruno - Soru - Sanna Gian Valerio - Agus - Barracciu - Cocco Pietro - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Meloni Marco - Solinas Antonio sulla formulazione di un ordine del giorno voto al Parlamento (articolo 51, comma 1, dello Statuto sardo). (87); Porcu - Sabatini - Meloni Valerio - Moriconi - Cuccu - Cucca sui principi e sugli obiettivi di revisione dello Statuto di autonomia della Regione autonoma della

Sardegna. (88)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la continuazione della discussione congiunta delle mozioni numero 6, 20, 27, 46, 80, 81, 82, 85, 87 e 88.

Poiché nessuno dei presentatori ha domandato di replicare, dichiaro chiusa la discussione.

E' stato presentato l'ordine del giorno numero 9, che sostituisce alcuni degli ordini del giorno precedentemente presentati. Tutti gli ordini del giorno presentati, tranne il numer[PS1] o 4, vengono quindi ritirati.

(Si riporta di seguito il testo degli ordini del giorno numero 9 e 4:

Ordine del Giorno Bruno - Steri - Meloni Francesco - Sanna Giacomo - Diana Mario - Uras - Mariani - Cuccureddu sulle iniziative da assumere in materia di riforme.

IL CONSIGLIO REGIONALE

a conclusione del dibattito sulle mozioni n. 6 (Maninchedda e più), n. 20 (Floris Mario e più), n. 27 (Bruno e più), n. 46 (Contu Felice e più), n. 80 (Sechi e più), n. 81 (Diana Mario e più), n. 82 (Zuncheddu e più), n. 85 (Vargiu e più), n. 87 (Bruno e più), n. 88 (Porcu e più) sulle iniziative da assumere in materia di riforme;

PRESO ATTO:

- della comune e diffusa consapevolezza espressa da parte di tutte le componenti politiche del Consiglio regionale di considerare conclusa una stagione importante dell'autonomia della Sardegna che con luci ed ombre ha caratterizzato la nostra specialità ed il rapporto con lo Stato derivante dal patto costituzionale contenuto nello Statuto del 1948;

- della condivisa opinione che i cambiamenti in corso nei rapporti fra lo Stato e le regioni in materia di competenze necessitano di un nuovo patto fra la Sardegna e lo Stato;

- che attraverso un procedimento ampio e partecipativo è necessario pervenire al superamento e ampliamento delle competenze autonomistiche che, confermando le ragioni che hanno reso e rendono la Sardegna speciale per la sua condizione geografica, storico-culturale e linguistica, conduca ad un duraturo e maggiore sviluppo attraverso la più ampia sovranità, da definirsi nel rispetto del quadro costituzionale;

CONSIDERATO che:

- l'obiettivo di riallineamento della sensibilità e di piena unità tra politica e società sarda potrà essere ottenuto con un grande movimento di coinvolgimento dei sardi nell'azione di riscrittura dello Statuto, anche attraverso un'assemblea per lo statuto, elettiva, con funzione costituente, che sottoponga la proposta di nuovo Statuto al Consiglio regionale, che lo discute e lo approva;

- si sovrappongono una pluralità di temi e di livelli di intervento (Statuto, legge statutaria, legge elettorale, organizzazione regionale, Regolamento interno) rispetto ai quali occorre operare secondo un indirizzo unitario, senza rinunciare contemporaneamente ad un'iniziativa tempestiva rispetto ai temi più attuali del dibattito nazionale o su cui è possibile far maturare più rapidamente posizioni condivise;

RITENUTO che occorre dare al dibattito un forte impulso sia sul piano della elaborazione sia su quello della iniziativa politica, favorendo la massima convergenza,

dà mandato alla Prima Commissione permanente

1) di provvedere entro novanta giorni ad istruire ed elaborare un percorso costituente finalizzato alla riscrittura dello Statuto nel quadro delle disposizioni dell'articolo 54 dello Statuto stesso, avvalendosi anche di contributi tecnici altamente qualificati da individuarsi ai sensi dell'articolo 42 dello Statuto;

2) di avviare immediatamente, al suo interno, un confronto per l'individuazione puntuale dei temi delle riforme secondo i diversi ambiti: legge statutaria per i rapporti fra organi statutari, legge elettorale, incompatibilità ed ineleggibilità; riflessi sull'organizzazione regionale, la sua struttura e le funzioni ad essa attribuite;

3) di operare in ogni fase secondo un metodo unitario, eventualmente integrando la propria composizione, in modo da garantire la rappresentanza di tutte le forze politiche al massimo livello;

4) di esprimere la volontà del Consiglio attraverso la predisposizione di un ordine del giorno da approvare ai sensi dell'articolo 51, primo comma dello Statuto speciale. (9)

Ordine del giorno Sanna Giacomo - Dessì - Maninchedda - Planetta - Solinas Christian sulle iniziative da assumere in materia di riforme.

IL CONSIGLIO REGIONALE

a conclusione del dibattito sulle mozioni n. 6 (Maninchedda e più), n. 20 (Floris Mario e più), n. 27 (Bruno e più), n. 46 (Contu Felice e più), n. 80 (Sechi e più), n. 81 (Diana Mario e più), n. 82 (Zuncheddu e più), n. 85 (Vargiu e più), n. 87 (Bruno e più), n. 88 (Porcu e più) sulle iniziative da assumere in materia di riforme,

delibera

1) di affermare solennemente la propria determinazione a conseguire l'indipendenza della Sardegna, intesa come esercizio pieno della sovranità del Popolo sardo sulla Sardegna, sulle isole adiacenti, sul suo mare territoriale e sulla piattaforma continentale;

2) di auspicare di poter esercitare parte di tale sovranità all'interno di un rinnovato patto costituzionale con una Repubblica italiana autenticamente riformata in senso federale, che si concepisca come un sistema di sovranità interdipendenti e solidali, come pure all'interno di un'Unione europea sempre più federalista;

3) di volere raggiungere questi obiettivi secondo un metodo progressivo, riformista, pacifista e democratico, maturato all'interno delle leggi vigenti in materia di formazione e espressione del consenso;

4) di voler sempre ispirare ogni atto relativo al sistema dei poteri interni e ogni atto relativo ai rapporti con lo Stato italiano e all'interno dello Stato italiano, al principio del massimo di sovranità conseguibile e di interdipendenza regolabile nel momento dato;

5) di voler costruire questa fondazione nazionale e statuale della Sardegna sempre con un'alta e forte partecipazione del Popolo sardo;

6) di approvare il presente ordine del giorno ai sensi dell'articolo 51 dello Statuto della Sardegna. (4).)

PRESIDENTE. Procediamo alla votazione dell'ordine del giorno numero 9.

Ha domandato di parlare il consigliere Giacomo Sanna. Ne ha facoltà.

SANNA GIACOMO (P.S.d'Az.). Chiedo la votazione nominale.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Bruno per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

BRUNO (P.D.). Intervengo brevemente per esprimere il voto favorevole sull'ordine del giorno unitario che, a seguito della sessione sulle riforme avviata da questo Consiglio regionale, riafferma il superamento della fase di autonomia, così come l'abbiamo conosciuta in questi sessant'anni, sancisce la necessità di un nuovo patto costituzionale con lo Stato e richiama le più ampie competenze autonomistiche, uno sviluppo da ottenersi attraverso la più ampia sovranità da definirsi nel quadro costituzionale. Certifica inoltre il fatto che il Consiglio regionale cerca la più ampia convergenza della società sarda, la più ampia mobilitazione possibile per fare in modo che lo Statuto sia scritto dai sardi, dalla società sarda nel suo complesso. Lo fa aprendosi anche a strumenti come un'assemblea elettiva per lo Statuto che poi sottoponga la proposta di nuovo Statuto al Consiglio regionale che la discute, la emenda, l'approva. Insomma, quasi un sistema bicamerale, seppure provvisorio, nel quale il Consiglio regionale e un'assemblea elettiva hanno il compito redigente da un lato e di approvazione definitiva dall'altro.

L'ordine del giorno dà mandato alla prima Commissione permanente di definire in tempi rapidi, entro novanta giorni, un percorso costituente e di presentare un ordine del giorno voto sui contenuti e sulle modalità da seguire, che dovrà essere votato dal Consiglio regionale. La Commissione autonomia sarà a tal fine adeguatamente allargata, in modo da contemplare tutte le forze politiche presenti in Consiglio regionale e di avviare nel contempo una riforma più ampia che non attenga soltanto allo Statuto speciale, ma anche alla legge statutaria, alla legge di organizzazione, alla legge elettorale. Credo che soprattutto l'unità che abbiamo ritrovato, anche con passi avanti e passi indietro da parte di tutti, sia il modo migliore per tentare di inaugurare anche questa legislatura come legislatura costituente che ci auguriamo, rispetto alle altre, produca risultati. Questo dipenderà dalla volontà politica di ciascun Gruppo, dipenderà anche dalla volontà di ciascuno di noi e soprattutto dal modo con il quale ci rapporteremo con la società sarda e le sue articolazioni, perché quando parliamo di Statuto, quando parliamo di nuovo patto costituzionale stiamo parlando della ricerca, dello sviluppo, di uno sviluppo duraturo per la nostra Isola.

PRESIDENTE. Comunico che il consigliere Christian Solinas è rientrato dal congedo.

Ha domandato di parlare la consigliera Zuncheddu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

ZUNCHEDDU (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Signora Presidente, annuncio la mia astensione, perché quest'ordine del giorno così importante per come è stato impostato non mi sembra molto credibile. Ho la preoccupazione che si rischi di imbalsamare il dibattito su grandi temi per poi non fare assolutamente nulla. Ho notato debolezza e titubanze anche nel riconoscere conclusa una stagione importante dell'autonomia della Sardegna. Io dico che dobbiamo essere più coraggiosi e dichiarare apertamente, come abbiamo detto in tante occasioni nel corso della grande dibattito di questi ultimi tempi, che i sessant'anni di autonomia purtroppo sono falliti miseramente perché non hanno portato il popolo sardo a un'attuazione reale e compiuta dei principi dello Statuto del '48, quindi dobbiamo essere più coraggiosi e dirlo.

Nell'ordine del giorno si dice che "è necessario pervenire al superamento e ampliamento delle competenze autonomistiche" che rendono la Sardegna speciale. Non mi piace neanche questo, perché la Sardegna è qualcosa di più, cioè non è solo speciale, è una Regione autonoma a Statuto speciale e dobbiamo scriverlo. E io aggiungo che la Sardegna rivendica la propria sovranità, sia come popolo, sia come territorio nazionale. Questo è un dato molto importante anche ai fini della proposta di insediare nel nostro territorio le centrali nucleari, per cui ribadisco il concetto dell'aspirazione a una sovranità avanzata e all'autodeterminazione. In questo momento storico è cioè più che mai importante la chiarezza anche nei termini con cui ribadiamo la nostra diversità e l'irrinunciabilità allo Statuto speciale della nostra Regione. Questo anche alla luce delle ambizioni del ministro Brunetta, che intende fare piazza pulita delle Regioni a Statuto speciale.

Per cui l'ordine del giorno mi sembra un po' debole e non vorrei che questo fosse di cattivo auspicio. Dico che non dobbiamo avere titubanze e dobbiamo invece ribadire il concetto di nazione sarda e di sovranità in termini più forti, anche perché questa volontà in Aula è emersa. Grazie.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Cossa per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

COSSA (Riformatori Sardi). Signora Presidente, intervengo brevemente perché credo che vada sottolineato il fatto che quello che stiamo vivendo è un momento alto, perché la maturità e il senso di responsabilità di tutte le forze politiche hanno portato a un risultato che io ritengo estremamente qualificante per questo Consiglio. Sappiamo che tutti partivamo da posizioni assai distanti e differenziate, ma il ragionamento e la consapevolezza che era importante dare un segnale forte all'esterno ci hanno condotto a un risultato, a mio avviso, soddisfacente.

Noi naturalmente apprezziamo particolarmente un elemento, cioè il fatto che il Consiglio abbia valutato positivamente l'idea di un percorso per la riscrittura dello Statuto che passi attraverso un coinvolgimento ampio e diretto del popolo sardo. Noi riteniamo che in un momento di straordinaria difficoltà per la politica e per le istituzioni, a tutti i livelli è vero, ma questo Consiglio regionale ha sofferto moltissimo nelle ultime settimane per una serie di vicende legate proprio alla specificità della crisi della Sardegna (ricordo i pastori, ricordo gli operai delle varie aziende che hanno chiuso, ricordo le manifestazioni di numerosissime categorie in difficoltà), lanciare alla società sarda un segnale di apertura rispetto alla scrittura del documento più importante, dell'architrave istituzionale della nostra regione, ha per noi una straordinaria importanza. Grazie.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Steri per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

STERI (U.D.C.). Signora Presidente, noi abbiamo sottoscritto quest'ordine del giorno rinunciando a una serie di proposte, facendo così diversi passi indietro, mentre altre forze politiche hanno fatto dei passi avanti, perché siamo convinti che in tema di riforme, in tema di regole della vita democratica non esistano maggioranze e opposizioni, poiché sono decisioni che devono essere prese con maggioranze rilevanti, se possibile all'unanimità. Non sono possibili, in tema di riforme, maggioranze di un voto. Questo ci ha indotto a fare dei passi indietro, prendendo atto con soddisfazione dei passi avanti che sono stati fatti da altre forze politiche per venirci incontro. Se lo spirito con cui si intende lavorare è questo, otterremo sicuramente risultati utili per la Sardegna. In questa vicenda quello che conta non sono gli interessi di partito, ma gli interessi generali, gli interessi della Sardegna e del popolo sardo.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Mario Diana per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

DIANA MARIO (P.d.L.). Signora Presidente, certo alcune settimane fa probabilmente nessuno pensava che si potesse pervenire a un risultato unitario. Considero comunque l'astensione annunciata dalla collega Zuncheddu una differenziazione che non modifica sostanzialmente la grande volontà che c'è stata di ricercare un percorso unitario. Credo che sia stata scritta una pagina importante, anche se il grosso del lavoro è ancora da fare e dovremo continuare a impegnarci tutti, soprattutto in prima Commissione, per trovare un percorso ancora più agevole e certamente più ricco di soddisfazioni per noi, ma soprattutto per tutti i sardi. Grazie.

PRESIDENTE. Per esprimere il parere della Giunta ha facoltà di parlare l'Assessore degli affari generali, personale e riforma della Regione.

FLORIS MARIO (Gruppo Misto), Assessore degli affari generali, personale e riforma della Regione. Signora Presidente, intervengo per esprimere il parere favorevole della Giunta regionale all'ordine del giorno unitario e anche l'apprezzamento per il lavoro svolto dai Gruppi politici, che hanno avuto e hanno la consapevolezza che i problemi non sono qui, ma li incontreremo nel momento in cui andremo a trattare questo argomento che sarà difficile, impervio, anche perché sull'onda di quello che sta succedendo in Italia molte altre Regioni tenteranno di legarsi al carro per avere nuovi statuti, per avere nuove competenze.

Noi siamo consapevoli del lavoro che deve essere svolto dalla prima Commissione, ma abbiamo dato grande importanza al preambolo politico perché dobbiamo giustificare le ragioni per le quali la Sardegna chiude il capitolo sull'autonomia e ne apre un altro. Per fare questo non basta richiamarsi genericamente a quello a cui si è fatto richiamo nel '48 e non basta neanche identificare la Sardegna come regione mediterranea soltanto dalle espressioni culturali, della lingua e quant'altro, ma bisognerà occuparsi dei suoi problemi istituzionali e storico-istituzionali. Ecco perché oggi, secondo noi, si scrive un pezzo di Statuto proprio sulle indicazioni politiche che il Consiglio regionale saprà dare a chi dovrà poi provvedere ad articolare lo Statuto stesso.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Giacomo Sanna per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

SANNA GIACOMO (P.S.d'Az.). Signora Presidente, dal 2001 a oggi credo si sia fatto un passo avanti importante. Nel 2001 quest'Aula si era divisa, non aveva trovato quella volontà, quell'unità d'intenti che per una partita importante come questa è sempre necessaria. Questi nove anni, a testimonianza di quest'ordine del giorno, hanno aiutato tutti noi, come diceva un collega, a fare un passo avanti o un passo indietro, perché l'importante era mettere assieme quella comunanza d'idee che contraddistingue la volontà di guardare al domani, di guardare il futuro.

Noi abbiamo una Carta costituzionale che risale al 1948, quando di Europa pochi ne parlavano, per non dire nessuno. Oggi lo scenario è cambiato, non possiamo far finta di niente. Oggi lo scenario è un altro e a questo scenario la Sardegna deve poter partecipare con tutte le forze e tutte le possibilità che merita. Riteniamo che da quest'ordine del giorno possa scaturire proprio la volontà comune di vedere se questa legislatura può essere una legislatura costituente o purtroppo non esserlo, come non lo sono state le legislature precedenti. Mi auguro che questa sia la volta buona, perché poter vivere questa esperienza in quest'Aula insieme a tutti voi credo sia il massimo dell'ambizione. E a questa ambizione noi teniamo moltissimo. Grazie.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Cuccureddu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Intervengo molto rapidamente per esprimere il voto favorevole del mio Gruppo e un plauso per il fatto che faticosamente si sia comunque riusciti ad arrivare a un ordine del giorno soddisfacente per tutti. Ciascuno degli intervenuti ha sottolineato gli aspetti di soddisfazione che si ritrovano in quest'ordine del giorno e per quanto mi riguarda il motivo di maggiore soddisfazione, oltre a questa sorta di sperimentazione di un'Assemblea costituente in salsa sarda, che mantiene comunque la centralità del Consiglio regionale, è il fatto che lo Statuto e la legge statutaria, insieme alla legge elettorale e alle altre norme che sono state indicate nell'ultimo "considerato", vengono valutate unitariamente.

Credo che siamo tutti consapevoli che non è più importante lo Statuto, e cioè l'ambito di governo, o qualche competenza e qualche risorsa in più che potremmo ottenere dallo Stato, ma è più importante la forma di governo. Vogliamo il presidenzialismo, vogliamo la centralità di questa Assemblea, vogliamo una Regione più leggera, più magra, ridotta, vogliamo il federalismo interno, e questo lo stabilisce la legge statutaria. Il fatto che in quest'ordine del giorno il percorso indicato e anche il coinvolgimento popolare riguardino sia l'aspetto a mio avviso marginale, e cioè la riforma dello Statuto, sia l'aspetto centrale, ovvero la forma di governo che sarà definita con la legge statutaria, ritengo che sia l'aspetto più rilevante dell'ordine del giorno. Grazie.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.

BRUNO (P.D.). Chiedo la votazione nominale.

Votazione nominale

PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'ordine del giorno numero 9.

(Segue la votazione)

Prendo atto che i consiglieri Contu Felice e Rassu hanno votato a favore e che la consigliera Zuncheddu si è astenuta.

Rispondono sì i consiglieri: Agus - Bardanzellu - Barracciu - Ben Amara - Biancareddu - Bruno - Campus - Capelli - Caria - Cherchi - Cocco Pietro - Contu Felice - Contu Mariano - Cossa - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - De Francisci - Dedoni - Dessì - Diana Mario - Espa - Floris Mario - Floris Rosanna - Fois - Gallus - Greco - Ladu - Lai - Lotto - Manca - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Mula - Mulas - Murgioni - Oppi - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Planetta - Porcu - Randazzo - Rassu - Rodin - Sabatini - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Solinas Antonio - Solinas Christian - Steri - Stochino - Tocco - Uras - Zedda Alessandra - Zedda Massimo.

Si Sono astenute: la Presidente Lombardo - Zuncheddu.

Risultato della votazione

La PRESIDENTE proclama il risultato della votazione:

presenti 64

votanti 62

astenuti 2

maggioranza 32

favorevoli 62

(Il Consiglio approva).

Passiamo all'ordine del giorno numero 4.

Ha domandato di parlare il consigliere Maninchedda per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

MANINCHEDDA (P.S.d'Az.). Chiedo scusa ai colleghi, ma il mio intervento ha e vuole avere soltanto il sapore di un richiamo a un voto dato, se possibile, al di là dell'appartenenza politica di ciascuno. Ciò che adesso è in votazione è l'ordine del giorno che sostituisce la mozione sull'indipendenza della Sardegna e io vorrei ricordare a ciascuno di loro due aspetti. Primo: noi abbiamo in questi mesi e in questi anni lavorato per restituire a questo tema tutta la compatibilità con il quadro costituzionale democratico in cui viviamo. Non è l'indipendenza intesa come antagonismo e separatismo; è l'indipendenza intesa come piena realizzazione di un popolo.

Secondo: chiedo ai colleghi di valutare con serenità il fatto che l'ordine del giorno prefigura l'inserimento di una novità culturale nel dibattito politico italiano, che è esattamente quella che in quest'Aula è stata rappresentata, e cioè che la sovranità della Sardegna è originaria, non delegata. Quando ripetutamente diciamo che l'autonomismo va superato nel federalismo politico intendiamo dire che la sovranità della Sardegna è originaria. L'ordine del giorno non prefigura avventure, ma chiede al Consiglio regionale e ai singoli consiglieri di poter inserire nel dibattito politico nazionale una novità culturale e cioè la coscienza che questa sovranità ha un fondamento originario da inserire in un sistema di interdipendenze che non può che essere il futuro Stato, così come sta nascendo dalle macerie di quello che noi stiamo vivendo. Chiediamo che ai consiglieri sia consentito di votare secondo coscienza, non secondo appartenenza, e di poter esprimere un giudizio positivo su un ordine del giorno che innesta linfa nuova in un dibattito francamente stantio come quello italiano.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Francesco Meloni per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

MELONI FRANCESCO (Riformatori Sardi). Presidente, voglio comunicare all'Aula che il Gruppo dei Riformatori si asterrà dalla votazione di quest'ordine del giorno, non perché abbiamo cambiato idea e siamo diventati favorevoli all'indipendenza, perché non lo siamo e restiamo fermamente sulle posizioni in cui siamo sempre stati, ma per una serie di motivi che posso brevemente sintetizzare. Uno è lo straordinario contributo che i colleghi sardisti hanno dato a questo dibattito sulle riforme in termini di elaborazione intellettuale e di proposizione. Questo noi lo apprezziamo moltissimo e quindi riteniamo che vada tenuto in considerazione. L'altro aspetto è che al di là della richiesta di indipendenza in sé e per sé le motivazioni addotte per giustificare questa richiesta non ci lasciano assolutamente indifferenti, sono molto concrete, sono realistiche, in buona parte veritiere. Questa è la ragione per cui, senza condividere la richiesta di indipendenza, lo ribadisco, il Gruppo dei Riformatori si asterrà dalla votazione di quest'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ricordo all'Aula che stiamo per procedere alla votazione dell'ordine del giorno numero 4, che ha sostituito la mozione numero 6 sull'indipendenza della Sardegna.

Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.

BRUNO (P.D.). Presidente, le vorrei chiedere, se è possibile, cinque minuti di sospensione, prima di proseguire.

PRESIDENTE. La seduta è sospesa, riprenderà alle ore 13 e 52.

(La seduta, sospesa alle ore 13 e 47, viene ripresa alle ore 13 e 55.)

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Gian Valerio Sanna per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Presidente, noi dobbiamo certamente invocare le coscienze quando siamo di fronte a problemi e decisioni cruciali che attengono all'attività di questo Consiglio, ma le coscienze devono anche rispondere alla linearità del lavoro che è stato fin qui fatto, alle aspettative e alle prospettive che si individuano all'interno del percorso che è stato indicato. Pertanto noi voteremo contro quest'ordine del giorno, ma vogliamo anche dire che la nostra coscienza è sempre la coscienza di chi, nello svolgere la funzione politica, crede che nel confronto debbano convivere le differenze che poi devono portare alla conclusione di quel percorso.

Credo che sia molto importante che orientiamo le coscienze non per liberare la mente nell'affrontare i problemi e nel decidere - come spesso capita di questi tempi in Consiglio regionale -, ma per definire nelle sedi che abbiamo individuato come luoghi della decisione quelle scelte che possono portare a scrivere le nuove norme statutarie. Anche per la stesura della Costituzione italiana, i 587 componenti dell'Assemblea costituente non potevano scrivere tutto e si sono perciò articolati in sottocommissioni, si sono divisi i temi, fino a quando qualcuno ha cominciato a scrivere, ha dato concretezza al lavoro e ne ha riportato l'esito.

Credo che sia molto importante e coerente quello che noi abbiamo votato e che tutte queste diversità siano una ricchezza, come abbiamo sempre detto. Non si potrebbe mai invocare la massima partecipazione del popolo sardo alla scrittura dello Statuto se non si dovessero far permanere le diversità come ricchezza del nostro dibattito. Questa è la nostra espressione di coscienza anche rispetto a quest'ordine del giorno, sul quale coerentemente votiamo contro perché abbiamo votato a favore dell'ordine del giorno precedente.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Mario Diana per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

DIANA MARIO (P.d.L.). Signora Presidente, le motivazioni addotte dal collega Gian Valerio Sanna non sono molto diverse dalla moltitudine di motivazioni che ognuno di noi può addurre in quest'Aula. Credo comunque che questa giornata non possa essere segnata da un voto contrario a qualcosa, ma alla luce del voto unanime che abbiamo espresso sull'ordine del giorno numero 9 mi permetto di invitare i colleghi firmatari al ritiro dell'ordine del giorno numero 4, un ritiro condizionato anche rispetto a ciò che dovrà accadere d'ora in avanti nella prima Commissione. Cioè, cerchiamo di non vanificare il lavoro fatto. Non vogliamo dire no a nulla in questo momento, stiamo parlando di riforme e credo che il momento sia molto importante. Penso che sia ancora possibile che il Gruppo del Partito Sardo d'Azione ritiri quest'ordine del giorno per poi avviare un processo che non esclude niente, ma non vorremmo assolutamente votare contro. Se invece ci fosse, da parte del Partito Sardo d'Azione, la determinazione di confermare l'ordine del giorno numero 4, il voto del Popolo della Libertà sarebbe contrario.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare la consigliera Zuncheddu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

ZUNCHEDDU (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Signora Presidente, esprimo chiaramente un voto contrario e di certo non per il principio, ma anzi proprio perché sono d'accordo con il principio e sono un'indipendentista mi trovo nella condizione di dover votare contro questa proposta che trovo demagogica e fra l'altro in antitesi con l'azione repressiva e coloniale, direi, portata avanti dalla coalizione di cui l'onorevole Maninchedda fa parte.

Quando si parla di indipendentismo si parla chiaramente di rottura di tutte quelle dinamiche politiche ed economiche che ci legano allo Stato italiano, per cui noi non possiamo sostenere la rottura di queste dinamiche e contemporaneamente, con un'alzatina di mano, con i fatti, appoggiare quelle iniziative. Quindi c'è una forte contraddizione. Tra l'altro il diritto all'indipendenza è un diritto assolutamente naturale di un popolo e non perché uno Stato può averci maltrattato; è, ripeto, un diritto naturale.

Apprendo in questo momento, presidente Lombardo, che è stato considerato ritirato proprio l'ordine del giorno sull'indipendentismo, di cui io risulto prima firmataria. Non ho sentito da parte sua l'annuncio con il quale lo riteneva ritirato. Fra l'altro colgo l'occasione per ringraziare tutti i consiglieri regionali che hanno appoggiato questa mia proposta solo in nome della democrazia, per consentirmi, proprio per una questione di diritto democratico, di depositare il mio ordine del giorno. Quindi onore ai consiglieri che non essendo indipendentisti mi hanno consentito di depositarlo.

PRESIDENTE. Onorevole Zuncheddu, quando ho annunciato la presentazione dell'ordine del giorno numero 9, mi sono rivolta all'Aula e ho chiesto se sostituiva tutti gli ordini del giorno presentati, tranne il numero 4, presentato dall'onorevole Maninchedda. Mi sono, ripeto, rivolta all'Aula e nessuno mi ha fatto presente che altri ordini del giorno, oltre a quello dell'onorevole Maninchedda, rimanevano in piedi.

Ha domandato di parlare il consigliere Pittalis per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

PITTALIS (P.d.L.). Colleghi, la prospettiva di una Sardegna indipendente è stata sempre un'aspirazione, anche silente, in tutti i sardi, come coronamento non solo di un sentimento, ma di un processo storico che parte addirittura dal Medioevo. Voglio ricordare che già nel XII secolo abbiamo avuto il riconoscimento della "nacion sardesca" da parte degli stessi dominatori e la stessa Carta de Logu è la testimonianza di una soggettività statuale della nazione sarda. Ed è la ragione per la quale in coscienza voglio discostarmi dall'indicazione data dal mio Capogruppo, perché sono tra coloro che, pur militando in un partito nazionale, si sente culturalmente e storicamente indipendentista, fortemente convinto di appartenere a una nazione sovrana, con una sua lingua e un suo popolo.

Proprio per una questione di disciplina di Gruppo, non potendo votare contro, preannuncio il mio voto di astensione.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Porcu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

PORCU (P.D.). Presidente, credo che siamo in uno dei passaggi importanti della nostra esperienza consiliare. Le parole hanno un peso, le parole scritte hanno un peso ancora maggiore e non avrei voluto neanche esprimere una dichiarazione di voto, ma credo che la sollecitazione che ci fanno i colleghi Sardisti sia importante, anche alla luce di quello che sta succedendo nei rapporti con lo Stato.

Io mi sento di associarmi alla richiesta del Capogruppo del P.d.L. di non metterci nella condizione oggi di votare contro quest'ordine del giorno, perché se anche i colleghi Sardisti sapranno esercitare la pazienza e consentire anche a quest'Aula di approfondire queste tematiche, attraverso il percorso costituente che abbiamo deciso di inaugurare, ma io dico anche nella discussione e nella vertenza forte che ci vede oggi su posizioni molto divergenti rispetto al Governo e quindi allo Stato, magari il risultato del voto su quest'ordine del giorno potrebbe essere diverso.

Noi oggi ci troviamo in una deriva egoista, in un assetto che non è federale, ma tende a portare ognuno a difendere esclusivamente i propri interessi, facendo venir meno alcuni principi del patto costituzionale che vincolano ognuno di noi alla coesione, alla solidarietà, alla perequazione verso i più deboli. Ora, in uno Stato in cui ogni Regione sembra chiudersi sempre più in sé stessa, in uno Stato che non mantiene i patti, a cominciare da quelli sulle entrate, che non trasferisce alla Regione le entrate tributarie che le competono, ma le lascia le competenze e le scarse risorse assegnate, in uno Stato dove il Governo rompe per primo il patto istituzionale con le Regioni, con i più deboli, se questa deriva, questa attrazione "leghista-nordista" dovesse accentuarsi o comunque manifestarsi credo che ognuno di noi sarebbe chiamato in coscienza a decidere se lo Stato unitario sia lo strumento migliore per garantire i diritti dei sardi.

Chiedo quindi ai colleghi Sardisti di lasciar maturare questa discussione, visti gli appuntamenti importanti che abbiamo, e di non metterci nelle condizioni oggi di votare contro quest'ordine del giorno. Li invito fortemente a riflettere, magari impegnandoci tutti a ripresentare una mozione tra qualche settimana, tra qualche mese, quando saranno più chiari il rapporto con lo Stato e la capacità del Governo di rispettare gli impegni che ha preso.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Giacomo Sanna per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

SANNA GIACOMO (P.S.d'Az.). Signora Presidente, alcuni colleghi ci hanno chiesto di ritirare quest'ordine del giorno. La nostra risposta è certamente negativa, il nostro voto a favore credo che non sia in discussione. Non lo ritiriamo, perché vorremmo così avere la possibilità di guardare avanti; non lo ritiriamo perché sarebbe come rinunciare alla nostra storia e non avere futuro.

Noi ci siamo appellati alle coscienze e vi faccio solo qualche esempio del percorso politico di questo partito. C'era gente che sorrideva quando si parlava di zona franca, c'era gente che sorrideva quando si parlava della lingua sarda, c'era gente che sorrideva quando si parlava di continuità territoriale, c'era gente che addirittura scherniva quando si parlava di liberazione dell'Asinara. Sono passaggi importanti della nostra vita politica, della nostra storia, e la nostra storia è questa. Volta per volta, però, questi argomenti sono entrati nella vita politica sarda, si sono concretizzati con il passare del tempo e sono diventati quindi realtà. Noi non ci scoraggiamo, guardate. Il fatto di aver potuto discutere di indipendenza in quest'Aula ancora una volta ci inorgoglisce. Molti di voi l'hanno fatto con parole di apprezzamento, con una partecipazione vera, altri l'hanno fatto ancora con tutti i dubbi che la parola comporta, pur ragionando su certe materie, su certi temi in modo più spinto di noi. Questo ci fa piacere.

Sono sicuro che questo argomento ritornerà in quest'Aula, sarà uno degli argomenti principali della storia politica della Sardegna e chi non ne fa parte oggi ne farà parte domani, perché le coscienze cambieranno, ci sarà motivo di orgoglio e di partecipazione per far sì che quest'Isola e questo popolo recuperino la propria dignità e la propria libertà.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Capelli per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

CAPELLI (U.D.C.). Signora Presidente, devo dire che l'esperienza politica mi ha portato a riprendere in mano i libri della storia e quindi i libri della storia della Sardegna. Ho cercato di riportare ai giorni nostri quella che è la storia della Sardegna, confrontandola con quanto è avvenuto in questi ultimi anni, in questi ultimi mesi.

Condivido alcune considerazioni fatte dal collega Porcu e mi sento sempre di più in dovere di rispettare quello che tutti noi qui (qualcuno forse anche in maniera inopportuna) definiamo popolo sardo. Io voglio dare dignità a queste parole e credo che quest'ordine del giorno dia dignità al popolo sardo e alla sua storia. Certo, viene difficile condividere un termine come indipendenza, ma l'indipendenza così come viene spiegata, intesa come esercizio di piena sovranità all'interno di uno Stato federale e di un'Europa federale dà dignità alla nostra Isola e a tutti noi, permettetemi, a chi voterà contro, a chi voterà a favore e a chi si asterrà. Dignità significa riconoscere davvero quel popolo sardo che oggi è sempre più lontano dalle attenzioni del Governo centrale, dello Stato, e non sto qui a ripetere i perché, già riportati dal collega Porcu.

Non dimentico di aver votato in quest'Aula sulla sovranità della Sardegna che ci è stata, poi, ulteriormente negata dal Governo di turno e dallo Stato italiano. Mettendo, quindi, in pratica quel forte esercizio di compromesso che è un atto, un esercizio importante per la politica che vuole riconoscere i diritti e le opinioni degli altri e confrontarli senza negare l'opportunità a nessuno di proporre i propri, io voterò a favore dell'ordine del giorno numero 4.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

URAS (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Presidente, abbiamo percorso un tratto di strada in questi mesi per niente scontato né nella sua evoluzione né tanto meno nel suo esito. Abbiamo ascoltato le parti sociali, abbiamo partecipato a iniziative pubbliche promosse da altri soggetti, anche non istituzionali, e abbiamo poi prodotto un impegno che si è concretizzato con il voto sull'ordine del giorno che abbiamo approvato poco fa.

In questa discussione non abbiamo emarginato, ma abbiamo favorito la relazione tra le diverse posizioni politiche. Abbiamo accolto chi sosteneva l'istituzione di un'assemblea elettiva con funzioni costituenti, la realizzazione cioè di un percorso costituente, e abbiamo accolto con pari sentimento chi sosteneva l'avvio di processi riformatori di miglioramento, di revisione dello Statuto o di definizione e realizzazione dei percorsi che riguardano invece l'attuazione di nuove norme, anche costituzionali, o di norme ordinarie provenienti dal Parlamento italiano. Abbiamo, cioè, lavorato per trovare una soluzione e l'abbiamo trovata. Credo che sia già molto che in quest'Aula si sia potuto parlare, e ringrazio per questo i colleghi sardisti e la collega Zuncheddu, di indipendentismo, cioè di un'opzione estrema di costituzione di nuova repubblica o di nuovo stato in cui il popolo sardo si possa riconoscere. Non è la mia posizione politica, non è neppure la mia convinzione attuale.

Io voterò contro perché così abbiamo unanimemente deciso del centrosinistra, ma con la speranza che la discussione che si instaura da oggi lungo il percorso della riforma della revisione dello Statuto ci porti a un processo più avanzato.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Campus per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

CAMPUS (P.d.L.). Signora Presidente, colleghi, non posso negare che ho sempre, anche quando militavo in un partito che apparentemente rappresentava un'antitesi rispetto alle posizioni del Partito Sardo d'Azione, dico apparentemente perché poi la storia non è esattamente quella, ho sempre molto apprezzato le posizioni del Partito Sardo, forse anche per tradizione familiare. Apprezzo anche, e molto, buona parte delle sue posizioni politiche e delle sue rivendicazioni. Apprezzo veramente tantissimo la presenza del Partito Sardo d'Azione come testimonianza attiva e visibile della nostra sardità.

Ho provato piacere nel sentire sia il collega Paolo Maninchedda sia il collega Giacomo Sanna parlare dell'orgoglio di portare al voto quest'ordine del giorno. Allo stesso tempo, però, non posso non ricordare quello che ho detto nel dibattito: noi sardi, la nostra capacità di indipendenza dobbiamo dimostrarla prima a noi stessi. Allora, dimostriiamo con le leggi ordinarie, con i poteri che già abbiamo, di saperci governare. So che il collega Maninchedda è sensibile a questo argomento. Dimostriamo di essere capaci di legiferare per impedire gli sprechi, evitando di bisticciare sulla destinazione di qualche milione di euro per questa o quella carenza gravissima della nostra economia, dei nostri servizi sociali o dei nostri servizi sanitari, e allora potremo davvero innalzare la bandiera dell'indipendenza.

Nell'ordine del giorno ci sono molti riferimenti assolutamente condivisibili. Al punto 2 si parla di una Repubblica italiana autenticamente riformata in senso federale. Siamo su questa posizione, non ci discostiamo nemmeno un po' dall'idea di voler sempre ispirare ogni atto relativo al sistema dei poteri interni e ogni atto relativo ai rapporti con lo Stato italiano e all'interno dello Stato italiano. Non ci discostiamo minimamente da questo ed ecco perché davvero, senza ripiegare la bandiera, senza ammainare la bandiera, senza dover ingoiare il proprio orgoglio, ma anzi proprio per quell'orgoglio, vi esorto a evitare che quest'Aula si divida su un sentimento comune, perché il sentimento è comune, però la forma e i tempi non sono ancora sufficientemente condivisi. Ancora una volta, l'appello è al ritiro, sentendo però in tutta l'Aula univocità di pensiero. Se questo non avverrà, sarò costretto a votare contro.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Mariano Contu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

CONTU MARIANO (P.d.L.). Signora Presidente, credo che l'esperienza di vita personale, che mi ha portato per lunghi anni in gioventù lontano dalla Sardegna, abbia fatto maturare in me tutta una serie di concetti che trovo racchiusi anche in quest'ordine del giorno proposto dagli amici del P.S.d'Az.. Questa loro azione mi ha fatto pensare ad Amsicora e alla battaglia di Cornus, ma anche, come ha già detto qualche altro collega, a tanti altri momenti della storia che hanno caratterizzato la vita della nostra regione.

Credo di poter affermare, dopo aver approvato il precedente ordine del giorno, con il quale si è voluta concludere la discussione su alcuni temi importantissimi, che partendo dal federalismo sono arrivati a comprendere tutti i concetti di autonomismo e così via, che in questo momento io, anzi noi non ci sentiamo di votare contro e di non condividere alcuni concetti contenuti nel documento. Pur non avendo ancora oggi maturato un concetto pieno di indipendenza per la nostra regione, siamo fiduciosi che l'azione politica nei prossimi mesi, con l'attività delegata alla prima Commissione, ci porterà a una condivisione maggiore anche da parte degli amici del P.S.d'Az. di quella che è al volontà del Consiglio regionale. Per cui annuncio il mio voto di astensione. Grazie.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Pietro Cocco per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

COCCO PIETRO (P.D.). Signora Presidente, credo che valori come quelli affermati nell'ordine del giorno proposto dal P.S.d'Az. non appartengano a una formazione politica piuttosto che a un'altra, che ne detiene l'esclusiva, ma siano patrimonio diffuso. E in quest'Aula, dagli interventi che si sono succeduti, mi pare che noi tutti abbiamo avuto la possibilità di sentire che è davvero così.

Proprio per questa ragione, siccome non è con un ordine del giorno fugace che si possono risolvere questioni di portata così importante come quelle di cui dobbiamo discutere, credo che sarebbe necessaria una discussione più approfondita, e gli appelli che sono arrivati da quest'Aula affinché quest'ordine del giorno sia ritirato e rimandato a una discussione più ampia, credo debbano essere accolti. Prendo atto con rammarico che questo non avverrà, pertanto voterò contro, per le ragioni che ho appena esposto.

Avrei gradito avere la possibilità di discutere delle questioni a cui l'ordine del giorno fa riferimento, che in parte condivido, che meritano certamente maggiore attenzione e riflessione, perché sono storie di questo Consiglio regionale, sono storie della Sardegna e credo che noi tutti abbiamo il diritto di poter discutere di cose di questa natura. Invece si lavora perché l'ordine del giorno sia mantenuto e si sta facendo, secondo noi, una forzatura inaudita non ascoltando le numerose voci che provengono da quest'Aula per lasciare la possibilità di discutere e magari trovare soluzioni differenti. Questa è la ragione per la quale voterò ovviamente contro l'ordine del giorno, in linea con il mio Gruppo.

PRESIDENTE. Procediamo alla votazione dell'ordine del giorno numero 4.

Ha domandato di parlare il consigliere Giacomo Sanna. Ne ha facoltà.

SANNA GIACOMO (P.S.d'Az.). Chiedo la votazione nominale.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Capelli. Ne ha facoltà.

CAPELLI (U.D.C.). Se non ci sono opposizioni da parte dei sottoscrittori, vorrei aggiungere la firma all'ordine del giorno.

Votazione nominale

PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'ordine del giorno numero 4.

(Segue la votazione)

Rispondono sì i consiglieri: Capelli - Contu Felice - Dedoni - Dessì - Maninchedda - Peru - Piras - Planetta - Sanna Giacomo - Solinas Christian.

Rispondono no i consiglieri: Agus - Barracciu - Ben Amara - Biancareddu - Bruno - Campus - Caria - Cocco Pietro - Cucca - De Francisci - Diana Mario - Floris Mario - Floris Rosanna - Gallus - Greco - Lotto - Manca - Meloni Marco - Murgioni - Pitea - Porcu - Rodin - Sanna Gian Valerio - Solinas Antonio - Steri - Uras - Zedda Massimo - Zuncheddu.

Si sono astenuti: la Presidente Lombardo - Contu Mariano - Cossa - Fois - Lai - Mariani - Meloni Francesco - Mula - Oppi - Petrini - Pittalis - Stochino - Zedda Alessandra.

Risultato della votazione

PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:

presenti 51

votanti 38

astenuti 13

maggioranza 20

favorevoli 10

contrari 28

(Il Consiglio non approva).

Ha domandato di parlare il consigliere Porcu. Ne ha facoltà.

PORCU (P.D.). Presidente, le rubo un minuto e chiedo l'attenzione anche dei colleghi, se possibile. Nella giornata di ieri il Presidente della Commissione bilancio ha definito il bilancio proposto dalla Giunta regionale, con recente delibera, un bilancio falso e ha anche aggiunto che quel bilancio, nei fatti, per effetto del mancato riconoscimento da parte dello Stato delle entrate che spettano alla Sardegna, non presenta risorse manovrabili.

Alla luce di questo, Presidente, i ventisette consiglieri della minoranza hanno presentato una richiesta urgente, ai sensi dell'articolo 54 del Regolamento, affinché, prima della manovra finanziaria, si possa discutere di questo tema fondamentale. Lei sarà d'accordo con me, Presidente, che in mancanza di certezza di risorse e con la reiterata mancata volontà da parte dello Stato di mantenere gli impegni presi, confermata, tra l'altro, anche in sede di Commissione paritetica dai commissari nominati dalla Regione, diventerebbe veramente velleitario, direi pleonastico, diventerebbe un esercizio puramente accademico addentrarci in una sessione di bilancio. Tra l'altro so che il Presidente della Regione in questi giorni è a Roma, per cui chiedo che i Capigruppo analizzino questa richiesta che arriva a lei, Presidente, ai sensi del Regolamento, e valutino la possibilità di mettere in discussione questo tema magari nella giornata di martedì, prima di avviare la sessione di bilancio.

PRESIDENTE. Onorevole Porcu, mi è pervenuta la richiesta di convocazione urgente per la discussione della mozione che lei ha richiamato. Avevo già informato la Conferenza dei Capigruppo che domani avrei provveduto a trasmettere il disegno di legge finanziaria e da lunedì decorreranno i prescritti termini. A norma di Regolamento la deroga per portare in Aula un argomento che non riguardi la finanziaria è data soltanto dalla Conferenza dei Capigruppo, che ho intenzione di convocare alla fine della seduta pomeridiana. Se i Capigruppo daranno l'assenso, la mozione verrà iscritta all'ordine del giorno, altrimenti dovremo attendere la conclusione della sessione di bilancio.

I lavori del Consiglio riprenderanno questo pomeriggio, alle ore 16 e 30, con all'ordine del giorno la mozione numero 96, Cuccu e più, e l'elezione di due revisori dei conti dell'ERSU di Cagliari. Ricordo che l'Ufficio di Presidenza è convocato per le ore 16.

La seduta è tolta alle ore 14 e 26.


[PS1]Sulle riforme sono stati presentati 8 odg più il n. 9 unitario, ma soltanto il n. 6 è stato letto e approvato in una precedente seduta, la n. 143