Seduta n.277 del 29/10/2011
CCLXXVII SEDUTA
Sabato 29 ottobre 2011
Presidenza della Presidente LOMBARDO
indi
del Vicepresidente COSSA
indi
della Presidente LOMBARDO
indi
del Vicepresidente COSSA
La seduta è aperta alle ore 10 e 34.
COCCO DANIELE, Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta pomeridiana del 25 ottobre 2011 (270), che è approvato.
PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Salvatore Amadu, Radhouan Ben Amara, Roberto Capelli, Felice Contu, Mariano Contu, Michele Cossa, Paolo Luigi Dessì, Mario Diana, Domenico Gallus, Giorgio Locci, Franco Mula, Sisinnio Piras, Giacomo Sanna e Alberto Randazzo hanno chiesto congedo per la seduta del 29 ottobre 2011.
Poiché non vi sono opposizioni, questi congedi si intendono accordati.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la continuazione della discussione dell'articolato del disegno di legge numero 265/A, che deve proseguire con la votazione dell'emendamento numero 222, presentato all'articolo 1 sexies.
Poiché, a termini di Regolamento, devono trascorrere dieci minuti dall'inizio della seduta prima di procedere alla votazione, sospendo i lavori.
(La seduta, sospesa alle ore 10 e 34, viene ripresa alle ore 10 e 45.)
PRESIDENTE. Prego i colleghi di prendere posto.
Dopo l'approvazione dell'articolo 1 sexies, avvenuta ieri, dobbiamo procedere alla votazione degli emendamenti aggiuntivi. L'emendamento numero 15 è stato ritirato, il numero 221 non si vota perché, dal numero 222 al numero 224, si configura una votazione per parti.
Metto in votazione l'emendamento numero 222.
Ha domandato di parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Chiedo la votazione nominale.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'emendamento numero 222.
(Segue la votazione)
Prendo atto che il consigliere Diana Giampaolo ha votato a favore e che il consigliere Petrini ha votato contro.
Rispondono sì i consiglieri: Cocco Daniele - Diana Giampaolo.
Rispondono no i consiglieri: Bardanzellu - Campus - Cappai - Cuccureddu - De Francisci - Dedoni - Floris Mario - Fois - Greco - Ladu - Lai - Maninchedda - Meloni Francesco - Milia - Mulas - Murgioni - Obinu - Peru - Petrini - Pitea - Pittalis - Planetta - Rassu - Rodin - Sanjust - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Solinas Christian - Steri - Stochino - Tocco - Vargiu.
Si sono astenuti: la Presidente Lombardo - Meloni Valerio.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 36
votanti 34
astenuti 2
maggioranza 18
favorevoli 2
contrari 32
(Il Consiglio non approva).
Metto in votazione l'emendamento numero 223.
Ha domandato di parlare il consigliere Gian Valerio Sanna per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). L'emendamento numero 223, colleghi, interessa l'articolo 6 della legge numero 4, dove, come è solito in questa legislatura, la Regione auspica, elargendo gran fumo negli occhi, interventi sul patrimonio edilizio pubblico. Ovviamente, il paradosso di questo articolo è che, per poter intervenire sul patrimonio pubblico, ci sarebbe bisogno delle risorse pubbliche. Lasciamo perdere l'edilizia privata residenziale, che abbiamo affrontato, ma, almeno su questo, ci sarebbe stato bisogno di una copertura finanziaria per dare senso compiuto a quello che state scrivendo o a quello che volete? E, se lo volete mantenere, modificandolo, nel testo del "265", è altrettanto vero che c'è bisogno che ci mettiate i soldi.
Oggi ho letto che nelle scuole elementari di Sestu non ci sono i bagni sufficienti per far funzionare la scuola, ce ne sono tre, due sono "scassati", il Comune di Sestu ha 15 milioni di euro sotto scacco per il Patto di stabilità. L'esito, per i bambini, è che, tra poco, arriveranno i vigili del fuoco e chiuderanno le scuole. No? E noi siamo qui a discutere della valorizzazione del patrimonio pubblico, senza una lira e senza preoccuparci dei problemi che sono a monte di questi pronunciamenti, questa è la verità! Dopodiché, forse è meglio, più leale nei confronti dei sardi, eliminare queste previsioni che lasciano il tempo che trovano e sono ingannevoli e dire esattamente che il Piano casa che voi volevate, e che voi volete, è il Piano casa della speculazione, quella che riguarda sostanzialmente i pochi fortunati che possono mettere a correre i soldi.
E' vero anche che in Italia ancora non si è capito che è finito il tempo nel quale poter continuare a pensare di vivere al di sopra delle nostre possibilità. Ecco perché noi vi chiediamo di abolirlo, per recuperare un minimo di coerenza, diversamente sarà necessario che ci diciate dove prendete i soldi per fare queste azioni.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Lotto per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
LOTTO (P.D.). Presidente, effettivamente, come ha già iniziato ad argomentare il collega Sanna, questo articolo la dice lunga sulle contraddizioni profonde di questa legge. Ma davvero noi pensiamo che i comuni, per poter intervenire negli edifici di proprietà pubblica, avessero necessità di una legge come questa che ne consentisse l'operatività? Se pensiamo al patrimonio pubblico (che possono essere gli uffici e le scuole), credo che servano soltanto i soldi, predisporre i progetti e intervenire per migliorarlo. Se bisogna ampliarlo, non penso che il pubblico abbia necessità di andare in deroga ai piani urbanistici per fare ampliamenti che vengono incoraggiati dalla Regione. Se parliamo di patrimonio pubblico abitativo, cioè edilizia economica e popolare, perché anche questo è patrimonio pubblico, penso proprio che il comune non possa rendersi responsabile di costruire, mettere in piedi, attivare interventi nelle aree dove insiste l'edilizia economico popolare per aumentare i volumi a detrimento degli standard quando i comuni hanno la possibilità di individuare nuove aree dove poter costruire, in maniera razionale, quartieri che siano a misura d'uomo.
Comunque, se si vuole intervenire in questo settore, se si vogliono incoraggiare gli interventi in questo settore, bisogna mettere in campo dei quattrini, perché diversamente non si risolve nulla! Si fa un articolo di legge destinato a restare lettera morta, a far perdere tempo a noi (due anni fa) per approvarlo, a farci perdere tempo oggi per riparlarne, perché noi vogliamo mettere in evidenza come questa legge non diceva nulla allora su quello che doveva essere un vero piano casa e non dice niente oggi. Quindi non possiamo che riprendere i ragionamenti fatti allora e dire, come allora abbiamo detto, che non è…
PRESIDENTE. Onorevole Lotto, il tempo a sua disposizione è terminato.
Ha domandato di parlare il consigliere Agus per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
AGUS (P.D.). Presidente, colleghi, Assessori, onorevole Presidente della Regione, esprimo voto favorevole sull'emendamento anche perché, come già è stato detto (gli argomenti su questo tema sono però abbastanza risicati), il patrimonio pubblico ha bisogno di sostegno di risorse pubbliche, Ma difficilmente i comuni oggi con il taglio diffuso, sia dello Stato che della Regione, dispongono di risorse finanziarie tali da poter intervenire anche se vi è la bontà dell'incremento volumetrico; credo che a nulla serva questa possibilità se non ci sono le risorse.
Il patrimonio pubblico, in buona parte, è legato agli istituti scolastici, sappiamo purtroppo che, a seguito della riduzione delle nascite, abbiamo tanti edifici pubblici praticamente chiusi, senza manodopera, senza quella manutenzione che consente loro una vita lunga. Mi permetto di suggerire, visto che parliamo di riordino istituzionale, visto e considerato che anche lo Stato sta chiudendo caserme e uffici postali, se non sia il caso di decentrare l'apparato burocratico regionale e cominciare, chissà anche in virtù dell'abolizione delle province, a costituire distretti regionali verso i quali trasferire l'apparato pubblico regionale e quindi utilizzare questo patrimonio senza costi aggiuntivi per la Regione, anzi risparmiando probabilmente costi d'affitto che, nel centro di Cagliari, sicuramente la Regione Sardegna deve sostenere a beneficio della presenza nel territorio, visto e considerato (mi risulta che ieri il Presidente fosse nella Marmilla) quanto bisogno c'è che queste popolazioni non si allontanino dal proprio habitat per raggiungere la capitale della Sardegna.
Invece spostiamo gli uffici, spostiamo la presenza della Regione nel territorio, recuperiamo questi immobili e diamo davvero la possibilità al non spopolamento di queste aree perché la presenza di uffici amministrativi, uffici pubblici, credo che consenta anche la presenza dell'apparato sul territorio. Questa potrebbe essere una soluzione, un riordino istituzionale al quale tendere e spero che, a breve, possiamo ampliare la discussione. In questa maniera penso che potremmo recuperare il patrimonio edilizio pubblico.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Sechi per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SECHI (Gruppo Misto). Siamo favorevoli all'approvazione di questo emendamento che colpisce e tenta di sopprimere parte dell'articolo 6, che è l'articolo dell'ipocrisia e della demagogia. Primo, perché i comuni hanno capacità propria e autonoma di andare in deroga ai volumi soprattutto se trattasi di edifici destinati a una funzione pubblica, quindi non capisco il perché; è proprio introdotto per gettare fumo negli occhi, per cercare, come dire, di camuffare e nascondere un po' l'obiettivo principale che voi avete individuato, che è la premialità per il mondo speculativo immobiliare.
Secondo, i comuni oggi stanno vendendo, non solo non hanno interesse ad aumentare i volumi degli edifici destinati alla funzione pubblica, badate, questo si dice al primo comma, voi lo specificate bene: "edifici destinati ad attività istituzionali". Quindi non si parla di residenze destinate a un eventuale uso di altro tipo, sono i palazzi delle istituzioni nei confronti dei quali, mancando le risorse, come si diceva prima, non è possibile fare alcun intervento, tant'è che i comuni, ho detto, stanno vendendo il proprio patrimonio per fare cassa e si stanno privando anche di cose essenziali.
Alghero ha fatto testo quando ha messo in vendita e alienato ai privati una larga porzione di un edificio scolastico (era l'edificio scolastico delle elementari del primo Circolo), privandolo della palestra e degli spazi per l'attività motoria all'aperto, 1800 metri quadri di superficie. Se questo è il modo di dedicare attenzione alla funzionalità degli edifici pubblici, traete voi le conclusioni!
Pertanto il discorso è: o noi siamo in grado di dare supporto, sostegno alle istituzioni, ai comuni, perché siano in grado di mettere mano e quindi rilanciare il settore dell'edilizia, attraverso un piano di recupero del proprio patrimonio, altrimenti è solo aria fritta, demagogia e falsità!
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Pietro Cocco per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
COCCO PIETRO (P.D.). Presidente, anch'io credo, riprendendo un po' il discorso del collega Sechi, che siamo di fronte, non al buttare fumo negli occhi, ma al tentativo, seppure nobile, di dare la possibilità agli enti locali e alle pubbliche amministrazioni di ampliare gli edifici che devono essere destinati a edilizia di carattere pubblico; è una cosa che può essere considerata lodevole. In realtà, le questioni non stanno esattamente così, perché ci troviamo di fronte a una situazione di questo tipo: i denari ai comuni non vengono dati, le amministrazioni pubbliche non li hanno, lo Stato mette in vendita per fare cassa i suoi patrimoni pubblici, lo fa a livello nazionale, forse lo farà anche la Regione, e i comuni sono in una situazione nella quale, ovviamente, non riescono a mettere mano alle cose. Basti pensare che i tagli ai comuni sono stati, da parte dello Stato, il 17 per cento quest'anno, la Regione ha tagliato 14 per cento dei finanziamenti rispetto all'anno precedente e la strettoia imposta dei Patti di stabilità, che la Regione non è stata in grado di trattare con lo Stato perché potesse essere più calmierata rispetto a quella attuale, tutto può fare tranne che consentire ai comuni di ristrutturare e ampliare gli edifici pubblici.
Inoltre non vengono messi in piedi bandi di nessun tipo. Accadeva un tempo che si predisponevano i bandi per fare investimenti in questa direzione; era frutto di una programmazione organizzata. Ora questo non si fa più, si naviga a vista e ovviamente fare interventi in questa direzione non va assolutamente bene. Sarebbe stato il caso, oltretutto, io credo, invece, di mettere risorse proprio nell'edilizia pubblica, anche per quanto riguarda l'edilizia residenziale pubblica, cioè questo articolo sarebbe stato completo se avesse contemplato anche l'edilizia residenziale pubblica.
Anche oggi, dato che si parla di articoli di giornali nei quali compaiono notizie importanti, ci sono alcune piazze, di alcune città della Sardegna e di alcuni paesi della Sardegna, occupate da cittadini sfrattati, cittadini che vengono ritenuti abusivi, che non hanno una casa, insomma. Una casa, elemento basilare per la vita di ognuno di noi, non è garantita. E qua parliamo del 20 per cento di aumento di cubature per quanto riguarda gli edifici pubblici; mentre l'edilizia residenziale pubblica non è contemplata in questo articolato.
Questo perché ovviamente la Regione non mette risorse, pensa che si possa fare una legge senza avere risorse proprie, ma sperare nelle risorse dei cittadini per rilanciare l'economia. Ovviamente non accade questo. Chiederei quanti sono gli interventi realizzati in questi due anni sugli edifici pubblici con l'aumento di cubatura sulla base della legge esistente. Non so se l'assessore Rassu abbia disponibili in mano i dati, ma chiederei che li fornisse all'Aula in modo da avere elementi di valutazione per continuare la discussione su questo punto. Sugli edifici pubblici, quanti sono gli interventi effettuati in questi due anni, dal 2009 a oggi? Perché voi continuate...
PRESIDENTE. Onorevole Cocco, il tempo a sua disposizione è terminato.
Comunico che il collega Gallus è rientrato dal congedo.
Ha domandato di parlare il consigliere Salis per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SALIS (I.d.V.). Signora Presidente, l'articolo che è oggetto di questo emendamento… anzi, no, mi perdoni signora Presidente, prima approfitto della presenza del presidente Cappellacci per porre un problema extra "Piano casa delle libertà". Presidente, mi scusi se approfitto della sua presenza, ieri abbiamo letto sulla stampa delle dimissioni della Presidente della Commissione pari opportunità. Abbiamo posto il problema alla Presidente del Consiglio già da parecchio tempo per il reintegro di alcune componenti della Commissione che si sono dimesse e non sono state reintegrate... Collega Sanjust, io non dubito che sia estremamente importante quello che lei sta dicendo al presidente Cappellacci, ma vorrei essere ascoltato dal presidente Cappellacci.
Alcune consigliere di parità si sono dimesse e non sono state reintegrate. A noi risulta che la comunicazione della Presidenza della Giunta non sia arrivata alla Presidenza del Consiglio regionale e questo mancato reintegro è, tra le altre, una delle cause principali delle dimissioni della Presidente della Commissione pari opportunità. Vorremmo pregarla, approfittando del tempo che questa discussione ci concede, di provvedere a superare questo problema perché non continui, come dire, l'assoluta mancata risposta della Giunta regionale sui problemi della situazione della condizione femminile. Grazie, Presidente.
Per quanto riguarda questo articolo, è un articolo civetta, è un articolo manifesto. Siccome gli interventi di questa legge sono a costo zero per le amministrazioni pubbliche, è assolutamente velleitario pensare che questo articolo, l'articolo 6, abbia possibilità di essere utilizzato dalle amministrazioni pubbliche. Se non si ha il coraggio, per la valorizzazione del patrimonio pubblico esistente, di attuare e attivare politiche di investimenti, che sono assolutamente indispensabili, non possiamo certo pensare che gli imprenditori (le imprese e i privati che sono oggetto dell'intervento di questa legge) possano finanziare il patrimonio pubblico. Per cui, presidente Cappellacci, o pensiamo che sia una politica seria nei confronti dell'edilizia residenziale pubblica e nella manutenzione del vasto patrimonio pubblico esistente in Sardegna, altrimenti questo emendamento è uno specchietto per le allodole che forse è meglio assolutamente eliminare.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Cuccu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CUCCU (P.D.). Presidente, noi pensiamo che questo comma sia da sopprimere, ma avremmo soppresso anche tutto quanto l'articolo 6 della "4". Perché pensiamo che sia da sopprimere il comma, ma avremmo voluto anche la soppressione dell'articolo 6? Perché, Presidente, l'articolo 6 è un articolo inutile, è inutile per tanti motivi, ma, siccome il tempo non è tanto, io ne voglio citare due.
Uno: abbiamo in corso da diversi anni, il Governo ne ha parlato anche in questi giorni, un notevolissimo piano di dismissione del patrimonio pubblico. Le amministrazioni pubbliche stanno per fare cassa, stanno cercando di dismettere il proprio patrimonio e si è parlato anche questi giorni, mi pare, di un piano di 5 miliardi di dismissioni o qualcosa del genere. A che cosa giova dunque questo premio volumetrico? E' inutile! Il patrimonio che è nella disponibilità degli enti pubblici è di intralcio, serve a fare cassa, viene cartolarizzato. Quindi questo articolo non ha una sua efficacia.
A mio avviso, c'è un altro motivo per cui tutto l'articolo e, in particolare, questo comma andrebbero soppressi: per la loro inutilità. Oggi qual è l'esigenza degli edifici che sono nella disponibilità degli enti pubblici? Hanno un'esigenza di riqualificazione, di ristrutturazione, di adeguamento funzionale anche alle nuove richieste. Ma per fare questo, che cosa serve? Per fare questo non c'è sicuramente necessità di avere volume in più, ne abbiamo in esubero di edifici, quindi che volumi servono? Se sono in più gli edifici, vuol dire che i volumi che abbiamo a disposizione negli enti pubblici sono in esubero, se dobbiamo venderli! Allora che cosa serve? Serve che vengano recuperati. Ci sono molte amministrazioni che vorrebbero recuperare edifici, edifici che erano pubblici.
Faccio l'esempio, Presidente, della stazione di San Gavino Monreale, che sta cadendo a pezzi, in una parte strategica del paese, il Comune sta chiedendo di poterla acquisire per poterla recuperare all'uso pubblico, e non lo può fare! Ma non è che non lo può fare, perché gli mancano i volumi, non lo può fare perché la Regione non mette a disposizione le risorse! Saremo chiamati, spero nel più breve tempo possibile, a parlare di finanziaria, vorrò vedere, in finanziaria, quante risorse saranno destinate al recupero del patrimonio pubblico. Non ci sarà nulla!
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Soru per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SORU (P.D.). Signor Presidente, intervengo per dichiarare il voto favorevole a questo emendamento che mira alla cancellazione di un comma, che andrebbe soppresso come andrebbe soppresso l'intero articolo, questo articolo, in effetti, non serve a nulla, serve semplicemente per ingannare chi legge questa legge, per ingannare chi si occupa di questa discussione, e per provare a spiegare che, in realtà, la legge si occupa d'altro. Tra di noi ce lo possiamo ricordare, questa legge si occupa innanzitutto di rispondere a un po' di promesse elettorali, innanzitutto si occupa di risuscitare i morti, si occupa di risuscitare le vecchie lottizzazioni in fascia costiera che sono bloccate all'agosto del 2004 e poi a metà del 2006. Si occupa essenzialmente di questo: di risuscitare progetti che erano stati cancellati nel tentativo finalmente di valorizzare il bene comune della nostra Regione.
Poi questa legge si occupa ancora di un'altra cosa, al di là delle facili medie che ieri ci sono state ricordate, si occupa di regalare un po' di metri cubi, un po' "tanti", qualche volta addirittura il 40 per cento, in certi casi, appena ci allontaniamo dai 300 metri, nelle fasce costiere della Sardegna. Di questo si occupa! Di regalare cubature nelle zone costiere della Sardegna e di risuscitare i morti, visto che siamo in giornata in cui ricorrono anche.
L'articolo 6 serve semplicemente per nascondere questo fatto: fa finta di occuparsi di beni pubblici dicendo che le deroghe sono anche per i beni pubblici! Non ho mai sentito una sola pubblica amministrazione della Sardegna che abbia bisogno di altri edifici pubblici, casomai non sa che farsene di un ingente patrimonio edilizio di cui non riesce a occuparsi per mancanza di risorse, come veniva ricordato, e a volte si riempiono questi edifici con destinazioni fantasiose. Penso a un piccolo museo, che ho visto l'altro giorno in un comune della Sardegna, che si occupa dell'antropologia delle sole donne rurali, non so perché non anche degli uomini.
Abbiamo edifici vuoti, vecchie scuole, vecchie stazioni ferroviarie, vecchi magazzini, vecchi ex mattatoi, vecchi tutti, vuoti, da vendere, altro che aumentare le cubature! E non giochiamo con degli articoli che non servono a nulla, signor Presidente della Regione! Ne approfitto tre secondi, signor Presidente della Regione, per ricordarle un dovere fondamentale e credo un'opportunità. Nel passato è stata firmata un'importante intesa con il Ministero della difesa per la restituzione di importantissimi beni, compresi, qui a Cagliari, poco distanti, l'ex ospedale militare, l'ex Convento dei Gesuiti e così via: se ne occupi! Si faccia consegnare le chiavi! E' da tre anni che non se ne occupa…
PRESIDENTE. Onorevole Soru, il tempo a sua disposizione è terminato.
Ha domandato di parlare il consigliere Matteo Sanna per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SANNA MATTEO (U.D.C.-FLI), relatore di maggioranza. Presidente, esprimo intanto il voto contrario all'emendamento in discussione. Come d'accordo anche oggi finiremo a mezzanotte, se non erro, quindi avremo il tempo per discutere e per portare avanti tutte le istanze e tutte le proposte da entrambe le parti. Chiedo scusa, colleghi.
L'articolo 6, che è oggetto di emendamenti e di discussione, prevede incrementi volumetrici per il recupero e la ristrutturazione di "edifici destinati ad attività istituzionali e comunque pubbliche", assicurando la tutela integrale della fascia più prossima alla costa. Perché dico questo? Il collega Soru ha fatto un elenco di beni importanti di proprietà dei comuni, della Regione, finanziati spesso con fondi regionali negli anni delle passate legislature e qualche volta sono stati anche spesi dei soldi male, molto male, penso ai tanti mattatoi, come lei ha detto, che sono presenti in tutti i comuni della Sardegna, poi andiamo a vedere, forse ce n'è qualcuno aperto, che ha il bollino per poter macellare, che ha tutte le autorizzazioni, e questo è un problema che ovviamente l'amministrazione regionale so che sta già affrontando.
Ma mi sento di porre un altro problema all'attenzione dell'Aula. Io sto presentando una proposta di legge che riguarda il recupero di tutte le ex case cantoniere, quell'immenso patrimonio ex Anas sulle strade statali, attualmente di proprietà della provincia sulle strade provinciali e sulle pertinenze provinciali, che è completamente in stato di abbandono; è una brutta immagine per la Sardegna, una brutta immagine di spreco soprattutto. Si potrebbe seguire l'esempio svizzero, nei cantoni svizzeri molte di queste strutture sono state recuperate a fini abitativi. Questa è la proposta di legge. L'invito che farò all'Assessore (l'assessore Rassu è molto sensibile in tal senso, ne abbiamo già discusso) è quello di provvedere nel più breve tempo possibile a una proposta che possa mirare all'acquisizione di questi beni a titolo gratuito dall'Anas e dalle province e, perché no?, destinarli a fini abitativi. Penso a molte cantoniere nei paesi, dove vivevano molte famiglie, tra l'altro ubicate in punti strategici, spesso cruciali e importanti, che possono essere utilizzate come punti importanti di promozione, non solo visiva, della nostra Sardegna, ma anche dei nostri prodotti e della nostra cultura.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Antonio Solinas per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SOLINAS ANTONIO (P.D.). Presidente, voterò a favore dell'emendamento numero 223. Prendiamo atto che il collega Matteo Sanna, da ieri a oggi, sta incominciando a sentire la stanchezza, perché ieri parlava di arrivare sino alle 5 del mattino, oggi propone sino a mezzanotte, forse aveva intenzione di spaventarci, ma non è certamente noi che spaventa, siamo qui per questo.
Lo hanno già detto i miei colleghi: l'inutilità di questo articolo 6 della legge numero 4 del 2009 è così forte che l'unica motivazione vera per cui è stato inserito in questa legge, molto probabilmente, è per confondere le idee dicendo che ci si occupa anche degli edifici pubblici. Credo che sia nota a tutti la situazione degli edifici pubblici in Sardegna, oggi noi siamo in una condizione nella quale, dal più piccolo comune, sino al più grande, alle grandi città, tutti i comuni sono dotati di edifici per scuole materne, scuole elementari e scuole medie, un momento in cui oggi purtroppo, soprattutto nel centro della Sardegna, nei piccoli comuni, questi edifici sono chiusi e sono in una fase di decadenza perché inutilizzati, senza destinazione d'uso e senza manutenzione.
Il problema degli edifici pubblici oggi non è certo quello di recuperare spazi, ma sicuramente quello di metterli in sicurezza. Io sfido Matteo Sanna, sfido l'Assessore, a farmi un esempio di un comune che ha necessità di ampliare i propri locali da destinare all'attività pubblica, sia istituzionale, sia scolastica. Oggi l'impossibilità dei comuni di mettere in piedi un progetto, un programma serio di recupero di questi edifici, è dovuta alla mancanza totale di risorse. E' già stato detto che, in questi anni, non avete fatto altro che, partendo dal fondo unico, andare a ridurre i trasferimenti certi per gli enti locali, anche in materia di edilizia scolastica.
Questa legge, cosiddetta Piano casa, l'avete presentata dal primo momento come la legge che avrebbe rilanciato il settore edile e quindi la situazione economica della Sardegna. Ma, invece di andare in deroga, di aumentare le volumetrie, se aveste messo in piedi un progetto serio con risorse finanziarie certe, un programma di messa in sicurezza, per esempio, solo degli istituti scolastici, sicuramente il settore edilizio e quindi l'economia della Sardegna se ne sarebbe avvantaggiato.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Steri per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
STERI (U.D.C.-FLI). Presidente, l'onorevole Cuccu nel suo intervento ha fatto riferimento al problema della stazione di San Gavino Monreale, problema su cui noi abbiamo presentato un'interpellanza tuttora in attesa di risposta. Ebbene, come detto nell'interpellanza, noi siamo totalmente contrari a che la Regione ponga a disposizione delle somme di denaro al Comune per acquistare il bene per il fatto semplicissimo che, ai sensi dell'articolo 14, quel bene è della Regione! Le Ferrovie erano un'azienda autonoma dello Stato, così come lo erano i Monopoli, quindi i beni che cessano dall'uso devono essere trasferiti alla Regione autonoma della Sardegna. Attendiamo che, al più presto, la Giunta regionale agisca giudizialmente contro le Ferrovie, per acquisire questo e tutti gli altri beni che sono di proprietà della Regione!
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare la consigliera Barracciu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
BARRACCIU (P.D.). Presidente, annuncio il voto favorevole all'emendamento numero 223, e dico che non mi sorprende il fatto che, nella legge che stiamo discutendo (e naturalmente nella legge che questa legge che stiamo discutendo vuole modificare), ci siano anche gli interventi sul patrimonio edilizio pubblico. D'altronde questo provvedimento legislativo è nato per intervenire su tutte le fattispecie di immobili e su tutte le fattispecie di destinazione d'uso possibili per gli immobili stessi; cioè è nato con il preciso intento di concedere, ovunque e su tutti gli immobili possibili e immaginabili della Sardegna, incrementi di volumetrie, a dispetto della normativa vigente di ordine regionale, degli strumenti urbanistici di cui i comuni si sono dotati, quelli che li hanno adottati, a dispetto - come si diceva ieri - addirittura della "Bibbia" degli enti locali che è la "267".
Quindi non mi sorprende perché appunto c'è l'intento preciso di recuperare e incrementare le volumetrie ovunque, questa è la missione precisa della legge numero 4, come della legge che stiamo discutendo; e non mi sorprende, benché gli articoli che si susseguono, molti degli articoli, certamente l'articolo 6 della legge numero 4, vengano predisposti a dispetto anche della realtà e dell'utilità. E' già stato detto dai miei colleghi, ma lo voglio ribadire: questo è un articolo totalmente inutile! Vorremmo capire a chi è rivolto, perché certamente non è utile alla stragrande maggioranza dei comuni della Sardegna che, al contrario, hanno immobili di proprietà pubblica assolutamente vuoti, di cui spesso non si sa che farne, soprattutto immobili per i quali qualche volta si pagano anche oneri di gestione e che gravano addirittura sul bilancio pubblico. Tant'è che, come si diceva, in tanti hanno scelto la strada addirittura della dismissione e della vendita per fare cassa, perché sono diventati veramente un aggravio di spesa.
Quindi questa legge si occupa di tutto a dispetto delle leggi ma anche a dispetto della vera utilità. Non solo sarebbe da abrogare il secondo comma dell'articolo 6, sarebbe da abrogare l'intero articolo 6, questa è la prospettiva dell'emendamento che stiamo discutendo e su cui voterò certamente…
PRESIDENTE. Onorevole Barracciu, il tempo a sua disposizione è terminato.
Ha domandato di parlare la consigliera Zuncheddu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
ZUNCHEDDU (Gruppo Misto). Presidente, anch'io annuncio il voto a favore della soppressione di questo comma e ribadisco la necessità di bocciare l'intero articolo e anche questa legge che nasce chiaramente per soddisfare interessi estranei ai sardi. Rispetto all'edilizia scolastica, c'è da dire che, come è sbagliata la proposta dell'aumento volumetrico nell'edilizia privata, è sbagliata pure per l'edilizia pubblica, visto e considerato che, alla stessa scuola sarda, manca tutto tranne che i luoghi dove esercitare l'istruzione, per cui l'attenzione della politica rispetto alla scuola deve essere tutt'altra, non per aumentare gli edifici. Abbiamo edifici addirittura in esubero numericamente qui da noi, ci sono quattro appartamenti per cittadino sardo e di edilizia pubblica ne abbiamo a bizzeffe, peccato che sia in stato di abbandono. Quindi, il primo intervento da fare sull'edilizia scolastica è quello di intervenire sull'esistente per recuperare palazzi fatiscenti che mettono a rischio gli stessi alunni che frequentano. Credo che questa proposta, come tutte le altre, avrà le gambe corte e non andrà molto lontano, per cui io direi anche di non proporre dei commi offensivi. Quindi bocciamo l'emendamento.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Espa per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
ESPA (P.D.). Presidente, annuncio il mio voto favorevole a questo emendamento. Voglio però riprendere l'argomento dei potenziali beni pubblici della Regione sarda. Prima l'onorevole Steri ha evocato l'articolo 14 per le questioni che appunto sollevava l'onorevole Cuccu, io vorrei ricordare, e lo chiedo al Presidente della Regione, di non dimenticarsi del carcere di Buoncammino che, come sappiamo, adesso sarà spostato a Uta; quindi abbiamo anche questo grande patrimonio che assolutamente deve diventare patrimonio della Regione, per poi - secondo me - trovare accordi con il Comune di Cagliari perché venga messo a disposizione della città.
Dico questo perché noi abbiamo una situazione un po' particolare. Anche per quanto riguarda le servitù militari, l'onorevole Soru ha già ricordato quel patrimonio, Presidente, sul quale noi chiediamo comunicazioni, ce ne riferisca in Aula per favore; abbiamo una situazione in cui corriamo il rischio che il Governo nazionale, attraverso la sua manovra di rientro per il deficit, venda le cose nostre. Io lancio un allarme: noi abbiamo chiuso degli accordi con lo Stato e sono convinto che, in questo momento, l'obiettivo del Governo è quello di vendersi anche le cose nostre. Mentre per noi l'acquisizione di questo patrimonio, soprattutto chiedere che sia a nostra disposizione, può aprire scenari importantissimi a beneficio dell'impresa, del privato eccetera.
Soprattutto immagino quello che succederà per la destinazione sociale di tanti immobili; c'era una vecchia idea di fare di una caserma un vero centro importante di servizi, anche per il volontariato o comunque con finalità sociale, che muoverebbe risorse private, metterebbe in campo soluzioni che mobilitano anche il campo dell'impresa. Per questo credo che sia un'esigenza primaria del patrimonio pubblico prestare molta attenzione alla manovra del Governo nazionale perché non si vendano i nostri beni, quelli che ci spettano in base all'articolo 14, che sono già nostri, e soprattutto esigere che il patrimonio militare (quello sul quale, con il Governo di Renato Soru, siamo riusciti a trovare degli accordi) venga assolutamente messo nella nostra disponibilità. Sono occasioni di crescita non solo sociale ma anche nel settore imprenditoriale. In ogni caso, il mio voto è favorevole a questo emendamento.
PRESIDENTE. Comunico che l'onorevole Locci è rientrato dal congedo.
Ha domandato di parlare il Presidente della Regione. Ne ha facoltà.
CAPPELLACCI (P.d.L.). Presidente della Regione. Presidente, solo pochi secondi per fare chiarezza. L'intesa che è stata citata, e che prevedeva il trasferimento a favore della Regione di una serie di beni dismessi dall'attività militare, è un'intesa che prevedeva anche, a carico della Regione, il costo per la riallocazione delle funzioni; quel costo era stato allora quantificato in 56 milioni di euro, somma che la Regione non aveva nella propria disponibilità allora, come non l'ha oggi. Pertanto bisogna stare attenti a dire che sono stati trasferiti i beni e che la Regione deve pretendere le chiavi, perché la Regione, prima di potere avere le chiavi, deve pagare 56 milioni di euro.
Che cosa abbiamo fatto noi? Abbiamo costituito un gruppo tecnico che sta lavorando per cercare di rivedere quello studio di fattibilità che era stato fatto allora dal Ministero, che noi riteniamo assolutamente non condivisibile, perché riporta cifre che, dal nostro punto di vista, sono esagerate e sulle quali si possono conseguire forti risparmi. Quindi stiamo rivedendo quello studio per poter avere una determinazione più abbordabile e più accettabile. Abbiamo nel frattempo ottenuto la sostituzione della presidenza del Comitato di sorveglianza, che prima era presso l'Avvocatura dello Stato a Roma e oggi invece è in capo alla Direzione generale della Presidenza della Regione. Allora bisogna stare attenti a dire che sono beni nella nostra disponibilità perché sono beni che noi dobbiamo pagare.
Questo genere di intese, anche altre ne conosciamo importanti, fatte, come si dice qua da noi, "a babbu mortu", non sono esattamente intese che vanno sempre nell'interesse della Regione, comportano oneri talvolta anche molto alti e insostenibili in certi momenti.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Giampaolo Diana per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Io suggerirei alla Presidenza del Consiglio e a tutta l'Aula di modificare una consuetudine che vede il Consiglio impegnato dal martedì al giovedì: cerchiamo di impegnarlo magari il fine settimana se, durante il fine settimana, il Presidente della Regione garantisce la sua presenza, così come sta facendo oggi, perché potrebbe essere utile per un confronto in Aula.
Presidente, quanto lei ha appena detto relativamente alle intese, mi suggerisce di farle notare ancor di più la contraddizione relativa al dettato del comma 2 dell'articolo 6 che noi stiamo chiedendo di sopprimere. Lei ha fatto riferimento a queste intese e, usando un'espressione colorita, gergale e dialettale, ci ha detto le cose che abbiamo testé sentito.
Allora, io voglio farle notare che, in questo comma, voi prevedete il recupero degli edifici pubblici e, in particolare per quelli non in uso, prevedete un incremento di volumetria anche sino al 30 per cento. Presidente, mi vuole dire qual è il comune che oggi è nelle condizioni di acquisire quegli immobili e di intervenire per riqualificarli, non dico nemmeno di aumentare la volumetria? Penso, per esempio, ai molti interventi che sono stati effettuati negli anni passati (lo dico anche al Presidente della Commissione, Matteo Sanna) con cui le amministrazioni comunali hanno recuperato molti Monti granatici, io ne conosco diversi, strutture molto belle che, recuperate, oggi sono fruibili per l'intera comunità, per tante associazioni culturali e per tante iniziative, spesso le stesse assemblee elettive comunali si riuniscono in quelle sedi di grande pregio.
Oggi, Presidente, i comuni (così come la Regione - a sentir lei - non ha le risorse per rendere esigibili quelle intese) non hanno un euro, anche e soprattutto per il Patto di stabilità. Visto che lei è presente, Presidente, le vorrei chiedere, se è così gentile, di darci qualche notizia relativamente alla rinegoziazione del Patto di stabilità; è inutile altrimenti prevedere norme come queste se poi i comuni non hanno le risorse per intervenire. Se così è, nulla di personale ma, come ha detto qualcuno che mi ha preceduto, è un ennesimo inganno e allora io credo…
PRESIDENTE. Onorevole Diana, il tempo a sua disposizione è terminato.
Ha domandato di parlare il consigliere Manca per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
MANCA (P.D.). Presidente, colleghi e Assessori, chiaramente esprimo il voto favorevole su questo emendamento. Approfitto della presenza del presidente Cappellacci per fare una piccolissima riflessione, Presidente, partendo dal ragionamento che l'obiettivo che si proponeva questa legge, il Piano casa come era stato pensato dal Governo nazionale, era quello di rilanciare l'economia e di riattivare il sistema produttivo, tendenzialmente quello, più alcuni interventi per la casa, quindi un obiettivo molto importante. Presidente, a oggi i risultati di questo Piano casa sono molto dubbi e probabilmente anche non evidenti. Però approfitto della sua presenza per citarle tre esempi di cose che probabilmente, forse meno importanti delle intese, forse meno eclatanti di quelle delle quali parlavate adesso, però sono esempi oggettivi di come si possono dare delle risposte.
Noi viviamo a Sassari la situazione dei CSL per i quali la Giunta regionale non ha preso alcun tipo di provvedimento: trentuno lavoratori sono stati mandati a casa e continuano a rimanere a casa senza alcuna presa di posizione della Giunta regionale. La Commissione d'inchiesta, presieduta dal collega Uras, più volte ha messo in evidenza questo aspetto e non è stata data risposta di alcun tipo. I lavoratori sono ancora a casa. Mentre si poteva fare di più.
I dipendenti dell'INSAR: abbiamo acquisito il 51 per cento di INSAR con le casse della Regione autonoma della Sardegna, abbiamo sei dipendenti in cassa integrazione, forse l'unico esempio in Italia di dipendenti pubblici in cassa integrazione. Questo perché, all'interno dell'INSAR, probabilmente qualcuno ha altro tempo e ha altre cose da fare.
L'ultimo esempio, glielo cito perché stamattina nella rassegna stampa mi è piaciuto, è un provvedimento anche interessante probabilmente: archivio storico per la Giunta. Su proposta del presidente Cappellacci, la Regione realizzerà un archivio virtuale della Giunta regionale: meritoria. L'altro giorno in Commissione d'inchiesta sono venuti sedici lavoratori facenti parte del progetto SIADARS: sono a casa dal 31 luglio. Nonostante un emendamento presentato nella legge regionale numero 16, per continuare questo servizio, sono stati mandati a casa.
Presidente, questi sono tre esempi assolutamente evidenti di come anche con piccole cose si possono dare risposte occupazionali serie, senza rincorrere probabilmente presupposti e condizioni molto più difficili. Su questi temi la invito cortesemente, con serenità, a verificare la situazione e prendere provvedimenti, perché è una vergogna che situazioni di questo genere siano aperte quando possono essere chiuse e date risposte immediate a questi lavoratori.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Cugusi per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CUGUSI (Gruppo Misto). Mentre su buona parte della legge in qualche modo c'è un contesto sociale che può ispirare, si parla di Piano casa, c'è qualche aspettativa, questo articolo lo vedo in totale controtendenza, lo vedo veramente fuori luogo, lo dicevano anche altri consiglieri prima, anche perchè, in un processo di progressiva dismissione di strutture pubbliche (l'ultima dismessa, non so se lei, Presidente, lo sappia, è la struttura della scuola di polizia penitenziaria di Monastir, un gioiello, ristrutturata recentemente, dove, fino a pochi mesi fa, si tenevano dei corsi per buona parte dell'apparato della pubblica amministrazione legato alla polizia), ci troviamo di fronte a migliaia di metri quadri di strutture nuove di zecca, funzionanti, super funzionanti e dismesse. Quindi, pensare a un articolo che preveda un intervento di ampliamento del patrimonio pubblico, quando abbiamo difficoltà a gestire quello che abbiamo (pensiamo alle scuole per esempio, sia quelle della provincia, sia quelle del comune, per i problemi che conosciamo di tipo demografico, sono in una progressiva dismissione, anzi pian pianino ho visto che le scuole accolgono altre strutture del territorio, per esempio associazioni di volontariato), lo vedo, a mio modesto parere, fuori luogo con questa legge.
Quindi rivolgo un pensiero perché provvediate a limitarne l'entità. Ovviamente non farà del bene, forse non farà neanche del danno, perché probabilmente non si sarà ricorso a questo articolo.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare l'Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica. Ne ha facoltà.
RASSU (P.d.L.), Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica. Presidente, esprimo il mio voto contrario, ma voglio chiarire al collega Manca che l'indirizzo è sbagliato, la Regione è stata tirata in ballo giustamente dai lavoratori del Centro istruzione lavoro affinché si intervenga sull'amministrazione provinciale di Sassari ("centrosinistra"), dalla quale i lavoratori dipendono, la quale amministrazione ha "cacciato" questi lavoratori, cioè non ha rinnovato i contratti. Ha "cacciato" questi lavoratori! Allora sia l'Assessorato regionale del lavoro che l'Assessorato degli enti locali, le posso garantire che, in questi ultimi due mesi, hanno costantemente settimanalmente contattato la direzione provinciale cercando di trovare una soluzione; la proposta avanzata dalla Regione è di inquadrare questi lavoratori nell'agenzia del lavoro o nell'INSAR. Questa proposta, che noi facciamo, è allo studio, e l'aveva già presentata l'assessore Manca.
Veniamo all'inchiesta. A me è stato chiesto direttamente di nominare un commissario ad acta per i poteri sostitutivi. Non è che si possa interdire un sindaco o un presidente "così", come se nulla fosse, richiedendo la nomina di un commissario ad acta; è necessario, gli Uffici sono stati attivati, approfondire la procedura studiando la normativa per verificare se è possibile o meno nominarlo. Non è che se la Commissione d'inchiesta mi dice di andare a sparare addosso a Tizio, io sparo solo perché me lo dice la Commissione d'inchiesta! L'ho spiegato in tutte le lingue anche al collega Uras; le posso garantire che, su questo problema, c'è la massima attenzione, le posso garantire anche che è arrivata la richiesta ufficiale del Presidente della Commissione d'inchiesta sul commissariamento, fino a ieri sera gli Uffici stavano lavorando a questo problema. Quindi noi stiamo facendo di tutto, mi creda, per poter risolvere quel problema che riguarda, tra l'altro, trentun giovani della Provincia di Sassari di cui, a suo tempo, da Presidente della Commissione industria e lavoro, io proposi, con una risoluzione, la stabilizzazione. Immagina, se non ci interessano! Però è necessario rispettare ciò che la legge mi impone di rispettare.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
URAS (Gruppo Misto). Dichiaro di essere favorevole all'emendamento numero 223 e colgo l'occasione per sollevare ancora una volta una questione molto semplice che è quella del rispetto di questa Assemblea.
Questa Assemblea ha, più volte, o nella Commissione d'inchiesta o in seduta plenaria, dato un'indicazione alla Giunta, non c'è alcuna procedura da verificare! I commissari ad acta intervengono, in questo caso, necessariamente, devono intervenire, perché c'è stato un trasferimento di risorse finanziarie destinate a un compito preciso; un compito preciso che doveva essere svolto dalla Provincia di Sassari, come l'hanno svolto tutte le altre province della Sardegna. I soldi sono stati presi dalla Provincia, sono stati trattenuti dalla Provincia, non sono stati spesi dalla Provincia e si è determinato un danno all'erario, perché i soldi sono stati consegnati per fare una cosa ben precisa sulla base della legge.
Fino a oggi è responsabile l'amministrazione provinciale di Sassari ma, se ancora una volta la Giunta regionale con sufficienza tratta questa Assemblea e le sue determinazioni, con sufficienza e in maniera offensiva, è chiaro che la responsabilità anche per il danno all'erario ricade sui funzionari e sui dirigenti della Regione e su chi ne ha la responsabilità. Non vi è ombra di dubbio!
E poi vorremmo sapere se la Provincia di Sassari ha fatto assunzioni clientelari per svolgere attività che non erano quelle istituzionali ma esternalizzazione di servizi, in quanto ha superato il 40 per cento, noi qua decidiamo di dare i soldi agli enti locali per fare "cose", non per sprecarli, non per fare botteghe!
PRESIDENTE. Comunico che il collega Cossa è rientrato dal congedo.
Ha domandato di parlare il consigliere Cuccureddu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Sull'emendamento numero 223, il voto sarà contrario. Siccome questa legge si occupa di occupazione, di sviluppare occupazione, vorrei anche io allacciarmi al problema dei trentuno disoccupati di Sassari, che niente ha a che fare col Piano casa ma, visto che ne parlano gli altri, credo che la Presidente non mi toglierà la parola, per i due minuti che restano, se esco fuori tema. Vediamo, sub iudice!
(Interruzioni)
Il Presidente della Provincia di Sassari non è, vorrei dirlo, vorrei comunicarlo ufficialmente, iscritto all'M.P.A..
La Regione Sardegna può commissariare gli organi (il Presidente della Provincia, la Giunta provinciale, il Consiglio provinciale) che non emanano un atto dovuto, non può commissariare il dirigente! Neanche il Presidente della Repubblica può commissariare la "Massidda"…
URAS (Gruppo Misto). Viene rimosso il Presidente.
PRESIDENTE. Onorevole Uras!
CUCCUREDDU (Gruppo Misto). La Regione può sostituire il Presidente. Io chiedo che sostituisca il Presidente, ma non sostituisce il dirigente. Credo che, anziché chiedere alla Giunta regionale di risolvere questo problema, sarebbe utile se il Segretario del P.D., regionale, provinciale, quello che volete voi, chiamasse la dirigente e le dicesse: "Guarda che, in Consiglio regionale, il vostro Gruppo la pensa in maniera totalmente diversa da voi, cercate di trovare una linea unitaria una volta tanto e risolvete questo problema, come lo hanno risolto le altre sette province della Sardegna".
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Valerio Meloni per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
MELONI VALERIO (P.D.). Presidente, annuncio il mio voto favorevole all'emendamento numero 223. In tema di Provincia di Sassari, voglio anche io esprimere un giudizio. Va bene che si faccia una battaglia politica a tutela dei diritti dei lavoratori, se di diritti si tratta, e non ho dubbio che in questo caso si tratti di diritti, ho invece seri dubbi sul fatto, lo diceva testé il collega Cuccureddu, che si possa commissariare un dirigente, il quale dirigente ha un ruolo che gli affida la legge, una responsabilità, sarà chiamato a dar conto rispetto a questa responsabilità e svolge un ruolo distinto dalla politica. La politica, caro onorevole Uras, lei me lo insegna, dà degli indirizzi. I dirigenti attuano gli indirizzi nella misura in cui stanno dentro i confini della norma. In questo caso, sembrerebbe non si tratti di questo e io credo che siano aperte tutte le strade per fare i ricorsi dentro canoni della giurisprudenza. Immagino che i lavoratori lo abbiano fatto, io smetterei di fare battaglie di frontiera rispetto a questioni sulle quali la politica non c'entra niente!
PRESIDENTE. Metto in votazione l'emendamento numero 223.
Ha domandato di parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.
SALIS (I.d.V.). Chiedo la votazione nominale.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'emendamento numero 223.
(Segue la votazione)
Prendo atto che il consigliere Moriconi ha votato a favore e che il consigliere Milia ha votato contro.
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Barracciu - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Cugusi - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Valerio - Moriconi - Sabatini - Salis - Sanna Gian Valerio - Sechi - Solinas Antonio - Soru - Uras - Zuncheddu.
Rispondono no i consiglieri: Bardanzellu - Biancareddu - Campus - Cappai - Cappellacci - Cherchi - Cossa - Cuccureddu - De Francisci - Dedoni - Floris Mario - Fois - Gallus - Greco - Ladu - Lai - Locci - Maninchedda - Meloni Francesco - Milia - Mulas - Murgioni - Obinu - Peru - Petrini - Pitea - Pittalis - Planetta - Rassu - Rodin - Sanjust - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Solinas Christian - Steri - Stochino - Tocco - Vargiu.
Si è astenuta: la Presidente Lombardo.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 61
votanti 60
astenuti 1
maggioranza 31
favorevoli 22
contrari 38
(Il Consiglio non approva).
Metto in votazione l'emendamento numero 224.
Ha domandato di parlare il consigliere Gian Valerio Sanna per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Sulla questione dell'intesa risponderà il presidente Soru. Io voglio solo ricordare che non c'è solo quel patrimonio, ma che è da tre anni fermo il processo di dismissione del patrimonio LAORE e non sappiamo nulla.
Volevo fare telegraficamente, presidente Cappellacci, una letterina alle migliaia di cittadini sardi che alloggiano nelle case popolari, anche a quelli che hanno occupato alloggi pubblici abusivamente, per dire loro che noi siamo gente strana, perché gli abusi di necessità li condoniamo, mentre la necessità che li costringe ad abusare è colpita e condannata. Noi siamo qua a emulare quel santone, che è il vostro capo, il quale, mentre noi facciamo questa legge, si sta godendo tutta quella serie di amenità (dai vulcani agli anfiteatri, ai tunnel) che si è potuto fare coprendosi con il segreto di Stato. E' chiaro questo? Noi stiamo cacciando via centinaia di persone che hanno occupato alloggi pubblici abusivamente. E stiamo facendo una legge per far fare, non so bene a chi, lo saprete voi, il doppio, qualche volta il triplo di quello che ha già! Per che cosa? Per i figli in più o per le permute a costo zero? Questa è la realtà di questo nostro tempo.
Poi ci sono anche i problemi legati ai lavoratori. Io credo che non si possa commissariare, onorevole Cuccureddu, un dirigente, ma la Regione, così come fa anche per i Piani urbanistici, può commissariare una funzione, quando non viene svolta, e la funzione di far funzionare un adempimento delegato, da legge della Regione, può essere fatta, e siccome noi abbiamo delegato una funzione, quella funzione deve essere verificata.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE COSSA
(Segue Sanna Gian Valerio) Poi, come farlo, le modalità sono tecniche. Io dico: non appesantiamo la situazione, perché già ai comuni abbiamo eliminato il controllo, se poi diamo loro un'autonomia senza una verifica del funzionamento, non esiste federalismo…
PRESIDENTE. Onorevole Sanna, il tempo a sua disposizione è terminato.
Ha domandato di parlare il consigliere Soru per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SORU (P.D.). Signor Presidente, intervengo per annunciare il voto favorevole all'emendamento e per interloquire con il Presidente della Regione. Vede, signor Presidente, lei sembra effettivamente impareggiabile nel farsi ingannare dallo Stato e venire poi qui a raccontarci delle storielle. Le segnalo, con tutto il rispetto e con tutta la disponibilità a dare una mano, che tra qualche settimana non so che cosa ci racconterà a proposito delle norme di attuazione, con le quali vi hanno gabellato 1 miliardo e 600 milioni di euro all'anno; si è fatto raccontare, per tre anni appunto, che c'era bisogno delle norme di attuazione per farci dare quello che ci spettava. Adesso è venuto a dirci che ci vogliono 56 milioni per farci restituire gli edifici militari, compresi quelli di Cagliari! Le do solo un esempio, quei 56 milioni naturalmente è una cifra che hanno detto a lei, e se l'è fatta dire!
CAPPELLACCI (P.d.L.), Presidente della Regione. A voi l'hanno detto! Le porto il documento.
SORU (P.D.). A noi, le assicuro di no. Sì, mi porti pure qualche documento!
Presidente, mi fa recuperare il tempo, spero! Perché voglio far sapere a lei e all'Aula, e a chi ci ascolta, che, giusto per fare un esempio, l'ex ospedale militare viene restituito alla Regione in cambio di un sostegno alla riallocazione della funzione lì svolta. Un tempo era un ospedale militare, oggi è un ambulatorio. Per riallocare quella funzione lì, occorre, dentro una caserma in viale Poetto, riallestire un ambulatorio. Quanto ci vorrà? Un importo di 500 mila euro? O di 300, 600, un milione di euro? Abbiamo la possibilità di investire fino a 1 milione di euro per farci restituire quel bene? Io credo di sì, e ritengo che sia urgente farlo prima che glielo portino via per sempre.
Per fare un secondo esempio, la caserma Ederle, che è sulla baia di Calamosca, che tutti conosciamo, l'unica funzione che svolge è quella di essere un vecchio magazzino dove c'è il casellario di tutta la storia dei prescritti della Sardegna. Lì, il nostro onere è di realizzare un magazzino dentro una caserma di viale Poetto. Mi pare che vengano definiti anche i metri quadri, un capannone di 4 mila metri quadri per rimettere quello schedario. Lei pensa che un capannone di 4 mila metri quadri sia urgente eventualmente finanziarlo e costruirlo in cambio di quella caserma, o è bene dimenticarcene e lasciare la caserma allo Stato? E' vero, ci sono delle riallocazioni, sono queste che le sto dicendo, ed è vero che venne istituita una commissione tecnica; se dopo tre anni non siete ancora riusciti a stabilire un prezzo equo per farvi restituire la "Ederle" e per riallocare un ambulatorio nel vecchio collegio dei gesuiti, vi state facendo, diciamo, gabellare o…
PRESIDENTE. Onorevole Soru, il tempo a sua disposizione è terminato.
Ha domandato di parlare il consigliere Uras per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
URAS (Gruppo Misto). Presidente, dichiaro il voto favorevole all'emendamento numero 224, che intende sopprimere il comma 3 dell'articolo 6 della legge numero 4 del 2009. Colgo l'occasione per chiarire ulteriormente che la situazione di Sassari è una situazione dovuta esclusivamente a un dato: dal 2005, avendo la legge regionale regolato una riforma economico sociale relativa alla gestione del superamento del collocamento pubblico e alla gestione delle nuove procedure di politica del lavoro e dell'occupazione, questa è totalmente inapplicata per volontà politica! E' totalmente inapplicata! Quindi i cittadini sardi, unici in Italia, sono privati dei servizi per il lavoro, che sono gestiti in modo provvisorio grazie all'impiego di questi lavoratori provenienti da progetti comunitari di tipo sperimentale. Questa volontà politica di violazione delle norme nazionali e delle norme regionali determina un'ingiustizia nei confronti di questi lavoratori che, nonostante la legge e i finanziamenti, già trasferiti e già acquisiti, sono in mezzo alla strada, ma soprattutto non consente ai cittadini sardi di avere un sistema di servizi per il lavoro efficiente in grado di supportarli nella loro ricerca di lavoro e nella loro possibilità di vita. Si può essere anche insensibili, parlando del mattone degli amici, però al fatto che questa Regione si qualifichi sempre come l'ultima ruota del carro delle inefficienze pubbliche, io penso che sia venuto il momento di dire basta! Di dire basta perché è insopportabile per i sardi rimanere senza lavoro, senza reddito e anche senza i servizi di supporto perché li aiutino a cercarne uno!
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Lotto per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
LOTTO (P.D.). Presidente, io mi ostino a riparlare della legge numero 4 del 2009 di cui fa parte anche l'articolo 6 e del quale fa parte il comma 3 di cui, con l'emendamento numero 223, chiediamo la soppressione. Ribadisco quanto detto prima. Questo articolo 6 non "ci fa nulla", così come è formulato, in questa legge; sarebbe potuto essere l'unico articolo presente in quella legge che poteva dare un senso a quella stessa legge. Perché? Perché poteva essere il vero Piano casa, quell'articolo 6 poteva essere l'articolo 1 e anche l'articolo unico, volendo, dove si decideva finalmente di fare interventi della Regione per ampliare il patrimonio pubblico al servizio dei cittadini che ne hanno necessità, prevedendo interventi di riqualificazione dell'intero patrimonio pubblico abitativo presente nelle nostre città, poteva cioè contribuire a creare, per i nostri concittadini che hanno necessità e non dispongono di un alloggio proprio, condizioni di vita più agibili e più dignitose. Così non è! E' un articoletto piccolo piccolo in una legge grande grande che non serve a nulla! Questo articolo è quantomeno inutile.
Ecco perché noi abbiamo presentato gli emendamenti che vanno dal numero 220 al numero 223, chiedendo la soppressione prima dell'intero articolo e poi, a uno a uno, la soppressione dei tre commi che lo compongono. Io mi ostino a chiedere, a tutta l'Aula, il voto favorevole a questo emendamento perché credo che sia, in questo caso, un'opera meritoria.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Agus per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
AGUS (P.D.). Presidente, dichiaro il voto favorevole all'emendamento numero 224, che sopprime appunto la commissione; naturalmente, vista la proposta di cancellazione dell'articolo, penso che sia inutile mantenere anche una commissione. Dalla discussione che è in atto, comunque, si evince che il patrimonio pubblico non è solo quello delle scuole, ma c'è un patrimonio vasto che andrebbe recuperato, per il quale stiamo addirittura spendendo risorse; e gli esempi sarebbero tanti.
Da questo patrimonio pubblico, ormai inutilizzato dallo Stato, lo Stato comunque cerca di trarre lucro anche dalla Regione Sardegna. Faccio l'esempio anche del mio territorio, dove 13 ettari, utilizzati per le casermette durante la guerra, espropriati agli agricoltori locali, oggi, all'interno del paese, stentano a ritornare in capo all'amministrazione comunale; ho dovuto addirittura procedere all'esproprio per realizzare il poliambulatorio. Quindi è successo che è il primo comune in Italia che espropria lo Stato, però così è stato fatto, visto e considerato che questo patrimonio venne cartolarizzato e quindi c'è stato il tentativo di darlo ai privati, così come buona parte del patrimonio dello Stato anche qui a Cagliari è in mano a società private, napoletane, che lo hanno acquisito a prezzi stracciati e oggi lo mettono nel mercato; anche su questo dovremmo cercare di capire come la Regione Sardegna non possa beneficiare di un patrimonio proprio che è stato espropriato per fini militari e che oggi non ha più ragione d'essere, patrimonio che viene ridato alla Regione Sardegna con oneri difficili da recuperare vista la crisi economica che stiamo attraversando.
E' sicuramente lodevole, per carità, anche l'iniziativa di legge del presidente Sanna per le case cantoniere, ma non so chi potrà andare ad abitarci, a meno che non pensiamo a costituire una rete di autogrill regionali rendendoli non solo operativi ma anche produttivi, altrimenti ci vorranno dei soldi pubblici per incrementare anche quelli, mentre se li acquisiamo e li diamo in mano al privato, perché no, creiamo un'autoctona rete di autogrill sarde, peraltro in miniatura, visto che i sardi hanno questa tendenza a essere piccoli, e non come quella vasta delle aree nazionali.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Pietro Cocco per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
COCCO PIETRO (P.D.). Presidente, innanzitutto intervengo per esprimere il mio voto favorevole all'emendamento numero 224 che cancella il comma 3 dell'articolo 6, in cui c'è scritto che: "Le previsioni di cui al presente articolo non si applicano agli edifici ubicati nelle zone extraurbane…". Pertanto gli autogrill, cosiddetti, sono tagliati fuori; sono necessarie modifiche perché il collega Sanna possa sostenere questa proposta.
Altra questione. Se il patrimonio pubblico su cui mettere mano è rappresentato dalle vecchie case dell'Anas, voglio dire, io non ci porterei mai la mia famiglia a vivere lì ovviamente! Significa vivere in mezzo agli incroci, organizzare il traffico per le pecore, forse per qualche mandria, o per le automobili, portare la gente a vivere lì, francamente, è una cosa che non sta né in cielo, né in terra! Una battuta sulla battuta, perché credo che sia una battuta la sua, altrimenti se è una cosa seria, è una cosa su cui riflettere!
Piuttosto vorrei dire che, in tutta questa questione, il grande assente non è il presidente Cappellacci, che oggi è presente (come suggeriva il collega Giampaolo Diana, forse è il caso di organizzare le riunioni nei fine settimana!), il grande assente in tutto questo periodo, non solo per il Piano casa, è l'assessore La Spisa, onnipresente in ogni convegno, ogni giorno c'era un convegno organizzato per l'assessore La Spisa, ma è più di un mese che manca, quasi due mesi che manca, assente completamente! Tutti quanti vogliamo sapere, dall'assessore La Spisa, quando saranno dati i soldi ai comuni, perché i comuni sono con l'acqua alla gola, strozzati dal Patto di stabilità! E' inutile dire che i comuni possono ristrutturare gli edifici e fare chissà che cosa quando non c'è una "lira"!, Quando corrono il rischio di chiudere i conti in rosso! Quando non sanno se l'anno prossimo potranno fare le cose per le quali sono chiamati o se potranno rispettare il Patto, pagando anche gli stipendi in taluni casi! La situazione è davvero drammatica.
Allora io credo che occorrerebbe mettere mano a questo… Stochino! Forse… Geometra Stochino! Onorevole Stochino! Ingegner Stochino! Non lo so! Se sta parlando di Piano casa, va bene, ma può intervenire per dirci la sua in merito al Piano casa, ci può dire che cosa ne pensa, se ci sarà un grande sviluppo nelle zone dell'Ogliastra sulla questione del rinnovo del Piano casa così com' è, anche con gli emendamenti che sono stati presentati, che sono molto utili…
PRESIDENTE. Onorevole Agus, il tempo a sua disposizione è terminato.
Ha domandato di parlare il consigliere Sechi per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SECHI (Gruppo Misto). Dichiaro il voto favorevole all'emendamento che si inserisce in quel filone di cui ho discusso prima, ma entro anche nel merito di quello che è il nostro ruolo come Consiglio regionale, come legislatori, e richiamo soprattutto alle proprie responsabilità la Giunta regionale. Ci siamo rivolti, Presidente, più volte all'assessore Liori come Assessore del lavoro, all'assessore Rassu come Assessore degli enti locali, a La Spisa come Assessore del bilancio e dellla programmazione. Non abbiamo avuto risposte. Questa vicenda di Sassari deve finire e noi le chiediamo che finisca oggi e con un suo impegno, diversamente saremo costretti a prendere iniziative eclatanti. Io credo che l'ultima chance sarà il ricorso alla magistratura penale. Non è una bella figura che fa la politica tutta quando si arriva alla magistratura penale, però se non ci sono altre vie, noi siamo indignati per il trattamento che stanno subendo questi trentuno lavoratori, che hanno competenza e qualifica e che, tra l'altro, sono investiti di un ruolo essenziale per la Provincia, i quali vengono tenuti buttati in Piazza d'Italia sotto delle tende perché rivendicano il loro sacrosanto diritto di essere reinseriti sul posto di lavoro. Vedo la gravità nella condotta dell'amministrazione provinciale di Sassari e nella sua, Presidente, che non è in grado di far rispettare le disposizioni di legge che vengono dalla Regione.
Fra l'altro l'aspetto grave è rappresentato dal fatto che hanno incamerato i denari che la Regione ha trasferito con specifica destinazione! Se la strategia era quella, almeno dovevano essere coerenti, invece questo non è stato. Il ricorso del commissario ad acta, che avviene in mille altre situazioni della pubblica amministrazione inadempiente, sostituisce - come ha detto prima Cuccureddu - la Presidenza, la Giunta, il Consiglio, perché subentra a quella che è la sua competenza e il suo ruolo e provvede. Questo deve essere fatto, questo è l'impegno che chiediamo a lei di prendere oggi, perché la situazione è fin troppo chiara e non può essere esasperata oltre i termini entro i quali noi l'abbiamo più volte sollecitata e richiamata. Da oggi non è più tollerabile un'ulteriore azione passiva da parte della Giunta regionale!
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Pittalis per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
PITTALIS (P.d.L.). L'onorevole Soru sa come far camminare a braccetto menzogne e verità, se è vero, com'è vero (e a lui non può sfuggire, perché è un dato incontestabile risalente al 2008), che la Commissione non è stata insediata proprio da allora, e che lei, onorevole Soru, Presidente almeno fino al 2009, prima della rovinosa caduta della sua Giunta, poteva insediare. Poi non capisco perché il suo orizzonte inizi e finisca a Cagliari, come se la dismissione dei beni riguardasse o avesse riguardato solo il territorio di Cagliari, e non tutto il territorio regionale.
Lei è solito utilizzare espressioni forti, colorite, come: "L'onorevole Cappellacci è stato ingannato dallo Stato"; ma su che cosa? Sulla continuità territoriale? Sulla vertenza delle entrate? Su che cosa, onorevole Soru? Lei mente sapendo di mentire, perché sa che non è vero! Comunque, onorevole Soru, mi consenta una battuta, guardi, non c'è alcun riferimento personale, né a lei né ad alcun altro in quest'Aula, lo sottolineo: "E' sempre meglio di chi inganna, di chi imbroglia e di chi truffa lo Stato!".
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Espa per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
ESPA (P.D.). Non voglio esprimermi sull'intervento fatto adesso dal collega Pittalis e non voglio neanche dire che mi sembra che i toni siano fuori luogo, diciamo che fa un po' sorridere, per quanto amareggia, il modo di cercare il dibattito politico su basi che, come dire, potrei lasciare solamente a certi giornali. Mi sembra che, se questo è il livello del vostro fare politica, vi qualificate da soli. In particolare, le domande appena poste dall'onorevole Pittalis mi lasciano veramente stupefatto, sostiene che noi diciamo falsità perché l'onorevole Soru ha appena dichiarato che lo Stato ha ingannato il presidente Cappellacci sulla vertenza entrate. Questa è una falsità? Ma il presidente Cappellacci non ha restituito la tessera del Partito per questo motivo?
Quindi non so che dire, sono stupefatto dalla dichiarazione dell'onorevole Pittalis, perché mi sembra che, addirittura, in questo momento, il Presidente della Regione per l'inganno fatto dallo Stato nei confronti della Sardegna si è addirittura autosospeso dal suo Partito. Lo dico perché è stupefacente sentire argomentazioni che in realtà nascondono solamente la voglia di fare degli attacchi di carattere personale, ma che noi non possiamo che rifiutare.
Ritornando alla questione delle dismissioni delle servitù militari, io continuo a pormi domande, rispetto alle affermazioni fatte si legano bene queste cose. Rispetto agli inganni che lo Stato ci ha fatto e che continuerà a farci, onorevole Pittalis, anzi mi rivolgo al Presidente della Regione, lei, Presidente, ha detto che ci vogliono 56 milioni di euro. Presidente, vorrei che fosse chiara una cosa, così come era chiara anche la vertenza entrate, che per lei adesso sembra che si sia chiarita in maniera talmente importante addirittura da poter reagire in qualche maniera ai soprusi, agli inganni dello Stato, cioè la questione è che lo Stato venderà i nostri beni! Dobbiamo partire dal fatto che le caserme, la caserma "Ederle", l'ospedale militare, eccetera sono cose nostre, non sono cose che sono nostre a condizione che ci siano 56 milioni di euro, piuttosto che 1 milione di euro o 2 milioni di euro. Sono cose nostre, della Sardegna, e lo Stato, che ci inganna, va assolutamente respinto! Non possiamo partire dal ragionamento che siamo titolari di diritti a condizione che…! Credo che questo atteggiamento porti solamente del lassismo, porti mollezza nei nostri comportamenti nei confronti dello Stato. Noi dobbiamo ribadire ed evitare che lo Stato faccia proprietà e faccia cassa con i nostri beni, che sono nostri, ai sensi…
PRESIDENTE. Onorevole Espa, il tempo a sua disposizione è terminato.
Ha domandato di parlare il consigliere Manca per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
MANCA (P.D.). Assessore, non vorrei continuare nella polemica su questo tema, voterò a favore di questo articolo. Però, assessore Rassu, io ho esteso il ragionamento con coerenza rispetto al fatto che noi parliamo di una norma che avrebbe dovuto riavviare i livelli occupazionali anche in questa Regione; ho citato tre esempi eclatanti.
Assessore Rassu, con grande stima e amicizia, prima di dire qualsiasi cosa, si documenti bene. Dal 21 agosto, noi, con una Commissione d'inchiesta, abbiamo invitato più volte la Giunta regionale a prendere posizioni su temi per i quali, Assessore, il suo dirigente di servizio (venuto in Commissione d'inchiesta con il direttore generale) non ha avuto il coraggio di dire che aveva dato un parere con la stessa interpretazione alla norma che davamo noi, tacendo di fronte alla Commissione di inchiesta. Non faccia così, Assessore! E' la verità! Nessuno voleva citare questi temi, in quest'Aula, ci vuole la buona volontà su queste cose.
Poi capisco che ci sono problemi politici, li affronteremo in altra sede, io dico soltanto che su questi temi siamo due mesi e mezzo che ci inseguiamo. Non ci sarebbe voluto niente a interagire su questi temi, Assessore, così come ha fatto un suo direttore di servizio, a insaputa probabilmente sua e del suo direttore generale, visto che…
(Interruzione dell'Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica)
PRESIDENTE. Assessore, per gentilezza, faccia continuare l'intervento.
MANCA (P.D.). Non ci sono problemi, la stima nei confronti dell'assessore Rassu è sempre immutata. Mi permetto di dirle, Assessore, che…
RASSU (P.d.L.), Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica. È completamente fuori tema, l'argomento di cui stiamo parlando, non è questo, Presidente!
PRESIDENTE. Non rientra nei poteri della Presidenza. Prego, onorevole Manca.
MANCA (P.D.). Ripeto, la stima nei confronti dell'assessore Rassu, anche se si altera, è immutata. Assessore, è immutata, non si preoccupi. L'argomento è attinente perché parlavamo di livelli occupazionali, quindi è attinente; poi, Assessore, abbiamo sentito in quest'Aula, da una parte e dall'altra, tutti i temi.
Io penso che ci siano dei problemi politici sulla questione, lo abbiamo detto, li abbiamo affrontati in maniera evidente e li affronteremo, non è quello il problema, io non la sto richiamando alle responsabilità di altri, la sto richiamando alle sue responsabilità, Assessore, al fatto che ci deve essere un rapporto di correttezza tra Consiglio regionale e Giunta regionale. E mi fa specie che lei, queste cose, visto che sta anche da questa parte, probabilmente non le capisca bene, perché la Commissione d'inchiesta ha chiesto di interagire, più volte ci siamo raccontati cose mai attuate…
PRESIDENTE. Onorevole Manca, il tempo a sua disposizione è terminato.
Ha domandato di parlare la consigliera Barracciu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
BARRACCIU (P.D.). Presidente, annuncio il voto favorevole all'emendamento numero 224 e dico che ormai in quest'Aula ci siamo tristemente abituati alle difese d'ufficio dell'onorevole avvocato Pittalis che, di volta in volta, in quest'Aula, fa la parte, con le dovute proporzioni, di Ghedini, e si esibisce in una difesa veramente senza possibilità di vittoria nei confronti di un presidente che, proprio sul tema del rapporto con lo Stato, onorevole avvocato Pittalis, non è difendibile, perché è agli atti della storia di questa legislatura di questi ultimi due anni che c'è una sconfitta palese della Giunta regionale proprio nel rapporto con lo Stato, altrimenti non si capisce per quale motivo stiamo ancora attendendo le risorse che lo Stato ci deve dare in virtù della riscrittura dell'articolo 8 del nostro Statuto. Ci chiediamo dove siano quelle risorse, che sarebbero per esempio utili per chiudere le intese di cui si parlava prima, intese per avere nella piena disponibilità gli immobili che potrebbero entrare o sono già entrati nella proprietà della Regione.
Quindi, io direi che, anche per una questione di decoro, imitare Ghedini, in quest'Aula, non mi sembra proprio il caso; mi piacerebbe invece che anche l'onorevole Pittalis usasse la sua verve da avvocato per difendere i diritti della Sardegna, a prescindere dal fatto che questo potrebbe indurlo a mettersi un po' in contrapposizione col suo Presidente, perché anche l'onorevole Pittalis è stato eletto per questo. Mi piacerebbe, per esempio, che si spendesse per difendere, anche durante la discussione di questa legge, le 1200 famiglie che a Sassari aspettano una casa popolare, che non ce l'hanno e non potranno certamente averla; che si spendesse per difendere le famiglie del medio Campidano, 381 famiglie senza tetto, che aspettano una casa popolare; che si spendesse per difendere semmai le 2000 persone in graduatoria a Cagliari in attesa di un alloggio dove poter vivere e portare la propria famiglia. Mi piacerebbe che si spendesse in difesa questa volta non di una causa persa ma di una causa sacrosanta, che è quella del diritto dei cittadini sardi, soprattutto i più poveri, ad avere la casa nella quale vivere per poter crescere i bambini in dignità.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Maninchedda per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
MANINCHEDDA (P.S.d'Az.).Presidente, intervengo per la prima volta su questa legge, voterò contro l'emendamento numero 224, però sono stati sollevati alcuni problemi che forse è bene cominciare a dibattere.
La questione posta dall'onorevole Uras è una questione ormai vitale in questa Regione: noi abbiamo trasferito funzioni alle province e non funzionano; noi abbiamo trasferito funzioni alle province, anche sul controllo ambientale, colleghi, e non funzionano, in una provincia capita che ci sia un solo addetto per il controllo ambientale che sostanzialmente non lo fa. Allora, io sono d'accordo con l'onorevole Uras, la strada è portare subito in Aula una manovra con cui la Regione si riprende queste funzioni e le gestisce direttamente! Non abbiamo altra strada. Ne consegue che dobbiamo ripensare a che cosa sono le province, subito! Non possiamo tenerci comuni, unioni dei comuni e province, è una cosa da fare con urgenza.
La seconda questione è quella dei beni demaniali. Io sono il padre delle norme di attuazione sul trasferimento dei beni demaniali, ero in prima Commissione quando vennero approvate. Colleghi, ci sono beni immediatamente dismissibili e noi, come Consiglio regionale, per almeno tre dell'area di Cagliari (Sant'Elia, Sella del diavolo e Cala Mosca), dove i militari non stanno facendo niente, dobbiamo chiedere che ci vengano date; lì non ci sono funzioni allocate, sono immediatamente dismissibili, ce li devono dare! Poi ci sono i beni dove ci sono funzioni e, in ragione dell'accordo firmato dall'onorevole Soru, c'è un Comitato di vigilanza, mi sembra attualmente presieduto dalla "Massidda". Il problema è che i militari non possono dire che vogliono i soldi (come ci hanno detto) quando hanno le caserme di viale Poetto vuote! Prima devono dimostrare che quelle caserme non possono accogliere le funzioni, poi ci possono chiedere i soldi. Su questo dobbiamo metterci veramente la testa, perché sono elementi strategici.
Un'ultima considerazione su ciò che ha detto l'onorevole Barracciu. Io mi sono occupato di case popolari però, lo dico senza polemiche, la precedente gestione di AREA (su questa non mi pronuncio, ma mi riferisco alla precedente gestione di AREA), aveva un atteggiamento nobiliare, aristocratico, non pensava alle cose che diceva lei, eravamo in un altro livello, eravamo al bello estetico, nella precedente gestione. Questo deve farci riflettere perché quegli strumenti francamente non possono essere sprecati.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Matteo Sanna per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SANNA MATTEO (U.D.C.-FLI). Rinuncio.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Giampaolo Diana per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.).Presidente, abbiamo assistito a un salto di qualità con l'intervento dell'onorevole Pittalis. Lo Stato non vi ha ingannato, può essere, di certo, Pittalis, vi ha ingannato il Governo. Su questo non vi è dubbio alcuno, perché se non è così, per cortesia, ci volete dire che fine hanno fatto i 1600 milioni che ci derivano dalla riscrittura dell'articolo 8? Dov'è il presidente Cappellacci, ci vuole dire qualcosa? Ci vuole dire, onorevole Pittalis, che fine hanno fatto i fondi FAS? Che cos'è questa, è una pacca sulle spalle, di Berlusconi e di Tremonti, o è un inganno, o un furto? Diteci voi che cos'è!
Ancora, stiamo parlando di interventi relativi al recupero di un patrimonio pubblico. Vi abbiamo dimostrato che il sistema delle autonomie locali non ha un euro, ci vuole dire lei, Pittalis, e il presidente Cappellacci, se ci degna ancora della sua presenza, ma forse si è già pentito, che cosa intendete fare per rinegoziare il Patto di stabilità, per dare ossigeno alle casse delle amministrazioni locali? Perché se non fate questo, è un inganno anche tutto l'articolo 6, di questo stiamo parlando! Avvocato Pittalis, ci vuole dare una qualche risposta? Lei è stato anche Assessore del bilancio e della programmazione, la ricordo in quell'incarico, quindi non è un consigliere qualsiasi che non ha competenze, ci vuole dire qualcosa sul merito di queste cose? Serenamente e senza polemiche.
E ancora, io invito l'assessore Rassu a stare tranquillo, perché sono preoccupato per la sua salute. Badate, quando si pone il problema delle funzioni trasferite, si pone un problema serio perché noi stiamo parlando di funzioni che abbiamo trasferito in questo caso alle province e, nella fattispecie, quelle funzioni non vengono svolte, per certi versi è una responsabilità nostra. Allora qual è la soluzione, è quella del commissario ad acta, la soluzione è quella che indica il presidente Maninchedda? Io starei attento, perché per esempio ero contrario alla soluzione trovata qualche mese fa dall'allora Assessore del lavoro che voleva portare all'agenzia regionale del lavoro quelle funzioni. Attenzione! I servizi all'impiego nel territorio hanno una funzione, perché nel territorio si devono incrociare domanda e offerta di lavoro; ogni territorio ha una sua peculiarità. Una cosa è certa: non possiamo lasciare le cose così come stanno.
Io invito il presidente Cappellacci a tornare in Aula e a dirci che cosa vuole fare. La Regione è responsabile…
PRESIDENTE. Onorevole Diana, il tempo a sua disposizione è terminato.
Ha domandato di parlare il consigliere Cugusi per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CUGUSI (Gruppo Misto). Il tema sulla funzione decentrata penso che stia invadendo l'Aula e giustamente, perché quando è sulla pelle dei lavoratori allora diventa doloroso e diventa anche triste che noi parliamo di banalità rispetto a cose molto più urgenti. Io mi auguro che anche l'idea dell'onorevole Maninchedda sia quella giusta se deve essere una legge a subentrare al buon senso; penso che si abbia bisogno di buon senso e di una buona amministrazione e, a questo punto, ben venga. Su questa legge, io vedo spesso cambi di ruoli. Dicevamo che abbiamo sottratto competenze ai comuni e facciamo una bruttissima legge, in altri casi facciamo il contrario.
Per segnalare un altro esempio di confusione dei ruoli, vi posso dire che, dal Piano casa in poi, abbiamo distrattamente dimenticato in tanti comuni beni paesaggistici; a Cagliari sono quindici, quindici beni paesaggistici privi di copianificazione, so soltanto che l'altro ieri si è ripreso su Tuvixeddu. Per cui è un problema di autorevolezza totale mancante, in quindici bacini di 100 metri di raggio, intorno a questi beni, c'è carenza totale di pianificazione. Dal Piano casa in poi questo è successo. Soltanto l'altro ieri, penso, dopo un anno, due anni, si sta riprendendo a farlo. Quindi abbiamo una carenza totale di quell'autorevolezza che serve e, quando non serve l'autorevolezza della Regione perché ce l'hanno i comuni, la invadiamo come in questa legge.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Bruno per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Presidente, voto a favore di questo emendamento numero 224. Intervengo solo per dire che, sulla questione relativa alla vertenza entrate (di cui abbiamo parlato abbondantemente in questi due anni e mezzo), onorevole Pittalis, come la si può definire se non un inganno da parte dello Stato? Se non un inganno da parte dello Stato, ma anche un atteggiamento che ho definito più volte in questa aula almeno subalterno da parte della Giunta regionale. Lei prenda i due pareri, quello del professor Chessa e quello del professor Onida.
PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LOMBARDO
(Segue BRUNO.) Quello del professor Onida non c'è stato mai consegnato. Però lei oggi può oggi chiedere un accesso agli atti, non ci sono più motivi per non avere quel documento e quel documento dice chiaro, fin d'allora, che l'articolo 8, la vertenza entrate, per quelle risorse, che ci derivano dalla compartecipazione alle entrate, soldi dei sardi, quell'articolo 8 è immediatamente applicabile, lo dice il professor Onida in maniera molto chiara. Solo per le parti controverse, una minima parte, i giochi, le lotterie, bisognava rivolgersi alla Commissione paritetica per le norme di attuazione.
Invece il suo Presidente, il nostro Presidente ha deciso di andare a traino del Governo perché prima gliel'ha chiesto il sottosegretario Vegas (lo ricorda?), poi gliel'ha chiesto qualcun altro e quindi è andato per due anni e mezzo a traino del Governo, ma non c'era la necessità, l'ha messo nero su bianco il professor Onida, andate a leggervi quello che ha scritto. Allora io credo che ci sia un inganno da parte dello Stato e c'è un atteggiamento (come lo vogliamo definire?) ingenuo da parte del Presidente della Regione o semplicemente in questi due anni e mezzo, mi dispiace dirlo, in questi due anni e mezzo dalla campagna elettorale in poi c'è stata una serie sistematica di inganni ai quali la Sardegna non si è abituata e non ci vogliamo abituare neanche noi.
Pertanto io credo, perché riconosco la sua onestà intellettuale, onorevole Pittalis, che sia bene, perché siamo sardi prima di essere del P.D. o del P.d.L., siamo tutti sardi, credo che sia bene qualche volta alzare la voce, essere più autorevoli, magari non attraverso un gesto così coreografico come restituire una tessera, ma fare in modo che ciascuno di noi sia una tessera di un progetto che riguarda la Sardegna. Altrimenti insomma è bene che ce ne andiamo tutti a casa!
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Sabatini per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SABATINI (P.D.). Presidente, intervengo intanto per esprimere il mio voto favorevole all'emendamento numero 224. Ha ragione l'assessore Rassu, dovremo attenerci al disegno di legge, a parlare dei temi che sono legati alle norme di cui stiamo discutendo in questi giorni, ma le urgenze sono talmente tante, i problemi che attanagliano la Sardegna sono talmente tanti che, davanti a una legge insignificante, indegna di essere discussa in questo Consiglio, è chiaro poi che sopravvengono e saltano fuori i tanti problemi che attraversano la nostra economia, gli enti locali, la Sardegna.
Allora, quando si parla di urgenze, c'è ad esempio l'urgenza del problema degli Uffici del lavoro della Provincia di Sassari, che però non è un problema legato solo alla Provincia di Sassari, perché è davvero strano che gli Uffici del lavoro, che dovrebbero assicurare, quindi contribuire ad assicurare, il lavoro ai disoccupati della Sardegna, siano composti da persone che sono precarie del lavoro. Più volte abbiamo detto, in diverse disposizioni di legge e in diverse finanziarie, che c'è una legge che dice, lo ripeto, che dobbiamo stabilizzare quel processo che era un processo sperimentale degli Uffici del lavoro.
Mi fa anche sorridere l'onorevole Maninchedda quando dice che abbiamo l'urgenza di rivedere gli enti locali, le unioni dei comuni, le province. Certo che c'è l'urgenza, abbiamo ripetuto più volte che dobbiamo affrontare le riforme, ma se non riuscite neanche a nominare le commissioni, mi dite quali sono le vostre urgenze? Le vostre urgenze sono queste norme che stiamo affrontando e che rispondono non agli interessi generali ma agli interessi particolari di alcune persone e di alcuni centri di potere.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Moriconi per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
MORICONI (P.D.). Presidente, un piano che interviene sulle nostre città è un piano che eleva i propri obiettivi all'ambizione di realizzare città attrattive, colleghi, città vivibili, città efficienti. Tutto ciò, a mio avviso, non è nelle finalità (anche leggendo attentamente il testo di tale disegno di legge, il testo della legge numero 4 del 2009) del Piano casa, non è scritto, non lo si evince nei suoi contenuti, anzi si evince il contrario dagli approfondimenti che abbiamo fatto nella discussione in corso da giorni. Questo Piano casa si prefigge di sostenere l'economia, lo fa anche con questo comma e con questo articolo; con questo comma che noi vogliamo sopprimere. Per questo io intervengo per dichiarare il mio voto a sostegno dell'emendamento in discussione.
Se dovessi pensare al titolo di un articolo di un giornale, penserei, su questo articolo, che mancano i soldi, che sono inutili gli incentivi volumetrici del Piano casa sul patrimonio pubblico. Anche io ho pensato, come hanno fatto altri colleghi, al problema degli edifici scolastici. Ho pensato alle nostre scuole che attendono di essere messe in sicurezza e ho pensato che noi registriamo ogni anno progressivamente, per un fisiologico calo demografico, un calo dei nostri iscritti nelle nostre scuole, non abbiamo bisogno di più aule, abbiamo bisogno di edifici sicuri, di edifici funzionanti. Hanno bisogno quelle scuole di qualcosa di diverso, che chiaramente può essere realizzato, non attraverso questo Piano casa, poteva essere realizzato anche prima ciò di cui quelle scuole hanno bisogno. Ho trascorso tre anni, forse quattro anni, a occuparmi di edilizia scolastica, so e conosco (come la maggior parte dei colleghi) quali sono le emergenze, ci sono emergenze che attengono addirittura al pericolo che una porta cada addosso ai ragazzi, di finestre che non funzionano, di impianti di riscaldamento che, al 5 novembre, non partono. Abbiamo bisogno di palestre, di banchi, addirittura di sedi.
Questo comma, colleghi del Consiglio, per me è veramente inutile, così come è inutile questo articolo, così come è inutile questa legge. Per questo, io dichiaro il mio voto favorevole a questo emendamento, per sopprimere un comma, tentando, comma per comma, di rallentare o comunque di impedire a questa legge di andare avanti con tutta la sua capacità devastante sul nostro territorio e sulle nostre città.
PRESIDENTE. Metto in votazione l'emendamento numero 224.
(Interruzione)
E' stata chiesta la votazione nominale.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'emendamento numero 224.
(Segue la votazione)
Prendo atto che i consiglieri Planetta e Zedda hanno votato contro.
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Barracciu - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Cugusi - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Manca - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Sechi - Solinas Antonio - Soru - Uras - Zuncheddu.
Rispondono no i consiglieri: Bardanzellu - Biancareddu - Campus - Cappai - Cappellacci - Cherchi - Cossa - Cuccureddu - De Francisci - Dedoni - Diana Mario - Floris Mario - Fois - Gallus - Greco - Ladu - Lai - Locci - Maninchedda - Meloni Francesco - Mulas - Murgioni - Obinu - Peru - Petrini - Pitea - Pittalis - Planetta - Rodin - Sanjust - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Solinas Christian - Steri - Stochino - Tocco - Vargiu - Zedda.
Si è astenuta: la Presidente Lombardo.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 60
votanti 59
astenuti 1
maggioranza 30
favorevoli 21
contrari 38
(Il Consiglio non approva).
Comunico che il consigliere Mario Diana è rientrato dal congedo.
Metto in votazione l'emendamento numero 266.
Ha domandato di parlare il consigliere Gian Valerio Sanna per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Su questo emendamento, è…
STERI (U.D.C.-FLI). E' decaduto.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). No, non è decaduto. Perché dovrebbe essere decaduto?
STERI (U.D.C.-FLI). E' decaduto perché è stato ritirato il "23".
PRESIDENTE. A me non risulta che sia stato ritirato l'emendamento numero 23. Non mi è stato comunicato. E' logico che, se viene ritirato l'emendamento numero 23, decade anche il "266".
(Interruzioni)
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Perché questo sia decaduto, deve essere decaduto l'emendamento numero 23. Sospendete.
PRESIDENTE. Sospendo la seduta.
(La seduta, sospesa alle ore 12 e 32, viene ripresa alle ore 12 e 40.)
PRESIDENTE. Riprendiamo i lavori. Prego i colleghi di prendere posto.
Ha domandato di parlare il consigliere Gian Valerio Sanna per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Sull'emendamento numero 266 il nostro voto è contrario. Ovviamente voteremo contro perché si propone di intervenire sull'emendamento numero 23, che ripristina quella concezione tutta liberista, se possiamo dire così, che prevede la sostituzione del piano particolareggiato all'interno del centro storico per la valutazione della congruità o meno dei palazzi al di sotto dei cinquanta anni di età e aggrava quella proiezione eliminando la parte in cui si dice che questa condizione opera solo nelle zone A, estendendola quindi indistintamente anche a eventuali zone B, dove questa possibilità di decidere unilateralmente assume anche un valore più grave, perché le zone B sono nate in derivazione dal centro matrice originario, in qualche misura è ancora più delicato poter apprezzare qual è la trama architettonica e storica che dà la connotazione dell'adeguatezza e della congruità. Però, di questo argomento non importa a nessuno, neppure all'Assessore, neppure al presentatore dell'emendamento numero 23.
Noi rimaniamo fermi, Assessore, all'idea che questa scelta di mettere in mano a un organo politico una definizione di carattere tecnico, peraltro rimessa a una conoscenza storica e architettonica degli immobili, sia una cosa gravissima! E' una cosa gravissima, come è gravissima quella che affronteremo tra poco sulla scelta discrezionale, partigiana, di coloro che devono valutare la congruità paesaggistica. E' un problema di filosofia, voi volete mettere i vostri amici, noi chiediamo che vengano messi gli organi indipendenti e di competenza. Tutto qua, ecco perché votiamo contro.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
URAS (Gruppo Misto). Presidente, noi viviamo in un mondo dove le procedure hanno un peso. Le procedure hanno un peso perché sono una garanzia. Che cosa devono garantire? Intanto devono garantire l'imparzialità dell'azione della pubblica amministrazione. Poi, che cosa devono garantire? Devono garantire la trasparenza delle decisioni. Terzo, che cosa devono garantire? Devono garantire la possibilità di opporsi alle decisioni attraverso gli strumenti che sono nella disponibilità del cittadino, che sono messi nella disponibilità del cittadino dall'ordinamento giuridico. Queste cose come possono essere garantite Visto come si prevede di guidare i meccanismi della decisione, che diventa sempre più discrezionale, sempre più occulta, sempre più inimpugnabile (cioè non si può impugnare) perché non è neppure molte volte conosciuta, perché è frutto di norme tra loro contraddittorie, che confondono sul piano dei diritti per salvaguardare privilegi?
Condivido l'opinione dell'onorevole Sanna quando dice: "Facciamo in maniera tale che sia un soggetto terzo, che ha competenze comprovate in una determinata materia, che consente di fare le verifiche di congruità che sono richieste dalla norma. Facciamo in maniera tale che queste decisioni possano essere rese note e trasparenti nel modo in cui si determinano, fondate sugli atti e non sulle opinioni politiche.". E' un po' come la vicenda che noi viviamo adesso, che richiamiamo e richiameremo, sulle questioni del lavoro. Vorrei riuscire a capire, lo chiedo al Presidente della Regione: "Che cosa vi hanno fatto i lavoratori? Perché li odiate così tanto? Perché odiate così tanto i lavoratori? Perché non applicate le leggi sul lavoro? Perché li odiate?". Spiegatecelo! Perché sono loro che vi danno da mangiare attraverso il lavoro, perché è attraverso il loro lavoro che si regge questo Stato, non attraverso quello degli altri, attraverso il loro lavoro, le loro imposte! Perché odiate i lavoratori? Spiegateci perché. Perché non applicate le leggi sul lavoro?
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Matteo Sanna per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SANNA MATTEO (U.D.C.-FLI), relatore di maggioranza. Intervengo semplicemente per esprimere il voto favorevole all'emendamento numero 23 e all'emendamento all'emendamento in discussione.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Campus per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CAMPUS (P.d.L.). Rapidamente, Presidente, dico che (anche se mi pare che la discussione sia incanalata tutta in un altro settore) le zone A (stiamo parlando di zone A e di centri storici), per quanto riguarda demolizioni e ricostruzioni con incremento fino al 45 per cento del volume originario, a oggi, non hanno alcuna tutela. Basta la firma di un responsabile di un servizio urbanistico che autorizzi la demolizione di quel certo edificio perché è in contrasto (che decide lui) con il contesto. Ne abbiamo discusso ieri e, attenzione, questo emendamento, vi ho detto, il "23", è migliorativo del testo perché, non solo rende la procedura trasparente, portandola in capo a un consiglio comunale, ma addirittura dice che per le zone A, se il Consiglio non dà una specifica autorizzazione, non si può fare niente.
In più, onorevole Gian Valerio Sanna, le zone B a oggi non hanno nemmeno quella tutela, tra virgolette, di dover avere l'autorizzazione discrezionale, poco trasparente, corruttibile di un dirigente o di un funzionario comunale. Nelle zone B si può fare tutto, demolire e ricostruire sino al 45 per cento dell'incremento. Questa è la realtà con cui ci dobbiamo confrontare. Non potete dirci: "Ma noi siamo del parere che i piani particolareggiati non possano essere superati nemmeno dai consigli comunali". Va bene, giusta posizione, se ne può discutere, ma dire che, al vaglio di un consiglio comunale, pubblico e trasparente, sia meglio la firma di un dirigente fatta nelle segrete stanze del settore urbanistico dei comuni, francamente, chiedo: questo è liberismo? Io credo che questo sia suicidio, morale e politico!
Ecco perché invito davvero a votare, sia l'emendamento numero 266, che semplifica e chiarisce, sia l'emendamento numero 23. Diamo ai comuni la possibilità, alle collettività, attraverso i loro consigli comunali, di difendere le loro città anche nelle zone B. Oggi non ce l'hanno!
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Valerio Meloni per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
MELONI VALERIO (P.D.). Su questo tema siamo già intervenuti ieri, collega Campus. Il suo emendamento è sicuramente migliorativo rispetto alla legge numero 4, però non ci soddisfa perché noi continuiamo a insistere e a sostenere assolutamente che, all'interno delle zone omogenee A, non sia possibile alcun intervento se non ricompreso all'interno dei piani particolareggiati. Punto! Questa è la nostra posizione, per cui un emendamento di questo tipo per noi non è accoglibile.
Per restare in tema di architettura, l'architettura delle leggi che governa la pubblica amministrazione non consente deroghe di questo tipo, riferite al caso Sassari; o si modifica la legge o si fornisce un'interpretazione autentica della legge. La giunta provinciale, cari colleghi, ha approvato una delibera che è chiarissima sull'intendimento di quell'amministrazione di riassorbire, di far lavorare quei lavoratori, però la dirigente non firma. Vi è stata un'audizione in Commissione d'inchiesta a Sassari; si è raggiunto un accordo che prevedeva che questa Regione, questa amministrazione regionale avrebbe fornito un'interpretazione autentica; ancora non è stato fatto.
La Presidente della Provincia, in data 28 settembre 2011, scrive all'onorevole presidente Cappellacci chiedendo a lui che si faccia interprete della necessità di fornire un'interpretazione autentica. Mi risulta che anche l'Ufficio legale, a supporto dell'attività della Giunta regionale, abbia qualche perplessità in merito. Quindi da un lato una volontà politica precisa di dare una risposta certa a questi lavoratori, dall'altro l'impossibilità di addivenire a questa conclusione in presenza di una rigidità di un dirigente che interpreta la legge e interpretazioni diverse da quella del dirigente ad oggi non ve ne sono. Per cui il grido d'allarme lanciato in quest'Aula da qualcuno su persone e non all'interno di ragionamenti che tengano conto delle norme, è da rigettare e da rimandare al mittente.
PRESIDENTE. Metto in votazione l'emendamento numero 266. E' stata chiesta la votazione nominale. Prego i colleghi di prendere posto.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'emendamento numero 266.
(Segue la votazione)
Prendo atto che i consiglieri Campus, Diana Mario e Mariani hanno votato a favore e che i consiglieri Cuccu, Diana Giampaolo e Solinas Antonio hanno votato contro.
Rispondono sì i consiglieri: Bardanzellu - Campus - Cappellacci - Cherchi - Cossa - Cuccureddu - De Francisci - Dedoni - Diana Mario - Floris Mario - Fois - Gallus - Greco - Ladu - Lai - Locci - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Marco - Mulas - Peru - Pitea - Rassu - Rodin - Salis - Sanjust - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Solinas Christian - Steri - Stochino - Tocco - Vargiu.
Rispondono no i consiglieri: Agus - Barracciu - Bruno - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Cugusi - Diana Giampaolo - Espa - Manca - Meloni Valerio - Pittalis - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Sechi - Solinas Antonio - Soru - Zuncheddu.
Si sono astenuti: la Presidente Lombardo - Lotto.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 55
votanti 53
astenuti 2
maggioranza 27
favorevoli 34
contrari 19
(Il Consiglio approva).
Passiamo all'emendamento numero 23.
Ha domandato di parlare il consigliere Gian Valerio Sanna per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). L'emendamento numero 23, nella sua esplicazione, racconta come avverrà da qui a poco… Angelo… Stochino, ascolta…
(Interruzione del consigliere Stochino)
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). …e poi dillo anche a Campus, che ci fa monito di dire che sia una cosa normale. Siccome gli uffici tecnici, ovvero i consigli comunali, rischiano, perché non avendo criteri sui quali determinare quel parametro di valutazione non lo faranno, il comma 6 ter di questo meraviglioso emendamento numero 23 (per cui annuncio il voto contrario) dice, alla fine: "Trascorso tale termine senza che il comune abbia adottato la suddetta deliberazione, si applicano le condizioni di cui all'articolo 8", cioè è quello che avverrà, nel senso che si laveranno le mani, faranno i Ponzio Pilato e li manderanno a verificare se sussistano le condizioni di ammissibilità, ovvero non se ne farà niente! Questo è il punto, perché non è l'organo che andava identificato, peraltro politico e sbagliato, ma il criterio! In urbanistica, quando si dice che un palazzo sotto i cinquant'anni di età è congruo o non è congruo rispetto al contesto urbanistico nel quale è inserito, è una valutazione tecnica, non è una questione di carattere politico! Bisogna dire in che modo si ricostruisce questo aspetto, chi lo fa, e sulla base di quali sensibilità e quali documenti. Ecco perché il Piano paesaggistico da un certo punto di vista è l'elemento che corrobora l'esigenza di costruire il piano particolareggiato come strumento sine qua non per modificare quel contesto senza il rischio di rovinarlo. No?
Ecco perché la semplificazione è proprio pericolosa. Quello che è avvenuto a Sassari con la demolizione di un palazzo molto importante, in virtù di questa indeterminazione, è l'esito del fatto che voi quella lezione non l'avete capita, la state ripetendo, anzi la state aggravando mettendola in mano alla politica. La politica ha sempre fatto molti affari sull'urbanistica e sta arrivando il tempo in cui questa cosa non sarà più possibile. Ha fatto affari, in passato sì! Ed è tempo di finirla! Questa reiterazione è un errore, anche perché taglia pezzi del nostro patrimonio storico, cosa che non siamo abilitati a fare. Ecco perché, ancora più convintamente, voteremo contro l'emendamento numero 23.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Matteo Sanna per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SANNA MATTEO (U.D.C.-FLI), relatore di maggioranza. Intervengo semplicemente per esprimere il voto favorevole all'emendamento numero 23 e per annunciare che ovviamente noi, signor Presidente, siamo disponibili ad andare anche a oltranza per approvare questa legge. Questo voglio che sia chiaro. Voglio anche, prima di decidere di riorganizzare i lavori per i prossimi giorni e le prossime ore, magari una sospensione e un confronto con i Presidenti di Gruppo e i consiglieri su questo.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Salis per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SALIS (I.d.V.). Sul problema delle demolizioni del centro storico ho deciso che interverrò sempre e comunque, demolizioni di edifici nel centro storico al di fuori dei piani particolareggiati, ovvero in contrasto con le scelte già assunte eventualmente dai pochi comuni che ne sono dotati. Torniamo sempre lì, al Piano casa delle libertà: libertà dai vincoli, libertà dalle regole, libertà dagli studi storico-architettonici, che sono sottesi alla definizione di un piano particolareggiato per il centro storico, con una assoluta elasticità di intervento stavolta, così come abbiamo segnalato nella discussione ieri sera su un emendamento similare, a un provvedimento che viene attestato nelle competenze dei consigli comunali.
Io considero un assoluto errore, una valutazione di carattere storico-architettonico, cioè di carattere più che tecnico, che questa competenza più che tecnica venga assegnata a un organismo politico. Ho già detto che temo (per l'esperienza che ho dei consigli comunali), su queste proposte di eventuali demolizioni in centro storico, l'apertura di una contrattazione di carattere politico. "Se tu demolisci questa casa, io chiedo a te di demolire quest'altra", "Io do una cosa a te, e tu dai una cosa a me", c'è il rischio assoluto e quasi certo che il rispetto, la tutela e l'eventuale valorizzazione dei nostri centri storici possano essere sottoposti a un mercimonio di carattere politico, da far espletare ai consigli comunali. Con tutto il rispetto che noi abbiamo per i consigli comunali, però sappiamo che quando si tratta di interessi specifici di carattere edilizio, di demolizioni e ricostruzioni, con possibilità di ampliamenti, di volumetrie e quant'altro è previsto in questa legge, è chiaro che il sospetto è d'obbligo, il sospetto e la prudenza sono obbligatori.
Sospetto e prudenza che non trovo in questo emendamento (per cui voteremo contro) che tende a rattoppare una situazione assolutamente incontrollata prevista dall'articolo 6 della legge vigente, della legge numero 4, ma che però rischia di essere un alibi a copertura di una scelta che è quella di evitare…
PRESIDENTE. Onorevole Salis, il tempo a sua disposizione è terminato.
Ha domandato di parlare il consigliere Sechi per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SECHI (Gruppo Misto). Io credo che non sfuggirà a nessuno che più ci addentriamo in questa legge e più ci inguaiamo. C'erano una volta delle regole, che erano le regole delle norme urbanistiche che disciplinavano, con indici, altezze standard, volumi, quello che poteva essere fatto nelle aree urbane, e mi limito alle aree urbane visto che stiamo parlando di questo. Si individuarono le zone A, che erano i centri storici, possono essere individuati in aree più antiche e più moderne: in area A1 e A2; poi le zone B che erano rappresentate dal grosso della città, divise in zone B1, B2 e B3, a seconda degli indici volumetrici che potevano essere edificati, e tutte le altre cose.
I comuni, in base a disposizioni sovraordinate, approvavano i loro strumenti: il piano regolatore generale, che era il piano che disciplinava l'intero territorio del comune che poi si attuava in dettaglio con i piani particolareggiati. Poi è arrivata la legge cosiddetta Piano casa, che ha sconquassato tutto, creando una confusione tale nelle nostre amministrazioni, nelle nostre città, che porterà allo sfascio. Ma come pensiamo noi di intervenire introducendo norme di tutela? E' certo che, da parte di ognuno di noi, forse c'è anche il tentativo, che spesso risulta maldestro, di migliorare le cose che abbiamo inguaiato e che abbiamo complicato, ma per andare dove? Un centro storico, badate, ha un suo valore nel suo insieme. E' l'insieme dell'edificato che dà valore monumentale e paesaggistico al centro storico, non il singolo elemento, non il singolo manufatto, non la singola casa!
Se analizziamo edificio per edificio, siamo portati a quella tendenza, che poi è un'opinione anche diffusa, che ci porta a dire magari che quella è una catapecchia, per cui demoliamola per fare… è un errore madornale! E' il cancro che mina il valore di un centro storico, perché viene compromesso nella sua interezza, nella sua integrità. Allora va disciplinato solo nella manutenzione, nel miglioramento, nell'uso dei materiali, nel rispetto dei materiali, nella non aggressione da parte delle attività commerciali, nell'uso improprio, nei cambi di destinazione urbanistica che troppo facilmente vengono utilizzati per assecondare questo o quel capriccio, però è un modo infame e becero di entrare nella pianificazione dei comuni. Questo è un danno che noi stiamo facendo ai nostri comuni e al nostro patrimonio storico e monumentale, quali sono le nostre città, comprese le aree urbane del novecento, del primo e del secondo novecento…
PRESIDENTE. Onorevole Sechi, il tempo a sua disposizione è terminato.
Ha domandato di parlare il consigliere Soru per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SORU (P.D.). Presidente, intervengo anch'io per annunciare il voto contrario a questo emendamento, perché è vero, onorevole Campus, apparentemente è migliorativo rispetto al testo esistente, dico solo apparentemente, ma soprattutto perchè dalla maggioranza ci aspettiamo non un piccolo palliativo, ma un testo che rispetti i piani particolareggiati laddove esistono, e non li scavalchi volta per volta, e soprattutto renda perentoria la necessità del piano particolareggiato laddove non esiste, anziché promuovere invece l'assenza di regole, sia a livello di piano particolareggiato, sia a livello di piano urbanistico comunale, con una legge regionale che si cala sui comuni, non aiutandoli a tutelare, ma costringendoli a non tutelare e ad andare in deroga.
Intervengo anche per ritornare, signor Presidente della Regione, sommessamente a dare un suggerimento… Assessore Cherchi, se mi restituisce l'attenzione del Presidente della Regione, la ringrazio!... Dicevo che, in tema di edifici pubblici, ho cercato di dare un suggerimento, credo che sia anche mio dovere farlo: mentre discutevamo di un articolo abbastanza inutile in tema di edifici pubblici, gli ho detto "si occupi degli edifici pubblici che ci devono essere restituiti dall'Amministrazione della Difesa", la sua risposta non è stata soddisfacente, era un pochino troppo superficiale. Ho cercato di spiegarlo con alcuni esempi cagliaritani, ma potrei farlo con esempi nuoresi, sassaresi e così via, le dico "se ne occupi" perché le risposte superficiali hanno avuto l'evento negativo che tutti conosciamo circa le norme di attuazione sulla legge sulle entrate (ci è costato e ci sta costando 1 miliardo e 600 milioni di euro all'anno).
Le risposte superficiali e il non ascoltarci hanno avuto l'effetto negativo che ancora stiamo soffrendo in tema di continuità territoriale marittima, oggi finalmente vi siete mossi a fare quello che vi suggerivamo da due anni e mezzo, cioè ricorrere subito all'Unione europea per chiedere la gara europea. Quindi vale la pena di ascoltarsi e non di rispondere in maniera demagogica e superficiale, perché siamo qui tutti lavorando per il bene comune e non per fare propaganda, la propaganda la lasciamo fuori. Qui oggi io le ho dato un suggerimento, lo utilizzi, non mi risponda così, perché la sua risposta è profondamente sbagliata, come è stata sbagliata in tema di norme di attuazione, ormai è chiaro, e i sardi pagano 1 miliardo e 600 milioni di euro all'anno di conseguenze, ed è stata sbagliata anche in tema di continuità territoriale, ormai è chiaro, visto che, la nostra posizione di due anni e mezzo fa, oggi è la vostra posizione.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Stochino per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
STOCHINO (P.d.L.). Dichiaro il mio voto favorevole all'emendamento numero 23 che anch'io, come l'onorevole Campus e il Presidente della Commissione urbanistica, ritengo migliorativo.
Onorevole Sanna, Gian Valerio, io voglio richiamare la tua attenzione: ci avete esortato a fare un dibattito costruttivo, allora io cerco, insieme a te e insieme ai miei colleghi, di farlo nel migliore dei modi. Credo che quello che è riportato all'interno di questo emendamento sia veramente migliorativo rispetto a quanto presente nella legge, perché sta dicendo che, nelle zone A, se il comune… e tu dici "il comune, ma perché il comune?", ma perché da sempre, dal 1942, con le leggi urbanistiche che provengono da quella data, sono i consigli comunali che hanno la potestà di predisporre tutta la pianificazione in ambito comunale. L'emendamento sta dicendo che, se non viene fatta questa individuazione degli edifici che si possono demolire, non puoi fare niente!
Allora sono i comuni che vengono chiamati in causa entro 90 giorni: è un termine troppo esiguo? E' un termine troppo limitativo? Lo vogliamo portare a "120"? Ma stiamo parlando di un termine materiale entro cui i comuni, con i loro uffici tecnici e urbanistici, possono decidere quali edifici sono in contrasto con i centri storici, con la tipologia edilizia, con quello che ritengono non sia più congruo all'interno dei centri urbani e che è stato fatto in difformità alle caratteristiche urbanistiche. Stiamo dicendo quello, Gian Valerio!
In riferimento alle zone B, si è introdotto un nuovo concetto per cui richiamiamo sempre in campo i comuni che alle spalle hanno gli uffici tecnici comunali e hanno i consulenti che devono occuparsi di pianificazione urbanistica; all'interno di queste "benedette" zone B diciamo che se voi ritenete che ci siano degli edifici che devono essere modificati, fatelo! Altrimenti, se ritenete di non doverlo fare, dichiarate che non è possibile farlo e tutelateli. Punto!
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare la consigliera Barracciu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
BARRACCIU (P.D.). Dichiaro il voto contrario all'emendamento numero 23 e sollecito anche, rispetto all'emendamento 23, l'onorevole Cuccureddu, perché siamo di nuovo di fronte a un emendamento che, per certi versi, tenta di aggirare, come dicevo stamattina, la "Bibbia degli enti locali" che è la legge numero 267. Intanto, voglio dire che i consigli comunali non predispongono gli atti per fare ciò che questo emendamento prevede ma semmai approvano le proposte elaborate da altri, e poi che è comunque assolutamente vano l'appello (che è stato fatto da più parti, dall'onorevole Sanna e dall'onorevole Salis) ad affermare anche in questo caso un principio di terzietà, a richiedere l'introduzione in norma del soggetto terzo che si occupi di questa procedura e individuare, in questo caso, gli immobili e gli ambiti ove limitare o escludere gli interventi di demolizione e di ricostruzione.
Questa è una legge che si sta predisponendo esattamente per aggirare e superare qualsiasi principio di terzietà, qualsiasi soggetto terzo, che sarebbe invece garanzia di indipendenza, di competenza e soprattutto di equidistanza dagli interessi, pubblici e privati. Siccome questa legge l'avete scritta esattamente per difendere interessi particolari, soprattutto interessi privati, l'appello ad affermare in legge il principio di terzietà, o richiamare un soggetto terzo che faccia quanto l'emendamento numero 23 predispone, è un appello vano.
Noi naturalmente continuiamo a farlo, sappiamo bene che voi invece approvate le leggi nel senso opposto, ma è giusto per noi ed è assolutamente dettato dal senso di responsabilità richiamarvi a quello che sarebbe invece utile mettere in legge a garanzia dell'interesse generale, che però non è certamente oggetto di questa legge.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Campus per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CAMPUS (P.d.L.). Presidente, francamente, non prendete questo emendamento come strumento per poter criticare la legge numero 4 perché non tutela i piani particolareggiati. La legge numero 4 non parla di piani particolareggiati; per due anni questa legge è stata applicata con una totale libertà per i privati di poter fare qualsiasi cosa, sia in zona A che in zona B. Questo emendamento sta introducendo il concetto che la collettività può comunque tutelare il proprio centro storico e le proprie particolarità urbanistiche anche in zona B attraverso lo strumento più normale: il consiglio comunale, la rappresentatività politica e amministrativa di quella collettività.
Se di questo non siete convinti, chiamate a Sassari il vostro sindaco, quello che voi avete sostenuto in campagna elettorale e che ha vinto, il quale dice: "Io non ho potuto tutelare la mia città perché non avevo strumenti". Questo emendamento, che poteva essere migliore, che voi avreste scritto meglio ma non lo avete fatto, di fatto sta offrendo, al vostro sindaco, la possibilità di rispondere a quello che la città gli chiede, e gli chiede in molti casi, se non in tutti i casi, sia in zona A che in zona B: la tutela degli interessi collettivi. Questo è il principio di questo emendamento, che non deve essere visto in astratto ma deve essere calato nella realtà: due anni di far west che con questo emendamento possono smettere, possono finire, in maniera trasparente e in maniera da dare soddisfazione e risposta ai sindaci di centrosinistra ma soprattutto alle collettività urbane, a Sassari e in tutta la Sardegna. Per cui esprimo e sollecito il voto favorevole.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Cuccu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CUCCU (P.D.). Onorevole Campus, io prendo l'emendamento per quello che è, voglio seguirla nel ragionamento e non voglio fare ragionamenti che nulla hanno a che fare con l'argomento di cui stiamo parlando.
Ieri abbiamo parlato di questo argomento e abbiamo ragionato su quel far west determinato dalla legge numero 4 nei centri storici, quello che lei ha definito far west. Noi abbiamo una pianificazione fatta di piani particolareggiati; nei centri storici, abbiamo il piano particolareggiato per la zona A e pensiamo che, oltre quello, non si debba andare perché già il piano particolareggiato prevede le tipologie di intervento che si possono fare anche di dettaglio sui singoli immobili. Abbiamo anche zone di pregio in zona B con edifici storici, ville liberty o quant'altro; nella pianificazione di alcuni comuni, hanno già visto un ragionamento fatto con piani particolareggiati anche in zona B. Noi diciamo che anche in quel caso abbiamo già uno studio di dettaglio, non andiamo oltre quello che è già stato previsto lì, è una pianificazione complessiva che è stata fatta e noi diciamo di attenerci a quanto previsto nel piano particolareggiato che viene fatto anche in zona B.
Quindi penso che forse, se ragioniamo, siccome mi sembra che stiamo andando nella stessa direzione, probabilmente anche questo emendamento potrebbe essere migliorato per arrivare alla conclusione che tutti quanti noi auspichiamo, cioè che, dove esiste già uno studio complesso, dove esiste anche un esame dettagliato e particolareggiato delle situazioni da tutelare, non si debba poi andare di nuovo in consiglio comunale, con scelte che sono discrezionali, che spesso possono anche essere politiche, che non hanno comunque la visione complessiva dell'elemento che si sta valutando, a snaturare quello che è invece già previsto nei piani particolareggiati quando questi ci sono.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Lotto per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
LOTTO (P.D.). Non avevo intenzione di intervenire su questo emendamento, però l'intervento del collega Campus mi ha indotto a fare due considerazioni. Non è consentito, collega Campus, prendersela pure dalla parte grossa, perché se c'è un problema, in tutta questa vicenda per quanto riguarda i centri storici, sta nella legge numero 4 dove si è previsto, a differenza del resto del mondo, di intervenire; bastava non prevederlo in quella legge o votare l'emendamento che abbiamo presentato noi ieri per abrogare quel comma e avremmo risolto il problema. Nessuno avrebbe potuto dire che si sta lasciando intervenire dove non bisogna intervenire.
Certo voi avete fatto quella legge, avete impedito ieri che si abrogasse quel comma, oggi chiedete di aiutarvi a rimediare al danno. Io non voglio impedire di rimediare al danno, se ritenete che questo emendamento rimedi davvero al danno, ma credo che vi dovrete giustamente assumere la responsabilità di approvare questo emendamento, che tende comunque a circoscrivere seppure a non eliminare. Certo è che gli strumenti della tutela sono altri. Nel Comune di Sassari, se non ci fosse stato il Piano casa, alcuni scempi non sarebbero accaduti, non per colpa del fatto che noi non abbiamo fatto la norma, ma per colpa del fatto che voi l'avete fatta e l'avete fatta male!
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
URAS (Gruppo Misto). Presidente, io voterò contro questo emendamento ma non perché non ne comprenda le ragioni, anzi le comprendo e vorrei proprio esprimerle all'onorevole Campus, visto che è il proponente, che però è in discussione… sì, mi rivolgevo a lei, onorevole Campus, per dire che comprendo le ragioni dell'emendamento che lei ha proposto e sono indeciso sull'atteggiamento da adottare in ragione di questo emendamento.
Alla fine ci cadono le braccia e ci arrendiamo in una situazione come questa dove, per responsabilità delle massime autorità di governo pubbliche, della Regione e degli enti locali, noi abbiamo una pianificazione urbanistica che non si farà mai in questa Regione, non si farà mai perché modificheremo sistematicamente le condizioni a monte per poter fare la pianificazione urbanistica sia quella generale che quella particolareggiata. Il danno minore qual è? Troviamo una soluzione "ponte", almeno abbiamo un organo che stabilisce che cosa si può fare o non si può fare dentro un quadro normativo che noi proponiamo. Questa è una tragedia, è una tragedia gravissima perché la dice lunga sulla nostra arretratezza, cioè questa non è una Regione sfortunata, è una Regione pessimamente governata e non è una questione episodica, è un sistema!
Allora bisogna andare a capire dove sono le ragioni di questo sistema. Perché a Capoterra resiste da quarant'anni un piano di fabbricazione che non fa altro che essere derogato? Perché? Ci sarà pure una ragione per cui qualcuno lo vuole, forse lo vogliono gli abitanti di Capoterra, forse lo vogliono gli amministratori, che sono scelti dagli abitanti, forse c'è un sistema che produce queste degenerazioni. Questo è il problema che noi abbiamo di fronte. Se qualcuno pensa che…
PRESIDENTE. Onorevole Uras, il tempo a sua disposizione è terminato.
Ha domandato di parlare il consigliere Cuccureddu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CUCCUREDDU (Gruppo Misto). A questo emendamento io sono favorevole, ma proporrò un emendamento verbale al secondo comma, al comma 6 ter. In diverse occasioni abbiamo avuto modo di parlare con l'ex assessore Gian Valerio Sanna a proposito di PPR, ora leggevo un libro molto interessante, che consiglio, di Luca Mercalli, dove scrive come vivere in un mondo con meno risorse, meno energia, meno abbondanza e forse più felici. Cita una frase di Arthur Schopenhauer, il quale dice che ogni verità passa attraverso tre fasi prima di essere riconosciuta: nella prima è ridicolizzata, nella seconda osteggiata, nella terza diviene di per se stessa evidente.
Ora il Piano paesaggistico regionale ha degli elementi (che ho riconosciuto, non c'è la necessità che li riconosca io, ma lo dico, forse farà piacere anche all'onorevole Soru) che abbiamo adottato come metodica per tutelare il paesaggio palestinese. Abbiamo utilizzato come modello quello del Piano paesaggistico della Sardegna in un progetto che sto realizzando insieme all'Unesco e lo facciamo per contestare la presenza degli insediamenti israeliani non dal punto di vista solo politico ma anche dal punto di vista scientifico e paesaggistico perché rappresentano comunque un attacco a quel paesaggio e all'identità culturale palestinese.
Quindi detto che sul principio sono assolutamente d'accordo, che cosa è che non andava in quel Piano? Non andavano gli effetti, perché non si è tenuto conto della specificità e delle peculiarità del territorio costiero della Sardegna. Bloccando la possibilità di sviluppo pianificato nelle zone C, che cosa è successo? Che si è andati alla caccia, alla rincorsa di ogni minimo lotto delle zone B; mai c'è stata nella mia città, dove le zone B sono sul mare e le zone C sono distanti dal mare, una caccia a costruire sino all'ultimo metro cubo vicino al mare, perché? Perché si è preclusa la parte che si poteva pianificare distante dal mare nelle zone C, si sono bloccate le zone C, non le zone B che non si potevano bloccare, chiaramente, facendole salve il Codice Urbani.
Ecco noi chiedevamo di tutelare le zone B. Abbiamo presentato un PUC che, con diversi escamotage ed espedienti dilatori, non è stato esaminato nel 2004, sino al 2006, che tagliava del 50 per cento le volumetrie in zone B. Da allora sono sorti edifici paurosi, in frazioni di 30 abitanti, dove era prevista la zona B per costruire la casa al figlio, sono stati costruiti alveari!
Quindi questo emendamento va bene, secondo me, però propongo un emendamento orale, al comma 6 ter, avrei aggiunto, dopo le parole "nelle zone urbanistiche omogenee…", le parole "prive di piani particolareggiati". Se c'è un piano particolareggiato che dà una specifica disciplina per quel lotto, prevedendone la demolizione e la ricostruzione, non può esserci una delibera di consiglio comunale che supera quel piano che ha un iter complesso.
PRESIDENTE. Chiedo all'Aula se l'emendamento orale proposto dall'onorevole Cuccureddu viene accolto.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). No.
PRESIDENTE. L'onorevole Gian Valerio Sanna ha detto di no. Per cui l'emendamento orale non viene accolto.
E' stata chiesta la votazione nominale.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'emendamento numero 23.
(Segue la votazione)
Rispondono sì i consiglieri: Bardanzellu - Biancareddu - Campus - Cappai - Cappellacci - Cherchi - Cossa - Cuccureddu - De Francisci - Dedoni - Diana Mario - Gallus - Greco - Ladu - Lai - Locci - Maninchedda - Meloni Francesco - Mulas - Murgioni - Peru - Pitea - Pittalis - Rassu - Rodin - Sanjust - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Solinas Antonio - Solinas Christian - Steri - Stochino - Tocco - Vargiu - Zedda Alessandra.
Rispondono no i consiglieri: Agus - Barracciu - Bruno - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Cugusi - Diana Giampaolo - Espa - Manca - Mariani - Meloni Marco - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Sechi - Soru - Zuncheddu.
Si sono astenuti: la Presidente Lombardo - Floris Mario - Lotto - Meloni Valerio - Moriconi - Salis - Uras.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 60
votanti 53
astenuti 7
maggioranza 27
favorevoli 35
contrari 18
(Il Consiglio approva.)
Convoco la Conferenza dei Presidenti di Gruppo. Sospendo la seduta.
(La seduta, sospesa alle ore 13 e 25, viene ripresa alle ore 13 e 39.)
PRESIDENTE. Riprendiamo i lavori. La Conferenza dei Presidenti di Gruppo ha deciso di proseguire i lavori fino alla chiusura della discussione sull'articolo 1 septies.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 septies. All'articolo 1 septies sono stati presentati degli emendamenti. (Si riporta di seguito il testo dell'articolo 1 septies e dei relativi emendamenti:
Art. 1 septies
Modifiche al funzionamento della Commissione regionale per il paesaggio e la qualità
architettonica
1. All'articolo 7 della legge regionale n. 4 del 2009 sono apportate le seguenti modificazioni:
a) al comma 1, le parole: "di particolare valore paesaggistico ed ambientale" sono sostituite dalle seguenti: "oggetto di vincolo paesaggistico ed ambientale";
b) dopo il comma 1, è aggiunto il seguente:
"1 bis. I pareri di cui agli articoli 2, 3 e 4 sono resi dalla Commissione nel termine di sessanta giorni decorrenti dal ricevimento dell'istanza. Decorso il termine senza che sia stato comunicato il parere, la valutazione si intende positiva a tutti gli effetti di legge. Il termine può essere sospeso per una sola volta e per il tempo strettamente necessario qualora siano rappresentate esigenze istruttorie, ovvero sia necessaria l'acquisizione di informazioni o di documentazione.";
c) i commi 2 e 3 sono sostituiti dai seguenti:
"2. La Commissione si avvale, per il suo funzionamento, degli uffici dell'Assessorato competente in materia di governo del territorio ed è composta da 5 esperti in materia di tutela paesaggistica ed ambientale con comprovata pluriennale esperienza nella valorizzazione dei contesti ambientali, storico-culturali ed insediativi e nella progettazione di opere di elevata qualità architettonica. La Commissione è validamente costituita con la presenza di tre componenti.
3. I cinque componenti sono nominati dalla Giunta regionale e rimangono in carica per due anni.".
2. La Commissione nominata con deliberazione della Giunta regionale n. 14/22 del 6 aprile 2010 e in carica alla data di entrata in vigore della presente legge, è decaduta.
Emendamento soppressivo totale Lotto - Moriconi - Manca - Diana Giampaolo
Articolo 1 septies
L'articolo 1 septies è soppresso.
(55)
Emendamento soppressivo parziale Lotto - Moriconi - Manca - Diana Giampaolo
Articolo 1 septies
Il comma 1 dell'articolo 1 septies è soppresso.
(56)
Emendamento soppressivo parziale Lotto - Moriconi - Manca - Diana Giampaolo
Articolo 1 septies
Al comma 1 dell'articolo 1 septies la lettera a) è soppressa.
(57)
Emendamento soppressivo parziale Lotto - Moriconi - Manca - Diana Giampaolo
Articolo 1 septies
Al comma 1 dell'articolo 1 septies la lettera b) è soppressa.
(58)
Emendamento soppressivo parziale Lotto - Moriconi - Manca - Diana Giampaolo
Articolo 1 septies
Al comma 1 dell'articolo 1 septies la lettera c) è soppressa.
(59)
Emendamento soppressivo parziale Lotto - Moriconi - Manca
Articolo 1 septies
Il comma 2 dell'articolo 1 septies è soppresso.
(60)
Emendamento sostitutivo parziale Giunta regionale
Articolo 1 septies
Il comma 2 è così sostituito:
2. Entro quindici giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, la Giunta regionale provvede alla ricostituzione della Commissione regionale per il paesaggio e la qualità architettonica.
(121)
Emendamento aggiuntivo Sanna Gian Valerio - Lotto - Moriconi - Manca - Diana Giampaolo
Articolo 1 septies
Dopo il comma 2 è aggiunto il seguente:
2 bis. L'articolo 7 della legge regionale n. 4 del 2009 è soppresso.
(225)
Emendamento aggiuntivo Sanna Gian Valerio - Lotto - Moriconi - Manca - Diana Giampaolo
Articolo 1 septies
Dopo il comma 2 è aggiunto il seguente:
2 bis. Il comma 1 dell'articolo 7 della legge regionale n. 4 del 2009 è soppresso.
(226)
Emendamento aggiuntivo Sanna Gian Valerio - Lotto - Moriconi - Manca - Diana Giampaolo
Articolo 1 septies
Dopo il comma 2 è aggiunto il seguente:
2 bis. Il comma 2 dell'articolo 7 della legge regionale n. 4 del 2009 è soppresso.
(227)
Emendamento aggiuntivo Sanna Gian Valerio - Lotto - Moriconi - Manca - Diana Giampaolo
Articolo 1 septies
Dopo il comma 2 è aggiunto il seguente:
2 bis. Il comma 3 dell'articolo 7 della legge regionale n. 4 del 2009 è soppresso.
(228)
Emendamento aggiuntivo Sanna Gian Valerio - Lotto - Moriconi - Manca - Diana Giampaolo
Articolo 1 septies
Dopo il comma 2 è aggiunto il seguente:
2 bis. Il comma 4 dell'articolo 7 della legge regionale n. 4 del 2009 è soppresso.
(229).)
PRESIDENTE. Annuncio che non si voteranno gli emendamenti numero 55 e 56 perché gli emendamenti numero 57, 58, 59, 60 e 121 configurano una votazione per parti. Per quanto riguarda gli emendamenti numero 57, 58 e 59 sarà invece votato direttamente il testo dell'articolo.
Ricordo ai consiglieri che intendono parlare che devono iscriversi non oltre la conclusione del primo intervento.
E' iscritto a parlare il consigliere Matteo Sanna, relatore di maggioranza. Ne ha facoltà.
SANNA MATTEO (U.D.C.-FLI), relatore di maggioranza. L'articolo 1 septies riguarda la Commissione regionale per il paesaggio e la qualità architettonica.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Gian Valerio Sanna. Ne ha facoltà.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Bisognerebbe ringraziare per il contributo di merito il Presidente della Commissione, che si presta a fare questi giochetti, che squalificano persino la sua funzione. Ho l'impressione che, invece di considerare o di sperare, onorevole Sanna, che FLI rappresenti la parte più avanzata e democratica della destra, si rischia che, con questa sua posizione, la configuri più fuori dal Parlamento che non all'interno dell'ambito democratico. Comunque, sono problemi suoi, io le faccio gli auguri lo stesso.
Stiamo parlando dell'articolo 1 septies. C'è una cosa strana che noi vi abbiamo detto già dall'approvazione della legge numero 4 e che spiega anche molte delle discussioni che si facevano prima con l'onorevole Campus e con l'onorevole Stochino: è questa decisione di approssimazione con la quale si vuole trattare un argomento che attiene materia non nella disponibilità di nessuno perché patrimonio universale. Il territorio, i beni e il paesaggio sono beni indisponibili. Bisogna partire da questo giudizio. Io vorrei dire una cosa molto più semplice per rasserenarvi: il possesso di una sensibilità nei confronti del paesaggio e del territorio è una virtù, è come una vocazione, uno ce l'ha o non ce l'ha. E non bisogna condannare più di tanto quelli che non ce l'hanno, perché purtroppo non hanno avuto questa grazia da Dio, non mi resta altro da dirvi. Vivete come potete vivere, fate quello che volete, però non condannate neanche quelli che questa virtù ce l'hanno e la vogliono esercitare!
Allora, in materia di Commissione per il paesaggio, c'è un articolo, c'è una macchietta che voi avete realizzato. Se questa Commissione si deve interessare di giudicare la congruità degli interventi previsti da questa legge in materia di paesaggio, di beni architettonici, di beni paesaggistici, perché inventare una Commissione a sportello, una "botteguccia" di tipo clientelare, quando il Codice Urbani, all'articolo 137, ha già individuato le Commissioni regionali per il paesaggio? E come le ha individuate? Certo, lì non vi dà il margine di nominarvi uno scultore di pietre o altri soggetti, rispettabilissimi, ma certamente molto più individuabili e addomesticati a una logica, più sensibili, meno dotati di quella vocazione di cui dicevo prima. Questa Commissione, che è prevista dall'articolo 137 del Codice Urbani, prevede la partecipazione del direttore generale dell'Assessorato, dei Sovrintendenti ai beni archeologici e paesaggistici, di due rappresentanti degli uffici regionali che si interessano di paesaggio e di quattro esperti ricavabili da terne proposte dalle Università. Io, che sto parlando, a una maggioranza, del significato che può avere (quando si trattano cose di cui non si dispone) il principio di terzietà, cioè di indipendenza, a gente che è totalmente dipendente, mi domando di che cosa sto parlando, in effetti, a voi. Questa distrazione è insita.
Allora, tornando al discorso di prima, ma perché non costituire la Commissione prevista dal Codice Urbani, articolo 137, e incaricarla di sovrintendere all'applicazione di questa legge? Quale garanzia? Avrebbe messo in grandissima difficoltà anche noi sapere che la vostra idea era quella di aderire al principio in base al quale la Commissione, prevista dal Codice Urbani, che si interessa di istruttorie di dichiarazione di notevole interesse pubblico sui beni, quindi che ha proprio quella competenza (cioè la competenza di istruire e di dire che cosa ha valore e che cosa non ha valore nell'interesse generale e, diciamo, come emanazione dell'applicazione sul piano del campo dell'articolo 9 della Costituzione), ecco dicevo che ci avrebbe messo in difficoltà sapere che voi mettevate questa legge nelle mani di una Commissione così fatta, cioè da autorità che portavano appresso non l'idea di essere compiacenti nei confronti di chi li aveva nominati, ovvero la Giunta (perché comunque questo sospetto ce lo dovete lasciare), ma di una Commissione per la quale, invece, è scritto nella legge, nel Codice, come deve essere composta, cioè da autorità, da personalità fisse, che però non costituiscono mai una maggioranza e né consentono di costituire una maggioranza agli altri componenti che sono scelti sulla base di terne che vengono proposte alla Regione da autorità che hanno anch'esse competenze (università, fondazioni, per esempio, le fondazioni che promuovono la tutela del paesaggio).
Oggi abbiamo una miriade di movimenti popolari, di cittadini che si interessano alla difesa del loro territorio; che cosa c'è di più straordinariamente politico che la politica, cioè noi, coinvolga questa gente? Ecco il consenso dove andrebbe cercato! Nel coinvolgimento della gente per difendere assieme le cose che vanno difese: la partecipazione popolare. O pensate che sia la clientela che raccorda le istituzioni, la politica, con i cittadini? Io l'ho dismessa questa idea, da tempo. Io non faccio tessere, non m'interessa fare questo tipo di cose perché credo che sia il retaggio di un tempo che è finito. I cittadini si sono secolarizzati nella conoscenza, nella capacità di capire che la politica non è tanto buona perché è di destra o di sinistra, è buona o cattiva nella misura in cui si interessa a risolvere i problemi di una moltitudine di persone, non di singole persone e sta qui il nocciolo della considerazione morale della nostra funzione.
Ecco perché io avrei rifuggito da un'idea di nominare in Giunta cose di questo genere quando una legge, che ha valore di riforma economico sociale della Repubblica nell'interesse della tutela costituzionale, mi dice già che lo Stato riconosce l'autorevolezza decisionale in quel tipo di Commissione. Che cosa dirvi? Io credo che, se aveste tutti quanti un anelito di equilibrio nell'approccio ai beni di tutti, noi saremmo ancora in tempo a decidere di togliere via questo articolo 7 e dire che la Commissione che sovrintende è la Commissione prevista all'articolo 137 del Codice; risolveremo così molti dei nostri contenziosi, perché ci sentiremo tutti più garantiti e perché potremo dare a questa Commissione un di più di indirizzi che non quelli che possono avere queste persone che si sentono obbligate.
Ecco perché io credo molto, invece, nel raccordo. C'è una frase nell'articolo 144 del Codice che parla espressamente (come conseguenza del cambiamento introdotto dalla Convenzione Europea del Paesaggio) del concetto di partecipazione nei processi di pianificazione. Si potrebbe ironizzare dicendo che questa legge esprime un processo di depianificazione, però non ironizzo più di tanto e vi lancio la sfida: se avete il coraggio di confrontarvi nel merito, aboliamo questa Commissione e facciamo la Commissione ai sensi dell'articolo 137, forse anche il nostro rapporto, per concludere questa legge, potrebbe addirittura cambiare radicalmente.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Lotto. Ne ha facoltà.
LOTTO (P.D.), relatore di minoranza. Presidente, io parto dalle ultime considerazioni che ha fatto il collega Gian Valerio Sanna nel senso che le condivido; sarebbe meritorio se noi abolissimo non solo questo articolo, ma anche quello che riguarda questa Commissione, cioè l'articolo 7 della legge numero 4. Noi abbiamo previsto una legge, la "4", che si poneva l'obiettivo, dichiarato da parte degli estensori e di chi l'ha approvata, di fare in modo che si accelerassero le procedure per poter intervenire dove le normative in vigore, la pianificazione in vigore, non lo consentivano. C'è stata una lunga discussione in merito, cioè ci siamo detti (e voi siete stati fermamente contrari rispetto a queste nostre considerazioni) che andare in deroga alla pianificazione e alle norme vigenti non è un buon modo per far sviluppare le nostre comunità. Però, siccome si è deciso di andare in deroga non solo alla pianificazione urbanistica, ma anche alla pianificazione paesaggistica, si è deciso di intervenire in zone sensibili dal punto di vista paesaggistico e ambientale, si è anche deciso di creare uno strumento che intervenisse, o facesse finta di intervenire, in maniera veloce e puntuale, perché si potessero far fare gli interventi a chi lo richiedeva.
Questo è uno dei peggiori passaggi della legge numero 4. Almeno queste caratteristiche, questi siti, questi immobili andavano tolti da questo percorso che si è voluto iniziare con la legge numero 4. Assessore, per carità, io l'ho riconosciuto in altre occasioni e lo riconosco oggi, lei ha la responsabilità su questa legge, su quella vecchia legge, come l'hanno tutti gli altri consiglieri in quanto l'ha approvata come consigliere, non è stato né l'estensore e neanche il più grande sostenitore, e non mi sembra che lo sia neanche oggi, senza voler scoprire altarini o comunque andare oltre il dovuto in questo tipo di considerazioni. Ora, dicevo, già non eravamo d'accordo allora su questa Commissione, però le lettere a) e b) di questo articolo 1 septies (tra l'altro mi sembra di capire che ci sarà la disponibilità a votare i nostri soppressivi di queste due lettere) mostrano abbastanza chiaramente il senso dell'obiettivo che si aveva quando quella Commissione è stata fatta, cioè semplificare al massimo e possibilmente bypassare un parere tecnico autorevole, non di parte e non messo in piedi solo per poter dire che abbiamo comunque anche un parere di una Commissione autorevole che ci consente di dire che si interviene, che si può intervenire e che non si sta danneggiando.
Quindi, nella lettera a), le parole "di particolare valore paesaggistico ed ambientale" vengono sostituite con "oggetto di vincolo…", per cui ciò che non è già vincolato, e dicendo che non si interviene, che bisogna valutare come intervenire su ciò che è vincolato, stiamo dicendo una grande stupidaggine, perché ciò che è vincolato, se si vuole intervenire, va comunque sottoposto a valutazioni che non sono di questa Commissione. Però c'è anche la lettera b) che mette in evidenza un'altra preoccupazione, va bene, non dobbiamo ricorrere, anzi va male, non dobbiamo ricorrere alle commissioni o agli uffici già esistenti che devono dare questi pareri, costruiamoci una commissione che possa essere più rispondente e che ci dica in breve tempo che "si può" fare, non "se si può" fare, che "si può" fare, dia cioè una patente di legittimità a un qualcosa che non ce l'ha, però facendo in fretta, per cortesia non ci faccia perdere tempo. Allora che cosa facciamo affinché non ci faccia perdere tempo? Deve dirci che cosa dobbiamo fare e se lo dobbiamo fare, in 60 giorni, oppure c'è il silenzio assenso.
Ma mi spiegate a che cosa serve? Ovviamente, ripeto, nella discussione tra di noi, è emerso che non solo noi consideriamo questa lettera non positiva, c'è anche qualche altro disposto a dire che va abrogata, va cassata. Quindi probabilmente si andrà a modificare questo articolo 1 septies, abrogando sia la lettera a), sia la lettera b).
Però a me non sfugge che questo articolo, il suo contenuto, lungi dal voler migliorare eventualmente qualche carenza della legge, si poneva l'obiettivo di fondo (come tanti altri articoli di questo "265"), dal punto di vista vostro, di migliorarla, nel senso di renderla più operativa, di togliere i lacci e i lacciuoli, di creare le condizioni per togliere ogni ostacolo dove non si poteva intervenire, perché c'era qualcosa che lo impediva, mentre dal nostro punto di vista è fondamentalmente peggiorativa.
L'intervento migliorativo su questo articolo 7 della legge numero 4 sarebbe stato quello di abrogare l'articolo 4 per intero; togliere di mezzo questa sovrastruttura che sembra essere messa al servizio del "facciamo più che è possibile, ovunque e dovunque", e togliamo di mezzo chi ci può dire di no. Questo è, Assessore! So che lei non è d'accordo con questa mia interpretazione, come non è d'accordo che si possa fare tutto comunque e dovunque; però questo sarà il risultato e, senza un minimo di ripensamento, se non ce l'avrete, rischiamo davvero, con questo articolo di legge, di creare ulteriori danni. Il nostro patrimonio storico paesaggistico ambientale non lo merita, credo che sia assolutamente necessario che si ponga rimedio.
Io sono convinto che, alla fine, ci sarà qualche pronunciamento favorevole, sono fiducioso. Credo che, quando c'è la possibilità di migliorare ciò che si sta facendo in modo pessimo, si debba migliorare. Sono convinto per cui che, se da parte vostra ci sarà il voto favorevole agli emendamenti soppressivi che noi abbiamo proposto, sia giusto darvene atto, fermo restando la responsabilità di quella legge numero 4; il ragionamento va fatto pari pari come quello che è stato fatto poco fa con il collega Campus, non è che ci si può rimproverare che il comma 6 dell'articolo 5 non prevede salvaguardia per gli interventi della zona A. Bastava non prevedere interventi nella zona A, collega Campus, saremmo stati tutti più tranquilli e lei non si sarebbe dovuto arrabattare a cercare una soluzione di compromesso per evitare i danni. Questo bisogna dire! Ovviamente ognuno di noi fa la propria parte, lei ha già fatto tanto, glielo riconosco, non pretendo che faccia anche la mia, non mi chieda di fare la sua.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Soru. Ne ha facoltà.
SORU (P.D.). Signor Presidente, intervengo nell'aula semivuota per quello che considero l'unico articolo serio di questa legge, l'unico articolo su cui voterei favorevolmente, se riusciremo a modificarlo. E' l'articolo che istituisce, o cerca di istituire, la Commissione regionale per il paesaggio, effettivamente una necessità, da quando abbiamo approvato il Piano paesaggistico regionale, comunque c'è un Piano paesaggistico regionale vigente in questa Regione. Un Piano paesaggistico regionale è una cosa che regola a grana un po' grossa, con una scala un po' alta, e a volte regola anche male; come il collega Cuccureddu ci ha ricordato prima, ad esempio a Castelsardo, per una particolare fattispecie di vicinanza sul mare, non regola bene dall'alto, poi regola meglio se è attuato, luogo per luogo, con i piani urbanistici e con i piani particolareggiati. Il Piano paesaggistico regionale fortunatamente ha le norme di attuazione che possono essere immediatamente cancellate non appena i piani si approvano, e quindi questo limite viene superato.
Ma il Piano paesaggistico regionale, Assessore, la prego di ascoltarmi se possibile perché credo che interessi, anche per motivi economici rilevanti, il suo Assessorato, il Piano paesaggistico regionale non è una cosa che si mette in frigorifero e viene congelato, oppure viene cristallizzato, è una cosa che vive e che si modifica in continuazione e per farlo vivere e modificarlo in continuazione ha bisogno di un organo che è, non la testa del Presidente della Regione o la Giunta, ma un organo sufficientemente terzo, che è la Commissione. Nel passato quella Commissione è stata istituita su delibera della Giunta regionale, rispettando il dettato dell'articolo 137 ma su delibera della Giunta regionale, perché così avevano fatto diverse altre Regioni. La Commissione ha funzionato, poi, sulla base di un ricorso al TAR di un cittadino interessato, è stato dichiarato che quella Commissione doveva essere istituita per legge, c'è stata anche una sentenza della Corte costituzionale, mi pare riguardasse la Regione Puglia, che di fatto ha stabilito delle cose diverse, per cui se quella sentenza l'avessimo avuta prima, la Commissione sarebbe stata già perfettamente costituita. Detto questo, la dobbiamo costituire per legge, ma la dobbiamo costituire per legge in maniera inattaccabile, in maniera che non ci sia un altro cittadino interessato che dica che quella non è la commissione sulla base del codice del paesaggio.
Allora, a che cosa serve questa Commissione? Lo dice molto chiaramente l'articolo 136: "Immobili ed aree di notevole interesse pubblico: sono soggetti alle disposizioni di questo titolo per il loro notevole interesse pubblico: a) le cose immobili che hanno cospicui caratteri di bellezza naturale, singolarità geologica o memoria storica, compresi persino gli alberi monumentali; b) ville, giardini, parchi non tutelati dalle disposizioni della parte seconda del presente Codice; c) i complessi di cose immobili che compongono un caratteristico aspetto avente valore estetico; d) le bellezze". Diverse cose. E poi subito dopo dice, l'articolo 136: "Le Regioni istituiscono apposite commissioni con il compito di formulare proposte per la dichiarazione di notevole interesse pubblico degli immobili indicati nelle lettere a), b), c) e d).", quelle che stavo cercando di dire. Allora per farlo vivere questo Piano paesaggistico regionale, per farlo respirare giorno per giorno, abbiamo bisogno della Commissione regolarmente costituita, altrimenti qualunque decisione prenderà, sarà attaccata dal TAR e quella decisione sarà nulla.
Dal punto di vista positivo che cosa è per me questa Commissione? E' la nostra piccola Unesco che dichiara: "C'è il centro storico di Castelsardo". Allora noi, per Castelsardo, non facciamo solo il Piano particolareggiato ma diciamo che l'intero centro storico, dalla base della collina fino al castello dei Doria, è un bene monumentale della nostra Regione ed è tutelato dalla nostra Unesco. Lo stesso vale per un nuraghe, lo stesso vale per un luogo archeologico e per l'insieme dei luoghi archeologici. E' la possibilità di prendercene cura ai livelli più alti e tutelarli in maniera definitiva attraverso questa Commissione terza, che non è fatta dal Presidente della Regione ma dalle Sovrintendenze, da due componenti nominati sulla base di terne indicate dalle Università, dalle associazioni ambientaliste e così via, da quattro dipendenti della Regione, mi pare, insomma in maniera che siano comunque bilanciati al massimo, sono quattro di nomina della Giunta e quattro di fatto già prefissati, in maniera che siano in equilibrio massimo quattro più quattro, e che ha l'importanza di prendersene cura in maniera definitiva.
Ora, siccome questa legge di cui discutiamo oggi, qualcuno mi suggerisce, è stata scritta in maniera scientifica, dove ogni parola ha un peso e hanno un peso persino le parole non dette e che sembrano dimenticate, io credo che qualcuno voglia che questa Commissione non si costituisca mai o che, se si costituisce, ogni cosa che dice venga subito cancellata dal primo Tribunale Amministrativo Regionale. Allora, io capisco che qualcuno vuole che questa Commissione non sia mai istituita, ma voi, noi, abbiamo il dovere di istituirla.
In questi giorni è sul giornale la storia di Tuvixeddu, credo per la centesima volta, io sono stufo di parlarne e nemmeno me ne occupo più! A Tuvixeddu vanno definiti i vincoli a grana fine, dopo la tutela a grana grossa del Piano paesaggistico regionale; chi lo deve fare? Lo deve fare, come l'aveva già fatto, la Commissione regionale del paesaggio, e lo fa con sufficiente terzietà perché è composta così come abbiamo detto. Ora, in questi giorni, leggo sul giornale che finalmente il Presidente della Regione si è opposto a che la questione di Tuvixeddu venga gestita, non dalle leggi o dal Consiglio regionale, ma da un arbitrato di tre professionisti i quali prima si mettono d'accordo e prima guadagnano un sacco di soldi, fortunatamente adesso il Presidente della Regione ha capito che questa cosa è inaudita! C'è uno scandalo nel nord Italia e vengono additate ed esposte al pubblico ludibrio le Amministrazioni che si rivolgono all'arbitrato! Ma questa cosa va risolta e va risolta dando la parola a chi è detentore della possibilità di esprimersi nel merito: la Commissione regionale per il paesaggio, legittimamente costituita, però.
Allora, poiché ci sono anche soldi pubblici rilevanti e poiché ora ne stiamo parlando, Assessore, io credo che abbiamo il dovere di legiferare bene, spero anche nell'intervento autorevole del Presidente del Gruppo U.D.C., il collega Steri. Abbiamo la possibilità e la responsabilità di fare bene questa Commissione terza, la nostra piccola Unesco, che definisca quali sono i luoghi e le cose indisponibili della comunità regionale, per iniziare a valorizzarle come tutti avete detto. Se così sarà, io voterò a favore di questo articolo e almeno una cosa buona l'avremo fatta in questi giorni.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Agus per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
AGUS (P.D.). Presidente, questo articolo è un articolo che anche io reputo importante e fondamentale, non foss'altro perché, se solo lo avessimo affrontato prima, probabilmente avremmo avuto meno problemi ad affrontare molte altre parti dell'articolato. Il problema della tutela del nostro patrimonio culturale, storico e ambientale è uno degli elementi fondanti della nostra Regione per tutta una serie di ragioni, che vanno dalla tutela tout court del bene al fatto che questo bene è un bene identitario, un bene che ci rappresenta e ci permette di rapportarci col mondo. Abbiamo aspetti storici, archeologici, antropologici e naturalistici di rilevanza internazionale, quindi giustamente, diceva bene l'onorevole Soru, questa è una piccola Unesco, così dovrebbe essere. Allora mi chiedo se può essere accettato il fatto che si nominano i soliti cinque esperti. Già credo che in questa aria di economia, diciamo, della politica, quindi di taglio alla politica, una parte rilevante della risorsa pubblica, spesso e anche volutamente, va alla liquidazione di onorari per figure professionali che stanno in una miriade di commissioni, commissioni forse anche inutili.
In questo caso, sicuramente, condivido quanto è stato detto, non può non esserci una commissione. Però credo che debba essere, sono d'accordo col pensiero e con quanto detto dall'onorevole Soru, una commissione che affonda le sue radici nelle istituzioni, perché credo che non abbiamo nulla da inventarci in questa Sardegna. L'Università da anni opera in Sardegna e da anni ha censito e conosce perfettamente tutto il patrimonio urbanistico dei nostri centri, delle nostre città, conosce il patrimonio archeologico, quindi in questo caso sto parlando non solo di Università ma anche delle Sovrintendenze, cioè sono uffici pubblici con i quali a mio avviso deve essere creata la base della commissione, una commissione fatta dall'Università, dalle Sovrintendenze e dalla Regione. E quando dico Regione, anche io sono del parere che non vanno mortificate le figure professionali che qui hanno operato e che da tempo operano, perché uno dei danni che si fa all'apparato burocratico, è che, con lo spoil system, cioè con questo cambio frequente di amministratori, i funzionari vengono spostati da una parte all'altra come se fossero oggetti, penalizzando quegli uffici che si sono retti sull'esperienza, sulla conoscenza e sulla memoria storica dei processi amministrativi.
Quindi io credo che non dobbiamo andare tanto lontano perché sia costituito questo gruppo di lavoro, io lo chiamo così, che metta assieme le condizioni per dare gli indirizzi, se è vero com'è vero che questa commissione è una parte fondante del PPR e quindi è anche quella che darà gli indirizzi alle amministrazioni comunali con le quali può collaborare. Com'è stato detto giustamente, il coinvolgimento dei territori e delle comunità locali è un fatto importantissimo, non foss'altro perché, a mio avviso, rafforza anche quegli elementi di vincolo che spesso quando sono calati dall'alto non vengono accettati o vengono accettati con molta difficoltà.
Se invece la valutazione della tutela del patrimonio storico e ambientale viene fatta, ripeto, con una prima disamina che credo ci sia già, esista, le Università di Cagliari e Sassari e le Sovrintendenze di Cagliari, Oristano, Nuoro e Sassari hanno già, detengono già, nei loro archivi e nei loro studi, tutta la cartografia e la storia,si è già in grado di quantificare e stabilire gli elementi meritevoli di tutela per tutte le cose che all'inizio ho detto, che sono un elemento fondante importantissimo per la nostra cultura, per la nostra storia e anche per il nostro futuro. Spesso diciamo che senza tutela del passato è difficile affrontare il futuro e questo nostro passato è un grande valore aggiunto - lo abbiamo detto più volte in quest'Aula - al quale dobbiamo fare riferimento. Quindi, ripeto, una commissione non fatta di nomine dei professionisti di turno che vengono chiamati, con lauti onorari, a stabilire priorità che altri già, come le istituzioni, fanno, Università, Sovrintendenze e Regione autonoma della Sardegna.
Oggi qualunque cittadino che ha un bene vincolato nel centro storico deve chiedere l'autorizzazione e la valutazione all'Ufficio del paesaggio della Regione Sardegna, dopodiché c'è il parere anche della Sovrintendenza. Quindi mi sembra che non dobbiamo inventarci proprio nulla, che dobbiamo solo mettere assieme gli enti istituzionali che già sovrintendono questi aspetti, ripeto Università, Sovrintendenza, Regione Sardegna, con i suoi Uffici, con il suo apparato che deve essere incoraggiato a dare una mano a questo processo, che è un processo che guarda al futuro, di tutela davvero del patrimonio di salvaguardia del patrimonio. Se così facciamo, avremo superato anche buona parte di quegli articoli sui quali si discuteva e si disquisiva nel dire chi decide qual è il bene da tutelare, qual è il bene architettonico, qual è il bene storico, perché, se classificato e condiviso, ripeto, con il concorso degli enti locali, tutto questo tema verrà tranquillamente superato perché sappiamo benissimo qual è il rispetto da dare al monumento, al bene identitario, al paesaggio, a quella località, a quel patrimonio documentale. Sappiamo di che cosa stiamo parlando.
Quindi non mi sembra il caso, appunto, ripeto, di investire, ma cogliamo l'occasione per valorizzare le risorse umane che abbiamo nei nostri Uffici amministrativi, i docenti e i ricercatori dell'Università, e gli uffici delle Sovrintendenze che collaborano con noi alla tutela del patrimonio regionale. Credo che questo tema, sono d'accordo con l'onorevole Soru, ci possa trovare anche concordi nella valutazione di un ufficio (ripeto, mi piace sottolineare l'accostamento fatto dall'onorevole Soru), il nostro Ufficio "Unesco" regionale; è un accostamento bellissimo, è un accostamento appropriato, è un accostamento che ci deve, appunto, dare la forza perché questo avvenga.
Ripeto, il mio pensiero davvero corre a tutti quegli operatori dei nostri uffici amministrativi degli enti che tutti i giorni operano anche in silenzio, spesso operano anche per la nostra arroganza politica e sovente sono anche bistrattati, eppure hanno la memoria storica del nostro passato, la memoria storica dei nostri beni e tutti i giorni operano alla tutela del nostro patrimonio identitario. Credo che possa essere un'occasione importante per valorizzare questo patrimonio umano fatto di professionalità, di attenzioni e che spesso, appunto, pur nel loro silenzio, operano al bene e alla tutela della nostra ricchezza che è multimediale, la chiamerei appunto, dall'ambiente alla etnografia, alla storia e al patrimonio architettonico e archeologico, insomma è un patrimonio immenso e, a mio avviso, è da tutelare e sul quale credo fondare il nostro sviluppo.
Forse se ci soffermassimo davvero al patrimonio identitario e da lì partissimo per guardare il nostro futuro, credo che noi recupereremmo il nostro territorio e la nostra Isola davvero nel contesto non solo nazionale ma internazionale, mondiale, con una posizione di grande rispetto e di grande dignità che davvero può concorrere a misurarsi con il resto del mondo senza paure e senza chinare la testa, come spesso facciamo quando invece dobbiamo essere orgogliosi della nostra…
PRESIDENTE. Onorevole Agus, il tempo a sua disposizione è terminato.
Ha domandato di parlare il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà.
DIANA MARIO (P.d.L.). Chiedo una breve sospensione, Presidente.
PRESIDENTE. Non essendovi opposizioni, sospendo la seduta.
(La seduta, sospesa alle ore 14 e 19, viene ripresa alle ore 14 e 35.)
PRESIDENTE. Riprendiamo i lavori.
E' iscritto a parlare il consigliere Sechi. Ne ha facoltà.
SECHI (Gruppo Misto). Credo che sia opportuno ribadire (anche perché si stanno ormai muovendo a livello europeo, a livello mediterraneo) posizioni, opinioni condivise sul fatto che il territorio, il paesaggio, il suolo sono beni universali, sono beni che appartengono a tutti, appartengono alla comunità internazionale, alla collettività. Ormai la dimensione del pianeta è tale che sentiamo nostri anche i deserti dell'Africa o le foreste dell'Amazzonia. Così come il territorio di Sardegna è bene di tutti, è bene dell'umanità, in primo luogo dei sardi ma anche di coloro che ci vengono e che sognano di venirci.
Quindi il concetto che io voglio riportare in questa Aula è che noi bene facciamo a misurarci, a scontrarci intorno a queste vicende però, badate, noi abbiamo un problema. Il problema che pongo all'attenzione dell'Aula è che dobbiamo arrivare a predisporre una legge sul regime dei suoli, sul governo dei suoli. Il suolo non è proprietà di chi ne detiene il possesso, il suolo è di tutti, quindi il concetto del "ma io ho diritto di costruire nella mia proprietà", quell'idea deve essere messa in discussione. Oggi, stamattina, qui abbiamo sentito, anche dai banchi della maggioranza, introdurre elementi che sono quelli di una vita più parca, di una vita più austera, di un consumo minore di tutto a iniziare dal suolo, a iniziare dai nostri territori. Credo che sia un po' difficile da accettare e forse anche difficile da cogliere per essere messo in discussione, però probabilmente è arrivato un momento in cui dobbiamo cominciare a capire che probabilmente ognuno ha diritto ad avere una casa, ma una e non più di una.
E' vero che questa legge, chiamata Piano casa o Piano per il rilancio dell'economia, dell'occupazione e di quant'altro, si è detto, lo avete detto voi, lo ha detto il Presidente quando nel 2009 discutemmo intorno a questa vicenda, è un Piano per migliorare, per dare l'opportunità a chi ha una casa magari angusta di realizzare una stanza in più o anche chi la ha ampia e accogliente di migliorare nel suo complesso le condizioni di vita per la famiglia, però il concetto che io voglio introdurre in questo dibattito è che probabilmente è arrivato il momento, dopo l'eccessivo consumo del suolo, in cui noi comprendiamo che ognuno deve legittimamente puntare ad avere una casa. Ma non è corretto e non è giusto che uno, solo perché ha risorse economiche, possa permettersi la casa in città, la casa al mare, la casa in campagna, la casa in collina, la casa fuori dal proprio paese!
In questa logica, io credo che noi dovremmo puntare di nuovo a garantire, attraverso strumenti di sostegno alle fasce più deboli, il raggiungimento di una soddisfazione legittima, che è quella di realizzare la propria casa, però soprattutto avere la capacità di governare i propri territori e puntare alla riqualificazione del patrimonio edilizio esistente pubblico e privato per migliorare le condizioni di vita delle nostre città, la sostenibilità e la vivibilità.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Daniele Cocco. Ne ha facoltà.
COCCO DANIELE (I.d.V.). Sarò molto breve, Presidente. Io voglio portare la testimonianza di un sindaco di un piccolo paese della nostra Isola, che mi ha colpito molto in questi giorni. Ve la leggo, è breve: "Questi paesi della Sardegna, disabitati, svuotati, squarciati dall'ululare dei cani mannari, le case vuote, con l'intonaco scrostato, le imposte chiuse con i battenti chiusi come palpebre danzanti per il vento, tegole invecchiate dalle intemperie che penzolano pericolosamente" - poi dirò di chi è - "dai cornicioni. Le case custodiscono segreti, ricordi, storie e inquietudini. Sono impresse nella memoria dei muri le vite degli antichi e le loro miserie nere, come la caligine che ha sporcato i muri e le anime. Gli intonaci mantengono odori, fiati, sospiri e memorie, hanno assorbito i vagiti, i gemiti, le urla, i silenzi fino all'ultimo respiro prima della morte. E' l'odore del pane fatto in casa, mischiato all'odore di fieno e paglia, all'impasto di terra e sudore, al mischiarsi di lamenti e riti. Tutto questo nascondono le case abbandonate dei paesi di nessuno, nei paesi della desolazione, paesi che si svuotano come un sospiro incessante, deprimente e oltraggiante, un oltraggio all'esistenza e all'essenza intima di questa terra sbattuta dai venti, una terra tenace ma prossima alla resa, una terra feroce nell'esaltare il ricordo di un passato inglorioso, macchiato da vigliaccheria, abbandoni, lutti e sottomissioni. Un passato tempestoso fatto di dominazioni, ingiurie, tradimenti, singulti animali, vergini violate, uomini incatenati, di figli educati all'obbedienza, di vecchi mutilati, una terra che genera piccoli orrori quotidiani, violenze minime ma incessanti, piccole distruzioni, ferite, lacerazioni. La grazia offesa, ingiuriata, l'armonia fustigata, l'armonia vilipesa, l'armonia asserragliata da un manipolo di stolti. Questa è la nostra terra d'oggi".
Credo che sia assolutamente in linea con la legge che stiamo andando ad approvare, non so quando, e credo che dovrebbe farci riflettere. Si parla in questo articolo 1 septies di modifiche al funzionamento della Commissione regionale per il paesaggio e la qualità architettonica. Ho già avuto altre occasioni, ma vorrei dire di nuovo sommessamente alla Giunta regionale (che purtroppo vedo presente solo con gli assessori Christian Solinas e Simona De Francisci), che è diventato indifferibile il fatto che la Regione si occupi immediatamente di convocare urgentemente una conferenza dei servizi, tramite le sue agenzie ed enti, con le province e i comuni, per fare in modo che allo scempio che si sta consumando nel nostro paesaggio (mi riferisco alla moltitudine di discariche abusive e micro discariche abusive che stanno sorgendo come funghi in tutti i territori della Sardegna) si possa porre fine in qualche maniera. Se questo non avverrà, io credo che questa possa diventare da un momento all'altro un'altra delle grandi urgenze della nostra Isola.
Si parlava prima della composizione della Commissione, si diceva che è indispensabile che essa venga costituita, ma credo che sia indispensabile, in un momento in cui si parla tanto di costi della politica… un inciso su questo: chiedo sommessamente, purtroppo sono pochi i presenti, che le dichiarazioni che si fanno a mezzo stampa sulla rinuncia dell'indennità e quant'altro, sulle assegnazioni a enti bisognosi, si mettano finalmente in legge, perché io non ci sto più al fatto che alcuni di noi vadano in giro a dire: "Io rinuncio, io non rinuncio, rinuncio e non posso rinunciare", e poi "faccio o non faccio". Io credo che qui dobbiamo partire tutti con la stessa dignità, tutti siamo stati eletti dal popolo, se poi ci vergogniamo delle indennità nostre, che probabilmente sono in questo momento esagerate, adottiamo tutti un atto che ci porti a confrontarci seriamente su questo problema, perché altrimenti, agli occhi dell'opinione pubblica, qui sembrerebbe che una parte dei consiglieri regionali si stia abbarbicando sui suoi privilegi e una parte invece voglia assolutamente abbattere i privilegi della casta.
Sulla Commissione, dicevo, credo che sia indifferibile la sua costituzione, ma credo che sia indifferibile il fatto che essa venga composta da componenti che facciano parte già, e che siano dipendenti, dell'amministrazione regionale o delle articolazioni della Regione.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE COSSA
(Segue COCCO DANIELE.) Non possiamo permetterci altri carrozzoni e credo che ci siano competenze, intelligenze ed esperienze che possano far parte di questa Commissione per esprimere i loro pareri, che la legge poi potrà scrivere.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Cugusi. Ne ha facoltà.
Non è in Aula, decade.
E' iscritta a parlare la consigliera Zuncheddu. Ne ha facoltà.
Non è in Aula, decade.
E' iscritto a parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.
SALIS (I.d.V.). Signor Presidente, io dichiaro che mi rifaccio totalmente e completamente all'intervento sull'emendamento e sull'articolo fatto dal presidente Soru. Sono assolutamente disponibile a presentare qualsiasi emendamento concordato possibilmente con la maggioranza e con la Giunta per poter dare una risposta precisa ai rilievi e alle indicazioni date dal presidente Soru nel suo intervento. Oggi però è una data storica, quindi io la voglio sottolineare con un intervento che richiami una coincidenza assolutamente strana rispetto agli obiettivi che si pone la discussione oggi in Consiglio regionale sul "Piano casa delle Libertà" e un altro avvenimento che avviene oggi in contemporanea in Italia. A Cassinetta di Lugagnano (Milano), oggi viene costituito il Forum italiano dei Movimenti per la Terra e il Paesaggio: "Salviamo il paesaggio e difendiamo il territorio". E' in svolgimento l'assemblea in questo Comune che non è stato scelto a caso, perché Cassinetta di Lugagnano è stato il Comune che per primo in Italia ha deliberato, assessore Rassu, lo sviluppo zero del suo territorio in termini di consumo di aree di territorio, perché ha puntato tutto il suo sviluppo urbanistico ed edilizio sul recupero dei volumi esistenti.
Partendo dall'esperienza di Cassinetta di Lugagnano, dove, ripeto, si svolge questa prima assemblea di questi movimenti, oggi si riuniscono i primi promotori di questa iniziativa. I motori dinamici di questo importante progetto sono alcuni illustri personaggi del calibro di Carlo Petrini, che è stato ampiamente richiamato anche nel dibattito di ieri, Luca Mercalli, Salvatore Settis, Edoardo Salzano, Domenico Finiguerra, che è il presidente dell'associazione dei Comuni Virtuosi, organizzazioni come il Movimento Stop al Consumo di Territorio, Slow Food, Legambiente, Lipu, Pro Natura, Eddyburg, Movimento Decrescita Felice, Altreconomia, Associazione Comuni Virtuosi, Rete del Nuovo Municipio, Borghi Autentici d'Italia, Medici per l'Ambiente, Centro Nuovo Modello di Sviluppo, varie organizzazioni agricole italiane.
Cito il comunicato stampa degli organizzatori della conferenza: "Già oggi sono più di 400 le associazioni e i comitati locali e più di 4 mila le adesioni individuali pervenute alla manifestazione odierna, tra cui quelle di urbanisti, docenti universitari, sindaci, architetti, giornalisti, produttori agricoli e molti altri. 'Salviamo Il Paesaggio, Difendiamo I Territori' "- spiegano gli organizzatori - "nasce con l'intento di sviluppare il percorso tratteggiato negli ultimi tre anni dal Movimento Stop al Consumo di Territorio e avviare: 1) una diffusa campagna di informazione e sensibilizzazione tesa alla difesa dei suoli liberi e fertili dall'avanzare incessante di cemento e asfalto; 2) la stesura di una proposta di legge d'iniziativa popolare scritta collettivamente da tutti gli aderenti al Forum nazionale, da sottoporre alla necessaria raccolta firme… e, quindi, da suggerire alle commissioni parlamentari per una discussione analitica. La proposta di legge popolare" - udite uditte - "si pone l'obiettivo di arrestare il consumo di suolo e prevede che nuove occasioni di occupazione del suolo a fini insediativi e infrastrutturali saranno consentite esclusivamente qualora non sussistano alternative di riuso e riorganizzazione degli insediamenti e delle infrastrutture esistenti".
Alla luce di questi obiettivi, la costituzione di una vera, effettiva e funzionale commissione, qual è all'oggetto della nostra riflessione in questo momento, è assolutamente utile e funzionale. Noi, da questo punto di vista, siamo d'accordo, però bisogna capire che cosa vuol fare questa commissione. Sono i soliti tre o quattro personaggi illustri che si possono fregiare di qualche titolo accademico di carattere ambientale che poi, purtroppo, vengono obbligati, tra virgolette, a gestire le indicazioni della Giunta o del Governo di turno o vogliamo che veramente svolgano una funzione di recupero, di valorizzazione e di indicazione sull'utilizzazione virtuosa del grande patrimonio ambientale, paesaggistico e storico che abbiamo in Sardegna? Noi siamo assolutamente disponibili a utilizzare e a gestire un percorso possibilmente comune, in funzione, assessore Rassu, finiamo questa settimana questo ragionamento, lo riprenderemo la settimana prossima, di una riflessione, che sarà obbligata, sulle modifiche, sull'aggiornamento del Piano paesistico regionale, che sarete obbligati prima o poi a presentare in Giunta e nella Commissione urbanistica e anche sulla definizione di una nuova legge urbanistica regionale di cui si sente ampiamente il bisogno.
Badate, in queste due settimane, in Consiglio regionale, si stanno scontrando, assessore Rassu, due visioni contrapposte tra le aree estreme di schieramenti che vedono anche posizioni differenziate all'interno dei due schieramenti in campo. Uno che punta a uno sviluppo intensivo dell'unico settore che sembra dover determinare il futuro dell'economia della Sardegna, che è quello di un'edilizia indiscriminata, senza regole, gestita da chi detiene anche il potere economico, potere economico spesso accompagnato da altri poteri, nel settore dell'informazione, nel settore dell'edilizia, addirittura nel settore di quello che è più caro all'intimo dell'uomo, cioè dei propri sentimenti religiosi, addirittura siamo a queste assurdità, per cui questi poteri chiedono uno sviluppo assolutamente dissennato del percorso che deve portare a un consumo del territorio ancora ulteriore.
C'è poi una visione che invece punta a considerare il paesaggio e le risorse ambientali e storiche della nostra isola come il petrolio della Sardegna, come una risorsa che è necessario assolutamente preservare, difendere e consolidare perché da lì parte la base dello sviluppo nuovo della Sardegna; la polemica che c'è stata sulla difesa strenua delle aree agricole fa parte di questo percorso perché l'agricoltura, cioè il settore primario, l'agricoltura, l'allevamento, la piccola industria di trasformazione dei prodotti locali, legati a queste risorse, sono il futuro della nostra isola, così come un turismo o vari turismi che siano legati alla storia, alla tradizione, all'ambiente della Sardegna. Il nostro futuro è lì!
Così come il nostro futuro è nella salvaguardia dei nostri centri storici. Abbiamo una storia plurimillenaria da poter immettere nel mercato dei turismi e che finora è ancora inutilizzata. Altro che cemento! Altro che incrementi volumetrici al di fuori dei piani urbanistici e dei piani paesistici! Io spero che già dalla settimana prossima, facendo tesoro della riflessione che abbiamo fatto in queste due settimane, si possa aver capito, anche nella mentalità e nel cuore dei più scettici, che quello che ci muove è la convinta necessità di chiamare la maggioranza a una riflessione su questi punti che sono elementi fondanti di un nuovo processo di sviluppo della Sardegna. Se non si capisce questo, siamo votati al fallimento!
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.
URAS (Gruppo Misto). Presidente, parliamo della commissione e, in tempi di carestia, come prima venivano anche richiamati dall'onorevole Salis, noi passiamo da tre esperti a cinque esperti, così paghiamo di più, perché una delle cose che questa Giunta e questa maggioranza stanno facendo è la moltiplicazione dei consigli di amministrazione e, all'interno dei consigli di amministrazione, la moltiplicazione dei componenti! Non date tregua! Cioè stiamo qua a dire che riduciamo i consiglieri regionali da 80 a 60 e, se si tratta di un consiglio di amministrazione, di una commissione di esperti, invece la moltiplicate. Rimanete almeno poco poco coerenti una settimana, non dico troppo! E poi, che cosa deve fare questa commissione?
Prima era scritto male l'articolo, adesso lo complichiamo e lo scriviamo peggio! Prima diceva: "…al fine di fornire un supporto tecnico-scientifico all'Amministrazione regionale" - per questo veniva fatta la commissione - "in merito alla valutazione degli interventi da realizzare in zone di particolare valore paesaggistico e ambientale, con particolare riguardo al fatto che gli stessi non rechino pregiudizio ai valori oggetto di protezione". Questa "cosa" viene cambiata, per cui sparisce la proposizione "valutazione degli interventi da realizzare in zone di particolare valore paesaggistico e ambientale" e si introduce il termine "di vincolo". Il termine "di vincolo" è chiaramente noto a tutti noi che cosa significa. Significa che il vincolo o sussiste o non sussiste, quindi noi paghiamo cinque esperti per andare a verificare se esista o non esista un vincolo che è stato posto da una pianificazione paesaggistica che può essere letta solo in ragione della realtà che realizza, non introduce elementi di valutazione aggiuntiva. Allora come la compongo questa commissione?
Lì c'è anche la spiegazione, lo devo dire, della perversione con la quale è stata scritta questa norma, perché siamo alla perversione ed è difficile trovare punti di caduta se ci comportiamo così. Le lettere sono lettere, i numeri sono numeri, non possono essere intenzioni! Come è composta? Da persone "con comprovata pluriennale esperienza nella valorizzazione dei contesti ambientali, storico-culturali ed insediativi, e nella progettazione di opere di elevata qualità architettonica". Allora, poiché questa viene composta dalla Giunta, la Giunta si riunisce, prende i curriculum di questi signori e incomincia a vedere quali hanno fatto progetti di elevata qualità architettonica, già l'elevata qualità architettonica richiama un concetto la cui interpretazione è molto soggettiva, io vorrei trovare in letteratura una formulazione oggettiva di elevata qualità architettonica, che passi i tempi, e passi i gusti, e passi le culture! Quindi è difficile.
L'altro requisito riguarda invece "l'esperienza nella valorizzazione dei contesti ambientali, storico-culturali ed insediativi", qua c'è di tutto. Che cosa vuol dire essere esperto, avere una "pluriennale esperienza nella valorizzazione dei contesti ambientali"? Immagino che voglia dire aver fatto, che so io, il direttore generale del Corpo forestale e di vigilanza ambientale, oppure il direttore generale dell'Ente foreste, oppure il direttore di una riserva marina o di un parco! Questo per dire che ci deve essere un'attività che si è espressa direttamente su questi contesti. E questa esperienza pluriennale deve essere posseduta insieme a quella della "progettazione di opere di elevata qualità architettonica"? C'è una "e" di congiunzione tra le due proposizioni che definiscono le qualità di chi noi dobbiamo inserire all'interno di questa Commissione, per cui parrebbe che i requisiti richiesti siano gli uni e gli altri.
Allora, rispetto a una procedura di nomina di questa Commissione, io già immagino i ricorsi; suppongo che si debba fare un bando, che non ci possa essere una selezione di tipo politico, perché è un organo tecnico, che deve quindi operare con questo tipo di approccio, non può essere un approccio di tipo politico, deve essere un approccio di tipo tecnico, perché, l'abbiamo detto in precedenza, la prima operazione che deve fare questa Commissione è un'operazione di verifica della sussistenza di un vincolo paesaggistico e ambientale, quindi deve avere le cognizioni tecniche, quelle migliori, per riuscire a comprendere l'esistenza di quel vincolo.
Se io avessi dovuto fare una norma sulla istituzione di una commissione, avrei scritto la norma in modo leggermente diverso, avrei detto prima di tutto che tre esperti sono più che sufficienti e poi, seconda cosa, che devono avere questo tipo di requisiti, li possiamo enunciare anche in via generale, e ancora, terza cosa, quei requisiti si devono sostanziare in cose concrete, cioè un certo titolo di studio accademico, un'esperienza fatta all'interno del comparto pubblico, per esempio con funzioni di direzione di struttura, adibite a quello, oppure attività di progettazione riconosciute, grandi opere realizzate nell'ambito di grandi città, o di particolare pregio, note, pubblicazioni, cioè avrei fatto quello che si suol dire una sorta di griglia generale attraverso la quale operare la scelta.
Andiamo all'ultima questione: questa Commissione può dare o non dare un parere; cioè noi ci mettiamo cinque persone che devono avere questa fantasmagorica qualità, dopodiché, se non danno il parere, si dà per acquisito, cioè il vincolo esiste o, meglio, esisterebbe solo ed esclusivamente se la Commissione si potesse esprimere, perché se la Commissione non si esprime quel vincolo sparisce, non esiste più, e si procede perché c'è un termine, e lo dice: "Decorso il termine" - sono previsti 60 giorni - "senza che sia stato comunicato il parere, la valutazione si intende positiva a tutti gli effetti di legge". Alcuni potrebbero dire che è ovvio, se non esiste il vincolo, che bisogno c'è di rispondere? Ma se esiste il vincolo e non si risponde, il parere è positivo, quindi si può realizzare pur in presenza del vincolo e nonostante la non espressione della Commissione.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Ormai siamo restati pochi intimi e stiamo discutendo, com'è stato detto da alcuni colleghi che mi hanno preceduto, di uno degli articoli forse più importanti, a nostro parere forse il solo che merita un'attenzione importante. Stiamo parlando della Commissione regionale per il paesaggio e la qualità architettonica, stiamo parlando di uno strumento che può servire, dico "può" perché tutto dipende da noi. Credo che su questo debba esserci la disponibilità di tutti per dotarci di uno strumento che davvero abbia la funzione ed eserciti il compito di tutelare il nostro patrimonio. Patrimonio relativo al nostro paesaggio, patrimonio che testimonia la nostra storia attraverso le testimonianze architettoniche e non solo. Ma patrimonio sono anche i nostri centri storici, non soltanto quelli delle città più conosciute della nostra Regione, patrimonio sono anche tanti piccoli centri di numerosi piccoli paesi e borghi della nostra Regione che meritano una tutela, che probabilmente ancora non siamo riusciti a fornire, in particolare in questi ultimi anni.
Ecco sono tratti, profili che segnano la nostra identità, il nostro senso di appartenenza a questa terra, alla sua storia millenaria. Presidente Cappellacci, credo che su questo probabilmente ci siano poche divisioni, perché è un interesse talmente generale quello di tutelare il nostro patrimonio, di conservarlo intatto, possibilmente valorizzato, per le future generazioni, che credo non ci possano essere delle differenze. Sono convinto che probabilmente, almeno su questa parte, forse riusciremo anche a ritrovarci nel definire una norma che davvero rappresenti un quadro di tutele per questo patrimonio. Presidente Cappellacci, io credo che, come lei, sono convinto, pensiamo tutti di avere un patrimonio non soltanto da tutelare ma da divulgare, da far conoscere; probabilmente questa divulgazione dobbiamo iniziare a farla dalle scuole dell'obbligo, che spesso hanno dei programmi che non consentono ai nostri ragazzi di conoscere attentamente la storia di questa Isola e il suo patrimonio.
Presidente, credo che debba essere fatto ogni sforzo per mettere a sistema con l'industria turistica questo straordinario patrimonio che ha la nostra isola; quindi, oltre la divulgazione, serve anche una promozione di questo patrimonio. Per far questo ovviamente c'è necessità che questo patrimonio venga conservato, venga tutelato, si divulghi e venga messo anche al riparo. Io credo che questo debba essere uno degli obiettivi che ogni buon amministratore debba porsi.
Quindi, il ruolo e la funzione della Commissione devono essere un ruolo e una funzione che noi esaltiamo al massimo. Abbiamo l'interesse tutti ad avere un organo terzo che, indipendentemente da tutto e da tutti, sia capace di conservare, di tutelare e di divulgare questo straordinario patrimonio. Deve essere un organo, presidente Cappellacci, che, per la sua autorevolezza scientifica….. a me, guardi, non interessa tanto il numero, possono essere tre, possono essere cinque, io credo che sotto questo aspetto forse non dobbiamo badare a spese, non sarà qualche migliaio di euro in più che mette in crisi le casse della Regione, ma io credo che noi dovremmo, anche sul piano finanziario, non avere dei limiti e delle riserve.
Penso invece che noi dobbiamo, su questo "sì", va chiesto uno sforzo a tutti, dobbiamo far in modo che il Consiglio regionale si doti, elegga, nomini, insedi una commissione di altissimo profilo scientifico, quel profilo scientifico deve intimorire tutti, cioè quel profilo scientifico deve essere di per sé un qualcosa che rappresenti un monito nei confronti di chiunque, consapevolmente o inconsapevolmente, nel suo agire quotidiano, mette a rischio l'importanza e il valore di questo patrimonio. Quindi io credo che noi dovremmo coinvolgere il massimo delle nostre conoscenze, il massimo dell'autorevolezza scientifica che abbiamo a disposizione, certamente debbono essere coinvolte le Università e le Sovrintendenze, potremmo anche ricorrere a contributi esterni, purché abbiano, per la loro autorevolezza, la possibilità di dare un contributo con quelle caratteristiche.
Ecco, se c'è questa disponibilità da parte della maggioranza e di tutte le forze politiche, noi siamo disponibili a definire una norma che abbia questi contenuti e queste caratteristiche. Se c'è questa disponibilità, fin dalla ripresa dei lavori di questa Aula sull'approvazione o meno del disegno di legge numero 265, c'è tutta la disponibilità del Partito Democratico. L'appello che faccio - mi pare che il mio sia l'ultimo intervento - è per richiamare tutta la sensibilità di cui siamo capaci per dotarci, ripeto, di un organo indipendente, indipendente per queste caratteristiche, che davvero diventi una garanzia per tutto e per tutti, anche e soprattutto per il nostro patrimonio paesaggistico, architettonico e storico.
PRESIDENTE. Il Consiglio è riconvocato giovedì 3 novembre alle ore 10.
La seduta è tolta alle ore 15 e 15.