Seduta n.350 del 25/09/2012 

CCCL SEDUTA

MARTEDI' 25 SETTEMBRE 2012

(ANTIMERIDIANA)

Presidenza del Vicepresidente COSSA

La seduta è aperta alle ore 10 e 02.

SOLINAS ANTONIO, Segretario f.f., dà lettura del processo verbale della seduta del 28 agosto 2012 (342), che è approvato.

Congedi

PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Salvatore Amadu, Radhouan Ben Amara, Antonio Cappai, Mariano Contu, Onorio Petrini, Pietro Pittalis e Pierpaolo Vargiu hanno chiesto congedo per la seduta antimeridiana del 25 settembre 2012.

Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.

Comunicazioni del Presidente

PRESIDENTE. In ottemperanza all'articolo 59, comma 4, del Regolamento, che recita: "I nomi dei consiglieri che non partecipano per oltre cinque giornate di sedute consecutive alle sedute del Consiglio, senza aver ottenuto regolare congedo, sono annunziati dal Presidente del Consiglio in Assemblea", annuncio che l'onorevole Renato Soru è stato assente per cinque giornate consecutive di sedute.

Annunzio di presentazione di proposta di legge

PRESIDENTE. Comunico che è stata presentata la seguente proposta di legge:

Sanna Matteo - Contu Felice - Bardanzellu - Murgioni - Peru - Stochino - Meloni Francesco:

"Proroga dei termini per la presentazione delle istanze per la realizzazione degli interventi di cui alla legge regionale n. 4 del 2009, e successive modifiche ed integrazioni". (419)

(Pervenuta il 19 settembre 2012 e assegnata alla quarta Commissione.)

Risposta scritta a interrogazioni

PRESIDENTE. Comunico che è stata data risposta scritta alle seguenti interrogazioni:

"Interrogazione Cocco Pietro - Sanna Gian Valerio sulla drammatica situazione in cui versano i cittadini alloggiati nei moduli abitativi provvisori (MAP) a Bacu Abis frazione di Carbonia". (870)

(Risposta scritta in data 18 settembre 2012.)

"Interrogazione Espa sul pesante fenomeno di inquinamento olfattivo da miasmi fuoriuscenti dall'impianto di compostaggio del CACIP di Macchiareddu con gravi ripercussioni bio-psichiche sulle persone abitanti nel Comune di Capoterra". (933)

(Risposta scritta in data 18 settembre 2012.)

Annunzio di interrogazioni

PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interrogazioni pervenute alla Presidenza.

SOLINAS ANTONIO, Segretario f.f.:

"Interrogazione Amadu, con richiesta di risposta scritta, sul futuro dell'ufficio di accoglienza ed informazioni turistiche presso l'aeroporto di Alghero-Fertilia". (944)

"Interrogazione Espa - Cuccu - Bruno, con richiesta di risposta scritta, in merito al comportamento linguisticamente discriminatorio messo in atto dalla Regione nei confronti dei comuni sardi e degli enti locali per imporre la Limba sarda comuna (LSC), con la deliberazione della Giunta regionale n. 32/67 del 24 luglio 2012, criterio n. 3". (945)

"Interrogazione Zuncheddu, con richiesta di risposta scritta, sulle irregolarità denunciate pubblicamente relative al perdurare del commissariamento dell'Agenzia regionale sarda per la ricerca in agricoltura (AGRIS) e alle fughe di danaro pubblico per incarichi e consulenze esterne". (946)

"Interrogazione Cocco Daniele Secondo, con richiesta di risposta scritta, sull'iniziativa del Ministro Francesco Profumo di dotare gli insegnanti delle Regioni Puglia, Calabria, Sicilia e Campania di un tablet". (947)

"Interrogazione Cocco Daniele Secondo - Corda, con richiesta di risposta scritta, sul mancato completamento del tratto di strada che da Alà dei Sardi conduce al bivio per Padru". (948)

"Interrogazione Bruno, con richiesta di risposta scritta, sui tagli operati dalla compagnia aerea Alitalia nei voli da e per la Sardegna per la prossima stagione". (949)

"Interrogazione Uras - Sechi - Cocco Daniele Secondo - Cugusi, con richiesta di risposta scritta, sul fallimento dell'Azienda suinicola Centro Sardegna". (950)

Annunzio di interpellanza

PRESIDENTE. Si dia annunzio dell'interpellanza pervenuta alla Presidenza.

SOLINAS ANTONIO, Segretario f.f.:

"Interpellanza Uras - Cocco Daniele Secondo - Cugusi - Sechi sulla gestione del Servizio idrico integrato da parte di Abbanoa Spa e dell'attuale management". (358)

Annunzio di mozioni

PRESIDENTE. Si dia annunzio delle mozioni pervenute alla Presidenza.

SOLINAS ANTONIO, Segretario f.f.:

"Mozione Diana Giampaolo - Uras - Salis - Cocco Pietro - Agus - Barracciu - Ben Amara - Bruno - Capelli - Cocco Daniele Secondo - Corda - Cucca - Cuccu - Cugusi - Espa - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Sechi - Solinas Antonio - Sanna Gian Valerio - Soru - Zuncheddu per la richiesta dell'immediata revoca della delega dell'Assessore regionale dell'industria, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento". (210)

"Mozione Vargiu - Dedoni - Cossa - Fois - Meloni Francesco - Mula sull'assegnazione all'Enel Green Power di un lotto nell'area del poligono di Teulada per la realizzazione di un parco fotovoltaico". (211)

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, apprezzate le circostanze, sospendo la seduta sino alle ore 10 e 20.

(La seduta, sospesa alle ore 10 e 07, viene ripresa alle ore 10 e 24.)

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Chiedo la verifica del numero legale.

(Appoggia la richiesta il consigliere Uras.)

Verifica del numero legale

PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.

(Segue la verifica)

Prendo atto che i Consiglieri Cherchi, Contu Felice, Dessì, Diana Giampaolo, Diana Mario, Planetta, Sanna Paolo e Uras sono presenti.

Risultato della verifica

PRESIDENTE. Sono presenti 31 consiglieri.

(Risultano presenti i consiglieri: Bardanzellu - Cherchi - Cocco Daniele - Contu Felice - Cossa - De Francisci - Dessì - Diana Giampaolo - Diana Mario - Floris Rosanna - Greco - Lai - Locci - Lunesu - Meloni Francesco - Mula - Murgioni - Peru - Piras - Pitea - Planetta - Randazzo - Rassu - Rodin - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Paolo - Solinas Christian - Steri - Tocco - Uras.)

Poiché il Consiglio non è in numero legale, sospendo la seduta per trenta minuti.

(La seduta, sospesa alle ore 10 e 27, viene ripresa alle ore 10 e 57.)

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.

SALIS (I.d.V.). Presidente, chiedo la verifica del numero legale.

(Appoggia la richiesta il consigliere Giampaolo Diana.)

Seconda verifica del numero legale

PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.

(Segue la verifica)

Prendo atto che i consiglieri Campus, Cappellacci, Cherchi, Contu Felice, Diana Giampaolo, Obinu e Salis sono presenti.

Risultato della verifica

PRESIDENTE. Sono presenti 42 consiglieri.

(Risultano presenti i consiglieri: Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Biancareddu - Campus - Capelli - Cappellacci - Cherchi - Cocco Daniele - Contu Felice - Cossa - De Francisci - Dessì - Diana Giampaolo - Diana Mario - Floris Rosanna - Greco - Lai - Locci - Lunesu - Maninchedda - Meloni Francesco - Mula - Mulas - Murgioni - Obinu - Oppi - Peru - Piras - Pitea - Planetta - Randazzo - Rassu - Rodin - Salis - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Paolo - Solinas Christian - Steri - Stochino - Tocco.)

Poiché il Consiglio è in numero legale, possiamo procedere con i lavori.

Continuazione della discussione generale del disegno di legge: "Disposizioni in materia di continuità territoriale marittima" (346/A - Parte I)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la continuazione della discussione generale del disegno di legge numero 346/A - Parte I.

Ricordo che i consiglieri che intendono prendere la parola devono iscriversi non oltre la conclusione del primo intervento.

E' iscritto a parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.

URAS (Gruppo Misto). Signor Presidente, questa è una legge che assume rilevanza nel dibattito politico regionale di questi giorni, che sono sicuramente giorni di particolare tensione. A noi tutti non può sfuggire che le degenerazioni di cui abbiamo avuto notizia, che riguardano altri consigli regionali, altre Regioni e, per quanto mi riguarda, altri schieramenti e formazioni politiche, in ogni caso gettano discredito sulle istituzioni regionali, in modo particolare sugli organi legislativi delle Regioni, anche quelle a statuto autonomo, come la nostra istituzione consiliare, che pure negli ultimi nove anni ha lavorato sistematicamente per ridurre i costi del suo funzionamento, per renderli più trasparenti, per richiamare alla responsabilità di gestione tutti coloro che operano all'interno di questo Consiglio ai fini del suo funzionamento, a iniziare dai presidenti Spissu, nella scorsa legislatura, e Lombardo in questa.

A nessuno può sfuggire che questa istituzione così com'è, in quanto organo legislativo della Regione, è non solo sotto osservazione, ma anche sotto attacco, perché c'è una teoria, ovvero la teoria che tutto ciò che costa nella partecipazione politica, nel governo democratico della cosa pubblica, nella partecipazione diretta o delegata dei cittadini, deve essere superato e che alla fine basta avere tre o quattro uomini, un sindaco, un presidente di Regione, un capo del Governo che, pur non essendo mai passato attraverso il vaglio del consenso elettorale, ha la qualità oggettiva e quindi indiscutibile di svolgere funzioni di governo.

Ci apprestiamo, lo dico nella distrazione generale, a conoscere i tempi dell'autoritarismo centralistico, certamente europeo, forse nazionale. Ci apprestiamo a conoscere non una modifica legale e legittima del dettato costituzionale, ma il suo superamento di fatto, senza alcuna difesa, garantendo incertezza di diritto e tanta confusione, perché nella confusione, lo sappiamo tutti, c'è chi ci guadagna. E chi ci guadagna è sempre il più forte. Parliamo di flotta sarda in questo clima sapendo che la discussione che faremo su questo argomento e le decisioni che prenderemo avranno un peso anche rispetto a questo giudizio. E allora vale la pena di fare un po' di storia e di chiedere anche al Presidente della Regione, che oggi sostiene con forza, mi pare anzi esercitando una pressione anche nei confronti della sua maggioranza, la tesi che la Sardegna per rompere un monopolio di gestione del traffico marittimo passeggeri e merci deve necessariamente costituire una soluzione pubblica in funzione sia del contenimento delle tariffe sia della garanzia di mobilità dei sardi, quando nasce tutto questo. Nasce, lo dico, nel momento in cui si fa la gara per la privatizzazione, per il trasferimento della proprietà della società pubblica Tirrenia e della Siremar; avviene in quel momento, quando il Presidente della Regione in carica decide di non partecipare e di non utilizzare pienamente la propria possibilità di intervenire nella discussione proprio per garantire traffico e mobilità a favore della Sardegna e dei cittadini sardi. Quindi non utilizza le norme di attuazione previste dal DPR numero 348 del 1979, non utilizza l'articolo 65 e non partecipa alla stesura di quel documento, e questo già costituisce un elemento di crisi di questa vicenda, sparisce un momento di controllo su una vicenda. E poi, tutti sanno, almeno questi sono i dati che ci sono stati forniti, che nei prossimi otto anni gli imprenditori armatori che sono subentrati nella gestione della Tirrenia e della Siremar percepiranno dallo Stato 72 milioni e 600 mila euro all'anno, e cioè complessivamente 570 milioni di euro. A questo va aggiunto tutto ciò che legittimamente gli armatori guadagneranno per il traffico effettuato e il valore del patrimonio trasferito; si tratta di un'operazione in cambio di 200 milioni di euro e forse di altri 180 milioni, con rate da 60 milioni l'una. Se lo traducessimo calcisticamente tutto ciò varrebbe una cosa di questo tipo: Galliani cede il Milan a Cellino, il quale gli trasferisce la squadra del Cagliari e in cambio riceve qualche centinaio di milioni di euro. E' una cosa a guadagnare, non una cosa a perdere. Questo è un elemento che contraddistingue tutte le procedure di privatizzazione che sono state fatte in Italia da tutti i Governi, a cominciare dalla privatizzazione delle autostrade sino agli ingenti trasferimenti finanziari che ha ricevuto la Fiat! Parliamo di famiglie, di persone che si sono profondamente guadagnate la stima di questo Paese, di presidenti di squadre di calcio che hanno avuto concessioni governative. In altre parole, qual è la nostra imprenditoria? Chiamiamola per quello che è, diamole un nome: è un'imprenditoria che cresce grazie alle sovvenzioni pubbliche! E' un'imprenditoria che cresce grazie alle concessioni pubbliche! E' un'imprenditoria che cresce grazie ai trasferimenti di proprietà pubbliche e di danaro pubblico in funzione della loro gestione! Questa è la nostra imprenditoria ed è per questo che l'Italia è in rovina. Forse c'entrano i consigli provinciali e qualche sindaco, forse c'entrano anche i consigli regionali, certamente c'entrano i parlamentari che sono stati nominati, anziché essere eletti. Tutto questo c'entra perché è funzionale a quell'obiettivo!

Detto questo uno dice: ormai la cosa fatta! Se la cosa è fatta i 570 milioni sono già accreditati, la società in questione è già trasferita, il traffico è già assegnato, tutto è legittimo, stiamo tranquilli. E invece scopriamo che non possiamo stare tanto tranquilli, o meglio chi ha fatto questo tipo di intervento non è tranquillo, e allora bisogna tranquillizzarlo, perché noi viviamo un'era nella quale il Governo nazionale - questo lo dico perché lo si deve sapere - è retto dalle stesse formazioni politiche che hanno fatto questa e altre operazioni. Il comma 19 dell'articolo 6 del decreto legge numero 95 del 2012 dice che sono approvate tutte le convenzioni di cui all'articolo 1, comma 5-bis, lettera f), del decreto legge numero 125 del 2010. Il comma 5-bis dell'articolo 1 parla dei compendi aziendali della Tirrenia. L'ultimo intervento Monti, quindi, cosa prevede? Prevede un'operazione di questo tipo: tanto per non sbagliare, per non trovarci in difficoltà, tutte le convenzioni, compresa quella della Tirrenia, che i Governi precedenti hanno stipulato si intendono approvate e producono effetti a far data dalla sottoscrizione e ogni successiva modificazione, ovvero integrazione delle stesse, è approvata con decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministro dell'economia, sentite le Regioni. Cioè noi non contiamo nulla e questo Governo deve approvare le convenzioni già fatte con un provvedimento di legge!

Sono cose che veramente ci preoccupano. Perché ci preoccupano? Perché questo è un modo per sanare quello che è stato, e c'è bisogno di sanare quello che è stato perché forse non era corretto, forse superava i limiti consentiti dalla normativa comunitaria, forse le procedure che sono state utilizzate non erano tra le più trasparenti o forse ancora una volta piuttosto che alla convenienza dei cittadini si è guardato alla convenienza dei compratori. Ma chi ha comprato? Bisognerebbe capirlo, perché in genere quando uno compra dà soldi, ma noi siamo nel caso in cui se compri i soldi li ricevi! E' una delle cose più belle che abbia inventato la nostra cultura giuridica della privatizzazione e dell'innesto nel mercato delle società pubbliche, ovvero si vendono le società pubbliche ai privati pagando i privati! Questa è la logica che noi contestiamo. L'abbiamo contestata in mille casi, anche quando si è sovvenzionata la Fiat. La famiglia Agnelli ha goduto di finanziamenti pubblici per tanto tempo e in tanta quantità che alla fine hanno sbottato gli stessi imprenditori: "Ma basta!". Questa è la dinamica. E noi come interveniamo su questa dinamica? E' qua che si misura la nostra credibilità, cioè la credibilità di una classe politica si misura in base a come essa tutela gli interessi dei cittadini che rappresenta. E' la prima domanda che ci dobbiamo porre anche per questa vicenda, che non è l'unica, non è una novità, ma è un costume, è un comportamento, racconta di quanto sia debole lo Stato rispetto alla funzione che deve esercitare. Lo Stato infatti non esercita la funzione di tutela dei diritti dell'insieme dei cittadini, ma sceglie la parte di società da tutelare, da premiare, da privilegiare. Fa questo, ma lo fa a Roma come lo può fare a Cagliari, lo fa anche a Bruxelles come lo può fare a Cagliari. E il cittadino è debole, non ha spazio, è soffocato! Questa è la versione, diciamo, più morbida di una rappresentazione, quella di un Paese in declino inarrestabile. E noi come interveniamo? Io, lo devo dire, mi asterrò dalla votazione del passaggio all'esame degli articoli, perché voglio capire come si svilupperà la discussione, se cioè noi sapremo rappresentare meglio i diritti dei nostri cittadini, anche contenendo le spese, anche aprendo una vertenza con lo Stato, chiedendo al Governo di essere, questa volta sì, retto, di non dare copertura, ma di promuovere un'iniziativa più consistente per ottenere che si realizzino i diritti alla mobilità dei sardi.

Non dobbiamo avere la testa rivolta alle compagnie aeree, alle società di gestione degli aeroporti, non dobbiamo avere in testa le compagnie di navigazione, non dobbiamo avere in testa, cioè, chi realizza il servizio, dobbiamo avere in testa chi il servizio lo deve utilizzare, perché in questo ha senso la spesa pubblica, nazionale o regionale che sia. Vogliamo vedere i dati, vogliamo vedere le disponibilità. Con questa norma siamo chiusi, il rapporto è tra un ministro padano, se ci sarà un ministro padano, e un ministro siciliano, se ci sarà un ministro siciliano. E badate, nella politica italiana la storia è questa, chi faccia gli interessi della Nazione è difficile trovarlo. Nella storia politica italiana ognuno fa gli interessi del proprio collegio e allora magari ne otterrà un vantaggio per la propria regione, a discapito della nostra, e noi non potremo dire nulla.

Con questo decreto legislativo è stata di fatto superata anche la norma di attuazione del DPR, senza che noi fiatassimo. Siamo stati zitti, Presidente, perché non siamo autorevoli, perché lei insiste con la divisione, perché lei mortifica gli ordini del giorno approvati da quest'Aula. Anche l'altro giorno ne abbiamo votato uno che è dettato da una ragione morale, perché dice che non si può essere amministratori di una società e direttori di un'altra società tra le quali c'è scambio di risorse finanziarie. Lei ci ha fatto sapere, tramite il suo Assessore, che di quell'ordine del giorno non se ne fa nulla. Recuperiamo dignità, difendendo i nostri interessi! Di questo noi discuteremo anche per quanto riguarda questa legge.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Stochino. Ne ha facoltà.

STOCHINO (P.d.L.). Presidente, chiedo dieci minuti di sospensione.

PRESIDENTE. Se non ci sono opposizioni, la richiesta è accolta. I lavori riprenderanno alle ore 11 e 30.

Onorevole Stochino, siccome ci sono numerosi iscritti a parlare, vorrei cortesemente chiederle di rispettare i tempi. Grazie.

(La seduta, sospesa alle ore 11 e 19, viene ripresa alle ore 11 e 49.)

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Planetta. Ne ha facoltà.

PLANETTA (P.S.d'Az.). Signor Presidente, signor Assessore, colleghe e colleghi, finalmente oggi parliamo di flotta sarda, argomento oggetto di una battaglia storica del Partito sardo d'Azione per rivendicare con forza una flotta che fosse veramente al servizio dei sardi, degli altri cittadini, delle esigenze della nostra terra, coerente con il principio di libertà effettiva di movimento delle persone e delle merci, senza vincoli, senza penalità, senza ricatti. Ebbene, oggi la flotta sarda non è più un sogno, una cosa apparentemente impossibile, ma si appresta a diventare realtà, superando così una concezione che vede ancora i problemi dei collegamenti della Sardegna affrontati e risolti in un'ottica centralistica attraverso la quale non è la Sardegna che si collega con il mondo esterno, ma è invece il Governo dello Stato che si collega con la Sardegna. E' una vecchia concezione di stampo colonialistico che si fondava sulla realizzazione dei trasporti e aveva lo scopo unico di drenare, prelevare e rapinare tutto ciò che di utile e rapinabile si trovava nelle terre soggette al controllo, anzi al dominio del potere centrale.

Tutti noi, infatti, per giunta a casa nostra, abbiamo subito e continuiamo a subire in tutti i settori da parte dello Stato italiano situazioni di estremo disagio, che si traducono in disservizi inconcepibili e inaccettabili sotto il profilo della funzionalità e della regolarità, che ledono il nostro diritto di libertà e il nostro diritto di dignità di popolo. Situazioni di estremo disagio, dicevo, spesso concentrate proprio nei periodi cruciali e di maggior traffico, sia dei passeggeri che delle merci. Eppure tutti noi siamo sempre stati consapevoli del ruolo importantissimo che i trasporti hanno per lo sviluppo socioeconomico della nostra Isola. Ma il fatto importante qual è oggi? Il fatto più importante e di rilevanza storica è che sulla problematica del trasporto navale oggi si dibatte e si decide in Sardegna, come del resto anche sulle questioni concernenti le tariffe, la stabilizzazione delle tratte e perfino la distribuzione degli orari nell'arco della giornata.

Con questa proposta di legge per la costituzione della Flotta sarda Spa, società a capitale pubblico, noi decidiamo di essere protagonisti e dimostriamo di credere convintamente che spetti a noi sardi occuparci del problema dei collegamenti da e per la penisola italiana. Lo dimostriamo esclusivamente decidendo di occuparcene noi, mettendo i nostri soldi, le nostre idee, la nostra visione d'insieme; una visione che ci garantisce e ci tutela innanzitutto nei diritti, che rompe un tabù, rompe l'isolamento, che è anche psicologico, salvaguardando un principio di garanzia, che è quello di poter percorrere le tratte, di far sì che le tratte non siano cancellate, neanche in determinati periodi dell'anno, quando il numero dei passeggeri da trasportare diminuisce. E' un principio che si fonda prima di tutto sul diritto alla libertà di mobilità, che livella ed equipara i nostri concittadini, quelli che per inciso fino a oggi sono stati costretti a essere cittadini di serie B, ieri dalla politica napoletanocentrica della Tirrenia, oggi da quella monopolista, lontana dai nostri interessi e imperniata sul caro tariffe, di quel cartello di compagnie di navigazione che si è impadronito, molto discutibilmente, delle sue quote societarie.

Sopravvivere, colleghi, sia per rafforzare e potenziare la nostra economia, sia per scoraggiare la tendenza a rimandarci indietro verso tempi che riteniamo definitivamente tramontati, questa in estrema sintesi è la ragione della battaglia sulla flotta sarda che noi portiamo avanti da anni, per non dire da secoli, e che deve coinvolgere tutti perché questo significa vincere tutti insieme, vincere la sfida per garantire alla nostra Isola quell'allineamento non più rimandabile nel tempo verso una qualità della vita e uno sviluppo socioeconomico pari al resto del continente italiano e anche europeo, che ci impone di rifiutare senza se e senza ma questa mortificante condizione di penalizzazione.

Aggiungo che questa legge rappresenta l'esercizio e la capacità della Regione sarda di legiferare in materia di trasporti, di farne un uso corretto secondo quanto lo Statuto le consente. Proprio per questi motivi la Regione dovrà dotarsi di un progetto proiettato innanzitutto verso una ragionevole previsione del traffico basato sulla capacità di mercato del movimento dei passeggeri, delle auto e delle merci all'interno dell'isola, con un suo bilancio apposito, sapendo coinvolgere tutti, gli enti locali prima di tutto, nella gestione del bacino di traffico e dei porti. Questo credo sia uno dei motivi principali che ci portano a considerare che la nostra battaglia oggi, speriamo, vedrà un fine. Insomma, questa proposta di legge ci aiuterà a sciogliere uno dei nodi storici che hanno in parte strozzato la nostra economia e ne hanno impedito uno sviluppo equilibrato. Lasciare l'Isola e arrivarci non dovrà costituire un'ardua impresa e neppure dovranno continuare a esserci inadeguatezze nelle e delle strutture portuali, ferroviarie e anche aeroportuali.

La costituzione della Flotta sarda, colleghe e colleghi, signor Presidente, che ringrazio a nome mio personale e credo del Gruppo del Partito Sardo d'Azione, per averla sostenuta fino a oggi in quest'Aula, sarà la piena applicazione politico-amministrativa del principio della continuità territoriale, principio che va visto come attivazione di un sistema di interscambi merci e passeggeri tra aree diverse e tra mezzi di collegamento; sistema che peraltro potrà fare perno sull'invidiabile posizione che la Sardegna occupa nel bacino del Mediterraneo occidentale. Tutti sappiamo che la Sardegna è in posizione baricentrica rispetto al nord Africa e al centro dell'Europa ed è praticamente equidistante dalla penisola italiana, dalla Spagna e dalla Francia meridionale. Ebbene, questa centralità mediterranea non dovrà più essere per la Sardegna quel pesante handicap economico e sociale che è stato fino a oggi, così come un modello di governo centralistico e romanocentrico voleva, ma piuttosto una naturale e fortunata posizione di privilegio per inserire la nostra Isola nel suo insieme e mediante proprie specifiche e settoriali infrastrutture nelle grandi correnti di traffico non solo nazionale ma anche internazionale, e soprattutto per inserire tutti i sardi nelle dinamiche e nelle prospettive di emancipazione e di libertà che solo una libera mobilità può garantire.

Mi auguro che oggi sia una data storica per quest'Isola che finalmente decide di governare da sé il suo territorio e anche il suo mare. Grazie.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Porcu. Ne ha facoltà.

PORCU (P.D.). Signor Presidente, colleghi, credo che anche stamattina dobbiamo riflettere sulla prova che sta dando questo Consiglio. E' un momento in cui la politica è chiamata a dare un esempio di efficienza e a dimostrare di essere capace di dare risposte ai cittadini. Anche oggi la maggioranza è stata incapace di presentarsi in aula all'ora dovuta, ha costretto il Presidente a disporre vari rinvii, ha costretto l'opposizione a chiedere la verifica del numero legale, ha dimostrato ancora una volta la sua incapacità, anche su una legge per lei importante, fondamentale, su cui probabilmente si gioca il futuro della legislatura, di stare unita, di essere presente, di partecipare.

Il fatto che siate distratti e assenti, colleghi della maggioranza, non può essere coperto dalle parole accorate e appassionate pronunciate adesso dall'onorevole Planetta, che nonostante la sua passione politica, non è riuscito a riscaldare un'Aula, ripeto, distratta e assente, una maggioranza che non c'è: non riuscirete a innervare un progetto politico finito e fallito soltanto con quella che per voi rappresenta una legge di bandiera.

Ho detto che siamo chiamati a dare ben altri esempi, innanzitutto voi della maggioranza che avete la responsabilità di governo siete chiamati a dare ben altri esempi rispetto a quelli che siete capaci di dare. Ritengo che noi della minoranza dobbiamo chiarire la nostra posizione, certamente io devo chiarire la mia posizione personale, partendo da quello che forse è l'unico elemento che ci accomuna, cioè da un'analisi, credo condivisa, sul fatto che il processo di privatizzazione della Tirrenia, finanziato anche con i soldi dei sardi per la continuità territoriale, com'è stato ricordato dai colleghi che sono intervenuti, è un processo che ci ha visto assenti, che non ha visto la Sardegna sufficientemente partecipe, che non ci ha visto condizionare gli obblighi di servizio in maniera tale da poter garantire ai sardi, ma io dico a tutti gli italiani che vengono in Sardegna, il diritto alla continuità territoriale a un prezzo equo, con l'applicazione di una tariffa giusta, garantendo la qualità delle navi, la puntualità negli arrivi e nelle partenze e un numero di tratte sufficienti a soddisfare le varie esigenze. A distanza ormai di qualche anno da quel processo di partecipazione, noi non conosciamo ancora il contenuto degli oneri di servizio che sono stati, come dire, affidati o resi obbligatori per la cordata di imprenditori che si è assunta l'incarico di guidare la Tirrenia.

In sostanza lo Stato spende 72 milioni di euro all'anno, 50 milioni dei quali sono dedicati alla Tirrenia (è la quota sulla base delle miglia navigate in tratte da e per la Sardegna), senza che sia chiaro come il diritto dei sardi sia garantito. Ed è vero quello che hanno detto i colleghi - l'avete detto voi, l'ha detto l'onorevole Giacomo Sanna e altri in quest'Aula - cioè che quella procedura era figlia non dell'esigenza di garantire la continuità territoriale ai sardi, ma dell'esigenza di salvaguardare i costi sociali, cioè di garantire che quel carrozzone, con il suo sovraccarico di dipendenti marittimi, potesse in qualche modo andare avanti.

Dobbiamo però dire con chiarezza, e lo diciamo subito, che il rimedio che oggi voi proponete rischia di non curare il male, di non risolvere i problemi. Non è questo il momento per creare nuovi carrozzoni a capitale pubblico, nuove società a capitale pubblico. E' difficile aderire alla teoria dell'onorevole Sanna per cui dove non si riesce a stabilire delle regole, a fare i controlli, lo Stato interviene direttamente per esercitare i servizi minimi essenziali. Immaginiamo cosa succederebbe se questo dovesse avvenire in altri settori ogni volta che abbiamo la sensazione che quei diritti minimi essenziali non sono garantiti e non siamo capaci di stabilire regole, di fare bandi, spendere bene i soldi pubblici per il trasporto locale, per il trasporto su rotaia, per il trasporto aereo, per l'energia, per le telecomunicazioni, per le comunicazioni su Internet o per la logistica merci! Cosa succederebbe se ogni volta che i servizi minimi essenziali non funzionano creiamo la giustificazione per l'ingresso del pubblico in un mercato che non siamo capaci di regolare? Immaginiamo se poi questo venisse fatto sulla base di analisi molto vaghe, come quelle richiamate in questa legge dall'articolo 5, comma 2, che invito i colleghi a leggere. Cioè questa giustificazione dell'intervento pubblico andrebbe definita sulla base di principi assolutamente vaghi e astratti, tra l'altro non si capisce neanche da parte di chi. Leggo testualmente: "Qualora uno o più servizi tra quelli previsti dall'articolo 4 non siano eserciti da alcun armatore ovvero non lo siano in misura ritenuta sufficiente" - da chi, quando, come? - "con riferimento alla continuità, regolarità, capacità e qualità del servizio, nonché alle tariffe e condizioni praticate…" si dà il via libera all'intervento del pubblico. Chi lo decide? Chi lo stabilisce? Il Consiglio, un assessore, una commissione, un esperto o un'autorità garante? Chi stabilisce che i soldi che la vostra legge prevede siano stanziati possano garantire quel diritto? E che ci sia questo rischio e ci sarà bisogno di ulteriori risorse lo dice molto bene il comma 8 dell'articolo 7 che prevede infatti che per garantire l'equilibrio economico della società l'Assessore regionale dei trasporti - addirittura non la Giunta, ma l'Assessore regionale dei trasporti in persona - è autorizzato a corrispondere contributi annui. Tra l'altro è evidente che c'è un problema di legge. Immagino che i contributi vadano previsti in un bilancio ed eventualmente questa norma andrà scritta meglio perché dovrà prevedere uno stanziamento a priori, altrimenti quel comma non sta in piedi, perché rientrerebbe nella discrezionalità dell'Assessore, in quanto non ci sono certo criteri scientifici oggettivi che spieghino come quei soldi vanno spesi.

Quindi credo che faccia molto male il collega Uras ad astenersi dalla votazione del passaggio agli articoli. Forse ha letto l'articolato in maniera precipitosa o si è fatto condizionare dalle buone intenzioni che dietro questa legge ci sono; buone intenzioni di risolvere un problema che è reale, perché non è che non ci sia un problema di costi eccessivamente alti, non è che non ci sia un problema di monopolio o rischio di monopolio non regolato, ma certamente questa soluzione rischia di non curare quel male. Credo che sarebbe profondamente sbagliato da parte di qualche esponente dell'opposizione astenersi dalla votazione del passaggio agli articoli.

Ma proviamo a parlare di come dovrebbe funzionare questo mercato. Noi ci troviamo, sulla base di criteri vaghi, a entrare nel mercato con la Flotta sarda per competere contro chi? Contro un armatore privato che sulla base della convenzione già fatta con il Governo può chiudere in pareggio perdendo 50 milioni all'anno? Cioè stiamo entrando in un mercato dove siamo strutturalmente in svantaggio per due motivi: primo perché la Cin può permettersi di perdere 50 milioni di euro e stare in pareggio; secondo perché l'armatore privato ha molte più leve per fare dumping o per creare condizioni distorte nel mercato rispetto a quelle che può avere il pubblico che rischia a ogni passaggio di dover dimostrare che non sta illegittimamente dando aiuti di Stato a una compagnia di diritto privato o che non ci siano duplicazioni di sovvenzioni per uno stretto diritto, come quello della continuità territoriale dei sardi, che in questo caso apparentemente ma non sostanzialmente dovrebbe essere assicurato dalla Cin.

Mi viene da porre un'altra domanda, visto il dibattito delle settimane scorse in quest'Aula sulle mozioni sugli incarichi, sui doppi incarichi, sulla sfiducia ai manager, sulla pratica spartitoria anche minuta che siete riusciti a fare nelle varie partecipate, nei vari enti, nelle varie agenzie. Sono curioso di vedere cosa faranno in merito a questa legge i paladini dei referendum, e cioè gli amici Riformatori, visto che hanno detto che vanno chiusi i carrozzoni, che vanno chiusi i consigli di amministrazione, che l'organizzazione della Regione deve essere snella. La domanda è questa: quale tessera di partito avrà il manager chiamato a guidare la Flotta sarda? Tirerete a sorte per mettervi d'accordo? C'è questo rischio? Spero di no, spero che lo sceglierete sulla base del suo curriculum. Però anche il manager della Carbosulcis secondo il Presidente della Regione era stato scelto, pur nella cerchia dei suoi amici, in base al suo curriculum! La giustificazione del curriculum la trovate per ogni nomina che avete fatto, anche la più contraddittoria, ma, guarda caso, ognuna di quelle nomine ha una matrice politica, tiene in piedi la vostra maggioranza, è una gamba di un equilibrio politico delicatissimo. Dovrete scegliere un manager bravo all'interno di un'area politica e quindi la capacità di scegliere quel manager si restringe, perché bisogna essere bravi e appartenere a una determinata area politica. E' possibile, ci sono manager bravissimi appartenenti ad aree politiche specifiche, ma certamente si restringe l'ambito di scelta.

Noi diciamo che serve altro. Comprendiamo la battaglia, il problema c'è, ma diciamo che serve altro. Noi rivendichiamo un ruolo della Sardegna in quel processo, in quella convenzione, pensiamo che si debba insistere in maniera ancora più coraggiosa, che si debba impugnare quella privatizzazione e contestarla a ogni livello. Il Presidente della Regione lo ha fatto con l'Antitrust, e ha fatto bene, forse avrebbe dovuto farlo prima, magari quando c'era ancora il ministro Matteoli, senza aspettare che il tempo passasse. Dobbiamo contrastare in ogni modo la possibilità che i soldi pubblici destinati a garantire un diritto vengano utilizzati per garantire qualcos'altro pure importante, come i posti di lavoro. Noi vogliamo sapere quali sono gli oneri di servizio imposti alla Cin, quali sono le rotte, i tempi, le tratte, la qualità del servizio che devono essere garantiti e dobbiamo in maniera insistente, in ogni circostanza, in ogni occasione, chiedere di entrare nel merito di questa vicenda perché sia previsto un nuovo bando, un nuovo affidamento, per sedere al tavolo in cui si definiscono quegli oneri di servizio.

Non mi voglio dilungare, colleghi, anche perché è, come dire, difficile riscaldare un'Aula fredda, una maggioranza tiepida, una maggioranza che non c'è più, che non ha un progetto politico, ma che oggi si ritrova gioco forza a doversi ricompattare. Voi infatti questa legge l'approverete, perché sappiamo che c'è dietro la minaccia delle dimissioni anticipate del presidente Cappellacci. Sappiamo che il Presidente vi ha rimessi tutti in riga, sappiamo che quella che approverete oggi non è una flotta marittima di bandiera, ma una politica di bandiera che dovete sventolare per giustificare ancora la vostra esistenza. Non avete fatto nulla in questa legislatura, se non due cose: il finto piano casa, sotto la dittatura di Berlusconi, e una legge di bandiera che parla di una flotta di bandiera per cercare di tenere insieme quello che rimane di una maggioranza che non c'è più, che non si riconosce in un progetto politico comune e che vede molti dei suoi esponenti pronti a preparare le valigie, a varcare il Rubicone, a passare da un'altra parte per non essere travolti dalle macerie di un centrodestra che non c'è più; non c'è a livello politico, non c'è a livello morale, come dimostrano i recenti accadimenti nel Lazio, con le conseguenti dimissioni della presidente Polverini. Tutti voi vi preparate a fare le valigie, non so se per prendere una nave o per andare in aereo da qualche altra parte, ma certamente oggi state provando, con questa legge di bandiera, a tenere ancora insieme dei brandelli di una maggioranza che è destinata a non esserci più tra breve. Credo che questo sia chiarissimo, ed è altrettanto chiaro che questo è soltanto un modo che vi è stato imposto per tirare a campare, ma una Giunta e una maggioranza che tirano a campare non sono quello di cui la Sardegna ha bisogno.

Noi abbiamo bisogno di voltare pagina, abbiamo bisogno di un progetto diverso. Abbiamo bisogno di un progetto per la Sardegna orgoglioso e identitario che recuperi anche molte di quelle politiche che sono state portate avanti nella scorsa legislatura, a volte forse con degli strappi, con metodi inadeguati, ma che almeno avevano il pregio di segnare una visione che voi non avete e non potete avere, perché non siete d'accordo tra di voi, preoccupati soltanto di non essere travolti dalle macerie di un centrodestra che non ci sarà più, ma in realtà non c'è già più. Per questo, e lo dico rivolgendo un appello agli amici del Gruppo di SEL, noi voteremo no sul passaggio agli articoli e spero che loro facciano altrettanto, perché non vogliamo avallare quella che è soltanto una foglia di fico sul fallimento di questa maggioranza e sull'incapacità di questa legislatura di segnare politiche importanti per il nostro popolo.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Sechi. Ne ha facoltà.

SECHI (Gruppo Misto). Non so se con questa legge, che naturalmente verrà definita a conclusione dei lavori dell'Aula, si riuscirà a mettere a punto un progetto credibile per recuperare la dignità di un popolo che è da anni calpestata. Noi abbiamo dichiarato, come ha anticipato il capogruppo Luciano Uras, l'intenzione di astenerci dalla votazione sul passaggio agli articoli, ma siamo qui perché comunque vogliamo entrare nel merito della legge. La dignità del nostro popolo non può essere calpestata da nessun interesse privato e tanto meno pubblico. Deve per questo emergere la sua determinazione ad appellarsi a un diritto, che è quello di potersi spostare liberamente verso tutte le sponde di quel Mediterraneo nel mezzo del quale l'isola della Sardegna si trova. E' un'opportunità che ci è stata negata da un pezzo e sicuramente non è stata favorita da un trasporto che, fino all'altro ieri, è stato monopolio quasi esclusivo della Tirrenia.

Noi viviamo uno stato di sottomissione, siamo un popolo con autonomia dimezzata e i pochi momenti veri di autonomia, se non addirittura di indipendenza, li viviamo quando lo Stato decide di lasciarci da soli, di abbandonarci, di negarci quelle opportunità che dovrebbe invece garantirci e che noi rivendichiamo a gran voce, come la continuità territoriale. Sulle piantine pubblicate dalla stampa ieri o avantieri emerge quanta arroganza vi sia stata invece da parte dello Stato con l'occupazione del nostro territorio attraverso le basi militari, molte delle quali sono peraltro in disuso, arroganza che continua a esercitare con un'indifferenza sconcertante.

Per tornare all'argomento della mobilità e dei trasporti, badate che oggi tutti noi dobbiamo fare un'attenta riflessione. Di fronte al fallimento complessivo delle attività produttive e dell'industria, oggi in Sardegna rimane forse un'unica industria per la quale valga la pena lavorare, ed è l'industria turistica. Però l'industria turistica non usufruisce, e non è neanche ipotizzabile che non sarà così anche in futuro, di un'attenzione particolare da parte dello Stato e dell'Europa. Molte delle responsabilità stanno nelle nostre mani e una delle principali ragioni per la quale dovremmo attentamente analizzare e valutare la via d'uscita è data dalla mobilità. Il turismo è movimento, è percorribilità dell'area dove abbiamo la fortuna di vivere, che per condizioni climatiche, bellezze naturali, ambiente, storia, tradizioni, nonché valore dell'artigianato e delle produzioni è sicuramente un punto di riferimento e di attrazione. Però i dati che voi tutti avete in mano, perché l'assessore Crisponi li ha resi pubblici, rispetto a un calo costante in questi ultimi anni dei flussi turistici per la Sardegna, mostrano una caduta del 5 per cento ogni anno; quest'anno pare che tale calo si attesti intorno al 12 per cento e una notevole responsabilità di questo, a torto o a ragione, ce l'hanno i trasporti. Forse si è esagerato nell'indicare negli alti costi del trasporto marittimo una disgrazia, si è ingigantito il problema, si è gridato "al lupo, al lupo", terrorizzando ulteriormente i turisti interessati a raggiungere la nostra isola. Non abbiamo fatto una buona operazione di marketing, anzi abbiamo noi stessi esaltato le negatività a danno del flusso turistico verso la Sardegna a iniziare, dicevo, dalla mobilità marittima e quindi da un tipo di trasporto alternativo a quello aereo verso il continente europeo, che è quello che guarda con maggiore attenzione alla nostra isola.

L'altro aspetto riguarda la mobilità interna. Noi abbiamo un trasporto ferroviario antidiluviano, una viabilità interna in gran parte in totale abbandono, a iniziare dalla SS 131, che tutti, chi più chi meno, ci troviamo a percorrere e rispetto alla quale c'è una situazione complessiva di disinformazione dovuta alla mancanza di quella cartellonistica informativa che dovrebbe essere presente in strade "civili", come abbiamo la fortuna di vedere quando visitiamo altre realtà europee, a iniziare dalle vicine Francia e Spagna, per non parlare di Paesi ancora più evoluti, come la Germania e i Paesi del Nord. Soprattutto in questi ultimi tempi in quest'aula consiliare sono stati assunti atteggiamenti indipendentisti tesi alla rivendicazione di un'autentica sovranità, di una nuova sovranità condivisa trasversalmente dai diversi Gruppi politici, per cui mi domando: se la Sardegna fosse stata indipendente, avrebbe dovuto organizzare una propria flotta per il trasporto verso le altre aree del Mediterraneo e verso il continente europeo? Avrebbe dovuto dare una risposta che ogni Stato autonomo dà? L'indipendenza è ciò che chiede, per esempio, il popolo catalano, il quale l'11 settembre, giorno della Diada de Catalunya, è sceso in piazza a Barcellona: oltre 1 milione e mezzo di catalani avrebbero dovuto sfilare in corteo, ma non c'è stato nessun corteo perché la città era talmente gremita di cittadini che di fatto si è trattato di una manifestazione statica. Sono state occupate tutte le strade perché la gente spontaneamente è uscita in strada e, badate, uno solo è stato il grido da parte di tutte le varie fasce della società catalana. Giovani, persone di mezza età, anziani, persino signore inanellate e incipriate, col cappellino in testa, tutti sono scesi in strada sventolando la bandiera con la stella che simboleggia l'indipendenza per gridare: "Independencia, Independencia!". Sono scesi in piazza addirittura i monarchici catalani e la Chiesa, che da tempo sostiene questa legittima battaglia di un popolo che riconosce di essere senza Stato. La battaglia che per anni è stata fatta attraverso pubblicazioni, libri, periodici, conferenze e convegni ha avuto come tema principale, l'11 settembre 2012, quello economico. La Catalogna passa allo Stato spagnolo ogni giorno 45 milioni di euro, garantendo il 20 per cento dell'intero ammontare che le regioni versano allo Stato, e viene ripagata con un trattamento indegno, ingiusto, da parte dello Stato centrale; è un po' quello che accade a noi. Oggi gli spagnoli, e quindi anche i catalani, chiamano il loro premier "Rajoy il breve", perché sperano che duri poco l'esperienza di governo di Mariano Rajoy.

Veniamo al dunque. Noi ci dichiariamo interessati all'ipotesi di una flotta sarda perché intravediamo in questa opportunità una possibilità concreta per uscire da quella condizione che da anni andiamo lamentando, ma rispetto alla quale non abbiamo avuto la capacità di trovare una via d'uscita. Noi condividiamo il principio, naturalmente vogliamo entrare nel merito della questione, vogliamo approfondire la conoscenza dei dati e vogliamo contribuire, se ce ne sarà data l'opportunità, attraverso gli emendamenti, a migliorare questa legge. Faremo le nostre valutazioni nel corso del dibattito in quest'Aula. E' un dibattito che dovrebbe vedere tutti i componenti di questa Assemblea confrontarsi in modo schietto e sincero, evitando magari scontri tra gruppi o "bande". E' in discussione un testo che ci auguriamo possa essere una buona legge volta a favorire il trasporto pubblico locale, oltre che il trasporto marittimo, e a porre rimedio alla drammatica situazione che ho denunciato prima riguardo a un trasporto ferroviario antidiluviano e a una rete viaria inadeguata ai tempi che viviamo.

Per il momento che cosa possiamo dire? Prendiamo atto che si è persa una partita per quanto riguarda la vicenda della Tirrenia e si è fatta, con denari pubblici, una regalia che sicuramente non è a vantaggio dei sardi, del trasporto dei sardi e delle merci dei sardi, quindi del popolo sardo e delle imprese sarde, mentre quella sarebbe potuta essere un'occasione, se fosse stata gestita in modo diverso, per creare opportunità di lavoro e favorire la ripresa di un'economia che veramente è al limite del collasso. L'illusione, la speranza che ci rimane è che si arrivi all'elaborazione di una legge che possa indicare delle opportunità per questo popolo. Ci proviamo sempre, ma in ogni caso siamo qui per confrontarci con tutti i Gruppi di maggioranza e di opposizione.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Soru. Ne ha facoltà.

SORU (P.D.). Signor Presidente, dico subito che voterò contro il passaggio agli articoli di questa legge perché non sono d'accordo sugli strumenti che essa individua per dare conto di valori che invece condividiamo tutti in quest'Aula: la necessità di garantire il diritto alla mobilità dei cittadini della Sardegna, la consapevolezza che quello alla mobilità è non solo un diritto imprescindibile e fondamentale, ma anche un presupposto importante per favorire lo sviluppo economico e superare il ritardo di sviluppo che abbiamo e che si configura in un'assenza di posti di lavoro che impoverisce la società sarda ed è all'origine di tutti i nostri mali. Condividiamo l'importanza di questi temi, ma non siamo d'accordo sugli strumenti individuati, sulle decisioni prese e in genere sull'attività che viene messa in campo.

Nella relazione presentata dalla Giunta su questa legge si cita un punto di partenza importante, e cioè il comma 837 della legge numero 296 del 2006, insomma la legge finanziaria nazionale che ha rivisto l'articolo 8 dello Statuto sardo e che in un ulteriore comma si occupava del trasporto in Sardegna. Si occupava del trasporto in Sardegna innanzitutto per superare un ritardo storico e cioè il fatto che ci fossero ancora le ferrovie concesse, ovvero le Ferrovie della Sardegna, oltre che le Ferrovie Meridionali Sarde. Si approfittò di quella legge finanziaria per trasferire, finalmente, quelle competenze alla Regione sarda. In quel comma si previde anche che il Ministero dell'economia e delle finanze e la Regione Autonoma della Sardegna avrebbero poi definito le modalità attuative e, in qualche modo, anche il rimborso economico che avrebbe fatto sì che a maggiori responsabilità per la Sardegna corrispondessero maggiori risorse, in questo caso una quota di quanto lo Stato già spendeva per la gestione delle ferrovie concesse, pari a circa 11 milioni di euro all'anno.

Ma prima di questo punto, che è stato risolto e - come tutti sappiamo - oggi queste ferrovie sono gestite dall'ARST, e quindi dalla Regione sarda, proprio nel primo capoverso del comma 837 si diceva, in maniera molto chiara: "Alla Regione Sardegna sono trasferite le funzioni relative al trasporto pubblico locale e le funzioni relative alla continuità territoriale". Quindi già dal 2007 la Sardegna, per legge dello Stato, e non per nostra iniziativa, ha la responsabilità delle funzioni relative alla continuità territoriale. Vale ricordare che né nel 2007 né nel 2008 ci sono stati nuovi bandi di continuità territoriale, perché la continuità territoriale che avevamo sperimentato fino allora, quella aerea, era in pieno funzionamento (la rinegoziazione è avvenuta nel 2009), mentre la continuità territoriale marittima, che non avevamo mai sperimentato, perché da qualche decennio era in capo alla Tirrenia, sarebbe venuta all'ordine del giorno solamente allo scadere di quella concessione, esattamente il 31 dicembre 2008. Dal 2007 abbiamo la responsabilità della continuità territoriale, ma quando è venuto il momento di esercitarla non l'abbiamo esercitata. Il primo momento utile per esercitarla, Assessore, credo sia venuto ai primi mesi del 2009, quando, finalmente, è scaduta la concessione più che decennale alla Tirrenia e sono arrivati all'ordine del giorno due punti: la privatizzazione della società Tirrenia e il bando di gara europeo per l'assegnazione dei nuovi oneri di continuità territoriale, con la discussione di un contratto di oneri di servizio pubblico. Purtroppo, e ve lo dicemmo subito, già nel marzo del 2009, con un decreto dell'allora ministro Matteoli, si scelse di mettere insieme privatizzazione e continuità territoriale. Ve lo dicemmo subito, ma fummo inascoltati. Io stesso l'ho detto diverse volte in quest'Aula. Fummo inascoltati anche quando il Parlamento, nel novembre del 2009, rettificò quel decreto. Da allora di errori ne sono stati commessi tanti e non vale nemmeno la pena ricordarli. Abbiamo soprattutto seguito troppe strategie diverse: un giorno volevamo essere soci della Cin, un altro giorno eravamo contro la Cin, un altro giorno volevamo essere soci però con una percentuale più alta, un altro giorno ancora volevamo fare ricorso all'Antitrust, ma l'abbiamo fatto troppo tardi per altri motivi. Poi il Governo Berlusconi è finito ed è sopraggiunto il Governo Monti, insomma siamo arrivati a oggi e dobbiamo fare qualcosa che abbia senso per l'oggi e non per avere un articolo sul giornale, per prenderci un'altra medaglietta o per lisciare il desiderio di retorica. Dobbiamo fare qualcosa che abbia senso per l'oggi e che quindi si trasformi in servizi per i cittadini, altrimenti finirà come per la continuità territoriale aerea: era facile rinnovarla, la si poteva pure lasciare così com'era e oggi avremmo la continuità territoriale aerea, invece, come sanno quelli che viaggiano in aereo, la continuità territoriale non c'è più, si continuano a cancellare voli e il prezzo non è più certo. Qualcuno ci ha raccontato che poteva essere organizzata meglio, poteva essere perfettibile, che sarebbe diventata chissà che cosa. Il risultato è che oggi siamo senza continuità territoriale aerea.

Sulla continuità territoriale marittima non vorrei si facessero gli stessi errori. Vorrei che lavorassimo per rendere un servizio ai cittadini piuttosto che a noi stessi, alla nostra prosopopea o al nostro orgoglio di piantare una bandierina. Concentriamoci sul servizio ai cittadini e cerchiamo di comportarci con coerenza. Lo dico perché nella vostra legge voi prevedete che la Saremar, che nel frattempo è stata effettivamente acquisita al patrimonio regionale, possa essere privatizzata e quindi evidentemente pensate che l'importante sia il servizio che rendiamo ai cittadini e non chi ne sia proprietario, così come pensate che il servizio ai cittadini nel trasporto da e per le isole minori possa essere reso da una società gestita da privati. L'importante è che le regole siano chiare, l'importante è che gli oneri di servizio siano ben specificati, l'importante è che il servizio sia funzionale alle esigenze di chi abita nelle isole minori e di chi vi si vuole recare. Per coerenza direi che anche nei trasporti marittimi da e per la Sardegna non è importante chi sia proprietario della nave e nemmeno chi abbia sottoscritto il contratto di leasing o di noleggio della nave. Non è importante la proprietà, Assessore, lei lo ha capito molto bene, e a questo punto le dico che non è importante nemmeno chi sia l'intestatario del noleggio o in capo a chi sia il contratto di lavoro o la gestione del servizio. Ciò che conta è il numero delle tratte, il tempo di percorrenza e il prezzo del biglietto, quante navi si hanno a disposizione e come è garantito il servizio. Se questo è importante, credo che la prima cosa da fare, ancora prima di approvare questa legge, sia cercare di capire - è stato già ricordato - qual è l'onere di servizio pubblico, qual è il contratto di servizio pubblico tra la compagnia Tirrenia e lo Stato italiano; contratto al quale noi non abbiamo partecipato, nonostante dal 2007, come ho ricordato, abbiamo la competenza sul trasporto pubblico locale e per il quale si sarebbe potuto per tempo fare ricorso alla Corte costituzionale, cosa che invece non è stata fatta. Oggi, seppure in ritardo, credo che sia prioritario capire quali sono gli oneri di servizio pubblico e riaprire quella discussione, magari grazie a una decisione di un qualche tribunale che chiarisca quali sono gli oneri di servizio pubblico e i servizi resi ai cittadini a fronte dei 50 milioni di euro all'anno che vengono dati alla Tirrenia sulla base delle miglia navigate da e per la Sardegna. Credo che quello sia il punto di partenza e non l'istituzione di un'altra società che, anziché servire i sardi, corre il rischio di rappresentare un altro costo da caricare sulle spalle dei sardi.

Allo stesso modo trovo francamente velleitario pensare di poter fare concorrenza, essere più efficienti, praticare prezzi più bassi rispetto a una società che è gestita, io credo, se non meglio almeno con maggiore esperienza di come la potremmo gestire noi, se non meglio almeno con maggiori conoscenze tecniche di quelle che potremmo mettere in campo noi, che ha una lunga tradizione, un lungo know how e soprattutto riceve un aiuto pari a 50 milioni di euro dallo Stato. Come potremmo noi competere con loro, a meno che non decidiamo di metterci altri 50 milioni di euro anche noi? Ma per fare che cosa? Per fare un'azione che può sembrare facile da spiegare sui giornali, ma che non darà maggiore efficienza al servizio, anzi dividerà il traffico in due operatori, dividerà i ricavi, moltiplicherà per due i costi e alla fine da qualche parte dovranno uscire i soldi per ripianare quei buchi o per evitare che le tariffe praticate, anziché essere più basse, siano più alte.

Assessore, credo che abbiamo commesso molti errori per quanto riguarda la continuità territoriale aerea e non ho ancora capito come la questione andrà a finire, quando finalmente ci sarà il nuovo bando, che cosa succederà e se pensate ancora di spendere 56 milioni di euro di risorse della Regione per garantire la tariffa più bassa agli operatori economici esterni che devono venire in Sardegna, anziché accontentarci magari di garantire una tariffa più bassa ai sardi. So però come andrà a finire la questione della continuità territoriale marittima: con troppa fretta e con troppa semplicità, senza un calcolo, perché non c'è nessuna relazione allegata, non c'è un documento cui lei spieghi qual è stata l'esperienza della flotta sarda sino a oggi (l'unica cosa che so è che recentemente il Consiglio regionale è stato chiamato in tutta fretta a finanziare con altri 10 milioni di euro la società), stiamo costituendo un'altra società che nel futuro rischia di non effettuare alcun servizio, ma di gravare moltissimo sulle spalle dei sardi. Io mi accontenterei oggi di essere più prudente, più concreto, più fattuale, andrei presso ogni tribunale d'Europa per riaprire non dico la concessione, il che sarebbe difficile, ma almeno la discussione sugli oneri di servizio pubblico. Capisco che non è molto bello, molto identitario, però forse oggi mi accontenterei di discutere con la compagnia di navigazione che cosa occorre fare per minimizzare i costi e massimizzare i servizi.

Alcune battaglie di principio sono certamente bellissime, vengono da lontano, altre vengono da molto lontano, ma il tempo è cambiato. Il nostro tempo oggi è quello di una Sardegna che sta in Italia e in Europa, passa sempre più attraverso le regole europee. Lo abbiamo letto sulla stampa anche in questi ultimi mesi: sempre più i maggiori diritti e la maggiore autonomia della Sardegna passeranno attraverso una più approfondita integrazione europea, dentro le regole europee. E le regole europee sono chiare quando si tratta di soddisfare il diritto alla mobilità delle zone territoriali in ritardo di sviluppo, come la Sardegna. Le regole europee sono quelle che prevedono l'imposizione di oneri di servizio pubblico, la messa da parte delle regole di mercato pure e semplici, l'accettazione del fatto di intervenire sul mercato concedendo le rotte unicamente a chi accetta gli oneri. Dobbiamo stare dentro queste regole, non andare verso la costituzione di società che qualcuno sarà chiamato a chiudere in futuro. Nel 1996 credo, o comunque nell'undicesima legislatura, forse lei, onorevole Oppi, mi può aiutare, in quest'Aula si discusse…

OPPI (U.D.C.-FLI). Non ero stato candidato!

SORU (P.D.). Adesso capirà perché mi può aiutare sulla data. Mi riferisco infatti a un qualcosa che lei ha seguito e conosce da molto vicino. In quest'Aula in quel periodo si discusse della regionalizzazione, in capo all'EMSA, della Carbosulcis. L'ENI, e quindi lo Stato, aveva deciso di chiudere la miniera e noi non avemmo la forza di contrastare quella decisione proponendo progetti diversi, semplicemente prendemmo le chiavi e ce ne assumemmo l'onere. Per anni abbiamo sopportato quell'onere e oggi stiamo chiedendo allo Stato di riprendersene la responsabilità e di trovare una soluzione. Non vorrei che facessimo lo stesso oggi con laa Tirrenia, in quanto troppo precipitosamente stiamo costituendo una società che finirà per costarci e prima o poi torneremo su questa discussione per chiedere a qualcun altro di riprendersi la responsabilità della gestione di questo servizio. Oggi la Sardegna è in Europa, è dentro le regole europee, non ci sono scorciatoie. Dentro quelle regole avremmo potuto stare già dal marzo del 2009, non è stato così, e credo che dovremmo avere la capacità di rimetterci sulla strada giusta con coerenza.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Cugusi. Ne ha facoltà.

CUGUSI (Gruppo Misto). Questo disegno di legge ci pone di fronte a decisioni difficili e complesse soprattutto per la scarsità di elementi oggettivi di comparazione, di raffronti con soluzioni già adottate e collaudate, il che complica ancora di più tutta la problematica. Alcuni hanno voluto prendere come esempio la recente esperienza Saremar, ma io ritengo che non ci sia niente di più errato. E' un esempio che non può assolutamente aiutarci perché è molto marginale; tempi e tratte sono poco significativi sotto il profilo economico rispetto allo standard temporale che prevede questa legge, uno standard sicuramente medio-lungo. Quindi ritengo che prendere ad esempio il caso Saremar quale elemento decisionale significhi escludere con estrema genericità e superficialità un'ipotesi di progetto di flotta sarda.

Dai lavori in Commissione non sono scaturiti presupposti chiari e certi a sostegno della costituzione della Flotta sarda Spa, così come sono mancati elementi oggettivi sulla sua negazione. Una delle critiche più ricorrenti che oggi si fanno alla politica istituzionale riguarda la spendita di grandi risorse destinate a finanziare consulenze esterne. Mi sono stupito tantissimo che su un tema come quello in discussione sia mancato proprio questo, perché su un tema così complesso sarebbe servito proprio uno studio molto approfondito in termini di costi di noli e di gestione e sulle economie indotte.

Vista la mia collocazione politica mi scuso per non aver citato da subito gli aspetti occupazionali, i rapporti di concorrenza, il regime tariffario. Da parte nostra c'è quindi un preventivo voto di astensione sul passaggio agli articoli di questa legge, proprio per l'assenza di uno studio di fattibilità propedeutico a una scelta politicamente ed economicamente rilevante, quale la costituzione di un soggetto pubblico per il trasporto via mare.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Lai. Ne ha facoltà.

LAI (P.d.L.). Il disegno di legge sulla continuità territoriale che è stato presentato dalla Giunta rappresenta la sintesi strategica per permettere alla Sardegna di sottrarsi alla notevole forza delle compagnie, sia per quanto riguarda il settore marittimo, in primo passo, sia per quanto riguarda il settore aereo. Al di là dei valori simbolici che legittimamente sono stati prospettati, sono convinto che siamo davanti a una politica sui trasporti innovativa e di grande significato, perché pone al centro dell'interesse i cittadini sardi. In particolare il trasferimento in capo alla Regione dei servizi di cabotaggio marittimo costituisce un'assunzione di responsabilità dell'amministrazione regionale che è consapevole dell'importanza strategica e fondamentale dei trasporti marittimi affinché l'Isola sia sottratta allo storico isolamento al quale è stata condannata.

Gli obblighi di servizio pubblico imposti alle compagnie sono l'azione con cui la Regione ricorda a tutti gli operatori del settore che la Sardegna non può e non deve essere solo una regione che genera profitti in virtù della sua capacità di attrarre turismo, ma anche un'isola europea che deve godere delle stesse condizioni qualitative dei trasporti e dei relativi costi. Tutto questo assume una valenza ancora maggiore in tempi, come quelli attuali, di grave crisi economica e sociale. Quindi l'intero tessuto produttivo sardo richiede una politica di trasporti che, con uno strumento legislativo qual è quello che discutiamo oggi in Aula, restituisca alla nostra regione l'attrattiva che le spetta non solo nel campo turistico, questo è fondamentale, ma anche in quello imprenditoriale, artigianale e industriale. Questo cammino si può percorrere solo e unicamente se vi sono infrastrutture all'altezza che diano all'Isola sufficienti margini per poter essere competitiva.

La costituzione della Flotta sarda non è solo un richiamo alla nostra identità, ma rappresenta anche la risposta a un'esigenza fondamentale, che è quella di garantire le linee di navigazione, che non possono essere lasciate a un mercato - i fatti lo dimostrano - sempre più bizzarro e capace di fare agevolmente cartello ai danni dei sardi e di coloro che scelgono la Sardegna come meta turistica. E' un primo passo, possiamo dire che è un segno tangibile della volontà di questa maggioranza di dare all'Assessorato dei trasporti gli strumenti amministrativi in materia di continuità territoriale, marittima e aerea, questo sarà un passo successivo, ma anche di guardare al patrimonio ferroviario, portuale e aeroportuale per arrivare - questo è l'intento - a una nuova configurazione del modo di amministrare i trasporti e le relative infrastrutture che li fanno funzionare.

Uno dei punti cardine della continuità territoriale marittima deve essere il trasporto merci, soprattutto delle materie prime prodotte e lavorate nella nostra regione. Ora, garantire tale servizio rappresenta quella svolta infrastrutturale di cui sia le aziende sarde che quelle provenienti da fuori hanno bisogno per avviare nuovi investimenti nell'Isola o ampliare quelli già esistenti. Insieme ad altri, ho già detto in quest'Aula che quando Trenitalia ha lasciato morire il binario che partiva da Golfo Aranci, costruito peraltro con ingenti investimenti negli anni '60, ha eliminato un servizio essenziale ai carri merci e inferto un colpo durissimo al quale ancora oggi dobbiamo rimediare. Non solo il granito, il sughero, ma tutti i prodotti finiti o grezzi che escono dalla Sardegna devono poter contare su un passaggio in continuità delle merci. Ci si deve muovere soprattutto su una direttrice che porti il servizio ferroviario merci interno alla Sardegna a essere ristrutturato con garanzia di massicci investimenti al fine di decongestionare le strade, il trasporto su gomma, che deve esistere, ma nel concetto di intermodalità non deve assorbire tutti gli altri trasporti, perché è molto più oneroso sia per le imprese che per gli utenti finali. Quindi gli investimenti infrastrutturali in tal senso li dobbiamo ottenere in qualsiasi modo da Trenitalia per garantire pari diritti di trasporto al nostro mondo produttivo e adeguarci agli standard europei in termini di infrastrutture ferroviarie e marittime, configurate come parti di un'unica infrastruttura che, prima su terra poi su mare, unisca la Sardegna all'Italia e all'Europa. E allora occorre individuare i porti di attracco, riavviare le rotte dai porti più importanti. Una delle risposte che Trenitalia ha sempre opposto, lo ha fatto interessatamente, era che non c'erano sufficienti clienti commerciali per il trasporto delle merci e per questo lo si è lasciato morire. Non c'era, in sostanza, una valutazione favorevole in termini di rapporto costi-benefici, ma non si è mai considerato che la carenza di clienti è stata causata da un servizio che non è mai stato all'altezza delle aspettative e che presentava aspetti che gradualmente ne pregiudicavano la puntualità, l'efficienza e la qualità. Tutto questo ha allontanato la clientela, che ha preferito il trasporto su gomma ed è arrivata a noleggiare intere navi per trasportare il granito.

Le nostre imprese non possono e non devono farsi carico di questo divario infrastrutturale. Ciò non è tollerabile in un momento di crisi gravissima in cui qualsiasi investimento imprenditoriale e la relativa creazione di posti di lavoro in Sardegna oggi più che mai rappresentano un punto irrinunciabile per far ripartire produttività e occupazione. I trasporti ferroviari hanno visto negli ultimi anni anche tragedie e incidenti che sono, indirettamente, la conseguenza di una politica dei trasporti disattenta e poco lungimirante. Si sono compiuti degli interventi, ma sono stati interventi a macchia di leopardo, che hanno riguardato solo le aree metropolitane lungo le grandi direttrici: Cagliari (aeroporto di Elmas), Oristano e Sassari. Ci si è dimenticati completamente del nord-est dell'isola. La porta storica della Sardegna, dal tempo dei romani, non ha visto quella giusta attenzione che meriterebbe soprattutto da parte di Trenitalia. Sono certo che l'assessore Solinas e tutta la Giunta abbiano consapevolezza della situazione di cui parlo e sono altrettanto convinto che arriveranno risposte che individueranno il modo per far cambiare a Trenitalia i suoi obiettivi di investimento sul lungo e medio periodo nella nostra regione.

La continuità marittima non può e non deve essere lasciata in balia degli interessi di mercato e su questa linea la Regione si è mossa con efficacia, difendendo la prerogativa dei sardi a non essere vittime di un possibile monopolio o cartello delle stesse compagnie di navigazione. Credo che non sia sufficiente un restyling delle navi per poter dire che si garantisce alla Sardegna un servizio di qualità per la continuità marittima con il continente. Gli oneri pagati rappresentano già una voce dei bilanci cospicua e i sardi chiedono conto di un servizio ancora troppo caro purtroppo, pur considerando l'aumento del carburante, che però non può essere l'unica giustificazione. Tutti sanno che il grosso dei guadagni delle compagnie di navigazione viene realizzato durante i mesi estivi, periodo durante il quale i prezzi aumentano e aumentano notevolmente. Ma la continuità deve esserci anche per i turisti, soprattutto per i prezzi del passaggio con automobile; ciò deve essere garantito ancor di più in periodi di maggiore crisi per l'intero settore turistico.

Ecco quindi il significato della Flotta sarda, quello cioè di aver rimesso in discussione una situazione di fatto che si poteva configurare come monopolistica e di cartello. La Regione ha pertanto inciso in questo mercato, al di là di una presenza simbolica di bandiera, per rivendicare il diritto dei sardi e di tutti quelli che scelgono di venire in Sardegna come loro meta ad avere un prezzo equo e uno standard qualitativo accettabile e buono per tutti. Ecco perché questa legge rappresenta il quadro normativo coerente con la nuova politica dei trasporti avviata da questa Giunta e la cui finalità primaria è quella di evitare il formarsi di monopoli, aggiungo io, a danno dei sardi; un quadro normativo nuovo e innovativo che difende i nostri interessi. La norma è chiara ed estende finalmente la possibilità di accesso agli oneri di servizio a tutti gli armatori d'Europa, scardinando un sistema che di fatto ha generato in passato posizioni dominanti da parte di alcune compagnie a discapito della giusta concorrenza che, come sappiamo tutti, aumenta sempre la qualità dei servizi.

Il grado di autonomia della Regione, che si vede attribuire le risorse per garantire la copertura degli oneri di servizio, è anch'esso un fatto nuovo di tutto rilievo che inserisce la Sardegna direttamente nel novero dell'Europa delle Regioni. E' una nuova condotta amministrativa e politica che andando oltre i caratteri di autonomia speciale si impegna a dare a tutti i sardi gli stessi diritti e le stesse prerogative degli altri cittadini d'Europa. E' quindi giusto che sia la stessa Regione, come si evince dall'articolato, a verificare con appositi strumenti di monitoraggio la qualità del servizio che viene offerto. Su quest'ultimo punto chiedo che questo Consiglio e la stessa Giunta impongano a Trenitalia sia una revisione del piano di investimenti in Sardegna che comporti interventi più organici e capillari su tutta l'Isola, sia la salvaguardia della qualità del servizio attraverso un puntuale e attento monitoraggio che coinvolga la stessa Regione e gli utenti.

Questa legge è coerente con la disciplina comunitaria, ma deve essere anche emanazione della politica europea in tema di trasporti. Occorre quindi che la questione relativa ai trasporti in continuità che interessano la nostra Regione sia oggetto di attenta valutazione da parte della Commissione europea, affinché il divario infrastrutturale, di cui il nostro sistema economico e produttivo paga le spese ogni giorno, sia colmato definitivamente. Per questo, se sarà necessario, sia il Governatore che l'Assessore Solinas devono farsi interpreti di tutte le iniziative necessarie per aumentare gli investimenti nella nostra Isola. E penso, lo ripeto ancora, che non debbano essere trascurati l'infrastruttura ferroviaria e il trasporto merci su rotaia. In conclusione, credo che dobbiamo riconoscere il valore di questa legge come la volontà dei sardi di non essere più soggetti passivi e vittime delle strategie delle grandi compagnie di navigazione. Si pone il diritto dei sardi e di chi viene in Sardegna al centro di tutto. Questa legge sottrae di fatto il diritto dei sardi alla navigazione a speculazioni di qualsiasi tipo, siano esse di mercato o di singole compagnie in posizione dominante rispetto alle altre. La Regione delinea in modo chiaro e definitivo la sua politica marittima, inserendola in un progetto di legge che sancisce diritti degli utenti sardi e non, che sono finalmente tutelati con una legge chiara da iniziative ingiustificate come l'aumento spropositato dei prezzi o il basso livello della qualità del servizio offerto.

Questa quindi è una legge coraggiosa che rispetta il mercato e anzi ne stimola l'ampliamento a livello internazionale. L'essenza di questo articolato è la tutela di un servizio essenziale, quello di cabotaggio marittimo. La Flotta sarda è di interesse generale e ha il mero obiettivo di garantire un servizio di ottima qualità a un prezzo equo. Credo pertanto che questo disegno di legge, che prevede la costituzione della Flotta sarda, rappresenti la migliore risposta possibile a un mercato marittimo che nei riguardi della Sardegna ha raggiunto livelli di offerta non più compatibili né con la capacità di spesa dei cittadini né con la giusta qualità dei servizi offerti. L'intensità dell'azione politica dell'assessore Solinas e del presidente Cappellacci evidenzia la giusta determinazione che ha portato a questa legge che credo rappresenti l'unica strada per restituire ai sardi e alla Sardegna il diritto fondamentale a poter usufruire di servizi marittimi al livello del resto dell'Europa. Grazie.

PRESIDENTE. Comunico che l'onorevole Amadu è rientrato dal congedo.

I lavori del Consiglio riprenderanno questo pomeriggio, alle ore 16 e 30.

La seduta è tolta alle ore 13 e 04.



Allegati seduta

CCCL SEDUTA

MARTEDI' 25 SETTEMBRE 2012

(ANTIMERIDIANA)

Presidenza del Vicepresidente COSSA

La seduta è aperta alle ore 10 e 02.

SOLINAS ANTONIO, Segretario f.f., dà lettura del processo verbale della seduta del 28 agosto 2012 (342), che è approvato.

Congedi

PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Salvatore Amadu, Radhouan Ben Amara, Antonio Cappai, Mariano Contu, Onorio Petrini, Pietro Pittalis e Pierpaolo Vargiu hanno chiesto congedo per la seduta antimeridiana del 25 settembre 2012.

Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.

Comunicazioni del Presidente

PRESIDENTE. In ottemperanza all'articolo 59, comma 4, del Regolamento, che recita: "I nomi dei consiglieri che non partecipano per oltre cinque giornate di sedute consecutive alle sedute del Consiglio, senza aver ottenuto regolare congedo, sono annunziati dal Presidente del Consiglio in Assemblea", annuncio che l'onorevole Renato Soru è stato assente per cinque giornate consecutive di sedute.

Annunzio di presentazione di proposta di legge

PRESIDENTE. Comunico che è stata presentata la seguente proposta di legge:

Sanna Matteo - Contu Felice - Bardanzellu - Murgioni - Peru - Stochino - Meloni Francesco:

"Proroga dei termini per la presentazione delle istanze per la realizzazione degli interventi di cui alla legge regionale n. 4 del 2009, e successive modifiche ed integrazioni". (419)

(Pervenuta il 19 settembre 2012 e assegnata alla quarta Commissione.)

Risposta scritta a interrogazioni

PRESIDENTE. Comunico che è stata data risposta scritta alle seguenti interrogazioni:

"Interrogazione Cocco Pietro - Sanna Gian Valerio sulla drammatica situazione in cui versano i cittadini alloggiati nei moduli abitativi provvisori (MAP) a Bacu Abis frazione di Carbonia". (870)

(Risposta scritta in data 18 settembre 2012.)

"Interrogazione Espa sul pesante fenomeno di inquinamento olfattivo da miasmi fuoriuscenti dall'impianto di compostaggio del CACIP di Macchiareddu con gravi ripercussioni bio-psichiche sulle persone abitanti nel Comune di Capoterra". (933)

(Risposta scritta in data 18 settembre 2012.)

Annunzio di interrogazioni

PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interrogazioni pervenute alla Presidenza.

SOLINAS ANTONIO, Segretario f.f.:

"Interrogazione Amadu, con richiesta di risposta scritta, sul futuro dell'ufficio di accoglienza ed informazioni turistiche presso l'aeroporto di Alghero-Fertilia". (944)

"Interrogazione Espa - Cuccu - Bruno, con richiesta di risposta scritta, in merito al comportamento linguisticamente discriminatorio messo in atto dalla Regione nei confronti dei comuni sardi e degli enti locali per imporre la Limba sarda comuna (LSC), con la deliberazione della Giunta regionale n. 32/67 del 24 luglio 2012, criterio n. 3". (945)

"Interrogazione Zuncheddu, con richiesta di risposta scritta, sulle irregolarità denunciate pubblicamente relative al perdurare del commissariamento dell'Agenzia regionale sarda per la ricerca in agricoltura (AGRIS) e alle fughe di danaro pubblico per incarichi e consulenze esterne". (946)

"Interrogazione Cocco Daniele Secondo, con richiesta di risposta scritta, sull'iniziativa del Ministro Francesco Profumo di dotare gli insegnanti delle Regioni Puglia, Calabria, Sicilia e Campania di un tablet". (947)

"Interrogazione Cocco Daniele Secondo - Corda, con richiesta di risposta scritta, sul mancato completamento del tratto di strada che da Alà dei Sardi conduce al bivio per Padru". (948)

"Interrogazione Bruno, con richiesta di risposta scritta, sui tagli operati dalla compagnia aerea Alitalia nei voli da e per la Sardegna per la prossima stagione". (949)

"Interrogazione Uras - Sechi - Cocco Daniele Secondo - Cugusi, con richiesta di risposta scritta, sul fallimento dell'Azienda suinicola Centro Sardegna". (950)

Annunzio di interpellanza

PRESIDENTE. Si dia annunzio dell'interpellanza pervenuta alla Presidenza.

SOLINAS ANTONIO, Segretario f.f.:

"Interpellanza Uras - Cocco Daniele Secondo - Cugusi - Sechi sulla gestione del Servizio idrico integrato da parte di Abbanoa Spa e dell'attuale management". (358)

Annunzio di mozioni

PRESIDENTE. Si dia annunzio delle mozioni pervenute alla Presidenza.

SOLINAS ANTONIO, Segretario f.f.:

"Mozione Diana Giampaolo - Uras - Salis - Cocco Pietro - Agus - Barracciu - Ben Amara - Bruno - Capelli - Cocco Daniele Secondo - Corda - Cucca - Cuccu - Cugusi - Espa - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Sechi - Solinas Antonio - Sanna Gian Valerio - Soru - Zuncheddu per la richiesta dell'immediata revoca della delega dell'Assessore regionale dell'industria, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento". (210)

"Mozione Vargiu - Dedoni - Cossa - Fois - Meloni Francesco - Mula sull'assegnazione all'Enel Green Power di un lotto nell'area del poligono di Teulada per la realizzazione di un parco fotovoltaico". (211)

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, apprezzate le circostanze, sospendo la seduta sino alle ore 10 e 20.

(La seduta, sospesa alle ore 10 e 07, viene ripresa alle ore 10 e 24.)

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Chiedo la verifica del numero legale.

(Appoggia la richiesta il consigliere Uras.)

Verifica del numero legale

PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.

(Segue la verifica)

Prendo atto che i Consiglieri Cherchi, Contu Felice, Dessì, Diana Giampaolo, Diana Mario, Planetta, Sanna Paolo e Uras sono presenti.

Risultato della verifica

PRESIDENTE. Sono presenti 31 consiglieri.

(Risultano presenti i consiglieri: Bardanzellu - Cherchi - Cocco Daniele - Contu Felice - Cossa - De Francisci - Dessì - Diana Giampaolo - Diana Mario - Floris Rosanna - Greco - Lai - Locci - Lunesu - Meloni Francesco - Mula - Murgioni - Peru - Piras - Pitea - Planetta - Randazzo - Rassu - Rodin - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Paolo - Solinas Christian - Steri - Tocco - Uras.)

Poiché il Consiglio non è in numero legale, sospendo la seduta per trenta minuti.

(La seduta, sospesa alle ore 10 e 27, viene ripresa alle ore 10 e 57.)

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.

SALIS (I.d.V.). Presidente, chiedo la verifica del numero legale.

(Appoggia la richiesta il consigliere Giampaolo Diana.)

Seconda verifica del numero legale

PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.

(Segue la verifica)

Prendo atto che i consiglieri Campus, Cappellacci, Cherchi, Contu Felice, Diana Giampaolo, Obinu e Salis sono presenti.

Risultato della verifica

PRESIDENTE. Sono presenti 42 consiglieri.

(Risultano presenti i consiglieri: Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Biancareddu - Campus - Capelli - Cappellacci - Cherchi - Cocco Daniele - Contu Felice - Cossa - De Francisci - Dessì - Diana Giampaolo - Diana Mario - Floris Rosanna - Greco - Lai - Locci - Lunesu - Maninchedda - Meloni Francesco - Mula - Mulas - Murgioni - Obinu - Oppi - Peru - Piras - Pitea - Planetta - Randazzo - Rassu - Rodin - Salis - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Paolo - Solinas Christian - Steri - Stochino - Tocco.)

Poiché il Consiglio è in numero legale, possiamo procedere con i lavori.

Continuazione della discussione generale del disegno di legge: "Disposizioni in materia di continuità territoriale marittima" (346/A - Parte I)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la continuazione della discussione generale del disegno di legge numero 346/A - Parte I.

Ricordo che i consiglieri che intendono prendere la parola devono iscriversi non oltre la conclusione del primo intervento.

E' iscritto a parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.

URAS (Gruppo Misto). Signor Presidente, questa è una legge che assume rilevanza nel dibattito politico regionale di questi giorni, che sono sicuramente giorni di particolare tensione. A noi tutti non può sfuggire che le degenerazioni di cui abbiamo avuto notizia, che riguardano altri consigli regionali, altre Regioni e, per quanto mi riguarda, altri schieramenti e formazioni politiche, in ogni caso gettano discredito sulle istituzioni regionali, in modo particolare sugli organi legislativi delle Regioni, anche quelle a statuto autonomo, come la nostra istituzione consiliare, che pure negli ultimi nove anni ha lavorato sistematicamente per ridurre i costi del suo funzionamento, per renderli più trasparenti, per richiamare alla responsabilità di gestione tutti coloro che operano all'interno di questo Consiglio ai fini del suo funzionamento, a iniziare dai presidenti Spissu, nella scorsa legislatura, e Lombardo in questa.

A nessuno può sfuggire che questa istituzione così com'è, in quanto organo legislativo della Regione, è non solo sotto osservazione, ma anche sotto attacco, perché c'è una teoria, ovvero la teoria che tutto ciò che costa nella partecipazione politica, nel governo democratico della cosa pubblica, nella partecipazione diretta o delegata dei cittadini, deve essere superato e che alla fine basta avere tre o quattro uomini, un sindaco, un presidente di Regione, un capo del Governo che, pur non essendo mai passato attraverso il vaglio del consenso elettorale, ha la qualità oggettiva e quindi indiscutibile di svolgere funzioni di governo.

Ci apprestiamo, lo dico nella distrazione generale, a conoscere i tempi dell'autoritarismo centralistico, certamente europeo, forse nazionale. Ci apprestiamo a conoscere non una modifica legale e legittima del dettato costituzionale, ma il suo superamento di fatto, senza alcuna difesa, garantendo incertezza di diritto e tanta confusione, perché nella confusione, lo sappiamo tutti, c'è chi ci guadagna. E chi ci guadagna è sempre il più forte. Parliamo di flotta sarda in questo clima sapendo che la discussione che faremo su questo argomento e le decisioni che prenderemo avranno un peso anche rispetto a questo giudizio. E allora vale la pena di fare un po' di storia e di chiedere anche al Presidente della Regione, che oggi sostiene con forza, mi pare anzi esercitando una pressione anche nei confronti della sua maggioranza, la tesi che la Sardegna per rompere un monopolio di gestione del traffico marittimo passeggeri e merci deve necessariamente costituire una soluzione pubblica in funzione sia del contenimento delle tariffe sia della garanzia di mobilità dei sardi, quando nasce tutto questo. Nasce, lo dico, nel momento in cui si fa la gara per la privatizzazione, per il trasferimento della proprietà della società pubblica Tirrenia e della Siremar; avviene in quel momento, quando il Presidente della Regione in carica decide di non partecipare e di non utilizzare pienamente la propria possibilità di intervenire nella discussione proprio per garantire traffico e mobilità a favore della Sardegna e dei cittadini sardi. Quindi non utilizza le norme di attuazione previste dal DPR numero 348 del 1979, non utilizza l'articolo 65 e non partecipa alla stesura di quel documento, e questo già costituisce un elemento di crisi di questa vicenda, sparisce un momento di controllo su una vicenda. E poi, tutti sanno, almeno questi sono i dati che ci sono stati forniti, che nei prossimi otto anni gli imprenditori armatori che sono subentrati nella gestione della Tirrenia e della Siremar percepiranno dallo Stato 72 milioni e 600 mila euro all'anno, e cioè complessivamente 570 milioni di euro. A questo va aggiunto tutto ciò che legittimamente gli armatori guadagneranno per il traffico effettuato e il valore del patrimonio trasferito; si tratta di un'operazione in cambio di 200 milioni di euro e forse di altri 180 milioni, con rate da 60 milioni l'una. Se lo traducessimo calcisticamente tutto ciò varrebbe una cosa di questo tipo: Galliani cede il Milan a Cellino, il quale gli trasferisce la squadra del Cagliari e in cambio riceve qualche centinaio di milioni di euro. E' una cosa a guadagnare, non una cosa a perdere. Questo è un elemento che contraddistingue tutte le procedure di privatizzazione che sono state fatte in Italia da tutti i Governi, a cominciare dalla privatizzazione delle autostrade sino agli ingenti trasferimenti finanziari che ha ricevuto la Fiat! Parliamo di famiglie, di persone che si sono profondamente guadagnate la stima di questo Paese, di presidenti di squadre di calcio che hanno avuto concessioni governative. In altre parole, qual è la nostra imprenditoria? Chiamiamola per quello che è, diamole un nome: è un'imprenditoria che cresce grazie alle sovvenzioni pubbliche! E' un'imprenditoria che cresce grazie alle concessioni pubbliche! E' un'imprenditoria che cresce grazie ai trasferimenti di proprietà pubbliche e di danaro pubblico in funzione della loro gestione! Questa è la nostra imprenditoria ed è per questo che l'Italia è in rovina. Forse c'entrano i consigli provinciali e qualche sindaco, forse c'entrano anche i consigli regionali, certamente c'entrano i parlamentari che sono stati nominati, anziché essere eletti. Tutto questo c'entra perché è funzionale a quell'obiettivo!

Detto questo uno dice: ormai la cosa fatta! Se la cosa è fatta i 570 milioni sono già accreditati, la società in questione è già trasferita, il traffico è già assegnato, tutto è legittimo, stiamo tranquilli. E invece scopriamo che non possiamo stare tanto tranquilli, o meglio chi ha fatto questo tipo di intervento non è tranquillo, e allora bisogna tranquillizzarlo, perché noi viviamo un'era nella quale il Governo nazionale - questo lo dico perché lo si deve sapere - è retto dalle stesse formazioni politiche che hanno fatto questa e altre operazioni. Il comma 19 dell'articolo 6 del decreto legge numero 95 del 2012 dice che sono approvate tutte le convenzioni di cui all'articolo 1, comma 5-bis, lettera f), del decreto legge numero 125 del 2010. Il comma 5-bis dell'articolo 1 parla dei compendi aziendali della Tirrenia. L'ultimo intervento Monti, quindi, cosa prevede? Prevede un'operazione di questo tipo: tanto per non sbagliare, per non trovarci in difficoltà, tutte le convenzioni, compresa quella della Tirrenia, che i Governi precedenti hanno stipulato si intendono approvate e producono effetti a far data dalla sottoscrizione e ogni successiva modificazione, ovvero integrazione delle stesse, è approvata con decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministro dell'economia, sentite le Regioni. Cioè noi non contiamo nulla e questo Governo deve approvare le convenzioni già fatte con un provvedimento di legge!

Sono cose che veramente ci preoccupano. Perché ci preoccupano? Perché questo è un modo per sanare quello che è stato, e c'è bisogno di sanare quello che è stato perché forse non era corretto, forse superava i limiti consentiti dalla normativa comunitaria, forse le procedure che sono state utilizzate non erano tra le più trasparenti o forse ancora una volta piuttosto che alla convenienza dei cittadini si è guardato alla convenienza dei compratori. Ma chi ha comprato? Bisognerebbe capirlo, perché in genere quando uno compra dà soldi, ma noi siamo nel caso in cui se compri i soldi li ricevi! E' una delle cose più belle che abbia inventato la nostra cultura giuridica della privatizzazione e dell'innesto nel mercato delle società pubbliche, ovvero si vendono le società pubbliche ai privati pagando i privati! Questa è la logica che noi contestiamo. L'abbiamo contestata in mille casi, anche quando si è sovvenzionata la Fiat. La famiglia Agnelli ha goduto di finanziamenti pubblici per tanto tempo e in tanta quantità che alla fine hanno sbottato gli stessi imprenditori: "Ma basta!". Questa è la dinamica. E noi come interveniamo su questa dinamica? E' qua che si misura la nostra credibilità, cioè la credibilità di una classe politica si misura in base a come essa tutela gli interessi dei cittadini che rappresenta. E' la prima domanda che ci dobbiamo porre anche per questa vicenda, che non è l'unica, non è una novità, ma è un costume, è un comportamento, racconta di quanto sia debole lo Stato rispetto alla funzione che deve esercitare. Lo Stato infatti non esercita la funzione di tutela dei diritti dell'insieme dei cittadini, ma sceglie la parte di società da tutelare, da premiare, da privilegiare. Fa questo, ma lo fa a Roma come lo può fare a Cagliari, lo fa anche a Bruxelles come lo può fare a Cagliari. E il cittadino è debole, non ha spazio, è soffocato! Questa è la versione, diciamo, più morbida di una rappresentazione, quella di un Paese in declino inarrestabile. E noi come interveniamo? Io, lo devo dire, mi asterrò dalla votazione del passaggio all'esame degli articoli, perché voglio capire come si svilupperà la discussione, se cioè noi sapremo rappresentare meglio i diritti dei nostri cittadini, anche contenendo le spese, anche aprendo una vertenza con lo Stato, chiedendo al Governo di essere, questa volta sì, retto, di non dare copertura, ma di promuovere un'iniziativa più consistente per ottenere che si realizzino i diritti alla mobilità dei sardi.

Non dobbiamo avere la testa rivolta alle compagnie aeree, alle società di gestione degli aeroporti, non dobbiamo avere in testa le compagnie di navigazione, non dobbiamo avere in testa, cioè, chi realizza il servizio, dobbiamo avere in testa chi il servizio lo deve utilizzare, perché in questo ha senso la spesa pubblica, nazionale o regionale che sia. Vogliamo vedere i dati, vogliamo vedere le disponibilità. Con questa norma siamo chiusi, il rapporto è tra un ministro padano, se ci sarà un ministro padano, e un ministro siciliano, se ci sarà un ministro siciliano. E badate, nella politica italiana la storia è questa, chi faccia gli interessi della Nazione è difficile trovarlo. Nella storia politica italiana ognuno fa gli interessi del proprio collegio e allora magari ne otterrà un vantaggio per la propria regione, a discapito della nostra, e noi non potremo dire nulla.

Con questo decreto legislativo è stata di fatto superata anche la norma di attuazione del DPR, senza che noi fiatassimo. Siamo stati zitti, Presidente, perché non siamo autorevoli, perché lei insiste con la divisione, perché lei mortifica gli ordini del giorno approvati da quest'Aula. Anche l'altro giorno ne abbiamo votato uno che è dettato da una ragione morale, perché dice che non si può essere amministratori di una società e direttori di un'altra società tra le quali c'è scambio di risorse finanziarie. Lei ci ha fatto sapere, tramite il suo Assessore, che di quell'ordine del giorno non se ne fa nulla. Recuperiamo dignità, difendendo i nostri interessi! Di questo noi discuteremo anche per quanto riguarda questa legge.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Stochino. Ne ha facoltà.

STOCHINO (P.d.L.). Presidente, chiedo dieci minuti di sospensione.

PRESIDENTE. Se non ci sono opposizioni, la richiesta è accolta. I lavori riprenderanno alle ore 11 e 30.

Onorevole Stochino, siccome ci sono numerosi iscritti a parlare, vorrei cortesemente chiederle di rispettare i tempi. Grazie.

(La seduta, sospesa alle ore 11 e 19, viene ripresa alle ore 11 e 49.)

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Planetta. Ne ha facoltà.

PLANETTA (P.S.d'Az.). Signor Presidente, signor Assessore, colleghe e colleghi, finalmente oggi parliamo di flotta sarda, argomento oggetto di una battaglia storica del Partito sardo d'Azione per rivendicare con forza una flotta che fosse veramente al servizio dei sardi, degli altri cittadini, delle esigenze della nostra terra, coerente con il principio di libertà effettiva di movimento delle persone e delle merci, senza vincoli, senza penalità, senza ricatti. Ebbene, oggi la flotta sarda non è più un sogno, una cosa apparentemente impossibile, ma si appresta a diventare realtà, superando così una concezione che vede ancora i problemi dei collegamenti della Sardegna affrontati e risolti in un'ottica centralistica attraverso la quale non è la Sardegna che si collega con il mondo esterno, ma è invece il Governo dello Stato che si collega con la Sardegna. E' una vecchia concezione di stampo colonialistico che si fondava sulla realizzazione dei trasporti e aveva lo scopo unico di drenare, prelevare e rapinare tutto ciò che di utile e rapinabile si trovava nelle terre soggette al controllo, anzi al dominio del potere centrale.

Tutti noi, infatti, per giunta a casa nostra, abbiamo subito e continuiamo a subire in tutti i settori da parte dello Stato italiano situazioni di estremo disagio, che si traducono in disservizi inconcepibili e inaccettabili sotto il profilo della funzionalità e della regolarità, che ledono il nostro diritto di libertà e il nostro diritto di dignità di popolo. Situazioni di estremo disagio, dicevo, spesso concentrate proprio nei periodi cruciali e di maggior traffico, sia dei passeggeri che delle merci. Eppure tutti noi siamo sempre stati consapevoli del ruolo importantissimo che i trasporti hanno per lo sviluppo socioeconomico della nostra Isola. Ma il fatto importante qual è oggi? Il fatto più importante e di rilevanza storica è che sulla problematica del trasporto navale oggi si dibatte e si decide in Sardegna, come del resto anche sulle questioni concernenti le tariffe, la stabilizzazione delle tratte e perfino la distribuzione degli orari nell'arco della giornata.

Con questa proposta di legge per la costituzione della Flotta sarda Spa, società a capitale pubblico, noi decidiamo di essere protagonisti e dimostriamo di credere convintamente che spetti a noi sardi occuparci del problema dei collegamenti da e per la penisola italiana. Lo dimostriamo esclusivamente decidendo di occuparcene noi, mettendo i nostri soldi, le nostre idee, la nostra visione d'insieme; una visione che ci garantisce e ci tutela innanzitutto nei diritti, che rompe un tabù, rompe l'isolamento, che è anche psicologico, salvaguardando un principio di garanzia, che è quello di poter percorrere le tratte, di far sì che le tratte non siano cancellate, neanche in determinati periodi dell'anno, quando il numero dei passeggeri da trasportare diminuisce. E' un principio che si fonda prima di tutto sul diritto alla libertà di mobilità, che livella ed equipara i nostri concittadini, quelli che per inciso fino a oggi sono stati costretti a essere cittadini di serie B, ieri dalla politica napoletanocentrica della Tirrenia, oggi da quella monopolista, lontana dai nostri interessi e imperniata sul caro tariffe, di quel cartello di compagnie di navigazione che si è impadronito, molto discutibilmente, delle sue quote societarie.

Sopravvivere, colleghi, sia per rafforzare e potenziare la nostra economia, sia per scoraggiare la tendenza a rimandarci indietro verso tempi che riteniamo definitivamente tramontati, questa in estrema sintesi è la ragione della battaglia sulla flotta sarda che noi portiamo avanti da anni, per non dire da secoli, e che deve coinvolgere tutti perché questo significa vincere tutti insieme, vincere la sfida per garantire alla nostra Isola quell'allineamento non più rimandabile nel tempo verso una qualità della vita e uno sviluppo socioeconomico pari al resto del continente italiano e anche europeo, che ci impone di rifiutare senza se e senza ma questa mortificante condizione di penalizzazione.

Aggiungo che questa legge rappresenta l'esercizio e la capacità della Regione sarda di legiferare in materia di trasporti, di farne un uso corretto secondo quanto lo Statuto le consente. Proprio per questi motivi la Regione dovrà dotarsi di un progetto proiettato innanzitutto verso una ragionevole previsione del traffico basato sulla capacità di mercato del movimento dei passeggeri, delle auto e delle merci all'interno dell'isola, con un suo bilancio apposito, sapendo coinvolgere tutti, gli enti locali prima di tutto, nella gestione del bacino di traffico e dei porti. Questo credo sia uno dei motivi principali che ci portano a considerare che la nostra battaglia oggi, speriamo, vedrà un fine. Insomma, questa proposta di legge ci aiuterà a sciogliere uno dei nodi storici che hanno in parte strozzato la nostra economia e ne hanno impedito uno sviluppo equilibrato. Lasciare l'Isola e arrivarci non dovrà costituire un'ardua impresa e neppure dovranno continuare a esserci inadeguatezze nelle e delle strutture portuali, ferroviarie e anche aeroportuali.

La costituzione della Flotta sarda, colleghe e colleghi, signor Presidente, che ringrazio a nome mio personale e credo del Gruppo del Partito Sardo d'Azione, per averla sostenuta fino a oggi in quest'Aula, sarà la piena applicazione politico-amministrativa del principio della continuità territoriale, principio che va visto come attivazione di un sistema di interscambi merci e passeggeri tra aree diverse e tra mezzi di collegamento; sistema che peraltro potrà fare perno sull'invidiabile posizione che la Sardegna occupa nel bacino del Mediterraneo occidentale. Tutti sappiamo che la Sardegna è in posizione baricentrica rispetto al nord Africa e al centro dell'Europa ed è praticamente equidistante dalla penisola italiana, dalla Spagna e dalla Francia meridionale. Ebbene, questa centralità mediterranea non dovrà più essere per la Sardegna quel pesante handicap economico e sociale che è stato fino a oggi, così come un modello di governo centralistico e romanocentrico voleva, ma piuttosto una naturale e fortunata posizione di privilegio per inserire la nostra Isola nel suo insieme e mediante proprie specifiche e settoriali infrastrutture nelle grandi correnti di traffico non solo nazionale ma anche internazionale, e soprattutto per inserire tutti i sardi nelle dinamiche e nelle prospettive di emancipazione e di libertà che solo una libera mobilità può garantire.

Mi auguro che oggi sia una data storica per quest'Isola che finalmente decide di governare da sé il suo territorio e anche il suo mare. Grazie.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Porcu. Ne ha facoltà.

PORCU (P.D.). Signor Presidente, colleghi, credo che anche stamattina dobbiamo riflettere sulla prova che sta dando questo Consiglio. E' un momento in cui la politica è chiamata a dare un esempio di efficienza e a dimostrare di essere capace di dare risposte ai cittadini. Anche oggi la maggioranza è stata incapace di presentarsi in aula all'ora dovuta, ha costretto il Presidente a disporre vari rinvii, ha costretto l'opposizione a chiedere la verifica del numero legale, ha dimostrato ancora una volta la sua incapacità, anche su una legge per lei importante, fondamentale, su cui probabilmente si gioca il futuro della legislatura, di stare unita, di essere presente, di partecipare.

Il fatto che siate distratti e assenti, colleghi della maggioranza, non può essere coperto dalle parole accorate e appassionate pronunciate adesso dall'onorevole Planetta, che nonostante la sua passione politica, non è riuscito a riscaldare un'Aula, ripeto, distratta e assente, una maggioranza che non c'è: non riuscirete a innervare un progetto politico finito e fallito soltanto con quella che per voi rappresenta una legge di bandiera.

Ho detto che siamo chiamati a dare ben altri esempi, innanzitutto voi della maggioranza che avete la responsabilità di governo siete chiamati a dare ben altri esempi rispetto a quelli che siete capaci di dare. Ritengo che noi della minoranza dobbiamo chiarire la nostra posizione, certamente io devo chiarire la mia posizione personale, partendo da quello che forse è l'unico elemento che ci accomuna, cioè da un'analisi, credo condivisa, sul fatto che il processo di privatizzazione della Tirrenia, finanziato anche con i soldi dei sardi per la continuità territoriale, com'è stato ricordato dai colleghi che sono intervenuti, è un processo che ci ha visto assenti, che non ha visto la Sardegna sufficientemente partecipe, che non ci ha visto condizionare gli obblighi di servizio in maniera tale da poter garantire ai sardi, ma io dico a tutti gli italiani che vengono in Sardegna, il diritto alla continuità territoriale a un prezzo equo, con l'applicazione di una tariffa giusta, garantendo la qualità delle navi, la puntualità negli arrivi e nelle partenze e un numero di tratte sufficienti a soddisfare le varie esigenze. A distanza ormai di qualche anno da quel processo di partecipazione, noi non conosciamo ancora il contenuto degli oneri di servizio che sono stati, come dire, affidati o resi obbligatori per la cordata di imprenditori che si è assunta l'incarico di guidare la Tirrenia.

In sostanza lo Stato spende 72 milioni di euro all'anno, 50 milioni dei quali sono dedicati alla Tirrenia (è la quota sulla base delle miglia navigate in tratte da e per la Sardegna), senza che sia chiaro come il diritto dei sardi sia garantito. Ed è vero quello che hanno detto i colleghi - l'avete detto voi, l'ha detto l'onorevole Giacomo Sanna e altri in quest'Aula - cioè che quella procedura era figlia non dell'esigenza di garantire la continuità territoriale ai sardi, ma dell'esigenza di salvaguardare i costi sociali, cioè di garantire che quel carrozzone, con il suo sovraccarico di dipendenti marittimi, potesse in qualche modo andare avanti.

Dobbiamo però dire con chiarezza, e lo diciamo subito, che il rimedio che oggi voi proponete rischia di non curare il male, di non risolvere i problemi. Non è questo il momento per creare nuovi carrozzoni a capitale pubblico, nuove società a capitale pubblico. E' difficile aderire alla teoria dell'onorevole Sanna per cui dove non si riesce a stabilire delle regole, a fare i controlli, lo Stato interviene direttamente per esercitare i servizi minimi essenziali. Immaginiamo cosa succederebbe se questo dovesse avvenire in altri settori ogni volta che abbiamo la sensazione che quei diritti minimi essenziali non sono garantiti e non siamo capaci di stabilire regole, di fare bandi, spendere bene i soldi pubblici per il trasporto locale, per il trasporto su rotaia, per il trasporto aereo, per l'energia, per le telecomunicazioni, per le comunicazioni su Internet o per la logistica merci! Cosa succederebbe se ogni volta che i servizi minimi essenziali non funzionano creiamo la giustificazione per l'ingresso del pubblico in un mercato che non siamo capaci di regolare? Immaginiamo se poi questo venisse fatto sulla base di analisi molto vaghe, come quelle richiamate in questa legge dall'articolo 5, comma 2, che invito i colleghi a leggere. Cioè questa giustificazione dell'intervento pubblico andrebbe definita sulla base di principi assolutamente vaghi e astratti, tra l'altro non si capisce neanche da parte di chi. Leggo testualmente: "Qualora uno o più servizi tra quelli previsti dall'articolo 4 non siano eserciti da alcun armatore ovvero non lo siano in misura ritenuta sufficiente" - da chi, quando, come? - "con riferimento alla continuità, regolarità, capacità e qualità del servizio, nonché alle tariffe e condizioni praticate…" si dà il via libera all'intervento del pubblico. Chi lo decide? Chi lo stabilisce? Il Consiglio, un assessore, una commissione, un esperto o un'autorità garante? Chi stabilisce che i soldi che la vostra legge prevede siano stanziati possano garantire quel diritto? E che ci sia questo rischio e ci sarà bisogno di ulteriori risorse lo dice molto bene il comma 8 dell'articolo 7 che prevede infatti che per garantire l'equilibrio economico della società l'Assessore regionale dei trasporti - addirittura non la Giunta, ma l'Assessore regionale dei trasporti in persona - è autorizzato a corrispondere contributi annui. Tra l'altro è evidente che c'è un problema di legge. Immagino che i contributi vadano previsti in un bilancio ed eventualmente questa norma andrà scritta meglio perché dovrà prevedere uno stanziamento a priori, altrimenti quel comma non sta in piedi, perché rientrerebbe nella discrezionalità dell'Assessore, in quanto non ci sono certo criteri scientifici oggettivi che spieghino come quei soldi vanno spesi.

Quindi credo che faccia molto male il collega Uras ad astenersi dalla votazione del passaggio agli articoli. Forse ha letto l'articolato in maniera precipitosa o si è fatto condizionare dalle buone intenzioni che dietro questa legge ci sono; buone intenzioni di risolvere un problema che è reale, perché non è che non ci sia un problema di costi eccessivamente alti, non è che non ci sia un problema di monopolio o rischio di monopolio non regolato, ma certamente questa soluzione rischia di non curare quel male. Credo che sarebbe profondamente sbagliato da parte di qualche esponente dell'opposizione astenersi dalla votazione del passaggio agli articoli.

Ma proviamo a parlare di come dovrebbe funzionare questo mercato. Noi ci troviamo, sulla base di criteri vaghi, a entrare nel mercato con la Flotta sarda per competere contro chi? Contro un armatore privato che sulla base della convenzione già fatta con il Governo può chiudere in pareggio perdendo 50 milioni all'anno? Cioè stiamo entrando in un mercato dove siamo strutturalmente in svantaggio per due motivi: primo perché la Cin può permettersi di perdere 50 milioni di euro e stare in pareggio; secondo perché l'armatore privato ha molte più leve per fare dumping o per creare condizioni distorte nel mercato rispetto a quelle che può avere il pubblico che rischia a ogni passaggio di dover dimostrare che non sta illegittimamente dando aiuti di Stato a una compagnia di diritto privato o che non ci siano duplicazioni di sovvenzioni per uno stretto diritto, come quello della continuità territoriale dei sardi, che in questo caso apparentemente ma non sostanzialmente dovrebbe essere assicurato dalla Cin.

Mi viene da porre un'altra domanda, visto il dibattito delle settimane scorse in quest'Aula sulle mozioni sugli incarichi, sui doppi incarichi, sulla sfiducia ai manager, sulla pratica spartitoria anche minuta che siete riusciti a fare nelle varie partecipate, nei vari enti, nelle varie agenzie. Sono curioso di vedere cosa faranno in merito a questa legge i paladini dei referendum, e cioè gli amici Riformatori, visto che hanno detto che vanno chiusi i carrozzoni, che vanno chiusi i consigli di amministrazione, che l'organizzazione della Regione deve essere snella. La domanda è questa: quale tessera di partito avrà il manager chiamato a guidare la Flotta sarda? Tirerete a sorte per mettervi d'accordo? C'è questo rischio? Spero di no, spero che lo sceglierete sulla base del suo curriculum. Però anche il manager della Carbosulcis secondo il Presidente della Regione era stato scelto, pur nella cerchia dei suoi amici, in base al suo curriculum! La giustificazione del curriculum la trovate per ogni nomina che avete fatto, anche la più contraddittoria, ma, guarda caso, ognuna di quelle nomine ha una matrice politica, tiene in piedi la vostra maggioranza, è una gamba di un equilibrio politico delicatissimo. Dovrete scegliere un manager bravo all'interno di un'area politica e quindi la capacità di scegliere quel manager si restringe, perché bisogna essere bravi e appartenere a una determinata area politica. E' possibile, ci sono manager bravissimi appartenenti ad aree politiche specifiche, ma certamente si restringe l'ambito di scelta.

Noi diciamo che serve altro. Comprendiamo la battaglia, il problema c'è, ma diciamo che serve altro. Noi rivendichiamo un ruolo della Sardegna in quel processo, in quella convenzione, pensiamo che si debba insistere in maniera ancora più coraggiosa, che si debba impugnare quella privatizzazione e contestarla a ogni livello. Il Presidente della Regione lo ha fatto con l'Antitrust, e ha fatto bene, forse avrebbe dovuto farlo prima, magari quando c'era ancora il ministro Matteoli, senza aspettare che il tempo passasse. Dobbiamo contrastare in ogni modo la possibilità che i soldi pubblici destinati a garantire un diritto vengano utilizzati per garantire qualcos'altro pure importante, come i posti di lavoro. Noi vogliamo sapere quali sono gli oneri di servizio imposti alla Cin, quali sono le rotte, i tempi, le tratte, la qualità del servizio che devono essere garantiti e dobbiamo in maniera insistente, in ogni circostanza, in ogni occasione, chiedere di entrare nel merito di questa vicenda perché sia previsto un nuovo bando, un nuovo affidamento, per sedere al tavolo in cui si definiscono quegli oneri di servizio.

Non mi voglio dilungare, colleghi, anche perché è, come dire, difficile riscaldare un'Aula fredda, una maggioranza tiepida, una maggioranza che non c'è più, che non ha un progetto politico, ma che oggi si ritrova gioco forza a doversi ricompattare. Voi infatti questa legge l'approverete, perché sappiamo che c'è dietro la minaccia delle dimissioni anticipate del presidente Cappellacci. Sappiamo che il Presidente vi ha rimessi tutti in riga, sappiamo che quella che approverete oggi non è una flotta marittima di bandiera, ma una politica di bandiera che dovete sventolare per giustificare ancora la vostra esistenza. Non avete fatto nulla in questa legislatura, se non due cose: il finto piano casa, sotto la dittatura di Berlusconi, e una legge di bandiera che parla di una flotta di bandiera per cercare di tenere insieme quello che rimane di una maggioranza che non c'è più, che non si riconosce in un progetto politico comune e che vede molti dei suoi esponenti pronti a preparare le valigie, a varcare il Rubicone, a passare da un'altra parte per non essere travolti dalle macerie di un centrodestra che non c'è più; non c'è a livello politico, non c'è a livello morale, come dimostrano i recenti accadimenti nel Lazio, con le conseguenti dimissioni della presidente Polverini. Tutti voi vi preparate a fare le valigie, non so se per prendere una nave o per andare in aereo da qualche altra parte, ma certamente oggi state provando, con questa legge di bandiera, a tenere ancora insieme dei brandelli di una maggioranza che è destinata a non esserci più tra breve. Credo che questo sia chiarissimo, ed è altrettanto chiaro che questo è soltanto un modo che vi è stato imposto per tirare a campare, ma una Giunta e una maggioranza che tirano a campare non sono quello di cui la Sardegna ha bisogno.

Noi abbiamo bisogno di voltare pagina, abbiamo bisogno di un progetto diverso. Abbiamo bisogno di un progetto per la Sardegna orgoglioso e identitario che recuperi anche molte di quelle politiche che sono state portate avanti nella scorsa legislatura, a volte forse con degli strappi, con metodi inadeguati, ma che almeno avevano il pregio di segnare una visione che voi non avete e non potete avere, perché non siete d'accordo tra di voi, preoccupati soltanto di non essere travolti dalle macerie di un centrodestra che non ci sarà più, ma in realtà non c'è già più. Per questo, e lo dico rivolgendo un appello agli amici del Gruppo di SEL, noi voteremo no sul passaggio agli articoli e spero che loro facciano altrettanto, perché non vogliamo avallare quella che è soltanto una foglia di fico sul fallimento di questa maggioranza e sull'incapacità di questa legislatura di segnare politiche importanti per il nostro popolo.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Sechi. Ne ha facoltà.

SECHI (Gruppo Misto). Non so se con questa legge, che naturalmente verrà definita a conclusione dei lavori dell'Aula, si riuscirà a mettere a punto un progetto credibile per recuperare la dignità di un popolo che è da anni calpestata. Noi abbiamo dichiarato, come ha anticipato il capogruppo Luciano Uras, l'intenzione di astenerci dalla votazione sul passaggio agli articoli, ma siamo qui perché comunque vogliamo entrare nel merito della legge. La dignità del nostro popolo non può essere calpestata da nessun interesse privato e tanto meno pubblico. Deve per questo emergere la sua determinazione ad appellarsi a un diritto, che è quello di potersi spostare liberamente verso tutte le sponde di quel Mediterraneo nel mezzo del quale l'isola della Sardegna si trova. E' un'opportunità che ci è stata negata da un pezzo e sicuramente non è stata favorita da un trasporto che, fino all'altro ieri, è stato monopolio quasi esclusivo della Tirrenia.

Noi viviamo uno stato di sottomissione, siamo un popolo con autonomia dimezzata e i pochi momenti veri di autonomia, se non addirittura di indipendenza, li viviamo quando lo Stato decide di lasciarci da soli, di abbandonarci, di negarci quelle opportunità che dovrebbe invece garantirci e che noi rivendichiamo a gran voce, come la continuità territoriale. Sulle piantine pubblicate dalla stampa ieri o avantieri emerge quanta arroganza vi sia stata invece da parte dello Stato con l'occupazione del nostro territorio attraverso le basi militari, molte delle quali sono peraltro in disuso, arroganza che continua a esercitare con un'indifferenza sconcertante.

Per tornare all'argomento della mobilità e dei trasporti, badate che oggi tutti noi dobbiamo fare un'attenta riflessione. Di fronte al fallimento complessivo delle attività produttive e dell'industria, oggi in Sardegna rimane forse un'unica industria per la quale valga la pena lavorare, ed è l'industria turistica. Però l'industria turistica non usufruisce, e non è neanche ipotizzabile che non sarà così anche in futuro, di un'attenzione particolare da parte dello Stato e dell'Europa. Molte delle responsabilità stanno nelle nostre mani e una delle principali ragioni per la quale dovremmo attentamente analizzare e valutare la via d'uscita è data dalla mobilità. Il turismo è movimento, è percorribilità dell'area dove abbiamo la fortuna di vivere, che per condizioni climatiche, bellezze naturali, ambiente, storia, tradizioni, nonché valore dell'artigianato e delle produzioni è sicuramente un punto di riferimento e di attrazione. Però i dati che voi tutti avete in mano, perché l'assessore Crisponi li ha resi pubblici, rispetto a un calo costante in questi ultimi anni dei flussi turistici per la Sardegna, mostrano una caduta del 5 per cento ogni anno; quest'anno pare che tale calo si attesti intorno al 12 per cento e una notevole responsabilità di questo, a torto o a ragione, ce l'hanno i trasporti. Forse si è esagerato nell'indicare negli alti costi del trasporto marittimo una disgrazia, si è ingigantito il problema, si è gridato "al lupo, al lupo", terrorizzando ulteriormente i turisti interessati a raggiungere la nostra isola. Non abbiamo fatto una buona operazione di marketing, anzi abbiamo noi stessi esaltato le negatività a danno del flusso turistico verso la Sardegna a iniziare, dicevo, dalla mobilità marittima e quindi da un tipo di trasporto alternativo a quello aereo verso il continente europeo, che è quello che guarda con maggiore attenzione alla nostra isola.

L'altro aspetto riguarda la mobilità interna. Noi abbiamo un trasporto ferroviario antidiluviano, una viabilità interna in gran parte in totale abbandono, a iniziare dalla SS 131, che tutti, chi più chi meno, ci troviamo a percorrere e rispetto alla quale c'è una situazione complessiva di disinformazione dovuta alla mancanza di quella cartellonistica informativa che dovrebbe essere presente in strade "civili", come abbiamo la fortuna di vedere quando visitiamo altre realtà europee, a iniziare dalle vicine Francia e Spagna, per non parlare di Paesi ancora più evoluti, come la Germania e i Paesi del Nord. Soprattutto in questi ultimi tempi in quest'aula consiliare sono stati assunti atteggiamenti indipendentisti tesi alla rivendicazione di un'autentica sovranità, di una nuova sovranità condivisa trasversalmente dai diversi Gruppi politici, per cui mi domando: se la Sardegna fosse stata indipendente, avrebbe dovuto organizzare una propria flotta per il trasporto verso le altre aree del Mediterraneo e verso il continente europeo? Avrebbe dovuto dare una risposta che ogni Stato autonomo dà? L'indipendenza è ciò che chiede, per esempio, il popolo catalano, il quale l'11 settembre, giorno della Diada de Catalunya, è sceso in piazza a Barcellona: oltre 1 milione e mezzo di catalani avrebbero dovuto sfilare in corteo, ma non c'è stato nessun corteo perché la città era talmente gremita di cittadini che di fatto si è trattato di una manifestazione statica. Sono state occupate tutte le strade perché la gente spontaneamente è uscita in strada e, badate, uno solo è stato il grido da parte di tutte le varie fasce della società catalana. Giovani, persone di mezza età, anziani, persino signore inanellate e incipriate, col cappellino in testa, tutti sono scesi in strada sventolando la bandiera con la stella che simboleggia l'indipendenza per gridare: "Independencia, Independencia!". Sono scesi in piazza addirittura i monarchici catalani e la Chiesa, che da tempo sostiene questa legittima battaglia di un popolo che riconosce di essere senza Stato. La battaglia che per anni è stata fatta attraverso pubblicazioni, libri, periodici, conferenze e convegni ha avuto come tema principale, l'11 settembre 2012, quello economico. La Catalogna passa allo Stato spagnolo ogni giorno 45 milioni di euro, garantendo il 20 per cento dell'intero ammontare che le regioni versano allo Stato, e viene ripagata con un trattamento indegno, ingiusto, da parte dello Stato centrale; è un po' quello che accade a noi. Oggi gli spagnoli, e quindi anche i catalani, chiamano il loro premier "Rajoy il breve", perché sperano che duri poco l'esperienza di governo di Mariano Rajoy.

Veniamo al dunque. Noi ci dichiariamo interessati all'ipotesi di una flotta sarda perché intravediamo in questa opportunità una possibilità concreta per uscire da quella condizione che da anni andiamo lamentando, ma rispetto alla quale non abbiamo avuto la capacità di trovare una via d'uscita. Noi condividiamo il principio, naturalmente vogliamo entrare nel merito della questione, vogliamo approfondire la conoscenza dei dati e vogliamo contribuire, se ce ne sarà data l'opportunità, attraverso gli emendamenti, a migliorare questa legge. Faremo le nostre valutazioni nel corso del dibattito in quest'Aula. E' un dibattito che dovrebbe vedere tutti i componenti di questa Assemblea confrontarsi in modo schietto e sincero, evitando magari scontri tra gruppi o "bande". E' in discussione un testo che ci auguriamo possa essere una buona legge volta a favorire il trasporto pubblico locale, oltre che il trasporto marittimo, e a porre rimedio alla drammatica situazione che ho denunciato prima riguardo a un trasporto ferroviario antidiluviano e a una rete viaria inadeguata ai tempi che viviamo.

Per il momento che cosa possiamo dire? Prendiamo atto che si è persa una partita per quanto riguarda la vicenda della Tirrenia e si è fatta, con denari pubblici, una regalia che sicuramente non è a vantaggio dei sardi, del trasporto dei sardi e delle merci dei sardi, quindi del popolo sardo e delle imprese sarde, mentre quella sarebbe potuta essere un'occasione, se fosse stata gestita in modo diverso, per creare opportunità di lavoro e favorire la ripresa di un'economia che veramente è al limite del collasso. L'illusione, la speranza che ci rimane è che si arrivi all'elaborazione di una legge che possa indicare delle opportunità per questo popolo. Ci proviamo sempre, ma in ogni caso siamo qui per confrontarci con tutti i Gruppi di maggioranza e di opposizione.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Soru. Ne ha facoltà.

SORU (P.D.). Signor Presidente, dico subito che voterò contro il passaggio agli articoli di questa legge perché non sono d'accordo sugli strumenti che essa individua per dare conto di valori che invece condividiamo tutti in quest'Aula: la necessità di garantire il diritto alla mobilità dei cittadini della Sardegna, la consapevolezza che quello alla mobilità è non solo un diritto imprescindibile e fondamentale, ma anche un presupposto importante per favorire lo sviluppo economico e superare il ritardo di sviluppo che abbiamo e che si configura in un'assenza di posti di lavoro che impoverisce la società sarda ed è all'origine di tutti i nostri mali. Condividiamo l'importanza di questi temi, ma non siamo d'accordo sugli strumenti individuati, sulle decisioni prese e in genere sull'attività che viene messa in campo.

Nella relazione presentata dalla Giunta su questa legge si cita un punto di partenza importante, e cioè il comma 837 della legge numero 296 del 2006, insomma la legge finanziaria nazionale che ha rivisto l'articolo 8 dello Statuto sardo e che in un ulteriore comma si occupava del trasporto in Sardegna. Si occupava del trasporto in Sardegna innanzitutto per superare un ritardo storico e cioè il fatto che ci fossero ancora le ferrovie concesse, ovvero le Ferrovie della Sardegna, oltre che le Ferrovie Meridionali Sarde. Si approfittò di quella legge finanziaria per trasferire, finalmente, quelle competenze alla Regione sarda. In quel comma si previde anche che il Ministero dell'economia e delle finanze e la Regione Autonoma della Sardegna avrebbero poi definito le modalità attuative e, in qualche modo, anche il rimborso economico che avrebbe fatto sì che a maggiori responsabilità per la Sardegna corrispondessero maggiori risorse, in questo caso una quota di quanto lo Stato già spendeva per la gestione delle ferrovie concesse, pari a circa 11 milioni di euro all'anno.

Ma prima di questo punto, che è stato risolto e - come tutti sappiamo - oggi queste ferrovie sono gestite dall'ARST, e quindi dalla Regione sarda, proprio nel primo capoverso del comma 837 si diceva, in maniera molto chiara: "Alla Regione Sardegna sono trasferite le funzioni relative al trasporto pubblico locale e le funzioni relative alla continuità territoriale". Quindi già dal 2007 la Sardegna, per legge dello Stato, e non per nostra iniziativa, ha la responsabilità delle funzioni relative alla continuità territoriale. Vale ricordare che né nel 2007 né nel 2008 ci sono stati nuovi bandi di continuità territoriale, perché la continuità territoriale che avevamo sperimentato fino allora, quella aerea, era in pieno funzionamento (la rinegoziazione è avvenuta nel 2009), mentre la continuità territoriale marittima, che non avevamo mai sperimentato, perché da qualche decennio era in capo alla Tirrenia, sarebbe venuta all'ordine del giorno solamente allo scadere di quella concessione, esattamente il 31 dicembre 2008. Dal 2007 abbiamo la responsabilità della continuità territoriale, ma quando è venuto il momento di esercitarla non l'abbiamo esercitata. Il primo momento utile per esercitarla, Assessore, credo sia venuto ai primi mesi del 2009, quando, finalmente, è scaduta la concessione più che decennale alla Tirrenia e sono arrivati all'ordine del giorno due punti: la privatizzazione della società Tirrenia e il bando di gara europeo per l'assegnazione dei nuovi oneri di continuità territoriale, con la discussione di un contratto di oneri di servizio pubblico. Purtroppo, e ve lo dicemmo subito, già nel marzo del 2009, con un decreto dell'allora ministro Matteoli, si scelse di mettere insieme privatizzazione e continuità territoriale. Ve lo dicemmo subito, ma fummo inascoltati. Io stesso l'ho detto diverse volte in quest'Aula. Fummo inascoltati anche quando il Parlamento, nel novembre del 2009, rettificò quel decreto. Da allora di errori ne sono stati commessi tanti e non vale nemmeno la pena ricordarli. Abbiamo soprattutto seguito troppe strategie diverse: un giorno volevamo essere soci della Cin, un altro giorno eravamo contro la Cin, un altro giorno volevamo essere soci però con una percentuale più alta, un altro giorno ancora volevamo fare ricorso all'Antitrust, ma l'abbiamo fatto troppo tardi per altri motivi. Poi il Governo Berlusconi è finito ed è sopraggiunto il Governo Monti, insomma siamo arrivati a oggi e dobbiamo fare qualcosa che abbia senso per l'oggi e non per avere un articolo sul giornale, per prenderci un'altra medaglietta o per lisciare il desiderio di retorica. Dobbiamo fare qualcosa che abbia senso per l'oggi e che quindi si trasformi in servizi per i cittadini, altrimenti finirà come per la continuità territoriale aerea: era facile rinnovarla, la si poteva pure lasciare così com'era e oggi avremmo la continuità territoriale aerea, invece, come sanno quelli che viaggiano in aereo, la continuità territoriale non c'è più, si continuano a cancellare voli e il prezzo non è più certo. Qualcuno ci ha raccontato che poteva essere organizzata meglio, poteva essere perfettibile, che sarebbe diventata chissà che cosa. Il risultato è che oggi siamo senza continuità territoriale aerea.

Sulla continuità territoriale marittima non vorrei si facessero gli stessi errori. Vorrei che lavorassimo per rendere un servizio ai cittadini piuttosto che a noi stessi, alla nostra prosopopea o al nostro orgoglio di piantare una bandierina. Concentriamoci sul servizio ai cittadini e cerchiamo di comportarci con coerenza. Lo dico perché nella vostra legge voi prevedete che la Saremar, che nel frattempo è stata effettivamente acquisita al patrimonio regionale, possa essere privatizzata e quindi evidentemente pensate che l'importante sia il servizio che rendiamo ai cittadini e non chi ne sia proprietario, così come pensate che il servizio ai cittadini nel trasporto da e per le isole minori possa essere reso da una società gestita da privati. L'importante è che le regole siano chiare, l'importante è che gli oneri di servizio siano ben specificati, l'importante è che il servizio sia funzionale alle esigenze di chi abita nelle isole minori e di chi vi si vuole recare. Per coerenza direi che anche nei trasporti marittimi da e per la Sardegna non è importante chi sia proprietario della nave e nemmeno chi abbia sottoscritto il contratto di leasing o di noleggio della nave. Non è importante la proprietà, Assessore, lei lo ha capito molto bene, e a questo punto le dico che non è importante nemmeno chi sia l'intestatario del noleggio o in capo a chi sia il contratto di lavoro o la gestione del servizio. Ciò che conta è il numero delle tratte, il tempo di percorrenza e il prezzo del biglietto, quante navi si hanno a disposizione e come è garantito il servizio. Se questo è importante, credo che la prima cosa da fare, ancora prima di approvare questa legge, sia cercare di capire - è stato già ricordato - qual è l'onere di servizio pubblico, qual è il contratto di servizio pubblico tra la compagnia Tirrenia e lo Stato italiano; contratto al quale noi non abbiamo partecipato, nonostante dal 2007, come ho ricordato, abbiamo la competenza sul trasporto pubblico locale e per il quale si sarebbe potuto per tempo fare ricorso alla Corte costituzionale, cosa che invece non è stata fatta. Oggi, seppure in ritardo, credo che sia prioritario capire quali sono gli oneri di servizio pubblico e riaprire quella discussione, magari grazie a una decisione di un qualche tribunale che chiarisca quali sono gli oneri di servizio pubblico e i servizi resi ai cittadini a fronte dei 50 milioni di euro all'anno che vengono dati alla Tirrenia sulla base delle miglia navigate da e per la Sardegna. Credo che quello sia il punto di partenza e non l'istituzione di un'altra società che, anziché servire i sardi, corre il rischio di rappresentare un altro costo da caricare sulle spalle dei sardi.

Allo stesso modo trovo francamente velleitario pensare di poter fare concorrenza, essere più efficienti, praticare prezzi più bassi rispetto a una società che è gestita, io credo, se non meglio almeno con maggiore esperienza di come la potremmo gestire noi, se non meglio almeno con maggiori conoscenze tecniche di quelle che potremmo mettere in campo noi, che ha una lunga tradizione, un lungo know how e soprattutto riceve un aiuto pari a 50 milioni di euro dallo Stato. Come potremmo noi competere con loro, a meno che non decidiamo di metterci altri 50 milioni di euro anche noi? Ma per fare che cosa? Per fare un'azione che può sembrare facile da spiegare sui giornali, ma che non darà maggiore efficienza al servizio, anzi dividerà il traffico in due operatori, dividerà i ricavi, moltiplicherà per due i costi e alla fine da qualche parte dovranno uscire i soldi per ripianare quei buchi o per evitare che le tariffe praticate, anziché essere più basse, siano più alte.

Assessore, credo che abbiamo commesso molti errori per quanto riguarda la continuità territoriale aerea e non ho ancora capito come la questione andrà a finire, quando finalmente ci sarà il nuovo bando, che cosa succederà e se pensate ancora di spendere 56 milioni di euro di risorse della Regione per garantire la tariffa più bassa agli operatori economici esterni che devono venire in Sardegna, anziché accontentarci magari di garantire una tariffa più bassa ai sardi. So però come andrà a finire la questione della continuità territoriale marittima: con troppa fretta e con troppa semplicità, senza un calcolo, perché non c'è nessuna relazione allegata, non c'è un documento cui lei spieghi qual è stata l'esperienza della flotta sarda sino a oggi (l'unica cosa che so è che recentemente il Consiglio regionale è stato chiamato in tutta fretta a finanziare con altri 10 milioni di euro la società), stiamo costituendo un'altra società che nel futuro rischia di non effettuare alcun servizio, ma di gravare moltissimo sulle spalle dei sardi. Io mi accontenterei oggi di essere più prudente, più concreto, più fattuale, andrei presso ogni tribunale d'Europa per riaprire non dico la concessione, il che sarebbe difficile, ma almeno la discussione sugli oneri di servizio pubblico. Capisco che non è molto bello, molto identitario, però forse oggi mi accontenterei di discutere con la compagnia di navigazione che cosa occorre fare per minimizzare i costi e massimizzare i servizi.

Alcune battaglie di principio sono certamente bellissime, vengono da lontano, altre vengono da molto lontano, ma il tempo è cambiato. Il nostro tempo oggi è quello di una Sardegna che sta in Italia e in Europa, passa sempre più attraverso le regole europee. Lo abbiamo letto sulla stampa anche in questi ultimi mesi: sempre più i maggiori diritti e la maggiore autonomia della Sardegna passeranno attraverso una più approfondita integrazione europea, dentro le regole europee. E le regole europee sono chiare quando si tratta di soddisfare il diritto alla mobilità delle zone territoriali in ritardo di sviluppo, come la Sardegna. Le regole europee sono quelle che prevedono l'imposizione di oneri di servizio pubblico, la messa da parte delle regole di mercato pure e semplici, l'accettazione del fatto di intervenire sul mercato concedendo le rotte unicamente a chi accetta gli oneri. Dobbiamo stare dentro queste regole, non andare verso la costituzione di società che qualcuno sarà chiamato a chiudere in futuro. Nel 1996 credo, o comunque nell'undicesima legislatura, forse lei, onorevole Oppi, mi può aiutare, in quest'Aula si discusse…

OPPI (U.D.C.-FLI). Non ero stato candidato!

SORU (P.D.). Adesso capirà perché mi può aiutare sulla data. Mi riferisco infatti a un qualcosa che lei ha seguito e conosce da molto vicino. In quest'Aula in quel periodo si discusse della regionalizzazione, in capo all'EMSA, della Carbosulcis. L'ENI, e quindi lo Stato, aveva deciso di chiudere la miniera e noi non avemmo la forza di contrastare quella decisione proponendo progetti diversi, semplicemente prendemmo le chiavi e ce ne assumemmo l'onere. Per anni abbiamo sopportato quell'onere e oggi stiamo chiedendo allo Stato di riprendersene la responsabilità e di trovare una soluzione. Non vorrei che facessimo lo stesso oggi con laa Tirrenia, in quanto troppo precipitosamente stiamo costituendo una società che finirà per costarci e prima o poi torneremo su questa discussione per chiedere a qualcun altro di riprendersi la responsabilità della gestione di questo servizio. Oggi la Sardegna è in Europa, è dentro le regole europee, non ci sono scorciatoie. Dentro quelle regole avremmo potuto stare già dal marzo del 2009, non è stato così, e credo che dovremmo avere la capacità di rimetterci sulla strada giusta con coerenza.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Cugusi. Ne ha facoltà.

CUGUSI (Gruppo Misto). Questo disegno di legge ci pone di fronte a decisioni difficili e complesse soprattutto per la scarsità di elementi oggettivi di comparazione, di raffronti con soluzioni già adottate e collaudate, il che complica ancora di più tutta la problematica. Alcuni hanno voluto prendere come esempio la recente esperienza Saremar, ma io ritengo che non ci sia niente di più errato. E' un esempio che non può assolutamente aiutarci perché è molto marginale; tempi e tratte sono poco significativi sotto il profilo economico rispetto allo standard temporale che prevede questa legge, uno standard sicuramente medio-lungo. Quindi ritengo che prendere ad esempio il caso Saremar quale elemento decisionale significhi escludere con estrema genericità e superficialità un'ipotesi di progetto di flotta sarda.

Dai lavori in Commissione non sono scaturiti presupposti chiari e certi a sostegno della costituzione della Flotta sarda Spa, così come sono mancati elementi oggettivi sulla sua negazione. Una delle critiche più ricorrenti che oggi si fanno alla politica istituzionale riguarda la spendita di grandi risorse destinate a finanziare consulenze esterne. Mi sono stupito tantissimo che su un tema come quello in discussione sia mancato proprio questo, perché su un tema così complesso sarebbe servito proprio uno studio molto approfondito in termini di costi di noli e di gestione e sulle economie indotte.

Vista la mia collocazione politica mi scuso per non aver citato da subito gli aspetti occupazionali, i rapporti di concorrenza, il regime tariffario. Da parte nostra c'è quindi un preventivo voto di astensione sul passaggio agli articoli di questa legge, proprio per l'assenza di uno studio di fattibilità propedeutico a una scelta politicamente ed economicamente rilevante, quale la costituzione di un soggetto pubblico per il trasporto via mare.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Lai. Ne ha facoltà.

LAI (P.d.L.). Il disegno di legge sulla continuità territoriale che è stato presentato dalla Giunta rappresenta la sintesi strategica per permettere alla Sardegna di sottrarsi alla notevole forza delle compagnie, sia per quanto riguarda il settore marittimo, in primo passo, sia per quanto riguarda il settore aereo. Al di là dei valori simbolici che legittimamente sono stati prospettati, sono convinto che siamo davanti a una politica sui trasporti innovativa e di grande significato, perché pone al centro dell'interesse i cittadini sardi. In particolare il trasferimento in capo alla Regione dei servizi di cabotaggio marittimo costituisce un'assunzione di responsabilità dell'amministrazione regionale che è consapevole dell'importanza strategica e fondamentale dei trasporti marittimi affinché l'Isola sia sottratta allo storico isolamento al quale è stata condannata.

Gli obblighi di servizio pubblico imposti alle compagnie sono l'azione con cui la Regione ricorda a tutti gli operatori del settore che la Sardegna non può e non deve essere solo una regione che genera profitti in virtù della sua capacità di attrarre turismo, ma anche un'isola europea che deve godere delle stesse condizioni qualitative dei trasporti e dei relativi costi. Tutto questo assume una valenza ancora maggiore in tempi, come quelli attuali, di grave crisi economica e sociale. Quindi l'intero tessuto produttivo sardo richiede una politica di trasporti che, con uno strumento legislativo qual è quello che discutiamo oggi in Aula, restituisca alla nostra regione l'attrattiva che le spetta non solo nel campo turistico, questo è fondamentale, ma anche in quello imprenditoriale, artigianale e industriale. Questo cammino si può percorrere solo e unicamente se vi sono infrastrutture all'altezza che diano all'Isola sufficienti margini per poter essere competitiva.

La costituzione della Flotta sarda non è solo un richiamo alla nostra identità, ma rappresenta anche la risposta a un'esigenza fondamentale, che è quella di garantire le linee di navigazione, che non possono essere lasciate a un mercato - i fatti lo dimostrano - sempre più bizzarro e capace di fare agevolmente cartello ai danni dei sardi e di coloro che scelgono la Sardegna come meta turistica. E' un primo passo, possiamo dire che è un segno tangibile della volontà di questa maggioranza di dare all'Assessorato dei trasporti gli strumenti amministrativi in materia di continuità territoriale, marittima e aerea, questo sarà un passo successivo, ma anche di guardare al patrimonio ferroviario, portuale e aeroportuale per arrivare - questo è l'intento - a una nuova configurazione del modo di amministrare i trasporti e le relative infrastrutture che li fanno funzionare.

Uno dei punti cardine della continuità territoriale marittima deve essere il trasporto merci, soprattutto delle materie prime prodotte e lavorate nella nostra regione. Ora, garantire tale servizio rappresenta quella svolta infrastrutturale di cui sia le aziende sarde che quelle provenienti da fuori hanno bisogno per avviare nuovi investimenti nell'Isola o ampliare quelli già esistenti. Insieme ad altri, ho già detto in quest'Aula che quando Trenitalia ha lasciato morire il binario che partiva da Golfo Aranci, costruito peraltro con ingenti investimenti negli anni '60, ha eliminato un servizio essenziale ai carri merci e inferto un colpo durissimo al quale ancora oggi dobbiamo rimediare. Non solo il granito, il sughero, ma tutti i prodotti finiti o grezzi che escono dalla Sardegna devono poter contare su un passaggio in continuità delle merci. Ci si deve muovere soprattutto su una direttrice che porti il servizio ferroviario merci interno alla Sardegna a essere ristrutturato con garanzia di massicci investimenti al fine di decongestionare le strade, il trasporto su gomma, che deve esistere, ma nel concetto di intermodalità non deve assorbire tutti gli altri trasporti, perché è molto più oneroso sia per le imprese che per gli utenti finali. Quindi gli investimenti infrastrutturali in tal senso li dobbiamo ottenere in qualsiasi modo da Trenitalia per garantire pari diritti di trasporto al nostro mondo produttivo e adeguarci agli standard europei in termini di infrastrutture ferroviarie e marittime, configurate come parti di un'unica infrastruttura che, prima su terra poi su mare, unisca la Sardegna all'Italia e all'Europa. E allora occorre individuare i porti di attracco, riavviare le rotte dai porti più importanti. Una delle risposte che Trenitalia ha sempre opposto, lo ha fatto interessatamente, era che non c'erano sufficienti clienti commerciali per il trasporto delle merci e per questo lo si è lasciato morire. Non c'era, in sostanza, una valutazione favorevole in termini di rapporto costi-benefici, ma non si è mai considerato che la carenza di clienti è stata causata da un servizio che non è mai stato all'altezza delle aspettative e che presentava aspetti che gradualmente ne pregiudicavano la puntualità, l'efficienza e la qualità. Tutto questo ha allontanato la clientela, che ha preferito il trasporto su gomma ed è arrivata a noleggiare intere navi per trasportare il granito.

Le nostre imprese non possono e non devono farsi carico di questo divario infrastrutturale. Ciò non è tollerabile in un momento di crisi gravissima in cui qualsiasi investimento imprenditoriale e la relativa creazione di posti di lavoro in Sardegna oggi più che mai rappresentano un punto irrinunciabile per far ripartire produttività e occupazione. I trasporti ferroviari hanno visto negli ultimi anni anche tragedie e incidenti che sono, indirettamente, la conseguenza di una politica dei trasporti disattenta e poco lungimirante. Si sono compiuti degli interventi, ma sono stati interventi a macchia di leopardo, che hanno riguardato solo le aree metropolitane lungo le grandi direttrici: Cagliari (aeroporto di Elmas), Oristano e Sassari. Ci si è dimenticati completamente del nord-est dell'isola. La porta storica della Sardegna, dal tempo dei romani, non ha visto quella giusta attenzione che meriterebbe soprattutto da parte di Trenitalia. Sono certo che l'assessore Solinas e tutta la Giunta abbiano consapevolezza della situazione di cui parlo e sono altrettanto convinto che arriveranno risposte che individueranno il modo per far cambiare a Trenitalia i suoi obiettivi di investimento sul lungo e medio periodo nella nostra regione.

La continuità marittima non può e non deve essere lasciata in balia degli interessi di mercato e su questa linea la Regione si è mossa con efficacia, difendendo la prerogativa dei sardi a non essere vittime di un possibile monopolio o cartello delle stesse compagnie di navigazione. Credo che non sia sufficiente un restyling delle navi per poter dire che si garantisce alla Sardegna un servizio di qualità per la continuità marittima con il continente. Gli oneri pagati rappresentano già una voce dei bilanci cospicua e i sardi chiedono conto di un servizio ancora troppo caro purtroppo, pur considerando l'aumento del carburante, che però non può essere l'unica giustificazione. Tutti sanno che il grosso dei guadagni delle compagnie di navigazione viene realizzato durante i mesi estivi, periodo durante il quale i prezzi aumentano e aumentano notevolmente. Ma la continuità deve esserci anche per i turisti, soprattutto per i prezzi del passaggio con automobile; ciò deve essere garantito ancor di più in periodi di maggiore crisi per l'intero settore turistico.

Ecco quindi il significato della Flotta sarda, quello cioè di aver rimesso in discussione una situazione di fatto che si poteva configurare come monopolistica e di cartello. La Regione ha pertanto inciso in questo mercato, al di là di una presenza simbolica di bandiera, per rivendicare il diritto dei sardi e di tutti quelli che scelgono di venire in Sardegna come loro meta ad avere un prezzo equo e uno standard qualitativo accettabile e buono per tutti. Ecco perché questa legge rappresenta il quadro normativo coerente con la nuova politica dei trasporti avviata da questa Giunta e la cui finalità primaria è quella di evitare il formarsi di monopoli, aggiungo io, a danno dei sardi; un quadro normativo nuovo e innovativo che difende i nostri interessi. La norma è chiara ed estende finalmente la possibilità di accesso agli oneri di servizio a tutti gli armatori d'Europa, scardinando un sistema che di fatto ha generato in passato posizioni dominanti da parte di alcune compagnie a discapito della giusta concorrenza che, come sappiamo tutti, aumenta sempre la qualità dei servizi.

Il grado di autonomia della Regione, che si vede attribuire le risorse per garantire la copertura degli oneri di servizio, è anch'esso un fatto nuovo di tutto rilievo che inserisce la Sardegna direttamente nel novero dell'Europa delle Regioni. E' una nuova condotta amministrativa e politica che andando oltre i caratteri di autonomia speciale si impegna a dare a tutti i sardi gli stessi diritti e le stesse prerogative degli altri cittadini d'Europa. E' quindi giusto che sia la stessa Regione, come si evince dall'articolato, a verificare con appositi strumenti di monitoraggio la qualità del servizio che viene offerto. Su quest'ultimo punto chiedo che questo Consiglio e la stessa Giunta impongano a Trenitalia sia una revisione del piano di investimenti in Sardegna che comporti interventi più organici e capillari su tutta l'Isola, sia la salvaguardia della qualità del servizio attraverso un puntuale e attento monitoraggio che coinvolga la stessa Regione e gli utenti.

Questa legge è coerente con la disciplina comunitaria, ma deve essere anche emanazione della politica europea in tema di trasporti. Occorre quindi che la questione relativa ai trasporti in continuità che interessano la nostra Regione sia oggetto di attenta valutazione da parte della Commissione europea, affinché il divario infrastrutturale, di cui il nostro sistema economico e produttivo paga le spese ogni giorno, sia colmato definitivamente. Per questo, se sarà necessario, sia il Governatore che l'Assessore Solinas devono farsi interpreti di tutte le iniziative necessarie per aumentare gli investimenti nella nostra Isola. E penso, lo ripeto ancora, che non debbano essere trascurati l'infrastruttura ferroviaria e il trasporto merci su rotaia. In conclusione, credo che dobbiamo riconoscere il valore di questa legge come la volontà dei sardi di non essere più soggetti passivi e vittime delle strategie delle grandi compagnie di navigazione. Si pone il diritto dei sardi e di chi viene in Sardegna al centro di tutto. Questa legge sottrae di fatto il diritto dei sardi alla navigazione a speculazioni di qualsiasi tipo, siano esse di mercato o di singole compagnie in posizione dominante rispetto alle altre. La Regione delinea in modo chiaro e definitivo la sua politica marittima, inserendola in un progetto di legge che sancisce diritti degli utenti sardi e non, che sono finalmente tutelati con una legge chiara da iniziative ingiustificate come l'aumento spropositato dei prezzi o il basso livello della qualità del servizio offerto.

Questa quindi è una legge coraggiosa che rispetta il mercato e anzi ne stimola l'ampliamento a livello internazionale. L'essenza di questo articolato è la tutela di un servizio essenziale, quello di cabotaggio marittimo. La Flotta sarda è di interesse generale e ha il mero obiettivo di garantire un servizio di ottima qualità a un prezzo equo. Credo pertanto che questo disegno di legge, che prevede la costituzione della Flotta sarda, rappresenti la migliore risposta possibile a un mercato marittimo che nei riguardi della Sardegna ha raggiunto livelli di offerta non più compatibili né con la capacità di spesa dei cittadini né con la giusta qualità dei servizi offerti. L'intensità dell'azione politica dell'assessore Solinas e del presidente Cappellacci evidenzia la giusta determinazione che ha portato a questa legge che credo rappresenti l'unica strada per restituire ai sardi e alla Sardegna il diritto fondamentale a poter usufruire di servizi marittimi al livello del resto dell'Europa. Grazie.

PRESIDENTE. Comunico che l'onorevole Amadu è rientrato dal congedo.

I lavori del Consiglio riprenderanno questo pomeriggio, alle ore 16 e 30.

La seduta è tolta alle ore 13 e 04.