Seduta n.120 del 30/06/2010
CXX Seduta
Mercoledì 30 giugno 2010
(ANTIMERIDIANA)
Presidenza della Presidente LOMBARDO
indi
del Vicepresidente CUCCA
indi
della Presidente LOMBARDO
La seduta è aperta alle ore 10 e 02.
DESSI', Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta pomeridiana del 16 giugno 2010 (113), che è approvato.
PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Gabriella Greco e Mario Floris hanno chiesto congedo per la seduta antimeridiana del 30 giugno 2010.
Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.
Risposta scritta a interrogazioni
PRESIDENTE. Comunico che è stata data risposta scritta alle seguenti interrogazioni:
"Interrogazione Sanna Gian Valerio - Bruno sull'uso clientelare delle norme contenute nella legge regionale n. 13 del 2005, in materia di nomina dei commissari presso i comuni". (82)
(Risposta scritta in data 29 giugno 2010.)
"Interrogazione Planetta - Dessì - Maninchedda - Sanna Giacomo - Solinas Christian sulla regolamentazione della costruzione di impianti di coltivazioni serricole con coperture di pannelli con celle fotovoltaiche". (257)
(Risposta scritta in data 29 giugno 2010.)
"Interrogazione Espa sui criteri di applicazione della determinazione n. 3371 del 25 novembre 2009, determinazione n. 3004 del 5 novembre 2009, determinazione n. 12 del 13 gennaio 2010, in particolare con riferimento ai cittadini residenti nel Comune di Capoterra, aventi per oggetto la "Concessione e erogazione dei contributi ai privati per danni subiti per danneggiamento e perdita dei beni mobili indispensabili e delle autovetture". Approvazione graduatoria definitiva dei beneficiari oggetto della compensazione. Elenco ammessi, elenco esclusi, di cui alla legge regionale n. 15 del 2008". (261)
(Risposta scritta in data 29 giugno 2010.)
"Interrogazione Cossa sul ritardo delle procedure per il risarcimento dei danni causati dall'alluvione del 22 ottobre 2008 a Pirri". (274)
(Risposta scritta in data 29 giugno 2010.)
Considerata la scarsa presenza di consiglieri in aula, sospendo i lavori per dieci minuti. Prego i Capigruppo di richiamare i consiglieri in aula. La seduta è sospesa, riprenderà alle ore 10 e 15.
(La seduta, sospesa alle ore 10 e 04, viene ripresa alle ore 10 e 15.)
Commemorazione di ex consigliere
PRESIDENTE. Scompariva, poco più di un anno fa, l'onorevole Armandino Corona, componente dell'Assemblea sarda per tre legislature, dal 1969 al 1984, Presidente del Consiglio regionale dal 1979 al 1981, Vicepresidente della Giunta regionale, Assessore degli affari generali. Personalità di spicco e protagonista negli anni della ricostruzione postbellica della Sardegna, è stato per oltre cinquant'anni punto di riferimento nella vita istituzionale e politica a livello regionale e nazionale.
Armandino Corona ha fortemente contrassegnato con il suo impegno, con le alte capacità di dialogo e mediazione e grazie all'innata facoltà di vedere sempre in prospettiva futura le vicende contingenti della politica, gli anni della stagione autonomistica. Era nato a Villaputzu, nel 1921, e aveva dedicato i primi anni della sua giovinezza agli studi di medicina, ma già in lui cresceva la passione politica. Dopo alcuni anni di professione come medico condotto nell'Oristanese, si trasferì ad Ales.
Autonomista e sardista convinto, molto vicino al pensiero di Emilio Lussu, Corona cominciò in quegli anni il proprio impegno politico. Trasferitosi a Cagliari, militò per quasi vent'anni nel P.S.d'Az., ricoprendo vari incarichi amministrativi a livello provinciale (è stato Assessore provinciale per alcuni anni) e di partito nella veste di segretario provinciale. E' stato, come citano le cronache, l'inizio di una lunga e intensa carriera politica: anni di emergenze, di disoccupazione galoppante, di criminalità dilagante, ma furono anche gli anni in cui l'onorevole Corona comincia a distinguersi politicamente dal P.S.d'Az. (nel quale si iniziavano ad aprire diatribe sulla linea politica), fino a fondare, insieme ad altri autorevoli esponenti politici, il Movimento Sardo Autonomista. In quel periodo iniziò il rapporto ideale e istituzionale con Ugo La Malfa, leader indiscusso del Partito repubblicano, e con Giovanni Spadolini, con i quali costruirà una solida amicizia.
E proprio in seguito all'accordo politico col P.R.I., in cui confluì, Armandino Corona fu eletto consigliere regionale. Era il 1969. Pragmatico e teorico del dialogo, s'è detto di lui. E grazie a queste qualità, che aveva sempre posto alla base del suo agire sociale e politico, fu il perno dello storico rapporto fra D.C. e P.C.I. a livello regionale, la stagione, cioè, dell'unità autonomistica, che precedette persino la cosiddetta unità nazionale a livello romano.
E' di quegli anni anche il suo ingresso nella Massoneria, ove ha sempre agito avendo di mira la massima trasparenza. Per questo nel 1982 venne nominato Gran Maestro del Grand'Oriente d'Italia, chiamato a gestire il momento difficile seguito alle vicende legate alla P2, che Armandino Corona contrastò con grandissimo rigore ed energia nella sua qualità di Presidente del Tribunale di Palazzo Giustiniani. In quella veste contribuì, in modo decisivo, alla condanna dell'artefice della loggia segreta e alla sua espulsione dalla Massoneria. E dalla Massoneria, Armando Corona, dopo il secondo mandato di Gran Maestro, si allontanò poco a poco negli anni '90, fino ad abbandonarla del tutto.
Sempre attento alle vicende che si agitavano in Sardegna a livello sociale, economico e politico, Corona negli anni della sua Presidenza del Consiglio regionale ebbe anche modo di seguire da vicino e sempre con equilibrio i mutamenti in atto nel panorama socioeconomico. Grande attenzione anche al sistema editoriale isolano, pesantemente condizionato dalla onnipresenza della SIR, e lavorando per un più moderno e pluralistico sistema editoriale. Ma l'onorevole Corona ricoprì altri importanti incarichi istituzionali e politici a livello romano, ad esempio quando divenne vicesegretario nazionale del P.R.I. e quando fu chiamato da Giovanni Spadolini (divenuto Capo del Governo) a capo della segreteria di Palazzo Chigi.
Nelle tre legislature durante le quali sedette in Consiglio, in rappresentanza del P.R.I., si occupò dei più svariati problemi spaziando dai settori più squisitamente produttivi, alle questioni delle riforme istituzionali. Nella sua prima legislatura, la sesta, fu componente dapprima della Commissione agricoltura, quindi della Commissione industria. In questa veste si occupò dello stato di grave difficoltà del settore agricolo sia per quanto riguarda le situazioni di disagio del settore della Sardegna settentrionale come quella meridionale. Dal rifinanziamento della diga del Tirso, a opera della Cassa per il Mezzogiorno, alla grave situazione dei pastori e allevatori delle province di Sassari e Nuoro, alla situazione idrogeologica del Sarrabus. Nel campo dell'industria furono numerosi gli interventi per la Cartiera di Arbatax e per l'utilizzazione chimica del carbone Sulcis. E particolarmente a cuore Corona ebbe anche il ruolo della Sardegna nell'ambito del Mezzogiorno e del Mediterraneo.
Riconfermato nella settima Legislatura, dal 1974 al 1979, l'onorevole Armando Corona fu Presidente del Gruppo Misto e componente delle Commissioni autonomia e finanze. Fu anche componente della Commissione speciale alla programmazione, dal 1974 al 1977, anno in cui fu chiamato ad assumere i primi compiti di governo, divenendo Assessore degli affari generali, personale e riforma della Regione nella Giunta presieduta da Pietro Soddu dal 1977 al 1979.
Numerosi i progetti di legge che in quanto consigliere recano la sua firma: provvidenze per l'irrigazione, tutela del patrimonio speleologico, provvedimenti per la zootecnia, riorganizzazione della struttura pubblica del turismo. Particolarmente significativi i disegni di legge in qualità di Assessore: riforma della contabilità e del bilancio regionale, governo dell'acqua, interventi nel campo dell'organizzazione e riforma del personale regionale, istituzione del servizio regionale della programmazione, adeguamento degli enti strumentali della Regione. Nella successiva legislatura, l'ottava, è stato per tre anni Presidente del Consiglio regionale, fino al 1981. Lasciò il primo scranno dell'Assemblea sarda quando cominciò ad assumere importanti incarichi politici a Roma, senza tuttavia interrompere il proprio impegno istituzionale in seno alla massima istituzione rappresentativa dell'Isola.
Antifascista, autonomista convinto, laico e progressista, l'onorevole Armandino Corona ha fortemente influenzato col suo equilibrio l'attenzione per il prossimo, con la sua alta cultura politica e le grandi capacità umane l'intera storia autonomistica della Sardegna.
Ai familiari giunga il cordoglio del Consiglio regionale e mio personale.
Sospendo la seduta per cinque minuti in segno di lutto.
(La seduta, sospesa alle ore 10 e 22, viene ripresa alle ore 10 e 30.)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la continuazione della discussione generale del disegno di legge numero 93/A.
E' iscritto a parlare il consigliere Campus. Ne ha facoltà.
CAMPUS (P.d.L.). Signora Presidente, onorevoli colleghi, signori Assessori, in particolare all'Assessore dell'urbanistica dico: delusione. Delusione, Assessore, è la parola che esprime meglio il risultato di una legge che meno di un anno fa abbiamo ampiamente discusso in quest'Aula, fortemente voluto, diffusamente pubblicizzato in tutta l'Isola e che oggi ci apprestiamo a modificare e, spero fermamente, a migliorare. C'era un altro clima allora, circa un anno fa, un altro entusiasmo, e debbo riconoscere che le delusioni sono state molte anche per chi, come me, ne aveva già allora sentore, le paventava, le temeva e iniziava a denunziarle, ma purtroppo, certamente per mia incapacità, senza molti risultati.
Oggi torniamo in Aula per cercare di migliorare e rilanciare una proposta che era stata una vera e propria bandiera del rinnovamento promesso, ma il clima, e non solo in quest'Aula, è diverso. Abbiamo, noi del centrodestra, toccato con mano pesantemente che l'entusiasmo non bastava, che non bastavano gli inviti a sorridere per ridare serenità e speranza, che bisognava realmente ascoltare di più, aprirsi di più, confrontarsi di più, che nessuno è infallibile e che tutto è perfettibile. Mi auguro davvero che molti altri aspetti e vicende di questo non entusiasmante inizio di legislatura vengano veramente riconosciuti come errori, finalmente riconosciuti come errori e corretti e migliorati. Ne abbiamo bisogno noi consiglieri di maggioranza, ne ha bisogno la Giunta, ma soprattutto ne ha bisogno la Sardegna, che ci ha premiato con grande entusiasmo un anno fa e che con altrettanta chiarezza ci ha richiamato all'ordine alla prima occasione che ha avuto per potersi esprimere di nuovo democraticamente.
Torniamo alla legge di cui discutiamo oggi. Molti fattori hanno certamente contribuito a rendere la legge di un anno fa una delusione, è stato ricordato in molti interventi. In primo piano metto anch'io certamente la difficile situazione economica delle famiglie, che non rende la disponibilità di poterla sfruttare nella sua essenza; certamente, e l'ho toccato con mano, l'ostruzionismo di molti uffici comunali, per scelta, per preconcetto o anche per reale impreparazione giuridica, tecnica e normativa; certamente una reale difficoltà di interpretazione corretta della legge in alcuni suoi passaggi non compiutamente espressi, così come certamente dai fatti è stata smentita l'opposizione strumentale di un anno fa della colata di cemento che avrebbe distrutto coste, valli e montagne della nostra isola. Ma ancora certamente non è comunque un esempio di buona amministrazione o capacità legislativa dover tornare per correggere, chiarire ed esplicitare una legge a meno di un anno dalla sua emanazione ed entrata in vigore. Così come certamente è indicativa di una reale aspettativa su questa legge, che ancora esiste, l'evidente rielaborazione del testo proposto dalla Giunta durante il suo passaggio in Commissione, e mi auguro che vi sia un'ulteriore rielaborazione in Aula volta ad apportare miglioramenti, purché guidati da sane, disinteressate e trasparenti motivazioni, magari attraverso l'accoglimento di un emendamento che con alcuni colleghi ho proposto e che mira a consentire la realizzazione da parte dei comuni di nuovi alloggi di edilizia residenziale pubblica o di aree per dare reali risposte alle carenze di casa delle fasce più deboli e svantaggiate, a maggior ragione dopo un anno in cui la crisi ha ulteriormente indebolito il nostro tessuto sociale ed economico.
L'opposizione ci dice che non ci saranno sconti, che staremo in quest'aula per venti giorni, per un mese; parla di parcheggi scippati, di zone agricole e di PPR stuprato, addirittura si prefigurano maledizioni da parte di generazioni future. Ma dobbiamo credere a ciò che dite, se meno di un anno fa, invece, paventavate una colata di cemento soffocante, agghiacciante, irreparabile anch'essa, che di fatto non si è realizzata? Se non si aveva ragione allora, come dobbiamo prendere le accuse di oggi che, con la stessa nonchalance, ci dicono: "Avete partorito una legge inutile". Una legge inutile perché non c'è stata la colata di cemento? No, la legge si è dimostrata di fatto inutile, una delusione, l'ho detto, perché non ha dato i frutti sperati, però non dobbiamo paventare conseguenze che di fatto non ci sono e non ci saranno. Dobbiamo, questo sì, cercare di migliorare.
Nella stessa relazione di minoranza si sottolineano alcuni passaggi di questa legge che sono importanti, che sono utili, e altri sicuramente potranno venir fuori dai vostri emendamenti che noi - parlo certamente di alcuni di noi - valuteremo con attenzione, senza preconcetti o pregiudizi, posto che la legge, come ho detto, era allora ed è ancora perfettibile. Consentitemi, però, davvero di dire, senza nessuna presunzione di voler dare lezioni, come qualcuno a volte mi accusa qua, che di tutto oggi possiamo aver bisogno, noi in quest'Aula e i sardi in tutta la Sardegna, eccetto che di un ostruzionismo fine a se stesso, di proposte emendative palesemente inaccettabili quando non chiaramente provocatorie. Le vostre parole, così come le nostre, non ci aiutano a risolvere la crisi, allungare i tempi in Aula meno che meno. E allora, avete denunziato un bluff della Giunta, scopritelo, portiamo a compimento il prima possibile, migliorandolo, l'iter di questo testo di legge e lasciamo le giornate d'Aula all'esame di quelle norme finanziarie che giustamente anche voi avete sollecitato.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Luciano Uras. Ne ha facoltà.
URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Chiedo la verifica del numero legale.
PRESIDENTE. Chi appoggia la richiesta?
(Appoggiano la richiesta il consigliere Salis.)
PRESIDENTE. Prego i colleghi di prendere posto. I consiglieri Segretari si accomodino al banco della Presidenza, grazie.
Verifica del numero legale
PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.
(Segue la verifica)
Prendo atto che i consiglieri Campus, Cappai, Dessì, Lai, Rassu, Salis e Uras sono presenti.
PRESIDENTE. Sono presenti 36 consiglieri.
(Risultano presenti i consiglieri: Amadu - Bardanzellu - Biancareddu - Campus - Capelli - Cappai - Contu Felice - Cossa - Cuccureddu - De Francisci - Dedoni - Dessì - Floris Rosanna - Ladu - Lai - Locci - Lombardo - Mariani - Meloni Francesco - Milia - Mula - Mulas - Murgioni - Piras - Pitea - Planetta - Randazzo - Rassu - Salis - Sanna Giacomo - Sanna Matteo - Solinas Christian - Steri - Uras - Vargiu - Zedda Alessandra.)
Poiché il Consiglio non è in numero legale, sospendo la seduta per trenta minuti. I lavori riprenderanno alle ore 11 e 10.
(La seduta, sospesa alle ore 10 e 39, viene ripresa alle ore 11 e 14.)
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CUCCA
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Chiedo la verifica del numero lega[PS1] le.
Seconda verifica del numero legale
PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.
(Segue la verifica)
Prendo atto che i consiglieri Barracciu, Diana Giampaolo, Manca, Meloni Marco, Porcu, Sabatini, Solinas Antonio e Soru sono presenti.
PRESIDENTE. Sono presenti 41 consiglieri.
(Risultano presenti i consiglieri: Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Barracciu - Campus - Cappai - Cherchi - Contu Felice - Cucca - Cuccu - De Francisci - Diana Giampaolo - Diana Mario - Floris Rosanna - Gallus - Lai - Locci - Manca - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Marco - Mula - Mulas - Murgioni - Oppi - Peru - Piras - Pitea - Porcu - Randazzo - Rassu - Rodin - Sabatini - Sanjust - Sanna Matteo - Solinas Antonio - Soru - Steri - Tocco - Vargiu - Zedda Alessandra.)
Poiché il Consiglio è in numero legale, proseguiamo i nostri lavori.
E' iscritto a parlare il consigliere Agus. Ne ha facoltà.
AGUS (P.D.). Signor Presidente, signor Assessore, onorevoli colleghe e colleghi, ancora una volta la maggioranza ci propone un argomento sul quale vi era già stata a ottobre una posizione abbastanza determinata della minoranza, non tanto per fare opposizione strumentale, ma perché - lo ricordo per chi l'avesse dimenticato - il nostro Gruppo aveva presentato una proposta di legge in materia, della quale non si è voluto assolutamente tener conto. Quindi non possono essere utilizzate affermazioni di questo tipo nel momento in cui una forza politica di opposizione cerca di dare il proprio contributo, chiaramente con una visione radicalmente diversa, proprio perché già il titolo della legge, che peraltro viene riproposto oggi in questo testo di legge, di fatto non modifica i suoi dettami, ma semmai li integra. Questo a dimostrazione che il lavoro fatto precedentemente sicuramente non era un lavoro certosino, curato, e infatti avevamo denunciato le molteplici controversie che avrebbe scatenato anche nei confronti delle istituzioni locali, chiamate poi ad applicare questa legge.
Ancora oggi, dunque, ci ritroviamo a dover dibattere un argomento che ci lascia molto perplessi, non foss'altro perché l'attuazione della legge numero 4 non ha minimamente intaccato quella che era la proposta ambiziosa: "Disposizioni straordinarie per il sostegno dell'economia mediante il rilancio del settore edilizio e per la promozione di interventi e di programmi di valenza strategica per lo sviluppo". Una proposta bellissima, mi sa però fuori tema, proprio perché nulla ha a che vedere con quella legge e tanto meno attiene ad essa questa integrazione alquanto labile, che anzi apre scenari inquietanti, perché c'è la possibilità di un'ulteriore deregulation nell'ambito dell'edilizia in Sardegna.
Si parlava, come ho detto, di opposizione strumentale già nella discussione della precedente proposta legislativa, approvata il 23 ottobre 2009, appunto la legge numero 4. Mentre la proposta di legge presentata dal nostro partito, della quale non si è per niente tenuto conto, era l'esito di una visione certamente contraria alla cementificazione, questa appendice riapre la possibilità alla cementificazione anche nella fascia dei 300 metri dalla battigia.
Qualche riflessione: la volta scorsa avevamo fatto accenno a quegli insediamenti d'epoca ubicati all'interno dei 300 metri dalla costa, di cui oggi, con questa ulteriore integrazione, autorizziamo la demolizione e la ricostruzione con una premialità volumetrica aggiuntiva. Penso al mio territorio - l'avevo detto anche l'altra volta -, ma anche a tutte quelle località marine che hanno visto svilupparsi nel secolo scorso, nel sud-ovest della Sardegna, le famose tonnare, le quali poi sono state oggetto di commenti ironici da parte dei miei colleghi per il fatto che questi insediamenti industriali rischiano, con questa disposizione, poiché non sono vincolati e non godono di particolare tutela, di essere demoliti e ricostruiti con aumento di cubatura.
Insomma, credo che anche questa volta il legislatore non sia attento e non soppesi pienamente quanto scrive. Questo è uno degli elementi di debolezza del nostro sistema legislativo, e quindi del legislatore, che prima di stendere una norma dovrebbe valutare a 360° quali sono le conseguenze della norma stessa. Il rilancio del settore edilizio sostiene certamente l'economia, ma se a nuove cubature sostituissimo il recupero e il miglioramento dell'esistente, oltreché raggiungere ugualmente l'obiettivo di smuovere l'economia, potremmo migliorare senza dubbio il paesaggio con interventi di riqualificazione volti a cancellare quegli obbrobri edilizi diffusamente ubicati nei nostri centri abitati o no e anche lungo le coste. Parlo delle case incomplete, delle facciate non rifinite, dell'uso improprio di materiali, di qua legno, di là PVC, di là ancora alluminio ionizzato, in una babele di edificazione che la dice lunga sulla cultura del bello, sul gusto del bello che nel tempo è rappresentato nella nostra isola, ovvero senza alcun criterio, ma in modo funzionale forse solo alla speculazione, che non curava di certo le rifiniture, l'estetica o il risparmio energetico, oggi giustamente considerato fattore primario per il premio di cubatura.
Un contributo fattivo il nostro, quindi, nonostante anche questa proposta non colga l'obiettivo di favorire una più diffusa partecipazione del privato, ma di quel privato che non ha risorse proprie in questo momento e che potrebbe risanare la sua abitazione ancora incompleta, per esempio nella facciata, nel tetto, nelle rifiniture o nella coibentazione. Ci sono cittadini in grado di realizzare questo genere di interventi con risorse proprie, che peraltro non hanno speso, lo dimostra il livello di implementazione dell'attività edilizia che si è registrato in Sardegna, a mio avviso alquanto irrisorio. Ma noi pensiamo a quella fascia di cittadini in gravi difficoltà economiche, che non possono permettersi il risanamento della propria casa, che invece andrebbe fatto al cospetto di un'isola che punta a giocare il suo ruolo nel Mediterraneo e in ambito turistico, e sappiamo quanto sia importante il fattore estetico nella proposta turistica. Noi in quest'ambito non ci siamo affatto, dobbiamo quindi aiutare i cittadini che non hanno più risorse in una Sardegna che affanna per la mancanza di nuovi posti di lavoro, per le industrie che chiudono, per le attività utili nel settore dei servizi che vengono screditate dalla stessa Regione Sardegna, la quale però non può farne a meno, perché oltre a dare servizi fondamentali concorrono al contenimento del costo sanitario. In questo settore assistiamo invece a contrasti forti, senza porre in primo piano i pazienti e gli operatori che rischiano di allungare le liste di disoccupazione, mentre noi rischiamo di vedere i nostri professionisti prendere la via dell'emigrazione per offrire i propri servizi ai centri sanitari del continente, presso i quali riprenderemo a mandare i nostri assistiti.
C'è una forte incongruenza politica in questo testo, ove i problemi non vengono affrontati, bensì dileggiati e rimandati al mittente. Anche la vicenda della legge numero 4, oggi integrata e modificata dal disegno di legge numero 93/A, rientra nella pratica di voltare le spalle al problema reale, che è appunto quello, come recita il titolo, di promuovere "programmi di valenza strategica".
PRESIDENTE. Scusi, onorevole Agus. Colleghi, cerchiamo di fare un po' di silenzio, perché c'è un brusio insostenibile.
AGUS (P.D.). Grazie, Presidente. Mi richiamo appunto all'importanza del titolo che, ripeto, a me fa senso, è fuori luogo, e per stare in tema dico che "per la promozione di interventi e di programmi di valenza strategica per lo sviluppo" non serve l'articolo oggi proposto. Anche qui forse si tratta di una scelta per bypassare gli articoli, perché quel testo lo si sarebbe potuto articolare in più articoli. Maliziosamente penserei che poiché numerosi articoli avrebbero prolungato l'esame del disegno di legge si è ritenuto di presentare un unico articolo per accelerarne l'iter, sacrificando, però, la dialettica e il confronto.
Per tornare al tema pomposo che, ripeto, questo disegno di legge assolutamente non integra, ma semmai peggiora, personalmente sono convinto che i programmi di valenza strategica siano ben altri, come quello del recupero delle cubature esistenti con interventi di miglioramento, riqualificazione e valorizzazione. Questo sì darebbe la possibilità, come abbiamo detto, di sviluppare un'attività economica sicuramente importante, ma appunto recuperando quello che abbiamo, perché non c'è bisogno di ulteriori cubature per un milione e mezzo di sardi. E' vero che durante l'estate la Sardegna accoglie forse un milione di "nuovi abitanti", ma li accoglie per due mesi all'anno, non di più. Si tratta di un'economia di nicchia, nel senso peggiore della parola, perché è limitata a due mesi all'anno, ma non riguarda il turismo di cui credo l'Isola abbia bisogno.
Noi abbiamo invece bisogno di recuperare e valorizzare il nostro immenso patrimonio culturale e artistico. Penso altresì che sia fondamentale una reale inversione del modello di sviluppo, che la maggioranza spesso annuncia e mai codifica e definisce. Abbiamo bisogno di un nuovo modello di sviluppo: quante volte ci siamo soffermati a discutere per paura della chiusura dei poli industriali della petrolchimica? Cosa ci sarà oltre quell'attività? Stiamo preparando la Sardegna a presentarsi nel mondo con un nuovo sistema di sviluppo, una nuova economia, e io credo che intervenire e sostenere la valorizzazione dei beni culturali sia uno degli elementi cardine di nuove versioni di sviluppo. Ce lo riconoscono persino gli altri. E' di questi giorni - tanto per banalizzare, se vogliamo banalizzare - un articolo che dice che in Israele riconoscono di aver trovato forse una sepoltura degli antichi Shardana, un popolo che in Sardegna ha un'immensa valenza che può tranquillamente confrontarsi con l'epopea delle piramidi o della Magna Grecia. Perché siamo così titubanti nell'annoverare le nostre ricchezze? Perché non abbiamo il coraggio di osare e puntare, attraverso questa nostra risorsa, su un nuovo modello di sviluppo? Altro che fare un'integrazione alla legge numero 4 con un articolo mascherato da norma per un nuovo sviluppo economico della Sardegna! Bisogna avere il coraggio di osare, di guardarci dentro per riuscire a vedere le caratteristiche della nostra Isola. Il turismo è uno degli elementi più importanti. In questi giorni leggiamo sulla stampa che il turismo è l'unico segmento economico che in Sardegna sembra titubante nel fare qualche passo in avanti. Ma abbiamo bisogno di un turismo balneare? E' questo il nostro modello di turismo o forse abbiamo bisogno di un turismo che duri tutto l'anno? Le caratteristiche le abbiamo, basta saperle riconoscere. La battuta che ho fatto prima sugli Shardana prendiamola pure come una battuta, ma è indubbio che abbiamo una ricchezza enorme, con la quale potremmo creare nuova occupazione. Quella ricchezza potrebbe portare altra ricchezza, basterebbe organizzarla, regolamentarla, tirarla fuori.
Il turismo è importante per la Sardegna perché è l'unico segmento che cresce, ma un turismo utile per l'Isola, che concorra alla sua valorizzazione e promozione, non può che essere quello culturale, che può sfruttare l'infrastruttura di tipo balneare che utilizziamo per due mesi durante l'estate anche nel resto dell'anno. Infatti, anche quella infrastruttura, oltre ad adeguati investimenti, può concorrere alla riqualificazione dei centri storici, che possono diventare ottimi centri di accoglienza, promuovendo quel turismo che dura tutto l'anno e che coniuga ambiente, cultura e gastronomia. Questi sono investimenti fondamentali, così come lo sono gli investimenti sull'ambiente. Un'isola che per alcuni scrittori (anche recentemente un articolo pubblicato su La Repubblica riconduce la Sardegna all'Atlantide del passato) ha molte caratteristiche che sono apprezzate nel mondo e che però dobbiamo tutelare. Quindi l'ambiente, la forestazione, l'attività agropastorale legata alle produzioni di tipo biologico sono tutti elementi che concorrono a supportare il turismo vero, il turismo ricco, se è vero come è vero che è proprio l'attività di produzione agroalimentare che in Emilia Romagna ha supportato il turismo e non il contrario.
Allora possiamo rifarci a modelli conosciuti, mantenendo però le nostre peculiarità e sviluppando la nostra economia, il nostro progetto di sviluppo su temi a noi cari e fondamentali. La prospettiva di reindustrializzazione non può che passare anche attraverso la valorizzazione dell'agroindustria, settore caratterizzato anche dalle coltivazioni bio, oggi le più apprezzate nel mondo proprio per la paura delle malattie legate all'alimentazione. C'è quindi la ricerca e la scoperta delle produzioni realizzate in ambiti sgombri da inquinamenti atmosferici e industriali. L'Isola ha queste caratteristiche, ha queste possibilità, quindi dobbiamo stare attenti anche per quanto riguarda le bonifiche dei siti industriali, perché rischiamo ancora una volta di lasciare le scorie in questi siti, in quanto la grande industria, cittadina del mondo, spesso si insedia laddove la possibilità del guadagno è più facile, e poi vi lascia ruderi e inquinamento. A noi poi sostenere le spese per le bonifiche e, giustamente, per riqualificare il territorio e porlo in equilibrio con un ambiente utile all'uomo, non solo per coloro che ci vivono ma anche per chi viene a trovarci.
Ripeto, questa pomposità che traspare dal titolo del disegno di legge non è per niente attinente alla discussione di oggi e neanche alla critica su un nostro intervento in termini strumentali. I nostri interventi, lo ribadisco, sono di tipo costruttivo, sono tesi a dare un apporto a una legge che siamo convinti non serva allo sviluppo economico della Sardegna. Ne è testimonianza quasi un anno di applicazione, in cui non si sono verificati gli effetti che pomposamente erano stati annunciati. Credo, quindi, che si farebbe bene a riportare questo dettame legislativo in Commissione e ad affrontare invece temi più importanti, come qualche mio collega credo abbia proposto ieri. Sarà il caso, cioè, di rivedere i nostri conti economici, di rivedere il nostro bilancio, perché la Sardegna avrà una prospettiva amara se non affrontiamo i problemi, anziché girar loro le spalle. Non mascheriamo i problemi reali con altri problemi che non hanno nessuna valenza economica o etica per la Sardegna e torniamo alle cose reali. Il collegato alla finanziaria non è mai arrivato sui banchi di quest'Aula, mentre se ne sarebbe dovuto discutere già all'inizio di quest'anno e forse bisognerà riportare in Aula la manovra finanziaria, proprio in virtù del fatto che il Governo nazionale, a quanto pare, utilizza anche le nostre risorse per altre emergenze, usando l'Isola ancora una volta come colonia, subalterna quindi alle volontà delle Regioni più forti - per non fare il nome della Sicilia - che tutti conosciamo. Proviamo, dunque, a riportare in Commissione questo testo e portiamo invece in Aula gli elementi certi, gli elementi più importanti per lo sviluppo economico della nostra Isola.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Luciano Uras. Ne ha facoltà.
URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Chiedo la verifica del numero legale.
PRESIDENTE. Chi appoggia la richiesta?
(Appoggia la richiesta il consigliere Diana Giampaolo.)
Terza verifica del numero legale
PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.
(Segue la verifica)
Prendo atto che i consiglieri Diana Giampaolo, Meloni Francesco, Pittalis e Uras sono presenti.
PRESIDENTE. Sono presenti 42 consiglieri.
(Risultano presenti i consiglieri: Amadu - Artizzu - Biancareddu - Campus - Capelli - Cappai - Cherchi - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Mariano - Cossa - Cucca - De Francisci - Dessì - Diana Giampaolo - Diana Mario - Floris Rosanna - Ladu - Lai - Locci - Mariani - Meloni Francesco - Mula - Mulas - Murgioni - Obinu - Oppi - Peru - Petrini - Pitea - Pittalis - Rassu - Rodin - Sabatini - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Solinas Antonio - Solinas Christian - Tocco - Uras - Zedda Alessandra.)
Poiché il Consiglio è in numero legale, proseguiamo i lavori.
E' iscritta a parlare la consigliera Zuncheddu. Ne ha facoltà.
ZUNCHEDDU (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Signor Presidente, parto dal problema prioritario che viviamo qui in Sardegna e dico che sono di questi giorni i dati riportati da Bankitalia riguardanti il "sistema economico Sardegna" e l'occupazione in generale: PIL meno 4 per cento; occupati nell'industria meno 11 mila; tasso di disoccupazione più 16 per cento, con preoccupanti passaggi dalla disoccupazione all'inattività nella fascia di età compresa tra i 45 e i 54 anni: più 64 per cento contro una media nel Mezzogiorno del 51 per cento. Questi dati danno alla Sardegna il primato di "fanalino di coda", per quanto riguarda l'occupazione e le conseguenti nuove e vecchie povertà, fra tutte le regioni d'Italia, portandola all'ultimo posto anche in termini di produzione di reddito e di consumi delle famiglie. La spesa delle imprese è di fatto nulla essendo pari allo 0,08 per cento, che ci pone, anche in questo caso, all'ultimo posto tra le regioni europee. Lo stesso dicasi sul dato della quota di laureati rispetto alla popolazione in età di lavoro.
Ora, di fronte alla crisi mondiale che attraversa l'Europa e l'Italia, nonostante la negazione di essa sostenuta dal Governo italiano, lo stato dell'economia e quindi l'indice di benessere dei sardi è sempre più prossimo a quello dell'ultima colonia d'Italia. Di fronte a questo scenario la legge sul cosiddetto piano casa, da voi della maggioranza trasformato verbalmente in piano per l'edilizia, è di fatto la legittimazione dell'assalto alle ultime ricchezze della Sardegna: il suo ambiente e il suo paesaggio. Ancora una volta, con un allineamento sempre più feroce con il cosiddetto piano casa presentatoci a suo tempo da le patron di Arcore, ci volete propinare una ricetta già fallita in tutte le economie moderne, ovvero l'edilizia vista come volano di sviluppo e di ripresa produttiva. Questa ricetta ricorda tanto quella dell'industrializzazione forzata della Sardegna nella seconda metà del secolo scorso, il cui fallimento ha determinato grande ricchezza per pochi istrangius e povertà e malattie per molti, con conseguente sperpero di risorse pubbliche, distruzione del territorio con le sue economie tradizionali resistenti (Ottana e petrolchimici vari la dicono lunga).
Ciò negli anni ha creato una classe politica compradora, completamente subalterna alle scelte italiane, determinando il fallimento di sessant'anni della cosiddetta autonomia regionale. Si può oggi pensare che con la stretta bancaria e creditizia, particolarmente feroce in Sardegna, che esclude dal credito la piccola e media impresa (vedi prestiti diminuiti per i clienti minori, rallentati per quelli più grandi, dimezzamento della quota dei prestiti alle famiglie con l'accelerazione dei prestiti erogati dalle società finanziarie), i cittadini sardi possano investire i propri risparmi nel cosiddetto piano casa, o meglio piano per l'edilizia? Sinceramente abbiamo grossi dubbi. E' noto che alcuni settori della nostra popolazione che possono ancora permettersi le carte di credito le usano giusto per garantire la sopravvivenza alimentare alle proprie famiglie, accumulando comunque debiti su debiti.
D'altra parte questo piano è utilissimo: certo, è utilissimo alle grosse lobby dell'edilizia, che vedono un grande business, mi scuso, volevo dire "opportunità di sviluppo" in tutte le norme da voi proposte, comprese le ristrutturazioni per fatiscenza nella cosiddetta fascia protetta dei 150 metri dal mare per le piccole isole e 300 nel resto del territorio, con relativi aumenti di volumetrie ben specificati. Queste lobby, spesso intrecciate e colluse con una finanza criminale (vedi le inchieste giudiziarie sulla mafia internazionale in Gallura), vedono in questo piano l'ulteriore possibilità di consumo del territorio, di distruzione della risorsa ambientale e rapina di ricchezze da investire altrove, in perfetto "stile coloniale". Altro che legge per la ripresa dell'economia e dell'edilizia come volano!
Tutte le norme contenute in questa legge, con le relative premialità, agevolano in particolar modo l'ex abusivismo frutto delle sanatorie italiane che si sono susseguite in questi anni e sviluppatosi nelle zone agricole, di certo non per necessità di prima casa o di sviluppo dell'azienda agricola stessa. Questa legge è la soluzione legale all'illegalità delle ville hollywoodiane costruite su terreni agricoli, con ciò permettendo di estendere a immobili siti in zona agricola parametri e criteri che sono tipici delle zone residenziali, come appare dagli stessi riferimenti alla legge numero 431 del 1978.
Queste sono le avvisaglie delle dichiarazioni programmatiche del presidente Cappellacci sulla presunta necessità di metter mano al Piano paesaggistico della precedente Giunta, naturalmente tutto in deroga alle direttive comunitarie e al Codice Urbani. Non sto a ripetere le osservazioni fatte dalla relazione di minoranza all'interno della Commissione e da alcuni colleghi dell'opposizione, da me in grandissima parte condivise, mi preme comunque evidenziare lo spirito ipocrita e demagogico celato da mere motivazioni di equità che stanno alla base di questa legge che sicuramente nei fatti genererà disuguaglianza economica e sociale, e queste sì saranno volano sicuro di accumulo illegittimo di nuovi privilegi e conseguenti ricchezze.
Vorrei chiedere all'assessore Asunis se andrà dai titolari delle aziende agricole sequestrate a spiegare come investire i loro risparmi, anzi i loro debiti, sul piano casa! Grazie.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Luciano Uras. Ne ha facoltà.
URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Chiedo la verifica del numero legale.
PRESIDENTE. Chi appoggia la richiesta?
(Appoggia la richiesta il consigliere Bruno.)
Quarta verifica del numero legale
PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.
(Segue la verifica)
Prendo atto che i consiglieri Agus, Porcu, Steri, Zedda Alessandra e Zuncheddu sono presenti.
PRESIDENTE. Sono presenti 56 consiglieri.
(Risultano presenti i consiglieri: Agus - Amadu - Artizzu - Barracciu - Ben Amara - Biancareddu - Bruno - Cappai - Cherchi - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Contu Mariano - Cossa - Cucca - De Francisci - Dessì - Diana Giampaolo - Diana Mario - Floris Rosanna - Gallus - Ladu - Locci - Lotto - Manca - Maninchedda - Mariani - Meloni Marco - Milia - Moriconi - Mula - Mulas - Murgioni - Obinu - Oppi - Peru - Petrini - Pitea - Porcu - Rassu - Rodin - Sabatini - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Sechi - Solinas Antonio - Solinas Christian - Soru - Steri - Uras - Zedda Alessandra - Zedda Massimo - Zuncheddu.)
Poiché il Consiglio è in numero legale, i lavori proseguono.
E' iscritto a parlare il consigliere Soru. Ne ha facoltà.
SORU (P.D.). Signor Presidente, intervengo in questa discussione sostanzialmente per chiedere alla Giunta regionale di ritirare questo provvedimento, per chiedere al Consiglio di smetterla con questa discussione credo sufficientemente inutile e per chiedere a tutti voi se non sia il caso finalmente di iniziare a parlare di ciò di cui è urgente discutere oggi in Sardegna.
PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LOMBARDO
(Segue SORU.) Francamente non capisco che tipo di discussione stiamo facendo. Abbiamo parlato a settembre-ottobre dell'anno scorso del cosiddetto piano casa, che era stato intitolato: "Disposizioni straordinarie per il sostegno dell'economia mediante il rilancio del settore edilizio". Che cosa abbia comportato questa legge credo sia sotto gli occhi di tutti. Ha comportato che ad Arzachena sono state presentate 500 domande, ad Iglesias 15; nel mio paese, Sanluri, probabilmente non c'è stata nemmeno una domanda legata a questa legge. Ha comportato che in tutta la Sardegna questo provvedimento non abbia portato a niente. Ha portato invece qualcosa a un'azienda che ben conosco e ben conoscono i viaggiatori che in aereo, sfogliando la rivista di Meridiana, scoprono che esiste una società di ingegneria romana che fa consulenza in ristrutturazioni, ampliamenti, piscine, meraviglie varie e anche sulle formalità del piano casa. Il piano casa a questa interessa, ad Arzachena, a San Teodoro, a Cannigione, ad Alghero. Interessa a queste persone, non ai sardi, è di totale evidenza!
Questo sostegno straordinario per il rilancio dell'economia non ha contrastato il fatto che in un anno abbiamo perso 10 mila posti di lavoro. Qualcuno qui, mi ricordo, parlava in maniera roboante di 8 miliardi di euro di fatturato, ma questo provvedimento non ha contrastato il fatto che il PIL della Sardegna nel 2009 sia sceso quasi del 5 per cento e che nel 2010 scenderà di circa il 2 per cento. Questa non è la discussione che interessa alla Sardegna; questa discussione interessa a pochi, di cui possiamo anche intuire nome e cognome. E insieme a questi pochi interessa anche a qualche poveretto che magari si allargherà lo stazzo o a qualcuno che finalmente riuscirà a ingrandire qualche piccola miserabile speculazioncina in agro vicino alle coste.
Io vi esorto, ma che cosa c'è nell'agenda nazionale di questo Paese, oggi? Persino a Berlusconi non interessa più il piano casa; la sua società, Idra, ha già fatto quello che doveva fare. Non interessa più a nessuno questa roba! Vi siete accorti che ci sono cinque governatori o cinque Presidenti di Regione che hanno scritto una lettera a Tremonti perché vogliono ridiscutere i tagli alla finanza pubblica? Io ho appreso purtroppo solo dai giornali, e non lo sto sentendo qui, che il nostro assessore La Spisa sta dicendo che occorrerà una manovra di assestamento di 400 milioni di euro, perché il gettito del 2010 è persino inferiore a quello del 2009. Se mancano quei 400 milioni di euro vuol dire che manca anche un altro miliardo e mezzo delle nuove entrate, previste dalla riscrittura dell'articolo 8 dello Statuto. Non sono solo numeri. Questo vuol dire che non ci saranno i soldi per le politiche sociali e per le politiche di sostegno ai disabili, che non ci saranno i soldi per gli artigiani e i commercianti, che non ci saranno i soldi per la casa, che non ci saranno i soldi per niente in questa regione. E noi stiamo parlando di qualche cubatura in più anche in agro, perché ci eravamo dimenticati di questo!
Ma che responsabilità abbiamo? Se fossimo in una trasmissione televisiva -ho visto prima il collega che ogni volta mi ricorda Ballarò - parleremmo di cani randagi, cioè parleremmo d'altro. Qui stiamo parlando d'altro e mi chiedo perché state costringendo tutti noi a parlare d'altro, mentre mancheranno i soldi per le normali politiche in Sardegna? Perché ci state costringendo a parlare d'altro mentre a livello nazionale qualcuno si inventa che deve distribuire e vendere i beni demaniali della Regione, quelli pubblici ed ex militari? Perché stiamo parlando d'altro quando ci avevate promesso che avremmo parlato finalmente della casa con la discussione del collegato alla finanziaria, che giace lì, indisturbato, da ottobre dell'anno scorso? Perché parliamo di una legge inutile e non parliamo del collegato alla finanziaria?
Possibile che non vi interessi il sostegno di tutto il Consiglio regionale dovendo andare a parlare con il Governo e chiedere: "Scusate, dove sono i nostri soldi? Perché ci avete trasferito, ad oggi, un miliardo di euro anziché un miliardo e mezzo? Perché non ci state trasferendo le risorse che ci dovete trasferire in più e anzi ce ne trasferite in meno?" Non vi interessa il sostegno di questo Consiglio regionale? Non vi interessa parlare di questo?
Sui giornali di oggi si parla del fatto che l'unica offerta per la Tirrenia viene da una cordata tra la Regione siciliana e una società finanziaria. Non abbiamo niente da dire in merito? Non abbiamo da discutere urgentemente, eventualmente in un collegato alla finanziaria, del fatto che la Sardegna fa gestire i suoi trasporti nemmeno più dallo Stato, ma dalla Regione Sicilia? Dobbiamo parlare di tre metri cubi in più in campagna?
Abbiamo rinunciato a esercitare un ruolo di responsabilità, abbiamo rinunciato a parlare degli interessi dei sardi! E non essendo capaci di parlare degli interessi dei sardi parliamo degli interessi di qualcuno. Stiamo parlando di qualcuno che qualche interesse spicciolo se lo risolve; stiamo parlando della possibilità di far rinascere, risuscitare tutte le lottizzazioni costiere, antecedenti o meno al Piano paesaggistico, conformi o non conformi, avviate o non avviate, qualunque cosa nella speranza che questo possa accadere. E io continuo a confidare sul fatto che la Corte costituzionale non lo farà accadere. Ci stiamo occupando degli interessi di qualcuno, anziché degli interessi di tutti. Ci state costringendo a parlare degli interessi di qualcuno e noi vorremmo invece parlare degli interessi di tutti. E se non sono stato sufficientemente chiaro, chiarisco meglio: ci avete già detto che in un bilancio di entrate proprie di 4 miliardi di euro mancheranno 400 milioni, cioè il 10 per cento. E se non sono stato sufficientemente chiaro aggiungo: ci avete già detto che stanno togliendo un altro miliardo e mezzo di euro. Quattrocento milioni di euro sono la metà delle risorse destinate al Programma di sviluppo rurale della durata di sette anni! Questa è la dimensione di quello che sta accadendo.
E voi avete urgenza di parlare di questa roba? Ma con che faccia davanti a tutti? Grazie, signora Presidente.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Ladu. Ne ha facoltà.
LADU (P.d.L.). Signora Presidente, signori Assessori, colleghi, credo che anche l'ultimo intervento ci inviti a una riflessione, ma a una riflessione a tutto campo e non, come mi pare stia avvenendo, a una riflessione a senso unico. Pertanto io tenterò di sviluppare un ragionamento che sia in linea con la reale situazione che sta vivendo oggi la Sardegna e anche con ciò di cui noi oggi stiamo discutendo.
La legge regionale numero 4 del 2009, recante "Disposizioni straordinarie per il sostegno dell'economia mediante il rilancio del settore edilizio", impropriamente chiamata piano casa, a suo tempo aveva alimentato grandi attese, bisogna dirlo. Quando l'abbiamo approvata abbiamo previsto un certo percorso e ci aspettavamo determinate risposte. Devo anche dire che questa legge è nata a seguito di una felice intuizione del presidente Berlusconi, che ha invitato tutte le Regioni d'Italia a recepirla, e la Sardegna, devo dire con il contributo importante dato al Consiglio regionale dall'Assessorato dell'urbanistica e dall'intera Giunta, è riuscita a presentare, a parer mio, una buona legge; una legge che non interessa soltanto il settore edilizio, ma anche il settore urbanistico, il settore turistico e quello agricolo. Stiamo parlando di settori strategici per lo sviluppo della Sardegna, quindi non si tratta di una legge di poco conto.
Le aspettative, ripeto, a suo tempo erano altre. Quando abbiamo approvato la legge pensavamo, cioè, che il risultato sarebbe stato diverso, in termini occupazionali, in termini di risposta da parte della popolazione e anche di stanziamento di risorse. Le motivazioni sono diverse: il fatto che la legge non sia decollata molto dipende dagli uffici tecnici, che non sempre hanno remato nella stessa direzione. Devo dire anche che tutte le forze politiche hanno cercato di esasperare certi limiti che la legge poteva avere, anziché andare nella direzione di una più corretta, puntuale e rapida applicazione della stessa. Inoltre certi settori chic, ambientalisti, che devono sempre dire la loro, hanno contribuito a creare molta confusione in merito a questa legge e a non consentirne una rapida e adeguata applicazione.
Il disegno di legge che stiamo esaminando, il numero 93/A, modifica e integra la legge numero 4 del 2009, e a mio avviso la migliora, ed è per questo motivo che io voterò a favore. Tuttavia, lo devo dire, non sono per niente entusiasta di quello che stiamo facendo. Se dicessi una cosa diversa non direi la verità, secondo il mio stato d'animo di fronte a questo Consiglio regionale. Bisogna dire che le misure che stiamo adottando con questo disegno di legge sono minimali e non risolveranno i grandi problemi che in questo momento la Sardegna sta vivendo. Stiamo impegnando il Consiglio regionale, con la discussione di questo provvedimento, non so per quante settimane, ma lo avevamo già impegnato per mesi con la discussione della legge numero 4, e mi chiedo se sia opportuno impegnare questo consesso per così tanto tempo, se poi i risultati sono questi.
Io vorrei avviare una riflessione, oggi, in quest'Aula, pertanto chiedo: perché non affrontiamo direttamente i veri problemi urbanistici che riguardano la Sardegna? Perché, Assessore, non riscriviamo la legge urbanistica? E' già passato un anno e quattro mesi dall'inizio della legislatura e sarebbe stato tempo utile per riscrivere la legge urbanistica, per studiare, per pensare in modo diverso l'urbanistica in Sardegna, come la pensiamo noi, popolo di centrodestra, che in campagna elettorale abbiamo detto determinate cose. Mi aspetto, quindi, un impegno diverso da parte della Giunta, da parte sua, Assessore, per riscrivere la legge urbanistica, per fare una legge che esalti veramente le potenzialità e le competenze della Regione autonoma della Sardegna.
Credo che la legge urbanistica servirà per semplificare il quadro dal punto di vista urbanistico, Assessore. Ci sono troppe leggi, la gente è confusa, molte volte non si arriva direttamente alla definizione delle pratiche proprio perché ci sono troppe leggi, qualche volta anche in contrasto fra loro. Assessore Asunis, lei è un Assessore tecnico e io credo che farebbe una cosa importante e giusta se azzerasse tutte le leggi sull'urbanistica vigenti e predisponesse un'unica legge, una legge quadro, che effettivamente facesse chiarezza in materia urbanistica, di facile applicazione, senza deroghe, perché le deroghe vanno bene solo quando sono generali e riguardano tutta la popolazione. Mi riferisco anche a quello che succedeva in passato, anzi allora succedeva ancora di peggio. Io credo che le deroghe vadano inserite in un contesto più generale che riguardi l'insularità, che riguardi la posizione della Sardegna in quanto Regione a statuto speciale che ha determinati problemi. Ecco, credo sia giusto inserire il problema delle deroghe in questo contesto e facciamo male a non insistere con il Governo nazionale, con l'Unione Europea, perché ci sono alcuni aspetti su cui possiamo sicuramente ottenere dei vantaggi, delle deroghe vere e proprie, che riguardino però, ripeto, tutti i sardi, e non Tizio o Caio o una certa forza politica.
Vorrei che questo Consiglio regionale, che potrebbe essere un Consiglio regionale costituente - si dice da più parti che sarà il Consiglio che approverà uno Statuto nuovo, dopo sessant'anni e farà chissà quante altre cose - affrontasse in modo serio il problema urbanistico in Sardegna, anche perché, come dicevo, è il momento di fare un discorso nuovo sull'urbanistica.
Assessore, credo anche che si debba riscrivere il Piano paesaggistico regionale. Noi abbiamo detto, in campagna elettorale, che uno dei primi atti che avremmo compiuto sarebbe stato quello di riscrivere il Piano paesaggistico regionale. Devo dire che sono rimasto sorpreso nell'apprendere dalle sue dichiarazioni che il Piano paesaggistico regionale probabilmente verrà approvato nel 2012. Credo che questo non vada bene. Le leggi di questa natura si approvano all'inizio della legislatura, non a fine legislatura, quando non si capisce neanche quale sarà l'esito delle leggi che si approvano. Penso che non ci siamo con i tempi, Assessore. Bisogna riscriverlo il Piano paesaggistico regionale, non c'è bisogno di "cosmesi", di interventi che ne modificano questa o quella parte. Bisogna riscriverlo veramente, ma senza aspettare il 2012. Il Piano paesaggistico regionale va riscritto in tempi rapidi e bisogna introdurre politiche di crescita e di sviluppo, nel rispetto dell'ambiente, che sono assolutamente indispensabili. A suo tempo si diceva - lo diciamo ancora oggi - che il PPR era inadeguato, che frenava lo sviluppo in Sardegna. Ma allora scriviamo un piano diverso, in grado di dare risposte differenti alla popolazione.
Noi, oggi, ci dobbiamo porre effettivamente il problema di come vogliamo sviluppare la Sardegna e io credo che alcuni temi che interessano anche la legge che stiamo approvando, vadano affrontati invece in modo più strutturale, più approfondito, più serio. Quando parliamo, ad esempio, di rilancio del settore turistico, ci dovremmo rendere conto che non possiamo andare avanti di questo passo, perché non è pensabile che una regione come la Sardegna, che ha la materia prima, ha il mare, ha il sole, oggi si limiti a fare turismo per due o tre mesi all'anno. Allora vogliamo pensare a sviluppare questo settore in modo strutturale, in modo serio, al fine di creare veramente una ricaduta economica, sociale e occupazionale per quanto riguarda il turismo? Io non credo che con misure come queste possiamo dare grandi risposte.
La riflessione che volevo fare oggi in questo Consiglio regionale è che effettivamente nel tempo che stiamo impiegando probabilmente avremmo potuto realizzare interventi atti a trasformare veramente la situazione della Sardegna; situazione che, purtroppo, ci vede in crisi dal punto di vista economico e sociale, con la disoccupazione che aumenta. Presidente Soru, glielo voglio dire, la disoccupazione non sta aumentando solo adesso, è aumentata anche durante la sua legislatura. La situazione è peggiorata moltissimo anche allora, non c'è stato certamente un miglioramento delle condizioni con le sue politiche. Però questo non significa che noi oggi non possiamo fare un discorso diverso, pensare a un nuovo modello per quanto riguarda lo sviluppo della Sardegna e in particolare il settore agricolo. Guardate, in questo provvedimento ci sono anche misure che riguardano l'agricoltura, però probabilmente stiamo sottovalutando il problema, cioè non ci siamo ancora resi conto della portata della crisi che attraversa il settore agricolo. Credo che si tratti della peggiore crisi dal dopoguerra ad oggi, il settore agricolo è senza prospettive, non si intravede una minima possibilità di ripresa, la gente abbandona le campagne. Ormai un settore millenario della nostra cultura e della nostra storia sta abbandonando il campo, sta facendo scelte diverse.
Lo dico perché è vero che bisogna rispettare le leggi di mercato, che quindi anche l'agricoltura si deve aggiornare, deve migliorare, deve fare cose diverse, però questo discorso vale per tutti, invece ho visto che quando il Governo regionale ha voluto, per esempio per la vicenda Alcoa, nonostante sapesse che si stava andando contro le leggi di mercato, contro le norme europee, è riuscito a ottenere condizioni diverse. E ha fatto bene la Giunta regionale a fare quello che ha fatto, cioè a fare in modo che si creasse un'inversione di tendenza e si salvasse un'industria importante, creando una prospettiva per quel territorio. Ma la stessa cosa la stiamo facendo anche per gli altri settori? Per l'agricoltura, stiamo facendo le stesse cose? Siamo andati a Bruxelles per trattare con l'Unione europea e fare in modo che si creino le condizioni che possono consentire a questo settore importante e strategico per lo sviluppo della Sardegna di continuare a vivere?
Ecco, su questo dovremo riflettere a lungo, perché c'è la necessità effettivamente di attuare interventi forti, che coinvolgano le potenzialità e le responsabilità di questo Consiglio regionale, perché purtroppo devo dire, tornando al Piano paesaggistico regionale, che certi limiti di questo piano, che noi abbiamo contestato, c'erano e ci sono ancora. All'articolo 11 era previsto lo strumento dell'intesa, ebbene noi abbiamo contestato questo strumento, durante la discussione del Piano e anche dopo, perché in qualche modo ha consentito degli abusi ed è servito molte volte per favorire gli amici o per danneggiare gli avversari politici. Avevamo detto che volevamo che la legge fosse chiara, che non desse la possibilità di concedere la realizzazione di determinate cose a seconda della volontà dell'Assessore di turno. Noi siamo contro questa logica, lo strumento dell'intesa l'abbiamo contestato allora e lo contestiamo oggi, ma vedo che c'è ancora. In quella fase eravamo contrari a questa discrezionalità della Giunta regionale e lo siamo ancora oggi. Insisto nel dire che bisogna approvare leggi chiare che non permettano di fare altre cose, per cui chi vuole fare un determinato intervento sa con certezza se applicando una norma precisa prevista dalle leggi regionali quell'intervento lo può realizzare oppure no. Ecco, vorrei che si arrivasse a questo, che si smettesse di discutere di deroghe, di questioni che riguardano i singoli, o quanto meno si può anche parlare di deroghe purché riguardino tutta la Sardegna, l'intero popolo sardo, ma non singole questioni o singoli imprenditori.
Assessore, l'ho detto quando abbiamo discusso la legge numero 4, lo ripeto oggi: ci sono questioni su cui questa maggioranza deve riflettere. Io intanto sono del parere che il Piano paesaggistico regionale vada riscritto interamente, ma se anche volessimo nel frattempo modificarlo togliamo le cose che veramente non vanno bene, ma non togliamo alcune cose che vanno bene mantenendo quelle che vanno male.
Credo che stiamo perdendo delle grandi opportunità. Pochi giorni fa abbiamo approvato la legge sulle politiche europee, che secondo me è una legge importante e sicuramente costringerà questo Consiglio regionale ad affrontare il problema delle politiche comunitarie. Finora questo problema è stato di competenza esclusiva della Giunta regionale e questo Consiglio non ne è mai stato interessato; tutte le scelte che sono state fatte dalla Giunta regionale sono state fatte all'insaputa del Consiglio. Credo che da questo momento inizi una stagione nuova per quanto riguarda le politiche comunitarie, anche perché in questo momento in Europa si stanno discutendo cose importanti, si sta programmando l'Europa 2020, si stanno riscrivendo le politiche sociali ed economiche dell'Europa e non mi pare che questo Consiglio regionale ne sia stato interessato. Si stanno riscrivendo le politiche agricole, si stanno riscrivendo le politiche del bilancio, si sta riscrivendo la politica di coesione, ecco, credo che questi temi di grande portata, che interessano veramente tutta la Sardegna, noi dovremo, come Consiglio regionale, affrontarli in modo sereno e senza grandi strumentalizzazioni, ma tenendo presenti i veri interessi della Sardegna. Se noi affrontiamo in questo modo i problemi, se, come dicevo prima, li affrontiamo dal punto di vista strutturale, cercando di capire quali problemi interessano veramente tutta la comunità sarda, sono convinto che renderemo un grande servizio ai sardi e alla Sardegna.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Porcu. Ne ha facoltà.
PORCU (P.D.). Signor Presidente, colleghi, intervengo in questo dibattito con qualche imbarazzo, perché vedo che nella discussione di stamattina abbiamo risollevato i toni e le modalità con i quali abbiamo discusso la legge numero 4 molti mesi or sono. Gli argomenti tendono a essere gli stessi, la maggioranza difende l'impianto della legge, mentre la minoranza, ovviamente, lo contesta. Sembra quasi che il tempo si sia fermato e che siamo condannati a ripetere gli stessi concetti all'infinito.
Vorrei approfittare della presenza dei colleghi della maggioranza e anche dei Capigruppo della maggioranza per fare una riflessione. La discussione sulla legge edilizia l'abbiamo già fatta, la posizione della nostra parte politica è stata fortemente avversa non alla legge edilizia nel suo insieme, ma ad alcune parti del cosiddetto piano casa, che noi abbiamo considerato un finto piano casa, in quanto non si limitava a puntare sulla riqualificazione dell'esistente, su incrementi volumetrici riferiti al tessuto abitativo esistente, ma con la scusa o la falsa promessa, diciamo noi, di una stanza in più per le famiglie o di una casa per chi non ce l'ha, metteva in realtà le mani su territori non ancora utilizzati, su un ambiente non ancora consumato, in particolare prevedendo nuove edificazioni nell'agro e nella fascia costiera.
Noi abbiamo detto chiaramente, Assessore, e lei lo sa bene, perché abbiamo fatto una lunga battaglia anche notturna in quest'Aula, che siamo favorevoli alla riqualificazione del patrimonio urbanistico esistente, e ci saremmo voluti confrontare nel merito in maniera più compiuta. L'abbiamo anche previsto in una proposta di legge che abbiamo presentato parallelamente al disegno di legge della Giunta. Ma partiamo da una considerazione: se è vero che secondo l'Istat nel 2050 la popolazione della Sardegna sarà ridotta di 300 mila unità, prima di consumare nuovo territorio, prima di saccheggiare i gioielli di famiglia, prima di distruggere quell'habitat, quell'unicum che il paesaggio sardo rappresenta, ritengo che dobbiamo pensarci due volte. Dobbiamo pensare anche a quale deve essere il modello di sviluppo della nostra regione, dobbiamo chiederci se è vero che un posto letto in più in un albergo, in un'ennesima lottizzazione o in un'ennesima seconda casa porta qualcosa all'economia o se non sarebbe meglio che quel visitatore in più potesse magari essere ospitato nelle nostre comunità, nei nostri paesi, per creare veramente un indotto, un valore aggiunto reale per la nostra economia.
Questa discussione, ripeto, l'abbiamo già fatta e abbiamo detto un no secco alla seconda parte di quella legge edilizia, un no al sabotaggio del Piano paesaggistico. L'onorevole Ladu, forse per distrazione, non ha letto gli articoli 12 e 13 della legge numero 4 e forse non ha nemmeno letto i commi dal 14 al 19 dell'articolo 1 del testo esitato dalla Commissione. Onorevole Ladu, io le do quella che per me è una brutta notizia, e che forse per lei è buona: la legge sul cosiddetto piano casa, che noi chiamiamo "piano villetta", il Piano paesaggistico l'ha già riscritto, l'ha già sabotato, ha manomesso le norme di salvaguardia, ha liberato potenzialmente - dico potenzialmente, onorevole Campus, e noi abbiamo chiesto più volte all'Assessore di dirci la cifra esatta - milioni di metri cubi di cemento per nuove lottizzazioni, per il semplice fatto che rivivono tutte le convenzioni efficaci, noi avevamo detto, alla data del 2004, mentre nella legge che avete proposto voi la data indicata è quella di approvazione del Piano paesaggistico. Il testo in esame non prevede addirittura nessuna data, per cui tutte le convenzioni che sono state firmate nel passato rivivranno, a prescindere dal Piano paesaggistico; tutti gli strumenti attuativi dei comuni, con o senza PUC, andranno avanti, sarà realizzato tutto quello che è stato firmato e convenzionato negli anni scorsi, che noi avevamo calcolato in svariati milioni di metri cubi, e sono pronto a chiedere venia se non è così e a scusarmi con l'assessore Campus. Scusate, intendevo dire con il collega Campus, spero futuro Assessore, nel senso che sicuramente farebbe bene, magari non a prendere il posto dell'attuale Assessore dell'urbanistica, perché sarei scortese nei confronti di quest'ultimo, ma ad assumere un altro incarico assessoriale. Io sono pronto a scusarmi se un'analisi attenta di quanto valgono quelle convenzioni efficaci non dimostrasse, come noi avevamo calcolato ai tempi della discussione del Piano paesaggistico, che si tratta di svariati milioni di metri cubi.
Allora, la domanda, colleghi, è questa: perché oggi, in una situazione di emergenza economica e sociale e di fronte all'urgenza di approvare di fatto delle modifiche di bilancio, ovvero una manovra aggiuntiva, per effetto del minor gettito, per effetto della crisi economica e sociale, dobbiamo ripetere una discussione già fatta? Penso che se fossimo rimasti ancorati, nella discussione in Commissione, al testo della Giunta regionale questo provvedimento lo avremmo approvato - certamente con il nostro voto contrario, perché rimaniamo contrari all'impianto della legge edilizia - in poche battute, in poche ore. Per cui propongo, a titolo personale, perché non ho avuto il tempo di confrontarmi con tutti i miei colleghi della minoranza, di ritornare al testo della Giunta. Ma questo non ci basta. Lo ribadisco, la proposta della Giunta regionale è di carattere tecnico, sostituisce una data, specifica a volte che è meglio parlare di concessione edilizia piuttosto che di richiesta di autorizzazione, e di fatto non cambia, non stravolge la legge sul piano casa, che ci ha visto contrari, perché la ritenevamo non utile alla Sardegna e tale rimane. Che bisogno c'era di aggiungere, durante l'esame in Commissione, altre cubature, altre possibilità di edificare, e certamente non nel tessuto urbano? Che bisogno c'è di reintervenire oggi sull'impianto di quella legge, viste le emergenze che abbiamo, e di ritornare su una discussione così pesante? E' proprio necessario farlo? Possiamo confrontarci in maniera costruttiva tra maggioranza e minoranza, senza dissotterrare l'ascia di guerra ed evitando di parlare ancora di una vicenda che ci ha visto divisi, fortemente divisi, di una legge che non condividiamo, ma che abbiamo già discusso? Possiamo approvare velocemente le norme richieste dalla Giunta e passare alla manovra finanziaria? Invece è arrivato in Aula un testo che la Commissione ha cambiato e stravolto. Mi chiedo, a questo punto, se ci sia una maggioranza che si raccorda con la Giunta e viceversa, mi chiedo se l'assessore Asunis fosse presente in Commissione. Certamente ciò che è successo in Commissione è uno schiaffo all'Assessore, è uno schiaffo alla Giunta, a una filosofia, a un'impronta che è totalmente diversa da quella che ha dato la Commissione.
Spiego perché sono in imbarazzo: i commi dal 13 al 19 riscrivono la legge che noi avevamo contestato, creando ulteriori possibilità di edificare nell'agro e nella fascia dei 300 metri. Onorevole Campus, io non dico che questa legge sortirà l'effetto di edificare milioni di nuovi metri cubi sulle coste, però è un dato di fatto che le domande arrivino da Berlusconi per Villa Certosa, da Ligresti per il Tanca Village, che siano concentrate sulle zone costiere e che non ci sia mai stato detto quali sono le potenzialità che innesca questa legge con tutti gli interventi che vengono fatti salvi stravolgendo il Piano paesaggistico. Le ricordo, onorevole Campus, che nei comuni non dotati di piano urbanistico va avanti tutto, cioè tutti gli interventi attuativi approvati e convenzionati nelle zone C, D, G ed F, anche entro i 2 mila metri dalla battigia, ancorché le opere di urbanizzazione siano state semplicemente avviate, vanno avanti. Nella nostra proposta di Piano paesaggistico noi avevamo detto che vanno avanti quelli autorizzati entro il 10 dicembre 2004, data di approvazione della delibera della Giunta che avviava la legge salvacoste. Nel vostro disegno di legge voi avete indicato la data di approvazione del Piano paesaggistico, salvando chi illegittimamente aveva avviato quelle lottizzazioni da una delibera che le aveva bloccate fino al 2006. Nella proposta della Commissione salta anche questo termine, per cui in questo momento un cantiere per una lottizzazione di seconde case, che non ha niente a che fare con gli alberghi o con i ragionamenti che possiamo fare sul modello di ospitalità di questa regione, può trovare legittimazione in questo provvedimento.
Lei capisce, onorevole Campus, che questo fatto mi preoccupa. Io non so se scaturiranno milioni di metri cubi di cemento, ma certamente stiamo creando le condizioni per nuove ed estensive lottizzazioni sulle coste. Sappiamo già che le seconde case in Sardegna sono circa 200 mila e che non sono tutte messe a frutto, che non sono messe a sistema nella nostra economia, ma perché dare adesso questo via libera, senza sapere cosa comporta e che impatto avrà nei piccoli paesi che magari oggi si avvicinano al mare, come Baunei, che vorrebbero creare un nuovo modello di ospitalità turistica e rischiano invece di vedersi costruire intorno l'ennesima cintura di seconde case che nega loro la possibilità di diventare luogo di ospitalità e di partecipare alla fruizione dell'economia turistica?
Allora io dico che sono pronto a ritirare tutti gli emendamenti e a non intervenire più nella discussione qualora fosse possibile, all'interno di questo Consiglio, in maniera pacata e costruttiva, ritornare al testo della Giunta, magari precisandone meglio alcuni aspetti, ma senza mettere mano alla legge numero 4 in misura, io dico, così eccessiva, quasi sfacciata. Sembra che veramente ognuno voglia portare qualcosa in più, una possibilità in più per costruire, totalmente slegata dal contesto, da una legge già di per sé contraddittoria, perché da un lato qualifica l'esistente, e quindi ottimizza il patrimonio urbanistico, e dall'altro consuma nuovo territorio. E' una legge schizofrenica: consuma nuovo territorio e ottimizza l'esistente. Ma, accidenti, sono due filosofie in contrasto, o è l'una o è l'altra!
Vado a leggere questo benedetto testo esitato dalla Commissione, che è imbarazzante - è imbarazzante! - e mi dispiace per il Presidente della Commissione, che certamente si sarà opposto a un testo di siffatta portata. Comma 13: le premialità per la prima casa vengono portate al 30 per cento anche per le case nell'agro. Comma 14: tutti gli immobili ad uso residenziale, anche nelle zone agricole, compresi nella fascia tra i 2 mila e i 300 metri dal mare possono avere il premio volumetrico del 20 per cento. Comma 15: per gli immobili situati nella fascia dei 300 metri, oltre al 10 per cento già previsto dalla legge edilizia, c'è un ulteriore 10 per cento in caso di ricostruzione, si arriva quindi al 21 per cento, perché la legge va vista nel combinato disposto con quanto già previsto. Quindi nei 300 metri posso ampliare del 10 per cento, magari faccio una capannina, butto giù tutto, ottengo un ulteriore 10 per cento, oltre al 10 per cento già previsto in legge, e arrivo al 21 per cento! Comma 16: anche per gli immobili già demoliti dopo il 1989 è previsto il premio volumetrico, per cui un imprenditore che aveva già un suo piano, aveva già demolito un immobile e si accingeva a ricostruirlo virtuosamente, si ferma all'improvviso e ottiene il premio volumetrico. C'è quindi anche un effetto nefasto, perché un'attività che era già stata avviata viene fermata. Comma 17: vengono fatte salve per i comuni, anche al di fuori degli strumenti attuativi e delle opere già programmate, le attività commerciali che sono contigue al tessuto urbano, ma anche i servizi, anche i nuovi insediamenti industriali. Comma 18: si sopprimono le parole "prima dell'approvazione del Piano paesaggistico regionale" per i nuovi interventi nei comuni non dotati di PUC.
Onorevole Campus - mi rivolgo a lei perché ho sinceramente apprezzato il suo intervento e lo faccio mio -, lei sarà d'accordo con me che una convenzione di vent'anni fa in base a quello che era stato già approvato e ancor di più con il comma 19 rivive, basta che stamattina qualcuno avvii le opere di urbanizzazione. Lei conosce l'effetto potenziale di questo comma? Io no, non voglio dire che consenta di costruire milioni di metri cubi, ma sono preoccupato, sinceramente preoccupato e dovremmo esserlo tutti. Il comma 19 cancella tutte le verifiche di coerenza che erano state stabilite in quei famosi strumenti attuativi, cioè c'era una piccola verifica che veniva fatta salva dalla legge edilizia, a cui spesso si richiamava l'assessore Asunis, che diceva che gli interventi e gli strumenti attuativi dei comuni dotati di PUC prima di andare avanti sono sottoposti alla verifica di coerenza con il PPR, così come le nuove lottizzazioni. Si poteva lasciare almeno la parvenza di rinchiudere il tutto all'interno di una cornice, invece no, con il comma 19 cancelliamo la verifica di coerenza!
Colleghi, questo è molto peggio di quello che abbiamo discusso a novembre. Io faccio veramente un appello a questo Consiglio e ribadisco la volontà mia e certamente di molti colleghi della minoranza di procedere oltre. Se ci fosse la disponibilità a rimanere sul testo della Giunta, non mi avventuro a parlare di voto favorevole, ma certamente avrei da aprire una bottiglia di spumante per lo scampato pericolo che si profila con questa norma. Certamente mi impegnerei a non intervenire più nella discussione e a ritirare tutti gli emendamenti di carattere ostruzionistico che ho presentato. Tutti noi tireremmo un sospiro di sollievo perché in quest'Aula in qualche modo sarebbe prevalso il buonsenso e ci predisporremmo nel modo migliore e più costruttivo a discutere della manovra finanziaria, che riguarda i sardi e il futuro dei sardi. Questo provvedimento è uno schiaffo, ed è uno schiaffo non alla minoranza, ma ai sardi, alla Sardegna, al buon senso! E' uno schiaffo tra maggioranza e Giunta, che hanno dimostrato ancora di ispirarsi a due filosofie in totale contraddizione tra loro.
Allora, colleghi, credo che la nostra disponibilità l'abbiamo già dimostrata in alcune circostanze, per esempio sulla legge sullo sportello unico per le attività produttive. Certamente saremo in grado di dimostrarla ancora, ma per quanto riguarda il testo in esame non voglio ripetere le cose che ho già detto a novembre. La mia posizione è nota e certificata. Io ho considerato di cattivo gusto la citazione sul militare di Solarussa morto in Afghanistan che fece il presidente Cappellacci; una citazione ingannevole e di cattivo gusto, ripeto. E' politicamente scorretto raccontare che il finto piano casa sia nato per portare una casa in più a chi ha bisogno. Il finto piano casa, la legge edilizia è un cavallo di Troia per scardinare il Piano paesaggistico. Ma perché me lo fate ripetere ancora? Non lo voglio più ripetere, voglio guardare avanti, non ci voglio tornare, perché ce ne offrite la possibilità? Incassate il vostro risultato, saranno le vostre coscienze a fare le critiche che noi non vogliamo continuare a fare. Vi guarderete allo specchio e vi chiederete se avete fatto bene o male. Ma perché ve lo dobbiamo ripetere noi? Io quella pagina la voglio chiudere e spero che nei prossimi trenta mesi - e mi rivolgo di nuovo all'onorevole Campus - dove non ha potuto questa legge possa magari la crisi economica e che quelle lottizzazioni non vengano avviate perché non c'è la convenienza ad avviarle. E mi auguro che i cancelli e i varchi che avete aperto per distruggere un patrimonio che non appartiene a noi, ma appartiene ai nostri figli, si possano chiudere di nuovo una volta per sempre. Ma perché dobbiamo rifare questa discussione?
Io voglio veramente rivolgere un appello all'onorevole Diana, all'onorevole Vargiu, all'onorevole Milia, all'onorevole Giacomo Sanna, a tutti i Capigruppo di maggioranza e a tutti i colleghi di maggioranza affinché abbiano un sussulto, affinché prevalga il buon senso: non metteteci nelle condizioni di rifare una discussione già fatta. Le nostre posizioni sono note, la disponibilità di molti di noi a guardare avanti, ad affrontare i veri problemi della Sardegna e a lasciarci definitivamente alle spalle questo capitolo così contraddittorio, strabico, stupido, secondo me, dal punto di vista programmatorio, c'è tutta. Rimaniamo sul testo della Giunta, affiniamolo se necessario, approviamolo in poche ore e con responsabilità e con uno spirito anche di collaborazione costruttiva, nel rispetto delle parti, affrontiamo quelli che sono i veri problemi della Sardegna, che certamente meritano un'attenzione e una passione politica che questo testo non può suscitare, potendo solo aprire ferite che non sono utili né per noi né per i sardi.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Cherchi. Ne ha facoltà.
CHERCHI (P.d.L.). Signora Presidente, signor Assessore, colleghi, io ho ascoltato, ho anche cercato di capire, onestamente, ma non sono riuscito a trovare una giustificazione a quelle che sono le richieste accalorate della parte che siede in questo Consiglio regionale e che ha il ruolo di opposizione, di minoranza. "Ritorniamo al testo della Giunta", queste sono state le ultime parole di chi mi ha preceduto, "e cancelliamo completamente il testo della Commissione". Significa che volete metterci in contrapposizione con l'assessore Asunis e il lavoro che è stato fatto dalla Giunta. Siccome non siamo, come si suol dire, persone distratte e credo che il lavoro all'interno di quest'Aula riusciamo a farlo tutti, e siccome abbiamo un ottimo rapporto con l'Assessore dell'urbanistica, basato sulla fiducia e la stima, credo che queste parole non possano che essere respinte, perché non hanno nessun significato dal momento che la Commissione ha lavorato in sintonia con l'Assessorato, con la sua struttura e con l'assessore Asunis.
Spiegatemi qual è la vostra richiesta. L'ex Presidente della Regione si alza e dice: "Ritirate questo documento". Questa è la prima richiesta. Poi si alza un altro collega e invece dice: "No, forse non è il caso di ritirarlo, proviamo a fare un altro giochetto, mettiamo in contrapposizione Giunta e maggioranza e vediamo che cosa ne viene fuori". Non ne verrà fuori niente, non ritireremo il provvedimento, credo che questo sia chiaro e palese, non potete assolutamente metterci in contraddizione e contrapposizione con l'Esecutivo, bensì abbiamo intenzione di migliorare un testo che, come più volte ho sostenuto, è stato approvato - probabilmente condizionato anche da voi - con idee, proposte e soluzioni che in fase di applicazione non hanno trovato, diciamo così, risposte concrete nella realtà. Ci troviamo quindi qui, oggi, a ragionare su un testo che deve necessariamente essere migliorato e a rilanciare quella che è la nostra idea, il nostro progetto sul cosiddetto piano casa.
Allora, proviamo a fare due ragionamenti separati. Mi ricollego all'interessantissimo intervento del collega Gian Valerio Sanna, ex Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica, che per il ruolo che ricopre chiaramente non fa altro che dire: "Avete fallito!". Se fossi io l'ex Assessore regionale dell'urbanistica direi la stessa cosa, non cambierebbe niente. E' il ruolo, per carità, lo riconosciamo; giustamente quello deve dire e quello dice e nello stesso identico modo cerca di trovare motivi di illegittimità del testo. L'abbiamo fatto anche noi. Ricorda, onorevole Sanna, quando durante la discussione della legge numero 8 del 2004 vi chiedevamo: "Su che cosa si basa questa legge, su quale supporto legislativo si basa, sulla precedente legge numero 45?". Voi rispondevate così come stiamo facendo noi oggi, è il ruolo che lo consente ed è giusto che sia così, però noi, prima di sederci al tavolo della Commissione, abbiamo ascoltato tutti i suggerimenti che sono arrivati da chi per professione ha utilizzato il piano casa. Quindi non è vero che il piano casa non sia stato utilizzato e non è neanche vero che le 4 mila domande presentate in Sardegna siano di sanatoria. Non è vero, il piano casa non è una sanatoria, lo volete capire o no? E' il vostro ruolo, ripeto. Volete dire che è una sanatoria? Ditelo pure, ma i sardi questo non l'accettano, i sardi hanno capito e la risposta da parte loro sarà completamente diversa da quella che dite voi.
Ma proviamo a entrare nel merito della legge, che forse è la cosa più importante. Quello che a noi interessa in questo momento è instaurare con voi un dialogo, come è accaduto in Commissione, e trovare delle soluzioni per procedere nel più breve tempo possibile, perché, credetemi, minacciare di tenerci per venti giorni dentro quest'aula per contestare l'articolato della legge non serve e alla fine non se ne capisce il motivo. Forse perché dobbiamo - e fin qui va bene - parlare delle questioni economiche della Sardegna? La manovra di bilancio, come voi ben sapete, non è pronta, la si sta preparando, quindi perché tenere fermo il Consiglio regionale sulle modifiche di una legge importante e fondamentale, quando abbiamo la possibilità di accelerare l'iter di questo provvedimento e poi discutere tutti insieme dei problemi finanziari della Sardegna e del rapporto Stato-Regione, quindi della conflittualità tra la Sardegna e lo Stato nel trasferimento dei fondi?
Io dico: torniamo a parlare del disegno di legge in esame, proviamo a capire in che cosa consistono le modifiche contenute nell'articolo 1, che raccoglie tutta una serie di suggerimenti in qualche modo testati durante la prima applicazione della legge numero 4, attraverso situazioni reali che sono emerse in quella fase. Faccio un esempio per tutti: il problema delle zone agricole. E' vero che voi avete detto chiaramente qual era la vostra posizione sulle zone agricole e l'avete trasposta nel Piano paesaggistico regionale. Per carità, presidente Soru, io rispetto la vostra idea, ma non coincide con la nostra. Noi, come ben ricorderete, nella campagna elettorale dello scorso anno abbiamo basato tutto il nostro ragionamento contro il Piano paesaggistico e i sardi ci hanno dato ragione, quindi è normale e logico che oggi rispondiamo a quello che ci hanno chiesto i sardi.
Sul problema delle zone agricole, onestamente io non so in che misura la nostra norma violi le norme di salvaguardia. Stiamo predisponendo un disegno di legge che diventerà legge della Sardegna e che chiarisce in modo univoco e semplice che quello che è scritto nel Piano paesaggistico non vale e si ritorna alle vecchie disposizioni sulle zone agricole. Che cosa c'è di così tanto strano? E' successo invece che coloro che dovevano interpretare la norma prevista al comma 5 dell'articolo 3 della legge numero 4, cioè gli uffici tecnici dei comuni, e tanti "suggeritori" hanno detto: "Ma per quale motivo pretendete di interpretarla come una liberalizzazione" - utilizziamo anche questo termine - "delle zone agricole, e quindi come una possibilità di realizzare interventi edilizi nelle zone E, se l'avete inserita in un articolo che non parla di zone agricole, ma di tutt'altro, cioè di demolizioni e ricostruzioni? Quindi, eventualmente, noi interpretiamo la norma come riferita a una demolizione o a una ricostruzione, ma non certo a una nuova costruzione". E allora, siccome siamo circondati da persone che interpretano, soprattutto all'interno degli uffici tecnici, che cosa abbiamo detto? Poi vi racconterò un episodio che mi è capitato tanti anni fa, intorno al 1994-1995, come Assessore ai lavori pubblici del Comune di Oristano, quando si stava costruendo un centro commerciale a Oristano e sorse un problema di interpretazione del regolamento edilizio molto simile a quello che riguarda questa norma. Abbiamo detto: va bene, forse il sistema di interpretazione può essere rivisto da vari lati, per cui spostiamo la norma all'articolo 13, che praticamente è l'articolo che modifica o meglio che chiarisce e cambia tutte le norme di salvaguardia del Piano paesaggistico regionale. Dagli interventi svolti in questo Consiglio regionale è emerso che non va bene neanche così, non è possibile, non è giusto, non è corretto. I posteri ci ricorderanno e ci manderanno tante di quelle maledizioni che le nostre anime saranno turbate, perché avremo distrutto completamente le campagne e non ci sarà più possibilità di coltivare i campi. Queste sono le parole dell'opposizione. Ma vi rendete conto di quello che stiamo dicendo? Non pensiamo invece alle maledizioni che ci hanno mandato i sardi quando è stato approvato il Piano paesaggistico regionale? Non erano più tragiche quelle maledizioni di quella che forse mai arriverà dai nostri posteri?
Come vi ho detto vi voglio raccontare un aneddoto che mi capitò tanti anni fa. Nel regolamento edilizio della città di Oristano, allegato al Piano regolatore allora vigente, tutti i fabbricati di nuova costruzione dovevano rispettare, così come previsto da tanti regolamenti esistenti sul territorio regionale e nazionale, le norme sulle superfici finestrate. Siccome si stava realizzando un importante centro commerciale, che è diventato uno dei punti di attrazione più importanti della città, in termini commerciali naturalmente, quindi una grande opera, il progettista si trovò davanti a un dilemma: rispettare o meno il regolamento edilizio che prevedeva la realizzazione di superfici finestrate, quindi di grandi pareti finestrate lungo il perimetro del centro commerciale, dal momento che i centri commerciali, chiaramente, non hanno necessità di finestre. Fu una lotta immane, se la ricorda, presidente Soru? Una lotta nella quale anche noi fummo coinvolti per cercare di risolverle il problema. E l'abbiamo risolto, ci siamo seduti a un tavolo e abbiamo capito, in quella circostanza, che quella norma era sbagliata, che non era chiara e creava grossi problemi nella realizzazione di una struttura che sarebbe servita a tutti i cittadini.
Ecco, con la legge in esame noi non stiamo facendo altro che dare risposte a chi ha avuto grossi problemi nell'utilizzo della legge numero 4, nella quale crediamo tantissimo, attraverso tutta una serie di norme e chiarimenti contenuti nell'articolo 1 del testo che ci accingiamo ad approvare. Mi fermo qui perché si tratta praticamente di un unico articolo, per cui comma per comma spiegheremo, con esempi pratici e chiari, i motivi per cui la Commissione ha proposto degli emendamenti al testo della Giunta, certamente non in contrapposizione con chi ricopre oggi la carica di Assessore regionale dell'urbanistica. Credo che non ci sia niente da ritirare, sono convinto che quello che stiamo facendo sia valido e che non ci sia nessun problema, neanche dopo gli interventi critici di alcuni colleghi, che sono utili solo ed esclusivamente per capire meglio ciò di cui si discute in quest'Aula. Sono ancora di più convinto che dobbiamo andare avanti per dare, nel più breve tempo possibile, una risposta ai sardi e a tutta la Sardegna.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Luciano Uras. Ne ha facoltà.
URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Chiedo la verifica del numero legale.
PRESIDENTE. Chi appoggia la richiesta?
(Appoggia la richiesta il consigliere Giampaolo Diana.)
Quinta verifica del numero legale
PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.
(Segue la verifica)
Prendo atto che i consiglieri Porcu e Sanna Giacomo sono presenti.
PRESIDENTE. Sono presenti 48 consiglieri.
(Risultano presenti i consiglieri: Agus - Amadu - Barracciu - Biancareddu - Campus - Cappai - Cherchi - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Contu Mariano - Cossa - Cuccureddu - De Francisci - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Gallus - Ladu - Lai - Locci - Lombardo - Lotto - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Valerio - Moriconi - Mula - Mulas - Murgioni - Peru - Pitea - Pittalis - Porcu - Rassu - Rodin - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Matteo - Solinas Antonio - Solinas Christian - Soru - Steri - Uras - Vargiu - Zedda Alessandra - Zedda Massimo.)
Poiché il Consiglio è in numero legale, possiamo proseguire.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Soru. Ne ha facoltà.
SORU (P.D.). Intendo intervenire per fatto personale.
PRESIDENTE. Onorevole Soru, per fatto personale si può intervenire solo alla fine della seduta.
SORU (P.D.). Sì, lo so, vorrei intanto segnalarlo e ne approfitto per ricordarle - ne avrei parlato prima se lei fosse stata presente in aula, ma presiedeva il Vicepresidente - che nella scorsa seduta ho chiesto di parlare per fatto personale e lei non me lo ha consentito perché noi della minoranza avevamo deciso di abbandonare l'aula. Le avevo chiesto di verificare se c'erano altri strumenti, soprattutto l'articolo del Regolamento sulla tutela dell'onorabilità, mi pare sia intitolato così, e non mi ha ancora dato una risposta in Aula; mi ha risposto privatamente, quindi mi aspetto una sua risposta in Aula quanto prima. Siccome non potrò essere presente alla discussione di questo pomeriggio, e quindi non potrò intervenire ancora per fatto personale, le chiedo nel modo più garbato possibile: come vogliamo portare avanti la discussione qui? Con gli Assessori che dai loro banchi dicono le peggiori infamie ai consiglieri regionali e con un consigliere che, totalmente privo di argomentazioni, mi cita su un fatto personale del tutto avulso da questa discussione e su cui potrei rispondere perfettamente se ne valesse la pena e ne avessi il tempo stasera? Vogliamo continuare così oppure lei si impegna a difendere la qualità del dibattito qui dentro? Perché se vuole difendere la qualità del dibattito e anche dei comportamenti vale la pena di frequentare questo Consiglio. Se invece all'assenza di argomentazioni ovviamo con ingiurie, offese, violenze verbali e insinuazioni diventa difficile continuare a comportarsi normalmente.
Le chiedo, Presidente, di farmi intervenire per fatto personale alla fine della mattinata, se è possibile, o altrimenti nella prossima seduta.
PRESIDENTE. Onorevole Soru, come prevede il nostro Regolamento lei potrà intervenire per fatto personale alla fine della discussione di questa mattina.
SORU (P.D.). La ringrazio.
PRESIDENTE. Così prevede il nostro Regolamento. Per quanto attiene invece a quanto richiamato da lei nella seduta precedente, in cui ha posto un problema sulla tutela della onorabilità, ho già avuto modo di dirle, in via privata, come lei ha ricordato, che ho verificato sia le registrazioni che i verbali della seduta e non risultano frasi ingiuriose pronunciate dagli Assessori nei suoi confronti.
SORU (P.D.). La ringrazio, però vorrei…
PRESIDENTE. Onorevole Soru, non le ho ridato la parola, le ho già detto che le darò la parola alla fine della seduta.
SORU (P.D.). Lei ha sbagliato la risposta, Presidente! Invece di sforzarsi di capire le domande continua a sbagliare le risposte!
PRESIDENTE. Onorevole Soru, non le consento… Le risposte sono quelle che il Presidente ritiene di dare!
SORU (P.D.). Bravissima, fa la prepotente!
CONTU FELICE (U.D.C.). Onorevole Soru, se questo l'avesse detto a me quando ero Presidente l'avrei buttata fuori dall'Aula!
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Contu, lei è molto gentile.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Lotto. Ne ha facoltà.
LOTTO (P.D.). Signor Presidente, onorevoli colleghi…
PRESIDENTE. Onorevole Soru!
SORU (P.D.). Mi rivolgevo all'onorevole Contu.
PRESIDENTE. Non si può rivolgere all'onorevole Contu!
SORU (P.D.). Ho parlato sottovoce, mi metto a braccia conserte!
PRESIDENTE. Onorevole Soru, sta esagerando! La richiamo al rispetto dell'Aula!
Prego, onorevole Lotto.
LOTTO (P.D.). Con la discussione del disegno di legge numero 93/A, iniziata ieri, si vorrebbe, diciamo così, "migliorare" la legge regionale numero 4 del 2009, una legge che allora non condividemmo e giudicammo nata male e figlia di alcune esigenze. La prima esigenza era quella del Governo centrale, o ancor meglio del Primo Ministro, di dare un messaggio mediatico importante che cogliesse nel segno. Un messaggio che voleva dire: serve la libertà di fare, serve liberare la nostra economia dai lacci, serve iniziare a mettere in discussione le norme. Norme che abbiamo impiegato decine di anni a mettere in piedi. Vi era poi l'esigenza della Regione di rilanciare l'attività economica attraverso il rilancio del settore edilizio, si diceva. Ma vi era anche un'altra esigenza, sempre da parte della Regione, più celata, meno chiara, quella cioè di rimettere in discussione, attraverso uno strumento non appropriato, il Piano paesaggistico regionale.
La legge numero 4 non era applicabile e noi lo dicemmo in quella lunghissima discussione. Io continuo a dire oggi: per fortuna non è applicabile, almeno una parte importante di essa, ma anche se fosse stata totalmente applicabile avremmo ottenuto probabilmente gli stessi risultati disastrosi che prevedevamo. Comunque, su un fronte quella legge ha chiaramente fallito, ed è il fronte del rilancio dell'economia della nostra Isola. Su questo fronte ha fallito per ammissione della stessa maggioranza e dello stesso Governo regionale. Una domanda viene a questo punto da porsi: ma davvero si volevano favorire gli investimenti? Davvero si voleva rilanciare l'economia? Io stento a crederci e non perché non sia necessario, urgente e prioritario volgere l'attenzione all'esigenza di rilancio della nostra economia. Anzi, chi ha seguito in questi giorni i rapporti presentati dal Crenos e dalla Banca d'Italia sa quanto questo tema sia drammaticamente all'ordine del giorno: la disoccupazione aumenta, importanti fabbriche chiudono, il PIL è sceso del 4 per cento, i giovani, i nuovi lavoratori, che sono solitamente lavoratori precari, sono anche i primi a perdere il lavoro. Un esempio drammatico lo coglievo l'altro giorno in una discussione sulla Vinyls e su Porto Torres, una città di 23 mila abitanti che lo scorso anno ha erogato 2.500 sussidi. E' la fotografia assolutamente drammatica dello stato della nostra economia.
Ribadisco, quindi, che il rilancio dell'economia di questa nostra regione serve, eccome se serve! Serve altresì o sarebbe servito dare una risposta, per superare il disagio abitativo, a chi una casa non ce l'ha. Ma non è con la legge regionale numero 4 che questa risposta può essere data e nemmeno con il disegno di legge che stiamo discutendo oggi. Né in quella occasione né in questa si affronta minimamente il problema. La legge numero 4 rimane una legge per chi ha già una casa, nel caso possa essere utilizzata, piccola o grande che sia. Ma sempre più chiaramente, anche a seguito delle modifiche che al disegno di legge della Giunta sono state apportate in Commissione, la legge numero 4 resta una legge per chi vorrebbe portare in porto operazioni di speculazione edilizia, come le chiamiamo noi, altri le chiamano operazioni salvifiche di rilancio dell'economia. Io continuo a definirle operazioni di speculazione edilizia, che tendono a distruggere il nostro patrimonio paesaggistico e a creare le premesse perché uno sviluppo economico non ci sia neanche in futuro. La legge numero 4 serve a chi vorrebbe aggirare i limiti del Piano paesaggistico regionale che, per fortuna, sempre tra virgolette, è stato a suo tempo messo in piedi.
C'è un'enorme contraddizione nell'operato della Giunta: si parla tanto della necessità di rilanciare l'economia, si lanciano anche allarmi, come ha sottolineato poco fa il presidente Soru, relativamente a possibili enormi tagli sulla finanziaria, però non si fanno passi e atti conseguenti. Abbiamo avuto un'occasione nei mesi scorsi, voi come maggioranza avete avuto un'occasione ed è stata colpevolmente trascurata: ne parliamo da mesi, abbiamo discusso anche unitariamente nelle Commissioni che sono state coinvolte in questa discussione, ma non siamo riusciti a produrre uno straccio di nulla, anzi siamo riusciti a tenere bloccato un settore che da un anno la Regione ha colpevolmente tenuto in frigorifero. Mi riferisco al settore delle energie rinnovabili, un settore che, come è ormai dimostrato ovunque, rappresenta uno dei volani principali per il rilancio dell'economia dei territori. Non so quali siano le ragioni, ma, per essere generoso, io reputo irragionevole questo atteggiamento della Giunta, sarebbe forse meglio dire irresponsabile.
Qualche cifra semplifica quanto ho detto: se sei mesi fa avessimo dato la stura alla possibilità di realizzare impianti fotovoltaici diffusi per produrre, dico una cifra a caso, 200 megawatt, ciò avrebbe comportato un investimento pari a 800 milioni di euro. Con una taglia media di interventi di 25 kilowatt ci sarebbe stato il coinvolgimento di 8 mila imprese, con ricavi netti annui di 72 milioni di euro e ricavi lordi per 160 milioni, fondi che sarebbero arrivati nella nostra Isola. Sono cifre che la legge sul piano casa, di cui stiamo ragionando, si sogna e che, in questi mesi, da quando è stata approvata, non ha neanche minimamente sfiorato.
Da una parte, quindi, registriamo un colpevole immobilismo e un'incapacità di decidere, tra l'altro in un clima di ampia condivisione tra le varie forze politiche, dall'altra la volontà di insistere su una norma, il disegno di legge 93/A, che corregge la legge numero 4 del 2009, non condivisa allora e non condivisibile oggi. Questo disegno di legge non è a sua volta condivisibile perché è peggiorativo di quello che è stato approvato nello scorso mese di ottobre, sia perché ignora la necessità, l'opportunità e l'urgenza dell'edilizia abitativa, sia perché reintroduce concetti già oggetto di scontro nello scorso autunno. Si è parlato del comma 15, che introduce un bonus del 10 per cento per gli interventi di demolizione e ricostruzione entro la fascia dei 300 metri dal mare, tentativo già sventato la scorsa volta e riproposto oggi dalla Commissione, e del comma 18, che consente il rilancio di iniziative speculative che erano state a suo tempo sospese e che oggi, per come si sta formulando questa nuova legge, hanno la possibilità di essere rimesse in campo.
E' vero che si sarebbe potuta migliorare la legge numero 4, per esempio rendendo più stringente il rapporto tra incrementi volumetrici ed efficienza energetica; è un dato, questo, che ha caratterizzato tutte le altre leggi regionali e che in questa legge, come pure nella precedente, è rimasto marginale ed è stato utilizzato semplicemente per poter giustificare ulteriori incrementi volumetrici. C'è un approccio culturale e politico al problema che io non condivido, lo dissi allora e lo ribadisco oggi. Si poteva migliorare sul fronte degli standard edilizi e invece, di fatto, su questo fronte registriamo un concreto peggioramento, nel senso che si possono realizzare volumi anche dove non è possibile rispettare gli standard, e culturale, nel senso che si demolisce l'importanza e l'attenzione che deve essere prestata alla problematica dello standard, in quanto è direttamente proporzionale alla qualità della vita nelle nostre città.
Tutte queste brevi considerazioni mi portano a ribadire un giudizio negativo sulla legge numero 4, espresso già a suo tempo, e a esprimere un giudizio altrettanto negativo, in particolare per il peggioramento che abbiamo registrato con le modifiche introdotte in Commissione, sul disegno di legge numero 93/A, provvedimento migliorativo che non solo non migliora, ma anzi peggiora. Ed è ancora più preoccupante che questa volta, di fatto, gli aspetti più negativi di questa legge siano maturati in Consiglio, cioè in Commissione.
In conclusione, domando: ma era davvero opportuno avviare questa discussione? Noi abbiamo - è consapevolezza di tutti - gravi emergenze e urgenze da affrontare, e sul tappeto c'è prima di tutto la manovra finanziaria. E' in atto una discussione - lo ribadiva qualcuno prima di me - a livello nazionale che sta seriamente mettendo in crisi il rapporto tra il Governo e la sua stessa maggioranza, tra il Governo e la gran parte delle Regioni d'Italia, non solo quelle governate dal centrosinistra ma anche tante, e molto importanti, governate dal centrodestra. Significa che le decisioni che il Parlamento si sta apprestando a rendere definitive porteranno queste istituzioni, le Regioni, verso una situazione difficilissima di gestione del rapporto tra le loro funzioni e i cittadini. Si annuncia una situazione drammatica per i costi che dovrà accollarsi la comunità sarda, in quanto non potremo più garantire tantissimi servizi e funzioni per i quali non avremo le disponibilità finanziarie.
Davvero, quindi, non capisco con quale spirito, oggi, da una parte ci ostiniamo ad affrontare provvedimenti inutili, e che anzi per certi aspetti io reputo dannosi, e dall'altra ci ostiniamo invece a disinteressarci di norme urgenti e necessarie per la nostra Isola. Grazie.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Stochino. Poiché non è presente in aula decade dal diritto alla parola.
Ha domandato di parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.
SALIS (I.d.V.). Chiedo la verifica del numero legale, Presidente.
PRESIDENTE. Chi appoggia la richiesta?
(Appoggia la richiesta il consigliere Luciano Uras.)
Sesta verifica del numero legale
PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.
(Segue la verifica)
Prendo atto che i consiglieri Uras e Zedda Alessandra sono presenti.
PRESIDENTE. Sono presenti 48 consiglieri.
(Risultano presenti i consiglieri: Agus - Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Barracciu - Biancareddu - Campus - Cappai - Cherchi - Cocco Pietro - Contu Mariano - De Francisci - Diana Giampaolo - Diana Mario - Floris Rosanna - Gallus - Ladu - Lai - Locci - Lombardo - Lotto - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Milia - Mula - Mulas - Murgioni - Oppi - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Planetta - Rassu - Rodin - Salis - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Solinas Antonio - Solinas Christian - Steri - Uras - Vargiu - Zedda Alessandra.)
Poiché il Consiglio è in numero legale, proseguiamo i lavori.
E' iscritto a parlare il consigliere Moriconi. Ne ha facoltà.
MORICONI (P.D.). Signor Presidente, forse ha ragione chi dice che il danno minore è tornare al testo originario della Giunta, prima che subisse le integrazioni della Commissione.
Signor Presidente, colleghi del consiglio, signor Assessore, colleghi della maggioranza in particolare, ho preso visione ieri dei dati che ci sono stati consegnati circa le 4 mila domande inoltrate, poi l'Assessore ci dirà in quale misura sono state accolte per capire se il rapporto è lo stesso che si è registrato nel Comune di Sassari, e di cui ci parlava il collega Manca, oppure no. Certamente non sono i numeri di cui ci parlavate nell'ottobre scorso. Nonostante questo, pratica in più pratica in meno, non cambia nulla e credo di non andare molto lontano dalla verità se dico anch'io ciò che hanno affermato tanti miei colleghi in quest'Aula prima di me, cioè che su questo provvedimento oggi sottoposto a modifica siamo già in grado di tirare le somme e il risultato, manco a dirlo, è fortemente negativo.
La sua grave inadeguatezza alle enormi aspettative create, perché concepito e adottato per arginare una crisi gigantesca, a causa della quale e proprio per indisponibilità di risorse, è stato detto, ed è un aspetto che abbiamo più volte rimarcato sin dall'ottobre scorso, nessun piano casa, tanto meno questo, ha alcuna possibilità di essere efficace. La sua inadeguatezza, dicevo, è ad oggi non un giudizio di parte politica avversa, ma una constatazione di fallimento oggettiva, certificata da tutti. Non semplici difficoltà attuative, onorevole Matteo Sanna, né incomprensibili ostracismi, come la relazione di maggioranza recita, ma un provvedimento, il vostro, caratterizzato veramente da un'imbarazzante povertà culturale e ispirato solo dal cemento quale settore trainante di un'economia in seria difficoltà che meriterebbe analisi e azioni politiche più adeguate, appunto, e degne di una dimensione strategica di altro e di alto profilo.
Non è la prima volta che la ripresa edilizia assume nei piani governativi nazionali e regionali il senso della risposta più facile per recuperare posti di lavoro e rilanciare l'economia, lo abbiamo già detto. Il risultato più diffuso finora è che gli scempi conseguenti non sono mai serviti a risolvere i problemi di chi non ha una casa e tanto meno hanno determinato alcuna ripresa economica degna di essere ricordata come tale. Penso all'Italia, penso ad altri Paesi europei, storie di cui abbiamo già parlato otto mesi fa o giù di lì. Se ieri non fossero giunti dei dati, tutti da verificare, avrei provato a spezzare una piccola lancia a favore vostro, dicendo che paradossalmente avevate ragione voi quando affermavate che non ci sarebbe stata nessuna colata di cemento, che quasi quasi non sarebbe stato utilizzato neanche un sacchetto di cemento. La percezione è infatti che non sia successo un granché, a parte la costruzione di qualche villa. Permettetemi, colleghi, di dirla così perché sappiamo noi e sapete voi che, nel caso in cui fosse, non sarebbe il rigore della legge numero 4 del 2009 ad aver impedito ad oggi gli scempi temuti. La verità è che le nuove opportunità nel settore dell'edilizia quale impulso all'economia della nostra regione, così come voleva la legge, nessuno dei sardi se le può permettere perché non ha i soldi. Così in Sardegna, così nelle altre Regioni d'Italia. L'abbiamo detto dieci mesi fa in Commissione, senza la ricerca dell'enfasi o del clamore a tutti i costi nella vivacità di un dibattito; l'abbiamo detto con serietà e onestà per il lavoro che abbiamo provato a offrire al Consiglio, per lo studio, la ricerca e la proposta anche alternativa, integrale col disegno di legge o parziale con gli emendamenti, che abbiamo avanzato, sino a incassare il vostro apprezzamento d'ufficio per l'importante contributo che abbiamo fornito, ahimè inutilmente a causa della fermezza o della miopia, non vorrei dire della presunzione, con cui avete prima in Commissione poi in Consiglio voluto travolgere ogni opportunità di collaborazione e d'intesa con la minoranza e con tutti coloro i quali, rappresentanti delle associazioni e delle organizzazioni di categoria, la pensavano un po' diversamente da voi. Per carità, colleghi, punti di vista diversi si potrebbe dire. La politica è questa, oggi tocca a voi governare, ma troppe erano le superficialità, troppe le irrazionalità, troppe le contraddizioni contenute in quel disegno di legge, rispetto alle quali noi abbiamo provato a opporci. Oggi ci proviamo ancora. Tante, almeno quante le nostre perplessità, le ragioni per cui il vostro piano casa è ancora fermo là, esattamente dove l'avete lasciato otto mesi fa. E' inutile, colleghi della maggioranza, Assessore, pubblicare articoli un giorno sì un giorno no per ricordare ai sardi che la legge è in vigore. Le notizie non modificano la disponibilità economica delle nostre famiglie.
Ci avete richiamato in Aula per la necessità che avete di apportare queste modifiche, ma nella sostanza, lo sapete voi, lo sappiamo noi, non cambia niente in termini migliorativi, cambia tutto in termini peggiorativi. Resta una visione, la vostra, noncurante neppure di un fallimento certificato per una filosofia sbagliata a Roma, sbagliata nel resto delle Regioni d'Italia, sbagliata in Sardegna. Il piano casa non è decollato, facciamocene una ragione, e affonda tirandosi appresso le speranze degli italiani e dei sardi sempre più disillusi. Non è certo la causa di tutti i mali, ma vi contribuisce assai.
Forse, colleghi della maggioranza, non significa niente per voi l'astensionismo record di qualche settimana fa, a parte il significato che gli si intende dare - e poi ognuno darà il suo, lo ha già fatto - per il risultato elettorale che ne è conseguito. Quell'astensionismo, che è esagerato in tutta Italia, in Sardegna lo è di più, molto di più, perché c'è una differenza che oscilla tra i 10 e i 20 punti in meno in percentuale tra i nostri dati del primo turno e i dati delle elezioni regionali celebrate nel marzo scorso nel resto del Paese. Io credo di poter dire che non è semplice disaffezione a un sistema politico spettacolarizzato dai gossip, dagli scandali. E' rassegnazione, è tristezza, è rabbia per una crisi rispetto alla quale stiamo dimostrando la nostra inadeguatezza.
L'Italia è diventato un Paese umanamente demotivato, ha detto e scritto qualcuno. Ci si astiene, rassegnati, persino dal lanciare i tradizionali pomodori alla nazionale di calcio sconfitta ai mondiali, figuriamoci quanto ci si possa astenere dal voto, attraverso il quale si sarebbe potuta rappresentare meglio la delusione o la rabbia per l'inefficacia dell'azione di governo, quella di Roma, quella di Cagliari. La verità è che non si crede più a niente, e lo dico con l'imbarazzo di chi sa di avere una responsabilità pubblica dalla quale si attende che si faccia qualcosa, che si dia un segnale di concretezza, che si dia un segnale di buon senso all'azione politica. E' l'effetto dell'inadempienza programmatica. Sarà perché le nostre leggi non vengono attuate, sarà per altro, la verità è che ci arrocchiamo ognuno per la sua parte a difendere anche l'indifendibile, preoccupati più degli effetti speciali e mediatici che le nostre azioni producono che della fattiva operosità che la nostra azione dovrebbe generare.
Colleghi della maggioranza, quel Piano paesaggistico contro il quale è stata dichiarata la "guerra santa", sarebbe potuto essere, invece che un mostro da abbattere e basta, un luogo politico nel quale confrontare i nostri rispettivi e diversi modelli di sviluppo, per costruire un disegno armonico in grado di conciliare anche il tentativo di rilanciare il settore dell'edilizia con l'esigenza di salvaguardare il nostro patrimonio ambientale, storico e culturale. Il risultato è l'assenza di qualsiasi traccia di visione organica del provvedimento sul quale oggi mettiamo nuovamente le mani, ma senza alcuna possibilità di porre rimedio ai suoi limiti principali: l'eccessiva frammentarietà, la disorganicità, la contrarietà che l'onorevole Manca per primo e altri miei colleghi dopo hanno ben sottolineato sin nei particolari, rimarcando le difficoltà prevedibili e conseguenti dal punto di vista applicativo, non solo per i singoli cittadini, ma anche e soprattutto per gli enti locali già in difficoltà.
Il nostro lavoro in Commissione è stato ancora una volta corretto, serio, ma per favore non ci ringraziate, come avete fatto la volta scorsa. Resta la nostra disapprovazione totale, al di là delle considerazioni contenute nella relazione di minoranza, che condivido nelle parti in cui coerentemente valuta positivamente ogni sforzo compiuto e finalizzato al contenimento del consumo di nuovo territorio, ma fatte salve le norme igienico-sanitarie della sicurezza dei cittadini e la discrezionalità dei comuni di rilasciare o meno ogni eventuale ulteriore autorizzazione. Appunto il ruolo o il non ruolo degli enti locali è e resta una delle discriminanti più significative, uno dei gravi handicap dalla legge numero 4 del 2009, che espropriava ed espropria ancora i comuni delle loro prerogative principali in materia di pianificazione urbanistica e di sviluppo locale. Sarebbe potuta essere questa l'opportunità per porre rimedio a un pasticcio, figlio della fretta e della miopia, e che ha generato lo scollamento tra la Regione, il suo territorio e le incertezze che hanno reso inapplicabile la norma.
Cari colleghi, abbiamo un'idea diversa di qualità architettonica, un'idea diversa di qualità del paesaggio, questo non fa meraviglia a nessuno, così come non stupisce il diverso stato di apprensione con cui viviamo il rischio degli scempi ambientali e della implosione della vivibilità delle nostre città, che questa deregulation urbanistica potrebbe determinare. A questo credo che oggi si debba aggiungere il pericolo che la crisi generale e le difficoltà applicative di questa norma possano far calare il livello di guardia nella società civile e nelle istituzioni pubbliche, e io credo che questo non debba essere sottovalutato. I sardi non hanno bisogno di nuove illusioni, per questo continueremo a dire che non ci aspettiamo niente di buono da questa legge. Abbiamo bisogno di un sussulto di coraggio e di responsabilità, capace di spingerci fuori dalle secche nelle quali l'orgoglio e l'egoismo ci hanno incagliato. Allora serve recuperare quel sentimento per le nostre cose, la nostra terra, le nostre città, di cui ha parlato bene un collega della maggioranza, in questa stessa Aula, nell'ottobre scorso, quando col suo ragionamento, che io ho apprezzato assai, restituiva ai patrimoni fondamentali del nostro ambiente naturalistico, della nostra storia e della nostra cultura, la dimensione di valori affettivi grazie ai quali, se percepiti, sarebbe molto più semplice non fare del male. Grazie.
PRESIDENTE. E' iscritta a parlare la consigliera Barracciu. Ne ha facoltà.
BARRACCIU (P.D.). Signora Presidente, signor Assessore, colleghe e colleghi, ieri l'onorevole Planetta - che non vedo in aula - con una excusatio non petita, che, come si sa, è accompagnata sempre da una accusatio manifesta, difendeva l'operato della Giunta e della maggioranza e la legge che stiamo discutendo, sottolineando la natura fallibile dell'operare umano e con esso, quindi, anche la natura fallibile dei legislatori, che spesso non fanno leggi perfette. Non si possono fare leggi perfette, diceva il collega. Sbaglia chi fa, non sbaglia chi non fa, e via discorrendo. Certamente l'onorevole Planetta in questo senso ha ragione, però se errare è umano perseverare, anche in questo caso, è diabolico. Se posso continuare con le citazioni di saggezza popolare, visto che comunque in quest'Aula anche quando facciamo le leggi utilizziamo, più che il raziocinio, il procedere per prove ed errori, ovvero l'approccio empirico più elementare, dico anche che il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi. Questa è la sorte che ha dovuto incontrare la legge numero 4 del 2009, ed è la stessa sorte che accompagnerà la legge che abbiamo all'attenzione. Infatti gli annunci roboanti con i quali avete accompagnato l'approvazione della legge numero 4 si sono dissolti nell'arco di neanche un anno, come è stato detto dai colleghi che mi hanno preceduta, e quello che doveva essere uno strumento salvifico per le sorti della Sardegna, della sua economia e del suo sviluppo, si è presto rivelato quello che già in predicato annunciava di essere: un fallimento sotto tutti i punti di vista. Un fallimento! Siamo contenti, noi della minoranza, di questo fallimento? No, non siamo affatto contenti di questo fallimento; non ne siamo contenti per come stanno andando le cose. Al contrario, Assessore, Presidente, siamo molto preoccupati per come stanno andando le cose. Siamo preoccupati perché c'è una conclamata incapacità vostra di dare risposte serie ai problemi veri della Sardegna; siamo preoccupati perché anziché mettere in atto un serio ravvedimento alla luce dei vostri fallimenti, come in questo caso, tornate sul luogo del delitto e perseverate nel voler lasciare tracce indelebili. Siamo preoccupati perché occupate i tempi delle istituzioni alla ricerca di soluzioni normative atte a soddisfare non i bisogni di interesse collettivo, ai quali ci richiamavano ieri l'onorevole Planetta e l'onorevole Matteo Sanna, ma appetiti di interesse corporativo e particolare, appetiti dei poteri da cui discendete, quelli romani, quelli di Arcore, quelli in salsa sarda. Siamo preoccupati perché di fronte alla gravità della crisi, rispetto alla quale cerchiamo invano, dall'inizio di questa legislatura, di richiamare la vostra attenzione, state perdendo tempo, molto tempo, e state facendo perdere tempo ai sardi e alla possibilità di innescare, recuperando il tempo perso, una possibilità di nuovo sviluppo. Questa legge è infatti una perdita di tempo e per questo dico all'onorevole Matteo Sanna che è anche inutile e dannosa: inutile perché, al pari della legge numero 4, si risolverà anch'essa in un clamoroso fallimento, per i motivi anche tecnico-giuridici che ieri richiamava l'assessore Gian Valerio Sanna, e che sottoscrivo; dannosa perché comporterà aggravi di tempo e di costi per gli enti locali, in virtù della sua intrinseca confusione, confusione strutturale e anche sostanziale. Dannosa anche perché, qualora si trovasse davvero la possibilità di applicarla, ciò sarebbe difficilmente possibile in virtù della confusione e dei profili di incostituzionalità che la legge porta con sé, perché è stata pensata e scritta per la produzione senza regole di metri cubi di cemento, in dispregio del nostro bene più prezioso che è l'ambiente. Dannosa inoltre perché sta facendo perdere tempo rispetto alle vere esigenze della nostra Isola.
La nostra Isola si contorce, si contorce per la crisi e qui, per volontà vostra, colleghi della maggioranza, nel parlamento dei sardi, nel luogo deputato a dare risposte alle esigenze della collettività, cosa si fa? Si fa propaganda! Per l'ennesima volta si fa propaganda, si butta fumo negli occhi ai cittadini, si mistifica la realtà. Così che mentre ieri all'onorevole Gian Valerio Sanna sembrava di essere su "Scherzi a parte", a me oggi, a sentire alcuni interventi, sembra di essere nel paese delle meraviglie, quello di Alice. E invece no, siamo in Sardegna, signori della maggioranza, quella regione che vi sta sfuggendo di mano; vi sta sfuggendo il presente e vi sta sfuggendo la possibilità di costruire il futuro. Basta vedere i dati richiamati da più colleghi, quelli riportati negli studi del Crenos, della Banca d'Italia e di altri, che ci raccontano della fase recessiva dell'economia sarda e ci raccontano anche che quella fase si è ulteriormente aggravata nel 2009 e che nel 2010 non c'è segno di ripresa. Tutti hanno avvertito la crisi economica, tutti i settori ne sono colpiti, e alcuni più di altri. Il settore industriale registra livelli storicamente molto bassi: in Sardegna abbiamo meno imprese, meno capacità produttiva, e la flessione è più accentuata nei comparti tradizionali, quelli più propriamente nostri, quali il tessile, la lavorazione del legno, del sughero e dei minerali. Le imprese hanno ridotto gli investimenti. Leggiamo i dati della Banca d'Italia, ma anche le cose che ci riporta il Banco di Sardegna, come era inevitabile dal momento che né il Governo nazionale né quello regionale, e qui c'è ancora un perseverare diabolico da parte vostra, hanno messo a punto politiche di contenimento degli effetti della crisi veramente anticicliche, che facciano superare questa fase così critica. Per non parlare dell'occupazione, ma questi dati sono stati riportati da più colleghi.
Non passa giorno in cui le cronache non ci ricordino e non svelino nuove chiusure, annunci di rriduzione del personale, proteste estreme dei lavoratori, e noi di fronte a tutto ciò che cosa facciamo? Di fronte a questa che è la Sardegna, non il paese delle meraviglie di Alice, né tanto meno "Scherzi a parte", cosa facciamo? Siamo qui a discutere una legge-farsa, che non possedeva nessuna potenzialità per il rilancio dell'economia prima, cioè quasi un anno fa, né tanto meno ne conterrà dopo queste modifiche, tant'è che è il Presidente dell'Associazione dei costruttori a dirci quali sono stati gli effetti della legge numero 4 in Sardegna. L'espressione che lui utilizza è questa: "Il settore delle costruzioni oggi è in agonia e potrebbe portare al tracollo dell'economia in Sardegna". Potrebbe portare al tracollo, ma siamo già al tracollo, in realtà. Nulla di cui sorprendersi, considerato che sia oggi, in sede di modifica della legge, sia ieri, quando la legge numero 4 fu varata, non è stato investito un solo euro per sostanziare questo famigerato piano casa. Questo punto cruciale, il fatto che la Regione non investe un euro in quello che vorrebbe fare, dimostra, ancora una volta, se ce ne fosse bisogno, che il vero obiettivo di questa legge non è rilanciare l'economia, non è entrare nelle case delle famiglie italiane per sostenere la possibilità di una vita migliore e piano piano sempre migliore per il presente e per il futuro. L'obiettivo è un altro, l'abbiamo capito tutti, è stato anche ammesso in maniera spudorata dall'onorevole Cherchi: l'obiettivo è ancora una volta quello di modificare, di aggiungere un pezzo di modifica al Piano paesaggistico regionale. Lo diceva ieri il collega Sechi: è possibile credere, infatti, che in un momento eccezionale di crisi economica i proprietari di medie o piccole abitazioni non abbiano, tra le loro priorità, altro che impegnarsi economicamente nell'incremento della propria abitazione, realizzando incrementi volumetrici e sopportando tutti i costi che tali incrementi comportano? Penso proprio di no! Che i cittadini sardi non abbiano altre preoccupazioni se non quella di allargare la propria abitazione, investendovi ulteriore denaro è una bufala a cui nessuno ha creduto e i dati, non solo in Sardegna, ma in tutta Italia, lo dimostrano. Insomma, questo piano casa, questa propaggine regionale, che naturalmente è stata concordata con Roma, non ha perseguito alcuna utilità reale, né è stata rispondente alle esigenze economiche e insediative dei cittadini; ha invece imposto al territorio un sacrificio enorme, derogando ai basilari principi di tutela e salvaguardia e rischiando di compromettere, qualora potesse essere applicato, in modo irreversibile ambiti territoriali unici. Lo dimostrano le norme su cui oggi siamo chiamati a esprimerci, in particolare la norma di cui al comma 15, che viola ulteriormente il limite dei 300 metri, lo dicevano molto bene i colleghi della minoranza che mi hanno preceduto. Quindi la verità è questa: si vuole smantellare un altro pezzetto del Piano paesaggistico regionale, si vogliono cassare, con una disposizione abrogativa del testo che fa riferimento alle norme transitorie contenute nell'articolo 15 delle Norme tecniche di attuazione, le norme che stabiliscono l'obbligo di verificare la coerenza delle volumetrie programmate con il contesto paesaggistico e ambientale di riferimento. Ciò significa ammettere la possibilità di edificare ecomostri ovunque, senza ritegno per il paesaggio in cui sono inseriti e senza alcuna analisi sulla sostenibilità territoriale dell'opera; significa far prevalere comunque i progetti dei costruttori, perché si elimina la previsione che gli interventi vengano considerati, e quindi eventualmente ridimensionati e adeguati, in base al contesto nel quale sono inseriti, e comporta il venir meno della concertazione prevista tra amministrazione regionale e amministrazione comunale, che invece dovrebbe garantire le finalità generali della tutela del paesaggio.
Siamo davvero lontani dalla tutela degli interessi comuni. Al contrario, sembra che la maggioranza sia alla resa dei conti e debba rispondere con celerità a quei poteri di cui è emanazione. Siamo lontani dalle esigenze concrete del territorio e della gente, anzi andiamo in direzione opposta; siamo lontani dal capire l'effettivo bisogno abitativo che c'è qui, nella nostra Isola. Basta leggere i numeri per averne una conferma: sono stanziamenti, quelli iscritti nei bilanci 2009 e 2010 e nel bilancio pluriennale 2010-2014, assolutamente insufficienti per rispondere all'esigenza della casa delle famiglie e dei giovani, e come se non bastasse non è stato programmato alcun intervento per alloggi a canone sociale moderato. Esiste una grave situazione sociale che dovrebbe, invece, far scattare l'allarme in chi amministra la nostra Isola. Sono centinaia i nuclei familiari coinvolti, ma di fatto non abbiamo ancora visto nessun atto di rilievo nel campo dell'edilizia residenziale, pubblica e privata. Similmente non è stato dato corso ai programmi di riqualificazione urbana intrapresi dalla Giunta precedente, fra cui quello riguardante il quartiere di Sant'Elia a Cagliari, già nella fase avanzata di un articolato studio di fattibilità e con un primo stanziamento dedicato di 30 milioni di euro.
Diciamolo, diciamolo chiaramente, un vero piano casa non esiste, non esisteva attraverso la legge numero 4 né tanto meno esiste con le modifiche che voi volete oggi apportare. E noi cosa facciamo di fronte a tutto questo? Siamo qui a discutere una legge "farsa", lo ripeto, che non possedeva nessuna potenzialità per il rilancio dell'economia prima, né tanto meno lo possiede adesso, e stiamo perdendo tempo, siamo preoccupati perché stiamo perdendo tempo e lo vorremmo recuperare. Lo stiamo perdendo anche rispetto alle cose preoccupanti che l'assessore La Spisa ha riferito in Commissione bilancio, dove ha annunciato la necessità inderogabile della manovra correttiva dei conti della Regione. E' una manovra che dovrebbe portare al taglio di 400 milioni di euro. Non è una manovra che ridistribuisce in maniera diversa le risorse finanziarie che avevamo previsto; bisogna tagliare, bisogna tagliare perché i soldi non arriveranno.
L'assessore La Spisa ha sollecitato il senso di responsabilità di tutte le forze politiche in Commissione, perché questa manovra possa essere approvata in tempi brevi e perché ci possano essere una riflessione e una comunicazione finalizzate all'interesse della Sardegna in questo momento così difficile. Bene, noi vogliamo rispondere con la responsabilità che ci è stata sollecitata dall'assessore La Spisa, responsabilità di cui siamo sempre portatori dentro questa istituzione, perché rappresentiamo, al pari di voi, il popolo sardo e vogliamo occuparci subito della manovra correttiva. Per questo si interrompa questa discussione assolutamente inutile e si vada in Commissione bilancio ad affrontare la manovra correttiva. Siamo preoccupati e vogliamo capire subito qual è l'esatta portata di questa manovra; siamo preoccupati di conoscere le motivazioni del mancato introito di 400 milioni di euro, non ci convince che ciò sia dovuto esclusivamente al calo del PIL e alla riduzione del gettito nelle casse della Regione in virtù del calo del PIL. Noi vogliamo capire esattamente quali sono gli atti che il Governo nazionale ha posto in essere per trasferirci le risorse che ci spettano secondo la riscrittura dell'articolo 8 dello Statuto. Vogliamo sapere che cosa rispondete al ministro Tremonti, che continua a far echeggiare in quest'Isola la necessità delle norme di attuazione perché quelle risorse possano essere trasferite. Noi vogliamo capire questo, ed è urgente che lo capiamo in fretta, bene, subito e tutti. Non ci convincono le motivazioni dell'Assessore e a prescindere dal fatto che sia pronta o no, iniziamo la discussione politica su quella che è l'eventualità o la necessità della correzione della manovra finanziaria, perché abbiamo di fronte un periodo drammatico: dal bilancio di competenza dobbiamo togliere 400 milioni di euro, l'anno prossimo dovremmo toglierne la metà, e poi arriva la mannaia del Governo con i tagli che sta predisponendo con la sua manovra. E certamente non ci tranquillizzano gli annunci del ministro Bossi, che oggi dice: "Sì, i tagli saranno gli stessi, ma la manovra sarà più flessibile, i comuni potranno decidere dove tagliare". Cioè i comuni possono decidere da soli di che morte morire, sostanzialmente, perché i tagli rimangono gli stessi, però si decide se tagliare l'istruzione, se tagliare il sociale, se tagliare le spese correnti, quelle per investimenti, eccetera. Una prospettiva drammatica! Una prospettiva drammatica sulla quale noi dobbiamo intervenire oggi, prima della pausa estiva. E la pausa estiva arriverà presto, perché rimarremo qui a discutere di questa legge farsa finché non riusciremo possibilmente a farvela ritirare. Intanto il popolo sardo purtroppo aspetta e voi ne avrete la responsabilità.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Luciano Uras. Ne ha facoltà.
URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Chiedo la verifica del numero legale.
PRESIDENTE. Chi appoggia la richiesta?
(Appoggia la richiesta il consigliere Salis.)
Settima verifica del numero legale
PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.
(Segue la verifica)
Prendo atto che il consigliere Caria risulta presente.
PRESIDENTE. Sono presenti 63 consiglieri.
(Risultano presenti i consiglieri: Agus - Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Barracciu - Ben Amara - Biancareddu - Bruno - Campus - Capelli - Caria - Cherchi - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Contu Mariano - Cossa - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - De Francisci - Dessì - Diana Giampaolo - Espa - Floris Rosanna - Gallus - Ladu - Lai - Locci - Lombardo - Lotto - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Marco - Meloni Valerio - Milia - Moriconi - Mula - Mulas - Murgioni - Oppi - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Planetta - Porcu - Rodin - Sabatini - Salis - Sanna Giacomo - Sanna Matteo - Sechi - Solinas Antonio - Solinas Christian - Steri - Stochino - Uras - Vargiu - Zedda Alessandra - Zedda Massimo.)
Poiché il Consiglio è in numero legale, possiamo proseguire.
E' iscritto a parlare il consigliere Christian Solinas. Ne ha facoltà.
SOLINAS CHRISTIAN (P.S.d'Az.). Onorevole Presidente del Consiglio, signor Assessore, onorevoli colleghe e colleghi, so che intervenire a quest'ora è particolarmente infausto, ma cercherò di tediare il meno possibile i colleghi.
Fuori dalle mura di quest'Aula la gente chiede alla politica sobrietà, chiarezza di linguaggio, certezza rispetto ai propri diritti. Il dato sull'astensionismo nell'ultima tornata elettorale, che pur avendo raggiunto proporzioni allarmanti è stato rapidamente archiviato e sottratto alla riflessione di tutte le forze rappresentative, certifica che oggi come mai politica e società marciano su linee divergenti, che l'agenda della politica non interpreta più le esigenze, le aspettative e le istanze della società reale. Questo stesso Consiglio ha avvertito l'esigenza di istituire una commissione d'inchiesta sulla mancata applicazione delle leggi regionali senza porsi a monte il problema della qualità, della coerenza, dell'applicabilità dei testi normativi che oramai da diversi anni si stanno sovrapponendo in un intrico piuttosto viscoso.
In questo quadro di insieme, pur rapidamente tratteggiato, si inserisce la dimensione odierna e la discussione del disegno di legge numero 93/A, che in verità, come è stato osservato anche da più parti, ben poco conserva dell'originaria architettura del disegno di legge approvato dalla Giunta. Diciamo che è stato piuttosto arricchito, Assessore, rispetto alla prima versione e l'esito finale di questo arricchimento rischia di poco assomigliare nel complesso, stratificandosi con le normative approvate anche nella precedente legislatura, a una norma urbanistica coerente ma, absit iniuria verbis, all'opera di un Oliviero Toscani dell'urbanistica, non di essere più un disegno di legge che rimette organicamente ordine alla materia dell'urbanistica e del paesaggio, ma di diventare un book fotografico, dove le fotografie di ieri si sommano a quelle di oggi e, come nella nota pubblicità di una famosa marca di abbigliamento, ha un occhio verde e uno blu, i capelli biondi e la carnagione scura. Un moderno Frankenstein, seppure di bella presenza. Ma, come insegna il racconto di Mary Shelley, alla fine della storia queste creature mirabolanti rischiano di rivoltarsi contro i loro stessi creatori. E allora forse è necessaria qualche riflessione in più. Fermarci a ragionare per noi sardisti non è una debolezza, ma un valore; interrogarci sulla portata e sugli effetti delle norme che dovremo approvare è la garanzia di una migliore ponderazione dei provvedimenti.
Proviamo a partire, in questa riflessione, dal problema che la norma intenderebbe affrontare e risolvere. Questa maggioranza consiliare ha vinto le elezioni regionali - l'ha detto anche l'onorevole Cherchi - anche, se non in larga misura, perché i sardi hanno rifiutato l'impostazione urbanistica e paesaggistica della precedente Giunta e hanno chiesto a gran voce un PPR diverso. Il presidente Soru, seppure rivelatasi minoritaria nella società sarda, ha proposto una propria visione del mondo, una propria Weltanschauung, direbbero i tedeschi, sul tema. I sardi che ci hanno affidato il governo di questa regione si aspettano una nostra differente visione organica del governo del territorio e del paesaggio, che interpreti la sensibilità maggioritaria della gente e delle comunità locali. Sotto questo profilo la proposta abbisogna di qualche correttivo. Probabilmente è mancata l'iniziativa propulsiva che ci saremmo aspettati per arrivare fin da subito a un nuovo PPR.
Noi Sardisti non crediamo ci si possa presentare ai sardi dinanzi alle loro aspettative proponendo una visione del mondo che in realtà è una deroga, un complesso di eccezioni alla Weltanschauung della precedente maggioranza, perché non potrebbe vivere di vita autonoma, non sarebbe possibile apprezzarne autonomamente la portata, ma sarebbe condannata a riconoscersi solo nel conflitto e nella contrapposizione al precedente termine di paragone. Dobbiamo fare, invece, uno sforzo, uno sforzo comune per elaborare e proporre all'esterno un'idea condivisa di città, di campagna, di paesaggio in Sardegna e dei rapporti che tra essi esistono; dobbiamo dire chiaramente che cosa intendiamo per sviluppo, sia qualitativamente che quantitativamente. Da queste idee, che dovremo tradurre e dobbiamo tradurre in concetti giuridici, deve nascere una legge organica di disciplina d'uso del territorio e del paesaggio. Dobbiamo probabilmente ripristinare un concetto, quello di urbanistica, che la scorsa legislatura ha obliterato sostituendolo con il paesaggio spesso fatto di iconemi della memoria, un po' come il gusto per le madeleines di proustiana memoria, che indubbiamente solleticano corde emozionali importanti, ma si pongono in conflitto con il progresso e la presenza dell'uomo su questa terra.
Anche il quartiere oggi storico - lo vorrei dire all'ex assessore Sanna - di Villanova a Cagliari era una zona agricola, precisamente erano gli orti del Castello, di Marina, di Stampace. La città però è destinata a crescere, a crescere o a morire perché l'urbanistica, come la vita, è necessariamente dinamica. Se Ottone Bacaredda avesse voluto conservare Cagliari, per i suoi epigoni, così come l'ha trovata probabilmente oggi avremmo un paesotto e non una città. Con questo intendo dire che questo tema è particolarmente complesso e non si può essere manichei, ancora una volta in risposta all'onorevole Gian Valerio Sanna. Non necessariamente si può dividere il mondo tra buoni e cattivi né tanto meno rivendicare il primato della moralità. Basti dire che le prime Regioni italiane che hanno applicato l'impropriamente detto piano casa sono state la rossa Toscana e la Campania dei post-comunisti, segno che non è un fatto di colore.
Noi sardisti abbiamo un'idea, semplice e concreta, che parte dalla centralità del cittadino, nello specifico dell'abitante e delle sue esigenze non solo abitative, ma sociali e culturali. Crediamo che serva un punto di equilibrio nuovo nel rapporto tra urbanistica e paesaggio, i cui influssi e riflessi determinano quotidianamente che il paesaggio attuale sia l'esito dell'attività di trasformazione o salvaguardia del territorio, e dunque dell'attività urbanistica, e di contro che lo sviluppo edilizio programmato dall'urbanistica trovi un limite nel paesaggio che c'è; un punto di equilibrio che non può sbragarsi sulla rendita fondiaria, su una non economia parassitaria che trae le proprie rendite dal consumo del territorio rifiutando la cultura più equa del reddito.
Io non credo neppure che la panacea di tutti i mali sia la consegna agli enti locali di una sorta di kit normativo del fai da te urbanistico, edilizio, paesaggistico, perpetrando il delirio della cancellazione totale del bilanciamento e delle garanzie di un sistema di controlli preventivi. D'altro canto il senso di smarrimento e di angoscia che coglie, penso, ciascuno di noi nel percorrere le periferie delle nostre città, l'hinterland delle città - e penso alla cintura cagliaritana nella sequenza di Pirri, Monserrato, Selargius, Quartucciu, Quartu -, per il caos e il disordine edilizio, viario, ambientale che si è creato, è figlio di un palese fallimento della pianificazione comunale.
Noi crediamo, e vorremmo su questo confrontarci in quest'Aula, che si dovrebbe arrivare a un riordino complessivo e organico della materia urbanistica, edilizia e paesaggistica in Sardegna, a una nuova legge che abroghi definitivamente tutte le stratificazioni, i richiami incrociati, i conflitti, le modifiche e le integrazioni che in uno stile normativo bizantino hanno creato lo stallo e lo scacco della certezza dei diritti nella materia. Ho qui, per esemplificare ciò che dico, un certificato di destinazione urbanistica rilasciato da un comune della Sardegna. Assessore, siamo arrivati a 18 pagine, ogni 4 o frazione successiva va una marca da bollo da 14,62 euro, i diritti di segreteria sono pari a 60 euro. Significa che ogni cittadino che abbia bisogno di un certificato spende 133 euro! Ma la beffa è un'altra, perché leggendolo ci si rende conto che non riesce più a dire cosa il cittadino possa oggi fare sul pezzo di terreno per il quale ha chiesto quel certificato di destinazione urbanistica. Perché mentre nella prima pagina ti si dice cosa potresti fare ai sensi dello strumento urbanistico comunale e del regolamento edilizio, nella pagina successiva si dice che il piano Casic, sesta variante, prevede altro, che le norme tecniche del Piano paesaggistico hanno previsto una disciplina transitoria ancora differente, che in attesa della riperimetrazione del Piano per l'assetto idrogeologico, eccetera, eccetera. Ma dove è finita la certezza del diritto? Ovviamente anche in senso negativo. Si dica, se del caso: "Qui non si può fare niente", ma così è un assurdo, così l'unico risultato è l'arbitrio dell'interpretazione soggettiva dell'amministrazione di turno.
Dobbiamo chiederci ancora se esiste una proporzione tra domanda abitativa e nuove volumetrie che vanno a scaricarsi sul territorio. Dobbiamo chiederci se lo sviluppo, l'economia, la crescita siano una questione edilizia o se piuttosto una politica di apertura in questo senso non sia una ulteriore esaltazione della rendita fondiaria. Noi crediamo che si debba tornare a un modello virtuoso di polis come momento di contemperamento tra dimensione pubblica e dimensione privata della vita sociale. Non è un caso che la città si sviluppasse attorno ai luoghi pubblici del dialogo, del confronto e dell'incontro, come l'agorà. Non è un caso che crescesse in un'alternanza di abitazioni e piazze, di vuoti e di pieni, di mercati e giardini, di edifici di culto e della cultura, come il ginnasio e il liceo. Non è un caso che la città avesse e abbia conservato per secoli un perimetro definito rispetto all'agro. Lo sviluppo della persona umana è fatto di relazioni e queste necessitano di spazi e di luoghi che le consentano. L'ossessiva oppressione della continuità di tetti e palazzi, la confusione tra centri, periferie e campagne che si compenetrano compulsivamente rappresentano il trionfo del privato sul pubblico, dell'individuale sul collettivo e alimenta una società degli egoismi. Per noi la funzione dell'urbanistica è anche e soprattutto una funzione sociale. Il rischio alternativo è che torni d'attualità una famosa descrizione di Carlo Cattaneo: "Quelle pompose Babilonie sono città senz'ordine municipale, senza diritto, senza dignità; sono esseri inanimati, inorganici, non atti a esercitare sopra sé verun atto di ragione o di volontà, ma rassegnati anzi tratto ai decreti del fatalismo. Il loro fatalismo non è figlio della religione, ma della politica. Questo è il divario che passa tra la obesa Bisanzio e la geniale Atene; tra i contemporanei d'Omero, di Leonida e di Fidia e gli ignavi del Basso Imperio". Per queste e altre considerazioni che il tempo non mi consente di fare, Assessore, non provo imbarazzo nel chiederle di fare una riflessione in più piuttosto che una in meno. Su questa via noi ci saremo con lei e al fianco della Giunta e non ci sottrarremo a un confronto vero.
PRESIDENTE. La discussione per oggi si conclude qui.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Soru. Ne ha facoltà.
SORU (P.D.). Ho chiesto di intervenire avendo sentito l'intervento del collega Cherchi, il quale, nella difficoltà di argomentare, nella difficoltà di esprimere un pensiero, si è attardato nel riferirsi a un fatto che mi riguarda personalmente, cioè la costruzione di un centro commerciale a Oristano, in maniera del tutto fuori luogo, dicendo e non dicendo, ma credo che fosse utile allo scopo provare a insinuare qualcosa che magari facesse sorgere un dubbio in questo dibattito consiliare.
Non intendo rispondergli, perché non ne ho voglia e non voglio nemmeno farvi perdere troppo tempo. E' evidente che si tratta di qualcosa totalmente fuori luogo, le superfici finestrate di un centro commerciale! Ma ho deciso e ho chiesto di intervenire perché vorrei chiedere all'Aula e soprattutto a lei, signora Presidente, se non valga la pena recuperare una modalità di confronto più civile, più dignitosa, più consona all'istituzione che frequentiamo. Mi riferisco a un susseguirsi di occasioni che rischiano di peggiorare il dibattito piuttosto che metterci davanti a un interrogativo preciso e alla volontà di migliorarlo.
Lei, Presidente, anche stamattina, alla mia richiesta di tutelare l'Aula e insieme all'Aula me stesso nel caso in cui un membro della Giunta regionale ingiuri un consigliere con parole terribili, irripetibili, riferite a lui e ai suoi familiari, ha risposto che non risulta nei verbali e che la seduta era sospesa. Ma è accaduto in quest'aula, io ero qui, le persone della Giunta a cui mi riferisco erano lì e lei era vicina a loro! Ci sarà pure un modo in cui lei possa esercitare le sue prerogative ai sensi del Regolamento, per il ruolo che le viene riconosciuto. Avrebbe potuto, per esempio, invitare me e le altre persone nel suo ufficio per provare a chiarire. Se lei non se ne occupa, dà il segnale che qui vale tutto, che qui si può fare qualunque cosa e che l'unico modo per tutelarci è quello di rivolgerci ai tribunali. E siccome io l'ho fatto già una volta e ho poi, forse sbagliando, sospeso quel procedimento, non lo vorrei ripetere, ma lei mi ci sta costringendo. O lei chiarisce, nel modo che riterrà, che in quest'Aula un signore di quasi 53 anni non può essere offeso e ingiuriato e che si può partecipare alle discussioni esprimendo posizioni politiche anche dure, ma essendo sempre rispettati, o altrimenti mi costringe a ricorrere ai tribunali, ad altre autorità, ma credo che sia sbagliato.
Le sto chiedendo, signora Presidente, un aiuto perché si partecipi qui alle discussioni con posizioni anche forti, ma in maniera civile.
PRESIDENTE. Onorevole Soru, ho già avuto modo di chiarire e avrà constato che non appena lei ha posto il problema mi sono attivata per verificare quanto da lei contestato in quella famosa seduta. Il Presidente ha constatato, dalla verifica dei verbali e dall'ascolto delle registrazioni della seduta, che le frasi ingiuriose che lei mi ha comunicato non risultano né dai verbali né dalle registrazioni.
Io ero presente in aula, le ho comunicato che neanch'io avevo sentito quelle frasi ingiuriose, ma che prendendo atto di quanto da lei asserito avrei verificato con gli Assessori. Le ho anche dato atto del fatto che certe espressioni non debbono essere utilizzate in Aula. Però in quest'Aula, nella sede ufficiale, non è stato riscontrato nulla, per cui il Presidente non può intervenire applicando l'articolo 82, che lei ha richiamato, sulla tutela dell'onorabilità, perché non si tratta di fatti accaduti nel corso della seduta. Io ho già avuto modo di sentire gli Assessori, alcuni di loro mi hanno detto che certe frasi non sono state proferite. Accolgo, comunque, la sua richiesta di fissare un incontro chiarificatore anche alla sua presenza.
La seduta si conclude qui. I lavori del Consiglio riprenderanno questo pomeriggio, alle ore 17.
La seduta è tolta alle ore 13 e 53.
[PS1]Manca il secondo capogruppo, assente anche nella verifica
Allegati seduta
CXX Seduta
Mercoledì 30 giugno 2010
(ANTIMERIDIANA)
Presidenza della Presidente LOMBARDO
indi
del Vicepresidente CUCCA
indi
della Presidente LOMBARDO
La seduta è aperta alle ore 10 e 02.
DESSI', Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta pomeridiana del 16 giugno 2010 (113), che è approvato.
PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Gabriella Greco e Mario Floris hanno chiesto congedo per la seduta antimeridiana del 30 giugno 2010.
Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.
Risposta scritta a interrogazioni
PRESIDENTE. Comunico che è stata data risposta scritta alle seguenti interrogazioni:
"Interrogazione Sanna Gian Valerio - Bruno sull'uso clientelare delle norme contenute nella legge regionale n. 13 del 2005, in materia di nomina dei commissari presso i comuni". (82)
(Risposta scritta in data 29 giugno 2010.)
"Interrogazione Planetta - Dessì - Maninchedda - Sanna Giacomo - Solinas Christian sulla regolamentazione della costruzione di impianti di coltivazioni serricole con coperture di pannelli con celle fotovoltaiche". (257)
(Risposta scritta in data 29 giugno 2010.)
"Interrogazione Espa sui criteri di applicazione della determinazione n. 3371 del 25 novembre 2009, determinazione n. 3004 del 5 novembre 2009, determinazione n. 12 del 13 gennaio 2010, in particolare con riferimento ai cittadini residenti nel Comune di Capoterra, aventi per oggetto la "Concessione e erogazione dei contributi ai privati per danni subiti per danneggiamento e perdita dei beni mobili indispensabili e delle autovetture". Approvazione graduatoria definitiva dei beneficiari oggetto della compensazione. Elenco ammessi, elenco esclusi, di cui alla legge regionale n. 15 del 2008". (261)
(Risposta scritta in data 29 giugno 2010.)
"Interrogazione Cossa sul ritardo delle procedure per il risarcimento dei danni causati dall'alluvione del 22 ottobre 2008 a Pirri". (274)
(Risposta scritta in data 29 giugno 2010.)
Considerata la scarsa presenza di consiglieri in aula, sospendo i lavori per dieci minuti. Prego i Capigruppo di richiamare i consiglieri in aula. La seduta è sospesa, riprenderà alle ore 10 e 15.
(La seduta, sospesa alle ore 10 e 04, viene ripresa alle ore 10 e 15.)
Commemorazione di ex consigliere
PRESIDENTE. Scompariva, poco più di un anno fa, l'onorevole Armandino Corona, componente dell'Assemblea sarda per tre legislature, dal 1969 al 1984, Presidente del Consiglio regionale dal 1979 al 1981, Vicepresidente della Giunta regionale, Assessore degli affari generali. Personalità di spicco e protagonista negli anni della ricostruzione postbellica della Sardegna, è stato per oltre cinquant'anni punto di riferimento nella vita istituzionale e politica a livello regionale e nazionale.
Armandino Corona ha fortemente contrassegnato con il suo impegno, con le alte capacità di dialogo e mediazione e grazie all'innata facoltà di vedere sempre in prospettiva futura le vicende contingenti della politica, gli anni della stagione autonomistica. Era nato a Villaputzu, nel 1921, e aveva dedicato i primi anni della sua giovinezza agli studi di medicina, ma già in lui cresceva la passione politica. Dopo alcuni anni di professione come medico condotto nell'Oristanese, si trasferì ad Ales.
Autonomista e sardista convinto, molto vicino al pensiero di Emilio Lussu, Corona cominciò in quegli anni il proprio impegno politico. Trasferitosi a Cagliari, militò per quasi vent'anni nel P.S.d'Az., ricoprendo vari incarichi amministrativi a livello provinciale (è stato Assessore provinciale per alcuni anni) e di partito nella veste di segretario provinciale. E' stato, come citano le cronache, l'inizio di una lunga e intensa carriera politica: anni di emergenze, di disoccupazione galoppante, di criminalità dilagante, ma furono anche gli anni in cui l'onorevole Corona comincia a distinguersi politicamente dal P.S.d'Az. (nel quale si iniziavano ad aprire diatribe sulla linea politica), fino a fondare, insieme ad altri autorevoli esponenti politici, il Movimento Sardo Autonomista. In quel periodo iniziò il rapporto ideale e istituzionale con Ugo La Malfa, leader indiscusso del Partito repubblicano, e con Giovanni Spadolini, con i quali costruirà una solida amicizia.
E proprio in seguito all'accordo politico col P.R.I., in cui confluì, Armandino Corona fu eletto consigliere regionale. Era il 1969. Pragmatico e teorico del dialogo, s'è detto di lui. E grazie a queste qualità, che aveva sempre posto alla base del suo agire sociale e politico, fu il perno dello storico rapporto fra D.C. e P.C.I. a livello regionale, la stagione, cioè, dell'unità autonomistica, che precedette persino la cosiddetta unità nazionale a livello romano.
E' di quegli anni anche il suo ingresso nella Massoneria, ove ha sempre agito avendo di mira la massima trasparenza. Per questo nel 1982 venne nominato Gran Maestro del Grand'Oriente d'Italia, chiamato a gestire il momento difficile seguito alle vicende legate alla P2, che Armandino Corona contrastò con grandissimo rigore ed energia nella sua qualità di Presidente del Tribunale di Palazzo Giustiniani. In quella veste contribuì, in modo decisivo, alla condanna dell'artefice della loggia segreta e alla sua espulsione dalla Massoneria. E dalla Massoneria, Armando Corona, dopo il secondo mandato di Gran Maestro, si allontanò poco a poco negli anni '90, fino ad abbandonarla del tutto.
Sempre attento alle vicende che si agitavano in Sardegna a livello sociale, economico e politico, Corona negli anni della sua Presidenza del Consiglio regionale ebbe anche modo di seguire da vicino e sempre con equilibrio i mutamenti in atto nel panorama socioeconomico. Grande attenzione anche al sistema editoriale isolano, pesantemente condizionato dalla onnipresenza della SIR, e lavorando per un più moderno e pluralistico sistema editoriale. Ma l'onorevole Corona ricoprì altri importanti incarichi istituzionali e politici a livello romano, ad esempio quando divenne vicesegretario nazionale del P.R.I. e quando fu chiamato da Giovanni Spadolini (divenuto Capo del Governo) a capo della segreteria di Palazzo Chigi.
Nelle tre legislature durante le quali sedette in Consiglio, in rappresentanza del P.R.I., si occupò dei più svariati problemi spaziando dai settori più squisitamente produttivi, alle questioni delle riforme istituzionali. Nella sua prima legislatura, la sesta, fu componente dapprima della Commissione agricoltura, quindi della Commissione industria. In questa veste si occupò dello stato di grave difficoltà del settore agricolo sia per quanto riguarda le situazioni di disagio del settore della Sardegna settentrionale come quella meridionale. Dal rifinanziamento della diga del Tirso, a opera della Cassa per il Mezzogiorno, alla grave situazione dei pastori e allevatori delle province di Sassari e Nuoro, alla situazione idrogeologica del Sarrabus. Nel campo dell'industria furono numerosi gli interventi per la Cartiera di Arbatax e per l'utilizzazione chimica del carbone Sulcis. E particolarmente a cuore Corona ebbe anche il ruolo della Sardegna nell'ambito del Mezzogiorno e del Mediterraneo.
Riconfermato nella settima Legislatura, dal 1974 al 1979, l'onorevole Armando Corona fu Presidente del Gruppo Misto e componente delle Commissioni autonomia e finanze. Fu anche componente della Commissione speciale alla programmazione, dal 1974 al 1977, anno in cui fu chiamato ad assumere i primi compiti di governo, divenendo Assessore degli affari generali, personale e riforma della Regione nella Giunta presieduta da Pietro Soddu dal 1977 al 1979.
Numerosi i progetti di legge che in quanto consigliere recano la sua firma: provvidenze per l'irrigazione, tutela del patrimonio speleologico, provvedimenti per la zootecnia, riorganizzazione della struttura pubblica del turismo. Particolarmente significativi i disegni di legge in qualità di Assessore: riforma della contabilità e del bilancio regionale, governo dell'acqua, interventi nel campo dell'organizzazione e riforma del personale regionale, istituzione del servizio regionale della programmazione, adeguamento degli enti strumentali della Regione. Nella successiva legislatura, l'ottava, è stato per tre anni Presidente del Consiglio regionale, fino al 1981. Lasciò il primo scranno dell'Assemblea sarda quando cominciò ad assumere importanti incarichi politici a Roma, senza tuttavia interrompere il proprio impegno istituzionale in seno alla massima istituzione rappresentativa dell'Isola.
Antifascista, autonomista convinto, laico e progressista, l'onorevole Armandino Corona ha fortemente influenzato col suo equilibrio l'attenzione per il prossimo, con la sua alta cultura politica e le grandi capacità umane l'intera storia autonomistica della Sardegna.
Ai familiari giunga il cordoglio del Consiglio regionale e mio personale.
Sospendo la seduta per cinque minuti in segno di lutto.
(La seduta, sospesa alle ore 10 e 22, viene ripresa alle ore 10 e 30.)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la continuazione della discussione generale del disegno di legge numero 93/A.
E' iscritto a parlare il consigliere Campus. Ne ha facoltà.
CAMPUS (P.d.L.). Signora Presidente, onorevoli colleghi, signori Assessori, in particolare all'Assessore dell'urbanistica dico: delusione. Delusione, Assessore, è la parola che esprime meglio il risultato di una legge che meno di un anno fa abbiamo ampiamente discusso in quest'Aula, fortemente voluto, diffusamente pubblicizzato in tutta l'Isola e che oggi ci apprestiamo a modificare e, spero fermamente, a migliorare. C'era un altro clima allora, circa un anno fa, un altro entusiasmo, e debbo riconoscere che le delusioni sono state molte anche per chi, come me, ne aveva già allora sentore, le paventava, le temeva e iniziava a denunziarle, ma purtroppo, certamente per mia incapacità, senza molti risultati.
Oggi torniamo in Aula per cercare di migliorare e rilanciare una proposta che era stata una vera e propria bandiera del rinnovamento promesso, ma il clima, e non solo in quest'Aula, è diverso. Abbiamo, noi del centrodestra, toccato con mano pesantemente che l'entusiasmo non bastava, che non bastavano gli inviti a sorridere per ridare serenità e speranza, che bisognava realmente ascoltare di più, aprirsi di più, confrontarsi di più, che nessuno è infallibile e che tutto è perfettibile. Mi auguro davvero che molti altri aspetti e vicende di questo non entusiasmante inizio di legislatura vengano veramente riconosciuti come errori, finalmente riconosciuti come errori e corretti e migliorati. Ne abbiamo bisogno noi consiglieri di maggioranza, ne ha bisogno la Giunta, ma soprattutto ne ha bisogno la Sardegna, che ci ha premiato con grande entusiasmo un anno fa e che con altrettanta chiarezza ci ha richiamato all'ordine alla prima occasione che ha avuto per potersi esprimere di nuovo democraticamente.
Torniamo alla legge di cui discutiamo oggi. Molti fattori hanno certamente contribuito a rendere la legge di un anno fa una delusione, è stato ricordato in molti interventi. In primo piano metto anch'io certamente la difficile situazione economica delle famiglie, che non rende la disponibilità di poterla sfruttare nella sua essenza; certamente, e l'ho toccato con mano, l'ostruzionismo di molti uffici comunali, per scelta, per preconcetto o anche per reale impreparazione giuridica, tecnica e normativa; certamente una reale difficoltà di interpretazione corretta della legge in alcuni suoi passaggi non compiutamente espressi, così come certamente dai fatti è stata smentita l'opposizione strumentale di un anno fa della colata di cemento che avrebbe distrutto coste, valli e montagne della nostra isola. Ma ancora certamente non è comunque un esempio di buona amministrazione o capacità legislativa dover tornare per correggere, chiarire ed esplicitare una legge a meno di un anno dalla sua emanazione ed entrata in vigore. Così come certamente è indicativa di una reale aspettativa su questa legge, che ancora esiste, l'evidente rielaborazione del testo proposto dalla Giunta durante il suo passaggio in Commissione, e mi auguro che vi sia un'ulteriore rielaborazione in Aula volta ad apportare miglioramenti, purché guidati da sane, disinteressate e trasparenti motivazioni, magari attraverso l'accoglimento di un emendamento che con alcuni colleghi ho proposto e che mira a consentire la realizzazione da parte dei comuni di nuovi alloggi di edilizia residenziale pubblica o di aree per dare reali risposte alle carenze di casa delle fasce più deboli e svantaggiate, a maggior ragione dopo un anno in cui la crisi ha ulteriormente indebolito il nostro tessuto sociale ed economico.
L'opposizione ci dice che non ci saranno sconti, che staremo in quest'aula per venti giorni, per un mese; parla di parcheggi scippati, di zone agricole e di PPR stuprato, addirittura si prefigurano maledizioni da parte di generazioni future. Ma dobbiamo credere a ciò che dite, se meno di un anno fa, invece, paventavate una colata di cemento soffocante, agghiacciante, irreparabile anch'essa, che di fatto non si è realizzata? Se non si aveva ragione allora, come dobbiamo prendere le accuse di oggi che, con la stessa nonchalance, ci dicono: "Avete partorito una legge inutile". Una legge inutile perché non c'è stata la colata di cemento? No, la legge si è dimostrata di fatto inutile, una delusione, l'ho detto, perché non ha dato i frutti sperati, però non dobbiamo paventare conseguenze che di fatto non ci sono e non ci saranno. Dobbiamo, questo sì, cercare di migliorare.
Nella stessa relazione di minoranza si sottolineano alcuni passaggi di questa legge che sono importanti, che sono utili, e altri sicuramente potranno venir fuori dai vostri emendamenti che noi - parlo certamente di alcuni di noi - valuteremo con attenzione, senza preconcetti o pregiudizi, posto che la legge, come ho detto, era allora ed è ancora perfettibile. Consentitemi, però, davvero di dire, senza nessuna presunzione di voler dare lezioni, come qualcuno a volte mi accusa qua, che di tutto oggi possiamo aver bisogno, noi in quest'Aula e i sardi in tutta la Sardegna, eccetto che di un ostruzionismo fine a se stesso, di proposte emendative palesemente inaccettabili quando non chiaramente provocatorie. Le vostre parole, così come le nostre, non ci aiutano a risolvere la crisi, allungare i tempi in Aula meno che meno. E allora, avete denunziato un bluff della Giunta, scopritelo, portiamo a compimento il prima possibile, migliorandolo, l'iter di questo testo di legge e lasciamo le giornate d'Aula all'esame di quelle norme finanziarie che giustamente anche voi avete sollecitato.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Luciano Uras. Ne ha facoltà.
URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Chiedo la verifica del numero legale.
PRESIDENTE. Chi appoggia la richiesta?
(Appoggiano la richiesta il consigliere Salis.)
PRESIDENTE. Prego i colleghi di prendere posto. I consiglieri Segretari si accomodino al banco della Presidenza, grazie.
Verifica del numero legale
PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.
(Segue la verifica)
Prendo atto che i consiglieri Campus, Cappai, Dessì, Lai, Rassu, Salis e Uras sono presenti.
PRESIDENTE. Sono presenti 36 consiglieri.
(Risultano presenti i consiglieri: Amadu - Bardanzellu - Biancareddu - Campus - Capelli - Cappai - Contu Felice - Cossa - Cuccureddu - De Francisci - Dedoni - Dessì - Floris Rosanna - Ladu - Lai - Locci - Lombardo - Mariani - Meloni Francesco - Milia - Mula - Mulas - Murgioni - Piras - Pitea - Planetta - Randazzo - Rassu - Salis - Sanna Giacomo - Sanna Matteo - Solinas Christian - Steri - Uras - Vargiu - Zedda Alessandra.)
Poiché il Consiglio non è in numero legale, sospendo la seduta per trenta minuti. I lavori riprenderanno alle ore 11 e 10.
(La seduta, sospesa alle ore 10 e 39, viene ripresa alle ore 11 e 14.)
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CUCCA
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Chiedo la verifica del numero lega[PS1] le.
Seconda verifica del numero legale
PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.
(Segue la verifica)
Prendo atto che i consiglieri Barracciu, Diana Giampaolo, Manca, Meloni Marco, Porcu, Sabatini, Solinas Antonio e Soru sono presenti.
PRESIDENTE. Sono presenti 41 consiglieri.
(Risultano presenti i consiglieri: Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Barracciu - Campus - Cappai - Cherchi - Contu Felice - Cucca - Cuccu - De Francisci - Diana Giampaolo - Diana Mario - Floris Rosanna - Gallus - Lai - Locci - Manca - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Marco - Mula - Mulas - Murgioni - Oppi - Peru - Piras - Pitea - Porcu - Randazzo - Rassu - Rodin - Sabatini - Sanjust - Sanna Matteo - Solinas Antonio - Soru - Steri - Tocco - Vargiu - Zedda Alessandra.)
Poiché il Consiglio è in numero legale, proseguiamo i nostri lavori.
E' iscritto a parlare il consigliere Agus. Ne ha facoltà.
AGUS (P.D.). Signor Presidente, signor Assessore, onorevoli colleghe e colleghi, ancora una volta la maggioranza ci propone un argomento sul quale vi era già stata a ottobre una posizione abbastanza determinata della minoranza, non tanto per fare opposizione strumentale, ma perché - lo ricordo per chi l'avesse dimenticato - il nostro Gruppo aveva presentato una proposta di legge in materia, della quale non si è voluto assolutamente tener conto. Quindi non possono essere utilizzate affermazioni di questo tipo nel momento in cui una forza politica di opposizione cerca di dare il proprio contributo, chiaramente con una visione radicalmente diversa, proprio perché già il titolo della legge, che peraltro viene riproposto oggi in questo testo di legge, di fatto non modifica i suoi dettami, ma semmai li integra. Questo a dimostrazione che il lavoro fatto precedentemente sicuramente non era un lavoro certosino, curato, e infatti avevamo denunciato le molteplici controversie che avrebbe scatenato anche nei confronti delle istituzioni locali, chiamate poi ad applicare questa legge.
Ancora oggi, dunque, ci ritroviamo a dover dibattere un argomento che ci lascia molto perplessi, non foss'altro perché l'attuazione della legge numero 4 non ha minimamente intaccato quella che era la proposta ambiziosa: "Disposizioni straordinarie per il sostegno dell'economia mediante il rilancio del settore edilizio e per la promozione di interventi e di programmi di valenza strategica per lo sviluppo". Una proposta bellissima, mi sa però fuori tema, proprio perché nulla ha a che vedere con quella legge e tanto meno attiene ad essa questa integrazione alquanto labile, che anzi apre scenari inquietanti, perché c'è la possibilità di un'ulteriore deregulation nell'ambito dell'edilizia in Sardegna.
Si parlava, come ho detto, di opposizione strumentale già nella discussione della precedente proposta legislativa, approvata il 23 ottobre 2009, appunto la legge numero 4. Mentre la proposta di legge presentata dal nostro partito, della quale non si è per niente tenuto conto, era l'esito di una visione certamente contraria alla cementificazione, questa appendice riapre la possibilità alla cementificazione anche nella fascia dei 300 metri dalla battigia.
Qualche riflessione: la volta scorsa avevamo fatto accenno a quegli insediamenti d'epoca ubicati all'interno dei 300 metri dalla costa, di cui oggi, con questa ulteriore integrazione, autorizziamo la demolizione e la ricostruzione con una premialità volumetrica aggiuntiva. Penso al mio territorio - l'avevo detto anche l'altra volta -, ma anche a tutte quelle località marine che hanno visto svilupparsi nel secolo scorso, nel sud-ovest della Sardegna, le famose tonnare, le quali poi sono state oggetto di commenti ironici da parte dei miei colleghi per il fatto che questi insediamenti industriali rischiano, con questa disposizione, poiché non sono vincolati e non godono di particolare tutela, di essere demoliti e ricostruiti con aumento di cubatura.
Insomma, credo che anche questa volta il legislatore non sia attento e non soppesi pienamente quanto scrive. Questo è uno degli elementi di debolezza del nostro sistema legislativo, e quindi del legislatore, che prima di stendere una norma dovrebbe valutare a 360° quali sono le conseguenze della norma stessa. Il rilancio del settore edilizio sostiene certamente l'economia, ma se a nuove cubature sostituissimo il recupero e il miglioramento dell'esistente, oltreché raggiungere ugualmente l'obiettivo di smuovere l'economia, potremmo migliorare senza dubbio il paesaggio con interventi di riqualificazione volti a cancellare quegli obbrobri edilizi diffusamente ubicati nei nostri centri abitati o no e anche lungo le coste. Parlo delle case incomplete, delle facciate non rifinite, dell'uso improprio di materiali, di qua legno, di là PVC, di là ancora alluminio ionizzato, in una babele di edificazione che la dice lunga sulla cultura del bello, sul gusto del bello che nel tempo è rappresentato nella nostra isola, ovvero senza alcun criterio, ma in modo funzionale forse solo alla speculazione, che non curava di certo le rifiniture, l'estetica o il risparmio energetico, oggi giustamente considerato fattore primario per il premio di cubatura.
Un contributo fattivo il nostro, quindi, nonostante anche questa proposta non colga l'obiettivo di favorire una più diffusa partecipazione del privato, ma di quel privato che non ha risorse proprie in questo momento e che potrebbe risanare la sua abitazione ancora incompleta, per esempio nella facciata, nel tetto, nelle rifiniture o nella coibentazione. Ci sono cittadini in grado di realizzare questo genere di interventi con risorse proprie, che peraltro non hanno speso, lo dimostra il livello di implementazione dell'attività edilizia che si è registrato in Sardegna, a mio avviso alquanto irrisorio. Ma noi pensiamo a quella fascia di cittadini in gravi difficoltà economiche, che non possono permettersi il risanamento della propria casa, che invece andrebbe fatto al cospetto di un'isola che punta a giocare il suo ruolo nel Mediterraneo e in ambito turistico, e sappiamo quanto sia importante il fattore estetico nella proposta turistica. Noi in quest'ambito non ci siamo affatto, dobbiamo quindi aiutare i cittadini che non hanno più risorse in una Sardegna che affanna per la mancanza di nuovi posti di lavoro, per le industrie che chiudono, per le attività utili nel settore dei servizi che vengono screditate dalla stessa Regione Sardegna, la quale però non può farne a meno, perché oltre a dare servizi fondamentali concorrono al contenimento del costo sanitario. In questo settore assistiamo invece a contrasti forti, senza porre in primo piano i pazienti e gli operatori che rischiano di allungare le liste di disoccupazione, mentre noi rischiamo di vedere i nostri professionisti prendere la via dell'emigrazione per offrire i propri servizi ai centri sanitari del continente, presso i quali riprenderemo a mandare i nostri assistiti.
C'è una forte incongruenza politica in questo testo, ove i problemi non vengono affrontati, bensì dileggiati e rimandati al mittente. Anche la vicenda della legge numero 4, oggi integrata e modificata dal disegno di legge numero 93/A, rientra nella pratica di voltare le spalle al problema reale, che è appunto quello, come recita il titolo, di promuovere "programmi di valenza strategica".
PRESIDENTE. Scusi, onorevole Agus. Colleghi, cerchiamo di fare un po' di silenzio, perché c'è un brusio insostenibile.
AGUS (P.D.). Grazie, Presidente. Mi richiamo appunto all'importanza del titolo che, ripeto, a me fa senso, è fuori luogo, e per stare in tema dico che "per la promozione di interventi e di programmi di valenza strategica per lo sviluppo" non serve l'articolo oggi proposto. Anche qui forse si tratta di una scelta per bypassare gli articoli, perché quel testo lo si sarebbe potuto articolare in più articoli. Maliziosamente penserei che poiché numerosi articoli avrebbero prolungato l'esame del disegno di legge si è ritenuto di presentare un unico articolo per accelerarne l'iter, sacrificando, però, la dialettica e il confronto.
Per tornare al tema pomposo che, ripeto, questo disegno di legge assolutamente non integra, ma semmai peggiora, personalmente sono convinto che i programmi di valenza strategica siano ben altri, come quello del recupero delle cubature esistenti con interventi di miglioramento, riqualificazione e valorizzazione. Questo sì darebbe la possibilità, come abbiamo detto, di sviluppare un'attività economica sicuramente importante, ma appunto recuperando quello che abbiamo, perché non c'è bisogno di ulteriori cubature per un milione e mezzo di sardi. E' vero che durante l'estate la Sardegna accoglie forse un milione di "nuovi abitanti", ma li accoglie per due mesi all'anno, non di più. Si tratta di un'economia di nicchia, nel senso peggiore della parola, perché è limitata a due mesi all'anno, ma non riguarda il turismo di cui credo l'Isola abbia bisogno.
Noi abbiamo invece bisogno di recuperare e valorizzare il nostro immenso patrimonio culturale e artistico. Penso altresì che sia fondamentale una reale inversione del modello di sviluppo, che la maggioranza spesso annuncia e mai codifica e definisce. Abbiamo bisogno di un nuovo modello di sviluppo: quante volte ci siamo soffermati a discutere per paura della chiusura dei poli industriali della petrolchimica? Cosa ci sarà oltre quell'attività? Stiamo preparando la Sardegna a presentarsi nel mondo con un nuovo sistema di sviluppo, una nuova economia, e io credo che intervenire e sostenere la valorizzazione dei beni culturali sia uno degli elementi cardine di nuove versioni di sviluppo. Ce lo riconoscono persino gli altri. E' di questi giorni - tanto per banalizzare, se vogliamo banalizzare - un articolo che dice che in Israele riconoscono di aver trovato forse una sepoltura degli antichi Shardana, un popolo che in Sardegna ha un'immensa valenza che può tranquillamente confrontarsi con l'epopea delle piramidi o della Magna Grecia. Perché siamo così titubanti nell'annoverare le nostre ricchezze? Perché non abbiamo il coraggio di osare e puntare, attraverso questa nostra risorsa, su un nuovo modello di sviluppo? Altro che fare un'integrazione alla legge numero 4 con un articolo mascherato da norma per un nuovo sviluppo economico della Sardegna! Bisogna avere il coraggio di osare, di guardarci dentro per riuscire a vedere le caratteristiche della nostra Isola. Il turismo è uno degli elementi più importanti. In questi giorni leggiamo sulla stampa che il turismo è l'unico segmento economico che in Sardegna sembra titubante nel fare qualche passo in avanti. Ma abbiamo bisogno di un turismo balneare? E' questo il nostro modello di turismo o forse abbiamo bisogno di un turismo che duri tutto l'anno? Le caratteristiche le abbiamo, basta saperle riconoscere. La battuta che ho fatto prima sugli Shardana prendiamola pure come una battuta, ma è indubbio che abbiamo una ricchezza enorme, con la quale potremmo creare nuova occupazione. Quella ricchezza potrebbe portare altra ricchezza, basterebbe organizzarla, regolamentarla, tirarla fuori.
Il turismo è importante per la Sardegna perché è l'unico segmento che cresce, ma un turismo utile per l'Isola, che concorra alla sua valorizzazione e promozione, non può che essere quello culturale, che può sfruttare l'infrastruttura di tipo balneare che utilizziamo per due mesi durante l'estate anche nel resto dell'anno. Infatti, anche quella infrastruttura, oltre ad adeguati investimenti, può concorrere alla riqualificazione dei centri storici, che possono diventare ottimi centri di accoglienza, promuovendo quel turismo che dura tutto l'anno e che coniuga ambiente, cultura e gastronomia. Questi sono investimenti fondamentali, così come lo sono gli investimenti sull'ambiente. Un'isola che per alcuni scrittori (anche recentemente un articolo pubblicato su La Repubblica riconduce la Sardegna all'Atlantide del passato) ha molte caratteristiche che sono apprezzate nel mondo e che però dobbiamo tutelare. Quindi l'ambiente, la forestazione, l'attività agropastorale legata alle produzioni di tipo biologico sono tutti elementi che concorrono a supportare il turismo vero, il turismo ricco, se è vero come è vero che è proprio l'attività di produzione agroalimentare che in Emilia Romagna ha supportato il turismo e non il contrario.
Allora possiamo rifarci a modelli conosciuti, mantenendo però le nostre peculiarità e sviluppando la nostra economia, il nostro progetto di sviluppo su temi a noi cari e fondamentali. La prospettiva di reindustrializzazione non può che passare anche attraverso la valorizzazione dell'agroindustria, settore caratterizzato anche dalle coltivazioni bio, oggi le più apprezzate nel mondo proprio per la paura delle malattie legate all'alimentazione. C'è quindi la ricerca e la scoperta delle produzioni realizzate in ambiti sgombri da inquinamenti atmosferici e industriali. L'Isola ha queste caratteristiche, ha queste possibilità, quindi dobbiamo stare attenti anche per quanto riguarda le bonifiche dei siti industriali, perché rischiamo ancora una volta di lasciare le scorie in questi siti, in quanto la grande industria, cittadina del mondo, spesso si insedia laddove la possibilità del guadagno è più facile, e poi vi lascia ruderi e inquinamento. A noi poi sostenere le spese per le bonifiche e, giustamente, per riqualificare il territorio e porlo in equilibrio con un ambiente utile all'uomo, non solo per coloro che ci vivono ma anche per chi viene a trovarci.
Ripeto, questa pomposità che traspare dal titolo del disegno di legge non è per niente attinente alla discussione di oggi e neanche alla critica su un nostro intervento in termini strumentali. I nostri interventi, lo ribadisco, sono di tipo costruttivo, sono tesi a dare un apporto a una legge che siamo convinti non serva allo sviluppo economico della Sardegna. Ne è testimonianza quasi un anno di applicazione, in cui non si sono verificati gli effetti che pomposamente erano stati annunciati. Credo, quindi, che si farebbe bene a riportare questo dettame legislativo in Commissione e ad affrontare invece temi più importanti, come qualche mio collega credo abbia proposto ieri. Sarà il caso, cioè, di rivedere i nostri conti economici, di rivedere il nostro bilancio, perché la Sardegna avrà una prospettiva amara se non affrontiamo i problemi, anziché girar loro le spalle. Non mascheriamo i problemi reali con altri problemi che non hanno nessuna valenza economica o etica per la Sardegna e torniamo alle cose reali. Il collegato alla finanziaria non è mai arrivato sui banchi di quest'Aula, mentre se ne sarebbe dovuto discutere già all'inizio di quest'anno e forse bisognerà riportare in Aula la manovra finanziaria, proprio in virtù del fatto che il Governo nazionale, a quanto pare, utilizza anche le nostre risorse per altre emergenze, usando l'Isola ancora una volta come colonia, subalterna quindi alle volontà delle Regioni più forti - per non fare il nome della Sicilia - che tutti conosciamo. Proviamo, dunque, a riportare in Commissione questo testo e portiamo invece in Aula gli elementi certi, gli elementi più importanti per lo sviluppo economico della nostra Isola.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Luciano Uras. Ne ha facoltà.
URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Chiedo la verifica del numero legale.
PRESIDENTE. Chi appoggia la richiesta?
(Appoggia la richiesta il consigliere Diana Giampaolo.)
Terza verifica del numero legale
PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.
(Segue la verifica)
Prendo atto che i consiglieri Diana Giampaolo, Meloni Francesco, Pittalis e Uras sono presenti.
PRESIDENTE. Sono presenti 42 consiglieri.
(Risultano presenti i consiglieri: Amadu - Artizzu - Biancareddu - Campus - Capelli - Cappai - Cherchi - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Mariano - Cossa - Cucca - De Francisci - Dessì - Diana Giampaolo - Diana Mario - Floris Rosanna - Ladu - Lai - Locci - Mariani - Meloni Francesco - Mula - Mulas - Murgioni - Obinu - Oppi - Peru - Petrini - Pitea - Pittalis - Rassu - Rodin - Sabatini - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Solinas Antonio - Solinas Christian - Tocco - Uras - Zedda Alessandra.)
Poiché il Consiglio è in numero legale, proseguiamo i lavori.
E' iscritta a parlare la consigliera Zuncheddu. Ne ha facoltà.
ZUNCHEDDU (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Signor Presidente, parto dal problema prioritario che viviamo qui in Sardegna e dico che sono di questi giorni i dati riportati da Bankitalia riguardanti il "sistema economico Sardegna" e l'occupazione in generale: PIL meno 4 per cento; occupati nell'industria meno 11 mila; tasso di disoccupazione più 16 per cento, con preoccupanti passaggi dalla disoccupazione all'inattività nella fascia di età compresa tra i 45 e i 54 anni: più 64 per cento contro una media nel Mezzogiorno del 51 per cento. Questi dati danno alla Sardegna il primato di "fanalino di coda", per quanto riguarda l'occupazione e le conseguenti nuove e vecchie povertà, fra tutte le regioni d'Italia, portandola all'ultimo posto anche in termini di produzione di reddito e di consumi delle famiglie. La spesa delle imprese è di fatto nulla essendo pari allo 0,08 per cento, che ci pone, anche in questo caso, all'ultimo posto tra le regioni europee. Lo stesso dicasi sul dato della quota di laureati rispetto alla popolazione in età di lavoro.
Ora, di fronte alla crisi mondiale che attraversa l'Europa e l'Italia, nonostante la negazione di essa sostenuta dal Governo italiano, lo stato dell'economia e quindi l'indice di benessere dei sardi è sempre più prossimo a quello dell'ultima colonia d'Italia. Di fronte a questo scenario la legge sul cosiddetto piano casa, da voi della maggioranza trasformato verbalmente in piano per l'edilizia, è di fatto la legittimazione dell'assalto alle ultime ricchezze della Sardegna: il suo ambiente e il suo paesaggio. Ancora una volta, con un allineamento sempre più feroce con il cosiddetto piano casa presentatoci a suo tempo da le patron di Arcore, ci volete propinare una ricetta già fallita in tutte le economie moderne, ovvero l'edilizia vista come volano di sviluppo e di ripresa produttiva. Questa ricetta ricorda tanto quella dell'industrializzazione forzata della Sardegna nella seconda metà del secolo scorso, il cui fallimento ha determinato grande ricchezza per pochi istrangius e povertà e malattie per molti, con conseguente sperpero di risorse pubbliche, distruzione del territorio con le sue economie tradizionali resistenti (Ottana e petrolchimici vari la dicono lunga).
Ciò negli anni ha creato una classe politica compradora, completamente subalterna alle scelte italiane, determinando il fallimento di sessant'anni della cosiddetta autonomia regionale. Si può oggi pensare che con la stretta bancaria e creditizia, particolarmente feroce in Sardegna, che esclude dal credito la piccola e media impresa (vedi prestiti diminuiti per i clienti minori, rallentati per quelli più grandi, dimezzamento della quota dei prestiti alle famiglie con l'accelerazione dei prestiti erogati dalle società finanziarie), i cittadini sardi possano investire i propri risparmi nel cosiddetto piano casa, o meglio piano per l'edilizia? Sinceramente abbiamo grossi dubbi. E' noto che alcuni settori della nostra popolazione che possono ancora permettersi le carte di credito le usano giusto per garantire la sopravvivenza alimentare alle proprie famiglie, accumulando comunque debiti su debiti.
D'altra parte questo piano è utilissimo: certo, è utilissimo alle grosse lobby dell'edilizia, che vedono un grande business, mi scuso, volevo dire "opportunità di sviluppo" in tutte le norme da voi proposte, comprese le ristrutturazioni per fatiscenza nella cosiddetta fascia protetta dei 150 metri dal mare per le piccole isole e 300 nel resto del territorio, con relativi aumenti di volumetrie ben specificati. Queste lobby, spesso intrecciate e colluse con una finanza criminale (vedi le inchieste giudiziarie sulla mafia internazionale in Gallura), vedono in questo piano l'ulteriore possibilità di consumo del territorio, di distruzione della risorsa ambientale e rapina di ricchezze da investire altrove, in perfetto "stile coloniale". Altro che legge per la ripresa dell'economia e dell'edilizia come volano!
Tutte le norme contenute in questa legge, con le relative premialità, agevolano in particolar modo l'ex abusivismo frutto delle sanatorie italiane che si sono susseguite in questi anni e sviluppatosi nelle zone agricole, di certo non per necessità di prima casa o di sviluppo dell'azienda agricola stessa. Questa legge è la soluzione legale all'illegalità delle ville hollywoodiane costruite su terreni agricoli, con ciò permettendo di estendere a immobili siti in zona agricola parametri e criteri che sono tipici delle zone residenziali, come appare dagli stessi riferimenti alla legge numero 431 del 1978.
Queste sono le avvisaglie delle dichiarazioni programmatiche del presidente Cappellacci sulla presunta necessità di metter mano al Piano paesaggistico della precedente Giunta, naturalmente tutto in deroga alle direttive comunitarie e al Codice Urbani. Non sto a ripetere le osservazioni fatte dalla relazione di minoranza all'interno della Commissione e da alcuni colleghi dell'opposizione, da me in grandissima parte condivise, mi preme comunque evidenziare lo spirito ipocrita e demagogico celato da mere motivazioni di equità che stanno alla base di questa legge che sicuramente nei fatti genererà disuguaglianza economica e sociale, e queste sì saranno volano sicuro di accumulo illegittimo di nuovi privilegi e conseguenti ricchezze.
Vorrei chiedere all'assessore Asunis se andrà dai titolari delle aziende agricole sequestrate a spiegare come investire i loro risparmi, anzi i loro debiti, sul piano casa! Grazie.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Luciano Uras. Ne ha facoltà.
URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Chiedo la verifica del numero legale.
PRESIDENTE. Chi appoggia la richiesta?
(Appoggia la richiesta il consigliere Bruno.)
Quarta verifica del numero legale
PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.
(Segue la verifica)
Prendo atto che i consiglieri Agus, Porcu, Steri, Zedda Alessandra e Zuncheddu sono presenti.
PRESIDENTE. Sono presenti 56 consiglieri.
(Risultano presenti i consiglieri: Agus - Amadu - Artizzu - Barracciu - Ben Amara - Biancareddu - Bruno - Cappai - Cherchi - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Contu Mariano - Cossa - Cucca - De Francisci - Dessì - Diana Giampaolo - Diana Mario - Floris Rosanna - Gallus - Ladu - Locci - Lotto - Manca - Maninchedda - Mariani - Meloni Marco - Milia - Moriconi - Mula - Mulas - Murgioni - Obinu - Oppi - Peru - Petrini - Pitea - Porcu - Rassu - Rodin - Sabatini - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Sechi - Solinas Antonio - Solinas Christian - Soru - Steri - Uras - Zedda Alessandra - Zedda Massimo - Zuncheddu.)
Poiché il Consiglio è in numero legale, i lavori proseguono.
E' iscritto a parlare il consigliere Soru. Ne ha facoltà.
SORU (P.D.). Signor Presidente, intervengo in questa discussione sostanzialmente per chiedere alla Giunta regionale di ritirare questo provvedimento, per chiedere al Consiglio di smetterla con questa discussione credo sufficientemente inutile e per chiedere a tutti voi se non sia il caso finalmente di iniziare a parlare di ciò di cui è urgente discutere oggi in Sardegna.
PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LOMBARDO
(Segue SORU.) Francamente non capisco che tipo di discussione stiamo facendo. Abbiamo parlato a settembre-ottobre dell'anno scorso del cosiddetto piano casa, che era stato intitolato: "Disposizioni straordinarie per il sostegno dell'economia mediante il rilancio del settore edilizio". Che cosa abbia comportato questa legge credo sia sotto gli occhi di tutti. Ha comportato che ad Arzachena sono state presentate 500 domande, ad Iglesias 15; nel mio paese, Sanluri, probabilmente non c'è stata nemmeno una domanda legata a questa legge. Ha comportato che in tutta la Sardegna questo provvedimento non abbia portato a niente. Ha portato invece qualcosa a un'azienda che ben conosco e ben conoscono i viaggiatori che in aereo, sfogliando la rivista di Meridiana, scoprono che esiste una società di ingegneria romana che fa consulenza in ristrutturazioni, ampliamenti, piscine, meraviglie varie e anche sulle formalità del piano casa. Il piano casa a questa interessa, ad Arzachena, a San Teodoro, a Cannigione, ad Alghero. Interessa a queste persone, non ai sardi, è di totale evidenza!
Questo sostegno straordinario per il rilancio dell'economia non ha contrastato il fatto che in un anno abbiamo perso 10 mila posti di lavoro. Qualcuno qui, mi ricordo, parlava in maniera roboante di 8 miliardi di euro di fatturato, ma questo provvedimento non ha contrastato il fatto che il PIL della Sardegna nel 2009 sia sceso quasi del 5 per cento e che nel 2010 scenderà di circa il 2 per cento. Questa non è la discussione che interessa alla Sardegna; questa discussione interessa a pochi, di cui possiamo anche intuire nome e cognome. E insieme a questi pochi interessa anche a qualche poveretto che magari si allargherà lo stazzo o a qualcuno che finalmente riuscirà a ingrandire qualche piccola miserabile speculazioncina in agro vicino alle coste.
Io vi esorto, ma che cosa c'è nell'agenda nazionale di questo Paese, oggi? Persino a Berlusconi non interessa più il piano casa; la sua società, Idra, ha già fatto quello che doveva fare. Non interessa più a nessuno questa roba! Vi siete accorti che ci sono cinque governatori o cinque Presidenti di Regione che hanno scritto una lettera a Tremonti perché vogliono ridiscutere i tagli alla finanza pubblica? Io ho appreso purtroppo solo dai giornali, e non lo sto sentendo qui, che il nostro assessore La Spisa sta dicendo che occorrerà una manovra di assestamento di 400 milioni di euro, perché il gettito del 2010 è persino inferiore a quello del 2009. Se mancano quei 400 milioni di euro vuol dire che manca anche un altro miliardo e mezzo delle nuove entrate, previste dalla riscrittura dell'articolo 8 dello Statuto. Non sono solo numeri. Questo vuol dire che non ci saranno i soldi per le politiche sociali e per le politiche di sostegno ai disabili, che non ci saranno i soldi per gli artigiani e i commercianti, che non ci saranno i soldi per la casa, che non ci saranno i soldi per niente in questa regione. E noi stiamo parlando di qualche cubatura in più anche in agro, perché ci eravamo dimenticati di questo!
Ma che responsabilità abbiamo? Se fossimo in una trasmissione televisiva -ho visto prima il collega che ogni volta mi ricorda Ballarò - parleremmo di cani randagi, cioè parleremmo d'altro. Qui stiamo parlando d'altro e mi chiedo perché state costringendo tutti noi a parlare d'altro, mentre mancheranno i soldi per le normali politiche in Sardegna? Perché ci state costringendo a parlare d'altro mentre a livello nazionale qualcuno si inventa che deve distribuire e vendere i beni demaniali della Regione, quelli pubblici ed ex militari? Perché stiamo parlando d'altro quando ci avevate promesso che avremmo parlato finalmente della casa con la discussione del collegato alla finanziaria, che giace lì, indisturbato, da ottobre dell'anno scorso? Perché parliamo di una legge inutile e non parliamo del collegato alla finanziaria?
Possibile che non vi interessi il sostegno di tutto il Consiglio regionale dovendo andare a parlare con il Governo e chiedere: "Scusate, dove sono i nostri soldi? Perché ci avete trasferito, ad oggi, un miliardo di euro anziché un miliardo e mezzo? Perché non ci state trasferendo le risorse che ci dovete trasferire in più e anzi ce ne trasferite in meno?" Non vi interessa il sostegno di questo Consiglio regionale? Non vi interessa parlare di questo?
Sui giornali di oggi si parla del fatto che l'unica offerta per la Tirrenia viene da una cordata tra la Regione siciliana e una società finanziaria. Non abbiamo niente da dire in merito? Non abbiamo da discutere urgentemente, eventualmente in un collegato alla finanziaria, del fatto che la Sardegna fa gestire i suoi trasporti nemmeno più dallo Stato, ma dalla Regione Sicilia? Dobbiamo parlare di tre metri cubi in più in campagna?
Abbiamo rinunciato a esercitare un ruolo di responsabilità, abbiamo rinunciato a parlare degli interessi dei sardi! E non essendo capaci di parlare degli interessi dei sardi parliamo degli interessi di qualcuno. Stiamo parlando di qualcuno che qualche interesse spicciolo se lo risolve; stiamo parlando della possibilità di far rinascere, risuscitare tutte le lottizzazioni costiere, antecedenti o meno al Piano paesaggistico, conformi o non conformi, avviate o non avviate, qualunque cosa nella speranza che questo possa accadere. E io continuo a confidare sul fatto che la Corte costituzionale non lo farà accadere. Ci stiamo occupando degli interessi di qualcuno, anziché degli interessi di tutti. Ci state costringendo a parlare degli interessi di qualcuno e noi vorremmo invece parlare degli interessi di tutti. E se non sono stato sufficientemente chiaro, chiarisco meglio: ci avete già detto che in un bilancio di entrate proprie di 4 miliardi di euro mancheranno 400 milioni, cioè il 10 per cento. E se non sono stato sufficientemente chiaro aggiungo: ci avete già detto che stanno togliendo un altro miliardo e mezzo di euro. Quattrocento milioni di euro sono la metà delle risorse destinate al Programma di sviluppo rurale della durata di sette anni! Questa è la dimensione di quello che sta accadendo.
E voi avete urgenza di parlare di questa roba? Ma con che faccia davanti a tutti? Grazie, signora Presidente.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Ladu. Ne ha facoltà.
LADU (P.d.L.). Signora Presidente, signori Assessori, colleghi, credo che anche l'ultimo intervento ci inviti a una riflessione, ma a una riflessione a tutto campo e non, come mi pare stia avvenendo, a una riflessione a senso unico. Pertanto io tenterò di sviluppare un ragionamento che sia in linea con la reale situazione che sta vivendo oggi la Sardegna e anche con ciò di cui noi oggi stiamo discutendo.
La legge regionale numero 4 del 2009, recante "Disposizioni straordinarie per il sostegno dell'economia mediante il rilancio del settore edilizio", impropriamente chiamata piano casa, a suo tempo aveva alimentato grandi attese, bisogna dirlo. Quando l'abbiamo approvata abbiamo previsto un certo percorso e ci aspettavamo determinate risposte. Devo anche dire che questa legge è nata a seguito di una felice intuizione del presidente Berlusconi, che ha invitato tutte le Regioni d'Italia a recepirla, e la Sardegna, devo dire con il contributo importante dato al Consiglio regionale dall'Assessorato dell'urbanistica e dall'intera Giunta, è riuscita a presentare, a parer mio, una buona legge; una legge che non interessa soltanto il settore edilizio, ma anche il settore urbanistico, il settore turistico e quello agricolo. Stiamo parlando di settori strategici per lo sviluppo della Sardegna, quindi non si tratta di una legge di poco conto.
Le aspettative, ripeto, a suo tempo erano altre. Quando abbiamo approvato la legge pensavamo, cioè, che il risultato sarebbe stato diverso, in termini occupazionali, in termini di risposta da parte della popolazione e anche di stanziamento di risorse. Le motivazioni sono diverse: il fatto che la legge non sia decollata molto dipende dagli uffici tecnici, che non sempre hanno remato nella stessa direzione. Devo dire anche che tutte le forze politiche hanno cercato di esasperare certi limiti che la legge poteva avere, anziché andare nella direzione di una più corretta, puntuale e rapida applicazione della stessa. Inoltre certi settori chic, ambientalisti, che devono sempre dire la loro, hanno contribuito a creare molta confusione in merito a questa legge e a non consentirne una rapida e adeguata applicazione.
Il disegno di legge che stiamo esaminando, il numero 93/A, modifica e integra la legge numero 4 del 2009, e a mio avviso la migliora, ed è per questo motivo che io voterò a favore. Tuttavia, lo devo dire, non sono per niente entusiasta di quello che stiamo facendo. Se dicessi una cosa diversa non direi la verità, secondo il mio stato d'animo di fronte a questo Consiglio regionale. Bisogna dire che le misure che stiamo adottando con questo disegno di legge sono minimali e non risolveranno i grandi problemi che in questo momento la Sardegna sta vivendo. Stiamo impegnando il Consiglio regionale, con la discussione di questo provvedimento, non so per quante settimane, ma lo avevamo già impegnato per mesi con la discussione della legge numero 4, e mi chiedo se sia opportuno impegnare questo consesso per così tanto tempo, se poi i risultati sono questi.
Io vorrei avviare una riflessione, oggi, in quest'Aula, pertanto chiedo: perché non affrontiamo direttamente i veri problemi urbanistici che riguardano la Sardegna? Perché, Assessore, non riscriviamo la legge urbanistica? E' già passato un anno e quattro mesi dall'inizio della legislatura e sarebbe stato tempo utile per riscrivere la legge urbanistica, per studiare, per pensare in modo diverso l'urbanistica in Sardegna, come la pensiamo noi, popolo di centrodestra, che in campagna elettorale abbiamo detto determinate cose. Mi aspetto, quindi, un impegno diverso da parte della Giunta, da parte sua, Assessore, per riscrivere la legge urbanistica, per fare una legge che esalti veramente le potenzialità e le competenze della Regione autonoma della Sardegna.
Credo che la legge urbanistica servirà per semplificare il quadro dal punto di vista urbanistico, Assessore. Ci sono troppe leggi, la gente è confusa, molte volte non si arriva direttamente alla definizione delle pratiche proprio perché ci sono troppe leggi, qualche volta anche in contrasto fra loro. Assessore Asunis, lei è un Assessore tecnico e io credo che farebbe una cosa importante e giusta se azzerasse tutte le leggi sull'urbanistica vigenti e predisponesse un'unica legge, una legge quadro, che effettivamente facesse chiarezza in materia urbanistica, di facile applicazione, senza deroghe, perché le deroghe vanno bene solo quando sono generali e riguardano tutta la popolazione. Mi riferisco anche a quello che succedeva in passato, anzi allora succedeva ancora di peggio. Io credo che le deroghe vadano inserite in un contesto più generale che riguardi l'insularità, che riguardi la posizione della Sardegna in quanto Regione a statuto speciale che ha determinati problemi. Ecco, credo sia giusto inserire il problema delle deroghe in questo contesto e facciamo male a non insistere con il Governo nazionale, con l'Unione Europea, perché ci sono alcuni aspetti su cui possiamo sicuramente ottenere dei vantaggi, delle deroghe vere e proprie, che riguardino però, ripeto, tutti i sardi, e non Tizio o Caio o una certa forza politica.
Vorrei che questo Consiglio regionale, che potrebbe essere un Consiglio regionale costituente - si dice da più parti che sarà il Consiglio che approverà uno Statuto nuovo, dopo sessant'anni e farà chissà quante altre cose - affrontasse in modo serio il problema urbanistico in Sardegna, anche perché, come dicevo, è il momento di fare un discorso nuovo sull'urbanistica.
Assessore, credo anche che si debba riscrivere il Piano paesaggistico regionale. Noi abbiamo detto, in campagna elettorale, che uno dei primi atti che avremmo compiuto sarebbe stato quello di riscrivere il Piano paesaggistico regionale. Devo dire che sono rimasto sorpreso nell'apprendere dalle sue dichiarazioni che il Piano paesaggistico regionale probabilmente verrà approvato nel 2012. Credo che questo non vada bene. Le leggi di questa natura si approvano all'inizio della legislatura, non a fine legislatura, quando non si capisce neanche quale sarà l'esito delle leggi che si approvano. Penso che non ci siamo con i tempi, Assessore. Bisogna riscriverlo il Piano paesaggistico regionale, non c'è bisogno di "cosmesi", di interventi che ne modificano questa o quella parte. Bisogna riscriverlo veramente, ma senza aspettare il 2012. Il Piano paesaggistico regionale va riscritto in tempi rapidi e bisogna introdurre politiche di crescita e di sviluppo, nel rispetto dell'ambiente, che sono assolutamente indispensabili. A suo tempo si diceva - lo diciamo ancora oggi - che il PPR era inadeguato, che frenava lo sviluppo in Sardegna. Ma allora scriviamo un piano diverso, in grado di dare risposte differenti alla popolazione.
Noi, oggi, ci dobbiamo porre effettivamente il problema di come vogliamo sviluppare la Sardegna e io credo che alcuni temi che interessano anche la legge che stiamo approvando, vadano affrontati invece in modo più strutturale, più approfondito, più serio. Quando parliamo, ad esempio, di rilancio del settore turistico, ci dovremmo rendere conto che non possiamo andare avanti di questo passo, perché non è pensabile che una regione come la Sardegna, che ha la materia prima, ha il mare, ha il sole, oggi si limiti a fare turismo per due o tre mesi all'anno. Allora vogliamo pensare a sviluppare questo settore in modo strutturale, in modo serio, al fine di creare veramente una ricaduta economica, sociale e occupazionale per quanto riguarda il turismo? Io non credo che con misure come queste possiamo dare grandi risposte.
La riflessione che volevo fare oggi in questo Consiglio regionale è che effettivamente nel tempo che stiamo impiegando probabilmente avremmo potuto realizzare interventi atti a trasformare veramente la situazione della Sardegna; situazione che, purtroppo, ci vede in crisi dal punto di vista economico e sociale, con la disoccupazione che aumenta. Presidente Soru, glielo voglio dire, la disoccupazione non sta aumentando solo adesso, è aumentata anche durante la sua legislatura. La situazione è peggiorata moltissimo anche allora, non c'è stato certamente un miglioramento delle condizioni con le sue politiche. Però questo non significa che noi oggi non possiamo fare un discorso diverso, pensare a un nuovo modello per quanto riguarda lo sviluppo della Sardegna e in particolare il settore agricolo. Guardate, in questo provvedimento ci sono anche misure che riguardano l'agricoltura, però probabilmente stiamo sottovalutando il problema, cioè non ci siamo ancora resi conto della portata della crisi che attraversa il settore agricolo. Credo che si tratti della peggiore crisi dal dopoguerra ad oggi, il settore agricolo è senza prospettive, non si intravede una minima possibilità di ripresa, la gente abbandona le campagne. Ormai un settore millenario della nostra cultura e della nostra storia sta abbandonando il campo, sta facendo scelte diverse.
Lo dico perché è vero che bisogna rispettare le leggi di mercato, che quindi anche l'agricoltura si deve aggiornare, deve migliorare, deve fare cose diverse, però questo discorso vale per tutti, invece ho visto che quando il Governo regionale ha voluto, per esempio per la vicenda Alcoa, nonostante sapesse che si stava andando contro le leggi di mercato, contro le norme europee, è riuscito a ottenere condizioni diverse. E ha fatto bene la Giunta regionale a fare quello che ha fatto, cioè a fare in modo che si creasse un'inversione di tendenza e si salvasse un'industria importante, creando una prospettiva per quel territorio. Ma la stessa cosa la stiamo facendo anche per gli altri settori? Per l'agricoltura, stiamo facendo le stesse cose? Siamo andati a Bruxelles per trattare con l'Unione europea e fare in modo che si creino le condizioni che possono consentire a questo settore importante e strategico per lo sviluppo della Sardegna di continuare a vivere?
Ecco, su questo dovremo riflettere a lungo, perché c'è la necessità effettivamente di attuare interventi forti, che coinvolgano le potenzialità e le responsabilità di questo Consiglio regionale, perché purtroppo devo dire, tornando al Piano paesaggistico regionale, che certi limiti di questo piano, che noi abbiamo contestato, c'erano e ci sono ancora. All'articolo 11 era previsto lo strumento dell'intesa, ebbene noi abbiamo contestato questo strumento, durante la discussione del Piano e anche dopo, perché in qualche modo ha consentito degli abusi ed è servito molte volte per favorire gli amici o per danneggiare gli avversari politici. Avevamo detto che volevamo che la legge fosse chiara, che non desse la possibilità di concedere la realizzazione di determinate cose a seconda della volontà dell'Assessore di turno. Noi siamo contro questa logica, lo strumento dell'intesa l'abbiamo contestato allora e lo contestiamo oggi, ma vedo che c'è ancora. In quella fase eravamo contrari a questa discrezionalità della Giunta regionale e lo siamo ancora oggi. Insisto nel dire che bisogna approvare leggi chiare che non permettano di fare altre cose, per cui chi vuole fare un determinato intervento sa con certezza se applicando una norma precisa prevista dalle leggi regionali quell'intervento lo può realizzare oppure no. Ecco, vorrei che si arrivasse a questo, che si smettesse di discutere di deroghe, di questioni che riguardano i singoli, o quanto meno si può anche parlare di deroghe purché riguardino tutta la Sardegna, l'intero popolo sardo, ma non singole questioni o singoli imprenditori.
Assessore, l'ho detto quando abbiamo discusso la legge numero 4, lo ripeto oggi: ci sono questioni su cui questa maggioranza deve riflettere. Io intanto sono del parere che il Piano paesaggistico regionale vada riscritto interamente, ma se anche volessimo nel frattempo modificarlo togliamo le cose che veramente non vanno bene, ma non togliamo alcune cose che vanno bene mantenendo quelle che vanno male.
Credo che stiamo perdendo delle grandi opportunità. Pochi giorni fa abbiamo approvato la legge sulle politiche europee, che secondo me è una legge importante e sicuramente costringerà questo Consiglio regionale ad affrontare il problema delle politiche comunitarie. Finora questo problema è stato di competenza esclusiva della Giunta regionale e questo Consiglio non ne è mai stato interessato; tutte le scelte che sono state fatte dalla Giunta regionale sono state fatte all'insaputa del Consiglio. Credo che da questo momento inizi una stagione nuova per quanto riguarda le politiche comunitarie, anche perché in questo momento in Europa si stanno discutendo cose importanti, si sta programmando l'Europa 2020, si stanno riscrivendo le politiche sociali ed economiche dell'Europa e non mi pare che questo Consiglio regionale ne sia stato interessato. Si stanno riscrivendo le politiche agricole, si stanno riscrivendo le politiche del bilancio, si sta riscrivendo la politica di coesione, ecco, credo che questi temi di grande portata, che interessano veramente tutta la Sardegna, noi dovremo, come Consiglio regionale, affrontarli in modo sereno e senza grandi strumentalizzazioni, ma tenendo presenti i veri interessi della Sardegna. Se noi affrontiamo in questo modo i problemi, se, come dicevo prima, li affrontiamo dal punto di vista strutturale, cercando di capire quali problemi interessano veramente tutta la comunità sarda, sono convinto che renderemo un grande servizio ai sardi e alla Sardegna.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Porcu. Ne ha facoltà.
PORCU (P.D.). Signor Presidente, colleghi, intervengo in questo dibattito con qualche imbarazzo, perché vedo che nella discussione di stamattina abbiamo risollevato i toni e le modalità con i quali abbiamo discusso la legge numero 4 molti mesi or sono. Gli argomenti tendono a essere gli stessi, la maggioranza difende l'impianto della legge, mentre la minoranza, ovviamente, lo contesta. Sembra quasi che il tempo si sia fermato e che siamo condannati a ripetere gli stessi concetti all'infinito.
Vorrei approfittare della presenza dei colleghi della maggioranza e anche dei Capigruppo della maggioranza per fare una riflessione. La discussione sulla legge edilizia l'abbiamo già fatta, la posizione della nostra parte politica è stata fortemente avversa non alla legge edilizia nel suo insieme, ma ad alcune parti del cosiddetto piano casa, che noi abbiamo considerato un finto piano casa, in quanto non si limitava a puntare sulla riqualificazione dell'esistente, su incrementi volumetrici riferiti al tessuto abitativo esistente, ma con la scusa o la falsa promessa, diciamo noi, di una stanza in più per le famiglie o di una casa per chi non ce l'ha, metteva in realtà le mani su territori non ancora utilizzati, su un ambiente non ancora consumato, in particolare prevedendo nuove edificazioni nell'agro e nella fascia costiera.
Noi abbiamo detto chiaramente, Assessore, e lei lo sa bene, perché abbiamo fatto una lunga battaglia anche notturna in quest'Aula, che siamo favorevoli alla riqualificazione del patrimonio urbanistico esistente, e ci saremmo voluti confrontare nel merito in maniera più compiuta. L'abbiamo anche previsto in una proposta di legge che abbiamo presentato parallelamente al disegno di legge della Giunta. Ma partiamo da una considerazione: se è vero che secondo l'Istat nel 2050 la popolazione della Sardegna sarà ridotta di 300 mila unità, prima di consumare nuovo territorio, prima di saccheggiare i gioielli di famiglia, prima di distruggere quell'habitat, quell'unicum che il paesaggio sardo rappresenta, ritengo che dobbiamo pensarci due volte. Dobbiamo pensare anche a quale deve essere il modello di sviluppo della nostra regione, dobbiamo chiederci se è vero che un posto letto in più in un albergo, in un'ennesima lottizzazione o in un'ennesima seconda casa porta qualcosa all'economia o se non sarebbe meglio che quel visitatore in più potesse magari essere ospitato nelle nostre comunità, nei nostri paesi, per creare veramente un indotto, un valore aggiunto reale per la nostra economia.
Questa discussione, ripeto, l'abbiamo già fatta e abbiamo detto un no secco alla seconda parte di quella legge edilizia, un no al sabotaggio del Piano paesaggistico. L'onorevole Ladu, forse per distrazione, non ha letto gli articoli 12 e 13 della legge numero 4 e forse non ha nemmeno letto i commi dal 14 al 19 dell'articolo 1 del testo esitato dalla Commissione. Onorevole Ladu, io le do quella che per me è una brutta notizia, e che forse per lei è buona: la legge sul cosiddetto piano casa, che noi chiamiamo "piano villetta", il Piano paesaggistico l'ha già riscritto, l'ha già sabotato, ha manomesso le norme di salvaguardia, ha liberato potenzialmente - dico potenzialmente, onorevole Campus, e noi abbiamo chiesto più volte all'Assessore di dirci la cifra esatta - milioni di metri cubi di cemento per nuove lottizzazioni, per il semplice fatto che rivivono tutte le convenzioni efficaci, noi avevamo detto, alla data del 2004, mentre nella legge che avete proposto voi la data indicata è quella di approvazione del Piano paesaggistico. Il testo in esame non prevede addirittura nessuna data, per cui tutte le convenzioni che sono state firmate nel passato rivivranno, a prescindere dal Piano paesaggistico; tutti gli strumenti attuativi dei comuni, con o senza PUC, andranno avanti, sarà realizzato tutto quello che è stato firmato e convenzionato negli anni scorsi, che noi avevamo calcolato in svariati milioni di metri cubi, e sono pronto a chiedere venia se non è così e a scusarmi con l'assessore Campus. Scusate, intendevo dire con il collega Campus, spero futuro Assessore, nel senso che sicuramente farebbe bene, magari non a prendere il posto dell'attuale Assessore dell'urbanistica, perché sarei scortese nei confronti di quest'ultimo, ma ad assumere un altro incarico assessoriale. Io sono pronto a scusarmi se un'analisi attenta di quanto valgono quelle convenzioni efficaci non dimostrasse, come noi avevamo calcolato ai tempi della discussione del Piano paesaggistico, che si tratta di svariati milioni di metri cubi.
Allora, la domanda, colleghi, è questa: perché oggi, in una situazione di emergenza economica e sociale e di fronte all'urgenza di approvare di fatto delle modifiche di bilancio, ovvero una manovra aggiuntiva, per effetto del minor gettito, per effetto della crisi economica e sociale, dobbiamo ripetere una discussione già fatta? Penso che se fossimo rimasti ancorati, nella discussione in Commissione, al testo della Giunta regionale questo provvedimento lo avremmo approvato - certamente con il nostro voto contrario, perché rimaniamo contrari all'impianto della legge edilizia - in poche battute, in poche ore. Per cui propongo, a titolo personale, perché non ho avuto il tempo di confrontarmi con tutti i miei colleghi della minoranza, di ritornare al testo della Giunta. Ma questo non ci basta. Lo ribadisco, la proposta della Giunta regionale è di carattere tecnico, sostituisce una data, specifica a volte che è meglio parlare di concessione edilizia piuttosto che di richiesta di autorizzazione, e di fatto non cambia, non stravolge la legge sul piano casa, che ci ha visto contrari, perché la ritenevamo non utile alla Sardegna e tale rimane. Che bisogno c'era di aggiungere, durante l'esame in Commissione, altre cubature, altre possibilità di edificare, e certamente non nel tessuto urbano? Che bisogno c'è di reintervenire oggi sull'impianto di quella legge, viste le emergenze che abbiamo, e di ritornare su una discussione così pesante? E' proprio necessario farlo? Possiamo confrontarci in maniera costruttiva tra maggioranza e minoranza, senza dissotterrare l'ascia di guerra ed evitando di parlare ancora di una vicenda che ci ha visto divisi, fortemente divisi, di una legge che non condividiamo, ma che abbiamo già discusso? Possiamo approvare velocemente le norme richieste dalla Giunta e passare alla manovra finanziaria? Invece è arrivato in Aula un testo che la Commissione ha cambiato e stravolto. Mi chiedo, a questo punto, se ci sia una maggioranza che si raccorda con la Giunta e viceversa, mi chiedo se l'assessore Asunis fosse presente in Commissione. Certamente ciò che è successo in Commissione è uno schiaffo all'Assessore, è uno schiaffo alla Giunta, a una filosofia, a un'impronta che è totalmente diversa da quella che ha dato la Commissione.
Spiego perché sono in imbarazzo: i commi dal 13 al 19 riscrivono la legge che noi avevamo contestato, creando ulteriori possibilità di edificare nell'agro e nella fascia dei 300 metri. Onorevole Campus, io non dico che questa legge sortirà l'effetto di edificare milioni di nuovi metri cubi sulle coste, però è un dato di fatto che le domande arrivino da Berlusconi per Villa Certosa, da Ligresti per il Tanca Village, che siano concentrate sulle zone costiere e che non ci sia mai stato detto quali sono le potenzialità che innesca questa legge con tutti gli interventi che vengono fatti salvi stravolgendo il Piano paesaggistico. Le ricordo, onorevole Campus, che nei comuni non dotati di piano urbanistico va avanti tutto, cioè tutti gli interventi attuativi approvati e convenzionati nelle zone C, D, G ed F, anche entro i 2 mila metri dalla battigia, ancorché le opere di urbanizzazione siano state semplicemente avviate, vanno avanti. Nella nostra proposta di Piano paesaggistico noi avevamo detto che vanno avanti quelli autorizzati entro il 10 dicembre 2004, data di approvazione della delibera della Giunta che avviava la legge salvacoste. Nel vostro disegno di legge voi avete indicato la data di approvazione del Piano paesaggistico, salvando chi illegittimamente aveva avviato quelle lottizzazioni da una delibera che le aveva bloccate fino al 2006. Nella proposta della Commissione salta anche questo termine, per cui in questo momento un cantiere per una lottizzazione di seconde case, che non ha niente a che fare con gli alberghi o con i ragionamenti che possiamo fare sul modello di ospitalità di questa regione, può trovare legittimazione in questo provvedimento.
Lei capisce, onorevole Campus, che questo fatto mi preoccupa. Io non so se scaturiranno milioni di metri cubi di cemento, ma certamente stiamo creando le condizioni per nuove ed estensive lottizzazioni sulle coste. Sappiamo già che le seconde case in Sardegna sono circa 200 mila e che non sono tutte messe a frutto, che non sono messe a sistema nella nostra economia, ma perché dare adesso questo via libera, senza sapere cosa comporta e che impatto avrà nei piccoli paesi che magari oggi si avvicinano al mare, come Baunei, che vorrebbero creare un nuovo modello di ospitalità turistica e rischiano invece di vedersi costruire intorno l'ennesima cintura di seconde case che nega loro la possibilità di diventare luogo di ospitalità e di partecipare alla fruizione dell'economia turistica?
Allora io dico che sono pronto a ritirare tutti gli emendamenti e a non intervenire più nella discussione qualora fosse possibile, all'interno di questo Consiglio, in maniera pacata e costruttiva, ritornare al testo della Giunta, magari precisandone meglio alcuni aspetti, ma senza mettere mano alla legge numero 4 in misura, io dico, così eccessiva, quasi sfacciata. Sembra che veramente ognuno voglia portare qualcosa in più, una possibilità in più per costruire, totalmente slegata dal contesto, da una legge già di per sé contraddittoria, perché da un lato qualifica l'esistente, e quindi ottimizza il patrimonio urbanistico, e dall'altro consuma nuovo territorio. E' una legge schizofrenica: consuma nuovo territorio e ottimizza l'esistente. Ma, accidenti, sono due filosofie in contrasto, o è l'una o è l'altra!
Vado a leggere questo benedetto testo esitato dalla Commissione, che è imbarazzante - è imbarazzante! - e mi dispiace per il Presidente della Commissione, che certamente si sarà opposto a un testo di siffatta portata. Comma 13: le premialità per la prima casa vengono portate al 30 per cento anche per le case nell'agro. Comma 14: tutti gli immobili ad uso residenziale, anche nelle zone agricole, compresi nella fascia tra i 2 mila e i 300 metri dal mare possono avere il premio volumetrico del 20 per cento. Comma 15: per gli immobili situati nella fascia dei 300 metri, oltre al 10 per cento già previsto dalla legge edilizia, c'è un ulteriore 10 per cento in caso di ricostruzione, si arriva quindi al 21 per cento, perché la legge va vista nel combinato disposto con quanto già previsto. Quindi nei 300 metri posso ampliare del 10 per cento, magari faccio una capannina, butto giù tutto, ottengo un ulteriore 10 per cento, oltre al 10 per cento già previsto in legge, e arrivo al 21 per cento! Comma 16: anche per gli immobili già demoliti dopo il 1989 è previsto il premio volumetrico, per cui un imprenditore che aveva già un suo piano, aveva già demolito un immobile e si accingeva a ricostruirlo virtuosamente, si ferma all'improvviso e ottiene il premio volumetrico. C'è quindi anche un effetto nefasto, perché un'attività che era già stata avviata viene fermata. Comma 17: vengono fatte salve per i comuni, anche al di fuori degli strumenti attuativi e delle opere già programmate, le attività commerciali che sono contigue al tessuto urbano, ma anche i servizi, anche i nuovi insediamenti industriali. Comma 18: si sopprimono le parole "prima dell'approvazione del Piano paesaggistico regionale" per i nuovi interventi nei comuni non dotati di PUC.
Onorevole Campus - mi rivolgo a lei perché ho sinceramente apprezzato il suo intervento e lo faccio mio -, lei sarà d'accordo con me che una convenzione di vent'anni fa in base a quello che era stato già approvato e ancor di più con il comma 19 rivive, basta che stamattina qualcuno avvii le opere di urbanizzazione. Lei conosce l'effetto potenziale di questo comma? Io no, non voglio dire che consenta di costruire milioni di metri cubi, ma sono preoccupato, sinceramente preoccupato e dovremmo esserlo tutti. Il comma 19 cancella tutte le verifiche di coerenza che erano state stabilite in quei famosi strumenti attuativi, cioè c'era una piccola verifica che veniva fatta salva dalla legge edilizia, a cui spesso si richiamava l'assessore Asunis, che diceva che gli interventi e gli strumenti attuativi dei comuni dotati di PUC prima di andare avanti sono sottoposti alla verifica di coerenza con il PPR, così come le nuove lottizzazioni. Si poteva lasciare almeno la parvenza di rinchiudere il tutto all'interno di una cornice, invece no, con il comma 19 cancelliamo la verifica di coerenza!
Colleghi, questo è molto peggio di quello che abbiamo discusso a novembre. Io faccio veramente un appello a questo Consiglio e ribadisco la volontà mia e certamente di molti colleghi della minoranza di procedere oltre. Se ci fosse la disponibilità a rimanere sul testo della Giunta, non mi avventuro a parlare di voto favorevole, ma certamente avrei da aprire una bottiglia di spumante per lo scampato pericolo che si profila con questa norma. Certamente mi impegnerei a non intervenire più nella discussione e a ritirare tutti gli emendamenti di carattere ostruzionistico che ho presentato. Tutti noi tireremmo un sospiro di sollievo perché in quest'Aula in qualche modo sarebbe prevalso il buonsenso e ci predisporremmo nel modo migliore e più costruttivo a discutere della manovra finanziaria, che riguarda i sardi e il futuro dei sardi. Questo provvedimento è uno schiaffo, ed è uno schiaffo non alla minoranza, ma ai sardi, alla Sardegna, al buon senso! E' uno schiaffo tra maggioranza e Giunta, che hanno dimostrato ancora di ispirarsi a due filosofie in totale contraddizione tra loro.
Allora, colleghi, credo che la nostra disponibilità l'abbiamo già dimostrata in alcune circostanze, per esempio sulla legge sullo sportello unico per le attività produttive. Certamente saremo in grado di dimostrarla ancora, ma per quanto riguarda il testo in esame non voglio ripetere le cose che ho già detto a novembre. La mia posizione è nota e certificata. Io ho considerato di cattivo gusto la citazione sul militare di Solarussa morto in Afghanistan che fece il presidente Cappellacci; una citazione ingannevole e di cattivo gusto, ripeto. E' politicamente scorretto raccontare che il finto piano casa sia nato per portare una casa in più a chi ha bisogno. Il finto piano casa, la legge edilizia è un cavallo di Troia per scardinare il Piano paesaggistico. Ma perché me lo fate ripetere ancora? Non lo voglio più ripetere, voglio guardare avanti, non ci voglio tornare, perché ce ne offrite la possibilità? Incassate il vostro risultato, saranno le vostre coscienze a fare le critiche che noi non vogliamo continuare a fare. Vi guarderete allo specchio e vi chiederete se avete fatto bene o male. Ma perché ve lo dobbiamo ripetere noi? Io quella pagina la voglio chiudere e spero che nei prossimi trenta mesi - e mi rivolgo di nuovo all'onorevole Campus - dove non ha potuto questa legge possa magari la crisi economica e che quelle lottizzazioni non vengano avviate perché non c'è la convenienza ad avviarle. E mi auguro che i cancelli e i varchi che avete aperto per distruggere un patrimonio che non appartiene a noi, ma appartiene ai nostri figli, si possano chiudere di nuovo una volta per sempre. Ma perché dobbiamo rifare questa discussione?
Io voglio veramente rivolgere un appello all'onorevole Diana, all'onorevole Vargiu, all'onorevole Milia, all'onorevole Giacomo Sanna, a tutti i Capigruppo di maggioranza e a tutti i colleghi di maggioranza affinché abbiano un sussulto, affinché prevalga il buon senso: non metteteci nelle condizioni di rifare una discussione già fatta. Le nostre posizioni sono note, la disponibilità di molti di noi a guardare avanti, ad affrontare i veri problemi della Sardegna e a lasciarci definitivamente alle spalle questo capitolo così contraddittorio, strabico, stupido, secondo me, dal punto di vista programmatorio, c'è tutta. Rimaniamo sul testo della Giunta, affiniamolo se necessario, approviamolo in poche ore e con responsabilità e con uno spirito anche di collaborazione costruttiva, nel rispetto delle parti, affrontiamo quelli che sono i veri problemi della Sardegna, che certamente meritano un'attenzione e una passione politica che questo testo non può suscitare, potendo solo aprire ferite che non sono utili né per noi né per i sardi.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Cherchi. Ne ha facoltà.
CHERCHI (P.d.L.). Signora Presidente, signor Assessore, colleghi, io ho ascoltato, ho anche cercato di capire, onestamente, ma non sono riuscito a trovare una giustificazione a quelle che sono le richieste accalorate della parte che siede in questo Consiglio regionale e che ha il ruolo di opposizione, di minoranza. "Ritorniamo al testo della Giunta", queste sono state le ultime parole di chi mi ha preceduto, "e cancelliamo completamente il testo della Commissione". Significa che volete metterci in contrapposizione con l'assessore Asunis e il lavoro che è stato fatto dalla Giunta. Siccome non siamo, come si suol dire, persone distratte e credo che il lavoro all'interno di quest'Aula riusciamo a farlo tutti, e siccome abbiamo un ottimo rapporto con l'Assessore dell'urbanistica, basato sulla fiducia e la stima, credo che queste parole non possano che essere respinte, perché non hanno nessun significato dal momento che la Commissione ha lavorato in sintonia con l'Assessorato, con la sua struttura e con l'assessore Asunis.
Spiegatemi qual è la vostra richiesta. L'ex Presidente della Regione si alza e dice: "Ritirate questo documento". Questa è la prima richiesta. Poi si alza un altro collega e invece dice: "No, forse non è il caso di ritirarlo, proviamo a fare un altro giochetto, mettiamo in contrapposizione Giunta e maggioranza e vediamo che cosa ne viene fuori". Non ne verrà fuori niente, non ritireremo il provvedimento, credo che questo sia chiaro e palese, non potete assolutamente metterci in contraddizione e contrapposizione con l'Esecutivo, bensì abbiamo intenzione di migliorare un testo che, come più volte ho sostenuto, è stato approvato - probabilmente condizionato anche da voi - con idee, proposte e soluzioni che in fase di applicazione non hanno trovato, diciamo così, risposte concrete nella realtà. Ci troviamo quindi qui, oggi, a ragionare su un testo che deve necessariamente essere migliorato e a rilanciare quella che è la nostra idea, il nostro progetto sul cosiddetto piano casa.
Allora, proviamo a fare due ragionamenti separati. Mi ricollego all'interessantissimo intervento del collega Gian Valerio Sanna, ex Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica, che per il ruolo che ricopre chiaramente non fa altro che dire: "Avete fallito!". Se fossi io l'ex Assessore regionale dell'urbanistica direi la stessa cosa, non cambierebbe niente. E' il ruolo, per carità, lo riconosciamo; giustamente quello deve dire e quello dice e nello stesso identico modo cerca di trovare motivi di illegittimità del testo. L'abbiamo fatto anche noi. Ricorda, onorevole Sanna, quando durante la discussione della legge numero 8 del 2004 vi chiedevamo: "Su che cosa si basa questa legge, su quale supporto legislativo si basa, sulla precedente legge numero 45?". Voi rispondevate così come stiamo facendo noi oggi, è il ruolo che lo consente ed è giusto che sia così, però noi, prima di sederci al tavolo della Commissione, abbiamo ascoltato tutti i suggerimenti che sono arrivati da chi per professione ha utilizzato il piano casa. Quindi non è vero che il piano casa non sia stato utilizzato e non è neanche vero che le 4 mila domande presentate in Sardegna siano di sanatoria. Non è vero, il piano casa non è una sanatoria, lo volete capire o no? E' il vostro ruolo, ripeto. Volete dire che è una sanatoria? Ditelo pure, ma i sardi questo non l'accettano, i sardi hanno capito e la risposta da parte loro sarà completamente diversa da quella che dite voi.
Ma proviamo a entrare nel merito della legge, che forse è la cosa più importante. Quello che a noi interessa in questo momento è instaurare con voi un dialogo, come è accaduto in Commissione, e trovare delle soluzioni per procedere nel più breve tempo possibile, perché, credetemi, minacciare di tenerci per venti giorni dentro quest'aula per contestare l'articolato della legge non serve e alla fine non se ne capisce il motivo. Forse perché dobbiamo - e fin qui va bene - parlare delle questioni economiche della Sardegna? La manovra di bilancio, come voi ben sapete, non è pronta, la si sta preparando, quindi perché tenere fermo il Consiglio regionale sulle modifiche di una legge importante e fondamentale, quando abbiamo la possibilità di accelerare l'iter di questo provvedimento e poi discutere tutti insieme dei problemi finanziari della Sardegna e del rapporto Stato-Regione, quindi della conflittualità tra la Sardegna e lo Stato nel trasferimento dei fondi?
Io dico: torniamo a parlare del disegno di legge in esame, proviamo a capire in che cosa consistono le modifiche contenute nell'articolo 1, che raccoglie tutta una serie di suggerimenti in qualche modo testati durante la prima applicazione della legge numero 4, attraverso situazioni reali che sono emerse in quella fase. Faccio un esempio per tutti: il problema delle zone agricole. E' vero che voi avete detto chiaramente qual era la vostra posizione sulle zone agricole e l'avete trasposta nel Piano paesaggistico regionale. Per carità, presidente Soru, io rispetto la vostra idea, ma non coincide con la nostra. Noi, come ben ricorderete, nella campagna elettorale dello scorso anno abbiamo basato tutto il nostro ragionamento contro il Piano paesaggistico e i sardi ci hanno dato ragione, quindi è normale e logico che oggi rispondiamo a quello che ci hanno chiesto i sardi.
Sul problema delle zone agricole, onestamente io non so in che misura la nostra norma violi le norme di salvaguardia. Stiamo predisponendo un disegno di legge che diventerà legge della Sardegna e che chiarisce in modo univoco e semplice che quello che è scritto nel Piano paesaggistico non vale e si ritorna alle vecchie disposizioni sulle zone agricole. Che cosa c'è di così tanto strano? E' successo invece che coloro che dovevano interpretare la norma prevista al comma 5 dell'articolo 3 della legge numero 4, cioè gli uffici tecnici dei comuni, e tanti "suggeritori" hanno detto: "Ma per quale motivo pretendete di interpretarla come una liberalizzazione" - utilizziamo anche questo termine - "delle zone agricole, e quindi come una possibilità di realizzare interventi edilizi nelle zone E, se l'avete inserita in un articolo che non parla di zone agricole, ma di tutt'altro, cioè di demolizioni e ricostruzioni? Quindi, eventualmente, noi interpretiamo la norma come riferita a una demolizione o a una ricostruzione, ma non certo a una nuova costruzione". E allora, siccome siamo circondati da persone che interpretano, soprattutto all'interno degli uffici tecnici, che cosa abbiamo detto? Poi vi racconterò un episodio che mi è capitato tanti anni fa, intorno al 1994-1995, come Assessore ai lavori pubblici del Comune di Oristano, quando si stava costruendo un centro commerciale a Oristano e sorse un problema di interpretazione del regolamento edilizio molto simile a quello che riguarda questa norma. Abbiamo detto: va bene, forse il sistema di interpretazione può essere rivisto da vari lati, per cui spostiamo la norma all'articolo 13, che praticamente è l'articolo che modifica o meglio che chiarisce e cambia tutte le norme di salvaguardia del Piano paesaggistico regionale. Dagli interventi svolti in questo Consiglio regionale è emerso che non va bene neanche così, non è possibile, non è giusto, non è corretto. I posteri ci ricorderanno e ci manderanno tante di quelle maledizioni che le nostre anime saranno turbate, perché avremo distrutto completamente le campagne e non ci sarà più possibilità di coltivare i campi. Queste sono le parole dell'opposizione. Ma vi rendete conto di quello che stiamo dicendo? Non pensiamo invece alle maledizioni che ci hanno mandato i sardi quando è stato approvato il Piano paesaggistico regionale? Non erano più tragiche quelle maledizioni di quella che forse mai arriverà dai nostri posteri?
Come vi ho detto vi voglio raccontare un aneddoto che mi capitò tanti anni fa. Nel regolamento edilizio della città di Oristano, allegato al Piano regolatore allora vigente, tutti i fabbricati di nuova costruzione dovevano rispettare, così come previsto da tanti regolamenti esistenti sul territorio regionale e nazionale, le norme sulle superfici finestrate. Siccome si stava realizzando un importante centro commerciale, che è diventato uno dei punti di attrazione più importanti della città, in termini commerciali naturalmente, quindi una grande opera, il progettista si trovò davanti a un dilemma: rispettare o meno il regolamento edilizio che prevedeva la realizzazione di superfici finestrate, quindi di grandi pareti finestrate lungo il perimetro del centro commerciale, dal momento che i centri commerciali, chiaramente, non hanno necessità di finestre. Fu una lotta immane, se la ricorda, presidente Soru? Una lotta nella quale anche noi fummo coinvolti per cercare di risolverle il problema. E l'abbiamo risolto, ci siamo seduti a un tavolo e abbiamo capito, in quella circostanza, che quella norma era sbagliata, che non era chiara e creava grossi problemi nella realizzazione di una struttura che sarebbe servita a tutti i cittadini.
Ecco, con la legge in esame noi non stiamo facendo altro che dare risposte a chi ha avuto grossi problemi nell'utilizzo della legge numero 4, nella quale crediamo tantissimo, attraverso tutta una serie di norme e chiarimenti contenuti nell'articolo 1 del testo che ci accingiamo ad approvare. Mi fermo qui perché si tratta praticamente di un unico articolo, per cui comma per comma spiegheremo, con esempi pratici e chiari, i motivi per cui la Commissione ha proposto degli emendamenti al testo della Giunta, certamente non in contrapposizione con chi ricopre oggi la carica di Assessore regionale dell'urbanistica. Credo che non ci sia niente da ritirare, sono convinto che quello che stiamo facendo sia valido e che non ci sia nessun problema, neanche dopo gli interventi critici di alcuni colleghi, che sono utili solo ed esclusivamente per capire meglio ciò di cui si discute in quest'Aula. Sono ancora di più convinto che dobbiamo andare avanti per dare, nel più breve tempo possibile, una risposta ai sardi e a tutta la Sardegna.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Luciano Uras. Ne ha facoltà.
URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Chiedo la verifica del numero legale.
PRESIDENTE. Chi appoggia la richiesta?
(Appoggia la richiesta il consigliere Giampaolo Diana.)
Quinta verifica del numero legale
PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.
(Segue la verifica)
Prendo atto che i consiglieri Porcu e Sanna Giacomo sono presenti.
PRESIDENTE. Sono presenti 48 consiglieri.
(Risultano presenti i consiglieri: Agus - Amadu - Barracciu - Biancareddu - Campus - Cappai - Cherchi - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Contu Mariano - Cossa - Cuccureddu - De Francisci - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Gallus - Ladu - Lai - Locci - Lombardo - Lotto - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Valerio - Moriconi - Mula - Mulas - Murgioni - Peru - Pitea - Pittalis - Porcu - Rassu - Rodin - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Matteo - Solinas Antonio - Solinas Christian - Soru - Steri - Uras - Vargiu - Zedda Alessandra - Zedda Massimo.)
Poiché il Consiglio è in numero legale, possiamo proseguire.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Soru. Ne ha facoltà.
SORU (P.D.). Intendo intervenire per fatto personale.
PRESIDENTE. Onorevole Soru, per fatto personale si può intervenire solo alla fine della seduta.
SORU (P.D.). Sì, lo so, vorrei intanto segnalarlo e ne approfitto per ricordarle - ne avrei parlato prima se lei fosse stata presente in aula, ma presiedeva il Vicepresidente - che nella scorsa seduta ho chiesto di parlare per fatto personale e lei non me lo ha consentito perché noi della minoranza avevamo deciso di abbandonare l'aula. Le avevo chiesto di verificare se c'erano altri strumenti, soprattutto l'articolo del Regolamento sulla tutela dell'onorabilità, mi pare sia intitolato così, e non mi ha ancora dato una risposta in Aula; mi ha risposto privatamente, quindi mi aspetto una sua risposta in Aula quanto prima. Siccome non potrò essere presente alla discussione di questo pomeriggio, e quindi non potrò intervenire ancora per fatto personale, le chiedo nel modo più garbato possibile: come vogliamo portare avanti la discussione qui? Con gli Assessori che dai loro banchi dicono le peggiori infamie ai consiglieri regionali e con un consigliere che, totalmente privo di argomentazioni, mi cita su un fatto personale del tutto avulso da questa discussione e su cui potrei rispondere perfettamente se ne valesse la pena e ne avessi il tempo stasera? Vogliamo continuare così oppure lei si impegna a difendere la qualità del dibattito qui dentro? Perché se vuole difendere la qualità del dibattito e anche dei comportamenti vale la pena di frequentare questo Consiglio. Se invece all'assenza di argomentazioni ovviamo con ingiurie, offese, violenze verbali e insinuazioni diventa difficile continuare a comportarsi normalmente.
Le chiedo, Presidente, di farmi intervenire per fatto personale alla fine della mattinata, se è possibile, o altrimenti nella prossima seduta.
PRESIDENTE. Onorevole Soru, come prevede il nostro Regolamento lei potrà intervenire per fatto personale alla fine della discussione di questa mattina.
SORU (P.D.). La ringrazio.
PRESIDENTE. Così prevede il nostro Regolamento. Per quanto attiene invece a quanto richiamato da lei nella seduta precedente, in cui ha posto un problema sulla tutela della onorabilità, ho già avuto modo di dirle, in via privata, come lei ha ricordato, che ho verificato sia le registrazioni che i verbali della seduta e non risultano frasi ingiuriose pronunciate dagli Assessori nei suoi confronti.
SORU (P.D.). La ringrazio, però vorrei…
PRESIDENTE. Onorevole Soru, non le ho ridato la parola, le ho già detto che le darò la parola alla fine della seduta.
SORU (P.D.). Lei ha sbagliato la risposta, Presidente! Invece di sforzarsi di capire le domande continua a sbagliare le risposte!
PRESIDENTE. Onorevole Soru, non le consento… Le risposte sono quelle che il Presidente ritiene di dare!
SORU (P.D.). Bravissima, fa la prepotente!
CONTU FELICE (U.D.C.). Onorevole Soru, se questo l'avesse detto a me quando ero Presidente l'avrei buttata fuori dall'Aula!
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Contu, lei è molto gentile.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Lotto. Ne ha facoltà.
LOTTO (P.D.). Signor Presidente, onorevoli colleghi…
PRESIDENTE. Onorevole Soru!
SORU (P.D.). Mi rivolgevo all'onorevole Contu.
PRESIDENTE. Non si può rivolgere all'onorevole Contu!
SORU (P.D.). Ho parlato sottovoce, mi metto a braccia conserte!
PRESIDENTE. Onorevole Soru, sta esagerando! La richiamo al rispetto dell'Aula!
Prego, onorevole Lotto.
LOTTO (P.D.). Con la discussione del disegno di legge numero 93/A, iniziata ieri, si vorrebbe, diciamo così, "migliorare" la legge regionale numero 4 del 2009, una legge che allora non condividemmo e giudicammo nata male e figlia di alcune esigenze. La prima esigenza era quella del Governo centrale, o ancor meglio del Primo Ministro, di dare un messaggio mediatico importante che cogliesse nel segno. Un messaggio che voleva dire: serve la libertà di fare, serve liberare la nostra economia dai lacci, serve iniziare a mettere in discussione le norme. Norme che abbiamo impiegato decine di anni a mettere in piedi. Vi era poi l'esigenza della Regione di rilanciare l'attività economica attraverso il rilancio del settore edilizio, si diceva. Ma vi era anche un'altra esigenza, sempre da parte della Regione, più celata, meno chiara, quella cioè di rimettere in discussione, attraverso uno strumento non appropriato, il Piano paesaggistico regionale.
La legge numero 4 non era applicabile e noi lo dicemmo in quella lunghissima discussione. Io continuo a dire oggi: per fortuna non è applicabile, almeno una parte importante di essa, ma anche se fosse stata totalmente applicabile avremmo ottenuto probabilmente gli stessi risultati disastrosi che prevedevamo. Comunque, su un fronte quella legge ha chiaramente fallito, ed è il fronte del rilancio dell'economia della nostra Isola. Su questo fronte ha fallito per ammissione della stessa maggioranza e dello stesso Governo regionale. Una domanda viene a questo punto da porsi: ma davvero si volevano favorire gli investimenti? Davvero si voleva rilanciare l'economia? Io stento a crederci e non perché non sia necessario, urgente e prioritario volgere l'attenzione all'esigenza di rilancio della nostra economia. Anzi, chi ha seguito in questi giorni i rapporti presentati dal Crenos e dalla Banca d'Italia sa quanto questo tema sia drammaticamente all'ordine del giorno: la disoccupazione aumenta, importanti fabbriche chiudono, il PIL è sceso del 4 per cento, i giovani, i nuovi lavoratori, che sono solitamente lavoratori precari, sono anche i primi a perdere il lavoro. Un esempio drammatico lo coglievo l'altro giorno in una discussione sulla Vinyls e su Porto Torres, una città di 23 mila abitanti che lo scorso anno ha erogato 2.500 sussidi. E' la fotografia assolutamente drammatica dello stato della nostra economia.
Ribadisco, quindi, che il rilancio dell'economia di questa nostra regione serve, eccome se serve! Serve altresì o sarebbe servito dare una risposta, per superare il disagio abitativo, a chi una casa non ce l'ha. Ma non è con la legge regionale numero 4 che questa risposta può essere data e nemmeno con il disegno di legge che stiamo discutendo oggi. Né in quella occasione né in questa si affronta minimamente il problema. La legge numero 4 rimane una legge per chi ha già una casa, nel caso possa essere utilizzata, piccola o grande che sia. Ma sempre più chiaramente, anche a seguito delle modifiche che al disegno di legge della Giunta sono state apportate in Commissione, la legge numero 4 resta una legge per chi vorrebbe portare in porto operazioni di speculazione edilizia, come le chiamiamo noi, altri le chiamano operazioni salvifiche di rilancio dell'economia. Io continuo a definirle operazioni di speculazione edilizia, che tendono a distruggere il nostro patrimonio paesaggistico e a creare le premesse perché uno sviluppo economico non ci sia neanche in futuro. La legge numero 4 serve a chi vorrebbe aggirare i limiti del Piano paesaggistico regionale che, per fortuna, sempre tra virgolette, è stato a suo tempo messo in piedi.
C'è un'enorme contraddizione nell'operato della Giunta: si parla tanto della necessità di rilanciare l'economia, si lanciano anche allarmi, come ha sottolineato poco fa il presidente Soru, relativamente a possibili enormi tagli sulla finanziaria, però non si fanno passi e atti conseguenti. Abbiamo avuto un'occasione nei mesi scorsi, voi come maggioranza avete avuto un'occasione ed è stata colpevolmente trascurata: ne parliamo da mesi, abbiamo discusso anche unitariamente nelle Commissioni che sono state coinvolte in questa discussione, ma non siamo riusciti a produrre uno straccio di nulla, anzi siamo riusciti a tenere bloccato un settore che da un anno la Regione ha colpevolmente tenuto in frigorifero. Mi riferisco al settore delle energie rinnovabili, un settore che, come è ormai dimostrato ovunque, rappresenta uno dei volani principali per il rilancio dell'economia dei territori. Non so quali siano le ragioni, ma, per essere generoso, io reputo irragionevole questo atteggiamento della Giunta, sarebbe forse meglio dire irresponsabile.
Qualche cifra semplifica quanto ho detto: se sei mesi fa avessimo dato la stura alla possibilità di realizzare impianti fotovoltaici diffusi per produrre, dico una cifra a caso, 200 megawatt, ciò avrebbe comportato un investimento pari a 800 milioni di euro. Con una taglia media di interventi di 25 kilowatt ci sarebbe stato il coinvolgimento di 8 mila imprese, con ricavi netti annui di 72 milioni di euro e ricavi lordi per 160 milioni, fondi che sarebbero arrivati nella nostra Isola. Sono cifre che la legge sul piano casa, di cui stiamo ragionando, si sogna e che, in questi mesi, da quando è stata approvata, non ha neanche minimamente sfiorato.
Da una parte, quindi, registriamo un colpevole immobilismo e un'incapacità di decidere, tra l'altro in un clima di ampia condivisione tra le varie forze politiche, dall'altra la volontà di insistere su una norma, il disegno di legge 93/A, che corregge la legge numero 4 del 2009, non condivisa allora e non condivisibile oggi. Questo disegno di legge non è a sua volta condivisibile perché è peggiorativo di quello che è stato approvato nello scorso mese di ottobre, sia perché ignora la necessità, l'opportunità e l'urgenza dell'edilizia abitativa, sia perché reintroduce concetti già oggetto di scontro nello scorso autunno. Si è parlato del comma 15, che introduce un bonus del 10 per cento per gli interventi di demolizione e ricostruzione entro la fascia dei 300 metri dal mare, tentativo già sventato la scorsa volta e riproposto oggi dalla Commissione, e del comma 18, che consente il rilancio di iniziative speculative che erano state a suo tempo sospese e che oggi, per come si sta formulando questa nuova legge, hanno la possibilità di essere rimesse in campo.
E' vero che si sarebbe potuta migliorare la legge numero 4, per esempio rendendo più stringente il rapporto tra incrementi volumetrici ed efficienza energetica; è un dato, questo, che ha caratterizzato tutte le altre leggi regionali e che in questa legge, come pure nella precedente, è rimasto marginale ed è stato utilizzato semplicemente per poter giustificare ulteriori incrementi volumetrici. C'è un approccio culturale e politico al problema che io non condivido, lo dissi allora e lo ribadisco oggi. Si poteva migliorare sul fronte degli standard edilizi e invece, di fatto, su questo fronte registriamo un concreto peggioramento, nel senso che si possono realizzare volumi anche dove non è possibile rispettare gli standard, e culturale, nel senso che si demolisce l'importanza e l'attenzione che deve essere prestata alla problematica dello standard, in quanto è direttamente proporzionale alla qualità della vita nelle nostre città.
Tutte queste brevi considerazioni mi portano a ribadire un giudizio negativo sulla legge numero 4, espresso già a suo tempo, e a esprimere un giudizio altrettanto negativo, in particolare per il peggioramento che abbiamo registrato con le modifiche introdotte in Commissione, sul disegno di legge numero 93/A, provvedimento migliorativo che non solo non migliora, ma anzi peggiora. Ed è ancora più preoccupante che questa volta, di fatto, gli aspetti più negativi di questa legge siano maturati in Consiglio, cioè in Commissione.
In conclusione, domando: ma era davvero opportuno avviare questa discussione? Noi abbiamo - è consapevolezza di tutti - gravi emergenze e urgenze da affrontare, e sul tappeto c'è prima di tutto la manovra finanziaria. E' in atto una discussione - lo ribadiva qualcuno prima di me - a livello nazionale che sta seriamente mettendo in crisi il rapporto tra il Governo e la sua stessa maggioranza, tra il Governo e la gran parte delle Regioni d'Italia, non solo quelle governate dal centrosinistra ma anche tante, e molto importanti, governate dal centrodestra. Significa che le decisioni che il Parlamento si sta apprestando a rendere definitive porteranno queste istituzioni, le Regioni, verso una situazione difficilissima di gestione del rapporto tra le loro funzioni e i cittadini. Si annuncia una situazione drammatica per i costi che dovrà accollarsi la comunità sarda, in quanto non potremo più garantire tantissimi servizi e funzioni per i quali non avremo le disponibilità finanziarie.
Davvero, quindi, non capisco con quale spirito, oggi, da una parte ci ostiniamo ad affrontare provvedimenti inutili, e che anzi per certi aspetti io reputo dannosi, e dall'altra ci ostiniamo invece a disinteressarci di norme urgenti e necessarie per la nostra Isola. Grazie.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Stochino. Poiché non è presente in aula decade dal diritto alla parola.
Ha domandato di parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.
SALIS (I.d.V.). Chiedo la verifica del numero legale, Presidente.
PRESIDENTE. Chi appoggia la richiesta?
(Appoggia la richiesta il consigliere Luciano Uras.)
Sesta verifica del numero legale
PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.
(Segue la verifica)
Prendo atto che i consiglieri Uras e Zedda Alessandra sono presenti.
PRESIDENTE. Sono presenti 48 consiglieri.
(Risultano presenti i consiglieri: Agus - Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Barracciu - Biancareddu - Campus - Cappai - Cherchi - Cocco Pietro - Contu Mariano - De Francisci - Diana Giampaolo - Diana Mario - Floris Rosanna - Gallus - Ladu - Lai - Locci - Lombardo - Lotto - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Milia - Mula - Mulas - Murgioni - Oppi - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Planetta - Rassu - Rodin - Salis - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Solinas Antonio - Solinas Christian - Steri - Uras - Vargiu - Zedda Alessandra.)
Poiché il Consiglio è in numero legale, proseguiamo i lavori.
E' iscritto a parlare il consigliere Moriconi. Ne ha facoltà.
MORICONI (P.D.). Signor Presidente, forse ha ragione chi dice che il danno minore è tornare al testo originario della Giunta, prima che subisse le integrazioni della Commissione.
Signor Presidente, colleghi del consiglio, signor Assessore, colleghi della maggioranza in particolare, ho preso visione ieri dei dati che ci sono stati consegnati circa le 4 mila domande inoltrate, poi l'Assessore ci dirà in quale misura sono state accolte per capire se il rapporto è lo stesso che si è registrato nel Comune di Sassari, e di cui ci parlava il collega Manca, oppure no. Certamente non sono i numeri di cui ci parlavate nell'ottobre scorso. Nonostante questo, pratica in più pratica in meno, non cambia nulla e credo di non andare molto lontano dalla verità se dico anch'io ciò che hanno affermato tanti miei colleghi in quest'Aula prima di me, cioè che su questo provvedimento oggi sottoposto a modifica siamo già in grado di tirare le somme e il risultato, manco a dirlo, è fortemente negativo.
La sua grave inadeguatezza alle enormi aspettative create, perché concepito e adottato per arginare una crisi gigantesca, a causa della quale e proprio per indisponibilità di risorse, è stato detto, ed è un aspetto che abbiamo più volte rimarcato sin dall'ottobre scorso, nessun piano casa, tanto meno questo, ha alcuna possibilità di essere efficace. La sua inadeguatezza, dicevo, è ad oggi non un giudizio di parte politica avversa, ma una constatazione di fallimento oggettiva, certificata da tutti. Non semplici difficoltà attuative, onorevole Matteo Sanna, né incomprensibili ostracismi, come la relazione di maggioranza recita, ma un provvedimento, il vostro, caratterizzato veramente da un'imbarazzante povertà culturale e ispirato solo dal cemento quale settore trainante di un'economia in seria difficoltà che meriterebbe analisi e azioni politiche più adeguate, appunto, e degne di una dimensione strategica di altro e di alto profilo.
Non è la prima volta che la ripresa edilizia assume nei piani governativi nazionali e regionali il senso della risposta più facile per recuperare posti di lavoro e rilanciare l'economia, lo abbiamo già detto. Il risultato più diffuso finora è che gli scempi conseguenti non sono mai serviti a risolvere i problemi di chi non ha una casa e tanto meno hanno determinato alcuna ripresa economica degna di essere ricordata come tale. Penso all'Italia, penso ad altri Paesi europei, storie di cui abbiamo già parlato otto mesi fa o giù di lì. Se ieri non fossero giunti dei dati, tutti da verificare, avrei provato a spezzare una piccola lancia a favore vostro, dicendo che paradossalmente avevate ragione voi quando affermavate che non ci sarebbe stata nessuna colata di cemento, che quasi quasi non sarebbe stato utilizzato neanche un sacchetto di cemento. La percezione è infatti che non sia successo un granché, a parte la costruzione di qualche villa. Permettetemi, colleghi, di dirla così perché sappiamo noi e sapete voi che, nel caso in cui fosse, non sarebbe il rigore della legge numero 4 del 2009 ad aver impedito ad oggi gli scempi temuti. La verità è che le nuove opportunità nel settore dell'edilizia quale impulso all'economia della nostra regione, così come voleva la legge, nessuno dei sardi se le può permettere perché non ha i soldi. Così in Sardegna, così nelle altre Regioni d'Italia. L'abbiamo detto dieci mesi fa in Commissione, senza la ricerca dell'enfasi o del clamore a tutti i costi nella vivacità di un dibattito; l'abbiamo detto con serietà e onestà per il lavoro che abbiamo provato a offrire al Consiglio, per lo studio, la ricerca e la proposta anche alternativa, integrale col disegno di legge o parziale con gli emendamenti, che abbiamo avanzato, sino a incassare il vostro apprezzamento d'ufficio per l'importante contributo che abbiamo fornito, ahimè inutilmente a causa della fermezza o della miopia, non vorrei dire della presunzione, con cui avete prima in Commissione poi in Consiglio voluto travolgere ogni opportunità di collaborazione e d'intesa con la minoranza e con tutti coloro i quali, rappresentanti delle associazioni e delle organizzazioni di categoria, la pensavano un po' diversamente da voi. Per carità, colleghi, punti di vista diversi si potrebbe dire. La politica è questa, oggi tocca a voi governare, ma troppe erano le superficialità, troppe le irrazionalità, troppe le contraddizioni contenute in quel disegno di legge, rispetto alle quali noi abbiamo provato a opporci. Oggi ci proviamo ancora. Tante, almeno quante le nostre perplessità, le ragioni per cui il vostro piano casa è ancora fermo là, esattamente dove l'avete lasciato otto mesi fa. E' inutile, colleghi della maggioranza, Assessore, pubblicare articoli un giorno sì un giorno no per ricordare ai sardi che la legge è in vigore. Le notizie non modificano la disponibilità economica delle nostre famiglie.
Ci avete richiamato in Aula per la necessità che avete di apportare queste modifiche, ma nella sostanza, lo sapete voi, lo sappiamo noi, non cambia niente in termini migliorativi, cambia tutto in termini peggiorativi. Resta una visione, la vostra, noncurante neppure di un fallimento certificato per una filosofia sbagliata a Roma, sbagliata nel resto delle Regioni d'Italia, sbagliata in Sardegna. Il piano casa non è decollato, facciamocene una ragione, e affonda tirandosi appresso le speranze degli italiani e dei sardi sempre più disillusi. Non è certo la causa di tutti i mali, ma vi contribuisce assai.
Forse, colleghi della maggioranza, non significa niente per voi l'astensionismo record di qualche settimana fa, a parte il significato che gli si intende dare - e poi ognuno darà il suo, lo ha già fatto - per il risultato elettorale che ne è conseguito. Quell'astensionismo, che è esagerato in tutta Italia, in Sardegna lo è di più, molto di più, perché c'è una differenza che oscilla tra i 10 e i 20 punti in meno in percentuale tra i nostri dati del primo turno e i dati delle elezioni regionali celebrate nel marzo scorso nel resto del Paese. Io credo di poter dire che non è semplice disaffezione a un sistema politico spettacolarizzato dai gossip, dagli scandali. E' rassegnazione, è tristezza, è rabbia per una crisi rispetto alla quale stiamo dimostrando la nostra inadeguatezza.
L'Italia è diventato un Paese umanamente demotivato, ha detto e scritto qualcuno. Ci si astiene, rassegnati, persino dal lanciare i tradizionali pomodori alla nazionale di calcio sconfitta ai mondiali, figuriamoci quanto ci si possa astenere dal voto, attraverso il quale si sarebbe potuta rappresentare meglio la delusione o la rabbia per l'inefficacia dell'azione di governo, quella di Roma, quella di Cagliari. La verità è che non si crede più a niente, e lo dico con l'imbarazzo di chi sa di avere una responsabilità pubblica dalla quale si attende che si faccia qualcosa, che si dia un segnale di concretezza, che si dia un segnale di buon senso all'azione politica. E' l'effetto dell'inadempienza programmatica. Sarà perché le nostre leggi non vengono attuate, sarà per altro, la verità è che ci arrocchiamo ognuno per la sua parte a difendere anche l'indifendibile, preoccupati più degli effetti speciali e mediatici che le nostre azioni producono che della fattiva operosità che la nostra azione dovrebbe generare.
Colleghi della maggioranza, quel Piano paesaggistico contro il quale è stata dichiarata la "guerra santa", sarebbe potuto essere, invece che un mostro da abbattere e basta, un luogo politico nel quale confrontare i nostri rispettivi e diversi modelli di sviluppo, per costruire un disegno armonico in grado di conciliare anche il tentativo di rilanciare il settore dell'edilizia con l'esigenza di salvaguardare il nostro patrimonio ambientale, storico e culturale. Il risultato è l'assenza di qualsiasi traccia di visione organica del provvedimento sul quale oggi mettiamo nuovamente le mani, ma senza alcuna possibilità di porre rimedio ai suoi limiti principali: l'eccessiva frammentarietà, la disorganicità, la contrarietà che l'onorevole Manca per primo e altri miei colleghi dopo hanno ben sottolineato sin nei particolari, rimarcando le difficoltà prevedibili e conseguenti dal punto di vista applicativo, non solo per i singoli cittadini, ma anche e soprattutto per gli enti locali già in difficoltà.
Il nostro lavoro in Commissione è stato ancora una volta corretto, serio, ma per favore non ci ringraziate, come avete fatto la volta scorsa. Resta la nostra disapprovazione totale, al di là delle considerazioni contenute nella relazione di minoranza, che condivido nelle parti in cui coerentemente valuta positivamente ogni sforzo compiuto e finalizzato al contenimento del consumo di nuovo territorio, ma fatte salve le norme igienico-sanitarie della sicurezza dei cittadini e la discrezionalità dei comuni di rilasciare o meno ogni eventuale ulteriore autorizzazione. Appunto il ruolo o il non ruolo degli enti locali è e resta una delle discriminanti più significative, uno dei gravi handicap dalla legge numero 4 del 2009, che espropriava ed espropria ancora i comuni delle loro prerogative principali in materia di pianificazione urbanistica e di sviluppo locale. Sarebbe potuta essere questa l'opportunità per porre rimedio a un pasticcio, figlio della fretta e della miopia, e che ha generato lo scollamento tra la Regione, il suo territorio e le incertezze che hanno reso inapplicabile la norma.
Cari colleghi, abbiamo un'idea diversa di qualità architettonica, un'idea diversa di qualità del paesaggio, questo non fa meraviglia a nessuno, così come non stupisce il diverso stato di apprensione con cui viviamo il rischio degli scempi ambientali e della implosione della vivibilità delle nostre città, che questa deregulation urbanistica potrebbe determinare. A questo credo che oggi si debba aggiungere il pericolo che la crisi generale e le difficoltà applicative di questa norma possano far calare il livello di guardia nella società civile e nelle istituzioni pubbliche, e io credo che questo non debba essere sottovalutato. I sardi non hanno bisogno di nuove illusioni, per questo continueremo a dire che non ci aspettiamo niente di buono da questa legge. Abbiamo bisogno di un sussulto di coraggio e di responsabilità, capace di spingerci fuori dalle secche nelle quali l'orgoglio e l'egoismo ci hanno incagliato. Allora serve recuperare quel sentimento per le nostre cose, la nostra terra, le nostre città, di cui ha parlato bene un collega della maggioranza, in questa stessa Aula, nell'ottobre scorso, quando col suo ragionamento, che io ho apprezzato assai, restituiva ai patrimoni fondamentali del nostro ambiente naturalistico, della nostra storia e della nostra cultura, la dimensione di valori affettivi grazie ai quali, se percepiti, sarebbe molto più semplice non fare del male. Grazie.
PRESIDENTE. E' iscritta a parlare la consigliera Barracciu. Ne ha facoltà.
BARRACCIU (P.D.). Signora Presidente, signor Assessore, colleghe e colleghi, ieri l'onorevole Planetta - che non vedo in aula - con una excusatio non petita, che, come si sa, è accompagnata sempre da una accusatio manifesta, difendeva l'operato della Giunta e della maggioranza e la legge che stiamo discutendo, sottolineando la natura fallibile dell'operare umano e con esso, quindi, anche la natura fallibile dei legislatori, che spesso non fanno leggi perfette. Non si possono fare leggi perfette, diceva il collega. Sbaglia chi fa, non sbaglia chi non fa, e via discorrendo. Certamente l'onorevole Planetta in questo senso ha ragione, però se errare è umano perseverare, anche in questo caso, è diabolico. Se posso continuare con le citazioni di saggezza popolare, visto che comunque in quest'Aula anche quando facciamo le leggi utilizziamo, più che il raziocinio, il procedere per prove ed errori, ovvero l'approccio empirico più elementare, dico anche che il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi. Questa è la sorte che ha dovuto incontrare la legge numero 4 del 2009, ed è la stessa sorte che accompagnerà la legge che abbiamo all'attenzione. Infatti gli annunci roboanti con i quali avete accompagnato l'approvazione della legge numero 4 si sono dissolti nell'arco di neanche un anno, come è stato detto dai colleghi che mi hanno preceduta, e quello che doveva essere uno strumento salvifico per le sorti della Sardegna, della sua economia e del suo sviluppo, si è presto rivelato quello che già in predicato annunciava di essere: un fallimento sotto tutti i punti di vista. Un fallimento! Siamo contenti, noi della minoranza, di questo fallimento? No, non siamo affatto contenti di questo fallimento; non ne siamo contenti per come stanno andando le cose. Al contrario, Assessore, Presidente, siamo molto preoccupati per come stanno andando le cose. Siamo preoccupati perché c'è una conclamata incapacità vostra di dare risposte serie ai problemi veri della Sardegna; siamo preoccupati perché anziché mettere in atto un serio ravvedimento alla luce dei vostri fallimenti, come in questo caso, tornate sul luogo del delitto e perseverate nel voler lasciare tracce indelebili. Siamo preoccupati perché occupate i tempi delle istituzioni alla ricerca di soluzioni normative atte a soddisfare non i bisogni di interesse collettivo, ai quali ci richiamavano ieri l'onorevole Planetta e l'onorevole Matteo Sanna, ma appetiti di interesse corporativo e particolare, appetiti dei poteri da cui discendete, quelli romani, quelli di Arcore, quelli in salsa sarda. Siamo preoccupati perché di fronte alla gravità della crisi, rispetto alla quale cerchiamo invano, dall'inizio di questa legislatura, di richiamare la vostra attenzione, state perdendo tempo, molto tempo, e state facendo perdere tempo ai sardi e alla possibilità di innescare, recuperando il tempo perso, una possibilità di nuovo sviluppo. Questa legge è infatti una perdita di tempo e per questo dico all'onorevole Matteo Sanna che è anche inutile e dannosa: inutile perché, al pari della legge numero 4, si risolverà anch'essa in un clamoroso fallimento, per i motivi anche tecnico-giuridici che ieri richiamava l'assessore Gian Valerio Sanna, e che sottoscrivo; dannosa perché comporterà aggravi di tempo e di costi per gli enti locali, in virtù della sua intrinseca confusione, confusione strutturale e anche sostanziale. Dannosa anche perché, qualora si trovasse davvero la possibilità di applicarla, ciò sarebbe difficilmente possibile in virtù della confusione e dei profili di incostituzionalità che la legge porta con sé, perché è stata pensata e scritta per la produzione senza regole di metri cubi di cemento, in dispregio del nostro bene più prezioso che è l'ambiente. Dannosa inoltre perché sta facendo perdere tempo rispetto alle vere esigenze della nostra Isola.
La nostra Isola si contorce, si contorce per la crisi e qui, per volontà vostra, colleghi della maggioranza, nel parlamento dei sardi, nel luogo deputato a dare risposte alle esigenze della collettività, cosa si fa? Si fa propaganda! Per l'ennesima volta si fa propaganda, si butta fumo negli occhi ai cittadini, si mistifica la realtà. Così che mentre ieri all'onorevole Gian Valerio Sanna sembrava di essere su "Scherzi a parte", a me oggi, a sentire alcuni interventi, sembra di essere nel paese delle meraviglie, quello di Alice. E invece no, siamo in Sardegna, signori della maggioranza, quella regione che vi sta sfuggendo di mano; vi sta sfuggendo il presente e vi sta sfuggendo la possibilità di costruire il futuro. Basta vedere i dati richiamati da più colleghi, quelli riportati negli studi del Crenos, della Banca d'Italia e di altri, che ci raccontano della fase recessiva dell'economia sarda e ci raccontano anche che quella fase si è ulteriormente aggravata nel 2009 e che nel 2010 non c'è segno di ripresa. Tutti hanno avvertito la crisi economica, tutti i settori ne sono colpiti, e alcuni più di altri. Il settore industriale registra livelli storicamente molto bassi: in Sardegna abbiamo meno imprese, meno capacità produttiva, e la flessione è più accentuata nei comparti tradizionali, quelli più propriamente nostri, quali il tessile, la lavorazione del legno, del sughero e dei minerali. Le imprese hanno ridotto gli investimenti. Leggiamo i dati della Banca d'Italia, ma anche le cose che ci riporta il Banco di Sardegna, come era inevitabile dal momento che né il Governo nazionale né quello regionale, e qui c'è ancora un perseverare diabolico da parte vostra, hanno messo a punto politiche di contenimento degli effetti della crisi veramente anticicliche, che facciano superare questa fase così critica. Per non parlare dell'occupazione, ma questi dati sono stati riportati da più colleghi.
Non passa giorno in cui le cronache non ci ricordino e non svelino nuove chiusure, annunci di rriduzione del personale, proteste estreme dei lavoratori, e noi di fronte a tutto ciò che cosa facciamo? Di fronte a questa che è la Sardegna, non il paese delle meraviglie di Alice, né tanto meno "Scherzi a parte", cosa facciamo? Siamo qui a discutere una legge-farsa, che non possedeva nessuna potenzialità per il rilancio dell'economia prima, cioè quasi un anno fa, né tanto meno ne conterrà dopo queste modifiche, tant'è che è il Presidente dell'Associazione dei costruttori a dirci quali sono stati gli effetti della legge numero 4 in Sardegna. L'espressione che lui utilizza è questa: "Il settore delle costruzioni oggi è in agonia e potrebbe portare al tracollo dell'economia in Sardegna". Potrebbe portare al tracollo, ma siamo già al tracollo, in realtà. Nulla di cui sorprendersi, considerato che sia oggi, in sede di modifica della legge, sia ieri, quando la legge numero 4 fu varata, non è stato investito un solo euro per sostanziare questo famigerato piano casa. Questo punto cruciale, il fatto che la Regione non investe un euro in quello che vorrebbe fare, dimostra, ancora una volta, se ce ne fosse bisogno, che il vero obiettivo di questa legge non è rilanciare l'economia, non è entrare nelle case delle famiglie italiane per sostenere la possibilità di una vita migliore e piano piano sempre migliore per il presente e per il futuro. L'obiettivo è un altro, l'abbiamo capito tutti, è stato anche ammesso in maniera spudorata dall'onorevole Cherchi: l'obiettivo è ancora una volta quello di modificare, di aggiungere un pezzo di modifica al Piano paesaggistico regionale. Lo diceva ieri il collega Sechi: è possibile credere, infatti, che in un momento eccezionale di crisi economica i proprietari di medie o piccole abitazioni non abbiano, tra le loro priorità, altro che impegnarsi economicamente nell'incremento della propria abitazione, realizzando incrementi volumetrici e sopportando tutti i costi che tali incrementi comportano? Penso proprio di no! Che i cittadini sardi non abbiano altre preoccupazioni se non quella di allargare la propria abitazione, investendovi ulteriore denaro è una bufala a cui nessuno ha creduto e i dati, non solo in Sardegna, ma in tutta Italia, lo dimostrano. Insomma, questo piano casa, questa propaggine regionale, che naturalmente è stata concordata con Roma, non ha perseguito alcuna utilità reale, né è stata rispondente alle esigenze economiche e insediative dei cittadini; ha invece imposto al territorio un sacrificio enorme, derogando ai basilari principi di tutela e salvaguardia e rischiando di compromettere, qualora potesse essere applicato, in modo irreversibile ambiti territoriali unici. Lo dimostrano le norme su cui oggi siamo chiamati a esprimerci, in particolare la norma di cui al comma 15, che viola ulteriormente il limite dei 300 metri, lo dicevano molto bene i colleghi della minoranza che mi hanno preceduto. Quindi la verità è questa: si vuole smantellare un altro pezzetto del Piano paesaggistico regionale, si vogliono cassare, con una disposizione abrogativa del testo che fa riferimento alle norme transitorie contenute nell'articolo 15 delle Norme tecniche di attuazione, le norme che stabiliscono l'obbligo di verificare la coerenza delle volumetrie programmate con il contesto paesaggistico e ambientale di riferimento. Ciò significa ammettere la possibilità di edificare ecomostri ovunque, senza ritegno per il paesaggio in cui sono inseriti e senza alcuna analisi sulla sostenibilità territoriale dell'opera; significa far prevalere comunque i progetti dei costruttori, perché si elimina la previsione che gli interventi vengano considerati, e quindi eventualmente ridimensionati e adeguati, in base al contesto nel quale sono inseriti, e comporta il venir meno della concertazione prevista tra amministrazione regionale e amministrazione comunale, che invece dovrebbe garantire le finalità generali della tutela del paesaggio.
Siamo davvero lontani dalla tutela degli interessi comuni. Al contrario, sembra che la maggioranza sia alla resa dei conti e debba rispondere con celerità a quei poteri di cui è emanazione. Siamo lontani dalle esigenze concrete del territorio e della gente, anzi andiamo in direzione opposta; siamo lontani dal capire l'effettivo bisogno abitativo che c'è qui, nella nostra Isola. Basta leggere i numeri per averne una conferma: sono stanziamenti, quelli iscritti nei bilanci 2009 e 2010 e nel bilancio pluriennale 2010-2014, assolutamente insufficienti per rispondere all'esigenza della casa delle famiglie e dei giovani, e come se non bastasse non è stato programmato alcun intervento per alloggi a canone sociale moderato. Esiste una grave situazione sociale che dovrebbe, invece, far scattare l'allarme in chi amministra la nostra Isola. Sono centinaia i nuclei familiari coinvolti, ma di fatto non abbiamo ancora visto nessun atto di rilievo nel campo dell'edilizia residenziale, pubblica e privata. Similmente non è stato dato corso ai programmi di riqualificazione urbana intrapresi dalla Giunta precedente, fra cui quello riguardante il quartiere di Sant'Elia a Cagliari, già nella fase avanzata di un articolato studio di fattibilità e con un primo stanziamento dedicato di 30 milioni di euro.
Diciamolo, diciamolo chiaramente, un vero piano casa non esiste, non esisteva attraverso la legge numero 4 né tanto meno esiste con le modifiche che voi volete oggi apportare. E noi cosa facciamo di fronte a tutto questo? Siamo qui a discutere una legge "farsa", lo ripeto, che non possedeva nessuna potenzialità per il rilancio dell'economia prima, né tanto meno lo possiede adesso, e stiamo perdendo tempo, siamo preoccupati perché stiamo perdendo tempo e lo vorremmo recuperare. Lo stiamo perdendo anche rispetto alle cose preoccupanti che l'assessore La Spisa ha riferito in Commissione bilancio, dove ha annunciato la necessità inderogabile della manovra correttiva dei conti della Regione. E' una manovra che dovrebbe portare al taglio di 400 milioni di euro. Non è una manovra che ridistribuisce in maniera diversa le risorse finanziarie che avevamo previsto; bisogna tagliare, bisogna tagliare perché i soldi non arriveranno.
L'assessore La Spisa ha sollecitato il senso di responsabilità di tutte le forze politiche in Commissione, perché questa manovra possa essere approvata in tempi brevi e perché ci possano essere una riflessione e una comunicazione finalizzate all'interesse della Sardegna in questo momento così difficile. Bene, noi vogliamo rispondere con la responsabilità che ci è stata sollecitata dall'assessore La Spisa, responsabilità di cui siamo sempre portatori dentro questa istituzione, perché rappresentiamo, al pari di voi, il popolo sardo e vogliamo occuparci subito della manovra correttiva. Per questo si interrompa questa discussione assolutamente inutile e si vada in Commissione bilancio ad affrontare la manovra correttiva. Siamo preoccupati e vogliamo capire subito qual è l'esatta portata di questa manovra; siamo preoccupati di conoscere le motivazioni del mancato introito di 400 milioni di euro, non ci convince che ciò sia dovuto esclusivamente al calo del PIL e alla riduzione del gettito nelle casse della Regione in virtù del calo del PIL. Noi vogliamo capire esattamente quali sono gli atti che il Governo nazionale ha posto in essere per trasferirci le risorse che ci spettano secondo la riscrittura dell'articolo 8 dello Statuto. Vogliamo sapere che cosa rispondete al ministro Tremonti, che continua a far echeggiare in quest'Isola la necessità delle norme di attuazione perché quelle risorse possano essere trasferite. Noi vogliamo capire questo, ed è urgente che lo capiamo in fretta, bene, subito e tutti. Non ci convincono le motivazioni dell'Assessore e a prescindere dal fatto che sia pronta o no, iniziamo la discussione politica su quella che è l'eventualità o la necessità della correzione della manovra finanziaria, perché abbiamo di fronte un periodo drammatico: dal bilancio di competenza dobbiamo togliere 400 milioni di euro, l'anno prossimo dovremmo toglierne la metà, e poi arriva la mannaia del Governo con i tagli che sta predisponendo con la sua manovra. E certamente non ci tranquillizzano gli annunci del ministro Bossi, che oggi dice: "Sì, i tagli saranno gli stessi, ma la manovra sarà più flessibile, i comuni potranno decidere dove tagliare". Cioè i comuni possono decidere da soli di che morte morire, sostanzialmente, perché i tagli rimangono gli stessi, però si decide se tagliare l'istruzione, se tagliare il sociale, se tagliare le spese correnti, quelle per investimenti, eccetera. Una prospettiva drammatica! Una prospettiva drammatica sulla quale noi dobbiamo intervenire oggi, prima della pausa estiva. E la pausa estiva arriverà presto, perché rimarremo qui a discutere di questa legge farsa finché non riusciremo possibilmente a farvela ritirare. Intanto il popolo sardo purtroppo aspetta e voi ne avrete la responsabilità.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Luciano Uras. Ne ha facoltà.
URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Chiedo la verifica del numero legale.
PRESIDENTE. Chi appoggia la richiesta?
(Appoggia la richiesta il consigliere Salis.)
Settima verifica del numero legale
PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.
(Segue la verifica)
Prendo atto che il consigliere Caria risulta presente.
PRESIDENTE. Sono presenti 63 consiglieri.
(Risultano presenti i consiglieri: Agus - Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Barracciu - Ben Amara - Biancareddu - Bruno - Campus - Capelli - Caria - Cherchi - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Contu Mariano - Cossa - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - De Francisci - Dessì - Diana Giampaolo - Espa - Floris Rosanna - Gallus - Ladu - Lai - Locci - Lombardo - Lotto - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Marco - Meloni Valerio - Milia - Moriconi - Mula - Mulas - Murgioni - Oppi - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Planetta - Porcu - Rodin - Sabatini - Salis - Sanna Giacomo - Sanna Matteo - Sechi - Solinas Antonio - Solinas Christian - Steri - Stochino - Uras - Vargiu - Zedda Alessandra - Zedda Massimo.)
Poiché il Consiglio è in numero legale, possiamo proseguire.
E' iscritto a parlare il consigliere Christian Solinas. Ne ha facoltà.
SOLINAS CHRISTIAN (P.S.d'Az.). Onorevole Presidente del Consiglio, signor Assessore, onorevoli colleghe e colleghi, so che intervenire a quest'ora è particolarmente infausto, ma cercherò di tediare il meno possibile i colleghi.
Fuori dalle mura di quest'Aula la gente chiede alla politica sobrietà, chiarezza di linguaggio, certezza rispetto ai propri diritti. Il dato sull'astensionismo nell'ultima tornata elettorale, che pur avendo raggiunto proporzioni allarmanti è stato rapidamente archiviato e sottratto alla riflessione di tutte le forze rappresentative, certifica che oggi come mai politica e società marciano su linee divergenti, che l'agenda della politica non interpreta più le esigenze, le aspettative e le istanze della società reale. Questo stesso Consiglio ha avvertito l'esigenza di istituire una commissione d'inchiesta sulla mancata applicazione delle leggi regionali senza porsi a monte il problema della qualità, della coerenza, dell'applicabilità dei testi normativi che oramai da diversi anni si stanno sovrapponendo in un intrico piuttosto viscoso.
In questo quadro di insieme, pur rapidamente tratteggiato, si inserisce la dimensione odierna e la discussione del disegno di legge numero 93/A, che in verità, come è stato osservato anche da più parti, ben poco conserva dell'originaria architettura del disegno di legge approvato dalla Giunta. Diciamo che è stato piuttosto arricchito, Assessore, rispetto alla prima versione e l'esito finale di questo arricchimento rischia di poco assomigliare nel complesso, stratificandosi con le normative approvate anche nella precedente legislatura, a una norma urbanistica coerente ma, absit iniuria verbis, all'opera di un Oliviero Toscani dell'urbanistica, non di essere più un disegno di legge che rimette organicamente ordine alla materia dell'urbanistica e del paesaggio, ma di diventare un book fotografico, dove le fotografie di ieri si sommano a quelle di oggi e, come nella nota pubblicità di una famosa marca di abbigliamento, ha un occhio verde e uno blu, i capelli biondi e la carnagione scura. Un moderno Frankenstein, seppure di bella presenza. Ma, come insegna il racconto di Mary Shelley, alla fine della storia queste creature mirabolanti rischiano di rivoltarsi contro i loro stessi creatori. E allora forse è necessaria qualche riflessione in più. Fermarci a ragionare per noi sardisti non è una debolezza, ma un valore; interrogarci sulla portata e sugli effetti delle norme che dovremo approvare è la garanzia di una migliore ponderazione dei provvedimenti.
Proviamo a partire, in questa riflessione, dal problema che la norma intenderebbe affrontare e risolvere. Questa maggioranza consiliare ha vinto le elezioni regionali - l'ha detto anche l'onorevole Cherchi - anche, se non in larga misura, perché i sardi hanno rifiutato l'impostazione urbanistica e paesaggistica della precedente Giunta e hanno chiesto a gran voce un PPR diverso. Il presidente Soru, seppure rivelatasi minoritaria nella società sarda, ha proposto una propria visione del mondo, una propria Weltanschauung, direbbero i tedeschi, sul tema. I sardi che ci hanno affidato il governo di questa regione si aspettano una nostra differente visione organica del governo del territorio e del paesaggio, che interpreti la sensibilità maggioritaria della gente e delle comunità locali. Sotto questo profilo la proposta abbisogna di qualche correttivo. Probabilmente è mancata l'iniziativa propulsiva che ci saremmo aspettati per arrivare fin da subito a un nuovo PPR.
Noi Sardisti non crediamo ci si possa presentare ai sardi dinanzi alle loro aspettative proponendo una visione del mondo che in realtà è una deroga, un complesso di eccezioni alla Weltanschauung della precedente maggioranza, perché non potrebbe vivere di vita autonoma, non sarebbe possibile apprezzarne autonomamente la portata, ma sarebbe condannata a riconoscersi solo nel conflitto e nella contrapposizione al precedente termine di paragone. Dobbiamo fare, invece, uno sforzo, uno sforzo comune per elaborare e proporre all'esterno un'idea condivisa di città, di campagna, di paesaggio in Sardegna e dei rapporti che tra essi esistono; dobbiamo dire chiaramente che cosa intendiamo per sviluppo, sia qualitativamente che quantitativamente. Da queste idee, che dovremo tradurre e dobbiamo tradurre in concetti giuridici, deve nascere una legge organica di disciplina d'uso del territorio e del paesaggio. Dobbiamo probabilmente ripristinare un concetto, quello di urbanistica, che la scorsa legislatura ha obliterato sostituendolo con il paesaggio spesso fatto di iconemi della memoria, un po' come il gusto per le madeleines di proustiana memoria, che indubbiamente solleticano corde emozionali importanti, ma si pongono in conflitto con il progresso e la presenza dell'uomo su questa terra.
Anche il quartiere oggi storico - lo vorrei dire all'ex assessore Sanna - di Villanova a Cagliari era una zona agricola, precisamente erano gli orti del Castello, di Marina, di Stampace. La città però è destinata a crescere, a crescere o a morire perché l'urbanistica, come la vita, è necessariamente dinamica. Se Ottone Bacaredda avesse voluto conservare Cagliari, per i suoi epigoni, così come l'ha trovata probabilmente oggi avremmo un paesotto e non una città. Con questo intendo dire che questo tema è particolarmente complesso e non si può essere manichei, ancora una volta in risposta all'onorevole Gian Valerio Sanna. Non necessariamente si può dividere il mondo tra buoni e cattivi né tanto meno rivendicare il primato della moralità. Basti dire che le prime Regioni italiane che hanno applicato l'impropriamente detto piano casa sono state la rossa Toscana e la Campania dei post-comunisti, segno che non è un fatto di colore.
Noi sardisti abbiamo un'idea, semplice e concreta, che parte dalla centralità del cittadino, nello specifico dell'abitante e delle sue esigenze non solo abitative, ma sociali e culturali. Crediamo che serva un punto di equilibrio nuovo nel rapporto tra urbanistica e paesaggio, i cui influssi e riflessi determinano quotidianamente che il paesaggio attuale sia l'esito dell'attività di trasformazione o salvaguardia del territorio, e dunque dell'attività urbanistica, e di contro che lo sviluppo edilizio programmato dall'urbanistica trovi un limite nel paesaggio che c'è; un punto di equilibrio che non può sbragarsi sulla rendita fondiaria, su una non economia parassitaria che trae le proprie rendite dal consumo del territorio rifiutando la cultura più equa del reddito.
Io non credo neppure che la panacea di tutti i mali sia la consegna agli enti locali di una sorta di kit normativo del fai da te urbanistico, edilizio, paesaggistico, perpetrando il delirio della cancellazione totale del bilanciamento e delle garanzie di un sistema di controlli preventivi. D'altro canto il senso di smarrimento e di angoscia che coglie, penso, ciascuno di noi nel percorrere le periferie delle nostre città, l'hinterland delle città - e penso alla cintura cagliaritana nella sequenza di Pirri, Monserrato, Selargius, Quartucciu, Quartu -, per il caos e il disordine edilizio, viario, ambientale che si è creato, è figlio di un palese fallimento della pianificazione comunale.
Noi crediamo, e vorremmo su questo confrontarci in quest'Aula, che si dovrebbe arrivare a un riordino complessivo e organico della materia urbanistica, edilizia e paesaggistica in Sardegna, a una nuova legge che abroghi definitivamente tutte le stratificazioni, i richiami incrociati, i conflitti, le modifiche e le integrazioni che in uno stile normativo bizantino hanno creato lo stallo e lo scacco della certezza dei diritti nella materia. Ho qui, per esemplificare ciò che dico, un certificato di destinazione urbanistica rilasciato da un comune della Sardegna. Assessore, siamo arrivati a 18 pagine, ogni 4 o frazione successiva va una marca da bollo da 14,62 euro, i diritti di segreteria sono pari a 60 euro. Significa che ogni cittadino che abbia bisogno di un certificato spende 133 euro! Ma la beffa è un'altra, perché leggendolo ci si rende conto che non riesce più a dire cosa il cittadino possa oggi fare sul pezzo di terreno per il quale ha chiesto quel certificato di destinazione urbanistica. Perché mentre nella prima pagina ti si dice cosa potresti fare ai sensi dello strumento urbanistico comunale e del regolamento edilizio, nella pagina successiva si dice che il piano Casic, sesta variante, prevede altro, che le norme tecniche del Piano paesaggistico hanno previsto una disciplina transitoria ancora differente, che in attesa della riperimetrazione del Piano per l'assetto idrogeologico, eccetera, eccetera. Ma dove è finita la certezza del diritto? Ovviamente anche in senso negativo. Si dica, se del caso: "Qui non si può fare niente", ma così è un assurdo, così l'unico risultato è l'arbitrio dell'interpretazione soggettiva dell'amministrazione di turno.
Dobbiamo chiederci ancora se esiste una proporzione tra domanda abitativa e nuove volumetrie che vanno a scaricarsi sul territorio. Dobbiamo chiederci se lo sviluppo, l'economia, la crescita siano una questione edilizia o se piuttosto una politica di apertura in questo senso non sia una ulteriore esaltazione della rendita fondiaria. Noi crediamo che si debba tornare a un modello virtuoso di polis come momento di contemperamento tra dimensione pubblica e dimensione privata della vita sociale. Non è un caso che la città si sviluppasse attorno ai luoghi pubblici del dialogo, del confronto e dell'incontro, come l'agorà. Non è un caso che crescesse in un'alternanza di abitazioni e piazze, di vuoti e di pieni, di mercati e giardini, di edifici di culto e della cultura, come il ginnasio e il liceo. Non è un caso che la città avesse e abbia conservato per secoli un perimetro definito rispetto all'agro. Lo sviluppo della persona umana è fatto di relazioni e queste necessitano di spazi e di luoghi che le consentano. L'ossessiva oppressione della continuità di tetti e palazzi, la confusione tra centri, periferie e campagne che si compenetrano compulsivamente rappresentano il trionfo del privato sul pubblico, dell'individuale sul collettivo e alimenta una società degli egoismi. Per noi la funzione dell'urbanistica è anche e soprattutto una funzione sociale. Il rischio alternativo è che torni d'attualità una famosa descrizione di Carlo Cattaneo: "Quelle pompose Babilonie sono città senz'ordine municipale, senza diritto, senza dignità; sono esseri inanimati, inorganici, non atti a esercitare sopra sé verun atto di ragione o di volontà, ma rassegnati anzi tratto ai decreti del fatalismo. Il loro fatalismo non è figlio della religione, ma della politica. Questo è il divario che passa tra la obesa Bisanzio e la geniale Atene; tra i contemporanei d'Omero, di Leonida e di Fidia e gli ignavi del Basso Imperio". Per queste e altre considerazioni che il tempo non mi consente di fare, Assessore, non provo imbarazzo nel chiederle di fare una riflessione in più piuttosto che una in meno. Su questa via noi ci saremo con lei e al fianco della Giunta e non ci sottrarremo a un confronto vero.
PRESIDENTE. La discussione per oggi si conclude qui.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Soru. Ne ha facoltà.
SORU (P.D.). Ho chiesto di intervenire avendo sentito l'intervento del collega Cherchi, il quale, nella difficoltà di argomentare, nella difficoltà di esprimere un pensiero, si è attardato nel riferirsi a un fatto che mi riguarda personalmente, cioè la costruzione di un centro commerciale a Oristano, in maniera del tutto fuori luogo, dicendo e non dicendo, ma credo che fosse utile allo scopo provare a insinuare qualcosa che magari facesse sorgere un dubbio in questo dibattito consiliare.
Non intendo rispondergli, perché non ne ho voglia e non voglio nemmeno farvi perdere troppo tempo. E' evidente che si tratta di qualcosa totalmente fuori luogo, le superfici finestrate di un centro commerciale! Ma ho deciso e ho chiesto di intervenire perché vorrei chiedere all'Aula e soprattutto a lei, signora Presidente, se non valga la pena recuperare una modalità di confronto più civile, più dignitosa, più consona all'istituzione che frequentiamo. Mi riferisco a un susseguirsi di occasioni che rischiano di peggiorare il dibattito piuttosto che metterci davanti a un interrogativo preciso e alla volontà di migliorarlo.
Lei, Presidente, anche stamattina, alla mia richiesta di tutelare l'Aula e insieme all'Aula me stesso nel caso in cui un membro della Giunta regionale ingiuri un consigliere con parole terribili, irripetibili, riferite a lui e ai suoi familiari, ha risposto che non risulta nei verbali e che la seduta era sospesa. Ma è accaduto in quest'aula, io ero qui, le persone della Giunta a cui mi riferisco erano lì e lei era vicina a loro! Ci sarà pure un modo in cui lei possa esercitare le sue prerogative ai sensi del Regolamento, per il ruolo che le viene riconosciuto. Avrebbe potuto, per esempio, invitare me e le altre persone nel suo ufficio per provare a chiarire. Se lei non se ne occupa, dà il segnale che qui vale tutto, che qui si può fare qualunque cosa e che l'unico modo per tutelarci è quello di rivolgerci ai tribunali. E siccome io l'ho fatto già una volta e ho poi, forse sbagliando, sospeso quel procedimento, non lo vorrei ripetere, ma lei mi ci sta costringendo. O lei chiarisce, nel modo che riterrà, che in quest'Aula un signore di quasi 53 anni non può essere offeso e ingiuriato e che si può partecipare alle discussioni esprimendo posizioni politiche anche dure, ma essendo sempre rispettati, o altrimenti mi costringe a ricorrere ai tribunali, ad altre autorità, ma credo che sia sbagliato.
Le sto chiedendo, signora Presidente, un aiuto perché si partecipi qui alle discussioni con posizioni anche forti, ma in maniera civile.
PRESIDENTE. Onorevole Soru, ho già avuto modo di chiarire e avrà constato che non appena lei ha posto il problema mi sono attivata per verificare quanto da lei contestato in quella famosa seduta. Il Presidente ha constatato, dalla verifica dei verbali e dall'ascolto delle registrazioni della seduta, che le frasi ingiuriose che lei mi ha comunicato non risultano né dai verbali né dalle registrazioni.
Io ero presente in aula, le ho comunicato che neanch'io avevo sentito quelle frasi ingiuriose, ma che prendendo atto di quanto da lei asserito avrei verificato con gli Assessori. Le ho anche dato atto del fatto che certe espressioni non debbono essere utilizzate in Aula. Però in quest'Aula, nella sede ufficiale, non è stato riscontrato nulla, per cui il Presidente non può intervenire applicando l'articolo 82, che lei ha richiamato, sulla tutela dell'onorabilità, perché non si tratta di fatti accaduti nel corso della seduta. Io ho già avuto modo di sentire gli Assessori, alcuni di loro mi hanno detto che certe frasi non sono state proferite. Accolgo, comunque, la sua richiesta di fissare un incontro chiarificatore anche alla sua presenza.
La seduta si conclude qui. I lavori del Consiglio riprenderanno questo pomeriggio, alle ore 17.
La seduta è tolta alle ore 13 e 53.
[PS1]Manca il secondo capogruppo, assente anche nella verifica