Seduta n.262 del 13/10/2011 

CCLXII Seduta

Giovedì 13 ottobre 2011

(Antimeridiana)

Presidenza della Presidente LOMBARDO

La seduta è aperta alle ore 10.

MARIANI, Segretario f.f., dà lettura del processo verbale della seduta antimeridiana del 29 settembre 2011 (255), che è approvato.

Congedi

PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Felice Contu, Paolo Terzo Sanna e Edoardo Tocco hanno chiesto congedo per la seduta antimeridiana del 13 ottobre 2011.

Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.

Considerate le numerose assenze, sospendo la seduta sino alle ore 10 e 15.

(La seduta, sospesa alle ore 10 e 01, viene ripresa alle ore 10 e 20.)

Continuazione della discussione e approvazione della proposta di legge nazionale Steri - Diana Giampaolo - Diana Mario - Uras - Vargiu - Salis - Sanna Giacomo: "Modifica dell'articolo 16 della legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 3 (Statuto speciale per la Sardegna) concernente la composizione del Consiglio regionale" (12/NAZ)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la continuazione della discussione generale della proposta di legge nazionale numero 12.

E' iscritto a parlare il consigliere Porcu. Ne ha facoltà.

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Presidente, ho chiesto la verifica del numero legale. Ho premuto il pulsante.

PRESIDENTE. Ho già dato la parola all'onorevole Porcu, onorevole Diana l'ho anche guardata apposta quando ho dato la parola all'onorevole Porcu.

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Presidente, le chiedo la verifica. Io ho premuto il pulsante.

PRESIDENTE. Onorevole Diana, sono assolutamente sicura.

E' iscritto a parlare il consigliere Porcu. Ne ha facoltà.

PORCU (P.D.). Riaffrontiamo, per la seconda volta, una lunghissima discussione generale per una legge che in realtà è molto piccola e molto semplice. Si potrebbe dire che, ancora una volta, questo Consiglio fa tantissimo rumore per nulla. Sarebbe stato forse più dignitoso che questa legge, che rappresenta una frettolosa marcia indietro, una pezza che si è voluta mettere a una decisione della maggioranza di tapparsi le orecchie, di non sintonizzarsi con una richiesta di chiarezza, di semplicità, di esempio che proviene dalla società, fosse stata discussa senza tanto clamore.

Si tratta di una marcia indietro che indubbiamente vi ha creato qualche imbarazzo; e che la legge di cui non conosciamo bene il destino, quella precedentemente approvata, ferma (e io mi auguro che rimanga ferma per sempre) vi abbia creato qualche imbarazzo è dimostrato dalla circostanza che avete avuto l'esigenza di chiedere la votazione a scrutinio segreto per coprire il sostegno politico a quella norma. Una norma, peraltro, che, guardate bene, non era sbagliata in se, perché la norma che è stata licenziata dalla vostra maggioranza se fosse stata presentata non oggi, sotto la pressione del Governo nazionale, ma due anni fa, per libera scelta, per avviare magari un discorso sulla legge elettorale, poteva essere anche una norma utile per aprire una discussione sugli assetti istituzionali, ma certamente non può essere tale una norma approvata oggi sotto l'impulso di un Governo nazionale che ci costringe a fare quel lavoro che forse avremmo dovuto cominciare autonomamente all'inizio di questa legislatura.

Credo che quell'imbarazzo venga anche fuori dai numerosi tentativi della vostra maggioranza di coprire l'approvazione di questa norma con eventuali trasversalismi che non possono essere né dimostrati né richiamati, perché sono stati coperti da una votazione a scrutinio segreto che voi stessi avete chiesto, con una situazione paradossale in cui una maggioranza che doveva essere sicura della propria consistenza numerica non ha trovato di meglio, invece di assumersi una responsabilità su quello che fa, che chiedere la votazione a scrutinio segreto, che è un'arma tipica a disposizione dell'opposizione.

Ma anche il percorso che abbiamo seguito in questi giorni e nella scorsa discussione generale, un'infinita discussione dove abbiamo continuato a richiamare provvedimenti che abbiamo dimostrato, avete dimostrato, non essere in grado di approvare (la legge statutaria, addirittura lo Statuto, o comunque una via di riforme) conferma come questa legislatura sia ormai prigioniera di se stessa, delle parole, dei messaggi che vanno dati all'esterno, intrappolata ormai in un meccanismo dove la forma, l'apparenza, il racconto che si cerca ossessivamente di dare, è tanto più inverosimile quanto minore è l'attività di questa legislatura, non solo di questo Consiglio, ma anche l'attività di governo della Giunta, che ha raggiunto livelli che credo siano sotto gli occhi di tutti.

Abbiamo un Presidente che non fa il Presidente, un Presidente che, invece di giustificare le proprie azioni politiche proponendo un'agenda di governo alla maggioranza, delle azioni incisive per riformare la nostra Regione (dalle istituzioni agli strumenti di programmazione fondamentali come la sanità, come l'energia) non trova di meglio (in preda non lo so se a un imbarazzo, ma certamente a un richiamo demagogico) che dire che si taglierà lo stipendio, dimenticandosi che il vero costo della sua presenza non sono poche migliaia di euro al mese, ma centinaia, milioni di euro che noi spendiamo, la rivendicazione con uno Stato che non va avanti, le mancate riforme.

Questo Presidente fa il contrario di quello che dovrebbe fare: invece di svolgere dignitosamente il suo ruolo, invece di essere all'altezza della sua funzione, cerca di attrarre la benevolenza degli elettori con gesti che sono poco dignitosi, imbarazzanti. Invece di dire: "Merito ogni euro che mi viene riconosciuto, e sarò instancabile nel portare avanti un progetto di riforme organiche per la Sardegna", cerca di strappare la benevolenza, il compiacimento, di strizzare l'occhiolino a chi è indignato, a chi viene colpito dalla crisi, con una demagogia che io credo sia insuperabile, e che purtroppo trova a volte proseliti anche nel nostro campo, in una rincorsa altrettanto demagogica e populista all'autoflagellazione, non responsabile, che non induce all'azione, ma che induce a strappare la benevolenza.

Siamo prigionieri, in una trappola, in cui non conta più quello che facciamo in quest'Aula, ma conta quello che raccontiamo fuori. E il Presidente della Regione è diventato un maestro in questo, con le letterine che scrive attraverso i giornali con i soldi pubblici. Non racconta quello che ha fatto, ma racconta quello che vorrebbe fare, oppure racconta quello che si è fatto in passato, e cerca di esporlo in una luce diversa. E' una cosa imbarazzante, non si sono mai viste le risorse destinate alla comunicazione (60 milioni di euro) utilizzate non per rendere conto, non per fare un bilancio di mandato, non per spiegare le proprie azioni di governo, non per presentare una propria agenda per la Sardegna del domani, ma per raccontare che qualcosa si farà, per entrare in una discussione quasi antropologica del rapporto tra uomo e ambiente, uomo e paesaggio, come se quella fosse l'essenza di un'azione di governo.

Purtroppo, di questa azione ne vediamo le conseguenze anche in quest'Aula, un'Aula dove la maggioranza è priva di una guida politica, dove non c'è una regia, dove non c'è un programma, e dove alla fine anche leggine, microleggine come queste, diventano un modo per trascorrere il tempo, per far passare le ore, per essere almeno aggiornati sulle statistiche di quest'Aula e poter dire che trascorriamo qui delle ore. Ormai il nostro obiettivo non è fare riforme, il vostro obiettivo non è più portare avanti un'agenda di governo, affrontare il tema della sanità, riproporci un Piano sanitario, portare in Aula il piano energetico e ambientale, ma il vostro unico obiettivo è giustificare agli occhi di chi vi guarda il fatto di essere seduti qui un certo numero di ore. Per cui l'occhio non è più rivolto a quello che si deve fare, ma è rivolto alla statistica, ai voti dati in Consiglio, a quante ore avete trascorso qui in Consiglio, come se quei dati numerici potessero giustificare il vostro ruolo e la vostra presenza in quest'Aula.

Io non ho niente in contrario a questa leggina che prevede la riduzione dei consiglieri regionali a sessanta, credo che sia meglio approvarla che non approvarla, credo che abbia fatto bene il nostro Capogruppo a lanciarvi una ciambella di salvataggio per farvi uscire dall'imbarazzo in cui voi stessi vi siete messi, quando avete approvato una riduzione dei consiglieri, che era una non riduzione dei consiglieri, o era una riduzione dei consiglieri opzionale, facoltativa, perché poi, alla fine, gli esempi sono comunque importanti.

Io credo che una grande forza riformista come il Partito Democratico non debba rinunciare mai, in nessuna circostanza, neanche alla riforma più piccola, neanche al segnale più piccolo che possa essere inviato. Io già in passato avevo presentato una proposta di legge per ridurre il numero di consiglieri a sessanta, per un motivo molto semplice, perché la ritenevo una riforma possibile e preferivo indicare la strada di una riforma possibile piuttosto che quella di una riforma difficile di cui mi potevo riempire la bocca, ma che non sarebbe stata mai realizzata. Io avrei votato anche per la riduzione a cinquanta o a quaranta o a trenta (forse a trenta no, perché avrebbe potuto porre veramente problemi di rappresentanza) ma certamente per una riduzione a cinquanta o a quaranta consiglieri; credo che comunque la riduzione a sessanta possa essere un segnale di sobrietà minimo, che vada comunque inviato, la responsabilità che ci siamo assunti, di non bloccare il vostro pentimento, anche se tardivo, ci va riconosciuta.

Però, l'invito che io vorrei rivolgere è di non illuderci e di non raccontare all'esterno che con l'approvazione di questa micro modifica noi abbiamo ridotto veramente il numero dei consiglieri regionali; non lo abbiamo ridotto perché c'è un iter parlamentare che andrà stimolato e seguito, e di questo dobbiamo assumerci la responsabilità tutti insieme, a partire dalla Presidenza di questo Consiglio. Non dobbiamo perdere neanche un minuto se vogliamo dare dignità al nostro ruolo e alla discussione che è avvenuta in quest'Aula, e anche alla disponibilità trasversale ai Gruppi a porre rimedio a quella riduzione (che non è una riduzione) affrontando almeno il tema della legge elettorale in tempi brevissimi.

Io non sono tra coloro che vi fa l'elenco di ciò che potremmo fare, perché non ci credo, io credo che noi dovremmo abituarci a commentare gli interventi dopo che li abbiamo fatti, non prima di farli. Dovete smettere di stilare lunghi elenchi di interventi importanti che non siete in grado di attuare, perché non c'è unità tra voi, non c'è coesione, ci sono divisioni, c'è il crepuscolo del "berlusconismo" che vi travolge, e in questo momento siete presi dalla necessità di scansarvi dalle macerie che inevitabilmente cadranno.

Non avrete la capacità di approvare riforme difficili, ma magari partendo da una legge semplice, la più semplice possibile, come la legge elettorale, può darsi che anche tra di voi si trovi quel minimo denominatore comune che vi consenta di raggiungere un accordo su una proposta che completi la legge che dobbiamo approvare oggi. L'auspicio è che questa legge, se approvata rapidamente, diventi strumento di pressione affinché l'approvazione in Parlamento della riduzione del numero dei consiglieri regionali avvenga quanto prima, perché giustificata da una legge elettorale che dimostra che il numero di sessanta ha un senso per dare voce ai territori di questa Regione, per dare voce alla rappresentanza di genere, per dare voce anche alla rappresentanza politica.

Allora, la nostra sfida non è quella di riempirci la bocca di ciò che stiamo cercando di fare oggi, che io spero faremo in mattinata, senza presentare alcun emendamento, con rapidità e con sobrietà, ma prenderci l'impegno che da domani, nel giro di poche settimane, noi affronteremo il tema della legge elettorale. Diciamoci subito, con franchezza, che questa non è un'Aula che ha dimostrato di saper fare cose difficili e complesse; ha approvato leggine, ha cambiato la possibilità di aprire negozi il primo maggio, ha approvato una legge sugli oratori che non viene neanche applicata, ha approvato "contro-leggi" che derogano ad altre leggi (come la prima legge sul Piano casa, la legge sul golf) approva norme di deroga, ma non ha approvato alcuna riforma organica e impegnativa.

E' una legislatura dove si lascia fare, dove si lascia trascorrere, dove il tempo deve passare, perché poi quello che si fa qui non conta, conta quello che si racconta fuori o si cerca di raccontare fuori, anche quando è un racconto grottesco come quello del Presidente della Regione, indicato e nominato dalla Presidenza del Consiglio, che cerca di emanciparsi da quella figura con un percorso che sfiora il ridicolo. Un Presidente eletto in quel modo, senza una propria forza, una propria autorevolezza, chiamato con una pacca sulla spalla a completare i comizi perché bisognava fare in fretta e andare a cena, non può avere la credibilità politica per aprire un nuovo percorso. Può incontrare tutti i senatori che vuole, ma non può avere quella credibilità politica, a meno che non si presenti alle urne con la sua faccia e un suo programma cercando personalmente i voti. Potrà spendere tutti i milioni che vorrà sui giornali, ma non riuscirà a compiere questa operazione di equilibrismo, di voltafaccia politico fino in fondo, e voi siete i primi a saperlo.

Allora, per quanto riguarda la legge elettorale, è opportuno che noi la facciamo molto semplice, perché non ci sono le condizioni per fare leggi sofisticate. Intanto occorre una legge elettorale che abolisca il listino - e io credo che anche le firme raccolte sul referendum ci dicano che il listino va superato - per due motivi. Primo, perché il listino rischia di essere uno strumento, nelle mani del presidente incaricato, di ulteriore squilibrio tra Consiglio regionale e presidente eletto direttamente dal popolo. Secondo, perché non c'è più spazio per i nominati, ed è la battaglia che abbiamo fatto durante il referendum, che ha fatto chi tra noi è andato a raccogliere firme.

Occorre poi prevedere un premio di maggioranza che non comporti, però, un incremento del numero complessivo di seggi (come sarebbe ancora possibile con la legge attuale, anche riducendo a 60 il numero dei consiglieri) assegnando il 60 per cento dei seggi o la cifra che decideremo, alla coalizione vincitrice, e il resto alle altre coalizioni, consentendo così a chi governa di avere una maggioranza robusta, senza mortificare le minoranze.

Inoltre sarebbe opportuno che la nuova legge elettorale trasformasse in collegi le attuali Province (è infatti una distribuzione territoriale che ha ben funzionato) e magari (io sarei favorevole) introducesse il tema della rappresentanza di genere. Poi basta, null'altro, perché è necessaria una legge da approvare rapidamente, che dia veramente il senso di una volontà di questo Consiglio di fare almeno una cosa, di dare almeno un esempio, di avere un sussulto di dignità, e di essere consequenziali fino in fondo col percorso che iniziamo oggi. Io non so se poi riusciremo a fare altro.

Capisco le parole dei colleghi che dicono: "Dovremmo fare molto altro", ma non compete alla minoranza. C'è una maggioranza che ha la responsabilità di scrivere un'agenda, e noi, come abbiamo fatto in occasione di questo provvedimento, noi del Partito Democratico, diciamo da oggi di essere disponibili, ma non guidiamo noi, non sta in noi quella responsabilità, e ogni tentativo di rimescolare i ruoli, di confondere maggioranza con minoranza, di distribuire responsabilità che non sono nostre, ma sono vostre, va respinto. Il fallimento di questa legislatura è in capo a voi, il fallimento di questa legislatura è in capo al Presidente della Regione, il fallimento di questa legislatura che non dà risposte, che è inconcludente, che deve accontentarsi di riempire statistiche, di pigiare bottoni, di occupare l'Aula anche con leggi semplici e modeste come questa, è vostra.

Io credo, però, che se noi iniziassimo con una rapida approvazione di questa micro legge, e procedessimo rapidamente all'approvazione di una legge elettorale, magari scopriremmo che poi può essere anche meno difficile del previsto trovare accordi e punti di contatto per approvare delle riforme, almeno quelle istituzionali, che possano inviare un segnale di sobrietà delle istituzioni della Sardegna. Allora, questa è la sfida oggi: non gloriarci, non vantarci, non cantare vittoria, ma con sobrietà e concretezza voltare pagina, e provare a scriverne un'altra, e, di pagina in pagina, vedere se in questa legislatura riusciamo a fare qualcosa di buono e di utile per la nostra Sardegna.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.

SALIS (I.d.V.). Signora Presidente, c'è un detto popolare che recita: "Piuttosto che niente, è meglio piuttosto", e questa è, come dire, l'affermazione che ho prounciato in Conferenza dei Capigruppo quando la Presidente ci ha chiamato per illustrarci la sua iniziativa meritoria per tentare di uscire dalla vergogna (per usare un termine utilizzato dal collega Maninchedda) di cui si era coperto il Consiglio regionale della Sardegna con la cancellazione di una decisione già assunta all'unanimità in Commissione autonomia.

Perché dico questo? Badate, io sono ancora convinto - e spero ancora che questo Consiglio possa recuperare quello scatto, che possa portarlo a convincersi - che la decisione assunta in prima Commissione non sia stata una decisione balzana, assunta in maniera impropria e assolutamente inappropriata come contenuto, oltre che come metodo di utilizzazione. Sono convinto ancora di più (dopo aver sentito, letto, approfondito tutte le esperienze delle altre Regioni italiane) che il numero di 50 consiglieri regionali sia ancora, per la Sardegna, quello più giusto per garantire una equilibrata rappresentanza all'interno del Consiglio regionale.

Volevo inoltre richiamare la sua attenzione, collega Campus, perché stavo per dire che ero assolutamente in sintonia con il suo intervento di ieri. Non so se si debba preoccupare lei, o mi debba preoccupare io, ma la sintonia sta diventando, su questo tema, quasi sempre costante.

CAMPUS (P.d.L.). E non solo su questo tema…

SALIS (I.d.V.). Sono ancora convinto che quella possa essere la soluzione migliore per la Sardegna, che garantisca efficienza e snellezza di procedure per i lavori delle Commissioni e dell'Aula, garantisca rappresentanza territoriale, garantisca rappresentanza istituzionale ai movimenti che hanno la forza minima per poter essere rappresentati in Consiglio regionale.

Io non sono convinto che dobbiamo porci il problema di riuscire a rappresentare tutti; io sono molto legato all'esperienza per esempio dei Verdi, i quali in Consiglio regionale non sono mai entrati, ma non per questo non hanno una loro dignità politica e una loro rappresentanza nella discussione di idee e di proposte. Non dobbiamo, o non possiamo pensare di poter rappresentare tutti e di poter trovare spazio per tutti all'interno del Consiglio regionale, altrimenti dovremmo pensare a un Consiglio regionale che supera abbondantemente le 100 unità.

Quella di oggi è una "legge vergogna", dettata cioè dalla vergogna e dal rossore che molti di noi, tutti presumo, abbiamo avuto quando abbiamo letto e visto le reazioni che sono intervenute subito dopo la nostra decisione di cancellare quella riduzione. Io ho firmato la proposta dei 60 consiglieri per garantire una procedura straordinaria, prevista dal Regolamento del Consiglio, che consenta di portare in Aula questa rivalutazione dell'errore del voto di due settimane fa, e con questa decisione io sono convinto, e lo ribadisco - l'ho detto due settimane fa in Aula - che da qui possiamo ripartire per recuperare il tempo perso in questi due anni e mezzo.

Abbiamo tutti detto, sia maggioranza sia opposizione, che nella nostra volontà questa legislatura sarebbe dovuta essere una legislatura costituente, di riforme, di trasformazione della Regione e dei suoi enti strumentali, di modernizzazione della politica in Sardegna. Siamo con un pugno di mosche in mano e siamo riusciti, due settimane fa, a bloccare il primo passo, l'unica riforma che forse per la prima volta in questi due anni e mezzo ha messo in sintonia il Consiglio regionale sardo con una larga parte del nostro popolo, dei nostri elettori e dei nostri concittadini. Noi dobbiamo recuperare questo tentativo di ridare credibilità e autorevolezza al Consiglio regionale.

Nella rassegna stampa di oggi, non in primo piano, c'è una notizia che ci dovrebbe ulteriormente convincere sulla necessità di andare avanti nella direzione di un "dimagrimento" delle istituzioni, di un alleggerimento del peso delle istituzioni e di tutto quello che ruota intorno alla politica regionale, ed è la notizia che ha dato ieri l'Assessore del bilancio La Spisa, che l'Isola nel 2012, cioè tra poco più di un mese e mezzo, avrà 400 milioni di euro in meno da spendere. Badate, questa è una notizia drammatica. Oltrettutto - sempre notizia dell'assessore La Spisa - si prevede uno sforamento dei conti della sanità, nei bilanci della ASL, di oltre 300 milioni. Questo vuol dire, se le parole dell'assessore La Spisa apprese dalla rassegna stampa sono vere - e non ho dubbi che lo siano, anzi probabilmente sono vere per difetto - noi nel 2012 dovremmo tagliare tutto: trasferimenti ai comuni, agli enti locali, alle imprese, tagli relativi ai servizi sociali, con un impoverimento complessivo di tutta la Sardegna, con un ulteriore impoverimento delle attività sociali e imprenditoriali della Sardegna.

Io ho partecipato a un incontro con le associazioni agricole e cooperativistiche; che hanno lanciato un grido di allarme e disperazione per la situazione in cui versano questi comparti. Stante il fatto che non siamo riusciti a difendere la vertenza sulle entrate con il Governo Berlusconi, non siamo riusciti a difendere la Sardegna anche arrivando a denunciare il patto di stabilità, come ho chiesto varie volte sia in quest'Aula sia in Commissione bilancio, non possiamo ugualmente non inviare un segnale. Non possiamo non inviarlo!

Quando parliamo di rossori e di vergogna io devo dire che ho provato rossore e vergogna nel constatare (in un convegno a cui ho partecipato a giugno, promosso dal gruppo regionale del Veneto dell'Italia dei Valori con tutti i gruppi consiliari dell'Italia dei Valori d'Italia) che la Sardegna, in percentuale alla popolazione e al territorio, è la prima regione italiana in quanto a numero di consiglieri regionali e in quanto a costi dell'istituzione regionale. Bene, io provo vergogna e rossore e non riesco a difendere questa situazione con lo scudo del richiamo dell'autonomia perché l'autonomia non può essere sempre declinata in negativo, in aumento.

Non abbiamo montagne e avevamo il numero di comunità montane più alto d'Italia; non abbiamo industrie e abbiamo i consorzi industriali più numerosi d'Italia; di consorzi di bonifica non ne parliamo, con un'agricoltura e una pastorizia che sono alla disperazione. Sempre in aumento! E allora, raccogliamo l'invito del Capo dello Stato; ci vuole coraggio e disinteresse per affrontare questa situazione. Coraggio, disinteresse e, aggiungo io, discontinuità rispetto a meccanismi decisionali che hanno portato sempre a far crescere le spese, i conti, il personale.

Non più tardi di alcuni mesi fa abbiamo previsto altri 2 milioni e mezzo di euro per il personale dei consorzi di bonifica; i rivoli di risorse che vengono trasferite in questi settori produttivi sono legati alla politica, e quindi anche questi sono costi della politica che dobbiamo affrontare, perché chi dirige quegli enti, chi dirige quei centri di potere sono uomini messi dalla politica che rispondono direttamente alle segreterie politiche.

E allora partiamo da questo primo passo. Noi ci siamo già impegnati in Commissione - io spero che il centrodestra chiuda velocemente i propri problemi affinché le Commissioni siano operative auspicabilmente da domani - ma noi ci eravamo già impegnati ad affrontare, subito dopo l'approvazione della riduzione del numero dei consiglieri regionali, la legge elettorale. Non c'è nessuno Stato becero e sordo che ci impedisce di fare quello che non abbiamo mai fatto.

Ho qui la legge, la numero 2 del 2001, di dieci anni fa, che dava il tempo alle regioni a Statuto speciale di approvare una loro legge elettorale con la clausola che se non fossero state capaci di approvare una propria legge elettorale sarebbe entrata automaticamente in vigore una legge statale, ed è quello che è successo perché il Consiglio regionale della Sardegna non è riuscito in undici anni a dotarsi di una propria legge elettorale. Stiamo ancora votando con la "legge Formigoni", la cosiddetta legge Formigoni, quella che aveva per la prima volta istituito i cosiddetti governatori.

Io sono il primo a denunciare l'egoismo, la protervia dello Stato italiano, ma non possiamo nascondere dietro a questo egoismo, a questa protervia, non possiamo nascondere le nostre colpe. E allora diamoci un termine. Abbiamo parlato di ordine del giorno del Consiglio regionale? Scriviamo che entro due mesi le forze politiche in Consiglio regionale si impegnano a portare in Aula o in Commissione una proposta di legge elettorale che applichi alcuni principi che tutti unanimemente abbiamo detto di condividere. Li richiamo velocemente: eliminazione del listino, preferenza di genere, definizione di una clausola che salvaguardi la rappresentanza dei territori della Sardegna dentro il Consiglio regionale. Si tratta di riuscire a manifestare una volontà concreta, senza pensare di poter rappresentare tutti in questo Consiglio regionale, e senza pensare che ci possano essere, come ella ha detto nel suo intervento, i richiami delle segreterie nazionali del partito.

Per quel che mi riguarda io non ho subito l'influsso di nessun richiamo, anzi posso dire che, come Gruppo, siamo un po' più avanti rispetto alle posizioni del mio partito a livello nazionale e anche a livello regionale visto che non abbiamo niente da nascondere per certe posizioni che si stanno assumendo. Noi stiamo difendendo l'istituzione, se non inviamo noi dei segnali tutti si sentiranno abilitati a dirci quello che dobbiamo fare, non solo Calderoli con la proposta dei 30 consiglieri regionali ma anche tutti coloro che puntano, per loro interessi di immagine, di presenza, di iniziativa, a delegittimare questa istituzione. Noi riusciremo a difenderla solamente se riusciremo a inviare segnali, ripeto, di discontinuità rispetto al passato. Perché io non accetto che siano proprio coloro che ci hanno portato in questa situazione a impartirci lezioni dall'esterno. Non lo accetto! Non lo accetto ma contemporaneamente è necessario inviare dei segnali che vogliamo andare nella direzione del rinnovamento e della modifica della situazione esistente che, a parole, non piace a nessuno. E allora lavoriamo su questa questione, lavoriamoci; al di là di quelli che possono essere i giudizi sulla Giunta.

Io richiamo spesso quello che dice il Presidente della Repubblica Napolitano, mi piacerebbe richiamarmi a quello che dice il Presidente della Regione sarda ma purtroppo mi è impossibile farlo, purtroppo mi è impossibile farlo. Il presidente Napolitano tre giorni fa disse che la politica siamo noi e che bisogna mettere un argine al discredito della politica, perché altrimenti si mina la democrazia stessa in Italia, e noi, da questo messaggio serio, profondo, responsabile, dobbiamo trarre una linfa nuova per dire che quest'Aula sulle riforme deve trovare una capacità di iniziativa che finora le è mancata. Il discredito, infatti, non copre soltanto maggioranza o parte della maggioranza, l'opposizione o parte dell'opposizione, il discredito copre tutta l'istituzione, e quando si colpiscono le istituzioni le si sta minando. E poi ci lamentiamo che ci vogliono venire a portare 80 asini o 79, adesso non ricordo quanti siano, sotto il Consiglio regionale, se poi noi non inviamo segnali diversi di discontinuità rispetto passato!

Concludo, signora Presidente. Io auspico che tutto questo noi siamo in grado di farlo; per quel che riguarda il nostro Gruppo noi siamo qua. Io ieri ho inviato una lettera all'onorevole Capelli dove ho scritto che il Gruppo dell'Italia dei Valori che aveva già quasi definito una proposta di legge sulle indennità ha sottoscritto e sottoscriverà la proposta di legge numero 305 sulle indennità consiliari, agenzie, enti, consigli d'amministrazione ecc. Anche qui abbiamo inviato un segnale di responsabilità, anche questo è un segnale sui costi della politica veri, interni, perché ci sono anche quelli esterni su cui dovremmo intervenire. Diamo un segnale perché non possiamo chiedere sacrifici al popolo sardo fuori dall'aula di via Roma se non diamo prima noi l'esempio.

I segnali che inviamo noi non sono assolutamente risolutivi, e mi infastidisce questo tentativo di annullare la validità della richiesta di un segnale che la politica deve inviare dicendo: "Ma tanto è demagogia perché non risolviamo il problema economico". Ma lo sappiamo tutti che non si risolvono i problemi economici solo con i tagli dalla politica. Il problema è che il segnale rivolto verso noi stessi di sobrietà è un segnale forte che ci conferisce autorità e autorevolezza nei confronti dell'esterno perché altrimenti non ci crede più nessuno.

La coerenza degli atti - mi hanno sempre insegnato - in politica è un'arma, è un presupposto fondamentale; senza coerenza ci sono politicanti, non ci sono politici, e il termine politicante, badate bene, anche sulla stampa è sempre più in uso; non si parla più di uomini politici, si parla di politicanti e io sono offeso da questo epiteto, da questo termine offensivo. E allora, se vogliamo essere considerati dei politici che sono qui per curare l'interesse della collettività e non il proprio interesse personale, cerchiamo da subito di attivarci per proporre e approvare in quest'Aula sovrana e nobile, provvedimenti che siano in grado anche di battere coloro che stanno lavorando per incrementare il discredito di cui quest'Aula purtroppo gode già abbondantemente.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Giacomo Sanna. Ne ha facoltà.

SANNA GIACOMO (P.S.d'Az.). Sono fortemente preoccupato per il rossore del collega Salis, vorrei individuarne la causa e ci proverò. Ma, guardate, che in quest'Aula sia invalsa ormai la prassi di voler far apparire tutto e il contrario di tutto è un fatto a cui mi sto anche abituando purtroppo, ma a volte emerge anche uno spirito di reazione, perché se veramente tutti noi dovessimo pensare che diminuendo il numero dei consiglieri, diminuendo gli emolumenti, tutti coloro che sono fuori di questo palazzo sarebbero tranquilli e pacifici, riprenderebbero a vivere serenamente, avrebbero il loro lavoro, la serenità nelle loro famiglie, il benessere, quello che comunque uno si augura di avere per poter vivere la sua vita nel migliore dei modi, allora saremmo veramente degli incapaci perché avremmo dovuto farlo non oggi ma trent'anni fa, quarant'anni fa.

Ma siamo convinti di questo? Siamo veramente tutti convinti che metteremo a posto la nostra coscienza approvando questa legge che noi, peraltro, voteremo? Siamo veramente tutti convinti che se voteremo questa legge e dopo approveremo la nostra legge elettorale, e quella relativa agli emolumenti fuori di questo palazzo non ci considereranno più politicanti ma la politica riprenderà a vivere? Questa è pura follia guardate. Questa è la follia vera di chi non riesce a vedere oltre il suo naso. Non ho capito, per esempio, cosa voglia il presidente di Confindustria Sardegna Massimo Putzu; il fatto che non siamo 60 consiglieri lo scandalizza e lo rende più povero o incapace di fare impresa? Ugualmente non comprendo la scomunica del parroco di turno oppure del sindacato di turno che, siccome non prende parte a niente, ritiene, anche lui, di doverci condannare al rogo nell'immediatezza.

Badate, io sono convinto di una cosa, che se dovessimo guardare fuori da questa finestra ci renderemmo conto che la situazione è completamente diversa. Basta accendere un televisore e guardare i telegiornali del resto del mondo per rendersi conto che la situazione è diversa, perché se la gente va a protestare dove c'è veramente l'economia, e cioè sotto le sedi delle banche e delle borse, vuol dire che ha iniziato a individuare dov'è il male vero. Certo, qualcuno protesta qua sotto, ma il giorno che metteranno piedi qua dentro non protesteranno più. La "verità vera" è che tutto ciò rientra nella logica del "spostati tu che mi ci metto io". Questi comunque li abbiamo già individuati. Quello che vuole portare 80 asini qua sotto io lo conosco bene, di asini ne può rappresentare 100 da solo.

Che cosa voglio arrivare a dire? Che è impensabile che ci parliamo addosso e non facciamo un'analisi seria, compiuta della realtà che ci circonda, di quello che la politica deve rappresentare, delle risposte che la gente da noi si aspetta. Se non facciamo questo, qua dentro stiamo perdendo tempo. Chiediamo al Governo italiano di nominare un commissario e lo lasciamo qua. Se non altro non sarà asserragliato, se non altro avrà meno problemi di quanti ne ha l'intera Assemblea.

Stamattina ho preso lo Statuto, il nuovo Statuto della Regione Lombardia, e ho letto l'articolo 1, la prima riga: "La Lombardia è Regione autonoma". Auguri! Cosa significa questo? Che l'autorevolezza di chi impone questo, e lo impone al Governo e al Parlamento italiano, non ci deve scandalizzare, ci dobbiamo semmai preoccupare, perché se non abbiamo altrettanta autorevolezza per imporre le nostre volontà, e non rendiamo il Governo più disponibile al confronto, al dialogo con noi, possiamo solo accettare le sue decisioni.

Oggi noi stiamo approvando questa proposta di legge regionale, poi la inviamo alla Camera per la doppia lettura, e chissà se la leggeranno due volte o se se ne dovranno andare prima di noi. Ecco perché non capisco perché i nostri parlamentari si preoccupino di approvare le leggi per definire il numero dei consiglieri regionali. Ma facciano le leggi per definire i loro numeri, facciano le leggi per cambiare quel sistema che ormai è troppo pesante, elefantiaco, incapace di dare risposte ad una nazione! Di questo ci stiamo preoccupando? Io mi preoccupo di ben altro.

Fuori il sistema è governato dalle banche, noi eravamo proprietari di banche, adesso non lo siamo più, abbiamo ancora partecipazioni piuttosto importanti, che però ci relegano a rappresentare soltanto il 2 per cento del capitale, pur raggiungendo il 49 per cento insieme agli altri soci. I nostri amministratori, i sardi che siedono a capo dei consigli di amministrazione di quelle banche, che non rendono conto di niente, non pagano dazio, come si suol dire, appesantiscono il sisema, fanno gli utili e se li portano dove ritengono di doverseli portare.

Vogliamo farla allora un'analisi veramente compiuta, senza mezzi termini, per capire se queste persone che per decenni governano quei consigli d'amministrazione, o le fondazioni, siano persone che non debbano rispondere mai a nessuno e io invece mi debba sentire, come consigliere regionale, pronto a rispondere di tutto e di più? Questi da chi sono nominati? Qualcuno è nominato da noi in quest'Aula, altri sono nominati dalle forze politiche, e le forze politiche maggiori sono ben rappresentate. Di questo non volete mai parlare! Io credo che la gente fuori voglia parlare di questo, io credo che la gente voglia parlare di Equitalia, voglia parlare del motivo per cui il livello di usura al quale siamo arrivati non scandalizza più nessuno, voglia parlare di un sistema creditizio che uccide le imprese, che non le aiuta, che non rischia niente, che per erogarti un mutuo ti chiede garanzia di valore cinque volte superiore alla somma da erogare.

Ma se il presidente degli imprenditori sardi oggi è un concessionario d'auto, me lo volete dire che imprese vogliamo fare in quest'Isola? Se la massima espressione è questa, senza niente togliere a nessuno, senza voler mancare di rispetto a nessuno, ma se questo è il livello, dove vogliamo andare? Cosa vogliamo fare? Come vogliamo impedire che la disperazione che ci sta circondando possa entrare dentro il palazzo per cacciarci via? Dobbiamo dare risposta, e l'unica risposta che sappiamo dare è portare a 60 il numero dei consiglieri, diminuire gli emolumenti. Se facendo così potessero diventare tutti ricchi sarei il primo a essere d'accordo, saremmo i primi tutti quanti, ma non è questa la soluzione. Noi ci ostiniamo a non voler capire che l'autorevolezza di quest'Aula è venuta meno, non vogliamo capire che aprirsi all'esterno significa aiutarci noi per primi, per poter aiutare gli altri. La riscrittura di questo Statuto con un'assemblea costituente resta il cardine del confronto con la società che ci circonda, con il popolo sardo. Nessuno vuole sminuire il ruolo di quest'Aula, ma la gente ha necessità di ritrovarsi insieme a noi, e noi invece vogliamo stare chiusi. Fuori c'è un'altra vita, c'è una società che è cambiata, che ha bisogno di ritrovare se stessa e soprattutto fiducia nella politica.

Noi dobbiamo ritornare fra la gente, per riscrivere lo Statuto insieme a loro, e per poi approvarlo noi perché tanto a Roma sicuramente a scatola chiusa non accettano niente. Ci abbiamo già provato ma la risposta ai massimi livelli, dal Presidente della Repubblica, al Governo Berlusconi, a tutti i ministri che abbiamo contattato, ai presidenti di Commissione, con i quali abbiamo sollecitato questa necessità della Sardegna è stata "zero".

Una parte della sinistra ha votato contro, un'altra parte era a favore, qualcuno ci credeva e ha continuato a crederci, altri invece hanno abbandonato l'idea. Ma oggi è cambiato lo scenario, oggi sono cambiate le necessità, anche le nostre, abbiamo bisogno di recuperare credibilità e dobbiamo farlo insieme alla gente, in un confronto aperto, in un coinvolgimento reale, in una democrazia che sia tale, e non dall'alto di un pulpito dove diventa tutto facile e semplice, nella recita che stiamo interpretando in quest'Aula.

Questa recita non ci serve, rimettiamo i piedi per terra, non dobbiamo temere il confronto con la gente, facciamolo, sono loro che ce lo chiedono da tempo, sono loro che ci stanno sollecitando, siamo noi che ci stiamo negando. Se non faremo questo, guardate io l'ho detto, Salis l'ha detto, nel 2001 ci hanno detto di fare la legge elettorale, non l'abbiamo fatta, nella legislatura successiva abbiamo provato a fare la legge elettorale ma due o tre colleghi (non faccio nomi) l'hanno voluta affossare, e siamo rimasti con quella legge elettorale fatta per le regioni a statuto ordinario perché conveniva alle forze politiche più grandi qua dentro, quelle di un bipolarismo che non vuole ragionare, che preferisce una legge che prevede l'elezione diretta dal popolo del Presidente, tranne, una volta eletto, desiderare di "farlo fuori" dopo qualche mese. Ma questo non lo possiamo dire!

Io lo dico perché, essendo proporzionalista, ritengo che si potrebbe optare per un sistema parlamentare, né più né meno come quello della Val d'Aosta - che è in Italia, non è all'estero, è in Italia! -, un sistema proporzionale che hanno scelto loro e che si tengono stretto. Noi non vogliamo fare quello che fece Palomba con le sei giunte, noi vogliamo che la politica sia un'altra cosa, che ci sia un senso di responsabilità diverso, che ci sia uno scenario diverso, che dia fiducia in chi guarda e vede la possibilità di trovare soluzioni differenti rispetto al passato. Ma questo non lo vogliamo fare, io l'ho capito, però ciò non ci impedisce di insistere.

Noi ritorneremo tra la gente, non c'è storia, dobbiamo ritornare per un confronto che per noi è sacrosanto. Questo Statuto va riscritto, è un qualcosa che è nato nel '48, e cioè in uno scenario completamente diverso da quello d'oggi, dove l'Europa non esisteva, almeno in questi termini e con questo ruolo. Oggi siamo in Europa, c'è una rivoluzione nel mondo, in Europa, in Italia e su quest'Isola, c'è gente che vuole soffiare sul fuoco, li abbiamo individuati tutti, quei capibastone che spingono, che accusano, che insultano, e che poi prendono prebende più alte di quanto si possa pensare. Quei capibastone li conosciamo tutti!

E allora, per impedire che ciò continui ad accadere e peggiori la situazione, noi queste porte, le porte di questo palazzo le dobbiamo aprire necessariamente, noi per primi dobbiamo uscire per spiegare qual è la nostra idea (se ne abbiamo una). Noi ce l'abbiamo e ci crediamo, chi non ce l'ha si attrezzi, perché credo che sia arrivato il momento di tirarle fuori.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Vargiu. Ne ha facoltà.

VARGIU (Riformatori Sardi). Presidente, colleghi consiglieri, amici del Consiglio, badate, una cosa è vera, e cioè che nella notte le vacche sembrano tutte nere, ed è probabilmente anche vero che è molto difficile, sia all'interno dell'Aula tra di noi sia fuori dall'Aula, distinguere le posizioni, distinguere le battaglie che ciascuno di noi e ciascun Gruppo politico conduce all'interno di questo Consiglio regionale. Però noi non siamo convinti di essere tutti uguali e non siamo convinti che le posizioni ideali che ciascuno di noi sostiene siano uguali a quelle che vengono sostenute dall'altro, quindi siamo convinti che esistano le ragioni della diversità. Diversità non significa mai essere migliori o sentirsi migliori degli altri, diversità significa sostenere di avere idee e avere la consapevolezza che le idee spesso sono differenti da quelle che vengono professate da altri.

Allora - senza farla troppo lunga - noi Riformatori vogliamo rivendicare la nostra diversità, e vogliamo dire che la legge che oggi è in discussione in Consiglio regionale è la legge che in questa legislatura hanno proposto soltanto i Riformatori e i colleghi Uras, Sechi e Porcu: la legge che stiamo discutendo è la proposta di legge che è arrivata quindici giorni fa in Aula e che viene da un'azione politica dei Riformatori; da un'azione politica dei Riformatori, colleghi del Consiglio regionale, che non è nata in questa legislatura, quindi che non è figlia di brividi della classe politica per l'eccesso dei costi della politica e la piazza che rumoreggia, ma è figlia della convinzione che ottanta, o novantacinque consiglieri regionali in quest'Aula siano troppi, non servano a niente, meno che mai servano a fare qualcosa di buono per la Sardegna.

Noi pensiamo che la funzionalità di quest'Aula, ma anche tutte le altre problematiche che voi avete sollevato, come la rappresentanza territoriale e di genere, siano garantite da un numero di consiglieri regionali più congruo ai lavori dell'Aula, più congruo per i lavori delle Commissioni, con tempi di dibattito che non siano quelli che stiamo vivendo oggi discutendo per ore di una legge di cui abbiamo già discusso per ore nelle scorse settimane. Quindi, questo io vorrei che fosse chiaro, nel senso che ce lo diciamo e poi ognuno sa se sostiene determinate posizioni per teatro o per reale convinzione.

Questa legge - e lo voglio sottolineare con evidenza - non torna in Aula per caso, questa legge torna in aula perché la precedente è stata "garrottata" a scrutinio segreto dai muretti a secco in cui gli incappucciati si nascondono quando non hanno altro da fare. Nel senso che io credo che non ci fosse nessun problema di libertà di coscienza che impedisse a questo Consiglio regionale di esprimersi a voto palese sulla riduzione del numero dei consiglieri regionali; se qualcuno volesse cercare il padre di quel voto segreto (ammesso che serva a qualcosa) basta che vada a rileggersi gli esiti degli interventi dei consiglieri regionali pronunciati nella discussione generale sulla passata legge. E i padri del voto segreto, o chi a voto segreto probabilmente ha fatto la stessa identica cosa che avrebbe fatto a voto palese, sono scritti nei testi di quegli interventi, senza che nessuno di noi si debba scervellare a cercare paternità, aggiungendole a chi non ne ha bisogno.

Voglio inoltre ringraziare il Presidente del Consiglio. Io non credo di aver mai ecceduto in quest'Aula in complimenti al Presidente del Consiglio, ma debbo dire che il Presidente del Consiglio ha tessuto una trama di buona volontà che ha consentito a questo Consiglio regionale di rettificare l'espressione del proprio voto, considerato che forse era stata fraintesa, che forse non eravamo riusciti a farci capire all'esterno (o forse avevano capito molto meglio di quanto noi pensiamo). L'intervento del Presidente del Consiglio regionale ha consentito di riannodare una serie di trame che si erano snodate, sciolte, ha costretto ciascuno di noi a fare un passo indietro (perché poi i fatti scavalcano le posizioni politiche e ciascuno di noi è costretto da ciò che ha di riferimento fuori da qui ad assumere posizioni che diventano via via più oltranziste) e ci ha indotto a riportare in Aula, con tutti i Capigruppo firmatari, la proposta di legge che stiamo discutendo.

Bene, cosa fare di questa proposta di legge e come considerarla? Guardate, abbiamo due modi per poter considerare questa proposta di legge: o la possiamo considerare come la prima pietra di un edificio di riforme, che nessuno ci impedisce di costruire, o la possiamo considerare l'ennesima rappresentazione teatrale di una farsa a cui purtroppo questo Consiglio regionale qualche volta si presta, o nell'opinione della gente spesso si presta. La sensazione che noi Riformatori abbiamo è quella che avrebbero i sardi se seguissero questo dibattito: la legge consta di una parola, noi stiamo spendendo un milione di parole in quest'Aula, per cambiare una parola. Ebbene, io credo che sarebbe assai difficile spiegare il senso dei nostri interventi al di là dell'ambiente curiale di questo Consiglio Regionale.

In questo Consiglio regionale - probabilmente io sono tra questi quindi mi assumo la mia parte di responsabilità - si alzano predicatori, alcuni dei quali, devo dire, devono ancora guadagnarsi la credibilità per fare i moralizzatori, che ci raccontano quello che noi dovremmo fare e che non facciamo; i predicatori - forse io sono tra quelli - tornano a sedersi e tutto continua uguale come prima, e questo Consiglio regionale continua ad essere assolutamente autoreferenziale, continua a ripetersi da solo che è il Parlamento dei sardi.

Il mio amico - ormai lo considero un amico e non più un collega - Luciano Uras continua a dire che sarà una vergogna se porteranno ottanta asini qui sotto. Ma, Luciano, sappiamo benissimo che li porteranno, e probabilmente, se tu fossi tra loro, tra quelli delusi, scontenti e amareggiati di questo Consiglio regionale, cercheresti anche tu, di compiere un gesto eclatante per richiamare questo Consiglio regionale alle responsabilità che il Consiglio regionale a parole evoca ogni giorno e di fatto sfugge.

Ecco, io mi fermo qui. Parole ne abbiamo speso - l'ho già detto - fin troppe. Noi Riformatori siamo convinti che sia necessario, in questo momento, andare a ricostruire una trama di rapporto sociale fuori da questo palazzo, che non sia utile soltanto ai partiti, ma che sia utile alla democrazia, perché qui quelli che dicono che ottanta consiglieri sono troppi e sessanta bastano si sprecano; quelli che dicono che sono sufficienti cinquanta ci sono; quelli che invece vogliono una riduzione a trenta sono autorevoli Ministri dello Stato. Noi allora abbiamo paura che ci sia qualcuno che dica che basta uno, eletto col maggioritario, col premio di maggioranza, e costa poco: uno, uno solo!

Bene, siccome non vorremmo che ipotesi che sono fuori dalla nostra cultura politica piano piano diventassero comprensibili e addirittura accettabili nella testa della gente, noi crediamo che lo sforzo che questa classe politica, questa classe dirigente debba fare sia quello di andare fuori; una classe dirigente che andando fuori speriamo, per lei, possa crescere, perché oggi è inadeguata - noi compresi, i Riformatori non stanno fuori dal mazzo, ci mancherebbe altro -, e può darsi che crescendo la classe dirigente riesca anche a far crescere una società sarda che oggi è inadeguata. Perché questa classe dirigente, ragazzi, è l'espressione della società sarda; non c'è una società fuori migliore di noi, né noi siamo meglio della società che rappresentiamo. Però lo sforzo è questo, lo sforzo è riuscire ad andare fuori da questo Consiglio regionale perché oggi questo Consiglio regionale è asfittico, è un Consiglio regionale che dimostra di non avere la forza, l'energia, il coraggio, l'autorevolezza, la credibilità per autoriformarsi.

Lo sforzo deve essere quello di andare nuovamente in mezzo alla gente e di fornire alla gente strumenti democratici attraverso cui possa essere canalizzato quel malcontento, quell'insofferenza nei confronti della politica, qualche volta quel becero qualunquismo, di cui noi spesso tanto spesso ci lamentiamo, che se cresce rappresenta veramente la pietra tombale della nostra democrazia.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.

URAS (Gruppo Misto). Presidente, io tenterei di ragionare su due piani diversi, uno è il piano dell'organizzazione delle istituzioni e degli organi della Regione (Presidente, Giunta, Consiglio) l'altro è il piano dei costi non della politica, dei costi della macchina pubblica in cui inevitabilmente, direi in qualche caso anche patologicamente, ricade la politica. Questo lo dico ringraziando l'onorevole Floris di essere presente, unico componente della Giunta regionale, e che certamente ha senso dello Stato, delle istituzioni, e nel sottolineare la sua presenza voglio anche sottolineare un'assenza (lo dico anche all'onorevole Diana, lo dico a quella parte dello schieramento politico presente in questa sala) l'assenza del Presidente ad un dibattito di questa natura.

L'assenza del Presidente ad una discussione di questa portata è un'assenza che non ha giustificazione alcuna, non ha giustificazione alcuna perché consigliere regionale, il primo dei consiglieri regionali, non ha giustificazione alcuna perché è il rappresentante legale della Regione, non ha giustificazione alcuna perché più di ogni altro, anche per consenso popolare ricevuto, ha il dovere di presenziare e lavorare produttivamente all'interno di questa Assemblea. Ai sensi del nostro Statuto il Presidente della Regione è anche consigliere regionale, chi quindi più di ogni altro ha questo compito non può essere assente ad una discussione che riguarda la riforma proprio dell'organo principale del nostro sistema istituzionale autonomistico.

Dicevo due piani diversi, quello che riguarda il costo della politica (o meglio il costo della macchina pubblica) non c'entra niente con la riduzione del numero dei consiglieri regionali, questo voglio dirlo anche alle associazioni estemporanee, quelle che ogni tanto mi ricorda il mio amico onorevole Vargiu, quelli che minacciano di portare ottanta asini come se qua ci fosse un concentrato di asini e fuori ci fosse un concentrato di intelligenze. La realtà è che noi siamo esattamente la rappresentanza della società che ci ha espresso, nel bene e nel male, in quelle parti positive e in quelle parti negative che anche noi esprimiamo, una società che attraversa una profonda crisi, che è una crisi di valori, che è una crisi anche di obiettivi, di strade da percorrere, dove la classe dirigente non è solo quella politica, è una classe dirigente economico - finanziaria che è sicuramente responsabile di questo stato di crisi, almeno quanto quella che ha deciso che essa rappresentasse i propri interessi meglio di altri all'interno di questo tipo di consessi.

Quindi il costo della macchina pubblica è un problema oggi, lo era anche ieri, però forse ieri eravamo in condizione di rispondere ai bisogni sociali meglio di quanto lo siamo oggi che la crisi è profondissima. E quindi è un problema, ma è un problema che non si risolve riducendo il numero dei consiglieri e neppure riducendo soltanto le indennità dei consiglieri. Va ridotto l'uno e vanno ridotte le altre, questa è la mia opinione. Va ridotto il numero dei consiglieri perché questo Consiglio lavori meglio come organo legislativo (anche se va garantita la rappresentanza politica, come pure la rappresentanza territoriale e quella di genere) e va ridotto il costo della politica, che però riguarda tutta la macchina pubblica.

Cosa dire, infatti, Presidente, degli 8 milioni di euro l'anno che l'amministrazione regionale spende solo per pagare i consigli di amministrazione (e stiamo parlando di cifre in netto difetto)? Questi consigli di amministrazione, Presidente, non sono composti in ragione delle qualità e delle competenze professionali, della rettitudine morale, della capacità di operare, della produttività, la selezione del personale che noi mettiamo lì a governare la macchina amministrativa regionale è una selezione di tipo politico, partitico, di amicizia diretta, personale tra chi detiene il potere all'interno di una formazione politica, che lo trasferisce all'interno delle istituzioni, e chi lo sostiene anche nelle campagne elettorali. Forse questo non è un grande scandalo però è un meccanismo che rende impossibile il funzionamento di quella macchina pubblica che pure, per le ragioni che a noi sono note, deve pur funzionare e funzionare bene per aiutare questa nostra società e questa nostra economia in crisi.

Quindi che cosa si fa, uno smette di fare l'Assessore e fa il presidente di un ente, un altro smette di fare l'Assessore e fa il direttore generale di qualche struttura, qualcun altro che non ha ancora fatto l'Assessore si prepara a fare l'Assessore costruendosi questo tipo di percorso al di là della qualità professionale che è in grado di esprimere, del suo curriculum. Anzi, Presidente, noi abbiamo verificato - lo dico perché siamo compartecipi tutti di questa attività assolutamente importante che ha svolto la Commissione d'inchiesta - abbiamo verificato che si violano le norme, le norme di legge pur di arrivare alla nomina di dirigenti o di componenti di consigli di amministrazione della macchina pubblica della Regione.

E quindi cosa fare? Partire da qui per risolvere il problema anche lì. Pertanto se il Presidente della Regione non c'è non deve rinunciare alla sua indennità aggiuntiva, deve mettere mano ad una riduzione significativa di queste prebende, deve ridurre i suoi consiglieri di amministrazione, deve dimezzare le retribuzioni che adesso ha concesso, deve selezionare, attraverso le procedure stabilite dalla legge, consiglieri di amministrazione, dirigenti che rispondano non alla sua esclusiva azione di governo, ma soprattutto all'interesse generale del nostro popolo, perché quelle sono strutture di servizio della comunità sarda.

Quindi, noi non approviamo la riduzione dei consiglieri regionali per affrontare il problema dei costi della politica, se qualcuno ha in mente questo se lo levi dalla testa, e non decideremo la riduzione delle nostre indennità solo per affrontare il problema dei costi della politica, lo faremo per essere partecipi il più possibile delle difficoltà e del disagio che vivono i nostri concittadini, e perché vengano finalmente recuperate al massimo possibile le risorse disponibili alla spesa dell'amministrazione regionale, perché siano orientate verso l'occupazione e lo sviluppo, perché questo è il nostro dovere oggi, questo è il nostro dovere sempre.

Dopodiché, il Consiglio regionale, che è organo della Regione, ed è organo legislativo, fa le leggi, e si trova a vivere oggi una condizione in cui - lo dico in modo chiaro perché non ci possa essere equivoco - è in atto un'eversione organizzata del sistema istituzionale democratico, dove poteri, persone, ambienti, lavorano di concerto per destrutturare il sistema democratico nazionale, regionale e locale. Lo fanno per acquisire il potere della macchina pubblica, per destrutturare la macchina pubblica al servizio della comunità, per acquisire spazi di mercato, di operatività economica, di profitto, e lo fanno consapevolmente, scientemente, e purtroppo impunemente.

Lo fanno con complicità gravi all'interno dell'apparato politico-amministrativo, dell'apparato burocratico e professionale, lo fanno sistematicamente da anni producendo un'anarchia dei poteri pubblici nella quale regna la confusione, perché nella confusione e nel disordine si trovano soluzioni di tipo autoritario, per lasciare coloro che hanno guadagnato dalle capacità di lavoro e di sviluppo della comunità nazionale e regionale ad affrontare, facendo altri profitti, questo stato di crisi. Lo fanno pensando alla repressione della cultura politica democratica di questo Paese, lo fanno con l'idea di cancellare i valori etnici, culturali, linguistici dei popoli di questo Paese, lo fanno perché ci hanno ragionato attorno a scrivanie, in luoghi nascosti, in luoghi bui, lo fanno, e tutti lo sanno, lo fanno con mezzi di stampa, lo fanno con la comunicazione sistematica dei disvalori, lo fanno attraverso l'educazione delle nostre nuove generazioni verso soluzioni individualistiche, e anche moralmente assolutamente inaccettabili, lo fanno così.

Nonostante noi denunciamo, vediamo purtroppo questo sistema che si arrovella attorno a se stesso e paga il prezzo. Io sono uno che resisterà agli ottanta asini, lo dico al collega Vargiu, resisterò a questo tipo di manifestazioni, perché non accetto che le istituzioni democratiche, che non sono le persone che le popolano, vengano prese, calpestate, denigrate, per sostituirle con uno poco costoso, apparentemente poco costoso, tiranno. Noi non lo accetteremo, su queste questioni ci si gioca la vita.

Presidente, lei ha fatto una cosa giusta, noi adesso facciamo la legge del pentimento, spero che questa legge sia seguita da un ordine del giorno nel quale si fissino termini assolutamente stringenti per la predisposizione di una legge statutaria ed elettorale. Tre mesi sono più che sufficienti, con chi dice due mesi sono d'accordo. Si sospenda tutto quello che c'è e si lavori a quello, con la partecipazione. Ha ragione l'onorevole Sanna, ci sarebbe piaciuto di più il processo costituente che avevamo anche ipotizzato insieme. Incominciamo a lavorare, ma facciamo partecipare i soggetti sociali, facciamo partecipare i sardi, i cittadini, in modo che costruiscano le soluzioni insieme a noi, che siamo indegnamente, forse, loro rappresentanti. Costruiamole insieme e facciamole, e utilizziamo questo tempo in questa direzione.

Presidente, il collega Capelli in queste ore ci ha richiamato a un'operatività più stringente sulla partita dei costi di funzionamento del Consiglio, della Giunta, della macchina amministrativa. Io concordo con lui che non dobbiamo perdere tempo, e se attraverso il Regolamento non fosse possibile richiamare un'espressione dell'Aula, che comunque io chiedo, perché anche progetti di legge che sono già stati presentati, come il "315", siano discussi e approvati almeno nelle parti in cui c'è la massima condivisione, noi accompagneremo questa nostra decisione, questa di oggi, di riduzione del numero dei consiglieri regionali, con un'altra positiva iniziativa.

Pertanto, Presidente, valuti con gli Uffici, valuti ai sensi del Regolamento (io porrò la questione comunque in sede di Conferenza dei Capigruppo) la possibilità che possa esprimersi anche l'Aula sul richiamo del progetto di legge numero 315 all'attenzione dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Onorevole Uras, lei ha perfettamente ragione, la Conferenza dei Capigruppo verrà convocata immediatamente dopo la seduta perché lei possa formulare la proposta nella sede opportuna, perché, come lei ben sa, l'Aula su questo non si può esprimere. Così la Presidenza avrà la possibilità di riportare alla Conferenza dei Capigruppo anche la richiesta che è stata avanzata, sempre in base all'articolo 102, anche da altri proponenti, con altre proposte di legge che sono state depositate, compresa quella di iniziativa popolare, in modo tale che ci si possa esprimere in maniera compiuta su tutte le proposte che trattano la materia.

E' iscritto a parlare il consigliere Steri. Ne ha facoltà.

STERI (U.D.C.-FLI). Presidente, l'interessante discussione si è sostanzialmente articolata su tre argomenti: una serie di contestazioni da parte dell'opposizione all'attività della maggioranza, i cosiddetti costi della politica, questo progetto di riforma di riduzione del numero dei consiglieri regionali.

Sul primo aspetto ritengo di non dover dire niente, perché non mi sembra questa la sede per parlare di cosa ha fatto la maggioranza, di cosa non ha fatto, sono altre le occasioni e le sedi deputate e a questo scopo. Sul secondo aspetto, sui costi della politica, io devo sinceramente, anche per rinfrescare la memoria a me, ricordare cosa è successo in questa legislatura.

All'inizio della legislatura, quando è stata esaminata la prima legge finanziaria, il nostro Gruppo (io e l'onorevole Capelli in particolare) in terza Commissione, ha prospettato un emendamento che chiedeva la riduzione delle indennità di carica al 50 per cento. In quell'occasione ci fu un dibattito interno alla Commissione, in sede politica, tra tutte le componenti di questo Consiglio, e si ritenne necessario intervenire, per cui si prese l'accordo - ovviamente interessando la Presidenza, a cui bisogna dare atto di tutto quello che ha fatto in questo campo - di arrivare a delle proposte comuni e congiunte di tutti i Gruppi. Purtroppo questo accordo non ha avuto seguito, nel senso che poi è iniziata la corsa a presentare i vari progetti di legge, da cui inizialmente ci siamo astenuti sulla base degli accordi raggiunti.

Da ultimo, quando tutti i Gruppi avevano ormai presentato i loro progetti, anche noi (tutti i componenti del terzo polo) abbiamo presentato il nostro, il progetto di legge numero 315. Oggi, con piacere, sento che sia l'onorevole Salis sia l'onorevole Uras concordano sulla necessità di esaminare questo problema. Ma non avevo dubbi che il Presidente avrebbe presentato una sua proposta che attende una nostra risposta. E' stato detto al Presidente che tutte queste proposte di legge saranno portate immediatamente all'attenzione della Commissione; è già stato fatto, è già stato detto, quindi non vedo cosa ci sia da chiedere. Portiamole immediatamente, il Presidente ha offerto la sua massima disponibilità, dipende solo ed esclusivamente da noi; facciamolo!

Sono comunque problemi che devono essere affrontati, che devono essere risolti, ci sono svariate soluzioni sui vari problemi, però, io ripeto, come ho detto in altra occasione, è sbagliato parlare di costi della politica, sono i costi della democrazia, sono i costi degli apparati pubblici, tant'è vero che il nostro progetto di legge, il numero 315, mira anche a ridurre i costi degli apparati pubblici, prevedendo la soppressione di una serie di consigli di amministrazione (cito per tutti AREA, Ente foreste, ERSU) prevedendo dei limiti agli emolumenti che sono corrisposti ai direttori generali e agli amministratori di questi enti. Quindi, su questo punto siamo pienamente d'accordo. Ovviamente questo progetto di legge, poi, richiede che abbia efficacia immediata.

Io, per esempio, non sono assolutamente d'accordo con la posizione dell'Italia dei Valori. Leggo l'articolo 5 della proposta di legge dell'Italia dei Valori: "Le disposizioni previste dal presente capo entrano in vigore a decorrere dalla legislatura successiva a quella di entrata in vigore della presente legge"; siamo totalmente contrari! Devono entrare in vigore immediatamente. Questo è un punto che ci differenzia notevolmente dalla posizione degli amici dell'Italia dei Valori. Per il resto ritengo che ci sia un ampio consenso; mi sembra che tutti questi richiami quindi siano anche inutili, dipende solo ed esclusivamente da noi.

Abbiamo preso l'impegno di farlo, la Presidenza ci ha dato la più ampia disponibilità, si è fatta carico di formulare una proposta, migliorabile quanto vogliamo, condivisibile sotto certi aspetti, però, è inutile parlarne, non parliamoci addosso, e procediamo alla riduzione dei costi della democrazia e degli apparati amministrativi. Noi l'avevamo proposto già nella precedente legislatura, e l'onorevole Oppi in un'altra occasione ha ricordato che taluni consiglieri, anche oggi presenti, ci hanno chiesto di ritirare la proposta, quindi da parte nostra c'è la massima disponibilità. Ma ritengo che oggi questa disponibilità ci sia da parte di tutti, anche da parte di coloro che, pur richiamando tutti questi principi, non hanno presentato alcunché in materia.

Veniamo al secondo profilo, quello della norma di legge. A me sembra che in questa occasione si sia continuato a parlare senza entrare nel merito della questione: frasi roboanti, si parla di muretti a secco; io non sono abituato a sparare dai muretti a secco, ma non sono neanche abituato a farmi sparare anche se, per senso delle istituzioni, non aggiungo altro. Ritengo semplicemente di aver svolto con modestia il mio ruolo, con coerenza, facendo delle affermazioni dall'inizio della legislatura che sono pienamente rispondenti con quello che c'era scritto in quell'emendamento. Va da sé che di fronte alle esigenze che ci ha rappresentato il Presidente del Consiglio (basta leggere la lettera) noi abbiamo fatto un passo indietro, non perché ci vergogniamo, perché abbiamo rossore, ma perché abbiamo accolto l'esigenza di consentire all'esterno di cogliere l'effettiva volontà del Consiglio. Effettiva volontà del Consiglio che non è stata colta, perché anche in quest'Aula, spesso e volentieri, si è mirato più a parlare che ad entrare nel merito della questione.

Sembra quasi che il dire: "Io sono per le riforme", ci auto legittimi, perché nessuno quando uno dice che è per le riforme, può pensare che non lo sia, però poi, spesso e volentieri, i comportamenti non sono corrispondenti e coincidenti con queste affermazioni. Tutti gli interventi, ovviamente, sono interessanti, ma a me hanno colpito in particolare alcune affermazioni contenute nell'intervento dall'onorevole Maninchedda. Io dissento da lui su un profilo; a me non piace parlare di sovranità, così come non mi piace parlare di regionalismo, di stato federale o quant'altro, sono delle mere etichette perché l'esperienza storica ci dimostra che esistono Stati regionali che hanno più poteri di quanto non ne abbiano altri stati federati. Quindi non è un problema di etichetta, è un problema di contenuti sostanziali, tant'è vero che la dottrina giuridica più moderna ha abbandonato il concetto di sovranità, affermando che nell'attuale assetto dei rapporti internazionali non ha più senso parlare di sovranità, che è un concetto che si è formato storicamente, e che è stato utile perché ha concorso alla formazione degli Stati nazionali. Allora, non parliamo di sovranità, parliamo di poteri.

Quello che giustifica quel risultato che si vuole ottenere parlando di sovranità, lo otteniamo solo individuando i poteri che vogliamo chiedere allo Stato, individuando quali sono le forme per esercitarli acquisendo le risorse per poter ottenere risultati. E' un problema di poteri, lasciamo da parte le etichette. La stessa Catalogna ha abbandonato il concetto di sovranità nei suoi atti fondanti. Quindi parliamo di poteri. E appunto di poteri voleva parlare l'emendamento che noi avevamo presentato in Aula, che rivendicava il potere della Regione di autodeterminarsi, e questo faceva, non com'è stato detto in quest'Aula, con una legge ordinaria, faceva con una legge rafforzata che era suscettibile di essere sottoposta a referendum.

E' evidente che una legge costituzionale, approvata dal Parlamento, non potrà mai essere sottoposta al referendum, perché la Sardegna non avrà mai la forza per poter richiedere il referendum, né avrà la forza per indurre tutti cittadini italiani ad andare a votare questo referendum. Nella statutaria non è così, con la statutaria siamo noi che decidiamo. Questa era l'ottica di quell'emendamento. Però, ripeto, il passo indietro rispetto alle esigenze presentate dal Presidente del Consiglio regionale, cui rivolgiamo il nostro apprezzamento e ringraziamento per l'opera che ha svolto, era un atto dovuto, senza che ci fosse rossore, senza che ci fosse vergogna per quello che abbiamo fatto. Ovviamente questo è un segnale della volontà del Consiglio di procedere alle riforme, ma non basta.

Si è parlato di legge statutaria, di legge elettorale, e anche su questo io ricordo (perché in quest'Aula non è stato ricordato) che in Conferenza dei Capigruppo è stato già raggiunto un accordo, che spero sarà rispettato da tutte le forze politiche (spero che in questo saremo tutti effettivamente riformatori con i comportamenti, e non solo con le parole) è stato raggiunto un accordo in cui tutti i Gruppi sono stati invitati, qualora lo ritenessero, a presentare, entro se non sbaglio la data del 20 ottobre, le loro proposte di legge statutaria, le loro proposte di legge elettorale. E' anche stato deciso che, a seguito di queste proposte, la prima Commissione si sarebbe riunita dal martedì al venerdì (il lunedì e il sabato se vi era la disponibilità di tutti i colleghi) e avrebbe lavorato ininterrottamente in deroga al Regolamento, anche nel momento in cui fosse entrata in Aula la legge finanziaria.

Quindi mi sembra che la volontà di intervenire sulla legge elettorale e sulla statutaria vi sia, e che in Conferenza dei Capigruppo questa sia stata manifestata. Sicuramente la legge elettorale è importante, non solo perché con la legge elettorale possiamo eliminare i nominati (parlo di nominati, perché una cosa è eliminare i nominati, una cosa è eliminare il listino regionale, perché è anche ipotizzabile un listino regionale di eletti, e in sede di discussione, in Commissione, vi è stato chi ha rappresentato anche questa possibilità), ma soprattutto perché - e questo dipende solo da noi e non dal Governo nazionale - con la legge elettorale possiamo comunque porre un tetto al numero di 80 consiglieri, anche senza modificare l'articolo 16.

In sostanza, con la legge elettorale possiamo evitare che si superi anche il numero di 80 consiglieri come potrebbe verificarsi in seguito all'interpretazione di una norma transitoria, della legge costituzionale del 2001 che prevede che sino a quando la legge regionale non avrà provveduto a disciplinare la materia si applichi la norma statale che prevede appunto questo meccanismo. Con la legge elettorale quindi possiamo eliminare il meccanismo che consente lo splafonamento.

Già l'onorevole Diana ha ricordato nei giorni scorsi che ci sono i precedenti giurisprudenziali specifici del Tar Lazio e del Consiglio di Stato relativi alla Regione Lazio che confermano che il risultato può essere questo. Sia chiaro, per fare questo basta un articolo unico, quindi se effettivamente vogliamo incidere sul numero dei consiglieri regionali possiamo farlo sin da ora approvando la legge elettorale.

Concludo dicendo, in riferimento alle affermazioni circa l'assenza del presidente Cappellacci, che proprio oggi la Giunta è rappresentata da colui che ai massimi livelli può parlarci di autonomismo e di riforme, quindi ritengo che sia ben rappresentata. Peraltro personalmente il rilevo non mi tocca perché sono sempre stato presente in quest'Aula, anzi l'anno scorso sono mancato una volta e, siccome quello che conta non sono solo le parole ma anche i comportamenti, essendo mancato per motivi personali non ho giustificato l'assenza e mi sono fatto applicare la trattenuta. Auspico che anche questi comportamenti siano propri di tutti i consiglieri regionali.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà.

DIANA MARIO (P.d.L.). Presidente, nell'ascoltare tutti i colleghi che sono intervenuti mi è venuto da pensare che se dovessi sposare considerazioni espresse in quest'Aula sposerei in toto ciò che ha detto l'onorevole Gian Valerio Sanna, sposerei per tre quarti ciò che ha detto l'onorevole Maninchedda, sposerei buona parte delle tesi esposte dal collega Uras e sosterrei anche le ragioni del collega Steri, che ringrazio per avermi citato.

Certo è che nei numerosi interventi che ci sono stati abbiamo comunque continuato a farci del male, e questo è il peggior vizio che abbiamo acquisito nell'ultimo periodo. Io mi sarei infatti sentito in grado di difendere un Consiglio regionale composto da 80 consiglieri regionali. Non avrei avuto paura di andare nelle piazze e spiegare le ragioni di una scelta effettuata tanti anni fa. Invece ci siamo lasciati tutti trascinare, e abbiamo meditato tanto tutti sul numero di 60 consiglieri regionali, ma anche su nuove disposizioni che prevedono o possono prevedere la parità di genere, che possono prevedere la rappresentatività dei territori sia che esistano le province sia che non esistano.

Ci sembrava che il numero di 60 consiglieri potesse ragionevolmente essere una soluzione adeguata. Poi si è scatenata la bagarre. Prima il Governo con la proposta di ridurre a 30 i consiglieri regionali, poi gruppi politici che hanno giocato al ribasso, trasferendo all'esterno questa volontà spasmodica di voler ridurre ai minimi termini la massima istituzione della Regione Sardegna. Ma è un modo di ragionare questo? Vogliamo ridurre a 30 consiglieri regionali questo Consiglio? Vogliamo far eleggere solo i ricchi? Vogliamo far eleggere solo le classi sociali premiate dalla fortuna? Vogliamo fare in modo che questo Consiglio diventi una lobby o vogliamo, invece, che questo sia uno spaccato della società sarda? Perché in quest'ottica ci stava il genere e ci sta, ci stava la rappresentatività e ci sta, ci stanno gli strati sociali e ci stanno tutti quanti, dal primo fino all'ultimo. Invece continuiamo a farci del male e attribuiamo le colpe agli altri e tiriamo in ballo il voto a scrutinio segreto.

Ma, colleghi, il voto a scrutinio segreto fa parte del nostro Regolamento da sempre, lo dico anche ai colleghi del centrosinistra che quando sono stati al governo hanno, assieme a noi, debbo dire, modificato il Regolamento consiliare. Dico questo a beneficio di qualcuno che se n'è dimenticato: le più grosse modifiche che sono state apportate al Regolamento consiliare sono state apportate nella legislatura precedente e, guarda caso, con il contributo determinante dell'opposizione. E mai nessuno si è permesso di sollevare il problema del voto a scrutinio segreto.

Del resto c'è una strada per evitare il voto segreto: basta astenersi e dire pubblicamente che non si è d'accordo. Se i colleghi del centrosinistra che tanto si sono accaniti sul voto a scrutinio segreto - e mi dispiace che lo abbia fatto anche il collega Vargiu - si fossero tutti astenuti quella norma non sarebbe passata. Guarda caso, invece, avete marcato la differenza ma vi interessava che passasse e non siete stati in grado neanche, alcuni, di giustificare ciò che è accaduto, perché è accaduto un fatto importante che abbiamo per il momento accantonato.

(Brusio in aula)

Si trattava e si tratta di far comprendere anche all'onorevole Giacomo Sanna che ci ha detto che ormai le altre regioni nel loro Statuto iniziano col definirsi regioni autonome (lo scrive la Regione Lombardia, lo scrive la Regione Lazio, lo scrive la Regione Veneto, lo scrive anche la Regione Puglia, lo scrivono tutte le regioni) che bisogna andare a vedere cosa c'è scritto dopo. Certo, tutte si definiscono regioni autonome "in armonia e nell'unità della Repubblica italiana". Se ci differenziamo su questo nascono le differenze tra il P.d.L. e altre formazioni politiche perché noi ragioniamo in questo modo.

Mi fa piacere però che nel suo intervento l'onorevole Maninchedda ieri abbia fatto un passo avanti che coincide, con un passo indietro fatto da alcuni colleghi del P.d.L., che non è ovviamente condiviso né dal partito né da me perché noi abbiamo sempre manifestato contrarietà all'Assemblea costituente e rimaniamo su questa linea, fermo restando che altre strade le abbiamo anche ipotizzate in altri tempi, e ci possiamo anche tornare, ma certamente non in questa sede.

L'onorevole Maninchedda dice anche: chiediamo la modifica del nostro Statuto con la modifica di un articolo. E' vero, onorevole Maninchedda, stiamo chiedendo solo questo, in questo momento chiediamo solo questo. All'inizio della legislatura io, l'onorevole Uras e pochi altri dicevamo: la strada della modifica dello Statuto è una strada irta e pericolosa; facciamo subito tutte le modifiche possibili con la legge statutaria; legge elettorale e tutto quello che ne consegue. Se avessimo fatto a suo tempo ciò che vogliamo fare adesso (e che credo sia un impegno assunto da tutti i Capigruppo, da tutta l'Aula) cioè procedere subito con una legge statutaria e la legge elettorale saremmo stati già a buon punto. Comunque è necessario cominciare con queste due leggi se poi vogliamo dare gambe alla proposta di modifica dello Statuto.

Io ho sempre detto che questo Consiglio regionale è in grado di mettere mano alle modifiche statutarie, mi sarebbe piaciuto che ci fosse venuta in soccorso anche la Giunta, e non in un momento particolare, solo per determinare il numero dei consiglieri regionali, perché questa è stata un'interferenza che probabilmente ha determinato lo stato della situazione attuale. C'è stata un'accelerazione che non doveva esserci in questi termini, perché i Gruppi si erano già pronunciati, in particolare il Gruppo del P.d.L.

Il Gruppo del P.d.L. aveva già deliberato al suo interno che il numero dei 60 consiglieri era un numero congruo, era un numero corretto, era un numero che teneva conto della rappresentanza territoriale, che teneva conto della rappresentanza di genere, che teneva conto dell'eliminazione del listino. Poi si andati in Commissione e è successo quello che tutti quanti avete evidenziato. E da lì nascono i malintesi, nascono i distinguo, nascono tutte le contrapposizioni che in una legge come questa oggi merita il "102" e solo questa, per quanto mi riguarda, merita il "102". Non mi pare che ci siano alla nostra attenzione altre norme che possano prevedere l'applicazione dell'articolo 102 del Regolamento. Lo dico quindi annunciando già quale sarà il mio pronunciamento in Conferenza dei Capigruppo; tutto il resto deve essere lasciato al lavoro della Commissione. L'applicazione dell'articolo 102 non deve essere comunque la norma, deve essere sempre un fatto eccezionale.

Sulla sovranità, ne ha parlato già il collega Steri, c'è una differenza profonda. Onorevole Maninchedda, io capisco e ho capito ieri, forse per la prima volta - e se l'ho capito io per la prima volta è segno evidente che molti sardi non l'hanno capito mai e forse non lo capiranno neanche - ho capito il suo concetto, che non è un concetto che possiamo rigettare a priori, non lo rigetta nessuno, ma prima facciamo ciò che dobbiamo fare. Se siamo d'accordo prima di tutto votiamo questa legge, approviamo la legge elettorale, approviamo la statutaria, facciamo tutto ciò che è possibile fare fuori dallo Statuto e poi dopo possiamo anche decidere di fare altro.

Io non credo, infatti, che sia disdicevole cercare di elevare il grado di autonomia di una Regione, credo che non sia disdicevole, credo sia una cosa possibile. Sarà difficile giustificarlo perché, come ha detto l'onorevole Steri, ormai se non c'è qualcuno sopra di noi (e qualcuno sopra di noi c'è sempre) trovare un'autonomia così come la intende l'onorevole Maninchedda credo che sia praticamente impossibile.

Allora, mi sembra inutile perdere tempo a fare ironia sulla produttività e sul Regolamento consiliare. L'abbiamo modificato e abbiamo dimostrato di essere in grado di modificarlo, però è intollerabile pensare di poter mascherare le nostre incapacità e inefficienze accusando l'Istituzione massima che ci rappresenta che è il Presidente del Consiglio regionale o il Regolamento consiliare. Guardiamoci attorno e guardiamoci tutti quanti per capire se la responsabilità è di un regolamento o se la responsabilità è nostra, perché se non facciamo chiarezza su questo, guardate, noi possiamo avere un Consiglio di 30, di 40, di 80, di 120, possiamo avere tutti i regolamenti che volete, ma se non c'è la volontà di mettere mano ai provvedimenti e di lavorare, beh, insomma, non cambierà niente. I regolamenti non risolvono mai i problemi, anzi, è la nostra capacità che deve essere tale da determinare un atteggiamento diverso anche sulla base di quei regolamenti.

Mi pare che, tra l'altro, la Presidente avesse anche presentato una prima proposta di modifica del Regolamento, così come la Presidente ha portato anche alla nostra attenzione il 12 di settembre una proposta di ridimensionamento dei famosi costi della politica. Pertanto io mi chiedo: perché ci vogliamo accollare tutti quanti la responsabilità di riconoscere che i costi della politica sono solo in capo ai consiglieri regionali? Ma stiamo svilendo la nostra funzione? Siamo noi i responsabili di questo sfascio? La gente ce l'ha veramente con noi o ce l'ha con un mondo che non riusciamo più a rappresentare? Ma non è possibile che tutto faccia capo a noi e poi ci sia la rincorsa alla rinuncia. Io credo, peraltro, che non sia possibile rinunciare; se lo decidiamo tutti insieme sì, allora è possibile rinunciare agli emolumenti, ma se non vi è prima una delibera del Consiglio che lo permette il singolo consigliere non può rinunciare a nessun emolumento.

Se la decisione è personale non c'è nessuna rinuncia. E' solo un uso diverso dell'indennità, ma questo è possibile sempre, non c'è bisogno neanche di dichiararlo, anzi, se uno ne volesse fare un uso diverso e lo facesse, bene farebbe a tacere. E invece no, continuiamo a farci del male.

Io sono del parere che la politica abbia i suoi costi, sono del parere anche che la democrazia abbia dei costi, e noi stiamo andando a minare proprio la democrazia, non i costi della politica. I costi della politica non sono questi. I costi della politica una volta erano il finanziamento dei partiti, una volta i costi della politica erano le risorse concesse in maniera irrituale ai partiti; il finanziamento occulto dei partiti, quelli sono i costi della politica. Ma se noi stiamo qua dal lunedì al venerdì, secondo voi la gente ci vuole perseguire per questo? Ci vuole perseguire perché noi veniamo qua tutti i giorni, solleviamo i problemi, presentiamo le interrogazioni, le interpellanze, le proposte di legge, stiamo ore e ore seduti qui, ci interessiamo dei problemi della gente? Non è questo quello che poi la gente vuole? Facciamo magari anche qualche "marchetta", diamo anche qualche servizio alle amministrazioni locali, alle amministrazioni comunali e dobbiamo essere perseguiti per questo?

Secondo me non è questo che pensa la gente, perché io con la gente parlo e parlo molto, e ho anche la fortuna di avere amici sparsi in tutta la Sardegna e io non sono mai stato accusato in questo senso. L'accusa che mi rivolgono non è quella di percepire l'indennità, le accuse che rivolgono riguardano l'incapacità di chi ci governa, e quando parlano di governo non alludono certamente, come intendete voi, al presidente Cappellacci o solo al presidente Cappellacci, alludono a tutti quanti noi.

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Andiamo in paesi diversi!

DIANA MARIO (P.d.L.). Sì, andiamo in paesi diversi, sicuramente. Qui c'è un modo sfrenato, irrefrenabile, assurdo, incomprensibile di demolire la democrazia, di demolire la politica, di demolire i partiti. Questo sta accadendo oggi e sta accadendo dalla vostra parte e purtroppo, ahimè, sta accadendo molto anche dalla nostra parte.

PRESIDENTE. Comunico che il consigliere Tocco è rientrato dal congedo.

E' iscritto a parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Io cercherò di seguire il consiglio che l'onorevole Mario Diana ha dato ad inizio del suo intervento, quello di non contribuire in questo scorcio di dibattito a farci del male. A sentire poi il prosieguo del suo discorso nemmeno lui c'è riuscito, però comprendo, spero comunque di poterlo evitare almeno in questa parte del dibattito.

Io inizio dicendo che mi pare ci sia la possibilità perché la decisione che ci apprestiamo ad assumere oggi, relativamente alla riduzione del numero dei consiglieri regionali, possa e debba rappresentare l'occasione per trovare il coraggio di un'azione di governo riformatrice che quest'Aula, per esclusiva responsabilità della maggioranza, non ha trovato, se mai l'ha avuta. Io credo che oggi ci siano le condizioni, e questo è stato detto in molti interventi che mi hanno preceduto. Il Partito democratico certamente non si sottrarrà dall'offrire un contributo affinché in questo scorcio di legislatura davvero si metta mano alle riforme istituzionali, a partire da quella che spero voteremo tra qualche minuto.

Noi pensiamo che dopo l'approvazione di questa leggina, com'è stata definita, debba seguire immediatamente l'approvazione della legge elettorale e la riduzione dei costi; sono interventi che possiamo fare tranquillamente e ci sono pervenuti dei suggerimenti autorevoli anche dalla massima rappresentanza di questa Assemblea elettiva. Credo che quando si arrivi ad inviare queste raccomandazioni, si debba dare atto a chi lo fa che ha la sensibilità per comprendere che si è arrivati a un punto limite e non si può non tener conto del mondo reale in cui viviamo, indipendentemente dai giudizi e dalle responsabilità che ognuno di noi pensa di avere nell'aver determinato o meno la condizione che noi dobbiamo affrontare con grande senso di responsabilità.

Ieri l'onorevole Dedoni si è lamentato dal fatto che in quest'Aula troppo spesso si discutano mozioni. E' vero, ma io credo non sia disdicevole discutere di mozioni e dico anche: meno male che il centrosinistra ogni tanto presenta mozioni perché altrimenti quest'Aula si troverebbe con ben poco da fare, visto che la maggioranza che dovrebbe essere il volano dell'azione di quest'Aula non è in grado di produrre quasi nulla. Io non voglio certamente svolgere un intervento polemico però credo si debba guardare in faccia la realtà.

Ancora ieri l'onorevole Dedoni si è chiesto, non a caso credo, se questa maggioranza - se ho capito male mi scuso anticipatamente - è ancora in grado di governare, con l'autorevolezza necessaria, quest'Isola. Io non ho dubbi, l'abbiamo detto tante volte, questa maggioranza ha dimostrato in questi due anni e mezzo di non avere lo spessore politico, programmatico per tirar fuori questa Regione dalle secche nella quale l'avete cacciata in questi ultimi due anni e mezzo. Badate, ciò che abbiamo letto anche oggi sulla stampa a partire - l'ha ripreso qualche collega - dalle dichiarazioni dell'Assessore del bilancio (i 400 milioni in meno) credo sia uno dei punti, uno degli indicatori che consenta di valutare obiettivamente la qualità dell'azione di governo di questa maggioranza, della Giunta e del Presidente di questa Regione. Che questa Regione sia in crisi e che chi governa abbia innanzitutto la responsabilità della situazione in cui versa quest'Isola, credo sia indubbio.

Io non voglio qui richiamare per l'ennesima volta gli indicatori economici che testimoniano la grave entità della crisi in cui versa la nostra Regione, credo però che siamo di fronte - lo dico con grande rispetto ma con molta preoccupazione -ad una incapacità e inadeguatezza ad aggredire, da parte della Giunta, del Presidente della Regione e dell'intera maggioranza, le ragioni che hanno determinato questa crisi. E badate, c'è un problema - lo dico all'onorevole Diana con grande rispetto e senza polemica, e spero poi ci sarà occasione in futuro di discutere come si deve discutere in un'aula come questa senza aspettare il cadavere di nessuno - il problema è la Sardegna.

Io non voglio aspettare il cadavere di nessuno, l'unico cadavere che rischiamo di seppellire è la Sardegna, questo è il problema vero che abbiamo, e ci dovrebbe essere uno scatto di orgoglio da parte di tutti. Noi abbiamo offerto la nostra disponibilità, non mi pare ci sia invece una disponibilità, per le ragioni che ho appena detto, da parte di chi ha la responsabilità di governare questa Regione. Perché badate, se oggi registriamo insofferenza, registriamo fastidio, ostilità di tanti cittadini, ciò deve essere ricondotto in gran parte all'inconcludenza di questa Giunta e di questa maggioranza, che non è stata capace in questi due anni e mezzo di fornire una risposta.

Voi potete fare quello che volete: guardate la legislatura che è andata dal 2004 al 2009, guardate soltanto la manovrabilità delle risorse: fatto 100 quello che entra in questa Regione, che situazione ha ereditato questa maggioranza? La maggioranza di centrosinistra nel 2004 aveva una manovrabilità di appena il 3 per cento, ha lasciato alla maggioranza di centrodestra una manovrabilità che supera il 30 per cento. Mi volete dire a che punto è oggi la manovrabilità delle risorse che entrano in questa Regione? Solo questo potrebbe essere sufficiente per rivelare qual è la qualità dell'azione di governo di questa maggioranza. E poi tentate di scaricare la responsabilità sul centrosinistra? Ma, per favore, almeno atteniamoci alle responsabilità politiche e istituzionali.

All'opposizione - non sta a me ricordarlo - spetta un compito e, badate, non ci siamo limitati a questo, perché abbiamo presentato contro finanziarie, abbiamo presentato una proposta vera per il piano casa, abbiamo presentato diverse proposte di legge che giacciono, non si sa bene dove.

Qual è la produttività delle Commissioni anche nell'esaminare le proposte di legge del centrosinistra? Ce ne sono tantissime, non voglio citarle. Di questo stiamo parlando o di cos'altro?

Ieri l'onorevole Maninchedda, autorevolissimo rappresentante del Partito sardo d'azione per quanto mi riguarda, ci ha ricordato l'inutilità, l'inutilità dell'agire politico e istituzionale di questa Regione se permane la qualità scadentissima del rapporto Stato-Regione. Non è la prima volta che il presidente Maninchedda ci ricorda di riflettere attorno a queste questioni; ieri lo ha fatto, tra l'altro, richiamando in positivo anche due autorevoli rappresentanti del Partito democratico: l'ex assessore Massimo Dadea e il senatore Antonello Cabras, ricordando che anche questi autorevoli rappresentanti (in questo caso del P.D.) si sono spinti, anche recentemente, ad immaginare un rapporto tra noi e lo Stato fino all'indipendenza e alla sovranità.

Bene, ciò dimostra, onorevole Maninchedda, che nel Partito democratico c'è un dibattito vivo anche su questi temi. Onorevole Maninchedda, io ho grande rispetto per lei, io la ritengo, oltre ad essere un autorevole rappresentante, anche un intellettuale, direi, di gramsciana memoria, quasi un intellettuale "organico", con le dovute proporzioni ovviamente. Io ho rispetto delle sue sollecitazioni, le ascolto con attenzione e con grande interesse, tuttavia mi permetta di dirle con grande rispetto, che queste sue affermazioni perdono di credibilità (le affermazioni non lei) se il suo Partito non spezza la catena che vi tiene legati a un centrodestra che non solo ha fallito sul governo dell'economia in questa Regione ma soffoca l'anelito di autonomia, e lo fa soprattutto attraverso il Presidente della Regione che ha un atteggiamento supino nei confronti di un Presidente del Consiglio che ha vessato per due anni e mezzo le regioni, e il loro anelito ad una maggiore autonomia e di una maggiore autonomia e a qualcosa che va verso l'autodeterminazione. Se si mantiene questo rapporto, anche queste sollecitazioni di grande interesse ovviamente perdono di una certa credibilità.

Io ho firmato assieme a tutti gli altri capigruppo la proposta di legge esclusivamente - e credo che questo sia valso anche per tanti altri colleghi capigruppo - per attivare la procedura straordinaria prevista dall'articolo 102; esclusivamente per questo, vorrei sottolinearlo. Anzi voglio ricordare a tutti quanti, in particolare ai capigruppo, che io stesso nella prima riunione, in cui abbiamo affrontato questo tema, ho chiesto per evitare di mortificare l'articolazione di questo Consiglio, innanzitutto delle commissioni, comunque un passaggio in Commissione.

Abbiamo valutato, con la Presidenza del Consiglio che, data la gravità e l'eccezionalità della situazione, fosse preferibile ricorrere all'articolo 102 rispettandone pienamente il dettato. E' un fatto eccezionale, onorevole Diana, sono d'accordo con lei, sottoscrivo, e dico che non si deve mai più ripetere. Il dire che non si deve mai più ripetere significa che quest'Aula, se ha un minimo di dignità e di amor proprio, non deve più cacciarsi nelle condizioni in cui s'è cacciata qualche giorno fa, che ha determinato quella figuraccia, che ha contribuito ulteriormente ad incrinare il rapporto di fiducia tra i cittadini e questa Assemblea elettiva. E allora lo abbiamo fatto, l'ho fatto a nome del Partito Democratico, per offrire una via di uscita a questo Consiglio.

Se noi ragionassimo nella logica con cui ci volete costringere a ragionare vi avremmo detto: "Badate, a poco serve, si può anche aspettare qualche cadavere e togliersi non solo un sassolino, ma anche un grande sasso dalle scarpe", ma la responsabilità di quello che è successo qualche giorno fa risiede esclusivamente nei banchi della maggioranza. Poi si può dire tutto quello che si vuole, è la maggioranza che ha i numeri per governare, di questo stiamo parlando. E allora, per cortesia, evitiamo di dire le cose che sono state dette, perché se noi avessimo dovuto reagire tenendo conto di quelle osservazioni, avremmo detto: "No, siete voi che avete commesso questa figuraccia, siete voi che avete continuato anche con quest'azione ad incrinare il rapporto di fiducia tra i sardi e quest'istituzione, e adesso arrangiatevi". Invece ci stiamo assunti la responsabilità, come sempre, non solo da oggi, di contribuire - e faremo bene a farlo tutti - a dare dignità a quest'Aula, e ci siamo acconciati a questo esame di riparazione, come qualcuno lo ha definito.

Allora queste sono le ragioni per cui abbiamo acceduto alla procedura dell'articolo 102. Voglio anche dire a tutti che, per quanto ci riguarda, la proposta di legge che stiamo discutendo, e che spero voteremo fra qualche minuto, per noi non è un'ipocrisia (voglio dirlo con molta chiarezza) perché se fosse un'ipocrisia significherebbe, almeno per quanto mi riguarda, che non vivo nel mondo reale, che vivrei in un mondo immaginario, e il mondo, ahinoi, non è quello che abbiamo nel nostro immaginario, il mondo è quello fatto in carne ed ossa dalla gente, fatto di sentimenti e talvolta di reazioni negative nei confronti dei propri rappresentanti politici ed istituzionali.

Io credo che noi dovremmo oggi, senza grandi giri di parole (ormai li abbiamo già fatti questi giri) assumerci la nostra responsabilità, la responsabilità di una classe politica, ripeto, che vive nel tempo reale, in quello odierno, fatto di tutte le sue contraddizioni, che noi dobbiamo avere la capacità di governare evitando che sfocino in un qualcosa che mette a rischio anche la qualità della democrazia. Attenzione, non sottovalutiamo questo aspetto, non possiamo pensare che gli unici costi che restino immutati in questo contesto siano quelli delle istituzioni (io non parlo di costi della politica, non ne ho mai parlato, parlo di costi delle istituzioni) credo che sia nostro dovere abbassarli, dobbiamo abbassarli tenendo stretto il rapporto tra istituzioni e qualità della democrazia.

Noi dobbiamo fare tutto tranne che mortificare la democrazia e le sue articolazioni. Su questo dobbiamo stare molto attenti, su questo - è vero - serve molta freddezza, serve essere convinti di essere classe dirigente, e di non essere influenzabili dagli umori della piazza. Chi ha una responsabilità politica ha il dovere di confrontarsi con la piazza, e dovrebbe anche evitare (ma non sempre ci riusciamo e mi ci metto anch'io ovviamente) dovrebbe evitare che la piazza si trovi nelle condizioni drammatiche di rivoltarsi contro il sistema democratico, perché è quello che sta avvenendo, e ciò non favorisce, badate, nessuno qua dentro, perché nessuno credo qua dentro ci sia semplicemente per rappresentare potentati finanziari, perché in questo paese in questi mesi si combatte anche questo.

E' indubbio che ci siano forze che non sono la piazza, che utilizzano anche la piazza per spingere verso un sistema presidenzialista più deciso a discapito del parlamentarismo. E allora dobbiamo riflettere anche su queste questioni, ma, ripeto, non è questa certamente la sede. Certo, onorevole Diana, noi non siamo i soli che devono ridurre i costi delle istituzioni che governiamo, noi però dobbiamo fare la nostra parte, noi governiamo le istituzioni, e io credo che anche i loro costi possono essere rivisti, senza che queste perdano efficacia ed efficienza.

Io credo che noi oggi dovremmo concludere anche con un ordine del giorno che preveda una legge elettorale, che preveda certamente la conferma del maggioritario, l'eliminazione del listino (quello ovviamente dei nominati), una norma che eviti la lievitazione del numero dei consiglieri, un premio di maggioranza distribuito nel territorio, e una rappresentanza territoriale e di genere, e assieme a questo anche la riduzione dei costi. Badate, se noi riusciremo a fare questo, forse le parole che abbiamo speso in questi due giorni non saranno inutili. Il tempo per realizzare questi interventi, l'unità di misura, deve essere di settimane, non di mesi; sfidiamoci su questo!

PRESIDENTE. Poiché nessun altro è iscritto a parlare, per la Giunta, ha facoltà di parlare l'Assessore degli affari generali, personale e riforma della Regione.

FLORIS (Gruppo Misto), Assessore degli affari generali, personale e riforma della Regione.Presidente, colleghi del Consiglio, la Giunta regionale, con una propria iniziativa legislativa, aveva indicato in 60 il numero dei consiglieri da assegnare alla Regione autonoma della Sardegna. La proposta di legge in esame si pone lo stesso obiettivo, la Giunta regionale ne condivide i contenuti e le finalità, anche perché abbiamo la convinzione che possano essere garantite equamente sia la rappresentanza territoriale sia la rappresentanza politica.

E' doveroso rivolgere un apprezzamento a tutte le forze politiche per il contributo offerto e che, sono certo, darà inizio al cammino delle riforme. In questo cammino io credo che i tempi siano fondamentali, come lo sono sempre nella vita ma soprattutto nella politica. Quindi, al di là della ritualità delle parole, io credo che noi, senza pensare o immaginare di essere contemporaneamente l'Europa, lo Stato nazionale e la Sardegna (siamo qualcosa di meno e di diverso), senza pensare di poter risolvere tutti i problemi, che non sono in capo neanche alle nostre responsabilità, possiamo sicuramente intervenire su alcuni problemi specifici di nostra competenza. Questi, magari, non riguardano lo Statuto (perché ormai i tempi non ci sono più anche se è necessario incominciare a ragionare) ma il Titolo V della Costituzione, di cui non si parla, il decreto legislativo numero 42 sul federalismo, la legge elettorale, il Regolamento del Consiglio, l'ordinamento degli enti locali sardi.

Sono i compiti sui quali avevamo convenuto, e conveniamo, che ci siano delle priorità. I nostri sforzi però potrebbero essere inutili, lo dicevo la volta scorsa, se non coincidono e non collimano con quelli dello Stato. Quindi noi, se vogliamo che questa legge vada in porto, dobbiamo cercare di attivare immediatamente un accordo con lo Stato, con le istituzioni nazionali, con il Presidente della Camera, con il Presidente del Senato, portare a mano i documenti e fare in modo, se il Presidente della Repubblica verrà questi giorni in visita in Sardegna, che sia garante di questi accordi che noi, come Regione, possiamo prendere con gli organi statali e nazionali.

Detto questo, io vorrei aggiungere qualcosa per quanto riguarda il dibattito sulle riforme. Noi sappiamo benissimo che questa non è l'unica legislatura prigioniera di se stessa, sono ormai due legislature che siamo prigionieri di noi stessi e facciamo il pianto greco: sappiamo benissimo che l'elezione diretta del Presidente della Regione ha scardinato i vecchi sistemi, e da parte del Consiglio regionale si avverte una sofferenza e un disagio. Se vogliamo che questa sofferenza e questo disagio siano eliminati dobbiamo per forza attuare le riforme, e in questo abbiamo un interesse comune maggioranza e minoranza, perché se la prossima legislatura ci ritroviamo con le stesse regole e con gli stessi sistemi, noi continueremo a piangere e continueremo a creare questa discrasia di rapporto tra i compiti, il ruolo e i doveri del Presidente della Regione e la sua Giunta e il Consiglio regionale. Questo l'hanno riconosciuto gli stessi governatori, lo stesso presidente Soru nella scorsa legislatura riconobbe che qualche cosa non andava e che bisognava mettere ordine. E allora, anziché continuare a piangere su noi stessi e dire che le cose non vanno e che non abbiamo definito il ruolo, adoperiamoci perché questo ruolo venga definito.

C'è un dato: le riforme - si dice - si fanno insieme, e questo credo che sia un dato inequivocabile, non possiamo continuare ad agire e a pensare che una maggioranza possa fare le riforme. La maggioranza può fare le riforme insieme all'opposizione e gli interessi devono essere comuni, come sono. Chi sostiene il contrario - badate - mente sapendo di mentire. Per fare le riforme insieme occorre creare gli strumenti idonei per lavorare su queste riforme, quindi delimitare bene il perimetro, il ruolo di chi agisce, di chi propone. Non è un caso che la mia ipotesi originaria, formulata da Presidente della prima Commissione fosse quella di allargare la stessa Commissione a tutte le componenti che attualmente non sono presenti, a tutti i Capigruppo, agli esperti, analogamente a questo ha fatto la Regione Lombardia.

La Regione Lombardia ha modificato il proprio statuto e ha definito i compiti di questa Commissione, assegnandole risorse finanziarie per stipulare convenzioni con esperti, cioè ha attribuito pieni poteri alla Commissione. Questo è sufficiente? Può darsi che non sia sufficiente. Se così è, abbiamo detto, "bisogna che il Presidente della prima Commissione abbia il gradimento politico della maggioranza e della minoranza", e quindi dobbiamo cercare insieme di creare queste condizioni altrimenti l'iter rischia di arrestarsi. In una parola bisogna, secondo me, creare le condizioni metodologiche e politiche per consentire l'inizio di un processo riformatore dentro il quale lavorare e separare nettamente le diatribe e le lotte politiche tra maggioranza e minoranza per quanto riguarda il problema economico, cercando invece di fare in modo che le responsabilità vengano separate ma ci sia un unico intento per quanto riguarda le riforme.

Per quanto riguarda il costo della politica, io vorrei dire, onorevoli colleghi, qualche parola, qualche parola chiara. Noi con questa legge, riportando a sessanta il numero dei consiglieri regionali (e voglio dire a chi ha sollecitato questo problema che anche con la giunta Ghinami, il Consiglio regionale aveva chiesto la modifica della Costituzione per ridurre il numero dei consiglieri) passiamo da ottanta consiglieri che costano 19 milioni 812 mila 597,96 euro a sessanta consiglieri che costerebbero 14 milioni 859 mila 449,47 euro, con un risparmio di 4 milioni 953 mila, di 5 milioni di euro. Questa è una diminuzione della spesa politica, senza considerare il numero delle Commissioni, le altre riforme che riguarderanno poi la Giunta regionale e quant'altro. Questo è contenimento di spesa politica.

Io ho assistito, invece, in questi giorni, a una sorta di sparatoria contro la classe politica, cioè contro noi stessi: l'autoriflessione è un atteggiamento necessario e praticabile, mentre l'autoflagellazione appare, anche secondo me, agli occhi dell'opinione pubblica, una sorta di masochismo furbetto ed equivoco, perché c'è qualcosa che non va, proprio in quelli che sostengono questa tesi. Chi parla di questi argomenti senza tener conto della genesi, di come è avvenuta la ripartizione delle funzioni, delle risorse finanziarie che riguardano la magistratura, lo Stato nazionale, i parlamentari e i consiglieri regionali, parla senza cognizione di causa, e ne parla così, pensando e sperando che queste proposte possono tramutarsi poi in qualche riconoscimento. Ora, ognuno può liberamente utilizzare le risorse rivenienti dalle cariche ricoperte per le finalità che ritiene più opportune, ma questo utilizzo non può andare a discapito del bagaglio culturale e politico che la funzione del consigliere regionale impone per assolvere compiutamente al mandato popolare. Noi abbiamo tagliato le spese per quanto riguarda i viaggi all'estero, e non se ne parla più.

Io ricordo legislature dove a seguito di oggi all'estero abbiamo approvato dei grandi provvedimenti, andare a vedere de visu che cosa succede nel mondo non può essere impedito, tutti crediamo di avere il Verbo, di essere bravi, di essere unici, e portiamo avanti le nostre miserie e le nostre capacità. Allora bisogna distinguere tra privilegio e doveri concessi dallo status di consigliere regionale, che non vanno soltanto rispettati e preservati, ma addirittura verificati, attraverso la preparazione e lo studio, attraverso le proposte che vengono presentate in quest'Aula.

E allora è privilegio dotarsi di strumenti culturali per l'aggiornamento costante e continuo? E' privilegio dotarsi di una segreteria particolare personale? E' privilegio avere i consulenti per le questioni più importanti? Io credo che questo non sia privilegio ma sia un dovere. Se poi mi si dice che qualcuno utilizza tutto ciò non per la sua preparazione culturale e politica e professionale ma per altri motivi, questo è un altro discorso, è una cosa completamente diversa.

Ecco, c'è qualcuno che evidentemente non svolge il suo dovere e non si dota degli strumenti indispensabili per svolgere il ruolo che deve svolgere, ma questo è un altro discorso. Io questo lo dico perché mi sono informato e ho potuto appurare che in nessuna Regione è stato posto questo problema. Certo ci si è posti il problema del contenimento della spesa ma non è che stato posto così come viene posto in questo nostro Consiglio regionale. Evidentemente c'è qualche cosa che non funziona, e mi auguro che se ne possa parlare nelle sedi opportune, nelle sedi abilitate ma con parsimonia e con molto garbo.

PRESIDENTE. Voglio far presente all'Aula che l'argomento è all'attenzione della conferenza congiunta dei Presidenti delle Regioni e dei Presidenti delle Assemblee legislative che stanno elaborando una piattaforma da sottoporre a tutti i rispettivi Consigli regionali.

Dichiaro chiusa discussione generale.

Metto in votazione il passaggio all'esame gli articoli.

Ha domandato di parlare il consigliere Cuccureddu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Presidente, io sono poco interessato alla riduzione del numero dei consiglieri tanto so, ne siamo tutti consapevoli, che è un bluff, nel senso che qualunque proposta noi presenteremo deciderà il Parlamento, e sarà una riforma che nel migliore dei casi entrerà in vigore nella prossima legislatura, salvo scioglimenti anticipati.

Quello che invece mi preoccupa e mi preoccupa fortemente - l'onorevole Uras, che spesso utilizza frasi forti ha parlato di "eversione organizzata del sistema democratico" - è che (se non prendiamo coscienza che questo è solamente un aspetto) siamo di fronte al fatto che voti espressi da questo Consiglio, vengono di fatto verificati. E non è questo il solo caso, c'è stato già un precedente nel quale il Consiglio ha approvato una norma, tra l'altro interpretativa, e il Presidente, eccependo malfunzionamenti dei sistemi di votazione ha dichiarato bocciata una legge approvata da questo Consiglio.

Oggi, con espedienti dilatori (si chiede chi è che deve scrivere questa relazione, i funzionari dicono che la legge è pronta, che ce l'ha il Presidente che deve inoltrarla) si cerca ancora una volta di vanificare un voto di questo Consiglio. E la dimostrazione lampante che siano espedienti dilatori, che ci sia qualcuno che fa ostruzionismo, che ci sia qualcuno che cerca di non applicare le leggi ed è al vertice di questo Consiglio, è data da questo ordine del giorno.

C'è un ordine del giorno firmato dai Capigruppo nel quale si dice: non mandiamo in Parlamento la legge che sarebbe già dovuta essere inviata al Parlamento, ne mandiamo una successiva. Questo perché la proposta di legge che è stata approvata a qualcuno non piaceva e quindi doveva con,vincere gli altri a ripensarci; nel frattempo veniva "messa" in freezer. Ecco questa a mia avviso, per dirla con le parole di Uras, è eversione organizzata del sistema democratico. Non c'è niente di più grave che chi ha il dovere dare attuazione ai voti del Consiglio con una scusa o con un'altra faccia di tutto per vanificarli.

Si è detto che manca la relazione: io non credo che occorrono dei geni voglio vederla, serviranno dei geni per scrivere la relazione di un articolo, io voglio sapere chi è che deve scriverla. Si fa di tutto per disapplicare i voti di questo Consiglio.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Maninchedda per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

MANINCHEDDA (P.S.d'Az.). Presidente, intervengo per dire che il dibattito mi convince a votare a favore del passaggio all'esame degli articoli e per precisare due punti. Primo, noi siamo d'accordo a che si approvi, dice l'onorevole Diana, in poche settimane la legge statutaria, la legge elettorale e quant'altro a Statuto vigente, ma si dica chiaro che questa è una strada, come dire, quasi meramente amministrativa che è nella nostra disponibilità. Facciamolo subito, noi siamo pronti.

Secondo, il tema della sovranità, su cui tanti si sono soffermati. Non sono io che dico che non è all'ordine del giorno, ho voluto ricordare le sentenze della Corte costituzionale che inibiscono le assemblee legislative regionali ad occuparsi di questo tema. L'onorevole Steri ha detto: "non parliamo di sovranità, parliamo di poteri". Bene, io sono interessato - lo dico all'onorevole Diana - ad un potere in particolare, io voglio poter decidere la pressione fiscale in Sardegna, io voglio poterla decidere. Oggi non posso, a Costituzione italiana vigente.

In Sardegna mi pare sia diffuso - lo dico all'onorevole Giampaolo Diana - la volontà di ragionare su come i sardi stanno dentro lo Stato italiano. Il Consiglio regionale può concludere tutto ciò che è adesso nel suo potere in tempi rapidissimi, la decisione che deve prendere questo Consiglio regionale è se dare spazio alle esigenze di partecipazioni (che ci sono e sono forti, di cui ha parlato il mio Capogruppo) per parlare di come la Sardegna può stare dentro lo Stato italiano a Costituzione vigente nel momento in cui, però, l'Italia sta dicendo che vuole cambiare la Costituzione.

E' possibile convocare i sardi per dire che idea hanno dello Stato italiano in cui stanno? E' possibile? Questo non interferisce per niente con ciò che potrà fare il Consiglio regionale. Spero che questo sia chiaro. Spero - lo dico all'onorevole Campus - di non sentire più accusato in Aula il Partito sardo di secessione per banali motivi strumentali. Il Partito sardo crede che il popolo sardo sia titolare di una sovranità originaria non delegata dal popolo italiano; è una posizione legittima che si può confrontare con le altre, non ha in corso pratiche secessioniste e non ha in corso pratiche velleitarie.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Steri per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

STERI (U.D.C.-FLI). Presidente, evidentemente il voto è favorevole ma pronuncio un brevissimo intervento ricollegandomi a quanto ha detto l'onorevole Maninchedda. Quando noi abbiamo proposto l'assemblea costituente, l'abbiamo proposta in una forma più avanzata rispetto a quella proposta e approvata alcune legislature fa su iniziativa del Gruppo dei Riformatori. Noi proponevamo di chiedere al Parlamento che l'articolo 54 fosse modificato per permetterci di eleggere un'assemblea costituente che approvasse lo Statuto. Al Parlamento, quindi, sarebbe spettato solo il controllo di conformità delle norme costituzionali, non l'approvazione dello Statuto.

Questo cosa vuol dire? Vuol dire che nello svolgere questa attività noi dobbiamo limitarci al rispetto dei principi costituzionali. Ora che i principi costituzionali cioè che le Regioni ad autonomia differenziata hanno poteri legislativi differenti rispetto a quelli delle Regioni ad autonomia ordinaria, il che vuol dire che il potere di cui parla l'onorevole Maninchedda potevamo tranquillamente prendercelo con questa assemblea costituente. Ecco uno dei motivi ulteriori che conferma la necessità di una assemblea costituente, che non solo ci consentirebbe di riformare effettivamente, a Costituzione vigente, l'ordinamento e incrementare notevolmente i nostri poteri, ma anche di uscire all'esterno e coinvolgere il popolo sardo e tutte le forze sociali in questa attività.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Sechi per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

SECHI (Gruppo Misto). Io credo che sia giusto e doveroso fare autocritica, quello che non trovo giusto è l'auto denigrazione, che fra l'altro non avrebbe senso. Mi pare, peraltro, che nel dibattito di quest'oggi, rispetto al dibattito precedente, ci sia stato un riavvicinamento delle posizioni.

Intervengo quindi per dichiararmi favorevole al passaggio all'esame degli articoli; d'altra parte non sarebbe potuto essere altrimenti, essendo uno dei firmatari della prima proposta di legge, insieme ai colleghi Uras e Porcu, sulla riduzione dei consiglieri regionali da ottanta a sessanta. E' stato per un paio d'anni in attesa, oggi l'argomento è arrivato in Aula, puntuale. Io credo che abbia raggiunto complessivamente buon consenso. Alla fine, mi è permesso dire, anche in questa breve dichiarazione di voto, che forse la nostra è l'unica istituzione che ha sollevato il problema e ha messo in discussione la riduzione del numero dei consiglieri, e soprattutto ha indicato una strada che è quella della riduzione dei costi delle istituzioni democratiche.

Non mi pare, infatti, che questa disponibilità avvenga in altre realtà della società italiana e sarda, di quella "Italietta" incapace di trovare le riforme. Noi invece abbiamo avuto questa capacità, con i nostri limiti e le nostre titubanze, però pronti a un confronto. Non mi pare che nel mondo delle imprese e dell'industria si stia discutendo su come ridurre i propri profitti per metterli a disposizione di chi è senza lavoro, di chi non ha reddito e di chi vive in una situazione di disagio. Ebbene, noi dei problemi di queste persone ce ne stiamo facendo carico su due binari, che sono quelli dell'autoriduzione delle indennità e della'autolimitazione del numero dei consiglieri. Non mi pare che nelle banche si stia discutendo su come fare per ridurre i margini di guadagno a favore di chi versa in situazioni di disagio e di sofferenza. E' chiaro che tutto questo poi coinvolge altre iniziative, come la riforma dello Statuto e quant'altro.

Chiudo dicendo: badate, non mettiamo in discussione la democrazia, perché, come ho detto la volta scorsa, la democrazia non ha prezzo.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Capelli per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

CAPELLI (Gruppo Misto). Voterò a favore del passaggio all'esame degli articoli, ma colgo l'occasione per dire due cose. Ho apprezzato molto la replica della Giunta, mi è sembrato per un attimo che l'assessore Floris fosse di nuovo seduto da questa parte, e non sui banchi della Giunta. Spero che il Presidente prenda nota di quello che ha detto l'assessore Floris oggi qui in Aula, quando ha parlato di un risparmio atteso superiore ai 5 milioni, perché, a conti fatti, con i venti consiglieri in meno, superiamo i 6 milioni di euro, considerati tutti i servizi connessi che verranno a essere ridimensionati. Tutto questo, unito al "315", alla riforma della ASL e all'abrogazione delle Province, oltre alla riforma della pubblicità istituzionale, ci potrebbe portare, nel giro di pochi giorni, a un risparmio di oltre 50 milioni di euro.

La Sicilia ha già approvato la riduzione dei consigli di amministrazione, ha cancellato l'AREA, e altri interventi hanno fatto le altre regioni. Colgo l'occasione per dire al Capogruppo del P.D., Giampaolo Diana (che ha rimarcato la sua contrarietà, o meglio la contrarietà, del P.D. e del Gruppo, alla riapplicazione dell'articolo "102" del Regolamento per altri disegni o progetti di legge) che ha perso un'occasione, ha perso un'occasione per aprire un dialogo con questo atteggiamento di chiusura. Spero che questa intransigenza non sia stata recepita dal Partito Democratico, mentre è stata recepita da altri partiti della minoranza.

Così come devo dire al P.d.L., e quindi al collega Diana Mario, che ha riferito della sua contrarietà, o meglio di quella del Gruppo e del partito, all'Assemblea costituente, che nel Programma del presidente Cappellacci "La Sardegna torna a sorridere" (e richiamo anche l'attenzione del Partito Sardo) a pagina 60 si legge "riscrittura dello Statuto in direzione di un deciso aumento di sovranità attraverso l'Assemblea costituente". Nello stesso programma, al punto 6, pagina 61, è prevista la riduzione dei consiglieri a sessanta. Siete venuti in aula proponendo la riduzione a cinquanta; state rinnegando un programma.

Chiedo pertanto ai partiti alleati: quel programma verrà rispettato? Intendete farlo rispettare? O le contraddizioni sono talmente evidenti che forse è il momento di rivedere tutta la linea politica di questa maggioranza per un prosieguo che auspico fattivo, ma nell'interesse dei sardi, cosa che ritengo molto…

PRESIDENTE. Onorevole Capelli, il tempo a sua disposizione è terminato.

Ha domandato di parlare il consigliere Salis per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

SALIS (I.d.V.). Signor Presidente, il Gruppo dell'Italia dei Valori voterà a favore del passaggio all'esame degli articoli. Approfitto di questa occasione o per una precisazione. A me non è sembrato - poi il collega Capelli dirà -il collega Giampaolo Diana abbia fatto un'affermazione così categorica; forse mi è sfuggito, spero che non sia così, anche perché il Gruppo dell'Italia dei Valori ha già deciso di sostenere la richiesta del Capogruppo del Gruppo Misto perché, anche per il P.L. numero 305, possa essere utilizzata la procedura stabilita dall'articolo 102.

Noi riteniamo, infatti, come abbiamo detto, nel dibattito sia di oggi sia di due settimane fa, che consideriamo questa decisione il primo passo verso un'altra serie di iniziative e di atti concreti che debbono determinare un'inversione di tendenza rispetto al passato, sia quello recente, sia quello meno recente, che forse pesa più di tutto ciò che abbiamo fatto sia in questa sia nell'altra legislatura.

Approfitto di questa dichiarazione di voto - pur confermando il fatto che noi continuiamo a difendere la nostra proposta di riduzione dei consiglieri regionali a cinquanta - per ringraziare formalmente la Presidente del Consiglio, per la sua lettera del 5 ottobre, grazie alla quale è riuscita a riprendere i fili di una discussione e di una elaborazione di una riflessione che era stata bruscamente e inopinatamente interrotta dal voto a scrutinio segreto che aveva annullato la legge. Prendiamo atto favorevolmente di questa sua iniziativa, prendiamo atto che oggi, al di là delle differenze di posizione, matura all'interno del Consiglio una proposta per il contenimento della struttura del Consiglio regionale, ma anche, così come ha detto l'Assessore Floris (abbiamo apprezzato per larga parte anche il suo intervento) un contenimento dei costi.

Abbiamo iniziato in una direzione in cui è necessario continuare, è il primo passo - auspica il Gruppo dell'Italia dei Valori - di un percorso che desidereremmo fosse il più lungo possibile, per portarci alla definizione di ulteriori provvedimenti che vadano nel senso di migliorare sia l'efficienza sia la rappresentatività e la funzionalità soprattutto di questo Consiglio regionale.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Giampaolo Diana per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Presidente, pare pleonastico annunciare il voto favorevole al passaggio all'esame degli articoli. Io vorrei utilizzare tutto il tempo per chiarire all'onorevole Capelli quanto ho appena detto. L'articolo "102" - credo sia chiaro a tutti, in particolare all'onorevole Capelli - è uno strumento che si utilizza eccezionalmente. Può succedere che il "102" possa essere utilizzato anche in presenza di un'incapacità (è il caso di questo Consiglio, non certamente per responsabilità dell'opposizione) a insediare le nuove Commissioni. Noi, anche per i costi della politica, abbiamo posto un termine: per noi sessanta giorni sono più che sufficienti.

Abbiamo presentato anche una proposta di legge, che è una nostra proposta di legge. Se si è nelle condizioni, senza mortificare l'articolazione del Consiglio, in quei tempi, di affrontare e risolvere questa questione, bene, altrimenti noi siamo, pronti ad accedere, anche per approvare la riduzione dei costi, all'articolo 102. Spero che con questo la posizione sia chiara.

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PRESIDENTE. Grazie. Ricordo che c'è anche la via ancora più breve delle deliberazioni dell'Ufficio di Presidenza.

Ha domandato di parlare il consigliere Ben Amara per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

BEN AMARA (Gruppo Misto). Presidente, visto che ho sempre creduto nel processo dialogante, ma non in quello dilagante, visto che credo molto nella contaminazione e non nel contagio, annuncio la mia astensione dappertutto, aggiungendo che è difficile acchiappare un gatto, un gatto nero in una stanza buia, soprattutto quando non c'é. Ed è per questo che mi piace ogni tanto parlare a un muro di mattoni, forse perché è l'unico interlocutore che non mi contraddice mai.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Artizzu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

ARTIZZU (U.D.C.-FLI). Presidente, io voterò questa legge con convinzione, certamente, ma anche con un certo timore, che voglio manifestare ai colleghi. Timore indirizzato prevalentemente su due aspetti, o forse su un aspetto, che è quello del pericolo di una diminuzione di rappresentanza in questo Consiglio regionale, di rappresentanza certamente territoriale, com'è stato anche giustamente evidenziato da molti colleghi, e anche del timore di una certa limitazione di rappresentanza numerica.

Io sono, probabilmente perché oggi ne faccio parte, per la tutela, per la salvaguardia dei partiti anche piccoli, sono perché nelle istituzioni venga garantita questa presenza, e certamente una riduzione numerica dei consiglieri regionali della Sardegna non va in questa direzione e può aprire delle crepe pericolose. Se è vero, infatti, che il Palazzo è lontano dai cittadini, potrebbe diventare ancora più lontano dai cittadini. Certo sui costi, sull'organizzazione, è giusto ed è doveroso che la politica oggi possa dare un buon esempio, ma è ingiusto, pericoloso e ingannevole nei confronti dei cittadini, che da parte di questo Consiglio regionale, che da parte delle forze politiche che siedono in Consiglio regionale passi il messaggio (che sarebbe una presa in giro bella e buona nei confronti del popolo) che tutto si risolva qui, che tutto si risolva con un taglio, che tutto si risolva con una riduzione.

Ho molto apprezzato il presidente Floris, ho molto apprezzato il suo intervento; temo, Presidente, che le sue sagge parole rimarranno, però, inascoltate. Credo che noi dobbiamo lavorare per tutelare il prestigio di questa Istituzione, e ancora oggi affermo la mia contrarietà assoluta alle Assemblee costituenti, perché questo Consiglio regionale, votato e scelto dal popolo, pur con tutti i difetti personali di coloro che vi siedono, è l'unico strumento grazie al quale le leggi e le riforme possono e debbono nascere. Attenzione, colleghi, perché potrebbe arrivare un Demiurgo (uno è già arrivato, fortunatamente se ne sta per andare) che un giorno dirà: "Basto io, e non vi costerò niente, basto io per risolvere tutti i vostri problemi". Crediamo davvero che quello sarà un giorno bello per la democrazia? Io credo di no.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Mario Diana per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

DIANA MARIO (P.d.L.). Presidente, mi associo al pleonastico del collega Diana e aggiungo a questo anche il voto contrario su tutti gli emendamenti che sono stati presentati. Onorevole Capelli, quando mi sono espresso nei termini che lei ha citato, affermando cioè di essere contrario all'applicazione del "102", l'ho fatto perché credo che sia molto più opportuno che l'esame di quella proposta di legge sia a conoscenza dei colleghi. Io parlo a nome di 29 consiglieri regionali e quindi ritengo che il passaggio in Commissione, che non dev'essere un semplice passaggio, sia opportuno e doveroso. Posso anche pensare che il Diana citato fosse l'onorevole Giampaolo Diana, ma siccome l'ho detto anch'io, anticipo il problema.

Relativamente al resto, veda, Onorevole Capelli, io sono in quest'Aula da 3 legislature, e assieme a me ci sono anche i colleghi di Forza Italia che sono qui da 4 legislature, e in tutte le legislature abbiamo sempre manifestato la nostra contrarietà all'Assemblea costituente. Successivamente anche il Gruppo del P.d.L., in più occasioni, in riunioni di Gruppo, ha manifestato contrarietà all'Assemblea costituente. Ora lei mi cita il programma elettorale presentato dal presidente Cappellacci a nome della coalizione, dove era prevista l'istituzione della Assemblea Costituente.

Io capirei le sue perplessità se tutti i programmi presentati a nome di una coalizione avessero un loro naturale svolgimento, ma io credo che questa non sia l'unica parte del programma elettorale della coalizione che incontri un qualche ostacolo. Allora, di fronte a questo, a seguito anche del dibattito che c'è stato, le assicuro che oggi i tempi per un'Assemblea costituente non esistono più, pertanto io confermo la nostra contrarietà, per quello che è stato espresso dal Gruppo, se poi il partito del P.d.L…

PRESIDENTE. Onorevole Diana, il tempo a sua disposizione è terminato.

Ha domandato di parlare il consigliere Giacomo Sanna per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

SANNA GIACOMO (P.S.d'Az.). Avevo deciso di non esprimere la volontà di voto, l'aveva già fatto il mio collega Maninchedda, ma nelle sue parole, onorevole Diana, credo ci sia molta confusione, perché due legislature fa, e per l'esattezza dal 99 al 2004, l'Assemblea costituente, legiferata da quest'Aula, portava la volontà (nel voto, non solo nelle parole) dei Sardisti, dei Riformatori, dell'U.D.C., di Forza Italia e di Alleanza Nazionale…

(Interruzione del consigliere Mario Diana)

SANNA GIACOMO (P.S.d'Az.). Lei sta parlando a nome di chi, onorevole Diana.

DIANA MARIO (P.d.L.). A nome del Gruppo del P.d.L..

SANNA GIACOMO (P.S.d'Az.). Forza Italia è dentro il P.d.L., e il presidente Cappellacci è il Presidente di questa maggioranza, sino a prova contraria. L'accordo sottoscritto è quel programma che lei riconosce certamente, e nei 13 punti dell'accordo fra noi e il presidente Cappellacci, c'è anche l'Assemblea costituente.

Assieme a tanti che oggi sono ancora qua, come ad esempio il collega Pittalis, nel portare avanti questa battaglia abbiamo seguito un percorso istituzionale (dal Presidente della Repubblica al Presidente del Consiglio, al ministro di turno, al Presidente della Commissione preposta) l'abbiamo fatto in ogni provincia di questa Regione e l'abbiamo fatto assieme, se poi qualcuno non si riconosce più o ha cambiato idea, io non mi preoccupo, perché è l'idea di un singolo, di qualcuno, ma non credo sia qualcosa che riguardi una forza politica che, pur trasformata, credo che ancora oggi possa e debba condividere una battaglia che assieme abbiamo fatto, come l'ha fatto una parte, anche se minima, del Centrosinistra. Se poi qualcuno cambia idea così velocemente, io penso che solo gli stupidi non cambino idea, questo è vero, ma chi non mantiene gli impegni non lo posso definire stupido.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

URAS (Gruppo Misto). Dichiaro il voto favorevole al provvedimento. Noi abbiamo un'opinione diversa sugli emendamenti che sono stati presentati, in modo particolare su un emendamento che è stato presentato che avrà il mio voto perché ritengo che ci sia una motivazione per esprimerlo in quella direzione.

Perché si parla di Assemblea costituente? Si parla di Assemblea costituente perché è da dieci anni che questo Consiglio regionale - la legge numero 2 è del 2001 - deve approvare le cosiddette riforme, deve adempiere a un obbligo costituzionale, cioè deve approvare una legge statutaria con la quale individuare la forma di governo, le modalità di elezione degli organi della Regione, l'iniziativa legislativa popolare e quant'altro, è dieci anni che deve approvare una legge elettorale propria e non l'ha fatto. Non l'ha fatto! E perché non l'ha fatto? Non l'ha fatto perché è risultato incapace di trovare quei punti di accordo tra gli schieramenti e tra i partiti per definire il percorso riformatore ai sensi anche delle disposizioni costituzionali vigenti.

Poi c'è un altro aspetto: noi abbiamo uno Statuto che è datato 1948 e che non è uno Statuto di principi e di valori, ma è uno Statuto per la definizione di un'autonomia per competenza che oggi è insufficiente. In quello Statuto c'è l'articolo che ci consente di agire, ma noi non l'abbiamo ancora utilizzato. Ecco perché bisogna pensare anche a forme esterne partecipate dal popolo, dalle sue articolazioni sociali ed economiche, per andare avanti sul piano delle riforme.

PRESIDENTE. Poiché nessun altro è iscritto a parlare, metto in votazione il passaggio all'esame degli articoli.

SALIS (I.d.V.). Chiedo la votazione nominale.

Votazione nominale

PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, del passaggio all'esame degli articoli.

(Segue la votazione)

Prendo atto che i consiglieri Cappai e Piras hanno votato a favore

Rispondono sì i consiglieri: Agus - Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Barracciu - Biancareddu - Bruno - Campus - Capelli - Cappai - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Mariano - Corda - Cossa - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - Cugusi - Dedoni - Dessì - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Mario - Floris Rosanna - Fois - Gallus - Greco - Ladu - Lai - Locci - Lombardo - Lotto - Manca - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Mula - Mulas - Murgioni - Obinu - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Planetta - Porcu - Randazzo - Rodin - Sabatini - Salis - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sechi - Solinas Antonio - Soru - Steri - Stochino - Tocco - Uras - Vargiu.

Risponde no la consigliera: Zuncheddu.

Si è astenuto il consigliere: Ben Amara.

Risultato della votazione

PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:

presenti 70

votanti 69

astenuti 1

maggioranza 35

favorevoli 68

contrari 1

(Il Consiglio approva).

Ha domandato di parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.

URAS (Gruppo Misto). Chiedo cinque minuti di sospensione per esaminare il testo un ordine del giorno che abbiamo stilato.

PRESIDENTE. Poiché non ci sono opposizioni, sospendo la seduta per cinque minuti.

(La seduta, sospesa alle ore 13 e 19, viene ripresa alle ore 13 e 38.)

Passiamo all'esame del titolo e la relativo emendamento.

(Si riporta di seguito il testo del titolo e del relativo emendamento:

Modifica dell'articolo 16 della legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 3 (Statuto speciale per la Sardegna) concernente la composizione del Consiglio regionale

Emendamento sostitutivo totale Cuccureddu - Uras

Titolo

Il titolo è così sostituito:

Modifiche ed integrazioni della legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 3 (Statuto speciale per la Sardegna). (1).)

PRESIDENTE. Per esprimere il parere della Giunta ha facoltà di parlare l'Assessore degli affari generali, personale e riforma della Regione.

FLORIS MARIO (Gruppo Misto), Assessore degli affari generali, personale e riforma della Regione. La Giunta si rimette all'Aula.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Cuccureddu. Ne ha facoltà.

Ricordo ai colleghi che intendono intervenire che si devono iscrivere entro la fine dell'intervento dell'onorevole Cuccureddu che ha a disposizione dieci minuti.

CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Sì, grazie, dieci minuti più dieci sull'articolo 1, in venti minuti spero di chiarire il mio pensiero.

(Interruzioni)

Però poi abbiamo anche le dichiarazioni di voto quindi c'è qualche minuto in più. Del resto mi rendo conto che spesso i miei interventi non sono sufficientemente chiari e quindi necessitano di essere esplicitati.

Allora, io ho compreso che qui c'è la volontà da parte di qualcuno di annunciare tagli ai costi della politica. Io ho molto apprezzato l'intervento dell'assessore Floris perché ha un po' sgombrato il campo da demagogia e ipocrisia, di cui spesso in molti interventi si è fatto uso abbondante, e ha riportato alla situazione reale del dibattito dei punti fermi. Ora io credo che fare finta di effettuare dei tagli, e dire al Parlamento cosa dovrà fare porterà, nella migliore delle ipotesi, dalla prossima legislatura ad un risparmio di 5 milioni di euro sulle indennità dei consiglieri regionali; parallelamente però l'Ufficio di Presidenza delibera di incrementare l'organico, bandendo concorsi per il personale. Quindi, a fronte di un Consiglio che cerca di contenere le spese per i consiglieri non c'è un proporzionale sforzo per bloccare i concorsi, almeno sino a quando non ci assesteremo sul numero di 60.

L'Ufficio di Presidenza va avanti su questa linea; c'è una promessa al risparmio nella prossima legislatura ma ci sono spese che si pianificano già in questa. Mi è dispiaciuto molto che il capogruppo del P.D. Giampaolo Diana abbia posto un limite di 60 giorni per una eventuale discussione nella prima Commissione. A mio avviso i taglia devono essere immediati e devono essere quelli previsti nella proposta di legge numero 315. C'è un'indennità che è anacronistica, offensiva per tutti, ritenuta insopportabile, che è l'indennità di carica che attribuisce a più di un terzo dei consiglieri, a 27 persone una somma aggiuntiva che nel caso del Presidente del Consiglio sfiora i 6000 euro; seimila euro in più rispetto anche al Presidente della Giunta che ha rinunciato alla sua indennità.

E' insopportabile che ci sia un terzo dei consiglieri regionali che prenda di più. Se producessero di più, se ci fosse certezza che quelle persone lavorassero di più, fossero più preparate, fossero più colte, studiassero di più, offrissero un contributo superiore a quello degli altri, sarebbe anche giusto mantenerle. Ma siccome non è così ritengo che la prima indennità da sopprimere sia l'indennità di carica (sopprimere, non ridurre del 10 per cento) e non credo che si possa demandare all'Ufficio di Presidenza (i cui componenti beneficiano tutti di queste indennità) il compito di avanzare una proposta di riduzione delle indennità. Prima bisogna dare il buon esempio: eliminiamo, come ha fatto il Presidente della Regione, le indennità di carica, e dopo aver eliminato quelle indennità che riguardano quell'Ufficio di Presidenza si può parlare del resto.

Però quando parliamo del resto, quando parliamo per esempio dell'abolizione dei vitalizi non possiamo parlare di abolirli solo per il futuro, perché tanto noi abbiamo già maturato tre-quattro legislature e siamo al sicuro che non ci toccheranno niente. Chiediamo sacrifici a tutti i consiglieri che non sono stati rieletti e che beneficiano dei vitalizi, perché in un momento difficile credo che un contributo lo si possa chiedere anche a chi è già stato consigliere regionale, non debba gravare solo su chi lo sarà. Quindi prevediamo un contributo di questo genere, un contributo di solidarietà, chiamiamolo come vogliamo, sapendo che il costo per coloro che beneficiano dei vitalizi è uguale a quello di coloro che svolgono l'attività. Credo che sia doveroso chiederlo e credo che sia giusto che a chiedere questo contributo sia per primo chi avanza le proposte e non lo faccia salvaguardando se stesso.

Io ho trovato stucchevole la lettera inviata dal Presidente del Consiglio regionale, mentre mi è molto piaciuta la risposta che ha inviato il mio collega di gruppo Mulas, (l'avrei sottoscritta anch'io) molto precisa e puntuale, anche se quasi ignorata dalla stampa. Credo che fare i moralisti pensando agli altri e avendo ben chiaro l'obiettivo, che è quello di salvaguardare i privilegi propri (e nel caso delle indennità di carica si tratta di privilegi assoluti) sia molto facile e demagogico, soprattutto se all'esterno si vuol apparire come i puri, come persone attente al risparmio delle istituzioni.

Io ho naturalmente condiviso (non poteva essere diversamente) l'intervento di Maninchedda perché dissi le stesse cose nella precedente discussione e anche in questa. Noi abbiamo una sola chance è inutile che ci giriamo attorno; possiamo mandare due, tre, quattro proposte in Parlamento ma ci sarà un'unica occasione in cui il Parlamento in doppia lettura esaminerà qualcosa che riguardi la Sardegna; è questa la chance. O noi sfruttiamo questa chance, giochiamo questa carta pensando a noi stessi, pensando alla composizione del Consiglio e poi sprechiamo mesi a parlare di legge elettorale, oppure oltre a questo ci mettiamo anche qualcos'altro.

Ecco, io negli emendamenti che ho presentato, questo voglio fare, voglio inviare ai sardi il messaggio che noi sì stiamo pensando alla composizione del Consiglio regionale, che interesserà settecento, ottocento, mille persone che si candideranno al prossimo Consiglio, ma stiamo anche pensando al milione e 600 mila sardi che si trovano ad avere problemi col patto di stabilità, con la continuità territoriale.

Sotto questo profilo riveste particolare importanza l'emendamento numero (senza la modifica all'emendamento numero 1 al titolo evidentemente sarebbe impossibile discuterlo, se non in fase di coordinamento) che crea le condizioni per una modifica pattizia del nostro Statuto come avviene per la Sicilia, come si propose con la modifica al famoso articolo 108 della Costituzione. E l'unica possibilità che si ha di aprire un percorso riformatore è quella di andare a incidere modificando l'articolo 54 del nostro Statuto, e cioè prevedendo pari dignità tra Stato e Regione Sardegna, prevedendo le modifiche pattizie, prevedendo che anche la semplice riduzione a 60 del numero dei consiglieri regionali non possa essere emendata a 30 da un qualunque parlamentare se non concordando questo emendamento col Consiglio regionale, cioè ponendo, come dice la stessa Costituzione, sullo stesso livello, sul livello paritario lo Stato e le Regioni e anche gli enti locali.

Si tratta di codificare questa disciplina costituzionale che va a mio avviso sancita con la modifica dell'articolo 54. Se non si fa questo, se non si va a incidere sull'articolo 54, se non ci giochiamo bene questa unica chance che abbiamo di portare all'attenzione del Parlamento in doppia lettura qualcosa che riguardi la Sardegna e il nostro Statuto, sicuramente non potremo né in questa e né nelle prossime legislature pensare a un nuovo patto con lo Stato.

PRESIDENTE. Poiché nessuno è iscritto a parlare metto in votazione l'emendamento numero 1. Chi lo approva alzi la mano. (Viene richiesta la controprova.) Chi non lo approva alzi la mano.

(Non è approvato)

Passiamo all'esame dell'articolo 1 e dei relativi emendamenti.

(Si riporta di seguito il testo dell'articolo 1 e dei relativi emendamenti:

Art. 1

Modifiche all'articolo 16 della legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 3

Nell'articolo 16 della legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 3 (Statuto speciale per la Sardegna), come sostituito dall'articolo 3, comma 1, lettera d), della legge costituzionale 31 gennaio 2001, n. 2 (Disposizioni concernenti l'elezione diretta dei presidenti delle regioni a statuto speciale e delle province autonome di Trento e di Bolzano), la parola "ottanta" è sostituita dalla parola "sessanta".

Emendamento sostitutivo parziale Agus - Sechi - Mariani

Articolo 1

All'articolo 1, comma 1 la parola "sessanta" è sostituita con la parola "cinquanta". (2)

Emendamento aggiuntivo Cuccureddu - Uras

Articolo 1

Dopo l'art. 1 è aggiunto il seguente:

Art.2

Competenza in materia di ordinamento finanziario e di patto di stabilità

1. Nell'articolo 3 dello Statuto speciale della Sardegna, approvato con la legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 3 e successive modifiche ed integrazioni, dopo la lettera b) è aggiunta la seguente lettera:

b1) ordinamento finanziario della regione, degli enti strumentali e degli enti locali, vincoli di spesa e patto di stabilità. (3)

Emendamento aggiuntivo Cuccureddu - Uras

Articolo 1

Dopo l'articolo 1 è aggiunto il seguente:

Art.2

Accertamento e riscossione dei tributi propri e di quelli per i quali spetta alla Regione una compartecipazione al gettito non inferiore a quella dello Stato

1. Il primo comma dell'art. 9 dello Statuto speciale della Sardegna, approvato con la legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 3 e successive modifiche ed integrazioni, è sostituito dal seguente:

"La Regione può affidare agli organi dello Stato, per il tempo necessario all'organizzazione di una propria autonoma struttura, l'accertamento e la riscossione dei tributi propri e di quelli per i quali spetti alla Regione una quota del gettito non inferiore ai cinque decimi". (4)

Emendamento aggiuntivo Cuccureddu - Uras

Articolo 1

Dopo l'articolo 1 è aggiunto il seguente:

Art.2

Revisione dello Statuto

1. All'articolo 54 dello Statuto speciale della Sardegna, approvato con la legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 3 e successive modifiche ed integrazioni, sono apportate le seguenti modifiche:

- al secondo comma dopo la frase "che esprime il suo parere" è aggiunta la parola "vincolante";

- alla fine del secondo comma dopo "entro due mesi" è aggiunta la frase "e comunque prima della seconda lettura parlamentare";

- alla fine del terzo comma, dopo il punto, è aggiunta la seguente frase "Qualora anche l'esito del referendum consultivo sia sfavorevole alla proposta approvata, il Presidente della Repubblica non potrà procedere alla promulgazione e dovrà rinviare alle Camere il provvedimento per le necessarie modifiche pattizie fra Consiglio regionale e Parlamento;

- L'ultimo comma è soppresso. (5)

Emendamento aggiuntivo Cuccureddu - Uras

Articolo 1

Dopo l'articolo 1 è aggiunto il seguente:

Art. 2

Specialità insulare: competenza primaria in materia di continuità territoriale

1. Nell'articolo 3 dello Statuto speciale della Sardegna, approvato con la legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 3 e successive modifiche ed integrazioni, è aggiunta la seguente lettera:

r) collegamenti aerei e marittimi fra la Sardegna e la restante parte del territorio della Repubblica italiana e dell'Unione Europea. (6).)

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito della non approvazione dell'emendamento numero 1 decadono gli emendamenti numero 3, 4, 5 e 6.

Poiché nessuno è iscritto a parlare, per esprimere il parere della Giunta ha facoltà di parlare l'Assessore degli affari generali, personale e riforma della Regione.

FLORIS MARIO (Gruppo Misto), Assessore degli affari generali, personale e riforma della Regione. La Giunta si rimette all'Aula.

PRESIDENTE. Metto in votazione l'emendamento numero 2.

SALIS (I.d.V.). Chiedo la votazione nominale.

Votazione nominale

PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'emendamento numero 2.

(Segue la votazione)

Prendo atto che il consigliere Stochino ha votato contro.

Rispondono sì i consiglieri: Agus - Barracciu - Bruno - Cocco Pietro - Corda - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - Cugusi - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Mulas - Porcu - Sabatini - Salis - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sechi - Solinas Antonio - Soru - Uras.

Rispondono no i consiglieri: Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Biancareddu - Campus - Cappai - Cocco Daniele - Contu Mariano - Cossa - Dedoni - Dessì - Diana Mario - Floris Mario - Fois - Gallus - Greco - Ladu - Lai - Locci - Maninchedda - Meloni Francesco - Mula - Murgioni - Obinu - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Planetta - Randazzo - Rodin - Sanjust - Sanna Giacomo - Steri - Stochino - Tocco - Vargiu - Zuncheddu.

Si sono astenuti: la presidente Lombardo - Ben Amara - Capelli.

Risultato della votazione

PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:

presenti 69

votanti 66

astenuti 3

maggioranza 34

favorevoli 27

contrari 39

(Il Consiglio non approva).

Votazione nominale

PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, della proposta di legge nazionale numero 12.

(Segue la votazione)

Prendo atto che il consigliere Stochino ha votato a favore.

Rispondono sì i consiglieri: Agus - Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Barracciu - Biancareddu - Bruno - Campus - Capelli - Cappai - Cocco Pietro - Contu Mariano - Corda - Cossa - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - Cugusi - Dedoni - Dessì - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Mario - Fois - Gallus - Greco - Ladu - Lai - Locci - Lombardo - Lotto - Manca - Maninchedda - Meloni Francesco - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Mula - Mulas - Murgioni - Obinu - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Planetta - Porcu - Randazzo - Rodin - Sabatini - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sechi - Solinas Antonio - Soru - Steri - Stochino - Tocco - Uras - Vargiu.

Risponde no la consigliera: Zuncheddu.

Si sono astenuti i consiglieri: Ben Amara - Cocco Daniele - Mariani - Salis.

presenti 69

votanti 65

astenuti 4

maggioranza 33

favorevoli 64

contrari 1

Risultato della votazione

PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:

(Il Consiglio approva).

Comunico che sono stati presentati due ordini del giorno.

(Si riporta di seguito il testo degli ordini del giorno numero 1 e 2:

Ordine del giorno Diana Mario - Steri - Vargiu - Uras - Salis - Diana Giampaolo - Sanna Giacomo sul ritiro della proposta di legge nazionale in materia di composizione del Consiglio regionale deliberata il 1° ottobre 2011, in considerazione della nuova iniziativa di proposta di legge nazionale per la riduzione del numero dei consiglieri regionali previsto in Statuto.

IL CONSIGLIO REGIONALE

al termine della discussione della proposta di legge nazionale n. 12 che propone di ridurre a sessanta il numero dei consiglieri regionali attraverso una modifica dell'articolo 16 dello Statuto;

CONSIDERATO il consenso manifestato sulla proposta nel corso del dibattito;

RITENUTO che in questa fase competa alla Regione proporre subito misure che, tenendo conto delle esigenze della finanza pubblica e di credibilità delle politiche di contenimento della spesa, siano adeguate alle proprie necessità, per evitare il prevalere di posizioni centralistiche poco consapevoli del ruolo svolto dalle istituzioni autonomistiche;

SOTTOLINEATO che in tal modo il Consiglio regionale manifesta una capacità di autoriformarsi che stenta ad affermarsi in altre istituzioni dei vari livelli di governo, anche rinunciando a un maggior margine di autonomia che potrebbe esercitarsi rinviando tale compito alla legge statutaria ed elettorale;

CONSIDERATO che la nuova proposta di legge nazionale raccoglie e porta a miglior sintesi in tale materia le posizioni condivise da ampia parte dell'Assemblea, che a loro volta rappresentano una opinione diffusa e sentita nella società regionale;

RITENUTO che la stessa proposta di legge nazionale, esprimendo la volontà attuale del Consiglio, superi e sostituisca la proposta di legge nazionale sulla stessa materia adottata con deliberazione a maggioranza di sabato 1° ottobre 2011;


delibera

che la proposta di legge nazionale "Modifica dell'articolo 16 della legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 3 (Statuto speciale per la Sardegna), concernente la composizione del Consiglio regionale" approvata nella seduta di sabato 1° ottobre 2011 è abrogata e sostituita dalla proposta di legge approvata in data odierna dall'Assemblea per la riduzione del numero dei consiglieri previsto in Statuto che, sarà trasmessa al Parlamento quale unica iniziativa del Consiglio regionale. (1)

Ordine del giorno Diana Giampaolo - Uras - Salis sulla predisposizione della legge statutaria ed elettorale e sulla necessità di informare il Consiglio sui costi dell'amministrazione regionale.

IL CONSIGLIO REGIONALE


al termine della discussione della proposta di legge nazionale n. 12 che propone di ridurre a sessanta il numero dei consiglieri regionali attraverso una modifica dell'articolo 16 dello Statuto;

SENTITO il dibattito ampio e articolato svolto nella discussione generale della predetta proposta di legge nazionale

delibera

1. che entro tre mesi la Prima Commissione permanente predisponga le leggi statutaria ed elettorale avendo riguardo alla necessaria rappresentanza politica, di genere, territoriale nel Consiglio regionale, operando per il definitivo superamento di ogni forma di elezione con liste bloccate che limitano la diretta espressione della volontà popolare nella scelta dei propri rappresentanti;

2. di impegnare la Giunta regionale ed in particolare l'Assessore degli affari generali e l'Assessore della programmazione e bilancio perché venga informato compiutamente il Consiglio regionale, in specifica seduta, sui costi dell'intera macchina amministrativa regionale, Assessorati, enti, agenzie e società controllate e partecipate, in modo articolato per funzioni di amministrazione, direzione e burocratiche. (2).)

PRESIDENTE. Metto in votazione l'ordine del giorno numero 1.

Ha domandato di parlare il consigliere Cuccureddu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Presidente, colleghi, credo che quest'ordine del giorno sia una violazione di qualunque prassi del Consiglio regionale. Gli ordini del giorno di solito costituiscono delle valutazioni politiche e danno degli input agli organi di Governo, ma in questo caso si delibera di chiedere al Presidente del Consiglio che non invii al Parlamento una proposta di legge nazionale approvata da questo Consiglio. Io credo che ciò sia contrario ad ogni prassi; credo che stiamo costituendo un precedente gravissimo per la serietà di questo Consiglio prima che per il suo valore anche di democrazia, credo che non ci sia nessun articolo del Regolamento che possa supportare una prassi di questo genere e che sia la certificazione assoluta di ciò che dicevo dalla scorsa settimana, e cioè che erano stati messi dolorosamente in campo degli espedienti dilatori per disapplicare il voto di questo Consiglio regionale.

Questo è stato fatto, e oggi i Capigruppo, proponendo quest'ordine del giorno, in violazione, ripeto, alle prassi sinora seguite (non c'è un precedente in questo senso, e non c'è neppure un appiglio nel Regolamento in nessun articolo) stanno costruendo l'alibi ad un comportamento sicuramente scorretto, messo in campo dalla Presidenza del Consiglio regionale, che anziché dar seguito al voto del Consiglio tempestivamente, anziché spedire immediatamente al Parlamento la proposta ha fatto di tutto per evitare di dare attuazione a ciò che il Consiglio aveva approvato. Quindi il voto è contrario.

PRESIDENTE. Metto in votazione l'ordine del giorno numero 1. Chi lo approva alzi la mano.

(E' approvato)

Passiamo all'esame dell'ordine del giorno numero 2.

Ha domandato di parlare il consigliere Steri. Ne ha facoltà.

STERI (U.D.C.-FLI). Chiedo cinque minuti di sospensione.

PRESIDENTE. Poiché non ci sono opposizioni, sospendo la seduta per cinque minuti e convoco la Conferenza dei Capigruppo.

(La seduta, sospesa alle ore 13 e 55, viene ripresa alle ore 14 e 06.)

PRESIDENTE. Metto in votazione l'ordine del giorno numero 2.

STERI (U.D.C.-FLI). Chiedo la votazione nominale.

Votazione nominale

PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'ordine del giorno numero 2.

(Segue la votazione)

Prendo atto che il consigliere Stochino ha votato contro.

Rispondono sì i consiglieri: Agus - Barracciu - Ben Amara - Bruno - Campus - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Corda - Cucca - Cuccu - Cugusi - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Marco - Moriconi - Porcu - Sabatini - Salis - Sanna Gian Valerio - Sechi - Solinas Antonio - Soru - Uras - Zuncheddu.

Rispondono no i consiglieri: Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Biancareddu - Cappai - Cherchi - Contu Mariano - Dedoni - Dessì - Diana Mario - Floris Mario - Gallus - Greco - Ladu - Lai - Locci - Meloni Francesco - Milia - Murgioni - Obinu - Oppi - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Planetta - Randazzo - Rassu - Rodin - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Matteo - Solinas Christian - Steri - Stochino - Tocco - Vargiu.

Si sono astenuti: la presidente Lombardo - Cuccureddu - Mula - Mulas.

Risultato della votazione

PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:

presenti 69

votanti 65

astenuti 4

maggioranza 33

favorevoli 27

contrari 38

(Il Consiglio non approva).

Votazione del passaggio all'esame degli articoli del disegno di legge: "Modifiche e integrazioni alla legge regionale 23 ottobre 2009, n. 4 (Disposizioni straordinarie per il sostegno dell'economia mediante il rilancio del settore edilizio e per la promozione di interventi e programmi di valenza strategica per lo sviluppo) e norme per la semplificazione delle procedure amministrative in materia edilizia e paesaggistica - Modifiche alla legge regionale 12 agosto 1998, n. 28 (Norme per l'esercizio delle competenze in materia di tutela paesistica trasferite alla Regione autonoma della Sardegna con l'articolo 6 del DPR 22 maggio 1975, n. 480, e delegate con l'articolo 57 del DPR 19 giugno 1979, n. 348) e alla legge regionale 14 maggio 1984, n. 22 (Norme per la classificazione delle aziende ricettive)" (265/A)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la votazione del passaggio all'esame degli articoli del disegno di legge numero 265/A.

Ha domandato di parlare il consigliere Gian Valerio Sanna per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Il nostro Gruppo voterà ovviamente contro il passaggio all'esame degli articoli di questo provvedimento per tutto ciò che abbiamo cominciato a dire e che diremo nel dettaglio, perché materia ce n'è, e non vi libereremo dall'obbligo di riflessione su questa indecenza che ci avete presentato fino ad oggi (dai campi da golf a quest'obbrobrio di Piano Casa) che si accompagna ad una pagina che qualcuno sta per definire storica

Quello che voglio dirle, Presidente, se mi dedica un minuto, è che, qualunque programmazione abbiate intenzione di fare, è per noi impensabile che una Commissione scaduta per Regolamento possa affrontare in termini corretti e legittimi l'esame di questi emendamenti. Per cui per noi, anche sul piano politico, è necessario che si ponga mano all'insediamento delle commissioni, e che ognuno legittimamente faccia il proprio dovere, perché anche se non c'è niente di stringente, rientra nelle regole di correttezza politica dare attuazione alle previsioni regolamentari. E questo Consiglio non può stare perennemente commissariato per le sue incapacità, che in questo caso derivano dall'incapacità della maggioranza di farlo funzionare. E' per questo che noi votiamo contro, anche perché all'orizzonte non vediamo rassicurazioni sul corretto funzionamento di questa istituzione.

PRESIDENTE. Onorevole Sanna, come ho avuto già modo di dire nel momento in cui questo problema è stato già sollevato da un suo collega di Gruppo, le Commissioni sono abilitate e agiscono in termini corretti e legittimi. Ci sono stati anche altri precedenti, addirittura di ritardi nel nuovo insediamento di giorni.

Ha domandato di parlare il consigliere Matteo Sanna per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

SANNA MATTEO (U.D.C.-FLI). Presidente, non entro nel merito delle dichiarazioni del collega Gian Valerio Sanna, che rispetto ma ovviamente non condivido, intervengo invece per dichiarare il voto favorevole sul passaggio all'esame degli articoli del Gruppo U.D.C.-FLI e per ribadire questo: durante la discussione generale ho avuto modo e abbiamo avuto modo di sentire di tutto, anche accuse, illazioni, anche gravi per un'Aula parlamentare, avete citato di tutto e scomodato persino l'Inferno di Dante.

Io ritengo, come relatore e come Presidente della Commissione, uscente tra l'altro, di non dover essere collocato all'inferno per questa legge, ritengo però che voi dobbiate essere collocati nel purgatorio perché a tutti va data la possibilità di pentirsi e di convertirsi, e in modo particolare collocati nel primo girone del purgatorio che è quello dei superbi che camminano trascinando dei pesi, perché voi vi portate sulle spalle il peso di una politica urbanistica sbagliata, di una politica dello sviluppo fatta di vincoli, di una politica urbanistica fatta di divieti, per pochi, e di una politica urbanistica fatta soprattutto di leggi poco chiare.

Noi siamo disponibili al confronto e vi sfidiamo su questo; noi daremo alla Sardegna uno strumento valido, perfettibile, migliorabile, e mi auguro che, sulla scia di questa legge, il Consiglio regionale lo approvi la prossima settimana, perché la Sardegna che produce, la Sardegna che ha voglia di lavorare e non di speculare, ha fretta e ce lo chiede. Ce lo chiede con forza, ce lo chiede soprattutto quella parte della Sardegna che due anni e mezzo fa ha detto che il centrodestra doveva governare questa Regione, bocciando in primis la politica urbanistica dell'attuale opposizione che due anni e mezzo fa era maggioranza.

Quindi ancora di più oggi sosteniamo con forza questo disegno di legge e ci auguriamo, assessore Rassu, che la Sardegna possa dotarsi a breve di una nuova legge urbanistica per il governo del territorio, quella stessa legge che voi non siete stati in grado di darle.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Salis per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

SALIS (I.d.V.). Presumo che i pesi di cui ha parlato il presidente "Dante Sanna" siano di cemento, blocchi di cemento presumo.

Voglio esprimere velocemente la posizione del Gruppo Italia dei Valori, che voterà contro il passaggio all'esame degli articoli, per le ragioni che abbiamo sempre esposto e che ribadiamo, sul piano casa tre, o quattro; abbiamo perso anche il conto del numero delle proposte che sono state avanzate.

Approfitto di questi pochi secondi per rivolgermi all'assessore Rassu. Assessore, ho avuto modo di partecipare a un incontro con le organizzazioni imprenditoriali del settore: c'è una profondissima crisi dell'edilizia e le stesse imprese del settore chiedono con forza - lei avrà letto i documenti che sono stati presentati anche al suo Assessorato - che si esca dalla logica dei provvedimenti espansivi e che si punti con determinazione sulle politiche per il recupero dell'edificato - ristrutturazioni, interventi di messa a norma, di sicurezza, eccetera - e soprattutto chiedono che ci sia una politica vera per la casa, per chi casa non ne ha e non per chi deve aumentare volumetrie di villette, di villini e di villoni.

Ecco, la raccomandazione che facciamo in quest'Aula, votando il passaggio all'esame degli articoli di questo provvedimento che non risponde certamente a questi requisiti, continueremo a farla anche in sede di esame degli emendamenti.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Sechi per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

SECHI (Gruppo Misto). In attesa di incontrarci in un purgatorio futuro, che non sappiamo quale sia, intanto viviamo in questo purgatorio, che è un purgatorio difficile da tollerare e superare, soprattutto per l'insipienza delle proposte della maggioranza, in modo particolare in materia di scelte di sviluppo legate all'attività urbanistica ed edilizia. Lo facciamo cercando di contrapporci, così come abbiamo fatto in precedenti occasioni (ed è per questo che anticipo il voto contrario del mio Gruppo sul passaggio all'esame degli articoli) condividendo in larga parte quanto il collega Gian Valerio Sanna ha detto.

Non è questo il modo di affrontare la situazione: si continua a destinare attenzioni a un comparto che è totalmente in crisi, in crisi sotto tutti i punti di vista; un comparto che non è in grado di fare autocritica e di limitare gli avidi tentativi di accumulo di risorse e di beni. Ed è per questa ragione che noi, non solo votiamo contro il passaggio all'esame degli articoli in questa fase, ma naturalmente continueremo a opporci a questa vostra ossessione di attenzione per il settore dell'edilizia e delle costruzioni. Ci vedremo sicuramente nel prosieguo di questa discussione e la nostra posizione continuerà ad essere di contrapposizione al vostro modello di sviluppo.

Chiediamo la votazione nominale sul passaggio all'esame degli articoli.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Lotto per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

LOTTO (P.D.), relatore di minoranza. Presidente, quanto detto nella relazione di minoranza e quanto esplicitato dai colleghi dell'intero centrosinistra durante il dibattito evidenziava già l'intenzione ferma e convinta dell'intero centrosinistra di votare contro questa legge che intende modificare, in senso peggiorativo, una legge che noi avevamo già ampiamente avversato e sulla quale avevamo già votato contro. In quest'occasione confermiamo questa volontà, vorremmo che non si passasse agli articoli e che la legge cadesse già in questa fase, perché non aiuterà la Sardegna ad affrontare i propri problemi, così come non aiuterà un settore in profonda crisi ad affrontare le proprie situazioni di difficoltà. Se l'Amministrazione regionale avesse avuto davvero a cuore l'interesse di quel settore avrebbe lavorato meglio per risolvere i problemi legati al Patto di stabilità che tanto hanno contribuito a mettere in crisi tutto il settore delle imprese edili che hanno gravissime difficoltà a incassare i quattrini per lavori già fatti.

Nel confermare il voto contrario a questo passaggio all'esame degli articoli, voglio ricordare che probabilmente nessuno di noi andrà all'inferno o in Purgatorio per questo voto, però senza dubbio ciascuno di noi si sta assumendo la responsabilità di contribuire a devastare l'Isola piuttosto che a salvarla da un assalto che non è assolutamente auspicabile.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Bruno per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

BRUNO (P.D.). Presidente, non avevo previsto di prendere la parola: intervengo perché indotto dall'intervento arrogante dell'onorevole Sanna.

Io credo che sia in atto un'operazione mediatica, un'operazione mediatica che vi porta a fare affermazioni che non stanno né in cielo né in terra. Voi non avete dato finora nessuna risposta (e non la darete) al dramma della disoccupazione, al dramma di un'economia che non ha trovato nessuno spiraglio di crescita in questi due anni e mezzo. Io credo che voi siate il peso della Sardegna, lo siete stati in questi due anni e mezzo e continuate ad esserlo, nonostante i mutamenti anche politici. C'è l'assenza della politica e il cemento non vi salverà: non vi ha salvato con la legge sul golf, non vi salverà con la modifica del PPR, non vi salverà con il piano casa. C'è l'assenza della politica e non si può dire, anche per quanto riguarda l'insediamento delle Commissioni consiliari, che sia un fatto burocratico, perché è un fatto politico, e non bisogna nascondere che c'è una difficoltà, questa sì grande come una casa, del centrodestra nel mettersi d'accordo sulle poltrone.

Bisogna dirlo, e bisogna fare in modo che questo finisca, insediando le Commissioni e facendo votare chi è presente. Io credo che sia in atto un tentativo di omologare la Sardegna, di non renderla peculiare, un tentativo di fare della Sardegna una Regione come le altre, e forse peggio delle altre, continuando in questo modo. Noi diciamo no al cemento, noi diciamo sì alla casa per quanto riguarda le famiglie, noi diciamo sì ai cittadini, diciamo no alla speculazione e vi dimostreremo che è questo quello che volete fare.

PRESIDENTE. Grazie onorevole Bruno. Per insediare le Commissioni sono stati esperiti tutti i tentativi, non si possono insediare facendo votare chi è presente se poi magari manca il numero legale.

BRUNO (P.D.). Ci proviamo, qualche volta ci proviamo.

PRESIDENTE. La settimana prossima verranno riconvocate le Commissioni.

Ha domandato di parlare il consigliere Giampaolo Diana per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Presidente, io stavolta mi rivolgo a lei relativamente alle Commissioni. Immagino che non sia sua intenzione, però la prego: non guardi gli esempi negativi. Se in altri momenti ci sono voluti giorni cerchiamo di essere virtuosi e di non guardare, ripeto, a chi ci ha superato in negativo.

Noi, lo ha già detto nel primo intervento l'onorevole Gian Valerio Sanna, siamo contrari al passaggio all'esame degli articoli per le ragioni che abbiamo esposto in sede di discussione generale e che oggi sono state ricordate anche dai colleghi che mi hanno preceduto. Io ne aggiungo un'altra ragione. Noi votiamo contro - lo dico soprattutto all'assessore Rassu - anche perché la vostra legge è un falso, non è vero che è uno strumento che consente di rilanciare il settore edile. Oltre all'ANCE, che voi avete ripetutamente richiamato in sede di discussione generale c'è qualche altra associazione delle imprese edili numericamente ben più rappresentativa dell'ANCE, c'è il sistema della cooperazione e c'è il sistema dell'artigianato, che anche in questi giorni vi ha detto pubblicamente che questa legge, la vostra legge, non è in grado assolutamente di rilanciare il settore edile e ha chiesto alla Giunta, se davvero vuole rilanciare il settore edile, di intervenire per riqualificare l'esistente senza aumentare cubatura. Questa infatti è la vostra ossessione.

Noi abbiamo suggerito più di una volta: mettete a norma gli edifici scolastici, intervenite nei centri storici, così come vi suggeriscono altre associazioni che rappresentano ben più dell'ANCE. Le dichiarazioni dell'ANCE sono un alibi - assessore Rassu, mi dispiace rivolgere a lei queste osservazioni critiche - per nascondere una volontà non di rilanciare il settore edile ma per soddisfare cambiali che forse dovete onorare e che avete firmato in campagna elettorale.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Artizzu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

ARTIZZU (U.D.C.-FLI). Presidente, io auguro a tutti di andare in paradiso il più tardi possibile, così spero di poterci andare anche io. Però certamente nessuno di coloro che sta approvando questo provvedimento rischia di finire nel girone degli ignavi, cioè di coloro che non decidono niente e che sono stati, per punizione, tenuti fuori perfino dall'inferno. Ma visto che la discussione di oggi ci ha portato addirittura nell'oltretomba, credo che il centrosinistra invece che accusare gli altri di arroganza, invece di diffondere (perché c'è una sorta di menzogna che sta circolando su Internet, sui social forum e nei dibattiti) queste falsità dovrebbe riflettere se per caso con la propria azione politica quando era maggioranza non abbia dato vita a due nuovi gironi infernali.

Se Dante oggi tornasse e guardasse la realtà della Sardegna probabilmente si ricorderebbe che è stato creato il girone dei trasvolatori elicotteristi e soprattutto, in Sardegna, il girone dei furbetti, cioè di quelli che tra le maglie di una legislazione apparentemente rigorosa, seria, improntata alla salvaguardia più talebana dell'ambiente hanno potuto edificare milioni di metri cubi, hanno potuto costruire quello che era negato a tutti i sardi grazie ad oltre cento intese siglate e concesse in barba a qualunque regolamento, a qualunque piano urbanistico regionale, a qualunque piano urbanistico comunale, codice urbani e perfino a qualunque altro codice, anche il Codice da Vinci.

Quindi quella, caro collega Bruno, era vera arroganza, quello era il vero uso arbitrario e discutibile. Sappiate però che, per quanto possiate impegnarvi a raccontare queste fantasie in giro per la Sardegna, a queste bugie i sardi non ci credono più, così come non hanno creduto alla bontà di quei provvedimenti, oggi non credono più a voi se continuate a seguire questo filone.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Cugusi per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

CUGUSI (Gruppo Misto). Questa è la quarta legge in Italia in 25 anni che legittima l'irregolarità nell'edilizia. E' l'ennesima prova di un fallimento del sistema della normativa edilizia in Italia. Ormai il condono edilizio è diventato un fattore di regime, è un po' come l'evasione fiscale: si concorda, si tratta.

Io ritengo - e l'ho detto in Commissione - di aver potuto offrire quegli apporti sentendo la sofferenza dei miei colleghi tecnici, dei cittadini che in qualche modo sono costretti a credere in questo. Tanti cittadini onestissimi (per esempio penso alle migliaia di cagliaritani che a Baracca Manna hanno costruito abusivamente la loro casa) sono figli di un regime malato; pertanto o decidiamo una volta per tutte di riprendere in mano un senso civico, ma non soltanto nell'edilizia, e riusciremo ad impedire che il condono vada a regime (abuso che chiama condono, condono che chiama abuso) o altrimenti è troppo facile fare i puritani in questo settore.

E' necessario che tutti insieme ragioniamo sul perché siamo in un sistema fallito, in un sistema dove dobbiamo condonare ogni sette - otto anni. Non è possibile che fra qualche giorno venga approvato un nuovo condono edilizio; questo è un sintomo di fallimento. Probabilmente è un problema della burocrazia, sono tante le motivazioni, però cominciamo a ragionarci. Evitiamo che la nostra tradizione edilizia si risolva nel fare sempre leggi, di condono preventivo o di condono pregresso, che legittimino le irregolarità.

E' facile schierarsi con un sì o un no, ci vuole qualcosa di più alto da parte nostra. Tutta la Sardegna è venuta Cagliari e migliaia di famiglie hanno costruito abusivamente le loro case; io non ritengo che queste persone siano criminali, sono state anche condannate, hanno avuto anche mesi di carcere, chiediamoci perché succede questo. C'è il modo di ragionarci, proviamo a impostare un'ipotesi di legge urbanistica che in qualche modo superi il problema; non tutto può essere risolto in Sardegna, è un problema nazionale, è il sistema globale che è fallito, però iniziamo a ragionare.

PRESIDENTE. Metto in votazione il passaggio all'esame degli articoli. E' stata chiesta la votazione nominale.

(Appoggia la richiesta il consigliere Uras.)

Votazione nominale

PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, del passaggio all'esame degli articoli.

(Segue la votazione)

Prendo atto che i consiglieri Cappai, Contu Mariano, Planetta e Stochino hanno votato a favore e che i consiglieri Barracciu e Salis hanno votato contro.

Rispondono sì i consiglieri: Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Biancareddu - Campus - Cappai - Cherchi - Contu Mariano - Cuccureddu - Dedoni - Dessì - Diana Mario - Espa - Floris Mario - Gallus - Greco - Ladu - Lai - Locci - Meloni Francesco - Milia - Mula - Mulas - Murgioni - Obinu - Oppi - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Planetta - Randazzo - Rassu - Rodin - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Matteo - Solinas Christian - Steri - Stochino - Tocco - Vargiu.

Rispondono no i consiglieri: Agus - Barracciu - Ben Amara - Bruno - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Corda - Cucca - Cuccu - Cugusi - Diana Giampaolo - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Salis - Sanna Gian Valerio - Sechi - Solinas Antonio - Soru - Uras - Zuncheddu.

Si sono astenuti: la presidente Lombardo - Capelli.

Risultato della votazione

PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:

presenti 71

votanti 69

astenuti 2

maggioranza 35

favorevoli 43

contrari 26

(Il Consiglio approva).

Sull'ordine dei lavori

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.

SALIS (I.d.V.). Volevo far rilevare che il collega Sisinnio Piras non porta un abbigliamento consono alla partecipazione dei lavori in Aula.

PRESIDENTE. Comunico che la Commissione d'inchiesta sull'applicazione delle leggi regionali, inizialmente convocata per la fine degli odierni lavori consiliari, è convocata per martedì 18 ottobre alle ore 14.

I lavori del Consiglio riprenderanno questo pomeriggio alle ore 16 e 30.

La seduta è tolta alle ore 14 e 32.