Seduta n.22 del 10/07/2014
XXII Seduta
Giovedì 10 luglio 2014
Presidenza del Presidente Gianfranco GANAU
La seduta è aperta alle ore 17 e 19.
FORMA DANIELA, Segretaria, dà lettura del processo verbale della seduta del 17 giugno 2014 (19), che è approvato.
PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Efisio Arbau, Gaetano Ledda, Ignazio Locci, Antonello Peru ed Edoardo Tocco hanno chiesto congedo per la seduta del 10 luglio 2014.
Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.
Annunzio di presentazione di proposte di legge
PRESIDENTE. Comunico che sono state presentate le seguenti proposte di legge:
Pietro Cocco - Forma - Gavino Manca - Sabatini - Cozzolino - Demontis - Moriconi - Antonio Solinas - Piscedda - Comandini - Lotto:
"Modifiche alla legge regionale 28 luglio 2008, n. 11 (Istituzione del Comitato regionale per le comunicazioni della Regione autonoma della Sardegna)". (65)
(Pervenuta il 25 giugno 2014 e assegnata alla seconda Commissione.)
Lai - Arbau - Daniele Cocco - Pizzuto - Agus - Cozzolino - Azara:
"Misure volte alla stabilizzazione del personale precario dell'ARPAS". (66)
(Pervenuta il 26 giugno 2014 e assegnata alla seconda Commissione.)
Lotto - Crisponi - Ledda - Tedde - Carta - Comandini - Oscar Cherchi - Fenu - Pier Mario Manca - Moriconi - Rubiu - Tendas - Unali:
"Abrogazione di leggi regionali in materia di agricoltura". (67)
(Pervenuta il 27 giugno 2014 e assegnata alla quinta Commissione.)
Pier Mario Manca - Unali - Anedda - Daniele Cocco - Desini - Augusto Cherchi - Usula - Sale - Alessandra Zedda - Busia:
"Ridefinizione dei parametri per le nomine". (68)
(Pervenuta il 27 giugno 2014 e assegnata alla prima Commissione.)
Cossa - Dedoni - Crisponi:
"Istituzione di unità operative per il benessere degli animali d'affezione e il randagismo nell'ambito dei servizi veterinari e di un numero telefonico regionale di pronto soccorso veterinario". (69)
(Pervenuta il 27 giugno 2014 e assegnata alla sesta Commissione.)
Cossa - Dedoni - Crisponi:
"Valutazione delle politiche regionali e dello stato di attuazione delle leggi". (70)
(Pervenuta il 27 giugno 2014 e assegnata alla prima Commissione.)
Risposta scritta a interrogazioni
PRESIDENTE. Comunico che è stata data risposta scritta alle seguenti interrogazioni:
FORMA DANIELA, Segretaria:
"Interrogazione Tocco sulla proroga per l'iscrizione all'albo regionale delle associazioni". (32)
(Risposta scritta in data 30 giugno 2014.)
"Interrogazione Comandini - Cozzolino - Lotto - Manca Gavino - Moriconi - Piscedda sulla rimodulazione dei fondi di sviluppo e coesione destinati alla realizzazione della strada Burcei-Sinnai-Maracalagonis di cui alla deliberazione della Giunta regionale n. 16/1 del 6 maggio 2014". (50)
(Risposta scritta in data 9 luglio 2014.)
PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interrogazioni pervenute alla Presidenza.
FORMA DANIELA, Segretaria:
"Interrogazione Tedde - Pittalis - Cappellacci - Cherchi Oscar - Locci - Fasolino - Peru - Randazzo - Tocco - Tunis - Zedda Alessandra, con richiesta di risposta scritta, sulla riduzione degli importi dovuti alle aziende esercenti servizi di trasporto pubblico locale". (77)
"Interrogazione Sale - Anedda - Unali - Cocco Daniele Secondo, con richiesta di risposta scritta, sulle conseguenze sul processo di bonifica delle aree militari in Sardegna del decreto legge 24 giugno 2014, n. 91 " Disposizioni urgenti per il settore agricolo, la tutela ambientale e l'efficientamento energetico dell'edilizia scolastica e universitaria, il rilancio e lo sviluppo delle imprese, il contenimento dei costi gravanti sulle tariffe elettriche, nonché per la definizione immediata di adempimenti derivanti dalla normativa europea"". (78)
"Interrogazione Comandini - Cozzolino - Deriu - Forma - Pinna Rossella, con richiesta di risposta scritta, sul mancato inserimento della priorità delle scuole dell'infanzia paritarie nel patto di stabilità interno 2014 di cui alla delibera n. 15/1 del 29 aprile 2014". (79)
"Interrogazione Lai, con richiesta di risposta scritta, sulla carenza in organico di personale tecnico specializzato al Presidio ospedaliero di Isili". (80)
"Interrogazione Zedda Alessandra - Pittalis - Cappellacci - Cherchi Oscar - Tedde - Locci - Fasolino - Peru - Randazzo - Tunis - Tocco sull'attività di vigilanza venatoria". (81/C-5)
"Interrogazione Dedoni - Cossa - Crisponi, con richiesta di risposta scritta, sull'attivazione in Sardegna dei percorsi diagnostico-assistenziali finalizzati al concreto miglioramento della qualità della vita del malato celiaco". (82)
"Interrogazione Sale, con richiesta di risposta scritta, relativa al funzionamento della camera iperbarica del Centro iperbarico sassarese". (83)
"Interrogazione Tedde - Pittalis - Cappellacci - Cherchi Oscar - Fasolino - Locci - Peru - Randazzo - Tocco - Tunis - Zedda Alessandra, con richiesta di risposta scritta, sull'utilizzo dell'azienda agricola della Provincia di Sassari di proprietà regionale Surigheddu - Mamuntanas, abbandonata dal 1982". (84)
"Interrogazione Arbau - Forma - Lai, con richiesta di risposta scritta, sui gravi problemi economici e sociali connessi all'annunciata chiusura del carcere di Macomer". (85)
"Interrogazione Deriu - Moriconi - Collu - Comandini - Cozzolino - Meloni - Piscedda - Sabatini - Tendas, con richiesta di risposta scritta, sui Progetti di filiera e sviluppo locale (PSFL)". (86)
PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interpellanze pervenute alla Presidenza.
FORMA DANIELA, Segretaria:
"Interpellanza Azara - Perra - Ledda - Arbau sui gravi problemi causati dalle numerose riduzioni e sospensioni del servizio ferroviario in diversi comuni sardi". (35)
"Interpellanza Pittalis - Cappellacci - Zedda Alessandra - Cherchi Oscar - Tedde - Fasolino - Peru - Randazzo - Tunis - Tocco sulla conservatoria delle coste della Sardegna". (36)
"Interpellanza Truzzu sulle recenti procedure di stabilizzazione poste in essere dall'Amministrazione regionale". (37/C-1.)
"Interpellanza Zedda Alessandra - Peru sulla situazione delle
dismissioni dei gruppi 1 e 2 e sulla proroga per la realizzazione
del quinto gruppo E.On Fiume Santo".
(38/C-5.)
"Interpellanza Lai - Cocco Daniele Secondo sull'accesso e utilizzo della spiaggia di Murtas". (40)
PRESIDENTE. Si dia annunzio delle mozioni pervenute alla Presidenza.
FORMA DANIELA, Segretaria:
"Mozione Zedda Alessandra - Pittalis - Dedoni - Arbau - Cocco Daniele Secondo - Rubiu - Cocco Pietro - Solinas Christian - Fenu - Anedda - Usula, sulla Croce rossa italiana". (48)
"Mozione Arbau - Cocco Daniele Secondo - Cocco Pietro - Desini - Sabatini - Forma - Lai - Busia - Pinna Rossella - Azara - Ledda - Perra - Comandini - Moriconi - Cozzolino - Pizzuto - Agus sulla necessità di procedere all'immediato inquadramento del personale ARAS ai sensi delle leggi regionali 7 agosto 2009, n. 3, e 4 agosto 2011, n. 16, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento". (49)
"Mozione Fenu - Pittalis - Rubiu - Dedoni - Truzzu - Cappellacci - Zedda Alessandra - Solinas Christian - Carta - Cherchi Oscar - Crisponi - Cossa - Fasolino - Floris - Locci - Oppi - Orrù - Peru - Pinna Giuseppino - Randazzo - Tatti - Tedde - Tocco - Tunis sulla richiesta di aggiornamento dell'articolo 10 della legge costituzionale n. 3 del 26 febbraio 1948, Statuto autonomistico della Sardegna, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento". (50)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del documento numero 1/A e della risoluzione numero 2 della terza Commissione. Comunico all'Assemblea che, ai sensi dell'articolo 16, comma 2, della legge regionale 30 giugno 2010, numero 13, concernente "Disciplina delle attività europee e di rilievo internazionale della Regione autonoma della Sardegna e modifiche alla legge regionale 15 febbraio 1996, n. 12", pubblicata sul Buras del 3 luglio 2010, numero 20, il Consiglio regionale indirizza l'attività della Giunta regionale nella definizione della programmazione regionale unitaria attraverso l'approvazione di indirizzi sui relativi programmi. Pertanto, in applicazione di tale norma, invito il relatore, l'onorevole Sabatini, a intervenire per illustrare la risoluzione numero 2 sugli indirizzi del Consiglio regionale e sulla programmazione unitaria 2014-2020, approvata dalla terza Commissione il 9 luglio 2014, sulla quale l'Assemblea consiliare è chiamata a esprimersi.
Dichiaro aperta la discussione. Ricordo che l'onorevole Sabatini ha quindici minuti di tempo per illustrare la relazione.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Attilio Dedoni. Ne ha facoltà.
DEDONI ATTILIO (Riformatori Sardi). Siccome continuo a ricevere delle segnalazioni e tra l'altro lei stesso, Presidente, ci ha segnalato una richiesta di interlocuzione da parte dei dipendenti delle province, considerato che è grave che sino ad oggi non si sia portato a compimento, sia nella vecchia legislatura che in questa legislatura, per quanto iniziata da poco, l'iter successivo ai referendum, considerato inoltre che la gente non vive in condizioni di tranquillità…
PRESIDENTE. Onorevole Dedoni, deve interviene sull'ordine dei lavori.
DEDONI ATTILIO (Riformatori Sardi). Ci sto arrivando. Io chiedo, Presidente, che venga inserita all'ordine del giorno, nel più breve tempo possibile, con qualunque strumento a sua disposizione, e credo che vi sia l'assenso di tutta l'Assemblea, la risoluzione con la quale si dà attuazione, per quanto riguarda le province, a quanto stabilito da un referendum a cui hanno partecipato oltre 500 mila sardi. Credo che sia necessario e obbligatorio dar questa risposta come consiglieri regionali rappresentanti del popolo.
PRESIDENTE. Onorevole Dedoni, lei è Capogruppo e sa benissimo quali sono i percorsi da fare per sollecitare una cosa del genere. Nella riunione della Conferenza dei Capigruppo che si terrà martedì prossimo avrà modo di sottoporre questo argomento all'attenzione degli altri Capigruppo, nell'ambito della programmazione dei lavori. Grazie, onorevole Dedoni.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il consigliere Francesco Sabatini, relatore.
SABATINI FRANCESCO (PD), relatore. Non ruberò tutti e quindici i minuti a mia disposizione, farò solo una breve sintesi del lavoro che è stato fatto dalla Commissione. Credo che la Commissione abbia fatto un ottimo lavoro e ne approfitto anche per ringraziare gli Uffici del supporto che hanno dato in queste giornate in modo continuo per cercare di affinare la relazione, recependo anche le osservazioni che sono pervenute dalla discussione generale e successivamente dai singoli commissari. La relazione è stata approvata all'unanimità dalla Commissione e credo che anche questo sia un fatto importante, certamente è l'inizio di un percorso.
Assessore, noi riteniamo che la Commissione debba entrare nel merito dei piani operativi. Oggi abbiamo esaminato, dobbiamo dirlo con molta chiarezza, un documento molto generico sugli indirizzi di programmazione, che tra l'altro era già contenuto nel DAPEF 2013, un documento che quindi era conosciuto e su cui abbiamo cercato di intervenire con diverse precisazioni che nel futuro daranno un contributo per entrare nello specifico degli argomenti di cui la nuova programmazione dovrà occuparsi.
Si tratta, come tutti sappiamo, di fondi importanti per lo sviluppo, per la crescita del nostro territorio, nel prossimo settennio infatti la nostra Regione avrà a disposizione più di 5 miliardi di euro. Ma la Commissione intende costruire un rapporto continuo, a partire dalle prossime settimane, con la verifica puntuale e l'applicazione dei piani operativi, quindi con la verifica della spendita dei fondi e della pubblicazione dei bandi. Tutto sommato abbiamo osservato alcune incongruenze che abbiamo cercato di mettere in risalto non solo con il dibattito avvenuto in Commissione, ma anche con l'audizione dell'Assessore del bilancio, di tutte le autorità di gestione e degli altri Assessori interessati alla spendita e gestione di detti fondi, nonché di tutto il partenariato sociale che ha messo a disposizione della Commissione, per i propri lavori, una serie di documenti che sono stati esaminati nel dettaglio. Quindi si è trattato di un lavoro che si è protratto per diverse settimane, in cui si è tentato di analizzare la situazione. Ora, è chiaro che il dettato del comma 2 dell'articolo 16 della legge regionale numero 13 del 2010 richiama il Consiglio, e la Commissione in modo particolare, a esaminare gli indirizzi non solo della strategia generale, ma anche dei relativi programmi. Nelle prossime settimane la Commissione sarà dunque impegnata in un lavoro di approfondimento su quello che seguirà all'atto di indirizzo.
Credo che la prima criticità da mettere in risalto sia la profonda carenza di un'analisi delle misure, dei programmi e dei bandi non soltanto sul livello di spesa, ma soprattutto sull'impatto che hanno avuto nella realtà. Cioè oggi noi stiamo andando verso la programmazione dei fondi europei per un altro settennio senza avere nella nostra disponibilità un esame attento dell'impatto che la spendita di detti fondi ha avuto finora sulla nostra regione. Questa, secondo noi, è una criticità elevata perché non ci consente di valutare se ciò che proporremo per il futuro deriva da una buona prassi, da politiche che hanno davvero inciso sulla realtà economica e sociale della Sardegna. Tra l'altro va sottolineato che a volte, pur con qualche superficialità, abbiamo ottenuto dei buoni livelli di spesa, delle buone percentuali, ma dobbiamo dire le cose come stanno, sarebbe sbagliato nascondere le problematiche ed i problemi che abbiamo avuto nella gestione di detti fondi nel precedente settennio. Voglio ricordare, ad esempio, il FESR: dei 624 milioni di euro a disposizione della Regione sarda 243 milioni li abbiamo messi al sicuro con un'operazione di ingegneria finanziaria, costituendo un fondo di garanzia presso la SFIRS, che sta operando bene sicuramente ma di certo non li abbiamo utilizzati per ciò che i piani operativi avevano individuato; 30 milioni li abbiamo dedicati alla reindustrializzazione della Sardegna; 70 milioni al Fondo Jessica; 140 milioni ai progetti coerenti, i cosiddetti progetti sponda. Abbiamo quindi operato fuori da quello che prevedeva il POR, da ciò che la Giunta aveva proposto all'Europa, quindi questi fondi che sono stati distolti dalla programmazione che ne era stata fatta. Da un conteggio effettuato risulta che solo 139 milioni di euro sono stati impegnati e spesi a valere sul POR FESR 2007-2013. Ora, se dividiamo per sette anni, a valere sul FESR risulta una spendita di 27 milioni di euro all'annuo; se consideriamo la quota di cofinanziamento regionale risulta che del FESR abbiamo impegnato, come Regione, 14 milioni di euro all'anno. Questo è il risultato e lo dobbiamo evidenziare perché chiaramente mette in risalto la nostra incapacità di spendita delle risorse.
Per quanto riguarda lo sviluppo rurale, sappiamo che l'Assessore dell'agricoltura è impegnato in questi giorni a rincorrere l'accelerazione della spesa per non andare in definanziamento, il che non sarà facile. Quindi anche lì rileviamo un aspetto molto deficitario dal punto di vista della spesa. Il Fondo sociale europeo (FES) è quello che ha riscontrato i migliori risultati sui livelli di spesa, ma dobbiamo ricordare che una parte di tali risorse è stata utilizzata per gli ammortizzatori sociali, perché siamo stati autorizzati a utilizzarla per quella finalità, ma anche quella finalità non era prevista nella programmazione delle risorse del FES. È dunque necessario fare un'attenta analisi e una seria riflessione per non incorrere in futuro negli stessi errori.
La relazione che noi presentiamo all'attenzione della Giunta si divide in due parti: la prima mette in risalto le criticità, la seconda entra nel merito degli indirizzi. Io mi soffermerò su alcuni di questi indirizzi, eventualmente altri componenti della Commissione potranno intervenire mettendo in risalto altri punti, ma per quanto riguarda le criticità è da rivedere, a mio parere, un po' tutta l'organizzazione della unitarietà della programmazione. Intanto il Centro di programmazione unitario, costituito presso la Presidenza della Giunta, come agisce, come funziona, come si relaziona con le autorità di gestione dei tre fondi principali? A me pare che non sia adeguata o forse sia inutile la funzione che esso svolge. Ritengo inoltre di difficile comprensione come l'autorità di gestione di un fondo, e mi riferisco al FESR, sotto il Centro di programmazione possa allo stesso tempo verificare e controllare il funzionamento degli altri due fondi. Mi domando se non sia il caso che chi sovraintende alla spendita dei tre fondi svolga solo ed esclusivamente quella funzione e chi si occupa del fondo operativo, quindi del POR, svolga a sua volta solo quella funzione e vi sia inoltre un coordinamento generale sotto il controllo della Giunta.
La Commissione si è soffermata a lungo sul secondo punto, che costituisce l'approccio dal basso. Se c'è un motivo legato al rallentamento della spesa dei fondi europei esso sta in capo agli enti locali e non per loro volere, ma perché spesso i piccoli comuni non sono attrezzati per approfondire i temi e predisporre tutta la documentazione necessaria per la partecipazione ai bandi. Allo stesso tempo non si capisce perché l'assistenza tecnica debba essere rintanata nel Centro di programmazione e non possa invece essere messa in campo per assistere proprio i comuni, le unioni di comuni, le associazioni di categoria e anche le province, che peraltro sono ancora in essere. È necessario costruire un sistema che renda compartecipi tutti gli enti che sono interessati alla spendita dei fondi attraverso un coordinamento, un'assistenza, un'attenzione sul campo. Questo sicuramente potrebbe aiutarci. Molti ritardi sono imputabili alla pubblicazione dei bandi sulla quale è necessario intervenire per sostenere in modo particolare i GAL, ma anche gli enti locali che su questo terreno hanno prodotto una miriade di ritardi.
Non mi dilungo oltre, non voglio aggiungere niente a quello che ho detto. Nella relazione sono contenuti alcuni spunti particolari e delle indicazioni che verificheremo nell'attuazione dei piani operativi, ma credo che davvero debba essere compiuto uno sforzo perché troppo bassa è stata la risposta, con la spendita dei fondi europei, all'esigenza di rilancio della nostra economia. Questo ci richiama a un'attenta verifica per fare in modo che nel prossimo settennio i 5,5 miliardi di euro disponibili davvero ci facciano fare un salto di qualità e aiutino la nostra società a migliorare. Grazie.
PRESIDENTE. Ricordo che la risoluzione numero 2 è stata approvata all'unanimità dalla terza Commissione e che per accordo raggiunto in Conferenza dei Capigruppo era previsto un intervento da parte della maggioranza e uno da parte della minoranza. Vedo che ci sono quattro iscritti a parlare, per cui darò la parola ai due consiglieri della maggioranza e ai due della minoranza in modo da garantire l'alternanza.
E' iscritta a parlare la consigliera Alessandra Zedda. Ne ha facoltà.
ZEDDA ALESSANDRA (FI). Signor Presidente, intanto anch'io voglio iniziare con un ringraziamento agli Uffici per il supporto che hanno dato in questo, devo riconoscerlo, buon metodo di lavoro. Ringrazio altresì i colleghi per il confronto aperto e leale e soprattutto produttivo che c'è stato in Commissione.
Quando trattiamo argomenti come questo credo che non dobbiamo fare differenziazioni e devo dire, tra l'altro, che sarà determinante per lo sviluppo la previsione di alcune misure di contrasto alla drammatica crisi che ancora ci attanaglia. Noi vogliamo aprire una sfida per questa battaglia che riteniamo importante. Diceva l'onorevole Sabatini che avremo la disponibilità di ingenti risorse, 5 miliardi e 500 milioni di euro, nei prossimi sette anni e dovremo farne tesoro, perché vorrei ricordare che è proprio grazie all'azione svolta dal presidente Cappellacci nella passata legislatura che la nostra Regione è riuscita a entrare nel novero delle Regioni in transizione e oggi, contrariamente a ciò che sarebbe avvenuto, noi possiamo disporre di questi ulteriori fondi strutturali che ci consentiranno di programmare e soprattutto, se sapremo essere incisivi, di attivare delle azioni che potranno veramente rilanciare la nostra economia e in particolare lo sviluppo del nostro territorio.
A questo proposito credo che la Commissione con il suo lavoro abbia voluto dare delle indicazioni e io spero che la Giunta, ma soprattutto la struttura Regione in materia di fondi comunitari voglia aprire una nuova era. Facciamo tesoro di quello che è stato, del cambio di tendenza che c'è già stato con la programmazione 2007-2013, perché negli ultimi anni abbiamo iniziato a spendere non dico regolarmente, ma almeno in maniera sufficiente. Questo si è già visto, ma non basta, dobbiamo veramente tracciare un percorso diverso. Ecco perché abbiamo voluto dare delle indicazioni precise e avremo anche il piacere di partecipare ai prossimi programmi attivamente proprio come Consiglio regionale. Questa è una materia che non ha colore politico, è una materia di Sardegna, è una materia che coinvolge tutti noi, soprattutto ci coinvolge nel fare bene, perché non possiamo più sbagliare. Abbiamo davanti ancora anni di difficile crisi, anni in cui dovremo veramente, attraverso la nostra identità, la nostra cultura, i nostri valori, i nostri attrattori, così come vengono chiamati anche nella programmazione comunitaria, cercare di cambiare il corso di questi ultimi anni.
L'Unione europea parla di crescita intelligente e inclusiva, per arrivare a ciò noi non dobbiamo più fare progetti generici e generali, dobbiamo invece intervenire nei settori che richiedono la massima attenzione e in questo senso io dico che una programmazione unitaria, una concentrazione con la specializzazione delle risorse, un'integrazione a tutti i livelli delle fonti finanziarie, nonché il coinvolgimento di tutti gli attori e gli enti attuatori, non possono che essere la stella polare che dobbiamo seguire tutti insieme. Da questo punto di vista io mi limiterò - così lascio spazio anche agli altri interventi - a sottolineare che la volontà dell'Unione europea di accorpare tutti i fondi strutturali e cercare di concentrare le risorse, non solo quelle comunitarie, in quanto anche noi dovremo essere capaci di aggiungere i fondi nazionali a quelli regionali, nasce proprio dall'esigenza di essere incisivi. Infatti, in questo senso è cambiata la programmazione: non si parla di assi, ma di obiettivi. Io credo, Assessore, che proprio il fatto che abbiamo degli obiettivi strategici ci possa aiutare a indirizzare al meglio le risorse a disposizione.
Voglio parlare di un argomento in particolare, proprio per evitare che ci possano essere degli errori rispetto al passato: cerchiamo di monitorare con più frequenza lo stato di avanzamento dei programmi e di verificare gli obiettivi, anche per quella valutazione ex ante che ci impone la stessa Comunità. Dobbiamo avere il coraggio, oltre che la capacità, di programmare correttamente, ma soprattutto di sospendere quegli obiettivi che non stanno dando risultati, onde evitare che ci ritroviamo a dover fare degli investimenti magari in un unico settore, come è capitato per il fondo di garanzia. Poi, ben venga anche quel tipo di investimento, perché comunque ha consentito non solo di spendere le risorse, ma anche di stare a fianco delle imprese e di sostenerle nelle loro attività produttive, oltre che nell'accesso al credito. Volevo sottolineare alcuni argomenti. Intanto molto bene…
PRESIDENTE. Onorevole Zedda, il tempo a suo disposizione è terminato.
È iscritto a parlare il consigliere Daniele Cocco. Ne ha facoltà.
COCCO DANIELE (SEL). Se vuole, l'ex assessore Zedda, mi passa il foglio e finisco io di leggere il suo intervento!
Io sarò brevissimo, considerando il fatto che in Commissione sono state recepite tutte le modifiche e le integrazioni proposte da tutte le parti politiche, per cui è stata redatta una risoluzione che, secondo me, è cogente rispetto ai propositi che ci siamo posti. Parliamo di oltre 5 miliardi di euro, risorse che potremmo spendere negli anni a venire e credo che con la grande esiguità di risorse del bilancio regionale non potremo esimerci dallo spenderle nella maniera migliore possibile. Credo che questa sia per l'intero Consiglio regionale una grande opportunità per dimostrare davvero di aver capito quali sono le esigenze della nostra popolazione, delle nostre comunità, della nostra Isola. Le esperienze pregresse servono anche a farci capire dove si è sbagliato, dove si sono verificate le criticità maggiori anche nella capacità di utilizzare le risorse europee, e questo dovrà essere da esempio perché certi errori non si commettano anche in futuro.
Io mi sento di ringraziare i colleghi dell'opposizione, che in Commissione hanno dimostrato un grande senso di responsabilità e hanno fatto sì che, con i tempi che veramente erano contingentati, si potesse arrivare oggi in Aula ad approvare questa risoluzione. Grazie.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Attilio Dedoni. Ne ha facoltà.
DEDONI ATTILIO (Riformatori Sardi). In controtendenza rispetto a un atteggiamento che tendente a minimizzare, il dato che affrontiamo oggi in Consiglio io lo voglio esaltare. Probabilmente non si è colto lo spirito positivo con cui la minoranza ha votato, perché è vero che c'è stata una conciliazione di interessi, ma noi abbiamo perso da anni ormai una prassi, quella per cui il Consiglio dava gli indirizzi e l'Esecutivo li poneva in essere. Vorrei ricordare che quando in Consiglio si approvava il POR questo diveniva vincolante, per questo motivo la sua approvazione fu tolta al Consiglio e lasciata alla Giunta, di modo che la Giunta potesse correggerlo velocemente, se necessario; la Giunta però non ha più corretto chi doveva correggere, ovvero colui il quale resta sempre in piedi, l'assessore di sempre; non l'assessore di turno, ma l'assessore di sempre. Chi è il direttore dirigente dell'Assessorato della programmazione? Il Centro di programmazione nella nostra Regione è un blocco avulso dalla realtà istituzionale e dai veri interessi del popolo sardo. Questo noi abbiamo voluto significare con l'approvazione unanime del documento. Certo che abbiamo voluto fare anche altro: abbiamo detto che bisognava trovare soluzioni di snellimento della spesa e, vivaddio, va bene. Ed è vero che abbiamo detto che non bisogna restituire i danari all'Unione europea, Dio solo sa quanto ne abbiamo bisogno, però vorrei che ciascuno di noi, in coscienza, ricordasse che certamente è una bella cifra 5 milioni di euro in sette anni, ma noi oggi non siamo più nell'Obiettivo 1, per colpe che sappiamo bene dove risiedono, che sono vicine alla SARAS, alle zone di Porto Torres e Ottana e che alla Sardegna hanno fruttato solo danni su danni. Su queste cose bisogna meditare.
Come si fa a dire: "Votiamo in cinque minuti questo progetto di programmazione"? Ma qual è il ruolo Consiglio? Siamo qui soltanto per fare da passacarte, per dire alla Giunta: "Stai attenta che devi fare queste cose"? Oppure dobbiamo avere un ruolo attivo e cercare di capire qual è la prospettiva della Sardegna per il domani? La prima programmazione, il primo Piano di rinascita della Sardegna, la legge nazionale numero 588del 1962 e successivamente la legge regionale numero 7 del 1962, fu modificato con la legge numero 268 del 1974, l'ho detto in Commissione, perché la prima legge sembrava avere maglie troppo larghe, la seconda maglie troppo strette rispetto ai cosiddetti punti di industrializzazione della Sardegna. Ma abbiamo la coscienza di un percorso per dire quale sarà il domani? Abbiamo fatto una verifica interna seria, un dibattito su quelle che sono le prospettive e le possibilità di utilizzo dei finanziamenti addizionali per tutte le spese possibili per le nostre linee di intervento sia dello Stato che della Regione? Siamo capaci di capire qual è la Sardegna che vogliamo per il domani?
Assessore Paci, questo è ciò che bisogna fare, anziché arroccarci e dire che abbiamo troppi contenziosi con lo Stato. Pochi, per quello che serve, e necessariamente bisogna richiamarli. E allora c'è la necessità di una riorganizzazione complessiva istituzionale, perché vorrei ricordare che con la legge numero 588, e poi con la numero 7, si definirono le zone omogenee per poter essere meglio identificate. Collega Usala - sarebbe meglio dirlo all'avvocato Arbau, che però non c'è -, che cosa vuol dire che la programmazione territoriale è aggregante nei territori? La "268" prevedeva i comitati di zona e quindi si crearono i comprensori e le comunità montane, una riforma istituzionale attagliante. Ma non abbiamo discusso di tutto questo, abbiamo previsto una serie di cosette da contrabbandare, come per dire: "Facciamo, tanto è quello e basta". Noi dobbiamo fare una battaglia seria in Consiglio, pretendere che la Giunta attui gli indirizzi che le diamo e che gli Uffici rispettino la legge numero 13, per cui tutte le volte che si deve partecipare a una conferenza con l'Unione europea si torni in Aula o in Commissione e si diano degli indirizzi anche innovativi.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Pietro Cocco. Ne ha facoltà.
COCCO PIETRO (PD). Signor Presidente, è vero quello che dice il collega Dedoni, cioè che durante la discussione in Commissione c'è stata una condivisione da parte di tutti i Gruppi, sia di maggioranza sia di minoranza, e questo ha aiutato non poco a elaborare in tempi rapidi il documento che è alla base della presentazione della programmazione europea per il prossimo settennio. Quindi si è trattato di un lavoro importante, l'onorevole Dedoni l'ha detto con modi bruschi, però in questo caso è vero e credo che bisogna darne atto. Come pure va detto che anche la maggioranza si è resa disponibile ad accogliere le proposte che venivano suggerite anche dai componenti della minoranza consiliare. Credo vada sottolineato che le politiche di sviluppo attivate attraverso i fondi europei hanno dimostrato di essere efficaci nel sostegno alla crescita dei Paesi dell'Unione europea. In linea generale questo è un punto che deve essere assolutamente messo in evidenza ed è per questa ragione, assessore Paci, che credo sia opportuno che le risorse che sono a disposizione in questa fase, più di 5 miliardi di euro, siano un punto di partenza importante per la ricrescita della nostra regione, per le sue imprese, per le sue attività, per cambiare volto all'Isola da cima a fondo. Non sempre è stato così e in questo caso, senza mettere addosso la croce a nessuno, perché non si tratta di questo, bisogna saper leggere quello che è accaduto negli anni passati, perché non sempre i fondi europei sono stati spesi nel migliore dei modi, e le responsabilità possono essere addebitate un po' a tutti. Certamente le risorse dei fondi europei anche nel precedente settennio erano cospicue. Mi riferisco, ad esempio, ai 500 milioni di euro per le politiche urbane, agli 800 milioni di euro per la ricerca e l'innovazione, ai 30 milioni di euro per i servizi per l'impiego, i cosiddetti CESIL che sono, in questo momento, all'attenzione per quanto riguarda le politiche del lavoro, alle quali non si riesce a mettere mano fino in fondo per risolvere sia il problema dei lavoratori, che il servizio vero e proprio che deve essere fornito. In tutto in questo pacchetto sto parlando, ad esempio, di 1 miliardo e 500 milioni di euro, una cifra rilevante, rispetto alla quale i risultati arrivati non sono stati quelli sperati nel momento della programmazione. Anche questi sono dati che raccogliamo dalle analisi di istituti abilitati a fare indagini su quello che si è ottenuto, dati scritti a lettere ben chiare sul risultato ottenuto. Probabilmente c'è stato uno scollamento fra chi gestiva i soldi e i beneficiari, fossero essi pubbliche amministrazioni o imprenditori privati, e coloro che erogavano a pioggia finanziamenti, ad esempio sulla base delle misure del POR, per il turismo, l'assistenza e la cultura, che hanno riguardato quasi duecentocinquanta comuni, non hanno tenuto conto della programmazione complessiva che doveva essere valutata nell'erogazione dei finanziamenti medesimi che sono stati concessi badando piuttosto ad accontentare le amministrazioni locali, cosa probabilmente anche questa lodevole in senso stretto, ma certamente non in grado di rispondere alle esigenze di una programmazione complessiva che va tenuta in conto per quanto riguarda la programmazione europea.
Credo che questa sia un'occasione straordinaria capitata all'inizio della legislatura. Abbiamo davanti cinque anni di amministrazione regionale e la possibilità di programmare questi fondi europei è un'occasione che non possiamo vanificare. Non dobbiamo giocare al ribasso, ma anzi al rilancio. Le politiche europee sono uno strumento straordinario che sempre più prenderà corpo nel disegnare il futuro e il destino dei Paesi che ne devono essere i beneficiari. Noi siamo fra questi, abbiamo assolutamente bisogno della programmazione europea, pertanto credo che, a cominciare anche dagli stessi PON della programmazione 2014, sia opportuno predisporre bene i progetti. Ad esempio, nel disegno del legislatore europeo c'è la distinzione, d'ora in avanti, fra piccoli e grandi centri, per cui in Sardegna è verosimile che saranno disegnate due grandi aree metropolitane: Cagliari e Sassari. Dico questo per non tenere in subordine tutti gli altri centri della Sardegna, che hanno le stesse esigenze per cui le risorse finanziarie devono essere programmate tenendo conto dei paesi del centro della Sardegna, quindi delle aree rurali, così come dei paesi costieri e, naturalmente, delle aree metropolitane di Cagliari e di Sassari, già incluse nei PON da programmare e così già definite dal legislatore europeo. Tutti i punti che noi abbiamo individuato, a cominciare dalla cosiddetta fiscalità di sviluppo, che considera la fiscalità del Sulcis come punto di partenza, e dalla zona franca urbana, che ha determinato in questo caso un risultato preciso, ovvero 124, 5 milioni di euro di investimento destinato ai ventitré comuni del Sulcis-Iglesiente, con sgravi su tutte le tasse che devono essere versate, possono essere presi a modello da replicare con i fondi europei per le altre zone depresse della Sardegna, che non sono poche. Stesso discorso per gli interventi sulla scuola, sulla sanità e sui trasporti, nonché per i processi di aggregazione per superare l'endemico individualismo e la scarsa propensione a fare rete che caratterizza i comuni dell'Isola e per tutti gli altri punti che qua sono elencati.
Pertanto credo, concludendo, perché il tempo stringe, che questa sia un'occasione importante. Il lavoro della Commissione è stato proficuo, condotto bene dal Presidente, quindi rivolgo l'invito alla Giunta, e credo di non avere dubbi da questo punto di vista, ad accogliere tutte le indicazioni che la Commissione ha dato nel programmare gli oltre 5 miliardi di euro di cui la Sardegna può disporre per i prossimi anni.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare, per la Giunta, l'Assessore della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio.
PACI RAFFAELE, Assessore tecnico della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio. Signor Presidente, ho letto con grande attenzione il documento licenziato dalla terza Commissione e ringrazio il Presidente della Commissione e tutti i commissari per il lavoro fatto. Permettetemi di dire che lo considero un ottimo documento, pieno di indicazioni che saranno senz'altro utili per migliorare il Piano operativo regionale che stiamo predisponendo. Condivido pienamente tali indicazioni che mettono in luce le stesse criticità che noi abbiamo individuato nella fase di programmazione 2007-2013: eccessiva dispersione, mancanza di coordinamento, difficoltà di spesa dei fondi, dovuta sostanzialmente a un'incapacità anche istituzionale da parte sia della Regione sia dei comuni preposti alla spesa. Tutti questi elementi ci devono servire per migliorare nell'attuale fase di programmazione.
Ritengo che non sia facile predisporre documenti come questo nei tempi dovuti. I tempi sono veramente ristretti, pensate che a tutt'oggi l'Italia non ha ricevuto indietro dalla Commissione europea l'accordo di partenariato con le osservazioni che a nostra volta avevamo fatto. Contemporaneamente, pur in mancanza del documento dell'Unione europea, le Regioni devono andare avanti perché c'è la scadenza del 22 p.v. Dobbiamo organizzare la programmazione dei tre fondi operativi, pur in assenza di indicazioni che riguardano i PON, i Programmi operativi nazionali, quindi l'assurdo è che c'è un PON Ricerca e Innovazione e non sappiamo cosa contenga, ma non lo dobbiamo definire noi, dev'essere definito a livello nazionale, però noi dobbiamo fare la programmazione dei nostri fondi sull'innovazione che, ovviamente, lo capiscono tutti, dovrebbero essere compatibili, coerenti con quello che viene fatto a livello nazionale, e così via per gli altri 7 PON. Quindi c'è un'oggettiva difficoltà, però vorrei dire che noi non stiamo predisponendo l'atto finale, questo deve essere chiaro a tutti, ma stiamo affrontando un'ulteriore tappa nel processo di programmazione dei fondi 2014-2020. Una volta che il 22, seguendo anche i vostri indirizzi, avremo licenziato la proposta, questa rimarrà tale, poi iniziano i sei mesi di negoziazione con la Commissione europea e solamente alla fine di questi sei mesi potremo definire i programmi operativi. Durante questo periodo l'interlocuzione con il Consiglio sarà continua, in particolare con la terza Commissione, in modo da poter arrivare a una definizione condivisa dei programmi d'intervento.
Penso sia chiaro a tutti che non esistono maggioranza e minoranza su temi strategici di questa portata, perché poi le ricadute avvengono sui territori, e i territori sono di tutti. Quindi certamente sarà possibile operare insieme e - attenzione - sarà anche possibile, e io lo auspico, un forte coinvolgimento, così come dite giustamente in alcuni punti del documento, del partenariato, dei portatori di interesse, perché molto della partita si giocherà nel momento in cui verranno scritti i bandi, quindi non in questo documento né negli indirizzi. Sulla fase iniziale possiamo essere tutti pressoché d'accordo, ma è dal modo in cui concretamente verranno scritti i bandi che dipenderà l'effettiva efficacia o meno dell'intervento. Quindi dobbiamo prestare grande attenzione, dobbiamo rafforzare la struttura organizzativa, le strutture di controllo, le strutture di certificazione e lo dobbiamo fare sin dall'inizio, se no il rischio è che effettivamente ci troviamo in ritardo anche rispetto a questa programmazione.
Sono d'accordo con chi dice che sono in campo risorse importanti. Noi continueremo a impegnarci per mettere a sistema tutte le risorse, non solo quelle europee, ma anche quelle dei fondi per le infrastrutture e dei fondi regionali, in modo tale che sia effettivamente un'occasione di crescita per tutto il nostro territorio. Ribadisco che questo percorso la Giunta lo vuole fare in piena e completa sintonia con il Consiglio. Grazie per gli indirizzi che ci avete dato.
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione generale.
Ha domandato di parlare il consigliere Pietro Cocco. Ne ha facoltà.
COCCO PIETRO (PD). Chiedo la votazione nominale.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, della risoluzione numero 2.
(Segue la votazione)
Prendo atto che i consiglieri Demontis, Fasolino, Forma, Manca Gavino, Tatti e Tedde hanno votato a favore.
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Anedda - Azara - Busia - Cappellacci - Cherchi Augusto - Cherchi Oscar - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Comandini - Cossa - Cozzolino - Crisponi - Dedoni - Demontis - Deriu - Desini - Fasolino - Fenu - Forma - Lai - Lotto - Manca Gavino - Manca Pier Mario - Meloni - Moriconi - Oppi - Orrù - Perra - Pinna Giuseppino - Pinna Rossella - Piscedda - Pittalis - Pizzuto - Randazzo - Rubiu - Ruggeri - Sabatini - Sale - Solinas Antonio - Solinas Christian - Tatti - Tedde - Tendas - Truzzu - Tunis - Unali - Usula - Zedda Alessandra - Zedda Paolo.
Si è astenuto il Presidente GANAU.
Proclamo il risultato della votazione:
Presenti 51
Votanti 50
Astenuti 1
Maggioranza 26
Favorevoli 50
(Il Consiglio approva).
È all'ordine del giorno la mozione numero 49, presentata da Arbau e altri, ma mi è stato chiesto di farla slittare, non essendo possibile per l'onorevole Arbau presenziare oggi in Consiglio.
Discussione della mozione Fenu - Pittalis - Rubiu - Dedoni - Truzzu - Cappellacci - Zedda Alessandra - Solinas Christian - Carta - Cherchi Oscar - Crisponi - Cossa - Fasolino - Floris - Locci - Oppi - Orrù - Peru - Pinna Giuseppino - Randazzo - Tatti - Tedde - Tocco - Tunis sulla richiesta di aggiornamento dell'articolo 10 della legge costituzionale n. 3 del 26 febbraio 1948, Statuto autonomistico della Sardegna, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento. (50)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione numero 50.
(Si riporta di seguito il testo della mozione:
Mozione Fenu - Pittalis - Rubiu - Dedoni - Truzzu - Cappellacci - Zedda Alessandra - Solinas Christian - Carta - Cherchi Oscar - Crisponi - Cossa - Fasolino - Floris - Locci - Oppi - Orrù - Peru - Pinna Giuseppino - Randazzo - Tatti - Tedde - Tocco - Tunis sulla richiesta di aggiornamento dell'articolo 10 della legge costituzionale n. 3 del 26 febbraio 1948, Statuto autonomistico della Sardegna, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento.
IL CONSIGLIO REGIONALE
PREMESSO che:
- la situazione generale in cui si trova la Sardegna presenta ancora connotati di forte crisi che sono confermati dai principali indicatori socio-economici; a tale proposito, può essere citato il recentissimo rapporto della Banca d'Italia che ci mette come fanalino di coda sia nel sistema Italia che nel sistema Europa, tratti caratteristici che sembrano essere forse sottovalutati anche dalla classe politica e persino dalle istituzioni;
- le difficoltà coinvolgono imprese grandi e piccole, di ogni settore e attività, a partire da quelli tradizionali, e non risparmiano cittadini e famiglie, come dimostrano il considerevole calo quantitativo e qualitativo dei consumi specie nel settore agroalimentare; le imprese e le famiglie sono ormai allo stremo delle forze; all'ordine del giorno sono le notizie di fallimenti e pignoramenti di beni a imprese e famiglie, con conseguenti ed estremi atti di suicidio;
- tale situazione è senz'altro in parte dovuta alla elevata pressione fiscale su famiglie e imprese, fortemente aggravata per la Sardegna da una condizione di oggettivi svantaggi competitivi naturali dovuti all'insularità, alla perifericità e alle annose carenze strutturali mai colmate in passato ed accumulate nel tempo rispetto a sistemi economici del continente italiano, europeo e di altre parti del mondo;
CONSIDERATO che lo statuto autonomistico della Sardegna, approvato con la legge costituzionale n. 3 del 26 febbraio 1948, si pone come obbiettivo anche quello di realizzare forme di intervento legislativo e normativo diretto e integrativo a quello dello stato centrale, proprio in virtù della riconosciuta specificità;
PRESO ATTO che appare indispensabile un intervento di sostegno al sistema sardo delle imprese e che miri anche a ridurre l'incidenza di alcune voci di costo sui prodotti finiti anche a sostegno delle famiglie;
VERIFICATO che:
- a seguito di interlocuzioni dirette è stata ottenuta la modifica dell'articolo 10 dello Statuto sardo;
- che tale modifica è divenuta ormai legge dello Stato come legge n. 147 del 2013 dove l'articolo 10, comma 514, recita testualmente:
"La Regione, al fine di favorire lo sviluppo economico dell'isola e nel rispetto della normativa comunitaria, con riferimento ai tributi erariali per i quali lo Stato ne prevede la possibilità, può, ferma restando la copertura del fabbisogno standard per il finanziamento dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali di cui all'articolo 117, secondo comma, lettera m), della Costituzione:
a) prevedere agevolazioni fiscali, esenzioni, detrazioni di imposta deduzioni dalla base imponibile e concedere, con oneri a carico del bilancio regionale, contributi da utilizzare in compensazione ai sensi della legislazione statale;
b) modificare le aliquote in aumento entro i valori di imposizione stabiliti dalla normativa statale o in diminuzione fino ad azzerarle".
RISCONTRATO che la legge n. 147 del 2013, articolo 1, comma 514, recante la modifica all'articolo 10 dello Statuto sardo, è entrata in vigore dal primo gennaio 2014 e che la Regione non ha ancora provveduto a formalizzare tale modifica;
CONSIDERATO che di fatto, come appare a tutti evidente, tale modifica rappresenta lo strumento politico indispensabile per attuare finalmente una fiscalità di compensazione rispetto agli oggettivi svantaggi in cui la Sardegna versa, nonché l'apertura definitiva alla volontà politica di attuazione della zona franca in Sardegna, riconoscendo finalmente ai Sardi un diritto troppo a lungo negato,
impegna il Presidente della Regione, il Consiglio
regionale,
la Giunta regionale e gli Assessori competenti in materia
a recepire formalmente la modifica all'articolo 10 dello Statuto sardo, informandone tutti i cittadini sardi e dando immediata attuazione alle opportunità da esso offerte.
Inoltre, in considerazione della enorme portanza conseguente a tale modifica, al fine di favorire il dibattito e consentire a tutti i rappresentati politici e istituzionali di questo Consiglio e di rappresentanti della società civile,
impegna altresì il Presidente
ad avviare un sereno tavolo di confronto tecnico-politico in merito. (50).)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.
Uno dei presentatori della mozione ha facoltà di illustrarla.
FENU MODESTO (Sardegna). Ritengo che non sia necessario leggere tutte le premesse, ma si possa andare direttamente alla sostanza. La modifica dell'articolo 10 dello Statuto è ormai legge dello Stato, quindi non è necessario recepirla, ma molto semplicemente occorre attuarla, aggiornare tutti i documenti e fare in modo che i cittadini ne siano informati. Attuarla significa anche cercare di valutare al meglio tutte le potenzialità di questa modifica, che è stata ottenuta con il lavoro del precedente Presidente della Giunta, l'onorevole Cappellacci, la collaborazione del suo Assessore della programmazione, l'onorevole Alessandra Zedda, e anche di esponenti ed esperti del Movimento zona franca, come l'avvocato Scifo, i quali hanno contribuito a riscrivere nel merito questo articolo.
Ritengo che questa modifica statutaria sia un riconoscimento estremamente importante che dà alla Sardegna una possibilità enorme, quella di attuare nel suo territorio una fiscalità basata sulle sue esigenze. Questo ovviamente crea miriadi di aperture, la possibilità di fare tutto, compreso l'annullamento totale della fiscalità, in funzione di quanto viene stabilito da questo Consiglio. Ribadisco che non è necessario - chiedo scusa del mio errore formale - recepire formalmente la mozione, ma semplicemente bisogna dare attuazione alla modifica dell'articolo 10, informare i cittadini di questa importante modifica e aggiornare tutti i siti e i documenti ufficiali del Consiglio. Per questo motivo riteniamo che questa modifica statutaria non riguardi solo una parte politica, ma riguardi tutto il Consiglio e soprattutto tutti i sardi. Per queste ragioni chiediamo che il Consiglio oggi decida di dare mandato all'Assessore della programmazione e al Presidente della Regione, appena ce ne saranno le condizioni e ovviamente nei tempi necessari, di attivare un tavolo tecnico di confronto sereno per poter attuare al meglio questa importantissima modifica statutaria.
PRESIDENTE. Poiché nessuno è iscritto a parlare, ha facoltà di parlare, per la Giunta, l'Assessore della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio.
PACI RAFFAELE, Assessore tecnico della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio. Chiedo se il testo della mozione è stato cambiato, perché il testo che ho io che non contiene le cose di cui ha parlato l'onorevole Fenu.
FENU MODESTO (Sardegna). Do la disponibilità, se è necessario, se il Consiglio lo ritiene, a modificare il testo.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Pietro Cocco. Ne ha facoltà.
COCCO PIETRO (PD). Intervengo, Presidente, per dire che secondo me mancano i presupposti per discutere queste questioni, perché l'articolo di cui si parla, che deve essere recepito dal Consiglio regionale, di fatto è inutile essendo già decostituzionalizzato, e dunque non esiste il tema di discussione. Cioè i presupposti della mozione poggiano sul fatto che il Consiglio regionale debba ancora recepire le modifiche apportate all'articolo 10 dello Statuto, ovvero della legge nazionale numero 3 del 1948, ma a me pare che abbiamo già utilizzato la norma, così come modificata, dell'articolo 10 dello Statuto. Non vorrei dire una cosa che magari può essere smentita, però di fatto - mi correggano gli Uffici o il Presidente del Consiglio se sto dicendo cose che non corrispondono a verità - credo che i presupposti su cui è fondata la mozione possano essere messi assolutamente in discussione dal fatto che non c'è necessità alcuna di recepire la modifica dell'articolo 10, che è operativo sin da quando è stato approvato.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare la consigliera Anna Maria Busia. Ne ha facoltà.
BUSIA ANNA MARIA (Centro Democratico). Presidente, le perplessità sono quelle manifestate dall'assessore Paci e cioè la difficoltà a comprendere quali fossero in realtà gli argomenti proposti dalla mozione, nel senso che si fa riferimento a una modifica legislativa, ma era ovvio che all'interno della discussione si volesse -perlomeno secondo me, che evidentemente sono maliziosa - che il discorso vertesse sulla questione relativa alla zona franca integrale. Mi pare che la discussione in merito si sia esaurita in maniera definitiva nella precedente legislatura per tutta una serie di ragioni e per le difficoltà che evidentemente c'erano a ridiscutere questo argomento. Credo pertanto che, come ha sottolineato l'onorevole Cocco, manchino i presupposti per poter discutere questa mozione.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Modesto Fenu. Ne ha facoltà.
FENU MODESTO (Sardegna). Se fosse possibile vorrei chiedere una sospensione di cinque minuti per decidere eventualmente di modificare il testo della mozione per renderla discutibile oppure avanzare qualche altra proposta.
PRESIDENTE. Sospendo la seduta per cinque minuti.
(La seduta, sospesa alle ore 18 e 17, viene ripresa alle ore 18 e 24.)
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Modesto Fenu. Ne ha facoltà.
FENU MODESTO (Sardegna). Presidente, come ho già dichiarato in premessa - mi dispiace che questo non sia stato recepito - prendo atto che non c'è bisogno del recepimento dell'articolo 10 dello Statuto. In ogni caso c'è l'assoluta necessità di dare informazioni corrette ai cittadini sulla modifica di questo articolo. L'intenzione era quella di chiedere, vista l'importanza, un tavolo tecnico di confronto. Pertanto, ritiro momentaneamente la mozione per poterla riformulare e ripresentare.
PRESIDENTE. La mozione numero 50 è ritirata.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione numero 41.
(Si riporta di seguito il testo della mozione:
Mozione Pizzuto - Sale - Cocco Daniele Secondo - Agus - Lai sulla difesa della biodiversità sarda.
IL CONSIGLIO REGIONALE
PREMESSO che:
- il Parlamento italiano ha ratificato con la legge 6 aprile 2004, n. 101, il Trattato internazionale sulle risorse fitogenetiche per l'alimentazione e l'agricoltura della FAO, i cui obiettivi sono:
- riconoscere l'enorme contributo degli agricoltori nella conservazione delle colture che alimentano il pianeta;
- stabilire un sistema globale che consenta agli agricoltori, ai selezionatori di materiale vegetale e ai ricercatori di accedere facilmente e gratuitamente al materiale genetico vegetale;
- assicurare che i vantaggi provenienti dal miglioramento vegetale o dall'uso di biotecnologie siano condivisi con i paesi di origine del materiale;
- tale legge affida alle regioni e alle province autonome le competenze in merito all'attuazione ed esecuzione del trattato internazionale e al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali (MIPAAF) il compito di monitorare gli interventi effettuati dalle regioni e province autonome e riferire sul piano internazionale circa lo stato di applicazione del trattato stesso;
CONSIDERATO che il rapporto Concentration of market power in the EU seed market, del 29 gennaio 2014 del gruppo europarlamentare Greens European Free Alliance, in cui si indicano le cinque multinazionali Pioneer, Syngenta, Monsanto, Limagrain e Kws come detentrici di più del 50 per cento del mercato delle sementi e che il prezzo delle sementi è aumentato di circa il 30 per cento in Europa dal 2000 al 2008 e le sementi si stanno uniformando con una perdita stimata del 75 per cento delle biodiversità;
VALUTATO che in Sardegna sono già state brevettate semenze e biodiversità tipiche e dato il fatto che specie endemiche della Sardegna non possano essere utilizzate se non a pagamento;
APPURATO che:
- la multinazionale olandese Rijk Zwaan ha richiesto il prelievo per uno studio ed un'eventuale modifica di 37 specie di piante della flora sarda;
- Rijk Zwaan è attiva in tutto il mondo come una compagnia di riproduzione vegetale che si focalizza sullo sviluppo e la vendita di varietà e semi di alta qualità per coltivatori professionali nell'orticoltura, e per la produzione di cibo, il cui ufficio principale di trova a De Lier, in Olanda, ma che vende i semi in più di cento paesi in tutto il mondo attraverso distributori esclusivi, e attraverso la vendita diretta effettuata tramite delegazioni; una di queste è la Rijk Zwaan Italia Srl, che si trova a Bologna e che si occuperebbe della Sardegna; in totale la Rijk Zwaan ha all'incirca 30 delegazioni in tutto il mondo, attive nella riproduzione e nella vendita di semi; dato il ciclo vegetale delle specie a cui la Rijk Zwaan è interessata, il momento adatto per la raccolta dei campioni dovrebbe essere tra agosto e settembre; lo scopo ultimo del suo programma è quello di sviluppare nuove specie vegetali da vendere in tutto il mondo; col materiale campione collezionato vorrebbe sviluppare nuove varietà, specifiche per il mercato italiano (per esempio nuove varietà più produttive, e più resistenti alle malattie); di seguito la lista delle specie richieste dalla multinazionale olandese Rijk Zwaan:
Allium ampeloprasum;
Allium commutatum;
Allium guttatum;
Allium sphaerocephalon;
Apium graveolens;
Ammi majus;
Ammi visnaga;
Beta trigyna;
Beta vulgaris;
Brassica fruticulosa;
Brassica insularis;
Brassica oleracea;
Brassica tournefortii;
Brassica tyrrhena;
Cichorium endivia;
Cichorium intybus;
Cicorium pumilum;
Daucus carota;
Daucus minusculus;
Daucus muricatus;
Daucus pumilus;
Diplotaxis erucoides;
Diplotaxis muralis;
Diplotaxis viminea;
Diplotaxis tenuifolius;
Eruca sativa;
Eruca vesicaria;
Foeniculum vulgare;
Lactuca longidentata;
Lactuca saligna;
Lactuca serriola;
Lactuca virosa;
Petroselinum crispum;
Raphanus raphanistrum;
Raphanus sativus;
Ridolfia segetum;
Solanum linneanum;
PRESO ATTO che il patrimonio genetico sardo appartiene ai sardi e si deve poter usare e scambiare liberamente e che, inoltre, tra le varietà indicate dalla ditta sementiera ve ne sono alcune (Beta, Brassica, Daucus, Eruca, Solanum, Rafanus) presenti nell'Allegato I - Elenco delle specie coltivate incluse nell'accordo multilaterale del Trattato internazionale sulle risorse fitogenetiche per l'alimentazione e l'agricoltura della FAO di cui l'articolo 12.3 consente l'accesso alla raccolta di tali specie alle seguenti condizioni:
a) l'accesso è accordato quando ha per unico scopo la conservazione e l'uso a fini di ricerca, selezione e formazione per l'alimentazione e l'agricoltura, a condizione che non sia destinato ad usi chimici o farmaceutici o ad altri usi industriali non alimentari e non foraggeri. Nel caso delle piante coltivate a uso multiplo (alimentare e non alimentare), la loro inclusione nel sistema multilaterale e l'applicabilità del regime d'accesso facilitato dipende dalla loro importanza per la sicurezza alimentare;
b) i beneficiari non possono rivendicare alcun diritto di proprietà intellettuale o altro diritto che limiti l'accesso facilitato alle risorse fitogenetiche per l'alimentazione e l'agricoltura o a loro parti o componenti genetiche nella forma ricevuta dal sistema multilaterale,
impegna la Giunta regionale e l'Assessore regionale della difesa dell'ambiente
1) ad applicare la normativa europea contenuta nel Trattato internazionale sulle risorse fitogenetiche per l'alimentazione e l'agricoltura della FAO;
2) a mettere in atto tutti gli strumenti e le azioni possibili e necessarie per non fornire le semenze alla multinazionale Rijk Zwaan;
3) a brevettare e campionare tutte le semenze endemiche del territorio in possesso delle agenzie sarde;
4) a dare mandato all'Assessorato regionale della difesa dell'ambiente di creare un registro di tutte le biodiversità presenti sull'Isola entro i prossimi sessanta giorni. (41).)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione. Uno dei presentatori della mozione ha facoltà di illustrarla.
PIZZUTO LUCA (SEL). Signor Presidente, nel 1997 Percy Schmeiser raccolse per caso dei semi di colza portati dal vento nel suo terreno e li mise da parte per coltivarli l'anno successivo, perché Percy era un agricoltore di colza. Accadde però che la colza fu brevettata in quegli anni dalla Monsanto, che ne detiene il diritto intellettuale. La Monsanto venne a scoprire della semina illegale che la famiglia di Percy faceva soltanto dopo qualche tempo e avviò un'azione legale nei suoi confronti. Percy fu costretto a pagare 153 mila dollari di spese legali, oltre a una multa di 19.832 euro.
L'albero di Neem esiste in India da millenni e ha grandissime capacità curative, oltre che essere un naturale pesticida. Le capacità mediche dell'albero di Neem sono state brevettate e le famiglie che da generazioni usavano questa pianta per curarsi devono oggi pagare le multinazionali che ne hanno brevettato le caratteristiche.
In Iraq una delle prime azioni avviate nella ricostruzione del dopoguerra è stata quella di impedire la semina agli agricoltori (il 97 per cento della popolazione irachena vive di agricoltura) e di imporre l'obbligo di acquistare da multinazionali.
Qualche anno fa la Monsanto, modificando geneticamente alcune specie di vegetali utili all'agricoltura, crea il gene Terminator, vale a dire vende il seme di pomodoro o il seme di mais, ma la seconda generazione delle relative piante non può dare frutto perché la modifica genetica non consente più la fruttificazione.
Nel nostro Paese il 40 per cento della popolazione vive di agricoltura, mentre nei Paesi del terzo mondo è l'80 per cento della popolazione che vive di agricoltura. Siamo di fronte a un'azione spregiudicata da parte delle multinazionali, le quali prendono semine, frutti, piante che appartengono alla tradizione secolare di territori e comunità, li brevettano, costringono gli agricoltori a comprarle da loro e fanno ricavi in questo modo. Siamo di fronte a un'azione di multinazionali grave e feroce nei confronti delle popolazioni povere del mondo.
Viene in mente una frase di Henry Kissinger: "Chi controlla il petrolio controlla un Paese, chi controlla il cibo di quel Paese controlla tutta la popolazione". Oggi siamo di fronte al fatto che le cinque più importanti multinazionali, ovvero la Pioneer, la Syngenta, la Monsanto, la Limagrain e la KWS, detengono la titolarità del 50 per cento delle semenze di tutto il mondo e questo ha causato un aumento del 30 per cento del prezzo delle sementi dall'anno 2000 al 2008, una riduzione del 75 per cento della biodiversità nel mondo e dal 1995 al 2011, la triplicazione del prezzo della soia e un aumento del 5 per cento del prezzo del cotone, oltre ad aver determinato situazioni particolari. Ad esempio, in Sicilia il grano è stato talmente modificato che oggi è quasi impossibile coltivare il grano tradizionale, perché non sufficientemente produttivo in quelle aree.
Tutto questo per dire che cosa? Per dire che l'attacco alla biodiversità che è in corso in questo momento nel mondo e la speculazione alimentare stanno arrivando anche in Sardegna. La Rijk Zwaan, una multinazionale olandese, chiede di poter acquisire una trentina di sementi specifiche sarde. Noi tutti, in forme diverse, all'interno di quest'Aula ci definiamo sovranisti, autonomisti, rivendichiamo la nostra autonomia. Quale forma più forte di autonomia che quella di rispondere a questa multinazionale: "No, tu non avrai i nostri semi, non potrai brevettare le nostre specificità, non ci venderai la bietola che da secoli mettiamo nei nostri ravioli e nelle nostre minestre perché abbiamo il diritto di raccoglierla noi e di coltivarla come meglio crediamo"? Quale modo migliore per dire a quella multinazionale e al mondo che la Sardegna è luogo di incontro e di scambio delle biodiversità e delle differenze?
Siamo di fronte a un attacco forte e io ho apprezzato moltissimo le dichiarazioni del nostro Assessore dell'agricoltura, che ha preso posizione, che è intervenuto immediatamente sul tema, perché oggi dire no a questa multinazionale ci consente di dire di no anche a tutte le altre multinazionali che verranno domani, ci consente di difendere le nostre specificità, la nostra biodiversità e le nostre tradizioni, che il più delle volte si ritrovano nel cibo.
Sinistra Ecologia e Libertà, insieme agli altri firmatari della mozione, chiede quindi un voto politico a questo Consiglio, possibilmente unanime, per significare alle multinazionali che speculano sul grano, sulla bietola, sul mais, che la Sardegna non è e non sarà mai terra di speculazione e che mai noi consentiremo di togliere le nostre sementi ai nostri agricoltori e alle nostre popolazioni. Questa mozione ha questo scopo politico ed è molto importante anche l'azione della Commissione agricoltura che l'altro giorno ha votato, mi dicono, una legge che tutela la biodiversità. Per questo si può considerare abrogato il quarto punto del deliberato della mozione, ma è importante che noi oggi diciamo no a questi speculatori e a chi vuole toglierci il diritto di raccogliere la bietola, la cicoria e le erbe selvatiche e aromatiche che sono presenti in Sardegna. La scrittrice Hannah Arendt diceva che la pluralità è la legge della terra. Noi auspichiamo che con questa mozione arrivi al mondo intorno a noi un messaggio forte, cioè che la Sardegna può e vuole essere la patria futura di tutte le diversità del Mediterraneo e di tutto il pianeta Terra.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Piermario Manca. Ne ha facoltà.
MANCA PIERMARIO (Soberania e Indipendentzia). Signor Presidente, colleghi, devo ringraziare l'onorevole Pizzuto per questa mozione che ci introduce in un mondo che stiamo già scandagliando. Ringrazio anche il Presidente della Commissione, l'onorevole Lotto, anche se abbiamo affrontato più che altro i temi dell'agrobiodiversità, quindi delle piante coltivate. L'argomento è di estremo interesse perché in realtà si tratta di salvaguardare qualcosa che appartiene al nostro patrimonio, ovvero la biodiversità, intendendo come tale le caratteristiche che hanno migliaia e migliaia di piante, animali e microrganismi di cui attualmente non riusciamo a capire la reale importanza scientifica. Nel momento in cui queste migliaia di piante non vengono tutelate, possono essere utilizzate in termini generali da tante multinazionali per estrarre principi attivi, molecole e quant'altro che saranno sicuramente la panacea nel futuro per la cura delle malattie, per la predisposizione e la formulazione di nuovi composti molecolari. Voglio dire che, se notiamo, le piante incluse nell'elenco che è stato richiesto dalla multinazionale olandese, per la maggior parte sono apparentemente selvatiche. Il discorso sta proprio qua: apparentemente sono piante selvatiche, in realtà nel momento stesso in cui noi riconosciamo la biodiversità, riconosciamo che qualsiasi pianta, qualsiasi animale può darci qualche cosa. Negli ultimi quarant'anni abbiamo fatto progressi grandissimi dal punto di vista scientifico, ma sono niente rispetto a quello che ci può ancora dare la biodiversità. Tenete conto che il 90 per cento di tutte le molecole che vengono utilizzate nella sanità viene estratto da microrganismi che si trovano nelle regioni delle foreste pluviali, come la Foresta amazzonica e il Borneo. Ma se è vero che il grosso della biodiversità è in quelle zone, è altrettanto vero che la biodiversità si trova anche in Sardegna. La Sardegna è un'isola che in questo momento ha un grosso patrimonio di endemismi, intendendo come tali tutte quelle piante che hanno caratteristiche uniche che le differenziano dalle piante di altre regioni. Di queste piante, come la brassica, ce ne sono a decine, sia sulla terraferma sia sulle nostre isole. Tutte queste piante hanno nel loro patrimonio genetico una serie di molecole che permettono loro di adattarsi alla salinità del nostro territorio, alle nostre condizioni climatiche. L'operazione che si vuole realizzare qual è? E' quella di utilizzare queste piante, visto che le multinazionali hanno questo potere anche economico, per estrarre molecole che sicuramente in futuro saranno la base per prodotti di alta qualità, oppure nuove molecole per la preparazione di farmaci per uso umano o destinati agli animali.
Ben venga, quindi, questa mozione, credo che anche l'Assessore abbia inquadrato bene l'argomento visto che ha preso immediatamente la decisione di bloccare le possibili speculazioni da parte delle multinazionali. Ciò che dovremmo fare a breve, ma credo che anche il Presidente della quinta Commissione ne sia cosciente, è approvare, come si è fatto ovunque, una legge per la tutela della biodiversità. E se adesso siamo arrivati alla tutela dell'agrobiodiversità, alla tutela delle piante tipiche della nostra regione, occorrerà arrivare alla tutela completa della biodiversità in Sardegna.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Gavino Sale. Ne ha facoltà.
SALE GAVINO (Gruppo Misto). Signor Presidente, onorevoli colleghi, questo tema è di grandissima importanza e di grandissima modernità. La multinazionale olandese sicuramente non è venuta da noi per brevettare fattori negativi, che in Sardegna imperversano, fattori inquinanti e così via. Pensiamo che se potenti multinazionali vogliono brevettare qualcosa che è nostro non è per regalarci ricchezza, ma sicuramente per produrre e accumulare ricchezza per sé. Se la Sardegna è povera non è perché è priva di ricchezze, ma perché per decenni e decenni noi sardi abbiamo regalato le nostre ricchezze e continueremo a regalarle, se non c'è un'inversione di tendenza, e quindi a impoverirci. Invertendo questa direzione potremo invece arricchirci. Anche l'Irlanda ha subito nel Settecento alcuni milioni di morti perché la sua varietà di patate è stata attaccata da un virus; sono dovuti andare in America latina per trovare altre varietà di patate, quindi biodiversità, e superare quell'handicap.
Ma al di là degli aspetti negativi, esiste già in Sardegna la Banca del germoplasma, riconosciuta dal 2005 dall'Assessorato dell'ambiente. Non solo, la Sardegna è socia fondatrice della rete italiana mediterranea ed europea, quindi siamo al centro di una grossa responsabilità. Il Ministro dello sviluppo agricolo individua la banca del germoplasma sardo e le dà l'incarico di elaborare le linee guida relative alla conservazione del germoplasma sardo, italiano, mediterraneo ed europeo. Quindi abbiamo una grossa responsabilità su questo. Vi avviso che martedì mattina ad Abbasanta ci sarà un grossissimo convegno che tratterà questo tema; saranno presenti i responsabili delle Università di Sassari e di Cagliari e da quell'incontro nascerà una proposta di legge (una proposta di legge in merito è già stata proposta dall'onorevole Lotto) volta a salvaguardare le diversità biologiche agricole coltivabili. Manca un altro aspetto che dovrà essere introdotto con un'altra proposta di legge, in cui verrà garantita la tutela totale della nostra biodiversità.
Credo quindi che votare questa mozione sia l'inizio di un lavoro doveroso. Abbiamo visto che sulla rete Internet, quando abbiamo sollecitato il tema, ci sono state decine di migliaia di visualizzazioni, quindi siamo sotto osservazione da parte di molte associazioni ambientaliste, da parte di chi lavora in campagna e di tutte quelle associazioni che producono distillati e addirittura devono diluire i prodotti sardi in quanto sono ad elevatissima concentrazione. E' doveroso anche ringraziare l'Assessore per la posizione pubblica che ha assunto, tendente a vietare il prelievo delle nostre erbe. Credo che abbiamo pochissimo tempo, mi pare che entro luglio dovremo intervenire per vietarne il prelievo e quindi imporre una nuova logica che non sia di saccheggio, ma di valorizzazione di queste risorse, e abbiamo le strutture e le competenze per fare tutto questo. La Banca del germoplasma è già esistente, ripeto, vi sono conservati, in azoto liquido, migliaia di semi e credo che le Università di Sassari e di Cagliari stiano aspettando un input politico da questo Consiglio per poter procedere. Ho finito, grazie.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Marco Tedde. Ne ha facoltà.
TEDDE MARCO (FI). Presidente, voglio soltanto esprimere qualche perplessità su questa mozione, che di fatto contiene temi che sono stati trattati in un testo unificato di una proposta di legge d'iniziativa popolare, delle proposte di legge numero 13,14 e 16, presentate dal Presidente della Commissione agricoltura, l'onorevole Lotto, e dai suoi colleghi del PD, e della proposta di legge numero 22, presentata dal collega Fenu, come primo firmatario, e da tutti i consiglieri dell'opposizione. Mi pare, quindi, che stiamo discutendo una mozione che tratta temi che sono già oggetto di un testo unificato che è stato elaborato e più volte approfondito in Commissione. Ci sono state svariate audizioni con associazioni di categoria e alcune sottocommissioni hanno lavorato alacremente per arrivare al testo unificato. Credo che stiamo facendo un lavoro non dico inutile, ma comunque un lavoro che è stato già fatto e che non serve ripetere in quest'Aula, quindi chiedo al proponente se non ritenga di dover ritirare questa mozione. Grazie, Presidente.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Luigi Lotto. Ne ha facoltà.
LOTTO LUIGI (PD). Presidente, sul tema della biodiversità negli archivi del nostro Consiglio regionale si iniziano a vedere depositati dei progetti fin dal 2007, quando venne depositato un disegno di legge della Giunta Soru che concerneva sia la agrobiodiversità che la biodiversità della flora spontanea. Nel 2011 il sottoscritto fece la scelta di limitare l'argomento all'agrobiodiversità, perché penso che abbia una maggiore ricaduta sull'intero settore agricolo. Quest'anno la Commissione agricoltura ha discusso un testo unificato in cui sono confluiti diversi progetti di legge presentati da consiglieri sia del centrosinistra sia del centrodestra, si sta cioè affrontando il tema all'interno di un discorso più generale.
Oggi stiamo parlando di biodiversità e siccome non si tratta solo di agrobiodiversità (è già depositato un testo di legge sulla biodiversità della flora spontanea), a mio parere è urgente ragionare, e credo che diversi consiglieri si cimenteranno su questo, sulla salvaguardia della biodiversità naturale, degli habitat delle foreste, ipotizzando una legge quadro che riprenda un po' tutta questa materia. Credo che con l'arrivo in Commissione, nelle prossime settimane, del testo unico di cui diversi colleghi hanno parlato si concluderà un lungo percorso in maniera assolutamente positiva e la risposta alla problematica sollevata dalla multinazionale olandese ci sarà senz'altro con l'approvazione della legge, perché si definiranno i repertori regionali e qualsiasi specie o progenitrice delle specie coltivate, o specie sarda coltivata o razza e via dicendo, sarà patrimonio della Regione sarda. Questo consente all'Assessore di farsi carico di "guidare il traffico", diciamo così.
Io ho un approccio, da questo punto di vista, che vorrei esternare in due sole parole, poi avremo occasione di parlarne quando discuteremo la relativa legge. Noi dobbiamo puntare a difendere ciò che è in via di estinzione e dobbiamo lavorare per far riprodurre ed estendere ciò che è nostro patrimonio e che va salvaguardato. Bisogna riconoscere che i veri soggetti importanti dell'agricoltura sono gli agricoltori e la figura dell'agricoltore custode che andiamo a istituire dà a questi operatori del settore agricolo un ruolo ancora più importante. Avremo occasione di ragionare di questo tema, della Banca del germoplasma, della rete di conservazione, dei repertori regionali e via dicendo. Sarà importante, però, anche per il settore della produzione dei semi, come pure per quello dei vivai, dare il segnale che in Sardegna c'è anche la possibilità di esercitare l'attività di produzione di sementi. E se le multinazionali avessero intenzione di venire in Sardegna bisogna che le sementi vengano prodotte in Sardegna e vengano vendute dalla Sardegna verso l'esterno, non il contrario. Questo è un disegno che può portare anche economia nella nostra isola, si possono utilizzare le nostre terre per produrre non solo alimenti, ma anche la base fondamentale delle culture per poter produrre alimenti, eccetera. Sarà un discorso serio che affronteremo e faremo bene ad affrontarlo con grande impegno, così com'è stato fatto in Commissione. Ringrazio sin d'ora, ma lo farò anche in occasione della discussione della legge, i tredici membri della Commissione per la particolare attenzione che hanno dedicato al lavoro che abbiamo svolto; un lavoro molto importante che di fatto accoglie le richieste che il 5 giugno venivano avanzate nella mozione, per cui alcune parti della stessa sono ormai superate. Non penso che la Regione possa brevettare le proprie varietà; le deve custodire e ne deve essere titolare, ma non le brevetta la Regione. Parlare di brevetti delle varietà spontanee da parte della Regione mi sembra un po' problematico. Dobbiamo gestire questa partita in maniera tale che la Regione non si ritrovi a non sapere cosa rispondere quando qualcuno le farà domande imbarazzanti.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Attilio Dedoni. Ne ha facoltà.
DEDONI ATTILIO (Riformatori Sardi). Signor Presidente, questo è un argomento, come testé affermato dal Presidente della Commissione agricoltura, che va affrontato cum grano salis e non c'è dubbio che vada tenuto a mente tutto quello che comporta nel suo insieme. Peraltro al collega Pizzuto va riconosciuto di aver voluto porre all'attenzione dell'Aula un argomento estremamente delicato e importante, non solo perché in questo momento si sta vivendo questa condizione, ma perché riguarda qualcosa che ormai "naviga" in tutto il mondo, concentrando ancora di più in poche mani quello che è conoscenza e deposito di quella conoscenza.
Credo che sia importante fare una riflessione più ampia all'interno del Consiglio, io la inizio ma va portata a compimento nella dovuta sede, cioè nella Commissione. Se c'è una pecca nella nostra istituzione è il fatto che non si fa ricerca seria, è il fatto che l'Agris è nata - e non voglio fare il difensore di Renato Soru adesso - perché esisteva allora la volontà di catalogare le molteplici varietà biologiche presenti in Sardegna, ma non ha mai lavorato in questo senso in maniera seria, nemmeno per quanto riguarda la razza equina - apro una parentesi - considerato che abbiamo perso la purezza dell'anglo arabo sardo e non abbiamo fatto niente per evitarlo. Quindi se c'è una pecca questa è nella ricerca e io inviterei l'Assessore a guardare con attenzione a questo aspetto. Quando si faranno le aggregazioni delle agenzie una parte della sperimentazione andrà salvaguardata, implementata, le si dovrà dare quell'importanza che può essere vitale per le iniziative future, per lo sviluppo e l'occupazione. Se uno si pone, per esempio, nei panni del pastore, si accorge subito che alcune erbe sarde sono finite nelle mani anche di alcuni sardi intelligenti e così in Australia è stato realizzato un eccezionale mix per il pascolo che va bene anche in Sardegna, ma qui lo si paga a prezzo d'oro! Che cosa hanno fatto le nostre strutture regionali, oppure sono state convenzionate altre strutture di ricerca? Me lo dovete dire!
Noi abbiamo un difetto: parliamo molto di innovazione, ma non ci caliamo nella realtà; parliamo molto di ricerca e poi o non la applichiamo o, se la applichiamo, la lasciamo a sé stante, abbandonando anche i campi di sperimentazione. L'Assessore dell'agricoltura, che è di Oristano, sa bene quanti terreni l'AGRIS ha abbandonato, terreni coltivati, anche insieme all'Università, per la sperimentazione.
Non si tratta di tagliare, chiudere, fare, ma si tratta di essere un pochino più razionali e cercare di portare le cose a compimento. Cosa dovrei dire? L'ho detto prima al collega Pizzuto: io non ho paura che altri prendano quel che è nostro, ho paura che altri lo prendano gratis e che magari ritorni qui a un costo centuplicato. Dobbiamo essere compartecipi come Regione sarda di quella che è la sperimentazione e se è vero, come dicevano, che devono venire qui delle industrie per fare ricerca sul campo, quindi verificare le potenzialità molecolari, va benissimo, ma deve esserci il target Sardegna.
Altro aspetto: si devono individuare linee di ricerca che possano essere effettuate da un'università seria, che sia presente e presti attenzione alle esigenze di una propulsività economica, sociale e occupazionale per la Sardegna, cosa che oggi non avviene! Allora prendo questa proposta come stimolo, ma chiedo che il lavoro in Commissione venga concluso con un risultato che tenga conto delle reali esigenze della Sardegna, ovvero migliorare se stessa e aiutare a migliorare gli altri, senza però perdere non solo le risorse della biodiversità ma anche le risultanze di quella biodiversità che può essere arricchita dalle capacità innovative che potranno venire dalla ricerca.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Modesto Fenu. Ne ha facoltà.
FENU MODESTO (Sardegna). Signor Presidente, sono totalmente favorevole a questa mozione nei suoi contenuti. In Commissione abbiamo ampiamente sviscerato questo argomento in ogni sua problematica, per cui ritengo che allo stato attuale sia inutile votare questa mozione in quest'Aula. Mi è sembrato di capire che l'onorevole Pizzuto abbia proposto di apportare una modifica, magari valutiamo che cosa questa modifica apporta a questo documento e cerchiamo di capire.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare, per la Giunta, l'Assessore tecnico dell'agricoltura e riforma agro-pastorale.
FALCHI ELISABETTA, Assessore tecnico dell'agricoltura e riforma agro-pastorale. Grazie a tutti, ringrazio in particolare l'onorevole Pizzuto e i firmatari della mozione che hanno consentito di affrontare questo argomento e di sollecitare l'Assessorato, ma anche l'AGRIS, a prendere una posizione precisa sulla vicenda della citata multinazionale olandese. Ringrazio in particolare anche l'onorevole Lotto, Presidente della quinta Commissione, che sta lavorando alla proposta di legge sulle biodiversità, una proposta importante che consentirà di avere anche in Sardegna un quadro normativo che ci permetta di tutelare il nostro patrimonio genetico e la nostra biodiversità. La proposta si rende necessaria per recepire anche a livello regionale il Trattato internazionale sulle risorse fitogenetiche per l'alimentazione e l'agricoltura. Attraverso il recepimento di questo trattato potremo avere quello strumento normativo che ci consentirà di salvaguardare il nostro patrimonio genetico locale.
Purtroppo, in carenza di una legge vigente, la situazione non poteva effettivamente che essere rischiosa, perché il trattato prevede, appunto, il recepimento a livello regionale delle norme, ma devo dire che anche grazie alla sollecitazione pervenuta dal Consiglio ci siamo mossi nei confronti della multinazionale olandese. Io ho sollecitato il direttore dell'AGRIS, il dottor Bandino, affinché prendesse contatti con il Ministero che aveva curato la trattativa e che aveva fatto da intermediario con la multinazionale e comunicasse sia al Ministero sia alla multinazionale che noi non siamo assolutamente più disponibili a svolgere il lavoro per il quale ci eravamo impegnati e che nella fase attuale, in assenza di una norma che ci consenta di avere una tutela assoluta del nostro patrimonio genetico, non si può procedere con la raccolta delle erbe prevista per il mese di luglio e agosto. In tal senso la nostra risposta è stata chiara e definita, anche perché abbiamo richiamato le norme di altre Regioni che, per assimilazione, ci consentivano di operare in questa direzione.
Vi devo dire che dal Ministero per il momento non ci hanno fatto sapere niente, ma la multinazionale olandese, attraverso il suo riferimento, ha scritto dicendo che non intendeva assolutamente procedere se non ci fosse stato un accordo delle parti e che quindi sospendeva la sua attività, peraltro chiedendo un incontro con l'Assessorato dell'agricoltura e l'Assessorato dell'ambiente per spiegare in cosa consiste la sua attività. Al momento non abbiamo ancora risposto, valuteremo cosa fare, ma soprattutto stabiliremo la data di tale incontro. Ritengo che il momento più opportuno sarà quando avremo una norma che ci consenta di operare tranquillamente. Su questo aspetto mi piacerebbe fare una piccola considerazione, rispondendo anche alle sollecitazioni che sono arrivate dagli interventi in Aula: confermando il mio impegno, anche con l'Agris, ho già fatto costituire un gruppo di lavoro tra le agenzie Agris e Laore (in Laore avevano già lavorato a questo argomento) affinché si proceda ad avviare un'attività di analisi delle nostre risorse genetiche più importanti in campo vegetale, per catalogarle - non certo per brevettarle, il brevetto sarà una fase successiva - e poter avere piena contezza del nostro patrimonio. Riteniamo che il patrimonio della Sardegna in termini di biodiversità sia davvero incredibile, ma purtroppo troppo poco valorizzato. Pertanto il mio impegno sarà anche quello di capire come questo patrimonio possa diventare una ricchezza in termini reali, sia per salvaguardarlo nella sua interezza, nella sua integrità, sia per utilizzarlo ai fini scientifici di ricerca per il miglioramento delle varietà che attualmente utilizziamo. Ma è un lavoro che dobbiamo fare noi in Sardegna, eventualmente con la collaborazione di altri. Sappiamo benissimo che la migliore ricerca si fa attraverso contatti che ci possono essere con diverse parti del mondo, ma la ricerca deve essere fatta qua. Anche da questo punto di vista, quindi, riteniamo che la Sardegna possa essere un luogo ottimale dove fare ricerca e miglioramento genetico e dove produrre sementi che poi possono essere vendute. Insomma, il dibattito suscitato da questa vicenda può tradursi in reali opportunità attraverso tutta una serie di azioni che metteremo in campo anche con le agenzie e che verranno poi definite con il percorso che porterà alla riforma degli enti, nell'ambito della quale stabiliremo il ruolo che dovrà essere svolto sulla ricerca dall'Agris o dall'ente che ne deriverà, ruolo che finora troppo poco è stato potenziato, ma noi riteniamo che invece debba essere assolutamente primario e fondamentale. Quindi riteniamo che la mozione vada assolutamente accolta in questi termini.
PRESIDENTE. Ha domandato di replicare il consigliere Luca Pizzuto. Ne ha facoltà.
PIZZUTO LUCA (SEL). Noi come Sinistra Ecologia e Libertà siamo entusiasti della risposta dell'Assessore, non solo per il contenuto ma anche per le azioni che ha saputo mettere in campo. Colleghi, tenete conto che la mozione è stata presentata più di un mese fa, quando non c'era una legge, non c'era tutta una serie di altre specifiche. Non era un'azione in contrapposizione a quello che si sta facendo in Consiglio, è un'azione nata nel momento in cui c'è stata questa emergenza e io credo che la Regione abbia dato una risposta eccellente. Nessuno è contrario alla ricerca, poi io preferirei una ricerca atta a migliorare le condizioni degli esseri umani su questa terra e non a specularci sopra. La lettera della multinazionale olandese dice però che "lo scopo ultimo del nostro programma di riproduzione è quello di sviluppare nuove specie vegetali da vendere in tutto il mondo", quindi c'è un preciso intento nell'azione di questa multinazionale.
Noi non condividiamo l'idea di ritirare la mozione, se necessario la si può sospendere per rivedere qualche punto, questo sì, si può fare assolutamente, però è un atto politico quello che noi stiamo chiedendo, perché l'atto concreto è già stato portato avanti in modo ottimale, ma è un atto politico che deve parlare a quel mondo e che deve parlare anche alle nostre comunità da questo punto di vista, per dire cioè che il Consiglio si fa carico della tutela della nostra biodiversità. Poi, come ho detto nell'illustrare la mozione, il quarto punto del deliberato, per quel che mi riguarda, si può considerare superato, dal momento che c'è una legge che andremo a discutere, ma la necessità dalla quale nasceva l'emergenza di questa mozione era determinata dal fatto che bisognava dare una risposta alla multinazionale olandese entro luglio e quindi era necessario avere un atto della Regione che non consentisse il prelievo delle semenze sarde. Quindi noi consideriamo eliminato il quarto punto del deliberato. Se fosse necessario aggiornare il testo possiamo sospendere un attimo, se no procediamo alla votazione.
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione.
Ha domandato di parlare il consigliere Modesto Fenu sull'ordine dei lavori. Ne ha facoltà.
FENU MODESTO (Sardegna). In Conferenza dei Capigruppo si era ipotizzato di ritirare questa mozione, visto che l'argomento è stato ampiamente trattato e inserito nella relativa proposta di legge. Adesso l'onorevole Pizzuto sta chiedendo in sostanza di sospendere i lavori per modificare il testo e io vorrei far notare che è la stessa richiesta che ho fatto io precedentemente. Avevo detto infatti: va bene, modifichiamola in Aula, concordiamo la cose e votiamola. Mi è stata negata questa possibilità, allora…
PRESIDENTE. Onorevole Fenu!
FENU MODESTO (Sardegna). Mi faccia finire, Presidente. Non riesco a capire per quale motivo ci debba essere una disparità di trattamento tra i consiglieri. Allora, pur con tutta la buona volontà di collaborare, che è stata dimostrata, ad essere presi in giro noi non ci stiamo!
PRESIDENTE. Nessuna presa in giro, consigliere Fenu, le spiego subito. Il consigliere Pizzuto ha chiesto di eliminare dalla propria mozione il punto 4, lei invece ha detto genericamente che voleva modificare la mozione, e questo evidentemente non si può fare.
Sulla proposta dell'onorevole Pizzuto decide l'Aula, per cui procediamo alla votazione. Ovviamente sono possibili dichiarazioni di voto.
Ha domandato di parlare il consigliere Pietro Cocco. Ne ha facoltà.
COCCO PIETRO (PD). Chiedo, se possibile, cinque minuti di sospensione.
PRESIDENTE. Concedo la sospensione della seduta per cinque minuti.
(La seduta, sospesa alle ore 19 e 09, viene ripresa alle ore 19 e 23.)
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Luca Pizzuto. Ne ha facoltà.
PIZZUTO LUCA (SEL). Prendo atto del lavoro svolto dalla Giunta e dalla Commissione e chiedo una sospensione per fare in modo che al primo punto della prossima seduta ci possa essere un ordine del giorno unitario politicamente forte sul tema che abbiamo appena trattato.
PRESIDENTE. L'esame della mozione numero 41 è sospeso in attesa della predisposizione di un ordine del giorno unitario che sarà discusso nella prossima seduta.
Il Consiglio sarà riconvocato a domicilio.
La seduta è tolta alle ore 19 e 25.
Allegati seduta
Risposta scritta a interrogazioni
Risposta scritta dell'Assessore della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport all'interrogazione Tocco sulla proroga per l'iscrizione all'albo regionale delle associazioni. (32)
Con riferimento all'interrogazione in oggetto a firma dell'On.le Tocco, ove si riferisce agli assenti ritardi nella comunicazione relativa al "bando pubblicato dalla Regione" si fa presente quanto segue:
- La Giunta Regionale con deliberazione n.12/14 del 05/03/2013 ha stabilito che per il triennio 2013-2015, il termine ultimo per il rinnovo delle iscrizioni all'Albo Regionale da parte dei sodalizi sportivi, venisse fissato nella data del 30 aprile per ciascuno degli anni previsti nel suddetto lasso temporale. Tuttavia gli uffici dell'Assessorato nell'approssimarsi della scadenza si sono attivati per rammentare alle società la necessità dell'adempimento. Ciò nondimeno, sia nell'anno 2012, precedente alla programmazione triennale in essere a decorrere dal 2013, ed anche nello stesso 2013, l'amministrazione regionale, ha consentito diverse proroghe, instaurando dì fatto un rapporto con le associazioni e i sodalizi sportivi, che è necessario ricondurre ad un rispetto più puntuale delle scadenze previste dagli organi proposti (vedasi la data del 30 Aprile).
Quanto al/a necessità "di concedere una proroga", anche in considerazione delle coincidenze temporali intrecciatesi con l'avvicendamento dovuto all'esito delle ultime elezioni regionali, si ritiene di non far ricadere sulle società e sodalizi sportivi, le incertezze che si determinano quasi fisiologicamente nelle fasi di passaggio. Pertanto è stata avviata la procedura per la riapertura dei termini per il tempo strettamente necessario a venire incontro ai ritardi causati in parte dalla particolare situazione sopra richiamata, e in parte da errate consuetudini da ricondurre al rispetto delle scadenze previste dalle decisioni assunte dalla Giunta Regionale con deliberazione n. 12/14 del 5 marzo 2013 'Provvedimenti per Io sviluppo dello Sport in Sardegna' Piano Triennale 2013-2015 - L.R. 17 maggio 1999 n. 17. A tale proposito informo che contestualmente alla proroga del termine oggetto dell'interrogazione, proporrò che o stesso, da meramente indicativo, divenga rigido per le società inadempienti.
Risposta scritta dell'Assessore dei lavori pubblici all'interrogazione Comandini - Cozzolino - Lotto - Manca Gavino - Moriconi - Piscedda sulla rimodulazione dei fondi di sviluppo e coesione destinati alla realizzazione della strada Burcei-Sinnai-Maracalagonis di cui alla deliberazione della Giunta regionale n. 16/1 del 6 maggio 2014. (50)
Con l'interrogazione in oggetto gli On.li interroganti chiedono;
1. di conoscere le motivazioni e le responsabilità che hanno portato la G.R. a non rispettare le scadenze per l'assunzione delle O.G.V. (31.12.2018) necessarie per la realizzazione della strada Burcei-Sinnai-Maracalagonis;
2. di sapere per quali motivi, nella riunione CIPE del 03.08.2012 (del. CIPE 93/2012) la Regione abbia liberato risorse pari a € 13.718.504,00 riducendo di fatto lo stanziamento iniziale (da 35.200.000,00 a 21.481.496,00) determinando quella "criticità finanziaria" di cui si parla nella Delibera G.R. n.16/1 cit.
invitando nel contempo la G.R. a reperire la necessaria copertura finanziaria per la realizzazione dell'opera nella nuova programmazione 2014/2020 del FSC.
Ciò posto,
- la delibera CIPE 62/2011 ha definito il contesto programmatico e finanziario per l'attuazione del Piano Nazionale per il Sud mediante una serie di interventi infrastrutturali di rilievo nazionale, interregionale e di rilevanza regionale;
- tra gli interventi strategici nazionali prioritari per lo sviluppo del Mezzogiorno, è stata inserita la S.S. Sassari-Olbia per un costo complessivo di 850 M/€uro la cui copertura finanziaria derivava da finanziamenti disponibili per 443,5 M/€uro ed ulteriore fabbisogno per 406,5 M/€uro;
- di rilievo regionale una serie di infrastrutture minori (trasporti e idrico) tra le quali "Collegamento Burcei-Sinnai-Maracalagonis-S.S. 125", il cui costo complessivo era pari a 37 M/Euro (1.800.000 da finanziamenti disponibili e 35.200.000 Fondi FSC programmazione 2007/2013); la progettazione preliminare dell'intervento risultava, all'epoca, in corso di predisposizione a cura della Provincia di Cagliari;
- complessivamente il costo degli interventi strategici infrastrutturali per la Regione Sardegna in attuazione della delibera CIPE 62/2011 era pari a 1.936,2 Mld/€uro coperti, quanto a 1.073,4 Mld/€uro a valere sulle risorse FSC e per 857,8 M/€uro a valere sui "finanziamenti disponibili" dentro i quali concorrevano "risorse liberate" per circa 275,4 M/€uro;
- successivamente la delibera CIPE 62/2011 è stata oggetto di rimodulazione ex delibera 93/2012, in conseguenza della quale il suindicato progetto trovava copertura finanziaria per 21.481.496 € sui fondi FSC, per 13.718.504 € sulle c.d. "risorse liberate" e per la restante quota di 1.800.000 € su fondi propri della Provincia;
- sul punto si ricorda che a monte dell'adozione della CIPE 93/2012 vi era l'esigenza, per l'amministrazione regionale, di dare completa copertura finanziaria agli interventi sulla Sassari-Olbia in coerenza con la proposta n. 2000 del 01.08.2012 del Ministro per la Coesione Territoriale (circa la programmazione delle risorse FSC 2000/2006 e le risorse 2007/2013 in favore della Sardegna) finalizzata a concentrare le risorse FSC su interventi ad alta strategicità e ad avanzata cantierabilità come la S.S. Sassari-Olbia; n. 3 interventi sull'asse viario S.S. 125 Cagliari/Tortoli e la eliminazione degli svincoli a raso sulla S.S. 554, secondo quanto emerso in sede di concertazione istruttoria tra il Dipartimento per lo Sviluppo e la Coesione Economica e la medesima Regione; il tutto ha determinato l'impiego di 545 M/€uro della suddetta delibera CIPE 62/2011 a favore di questi imponendo la necessità, quindi, di individuare altrove le coperture finanziarie necessarie per i restanti interventi ;
- in tale contesto, relativamente all'intervento "Collegamento Burcei-Sinnai-Maracalagonis-S.S. 125", che all'epoca della delibera CIPE 93/2012 scontava ancora un forte ritardo nella progettazione del preliminare, si è ritenuto opportuno, con lo stesso criterio di concentrazione delle risorse FSC sugli interventi a più avanzata cantierabilità, modificare la fonte finanziaria - limitatamente all'importo di 13.718.504 € - da risorse FSC 2007/2013 (certe) a "risorse liberate" (la cui quantificazione complessiva a livello regionale non era stata ancora completata); si fa presente che la progettazione preliminare è stata trasmessa agli uffici regionali solo nel luglio 2013;
- successivamente, a seguito di una puntuale attività di ricognizione effettuata dagli uffici dell'Autorità di Gestione, è emerso che le risorse liberate per la riprogrammazione ex delibere CIPE 62/2011 e 93/2012 non erano in realtà più disponibili in quanto riconfermate dagli Uffici regionali a favore degli interventi originari;
- con note del 16 luglio 2013 e del 14 ottobre 2013 a firma congiunta dei DD.GG. della Presidenza, LL.PP., Trasporti, Distretto idrografico e del Direttore del C.R.P., detta criticità (ossia l'indisponibilità delle risorse liberate) veniva quindi segnalata al Presidente della Regione e venivano, nel contempo, proposte alcune soluzioni:
a. Destinazione ai 5 progetti specifici cofinanziati con le c.d. "risorse liberate" (tra i quali il "Collegamento Burcei-Sinnai-Maracalagonis-S.S,125") della quota ancora programmabile o rimodulabile a valere su Piano di Azione e Coesione;
b. Puntuale ricognizione dei cd. "progetti retrospettivi" rendicontati sul POR;
c. Proposta al CIPE di definanziamento degli interventi in criticità finanziaria con riutilizzo delle economie;
d. Predisposizione di un disegno di legge per la creazione di un fondo "infrastrutture strategiche" alimentato dalla risorse rinvenienti dal processo di revisione dei residui passivi;
e. Previsione, in sede di IGQ, della copertura finanziaria a carico del Fondo Infrastrutture degli interventi per i quali la copertura finanziaria gravava sulla voce "risorse liberate" e la cui disponibilità non era al momento accertata.
Sempre con la medesima nota del 14 ottobre 2013 le DD.GG. chiarivano altresì come, in assenza di informazioni circa ulteriori fonti finanziarie disponibili, non sarebbe stato possibile procedere alla individuazione delle coperture finanziarie necessarie se non previo definanziamento di parte degli interventi ex delibera CIPE 62/2011 in criticità finanziaria, destinando le quote di risorse FSC a favore di altri interventi secondo una priorità da definire in sede politico-istituzionale.
Il Presidente della Regione, con nota del 22 ottobre 2013, dava indicazioni circa l'individuazione delle priorità tra gli interventi programmati in delibera CIPE.
Ad avviso del Presidente l'avanzamento procedurale sarebbe stato garantito tramite la rimodulazione parziale degli interventi cofinanziati, assicurando copertura delle criticità finanziarie evidenziate oltre che il finanziamento di attività di prima fase come:
1) Interconnessione sistemi idrici: collegamento Tirso Flumendosa 4° lotto - collegamento Sulcis-lglesiente: progettazione studi e indagini per un Importo di 1 M/€uro;
2) S.S. 125 tronco Tertenia-San Priamo: 1" lotto stralcio: realizzazione lavori 1° lotto 1° stralcio per 3,45 M/€uro;
3) Collegamento S.S. 125 Burcei-Sinnai-Maracalagonis: realizzazione lavori di collegamento per 13,7 M/€uro.
La risposta del Presidente non è stata seguita da alcun atto né programmatorio né finanziario della Giunta regionale.
Di contro, in data 14 gennaio 2014 il Ministero per la Coesione Territoriale ha indicato come data ultima per assumere le Obbligazioni Giuridicamente Vincolanti (OGV) il 30 giugno 2014 (prot. 343/2014 TD 1906434).
Tutto ciò considerato,
- quanto alle motivazioni e le responsabilità che hanno determinato la mancata assunzione delle O.G.V. nei tempi previsti (30 giugno 2014), necessario, in particolare, per la realizzazione del "Collegamento Burcei-Sinnai-Maracaiagonis-S.S.125", si osserva che il ritardo nell'avanzamento progettuale e la mancata adozione di formali atti programmatici da parte della G.R. in seguito alle segnalazioni fatte dal Direttori Generali circa la criticità finanziaria riguardante l'inesistenza delle risorse liberate, ha di fatto cristallizzato una incapienza finanziaria ostativa all'assunzione di OGV;
- quanto alla richiesta "di sapere per quali motivi, nella riunione CIPE del 03.08.2012 (delibera CIPE 93/2012) la Regione abbia liberato risorse pari a € 13.718.504,00 riducendo di fatto lo stanziamento iniziale (da 35.200.000,00 a 21.481.496,00) determinando quella "criticità finanziarla" di cui si parla nella Delibera G.R. n.16/1 cit. ", dalla lettura di quanto esposto si evince chiaramente come nella deliberazione CIPE 62/2011 la realizzazione del "Collegamento Burcei-Stnnai-Maracalagonis-S.S.125" gravava per la quasi totalità sui fondi FSC programmazione 2007/2013 e 1.800.000 da finanziamenti immediatamente disponibili. Detto quadro è mutato radicalmente con la CIPE 93/2012 dove, immutata la quota di finanziamenti disponibili per 1.800.000 €, la quota residua non veniva più costituita per intero da fondi FSC (32.500.000) bensì da risorse CIPE disponibili per 21.481.496 € e da ulteriori risorse per 13.718.504 € al momento disponibili sotto la voce "risorse liberate" (POR 2000/2006), rivelatisi poi inesistenti.
- E' chiaro, quindi, che nel 2012 il quadro finanziario di riferimento dell'opera in premessa era sostanzialmente diverso rispetto a quello che si era delineato con la delibera CIPE 62/2011 passando, da una copertura pressoché integrale a carico del programma FSC, ad una copertura parziale per il concorrente approvvigionamento finanziario di una quota significativa (13.718.504) a valere sulle "risorse liberate"; per mutare, quindi, nuovamente in pejus nel 2013 quando l'Autorità di Gestione ha verificato che le "risorse liberate" non erano più disponibili in quanto confermate a favore dei progetti originari e, quindi, non "liberabili".
Ciò nonostante si sarebbe potuto comunque ovviare al deficit di copertura finanziaria laddove si fosse dato seguito e corso al piano di azione redatto sinergicamente dai Direttori Generali.
- quanto all'invito rivolto alla G.R. di reperire la necessaria copertura finanziaria per la realizzazione dell'opera nella nuova programmazione 2014/2020 del FSC, si fa presente che, con la citata deliberazione n. 16/1 del 6.5.2014, la Giunta regionale ha confermato la strategicità dell'intervento "Collegamento Burcei-Sinnai-Maracafagonis-S.S.125", lasciandovi appostato l'importo di 1,8 M/€uro (a valere sul bilancio della Provincia di Cagliari) per consentire il proseguo delle attività di progettazione, e, nel contempo, si è impegnata a valutare di fornire la copertura finanziaria dell'opera con risorse a valere sulla nuova programmazione 2014-2020 del Fondo di Sviluppo e Coesione attualmente in via di definizione.
Testo delle interrogazioni, interpellanze e mozioni annunziate in apertura di seduta
Interrogazione Tedde - Pittalis - Cappellacci - Cherchi Oscar - Locci - Fasolino - Peru - Randazzo - Tocco - Tunis - Zedda Alessandra, con richiesta di risposta scritta, sulla riduzione degli importi dovuti alle aziende esercenti servizi di trasporto pubblico locale.
I sottoscritti,
CONSIDERATO che:
- con delibera n. 416 del 5 febbraio 2014 la Giunta regionale aveva dato mandato alla Direzione generale dei trasporti di procedere alla proroga formale dei contratti di servizio stipulati con le aziende di trasporto pubblico locale (TPL) sino al 31 dicembre 2016;
- a seguito di tale decisione sono stati prorogati i contratti di servizio per il trasporto pubblico locale fino al 31 dicembre 2016, e facendo affidamento su tali formali proroghe le aziende esercenti servizi di trasporto pubblico locale hanno fatto investimenti rilevanti ed assunto considerevoli impegni finanziari;
ATTESO che:
- con la delibera n. 15/1 del 29 aprile 2014 la Giunta regionale ha dato mandato alle Direzione generali di limitare le attività gestorie alle tipologie di spesa indicate nella stessa delibera e ad assicurare la compatibilità degli impegni in conto competenza con l'andamento dei pagamenti;
- in attuazione di detta delibera l'Assessorato regionale dei trasporti è stato chiamato a rivisitare la propria azione contabile e amministrativa, disponendo limitazioni all'emissione dei provvedimenti gestori per complessivi 141.722 euro;
- con la successiva delibera n. 19/24 del 27 maggio 2014 la Giunta regionale ha dato mandato alla Direzione generale dei trasporti affinché avvii una ricognizione dei contratti di servizio, al fine di rinegoziarli, ed autorizzato, nelle more, la riduzione del 5 per cento degli importi dovuti per i contratti in essere, rettificando in tale misura le obbligazioni assunte;
rilevato che la riduzione del 5 per cento degli importi dovuti alle aziende incide negativamente sull'equilibrio finanziario di per sé precario dei contratti e rischia di precipitare le aziende stesse, anche a cagione degli investimenti fatti, in una situazione di insolvenza;
SOTTOLINEATO che:
- anche l'attuale governo regionale ritiene i trasporti un settore di rilevanza strategica per lo sviluppo socio-economico della Sardegna;
- l'obiettivo condivisibile della razionalizzazione della spesa pubblica deve essere perseguito senza pregiudicare i servizi ai cittadini ed ai territori ed evitando di creare seri problemi economici alle imprese, ma eliminando sovrapposizioni ed integrando i diversi sistemi di trasporto,
CHIEDONO di interrogare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale dei trasporti per conoscere se l'Esecutivo abbia considerato il serio rischio di insolvenza a carico delle aziende di TPL e se non ritenga di conseguire l'obbiettivo di riduzione della spesa attraverso l'eliminazione puntuale delle sovrapposizioni ed integrando i diversi sistemi di trasporto. (77)
Interrogazione Sale - Anedda - Unali - Cocco Daniele Secondo, con richiesta di risposta scritta, sulle conseguenze sul processo di bonifica delle aree militari in Sardegna del decreto legge 24 giugno 2014, n. 91 " Disposizioni urgenti per il settore agricolo, la tutela ambientale e l'efficientamento energetico dell'edilizia scolastica e universitaria, il rilancio e lo sviluppo delle imprese, il contenimento dei costi gravanti sulle tariffe elettriche, nonché per la definizione immediata di adempimenti derivanti dalla normativa europea".
I sottoscritti,
PREMESSO che:
- la Sardegna è sottoposta a servitù militari, molte delle quali sono aree verdi e facenti parte del demanio, per un area pari a circa 30000 mila ettari equivalente al 65 per cento del territorio militare italiano;
- queste superfici sono sottoposte a tassi di inquinamento elevatissimi tali per cui l'implementazione delle bonifiche si rendono necessarie ai fini di un rilancio economico e sociale dei territori coinvolti;
VALUTATO che:
- è tuttora in corso un procedimento giudiziario riguardante il poligono interforze di Quirra volto sia a stabilire in maniera chiara i livelli di inquinamento presenti in suddetto poligono, sia a individuare le responsabilità individuali legate alla creazione delle modalità di contaminazione delle aree in questione;
- nell'ultima udienza dell'inchiesta aperta nel 2011 sui cosiddetti veleni nel poligono militare di Quirra, il procuratore della Repubblica Domenico Fiordalisi ha contestato davanti al Gup del Tribunale di Lanusei la perizia del Dott. Mario Mariani in cui si esclude il disastro ambientale legato alle esercitazioni militari all'interno del Poligono di Quirra confutando quanto evidenziato in una relazione dell'ARPAS;
PRESO ATTO che:
- al punto 5 dell'articolo 13 del decreto legge n. 91 del 2014 si afferma che "ai fini dell'individuazione delle misure di prevenzione, messa in sicurezza e bonifica e dell'istruttoria dei relativi progetti, da realizzare nelle aree del demanio destinate ad uso esclusivo delle forze armate per attività connesse alla difesa nazionale, si applicano le concentrazioni di soglia di contaminazione di cui alla Tabella 1, colonna b, dell'allegato 5, alla Parte IV, Titolo V, del presente decreto".
CONSIDERATO che:
- il decreto prevede, infatti, che nelle aree militari si deve far riferimento ai limiti della colonna B della tabella relativa alle soglie di contaminazione dei suoli del decreto legislativo n. 152 del 2006, ovvero quella delle aree industriali, e non già alla colonna A, quella con i limiti per le aree residenziali e a verde;
- nelle aree a verdi la soglia per il Cobalto è 20 mg/kg mentre per le aree industriali è 250 mg/kg, più di 10 volte; per la sommatoria dei composti policiclici aromatici (tra cui diversi tossici e/o cancerogeni) il limite per le aree industriali è più alto di 100 volte (1 mg/kg contro 100 mg/kg); il benzene, cancerogeno di prima classe per lo IARC, ha un limite più alto di venti volte (0,1 mg/kg contro 2 mg/kg); per il tetracloroetilene, un altro sospetto cancerogeno e tossico per il fegato, il limite è 40 volte più alto,
CHIEDONO di interrogare l'Assessore regionale della difesa dell'ambiente per domandare:
a) se intenda dare via a una valutazione immediata delle ricadute del decreto legge 24 giugno 2014, n. 91 sul processo di bonifica delle aree sottoposte a servitù militari in Sardegna per far sì che l'Isola, vista la quantità di siti militari ospitati, non subisca conseguenze negative dall'attuazione del decreto legge;
b) se intenda verificare e approfondire le motivazioni che hanno spinto il Prof. Mario Mariani a escludere l'inquinamento ambientale legato alle esercitazioni militari nel Poligono interforze di Quirra, soprattutto in relazione atta sua confutazione dei risultati presenti nella relazione dell'ARPAS. (78)
Interrogazione Comandini - Cozzolino - Deriu - Forma - Pinna Rossella, con richiesta di risposta scritta, sul mancato inserimento della priorità delle scuole dell'infanzia paritarie nel patto di stabilità interno 2014 di cui alla delibera n. 15/1 del 29 aprile 2014.
I sottoscritti,
PREMESSO che:
- la legge n. 62 del 2000 recante "Norme per la parità scolastica e disposizioni sul diritto allo studio" istituisce il sistema nazionale di istruzione costituito dalle scuole statali e dalle scuole paritarie private e degli enti locali;
- il decreto ministeriale n. 46 del 2013 della Direzione generale per gli ordinamenti scolastici e per l'autonomia scolastica stabilisce i criteri e i parametri per l'assegnazione dei contributi alle scuole paritarie per l'anno scolastico 2012/2013, in applicazione dell'articolo 1, comma 636, della legge n. 296 del 2006;
- la legge regionale n. 31 del 1984, e successive modifiche e integrazioni, prevede all'articolo 3 (Interventi straordinari regionali per la scuola materna) e in particolare alla lettera c), concernente spese di gestione e oneri per il personale, l'erogazione di contributi nella misura del 75 per cento della spesa, nei limiti della disponibilità di bilancio;
- il decreto dell'Assessore regionale della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport n. 22, prot. n. 18581 del 16 novembre 2012 relativo ai contributi a favore delle scuole dell'infanzia non statali per spese di gestione e oneri per il personale (Programma degli interventi per l'anno scolastico 2012/2013), in considerazione delle risorse disponibili, per l'anno scolastico 2012/2013, stabilisce l'entità del contributo assegnato nella misura del 42 per cento circa della spesa ammissibile preventivata da ciascuna scuola, così come riportato nell'allegato al medesimo decreto;
- il decreto dell'Assessore regionale della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport, n. 18, prot. n. 18848 del 12 novembre 2013 relativo ai contributi a favore delle scuole dell'infanzia non statali per spese di gestione e oneri per il personale (Programma degli interventi per l'anno scolastico 2013/2014), in considerazione delle risorse disponibili, per l'anno scolastico 2013/2014, stabilisce l'entità del contributo assegnato nella misura del 38,42 per cento circa della spesa ammissibile preventivata da ciascuna scuola, così come riportato nell'allegato al medesimo decreto;
- il numero delle scuole dell'infanzia paritarie è in Sardegna di 253, con un numero complessivo di 581 sezioni ed un numero stimato di oltre 12.000 bambini iscritti;
- tale contributo, secondo la prassi ordinaria, ed anche ai sensi della legge regionale 29 gennaio 1994, n. 2, articolo 50, comma 5, viene erogato in due tranche: acconto pari all'80 per cento del contributo e il saldo dopo la presentazione del rendiconto delle spese sostenute, riscontrata la regolarità dello stesso;
EVIDENZIATO che:
- a tutt'oggi non è stato ancora erogato il saldo relativo all'anno scolastico 2012/2013, già rendicontato dalle scuole sarde entro dicembre 2013;
- in base al decreto n. 18, prot. n. 18848 del 12 novembre 2013 succitato, il contributo previsto dalla Regione per l'anno scolastico in corso (2013/2014) è pari al 38,42 per cento circa della spesa ammissibile preventivata da ciascuna scuola, ma finora è stato erogata solo un'anticipazione pari al 63 per cento, in luogo dell'80 per cento previsto per la prima tranche;
CONSIDERATO che:
- il notevole ritardo nell'erogazione del saldo relativo al contributo per l'anno scolastico 2012/2013 e di un ulteriore acconto per l'anno scolastico 2013/2014, causa notevoli disagi organizzativi e di gestione nel sistema scolastico paritario che:
- fornisce istruzione a più di 12.000 bambini nel territorio dell'intera Sardegna; occupa oltre 3.000 dipendenti in maggioranza di sesso femminile;
- sopperisce alla carenza di strutture pubbliche adeguate, fornendo un servizio di qualità in conformità alle norme previste dal MIUR;
- non ha finalità di lucro;
PRESO ATTO che nel patto di stabilità interno 2014 della Regione, contenente disposizioni di indirizzo politico-amministrativo concernenti l'obiettivo di competenza eurocompatibile, contenuto nella deliberazione n. 15/1 del 29 aprile 2014, risulta completamente assente tra le priorità indicate, quella delle scuole dell'infanzia paritarie, nonostante la reiterata affermazione dell'importante ruolo che svolgono nel territorio della nostra Isola,
CHIEDONO di interrogare il Presidente della Regione, l'Assessore regionale della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio e l'Assessore regionale della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport per sapere se:
1) nell'analisi preventiva elaborata per conoscere le esigenze di spesa indifferibili al 31 dicembre 2014, di cui si parla nella delibera n. 15/1 del 29 aprile 2014, manchi completamente il riferimento alla situazione di grave ritardo nell'erogazione dei contributi alle scuole paritarie;
2) sia una scelta debitamente ponderata il mancato inserimento delle spese riferite alle scuole materne non statali tra le tipologie ritenute prioritarie, per le quali è stato assegnato all'Assessorato regionale della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport un plafond di euro 174.820.000, ripartito tra le Direzioni generali dei beni culturali e della pubblica istruzione. (79)
Interrogazione Lai, con richiesta di risposta scritta, sulla carenza in organico di personale tecnico specializzato al Presidio ospedaliero di Isili.
Il sottoscritto,
PREMESSO che:
- il Presidio ospedaliero di Isili si trova ad affrontare un periodo particolarmente drammatico dovuto alla carenza di personale in tutti i settori, ma nella fattispecie mancano tecnici di laboratorio;
- il suddetto Presidio è dotato in organico di cinque tecnici di laboratorio, ma tra questi per svariati motivi (aspettativa, dimissioni volontarie, malattia,) tre non sono disponibili;
- dei due tecnici rimasti in servizio, uno ha chiesto di poter usufruire delle ferie spettanti per regolamento, mentre l'altro è rimasto a gestire un intero reparto da solo, non potendo quindi soddisfare le richieste di tutti quegli utenti che necessitano di esami;
- si è venuti a conoscenza che la direzione del Presidio si è attivata per far assumere, dalla ASL competente, tramite agenzia interinale, con contratto a tempo determinato, due tecnici di laboratorio, senza fornire informazioni sulla durata del contratto degli stessi;
CONSIDERATO che:
- il Presidio, unico nel territorio già fortemente disagiato, alla luce dei fatti, si vede obbligato a chiudere il reparto, con gravi ripercussioni sull'intero territorio del Sarcidano-Barbagia di Seulo, i cui residenti si vedrebbero costretti a viaggiare sino a Cagliari per un semplice esame di laboratorio;
- la ASL competente è da tempo a conoscenza della grave situazione causata dalla carenza di organico presso il Presidio ospedaliero di Isili, e non ha mai preso provvedimenti concreti in merito,
CHIEDE di interrogare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale per sapere:
a) se sono a conoscenza della grave situazione in cui versa il Presidio ospedaliero di Isili, a causa dalla carenza di organico, che da tempo determina una insostenibile situazione di disservizi e disagi che si ripercuotono all'interno della gestione ospedaliera, creando insostenibili disservizi all'intera comunità;
b) quali iniziative intendano adottare, nell'ambito delle proprie competenze, per assicurare una gestione ottimale dell'intero Presidio ospedaliero garantendo servizi e qualità degli stessi, sinora offerti dalla struttura, solo grazie al senso di responsabilità, disponibilità e professionalità degli addetti ai lavori. (80)
Interrogazione Zedda Alessandra - Pittalis - Cappellacci - Cherchi Oscar - Tedde - Locci - Fasolino - Peru - Randazzo - Tunis - Tocco sull'attività di vigilanza venatoria.
I sottoscritti,
PRESO ATTO che:
- la legge regionale 29 luglio 1998, n. 23, al capo II, articolo 72, dispone che la vigilanza sulla sua applicazione sia affidata oltre che al Corpo forestale e di vigilanza ambientale della Regione, agli ufficiali e agli agenti di polizia giudiziaria, alle guardie comunali, urbane e campestri, ai barracelli ed alle guardie giurate incaricate dalle aziende faunistico-venatorie e agri-turistico-venatorie, anche alle guardie volontarie delle associazioni venatorie, agricole e di protezione ambientale nazionali presenti nel Comitato tecnico faunistico venatorio nazionale, alle associazioni regionali presenti nel Comitato regionale faunistico o nei comitati provinciali faunistici e alle associazioni di protezione ambientale riconosciute dal Ministero dell'ambiente alle quali sia riconosciuta la qualifica di guardia giurata ai sensi del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza approvato con regio decreto 18 giugno 1931, n. 773;
- la legge regionale dispone inoltre che l'attestato di idoneità per l'ottenimento della qualifica di guardia volontaria, previsto dall'articolo 27, comma 4, della legge n. 157 del 1992, sia rilasciato da una commissione nominata dall'Assessore regionale della difesa dell'ambiente e composta da cinque membri, esperti di legislazione venatoria e legislazione sulle armi da caccia;
- l'articolo 163, comma 3, lettera a), del decreto legislativo n. 112 del 1998, in attuazione dell'articolo 128 della Costituzione, trasferisce alle province le funzioni e i compiti amministrativi in materia di "riconoscimento della nomina a guardia giurata degli agenti venatori dipendenti dagli entri delegati dalle regioni e delle guardie volontarie delle associazioni venatorie e protezionistiche nazionali riconosciute di cui all'articolo 27 della su citata legge 11 febbraio 1992, n. 157";
- l'articolo 133 e seguenti del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza (TULPS) consente a enti pubblici, agli altri enti collettivi e ai privati di nominare guardie particolari giurate da destinare a specifici compiti di vigilanza o custodia delle loro proprietà mobiliari od immobiliari, limitatamente alle competenze e al territorio nel quale l'ente richiedente intende espletare tale particolare funzione; possono anche, con l'autorizzazione del Prefetto, associarsi per la nomina di tali guardie da destinare alla vigilanza o custodia in comune delle proprietà stesse;
CONSIDERATO che:
- è di fondamentale importanza l'attività di vigilanza svolta dalle guardie venatorie volontarie con particolare riferimento al fenomeno degli incendi e al controllo della riproduzione degli animali;
- l'attività di vigilanza delle guardie venatorie volontarie è una risorsa che non comporta alcun costo all'amministrazione pubblica, trattandosi appunto di attività di volontariato;
RITENUTO che:
- ad oggi non è ancora in ruolo la commissione regionale prevista dalla legge regionale n. 23 del 1998;
- non è pertanto possibile ottenere il rilascio di nuovi attestati di idoneità di guardia volontaria, ma solo il rinnovo dei riconoscimenti precedentemente concessi,
CHIEDONO di interrogare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale della difesa dell'ambiente per sapere:
1) quali siano gli intendimenti per procedere all'attuazione di quanto disposto dall'articolo 27, comma 4, della legge n. 157 del 1992, ai fini del rilascio di nuovi attestati di idoneità per l'ottenimento della qualifica di guardia volontaria;
2) quali siano i tempi per provvedere alla costituzione della commissione in ottemperanza a quanto disposto della legge regionale n. 23 del 1998. (81/C-5)
Interrogazione Dedoni - Cossa - Crisponi, con richiesta di risposta scritta, sull'attivazione in Sardegna dei percorsi diagnostico-assistenziali finalizzati al concreto miglioramento della qualità della vita del malato celiaco.
I sottoscritti,
PREMESSO che la malattia celiaca è un'enteropatia immunomediata permanente nei soggetti geneticamente predisposti a seguito dell'ingestione del glutine e si manifesta con quadri clinici estremamente diversi e poliformi;
CONSIDERATO che:
- la legge 4 luglio 2005, n. 123, recante "Norme per la protezione dei soggetti malati di celiachia" riconosce la celiachia come malattia sociale;
- per ogni paziente con diagnosi accertata si stima vi siano tre soggetti con patologia non diagnosticata;
VISTO il decreto del Ministero della salute n. 279 del 2001 che annovera la celiachia tra le malattie rare, per le quali è prevista l'esenzione dal pagamento del ticket, con i seguenti codici: dermatite erpetiforme RL0020, sprue celiaca RI0060;
CONSTATATO che analoga esenzione è prevista per i parenti di primo grado allo scopo di individuare nuovi casi di celiachia nell'ambito del nucleo familiare;
VALUTATO che gli aspetti socio-assistenziali più critici del paziente celiaco sono rappresentati da: onerosità dei test ematici specifici della patologia, tetti mensili di spesa regionale e procedure di erogazione dei prodotti dietoterapeutici;
EVIDENZIATO che l'antitransglutaminasi (esame espressamente menzionato nel "Documento di quadramento per la diagnosi ed il monitoraggio della celiachia" del 2008) pur rientrando tra gli esami in esenzione per le malattie rare, non figura nel nomenclatore ufficiale per la malattia celiaca, con la conseguenza che la maggior parte delle ASL ne prevede ancora il pagamento;
PRESO ATTO che, in considerazione del costante aumento del numero di persone affette da celiachia, alcune regioni hanno già provveduto ad aggiornare tale nomenclatore, mentre molte altre stanno provvedendo ad aggiornarlo;
OSSERVATO che la Sardegna registra un grave ritardo e, a tutt'oggi, nonostante le reiterate segnalazioni dell'Associazione italiana celiachia - Sardegna, il test dell'antitransglutaminasi non solo non figura ancora tra gli esami esenti, ma non risulta nemmeno che il nomenclatore ufficiale sia in corso di aggiornamento;
tenuto conto della gravità dell'attuale crisi economica che sta inducendo, purtroppo, molti celiaci, data l'onerosità di alcuni test, a non sottoporsi ai follow-up clinici successivi alla diagnosi della patologia primaria così come a disincentivare l'indagine ai componenti del nucleo familiare, spesso a elevato rischio;
CONSTATATO che la Regione prevede un inaccettabile e difforme tetto di spesa relativo al trattamento dei pazienti di genere maschile (centoquaranta euro) e di genere femminile (cento euro);
RILEVATO, per ciò che attiene l'erogazione degli alimenti senza glutine, il dato positivo nazionale della loro facile reperibilità sia presso i negozi specializzati che presso la grande distribuzione, con notevole risparmio per il consumatore finale;
RIBADITO che la malattia celiaca è una condizione permanente e quindi sarebbe opportuno superare l'anacronistica prassi della nostra Regione che prevede ancora l'attivazione annuale, da parte del celiaco, delle pratiche burocratiche finalizzate al riconoscimento dei (sei o dodici a seconda del parere del funzionario preposto) buoni mensili e cominciare ad impostare (sull'esempio virtuoso di quanto accade in Lombardia ed in Campania) procedure più semplici e moderne in materia come, ad esempio, l'inserimento nel cip della tessera sanitaria di un codice che consenta all'interessato di ritirare in ogni momento i prodotti dietoterapeutici che gli spettano di diritto;
CONSIDERATO che in molte regioni italiane è prassi il frazionamento del buono mensile in più buoni di piccolo taglio, al fine di non porre il celiaco nella spiacevole condizione di dipendenza rispetto ad un unico fornitore, lasciandolo libero di rivolgersi a più fornitori secondo necessità, convenienza ed opportunità;
EVIDENZIATO che l'imminente avvio del Fascicolo sanitario elettronico può rappresentare un'opportunità per il miglioramento e la velocizzazione delle procedure burocratiche sopra ricordate, senza peraltro oneri finanziari aggiuntivi a carico della Regione,
CHIEDONO di interrogare l'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale per sapere quali provvedimenti urgenti intenda adottare per introdurre anche in Sardegna quei percorsi diagnostico-assistenziali, già protocollati in altre regioni, volti al concreto miglioramento della qualità della cura del malato celiaco, con particolare riferimento:
1) all'inserimento nel nomenclatore ufficiale dell'esame dell'antitransglutaminasi e la sua conseguente esenzione dal ticket per tutte le ASL regionali;
2) all'opportunità di livellare il tetto mensile di spesa relativo al trattamento dei malati celiaci, superando la diversità di trattamento sanitario tra i pazienti di genere maschile e quelli di genere femminile anche con eventuale compensazione;
3) all'inserimento della grande distribuzione tra le strutture autorizzate all'erogazione dei prodotti senza glutine ed al frazionamento del buono mensile;
4) all'attivazione di un cip nella tessera sanitaria che consenta al paziente celiaco di poter ritirare in ogni momento e presso più fornitori i prodotti dietoterapeutici a cui ha diritto, senza dover ripetere ogni anno la pratica burocratica di autorizzazione. (82)
Interrogazione Sale, con richiesta di risposta scritta, relativa al funzionamento della camera iperbarica del Centro iperbarico sassarese.
Il sottoscritto,
PREMESSO che l'importanza della ossigenoterapia iperbarica è riconosciuta dalla letteratura scientifica internazionale come valido ausilio, in esclusiva o in un rapporto multidisciplinare con altre specializzazioni, per curare una serie di patologie acute e croniche piuttosto frequenti ed invalidanti, riducendo il tempo di malattia e/o di ricovero in molte gravi patologie con un notevole beneficio in termini di risparmio di risorse finanziarie;
VALUTATO che:
- il Centro iperbarico sassarese è dotato di una camera iperbarica da 12 posti allestita con le più moderne tecnologie di sicurezza e comfort per terapie ambulatoriali; è stato il primo centro in Sardegna ad utilizzare miscele respiratorie iperossiche per la cura delle patologie emboliche dei subacquei e rappresenta quindi un reale miglioramento della qualità dell'offerta socio-assistenziale del territorio;
- le seguenti indicazioni possono essere eseguite in convenzione con il SSN secondo la delibera n. 41/29 del 29 luglio 2008 della Regione:
1) malattia da decompressione;
2) embolia gassosa arteriosa;
3) gangrena gassosa da clostridi;
4) infezione acuta e cronica dei tessuti molli a varia eziologia;
5) gangrena e ulcere cutanee nel paziente diabetico;
6) intossicazione da monossido di carbonio, fumi, cianuri, sostanze metaemoglobinizzanti;
7) lesioni da schiacciamento e sindrome compartimentale;
8) fratture a rischio (ritardato consolidamento, osteomielite; pseudoartrosi);
9) innesti cutanei e lembi a rischio;
10) osteomielite cronica refrattaria;
11) ulcere cutanee da insufficienza arteriosa, venosa e post-traumatica;
12) lesioni tissutali post-attiniche;
13) ipoacusia improvvisa;
14) osteonecrosi asettica;
15) retinopatia pigmentosa;
16) sindrome di Meniere;
17) sindrome algodistrofica;
18) parodontopatia;
PRESO ATTO che, per via delle ristrettezze finanziarie, il numero di prestazioni che il centro iperbarico può erogare è in costante diminuzione provocando un effetto negativo nella lunghezza dei tempi di attesa per l'inizio della terapia; se si considera che alcune delle patologie elencate vengono trattate in più cicli da 24 o 32 sedute ciascuno è facile intuire che le attese per l'ingresso nella camera si allungano a dismisura;
CONSIDERATO che molti di questi problemi potrebbero essere superati destinando alla struttura una dotazione finanziaria tale da consentire ad essa di far fronte alle spese per una doppia (quantomeno) seduta giornaliera di terapia, arrivando così a trattare 24 pazienti invece di 12, con l'evidente dimezzamento dei tempi di attesa,
CHIEDE di interrogare l'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale per sapere se intenda effettuare una verifica per vagliare la possibilità di reperire i finanziamenti necessari affinché la camera iperbarica del Centro iperbarico sassarese possa essere messa nelle condizioni di funzionare a pieno regime in modo da migliorarne il servizio. (83)
Interrogazione Tedde - Pittalis - Cappellacci - Cherchi Oscar - Fasolino - Locci - Peru - Randazzo - Tocco - Tunis - Zedda Alessandra, con richiesta di risposta scritta, sull'utilizzo dell'azienda agricola della Provincia di Sassari di proprietà regionale Surigheddu - Mamuntanas, abbandonata dal 1982.
I sottoscritti,
PREMESSO che:
- la Regione dispone di un ingente patrimonio fondiario inutilizzato e abbandonato nella zona nord ovest della Sardegna che deve essere valorizzato al fine di renderlo trainante per il comparto agro-alimentare, cogliendo le sinergie esistenti con il turismo;
- l'intesa istituzionale stipulata il 19 aprile 2007 tra il Presidente Soru per la Regione, la Provincia di Sassari e i Comuni dell'area di crisi Sassari, Alghero e Porto Torres, prevedeva espressamente nel settore d'intervento 5) un "Utilizzo dell'area di Surigheddu ai fini agricoli e contestuale inserimento di strutture ricettive a rotazione d'uso e centro benessere"; l'obiettivo strategico generale dell'Intesa Istituzionale era "la creazione di un sistema territoriale coeso e solidale" da raggiungere, tra l'altro, mediante "uno sviluppo delle attività produttive coerente con le vocazioni del territorio e dell'ambiente della Provincia" e "perseguendo l'integrazione fra il comparto del turismo e le attività produttive del territorio, specie nel settore agroalimentare e artigianale";
EVIDENZIATO che nel 2009 Laore predispose un importante studio denominato "Idee Guida Surigheddu Mamuntanas Sviluppo integrato del Sistema Agricolo e Turistico" che, partendo dal presupposto della proprietà, in capo alla Regione, dell'azienda in agro di Alghero costituita da 1166 ettari di terra fertile inutilizzati dal 1982, un bacino da circa 2 milioni mc. d'acqua e 4 corsi d'acqua a carattere torrentizio, fabbricati storici del 900 per complessivi mq. 18.200, una chiesetta del 1200 e tre nuraghi, prevedeva la realizzazione di una area turistica ricettiva costituita da due strutture alberghiere a 4 e 5 stelle per complessivi 600 posti letto e piccoli "resort" che avrebbero dovuto consumare solo produzioni aziendali, campo da golf a 18 buche, strutture per turismo equestre, per trekking, mountain bike, canottaggio, calcio, tennis e piscine, con aree dedicate all'allevamento del cervo sardo e di bovini, ovicaprini e suini, oliveti, produzioni orticole, cerealicolo foraggiere e zootecniche con un investimento complessivo di circa 55 milioni di euro e previsione di circa 300 occupati;
RITENUTO che il Piano regionale di sviluppo (PRS) 2010-2014 prevede interventi specifici nell'ambito della strategia n. 4 Ambiente e territorio: responsabilità e opportunità; in particolare, nella gestione integrata del paesaggio si sostiene la necessità di un "processo di cambiamento che dovrà essere, anzitutto, culturale" e si rileva che "una prima proposta di progetto territoriale a valenza paesaggistica che potrebbe essere attivata nel breve periodo è quella che riguarda l'area di circa 1200 ha di proprietà della Regione in località Mamuntanas e Surigheddu, nel territorio di Alghero, ai fini dello sviluppo integrato del sistema agro-alimentare e turistico";
ACCLARATO che le "idee guida Surigheddu Mamuntanas sviluppo integrato del sistema agricolo e turistico" prevedono che l'azienda venga affidata mediante bando pubblico a un consorzio di aziende che al suo interno sviluppi le diverse attività produttive;
OSSERVATO che, nonostante i buoni propositi che la tratteggiavano come un vero e proprio potenziale "El Dorado" della Provincia di Sassari, l'azienda versa in stato di completo abbandono,
CHIEDE di interrogare il Presidente della Regione, l'Assessore regionale dell'agricoltura e riforma agro-pastorale e l'Assessore regionale degli enti locali, finanze ed urbanistica per conoscere quali iniziative intendano assumere, in tempi brevissimi, al fine di superare lo stato di abbandono dell'azienda e utilizzarla come volano per l'economia e l'occupazione del territorio, valorizzando il compendio a fini turistici, agricoli e sportivi. (84)
Interrogazione Arbau - Forma - Lai, con richiesta di risposta scritta, sui gravi problemi economici e sociali connessi all'annunciata chiusura del carcere di Macomer.
I sottoscritti,
PREMESSO che:
- la Casa circondariale di Macomer, nella zona industriale di "Bonu Trau", costruita negli anni Ottanta e aperta come Casa mandamentale nel 1994, è poi stata trasformata in carcere di massima sicurezza per terroristi islamici, con la realizzazione di una sezione speciale AS2, unica in Italia insieme con quella di Rossano Calabro a poter ospitare detenuti condannati per reati terroristici;
- un decreto del Ministero della giustizia del 28 maggio scorso ne stabilisce improvvisamente la soppressione, con motivazioni che a tutt'oggi non sono state rese note e restano sconosciute anche al personale carcerario, ai detenuti, alle relative famiglie e alle organizzazioni sindacali interessate;
- della suddetta chiusura si è infatti venuti a conoscenza solo indirettamente, in quanto il provvedimento è citato da un successivo decreto che stabilisce il trasferimento di una parte dei detenuti AS2 dal carcere di Macomer a quello di Rossano Calabro;
- risulta sia già previsto anche il trasferimento dei restanti detenuti speciali del carcere di "Bonu Trau" a Rossano Calabro, provvedimento da cui deriverebbe una pericolosa concentrazione di tutti i carcerati per reati di terrorismo in uno stesso carcere, dove andrebbe a realizzarsi la situazione proprio per evitare la quale il Ministero della giustizia era ricorso alla realizzazione di due diverse, e geograficamente distanti, realtà penitenziarie rispondenti a specifici criteri di sicurezza e isolamento;
CONSIDERATO che:
- la soppressione del carcere di Macomer andrebbe a creare gravi problemi sia al personale, che si troverebbe soggetto a gravosi trasferimenti, con effetti sociali ed economici di difficile gestione, specie in una fase di perdurante depressione, e, per motivi assimilabili, ai detenuti e alle loro famiglie;
- oltre al personale carcerario, che conta oltre sessanta dipendenti tra agenti, medici, educatori e amministrativi, per la struttura penitenziaria operano diverse decine di persone, di cui 10 medici, 5 infermieri, e altrettanti operatori tra addetti alla cucina e alla mensa, a cui si aggiunge l'ulteriore indotto generato dall'utilizzo delle strutture ricettive e ristorative locali da parte dei familiari dei detenuti;
RILEVATO che:
- la motivazione principale addotta nel decreto ministeriale a giustificare la soppressione del carcere, pare sia quella che si tratterebbe di un istituto "fatiscente", affermazione assolutamente infondata e in palese contraddizione con la regolare opera di manutenzione e addirittura implementazione delle strutture connesse, predisposte negli anni dallo stesso Ministero;
- ulteriore causa per la soppressione sembrerebbe sia da ricercarsi nella presunta mancanza o inadeguatezza del muro di cinta, altra affermazione confutabile, in quanto il muro di cinta risulta regolare, essendo alto nel punti più bassi 8 metri e tra l'altro provvisto di un sistema anti scavalcamento e antintrusione, realizzato, installato circa 6 anni fa con la presenza (e dotato da) di circa 50 telecamere che monitorizzano l'interno e l'esterno del carcere;
EVIDENZIATO che dalla chiusura del carcere macomerese si genererebbero gravi problemi, pur se di diversa natura, anche per il territorio di Rossano Calabro, dove la concentrazione dei detenuti per terrorismo creerebbe situazioni di massimo rischio e pericolosità sociale, tanto che in tal senso si sono già registrate preoccupanti reazioni della cittadinanza oltre che delle organizzazioni sindacali del personale penitenziario e dei rappresentanti dei detenuti;
SOTTOLINEATO che:
- della struttura penitenziaria di Macomer fa anche parte un centro di addestramento delle unità cinofile della polizia penitenziaria, molto attivo e utilizzato anche dalle altre forze dell'ordine, vera e propria eccellenza nel panorama della giustizia italiana;
- si tratta dell'unico centro di addestramento cinofilo regionale, realizzato solo quattro anni fa con costi elevati, per sopperire a una grave carenza evidenziatasi nel sistema penitenziario e giudiziario sardo;
- pare che a seguito della soppressione del carcere, il Ministero abbia previsto la realizzazione di una struttura per addestramento unità cinofile nell'istituto penitenziario di Nuoro, con evidente e ingiustificato ulteriore sperpero di risorse pubbliche;
- la popolazione macomerese, come negli anni novanta si è vista imporre la presenza di una Casa mandamentale e la sua successiva trasformazione in carcere di massima sicurezza, si troverebbe ora a dover subire altrettanto "supinamente", senza alcun potere di contraddittorio, la soppressione della struttura penitenziaria;
- il complesso carcerario intanto è divenuto negli anni un'importante realtà economica per un territorio dove lo Stato ha già operato tagli e chiusure dei propri presidi, acuendo la situazione di crisi e di abbandono che ormai da troppo tempo lacera il vivere civile e sociale della nostra isola e soprattutto delle nostre zone interne, per le quali si denunciano allarmanti rischi di svuotamento e desertificazione,
CHIEDONO di interrogare il Presidente della Regione al fine di conoscere:
a) se non ritenga necessario avviare con urgenza un confronto con il governo nazionale, anche in sinergia con le rappresentanze delle istituzioni territoriali, al fine di procedere a una riconsiderazione della decisione ministeriale, assunta unilateralmente e basata su criteri palesemente contraddittori e pertanto confutabili con dati certi e verificabili;
b) quali provvedimenti intenda assumere per scongiurare la chiusura del carcere di Macomer, evitando un ulteriore "scippo" nei confronti della Sardegna, da parte di uno Stato che in tempi di "benessere economico" ha imposto alla nostra isola i propri presidi più scomodi e, in tempi di gravissima crisi, incurante della gravità delle implicazioni economiche e sociali, unilateralmente e d'imperio ne vuole decidere la soppressione. (85)
Interrogazione Deriu - Moriconi - Collu - Comandini - Cozzolino - Meloni - Piscedda - Sabatini - Tendas, con richiesta di risposta scritta, sui Progetti di filiera e sviluppo locale (PSFL).
I sottoscritti,
VISTA:
- la legge regionale 7 agosto 2009 , n. 3 "Disposizioni urgenti nei settori economico sociale", articolo 2, commi 37 e 38, "Progetti di sviluppo locale nelle aree di crisi di Porto Torres, La Maddalena, Sardegna centrale e territorio svantaggiato della Marmitta";
- la deliberazione della Giunta regionale n. 48/10 del 27 ottobre 2009 con la quale è stato avviato il "Progetto pilota di sviluppo locale per l'area di crisi di Tossito" e il relativo Accordo di programma del 15 settembre 2010;
- la deliberazione della Giunta regionale n. 16/21 del 20 aprile 2010 per "L'idoneità dell'attuazione degli interventi previsti dall'articolo 5, commi da 1 a 5, della legge regionale n. 5 del 2009 (Interventi per lo sviluppo delle attività produttive)" anche nei Progetti di filiera e sviluppo locale;
- la deliberazione della Giunta regionale n. 21/45 del 3 giugno 2010 "Direttive di attuazione dei Progetti di filiera e sviluppo locale nelle aree di crisi e nei territori svantaggiati " (PFSL);
- la deliberazione della Giunta regionale n. 28/37 del 24 giugno 2011 "Approvazione del Progetto pilota di sviluppo locale per l'area svantaggiata della Marmilla" e del relativo accordo di programma del 5 settembre 2011;
- la deliberazione della Giunta regionale n. 33/42 del 31 luglio 2012 "Attivazione dei Progetti di sviluppo locale nelle aree di crisi di Porto Torres, La Maddalena, Sardegna centrale e territorio svantaggiato della Marmilla";
- la deliberazione della Giunta regionale n. 50/8 del 21 dicembre 2012 Attivazione "Progetto di sviluppo locale Sardegna centrale". Area di crisi di Oristano;
- la deliberazione della Giunta regionale n. 19/2 del 15 maggio 2013 Attuazione della deliberazione della Giunta regionale n. 48/10 del 27 ottobre 2009. Direttive "Progetti di filiera e di sviluppo locale nelle aree di crisi e nei territori svantaggiati. Approvazione definitiva.
- la pubblicazione in data 24 maggio 2013 del bando "Misure di sostegno all'attività d'impresa nelle aree di crisi e nei territori svantaggiati della Sardegna" a seguito della deliberazione della Giunta regionale n. 19/2 del 15 maggio 2013 di cui sopra;
VISTE le determinazioni n. 3377/2478 - 3828/302 - 4320/342 - 5650/478 - 6285/527 del 2013 e le determinazioni n. 612/36 - 1840/172 - 2337/207 del 2014 e infine la determinazione n. 3690/301 del 4 giugno 2014 con la quale si approvano i chiarimenti al bando e alle faq relativamente al bando emanato il 24 maggio 2013 di cui al punto precedente;
CONSIDERATO che per il finanziamento dei Progetti di filiera e sviluppo locale, oltre alle risorse del Fondo competitività e sviluppo concorrono le risorse dei programmi operativi che attuano la Programmazione unitaria 2007/2013, con risorse del FAS, FSE, FESR, FEASR e FEP;
Preso atto che nella riunione del Comitato di sorveglianza del POR Sardegna, riunitosi a Cagliari nei giorni 9-10-11 luglio 2014, è emersa una condizione di lentezza di spesa fatta rilevare dagli organi di Controllo all'interno dello stesso Comitato,
CHIEDONO di interrogare l'Assessore regionale della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio per sapere:
a) se, a seguito delle ultime determinazioni prese relativamente alle rettifiche delle graduatorie e del bando e al differimento di termini per la presentazione delle domande di accesso alle agevolazioni previste nel bando stesso, siano sufficienti i tempi previsti per la spesa e la rendicontazione delle somme che verranno erogate sottoforma di agevolazioni alle iniziative che ne beneficeranno;
b) quale sia lo stato attuale di tali iniziative per area e per linea d'intervento e se risulti confermato che il quadro finanziario previsto sia suddiviso in sostegno alle imprese, formazione, azioni di contesto e infrastrutture per un importo pari a 245 milioni di euro circa;
c) quale sia lo stato di fatto degli interventi effettuati attraverso il Fondo di cogaranzia e controgaranzia di 238.200.000 euro con risorse previste nel Quadro della programmazione unitaria, presso la SFIRS spa ai sensi della deliberazione della Giunta regionale n. 55/36 del 16 dicembre 2009;
d) se i dati delle attività di formazione, tirocini, bonus assunzionali, finanziabili attraverso i PFSL, siano stati messi in relazione o considerati anche per il cosiddetto Programma garanzia giovani (54 milioni di euro per tutta la Sardegna) contenente le stesse attività destinate a imprese del territorio e ai giovani disoccupati tra i 15 e i 29 anni, al fine di evitare sovrapposizioni e duplicazioni d'intervento;
e) quale sia lo stato di fatto delle infrastrutture previste con i PFSL, delle risorse assegnate e/o confermate rispetto al quadro finanziario previsto (circa 73 milioni di euro), a quale stato e grado di progettazione tali infrastrutture siano arrivate e se siano mai stati stipulati gli accordi di programma previsti; in particolare se tali accordi siano stati stipulati per le opere pubbliche previste nel PFSL Sardegna centrale (9 milioni di euro suddivisi tra le aree industriali del territorio) e, in questo caso, quale sia il livello progettazione al quale si è giunti per tali opere. (86)
Interpellanza Azara - Perra - Ledda - Arbau sui gravi problemi causati dalle numerose riduzioni e sospensioni del servizio ferroviario in diversi comuni sardi.
I sottoscritti,
PREMESSO che:
- la pesante riduzione di servizi ferroviari regionali operata da Trenitalia Spa, avviata da lunedì 16 giugno 2014 con la sospensione delle fermate di Sanluri Stato e Pabillonis, nonché tagli e modifiche degli orari di percorrenza della linea Oristano Cagliari, ha provocato gravi disagi, implementati dalla mancata puntuale informazione su tempistica e modalità della soppressione delle utenze, per i cittadini che giornalmente utilizzano le linee ferroviarie;
- i suddetti tagli e riduzioni di corse si sono infatti consumati nella totale assenza della dovuta preventiva comunicazione, tanto nei confronti dell'utenza del servizio di trasporto ferroviario che delle amministrazioni dei comuni interessati;
- nel caso di Sanluri Stato la sospensione del servizio di pubblica utilità paradossalmente giunge pochi anni dopo la realizzazione di una nuova stazione ferroviaria con una moderna biglietteria, con evidente spreco di risorse pubbliche;
PRESO ATTO che:
- sono caduti nel vuoto gli sforzi fatti dagli amministratori dei comuni interessati, tesi a sopperire alle manifeste carenze di Trenitalia, evidenziatesi tanto nella fornitura del servizio quanto nel rapportarsi con l'utenza;
- dall'interlocuzione avviata con l'Assessorato regionale dei trasporti sarebbe scaturito che Trenitalia avrebbe sospeso il servizio viaggiatori a Pabillonis e Sanluri Stato in quanto fermate con un limitato numero di utenze, per le quali si starebbe valutando la possibilità di un collegamento su gomma per la limitrofa stazione di San Gavino;
CONSIDERATO che:
- la soluzione prospettata presenta forti criticità e per la tempistica e qualità del servizio, e per l'evidente aumento dei costi comportato dall'istituzione di una nuova linea di trasporto su strada, peraltro a dispetto del conclamato favore della politica regionale per la diffusione del trasporto ferroviario;
- la predisposizione di un servizio pubblico alternativo deve necessariamente essere antecedente alla cessazione del preesistente, e deve essere oggetto di preventiva informazione proprio al fine di evitare o ridurre al massimo i disagi agli utenti;
- la carenza di comunicazione di Trenitalia ha riguardato anche la compagnia Autoservizi Mereu che da sempre ha garantito il servizio navetta da e per la stazione FS di Pabillonis, e da un giorno all'altro, senza essere informata si è ritrovata davanti all'interruzione ingiustificata del servizio;
- la soppressione delle corse ha determinato gravi conseguenze per alcuni lavoratori, tanto da aver causato la perdita del lavoro nel caso di una lavoratrice che da Sanluri Stato non ha più potuto raggiungere Cagliari negli orari previsti dal suo contratto;
- anche i pendolari dell'oristanese, a seguito della riduzione delle corse, hanno espresso forti critiche alle modifiche degli orari imposte da Trenitalia, lamentando soprattutto alcune soppressioni che impediscono di raggiungere Cagliari nelle prime ore del mattino;
- non si intravvede una motivazione valida per la sospensione di un pubblico servizio, non potendo certo essere considerata tale la presunta esiguità dell'utenza;
- la linea ferroviaria di Trenitalia attraversa il territorio comunale tanto di Pabillonis che di Sanluri Stato ed entrambi i comuni dispongono di una stazione, per cui le relative amministrazioni legittimamente pretendono la continuità del servizio di trasporto pubblico, quantomeno garantendo le fermate delle tratte principali verso Cagliari e Oristano;
- la cittadinanza minaccia azioni di protesta, anche clamorose, stanca dei disagi e disservizi, percepiti come un sopruso ulteriore, nella generale situazione di abbandono perpetrata da troppo tempo dallo Stato e dalle istituzioni verso le piccole realtà dei nostri centri urbani, con i risultati di desertificazione e di moria dei piccoli comuni, cui sarebbe compito della politica portare rimedio;
EVIDENZIATO che a tutt'oggi Trenitalia Spa continua ad operare in totale assenza del contratto di servizio con l'Assessorato regionale dei trasporti e che i nostri treni continuano a sferragliare sulle rotaie senza i necessari raccordi con la restante rete dei trasporti, in particolare marittimi ed aeroportuali,
CHIEDONO di interpellare l'Assessore regionale dei trasporti per conoscere:
1) se sia a conoscenza della situazione di grave disagio in cui si sono venuti a trovare i cittadini dei Comuni di Pabillonis e Sanluri Stato a seguito della sospensione del servizio di trasporto pubblico operato da Trenitalia, tra l'altro senza adeguati avvisi e informativa alla popolazione e senza la preventiva predisposizione di un servizio alternativo;
2) quali provvedimenti intenda assumere al fine di ottenere in tempi rapidi il ripristino delle fermate nelle stazioni ferroviarie di Pabillonis e Sanluri Stato, con le dovute garanzie di qualità e continuità connesse ai servizi di trasporto pubblico;
3) se non ritenga opportuno procedere in tempi congrui alla sottoscrizione del contratto di servizio con Trenitalia al fine di salvaguardare e garantire agli utenti sardi, peraltro prevalentemente appartenenti alle fasce sociali più deboli e meno tutelate, un servizio di trasporto più moderno e vicino alle esigenze reali della popolazione. (35)
Interpellanza Pittalis - Cappellacci - Zedda Alessandra - Cherchi Oscar - Tedde - Fasolino - Peru - Randazzo - Tunis - Tocco sulla conservatoria delle coste della Sardegna.
I sottoscritti,
PREMESSO che:
- l'Agenzia regionale conservatoria delle coste della Sardegna è stata istituita con la legge regionale n. 2 del 29 maggio 2007, articolo 16, ed è stata di fatto avviata con la contrattualizzazione del direttore esecutivo in data 28 febbraio 2008;
- con la deliberazione della Giunta regionale n. 49/34 del 5 dicembre 2007 è stato adottato in via definitiva lo statuto dell'agenzia, dotandola di personalità giuridica di diritto pubblico, di autonomia regolamentare, finanziaria, organizzativa, amministrativa, patrimoniale, contabile e gestionale;
- con la deliberazione della Giunta regionale n. 13/24 del 4 marzo 2008 è stato modificato lo statuto con l'inserimento della disposizione di cui all'articolo 29 della legge regionale n. 31 del 1998;
- l'agenzia esercita la propria attività nel rispetto degli indirizzi della programmazione regionale ed è sottoposta ai poteri di indirizzo, vigilanza e controllo esercitati dalla Giunta regionale ai sensi della legge regionale 15 maggio 1995, n. 14, secondo modalità idonee a gestirne l'autonomia;
- l'Agenzia ha la finalità di salvaguardare, tutelare e valorizzare gli ecosistemi costieri e la gestione integrata delle aree costiere di particolare rilevanza paesaggistica e ambientale, di proprietà regionale o poste a sua disposizione da parte dei soggetti pubblici o privati e che, quindi assumono la qualità di aree di conservazione costiera;
- nel corso del 2008 il direttore esecutivo ha lavorato senza personale occupandosi di tutti i primi adempimenti dell'agenzia (es. pianta organica, sede, primo bilancio di funzionamento, ecc.);
- l'attività operativa è di fatto iniziata nel 2009, con l'entrata in servizio dei primi funzionari amministrativi e tecnici della dotazione organica di primo funzionamento e con l'affidamento da parte dei servizi del demanio e patrimonio della Regione delle aree da salvaguardare, tutelare e valorizzare che comprendevano: il patrimonio regionale sull'isola dell'Asinara, 16 torri costiere del periodo aragonese, il compendio di Is Mortorius nel comune di Quartu S. Elena, il compendio di Mangiabarche nel comune di Calasetta; nel corso del 2010, inoltre, la Conservatoria ha acquisito l'ex-ospedale minerario di Buggerru per trasformarlo nel primo eco-ostello in Sardegna; nel 2012 sono stati trasferiti alla Conservatoria delle coste i seguenti ulteriori beni del patrimonio regionale: aree ex-SBS nei comuni di Sassari, Alghero, Arborea, Buggerru, Iglesias, Castiadas, Muravera, per un totale di circa 1500 ettari site in zone costiere ad alto valore paesaggistico ambientale, e i seguenti fari, stazioni semaforiche e vedette: ex stazione semaforica Capo Ferro (Arzachena), ex stazione di vedetta di Capo Figari (Golfo Aranci), ex vedetta Puntiglione, ex vedetta Testiccioli, faro di Punta Filetto Isola S. Maria, vecchio faro isola di Razzoli, ex vedetta Marginetto (La Maddalena), ex vedetta di Capo Ceraso (Olbia), faro Capo d'Orso (Palau), ex stazione semaforica di Punta Falcone (Santa Teresa di Gallura), faro Capo Mannu (San Vero Milis), ex stazione semaforica Punta Scorno sull'isola dell'Asinara (Porto Torres), torre Torregrande (Oristano), ex stazione semaforica Capo Sperone (Sant'Antioco), torre dei Segnali Capo Sant'Elia (Cagliari);
- una agenzia dinamica in Italia unica nel suo genere, sottolineata da una ottima capacità di comunicazione dei progetti portati avanti lungo le coste della Sardegna, dall'Asinara al golfo degli Angeli, passando per Alghero, Buggerru, la penisola del Sinis e La Maddalena che possono essere monitorati grazie al completo sito istituzionale, al profilo Facebook e al Rapporto sui primi 5 anni di attività dell'agenzia;
CONSIDERATO che:
- il 5 giugno 2014 l'Assessorato della difesa dell'ambiente pubblicava un avviso per manifestazione d'interesse per l'incarico di Direttore esecutivo dell'Agenzia conservatoria delle coste della Sardegna con scadenza il 12 giugno 2014, alle ore 13:00;
- alla scadenza di tale avviso la Giunta regionale, anziché dare seguito al procedimento avviato, ha disposto con la deliberazione n. 21/18 del 12 giugno 2014 di:
1) revocare il direttore in carica ai sensi dell'articolo 28, comma 9, della legge regionale n. 31 del 1998, sul presupposto di un processo complessivo di riorganizzazione e semplificazione della struttura amministrativa della Regione e il ripensamento del ruolo e della funzione dell'Agenzia medesima;
2) nominare un commissario straordinario, ai sensi dell'articolo 4, comma 1, lett. s), della legge regionale 7 gennaio 1977, n. 1, con il compito di provvedere alla gestione dell'agenzia per il tempo strettamente necessario alla riorganizzazione complessiva della struttura amministrativa per un periodo non superiore a sei mesi;
EVIDENZIATO che:
- l'articolo 4, comma 1, lett. s), della legge regionale 7 gennaio 1977, n. 1 consente i commissariamenti nei casi previsti dalla legge;
- l'articolo 28, comma 9, della legge regionale n. 31 del 1998 sancisce che l'attribuzione delle funzioni di direzione generale deve essere confermata o revocata entro i tre mesi successivi all'insediamento di una nuova Giunta regionale;
- l'articolo 33, comma 3, della legge regionale n. 31 del 1998 recita: "Negli enti non si applica il comma 9 dell'articolo 28";
- il decreto del presidente della Regione, che completa il procedimento di revoca del direttore della Conservatoria, è datato 18 giugno 2014;
- secondo le dichiarazioni rese dall'Assessore della difesa dell'ambiente, il termine per la revoca scadeva il giorno 12 giugno 2014;
- la deliberazione della Giunta regionale n. 21/18 del 12 giugno 2014 recita testualmente: "Fermi restando gli obiettivi di salvaguardia e tutela dei delicati ambiti costieri, lo strumento operativo rappresentato dall'Agenzia conservatoria delle coste della Sardegna" non si è dimostrato adeguato per il raggiungimento dei compiti statutari;
- il 26 giugno la stampa regionale riporta la seguente dichiarazione dell'Assessore Spano: "La Conservatoria non è soppressa, solo commissariata";
- il 29 giugno, in un'intervista resa alla stampa regionale, l'Assessore Spano afferma che non è stata presa alcuna decisione;
- nella stessa intervista l'Assessore fa riferimento a "concessioni e altro" e aggiunge che "sono cose importanti, vanno discusse";
- il 30 giugno il Presidente della Regione, durante una conferenza stampa, ha affermato che il commissariamento dell'agenzia non significa chiusura della stessa;
- durante la conferenza stampa, il Presidente ha, altresì, manifestato l'intenzione di costituire "un fondo per il servizio di conservatoria che possa fare acquisizione di pezzi pregiati della costa per metterli al riparo dalle speculazioni e tutelarli", ma tale affermazione contrasta con le competenze specifiche di pertinenza del demanio e comporterebbe un inutile esborso di denaro pubblico, qualora fossero disponibili somme di tali proporzioni, senza peraltro considerare che si tratta di beni soggetti a vincoli rigorosi a prescindere dalla proprietà,
CHIEDONO di interpellare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale della difesa dell'ambiente per conoscere:
1) quali siano i motivi per cui la Giunta ha interrotto il procedimento avviato con l'avviso pubblico del 5 giugno 2014 di manifestazione d'interesse per l'incarico di Direttore esecutivo della Agenzia conservatoria delle coste della Sardegna;
2) quale sia il "caso previsto dalla legge" che giustificherebbe il commissariamento ai sensi della legge regionale n. 1 del 1977;
3) se, alla luce delle dichiarazioni dell'Assessore Spano, la revoca del direttore generale sia avvenuta entro i termini previsti dalla legge regionale n. 31 del 1998;
4) quale sia l'indirizzo politico della Giunta regionale riguardo al destino della Conservatoria delle coste;
5) se non ritengano che l'articolo 33, comma 3, della legge n. 31 del 1998 non rischi di configurare un'ulteriore motivo di illegittimità della delibera di revoca del direttore;
6) quali siano le concessioni oggetto dell'attività dell'Assessore Spano e in quale sede dovrebbero essere discusse. (36)
Interpellanza Truzzu sulle recenti procedure di stabilizzazione poste in essere dall'Amministrazione regionale.
Il sottoscritto,
PREMESSO che:
- il Presidente Pigliaru nelle sue dichiarazioni programmatiche rivendicava la volontà di procedere al governo della macchina regionale attraverso una rinnovata qualità istituzionale, garantendo trasparenza e semplificazione;
- dichiarava inoltre di volere un'amministrazione regionale riformata e snella, capace di "identificare con chiarezza e responsabilità, premiare le competenze, sanzionare le inefficienze", nonché affermava di voler valorizzare le "professionalità dell'Amministrazione realizzando una banca dati delle competenze, oggi di fatto assente, del personale regionale che consentirà una maggiore efficienza degli uffici e, insieme, la definizione di una programmazione concorsuale funzionale al raggiungimento degli obiettivi di governo";
- dichiarava ancora che "l'organizzazione della Regione è resa dalla legge n. 1 del 1977, da allora modificata solo per far fronte alle contingenze, in regimi di assoluta urgenza, e sempre in totale assenza di strumenti di partecipazione e valutazione delle politiche pubbliche";
- l'Assessore degli affari generali, personale e riforma della Regione ha dichiarato, in occasione di un'audizione presso la Seconda Commissione, che, a detta degli uffici, non era possibile procedere a concorsi in quanto la Regione nel corso del 2013 aveva già sforato il budget relativo alle spese per il personale e che l'ingresso all'interno dell'Amministrazione regionale deve avvenire nel rispetto degli obblighi imposti dalla Costituzione, ovvero tramite procedure concorsuali a evidenza pubblica;
CONSIDERATO che:
- si è appreso dalla stampa che la Regione ha, ai primi di luglio, provveduto alla stabilizzazione di oltre 50 precari, molti dei quali inseriti in organico con contratti di collaborazione continuativa e comunque non con contratti di lavoro subordinato a tempo determinato;
- si è appreso da un comunicato sindacale che i dipendenti detentori dei requisiti di vera selezione pubblica, e quindi che possono vantare un diritto alla stabilizzazione, sono solo 21;
CONSIDERATO, altresì, che:
- si è appreso, sempre da recenti notizie stampa, che alcuni dei soggetti interessati alla stabilizzazione pare abbiano avanzato richiesta di immissione in ruolo tramite contratto part-time;
- il decreto legge n. 101 del 2013, convertito in legge n. 125 del 2013, contiene una serie di norme finalizzate al superamento del fenomeno del precariato quali in particolare:
a) la modifica del comma 2 dell'articolo 36 del decreto legislativo n. 165 del 2001, stabilendo che "per prevenire fenomeni di precariato, le amministrazioni pubbliche, nel rispetto delle disposizioni del presente articolo, sottoscrivono contratti a tempo determinato con i vincitori e gli idonei delle proprie graduatorie vigenti per concorsi pubblici a tempo indeterminato [...] ferma restando la salvaguardia della posizione occupata nella graduatoria dai vincitori e dagli idonei per le assunzioni a tempo indeterminato;
b) la possibilità per le amministrazioni di avviare procedure concorsuali per titoli ed esami, per assunzioni a tempo indeterminato per coloro che siano stati in servizio massimo al 1° gennaio 2008 con tre anni di tempo determinato maturato nel quinquennio precedente, ovvero per coloro che alla data del 30 ottobre 2013 hanno maturato, negli ultimi cinque anni, ovvero nell'arco temporale che va dal 30 ottobre 2008 al 30 ottobre 2013 almeno tre anni di servizio con contratto di lavoro subordinato a tempo determinato alle dipendenze dell'amministrazione che emana il bando;
- in estrema sintesi, il processo di stabilizzazione è limitato ai lavoratori con rapporto di lavoro subordinato a tempo determinato, in seguito a selezione pubblica o procedure selettive pubbliche per titoli ed esami, mentre i lavoratori con contratto di collaborazione hanno diritto esclusivamente a un punteggio in virtù del servizio prestato nella valutazione dei titoli, in occasione dei concorsi pubblici;
- al momento non è dato sapere con certezza quale sia il numero di lavoratori con rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato o con contratto di collaborazione nell'intero comparto Regione;
- al momento non è dato sapere quanti e quali siano i lavoratori che hanno superato effettive selezioni a evidenza pubblica;
APPURATO che:
- a oggi vi sono diversi soggetti che hanno superato procedure selettive concorsuali risultando pertanto idonei all'immissione nell'organico della Regione secondo il rispetto del dettato costituzionale, eppur tuttavia non sono mai stati chiamati a in servizio presso l'Amministrazione regionale, nonché altri soggetti, legittimati a essere inseriti nel comparto Regione sulla base di specifiche disposizioni di legge del Consiglio regionale, che attendono da tempo l'applicazione delle stesse,
CHIEDE di interpellare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale degli affari generali, personale e riforma della Regione per conoscere:
1) se sia stata effettuata una preventiva ricognizione del personale da stabilizzare, sulla base delle recenti innovazioni normative, nell'intero comparto Regione;
2) quanti siano oggi i precari che nel corso degli ultimi 5 anni siano stati inseriti nel comparto Regione in virtù di contratti di lavoro subordinato a tempo determinato;
3) quanti siano oggi i precari che nel corso degli ultimi 5 anni siano stati inseriti nel comparto Regione in virtù di contratti di collaborazione coordinata e continuativa;
4) quanti siano oggi i precari, gli stabilizzandi e i recenti stabilizzati nel comparto Regione che hanno realmente superato una procedura concorsuale;
5) tramite quali adeguati atti amministrativi è stato verificato per i recenti stabilizzati l'eventuale superamento di una procedura concorsuale;
6) quali siano le risorse economico-finanziarie necessarie per procedere alla stabilizzazione dei soggetti sopraccitati e su quali capitoli di bilancio siano allocate;
7) quanti siano i posti a concorso residui eventualmente disponibili, suddivisi per categoria e per area professionale, al termine del processo di stabilizzazione;
8) quanti siano i soggetti interessati alla stabilizzazione inseriti in ruolo con contratto a tempo pieno e quanti con contratto a tempo parziale;
9) se, per il personale eventualmente stabilizzato con contratto a tempo parziale, siano state rispettate le procedure previste dalla legge regionale n. 31 del 1998 e dal contratto collettivo regionale di lavoro in merito all'esclusività del rapporto;
10) se le dichiarazioni programmatiche, che prevedevano una maggiore efficienza degli Uffici, una programmazione concorsuale funzionale agli obiettivi di governo, una valorizzazione del personale attualmente in servizio secondo criteri di merito e competenza, una maggiore qualità istituzionale determinata da un rigoroso rispetto delle norme, la valutazione delle politiche pubbliche, a quattro mesi dall'insediamento, siano ancora valide o debbano essere aggiornate. (37/C-1.)
Interpellanza Zedda Alessandra - Peru sulla situazione delle dismissioni dei gruppi 1 e 2 e sulla proroga per la realizzazione del quinto gruppo E.On Fiume Santo.
I sottoscritti,
PREMESSO che:
- l'accordo del giugno 2009, sottoscritto fra la Regione e la società E.On, prevedeva, fra l'altro la demolizione dei gruppi 1 e 2, con la conseguente restituzione di una importante porzione di spiaggia alla collettività sarda;
- sei mesi fa, a seguito delle pressioni della Regione, la società E.On ha finalmente dismesso i gruppi 1 e 2, obsoleti e altamente inquinanti;
- la società ha presentato l'istanza per la demolizione dei gruppi di cui sopra, ma l'autorizzazione da parte della Regione non è ancora arrivata;
- ciò pregiudica il recupero ambientale della porzione di spiaggia sulla quale insistono gli impianti e contribuisce ad aggravare il degrado dell'area in questione;
- attualmente sono operativi i gruppi 3 e 4;
- i gruppi 3 e 4 sono anch'essi datati e fra qualche anno occorrerà fermarli;
- la multinazionale tedesca sta disattendendo il comma 3 dell'intesa, ove si sancisce che il Gruppo E.On si impegna a sviluppare la realizzazione degli impianti di produzione di energia rinnovabile in aggiunta all'investimento sul gruppo a carbone di 410 Mw;
- il fotovoltaico è stato realizzato, ma la centrale a carbone ancora no;
- sarebbe pertanto necessaria la realizzazione del quinto gruppo di Fiume Santo;
- in materia di imposte e di utili occorre verificare il rapporto tra E.On produzione e E.On energy trading in ordine ai gruppi 3 e 4;
- solo in questi giorni, grazie all'azione dei lavoratori e dei sindacati, è stato sottoscritto l'accordo tra E.On e i sindacati stessi in ordine alla mobilità, alla quale potranno accedere i lavoratori che non si opporranno e che avranno maturato i requisiti o altri che saranno accompagnati alla pensione;
- oramai da tempo sono sempre più insistenti e fondate le voci sulla vendita delle centrali di Fiume Santo da parte di E.On, che terrebbe per sé gli impianti fotovoltaici, autorizzati, tra l'altro, per gli impegni assunti sulla costruzione del quinto gruppo a carbone;
- in data dicembre 2014 scade la proroga per la costruzione del quinto gruppo a carbone presso Fiume Santo, concessa dal Ministero dello sviluppo economico;
- E.On ha presentato la richiesta di autorizzazione per la demolizione dei gruppi 1 e 2;
- è oramai evidente che E.On non ha intenzione di investire in Sardegna;
- sarebbe auspicabile la proroga del 4/12, per un tempo limitato, ma dovrebbe essere condizionata alla ricerca immediata e concreta, anche con il coinvolgimento della Regione, di un nuovo investitore che voglia realmente costruire il quinto gruppo;
- la Regione in questi ultimi mesi, al di là dei commenti apparsi sulla stampa, è assente sul piano politico e operativo, limitandosi a ratificare il lavoro svolto dalle organizzazioni sindacali,
CHIEDONO di interpellare il Presidente della Regione, l'Assessore regionale della difesa dell'ambiente e l'Assessore regionale dell'industria per sapere:
1) i tempi di rilascio dell'autorizzazione alla demolizione dei gruppi 1 e 2;
2) se è intenzione degli stessi farsi parte attiva per le procedure relative alla proroga per la realizzazione del quinto gruppo e per la ricerca di nuovi investitori;
3) se E.On è adempiente in ordine agli aspetti fiscali e impositivi contenuti nell'intesa del 2009. (38/C-5.)
Interpellanza Lai - Cocco Daniele Secondo sull'accesso e utilizzo della spiaggia di Murtas.
I sottoscritti,
PREMESSO che:
- la collettività di Villaputzu deve rinunciare ad alcune zone del suo territorio, con grave e conseguente danno all'economia del paese;
- tra le zone bloccate insiste la spiaggia di Murtas fra le più belle dell'intera Sardegna sud-orientale, il cui accesso è consentito solo via mare, in quanto l'ultimo tratto, lungo circa 100 metri, che separa la spiaggia da coloro che arrivano in macchina è area off limits, perché il Ministero della difesa non consente il passaggio;
- tale situazione si verifica nonostante la spiaggia si trovi nella disponibilità del demanio regionale e la strada di accesso sia di pertinenza comunale;
CONSIDERATO che:
- il Comune di Villaputzu ha richiesto ufficialmente la riapertura dello stesso accesso senza ricevere risposta dai vertici militari;
- per quanto sopra esposto la situazione attuale del territorio di Murtas costituisce un grave danno ai cittadini e ai pochi turisti che momentaneamente la frequentano,
CHIEDONO di interpellare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale degli enti locali, finanze ed urbanistica per sapere se siano a conoscenza dei fatti succitati e in che modo ritengano opportuno intervenire, anche presso le autorità competenti, al fine di garantire ai cittadini locali di poter riappropriarsi del loro territorio e ai turisti di poter accedere al mare dall'unica strada di accesso. (40)
Mozione Zedda Alessandra - Pittalis - Dedoni - Arbau - Cocco Daniele Secondo - Rubiu - Cocco Pietro - Solinas Christian - Fenu - Anedda - Usula, sulla Croce rossa italiana.
IL CONSIGLIO REGIONALE
PREMESSO che:
- la Croce rossa italiana (CRI), è un ente di diritto pubblico non economico con prerogative di carattere internazionale, avente per scopo l'assistenza sanitaria e sociale, sia in tempo di pace che in tempo di conflitto;
- l'ente ha sempre svolto un ruolo encomiabile ed essenziale per i cittadini italiani;
- le strutture della CRI coinvolgono circa 150.000 soci attivi sull'intero territorio nazionale, di cui 2284 nel territorio sardo;
- il corpo militare della CRI, è sottoposto alla vigente normativa (decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, recante "Codice dell'ordinamento militare" e decreto del Presidente della Repubblica 15 marzo 2010, n. 90, "Testo unico delle disposizioni regolamentari in materia di ordinamento militare");
- anche il personale militare in congedo iscritto nel Corpo richiamato in servizio riveste lo status militare ed è sottoposto al regolamento di disciplina militare e dei codici penali militari;
- dal 1980, infatti, la CRI è stata soggetta a lunghi periodi di commissariamento, durante i quali le mansioni di competenza degli organi ordinari sono state svolte da diversi commissari straordinari di nomina governativa e per lunghi periodi non sono stati presentati bilanci;
- ultimamente, la dirigenza ha provato a fornire un quadro più oggettivo della situazione finanziaria e patrimoniale dell'ente, che resta però fortemente lacunosa;
- il 27 gennaio 2013 si è interrotta la fase di commissariamento con la designazione di Francesco Rocca che ha assunto la nomina di presidente nazionale;
- dal 1° gennaio 2014 si applica il decreto legislativo n. 178 del 2012 che prevede invece che il corpo militare sia costituito solo da personale militare in congedo, privandolo del supporto amministrativo, logistico e in servizio, indispensabile per il relativo funzionamento (ciò indebolirà fortemente il soccorso sanitario e il supporto socio-assistenziale alla popolazione in caso di calamità naturali, disastri ecc.);
- tale provvedimento mette in serio rischio sia il rapporto di impiego di 1200 militari senza alcuna possibilità di diversa collocazione in ambito civile;
- lo stesso decreto legislativo n. 178 del 2012 andrebbe abrogato in quanto non risolve le esigenze di riordino della CRI che invece necessita di una cornice legislativa efficace che possa garantire l'impasse normativa organizzativa a cui andrebbe incontro lo stesso ente con l'applicazione del citato decreto;
- le recenti vicende relative alla CRI confermano che l'ente sta attraversando un periodo di profondo disordine organizzativo, contabile e finanziario;
- con il decreto legislativo 28 settembre 2012, n. 178, si è sancito che, dal 1° gennaio 2014, le funzioni esercitate dall'Associazione italiana Croce rossa (l'attuale CRI) passano alla costituenda Associazione della Croce Rossa Italiana, che diverrà a tutti gli effetti un soggetto di diritto privato;
- l'attuale CRI è pertanto posta in liquidazione dal 1° gennaio 2014;
DATO ATTO che:
- la CRI si avvale dell'attività di 150 mila volontari, che operano gratuitamente;
- all'inizio del 2013 i dipendenti della CRI erano quantificati in 4.000 unità;
- ogni anno lo Stato italiano ha sorretto i conti dell'associazione umanitaria e di assistenza con circa 180 milioni di euro;
- già dal 2010 è nota la presenza di un patrimonio immobiliare sommerso della CRI, consistente in terreni edificabili di valore, ma in anche edifici;
- il recente riordino organizzativo rischia di aprire una stagione di svendita del patrimonio della CRI;
- il ruolo della CRI in Sardegna è particolarmente significativo e il suo impegno in campo sociale, umanitario e di protezione civile non è mai venuto meno;
EVIDENZIATO che:
- in data 16 maggio 2014, è stato presentato in Senato il disegno di legge n. 1503 avente a oggetto l'abrogazione del decreto legislativo 28 settembre 2012, n. 178, e la delega al Governo per il riordino della CRI;
- il riordino della CRI deve passare per una sua valorizzazione tangibile, unitamente a una sistematica lotta contro sprechi e inefficienze, senza svilire il suo ruolo pubblico e/o sottovalutare la drammatica situazione del personale CRI;
- un'eventuale privatizzazione deve rispettare comunque il profilo pubblico dell'ente anche individuando le cause e vizi di fondo che hanno condotto alla situazione attuale, osservando che il riordino della CRI sia priorità sociale, lavorativa e morale che richiede un serio intervento politico bi-partisan, non più derogabile,
impegna il Presidente della Regione
1) a porre in essere tutte le azioni in ordine alle competenze della Regione in materia;
2) a coinvolgere i parlamentari sardi affinché il citato disegno di legge, n. 1503 del 16 maggio 2014, possa essere portato con la massima urgenza in Parlamento. (48)
Mozione Arbau - Cocco Daniele Secondo - Cocco Pietro - Desini - Sabatini - Forma - Lai - Busia - Pinna Rossella - Azara - Ledda - Perra - Comandini - Moriconi - Cozzolino - Pizzuto - Agus sulla necessità di procedere all'immediato inquadramento del personale ARAS ai sensi delle leggi regionali 7 agosto 2009, n. 3, e 4 agosto 2011, n. 16, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento.
IL CONSIGLIO REGIONALE
PREMESSO che non appare ulteriormente procrastinabile la situazione di precarietà che da più di un trentennio incombe sui dipendenti dell'Associazione regionale allevatori sardi (ARAS), che perdura nonostante più provvedimenti legislativi abbiano sancito e regolamentato il passaggio del personale all'Agenzia LAORE (in particolare la legge regionale 7 agosto 2009, n. 3, all'articolo 2, comma 40, che autorizza l'Agenzia LAORE Sardegna ad inquadrare, attraverso prove selettive concorsuali per soli titoli, il personale dipendente dell'ARAS in servizio alla data del 31 dicembre 2006 e la legge regionale 4 agosto 2011, n. 16, articolo 6, comma 3, che stabilisce che l'inquadramento si applica utilizzando i posti vacanti nella pianta organica dell'Agenzia LAORE);
RICORDATO che:
- fin dai primi anni ottanta l'ARAS, con il proprio personale costituito da circa 250 tra zootecnici (agronomi e periti agrari) e veterinari e con un efficiente settore amministrativo composto da 20 unità, è stata l'unico soggetto che, di concerto con l'Assessorato regionale dell'agricoltura e riforma agro-pastorale, ha fornito assistenza alle aziende zootecniche dell'Isola, collaborando nell'esplicarsi della propria attività, con istituti di ricerca ed università;
- con la riforma degli enti agricoli, il servizio svolto dall'ARAS è stato assorbito da LAORE, per cui, per coerenza con tutti gli altri casi analoghi, oltre alle competenze anche il personale deve transitare da un ente all'altro;
- l'ARAS, pur essendo un'associazione di natura privatistica, è finanziata totalmente dalla Regione che stanzia annualmente 14 milioni di euro per il suo funzionamento per cui il passaggio del personale dall'ARAS all'Agenzia LAORE non comporta costi aggiuntivi;
- i dipendenti dell'associazione hanno dato corso, in via di legittima tutela dei propri diritti, a numerose azioni giudiziarie contro la Regione, dai cui esiti prevedibilmente deriveranno ingenti esborsi economici a carico del bilancio regionale;
RILEVATO che all'inizio dell'anno la già citata precarietà ha assunto proporzioni allarmanti, posto che i 270 dipendenti, pur continuando a lavorare, non hanno percepito lo stipendio per molti mesi, in quanto la legge regionale, che assicurava i relativi finanziamenti all'ARAS tramite l'Agenzia LAORE è scaduta al 31 dicembre 2013, ed il provvedimento che rinnova la convenzione è dovuto passare al vaglio della Commissione europea sugli aiuti di Stato;
PRESO ATTO che:
- da alcuni anni l'attività dei tecnici ARAS è stata indirizzata dal suddetto Assessorato, esclusivamente verso l'attuazione della misura 215-Benessere animale, scelta che limita di fatto l'efficace svolgimento dell'assistenza tecnica, in precedenza garantita al mondo allevatoriale nella sua globalità, e che vede a tutt'oggi alcuni comparti come il suinicolo e il bovino privi di assistenza, con i propri tecnici di riferimento dirottati verso la suddetta misura;
- di fatto, la marginalizzazione e la precarietà della funzione svolta dall'ARAS, si riflettono negativamente sulla zootecnia isolana, che necessita oggi più che mai di interventi tempestivi, competenti e mirati sulle singole realtà aziendali, bisogno evidenziato dalle richieste sempre più pressanti di supporto tecnico afferente la gestione dell'efficienza riproduttiva, sanitaria, alimentare e quindi economica delle aziende zootecniche, nonché di consulenze in materia di condizionalità, autocontrollo e smaltimento reflui;
- nell'arco dei trent'anni in cui hanno operato, zootecnici e veterinari ARAS hanno finalizzato la propria capillare azione erogata agli allevatori verso l'educazione igienico-sanitaria, alimentare, l'indirizzo alle tecniche innovative;
RITENUTO che:
- l'impiego del personale ARAS potrebbe ancora più efficacemente svolgere funzioni di sostegno concreto al nostro comparto zootecnico col trasferimento di competenze sul controllo di gestione delle filiere "coltivazioni - alimentazione - qualità della produzione" e "controllo del farmaco - benessere animale - igiene delle produzioni - sorveglianza epidemiologica e realizzazione di piani di profilassi ed eradicazione delle patologie degli animali";
- l'inserimento dei tecnici del Piano di assistenza tecnica (PAT) nell'ambito della prevenzione e controllo delle numerose emergenze sanitarie come la Blue tongue, la Peste suina, l'Echinococcosi, la Sarcosporidiosi, la Trichinellosi e di non auspicabili pandemie (influenza aviaria, peste equina ecc.), può rappresentare un supporto efficiente e di rapida attuazione per sopperire alle gravi carenze evidenziatesi nel sistema veterinario regionale, a seguito delle recenti recrudescenze delle epizoozie e dei gravissimi danni inflitti al nostro patrimonio zootecnico,
impegna la Giunta regionale
1) ad avviare in tempi rapidi le azioni necessarie a porre fine all'annosa ed inaccettabile (tanto sul piano morale che su quello giuridico), situazione di incertezza e precarietà in cui permangono i dipendenti ARAS, pur contro le previsioni di una puntigliosa produzione normativa regionale, passata al vaglio di legittimità costituzionale, che sancisce senza possibilità di dubbi ed incertezze la stabilizzazione dell'organico ARAS nei ruoli dell'Agenzia LAORE;
2) ad adottare con urgenza i relativi provvedimenti al fine di dare finalmente attuazione al combinato disposto delle leggi regionali n. 3 del 2009, articolo 2, comma 40, e n. 16 del 2011, articolo 6, comma 3, evitando di protrarre la sostanziale negazione del diritto dei dipendenti ARAS, previsto dalla citata normativa regionale, ad un lavoro stabile e dignitoso, evitando peraltro pesanti costi ulteriori a danno delle casse regionali, conseguenti alle cause giudiziarie avviate nei confronti della Regione. (49)
Mozione Fenu - Pittalis - Rubiu - Dedoni - Truzzu - Cappellacci - Zedda Alessandra - Solinas Christian - Carta - Cherchi Oscar - Crisponi - Cossa - Fasolino - Floris - Locci - Oppi - Orrù - Peru - Pinna Giuseppino - Randazzo - Tatti - Tedde - Tocco - Tunis sulla richiesta di aggiornamento dell'articolo 10 della legge costituzionale n. 3 del 26 febbraio 1948, Statuto autonomistico della Sardegna, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento.
IL CONSIGLIO REGIONALE
PREMESSO che:
- la situazione generale in cui si trova la Sardegna presenta ancora connotati di forte crisi che sono confermati dai principali indicatori socio-economici; a tale proposito, può essere citato il recentissimo rapporto della Banca d'Italia che ci mette come fanalino di coda sia nel sistema Italia che nel sistema Europa, tratti caratteristici che sembrano essere forse sottovalutati anche dalla classe politica e persino dalle istituzioni;
- le difficoltà coinvolgono imprese grandi e piccole, di ogni settore e attività, a partire da quelli tradizionali, e non risparmiano cittadini e famiglie, come dimostrano il considerevole calo quantitativo e qualitativo dei consumi specie nel settore agroalimentare; le imprese e le famiglie sono ormai allo stremo delle forze; all'ordine del giorno sono le notizie di fallimenti e pignoramenti di beni a imprese e famiglie, con conseguenti ed estremi atti di suicidio;
- tale situazione è senz'altro in parte dovuta alla elevata pressione fiscale su famiglie e imprese, fortemente aggravata per la Sardegna da una condizione di oggettivi svantaggi competitivi naturali dovuti all'insularità, alla perifericità e alle annose carenze strutturali mai colmate in passato ed accumulate nel tempo rispetto a sistemi economici del continente italiano, europeo e di altre parti del mondo;
CONSIDERATO che lo statuto autonomistico della Sardegna, approvato con la legge costituzionale n. 3 del 26 febbraio 1948, si pone come obbiettivo anche quello di realizzare forme di intervento legislativo e normativo diretto e integrativo a quello dello stato centrale, proprio in virtù della riconosciuta specificità;
PRESO ATTO che appare indispensabile un intervento di sostegno al sistema sardo delle imprese e che miri anche a ridurre l'incidenza di alcune voci di costo sui prodotti finiti anche a sostegno delle famiglie;
VERIFICATO che:
- a seguito di interlocuzioni dirette è stata ottenuta la modifica dell'articolo 10 dello Statuto sardo;
- che tale modifica è divenuta ormai legge dello Stato come legge n. 147 del 2013 dove l'articolo 10, comma 514, recita testualmente:
"La Regione, al fine di favorire lo sviluppo economico dell'isola e nel rispetto della normativa comunitaria, con riferimento ai tributi erariali per i quali lo Stato ne prevede la possibilità, può, ferma restando la copertura del fabbisogno standard per il finanziamento dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali di cui all'articolo 117, secondo comma, lettera m), della Costituzione:
a) prevedere agevolazioni fiscali, esenzioni, detrazioni di imposta deduzioni dalla base imponibile e concedere, con oneri a carico del bilancio regionale, contributi da utilizzare in compensazione ai sensi della legislazione statale;
b) modificare le aliquote in aumento entro i valori di imposizione stabiliti dalla normativa statale o in diminuzione fino ad azzerarle".
RISCONTRATO che la legge n. 147 del 2013, articolo 1, comma 514, recante la modifica all'articolo 10 dello Statuto sardo, è entrata in vigore dal primo gennaio 2014 e che la Regione non ha ancora provveduto a formalizzare tale modifica;
CONSIDERATO che di fatto, come appare a tutti evidente, tale modifica rappresenta lo strumento politico indispensabile per attuare finalmente una fiscalità di compensazione rispetto agli oggettivi svantaggi in cui la Sardegna versa, nonché l'apertura definitiva alla volontà politica di attuazione della zona franca in Sardegna, riconoscendo finalmente ai Sardi un diritto troppo a lungo negato,
impegna il Presidente della Regione,
il Consiglio regionale,
la Giunta regionale e gli Assessori competenti in materia
a recepire formalmente la modifica all'articolo 10 dello Statuto sardo, informandone tutti i cittadini sardi e dando immediata attuazione alle opportunità da esso offerte.
Inoltre, in considerazione della enorme portanza conseguente a tale modifica, al fine di favorire il dibattito e consentire a tutti i rappresentati politici e istituzionali di questo Consiglio e di rappresentanti della società civile,
impegna altresì il Presidente
ad avviare un sereno tavolo di confronto tecnico-politico in merito. (50)