Seduta n.60 del 15/10/2009
LX SEDUTA
(ANTIMERIDIANA)
Giovedi' 15 ottobre 2009
Presidenza della Presidente LOMBARDO
INDICE
La seduta è aperta alle ore 10 e 31.
CAPPAI, Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta pomeridiana dell'8 ottobre 2009 (53), che è approvato.
PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Gian Vittorio Campus, Efisio Planetta e Paolo Terzo Sanna hanno chiesto congedo per la seduta antimeridiana del 15 ottobre 2009.
Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.
PRESIDENTE. Si dia annunzio della mozione pervenuta alla Presidenza.
CAPPAI, Segretario:
"Mozione Zuncheddu - Ben Amara - Sechi - Uras - Zedda Massimo sull'inquinamento ambientale e la salute delle popolazioni in aree industriali, minerarie, poligoni militari in Sardegna e sull'istituzione di una commissione medica permanente di vigilanza". (25)
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.
URAS (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Chiedo una breve sospensione dei lavori per permettere l'arrivo dei colleghi.
PRESIDENTE. Sospendo i lavori sino alle ore 11.
(La seduta, sospesa alle ore 10 e 30, viene ripresa alle ore 11 e 08.)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la continuazione della discussione dell'articolato del testo unificato del disegno di legge numero 53 e della proposta di legge numero 67.
Passiamo all'esame dell'articolo 13 e dei relativi emendamenti.
(Si riporta di seguito il testo dell'articolo 13 e dei relativi emendamenti:
Art. 13
Disciplina degli interventi ammissibili nella fase di adeguamento degli strumenti urbanistici al Piano paesaggistico regionale
1. Per tutti i comuni ricompresi negli ambiti di paesaggio individuati dal Piano paesaggistico regionale, fino all'adeguamento degli strumenti urbanistici comunali al piano medesimo, fatto salvo quanto previsto dalla legge regionale 4 agosto 2008, n. 13 (Norme urgenti in materia di beni paesaggistici e delimitazione dei centri storici e dei perimetri cautelari dei beni paesaggistici e identitari), articolo 2, così come sostituito e integrato dall'articolo 14 della presente legge, sono consentite le attività e gli interventi previsti dagli strumenti urbanistici vigenti:
a) nelle zone omogenee A e B;
b) nelle zone C, D a destinazione commerciale e G, nella ipotesi che per tali zone si tratti di aree intercluse ovvero contigue e funzionalmente integrate all'ambito urbano consolidato.
2. Nei comuni ricompresi negli ambiti di paesaggio individuati dal Piano paesaggistico regionale, dotati di piano urbanistico comunale vigente alla data dell'8 settembre 2006, nelle rimanenti zone C, D, G, nonché nelle zone F, possono essere realizzati gli interventi previsti dagli strumenti attuativi approvati alla stessa data. I medesimi comuni, per i piani attuativi adottati alla data di cui sopra, possono concludere la procedura di cui alla legge regionale 22 dicembre 1989, n. 45 (Norme per l'uso e la tutela del territorio regionale), articolo 20, a condizione che i piani suddetti siano coerenti con le previsioni del Piano paesaggistico regionale. Tale valutazione di coerenza è effettuata tramite intesa tra Amministrazione regionale e amministrazione comunale, di cui si dà atto con determinazione del direttore generale competente in materia di governo del territorio, da pubblicarsi sul BURAS. L'intesa può prevedere il ridimensionamento e l'adeguamento degli interventi previsti dai piani attuativi al fine di renderli coerenti con le finalità del Piano paesaggistico regionale.
3. Nei comuni ricompresi negli ambiti di paesaggio individuati dal Piano paesaggistico regionale non dotati di piano urbanistico comunale, nelle zone urbanistiche di cui al comma 2, nell'intera fascia dei 2.000 metri dalla linea di battigia, possono essere realizzati gli interventi previsti dagli strumenti attuativi approvati e convenzionati, a condizione che le relative opere di urbanizzazione siano state legittimamente avviate. Oltre tale fascia sono eseguibili i piani attuativi regolarmente approvati alla data del 25 maggio 2006.
4. Negli ambiti di paesaggio, fino all'adeguamento degli strumenti urbanistici comunali al Piano paesaggistico regionale, sono consentiti gli interventi di riqualificazione degli insediamenti esistenti, sotto il profilo urbanistico, architettonico-edilizio e paesaggistico-ambientale, da realizzarsi senza aumento delle volumetrie ad eccezione di quelle strettamente necessarie per servizi o consentite ai sensi delle disposizioni di cui al capo I. Sono, altresì, consentiti gli interventi di manutenzione ordinaria, straordinaria, di consolidamento statico, di restauro e risanamento conservativo nonché quelli di ristrutturazione edilizia, senza aumento di volume, tali da conseguire obiettivi di qualità architettonica-edilizia e paesaggistica. Sono, infine, consentiti eventuali volumi tecnici di modesta entità strettamente necessari e funzionali alla gestione tecnico-operativa delle strutture esistenti e tali da non incidere negativamente sullo stato dei luoghi e sulla qualità paesaggistica del contesto.
5. Negli ambiti di paesaggio, ai fini della riqualificazione delle strutture esistenti destinate all'esercizio di attività turistico-ricettive, agro-silvo-pastorali, produttive e dei servizi, sono consentiti interventi di ristrutturazione e rinnovamento delle stesse; limitatamente alle strutture turistico-ricettive presenti nei 300 metri dalla linea di battigia, ridotti a 150 metri nelle isole minori, eventuali incrementi volumetrici non possono comunque superare il 25 per cento dei volumi legittimamente esistenti, non devono svilupparsi verso il mare e devono realizzare concreti obiettivi di qualità paesaggistico-architettonica e di efficienza tecnico-funzionale. Gli interventi di cui al presente comma sono soggetti alla valutazione di coerenza ai sensi del comma 2 e alla conseguente procedura d'intesa; per essi non si applica quanto disposto dalla legge regionale 25 novembre 2004, n. 8 (Norme urgenti di provvisoria salvaguardia per la pianificazione paesaggistica e la tutela del territorio regionale), articolo 6.
6. Negli ambiti di paesaggio, i comuni, nelle more dell'adeguamento degli strumenti urbanistici comunali al Piano paesaggistico regionale e quale attività anticipatoria del medesimo, possono avviare l'intesa con la Regione per l'identificazione, sulla base delle peculiarità locali e delle modalità di utilizzo del suolo, dei parametri e dei requisiti di dimensionamento delle residenze connesse alle aziende agro-silvo-pastorali già insediate nel territorio comunale. Raggiunta l'intesa, qualora sia necessario variare gli strumenti urbanistici, si procede secondo le vigenti disposizioni legislative.
Emendamento soppressivo totale Sechi - Ben Amara - Zedda Massimo - Zuncheddu - Uras - Salis
Articolo 13
L'articolo 13 è soppresso. (73)
Emendamento soppressivo totale Manca - Moriconi - Lotto - Bruno
Articolo 13
L'articolo 13 è soppresso. (300)
Emendamento sostitutivo totale Bruno - Moriconi - Manca - Lotto
Articolo 13
L'articolo 13 è così sostituito:
1. Fino all'approvazione del PUC i comuni danno attuazione alle previsioni contenute nei vigenti piani se adeguati alle disposizioni del vigente Piano paesaggistico regionale. Dall'entrata in vigore della presente legge e fino all'approvazione del PUC possono essere adottati e approvati i seguenti strumenti urbanistici:
a) i piani attuativi dei piani urbanistici comunali vigenti, che anche in variante, siano già adeguati alle disposizioni del vigente Piano paesaggistico regionale;
b) le varianti agli strumenti urbanistici vigenti anche in attuazione di atti di programmazione negoziata, previa verifica di coerenza, ai sensi dell'articolo 31, comma 5, della legge regionale 22 aprile 2002, n. 7 (legge finanziaria 2002) con le disposizioni del vigente Piano paesaggistico regionale;
c) le varianti specifiche di recepimento delle previsioni dei piani di livello regionale. (299)
Emendamento sostitutivo totale Giunta regionale
Articolo 13
L'articolo 13 è sostituito dal seguente:
"Articolo 13
Disciplina degli interventi ammissibili nella fase di adeguamento degli strumenti urbanistici al Piano paesaggistico regionale
1. I piani paesaggistici, le loro varianti e gli atti di aggiornamento e revisione, di cui al precedente art. 11, introducono norme temporanee di salvaguardia e possono indicare opere eseguibili sino all'adeguamento degli strumenti urbanistici comunali, nel rispetto dei seguenti principi:
1) all'interno delle aree ricomprese nella fascia di larghezza pari a 100 metri, ove prevista, a partire dal perimetro più esterno dei beni paesaggistici ed identitari, come definiti dall'articolo 1 della legge regionale n. 13 del 2008, nelle more delle nuove prescrizioni di tutela e dell'eventuale delimitazione di una diversa fascia di rispetto da parte dei piani urbanistici comunali, possono essere realizzati gli interventi di trasformazione del territorio e degli edifici esistenti, compresa la realizzazione di nuovi corpi di fabbrica, esclusivamente a condizione che abbiano ottenuto l'autorizzazione paesaggistica, rilasciata ai sensi dell'articolo 146 e seguenti del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 e successive modifiche ed integrazioni;
2) sono realizzabili le attività e gli interventi previsti dagli strumenti urbanistici vigenti ed in particolare:
a ) quelli previsti nelle zone omogenee A e B;
b) quelli previsti nelle zone omogenee C, D limitatamente alla funzione commerciale e G, nella ipotesi che si tratti di aree intercluse ovvero contigue ed integrate in termini di infrastrutture e servizi all'ambito urbano consolidato;
3) nei comuni dotati di piano urbanistico comunale di cui alla L.R. n. 45 del 1989, sono realizzabili gli interventi previsti dagli strumenti attuativi approvati e, se di iniziativa privata, convenzionati, localizzati nelle rimanenti zone C, D, G, nonché nelle zone F, previa verifica della coerenza delle volumetrie programmate con il contesto paesaggistico ed ambientale di riferimento, effettuata di concerto tra amministrazione regionale e amministrazione comunale;
4) nei comuni dotati di piani urbanistici comunali ai sensi della L.R. 45/1989, può essere concluso il procedimento di approvazione dei piani attuativi, legittimamente adottati prima dell'entrata in vigore della presente legge e non ancora approvati, previa verifica della coerenza delle volumetrie programmate con il contesto paesaggistico ed ambientale di riferimento, effettuata di concerto tra amministrazione regionale e amministrazione comunale, previa acquisizione del parere della Commissione regionale per il paesaggio e la qualità architettonica di cui al precedente art. 7.
In sede di verifica può essere previsto il ridimensionamento e l'adeguamento degli interventi previsti nel piano attuativo al fine di renderli coerenti con le finalità del Piano paesaggistico regionale.
5) nei comuni non dotati di piano urbanistico comunale di cui alla L.R. n. 45 del 1989, nelle rimanenti zone C, D, G, nonché nelle zone F, nell'intera fascia dei 2.000 metri dalla linea di battigia, possono essere realizzati gli interventi previsti dagli strumenti attuativi già approvati e convenzionati, a condizione che le relative opere di urbanizzazione siano state legittimamente avviate; oltre tale fascia sono realizzabili gli interventi previsti nei piani attuativi regolarmente approvati e, ove necessario, convenzionati;
6) sono eseguibili gli interventi di riqualificazione degli insediamenti esistenti, sotto il profilo urbanistico, architettonico-edilizio e paesaggistico-ambientale, da realizzarsi senza aumento delle volumetrie, ad eccezione di quelle strettamente necessarie per servizi o consentite ai sensi delle disposizioni di cui al capo I della presente legge; sono parimenti eseguibili: a) gli interventi di manutenzione ordinaria, straordinaria, di consolidamento statico, di restauro e risanamento conservativo; b) gli interventi di ristrutturazione edilizia, senza aumento di volume, tali da conseguire obiettivi di qualità architettonica-edilizia e paesaggistica; c) eventuali volumi tecnici di modesta entità strettamente necessari e funzionali alla gestione tecnico-operativa delle strutture esistenti e tali da non incidere negativamente sullo stato dei luoghi e sulla qualità paesaggistica del contesto;
7) ai fini della riqualificazione delle strutture destinate all'esercizio di attività turistico- ricettive, anche di quelle presentì nei 300 metri dalla linea di battigia ridotti a 150 metri nelle isole minori, possono essere autorizzati, anche in deroga agli strumenti urbanistici vigenti, interventi di ristrutturazione e rinnovamento. Eventuali incrementi volumetrici, per i quali non opera l'art. 6 della L.R. n. 8 del 2004, non possono comunque superare il 25 per cento dei volumi legittimamente esistenti, a condizione che realizzino concreti obiettivi di qualità paesaggistico-architettonica e di efficienza tecnico-funzionale e si sviluppino non verso il mare.
Tali interventi dovranno essere comunque assoggettati alla valutazione di coerenza ai sensi del precedente numero 3);
8) Entro 120 giorni dall'entrata in vigore della presente legge, i comuni possono definire una proposta contenente i parametri ed i requisiti di dimensionamento degli interventi edilizi programmabili nelle zone omogenee E, sulla base delle peculiarità locali e delle modalità di utilizzo del suolo.
La proposta, completa di tutta la documentazione, deve essere oggetto di condivisione da parte dell'amministrazione regionale, che si esprime, sentito il Comitato tecnico regionale per l'urbanistica di cui all'art. 32 della L.R. 45 del 1989 e successive modifiche ed integrazioni, nel termine di sessanta giorni dal ricevimento della stessa.
Qualora la proposta necessiti di variante agli strumenti urbanistici si procede secondo le vigenti disposizioni legislative. In tal caso i termini per le pubblicazioni e le osservazioni sono ridotti della metà.
2. Le disposizioni di cui al comma precedente sono provvisoriamente efficaci e trovano immediata applicazione sin dalla data di entrata in vigore della presente legge.". (385)
Emendamento all'emendamento numero 385 sostitutivo totale Giunta regionale
Articolo 13
L'emendamento n° 385 è sostituito dal seguente:
Articolo 13
Disciplina degli interventi ammissibili nella fase di adeguamento degli strumenti urbanistici al Piano paesaggistico regionale
1. I piani paesaggistici, le loro varianti e gli atti di aggiornamento e revisione, di cui al precedente art. 11, introducono norme temporanee di salvaguardia e possono indicare opere eseguibili sino all'adeguamento degli strumenti urbanistici comunali, nel rispetto dei seguenti principi e direttive:
A) Sono realizzabili:
1) interventi di manutenzione ordinaria, straordinaria, di consolidamento statico, di restauro e di risanamento conservativo;
2) volumi tecnici di modesta entità strettamente necessari e funzionali alla gestione tecnico-operativa delle strutture esistenti e tali da non incidere negativamente sullo stato dei luoghi e sulla qualità paesaggistica del contesto;
3) interventi di riqualificazione degli insediamenti esistenti, sotto il profilo urbanistico, architettonico-edilizio e paesaggistico-ambientale, senza aumento di volume, ad eccezione di quello strettamente necessario per servizi;
4) interventi pubblici o di interesse pubblico finanziati all'Unione Europea, dallo Stato, dalla Regione, dalle Province, dai Comuni o dagli enti strumentali statali o regionali;
5) gli interventi previsti dal Capo I della presente legge.
B) Gli interventi previsti nei vigenti strumenti urbanistici sono realizzabili alle seguenti condizioni:
1) ricadano nelle aree delimitate dagli strumenti urbanistici come zone territoriali omogenee A e B;
2) ricadano nelle aree delimitate dagli strumenti urbanistici come zone territoriali omogenee C, G e D, limitatamente alla funzione commerciale, qualora le aree siano intercluse, ovvero contigue ed integrate in termini di infrastrutture, con l'ambito urbano;
C) nei comuni dotati di piano urbanistico comunale ai sensi della L.R. n. 45 del 1989, sono, altresì, realizzabili gli interventi localizzati nelle altre zone territoriali omogenee C, D, G, ed F, previsti dagli strumenti attuativi approvati e, se di iniziativa privata, convenzionati.
Può, inoltre, essere concluso il procedimento di approvazione dei piani attuativi legittimamente adottati prima dell'approvazione del piano paesaggistico regionale;
D) nei comuni non dotati di piano urbanistico comunale di cui alla L.R. n. 45 del 1989, nelle zone territoriali omogenee C, D, G, ed F, all'interno della fascia dei 2.000 metri dalla linea di battigia, possono essere realizzati gli interventi previsti dagli strumenti attuativi già approvati e convenzionati, a condizione che le relative opere di urbanizzazione siano state legittimamente avviate prima dell'approvazione del piano paesaggistico regionale.
Oltre tale fascia sono realizzabili gli interventi previsti nei piani attuativi regolarmente approvati e, se di iniziativa privata, convenzionati;
E) Ai fini della riqualificazione delle strutture destinate all'esercizio di attività turistico-ricettive, anche qualora localizzate nei 300 metri dalla linea di battigia ridotti a 150 metri nelle isole minori, possono essere autorizzati, in deroga agli strumenti urbanistici vigenti, interventi di ristrutturazione e rinnovamento. Eventuali incrementi volumetrici, per i quali non opera l'art. 6 della L.R. n. 8 del 2004, non possono comunque superare il 25 per cento dei volumi legittimamente esistenti, a condizione che realizzino concreti obiettivi di qualità paesaggistico-architettonica e di efficienza tecnico-funzionale e si sviluppino non verso il mare.
F) Nelle more dell'adeguamento degli strumenti urbanistici ai Piani paesaggistici regionali, i comuni possono definire una proposta contenente parametri e requisiti di dimensionamento degli interventi edilizi programmabili nelle zone omogenee E, sulla base delle peculiarità locali e delle modalità di utilizzo del suolo.
La proposta, completa di tutta la documentazione, deve essere oggetto di condivisione da parte dell'amministrazione regionale, che si esprime, sentito il Comitato tecnico regionale per l'urbanistica di cui all'art. 32 della L.R. 45 del 1989 e successive modifiche ed integrazioni, nel termine di sessanta giorni dal ricevimento della stessa.
Qualora la proposta necessiti di variante agli strumenti urbanistici si procede secondo le vigenti disposizioni legislative. In tal caso i termini per le pubblicazioni e le osservazioni di cui all'art. 20 della L. R. 45 del 1989 sono ridotti della metà.
G) Nelle more dell'adeguamento degli strumenti urbanistici comunali ai Piani paesaggistici regionali, all'interno delle aree ricomprese nella fascia di larghezza pari a 100 metri, ove prevista, a partire dal perimetro più esterno dei beni paesaggistici ed identitari, come definiti dall'articolo 1 della legge regionale n. 13 del 2008, possono essere realizzati gli interventi di trasformazione del territorio e degli edifici esistenti, compresa la realizzazione di nuovi corpi di fabbrica, esclusivamente a condizione che abbiano ottenuto l'autorizzazione paesaggistica, rilasciata ai sensi dell'articolo 146 e seguenti del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 e successive modifiche ed integrazioni. I contenuti e le prescrizioni della suddetta autorizzazione costituiscono commisurazione e valutazione della compatibilità dell'intervento proposto con l'interesse paesaggistico tutelato.
H) Nella fascia dei 300 metri dalla linea di battigia è vietata la realizzazione di reti elettriche diverse da quelle strettamente necessarie e funzionali agli insediamenti urbanistico - edilizi, ad eccezione di quelle già programmate alla data di entrata in vigore della presente legge.
È, inoltre, ammessa la realizzazione di reti elettriche che, sulla base di un atto di indirizzo approvato dalla Giunta Regionale entro 180 giorni dalla entrata in vigore della presente legge, ottengano la preventiva valutazione positiva da parte della medesima Giunta regionale.
I) Il mare territoriale per la sua stretta interrelazione con le aree tutelate ai sensi dell'art. 142 e 143 del D. LGS. 22 gennaio 2004, n° 42 e ss. mm. è considerato di primario interesse paesaggistico ed è fatto oggetto di tutela.
L) La Regione considera meritevoli di tutela e ne fa oggetto di integrale conservazione le praterie di poseidonia, secondo anche quanto previsto dalla Direttiva Comunitaria 92/43/CEE del 21 maggio 1992, relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche, e ne costituiscono "habitat prioritario". È, pertanto, vietato qualunque intervento che possa comprometterne l'integrità ovvero lo stato di equilibrio ottimale del predetto habitat naturale, ad eccezione di quelli già programmati alla data di entrata in vigore della presente legge e di quelli che ottengano il preventivo assenso da parte della Giunta Regionale.
2. Le disposizioni di cui al comma precedente sono provvisoriamente efficaci e trovano immediata applicazione sin dalla data di entrata in vigore della presente legge. Gli interventi previsti nel precedente comma 1, lettera C), secondo capoverso, lettera D), primo capoverso e lettera E), possono essere realizzati previa verifica della coerenza delle volumetrie programmate con il contesto paesaggistico ed ambientale di riferimento, effettuata di concerto tra amministrazione regionale e amministrazione comunale. In sede di verifica può essere stabilito il ridimensionamento e l'adeguamento degli interventi programmati al fine di renderli coerenti con le finalità del Piano paesaggistico regionale». (553)
Emendamento all'emendamento numero 385 aggiuntivo Sanna Giacomo
Articolo 13
Al comma 1, punto 2, dell'articolo 13, come sostituito dall'emendamento numero 385, dopo la lettera b) è aggiunta la seguente lettera:
"c) quelli previsti nelle zone F, solo ed esclusivamente nell'ipotesi di aree intercluse ovvero contigue ad insediamenti turistici consolidati ai quali risultino integrate anche sotto il profilo delle urbanizzazioni, purché tali aree non abbiano un'estensione superiore ad ha. 0,5, il lotto minimo d'intervento proposto non sia inferiore a mille mq. E la tipologia edilizia da realizzare sia unifamiliare". (426)
Emendamento all'emendamento numero 385 aggiuntivo Capelli - Sanna Giacomo - Cappai - Murgioni - Contu - Xxxxx - Obinu - Biancareddu - Cuccureddu
Articolo 13
All'emendamento numero 385, al numero 8 del comma 1 in fine è aggiunta la seguente frase:
"In attesa della definizione dell'iter che precede o in caso di interzia trova applicazione la disciplina di cui all'art. 3, commi 1, 2 e 3 del decreto del Presidente della Regione 3 agosto1994, n. 228.". (427)
Emendamento all'emendamento numero 385 aggiuntivo Steri - Capelli - Sanna Giacomo ed altri
Articolo 13
All'emendamento n. 385, dopo il comma 1, sono inseriti i seguenti commi 1 bis, 1 ter e 1 quater:
"1 bis. Fino all'adeguamento dei piani urbanistici al piano paesaggistico regionale sono sottoposti alle disposizioni di tutela integrale ai fini della realizzazione di impianti per la produzione energetica comunque definiti:
1) i territori costieri compresi in una fascia della profondità di 300 metri dalla linea di battigia, anche per i terreni elevati sul mare;
2) le aree di mare per una profondità di dodici miglia dalla battigia marina.
1 ter. Sono fatti salvi gli interventi per i quali alla data di entrata in vigore della presente legge siano legittimamente avviate le opere nel senso che sia già stato realizzato un mutamento consistente e irreversibile dello stato dei luoghi.
1 quater. Per tali finalità la Regione Sardegna considera dette aree tutelate per legge, persegue, ai sensi dell'articolo 2, comma 1, lett. e), del D. L.vo n. 63/2008, la definizione con il Ministero competente di conseguenti indirizzi e criteri volti ad assicurare le specifiche esigenze di tutela ed in sede di adeguamento e revisione del piano paesaggistico regionale ne assicura una specifica disciplina.". (432)
Emendamento all'emendamento numero 385 aggiuntivo Cuccureddu
Articolo 13
Nel comma 1 , n. 5, dopo le parole "oltre tale fascia" è aggiunta la seguente frase: "e nelle zone C contigue all'abitato", nella parte finale dopo le parole "e, ove necessario, convenzionati" è aggiunta la seguente frase: "nonché quelli per i quali sia stata avviata la procedura d'intesa, se la stessa dovesse avere esito positivo;". (435)
Emendamento all'emendamento numero 385 aggiuntivo Salis - Cocco Daniele - Mariani
Articolo 13
All'emendamento numero 385 è aggiunto il seguente:
"1. Sono abrogate le disposizioni disciplinanti l'istituto dell'intesa di cui al comma 1, lettera c, 2, 3, 4, 5 dell'articolo 11 della norme di attuazione del vigente P.P.R.". (552)
Emendamento soppressivo parziale Sechi - Ben Amara - Zedda Massimo - Zuncheddu - Uras - Salis
Articolo 13
Il comma 1 dell'articolo 13 è soppresso. (74)
Emendamento soppressivo parziale Sechi - Ben Amara - Zedda Massimo - Zuncheddu - Uras - Salis
Articolo 13
La lettera a, comma 1, dell'art. 13 è abrogata. (75)
Emendamento soppressivo parziale Bruno - Moriconi - Manca - Lotto
Articolo 13
La lettera a) del comma 1 è soppressa. (301)
Emendamento soppressivo parziale Sechi - Ben Amara - Zedda Massimo - Zuncheddu - Uras - Salis
Articolo 13
La lettera b, comma 1, dell'art. 13 è abrogata. (76)
Emendamento soppressivo parziale Bruno - Moriconi - Manca - Lotto
Articolo 13
La lettera b) del comma 1 è soppressa. (302)
Emendamento soppressivo parziale Sechi - Ben Amara - Zedda Massimo - Zuncheddu - Uras - Salis
Articolo 13
Nell'art. 13, comma 1 la frase: "così come sostituito e integrato dall'art. 14 della presente legge" è soppressa. (145)
Emendamento soppressivo parziale Sechi - Ben Amara - Zedda Massimo - Zuncheddu - Uras - Salis
Articolo 13
Il comma 2 dell'articolo 13 è soppresso. (77)
Emendamento soppressivo parziale Bruno - Moriconi - Manca - Lotto
Articolo 13
Il comma 2 è soppresso. (303)
Emendamento soppressivo parziale Sechi - Ben Amara - Zedda Massimo - Zuncheddu - Uras - Salis
Articolo 13
Nell'art. 13, comma 2 la frase: "nonché nelle zone F" è soppressa. (146)
Emendamento soppressivo parziale Sechi - Ben Amara - Zedda Massimo - Zuncheddu - Uras - Salis
Articolo 13
Il comma 3 dell'art. 13 è soppresso. (78)
Emendamento soppressivo parziale Bruno - Moriconi - Manca - Lotto
Articolo 13
Il comma 3 è soppresso. (304)
Emendamento soppressivo parziale Sechi - Ben Amara - Zedda Massimo - Zuncheddu - Uras - Salis
Articolo 13
Nell'art. 13, comma 3 la frase: "nell'intera fascia dei 2.000 metri dalla linea di battigia" è soppressa. (147)
Emendamento soppressivo parziale Dessi - Sanna Giacomo
Articolo 13
Nell'art 13 comma 3 vengono soppresse le parole: "a condizione che le relative opere di urbanizzazione siano state legittimamente avviate". (421)
Emendamento soppressivo parziale Sechi - Ben Amara - Zedda Massimo - Zuncheddu - Uras - Salis
Articolo 13
Il comma 4, dell'art. 13 è soppresso. (79)
Emendamento soppressivo parziale Bruno - Moriconi - Manca - Lotto
Articolo 13
Il comma 4 è soppresso. (305)
Emendamento soppressivo parziale Sechi - Ben Amara - Zedda Massimo - Zuncheddu - Uras - Salis
Articolo 13
Nell'art. 13, comma 4 la frase: "ad eccezione di queste strettamente necessarie per servizi o consentite ai sensi delle riposizioni di cui al capo I" è soppressa. (148)
Emendamento soppressivo parziale Bruno - Moriconi - Manca - Lotto - Porcu
Articolo 13
All'Art. 13 comma 4 sono soppresse le parole "o consentite ai sensi delle disposizioni del Titolo I della presente legge". (306)
Emendamento soppressivo parziale Sechi - Ben Amara - Zedda Massimo - Zuncheddu - Uras - Salis
Articolo 13
Il comma 5 dell'art. 13 è soppresso. (80)
Emendamento soppressivo parziale Bruno - Moriconi - Manca - Lotto
Articolo 13
Il comma 5 è soppresso. (307)
Emendamento soppressivo parziale Sechi - Ben Amara - Zedda Massimo - Zuncheddu - Uras - Salis
Articolo 13
Nell'art. 13, comma 5, la frase: "limitatamente alle strutture turistico-ricettive presenti nei 300 metri dalla linea di battigia, ridotti a 150 metri nelle isole minori" è soppressa. (149)
Emendamento soppressivo parziale Sechi - Ben Amara - Zedda Massimo - Zuncheddu - Uras - Salis
Articolo 13
Nell'art. 13, comma 5 1a frase: "per essi non si applica quanto disposto dalla legge regionale 25 novembre 2004 n. 8 (Norme urgenti di provvisoria salvaguardia per la pianificazione paesaggistica e la tutela del territorio regionale), articolo 6". (150)
Emendamento soppressivo parziale Bruno - Moriconi - Manca - Lotto - Porcu
Articolo 13
All'Art. 13 comma 5 sono soppresse le seguenti parole:
"limitatamente alle strutture turistico ricettive presenti nei 300 metri dalla linea di battigia, ridotti a 150 metri nelle isole minori, eventuali incrementi volumetrici non possono comunque superare il 25 per cento dei volumi legittimamente esistenti, non devono svilupparsi verso il mare e devono realizzare concreti obiettivi di qualità paesaggistico-architettonica ed efficienza tecnico- funzionale". (308)
Emendamento soppressivo parziale Sechi - Ben Amara - Zedda Massimo - Zuncheddu - Uras - Salis
Articolo 13
Il comma 6 dell'articolo 13 è soppresso. (81)
Emendamento soppressivo parziale Bruno - Moriconi - Manca - Lotto
Articolo 13
Il comma 6 è soppresso. (309)
Emendamento soppressivo parziale Cuccureddu
Articolo 13
Il comma 3 dell'art. 13 è sostituito dal seguente:
3. Nei comuni ricompresi negli ambiti di paesaggio individuati dal Piano paesaggistico regionale non dotati di piano urbanistico comunale, nelle sole zone urbanistiche C di cui al conima 2, nella fascia dei 300 metri dalla linea di battigia, possono essere realizzati gli interventi previsti dagli strumenti attuativi approvati e/o convenzionati, a condizione che le relative opere di urbanizzazione siano state legittimamente avviate. Oltre tale fascia sono eseguibili i piani attuativi, regolarmente approvati alla data del 25 maggio 2006. (349)
Emendamento aggiuntivo Zuncheddu - Zedda Massimo - Ben Amara - Sechi - Uras - Salis
Articolo 13
Nel comma 2 dell' articolo 13 dopo la frase: "possono essere realizzati gli interventi previsti dagli strumenti attuativi approvati alla stessa data" è aggiunta la seguente: " senza alcun aumento volumetrico". (344)
Emendamento aggiuntivo Ladu - Murgioni - Sanna Matteo - Lai - Rodin - Locci - Amadu - Pitea - Greco - Zedda Alessandra - Campus - Artizzu - Pittalis - Sanna Paolo - Bardanzellu
Articolo 13
All'articolo 13, dopo il comma 6 è aggiunto il seguente:
"6 bis. I comuni, nelle more dell'adeguamento degli strumenti urbanistici comunali al Piano paesaggistico regionale, possono autorizzare la realizzazione, gestione e manutenzione delle strade di appoderamento, rurali e di penetrazione agraria o forestale mediante l'utilizzo dei materiali che, sulla base del progetto complessivo presentato, siano idonei ad assicurare la salvaguardia dei luoghi, la sicurezza del transito e l'economicità della gestione dell'infrastruttura. È, pertanto, abrogata la disposizione di cui all'articolo 103, comma 5 delle norme di attuazione del vigente Piano paesaggistico regionale". (389).)
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Porcu. Ne ha facoltà.
PORCU (P.D.). Presidente, colleghi, intervengo stamattina con qualche imbarazzo, perché nei giorni scorsi c'eravamo preparati sulla base della documentazione esistente, cioè l'articolo 13 e l'emendamento sostitutivo totale numero 385. Stamattina, invece, troviamo in quest'Aula un emendamento all'emendamento, il numero 553, che riscrive integralmente un emendamento che era già sostitutivo. Questo spiega anche la difficoltà che abbiamo incontrato nel riprendere i lavori, in quanto si è dovuto procedere all'esame di una riscrittura completa dell'articolo 13 con parti integrative. Siamo passati da un articolo di sei commi a due capi con un articolo di 11 commi.
Nel leggerlo e nel rivederlo, Assessore, io mi chiedo veramente se siamo consapevoli che la competenza paesaggistica è una competenza dello Stato, è una competenza dello Stato che la Sardegna esercita in virtù di un Piano paesaggistico che è stato soggetto a verifica e compatibilità con lo Stato. Quindi deriva, non da un'iniziativa autonoma assunta dall'amministrazione precedente per la necessità di tutelare l'ambiente del paesaggio in Sardegna, ma da una legge dello Stato, il Codice Urbani, che disciplina le modalità attraverso le quali le regioni possono tutelare il bene paesaggistico.
Presidente, le chiedo, per favore, di far cessare il brusio, perché questa non è materia di poco conto, colleghi, ma probabilmente è il cuore di questa legge. I veri interessi di questa legge sono in questo articolo, quindi credo che tutti noi dobbiamo sforzarci di prestarvi attenzione.
Come lei sa, è una competenza delegata, e se noi o le altre regioni tarderanno ancora, oltre l'ulteriore termine di fine anno, a dotarsi di un Piano paesaggistico, lo Stato può esercitare il potere sostitutivo. Il Codice Urbani disciplina anche i modi e le modalità attraverso i quali devono essere previsti gli adeguamenti al Piano, e lo fa con l'articolo 156, che stabilisce che per disciplinare lo svolgimento congiunto della verifica e dell'adeguamento dei piani paesaggistici si stipulano intese.
La prima osservazione, Assessore, che riguarda quest'articolo, è che è un articolo del tutto illegittimo, perché noi interveniamo in maniera pesante sulle norme di salvaguardia con legge ordinaria, cioè non con un atto che deriva dal Codice Urbani, soggetto a indirizzo, a modifica e a verifica di compatibilità rispetto all'indirizzo precedentemente impartito. E interveniamo pesantemente in due modi, Assessore, permettendo, in entrambi i casi l'aumento delle volumetrie. Qui pertanto c'è la sostanza dell'inganno che stiamo perpetrando ai danni dei sardi, perché è presente un aspetto non veritiero.
Questo articolo, infatti, dimostra che le sue affermazioni, Assessore, ripetute anche in quest'Aula, circa la non previsione all'interno di questo disegno di legge di nuove cubature, erano del tutto false. Lei ci ha mentito, Assessore! A meno che l'autore di questo articolo non sia persona diversa da lei. Questo articolo infatti prevede due strade per il rilasci di nuove cubature: al punto 2 prevede che gli interventi approvati dagli strumenti attuativi ai sensi della legge urbanistica precedente (quindi tutti quegli interventi che non erano stati ancora convenzionati, che avevamo bloccato al 10 agosto 2004) possano andare avanti, e poi prevede che gli interventi convenzionati alla data di "approvazione (nella versione precedente si parlava di "adozione") del Piano paesaggistico, anche se non hanno modificato in maniera irreversibile i luoghi (come recitavano le norme transitorie prima, ma poi quelle attuali di salvaguardia del Piano paesaggistico) possono procedere.
Noi, a suo tempo, avevamo calcolato, Assessore e Presidente, che l'insieme di questi due interventi - e poi ce n'è anche un altro che vi citerò successivamente - potessero portare nuove volumetrie per oltre 15 milioni di metri cubi. Consideri, poi, che con questo articolo, alla lettera e), lei sta facendo saltare anche i massimali che avevamo stabilito, che mettevano a capienza le zone F, perché con l'articolo 6 della "legge salvacoste" avevamo previsto che nelle zone F turistiche il dimensionamento delle volumetrie non potesse essere superiore a quanto consentito dal cosiddetto decreto Floris.
Ora, Assessore, noi dobbiamo essere onesti con i sardi. Noi dobbiamo dire che questo è un nuovo intervento massiccio, che questa legge non riguarda minimamente la prima casa, non riguarda le famiglie che hanno bisogno di edilizia sociale, riguarda interventi massicci e intensivi sulle abitazioni esistenti, in prevalenza seconde case e case costruite nell'agro, che costituiranno la stragrande maggioranza dei 40.000 interventi che lei ha previsto e che potranno essere di più o di meno, ma che comunque comporteranno svariati milioni di metri cubi.
Noi avevamo, stimato, lei mi corregga, oltre 15 milioni di metri cubi di volumetrie. Quindi stiamo facendo saltare tutto, non stiamo tornando al 2003, stiamo tornando proprio alla liberalizzazione selvaggia e incontrollata. Il presidente Cappellacci deve avere oggi la compiacenza di ammettere che questa legge non ha niente a che fare con la prima casa; il 99,9 per cento di questa legge riguarda incrementi volumetrici o nuove lottizzazioni, nuovi insediamenti. E' un piano cemento, è un nuovo sacco delle coste che state portando avanti in maniera, mi consenta, non trasparente, perché sarebbe stato più onesto dire: "Noi vogliamo dare il via libera all'edificazione, vogliamo dare il via libera agli strumenti attuativi dei comuni ante 2004, vogliamo rimettere in campo le convenzioni efficaci, vogliamo nuove lottizzazioni nelle coste perché crediamo che il modello del cemento e delle lottizzazioni sia il modello giusto per la Sardegna". Può essere! E' un punto di vista che noi non condividiamo.
Noi abbiamo dimostrato anche in quest'Aula che il patrimonio di seconde case non porta reddito, il reddito di quelle seconde case è bassissimo. L'incidenza e il valore aggiunto del turismo in Sardegna, con questo modello, è la metà di quello del Trentino: l'8 per cento contro il 15. Quando si dice "vogliamo una nuova cementificazione della Sardegna, vogliamo 15 milioni di metri cubi di lottizzazioni" cioè circa il 50 per cento dell'esistente, si assume una posizione politica; abbiate l'onestà politica, culturale e intellettuale di ammetterlo, Assessore.
Questa legge non ha niente a che fare con la casa, ha a che fare molto con una nuova, massiccia, intensa urbanizzazione delle nostre coste. Abbiate il pudore di ammetterlo. Poi entreremo nel merito, ma siate almeno onesti con noi, con quest'Aula, con i cittadini e anche un po' con voi stessi perché all'inganno c'è un limite e credo che tutto ciò non vi faccia onore. Credo che sia meglio dire le cose chiaramente come sono: questa legge è un "piano cemento".
PRESIDENTE. Onorevole Porcu, il tempo a sua disposizione è terminato.
E' iscritto a parlare il consigliere Gian Valerio Sanna. Ne ha facoltà.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Signor Assessore e Presidente, stamattina abbiamo assistito all'anticipazione della Pasqua: è arrivato l'uovo e la sorpresa. L'emendamento numero 553 che riscrive ciò che era stato già riscritto con l'emendamento numero 385. L'esigenza della Giunta…
(Interruzioni)
Vi prego di stare un attimo attenti perché non sono importanti le mie parole, per carità, ma è importante la consapevolezza di fronte a quest'argomento. E' molto importante che voi abbiate piena consapevolezza perché non è un punto secondario. Si riscrive l'articolo 13, evidentemente quello che era stato scritto dalla stessa Giunta, approvato dalla Commissione, non va più bene. Che cos'è successo? Non è successo niente. E' cominciata la stagione della cosiddetta "urbanistica contrattata" per cui bisogna mettere in piedi le cose.
L'emendamento numero 553 è un capolavoro, un capolavoro di contraddizione è, secondo me, l'aspetto più rilevante della censura che verrà posta su questa legge. La Magistratura aveva affermato, infatti, che non si possono usare norme urbanistiche per intervenire sul campo della tutela paesaggistica, invece ciò viene pedissequamente riproposto in questo emendamento. Quello che sfugge è ciò che è avvenuto sotto il profilo culturale in questo Paese; non in Sardegna: in questo Paese.
Come scrive uno che di leggi ne capisce, Massimo Severo Giannini, nella disputa fra paesaggio e urbanistica nel codice la spunta la normazione del paesaggio, a danno della pan-urbanistica. In altre parole si potrebbe attribuire al paesaggio la posizione superior stabat lupus, conferendo così al primo una collocazione sovraordinata rispetto alle discipline di uso del territorio. Ma questo non lo discute nessuno, lo discutete voi, è a voi che non va bene. Non va bene la Corte costituzionale, non va bene la Costituzione, attenzione, non va bene neanche quello che è stato deciso dallo Stato per tutti.
Al comma 2 dell'emendamento, infatti voi dite: le disposizioni che abbiamo elaborato al comma 1 "sono provvisoriamente efficaci e trovano immediata applicazione sin dalla data di entrata in vigore della presente legge", come dire le norme transitorie, le norme di salvaguardia che sono in vigore da due anni a questa parte in relazione al Piano paesaggistico con atto amministrativo, sono sabotate e modificate da un atto legislativo. La Corte costituzionale ha ripetuto per tre volte di seguito che non si possano modificare le norme di salvaguardia con atti difformi dall'atto originario.
Peraltro il comma 9 dell'articolo 143 del codice dei beni culturali e del paesaggio recita: "a far data dall'adozione del Piano paesaggistico" - oggi è 15 ottobre, sono decorsi due anni dall'approvazione del Piano paesaggistico, quindi siamo da quella data a oggi, "non sono consentiti sugli immobili e aree normate dal Piano paesaggistico interventi in contrasto con le prescrizioni di tutela previste nel Piano stesso". Dalla data di approvazione, cioè da due anni a questa parte, del Piano, le relative previsioni e prescrizioni sono immediatamente cogenti e prevalenti sulle previsioni, Piani territoriali e urbanistici. Non so cosa voglia dire; lascio a voi interpretare.
Con questa operazione al comma 1, lettera a), punto 2, dell'emendamento numero 553 introducete le opere e i volumi tecnici "funzionali alla gestione tecnico-operativa delle strutture esistenti". Termine nuovo; non capisco cosa voglia dire "funzionali alla gestione tecnico-operativa". Credo di aver capito che voglia dire funzionali a mettere in campo gli ampliamenti che avete previsto.
Al punto 4 modificate le norme che consentono gli interventi pubblici e introducete quelli di interesse pubblico, cioè quelli eseguiti da privati in nome di un interesse pubblico, violando una disposizione già presa in esame dal TAR e confermata con sentenza. Invece gli interventi che avete previsto al Capo primo, cioè la deroga alla strumentazione urbanistica diventano parte della norma di salvaguardia. Immaginate: la deroga diventa norma di salvaguardia, la deroga, la depianificazione diventa norma di salvaguardia!
Per quanto riguarda, infine, la lettera b), punto 1, leggetevi il Codice Urbani a proposito di quello che viene detto sugli interventi in zona A; lo lascio alla vostra lettura.
Passando poi al punto G), volevo chiederle, Assessore, perché i Piani territoriali paesaggistici furono annullati? Furono annullati perché non si rispettavano alcune norme. Qui c'è un capolavoro. Sappiamo tutti che i 100 metri intorno ai beni identitari e paesaggistici sono un vincolo di tutela integrale, bene, voi alla lettera G dite: nei 100 metri si può costruire anche con la realizzazione di nuovi corpi di fabbrica esclusivamente a condizione che venga data l'autorizzazione paesaggistica. Assessore, io fino a oggi ho tenuto un comportamento di rispetto anche del suo profilo professionale, ma lei è sicuro che dentro un vincolo di tutela integrale possa aversi l'autorizzazione paesaggistica?
E' vero che i 100 metri possono essere ridimensionati, perché se il vincolo è sovrabbondante si può portare a 30 metri, a 40 metri (e questo lo fanno i Comuni in cooperazione con la Regione), ma fino a quando non si fanno queste rideterminazioni i 100 metri sono vincolo assoluto. Quando mai avrete l'autorizzazione paesaggistica salvo che non vengano corrotti gli Uffici? L'unico modo per ottenere un'autorizzazione paesaggistica in un punto dove c'è un vincolo totale, non generico, totale è corrompere il funzionario preposto.
Continuiamo. La legge numero 8 del 2005 e poi le norme transitorie hanno introdotto un vincolo che è stato riconosciuto legittimo dallo Stato, in virtù del quale gli interventi che non erano stati previsti negli strumenti urbanistici approvati e con convenzione efficace alla data del 10 ottobre del 2004 e che non avevano realizzato le opere di urbanizzazione in maniera irreversibile non sono attuabili. Voi, invece, tornando indietro nel tempo di due anni, affermate che basta solo che queste lottizzazioni siano state a suo tempo adottate, dando così il via ad un'operazione che comporterà la realizzazione di non meno di cinque, sei milioni di metri cubi. Sei milioni di metri cubi concessi gratuitamente con spostamento retroattivo di un vincolo di salvaguardia! Ma voi non avete la minima idea della illogicità giuridica dell'operazione!
Io, perdonatemi, mi vergogno, io mi vergogno di dover trattare questi argomenti, mi vergogno perché sono in una sede legislativa, me ne vergogno e dovremo provare vergogna tutti di fronte a questa condizione paradossale, paradossale! Badate, non c'è ombra di dubbio su questo fatto. Questo emendamento ci darà la possibilità di chiedere ai tribunali dello Stato l'intervento urgente per la sospensiva di tutta la legge onde evitare i disastri che questo provvedimento può provocare.
All'indecenza non è stato posto un limite ed è ancora più grave che noi che ci fregiamo dell'idea della rappresentanza del popolo sardo e di essere dei legislatori, ahimè, facciamo delle leggi aria fritta, strumenti non di regolazione ma di liberalizzazione selvaggia, di tirannia. Questa è la vergogna che porta quest'emendamento numero 553.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.
URAS (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Signora Presidente, questa mattina ci ritroviamo a discutere un'altra legge, non quella che era stata licenziata dalla Commissione, non quella che era stata sottoposta all'esame del Consiglio sin dall'inizio di queste sedute, ma una legge totalmente diversa perché l'emendamento sostitutivo totale dell'articolo 13 - lo dico nonostante la disattenzione che serpeggia e il mormorio che continua - è, da solo, una legge complessa, in contraddizione con i commi di principio che sono indicati nello stesso provvedimento e negli articoli che abbiamo già approvato, in contrasto con la Costituzione. Però confidiamo sul ministro Fitto.
Se il ministro Fitto è così attento da portare davanti alla Corte costituzionale un provvedimento come quello che attiene, per esempio, al mandato dei sindaci al di sotto dei 3 mila abitanti, sarà attento anche a cogliere l'incostituzionalità di questa legge. La Regione, infatti, ha una sua competenza sull'ordinamento degli enti locali, quindi potrebbe legiferare in materia, ma il ministro Fitto dice: "Solo nei limiti che sono consentiti dalla nostra opinione sulla Costituzione". E' un'opinione un po' strana. Ieri in una trasmissione televisiva abbiamo imparato dal Ministro della giustizia che esiste una Costituzione materiale che è diversa da quella formale. Cioè, la Carta costituzionale su cui noi tutti quanti giuriamo, è una cosa messa lì, è formale perché quella materiale, cioè quella degli affari, quella degli imbrogli, quella della mistificazione, quella della menzogna, quella che si inventa la stampa o che viene promossa attraverso il trucco dei simboli elettorali, leggi elettorali che sono leggi ordinarie, è quella che vale!
Per cui noi possiamo dire tranquillamente al cittadino: badate, le leggi che abbiamo scritto, quelle sono le leggi formali. E' previsto nel Codice penale che se uno ammazza un altro sia passibile di pena perché l'omicidio è un reato, però quello è scritto nella legge formale, se tu lo fai, ti guardi la Costituzione materiale, il Codice materiale, la legge materiale e l'omicidio può darsi che non sia neppure un reato, che sia un atto di liberazione, che sia l'eliminazione di un disturbo. Noi non possiamo accettare questa cultura giuridica rovinosa.
In questo emendamento sostitutivo totale dell'articolo 13 non è che c'è una liberalizzazione delle volumetrie possibili da realizzare, no, c'è l'esproprio generale di tutte le competenze delle Istituzioni locali, c'è l'esproprio generale della regola, c'è la violazione dei principi che sono stati confermati con le sentenze sull'annullamento dei piani paesistici territoriali, c'è una violazione grave e pesante del codice Urbani, c'è di tutto e di più! Cinque, sei milioni di metri cubi: io ammiro l'onorevole Sanna che riesce a fare i conti come se fosse un cervello elettronico, io non so, se mi metto a contarli come son capace io, col pallottoliere, forse arriviamo a 8-9-10 milioni di metri cubi, finiremo per costruire anche sopra noi stessi. E tutto questo per che cosa?
Noi pensiamo che il popolo starà benissimo, che si aumenterà il reddito in capo a tutte le famiglie, che non avranno più problemi di natura economica, che potranno sostenere i propri figli, che lasceranno un ambiente equilibrato, che la salute verrà meglio tutelata? Io penso di no. Questa è una confusione, è un prodotto di uno stato confusionale. Cosa possiamo fare?
Io penso che se questo emendamento sostitutivo non verrà ritirato, se questo emendamento sostitutivo verrà votato, se questo emendamento sostitutivo diventerà legge formale, chiamiamola così (perché per capire quale sarà la sostanza di questa legge basterà aspettare, forse soltanto qualche ora perché mi dicono che stanno già piazzando ruspe e stanno già cominciando ad abbattere edifici già esistenti, stanno cioè già precostituendo il guadagno), tutto ciò che accadrà sarà normale, sarà normale, sarà accettato, sarà subìto e poi sarà contrastato e poi alla fine vi verrà addebitato. E allora quale sarà il nostro atteggiamento, qua, nelle prossime ore?
Posso solo dire che nei confronti di un provvedimento che non era arrivato a questo livello di - non so neppure trovare una definizione corretta - depravazione edilizia, di sconquasso urbanistico, di abolizione e soppressione di ogni tutela paesaggistica, noi avevamo una posizione di netto contrasto e che questa posizione di netto contrasto sarà ancora più forte.
Su questo terreno ci sarà la differenza politica vera tra centro-sinistra e centro-destra, non sarà neppure più possibile, con questo emendamento, pensare che nell'ambito del centrosinistra si possano raccogliere interessi che possano guardare con qualche timidezza alle vostre proposte, non ci sarà più possibilità di dialogo su questo terreno perché è un terreno in cui la differenza è totale, la divaricazione profonda. Da una parte ci saranno coloro che pensano allo sviluppo di questo territorio, di questa Regione e di questa comunità per oggi e per il domani, dall'altra ci saranno coloro che invece stanno precostituendo, ai fini di interessi che sono di persone, che sono di imprese, ma che sono di pochi, la devastazione del territorio.
Da una parte ci saranno coloro che hanno speso parole per raccomandare attenzione nei confronti della condizione di difficoltà già accertata del nostro territorio sotto il profilo idraulico, sotto il profilo della tenuta geologica, dall'altra ci saranno coloro che invece, liberalizzando ogni tipo di costruzione, porranno le condizioni per l'aumento della pericolosità di alcune abitazioni e di alcune comunità. Ci sarà una differenza totale su questo e inizierà uno scontro politico che si concluderà con le prossime elezioni che noi, proprio per questa vostra ingordigia edilizia, siamo convinti che potremo vincere.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.
SALIS (I.d.V.). Signora Presidente, colleghi, come già dicevamo ieri, ci sono momenti in cui lampi di luce fanno capire bene la direzione in cui ci si vuole muovere. L'emendamento numero 553 è uno di questi perché chiarisce ampiamente e in maniera inequivocabile quale è la filosofia di questa legge.
E' una legge nata tentando di imbrogliare l'opinione pubblica, evocando interventi legati alla casa, all'abitazione, che costituisce un bene primario indispensabile per qualsiasi persona o per qualsiasi famiglia. E infatti la prima parte della legge, una volta chiarito dallo stesso Assessore, dalla stessa Giunta, che il piano casa è di là da venire, prevede interventi sulle aree più sensibili del nostro territorio: sulla fascia dei 300 metri dal mare ("schiantando" un principio per cui la Sardegna era all'avanguardia tra le regioni italiane) e su quello dei 2000 metri dal mare, dei due chilometri dalla battigia. Il piano casa diventa pertanto un "piano villetta".
La parte seconda della legge è, se possibile, ancora peggiore della prima, perché nella prima parte viene schiantato per esempio il principio del rispetto della fascia dei 300 metri dal mare, con questo emendamento e con l'articolo 13 in particolare si stanno schiantando tutta una serie di atti che sono già certificati e che fanno parte della tradizione, della storia politico-istituzionale, oltre che urbanistica, della Sardegna.
Ma come si fa a scardinare un intero meccanismo di equilibri difficilissimi predisposto per tutelare il paesaggio, che è un bene nostro, che come legislatori dobbiamo preservare anche per le generazioni future, per lasciare invece spazio, come si evince dalla filosofia dell'articolo 13 nel testo emendato, alle pressioni più speculative, agli interventi più disastrosi che purtroppo con questo articolo saranno possibili?
Un amministratore della piana di Agrigento - apro una parentesi - di fronte ad un interlocutore estero che gli domandava "ma come avete fatto a distruggere questa bellezza, a consentire la realizzazione di queste ville, villette e villone nella Valle dei templi, nella piana di Agrigento?" ha risposto: "c'è mancata la cultura! Non ci siamo resi conto che bisognava, con un meccanismo anche di difesa di carattere culturale della nostra storia, oltre che del nostro paesaggio, opporsi alle pressioni estreme che provengono dai settori più forti dell'economia, dell'edilizia, del business della speculazione." Solo un atteggiamento culturalmente moderno e culturalmente radicato può quindi consentire di dire di no alle tante pressioni che sono presenti visivamente, le possiamo quasi toccare con mano, in Sardegna.
Rientravo da Parma in treno, nei giorni scorsi, quando ho letto un articolo dell'Espresso. In questo settimanale italiano si afferma, con prove, offrendo elementi di conoscenza ulteriori, che "palazzinari", personaggi legati alla storia opaca della Sardegna e dell'Italia stanno cominciando a far sentire il loro fiato sul collo della Giunta regionale. C'è tutto un fiorire di iniziative di carattere urbanistico, di carattere edilizio, di carattere speculativo, nei settori dell'energia e dei rifiuti, dove il business è più facile da realizzare. Con buona pace della legislazione urbanistica, del dibattito e delle conclusioni, anche legislative, che hanno portato la Sardegna ad essere considerata una terra felice, anche in questo ambito.
Per cui io, concludo, Presidente, dicendo che non si possono portare avanti processi di riforma così incisivi, così profondi, a colpi di emendamenti agli emendamenti. E' successo anche sul collegato alla finanziaria con la riforma della sanità, e solamente dopo un mese è stata pubblicata, dopo un mese di ritardo, la delibera sul commissariamento delle AA.SS.LL. Oggi dal cilindro viene fuori il "coniglio" dell'emendamento all'emendamento, l'emendamento numero 553, che contiene sorprese ulteriormente negative: al peggio non c'è mai limite!
Quindi noi utilizzeremo il dibattito aperto con la presentazione dell'emendamento numero 553, per far capire i sardi che sì, è vero che è necessario intervenire per dare una mano ad un comparto come quello dell'edilizia, che è vero è bene offrire un sostegno ad un settore che conta al suo interno migliaia di lavoratori, ma è anche vero che questo non si può fare stravolgendo completamente quella che è la storia dell'urbanistica in Sardegna e soprattutto non si può fare mettendo a repentaglio il patrimonio di tutti i sardi che è rappresentato dal nostro paesaggio soprattutto nelle aree più sensibili. Non si può fare soprattutto perché bisogna avere il coraggio - e la Giunta e la maggioranza di centrodestra sinora questo coraggio non l'hanno avuto - di dire di no ai tanti speculatori che hanno orientato queste scelte, perché sanno che la Sardegna può essere un Bengodi, può essere terra di affari, può essere terra di lauti guadagni, a spese dei sardi. A spese dei sardi!
Ecco perché noi ci impegneremo affinché l'articolo 13 possa essere cassato e soprattutto perché non venga sostituito dall'emendamento numero 553. Pensiamo che in un provvedimento di emergenza, così com'è stato presentato, il cosiddetto "piano villetta", un intervento da controriforma urbanistica qual è quello presente nell'emendamento 553, abbia tutti i crismi per poter essere o ritirato o cancellato da quest'Aula.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Signora Presidente, colleghi, siamo arrivati all'articolo 13 e questa Giunta regionale, questa maggioranza, continuano con la politica degli annunci. Ci avete annunciato per mesi un Piano casa, e oggi vediamo, con quest'articolo 13, il vero volto di questa legge. Continuate con una politica illusionistica. Ieri il presidente Cappellacci, parlando della Sassari-Olbia, ci ha detto: "Ci sono 111 milioni subito disponibili, c'è una lettera di un funzionario del Ministero dello sviluppo economico". Oggi il sottosegretario Pizza, rispondendo qualche ora fa in Parlamento a nome del Governo, ha detto che quei 111 milioni non sono disponibili per la Sassari-Olbia, ma servono, come noi avevamo detto, semplicemente per rimborsare la protezione civile per le spese che sono state sopportate per le opere principali del G8. Non solo quindi non ha preso nessun impegno, così come ha fatto ieri il presidente Cappellacci, sui tempi della delibera CIPE: non ha parlato proprio della delibera CIPE. Allora, continuate, continuate con questa politica degli annunci, noi continueremo a vigilare.
Ritornando a questo articolo: voi volete scardinare il Piano paesaggistico regionale. Guardate, il Piano paesaggistico regionale non è il piano paesaggistico regionale di Renato Soru, neanche quello del centrosinistra, il Piano paesaggistico regionale discende dal codice Urbani. E' vero che la Sardegna è stata la prima regione ad adottarlo, ad approvarlo, però discende dal codice dei beni culturali; non è un'invenzione di Soru, è una emanazione intanto della convenzione europea del paesaggio, e soprattutto è un fatto culturale che ormai, dappertutto, in tutti i paesi sta diventando patrimonio politico, patrimonio culturale. Voi lo volete scardinare.
Questa è la parte più contraddittoria della legge, qui c'è il trucco! Non solo perché avete presentato un subemendamento sostitutivo dell'articolo qualche minuto fa ma perché questa parte svela veramente qual era l'obiettivo di questo finto Piano casa e di questo vero "Piano cemento", di questo provvedimento illegittimo di cementificazione selvaggia e di revisione della tutela paesaggistica finora in atto.
Nuove cubature, sblocco delle lottizzazioni sospese, giustamente, dal Piano paesaggistico regionale: tutto ciò lo fate in maniera tra l'altro illegittima, lo dice anche la sentenza relativa a Cala Giunco che mette una zeppa nel cammino del Piano casa: i giudici hanno confermato la pronuncia della Corte costituzionale con la quale è stata affermata la competenza della Sardegna, in base al nostro Statuto, a legiferare in materia di paesaggio, con un limite, quello dell'articolo 3, dove si fa riferimento alle norme statali di riforma economico-sociale. E questo, questo che stiamo discutendo, è sicuramente un provvedimento di riforma economico-sociale sul quale prevale la potestà legislativa dello Stato.
Quindi, il Piano casa, il finto Piano casa della Sardegna non può non attenersi scrupolosamente alle disposizioni del Codice dei beni culturali e del paesaggio e di conseguenza a quelle del Piano paesaggistico regionale vigente che ne sono una conseguenza rigorosa. Voi volete depotenziare, scardinare il Piano paesaggistico, espropriare dalle loro competenze i comuni, gli Enti locali, con una deregulation totale: senza regole, niente regole! Si ritorna al Far West esistente prima dei PTP annullati.
Voi avevate - l'ho detto più volte, l'abbiamo detto più volte in quest'aula - avevate una possibilità: quella di annullare il piano paesaggistico regionale, quella di rivederlo, di aggiornarlo ma non attraverso scorciatoie come queste, come questo articolo che di fatto è già una legge di per sé. Lo potevate fare andando trattando con lo Stato, rivedendo quell'intesa tra la Regione e lo Stato, tra la Regione e l'Amministrazione dei beni culturali. Sarebbe stata una via più lunga, me ne rendo conto, però era la via corretta: probabilmente avevate timore che lo Stato, come ha fatto oggi con la Sassari-Olbia, presidente Cappellacci, non vi seguisse anche su questa strada.
Allora, questo non è un piano casa, è bene che i sardi lo sappiano: con la casa non c'entra niente, non c'entra niente con le esigenze di natura abitativa, che pure ci sono e sono numerose in Sardegna. È in realtà lo strumento, la scorciatoia, un inganno, un trucco che voi state mettendo in atto per modificare il Piano paesaggistico, per poter sbloccare lottizzazioni, per poter aumentare notevolmente le cubature in Sardegna.
La fase due. Arriverà la fase due, a novembre forse, a dicembre, dopo la finanziaria, durante la finanziaria, vi occuperete anche delle case, vi occuperete degli ultimi, vi occuperete dei poveri, però prima arrivano i ricchi, prima arrivano i grandi costruttori, prima arrivano le esigenze che probabilmente derivano anche da qualche risposta che dovete dare sulla base di cambiali da onorare per la vostra campagna elettorale.
Noi non possiamo esprimere altro giudizio: questo articolo 13 costituisce veramente un grave danno per la Sardegna, è illegittimo così come è illegittimo l'intero corpo di questa legge. Credo che da cittadini, perché non lo possiamo fare in altro modo, presenteremo i ricorsi, cercheremo di impugnare questa legge che non fa del bene alla Sardegna, non guarda agli interessi generali, non guarda al bene comune, guarda ad interessi di parte e va a connotare (la vostra prima legge,) quella che sarà la vostra politica (se il buongiorno si vede dal mattino) di questa legislatura.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Lotto. Ne ha facoltà.
LOTTO (P.D.). Io solitamente scrivo due paginette di "scaletta" quando intervengo in queste occasioni. Stavo ragionando poco fa su cosa dire su questo argomento quando ho sentito l'onorevole Bruno pronunciare alcune affermazioni che mi hanno costretto ad aggiungere un foglietto come primo approccio a questo argomento. Ciò che lui ha detto, infatti - io non so se voi ne cogliete la portata - è davvero sconcertante. Se quello che lui ha detto è vero - e non ho motivo per pensare che non lo sia - noi ieri abbiamo passato una giornata intera a parlare di nulla, perché quando si ragiona sulla parola di un'autorità e quella parola non corrisponde al vero, tutti i ragionamenti fatti attorno non servono a niente!
E badate, quei ragionamenti inutili non li ho fatti io soltanto, li avete fatti anche voi, li ha fatti anche il Capogruppo del partito di maggioranza quando ha concordato con il Capogruppo della minoranza la predisposizione di un ordine del giorno per cercare di fare una politica unitaria, per cercare di impostare con il Governo una posizione unitaria verso quell'argomento. Alla luce di quello che ha detto l'onorevole Mario Bruno, abbiamo giocato, non abbiamo fatto una cosa seria! Io spero che non sia vero, che abbia sbagliato il Sottosegretario a dire quello che ha detto, e il Presidente avrà modo eventualmente di smentire, con dati di fatto, però, non basandosi sulle parole, altrimenti, davvero sarebbe difficile capire cosa ci veniamo a fare qui dentro.
Detto questo però, veniamo all'argomento all'ordine del giorno. L'articolo 13 rappresenta l'anima perversa di questa legge. Fino ad ora abbiamo parlato di un'altra legge che noi pensavamo qualche mese fa avrebbe potuto consentire, anche in maniera demagogica e populista, al povero diavolo che ha una casa piccola di ampliarla leggermente per poter sistemare il sesto figlio - e questo esempio l'ha portato qua platealmente l'altro giorno il Presidente - ma abbiamo capito durante questa discussione che non era così, che stavamo parlando d'altro, che stavamo parlando di raddoppio di qualche villetta, che stavamo parlando di possibilità di interventi piuttosto consistenti, stavamo parlando, anche nel Capo I, di interventi che andavano ben oltre quello di dare la possibilità al povero operaio di accrescere la sua piccola, povera casa.
Però eravamo dentro un alveo che avevamo capito che non condividevamo ma che poteva ancora trovare nella pancia dell'elettorato un'approvazione. Ragionando di questo articolo 13 stiamo ragionando di una nuova legge, ci stiamo riferendo non alla pancia dell'elettorato ma ci stiamo riferendo alla pancia di colui che controlla l'elettorato, di colui che ha la possibilità di comprarselo l'elettorato, di colui che ha il potere di incidere, in funzione della propria dimensione economica e del controllo dell'opinione, su quello che viene fatto qui dentro e fuori.
Abbiamo davvero cambiato registro con la discussione di oggi; entriamo in un campo di aperto conflitto. L'onorevole Sanna diceva "si sta aprendo un conflitto con lo Stato": innanzitutto si sta aprendo un conflitto con il buon senso e con gli interessi legittimi del popolo sardo. Oggi il quotidiano "La Repubblica" apre con un articolo di fondo di Gustavo Zagrebelsky, già Presidente della Consulta, all'interno del quale c'è una frase interessante: "Cosa sono e a cosa servono le istituzioni: il genere umano ha scoperto le istituzioni per mettere freno all'aggressività e all'istinto di sopraffazione che allignano in ognuno di noi, in alcuni di più in alcuni di meno".
Mi serve questa frase per esplicitare un concetto: non possiamo continuare in quest'Aula a ragionare del come aggirare le leggi che lo Stato democraticamente si dà. Più di un collega, più di un onorevole della maggioranza in tutti questi giorni ha richiamato il concetto di Autonomia, e io mi domandavo ogni tanto perché, che cosa c'entrasse? Me lo domandavo sinceramente, volevo capire dove si voleva arrivare con questi ragionamenti: oggi l'ho capito e, a dispetto della sicura sincerità degli amici del Partito Sardo d'Azione che hanno fatto del concetto dell'Autonomia la base fondamentale di tutta la loro politica, io ho la sensazione che nella maggioranza dei casi si sia parlato dell'autonomia di poter far fare quello che si vuole; non di autonomia della Regione nei confronti dello Stato ma di autonomia dalla legge. Noi stiamo chiedendo l'autorizzazione a delinquere, se per delinquere intendiamo la possibilità di non osservare la legge.
E' stata chiarita abbastanza autorevolmente - più di quanto non possa fare io - la portata del contenuto dell'emendamento numero 533: la portata concreta è, davvero - e credo che nessuno abbia la possibilità di smentirlo - quella di autorizzare una colata di cemento nelle nostre coste. E c'è anche una portata di carattere politico e culturale: si sta dicendo che in questo Stato, in questa Regione le leggi non servono e che quelle che vengono approvate d'ora in poi serviranno per mettere fuori gioco quelle precedenti. Non sarà possibile, quasi certamente, ci saranno dei passaggi che probabilmente inficeranno un po' tutto il percorso dell'intera legge.
Però io vorrei riprendere l'argomento che ha toccato l'onorevole Gianvalerio Sanna portando l'esempio dell'ufficio tutela che autorizza certi interventi in zone a tutela integrale. Ma ragioniamo. Qual è il compito di un ufficio tutela? E' quello di dire se la richiesta di quel cittadino di intervenire in quell'area è una richiesta che ricade o meno in una zona a tutela integrale. Non possiamo pensare che ci sia la possibilità di interpretare. Chi vuole costruire chiederà se, per esempio, al foglio catastale numero 2, particella 4, del Comune di Sassari è possibile o no costruire, se lì c'è o no un vincolo. Non si può pensare che l'ufficio tutela possa inventarsi eventualmente l'esistenza o l'inesistenza di un vincolo. Non possiamo pensare che anche su questi temi ci sia la possibilità di interpretare e di aggirare la legge.
La sensazione che ho io, è che si stia creando un meccanismo (un po' in tutta la legge c'è questa tendenza, ma qua è particolarmente eclatante) per cercare di travisare i compiti di chi è pagato perché si assicuri che la legge venga osservata.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Sechi. Ne ha facoltà.
SECHI (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). E' deprimente la situazione che stiamo vivendo in quest'aula, che registra giorno dopo giorno colpi di mano e comportamenti scorretti. Dopo aver dato l'illusione del rispetto delle regole, facendo passare un testo in Commissione, vengono cambiate la carte in tavola e ci troviamo in Aula a discuterne uno che è completamente diverso.
Mi chiedo: ma noi, come Parlamento sardo, non dovremmo legiferare nell'interesse del popolo sardo? Questo dovrebbe essere il principio fondamentale che dovrebbe ispirare l'azione di questo Parlamento, e invece attraverso uno strumento, che sarà quello che ahimè forse approveremo, finiamo per porci proprio contro gli interessi del popolo sardo che, di fatto, da questo provvedimento si troverà totalmente a margine, non beneficerà di questa legge. Questa legge è uno strumento che mette fuori gioco le regole preesistenti e tutte le norme di pianificazione urbanistica in Sardegna.
Negli anni 50-60 si registra nell'area del Mediterraneo un fenomeno che viene chiamato "balearizzazione", caratterizzato dalla frenesia di costruire ovunque, in ogni luogo, fuori dalle regole. Probabilmente allora non c'era la sensibilità che oggi, fortunatamente, almeno in alcuni ambienti c'è, anche se tarda a trovare attenzione e considerazione in Sardegna. Era una società ancora non uscita dal grave disagio e dalla fame conseguente agli eventi bellici che però già intravedeva e intuiva le possibilità di ripresa economica e le opportunità offerte dalla cosiddetta modernizzazione che tanti guasti ha creato. Soprattutto si pensava che attraverso l'attività nel cosiddetto settore turistico si potesse intervenire ovunque, costruendo persino in riva al mare, addirittura con edifici e alberghi, manufatti, ville, villette le cui fondamenta, così come forse accadeva in tempi antichissimi, poggiavano sulla battigia.
Io credo che vada fatta chiarezza e la dovete fare soprattutto voi perché questo provvedimento segna una svolta drammatica per la cementificazione della Sardegna, mette una pietra tombale sulle illusioni di tanti sardi che avevano sentito parlare di intervento a favore della casa puntando solo ed esclusivamente sulla cementificazione, cementificazione diffusa ovunque e in ogni luogo.
Io sottolineo questo perché trovo in qualche modo incredibile l'atteggiamento che voi assumete. In più di un passo di questa legge fate richiamo alle qualità ambientali, architettoniche, spendete parole ampollose per definire interventi che non ci saranno mentre siete reticenti circa la vostra vera volontà, come se vi vergognaste di dire quello che volete fare. Dovete dirlo invece apertamente, a gran voce, anche perché su questa base avete detto di aver vinto le elezioni. Il popolo affamato dal tiranno chiedeva pane e cemento; il pane magari sarà poco, rimarrà poco, però cemento ce ne sarà tanto, in quantità enormi, ottenuto attraverso un meccanismo anche subdolo, come ho detto prima, che è quello dell'uso improprio persino dell'italiano.
Quando si utilizzano termini che lasciano aperta ogni possibilità, quando si fa riferimento a concetti come "modesta entità", mi chiedo come si faccia a coglierne l'esatta portata. Chi stabilisce, per esempio, la entità modesta? Cosa significa modesta. Modesta rispetto a chi? Oppure quando utilizzate il concetto di "strettamente necessario", cosa intendete? Quello che è necessario per uno non è necessario per un altro. Le quantità dello "strettamente necessario" sono sicuramente suscettibili di valutazioni soggettive e non credo che una legge che faccia riferimento ad una materia così delicata come questa possa permettersi di usare termini che lasciano le porte aperte a 1000 interpretazioni.
Lo stesso dicasi quando introducete criteri che sembrano limitare la possibilità di intervento che invece, di fatto, non limitano, come quando scrivete "a condizione che" oppure "non possono essere realizzate se".
Altri aspetti che lasciano ampi dubbi, perplessità e preoccupazioni sono, per esempio i riferimenti ad aree intercluse senza precisare se queste, per esempio, possano diventare tali a seguito di demolizioni. Nei piani regolatori si faceva riferimento ai lotti interclusi, però venivano abbattute le volumetrie esistenti e il lotto intercluso acquistava il massimo della volumetria consentita dal piano regolatore generale o dallo strumento di dettaglio. In questa situazione, di più, c'è il vantaggio che, a seguito della demolizione, oltre al massimo della volumetria consentita si può utilizzare anche la premialità prevista. Io credo che ciò sia veramente un danno incontenibile delle cui conseguenze forse neanche noi che denunciamo la vicenda siamo pienamente consapevoli.
Per non parlare poi di altri passaggi terrificanti (non mi viene altro termine, forse è improprio ma è corrispondente allo stato d'animo che mi suscitano) come il seguente: "può, inoltre essere concluso il procedimento di approvazione dei piani attuativi, legittimamente adottati prima dell'approvazione del Piano paesistico regionale". Ma queste erano situazioni che avevamo già liquidato, erano questioni ormai consolidate! Noi stiamo risvegliando gli appetiti e gli interessi anche di cementificatori e speculatori che in passato si erano messi l'anima in pace. Voi recuperate tutto, tutto il possibile e in qualche modo anche l'impossibile.
Infine, si legge che, all'interno della fascia dei 300 metri, possono essere autorizzati in deroga agli strumenti interventi di ristrutturazione e rinnovamento. Anche questo è un concetto non pienamente puntualizzato e definito. Mi chiedo, allora, ancora una volta: il concetto di ristrutturazione prevede anche le demolizioni? Di solito è così ma qui non è precisato. E poi, bontà vostra, dite: "L'importante è che gli aumenti volumetrici non vadano verso il mare". Ma saranno sicuramente in posizione lineare rispetto all'edificio già presente, che rappresenterà quindi un'ulteriore barriera sulla fascia costiera.
Non mi dilungo, perché veramente questo è un capolavoro di ingegneria diabolica, che ha recuperato - sempre che non arrivi qualche ulteriore emendamento nel corso della giornata - tutto quello che era pensabile in termini di edificazione. La scorrettezza sta nel fatto che, purtroppo - l'ha ricordata prima il collega Bruno - dal Codice Urbani si è passati al PPR, perché…
PRESIDENTE. Il tempo a sua disposizione è terminato.
E' iscritto a parlare il consigliere Manca. Ne ha facoltà.
MANCA (P.D.). In apertura, Signora Presidente, in maniera irrituale, le chiederei, rimettendomi alla sua sensibilità e in considerazione del fatto che il Presidente della Regione è ancora in questo palazzo, di offrire l'opportunità al Presidente di riferirci su quello che poc'anzi il nostro Capogruppo, l'onorevole Mario Bruno, ci ha fatto sapere relativamente alla risposta data dal sottosegretario Pizza sul tema della Sassari-Olbia e sul tema dei 111 milioni di euro, sui quali ieri il Presidente, in maniera chiara, corretta e anche determinata, ha preso degli impegni.
Io le chiederei personalmente, a nome di tutto il Gruppo del Partito Democratico, di dare al Presidente della Regione quest'opportunità, perché la gravità…
(Interruzioni)
PRESIDENTE. Colleghi, scusate, non si può procedere in questo modo. Prego, onorevole Manca.
MANCA (P.D.). So che potrebbe anche non interessare, però, se mi concedete tre minuti, probabilmente qualche spunto lo potrete anche trovare.
Dicevo, Presidente, è gravissimo quello che è stato appena detto, rispetto proprio alla serietà che mi sembra il presidente Cappellacci ieri abbia posto, e che ha portato anche alla condivisione di un ordine del giorno. Io penso che sarebbe importante che il Presidente potesse riferirci, anche in maniera inusuale in quest'Aula, su questo tema. Quindi, glielo chiedo in maniera accorata.
Per quanto riguarda invece l'emendamento numero 553, io pongo un altro problema, Presidente, che probabilmente, considerata l'importanza, sarebbe da affrontare in sede di Giunta per il Regolamento. Non ritiene che un emendamento di questa vastità, di questa portata, di quest'importanza, che probabilmente modifica gran parte della struttura di questo disegno di legge, avrebbe avuto necessità di tornare in Commissione?
Non è un appunto di natura regolamentare; so che funziona così l'Aula. Però su questi temi, probabilmente, in generale, che arrivi da noi la proposta o che arrivi dalla maggioranza, occorre pensare a qualcosa di nuovo, perché noi stiamo discutendo su un emendamento del quale, mi permetto di dire, probabilmente, a prescindere dalle linee generali, nessuno di noi riesce a cogliere tutti i risvolti, considerata la vastità, l'importanza e anche la gravità di quello che è stato scritto.
Sono scelte politiche, sono indirizzi diversi rispetto a quelli che noi abbiamo pensato e programmato nella scorsa legislatura, legittimi, che però hanno necessità di essere compresi, e per essere compresi devono essere affrontati in un posto che non può essere l'Aula, dove in 10 minuti non è possibile affrontare un ragionamento in maniera compiuta. Questo lo dico in prospettiva, come ragionamento che potremmo affrontare successivamente.
Per quanto riguarda l'emendamento numero 553, io mi sento un po' disorientato, anche frastornato, Presidente e Assessore. In sede di discussione generale abbiamo evidenziato in maniera chiara più volte il rischio evidente e palese di illegittimità di questo provvedimento, specialmente con riferimento al Capo II, quello che riguarda la modifica del Piano paesaggistico regionale.
Tra l'altro - l'ho detto a titolo personale, ma l'ho detto anche rappresentando il Gruppo del Partito Democratico come relatore di minoranza - ci siamo resi disponibili a sederci di fronte a un tavolo per parlare di Piano paesaggistico regionale, per vedere eventualmente gli errori commessi, per analizzare le difficoltà che i comuni incontrano nell'applicazione di questo strumento, però in maniera costruttiva, seguendo, Presidente e Assessore, l'iter procedurale previsto, non bypassando le diverse fasi, in modo da avere l'opportunità di ragionare in maniera chiara sui diversi aspetti.
Purtroppo non abbiamo ricevuto alcuna risposta e adesso ci troviamo di fronte a una Giunta impegnata in una sorta di ricorsa a superare se stessa: questo emendamento numero 553 supera l'emendamento numero 385, il quale, a sua volta, supera l'articolo 13. Tutto ciò, a mio parere (ma non solo a mio parere) crea veramente notevoli difficoltà, anche perché si è partiti da un presupposto (tutta questa fase di questo disegno di legge parte da questo presupposto) che è l'accordo Stato-Regioni del 1° aprile, che prevedeva interventi per il rilancio dell'economia. Questo accordo, Assessore - io lo rileggo in maniera chiara perché rimanga agli atti - prevedeva che gli interventi edilizi non potessero riferirsi a edifici abusivi o ubicati nei centri storici o in aree di inedificabilità assoluta. Le leggi regionali - continua l'accordo - possono individuare gli ambiti dai quali gli interventi, di cui alle lettere a) e b), sono esclusi o limitati, con particolare riferimento ai beni culturali e alle aree di pregio ambientale e paesaggistico.
Noi, in disprezzo di tutto questo, facciamo il contrario, consentiamo di intervenire nella fascia dei 300 metri, consentiamo di intervenire nei centri storici, consentiamo tutta una serie di attività, a vostro dire, in favore dei comuni, che invece secondo me rischiano di diventare un boomerang, un boomerang pericoloso per i nostri comuni, e rischiano di diventare un limite anche alla volontà di questa legge (che può essere anche legittima, rispettata e rispettabile) di riavviare il cosiddetto tessuto economico della nostra Isola. Ecco, noi, in disprezzo di tutto questo, andiamo avanti, andiamo avanti, secondo me, senza un'attenta considerazione di quello che sta accadendo. Lo dico chiaramente assumendomene le responsabilità, sapendo che in quello che voi fate sicuramente credete, ma questo è proprio forse il limite maggiore e più grave rispetto alla discussione che avviene in quest'Aula.
Assessore, io queste brevissime riflessioni le riporto al Presidente perché, ripeto, di fronte alla non totale rigidità di una minoranza che, anzi, ha dato per mia voce, in quest'Aula, la disponibilità a parlare di Piano paesaggistico regionale, a parlarne, a modificarlo, a cambiare anche le parti che non vanno bene, la risposta è un inseguirsi con emendamenti agli emendamenti, che veramente rischia di mandare in difficoltà tutto l'iter e tutto il procedimento legislativo che stiamo seguendo.
PRESIDENTE. Il Presidente ha dato la disponibilità - visto che l'Aula è concorde - a dare la risposta ai quesiti che sono stati posti.
Ha domandato di parlare il Presidente della Regione. Ne ha facoltà.
CAPPELLACCI (P.d.L.), Presidente della Regione. Grazie, Presidente, e grazie anche all'onorevole Manca, che mi offre l'opportunità di intervenire su questo tema così importante, che peraltro abbiamo già trattato ieri. Io colgo questa opportunità per ribadire e specificare meglio quello che ho detto ieri, evidentemente non in modo chiaro al punto da fugare qualunque tipo di dubbio.
Come ho detto ieri, bisogna che noi distinguiamo tra la parte relativa all'impegno, all'esistenza e alla disponibilità della fonte di finanziamento e quella che, invece, riguarda le anticipazioni di cassa a valere su quel finanziamento. La questione che riguarda i 111 milioni è una questione che attiene al problema delle anticipazioni, quindi il problema che si è posto, che vede un Ministero che sostiene che sono anticipate a valere su una partita, un altro che sostiene che sono, invece, anticipate a valere su un'altra partita, è uno dei tanti problemi che, ahimè, la Giunta regionale si è trovata a dover trattare perché attiene a partite pregresse, a una precedente impostazione che è stata modificata da un decreto legge.
Prendiamo atto dell'indicazione del sottosegretario Pizza con la quale si dice che quella partita, sul piano finanziario dell'anticipazione, è destinata ai lavori di La Maddalena, ma questo non sposta di una virgola quello che ho detto ieri, perché non mette in alcun dubbio l'esistenza delle risorse sui fondi FAS - e il problema dell'anticipazione è, quindi, problema di altra natura - e non pregiudica in alcun modo la possibilità, attraverso quello strumento che ho richiamato, di accedere alle anticipazioni per poter avviare i lavori.
Quindi questo, dal mio punto di vista - ma è nei fatti, è nelle carte - non modifica di una virgola la sostanza del discorso, ovverossia stiamo lavorando - e mi auguro che questo sforzo sia veramente comune e congiunto - per arrivare rapidamente a ottenere il risultato del licenziamento da parte del CIPE del nostro piano attuativo e poter quindi, sulla base di quel meccanismo che ho richiamato, procedere immediatamente e avviare tutto. Pertanto credo che non ci sia alcun motivo di preoccupazione.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Presidente Cappellacci (spero replichi lei a questo dibattito), credo che sia consapevolezza di tutti che l'articolo 13 è una delle parti più "sensibili" di questa proposta che vi apprestate a licenziare. E' stato ricordato nei primi interventi dell'opposizione, in particolare dall'onorevole Gian Valerio Sanna, anche tecnicamente, quali sono e di chi sono le competenze sul paesaggio, sulla tutela del paesaggio e quale arroganza voi state mettendo in essere nell'intervenire sul paesaggio, che non è una competenza in questo caso della Regione.
Presidente Cappellacci, usi tutta la serenità che la contraddistingue anche nella replica, però la prego laicamente, me lo consenta, ci dia delle risposte che in qualche maniera fugano qualche dubbio, diciamo così per usare un eufemismo. Voi intervenite su una materia che non è vostra, lo fate per rispondere alla necessità di aumentare le volumetrie soprattutto in alcune aree sensibili come quelle enucleate nell'articolo 13. Io credo che vi rendiate conto che attraverso questo intervento intervenite su tutta la strumentazione e sulla pianificazione del territorio; lo fate deregolamentando tutta la materia della pianificazione e della programmazione dell'uso del territorio e non dite nulla né sulla pianificazione, né tanto meno sulla programmazione, se non rispondere ad alcune domande alle quali siete tenuti a rispondere.
In effetti voi, con quest'articolo 13, date sostanza al titolo di questa legge. Il titolo, che ci ricorda tutte le volte che riprendiamo il dibattito il Presidente del Consiglio, l'onorevole Lombardo, è "Disposizioni straordinarie per lo sviluppo e il sostegno dell'economia" eccetera, eccetera. Ecco, io non sono d'accordo su quel titolo e nemmeno sulla sostanza, però voi dite che quest'intervento è strategico per rimettere in moto l'economia di questa regione. Allora, davvero, presidente Cappellacci, le chiedo quali sono gli strumenti previsti da questo disegno di legge, quali sono gli interventi che produrranno un aumento del PIL, quali sono gli interventi che produrranno un aumento di ricchezza in questa regione?
Voi intervenite su questa materia, lo fate in modo del tutto disgiunto da un minimo di riflessione su un'idea di sviluppo di questa regione, e scommettete parecchio su questa parte di intervento nel settore delle costruzioni per rimettere in moto l'economia. Io le chiedo ancora una volta, presidente Cappellacci, qual è l'idea di sviluppo, e all'interno di quest'idea, qual è il ruolo di questo tipo di interventi all'interno del settore delle costruzioni, perché nel settore delle costruzioni si possono prevedere anche altri interventi che forse sono in grado di mettere in moto l'economia meglio di quanto riusciranno a fare questi interventi, e alla fine porterò un esempio. Quindi le chiedo qual è il contributo di valore aggiunto che daranno questi interventi.
Ancora, presidente Cappellacci, lei non più tardi di qualche ora fa, nella giornata di ieri, a una precisa domanda dell'opposizione, che le chiedeva una ragione che giustificasse questa legge - una delle ragioni perché pensiamo, e lo sappiamo, che non ne avete solo una - lei, in maniera abbastanza onesta, anche richiamando la sua coscienza, ci ha risposto che una delle ragioni è che questa legge serve per permettere di costruire una, due stanze in più alle famiglie che hanno bisogno di maggiore spazio per risolvere un disagio abitativo. A me pare che nell'articolo 13 non si parli di questo. Allora io insisto nel chiederle una ragione in questa direzione.
Assessore Asunis, lei più volte alle nostre reiterate richieste ossessivamente ci ha risposto che questi interventi avranno una ricaduta occupazionale straordinaria, nella fattispecie nel settore artigiano. Più volte lei ci ha risposto in questa maniera e ci ha detto che tale ricaduta innescherà un circolo virtuoso nell'economia di questa regione. A me pare che questo non risponda al vero, ovviamente secondo le mie valutazioni. Ma se così fosse, Assessore - e mi rivolgo anche il presidente Cappellacci - se voi volete che questi interventi abbiano una ricaduta in particolare in quel settore, nel settore artigiano, perché di fronte a richieste precise delle associazioni artigiane non ne avete tenuto conto? Quando gli artigiani, per esempio, vi hanno chiesto di mettere a disposizione risorse pubbliche per mettere in sicurezza le scuole pubbliche voi non avete battuto ciglio!
Quello che è successo ad Oristano l'altro ieri, per nostra fortuna non ha provocato lutti, però dimostra che le richieste degli artigiani, le richieste dell'opposizione di mettere in sicurezza gli edifici scolastici, probabilmente meritavano maggiore attenzione da parte vostra; anzi da parte vostra non c'è stata nessuna attenzione.
Allora, presidente Cappellacci, insisto: per chi e per cosa gli interventi previsti nell'articolo 13? E' possibile, è pretendere troppo chiedervi a chi sono destinati, per chi e per che cosa? Io non credo. Ma è possibile che da parte vostra - lo dico con il massimo rispetto - di fronte agli interventi che vi apprestate ad autorizzare non ci sia un minimo di pudore, almeno riguardo a quelli relativi alla fascia dei 300 metri e dei 150? Ma perché lo Stato sente il dovere di legiferare, di normare la materia relativa alla tutela del paesaggio e invece voi non avvertite questa necessità, questo bisogno? E' mai possibile che lo Stato tuteli il paesaggio come un bene universale di tutti e voi lo consideriate cosa vostra e lo vendiate anche gratis?
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare l'Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica. Ne ha facoltà.
ASUNIS, Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica. Signora Presidente, signori consiglieri, in ordine alle valutazioni riferite all'articolo 13 e, un po' più puntualmente, alle valutazioni dell'Aula in riferimento all'emendamento numero 385, qualcuno mi sembra di cogliere che si è posto un problema o quantomeno una domanda: perché? Perché un emendamento sostitutivo di un altro emendamento sostitutivo già presentato dalla Giunta regionale? Le motivazioni sono molteplici ma credo in gran parte riassumibili in due fatti specifici.
La prima esigenza è quella di procedere ad una ulteriore riorganizzazione del dispositivo al fine di eliminare ulteriori ipotesi di indeterminatezza all'interno del testo. La seconda problematica, di cui la Giunta si è fatta carico dopo le decisioni assunte dall'Aula, era quella di identificare un percorso che consentisse di arricchire l'articolo 13 di disposizioni aggiuntive tali da tener conto di esigenze oggi pulsanti riferite alla salvaguardia del nostro territorio in riferimento a vicende quali, ad esempio, i parchi eolici offshore.
Se avete avuto modo di esaminare un po' più nel dettaglio l'articolato dell'emendamento, ritroverete come elementi aggiuntivi e fortemente innovativi rispetto vuoi al testo licenziato dalla Commissione, vuoi all'emendamento proposto dalla Giunta regionale, alla seconda pagina due lettere: la lettera h) e la lettera i) in particolare. In seconda battuta la lettera l). La finalità è quella di preservare il nostro sistema costiero, di puntare l'attenzione in particolar modo alla fascia dei 300 metri dal mare limitando la realizzazione di reti tecnologiche ed elettriche, se non in riferimento a quelle strettamente necessarie e funzionali alle utilizzazioni proprie degli insediamenti urbanistico-edilizi.
Avrete senz'altro rilevato che il mare territoriale, così come recita la lettera i), per la sua stretta interrelazione con le aree tutelate ai sensi degli articoli 142 e 143 del Codice Urbani, è da considerarsi di primario interesse paesaggistico e, conseguentemente, è fatto oggetto di tutela. Come può l'Amministrazione regionale in ordine alle praterie di posidonia, che sono riconducibili anche ad atti assunti attraverso direttive comunitarie, attraverso iniziative della stessa Amministrazione regionale, non inserire delle norme che evitino che un habitat naturale di quella portata possa essere, in qualche modo, inciso da azioni dell'uomo?
Il resto dell'emendamento, di fatto, non contiene elementi innovativi sostanziali, ma come dicevo poc'anzi identifica una articolazione che riorganizza maggiormente il dispositivo rendendolo, a giudizio della Giunta regionale, maggiormente chiaro e in quanto tale applicabile. Certamente la Giunta regionale non intende minimamente contravvenire alle disposizioni statali o, per essere ancora più chiari, in ordine all'aggiornamento e alla revisione della pianificazione paesaggistica, non ritiene, ma non potrebbe comunque contravvenire a quanto disposto dal Codice Urbani all'articolo 156. Per cui, l'Amministrazione, qualora la disposizione venisse approvata dall'Aula, attiverà immediatamente un rapporto corretto e di collaborazione stretta con l'Amministrazione dello Stato al fine di addivenire alla sottoscrizione di un'Intesa che veda i due soggetti pubblici attori del processo di pianificazione.
Questo per due motivi: un motivo ricollegato al Codice Urbani e un secondo motivo ricollegato all'esigenza di identificare percorsi che non mettano in contrapposizione la Regione nei confronti dello Stato, ma che vadano a perseguire un obiettivo unico che è comune, di fatto, allo Stato e alla Regione, che è quello della salvaguardia del territorio sardo. Pertanto noi riteniamo che le Intese richiamate dall'articolo 156 non possano che essere propedeutiche a qualsiasi azione di aggiornamento e di revisione e non successive.
Relativamente, peraltro, ad alcune affermazioni che ho sentito nell'aula in riferimento ad un inserimento da parte della Giunta regionale in ordine al primo comma dell'emendamento, laddove al punto 4 si parla di interventi pubblici e di interesse pubblico, faccio presente all'aula che la giurisprudenza e le ultime sentenze intervenute nel caso di specie hanno censurato l'azione di alcune amministrazioni che hanno disatteso quello che è l'orientamento nazionale che equipara di fatto gli interventi di interesse pubblico finanziati dall'Unione europea, dallo Stato e dalla Regione nonché dalle province e dai comuni, a interventi pubblici a tutti gli effetti. Per cui è vero che ci sono state, come qualcuno ha riferito, alcune sentenze, ma le sentenze sono superate da altrettante sentenze che recitano in termini completamente differenti.
Voglio anche chiarire, in ordine al comma 1, che la volontà, come dicevo prima, è stata più che altro quella di fare chiarezza, chiarezza in riferimento agli interventi immediatamente ammissibili puntualizzando - e sto parlando del punto 2 lettera b) del primo comma - gli ambiti urbanistici per i quali è ammissibile la trasformazione; così come era già previsto nel quadro normativo anche in riferimento a una porzione del territorio sardo e come era già previsto nel piano paesaggistico territoriale. Con l'aggiunta, per quanto attiene le zone omogenee D, di limitare gli interventi alla sola funzione commerciale. L'altro articolato...
PRESIDENTE. Il tempo a sua disposizione è terminato.
Ha domandato di parlare il consigliere Biancareddu. Ne ha facoltà.
BIANCAREDDU (U.D.C.). Signora Presidente, intervengo sul Regolamento, in particolare sull'articolo 88 del Regolamento del Consiglio che definisce inammissibili gli emendamenti che contrastano con precedenti deliberazioni adottate dal Consiglio. Poiché l'emendamento numero 385 al comma 1 lettera f) disciplina una materia che è già stata disciplinata in maniera puntuale dall'emendamento numero 424 che è già stato approvato dal Consiglio, le chiedo, in termini naturalmente costruttivi, di dichiarare inammissibile la lettera f).
PRESIDENTE. Onorevole Biancareddu, abbiamo già ricordato più volte nel corso della seduta che in base all'articolo 88 non si può rimettere in votazione un qualcosa su cui il Consiglio si è già espresso. Lei mi ha preceduto perché il problema è già all'attenzione degli uffici e all'atto della messa in votazione chiariremo anche quali parti dell'emendamento dovranno considerarsi inammissibili.
Comunque grazie per il suggerimento costruttivo.
PRESIDENTE. Per esprimere il parere sugli emendamenti ha facoltà di parlare il consigliere Matteo Sanna, relatore di maggioranza.
SANNA MATTEO (P.d.L.), relatore di maggioranza. La Commissione quarta esprime parere contrario su tutti gli emendamenti tranne che sui numero 385 e 553, per i quali esprime parere favorevole, e sui numero 432 e 389, per i quali si rimette all'Aula.
PRESIDENTE. Per esprimere il parere della Giunta ha facoltà di parlare l'Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica.
ASUNIS, Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica. Il parere della Giunta sugli emendamenti è conforme a quello reso dal Presidente della Commissione tranne che per i numeri 432 e 389. L'emendamento numero 432 tratta una materia già affrontata all'interno dell'emendamento numero 553 e pertanto se ne chiede di valutare la possibilità di ritirarlo.
Per quanto riguarda l'emendamento aggiuntivo numero 389, il suo contenuto, di fatto, è superato dalla sentenza del Tribunale amministrativo numero 2241/2007 in seguito a impugnativa del comune di Cagliari e dalla sentenza, sempre del Tribunale amministrativo Regione Sardegna, numero 498 del 2009 in seguito a ricorso del comune di Arborea e di Marrubiu. Di fatto, allo stato attuale, in riferimento alla tematica che viene trattata nell'emendamento aggiuntivo numero 389, le disposizioni ricontenute nei quadri normativi regionali impongono la sola autorizzazione paesaggistica.
PRESIDENTE. Quindi il parere sull'emendamento numero 389 è negativo?
ASUNIS, Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica. La Giunta chiede ai proponenti di valutare il ritiro dell'emendamento ed esprime comunque sull'emendamento parere negativo perché è già superato dalle disposizioni intervenute.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.
URAS (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Siccome si deve procedere alla votazione di un emendamento soppressivo totale che non può essere riferito all'articolo originario perché abbiamo due emendamenti sostitutivi totali già presentati dalla Giunta, vorremmo riuscire a capire a che cosa ci dobbiamo riferire, che cosa dobbiamo votare. Vorrei riuscire a capire se è contenuta o non è contenuta quella lettera e), se c'è o non c'è, perché io potrei anche decidere di ritirare l'emendamento soppressivo. Non lo farò, ma potrei farlo.
PRESIDENTE. L'emendamento soppressivo totale si deve comunque votare perché il Consiglio non si è ancora espresso sull'emendamento sostitutivo totale, per cui attualmente si deve fare riferimento al testo della Commissione. Ora siccome il Regolamento prevede che prima si votino gli emendamenti soppressivi totali poi i sostitutivi totali io devo porre in votazione prima l'emendamento soppressivo totale del testo della Commissione.
(Interruzione del consigliere Uras)
PRESIDENTE. Lei onorevole Uras lo può ritirare, è nelle sue prerogative. Siccome l'emendamentosostitutivo totale non rappresenta attualmente il testo all'attenzione dell'Aula, io devo mettere in votazione prima l'emendamento soppressivo totale. Quindi, mi dica lei se mantiene l'emendamento soppressivo o lo ritira.
URAS (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). No, non lo ritiro.
PRESIDENTE. Metto in votazione gli emendamenti 73 e 300.
Ha domandato di parlare il consigliere Sanna Gian Valerio per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Credo che serva poco, arrivato a questo punto della legge, mettersi a discutere. Questa è una legge che sta andando placidamente ad essere approvata secondo i vostri desiderata, e forse anche, indirettamente, dal punto di vista dell'utilità politica, anche secondo i nostri desiderata; il perché poi lo vedremo. E' singolare l'intervento della Giunta: si parla di un emendamento sostitutivo totale all'articolo 13 che va incontro ad esigenze di salvaguardia ulteriori.
Assessore, io capisco tutto, capisco tutto! Tutte le ragioni che lei può avere ma, suvvia, cerchiamo di non prendere per il naso la gente che ha passato mesi e anni a studiare queste materie. Non prendiamo per il naso la gente! Abbiamo almeno il rispetto! Lei, la Giunta, la maggioranza, avete presentato un emendamento eversivo, come tutta la legge. Che cosa vuol dire che non cambia nulla quando lei sta richiamando con la lettera c) la possibilità che le lottizzazioni che non avevano concluso il loro percorso alla data di entrata in vigore del Piano paesaggistico riprendano vigore? Lei sta facendo una norma retroattiva, di pericolosità enorme!
Ma perché vuol far credere a noi che sia una cosa diversa? Lei sta rilegittimando - ed è qui, cari colleghi, che prendono le sembianze i soggetti creditori di questo provvedimento - la "cambiale elettorale" che siete costretti a pagare, nel silenzio e nella irresponsabilità. Quella cambiale è contenuta qui dentro, nella sua pienezza; altro che provvedimenti per l'economia! Provvedimenti eversivi che inculcano l'idea che le leggi si possano scavalcare, comprese quelle dello Stato, che le competenze limitate della Regione possano essere pervasive anche di quelle dello Stato! Ma che cosa viene a dirci? Sarebbe stato più bello, più elegante, più serio, un contenuto e corretto silenzio sulle argomentazioni che riguardano questo articolo e quest'emendamento; le avremmo capite tutte, vi avremmo capito…
PRESIDENTE. Il tempo a sua disposizione è terminato.
Ha domandato di parlare il consigliere Uras per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
URAS (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Io rimango della mia opinione. Se dal voto sull'emendamento soppressivo discende la possibilità o meno di votare l'emendamento sostitutivo e se non conoscendo il testo del sostitutivo non posso decidere come votare sul soppressivo perché mi manca la materia sulla quale devo votare, io penso che il quesito che è stato posto dal collega Biancareddu dovrebbe trovare soluzione prima della dichiarazione di voto, cioè in questa fase, magari consentendo agli uffici, con una sospensione dei lavori di 10-15 minuti, di esprimere le loro valutazioni.
In ogni caso, siccome la mia volontà soppressiva riguarda l'articolo 13 nella sua versione originale, l'emendamento sostitutivo nella sua versione originale, l'emendamento sostitutivo dell'emendamento sostitutivo nella sua versione originale o comunque emendata, depurata ai sensi del "lodo Biancareddu", voglio esprimere il voto netto contrario a questo articolo, ai suoi emendamenti sostitutivi, e anche all'intera legge che sta diventando un delirio del caos edilizio, urbanistico, paesaggistico e della devastazione del territorio.
Mi chiedo anche come possa, questa legge, pensare di superare il vaglio dell'onorevole Fitto, del Ministro dei rapporti con le regioni, che è così attento ai termini, per esempio relativi ai requisiti dei precari? Ma come può l'onorevole Fitto far passare violazioni macroscopiche delle leggi costituzionali o delle leggi attuative dei principi costituzionali come il Codice Urbani?
E' per questa ragione che voto a favore dell'emendamento soppressivo.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Porcu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
PORCU (P.D.). Come nella favola il re ad un certo punto appare nudo, Assessore (e lo dico anche al Presidente) con questo emendamento, ma anche con l'articolo 13, è svelato pienamente il grande inganno! Non c'è più foglia di fico! Non c'è più copertura alle vostre intenzioni, tutta la legge era una maschera che doveva nascondere il vero volto di questo disegno di legge che è soltanto quello di liberare vecchie cubature, vecchie volumetrie, quelle degli strumenti attuativi al 2004, quelle delle convenzioni private efficaci al 2004, quelle prevedibili per gli alberghi per i quali vengono fatti saltare i limiti stabiliti dal decreto Floris, i limiti del 50 per cento delle zone F).
Con questo articolo e con questo emendamento, Assessore, si svela il vero volto del provvedimento, che è quello di pagare "cambiali elettorali", che è quello di dare il via libera alla nuova colata di cemento di cui non conosciamo i contorni. Allora, Assessore, noi le chiediamo di ammettere la portata del provvedimento. Guardi, io capisco che possiate avere una visione diversa dalla nostra, capisco che per voi lo sviluppo sia soltanto mattone, capisco che sia politicamente possibile che voi intravediate in 15-20 milioni di metri cubi, in una nuova colata di cemento sulle coste, la soluzione di tutti problemi della Sardegna. Quello che non è ammissibile è che voi lo nascondiate, che voi non ammettiate e neghiate l'impatto di questo articolo, con i suoi emendamenti che sono ulteriormente permissivi.
Assessore, questo articolo non è soggetto a verifiche; voi nell'ultima parte dite che è immediatamente applicabile, non è soggetto ad alcun rapporto con lo Stato. Questo lo rende illegittimo! Ma sarà anche causa di contenziosi perché comunque opere ed interventi saranno avviati. Svelate il volto, ammettete l'impatto di queste volumetrie! La pensiamo in modo diverso ma almeno facciamo chiarezza nell'interesse dei sardi.
Dichiaro pertanto il voto a favore sull'emendamento soppressivo.
PRESIDENTE. Metto in votazione gli emendamenti numero 73 e 300, di identico contenuto.
BRUNO (P.D.). Chiedo la votazione nominale.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, degli emendamenti numero 73 e 300.
(Segue la votazione)
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Ben Amara - Bruno - Caria - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Salis - Sanna Gian Valerio - Sechi - Solinas Antonio - Uras - Zedda Massimo - Zuncheddu.
Rispondono no i consiglieri: Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Biancareddu - Capelli - Cappai - Cappellacci - Cherchi - Contu Felice - Cossa - De Francisci - Dedoni - Dessì - Diana Mario - Floris Mario - Floris Rosanna - Fois - Gallus - Ladu - Lai - Locci - Maninchedda - Meloni Francesco - Milia - Mula - Mulas - Murgioni - Obinu - Oppi - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Randazzo - Rassu - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Solinas Christian - Steri - Stochino - Tocco - Vargiu.
Si sono astenuti: la Presidente Lombardo - Contu Mariano.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 72
votanti 70
astenuti 2
maggioranza 36
favorevoli 25
contrari 45
(Il Consiglio non approva).
Metto in votazione l'emendamento numero 299.
Ha domandato di parlare il consigliere Mario Diana per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
DIANA MARIO (P.d.L.). Presidente, intervengo per annunciare il voto contrario e chiedere la votazione nominale.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Gian Valerio Sanna per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). L'emendamento numero 299 propone alcune correzioni che hanno ovviamente l'obiettivo di ricordare a questo Consiglio alcuni vincoli, alcune regole. Mi domando: l'affermazione dell'Assessore è giusta quando riconosce che intorno ai beni paesaggistici e identitari c'è un vincolo di inedificabilità totale, e dispone che invece, nonostante quel vincolo, si possano costruire nuovi corpi di fabbrica? E' la stessa cosa delle norme transitorie: è giusto disconoscere che tutti i paesi della Sardegna oggi hanno i centri storici (cioè le zone A) costituiti come beni paesaggistici e per i quali non vale il comma 2 dell'articolo 142, perché la loro definizione è stata ricostituita dopo il 6 settembre 1985, come dice il codice Urbani? E' giusto dimenticare che esiste una legge regionale proposta dall'onorevole Floris che aveva dimezzato le volumetrie in zona F e che di fatto voi oggi cancellate?
Ma, Assessore, lei non può, in un'Aula istituzionale come questa, prendersi gioco della nostra intelligenza, perché noi sappiamo leggere e non sono le sue parole che cambiano ciò che è scritto. Io le sto dicendo quello che è scritto qua, cioè quel dimezzamento delle volumetrie in zona F, che aveva costituito il presupposto dei PTP, voi l'avete dimenticato, anzi dite il 100 per cento, perché quando scrivete, come scrivete qua, di eliminare il riferimento all'articolo 6 della legge numero 8, state dicendo esattamente quello che io le ho detto.
Ecco perché non avete neanche il pudore di fermarvi un attimo e non avete neanche il pudore di dire ai vostri colleghi legislatori la verità su quello che state facendo. Io credo che alla fine, è giusto, la sanzione ci sarà, perché questo sarà il caposaldo in negativo del vostro inizio di legislatura…
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Porcu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
PORCU (P.D.). Noi continueremo, Assessore, a denunciare quello che sta per accadere: è nostro dovere, è nostra responsabilità politica denunciare l'inganno che avete perpetrato, spiegare ai sardi che i vostri erano soltanto slogan elettorali, che la vostra attenzione per gli ultimi e per le coste era solo funzionale a raggiungere il potere per poi, attraverso il potere che deriva dalla responsabilità che oggi rivestite, pagare tutte le cambiali possibili, evidentemente ai vostri sponsor politici.
Questo è un provvedimento della cui portata dovete prendere coscienza, dovete avere la coerenza politica di ammettere che state liberando almeno 15 milioni di metri cubi sulle coste, dovete avere la responsabilità e la trasparenza politica per ammettere che riprendono vigore gli strumenti attuativi dei Comuni al 2004, quindi antecedenti al Piano paesaggistico e alla delibera salva coste, dovete ammettere che liberate tutte le convenzioni private efficaci precedenti al 2004, ancorché abbiano semplicemente avviato i lavori, dovete ammettere che non c'è più limite al 50 per cento sulle zone F, dovete ammettere quello che c'è scritto. Abbiate almeno questa compiacenza, dite che vi siete sbagliati, dite che pensavate di fare bene e invece fate un'altra cosa, ammettete che il vostro modello di sviluppo è il vecchio modello di sviluppo anni '50.
Oggi voi, con questa legge, con questo articolo, state facendo tornare l'orologio della politica di tutela del paesaggio e delle coste della Sardegna indietro agli anni '60; noi in un colpo solo torniamo indietro di cinquant'anni per vostra responsabilità. Siate almeno coerenti, ammettetelo di fronte ai sardi: voi siete i nuovi grandi lottizzatori della Sardegna, voi siete i nuovi fautori di un sacco cementificatorio per le coste sarde, voi state cambiando per sempre le possibilità di sviluppo sostenibile in quelle aree. Ammettetelo, noi lo accettiamo e la chiudiamo qui, ce ne andiamo a casa: approvate la legge e ve ne assumete le responsabilità, ma ammettete quello che state facendo. Dichiaro il voto a favore dell'emendamento numero 299.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Agus per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
AGUS (P.D.). Signora Presidente, Assessori, onorevoli colleghi e colleghe, intervengo per esprimere il voto favorevole all'emendamento ma per ricordare ancora una volta che in quest'Aula si sceglie di affrontare interi corpi legislativi, come nel caso specifico il Piano paesaggistico regionale, per adeguarli a nuove esigenze e correggere quelle parti che si reputano più congrue per il bene comune. Infatti, in questo breve percorso legislativo, sono state diverse le norme attaccate o sgretolate con interventi tampone. Il discorso vale per il collegato ma a breve avremo anche la legge sul personale che non sostituirà la legge numero 31 per intero ma interverrà con articoli tampone per affrontare solo emergenze, mentre sarebbe opportuno che il lavoro dell'intero Consiglio si orientasse nell'affrontare leggi ormai obsolete e bisognose di essere riprese.
Il Titolo II non fa altro che riproporre questo incongruo modo di legiferare e sembra addirittura un corpo estraneo all'interno del disegno di legge. Questo mal si concilia con la strategia per lo sviluppo economico della Sardegna, a meno che, così come hanno detto i miei colleghi che mi hanno preceduto, l'articolo 13 non sia finalizzato - ma non credo - esclusivamente alla realizzazione di parchi costieri, botanici ed ecologici,, così come recita l'allegato alla delibera. Mi sembra che i miei colleghi siano stati espliciti nel dire che la funzione e l'obiettivo sono ben altri e sarebbe importante conoscere esattamente la portata dell'intervento, perché ciò darebbe al Consiglio gli elementi per una giusta e corretta deliberazione dell'articolato legislativo.
Condivido anche la considerazione che questo aggiornamento e revisione biennale del PPR trasformi il territorio in merce di scambio.
L'altro aspetto che voglio ancora sottolineare è l'alto numero di emendamenti previsti dalla Giunta, non ultimo l'emendamento numero 385 che è sostitutivo totale dell'articolo 13, a sua volta, come abbiamo poi scoperto in Aula destinando ad essere emendato dall'emendamento 553: io mi chiedo se questo è un elemento di linearità nella produzione normativa. Possibile che la Giunta - perché è la Giunta che ha presentato il disegno di legge - non abbia soppesato con attenzione l'articolato tanto da presentare addirittura un emendamento all'emendamento? Insomma la dice lunga sulla superficialità con cui si affronta una materia importante come questa.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Capelli per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CAPELLI (U.D.C.). Signora Presidente, io voterò contro questo emendamento, ma volevo sottolineare un aspetto. A volte si ascoltano con piacere alcuni colleghi che pongono le loro obiezioni, esprimono le loro osservazioni legittimamente, stando nel merito, nel suo caso, invece, collega Porcu, ho difficoltà a seguirla, perché se non si hanno argomenti è naturale che ci si arrampichi sugli specchi. Lei, infatti, mi deve spiegare perché le cosiddette promesse (o meglio i programmi elettorali da noi annunciati in campagna elettorale) una volta che ottengono risposte in questa Aula, vengono chiamate cambiali.
E' vero, noi abbiamo preso, io personalmente ho preso degli impegni in campagna elettorale affermando che qualora ne avessi avuto la possibilità mi sarei adoperato per modificare molte parti eccessivamente vincolistiche del piano paesaggistico regionale. Non intendo supportare ovviamente colate di cemento devastatrici, e credo e auspico, che quanto sto votando non produca tutti quei danni che lei ha elencato. Però, perché i miei impegni elettorali devono essere chiamati "cambiali elettorali" in maniera dispregiativa? E i suoi invece? Sono sempre stati dei grandi progetti per i quali si tiene fede? Mettiamoci almeno sullo stesso piano. A torto o a ragione sono stati presi degli impegni, la maggioranza dei sardi ci ha chiesto di tener fede a quegli impegni e perciò il nostro dovere è tener fede a quegli impegni e niente di più. Le mie sono cambiali, le tue sono programmi: non ho capito perché. E chiamiamole tutte e due cambiali!
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'emendamento numero 299.
(Segue la votazione)
Prendo atto che i consiglieri Contu Mariano e Greco hanno votato contro.
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Barracciu - Bruno - Caria - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Salis - Sanna Gian Valerio - Sechi - Solinas Antonio - Uras - Zedda Massimo - Zuncheddu.
Rispondono no i consiglieri: Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Biancareddu - Capelli - Cappai - Cappellacci - Cherchi - Contu Felice - Contu Mariano - Cossa - De Francisci - Dedoni - Diana Mario - Floris Mario - Floris Rosanna - Fois - Gallus - Greco - Ladu - Lai - Locci - Maninchedda - Meloni Francesco - Mula - Murgioni - Obinu - Oppi - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Randazzo - Rassu - Rodin - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Solinas Christian - Steri - Stochino - Tocco - Vargiu - Zedda Alessandra.
Si è astenuta: la Presidente Lombardo.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 72
votanti 71
astenuti 1
maggioranza 36
favorevoli 25
contrari 46
(Il Consiglio non approva).
Passiamo alla votazione dell'emendamento numero 553.
Ha domandato di parlare il consigliere Mario Diana per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
DIANA MARIO (P.d.L.). Signora Presidente, intervengo per annunciare il voto favorevole e per chiedere la votazione nominale.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Pittalis per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
PITTALIS (P.d.L.). Io spenderò due parole per confermare il voto favorevole per questo emendamento...
SALIS (I.d.V.). Chiedo di intervenire sull'ordine ai lavori, Presidente.
PRESIDENTE. Scusate, ho dato la parola all'onorevole Pittalis.
(Interruzioni del consigliere Salis.)
PRESIDENTE. No guardi, ci sono gli Uffici che hanno preso nota. Non diciamo assolutamente queste cose, non diciamo assolutamente queste cose.
(Interruzioni)
PRESIDENTE. Sospendo la seduta per cinque minuti, i lavori riprenderanno alle ore 13 e 25.
(La seduta, sospesa alle ore 13 e 20, viene ripresa alle ore 13 e 27.)
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Capelli. Ne ha facoltà.
CAPELLI (U.D.C.). Sulle modalità di voto, Presidente, volevo chiedere una cosa: la risposta al "lodo Biancareddu" prima di iniziare le votazioni sull'emendamento numero 553. Perché, se non sbaglio, le osservazioni espresse dal collega Biancareddu erano inerenti la lettera f) dell'emendamento numero 553. In secondo luogo, dopo la sua risposta, vorrei chiedere la votazione per parti dell'emendamento, se è possibile.
PRESIDENTE. Relativamente al problema posto dall'onorevole Biancareddu: non sussiste l'inammissibilità perché l'emendamento numero 424, che è stato approvato da questo Consiglio, disciplina un regime transitorio, mentre la lettera f) dell'emendamento numero 553, attualmente in votazione, si riferisce a tutto il territorio regionale, non soltanto al piano paesaggistico regionale esistente, e poi introduce una disciplina futura e quindi una possibilità futura per i comuni. Per cui l'emendamento numero 553 è ammissibile e non è in contrasto con quanto approvato da questo Consiglio.
Relativamente poi alla richiesta di votazione per parti, dovrebbe esplicitare meglio.
CAPELLI (U.D.C.). Chiedo che per ogni lettera che nomino si proceda a votazione separata. Una votazione per la lettera e), una votazione per la lettera f), una votazione per la lettera g), una votazione per la lettera h) e una votazione per il comma 2.
PRESIDENTE. Comunico che il collega Paolo Terzo Sanna è rientrato dal congedo.
Ha domandato di parlare il consigliere Pittalis per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
PITTALIS (P.d.L.). Signora Presidente, il Gruppo del P.d.L. voterà a favore dell'emendamento numero 553, e lo farà non per partito preso, ma perché ritiene che nell'enfasi oratoria che ha animato il dibattito di questa mattina si siano cimentati molti cultori della semantica, dell'ermeneutica, attribuendo a questo testo parole o significati che riesce difficile capire da dove la fantasia della sinistra abbia tratto ispirazione.
Vedete, voi siete stati abilissimi nel creare un sistema dettagliatissimo di regole per quanto riguarda la pianificazione, con riferimento al sistema degli enti locali, ma vi siete ben guardarti, a livello regionale, dal fare altrettanto. A chi ha avuto modo di analizzare i documenti di pianificazione di livello regionale, risulta infatti evidente che direttive, indirizzi, criteri, linee guida, sono assolutamente evanescenti, cioè sono stati resi in termini appositamente generici perché fossero suscettibili di diverse interpretazioni nell'attuazione e nella verifica, vale a dire aperti a quella discrezionalità che spesso si è tramutata in arbitrio.
Noi riteniamo che l'emendamento numero 553 non paghi nessuna cambiale in bianco. Si tratta di essere coerenti rispetto a ciò che è stato detto agli elettori in campagna elettorale, ed è bene che questo confronto avvenga alla luce del sole, rispettando la dialettica interna alla maggioranza, perché soprattutto ci preme snidare questo pregiudizio ideologico fondamentalista insito nelle azioni della sinistra, che ancora ricorre alla logica dei divieti, alla logica degli impedimenti, ritenendo che…
PRESIDENTE. Il tempo a sua disposizione è terminato.
Ha domandato di parlare il consigliere Gian Valerio Sanna per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Quando l'attività di persuasione sulle cose che si fanno non è sufficiente, si adottano sistemi per impedire la libera espressione delle volontà con una compiacenza che, devo dire, sta rendendo sempre più inagibile quest'Aula dal punto di vista delle imparzialità e della gestione. Non voglio dire che un sistema elettronico obsoleto governi gli esiti della nostra democrazia interna, perché sappiamo che la scusa è sempre quella, ma ci sono anche condizioni nelle quali il mio giudizio di inaccettabilità di un clima è determinato da una situazione che non è prassi.
Quando un Presidente del Consiglio è anche contestualmente coordinatore del suo partito nel territorio regionale - situazione che non ha precedenti - e interviene sui giornali esprimendosi e rendendo dichiarazioni in questa veste, ci dovete consentire il beneficio di non considerarci in un clima di gestibilità e imparzialità. Vedete, il risultato che noi abbiamo già ottenuto è che abbiamo reso evidente - e l'ha capito chi ha ascoltato, chi ha visto - che non la pensate allo stesso modo, che parte di voi sta subendo decisioni che non condivide, perché diversamente tutta questa gazzarra non ci sarebbe stata, perché sareste stati sicuri del vostro votare. Questa è la dimostrazione che siete fragili e che siete anche in una condizione di costrizione politica che la dice lunga sulla vostra statura e sulla vostra capacità di essere una maggioranza, come dite voi, coesa. Questa è la verità, perché l'hanno dimostrato i fatti.
Quel di più che vi manca, e credo si possa sempre acquistare, è la capacità di scoprire il fascino di avere una coscienza limpida e libera, che vi metta nella condizione di assumere anche al vostro interno posizioni che siano chiare, e non di accettazione supina di quello che vi viene proposto. Questo è del tutto evidente dal dibattito di questi giorni, noi abbiamo solamente cercato di farlo emergere meglio…
PRESIDENTE. Onorevole Sanna, le vorrei ricordare che il Presidente del Consiglio, comunque, è stato iscritto nelle liste di un partito e aderisce anche a un Gruppo politico in questo Consiglio regionale. Pertanto quando parla sul giornale non parla come Presidente del Consiglio, ma parla per quello che attiene all'attività politica come consigliere regionale eletto.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Signora Presidente, io leggo l'articolo 10 del Regolamento che lei conosce a memoria, e che recita: "Attribuzioni dei segretari: i segretari sovraintendono alla redazione del processo verbale, che deve contenere le deliberazioni e gli atti del Consiglio, e ne danno lettura. Tengono nota dei consiglieri che hanno chiesto la parola secondo l'ordine della richiesta". Non vado oltre. Questa è la funzione dei segretari. Chiedo che venga messo a verbale che i segretari hanno attestato che nell'ordine che riguardava l'emendamento precedente il consigliere Gian Valerio Sanna aveva chiesto per primo la parola, così come hanno confermato i segretari qui presenti. Chiedo che venga messo a verbale.
PRESIDENTE. Onorevole Bruno, le ho già spiegato e ho già chiarito anche con i segretari, che dicono che è apparsa l'iscrizione a parlare dell'onorevole Sanna, che quell'iscrizione è stata cancellata perché eravamo ancora in fase di votazione del precedente emendamento. Per quel motivo, onorevole Bruno, è stata cancellata: perché eravamo in fase di votazione. Nel monitor…
BRUNO (P.D.). E' successo così anche per gli altri.
Chiedo che venga messo a verbale.
PRESIDENTE. Facciamo mettere a verbale la sua dichiarazione, non si preoccupi.
BRUNO (P.D.). Chiedo che venga messo a verbale, ai sensi dell'articolo 10 del Regolamento.
PRESIDENTE. Onorevole Bruno, sto applicando il Regolamento, la sua dichiarazione verrà messa a verbale, però c'è anche il Presidente che attesta, perché sono io che chiamo chi è iscritto a parlare. La questione è chiusa.
BRUNO (P.D.). Però il Regolamento fa riferimento ai segretari.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Cherchi per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CHERCHI (P.d.L.). Signora Presidente, io non intervengo perché ci sono i giornalisti che ci ascoltano, ma per dichiarare il mio voto favorevole a questo emendamento, all'intero emendamento, anche se il collega Capelli ha chiesto la votazione per parti. Su tutte le parti, infatti, voterò a favore, così come voterà a favore tutto il Gruppo del P.d.L.
Mi sembra che si respiri una tensione esagerata. Io ricordo al collega Gian Valerio Sanna, quando sedeva al posto dell'assessore Asunis, che oltre a non rispondere a nessun consigliere, probabilmente neanche al telefono (ma questo era un problema suo personale, per carità) non dava certamente nessuna giustificazione su quello che portava avanti in aula e su quello che, invece, veniva in qualche modo imposto dal presidente Soru.
Onorevole Sanna, sappiamo come funzionano le cose, sappiamo perfettamente come è andata la legislatura scorsa, sappiamo perfettamente come vi siete comportati, non credo che ci sia niente di diverso, in senso negativo, da parte nostra nei vostri confronti. Noi ci stiamo comportando seriamente, noi ci rimettiamo alle valutazioni del Presidente, dei Segretari e soprattutto degli Uffici che sono qui a testimoniare e a certificare come si lavora all'interno di quest'Aula. Quindi credo che non ci sia niente da aggiungere, e credo che sia il momento di tranquillizzarci tutti e andare avanti serenamente a votare l'emendamento numero 553.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Capelli. Ne ha facoltà.
CAPELLI (U.D.C.). Mi scusi, Presidente, ma le dichiarazioni di voto sono sull'intero emendamento?
PRESIDENTE. No, sulla prima parte che lei ha richiamato.
CAPELLI (U.D.C.). Ho fatto bene a chiederglielo, perché non a tutti i colleghi era chiaro, tra i quali io.
PRESIDENTE. Nel momento in cui lei ha chiesto una votazione per parti è logico che adesso le dichiarazioni di voto sono sulla prima parte. E' scontato.
CAPELLI (U.D.C.). Va bene.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
URAS (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Signora Presidente, io comincio ad avere - eppure sono persona abbastanza allenata a questo clima - qualche problema, non solo a seguire il dibattito ma anche a esercitare la mia funzione. Non voglio ricordare quello che si faceva in termini di confusione e di attacco al Presidente del Consiglio nella precedente legislatura perché ve lo ricordate benissimo.
CHERCHI (P.d.L.). Che era di parte, infatti. Lo ricordiamo!
URAS (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Ve lo ricordate benissimo. Allora, in quest'aula le prime formazioni politiche che vanno tutelate sono quelle di minoranza perché le maggioranze si tutelano da sole e in un'aula parlamentare se vi è un sacrificio da fare a favore della verità lo si fa tenendo conto dei bisogni delle minoranze piuttosto che di quelli delle maggioranze. E se, in procinto di essere indetta una votazione a scrutinio segreto, una maggioranza avesse il terrore che avete dimostrato voi in questa circostanza, dovrebbe prenderne atto, e dovrebbe procedere - come si diceva un tempo - ad una verifica politica.
Ma chiudetevi in una verifica politica! Fatevela! Si sappia se la Sardegna ha un Governo oppure non ce l'ha, se ha una maggioranza oppure non ce l'ha. Caro onorevole Cherchi, ma quale serenità? Ma non stiamo mica parlando di un provvedimento a favore dei precari del Comune! Qua stiamo parlando del governo complessivo del territorio della Sardegna e con un emendamento come il vostro - che piove nel corso del dibattito e da solo rappresenta una legge - si limitano i diritti di questa minoranza a intervenire, a emendare. E' un blitz tra i peggiori che si possono fare in una discussione parlamentare! Per questo io voterò contro la prima parte di questo emendamento.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Salis per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SALIS (I.d.V.). Signora Presidente, io fui costretto circa venti giorni fa - fui costretto, lo sottolineo - di fronte a una sua decisione (anche allora ai limiti e fuori dal rispetto non dico del Regolamento, ma del rispetto delle volontà delle minoranze, quando le chiesero di rinviare al giorno successivo il voto sull'articolo 3, dopo due votazioni annullate per mancanza consecutiva del numero legale) fui costretto a dirle che in quell'occasione tra le due cariche che rivestiva (Vicecoordinatore regionale del P.d.L. e Presidente del Consiglio) lei scelse la prima, cioè la carica partitica e non la difesa dell'istituzione. Perché lei sapeva che le minoranze avevano chiesto di rinviare la votazione al giorno successivo e non lo fece, anzi aspettò che arrivassero uno o due consiglieri per poter far approvare per un voto quell'articolo.
Oggi è successo di peggio, Presidente. Anzi, sull'ordine dei lavori vorrei dire anche - formalizzerò una richiesta ai Questori - che è inammissibile questo "trucco", lo chiamo così, questo trucco dell'aprire le iscrizioni dopo che si chiude la votazione sull'emendamento precedente, perché questo è successo. Glielo dico io perché, fortunatamente, la mia postazione mi consente di vedere molte cose che altri colleghi non vedono, e forse neanche la Presidente, ma io posso vederle e le ho viste.
Bisogna quindi assolutamente implementare tecnicamente il sistema perché venga impedito che qualsiasi onorevole (in questo caso è stato l'onorevole Diana, il Capogruppo del P.d.L.) possa iscriversi, anticipando tutti gli altri, prima che la Presidente o il Presidente passi all'esame dell'emendamento successivo, perché questo è successo. Questo è successo! Chiusa la votazione sull'emendamento precedente, l'onorevole Diana si è iscritto prima ancora che si sapesse quale sarebbe stato l'emendamento successivo e soprattutto che l'emendamento oggetto di attenzione da parte del P.d.L…
PRESIDENTE. Il tempo a sua disposizione è terminato. Onorevole Salis, le vorrei ricordare che nella precedente seduta che lei ha richiamato il Presidente del Consiglio ha agito da Presidente del Consiglio perché si era concordato che i lavori dell'aula si concludessero alle ore 16 e non di concludere prima. Lei sa perfettamente che il Regolamento attribuisce al Presidente del Consiglio la facoltà di valutare se sciogliere la seduta o proseguire e comunque la prassi prevede di aggiornare al giorno successivo dopo tre votazioni in cui manca il numero legale. Poi vorrei tranquillizzarla perché non c'è nessun trucco per aprire le iscrizioni…
(Interruzione del consigliere Salis)
PRESIDENTE. No, onorevole Salis, non c'è nessun trucco. Il sistema non consente iscrizioni a parlare soltanto nel momento in cui è in corso la votazione, perché lei sa bene che ci si può iscrivere in qualunque momento sull'ordine dei lavori, sul Regolamento. Quindi il sistema è aperto alle iscrizioni a parlare in qualunque momento e non viene comandato né dalla Presidenza, ma neanche dagli Uffici, per cui noi non possiamo valutare il momento preciso. Io ho "chiamato" l'emendamento, ho guardato, come faccio sempre, la schermata e la schermata dava quell'ordine di votazione. I segretari mi hanno fatto presente che hanno visto che c'era iscritto soltanto l'onorevole Gian Valerio Sanna.
L'onorevole Gian Valerio Sanna evidentemente si era iscritto nel corso della votazione e automaticamente il sistema - proprio perché durante la votazione non riceve iscrizioni a parlare - ha cancellato l'iscrizione per cui quando io ho "chiamato" l'emendamento l'ordine era: Diana Mario, Pittalis Pietro, Sanna Gian Valerio. Questo giusto per chiarire.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Gian Valerio Sanna. Ne ha facoltà.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Presidente, prendo la parola come Babbo Natale (perché tanto adesso dobbiamo decidere in che veste parliamo, considerato che esiste anche questo sdoppiamento virtuale) per dirle che quello che lei ha testé affermato è del tutto smentito da tutto il corso del dibattito su questa legge. Lei, infatti, mi ha dato la parola tantissime altre volte pur essendomi prenotato alla stessa maniera con cui mi sono prenotato oggi. Per il momento, perciò, la chiudo qui, però le dimostrerò che non è come afferma perché lei si regola diversamente a seconda dei casi.
PRESIDENTE. Io non glielo consento, onorevole Sanna. Io le do la parola ogni qualvolta lei la chiede e, se ha notato, anche recentemente, ogni qualvolta "chiamo" un emendamento la guardo proprio perché l'iscrizione a parlare arriva in ritardo. Per cui, le sue illazioni sono ancora una volta del tutto gratuite.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Intervengo sull'ordine dei lavori. Sulla base anche della prassi che è stata instaurata nella scorsa legislatura, quando più Capigruppo nell'Aula si prenotano e uno dichiara di voler chiedere la votazione a scrutinio segreto, quest'ultimo ha la precedenza rispetto agli altri. Le chiedo se questa prassi viene mantenuta anche in questa legislatura.
PRESIDENTE. La prassi viene mantenuta se viene avanzata la richiesta prima che venga pronunciata la dichiarazione di voto. Onorevole Bruno, anche nella scorsa legislatura...
SANNA MATTEO (P.d.L.), relatore di maggioranza. Mario è sempre così!
PRESIDENTE. Scusate, colleghi, anche nella scorsa legislatura la richiesta del Capogruppo precede purché...
(Interruzioni)
Onorevole Bruno mi ha posto un quesito, la pregherei di ascoltarmi. Anche nella scorsa legislatura chi intendeva chiedere la votazione a scrutinio segreto doveva richiedere l'attenzione del Presidente, chiedendo di intervenire sulle modalità di voto prima che venissero pronunciate le dichiarazioni di voto. Quindi se il Presidente ha dato la parola e si richiama l'attenzione del Presidente prima che venga pronunciata la dichiarazione di voto, ha la precedenza la richiesta sulla modalità di voto; l'importante è che non sia stato ancora dichiarato il voto.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Porcu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
PORCU (P.D.). Presidente, lei avrà difficoltà a giustificare il suo comportamento, io non torno sull'argomento, ma confermo che anche dal mio punto di vista lei ha contravvenuto una prassi di questo Consiglio e me ne dispiaccio veramente.
Io intervengo sull'emendamento, in particolare sulle lettere C) e D), per ricordare ai colleghi, all'onorevole Capelli e all'onorevole Pittalis, che la denuncia fatta in quest'Aula di voler mantenere o pagare cambiali elettorali non vuol essere dispregiativa, ma vuole semplicemente mettere in evidenza che questo piano è ingannevole rispetto alle vostre promesse elettorali. Nelle vostre promesse elettorali e nelle dichiarazioni che avete reso alla stampa, leggo gli estratti dai giornali del 22 aprile quando il deputato del P.d.L. Ghedini è venuto in Sardegna...
(Interruzioni)
Presidente, io chiedo di recuperare il tempo perso. Io chiedo di poter esercitare la mia funzione, Presidente, almeno questo ce lo conceda; almeno questo ce lo conceda!
Allora, in questi articoli risulta - e sono virgolettati - che "Non ci sarà nessuna imposizione, nessuna volontà cementificatoria" - mi ascolti onorevole Capelli, onorevole Pittalis - "siamo per il massimo rispetto dell'ambiente, niente cemento nella fascia dei 300 metri". Questo c'era nelle vostre promesse elettorali!
Alle lettere C) e D) consentiamo tre tipi di interventi nella fascia dei 300 metri: il primo relativo agli strumenti attuativi già approvati prima del 2004; il secondo relativo a quelli non approvati per i quali può essere concluso il procedimento di approvazione dei piani attuativi; il terzo relativo a tutte le convenzioni efficaci al 2004. Io ho solo chiesto all'Assessore a quanti milioni di metri cubi corrispondono questi interventi. Noi quindi chiamiamo queste promesse elettorali "pagamento di cambiali" perché sono pagate sottobanco, non sono pagate rispetto a una promessa fatta agli elettori, sono pagate sottobanco in maniera ingannevole, raccontando oggi a chi ci guarda una cosa e facendone nella pratica un'altra. Per questo io voterò contro convintamente queste lettere e mi batterò in ogni sede affinché questo piano devastante per il futuro della Sardegna non possa svolgere la sua efficacia.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Massimo Zedda per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
ZEDDA MASSIMO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Signora Presidente, l'onorevole Diana ha chiesto la votazione nominale sull'intero emendamento e successivamente è intervenuto l'onorevole Capelli che ha chiesto il voto per parti dell'emendamento. Ragion per cui le chiedo se, avendo l'onorevole Diana chiesto sull'intero emendamento la votazione nominale e quindi votando alla fine, posso chiedere il voto segreto per parti, sulle parti indicate dall'onorevole Capelli.
(Interruzioni)
PRESIDENTE. Adesso siamo in fase di votazione della prima parte che va dall'inizio dell'emendamento sino alla lettera D), più la parte restante, esclusi il comma 2, le lettere E), F), G) e H), per cui non si può chiedere la votazione a scrutinio segreto per l'intero emendamento così come non si può chiedere in questa fase la votazione a scrutinio segreto per le altre parti. Deve essere chiesta nel momento in cui chiamo in votazione quelle parti e lei non la può richiedere perché non è Capogruppo. Quindi, intervenga per dichiarazione di voto su questa parte dell'emendamento.
ZEDDA MASSIMO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Infatti le annuncio che interverrà il Capogruppo Luciano Uras per chiedere il voto segreto.
PRESIDENTE. Benissimo, lo chiederanno i Capigruppo nel momento in cui verrà chiamato in votazione. Prego, onorevole Zedda, pronunci la dichiarazione di voto.
ZEDDA MASSIMO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Siccome lei aveva chiesto che la richiesta di votazione a scrutinio segreto venisse annunciata prima, così come indicato anche dall'onorevole Bruno, gliela annuncio io, poi la annuncerà l'onorevole Uras, così c'è l'annuncio, è un annuncio pubblico e quindi potrà essere chiesta.
Il voto ovviamente è contrario perché nella schizofrenia di questi giorni dove l'ambiente non viene considerato assolutamente come un unicum irripetibile e inalienabile e non viene considerato come un valore in sé, ma viene invece considerato come un valore in base all'edificabilità del patrimonio ambientale, se si tratta delle pale eoliche a mare, visto che il mare è difficilmente edificabile, si può difendere e tutelare il mare, le coste e l'ambiente, se si tratta invece dei 10 metri, 20, fino ai 300 dal mare lì, siccome è edificabile, il valore è quello del metro cubo e non quello della risorsa ambientale. Il voto è contrario.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Sechi per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SECHI (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Signora Presidente, colleghi, il dato che emerge da questo dibattito e che rappresenta, come dire, un aspetto importante e preoccupante, è che in ogni caso questa legge è stata sostenuta da un modo di procedere eccessivamente frettoloso. La fretta l'ha accompagnato fin dal primo momento e anche oggi abbiamo in qualche modo subito decisioni che ci hanno impedito di entrare nel merito di ciò che stiamo discutendo.
All'articolo 13, infatti, è stato presentato l'emendamento sostitutivo totale numero 553, il quale non è andato in Commissione, e sul quale non c'è stata offerta nemmeno la possibilità di presentare emendamenti perché come emendamento andava in coda agli altri. Resta il fatto - e ne prendiamo atto - che non sarà questo emendamento a segnare la svolta di una legge che abbiamo rigettato sin dal primo minuto in toto.
Emerge il fatto che comunque all'interno della maggioranza ci sono profonde divisioni come si evince dalla reazione scomposta che vi è stata da gran parte dei consiglieri della maggioranza alla richiesta di votazione a scrutinio segreto.
Del resto, se uno è coerente, può esprimere indifferentemente in modo palese o in modo segreto il suo orientamento.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Marco Meloni. Ne ha facoltà.
MELONI MARCO (P.D.). Signora Presidente, intendo intervenire sul Regolamento, o meglio sull'interpretazione che lei ha fornito della prassi, per chiedere una specificazione che renda più chiaro il nostro procedere nelle prossime votazioni. Prima di tutto mi pare di comprendere che siccome stiamo votando per parti, le dichiarazioni di voto, come anche le richieste di modalità di voto, valgano per le parti di cui si discute.
Lei ha risposto all'onorevole Bruno dicendo: "Quando più Capigruppo chiedono di intervenire, se un Capogruppo manifesta di voler intervenire per chiedere il voto segreto può farlo a meno che un altro Capogruppo non abbia già dichiarato il suo voto". Questo in teoria è chiaro però le chiederei, per evitare che diventi una sorta di gara, di verificare quando più Capigruppo chiedono la parola, prima che ciascuno di essi possa parlare, se non ci sia qualcuno che ha chiesto la parola per chiedere la votazione a scrutinio segreto. Io ricordo, per la mia breve esperienza della scorsa legislatura, che in questo caso la votazione a scrutinio segreto veniva comunque concessa però un chiarimento eviterebbe il rischio di fraintendimenti futuri.
PRESIDENTE. Onorevole Meloni, se dovessimo proprio applicare alla lettera il Regolamento, la richiesta di votazione a scrutinio segreto e di appello nominale dovrebbe essere avanzata prima che il Presidente chiami il Consiglio a votare, quindi anche prima che chiami l'emendamento.
Io non ho nessuna difficoltà, se i Capigruppo dell'opposizione mi fanno presente, anche un minuto prima, che su quell'emendamento c'è la richiesta di votazione a scrutinio segreto, ad accordare a quell'iscrizione a parlare la priorità. Però non posso, ogni volta che chiamo passo alla votazione di un emendamento, chiedere se ci sono richieste di votazione nominale o a scrutinio segreto. Basterebbe che le forze di opposizione facessero presenti per tempo alla Presidenza le loro richieste.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Cuccureddu. Ne ha facoltà.
CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Signora Presidente, volevo, se tutti i consiglieri sono d'accordo, proporre un emendamento orale al primo comma: dopo la lettera d) dell'emendamento numero 553 tra le parole "possono" e "essere sviluppate" aggiungere la parola "altresì", in analogia con quanto avviene nella lettera c), in modo da riprodurre lo stesso contenuto del piano paesaggistico regionale (articolo 15 delle norme tecniche di attuazione) che recava il termine "restanti" e che qui non è stato riportato. Mancando il termine "restanti" cambia contenuto la norma.
Io credo che l'omissione sia dovuta a un mero errore materiale; credo che la volontà di tutto il Consiglio sia quella di mantenere così come era il vincolo previsto dal piano paesaggistico regionale e quindi in analogia a quanto scritto alla lettera c) per evitare che questa funga da lex specialis rispetto alla norma generale disciplinata dalla lettera a).
URAS (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Con questi emendamenti orali non si capisce nulla!
PRESIDENTE. Ha ragione onorevole Uras, però in questo momento la richiesta di emendamento orale è molto semplice perché viene chiesto di inserire la parola "altresì" nel punto d) tra la parola "possono" e le parole "essere sviluppate".
Ha domandato di parlare il consigliere Gian Valerio Sanna. Ne ha facoltà.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Intervengo per dire che non acconsentiamo all'emendamento orale per il semplice fatto che l'attenzione che presta l'onorevole Cuccureddu a questo aspetto marginale dimentica il complesso dell'articolo 15 delle norme tecniche di attuazione. Per cui se lo si ripristina totalmente noi siamo l'accordo, se invece si tratta solo di inserire quell'"altresì" forse, con tutti i danni che ci sono, un "altresì" in meno potrebbe anche far bene.
PRESIDENTE. Constatata la mancanza di unanimità l'emendamento orale non è ammissibile.
Ha domandato di parlare il consigliere Rassu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
RASSU (P.d.L.). Signora Presidente, in risposta al collega Zedda vorrei far presente questo affinché non si cada in errore. Il nostro Capogruppo ha dichiarato il voto su tutto l'emendamento chiedendo la votazione nominale; solo dopo c'è stata una richiesta di votazione per parti. Ora, avendo la dichiarazione del Capogruppo del P.d.L. investito tutto l'emendamento, anche quelle parti che ancora non stiamo votando è evidente che la votazione a scrutinio sulle parti che ancora non sono in votazione non può essere richiesta.
Volevo essere preciso su questo punto perché, ripeto ancora, la dichiarazione di voto del Capogruppo ha riguardato tutto l'emendamento, anche quelle parti che non sono ora in votazione. Quindi il voto segreto non può essere più richiesto.
PRESIDENTE. Onorevole Rassu, intanto lei doveva chiedere di intervenire sul Regolamento, comunque la questione che sta ponendo non può essere accettata perché è stata avanzata una successiva richiesta di votazione per parti per cui è sempre possibile chiedere la votazione a scrutinio segreto purché le singole parti abbiano contenuto normativo autonomo. Quindi la dichiarazione di voto sull'intero emendamento deve considerarsi superata perché si procede secondo un'altra modalità di votazione.
Ha domandato di parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.
SALIS (I.d.V.). Era sull'ordine dei lavori perché temevo che ci fossero ancora molti interventi, sono le quattordici e cinque...
PRESIDENTE. Sì, però per le dichiarazioni di voto come sa, onorevole Salis, le iscrizioni possono avvenire in qualunque momento.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, del primo comma, lettere a), b), c), d), i) dell'emendamento numero 553.
.
(Segue la votazione)
Prendo atto che il presidente Cappellacci e il consigliere Dedoni hanno votato a favore e i consiglieri Agus e Lotto hanno votato contro
Rispondono sì i consiglieri: Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Biancareddu - Capelli - Cappai - Cappellacci - Cherchi - Contu Felice - Contu Mariano - Cossa - Cuccureddu - De Francisci - Dedoni - Dessì - Diana Mario - Floris Mario - Floris Rosanna - Fois - Gallus - Greco - Ladu - Lai - Locci - Maninchedda - Meloni Francesco - Milia - Murgioni - Obinu - Oppi - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Randazzo - Rassu - Rodin - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Solinas Christian - Steri - Stochino - Tocco - Vargiu - Zedda Alessandra.
Rispondono no i consiglieri: Agus - Barracciu - Ben Amara - Bruno - Caria - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Salis - Sanna Gian Valerio - Sechi - Solinas Antonio - Uras - Zedda Massimo - Zuncheddu.
Si è astenuta: la Presidente Lombardo.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 75
votanti 74
astenuti 1
maggioranza 38
favorevoli 48
contrari 26
(Il Consiglio approva).
Faccio presente ai colleghi che ci sono già alcune iscrizioni a parlare che sono comparse appena è stata conclusa la votazione. Preciso, pertanto, che annullo tutte le iscrizioni a parlare e aprirò le iscrizioni all'atto della messa in votazione dei singoli emendamenti.
SALIS (I.d.V.). Anche prima, Presidente.
PRESIDENTE. Onorevole Salis, questo può avvenire soltanto quando ci si rende conto di quello che sta avvenendo.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Porcu. Ne ha facoltà.
PORCU (P.D.). Presidente, siccome lei ha introdotto una prassi nuova, cioè la prenotazione della votazione a scrutinio segreto, io prenoto la votazione a scrutinio segreto su tutti i punti successivi.
PRESIDENTE. Lei non lo può fare, lo può fare il Capogruppo.
Ho chiarito inoltre che la richiesta di votazione a scrutinio segreto deve essere presentata almeno un minuto prima che l'emendamento venga chiamato in votazione. Prima che venga chiamato l'emendamento si fa presente che almeno sul successivo ci sarà una richiesta di votazione a scrutinio segreto.
Ha domandato di parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.
URAS (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Intanto mi pare che lei stia annunciando la chiusura della seduta e il rinvio.
Noi abbiamo bisogno di un po' di ordine anche ai fini della chiamata del voto. Il voto a scrutinio segreto non l'abbiamo abolito perché è un'opportunità attraverso la quale si manifestano più liberamente le volontà dei consiglieri. Questo lo dico, Onorevole Diana, perché è su questo piano che va risolta la questione, non sul "rischia tutto", cioè su chi deve calcare per primo il punto! E' su questo piano che il problema va risolto. Cioè quello di mantenere un diritto, una prerogativa che è in capo ai consiglieri, a questo Consiglio. Se andiamo a "rischia tutto" non siamo in condizioni di dare un bell'esempio dei lavori di quest'Aula. Questo è il senso, Signora Presidente.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Capelli. Ne ha facoltà.
CAPELLI (U.D.C.). Signora Presidente, intervengo solo per precisare perché ho chiesto la votazione per parti. Il perché è ovvio: il gruppo dell' U.D.C. ha chiesto la votazione per parti per poter essere libero, eventualmente, di poter esprimere anche il proprio dissenso palesemente. Non è quindi un escamotage per superare le eventuali dichiarazioni di voto precedenti, non ne abbiamo bisogno. Per cui, abbiamo chiesto la votazione per parti perché potremmo e vorremmo essere liberi di esprimere la nostra valutazione su quelle parti, non in maniera segreta ma palesemente.
PRESIDENTE. I lavori del Consiglio riprenderanno questo pomeriggio alle ore 16.
La seduta è tolta alle ore 14 e 12.
Allegati seduta
LX SEDUTA
(ANTIMERIDIANA)
Giovedi' 15 ottobre 2009
Presidenza della Presidente LOMBARDO
INDICE
La seduta è aperta alle ore 10 e 31.
CAPPAI, Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta pomeridiana dell'8 ottobre 2009 (53), che è approvato.
PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Gian Vittorio Campus, Efisio Planetta e Paolo Terzo Sanna hanno chiesto congedo per la seduta antimeridiana del 15 ottobre 2009.
Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.
PRESIDENTE. Si dia annunzio della mozione pervenuta alla Presidenza.
CAPPAI, Segretario:
"Mozione Zuncheddu - Ben Amara - Sechi - Uras - Zedda Massimo sull'inquinamento ambientale e la salute delle popolazioni in aree industriali, minerarie, poligoni militari in Sardegna e sull'istituzione di una commissione medica permanente di vigilanza". (25)
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.
URAS (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Chiedo una breve sospensione dei lavori per permettere l'arrivo dei colleghi.
PRESIDENTE. Sospendo i lavori sino alle ore 11.
(La seduta, sospesa alle ore 10 e 30, viene ripresa alle ore 11 e 08.)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la continuazione della discussione dell'articolato del testo unificato del disegno di legge numero 53 e della proposta di legge numero 67.
Passiamo all'esame dell'articolo 13 e dei relativi emendamenti.
(Si riporta di seguito il testo dell'articolo 13 e dei relativi emendamenti:
Art. 13
Disciplina degli interventi ammissibili nella fase di adeguamento degli strumenti urbanistici al Piano paesaggistico regionale
1. Per tutti i comuni ricompresi negli ambiti di paesaggio individuati dal Piano paesaggistico regionale, fino all'adeguamento degli strumenti urbanistici comunali al piano medesimo, fatto salvo quanto previsto dalla legge regionale 4 agosto 2008, n. 13 (Norme urgenti in materia di beni paesaggistici e delimitazione dei centri storici e dei perimetri cautelari dei beni paesaggistici e identitari), articolo 2, così come sostituito e integrato dall'articolo 14 della presente legge, sono consentite le attività e gli interventi previsti dagli strumenti urbanistici vigenti:
a) nelle zone omogenee A e B;
b) nelle zone C, D a destinazione commerciale e G, nella ipotesi che per tali zone si tratti di aree intercluse ovvero contigue e funzionalmente integrate all'ambito urbano consolidato.
2. Nei comuni ricompresi negli ambiti di paesaggio individuati dal Piano paesaggistico regionale, dotati di piano urbanistico comunale vigente alla data dell'8 settembre 2006, nelle rimanenti zone C, D, G, nonché nelle zone F, possono essere realizzati gli interventi previsti dagli strumenti attuativi approvati alla stessa data. I medesimi comuni, per i piani attuativi adottati alla data di cui sopra, possono concludere la procedura di cui alla legge regionale 22 dicembre 1989, n. 45 (Norme per l'uso e la tutela del territorio regionale), articolo 20, a condizione che i piani suddetti siano coerenti con le previsioni del Piano paesaggistico regionale. Tale valutazione di coerenza è effettuata tramite intesa tra Amministrazione regionale e amministrazione comunale, di cui si dà atto con determinazione del direttore generale competente in materia di governo del territorio, da pubblicarsi sul BURAS. L'intesa può prevedere il ridimensionamento e l'adeguamento degli interventi previsti dai piani attuativi al fine di renderli coerenti con le finalità del Piano paesaggistico regionale.
3. Nei comuni ricompresi negli ambiti di paesaggio individuati dal Piano paesaggistico regionale non dotati di piano urbanistico comunale, nelle zone urbanistiche di cui al comma 2, nell'intera fascia dei 2.000 metri dalla linea di battigia, possono essere realizzati gli interventi previsti dagli strumenti attuativi approvati e convenzionati, a condizione che le relative opere di urbanizzazione siano state legittimamente avviate. Oltre tale fascia sono eseguibili i piani attuativi regolarmente approvati alla data del 25 maggio 2006.
4. Negli ambiti di paesaggio, fino all'adeguamento degli strumenti urbanistici comunali al Piano paesaggistico regionale, sono consentiti gli interventi di riqualificazione degli insediamenti esistenti, sotto il profilo urbanistico, architettonico-edilizio e paesaggistico-ambientale, da realizzarsi senza aumento delle volumetrie ad eccezione di quelle strettamente necessarie per servizi o consentite ai sensi delle disposizioni di cui al capo I. Sono, altresì, consentiti gli interventi di manutenzione ordinaria, straordinaria, di consolidamento statico, di restauro e risanamento conservativo nonché quelli di ristrutturazione edilizia, senza aumento di volume, tali da conseguire obiettivi di qualità architettonica-edilizia e paesaggistica. Sono, infine, consentiti eventuali volumi tecnici di modesta entità strettamente necessari e funzionali alla gestione tecnico-operativa delle strutture esistenti e tali da non incidere negativamente sullo stato dei luoghi e sulla qualità paesaggistica del contesto.
5. Negli ambiti di paesaggio, ai fini della riqualificazione delle strutture esistenti destinate all'esercizio di attività turistico-ricettive, agro-silvo-pastorali, produttive e dei servizi, sono consentiti interventi di ristrutturazione e rinnovamento delle stesse; limitatamente alle strutture turistico-ricettive presenti nei 300 metri dalla linea di battigia, ridotti a 150 metri nelle isole minori, eventuali incrementi volumetrici non possono comunque superare il 25 per cento dei volumi legittimamente esistenti, non devono svilupparsi verso il mare e devono realizzare concreti obiettivi di qualità paesaggistico-architettonica e di efficienza tecnico-funzionale. Gli interventi di cui al presente comma sono soggetti alla valutazione di coerenza ai sensi del comma 2 e alla conseguente procedura d'intesa; per essi non si applica quanto disposto dalla legge regionale 25 novembre 2004, n. 8 (Norme urgenti di provvisoria salvaguardia per la pianificazione paesaggistica e la tutela del territorio regionale), articolo 6.
6. Negli ambiti di paesaggio, i comuni, nelle more dell'adeguamento degli strumenti urbanistici comunali al Piano paesaggistico regionale e quale attività anticipatoria del medesimo, possono avviare l'intesa con la Regione per l'identificazione, sulla base delle peculiarità locali e delle modalità di utilizzo del suolo, dei parametri e dei requisiti di dimensionamento delle residenze connesse alle aziende agro-silvo-pastorali già insediate nel territorio comunale. Raggiunta l'intesa, qualora sia necessario variare gli strumenti urbanistici, si procede secondo le vigenti disposizioni legislative.
Emendamento soppressivo totale Sechi - Ben Amara - Zedda Massimo - Zuncheddu - Uras - Salis
Articolo 13
L'articolo 13 è soppresso. (73)
Emendamento soppressivo totale Manca - Moriconi - Lotto - Bruno
Articolo 13
L'articolo 13 è soppresso. (300)
Emendamento sostitutivo totale Bruno - Moriconi - Manca - Lotto
Articolo 13
L'articolo 13 è così sostituito:
1. Fino all'approvazione del PUC i comuni danno attuazione alle previsioni contenute nei vigenti piani se adeguati alle disposizioni del vigente Piano paesaggistico regionale. Dall'entrata in vigore della presente legge e fino all'approvazione del PUC possono essere adottati e approvati i seguenti strumenti urbanistici:
a) i piani attuativi dei piani urbanistici comunali vigenti, che anche in variante, siano già adeguati alle disposizioni del vigente Piano paesaggistico regionale;
b) le varianti agli strumenti urbanistici vigenti anche in attuazione di atti di programmazione negoziata, previa verifica di coerenza, ai sensi dell'articolo 31, comma 5, della legge regionale 22 aprile 2002, n. 7 (legge finanziaria 2002) con le disposizioni del vigente Piano paesaggistico regionale;
c) le varianti specifiche di recepimento delle previsioni dei piani di livello regionale. (299)
Emendamento sostitutivo totale Giunta regionale
Articolo 13
L'articolo 13 è sostituito dal seguente:
"Articolo 13
Disciplina degli interventi ammissibili nella fase di adeguamento degli strumenti urbanistici al Piano paesaggistico regionale
1. I piani paesaggistici, le loro varianti e gli atti di aggiornamento e revisione, di cui al precedente art. 11, introducono norme temporanee di salvaguardia e possono indicare opere eseguibili sino all'adeguamento degli strumenti urbanistici comunali, nel rispetto dei seguenti principi:
1) all'interno delle aree ricomprese nella fascia di larghezza pari a 100 metri, ove prevista, a partire dal perimetro più esterno dei beni paesaggistici ed identitari, come definiti dall'articolo 1 della legge regionale n. 13 del 2008, nelle more delle nuove prescrizioni di tutela e dell'eventuale delimitazione di una diversa fascia di rispetto da parte dei piani urbanistici comunali, possono essere realizzati gli interventi di trasformazione del territorio e degli edifici esistenti, compresa la realizzazione di nuovi corpi di fabbrica, esclusivamente a condizione che abbiano ottenuto l'autorizzazione paesaggistica, rilasciata ai sensi dell'articolo 146 e seguenti del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 e successive modifiche ed integrazioni;
2) sono realizzabili le attività e gli interventi previsti dagli strumenti urbanistici vigenti ed in particolare:
a ) quelli previsti nelle zone omogenee A e B;
b) quelli previsti nelle zone omogenee C, D limitatamente alla funzione commerciale e G, nella ipotesi che si tratti di aree intercluse ovvero contigue ed integrate in termini di infrastrutture e servizi all'ambito urbano consolidato;
3) nei comuni dotati di piano urbanistico comunale di cui alla L.R. n. 45 del 1989, sono realizzabili gli interventi previsti dagli strumenti attuativi approvati e, se di iniziativa privata, convenzionati, localizzati nelle rimanenti zone C, D, G, nonché nelle zone F, previa verifica della coerenza delle volumetrie programmate con il contesto paesaggistico ed ambientale di riferimento, effettuata di concerto tra amministrazione regionale e amministrazione comunale;
4) nei comuni dotati di piani urbanistici comunali ai sensi della L.R. 45/1989, può essere concluso il procedimento di approvazione dei piani attuativi, legittimamente adottati prima dell'entrata in vigore della presente legge e non ancora approvati, previa verifica della coerenza delle volumetrie programmate con il contesto paesaggistico ed ambientale di riferimento, effettuata di concerto tra amministrazione regionale e amministrazione comunale, previa acquisizione del parere della Commissione regionale per il paesaggio e la qualità architettonica di cui al precedente art. 7.
In sede di verifica può essere previsto il ridimensionamento e l'adeguamento degli interventi previsti nel piano attuativo al fine di renderli coerenti con le finalità del Piano paesaggistico regionale.
5) nei comuni non dotati di piano urbanistico comunale di cui alla L.R. n. 45 del 1989, nelle rimanenti zone C, D, G, nonché nelle zone F, nell'intera fascia dei 2.000 metri dalla linea di battigia, possono essere realizzati gli interventi previsti dagli strumenti attuativi già approvati e convenzionati, a condizione che le relative opere di urbanizzazione siano state legittimamente avviate; oltre tale fascia sono realizzabili gli interventi previsti nei piani attuativi regolarmente approvati e, ove necessario, convenzionati;
6) sono eseguibili gli interventi di riqualificazione degli insediamenti esistenti, sotto il profilo urbanistico, architettonico-edilizio e paesaggistico-ambientale, da realizzarsi senza aumento delle volumetrie, ad eccezione di quelle strettamente necessarie per servizi o consentite ai sensi delle disposizioni di cui al capo I della presente legge; sono parimenti eseguibili: a) gli interventi di manutenzione ordinaria, straordinaria, di consolidamento statico, di restauro e risanamento conservativo; b) gli interventi di ristrutturazione edilizia, senza aumento di volume, tali da conseguire obiettivi di qualità architettonica-edilizia e paesaggistica; c) eventuali volumi tecnici di modesta entità strettamente necessari e funzionali alla gestione tecnico-operativa delle strutture esistenti e tali da non incidere negativamente sullo stato dei luoghi e sulla qualità paesaggistica del contesto;
7) ai fini della riqualificazione delle strutture destinate all'esercizio di attività turistico- ricettive, anche di quelle presentì nei 300 metri dalla linea di battigia ridotti a 150 metri nelle isole minori, possono essere autorizzati, anche in deroga agli strumenti urbanistici vigenti, interventi di ristrutturazione e rinnovamento. Eventuali incrementi volumetrici, per i quali non opera l'art. 6 della L.R. n. 8 del 2004, non possono comunque superare il 25 per cento dei volumi legittimamente esistenti, a condizione che realizzino concreti obiettivi di qualità paesaggistico-architettonica e di efficienza tecnico-funzionale e si sviluppino non verso il mare.
Tali interventi dovranno essere comunque assoggettati alla valutazione di coerenza ai sensi del precedente numero 3);
8) Entro 120 giorni dall'entrata in vigore della presente legge, i comuni possono definire una proposta contenente i parametri ed i requisiti di dimensionamento degli interventi edilizi programmabili nelle zone omogenee E, sulla base delle peculiarità locali e delle modalità di utilizzo del suolo.
La proposta, completa di tutta la documentazione, deve essere oggetto di condivisione da parte dell'amministrazione regionale, che si esprime, sentito il Comitato tecnico regionale per l'urbanistica di cui all'art. 32 della L.R. 45 del 1989 e successive modifiche ed integrazioni, nel termine di sessanta giorni dal ricevimento della stessa.
Qualora la proposta necessiti di variante agli strumenti urbanistici si procede secondo le vigenti disposizioni legislative. In tal caso i termini per le pubblicazioni e le osservazioni sono ridotti della metà.
2. Le disposizioni di cui al comma precedente sono provvisoriamente efficaci e trovano immediata applicazione sin dalla data di entrata in vigore della presente legge.". (385)
Emendamento all'emendamento numero 385 sostitutivo totale Giunta regionale
Articolo 13
L'emendamento n° 385 è sostituito dal seguente:
Articolo 13
Disciplina degli interventi ammissibili nella fase di adeguamento degli strumenti urbanistici al Piano paesaggistico regionale
1. I piani paesaggistici, le loro varianti e gli atti di aggiornamento e revisione, di cui al precedente art. 11, introducono norme temporanee di salvaguardia e possono indicare opere eseguibili sino all'adeguamento degli strumenti urbanistici comunali, nel rispetto dei seguenti principi e direttive:
A) Sono realizzabili:
1) interventi di manutenzione ordinaria, straordinaria, di consolidamento statico, di restauro e di risanamento conservativo;
2) volumi tecnici di modesta entità strettamente necessari e funzionali alla gestione tecnico-operativa delle strutture esistenti e tali da non incidere negativamente sullo stato dei luoghi e sulla qualità paesaggistica del contesto;
3) interventi di riqualificazione degli insediamenti esistenti, sotto il profilo urbanistico, architettonico-edilizio e paesaggistico-ambientale, senza aumento di volume, ad eccezione di quello strettamente necessario per servizi;
4) interventi pubblici o di interesse pubblico finanziati all'Unione Europea, dallo Stato, dalla Regione, dalle Province, dai Comuni o dagli enti strumentali statali o regionali;
5) gli interventi previsti dal Capo I della presente legge.
B) Gli interventi previsti nei vigenti strumenti urbanistici sono realizzabili alle seguenti condizioni:
1) ricadano nelle aree delimitate dagli strumenti urbanistici come zone territoriali omogenee A e B;
2) ricadano nelle aree delimitate dagli strumenti urbanistici come zone territoriali omogenee C, G e D, limitatamente alla funzione commerciale, qualora le aree siano intercluse, ovvero contigue ed integrate in termini di infrastrutture, con l'ambito urbano;
C) nei comuni dotati di piano urbanistico comunale ai sensi della L.R. n. 45 del 1989, sono, altresì, realizzabili gli interventi localizzati nelle altre zone territoriali omogenee C, D, G, ed F, previsti dagli strumenti attuativi approvati e, se di iniziativa privata, convenzionati.
Può, inoltre, essere concluso il procedimento di approvazione dei piani attuativi legittimamente adottati prima dell'approvazione del piano paesaggistico regionale;
D) nei comuni non dotati di piano urbanistico comunale di cui alla L.R. n. 45 del 1989, nelle zone territoriali omogenee C, D, G, ed F, all'interno della fascia dei 2.000 metri dalla linea di battigia, possono essere realizzati gli interventi previsti dagli strumenti attuativi già approvati e convenzionati, a condizione che le relative opere di urbanizzazione siano state legittimamente avviate prima dell'approvazione del piano paesaggistico regionale.
Oltre tale fascia sono realizzabili gli interventi previsti nei piani attuativi regolarmente approvati e, se di iniziativa privata, convenzionati;
E) Ai fini della riqualificazione delle strutture destinate all'esercizio di attività turistico-ricettive, anche qualora localizzate nei 300 metri dalla linea di battigia ridotti a 150 metri nelle isole minori, possono essere autorizzati, in deroga agli strumenti urbanistici vigenti, interventi di ristrutturazione e rinnovamento. Eventuali incrementi volumetrici, per i quali non opera l'art. 6 della L.R. n. 8 del 2004, non possono comunque superare il 25 per cento dei volumi legittimamente esistenti, a condizione che realizzino concreti obiettivi di qualità paesaggistico-architettonica e di efficienza tecnico-funzionale e si sviluppino non verso il mare.
F) Nelle more dell'adeguamento degli strumenti urbanistici ai Piani paesaggistici regionali, i comuni possono definire una proposta contenente parametri e requisiti di dimensionamento degli interventi edilizi programmabili nelle zone omogenee E, sulla base delle peculiarità locali e delle modalità di utilizzo del suolo.
La proposta, completa di tutta la documentazione, deve essere oggetto di condivisione da parte dell'amministrazione regionale, che si esprime, sentito il Comitato tecnico regionale per l'urbanistica di cui all'art. 32 della L.R. 45 del 1989 e successive modifiche ed integrazioni, nel termine di sessanta giorni dal ricevimento della stessa.
Qualora la proposta necessiti di variante agli strumenti urbanistici si procede secondo le vigenti disposizioni legislative. In tal caso i termini per le pubblicazioni e le osservazioni di cui all'art. 20 della L. R. 45 del 1989 sono ridotti della metà.
G) Nelle more dell'adeguamento degli strumenti urbanistici comunali ai Piani paesaggistici regionali, all'interno delle aree ricomprese nella fascia di larghezza pari a 100 metri, ove prevista, a partire dal perimetro più esterno dei beni paesaggistici ed identitari, come definiti dall'articolo 1 della legge regionale n. 13 del 2008, possono essere realizzati gli interventi di trasformazione del territorio e degli edifici esistenti, compresa la realizzazione di nuovi corpi di fabbrica, esclusivamente a condizione che abbiano ottenuto l'autorizzazione paesaggistica, rilasciata ai sensi dell'articolo 146 e seguenti del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 e successive modifiche ed integrazioni. I contenuti e le prescrizioni della suddetta autorizzazione costituiscono commisurazione e valutazione della compatibilità dell'intervento proposto con l'interesse paesaggistico tutelato.
H) Nella fascia dei 300 metri dalla linea di battigia è vietata la realizzazione di reti elettriche diverse da quelle strettamente necessarie e funzionali agli insediamenti urbanistico - edilizi, ad eccezione di quelle già programmate alla data di entrata in vigore della presente legge.
È, inoltre, ammessa la realizzazione di reti elettriche che, sulla base di un atto di indirizzo approvato dalla Giunta Regionale entro 180 giorni dalla entrata in vigore della presente legge, ottengano la preventiva valutazione positiva da parte della medesima Giunta regionale.
I) Il mare territoriale per la sua stretta interrelazione con le aree tutelate ai sensi dell'art. 142 e 143 del D. LGS. 22 gennaio 2004, n° 42 e ss. mm. è considerato di primario interesse paesaggistico ed è fatto oggetto di tutela.
L) La Regione considera meritevoli di tutela e ne fa oggetto di integrale conservazione le praterie di poseidonia, secondo anche quanto previsto dalla Direttiva Comunitaria 92/43/CEE del 21 maggio 1992, relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche, e ne costituiscono "habitat prioritario". È, pertanto, vietato qualunque intervento che possa comprometterne l'integrità ovvero lo stato di equilibrio ottimale del predetto habitat naturale, ad eccezione di quelli già programmati alla data di entrata in vigore della presente legge e di quelli che ottengano il preventivo assenso da parte della Giunta Regionale.
2. Le disposizioni di cui al comma precedente sono provvisoriamente efficaci e trovano immediata applicazione sin dalla data di entrata in vigore della presente legge. Gli interventi previsti nel precedente comma 1, lettera C), secondo capoverso, lettera D), primo capoverso e lettera E), possono essere realizzati previa verifica della coerenza delle volumetrie programmate con il contesto paesaggistico ed ambientale di riferimento, effettuata di concerto tra amministrazione regionale e amministrazione comunale. In sede di verifica può essere stabilito il ridimensionamento e l'adeguamento degli interventi programmati al fine di renderli coerenti con le finalità del Piano paesaggistico regionale». (553)
Emendamento all'emendamento numero 385 aggiuntivo Sanna Giacomo
Articolo 13
Al comma 1, punto 2, dell'articolo 13, come sostituito dall'emendamento numero 385, dopo la lettera b) è aggiunta la seguente lettera:
"c) quelli previsti nelle zone F, solo ed esclusivamente nell'ipotesi di aree intercluse ovvero contigue ad insediamenti turistici consolidati ai quali risultino integrate anche sotto il profilo delle urbanizzazioni, purché tali aree non abbiano un'estensione superiore ad ha. 0,5, il lotto minimo d'intervento proposto non sia inferiore a mille mq. E la tipologia edilizia da realizzare sia unifamiliare". (426)
Emendamento all'emendamento numero 385 aggiuntivo Capelli - Sanna Giacomo - Cappai - Murgioni - Contu - Xxxxx - Obinu - Biancareddu - Cuccureddu
Articolo 13
All'emendamento numero 385, al numero 8 del comma 1 in fine è aggiunta la seguente frase:
"In attesa della definizione dell'iter che precede o in caso di interzia trova applicazione la disciplina di cui all'art. 3, commi 1, 2 e 3 del decreto del Presidente della Regione 3 agosto1994, n. 228.". (427)
Emendamento all'emendamento numero 385 aggiuntivo Steri - Capelli - Sanna Giacomo ed altri
Articolo 13
All'emendamento n. 385, dopo il comma 1, sono inseriti i seguenti commi 1 bis, 1 ter e 1 quater:
"1 bis. Fino all'adeguamento dei piani urbanistici al piano paesaggistico regionale sono sottoposti alle disposizioni di tutela integrale ai fini della realizzazione di impianti per la produzione energetica comunque definiti:
1) i territori costieri compresi in una fascia della profondità di 300 metri dalla linea di battigia, anche per i terreni elevati sul mare;
2) le aree di mare per una profondità di dodici miglia dalla battigia marina.
1 ter. Sono fatti salvi gli interventi per i quali alla data di entrata in vigore della presente legge siano legittimamente avviate le opere nel senso che sia già stato realizzato un mutamento consistente e irreversibile dello stato dei luoghi.
1 quater. Per tali finalità la Regione Sardegna considera dette aree tutelate per legge, persegue, ai sensi dell'articolo 2, comma 1, lett. e), del D. L.vo n. 63/2008, la definizione con il Ministero competente di conseguenti indirizzi e criteri volti ad assicurare le specifiche esigenze di tutela ed in sede di adeguamento e revisione del piano paesaggistico regionale ne assicura una specifica disciplina.". (432)
Emendamento all'emendamento numero 385 aggiuntivo Cuccureddu
Articolo 13
Nel comma 1 , n. 5, dopo le parole "oltre tale fascia" è aggiunta la seguente frase: "e nelle zone C contigue all'abitato", nella parte finale dopo le parole "e, ove necessario, convenzionati" è aggiunta la seguente frase: "nonché quelli per i quali sia stata avviata la procedura d'intesa, se la stessa dovesse avere esito positivo;". (435)
Emendamento all'emendamento numero 385 aggiuntivo Salis - Cocco Daniele - Mariani
Articolo 13
All'emendamento numero 385 è aggiunto il seguente:
"1. Sono abrogate le disposizioni disciplinanti l'istituto dell'intesa di cui al comma 1, lettera c, 2, 3, 4, 5 dell'articolo 11 della norme di attuazione del vigente P.P.R.". (552)
Emendamento soppressivo parziale Sechi - Ben Amara - Zedda Massimo - Zuncheddu - Uras - Salis
Articolo 13
Il comma 1 dell'articolo 13 è soppresso. (74)
Emendamento soppressivo parziale Sechi - Ben Amara - Zedda Massimo - Zuncheddu - Uras - Salis
Articolo 13
La lettera a, comma 1, dell'art. 13 è abrogata. (75)
Emendamento soppressivo parziale Bruno - Moriconi - Manca - Lotto
Articolo 13
La lettera a) del comma 1 è soppressa. (301)
Emendamento soppressivo parziale Sechi - Ben Amara - Zedda Massimo - Zuncheddu - Uras - Salis
Articolo 13
La lettera b, comma 1, dell'art. 13 è abrogata. (76)
Emendamento soppressivo parziale Bruno - Moriconi - Manca - Lotto
Articolo 13
La lettera b) del comma 1 è soppressa. (302)
Emendamento soppressivo parziale Sechi - Ben Amara - Zedda Massimo - Zuncheddu - Uras - Salis
Articolo 13
Nell'art. 13, comma 1 la frase: "così come sostituito e integrato dall'art. 14 della presente legge" è soppressa. (145)
Emendamento soppressivo parziale Sechi - Ben Amara - Zedda Massimo - Zuncheddu - Uras - Salis
Articolo 13
Il comma 2 dell'articolo 13 è soppresso. (77)
Emendamento soppressivo parziale Bruno - Moriconi - Manca - Lotto
Articolo 13
Il comma 2 è soppresso. (303)
Emendamento soppressivo parziale Sechi - Ben Amara - Zedda Massimo - Zuncheddu - Uras - Salis
Articolo 13
Nell'art. 13, comma 2 la frase: "nonché nelle zone F" è soppressa. (146)
Emendamento soppressivo parziale Sechi - Ben Amara - Zedda Massimo - Zuncheddu - Uras - Salis
Articolo 13
Il comma 3 dell'art. 13 è soppresso. (78)
Emendamento soppressivo parziale Bruno - Moriconi - Manca - Lotto
Articolo 13
Il comma 3 è soppresso. (304)
Emendamento soppressivo parziale Sechi - Ben Amara - Zedda Massimo - Zuncheddu - Uras - Salis
Articolo 13
Nell'art. 13, comma 3 la frase: "nell'intera fascia dei 2.000 metri dalla linea di battigia" è soppressa. (147)
Emendamento soppressivo parziale Dessi - Sanna Giacomo
Articolo 13
Nell'art 13 comma 3 vengono soppresse le parole: "a condizione che le relative opere di urbanizzazione siano state legittimamente avviate". (421)
Emendamento soppressivo parziale Sechi - Ben Amara - Zedda Massimo - Zuncheddu - Uras - Salis
Articolo 13
Il comma 4, dell'art. 13 è soppresso. (79)
Emendamento soppressivo parziale Bruno - Moriconi - Manca - Lotto
Articolo 13
Il comma 4 è soppresso. (305)
Emendamento soppressivo parziale Sechi - Ben Amara - Zedda Massimo - Zuncheddu - Uras - Salis
Articolo 13
Nell'art. 13, comma 4 la frase: "ad eccezione di queste strettamente necessarie per servizi o consentite ai sensi delle riposizioni di cui al capo I" è soppressa. (148)
Emendamento soppressivo parziale Bruno - Moriconi - Manca - Lotto - Porcu
Articolo 13
All'Art. 13 comma 4 sono soppresse le parole "o consentite ai sensi delle disposizioni del Titolo I della presente legge". (306)
Emendamento soppressivo parziale Sechi - Ben Amara - Zedda Massimo - Zuncheddu - Uras - Salis
Articolo 13
Il comma 5 dell'art. 13 è soppresso. (80)
Emendamento soppressivo parziale Bruno - Moriconi - Manca - Lotto
Articolo 13
Il comma 5 è soppresso. (307)
Emendamento soppressivo parziale Sechi - Ben Amara - Zedda Massimo - Zuncheddu - Uras - Salis
Articolo 13
Nell'art. 13, comma 5, la frase: "limitatamente alle strutture turistico-ricettive presenti nei 300 metri dalla linea di battigia, ridotti a 150 metri nelle isole minori" è soppressa. (149)
Emendamento soppressivo parziale Sechi - Ben Amara - Zedda Massimo - Zuncheddu - Uras - Salis
Articolo 13
Nell'art. 13, comma 5 1a frase: "per essi non si applica quanto disposto dalla legge regionale 25 novembre 2004 n. 8 (Norme urgenti di provvisoria salvaguardia per la pianificazione paesaggistica e la tutela del territorio regionale), articolo 6". (150)
Emendamento soppressivo parziale Bruno - Moriconi - Manca - Lotto - Porcu
Articolo 13
All'Art. 13 comma 5 sono soppresse le seguenti parole:
"limitatamente alle strutture turistico ricettive presenti nei 300 metri dalla linea di battigia, ridotti a 150 metri nelle isole minori, eventuali incrementi volumetrici non possono comunque superare il 25 per cento dei volumi legittimamente esistenti, non devono svilupparsi verso il mare e devono realizzare concreti obiettivi di qualità paesaggistico-architettonica ed efficienza tecnico- funzionale". (308)
Emendamento soppressivo parziale Sechi - Ben Amara - Zedda Massimo - Zuncheddu - Uras - Salis
Articolo 13
Il comma 6 dell'articolo 13 è soppresso. (81)
Emendamento soppressivo parziale Bruno - Moriconi - Manca - Lotto
Articolo 13
Il comma 6 è soppresso. (309)
Emendamento soppressivo parziale Cuccureddu
Articolo 13
Il comma 3 dell'art. 13 è sostituito dal seguente:
3. Nei comuni ricompresi negli ambiti di paesaggio individuati dal Piano paesaggistico regionale non dotati di piano urbanistico comunale, nelle sole zone urbanistiche C di cui al conima 2, nella fascia dei 300 metri dalla linea di battigia, possono essere realizzati gli interventi previsti dagli strumenti attuativi approvati e/o convenzionati, a condizione che le relative opere di urbanizzazione siano state legittimamente avviate. Oltre tale fascia sono eseguibili i piani attuativi, regolarmente approvati alla data del 25 maggio 2006. (349)
Emendamento aggiuntivo Zuncheddu - Zedda Massimo - Ben Amara - Sechi - Uras - Salis
Articolo 13
Nel comma 2 dell' articolo 13 dopo la frase: "possono essere realizzati gli interventi previsti dagli strumenti attuativi approvati alla stessa data" è aggiunta la seguente: " senza alcun aumento volumetrico". (344)
Emendamento aggiuntivo Ladu - Murgioni - Sanna Matteo - Lai - Rodin - Locci - Amadu - Pitea - Greco - Zedda Alessandra - Campus - Artizzu - Pittalis - Sanna Paolo - Bardanzellu
Articolo 13
All'articolo 13, dopo il comma 6 è aggiunto il seguente:
"6 bis. I comuni, nelle more dell'adeguamento degli strumenti urbanistici comunali al Piano paesaggistico regionale, possono autorizzare la realizzazione, gestione e manutenzione delle strade di appoderamento, rurali e di penetrazione agraria o forestale mediante l'utilizzo dei materiali che, sulla base del progetto complessivo presentato, siano idonei ad assicurare la salvaguardia dei luoghi, la sicurezza del transito e l'economicità della gestione dell'infrastruttura. È, pertanto, abrogata la disposizione di cui all'articolo 103, comma 5 delle norme di attuazione del vigente Piano paesaggistico regionale". (389).)
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Porcu. Ne ha facoltà.
PORCU (P.D.). Presidente, colleghi, intervengo stamattina con qualche imbarazzo, perché nei giorni scorsi c'eravamo preparati sulla base della documentazione esistente, cioè l'articolo 13 e l'emendamento sostitutivo totale numero 385. Stamattina, invece, troviamo in quest'Aula un emendamento all'emendamento, il numero 553, che riscrive integralmente un emendamento che era già sostitutivo. Questo spiega anche la difficoltà che abbiamo incontrato nel riprendere i lavori, in quanto si è dovuto procedere all'esame di una riscrittura completa dell'articolo 13 con parti integrative. Siamo passati da un articolo di sei commi a due capi con un articolo di 11 commi.
Nel leggerlo e nel rivederlo, Assessore, io mi chiedo veramente se siamo consapevoli che la competenza paesaggistica è una competenza dello Stato, è una competenza dello Stato che la Sardegna esercita in virtù di un Piano paesaggistico che è stato soggetto a verifica e compatibilità con lo Stato. Quindi deriva, non da un'iniziativa autonoma assunta dall'amministrazione precedente per la necessità di tutelare l'ambiente del paesaggio in Sardegna, ma da una legge dello Stato, il Codice Urbani, che disciplina le modalità attraverso le quali le regioni possono tutelare il bene paesaggistico.
Presidente, le chiedo, per favore, di far cessare il brusio, perché questa non è materia di poco conto, colleghi, ma probabilmente è il cuore di questa legge. I veri interessi di questa legge sono in questo articolo, quindi credo che tutti noi dobbiamo sforzarci di prestarvi attenzione.
Come lei sa, è una competenza delegata, e se noi o le altre regioni tarderanno ancora, oltre l'ulteriore termine di fine anno, a dotarsi di un Piano paesaggistico, lo Stato può esercitare il potere sostitutivo. Il Codice Urbani disciplina anche i modi e le modalità attraverso i quali devono essere previsti gli adeguamenti al Piano, e lo fa con l'articolo 156, che stabilisce che per disciplinare lo svolgimento congiunto della verifica e dell'adeguamento dei piani paesaggistici si stipulano intese.
La prima osservazione, Assessore, che riguarda quest'articolo, è che è un articolo del tutto illegittimo, perché noi interveniamo in maniera pesante sulle norme di salvaguardia con legge ordinaria, cioè non con un atto che deriva dal Codice Urbani, soggetto a indirizzo, a modifica e a verifica di compatibilità rispetto all'indirizzo precedentemente impartito. E interveniamo pesantemente in due modi, Assessore, permettendo, in entrambi i casi l'aumento delle volumetrie. Qui pertanto c'è la sostanza dell'inganno che stiamo perpetrando ai danni dei sardi, perché è presente un aspetto non veritiero.
Questo articolo, infatti, dimostra che le sue affermazioni, Assessore, ripetute anche in quest'Aula, circa la non previsione all'interno di questo disegno di legge di nuove cubature, erano del tutto false. Lei ci ha mentito, Assessore! A meno che l'autore di questo articolo non sia persona diversa da lei. Questo articolo infatti prevede due strade per il rilasci di nuove cubature: al punto 2 prevede che gli interventi approvati dagli strumenti attuativi ai sensi della legge urbanistica precedente (quindi tutti quegli interventi che non erano stati ancora convenzionati, che avevamo bloccato al 10 agosto 2004) possano andare avanti, e poi prevede che gli interventi convenzionati alla data di "approvazione (nella versione precedente si parlava di "adozione") del Piano paesaggistico, anche se non hanno modificato in maniera irreversibile i luoghi (come recitavano le norme transitorie prima, ma poi quelle attuali di salvaguardia del Piano paesaggistico) possono procedere.
Noi, a suo tempo, avevamo calcolato, Assessore e Presidente, che l'insieme di questi due interventi - e poi ce n'è anche un altro che vi citerò successivamente - potessero portare nuove volumetrie per oltre 15 milioni di metri cubi. Consideri, poi, che con questo articolo, alla lettera e), lei sta facendo saltare anche i massimali che avevamo stabilito, che mettevano a capienza le zone F, perché con l'articolo 6 della "legge salvacoste" avevamo previsto che nelle zone F turistiche il dimensionamento delle volumetrie non potesse essere superiore a quanto consentito dal cosiddetto decreto Floris.
Ora, Assessore, noi dobbiamo essere onesti con i sardi. Noi dobbiamo dire che questo è un nuovo intervento massiccio, che questa legge non riguarda minimamente la prima casa, non riguarda le famiglie che hanno bisogno di edilizia sociale, riguarda interventi massicci e intensivi sulle abitazioni esistenti, in prevalenza seconde case e case costruite nell'agro, che costituiranno la stragrande maggioranza dei 40.000 interventi che lei ha previsto e che potranno essere di più o di meno, ma che comunque comporteranno svariati milioni di metri cubi.
Noi avevamo, stimato, lei mi corregga, oltre 15 milioni di metri cubi di volumetrie. Quindi stiamo facendo saltare tutto, non stiamo tornando al 2003, stiamo tornando proprio alla liberalizzazione selvaggia e incontrollata. Il presidente Cappellacci deve avere oggi la compiacenza di ammettere che questa legge non ha niente a che fare con la prima casa; il 99,9 per cento di questa legge riguarda incrementi volumetrici o nuove lottizzazioni, nuovi insediamenti. E' un piano cemento, è un nuovo sacco delle coste che state portando avanti in maniera, mi consenta, non trasparente, perché sarebbe stato più onesto dire: "Noi vogliamo dare il via libera all'edificazione, vogliamo dare il via libera agli strumenti attuativi dei comuni ante 2004, vogliamo rimettere in campo le convenzioni efficaci, vogliamo nuove lottizzazioni nelle coste perché crediamo che il modello del cemento e delle lottizzazioni sia il modello giusto per la Sardegna". Può essere! E' un punto di vista che noi non condividiamo.
Noi abbiamo dimostrato anche in quest'Aula che il patrimonio di seconde case non porta reddito, il reddito di quelle seconde case è bassissimo. L'incidenza e il valore aggiunto del turismo in Sardegna, con questo modello, è la metà di quello del Trentino: l'8 per cento contro il 15. Quando si dice "vogliamo una nuova cementificazione della Sardegna, vogliamo 15 milioni di metri cubi di lottizzazioni" cioè circa il 50 per cento dell'esistente, si assume una posizione politica; abbiate l'onestà politica, culturale e intellettuale di ammetterlo, Assessore.
Questa legge non ha niente a che fare con la casa, ha a che fare molto con una nuova, massiccia, intensa urbanizzazione delle nostre coste. Abbiate il pudore di ammetterlo. Poi entreremo nel merito, ma siate almeno onesti con noi, con quest'Aula, con i cittadini e anche un po' con voi stessi perché all'inganno c'è un limite e credo che tutto ciò non vi faccia onore. Credo che sia meglio dire le cose chiaramente come sono: questa legge è un "piano cemento".
PRESIDENTE. Onorevole Porcu, il tempo a sua disposizione è terminato.
E' iscritto a parlare il consigliere Gian Valerio Sanna. Ne ha facoltà.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Signor Assessore e Presidente, stamattina abbiamo assistito all'anticipazione della Pasqua: è arrivato l'uovo e la sorpresa. L'emendamento numero 553 che riscrive ciò che era stato già riscritto con l'emendamento numero 385. L'esigenza della Giunta…
(Interruzioni)
Vi prego di stare un attimo attenti perché non sono importanti le mie parole, per carità, ma è importante la consapevolezza di fronte a quest'argomento. E' molto importante che voi abbiate piena consapevolezza perché non è un punto secondario. Si riscrive l'articolo 13, evidentemente quello che era stato scritto dalla stessa Giunta, approvato dalla Commissione, non va più bene. Che cos'è successo? Non è successo niente. E' cominciata la stagione della cosiddetta "urbanistica contrattata" per cui bisogna mettere in piedi le cose.
L'emendamento numero 553 è un capolavoro, un capolavoro di contraddizione è, secondo me, l'aspetto più rilevante della censura che verrà posta su questa legge. La Magistratura aveva affermato, infatti, che non si possono usare norme urbanistiche per intervenire sul campo della tutela paesaggistica, invece ciò viene pedissequamente riproposto in questo emendamento. Quello che sfugge è ciò che è avvenuto sotto il profilo culturale in questo Paese; non in Sardegna: in questo Paese.
Come scrive uno che di leggi ne capisce, Massimo Severo Giannini, nella disputa fra paesaggio e urbanistica nel codice la spunta la normazione del paesaggio, a danno della pan-urbanistica. In altre parole si potrebbe attribuire al paesaggio la posizione superior stabat lupus, conferendo così al primo una collocazione sovraordinata rispetto alle discipline di uso del territorio. Ma questo non lo discute nessuno, lo discutete voi, è a voi che non va bene. Non va bene la Corte costituzionale, non va bene la Costituzione, attenzione, non va bene neanche quello che è stato deciso dallo Stato per tutti.
Al comma 2 dell'emendamento, infatti voi dite: le disposizioni che abbiamo elaborato al comma 1 "sono provvisoriamente efficaci e trovano immediata applicazione sin dalla data di entrata in vigore della presente legge", come dire le norme transitorie, le norme di salvaguardia che sono in vigore da due anni a questa parte in relazione al Piano paesaggistico con atto amministrativo, sono sabotate e modificate da un atto legislativo. La Corte costituzionale ha ripetuto per tre volte di seguito che non si possano modificare le norme di salvaguardia con atti difformi dall'atto originario.
Peraltro il comma 9 dell'articolo 143 del codice dei beni culturali e del paesaggio recita: "a far data dall'adozione del Piano paesaggistico" - oggi è 15 ottobre, sono decorsi due anni dall'approvazione del Piano paesaggistico, quindi siamo da quella data a oggi, "non sono consentiti sugli immobili e aree normate dal Piano paesaggistico interventi in contrasto con le prescrizioni di tutela previste nel Piano stesso". Dalla data di approvazione, cioè da due anni a questa parte, del Piano, le relative previsioni e prescrizioni sono immediatamente cogenti e prevalenti sulle previsioni, Piani territoriali e urbanistici. Non so cosa voglia dire; lascio a voi interpretare.
Con questa operazione al comma 1, lettera a), punto 2, dell'emendamento numero 553 introducete le opere e i volumi tecnici "funzionali alla gestione tecnico-operativa delle strutture esistenti". Termine nuovo; non capisco cosa voglia dire "funzionali alla gestione tecnico-operativa". Credo di aver capito che voglia dire funzionali a mettere in campo gli ampliamenti che avete previsto.
Al punto 4 modificate le norme che consentono gli interventi pubblici e introducete quelli di interesse pubblico, cioè quelli eseguiti da privati in nome di un interesse pubblico, violando una disposizione già presa in esame dal TAR e confermata con sentenza. Invece gli interventi che avete previsto al Capo primo, cioè la deroga alla strumentazione urbanistica diventano parte della norma di salvaguardia. Immaginate: la deroga diventa norma di salvaguardia, la deroga, la depianificazione diventa norma di salvaguardia!
Per quanto riguarda, infine, la lettera b), punto 1, leggetevi il Codice Urbani a proposito di quello che viene detto sugli interventi in zona A; lo lascio alla vostra lettura.
Passando poi al punto G), volevo chiederle, Assessore, perché i Piani territoriali paesaggistici furono annullati? Furono annullati perché non si rispettavano alcune norme. Qui c'è un capolavoro. Sappiamo tutti che i 100 metri intorno ai beni identitari e paesaggistici sono un vincolo di tutela integrale, bene, voi alla lettera G dite: nei 100 metri si può costruire anche con la realizzazione di nuovi corpi di fabbrica esclusivamente a condizione che venga data l'autorizzazione paesaggistica. Assessore, io fino a oggi ho tenuto un comportamento di rispetto anche del suo profilo professionale, ma lei è sicuro che dentro un vincolo di tutela integrale possa aversi l'autorizzazione paesaggistica?
E' vero che i 100 metri possono essere ridimensionati, perché se il vincolo è sovrabbondante si può portare a 30 metri, a 40 metri (e questo lo fanno i Comuni in cooperazione con la Regione), ma fino a quando non si fanno queste rideterminazioni i 100 metri sono vincolo assoluto. Quando mai avrete l'autorizzazione paesaggistica salvo che non vengano corrotti gli Uffici? L'unico modo per ottenere un'autorizzazione paesaggistica in un punto dove c'è un vincolo totale, non generico, totale è corrompere il funzionario preposto.
Continuiamo. La legge numero 8 del 2005 e poi le norme transitorie hanno introdotto un vincolo che è stato riconosciuto legittimo dallo Stato, in virtù del quale gli interventi che non erano stati previsti negli strumenti urbanistici approvati e con convenzione efficace alla data del 10 ottobre del 2004 e che non avevano realizzato le opere di urbanizzazione in maniera irreversibile non sono attuabili. Voi, invece, tornando indietro nel tempo di due anni, affermate che basta solo che queste lottizzazioni siano state a suo tempo adottate, dando così il via ad un'operazione che comporterà la realizzazione di non meno di cinque, sei milioni di metri cubi. Sei milioni di metri cubi concessi gratuitamente con spostamento retroattivo di un vincolo di salvaguardia! Ma voi non avete la minima idea della illogicità giuridica dell'operazione!
Io, perdonatemi, mi vergogno, io mi vergogno di dover trattare questi argomenti, mi vergogno perché sono in una sede legislativa, me ne vergogno e dovremo provare vergogna tutti di fronte a questa condizione paradossale, paradossale! Badate, non c'è ombra di dubbio su questo fatto. Questo emendamento ci darà la possibilità di chiedere ai tribunali dello Stato l'intervento urgente per la sospensiva di tutta la legge onde evitare i disastri che questo provvedimento può provocare.
All'indecenza non è stato posto un limite ed è ancora più grave che noi che ci fregiamo dell'idea della rappresentanza del popolo sardo e di essere dei legislatori, ahimè, facciamo delle leggi aria fritta, strumenti non di regolazione ma di liberalizzazione selvaggia, di tirannia. Questa è la vergogna che porta quest'emendamento numero 553.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.
URAS (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Signora Presidente, questa mattina ci ritroviamo a discutere un'altra legge, non quella che era stata licenziata dalla Commissione, non quella che era stata sottoposta all'esame del Consiglio sin dall'inizio di queste sedute, ma una legge totalmente diversa perché l'emendamento sostitutivo totale dell'articolo 13 - lo dico nonostante la disattenzione che serpeggia e il mormorio che continua - è, da solo, una legge complessa, in contraddizione con i commi di principio che sono indicati nello stesso provvedimento e negli articoli che abbiamo già approvato, in contrasto con la Costituzione. Però confidiamo sul ministro Fitto.
Se il ministro Fitto è così attento da portare davanti alla Corte costituzionale un provvedimento come quello che attiene, per esempio, al mandato dei sindaci al di sotto dei 3 mila abitanti, sarà attento anche a cogliere l'incostituzionalità di questa legge. La Regione, infatti, ha una sua competenza sull'ordinamento degli enti locali, quindi potrebbe legiferare in materia, ma il ministro Fitto dice: "Solo nei limiti che sono consentiti dalla nostra opinione sulla Costituzione". E' un'opinione un po' strana. Ieri in una trasmissione televisiva abbiamo imparato dal Ministro della giustizia che esiste una Costituzione materiale che è diversa da quella formale. Cioè, la Carta costituzionale su cui noi tutti quanti giuriamo, è una cosa messa lì, è formale perché quella materiale, cioè quella degli affari, quella degli imbrogli, quella della mistificazione, quella della menzogna, quella che si inventa la stampa o che viene promossa attraverso il trucco dei simboli elettorali, leggi elettorali che sono leggi ordinarie, è quella che vale!
Per cui noi possiamo dire tranquillamente al cittadino: badate, le leggi che abbiamo scritto, quelle sono le leggi formali. E' previsto nel Codice penale che se uno ammazza un altro sia passibile di pena perché l'omicidio è un reato, però quello è scritto nella legge formale, se tu lo fai, ti guardi la Costituzione materiale, il Codice materiale, la legge materiale e l'omicidio può darsi che non sia neppure un reato, che sia un atto di liberazione, che sia l'eliminazione di un disturbo. Noi non possiamo accettare questa cultura giuridica rovinosa.
In questo emendamento sostitutivo totale dell'articolo 13 non è che c'è una liberalizzazione delle volumetrie possibili da realizzare, no, c'è l'esproprio generale di tutte le competenze delle Istituzioni locali, c'è l'esproprio generale della regola, c'è la violazione dei principi che sono stati confermati con le sentenze sull'annullamento dei piani paesistici territoriali, c'è una violazione grave e pesante del codice Urbani, c'è di tutto e di più! Cinque, sei milioni di metri cubi: io ammiro l'onorevole Sanna che riesce a fare i conti come se fosse un cervello elettronico, io non so, se mi metto a contarli come son capace io, col pallottoliere, forse arriviamo a 8-9-10 milioni di metri cubi, finiremo per costruire anche sopra noi stessi. E tutto questo per che cosa?
Noi pensiamo che il popolo starà benissimo, che si aumenterà il reddito in capo a tutte le famiglie, che non avranno più problemi di natura economica, che potranno sostenere i propri figli, che lasceranno un ambiente equilibrato, che la salute verrà meglio tutelata? Io penso di no. Questa è una confusione, è un prodotto di uno stato confusionale. Cosa possiamo fare?
Io penso che se questo emendamento sostitutivo non verrà ritirato, se questo emendamento sostitutivo verrà votato, se questo emendamento sostitutivo diventerà legge formale, chiamiamola così (perché per capire quale sarà la sostanza di questa legge basterà aspettare, forse soltanto qualche ora perché mi dicono che stanno già piazzando ruspe e stanno già cominciando ad abbattere edifici già esistenti, stanno cioè già precostituendo il guadagno), tutto ciò che accadrà sarà normale, sarà normale, sarà accettato, sarà subìto e poi sarà contrastato e poi alla fine vi verrà addebitato. E allora quale sarà il nostro atteggiamento, qua, nelle prossime ore?
Posso solo dire che nei confronti di un provvedimento che non era arrivato a questo livello di - non so neppure trovare una definizione corretta - depravazione edilizia, di sconquasso urbanistico, di abolizione e soppressione di ogni tutela paesaggistica, noi avevamo una posizione di netto contrasto e che questa posizione di netto contrasto sarà ancora più forte.
Su questo terreno ci sarà la differenza politica vera tra centro-sinistra e centro-destra, non sarà neppure più possibile, con questo emendamento, pensare che nell'ambito del centrosinistra si possano raccogliere interessi che possano guardare con qualche timidezza alle vostre proposte, non ci sarà più possibilità di dialogo su questo terreno perché è un terreno in cui la differenza è totale, la divaricazione profonda. Da una parte ci saranno coloro che pensano allo sviluppo di questo territorio, di questa Regione e di questa comunità per oggi e per il domani, dall'altra ci saranno coloro che invece stanno precostituendo, ai fini di interessi che sono di persone, che sono di imprese, ma che sono di pochi, la devastazione del territorio.
Da una parte ci saranno coloro che hanno speso parole per raccomandare attenzione nei confronti della condizione di difficoltà già accertata del nostro territorio sotto il profilo idraulico, sotto il profilo della tenuta geologica, dall'altra ci saranno coloro che invece, liberalizzando ogni tipo di costruzione, porranno le condizioni per l'aumento della pericolosità di alcune abitazioni e di alcune comunità. Ci sarà una differenza totale su questo e inizierà uno scontro politico che si concluderà con le prossime elezioni che noi, proprio per questa vostra ingordigia edilizia, siamo convinti che potremo vincere.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.
SALIS (I.d.V.). Signora Presidente, colleghi, come già dicevamo ieri, ci sono momenti in cui lampi di luce fanno capire bene la direzione in cui ci si vuole muovere. L'emendamento numero 553 è uno di questi perché chiarisce ampiamente e in maniera inequivocabile quale è la filosofia di questa legge.
E' una legge nata tentando di imbrogliare l'opinione pubblica, evocando interventi legati alla casa, all'abitazione, che costituisce un bene primario indispensabile per qualsiasi persona o per qualsiasi famiglia. E infatti la prima parte della legge, una volta chiarito dallo stesso Assessore, dalla stessa Giunta, che il piano casa è di là da venire, prevede interventi sulle aree più sensibili del nostro territorio: sulla fascia dei 300 metri dal mare ("schiantando" un principio per cui la Sardegna era all'avanguardia tra le regioni italiane) e su quello dei 2000 metri dal mare, dei due chilometri dalla battigia. Il piano casa diventa pertanto un "piano villetta".
La parte seconda della legge è, se possibile, ancora peggiore della prima, perché nella prima parte viene schiantato per esempio il principio del rispetto della fascia dei 300 metri dal mare, con questo emendamento e con l'articolo 13 in particolare si stanno schiantando tutta una serie di atti che sono già certificati e che fanno parte della tradizione, della storia politico-istituzionale, oltre che urbanistica, della Sardegna.
Ma come si fa a scardinare un intero meccanismo di equilibri difficilissimi predisposto per tutelare il paesaggio, che è un bene nostro, che come legislatori dobbiamo preservare anche per le generazioni future, per lasciare invece spazio, come si evince dalla filosofia dell'articolo 13 nel testo emendato, alle pressioni più speculative, agli interventi più disastrosi che purtroppo con questo articolo saranno possibili?
Un amministratore della piana di Agrigento - apro una parentesi - di fronte ad un interlocutore estero che gli domandava "ma come avete fatto a distruggere questa bellezza, a consentire la realizzazione di queste ville, villette e villone nella Valle dei templi, nella piana di Agrigento?" ha risposto: "c'è mancata la cultura! Non ci siamo resi conto che bisognava, con un meccanismo anche di difesa di carattere culturale della nostra storia, oltre che del nostro paesaggio, opporsi alle pressioni estreme che provengono dai settori più forti dell'economia, dell'edilizia, del business della speculazione." Solo un atteggiamento culturalmente moderno e culturalmente radicato può quindi consentire di dire di no alle tante pressioni che sono presenti visivamente, le possiamo quasi toccare con mano, in Sardegna.
Rientravo da Parma in treno, nei giorni scorsi, quando ho letto un articolo dell'Espresso. In questo settimanale italiano si afferma, con prove, offrendo elementi di conoscenza ulteriori, che "palazzinari", personaggi legati alla storia opaca della Sardegna e dell'Italia stanno cominciando a far sentire il loro fiato sul collo della Giunta regionale. C'è tutto un fiorire di iniziative di carattere urbanistico, di carattere edilizio, di carattere speculativo, nei settori dell'energia e dei rifiuti, dove il business è più facile da realizzare. Con buona pace della legislazione urbanistica, del dibattito e delle conclusioni, anche legislative, che hanno portato la Sardegna ad essere considerata una terra felice, anche in questo ambito.
Per cui io, concludo, Presidente, dicendo che non si possono portare avanti processi di riforma così incisivi, così profondi, a colpi di emendamenti agli emendamenti. E' successo anche sul collegato alla finanziaria con la riforma della sanità, e solamente dopo un mese è stata pubblicata, dopo un mese di ritardo, la delibera sul commissariamento delle AA.SS.LL. Oggi dal cilindro viene fuori il "coniglio" dell'emendamento all'emendamento, l'emendamento numero 553, che contiene sorprese ulteriormente negative: al peggio non c'è mai limite!
Quindi noi utilizzeremo il dibattito aperto con la presentazione dell'emendamento numero 553, per far capire i sardi che sì, è vero che è necessario intervenire per dare una mano ad un comparto come quello dell'edilizia, che è vero è bene offrire un sostegno ad un settore che conta al suo interno migliaia di lavoratori, ma è anche vero che questo non si può fare stravolgendo completamente quella che è la storia dell'urbanistica in Sardegna e soprattutto non si può fare mettendo a repentaglio il patrimonio di tutti i sardi che è rappresentato dal nostro paesaggio soprattutto nelle aree più sensibili. Non si può fare soprattutto perché bisogna avere il coraggio - e la Giunta e la maggioranza di centrodestra sinora questo coraggio non l'hanno avuto - di dire di no ai tanti speculatori che hanno orientato queste scelte, perché sanno che la Sardegna può essere un Bengodi, può essere terra di affari, può essere terra di lauti guadagni, a spese dei sardi. A spese dei sardi!
Ecco perché noi ci impegneremo affinché l'articolo 13 possa essere cassato e soprattutto perché non venga sostituito dall'emendamento numero 553. Pensiamo che in un provvedimento di emergenza, così com'è stato presentato, il cosiddetto "piano villetta", un intervento da controriforma urbanistica qual è quello presente nell'emendamento 553, abbia tutti i crismi per poter essere o ritirato o cancellato da quest'Aula.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Signora Presidente, colleghi, siamo arrivati all'articolo 13 e questa Giunta regionale, questa maggioranza, continuano con la politica degli annunci. Ci avete annunciato per mesi un Piano casa, e oggi vediamo, con quest'articolo 13, il vero volto di questa legge. Continuate con una politica illusionistica. Ieri il presidente Cappellacci, parlando della Sassari-Olbia, ci ha detto: "Ci sono 111 milioni subito disponibili, c'è una lettera di un funzionario del Ministero dello sviluppo economico". Oggi il sottosegretario Pizza, rispondendo qualche ora fa in Parlamento a nome del Governo, ha detto che quei 111 milioni non sono disponibili per la Sassari-Olbia, ma servono, come noi avevamo detto, semplicemente per rimborsare la protezione civile per le spese che sono state sopportate per le opere principali del G8. Non solo quindi non ha preso nessun impegno, così come ha fatto ieri il presidente Cappellacci, sui tempi della delibera CIPE: non ha parlato proprio della delibera CIPE. Allora, continuate, continuate con questa politica degli annunci, noi continueremo a vigilare.
Ritornando a questo articolo: voi volete scardinare il Piano paesaggistico regionale. Guardate, il Piano paesaggistico regionale non è il piano paesaggistico regionale di Renato Soru, neanche quello del centrosinistra, il Piano paesaggistico regionale discende dal codice Urbani. E' vero che la Sardegna è stata la prima regione ad adottarlo, ad approvarlo, però discende dal codice dei beni culturali; non è un'invenzione di Soru, è una emanazione intanto della convenzione europea del paesaggio, e soprattutto è un fatto culturale che ormai, dappertutto, in tutti i paesi sta diventando patrimonio politico, patrimonio culturale. Voi lo volete scardinare.
Questa è la parte più contraddittoria della legge, qui c'è il trucco! Non solo perché avete presentato un subemendamento sostitutivo dell'articolo qualche minuto fa ma perché questa parte svela veramente qual era l'obiettivo di questo finto Piano casa e di questo vero "Piano cemento", di questo provvedimento illegittimo di cementificazione selvaggia e di revisione della tutela paesaggistica finora in atto.
Nuove cubature, sblocco delle lottizzazioni sospese, giustamente, dal Piano paesaggistico regionale: tutto ciò lo fate in maniera tra l'altro illegittima, lo dice anche la sentenza relativa a Cala Giunco che mette una zeppa nel cammino del Piano casa: i giudici hanno confermato la pronuncia della Corte costituzionale con la quale è stata affermata la competenza della Sardegna, in base al nostro Statuto, a legiferare in materia di paesaggio, con un limite, quello dell'articolo 3, dove si fa riferimento alle norme statali di riforma economico-sociale. E questo, questo che stiamo discutendo, è sicuramente un provvedimento di riforma economico-sociale sul quale prevale la potestà legislativa dello Stato.
Quindi, il Piano casa, il finto Piano casa della Sardegna non può non attenersi scrupolosamente alle disposizioni del Codice dei beni culturali e del paesaggio e di conseguenza a quelle del Piano paesaggistico regionale vigente che ne sono una conseguenza rigorosa. Voi volete depotenziare, scardinare il Piano paesaggistico, espropriare dalle loro competenze i comuni, gli Enti locali, con una deregulation totale: senza regole, niente regole! Si ritorna al Far West esistente prima dei PTP annullati.
Voi avevate - l'ho detto più volte, l'abbiamo detto più volte in quest'aula - avevate una possibilità: quella di annullare il piano paesaggistico regionale, quella di rivederlo, di aggiornarlo ma non attraverso scorciatoie come queste, come questo articolo che di fatto è già una legge di per sé. Lo potevate fare andando trattando con lo Stato, rivedendo quell'intesa tra la Regione e lo Stato, tra la Regione e l'Amministrazione dei beni culturali. Sarebbe stata una via più lunga, me ne rendo conto, però era la via corretta: probabilmente avevate timore che lo Stato, come ha fatto oggi con la Sassari-Olbia, presidente Cappellacci, non vi seguisse anche su questa strada.
Allora, questo non è un piano casa, è bene che i sardi lo sappiano: con la casa non c'entra niente, non c'entra niente con le esigenze di natura abitativa, che pure ci sono e sono numerose in Sardegna. È in realtà lo strumento, la scorciatoia, un inganno, un trucco che voi state mettendo in atto per modificare il Piano paesaggistico, per poter sbloccare lottizzazioni, per poter aumentare notevolmente le cubature in Sardegna.
La fase due. Arriverà la fase due, a novembre forse, a dicembre, dopo la finanziaria, durante la finanziaria, vi occuperete anche delle case, vi occuperete degli ultimi, vi occuperete dei poveri, però prima arrivano i ricchi, prima arrivano i grandi costruttori, prima arrivano le esigenze che probabilmente derivano anche da qualche risposta che dovete dare sulla base di cambiali da onorare per la vostra campagna elettorale.
Noi non possiamo esprimere altro giudizio: questo articolo 13 costituisce veramente un grave danno per la Sardegna, è illegittimo così come è illegittimo l'intero corpo di questa legge. Credo che da cittadini, perché non lo possiamo fare in altro modo, presenteremo i ricorsi, cercheremo di impugnare questa legge che non fa del bene alla Sardegna, non guarda agli interessi generali, non guarda al bene comune, guarda ad interessi di parte e va a connotare (la vostra prima legge,) quella che sarà la vostra politica (se il buongiorno si vede dal mattino) di questa legislatura.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Lotto. Ne ha facoltà.
LOTTO (P.D.). Io solitamente scrivo due paginette di "scaletta" quando intervengo in queste occasioni. Stavo ragionando poco fa su cosa dire su questo argomento quando ho sentito l'onorevole Bruno pronunciare alcune affermazioni che mi hanno costretto ad aggiungere un foglietto come primo approccio a questo argomento. Ciò che lui ha detto, infatti - io non so se voi ne cogliete la portata - è davvero sconcertante. Se quello che lui ha detto è vero - e non ho motivo per pensare che non lo sia - noi ieri abbiamo passato una giornata intera a parlare di nulla, perché quando si ragiona sulla parola di un'autorità e quella parola non corrisponde al vero, tutti i ragionamenti fatti attorno non servono a niente!
E badate, quei ragionamenti inutili non li ho fatti io soltanto, li avete fatti anche voi, li ha fatti anche il Capogruppo del partito di maggioranza quando ha concordato con il Capogruppo della minoranza la predisposizione di un ordine del giorno per cercare di fare una politica unitaria, per cercare di impostare con il Governo una posizione unitaria verso quell'argomento. Alla luce di quello che ha detto l'onorevole Mario Bruno, abbiamo giocato, non abbiamo fatto una cosa seria! Io spero che non sia vero, che abbia sbagliato il Sottosegretario a dire quello che ha detto, e il Presidente avrà modo eventualmente di smentire, con dati di fatto, però, non basandosi sulle parole, altrimenti, davvero sarebbe difficile capire cosa ci veniamo a fare qui dentro.
Detto questo però, veniamo all'argomento all'ordine del giorno. L'articolo 13 rappresenta l'anima perversa di questa legge. Fino ad ora abbiamo parlato di un'altra legge che noi pensavamo qualche mese fa avrebbe potuto consentire, anche in maniera demagogica e populista, al povero diavolo che ha una casa piccola di ampliarla leggermente per poter sistemare il sesto figlio - e questo esempio l'ha portato qua platealmente l'altro giorno il Presidente - ma abbiamo capito durante questa discussione che non era così, che stavamo parlando d'altro, che stavamo parlando di raddoppio di qualche villetta, che stavamo parlando di possibilità di interventi piuttosto consistenti, stavamo parlando, anche nel Capo I, di interventi che andavano ben oltre quello di dare la possibilità al povero operaio di accrescere la sua piccola, povera casa.
Però eravamo dentro un alveo che avevamo capito che non condividevamo ma che poteva ancora trovare nella pancia dell'elettorato un'approvazione. Ragionando di questo articolo 13 stiamo ragionando di una nuova legge, ci stiamo riferendo non alla pancia dell'elettorato ma ci stiamo riferendo alla pancia di colui che controlla l'elettorato, di colui che ha la possibilità di comprarselo l'elettorato, di colui che ha il potere di incidere, in funzione della propria dimensione economica e del controllo dell'opinione, su quello che viene fatto qui dentro e fuori.
Abbiamo davvero cambiato registro con la discussione di oggi; entriamo in un campo di aperto conflitto. L'onorevole Sanna diceva "si sta aprendo un conflitto con lo Stato": innanzitutto si sta aprendo un conflitto con il buon senso e con gli interessi legittimi del popolo sardo. Oggi il quotidiano "La Repubblica" apre con un articolo di fondo di Gustavo Zagrebelsky, già Presidente della Consulta, all'interno del quale c'è una frase interessante: "Cosa sono e a cosa servono le istituzioni: il genere umano ha scoperto le istituzioni per mettere freno all'aggressività e all'istinto di sopraffazione che allignano in ognuno di noi, in alcuni di più in alcuni di meno".
Mi serve questa frase per esplicitare un concetto: non possiamo continuare in quest'Aula a ragionare del come aggirare le leggi che lo Stato democraticamente si dà. Più di un collega, più di un onorevole della maggioranza in tutti questi giorni ha richiamato il concetto di Autonomia, e io mi domandavo ogni tanto perché, che cosa c'entrasse? Me lo domandavo sinceramente, volevo capire dove si voleva arrivare con questi ragionamenti: oggi l'ho capito e, a dispetto della sicura sincerità degli amici del Partito Sardo d'Azione che hanno fatto del concetto dell'Autonomia la base fondamentale di tutta la loro politica, io ho la sensazione che nella maggioranza dei casi si sia parlato dell'autonomia di poter far fare quello che si vuole; non di autonomia della Regione nei confronti dello Stato ma di autonomia dalla legge. Noi stiamo chiedendo l'autorizzazione a delinquere, se per delinquere intendiamo la possibilità di non osservare la legge.
E' stata chiarita abbastanza autorevolmente - più di quanto non possa fare io - la portata del contenuto dell'emendamento numero 533: la portata concreta è, davvero - e credo che nessuno abbia la possibilità di smentirlo - quella di autorizzare una colata di cemento nelle nostre coste. E c'è anche una portata di carattere politico e culturale: si sta dicendo che in questo Stato, in questa Regione le leggi non servono e che quelle che vengono approvate d'ora in poi serviranno per mettere fuori gioco quelle precedenti. Non sarà possibile, quasi certamente, ci saranno dei passaggi che probabilmente inficeranno un po' tutto il percorso dell'intera legge.
Però io vorrei riprendere l'argomento che ha toccato l'onorevole Gianvalerio Sanna portando l'esempio dell'ufficio tutela che autorizza certi interventi in zone a tutela integrale. Ma ragioniamo. Qual è il compito di un ufficio tutela? E' quello di dire se la richiesta di quel cittadino di intervenire in quell'area è una richiesta che ricade o meno in una zona a tutela integrale. Non possiamo pensare che ci sia la possibilità di interpretare. Chi vuole costruire chiederà se, per esempio, al foglio catastale numero 2, particella 4, del Comune di Sassari è possibile o no costruire, se lì c'è o no un vincolo. Non si può pensare che l'ufficio tutela possa inventarsi eventualmente l'esistenza o l'inesistenza di un vincolo. Non possiamo pensare che anche su questi temi ci sia la possibilità di interpretare e di aggirare la legge.
La sensazione che ho io, è che si stia creando un meccanismo (un po' in tutta la legge c'è questa tendenza, ma qua è particolarmente eclatante) per cercare di travisare i compiti di chi è pagato perché si assicuri che la legge venga osservata.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Sechi. Ne ha facoltà.
SECHI (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). E' deprimente la situazione che stiamo vivendo in quest'aula, che registra giorno dopo giorno colpi di mano e comportamenti scorretti. Dopo aver dato l'illusione del rispetto delle regole, facendo passare un testo in Commissione, vengono cambiate la carte in tavola e ci troviamo in Aula a discuterne uno che è completamente diverso.
Mi chiedo: ma noi, come Parlamento sardo, non dovremmo legiferare nell'interesse del popolo sardo? Questo dovrebbe essere il principio fondamentale che dovrebbe ispirare l'azione di questo Parlamento, e invece attraverso uno strumento, che sarà quello che ahimè forse approveremo, finiamo per porci proprio contro gli interessi del popolo sardo che, di fatto, da questo provvedimento si troverà totalmente a margine, non beneficerà di questa legge. Questa legge è uno strumento che mette fuori gioco le regole preesistenti e tutte le norme di pianificazione urbanistica in Sardegna.
Negli anni 50-60 si registra nell'area del Mediterraneo un fenomeno che viene chiamato "balearizzazione", caratterizzato dalla frenesia di costruire ovunque, in ogni luogo, fuori dalle regole. Probabilmente allora non c'era la sensibilità che oggi, fortunatamente, almeno in alcuni ambienti c'è, anche se tarda a trovare attenzione e considerazione in Sardegna. Era una società ancora non uscita dal grave disagio e dalla fame conseguente agli eventi bellici che però già intravedeva e intuiva le possibilità di ripresa economica e le opportunità offerte dalla cosiddetta modernizzazione che tanti guasti ha creato. Soprattutto si pensava che attraverso l'attività nel cosiddetto settore turistico si potesse intervenire ovunque, costruendo persino in riva al mare, addirittura con edifici e alberghi, manufatti, ville, villette le cui fondamenta, così come forse accadeva in tempi antichissimi, poggiavano sulla battigia.
Io credo che vada fatta chiarezza e la dovete fare soprattutto voi perché questo provvedimento segna una svolta drammatica per la cementificazione della Sardegna, mette una pietra tombale sulle illusioni di tanti sardi che avevano sentito parlare di intervento a favore della casa puntando solo ed esclusivamente sulla cementificazione, cementificazione diffusa ovunque e in ogni luogo.
Io sottolineo questo perché trovo in qualche modo incredibile l'atteggiamento che voi assumete. In più di un passo di questa legge fate richiamo alle qualità ambientali, architettoniche, spendete parole ampollose per definire interventi che non ci saranno mentre siete reticenti circa la vostra vera volontà, come se vi vergognaste di dire quello che volete fare. Dovete dirlo invece apertamente, a gran voce, anche perché su questa base avete detto di aver vinto le elezioni. Il popolo affamato dal tiranno chiedeva pane e cemento; il pane magari sarà poco, rimarrà poco, però cemento ce ne sarà tanto, in quantità enormi, ottenuto attraverso un meccanismo anche subdolo, come ho detto prima, che è quello dell'uso improprio persino dell'italiano.
Quando si utilizzano termini che lasciano aperta ogni possibilità, quando si fa riferimento a concetti come "modesta entità", mi chiedo come si faccia a coglierne l'esatta portata. Chi stabilisce, per esempio, la entità modesta? Cosa significa modesta. Modesta rispetto a chi? Oppure quando utilizzate il concetto di "strettamente necessario", cosa intendete? Quello che è necessario per uno non è necessario per un altro. Le quantità dello "strettamente necessario" sono sicuramente suscettibili di valutazioni soggettive e non credo che una legge che faccia riferimento ad una materia così delicata come questa possa permettersi di usare termini che lasciano le porte aperte a 1000 interpretazioni.
Lo stesso dicasi quando introducete criteri che sembrano limitare la possibilità di intervento che invece, di fatto, non limitano, come quando scrivete "a condizione che" oppure "non possono essere realizzate se".
Altri aspetti che lasciano ampi dubbi, perplessità e preoccupazioni sono, per esempio i riferimenti ad aree intercluse senza precisare se queste, per esempio, possano diventare tali a seguito di demolizioni. Nei piani regolatori si faceva riferimento ai lotti interclusi, però venivano abbattute le volumetrie esistenti e il lotto intercluso acquistava il massimo della volumetria consentita dal piano regolatore generale o dallo strumento di dettaglio. In questa situazione, di più, c'è il vantaggio che, a seguito della demolizione, oltre al massimo della volumetria consentita si può utilizzare anche la premialità prevista. Io credo che ciò sia veramente un danno incontenibile delle cui conseguenze forse neanche noi che denunciamo la vicenda siamo pienamente consapevoli.
Per non parlare poi di altri passaggi terrificanti (non mi viene altro termine, forse è improprio ma è corrispondente allo stato d'animo che mi suscitano) come il seguente: "può, inoltre essere concluso il procedimento di approvazione dei piani attuativi, legittimamente adottati prima dell'approvazione del Piano paesistico regionale". Ma queste erano situazioni che avevamo già liquidato, erano questioni ormai consolidate! Noi stiamo risvegliando gli appetiti e gli interessi anche di cementificatori e speculatori che in passato si erano messi l'anima in pace. Voi recuperate tutto, tutto il possibile e in qualche modo anche l'impossibile.
Infine, si legge che, all'interno della fascia dei 300 metri, possono essere autorizzati in deroga agli strumenti interventi di ristrutturazione e rinnovamento. Anche questo è un concetto non pienamente puntualizzato e definito. Mi chiedo, allora, ancora una volta: il concetto di ristrutturazione prevede anche le demolizioni? Di solito è così ma qui non è precisato. E poi, bontà vostra, dite: "L'importante è che gli aumenti volumetrici non vadano verso il mare". Ma saranno sicuramente in posizione lineare rispetto all'edificio già presente, che rappresenterà quindi un'ulteriore barriera sulla fascia costiera.
Non mi dilungo, perché veramente questo è un capolavoro di ingegneria diabolica, che ha recuperato - sempre che non arrivi qualche ulteriore emendamento nel corso della giornata - tutto quello che era pensabile in termini di edificazione. La scorrettezza sta nel fatto che, purtroppo - l'ha ricordata prima il collega Bruno - dal Codice Urbani si è passati al PPR, perché…
PRESIDENTE. Il tempo a sua disposizione è terminato.
E' iscritto a parlare il consigliere Manca. Ne ha facoltà.
MANCA (P.D.). In apertura, Signora Presidente, in maniera irrituale, le chiederei, rimettendomi alla sua sensibilità e in considerazione del fatto che il Presidente della Regione è ancora in questo palazzo, di offrire l'opportunità al Presidente di riferirci su quello che poc'anzi il nostro Capogruppo, l'onorevole Mario Bruno, ci ha fatto sapere relativamente alla risposta data dal sottosegretario Pizza sul tema della Sassari-Olbia e sul tema dei 111 milioni di euro, sui quali ieri il Presidente, in maniera chiara, corretta e anche determinata, ha preso degli impegni.
Io le chiederei personalmente, a nome di tutto il Gruppo del Partito Democratico, di dare al Presidente della Regione quest'opportunità, perché la gravità…
(Interruzioni)
PRESIDENTE. Colleghi, scusate, non si può procedere in questo modo. Prego, onorevole Manca.
MANCA (P.D.). So che potrebbe anche non interessare, però, se mi concedete tre minuti, probabilmente qualche spunto lo potrete anche trovare.
Dicevo, Presidente, è gravissimo quello che è stato appena detto, rispetto proprio alla serietà che mi sembra il presidente Cappellacci ieri abbia posto, e che ha portato anche alla condivisione di un ordine del giorno. Io penso che sarebbe importante che il Presidente potesse riferirci, anche in maniera inusuale in quest'Aula, su questo tema. Quindi, glielo chiedo in maniera accorata.
Per quanto riguarda invece l'emendamento numero 553, io pongo un altro problema, Presidente, che probabilmente, considerata l'importanza, sarebbe da affrontare in sede di Giunta per il Regolamento. Non ritiene che un emendamento di questa vastità, di questa portata, di quest'importanza, che probabilmente modifica gran parte della struttura di questo disegno di legge, avrebbe avuto necessità di tornare in Commissione?
Non è un appunto di natura regolamentare; so che funziona così l'Aula. Però su questi temi, probabilmente, in generale, che arrivi da noi la proposta o che arrivi dalla maggioranza, occorre pensare a qualcosa di nuovo, perché noi stiamo discutendo su un emendamento del quale, mi permetto di dire, probabilmente, a prescindere dalle linee generali, nessuno di noi riesce a cogliere tutti i risvolti, considerata la vastità, l'importanza e anche la gravità di quello che è stato scritto.
Sono scelte politiche, sono indirizzi diversi rispetto a quelli che noi abbiamo pensato e programmato nella scorsa legislatura, legittimi, che però hanno necessità di essere compresi, e per essere compresi devono essere affrontati in un posto che non può essere l'Aula, dove in 10 minuti non è possibile affrontare un ragionamento in maniera compiuta. Questo lo dico in prospettiva, come ragionamento che potremmo affrontare successivamente.
Per quanto riguarda l'emendamento numero 553, io mi sento un po' disorientato, anche frastornato, Presidente e Assessore. In sede di discussione generale abbiamo evidenziato in maniera chiara più volte il rischio evidente e palese di illegittimità di questo provvedimento, specialmente con riferimento al Capo II, quello che riguarda la modifica del Piano paesaggistico regionale.
Tra l'altro - l'ho detto a titolo personale, ma l'ho detto anche rappresentando il Gruppo del Partito Democratico come relatore di minoranza - ci siamo resi disponibili a sederci di fronte a un tavolo per parlare di Piano paesaggistico regionale, per vedere eventualmente gli errori commessi, per analizzare le difficoltà che i comuni incontrano nell'applicazione di questo strumento, però in maniera costruttiva, seguendo, Presidente e Assessore, l'iter procedurale previsto, non bypassando le diverse fasi, in modo da avere l'opportunità di ragionare in maniera chiara sui diversi aspetti.
Purtroppo non abbiamo ricevuto alcuna risposta e adesso ci troviamo di fronte a una Giunta impegnata in una sorta di ricorsa a superare se stessa: questo emendamento numero 553 supera l'emendamento numero 385, il quale, a sua volta, supera l'articolo 13. Tutto ciò, a mio parere (ma non solo a mio parere) crea veramente notevoli difficoltà, anche perché si è partiti da un presupposto (tutta questa fase di questo disegno di legge parte da questo presupposto) che è l'accordo Stato-Regioni del 1° aprile, che prevedeva interventi per il rilancio dell'economia. Questo accordo, Assessore - io lo rileggo in maniera chiara perché rimanga agli atti - prevedeva che gli interventi edilizi non potessero riferirsi a edifici abusivi o ubicati nei centri storici o in aree di inedificabilità assoluta. Le leggi regionali - continua l'accordo - possono individuare gli ambiti dai quali gli interventi, di cui alle lettere a) e b), sono esclusi o limitati, con particolare riferimento ai beni culturali e alle aree di pregio ambientale e paesaggistico.
Noi, in disprezzo di tutto questo, facciamo il contrario, consentiamo di intervenire nella fascia dei 300 metri, consentiamo di intervenire nei centri storici, consentiamo tutta una serie di attività, a vostro dire, in favore dei comuni, che invece secondo me rischiano di diventare un boomerang, un boomerang pericoloso per i nostri comuni, e rischiano di diventare un limite anche alla volontà di questa legge (che può essere anche legittima, rispettata e rispettabile) di riavviare il cosiddetto tessuto economico della nostra Isola. Ecco, noi, in disprezzo di tutto questo, andiamo avanti, andiamo avanti, secondo me, senza un'attenta considerazione di quello che sta accadendo. Lo dico chiaramente assumendomene le responsabilità, sapendo che in quello che voi fate sicuramente credete, ma questo è proprio forse il limite maggiore e più grave rispetto alla discussione che avviene in quest'Aula.
Assessore, io queste brevissime riflessioni le riporto al Presidente perché, ripeto, di fronte alla non totale rigidità di una minoranza che, anzi, ha dato per mia voce, in quest'Aula, la disponibilità a parlare di Piano paesaggistico regionale, a parlarne, a modificarlo, a cambiare anche le parti che non vanno bene, la risposta è un inseguirsi con emendamenti agli emendamenti, che veramente rischia di mandare in difficoltà tutto l'iter e tutto il procedimento legislativo che stiamo seguendo.
PRESIDENTE. Il Presidente ha dato la disponibilità - visto che l'Aula è concorde - a dare la risposta ai quesiti che sono stati posti.
Ha domandato di parlare il Presidente della Regione. Ne ha facoltà.
CAPPELLACCI (P.d.L.), Presidente della Regione. Grazie, Presidente, e grazie anche all'onorevole Manca, che mi offre l'opportunità di intervenire su questo tema così importante, che peraltro abbiamo già trattato ieri. Io colgo questa opportunità per ribadire e specificare meglio quello che ho detto ieri, evidentemente non in modo chiaro al punto da fugare qualunque tipo di dubbio.
Come ho detto ieri, bisogna che noi distinguiamo tra la parte relativa all'impegno, all'esistenza e alla disponibilità della fonte di finanziamento e quella che, invece, riguarda le anticipazioni di cassa a valere su quel finanziamento. La questione che riguarda i 111 milioni è una questione che attiene al problema delle anticipazioni, quindi il problema che si è posto, che vede un Ministero che sostiene che sono anticipate a valere su una partita, un altro che sostiene che sono, invece, anticipate a valere su un'altra partita, è uno dei tanti problemi che, ahimè, la Giunta regionale si è trovata a dover trattare perché attiene a partite pregresse, a una precedente impostazione che è stata modificata da un decreto legge.
Prendiamo atto dell'indicazione del sottosegretario Pizza con la quale si dice che quella partita, sul piano finanziario dell'anticipazione, è destinata ai lavori di La Maddalena, ma questo non sposta di una virgola quello che ho detto ieri, perché non mette in alcun dubbio l'esistenza delle risorse sui fondi FAS - e il problema dell'anticipazione è, quindi, problema di altra natura - e non pregiudica in alcun modo la possibilità, attraverso quello strumento che ho richiamato, di accedere alle anticipazioni per poter avviare i lavori.
Quindi questo, dal mio punto di vista - ma è nei fatti, è nelle carte - non modifica di una virgola la sostanza del discorso, ovverossia stiamo lavorando - e mi auguro che questo sforzo sia veramente comune e congiunto - per arrivare rapidamente a ottenere il risultato del licenziamento da parte del CIPE del nostro piano attuativo e poter quindi, sulla base di quel meccanismo che ho richiamato, procedere immediatamente e avviare tutto. Pertanto credo che non ci sia alcun motivo di preoccupazione.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Presidente Cappellacci (spero replichi lei a questo dibattito), credo che sia consapevolezza di tutti che l'articolo 13 è una delle parti più "sensibili" di questa proposta che vi apprestate a licenziare. E' stato ricordato nei primi interventi dell'opposizione, in particolare dall'onorevole Gian Valerio Sanna, anche tecnicamente, quali sono e di chi sono le competenze sul paesaggio, sulla tutela del paesaggio e quale arroganza voi state mettendo in essere nell'intervenire sul paesaggio, che non è una competenza in questo caso della Regione.
Presidente Cappellacci, usi tutta la serenità che la contraddistingue anche nella replica, però la prego laicamente, me lo consenta, ci dia delle risposte che in qualche maniera fugano qualche dubbio, diciamo così per usare un eufemismo. Voi intervenite su una materia che non è vostra, lo fate per rispondere alla necessità di aumentare le volumetrie soprattutto in alcune aree sensibili come quelle enucleate nell'articolo 13. Io credo che vi rendiate conto che attraverso questo intervento intervenite su tutta la strumentazione e sulla pianificazione del territorio; lo fate deregolamentando tutta la materia della pianificazione e della programmazione dell'uso del territorio e non dite nulla né sulla pianificazione, né tanto meno sulla programmazione, se non rispondere ad alcune domande alle quali siete tenuti a rispondere.
In effetti voi, con quest'articolo 13, date sostanza al titolo di questa legge. Il titolo, che ci ricorda tutte le volte che riprendiamo il dibattito il Presidente del Consiglio, l'onorevole Lombardo, è "Disposizioni straordinarie per lo sviluppo e il sostegno dell'economia" eccetera, eccetera. Ecco, io non sono d'accordo su quel titolo e nemmeno sulla sostanza, però voi dite che quest'intervento è strategico per rimettere in moto l'economia di questa regione. Allora, davvero, presidente Cappellacci, le chiedo quali sono gli strumenti previsti da questo disegno di legge, quali sono gli interventi che produrranno un aumento del PIL, quali sono gli interventi che produrranno un aumento di ricchezza in questa regione?
Voi intervenite su questa materia, lo fate in modo del tutto disgiunto da un minimo di riflessione su un'idea di sviluppo di questa regione, e scommettete parecchio su questa parte di intervento nel settore delle costruzioni per rimettere in moto l'economia. Io le chiedo ancora una volta, presidente Cappellacci, qual è l'idea di sviluppo, e all'interno di quest'idea, qual è il ruolo di questo tipo di interventi all'interno del settore delle costruzioni, perché nel settore delle costruzioni si possono prevedere anche altri interventi che forse sono in grado di mettere in moto l'economia meglio di quanto riusciranno a fare questi interventi, e alla fine porterò un esempio. Quindi le chiedo qual è il contributo di valore aggiunto che daranno questi interventi.
Ancora, presidente Cappellacci, lei non più tardi di qualche ora fa, nella giornata di ieri, a una precisa domanda dell'opposizione, che le chiedeva una ragione che giustificasse questa legge - una delle ragioni perché pensiamo, e lo sappiamo, che non ne avete solo una - lei, in maniera abbastanza onesta, anche richiamando la sua coscienza, ci ha risposto che una delle ragioni è che questa legge serve per permettere di costruire una, due stanze in più alle famiglie che hanno bisogno di maggiore spazio per risolvere un disagio abitativo. A me pare che nell'articolo 13 non si parli di questo. Allora io insisto nel chiederle una ragione in questa direzione.
Assessore Asunis, lei più volte alle nostre reiterate richieste ossessivamente ci ha risposto che questi interventi avranno una ricaduta occupazionale straordinaria, nella fattispecie nel settore artigiano. Più volte lei ci ha risposto in questa maniera e ci ha detto che tale ricaduta innescherà un circolo virtuoso nell'economia di questa regione. A me pare che questo non risponda al vero, ovviamente secondo le mie valutazioni. Ma se così fosse, Assessore - e mi rivolgo anche il presidente Cappellacci - se voi volete che questi interventi abbiano una ricaduta in particolare in quel settore, nel settore artigiano, perché di fronte a richieste precise delle associazioni artigiane non ne avete tenuto conto? Quando gli artigiani, per esempio, vi hanno chiesto di mettere a disposizione risorse pubbliche per mettere in sicurezza le scuole pubbliche voi non avete battuto ciglio!
Quello che è successo ad Oristano l'altro ieri, per nostra fortuna non ha provocato lutti, però dimostra che le richieste degli artigiani, le richieste dell'opposizione di mettere in sicurezza gli edifici scolastici, probabilmente meritavano maggiore attenzione da parte vostra; anzi da parte vostra non c'è stata nessuna attenzione.
Allora, presidente Cappellacci, insisto: per chi e per cosa gli interventi previsti nell'articolo 13? E' possibile, è pretendere troppo chiedervi a chi sono destinati, per chi e per che cosa? Io non credo. Ma è possibile che da parte vostra - lo dico con il massimo rispetto - di fronte agli interventi che vi apprestate ad autorizzare non ci sia un minimo di pudore, almeno riguardo a quelli relativi alla fascia dei 300 metri e dei 150? Ma perché lo Stato sente il dovere di legiferare, di normare la materia relativa alla tutela del paesaggio e invece voi non avvertite questa necessità, questo bisogno? E' mai possibile che lo Stato tuteli il paesaggio come un bene universale di tutti e voi lo consideriate cosa vostra e lo vendiate anche gratis?
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare l'Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica. Ne ha facoltà.
ASUNIS, Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica. Signora Presidente, signori consiglieri, in ordine alle valutazioni riferite all'articolo 13 e, un po' più puntualmente, alle valutazioni dell'Aula in riferimento all'emendamento numero 385, qualcuno mi sembra di cogliere che si è posto un problema o quantomeno una domanda: perché? Perché un emendamento sostitutivo di un altro emendamento sostitutivo già presentato dalla Giunta regionale? Le motivazioni sono molteplici ma credo in gran parte riassumibili in due fatti specifici.
La prima esigenza è quella di procedere ad una ulteriore riorganizzazione del dispositivo al fine di eliminare ulteriori ipotesi di indeterminatezza all'interno del testo. La seconda problematica, di cui la Giunta si è fatta carico dopo le decisioni assunte dall'Aula, era quella di identificare un percorso che consentisse di arricchire l'articolo 13 di disposizioni aggiuntive tali da tener conto di esigenze oggi pulsanti riferite alla salvaguardia del nostro territorio in riferimento a vicende quali, ad esempio, i parchi eolici offshore.
Se avete avuto modo di esaminare un po' più nel dettaglio l'articolato dell'emendamento, ritroverete come elementi aggiuntivi e fortemente innovativi rispetto vuoi al testo licenziato dalla Commissione, vuoi all'emendamento proposto dalla Giunta regionale, alla seconda pagina due lettere: la lettera h) e la lettera i) in particolare. In seconda battuta la lettera l). La finalità è quella di preservare il nostro sistema costiero, di puntare l'attenzione in particolar modo alla fascia dei 300 metri dal mare limitando la realizzazione di reti tecnologiche ed elettriche, se non in riferimento a quelle strettamente necessarie e funzionali alle utilizzazioni proprie degli insediamenti urbanistico-edilizi.
Avrete senz'altro rilevato che il mare territoriale, così come recita la lettera i), per la sua stretta interrelazione con le aree tutelate ai sensi degli articoli 142 e 143 del Codice Urbani, è da considerarsi di primario interesse paesaggistico e, conseguentemente, è fatto oggetto di tutela. Come può l'Amministrazione regionale in ordine alle praterie di posidonia, che sono riconducibili anche ad atti assunti attraverso direttive comunitarie, attraverso iniziative della stessa Amministrazione regionale, non inserire delle norme che evitino che un habitat naturale di quella portata possa essere, in qualche modo, inciso da azioni dell'uomo?
Il resto dell'emendamento, di fatto, non contiene elementi innovativi sostanziali, ma come dicevo poc'anzi identifica una articolazione che riorganizza maggiormente il dispositivo rendendolo, a giudizio della Giunta regionale, maggiormente chiaro e in quanto tale applicabile. Certamente la Giunta regionale non intende minimamente contravvenire alle disposizioni statali o, per essere ancora più chiari, in ordine all'aggiornamento e alla revisione della pianificazione paesaggistica, non ritiene, ma non potrebbe comunque contravvenire a quanto disposto dal Codice Urbani all'articolo 156. Per cui, l'Amministrazione, qualora la disposizione venisse approvata dall'Aula, attiverà immediatamente un rapporto corretto e di collaborazione stretta con l'Amministrazione dello Stato al fine di addivenire alla sottoscrizione di un'Intesa che veda i due soggetti pubblici attori del processo di pianificazione.
Questo per due motivi: un motivo ricollegato al Codice Urbani e un secondo motivo ricollegato all'esigenza di identificare percorsi che non mettano in contrapposizione la Regione nei confronti dello Stato, ma che vadano a perseguire un obiettivo unico che è comune, di fatto, allo Stato e alla Regione, che è quello della salvaguardia del territorio sardo. Pertanto noi riteniamo che le Intese richiamate dall'articolo 156 non possano che essere propedeutiche a qualsiasi azione di aggiornamento e di revisione e non successive.
Relativamente, peraltro, ad alcune affermazioni che ho sentito nell'aula in riferimento ad un inserimento da parte della Giunta regionale in ordine al primo comma dell'emendamento, laddove al punto 4 si parla di interventi pubblici e di interesse pubblico, faccio presente all'aula che la giurisprudenza e le ultime sentenze intervenute nel caso di specie hanno censurato l'azione di alcune amministrazioni che hanno disatteso quello che è l'orientamento nazionale che equipara di fatto gli interventi di interesse pubblico finanziati dall'Unione europea, dallo Stato e dalla Regione nonché dalle province e dai comuni, a interventi pubblici a tutti gli effetti. Per cui è vero che ci sono state, come qualcuno ha riferito, alcune sentenze, ma le sentenze sono superate da altrettante sentenze che recitano in termini completamente differenti.
Voglio anche chiarire, in ordine al comma 1, che la volontà, come dicevo prima, è stata più che altro quella di fare chiarezza, chiarezza in riferimento agli interventi immediatamente ammissibili puntualizzando - e sto parlando del punto 2 lettera b) del primo comma - gli ambiti urbanistici per i quali è ammissibile la trasformazione; così come era già previsto nel quadro normativo anche in riferimento a una porzione del territorio sardo e come era già previsto nel piano paesaggistico territoriale. Con l'aggiunta, per quanto attiene le zone omogenee D, di limitare gli interventi alla sola funzione commerciale. L'altro articolato...
PRESIDENTE. Il tempo a sua disposizione è terminato.
Ha domandato di parlare il consigliere Biancareddu. Ne ha facoltà.
BIANCAREDDU (U.D.C.). Signora Presidente, intervengo sul Regolamento, in particolare sull'articolo 88 del Regolamento del Consiglio che definisce inammissibili gli emendamenti che contrastano con precedenti deliberazioni adottate dal Consiglio. Poiché l'emendamento numero 385 al comma 1 lettera f) disciplina una materia che è già stata disciplinata in maniera puntuale dall'emendamento numero 424 che è già stato approvato dal Consiglio, le chiedo, in termini naturalmente costruttivi, di dichiarare inammissibile la lettera f).
PRESIDENTE. Onorevole Biancareddu, abbiamo già ricordato più volte nel corso della seduta che in base all'articolo 88 non si può rimettere in votazione un qualcosa su cui il Consiglio si è già espresso. Lei mi ha preceduto perché il problema è già all'attenzione degli uffici e all'atto della messa in votazione chiariremo anche quali parti dell'emendamento dovranno considerarsi inammissibili.
Comunque grazie per il suggerimento costruttivo.
PRESIDENTE. Per esprimere il parere sugli emendamenti ha facoltà di parlare il consigliere Matteo Sanna, relatore di maggioranza.
SANNA MATTEO (P.d.L.), relatore di maggioranza. La Commissione quarta esprime parere contrario su tutti gli emendamenti tranne che sui numero 385 e 553, per i quali esprime parere favorevole, e sui numero 432 e 389, per i quali si rimette all'Aula.
PRESIDENTE. Per esprimere il parere della Giunta ha facoltà di parlare l'Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica.
ASUNIS, Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica. Il parere della Giunta sugli emendamenti è conforme a quello reso dal Presidente della Commissione tranne che per i numeri 432 e 389. L'emendamento numero 432 tratta una materia già affrontata all'interno dell'emendamento numero 553 e pertanto se ne chiede di valutare la possibilità di ritirarlo.
Per quanto riguarda l'emendamento aggiuntivo numero 389, il suo contenuto, di fatto, è superato dalla sentenza del Tribunale amministrativo numero 2241/2007 in seguito a impugnativa del comune di Cagliari e dalla sentenza, sempre del Tribunale amministrativo Regione Sardegna, numero 498 del 2009 in seguito a ricorso del comune di Arborea e di Marrubiu. Di fatto, allo stato attuale, in riferimento alla tematica che viene trattata nell'emendamento aggiuntivo numero 389, le disposizioni ricontenute nei quadri normativi regionali impongono la sola autorizzazione paesaggistica.
PRESIDENTE. Quindi il parere sull'emendamento numero 389 è negativo?
ASUNIS, Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica. La Giunta chiede ai proponenti di valutare il ritiro dell'emendamento ed esprime comunque sull'emendamento parere negativo perché è già superato dalle disposizioni intervenute.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.
URAS (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Siccome si deve procedere alla votazione di un emendamento soppressivo totale che non può essere riferito all'articolo originario perché abbiamo due emendamenti sostitutivi totali già presentati dalla Giunta, vorremmo riuscire a capire a che cosa ci dobbiamo riferire, che cosa dobbiamo votare. Vorrei riuscire a capire se è contenuta o non è contenuta quella lettera e), se c'è o non c'è, perché io potrei anche decidere di ritirare l'emendamento soppressivo. Non lo farò, ma potrei farlo.
PRESIDENTE. L'emendamento soppressivo totale si deve comunque votare perché il Consiglio non si è ancora espresso sull'emendamento sostitutivo totale, per cui attualmente si deve fare riferimento al testo della Commissione. Ora siccome il Regolamento prevede che prima si votino gli emendamenti soppressivi totali poi i sostitutivi totali io devo porre in votazione prima l'emendamento soppressivo totale del testo della Commissione.
(Interruzione del consigliere Uras)
PRESIDENTE. Lei onorevole Uras lo può ritirare, è nelle sue prerogative. Siccome l'emendamentosostitutivo totale non rappresenta attualmente il testo all'attenzione dell'Aula, io devo mettere in votazione prima l'emendamento soppressivo totale. Quindi, mi dica lei se mantiene l'emendamento soppressivo o lo ritira.
URAS (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). No, non lo ritiro.
PRESIDENTE. Metto in votazione gli emendamenti 73 e 300.
Ha domandato di parlare il consigliere Sanna Gian Valerio per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Credo che serva poco, arrivato a questo punto della legge, mettersi a discutere. Questa è una legge che sta andando placidamente ad essere approvata secondo i vostri desiderata, e forse anche, indirettamente, dal punto di vista dell'utilità politica, anche secondo i nostri desiderata; il perché poi lo vedremo. E' singolare l'intervento della Giunta: si parla di un emendamento sostitutivo totale all'articolo 13 che va incontro ad esigenze di salvaguardia ulteriori.
Assessore, io capisco tutto, capisco tutto! Tutte le ragioni che lei può avere ma, suvvia, cerchiamo di non prendere per il naso la gente che ha passato mesi e anni a studiare queste materie. Non prendiamo per il naso la gente! Abbiamo almeno il rispetto! Lei, la Giunta, la maggioranza, avete presentato un emendamento eversivo, come tutta la legge. Che cosa vuol dire che non cambia nulla quando lei sta richiamando con la lettera c) la possibilità che le lottizzazioni che non avevano concluso il loro percorso alla data di entrata in vigore del Piano paesaggistico riprendano vigore? Lei sta facendo una norma retroattiva, di pericolosità enorme!
Ma perché vuol far credere a noi che sia una cosa diversa? Lei sta rilegittimando - ed è qui, cari colleghi, che prendono le sembianze i soggetti creditori di questo provvedimento - la "cambiale elettorale" che siete costretti a pagare, nel silenzio e nella irresponsabilità. Quella cambiale è contenuta qui dentro, nella sua pienezza; altro che provvedimenti per l'economia! Provvedimenti eversivi che inculcano l'idea che le leggi si possano scavalcare, comprese quelle dello Stato, che le competenze limitate della Regione possano essere pervasive anche di quelle dello Stato! Ma che cosa viene a dirci? Sarebbe stato più bello, più elegante, più serio, un contenuto e corretto silenzio sulle argomentazioni che riguardano questo articolo e quest'emendamento; le avremmo capite tutte, vi avremmo capito…
PRESIDENTE. Il tempo a sua disposizione è terminato.
Ha domandato di parlare il consigliere Uras per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
URAS (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Io rimango della mia opinione. Se dal voto sull'emendamento soppressivo discende la possibilità o meno di votare l'emendamento sostitutivo e se non conoscendo il testo del sostitutivo non posso decidere come votare sul soppressivo perché mi manca la materia sulla quale devo votare, io penso che il quesito che è stato posto dal collega Biancareddu dovrebbe trovare soluzione prima della dichiarazione di voto, cioè in questa fase, magari consentendo agli uffici, con una sospensione dei lavori di 10-15 minuti, di esprimere le loro valutazioni.
In ogni caso, siccome la mia volontà soppressiva riguarda l'articolo 13 nella sua versione originale, l'emendamento sostitutivo nella sua versione originale, l'emendamento sostitutivo dell'emendamento sostitutivo nella sua versione originale o comunque emendata, depurata ai sensi del "lodo Biancareddu", voglio esprimere il voto netto contrario a questo articolo, ai suoi emendamenti sostitutivi, e anche all'intera legge che sta diventando un delirio del caos edilizio, urbanistico, paesaggistico e della devastazione del territorio.
Mi chiedo anche come possa, questa legge, pensare di superare il vaglio dell'onorevole Fitto, del Ministro dei rapporti con le regioni, che è così attento ai termini, per esempio relativi ai requisiti dei precari? Ma come può l'onorevole Fitto far passare violazioni macroscopiche delle leggi costituzionali o delle leggi attuative dei principi costituzionali come il Codice Urbani?
E' per questa ragione che voto a favore dell'emendamento soppressivo.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Porcu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
PORCU (P.D.). Come nella favola il re ad un certo punto appare nudo, Assessore (e lo dico anche al Presidente) con questo emendamento, ma anche con l'articolo 13, è svelato pienamente il grande inganno! Non c'è più foglia di fico! Non c'è più copertura alle vostre intenzioni, tutta la legge era una maschera che doveva nascondere il vero volto di questo disegno di legge che è soltanto quello di liberare vecchie cubature, vecchie volumetrie, quelle degli strumenti attuativi al 2004, quelle delle convenzioni private efficaci al 2004, quelle prevedibili per gli alberghi per i quali vengono fatti saltare i limiti stabiliti dal decreto Floris, i limiti del 50 per cento delle zone F).
Con questo articolo e con questo emendamento, Assessore, si svela il vero volto del provvedimento, che è quello di pagare "cambiali elettorali", che è quello di dare il via libera alla nuova colata di cemento di cui non conosciamo i contorni. Allora, Assessore, noi le chiediamo di ammettere la portata del provvedimento. Guardi, io capisco che possiate avere una visione diversa dalla nostra, capisco che per voi lo sviluppo sia soltanto mattone, capisco che sia politicamente possibile che voi intravediate in 15-20 milioni di metri cubi, in una nuova colata di cemento sulle coste, la soluzione di tutti problemi della Sardegna. Quello che non è ammissibile è che voi lo nascondiate, che voi non ammettiate e neghiate l'impatto di questo articolo, con i suoi emendamenti che sono ulteriormente permissivi.
Assessore, questo articolo non è soggetto a verifiche; voi nell'ultima parte dite che è immediatamente applicabile, non è soggetto ad alcun rapporto con lo Stato. Questo lo rende illegittimo! Ma sarà anche causa di contenziosi perché comunque opere ed interventi saranno avviati. Svelate il volto, ammettete l'impatto di queste volumetrie! La pensiamo in modo diverso ma almeno facciamo chiarezza nell'interesse dei sardi.
Dichiaro pertanto il voto a favore sull'emendamento soppressivo.
PRESIDENTE. Metto in votazione gli emendamenti numero 73 e 300, di identico contenuto.
BRUNO (P.D.). Chiedo la votazione nominale.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, degli emendamenti numero 73 e 300.
(Segue la votazione)
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Ben Amara - Bruno - Caria - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Salis - Sanna Gian Valerio - Sechi - Solinas Antonio - Uras - Zedda Massimo - Zuncheddu.
Rispondono no i consiglieri: Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Biancareddu - Capelli - Cappai - Cappellacci - Cherchi - Contu Felice - Cossa - De Francisci - Dedoni - Dessì - Diana Mario - Floris Mario - Floris Rosanna - Fois - Gallus - Ladu - Lai - Locci - Maninchedda - Meloni Francesco - Milia - Mula - Mulas - Murgioni - Obinu - Oppi - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Randazzo - Rassu - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Solinas Christian - Steri - Stochino - Tocco - Vargiu.
Si sono astenuti: la Presidente Lombardo - Contu Mariano.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 72
votanti 70
astenuti 2
maggioranza 36
favorevoli 25
contrari 45
(Il Consiglio non approva).
Metto in votazione l'emendamento numero 299.
Ha domandato di parlare il consigliere Mario Diana per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
DIANA MARIO (P.d.L.). Presidente, intervengo per annunciare il voto contrario e chiedere la votazione nominale.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Gian Valerio Sanna per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). L'emendamento numero 299 propone alcune correzioni che hanno ovviamente l'obiettivo di ricordare a questo Consiglio alcuni vincoli, alcune regole. Mi domando: l'affermazione dell'Assessore è giusta quando riconosce che intorno ai beni paesaggistici e identitari c'è un vincolo di inedificabilità totale, e dispone che invece, nonostante quel vincolo, si possano costruire nuovi corpi di fabbrica? E' la stessa cosa delle norme transitorie: è giusto disconoscere che tutti i paesi della Sardegna oggi hanno i centri storici (cioè le zone A) costituiti come beni paesaggistici e per i quali non vale il comma 2 dell'articolo 142, perché la loro definizione è stata ricostituita dopo il 6 settembre 1985, come dice il codice Urbani? E' giusto dimenticare che esiste una legge regionale proposta dall'onorevole Floris che aveva dimezzato le volumetrie in zona F e che di fatto voi oggi cancellate?
Ma, Assessore, lei non può, in un'Aula istituzionale come questa, prendersi gioco della nostra intelligenza, perché noi sappiamo leggere e non sono le sue parole che cambiano ciò che è scritto. Io le sto dicendo quello che è scritto qua, cioè quel dimezzamento delle volumetrie in zona F, che aveva costituito il presupposto dei PTP, voi l'avete dimenticato, anzi dite il 100 per cento, perché quando scrivete, come scrivete qua, di eliminare il riferimento all'articolo 6 della legge numero 8, state dicendo esattamente quello che io le ho detto.
Ecco perché non avete neanche il pudore di fermarvi un attimo e non avete neanche il pudore di dire ai vostri colleghi legislatori la verità su quello che state facendo. Io credo che alla fine, è giusto, la sanzione ci sarà, perché questo sarà il caposaldo in negativo del vostro inizio di legislatura…
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Porcu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
PORCU (P.D.). Noi continueremo, Assessore, a denunciare quello che sta per accadere: è nostro dovere, è nostra responsabilità politica denunciare l'inganno che avete perpetrato, spiegare ai sardi che i vostri erano soltanto slogan elettorali, che la vostra attenzione per gli ultimi e per le coste era solo funzionale a raggiungere il potere per poi, attraverso il potere che deriva dalla responsabilità che oggi rivestite, pagare tutte le cambiali possibili, evidentemente ai vostri sponsor politici.
Questo è un provvedimento della cui portata dovete prendere coscienza, dovete avere la coerenza politica di ammettere che state liberando almeno 15 milioni di metri cubi sulle coste, dovete avere la responsabilità e la trasparenza politica per ammettere che riprendono vigore gli strumenti attuativi dei Comuni al 2004, quindi antecedenti al Piano paesaggistico e alla delibera salva coste, dovete ammettere che liberate tutte le convenzioni private efficaci precedenti al 2004, ancorché abbiano semplicemente avviato i lavori, dovete ammettere che non c'è più limite al 50 per cento sulle zone F, dovete ammettere quello che c'è scritto. Abbiate almeno questa compiacenza, dite che vi siete sbagliati, dite che pensavate di fare bene e invece fate un'altra cosa, ammettete che il vostro modello di sviluppo è il vecchio modello di sviluppo anni '50.
Oggi voi, con questa legge, con questo articolo, state facendo tornare l'orologio della politica di tutela del paesaggio e delle coste della Sardegna indietro agli anni '60; noi in un colpo solo torniamo indietro di cinquant'anni per vostra responsabilità. Siate almeno coerenti, ammettetelo di fronte ai sardi: voi siete i nuovi grandi lottizzatori della Sardegna, voi siete i nuovi fautori di un sacco cementificatorio per le coste sarde, voi state cambiando per sempre le possibilità di sviluppo sostenibile in quelle aree. Ammettetelo, noi lo accettiamo e la chiudiamo qui, ce ne andiamo a casa: approvate la legge e ve ne assumete le responsabilità, ma ammettete quello che state facendo. Dichiaro il voto a favore dell'emendamento numero 299.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Agus per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
AGUS (P.D.). Signora Presidente, Assessori, onorevoli colleghi e colleghe, intervengo per esprimere il voto favorevole all'emendamento ma per ricordare ancora una volta che in quest'Aula si sceglie di affrontare interi corpi legislativi, come nel caso specifico il Piano paesaggistico regionale, per adeguarli a nuove esigenze e correggere quelle parti che si reputano più congrue per il bene comune. Infatti, in questo breve percorso legislativo, sono state diverse le norme attaccate o sgretolate con interventi tampone. Il discorso vale per il collegato ma a breve avremo anche la legge sul personale che non sostituirà la legge numero 31 per intero ma interverrà con articoli tampone per affrontare solo emergenze, mentre sarebbe opportuno che il lavoro dell'intero Consiglio si orientasse nell'affrontare leggi ormai obsolete e bisognose di essere riprese.
Il Titolo II non fa altro che riproporre questo incongruo modo di legiferare e sembra addirittura un corpo estraneo all'interno del disegno di legge. Questo mal si concilia con la strategia per lo sviluppo economico della Sardegna, a meno che, così come hanno detto i miei colleghi che mi hanno preceduto, l'articolo 13 non sia finalizzato - ma non credo - esclusivamente alla realizzazione di parchi costieri, botanici ed ecologici,, così come recita l'allegato alla delibera. Mi sembra che i miei colleghi siano stati espliciti nel dire che la funzione e l'obiettivo sono ben altri e sarebbe importante conoscere esattamente la portata dell'intervento, perché ciò darebbe al Consiglio gli elementi per una giusta e corretta deliberazione dell'articolato legislativo.
Condivido anche la considerazione che questo aggiornamento e revisione biennale del PPR trasformi il territorio in merce di scambio.
L'altro aspetto che voglio ancora sottolineare è l'alto numero di emendamenti previsti dalla Giunta, non ultimo l'emendamento numero 385 che è sostitutivo totale dell'articolo 13, a sua volta, come abbiamo poi scoperto in Aula destinando ad essere emendato dall'emendamento 553: io mi chiedo se questo è un elemento di linearità nella produzione normativa. Possibile che la Giunta - perché è la Giunta che ha presentato il disegno di legge - non abbia soppesato con attenzione l'articolato tanto da presentare addirittura un emendamento all'emendamento? Insomma la dice lunga sulla superficialità con cui si affronta una materia importante come questa.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Capelli per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CAPELLI (U.D.C.). Signora Presidente, io voterò contro questo emendamento, ma volevo sottolineare un aspetto. A volte si ascoltano con piacere alcuni colleghi che pongono le loro obiezioni, esprimono le loro osservazioni legittimamente, stando nel merito, nel suo caso, invece, collega Porcu, ho difficoltà a seguirla, perché se non si hanno argomenti è naturale che ci si arrampichi sugli specchi. Lei, infatti, mi deve spiegare perché le cosiddette promesse (o meglio i programmi elettorali da noi annunciati in campagna elettorale) una volta che ottengono risposte in questa Aula, vengono chiamate cambiali.
E' vero, noi abbiamo preso, io personalmente ho preso degli impegni in campagna elettorale affermando che qualora ne avessi avuto la possibilità mi sarei adoperato per modificare molte parti eccessivamente vincolistiche del piano paesaggistico regionale. Non intendo supportare ovviamente colate di cemento devastatrici, e credo e auspico, che quanto sto votando non produca tutti quei danni che lei ha elencato. Però, perché i miei impegni elettorali devono essere chiamati "cambiali elettorali" in maniera dispregiativa? E i suoi invece? Sono sempre stati dei grandi progetti per i quali si tiene fede? Mettiamoci almeno sullo stesso piano. A torto o a ragione sono stati presi degli impegni, la maggioranza dei sardi ci ha chiesto di tener fede a quegli impegni e perciò il nostro dovere è tener fede a quegli impegni e niente di più. Le mie sono cambiali, le tue sono programmi: non ho capito perché. E chiamiamole tutte e due cambiali!
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'emendamento numero 299.
(Segue la votazione)
Prendo atto che i consiglieri Contu Mariano e Greco hanno votato contro.
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Barracciu - Bruno - Caria - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Salis - Sanna Gian Valerio - Sechi - Solinas Antonio - Uras - Zedda Massimo - Zuncheddu.
Rispondono no i consiglieri: Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Biancareddu - Capelli - Cappai - Cappellacci - Cherchi - Contu Felice - Contu Mariano - Cossa - De Francisci - Dedoni - Diana Mario - Floris Mario - Floris Rosanna - Fois - Gallus - Greco - Ladu - Lai - Locci - Maninchedda - Meloni Francesco - Mula - Murgioni - Obinu - Oppi - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Randazzo - Rassu - Rodin - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Solinas Christian - Steri - Stochino - Tocco - Vargiu - Zedda Alessandra.
Si è astenuta: la Presidente Lombardo.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 72
votanti 71
astenuti 1
maggioranza 36
favorevoli 25
contrari 46
(Il Consiglio non approva).
Passiamo alla votazione dell'emendamento numero 553.
Ha domandato di parlare il consigliere Mario Diana per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
DIANA MARIO (P.d.L.). Signora Presidente, intervengo per annunciare il voto favorevole e per chiedere la votazione nominale.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Pittalis per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
PITTALIS (P.d.L.). Io spenderò due parole per confermare il voto favorevole per questo emendamento...
SALIS (I.d.V.). Chiedo di intervenire sull'ordine ai lavori, Presidente.
PRESIDENTE. Scusate, ho dato la parola all'onorevole Pittalis.
(Interruzioni del consigliere Salis.)
PRESIDENTE. No guardi, ci sono gli Uffici che hanno preso nota. Non diciamo assolutamente queste cose, non diciamo assolutamente queste cose.
(Interruzioni)
PRESIDENTE. Sospendo la seduta per cinque minuti, i lavori riprenderanno alle ore 13 e 25.
(La seduta, sospesa alle ore 13 e 20, viene ripresa alle ore 13 e 27.)
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Capelli. Ne ha facoltà.
CAPELLI (U.D.C.). Sulle modalità di voto, Presidente, volevo chiedere una cosa: la risposta al "lodo Biancareddu" prima di iniziare le votazioni sull'emendamento numero 553. Perché, se non sbaglio, le osservazioni espresse dal collega Biancareddu erano inerenti la lettera f) dell'emendamento numero 553. In secondo luogo, dopo la sua risposta, vorrei chiedere la votazione per parti dell'emendamento, se è possibile.
PRESIDENTE. Relativamente al problema posto dall'onorevole Biancareddu: non sussiste l'inammissibilità perché l'emendamento numero 424, che è stato approvato da questo Consiglio, disciplina un regime transitorio, mentre la lettera f) dell'emendamento numero 553, attualmente in votazione, si riferisce a tutto il territorio regionale, non soltanto al piano paesaggistico regionale esistente, e poi introduce una disciplina futura e quindi una possibilità futura per i comuni. Per cui l'emendamento numero 553 è ammissibile e non è in contrasto con quanto approvato da questo Consiglio.
Relativamente poi alla richiesta di votazione per parti, dovrebbe esplicitare meglio.
CAPELLI (U.D.C.). Chiedo che per ogni lettera che nomino si proceda a votazione separata. Una votazione per la lettera e), una votazione per la lettera f), una votazione per la lettera g), una votazione per la lettera h) e una votazione per il comma 2.
PRESIDENTE. Comunico che il collega Paolo Terzo Sanna è rientrato dal congedo.
Ha domandato di parlare il consigliere Pittalis per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
PITTALIS (P.d.L.). Signora Presidente, il Gruppo del P.d.L. voterà a favore dell'emendamento numero 553, e lo farà non per partito preso, ma perché ritiene che nell'enfasi oratoria che ha animato il dibattito di questa mattina si siano cimentati molti cultori della semantica, dell'ermeneutica, attribuendo a questo testo parole o significati che riesce difficile capire da dove la fantasia della sinistra abbia tratto ispirazione.
Vedete, voi siete stati abilissimi nel creare un sistema dettagliatissimo di regole per quanto riguarda la pianificazione, con riferimento al sistema degli enti locali, ma vi siete ben guardarti, a livello regionale, dal fare altrettanto. A chi ha avuto modo di analizzare i documenti di pianificazione di livello regionale, risulta infatti evidente che direttive, indirizzi, criteri, linee guida, sono assolutamente evanescenti, cioè sono stati resi in termini appositamente generici perché fossero suscettibili di diverse interpretazioni nell'attuazione e nella verifica, vale a dire aperti a quella discrezionalità che spesso si è tramutata in arbitrio.
Noi riteniamo che l'emendamento numero 553 non paghi nessuna cambiale in bianco. Si tratta di essere coerenti rispetto a ciò che è stato detto agli elettori in campagna elettorale, ed è bene che questo confronto avvenga alla luce del sole, rispettando la dialettica interna alla maggioranza, perché soprattutto ci preme snidare questo pregiudizio ideologico fondamentalista insito nelle azioni della sinistra, che ancora ricorre alla logica dei divieti, alla logica degli impedimenti, ritenendo che…
PRESIDENTE. Il tempo a sua disposizione è terminato.
Ha domandato di parlare il consigliere Gian Valerio Sanna per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Quando l'attività di persuasione sulle cose che si fanno non è sufficiente, si adottano sistemi per impedire la libera espressione delle volontà con una compiacenza che, devo dire, sta rendendo sempre più inagibile quest'Aula dal punto di vista delle imparzialità e della gestione. Non voglio dire che un sistema elettronico obsoleto governi gli esiti della nostra democrazia interna, perché sappiamo che la scusa è sempre quella, ma ci sono anche condizioni nelle quali il mio giudizio di inaccettabilità di un clima è determinato da una situazione che non è prassi.
Quando un Presidente del Consiglio è anche contestualmente coordinatore del suo partito nel territorio regionale - situazione che non ha precedenti - e interviene sui giornali esprimendosi e rendendo dichiarazioni in questa veste, ci dovete consentire il beneficio di non considerarci in un clima di gestibilità e imparzialità. Vedete, il risultato che noi abbiamo già ottenuto è che abbiamo reso evidente - e l'ha capito chi ha ascoltato, chi ha visto - che non la pensate allo stesso modo, che parte di voi sta subendo decisioni che non condivide, perché diversamente tutta questa gazzarra non ci sarebbe stata, perché sareste stati sicuri del vostro votare. Questa è la dimostrazione che siete fragili e che siete anche in una condizione di costrizione politica che la dice lunga sulla vostra statura e sulla vostra capacità di essere una maggioranza, come dite voi, coesa. Questa è la verità, perché l'hanno dimostrato i fatti.
Quel di più che vi manca, e credo si possa sempre acquistare, è la capacità di scoprire il fascino di avere una coscienza limpida e libera, che vi metta nella condizione di assumere anche al vostro interno posizioni che siano chiare, e non di accettazione supina di quello che vi viene proposto. Questo è del tutto evidente dal dibattito di questi giorni, noi abbiamo solamente cercato di farlo emergere meglio…
PRESIDENTE. Onorevole Sanna, le vorrei ricordare che il Presidente del Consiglio, comunque, è stato iscritto nelle liste di un partito e aderisce anche a un Gruppo politico in questo Consiglio regionale. Pertanto quando parla sul giornale non parla come Presidente del Consiglio, ma parla per quello che attiene all'attività politica come consigliere regionale eletto.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Signora Presidente, io leggo l'articolo 10 del Regolamento che lei conosce a memoria, e che recita: "Attribuzioni dei segretari: i segretari sovraintendono alla redazione del processo verbale, che deve contenere le deliberazioni e gli atti del Consiglio, e ne danno lettura. Tengono nota dei consiglieri che hanno chiesto la parola secondo l'ordine della richiesta". Non vado oltre. Questa è la funzione dei segretari. Chiedo che venga messo a verbale che i segretari hanno attestato che nell'ordine che riguardava l'emendamento precedente il consigliere Gian Valerio Sanna aveva chiesto per primo la parola, così come hanno confermato i segretari qui presenti. Chiedo che venga messo a verbale.
PRESIDENTE. Onorevole Bruno, le ho già spiegato e ho già chiarito anche con i segretari, che dicono che è apparsa l'iscrizione a parlare dell'onorevole Sanna, che quell'iscrizione è stata cancellata perché eravamo ancora in fase di votazione del precedente emendamento. Per quel motivo, onorevole Bruno, è stata cancellata: perché eravamo in fase di votazione. Nel monitor…
BRUNO (P.D.). E' successo così anche per gli altri.
Chiedo che venga messo a verbale.
PRESIDENTE. Facciamo mettere a verbale la sua dichiarazione, non si preoccupi.
BRUNO (P.D.). Chiedo che venga messo a verbale, ai sensi dell'articolo 10 del Regolamento.
PRESIDENTE. Onorevole Bruno, sto applicando il Regolamento, la sua dichiarazione verrà messa a verbale, però c'è anche il Presidente che attesta, perché sono io che chiamo chi è iscritto a parlare. La questione è chiusa.
BRUNO (P.D.). Però il Regolamento fa riferimento ai segretari.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Cherchi per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CHERCHI (P.d.L.). Signora Presidente, io non intervengo perché ci sono i giornalisti che ci ascoltano, ma per dichiarare il mio voto favorevole a questo emendamento, all'intero emendamento, anche se il collega Capelli ha chiesto la votazione per parti. Su tutte le parti, infatti, voterò a favore, così come voterà a favore tutto il Gruppo del P.d.L.
Mi sembra che si respiri una tensione esagerata. Io ricordo al collega Gian Valerio Sanna, quando sedeva al posto dell'assessore Asunis, che oltre a non rispondere a nessun consigliere, probabilmente neanche al telefono (ma questo era un problema suo personale, per carità) non dava certamente nessuna giustificazione su quello che portava avanti in aula e su quello che, invece, veniva in qualche modo imposto dal presidente Soru.
Onorevole Sanna, sappiamo come funzionano le cose, sappiamo perfettamente come è andata la legislatura scorsa, sappiamo perfettamente come vi siete comportati, non credo che ci sia niente di diverso, in senso negativo, da parte nostra nei vostri confronti. Noi ci stiamo comportando seriamente, noi ci rimettiamo alle valutazioni del Presidente, dei Segretari e soprattutto degli Uffici che sono qui a testimoniare e a certificare come si lavora all'interno di quest'Aula. Quindi credo che non ci sia niente da aggiungere, e credo che sia il momento di tranquillizzarci tutti e andare avanti serenamente a votare l'emendamento numero 553.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Capelli. Ne ha facoltà.
CAPELLI (U.D.C.). Mi scusi, Presidente, ma le dichiarazioni di voto sono sull'intero emendamento?
PRESIDENTE. No, sulla prima parte che lei ha richiamato.
CAPELLI (U.D.C.). Ho fatto bene a chiederglielo, perché non a tutti i colleghi era chiaro, tra i quali io.
PRESIDENTE. Nel momento in cui lei ha chiesto una votazione per parti è logico che adesso le dichiarazioni di voto sono sulla prima parte. E' scontato.
CAPELLI (U.D.C.). Va bene.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
URAS (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Signora Presidente, io comincio ad avere - eppure sono persona abbastanza allenata a questo clima - qualche problema, non solo a seguire il dibattito ma anche a esercitare la mia funzione. Non voglio ricordare quello che si faceva in termini di confusione e di attacco al Presidente del Consiglio nella precedente legislatura perché ve lo ricordate benissimo.
CHERCHI (P.d.L.). Che era di parte, infatti. Lo ricordiamo!
URAS (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Ve lo ricordate benissimo. Allora, in quest'aula le prime formazioni politiche che vanno tutelate sono quelle di minoranza perché le maggioranze si tutelano da sole e in un'aula parlamentare se vi è un sacrificio da fare a favore della verità lo si fa tenendo conto dei bisogni delle minoranze piuttosto che di quelli delle maggioranze. E se, in procinto di essere indetta una votazione a scrutinio segreto, una maggioranza avesse il terrore che avete dimostrato voi in questa circostanza, dovrebbe prenderne atto, e dovrebbe procedere - come si diceva un tempo - ad una verifica politica.
Ma chiudetevi in una verifica politica! Fatevela! Si sappia se la Sardegna ha un Governo oppure non ce l'ha, se ha una maggioranza oppure non ce l'ha. Caro onorevole Cherchi, ma quale serenità? Ma non stiamo mica parlando di un provvedimento a favore dei precari del Comune! Qua stiamo parlando del governo complessivo del territorio della Sardegna e con un emendamento come il vostro - che piove nel corso del dibattito e da solo rappresenta una legge - si limitano i diritti di questa minoranza a intervenire, a emendare. E' un blitz tra i peggiori che si possono fare in una discussione parlamentare! Per questo io voterò contro la prima parte di questo emendamento.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Salis per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SALIS (I.d.V.). Signora Presidente, io fui costretto circa venti giorni fa - fui costretto, lo sottolineo - di fronte a una sua decisione (anche allora ai limiti e fuori dal rispetto non dico del Regolamento, ma del rispetto delle volontà delle minoranze, quando le chiesero di rinviare al giorno successivo il voto sull'articolo 3, dopo due votazioni annullate per mancanza consecutiva del numero legale) fui costretto a dirle che in quell'occasione tra le due cariche che rivestiva (Vicecoordinatore regionale del P.d.L. e Presidente del Consiglio) lei scelse la prima, cioè la carica partitica e non la difesa dell'istituzione. Perché lei sapeva che le minoranze avevano chiesto di rinviare la votazione al giorno successivo e non lo fece, anzi aspettò che arrivassero uno o due consiglieri per poter far approvare per un voto quell'articolo.
Oggi è successo di peggio, Presidente. Anzi, sull'ordine dei lavori vorrei dire anche - formalizzerò una richiesta ai Questori - che è inammissibile questo "trucco", lo chiamo così, questo trucco dell'aprire le iscrizioni dopo che si chiude la votazione sull'emendamento precedente, perché questo è successo. Glielo dico io perché, fortunatamente, la mia postazione mi consente di vedere molte cose che altri colleghi non vedono, e forse neanche la Presidente, ma io posso vederle e le ho viste.
Bisogna quindi assolutamente implementare tecnicamente il sistema perché venga impedito che qualsiasi onorevole (in questo caso è stato l'onorevole Diana, il Capogruppo del P.d.L.) possa iscriversi, anticipando tutti gli altri, prima che la Presidente o il Presidente passi all'esame dell'emendamento successivo, perché questo è successo. Questo è successo! Chiusa la votazione sull'emendamento precedente, l'onorevole Diana si è iscritto prima ancora che si sapesse quale sarebbe stato l'emendamento successivo e soprattutto che l'emendamento oggetto di attenzione da parte del P.d.L…
PRESIDENTE. Il tempo a sua disposizione è terminato. Onorevole Salis, le vorrei ricordare che nella precedente seduta che lei ha richiamato il Presidente del Consiglio ha agito da Presidente del Consiglio perché si era concordato che i lavori dell'aula si concludessero alle ore 16 e non di concludere prima. Lei sa perfettamente che il Regolamento attribuisce al Presidente del Consiglio la facoltà di valutare se sciogliere la seduta o proseguire e comunque la prassi prevede di aggiornare al giorno successivo dopo tre votazioni in cui manca il numero legale. Poi vorrei tranquillizzarla perché non c'è nessun trucco per aprire le iscrizioni…
(Interruzione del consigliere Salis)
PRESIDENTE. No, onorevole Salis, non c'è nessun trucco. Il sistema non consente iscrizioni a parlare soltanto nel momento in cui è in corso la votazione, perché lei sa bene che ci si può iscrivere in qualunque momento sull'ordine dei lavori, sul Regolamento. Quindi il sistema è aperto alle iscrizioni a parlare in qualunque momento e non viene comandato né dalla Presidenza, ma neanche dagli Uffici, per cui noi non possiamo valutare il momento preciso. Io ho "chiamato" l'emendamento, ho guardato, come faccio sempre, la schermata e la schermata dava quell'ordine di votazione. I segretari mi hanno fatto presente che hanno visto che c'era iscritto soltanto l'onorevole Gian Valerio Sanna.
L'onorevole Gian Valerio Sanna evidentemente si era iscritto nel corso della votazione e automaticamente il sistema - proprio perché durante la votazione non riceve iscrizioni a parlare - ha cancellato l'iscrizione per cui quando io ho "chiamato" l'emendamento l'ordine era: Diana Mario, Pittalis Pietro, Sanna Gian Valerio. Questo giusto per chiarire.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Gian Valerio Sanna. Ne ha facoltà.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Presidente, prendo la parola come Babbo Natale (perché tanto adesso dobbiamo decidere in che veste parliamo, considerato che esiste anche questo sdoppiamento virtuale) per dirle che quello che lei ha testé affermato è del tutto smentito da tutto il corso del dibattito su questa legge. Lei, infatti, mi ha dato la parola tantissime altre volte pur essendomi prenotato alla stessa maniera con cui mi sono prenotato oggi. Per il momento, perciò, la chiudo qui, però le dimostrerò che non è come afferma perché lei si regola diversamente a seconda dei casi.
PRESIDENTE. Io non glielo consento, onorevole Sanna. Io le do la parola ogni qualvolta lei la chiede e, se ha notato, anche recentemente, ogni qualvolta "chiamo" un emendamento la guardo proprio perché l'iscrizione a parlare arriva in ritardo. Per cui, le sue illazioni sono ancora una volta del tutto gratuite.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Intervengo sull'ordine dei lavori. Sulla base anche della prassi che è stata instaurata nella scorsa legislatura, quando più Capigruppo nell'Aula si prenotano e uno dichiara di voler chiedere la votazione a scrutinio segreto, quest'ultimo ha la precedenza rispetto agli altri. Le chiedo se questa prassi viene mantenuta anche in questa legislatura.
PRESIDENTE. La prassi viene mantenuta se viene avanzata la richiesta prima che venga pronunciata la dichiarazione di voto. Onorevole Bruno, anche nella scorsa legislatura...
SANNA MATTEO (P.d.L.), relatore di maggioranza. Mario è sempre così!
PRESIDENTE. Scusate, colleghi, anche nella scorsa legislatura la richiesta del Capogruppo precede purché...
(Interruzioni)
Onorevole Bruno mi ha posto un quesito, la pregherei di ascoltarmi. Anche nella scorsa legislatura chi intendeva chiedere la votazione a scrutinio segreto doveva richiedere l'attenzione del Presidente, chiedendo di intervenire sulle modalità di voto prima che venissero pronunciate le dichiarazioni di voto. Quindi se il Presidente ha dato la parola e si richiama l'attenzione del Presidente prima che venga pronunciata la dichiarazione di voto, ha la precedenza la richiesta sulla modalità di voto; l'importante è che non sia stato ancora dichiarato il voto.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Porcu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
PORCU (P.D.). Presidente, lei avrà difficoltà a giustificare il suo comportamento, io non torno sull'argomento, ma confermo che anche dal mio punto di vista lei ha contravvenuto una prassi di questo Consiglio e me ne dispiaccio veramente.
Io intervengo sull'emendamento, in particolare sulle lettere C) e D), per ricordare ai colleghi, all'onorevole Capelli e all'onorevole Pittalis, che la denuncia fatta in quest'Aula di voler mantenere o pagare cambiali elettorali non vuol essere dispregiativa, ma vuole semplicemente mettere in evidenza che questo piano è ingannevole rispetto alle vostre promesse elettorali. Nelle vostre promesse elettorali e nelle dichiarazioni che avete reso alla stampa, leggo gli estratti dai giornali del 22 aprile quando il deputato del P.d.L. Ghedini è venuto in Sardegna...
(Interruzioni)
Presidente, io chiedo di recuperare il tempo perso. Io chiedo di poter esercitare la mia funzione, Presidente, almeno questo ce lo conceda; almeno questo ce lo conceda!
Allora, in questi articoli risulta - e sono virgolettati - che "Non ci sarà nessuna imposizione, nessuna volontà cementificatoria" - mi ascolti onorevole Capelli, onorevole Pittalis - "siamo per il massimo rispetto dell'ambiente, niente cemento nella fascia dei 300 metri". Questo c'era nelle vostre promesse elettorali!
Alle lettere C) e D) consentiamo tre tipi di interventi nella fascia dei 300 metri: il primo relativo agli strumenti attuativi già approvati prima del 2004; il secondo relativo a quelli non approvati per i quali può essere concluso il procedimento di approvazione dei piani attuativi; il terzo relativo a tutte le convenzioni efficaci al 2004. Io ho solo chiesto all'Assessore a quanti milioni di metri cubi corrispondono questi interventi. Noi quindi chiamiamo queste promesse elettorali "pagamento di cambiali" perché sono pagate sottobanco, non sono pagate rispetto a una promessa fatta agli elettori, sono pagate sottobanco in maniera ingannevole, raccontando oggi a chi ci guarda una cosa e facendone nella pratica un'altra. Per questo io voterò contro convintamente queste lettere e mi batterò in ogni sede affinché questo piano devastante per il futuro della Sardegna non possa svolgere la sua efficacia.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Massimo Zedda per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
ZEDDA MASSIMO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Signora Presidente, l'onorevole Diana ha chiesto la votazione nominale sull'intero emendamento e successivamente è intervenuto l'onorevole Capelli che ha chiesto il voto per parti dell'emendamento. Ragion per cui le chiedo se, avendo l'onorevole Diana chiesto sull'intero emendamento la votazione nominale e quindi votando alla fine, posso chiedere il voto segreto per parti, sulle parti indicate dall'onorevole Capelli.
(Interruzioni)
PRESIDENTE. Adesso siamo in fase di votazione della prima parte che va dall'inizio dell'emendamento sino alla lettera D), più la parte restante, esclusi il comma 2, le lettere E), F), G) e H), per cui non si può chiedere la votazione a scrutinio segreto per l'intero emendamento così come non si può chiedere in questa fase la votazione a scrutinio segreto per le altre parti. Deve essere chiesta nel momento in cui chiamo in votazione quelle parti e lei non la può richiedere perché non è Capogruppo. Quindi, intervenga per dichiarazione di voto su questa parte dell'emendamento.
ZEDDA MASSIMO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Infatti le annuncio che interverrà il Capogruppo Luciano Uras per chiedere il voto segreto.
PRESIDENTE. Benissimo, lo chiederanno i Capigruppo nel momento in cui verrà chiamato in votazione. Prego, onorevole Zedda, pronunci la dichiarazione di voto.
ZEDDA MASSIMO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Siccome lei aveva chiesto che la richiesta di votazione a scrutinio segreto venisse annunciata prima, così come indicato anche dall'onorevole Bruno, gliela annuncio io, poi la annuncerà l'onorevole Uras, così c'è l'annuncio, è un annuncio pubblico e quindi potrà essere chiesta.
Il voto ovviamente è contrario perché nella schizofrenia di questi giorni dove l'ambiente non viene considerato assolutamente come un unicum irripetibile e inalienabile e non viene considerato come un valore in sé, ma viene invece considerato come un valore in base all'edificabilità del patrimonio ambientale, se si tratta delle pale eoliche a mare, visto che il mare è difficilmente edificabile, si può difendere e tutelare il mare, le coste e l'ambiente, se si tratta invece dei 10 metri, 20, fino ai 300 dal mare lì, siccome è edificabile, il valore è quello del metro cubo e non quello della risorsa ambientale. Il voto è contrario.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Sechi per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SECHI (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Signora Presidente, colleghi, il dato che emerge da questo dibattito e che rappresenta, come dire, un aspetto importante e preoccupante, è che in ogni caso questa legge è stata sostenuta da un modo di procedere eccessivamente frettoloso. La fretta l'ha accompagnato fin dal primo momento e anche oggi abbiamo in qualche modo subito decisioni che ci hanno impedito di entrare nel merito di ciò che stiamo discutendo.
All'articolo 13, infatti, è stato presentato l'emendamento sostitutivo totale numero 553, il quale non è andato in Commissione, e sul quale non c'è stata offerta nemmeno la possibilità di presentare emendamenti perché come emendamento andava in coda agli altri. Resta il fatto - e ne prendiamo atto - che non sarà questo emendamento a segnare la svolta di una legge che abbiamo rigettato sin dal primo minuto in toto.
Emerge il fatto che comunque all'interno della maggioranza ci sono profonde divisioni come si evince dalla reazione scomposta che vi è stata da gran parte dei consiglieri della maggioranza alla richiesta di votazione a scrutinio segreto.
Del resto, se uno è coerente, può esprimere indifferentemente in modo palese o in modo segreto il suo orientamento.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Marco Meloni. Ne ha facoltà.
MELONI MARCO (P.D.). Signora Presidente, intendo intervenire sul Regolamento, o meglio sull'interpretazione che lei ha fornito della prassi, per chiedere una specificazione che renda più chiaro il nostro procedere nelle prossime votazioni. Prima di tutto mi pare di comprendere che siccome stiamo votando per parti, le dichiarazioni di voto, come anche le richieste di modalità di voto, valgano per le parti di cui si discute.
Lei ha risposto all'onorevole Bruno dicendo: "Quando più Capigruppo chiedono di intervenire, se un Capogruppo manifesta di voler intervenire per chiedere il voto segreto può farlo a meno che un altro Capogruppo non abbia già dichiarato il suo voto". Questo in teoria è chiaro però le chiederei, per evitare che diventi una sorta di gara, di verificare quando più Capigruppo chiedono la parola, prima che ciascuno di essi possa parlare, se non ci sia qualcuno che ha chiesto la parola per chiedere la votazione a scrutinio segreto. Io ricordo, per la mia breve esperienza della scorsa legislatura, che in questo caso la votazione a scrutinio segreto veniva comunque concessa però un chiarimento eviterebbe il rischio di fraintendimenti futuri.
PRESIDENTE. Onorevole Meloni, se dovessimo proprio applicare alla lettera il Regolamento, la richiesta di votazione a scrutinio segreto e di appello nominale dovrebbe essere avanzata prima che il Presidente chiami il Consiglio a votare, quindi anche prima che chiami l'emendamento.
Io non ho nessuna difficoltà, se i Capigruppo dell'opposizione mi fanno presente, anche un minuto prima, che su quell'emendamento c'è la richiesta di votazione a scrutinio segreto, ad accordare a quell'iscrizione a parlare la priorità. Però non posso, ogni volta che chiamo passo alla votazione di un emendamento, chiedere se ci sono richieste di votazione nominale o a scrutinio segreto. Basterebbe che le forze di opposizione facessero presenti per tempo alla Presidenza le loro richieste.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Cuccureddu. Ne ha facoltà.
CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Signora Presidente, volevo, se tutti i consiglieri sono d'accordo, proporre un emendamento orale al primo comma: dopo la lettera d) dell'emendamento numero 553 tra le parole "possono" e "essere sviluppate" aggiungere la parola "altresì", in analogia con quanto avviene nella lettera c), in modo da riprodurre lo stesso contenuto del piano paesaggistico regionale (articolo 15 delle norme tecniche di attuazione) che recava il termine "restanti" e che qui non è stato riportato. Mancando il termine "restanti" cambia contenuto la norma.
Io credo che l'omissione sia dovuta a un mero errore materiale; credo che la volontà di tutto il Consiglio sia quella di mantenere così come era il vincolo previsto dal piano paesaggistico regionale e quindi in analogia a quanto scritto alla lettera c) per evitare che questa funga da lex specialis rispetto alla norma generale disciplinata dalla lettera a).
URAS (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Con questi emendamenti orali non si capisce nulla!
PRESIDENTE. Ha ragione onorevole Uras, però in questo momento la richiesta di emendamento orale è molto semplice perché viene chiesto di inserire la parola "altresì" nel punto d) tra la parola "possono" e le parole "essere sviluppate".
Ha domandato di parlare il consigliere Gian Valerio Sanna. Ne ha facoltà.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Intervengo per dire che non acconsentiamo all'emendamento orale per il semplice fatto che l'attenzione che presta l'onorevole Cuccureddu a questo aspetto marginale dimentica il complesso dell'articolo 15 delle norme tecniche di attuazione. Per cui se lo si ripristina totalmente noi siamo l'accordo, se invece si tratta solo di inserire quell'"altresì" forse, con tutti i danni che ci sono, un "altresì" in meno potrebbe anche far bene.
PRESIDENTE. Constatata la mancanza di unanimità l'emendamento orale non è ammissibile.
Ha domandato di parlare il consigliere Rassu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
RASSU (P.d.L.). Signora Presidente, in risposta al collega Zedda vorrei far presente questo affinché non si cada in errore. Il nostro Capogruppo ha dichiarato il voto su tutto l'emendamento chiedendo la votazione nominale; solo dopo c'è stata una richiesta di votazione per parti. Ora, avendo la dichiarazione del Capogruppo del P.d.L. investito tutto l'emendamento, anche quelle parti che ancora non stiamo votando è evidente che la votazione a scrutinio sulle parti che ancora non sono in votazione non può essere richiesta.
Volevo essere preciso su questo punto perché, ripeto ancora, la dichiarazione di voto del Capogruppo ha riguardato tutto l'emendamento, anche quelle parti che non sono ora in votazione. Quindi il voto segreto non può essere più richiesto.
PRESIDENTE. Onorevole Rassu, intanto lei doveva chiedere di intervenire sul Regolamento, comunque la questione che sta ponendo non può essere accettata perché è stata avanzata una successiva richiesta di votazione per parti per cui è sempre possibile chiedere la votazione a scrutinio segreto purché le singole parti abbiano contenuto normativo autonomo. Quindi la dichiarazione di voto sull'intero emendamento deve considerarsi superata perché si procede secondo un'altra modalità di votazione.
Ha domandato di parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.
SALIS (I.d.V.). Era sull'ordine dei lavori perché temevo che ci fossero ancora molti interventi, sono le quattordici e cinque...
PRESIDENTE. Sì, però per le dichiarazioni di voto come sa, onorevole Salis, le iscrizioni possono avvenire in qualunque momento.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, del primo comma, lettere a), b), c), d), i) dell'emendamento numero 553.
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(Segue la votazione)
Prendo atto che il presidente Cappellacci e il consigliere Dedoni hanno votato a favore e i consiglieri Agus e Lotto hanno votato contro
Rispondono sì i consiglieri: Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Biancareddu - Capelli - Cappai - Cappellacci - Cherchi - Contu Felice - Contu Mariano - Cossa - Cuccureddu - De Francisci - Dedoni - Dessì - Diana Mario - Floris Mario - Floris Rosanna - Fois - Gallus - Greco - Ladu - Lai - Locci - Maninchedda - Meloni Francesco - Milia - Murgioni - Obinu - Oppi - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Randazzo - Rassu - Rodin - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Solinas Christian - Steri - Stochino - Tocco - Vargiu - Zedda Alessandra.
Rispondono no i consiglieri: Agus - Barracciu - Ben Amara - Bruno - Caria - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Salis - Sanna Gian Valerio - Sechi - Solinas Antonio - Uras - Zedda Massimo - Zuncheddu.
Si è astenuta: la Presidente Lombardo.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 75
votanti 74
astenuti 1
maggioranza 38
favorevoli 48
contrari 26
(Il Consiglio approva).
Faccio presente ai colleghi che ci sono già alcune iscrizioni a parlare che sono comparse appena è stata conclusa la votazione. Preciso, pertanto, che annullo tutte le iscrizioni a parlare e aprirò le iscrizioni all'atto della messa in votazione dei singoli emendamenti.
SALIS (I.d.V.). Anche prima, Presidente.
PRESIDENTE. Onorevole Salis, questo può avvenire soltanto quando ci si rende conto di quello che sta avvenendo.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Porcu. Ne ha facoltà.
PORCU (P.D.). Presidente, siccome lei ha introdotto una prassi nuova, cioè la prenotazione della votazione a scrutinio segreto, io prenoto la votazione a scrutinio segreto su tutti i punti successivi.
PRESIDENTE. Lei non lo può fare, lo può fare il Capogruppo.
Ho chiarito inoltre che la richiesta di votazione a scrutinio segreto deve essere presentata almeno un minuto prima che l'emendamento venga chiamato in votazione. Prima che venga chiamato l'emendamento si fa presente che almeno sul successivo ci sarà una richiesta di votazione a scrutinio segreto.
Ha domandato di parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.
URAS (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Intanto mi pare che lei stia annunciando la chiusura della seduta e il rinvio.
Noi abbiamo bisogno di un po' di ordine anche ai fini della chiamata del voto. Il voto a scrutinio segreto non l'abbiamo abolito perché è un'opportunità attraverso la quale si manifestano più liberamente le volontà dei consiglieri. Questo lo dico, Onorevole Diana, perché è su questo piano che va risolta la questione, non sul "rischia tutto", cioè su chi deve calcare per primo il punto! E' su questo piano che il problema va risolto. Cioè quello di mantenere un diritto, una prerogativa che è in capo ai consiglieri, a questo Consiglio. Se andiamo a "rischia tutto" non siamo in condizioni di dare un bell'esempio dei lavori di quest'Aula. Questo è il senso, Signora Presidente.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Capelli. Ne ha facoltà.
CAPELLI (U.D.C.). Signora Presidente, intervengo solo per precisare perché ho chiesto la votazione per parti. Il perché è ovvio: il gruppo dell' U.D.C. ha chiesto la votazione per parti per poter essere libero, eventualmente, di poter esprimere anche il proprio dissenso palesemente. Non è quindi un escamotage per superare le eventuali dichiarazioni di voto precedenti, non ne abbiamo bisogno. Per cui, abbiamo chiesto la votazione per parti perché potremmo e vorremmo essere liberi di esprimere la nostra valutazione su quelle parti, non in maniera segreta ma palesemente.
PRESIDENTE. I lavori del Consiglio riprenderanno questo pomeriggio alle ore 16.
La seduta è tolta alle ore 14 e 12.