Seduta n.140 del 13/01/2016
CXL Seduta
(POMERIDIANA)
Mercoledì 13 gennaio 2016
Presidenza del Presidente Gianfranco GANAU
indi
del Vicepresidente Eugenio LAI
indi
del Presidente Gianfranco GANAU
La seduta è aperta alle ore 16 e 28.
FORMA DANIELA, Segretaria, dà lettura del processo verbale della seduta pomeridiana del 23 dicembre 2015 (136), che è approvato.
PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Anna Maria Busia, Roberto Desini, Gavino Manca e Giorgio Oppi hanno chiesto congedo per la seduta pomeridiana del 13 gennaio 2016.
Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la continuazione della discussione dell'articolato del disegno di legge numero 176/A. Siamo rimasti alla discussione degli emendamenti all'emendamento numero 1948.
Passiamo all'esame dell'emendamento numero 2359.
Ha domandato di parlare il consigliere Michele Cossa per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
COSSA MICHELE (Riformatori Sardi). Noi voteremo a favore dell'emendamento soppressivo della lettera b) del comma 1 dell'emendamento sostitutivo totale numero 1948 perché ci sembra che la discussione sulla città metropolitana di Cagliari sia degenerata in questi mesi. Quello che doveva essere un intervento di razionalizzazione del sistema, uno dei pochi contenuti in questa legge devo dire, cioè quello di dare un assetto per governare in maniera unitaria una serie di servizi della città, di quella aggregazione dei comuni che sono contermini o legati come si dice nel testo: "da stretta connessione funzionale e territoriale, sociale ed economica con il comune capoluogo" è diventata nell'immaginario collettivo come è emerso anche in quasi tutti gli interventi che si sono incentrati su questo punto anche nella discussione su questo disegno di legge, una specie di grande macchina in grado di drenare dei danari. A questo punto forse è il caso di fermarsi un attimo e di parlarne perché anche quell'emendamento su Pirri forse si poteva evitare perché anche quello ha alimentato diffidenze, discussioni, non era necessario peraltro perché il tema poteva essere affrontato in maniera più prudente. Forse è il caso di fermarsi un attimo e ragionare su questo discorso della città metropolitana che nell'immaginario doveva essere ripeto uno strumento di razionalità degli interventi.
Abbiamo una grande conurbazione che esiste checché ne vogliamo dire perché è chiaro che non c'è un'altra area che ha queste caratteristiche in Sardegna che ha bisogno di gestire insieme una serie di cose, unitariamente una serie di cose. Ci sono ancora delle strade che hanno un nome in un comune e assumono un altro nome nel comune contermine, contermine nel senso che c'è continuità anche abitativa, tutta una serie di problemi che fino adesso non si è riusciti a risolvere anche perché emergono anche, strano che possa sembrare anche a questo livello, conflitti campanilistici ormai anacronistici e incomprensibili e che la città metropolitana avrebbe dovuto risolvere in ordine alla gestione dei rifiuti, in ordine alla gestione della viabilità e in ordine a tutta una serie di problemi che oggi vengono affrontati in maniera irrazionale e slegata tra di essi. Bene, questa logica si è persa, la città metropolitana è stata presentata unicamente come una...
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Marco Tedde per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
TEDDE MARCO (FI). Annuncio il voto favorevole all'emendamento numero 2359. Annuncio il voto favorevole perché tende a sopprimere una lettera del comma primo che sotto il profilo legislativo definire un obbrobrio è probabilmente una diminutio. E perché dico questo? Perché è del tutto incomprensibile la stesura di questa norma, è una norma del tutto indeterminata, non si capisce quali siano gli obiettivi che si pone, ma il problema non si pone soltanto sotto il profilo teleologico, si pone anche sotto il profilo delle basi, dei contenuti. Leggiamo che questa norma pone l'accento sulla stretta connessione funzionale territoriale. Ora se aveste parlato di connessione territoriale avrei anche potuto capire, ma la connessione funzionale territoriale è un paradigma astruso, del tutto indeterminato e indeterminabile, generico, colmabile di contenuti a seconda del momento, a seconda dell'impostazione culturale, dell'impostazione politica, non c'è un dato obiettivo che sia valutabile in modo oggettivo da tutti. Chiunque può valutare questa locuzione nel modo che più gli aggrada. Connessione funzionale territoriale e aggiungerei un punto interrogativo e ancora connessione funzionale sociale, perché dopo territoriale c'è la virgola e c'è sociale. E cosa vuol dire? Ma io chiedo: "C'è qualcuno che mi può spiegare cosa voglia dire connessione funzionale sociale?" O sono dei termini messi lì tanto per dire qualcosa, per far vedere che qualcosa è accaduto in maggioranza, per far capire che comunque un minimo di intesa anche su queste cose c'è stata? Connessione funzionale sociale e poi c'è la connessione funzionale economica. Cosa significa? Che ci sono comuni soci in attività economiche o che ci sono attività economiche di comuni differenti che si associano? Non riesco a capirlo, ve lo dico con grande serenità e con grande sincerità, non lo capisco. Non lo capisco, non è possibile capirlo e poi c'è il paradigma della legge Delrio che viene completamente violato considerato che se noi dovessimo utilizzare questi elementi per tracciare...
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Ignazio Locci per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
LOCCI IGNAZIO (FI). Io vorrei riprendere esattamente da dove ho lasciato stamattina. Intanto ovviamente sono favorevole all'emendamento ed annuncio il mio voto favorevole, ma oltre alla questione del Milleproroghe e quindi lo spostamento in avanti delle competenze in gestione associata dei comuni c'è anche un'altra questione che qui doveva e poteva essere discussa tra questi schieramenti. Una delle proposte fatte dal centrodestra in Commissione era esattamente la possibilità di superare questo meccanismo che avete voluto introdurre delle norme transitorie sulla questione delle Province. Adesso non mi pare il caso di dover qui richiamare tutte le posizioni in campo e quello che è avvenuto in questi ultimi cinque anni, e comunque da quando i cittadini si sono espressi, ma siamo ormai arrivati alla fine dell'iter dell'approvazione della riforma costituzionale, e in particolare proprio l'altro ieri il Parlamento ha votato l'ultima lettura della riforma e credo che nel mese di ottobre si celebrerà il referendum confermativo della riforma costituzionale approvata dal Parlamento, e quindi la famosa riforma Boschi che elimina di fatto le Province, di fatto ma anche sostanzialmente ci porterà in un'altra era di enti di aria vasta. Bene, noi con questa norma resuscitiamo le vecchie Province, ne aggiungiamo una, quando invece questa poteva essere la sede per superarle e utilizzare questa finestra di dieci mesi circa che ci separano dal referendum confermativo per effettivamente dare gambe alla volontà popolare espressa nel referendum abrogativo delle Province. Quindi non solo quelle nuove, quelle che qui vengono definite Province soppresse, ma anche quelle storiche, quelle che sono nel nostro Statuto. Quindi una vera norma transitoria non le avrebbe resuscitate e non avrebbe previsto certamente l'elezione di secondo livello, cosa che voi invece state introducendo con una norma transitoria che probabilmente andrà ben oltre la riforma costituzionale. Bene, queste sono, adesso passo passo li stiamo vedendo uno per uno i temi che voi vi eravate posti…
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare la consigliera Alessandra Zedda per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
ZEDDA ALESSANDRA (FI). Ma, è finito il tempo per l'onorevole Locci, ma io proprio continuo il suo ragionamento perché lo condivido in toto e aggiungo, e lo dico in particolare al collega Tedde, che ancora nutre qualche speranza su questa possibilità delle città metropolitane, caro collega, purtroppo quando stamattina ho detto che si vuole essere più realisti del re, è proprio così, perché sul discorso della città metropolitana c'è un'imposizione dall'alto, quindi nessuno si illuda di poterne fare più di una, perché questo non sarà possibile. E allora dico vale la pena davvero di fare la battaglia affinché come qualcuno stamattina ha fatto osservare ci possa essere una città metropolitana che possa coinvolgere in qualsiasi modo e a qualsiasi titolo l'intero territorio regionale, proprio perché appunto dal Governo Renzi non è stata data alcuna opportunità, anzi è proprio un'imposizione quella di non avere risorse sufficienti per guardare con occhi diversi la Sardegna ancora una volta. Ma le risorse sono quelle, tra l'altro proprio come diceva il collega Locci a livello nazionale si sta andando verso un rallentamento, si stanno valutando anche alcuni effetti della norma nazionale, ma noi dobbiamo accelerare, appunto, non si capisce in ragione di che cosa, se non quello di voler essere come al solito delle gatte frettolose che poi alla fine fanno tanti gattini ciechi. Quindi, collega Tedde, mettiti l'anima in pace, perché possiamo ragionare su altro ma non sulla città metropolitana. In ogni caso noi voteremo a favore perché crediamo comunque che sia un emendamento sul quale vogliamo proprio arrivare a cassarlo il testo di legge, quindi il nostro voto è a favore dell'emendamento numero 2359.
Votazione nominale
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'emendamento numero 2359.
(Segue la votazione)
Prendo atto che il consigliere Floris ha votato contro.
Rispondono sì i consiglieri: Carta - Cossa - Crisponi - Dedoni - Lampis - Locci - Orru' - Peru - Pinna Giuseppino - Pittalis - Rubiu - Tatti - Tedde - Tocco - Truzzu - Zedda Alessandra.
Rispondono no i consiglieri: Agus - Anedda - Cherchi Augusto - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Collu - Comandini - Congiu - Cozzolino - Demontis - Deriu - Floris - Forma - Gaia - Lai - Ledda - Lotto - Manca Pier Mario - Meloni - Moriconi - Perra - Pinna Rossella - Pizzuto - Ruggeri - Sabatini - Solinas Antonio - Tendas - Usula - Zanchetta - Zedda Paolo.
Si è astenuto il Presidente Ganau.
Risultato della votazione
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 47
votanti 46
astenuti 1
maggioranza 24
favorevoli 16
contrari 30
(Il Consiglio non approva).
Passiamo all'emendamento numero 2360.
Ha domandato di parlare il consigliere Marco Tedde per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
TEDDE MARCO (FI). Presidente, annuncio il voto favorevole all'emendamento numero 1948, che punta a sopprimere il comma primo, lettera c) dell'articolo 2, e le argomentazioni che debbono essere in qualche modo portate per motivare la nostra volontà, per motivare questa nostra decisione di cassare questa norma sono analoghe a quelle che abbiamo già rappresentato. Ora parliamo di città media che dovrebbe essere un comune con popolazione superiore ai 30.000 abitanti. Faccio un inciso, sono ancora curioso di sapere che cosa è il paese, che cosa sono i paesi, perché nelle definizioni non ci sono i paesi, qualcuno prima o poi dovrà spiegarci qual è la differenza tra i comuni e i paesi perché nell'emendamento sostitutivo totale che abbiamo discusso poc'anzi, anzi stamattina, l'emendamento numero 1947, questi paesi vengono in qualche modo enunciati, nessuno ci spiega che cosa sono i paesi, se si contrappongono ai comuni, se si giustappongono ai comuni, se stanno sotto i comuni, se sono più grandi, se sono più piccoli. Comunque detto questo, anche questo termine, questa locuzione "città media" è una locuzione oscura che si presterà ovviamente anche a qualche emendamento da parte della maggioranza, quantomeno presumo, perché la città media viene in qualche modo definito dall'Europa, viene definita anche dalla normativa italiana, o comunque viene definita da certa dottrina italiana, però viene definita in modo mai preciso, mai rigido, mai fisso. Noi oggi stiamo attribuendo 30.000 abitanti alla città media, secondo alcuni la città media deve avere 40.000 abitanti, secondo altri dev'essere ancora più importante. Noi stiamo facendo una scelta discrezionale che probabilmente serve per inserire all'interno di un contesto territoriale qualche comune, credo che sia questa la scelta, credo che sia questo il motivo, cioè non si fanno scelte strategiche obiettive, ma si fanno scelte tattiche per accontentare l'uno o l'altro schieramento, l'uno o l'altro esponente della maggioranza. Città medie di 30.000 abitanti potrebbe essere una scelta oggettivamente valida, ma potrebbe essere anche una scelta del tutto campata in aria, una scelta che viene fatta solo per tacitare qualche consigliere regionale di maggioranza che bussa e fa ben altre richieste. Crediamo che anche questa norma debba essere espunta, debba essere soppressa, perché non ha ragion d'essere, crea confusione in un contesto normativo che di confusione ne vive già tantissima. Crediamo che occorra…
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare la consigliera Alessandra Zedda per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
ZEDDA ALESSANDRA (FI). Io credo che veramente stiamo arrivando al paradosso con questa cosa. Molte volte siete in contraddizione con voi stessi, a volte si parla di una Sardegna che deve seguire le impostazioni europee, le impostazioni nazionali, altre volte sembra che viviate su Marte, perché ci potete spiegare quante città medie avete intenzione di realizzare in Sardegna? Perché questa è la definizione che date adesso nell'emendamento numero 1948, ma ne vedremo delle belle. Il collega Tedde faceva osservare che è stato così individuato, senza nessun principio, senza nessuna logica in termini di 30 mila, ma io davvero non vorrei che più avanti, magari esaminando qualche altro emendamento, ancora sarete disposti a contraddirvi un ulteriore volta per accontentare qualche altro comune, secondo me veramente stiamo offendendo la dignità dei comuni della Sardegna. Io credo che dobbiate fermarvi un attimo e avere un minimo di rispetto e di riflessione perché questa è una vergogna!
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Ignazio Locci per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
LOCCI IGNAZIO (FI). Sulla questione delle città medie sarebbe curioso, visto che qui si è richiamata sempre l'ANCI come madrina di questa proposta, sarebbe curioso andare a verificare per esempio i documenti di ANCI e IFEL sulle città medie e quindi anche sulle dimensioni di città medie perché noi non è che vogliamo disconoscere la definizione di città media, ne disconosciamo oggi la dimensione che volete proporre e cioè mentre prima il Presidente Pigliaru ha tentato di ridurre il numero e anche di far salire il numero degli abitanti di riferimento da 25 a 30 mila, quindi cercando di stare all'interno anche delle dimensioni che sono stabilite per esempio nell'ambito urbano della Commissione europea, l'ultimo ormai risalente a parecchi anni fa, oppure anche ai network delle città medie europee che non hanno certamente la dimensione di 10 mila abitanti. Quindi è chiaro che qui c'è una richiesta che viene certamente dalle peculiarità territoriali della nostra regione ma non risponde a un disegno di una Sardegna e di un'organizzazione di enti locali in una dimensione di carattere nazionale e comunitario. Noi non possiamo a corrente alternata rivendicare la nostra particolarità, le nostre dimensioni quando è magari il momento di ridimensionamento scolastico rivendichiamo la nostra orografia in un certo modo, quando è il momento in questo caso dell'individuazione delle città medie individuiamo ancora altri i criteri e altri caratteri per stabilirne le dimensioni, quando invece poi dappertutto e in tutta Italia si fa in maniera diversa, salvo quando allora invece dobbiamo applicare una norma come la Delrio, o comunque facendo finta di applicarla perché è una norma che riporta i principi di riforma economica e sociale, ecco in quel momento allora siamo ligi al dovere e rispondiamo alla logica di organizzazione nazionale e vogliamo stare dentro questa cornice. Ecco dobbiamo essere allora seri e non possiamo…
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Gianluigi Rubiu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
RUBIU GIANLUIGI (UDC Sardegna). Intervengo per esprimere il voto favorevole all'emendamento numero 2360 e, ancora una volta, qualora ce ne fosse bisogno, per capire e per fare un ragionamento con i colleghi della maggioranza quale sia la necessità di istituire l'ennesimo ente locale chiamato città media, si poneva il problema qualche collega, non è che più avanti troveremo gli emendamenti che ridurranno o aumenteranno i 30 mila abitanti? Be', basta andare a sfogliare gli emendamenti successivi e possiamo notare che l'emendamento numero 2476 propone 10 mila abitanti. Quindi poco più di un paese, l'emendamento numero 2501, stessa identica proposta, 10 mila abitanti, questo tradotto perché ci ascolta, soprattutto da casa è confusione totale, creare ulteriormente i disservizi e allontanare sempre più quel processo di semplificazione che questa Giunta Pigliaru nella campagna elettorale aveva in qualche modo annunciato e questo forse è il sistema per erogare servizi ai cittadini? È questo il sistema per cercare di ridurre e semplificare, ma soprattutto cercare di essere più vicini ai problemi della gente? Beh, credo proprio di no, è chiaro che questa maggioranza, soprattutto con questa legge, sta dimostrando la propria incapacità, ma soprattutto sta dimostrando di non conoscere i problemi reali della gente, quello che mi preoccupa è che all'interno di questo Consiglio ci sono una serie di sindaci, alcuni di questi anche molto bravi, capaci, quindi mi fa specie che siano questi sindaci ad avallare teorie di questo genere, la preoccupazione che non trovo niente sulle frazioni, a breve ritroveremo qualche cosa anche sui condomini, su come frazionare ulteriormente tutta la popolazione, questo serve Assessore non per unire il popolo sardo ma per dividere.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Angelo Carta per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CARTA ANGELO (PSd'Az). Io ho qui il testo del 15 ottobre che il Presidente Agus inviò anche alla Quinta commissione per il parere e nell'articolo 2 ci sono sei recinti, io continuo a chiamarli recinti o definizioni, qui sono diventati nove, adesso parliamo della città media, la riflessione complessiva è che questa legge dà una certezza e molte illusioni, la certezza che dà è che c'è la città metropolitana di Cagliari, certezza perché scaturisce da una previsione normativa costituzionale con dei diritti e doveri specificati bene nella legge, il resto sono una serie di illusioni perché la città media non esiste come definizione, la stiamo dando noi oggi una definizione, diciamo che una città media è quella città dove ci sono 30 mila abitanti, allora potrebbe esserci anche la città piccola, potrebbe esserci anche il paese grande, quindi chi vieta di illudere che esiste anche la città piccola il paese grande e poi promettere che si vada a chiedere al Governo che emani un decreto legislativo dove alla città media o alla rete metropolitana costituita da due città medie con termini vengano riconosciuti sostanzialmente gli stessi poteri della città metropolitana perché non dire alla città piccola: sei una piccola città però io regione ti riconosco una funzione o due funzioni, perché anche in questo caso potremmo dare delle certezze se mai riuscissimo ad applicare l'articolo 3 dello Statuto in pieno, se mai riuscissimo ad avere una chiara idea di come vorremmo la Sardegna, anziché elargire illusioni, iniziando a dare delle certezze. Quello che manca fondamentalmente è un chiaro disegno di come la maggioranza vorrebbe che la Sardegna venisse amministrata nei prossimi anni e questo scaturisce da una serie di articolati come questo del quale la lettera C ne è una chiarissima testimonianza, quindi voto a favore dell'emendamento numero 2360.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Attilio Dedoni. Ne ha facoltà.
DEDONI ATTILIO (Riformatori Sardi). Voto favorevole, quando abbiamo chiuso la sessione mattutina ho fatto qualche passo con un giovane uditore, operatore, e mi diceva con gli enti locali, con questa proposta di legge cosa centrano le altre discussioni? Io gli ho detto c'entrano e con calma capirai, l'esempio più eclatante, quello che stiamo discutendo adesso, eclatante questo ma ce ne sono tanti altri bisogna prendere un elastico con cui allarghiamo o moduliamo mollando la presa l'elasticità del dimensionamento legato a una città media, se una città è media è di 30.000 abitanti, come si fa a sostenere che Cagliari è, proporzionalmente alle città europee, una destinata ad essere la città metropolitana. O ci mettiamo d'accordo sull'entità, ma dobbiamo essere concordi, non perché fa comodo a Deriu, ora cito Deriu perché vale per tutti, o per qualche altro personaggio che rappresenta un territorio e che ha la necessità, quale sia il ragionamento che ti porta a dire che vale di più dei 30.000 o meno di 30.000? O se si vuole fare entrare dentro le altre quattro o cinque definizioni 20.000, 10.000, o meno o più. È un arbitrio. Se a uno buoni far capire cosa vuol dire arbitro, glielo porgi in tutti i termini di scienza e di letteratura possibile, di modo che si vada ad approfondire l'argomento e capisca che probabilmente sta difettando in quelle che sono le costruzioni anche legislative, che hanno valore per tanta gente che forse non capisce per letteratura, ma certamente chi siede qui dovrebbe capirlo, approfondirlo e lavorare di conseguenza.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Stefano Tunis per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
TUNIS STEFANO (FI). Annuncio voto favorevole a questo emendamento. Però devo dire questo comincia ad evidenziare che questa maggioranza ha un complesso evidente, il complesso della dimensione. Perché nell'istante in cui si deve ragionare per differenza rispetto alla città metropolitana, non vengono in questione gli elementi che la costituiscono, non vengono in questione gli elementi che rendono anche sociologicamente diverso un tipo di urbanizzazione come quello della città metropolitana, viene in questione solamente la dimensione. Questo devo dire è un elemento che ricorre dall'inizio di questa legislatura, ricordiamo tutti che l'ossessione del presidente Pigliaru è che ogni singolo risultato fosse misurabile, che la misura rappresentasse il punto di riferimento dell'azione politica, sventura vuole che tutto ciò che viene fatto da questa Giunta finisca poi per poter essere misurato solo nei numeri relativi. Il discorso fa calare in maniera terribile la luce su ciò che ha guidato la vostra azione. Non vi siete mai, in nessuna parte, preoccupati di dire come organizzare gli enti locali, vi siete preoccupati di dire chi fosse un po' meno grande, rispetto alla città metropolitana. Per questo non occorreva tempo, il tema non era questo, il tema è come far funzionare le cose e su questo tema, mi dispiace sottolinearlo, siete stati totalmente assenti perché soltanto su una cosa è chiara questa norma, che esistano aree urbane di dimensioni differenti.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Luigi Crisponi per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CRISPONI LUIGI (Riformatori Sardi). Da questo porto delle nebbie nel quale la maggioranza vorrebbe approdare iniziano ad emergere tutta una serie di mostri quasi che stiano andando a trasformare lo stagno di Santa Gilla nel Loch Ness, un altro mostro esce oltre a questa aberrante legge, vengono fuori tutta una serie di definizioni mai udite, mai sentite, mai viste prima d'oggi. Oggi appunto si vuole anche dibattere di queste città medie, quasi che queste città medie possano risolvere e diventare davvero un autentico riferimento dal punto di vista organico per l'amministrazione del territorio, ma anche un riferimento per i nostri cittadini. Quindi si dovrebbe immaginare che queste città medie siano quelle che orgogliosamente possano distribuire sul territorio, che fa loro riferimento, organizzazione, qualità della vita, capacità e ingegno imprenditoriale, organizzazione istituzionale. Tutti elementi questi che sembrerebbero essere stati previsti per legge. Così non è. La storia ci insegna che se in una semplice verifica, un semplice controllo di quello che in modo così disorganico voi immaginate possano essere città medie hanno l'ambizione di non dover sottostare a una norma di questo genere, che va a guardare in faccia solo ed esclusivamente la città capoluogo di regione, tutto il resto è paccottiglia, tutto il resto è una zavorra che si vorrebbe agganciare a questo treno istituzionale assolutamente inutile, che sferraglia e cigola ancor prima che questa legge possa vedere la sua definizione. E sarà un percorso davvero lungo, qui di fari per la comunità non ne vediamo assolutamente. Il faro unico per la comunità, quel centro di riferimento che rappresenta l'autentica luce per un consorzio civile di una società che si ritrova sotto i suoi simboli, sotto i suoi segni identitari, sotto le sue tradizioni è quello che bisogna mettere mano alle leggi con serietà, con i piedi ben piantati per terra senza inventare iniziative di questo genere, assolutamente inutili ma soprattutto iniziative che vanno a riscrivere l'organizzazione istituzionale senza che questa possa essere stata concepita con serietà e con una discussione con la quale anche la maggioranza, non solo con gli scritti, non solo con gli emendamenti, non solo con i subemendamenti, partecipa orgogliosamente in un confronto limpido e serio. A questo vi state sottraendo dal primo giorno in cui la legge è entrata in Aula e di questo naturalmente ve ne farete carico.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliare Edoardo Tocco per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
TOCCO EDOARDO (FI). Al di là delle battute dell'amico e collega a Tunis sulle dimensioni, non vorrei che le dimensioni fossero proporzionali all'altezza dei sindaci esistenti in questi comuni, perché diversamente sarebbe difficile trovare troppe città medie. Io direi che più che altro quello che non riescono a capire, chiedo scusa, è la strategia con cui sono stati scelti questi criteri. Perché si sta veramente decretando la morte della democrazia dei piccoli comuni, cioè di quei comuni che veramente non saranno né medi, né medio alti, né medio bassi. Cioè questi dovranno trovare una soluzione e quindi cercheranno di entrare e di subentrare in quel canale che magari la città metropolitana, per esempio, Cagliari, mi risulta per esempio che anche Villasimius stia facendo di tutto per poter aderire alla città metropolitana. Quindi questo credo che sia indice veramente di problematiche che arriveranno prima o poi in quest'Aula, non so come ne uscirete fuori, perché sicuramente non andrà troppo liscia questa scelta in questo momento. Quindi io credo che un attimino ci si dovrebbe fermare a pensare e cercare di capire attentamente anche che cosa si vuol fare, se si vuole andare avanti e non rimanere inermi come siete adesso, senza dire una parola senza proferire verbo. Cioè avremmo avuto il piacere di sentire parere da parte di qualcuno di voi, anche se ovviamente contrario al nostro.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Pietro Pittalis per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
PITTALIS PIETRO (FI). Ieri ci avete letto che la Regione tutela e valorizza città e paesi, stiamo ancora attendendo da voi di spiegarci perché in questo articolo 2 state parlando di città ma vi siete dimenticati dei paesi. Ha un senso? Allora o avete scritto qualcosa di assolutamente inutile all'articolo 1 o l'articolo 2 che è un pasticcio peggiore dell'articolo 1, si tratta che per voi non sono meritevoli di attenzione, tutto ciò che non è città metropolitana, quindi tutto ciò che non è Cagliari e tutto ciò che non è città media e quindi il 90 per cento dei cosiddetti paesi della Sardegna non hanno assolutamente dignità, non hanno assolutamente ragione di essere considerati perché nella legge che vi state approvando non c'è assolutamente alcun cenno, appunto, a queste realtà comunali che sono realtà importantissime. E chissà che cosa starà pensando zia Peppinedda di Sennori quando ci si sente, perché ci rientra anche Sennori evidentemente tra i paesi che non sono citati all'articolo 2, nella indifferenza totale dei sindaci che dovrebbero essere in prima linea a difendere le giuste prerogative di quelli che questo centro sinistra sta abolendo dalla geografia politica, sociale, culturale e storica cioè la cancellazione dei paesi dalla prospettiva di questa legge.
Allora vi state esercitando benissimo nell'andare a scimmiottare quello che hanno fatto altre Regioni; e dove siete sovranisti, sardisti indipendentisti, non lo dico agli amici del Partito Sardo d'azione che anzi stanno facendo una battaglia di identità e autonomia, lo dico agli altri che sono seduti nel centrosinistra e che si fregiano di questo titolo perché queste sono battaglie di retroguardia. Voi siete assolutamente al servizio di altri che stanno governando a Roma facendo quello che state facendo, approvando quello che state approvando state scimmiottando realtà di altre Regioni italiane, questo sì. Guardate, state facendo qualcosa di incomprensibile in Sardegna. Quando mai…
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Mario Floris per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
FLORIS MARIO (Gruppo Misto). Grazie Presidente, io volevo richiamare l'attenzione dell'Assessore perché ci illumini su alcune cose. Oggi è difficile stabilire anche quali sono le materie collegate gestibili in modo ottimale dai comuni, sappiamo che questo nuovo ordinamento che stiamo facendo degli enti locali non rientra nei principi costituzionali, non siamo obbligati ad agire così frettolosamente perché ormai i tempi si stanno dilatando. Allora io voglio porre una domanda, anche perché tutte queste leggi devono avere rango costituzionale, non basta che lo Stato abolisca l'articolo 43 dello Statuto, lo deve fare anche la Sardegna, così come l'articolo 44. Mi segua un secondo, Assessore, noi abbiamo detto nell'articolo 1 che le finalità di questa legge e gli obiettivi della riforma sono legati all'articolo 44, sono legati all'articolo 44 dello Statuto. L'articolo 44 sappiamo che è profondamente cambiato e lo stanno cambiando a livello romano tanto è vero che abbiamo ospitato qui nelle deliberazioni della Commissione paritetica e l'abbiamo rimandata alla Commissione con una giustificazione che mi è sembrata buona alla quale hanno preso parte il Presidente della Commissione il Capogruppo del PD. Ora se questi ragionamenti che abbiamo fatto per quanto riguarda la modifica statutaria valgono per la modifica statutaria che abbiamo rimandato in Commissione secondo me valgono anche per questa legge. Quindi se abbiamo deciso di attendere che cosa avverrà e di giudicare prima non vorrei che fosse un marchingegno quello di aver riportato in Commissione i due provvedimenti il documento 10 e il documento 13 per approvare una legge che poi sappiamo ha dei limiti evidenti.
Votazione nominale
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'emendamento numero 2360.
(Segue la votazione)
Rispondono sì i consiglieri: Carta - Cossa - Crisponi - Dedoni - Lampis - Locci - Orru' - Peru - Pinna Giuseppino - Pittalis - Randazzo - Rubiu - Tatti - Tedde - Tocco - Truzzu - Tunis - Zedda Alessandra.
Rispondono no i consiglieri: Agus - Anedda - Cherchi Augusto - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Collu - Comandini - Congiu - Cozzolino - Demontis - Deriu - Floris - Forma - Gaia - Lai - Ledda - Lotto - Meloni - Moriconi - Perra - Pinna Rossella - Piscedda - Pizzuto - Ruggeri - Sabatini - Solinas Antonio - Tendas - Unali - Usula - Zanchetta - Zedda Paolo.
Si è astenuto il Presidente Ganau.
Risultato della votazione
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 50
votanti 49
astenuti 1
maggioranza 25
favorevoli 18
contrari 31
(Il Consiglio non approva).
Passiamo all'esame dell'emendamento numero 2361.
Ha domandato di parlare il consigliere Marco Tedde per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
TEDDE MARCO (FI). Grazie signor Presidente, annuncio il voto favorevole a questo emendamento che dà un contributo di chiarezza, cercando di espungere da questo disegno di legge questo articolo, parte di questo articolo che come abbiamo già detto si manifesta come un minestrone indigesto, un grande pasticcio. Un grande pasticcio che è basato, un grande minestrone indigesto che è basato sulla gamba di sedano della città metropolitana di Cagliari. Però io credo che questa lettera d), stiamo discutendo della rete urbana; io credo che questa lettera d) sia l'apoteosi del minestrone, sia l'apoteosi del pasticcio. Allora io non capisco assolutamente come si faccia a mettere in campo questa tecnica normativa barocca, estrosa, estroversa, bizzarra, singolare, non riesco a capirlo e allora che definizione è questa? Che definizione è, cosa vuol dire rete metropolitana? È una definizione sociale, non credo; è una definizione urbanistica, nemmeno. È una definizione politica, no. Allora guardate l'unica definizione valida per rete metropolitana è quella di una rete metropolitana ferroviaria. Stiamo parlando di metropolitana cioè stiamo parlando di metrò, di tube non stiamo parlando d'altro, non esiste la rete metropolitana, stiamo parlando di metropolitana di superficie, stiamo parlando di metropolitana interrata, stiamo parlando metropolitana leggera, ma di cosa stiamo parlando. Allora questo tipo di tecnica normativa capovolge, capovolge il paradigma classico della norma che viene posta dal legislatore. Il legislatore che cerca di fare una norma astratta che deve andare a calarsi su fattispecie concrete con dei fini strategici molto chiari e ben definiti che sono effettivamente l'obiettivo del legislatore. In questo caso noi capovolgiamo i termini, voi capovolgete i termini nel senso che avete dei problemi concreti e cercate di violentare la norma o il disegno di legge al fine di soddisfare alcune esigenze, al fine di sciogliere questi nodi concreti, questi problemi concreti ma non si legifera così, non è possibile porre elementi obiettivi se invece di delineare fattispecie astratte oggettive si delineano in norma fattispecie concrete che servono per soddisfare interessi, che servono per tacitare richieste…
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere per Luigi Crisponi per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CRISPONI LUIGI (Riformatori Sardi). Sì grazie, innanzitutto per preannunciare il voto a favore per quest'emendamento soppressivo presentato dai colleghi e poi per fare una semplicissima riflessione. Oramai l'elaborazione di questo testo legislativo ha portato alla luce tutta una nuova serie di definizioni; definizioni dove ci si è praticamente arrovellati nel poterle individuare e in qualche modo applicare, quasi fosse un vestitino tailor made ad ogni amministrazione, ad ogni comune, ad ogni comunità, ad ogni paese della nostra Sardegna. Eppure vedete anche se ci si accapiglia nell'individuare un termine adatto per una città, per una città vicina, per questa sottospecie di rete urbana, che così avete voluto definire, io credo che davanti a tutto questo manchi l'essenza, manchi la parola che ancora mi pare non ha fatto capolino all'interno di quest'aula, è la parola della dignità, che va riservata alle specificità e alle specialità dei nostri territori, e quindi delle nostre amministrazioni, ai suoi cittadini, ai suoi stessi amministratori. La parola dignità non sapete nemmeno che senso abbia, quando questa viene dimenticata dal vostro lessico politico e si dimentica invece che ci sarebbe da scrivere un tomo autentico che racconta i disagi, le sofferenze, le difficoltà, e invece con un tratto d'inchiostro, con un tratto di inutile penna con inchiostro simpatico si descrive un perimetro mai sentito, mai visto prima, che addirittura vorrebbe mettere insieme due città, e fatemi sapere quali sono queste due città, per costituire reti urbane. Vi siete dimenticati di aggiungere che bisognava anche creare un recinto, nuovi recinti, nuovi muretti a secco, il nuovo vallo di Adriano per tenere distanti le altre città, anziché accogliere, anziché avvicinare, anziché diventare un faro di riferimento per territori che magari sono in arretrato, sono più sofferenti, no, dobbiamo trovare un nuovo termine, inutile, inadeguato, inapplicabile. Voi siete degli insensibili oltre che poco attenti alle norme che regolano l'attenzione che è dovuta ai nostri territori. Le nostre comunità stanno attendendo che da quest'aula venga fuori una legge di buon senso. Io ancora, cari colleghi, non ho visto un articolo che sia uno dove sia rappresentato il buon senso, dove immagino che nella vostra testa e nella vostra anima una buona parte sarà stata sicuramente riservata.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Ignazio Locci per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
LOCCI IGNAZIO (FI). Sono favorevole all'emendamento e più andiamo avanti e rifletto sempre di più su quelle famose tre direttrici importantissime, unione dei comuni, città metropolitana e le province come norma transitoria, perché quelli assolutamente erano i vostri fari, i vostri punti di riferimento. Dopodiché, cerco di capire allora oggi, se quelli sono i vostri punti di riferimento, capisco molto bene che le parole definizioni quali città medie, rete metropolitana, in questo momento, visto che ci siamo sopra, rete urbana, queste capisco che non sono le vostre priorità e le avete volute inserire e definire per tentare di rispondere ad esigenze territoriali. Che cos'è la rete urbana per voi? Per voi la rete urbana è la risposta che intendete dare alla città di Olbia, la rete urbana è la risposta che volete dare alla Gallura, secondo voi è la risposta perfetta per la città che più di tutte in questo momento sta vivendo il più grande sviluppo in questa regione, ed è la risposta che volete dare alla Gallura. Bene, noi abbiamo pensato invece, ve lo ripetiamo ancora, che non è con rete urbana o rete metropolitana che potete rispondere alle esigenze giustamente proposte e rivendicate dal nord Sardegna, da Sassari, da Olbia, e anche proposte con i nostri emendamenti in Commissione, in Aula, in questo dibattito, non è con questi due strumenti, non è con questi due che sono pannicelli caldi. Volete prendere in giro non solo i colleghi che rappresentano questo territorio e piegarli al volere quasi come se fossero anche loro dei piccoli tovarish pronti a rispondere all'ordine del capo supremo, e invece vi presentate con propostine come questa che, nella maniera più assoluta, è un insulto all'intelligenza dei territori. Ecco, con queste proposte voi volevate il confronto e il dialogo con le opposizioni? Bene, queste sono solo proposte di confusione e a cui noi non possiamo certamente aderire. Noi volevamo partecipare all'impianto, volevamo dire che cosa volevamo fare delle città metropolitane e quante, volevamo dire se l'unione dei comuni è uno strumento ancora utile, attuale o già attuale e non ce l'avete fatto dire, volevamo dire la nostra sulla soppressione definitiva delle province e non ci avete concesso di partecipare ad un dibattito serio. Avete detto che c'è una norma transitoria…
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Angelo Carta per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CARTA ANGELO (PSd'Az). Cedo 30 secondi all'onorevole Locci, perché in effetti merita, giustamente non bastano 30 secondi. In effetti, credo che la rete urbana sia pensata anche per Nuoro, non solo per la Gallura, perché guardando in quale dei recinti, dire ai miei concittadini e a quelli del nuorese andranno richiusi, diciamo che l'unica possibilità è la rete urbana, rete urbana perché noi abbiamo Nuoro che supera i 30 mila abitanti, basta che un comune o più comuni con termini, Dorgali è confinante con Nuoro, si mettano insieme e costituiscano la rete urbana. Supponiamo che lo facciano. Nell'articolo 8 bis, che voi state introducendo nel nuovo testo che è circolato fuori da quest'aula e che qualche caritatevole ha deciso di farci avere, dite anche una cosa però: la rete urbana, il sindaco del Comune della città media con il maggior numero di abitanti è il presidente della rete urbana. Poi dite anche al comma 2: per la disciplina degli altri organi della rete si applica la disciplina prevista per l'unione dei comuni. Mi sono chiesto cosa dovrebbe fare una rete urbana di diverso dall'unione dei comuni, e in effetti, quando io vado a guardare cos'è un'unione dei comuni per quanto riguarda il testo che all'articolo 7 avete modificato rispetto al testo del 9 di dicembre, dite: le unioni dei comuni sono costituite da 4 o più comuni; b) da una rete urbana. Ma quindi una rete urbana è un'unione dei comuni? O è qualcosa di diverso del quale non sappiamo esattamente e non conosciamo esattamente il profilo? Cioè, è una cosa che non sta né in cielo né in terra, perché scrivere come si sta scrivendo una rete urbana sul nulla, senza dare con chiarezza gli obiettivi, gli scopi, i compiti, credo che sia un esercizio di demagogia pura, che chiaramente verrà smascherato da qualunque cittadino, soprattutto dai sindaci, dagli amministratori che si troveranno nel nuorese rinchiusi in una riserva indiana.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Gianni Lampis per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
LAMPIS GIANNI (Gruppo Misto). Ieri abbiamo definito questa norma, per la serie di definizioni che quest'aula crea, una frittata, stamattina un minestrone, ma stasera io direi di definire tutta questa serie di definizioni un vero e proprio pasticcio. L'unica cosa sicura è che quest'Aula sta mettendo in seria difficoltà le case editrici dei vocabolari italiani, perché tutte queste definizioni che voi oggi create di fatto superano anche la più recente edizione aggiornata dell'ultimo vocabolario stampato in Italia. Apprendiamo oggi questa serie di definizioni. Io voto favorevolmente a questo emendamento, anche perché devo essere sincero, per la prima volta quando ho sentito parlare di città medie la prima cosa che mi è venuta in mente è che tutti i paesi del medio Campidano fossero elevati al rango di città media, medio Campidano, e invece qui abbiamo trovato l'ennesima truffa. Lo dicevo stamattina, accontentate qualcuno, però di fatto scontentate tutti, scontentate soprattutto le zone interne della Sardegna, l'emendamento che ieri avete colpevolmente bocciato. Ancora una volta mi chiedo dove siano queste città medie all'interno dell'isola, per trovare un'unione dei comuni in cui sia presente una città media bisogna metterne insieme di comuni tantissimi. Questo è il modo per fare rete? Qualcuno lo diceva, forse qui l'unica rete è quella dei recinti, quella metallica che ha sostituito nei confini i muretti a secco. Quello che voi proponete non è certamente la soluzione giusta per un'azione politica solidale della nostra Isola. Ecco perché noi non possiamo esimerci, ancora una volta, dall'invitarvi a fermarvi a riflettere su quello che quest'Aula sta colpevolmente approvando, su quello che sarà purtroppo un futuro nefasto per l'intera Isola. Per questi motivi confermo il mio voto favorevole all'emendamento.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Gianluigi Rubiu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
RUBIU GIANLUIGI (UDC Sardegna). Io mi pongo da elettore, da residente della mia città un problema. Io eleggo, vado a votare per eleggere il mio sindaco, il mio sindaco viene nel frattempo nominato componente dell'Unione dei comuni. Poi il mio sindaco e la mia città ha la possibilità, perché confinante e quindi contermini con altre due città a fianco, di diventare una città così chiamata… una rete urbana, aderire alla rete urbana, e il mio sindaco diventa anche presidente della rete urbana, e così via. Assessore, noi abbiamo inventato scatole cinesi, non stiamo facendo la riforma degli enti locali. Io ho eletto il mio sindaco, io voglio che il mio sindaco rimanga nella mia città, nel mio paese a fare il sindaco, non può avere 3 incarichi, 4 incarichi, così non facciamo nulla per migliorare la vita della Sardegna. I sindaci devono fare i sindaci, quello che mi fa specie, che mi fa meraviglia è che proprio l'Assessore agli enti locali è un ex sindaco, uno che avrebbe dovuto conoscere la realtà dei comuni, invece, ancora una volta, fa finta di niente, dimenticando che il 90 per cento dei nostri comuni sono paesi, quei paesi che vengono dimenticati, quei paesi che sono il tessuto sociale della Sardegna, quei paesi che in qualche modo rappresentiamo noi qui stasera, quei paesi dove dovremmo creare i servizi migliori, quei paesi che non hanno chiesto, che non ci hanno dato il mandato di mortificare in questo modo, con questo imbroglio, con questa legge pasticcio, con questa legge che in qualche modo non rappresenta nulla a nessuno, ma riesce sicuramente a spartire il potere; questo è il vero obiettivo di questa legge e questi saranno i risultati che produrrà, cioè la lottizzazione del potere. Colleghi della maggioranza, soprattutto chi oggi è sindaco, chi è sindaco di un piccolo paese, compreso il mio collega Tatti, ma per fortuna lui, come me, voterà contro anche questo emendamento, riflettete, state facendo un grosso danno alle vostre comunità e alle nostre comunità.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Stefano Tunis per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
TUNIS STEFANO (FI). Volevo rammentare ai colleghi legislatori che siedono dall'altra parte di questo Emiciclo, che una norma dovrebbe avere la caratteristica di essere generale e astratta. Queste due caratteristiche non si rinvengono all'interno di questa vostra proposta, che soprattutto in virtù di questo articolo 2 rischia di essere quanto più particolare e assolutamente concreta possa esistere in materia legislativa. Ogni singola definizione ha un nome e un cognome, ogni singola rappresentanza cittadina ha trovato spazio in tutte queste definizioni. Mi rammarico, devo essere sincero, e mi riservo di proporre un emendamento orale, del fatto che pochissime, a mente mia forse solamente una tra le principali città della Sardegna non ha avuto la sua piccola definizione all'interno di questa norma. Ma siete proprio certi che tutti abbiano trovato lo spazio? Siete sicuri di non aver scordato qualcosa? E Macomer dove va inserita? Allora, Presidente, io vorrei proporre un emendamento orale, perché anche in ossequio al fondatore del Partito dei sardi, l'assessore Maninchedda, vorrei aggiungere il punto… potremmo fare e) bis, per esempio, per l'istituzione di Macomer città Stato, perché dove ha avuto origine l'idea di costituire lo Stato sardo, è inammissibile che non gli abbiate dedicato neppure una lettera dell'alfabeto.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Attilio Dedoni per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
DEDONI ATTILIO (Riformatori Sardi). Francamente, Presidente, se c'è questo dibattito così mi va bene, anche informale, ma volevo dire che se qualche componente ha voglia più di chiacchierare o di fare altro, si tengano presenti fuori e vengano qui al momento di votare, tanto non si scappa, ma si svolge più tranquillamente la chiacchierata che cerca di ovviare a tutti i momenti di gravità che peseranno sulla Sardegna e il suo popolo. Io vorrei fare una domanda, e cioè cosa vuol dire rete urbana, in maniera lessicale. Una rete di città? Una rete di città e paesi? Zitades e Biddas, come avete introdotto all'articolo 1? Ma vorrei ancora capire questa rete urbana cosa rapresente e cosa vuole essere; non lo sapete neanche voi. Uno potrebbe pensare a città campagna … , ma voi non l'avete conosciuto, anche se appartenete a quel filone della sinistra sarda, ma non conoscete neanche cos'è, forse qualcuno di Ollolai o vicino può darsi che li conosca quei temi. Ma io vorrei apprezzare il termine che vi ho detto e che voi avete scritto in questo articolato, cioè cosa vuol significare "rete urbana", quale significato ha, quello profondo per cui per fattori valoriali, per fattori ideali, per fattori di indirizzo e di conoscenza intima uno vuole esprimere. Avete fatto una confusione perché non avete nella testa qualcosa che vi dia una direzione esatta nei comportamenti e in quello che dovreste dare come esempio ai sardi, che è tutt'altra cosa rispetto a quello che voi date.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Daniele Cocco per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
COCCO DANIELE (SEL). Rinuncio.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Ignazio Giovanni Battista Tatti per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
TATTI IGNAZIO GIOVANNI BATTISTA (UDC Sardegna). Io voglio portare all'attenzione dell'Aula e voglio ricordare all'Assessore quanto è successo nell'assemblea che si è tenuta ad Oristano, al comune di Oristano. Il Sindaco di Oristano ha lanciato una proposta che vedo scritta in questo comma, è precisa, e mi dispiace che anche alcuni comuni che appartenevano a delle altre unioni di comuni, di piccoli comuni abbiano mollato queste unioni dei comuni e abbiano aderito all'unione dei comuni di cui fa parte il comune di Oristano; è una denuncia che sto facendo, e posso fare anche i nomi e i cognomi, i nomi dei comuni. Sto parlando del comune di Solarussa e del comune di Siamaggiore. Mi dispiace però, queste cose sono successe, e mi sembra che queste cose che sono scritte qui siano scritte davvero solo ed esclusivamente per accontentare qualcuno. Io ritengo che questo sia un ennesimo scippo per le zone interne della Sardegna, per i piccoli comuni, io ritengo che così non si possa programmare lo sviluppo di una Regione, non si possa programmare un qualcosa che davvero renda giustizia a quei comuni e a quelle popolazioni che hanno sempre sofferto perché di entità minore rispetto a delle altre. Questi giochi, secondo me, qualcuno li deve pagare, li deve pagare veramente, non è possibile fare una legge a richiesta di qualcuno. La legge si fa e si dovrebbe fare solo ed esclusivamente perché interessa tutti quanti asetticamente, senza che ci siano richieste da parte di partiti o da parte di sindaci appartenenti a partiti. Mi dispiace tantissimo aver fatto queste denunce, però ritengo che la gente, la popolazione della Sardegna debba sapere queste cose.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Pietro Pittalis per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
PITTALIS PIETRO (FI). Ho avuto qualche perplessità e allora per non parlare a caso mi sono documentato su Wikipedia per capire che cos'è la rete urbana. Leggo testualmente: "La rete urbana, nella suddivisione delle aree di competenza delle varie centrali telefoniche, è l'area più ristretta. Di solito comprende un solo comune quando è di grandi dimensioni o più comuni vicini. Esistono tre tipi di reti urbane: monocentrica, policentrica e polarizzata. La prima si ha quando esiste una metropoli che diventa il centro della rete, la seconda quando le città sono di pari grandezza, la terza quando ci sono collegamenti tra le città minori. Il livello superiore di suddivisione territoriale è l'area locale". Mi chiedo, avete dimenticato l'area locale? Come mai non l'avete descritta? Si vede che avete mutuato anche nel lessico quello che ormai si fa a livello industriale e a livello di reti telefoniche, elettriche, idriche sulle quali probabilmente nel corso di questi mesi avete acquisito grande, grande competenza. Rete urbana allora è la soluzione che voi proponete e il contentino perché alcune città (Nuoro, Olbia, città di medie dimensioni, Carbonia, Iglesias) possano dirsi baciate da questa legge. Bene, anche questa è la consumazione della più grande presa in giro e mi fermo a dire presa in giro perché siamo in una aula dove anche il lessico deve essere moderato, ma non si può davvero tollerare e mi fa davvero specie che per una città gloriosa, un capoluogo come Nuoro la destinazione, caro amico mio Roberto Deriu, sia quella di relegarla nel confine di questa rete urbana che sappiamo è una scatola vuota, senza senso, tanto più che...
PRESIDENTE. Onorevole Pittalis, il tempo a sua disposizione è terminato.
Votazione nominale
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'emendamento numero 2361.
(Segue la votazione)
Rispondono sì i consiglieri: Carta - Cossa - Crisponi - Dedoni - Lampis - Locci - Orru' - Peru - Pinna Giuseppino - Pittalis - Randazzo - Rubiu - Tatti - Tedde - Tocco - Truzzu - Tunis - Zedda Alessandra.
Rispondono no i consiglieri: Agus - Anedda - Cherchi Augusto - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Collu - Comandini - Congiu - Cozzolino - Demontis - Deriu - Floris - Forma - Gaia - Lai - Ledda - Lotto - Manca Pier Mario - Meloni - Moriconi - Perra - Pinna Rossella - Piscedda - Pizzuto - Ruggeri - Sabatini - Solinas Antonio - Tendas - Unali - Usula - Zanchetta - Zedda Paolo.
Si è astenuto il Presidente Ganau.
Risultato della votazione
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 51
votanti 50
astenuti 1
maggioranza 26
favorevoli 18
contrari 32
(Il Consiglio non approva).
Metto in votazione l'emendamento numero 2306.
Ha domandato di parlare il consigliere Paolo Truzzu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
TRUZZU PAOLO (Gruppo Misto). Presidente, in questa valanga - come ha detto qualcuno - di termini e disquisizioni che stiamo facendo oggi, di invenzioni e di nuovi concetti giuridici che si vogliono dare all'ordinamento degli enti locali, ci siamo posti il problema del perché la rete urbana debba considerare l'unione dei comuni costituita da una o più città medie. Perché dobbiamo richiamare le città medie? Non possono essere una o più città? Il motivo per il quale abbiamo presentato l'emendamento è sostanzialmente sopprimere questa indicazione delle città medie che non ci sembra consono, non ha alcun motivo di esistere laddove si vuole creare una rete. Se più comuni che possiamo considerare medi o non medi, piccoli, grandi vogliono unirsi in una rete urbana nelle vostre intenzioni perché non gli dobbiamo dare la possibilità? Perché dobbiamo limitare la possibilità solo alle città medie? Ci sembra una costrizione che è un ennesimo di quei recinti che volete porre e costruire intorno a questa legge che anziché garantire un'opportunità ai cittadini, agli enti locali che poi amministrano le comunità nelle quali ognuno di noi vive, costituiscono semplicemente delle nuove prigioni che non risolvono i problemi ma li aumenteranno.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Marco Tedde per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
TEDDE MARCO (FI). Presidente, per annunciare il voto favorevole a quest'emendamento dei colleghi Truzzu e Lampis che punta il dito contro questa lettera d) che è una delle parti di questa norma che stiamo in qualche modo censurando più singolari. Stiamo parlando di rete urbana che non si capisce ovviamente cosa sia. Probabilmente questa rete di urbano ha molto poco, probabilmente questa rete serve soltanto per catturare quei consensi e quelle volontà della maggioranza che senza questa rete urbana non sarebbero stati all'interno di questo recinto, perché ormai i membri della maggioranza, all'interno di queste dinamiche legislative, si dividono tra coloro che sono favorevoli a questa legge e quelli che sono contrari. Quindi, per inserire tutti nello stesso recinto di favorevoli si fa questa rete, si utilizza la rete per accalappiare le volontà politiche. Mi dispiace che non ci siano i colleghi del Centro Democratico che evidentemente non sono stati accalappiati con questa rete, però bene avrebbero fatto a presenziare ugualmente i lavori d'Aula in modo da far sentire la loro voce, a far capire qual è il loro modo di vedere le reti urbane, qual è il loro modo di vedere i comuni, le unioni dei comuni, le città medie (sembra una parolaccia perché ricordano un gestaccio). Questa rete serve a molto poco anche perché è prevista un'ipotesi all'interno di questa norma di una rete, udite udite, formata da una città media e da un comune contermine. Ma che rete è una città media e un comune contermine? Sono due posticini limitrofi, non è una rete, la rete è ben altra cosa! La rete è un insieme di entità territoriali che funziona anche sotto il profilo politico-amministrativo in modo collegato, ma non si può parlare di rete quando ci sono una città e un comune vicini che vengono definiti rete. La rete non è soltanto una definizione, ma è un'entità complessa, un'entità di funzione un'entità di servizi, un'entità di rapporti.
Qui stiamo parlando di una rete che potrebbe essere costituita da due piccoli comuni o da un comune e quello che voi definite paese, poi ci spiegherete, prima o poi ce lo spiegherà qualcuno che cos'è il paese, quali sono le dimensioni del paese perché non è inserito il paese nelle definizioni, che cosa si intende per paese e quale ruolo ha il paese, qualcuno ce lo spiegherà. Comunque questa norma...
Votazione nominale
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'emendamento numero 2306.
(Segue la votazione)
Prendo atto che il consigliere Pizzuto ha votato contro.
Rispondono sì i consiglieri: Carta - Cossa - Crisponi - Dedoni - Lampis - Locci - Orru' - Peru - Pinna Giuseppino - Pittalis - Randazzo - Rubiu - Tatti - Tedde - Tocco - Truzzu - Tunis - Zedda Alessandra.
Rispondono no i consiglieri: Agus - Anedda - Cherchi Augusto - Cocco Daniele - Collu - Congiu - Cozzolino - Demontis - Deriu - Floris - Forma - Gaia - Lai - Ledda - Lotto - Moriconi - Pinna Rossella - Piscedda - Pizzuto - Ruggeri - Sabatini - Solinas Antonio - Tendas - Unali - Usula - Zanchetta - Zedda Paolo.
Si è astenuto il Presidente Ganau.
Risultato della votazione
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 46
votanti 45
astenuti 1
maggioranza 23
favorevoli 18
contrari 27
(Il Consiglio non approva).
Passiamo all'emendamento numero 2309.
Ha domandato di parlare il consigliere Marco Tedde per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
TEDDE MARCO (FI). Ovviamente per dichiarare il mio, il nostro voto favorevole a questo emendamento che punta a sopprimere la lettera e) del comma 1. E' questo un tentativo di prendere in giro il Nord Sardegna cioè questa norma che pone questa rete metropolitana per dare il contentino a qualche abitante del Nord Sardegna è un atto di bullismo politico, è una presa in giro che vi potevate risparmiare perché questa è una definizione senza limiti, senza confini, senza contenuti. Ma non si può pensare che ci siano dei cittadini sardi o dei politici sardi o sardi del Nord Sardegna che sono meno uguali di quelli del Sud Sardegna che possano cadere in questa sì rete, non è possibile pensarlo, non è possibile, stiamo manifestando, stiamo rappresentano una parodia di attività legislativa. Stiamo parodiando l'attività legislativa e non è corretto, non è giusto nei confronti dei cittadini sardi che risiedono nel Nord Sardegna, non è assolutamente accettabile che si parli di rete metropolitana per dare un buffetto, un contentino a tutti coloro che invece avrebbero apprezzato una scelta coraggiosa da parte della maggioranza di istituire la città metropolitana anche nel Nord Sardegna, nel centro Nord Sardegna che ricordo a tutti ha gli stessi diritti come area territoriale rispetto al Sud Sardegna.
Ricordo a tutti che ha anche numeri superiori rispetto a quelli del Sud Sardegna, numeri superiori che incidono sulla qualità dei servizi, sulle reti urbane, queste sì, sulle funzioni, sulla capacità di attrarre comunque visitatori e turisti, sui numeri dei porti, degli aeroporti, sui distretti industriali. Sono numeri importanti che meritano l'istituzione della città metropolitana, non di una rete metropolitana che costituisce soltanto un buffetto, una pacca sulla spalla che noi non possiamo accettare. E' un'offerta poco dignitosa, è un'offerta che non può assolutamente trovare ingresso in quest'aula e pure voi la fate, io credo che voi non abbiate il coraggio di pensare che questa offerta possa essere accettata o possa avere la forza di essere contrabbandata come un'offerta concreta, un'offerta che dà al Nord Sardegna delle potenzialità di sviluppo non dico identiche ma simili a quelle del Sud Sardegna, non credo che voi lo pensiate, non credo assolutamente che voi pensiate che nel Nord Sardegna...
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Paolo Truzzu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
TRUZZU PAOLO (Gruppo Misto). Stamattina, ha ragione il collega Tedde, è una Babilonia, siamo partiti dalla Babilonia del mattino e continuiamo la sera, ma proprio questa mattina dicevo che una delle conseguenze di questa legge è probabilmente scatenare la logica del campanilismo fine a se stesso che non porta proprio a nulla e probabilmente in questa lettera e) c'è il tentativo di offrire una ciambella di salvataggio, come diceva e faceva capire il collega Tedde, ai consiglieri della maggioranza del Nord Sardegna che possono probabilmente dire ai propri elettori, ai propri rappresentanti di avere vinto la battaglia, aver consentito anche a chi vive nel territorio del Capo di sopra di aver ottenuto un risultato che è un risultato che non esiste perché poi la rete metropolitana non ha alcun riconoscimento a livello costituzionale, sappiamo benissimo quali sono le difficoltà già per quelle organizzazioni giuridiche che hanno un riconoscimento a livello costituzionale per i comuni, per le regioni, per le province per poter affermare la propria forza e le proprie determinazioni e sappiamo quanto questo governo proprio abbia una volontà di comprimere le autonomie locali, figuriamoci quale può essere il valore di un concetto e di un termine o di una costruzione giuridica che non esiste, che non è riconosciuta da nessuno e che è esclusivamente una nostra invenzione.
Quindi possiamo affermare anzi con certezza che non farà altro che alimentare ulteriormente il campanilismo perché chi vive nel territorio del Nord Sardegna non verrà tutelato delle proprie ragioni anzi svilupperà un odio ancora maggiore nei confronti del Sud Sardegna e della città metropolitana di Cagliari perché con questo elemento, con questa costruzione giuridica che state creando, avete generato una sorta di mostro che si contrappone invece a un territorio che non avrà più alcuna possibilità di essere degnamente rappresentato.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Angelo Carta per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CARTA ANGELO (PSd'Az). Assessore, io vorrei che un attimino mi seguisse, sono solo tre minuti di intervento però è importante. L'Unione europea fa i progetti transfrontalieri, praticamente quindi comuni o province di nazionalità diverse che però sono dirimpettai possono fare progetti insieme, primo aspetto. Voi state (...) di una legge nella quale invece se uno non è affiancato non potrebbe costituire la rete metropolitana. Ora con questa parola "contermini" voi state precludendo la possibilità per esempio che Olbia e Nuoro decidano di trovare attraverso la rete metropolitana la possibilità di collaborare. Cioè io vorrei che si valutasse questo aspetto che è importante perché togliendo la parola "contermini" come propone l'onorevole Truzzu con l'emendamento non si preclude la possibilità che Nuoro e Gallura, il Nuorese e la Gallura possano decidere di fare una cosa insieme e di costituire fra loro la rete metropolitana perché non deve essere per forza di cose il muro divisorio che ci unisce ma ci uniscono i progetti, ci unisce tutto quello che poi avete detto in altre sedi, la questione geografica, la questione del territorio, la vocazione economica. Togliere "contermini" significa che anche il Nuorese e la Gallura possono decidere. Mi dispiace che non ci sia l'onorevole Deriu, ma c'era, perché era un fautore per esempio della provincia tirrenica che altro non è che questo aspetto che con la parola "contermini" lasciata viene precluso. Quindi direi che l'emendamento è un emendamento intelligente che consente di lasciare e di avere all'interno di questa norma un'apertura diversa rispetto a quelle che conservando "contermini" invece la legge ha soprattutto per quei territori che ancora non hanno una prospettiva, che invece togliendo "contermini" potrebbero averla. Quindi sono d'accordo e voterò a favore dell'emendamento.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Ignazio Locci per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
LOCCI IGNAZIO (FI). Presidente, non smetteremo mai di ringraziarla per tutte le volte che ci dà la parola. Intanto annuncio il voto favorevole all'emendamento, però mi pare che quanto affermato dal collega Tedde meriti una certa attenzione. Non si può davvero pensare che gli amministratori e i cittadini del Nord Sardegna abbiano l'anello al naso. Non credo nemmeno io, come ha fatto un po' trasparire l'onorevole Tunis, che si tratti di una di questione di dimensioni, perché a questo punto dovrei pensare che l'altezza del Sindaco di Sassari in questo momento sia in qualche modo penalizzante anche dell'opportunità di guardare a favore della città metropolitana del Nord Sardegna. Io non voglio pensare che sia un melange di tutte queste situazioni. Una cosa è certa, che avete voluto come dire vendere una presunta autonomia e una presunta legge di riordino degli enti locali in salsa regionale, addirittura andando molto oltre secondo le affermazioni di qualche farmacista in Commissione, molto oltre i limiti imposti dalla Delrio. Io ritengo invece che non solo non si sia fatto a sufficienza quel lavoro di confronto politico per valutare ancora se ci fosse lo spazio di inserire la seconda città metropolitana nel Nord Sardegna, ma si è proprio avuto un atteggiamento di chiusura netta, proprio di rifiuto solo dell'ipotesi di sentirne parlare, di sentirne discutere di questa possibilità. Questo non è un modo per tentare di armonizzare territori, tentare di tenere unito un sistema di comuni e di enti locali in una Regione, questo è il modo giusto per segnare il campo e tracciare una linea. Noi non possiamo sottovalutare che dall'istituzione della città metropolitana ci sarà una ricaduta anche in termini di potenziali fondi da spendere per il territorio. Ecco, questo è senz'altro un elemento di…
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Luigi Crisponi per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CRISPONI LUIGI (Riformatori Sardi). Presidente, chiedo scusa ma stavamo cercando col collega di sistemare questo bel faldone in attesa dell'inizio poi della successiva discussione di tutti questi begli emendamenti. E a proposito di bell'emendamento questo del collega Truzzu lo è sicuramente, perché vuole intervenire su un problema mica da poco. In quel bestiario che è diventato la presentazione di tutta una serie di nomi, nomignoli, aggettivi, sostantivi e chi più ne ha più ne metta nel creare condizioni di incomprensibilità ai cittadini di questo testo legislativo, interviene adesso questo della parola "contermini". Quindi contermini per la prima volta viene associata in quest'Aula a due comunità vicine, due comunità che magari non hanno alcun tipo di relazione, sono solo contermini nel senso che potrebbero essere vicine, non si descrive e non si prescrive alcun limite territoriale, non si fa riferimento a perimetri geografici, ma si utilizza esclusivamente questo termine "contermine", che si vuole sopprimere con l'emendamento numero 2309, e mi pare una cosa corretta, si deve fare anche non sfoggio di inutili orpelli che servono semplicemente a creare difficoltà a chi, speriamo tra molto tempo, andrà a legge il testo complessivo di questa legge, ma si vorrebbe invece individuare un sistema che possa assicurare leggibilità, fluidità e soprattutto applicabilità. Ma come si fa ad applicare se non ci si degna nemmeno un secondo, nemmeno un istante alla verifica se con questa parola obbrobriosa si vuole distruggere quello che è stato magari un aspetto caratteriale dei rispettivi territori, di luoghi che magari sono vicini ma che sono magari divisi da quell'antico campanile che ha spesso suddiviso e allontanato paesi appunto e cittadini contermini? Non si fa nessun riferimento ad una memoria storica che spesso ha segnato più dei confini geografici, più della geopolitica, valori e simboli ai quali i nostri cittadini sono sicuramente vicini. E in questo modo si va ancora una volta ad intervenire a gamba tesa con uno strumento che è illeggibile, con uno strumento che non ha ragion d'essere, con uno strumento al quale naturalmente voglio assicurare la mia possibilità di dire che questo è un emendamento che dovrà avere il sostegno di tutta l'Aula per poter eliminare finalmente un termine obbrobrioso da questo testo legislativo.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Attilio Dedoni per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
DEDONI ATTILIO (Riformatori Sardi). Presidente, voto favorevole chiaramente. Ma, ho sempre detto che le istituzioni sono funzionali a quello che deve essere fatto per ricercare una via allo sviluppo. Se questa via allo sviluppo io non la trovo attraverso le articolazioni istituzionali, perlomeno vado a guardare come fanno gli altri. Se qualcuno va a farsi un giro in Germania vedrà che le istituzioni locali sono flessibili, nel senso che si adattano a quelli che sono i compiti che devono essere svolti, quindi si adattano esattamente a quegli interventi che sono urgenti e necessari per riequilibrare. Qui non lo trovo, ma è facile capire, o perlomeno mi richiama alla mente il ragionamento che si è fatto prima sulle cosiddette reti urbane, che altro non sono che linee telefoniche, elettriche, tramviarie e quant'altro, e a tal proposito, e mi va bene che ci sia l'Assessore alla programmazione, che ho visto qualche tempo fa, non dà molto, da poco, la Sardegna resta tagliata fuori dalle nuove autostrade digitali. E dico per quel giovane amico che ha fatto due passi con me prima di pranzo, Infratel società del Ministero dello sviluppo economico, che si occupa di applicare l'agenda digitale europea in tutte le regioni italiane, ha ritrovato che in Sardegna c'è un deficit enorme, ma su questo punto ci tornerò proprio perché sta scadendo il tempo, e allora io mi chiedo se solo Cagliari o le grandi città hanno l'opportunità di avere questa banda larga che consente di avere ogni pregio da utilizzarsi per lo sviluppo, e a nessuno sfuggirà che l'intelligenza tecnica oggi è quella che sopporta qualunque tipo di sviluppo, capirà bene che le zone interne, le zone centrali della Sardegna non sono toccate da questa possibilità di avere una rete larga che consenta di avere almeno 100 megabyte, in altre parti c'è anche da 800 tanto per capirci, basta vedere l'HDL che ancora usiamo…
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Pietro Pittalis per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
PITTALIS PIETRO (FI). Ma sul dato dimensionale della città media a cui ha fatto riferimento il collega Stefano Tunis si agitano due grosse, ma direi davvero grosse questioni che sono costituite una dalla rete urbana l'altra dalla rete metropolitana che avete, consentitemi il termine, gonfiato a dismisura nella vostra comunicazione e che noi modestamente stiamo cercando di sgonfiare perché sono contenitori assolutamente vuoti, avete cercato di riempirli ma il risultato è stato pressoché zero, perché? Perché come hanno ricordato i colleghi la rete urbana cerca di dare una risposta, o meglio il contentino a qualche comune ben sapendo che però di fatto nulla cambia, nulla si ottiene in più rispetto al risultato, quello sì di città metropolitana che ha avuto il comune capoluogo della regione, tutto il resto è davvero schiuma, schiuma propagandistica, schiuma che non ha assolutamente ragione o valenza per i comuni, quelli che sono stati e che sono ancora capoluogo, quelli che hanno avuto la dignità storica, culturale, sociale, geografica, di vere e proprie città. Io sono davvero preoccupato perché con questa vostra costruzione state davvero allontanando il Nord, il centro e tutta la parte dal medio Campidano in su, il Sarcidano, l'Ogliastra, state confinando questi territori ad una realtà che, badate, quando si verificano i moti autonomistici, quelli veri non quelli che sbandierate per far finta che siete autonomisti sovranisti, tutte balle, il problema vero è che voi state alimentando però il distacco veramente di queste realtà, voi state creando le premesse perché veramente tornino i moti per staccarsi da una visione.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Mario Floris per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
FLORIS MARIO (Gruppo Misto). Ormai prendiamo atto che c'è stata una resa totale da parte di quelle forze politiche della maggioranza che sembrava fossero orientati a tutelare gli interessi della Sardegna. Non c'è più nulla, si è spenta qualunque voce di dissenso è l'appartenenza ha vinto su tutto, ma io dico che sui comuni non vincerete, non vincerà mai nessuno, non lo dice chi ha voluto la vertenza della Sardegna dopo il decreto Soru, che non è riuscito ad avere niente proprio perché è stata riconosciuta la sovranità comunale che non può essere presa come i birilli e portata da una parte all'altra, non lo può fare nessuno, quindi è un'illusione questa. D'altra parte che ci sia questa resa totale lo dimostra il fatto, che cosa vuole avere il territorio di più, ha un Presidente della regione sassarese, un Presidente del Consiglio, cosa dovrebbe avere di più per diventare città metropolitana? Uno stuolo di assessori che non finisce più, eppure nonostante questo, anzi c'è di più, c'è che il Presidente della regione ha affermato che o passa una sola città metropolitana a Cagliari o vi manda tutti a casa! Quindi vuol dire che c'è qualcosa che non funziona, riflettete.
Votazione nominale
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'emendamento numero 2309.
(Segue la votazione)
Rispondono sì i consiglieri: Carta - Cherchi Oscar - Cossa - Dedoni - Lampis - Locci - Orru' - Peru - Pinna Giuseppino - Pittalis - Randazzo - Rubiu - Tatti - Tedde - Tocco - Truzzu - Tunis - Zedda Alessandra.
Rispondono no i consiglieri: Agus - Anedda - Cherchi Augusto - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Collu - Comandini - Congiu - Cozzolino - Demontis - Deriu - Floris - Forma - Gaia - Lai - Ledda - Lotto - Manca Pier Mario - Moriconi - Perra - Pinna Rossella - Piscedda - Pizzuto - Ruggeri - Sabatini - Solinas Antonio - Tendas - Unali - Usula - Zedda Paolo.
Si sono astenuti: il Presidente Ganau - Meloni.
Risultato della votazione
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 50
votanti 48
astenuti 2
maggioranza 25
favorevoli 18
contrari 30
(Il Consiglio non approva).
Emendamento numero 2310.
Ha domandato di parlare il consigliere Paolo Truzzu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
TRUZZU PAOLO (Gruppo Misto). Per esprimere il voto favorevole all'emendamento numero 2310, stamattina il collega Solinas ci ricordava che uno degli obiettivi di una legge di riordino degli enti locali dovrebbe essere quello di creare un processo di semplificazione, quindi di rendere da un certo punto di vista più semplice e facile la vita ai vari enti che formano l'ordinamento degli enti locali, quindi ai comuni, alle province, quelle che ci sono e che non ci saranno più, agli altri enti intermedi e, soprattutto, a rendere la vita più semplice e più chiara i cittadini che sono poi quelle che ogni giorno quotidianamente si rapportano con gli altri enti. Allora la luce dell'emendamento che avete presentato, l'emendamento numero 1948 se noi andassimo a valutare che cos'è una città media, una città come l'avete definita superiore ai 30 mila abitanti, quando andiamo a creare la definizione di rete metropolitana sinceramente inserire le parole nel cui territorio siano presenti sistemi di trasporto quali porti ed aeroporti di interesse nazionale mi sembra un fatto ridondante, soprattutto nel momento in cui stabiliamo che la popolazione della rete metropolitana deve essere costituita da una unione di comuni di almeno due città medie la cui popolazione sia superiore ai 150 mila abitanti. Ecco io a parte il caso del sassarese non vedo altre situazioni simili in Sardegna che possono superare 150 mila abitanti, se escludiamo ovviamente la rete della città metropolitana di Cagliari.
Per questo motivo abbiamo presentato questo emendamento proprio per aiutare il Consiglio a fare un'opera di semplificazione per rendere più semplici e più chiare le leggi che facciamo e a fare un servizio ai comuni che poi saranno i primi destinatari di questa legge e a tutti cittadini della Sardegna.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Ignazio Locci. Ne ha facoltà.
LOCCI IGNAZIO (FI). Annuncio il voto favorevole all'emendamento, ci sembra ancora l'occasione questa per tentare di far capire a questa maggioranza che se noi oggi siamo nella condizione in cui ci troviamo, cioè di questa discussione emendamento su emendamento e punto su punto questa è esclusivamente per una loro responsabilità, una responsabilità esclusiva della maggioranza e per un lavoro che non si è voluto fare all'interno della Commissione quando il Presidente ha ritenuto di dover rimandare il testo in commissione per tentare di trovare la soluzione comune di fronte ai tre punti assolutamente indiscutibili non si è proprio voluto accettare un'ipotesi di discussione, non è che anche questa parte politica non avesse ben chiara la questione dell'unione dei comuni o della gestione transitoria di questo periodo di passaggio della riforma Boschi, abbiamo anche noi le idee chiare, il problema è che non avete farci entrare in farmacia, non ci avete proprio fatto entrare, nonostante avessimo anche la ricetta con la prescrizione, avremmo anche pagato il ticket tranquillamente, nel senso che avremmo potuto trovare le modalità per cercare un dialogo costruttivo, che invece non avete voluto, ed è per questo che oggi questo dibattito appare anche un po' sterile, se rispetto invece agli effetti della riforma questi saranno negativi come crediamo noi per alcuni aspetti ma quelli li ho anche già anticipati rispetto all'anticipazione che vogliamo fare dell'applicazione del DL numero 78 del 2010, nonostante il Milleproroghe non ci veniate a dire poi che anche in questo caso non dobbiamo cercare alibi di responsabilità, come fate sempre sulle questioni della sanità, sulle questioni dei trasporti, perché questa è una ricetta esclusivamente vostra, che non avete voluto condividere, a cui non avete voluto dare un'apertura politica…
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Marcello Orrù per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
ORRÙ MARCELLO (PSd'Az). Solo per dire che voterò a favore di questo emendamento, mi dispiace comunque che in questo articolo si continui a parlare di Cagliari città metropolitana, trascurando sempre Sassari. Mi creda Presidente quando si è deciso di riportare la discussione in Commissione ero convinto che lì si sarebbero aggiustate e riviste alcune decisioni che risultavano dannose per la Sardegna e per i suoi abitanti; però mi sembra che il testo sia ritornato in Aula e che nulla sia cambiato, mi sembra che si voglia continuare con una visione sbagliata, una visione di un della Sardegna cagliaricentrica discriminando gli altri territori, in particolar modo Sassari e tutto il Nord Sardegna. Vedete io continuo a dire che il vostro progetto è una soluzione pasticciata che non tiene conto delle istanze e delle esigenze di metà Sardegna e che oltretutto rischia di portare solo disordini e ulteriori problemi di accaparramento delle risorse. Voi volete escludere Sassari dal riconoscimento di città metropolitana, ma state attenti perché la stessa città metropolitana di Cagliari potrebbe anche essere bocciata dalla stessa Unione europea. Una tale eventualità, credetemi, significherebbe mettere a rischio i finanziamenti europei diretti alla Sardegna. Quindi dico attenzione perché una riforma fatta in tutta fretta e senza il coinvolgimento dei territori rischia di essere bocciata, come ho detto prima a livello europeo, in quel caso avendo puntato su uno strumento giuridico sbagliato sarebbero messi a rischio i finanziamenti europei per l'intera regione, per il semplice fatto che questo testo che, l'Assemblea sta scuotendo, disegnano una Sardegna con Cagliari al Sud dotata di un abnorme accentramento di poteri ,grazie al riconoscimento dello status di città metropolitana finanziato con ben 40 milioni di euro, invece al centro e al Nord territori deboli e politicamente svuotati di ogni in funzione amministrativa. Quando parlate di comuni metropolitani e rete di comuni metropolitani, o altre invenzioni strane, non sono altro che soggetti fantasma che non hanno alcun potere, voi lo sapete benissimo, anche più di me, perché conoscete benissimo l'articolo 14 della Costituzione che sancisce testualmente che la Repubblica è costituita dai comuni, delle province, dalle città metropolitane, delle regioni e quindi dallo Stato. Non si parla di altre entità fantasma che esistono solo sulla carta, i cui vertici peraltro, contrariamente a quanto avviene per i sindaci, non verranno eletti direttamente dai cittadini e che porteranno situazioni caotiche e pasticciate nel governo del territorio.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Attilio Dedoni per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
DEDONI ATTILIO (Riformatori Sardi). Voto favorevole a questo emendamento. Voglio riprendere, anche se è a spezzatino ma la cosa è che resta, alcuni dati relativi alla rete fibra ottica. I dati Infratel, come dicevo, mostrano che i sardi che sono raggiunti dalla rete Internet, che sono cosa diversa per chi non lo sapesse, sono il 95 percento e il 2,3 percento non ha ancora alcun tipo di connessione di nessuna natura. Indovinate dove sono queste difficili connessioni. Che la banda ultralarga per ora ce l'hanno soltanto il 10,4 per cento, indovinate altrettanto dove si trova questa possibilità. Allora, conoscendo come funzionano le reti e che la funzionalità delle reti è legata alla possibilità di sviluppo, immaginiamo anche il telelavoro, immaginammo la possibilità di interconnessione dei rapporti che possono essere effettuati, le possibilità di occupazione che vengono a concretizzarsi al fatto che si aprono nuovi mercati, al fatto stesso che nell'aprire la rete e metterla sotto terra occupano delle persone. La Sardegna è in ritardo e questo Governo regionale non ho fatto niente per difendere ancora una volta l'interesse della Sardegna e questa maggioranza, insieme a questo governo regionale, presentano una legge che aggrava le difficoltà delle opportunità di avere occupazione e sviluppo costituendo delle reti urbane, cosiddette, o altre porcherie simili lontane da quelle che sono i desideri, le aspettative, le prospettive di sviluppo dei disoccupati della regione. Se vogliamo continuare va benissimo, però ne avete tutta la responsabilità.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Pietro Pittalis per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
PITTALIS PIETRO (FI). Noi voteremo a favore dell'emendamento e colgo l'occasione per, ancora una volta, formularvi un invito, ve lo formuliamo in maniera accorata: fermatevi, fermatevi e ritirate questo aborto di legge che veramente squalifica il ruolo legislativo, squalifica la funzione della politica e soprattutto non rende alcun servizio alla prospettiva che si vorrebbe dare di benessere e di sviluppo per la nostra isola. State facendo soltanto un danno che neppure Euripide, Sofocle, la migliore tradizione della tragedia greca saprebbe rappresentare. Questo, per rimanere in tema, è un pianto greco ve lo stiamo dicendo in tutte le buone maniere, in tutti i modi fermatevi perché siete ancora in tempo. Non potete creare una situazione di disequilibri, qui state soltanto avvantaggiando le realtà territoriali che già stanno bene, o che hanno meno problemi di altre realtà. Voi, per le zone interne, non state prevedendo nulla, non avete previsto nulla per aree che avrebbero la stessa dignità di quella cagliaritana, come quella sassarese e gallurese passando appunto per l'oristanese, il nuorese, l'Ogliastra e il Medio Campidano. Ecco perché allora noi ci opponiamo con tutte le nostre forze, continueremo a fare la nostra opposizione finché non otterremo quello che richiede non la logica delle appartenenze, ma il buonsenso, la logica del buon senso di una legge che discrimina, che mette in competizione, non quella sana, ma in conflittualità i territori. Voi state creando qualcosa di mostruoso, scimmiottando quello che è stato fatto in altre regioni italiane, dimenticandoci che qui bisogna pensare da sardi, dimenticandovi dei valori autonomistici della nostra specialità, della nostra identità, state adattando alla Sardegna formule dal contenuto assolutamente nullo, che creano soltanto disequilibri, disarmonia. Allora noi tutti questi emendamenti, Presidente, li avremo anche ritirati se ci fosse stato il segnale, il buon senso, ripeto, il segnale…
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Marco Tedde per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
TEDDE MARCO (FI). Ovviamente il mio voto su questo emendamento, che punta a sopprimere questa lettera E, sarà favorevole. Credo che questo passaggio, del disegno di legge, sia uno dei passaggi più offensivi per il Nord Sardegna, una rete metropolitana che manca però di importanti maglie, non riuscirete mai con questa rete metropolitana ad accalappiare tutti i consiglieri regionali o tutti i cittadini del Nord e del centro Sardegna. Mancano alcune maglie, le più importanti che sono le maglie dei contenuti, perché non ci sono contenuti in questa rete metropolitana, è una solenne presa in giro, uno sberleffo nei confronti di una parte importante della Sardegna, nei confronti di una parte importante della Sardegna. Però ho una curiosità, avrei veramente un dubbio da soddisfare ma cosa pensano i cosiddetti sovranisti, indipendentisti, autonomisti della maggioranza di questa legge, qual è l'impronta che voi state dando a questo articolato normativo? Non c'è niente, c'è da parte vostra una totale abulia, una totale incapacità di incidere su una norma che va a disciplinare gli enti locali, i territori, che governa la vita della gente, che governi i servizi, che governa le funzioni di un'Isola importante, di un'Isola che ha problemi seri, ha problemi atavici di collegamenti, di connessione con il territorio continentale. Qual è l'impronta che voi state dando, che cosa volete fare della Sardegna. Oppure siete sovranisti e indipendentisti soltanto per alzare la mano quando vengono fatte proposte quali esse siano, non è questo l'indipendentismo, non è questo il sovranismo, non è questa la forza delle pulsioni autonomistiche della politica sarda. Questa è una debolezza, e la debolezza di questo tipo di politica è fatta di mani che si alzano perché il Presidente della Giunta minaccia le dimissioni, minaccia un rompete le righe. Io chiederei al collega di ascoltare così come io faccio quando prende la parola, lo ascolto con molta attenzione anche se non lo capisco sempre.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Gian Luigi Rubiu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
RUBIU GIANLUIGI (UDC Sardegna). Grazie Presidente, per preannunciare il voto favorevole all'emendamento numero 2310 e per esprimere un giudizio sulla lettera d), sulle reti metropolitane perché è con la costruzione delle reti metropolitane noi andremo a creare un ulteriore ingorgo di competenze, un disordine amministrativo, una sovrapposizione di enti, una confusione totale. Io mi pongo il problema di cosa vorrà fare un'impresa, un privato che dovrà richiedere un'autorizzazione, dovrà fare l'elenco di tutti gli enti ai quali dovrà rivolgere e presentare il progetto e la domanda ma mi pongo anche un quesito: la conferenza dei servizi per ottenere sempre la fantomatica autorizzazione da quante persone, da quanti enti dovrà essere rappresentata, probabilmente dovremo noleggiare un cinema per poter accogliere tutti i rappresentanti degli enti; ma è questa la semplificazione che i sardi vi hanno chiesto, è questo il modo per trovare la strada per creare lavoro? Ma probabilmente la visione che avete voi, che avete voi come maggioranza, dei lavoratori, delle imprese probabilmente è leggermente distorta e sicuramente molto diversa dalla nostra. Perché le persone che stanno fuori da questo palazzo, alcuni di loro disoccupate, molti di loro, troppi di loro, molti giovani che sono senza lavoro non interessa assolutamente nulla di creare nuovi enti, di creare nuove poltrone; a queste persone interessa che la Regione si occupi di lavoro, di trovare in qualche modo occupazione. E mi fa sorridere il pensiero che noi parliamo di metropoli, di città metropolitane. Ma ci siamo dimenticati che siamo 1.600.000 abitanti, ma di quale metropoli stiamo parlando. Siamo ridicoli che questa Assemblea, questi 60 consiglieri regionali siano qui a discutere delle reti metropolitane e delle città metropolitane e delle città medie, è una vergogna che la Regione Sardegna si occupi di cose che i sardi non chiedono, non voglio né per i quali non ci sarà nessun beneficio.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Michele Cossa per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
COSSA MICHELE (Riformatori Sardi). Grazie Presidente, per annunciare il voto favorevole all'emendamento, perché tra le tante intenzioni di cui non si sentiva il bisogno credo che quella più clamorosa sia proprio questa rete metropolitana. Perché è pur vero che per quanto sia un concetto un pochettino dal mio punto di vista astruso che parlare di città media, parlare di rete urbana sono cose strane, ma questa cosa della rete metropolitana è veramente una cosa che grida vendetta. Oltretutto è un tipico esempio di una norma fotografia, non si sapeva come affrontare questa situazione allora tra le tante foglie di fico che vediamo in questa legge si inventa la cosiddetta rete metropolitana. Un concetto di dubbia utilità che però un risultato lo ottiene di sicuro: fa di questa legge un grande pasticcio. Dovevamo avere un sistema imperniato, queste erano le dichiarazioni iniziali, e in effetti in quest'ottica s'è mosso l'assessore Erriu, imperniato su due pilastri comuni e Regione, si sopprimono le province per favorire questa semplificazione e abbiamo uno sviluppo di tante altre cose che non c'entrano nulla, che non hanno una definizione, non hanno di sicuro una definizione generale e astratta, hanno una definizione puntuale concreta e serve unicamente a contribuire, a fare di questa legge questo grande pasticcio che sta venendo fuori. Tra l'altro senza nessuna utilità pratica se non quella di consentire forse a qualche collega di poter dire di aver strappato qualcosa, ma che cosa ha strappato se non fare di questa legge un grande pasticcio per conformarmi all'indicazione del collega Pittalis in ordine al linguaggio parlamentare in questa sede perché se no i termini da usare sarebbero ben altri. Grazie Presidente.
Votazione nominale
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'emendamento numero 2310.
(Segue la votazione)
Rispondono sì i consiglieri: Carta - Cherchi Oscar - Cossa - Crisponi - Dedoni - Lampis - Locci - Orru' - Peru - Pinna Giuseppino - Pittalis - Randazzo - Rubiu - Tatti - Tedde - Tocco - Truzzu - Tunis - Zedda Alessandra.
Rispondono no i consiglieri: Agus - Anedda - Cherchi Augusto - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Collu - Comandini - Congiu - Cozzolino - Demontis - Deriu - Floris - Forma - Gaia - Lai - Ledda - Lotto - Manca Pier Mario - Meloni - Moriconi - Perra - Pinna Rossella - Piscedda - Pizzuto - Ruggeri - Sabatini - Solinas Antonio - Tendas - Unali - Usula - Zanchetta - Zedda Paolo.
Si è astenuto il Presidente Ganau.
Risultato della votazione
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 52
votanti 51
astenuti 1
maggioranza 26
favorevoli 19
contrari 32
(Il Consiglio non approva).
Passiamo all'emendamento numero 2311. Colgo l'occasione per salutare gli studenti del corso di scienze dell'amministrazione dell'Università di Cagliari che stanno seguendo i nostri lavori.
Ha domandato di parlare il consigliere Gianni Lampis per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
GIANNI LAMPIS (Gruppo Misto). Grazie Presidente, abbiamo presentato questo emendamento con il collega Truzzu perché riteniamo di dover ancora una volta provare a farvi desistere da questo tentativo di voler approvare in Sardegna in salsa sarda una nuova legge truffa perché di questo si tratta con questa falsa riforma degli enti locali. Soprattutto nella parte in cui voi oggi parlate di soppressione delle province; lo abbiamo già detto e lo ripetiamo oggi viene istituita una nuova provincia regionale, viene istituita la nuova provincia del sud Sardegna di cui faranno parte i comuni della Provincia di Cagliari non compresi nella città metropolitana, di cui faranno parte i territori, i comuni ricompresi nelle attuali circoscrizioni provinciali del medio Campidano e del Sulcis Iglesiente. Quali problemi si porranno per questi cittadini? Sarete voi a dover spiegare ai cittadini della Marmilla perché dovranno andare a Carbonia, che forse sarà il nuovo capoluogo. Sarete voi a dover spiegare ai cittadini cos'hanno in comune territori come quello di Muravera con Buggerru. Sarete voi a dover garantire servizi importanti in questi territori come il salvamento a mare, evitando possibilmente che questi servizi partano dal 15 luglio, a stagione balneare ed estiva già inoltrata. È più facile che dopo il melone in asciutto di Lunamatrona sentiremo parlare del carciofo senza spine di Carbonia a questo punto, magari ancora avendo l'attenzione delle testate giornalistiche nazionali. È una vergogna, qualcuno lo diceva prima, non possiamo che confermare questa tesi, è una vergogna la prospettiva di non sviluppo che voi riservate alla Sardegna.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE EUGENIO LAI
(Segue GIANNI LAMPIS). Ecco perché avreste fatto meglio a ricomprendere questi territori, il medio Campidano e il Sulcis Iglesiente, così come tutti i comuni della Provincia di Cagliari nella città metropolitana di Cagliari, così come oltretutto prevede la legge Delrio. Ma forse la verità è che voi volete ghettizzare questi territori. E a questo punto permettetemi di dire che forse aveva ragione Montanelli quando diceva che la sinistra, quando governa, ama talmente i poveri che cerca di aumentarne il numero
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Ignazio Locci per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
LOCCI IGNAZIO (FI). Guardate, questa cosa ci deve fare in qualche modo riproiettare sulla questione delle province, in particolare sulla questione delle norme transitorie. Noi qui ci stavamo impegnando a resuscitare l'ente intermedio, le province, che, come ben sappiamo, verranno superate definitivamente dopo la quarta lettura della riforma costituzionale e col previsto referendum di ottobre definitivamente dalla nuova scrittura della Costituzione. Prevedere quindi questo meccanismo transitorio che prevede nuove elezioni di secondo livello, e quindi che sposta sicuramente molto oltre l'ipotesi fatta dal Governo nazionale di superamento delle province in Sardegna, ci ha portato in qualche modo in Commissione a fare delle riflessioni, ad avanzare anche delle proposte per gestire questo momento intermedio, che ovviamente non avete voluto accettare, ma ci sembra invece assolutamente non rinviabile, mentre discutiamo di questa revisione degli enti locali, fare un appello a questa maggioranza e a verificare per esempio gli ultimi rapporti dello Svimez sull'andamento della pubblica amministrazione, cioè la classifica che si sta facendo delle istituzioni, come è messa la Regione Sardegna tra le regioni del sud. Ancora meglio sarebbe molto più curioso, anche alla luce di ciò che stiamo per affrontare, cioè il bilancio di previsione 2016, qual è la situazione, cioè il passaggio tra il 2014 e il 2015 dello stato dell'economia regionale. Ecco, su questi temi ci dovremmo forse confrontare con più velocità perché questi sono problemi che stanno entrando nella carne viva della Sardegna. Io non voglio citare qui i numeri che sono praticamente stati pubblicati in questi giorni e che vedono la nostra Regione avere una performance peggiore nel 2015 di quella del 2014, ma è un segnale questo di come probabilmente è inutile che ci mettiamo a discutere di architettura istituzionale se poi da questa Regione non viene un esempio di funzionalità e un esempio per i nostri enti locali…
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Luigi Crisponi per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CRISPONI LUIGI (Riformatori Sardi). Per confermare il mio voto favorevole con la proposta avanzata con l'emendamento dai colleghi Truzzu e Lampis, e intervengono su una questione mica da poco, intervengono su una vocina fastidiosa che parla ancora una volta di province. Eppure, nella memoria nostra, nella memoria anche dei nostri giovani amici presenti ai lavori dell'Aula, ricordo che, nel maggio del 2012, 525 mila sardi hanno dato il loro consenso all'abolizione delle province, punto e basta. E invece no, la politica, questa politica che oggi ascoltate qui in aula decide di fare entrare dalla finestra ciò che i sardi avevano decretato come tombale, finito. I quesiti che erano stati sottoposti al giudizio dei sardi, cinque abrogativi e definitivi, e cinque consuntivi, sono stati vanificati dalle questioni che si dibattono oggi e si dibatteranno ancora per qualche mesetto probabilmente, ci scuserete, ovviamente, cari colleghi della maggioranza, perché si vuol fare reinserire nell'ordinamento istituzionale della Regione Sardegna le province che, ricordo, hanno una doppia valutazione, quella delle province storiche a modifica costituzionale e quella delle province più recenti istituite 10 anni fa e sono state successivamente soppresse anche grazie a quell'intervento referendario. Adesso, se prendeste in mano questo testo che dovrebbe essere quello definitivo, che descrive l'organizzazione dell'ordinamento istituzionale sardo, prevede che addirittura, all'articolo 2, quindi proprio alle definizioni, vada ad individuare quali sono le province soppresse, ovvero un articolo di legge che prescrive ai sardi quali sono le province soppresse, non le otto province attualmente esistenti, quindi le quattro istituzionale e le quattro che sono state definitivamente soppresse e abrogate dal referendum, ma lo definisce in modo tale che si lascino fuori le quattro province storiche. Ma se non è una presa per i fondelli questa, se non è un'autentica fregatura per i cittadini, non solo per quelli che sono andati a votare, ma anche per quelli che seguono con attenzione gli andamenti dei lavori dell'aula, credo che davvero ci vuole tanto coraggio nel proseguire a fare ragionamenti, approfondimenti, a creare tutte qulle condizioni in cui il progetto di legge è un progetto farlocco, perché non scrive e non descrive, non valuta quali sono le volontà dei sardi. Naturalmente noi, con ostinazione, proseguiamo nella…
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Paolo Truzzu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
TRUZZU PAOLO (Gruppo Misto). Stamattina, nell'intervento nella discussione generale sull'articolo 2, ho detto che comunque c'erano degli elementi positivi all'interno di questo articolo, a dire la verità nella versione originaria, e uno di questi, a mio parere, è la costituzione e la definizione degli ambiti territoriali strategici. Allora, se partiamo da questa considerazione che ho fatto stamattina, e se prendiamo anche in considerazione il fatto che l'obiettivo come detto della legge dovrebbe essere quello di semplificare e di fornire una risposta alla volontà popolare di cui parlava poc'anzi il collega Crisponi, che ha cancellato le province con il famoso referendum, la ratio di questo emendamento sta proprio qui, che senso ha, se l'ambito territoriale strategico ha una sua validità, collegarlo alla soppressione delle province. Se l'ambito territoriale strategico ha una sua validità, allora la Regione deve poterlo utilizzare, esercitare le proprie funzioni direttamente o per il tramite dei propri enti a prescindere dalla soppressione delle province, lo può fare subito. È questo che dovremmo cercare di ottenere, e soprattutto anche per cercare di mettere in evidenza quella contraddizione in termini di cui parlava poc'anzi il collega Lampis, non è possibile pensare a una soppressione delle province nel momento in cui, in maniera artificiosa, ne state creando un'altra, che è quella del Sud Sardegna, che fra l'altro contravviene anche a quelle che sono le indicazioni e le disposizioni della legge Delrio, alla quale vi richiamate, e che in maniera molto chiara e netta stabilisce che la città metropolitana, laddove viene creata, deve ricomprendere tutto il territorio della provincia di riferimento. Quindi davanti a questo minestrone noi vi vogliamo aiutare, e per questo motivo voterò favorevolmente a questo emendamento.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Marco Tedde per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
TEDDE MARCO (FI). Anch'io darò il mio voto positivo a questo emendamento, che va a tentare di incidere su una proposta normativa che rientra in quel paradigma di tecnica legislativa barocca, estrosa, bizzarra, singolare, di cui più volte abbiamo parlato. Ora non so se questi ambiti territoriali siano strategici o siano tattici, propenderei più per una definizione di ambiti tattici, perché sono comunque ambiti di cortissimo respiro, non c'è orizzonte, non c'è prospettiva, c'è tattichetta, piccola, minuscola. Tra le altre cose questa lettera f), che noi tentiamo di sopprimere per la sua dannosità, a seguito della soppressione delle province rischia di moltiplicare enti e agenzie della Regione, che debbono sovraintendere a quelle funzioni che sono menzionate in questa norma, creando quindi dei carrozzoni, creando quindi degli enti inutili, creando quindi dei doppioni, creando quindi dei centri di spesa e di costi ulteriori. Ed è paradossale poi, è paradossale che noi parliamo di ambiti territoriali strategici o tattici, direi io, che debbono assolvere alle funzioni delle province soppresse, e allo stesso tempo voi proponiate un'altra provincia, la cosiddetta provincia del Sud, che non so se verrà soppressa da qualche emendamento ragionevole e di buon senso, spero vivamente, all'interno di questi migliaia di emendamenti, di questi metri cubi di emendamenti non c'è la possibilità di avere un'idea chiara del contesto. Però è evidente che l'introduzione della provincia del Sud è un vulnus pesantissimo al nostro ordinamento; è un vulnus in quanto schiaffeggia tante decine di migliaia di sardi che hanno deciso che le province devono essere soppresse, è un vulnus perché va a violare in modo pesante e anche sfrontato una norma nazionale, che è quella che pone i principi di grande riforma economica e sociale, che voi menzionate senza individuarla partitamente, cioè la legge numero 56, la legge Delrio, che dice ben altre cose rispetto a quelle che stanno scritte in questa norma, che dice che la città metropolitana deve avere un ambito territoriale pari a quello delle province.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Pietro Pittalis per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
PITTALIS PIETRO (FI). Anche questa lettera f) dell'articolo 2 si distingue per una scarsa chiarezza, anche nella sua letterale formulazione. Non si offenderanno i Riformatori se a questo punto io dico: "Aridatece le province". Guardate, veramente, perché con quello che state andando a costruire, altro che studenti della scuola della pubblica amministrazione, qui non ci capisce più niente nessuno, almeno prima si sapeva che vi era un livello regionale, il livello intermedio costituito dalle province, e quello dei comuni, invece ora avete introdotto la città metropolitana, la città media, la rete urbana, gli ambiti territoriali strategici che si devono riferire alle funzioni di area vasta, poi ci torneremo anche sul concetto di area vasta, le zone omogenee, commissari e amministratori straordinari e via discorrendo…Ah! I paesi, che non sono contenuti nell'articolo 2, ma che avete pomposamente messo in evidenza nell'articolo 1, le città e i paesi. Guardate, è un'articolazione questa da grande Stato, neanche gli Stati Uniti hanno un'articolazione nel territorio di strutture così come le avete previste. E allora siamo seri, tutto si sarebbe potuto risolvere con la previsione della Sardegna rete, area, città, chiamatela come volete, metropolitana, e questo avrebbe risolto il problema di quel disequilibrio che voi state creando, ma nella lettera f) voi vi preoccupate di definire l'ambito strategico stando bene attenti a fare quello che avreste dovuto fare con questa legge, cioè la devoluzione delle funzioni e delle competenze al sistema degli enti locali, ai comuni, qui vi state soltanto preoccupando individuare quell'area dove la Regione continua a mantenere l'esercizio della funzione che si guarda bene dal trasferire, perché si fa riferimento all'esercizio tramite i propri enti o agenzie, o con delega agli enti locali. Era questa l'occasione per fare una riforma seria, di devoluzione, di funzioni e di competenze, era questa l'occasione seria per fare una riforma che desse ruolo e centralità ai comuni, che qui invece, purtroppo, state mortificando.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Michele Cossa per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
COSSA MICHELE (Riformatori Sardi). Noi voteremo a favore dell'emendamento, perché tra tutte le incongruità che ci sono in questa legge, questa è assolutamente particolare, cioè noi stiamo andando a creare una gerarchia tra gli enti locali, e quello l'abbiamo già visto, stiamo andando anche a creare una gerarchia tra le aggregazioni, città metropolitana, rete metropolitana, rete urbana, e in aggiunta stiamo individuando gli ambiti territoriali strategici, che sostanzialmente dovrebbero andare a sostituire le province in sede di programmazione. Allora noi ci chiediamo: uno degli obiettivi per cui si sta andando a fare questa legge dovrebbe essere la razionalizzazione del sistema, si fa tutto questo circo tra i comuni e tra le aggregazioni dei comuni, creando tra l'altro un pasticcio definitorio da cui sinceramente non riesco a capire come se ne uscirà, e in più si aggiungono gli ambiti territoriali strategici, che non hanno nessun riferimento, perché sono totalmente slegati dagli assetti territoriali che si stanno mettendo in essere, perché il riferimento sono le circoscrizioni delle vecchie province. Voglio dire questo, avrebbe avuto un qualche senso, ammettendo che sia necessaria una individuazione specifica di un ambito territoriale ai fini dell'esercizio di area vasta, delle funzioni di area vasta della Regione, se si fosse comunque tenuto conto del nuovo assetto territoriale, cioè tenuto conto delle unioni dei comuni o delle unioni dei comuni potenziate, che voi chiamate rete urbana e rete metropolitana, no! Invece si continua a fare riferimento alle vecchie province, e allora io non solo non mi offendo per quello che ha detto l'onorevole Pittalis, ma veramente: aridatece le province! Perché almeno prima si capiva come era la cosa, adesso si sta peggiorando un quadro che era già pessimo.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare la consigliera Alessandra Zedda per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
ZEDDA ALESSANDRA (FI). Rinuncio.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Attilio Dedoni per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
DEDONI ATTILIO (Riformatori Sardi). La tecnica legislativa comporta che ci sia un ruolo diverso da parte del Consiglio regionale. Io mi chiedo: qual è l'idea di fondo, l'idea base, la prospettiva che si va a guardare e si vuole raggiungere attraverso gli artifizi che si pongono in campo per realizzare l'optimum di un'amministrazione diffusa quale quella che qui si vorrebbe portare con questa proposta di legge? Non entro più nel merito "province sì" "province no", ormai sono sciocchezze per quello che state proponendo. Io credo che sia opportuno e necessario che ciascuno sappia quello che deve fare, quale composizione istituzionale si vuole dare alla Sardegna. Vi ripeto ancora una volta, sarebbe stato l'optimum avere cinque articoli in attesa che il livello statale decida come si deve risolvere il problema istituzionale complessivo.
Io vorrei anche ricordare, peccato che ho poco tempo, che il presidente Berlusconi voleva abbattere le province, è subentrato il PD (con Renzi e con gli altri prima rappresentanti Presidenti) e si volevano abbattere le province, tutti i partiti a livello nazionale erano per cancellare le province. Si è avuto un sacco di tempo, qualche anno in Sardegna, per riflettere che cosa si vorrebbe realizzare nel nostro territorio e voi ne uscite con un sistema che vi ho detto prima, l'articolo 2 non dice niente, anzi peggiora il rapporto fra il cittadino e l'amministrazione, soprattutto in quello diffuso come territorio e sovrastante struttura amministrativa che si vuol dare. Avrei fatto quattro, cinque articoli per trovare: Regione, una base di aria vasta su cui poter discutere e poi le unioni dei comuni nei vari territori, osservando le vecchie zone omogenee, cioè ricercando idealità, motivazioni culturali e di vocazione di sviluppo per quelle zone che hanno una certa vocazione. Bene, tutto questo è saltato per l'insulsa vostra possibilità di presentare un articolato sistema di circa 60 articoli che non dice niente, ma che rovina il rapporto fra istituzioni...
PRESIDENTE. Onorevole Dedoni, il tempo a sua disposizione è terminato.
Votazione nominale
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'emendamento numero 2311.
(Segue la votazione)
Prendo atto che il consigliere Tatti ha votato a favore
Rispondono sì i consiglieri: Carta - Cherchi Oscar - Cossa - Crisponi - Dedoni - Lampis - Locci - Orru' - Peru - Pinna Giuseppino - Pittalis - Randazzo - Rubiu - Tatti - Tedde - Tocco - Truzzu - Tunis - Zedda Alessandra.
Rispondono no i consiglieri: Agus - Anedda - Cherchi Augusto - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Collu - Comandini - Congiu - Demontis - Deriu - Floris - Forma - Gaia - Lai - Ledda - Lotto - Manca Pier Mario - Meloni - Moriconi - Perra - Pinna Rossella - Piscedda - Pizzuto - Ruggeri - Sabatini - Solinas Antonio - Tendas - Unali - Usula - Zanchetta.
Risultato della votazione
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 49
votanti 49
maggioranza 25
favorevoli 19
contrari 30
(Il Consiglio non approva).
Metto in votazione l'emendamento numero 2362.
Ha domandato di parlare il consigliere Attilio Dedoni per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
DEDONI ATTILIO (Riformatori Sardi). Proprio per continuare, tanto siamo nella stessa solfa, se non c'è adeguatezza tra il livello struttura-istituzione con i cittadini che devono essere amministrati e capire cos'è che si vuole realizzare attraverso quei livelli istituzionali, io sto fallendo il compito di dare certezza di diritto, fallisco il compito nel voler dare certezza di sviluppo per la Sardegna. Vi facevo l'esempio della Germania, per chi conosce, c'è un po' di comparazione che dovrebbe essere ripresa, e quando un legislatore serio va e fa anche la comparazione con altre istituzioni di altro Stato e di altre Regioni eventualmente vede che le istituzioni locali sono elastiche, nel senso che vengono identificate ove c'è la possibilità di realizzare una determinata questione. Non è la rigidità come voi volete imporre addirittura con una superfetazione di un sistema che non dà risposte certe a quelle che sono le prospettive dei sardi. Su questi punti bisogna essere corretti, corretti e coerenti perché non si può andare in giro a dire determinate cose e poi farne altre nel chiuso di quest'Aula che dovrebbe essere l'alta rappresentanza del popolo sardo e avere il rispetto per tutti i cittadini della Sardegna, cosa che non si ha! Perché se si avesse non faremo figli e figliastri né identificheremo territori con più più e territori con meno meno, come stiamo facendo oggi dimenticandoci delle zone interne, delle difficoltà orografiche, di trasporti, di risposta degna a quelle che sono le necessità di questo popolo che purtroppo si ritrova ad essere chiuso e senza avere quelle risposte degne e doverose che un buon legislatore dovrebbe fare. Voi non siete buoni legislatori, anzi, state prendendo a calci in faccia la legislazione, non siete disposti a fare nessuna ammenda di quelli che sono i vostri torti, non siete disposti neanche a discutere, a dialogare e a proporre questioni alternative, mi capite? State manifestando tutta la vostra fonte culturale e di arretratezza però in questo caso che non ha rispondenza a quelle che sono le reali esigenze della gente di Sardegna. Noi come difendiamo uno Statuto speciale quale è quello della Sardegna? Restando così fermi a quelle che sono le dichiarazioni di intento e poi accettando passivamente quello che lo Stato...
PRESIDENTE. Onorevole Dedoni, il tempo a sua disposizione è terminato.
Ha domandato di parlare il consigliere Angelo Carta per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CARTA ANGELO (PSd'Az). Presidente, l'emendamento nasce per evitare che la maggioranza, all'interno della stessa legge, dica tutto e il contrario di tutto. Mi spiego meglio. All'articolo 1 del disegno di legge, fra i principi ai quali ispirare la norma, è citato l'articolo 44 dello Statuto che ricordo recita come segue: "La Regione esercita normalmente le sue funzioni amministrative delegandole agli enti locali o valendosi dei loro uffici". E questo è un punto cardine previsto in Statuto che, giustamente, la maggioranza ha inserito all'articolo 1 "Oggetto e finalità", comma 1. Conferma poi questo intendimento al comma 3 laddove dice che la Regione esercita le sue funzioni tramite gli enti locali. Ora, nell'emendamento numero 1948 in discussione alla lettera f) cosa dice? Gli ambiti territoriali strategici sono gli ambiti di esercizio delle funzioni di area vasta nei quali la Regione, a seguito della definitiva soppressione delle province, esercita direttamente, quindi essa stessa, oppure tramite dei propri enti o agenzie o con delega agli enti locali, le funzioni in materia di sviluppo economico e sociale e di pianificazione strategica, che sono funzioni per le quali l'articolo 44 dice che sono da delegare agli enti locali, lo conferma il comma 3. Con la lettera f) dell'articolo 2 dite esattamente il contrario! Con l'emendamento quindi cosa propongo? Che vengano cassate le parole "direttamente o per il tramite dei propri enti o agenzie" così per prevedere quello che è stato detto a più riprese all'interno della norma stessa, cioè che la Regione svolge queste funzioni delegandole agli enti locali, facendo così assurgere il comune a quel ruolo per il quale sono nati e per il ruolo che è stato riconosciuto ai comuni stessi da parte della Costituzione.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Marco Tedde per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
TEDDE MARCO (FI). Presidente, ovviamente annuncio il voto favorevole a questo emendamento numero 2362 che va ad incidere, noi speriamo in modo soppressivo, su questo emendamento numero 1948 e questo nostro emendamento o meglio questo emendamento del collega Carta Angelo mi dà il destro per ricordare una frase di un personaggio di un famoso film "Benvenuti al Sud" se non ricordo male. Il personaggio si chiamava Mattia Volpe e Mattia Volpe disse in una scena importante del film: "Un forestiero quando viene al Sud piange due volte, piange quando arriva e piange quando va via." Ebbene io ho fatto questa sorta di richiamo filmico per ricordare che oggi noi piangiamo in quest'Aula o quantomeno soffriamo per lo schiaffo che viene dato ai cittadini sardi dalla reistituzione di una nuova provincia nonostante il referendum, ma sono sicuro che qualcuno piangerà nel momento in cui il governo impugnerà la legge davanti alla Corte costituzionale per l'abrogazione di qualsiasi passaggio istitutivo di una nuova provincia così come voi volete fare. Quindi piangiamo adesso, soffriamo adesso ma qualcuno soffrirà ancora di più in futuro, in un futuro non lontano. E noi non ci dimenticheremo di questi giorni, noi ricorderemo con attenzione tutte le cose che oggi vi stiamo dicendo, che vi abbiamo detto ieri, che vi diremo domani, dopodomani e nei giorni a seguire perché occorre una sfrontatezza fuori da ogni limite e misura per pensare di poter prendere a schiaffi il popolo sardo e se questi schiaffi vengono dati da coloro che si fregiano di titoli autonomistici o indipendentistici o sovranisti questi schiaffi sono ancora più dolorosi, ma questi schiaffi poi ritornano al mittente, ritornano al mittente perché il governo non può fare a meno di impugnare questa norma che istituisce la provincia del Sud che è un brutto cazzottone in faccia alla legge Delrio che come i miei colleghi ricordano molto spesso è una legge che pone principi di grandi riforme economiche e sociali che deve essere rispettata anche dalla Sardegna, deve essere rispettata dal Friuli Venezia Giulia, deve essere rispettata un po' meno...
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Ignazio Locci per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
LOCCI IGNAZIO (FI). Intanto annuncio il voto favorevole all'emendamento e mi pare che abbia fatto molto bene l'onorevole Tedde a richiamare alle vere responsabilità di cui si sta macchiando questa maggioranza con questa proposta. L'abbiamo detto in avvio di discussione, lo continueremo a ripetere all'infinito e nel proseguo anche quando andremo più avanti in fondo con gli articoli dove si vedrà ben chiaro che in realtà questa non è solo un'ipotesi di nuova organizzazione ma ci sono anche tutta una serie di meccanismi che tendono a provare di mettere a posto situazioni scabrose di amministrazioni locali in giro per il territorio sardo. Questi articoli poi li affronteremo molto meglio quando ce li avremo davanti e allora sì che toglieremo il velo che ammanta questa proposta di grande riforma. In realtà qui avete fatto un'auto qualificazione di grande riforma per tentare o meglio per evitare di stare ai nostri doveri di legislatori e di esercizio della potestà primaria come ha evidenziato il collega Tedde, abbiamo rinunciato alla nostra autonomia su questo non ci piove minimamente. Abbiamo proprio rinunciato a tentare di scrivere una norma che fosse un tantino fuori dai binari della legge Delrio e un tantino fuori dalle logiche del DL numero 78 del 2010. E anche se al Capogruppo del Partito democratico non piace quello che diciamo e fa finta che le nostre posizioni non sono degne nemmeno di essere ascoltate, noi siccome siamo rispettosi anche delle battaglie fatte da chi vi ha preceduto in quelle nobili battaglie di democrazia fatte da chi ha rappresentato il grande partito della Sinistra fino adesso, voi invece ci siete voluti passare sopra col trattore quasi avete usato la ruspa di Renzi per cancellare, anzi scusate la ruspa di Salvini che è più efficace per superare e proprio abbandonare le vostre radici cosiddette democratiche e legate alla tradizione della discussione...
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Pietro Pittalis per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
PITTALIS PIETRO (FI). Ho letto poco fa un'agenzia dell'onorevole Pietro Cocco e pensavo che si riferisse all'argomento in discussione in Aula. Ho detto speriamo che almeno una qualche risposta alle questioni che abbiamo sottoposto venga da questo comunicato. Leggo invece che si tratta di un comunicato stampa a difesa dell'operato dell'assessore Deiana di reazione alle dichiarazioni del centrodestra e dell'onorevole segretario parlamentare europeo e chi più ne ha più ne metta, onorevole Renato Soru che ha sconfessato l'operato dell'assessore Deiana e dunque sono rimasto un pochino perplesso perché pensavo che essendo d'attualità la materia degli enti locali venisse dal Capogruppo del Partito democratico qualche elemento di chiarezza da noi sollecitato sul tema. Ma faccio un piccolo inciso: "Smettiamola col presentare mozioni di sfiducia nei confronti dell'assessore Deiana, smettiamola perché tanto se l'assessore Deiana non fa l'Assessore tornerà a fare il consulente della Regione perché la politica dei trasporti in questi vent'anni è stata determinata da lui, oggi come Assessore ieri come consulente, quindi se esce fuori dalla Giunta ce lo troveremo come consulente, quindi lasciate perdere le mozioni di sfiducia." E tornando all'argomento sul quale invece mi preme tornare, ma ne ho parlato solo perché ne ha parlato il Capogruppo del Partito democratico se no non avrei assolutamente fatto riferimento all'argomento. E sulle questioni che sono state poste dall'emendamento in esame, quanto detto dai colleghi davvero mi esime dall'aggiungere altre considerazioni perché le ritengo davvero complete ed esaustive e siccome a me non piace ripetermi mi rimetto a quanto hanno già detto i colleghi.
Votazione nominale
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'emendamento numero 2362.
(Segue la votazione)
Prendo atto che i consiglieri Locci, Tatti e Tunis hanno votato a favore e che i consiglieri Unali e Usula hanno votato contro.
Rispondono sì i consiglieri: Carta - Cherchi Oscar - Cossa - Crisponi - Dedoni - Lampis - Locci - Orru' - Peru - Pinna Giuseppino - Pittalis - Rubiu - Tatti - Tedde - Tocco - Truzzu - Tunis - Zedda Alessandra.
Rispondono no i Agus - Anedda - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Collu - Comandini - Congiu - Cozzolino - Demontis - Deriu - Floris - Forma - Gaia - Lai - Ledda - Lotto - Meloni - Moriconi - Pinna Rossella - Piscedda - Pizzuto - Ruggeri - Sabatini - Solinas Antonio - Tendas - Unali - Usula - Zedda Paoloconsiglieri:.
Risultato della votazione
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 46
votanti 46
maggioranza 24
favorevoli 18
contrari 28
(Il Consiglio non approva).
Passiamo all'emendamento numero 2314.
Ha domandato di parlare il consigliere Attilio Dedoni per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
DEDONI ATTILIO (Riformatori Sardi). Sì, mi permetterà l'onorevole Pittalis, ma io insisterò sulla mozione perché vogliamo liberare la Sardegna da tutti questi vent'anni di non governo dei trasporti in Sardegna. Ma dirò anche di più, mi pento forse di aver…
PRESIDENTE. Però colleghi, io vi invito a rimanere sul tema. Ci sarà un'altra seduta dedicata all'Assessore dei trasporti.
DEDONI ATTILIO (Riformatori Sardi). Stiamo sul tema. Lei non si preoccupi che stiamo nel tema, perché lo sviluppo passa anche attraverso i trasporti e le istituzioni che li governano. Allora quello che è importante è che io forse ho sbagliato, perché ho proposto nel mio comunicato stampa che l'onorevole Soru diventi Assessore ai trasporti, pensando che perlomeno sa dove vuole andare, che ha un'idea, poi ho capito che forse ho fatto una grossa gaffe, perché Soru mai avrebbe accettato di fare l'assessore dell'onorevole Pigliaru, che era uno di quelli che è andato via, scappato dalla Giunta Soru, quindi capisco anche che forse ho fatto una gaffe e me ne dispiace. Però la verità vera è che quello che interessa è che si risolvano i problemi, caro Presidente, soprattutto con una legge che lei sta e deve guidare al meglio in quest'Aula che non dice niente, non ci propone niente, anzi aggrava i problemi non solo dei trasporti ma di tutto quello che è il sistema di sviluppo della nostra Isola. E per chi non lo sapesse, caro Presidente, se lei mi ascolta, i trasporti sono un fattore importantissimo tra le infrastrutture che presiedano allo sviluppo. E siccome i trasporti, né in entrata, né in uscita dalla Sardegna, e ancor meno all'interno della Sardegna risolvono i problemi di mobilità dei sardi, ha detto bene l'onorevole Pittalis, è da vent'anni che tra consulenze e assessorato ci troviamo la solita pastoia che non risolve i problemi dei sardi, soprattutto sulla mobilità. Io manterrò ferma quella che è la richiesta di smobilitazione di questo Assessore.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Luigi Crisponi per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CRISPONI LUIGI (Riformatori Sardi). Sì, Presidente, ma io mi associo alle parole del collega che mi ha poc'anzi preceduto e bene ha fatto ad introdurre anche un argomento di questo genere. È un argomento di assoluta attualità, non sta parlando di questioni di lana caprina, sta parlando di questioni che stanno peraltro all'interno di quella disciplina che oggi siamo chiamati a discutere. E quando si parla di questioni del trasporto significa anche che stiamo avvelenando un territorio ulteriormente, oltre alle sue mille difficoltà, che riguarda soprattutto il movimento di tutti i sardi, del loro diritto alla mobilità, e soprattutto del diritto alla sopravvivenza della filiera produttiva, che significa che sta ben dentro alla riorganizzazione della filiera istituzionale regionale. E quindi non capisco per quale motivo non si dovrebbe discutere ed intervenire su vicende di questo genere, di questa delicatezza, su questioni che hanno anche, oltre alla disciplina giuridica, valenza di carattere politico. Siccome l'uomo che è intervenuto, dando buffetti e stoccate, a manca e a destra, anzi soprattutto a manca, e nella fattispecie all'Assessore dei trasporti e allo stesso presidente Pigliaru è il segretario regionale di un importante partito. E quindi, caro Presidente, vorrei dirle che un tema di questo genere ben si coniuga alla discussione oggi in corso, perché questo problema va a guardare anche alla riorganizzazione territoriale dei servizi dell'ex province, o delle province soppresse, dell'ex province costituzionali e di tutto quel sistema che oggi è chiamato, soprattutto sotto il profilo della organizzazione, a favore o a vantaggio dei distretti produttivi, guarda caso è pienamente interessato alla discussione quest'oggi in corso. E quindi anche quello dei trasporti, con tutti questi sberleffi, dove dall'Unione Europea incredibilmente sembrerebbe che siano arrivati tutti i lasciapassare e i via libera, che sono stati fino ad adesso negati dall'Assessore ai trasporti, beh io credo che tutto questo all'interno di questa sana, limpida discussione possa ben figurare, e in modo particolare anche quello che diceva poc'anzi il collega Dedoni. Se si parla anche di un atto fatto dai Riformatori, non è certamente nei confronti della persona alla quale naturalmente assicuriamo tutta la nostra stima di carattere personale, ben altra cosa è quella di carattere politico. E quindi l'auspicio, caro Presidente, è che al più presto quest'Aula, forse anche sospendendo i lavori, perché le voglio ricordare che nel prossimo mese di febbraio, a Milano c'è un'importante kermesse, è la BIT di Milano, momento fondamentale…
Votazione nominale
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'emendamento numero 2314.
(Segue la votazione)
Prendo atto che il consigliere Cocco Pietro ha votato contro.
Rispondono sì i consiglieri: Carta - Cherchi Oscar - Cossa - Crisponi - Dedoni - Lampis - Locci - Orru' - Peru - Pinna Giuseppino - Pittalis - Rubiu - Tatti - Tedde - Tocco - Truzzu - Tunis - Zedda Alessandra.
Rispondono no i consiglieri: Agus - Anedda - Cherchi Augusto - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Collu - Comandini - Congiu - Cozzolino - Demontis - Deriu - Floris - Forma - Gaia - Lai - Ledda - Lotto - Manca Pier Mario - Meloni - Moriconi - Perra - Pinna Rossella - Piscedda - Pizzuto - Ruggeri - Sabatini - Solinas Antonio - Tendas - Unali - Usula - Zanchetta - Zedda Paolo.
Risultato della votazione
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
(Il Consiglio non approva).
Passiamo all'emendamento numero 2486.
Ha domandato di parlare il consigliere Marco Tedde per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
TEDDE MARCO (FI). Presidente, annuncio ovviamente il voto favorevole all'emendamento numero 2486, che mira a razionalizzare la città metropolitana di Cagliari e punta a ricomprendere all'interno di quest'area metropolitana i comuni delle province di Cagliari, Oristano, Carbonia - Iglesias e Medio-Campidano. Questo nell'ottica, almeno nella nostra ottica, di creare due città metropolitane che potessero ricomprendere tutto il territorio regionale: la città metropolitana del centro-nord e una città metropolitana del centro-sud, con dei meccanismi di inserimento di altri comuni che sono previsti in altri emendamenti. Questo perché? Perché come più volte abbiamo detto e ribadito noi siamo fortemente convinti che ci sono le norme nazionali, che c'è un quadro normativo nazionale che deve essere rispettato piaccia o non piaccia, i principi della legge Delrio, a detta di importanti costituzionalisti debbono essere rispettati dal legislatore sardo e sicuramente il principio più importante, il principio strategico, se così possiamo definirlo, è quello che sottolinea che la città metropolitana ha un territorio corrispondente alla provincia, evidentemente la legge Delrio viene usata dalla maggioranza a seconda degli umori, proprio in questo principio di grande riforma economica e sociale viene completamente disatteso, viene completamente disatteso, cosa che provocherà legittime reazioni da parte del governo nazionale e provocherà evidentemente anche qualche poco edificante figura da parte di chi ha proposto la norma e da parte di chi l'ha votata. Credo che sia un problema di coerenza normativa, credo che sia un problema di gerarchia delle fonti che anche in quest'aula deve essere rispettata, credo che coerenza normativa indichi la strada che noi vorremmo seguire che è quella di una città metropolitana cagliaritana che corrisponda alla vecchia provincia con la città metropolitana del Nord che corrisponde alla provincia di Sassari vecchia con la possibilità di inserimento di altre città.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Angelo Carta. Ne ha facoltà.
CARTA ANGELO (PSd'Az). Io vorrei dedicare questo intervento a leggere un passaggio di un bell'articolo di Federico Francioni su Cagliari città metropolitana, mentre la Sardegna corre verso il suicidio demografico, quali alternative? Il passaggio che voglio leggere è questo: si è discusso di città metropolitana ma non della minaccia di genocidio culturale che incombe sulla Sardegna, le polemiche su Cagliari o Sassari città metropolitane unitamente al dibattito in Consiglio regionale sulla riforma degli enti locali hanno in genere ignorato e trascurato o non hanno posto adeguatamente in risalto l'estrema tragica gravità del problema demografico. L'isola è uno dei territori del pianeta col tasto meno elevato di natalità, l'ha notato tra gli altri, David Kertzer storico americano studioso della famiglia in Italia vincitore del prestigioso premio Pulitzer per il quale si è interrogato in particolare sui modelli culturali che guidano i percorsi di vita e le decisioni delle donne in Sardegna, ma già negli anni 60 Antonio Simon Mossa geniale architetto, sardista e intellettuale poliedrico affermò, e non era un'esagerazione, slogan o sparata la sua, che su questa terra incombe la minaccia di "genocidio culturale", il rischio è che potrebbe essere la nostra comunità a contribuire in modo decisivo al proprio annientamento, alla scomparsa pressoché completa di una storia, di una lingua di una cultura e di una civiltà, ciò si potrà verificare grazie anche al secolare decisivo e letale contributo di certi dirigenti politici e intellettuali profondamente estranei dal punto di vista psicologico ed esistenziale, prima che politico ed ideologico a determinate tematiche. L'assunzione acritica dei modelli dominanti potrà condurre solo a versioni minuscole e penose delle megalopoli esistenti, Cagliari è già capoluogo del sottosviluppo, nel senso più deteriore del termine, la nostra isola del futuro- ha scritto il 12 dicembre Salvatore Cubeddu sul sito Fondazione Sardinia - sarà una città Stato con il nome di Cagliari e sullo sfondo un territorio in dissolvenza storicamente chiamato Sardegna con relativa scomparsa dunque anche di una parvenza di autonomia regionale, spero che queste possono far riflettere su quello che stiamo andando a fare e quello che stiamo lasciando fuori da questa legge, quello che accadrà fuori a causa di questa legge.
PRESIDENTE. É iscritto a parlare il consigliere Ignazio Locci. Ne ha facoltà.
LOCCI IGNAZIO (FI). Bene, questo è un po' il conto della grande rivoluzione rispetto alla legge del Rio cioè la previsione di un'unica città metropolitana, derogando un po' alle indicazioni come ha ben evidenziato Marco Tedde, alle indicazioni del comma 6 dell'articolo 1 della legge Delrio che indica come territorio la città metropolitana la coincidenza con quello della provincia omonima che si sarebbe dovuta andare a sopprimere. Quindi questa è la grande rivoluzione, noi ovviamente nelle nostre proposte che avevano come obiettivo quello di individuare due città metropolitane: Nord Sardegna e Sud Sardegna, evidentemente questo era un contributo anche di semplificazione e di inclusione del territorio di Oristano, anche in una ipotesi di città metropolitana del sud. Questi erano un po' i temi di discussione e anche di confronto con le nostre potestà primarie, con la nostra autonomia, anche nel rispetto di quella costituzione che nella discussione in Commissione avete affermato di voler difendere, io lo ricordo benissimo il relatore quando a domanda risponde: "Qual è l'obiettivo da raggiungere?". "Noi vogliamo rispettare la Costituzione", questa era un po' tra l'altro anche nel confronto fra liberaldemocratici e anche coloro i quali non riuscivano a trovare collocazione precisa in questo momento politico nella filosofia delle posizioni, ma noi abbiamo voluto per forza rinunciare, non avevamo l'obbligo, avevamo davanti l'opportunità, anche di fronte a quella sentenza della Corte costituzionale che ha visto pronunciarsi e facendo reggere la riforma Delrio davanti alle obiezioni delle regioni a Statuto ordinario noi avevamo ancora qualche carta da giocare, avevamo ancora qualche possibilità di confronto con il governo, ma soprattutto c'era l'opportunità di confronto tra le parti politiche che sono rappresentate dentro questa istituzione, mentre per tutta una serie di considerazioni che secondo noi non sono neanche troppo precise da un punto di vista giuridico avete voluto superare anche un'ipotesi di confronto democratico e di dibattito democratico per tentare.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Paolo Truzzu. Ne ha facoltà.
TRUZZU PAOLO (Gruppo Misto). Per esprimere il mio voto favorevole all'emendamento numero 2486 presentato dal collega Tedde primo firmatario e dagli altri colleghi di Forza Italia, per dire che se ricolleghiamo le parole che ci ha appena detto l'onorevole Tedde a che ci ha appena fatto l'onorevole Carta possiamo tranquillamente affermare che questo emendamento è una ciambella di salvataggio per tutti. È una ciambella di salvataggio in particolare che viene offerta alla maggioranza perché dà la possibilità di superare quel campanilismo di cui abbiamo parlato in questi giorni in cui stiamo discutendo questa legge, di superare il concetto di città metropolitana di Cagliari e di portarlo e di estenderlo a tutta la regione Sardegna perché essi ricomprendano i comuni di tutte le province sarde, in questo modo andiamo a superare il concetto di città metropolitana di Cagliari e magari rimarrà solo un problema di terminologia, per cui qualche collega o qualche cittadino di altri territori che si vedrà incluso all'interno della città metropolitana di Cagliari non sarà soddisfatto ma è un'occasione che colleghi potete cogliere per cercare di superare, non solo le difficoltà che si incontrano i territori su questa legge, non solo le difficoltà che porrà questa legge, ma soprattutto le conseguenze che in maniera chiara e netta ci ha prospettato l'onorevole Carta nella lettura che ha appena fatto.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Gianni Lampis. Ne ha facoltà.
LAMPIS GIANNI (Gruppo Misto). Quando si è tornati in Commissione, la minoranza aveva tutti i buoni propositi nel voler contribuire alla stesura di questa legge, però di fatto non abbiamo trovato margini di collaborazione, margini di dialogo è ormai noto che la minoranza la sua proposta l'ha sempre avuta, cioè istituire un'unica area metropolitana che investisse tutto il perimetro regionale. Ma eravamo disposti e siamo tuttora disposti a ragionare su due città metropolitane, ma ancora una volta che stasera qui troviamo un muro insormontabile, una barricata che la maggioranza ha voluto alzare nei nostri confronti. Ecco perché voto favorevolmente a questo emendamento di cui sono cofirmatario insieme all'onorevole Truzzu. Non possono esistere province di serie A e province di serie B, gli amici dei Riformatori prima ricordavano i cinque quesiti del referendum del 2012, anche quelli consultivi hanno fatto emergere che le province storiche devono essere abolite, perché i sardi non vogliono neanche più le province storiche. Quindi, l'unico modo per addivenire a questa soluzione era creare, ed è tuttora creare, le due città metropolitane di cui quella di Cagliari, come già dicevo prima estesa anche territori del Medio Campidano, del Sulcis Iglesiente e di Oristano, mentre, eventualmente, quella di Sassari ricomprendente anche la Gallura e l'Ogliastra. Invece no. Invece no, abbiamo una città metropolitana di Cagliari, che oltretutto viene costituita in dispregio a quanto previsto dalla norma della legge Del Rio, questa norma dice che tutti i comuni appartenenti alla provincia in cui viene istituita la città metropolitana ne fanno parte, invece in questo caso si ritiene di dover marginalizzare questi territori, di doverli escludere, all'interno di un perimetro che assumerà un ruolo di protagonista. Quindi non ha senso continuare a parlare di province ma di due città metropolitane, forti, ben organizzate, rappresentative, che siano in grado di traghettare la Sardegna verso quelle prospettive di sviluppo che merita.
Votazione nominale
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'emendamento numero 2486.
(Segue la votazione)
Rispondono sì i consiglieri: Carta - Cherchi Oscar - Cossa - Crisponi - Dedoni - Lampis - Locci - Orru' - Peru - Pinna Giuseppino - Pittalis - Rubiu - Solinas Christian - Tatti - Tedde - Tocco - Truzzu - Tunis - Zedda Alessandra.
Rispondono no i consiglieri: Agus - Anedda - Cherchi Augusto - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Collu - Comandini - Congiu - Cozzolino - Demontis - Deriu - Forma - Gaia - Lai - Ledda - Lotto - Manca Pier Mario - Meloni - Moriconi - Perra - Pinna Rossella - Piscedda - Pizzuto - Ruggeri - Sabatini - Solinas Antonio - Tendas - Unali - Usula - Zanchetta - Zedda Paolo.
Risultato della votazione
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 50
votanti 50
maggioranza 26
favorevoli 19
contrari 31
(Il Consiglio non approva).
PRESIDENTE. Metto ora in votazione l'emendamento numero 2304.
Ha domandato di parlare il consigliere Paolo Truzzu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
TRUZZU PAOLO (Gruppo Misto). In questi giorni mi sono più volte interrogato e devo dire che per questo motivo abbiamo presentato un paio di emendamenti sul concetto di città media e quale fosse l'elemento che potesse definirla. Ho sempre pensato che ciò che caratterizza una comunità di cittadini come città, sia l'insieme dei servizi che può offrire a chi ci vive, sia l'insieme delle strutture e delle infrastrutture che presenta e non mi sono mai invece posto il problema del numero degli abitanti, perché poi ci sono comunità che siamo abituati a considerare come città, al di là del numero di abitanti che hanno, per esempio se non erro nel sassarese Ozieri ha il titolo di città. Io adesso non so quanti abitanti abbia Ozieri, che ha 10 mila e sette abitanti quindi rientra nelle città medie che avete pensato alla fine di quest'ultima curva, perché ho visto che nei prossimi emendamenti il numero da trentamila scenderà a dieci mila, nei prossimi emendamenti presentati dalla maggioranza. Quindi anche in maniera un po' provocatoria abbiamo voluto proporre due alternative uno da 40 mila e uno da 25 mila, per mettere in evidenza l'aspetto un po' ridicolo che c'è nell'individuazione nelle concetto di città media posto che abbia un valore il concetto di città medie col numero di abitanti.
Votazione nominale
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'emendamento numero 2304.
(Segue la votazione)
Prendo atto che la consigliera Zedda Alessandra ha votato a favore e che i consiglieri Ruggeri e Zanchetta hanno votato contro.
Rispondono sì i consiglieri: Carta - Cherchi Oscar - Crisponi - Dedoni - Lampis - Locci - Orru' - Peru - Pinna Giuseppino - Pittalis - Rubiu - Solinas Christian - Tatti - Tedde - Truzzu - Tunis - Zedda Alessandra.
Rispondono no i consiglieri: Agus - Anedda - Cherchi Augusto - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Collu - Comandini - Congiu - Cozzolino - Demontis - Deriu - Forma - Gaia - Lai - Ledda - Lotto - Manca Pier Mario - Meloni - Moriconi - Perra - Pinna Rossella - Piscedda - Ruggeri - Sabatini - Solinas Antonio - Tendas - Unali - Usula - Zanchetta - Zedda Paolo.
Si è astenuto il consigliere Pizzuto.
Risultato della votazione
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 48
votanti 47
astenuti 1
maggioranza 24
favorevoli 17
contrari 30
(Il Consiglio non approva).
PRESIDENTE. Metto ora in votazione l'emendamento numero 2305.
Ha domandato di parlare il consigliere Ignazio Locci per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
LOCCI IGNAZIO (FI). Perché mi voglio riallacciare al concetto che è stato introdotto già con la discussione stamattina, che è stato ribadito nell'emendamento precedente, ed è una cosa, secondo me, merita una certa attenzione. La merita perché nel dibattito pubblico che si è tenuto in particolare sulla stampa e in tutti i mezzi di comunicazione, ma anche nei vari convegni che si sono tenuti in vista dell'avvio di questa riforma, la questione della città medie aveva attirato l'attenzione dei più appassionati giuristi, ma anche e soprattutto l'attenzione del Governatore quando si è trattato di individuare la dimensione delle stesse. Io ricordo la scrittura originale di queste città medie si prevaleva 25 mila abitanti. Dopodiché da lì ci fu addirittura qualche sfottò sulla stampa rispetto al moltiplicarsi delle cosiddette capitali che dovevano essere i vecchi capoluoghi di provincia delle nuove province. E lo stesso presidente Pigliaru, a un certo punto, in uno scatto d'orgoglio e di semplificazione, riportò questo limite a 30 mila, facendo storcere il naso evidentemente a un sacco di rappresentanti di quest'Aula che forse non è solo per una questione di numeri, ma c'è anche un po' la questione di doverli, in qualche modo, qualificare perché non essendo più capoluogo di provincia queste città non potranno più nemmeno come dire gestire gli appalti delle proprie città, questo mi pare che sia noto a tutti che si sta cercando di trattare la questione delle città medie in buona sostanza per tentare di salvare i vecchi capoluoghi di provincia che non potranno più appaltare nulla, perché anche loro dovranno adeguarsi a quanto previsto nel testo unico del codice dei contratti quindi centrale unica degli acquisti anche per loro e anche per loro si allontana e rimane la soglia dei 40.000 euro. Quindi questo è una di quelle operazioni che ha come tentativo…
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Marco Tedde per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
TEDDE MARCO (FI). Grazie Presidente, annuncio il voto favorevole all'emendamento dei colleghi Lampis e Truzzu che cercano di dare un senso dal loro punto di vista a queste città medie; e le città medie che costituiscono un concetto piuttosto tormentato nell'ordinamento nazionale ma anche nell'ordinamento internazionale e si parte da città medie di 45.000 abitanti per poi arrivare a città medie di 50.000 abitanti per poi qualificare le città medie sulla base della qualità della vita attribuendo alle città medie una sorta di ruolo di decompressione. Però la verità vera è che in questo contesto di ipotesi normativa c'è uno sforzo da parte dell'Assessore e della maggioranza che è pregno di ecumenismo, si vogliono accontentare tutti e allora si coniano definizioni le più disparate, le più singolari, più bizzarre e così andiamo a individuare una città metropolitana di Cagliari monca, andiamo a individuare città medie, che ricordano gestacci tra le altre cose, andiamo a individuare una rete urbana che è priva di importanti maglie per accalappiare tutti i consiglieri di maggioranza, andiamo a legge di rete metropolitana che serve soltanto per accalappiare i consiglieri del Nord Sardegna, abbiamo ambiti territoriali strategici, zone omogenee, province soppresse chi può più ne metta e probabilmente dagli altri emendamenti che sono stati proposti emergeranno ulteriori termini, definizioni che vengono coniate alla bisogna. Questo per dire che questo pasticcio normativo che è pregno come dicevo poc'anzi di sforzi di ecumenismo politico vero non può assolutamente essere definito strategico, non può essere assolutamente definito un impianto normativo che possa raggiungere gli obiettivi che noi ci prefiggevamo, che l'Assessore si prediligeva, che il presidente Pigliaru si prefiggeva e prefiggendosi questo fine strategico il presidente Pigliaru ha minacciato le dimissioni e ha minacciato tutti i consiglieri regionali di maggioranza di mandarli tutti a casa. Questo sicuramente non è un grande segnale di ecumenismo però è collegato all'ecumenismo di fondo di questo tentativo di produrre una norma che passerà agli annali di questo Consiglio regionali come una delle peggiori norme mai esitate da questa Assemblea. Vi state assumendo una grande responsabilità, noi sicuramente separiamo la nostra responsabilità dalla vostra, tutto ciò che noi abbiamo detto, le tesi che abbiamo sostenute sono nei verbali…
Votazione nominale
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'emendamento numero 2305.
(Segue la votazione)
Rispondono sì i consiglieri: Carta - Cherchi Oscar - Crisponi - Dedoni - Lampis - Locci - Orru' - Peru - Pinna Giuseppino - Pittalis - Rubiu - Solinas Christian - Tatti - Tedde - Tocco - Truzzu - Tunis - Zedda Alessandra.
Rispondono no i consiglieri: Agus - Anedda - Cherchi Augusto - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Collu - Comandini - Cozzolino - Demontis - Deriu - Forma - Gaia - Lai - Ledda - Lotto - Manca Pier Mario - Meloni - Moriconi - Perra - Pinna Rossella - Piscedda - Pizzuto - Ruggeri - Sabatini - Solinas Antonio - Tendas - Unali - Usula - Zanchetta - Zedda Paolo.
Risultato della votazione
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 48
votanti 48
maggioranza 25
favorevoli 18
contrari 30
(Il Consiglio non approva).
Gli emendamenti agli emendamenti numero 2476 che è uguale al numero 2501 sono ritirati. Sono venuti i presentatori a ritirarli. Onorevole Pittalis, se li volete fare propri il Regolamento dice che si può fare proprio o tramite un Capogruppo o tramite cinque consiglieri. L'onorevole Pittalis li fa propri?!
Ha domandato di parlare il consigliere Pietro Pittalis. Ne ha facoltà.
PITTALIS PIETRO (FI). Presidente, per essere chiari lei non può dare per scontato che siano ritirati, lei lo deve chiamare, il presentatore intatto, io non ho sentito il presentatore che lo ha ritirato, perché questo è sempre avvenuto, poi, anzi guardi a questo punto li facciamo nostri così le diamo un segnale di collaborazione, perché non avremmo fatto nostri questi emendamenti se lei li avesse correttamente richiamati e giustamente chi vuole li ritira o fa quello che vuole, ma non si può sempre pensare di semplificare le cose con queste sveltine che lei vuole proporre all'Aula.
PRESIDENTE. Onorevole Pittalis, ha fatto propri gli emendamenti numero 2476 e numero 2501 che sono uguali.
Ha domandato di parlare il consigliere per Luigi Crisponi per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CRISPONI LUIGI (Riformatori Sardi). Grazie Presidente, ovviamente io sto intervenendo sull'emendamento numero 2476, posso proseguire? Grazie Presidente, volevo sottolineare un importante gesto operato dai colleghi sottoscrittori in modo particolare dal primo firmatario il collega Congiu che dice che quella lettera famosa sulla quale si sono sollevate le tante obiezioni vede nella mia persona totale condivisione sul modo che voi avete voluto interpretare.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GANAU
(Segue CRISPONI LUIGI.) Ovvero sostituendo la parola 30.000 con 10.000 che rappresenta due cose: la prima una sonora smentita agli estensori del testo di legge, a chi ha emendato quel testo ma dà soprattutto una bella risposta ai territori della Sardegna non quelli che sono punteggiati da città medie, quelli con oltre i 30.000 abitanti. Se io faccio una riflessione, e mi permetterà Gianfranco Congiu di poterla fare anche con il suo pensiero, noi abbiamo una fascia centrale della nostra Isola che va a toccare la Provincia dell'Ogliastra, la Provincia di Nuoro e la Provincia di Oristano. Mi volete dire quanti sono le città che superano i 30.000 abitanti? In questo modo azzerando quel contatore mefitico e beffardo che prende in giro i nostri stessi cittadini della Sardegna centrale sempre più dimenticata da questo testo di legge che si dimentica che esiste anche una Sardegna di mezzo, quella Sardegna centrale che voi giustamente richiamate all'interno al vostro emendamento, beh allora dico va bene va data la disponibilità al voto, lo facciamo nostro ma lo condividiamo anche con un voto serio e convinto perché questa parola 10.000 è quella che ci vorrebbe per individuare una serie di cittadine che altrimenti rimarrebbero ancora una volta emarginate, dimenticate, ancora una volta richiamate se mai all'oblio e forse verso lo spopolamento. Quelle stesse cittadine hanno diritto di stare dentro un testo di legge, quelle cittadine devono trovare il sostegno del Consiglio regionale ed è per questo motivo che naturalmente oltre ad averlo fatto nostro questo emendamento lo voteremo convintamente.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Angelo Carta per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CARTA ANGELO (Psd'Az). Presidente, io intervengo e rilevo intanto una cosa, che l'emendamento che ha come primo firmatario l'onorevole Congiu, data 16 dicembre 2015, come tutti gli altri, per esempio quelli di Lampis, Truzzu, i miei, eccetera, non sono in fascicolo, sono portati qua volanti. Poi io, stamattina, segnato il parere della Commissione da parte del relatore di maggioranza, l'onorevole Deriu, che ha chiesto l'invito al ritiro. Poi trovo l'emendamento successivo, il 2501 a data odierna, a firma dell'onorevole Deriu, primo firmatario l'onorevole Agus, che praticamente ripropone la stessa cosa che prima aveva chiesto di ritirare. Dopodiché, una volta presentato questo emendamento che sostanzialmente sostituisce quello per quale si è chiesto il ritiro, vengono ritirati entrambi. Io credo che il sindaco di Siniscola, che è sicuramente l'ispiratore di questi emendamenti, abbia bisogno e necessità di essere in qualche maniera ricordato e tutelato, perché Siniscola, con più di 10 mila abitanti, può aspirare a diventare anch'essa città media, insieme a Macomer naturalmente, e a quelli che nel tempo avranno un incremento demografico che consentirà questo traguardo. Non ho chiesto stamattina qual era quello di Dorgali, anche lì stiamo crescendo, quindi magari con questo emendamento anche Dorgali potrebbe aspirare un domani a diventare città media. Credo che questo abbia ormai rasentato il ridicolo, anzi superato il ridicolo rispetto a un argomento serio che state facendo diventare una barzelletta.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Marco Tedde per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
TEDDE MARCO (FI). Abbiamo fatto nostro questo emendamento perché ormai, nell'ottica di un andamento balzano dei lavori d'aula, indotto ovviamente dal minestrone che ci viene proposto, che qualcuno tenta di propinarci, abbiamo ritenuto legittimo anche l'atteggiamento di alcuni consiglieri che proponevano di insignire di un'importante titolo anche la città di Macomer. Questo perché questa proposta di legge è infarcita del massimo ecumenismo possibile, un titolo non si nega a nessuno. Ecco, la rubrica della legge dovrebbe essere questa: un titolo non si nega a nessuno, né ai comuni piccoli, né a quelli grandi, né a quelli medi, né ai paesi che ancora non abbiamo capito che cosa siano, paesi piccoli, medi, grandi, unione dei comuni, città metropolitane, reti metropolitane, reti smagliate, reti senza maglie. E quindi ci dispiace, ci dispiace sinceramente che alla discussione di questo emendamento così importante manchino dei consiglieri che hanno caratterizzato questo emendamento, vuoi per contiguità geografica del loro leader, vuoi per dichiarazioni fatte alla stampa di recente anche in questi giorni, relativamente all'insoddisfazione dell'andamento dei lavori e all'insoddisfazione per il contenuto di questa legge. Ecco, si propongono gli emendamenti, si fanno dichiarazioni che contraddicono l'iter della maggioranza, e poi non si partecipa ai lavori dell'aula, nella quale Aula, all'interno di un confronto democratico, avrebbero potuto legittimamente esporre e rappresentare le loro tesi. Quindi, crediamo che anche questo emendamento si ponga in questo calderone, in questo coacervo di emendamenti che vanno nella direzione di accontentare tutti, e credo che anche questo emendamento meriti lo stesso appellativo della maggior parte delle proposte normative che sono inserite in questa legge, proposte prive di contenuti e finalizzate soltanto a dare un minimo di soddisfazione a tutti i consiglieri di maggioranza, che diversamente o non si presenterebbero in aula o voterebbero contro o si allontanerebbero dall'aula al momento del voto. Ecco, credo che questo non sia un modo per organizzare le coscienze della maggioranza, perché l'organizzazione delle coscienze…
PRESIDENTE. Metto in votazione l'emendamento numero 2476.
Votazione nominale
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'emendamento numero 2476.
(Segue la votazione)
Rispondono sì i consiglieri: Cossa - Crisponi - Orru' - Pinna Giuseppino - Rubiu.
Rispondono no i consiglieri: Agus - Anedda - Carta - Cherchi Augusto - Cherchi Oscar - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Collu - Comandini - Congiu - Cozzolino - Dedoni - Demontis - Deriu - Forma - Gaia - Lai - Lampis - Ledda - Locci - Lotto - Manca Pier Mario - Meloni - Moriconi - Perra - Peru - Pinna Rossella - Piscedda - Pittalis - Pizzuto - Ruggeri - Sabatini - Solinas Antonio - Solinas Christian - Tatti - Tedde - Tendas - Tocco - Truzzu - Tunis - Unali - Usula - Zedda Alessandra - Zedda Paolo.
Si è astenuto il Presidente Ganau.
Risultato della votazione
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 50
votanti 49
astenuti 1
maggioranza 25
favorevoli 5
contrari 44
(Il Consiglio non approva).
La seduta è tolta, il Consiglio è convocato domani alle ore 10.
La seduta è tolta alle ore 20 e 02.
Allegati seduta