Seduta n.235 del 27/07/2011 

CCXXXV Seduta

Mercoledì 27 luglio 2011

(ANTIMERIDIANA)

Presidenza della Presidente LOMBARDO

indi

del Vicepresidente COSSA

indi

della Presidente LOMBARDO

La seduta è aperta alle ore 10 e 01.

SANJUST, Segretario f.f., dà lettura del processo verbale della seduta del 19 luglio 2011 (228), che è approvato.

Congedi

PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Gian Domenico Gallus, Gavino Manca, Giovanni Mariani, Massimo Mulas, Luciano Uras e Alessandra Zedda hanno chiesto congedo per la seduta antimeridiana del 27 luglio 2011.

Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.

Annunzio di interrogazioni

PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interrogazioni pervenute alla Presidenza.

SANJUST, Segretario f.f.:

"Interrogazione Cocco Daniele - Mariani - Salis, con richiesta di risposta scritta, sulla mancata erogazione dell'aiuto previsto dalla legge regionale n. 15 del 2010 a favore delle imprese beneficiarie". (644)

"Interrogazione Vargiu, con richiesta di risposta scritta, sulla interruzione della continuità degli interventi a sostegno della famiglia del bando "Ore preziose"". (645)

Annunzio di mozione

PRESIDENTE. Si dia annunzio della mozione pervenuta alla Presidenza.

SANJUST, Segretario f.f.:

"Mozione Sanjust - Diana Mario - Stochino - Amadu - Bardanzellu - Campus - De Francisci - Floris Rosanna - Gallus - Greco - Ladu - Lai - Locci - Murgioni - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Randazzo - Rodin - Sanna Paolo Terzo - Tocco - Zedda Alessandra sulla costituzione del fondo regionale di garanzia per l'agricoltura e provvidenze per l'agricoltura, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento". (138)

PRESIDENTE. Considerata l'assenza della Giunta e di numerosi consiglieri sospendo la seduta sino alle ore 10 e 15.

(La seduta, sospesa alle ore 10 e 03, viene ripresa alle ore 10 e 18.)

Continuazione della discussione sulle dichiarazioni del Presidente della Regione, ai sensi dell'articolo 120 del Regolamento, sulla vertenza relativa ai collegamenti marittimi da e per la Sardegna e sulla cessione della società Tirrenia

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la continuazione della discussione sulle dichiarazioni del Presidente della Regione, ai sensi dell'articolo 120 del Regolamento, sulla vertenza relativa ai collegamenti marittimi da e per la Sardegna e sulla cessione della società Tirrenia.

E' iscritto a parlare il consigliere Capelli. Ne ha facoltà.

CAPELLI (Gruppo Misto). Signora Presidente, riprendiamo il dibattito che abbiamo interrotto ieri sulle dichiarazioni del Presidente della Regione sul caso Tirrenia, per sintetizzare. Io sintetizzerei invece con un altro titolo: sull'ennesimo fallimento della Giunta regionale e del suo Presidente.

Il Presidente ci richiama all'unità e ho notato che questo appello è stato ribadito in alcuni interventi svolti nella giornata di ieri. Presumibilmente sentiremo altri appelli simili negli interventi di oggi. Mi chiedo: su quale progetto dovrei dare il mio assenso all'unità? Credo che sia abbastanza banale e logico richiamare l'Aula e i sardi all'unità: andiamo compatti a Roma, manifestiamo, stiamo sotto il palazzo del Governo per portare all'attenzione di Roma gli interessi dei sardi. Con quale progetto? Il progetto per garantire la continuità territoriale ai sardi, nel caso specifico quella navale, qual è? E siamo sicuri, come qualcuno ha detto ieri e ribadisce oggi nelle cronache dei quotidiani, che i nemici dei sardi siano solo fuori da quest'Isola? Io non sono sicuro di questo e tanto non ne sono sicuro che un fatto eclatante che potrebbe smuovere gli animi e l'attenzione nazionale sul caso Sardegna, sul caso Tirrenia, sull'ennesimo esproprio, annunciato peraltro, sarebbero sicuramente le dimissioni del Presidente della Regione, che non è all'altezza di rappresentare gli interessi dei sardi e lo ha dimostrato in tante circostanze. Abbiamo iniziato male questa legislatura, l'abbiamo iniziata male nella Regione sarda e peggio ancora nel Governo nazionale. Un fatto va ricordato: l'assenza di un ministro sardo è l'indicazione di quanto la Sardegna stava nel cuore e nella mente del presidente Berlusconi, quel Presidente che si è presentato qui convincendo alcuni di noi, anche me in quella fase, che sarebbe stato lui il nostro Ministro dell'interno di quel Governo, che sarebbe stato lui, il primo dei sardi, a rappresentarci. E, ahimè, ha convinto tanti; li ha convinti con le sue telefonate in diretta a Putin per salvare l'industria sarda. Non sappiamo chi realmente ci fosse all'altro capo del telefono. Ci ha convinti, ma in tempi non sospetti qualcuno si è ravveduto e ha visto bene qual era la reale situazione del Governo nazionale e della Sardegna. Una cosa è certa: in due anni abbiamo sotterrato le poche difese autonomistiche che ancora esistevano. Questa è una Regione senza difese autonomistiche e non basta, lo dico ai colleghi che stanno pensando a una svolta nei propri partiti, aggiungere una "S" in coda alla sigla del proprio partito per dichiararsi partito dei sardi. Non serve un partito dei sardi, servono bensì rappresentanti politici che abbiano a cuore e sappiano rappresentare gli interessi dei sardi, gli interessi per i quali abbiamo chiesto la fiducia agli elettori, per i quali abbiamo chiesto di rappresentare i cittadini sardi.

Come può un Presidente, mi chiedo, non avere un programma? Come può un Presidente non essere ricevuto dal Governo nazionale? Come può un Presidente essere costantemente assente dall'azione consiliare, senza stabilire delle priorità? Come può un Presidente accettare, attraverso un comunicato stampa, che venga scippato il G8, che vengano scippati i fondi FAS? Come può un Presidente partire in ritardo nelle rivendicazioni dell'Isola sulle entrate? Come può un Presidente accettare che l'accordo sulla medicina penitenziaria non sia ancora applicato? Come può un Presidente non alzare la voce sulle grandi questioni così come su quelle piccole? Dimentichiamo che 150 ettari della nostra Sardegna sono stati espropriati proprio qui, vicino a Cagliari, dal Consorzio per l'area di sviluppo industriale? Eppure nessuno, nessun Presidente e, mi dispiace dirlo, nessun Assessore ha avuto fino a oggi il buonsenso, al di là di chi governa quell'ente, di controllare, verificare, rappresentare le istanze della Sardegna nei luoghi opportuni.

Allora, basta aggiungere una "S" in coda alla sigla del proprio partito per dire che si è rappresentanti del popolo sardo? Non basta, così come non bastava e non basta sventolare una bandiera per dire: "Sono sardo e rappresento gli interessi dei sardi". Non basta indossare un abito di velluto per rappresentare gli interessi dei sardi. Altri Presidenti nel passato - ahimè sono stati citati a sproposito in quest'Aula - rappresentavano la Sardegna in maniera decisa e autorevole. Assessore, mi rivolgo a lei, unico rappresentante della Giunta in questo momento, anche se avrei preferito rivolgermi al presidente Cappellacci, che sicuramente è impegnato oltre Tirreno per motivi istituzionali: in altri tempi, quando valevano le idee, quando erano presenti i valori, quando c'era un forte senso della rappresentanza (cito soltanto il presidente Mario Melis, riconosciuto unanimemente come uno dei migliori rappresentanti dell'idea del sardismo e della Sardegna) ci si alzava e si rassegnavano le dimissioni. Il partito avrebbe difeso quell'uomo, quella bandiera, quell'ideale da ese[PS1] mpi talmente degradanti!

Al Governo nazionale, dicevo, non ci sono ministri sardi e in più il nostro Presidente che viene convocato a Roma dai ministri competenti e dai sottosegretari alla presidenza per essere invitato a desistere dall'azione di difesa dei nostri interessi. Vedi il caso Saremar. In quel caso bisognava venire in Aula per dire: "C'è un attacco agli interessi dei sardi, vi comunico che il Governo nazionale mi sta chiedendo di andare contro gli interessi dei sardi, per cui chiedo l'unità dei sardi". Allora a Roma si sarebbe andati con i sindacati, con i rappresentanti di categoria, con i rappresentanti degli enti locali e di questa Assemblea per sedersi a un tavolo - non in piazza - e alzare la voce in difesa degli interessi dei sardi. Oggi dobbiamo sicuramente cercare una via d'uscita all'ennesimo errore. Qualche altro errore l'ho dimenticato in questa breve elencazione di fatti.

Dopo quasi due anni e mezzo di legislatura la Sardegna è al di sotto di tutti gli indicatori economici, sociali e culturali. Allora, quale può essere la via? Certo quella dei ricorsi, certo quella della protesta, ma una grande risposta è presentare un progetto per la Sardegna, per la continuità territoriale, per la sanità, per i trasporti, per l'ambiente. Questo vuol dire da una parte difendere la Sardegna e dall'altra fare di necessità virtù.

Assessore Solinas, bisognerà trattare con gli armatori perché ai sardi non interessa la nostra vanità, ma interessa la continuità territoriale per le merci e per le persone, che deve essere garantita. Il pubblico non riesce a garantirla? Trattiamo con i privati! Loro la devono garantire, se no anche loro dovranno essere "attenzionati" dalla rabbia dei sardi.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Cuccureddu. Ne ha facoltà.

CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Mi pare che il presidente Cappellacci ieri dicesse che tutti i sardi, tutte le famiglie sarde hanno un ricordo negativo della Tirrenia. Io credo che tutti i sardi e tutte le famiglie sarde provino avversione per quel nome; forse solo Abbanoa riesce a suscitare più indignazione della Tirrenia per i disservizi causati e per i problemi che in questi decenni sono stati procurati ai sardi.

Abbiamo sentito le più svariate definizioni nel dibattito di ieri e in altri dibattiti e il servizio di trasporto marittimo è migliorato soltanto un po' quando i privati hanno deciso di fare concorrenza alla Tirrenia, ma su questo aspetto tornerò.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE COSSA

(Segue CUCCUREDDU.) Io sono forse uno dei pochi in quest'Aula a cui non dispiace affatto che la Regione Sardegna non abbia acquisito quote di capitale nella società Tirrenia. Non mi dispiace affatto che non siamo diventati soci di minoranza a reggere il moccolo a tre, con imprenditori e armatori privati napoletani che devono gestire una flotta composta da dipendenti quasi totalmente napoletani e che ha però il core business nei collegamenti con la Sardegna. Credo che in una società si possa e si debba entrare se si ha la possibilità di incidere, se ci sono obiettivi e finalità comuni con i partner. In questo caso gli obiettivi e i fini degli altri partner, gli obiettivi e i fini degli armatori sono chiarissimi.

Perché dicevo che quando si sono inseriti i privati sono migliorati i servizi? Perché è stato fatto dumping. Vincenzo Onorato ha fatto offerte a 1 euro; Moby Lines trasportava le auto ala costo di 1 euro, perché? Perché voleva caricare di debiti la Tirrenia. Non gli interessava chiudere i bilanci in pareggio, non era quello l'obiettivo. Per quale ragione chiudeva i bilanci con 11, 12 o 13 milioni di passivo ogni anno? Tanto poi c'erano altri settori delle sue attività attraverso i quali poteva compensare, che erano quelli relativi alle attività dei rimorchiatori e alla gestione dei porti. Pensate alla Sinergest di Olbia. Quindi è stata fatta un'azione pianificata, quella cioè di levare di mezzo il concorrente che poteva calmierare i prezzi e una volta fatto questo si sarebbero potute creare, a spese dei sardi, le condizioni per un ritorno economico, dopo dieci anni di passività.

Ecco, questo è il progetto, questo è l'obiettivo, è talmente evidente che secondo me anche l'Antitrust non avrà necessità di fare grandi istruttorie. Come possiamo noi diventare soci di chi ha l'obiettivo preciso di guadagnare eliminando l'unico soggetto in grado di calmierare i prezzi? Quindi Tirrenia vada per la sua strada, non abbiamo interesse a partecipare a quella compagine azionaria. Deve essere un altro l'obiettivo, quello di gestire noi stessi, almeno in parte, le risorse della continuità territoriale. Se non ci fossero quei 72 milioni di euro all'anno, la Tirrenia, le sue diciotto navi e le rotte non sarebbero appetibili per i tre armatori in questione. Appetibile è invece il contributo finanziario dato dallo Stato.

Il Presidente della Regione ha richiamato a uno spirito unitario le forze politiche, le istituzioni e i cittadini sardi e credo che nessuno si sottrarrà a una battaglia di questo genere, però quando si pianifica una battaglia bisogna individuare subito l'avversario, il nemico, e cercare anche qualche alleato, qualche partner, altrimenti le battaglie difficilmente si vincono. Le battaglie condotte da soli contro tutti difficilmente hanno chance di successo.

Dovremo dunque sforzarci di trovare soluzioni innovative, lo dico all'Assessore che è giovane e dinamico e credo abbia lo spirito giusto per cambiare l'ottica dalla quale abbiamo sempre guardato. Abbiamo cioè sempre guardato alla Tirrenia, abbiamo sempre guardato a quel contributo che lo Stato ci dà per garantire la continuità tra Italia e Sardegna. Ecco, credo che, nel momento in cui i confini in Europa stanno diventando sempre più labili, occorra cercare partnership forti. Del resto si guarda a noi, in questo senso, perché potremmo diventare il modello, una volta tanto, per condurre una battaglia di questo genere. Credo che i nostri partner naturali siano coloro che sono nelle nostre condizioni e che l'Europa, l'Antitrust europeo, dovrà fare attenzione e guardare con interesse a ciò che sta capitando da noi, perché quello che alcune élite intellettuali della Corsica (un tempo affascinate da idee indipendentiste oggi superate per la china che ha preso l'indipendentismo in quella regione) chiamano il subcontinente sardo-corso deve avere la possibilità di rivendicare la continuità territoriale con l'Europa e non semplicemente la continuità territoriale tra la Corsica e la Francia e tra la Sardegna e l'Italia, gestita dai Governi francese e italiano. Poi, magari, quando un funzionario della nostra Regione deve andare ad Ajaccio per sottoscrivere un accordo deve prendere quattro aerei perché manca la continuità territoriale interna. Pensiamo a rivendicare, per due regioni che fanno parte di due diversi Stati, una continuità sardo-corsa con l'Europa. A quel punto l'Europa dovrà dare a queste due regioni le risorse finanziarie, che non dovranno essere gestite dallo Stato, il quale per riuscire a cedere - questa era la volontà - nel più breve tempo possibile una compagnia della quale non sentiva la necessità, anche perché non è interesse dello Stato gestire compagnie di navigazione mentre forse è interesse nostro, è stato pronto a offrire regalie a imprenditori privati che consolidassero questo oligopolio.

Assessore, credo che sia questa la battaglia: vediamo quali isole, non solo del Tirreno, stanno nelle nostre condizioni e cerchiamo di stringere con loro accordi forti. Cerchiamo, assieme ai partner che possiamo avere in questa battaglia, di avviare una rivendicazione forte per le aree marginali dell'Europa, che non sono solo quelle insulari. L'Europa ha riconosciuto altre aree marginali, pensate a quelle delle zone montane, ma le isole possono fare una battaglia comune per levare allo Stato italiano e allo Stato francese la completa potestà di gestire la continuità territoriale e riportarla in Europa per delegarla alle Regioni, magari sotto forma di fondi aggiuntivi a quelli delle politiche regionali, per garantire la continuità tra queste zone marginali d'Europa e l'Europa stessa.

Fare battaglie di tipo legale, sollevare conflitti di attribuzione con la Corte costituzionale è sì utile, non va lasciato nulla di intentato, ma abbiamo visto che la Corte costituzionale ormai è totalmente appiattita sulle posizioni governative. Ho visto la sentenza che ha ritenuto incostituzionale una norma transitoria della nostra legge sul Patto di stabilità che credo sia emblematica di questo atteggiamento: rendere incostituzionale una norma transitoria, salvando la legge, per via di un termine, ovvero il termine per la rimodulazione del patto territoriale, la dice lunga su quale sia l'atteggiamento della Corte costituzionale in questo momento.

Credo che questa debba essere la battaglia. Non più, quindi, battaglie per rivendicare quote di minoranza che magari, attraverso le ricapitalizzazioni, possono essere marginalizzate o patti parasociali che possono essere in qualunque momento disattesi. Credo che dovremmo procedere con la flotta sarda, rafforzare la Saremar e ottenere una quota delle risorse, perché la Regione Sardegna possa garantire la continuità territoriale e la libertà di movimento dei sardi.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.

SALIS (I.d.V.). Mi rivolgo al presidente Cappellacci, con tutto il rispetto per l'assessore Solinas, che invitiamo a riferire queste nostre indicazioni al Presidente. Apro una parentesi sull'assenza del Presidente, questa volta dovuta a un incontro con il ministro Tremonti: non vorrei che oggi venisse posto il sigillo a quel rischio di scambio che è stato ventilato dalla stampa sarda, cioè alla richiesta da parte del Governo nazionale del via libera all'accordo con i privati in cambio di una risposta favorevole a un diritto già acquisito dalla Sardegna, quello sulla vertenza entrate. Le prossime ore scioglieranno questo nostro dubbio.

Al presidente Cappellacci noi del Gruppo dell'Italia dei Valori diciamo che sebbene sia apprezzabile questa tardiva richiesta al Consiglio di una mobilitazione per difendere il diritto alla mobilità dei sardi, siamo purtroppo convinti che egli non abbia né la personalità né l'autorevolezza e neppure la credibilità, purtroppo, per poter guidare una battaglia autonomistica di così elevato spessore e livello. Siamo convinti, badi bene, Presidente, lo diciamo con rammarico, che purtroppo la convinzione che era ormai passata non solo a livello di Governo nazionale, ma anche tra i privati che hanno trattato con il Governo nazionale, con il sottosegretario Letta…. Vorrei ricordare all'onorevole Pittalis e agli altri stimati colleghi del P.d.L. che sostengono, giustamente dal loro punto di vista, la battaglia del presidente Cappellacci che chi ha manifestato profonda ostilità nei confronti della Sardegna sono i ministri Matteoli e Romani e il sottosegretario Letta. Non vorrei che queste cose venissero dimenticate, perché se è vero che voi diventate o cercate di diventare improvvisamente sardisti richiamando le ragioni dell'autonomia, è anche vero che un attacco ai diritti autonomistici della Sardegna proviene da ministri del vostro partito! Quindi a voi, rappresentanti autorevoli del P.d.L. sardo, al deputato Pili, agli altri deputati e ai senatori che sui giornali danno insegnamenti a questo Consiglio regionale su come muoversi sulla vertenza Tirrenia noi osiamo dire: giocate la vostra partita nel campo dove siete stati eletti, fatela in Parlamento questa battaglia, non contro Cappellacci, la sua Giunta e questo Consiglio regionale, ma contro i ministri del vostro Governo, perché sono loro che sono stati i complici più palesi e, come dire, rei confessi di un accordo per la cessione delle rotte della Tirrenia a un cartello di privati e per umiliare la Regione sarda.

E infatti le parole di umiliazione della Regione Sardegna, del suo Presidente, del suo Assessore e di tutta l'Isola sono scritte anche oggi a caratteri di piombo sulla stampa. Ma avete letto le dichiarazioni di Morace? Le voglio richiamare in quest'Aula. Domanda: "Cappellacci avrà voce in capitolo sulla nuova Tirrenia?". Risposta: "Valutiamo l'ipotesi di un loro ingresso, possiamo discutere della quota azionaria e di un posto in consiglio di amministrazione, ma si tolgano dalla testa l'idea di comandare. Qui comanda chi ha le deleghe e quindi il sottoscritto". Non me le sono inventate stanotte queste dichiarazioni! Altra domanda: "E il fatto che Cappellacci e Solinas abbiano saputo della vendita di Tirrenia a giochi fatti?". Risposta: "Non avevamo l'obbligo di informarli. Si è trattato di una trattativa privata con il Governo e il commissario straordinario della Tirrenia, nominato dal Governo. Noi abbiamo vinto una gara." Di fronte ad affermazioni del genere l'indignazione deve arrivare a un livello insopportabile e a questo punto si tratta di capire qual è la risposta da dare.

Collega Pittalis, io feci mio a marzo un emendamento presentato su questo tema in tempi non sospetti. In quel momento avevamo ancora la possibilità di intervenire positivamente sulla vicenda Tirrenia, di essere protagonisti di una vicenda in cui siamo intervenuti invece quando i buoi erano già scappati. Ma su quell'emendamento presentato dal Gruppo del P.S.d'Az. ci fu allora una levata di scudi da parte del P.d.L. e il collega Giacomo Sanna, lo voglio ricordare, fu costretto a ritirarlo. Provocatoriamente io feci mio quell'emendamento. Anziché fare inaugurazioni con il dottor Onorato nel porto di Cagliari, il presidente Cappellacci e la Giunta regionale sarebbero dovuti intervenire in quel momento perché la Sardegna fosse protagonista di questa vicenda fondamentale per le sue possibilità di sviluppo.

Evitiamo, quindi, di far credere che abbiamo fatto tutto quello che potevamo fare, ma ci è andata male. Non è così, siamo arrivati nettamente in ritardo, nonostante le sollecitazioni di questo Consiglio! Siamo arrivati in netto ritardo su una partita in cui il Presidente avrebbe dovuto avere una capacità di intervento sicuramente molto superiore a quella che ha avuto e che purtroppo ha. Stamattina, in edicola, una persona mi ha chiesto: "Ma Berlusconi che cos'ha contro Cappellacci? Si è rotto l'idillio?". Ma è così, perché se andiamo a inanellare tutte le cose che ha richiamato anche oggi il collega Capelli, e cioè il G8, la Sassari-Olbia, i fondi FAS, l'attacco all'autonomia speciale della Sardegna, la vertenza entrate e adesso la vicenda Tirrenia, sembra che il Governo nazionale si sia messo in testa di prendere a schiaffi il Presidente della Regione, la Giunta regionale e il popolo sardo. Una sequenza di atti così ostili da parte del Governo nazionale nei confronti della Sardegna non si era mai vista, eppure di Governi ostili di ogni colore ne abbiamo conosciuti!

Cosa fare adesso? Io non sono convinto che con questi privati si possa attivare una trattativa, spero di sbagliarmi, ma temo che non abbiano una concezione sull'essere imprenditori del trasporto pubblico che li porti ad avere qualche ripensamento sulla loro condizione di privati che investono e che vogliono guadagnare.

Badate, a livello nazionale c'è stata l'esperienza dell'Alitalia. Alitalia e Tirrenia si somigliano, al di là delle dimensioni. Anche per quanto riguarda la CAI (nella vicenda Tirrenia c'è la CIN, in quella dell'Alitalia c'era la CAI) imprenditori amici e amici degli amici hanno avuto in regalo la parte buona del trasporto aereo in Italia e hanno scaricato sul pubblico, cioè sulla collettività, i costi e i problemi di quella società di trasporto. Con la Tirrenia sta succedendo la stessa cosa, è la stessa operazione: anche qui ci sono imprenditori amici e amici degli amici. Voglio dire che la differenza di tono tra le reazioni del Presidente della Regione e dell'Assessore dei trasporti della Regione Sardegna e le dichiarazioni entusiastiche dei ministri della Repubblica italiana, complici di questo scippo e di questo ulteriore schiaffo alla Sardegna, è un'offesa.

A questo punto, Assessore, ci rivolgiamo a lei. Noi abbiamo fiducia nella possibilità che le sue idee, anche nuove, possano essere portate avanti con decisione nonostante la difficoltà dell'operazione. Noi ci stiamo convincendo, e questo ragionamento chiaramente va affinato, che un rafforzamento della presenza della Regione con una flotta sarda sia una risposta non in termini di contrapposizione, ma di concorrenza nell'ambito delle rotte marittime.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Vargiu. Ne ha facoltà.

VARGIU (Riformatori Sardi). Signor Presidente, colleghi del Consiglio, credo che il dibattito che stiamo svolgendo sulla Tirrenia ci porti a fare alcune riflessioni che sono obbligatorie in questo momento. La prima riflessione è che ciò che è successo oggi, cioè la vendita della Tirrenia alla compagnia CIN, è per tutti i sardi, e a maggior ragione per chi amministra la Sardegna, all'interno di questo Consiglio regionale o dell'Esecutivo che lo rappresenta, un risveglio brusco che ci fa ricordare quante volte ci siamo lanciati contro lo scadente servizio pubblico che veniva offerto dalla Tirrenia. Nessuno di noi probabilmente ha dimenticato i manifesti di sei metri per tre che l'armatore Onorato ha distribuito in tutte le città della Sardegna chiedendo retoricamente: "Ma voi sardi siete contenti della Tirrenia?". Noi Riformatori abbiamo sempre sostenuto che ci poteva essere anche peggio della Tirrenia e forse ce ne rendiamo conto oggi che rischiamo di essere ostaggio di un monopolio privato, anche abbastanza aggressivo nei confronti dei sardi, stando alle rassegne stampa dei quotidiani di questa mattina che commentano come la dirigenza di CIN abbia risposto alle dichiarazioni, ai riscontri e alle rilevazioni provenienti da questo Consiglio regionale.

Tutto questo, colleghi, ci deve porre in una situazione di riflessione, che credo debba essere legata allo scenario complessivo in cui la Sardegna si trova nei rapporti con lo Stato. C'è un'infinità di quelle che chiamiamo vertenze aperte; è aperta la vertenza sulle entrate e le norme di attuazione - che peraltro a noi non vanno del tutto bene - non sono state ancora definite in sede di Consiglio dei Ministri; il ministro Tremonti ha annunciato un taglio di risorse che inciderà fondamentalmente sulle Regioni a statuto speciale (taglio che l'assessore La Spisa ha quantizzato in 460 milioni di euro nel triennio); ci sono tutti i problemi conseguenti e ben noti a questo Consiglio regionale relativi al Patto di stabilità. Ieri, inoltre, durante l'incontro tra i Capigruppo, il Presidente del Consiglio e una rappresentanza delle delegazioni che protestavano davanti al Consiglio regionale, la presidente Lombardo ha dovuto ricordare che la richiesta di stato di crisi, avanzata da quelle stesse delegazioni, era già stata inoltrata dalla Regione Sardegna ed era stata addirittura oggetto di un ordine del giorno approvato dal Parlamento, che era però rimasto carta straccia, era rimasto fermo.

Che cosa fare, dunque, in questa situazione che riguarda oggi la Tirrenia, ma di cui la Tirrenia è soltanto una faccia? Noi Riformatori non possiamo che essere d'accordo su tutte le azioni di carattere legale che il Presidente della Regione ha annunciato durante le sue dichiarazioni rese in Aula, però a qualche cosa in più dovremo pur pensare, anche perché la prospettiva su cui sembrava che si fosse mossa la Regione, cioè quella di una partecipazione sostanziale della Sardegna nella Tirrenia, ha sempre lasciato molto perplessi noi Riformatori. Come pure ci lascia perplessi, lo devo dire con chiarezza, la sostenibilità della cosiddetta flotta sarda nei mesi in cui il noleggio avrà un costo assai significativo per le casse della Regione. E' andato tutto bene o sembra che sia andato tutto bene a luglio e ad agosto, ma posto che dovremo sostenere Scintu e Dimonios a ottobre, novembre e dicembre su rotte palesemente in passivo, sapendo che lo Stato sta pagando una convenzione onerosa al gruppo CIN, che dovrebbe sostenere la continuità territoriale sulle nostre rotte, in quel momento avrà ancora un senso l'iniziativa dimostrativa della Regione Sardegna? Dobbiamo chiedercelo, perché qualunque organo legislativo o esecutivo che si confronti con il mercato deve avere ben chiaro dove va il mercato e quindi la sostenibilità della propria posizione sul mercato.

Quali azioni intraprendere, dunque? Badate, io non credo né alle dimissioni del Presidente della Regione né all'autosospensione dal Gruppo del P.d.L., ma non perché ritenga che il Presidente non sia in grado di farlo o non sia in grado di portare a Roma le chiavi dei nostri Uffici, come ha accennato di voler fare, e di lasciarle sul tavolo del Presidente del Consiglio. Non ci credo perché non mi sembra il tempo per queste cose. Noi qui in Consiglio regionale usiamo l'uno nei confronti dell'altro un linguaggio che si è omologato, nel senso che non mi sembra che tra il centrodestra e il centrosinistra ci siano differenziazioni sostanziali nel modo di ragionare. Il linguaggio si è uniformato, ma insieme al linguaggio si è uniformata la consapevolezza dell'impotenza del Consiglio regionale nei confronti di meccanismi che stritolano questa istituzione.

Ieri il Capogruppo dell'Italia dei Valori ha risposto ai pastori in un modo che mi ha impressionato, quando cioè ha detto: "Sì, è vero, voi sostenete lo stato di crisi del vostro comparto e la disperazione delle vostre famiglie, ma quando io sono andato nel consiglio nazionale del mio partito a rappresentare questa situazione della Sardegna sono intervenuti gli abruzzesi, i calabresi, i lucani e i pugliesi per denunciare situazioni simili, uguali!". Allora, noi dobbiamo ricordarci che ci confrontiamo con il Governo nazionale (come abbiamo detto mille volte non chiameremo mai amico il Governo, di qualunque colore esso sia, perché è per noi solo una parte con cui ci dobbiamo confrontare) in una condizione di oggettiva debolezza, perché siamo 1 milione e 650 mila abitanti su 63 milioni, perché abbiamo nove senatori, qualcuno non sardo, ma eletto per caso in Sardegna, e diciassette deputati, se non sbaglio, di cui alcuni non sardi, che se ne fregano della Sardegna e che se anche fossero uniti a questo Consiglio regionale rappresentano una forza modestissima per potersi confrontare con il resto dell'Italia, dove ormai prevale una logica non più improntata all'unità nazionale, alla difesa dei deboli, ma improntata all'egoismo di chi è forte e, in un quadro complessivo di perdita dei privilegi, vedendo toccati i propri privilegi non ha nessun interesse a sostenere i deboli, né tanto meno a garantire loro eventuali privilegi. Questo è ciò di cui dobbiamo tener conto. E anche le soluzioni miracolistiche che ogni tanto balenano nella testa di qualcuno di noi, come la secessione, l'indipendenza, l'uomo forte che viene in Sardegna e finalmente ottiene dalla Sardegna ciò che il suo sistema parlamentare non riesce a ottenere in Italia, sono utopie, velleitarie illusioni se per caso pensiamo di restare appesi a esse credendo che possano risolvere definitivamente i problemi della Sardegna.

La soluzione è un'altra ed è quella che Mario Segni, il tanto vituperato Mario Segni, il tanto inascoltato Mario Segni sosteneva quindici anni fa da parlamentare europeo, cioè quella della valorizzazione dell'insularità, della peculiarità della Sardegna legata al fatto che è l'unica terra che ha il mare intorno. Questa insularità, amici, non può essere sostenuta in modo querulo, presentandosi sempre col cappello in mano, come se fosse una palla al piede di cui liberarsi e di cui essere in qualche maniera risarciti dallo Stato. L'insularità va sostenuta intanto con ciò che di positivo porta: investendo in tecnologia, investendo sulla lingua inglese, investendo sui trasporti, investendo sul significato del brand che la Regione Sardegna può avere nel mondo, quindi con la convinzione che abbiamo dei valori aggiunti che non sfruttiamo in nessun modo.

Inoltre l'insularità va difesa chiedendo i diritti di cittadinanza dei sardi, nel senso che se siamo convinti di essere italiani ed europei a pari titolo degli altri abbiamo dei diritti di cittadinanza che ci debbono essere riconosciuti. E' questo il ragionamento che noi Riformatori stiamo cercando di fare attraverso il partito dei sardi, e non perché pensiamo che sia necessario un nuovo partito in Sardegna. Si può infatti essere del partito dei sardi, anzi è utile essere del partito dei sardi anche militando all'interno dei partiti nazionali, ma avendo coscienza dei nostri diritti, della nostra individualità e della nostra peculiarità, da cui deve discendere ogni nostra azione politica, cosa che sinora, in quest'Aula e fuori di qui, non è mai avvenuta.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Steri. Ne ha facoltà.

STERI (U.D.C.-FLI). Signor Presidente, l'occasione di questo dibattito è stata offerta dalla decisione del commissario della Tirrenia circa l'alienazione del ramo aziendale della Tirrenia stessa. La decisione era annunciata ed è una decisione sbagliata di un procedimento sbagliato, nato male, illegittimo, incostituzionale e in violazione della normativa comunitaria. Chi più ne ha più ne metta.

Per quanto riguarda questa decisione ritengo che da parte della Giunta regionale agire per le vie giudiziarie sia un atto dovuto e semplice. E' evidente che questa alienazione, con cui contestualmente si attribuiscono gli oneri di servizio pubblico, è palesemente erronea. Gli oneri di servizio pubblico vanno attribuiti con un procedimento particolare, tramite una gara specifica. Tutte queste disposizioni sono state violate. Nel contempo, se io alieno la Tirrenia e collego a questa alienazione gli oneri di servizio pubblico sto dando un aiuto di Stato. Ma, ripeto, di profili di illegittimità ce ne sono parecchi. L'occasione, ripeto, è data da questa decisione che è sicuramente aggredibile con tutti i rimedi che l'ordinamento ci pone a disposizione.

Detto questo, sicuro che la Giunta agirà presto con tutti gli strumenti e porterà a casa - ne sono convinto - un risultato positivo, si pone il problema di fondo su cui si innesta l'alienazione della Tirrenia. Il problema di fondo è quello dei principi costituzionali che garantiscono l'eguaglianza non solo formale, ma anche sostanziale (articolo 3), pertanto per garantire l'eguaglianza sostanziale io devo tener conto del carattere di insularità della regione sarda e devo darle tutta una serie di strumenti che garantiscano l'effettiva continuità territoriale sia in favore dei residenti in Sardegna sia in favore di coloro che in Sardegna vogliono recare. Sicuramente questo principio non è rispettato con la legge sul federalismo fiscale.

L'U.D.C. è stata l'unico partito che a livello nazionale ha votato sin dal primo momento contro la legge delega, perché già da quella legge si capiva dove si intendesse andare a parare. Sicuramente non sono sufficienti le ipocrite affermazioni contenute nei decreti delegati circa il riconoscimento dell'insularità della Sardegna se nel contempo si mette in atto un meccanismo fiscale che tutto può fare fuorché garantire quel risultato. E' il massimo esempio di ipocrisia raggiunto dal Governo Berlusconi in questa materia! Si è posta in essere tutta una serie di comportamenti non coincidenti col principio di solidarietà. Ripeto, qua tutto si può dire, fuorché che qualche principio sia stato rispettato.

Questo comportamento, assolutamente inaccettabile da parte del Governo e dei suoi organi amministrativi, che ne sono emanazione, non è un caso isolato, non si pone come monade isolata, ma si inserisce in un più ampio contesto di comportamenti del Governo che vanno al di là di quella che è la discrezionalità di scelte politiche legittime, ma si introducono nell'ambito di una serie di politiche volte palesemente - per motivi politici, per avere i voti o per sorreggere il Governo - a favorire determinate parti dello Stato italiano sorrette da certe forze politiche. Questo, signori, è del tutto inaccettabile. Lo abbiamo detto sin dal primo giorno e continuiamo a ripeterlo. Forse noi, rispetto al P.d.L., siamo facilitati dal fatto di essere a livello nazionale all'opposizione, quindi capisco benissimo che il P.d.L. debba tenere una linea più morbida nei confronti del Governo, lo abbiamo notato soprattutto nella prima fase di questa legislatura, però anche questa linea non può più essere tenuta oggi da nessuno in presenza di questi comportamenti del Governo.

Noi ribadiamo che deve essere fatta non solo una politica contestativa nel senso in cui se ne parlava nelle precedenti legislature, ma anche una politica di contestazione forte su tutto quello che il Governo va a operare, laddove incida sulla Regione Sardegna, anche appigliandoci a meri errori formali su ogni provvedimento approvato dal Governo in tutti i settori e a 360 gradi. Questi provvedimenti devono essere impugnati di fronte a tutte le giurisdizioni possibili; parlo di giurisdizioni possibili perché a oggi il confronto politico non ha sortito effetti. Va da sé, però, che anche a livello di confronto politico il tono deve essere elevato, e di molto. Ci deve essere un contrasto fortissimo, bisogna acquisire enorme autorevolezza nei confronti del Governo. L'autorevolezza non la dà solo il numero degli abitanti di una regione; l'autorevolezza la danno i comportamenti, il saper tenere la schiena dritta, il perseguire solo ed esclusivamente gli interessi generali e quelli della Sardegna. Noi possiamo anche comprendere che in talune ipotesi dobbiamo fare delle mediazioni, perché l'interesse della Sardegna talora può oggettivamente contrastare con l'interesse dello Stato, in quei casi si valuta, però, ripeto, un comportamento chiaro e preciso non può che portare frutti positivi.

Si è parlato in quest'Aula di dimissioni e quant'altro. In effetti, all'inizio della stagione dell'autonomia un Presidente della Regione si dimise per protesta verso un comportamento del Governo, che peraltro era ben meno grave di quello a cui assistiamo in questi giorni. Quel Presidente per protesta rifiutò di ricandidarsi. Gli inviti alle dimissioni forse sarebbero più credibili se insieme ci fosse l'impegno di tutti a non ricandidarsi, come fece quel Presidente, altrimenti facciamo soltanto polemica politica, e questo a noi non interessa. Noi facciamo parte di un partito nazionale all'interno del quale abbiamo notevole autonomia e anche quando tale autonomia non ci viene data se sono da tutelare gli interessi della Sardegna noi ce la prendiamo e andiamo contro le linee del partito, purché, ripeto, siano da tutelare gli interessi della Sardegna. Abbiamo aderito a questa maggioranza sulla base di un programma, così come nelle elezioni amministrative abbiamo aderito ad altre maggioranze, laddove ritenevamo che i programmi conseguibili con quelle maggioranze fossero più utili per le realtà locali. Quel programma, ovviamente, oggi va rivisto in quanto la situazione è completamente mutata, sia per questioni di livello internazionale e nazionale sia per l'aggravarsi della crisi a livello regionale. Riteniamo pertanto che sia essenziale una rivisitazione del programma di governo, che deve essere per quanto più possibile condiviso e deve puntare su politiche di sviluppo dell'economia, su politiche che consentano di aumentare la ricchezza della Sardegna. Questo programma deve essere portato avanti con decisione, verso una posizione di contrasto totale nei confronti del Governo.

Termino qui il mio intervento, auspicando che il Governo si dimetta quanto prima.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà.

DIANA MARIO (P.d.L.). Signor Presidente, non entrerò nel merito delle sterili polemiche e delle dichiarazioni sulle dimissioni del Presidente della Regione, perché credo che un danno ulteriore che noi possiamo arrecare alla Sardegna sia proprio un vuoto amministrativo e politico. Ognuno di noi deve assumersi le proprie responsabilità e cercare di risolvere quelle che, secondo me, ma credo anche secondo i colleghi, stando ai loro interventi, sono le emergenze sulle quali tutti concordiamo. Quindi è inutile affannarsi nel chiedere le dimissioni del Presidente della Regione, perché credo che in questo momento ci sia la necessità di fare altro, certamente con il Presidente della Regione, con la Giunta regionale, con il Consiglio regionale e con tutti quei soggetti che debbono a pieno titolo partecipare o cercare di partecipare alla soluzione dei problemi.

Ho dichiarato, qualche giorno fa, che c'erano tre priorità per le quali la Sardegna doveva assolutamente stringersi intorno a un solo progetto, a una sola iniziativa, il che non voleva dire fare accordi trasversali di maggioranza e opposizione, ma semplicemente fermarsi per un momento e cercare di capire dove si può andare. Quando si è discusso dei trasporti si è parlato anche dell'articolo 8 dello Statuto, quindi delle entrate, e dell'agricoltura. Continuo a ribadire che sono queste le vere emergenze, il che non vuol dire che non ci dobbiamo occupare di tutte le altre questioni.

Ho sentito qui, ieri, qualche collega dire: "Non esaminiamo altre proposte di legge, altri disegni di legge". C'è tempo e c'è una stagione per tutte le cose e io credo che non possiamo limitarci a parlare solo di un argomento. Noi stiamo affrontando oggi il problema della Tirrenia e dei trasporti da e per la Sardegna a seguito delle dichiarazioni che il Presidente della Regione ha reso ieri in quest'Aula. Ho ascoltato con grande attenzione le cose che il Presidente della Regione ha detto, che per qualcuno potevano essere delle novità, per altri cose ormai metabolizzate. Un fatto è certo: il Presidente della Regione ha chiamato a una mobilitazione. Lo fece anche il presidente Soru, in altri tempi, e noi soddisfacemmo quella esigenza. Infatti, convinti della sua giustezza, partecipammo alla conseguente mobilitazione. Perché il presidente Soru chiese una mobilitazione? Perché non erano arrivate, nei tempi dovuti, alcune risposte importanti. Allora io mi domando: siamo già nella fase della mobilitazione? Cioè, abbiamo già fatto tutti i tentativi di natura politica e istituzionale per capire che siamo già nella fase della mobilitazione solo perché la Tirrenia è stata venduta? Io penso che dobbiamo aspettare gli atti per capire se quella cessione avrà un seguito. Ma perché dico questo? Perché credo che non possiamo essere permanentemente in stato di mobilitazione e in contrasto con il Governo. Il problema dei trasporti da e per la Sardegna è un problema antichissimo e il Presidente ha sentito la necessità di dire a quest'Aula che era da cinquant'anni che non si conosceva il contenuto della convenzione tra la Tirrenia e il Governo italiano. Fatto di una gravità inaudita! Io spero che venga fornita questa convenzione, perché probabilmente ciascuno di noi vorrà capire che cosa è successo negli anni passati, quali proroghe sono state concesse, quanti rinnovi sono stati concessi, e non per individuare responsabilità, che ritengo siano da imputare a tutti: al Governo Prodi, al Governo Berlusconi e ai Governi che si sono succeduti negli ultimi cinquant'anni, perché quella convenzione è stata ripetutamente rinnovata. Con quali caratteristiche la Regione Sardegna non lo sapeva, pur avendo un suo rappresentante - dice il Presidente, ed è così - all'interno del consiglio di amministrazione della Tirrenia.

Bene, perché faccio questo ragionamento? Perché non possiamo lasciarci trascinare sulla strada della mobilitazione per tutto ciò che ci passa per la testa; non è questa la strada da seguire. Io credo che la politica ci debba insegnare a fare cose diverse e che noi dobbiamo essere più presenti sempre. Ho condiviso ciò che qualche collega ha detto a proposito dell'annoso problema della rappresentanza a livello parlamentare. L'ho condiviso, posso sottoscriverlo, perché non è assolutamente possibile che siamo in questo stato di cose. Cioè a noi, Consiglio regionale, a noi, Amministrazione della Regione Sardegna, è caduto il mondo addosso, ma nessuno si è occupato, nelle alte sfere, di sostenere le nostre ragioni prima di aderire alla mobilitazione. E devo ammettere che mi darebbe anche fastidio vedere molti parlamentari che sono stati finora assenti, silenti, sfilare in prima fila insieme a noi per manifestare contro il Governo; o meglio non contro il Governo, ma a favore della Sardegna, perché io non voglio andare contro il Governo, ma voglio andare a favore della Sardegna, il che è un discorso ben diverso.

E allora, se noi abbiamo questa volontà, questa forza, e ce l'abbiamo, come abbiamo dimostrato altre volte, mi chiedo - l'avrei voluto chiedere al Presidente della Regione, lo farò appena possibile, ma immagino già la sua risposta - se abbiamo esperito tutti i tentativi di tipo istituzionale nei rapporti col Governo. Abbiamo visto che le porte ci sono state chiuse? La cessione della Tirrenia ha avuto garanzie antecedenti o non le ha avute? Certo, l'Assessore dei trasporti potrà dare una risposta a questa mia domanda, perché non ci restino solo leggere sui quotidiani di oggi le accuse, neanche troppo velate, nei confronti del ministro Matteoli, che non voglio difendere perché lo conosco da quarant'anni. Io voglio solo capire se ci sono state interlocuzioni e quali sono state le risposte. E se le risposte sono state negative, se non ci sono state rassicurazioni del tipo: "State tranquilli, la Sardegna sarà rappresentata con il 25 per cento", se non ci sono notizie che dicono che la Sardegna sarà rappresentata nel consiglio di amministrazione, così come ha chiesto il Presidente, se non è stata data tutta una serie di garanzie a monte, allora sì che la mobilitazione avrà un senso, perché la forza ci deriva proprio dal fatto che non sono stati raggiunti accordi di questo genere.

Allora ognuno di noi, onorevole Salis, potrà essere più convinto della propria partecipazione alla mobilitazione. Io ne sono estremamente convinto, non avrei aspettato a oggi per fare la mobilitazione, l'avrei fatta ben prima perché i segnali di una scarsa attenzione nei confronti della Sardegna non sono nati con la Tirrenia, ma sono nati anni fa con l'articolo 8 e per i problemi dell'agricoltura, quando, come ha ricordato l'onorevole Vargiu, è stato chiesto lo stato di crisi. Il Consiglio regionale ha chiesto lo stato di crisi, la Giunta ha deliberato, ma il ministro Galan si è dimenticato dello stato di crisi dell'agricoltura in Sardegna. Oggi, dico io, non basta più la richiesta dello stato di crisi solo per un comparto. Allora venne chiesto per l'agricoltura, ma credo che adesso siamo in una situazione ben diversa. Ci è precipitato il mondo addosso (non solo a noi), dobbiamo essere responsabili delle azioni che abbiamo fatto o non abbiamo fatto, per cui credo sia opportuno che il presidente Cappellacci chieda la mobilitazione non solo per la Tirrenia, ma per tutti i comparti produttivi della Sardegna. La mobilitazione la dobbiamo fare noi per questo e anche per altro, e la dobbiamo fare con forza se crediamo che per tre argomenti almeno in questo momento non ci debbano essere né contrapposizioni né i soliti veleni da parte di chi chiede le dimissioni di Tizio o di Caio.

Ho apprezzato l'intervento del collega Steri. E' vero, quando ci si dimette si va a casa e non si torna più. Lo fece il senatore Endr[PS2] ich, l'unico senatore del Movimento Sociale Italiano eletto in Sardegna, quando vennero aumentate le indennità dei senatori della Repubblica. Cosa fece? Quando fu avanzata la proposta di aumentare le indennità il senatore Endrich si dimise e non entrò più nel Senato della Repubblica.

Allora, vogliamo fare questi ragionamenti? Benissimo! Vogliamo fare demagogia spicciola? Facciamola, ci riusciamo tutti! Io credo di riuscirci anche meglio di qualcun altro. Siccome io tengo alla Sardegna e il Gruppo del P.d.L. credo ci tenga almeno quanto me, se non di più, dico che noi siamo pronti a fare le mobilitazioni, siamo pronti a sostenerle, però vorremmo che per un momento ci si fermasse, lo ripeto per l'ennesima volta, perché è l'unica arma forte che ci resta nei confronti del Governo. Se avremo la capacità di fare questo, poi tutto il resto sarà in discesa.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Presidente, credo che dopo l'intervento del Capogruppo del P.d.L., l'Assessore dei trasporti, il quale oltre che dalla giovane età credo sia connotato anche da una buona dose di onestà intellettuale, possa riferire su una mezza verità che sta emergendo sia dai titoli dei quotidiani sia dal dibattito di stamani in Aula. La trattativa è andata davvero come ci ha raccontato il presidente Cappellacci oppure è andata diversamente? Sarebbe molto grave per la credibilità non dico del Presidente, che mi pare non ne abbia più, ma della Regione se i fatti si fossero svolti in modo differente da come ci è stato raccontato, e mi pare che siamo su quella strada.

Ieri il Presidente della Regione ha parlato di ennesimo sopruso. Lo ha fatto riferendosi esclusivamente alla Tirrenia e al commissario; non ha mai nominato il Governo. Eppure, come ha denunciato il Capogruppo del Partito sardo, siamo di fronte a un atto di pirateria di alcuni ministri. Il Governo doveva scegliere se tutelare il diritto dei sardi alla mobilità oppure gli interessi di alcuni armatori che sui nostri diritti hanno solo l'obiettivo di speculare, come sta emergendo con chiarezza. E il Governo non ha avuto alcun dubbio, si è schierato con gli interessi degli armatori. Quello che è stato definito un sopruso in effetti è l'ennesimo fallimento del Governo regionale di Cappellacci. In due anni e mezzo ne avete collezionato uno dietro l'altro: dall'articolo 8 ai fondi FAS, dalla Sassari-Olbia alle assicurazioni di Berlusconi sulle prerogative della Sardegna in ordine all'insularità, per restare al tema di oggi. E meno male che si trattava e si tratta di un Governo amico! Non oso pensare cosa sarebbe successo se non fosse tale!

L'economia di quest'Isola, come ha ricordato il collega Capelli, è in ginocchio; non c'è comparto o settore produttivo che non viva una condizione di crisi drammatica. L'Isola continua a perdere fiducia - sottolineo questo fatto perché è grave, non è materiale, ma attiene a una condizione più forte della materialità - grazie a voi, grazie a questo Presidente che non è in grado di rappresentare gli interessi collettivi di questa regione. Badate, ciò vale per l'industria, vale per il mondo agropastorale (ancora ieri una parte importante di quel mondo manifestava di fronte a questo palazzo), vale per le piccole e medie imprese, che hanno denunciato l'altro ieri la morte di 1.600 piccole e medie imprese nel solo 2010, vale per la scuola dell'obbligo e per le partite IVA, e l'elenco potrebbe essere ancora più lungo. C'è il grido d'allarme del sindacato, che in autunno andrà a uno sciopero generale, c'è il grido d'allarme della Chiesa, attraverso la Pastorale del lavoro, e della stessa Confindustria.

Al Presidente, che oggi è assente giustificato, tramite i tre Assessori presenti e la Presidenza del Consiglio chiedo: ma lei è in sintonia con questa realtà? Le risposte, badate, possono essere solo due: se è in sintonia con questa realtà vuol dire che è incapace di affrontare questa situazione e credo debba con grande onestà trarne le debite conseguenze; se non è in sintonia è ancora peggio, perché vuol dire che non capisce la situazione drammatica che vive quest'Isola e ancor meno è in grado di affrontarla. Ecco perché questa regione, il suo tessuto economico e sociale continua a perdere fiducia e non è nelle condizioni di guardare al proprio futuro con un minimo di prospettiva.

E' di ieri l'appello del Presidente della Regione. A questo appello ha risposto immediatamente, almeno per quanto riguarda il Partito Democratico, il nostro Capogruppo. Noi abbiamo detto che rispondiamo a questo appello almeno per due ragioni, onorevole Diana: intanto perché il Partito Democratico, quale che sia la sua collocazione, al governo o all'opposizione, avverte la responsabilità di rappresentare i diritti, le attese, i bisogni, le ansie e le paure del popolo sardo; in secondo luogo perché ci rendiamo conto che questo Presidente, la sua Giunta, la sua maggioranza non sono assolutamente all'altezza di far fronte a questa situazione. Questa è la storia di due anni e mezzo di legislatura: non siete in grado di rappresentare gli interessi di questo popolo che continua a essere vessato in tutte le occasioni dal Governo nazionale.

Cosa vuol dire per il Presidente della Regione questo appello? Vorrei che su questo ci fosse chiarezza. Cosa vuole fare il Presidente? Vuole rendere le chiavi della Sardegna al Governo, così come ha detto? Ma quali chiavi? Qualcuno gli ha mai consegnato delle chiavi? Badate che il presidente Cappellacci non ha mai avuto le chiavi della Sardegna e non lo dico polemicamente, lo dico con amarezza! Ma che cosa vuole consegnare? Un qualcosa che non ha mai avuto in mano, come abbiamo avuto modo di vedere in questi due anni e mezzo?

Io credo che il Presidente debba prendere atto della sua inconcludenza e anche qui, onorevole Diana, ognuno si assuma le sue responsabilità. Chi dopo due anni e mezzo arriva a questo bilancio non può che trarne una conclusione onesta. Se ritiene di aver portato a casa dei risultati attesi dai sardi è chiaro che deve continuare, con grande senso di responsabilità, ma se dopo due anni e mezzo i risultati non sono all'altezza di quelle attese, deve davvero, se vuole bene a quest'isola, a questa regione, liberare il terreno dalla sua presenza. Par di capire, però, che non siamo, per le ragioni che diceva l'onorevole Mario Diana, in questa situazione. Si vuole andare avanti, con tutti i rischi per la Sardegna. Allora, sia chiaro, non può essere un appello generico. Noi siamo pronti, come è stato detto, ad accogliere l'appello, ma non può essere un appello del tipo "armiamoci e partite"! Allora, va aperta una nuova fase politica. Certo, vanno chiamate le parti sociali, il sistema delle autonomie locali, le forze politiche e a loro vanno proposte le ragioni profonde di questa mobilitazione. E quali sono queste ragioni? Sono l'ulteriore vessazione subita dalla Regione Sardegna sulla vicenda Tirrenia. E' una ragione più che valida, ma non basta. Serve, ripeto, una nuova stagione politica nella quale il Consiglio regionale, non altri, si deve far carico di interpretare il valore e la valenza dell'autonomia. Dico questo perché il Presidente, la Giunta e la maggioranza non sono stati in grado in questi due anni e mezzo di interpretare il valore e la valenza dell'autonomia. Avete voglia di sbandierarla a parole, i fatti dimostrano l'esatto contrario!

Una stagione nuova non può che partire da un protagonismo del Consiglio regionale - mi dispiace manchi anche il Presidente del Consiglio - e delle forze politiche in esso presenti. Si definisca una nuova agenda politica, si stabiliscano, onorevole Diana, le priorità.

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LOMBARDO

(Segue DIANA GIAMPAOLO). Le priorità non sono l'ordinarietà con cui si intende procedere in questa discussione; le priorità sono certamente la Tirrenia, le entrate, ma con quale autorevolezza oggi il Presidente tratta con il ministro Tremonti dopo essersi scusato a seguito dell'ordine del giorno licenziato da questo Consiglio regionale? Ma di che cosa stiamo parlando? Ma non ci vergogniamo di essere rappresentati da un Presidente che si fa umiliare in questa maniera? Si tracci una nuova agenda, un nuovo ordine di priorità.

PRESIDENTE. Onorevole Diana, il tempo a sua disposizione è terminato.

Poiché non vi sono altri iscritti a parlare, ha facoltà di replicare l'Assessore dei trasporti.

SOLINAS CHRISTIAN (P.S.d'Az.), Assessore dei trasporti. Signora Presidente, colleghe e colleghi, ho seguito con attenzione tutti gli interventi svolti nella giornata di ieri e nella mattinata odierna. Questo dibattito, insieme ai fatti di questi giorni, ci consegna un perimetro della discussione che mi rendo conto essere ben più ampio dei soli aspetti trasportistici. E' un perimetro che riguarda questioni profonde - le citava prima l'onorevole Mario Diana -, come l'agricoltura e le entrate, che rappresentano una nuova piattaforma di contrattazione che deve essere avviata con lo Stato.

Nel mio intervento - mi perdonerete di questo - cercherò invece di riportare i termini della discussione a quelle che sono le competenze specifiche che ho in capo, che sono quelle trasportistiche. Eviterò di andare a cercare responsabilità o meriti, cercherò semplicemente di restituire a questo Consiglio regionale quella che è la vicenda vissuta in questi mesi in ordine alla Tirrenia. Anche perché se dovessimo guardare fin dall'inizio a una procedura di infrazione che si è aperta nel 2000 nei confronti dello Stato italiano per quanto riguarda la Tirrenia, dovremmo dire che il problema per la Regione Sardegna non sono i Governi, ma è lo Stato italiano, perché pur nell'alternanza di diversi Governi lo Stato, anziché dare attuazione al Regolamento europeo sul cabotaggio marittimo, che prevedeva la liberalizzazione delle rotte e quindi prevedeva che si facessero i bandi sulle singole rotte per l'imposizione degli oneri di servizio pubblico, ha scelto sempre e costantemente, al di là della formula politica, di inseguire quella che è stata definita la gara a doppio oggetto, e cioè una procedura assolutamente contestabile e non richiesta dall'Unione europea. Bisogna uscire anche da questo equivoco: l'Unione europea non ha mai chiesto di privatizzare la Tirrenia. Lo Stato italiano ha insistito in tutti questi anni perché l'Unione europea accettasse una formula che prevedeva la cessione delle quote del capitale azionario della Tirrenia unitamente a un tesoretto, che erano gli oneri di servizio pubblico e i contributi di un contratto che assicurava 72,5 milioni di euro all'anno per otto anni.

Quindi dobbiamo essere chiari: questa situazione è stata costantemente voluta dallo Stato italiano. Ecco perché mi sento di dire a quest'Aula che la dinamica conflittuale non è oggi tra posizioni differenti all'interno di questo Consiglio, tra maggioranza e minoranza, tra destra e sinistra. Credo sia in atto un conflitto tra livelli istituzionali della Repubblica, tra Stato e Regione, e in questi termini deve essere impostata la contrattazione, perché il conflitto esiste sui trasporti così come sull'agricoltura e sulle entrate. Siamo davanti a uno Stato che in questo tempo ha preferito trattare privatamente con gli imprenditori piuttosto che con la Regione, questo è il punto, e ancor di più - lo ricordava bene l'onorevole Agus ieri- siamo in una situazione di architettura costituzionale che è passata da una formula verticale a una formula orizzontale, dove Stato, Regioni, Province e Comuni stanno sullo stesso livello all'interno della Repubblica. La gravità di questo attacco sta nel fatto, lo dico ancora una volta, che questo Stato ha scelto la trattativa con i privati, con i potentati economici (perché di fatto a questo stiamo arrivando) piuttosto che trattare con una Regione che rappresenta gli interessi di un popolo intero, che noi dobbiamo interpretare mettendoci alla testa di questo popolo, come Consiglio regionale, in tutte le sedi.

Credo che si debba riaprire una questione sarda, non a Roma, perché lì, prendiamone atto, non abbiamo trovato un'interlocuzione seria; a Roma noi abbiamo trovato tutt'al più un'interlocuzione di facciata, un'interlocuzione tra Stato e Regione impostata in termini di buonismo che non serve a niente. Io direi che noi dobbiamo portare questa nostra posizione, fare la mobilitazione - se la dobbiamo fare, onorevole Diana - a Bruxelles. Non dimentichiamoci che il grande strumento che abbiamo è il fatto che tutta questa procedura si è messa in piedi perché lo Stato italiano ha sempre garantito a Bruxelles che questo era l'accordo tra tutti i soggetti istituzionali. Non dimentichiamoci che è stato firmato anche un accordo di programma tra lo Stato e la Regione Sardegna, che prevedeva, assieme al percorso di privatizzazione e di cessione delle società regionali marittime, per esempio il riconoscimento dei debiti della Tirrenia verso le società regionali marittime. Di quell'accordo di programma lo Stato ha fatto carta straccia, perché non ci sono stati riconosciuti neanchee gli 11,5 milioni di euro che la Saremar rivendica nei confronti della Tirrenia, nonostante siamo stati anche ammessi dal tribunale all'insinuazione nella procedura fallimentare.

Questa procedura di vendita del ramo d'azienda della Tirrenia è sicuramente viziata da mille cose, lo diceva prima l'onorevole Steri, però se noi oggi andiamo a Bruxelles abbiamo una carta importante, che è l'Antitrust, perché il contratto di cessione è comunque sospensivamente condizionato nei suoi effetti alla positiva valutazione dell'Antitrust europea. E allora questa è una partita che possiamo giocarci a prescindere dalle posizioni dello Stato italiano, e dobbiamo andare lì a significare con tutta la forza le nostre ragioni. Se dobbiamo fare una mobilitazione recuperiamo anche simbolicamente il rapporto del Consiglio regionale, nella sua interezza, con le parti sociali. Alle parti sociali e ai sindacati voglio fare un appello perché non è il tempo di dividersi. Avete visto quali sono state le dichiarazioni dei sindacati nazionali sulla vendita della Tirrenia? Hanno esultato: "Finalmente! Abbiamo tutelato il lavoro a Napoli!". Non è un problema di dinamica conflittuale tra noi e i sindacati o tra la destra e la sinistra; è un problema di rappresentanza degli interessi della Sardegna. Secondo me, con i sindacati dobbiamo recuperare un dialogo, dobbiamo andare con loro a Bruxelles. Visto che ce l'abbiamo ancora, prendiamo la nostra nave da Porto Torres e andiamo a Bruxelles con i sindaci, con i presidenti delle province, con tutti, poi vediamo come si risolve la questione. Anche perché, onorevole Cuccureddu, per quale motivo si era cercato di discutere eventualmente di una partecipazione della Regione all'interno della nuova società? Perché davanti a un dato che era costante, e cioè nell'alternarsi delle formule politiche la volontà di fare la gara a doppio oggetto, l'unica possibilità per incidere direttamente sul cabotaggio marittimo tirrenico era quella di avere non patti parasociali, ma diritti amministrativi speciali, statutariamente riconosciuti all'interno di quella società, e non pagando, come qualcuno ha detto, il 25 per cento e magari anche le perdite.

Noi ritenevamo che fosse lo Stato a dover garantire alla Sardegna, l'abbiamo detto parlando dell'articolo 14, comma 2, questa partecipazione. Non doveva essere una contrattazione tra la Regione e i privati, bensì un protocollo d'intesa, un accordo di programma che vedesse coinvolto anche lo Stato in questa trattativa. Ecco perché quando salta questo tentativo di dialogo non esiste più, a mio avviso, la possibilità di recuperare un rapporto con i singoli armatori, perché la Regione non deve "pietire" da gruppi imprenditoriali privati alcunché; la Regione deve rivendicare diritti che le sono normativamente riconosciuti. E se ci rendiamo conto, così come ci siamo resi conto, che questi diritti vengono calpestati, ecco che ha senso il richiamo a una contrattazione che è ben più ampia e che dobbiamo fare, a mio avviso, lo ripeto ancora una volta, a Bruxelles.

La questione delle navi della Saremar: la vicenda Tirrenia era intimamente legata alle navi della Saremar perché, non dimentichiamolo, queste navi sono state un tentativo di difenderci da un attacco. Davanti al caro tariffe, davanti al fatto che lo Stato non si è preoccupato minimamente che i biglietti fossero arrivati a costare tantissimo, davanti alla cancellazione del mercato perché si è creato un cartello armatoriale (non lo dico io, lo dice l'Antitrust italiana), cosa poteva fare la Regione se non cercare di ristabilire condizioni di mercato agendo come player sullo stesso? E' questo il risultato vero. Il valore delle navi non era semplicemente il valore simbolico, il valore affettivo che potevamo avere nei confronti di un'idea che abbiamo cullato per tanto tempo, ma era soprattutto legato all'esigenza di ricreare una condizione di mercato che costringesse anche gli altri armatori a rivedere la loro politica tariffaria. E ci siamo riusciti, perché gli altri hanno dovuto adeguare i prezzi.

PRESIDENTE. Assessore Solinas, il tempo a sua disposizione è terminato.

Ha domandato di parlare il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà.

DIANA MARIO (P.d.L.). Presidente, le chiederei dieci minuti di sospensione perché c'è bisogno di un'interlocuzione, prima di procedere.

PRESIDENTE. Comunico che è stato già presentato un ordine del giorno, di cui si stanno facendo le necessarie fotocopie che saranno poi distribuite.

Sospendo i lavori per dieci minuti, sino alle ore 11 e 48.

(La seduta, sospesa alle ore 11 e 38, viene ripresa alle ore 12 e 11.)

PRESIDENTE. Sospendo la discussione sulle dichiarazioni del Presidente della Regione per dare la possibilità di predisporre ulteriori ordini del giorno ed eventualmente di trovare un accordo su un ordine del giorno unitario. La discussione su questo argomento riprenderà questo pomeriggio.

Discussione generale della proposta di legge Meloni Francesco - Vargiu - Cossa - Dedoni - Fois - Mula: "Provvidenze per lo sviluppo del turismo golfistico" (83/A).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge numero 83/A. Dichiaro aperta la discussione generale.

Ha facoltà di parlare il consigliere Francesco Meloni, relatore di maggioranza.

MELONI FRANCESCO (Riformatori Sardi), relatore di maggioranza. Egregi colleghi, cercherò di non utilizzare tutti i venti minuti concessi dal Regolamento, per cui tratteggerò la legge in maniera rapida, toccando i punti essenziali, i punti più controversi, rimettendomi per il resto alla relazione che è allegata alla legge. Consentitemi di fare una brevissima premessa di natura politica che mi sembra quanto mai doverosa vista la situazione che stiamo vivendo in questo momento, o almeno che la maggioranza sta vivendo in questo momento.

Secondo noi Riformatori la situazione è così confusa, per usare un eufemismo, che abbiamo pensato per un attimo di non venire in aula neanche per la discussione di questa legge, che pure abbiamo presentato noi, anche se adesso è una legge - spero - della maggioranza, perché è stata approvata da tutti i rappresentanti della maggioranza in quarta Commissione.

PRESIDENTE. Onorevole Randazzo, onorevole Greco, onorevole Steri, se vi disturbiamo interrompiamo i lavori del Consiglio! Prendete posto, per cortesia.

Prego, onorevole Meloni.

MELONI FRANCESCO (Riformatori Sardi). Il senso di responsabilità ha quindi prevalso e siamo qua a presentare e difendere una legge che forse rappresenta l'intervento legislativo più innovativo arrivato in Aula in questi due anni e spero, devo dirlo con franchezza, che una maggioranza in difficoltà come la nostra abbia la forza e la volontà di approvarla. Diciamo che sarei l'individuo meno stupito al mondo se questo provvedimento non passasse in un'eventuale votazione segreta, com'è successo per numerose parti del collegato alla finanziaria relativo ai lavori pubblici. Non abbiamo neanche capito bene se sia stato fatto per una ritorsione verso noi Riformatori o solo per mandare segnali di insoddisfazione al Presidente o a chi per lui. Credo sia comunque superfluo - senza voler minacciare nessuno, non rientra nella mia educazione - far notare che la bocciatura o lo snaturamento di questo provvedimento, abbondantemente concordato e discusso e, ripeto, approvato all'unanimità dai rappresentanti della maggioranza in Commissione, rappresenterebbe la certificazione definitiva dell'incapacità dell'attuale maggioranza di approvare qualsiasi provvedimento che abbia un minimo di significato in questa legislatura.

Io spero che la maggioranza abbia invece uno scatto di orgoglio e ritrovi le ragioni dello stare insieme che ci hanno portato alla straordinaria vittoria di due anni fa, che tanta speranza aveva indotto in grandissima parte della Sardegna. Colleghi, se questo non succederà rischiamo seriamente di andare a casa (e sarebbe il male minore), ma rischiamo soprattutto di riconsegnare la Sardegna a questa opposizione, a questo centrosinistra diviso e dilaniato al suo interno ben più del centrodestra, a questo centrosinistra che è solo il partito del "no" a tutto (pensate al nuovo sindaco di Cagliari: no alla strada a Tuvixeddu, no a Tuvixeddu, no all'Anfiteatro, no al parcheggio sotterraneo, e potrei continuare a lungo, ma diamogli il tempo), a questo centrosinistra che non offre soluzioni se non a chiacchiere. Ieri ho ascoltato con grande stupore il collega Giampaolo Diana che parlava di Quirra e della destinazione, se non ho capito male, di 35 mila ettari del territorio della base militare alle coltivazioni per la chimica verde. Potrebbe anche essere un'idea, ma esistono studi di fattibilità e piani industriali al riguardo? Sappiamo che rendita avranno, quanti saranno gli occupati? O fra un paio d'anni li ritroveremo qua sotto a chiedere soldi alla Regione, come hanno fatto ieri i pastori?

Forse è meglio darci una regolata tutti quanti, colleghi, con umiltà, impegno e tolleranza, capendo che le convivenze sono difficili, ma spesso sono anche fruttuose e che talvolta lo stare insieme richiede anche di inghiottire bocconi amari. Noi Riformatori siamo pronti a fare la nostra parte di sacrifici, speriamo che nella maggioranza lo siano altrettanto tutti quanti.

Fatta questa premessa vengo alla legge vera e propria, che non è una legge sul golf, bensì è una legge sul turismo golfistico nella sua accezione più ampia. Nei giorni scorsi ho sentito in Conferenza dei Capigruppo il collega Salis preoccuparsi del fatto che durante la manifestazione dei pastori davanti a questo palazzo noi stessimo in Aula a parlare di golf, argomento così fatuo. Poi in Aula ho sentito l'onorevole Barracciu, persona intelligente e attenta di solito, fare accenno alla legge sul golf in maniera spregiativa, come dire: "La gente muore di fame e voi vi occupate del gioco del golf!". Mettiamo le cose al loro posto: questa non è una legge sul gioco del golf, non è una legge per far giocare a golf i sardi, lo ripeto ancora; è una legge il cui scopo principale è invece quello di aumentare il PIL della nostra Isola e di sviluppare il turismo al di fuori della solita canonica stagione estiva. E' una legge per aumentare la nostra ricchezza collettiva, colleghi, per creare qualche migliaio di posti di lavoro stabili, per far lavorare i nostri alberghi tra aprile e ottobre e per rendere la nostra splendida terra più bella e più godibile, magari da parte di persone civili e attente al nostro patrimonio artistico-culturale, che non usano andarsene in giro mostrando la pancia, arrostita dal sole, che sporge dai pantaloncini.

Naturalmente questo ha un prezzo, e il prezzo è rappresentato in questo caso, nella formula che abbiamo scelto, dai volumi che dovremo concedere per avere i campi. Ma, lo voglio ricordare con chiarezza, nessun pasto è gratis, lo sappiamo tutti. Se anche io non pago il mio pasto, da qualche parte c'è qualcuno che paga il conto, in una maniera o nell'altra. E allora dobbiamo scegliere se vogliamo pagare questo prezzo, sapendo bene che se non lo paghiamo non mangiamo. Mi pare inutile illudersi di trovare dei benefattori che vengano a investire nei paesini dell'interno, o anche in quelli costieri, senza avere la ragionevole possibilità di fare un buon business. Gli imprenditori fanno il loro mestiere, che è quello di fare impresa, non beneficenza. Noi riteniamo che valga la pena di pagare il prezzo.

Abbiamo discusso a lungo in Commissione, anche con l'aiuto dei colleghi dell'opposizione, che ringrazio per il loro atteggiamento fattivo, e siamo arrivati a una soluzione che ci è sembrata equilibrata, ma che naturalmente è aperta alle valutazioni e alle decisioni di questa Assemblea. Siamo disponibili a discutere su qualunque punto della legge, se veramente l'intento dell'opposizione è quello di migliorarla.

Venendo alla legge, il turismo in Sardegna contribuisce al nostro PIL con una quota di poco inferiore all'8 per cento. Noi in campagna elettorale avevamo detto che avremmo portato questa quota al 12 per cento, quindi avevamo una mira, diciamo così, di tipo quantitativo, però ne avevamo anche una di tipo qualitativo, che è altrettanto importante e si distingue in due profili: la destagionalizzazione e lo sviluppo delle zone interne, o almeno l'intento di riuscire ad attrarre un tipo di turismo migliore di quello che si rivolge adesso alle zone interne. Il tema della destagionalizzazione è fin troppo semplice, sarebbe inutile spiegarlo; vi ricordo che il 95 per cento delle presenze turistiche in Sardegna si concentra nei mesi di luglio e agosto.

Per quanto riguarda il secondo profilo, quello cioè di attrarre i turisti verso le bellezze dell'interno dell'isola, non vi è dubbio che sia desiderabile riuscire ad attrarre turisti diversi da quelli un po' sbracati che invadono le nostre spiagge nelle più famose località turistiche durante l'estate. Abbiamo bisogno di turisti più maturi, consapevoli che in Sardegna, oltre a un mare che ha pochi confronti al mondo, vi sono anche ricchezze archeologiche, ambientali e paesaggistiche che meritano di essere visitate e vissute con la stessa passione con cui si vive il turismo estivo.

In questo quadro si inserisce questa proposta di legge centrata sul turismo golfistico, che può senz'altro avere uno sviluppo rilevante in Sardegna, dato il clima particolarmente mite che contrassegna praticamente tutto l'anno e che può essere considerato ancora più mite in relazione al fatto che questa proposta si rivolge a turisti che vengono dal nord Europa. Il numero dei golfisti che viaggiano in tutto il mondo era di circa 15 milioni negli anni 2005-2006, o più precisamente vi erano allora 15 milioni di presenze all'anno, ed era stato calcolato uno sviluppo tale da portarle a 25 milioni nell'arco di un decennio. Ora è possibile che la crisi economica sopraggiunta nel frattempo abbia spostato la fine del decennio di qualche anno, in questo caso però viene a nostro vantaggio, perché avremo tempo per metterci in regola. Questo rende disponibile per il mercato che saprà offrire le giuste convenienze sotto il profilo turistico (trasporti e alberghi) e tecnico (circuiti di campi vicini tra loro e di elevata qualità) circa 10 milioni di pernottamenti all'anno. La nostra proposta è corredata da uno studio di fattibilità, per quanto elementare, che prevede che si possano attrarre in Sardegna circa 600 mila presenze di giocatori all'anno, che con gli accompagnatori diventano circa 700 mila, quindi stiamo mirando a un 6 per cento di questo futuro sviluppo del turismo golfistico, senza andare a intaccare quei 15 milioni di golfisti che già esistono oggi. La nostra offerta dovrà dunque basarsi su gruppi costituiti da almeno sei campi ciascuno, abbastanza vicini tra loro, dotati di caratteristiche tecniche e livelli di difficoltà differenti e localizzati in maniera che siano facilmente raggiungibili dall'uno all'altro e anche dagli aeroporti.

Vale la pena ricordare che se è vero, come dicono in Scozia, che no rain, no wind, no golf, tuttavia è molto meglio giocare con un clima più dolce che permette di godere appieno di una passeggiata nel verde. Insomma, il golf può essere lo strumento per realizzare in Sardegna una sorta di seconda stagione turistica, come succede, per esempio, negli alberghi invernali, i quali alle settimane bianche affiancano un'eccellente offerta di turismo estivo, e questo consente di spalmare i costi fissi di mantenimento di un albergo su due stagioni e su un numero di presenze molto più elevato di quello che raggiungiamo noi attualmente.

Vengo ai punti cruciali della legge in discussione, uno dei quali susciterà certamente la maggior parte delle polemiche in quest'Aula; polemiche che abbiamo già visto anticipate sulla stampa, con cui autorevoli colleghi si sono scagliati, secondo me senza neppure aver letto bene l'ultima versione della legge esitata dalla Commissione, contro la speculazione, il mattone, eccetera. La legge nasceva prevedendo un contributo regionale pari al circa il 25 per cento dei costi di costruzione dei campi da golf, a cui si aggiungeva la trasformazione della cubatura agricola, cioè 0,03 metri cubi per metro quadro, in cubatura residenziale, però 0,03 metri cubi erano e 0,03 metri cubi restano. Dal punto di vista delle procedure autorizzative era stata scelta inizialmente una procedura come quella del piano casa, cioè in deroga ai vigenti strumenti urbanistici si può fare questo e quello. Bene, l'abbiamo cambiata: l'attento esame operato dalla Commissione durante i diversi mesi di lavoro e nelle numerose audizioni di ambientalisti e imprenditori, nonché la visita effettuata in una zona della Spagna che deve il suo sviluppo turistico alla presenza di un numero molto elevato di campi da golf hanno portato ad alcune sostanziali modifiche.

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Meloni, ci fermiamo così i colleghi possono continuare a conversare!

MELONI FRANCESCO (Riformatori Sardi). Sì, certo, non vorrei disturbarli neanch'io.

PRESIDENTE. Onorevole Randazzo, prenda posto. Grazie.

MELONI FRANCESCO (Riformatori Sardi). Quello che è emerso da questa attività istruttoria è che il contributo regionale per la costruzione dei campi da golf è di importanza secondaria per gli imprenditori e dall'altro che i club golfistici, una volta creati, per sopravvivere hanno bisogno dell'indotto prodotto dagli alberghi e delle quote condominiali pagate dalle case che insistono sui campi. A chi è interessato in separata sede posso mostrare i dati di bilancio di un club sardo, peraltro gestito molto bene, che non sopravviverebbe e non potrebbe restare aperto tutto l'anno senza le quote che derivano dai condomini. E siccome noi vogliamo che restino aperti tutto l'anno, l'importante è che ci sia anche questo aspetto.

Abbiamo dunque modificato l'impianto originario della proposta di legge eliminando i contributi regionali e aumentando invece le volumetrie concedibili, che sono passate dalla semplice trasformazione dell'indice edificatorio di 0,03 da agricolo in residenziale a una cubatura autorizzabile di 0,01 nei primi 50 ettari, per poi passare a 0,05 nei secondi 50 ettari e scendere nuovamente a 0,01 negli altri 200 ettari, dove è previsto il limite. In totale, in poche parole, su 200 ettari si potranno costruire volumetrie residenziali (60 per cento) e recettive per un totale di 85 mila metri cubi, pari a un indice di 0,042, cioè poco di più del valore dell'indice agricolo. Se questa è una speculazione! Io non mi sento francamente un palazzinaro.

L'altro profilo sotto il quale abbiamo modificato la legge è quello procedurale in quanto, considerata l'esperienza del piano casa, abbiamo deciso di preferire un percorso un po' più lungo, ma molto più rassicurante in termini di successo finale. La legge esitata dalla Commissione attualmente al vostro esame prevede, infatti, che per ottenere l'autorizzazione a costruire il campo da golf e le connesse volumetrie si seguano tutti gli schemi previsti dalla legislazione vigente, ma con termini abbreviati. Gli impianti che fossero eventualmente in contrasto con il PPR è previsto che vengano considerati strategici e in questo caso si potrà procedere a modificare il PPR con una procedura agevolata, che, sia detto per chiarezza, abbiamo mutuato pari pari dalla legge urbanistica presentata nella scorsa legislatura, sulla quale è caduta la Giunta del presidente Soru. La Regione contribuirà, infine, allo sviluppo del progetto con un'apposita campagna promozionale da focalizzare soprattutto nei paesi del nord Europa, con un finanziamento di 3 milioni di euro per il periodo dal 2012 al 2017, con coinvolgimento degli operatori, delle compagnie aeree e di quelle low cost in grado di portare qui i turisti.

L'obiettivo del progetto, l'ho detto prima, è quello di portare in Sardegna 110-120 mila turisti in più - quindi è un obiettivo minimale, non abbiamo fatto sogni pindarici -, per un totale di circa 700-750 mila presenze. Fatti i conti dei costi (la spesa media di un turista del golf è di circa 1.300 euro, che possiamo stimare un pochino superiore nel caso del turismo golfistico in Sardegna), pensiamo che si possa ipotizzare un indotto, a parte il viaggio, di 140 milioni di euro, con la creazione di 600-700 posti di lavoro solamente nei campi da golf, tralasciando quelli del settore alberghiero. Questi ultimi, insieme alla riapertura in stagione non estiva di molti degli alberghi vicini ai campi da golf (la stima è di circa 4.000 camere da tenere disponibili, con un tasso di occupazione medio del 60 per cento per il periodo da ottobre ad aprile di ogni anno), sarebbero non meno di 1.400-1.500 posti diretti e stabili che mediamente raddoppiano con l'indotto. In totale stiamo parlando di circa 3.500-3.800 posti di lavoro stabili. Centoquaranta milioni di incasso dalle quote alberghiere per il vitto e l'alloggio, posto che l'IVA media sulla spesa delle famiglie italiane è calcolata al 10 per cento circa, vogliono dire 14 milioni di euro, di cui, grazie all'accordo stipulato dall'amministrazione Soru con il Governo Prodi, entrano nelle tasche della Regione i 9/10, cioè 12,6 milioni di euro all'anno. A questi vanno aggiunti i 7/10 delle tasse che pagherebbero i nuovi lavoratori, circa 7-8 milioni all'anno, quindi stiamo parlando di un incasso annuale fisso intorno ai 20 milioni, con una previsione minimale di circa 600 mila giocatori all'anno. Infine, la costruzione e la vendita delle abitazioni e degli alberghi costituirebbero un ulteriore incremento dell'IVA nell'ordine di 180-200 milioni di euro nel giro di un paio d'anni, che per i 9/10 entrerebbero nelle casse della Regione.

In conclusione, mettendo in pratica il programma previsto dalla presente legge la Regione Sardegna, a fronte di una spesa complessiva in sei anni di 18 milioni di euro per la campagna pubblicitaria, potrebbe contare su introiti nello stesso periodo per un importo totale vicino ai 120 milioni di euro, che però resterebbero anche negli anni a venire. Oltre a questo vero e proprio affare sotto il profilo economico e finanziario si avrebbero: una parziale ma importante destagionalizzazione del nostro turismo; l'afflusso di persone di livello sociale e di scolarizzazione elevata, e quindi probabilmente più attente alle ricchezze culturali e paesaggistiche che la Sardegna può offrire in abbondanza; la creazione di diverse centinaia di nuovi posti di lavoro. I campi da golf hanno inoltre vita lunghissima. Non sono voluto entrare nel merito degli aspetti tecnici, che valuteremo nel corso della discussione, perché abbiamo inserito delle norme a protezione della biodiversità e a protezione dell'uso dell'acqua, delle norme sull'uso dei pesticidi, insomma abbiamo studiato con molta cura questa legge, che peraltro può ancora essere migliorata dall'Aula.

Concludo ringraziando la quarta Commissione e in particolare il presidente Matteo Sanna per il lavoro svolto in questo periodo. Insieme abbiamo lavorato molto bene e abbiamo migliorato la legge. Ringrazio anche i componenti della Commissione presieduta dall'onorevole Randazzo che, nonostante qualche malumore per una questione di competenze (questa è chiaramente una legge che incrocia competenze sportive, turistiche e urbanistiche, ma non poteva essere istruita in tutte le Commissioni), sono stati molto propositivi e ci hanno aiutato a migliorare ulteriormente la proposta di legge. Spero di essere stato chiaro e ringrazio tutti per l'attenzione.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.

BRUNO (P.D.). Chiedo dieci minuti di sospensione, se è possibile.

PRESIDENTE. Sospendo la seduta per dieci minuti. I lavori riprenderanno alle ore 12 e 40.

(La seduta, sospesa alle ore 12 e 32, viene ripresa alle ore 12 e 48.)

Questione sospensiva ai sensi dell'articolo 86 del Regolamento

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.

BRUNO (P.D.). Presidente, prima che sia svolta la relazione di minoranza vorrei porre una questione sospensiva sulla legge in discussione. Abbiamo svolto ieri un dibattito molto articolato e devo dire anche molto franco. Il Presidente della Regione è venuto in Aula e ha comunicato le ragioni che ci dovrebbero spingere a una mobilitazione, non solo per la questione Tirrenia, ma anche per una questione, per una vertenza Sardegna.

Il Capogruppo del partito di maggioranza relativa ha detto molto chiaramente che dobbiamo confrontarci per trovare magari una sintesi unitaria sulle priorità, sulle emergenze della Sardegna, e ha chiesto all'opposizione di fare fronte comune, individuando insieme le priorità. Ora, io sono sempre favorevole alla distinzione dei ruoli, per non confondersi, però mi rendo conto che il momento è drammatico per la Sardegna. Noi riteniamo che questo momento drammatico non possa essere affrontato con i campi da golf, che non possono essere un argomento da dibattere in Consiglio regionale. Non siamo contro i campi da golf, però riteniamo che questa legge non sia la priorità della Sardegna, e cioè che la costruzione di seconde case non sia la priorità.

Allora, quello che chiedo al Consiglio regionale nel porre la questione sospensiva è se non sia il caso di sospendere l'esame della proposta di legge in discussione e di procedere con l'ordine del giorno che comunque prevede diverse mozioni, alcune delle quali sono prioritarie, come ha evidenziato il capogruppo del P.D.L., Mario Diana, tra cui quella sull'agricoltura. Ci sono mozioni anche del centrodestra, per cui riteniamo che affrontare le priorità della Sardegna significhi elencarle con coerenza ed essere conseguenti quando si presentano in Aula per la discussione. Riteniamo che questa legge non sia assolutamente una priorità.

Chiedo pertanto al Consiglio regionale di esprimersi con un voto sulla priorità di questa proposta di legge in una fase che è drammatica, così come il presidente Cappellacci ha detto. Credo che anche dal voto di oggi si potrà comprendere l'atteggiamento della minoranza nell'immediato futuro.

PRESIDENTE. L'onorevole Bruno ha posto una questione sospensiva in base all'articolo 86 del Regolamento, che prevede un intervento per Gruppo, oltre a quello del proponente, dopodiché il Consiglio delibera votando per alzata di mano.

E' iscritto a parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.

SALIS (I.d.V.). Signora Presidente, intervengo per sostenere la proposta di sospensiva e soprattutto per richiamare l'Aula alla necessità di sobrietà nelle indicazioni dell'agenda del Consiglio regionale.

Io non ho alcuna preclusione, collega Meloni, nei confronti del golf, anzi le posso dire che dieci anni fa, da Assessore provinciale al turismo, il sottoscritto riunì albergatori, imprenditori e operatori per cercare di individuare una sorta di circuito golfistico per la provincia di Cagliari collegato ad altre province. Questo perché noi dell'I.D.V. ravvisiamo che il golf possa essere uno strumento per potenziare in termini quantitativi e qualitativi lo sviluppo turistico della Sardegna. Ravvisiamo anche che su questo versante c'è un ritardo nei confronti del mondo del turismo sardo, o meglio dei "turismi" sardi. Sappiamo, però, e lei lo sa quanto me, collega Meloni, che il turismo golfistico non è legato solo ai campi da golf o alle volumetrie necessarie per finanziare un campo; sappiamo che i numerosi turisti che si spostano sotto la spinta della passione per il golf hanno bisogno di altri servizi. Le migliaia di praticanti questo sport non viaggiano con le loro famiglie solo per cercare campi da golf; chiedono che dove ci sono i campi ci siano anche altri servizi altrettanto fondamentali. Da noi questi servizi non ci sono, per questo abbiamo sollecitato una riflessione su questo "buco", visto che si parla di campi da nove o diciotto buche.

Esiste un problema relativo ai servizi indispensabili per poter avere un buon circuito golfistico che sia appetibile nel mondo del turismo golfistico mondiale, ma la legge non lo affronta, parla solo di campi da golf e di volumetrie, e questo è un limite che la Commissione dovrebbe tentare in qualche modo di eliminare, soprattutto nel momento in cui sembra assurdo che di fronte alla crisi devastante che vive la Sardegna si debba parlare di golf.

Noi facciamo un appello appassionato, ma serio, senza strumentalizzazioni, affinché questa legge torni in Commissione e ci dedichiamo utilmente a problemi più corposi, più impellenti e più urgenti. Questa è la critica che noi facciamo ed è per questo che, aderendo alla proposta del Capogruppo del P.D., chiediamo che ci sia una presa d'atto di questa stridente contraddizione tra mondo del golf e mondo complessivo della Sardegna, che può essere eliminata rimandando la legge in Commissione, per completarla e migliorarla. Ma soprattutto non possiamo dare il segnale che la vita di questo Consiglio e la durata di questa legislatura sono in dubbio non perché ci hanno preso a schiaffi sui trasporti, sulla vertenza entrate, sui fondi FAS, bensì per la possibilità che la legge sul golf non sia approvata. Il Gruppo I.d.V. sostiene pertanto la proposta di sospensiva.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Dedoni. Ne ha facoltà.

DEDONI (Riformatori Sardi). E' curioso che quando una casa brucia, anziché buttare un secchio d'acqua si alimenti l'incendio con la benzina! Mi ricordo la storiella di un uccellino che l'onorevole Soru amava raccontare: in una foresta in fiamme l'unico animale che, in controtendenza, andava incontro all'incendio era un uccellino, il più piccolo al mondo, al quale gli animali in fuga chiedevano che cosa intendesse fare. "Aiuto a spegnere l'incendio, faccio il mio dovere", rispondeva l'uccellino.

La Sardegna brucia in termini economici e sociali e noi Riformatori abbiamo denunciato più di una volta innanzitutto l'assenza di una politica alta che rinnovi sostanzialmente le istituzioni autonomistiche della nostra Isola; abbiamo rivendicato in più di una circostanza l'esigenza di armonizzare tutto il sistema istituzionale, ma abbiamo altresì proposto la creazione di nervature nel sistema economico che possano raddrizzare la deriva in cui si trova la Sardegna. Cercavamo di indicare delle opportunità, di offrire dei secchi d'acqua. Uno di questi è la legge sul golf, che ha la finalità di aumentare le presenze turistiche in Sardegna che, guarda caso, anche quest'anno sono date in calo. Allora io dico che quando si discutono questioni importanti bisogna cercare di essere tutti uniti e non dividersi magari perché una legge è stata pensata da qualcun altro prima di noi o perché è stata proposta dalla maggioranza, per cui la minoranza deve per forza dire che non va bene.

Mi sembra assurdo interrompere il dibattito di questa legge, come invece vorrebbero i due consiglieri di opposizione che appoggiano la proposta di sospensiva. Continuiamo così e certamente daremo occasione al popolo sardo di capire cosa sta succedendo all'interno di questa istituzione. Qualcuno raccomandava di stare attenti, perché non è che i forconi siano per la maggioranza e la minoranza ne sia risparmiata. La politica viene considerata nel suo insieme, per cui se qui si vuole fare il dibattito per il dibattito facciamolo pure, ma è da tempo che noi abbiamo richiamato l'attenzione sui problemi, sulla sostanza, sul merito di alcune argomentazioni.

Si disquisisce sulle volumetrie, ma io non credo che questo sia un fattore determinante, perché si può arrivare a determinare in modo preciso, anche unanimemente, una cubatura diversa da quella prevista in questa legge, che pure è la più bassa possibile. Si tratta di avere buona volontà, di voler arrivare al dunque, di essere legislatori nel vero senso della parola per cercare il bene di quest'Isola e non di gettare benzina su un incendio. Se riflettiamo con attenzione qualcosa riusciremo a realizzarla insieme. Sono nettamente contrario alla richiesta avanzata dall'onorevole Bruno.

PRESIDENTE. E' iscritta a parlare la consigliera Zuncheddu. Ne ha facoltà.

ZUNCHEDDU (SEL-Comunisti-Indipendentistas). Presidente, sinceramente non sono favorevole alla sospensiva o perlomeno speravo che la discussione di questo progetto di legge andasse avanti. Devo dire che i colleghi del centrosinistra che si sono espressi mi hanno colta impreparata, per cui mi attengo alle scelte che faranno i Gruppi dell'opposizione.

L'onorevole Meloni ha esordito disconoscendo il valore sportivo della proposta di legge che è stata presentata. Considero già questa affermazione inquietante, nel senso che è un'ammissione pesante che avalla i dubbi su una legge che si presenta, come spesso avviene in quest'Aula, come il lupo vestito d'agnello. L'onorevole Meloni ha proprio detto che questa non è una legge per lo sport. Questo la dice lunga, mi delude come sportiva e purtroppo avalla le mie preoccupazioni circa i progetti che possono nascondersi dietro questa proposta di legge. Comunque mi atterrò alle decisioni che prenderà l'opposizione. Grazie.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Capelli. Ne ha facoltà.

CAPELLI (Gruppo Misto). Signora Presidente, ovviamente facendo parte del Gruppo misto non posso esprimere una valutazione univoca del Gruppo, però esprimerò la mia. Certo crea un certo imbarazzo discutere di un'azione legislativa che, diciamocelo francamente, interessa un'area importante per l'attrazione turistica, un settore sportivo d'élite, ma riguarda anche l'ambito dei lavori pubblici, degli enti locali e quant'altro.

Nella situazione data (non sto qui a ripetere cose già dette sulla manifestazione di ieri dei pastori, sulla vicenda Tirrenia, sulle emergenze che si susseguono) non sembrerebbe opportuno discutere di un qualcosa che può essere facilmente strumentalizzato come discorso d'élite e abbastanza limitante rispetto agli interventi di un programma di espansione turistica, sportiva o quant'altro.

Io non sono favorevole alla sospensiva perché comunque siamo davanti a una delle poche proposte legislative che possiamo discutere. E' del tutto vero che ci sarebbe altro da discutere, ma nessuna proposta per discutere altro è provenuta da questa Giunta, da questa maggioranza e, ahimè, neanche dal Consiglio. O meglio ci sarebbe una proposta alternativa: perché non discutiamo della riforma sanitaria? Il relativo testo è già stato esitato dalla Commissione, può essere iscritto all'ordine del giorno, perché non lo affrontiamo, visto che la riforma sanitaria è una delle priorità della Sardegna? Non c'è l'accordo di maggioranza. Allora io ho paura, collega Meloni, che i suoi timori sul fatto che si possa consumare una vendetta o qualche azione di basso cabotaggio politico attraverso l'esame di questa legge possano essere fondati. Ho definito queste azioni di basso cabotaggio politico, ma è anche sbagliato pensare ad azioni di lesa maestà, o meglio al fatto che andare contro una proposta di legge di un Gruppo politico o di un Assessore sia il solo strumento per far vacillare le certezze di appartenenza a una maggioranza.

Io credo, collega Meloni, che questi dubbi un partito importante come il suo se li debba porre per le azioni che non vengono fatte a favore della generalità del popolo sardo. Lei non può manifestare la sua indignazione solo ed esclusivamente se si toccano i Riformatori; non la può manifestare solo in quel caso. Non può generarsi un'avversità verso questa maggioranza o la sua messa in discussione solo perché questa maggioranza ha bocciato un vostro sindaco. La realizzazione di un progetto inizialmente condiviso può mettere in discussione l'appartenenza a una maggioranza e io su questo non ho sentito niente se non il fatto, che posso confermare, che quel progetto non esiste. E la riprova che è stato tradito il progetto iniziale è il fatto che siamo qui a parlare di golf e non di sanità, non di riforme o di legge statutaria; parliamo di trasporti e male.

Ecco dov'è il problema di questa maggioranza, ecco perché ci dovremmo indignare. Ed ecco perché sono d'accordo sulla continuazione della discussione di questa legge, eventualmente modificando le parti che qualcuno non condivide, perché è l'unica cosa che ci viene proposta da quest'Aula e da questa maggioranza prima di andarcene in ferie.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà.

DIANA MARIO (P.d.L.). Presidente, il Gruppo del Popolo della Libertà ritiene di non dover accettare la proposta del collega Bruno. Senza entrare nel merito della legge, di cui parleremo durante la discussione della stessa, devo dire che noi siamo favorevoli ad andare avanti, e non perché vogliamo trascurare argomenti di maggiore rilevanza. Noi sappiamo benissimo quali sono i problemi dell'agricoltura, non a caso il Presidente della Commissione competente ha già convocato l'Assessore dell'agricoltura in audizione per giovedì. C'è già un interesse particolare verso questi temi. Ieri abbiamo sentito i pastori e credo che non ci limiteremo ad ascoltare solo loro, benché qualcuno qui sia convinto che il mondo agropastorale rappresenti una cifra straordinariamente importante del PIL regionale, mentre ne rappresenta solo il 3,5 per cento.

Il collega Meloni ha citato dati che ovviamente conosciamo tutti e che sono importantissimi. Allora fermarsi quando ci sono le emergenze sui trasporti, sull'agricoltura, sulle entrate e sulle riforme e trascurare tutto il resto credo che non sia corretto. Nel pomeriggio dovremo votare un ordine del giorno, che spero sia unitario, sui trasporti e sulla Tirrenia, questa mattina il Presidente della Regione, spero produttivamente per tutti noi, sta affrontando direttamente con il ministro Tremonti la questione delle entrate, sulle riforme la prima Commissione lavora - credo che non lo possa negare nessuno - quando non ci sono sedute d'Aula e sta producendo, non ho capito, quindi, per quale motivo dovremmo sospendere la discussione delle legge sul golf.

Non dobbiamo andare a dire fuori di qui che non abbiamo altro da fare, perché abbiamo da discutere anche la legge sul golf, che in questo momento è all'ordine del giorno. Tutte le altre leggi che sono pronte al rientro dalle ferie troveranno presso quest'Aula la giusta collocazione.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Matteo Sanna. Ne ha facoltà.

SANNA MATTEO (U.D.C.-FLI). Presidente, intervengo a nome del Gruppo U.D.C.-FLI per esprimere la nostra contrarietà alla sospensiva di questa importante proposta di legge per due motivi. Ho sentito parlare di emergenze e credo che quello che viene proposto oggi all'Aula sia uno strumento per fronteggiare un'altra emergenza, che è quella del calo preoccupante delle presenze turistiche in Sardegna in questa stagione estiva. Questa legge è una risposta, è una risposta anche rispetto a quelle politiche del turismo che non vanno affrontate con slogan né con proposte raffazzonate e sporadiche, bensì vanno affrontate con strumenti. Questo è uno strumento, tengo a precisarlo, a costo zero, a differenza di altri provvedimenti che questo Consiglio regionale ha adottato, costosi per i cittadini sardi e che non mirano a risolvere i problemi strutturali che questa regione registra ormai da troppo tempo. E' arrivato il momento di affrontare con serietà e determinazione questi problemi e credo che questa legge, con tutti i suoi limiti, oggettivi e soggettivi, che possono essere migliorati sicuramente con il contributo di tutti nei prossimi giorni, possa veramente dare una risposta seria a un comparto, quello turistico, che sta soccombendo e grida aiuto.

Registriamo in questi giorni in Sardegna un calo del 30 per cento delle presenze turistiche. Ci dobbiamo interrogare, la Sardegna si deve interrogare, il legislatore si deve interrogare sul perché. Una risposta potrebbe essere proprio quella del comparto golfistico, al quale non solo i sardi, ma soprattutto gli italiani e i turisti stranieri guardano con grande attenzione. Noi ci proviamo. Questa può essere una delle tante risposte che questo Consiglio regionale potrà dare in un futuro a un settore trainante, a differenza delle industrie decotte che vengono continuamente finanziate e sovvenzionate. Credo che al momento il settore del turismo meriti maggiore attenzione.

PRESIDENTE. Metto in votazione la richiesta di sospensiva. Chi la approva alzi la mano. (Viene richiesta la controprova.) Chi non la approva alzi la mano.

(Non è approvata)

Continuazione della discussione generale della proposta di legge Meloni Francesco - Vargiu - Cossa - Dedoni - Fois - Mula: "Provvidenze per lo sviluppo del turismo golfistico" (83/A)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il consigliere Lotto, relatore di minoranza.

LOTTO (P.D.), relatore di minoranza. Presidente, la discussione appena svolta e il voto che è stato espresso, quindi anche il voto che io stesso ho espresso, mi esimono dal fare lunghi ragionamenti sull'opportunità o meno di discutere oggi, in questo frangente, di questa legge, per cui passo subito a esaminare l'argomento all'ordine del giorno.

Il testo della proposta di legge licenziata dalla quarta Commissione, con il nostro voto contrario, durante la discussione in Commissione ha subito notevoli modifiche, a cui ha già accennato brevemente il relatore di maggioranza. Oggi questo testo si presenta molto diverso, ma devo anche dire che non è migliorato rispetto al testo originario. Se da una parte si sono evitati consistenti esborsi di fondi pubblici per agevolare la realizzazione di campi da golf, dall'altra si sono aperte le porte, checché se ne dica, a possibili sbocchi speculativi che niente hanno a che fare con la pratica del golf e con le ricadute sullo sviluppo turistico dell'Isola che dalla stessa potranno derivare. Per contro l'impatto che questi interventi potranno avere sul sistema paesaggio sardo appare preoccupante.

Tra le principali agevolazioni previste nel testo originario vi era, infatti, l'erogazione di contributi in conto capitale; una misura, questa, che avrebbe potuto incontrare, dati i tempi che stiamo attraversando, motivate resistenze nell'opinione pubblica e che, a dire il vero, lo stesso mondo dell'imprenditoria aveva consigliato di rimuovere. Questo è stato fatto e la proposta arrivata in Consiglio non contiene più queste agevolazioni finanziarie, ma soltanto premialità di carattere urbanistico e percorsi istruttori preferenziali.

Certo, aver eliminato dalla proposta la possibilità di erogazione di contributi a fondo perduto ha spento sul nascere ogni possibile polemica al riguardo. La contropartita, però, che il centrodestra offre al mondo delle imprese interessato all'iniziativa è un rimedio che, a lungo andare, potrebbe rivelarsi peggiore del male. Peraltro, in un periodo in cui, nel mondo ma anche in Italia, crescono le proteste contro la realizzazione di nuovi campi da golf per l'impatto che gli stessi hanno sull'ambiente, sarebbe stato essenziale caratterizzare l'iniziativa in modo originale, attento ad allontanare ogni sospetto di voler utilizzare il golf come strumento per conseguire altri risultati di carattere urbanistico e allo stesso tempo sensibile all'esigenza di contribuire al rilancio dello sviluppo turistico, alla sua destagionalizzazione, ma anche al riequilibrio tra zone costiere e zone interne dell'Isola.

La principale modifica apportata in Commissione, infatti, riguarda le volumetrie realizzabili nell'ambito del progetto complessivo da sottoporre all'approvazione della Regione. Volumi che, rispetto a quanto previsto in origine, sono notevolmente aumentati ma, ed è questo l'aspetto più delicato, in gran parte non sono funzionali alla pratica del golf e neanche allo sviluppo turistico a cui guarderebbe questa legge. Quest'ultimo, infatti, nel titolo recita "provvidenze per lo sviluppo del turismo golfistico" e nella relazione di presentazione si richiama alla necessità di "destagionalizzare" il turismo e "favorire lo sviluppo delle zone interne". Tutti obiettivi condivisibili, ma che non trovano riscontro nelle scelte di fondo fatte in sede di discussione e approvazione del testo definitivo licenziato dalla Commissione.

Le agevolazioni di cui all'articolo 1 bis richiamano la necessità di strumenti di semplificazione amministrativa, di disposizioni eccezionali e transitorie in materia di indici di edificabilità, nonché la necessità di una campagna promozionale pluriennale tesa a promuovere l'immagine dell'Isola come polo del turismo golfistico. Mentre il primo e il terzo punto hanno una stretta attinenza con gli obiettivi dichiarati dalla legge, va detto che il secondo, di gran lunga il più corposo per importanza, mal si concilia con questi ultimi.

Nella proposta vengono previste volumetrie, per residenze e ricettività alberghiera, ben al di là delle esigenze di funzionalità degli impianti, che peraltro al comma 1 dell'articolo 7 vengono previste in aggiunta rispetto ai volumi complessivi realizzabili secondo i nuovi indici previsti in legge. Le stesse, inoltre, vengono destinate per gran parte a residenze, fino al 60 per cento, e in misura minore, 40 per cento, a ricettività alberghiera.

Le stesse opportunità di premio previste al comma 2 dell'articolo 7, interventi che prevedano il recupero di volumetrie preesistenti da destinare a finalità ricettivo-alberghiere o di albergo diffuso, site nello stesso comune o in comuni limitrofi e riguardanti un ulteriore 25 per cento delle volumetrie recuperate, appaiono interessanti nel loro obiettivo di fondo di recupero dei centri storici, ma sono assolutamente marginali rispetto all'investimento complessivo, e pertanto poco significative circa la possibilità che contribuiscano a orientare investimenti verso il recupero dell'esistente.

Il medesimo discorso può essere fatto per quanto riguarda il premio volumetrico di cui al comma 3 dell'articolo 7, relativo agli interventi realizzati fuori dagli ambiti costieri del Piano paesaggistico regionale. Detto premio, infatti, pari al 60 per cento delle volumetrie complessive e che avrebbe potuto rappresentare un utile strumento di incentivazione a localizzare gli interventi nelle zone interne dell'Isola, nel contesto in cui viene inserito diventa anch'esso marginale e difficilmente contribuirà a evitare i risultati di questa legge che, se ci saranno, rappresenteranno un'ulteriore spinta verso una concentrazione degli investimenti nelle zone costiere e un ulteriore aggravamento del carattere speculativo delle iniziative interessate.

Altro fondamentale elemento di perplessità è rappresentato dalla mancanza, in sede di discussione, di oggettivi elementi di valutazione circa i costi di realizzazione degli impianti e, ancor di più, di gestione degli stessi. Io, devo dire la verità, sono ancora in attesa, da questo punto di vista, di un'analisi che sarebbe dovuta arrivare in Commissione sin dai primi mesi di discussione. Questi dati non sono mai stati consegnati, ho dovuto recuperare altrove dati determinati da altri soggetti, che però erano necessari per poter ragionare in maniera puntuale su questi argomenti. Da uno studio predisposto dalla Federazione nazionale del golf (FIG) emerge che nel costo totale di gestione, per un campo da diciotto buche, le principali voci sono rappresentate dalla manutenzione dell'impianto, che incide per il 33 per cento circa, e dagli oneri per il personale che incidono per un ulteriore 25 per cento.

La gran parte dei golf club italiani del campione esaminato presenta una situazione economica di sostanziale pareggio, con una preponderanza sui ricavi delle quote sociali, che incidono per il 60 per cento sul totale, e degli incassi derivanti dagli ingressi stagionali, incidenti per il 15 per cento circa. Queste percentuali possono registrare fortissime variazioni per quei golf club a prevalente vocazione turistica, quali dovrebbero essere quelli che si realizzano in Sardegna, dove il dato relativo agli ingressi stagionali può raggiungere anche il 40 per cento del totale. Relativamente ai campi da nove buche sia i costi che i ricavi principali si riducono del 75 per cento.

Dai dati appena richiamati emergono alcune considerazioni fondamentali: è essenziale realizzare campi con tecniche che consentano risparmi nella manutenzione e l'utilizzo di risorse idriche limitate e a basso costo; i golf club possono fare a meno di mettere insieme una base sociale ampia (400 soci è la media nazionale dei campi da diciotto buche) da cui poter ottenere ricavi garantiti che assicurino la chiusura in pareggio dei bilanci di gestione; da ciò deriva che il numero di iniziative a cui si guarda nella proposta di legge appare eccessivo rispetto a una scarsa possibilità di grandi numeri per la base sociale, mentre i numeri legati ai flussi del turismo golfistico sono tutti da costruire, e col tempo potranno eventualmente arrivare; in Sardegna, infatti, dato il numero non elevato di giocatori locali, una particolare attenzione dovrà essere dedicata all'attrazione di giocatori non soci e pertanto alla creazione di golf club a vocazione prevalentemente turistica; infine, in nessuno dei casi esaminati dallo studio della FIG, il contributo alla gestione, che potrebbe derivare dalla ricaduta degli investimenti edilizi residenziali, presenta un'incidenza significativa. Questi sono dati storici, di una realtà italiana consolidata che dimostra quale può essere la situazione alla quale andiamo incontro.

Lo stesso obiettivo di creare dei "poli golfistici" sull'esempio di modelli spagnoli, dove la speculazione edilizia ha caratterizzato lo sviluppo economico di questi ultimi anni e dove la crisi economica è fortemente condizionata dalla crisi di quel modello, non appare funzionale a un rilancio del golf su nuove basi e fa invece emergere anche in Sardegna un "problema golf". In Sardegna abbiamo necessità di dare sponda a quel nuovo modello di golfista che si sta affacciando sulla scena mondiale, più attento a coniugare sport e cultura, a ricercare tipicità enogastronomiche e forme di ospitalità diverse dagli alberghi di lusso a cinque stelle.

Se quanto detto è vero, emerge però, con altrettanta chiarezza, che per il conseguimento degli obiettivi proposti, ovvero sviluppo e destagionalizzazione del turismo nell'Isola, la partita degli investimenti deve essere giocata principalmente da soggetti imprenditoriali del settore turistico-sportivo. Solo questi, infatti, potranno dimensionare l'impianto in relazione alle strutture già esistenti e comunque ad analisi tecnico-economiche che guardino più all'attività turistico-ricettiva e sportiva che ai ritorni economici di carattere edilizio-speculativo che, contrariamente a quanto sostenuto da più parti, non garantiscono positività gestionali future. Spalmare i costi degli investimenti per la struttura sportiva su un più importante investimento edilizio sembra essere, infatti, l'obiettivo di fondo che caratterizza il programma della legge in esame. Così facendo, però, si rende non significativa l'incidenza dei costi di realizzazione degli impianti sportivi rispetto all'investimento complessivo, che diventa l'unico ed esclusivo interesse dell'impresa.

Quanto appena esposto evidenzia come anche in questo caso si rafforzino i dubbi che storicamente si trascinano dietro questo genere di investimenti: il campo da golf è visto dall'impresa più come uno strumento per aprire spazi urbanistici, che come un serio intervento per promuovere nuove opportunità di sviluppo turistico. Eppure proprio questo è l'obiettivo che la legge, pomposamente ma ormai con poca credibilità, annovera tra le sue finalità principali.

A cos'altro può far pensare, infatti, l'aumento degli indici di edificabilità per cui nell'ambito dei primi 50 ettari (50, 60 o 70 ettari, colleghi consiglieri, è anche la misura media degli impianti da golf; tutto ciò che va oltre serve a fare massa, ma non è interessante per quanto riguarda il campo) si passa dall'indice agricolo 0,03 metri cubi per metro quadro a 0,10 metri cubi per metro quadro, con possibilità di un ulteriore incremento del 25 per cento in caso di interventi di recupero in comuni limitrofi al sito dell'impianto? Ancora una volta si riesce a rendere inaccettabili anche interventi che partivano con le migliori dichiarazioni di intenti, tutto in funzione della malcelata convinzione che per far ripartire l'economia della Sardegna l'unico strumento in cui credere è rappresentato dall'edilizia.

Peraltro, gli stessi dati pubblicati dai soggetti imprenditoriali che hanno manifestato interesse verso il progetto di legge in esame (2 miliardi di investimenti per 22 nuovi campi da golf, il cui costo complessivo, compresa la club house, non dovrebbe superare i 200 milioni di euro) tradiscono un approccio tutto incentrato sull'edilizia. Un'incidenza dei costi per la struttura sportiva pari a non oltre il 10 per cento rende, infatti, lo stesso praticamente insignificante ai fini della valutazione dell'investimento complessivo, il cui ritorno economico viene invece individuato solo ed esclusivamente nell'attività edilizia.

In questo quadro, a poco serviranno i propositi della proposta di legge, peraltro timidi e insufficienti, ove, recependo anche nostre indicazioni, prestano maggiore attenzione alle zone interne dell'Isola e alla qualità dei campi, previsti con la necessaria attenzione alla compatibilità ambientale e in sintonia con le linee guida della Federazione Italiana Golf. Infatti il contenuto dell'articolo 5, concernente norme generali per la realizzazione dei campi, appare più di facciata che un vero obiettivo da conseguire. Altro sarebbe il risultato se la dislocazione degli impianti venisse esplicitamente imposta, come peraltro recitano le già citate linee guida della FIG, in luoghi marginali e già degradati da sottoporre a recupero ambientale. Lo stesso ricorso, in fase di istruttoria del progetto, al parere tecnico del Comitato regionale della Federazione Italiana Golf (articolo 9, comma 1, lettera g) testimonia la scarsa volontà di interloquire con l'ufficio tecnico nazionale della Federazione che, più delle strutture regionali, ha dimostrato negli ultimi anni di voler perseguire con maggiore convinzione l'obiettivo di realizzare campi da golf con il minimo impatto ambientale, attraverso la scelta di aree non sensibili e suscettibili di recupero e valorizzazione. Certo, con i volumi edilizi previsti dal testo e con la destinazione prevalente degli stessi a uso residenziale, ogni intento dichiarato di voler realizzare interventi rispettosi dell'ambiente è destinato, purtroppo, a restare lettera morta.

Sarà la stessa previsione dei poli golfistici che, da una parte privilegiando gli interventi realizzati nelle zone costiere e in prossimità degli aeroporti, dall'altra scoraggiando la creazione di campi da nove buche, meno impattanti e meno costosi, però funzionali a un certo tipo di turismo, quello a cui non si sta guardando, e confermando l'assenza di uno sforzo serio di integrazione con interventi in zone svantaggiate, porterà a un'ulteriore crescita del divario tra la costa e le zone interne dell'Isola. Non è un buon segnale in un periodo in cui sempre più drammatici appaiono i fenomeni di spopolamento dei piccoli comuni montani. Eppure quei territori dispongono di ambienti territoriali e paesaggistici adatti alla realizzazione di un piano di investimenti che guardi davvero all'obiettivo di realizzare un sistema golfistico attrattivo, inserito nei bellissimi paesaggi collinari e montani, che punti a realizzare campi a basso impatto ambientale (e in particolare impianti a nove buche) e a recuperare volumi e tradizioni che rappresentano la storia della nostra Isola. La Sardegna non ha necessità di 20 campi che siano tutti adeguati ai tornei internazionali. E' un falso problema, non è questo che serve in Sardegna. La presenza di 4 o 5 campi a questo livello basta e avanza, il resto non è per i golfisti professionisti. Senza trascurare, tra l'altro, che in quegli ambienti anche nuovi volumi, opportunamente calibrati e inseriti nel contesto, potrebbero essere realizzati con minore impatto ambientale e sarebbero più funzionali all'attività turistica e sportiva che si intende promuovere.

E' con una certa preoccupazione, infine, che ascoltiamo i riferimenti di forze politiche e imprenditoriali a mirabolanti prospettive future di migliaia di nuovi posti di lavoro. Io vi invito a fare questo brevissimo ragionamento: gestire un campo da golf può costare, esagerando, 2 milioni all'anno; non è così, ma se questo fosse interamente costo di personale, ipotizzando 50 mila euro a persona arriviamo a 40 persone per campo; per 20 campi il totale è di 400 persone. I 3.000 posti di lavoro sono quelli per realizzare volumi edilizi. Non sono posti di lavoro, signori, ci stiamo prendendo in giro! Certo, poi da un incremento dell'attività turistica può derivare un incentivo alla crescita delle attività alberghiere, ma questo non può essere messo sullo stesso livello. Un argomento tra l'altro, quello dell'occupazione, già usato in molte occasioni - ne siamo stati protagonisti in quest'Aula negli anni passati e forse lo saremo di nuovo tra qualche mese -, prima fra tutte la discussione sul piano casa, di cui tutti abbiamo potuto valutare l'impatto sull'economia.

La delicatezza dell'argomento suggerirebbe maggiore prudenza su un tema particolarmente sensibile in una regione in cui la disoccupazione tocca livelli altissimi e dove quasi un giovane su due non lavora. Non sarà con la speculazione edilizia mascherata dalle pur buone intenzioni di realizzare un sistema golfistico al servizio dello sviluppo turistico che daremo risposta a tale drammatica esigenza del sistema economico e sociale dell'Isola.

PRESIDENTE. I lavori del Consiglio riprenderanno questo pomeriggio, alle ore 17.

La seduta è tolta alle ore 13 e 33.


[PS1]Il comportamento del Governo nella vicenda Tirrenia

[PS2]Si dimise nel '55 da deputato per protesta contro l'introduzione del vitalizio per gli ex parlamentari



Allegati seduta

Testo delle interrogazioni e della mozione annunziate in apertura di seduta

Interrogazione Cocco Daniele - Mariani - Salis, con richiesta di risposta scritta, sulla mancata erogazione dell'aiuto previsto dalla legge regionale n. 15 del 2010 a favore delle imprese beneficiarie.

I sottoscritti,

premesso che:

- la Regione, nell'ambito di gestione della crisi che ha interessato il settore dell'agricoltura, nella accezione più ampia del termine, ha approvato in data 17 novembre 2010 la legge n. 15;

- tale legge, recante "Disposizioni in materia di agricoltura", prevede la predisposizione di un programma di interventi a favore delle imprese, finalizzato a migliorare ed a rinnovare i processi manageriali e favorire la costruzione di un piano coordinato di offerta delle produzioni;

- la Giunta regionale con deliberazione n. 42/2 del 26 novembre 2010, in attuazione della suddetta legge, ha individuato come settore prioritario di intervento, quello lattiero-caseario ovicaprino, con particolare riferimento alla produzione di pecorino romano;

- con la suddetta deliberazione la Giunta regionale, in adempimento a quanto previsto dall'articolo 5 della legge regionale n. 15 del 2010, ha deliberato di destinare a tale forma di intervento, per l'annualità 2010, una somma pari a 10 milioni di euro;

rilevato che:

- l'intervento legislativo in argomento è finalizzato alla creazione o potenziamento di organismi aggreganti che siano rappresentativi del comparto del Pecorino romano sia in termini di numero di imprese associate che di quantità di latte lavorato;

- le direttive di attuazione della suddetta legge, allegate alla deliberazione della Giunta regionale n. 42/2 del 26 novembre 2010, prevedono all'articolo 3 che ogni organismo aggregante, per poter beneficiare dell'intervento, deve prevedere l'aggregazione di almeno 5 imprese che abbiano prodotto nel 2010 almeno 35.000 quintali di formaggio Pecorino romano;

- l'articolo 4 delle suddette direttive di attuazione prevede che l'organismo aggregante ha l'onere di raccogliere la documentazione attestante il rispetto della normativa de minimis con riferimento alle singole imprese associate e la presentazione della stessa al soggetto attuatore, ossia alla SFIRS Spa;

- la SFIRS Spa, in qualità di soggetto attuatore, verificata la conformità della documentazione presentata ai requisiti imposti dalla legge regionale n. 15 del 2010 e dalle normative di attuazione e provvede alla approvazione delle domande;

- l'approvazione è subordinata alla presentazione, tra gli altri documenti, di una polizza fideiussoria con l'indicazione quale beneficiario la Regione autonoma della Sardegna;

evidenziato che:

- la SFIRS Spa con nota prot. n. 92 del 17 gennaio 2011 ha comunicato al Centro regionale di programmazione che sono pervenute al suo indirizzo 4 domande tutte meritevoli di accoglimento, e di finanziamento;

- il direttore del Centro regionale di programmazione, con determinazione n. 354 del 21 gennaio 2011, ha approvato gli esiti istruttori delle richieste di ammissione stilando una graduatoria;

- la graduatoria è stata resa pubblica con l'indicazione dell'organismo aggregante e delle imprese associate;

- in data 21 febbraio 2011 la SFIRS trasmette a tutti i beneficiari la determinazione di approvazione e in allegato lo schema di polizza fideiussoria;

- lo schema di polizza fideiussoria viene rifiutato da tutte le compagnie di assicurazione in considerazione del fatto che i requisiti in esso previsti trasformano l'atto fideiussorio in contratto autonomo di garanzia con conseguenze giuridiche differenti;

- solo in data 18 aprile 2011 la SFIRS trasmette a tutti i beneficiari il nuovo schema di polizza fideiussoria;

ritenuto che:

- si è quasi al termine della campagna casearia;

- le imprese partecipanti non hanno ad oggi ricevuto contributo alcuno, nonostante abbiano sopportato elevatissimi costi per adeguare il loro standard produttivo a ciò che la normativa di riferimento gli impone, attraverso elevatissimi investimenti che hanno messo in ginocchio un comparto già gravemente compromesso,

chiedono di interrogare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio per sapere:

1) quali siano i provvedimenti che la Regione intende attuare al fine di garantire che i finanziamenti pubblici vengano tempestivamente messi a disposizione dei soggetti titolari dei requisiti previsti dalla legge regionale n. 15 del 2010;

2) quali sono le tempistiche per provvedere alla erogazione dei contributi dovuti. (644)

Interrogazione Vargiu, con richiesta di risposta scritta, sulla interruzione della continuità degli interventi a sostegno della famiglia del bando "Ore preziose".

Il sottoscritto,

considerato che:

- le politiche di sostegno alla famiglia hanno ovunque subito negli anni radicali mutamenti della filosofia di contesto, passando gradualmente da un approccio essenzialmente assistenzialistico ad un intervento rivolto complessivamente alla crescita del benessere familiare e alla tutela delle opportunità dei componenti del nucleo familiare, con un atteggiamento più coerente al ruolo che la famiglia moderna riveste nell'attuale società in dinamica evoluzione;

- proprio in tale direzione vanno le politiche sociali concernenti la famiglia delle più evolute regioni italiane e le stesse proposte di legge consiliari che inizieranno ad essere esaminate nei prossimi giorni dalla Settima Commissione permanente del Consiglio regionale della Sardegna;

- tali moderne politiche sociali hanno tra i loro principali punti di riferimento la necessità di raggiungere il miglior equilibrio possibile tra il tempo dedicato al lavoro e quello assorbito dai ruoli familiari, secondo quanto emerge dallo stesso rapporto "Family Life and Work" di Eurofound 2010 e dalle indicazioni dell'Agenda sociale, rinnovata in chiave Europa 2020;

- la stessa Regione, nell'ambito dell'utilizzo delle risorse del Fondo sociale europeo del POR Sardegna 2007-2013, nell'Asse I Adattabilità, Obiettivo operativo B1, linee di attività b.1.3, aveva individuato e finanziato un programma di "Interventi a favore delle famiglie per la conciliazione dei tempi di lavoro con la cura familiare";

- da tale programma, denominato "Ore preziose", era disceso un bando pubblico, sperimentalmente attivato per il quadrimestre marzo-luglio 2009, ma poi successivamente esteso all'anno educativo 2009-2010;

- i risultati di tale programma sono da considerarsi sicuramente interessanti e altamente qualificanti per le politiche sociali regionali, anche se sicuramente è possibile prevedere interventi migliorativi sulla criteriologia e sulle modalità di assegnazione delle risorse disposte dal bando, anche in raccordo con i suggerimenti rivolti alla Regione dal Forum delle associazioni familiari della Sardegna e dalle altre associazioni che operano nel settore dei diritti della famiglia e dei servizi;

- il mondo associazionistico di riferimento, apprezzando lo sforzo innovativo della Regione, ha più volte sollecitato la riproposizione del bando "Ore preziose" per l'annualità educativa 2010-2011;

- a tutt'oggi non si ha alcuna notizia sulla presentazione del bando "Ore preziose" per tale annualità, al punto da far ritenere che la Regione possa avere abbandonato la volontà di perseguire l'azione virtuosa sostenuta dall'azione di intervento, con grave ripercussione sulle complessiva qualità delle politiche regionali a sostegno della famiglia e sulla possibilità di attivare e migliorare i rapporti di collaborazione con l'intero mondo dell'associazionismo che ruota intorno alle famiglie sarde, utili a migliorare l'efficacia degli interventi previsti dal programma,

chiede di interrogare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale per sapere:

1) se giudichino positivamente l'esperienza regionale maturata attraverso l'utilizzo delle risorse destinate alle politiche familiari, attraverso il programma "Ore preziose";

2) quali siano i motivi per cui il bando relativo a "Ore preziose" non è stato ancora pubblicato per la copertura dell'annualità educativa 2010-2011;

3) se non ritengano che la mancata pubblicazione del bando 2010-2011 possa determinare un danno alle famiglie che nutrivano legittime aspettative verso i programmi regionali, ma soprattutto non credano che possa rischiare di interrompere il processo virtuoso di collaborazione tra entità interessate alla costruzione di una nuova dimensione del ruolo della famiglia nella crescita della società sarda;

4) cosa intendano fare per garantire tempestività e congrua disponibilità delle risorse per il bando "Ore preziose" per l'annualità 2011-2012;

5) cosa intendano fare per attivare l'indispensabile rapporto con il mondo delle associazioni rappresentative delle famiglie sarde e dei servizi alla famiglia per attuare tutti gli interventi migliorativi all'interno dei prossimi bandi necessari a garantire che la spesa delle risorse sia quanto più possibile funzionale alla crescita del ruolo della famiglia nel contesto della società sarda. (645)

Mozione Sanjust - Diana Mario - Stochino - Amadu - Bardanzellu - Campus - De Francisci - Floris Rosanna - Gallus - Greco - Ladu - Lai - Locci - Murgioni - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Randazzo - Rodin - Sanna Paolo Terzo - Tocco - Zedda Alessandra sulla costituzione del fondo regionale di garanzia per l'agricoltura e provvidenze per l'agricoltura, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento.

Il Consiglio regionale

premesso che:

- il Consiglio regionale, in data 13 dicembre 1988 approvò la legge n. 44 (Costituzione del fondo regionale di garanzia per l'agricoltura e provvidenze per l'agricoltura), con l'obiettivo di abbattere il tasso di interesse dei mutui, contratti dalle imprese agricole, fino a 15 anni;

- in difetto rispetto a quanto previsto dalla normativa, la Regione non notificò la legge all'Unione europea;

- questo provvedimento venne utilizzato, per ben 4 volte, fino al 1992, allo scopo di finanziare diversi settori agricoli, consentendo e facilitando l'accesso a mutui ed aperture di credito da parte del sistema bancario;

considerato che:

- nel 1994 dopo alcuni accertamenti, la Commissione europea aprì una procedura di infrazione concedendo, peraltro, dei termini affinché la Regione potesse motivare la compatibilità delle provvidenze concesse rispetto alla normativa comunitaria sulla concorrenza;

- la Regione rispose in modo frammentario e tardivo alle sollecitazioni della Commissione europea e così, nel 1997, con provvedimento n. 97/6121 CE del 16 aprile 1997, l'Unione europea dichiarò illegali gli aiuti in quanto non notificati alla Commissione in fase di progetto e perché ritenuti incompatibili con il mercato comune europeo;

- la stessa Commissione europea intimò alla Regione il recupero delle somme erogate, precisando che, se la legge fosse stata notificata e motivata, probabilmente si sarebbe trovata anche la possibilità di renderla compatibile;

- l'intervento, comportò che, a fronte di 4.948 domande di mutuo per oltre 118 milioni, fossero erogati, quali contributo in conto interessi soltanto poco più di 31 milioni 216 mila euro;

preso atto che:

- la Regione sospese il pagamento alle banche e abrogò l'articolo 5 della legge n. 44 del 1988, adottando i decreti di revoca degli aiuti già accordati;

- le circa 5 mila imprese che avevano contratto i mutui assistiti dal concorso regionale, da allora, sono chiamati a restituire gli aiuti ottenuti sino al 1996, maggiorati degli interessi;

- stante questa situazione, le banche richiesero ai debitori il pagamento del tasso pieno;

- la Regione tenne per sé il dispositivo della decisione, limitandosi, silenziosamente, a non erogare più il contributo in conto interessi a suo tempo concesso e, così facendo, provocando la lievitazione dei debiti degli agricoltori nei confronti delle banche, le cui rate passarono da un tasso di interesse del 2-5 per cento a quello del 13-18 per cento;

evidenziato che:

- le aziende agricole che ottennero il nullaosta ai mutui agevolati sono 4.947;

- l'ammontare del debito legato alla legge n. 44 del 1988 è di 118 milioni di euro, importo riferito ai mutui originali richiesti dagli agricoltori a valere sulle opportunità previste dall'articolo 5 della legge, che dava la possibilità agli agricoltori con rate scadute e in difficoltà, di rimodulare gli importi nel tempo di 15 anni più 3 anni;

- alcuni dei beneficiari hanno restituito spontaneamente i contributi incassati, dietro semplice richiesta, per un totale di 1.408.082 euro;

- su un totale di 1.678 posizioni debitorie, 1.022 sono in capo al Banco di Sardegna;

- altre 3.550 aziende che si erano indebitate in seguito alla legge regionale sono riuscite a pagare le banche e, quindi, non rischiano alcuna azione esecutiva;

- al gennaio 2008, su poco più di 31 milioni di contributi pagati, sono stati recuperati euro 13.388.638 sul valore capitale, mentre il credito residuo da recuperare dietro ordine dell'Unione europea è pari a euro 17.828.126, ai quali vanno aggiunti gli interessi legali decorrenti dalla data in cui i contributi sono stati illegalmente percepiti, così come recita il parere dell'Unione europea;

- le sofferenze dichiarate dal Banco di Sardegna (che rappresenta 4.784 delle 4.947 pratiche di mutuo inoltrate) ammontano a euro 9.639.435 come quota capitale, a cui vanno aggiunti interessi per euro 9.746.805;

- l'esatta dimensione del contenzioso, a valere sull'articolo 5 della legge n. 44 del 1988, risulta pertanto pari a euro 19.880.824;

- per circa 200 aziende agricole sussiste il rischio di vendita nella aste giudiziarie,

impegna il Presidente della Regione

ad attivarsi affinché:

1) la Regione sospenda tutta la procedura e chieda alle banche la posizione specifica di ogni singola pratica per verificare l'esatta corrispondenza tra quanto richiesto e quanto dovuto, e la specifica dei tassi che vengono applicati;

2) nel momento in cui verrà fatta chiarezza, la Regione studi ipotesi di eventuali rateizzazioni. (138)