Seduta n.14 del 29/04/2009 

XIV Seduta

(ANTIMERIDIANA)

Mercoledì 29 aprile 2009

Presidenza del Vicepresidente CUCCA

INDICE

La seduta è aperta alle ore 10 e 32.

CAPPAI, Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta antimeridiana del 1° aprile 2009 (7), che è approvato.

Continuazione della discussione generale congiunta del documento annuale di programmazione economica e finanziaria (DAPEF 2009) (2/A) e dei disegni di legge "Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale della Regione (legge finanziaria 2009)" (2/A) e "Bilancio di previsione per l'anno finanziario 2009 e bilancio pluriennale per gli anni 2009-2012" (3/A).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la continuazione della discussione generale congiunta del documento numero 2/A e dei disegni di legge numero 2/A e 3/A.

E' iscritto a parlare il consigliere Daniele Secondo Cocco. Ne ha facoltà.

COCCO DANIELE SECONDO (I.d.V.). Signor Presidente del Consiglio, o meglio, Vicepresidente, signor Assessore della programmazione, signor Assessore dell'ambiente, gentili colleghi, siamo qui a parlare della legge finanziaria che, come diceva qualcuno che mi ha preceduto, dovrebbe rappresentare uno dei momenti istituzionali più alti in quest'Assemblea.

Prima di iniziare a parlare dello strumento di programmazione, vorrei sapere, dai colleghi dell'attuale maggioranza, come dovremmo comportarci, perché anche a un osservatore poco attento non è sfuggito, e non può sfuggire, il fatto che una parte della maggioranza si mostra disponibile a un'apertura, che ci è stata fatta notare anche dal Presidente della Commissione bilancio, l'onorevole Maninchedda, il quale ha rimarcato il grande senso di responsabilità che ha contraddistinto in questi giorni l'atteggiamento dell'opposizione; un'altra parte della maggioranza, invece, ha lanciato una serie di attacchi, anche abbastanza scomposti e al veleno, contro la precedente Amministrazione. Io credo che l'opposizione attuale, con grandissimo senso di responsabilità, soprattutto per quel che riguarda i tempi dell'approvazione della legge finanziaria, visto e considerato che in un contesto tanto emergenziale non possiamo lasciare la nostra Regione senza una finanziaria approvata, abbia dato prova di voler assolutamente portare in Aula il testo esitato dalla Commissione per discuterlo e approvarlo nei tempi più brevi possibili. Quindi vorrei, soprattutto per questo motivo, che si tornasse a parlare di argomenti attinenti e cogenti a quelle che sono le emergenze attuali. Qualcuno diceva ieri: "Gli elettori ci hanno dato un mandato preciso e chiaro, rompere col passato e romperemo col passato". Non credo che sia questo il modo per poter davvero assumerci insieme quel gran senso di responsabilità di cui prima parlavo.

Nelle dichiarazioni programmatiche tanto si è parlato della nuova stagione politica e amministrativa, improntata alla capacità di ascolto, alla democrazia partecipata, alla concertazione. Si è detto anche che nelle democrazie moderne dell'alternanza chi alterna non cancella quello che precedentemente si è costruito, anche perché è impossibile che sia tutto da cancellare. Nessuno, appunto, vi usurperà del diritto acquisito di governare questa regione, i sardi ve l'hanno dato e vostra è la responsabilità di governo, come nostra è la responsabilità e il serio dovere di essere opposizione in modo netto, chiaro, senza inciuci, ma con spirito propositivo, perché questo chiede oggi la situazione del popolo sardo, una situazione risaputa con problemi atavici. L'ordinario, che nelle altre regioni è straordinario, le negatività e le criticità che altrove sono congiunturali da noi sono strutturali.

Abbiamo detto di uno strumento finanziario asciutto, snello, dettato dalla necessità di dare risposte immediate ed esaustive. Proprio per questo non può essere rispondente ai bisogni insoluti delle nostre genti. Non può esserlo, ma non perché costruito dalla vostra maggioranza, bensì per l'impossibilità di avere risorse straordinarie da utilizzare per un contesto tanto emergenziale quanto allarmante.

Gli studi OCSE e i dati ISTAT danno dei segnali che non rappresentano realmente lo stato dell'occupazione. Quando si parla di percentuali del 10, del 12 o del 15 per cento mi viene da ridere, tanto più se penso ai piccoli paesi. Io sono sindaco, appunto, di un piccolo paese e realmente tocco con mano che in rapporto alla popolazione attiva i tassi di disoccupazione arrivano sino al 32 per cento. E questi sono dati veri, inconfutabili, che viviamo giorno per giorno. Davvero, quindi, credo che poca cosa si potrà fare e poco potrà incidere questa prima manovra finanziaria.

E' apprezzabile, tuttavia, l'attenzione che voi avete posto per incentivare i fondi dei comuni, i quali senza l'ICI e senza una risoluzione seria che sciolga il cappio al collo posto dal patto di stabilità a breve davvero si vedranno costretti a recarsi qui in Regione e a depositare le chiavi per manifesta impossibilità di amministrare anche l'ordinario. Secondo me non sarebbe male se si ripensasse in modo serio alla legge numero 37 e al piano straordinario per il lavoro, prendendo esempio, appunto, da quei comuni che sono riusciti, seppur con risorse esigue, a costruire dei circuiti virtuosi. Si potrebbe fare una ricognizione seria di tutti quei comuni che hanno utilizzato la legge numero 37 per creare posti di lavoro e opportunità occupazionali, penalizzando i comuni che invece questo non hanno fatto. Non sarebbe male, inoltre, Assessore, pensare anche alle percentuali di cofinanziamento dei bandi regionali e dei bandi POR, perché i comuni davvero non riescono, con fondi propri o con le loro risorse, a cofinanziare nessun tipo di bando a cui vorrebbero comunque partecipare perché è importante per le loro comunità. Non sarebbe davvero male se su questo ci riflettessimo in maniera seria.

Nella manovra finanziaria si parla di lotta alla povertà e io credo che anche lì dovremmo fare un esame serio per chiarire davvero cosa intendiamo per soglia di povertà, perché ai bandi che sono stati fatti finora per combattere appunto l'estrema povertà hanno partecipato solo persone con un reddito ISEE di 4 mila euro annui. Io credo che 4 mila euro all'anno non siano sufficienti per dare risposte concrete a situazioni sociali come quella di un capofamiglia con moglie e figli a carico, che lavora, è chiaro, solo parzialmente.

Abbiamo detto che questa è una manovra dettata dall'urgenza e dall'emergenza, quindi non dovremmo dimenticarci - mi riferisco, in questo caso, all'Assessore dell'ambiente - della gravissima piaga dei lepidotteri, su cui ho visto che è stata presentata un'interrogazione qualche giorno fa. Mi riferisco alla lymantria dispar e alla tortrix viridiana che stanno devastando le sughere, i lecci e le querce in gran parte della Sardegna, soprattutto nelle zone montuose dell'interno della provincia di Sassari. Io credo che qui, assolutamente, occorra prevedere un intervento urgentissimo, perché questo problema danneggia ulteriormente il comparto agrozootecnico che, come sapete, vive già una situazione pesantissima.

Si parlava anche della lentezza nella manovra e dell'appesantimento degli iter burocratici nei rapporti fra Regione e comune e anche fra Regione e privati. Su questo vorrei sottolineare per il futuro anche per i bandi che riguardano le energie innovative e rinnovabili, come i bandi per il fotovoltaico, che non sempre l'innovazione porta equità. Io credo che i bandi on line abbiano creato delle situazioni mettendo dei cittadini in condizione di non partecipare agli stessi. Infatti i bandi on line hanno dato la possibilità solo a un piccolissimo numero di utenti di poter partecipare. Tra l'altro, da quello che risulta, i bandi non sono neanche giunti a compimento, perché molti di quelli che comunque erano riusciti a far domanda poi non hanno proseguito nell'iter e quindi chi effettivamente aveva voglia e necessità di attivare il finanziamento a quelle persone non ha potuto farlo. Io quindi chiederei, perché purtroppo ancora in Sardegna non tutti hanno la possibilità di accedere per via telematica ai bandi, che in futuro si proceda in maniera diversa per mettere tutti i cittadini nelle medesime condizioni di poter partecipare.

Sulle cose di cui dicevo, che comunque sono state fatte e che non sono da buttare, mi auguro che si tenga conto, per ciò che riguarda il precariato, della stabilizzazione già iniziata dall'Ente foreste della Sardegna dei precari, degli operai e dei dipendenti che lavoravano solo per sei mesi all'anno. Sapete benissimo che è iniziata una procedura di stabilizzazione già da qualche mese, direi già da qualche anno, che finora non è arrivata a compimento.

Credo pure che non sia responsabilità di questa Amministrazione, ma dovremo puntare a tenere alta l'attenzione su questo problema che riguarda moltissime zone della Sardegna e moltissimi dipendenti dell'Ente foreste. Tra l'altro vorrei ricordare anche, rispetto a questo, che nella finanziaria del 2004 vi fu il blocco del turn over per quanto riguardava appunto i dipendenti dell'Ente foreste. Voi sapete bene che tutti i comuni hanno dato in concessione dei terreni, appunto, all'Ente foreste, quindi alla Regione, in cambio di posti di lavoro. Esemplifico: un comune aveva dato in concessione 200 ettari per avere in cambio due operai, ma in seguito al loro collocamento in quiescenza ha visto ridursi i propri livelli occupazionali. Per cui credo che sia assolutamente urgente, indifferibile e indispensabile che su questo ci si torni, perché quelli erano dei veri e propri contratti per cui in cambio degli ettari di terreno che venivano concessi alla Regione e all'Ente foreste dovevano essere dati dei posti di lavoro, che però dal 2004 in poi non sono stati confermati. Tra l'altro la legge istitutiva dell'Ente foreste della Sardegna recita testualmente che tutti i livelli occupativi in essere al 31 gennaio 2001 devono essere mantenuti. Ripeto, dal 2004 questo non avviene più. Quindi credo che proprio in risposta a quelle che sono le emergenze occupazionali della regione su questo argomento dovremo tornarci in maniera seria e attenta.

Si parlava di soldi veri: a prescindere da questa legge finanziaria, che purtroppo è quella che è, visti e considerati i tempi entro cui occorre approvarla, io torno a parlare del famoso e famigerato patto di stabilità. E' inutile che i comuni tengano in ordine il bilancio se poi non possono spendere le somme che effettivamente potrebbero spendere. Se qui non si apre una vertenza seria con lo Stato, e di questo si deve far carico l'attuale Giunta regionale, credo che davvero non potremo dare risposte esaustive ai problemi soprattutto dei piccoli comuni. Perché abbiamo parlato di entroterra unico, di rilancio delle zone interne, ma davvero, se non dovessero arrivare risorse vere, soldi veri, come dicevamo, credo che in merito ben poco potremo fare.

Mi avvio a concludere e dico solo che anche dei fondi FAS, di cui tanto si è parlato in questi giorni, l'attuale Giunta deve, in maniera forte e seria, chiedere conto allo Stato centrale. Come pure credo, anzi su questo non ho dubbi, che della vertenza sulle entrate l'attuale maggioranza non abbia parlato abbastanza perché dà per scontato che quelle entrate, che dovranno arrivare a regime dal 2010, arriveranno senza sconti. Ma, visti e considerati gli ultimi "scippi" che sono stati perpetrati, forse è il caso di preoccuparsi anche per quello.

Non ho dubbi neanche sul fatto che l'attuale maggioranza convocherà prestissimo, se le norme e i regolamenti lo consentono, una riunione urgente del Consiglio regionale, per parlare solo di una cosa, fuori dal luogo naturale, che è quest'aula. Io credo che sia il caso che a La Maddalena il Consiglio regionale della Sardegna ci vada per essere vicino alla popolazione locale, che comunque in questo momento si sente defraudata di un diritto che credeva di avere acquisito. Vi ringrazio.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Giacomo Sanna. Ne ha facoltà.

SANNA GIACOMO (P.S.d'Az.). Credo che su questa finanziaria e i suoi aspetti tecnici non ci siano grandi cose da evidenziare. Rendo merito al collega Uras, del cui intervento condivido l'80 per cento, per la sua onestà politica e intellettuale. Una finanziaria che nasce quaranta, sottolineo quaranta, giorni dopo l'insediamento di questa Giunta, considerati i tempi così ristretti, così limitati - e ne conosciamo il motivo - credo trovi non dico qualsiasi giustificazione, ma motivo di accordo. L'astensione dell'opposizione e il clima che si è creato all'interno della stessa Commissione bilancio lo testimoniano. Però, vedo in Aula che si sollevano i toni e certi comportamenti, che provengano da una parte o dall'altra, mi mettono in forte difficoltà. Difficoltà perché? Perché se è vero che questa è una finanziera tecnica, che non può e non deve subire cambiamenti radicali nel suo percorso ed è il frutto di quattro mesi di esercizio provvisorio, deve essere approvata al più presto. Qualcuno ha avuto anche la possibilità di assumersi questa grande responsabilità di fare, sì, un bilancio, di non portarlo a compimento, di sciogliere anzitempo il Consiglio regionale e di lasciare la Regione, e quindi i sardi, con quattro mesi di esercizio provvisorio. Di questo non vuol parlare nessuno, né tantomeno la persona interessata.

Guardate, la finanziaria aiuta un po' tutti a capire la semplicità del documento contabile, ma anche i contenuti dello stesso. Li hanno elencati un po' tutti, chi a torto chi a ragione, chi con una critica a volte anche esasperata chi cercando di far apparire questa legge come la panacea di tutti i mali, ma sappiamo benissimo, e per primo lo sa l'assessore La Spisa, a che cosa stiamo andando incontro. Siamo in una situazione di crisi economico-occupazionale che travolge tutto il sistema economico a livello mondiale, immaginiamoci in quest'Isola che cosa può travolgere! Ma la verità vera non è tanto nel contenuto della finanziaria in se stessa, ma nel modo in cui la si vuole presentare. Perché la si presenta caricando questo Esecutivo di una responsabilità di cui in questi quaranta giorni non poteva farsi carico, perché non è una sua responsabilità.

L'ultima osservazione l'ha fatta il collega Cocco sul bando relativo al fotovoltaico. Quel bando l'ha fatto la precedente Amministrazione e sappiamo in che termini e in che tempi: in una giornata! Chi riusciva a collegarsi al sito passava, chi non vi riusciva non passava; a mezzogiorno di sabato il bando è stato chiuso. Qualcuno forse si è scandalizzato? Qualcuno ha pensato che non era il sistema migliore, ma non possiamo addebitarne la responsabilità a questo Consiglio e a questa maggioranza, né tantomeno a questa Giunta. Se riusciamo a guardare oltre, capiremo che tutto ciò che verrà fatto da oggi in poi sarà certamente responsabilità di questo Esecutivo, ma non possiamo tornare indietro, responsabilizzandolo, ad esempio, per quanto riguarda l'approvazione dello statuto dei consorzi industriali. Amici miei, la Giunta precedente, che era provvisoria in quel momento e presieduta da un reggente, approvò quello statuto. Ma voi ritenete che quello statuto possa essere il frutto di una discussione, di una elaborazione o che lo si debba prendere così com'è, diversamente scadono i termini? Al posto di questo Esecutivo chiunque avrebbe fatto la stessa cosa, avrebbe voluto vedere, avrebbe quantomeno voluto partecipare a una stesura reale per sanare una situazione che non è delle migliori, ma che comunque deve essere sanata attraverso uno strumento del quale ci si dovrà dotare. Questa Giunta avrà questo incarico. Quindi, prevedere in finanziaria che il tutto può slittare credo sia un atto di responsabilità. Credo che qui nessuno voglia accettare a scatola chiusa quello che si deve fare.

Si è parlato tanto del patto di stabilità. Amici miei, il patto di stabilità non è nato oggi; il patto di stabilità viene da lontano. Quando il Governo Prodi ebbe l'idea di istituire il patto di stabilità, tutti quanti dove eravamo? Allora fu messo un guinzaglio, perché di guinzaglio si tratta! Noi, infatti, possiamo fare la finanziaria più bella del mondo di per sé, ma quando c'è un patto di stabilità come questo, che limita la spesa, non andiamo da nessuna parte. L'idea migliore, la fantasia più grande, qualsiasi invenzione in assoluto positiva non va da nessuna parte. Questa è una battaglia, ma non solo di questa maggioranza; io credo che questa sia una battaglia dell'intero Consiglio regionale per uscire da una situazione che per noi è oltretutto più penalizzante di quanto non lo sia per altre realtà che il patto stabilità, guarda caso, forse non l'hanno mai rispettato: non hanno rispettato i loro bilanci e non hanno rispettato le spese fuori bilancio.

La battaglia sulle entrate: guardate, la battaglia sulle entrate non è di una persona sola, nessuno se lo può sognare. E' una battaglia che viene da lontano, è una battaglia che vede impegnata la classe politica regionale a partire dal Governissimo - qualcuno faccia memoria -, perché furono bloccati i trasferimenti, iniziò l'indebitamento perché lo Stato non trasferiva le risorse, la Regione facilitò il tutto indebitandosi e aspettando il riconoscimento e il travaso di quelle risorse. Ma, oggi, nel momento in cui il discorso sulle entrate ha trovato "compimento", possiamo fare un'analisi povera, elementare per capire, ad esempio, dove sia finito il Piano di rinascita. O non fa parte del nostro Statuto? Non ne è parte integrante? Qualcuno ha voluto cancellarlo? A me non risulta. Proviamo a sommare quello che abbiamo ottenuto e il Piano di rinascita, del quale non si parla più, anche se il suo fallimento, entrando nel merito della spesa ordinaria, l'avevamo constatato tutti, ma questo non vuol dire rinunciare, arrendersi e caricarsi la spesa relativa a trasporti e sanità.

Bene, se parliamo di affari lo facciamo in modo compiuto per verificarne l'attendibilità e il perché. Ma forse lo abbiamo deciso qua dentro tutto questo? Abbiamo forse deciso qua dentro di fare il G8 a La Maddalena? Non mi risulta che in quest'Aula, nella passata legislatura, qualcuno abbia avuto la possibilità di aprire un dibattito per stabilire, tutti assieme, se potevamo o se non potevamo, se conveniva e se era il caso di fare il G8 a La Maddalena, visti i risultati ottenuti da altre parti, in altre realtà, per la presenza di questo vertice. Ma ci siamo posti il problema del sistema di gara utilizzato allora? Non ce lo siamo posto, o perlomeno non noi, chi di dovere non se lo è posto. Si può porre, oggi, il problema di un sistema di gara non condivisibile, poco chiaro? Possiamo dire, oggi, che quelle colate di cemento, in un sistema ambientale come quello di La Maddalena - vorrei capire dove sono gli ambientalisti -, sono il sistema migliore per risanare quello che la presenza militare ha guastato in questi trent'anni? L'abbiamo deciso noi di utilizzare i nostri fondi per costruire alberghi? E' una novità rispetto al passato. L'ESIT faceva questo, e infatti i risultati li abbiamo visti negli anni. Ma noi siamo stati coinvolti in questo scenario? Cioè la fregatura, cosiddetta, l'abbiamo cercata noi, l'abbiamo voluta noi o ce l'hanno veramente data gli altri? Bene, su questo ci dobbiamo dire tutta la verità. Il 20 per cento delle opere che le imprese sarde avrebbero dovuto realizzare e che riguardava l'intero nord Sardegna, con l'accordo sottoscritto e il consorzio già costituito, corrisponde al 20 per cento dei subappalti? E' questa la ricchezza che doveva portare? Sono queste le imprese che sono state salvaguardate? E il grido di dolore ultimo è su quell'appalto, che fa gridare vendetta, indetto il 13 febbraio, di venerdì, e chiuso il 16 marzo, a cui ha partecipato una sola impresa, guarda caso, e il presidente della Confindustria, Emma Marcegaglia, che fa parte di quel gruppo, se vi ricordate, parlò a suo tempo di denari non veri. Quattro giorni dopo i danari erano veri. Questo non scandalizzò nessuno! Le imprese sarde protestano, si risponde col silenzio, nessuno vuole parlare, neanche chi ha voluto il G8 a La Maddalena! Questa maggioranza e questo Governo regionale il G8 a La Maddalena l'hanno trovato! L'hanno trovato lì, con i lavori già avviati a compimento, perché quel chilometro di molo che fa parte del pacchetto dell'albergo e tutto il resto previsto in quell'appalto è già realizzato. Non c'è da inventare niente! Adesso c'è da capire quanti soldi nostri - questa è la differenza - sono stati impegnati e spesi lì, quanto ha contribuito lo Stato a risanare, non solo la parte dell'arsenale, ma anche la parte che comunque ha visto impegnata quella realtà con le servitù militari. Ma dovevamo risanarla noi, con i nostri denari? Eravamo noi ad avere la priorità di impegnare i soldi della Regione, già pochi, ma comunque centinaia di milioni di euro, in una realtà come quella, penalizzata nel tempo, con uno Stato che se ne lava le mani e che trova pure consenziente chi ha governato?

Oggi è facile dire che non va bene. Per noi, se il discorso sul G8 a La Maddalena non fosse mai iniziato sarebbe stata la cosa più positiva di questo mondo, la cosa migliore! Però oggi c'è ed è stato spostato! Guardate, a me non preoccupa che questo vertice sia stato spostato, non preoccupa non avere quei tre giorni di ressa, va bene? E magari qualcuno ci dirà che a settembre arriverà Obama per il G8 Ambiente, altra carrellata! Ma il mese di settembre è fuori dalla stagione turistica; luglio è il mese vero delle vacanze in Sardegna, e noi possiamo dire di essere scontenti di questo? Io dico di no, il problema per me è capire quanti soldi abbiamo speso, quanti soldi ha speso lo Stato e quanti di quei lavori iniziati saranno portati a compimento. Questo è l'impegno, poi il resto dobbiamo abituarci a costruirlo; dobbiamo abituarci a capire che questo sistema fiscale è penalizzante all'eccesso e troverà compimento, forse, nella giornata odierna, con l'approvazione, da parte del Parlamento, di questo benedetto federalismo fiscale, che doveva essere ulteriormente costruito e che ci vede nettamente al di fuori, anche come pensiero, come idee. Io credo che questo Consiglio debba dedicare qualche ora in più a questo elemento essenziale, a questo strumento di una potenzialità unica, che è il sistema fiscale. Su questo quantomeno l'impegno del Partito Sardo d'Azione è quello di cercare di portare quest'Aula a discuterne, in una circostanza comune, insieme al tema del sistema creditizio, del quale non si vuole mai parlare. Solo quando c'è il rinnovo delle cariche nei consigli di amministrazione delle fondazioni bancarie, allora si può parlare, in quattro! Quando invece si tratta di parlare di fiscalità e di sistema creditizio meglio non citare nessuno, non si sa mai che qualcuno si offenda, come se quest'Aula fosse indebitata all'eccesso e temesse anche di essere richiamata. Credo di poter affermare che qua nessuno sia indebitato, quindi da libertà di parola ci è rimasta. E se è cambiato qualcosa è cambiato in positivo. E quando un collega, che io stimo, si chiede e chiede a tutti noi che percezione hanno i sardi di questa finanziaria, io rispondo che non mi risulta che i sardi, nella loro interezza, abbiano avuto grande attenzione per questa finanziaria o per qualunque altra finanziaria. I sardi prestano attenzione alla risoluzione dei loro problemi, a chi parla il loro linguaggio, a chi capisce la loro disperazione e le loro necessità. E se c'è una classe politica in grado di dare risposte, quella è una classe politica che può chiamarsi tale. Diversamente non c'è storia, ma non ce n'è per nessuno, non ce ne può essere, perché è il sistema, di per sé, che da solo riesce a combattere se stesso.

Faccio una battuta: mi risulta che nella passata legislatura, quando si parlava di finanziaria, fosse presente un solo Assessore. Ieri ce n'era qualcuno in più, oggi sono in due, siamo ancora in vantaggio! E' un sistema democratico; il fatto che possiamo parlare, ragionare e anche cercare elementi di collaborazione è per me positivo. Io non cerco lo scontro, non cerco le divisioni; cerco la volontà che c'è in una parte e nell'altra di risolvere i problemi, nel ruolo che ci contraddistingue. Credo che questo sia il filo conduttore, però non si può venire in quest'Aula, prendere a calci il resto del mondo e pensare di avere ragione. Guardate, il sistema bipolare che vi siete inventati, perché ve lo siete inventato, l'una parte e l'altra, obbliga all'apparentamento, obbliga a stare assieme. L'alternativa credo che sia la testimonianza di una libertà alla quale nessuno vuole rinunciare. Un giorno si è maggioranza e un giorno sì è opposizione. Io credo che questa opposizione, in questi cinque anni, soffrirà meno di quanto abbia sofferto quando era maggioranza. Di questo ne sono convinto, perché vedo che sta riprendendo un rapporto, una collaborazione, quanto meno un rapporto di amicizia e di cordialità per vivere assieme l'esperienza dei prossimi cinque anni. Credo che sia utile per tutti ristabilire il motivo dello stare assieme in quest'Aula e poterlo fare democraticamente, educatamente, certamente in modo costruttivo e rispettoso. Credo che sia la base di un inizio che qualcuno forse voleva un po' turbolento, ma anche la turbolenza, con il tempo, trova momenti di serenità.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Signor Presidente, Assessori, io non ero in quest'Aula nella passata legislatura, quindi non so se sia stato fortunato o meno, avverto una cosa, lo dico a tutti, alla maggioranza ma anche all'opposizione: chi ci guarda dall'esterno e nota il livello delle presenze in aula, certamente non avverte una grande tensione in questo Consiglio regionale rispetto alla crisi drammatica che il mondo occidentale e anche la nostra Isola stanno attraversando. Credo che anche la partecipazione ai lavori dell'Assemblea elettiva testimoni una sorta di etica della responsabilità. Però, mi rendo conto che quelle che sto dicendo possono essere giudicate parole in libertà, dette semplicemente per riempire qualche minuto di questo intervento. Io non la penso affatto in questa maniera e permettetemi di esprimerlo con grande onestà intellettuale.

Mi rivolgo agli Assessori della programmazione e dell'ambiente, anche se avrei preferito rivolgermi a una Giunta maggiormente rappresentata. So che è impegnata in un importante appuntamento, che spero produca qualche effetto taumaturgico per risolvere alcuni dei problemi che investono quest'Isola, visto che a me non pare - esprimo un mio parere personale - che negli indirizzi di governo che leggo in questa finanziaria ci siano interventi sufficienti a risolvere, o comunque ad affrontare in maniera forte la crisi che il nostro Paese e la nostra Isola stanno attraversando.

Voi vi apprestate ad approvare la finanziaria e io credo che con questa legge dovreste dare consequenzialità agli impegni che avete assunto in campagna elettorale. Lo ripeto, in quelle settimane avete descritto la Sardegna, il suo sistema produttivo e, più in generale, il suo sistema economico in ginocchio. Avete parlato di un sistema economico paralizzato, di un'Isola in profonda crisi a causa delle politiche vincolistiche della precedente maggioranza, della tassa di soggiorno e degli strumenti di pianificazione e programmazione assunti nella precedente legislatura. Ebbene, di fronte a una denuncia così forte come quella che voi avete fatto, era ed è legittimo da parte nostra aspettarci una finanziaria robusta, capace di aggredire le ragioni della crisi e, nel contempo, di individuare provvedimenti e risorse per affrontare le tante emergenze che stanno di fronte a noi. A me pare, invece, che sia stato licenziato dalla Giunta regionale un testo che non ha questo carattere, bensì è connotato da una preoccupante leggerezza, che dimostra la totale inadeguatezza a far fronte alle difficoltà che aumentano in maniera esponenziale giorno dopo giorno.

Nel testo licenziato dalla Giunta si omette qualsiasi riferimento alla dimensione della crisi e non si capisce, in assenza di ciò, come avete fatto a quantificare alcuni interventi per affrontare le emergenze sociali che stanno di fronte a noi. Infatti, a me pare che sia gli interventi individuati sia le risorse siano del tutto inadeguati ad affrontare questi punti. E allora, le cose sono due: o avete descritto, nelle scorse settimane, una crisi diversa da quella in essere, oppure la crisi è così come l'avete descritta, ma non producete una manovra finanziaria all'altezza e alla portata di quella crisi.

Nella vostra finanziaria è del tutto assente, lo ripeto, un'analisi sulle ragioni della crisi finanziaria che ha colpito le aree più forti del mondo e su come questa si scarica sull'economia reale, in particolare in Sardegna, dove gli effetti di quella crisi continueremo a vederli, in maniera drammatica, nel corso di tutto l'anno e, tutti temiamo, anche fino alla primavera del prossimo anno.

Ecco, se questo è il quadro che abbiamo di fronte, io non sono per addossare responsabilità particolari a qualcuno, ma chi governa in questo momento ha il dovere politico e anche morale di individuare soluzioni per affrontare concretamente quella crisi. A me pare, tra l'altro, che voi abbiate ereditato non una situazione disastrosa, come avete descritto, ma tutto sommato una Regione diversa da quella che ha ereditato questa opposizione nel 2004, perché avete ereditato una Regione che ha a disposizione risorse importanti rispetto al proprio bilancio e alle proprie entrate. Vi ricordo che nel 2004 voi avete consegnato una Regione che aveva una capacità di spendita dei fondi propri intorno al 3 per cento; oggi l'avete ereditata con una disponibilità che supera sensibilmente il 30 per cento di quelle risorse. Non mi pare un risultato di poco conto, ma non lo dico per fare polemica, lo dico semplicemente perché ci sono risorse a disposizione che devono essere indirizzate nel verso giusto per affrontare questa crisi. Credo che queste risorse debbano essere messe a disposizione soprattutto per affrontare, ripeto, i nodi che attanagliano la nostra economia, con i riflessi sociali che questa determina. Tra l'altro, sempre senza voler fare polemica, se non si discute qui di questi argomenti non capisco dove se ne debba discutere. La dialettica politica anche in punta di forchetta, talvolta, senza offendere nessuno, credo che possa essere di aiuto a tutti, se tutti, ovviamente, ci predisponiamo ad ascoltare e a smettere gli abiti della presunzione, sia che si stia al governo sia che si stia all'opposizione. Non c'è una categoria di persone o di politici che abbia ragione in assoluto e un'altra categoria che abbia torto in assoluto. Credo che ognuno di noi, rispetto anche all'insediamento sociale di riferimento, agli interessi parziali che ognuno di noi rappresenta, debba essere ascoltato soprattutto perché rappresenta interessi, rappresenta bisogni, rappresenta attese. E quest'Aula deve essere il luogo in cui c'è la disponibilità per ascoltarsi, per tramutare anche questo ascolto in iniziative concrete di azione di governo nell'interesse più generale della Sardegna e non soltanto di una parte.

A me dispiace, è stato detto da altri e lo ripeto, che non ci sia stato, a parte l'intervento del presidente Maninchedda, che ho apprezzato, un intervento da parte dei colleghi della maggioranza - forse ero distratto, probabilmente è così - sul valore della vertenza sulle entrate e sul fatto che quella vertenza, dal prossimo anno, mette a disposizione risorse importanti; non anticipi, ma risorse importanti. Credo che sia una sottovalutazione che potevate certamente evitare.

Assisto con preoccupazione a un altro assordante silenzio, quello sulle risorse FAS. Badate, non rispondono al vero - mi permetto questo giudizio forse esagerato e chiedo scusa anticipatamente - le risposte del presidente Cappellacci nella sua conclusione al dibattito sulle dichiarazioni programmatiche. Sono state portate via risorse importanti alla Sardegna dai fondi per le aree sottosviluppate: noi avevamo circa il 12 per cento di quelle risorse nazionali, che dovevano servire per superare il gap infrastrutturale storico di questa regione, dovevano servire per le bonifiche nelle aree minerarie dismesse, nelle aree industriali, dovevano servire per le intese istituzionali, di cui abbiamo discusso tante volte a Palazzo Chigi, anche con vostri rappresentanti che oggi siedono nella Giunta. Ecco, io sono preoccupato perché di fronte a uno scippo di questa portata tacere, non dir nulla vuol dire accettare supinamente una politica del Governo non attenta alle aree sottosviluppate. Non si possono portar via i soldi delle aree sottosviluppate per risolvere altri problemi di carattere nazionale! La solidarietà devono pagarla tutti, non soltanto una parte del Paese, e in particolare la parte più debole.

In questi giorni, ieri in particolare, si è parlato di autonomia, di autodeterminazione nella celebrazione de "Sa Die de sa Sardinia". Il Presidente del Consiglio e il Presidente della Regione hanno citato nomi che hanno incarnato questi valori e attraverso questi dato lustro a questa regione. Io mi chiedo però: l'autonomia, l'autodeterminazione che è stata richiamata come intendete assumerla, come intendete praticarla? A me pare che ci sia un deficit di autonomia e di autodeterminazione nel momento in cui non dite nulla sulle cose che noi abbiamo richiamato. Spero ci sia una qualche risposta nelle conclusioni, se ci saranno, del Presidente della Regione.

Certo, solidarietà per le aree colpite dal sisma, ma la solidarietà, lo ripeto, non può essere pagata dall'area più debole del Paese. Io non condivido - credo che almeno questo sia legittimo - il giudizio espresso sul G8 dall'onorevole Giacomo Sanna, che mi ha preceduto. Credo, invece, che il G8 rappresentasse una straordinaria occasione per far conoscere al mondo un territorio importante di questa regione, soprattutto perché dopo la dismissione delle aree militari punta il suo futuro economico sul turismo. Quando si punta sul turismo per la propria economia, diventare la vetrina del mondo anche solo per tre giorni è un fatto importante, a parte tutto il resto che questo può determinare. Però, badate, autonomia e autodeterminazione vanno difesi sempre; vanno difesi con i denti e con le unghie. Io, invece, non vedo questo anelito, quest'ansia da parte vostra rispetto alle questioni che ho testé richiamato. Ho visto, anzi, un tentativo di arrampicarsi sugli specchi per trovare giustificazioni per eliminare, per esempio, una capacità impositiva coraggiosa, non originale, che aveva assunto la precedente maggioranza. Insomma, ho sentito cose davvero curiose, per non aggettivarle diversamente, sulla tassa di soggiorno. Non c'è Paese al mondo, non c'è città in questo Paese dove in una forma o nell'altra non si paghi una tassa di soggiorno, una tassa di ingresso. Ma davvero pensate che la flessione che ci sarà sulla domanda turistica verso la Sardegna, se sono vere le previsioni degli osservatori, che stimano questa flessione anche nell'ordine del 20 per cento, sia dovuta alla tassa di soggiorno? Davvero, insomma, non diciamo cose delle quali riderebbe anche chi non ha ragioni per ridere!

Io invece vedo, e lo sa bene l'assessore La Spisa, che dappertutto questa crisi la si affronta con due ricette: una è il sostegno alla domanda, l'altra è il sostegno all'offerta. E la si affronta immettendo nell'economia quantitativi importanti di risorse pubbliche. Dappertutto si fa in questa maniera, sia nei Paesi governati dal centrodestra sia nei Paesi governati dal centrosinistra; nel loro piccolo lo stanno facendo anche le Regioni. Mi pare, però, che non si faccia tutto quanto potrebbe essere fatto in questa direzione nella nostra Regione, proprio per le cose che dicevo prima. Insomma, io chiedo che il sostegno alla domanda passi attraverso la messa a disposizione di importanti risorse pubbliche, soprattutto per opere cantierabili immediatamente. Non è una richiesta solo del partito che rappresento, ma è la richiesta di tante associazioni che avete e abbiamo audito in queste settimane. Gli interventi possono essere molteplici, a partire da quelli indispensabili per mettere in sicurezza gli edifici scolastici, così come per dare una mano ulteriore ai comuni, come ha chiesto anche l'Associazione nazionale dei comuni.

C'è poi la necessità di contrastare la povertà, sempre attraverso la disponibilità di risorse pubbliche, quello che voi chiamate contrasto alla povertà. Allora, su questo chiedo, e mi rendo conto che, mancando quella analisi è difficile fare una stima, quante siano oggi in Sardegna le lavoratrici, perché sono soprattutto le lavoratrici del settore sociale, e sono tantissime, e del settore scolastico, dell'istruzione che hanno perso o perderanno il posto di lavoro e che non hanno un minimo di tutela, un minimo di ammortizzatori sociali. Credo che l'intervento da parte della Regione, nella forma che è stata utilizzata negli anni passati, e cioè un sistema temporaneo e integrativo a quello nazionale, debba "coprire" tutti coloro i quali si trovano o si troveranno in questa condizione. Vi ricordo che in Sardegna sono 440 mila i lavoratori dipendenti; di questi, oltre 100 mila hanno un contratto precario e tantissimi stanno perdendo il posto di lavoro.

Un'altra questione: io davvero capisco i tempi, quaranta giorni, capisco tutto, nessuno chiede miracoli. Miracoli se ne possono fare solo nell'udienza di oggi, forse, non lo so, ci credo poco.

LA SPISA, Assessore della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio. E' questo il tuo problema?

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). E' questo il mio problema. Magari fosse il solo problema di quest'Isola, saremmo già a buon punto, Giorgio! Ho paura che non sia solo questo il problema, però in quest'Aula non siamo chiamati a riporre tutto sulla fede; siamo chiamati ad assumere atti concreti per dare risposte alla gente che ci ha eletto.

Allora, anche per quanto riguarda la lotta al precariato e le stabilizzazioni è davvero incomprensibile che non sia previsto nulla. Questa è gente che non può aspettare, che non è nelle condizioni di aspettare. Io credo che debba essere fatto uno sforzo in questa finanziaria per affrontare queste questioni e dare una soluzione.

E' stato ricordato e apprezzato anche da parte di tanti colleghi della maggioranza il fatto che noi abbiamo assunto un atteggiamento responsabile nella Commissione terza, ma anche nelle altre Commissioni. Non poteva essere assunto un atteggiamento diverso da un partito come il nostro; non è una novità, è la norma. Il vostro atteggiamento non è stato, dal mio punto di vista, altrettanto responsabile. Non è stato responsabile finora, perché attraverso la finanziaria non ci sono le risposte nella direzione che ho cercato di richiamare. Noi, in Aula, ripresenteremo le nostre proposte e aspettiamo atteggiamenti altrettanto responsabili sulle entrate, sul G8, sul FAS, sul sostegno alla domanda, sul sostegno all'offerta, sulla lotta al precariato, sul contrasto alla povertà e sulla messa in sicurezza degli edifici scolastici. Per noi essere responsabili, senza polemica, è anche votare contro una finanziaria che non dà risposte ai bisogni e alle attese della nostra gente. Vorremmo invece, alla fine, poter votare a favore, ma questo dipende molto da voi.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Rassu. Ne ha facoltà.

RASSU (P.d.L.). Signor Presidente, signori Assessori, colleghi del Consiglio, sinceramente ero deciso a non intervenire, anche perché la formulazione dello strumento finanziario che stiamo esaminando è dettata da una situazione contingente, come è stato detto da tutti, emergenziale, figlia di un trauma politico che è diventato, poi, devastante dal punto di vista economico e sociale, e cioè le elezioni anticipate. Non dimentichiamo questo fatto. Così come giustamente il collega Diana diceva: "Non dobbiamo dimenticare determinati impegni presi", non possiamo e non dobbiamo dimenticare questo fatto. Quindi la finanziaria è figlia di una frettolosa preparazione che non può assolutamente, nell'arco di un mese, affrontare e programmare, così come si potrebbe e si dovrebbe, tutto ciò che è necessario per ridare fiducia, speranza, lavoro, certezza e sicurezza alla nostra economia e alle nostre popolazioni.

Fermiamoci qui, stante il momento contingente, perché questa finanziaria, diciamocelo, è nata così perché deve chiudere il quarto mese di esercizio provvisorio e deve far ripartire l'economia. Quindi è puntata principalmente sull'emergenza, sulla povertà, sulle politiche attive del lavoro, sulla famiglia, sull'impresa. Ecco perché non volevo intervenire. Pensavo che in questa fase, per accordo, dovessero intervenire solo i Capigruppo per accelerare l'iter di approvazione di questo documento, affinché a giugno si possa affrontare il maxicollegato, la vera finanziaria. Si sta invece sviluppando, nel dibattito, un'analisi compiuta e complessiva, con la richiesta di risposte che questo tipo di documento non può dare, in questo momento, a quest'Aula.

Io credo che non siano sfuggiti e non sfuggano alla Giunta regionale gli attuali e imminenti problemi che riguardano la nostra economia, sia a livello regionale sia a livello nazionale, caratterizzata certamente della recessione economica e dalla crisi che interessa tutto il mondo. Non sfugge senz'altro alla Giunta quali siano gli interventi da realizzare nel settore dell'industria per salvaguardare, giustamente, la chimica di base, collega Diana, per tutelare il territorio e l'ambiente, per attuare interventi di bonifica, interventi ambientali, interventi nel settore della chimica fine, per fare ricerca, di cui nell'industria si ha necessità, per coinvolgere una volta per tutte le Università in questo importantissimo settore, per creare i presupposti, per quanto compete alla Regione autonoma della Sardegna, per tutelare i posti di lavoro attuali e proporne di nuovi in un'industria chimica diversa. Occorre intervenire, quindi, sui costi energetici, su questo benedetto Piano energetico regionale che ancora non vede la luce, e attuare una vera politica di detassazione, defiscalizzazione e di incentivi alle imprese affinché possano, al pari di quelle di altre regioni europee, riprendere a lavorare.

Non sfugge senz'altro a questa Giunta quali siano le esigenze dell'agricoltura, quali obiettivi ha fallito il Piano di sviluppo rurale proposto e approvato dalla precedente Giunta, in totale assenza di un piano di ristrutturazione seria del comparto. Questo è stato addirittura sottolineato anche dalla Comunità europea. Ma non possiamo oggi, in questo mese, anche se è legittimo farlo, chiedere alla Giunta di affrontare tutte queste problematiche. Non possiamo chiedere alla Giunta, in questo mese, di rivoluzionare il Piano sanitario regionale già scaduto, preso da lidi continentali, sbattuto sulle spalle dei sardi e che ha portato la sanità sarda ai livelli che tutti conosciamo, principalmente la sanità del sassarese, passata da un livello di eccellenza a cenerentola della sanità sarda.

Certo, mi aspettavo comunque dalla Giunta, almeno sui settori produttivi, un segnale; mi aspettavo che potesse dare sul settore dell'artigianato, commercio e turismo qualche risposta più concreta. Intendo riferirmi all'allocamento in bilancio di risorse forse più consistenti, perché di una cosa sono sicuro, e su questo do ragione al collega Diana: è necessario intervenire e subito. Sull'impresa è necessario intervenire subito, assessore La Spisa, non possiamo perdere neanche un minuto. E' necessario far ripartire il volano dell'economia; la stagnazione economica attuale è la madre di tutti i problemi della Sardegna. E' necessario ridare risorse ai vari settori produttivi, parlo dell'artigianato, parlo del turismo, parlo dell'agricoltura, parlo del commercio. Anche in questa fase è necessario dare un segnale. Su questo la stessa Commissione bilancio è stata unanimemente e decisamente concorde. Ci sono settori per i quali l'intervento non può essere procrastinato neanche di un mese. Stiamo affrontando una situazione dalla quale dobbiamo assolutamente uscire, se non nel 2009, all'inizio del 2010. Assistiamo a una moria delle imprese che non si era mai vista nell'ultimo decennio, ed è necessario trovare il sistema, trovare le chiavi, e la Regione le ha in mano, per bloccare immediatamente questa emorragia. Ma sono sicuro che la Giunta va in questa direzione. Non dimentichiamoci che il Documento annuale di programmazione economica e finanziaria è figlio del Programma regionale di sviluppo, che è stato presentato nella finanziaria scorsa, istituito dalla legge numero 11 del 2006. A questo la Giunta si è dovuta attenere ancor prima di impiantare la propria finanziaria per far sì che quanto proporrà questa nuova Amministrazione si basi sul programma presentato in campagna elettorale.

C'è una differenza tra questa Amministrazione e quella che l'ha preceduta, collega Diana, ed è tanta. Non foss'altro, e su questo vigileremo, perché si sta ridando a quest'Aula quella dignità che è stata calpestata nei cinque anni della scorsa legislatura. Quest'Aula per cinque anni non è stata ascoltata e mi fa piacere sentire che non ci sono consiglieri regionali, da una parte o dall'altra, che abbiano in seno la verità assoluta. E' vero, è necessario il confronto, è necessaria la democrazia partecipata, è necessario un Governo che veda nella democrazia orizzontale, non nell'utilitarismo, non nell'autarchia, non nel verticismo, uno strumento democratico unico e indispensabile che possa, assieme al Governo regionale, ma questo a tutti i livelli, proporre, studiare, aiutare a risolvere i problemi, perché questo è il nostro compito. Per questo siamo stati eletti, per questo i nostri territori ci hanno dato la delega e su questo vigileremo. La scorsa esperienza è stata maestra; non permetteremo che ciò che è successo possa ripetersi, perché risponderemo solo ed esclusivamente agli elettori che per cambiare hanno voluto dare la delega a questa maggioranza. Questo non può essere dimenticato da nessuno.

Io ho ascoltato, ieri, le parole del presidente Soru. Io non so tra quelli che dicono che è tutto sbagliato. Non è vero, nella scorsa legislatura sono state approvate e mandate avanti iniziative anche positive, ma non mi si venga a dire che non aver messo nel bilancio, per far quadrare i conti, una posta fittizia, una posta futura non certa - e con i tempi che corrono non so quanto possa essere certa - e avendo nuovamente fatto ricorso ai mutui per coprire le spese , come impone la legge di contabilità, vuol dire aver abbandonato la lotta per avere dallo Stato ciò che ci compete. Non è vero, sono due cose completamente diverse. C'eravamo anche noi a Roma a protestare contro il Governo perché fossero assegnate, giustamente, alla Sardegna le somme che ancora non aveva percepito. Dopo vent'anni! Ma tra il dire questo e il mettere in bilancio somme che ancora non abbiamo disponibili c'è di mezzo un oceano. Da qui, chiaramente, le sentenze, penso obiettive, della magistratura contabile, che richiamavano, appunto, la Regione al principio di annualità del bilancio. Questa è una cosa che sappiamo tutti. Quindi su questo vigileremo tutti, maggioranza e opposizione, affinché il Governo mantenga gli impegni per quanto riguarda le somme dovute alla Sardegna e al popolo sardo.

Ma questo non vuol dire, ripeto ancora, mettere delle poste false in bilancio, perché di questo si tratta. Sappiamo tutti come viene formulato il bilancio e ha fatto bene la Giunta a non ricadere in quell'errore, pur non abbandonando, ripeto ancora, quelle che sono le richieste legittime verso il Governo affinché, appunto, venga dato alla Sardegna quanto le è dovuto.

Tornando alla necessità di interventi immediati, lo spunto che il collega Diana ha dato in merito agli interventi sulle scuole pubbliche è ottimo. Penso agli interventi per mettere a norma le nostre scuole, ma penso a quanti interventi ancora possono essere realizzati nei vari settori. Penso all'ambiente, per esempio, penso alla pulizia dei boschi, penso alla pulizia delle strade rurali, penso alla manutenzione del verde pubblico, che può sdoganare, caro collega Daniele Cocco, quelle riserve indiane che sono i cantieri forestali, dove possono essere utilizzate le risorse specifiche di quel settore, dove non solo possono essere stabilizzati i lavoratori precari, ma possono essere ancora utilizzate centinaia e centinaia di unità lavorative. Io credo che questa Giunta, d'ora in avanti, possa inserire questo obiettivo nei suoi programmi e far sì che si realizzi. Ma oggi siamo in uno stato di emergenza; questo strumento finanziario è figlio di questa emergenza, a questo ci dobbiamo limitare e attenere, pur facendo giustamente tesoro, per quanto mi riguarda, di tutte le sollecitazioni e i suggerimenti che possono venire da ambo le parti e che possono fornire un contributo importante e indispensabile al Governo nella preparazione del maxicollegato.

Oggi atteniamoci a ciò che questo strumento rappresenta e tentiamo, se è possibile e ove è possibile, di migliorarlo, ma più di questo, credetemi, e lo sappiamo tutti in coscienza, in questo mese non si poteva chiedere a questo Governo che, ripeto ancora, ha elaborato questo strumento figlio del Programma regionale di sviluppo presentato nella scorsa legislatura, per essere chiari, e figlio delle elezioni anticipate che, senz'altro, non hanno procurato benefici a questa già disastrata economia, ma anzi hanno acuito quella devastante situazione di malessere, di disagio economico in cui la Sardegna purtroppo si trova. Sono d'accordo con chi dice che quest'Aula, maggioranza e opposizione insieme, deve affrontare questa emergenza. La Sardegna da noi in questa fase si aspetta tanto. Per quanto mi riguarda - e la mia storia politica e la mia attività in quest'Aula lo dimostrano - sono sempre stato disponibile a questo, ma credo che tutti noi siamo disponibili a questo, tutti noi! Noi consiglieri regionali dobbiamo, come rappresentanti del popolo sardo, come delegati dei nostri territori, trovare insieme delle soluzioni, lavorare a un progetto che possa finalmente dare una risposta concreta alle annose, dico annose e devastanti difficoltà economiche in cui la nostra Isola si dibatte. Siamo da soli! Io non ho mai creduto ai Governi del "continente", né di centrosinistra né di centrodestra, perché al momento opportuno ci hanno sempre abbandonato. Questa è la realtà! Perché se così non fosse non esisterebbe la vergogna della mancanza, nel Parlamento europeo, di un rappresentante della Sardegna. Ma si fanno forti della nostra debolezza, di quel detto che la Presidente del Consiglio ha citato ieri in aula: pocos, locos y mal unidos . Forse non siamo così locos, goi maccos, ma senz'altro siamo pochi, contiamo poco e siamo anche disuniti, ma sui problemi fondamentali, sui problemi che riguardano il futuro dei nostri figli, sui problemi che riguardano noi, i sardi, la nostra sanità dobbiamo essere uniti! Questo è un dovere che riguarda tutti, non un colore politico o un altro. Se noi lavoreremo e ragioneremo in questo senso, probabilmente quando discuteremo, collega Diana e collega Sanna, quel maxicollegato, e avverrà tra breve, probabilmente getteremo le vere basi per lo sviluppo della nostra Isola. A questo siamo chiamati, questa sarà una prova per tutti, si vedrà allora chi difenderà i colori dei partiti e chi invece difenderà veramente l'interesse dei sardi.

Diamo, quindi, la possibilità a questa Giunta di iniziare a lavorare. I presupposti sono buoni, le basi sono ottime, perché ci sono interventi per quanto riguarda le politiche del lavoro, la povertà, le famiglie che non si erano mai visti prima. E' un segnale fortissimo che va incoraggiato. Non basta, certo, ma va incoraggiato. Poi metteremo alla prova tutti! Chiederemo una democrazia partecipata, esigeremo da questo Governo che il Consiglio, con tutte le sue rappresentanze territoriali, venga coinvolto in qualsiasi scelta, oppure ognuno si assumerà le sue responsabilità. Noi abbiamo combattuto il verticismo, abbiamo combattuto l'autoritarismo, abbiamo combattuto l'"uomo solo al comando". Non esiste alternativa a questo e non può esistere. Io sono certo e fiducioso che questo Governo darà a quest'Aula, e quindi alla Sardegna, le risposte che la Sardegna si aspetta, le risposte che ha meritato e sta meritando giorno per giorno con i suoi sacrifici, con la sua devastante povertà, che certamente non è colpa del precedente Governo.

Ma il precedente Governo regionale ha grandi responsabilità anche in questo, perché se è vero che sono stati fatti quadrare i conti con un calcolo puramente ragionieristico, è anche vero che per raggiungere questo scopo sono stati bloccati gli incentivi alle imprese, sono stati bloccati tutti i fondi che potevano intervenire quotidianamente, giornalmente sullo sviluppo economico della Sardegna. Hanno bloccato "la macchina", hanno creato disoccupazione, allora vuol dire che il modello era sbagliato! Ecco perché bisogna correggerlo, lasciando e tutelando quello che di giusto e di buono è stato fatto nella precedente legislatura, ma mettendo assolutamente da parte quello che ha causato o ha contribuito a causare la devastazione economica e sociale a cui attualmente in Sardegna stiamo assistendo.

Se dovessi fare qualche appunto, per esempio sul Piano di sviluppo rurale, quando si dice, sulla base di una misura adottata dalla precedente Giunta regionale, che si dà lo 0,80 al comparto ortofrutticolo e lo 0,40 al comparto ovino, caprino e bovino si sta dicendo, nel bando regionale e non in quello provinciale, che il 90 per cento delle risorse prende una precisa direzione territoriale e che si vuol far fuori tutto il comparto ovi-caprino, perché gli operatori di questo comparto non riusciranno a ottenere gli incentivi. E allora ci sono tante cose a cui mettere mano, ma lo faremo assieme se vogliamo veramente dare una mano alla Sardegna, a questa nostra benedetta e amata terra. Una volta per tutte dobbiamo essere uniti, credetemi, perché la situazione lo esige. Non è un richiamo alla complicità, non è piaggeria; è un richiamo a una responsabilità obiettiva e oggettiva, che è la responsabilità politica e sociale che i sardi ci hanno dato e ai quali dobbiamo rispondere, quindi anche a noi stessi.

Per cui buon lavoro alla Giunta, siamo qui per vigilare con attenzione ed essere compartecipi lealmente. Grazie.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Cuccu. Ne ha facoltà.

CUCCU (P.D.). Signor Presidente, signori Assessori - pochini, ahimè, però autorevoli, questo è importante -, colleghi, in queste settimane abbiamo condiviso con la maggioranza la necessità di affrontare con carattere di urgenza e celermente una finanziaria che è stata presentata come una finanziaria asciutta, snella.

Dicevo, abbiamo condiviso con voi, con la maggioranza questa necessità e siamo stati, con i nostri comportamenti nelle Commissioni e anche in Aula, in questi giorni (perché senza il nostro senso di responsabilità e la nostra partecipazione questa finanziaria avrebbe subito già dei rallentamenti, visto che la maggioranza mi sembra molto disattenta, distratta e anche assente), conseguenti con gli intendimenti che abbiamo annunciato nel corso del dibattito sulle dichiarazioni programmatiche del Presidente e anche, come dicevo, con i nostri comportamenti.

La nostra non è, ovviamente, una disponibilità fine a se stessa e tanto meno può nascondersi dietro questa disponibilità una carenza di proposta politica. E' il momento di forte disagio economico che stiamo vivendo che richiede un'assunzione di responsabilità. E' necessario, pertanto, che dotiamo rapidamente la nostra Isola di questo strumento finanziario, che è indispensabile, ma l'urgenza e la fretta non devono e non possono esimerci, per quanto possibile, dal fare bene. Pertanto, una finanziaria leggera non deve essere per forza di cose una finanziaria ordinaria; non sono la stessa cosa. In un momento di forte crisi, una finanziaria che non contiene interventi straordinari può addirittura costituire e rappresentare un freno per l'economia. Al contrario una finanziaria straordinaria, seppur leggera, deve intervenire a sostegno di quei settori strategici che consentono, come si suol dire, di tenere il motore caldo in attesa di una ripresa economica, in attesa di una nuova fase di sviluppo. Abbiamo, devo dire, apprezzato alcune iniziative nel sociale, ad esempio il sostegno alle iniziative di solidarietà aziendale, come lavorare meno per lavorare tutti, o un fondo etico che si propone di intervenire là dove l'indebitamento delle famiglie è divenuto insostenibile. Non vorremmo, tuttavia, che questi fossero degli specchietti per le allodole, una sorta di vetrina in cui esporre qualche pezzo pregiato, lasciando, però, all'interno di questo emporio una qualità che è inferiore, una qualità da saldi rifilata a prezzo pieno, oserei dire.

Comunque le risorse stanziate per proteggere i più deboli dagli effetti della crisi economica sono insufficienti, a mio avviso, così come insufficienti sono gli strumenti messi in campo per fronteggiare questa crisi economica, perché la ripresa economica si garantisce con un piano strategico di sviluppo concreto e credibile. Noi abbiamo di fronte un quadro complessivo dell'economia che è molto articolato e per favorire una nuova fase di sviluppo non possiamo lasciare indietro alcuni settori rispetto ad altri. Vi sono comparti in forte sofferenza che rivestono un ruolo prevalentemente sociale, e fra questi penso che meriti attenzione particolare l'agricoltura, che rappresenta forse il settore in maggiore difficoltà.

La riforma degli enti agricoli, che sono stati trasformati in agenzie, non ha ancora consentito quel balzo di qualità che avevamo auspicato con quella riforma. La riforma dell'economia rurale, che deve essere una riforma complessiva, richiede un inventario dei limiti e delle risorse che sono presenti in quel mondo; quel mix serve per disegnare un sistema produttivo che sia più attuale. Se noi teniamo conto del disaccoppiamento della PAC, che è l'anticamera del disimpegno comunitario del 2013, abbiamo di fronte anche un orizzonte temporale molto stretto per affrontare questa crisi. Per quella data, infatti, devono essere messe in piedi politiche regionali di mercato e di trasformazione dei prodotti che, insieme ai marchi di qualità, siano in grado di mantenere il valore aggiunto nella produzione primaria. Purtroppo, l'Unione Europea risponde più facilmente alle economie forti continentali che non ai Paesi mediterranei, nei quali l'agricoltura ha un maggior peso specifico in termini di occupati e di difesa dei suoli. E il nostro Paese in Europa - lo richiamava anche l'onorevole Rassu - purtroppo è rimasto quello che è, senza una rappresentanza, ed è dimostrato anche dalla scarsa attenzione che l'Europa destina a queste peculiarità, le nostre peculiarità. Ma su questo tema probabilmente avremo modo di tornarci in altri momenti.

E' quanto mai urgente, dicevo, quindi, completare la riforma delle agenzie agricole. I ritardi nei pagamenti delle indennità compensative della salute animale, i momenti di forte apprensione che ancora permangono per la peste suina, il forte indebitamento che continua a strangolare le imprese, sono solo alcune delle cause di ulteriore disagio per le migliaia di piccole imprese agricole. E qui vorrei anche aprire una parentesi sull'assistenza tecnica al settore zootecnico. Qui la riforma degli enti agricoli risulta monca e non è più procrastinabile la soluzione del problema, posto che i percorsi individuati nella riforma non si sono dimostrati all'altezza delle esigenze. Non è pensabile che LAORE non abbia personale proprio per assistere le migliaia di aziende zootecniche che operano in tutto il territorio regionale. Oggi c'è una manifestazione anche sotto il palazzo da parte di questi lavoratori. Lo strumento della convenzione dell'ARA non ha funzionato e nemmeno il percorso che avevamo individuato tutti assieme nella finanziaria dell'anno scorso si è dimostrato praticabile. E' necessario, quindi, che in questa direzione facciamo un passo avanti per procedere, come si è fatto in altri settori, a internalizzare questi lavoratori, questo personale. Nel merito di queste cose, comunque, avremo modo di entrare anche quando tratteremo nello specifico gli emendamenti.

La finanziaria, inoltre, prevede 2 milioni e mezzo per la campagna orientata al consumo dei prodotti agricoli. La cifra dice tutto e dice niente, se non è accompagnata da un'azione di mercato che stimoli il consumatore. Va poi resa finalmente operativa l'assistenza tecnica ai consorzi di bonifica, appena riformati, ed è condivisa la necessità di intervenire sul credito, ma per il momento ci sembra che siano più le banche che la Regione a farla da padrone. L'indebitamento delle imprese agricole, che forse è il problema che maggiormente strozza lo sviluppo delle aziende di questo settore, va affrontato nei giusti termini, nei termini esatti in cui esso si pone: è un'emergenza economica e sociale, non è un problema bancario e non può essere affrontato solo dal punto di vista bancario. Se lo affrontiamo dal punto di vista economico e sociale, per le emergenze che rappresenta dal punto di vista sociale, probabilmente siamo anche in grado di ricontrattare le deroghe che l'Unione Europea ci pone nell'intervenire con provvedimenti economici su quelle aziende, ma affrontiamolo da quel punto di vista.

Io ho citato alcuni aspetti riguardanti l'agricoltura, forse ho trascurato altre criticità che ci sono nel settore: il comparto vitivinicolo, che subisce gli effetti del mercato nazionale e internazionale, con i grandi produttori australiani e americani; il comparto del latte ovino, che è alla prova della verità, e della trasformazione casearia che risente della prevalenza dei formaggi molli di scarso pregio organolettico. Per non parlare dell'ortofrutticolo, un comparto il cui peso in alcune zone, specie nel Campidano, assume valenza strategica e che non riesce a organizzare la produzione. Inoltre, la fretta di approvare una finanziaria spot non ci ha consentito di discutere di alcune misure indispensabili per evitare il repentino e drammatico, anche sul piano sociale, spopolamento delle campagne.

Io ho citato questi aspetti nel mio intervento sulle dichiarazioni programmatiche del Presidente e ho sentito altri colleghi, rappresentanti ed eletti in quei territori, lamentarsi per il totale silenzio sulle zone interne, questione fondamentale per il riequilibrio economico e sociale della nostra Isola. Le zone interne accusano un livello di povertà drammatico, perché scarse sono le opzioni sulle quali fondare la ripresa. Lo spopolamento è un segnale che va assolutamente corretto per evitare che costruiamo una Sardegna a due velocità: le coste che corrono e le zone interne che frenano.

Assenti, in questa finanziaria, sono anche segnali sulla destinazione di risorse adeguate ai settori trainanti e peculiari del nostro tessuto economico. Come ha giustamente sottolineato il collega Rassu, maggiori risorse avrebbero meritato settori come l'artigianato, il commercio, il turismo e tutte le piccole e medie imprese, vero motore della nostra economia, ma altrettanto preoccupanti sono i segnali che arrivano al mondo degli enti locali. Registriamo segnali di restrizione degli spazi di autonomia, in controtendenza con quello che chiedono comuni e province, e un arretramento rispetto alle conquiste degli anni scorsi. Mi riferisco, in particolare, alla tassa di soggiorno che, come richiesto dall'ANCI e dal Consiglio delle autonomie locali, è una misura concreta che va nella direzione dell'autonomia impositiva dei comuni, che possono dare anche ricadute importanti dal punto di vista dei servizi per i turisti, ma anche occasioni di lavoro. Come pure ci sono tentativi di introdurre elementi di rigidità al fondo unico, grande conquista, anche questa, degli enti locali, ed è necessario affrontare compiutamente la questione del patto di stabilità. Non dobbiamo dimenticarci che il maggiore committente della nostra economia sono gli enti locali con le loro opere pubbliche. Se noi interveniamo stanziando risorse, ma gli enti locali non possono spenderle, aumentiamo solamente i residui. Ecco perché il patto di stabilità va affrontato, va rinegoziato, va contrattato con lo Stato in condizioni di grande autorevolezza della Regione, di grande autonomia.

Per avviarmi a concludere, a me pare che complessivamente manchi un progetto ed è questo quello che volevo dire in apertura. Senza un progetto, per così dire, orizzontale che arricchisca la qualità della vita, realizzi centri di propulsione economica, valorizzi gli aspetti identitari, ma non si concluda in essi, qualunque iniziativa di sostegno sociale o di antiemergenza che si può prendere incide in maniera lieve e soprattutto rischia di diventare assistenziale. Cessato il minimo flusso di sostegno, a questo punto finisce anche l'effetto se non c'è un progetto dietro. Noi siamo del parere che questa finanziaria non incida un gran che ma, peggio, susciti qualche pallida illusione destinata a essere, purtroppo, rapidamente smentita.

Stare all'opposizione e fare opposizione rappresenta anche una forte assunzione di responsabilità. Per questo motivo, pur avendo nei lavori della Commissione e dell'Aula agevolato chi aveva fretta e chi ha fretta di concludere, non possiamo tacere delle perplessità, i punti critici di una manovra che pare quasi un cerotto Bertelli: dà un momentaneo sollievo, quindi ha un effetto placebo, ma non rimuove le cause del male, quelle profonde. E' vero che a distanza di pochi mesi dal cambio della guardia non si può chiedere a chi arriva di presentare una panacea per tutti i mali, ma noi dobbiamo essere esigenti perché a chi si presenta per governare si pretende che abbia un progetto, che abbia un disegno compiuto dei problemi, che non sono problemi di oggi; oggi sono acuiti dalla crisi, ma sono problemi di ieri, sono deficit strutturali. Quindi non è pensabile che chi arriva non abbia un progetto, ecco perché dobbiamo essere rigorosi. Del resto, qualche critica era stata già avanzata dal precedente Governo per quel distacco dalla sorte degli ultimi e degli umili, quindi abbiamo la coscienza a posto da questo punto di vista nel sollecitare risposte più convincenti per far uscire l'Isola dalle secche della crisi, che dal dopoguerra a oggi non è stata mai così acuta e così allarmante. Noi ci siamo astenuti in Commissione e vorremmo poter trasformare questo voto di astensione. La paura e la preoccupazione è che il voto di astensione, anziché in un voto favorevole, debba trasformarsi in un voto contrario.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.

BRUNO (P.D.). Presidente, credo che sia poco rispettoso di noi tutti e dell'Aula affrontare questa discussione, questo confronto con questa scarsa presenza. Per cui mi vedo costretto a chiedere la verifica del numero legale.

PRESIDENTE. La richiesta deve essere avanzata da due Capigruppo. Onorevole Bruno, non c'è un altro Capogruppo che chieda assieme a lei la verifica del numero legale.

PORCU (P.D.). La chiedono cinque consiglieri!

PRESIDENTE. Cinque consiglieri sono sufficienti solo nel momento in cui si sta per procedere a una votazione per alzata di mano.

E' iscritto a parlare il consigliere Sechi. Ne ha facoltà.

SECHI (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Mi pare che l'appello del consigliere Mario Bruno abbia sortito l'effetto desiderato, per cui credo si possano riprendere serenamente i lavori.

Ritorniamo, quindi, all'ordine del giorno per parlare della finanziaria. Questa finanziaria, che qualcuno ha definito storica, io credo che in ogni caso...

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Sechi. Colleghi, se riusciamo a fare un po' di silenzio consentiamo all'oratore di proseguire il suo intervento, grazie.

SECHI (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Credo che, in ogni modo, questa finanziaria un dato storico lo contenga: è stata predisposta e sarà approvata - la approveremo in questi giorni - in quaranta giorni e già raccoglie preventivamente l'astensione dell'opposizione. Questo è un dato storico su cui credo possiamo concordare tutti. Il problema è riuscire a garantire negli anni a venire altrettanta rapidità ed efficacia, se efficacia vi è, nella decisione di approvare la finanziaria in questo modo. Però, tutti sappiamo che dietro questo fatto storico c'è la ragione delle elezioni anticipate e la necessità di superare l'esercizio provvisorio che scade domani. Da qui l'alto senso di responsabilità delle opposizioni e di tutto il Consiglio nel dare un'accelerata al fine di garantire alla Giunta regionale uno strumento finanziario indispensabile per governare.

Io credo che indipendentemente da questo momento, comunque, siamo tutti responsabilmente chiamati, negli anni a venire, a essere più attenti e più puntuali nella predisposizione e nella successiva approvazione di uno strumento che, guardate, in qualsiasi realtà assembleare richiede tempi eccessivi di predisposizione e approvazione. Penso che nella mia lunga esperienza di amministratore locale, durata ventisette anni, mai un bilancio di previsione è stato approvato nei tempi stabiliti, così come avviene nella gran parte dei comuni della Sardegna e del resto d'Italia, più volte sollecitati dai richiami della prefettura a stare dentro i termini per non andare incontro a un commissariamento.

In ogni caso, anche se è una finanziaria che certamente non apre una nuova stagione o non rappresenta l'alba di una nuova stagione, anche se possiamo definirla asciutta e snella, ma sicuramente non efficace o almeno non efficace per affrontare i problemi dei sardi, abbiamo la consapevolezza che questa legge, nascendo da una situazione di emergenza, può fare quello che può fare. Io credo, quindi, che noi dobbiamo muoverci nei confronti di quella che sarà la predisposizione della nuova finanziaria che dovrà consentire di entrare subito nel merito della spesa e della gestione di uno strumento fondamentale per qualsiasi amministrazione.

E' una manovra finanziaria che è stata definita scarna; scarna è certamente un termine generico, forse la potremmo definire insufficiente per soddisfare le esigenze dei sardi, quelle tante esigenze che noi, come Gruppo, abbiamo già avuto modo di mettere in evidenza, rappresentate soprattutto dal problema del lavoro e dell'occupazione. Quindi le nostre critiche sono finalizzate a determinare una maggiore attenzione nella predisposizione della nuova finanziaria, soprattutto perché siano elaborate proposte che vadano incontro alle esigenze del lavoro. La situazione occupazionale, badate, nel nord Sardegna, territorio da cui provengo, fa registrare cifre drammatiche, ed è in parte alleviata - anche questo lo sappiamo e comprendiamo tutti - solamente dalla grande diffusione del lavoro nero, che purtroppo allarga la forbice tra ricchi e poveri e rappresenta un aspetto di ulteriore aggravio del dramma di chi vive in condizioni di indigenza, di povertà e di bisogno. Sarebbe opportuno, però, per entrare nel concreto di qualche aspetto della finanziaria, sapere a quanto ammontano i fondi POR per poter fare una programmazione più puntuale nei settori dell'occupazione, così come in quelli della sanità, della cultura e così via.

Continuiamo a credere che ci sia scarsa attenzione per le imprese e il sistema produttivo, che dovrebbero essere, in un momento di crisi come questo, il volano per economia e occupazione, nei confronti delle quali rimane comunque irrisolto il grave problema del costo energetico, che certamente non sarà risolto in questi giorni, perché non sarà in questi giorni che arriverà in Sardegna il metanodotto. Mentre si potrebbe prendere in considerazione una riduzione delle accise per favorire settori che hanno necessità di ridurre i costi energetici, compresi settori importanti in Sardegna come l'agricoltura, che da anni grida aiuto, come è stato sottolineato nell'intervento precedente, e la pesca.

Probabilmente il mio tono di voce crea un po' l'effetto discoteca, dove tutti alzano il tono per superare quello degli altri, mentre chi parla con tono pacato riesce probabilmente a ottenere il silenzio dell'Aula.

PRESIDENTE. Chiedo scusa, onorevole Sechi. Onorevole Biancareddu! Grazie. Prego, onorevole Sechi.

SECHI (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). L'altro elemento sul quale come Gruppo della Sinistra Sarda ci vogliamo soffermare, e che è stato già richiamato, è quello dell'emergenza sociale, che probabilmente è la conseguenza del dramma dell'occupazione che vive questa regione e soprattutto della scarsa fornitura di servizi per le famiglie. In questo bilancio non emerge una politica attenta alla drammaticità che viviamo, ai problemi del sociale, della prima casa, che è l'autentico dramma delle coppie giovani e soprattutto di coloro che hanno perso il lavoro e che non sono in grado di far fronte non tanto a mutui a cui non possono neanche permettersi di pensare, ma neanche ai sempre più alti costi degli affitti. Oggi non registriamo attenzione per le politiche giovanili e per la vivibilità nei quartieri. Badate, questo è un settore che viene spesso trascurato. Oggi le amministrazioni locali sono votate a dare risposte soprattutto alle sollecitazioni del settore del commercio e del turismo, rinunciando al loro ruolo primario, quello cioè di soddisfare le esigenze dei propri cittadini e i bisogni primari della città. Ci sono città pensate soprattutto in funzione del commercio, nei confronti delle quali si registra anche la solidarietà di coloro che hanno, come dire, un ritorno negativo dovuto allo squilibrio creato da piani commerciali che hanno consentito l'esasperazione della presenza commerciale nei nostri centri urbani.

Mi si consenta un passaggio sulla vicenda della tassa sul lusso. Io credo che per quanto riguarda la tassa sul lusso, che avrebbe sicuramente prodotto risorse soprattutto per i nostri comuni, i sardi abbiano assunto un atteggiamento storico: timoroso da un lato, per la possibilità di perdere potenziali clienti, e riverente dall'altro.. Io ritengo che la Sardegna, che ha scoperto la sua vocazione turistica di recente, negli ultimi cinquant'anni, con i cambiamenti attuati nei trasporti, l'uso degli aerei, la riconversione di aeroporti militari, come quelli di Alghero ed Elmas, per usi civili, ha consentito al Nord Europa di scoprire un'Isola non più luogo di pena e di confino, ma un'Isola con una vocazione profondamente cambiata, luogo di vacanza, di soggiorno, cura e svago. Questo è un aspetto che abbiamo colto positivamente, ma rimane il problema che le istituzioni sarde hanno comunque il dovere di governare il flusso di turisti che oggi arrivano con l'arroganza e la presunzione di decidere loro che cosa deve essere fatto nella nostra terra.

I colleghi della maggioranza hanno ripetutamente - passo a un altro tema - riproposto l'idea e la necessità di rilanciare la formazione professionale. Io trovo incomprensibile che con questa eccessiva attenzione per la formazione non ci sia altrettanta attenzione ai problemi della scuola, dell'insegnamento e della cultura. Il piano triennale predisposto dalla Giunta Soru in merito alla lingua e alla cultura è stato letteralmente smontato, smobilitato. Sul piano della formazione professionale si sta accendendo di eccessivi entusiasmi un aspetto che probabilmente porterà anche un ritorno al passato, creando aspettative che oggi, però, sarà ancora più difficile soddisfare. Abbiamo invece bisogno, così come è stato richiamato prima dal collega Diana, di un'attenzione maggiore per l'istruzione. Quindi insisto: meno formazione e più istruzione, per un reale investimento futuro per i nostri giovani, per la cultura e per l'istruzione. Io sono uomo della scuola, vengo dal mondo della scuola, figlio di insegnante, sposato con un'insegnante, quindi il mondo della scuola, così come quello dello sport e della cultura, rappresenta il mio mondo. Per questo mi sarà consentito di dedicare maggiore attenzione, oggi e nel futuro, ai problemi della scuola in Sardegna. E' doveroso e necessario predisporre un piano scuola, un puntuale piano scuola che prenda in esame tutti gli aspetti e le necessità della scuola pubblica oggi in Sardegna e che sia confortato soprattutto da un puntuale piano di edilizia scolastica per la nostra regione. I nostri studenti frequentano edifici scolastici spesso non a norma, spesso non sicuri, dotati o privi di spazi per le attività motorie, per le attività ludiche, per le attività ricreative. E vi porto l'esempio della città di Alghero, che conosco meglio, ma che non credo sia l'unico o rappresenti l'unico esempio negativo in questa regione. Il liceo classico, per essere messo a norma, ha realizzato la scala antincendio, che però non ha un'uscita di sicurezza sulla pubblica via, e il cantiere che lo deve realizzare è fermo da un anno. Se dovesse succedere un incidente in quell'edificio scolastico poi si griderà: "Di chi è la responsabilità?". La responsabilità è di tutti coloro che su queste cose non vigilano. L'Istituto tecnico commerciale era dotato di un meraviglioso auditorium che è crollato tre anni fa, fortunatamente di notte, quando era deserto. Da tre anni ne è stata disposta la riedificazione, sono stati trovati i denari, ma non viene ricostruito. Inoltre questo istituto è privo di palestra, così come ne è privo l'Istituto alberghiero, che ho citato in un precedente intervento in quest'Aula, che è uno strumento fondamentale per la formazione dei nostri giovani. Pensate che le cucine sono dislocate a un chilometro di distanza dall'edificio scolastico, peraltro inadeguato. Nelle scuole elementari, un simbolo rappresentato dal primo edificio scolastico pubblico della città di Alghero, sono stati demoliti, con le ruspe, palestre e spazi per l'attività motoria.

Questa io credo sia la condizione in cui versa gran parte degli edifici scolastici della nostra regione. Però, in uno spirito di collaborazione abbiamo fatto anche delle proposte e abbiamo soprattutto sollecitato l'introduzione di correttivi compatibilmente con le risorse disponibili a favore della famiglia e delle imprese, mentre sul lavoro abbiamo privilegiato la stabilizzazione dei lavoratori precari.

PRESIDENTE. Scusate, c'è un brusio insostenibile e non credo che l'onorevole Sechi riesca a svolgere serenamente il suo intervento.

SECHI (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). La responsabilità è dell'onorevole Mario Bruno, mio concittadino e compagno di cordata, che ha sollecitato, attraverso l'appello al numero legale, la presenza in aula probabilmente di chi non è così tanto interessato.

Allora, mi avvio alla conclusione e dico che in questa situazione abbiamo voluto fare uno sforzo per dare un contributo positivo e fattivo, perché una finanziaria così scarna e limitata comunque prestasse un'attenzione maggiore alle fasce più deboli della società sarda. Rimane, in ogni caso, il problema della spesa, che non è un problema solo della Regione, con i 7 miliardi di residui, come è stato detto. La stessa cosa accade nelle amministrazioni locali: io sono favorevole all'aumento del fondo indistinto, i comuni devono però spenderli quei denari. Non hanno ancora speso, pensate, i fondi della legge numero 37, che sono fondi con destinazione specifica all'occupazione, che oggi rappresenta l'emergenza in questa regione.

Io credo che sia necessario fare chiarezza, però bisogna anche trovare, tutti insieme, un meccanismo che snellisca lo strumento finanziario, che lo renda comprensibile a tutti, perché non dobbiamo comprenderlo solo noi, altrimenti la gente non se ne interessa. Lo diceva il collega Giacomo Sanna prima: voi credete che i sardi siano così appassionati? Chi si avventura a leggere la finanziaria regionale con quali competenze e in che modo riesce a comprendere qualcosa, se rispetto a essa noi stessi non abbiamo, alla fine, le idee così chiare, com'è emerso nel dibattito in Aula?

Chiudo facendo un breve riferimento al G8. Io credo che dopo il terremoto dell'Abruzzo sia arrivato il "terremoto" della Sardegna. Personalmente non sono favorevole al G8; politicamente noi siamo contrari all'idea del G8, perché è un'idea presuntuosa che non risolve i problemi del pianeta e soprattutto esclude dalla discussione quelli che dovrebbero usufruire delle scelte che vengono prese nel G8, ma in ogni caso la decisione di svolgerlo in Sardegna era stata presa e aveva creato aspettative e illusioni in una realtà che ha assoluto bisogno di attenzioni per quanto riguarda le infrastrutture e le opere pubbliche. Il lavoro nei cantieri è rallentato e probabilmente si fermerà da qui a poco tempo, in barba alle promesse che erano state fatte e alle aspettative delle imprese sarde. Su questo io credo che il richiamo a un discorso di autonomia e di identità vada fatto. Non possiamo limitarci a parlare di autonomia e identità solo il 28 aprile, che cade una volta all'anno. Sul tema dell'autonomia e dell'identità occorre una militanza quotidiana da parte di noi tutti e delle istituzioni, perché la Sardegna deve rivendicare il suo ruolo, che non è il ruolo di Regione d'Italia. Noi non entriamo in quel concetto di suddivisione amministrativa in base al quale sono state istituite le Regioni. Noi abbiamo una condizione di specialità straordinaria e diversa. Noi rivendichiamo la nostra condizione, che è quella di nazione mancata, di popolo senza Stato. E allora io accetto con interesse, se non si limiterà solo al 28 aprile, il richiamo che ha fatto il presidente Cappellacci, guardando con attenzione ad altre realtà senza Stato, a iniziare dalla Catalogna, dal Governo autonomo delle Isole Baleari, dall'Euskadi e altre realtà che egli ha richiamato. Ecco, su questo però noi dovremmo, come parlamento sardo, essere interessati a uscire da una logica nella quale siamo stati chiusi per troppo tempo e a guardare con un interesse diverso a quella che è la realtà del Mediterraneo. Nel 2010 questa realtà cambierà, con la libera circolazione delle merci, e sarà un fatto epocale. Noi siamo nel cuore del Mediterraneo e vorremmo essere, con le altre nazionalità emergenti del Mediterraneo, protagonisti di questa e di altre scelte, a garanzia e tutela del popolo sardo e dell'identità dei sardi. Grazie.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Lai. Ne ha facoltà.

LAI (P.d.L.). Signor Presidente, colleghe e colleghi, assessore La Spisa, anch'io voglio partire da un rilievo, da un'osservazione che penso sia fondamentale anche per inserirci pienamente nel dibattito in corso. La finanziaria che è all'esame dell'Aula è, in fondo, il risultato di un percorso complesso che ha avuto inizio con le dimissioni anticipate del Presidente della Regione, nella scorsa legislatura. Il conseguente esercizio provvisorio e la necessità di contenerne l'estensione hanno suggerito certamente una manovra di emergenza, di cui il Consiglio si è fatto e deve farsi carico.

Non è una finanziaria storica, onorevole Sechi, nel senso che anch'io ho una visione più pratica, concreta. E' certamente una finanziaria di necessità, un atto di responsabilità, questo sì, per dare al Governo della Regione un necessario strumento di bilancio - e questo non va sottostimato - all'inizio della legislatura. La Commissione bilancio ha espresso grande sensibilità rispetto alla crisi in cui versa la Sardegna e ha lavorato, penso, con serietà. Voglio, quindi, manifestare il mio apprezzamento per il Presidente della Commissione bilancio, Paolo Maninchedda, severissimo presidente, che ci ha impegnato davvero intensamente, e per l'assessore La Spisa, preparato, puntuale, tempestivo. Non ci sono state sospensioni per l'esigenza di approfondire certi argomenti per mancanza di conoscenze. C'è stato, invece, un esame rapido, intenso e dinamico certamente. Come pure va apprezzato, e voglio esprimere in questo senso la mia stima, anche l'atteggiamento responsabile dei colleghi della minoranza. Si è saputo creare un clima bipartisan, nell'ambito del quale sono stati accolti alcuni suggerimenti, alcuni aspetti propositivi della minoranza, che ha così offerto il proprio contributo in un momento di grave emergenza. Ecco, l'auspicio è che tale metodologia, tale metodo di lavoro possa essere seguito ogni qualvolta sia necessario adottare interventi straordinari. Questo prescindendo dai programmi, dalle logiche degli schieramenti, e anche come atto dovuto nei riguardi di tutti i sardi.

Desidero, comunque, fatte queste premesse, soffermarmi sul ruolo dei consiglieri, che non viene meno nonostante il connotato di questa finanziaria. Pure in un contesto di emergenza, la legge finanziaria non può essere slegata dal contributo dei singoli consiglieri, che rappresentano non solo tutto il popolo sardo, ma anche le problematiche dei vari territori di appartenenza. Questi territori vivono un momento di difficoltà anche perché troppo spesso sono stati esclusi, in passato, dalle varie amministrazioni che si sono succedute. Il consigliere, a maggior ragione quello di maggioranza, che ha una responsabilità maggiore, si rende interprete di specifici bisogni ed esigenze che investono tutti i settori, dal mondo produttivo e imprenditoriale, a quello dei servizi pubblici, trasporti, sanità, scuola, infrastrutture, pubblica amministrazione. E' in tale chiave che deve essere interpretato il nostro ruolo, altrimenti non si andrebbe oltre una sterile rappresentanza. E la Giunta, per essere espressione piena e sincera della volontà popolare, deve operare a stretto contatto con la maggioranza che la sostiene e con l'intera Assemblea, anche e soprattutto - e questa è la premessa della finanziaria - attraverso il lavoro di competenza delle singole Commissioni.

Non sono cose scontate e noi sappiamo bene che hanno il loro valore, che è un modo diverso di lavorare, più intenso e anche più partecipato. Almeno queste sembrano le premesse. In un contesto più sereno, non di emergenza, sarebbe stato naturale vivere quella consapevolezza che vede nell'atto dell'emendamento un momento democratico, in cui ogni consigliere si impegna a inserire misure e risorse per categorie, cittadini, territori, lavoratori, situazioni che devono comunque essere rappresentate. E ci si adopera, ogni consigliere si dovrebbe adoperare, in una normale finanziaria, in questo senso. Ma una finanziaria non può essere tutto, e di questo abbiamo avuto consapevolezza. Come consigliere di maggioranza mi sono, quindi, astenuto, come gli altri, dal presentare emendamenti che pure ritenevo e ritengo importanti per il mio territorio e per l'intera regione. Restano sul tappeto questioni importanti, per quanto mi riguarda, per la mia sensibilità e il mio ruolo di rappresentante di un territorio come la Gallura, relative ai trasporti, alla dismissione del sistema ferroviario, alla sanità, alla pulizia dei boschi, all'agricoltura, all'allevamento bovino, al settore in crisi del granito e del sughero, alle scuole materne per l'infanzia. L'elenco sarebbe lungo e comunque i temi attinenti a infrastrutture e trasporti, le istanze avanzate dal mondo del commercio, dell'artigianato, dell'impresa, che vanno oltre la territorialità, i problemi e le situazioni del precariato che con decisione condivisa si intende trasferire, saranno oggetto del collegato alla finanziaria. Ripeto, questa finanziaria non poteva contenere tutto e si deve prendere atto dell'impegno ad affrontare situazioni e problemi. Perché non prenderne atto e dare per scontato che non sarà così? Impegno che va certamente oltre questa finanziaria e che si esprimerà, e noi sapremo assumercene la responsabilità, nell'azione di governo di questa maggioranza, nelle misure di completamento e nelle azioni successive. Sono passati appena quaranta giorni!

Per cogliere lo spirito di questa finanziaria, voglio dire anche che i primi incontri avviati dalla Giunta sono stati dedicati alle parti sociali che hanno espresso e, in un certo senso, hanno condizionato un giudizio positivo che incoraggia sia l'Esecutivo regionale che la rappresentanza politica in Consiglio a proseguire il lavoro iniziato con la maggiore intensità possibile. Sebbene stilata in tempi brevi - comunque qualche osservazione va fatta - questa finanziaria si configura come il sostegno più valido alle categorie più deboli, tra le quali gli anziani non autosufficienti, i disabili e altri soggetti affetti da particolari patologie. Si estendono gli interventi finanziari a favore delle famiglie che hanno in cura i non autosufficienti, e questi sono aspetti, se vogliamo, innovativi. Questi interventi sicuramente non erano rinviabili e procederanno insieme a quelle misure di contrasto alla povertà e di sostegno alle persone appartenenti alle fasce sociali più deboli sottoposte a indebitamento insostenibile.

Si è intervenuti per rendere più dinamiche e realmente attuabili le disposizioni antecedenti. L'onorevole Cocco ha giustamente posto in rilievo un problema: come facciamo a definire un soggetto a reddito zero? Si è posto rimedio, perché la Commissione ha inserito delle fasce di reddito. Sicuramente altri emendamenti potranno essere presentati, perché condivido con lei l'osservazione che un reddito di 4.500 euro sicuramente è una soglia di povertà assimilabile al reddito zero. Comunque gli emendamenti ci sono stati e sono state accolte le osservazioni da questo punto di vista, proprio per rendere dinamiche leggi e disposizioni precedenti che non erano davvero attuabili. E se c'è stata sensibilità nel precedente Governo si è cercato di ampliare e implementare, non certo di limitare le precedenti sensibilità.

Si viene incontro alle esigenze degli enti locali, si sostiene il programma di sviluppo rurale, le politiche attive del lavoro, come ha rilevato il Presidente della Commissione, l'onorevole Maninchedda, con le misure che stanziano fondi regionali e comunitari a favore dei cantieri e che rappresentano la risposta più immediata e snella per quanto riguarda i lavori pubblici in un momento di crisi. Questi erano gli strumenti che potevano essere adottati e sono stati adottati con convinzione.

Sono state anche adottate misure tempestive per allentare la stretta creditizia, venendo incontro al mondo imprenditoriale. Altro fatto rilevante e apprezzabile è l'approvazione all'unanimità di un emendamento presentato, come è stato giustamente detto, con coraggio e anche con lungimiranza dall'Assessore La Spisa, che chiama la Giunta a presentare in tempi stretti al Consiglio, per i conseguenti provvedimenti di competenza, un'analisi conoscitiva e di verifica dei residui passivi nel loro dettaglio, quindi nella loro natura di obbligazioni, correlazioni, destinazioni, e questo per definire naturalmente le risorse in termini più precisi e poter attuare quei provvedimenti successivi di completamento con maggiore consapevolezza.

Vorrei fare anch'io qualche osservazione rispetto a quanto è stato detto sulla tassa di soggiorno. Lo faccio, naturalmente, non in termini polemici; abbiamo una visione diversa anche sull'abolizione delle altre tasse legate al turismo. Onorevole Sechi, quando lei parla di "tassa sul lusso" si coglie un certo compiacimento ideologico in questo. Non si può! Il nostro sistema turistico deve competere con la Croazia, col Marocco, con la Libia, con la Tunisia, con la Spagna, con nazioni che stanno investendo risorse ingenti. Viviamo in un sistema di competitività, non è che questo significhi necessariamente attrarre orde di turisti per devastare la nostra regione. C'è sempre la legge che colpisce gli atteggiamenti irresponsabili, ci sono gli strumenti che possono opporsi a questo. Noi riteniamo che ci siano, però, dei settori che, come quello nautico, sono stati colpiti da queste tasse e che ci siano stati dei risvolti negativi anche e non solo nell'attrazione, ma anche nel mantenimento dei posti di lavoro. Basta andare nei cantieri nautici dove queste cose ce le dicono gli imprenditori, ma anche i lavoratori. Tutti sanno quanto sia importante nel mondo del turismo il settore nautico. Noi riteniamo che la tassa sulle imbarcazioni - è un nostro parere basato su dati che sono, in un certo senso, disponibili per tutti - non facesse l'interesse della nostra economia e dei nostri lavoratori. La rimozione di questi tributi e della tassa di soggiorno, così com'era concepita è, a mio parere, un passo avanti per una maggiore apertura dell'Isola al mondo del turismo. Noi riteniamo che lanciare messaggi che possono essere ritenuti negativi, in un momento come questo, possa andare anche oltre le buone intenzioni e possa essere deleterio in termini di proposte e di competitività con altre nazioni che investono ingenti risorse per attirare turismo e che se ne guardano bene dal far pesare sul turista ulteriori carichi. Un parere lo esprimo comunque, per quelle che sono le mie appartenenze, le conoscenze e i rapporti anche con chi opera in questo settore: occorre fare di tutto perché venga attirato un turismo di qualità e di settore, anche attraverso manifestazioni e interventi che sono così utili e importanti, e sia data continuità alle iniziative che sono in corso.

Non sarò reticente neppure per quanto riguarda il G8, perché ci sono state molte osservazioni. Sono gallurese e voglio farle queste osservazioni. Non sarei onesto se dicessi che non esiste anche da parte mia e di altri colleghi del nord-est della Sardegna un disagio rispetto allo spostamento di questo importante vertice, perché non si può rimanere impassibili davanti a un parlato collettivo, davanti a interventi addirittura della Chiesa, del vescovo e delle parti sociali. Sono intervenuti un po' tutti, il nostro silenzio e l'inazione rispetto alla situazione che si è creata rappresenterebbero un tradimento verso i cittadini, però voglio dire con altrettanta serenità che le cose vanno guardate anche a mente fredda. E a mente fredda dobbiamo constatare che questo trasferimento per noi, soprattutto per noi abitanti del nord-est, ha risvolti negativi ma paradossalmente anche positivi. E su questo, lo dico anche per gli interventi sentiti in Aula ieri e oggi, non dovrebbero esserci strumentalizzazioni, perché abbiamo visto anche che alcuni autorevoli esponenti del centrosinistra hanno espresso un parere favorevole sia verso il carattere solidaristico dell'iniziativa sia verso la configurazione più sobria che assumerebbe lo stesso vertice G8. Il momento della solidarietà è quello in cui si accetta di rinunciare ai riflettori di uno degli eventi internazionali più importanti a favore di quelle popolazioni che hanno subito un trauma come la perdita dei propri cari, delle proprie case, e vivono il disagio di andare avanti in una condizione di assoluta precarietà. Io faccio parte di un movimento politico, il P.d.L., che nasce a livello nazionale avendo come punto di riferimento la solidarietà tra le regioni. Ora, i lavori per il G8 di La Maddalena sono a buon punto, sono state fornite dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri rassicurazioni ampie che niente resterà incompiuto. Il presidente Cappellacci sta operando in modo intenso per ottenere che le infrastrutture più importanti, diciamolo con chiarezza questo, come la strada Sassari-Olbia, siano completate in tempi rapidi. Noi abbiamo sempre sostenuto ed esortato il Presidente della Regione su questa iniziativa e continueremo a farlo fino alla realizzazione, questa è la mia speranza, della nuova Sassari-Olbia. Sarà un nostro dovere verso chi ci ha eletto e soprattutto nei riguardi di coloro che nell'attuale Sassari-Olbia hanno perso la vita.

Ma perché dare poca importanza al fatto che devono essere rilevati questi aspetti? E questo ci riporta al discorso sui fondi FAS, sui quali, certo, bisogna vigilare, ma ho rilevato un impegno molto positivo del presidente Cappellacci presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri affinché la Sassari-Olbia, insieme ad altre importanti opere, sia realizzata in tempi brevi e possa contare su tutti gli stanziamenti necessari. Questa, poi, deve essere la legislatura in cui si passa dalla fase progettuale a quella operativa riguardo al sistema infrastrutturale dei trasporti, sia quelli stradali sia, io spero, quelli ferroviari. Può e deve esserci un'efficace continuità tra Alghero e Sassari, su un versante, e Olbia, Tempio, Arzachena e Palau sull'altro. Il nostro compito è anche questo e lo porteremo avanti con tutto l'impegno necessario.

Occorre, però, porsi anche altre domande: si è in grado, a La Maddalena, di gestire quelle strutture alberghiere quando saranno ultimate? Si è in grado di gestire un turismo che "giri" davvero? Perché tutto abbia valore c'è necessità di interventi che vadano oltre il G8. Ritengo che le occasioni di crescita e di progresso di un territorio come il nostro dobbiamo costruirle giorno per giorno. C'è spazio, quindi, anche per l'azione di questo Governo, perché non è più sufficiente un singolo evento, per quanto importante e di clamore globale, a rovesciare le sorti economiche di un territorio trascurato sino a oggi. Abbiamo visto quanti interventi ci sono stati a Napoli, con il G8, ma penso che Napoli, a parte l'emergenza rifiuti egregiamente risolta, non abbia assunto un connotato molto diverso da quegli anni. Quindi noi, cittadini del nord-est dell'Isola, ci attendiamo certamente attenzione dall'Amministrazione regionale, di concerto con quella nazionale, perché non cali ma resti costante l'attenzione prima di tutto sul completamento delle opere in corso.

Mi avvio a concludere, Presidente, ma voglio fare ancora qualche osservazione, perché è importante riportare l'attenzione su quello che è il discorso finanziaria. Dobbiamo considerare che il nostro obiettivo è quello di affrontare con gli strumenti, ma soprattutto con i tempi esigui che si avevano e si hanno a disposizione una crisi che è pesantissima. La soluzione non può essere affidata alle sole strategie di lungo periodo; occorre lavorare tutti insieme per rispondere a una serie di emergenze di carattere sociale ed economico che nell'ultimo anno e mezzo si sono aggravate ulteriormente. Auspico, quindi, nell'interesse di tutti i sardi, che nel corso di questo dibattito in Aula sia mantenuto lo stesso spirito di collaborazione e apertura che ha animato i lavori in Commissione bilancio. Grazie.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Ladu. Ne ha facoltà.

LADU (P.d.L.). Signor Presidente, signor Assessore (visto che non ce ne sono altri, uso il singolare), colleghe e colleghi, questa manovra finanziaria per il 2009, che stiamo discutendo in Aula, è una manovra molto asciutta, da approvare subito. Bisogna dire, però, che certamente le responsabilità non sono di questa maggioranza e che questa finanziaria è figlia di una situazione di emergenza; emergenza che è stata causata dalla fine anticipata della passata legislatura, in cui la precedente maggioranza non ha provveduto ad approvare la finanziaria e oggi siamo costretti ad approvare questa finanziaria. Quindi è una finanziaria condizionata fortissimamente dai tempi, considerato che l'esercizio provvisorio scade proprio in questi giorni.

Io credo che non si potesse effettivamente fare molto di più, però debbo dire che alcuni punti hanno caratterizzato questa manovra e soprattutto ho condiviso alcuni interventi importanti per fronteggiare la crisi economica e sociale della Sardegna, considerato che questi interventi sono salutari in un momento in cui la regione sarda sta vivendo una crisi drammatica dal punto di vista economico e sociale: stanno aumentando i disoccupati, stanno aumentando i cassintegrati, stanno aumentando i nuovi poveri e quindi è indispensabile e giusto che questo Governo e questa Regione diano risposte a quelle che sono delle emergenze. E devo dire che ci sono anche altri interventi significativi, come quelli nelle zone a rischio idrogeologico, in modo particolare nelle zone colpite dall'ultima alluvione. E anche qui è stata data una prima risposta, anche se devo dire che i danni sono molti e credo che bisognerà fare ulteriori interventi una volta che verranno verificati i danni reali nel territorio e quindi andrà avviata un'azione di risanamento e di messa in sicurezza dei territori stessi. Quindi il lavoro sarà sicuramente lungo, non si esaurirà in questa fase, ma sarà un lavoro assolutamente indispensabile nel prossimo futuro, perché quelle zone noi le dobbiamo mettere in sicurezza. E' chiaro che gli interventi che devono essere fatti anche adesso devono riguardare tutte le zone che sono state colpite. Non vorrei che si facesse l'errore di puntare soltanto su qualche singola zona, anche perché mi rendo conto che ci sono zone più o meno danneggiate, però credo che bisogna valutare bene quali sono le zone che hanno subito dei danni.

Quindi io credo che questa finanziaria, con i limiti che può avere e considerati i tempi che si avevano a disposizione, presenti qualche sostanziale differenza rispetto alle finanziarie del passato. Su questo voglio fare un cenno alla battaglia sulle entrate, perché sembrerebbe che l'abbia fatta una sola parte politica. La battaglia sulle entrate l'hanno fatta tutte le forze politiche presenti in Consiglio regionale nella passata legislatura, e quello che noi non abbiamo accettato, non abbiamo condiviso e abbiamo combattuto è il tentativo del Governo della Regione di attuare un'anticipazione delle entrate che noi sapevamo benissimo non poteva essere fatta, perché l'anticipazione di entrate di competenza di esercizi futuri è un'operazione fortemente a rischio e che presenta grossi profili di illegittimità, tant'è che prima la Corte dei conti e poi la Corte costituzionale hanno detto quello che dovevano dire. Semmai, ai colleghi del centrosinistra potrei dire che se il Governo avesse voluto, l'anticipazione delle entrate poteva attuarla il Governo Prodi, nel senso che poteva non aspettare degli anni prima di riconoscere le entrate spettanti alla Regione Sardegna. Io credo che se avesse voluto avrebbe potuto impedire il grande pasticcio che è stato fatto dal precedente Governo della Regione e assegnare subito le risorse. Non lo ha fatto e oggi dobbiamo ancora ricevere le risorse derivanti da questa famosa modifica dell'articolo 8 dello Statuto, che è importante e fondamentale, però i risultati noi non li stiamo ancora vedendo.

Altro punto qualificante di questa manovra, devo dirlo e lo apprezzo, è la lotta che sta facendo in questo momento nei confronti dei residui passivi: ci sono 7 miliardi e 296 milioni di residui passivi al 31 dicembre 2008, che questa Regione ha accumulato, ed è veramente una cifra da capogiro. Si tratta di un altro bilancio nascosto nella Regione e bisogna assolutamente adottare dei provvedimenti, trovare delle vie d'uscita. Io trovo giusto l'emendamento che è stato approvato in Commissione, che impegna la Giunta regionale a rendicontare in modo dettagliato e in tempi stretti la situazione dei residui passivi. Così come è indispensabile che la Giunta regionale ricontratti con lo Stato il patto di stabilità, che è soffocante e dannoso e va riscritto subito, perché sappiamo che sta creando gravi danni anche alla spendita delle risorse della Sardegna. E devo dire che il patto di stabilità agisce in modo sinergico con i ritardi nella spendita delle risorse della Regione, ma in modo sinergico negativo, nel senso che contribuisce a peggiorare la situazione.

Ecco noi, Presidente, Assessore, aspettiamo il completamento di questa manovra finanziaria, che avverrà dopo l'approvazione del Programma regionale di sviluppo; non credo che possa avvenire prima, comunque se sarà così tanto meglio. Credo che in quella fase vadano incentivati con maggior forza, con maggior convinzione i settori produttivi in Sardegna, che vadano migliorate le infrastrutture in Sardegna, che vada creato un riequilibrio tra la costa e l'interno della Sardegna. E' in atto, oggi, Assessore, in alcune zone della Sardegna, uno spopolamento che fa paura e credo che la Giunta regionale si debba far carico di questa situazione, perché la Sardegna non finisce a Sanluri; la Sardegna è grande e quindi ha bisogno di interventi in tutto il suo territorio. Ho l'impressione, infatti, che da un po' di tempo a questa parte si stiano concentrando le attenzioni solo su alcune parti della Sardegna. Ecco, io sono fiducioso, Assessore, uso il singolare visto che è rimasto solo lei tra i banchi della Giunta. La Sardegna ha creduto molto in questa coalizione, come dimostra il risultato delle ultime elezioni regionali, e sono convinto che questa Giunta regionale non deluderà. Però, Assessore, voglio segnalare a questo Consiglio regionale che in Sardegna c'è un'altra emergenza. Si è parlato a lungo, e giustamente, del grande male dei residui passivi e della necessità di trovare una via d'uscita a questa situazione, però, Assessore, non si è parlato della situazione relativa alla spendita dei fondi comunitari. Non si capisce perché questo argomento venga puntualmente bypassato dal Consiglio regionale. C'è un ritardo che deve far riflettere questa Assemblea e che riguarda i fondi del POR 2000-2006, risorse ingenti pari a 4 miliardi e 192 milioni di lire, e i fondi della programmazione comunitaria relativa al 2007-2013, pari a 3 miliardi 689 milioni e 800 mila euro, quindi risorse veramente importanti.

Allora bisogna dire subito che il capitolo POR 2000-2006 non è stato chiuso, perché vediamo che al 31 dicembre 2008, Assessore, molte risorse non sono state spese. E, infatti, del contributo totale dei fondi FERS, 2 miliardi 600 milioni e 980 mila euro, praticamente è stato speso soltanto il 91 per cento; le risorse del Fondo sociale europeo, 744 milioni di euro, sono state spese solo per l'84 per cento, e per quanto riguarda i fondi SFOP (Strumento finanziario di orientamento della pesca), di un finanziamento complessivo pari a 75 milioni di euro è stato speso soltanto il 51,7 per cento. Soltanto i fondi FEOGA, praticamente, sono stati spesi tutti come previsto, anzi non tutti perché dobbiamo considerare che una parte è stata svincolata, però quelli che erano disponibili diciamo che, a oggi, sono stati spesi.

Allora, Assessore, se andiamo a valutare le risorse non spese e previste nel POR 2000-2006 vediamo che dobbiamo chiudere il periodo di programmazione 2000-2006 entro il 30 giugno 2009 e quindi tutte le risorse dei fondi strutturali, relative a questo periodo di programmazione, devono essere rendicontate entro quella data. Bene, sulla base dei dati che noi abbiamo, restano da spendere, entro giugno 2009, circa 200 milioni di euro di fondi FERS, circa 100 milioni di fondi FSE e circa 40 milioni di fondi SFOP. Qualora tali risorse non vengano rendicontate entro il 30 di giugno ci sarà il cosiddetto disimpegno automatico e le risorse verranno restituite all'Unione Europea. Però non è tutto, Assessore, perché noi vediamo che all'interno del POR 2000-2006 ci sono risorse che sono state liberate, e cioè risorse non spese che, però, a seguito della rendicontazione dei progetti coerenti, all'interno del POR 2000-2006, sono state liberate nella misura del 45 per cento del valore totale del POR. Si tratta di risorse ingenti (1 miliardo e 500 milioni di euro) che andranno riprogrammate, come prevede l'articolo 1, comma 25 del disegno di legge che stiamo esaminando, entro il 30 aprile 2012.

C'è poi un altro articolo importante, che riguarda il capitolo della programmazione comunitaria per il periodo 2007-2013. Anche qui abbiamo risorse importanti (3 miliardi e 689 milioni di euro) e io vedo la tabella, Assessore: impegni zero, pagamenti zero! Praticamente, una cifra enorme di finanziamenti comunitari ancora non è stata minimamente impegnata.

Ecco, se consideriamo questi fondi, più 1 miliardo e 500 milioni di euro che abbiamo a disposizione e che dobbiamo programmare in questo sessennio, ci rendiamo conto di quante risorse non spese abbiamo a disposizione. Allora credo che dovrebbe preoccupare questo Consiglio il fatto che per il periodo di programmazione 2007-2013 le risorse ammontano complessivamente a 3 miliardi e 689 milioni di euro. Bene, dobbiamo impegnare le prime risorse della nuova programmazione che per il raggiungimento della cosiddetta norma "N+2" devono essere spese entro il 31 dicembre 2009, praticamente 300 milioni di euro. Attualmente mi pare che le risorse che sono state impegnate siano veramente minime.

Allora che fare, Assessore? Io credo che bisognerebbe organizzare una "sessione comunitaria" del Consiglio, nella quale riferire sugli indirizzi, sulla programmazione e sulla spendita delle risorse comunitarie. Bisognerebbe presentare una legge regionale, con la quale dare attuazione in maniera organica alla normativa comunitaria, comprese le direttive. In questo momento, Assessore, il Consiglio regionale è totalmente tagliato fuori dalle politiche comunitarie. Mi auguro, e in Commissione abbiamo già abbondantemente parlato di questo problema, che questa legislatura riesca a dare un'impronta diversa alla programmazione di queste risorse, alla spendita delle risorse comunitarie, e che sia una legislatura caratterizzata da un nuovo ruolo del Consiglio regionale in materia di politiche comunitarie. Mi auguro, infine, che questo Governo regionale e questo Consiglio attivino un rapporto più stretto fra Regione e Unione Europea, perché ritengo che le risorse che noi dovremo spendere nei prossimi anni siano ingenti. Fino adesso il Consiglio regionale è stato tagliato fuori da questa programmazione, pertanto chiedo a lei, Assessore, quindi alla Giunta, che si avvii un discorso nuovo, anche perché il fatto che si stia bypassando puntualmente il Consiglio regionale non ha certamente contribuito ad accelerare la spendita delle risorse e a fare in modo che la Regione non perdesse nulla.

Ecco, ritengo che questa sia una vera situazione di emergenza, pertanto questo Consiglio regionale deve avviare una nuova stagione per quanto riguarda sia la programmazione che la spendita delle risorse comunitarie. Grazie.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Zedda. Ne ha facoltà.

ZEDDA (Comunisti-La Sinistra Sarda-Rosso Mori). Signor Presidente, Assessore, onorevoli colleghi, non ho la pretesa di trattare tutti gli aspetti che sono stati affrontati nel corso del dibattito che si è svolto in Commissione e in Aula e i suggerimenti e gli spunti che, nelle diverse audizioni, sono arrivati anche da attori sociali ed economici della nostra regione. Mi limiterò a una premessa e ad alcune considerazioni; premesse e considerazioni che sono state suscitate e stimolate dai lavori di questi giorni e dai lavori precedenti, e anche dalle relazioni e dei pareri contenuti nei documenti da noi forniti negli uffici. Spunti e suggerimenti, Assessore, che credo possano essere utili a prescindere dalla parte politica che li ha espressi. Vanno colti nella loro essenza e nella loro indicazione di possibilità di sviluppo alternativo rispetto a quanto si è potuto fare oggi con questa manovra finanziaria.

Nella relazione della Giunta, relativa alla finanziaria, ho individuato alcuni termini, alcune frasi: una situazione particolare, dovuta al fatto che vi sono state le elezioni poche settimane fa, quindi il poco tempo a disposizione, la fretta di dover elaborare una manovra non pensata, non ragionata, senza avere a disposizione il tempo che solitamente si ha. Viene utilizzato anche l'argomento Programma regionale di sviluppo, al quale la manovra dovrebbe guardare, che è stato predisposto, però, dalla precedente Amministrazione. Quindi l'attuale maggioranza, l'attuale Governo non sono in grado di soddisfare appieno e di rendere su carta e negli spostamenti in bilancio il programma presentato agli elettori, proprio perché non c'è e non c'è stata la possibilità di predisporre un Programma regionale di sviluppo in linea con ciò che è stato presentato agli elettori.

Tutto ciò però stona, mi sia consentito, colleghi, con una parte degli interventi: alcuni sanno più della passione per le gare sportive automobilistiche o di vela, dal punto di vista del cambio di rotta o di marcia, altri sanno di taglio netto, discontinuità, novità, grande speranza per la Sardegna. Insomma, è necessario che un minimo ci si metta d'accordo: o non c'è stata la possibilità di predisporre una manovra tale da poter soddisfare tutti i bisogni e le esigenze che la società sarda attende, oppure vi è un taglio netto, una discontinuità, una forte impronta data da questa maggioranza; un'impronta contraria, opposta a quella che è stata data nel passato. A me pare che la ragione, senza pretendere di essere l'oracolo di Delfi, stia nel mezzo, e cioè da un lato c'è il fatto che il poco tempo, è vero, non vi ha consentito di predisporre una manovra in linea con quanto presentato agli elettori, dall'altro era impensabile cancellare tutto, dall'altro ancora, però, è possibile individuare in alcuni spostamenti di bilancio, nella stessa finanziaria, alcune linee relative alle scelte di sviluppo futuro che questa maggioranza vorrà dare alla nostra terra. Però mi sia consentito dire che per uscire dalla crisi non sarà sufficiente evocare termini, nomi, cognomi, evocare la storia della nostra Isola e fare ricorso ai padri fondatori, sistematicamente, in ogni riunione della nostra Assemblea, così come non sarà sufficiente invocare sempre la specialità, l'autonomia e i nostri personaggi illustri.

Mi pare, invece, che sia stato ormai abbandonato il ricorso all'argomento: c'è un Governo amico a livello nazionale, da questo attendiamo risposte per i nostri bisogni e le nostre necessità. Mi pare che in quaranta giorni questa cosa sia andata sfumando via via, un po' perché la prima settimana sono stati tolti i fondi CIPE, poi non abbiamo ottenuto la modifica della legge elettorale per il Parlamento europeo al fine di poter avere anche noi un rappresentante a livello europeo, e via dicendo fino al G8, argomento che, è vero, non mi appassiona, però mi appassiona molto il futuro sviluppo di La Maddalena.

Badate, nel confronto tra istituzioni, l'abbiamo vissuto anche nella precedente legislatura, non vi è un Governo nazionale amico perché il colore è lo stesso rispetto ai Governi locali che con esso si confrontano: vi è un Governo nazionale e vi sono i Governi locali. Il Governo nazionale va dai Governi locali incalzato, per poter soddisfare quelle richieste che giustamente i Governi locali chiedono che siano soddisfatte dal livello nazionale. Insomma, è un confronto né più né meno tra istituzioni, come avviene anche tra uomini, perché ognuno con difficoltà cede potere. E così il Governo nazionale, con difficoltà cede potere alle Regioni e alle autonomie locali. Bisogna, invece, essere capaci di suscitare idee, passioni politiche mirate, perché si facciano scelte indirizzate in modo tale che vi sia un nuovo sviluppo per la nostra terra, perché vi sono molte preoccupazioni anche provenienti dai banchi della maggioranza, così come dallo stesso Presidente della Commissione bilancio, che, appunto, nel sottolineare le difficoltà delle famiglie, dei lavoratori, delle donne, di coloro che ancora sono in cerca di prima occupazione, dei giovani, avverte nei tagli operati dal Governo nazionale, in questo caso non amico, il rischio dell'innalzamento delle tasse locali che colpiscono tutti indiscriminatamente e vanno a colpire in maniera particolare quelle fasce deboli, quelle famiglie, quei giovani, quei lavoratori che con difficoltà arrivano a fine mese. Se è vero, come è vero, che gli indicatori economici ci dicono che le persone, i singoli, i nuclei familiari tagliano in particolar modo il superfluo, l'abbigliamento, e ciò che superfluo non è, purtroppo, come la formazione e la cultura, attraverso i tagli alla formazione e alla cultura tagliano, quindi, la possibilità di emancipare sé stessi, di poter crescere, perché da che mondo è mondo per i deboli, per gli oppressi, la cultura, la formazione, l'emancipazione attraverso l'innalzamento culturale sono state il modo per uscire dalla crisi e dalle difficoltà. E quindi si fanno tagli sull'istruzione e ancora sulla vita sociale: musei, teatri, cinema, uscite con gli amici. Questo da un lato determina un arretramento da un punto di vista culturale dei singoli e della collettività, dall'altro lato genera una difficoltà di interazione sociale tra persone, che porta poi a chiusura, paura e rabbia. E questa rabbia, badate, non pensiamo che non possa ricadere anche su di noi, perché se è vero che c'è un'avversione nei confronti della classe politica, un po' per i costi della politica, un po' per le nostre indennità, che sono troppo alte rispetto alla media degli stipendi di questo Paese, un po' per la pletora di enti inutili, di posti di sottogoverno, questa rabbia rischia di sfociare, e già avvertiamo nella società questi problemi, in odio: odio nei confronti della classe politica, di chi la rappresenta e delle istituzioni. Per cui per ognuno di noi è suonata la campana!

Sugli investimenti nella conoscenza ha detto bene prima di me, e concordo, l'onorevole Sechi, per cui non ci ritorno, mentre mi preme sottolineare come dalla lettura attenta dei documenti a noi forniti, così come dal parere del Consiglio delle autonomie locali, si evince che anche il Consiglio delle autonomie giudica un tragico errore demolire la scuola pubblica e la sanità pubblica, mentre suggerisce interventi verso i giovani e le famiglie, perché senza giovani, senza la possibilità di sviluppo fondato sulle nuove idee, sulle nuove passioni di cui i giovani sono portatori, non c'è fondamentalmente sviluppo per l'Isola. Ed è anche inutile riempirci la bocca di parole come famiglia, tutela della famiglia, importanza della famiglia così come la conosciamo. Perché i giovani possano formare delle famiglie è necessario che siano messi nelle condizioni di poter lavorare, di percepire una retribuzione giusta, di poter vivere una vita degna di essere vissuta e di poter trovare casa a prezzo agevolato, altrimenti non vi saranno giovani che potranno mettere su famiglia, perché la famiglia comporta un costo e perché anche far figli, purtroppo, comporta dei costi economici. E lo dico a lei, Assessore, che so sensibile ai temi della famiglia e della ricerca di possibili elementi di sviluppo attraverso i quali poter dare respiro alle famiglie italiane e a quelle sarde per quanto riguarda il nostro compito.

Anche altri sistemi, come il Master and Back, l'agevolazione ai giovani per lo studio, per la propria formazione personale, sono fondamentalmente degli aiuti indiretti alle famiglie, perché le risorse economiche che vengono date a un giovane per far fronte alle spese, dall'acquisto dei libri di testo o del computer fino al pagamento delle tasse universitarie, sono né più né meno risorse che provengono dalla famiglia d'origine, se non, in alcuni casi, addirittura dai nonni, e che quindi incidono sui redditi e sulle pensioni. Per cui, anche questi sono strumenti che da un lato aiutano la conoscenza e la formazione, dall'altro aiutano le famiglie.

Sul Master and Back mi permetta una considerazione: non è pensabile che la Regione sarda stanzi risorse ingenti per il Master and Back, abbattendo i costi per le imprese che assumono con il back o che consentono il back ai giovani che si sono formati all'estero e che queste imprese poi non mettano una lira di proprio. Cioè non è pensabile che un giovane laureato, che qualche volta ha conseguito master di specializzazione, dottorato di ricerca, laurea con 110 e lode, esperienza all'estero, conoscenza di una lingua, sia pagato al netto con i 1.000 euro che fornisce la Regione. Credo che vada fatta anche una politica di incentivi, di richiesta alle imprese e agli enti pubblici di contribuire perché a questi giovani sia dato un po' di più rispetto a quello che mette in campo il pubblico perché sia loro consentito il back nella nostra terra.

E mi concentro, per chiudere, su un tema o, meglio, su tre temi che sono legati tra loro: lavoro, sicurezza e formazione professionale. Se c'è un tema sul quale, appunto, ci sono investimenti ingenti, è quello della formazione professionale. Sulla formazione professionale il Consiglio delle autonomie ha suggerito, in assenza di una riforma organica, di stare attenti a come spendere queste risorse, perché se è vero che è necessario riprendere con una formazione professionale all'altezza della competitività nel mondo, così come oggi lo conosciamo, con una concorrenza spietata tra Stati e Regioni, è vero che il Consiglio delle autonomie locali dice che bisogna stare attenti alle disfunzioni del passato sistema formativo. Quindi bisogna stare attenti a non riprendere, inserendo risorse ingenti, i vecchi vizi del passato; questi vanno invece corretti e bisogna ripartire da una buona pratica della formazione professionale. Mi permetto di suggerire, onorevoli colleghi, alcuni spunti sullo sviluppo, la sicurezza, il lavoro e la formazione. Ebbene, è vero che si può fare buona formazione, ad esempio formazione continua per i lavoratori dipendenti, i quadri intermedi e i quadri tecnici, rivolta a una cultura diffusa della sicurezza sul lavoro, perché le morti sul lavoro non sono un dramma solo ed esclusivamente per coloro che perdono un proprio caro, ma sono anche un problema economico e sociale, se è vero com'è vero che in questo Paese il costo degli indennizzi, delle pensioni ammonta a 70 miliardi di euro all'anno, 140 mila miliardi di vecchie lire! Se pensiamo agli importi della finanziaria nazionale, che si aggira sempre intorno ai 40 mila miliardi di vecchie lire, vediamo un po' quante risorse spendiamo per l'assenza di politiche sulla sicurezza sul lavoro e, mi permetto di suggerire, nella vita quotidiana, perché tanti infortuni avvengono anche nella realtà domestica, purtroppo.

Quindi, in questo occorre coinvolgere le parti sociali, i settori di riferimento, a condizione, però, che anche gli enti privati di formazione professionale contribuiscano con risorse proprie ai corsi di formazione. Insomma, non può essere una formazione gestita solo da privati, però con risorse pubbliche.

Occorre, però, una formazione continua per l'adeguamento delle competenze, in particolar modo per le imprese e per la ripresa economica in settori come le costruzioni edili e i comparti annessi, l'agroalimentare, il turismo, l'agriturismo, nell'attività di tutela e valorizzazione delle risorse ambientali, così come nella produzione artistica e culturale, in modo che si elevino le professionalità in questi campi; campi sui quali, anche nel breve periodo, si possono innestare meccanismi di nuovo sviluppo e di nuova economia.

Servono azioni mirate alla prima formazione e alla riqualificazione in particolar modo di quegli addetti, perché giovani inoccupati siano inseriti in quei settori dove, dai riscontri che abbiamo e dai dati che possiede anche lei, Assessore, è maggiormente alta l'età media dei lavoratori, e quindi è necessario inserire energie nuove, per non perdere un patrimonio di conoscenza, di qualità, di professionalità. Sono professionalità che vanno esaurendosi senza il contemporaneo inserimento di nuove professionalità.

E' necessaria anche una formazione rivolta ai lavoratori emigrati, per l'acquisizione della lingua e delle capacità di comunicazione, perché sia loro fornita una cultura civica e una buona pratica della cittadinanza attiva, tale da favorire l'integrazione, che è parte integrante del sistema, e da consentire, anche attraverso l'integrazione, la riduzione delle emergenze sulla sicurezza.

Il presidente Cappellacci si è soffermato sulla Sardeegna, sull'Europa e sul ruolo di cerniera che la nostra regione dovrebbe svolgere tra l'Europa e il Mediterraneo. Questo ruolo di cerniera, è vero, da un lato è dato dalla posizione geografica che la Sardegna ha nel bacino del Mediterraneo, ma dall'altro, ed è forse l'elemento più importante, è dato dal patrimonio culturale che per certi versi è figlio di quelle dominazioni, ma è comunque simile a tante culture che vi sono nell'altra sponda del Mediterraneo.

Mi permetto di dire: è vero che noi non abbiamo più imprese che operano nel settore del minerario, che abbiamo difficoltà nell'agroalimentare e nel settore dell'edilizia, però è anche vero che queste competenze, insieme alla formazione più alta delle classi dirigenti, possono essere spese dalla Sardegna, dai sardi, da ognuno di noi, grazie all'Europa, nei confronti dei Paesi che si affacciano nel bacino del Mediterraneo, e in particolar modo dei paesi del Maghreb e del Nord Africa, di modo che attraverso i rapporti culturali si sviluppino rapporti economici fondati sul nuovo sviluppo, perché la nostra Isola e il Mediterraneo siano motori di pace, cooperazione e integrazione nel bacino del Mediterraneo.

Tutti questi aspetti sono presenti in quei territori. Pensiamo a quanto bisogno avrebbero i paesi che si affacciano sul Mediterraneo di alta formazione, della formazione di classi dirigenti nel campo dell'attività estrattiva, nell'agroalimentare e nel settore dell'edilizia. Vi ringrazio.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Agus. Ne ha facoltà.

AGUS (P.D.). Signor Presidente, signor Assessore, colleghi consiglieri, anche la mia sarà una riflessione, un contributo sereno e positivo, penso, perché le attese del popolo sardo sono chiaramente difficili in questo momento di recessione economica. Mi limito, peraltro, solo ad alcuni aspetti, quindi non utilizzerò neanche tutto il tempo a mia disposizione, anche perché credo che affronteremo nel particolare questi aspetti durante gli ulteriori lavori sul disegno di legge finanziaria e quando affronteremo la presentazione del Programma regionale di sviluppo che la Giunta rielaborerà, visto e considerato che trattasi ancora del precedente PRS. In questo momento, quindi, la mia attenzione vorrebbe soffermarsi, quale contributo all'esame della legge, su uno dei cardini, un po' da tutti evocato, un aspetto sentito dalle nostre comunità, proprio perché in diverse occasioni comunque lo abbiamo dibattuto.

La prima grande attenzione deve essere rivolta, come da più parti si sente, in Aula e dovunque, alle emergenze, in particolare in questa fase di grave recessione, alle famiglie meno abbienti, ai disoccupati, ai precari, agli espulsi dalle attività produttive e così via. Mi pare, nello scorrere la proposta legislativa, che le poste previste al Capo II, e in particolare ai commi 1 e 2 dell'articolo 3, siano assai esigue e non riusciranno a far fronte ai variegati bisogni, e questo perché non vi è una stima puntuale che supporti le poste di bilancio. Ho la sensazione che si indichino capitoli di bilancio senza una vera valutazione, ripeto, dei bisogni, ma solo per segnare la volontà e il mantenimento degli impegni assunti in campagna elettorale e in qualche maniera, poi, confermati dalla relazione di insediamento della Giunta. Basterebbe fare un piccolo calcolo per verificare quanto sto affermando. Per esempio, prendiamo in esame la proposta dei 2 milioni e 500 mila euro per sostenere le cure domiciliari sanitarie: posto che un'ora di prestazione sanitaria di una semplice operatrice sociosanitaria costa mediamente 12 euro e che questa figura operi per almeno tre ore pro die, non sarà difficile calcolare che gli utenti beneficiari in Sardegna si aggirerebbero sulle 300 unità. Mi paiono esigue rispetto ai bisogni. Per le politiche sociali, che nel complesso vedono un decurtamento rispetto alle previsioni iniziali di 21 milioni di euro, non mi pare vi sia abbondanza di risorse, anzi la polverizzazione delle stesse, per la diversità dei bisogni, come su detto, lasceranno vasti vuoti di assistenza.

In una situazione di forte disagio economico e sociale, le politiche poste in campo in questo momento potrebbero ristorare le diverse e complesse emergenze sociali, mentre costruire una rete regionale di sostegno ai disoccupati, ai precari, ai lavoratori espulsi dal sistema produttivo, alle famiglie in difficoltà, significa spesso renderli capri espiatori di politiche ondivaghe e mutevoli a ogni tornata di bilancio regionale. Occorre, quindi, un'attenzione particolare. Ci vogliono certezze e continuità di interventi perché le famiglie abbiano chiara la presenza della Regione e il supporto puntuale quando una qualsiasi di esse si trova, suo malgrado, ad affrontare il dramma della malattia, dell'invalidità, della povertà economica, fisica e morale. Le risorse non sono sufficienti perché spesso si vuole accontentare tutti, ma una nazione, una regione o un comune si eleva dalla mediocrità quando riesce ad abbattere il grande divario che purtroppo tende sempre più ad ampliarsi tra le classi sociali, con grave pregiudizio della sicurezza e della convivenza civile nel suo complesso.

A tale riguardo, nel mio primo discorso in occasione dell'insediamento della XIV legislatura, mi sono permesso di fare un appello affinché noi parlamentari contribuissimo concretamente, in questo difficile momento, al sostegno delle fasce deboli delle comunità locali. Ebbene, in coerenza con quanto detto, chiedo alla Presidenza del Consiglio di attivare tutte le procedure perché la mia indennità consiliare venga ridotta del 20 per cento a beneficio del servizio sociale del mio comune, per attivare progetti di sostegno o microcredito a una o più famiglie bisognose. Altrettanto chiedo di disporre, qualora maturasse un'indennità pensionistica, perché la stessa sia devoluta, sempre ai servizi sociali del mio comune, con le stesse finalità.

Stando ancora sul tema, mi incuriosisce la scelta fatta di costituire un Osservatorio regionale sulle povertà per l'individuazione di efficaci politiche di contrasto alla stessa. Credo se ne possa fare a meno per una serie di ragioni, anche perché non abbiamo bisogno di nuovi organismi, anzi mi pare che la tendenza dovrebbe essere quella di ridurli drasticamente. Infatti, penso che basterebbe interpellare i servizi sociali dei comuni e collaborare con loro per scoprire le buone pratiche e le azioni innovative messe in campo per il sostegno ai poveri, ove l'azione pubblica si coniuga con l'azione del volontariato locale in un connubio sinergico di solidarietà condivisa e partecipata.

All'interno delle politiche sociali si richiamano gli interventi sulla formazione professionale, che non vorrei diventasse il grimaldello per ripristinare vecchie politiche, legate spesso a enti inutili o funzionali solo sulla carta, nati esclusivamente per spartirsi ingenti risorse, che diventano veri e propri schiaffi per le politiche sociali. Una maggiore chiarezza su tali risorse sarebbe estremamente necessaria per capire realmente quanti e quali saranno i beneficiari. A tal fine, mi permetto un suggerimento sulla tanto chiacchierata formazione professionale che tutti rivendicano per il futuro dei nostri giovani, disoccupati o no. Sicuramente vanno abbandonate le vecchie politiche per poter cogliere il maggior risultato possibile sia sul fronte formativo che occupazionale. Allora due potrebbero essere le linee guida: la prima, la formazione teorica dovrebbe andare in capo alle scuole pubbliche che, attingendo dalle graduatorie di merito dei docenti, consentono l'inserimento lavorativo di una disoccupazione intellettuale che nella scuola trova vasta rappresentanza; la seconda, la formazione pratica dovrebbe essere posta in capo alle imprese locali, che consentono al disoccupato di essere da subito inserito nel mondo del lavoro, non tramite simulazioni di laboratorio, ma attraverso il lavoro reale, che potrebbe poi sfociare in ampie possibilità di inserimento nell'organico di impresa. Con le due idee guida si otterrebbe anche un risparmio economico dovuto all'abbandono dei laboratori, dove generalmente si attuano le simulazioni pratiche, con sperpero di risorse e di tempo perché poi le simulazioni vengono distrutte, archiviate o donate. Altro sperpero sono le attrezzature che generalmente si acquistano per le varie discipline e che sistematicamente, alla fine dei corsi, si ritrovano danneggiate o scomparse del tutto per procedere, poi, a un nuovo acquisto a fronte di un nuovo corso, e così via. Con questa metodica si potrebbero innescare anche gli incentivi alle imprese che si fanno carico della formazione e che poi, magari, come detto, mantengono gli allievi migliori.

Altra curiosità legata al sistema produttivo isolano, e collocata tra le norme in materia di entrate (articolo 2, comma 18), vorrei fosse meglio illustrata, perché l'evento legato all'apertura, nel 2010, della zona di libero scambio euromediterranea, così come tanti altri colleghi hanno detto, pone la Sardegna non solo al centro dello stesso, ma credo anche al centro delle politiche europee, in cui la Sardegna può giocare un ruolo di primo piano. Per fare questo abbiamo bisogno di importanti risorse per le infrastrutture, necessarie per affrontare la sfida, ma mi pare, anche dagli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto e dello stesso presidente Soru, che meglio li ha rappresentati, che i fondi FAS per le infrastrutture in Sardegna siano di fatto scomparsi. Da questa finanziaria non si evince, ma credo che dobbiamo pensarci e adoperarci rapidamente se non vogliamo rischiare di trovarci impreparati a un importante appuntamento.

Nel commento all'articolato, sempre sul Capo II, si fa riferimento al comma 9 dell'articolo 4, che prevede uno stanziamento di 10 milioni di euro per la ricapitalizzazione della società IGEA e si illustrano a grandi linee gli interventi per il recupero delle aree minerarie dismesse del Sulcis, dell'Iglesiente e del Guspinese. Tema vissuto in prima persona e sul quale oggi, a circa dieci anni dalla conquista del Parco geominerario storico e ambientale della Sardegna, nonché del riconoscimento di tutte le aree ex minerarie come sito di interesse nazionale, inserite tra gli ambiti ad alto rischio ambientale, mi pare sostanzialmente non si siano fatti grandi passi in avanti, anzi si sono investite ingenti risorse e siamo ancora ai piani di caratterizzazione e ai primi interventi di messa in sicurezza delle aree più a rischio.

Credo ci sia bisogno, quindi, di un'accelerazione dei processi, con la consapevolezza che l'essere riusciti a inserire le aree minerarie dismesse fra i siti di interesse nazionale ci consente di beneficiare di risorse continuative sino all'eliminazione del grave problema ambientale. Le titubanze e i conflitti innescatisi tra l'IGEA e l'associazione temporanea di imprese assegnataria dei fondi per recuperi ambientali credo non abbia ancora consentito la spendita di 60 miliardi delle vecchie lire come primo contributo al riconoscimento nazionale. Il tema, di rilevante interesse, deve essere immediatamente ripreso dando mandato al Consorzio territorio e ambiente (TEA) all'interno del quale stanno l'IGEA, proprietaria del patrimonio pubblico, e l'ATI Ifras, preposta alla stabilizzazione dei lavori socialmente utili del Geoparco, di superare le contraddizioni e gli ostacoli finora frapposti all'avvio di un ambizioso ed esteso progetto di recupero ambientale. Oggi abbiamo la possibilità di iscrivere in buona parte, nel bilancio nazionale, gli ampi interventi di bonifica, ma anche il costo delle maestranze impiegate, compresa l'IGEA, che ancora oggi necessità di risorse regionali per tenersi in vita. Il Consorzio TEA potrebbe anche intervenire urgentemente nel sito minerario aurifero di Furtei, che dovrà essere inserito immediatamente all'interno del piano dei siti di interesse nazionale collegandolo a quello delle aree minerarie dismesse del Sulcis, dell'Iglesiente e del Guspinese. Nell'immediato, vista la grave emergenza ambientale con alcuni invasi a rischio di tracimazione che contengono le acque reflue di laveria con alte concentrazioni di cianuro e metalli pesanti, il Consorzio potrebbe assorbire le maestranze della Sardinia Gold Mining, società per azioni ormai in fallimento, o fallita per meglio dire, dotate di professionalità e competenza, utili anche a integrare le maestranze minerarie dell'IGEA che, per limiti di età, abbandonano l'unico ente ancora capace di interventi ambientali nel vastissimo patrimonio minerario dell'Isola.

La non partecipazione ai bandi internazionali per la valorizzazione delle aree minerarie dismesse credo tragga origine principalmente anche dal fatto che queste sono ancora in stato di abbandono e che la Regione Sardegna non è in grado di garantire con le proprie risorse interventi di così alta portata. Quella importante parte della Sardegna ha necessità di un urgente recupero ambientale e strutturale per porla nel sistema turistico regionale ricco di un'estesa memoria storica, ambiti in cui sono nate importanti conquiste sociali, diffuse poi in ambito nazionale.

Per brevità voglio citare un esempio che ho vissuto da ragazzino e che conosco bene. A meno di un anno dai fatti di Buggerru, che forse sono quelli più noti, nella miniera di Montevecchio oltre mille operai, su una forza lavoro di 1.300, dal 7 al 17 agosto del 1903 attivano il primo e importante sciopero a caratura nazionale e di natura non più corporativistica - gli scioperi fino a quel momento così venivano rappresentati - per un respiro sociale più ampio, tanto che nel dodecalogo della rivendicazione oltre a rivendicare, chiaramente, i propri diritti, si occuparono e si impegnarono nella lotta perché gli operai che lavoravano fianco a fianco con i minatori della "Montevecchio", assoldati da società esterne, avessero il loro stesso trattamento retributivo. Come pure si occuparono dei trasportatori e rivendicarono l'adeguamento del costo del minerale all'adeguamento del costo di trasporto. Si occuparono, inoltre, dell'abolizione del cottimo per tutti, ma in particolare rivendicarono le otto ore lavorative dentro e fuori la miniera, sino a quel momento erano tredici le ore di lavoro quotidiano. Quegli operai si batterono perché fossero riconosciute ai compagni di lavoro in capo alle società esterne, come ho detto, determinate condizioni salariali e questo innescò delle rivendicazioni sociali a catena, che si spostarono poi nelle industrie torinesi, per cui le iniziative sindacali e gli scioperi cominciarono ad assumere una valenza sociale molto più larga.

Quindi, il patrimonio minerario è ricco non solo di strutture, ma anche di una storia ancora occulta, nascosta, che merita un'urgente attenzione, perché può dare un grande apporto economico e culturale al patrimonio dell'Isola, in un'ottica di un turismo culturale al quale la Regione Sardegna deve puntare con determinazione, perché quel tipo di turismo non teme la contribuzione al sistema turistico regionale imperniato sull'azione attiva degli enti locali. Non può e non deve scandalizzare l'emissione della tassa di soggiorno che in ogni comune d'arte si paga. Per esempio, due anni fa abbiamo portato una scolaresca in Toscana e quel tour ci è costato 1.200 euro per poter accedere a Firenze, Pisa e altre tre città d'arte toscane. Quei fondi credo siano utili alle finanze locali per offrire maggiori servizi agli ospiti e creare le migliori condizioni di accoglienza possibili. La promozione turistica non passa solo per la carta patinata, ma in buona parte anche tramite il passaparola, che mette in luce pregi e difetti delle nostre località turistiche ricettive.

Voglio chiudere il mio breve intervento con un richiamo particolare all'azione verso gli enti locali, su cui molti colleghi hanno già detto e ancora diranno. Gli enti locali vanno supportati e liberati da quei vincoli, lo ha ricordato, in particolare, il Consiglio delle autonomie locali nell'incontro congiunto con il Consiglio regionale tenutosi nei giorni scorsi a Oristano. Grazie.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Christian Solinas. Ne ha facoltà.

E' l'ultimo intervento della mattinata.

SALIS (I.d.V.). Perché l'ultimo? Ne facciamo altri due!

PRESIDENTE. Dovremo finire alle 2, onorevole Salis.

SOLINAS CHRISTIAN (P.S.d'Az.). Signor Presidente, l'ora non è delle più propizie per intervenire e cercherò per questo di non abusare dell'attenzione e della pazienza dell'Aula, anche perché avverto per intero - intervenendo quest'oggi - che dinanzi a una finanziaria che tutti abbiamo unanimemente condiviso essere un passaggio obbligato, e nei tempi e per larga parte nella stesura, provenendo, come tutti già hanno detto, da una fase complessa e complicata della vita istituzionale della nostra Regione, con lo scioglimento anticipato del Consiglio regionale, fatto unico e primo nella storia autonomistica della Sardegna, e dovendoci confrontare col fatto che il Programma regionale di sviluppo era già stato approvato dalla precedente maggioranza di governo e quindi essendo la legge finanziaria, in base alla legge numero 11 del 2006, un adeguamento al PRS, molte delle scelte contenute all'interno del testo normativo sono state scelte necessitate.

Mi veniva da fare una considerazione: esiste, da ultimo, una scienza interessante che tende ad analizzare i discorsi che ciascuno di noi fa e a individuare all'interno di questi tutti quei vocaboli, quelle frasi che si ripetono, dando un indicatore certo di quale sia la sensibilità della società fluente, come qualcuno ha voluto definirla da ultimo. In questi nostri discorsi sicuramente si rileverebbe che i termini crisi, emergenza, urgenza si ripetono continuamente e rappresentano il minimo comune denominatore di ciascun intervento. Rileggevo, vista anche la concomitanza di questa discussione con la celebrazione de "Sa Die de sa Sardinia", un passaggio storico che vi vorrei leggere perché è brevissimo, è di due righe: "Il peggior male di questo Paese è che è misero, la gente senza lavoro, l'aria malsana, le leggi e i privilegi sembrano fatti apposta per distruggere il povero. La tassa sui commestibili favorisce il cittadino che ha da spendere a danno del povero che vende". Queste parole, che hanno un'attualità abbastanza forte e pregnante, in realtà sono un tratto della relazione che il Viceré fece nel 1720 a Vittorio Amedeo II di Savoia, una volta che prese possesso della nostra Isola.

Di fatto quindi la crisi, l'urgenza e l'emergenza purtroppo nella storia della nostra Sardegna rappresentano un male endemico, e quindi l'emergenza è ordinaria. A questa, chiaramente, si è sovrapposta una crisi di carattere internazionale. L'allargamento a est dell'Unione Europea ha comportato, non dimentichiamolo, 50 milioni di nuovi lavoratori low cost, passatemi il termine, che si sono riversati in un mercato già ampiamente concentrato. A questo aggiungiamo anche l'ingresso di nuovi attori: la Cina, che per secoli ha rappresentato un mercato autonomo e autosufficiente, entrando nel mercato ha determinato un'improvvisa impennata della domanda. Siccome la produzione non ha ancora fatto in tempo ad adeguarsi i prezzi sono schizzati in avanti e ne paghiamo le conseguenze sotto il profilo del carovita.

Queste considerazioni, che possono sembrare un po' confuse, un po' sparse, tendono a rappresentare, invece, un quadro che incide profondamente sulla realtà della nostra Isola. Viviamo una situazione che per certi versi è paradossale: oggi il superfluo costa meno dell'indispensabile. Voi pensate, dai nostri aeroporti, oramai, con i voli low cost possiamo andare a Barcellona, a Londra con un euro; se andiamo a fare la spesa - è già stato scritto da altri più autorevoli di me - probabilmente non bastano 40 euro. Sono gli effetti perversi, spesso e volentieri, di questa globalizzazione che subiamo piuttosto che governare. Molto felicemente, nell'ultimo rapporto di Nomisma sulle prospettive economico strategiche, c'è un richiamo interessante alle assemblee legislative, che è quello di riprendere il proprio ruolo di decision makers, piuttosto che di decision takers, cioè riappropriarsi del proprio ruolo, cercare di cambiare per quanto possibile la realtà.

E allora, questa finanziaria mi pare che, davanti a un quadro complesso e necessitato quale quello che ci troviamo ad affrontare, abbia dato delle risposte che sono chiaramente figlie dell'urgenza, dell'emergenza, di una contingenza, è stato detto a più riprese un po' da tutti. Tutti abbiamo condiviso questa analisi, però, poi, la discussione mi pare abbia assunto, nei toni e nei modi, alcune deformazioni che ci portano a caricare questa finanziaria di significati politici più grandi di quelli che si è proposta. Penso che nessuno di noi ragionevolmente possa ritenere che questo sia lo strumento, oggi, per risolvere tutti i problemi e tutti i mali della Sardegna, purtroppo annosi. Rappresenta, invece, il tentativo di offrire un primo quadro di risposte. E quello che ci attende è molto di più ed è molto più complesso di quello che abbiamo fatto.

Sicuramente siamo chiamati a proporre all'Isola un nuovo modello di sviluppo. Dobbiamo avere, senza trionfalismi e senza disfattismi, il coraggio di prendere atto del fatto che il modello di sviluppo fino a qui perseguito ha fallito; è un modello di sviluppo costoso che ogni anno ci costringe a intervenire con risorse finanziarie che spesso sono un semplice tampone. Mi viene da chiedermi e da chiedere all'Aula se sia ancora sostenibile tenere in vita imprese decotte, che spesso vengono d'oltremare, solo per cedere al ricatto di chi ha nel proprio portafoglio delle buste paga di sardi. Probabilmente sarebbe opportuno rivedere anche un modello di sviluppo che riesca a riassorbire questa forza lavoro in tipologie anche lavorative ben più adeguate, meno demansionate e che restituiscano la dignità di un reddito piuttosto che l'elemosina di Stato o della Regione. Allora, il modello di sviluppo diventa importante e dovremo lavorare assieme, dovremo confrontarci sicuramente all'interno di quest'Aula e con la Giunta regionale, che deve prendere un'iniziativa forte sotto questo profilo. Modello di sviluppo che non può non partire dalla considerazione che 1 milione e 600 mila abitanti insediati su 24 mila chilometri quadrati non rappresentano un mercato sufficiente. Oggi è difficile pensare di giustificare in Sardegna la produzione di beni, a meno che non si intervenga, e questo è stato detto e spesso, su leve differenti. Per anni abbiamo parlato di defiscalizzazione, di fiscalità di vantaggio, di zona franca, un altro dei temi ricorrenti, delle chimere quasi. Su tutti questi temi dovremo riflettere in maniera forte e propositiva. Probabilmente, nell'ambito del federalismo fiscale dovremmo provare ad avere il coraggio di proporre anche all'interno della nostra Isola uno spostamento dell'asse del prelievo fiscale dalle persone ai beni. Siamo nel periodo e nell'epoca del consumismo, teniamo invece ancora un'impostazione sulla imposizione fiscale che è quella ideologica di tassare la persona piuttosto che il consumo che questa fa. E probabilmente uno spostamento di questo fatto potrebbe consentire maggiori risorse per ogni singolo cittadino da reimmettere nel circuito economico.

Ancora sulla lettura della finanziaria, non voglio intrattenermi sulle questioni che ha già ben trattato, nella relazione di maggioranza, l'onorevole Maninchedda e che sono state sviluppate da diversi interventi, vorrei soffermarmi invece, solo a titolo di esempio, su due argomenti in particolare. Da un lato è stato introdotto un intervento importante, lo richiamava anche prima nel suo intervento l'onorevole Ladu, che tende a favorire non tanto la ricostruzione, quanto una serie di opere in via d'urgenza per tutti i centri e i comuni colpiti dalle alluvioni dell'anno 2008. Anche su questo, probabilmente, è necessaria una riflessione più ampia. Spesso e volentieri ci ritroviamo ciclicamente a dover finanziare ricostruzioni, allora forse un'indagine più attenta ci porterebbe a concludere che ricostruire in luoghi sbagliati significa moltiplicare i costi all'eccesso, significa dover reintervenire il giorno dopo, e allora lo studio del bacino idrografico, prima ancora di andare a ricostruire all'interno degli alvei, diventa importante per poter pianificare anche la delocalizzazione degli immobili realizzati in zone che sono pericolose. Diversamente illudiamo la popolazione, diversamente questa popolazione la esponiamo a nuovi e più pericolosi rischi. E io penso che le pubbliche amministrazioni in questo debbano essere la parte zelante e maggiormente responsabile. Un comune non può venire a piatire nuovi finanziamenti, nuovi contributi per ricostruire scuole che ha costruito esso stesso all'interno dell'alveo dei fiumi, invadendo lo stesso demanio idrico regionale. E su questo un'indagine più approfondita, secondo me, andrebbe fatta e andrebbe sviluppata di concerto con tutti gli uffici competenti.

L'altro argomento che volevo toccare, anche se fugacemente, è quello della strategia della conoscenza, che è emersa più volte all'interno delle riflessioni di tutti. Si è parlato di una contrazione degli stanziamenti per l'istruzione e di un nuovo protagonismo della formazione. Badate bene, a me preoccupa principalmente il giudizio di valore che sottende questi ragionamenti, perché l'istruzione, che è fondamentale e importante, viene sicuramente posta in una scala gerarchica ideale, in un gradino di gran lunga superiore alla formazione, quasi che non vi sia pari dignità nel lavoro tra chi ha una formazione professionale e chi esercita una professione chiamiamola ancora liberale.

Io ritengo che dobbiamo recuperare, invece, un senso di rispetto e di dignità per ambo le strade. In Svizzera, per esempio, la stessa formazione fa parte del sistema universitario; anche chi si prepara a lavori che sono meno qualificanti, meno gratificanti, forse, sotto il profilo economico ha comunque una pari e uguale dignità. Sotto il profilo dell'istruzione pura, però, ho dovuto notare - preannuncio su questo un emendamento che il Gruppo del Partito Sardo d'Azione presenterà al bilancio - che c'è stata una contrazione degli stanziamenti proposti quest'anno in finanziaria per le borse di studio agli studenti universitari. Io ritengo che, in un quadro complessivo e in una filosofia complessiva della finanziaria che tende ad aiutare le fasce deboli, sia un qualcosa di poco coerente e insostenibile contrarre l'aiuto alle famiglie che mandano il proprio figlio a studiare, che magari ha iniziato l'anno scorso come matricola, è riuscito a sostenere tutti gli esami, li ha avuti con i crediti corretti e quest'anno rischia di non poter continuare il proprio percorso di studi perché gli stanziamenti non saranno sufficienti a garantire la borsa di studio. Badate bene, non un incremento delle borse di studio, ma semplicemente il tentativo di cancellare la vergogna di quella categoria cosiddetta degli "idonei non beneficiari", cioè di quegli studenti che hanno tutti i requisiti di merito e di reddito previsti dalla Costituzione, all'articolo 34, per ottenere un aiuto e lo vedono negato perché ciò che noi andiamo a stanziare è, ahinoi, insufficiente. Io, personalmente, ritengo che questo non sia sostenibile soprattutto nel momento in cui, di pari passo, nella stessa unità previsionale di base si vanno invece ad aumentare gli stanziamenti per la produzione di cortometraggi e lungometraggi. E, badate bene, non che io ritenga che questo non sia un settore assolutamente importante e degno, ma i finanziamenti ad esso assegnati, che erano stati parametrati lo scorso anno, quest'anno vengono raddoppiati, quasi a detrimento di settori come quello delle borse di studio. Probabilmente, da questo profilo, per quel che mi riguarda, cercherei di riportare la finanziaria e la cultura a una visione meno cinematografica e un po' più concreta sul piano degli aiuti a chi faticosamente compie l'investimento più importante della propria vita, che è la propria cultura, la propria formazione universitaria, soprattutto nel momento in cui il modo - ed è stato detto da più persone - per affrontare la crisi è quello di professionalizzarsi, specializzarsi; è quello di andare a competere sul mercato non solo interno, ma nazionale e internazionale, con strumenti concettuali, con abilità che siano raffrontabili non solo al mercato europeo, ma anche al mercato oramai globalizzato.

Io avevo promesso di essere il più clemente possibile nei tempi, quindi non mi dilungo davvero oltre, Presidente. Vorrei ringraziare l'assessore La Spisa per l'attenzione e la presenza che ha voluto garantire all'interno dell'Aula in tutta la discussione, seguendo questi spunti, e concludere sul fatto che probabilmente uno degli elementi maggiormente apprezzati, a livello di comune sentire, dalla società fuori da quest'Aula è stata la reintroduzione di una cultura del dialogo, del confronto, che vede nella dialettica anche assembleare, anche con le organizzazioni sociali, non un fastidio, non un osteggiare la speditezza dell'azione amministrativa dell'Esecutivo, quanto piuttosto un valore vero, autentico della democrazia. Perché dal confronto delle sensibilità, delle marginalità, delle lateralità anche che esistono all'interno di quest'Aula e nelle organizzazioni sociali emergono senz'altro istanze, aspettative, speranze, ansie che la società sarda, oggi più che mai, ci propone e che abbiamo la responsabilità di non disattendere. Grazie.

PRESIDENTE. I lavori della mattinata si concludono qui, riprenderanno questo pomeriggio, alle ore 16, con l'intervento dell'onorevole Franco Cuccureddu.

La seduta è tolta alle ore 13 e 49.