Seduta n.23 del 23/07/2014
XXIII SEDUTA
Mercoledì 23 luglio 2014
Presidenza del Presidente Gianfranco GANAU
La seduta è aperta alle ore 16 e 16.
FORMA DANIELA, Segretaria, dà lettura del processo verbale della seduta del 18 giugno 2014 (20), che è approvato.
PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Efisio Arbau e Marcello Orrù hanno chiesto congedo per la seduta del 23 luglio 2014.
Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.
PRESIDENTE. Comunico che in data 22 luglio 2014 è pervenuta copia della decisione della Corte costituzionale numero 199 del 9 luglio 2014 nella quale si dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 8, comma 2, della legge regionale 17 dicembre 2012, numero 25 (Disposizioni urgenti in materia di enti locali e settori diversi); l'illegittimità costituzionale dell'articolo 18 della legge regionale numero 25 del 2012, nella parte in cui, nel disporre la proroga automatica dei titoli minerari e dei permessi di cava in esso indicati, proroga anche i titoli e i permessi che non sono mai stati assoggettati a valutazione dell'impatto ambientale o alla verifica dell'assoggettabilità alla valutazione dell'impatto ambientale; inammissibile la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 13, comma 1, primo periodo, della legge regionale numero 25 del 2012, in riferimento agli articoli 97 e 117, terzo comma, della Costituzione; non fondata la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 6, comma 1, della legge regionale numero 25 del 2012, in riferimento all'articolo 117, primo comma, della Costituzione, e agli articoli 3 e 4 della legge costituzionale 26 febbraio 1948, numero 3 (Statuto speciale per la Sardegna); e infine si dichiara non fondata la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 13, comma 1, secondo periodo, in riferimento agli articoli 97 e 117, terzo comma, della Costituzione.
Comunico inoltre che il Presidente della Regione, in applicazione dell'articolo 24 della legge regionale 7 gennaio 1977, numero 1, ha trasmesso l'elenco delle deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nelle sedute del 28 e 31 marzo, 4, 8, 18 e 29 aprile, 6, 13, 20 e 27 maggio 2014.
Annunzio di presentazione di disegni di legge
PRESIDENTE. Comunico che sono stati presentati i seguenti disegni di legge:
"Disposizioni urgenti in materia di organizzazione della Regione". (72)
(Pervenuto l'11 luglio 2014 e assegnato alla prima Commissione.)
"Nuove modalità di finanziamento del contratto di sviluppo Eurallumina - Euralenergy.Modifiche alla legge regionale 1° febbraio 2013, n. 2". (74)
(Pervenuto l'11 luglio 2014 e assegnato alla quinta Commissione.)
Annunzio di presentazione di proposte di legge
PRESIDENTE. Comunico che sono state presentate le seguenti proposte di legge:
Pietro Cocco - Anedda - Arbau - Daniele Cocco - Usula - Ruggeri - Cozzolino - Forma - Rossella Pinna - Perra - Pizzuto: "Norme urgenti per le riforme del sistema sanitario regionale". (71)
(Pervenuta il 10 luglio 2014 e assegnata alla sesta Commissione.)
Dedoni - Cossa - Crisponi: "Modifiche alla legge regionale 28 luglio 2008, n. 11 (Istituzione del Comitato regionale per le comunicazioni (CORECOM) della Regione autonoma della Sardegna)". (73)
(Pervenuta l'11 luglio 2014 e assegnata alla seconda Commissione.)
Pittalis - Dedoni - Rubiu - Christian Solinas - Fenu: "Modifiche all'articolo 4, comma 2, della legge regionale 29 maggio 2014, n. 10 (Interventi a favore degli allevatori per fronteggiare la febbre catarrale degli ovini (blue tongue) e finanziamento dei consorzi di difesa)". (75)
(Pervenuta il 14 luglio 2014 e assegnata alla quinta Commissione.)
Gavino Manca - Tunis - Comandini - Rossella Pinna - Tendas - Paolo Zedda - Truzzu: "Norme per l'istituzione di un servizio pubblico per l'informazione televisiva locale e per la produzione e diffusione di programmi per la valorizzazione della lingua , della cultura e dell'identità sarda". (76)
(Pervenuta il 17 luglio 2014 e assegnata alla seconda Commissione.)
Tedde - Pittalis - Cappellacci - Oscar Cherchi - Fasolino - Locci - Peru - Randazzo - Tocco - Tunis - Alessandra Zedda: "Proroga dei termini per la presentazione delle istanze per la realizzazione degli interventi di cui alla legge regionale 23 ottobre 2009, n. 4 (Disposizioni straordinarie per il sostegno dell'economia mediante il rilancio del settore edilizio e per la promozione di interventi e programmi di valenza strategica per lo sviluppo) e successive modifiche e integrazioni". (77)
(Pervenuta il 17 luglio 2014 e assegnata alla quarta Commissione.)
Cossa - Dedoni - Crisponi: "Riforma del servizio sanitario regionale". (78)
(Pervenuta il 22 luglio 2014 e assegnata alla sesta Commissione.)
Lotto - Comandini - Moriconi - Tendas - Collu - Cozzolino - Deriu - Forma - Gavino Manca - Rossella Pinna - Sabatini: "Modifiche alle norme in vigore sull'agriturismo". (79)
(Pervenuta il 22 luglio 2014 e assegnata alla quinta Commissione.)
Moriconi - Cozzolino - Comandini - Deriu - Lotto - Gavino Manca - Piscedda - Tendas: "Disposizioni in materia di tutela della salute per impianti aeraulici". (80)
(Pervenuta il 22 luglio 2014 e assegnata alla sesta Commissione.)
Risposta scritta a interrogazione
PRESIDENTE. Comunico che è stata data risposta scritta alla seguente interrogazione:
"Interrogazione TEDDE, con richiesta di risposta scritta, sulle tempistiche di redazione dell'elenco delle imprese ammesse al bando dell'Assessorato regionale del lavoro, formazione professionale, cooperazione e sicurezza sociale "Lunga estate" e di erogazione dei contributi.". (10)
(Risposta scritta in data 14 luglio 2014.)
PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interrogazioni pervenute alla Presidenza.
FORMA DANIELA, Segretaria:
"Interrogazione Tocco - Pittalis - Zedda Alessandra - Cappellacci - Peru - Locci, con richiesta di risposta scritta, sulla situazione generale del servizio di trasporto aereo svolto dalla società Meridiana, con particolare riferimento alla Sardegna". (87)
"Interrogazione Comandini - Cozzolino - Forma - Manca Gavino - Pinna Rossella - Moriconi, con richiesta di risposta scritta, sul progetto per la realizzazione di un porto turistico di fronte alla spiaggia di Santa Margherita di Pula". (88)
"Interrogazione Arbau - Azara - Ledda - Perra, con richiesta di risposta scritta, sulla necessità di procedere alla verifica di conformità alla normativa vigente del bando per l'affidamento del servizio di ristorazione delle mense universitarie dell'ERSU di Cagliari". (89)
"Interrogazione Tedde - Peru, con richiesta di risposta scritta, sulla situazione di criticità degli immobili della ASL di Sassari". (90)
"Interrogazione Crisponi, con richiesta di risposta scritta, sulla ventilata soppressione degli uffici della Motorizzazione civile di Nuoro". (91)
"Interrogazione Cocco Daniele Secondo, con richiesta di risposta scritta, sulla situazione di abbandono in cui versa la strada statale n. 597, tratto Mesu e Rios". (92)
"Interrogazione Arbau - Azara - Ledda - Perra, con richiesta di risposta scritta, sulla necessità che il Presidente della Regione e la Giunta regionale procedano ad attivarsi quale parte offesa nel procedimento penale pendente davanti alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma avente ad oggetto la sciagurata campagna di vaccinazione per la lingua blu 2003-2004". (93)
"Interrogazione Arbau, con richiesta di risposta scritta, sulla necessità di evitare la chiusura dell'Ufficio provinciale della Motorizzazione di Nuoro". (94)
"Interrogazione Busia - Desini, con richiesta di risposta scritta, sul risanamento dei debiti e sulla successiva trasformazione in ASP dell'IPAB Fondazione San Giovanni". (95)
PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interpellanze pervenute alla Presidenza.
FORMA DANIELA, Segretaria:
"Interpellanza Tocco - Pittalis - Peru - Randazzo - Zedda Alessandra - Cappellacci - Fasolino sullo stato di precarietà del personale dell'Ente foreste della Sardegna". (41)
"Interpellanza Dedoni - Cossa - Crisponi sull'applicazione della legge regionale 27 gennaio 2012, n. 2 (Autorizzazione alla partecipazione del rilancio della Keller Elettromeccanica Spa. Intervento finanziario della SFIRS Spa)". (42)
"Interpellanza Truzzu sulla qualità e copertura del servizio di elisoccorso". (43/C6.)
"Interpellanza Dedoni - Cossa - Crisponi sulla Fondazione Banco di Sardegna".(44)
PRESIDENTE. Si dia annunzio delle mozioni pervenute alla Presidenza.
FORMA DANIELA, Segretaria:
"Mozione Busia - Desini - Arbau - Azara - Ledda - Perra - Sale - Cherchi Augusto - Manca Pier Mario - Usula - Zedda Paolo Flavio - Agus - Cocco Daniele Secondo - Lai - Pizzuto - Unali sulla necessità di intervenire urgentemente per salvaguardare e potenziare la sede della motorizzazione civile di Nuoro ed evitarne la chiusura, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento". (51)
"Mozione Arbau - Busia - Cocco Daniele Secondo - Desini - Usula - Agus - Azara - Cherchi Augusto - Lai - Ledda - Manca Pier Mario - Perra - Pizzuto -Sale - Unali - Zedda Paolo Flavio sul mancato trasferimento alla Regione delle competenze in materia di motorizzazione civile, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento". (52)
"Mozione Cocco Daniele Secondo - Arbau - Desini- Usula - Agus - Azara - Busia - Cherchi Augusto - Lai - Ledda - Manca Pier Mario - Perra - Pizzuto - Sale - Unali - Zedda Paolo Flavio sulla grave situazione causata dal rinvio "sine die" della prova conclusiva del concorso ARST per 800 autisti, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento". (53)
"Mozione Floris - Orrù - Solinas Christian - Cappellacci - Oppi - Pittalis - Zedda Alessandra - Fasolino - Tedde - Truzzu - Dedoni - Cherchi Oscar - Tunis - Randazzo - Cossa - Pinna Giuseppino - Fenu - Tatti - Rubiu sulla dismissione dei beni patrimoniali e demaniali della Regione, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento". (54)
"Mozione Floris - Crisponi - Orrù - Solinas Christian - Cappellacci - Oppi - Tedde - Pittalis - Zedda Alessandra - Fasolino - Dedoni - Fenu - Truzzu - Cherchi Oscar - Tunis - Randazzo - Cossa - Pinna Giuseppino - Tatti - Rubiu sulle strategie regionali e gli strumenti per promuovere e sostenere le politiche del turismo in Sardegna, alla luce dei recenti provvedimenti della Giunta regionale, compresa la decisione di commissariare l'Agenzia governativa Sardegna promozione e di affidare la gestione all'Assessorato regionale del turismo, artigianato e commercio, accentrando sullo stesso non solo le competenze e funzioni politiche, di indirizzo e di programmazione, ma anche quelle di gestione". (55)
"Mozione Agus - Cocco Daniele Secondo - Desini- Usula - Azara - Busia - Cherchi Augusto - Lai - Manca Pier Mario - Perra - Pizzuto - Sale - Unali - Zedda Paolo Flavio, sulle recenti criticità emerse nella gestione dell'Arst spa". (56)
"Mozione Cossa - Crisponi - Dedoni sul trasferimento dallo Stato alla Regione delle competenze in materia di motorizzazione civile". (57)
"Mozione Fenu - Rubiu - Pittalis - Dedoni - Truzzu - Cappellacci - Zedda Alessandra - Solinas Christian - Carta - Cherchi Oscar - Crisponi - Cossa - Fasolino - Floris - Oppi - Orrù - Pinna Giuseppino - Randazzo - Tatti - Tedde - Tocco - Tunis sulla richiesta di una moratoria internazionale sull'attività venatoria verso i turdidi maggiori (Tordo Bottaccio, Tordo Sassello, Storno, Merlo e Cesena) e sulla ridefinizione della normativa regionale in materia venatoria e di governo del territorio, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento". (58)
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Attilio Dedoni. Ne ha facoltà.
DEDONI ATTILIO (Riformatori Sardi). Presidente, già da qualche tempo io ho provato a chiedere garbatamente di inserire all'ordine del giorno…
PRESIDENTE. Onorevole Dedoni, mi scusi, ma la sede per la sua richiesta è la Conferenza dei Presidenti di Gruppo, che si è appena conclusa.
DEDONI ATTILIO (Riformatori Sardi). Vorrei parlare ex articolo 100 del Regolamento.
PRESIDENTE. Mi dispiace, onorevole Dedoni, non ha titolo per parlare perché sta riproponendo il tema della volta precedente nella sede non adatta. In merito ai lavori odierni, abbiamo appena concluso una Conferenza dei Presidenti di Gruppo che ha determinato l'ordine dei lavori. La ringrazio.
(Interruzione del consigliere Dedoni)
PRESIDENTE. Onorevole Dedoni, la richiamo per la seconda volta. Onorevole Dedoni, non ha la parola.
(Interruzione del consigliere Dedoni)
PRESIDENTE. Sospendo la seduta.
(La seduta, sospesa alle ore 16 e 27, viene ripresa alle ore 16 e 31.)
PRESIDENTE. Riprendiamo la seduta.
Onorevole Dedoni, lei sta chiedendo, in base all'articolo 100, che l'Assemblea si esprima sull'inserimento nella programmazione bimestrale dei lavori di una proposta di legge?
DEDONI ATTILIO (Riformatori Sardi). Tutto lì, lei non mi fa parlare!
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Attilio Dedoni. Ne ha facoltà.
DEDONI ATTILIO (Riformatori Sardi). Presidente, essendo trascorsi sessanta giorni dal deposito della proposta di legge sul riordino del sistema delle province e sulle deleghe nei confronti degli enti locali da parte delle province, considerata la turbativa che esiste presso tutte le amministrazioni provinciali, quanto emerge anche da un dibattito esterno al Consiglio e, inoltre, che è necessario dare continuità all'operatività delle amministrazioni provinciali, io ritengo che possa essere inserita nella programmazione bimestrale la proposta di legge che ancora non è stata neanche "annusata" nella Commissione di competenza, ed è gravissimo.
Siccome ho avanzato questa richiesta in una prima Conferenza dei Capigruppo, in una seconda Conferenza dei Capigruppo e nessuno mi ha dato risposta, non mi resta che questa via. Mi dispiace, ma credo di doverlo fare. Chiedo che sia posto ai voti l'inserimento della proposta.
PRESIDENTE. Stiamo parlando della proposta di legge numero 2?
DEDONI ATTILIO (Riformatori Sardi). Esattamente.
PRESIDENTE. Su questa richiesta si deve esprimere l'Assemblea per alzata di mano.
Metto in votazione la richiesta di inserimento nella programmazione bimestrale dei lavori della proposta di legge numero 2. Chi la approva alzi la mano. (Viene richiesta la controprova.) Chi non la approva alzi la mano.
Ha domandato di parlare il consigliere Attilio Dedoni. Ne ha facoltà.
DEDONI ATTILIO (Riformatori Sardi). Noi prendiamo atto ancora una volta della poca disponibilità del Partito Democratico e del centrosinistra, dove si annida la conservazione più stupida, e abbandoniamo l'Aula per questa fase dei lavori in segno di protesta.
(Il Gruppo dei Riformatori Sardi abbandona l'Aula)
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Pietro Cocco. Ne ha facoltà.
COCCO PIETRO (PD). Presidente, per la programmazione dei lavori dell'Aula esiste la Conferenza dei Presidenti di Gruppo…
(Interruzione del consigliere Dedoni)
PRESIDENTE. Onorevole Dedoni, per cortesia, grazie.
COCCO PIETRO (PD). Alla Conferenza dei Presidenti di gruppo, terminata cinque minuti fa, era presente l'onorevole Dedoni che nulla ha detto in merito al problema…
DEDONI ATTILIO (Riformatori Sardi). Non ho ricevuto convocazione per oggi.
PRESIDENTE. Onorevole Dedoni, la richiamo per la seconda volta.
COCCO PIETRO (PD). …Ripeto che durante la Conferenza, alla quale era presente, l'onorevole Dedoni non ha detto neanche mezza parola in merito al problema. Evidentemente perché non era presente la stampa. Però questo Consiglio regionale non deve pagare una tassa a ogni insediamento di seduta per sentire l'onorevole Dedoni che sbraita contro il mondo su ogni questione. Noi dobbiamo discutere di questioni concrete e questa poteva essere programmata; l'onorevole Dedoni, invece, non ha detto nulla come Capogruppo dei Riformatori, salvo arrivare in Aula e fare lo show. Noi non siamo qui per deliberare gli show di Dedoni, questa è la ragione per la quale abbiamo votato contro, perché la questione si sarebbe potuta decidere cinque minuti fa.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la continuazione della discussione della mozione numero 41, Pizzuto e più. L'ordine del giorno unitario, impegno sul quale si era chiusa la precedente seduta, è stato presentato dopo la chiusura della discussione generale, quindi non può essere messo in discussione ma deve essere semplicemente votato.
E' stato presentato l'ordine del giorno numero 1.
(Si riporta di seguito il testo dell'ordine del giorno numero 1:
ORDINE DEL GIORNO PIZZUTO - SALE - COCCO Daniele Secondo - AGUS - LAI - PITTALIS - MANCA Pier Mario - DESINI - COCCO Pietro - USULA - ANEDDA - FENU - DEDONI - SOLINAS Christian sulla difesa della biodiversità sarda.
IL CONSIGLIO REGIONALE
a conclusione della discussione della mozione n. 41 a firma PIZZUTO e più sulla difesa della biodiversità sarda,
PREMESSO che:
a) il Parlamento italiano ha ratificato con la legge 6 aprile 2004, n. 101 il Trattato internazionale sulle risorse fitogenetiche per l'alimentazione e l'agricoltura della FAO, i cui obiettivi sono:
- riconoscere l'enorme contributo degli agricoltori nella conservazione delle colture che alimentano il pianeta;
- stabilire un sistema globale che consenta agli agricoltori, ai selezionatori di materiale vegetale e ai ricercatori di accedere facilmente e gratuitamente al materiale genetico vegetale;
- assicurare che i vantaggi provenienti dal miglioramento vegetale o dall'uso di biotecnologie siano condivisi con i paesi di origine del materiale;
b) tale legge affida alle regioni e alle province autonome le competenze in merito all'attuazione e all'esecuzione del trattato internazionale e al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali (MIPAAF) il compito di monitorare gli interventi effettuati dalle regioni e province autonome e riferire sul piano internazionale circa lo stato di applicazione del trattato stesso;
CONSIDERATO che il rapporto Concentration of market power in the EU seed market, del 29 gennaio 2014 del gruppo europarlamentare Greens European Free Alliance, in cui si indicano le cinque multinazionali Pioneer, Syngenta, Monsanto, Limagrain e Kws come detentrici di più del 50 per cento del mercato delle sementi e che il prezzo delle sementi è aumentato di circa il 30 per cento in Europa dal 2000 al 2008 e le sementi si stanno uniformando con una perdita stimata del 75 per cento delle biodiversità;
VALUTATO che in Sardegna sono già state brevettate semenze e biodiversità tipiche e dato il fatto che specie endemiche della Sardegna non possano essere utilizzate se non a pagamento;
APPURATO che:
- la multinazionale olandese Rijk Zwaan ha richiesto il prelievo per uno studio ed un'eventuale modifica di 37 specie di piante della flora sarda;
- Rijk Zwaan è attiva in tutto il mondo come una compagnia di riproduzione vegetale che si focalizza sullo sviluppo e la vendita di varietà e semi di alta qualità per coltivatori professionali nell'orticoltura, e per la produzione di cibo, il cui ufficio principale di trova a De Lier, in Olanda, ma che vende i semi in più di cento paesi in tutto il mondo attraverso distributori esclusivi, e attraverso la vendita diretta effettuata tramite delegazioni; una di queste è la Rijk Zwaan Italia srl, che si trova a Bologna e che si occuperebbe della Sardegna; in totale la Rijk Zwaan ha all'incirca 30 delegazioni in tutto il mondo, attive nella riproduzione e nella vendita di semi; dato il ciclo vegetale delle specie a cui la Rijk Zwaan è interessata, il momento adatto per la raccolta dei campioni dovrebbe essere tra agosto e settembre; lo scopo ultimo del suo programma è quello di sviluppare nuove specie vegetali da vendere in tutto il mondo; col materiale campione collezionato vorrebbe sviluppare nuove varietà, specifiche per il mercato italiano (per esempio nuove varietà più produttive, e più resistenti alle malattie); di seguito la lista delle specie richieste dalla multinazionale olandese Rijk Zwan:
Allium ampeloprasum;
Allium commutatum;
Allium guttatum;
Allium sphaerocephalon;
Apium graveolens;
Ammi majus;
Ammi visnaga;
Beta trigyna;
Beta vulgaris;
Brassica fruticulosa;
Brassica insularis;
Brassica oleracea;
Brassica tournefortii;
Brassica tyrrhena;
Cichorium endivia;
Cichorium intybus;
Cicorium pumilum;
Daucus carota;
Daucus minusculus;
Daucus muricatus;
Daucus pumilus;
Diplotaxis erucoides;
Diplotaxis muralis;
Diplotaxis viminea;
Diplotaxis tenuifolius;
Eruca sativa;
Eruca vesicaria;
Foeniculum vulgare;
Lactuca longidentata;
Lactuca saligna;
Lactuca serriola;
Lactuca virosa;
Petroselinum crispum;
Raphanus raphanistrum;
Raphanus sativus;
Ridolfia segetum;
Solanum linneanum;
PRESO ATTO che il patrimonio genetico sardo appartiene ai sardi e si deve poter usare e scambiare liberamente e che, inoltre, tra le varietà indicate dalla ditta sementiera ve ne sono alcune (Beta, Brassica, Daucus, Eruca, Solanum, Rafanus) presenti nell'Allegato I - Elenco delle specie coltivate incluse nell'accordo multilaterale del Trattato internazionale sulle risorse fitogenetiche per l'alimentazione e l'agricoltura della FAO di cui l'articolo 12.3 consente l'accesso alla raccolta di tali specie alle seguenti condizioni:
a) l'accesso è accordato quando ha per unico scopo la conservazione e l'uso a fini di ricerca, selezione e formazione per l'alimentazione e l'agricoltura, a condizione che non sia destinato ad usi chimici o farmaceutici o ad altri usi industriali non alimentari e non foraggeri. Nel caso delle piante coltivate a uso multiplo (alimentare e non alimentare), la loro inclusione nel sistema multilaterale e l'applicabilità del regime d'accesso facilitato dipende dalla loro importanza per la sicurezza alimentare;
b) i beneficiari non possono rivendicare alcun diritto di proprietà intellettuale o altro diritto che limiti l'accesso facilitato alle risorse fitogenetiche per l'alimentazione e l'agricoltura o a loro parti o componenti genetiche nella forma ricevuta dal sistema multilaterale,
TENUTO CONTO che in tutto il mondo le multinazionali dei semi sono costantemente alla ricerca di nuovi metodi per acquisire la proprietà intellettuale di nuove sementi,
impegna la Giunta regionale e l'Assessore all'agricoltura e riforma agropastorale:
1) ad applicare la normativa europea contenuta nel Trattato internazionale sulle risorse fitogenetiche per l'alimentazione e l'agricoltura della FAO;
2) a mettere in atto anche nel futuro tutti gli strumenti e le azioni possibili e necessarie per non fornire le semenze a multinazionali, il cui obiettivo è brevettare il diritto intellettuale sui semi per mero scopo di lucro;
3) ad attivare percorsi di tutela legale delle semenze sarde e a costruire condizioni per la diffusione delle suddette anche attraverso l'agevolazione di attività sementiere e vivaistiche locali.).
PRESIDENTE. Ovviamente la mozione si intende ritirata. Poichè nessuno ha domandato di parlare per dichiarazione di voto, metto in votazione l'ordine del giorno sulla difesa della biodiversità sarda.
Chi lo approva alzi la mano.
Discussione e approvazione del disegno di legge: "Proroga termini per la conclusione e la definitiva rendicontazione degli interventi riguardanti le procedure a bando e a sportello 2009 di cui agli articoli 3 e 10 bis della legge regionale 19 ottobre 1993, n. 51 (Provvidenze a favore dell'artigianato sardo, modifiche alla legge regionale 31 maggio 1984, n. 26, alla legge regionale 11 aprile 1985, n. 5, alla legge regionale 4 giugno 1988, n. 11, alla legge regionale 30 aprile 1991, n. 13 e abrogazione della legge regionale 21 luglio 1976, n.
40)". (62/A)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge numero 62/A.
Dichiaro aperta la discussione generale.
Ha facoltà di parlare il consigliere Gianmario Tendas, relatore.
TENDAS GIANMARIO (PD), relatore. Presidente, ritengo che gli obiettivi indicati nel testo in discussione siano abbastanza semplici. Il disegno di legge contiene una proposta che è stata presentata nella quinta Commissione dall'Assessore del turismo, artigianato e commercio, il quale ci ha paventato la necessità di prorogare i termini per la conclusione e definitiva rendicontazione degli interventi previsti dalla legge regionale numero 51 che, sostanzialmente, riguarda le provvidenze a favore del settore artigianale.
In sostanza, in quella occasione, l'Assessore ha evidenziato che sulla base della legge regionale numero 18 del luglio scorso, i termini per la rendicontazione relativi alle annualità 2006-2007-2008-2009 scadevano al 30 giugno. Da una richiesta, peraltro avanzata dalle stesse organizzazioni di categoria, è emersa la necessità di concedere una proroga, di almeno sei mesi, per consentire alle aziende artigianali, che non erano riuscite a farlo entro la scadenza prevista, di completare l'iter burocratico-amministrativo.
Dall'analisi effettuata dall'Assessore è emerso che, fondamentalmente, sono due le ragioni alla base della proroga; la prima è legata all'iter burocratico-amministrativo, abbastanza complesso e impegnativo, che ha richiesto sicuramente un impegno superiore alle aspettative, e testimonianza ne è il fatto che anche nelle precedenti annualità c'è stato un lasso di tempo disponibile molto più ampio; la seconda, sulla quale anche la quinta Commissione si è ritrovata pienamente d'accordo, è data dal fatto che in ben 82 paesi, ovverosia quei paesi che di fatto hanno dichiarato lo stato di calamità naturale per via dell'alluvione del 18 novembre, sono subentrate altre problematiche che, ovviamente, hanno fatto slittare i tempi.
A seguito della discussione svolta in Commissione è emerso che, tenuto conto anche del particolare momento storico che stiamo vivendo, e che ovviamente vive anche il settore artigianale, si rende necessario estendere la scadenza del 30 giugno alla fine dell'anno. Fondamentalmente quindi questo disegno di legge, che è composto unicamente da un articolo, altro non fa che posticipare dal 30 di giugno al 31 dicembre di quest'anno i termini per la rendicontazione. Dalle considerazioni e valutazioni che lo stesso Assessore ha già avuto modo di esporre in maniera molto chiara, si tratta fondamentalmente di interventi che si basano in modo particolare sull'articolo 3 e sull'articolo 10 bis della legge numero 51, ovvero "misura sull'abbattimento degli interessi", e anche "interventi per nuovi investimenti".
La discussione, il confronto che si sono svolti nella quinta Commissione hanno portato a esitare il provvedimento senza nessuna difficoltà e all'unanimità. Fondamentalmente, lo ribadisco, l'unico obiettivo che si pone questo disegno di legge è di posticipare di sei mesi la rendicontazione prevista dalla legge numero 51, relativamente agli interventi che sono stati pianificati per l'annualità 2009.
PRESIDENTE. Poiché nessun è iscritto a parlare, per la Giunta, ha facoltà di parlare l'Assessore del turismo, artigianato e commercio.
MORANDI FRANCESCO, Assessore tecnico del turismo, artigianato e commercio. Signor Presidente, signore consigliere e signori consiglieri, l'onorevole Tendas ha già spiegato le ragioni per cui è stato portato in Aula un provvedimento che è, apparentemente, molto semplice in quanto prevede una proroga di sei mesi dei termini per la rendicontazione dei contributi alle imprese artigiane, ma che invece ha un grande significato per le imprese interessate e per l'intero comparto.
Voi sapete che il comparto artigiano sta vivendo una realtà molto difficile, in parte dovuta alla contingenza economica e in parte dovuta alle difficoltà finanziarie in cui versano le imprese del comparto. E' un comparto che occupa circa 80.000 addetti, erano 110.000 solo quattro anni fa, interessa 38.000 imprese attive, erano 43.000 prima della crisi, quindi una situazione veramente di grande difficoltà. Nel solo anno corrente, nel secondo semestre dell'anno, 597 imprese hanno cessato di operare, una dimostrazione del fatto che la contingenza economica e le difficoltà del momento stanno incidendo in maniera molto grave su un comparto che vale circa il 12 e mezzo per cento del Pil.
Nel merito del provvedimento si tratta molto semplicemente della proroga di un termine, già prorogato una volta per sei mesi, fino al 31 dicembre 2014; la proroga interessa un numero di imprese artigiane significativo, poco più di una cinquantina, che sarebbero altrimenti costrette a restituire parte del finanziamento ricevuto e a non poter impiegare le somme di cui potrebbero disporre per completare alcuni interventi di riqualificazione e di ammodernamento delle imprese. Chiedo quindi all'Aula di approvare il disegno di legge di proroga dei termini, considerato che si tratta davvero di un piccolo segnale per un comparto che attenderà dall'Aula, e anche dalla Giunta, dei segnali in futuro molto più importanti.
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione generale. Metto in votazione il passaggio all'esame degli articoli.
Ha domandato di parlare il consigliere Pittalis. Ne ha facoltà.
PITTALIS PIETRO (FI). Presidente, chiedo la votazione nominale.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, del passaggio all'esame degli articoli del disegno di legge numero 62/A.
(Segue la votazione)
Prendo atto che le consigliere Busia e Forma hanno votato a favore.
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Azara - Busia - Cappellacci - Carta - Cherchi Augusto - Cherchi Oscar - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Collu - Comandini - Cozzolino - Demontis - Deriu - Desini - Fasolino - Fenu - Floris - Forma - Ledda - Locci - Lotto - Manca Gavino - Manca Pier Mario - Meloni - Moriconi - Perra - Peru - Pinna Giuseppino - Pinna Rossella - Piscedda - Pittalis - Pizzuto - Randazzo - Rubiu - Ruggeri - Sabatini - Solinas Antonio - Solinas Christian - Tatti - Tedde - Tendas - Tocco - Truzzu - Tunis - Unali - Usula - Zedda Alessandra - Zedda Paolo.
Si è astenuto il Presidente Ganau.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 50
votanti 49
astenuti 1
maggioranza 25
favorevoli 49
(Il Consiglio approva).
Passiamo all'esame dell'articolo 1.
(Si riporta di seguito il testo dell'articolo 1:
Art. 1
Proroga di termini
1. I termini per la conclusione e la definitiva rendicontazione, da parte delle imprese, degli interventi riguardanti le procedure a bando ed a sportello 2009, in applicazione degli articoli 3 e 10 bis della legge regionale 19 ottobre 1993, n. 51 (Provvidenze a favore dell'artigianato sardo, modifiche alla L.R. 31 maggio 1984, n. 26, alla L.R. 11 aprile 1985, n. 5, alla L.R. 4 giugno 1988, n. 11, alla L.R. 30 aprile 1991, n. 13 e abrogazione della L.R. 21 luglio 1976, n. 40), sono prorogati al 31 dicembre 2014.)
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Fabrizio Anedda. Ne ha facoltà.
ANEDDA FABRIZIO (Gruppo Misto). Presidente, dichiaro il nostro voto favorevole su questo articolo, e dico che ci mancherebbe altro, considerata la situazione in cui versano le imprese artigiane, e non solo quelle vittime dell'alluvione. Approfitto del momento anche per sollecitare l'Assessore a intraprendere iniziative atte a favorire le imprese artigiane e commerciali, che spesso sono oscurate, come è successo negli anni scorsi e anche adesso, dalle iniziative atte a favorire il turismo, visto che l'Assessore è preposto anche all'artigianato, al commercio e al turismo.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Marco Tedde. Ne ha facoltà.
TEDDE MARCO (FI). Signor Presidente, dichiaro il voto favorevole e sottolineo che questa proposta va nella direzione di un sostegno forte alle imprese sul solco tracciato dalla Giunta Cappellacci, che ha fatto del sostegno alle imprese e dell'affiancamento alle imprese un leitmotiv; vorrei ricordare la riduzione dell'IRAP del 70 per cento, il fondo di garanzia, il microcredito, con 1700 start up. Credo che questa sia la strada giusta.
Noi non possiamo creare posti di lavoro, ma possiamo comunque dare la possibilità alle imprese di decollare o quanto meno di galleggiare in questo mare magnum di problemi economici. Credo che non sia sufficiente, però, una proroga per sostenere le imprese e credo che si debbano portare in Aula e votare provvedimenti che vadano verso una modifica strutturale del sistema. Quindi semplificazioni, sburocratizzazioni, riduzione del carico fiscale sono le cose che noi dobbiamo fare, che la Giunta deve proporre e che il Consiglio deve votare.
Questa deve essere la strada e, perché no, credo che debba essere percorsa anche la strada della proroga del Piano casa, perché sappiamo che comunque il Piano casa, che magari ha necessità di essere in qualche modo rimodulato, ha consentito circa 35 mila interventi che hanno prodotto investimenti per centinaia di milioni di euro e non si può non tenere conto di queste cifre in un momento in cui l'economia sarda è veramente al collasso. Quindi bene questo provvedimento, però pensiamo anche ad altri provvedimenti che possano sostenere l'economia.
PRESIDENTE. Poiché nessun altro è iscritto a parlare, trattandosi di un unico articolo, metto in votazione il disegno di legge.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, del disegno di legge numero 62/A.
(Segue la votazione)
Prende atto che i consiglieri Anedda, Forma e Lai hanno votato a favore.
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Anedda - Azara - Busia - Cappellacci - Carta - Cherchi Augusto - Cherchi Oscar - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Collu - Comandini - Cozzolino - Demontis - Deriu - Desini - Fasolino - Fenu - Floris - Forma - Lai - Ledda - Locci - Lotto - Manca Gavino - Manca Pier Mario - Meloni - Moriconi - Perra - Peru - Pinna Giuseppino - Pinna Rossella - Piscedda - Pittalis - Pizzuto - Randazzo - Rubiu - Ruggeri - Sabatini - Sale - Solinas Antonio - Solinas Christian - Tatti - Tedde - Tendas - Tocco - Truzzu - Tunis - Unali - Usula - Zedda Alessandra - Zedda Paolo.
Si è astenuto il Presidente Ganau.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 53
votanti 52
astenuti 1
maggioranza 27
favorevoli 52
(Il Consiglio approva).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della Risoluzione numero 1 adottata dalla seconda Commissione permanente.
(Si riporta di seguito il testo della Risoluzione:
SECONDA COMMISSIONE PERMANENTE LAVORO, CULTURA, FORMAZIONE PROFESSIONALE, ISTRUZIONE, BENI E ATTIVITÀ CULTURALI, IDENTITÀ LINGUISTICHE, INFORMAZIONE
composta dai consiglieri
Manca Gavino, Presidente - Locci, Vice Presidente - Zedda Paolo Flavio, Segretario - Tunis, Segretario - Comandini, Relatore - Pinna Rossella - Tendas
approvata il 18 giugno 2014
Risoluzione sulle iniziative urgenti da assumere per far fronte alle criticità relative alla situazione dei lavoratori nel settore delle biblioteche
PREMESSO che:
- i beni culturali rappresentano un fattore di sviluppo, di aggregazione sociale e di educazione capace di generare occupazione e investimenti la cui valorizzazione deve costituire un obiettivo primario dell'azione legislativa e programmatica della Regione;
- la Regione riconosce la biblioteca quale struttura informativa permanente aperta al pubblico con l'obiettivo principale di fornire accesso alla conoscenza e all'informazione e promuove le biblioteche e i sistemi bibliotecari della Sardegna quale organizzazione di rete rivolta a favorire il conseguimento sul territorio regionale degli obiettivi di acquisizione, conservazione e diffusione del patrimonio librario e documentario;
PRESO ATTO che:
- a tal fine, ai sensi dell'articolo 21, comma 2 , lettere d), e) ed f), della legge regionale 20 settembre 2006, n. 14 (Norme in materia di beni culturali, istituti e luoghi della cultura), modificato dall'articolo 4, comma 29, della legge regionale 14 maggio 2009, n. 1 (legge finanziaria 2009), la Regione trasferisce risorse ordinarie agli enti locali per progetti di gestione di servizi bibliotecari e archivistici;
- il comma 6 dell'articolo 6 della legge regionale 4 agosto 2011, n.16 (Norme in materia di organizzazione e personale), dispone che tali finanziamenti siano assicurati nella misura del 100 per cento del costo del lavoro e del 5 per cento per i costi generali e relativi alle attrezzature;
- gli enti locali, di norma, attuano i progetti tramite una gestione esternalizzata, l'esecuzione del servizio è infatti affidata alle imprese che si aggiudicano gli appalti comunali;
- la Giunta regionale, con deliberazione n. 1/28 del 17 gennaio 2014, ha individuato come modalità di affidamento quelle previste per la gestione dei servizi pubblici locali privi di rilevanza economica, utilizzando i soggetti esecutori finora impegnati nei progetti e prorogando gli affidamenti già in essere al 31 dicembre 2015;
CONSTATATO che i finanziamenti regionali a favore delle biblioteche e dei sistemi bibliotecari non subiscono variazioni di rilievo da anni;
CONSIDERATO che:
- in sede di affidamento del servizio bibliotecario si sono verificati casi in cui il criterio di aggiudicazione al ribasso ha inciso anche sui costi del personale, determinando l'applicazione di contratti meno remunerativi e non adeguati ai livelli di professionalità esistenti;
- ciò comporta come conseguenza uno svilimento delle professionalità presenti, incidendo altresì sul sistema delle tutele previdenziali e fiscali dei lavoratori interessati, nonché illogiche e inammissibili disparità di trattamento;
VERIFICATO che il decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163 (Codice dei contratti pubblici relativi a lavori, forniture e servizi in attuazione delle direttive CEE 2004/17/CE e 2004/18/CE), dispone, all'articolo 82, comma 3 bis, che "Il prezzo più basso è determinato al netto delle spese relative al costo del personale, valutato sulla base dei minimi salariali definiti dalla contrattazione collettiva nazionale di settore tra le organizzazioni sindacali dei lavoratori e le organizzazioni dei datori di lavoro comparativamente più rappresentative sul piano nazionale, delle voci retributive previste dalla contrattazione integrativa di secondo livello e delle misure di adempimento alle disposizioni in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro";
RILEVATO che la legge regionale n. 14 del 2006, all'articolo 6, prevede che i comuni provvedono "all'organizzazione di forme di servizio diffuso di lettura, accompagnamento alla fruizione e all'informazione sul proprio territorio" e soprattutto che per lo svolgimento di tali compiti "si avvalgono di personale professionalizzato, privilegiando quello appartenente agli istituti e ai luoghi della cultura di propria pertinenza" e che quindi il personale preposto a tale servizio debba essere qualificato, adeguatamente reclutato e soprattutto dignitosamente inquadrato;
CONDIVISA l'opportunità di interventi regionali che, nel segno della continuità e della tutela delle professionalità degli operatori garantiscano, perlomeno nel medio periodo, la conservazione delle posizioni lavorative e dei ruoli esistenti nelle biblioteche della Sardegna,
impegna il Presidente della Regione e la Giunta regionale
1) a subordinare il trasferimento delle risorse ordinarie agli enti locali per la costituzione, il funzionamento, l'incremento e la gestione delle biblioteche di enti locali oltre che al possesso dei requisiti biblioteconomici, anche a quello dei requisiti amministrativi tra i quali devono essere ricompresi:
a) l'applicazione e il rispetto del contratto CCNL per i dipendenti delle imprese dei servizi pubblici per la cultura, il turismo, lo sport e il tempo libero che tenga conto del livello di professionalità posseduto e dell'inquadramento giuridico del personale addetto alle biblioteche;
b) il rispetto, in sede di aggiudicazione dell'appalto del servizio, dell'articolo 82, comma 3 bis, del decreto legislativo n. 163 del 2006;
2) a incrementare i finanziamenti a favore delle biblioteche e dei sistemi bibliotecari della Sardegna anche al fine di adeguare i trasferimenti relativi al personale al contratto di categoria;
3) a emanare direttive rivolte agli enti locali al fine di uniformare l'applicazione dei modelli di contrattazione per il personale delle biblioteche e dei sistemi bibliotecari da parte delle imprese operanti nel settore;
4) ad assicurare una verifica e un adeguamento continuo degli standard relativi al personale, alle strutture e ai servizi offerti al pubblico nell'ottica di un miglioramento progressivo e coordinato;
5) a garantire la vigilanza sul rispetto della normativa sugli appalti nell'intero comparto;
6) a procedere in tempi brevi a una riorganizzazione complessiva e organica del sistema dei beni culturali in una prospettiva dinamica volta a puntare sulle strategie innovative nel settore della comunicazione e dell'informazione e con una rinnovata attenzione alla domanda culturale,
7) a procedere a un monitoraggio dell'intero sistema bibliotecario della Sardegna volto in particolare ad accertare: l'entità del personale attualmente impiegato nei progetti finanziati ai sensi della legge regionale n. 14 del 2006, i relativi livelli di inquadramento, la quantità delle ore effettivamente lavorate, il costo reale annuale di ciascun lavoratore e il livello di servizi offerto,
dispone
la trasmissione della presente all'Assemblea, ai sensi dell'articolo 51, comma 1, del Regolamento. (1).)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.
Ha facoltà di parlare il consigliere Giampietro Comandini, relatore.
COMANDINI GIAMPIETRO (PD). Presidente, intanto voglio ringraziare il Presidente della Commissione, l'onorevole Gavino Manca, e i componenti della stessa, per avermi dato il compito di illustrare questa Risoluzione che, per l'oggetto di cui tratta, ritengo non interessi solo i componenti che hanno lavorato per giungere a questo documento, ma l'intera Aula, considerando che riguarda il sistema delle biblioteche in Sardegna, i lavoratori e la qualità di questo servizio.
Questa Risoluzione parte dalla considerazione su una criticità, cioè la situazione dei lavoratori delle biblioteche (e il sistema delle biblioteche è presente in ventuno aree geografiche della Sardegna) come si è determinata in questi anni. Ricordo che nel corso di questi anni i finanziamenti destinati ai comuni hanno subito continuamente dei tagli notevoli, di conseguenza molte volte le aziende e le cooperative partecipanti alle gare di appalto bandite dalle unioni dei comuni e dai comuni competono utilizzando il metodo del massimo ribasso che, come spesso accade, in questo ma in tanti altri settori, si ripercuote sui lavoratori, che sono la parte più debole in un sistema in cui il prezzo dei contratti è così stabilito.
Negli ultimi anni, a causa di questa situazione, il contratto di lavoro applicato a questi lavoratori è più legato ai servizi, quindi non tiene conto della professionalità che essi hanno maturato nel corso degli anni, considerando che questo contratto dei multiservizi, che è sicuramente meno remunerativo per i lavoratori stessi, non tiene conto di quanto stabilito dalla Regione con una delibera, nel 2009, nella quale si stabiliva che il contributo, da destinare ai comuni per l'assegnazione di questo servizio, era calcolato sulla base di un "contratto Federculture" che tiene conto in maniera esplicita della professionalità maturata dagli stessi lavoratori.
La Commissione, pertanto, a seguito di queste considerazioni, e anche delle audizioni svolte e grazie alla sensibilità dell'Assessore, con cui abbiamo parlato più volte in Commissione, ha predisposto una Risoluzione urgente, di impegno per la Giunta e trasmessa all'Aula, nella quale si premette che i beni culturali rappresentano un fattore di sviluppo, di aggregazione sociale e di educazione capace di generare occupazione e investimenti la cui valorizzazione deve costituire un obiettivo primario dell'azione legislativa e programmatica della Regione; che la Regione riconosce la biblioteca quale struttura informativa importante, aperta al pubblico, soprattutto nelle zone interne, laddove il sistema bibliotecario è sicuramente uno dei servizi strategici, non soltanto per la diffusione dei libri, ma anche come punto di aggregazione, e quindi la premessa è mettere il sistema bibliotecario al centro dell'azione strategica e dell'azione di investimento della Regione stessa.
In materia, sulla base di questi principi, c'è stata una produzione legislativa nel corso degli ultimi anni. Ricordo la legge regionale 20 settembre 2006, le varie leggi finanziarie che hanno sempre trasferito risorse al sistema bibliotecario, ma soprattutto la legge del 4 agosto 2011 che, riconoscendo proprio il ruolo del sistema bibliotecario regionale, assicura contributi al 100 per cento, cioè la Regione attribuisce ai comuni il 100 per cento del costo del lavoro e il 5 per cento per i costi generali e per quelli relativi alle attrezzature. Quindi gli enti locali guardano con molta attenzione a questo servizio che deve cercare di essere garantito e soprattutto garantito in continuità mantenendo la professionalità dei lavoratori.
Ci sono state ulteriori delibere della Giunta nel corso degli ultimi anni, però ciò di cui ci rendiamo conto nel 2014 è che i finanziamenti regionali a favore delle biblioteche e dei sistemi bibliotecari non subiscono variazioni importanti nel corso degli anni. Per cui, come dicevo in premessa, questo ha comportato che in sede di affidamento del servizio bibliotecario si sono verificati casi in cui il criterio di aggiudicazione è stato quello al ribasso, che ha inciso anche sui costi del personale, determinando l'applicazione di contratti meno remunerativi e non adeguati al livello di professionalità.
Questo ha comportato situazioni di svilimento delle professionalità presenti, incidendo altresì sul sistema delle tutele previdenziali e fiscali dei lavoratori interessati, nonché illogiche e inammissibili disparità di trattamento tra cooperative. Teniamo conto inoltre delle direttive della Unione europea che stabiliscono, in maniera chiara e inequivocabile, che il prezzo più basso che è determinato dalle gare non deve ricadere sui lavoratori.
Ricordavo prima che la legge regionale del 2006, all'articolo 6, stabilisce che i comuni provvedono "all'organizzazione di forme di servizio diffuso di lettura, accompagnamento alla fruizione e all'informazione sul proprio territorio" e soprattutto per lo svolgimento di tali compiti "si avvalgono di personale professionalizzato, privilegiando quello appartenente ad associazioni e istituti legati alla cultura.
La Commissione, pertanto, valutato il complesso di questi elementi e di queste criticità, che hanno creato moltissimi problemi nel sistema degli enti locali, all'interno del mondo delle cooperative e delle aziende che fruiscono di questi servizi, ma soprattutto fra gli stessi lavoratori che nel corso di questi ultimi mesi si sono visti ridurre notevolmente lo stipendio, impegna il Presidente della Regione e la Giunta regionale, ma anche il Consiglio "a subordinare il trasferimento delle risorse ordinarie agli enti locali per la costituzione, il funzionamento, l'incremento e la gestione delle biblioteche di enti locali oltre che al possesso dei requisiti biblioteconomici, anche a quello dei requisiti amministrativi tra i quali devono essere ricompresi: a) l'applicazione e il rispetto del Contratto collettivo nazionale per i dipendenti delle imprese dei servizi pubblici per la cultura, il turismo, lo sport e il tempo libero che tenga conto del livello di professionalità posseduto e dell'inquadramento giuridico del personale addetto alle biblioteche".
Ricordo ai colleghi che questo è quanto è stato scritto nella delibera del 2009 in cui veniva detto con chiarezza che il contributo erogato ai comuni era calcolato sui parametri tabellari del Contratto collettivo nazionale Federculture che regolamenta l'attività di questi lavoratori. Si chiede poi "b) il rispetto in sede di applicazione e aggiudicazione dell'appalto del servizio dell'articolo 82 comma 3 bis del decreto legislativo numero 163 del 2006"; decreto che attiene al "Codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture in attuazione delle direttive 2004/17/CE e 2004/18/CE.
Inoltre riteniamo opportuno, Assessore, e necessario da parte sua ma dell'intera Giunta, a questo punto, anche incrementare i finanziamenti a favore delle biblioteche e del sistema bibliotecario della Sardegna, riconoscendone il fine e l'utilità, soprattutto a favore del sistema dei comuni che si sono retti, per anni, attraverso questo servizio per svolgere un'opera di informazione ma anche di aggregazione e di supporto nella battaglia contro l'abbandono scolastico e anche culturale dei nostri territori, problematiche su cui cerchiamo da sempre di intervenire; e l'incremento dei finanziamenti serve anche ad adeguare i trasferimenti relativi al personale al contratto di categoria.
Si chiede inoltre di emanare direttive rivolte agli enti locali al fine di uniformare l'applicazione dei modelli di contrattattazione per il personale delle biblioteche e dei sistemi bibliotecari da parte delle imprese operanti nel settore; di assicurare una verifica e un adeguamento continuo degli standard relativi al personale, alle strutture e ai servizi offerti al pubblico nell'ottica di un miglioramento progressivo e coordinato del servizio; di garantire quindi la vigilanza sul rispetto della normativa degli appalti nell'intero comparto, considerato che siamo di fatto i maggiori sostenitori al 100 per cento di questo servizio; di procedere in tempi brevi a una riorganizzazione complessiva e organica del sistema dei beni culturali in una prospettiva dinamica volta a puntare sulle strategie innovative nel settore della comunicazione, dell'informazione e con una rinnovata attenzione alla domanda culturale in un'ottica di sinergia sotto gli aspetti turistici che questi sistemi possono determinare e creare.
In ultimo, ma so che lei, Assessore, ha già dato mandato ai suoi uffici che lo stanno facendo proprio in queste settimane, si chiede di procedere a un monitoraggio (siamo nel 2014 ma siamo fermi al 2006) dell'intero sistema bibliotecario della Sardegna volto in particolare ad accertare l'entità del personale attualmente impiegato nei progetti finanziati ai sensi della legge regionale numero 14 del 2006 e i relativi livelli di inquadramento.
Come ho già detto, Assessore, so che proprio in queste settimane i suoi uffici stanno attuando questa azione di monitoraggio, però è necessario non fermarsi solo al 2006 perché dal 2006 al 2013 molte cooperative hanno subito delle modifiche in termini di personale e di inquadramenti, quindi da questa azione di monitoraggio si dovrebbe avere una fotografia del sistema bibliotecario più attuale, più legata alla situazione del 2013 in modo da poter fare, veramente ed effettivamente, tutte le considerazioni del caso.
Questa è la Risoluzione che sottoponiamo all'attenzione dei colleghi dell'Aula e sono sicuro che riceverà anche da parte della minoranza, come è già accaduto in Commissione, un accoglimento positivo perché va in direzione di un sistema di crescita culturale, economica e sociale della nostra Isola sulla quale non ci possono essere distinzioni di sorta.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Eugenio Lai. Ne ha facoltà.
LAI EUGENIO (Centro Democratico). "Istruitevi perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza", diceva Antonio Gramsci. Presidente, in un momento di forte crisi di valori, e di perdita della speranza di un futuro migliore, investire i pochi fondi a disposizione di questa amministrazione regionale per incentivare la cultura e l'istruzione penso sia il segnale migliore per restituire fiducia e sicurezza in un avvenire diverso.
Il Gruppo SEL in Consiglio regionale è soddisfatto della Risoluzione unitaria della seconda Commissione e, personalmente, mi associo ai ringraziamenti che l'onorevole Comandini ha rivolto al Presidente e all'intera Commissione che ha lavorato fondamentalmente sulla mozione presentata dai consiglieri Lai, Cocco, Agus e Pizzuto.
La valorizzazione dei beni culturali rappresenta un fattore di sviluppo, di aggregazione sociale e di educazione capace di generare investimenti e occupazione e, secondo il Gruppo SEL deve essere un obiettivo primario dell'azione legislativa e programmatica della Regione. Da troppi anni l'assenza di controlli e monitoraggio dell'intero sistema bibliotecario della Sardegna ha creato problemi per la stessa vita delle biblioteche, quelle stesse biblioteche che soprattutto nei piccoli centri svolgono un lavoro fondamentale e indispensabile.
Io provengo da uno dei primi territori della Sardegna, il Sarcidano Barbagia di Seulo, che ha avuto la fortuna di attivare un sistema bibliotecario associato che ha consentito nel corso degli anni di promuovere la cultura in ogni angolo dei nostri paesi, di avere un servizio eccellente e di avere bibliotecari e bibliotecarie super qualificati. Nell'ultimo periodo a causa del caos che si è formato nella gestione a monte del sistema bibliotecario si sono avuti diversi problemi con comuni che non riuscivano ad appaltare il servizio, con l'applicazione di contratti che risultavano e risultano tuttora impossibili a fronte dei trasferimenti e quindi con le ripercussioni che tutti noi ci possiamo immaginare sui servizi e sullo sviluppo della nostra cultura in Sardegna.
Dal 2006 infatti non si adeguano i contributi ai comuni, non esiste una anagrafe dei dipendenti dei sistemi bibliotecari, tantomeno si è attivato un tavolo con tutti i soggetti interessati per parlare di che cosa vogliamo che siano la cultura e i sistemi bibliotecari museali nella nostra Isola, prima di oggi. Non adeguando i contributi i comuni si sono spesso trovati a effettuare gare di affidamento dei servizi che non coprivano tutti i costi, a questo aggiungiamo l'incompetenza, qualche volta, di qualche funzionario che non scorpora il costo del lavoro da quello del ribasso, così come previsto dalla normativa nazionale, e iniziamo a capire il clima di tensione che si è avuto in questi ultimi anni.
Il dubbio amletico è prima di tutto su quale futuro vogliamo garantire al sistema dei beni culturali e museali. Vogliamo costituire un "ente cultura" che ricomprenda tutti gli operatori bibliotecari museali? Vogliamo continuare nel finanziamento dei sistemi attraverso i comuni e le cooperative? Vogliamo prendere altre vie? Contratto Federculture o contratto Multiservizi? Sicuramente abbiamo bisogno di una normativa attuale e chiara che regoli il settore e che dia certezze ai precari storici che, nel corso degli anni, sono diventati degli specialisti nel loro settore e dei quali oggi non possiamo fare a meno se immaginiamo un futuro per la nostra Isola.
Oggi stiamo mettendo una pezza temporanea al problema, sicuramente una pezza che in parte consente di riordinare il complesso mondo in cui vivono gli operatori da anni; e, badate bene, per operatori in questo caso intendo sia cooperative che società che gestiscono le biblioteche sia i dipendenti, entrambi vittime dell'indecisione che la Regione autonoma della Sardegna si porta dietro da troppi anni. Una cooperativa che vince l'appalto e poi a fine anno solare deve, per chiudere i bilanci, chiedere ai soci lavoratori di ricapitalizzare per appianare il debito e i dipendenti che non vedono applicato il contratto Federculture in base alla propria specializzazione sono entrambi vittime di un sistema che non sta funzionando.
Per questo è più che mai necessario procedere a un monitoraggio da parte dell'Assessorato dell'intero sistema bibliotecario museale in Sardegna, così come l'assessore Firino sta già facendo, e ricordo ai colleghi che siamo l'isola dei settemila nuraghi poco valorizzati per la maggior parte. È indispensabile inoltre, in particolare nell'ottica di una riforma organica del settore, accertare l'entità del personale attualmente impiegato nei progetti di gestione, la quantità di ore effettivamente lavorate e il costo reale annuale di ciascun lavoratore, compresi gli scatti salariali che dal 2006 a oggi sono sicuramente aumentati.
E' necessario infatti procedere, una volta effettuato il monitoraggio, a un adeguamento continuo degli standard e alla garanzia del rispetto da parte di tutti gli enti locali attraverso controlli degli appalti nell'intero comparto. Solo così la catena funziona e il servizio dato alla collettività può essere garantito e di primo livello con una gestione dei sistemi bibliotecari efficiente ed efficace. Con il monitoraggio si ha la conoscenza dei costi reali dei sistemi bibliotecari e si può così adeguare il finanziamento ai livelli contrattuali di operatori che nel corso degli anni hanno acquisito sempre più professionalità e specificità.
Solo così si mettono in condizione le cooperative di poter lavorare, solo così si mettono in condizione i comuni di "mandare in gara" un progetto di gestione di biblioteche completo e non parziale. E' necessario però, una volta portato a termine questo processo, vigilare perché tutti rispettino le direttive, stimolare i comuni e i sistemi bibliotecari che gestiscono a rilento il servizio e creare un tavolo continuo per verificare quali sono i problemi che di volta in volta si creano. Con questa Risoluzione poniamo qualche argine ai problemi che ci trasciniamo da tempo e che non consentono di programmare correttamente una cultura di qualità in Sardegna.
Il Gruppo SEL voterà a favore di questa risoluzione unitaria, non culliamoci però sugli allori, portiamo alla discussione del Consiglio una legge organica del settore, magari ripartendo da quella che l'amministrazione Soru aveva proposto a questo Consiglio regionale, per far sì che la cultura e i sistemi museali non siano più in Sardegna un elemento parziale o, come diceva qualche ex ministro della Repubblica, qualcosa che non dà da mangiare, ma siano un elemento fondante della nostra isola, che permetta un accrescimento costante della qualità della nostra vita. La cultura è il migliore investimento per il domani.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Marco Tedde. Ne ha facoltà.
TEDDE MARCO (FI). Presidente, io credo che oramai la definizione di biblioteca classica sia superata; il contenitore di libri, lo strumento che consente di leggere e informarsi oggi è diventato ben altra cosa, oggi la biblioteca è una agorà, è una piazza nella quale si discute, nella quale si assume conoscenza, informazione, ma nella quale si tengono anche eventi. La biblioteca nei comuni a vocazione turistica è anche un servizio turistico, un servizio turistico importante, i turisti arrivano a frotte per leggere i quotidiani, per leggere i settimanali, per chiedere informazioni, quindi diciamo che la biblioteca ha assunto un ruolo fondamentale non soltanto nel settore dell'informazione, della cultura e della conoscenza, ma anche nel settore sociale nell'accezione più lata.
Io credo che questa Risoluzione sia condivisibile nelle motivazioni e nelle conclusioni, ma credo che uno sforzo in più si sarebbe potuto fare, laddove si subordina il trasferimento delle risorse ordinarie agli enti locali al possesso di alcuni requisiti amministrativi quali l'applicazione del CCNL per i dipendenti e i livelli di professionalità adeguati nel caso di esternalizzazione del servizio. Credo che questa condizione sospensiva si sarebbe dovuta introdurre anche per i servizi bibliotecari gestiti dai comuni, e cioè internalizzati, perché molto spesso i dipendenti comunali che lavorano nelle biblioteche, che di fatto le gestiscono in maniera del tutto autonoma, purtroppo non hanno i requisiti, l'esperienza, la formazione e la professionalità richiesti per questi delicati compiti. Sono sicuramente bravissimi collaboratori amministrativi, bravissimi istruttori amministrativi, ma non sono idonei a gestire biblioteche. Ritengo che questa Risoluzione difetti di questo passaggio fondamentale.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Stefano Tunis. Ne ha facoltà.
TUNIS STEFANO (FI). Presidente, colleghi, abbiamo aderito con convinzione a questa iniziativa e a questo dibattito perché, come è già emerso e lo si evince dai dibattiti della scorsa legislatura, questo è un tema sentito, condiviso e per chi, come tanti di noi, ha avuto l'onore di amministrare degli enti locali, è chiaro quanto è vitale per la vita di una comunità che le persone che hanno questo tipo di impegno e di responsabilità siano delle figure importanti, figure che spesso con dei meccanismi non sempre omogenei, non sempre chiari, sono diventate dei punti di riferimento.
Ora, al netto di alcune considerazioni che risentono di condizionamenti ideologici, di qualche imprecisione, o magari cattiva interpretazione degli istituti, è naturale che su questo ci si debba trovare. Però, per iniziare dobbiamo cercare di stabilire qual è l'obiettivo che ci dobbiamo porre come istituzione regionale di fronte al fatto che sul nostro bilancio grava quasi tutto questo sistema. E non possiamo, se non correndo il rischio di mettere il carro davanti ai buoi, rivolgerci direttamente al funzionario che deve editare una gara d'appalto, dobbiamo piuttosto dalla nostra parte individuare quello che, se fossimo nel sistema dei servizi per il lavoro, potremmo definire un livello essenziale di prestazione, cioè dovremo lavorare a omogeneizzare tutto ciò che poi faremo ricadere sul territorio attraverso questo strumento.
Per questo, Assessore, prima ancora di agire ritengo sia il caso di mappare, di conoscere, di capire effettivamente quali azioni noi possiamo fare per mettere i comuni nella condizione di operare tutti, legittimamente, allo stesso modo. Se si guardano i numeri a cui abbiamo fatto riferimento, in particolare il fatto che il trasferimento, di conseguenza l'appalto, finisce per concentrarsi, per essere tutto quanto rinchiuso nella mera prestazione, è evidente che non potendo mai fare una gara d'appalto in cui sia completamente escluso l'elemento del miglior prezzo, anche in una minima percentuale, non abbiamo margine.
L'onorevole Lai certamente fa bene a ricordare che si è lavorato sulla precarizzazione di queste risorse, ma è altrettanto vero che il contratto multiservizi è quello che ha garantito a queste persone la possibilità di continuare a lavorare negli enti in cui prestavano servizio, perché è l'unico contratto che contiene la clausola che obbliga chi subentra in un appalto ad assumere chi già lavora in quella posizione. Di conseguenza occorre maneggiare con cura questi elementi, perché nelle prestazioni che nel corso del tempo si sono consolidate all'interno degli enti locali bisogna prendere atto del fatto che ci si è limitati alla mera prestazione.
Allora, se è il contenuto della mera prestazione che si è modificato, se è su questo che dobbiamo ragionare, dobbiamo ampliare il dibattito e portare, cosa che sarà necessario fare all'interno di quest'Aula, la grande questione che si è trasformato il nostro sistema economico, non soltanto nel sistema delle biblioteche o dei servizi museali, ma in una economia come la nostra che morfologicamente sta cambiando anche dal punto di vista lavorativo, e con aziende che si stanno orientando verso il sistema dei servizi, con il costo del lavoro che incide non 5, 6, 7 punti come nelle economie tradizionali, ma 70, 75 punti dell'attività di un'azienda, è evidente che noi dobbiamo concentrarci sul valore intrinseco della prestazione, perché se non facciamo questo significa che abbiamo perso di vista l'obiettivo.
Di conseguenza, facendo salvo quanto di buono c'è stato nel fare questa proposta, e visto e considerato che l'abbiamo condivisa e la sosteniamo dentro quest'Aula, auspichiamo che attraverso l'Assessorato ci possa essere una maggiore capacità di indagine, prima ancora di prendere un'iniziativa, e se e quando si farà si faccia un'iniziativa veramente mirata.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Paolo Zedda. Ne ha facoltà.
(Segue la traduzione in lingua italiana dell'intervento del consigliere svolto in lingua sarda)
ZEDDA PAOLO (Soberania e Indipendentzia). Presidente, uno degli obiettivi fondanti e qualificanti del programma della coalizione del centrosinistra (coalizione della quale facciamo parte) è quello di incrementare il livello medio della cultura, della conoscenza, dell'istruzione e della formazione, perché la cultura aiuta a capire il mondo e a vivere meglio nel mondo, aiuta a godere delle arti e dei fatti che viviamo, ma anche e soprattutto perché dà una mano a sollevare il livello economico e di benessere di questa società nella quale viviamo.
Significa che ogni rotella che permette al meccanismo sociale nel quale viviamo di girare e di funzionare meglio è aiutata dall'incremento del livello della cultura e della conoscenza. Di questo abbiamo le prove. Gli Stati che hanno investito in cultura adesso stanno meglio e sono più ricchi, e anche in Sardegna i paesi dove il livello medio della cultura e della formazione è più alto hanno un livello più basso di disoccupazione e un livello di guadagno medio più alto.
Il sistema delle biblioteche fa parte di questo complesso che è finalizzato a lavorare per la cultura e per la formazione. E come è stato già detto dai consiglieri che mi hanno preceduto, non è solo un posto dove si possono leggere i libri, ma è un centro polifunzionale dove si svolgono molte e varie funzioni, una delle tante è riferita all'incremento delle pari opportunità fra uomo e donna. Sappiamo infatti che le biblioteche per il 90 per cento sono frequentate da donne e questo è un aiuto al raggiungimento della parità tra i due sessi. Sappiamo che le biblioteche aiutano chi lavora, molti di quelli che le frequentano ricevono un aiuto per compilare un modulo, per presentare domande di lavoro, per compilare un curriculum e molte volte vi si recano degli studenti per essere aiutati nello svolgimento dei compiti di scuola.
Se verifichiamo gli eventi che sono stati organizzati dalle biblioteche, vediamo che più della metà riguardano l' animazione e i laboratori per i bambini e le attività concordate con la scuole, dopo vengono le presentazioni dei libri, le letture, le rappresentazioni teatrali, i film, le conferenze e le mostre. Nella biblioteca del mio paese vi è un archivio storico, una sala per convegni , la biblioteca vera e propria, e il centro dove svolgono le loro attività gli operatori del CSL, il Centro per l'assistenza al lavoro.
In Sardegna la spesa media a biblioteca è di 6400 euro a struttura, più bassa della media nazionale, che è di 7800 euro, ma la presenza di biblioteche è più alta della media nazionale, più di due biblioteche ogni 10 mila abitanti. Gli investimenti totali in Sardegna nel 2013 hanno subito un decremento, pur considerando che il sistema delle biblioteche è un buon sistema, offre un buon servizio e funziona bene.
I fondi però non sono sufficienti ma, visto che esiste una legge nazionale, anche se non viene rispettata, giacché esiste un contratto collettivo nazionale di lavoro, della Federculture, già da 15 anni, dal 1999, anche se non è rispettato, noi approviamo oggi il fine e lo scopo di questa Risoluzione: chiedere alla Regione sarda di impegnarsi, come è stato già detto da tanti, a rispettare il contratto nazionale dei lavoratori e, in secondo luogo, a monitorare, verificare, mappare, delimitare bene il campo di azione delle biblioteche (e dei bibliotecari) per sapere precisamente come funzionano, le eventuali scadenze, come rimediare alle deficienze e, possibilmente, anche definire una legge che ancora meglio possa influire positivamente su queste azioni fondamentali per la nostra società.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare per la replica l'Assessore tecnico della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport.
FIRINO CLAUDIA, Assessore tecnico della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport. Presidente, onorevoli consigliere e consiglieri, cari colleghi della Giunta, innanzitutto vorrei esprimere un ringraziamento per la collaborazione del Consiglio nell'analisi di un problema molto importante e molto complesso da affrontare che abbiamo già cominciato a dipanare nei lavori di Commissione e che portiamo oggi all'attenzione del Consiglio. Condivido anche il grande interesse per il ruolo fondamentale delle biblioteche nel sistema culturale ed educativo della Regione sarda e, soprattutto, per il ruolo che le stesse rivestono nei contesti delle piccole realtà, dei piccoli comuni della nostra terra.
In questi luoghi le biblioteche operano come veri e propri presidii culturali ed educativi che, come tali, hanno sicuramente necessità di sostegno e di tutta la nostra tutela per il ruolo che ricoprono e che possono ricoprire in una situazione di grande difficoltà e di grande sofferenza anche dal punto di vista educativo, come dimostrano molti dati tra i quali cito soprattutto il tasso di dispersione scolastica che alcuni di voi onorevoli hanno sottolineato.
Per quanto riguarda il monitoraggio auspicato, sia da me che dai precedenti atti della Commissione e dei consiglieri, questo in realtà si è quasi concluso; io ho in mano la bozza che una volta affinata verrà sicuramente diffusa e inviata alla Commissione competente. In questa sede vorrei citare alcuni dei dati emersi in questo monitoraggio che, aiutando a comprendere la situazione in cui versa il sistema bibliotecario, sicuramente consentono di ipotizzare le soluzioni più idonee a una tutela, ma io direi soprattutto a un rafforzamento del sistema e a una maggiore protezione e valorizzazione dei lavoratori impegnati nel settore.
I progetti di gestione dei servizi relativi alle biblioteche e agli archivi storici di ente locale finanziati dalla Regione sono attualmente 74, di cui 52 relativi ai servizi bibliotecari, 20 al riordino della gestione degli archivi e due alla gestione integrata della biblioteca e archivio. Il problema più pressante, quindi quello che impone in tempi brevi l'assunzione di decisioni che diano una maggiore stabilità al sistema è legato alla scadenza dei finanziamenti che è stata prorogata al 31 dicembre del 2015 dalla legge regionale numero 12 del 2013 nella misura che avete anche voi ricordato del 100 per cento per quanto riguarda le spese relative al personale, e 5 per cento per i costi generali e relativi alle attrezzature.
I progetti di gestione nascono da una scelta di politica regionale, cominciata nei primi anni '80, di esternalizzazione dei servizi per cui, inizialmente, vennero realizzate delle azioni di sostegno finanziario a favore di cooperative o società giovanili tramite l'erogazione di contributi per i progetti e i servizi culturali da realizzarsi mediante convenzione con la Regione. Questo intervento è stato potenziato poi con la legge regionale numero 4 del 2000 con la quale si utilizza l'assegnazione di contributi mediante un apposito avviso pubblico, e una successiva graduatoria in questo caso di progetti triennali. I vari interventi, unificati con la legge regionale numero 14 del 2006, come ho detto sono oggetto di proroghe e variazioni in base alle norme previste per le leggi finanziarie.
Il sistema sarebbe dovuto sottostare alle direttive del Piano regionale per i beni culturali previsto dalla stessa legge numero 14 del 2006, ma questo Piano regionale non è mai stato emanato, quindi a questo si è aggiunto il fatto che il mancato passaggio delle competenze alle province ha causato serie difficoltà nella realizzazione del sistema regionale. Pertanto, il regime di prorogatio di cui parlavo, nonostante le innovazioni della legge numero 14 del 2006, è cominciato nel triennio 2003-2006.
L'erogazione del finanziamento (spiego brevemente come funziona il sistema di finanziamento) è subordinata all'acquisizione, da parte della Regione, del rendiconto e della verifica della regolarità delle spese sostenute nell'annualità precedente. Il rendiconto prevede, fra le sezioni analizzate dalla Regione, i dati generali del progetto, i costi previsti, il contributo che viene rendicontato, le spese sostenute e la relazione descrittiva. Cito questi dati per sottolineare il fatto che il contributo viene erogato in base a criteri precisi; non si tratta ovviamente di un contributo privo di controlli e di un'analisi precisa, in base a questi controlli è stato possibile realizzare il monitoraggio di cui vi parlo.
Un aspetto molto importante, che io ho esplicitamente richiesto per quanto riguarda il monitoraggio, è la mappatura delle professionalità attraverso un'indagine dettagliata del personale impiegato nei progetti che ha riguardato sia progetti finanziati dalla Regione che quelli a carico degli enti locali. Questo dato è utile, a mio parere, per intervenire in una delle criticità che si riscontrano nel settore, cioè la necessità di aggiornamento del personale e di potenziamento delle capacità professionali degli operatori.
Per quanto riguarda le ditte affidatarie dei servizi, sono in tutto 28, in prevalenza società cooperative, più quattro ATI, un RTI, mentre una piccola eccezione è costituita dall'istituzione di Ozieri. La maggior parte, oltre l'84 per cento di queste ditte ha in affidamento da uno a tre progetti, mentre il 9 per cento gestisce da quattro a sette progetti, e il 6 per cento ha in affidamento più di sette progetti. Si registra quindi una certa frammentazione territoriale che ha come conseguenza una scarsa imprenditorialità da parte delle aziende a causa della non sostenibilità dei costi aziendali e dei singoli progetti.
Per quanto riguarda gli operatori coinvolti a tutt'oggi (il monitoraggio risale al mese di luglio 2014, quindi sono dati recentissimi), abbiamo 294 operatori che in realtà risultano essere 306 addetti perché alcuni operatori operano su più di un progetto in regime di part-time. Per quanto riguarda il contratto applicato, che è uno degli elementi della Risoluzione e in generale del dibattito sul sistema bibliotecario, il contratto Federcultura riguarda il 98,65 per cento degli operatori, il CCNL multiservizi l'1,01, il CCNL relativo al settore del commercio lo 0,34 degli operatori. Questo ovviamente significa che c'è sicuramente un pericolo di abbassamento della tutela dei lavoratori, ma a tutt'oggi il contratto Federcultura è comunque quello più applicato.
I progetti di gestione, come dicevo, coprono e continueranno a coprire per tutto il 2015 la quota del 100 per cento delle spese del personale e il 5 per cento delle spese di gestione. Fra le criticità, come dicevo, ci sono sicuramente quelle della professionalità degli operatori; operatori che chiedono, essi stessi, un investimento nella formazione e un aiuto, su questo aspetto, arriva anche dalla proposta di legge di modifica del Codice dei beni culturali e del paesaggio che, in materia di professioni nel settore dei beni culturali inserisce misure, anche economiche, di potenziamento della professionalizzazione degli operatori.
Dal monitoraggio emergono altre criticità, oltre ovviamente a quelle della parcellizzazione e del frazionamento dei soggetti gestori che generano il precariato di cui ovviamente si parla anche oggi; la deresponsabilizzazione, come è stato già sottolineato oggi da qualcuno, degli enti locali per quanto riguarda l'assunzione dell'impegno finanziario che dipende totalmente dai finanziamenti regionali; la mancata apertura e, io aggiungerei, anche la difficoltà di aprire il procedimento ad altri enti locali; e, infine, la mancata possibilità, dovuta al vuoto normativo, di adeguamento del contenuto dei vari progetti.
Ovvio che è intendimento di questa Giunta garantire quanto più possibile la stabilità del personale dei servizi bibliotecari archivistici e, soprattutto, garantire la continuità dei servizi bibliotecari cercando, nella norma che dovrà regolare a partire dal 2016 il settore, di coinvolgere sicuramente altri enti locali e di studiare, così come previsto anche dalle norme nazionali, un coinvolgimento dove possibile anche dei privati. L'altro obiettivo della nuova norma deve essere sicuramente quello della omogeneità dei contratti del personale che, ovviamente, è un tema strettamente legato alla continuità, al miglioramento, al potenziamento dei servizi.
PRESIDENTE. Ha domandato di replicare il consigliere Giampietro Comandini. Ne ha facoltà.
COMANDINI GIAMPIETRO (PD). Lascio la parola al Presidente della Commissione, onorevole Manca.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Gavino Manca. Ne ha facoltà.
MANCA GAVINO (Centro Democratico). Presidente, non è assolutamente una replica, sono solo alcune brevissime considerazioni che iniziano con i ringraziamenti dovuti sia al presentatore dell'interrogazione, l'onorevole Comandini, che al presentatore della mozione, l'onorevole Lai, i quali hanno messo a conoscenza del Consiglio il tema importante della situazione di alcuni lavoratori, tema sul quale l'Assessore ha dato la disponibilità a trovare delle soluzioni chiaramente all'interno delle opportunità che la Regione avrà esaminando il problema.
Chiaramente devo ringraziare anche i colleghi dell'opposizione perché questa discussione è una dimostrazione, chiara ed evidente, che quando si trattano temi importanti c'è l'intelligenza anche politica, permettetemi di dirlo, di fare percorsi condivisi; chiaramente è un percorso assolutamente limitativo rispetto ai temi che stiamo trattando, rispetto al fatto che io, come Presidente di Commissione, ma penso anche questa maggioranza, prenda l'impegno, insieme all'Assessore, di mettere in campo un ragionamento complessivo sulla legge numero 14 che tratta tanti argomenti che riguardano il nostro sistema culturale sia materiale che immateriale: è una legge complicata di sistema.
Ad esempio, quando parliamo del Piano regionale per i beni culturali, gli istituti e i luoghi della cultura, la assenza di una legge di sistema ritengo ponga delle limitazioni e faccia mancare delle opportunità che invece potrebbero essere presenti. Io penso che l'Assessore, l'Assessorato, la Giunta regionale nel suo complesso stiano lavorando in questo senso e che la Commissione si possa fare promotrice di un'azione condivisa, di un percorso condiviso, chiaramente nel rispetto delle proprie appartenenze e delle proprie idee e dei propri punti di vista, però orientati tutti verso la proiezione positiva di trovare, su questi temi, una condivisione che permetta alla nostra isola di fare un salto in avanti rispetto alle opportunità.
Sul tema specifico chiedo all'Assessore, da parte della Commissione e da parte dei presentatori dell'interrogazione e della Risoluzione, l'attenzione adeguata perché si tutelino i lavoratori relativamente ai loro compiti e alle loro spettanze economiche.
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione. Metto in votazione la Risoluzione numero 1.
Chi la approva alzi la mano.
Discussione e approvazione della Risoluzione sul percorso delle riforme. (N. 3 (3 com))
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della Risoluzione numero 3 adottata dalla prima Commissione permanente.
(Si riporta di seguito il testo della Risoluzione:
RISOLUZIONE DELLA PRIMA COMMISSIONE PERMANENTE AUTONOMIA, ORDINAMENTO REGIONALE, RAPPORTI CON LO STATO, RIFORMA DELLO STATO, ENTI LOCALI, ORGANIZZAZIONE REGIONALE DEGLI ENTI E DEL PERSONALE, POLIZIA LOCALE E RURALE, PARTECIPAZIONE POPOLARE sul percorso delle riforme
IL CONSIGLIO REGIONALE
PREMESSO che l'autonomia speciale garantita dallo Statuto costituisce una conquista indispensabile per il pieno godimento da parte dei sardi di tutti i diritti riconosciuti a livello costituzionale, europeo e internazionale e per la valorizzazione dell'identità, della cultura, della lingua e della specificità del territorio regionale;
CONSTATATOche il mutato contesto sociale, economico e giuridico richiede un processo di riforma organica e di implementazione di tutti gli strumenti giuridici che garantiscono l'autonomia, la specialità e l'integrazione della Regione nell'ordinamento nazionale ed europeo;
CONSIDERATOche:
- lo Statuto speciale, la legge statutaria e le leggi regionali costituiscono il principale strumento con il quale tali garanzie sono assicurate alla Regione;
- anche in linea con le recenti tendenze riformatrici, l'esercizio dell'autonomia e della specialità richiede un compiuto e organico assetto ordinamentale che integri i poteri di livello regionale con quelli di livello locale, anche attraverso la realizzazione di adeguate forme di raccordo dell'area vasta, quali la Città metropolitana;
RITENUTO, anche in seguito al dibattito avviato al proprio interno e al confronto con i rappresentanti delle istituzioni nazionali e locali, delle organizzazioni dei settori produttivi, dell'imprenditoria, del lavoro, della cooperazione e dell'agricoltura, che il processo di riforma debba primariamente articolarsi:
- nell'individuazione degli ambiti e delle disposizioni dello Statuto la cui revisione garantisca una più efficace declinazione della specialità e dell'autonomia quale premessa per poter conseguentemente procedere, previo confronto con la Giunta e con i parlamentari sardi o eletti in Sardegna, all'elaborazione di una idonea procedura e di una organica proposta di revisione statutaria;
- nell'elaborazione e approvazione di una legge statutaria che, valorizzando la specificità dell'ordinamento regionale, configuri una autonoma disciplina in materia di forma di governo della Regione (ruolo e funzioni del Consiglio regionale, del Presidente della Regione, della Giunta e dei suoi componenti); in materia di sistema di elezione del Consiglio e del Presidente della Regione e di nomina e configurazione della Giunta; in materia di cause di ineleggibilità, incompatibilità, incandidabilità, conflitti di interessi dei componenti degli organi di governo regionale; in materia di principi di organizzazione amministrativa regionale; in materia di principi sul ruolo e le funzioni del Consiglio delle autonomie locali; in materia di principi di bilancio regionale e degli enti locali; in materia di semplificazione e di contenimento dei costi degli organi istituzionali; in materia di controllo dell'attuazione delle leggi e della valutazione degli effetti delle politiche regionali da parte del Consiglio, finalizzato a realizzare - tramite l'inserimento di clausole e missioni valutative nei processi decisionali consiliari - un efficace sistema di interventi per il miglior soddisfacimento delle esigenze collettive;
- nell'approvazione di mirate riforme, con l'avvio da parte delle Commissioni consiliari, avvalendosi della collaborazione della Giunta, della ricognizione degli ambiti nei quali più urgente si ravvisa un nuovo e più efficace intervento normativo della Regione al fine di portare a termine fasi transitorie mai concluse, ovvero più urgente si manifesta l'esigenza di semplificazione e snellimento della legislazione, delle procedure e delle strutture amministrative al fine di superare duplicazioni di funzioni e stratificazioni normative;
pertanto la Commissione, sulla base delle predette motivazioni,
ritiene urgente
- che tale procedura di riforma debba partire da un confronto ampio e approfondito tra tutte le forze politiche presenti in Consiglio;
- che le diverse iniziative della riforma si inseriscano all'interno di una cornice unitaria anche attraverso il coordinamento delle attività del Consiglio e della Giunta e in sinergia con i parlamentari sardi o eletti in Sardegna per i temi di loro competenza.(3).)
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare per illustrare la Risoluzione il consigliere Francesco Agus, relatore.
AGUS FRANCESCO (SEL), relatore. Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, la discussione sul percorso delle riforme istituzionali (percorso contenuto nella Risoluzione licenziata all'unanimità dalla prima Commissione) avviene in un momento di grande incertezza circa la portata futura della nostra autonomia speciale; pertanto penso sia un atto di serietà nei confronti del Consiglio e dei cittadini portare la discussione attorno al futuro delle nostre istituzioni nel Parlamento dei sardi e in campo aperto.
È bene però avere chiaro lo scenario nel quale ci stiamo muovendo e attorno a questo è opportuno fare una doverosa premessa. In Senato, in queste ore, si sta ridisegnando il confine dell'autogoverno dei territori, della democrazia locale, della specificità delle autonomie regionali, del loro rapporto con lo Stato e appaiono chiare le tendenze accentratrici di questo nuovo corso; l'autoriforma è una tendenza inarrestabile nel nostro Paese, una storia lunga decenni ormai che ha visto tutte le istituzioni impegnate in una revisione costante di se stesse, delle loro regole, delle carte costituzionali e statutarie.
Una revisione messa in campo sino a ora senza mai cogliere il meglio, senza mai risolvere realmente i problemi generando sempre, o quasi sempre, reazioni revansciste e successive e mai, quasi mai, sviluppo economico, progresso sociale, benessere. Dieci anni fa tutti federalisti, in maniera diversa ma tutti federalisti, anni dopo tutti centralisti o quasi: le Regioni sono sprecone, le province da abolire, i comuni da utilizzare come esattori delle tasse. Allora, davanti a questo scenario nazionale io credo che occorra reagire e che il modo migliore per difendere l'autonomia della Sardegna sia darle un senso. Mi sono convinto che il modo più efficace per preservare ed estendere le nostre potestà statutarie è dimostrare di saperle utilizzare appieno, nel modo giusto e per le finalità migliori. Un banco di prova urgente e simbolico ce lo dà la decisione in merito al nuovo assetto da dare agli enti locali dell'Isola.
Inizio da questo tema perché penso che il combinato disposto tra il referendum dello scorso anno, la situazione attuale delle province e dell'istituzione regionale, della Provincia di Cagliari commissariata dalla Giunta uscente, l'approvazione a Roma della legge Delrio i cui principi valgono anche per noi, Regione a Statuto speciale, e l'urgenza di dare vita a processi nazionali e internazionali, come l'istituzione delle città metropolitane, diminuisca sensibilmente i tempi a disposizione per iniziare un percorso serio di riforma. Penso però che la discussione attorno al nuovo assetto degli enti locali non possa essere a se stante ma debba inquadrarsi nel quadro di un'ampia riforma della Regione, della sua organizzazione interna, delle sue regole, delle sue ramificazioni.
Lo Statuto sardo conferisce alla Sardegna una potestà legislativa in materia di enti locali, non sfruttarla appieno nel campo ampio delle prerogative statutarie sarebbe una colpevole mancanza per la classe dirigente alla guida dell'Isola. Occorre quindi mettere mano all'assetto attuale degli enti locali ragionando sulle esigenze del territorio dell'Isola diverso da qualunque altro in Italia, diverso da una parte all'altra della Regione. E bisogna evitare di commettere gli errori del passato; in passato per ciò che concerne la potestà legislativa in merito agli enti locali, è bene dircelo, non siamo stati all'altezza dell'articolo 3 del nostro Statuto, ed è importante quindi evitare in questo processo di riforma di farci dettare la linea da quello che sentiamo al bar del nostro quartiere o del nostro paese. Lo "spirito del bar" è quello, per inciso, che nel 2001 chiedeva l'istituzione delle nuove province e che nel 2012 con la stessa forza ne ha chiesto lo scioglimento.
Nella modulazione del nuovo assetto del territorio occorrerà tenere conto delle caratteristiche che rendono diversa l'Isola rispetto al resto del territorio e peculiare ogni territorio dell'Isola rispetto agli altri, attuare quindi forme avanzate che valorizzino l'autogoverno dei territori e la democrazia locale, tenere conto delle professionalità presenti tra il personale di ruolo e tra quello precario delle province e tenere conto di ciò che esiste nella realtà, nei rapporti tra enti e tra cittadini senza mortificare l'esistente o pretendere di sovrapporre la Sardegna reale a una Sardegna irreale che forse esiste solo nelle canzoni di Mogol.
E serve un quadro omogeneo, la riforma degli enti locali deve essere concepita come il primo tassello di una complessiva riforma della Regione non quali province ma quali GAL, quali ASL, quali perimetri dare ai distretti sanitari, ai PLUS, alle comunità montane, ai distretti per lo smaltimento dei rifiuti, quali poteri e quali confini dare alle unioni dei comuni e quali rapporti costruire tra questi e la macchina regionale.
Laconi, per citare un comune lontano da casa mia, decide le sue politiche scolastiche e ambientali insieme a Bosa, le sue politiche sociali e sanitarie insieme ad Ales, il piano di sviluppo locale con Villamar e Barumini e per tutto il resto condivide la gestione di importanti servizi con Orroli e Seulo. È un sistema che può funzionare questo? Serve una riforma complessiva che parta da un'analisi puntuale di quello che sono oggi le istituzioni e i bisogni della Sardegna in periferia come al centro.
Il mese passato abbiamo ampiamente discusso dei problemi della nostra organizzazione regionale con circa quaranta soggetti diversi auditi in Commissione: dagli ex Presidenti della Giunta e dai consiglieri regionali e parlamentari della Repubblica alle forze sindacali, alle associazioni dei comuni, ai rettori delle università, altri ancora verranno auditi nei prossimi mesi a cominciare dalla nuova dirigenza dell'ANCI eletta durante il congresso della settimana scorsa. Questo perché le riforme istituzionali devono essere concepite nel quadro di un'unità politica più ampia della maggioranza di governo, più ampia delle forze politiche e dell'individualità che esprime il Consiglio regionale. Le riforme vanno fatte bene, vanno fatte presto perché la macchina regionale non ce la fa più, è urgente cambiare le sue regole, mettere mano alle leggi fondamentali.
Un primo passo è stato fatto dalla Giunta con le modifiche alla legge numero 31 del 1998, da ieri all'attenzione della prima Commissione. Cambiare le regole serve per smuovere ciò che è fermo. Negli anni sono aumentati compiti, competenze e importanza degli enti regionali, per esempio, delle agenzie, delle società partecipate dalla Regione non sempre utili a onor del vero, non sempre virtuose, non sempre nel lungo periodo in grado di fare meglio di quello che avrebbe potuto fare l'amministrazione centrale se ne avesse avuto la possibilità.
Queste società hanno sopperito a un problema organizzativo dato da una macchina centrale elefantiaca e visibilmente inadatta a dare oggi risposte per oggi; hanno messo una pezza su un buco esattamente come hanno fatto le centinaia di lavoratori precari inseriti nella nostra amministrazione. Ora si è arrivati a un punto in cui le tante pezze applicate nei decenni passati rischiano di esplodere in assenza di un intervento di sistema. Occorre dare impulso alla Giunta regionale affinché il prima possibile licenzi i progetti di riforma organica della Regione e li metta all'attenzione dell'Aula consiliare.
Riguardo alla materia statutaria le audizioni in Commissione hanno fotografato una situazione della macchina Regione da affrontare in maniera decisa nel breve periodo, ma hanno anche messo sul tavolo i problemi, quelli del passato, che hanno ostacolato e reso sterili i tentativi di riformare le leggi fondamentali della Regione, e quelli del presente causati dalla situazione politica nazionale. Occorre quanto prima procedere all'elaborazione di una legge statutaria che valorizzi pienamente l'autonomia e la specificità consentita dallo Statuto e cercare di capire sino a che punto è possibile estenderne le competenze.
Su questo punto abbiamo diffusamente discusso in Commissione e, il vicepresidente Tunis mi corregga dopo se sbaglio, mi sembra che ci si sia trovati sostanzialmente d'accordo sull'obiettivo comune di provare a elaborare una legge statutaria ampia che espanda il più possibile i suoi confini e, almeno in questa fase di grave instabilità, limitare gli interventi sullo Statuto a stralci per quanto strettamente necessario alla riorganizzazione della macchina regionale, lasciando invece alla statutaria la normativa attorno alla disciplina della forma di governo della Regione e il sistema di controlli dell'attuazione delle leggi ma anche la valutazione degli effetti delle politiche regionali; ricordo ai colleghi la relazione della Commissione d'inchiesta della precedente legislatura sull'attuazione delle leggi regionali e le sue conclusioni sconfortanti di cui non penso sia possibile continuare a non prendere atto per attuare i doverosi provvedimenti.
Serve una statutaria che detti principi in materia di organizzazione amministrativa regionale sul ruolo e sulle funzioni del CAL in materia di bilanci e di enti locali. Questo perché su quel tipo di provvedimento questo Consiglio ha una solennità diversa, più ampia, più incisiva, più decisiva rispetto a quella che avrebbe in una revisione dello Statuto. Quest'Aula può essere in grado di partorire lo Statuto più avanzato del pianeta ma nulla ci assicura che non verrebbe triturato dal Parlamento nazionale. Troppe sono le variabili che non possiamo controllare. Una proposta nata in quest'Aula, o votata in quest'Aula dopo una discussione, in una sede diversa come può essere l'Assemblea costituente dovrà comunque affrontare un iter parlamentare lungo e complicato che aprirebbe una discussione nel campo aperto del Parlamento, un campo dove è presente, è innegabile, un'ampia maggioranza ostile, nemica delle autonomie speciali regionali, una maggioranza che vorrebbe oggi ridimensionare i poteri all'autonomia delle regioni a statuto speciale.
Il rischio che corriamo, e sul quale dovremmo riflettere attentamente da oggi, è quello di armare la mano a chi ha nelle corde l'idea di limitare la nostra autonomia invece di accrescerla. Occorre vigilare, e penso che il Presidente della Regione, la sua Giunta e questo Consiglio nella sua interezza non debbano far mancare il contributo. Sicuramente in questa difesa storica dell'autonomia intensificare il rapporto con i parlamentari, con gli europarlamentari, con i componenti sardi del Governo non può che essere di aiuto.
Le regioni a statuto speciale del nord Italia hanno un'autonomia costruita su base culturale e linguistica, e hanno delegazioni parlamentari più coese e più caratterizzate territorialmente della nostra. Occorre colmare il divario, e in questo credo che il Consiglio regionale debba necessariamente essere motore, e in questo quadro, per colmare distanze verso un'autonomia cementata da un'identità culturale linguistica che, almeno sulla carta, e solo sulla carta, è più forte della nostra, occorre concepire il percorso delle riforme come una strada da percorrere insieme da sardi, nel rispetto dei ruoli istituzionali, quello del Presidente, quello della Giunta, quello del Consiglio e delle Commissioni, quello dei parlamentari e degli europarlamentari, e dei sindaci che rappresentano la democrazia locale, e nel rispetto delle parti politiche, quelle che hanno il compito di governare l'isola, quelle che svolgono un ruolo di opposizione e quelle non rappresentate in quest'Aula, ma esistenti nella società e nella sensibilità dell'elettorato sardo.
Le riforme o hanno l'ambizione di riscrivere le regole del gioco condiviso o non servono, e fanno la fine delle controriforme degli ultimi vent'anni di politica nazionale, che avevano l'ambizione di cambiare tutto affinché nulla cambiasse, che sono servite per strappare un titolo sul giornale o un'intervista a qualcuno, ma non hanno migliorato la condizione di vita dei cittadini e hanno aperto la strada a drammatici ritorni al passato. Per questo occorre volare alto, con la collaborazione di tutti, ognuno con il suo ruolo e ognuno per il suo ruolo, avendo però cura in particolar modo, in primo luogo, dell'interesse della Sardegna, del suo popolo e del futuro della sua gente.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Mario Floris. Ne ha facoltà.
Ricordo che il tempo a disposizione per l'intervento è di sei minuti
FLORIS MARIO (Sardegna). Ma lo ha deciso la Conferenza dei Capigruppo?
PRESIDENTE. No, è il Regolamento.
FLORIS MARIO (Sardegna). Per tutti gli altri dibattiti il tempo a disposizione per l'intervento è dieci minuti, sei minuti sono per la replica, non mi risulta che ci sia un articolo di Regolamento.
PRESIDENTE. Facciamo una verifica, ma dovrebbe essere così.
FLORIS MARIO (Sardegna). Io ho letto il Regolamento proprio prima di intervenire.
PRESIDENTE. Onorevole Floris, mi viene data conferma che il tempo a disposizione è sei minuti.
FLORIS MARIO (Sardegna). Presidente, questa mi pare che sia la trecentesima volta che questo Consiglio regionale si occupa di problemi relativi alle riforme. Io ho potuto dare una lettura veloce, non abbastanza approfondita al testo, ma ho la sensazione che ci sia alquanta confusione, confusione derivante anche dal metodo e dal modo in cui siamo arrivati a questo punto, questa Risoluzione non è neanche nel sito della Regione, non è stata consegnata, io non l'ho trovata. Casualmente un collega stamattina, al bar, mi ha detto che l'ordine del giorno prevedeva la discussione del problema relativo alle riforme regionali.
Ora, perché c'è questa confusione, Assessore? C'è questa confusione perché stiamo "inventando", prima ancora di stabilire quali saranno i nuovi organismi che dovranno prendere le competenze delle vecchie Province; oggi l'Assessore dice che abbiamo costituito già i distretti e ritorneremo ai comprensori, gli altri vengono a dire di fare qualche cosa relativa alla riforma degli enti locali. Abbiamo fatto un ragionamento relativo all'agricoltura, abbiamo separato gli enti costituendo AGRIS, LAORE e ARGEA, oggi si parla di una riaggregazione.
Abbiamo avuto la grande intuizione storica, una delle grandi intuizioni storiche di Soru, al quale certamente si poteva dire tutto, ma aveva un concetto di partito e di modello di Regione alquanto chiaro: aveva abolito l'ESIT, l'ISOLA, l'EPT, le aziende di soggiorno, che avevano bene operato, le aveva frantumate e creato Sardegna Promozione, adesso Sardegna promozione non c'è più, e così via. Stiamo assistendo a questo modo di comportarsi che non denota certamente una linea, tantomeno un programma e tantomeno un progetto, e non si può dire che ci sia qualcosa nelle dichiarazioni programmatiche perché non c'è assolutamente nulla di niente.
Per quanto attiene la modifica dello Statuto, la confusione, a mio giudizio, è alimentata soprattutto dal fatto che noi non conosciamo gli accordi che la Giunta regionale ha sottoscritto in sede di Conferenza delle Regioni e di Conferenza unificata Stato-Regioni, il Consiglio regionale non possiede questo documento. Parrebbe che sia stato sottoscritto un accordo per quanto concerne le Regioni a Statuto speciale, così hanno dichiarato l'Assessore e anche il Presidente, contenente una sorta di moratoria che rappresenta, molto di più, una partita che si deve ancora giocare piuttosto che la garanzia che non si toccherà nulla, come noi chiediamo, dei diritti acquisiti in Costituzione, e tantomeno di quelli che a nostro giudizio sono indispensabili per consentire alla Sardegna di avere regole nuove per il divenire economico, sociale e culturale della Regione.
Ma c'è di più, alla base dei presunti accordi sottoscritti, la Giunta regionale non ha acquisito, al di là dei pochi elementi indicati nei recenti dibattiti, gli elementi fondamentali di riforma dello Statuto di autonomia che vogliamo; elementi che devono nascere qui, che non possono nascere altrove. Poi possiamo discutere ancora e sempre delle procedure per vedere come modificare il nostro Statuto, possiamo rimpallarci la palla sull'Assemblea costituente e quant'altro, ma questa sicuramente è la sede nella quale le direttive e gli orientamenti devono essere dati alla Giunta regionale perché si muova nella direzione verso la quale il Consiglio regionale dice che si deve muovere.
Noi dobbiamo riscrivere lo Statuto, ovvero la Carta costituzionale della Sardegna nella quale siano salvaguardati e rinforzati i poteri reali di sovranità e di autogoverno del popolo sardo.
Allora, prima di parlare della riforma interna, e concludo, occorre definire il percorso della riforma delle riforme, lo abbiamo già detto le altre volte, ovvero il nuovo Statuto di autonomia che rappresenta il cardine e la madre di tutti gli altri percorsi. Siamo dunque in presenza di due questioni nettamente distinte, che devono avere due percorsi distinti e convergenti, due linee rette anche se non, come diceva Moro, parallele. Alla riforma dello Statuto, semmai, va collegata l'attuazione dei punti che ancora non sono stati toccati dallo Statuto vigente, e adeguati alle norme di attuazione, presentando allo Stato un progetto e indicando i rappresentanti di spicco della Commissione paritetica, che devono seguire le indicazioni della Regione.
Occorre una riflessione anche su questo, perchè ogni volta che abbiamo mandato i rappresentanti delle commissioni paritetiche, poveracci, sono andati a portare il loro pensiero, perché non c'era una guida e non c'era un'indicazione. La legge statutaria noi la possiamo varare sulla base dello Statuto vigente. Ma se lo Statuto vigente, Assessore, non ci sarà più, che cosa stiamo facendo? Stiamo facendo una legge statutaria che poi potrebbe trovarsi monca perché ci aboliscono l'articolo 14 e l'articolo 15 dello Statuto…
PRESIDENTE. Onorevole Floris, il tempo a sua disposizione è terminato. È iscritto a parlare il consigliere Stefano Tunis. Ne ha facoltà.
TUNIS STEFANO (FI). Presidente, credo sia utile, e non correggerò il presidente Agus, ripercorrere ciò che ci ha portato a questa Risoluzione, perché il lungo periodo, le numerose audizioni, la fattiva collaborazione con altri livelli istituzionali, con i rappresentanti della Giunta regionale, che senza fretta e con metodo hanno affrontato con noi questo argomento, sono poi sfociati in una iniziativa che, non senza difficoltà, lo ammetto, ho sostenuto e ho deciso di sottoscrivere dopo aver sentito il mio Gruppo di appartenenza, perché l'alba di questa legislatura non ci ha regalato francamente un clima costituente, non ci ha regalato un rapporto dialogante tra maggioranza e opposizione, ci ha piuttosto portato in uno scenario in cui l'Assemblea è costretta a sostenere sempre e comunque l'iniziativa della Giunta.
Cosa è avvenuto nel corso di questa discussione? Il fatto è che ci siamo resi conto, mano a mano, che il valore della nostra autonomia, il valore dello Statuto va sostenuto, ma non va solamente sostenuto in termini di presenza, di posizionamento, va sostenuto con l'azione, va sostenuto con l'utilizzarne le capacità e le potenzialità. Questo, in tanti d'accordo, si è pensato possa avvenire attraverso lo strumento della legge statutaria, una legge statutaria potenziata, arricchita, certamente completata con una serie di elementi di tradizione autonomista, sardista, sovranista, per darle un contenuto non soltanto di meccanica istituzionale, ma anche di richiamo dei valori che sono propri di quello statuto che in altre sedi, con altri metodi, in termini come abbiamo detto muscolari, dobbiamo essere capaci di difendere e di sostenere.
Ed è proprio su questi temi, su questo metodo e su questa volontà, che abbiamo individuato, attraverso questa Risoluzione, una proposta concreta da fare al Consiglio; una proposta importante, perché si sta chiedendo a questo Consiglio se se la sente di assumersi la responsabilità di scrivere assieme, come dice la Risoluzione e come abbiamo detto tutti, con tante mani, con tanto metodo e tanto tempo, come direbbe l'assessore Demuro, probabilmente, il nuovo strumento operativo della nostra autonomia. Non sono cose da farsi con fretta, non sono cose da farsi con una colorazione, sono degli strumenti che devono poter contenere lo spettro più ampio di sensibilità, devono poter contenere tutto il consenso che ha portato tutti noi 60 consiglieri in questo Consiglio regionale.
E non deve apparire che si cerca di estromettere dall'iniziativa primaria la Giunta regionale, deve invece emergere che si rivendica in questa Assemblea il ruolo che c'è stato attribuito, quindi quello di un consenso primario, di un consenso che è venuto a noi da centinaia di migliaia di cittadini che ci hanno chiesto di difendere la nostra autonomia e ci hanno chiesto di estrinsecarla in uno strumento normativo che funzioni.
Ora, se questa Assemblea ritiene di poter assumere questo obiettivo alto, se questa Assemblea ritiene di poter essere veramente il legislatore che merita questa Regione, se questa Assemblea ritiene di potersi decolorare dall'appartenenza politica e confrontarsi senza steccati, senza schemi, sul tema più importante che noi possiamo affrontare in questa legislatura, allora oggi questa Assemblea voti questa Risoluzione. Se questa Assemblea ritiene che ci possa essere un punto di dialogo, un momento di confronto per il quale non ci si senta obbligatoriamente a favore di questa Amministrazione regionale, se questa Assemblea ritiene che si possa delegare un lavoro preliminare della Commissione, certamente, ma soprattutto ritrovarsi a lungo, per molte ore all'interno di quest'Aula, a confrontarsi, con tutti quelli che ci vogliono stare e che ci possono stare, sul come scrivere questo strumento, allora questa Assemblea oggi voti questa Risoluzione.
Se però, e lo dico senza nessuna polemica, ma assolutamente con spirito costruttivo, non ci si sente liberi di fronte a un normale vincolo di maggioranza, se non ci si sente in grado di mettere da parte la propria appartenenza, esattamente come è capitato di fare al sottoscritto in quella Commissione, se non ci si sente davvero pronti a perseguire un obiettivo così alto, si lasci perdere e si lasci perdere oggi, perché per il modo in cui la nostra autonomia impatta, come ha detto correttamente il Presidente Agus, nella nuova economia della Sardegna, per come impatta nella vita di ognuno di noi, per come impatterà sulla riscrittura del nostro sistema degli enti locali, questo documento merita di essere spontaneo…
PRESIDENTE. Onorevole Tunis, il tempo a sua disposizione è terminato. E' iscritto a parlare il consigliere Salvatore Demontis. Ne ha facoltà.
DEMONTIS SALVATORE (PD). Presidente, noi abbiamo iniziato, in prima Commissione, una discussione sulla possibilità e sull'opportunità di rinegoziare la nostra autonomia, la nostra specialità con lo Stato e, in particolare, con questo Governo, su quale strumento utilizzare, se l'Assemblea costituente o invece una Consulta che accompagni e sostenga il Consiglio regionale, e anche sulla forma di partecipazione dei sardi. Io credo che ai sardi, e voglio parlare principalmente di statuto e di statutaria, interessi soddisfare i propri bisogni, ritengo pertanto che debba finire il tempo della filosofia e che occorra pragmatismo.
Occorrono, a mio avviso, riforme che impattino immediatamente, non solo nel medio e lungo periodo, ma credo anche che non dobbiamo fare l'errore, anche in questo mandato, in questa consiliatura, di arrenderci a questioni di metodo perché, altrimenti, non arriveremo a niente, e questa volta però non ce lo possiamo permettere perché non ci possiamo esimere dal farle.
Dicevo che abbiamo discusso se fosse opportuno richiedere altri livelli di autonomia, di specialità, o se invece non fosse opportuno richiedere una specialità diversa, anche perché sono d'accordo con il Presidente Agus quando dice che in passato l'abbiamo spesso utilizzata molto male; e farei esattamente lo stesso esempio, quello delle nuove quattro Province che dopo dieci anni (io sono favorevole all'abolizione delle Province, beninteso), nel corso dei quali hanno trovato il modo di funzionare, vengono cancellate, cioè abbiamo fatto un disastro utilizzando la competenza primaria sull'ordinamento degli enti locali.
Abbiamo parlato del contesto perché, è vero, questo non è un Governo particolarmente sensibile alle autonomie regionali, e lo dico da sostenitore del presidente Renzi, da convinto sostenitore del presidente Renzi, da quando, l'ho detto più volte in quest'Aula, alla Leopolda ho respirato un'aria di cambiamento che non respiravo da tanto tempo. Però, sulla questione "autonomia regionale" non sono d'accordo; non sono d'accordo su quella parte del disegno di legge Delrio che affronta il Titolo V, mentre condivido la parte della riforma relativa al superamento del bicameralismo, alla riduzione dei costi di funzionamento delle istituzioni, alla soppressione del CNEL, ma le modifiche al Titolo V in prima stesura erano davvero troppo impattanti, definiamole così, cioè svuotavano, non voglio usare mezzi termini, ma svuotavano le Regioni a statuto speciale, e non solo, anche quelle a Statuto ordinario, delle competenze primarie in materia di sanità, di ambiente, di urbanistica, di industria, di turismo.
Il testo originario è stato emendato, ed è stato emendato sempre dal Partito Democratico, questo lo voglio sottolineare, per cui oggi è già qualcosa di diverso. Il disegno di legge Delrio, pone una clausola di salvaguardia per le Regioni a statuto speciale che è ovviamente obbligata, vista la natura pattizia del nostro Statuto (il fatto cioè che non si possa cambiare unilateralmente), e, come dire, non assegna un tempo a oggi, ma io credo che sia nelle cose, visto il taglio Renziano, definiamolo così, che un tempo ci verrà assegnato, e anche a breve.
Se si esaminano gli emendamenti riguardanti il disegno di legge Delrio, si nota che è stabilito spesso il termine dei 90 giorni perché le Regioni a Statuto speciale dichiarino il loro assenso o il loro diniego all'adeguamento dello Statuto. Quindi io sono convinto che il testo di legge non possa essere in nessun modo più favorevole alle Regioni, il testo che adesso è in discussione al Senato, e che poi andrà in discussione alla Camera, penso sia il massimo raggiungibile, e dico questo perché i nostri parlamentari dovrebbero certamente salvaguardare ciò che è stato fatto fino adesso, ma non credo che possa essere elaborato un testo più favorevole alla nostra Regione e alle altre Regioni a statuto speciale.
Evidenzio questa considerazione perché la nostra difesa, a questo punto, siamo noi. Certo, dobbiamo chiamare tutti i parlamentari a presidiare il risultato che è stato raggiunto con gli emendamenti, però la vera difesa siamo noi; e non mi riferisco a una difesa passiva, nel senso che non credo possa essere una difesa congrua dichiarare l'assoluta intoccabilità del nostro Statuto.
Io credo che, invece, occorra in questa legislatura affrontare in prima istanza, o forse anche contestualmente, una statutaria "pesante", anche perché la statutaria ce la approviamo noi, e quindi non abbiamo bisogno di un parere favorevole dello Stato. Inoltre la statutaria, come dice la Risoluzione, può affrontare molte questioni di grande rilievo, ovviamente entro i termini dettati dalla Costituzione, non possiamo fare niente di diverso, e poi credo che si debba lavorare allo Statuto…
PRESIDENTE. Onorevole Demontis, il tempo a sua disposizione è terminato.
E' iscritto a parlare il consigliere Roberto Deriu. Ne ha facoltà.
DERIU ROBERTO (PD). Presidente, a me pare che la Risoluzione in discussione costituisca la migliore risposta di questo Consiglio regionale rispetto a una domanda complessiva di cambiamento che investe anche le nostre istituzioni. Non mi pare casuale l'assenza dei rappresentanti dei Riformatori proprio mentre si parla di riforme. Li abbiamo già conosciuti nella passata legislatura tenere in scacco il presidente Cappellacci, esplicitamente ricattato sulla base delle loro piattaforme di riforma.
Queste piattaforme hanno previsto tutte quelle misure sciaguratamente assunte nella passata legislatura che oggi ci consegnano un quadro di cortocircuito istituzionale, costituzionale, giuridico e il più grande disordine amministrativo che l'isola abbia mai conosciuto dall'inizio dell'autonomia a oggi. È di dominio pubblico che le strade provinciali non vengono manutenute; abbiamo dovuto esitare in questa legislatura una legge per provvedere alla disinfestazione dagli insetti nocivi abbandonata dalle grandi riforme dei Riformatori; dobbiamo salvare il bilancio di decine e decine di enti locali dalla lungimirante legislazione inesistente che hanno consegnato a noi una Sardegna completamente da ricostruire.
Hanno fatto bene i Riformatori a uscire da quest'Aula perché in questo momento il Consiglio regionale, come detto dai colleghi che mi hanno preceduto, assume la responsabilità di iniziare un percorso di riforme che non può che essere meditato, unitario e nascere da una riflessione sulla società reale, sulla Sardegna reale, per come è, anche certo per come la vorremmo, ma prima di tutto per come è.
E allora una Sardegna che è stata Stato sovrano, anzi quattro Stati sovrani perché i giudicati tutti avevano una dignità statuale e legale che li teneva al pari degli Stati dell'epoca, allora una Sardegna che ha dentro di sé il portato storico, direi ancestrale, della sovranità, oggi si trova a dover misurare la sua capacità di ridisegnare le regole comuni e dare ai propri figli un nuovo progetto, fatto di contenuti, fatto di aspirazioni, fatto di ispirazione, creatività, ma fatto anche di regole, le regole fondanti della convivenza civile, e questa convivenza va misurata sulla reale disposizione delle forze, delle culture, delle tradizioni storiche che noi in quest'Aula siamo chiamati non solo a rappresentare, ma anche a interpretare in una funzione altissima e lungimirante che ci deve vedere impegnati non certo, da questi banchi, in una azione di continua denuncia dei propri errori attribuendoli agli altri, come anche oggi siamo stati costretti a vedere e a sentire.
Dobbiamo semmai impegnarci in un magistero di esplorazione della storia, di scandagliamento della storia della Sardegna, alla ricerca del vero significato della nostra tradizione e del nostro ordinamento per una nuova ipotesi che ci veda impegnati sul fronte del nuovo Statuto nella misura in cui questo non mina le conquiste del passato, che ci rivede impegnati nella redazione della esecuzione della nostra autonomia attraverso una legge statutaria, nel grande lavoro che deve coinvolgere l'intero Consiglio, tutte le Commissioni, tutte le donne e gli uomini qua eletti a rappresentare il popolo sardo, per attuare, svolgere, immaginare un disegno complessivo di riforma della Sardegna, non soltanto nelle istituzioni, ma anche e soprattutto nelle regole che consegnano ai sardi la speranza di una vita civile associata felicemente in una Sardegna autonoma e, se ce lo lasciano sperare, all'interno della Costituzione della Repubblica un'isola sovrana del proprio destino.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Paolo Zedda. Ne ha facoltà.
(Segue la traduzione in lingua italiana dell'intervento del consigliere svolto in lingua sarda)
ZEDDA PAOLO (Soberania e Indipendentzia). Presidente, la proposta di Risoluzione, che meglio potremmo definire una integrazione della Risoluzione della prima Commissione perché è una forma di completamento di un pronunciamento da parte di un organismo più ampio, riguarda un panorama, ampio e vasto. In una direzione si volge allo Statuto, che è la nostra Costituzione, dall'altra alla legge statutaria, che dà regole al funzionamento interno delle nostre istituzioni, soddisfa un anelito di semplificazione e di efficientamento delle norme, a una riforma degli enti locali. Sono due direzioni ben differenti. In una diciamo quali sono le norme interne di funzionamento, come dobbiamo muoverci in casa nostra, nell'altra poniamo i confini tra noi e lo Stato, su dove finisce la nostra sovranità e inizia quella statuale.
Questo secondo è l'argomento centrale, a mio avviso, dell'autonomia, il cuore dell'autodeterminazione dei sardi e del concetto di sovranità, dal quale noi, come Gruppo, abbiamo preso il nome. Nello Statuto si trova l'autodefinizione dei sardi, come popolo o come nazione, cioè che cosa noi crediamo di essere, che cosa vogliamo essere, che cosa aspiriamo di essere. Nello Statuto è scritto quali sono i valori fondanti della nostra nazione, di quella che noi crediamo sia una nazione. Nello Statuto è scritto quali sono i rapporti tra noi e lo Stato italiano e quali sono i confini del potere legislativo, sino a dove noi possiamo legiferare e da dove invece comanda lo Stato.
Noi crediamo che in questa stagione che stiamo vivendo, la scrittura nuova dello Statuto sia il punto centrale, la ragione per la quale noi dobbiamo combattere con tutte le nostre forze. Dobbiamo far sentire quanto più alta possibile la nostra voce. Crediamo che in questa stagione debba affermarsi il concetto di nazione sarda, almeno in senso culturale, identitario, linguistico e storico se non statuale. Si deve affermare l'autonomia scolastica e riteniamo che queste regole debbano essere scritte chiaramente nello Statuto.
Crediamo che debba affermarsi la dimensione linguistica propria della Sardegna, come già gli organismi internazionali hanno fatto, perché la lingua è una delle ragioni più forti di tutela dell'autonomia, dall'Assemblea generale dell'ONU alle convenzioni del Consiglio d'Europa, all'OCSE, alle Conferenze generali dell'Unesco e alle risoluzioni dell'Unione europea e noi ancora non l'abbiamo detto, e sarebbe ora che lo facessimo. Dobbiamo dare forza all'autonomia fiscale in modo che noi siamo garanti dei patti tra noi e lo Stato e non altri. Dobbiamo dar gambe al progetto dell'Agenzia sarda delle entrate, che è un nostro progetto, e dobbiamo avere competenze più forti, scrivendolo chiaramente nello Statuto, in materia di ambiente e di energia, perché la nostra terra non è la terra italiana, i venti che noi abbiamo non sono quelli che soffiano in Italia, le risorse del sottosuolo non sono le stesse di quelle italiane.
La riforma dello Statuto è la più urgente e dobbiamo subito individuare un percorso, una tabella di marcia. Perché subito? Per varie ragioni; perché vi è stato un referendum nel 2012 al cui quesito: "Siete favorevoli alla riscrittura dello Statuto per mezzo di un'Assemblea costituente?" il 95 per cento dei sardi ha risposto positivamente. Bisogna riscrivere lo Statuto. Perché è stata pubblicata un'indagine da chi oggi è Assessore delle riforme dalla quale è risultato che più dell'80 per cento dei sardi vuole dare più poteri al Consiglio regionale e che tali poteri siano riconosciuti nello Statuto.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Giuseppe Meloni. Ne ha facoltà.
MELONI GIUSEPPE (PD). Presidente, io oggi sono molto felice perché questa Risoluzione, fortemente voluta dalla prima Commissione all'esito di un serrato e interessante percorso di audizioni, rappresenta l'avvio formale di una stagione di riforme che non può, non ce lo possiamo permettere, non portare a una nuova legge statutaria (così è stato detto), e non può non rappresentare un impulso decisivo per la riscrittura dello Statuto.
Io, pur non essendo molto anziano, ricordo che da almeno 25 anni in questa Regione nel dibattito politico si prospetta un'esigenza di riscrittura dello Statuto, probabilmente alcuni interventi che in questi decenni sono stati fatti in quest'Aula possono essere riproposti in quanto il tema è la riscrittura dello Statuto con le medesime condizioni, l'Assemblea costituente o quant'altro. in alcuni momenti si è arrivati quasi al traguardo, ma il traguardo non è stato raggiunto.
Oggi questo processo di riforme è davvero la tappa obbligatoria per far ripartire quest'isola, questa volta non ci possiamo permettere di sbagliare e di fallire e, probabilmente, se anche oggi lamentiamo le condizioni in cui versano la nostra autonomia e la nostra specialità, questo è dovuto anche a un fallimento di un percorso che è stato portato avanti in questi decenni e rispetto al quale certi errori non possono essere più commessi. Io penso che sia affascinante l'idea di pensare a un'Assemblea costituente che possa portare alla scrittura di una proposta di riforma dello Statuto e anche a un intervento sulla legge statutaria, ma penso che non ci sia più tempo.
Non c'è più tempo da perdere; è vero, la fretta rischierebbe di portare a qualcosa di sbagliato ma noi, pur prendendoci tutto il tempo necessario, non possiamo però perdere ulteriore tempo. Penso quindi che questa Assemblea, eletta recentemente, abbia pieno mandato da parte dei sardi per intervenire per mezzo delle sue Commissioni, è stato detto a iniziare dalla prima Commissione, ma tutte le Commissioni per quanto di loro competenza per riscrivere una legge statutaria che corrisponda alle esigenze nuove della Sardegna e che funga da impulso fondamentale, di concerto con i parlamentari eletti nel nostro territorio e che siedono nel Parlamento romano, per avere una riscrittura moderna dello Statuto nel quale vengano garantite e conservate un'autonomia e una specialità utili alla Sardegna.
Si è discusso spesso in questi anni anche in merito alle altre Regioni a Statuto speciale, ma la nostra forse ha sofferto ancora di più per una specialità che ha finito per impedire, è accaduto spesso, il pieno dispiegarsi della autonomia. Questo non dovrà più accadere. Io concordo con il consigliere Demontis che dice che, probabilmente, quanto è stato raggiunto a oggi in Parlamento, con riferimento alla specialità, è già un risultato a fronte di un processo neocentralista che inizialmente ha guardato con grande diffidenza, anche per colpa di Regioni a Statuto speciale, al riconoscimento della specialità.
Io credo che il testo che sta licenziando il Parlamento sia una proposta accettabile ma da migliorare, rispetto a questo occorrerà lavorare per uno statuto che sia davvero adeguato alle esigenze dei sardi e permetta a quest'isola di poter ripartire.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Angelo Carta. Ne ha facoltà.
CARTA ANGELO (PSd'Az). Presidente, ho letto la Risoluzione e sto sentendo il dibattito, in effetti c'è una diversità fra il contenuto della Risoluzione e il dibattito in corso. Partirei dal ruolo del Consiglio che è stato richiamato spesso, un ruolo importante, un ruolo che sembra messo in discussione perché dobbiamo riaffermarlo tutte le volte dicendo: "Questo Consiglio deve, questo Consiglio ha, questo Consiglio non può non fare, questo Consiglio...".
Questo Consiglio ha un ruolo che nessuno mette in discussione; un ruolo che non viene dal cielo, ma viene dall'essere stato legittimamente eletto in libere e democratiche elezioni. Il ruolo del Consiglio lo si pone invece in discussione quando si fanno, e io ne ho sentito, discorsi di ribellione nei confronti di uno Stato che sta attaccando le specialità, di un governo che sta dimostrando di voler affossare le specialità.
Condivido il discorso del Presidente della prima Commissione, condivido il discorso dell'onorevole Demontis, perché si sono dette cose giuste, ma allora come vogliamo esternare il ruolo di questo Consiglio? Lo vogliamo esternare davanti a questa preoccupazione che è stata espressa, alla quale mi unisco, dicendo che noi abbiamo deciso di attuare il processo di riforma prioritariamente individuando degli ambiti delle disposizioni dello Statuto modificabili.
Non stiamo dicendo, come invece qualcuno ha detto, di riscrivere lo Statuto perché va riscritto, in questa Risoluzione diciamo che modifichiamo qualche parte dello Statuto. Diciamo che ci ribelliamo e difendiamo la Sardegna e il popolo sardo elaborando e approvando una legge statutaria che indichi il ruolo e la funzione del Consiglio regionale, indichi il sistema di elezione del Consiglio e del Presidente della Regione, stabilisca le cause di ineleggibilità, incompatibilità, incandidabilità e conflitto di interessi.
Poi diciamo che ci ribelliamo e difendiamo la Sardegna approvando mirate riforme e con l'avvio della…. Ma, scusate, il Consiglio sta svolgendo il ruolo di difensore del popolo sardo scrivendo questa Risoluzione? Secondo me stiamo abdicando a questo ruolo. Noi dobbiamo affermare oggi, davanti a un Senato che sta facendo una porcata, che questo Parlamento, questo rappresentante del popolo sardo, non l'accetta! E dobbiamo decidere oggi che riscriviamo lo Statuto! Perché questo problema, come ha detto prima l'onorevole Floris, è la madre di tutto.
Non possiamo dire che facciamo pezzettini, non possiamo dire che vediamo quali sono le parti dello Statuto che non disturbano e che possiamo modificare, no dobbiamo dire che modifichiamo il nostro Statuto, dobbiamo dire che facciamo una riforma profonda di questa Regione, facciamo una riforma profonda per riscrivere il rapporto con lo Stato. Perché se vogliamo dare vita a uno Stato, non lo possiamo fare a spizzichi e bocconi e facendo una Risoluzione di questo tipo.
Quindi la nostra proposta è sederci, vedere qual è il testo nel quale ci possiamo riconoscere, nel quale possiamo inserire le questioni fondanti non solo del popolo sardo, ma anche di chi lo rappresenta, e scrivere una Risoluzione sulla base di quello che il popolo sardo ci chiede e ci ha chiesto con il referendum, all'interno della quale il ruolo del Consiglio è veramente e nettamente definito.
Vogliamo parlare di Assemblea costituente? Vogliamo parlare di riforma di Statuto anzitutto? Che non significa abdicare al ruolo del Consiglio, perché in Consiglio passa, in Consiglio deve essere approvata, dal Consiglio parte per arrivare allo Stato, non è che si riuniscono quattro sardi, fanno una riforma e la spediscono a Roma, no, qui deve passare! E allora scriviamo una Risoluzione degna di questo nome perchè a questa Risoluzione noi diciamo no, così non la votiamo, siamo totalmente e convintamente contrari!
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Emilio Usula. Ne ha facoltà.
USULA EMILIO (Soberania e Indipendentzia). Presidente, credo si debba dare merito al Presidente della Commissione, l'onorevole Agus, dell'ottimo lavoro fatto sinora e che vede oggi, con la discussione di questa Risoluzione, una tappa fondamentale. È stato un lavoro serio, ci sono state audizioni di rappresentanti istituzionali e del mondo del lavoro, sono stati forniti contributi di grande rilievo ed estremamente pertinenti, per me devo dire è stato anche un momento di scuola politica. Le conclusioni sono ben espresse nel documento che discutiamo, e non riesco a capire tutte le contraddizioni che invece ci vede l'onorevole Carta; le conclusioni costituiscono un chiaro mandato per il lavoro che deve essere avviato e per la direzione e la sollecitudine che l'attività di questo Consiglio deve avere per arrivare alla necessaria e ormai non rinunciabile riscrittura dello Statuto.
La prima e irrinunciabile condizione è rappresentata dalla consapevolezza piena, matura, che la Sardegna deve avere un suo specifico, riconosciuto, riconoscibile e autorevole ruolo identitario nell'ordinamento nazionale ed europeo. Per fare questo, sono d'accordo con l'onorevole Tunis, sarebbe anche il caso di cominciare a mostrare una certa "muscolarità". Questo obiettivo lo dobbiamo perseguire senza tentennamenti e deve vedere coese tutte le forze politiche sarde. Questo obiettivo acquista anche un significato ancora più forte visto il clima politico generale, in particolare mi riferisco alla proposta di riforma del titolo V della Costituzione.
Un clima, a dirla con un eufemismo, secondo me troppo centralista, teso a un rafforzamento di poteri in mano all'esecutivo nazionale, in mano al governo, con giustificazioni che vanno dalla necessità di snellire procedure, al dare e accrescere le capacità decisionali dello Stato centrale, dare risposte celeri alla crisi. Attenzione! Non sono in discussione solo poche prerogative autonomistiche della nostra Regione o aspetti marginali delle nostre potenzialità e delle nostre capacità di decisione in merito a tanti temi, sono in discussione di fatto gli spazi di democrazia con una temibile riduzione di diritti e di spazi del cittadino, di partecipazione alla vita democratica e alla elaborazione di proposte in merito. In particolare questo vale per i cittadini sardi, vale per la Sardegna.
Sono in discussione gli spazi di rappresentanza politica del popolo sardo. Nessuna crisi economica può giustificare riforme che portino a una sottrazione di spazi di democrazia. E secondo me c'è una diffusa ipocrisia e superficialità nel dibattito politico sulle cosiddette riforme. Io dico che non c'è sufficiente chiarezza e pochissima condivisione su cosa si intende per riforme, né tantomeno c'è chiarezza ed elaborazione partecipata sugli obiettivi che si vogliono raggiungere con queste, qualche volta dico fantomatiche, riforme. Tutti parlano del grande bisogno di riforme, pochi sostanziano questo bisogno in atti concreti, con precise e definite indicazioni dei risultati attesi, raggiungibili e praticabili. E a chi presenta critiche, dubbi, o perplessità, arrivano strali di tutti i tipi. Avevo scritto "Peste lo colga", ma di fatto è la stessa cosa. Questo è il clima e non mi piace!
A me, a noi Rossomori, a noi Sovranisti il quadro che si sta delineando preoccupa non poco. Intanto, come tanti autorevoli costituzionalisti sottolineano, c'è una quantità enorme di riforme e di leggi che vengono fatte con la chiara consapevolezza che rimarranno inapplicate e tali di fatto rimangono, contribuendo spesso solo ad appesantire percorsi burocratici. Altre volte, anche troppo frettolosamente, discusse e messe in atto senza una valutazione del reale impatto sulla vita e sulle condizioni di vita dei cittadini.
Se penso, solo per citarne qualcuna, alle riforme di cui oggi si vedono i risultati dico che bisogna stare molto attenti e vorrei, se ci riuscissi, suonare l'allarme. Penso alla riforma delle pensioni, sbandierata come uno strumento a tutela delle giovani generazioni, e cosa vediamo? Per i lavoratori la prospettiva pensionistica è sempre più confusa, lontana e mortificante, i pensionati sono alla fame, e per i giovani non c'è mai stato un presente e una prospettiva di futuro così oscura, così nera. Penso alla riforma della scuola, all'abbandono scolastico, al fatto che il livello di capacità di formazione e di istruzione del sistema scolastico si avvia a essere uno degli ultimi in Europa (e in Sardegna siamo tra gli ultimi in Italia) mentre gli insegnanti sono demotivati e delusi tanto da non poter svolgere compiutamente la loro professione. Penso solo al demagogico azzeramento delle province. Io dico che con queste valutazioni, con queste preoccupazioni e insieme con la speranza e…
PRESIDENTE. Onorevole Usula, il tempo a sua disposizione è terminato. E' iscritto a parlare il consigliere Christian Solinas. Ne ha facoltà.
SOLINAS CHRISTIAN (PSd'Az). Presidente, vorrei ringraziare prima di tutto la prima Commissione per il lavoro che ha svolto, perché ci consente oggi di affrontare questo tema a seguito di una fase istruttoria che, è stato ricordato dai colleghi, ha visto il coinvolgimento di ampie porzioni della società civile e non solo della Commissione in Consiglio. Purtroppo però dobbiamo concludere che la posizione finale di questa Risoluzione, Presidente, è piuttosto debole, nel senso che limita all'urgenza il fatto che la procedura di riforma debba partire da un confronto ampio tra le forze politiche presenti in questo Consiglio.
Allora, io da questo vorrei partire e dire senza infingimenti che anche noi, per quanto organo legittimamente eletto e rappresentativo della Regione autonoma della Sardegna, dobbiamo avere cognizione piena del risultato che le elezioni ci hanno consegnato. Questo Consiglio regionale rappresenta forze politiche pari al 52 per cento dell'elettorato della Sardegna, all'interno di questo 52 per cento chi governa e chi fa l'opposizione rappresenta un'ulteriore frazione perché alcune forze sono senza rappresentanza in quest'Aula.
Noi pertanto crediamo che abbia senso porsi il problema di confrontarsi con tutte quelle sensibilità, a noi sardisti interessano quelle lateralità, quelle marginalità, che sono fuori da quest'Aula e rappresentano secondo noi un patrimonio, un giacimento importante dal quale attingere esperienze, risorse, soluzioni. Noi crediamo per questo che si debba essere coerenti nell'impostazione generale.
Ebbene, il collega Zedda prima ricordava i referendum, su questo dobbiamo dirci con chiarezza se consideriamo il popolo sardo a intermittenza o sempre, perché se facciamo dieci quesiti referendari e il popolo sardo si esprime su tutti e dieci, poi noi non ci prendiamo la licenza di scegliere, come se fossimo al ristorante, dal menu, quale di questi referendum attuare e quali no. Su questo noi Sardisti non ci stiamo!
Il popolo sardo ha detto con chiarezza che vuole riscrivere lo Statuto attraverso un'Assemblea costituente che oggi rappresenta uno strumento di partecipazione, è chiaro che poi quella bozza arriverà in questo Consiglio e ciascuno di noi potrà esercitare il proprio ruolo migliorandola, approfondendola, facendo quindi la sua parte. Noi però crediamo anche che questo tema non sia un leitmotiv sterile, noi crediamo che il processo di riforma dello Statuto debba essere contestualizzato, e il contesto con il quale ci confrontiamo qual è?
Il contesto è quello di uno Stato che ha avviato la più grande attività di disarticolazione costituzionale mai tentata da nessuno, noi stiamo assistendo allo smantellamento dell'articolazione territoriale della Repubblica, stiamo assistendo alla disarticolazione del bicameralismo senza sapere quale sia l'idea complessiva di Stato che in questo momento hanno a Roma; perché al di là dei titoli roboanti sul superamento del bicameralismo perfetto, sull'abolizione delle province, su questo cantiere insonne delle riforme che sembra la panacea di tutti i mali, noi non sappiamo a quale modello si stia facendo riferimento. Nessuno parla più di forma di Stato, a quale forma di Stato e di governo si voglia arrivare; sappiamo semplicemente che il processo in atto porterà a uno svuotamento complessivo delle autonomie regionali.
Davanti a questo contesto, io credo che il confronto con lo Stato pretenda da parte nostra che solleviamo l'asticella, che abbiamo posizioni di partenza molto più forti e queste posizioni forti possono essere corroborate solo dalla partecipazione dei sardi al processo di riforma. Non possiamo pensare che questo Consiglio regionale sia il motore immobile, sospeso nel tempo, del cambiamento, perché non basta più! Allora io credo che questa Risoluzione abbia un merito, quello di riportare all'attenzione di quest'Aula il tema. Credo e concordo su questo con chi mi ha preceduto intervenendo; dico però che non si può concludere con un Consiglio e con una classe politica che avviano percorsi di riforma (nella sanità si avvia un processo di riforma, con lo Statuto si avvia il processo di riforma), che bisogna prima o poi fare davvero. Se no avviamo sempre timidamente dei percorsi che non vedremo mai arrivare a nessun obiettivo e risultato.
Mi avvio a concludere quindi confermando quanto già anticipato dal collega Carta: noi Sardisti voteremo contro questa Risoluzione non perché non ne condividiamo le premesse ma perché non possiamo ritrovarci sulle conclusioni che sono deboli e che non consentiranno a questo Consiglio, alla Sardegna, di arrivare a un confronto serrato e produttivo con lo Stato.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare l'Assessore tecnico degli affari generali, personale e riforma della Regione.
DEMURO GIANMARIO, Assessore tecnico degli affari generali, personale e riforma della Regione. Presidente, consiglieri e consigliere, membri della Giunta, intervengo con grande interesse nel dibattito odierno per esprimere il parere favorevole a questa Risoluzione e per ringraziare per il grande lavoro che è stato svolto dalla prima Commissione ai cui lavori più volte ho partecipato verificando la grandissima attenzione per i temi della riforma e il grande livello di ascolto su questi temi.
Vorrei partire citando la teoria costituzionale inglese secondo la quale spesso l'idea di Costituzione più importante è la Costituzione stessa. Dal dibattito che ho sentito oggi in quest'Aula mi pare emerga che l'idea di Costituzione sia molto radicata, è radicata l'idea che ci sia un patrimonio costituzionale che è rappresentato dal nostro Statuto e da tutto ciò che si riferisce al testo dello Statuto, per poter dire che l'idea di autonomia in Sardegna è un'idea molto forte che difficilmente potrà essere battuta.
Parto proprio da questa riflessione perché questo elemento del radicamento dell'idea stessa di Costituzione è l'elemento più forte che potrà essere portato in ogni luogo e certamente anche di fronte a un Parlamento. Quindi da questo punto di vista il patrimonio costituzionale così com'è, così come l'abbiamo conosciuto, così come ha fondato l'esistenza stessa di questo Consiglio e le relazioni che si sviluppano, può essere mantenuto in un momento storico difficile, ma difficile non per le riforme costituzionali che vengono discusse in Parlamento, difficile per la situazione economica che conosciamo, difficile per i vincoli, pesantissimi, derivanti dal nostro debito pubblico, difficile per il contingente, diciamo così, per il momento storico e la contingenza economica. Quindi presentarsi in un momento difficile con una idea forte di Costituzione, con un radicamento dell'idea di autonomia trovo che sia una grandissima risorsa per il futuro.
Questo elemento, a mio modo di vedere, è assolutamente determinante per il rapporto con lo Stato, è determinante per la serietà e per la serenità con cui la Regione autonoma della Sardegna si può presentare a discutere ogni tema, dalle questioni finanziarie alle questioni dell'autonomia legislativa, alle questioni relative alle competenze che devono essere ancora trasferite perché questo elemento fondante possa essere rappresentato. Quindi mi pare che la Risoluzione colga nel segno nel momento in cui decide di affrontare, nel tempo più rapido possibile, dopo il lavoro di valutazione culturale che è stato fatto e la discussione che è già stata fatta, quale forma di governo, quale forma di Stato, quale forma di organizzazione la Sardegna vuole darsi attraverso la legge statutaria.
E' stato ricordato, molto opportunamente, che la legge statutaria è una legge regionale che, però, richiede una maggioranza qualificata, una maggioranza qualificata che permette e dovrà poter permettere a tutto il Consiglio regionale di trovare le migliori soluzioni per la prospettiva futura. Da questo punto di vista la Sardegna non ha ancora una legge statutaria o, meglio, l'ha avuta ma non è più in vigore, e sotto questo aspetto dare la forma alla democrazia è un importantissimo strumento che dovrà essere garantito perché, può sembrare banale, ma direi che le regioni sono l'unica vera novità costituzionale che è prevista dalla nostra Costituzione, perché i comuni e le province esistevano anche prima.
Se volete la grande novità è stata la democrazia e la democrazia regionale è un pezzo di questa democrazia; quindi, da questo punto di vista affermare la propria autonomia, la propria democrazia, dicendo quale idea la Sardegna ha del suo futuro e quale forma vuole dare alla democrazia significa garantire e mantenere quel fondamento dell'autonomia costituzionale che la Sardegna ha molto forte, come questo dibattito ha dimostrato.
Questo lo dico anche in riferimento a un altro evento, la prima guerra mondiale, di cui cade il centenario; la nostra autonomia ha una storia anche nelle battaglie sul Carso. Allora, se questa Risoluzione potrà e dovrà aiutare a mantenere la consapevolezza del proprio fondamento nella garanzia costituzionale, ma nello stesso tempo la proposta di autonomia per il futuro, sotto questo profilo secondo me si rafforzerà la democrazia regionale.
La democrazia regionale ha bisogno di essere rafforzata con le istituzioni credibili, e le istituzioni, scusate ma voglio citare Douglass North, un economista (sarà contento il mio collega, il professor Paci), che in un suo libro ha scritto in maniera molto chiara che le economie migliori partono soprattutto da regole informali, spesso anche da regole formali, ma certamente da regole informali nel momento in cui le istituzioni contano, perché senza istituzioni efficienti i sistemi collassano, non riescono più a funzionare.
Quindi una democrazia regionale forte, a 100 anni dalla prima guerra mondiale, che mantiene il suo fondamento di autonomia costituzionale e lo rilancia attraverso una legge statutaria moderna, attraverso una forma della democrazia in senso moderno è un auspicio ottimo per il futuro; e la Giunta sarà pertanto impegnata a supporto della redazione di un testo moderno di legge statutaria, che possa servire allo sforzo di riordino per migliorare le istituzioni che ci possano garantire quella credibilità, quella responsabilità e quella capacità di essere presenti nel dibattito con lo Stato senza che alcuno possa dire che non abbiamo amministrazioni efficienti. Quindi concludo dicendo che siamo a favore di questa Risoluzione e che la Giunta farà interamente la sua parte.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Mario Floris per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
Chiedo scusa, onorevole Floris. Ha domandato di parlare il consigliere Francesco Agus . Ne ha facoltà.
AGUS FRANCESCO (SEL). Presidente, chiedo una sospensione per verificare se ci sono gli estremi per presentare un ordine del giorno che, traendo anche spunto dal dibattito, chiarisca meglio alcuni punti.
PRESIDENTE. Poiché non vi sono opposizioni, sospendo la seduta.
(La seduta, sospesa alle ore 18 e 47, viene ripresa alle ore 18 e 54.)
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Mario Floris per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
FLORIS MARIO (Gruppo Misto). Presidente, dopo aver sentito anche il dibattito, ritengo che questa Risoluzione abbia bisogno di essere fortemente rinforzata, in quale modo? Intanto, il Presidente della Regione deve consegnare il testo integrale dell'accordo, sottoscritto con il Governo nazionale, in ordine alla moratoria che verrebbe inserita nel testo di modifica del Titolo V in discussione al Senato, per verificare la congruità rispetto al reale percorso che deve essere fatto, anche in relazione ai contenuti, per la riscrittura della Carta costituzionale.
Questo è il primo punto. Il secondo punto è quello di concordare con il Presidente della Regione (su questo hanno concordato quasi tutti i partiti politici) e con la Conferenza dei Capigruppo una convocazione straordinaria e urgente dell'Assemblea regionale, con la partecipazione di tutti i deputati e senatori sardi presenti nel Parlamento italiano, per concordare una linea unitaria e condivisa delle istanze della Sardegna da portare all'attenzione dei Presidenti della Repubblica, del Senato e della Camera, coinvolgendo i partiti nazionali affinché venga mantenuta e rafforzata la potestà di autogoverno della Regione autonoma della Sardegna. Se non inseriamo questi punti non facciamo altro che ripetere gli ordini del giorno che abbiamo approvato con ordini del giorno voto, con risoluzioni e con quant'altro, mentre questo ci dà la stura per partire e per partire in una certa maniera.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Francesco Agus per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
AGUS FRANCESCO (SEL). Presidente, dico semplicemente che la Risoluzione votata dalla Commissione ovviamente è uno start, vuole essere cioè un avvio dei lavori e vuole portare il dibattito sulla Costituzione, sullo Statuto, sulla riforma della Regione nella sede che deve vederci protagonisti: il Consiglio. Anche perché, visto il dibattito nazionale, di cui molti colleghi hanno parlato diffusamente, appare evidente come la forza che ha la Sardegna in questo dibattito è diversa, è necessariamente diversa nel caso di un dibattito che si svolge tra una maggioranza e una Giunta e un dibattito che invece coinvolge tutte le forze politiche, e che addirittura va oltre i limiti di questo Consiglio regionale.
Mi sembra infatti che sulle riforme, tra le personalità audite dalla Commissione, ci siano stati anche autorevoli esponenti di un partito, il Movimento 5 Stelle, che non ha rappresentanti in quest'Aula ma ha avuto un ottimo risultato alle ultime elezioni politiche ed è risultato almeno il secondo partito alle elezioni europee.
Ebbene, il lavoro di apertura, che è stato fatto sinora e che continuerà, non può non avere in questo Consiglio un perno, e non può non ricevere da questo Consiglio una disciplina del lavoro da fare verso la revisione dello Statuto e dell'organizzazione regionale. Questo ovviamente non volendo considerare la Risoluzione partorita dalla Commissione come un punto d'arrivo; questo non può essere perché la legislatura è appena iniziata e non può essere perché questo dibattito è il primo elemento di un percorso che dovrà andare avanti necessariamente nei prossimi mesi. Quindi, io credo che la maggioranza e il Consiglio, oltre alle forze che già si sono espresse, debbano sostenere la Risoluzione proposta e andare avanti nei prossimi passaggi che caratterizzeranno i processi di riforma della Regione.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Christian Solinas per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SOLINAS CHRISTIAN (PSd'Az.). Presidente, avevamo chiesto nelle interlocuzioni informali di poter avere il tempo, da qui a martedì mattina, per poter votare un ordine del giorno condiviso, chiedevamo il tempo per poter rafforzare il contenuto della Risoluzione. Dalle dichiarazioni del presidente Agus mi sembra di capire che siamo sostanzialmente d'accordo su alcuni passaggi, però dall'altra parte c'è una volontà che si afferma negandosi. E cioè a fronte della volontà di coinvolgimento ampio delle forze che non sono presenti in questo Consiglio, la Risoluzione dice invece che tale procedura di riforma deve partire da un confronto ampio e approfondito tra tutte le forze politiche presenti in Consiglio.
Io non avevo in mente solo il Movimento 5 Stelle, che non ha partecipato alle elezioni regionali, ma pensavo a quelle forze politiche che in virtù di una legge elettorale, quale quella che conosciamo, sono fuori da questo Consiglio pur rappresentando il 10, il 7 e messe assieme il 15, il 20 e anche il 30 per cento dell'elettorato sardo. Faccio i nomi: Gentes, Comunidades, Unidos e tante altre liste.
Quindi, nell'intento di contribuire a far partire realmente questo processo, chiediamo che si faccia una riflessione sull'opportunità di rafforzarne i contenuti. Se questo non dovesse essere nelle corde della maggioranza confermiamo il nostro voto contrario alla Risoluzione per le ragioni che ho testé rappresentato.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Augusto Cherchi per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CHERCHI AUGUSTO (Soberania e Indipendentzia). Presidente, ribadisco il nostro voto favorevole a questa Risoluzione in quanto l'argomento comunque ci deve vedere confrontare e scontrare forse tra noi tutti, e di questo ne siamo consapevoli. Parlare di riforme, parlare di riforma dello Statuto o di legge statutaria è necessario; ed è necessario iniziare a farlo anche perchè deve essere dato un nuovo ordine a una macchina istituzionale, e pensiamo a un nuovo assetto territoriale, per renderla agile, semplice e in grado di dare risposte complete.
Per compiere questo percorso dobbiamo porci un orizzonte che tutto può essere fuorché fragile e banale, dobbiamo pensare cose grandi, dobbiamo provocare la grandezza e pensare a sfide più importanti perché solo così possiamo uscire da una logica di rassegnazione e di sopravvivenza. E allora bisogna avviare e percorrere con decisione e coraggio il cammino dell'autodeterminazione del popolo sardo e camminare nella direzione di una sovranità compiuta affermando con forza che il nostro è un diritto dovuto e non concesso.
Abbiamo scelto di camminare da soli nella sanità, nei trasporti e allora dobbiamo farlo anche nell'ambito della cultura, dell'ambiente, dell'istruzione, dell'energia, della riscossione dei tributi dando certezza delle entrate e programmando con maggiore capacità critica e di bilancio. Dobbiamo riaffermare le esigenze di sovranità culturale e istituzionale prendendo a riferimento anche altre esperienze europee che hanno già percorso o che stanno percorrendo questo cammino che pacificamente vede affermarsi il loro diritto storico a essere nazione.
Dobbiamo e abbiamo il dovere di farlo pensando di dare risposta a quel 40 per cento dei sardi favorevole a una Sardegna indipendente e a quel 90 per cento dei sardi a favore della sovranità fiscale. Per fare tutto questo dobbiamo avviare un periodo di riforme che possano tutelare il nostro Stato sardo dall'ondata di neocentralismo che sbarra la strada al nostro diritto all'autodeterminazione e non può essere un elemento dissuasivo porre su due livelli differenti le Regioni a statuto ordinario e quelle a statuto speciale. Bisogna alzare la voce ed evitare il rischio reale come diceva qualcuno degli auditi dalla prima Commissione, di aprire un dibattito con chi non è disposto ad ascoltare, specie se si pensa che l'idea di specialità sia superata.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Salvatore Demontis per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
DEMONTIS SALVATORE (PD). Presidente, secondo me la Risoluzione o, meglio, la prima Commissione attraverso la Risoluzione, per come io l'ho intesa, intendeva dire proprio quanto esposto dal collega. Allora, poiché la riforma del Titolo V mette in discussione, insidia (troviamo tutti i termini che vogliamo), la nostra specialità e la nostra autonomia, come possiamo reagire per difenderle? Reagiamo con una statutaria pesante come si diceva prima, che affronti tutto ciò che ovviamente è compatibile con la Costituzione e con la riforma dello Statuto.
Nessuno ha detto che la riforma dello Statuto deve essere blanda, si è detto che deve essere una riforma in termini moderni; cioè dobbiamo cercare di capire quali livelli di specialità ci occorrono.
In Consiglio rischiamo di dividerci su questioni di metodo; per esempio parliamo dell'Assemblea costituente. A me piacerebbe molto l'Assemblea costituente ma secondo me non c'è più il tempo perché essendo l'Assemblea costituente un organo elettivo occorre indire le elezioni, occorrono di conseguenza risorse economiche perché si stabilirà l'indennità per i costituenti, probabilmente ci saranno conflitti di competenza con il Consiglio regionale. Non mi sfugge il fatto che l'Assemblea costituente porterebbe a una condivisione e a una partecipazione del popolo sardo eccezionale, ma noi dobbiamo fare le cose con i tempi che abbiamo a disposizione.
Ci sono altre forme di democrazia partecipata che consentono di influire sui processi decisionali della pubblica amministrazione, e non parliamo necessariamente dell'Assemblea costituente, troviamo quindi queste forme; non ci sfugge che questo Consiglio regionale è stato eletto da poco più del 50 per cento degli elettori e, quindi, probabilmente, anzi, senza probabilmente, non ha la rappresentanza tale per una riforma dello Statuto a porte chiuse, evidentemente.
Però, ripeto, non c'è solo l'Assemblea costituente, se ci rendiamo conto che non ci sono i tempi e secondo me non ci sono i tempi per eleggere l'Assemblea costituente, troviamo pertanto altre forme di partecipazione che ci possano portare allo stesso risultato: approvare una legge statutaria e una riforma dello Statuto in tempi compatibili con la riforma del Titolo V. Io non credo che saranno tempi molto lunghi.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Gavino Sale per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SALE GAVINO (Gruppo Misto). Presidente, noi consideriamo questa Risoluzione come l'inizio di un percorso; la Risoluzione è stata la risposta, la reazione naturale alla riforma del Titolo V della Costituzione italiana che, tendenzialmente, vuole affossare la nostra specialità. La reazione, ovviamente, ha i suoi limiti ma ha il pregio di scatenare il dibattito sia all'interno di questa Aula che fuori.
Abbiamo, io credo, una responsabilità grossissima, non vorremmo firmare la seconda fusione perfetta, certificare la resa; e ritengo che il presidente Pigliaru non si voglia prendere la responsabilità storica di questa firma e tanto meno lei, carissimo professor Demuro, anche perché è necessario rispettare i risultati della ricerca, che lei propone in un suo libro nel quale certifica scientificamente che le esigenze della nazione sarda sono diametralmente opposte alle esigenze dello Stato italiano; la Regione sarda ha infatti un grande bisogno di sovranità, una sovranità che vada oltre, ben oltre, i limiti di questa vecchia Carta costituzionale sarda, che vada oltre questo Statuto.
Quindi occorre prima di tutto riscrivere assolutamente il nuovo Statuto con le nuove maturazioni storiche presenti in Sardegna e convocare subito in seduta solenne il Consiglio regionale invitando tutti i parlamentari sardi per dire in modo chiaro e netto allo Stato italiano che non siamo minimamente d'accordo su questa nuova traiettoria.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Stefano Tunis per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
TUNIS STEFANO (FI). Presidente, dico in anticipo che non posso negare il voto a questa Risoluzione, però non posso neanche non sottolineare che tutte le osservazioni formulate dall'onorevole Floris, dal Gruppo dei Sardisti sono assolutamente pertinenti e contribuiscono ad arricchire un dibattito che, come abbiamo detto dall'inizio, deve essere il più possibile inclusivo. Davanti alla dimensione dell'obiettivo, davanti alla possibilità di raggiungere davvero le convergenze più ampie io auspico che il Presidente della Commissione, il presidente Agus, voglia riconsiderare la decisione di non rinviare a martedì, sono solo pochi giorni, per consentire un approfondimento anche a chi in questo momento ha bisogno di trovare all'interno di questo documento le motivazioni per addivenire a un ordine del giorno che sarebbe ancora più forte di quello che certamente riusciremmo a esitare in questo momento.
Non vi è dubbio che se votiamo in questo momento la Risoluzione passa, ci rimarrà comunque sempre il dubbio che, se ci fossimo concessi qualche giorno di riflessione, saremmo comunque potuti arrivare a un obiettivo più ampio. Troviamo questa forza, troviamo questo coraggio. Presidente Agus, troviamo il momento per stabilire che questo Consiglio si concede il famoso tempo che gli occorre per arrivare a un risultato che più è ampio più è di qualità.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Paolo Zedda per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
(Segue la traduzione in lingua italiana dell'intervento del consigliere svolto in lingua sarda)
ZEDDA PAOLO (Soberania e Indipendentzia). Presidente, noi interpretiamo questa Risoluzione nel senso più ampio, nel senso di una promozione di un confronto democratico che instradi un percorso riformista verso la nostra autodeterminazione. Che questo sia solo l'inizio! E che questa Assemblea di oggi sia solo un dibattito! Voglio ricordare che questa legislatura ha visto un consenso ai partiti sovranisti e indipendentisti che non si è mai vista nella storia dell'autonomia sarda. Più di 18 mila voti, sopra il 50 per cento dei votanti, e più del 22 per cento dei voti, considerando i partiti rappresentati in quest'Aula e quelli che sono rimasti fuori.
Noi abbiamo ricevuto un incarico da parte dei sardi, e l'incarico importante è quello di riscrivere lo Statuto, di dare più autonomia, di dare forza all'autodeterminazione dei sardi, e di dare spazio alla sovranità. Questo è l'incarico che noi abbiamo avuto con parole chiare e forti. E questa è la condizione con la quale noi votiamo a favore di questa Risoluzione. Se noi falliamo in questo incarico e in questo compito che gli elettori ci hanno affidato domani possiamo ridare le chiavi della stanza al quinto piano dove ci sono i nostri Gruppi…
PRESIDENTE. Onorevole Zedda, il tempo a sua disposizione è terminato. Ha domandato di parlare il consigliere Roberto Desini per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
DESINI ROBERTO (Centro Democratico). Presidente, intervengo per esprimere il voto favorevole su questa Risoluzione e, soprattutto, per ringraziare il presidente, l'onorevole Agus, e i componenti della prima Commissione, per l'impostazione del lavoro che si sta facendo su questo processo riformatore. Noi abbiamo una grande opportunità in quanto siamo all'inizio della legislatura e stiamo vivendo direttamente un processo riformatore all'interno della nostra Repubblica che sicuramente non ha precedenti.
Allora, in un momento così straordinario e così importante penso che ci sia la necessità che tutte le forze politiche, e non solo, che siano all'interno e all'esterno di questa Assemblea, ricoprano un ruolo importante e determinante. Soprattutto, io mi ricordo quando nel corso delle dichiarazioni programmatiche del presidente Pigliaru qualcuno diceva che la eterogeneità della nostra coalizione avrebbe costituito un problema.
Io in quell'occasione dissi che, invece, era la nostra vera risorsa, perché avere all'interno della coalizione di maggioranza, ma intendo all'interno di questo Consiglio regionale, le forze sovraniste, indipendentiste e sardiste ritengo sia un valore aggiunto. Questo valore aggiunto lo dimostreremo con i fatti, ma anche con il taglio che è stato dato al lavoro fin qui svolto.
Mi rivolgo al mio ex presidente Deriu, che poc'anzi citava i Riformatori che non sono assenti in questo momento e in questo dibattito, ma noi abbiamo l'onere di affrontare gli spot che loro hanno annunciato, questo dissesto istituzionale che ci ha portato una Sardegna così frammentata, e soprattutto un caos istituzionale che non ha precedenti, per dire (la ricordo con affetto essendo stato uno dei suoi consiglieri all'UPS) che mi sembra di rivivere ciò che ho vissuto alle scuole medie quando ho organizzato insieme ad altri compagni il primo sciopero.
Insieme a una decina di compagni di classe avevamo deciso di bloccare i cancelli; ma il giorno dopo a bloccare i cancelli eravamo in otto, non più in dieci come concordato il giorno prima. Però lo sciopero riuscimmo ugualmente a farlo, soltanto che otto dei presenti, nostro malgrado, dovettero andare accompagnati dai loro genitori, gli altri due invece no. Eppure raggiungemmo l'obiettivo. Allora, a coloro i quali non sono presenti oggi in quest'Aula, che hanno contribuito a portarci in questa condizione, dico che noi porteremo avanti questo processo delle riforme anche senza la loro partecipazione.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Angelo Carta per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CARTA ANGELO (PSd'Az). Presidente, confesso di aver fatto spesso vela a scuola, però sembrerebbe quasi che ci si stia dicendo: "Fate quello che vi pare perché tanto noi andiamo per la nostra strada". Non mi sembra assolutamente che fosse questo il livello del dibattito che si è svolto, non mi sembra sia stato questo il tono del Presidente della Commissione, non mi sembra neanche rispondente a quello che si stava svolgendo in quest'Aula.
Detto ciò, perché abbiamo chiesto anche la possibilità di un rinvio? La risposta è che volevamo inserire due questioni. La prima, ne ha parlato ora Gavino Sale, è il discorso della modifica dello Statuto. Diciamolo che vogliamo modificare lo Statuto! Questo volevamo inserire. La seconda, ne ha parlato Paolo Zedda, attiene alla possibilità di individuare un percorso per istituire l'Assemblea costituente. Naturalmente, se così non si può fare, è chiaro che nelle condizioni attuali noi voteremo contro, perché non risponde a quello che secondo noi oggi il Consiglio regionale avrebbe potuto e dovuto esprimere.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Giuseppe Fasolino per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
FASOLINO GIUSEPPE (FI). Presidente, sono in grande difficoltà, perché il dibattito in Aula ha manifestato delle lacune da parte di questo documento, riconosciute da tutti, si è chiesta una sospensione per cercare di migliorarlo, però a un certo punto si è deciso di proseguire per forza su quella strada, pur con la consapevolezza che questo è un documento incompleto, con la consapevolezza che questo è un documento che va migliorato.
Questo è un peccato, è un peccato perché si rischia di buttare all'aria l'ottimo lavoro che avete fatto in prima Commissione. Ci state mettendo in difficoltà, ci state facendo riflettere su una decisione che avevamo già preso. Se abbiamo capito che questo documento è un documento che va migliorato, se abbiamo capito che questo documento è un documento che va rafforzato per l'importanza del documento stesso, per l'importanza del lavoro che voi avete fatto in prima Commissione, perché non fermarsi un attimo per migliorarlo?
Onorevole Desini, non togliamo niente a nessuno fermandoci a riflettere e migliorando un documento, come abbiamo già fatto tante altre volte, questa non è la prima volta. Quante volte ci siamo fermati per migliorare un documento presentato, non stiamo levando valore al documento, anzi stiamo dando più valore al documento, quindi riflettiamo su questo perché io sono seriamente in difficoltà.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Pietro Pittalis per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
PITTALIS PIETRO (FI). Presidente, dal dibattito ho rilevato non una confusione istituzionale, che si sarebbe determinata per effetto di non so quali addebiti che, anche legittimamente, possano essere imputati a chi ha avuto responsabilità di Governo nella precedente legislatura, ma una confusione terribile di idee, che smentisce e contraddice il senso di quel lavoro che, noi lo abbiamo apprezzato, è stato fatto in prima Commissione.
Se il proposito è quello dell'esercizio, ancora una volta, muscolare, anche sul tema delle riforme, che già è tanto ipotizzare che si possano avviare nel chiuso di una ovattata sala, come questa del Consiglio regionale, perché richiederebbero forse un apporto partecipativo di forze non presenti qui, di organizzazioni, soprattutto quelle sociali, economiche, culturali della nostra Regione, se l'onorevole Desini però ha una idea, e se fosse anche l'idea di tutta la maggioranza, che si deve andare a ogni costo avanti lo stesso, noi vi diciamo: fatevele, perché noi abbiamo un'altra idea di come si debbano fare le riforme, e non è questa.
Ci sorprende, ci delude, ed è la ragione per la quale ci dispiace, a nome del Gruppo di Forza Italia, ritirare la firma su quella Risoluzione. Chiaritevi le idee, signori della maggioranza, perché noi amiamo il confronto, la dialettica, quindi abbiamo apprezzato gli interventi pacati che sono venuti dai banchi della maggioranza, su quella strada noi siamo pronti al confronto, tenuto conto della delicatezza della materia. E se l'impostazione è quella data dal presidente Agus, pur nella diversità delle posizioni che assumiamo, ci stiamo, se è quella che ne dà qualche altro consigliere della maggioranza, noi non ci stiamo. E quindi, per questo, io chiedo che forse quella Risoluzione va sospesa, e va sospesa in attesa di avere qualche chiarimento, altrimenti approvatevela voi. Non è questo il modo di procedere.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Modesto Fenu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
FENU MODESTO (Sardegna). Presidente, in attesa che i genitori accompagnino gli scioperanti provo a introdurre un elemento di riflessione, che penso e spero serva a noi, così come alla maggioranza. Io ho molto apprezzato l'intervento dell'onorevole Demontis, che ho ritenuto intellettualmente onesto nel momento in cui l'ha fatto, quando ha detto: "Nonostante appoggi il Governo Renzi, che mi rappresenta, ho molta difficoltà a sostenere la sua forte volontà di modificare il Titolo V della Costituzione e limitare l'autonomia e le specificità delle Regioni a statuto speciale". Allora, di fronte a una considerazione così forte, così importante, anche per gli alleati dell'attuale maggioranza, chiedo se non viene il dubbio che, forse, per difendere il nostro statuto, la nostra autonomia, la nostra specificità, la nostra volontà di popolo sardo di autodeterminare il nostro futuro, non sia meglio coinvolgere in un dibattito così importante tutti i sardi, anziché limitarci a parlarne solamente in quest'Aula? Sapendo benissimo che molti rappresentanti politici del nostro popolo non sono rappresentati in quest'Aula.
Ma di fronte a questo, di fronte a questa esigenza, cosa c'è di meglio, per tutti noi, a prescindere che si sia maggioranza e opposizione, che rispettare un referendum attraverso il quale i sardi hanno espresso la volontà di istituire una Assemblea costituente su questo tema; cosa c'è di meglio! Mi sembra il minimo! Mi sembra il minimo riconoscimento nei confronti del nostro popolo, popolo che rappresentiamo in quest'Aula.
Perché su certe tematiche, che riguardano tutti, vogliamo continuare ad andare avanti a colpi di maggioranza, senza capire, invece, che chi ci ha votato vuole che su questi temi marciamo uniti? Noi non stiamo dicendo che siamo contrari, vi stiamo dicendo: "Rafforziamo quel documento, condividiamolo ancora di più, facciamolo uscire all'esterno di quest'Aula e facciamo in modo che tutti i sardi, parlamentari compresi, condividano con il Consiglio la volontà di modificare lo Statuto, la volontà di intraprendere un percorso che vede la Sardegna finalmente quanto meno indipendente dal punto di vista economico". Non possiamo andare avanti rinunciando a fette della nostra sovranità solo perché su questo tema non siamo uniti.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Anna Maria Busia per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
BUSIA ANNA MARIA (Centro Democratico). Presidente, colleghi, io sono allibita per come è andata la discussione che ha come oggetto questa Risoluzione, perché a un certo punto la discussione ha preso una piega che evidentemente non doveva avere, posto che oggi si doveva discutere un punto di partenza. Tutti abbiamo condiviso la necessità di dover arrivare a delle riforme, tutti abbiamo detto, chi di noi era presente in Commissione, ma è stato detto anche all'inizio di questa discussione, che naturalmente non era certamente argomento di oggi decidere il metodo, poi, a un certo punto, la discussione è diventata una discussione muscolare su un argomento che non richiede muscolarità. Però non siamo stati noi, non è stato Desini, non è stato alcuno della maggioranza che ha detto che la questione doveva essere risolta con una contrapposizione forte tra maggioranza e minoranza; vi abbiamo invitato, e l'invito è sempre valido, siete voi che avete chiesto di prolungare dei tempi su una discussione che è un punto di partenza.
Che senso ha rimandare la discussione a martedì, posto che si sta parlando di un punto di partenza? Chi ha escluso che si debba arrivare all'istituzione di un'Assemblea costituente? Qui, semplicemente, si è arrivati a una discussione che verte sul fatto che forse il momento contingente porta a considerare la necessità di una legge statutaria, ma nessuno ha escluso che la discussione debba essere il più ampia possibile, che si debba tener conto anche di quanto avevano detto i sardi nella consultazione referendaria.
Allora, perché questa trasformazione? Ecco perché io dico che bisogna votare subito, ora, perché l'urgenza, la necessità è che si arrivi a una riforma dello statuto, si arrivi alla riforma della macchina regionale, si contrapponga l'interesse della Sardegna all'interesse invece individuato da Roma, e lo si debba fare subito perché questo è il punto di partenza; ci attende un duro lavoro, e non credo che perdere altri giorni a discutere se introdurre una frase o una parola in un documento che deve essere invece oggetto di condivisione, sia utile per la Sardegna.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Marco Tedde per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
TEDDE MARCO (FI). Presidente, io sono molto perplesso perchè sentendo gli interventi dei colleghi della maggioranza sembra che l'obiettivo che noi ci poniamo non sia quell'obiettivo strategico, importantissimo, fondamentale a cui tutti aneliamo, ma sia un obiettivo minimale, residuale, un obiettivo bagattellare. Come si fa, io mi chiedo, a pensare di poter raggiungere un obiettivo di cotanta portata se in quest'Aula abbiamo soltanto il 52 per cento delle forze politiche presenti in Sardegna, e se in quest'Aula, che già è riduttiva rispetto alle forze politiche che ci sono in Sardegna, soltanto una parte, una parte qualificata quantitativamente, soltanto una parte ha condiviso e condivide un determinato percorso, ha condiviso e condivide un determinato documento.
Facciamo un passo indietro, un passettino indietro per poi farne due, tre in avanti; che cosa cambia approvare oggi questa Risoluzione con un braccio di ferro, che a nulla serve, o approvarla fra una settimana, fra dieci giorni, con una condivisione di massima che dà forza, che dà base, che dà fondamenta a questo percorso che vogliamo creare, a questo obiettivo che vogliamo raggiungere? State partendo senza avere delle fondamenta solide se volete partire da soli; non si può assolutamente fare le riforme da soli, le riforme le deve fare tutta l'Aula, anzi oserei dire che le deve fare tutta la Sardegna, tutte le forze politiche presenti in Sardegna.
La temperie culturale e politica che stiamo vivendo in tema di autonomismo, in tema di specificità, in tema di sovranità è delicatissima. Siamo sotto lo schiaffo di Renzi, siamo sotto lo schiaffo, comunque, di un'opinione pubblica che probabilmente non capisce che cosa è la Sardegna, cosa è la specificità della Sardegna, per quale motivo noi abbiamo questa specificità, che non è una regalia, non è un dono, è soltanto un modo per riequilibrare i nostri problemi, riequilibrare l'handicap dell'insularità. Quindi stiamo uniti, stiamo assieme, facciamo un passo per volta, ma partiamo da una base solida, diversamente stiamo rischiando di fallire prima ancora di essere partiti.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Daniele Cocco per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
COCCO DANIELE (SEL). Presidente, io voglio tranquillizzare gli amici dell'opposizione sul fatto che non vogliamo assolutamente fare questo percorso da soli e lo abbiamo dimostrato. Io tirerei le orecchie in maniera violenta al Presidente della prima Commissione perché se lui non avesse chiesto quei cinque minuti di sospensione noi avremmo votato all'unanimità la Risoluzione perché dagli interventi si evinceva chiaramente questo, e quindi ha ragione l'onorevole Tedde quando, nell'ultimo intervento, dice: "non costa niente fare due passi avanti o tre indietro"; infatti non costa niente!
Abbiamo detto e avete detto che questo è solo l'inizio di un percorso che vogliamo condividere non solo con le forze presenti all'interno di questo Consiglio regionale, che probabilmente non sono neanche la maggioranza dei rappresentanti del popolo sardo, ma con tutti coloro, forze politiche e non, che sono presenti fuori dal Consiglio regionale. Perché non siamo - diceva l'onorevole Tedde - sotto lo schiaffo di Renzi, e oserei dire anche di Berlusconi e anche di altri. Però noi abbiamo dimostrato, anche con la proposta di Risoluzione approvata in Commissione, che c'è la volontà di affrancarci da quel modo di pensare per la nostra isola.
Io sommessamente, perché so che siete persone responsabili e voi, come noi, volete il bene per la nostra isola, per le nostre comunità e per il nostro popolo, vi chiedo, per iniziare bene questo percorso, come primo passo di votare questa Risoluzione che avete elaborato, voi, insieme a noi; quindi davvero non vedo nessun motivo per fare prove muscolari, per voler segnare una differenza fra chi è in questo momento in maggioranza e chi è all'opposizione. Sulle riforme credo che ci sia davvero bisogno di tutti.
Vi chiedo di votare la Risoluzione e poi avremo tempo per fare tutto il resto insieme. Questo non è che un piccolissimo passo, purtroppo non è questa la cosa importante oggi che possa risolverci davvero tutti problemi. Avremo necessità di grande fatica, di grande sacrificio e di grande sudore per arrivare insieme a quello che ci auguriamo per la nostra isola.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Pietro Cocco per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
COCCO PIETRO (PD). Presidente, siamo in presenza di un documento che la prima Commissione ha approvato all'unanimità e anche il dibattito che oggi si è svolto mi pare incanalato su una condivisione delle cose dette. Va ricordato che siamo in presenza di una Risoluzione; una Risoluzione non è una proposta di legge, non sono argomenti che, come dire, vengono scritti sulla pietra. È una Risoluzione che è stata definita un primo passo, se ne faccia uno per volta e io sono assolutamente d'accordo che sia così.
Non è nostra intenzione mettere in difficoltà nessuno, al contrario, però condivido anche l'idea che è stata testé sostenuta dall'onorevole Floris, il quale dice che questo Consiglio regionale è pieno di ordini del giorno che sono rimasti inascoltati e, ancora una volta, è francamente quasi inverosimile dire e anche pensare di dividerci su una Risoluzione approvata all'unanimità in Commissione, trascinandola all'infinito, per cinque, sei o dieci giorni; questo comportamento farebbe apparire questo Consiglio regionale, agli occhi di chi ci guarda, ingessato.
Una virgola in più, un punto e virgola, un punto esclamativo, sono veramente questi gli elementi che possono modificare l'atteggiamento dei colleghi di opposizione nell'approvazione di una Risoluzione come questa? Io credo che francamente sia una cosa davvero difficile da capire, non da noi, che sappiamo come funzionano i lavori qua dentro, ma da chi ci ascolta. Una Risoluzione è un documento semplice, un primo passo. Qui non c'è chi ha la verità in tasca e che pensa di fare le riforme in quest'Aula a colpi di maggioranza. Non è questa la nostra intenzione. La nostra intenzione è lavorare assieme, tentare di fare un cammino comune, perché le riforme poi si fanno o non si fanno per me o per noi tutti, si fanno nel tentativo di dare a questa Regione uno strumento migliore, di dare più potere ai cittadini della Sardegna, di scrivere delle cose delle quali in tanti hanno parlato, di cui i padri nobili hanno scritto e quindi possono essere presi come esempio.
Questa è una piccola Risoluzione, importante, approvata dalla Commissione all'unanimità. Io direi di tenere in piedi questa con l'impegno da parte di tutti, noi per primi, di lavorare assieme dal primo giorno in cui si metteranno i tasselli veri delle riforme che devono essere fatte per la Sardegna. Quindi un invito ai colleghi di votare la Risoluzione senza intestardirsi troppo sulle virgole che, in questo momento, credo che possano essere assolutamente trascurate.
PRESIDENTE. Poiché nessun altro domanda di parlare, metto in votazione la Risoluzione.
Ha domandato di parlare il consigliere Christian Solinas. Ne ha facoltà.
SOLINAS CHRISTIAN (PSd'Az). Presidente, chiedo la votazione nominale.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, della Risoluzione numero 3.
(Segue la votazione)
Prendo atto che il consigliere Pizzuto ha votato a favore.
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Azara - Busia - Cherchi Augusto - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Collu - Comandini - Cozzolino - Demontis - Deriu - Desini - Forma - Lai - Ledda - Lotto - Manca Gavino - Manca Pier Mario - Meloni - Moriconi - Perra - Pinna Rossella - Piscedda - Pizzuto - Ruggeri - Sabatini - Sale - Solinas Antonio - Tendas - Unali - Usula - Zedda Paolo.
Rispondono no i consiglieri: Cappellacci - Carta - Cherchi Oscar - Fasolino - Fenu - Floris - Locci - Pinna Giuseppino - Pittalis - Solinas Christian - Tatti - Tedde - Tocco - Truzzu - Tunis - Zedda Alessandra.
Si è astenuto il Presidente Ganau.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 49
votanti 48
astenuti 1
maggioranza 25
favorevoli 32
contrari 16
(Il Consiglio approva).
Il Consiglio è convocato domani, giovedì 24 luglio, alle ore 10.
La seduta è tolta alle ore 19 e 37.
Allegati seduta
Risposta scritta
Risposta scritta dell'Assessore del lavoro, formazione professionale, cooperazione e sicurezza sociale all'interrogazione TEDDE sulle tempistiche di redazione dell'elenco delle imprese ammesse al bando dell'Assessorato regionale del lavoro, formazione professionale, cooperazione e sicurezza sociale "Lunga estate" e di erogazione dei contributi.
In relazione all'interrogazione in oggetto, con la quale si interrogano il Presidente della Regione e l'Assessore regionale del Lavoro, formazione professionale, cooperazione e sicurezza sociale, sulle motivazioni delle "lungaggini burocratiche" che impedirebbero la redazione dell'elenco delle imprese ammesse a finanziamento, e sulle iniziative che si intende assumere al fine di erogare le somme dovute in tempi brevissimi, per fornire un sostegno alle imprese in crisi, si espone quanto segue.
In relazione ai primo punto si precisa che in data 21 maggio sono state pubblicate le graduatorie delle imprese ammesse e non ammesse relativamente all'Avviso "Lunga Estate-Contributi 2013".
Le medesime potranno essere consultate sul portale della Regione Autonoma della Sardegna http://www.regione.sardegna.it e su quello di Sardegna Lavoro http://www.sardegnalavoro.it/.
In riferimento al secondo punto, relativo ai tempi necessari per il pagamento delle suddette imprese in tempi brevi, si rammenta che l'Avviso Lunga Estate è finanziato in parte con fondi comunitari e, pertanto, soggetto ad un regime di controlli, necessari alla verifica di una corretta gestione e spendita delle risorse. Si ricorda altresì che, per consentire all'Amministrazione di effettuare i pagamenti, l'impresa deve porre in essere alcuni adempimenti nei termini perentori indicati dall'Avviso, quali la presentazione della nota di adesione (entro venti giorni dalla notifica), la trasmissione della rendicontazione finale (entro novanta giorni dalla data di notifica dell'ammissibilità), in assenza dei quali, non è possibile procedere alla liquidazione delle somme dovute. Se si considera, inoltre, la necessaria acquisizione del DURC positivo da parte dell'Amministrazione, e, in caso contrario, l'attivazione del potere sostitutivo della Regione ai sensi dell'Art. 31, c. 8 - bis, L. 98/2013, oltre l'obbligatoria verifica sullo sportello Equitalia, qualora il pagamento superi 10.000 euro, e i conseguenti tempi di notifica e di eventuale opposizione del debitore (sessanta giorni), risulta evidente che le citate "lungaggini burocratiche" siano strettamente connesse alla procedura in essere. Nonostante ciò, si manifesta la ferma volontà di portare a compimento tutti gli adempimenti sopra descritti, e i numerosi altri non citati, con ogni consentita urgenza. (10)
Testo delle interrogazioni, interpellanze e mozioni annunziate in apertura di seduta
INTERROGAZIONE TOCCO - PITTALIS - ZEDDA Alessandra - CAPPELLACCI - PERU - LOCCI, con richiesta di risposta scritta, sulla situazione generale del servizio di trasporto aereo svolto dalla società Meridiana, con particolare riferimento alla Sardegna.
I sottoscritti,
premesso che le ricorrenti notizie su ritardi, riprogrammazioni e cancellazioni di voli, scioperi, vertenze sindacali ed azioni eclatanti del personale, talvolta condotte in maniera selvaggia, non hanno certamente giovato e non gioveranno alla qualità del servizio, né tanto meno all'immagine offerta dalla Sardegna, quale auspicata ed ambita meta turistica, da raggiungere per mezzo di scali aeroportuali come Olbia;
considerato che la politica di sviluppo gestionale del management societario pensata per la Sardegna, alla luce di quanto apparso sui media, porrebbe lo spettro di migliaia di lavoratori in esubero ed il ricorso a risorse umane e mezzi esterni, per far fronte alle emergenze e necessità sopravvenute;
rilevato che la seconda compagnia aerea nazionale, oltre che leader nell'Isola per volumi di traffico (avendo, con 259 voli complessivi, il numero maggiore di frequenze settimanali), nonché seconda in termini di destinazioni (31), non può guardare al futuro nel segno dell'incertezza e dell'instabilità, considerando il ruolo fondamentale svolto da Meridiana nel servizio di trasporto aereo da e per la Sardegna;
tenuto conto che i sostegni pubblici per calmierare il costo dei voli e per affrontare le criticità patite dalla forza lavorativa impiegata dovrebbero necessariamente portare l'azienda a porre in essere azioni dagli effetti positivi, tramutandosi in servizi idonei e concreti per la Sardegna ed i sardi, scoraggiando il vettore a seguire logiche aziendali elaborate su voli che prevedono scali non regionali e su una forza lavoro decurtata rispetto agli attuali livelli;
considerato che la Regione dovrebbe avere un ruolo primario nello sviluppo delle vicende societarie, dalla definizione del piano industriale alle risorse e mezzi impiegati, dall'individuazione di voli e tariffe agli aspetti occupazionali, ricevendo, la società, importanti risorse regionali per il finanziamento delle rotte in continuità territoriale, che interessano i residenti ed i nati in Sardegna;
ritenuto che con la nuova stagione turistica, oramai in pieno svolgimento, è palese e stringente la necessità di ridurre i contenziosi di natura sociale, limitare i tempi di trattative e discussioni, per far posto ad atti concreti riguardanti l'efficienza e l'efficacia del trasporto aereo isolano, attrarre nuovi flussi turistici ed aumentare la competitività nel mercato nazionale ed internazionale,
chiedono di interrogare il Presidente della Regione, la Giunta e l'Assessore regionale dei trasporti sull'opportunità di:
1) tenere un ruolo primario in tutti i tavoli di confronto in cui si discutono aspetti salienti del servizio svolto da Meridiana, da quelli attivabili autonomamente fino ai livelli nazionali, chiedendo con forza un interessamento diretto e concreto del Governo;
2) favorire eventuali accordi mirati e partnership esterne, che possano rivelarsi effettivamente utili e proficue nella gestione di Meridiana, aprendo, al contempo, anche ad aziende e capitali esteri, allo scopo di salvaguardare e migliorare il servizio, in una prospettiva di crescita e sviluppo che tuteli le risorse umane impiegate, a tutti i livelli;
3) motivare la società affinché, oltre alle rotte in continuità, disponga un maggiore impegno negli altri scali dell'Isola e non solo su Olbia, al fine di aumentare i volumi di traffico, promuovere nuove politiche tariffarie concorrenziali e migliorare, contestualmente, i conti aziendali. (87)
INTERROGAZIONE COMANDINI - COZZOLINO - FORMA - MANCA Gavino - PINNA Rossella - MORICONI, con richiesta di risposta scritta, sul progetto per la realizzazione di un porto turistico di fronte alla spiaggia di Santa Margherita di Pula.
I sottoscritti,
premesso che:
- la società Calaverde Srl ha presentato un progetto di costruzione di un porto turistico davanti alla spiaggia di Santa Margherita di Pula;
- in merito alla vicenda, in data 1° luglio 2002, era stata presentata in Consiglio regionale l'interpellanza n. 257/A sul progetto per la realizzazione di un porto turistico di fronte alla spiaggia di Santa Margherita di Pula dove venivano interpellati il Presidente della Regione e gli assessori competenti per sapere: se il progetto in questione presentasse invero carenze e irregolarità già segnalate nella medesima interpellanza; se esistesse, nella zona di cui trattasi, un vincolo paesaggistico e se fosse stata garantita una valutazione di impatto ambientale per garantire la tutela dei beni e dei diritti della comunità, delle famiglie e degli imprenditori dei preesistenti insediamenti;
- la nota n. 2058 del 30 settembre 2002, sul progetto di ampliamento della società Calaverde, dell'ex Assessore regionale della difesa dell'ambiente, dott. Emilio Pani, e destinata all'Assessore regionale degli enti locali, finanze ed urbanistica, osservava tra i tanti argomenti: a) la carente istruttoria relativa all'impatto sulle aree retrostanti, anche alla luce delle convenzioni di lottizzazione autorizzate che avevano valutato la proporzionalità e la compatibilità dell'attuale porticciolo di dimensioni contenute con l'insediamento turistico; b) il pericolo dell'erosione della spiaggia adiacente; c) l'opera altamente pericolosa per l'ambiente, tant'è che l'organo tecnico istruttore prevedeva la possibilità di interrompere i lavori avviati, con l'obbligo di rimozione di quanto fatto ed il Servizio sistema informativo ambientale, valutazione impatto ambientale e educazione ambientale (SIVEA) poneva la fideiussione bancaria a garanzia dei danni possibili;
- il Comune di Pula, con nota del sindaco n. 15392 del 21 novembre 2001, aveva espresso parere negativo sull'opera a causa del pericolo di dissesto ambientale sulla costa destinata all'utilizzo turistico balneare; tale nota, ribadita con delibera unanime del consiglio in data 11 luglio 2002, ha avuto una doppia convalida giurisdizionale in quanto impugnata dalla Calaverde Srl, ma ritenuta legittima sia dal TAR Sardegna (sentenza 26 gennaio 2004, n. 83) che dal Consiglio di Stato (sentenza Sez. VI, 17 maggio 2006, n. 2851);
dato atto che:
- l'area del porto di Calaverde si trova alla foce del Rio Perdosu e che tale area è a rischio idraulico elevato, come definito e normato nel Piano stralcio per l'assetto idrogeologico (PAI) della Regione approvato con delibera della Giunta regionale n. 54/33 del 30 dicembre 2004, e che pertanto già adesso la situazione in atto costituisce obiettivamente potenziale pericolo per l'incolumità delle persone e dei beni economici; tale condizione di rischio idraulico è testimoniata dai recenti eventi alluvionali che hanno determinato condizioni di rischio idraulico evidenti e hanno prodotto già il 25 gennaio 1995, l'ordinanza dell'Ufficio del Genio civile di Cagliari, in cui si ordinava il ripristino urgente dell'alveo naturale del Rio Perdosu in modo tale da renderlo atto ad accogliere le portate ordinarie di piena e a far defluire senza danni alle cose e alle persone, la portata di massima piena del rio;
- con ordinanza n. 36 del 22 febbraio 2006 la Capitaneria del Porto di Cagliari impose il divieto assoluto di utilizzo, transito, ormeggio e sosta nell'intero ambito portuale, motivandolo con la necessità di assicurare la pubblica incolumità per la carenza di manutenzione programmata e per la sua ubicazione presso la foce di un corso d'acqua a carattere torrentizio;
- con nota del 23 febbraio 2006 il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti - Capitaneria di porto di Cagliari, comunicò che il Servizio integrato infrastrutture e trasporti (SIIT), previo apposito sopralluogo, aveva dato conferma in merito allo stato di potenziale pericolo per tutto l'ambito portuale di Calaverde che era in stretta connessione con la situazione idrogeologica del Rio Perdosu;
- dal 2002 l'iniziativa della Calaverde Srl ha determinato un dissenso popolare manifestato anche con una raccolta firme; l'opposizione popolare è un dato da considerare non solo ai fini del consenso politico elettorale, ma anche con elemento giuridicamente decisivo ai fini dell'impatto ambientale, ai sensi della direttiva comunitaria 13 dicembre 2011 n. 2011/92/UE, recepita in Italia con la legge comunitaria 6 agosto 2013, n. 97 che, all'articolo 3, pone al primo posto l'uomo prima ancora della natura;
- l'area inoltre, come risulta peraltro dalle previsioni progettuali, è già ad alto rischio di erosione costiera in quanto è prevalente il trasporto longitudinale litoraneo, e quindi il già precario equilibrio morfodinamico potrebbe essere gravemente alterato da un'opera marittima altamente invasiva quale quella proposta, determinando potenzialmente la scomparsa delle spiagge limitrofe antistanti i villaggi Calaverde, Is Morus, Stella Marina e gli Hotel Forte Village, Is Morus, Abamar; in tale senso si segnala come già negli ultimi anni si sia verificata, in tali spiagge, una notevole riduzione dell'estensione; tale elevato rischio di erosione si pone in contrasto con gli stessi indirizzi indicati nella sezione dedicata all'ambito Nora 2 - Indirizzi - Punto 12) del PPR, che testualmente recita "Conservare i sistemi ecologici delle spiagge, delle dune e delle zone umide litoranee, attraverso interventi integrati intercomunali, finalizzati a organizzare e regolamentare la viabilità, la sosta e l'accesso per la fruizione turistico ricreativa, l'organizzazione dei servizi di supporto alla balneazione, in relazione alla vulnerabilità e sensibilità del complesso ambientale, integrando azioni di recupero della naturalità delle aree degradate";
- l'opera determinerebbe non solo un grave inquinamento sulle spiagge adiacenti, ma soprattutto la rapida scomparsa della spiaggia antistante i villaggi Calaverde, Is Morus, Stella Marina e gli Hotel Forte Village, Is Morus, Abamar, dichiarata di notevole interesse pubblico con decreto ministeriale 19 luglio 1963 e di notevole interesse naturalistico, paesaggistico e turistico;
considerato che:
- la Giunta regionale, nonostante le valutazioni del 2002, con recente deliberazione n. 24/22 del 27 giugno 2013 sotto la dicitura "riqualificazione del porto turistico di Calaverde", ha formulato parere favorevole di legittimità ad autorizzare il procedimento in relazione alla proposta presentata dalla società Calaverde Srl;
- il Comune di Pula, con delibera del Consiglio comunale n. 6 del 1° marzo 2014, ha espresso formalmente parere negativo all'istanza del 20 marzo 2013 "Riqualificazione, messa in sicurezza e ampliamento dell'approdo turistico costiero di Calaverde ubicato in località Santa Margherita di Pula in regime di project financing (art. 153 - comma 19 - D.Lgs. n. 163/2006) della Proponente Calaverde S.r.l.";
- la Giunta regionale con delibera n. 24/22 del 27 giugno 2013 autorizza il procedimento di cui all'articolo 153, comma 19, del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, in relazione alla proposta presentata dalla società Calaverde Srl in data 20 marzo 2013;
- la Giunta regionale con delibera n. 10/20 del 28 marzo 2014 ha abolito il PPS in attesa di un nuovo Piano paesaggistico Sardegna e di una sua legge urbanistica;
- in data 15 luglio 2014 è stata convocata la conferenza di servizio per esprimere il parere sul progetto presentato dalla società Calaverde Srl;
- che a tutt'oggi da parte dell'Amministrazione regionale non è stata dichiarata la pubblica utilità dell'opera in argomento;
- non esiste un piano dei porti regionali atto a definire una programmazione funzionale degli approdi;
- non esiste neanche un piano delle opere pubbliche regionali che giustifichi l'intervento,
chiedono di interrogare il Presidente della Regione, l'Assessore regionale dei lavori pubblici, l'Assessore regionale della difesa dell'ambiente e l'Assessore regionale degli enti locali, finanze ed urbanistica per conoscere:
1) quali siano le ragioni che possano oggi indurre la Regione ad avviare un procedimento volto alla creazione di questo grande porto laddove tale iniziativa nel 2002 era stata valutata negativamente e che è stata valutata negativamente di nuovo dallo stesso Comune di Pula il 1° marzo 2014;
2) se si sia tenuto conto che tale intervento andrebbe a sconvolgere un sistema naturale che nei secoli e nei millenni, ha garantito il mantenimento dalla spiaggia di Santa Margherita, rinomata sia in Italia che all'estero;
3) se la società Calaverde, durante il periodo di vigenza della concessione, abbia effettuato un idoneo monitoraggio dei dati meteomarini tramite ondametri e stazioni meteorologiche e dei dati morfodinamici (rilievi delle spiagge emerse e sommerse, e del trasporto solido longitudinale marino e fluviale), relativi all'ambito di influenza delle opere portuali e se abbia comunicato le risultanze del monitoraggio, asseverate da professionisti specializzati nel campo, secondo le modalità e i tempi concordati con l'Assessorato regionale della difesa dell'ambiente;
4) se non si ritenga urgente e necessario revocare la deliberazione della Giunta regionale n. 24/22 del 2013 al fine di concordare preventivamente con le comunità interessate le garanzie pubbliche necessarie per prevenire forti e negativi impatti ambientali e paesaggistici sui siti interessati e quelli limitrofi. (88)
INTERROGAZIONE ARBAU - AZARA - LEDDA - PERRA, con richiesta di risposta scritta, sulla necessità di procedere alla verifica di conformità alla normativa vigente del bando per l'affidamento del servizio di ristorazione delle mense universitarie dell'ERSU di Cagliari.
I sottoscritti,
premesso che:
- l'ERSU di Cagliari ha pubblicato il 23 giugno 2014, scadenza 30 luglio 2014, un bando di gara per l'appalto del servizio di ristorazione delle mense universitarie di propria competenza, per un importo complessivo di euro 7.636.666,67 più IVA, criterio di aggiudicazione: prezzo più basso;
- all'articolo 19 del capitolato speciale d'appalto si prevede che i prodotti alimentari (frutta, verdura e ortaggi, legumi, cereali, pane e prodotti da forno, pasta, riso, farina, patate, polenta, pomodori e prodotti trasformati, formaggio, latte, yogurt, uova, olio) devono provenire per almeno il 30 per cento, da produzione biologica, per almeno il 20 per cento da sistemi di produzione integrata IGP DOP e STG e per almeno il 10 per cento da prodotti tipici e tradizionali della Regione;
considerato che:
- il criterio scelto per l'aggiudicazione, unicamente basato sul prezzo più basso, non risulta conforme a quanto disposto dall'articolo 59, comma 4 della legge 23 dicembre 1999, n. 488 (Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato), e dall'articolo 2 del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163 (Codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture in attuazione delle direttive 2004/17/CE e 2004/18/CE), che stabilisce che "le pubbliche amministrazioni, quando procedono all'acquisto di derrate alimentari per i servizi di ristorazione direttamente gestiti o predispongono capitolati per servizi di ristorazione collettiva aggiudicati con il criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa, subordinano l'economicità a criteri di qualità, nonché alla tutela della salute e difesa dell'ambiente, ad esigenze sociali e alla promozione dello sviluppo sostenibile";
- il suddetto bando appare carente sotto il profilo dell'applicazione dei principi di salvaguardia e promozione della qualità dei prodotti della Sardegna, che peraltro si coniugano perfettamente con i criteri che la medicina ed il mondo scientifico pongono a fondamento di una sana ed equilibrata alimentazione;
evidenziato che:
- si è ormai generalmente affermato, come principio cardine dei bandi per l'affidamento del servizio mense scolastiche, già adottato nelle stragrande maggioranza delle regioni italiane, l'utilizzo di prodotti alimentari a km zero, al fine di garantire il massimo apporto dei valori nutrizionali nei cibi somministrati ai giovani utenti;
- appare significativo in tal senso l'esempio fornito dal bando per l'affidamento del servizio mensa nelle scuole materne, elementari e medie del Comune di Roma in cui si è proceduto all'accorpamento di tutti i servizi, con l'emissione di un unico bando europeo da circa 426 milioni di euro, suddiviso in 11 lotti;
- fra i criteri di valutazione dell'offerta, oltre a quello economico, è infatti previsto "l'utilizzo di prodotti provenienti da un territorio compreso nell'arco di 150 km in linea d'aria dal Campidoglio, per favorire i prodotti locali e ridurre l'impatto ambientale del trasporto, l'introduzione di filetti di pesce fresco in sostituzione di quello surgelato, l'utilizzo di prodotti provenienti da cooperative sociali, misure per il contenimento dei consumi energetici e per il riciclo dei residui di mensa, con la consegna dei pasti integri a centri caritatevoli e l'impiego degli avanzi per il consumo animale o il compostaggio";
richiamato altresì il procedimento afferente l'affidamento del servizio mense attivato già nell'ottobre del 2011 dall'ERSU di Sassari che, applicando i criteri delle legge regionale n 1 del 2010 contenente le norme per la promozione della qualità dei prodotti isolani, della concorrenza e della tutela ambientale, ha costituito un albo dei fornitori con lo scopo di offrire alta qualità creando al contempo una rete di solidarietà con i produttori locali;
sottolineato che il bando emanato dall'ERSU sassarese ha previsto una selezione delle forniture alimentari non più secondo il criterio del massimo ribasso, ma dell'offerta economicamente più vantaggiosa, che subordina l'economicità a criteri di qualità e alla tutela della salute e della difesa dell'ambiente, promuovendo lo sviluppo sostenibile con l'introduzione di prodotti agricoli e agro-alimentari regionali, per cui i menù proposti nelle mense tengono conto sempre più della stagionalità e delle produzioni a km zero;
rimarcato che:
- nel luglio 2012 è stato siglato dalla Regione Toscana un protocollo d'intesa con produttori e cooperative locali per garantire che nelle mense pubbliche regionali, dalle scuole agli ospedali arrivi il cibo toscano, i prodotti agroalimentari a km zero, coltivati all'interno del proprio territorio;
- poiché solo le mense del Diritto allo studio universitario erogano in Toscana circa 5 milioni di pasti all'anno, questo accordo consente di raggiungere due obiettivi importanti: migliorare la qualità dei pasti e dare impulso all'economia locale; il suddetto protocollo rientra nell'ambito del progetto regionale "Filiera corta" avviato dalla Regione Toscana fin dal 2007 all'interno del quale è compresa la specifica misura "Mense più sane", che ha consentito di inserire nelle mense pubbliche i prodotti biologici, quelli tipici e quelli tradizionali;
- anche in Sardegna, soprattutto nell'ultimo decennio, sono stati avviati importanti progetti sulle mense scolastiche, tra i quali, per i risultati raggiunti assume particolare rilievo il progetto "Satu po imparai" nato nell'anno scolastico 2009/2010, realizzato dalla collaborazione tra la Provincia del Medio Campidano (Assessorato alla pubblica istruzione) e l'Agenzia Laore Sardegna,
chiedono di interrogare il presidente della Regione e l'Assessore regionale della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport per sapere:
1) se ritengano opportuno, alla luce delle considerazioni esposte, procedere ad una sospensione del bando dell'ERSU di Cagliari per l'affidamento del servizio delle mense universitarie, al fine di verificarne la conformità alle norme vigenti ed in particolare all'articolo 2 del decreto legislativo n. 163 del 2006, nella parte in cui si prevede l'aggiudicazione della gara sulla base del "prezzo più basso" e non dell'offerta economicamente più vantaggiosa, criterio che va ben oltre la valutazione meramente economica, basata esclusivamente sul maggior ribasso;
2) se non ritengano altresì opportuno, di concerto con gli assessori competenti, predisporre delle linee guida che promuovano l'utilizzo dei prodotti di qualità certificata (DOP, IGP, biologici), tradizionali, locali e a filiera corta nelle mense pubbliche, ospedaliere e scolastiche della Sardegna, (interpellanza del 9 giugno 2014, n. 24/A, ARBAU - AZARA - LEDDA - PERRA, sulla necessità di avviare un progetto regionale per promuovere la sana alimentazione con l'utilizzo di prodotti tipici, tradizionali, a filiera corta nelle mense pubbliche della Sardegna);
3) se vogliano valutare l'adozione di protocolli d'intesa, sul modello della Regione Toscana, con i produttori e cooperative isolani, al fine di promuovere concretamente ed in tempi rapidi l'introduzione dei prodotti sardi nelle mense pubbliche regionali, con l'obiettivo di migliorare la qualità dei pasti e dare un importante impulso a settori fondamentali della nostra economia. (89)
INTERROGAZIONE TEDDE - PERU, con richiesta di risposta scritta, sulla situazione di criticità degli immobili della ASL di Sassari.
I sottoscritti,
- la maggior parte degli immobili della ASL di Sassari è caratterizzata da una situazione di criticità dal punto di vista strutturale ed impiantistico;
- tale situazione riguarda in particolare le strutture relative al Magazzino farmaceutico San Camillo (compartimentazioni e vie di fuga), all'Ospedale civile di Ozieri, all'Ospedale marino di Alghero (antincendio) e all'Ospedale SS. Annunziata di Sassari per quanto attiene all'inadeguatezza ai fini antincendio, Ospedale civile di Alghero (vetustà e inidoneità dei locali);
- per quanto riguarda quest'ultima struttura, ed in particolare nei locali del Centro trasfusionale, sono state segnalate pesanti carenze igienico-sanitarie e strutturali;
- tali carenze sono state oggetto degli accertamenti urgenti recentemente svolti dagli organi competenti, i quali hanno rilevato un serie di anomalie in ordine a problematiche strutturali, carenze igienico-sanitarie e criticità tecnico-manutentive;
- la Direzione generale della ASL ha richiesto ai dirigenti competenti di intervenire con ogni misura necessaria a ripristinare i livelli di sicurezza nei luoghi di lavoro stabiliti dalle norme vigenti;
- gli interventi legati alle altre carenze segnalate richiedono l'assegnazione di risorse finanziarie adeguate da parte della Giunta regionale,
chiedono di interrogare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale per sapere:
1) quali siano gli indirizzi politici della Giunta regionale in ordine alla situazione sopra illustrata;
2) quali provvedimenti urgenti si intenda porre in essere al fine di rimediare nell'immediato alle gravi carenze segnalate. (90)
INTERROGAZIONE CRISPONI, con richiesta di risposta scritta, sulla ventilata soppressione degli uffici della Motorizzazione civile di Nuoro.
Il sottoscritto,
premesso che sarebbe intendimento del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti procedere alla chiusura della Motorizzazione civile di Nuoro con accorpamento a quella di Sassari, così come denunciato a mezzo stampa dalle organizzazioni sindacali (CISL FP), dalle associazioni di categoria (Apan Nuoro), dalle agenzie automobilistiche, autoscuole, aziende di trasporto e dagli utenti in genere;
considerato che presso gli uffici della Motorizzazione operano poche unità funzionali rispetto alla mole imponente di lavoro con oltre 600 pratiche giornaliere e circa 1.000 settimanali relative a rilascio di patenti di guida auto, moto e nautiche, fogli rosa, nuove immatricolazioni e attività di collaudo e revisione;
ritenuto che sia inaccettabile obbligare gli utenti ad accollarsi i disagi e gli oneri per il raggiungimento di altra sede provinciale per il disbrigo delle pratiche e per le attività connesse al collaudo dei mezzi;
preso atto che la oramai sistematica azione di smantellamento dei presidi dello Stato in Provincia di Nuoro, non ultima quella preannunciata della probabile imminente chiusura o accorpamento anche della locale Camera di commercio, sta letteralmente demolendo uffici di specifico interesse per le popolazioni nuoresi ed ogliastrine, con un conseguente ulteriore isolamento del territorio,
chiede di interrogare l'Assessore regionale dei trasporti per sapere se:
1) sia a conoscenza della ventilata soppressione della Motorizzazione civile di Nuoro che potrebbe immotivatamente inficiare il complesso sistema organizzativo e autorizzativo nel comparto del trasporto pubblico e privato, nel vasto territorio delle Province di Nuoro - Ogliastra;
2) siano state avanzate osservazioni al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, valutando iniziative di un maggior coinvolgimento della Regione con una nuova funzione di coordinamento e eventuale assorbimento delle professionalità in carico agli uffici delle motorizzazioni provinciali della Sardegna. (91)
INTERROGAZIONE COCCO Daniele Secondo, con richiesta di risposta scritta, sulla situazione di abbandono in cui versa la strada statale n. 597, tratto Mesu e Rios.
Il sottoscritto,
premesso che:
- la strada statale n. 597, tratto Mesu e Rios, si trova in uno stato di estremo degrado ed abbandono;
- il manto stradale risulta essere sconnesso, pieno di buche a causa del mancato intervento, sia in via ordinaria che straordinaria, da parte della amministrazione ANAS;
considerato che:
- la strada statale n. 597, tratto Mesu e Rios, è eccezionalmente trafficata, sia dalle autovetture che dai mezzi pesanti, posto che moltissimi automobilisti la percorrono regolarmente per recarsi a Sassari ed Olbia;
- i cittadini del Logudoro e del Goceano, giornalmente, si recano nelle due città per raggiungere gli ospedali, il tribunale nonché la maggior parte degli istituti superiori;
- i sindaci dei paesi interessati più volte hanno denunciato tale situazione e la pericolosità potenziale della strada piena di insidie e trabocchetti atti a validare la responsabilità dell'ANAS in ipotesi di sinistrosità;
- l'ANAS, nel pianificare i programmi operativi sul territorio, dovrebbe utilizzare quale criterio quello della priorità, in termini di necessità ed urgenza, degli interventi di manutenzione;
- la strada statale n. 597, tratto Mesu e Rios, necessita di interventi caratterizzati da urgenza posto che negli ultimi 4-5 anni non è mai stata interessata neanche da opere di manutenzione ordinaria;
- il ritardo nell'esecuzione delle opere acuisce il malcontento delle popolazioni delle zone interessate dall'intervento, nonché cronicizza le conseguenze del prolungato isolamento geografico,
chiede di interrogare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale dei lavori pubblici per conoscere, data l'inerzia dell'ANAS, se sia auspicabile un intervento in termini interlocutori al fine di sensibilizzare chi di competenza in merito all'intervento manutentivo sopra evidenziato, anche al fine di dare delle risposte ai cittadini oramai esasperati. (92)
INTERROGAZIONE ARBAU - AZARA - LEDDA - PERRA, con richiesta di risposta scritta, sulla necessità che il Presidente della regione e la Giunta regionale procedano ad attivarsi quale parte offesa nel procedimento penale pendente davanti alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma avente ad oggetto la sciagurata campagna di vaccinazione per la lingua blu 2003-2004.
I sottoscritti,
premesso che:
- è notizia di questi giorni l'avvio di una inchiesta della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma avente ad oggetto la sciagurata campagna di vaccinazione per la lingua blu 2003-2004 posta in essere nella nostra Regione;
- è pure noto nel mondo pastorale sardo che quella campagna vaccinale ha diffuso la patologia in Sardegna, con fenomeni di sieroconversione che hanno, letteralmente, distrutto le greggi;
- è altresì noto che l'opposizione alla vaccinazione posta in essere dai pastori è stata strenua e documentata, ma lasciata alla sola iniziativa di singoli o di gruppi di pastori; nello specifico si ricorda che (in solitaria e nel silenzio ostile delle istituzioni sarde) il coordinamento dei pastori sardi propose ricorso avanti il Tar del Lazio per bloccare la vaccinazione ed un esposto alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Cagliari (procedimento tutt'ora in fase di indagine);
considerato che:
- la Regione è parte offesa nel procedimento penale indicato in premessa e che l'esercizio delle proprie prerogative è parte necessaria per accertare le pesanti responsabilità dei massimi dirigenti statali che imposero questa sciagurata campagna vaccinale;
- la Regione, peraltro, si renderebbe per l'ennesima volta complice (per negligente omissione) nel caso in cui non portasse all'attenzione degli inquirenti la documentazione e le informazioni in suo possesso e necessarie per rafforzare le indagini dal punto di vista dei disastrosi effetti verificatisi nelle greggi allevate in Sardegna,
chiedono di interrogare il Presidente della Regione e la Giunta regionale per sapere se intendano attivarsi quale parte offesa nel procedimento penale pendente davanti alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma avente ad oggetto la sciagurata campagna di vaccinazione per la lingua blu 2003-2004, nonché promuovere un incontro regionale con associazioni di categoria e movimenti rappresentativi del mondo pastorale per coinvolgerli nell'iniziativa.(93)
INTERROGAZIONE ARBAU, con richiesta di risposta scritta, sulla necessità di evitare la chiusura dell'Ufficio provinciale della Motorizzazione di Nuoro.
Il sottoscritto,
premesso che:
- lo Stato procede inesorabile l'opera di smantellamento dei servizi pubblici essenziali nei nostri territori già fortemente penalizzati dai continui e pesanti tagli, sui quali dovrebbe semmai effettuare un'inversione di tendenza, con un implementazione dei propri presidi, al fine di rallentare i fenomeni di spopolamento e desertificazione, che presentano costi sociali ed economici di gran lunga superiori alle economie che oggi si vogliono realizzare sulla pelle dei più deboli;
- la lenta agonia dell'Ufficio provinciale della motorizzazione di Nuoro, dopo anni di continuo dimensionamento, col personale passato dalle 30 unità alle 10 attuali, che diventeranno 7 a fine anno, prelude a un ulteriore imminente sottrazione di servizi ad un territorio che da troppo tempo è sotto posto a continui tagli e riduzioni;
- dopo la soppressione di sedi scolastiche, uffici postali, giudiziari, Banca d'Italia, Ufficio del tesoro, Università, la popolazione della Sardegna centrale, potrebbe dover subire l'ulteriore smantellamento di servizi, con la chiusura della sede provinciale della motorizzazione;
considerato che:
- il pesante dimensionamento dell'organico da diversi anni è causa di notevoli disagi e disservizi, con liste di attesa di quasi un anno per collaudi e revisioni di mezzi pesanti, apertura degli sportelli per le immatricolazioni due volte la settimana e, dal prossimo novembre, penosi spostamenti a Sassari, a Oristano o a Cagliari per sostenere gli esami di guida;
- un ulteriore riduzione o la definitiva soppressione dei servizi, comporterebbe pesanti ripercussioni e costi rilevanti per tutto il territorio, sulle imprese, sulle aziende di trasporto, agenzie automobilistiche, autoscuole e soprattutto sugli utenti, giovani che devono conseguire la patente, meno giovani che devono rinnovarla, fare collaudi, immatricolazioni e revisioni, per citare i servizi più comuni;
evidenziato che:
- il personale di area A dell'ufficio provinciale della motorizzazione civile di Nuoro, in servizio da oltre 25 anni, svolge mansioni superiori, con esperienza pluriennale sia nel reparto patenti che revisioni, è in possesso di titolo di studio, maturità o diploma quantomeno di scuola secondaria, costituente valido requisito per il passaggio all'area B e pertanto legittimamente rivendica la riqualificazione al competente Ministero delle infrastrutture e dei trasporti;
- la riqualificazione sarebbe a costo zero per le casse dello Stato, sia in quanto Amministrazione e OO.SS., già nel 2008, siglavano un accordo per cui le risorse del Fondo unico di amministrazione 2007 venivano destinate a finanziare il passaggio d'area di tutto il personale inquadrato nella prima area (circa 700 dipendenti), sia in quanto la retribuzione attualmente percepita dal personale inquadrato nel livello A1S, è superiore di 12 euro rispetto a quella richiesta per il livello B;
- il Ministero a tutt'oggi non ha ottemperato alle richieste di riqualificazione, nonostante il Consiglio di Stato abbia intimato al Ministero di avviare il passaggio all'area B di tutti i dipendenti ministeriali, individuati in circa 800 unità, in possesso dei requisiti e svolgenti le funzioni superiori;
ritenuto che:
- la riqualificazione del personale ancora operante nell'Ufficio provinciale della motorizzazione di Nuoro, consentirebbe di risolvere in un breve arco temporale le cause dei principali impedimenti alla piena funzionalità della sede nuorese;
- col legittimo passaggio del personale all'area B, si scongiurerebbe la chiusura dell'Ufficio e si eviterebbe il trasferimento delle relative competenze ad altre sedi, distanti centinaia di chilometri dal capoluogo barbaricino,
chiede di interrogare l'Assessore regionale dei trasporti per sapere:
a) se sia a conoscenza della grave situazione in cui versa l'Ufficio provinciale della motorizzazione di Nuoro, dei pesanti disservizi e disagi sopportati dai dipendenti e dall'utenza e del rischio di un imminente appesantimento della situazione se il Ministero competente dovesse procedere alla soppressione della sede nuorese;
b) se non ritenga pertanto necessario avviare con urgenza un confronto col Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, affinché dia immediato avvio al processo di riqualificazione, a costo zero, del personale ancora operante nell'Ufficio provinciale della motorizzazione di Nuoro, al fine di scongiurarne la chiusura ed evitare un ulteriore smantellamento di servizi pubblici in un territorio fortemente segnato da fenomeni di abbandono e desertificazione. (94)
INTERROGAZIONE BUSIA - DESINI, con richiesta di risposta scritta, sul risanamento dei debiti e sulla successiva trasformazione in ASP dell'IPAB Fondazione San Giovanni.
I sottoscritti,
premesso che:
- la Fondazione San Giovanni Battista è un'istituzione pubblica di assistenza e beneficienza (IPAB) con sede a Ploaghe, convenzionata con il Sistema sanitario nazionale che fornisce una pluralità di servizi in diverse aree di intervento (riabilitazione, residenza sanitaria assistenziale, comunità terapeutica psichiatrica e casa protetta);
- con legge regionale n. 23 del 2005, articolo 44 (Disposizioni in materia di Istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza (IPAB)), la Regione ha disposto la trasformazione della forma giuridica delle IPAB in aziende pubbliche di servizi alla persona o in enti morali di diritto privato, al fine di garantire l'obiettivo di un'efficace ed efficiente gestione, assicurando autonomia statutaria, patrimoniale, contabile, gestionale e tecnica;
- la Giunta regionale, con deliberazione n. 10/46 dell'11 febbraio 2009, ha accolto la richiesta di fusione presentata dalle IPAB Fondazione San Giovanni Battista e Istituto delle Figlie di Maria e successiva trasformazione in azienda pubblica di servizi alla persona, subordinatamente al completamento del piano complessivo di risanamento;
- il tavolo tecnico istituito con decreto dell'Assessore dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale n. 36 del 2 settembre 2009 per l'esame delle criticità gestionali e delle situazioni debitorie delle due IPAB Giovanni Battista di Ploaghe e Istituto delle Figlie di Maria di Sassari, ha espresso una valutazione negativa del Piano di risanamento, anche in considerazione della grave situazione debitoria della Fondazione San Giovanni Battista;
- con legge regionale 15 marzo 2012, n. 6 (legge finanziaria 2012) è stata autorizzata la spesa di 25 milioni di euro a favore dell'IPAB Fondazione San Giovanni Battista di Ploaghe per il risanamento dei debiti relativi al personale e per la successiva trasformazione in ASP San Giovanni Battista di Ploaghe;
- con decreto n. 37/1374 del 3 luglio 2012 è stato istituito un nuovo tavolo tecnico volto ad esaminare e valutare il piano presentato dal commissario straordinario per il risanamento e rilancio delle attività dell'ente;
- dalla consultazione del rendiconto generale relativo all'esercizio finanziario del 2012 risulta che l'importo di 25 milioni di euro è stato interamente impegnato e pagato nel corso del 2012;
- per quanto di conoscenza degli odierni interroganti e da quanto risulta dalla consultazione del sito internet ufficiale dell'ente, la trasformazione in ASP non è ancora avvenuta;
- gli interroganti non hanno la possibilità di conoscere l'effettiva destinazione delle somme trasferite, tenuto anche conto che il sito internet dell'IPAB Fondazione San Giovanni di Ploaghe non è aggiornato a quanto prescritto dalla normativa nazionale sulla trasparenza (decreto legislativo n. 33 del 2013 (Riordino della disciplina riguardante gli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni da parte delle pubbliche amministrazioni)),
chiedono di interrogare l'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale per avere informazioni precise in merito all'utilizzo, da parte dell'ente, dell'importo di 25 milioni trasferito nel corso dell'esercizio finanziario 2012, in merito all'attuale situazione finanziaria dell'ente, con particolare riferimento all'estinzione totale dei debiti pregressi e per avere spiegazioni sulla mancata trasformazione in ASP dell'IPAB Fondazione San Giovanni Battista di Ploaghe. (95)
INTERPELLANZA TOCCO - PITTALIS - PERU - RANDAZZO - ZEDDA Alessandra - CAPPELLACCI - FASOLINO sullo stato di precarietà del personale dell'Ente foreste della Sardegna.
I sottoscritti,
premesso che l'Ente foreste della Sardegna è un ente pubblico non economico, istituito con legge regionale n. 24 del 1999, modificata con legge regionale n. 12 del 2002, la cui disciplina è imposta dalla legislazione regionale e statutaria dalla cui potestà è regolamentata;
considerato che:
- al personale dell'Ente è riconosciuto un comparto di contrattazione distinto dal comparto del personale dell'Amministrazione regionale e degli enti regionali, al quale si applica il contratto collettivo nazionale di lavoro degli operai forestali ed impiegati agricoli addetti ai lavori di sistemazione idraulico forestale;
- al personale dell'Ente non dovrebbe applicarsi la normativa giuridica del personale della pubblica amministrazione, ma quella prevista dalla normativa di natura privatistica, né tantomeno le norme nazionali di contenimento della spesa pubblica;
rilevato che l'articolo 15, comma 26, della legge regionale n. 2 del 2007 disponeva che "l'Ente foreste della Sardegna, al fine di avviare un procedimento di stabilizzazione dei lavoratori, è autorizzato, all'interno della dotazione di personale presente al 1o gennaio 2005, a ridistribuire l'orario di lavoro derivante da cessazioni e abbandoni verificatisi per qualsiasi motivo, prioritariamente su lavoratori già dipendenti dell'ente a orario ridotto, turnisti e sui lavoratori stagionali nei cantieri dove non sono presenti i lavoratori turnisti. Le modalità e i criteri sono definiti da appositi programmi operativi, predisposti dall'Ente foreste d'intesa con le organizzazioni sindacali di categoria e approvati con apposita delibera della Giunta regionale";
tenuto conto che l'efficienza e l'efficacia dell'attività di prevenzione, monitoraggio, controllo ed intervento svolta dal personale forestale, risultando di fondamentale importanza nel territorio regionale, soprattutto nel periodo estivo, rischia di essere compromessa dal persistente stato di precarietà che investe oltre mille lavoratori che da anni operano nel settore su più fronti e che, anche attraverso le organizzazioni sindacali di categoria, hanno manifestato in più occasioni il disagio connesso alla mancata stabilizzazione in capo all'Ente;
considerato altresì che è auspicabile, oltre alle esigenze di stabilizzazione ed eliminazione del precariato, un rilancio delle politiche di sviluppo, pianificazione e organizzazione da parte del governo regionale, che investa la generalità delle risorse umane impiegate, nell'ottica di un proficuo e virtuoso utilizzo delle stesse nei vari contesti e comparti in cui si estrinseca l'attività dell'Ente foreste della Sardegna, salvaguardando, al contempo, il posto di lavoro di tanti padri di famiglia,
chiedono di interpellare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale della difesa dell'ambiente:
1) sullo stato di attuazione del programma di stabilizzazione dei precari dell'Ente foreste, secondo quanto previsto dall'articolo 15, comma 26, della legge regionale n. 2 del 2007, attuando in tempi rapidi la rimozione degli ostacoli di carattere burocratico e facendo chiarezza sulle risorse da impiegare allo scopo;
2) sulla riorganizzazione e rilancio dell'Ente, mirando al potenziamento delle politiche di tutela, sviluppo ed intervento del comparto boschivo, agendo sulla professionalità e l'esperienza del personale operante, al fine di implementare e salvaguardare il patrimonio boschivo e gli habitat regionali da una fruizione indiscriminata ed incontrollata. (41)
INTERPELLANZA DEDONI - COSSA - CRISPONI sull'applicazione della legge regionale 27 gennaio 2012, n. 2 (Autorizzazione alla partecipazione del rilancio della Keller Elettromeccanica Spa. Intervento finanziario della SFIRS Spa).
I sottoscritti,
premesso che, con la legge regionale 27 gennaio 2012, n. 2 (Autorizzazione alla partecipazione del rilancio della Keller Elettromeccanica Spa. Intervento finanziario della SFIRS Spa), il Consiglio regionale ha autorizzato la partecipazione della SFIRS Spa alla costituzione del capitale di una nuova società per azioni finalizzata al rilievo del ramo d'azienda della Keller Elettromeccanica Spa in liquidazione consistente nello stabilimento industriale di Villacidro specializzato nella produzione, nell'allestimento e nella ristrutturazione di vagoni ferroviari, per un importo massimo stabilito in euro 4.000.000;
considerate le preoccupanti notizie di stampa secondo cui le commesse che avrebbero dovuto consentire la ripresa dell'attività del ramo di azienda sarebbero state recentemente disdette e che pertanto non si sarebbe potuto procedere nella costituzione della società per azioni di cui sopra;
appreso dell'avvio, da parte dei commissari liquidatori della Keller Elettromeccanica, delle procedure di licenziamento che, dal 6 agosto 2014, interesseranno i 296 dipendenti dello stabilimento;
sottolineato che i dipendenti, i quali affermano di non percepire l'indennità di disoccupazione da cinque mesi, hanno ripreso le iniziative di lotta, occupando simbolicamente, nella giornata del 3 luglio 2014, l'aula consiliare del Municipio di Villacidro;
valutata l'importanza di una realtà produttiva come quella della Keller Elettromeccanica all'interno di un tessuto economico estremamente debilitato come quello del Medio Campidano, nel quale lo stabilimento di Villacidro rappresenta il più grande insediamento industriale, e le gravissime ripercussioni che la sua chiusura avrebbe sul piano occupazione e sociale,
chiedono di interpellare l'Assessore regionale dell'industria per sapere:
1) se si sia proceduto all'attuazione della legge regionale n. 2 del 2012 e, in caso negativo, per quali ragioni ciò non sia stato possibile;
2) quali siano gli altri soggetti industriali in predicato di entrare a far parte, insieme alla SFIRS, della nuova compagine azionaria;
3) quali committenti abbiano recentemente disdetto delle commesse alla Keller Elettromeccanica e con quali motivazioni;
4) quale sia stato il ruolo del sistema creditizio nelle more della costituzione della nuova compagine azionaria ed in particolare se siano stati richiesti interventi di qualsiasi genere da parte degli istituti di credito, a quali istituti siano stati richiesti e con quali esiti;
5) se risponda al vero che l'erogazione dell'indennità di cassa integrazione nei confronti dei dipendenti della Keller Elettromeccanica non avviene con cadenza regolare, a quanto ammonti il ritardo finora accumulato e quali misure la Giunta regionale intenda adottare affinché le mensilità arretrate siano immediatamente corrisposte;
6) se risponda al vero che il Governo nazionale ha chiesto ai commissari liquidatori della Keller Elettromeccanica di sospendere la procedura di licenziamento collettivo, anche alla luce di un nuovo interessamento che si sarebbe registrato da parte di uno o più gruppi industriali;
7) quali nuove iniziative siano allo studio della Giunta regionale al fine di scongiurare la chiusura dello stabilimento di Villacidro e il licenziamento del personale, eventualmente anche attraverso un nuovo impiego delle risorse rese disponibili dalla SFIRS per le finalità della legge regionale n. 2 del 2012. (42)
INTERPELLANZA TRUZZU sulla qualità e copertura del servizio di elisoccorso.
Il sottoscritto,
premesso che:
- il servizio di elisoccorso in Sardegna ha mostrato nel corso degli anni una sua utilità (considerata la riduzione dei tempi di trasporto che tale soluzione garantisce e lo stato della viabilità fortemente arretrato e penalizzante in alcune aree dell'Isola), non solo per quanto riguarda gli interventi di soccorso primario, ma si è rivelato essenziale anche per la centralizzazione in strutture ad alta specializzazione dagli ospedali periferici, garantendo i cosiddetti trasporti secondari urgenti;
- con deliberazione n. 16/31 del 16 marzo 1999 la Giunta regionale della Sardegna aveva previsto l'istituzione del servizio di elisoccorso, ribadito la necessità di avviare "in tempi rapidi" il servizio e approvato le linee guida per l'organizzazione del medesimo elaborate dai responsabili dei servizi di elisoccorso;
- nel corso degli anni, nonostante diversi tentativi ed impegni per attivare un servizio di elisoccorso regionale, con le necessarie basi operative, attive tutto l'anno, non si è mai riusciti a portare a regime il servizio, soprattutto a causa degli alti costi dello stesso, utilizzando periodicamente soluzioni tampone, caratterizzate da convenzioni ad hoc, per il solo periodo estivo con privati o annualmente con i vigili del fuoco (VVF), ma solo con una sola base operativa, notevolmente decentrata sul territorio regionale;
considerato che:
- dal 2006 a oggi il servizio di elisoccorso viene coordinato direttamente dalla direzione generale dell'Assessorato regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale, mediante la stipula di una convenzione annuale con i VVF, che prevedeva inizialmente la disponibilità di due elicotteri più uno di riserva per le basi di Alghero-Fertilia e Elmas, e che l'Assessorato provvedeva alle spese, pari a 50.000 euro/mese, oltre a 3.200 euro per ogni intervento secondario urgente oltre i quattro/mese per base operativa, mentre il personale sanitario, le attrezzature e le assicurazioni necessarie restavano a carico rispettivamente delle ASL di Cagliari e Sassari;
- dal 2009, per carenza di mezzi e personale, i VVF segnalavano all'Assessorato l'impossibilità di garantire due basi operative, dando pertanto l'operatività su un'unica base, situata dapprima nel centro Sardegna, ad Abbasanta, poi presso l'aeroporto di Alghero/Fertilia, scelto dagli stessi VVF per motivi di formazione del proprio personale;
- l'aeroporto di Alghero/Fertilia non costituisce dal punto di vista logistico una scelta ottimale, in quanto non garantisce un'adeguata copertura territoriale e non consente di rispettare quanto previsto dal decreto legislativo n. 281 del 1997, il quale all'articolo 4 dispone che "per quanto attiene al soccorso sanitario primario, dovrà essere garantito, di norma, un intervento nell'ambito di un tempo non superiore a 20 minuti di volo";
- il servizio attuale con base presso l'aeroporto di Alghero/Fertilia consente pertanto di coprire, con un tempo di volo non superiore a 20 minuti, esclusivamente poco meno del 30 per cento del territorio regionale e sviluppa il 70 per cento del proprio raggio d'azione in mare;
valutato che:
- secondo la normativa attuale gli elicotteri da utilizzare nel servizio devono essere idonei a svolgere missioni Helicopter emergency medical services (HEMS) e Search and rescue (SAR), capaci di alloggiare comodamente in cabina l'equipaggio di missione ed almeno una barella e devono essere certificati in categoria A classe 1, con decollo verticale che richiede, rispetto al decollo normale, più potenza e quindi consente un carico pagante inferiore, nonché di poter operare in sicurezza in ogni fase del volo;
- i VVF utilizzano elicotteri AB 412, che rientrano nella categoria A, ma non tutti nella classe 1, e in tutte le fasi di atterraggio e decollo necessitano di ampi spazi per poter effettuare un atterraggio di emergenza in sicurezza, ovvero se si verifica un'avaria ad una delle turbine e inoltre, fatto non trascurabile, sono senza pianale sanitario così come richiesto dalla normativa attuale;
- il servizio attualmente in atto esclude la partecipazione del personale del Soccorso alpino (tecnici di elisoccorso), previsto dalla normativa ENAC e dalla legge n. 74 del 2001 che sancisce l'esclusività del rapporto tra sanità e soccorso alpino per i soccorsi in ambiente montano ed impervio, dando al passeggero infortunato ed al personale specialistico trasportato la garanzia del rispetto dei livelli minimi di sicurezza previsti a livello internazionale;
appurato che:
- l'ENAC con nota n. 87990 del 30 luglio 2010 e n. 146147 dell'11 novembre 2011, comunicava a tutte le regioni italiane che, a seguito della sentenza del Consiglio di Stato n. 4539/2010 del 13 aprile 2010, per svolgere il servizio di elisoccorso sanitario (HEMS) è necessario il possesso delle caratteristiche, attinenti i mezzi, il personale e le condizioni operative, imposte dal regolamento CEE n. 3992/1991;
- tali requisiti sono certificati dall'ENAC col rilascio di apposito attestato di operatore aereo di elisoccorso ai sensi della normativa JAR-OPS3, che i VVF non possiedono, stante anche il differente compito istituzionale loro conferito;
- l'Autorità garante della concorrenza e del mercato con nota n. 23721 del 18 aprile 2014, inviata alla Direzione generale dell'Assessorato regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale, precisa che la convenzione stipulata in data 10 gennaio 2014 con la Direzione regionale del Corpo dei vigili del fuoco si pone in contrasto con i principi comunitari ed, in particolare, con le direttive sugli appalti che, come noto, impongono la procedura competitiva ad evidenza pubblica quale forma ordinaria di aggiudicazione di servizi, lavori o forniture dell'Amministrazione pubblica;
- la Direzione generale dell'Assessorato regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale ha rappresentato l'intenzione di affidare il servizio di elisoccorso solo in via transitoria e, comunque, non oltre il 31 dicembre 2014, cioè fino all'operatività del nuovo e diverso servizio che sarà affidato ad esito del "bando di gara internazionale";
constatato che:
- nonostante gli evidenti limiti del servizio svolto dai VVF, a partire dal 2012, in virtù della convenzione annuale stipulata tra Assessorato regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale e vigili del fuoco, il servizio di elisoccorso ha oggi un costo pari a 115.000 euro al mese per gli interventi primari di soccorso ed ulteriori 4.000 euro per i trasferimenti secondari urgenti, oltre gli otto al mese, da ospedale ad ospedale;
- a tali spese vanno inoltre aggiunte le spese, poste a carico, attualmente, della ASL di Sassari, per il personale medico ed infermieristico, attivo 12 ore (ore 8-20), per un costo complessivo mensile di circa 35.000 euro, a cui si aggiungono i costi per la reperibilità, per circa 6.500 euro sempre su base mensile;
- infine tutto il personale medico ed infermieristico ha una specifica copertura assicurativa, che grava, attualmente, sulla ASL di Sassari per ulteriori 50.000 euro annui;
- i costi operativi del servizio oggi in atto consentirebbero un affidamento dello stesso ai privati, mediante gara ad evidenza pubblica, come del resto avviene nella maggior parte delle regioni italiane, con gestione diretta dei mezzi da parte delle centrali operative del 118, così come indicato dalla normativa attualmente in vigore e con posizionamento delle basi che consenta la massima copertura possibile del territorio regionale, rispondendo alle esigenze del servizio sanitario e della salute dei cittadini,
chiede di interpellare l'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale per conoscere:
1) quali azioni intenda intraprendere per tutelare i cittadini sardi ed il servizio sanitario regionale alla luce delle note ENAC che impongono l'osservanza di una serie di specifiche tecniche e di sicurezza che non sarebbero rispettate dai velivoli del Corpo nazionale dei vigili del fuoco;
2) quali azioni intenda intraprendere affinché si provveda nel più breve tempo possibile all'indizione della procedura competitiva ad evidenza pubblica per l'affidamento del servizio di elisoccorso;
3) quali azioni intenda intraprendere affinché il servizio attualmente in atto, nelle more dell'affidamento tramite procedura ad evidenza pubblica, garantisca la partecipazione del personale del soccorso alpino (tecnici di elisoccorso), previsto dalla normativa ENAC e dalla legge n. 74 del 2001, che sancisce l'esclusività del rapporto tra sanità e soccorso alpino per i soccorsi in ambiente montano ed impervio;
4) quali azioni intenda intraprendere affinché gli elicotteri attualmente in uso dai VVF, AB 412, siano sprovvisti di pianale sanitario, così come richiesto dalla normativa vigente;
5) quali azioni intenda intraprendere affinché sia rispettato quanto previsto dall'articolo 4 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, il quale stabilisce che "per quanto attiene al soccorso sanitario primario, dovrà essere garantito, di norma, un intervento nell'ambito di un tempo non superiore a 20 minuti di volo" e pertanto siano individuate delle basi per il servizio di elisoccorso capaci di garantire da subito una completa e adeguata copertura del territorio regionale. (43)
INTERPELLANZA DEDONI - COSSA - CRISPONI sulla Fondazione Banco di Sardegna.
I sottoscritti,
premesso che:
- la Fondazione Banco di Sardegna esercita oggi in Sardegna un ruolo strategico, sia perché proprietaria del 49 per cento delle quote del Banco di Sardegna sia perché possiede un patrimonio di circa 900 milioni di euro quale bene originario entrato, in base alla legge n. 218 del 1990, in proprietà dell'intera comunità dei sardi, come trasferimento del "capitale proprio" del Banco di Sardegna istituto di credito di diritto pubblico;
- la Fondazione, da istituzione affidataria, è chiamata a tutelare e gestire detto patrimonio nell'esclusivo interesse dei sardi, in maniera imparziale ed in collaborazione con i soggetti espressione delle realtà locali, assicurando la più netta separazione tra politica e sistema bancario;
- la "Carta delle Fondazioni", approvata all'unanimità in sede ACRI in data 4 aprile 2012 affinché le singole Fondazioni ispirino ad essa le loro prassi, procedure ed atti operativi, esprime, in sintesi, i seguenti concetti:
i patrimoni delle fondazioni bancarie sono un bene originario delle popolazioni cui le stesse fondazioni fanno riferimento e, come tali, di esclusiva proprietà della loro comunità;
le fondazioni devono pertanto gestirli nell'esclusivo interesse generale dell'intera comunità, interpretandone le esigenze e rispondendo alle istanze in maniera imparziale;
in ragione di ciò, le fondazioni devono rispondere del proprio operato con i soggetti espressione delle realtà locali, che, nelle forme previste dagli statuti, ne eleggono gli organi di governo (il Consiglio regionale e poi anche i consigli provinciali, le università e le camere di commercio);
le fondazioni, pur essendo soggetti di diritto privato e, in quanto tali, dotati di piena autonomia, sono obbligate, con la piena responsabilità, a rendere conto, nelle forme di vigilanza previste (o da istituire), della gestione di un patrimonio che non è proprio, ma è di tutti i cittadini che fanno parte delle comunità di riferimento;
le fondazioni, quali azioniste importanti delle società bancarie, pur non ingerendo nella gestione operativa, devono vigilare, esercitando i diritti propri dell'azionista, perché la conduzione avvenga: nella tutela e nella valorizzazione degli assets patrimoniali originari, nella funzione di importante volano di crescita e di stabilizzazione del sistema finanziario insistente nelle aree di riferimento;
le fondazioni, al fine di salvaguardare la propria indipendenza, devono far sì che la partecipazione ai loro organi (d'indirizzo e/o di gestione) sia incompatibile con qualsiasi incarico o candidatura politica (anche amministrativa) e per questo devono attuare opportune misure atte a determinare una chiara separatezza/discontinuità temporale, tra nomine all'interno dei loro organi e mandati o incarichi politici svolti;
considerato che tali principi generali si applicano evidentemente anche alla Fondazione Banco di Sardegna;
evidenziato che la predetta Fondazione è chiamata, quindi, a dover rispondere del proprio operato a quegli stessi soggetti che sono espressione della realtà sarda (Regione, enti locali, università, camere di commercio) che ne esprimono, in base allo statuto vigente, direttamente il comitato di indirizzo e, indirettamente, il consiglio di amministrazione;
constatato che lo statuto attualmente vigente consente al comitato di indirizzo di nominare il comitato di indirizzo che gli succederà ed i componenti del consiglio di amministrazione (CDA) della Fondazione senza che sia esplicitamente vietato nominare se stessi e, pertanto, ad ogni tornata si verifica un inaccettabile sistema di autonomine;
considerato che, in particolare, il comitato di indirizzo è formato da 18 componenti, cinque dei quali scelti direttamente dal comitato e gli altri 13 sulla base di terne fornite da diversi soggetti (Consiglio regionale, consigli provinciali, università e camere di commercio), lasciando dunque ampia discrezionalità al comitato di indirizzo che decide, con un sistema medievale di autononomine, sia i propri successori sia i componenti del CDA;
tenuto conto che, senza voler personalizzare il problema, si verifica, ormai da tempo, che tutti i componenti del consiglio di amministrazione, quest'ultimo compreso, finiscono per appartenere, pressoché esclusivamente, a una sola parte politica o peggio ad un solo partito politico e, tutto ciò, non può sicuramente considerarsi rappresentativo della comunità di riferimento cui la Fondazione dovrebbe rispondere della sua azione;
ritenuto che:
- la Regione, eventualmente anche in intesa con le altre realtà istituzionali coinvolte, possa e debba richiedere alla Fondazione, in persona del suo organo di rappresentanza istituzionale e legale, di dover rispondere, con opportune, necessarie e tempestive informazioni, del proprio operato e delle scelte effettuate, considerato anche il fatto che il Consiglio regionale sceglie una terna sulla base della quale il comitato di indirizzo nomina un componente del comitato stesso;
- altresì, vada verificato se quanto messo in atto dalla Fondazione, anche recentemente, sia stato effettuato nell'interesse generale dell'intera comunità sarda in modo imparziale e senza particolarismi partitici, nel rispetto di quei principi di trasparenza, di pubblicità e di obiettività dell'operato, che sono degli attributi imprescindibili nell'ambito dei quali deve essere esercitata l'autonomia operativa;
rilevato, inoltre, che la Fondazione, nella sua qualità di azionista del Banco di Sardegna Spa, debba, nell'esercizio dei suoi diritti di importante socio, correttamente vigilare affinché la conduzione dell'azionista di maggioranza si svolga nel rispetto del radicamento operativo e del ruolo d'essere la più importante banca al servizio dell'economia dell'Isola;
evidenziato che, proprio perché il patrimonio della Fondazione è un bene di esclusiva proprietà di tutti i sardi, la Regione non debba né possa sottrarsi dall'esercitare quei compiti di vigilanza, di tutela e di controllo che gli competono per essere il massimo organo di rappresentanza democratica dei cittadini della Sardegna, in indifferenza di opzioni politiche, di età, di sesso e di condizione sociale,
chiedono di interpellare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio per sapere se:
all'interno della Fondazione Banco di Sardegna sia stata garantita la più netta separazione tra finanza e politica, rispondente a valori morali ed etici, oggi fortemente espressi dalla sensibilità comune;
non ritengano che la Fondazione Banco di Sardegna debba essere chiamata a rispondere del proprio operato alla comunità dei sardi, per assicurare ai cittadini sardi che abbia agito nel pieno rispetto dei principi ricordati;
abbiano messo in atto tutti gli strumenti opportuni e necessari per ottenere un profondo cambiamento delle regole di governance della Fondazione, nella direzione di una netta separazione tra politica e finanza, finalizzata alla trasparenza della rappresentatività negli organi e alla garanzia di ricambio dei componenti. (44)
MOZIONE BUSIA - DESINI - ARBAU - AZARA - LEDDA - PERRA - SALE - CHERCHI Augusto - MANCA Pier Mario - USULA - ZEDDA Paolo Flavio - AGUS - COCCO Daniele Secondo - LAI - PIZZUTO - UNALI sulla necessità di intervenire urgentemente per salvaguardare e potenziare la sede della motorizzazione civile di Nuoro ed evitarne la chiusura, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento.
IL CONSIGLIO REGIONALE
PREMESSO che:
- è in atto una forte riduzione degli organici della Motorizzazione civile di Nuoro che porterà gli uffici, entro la fine di quest'anno, ad assicurare il servizio con appena sette dipendenti;
- gli organici sono stati progressivamente ridotti tanto da far pensare alla prossima chiusura della sede e al trasferimento delle competenze alle sedi di Oristano, Sassari e Cagliari;
- attualmente la Motorizzazione civile di Nuoro serve tutta la provincia statale compresi i territori dell'Ogliastra, dell'alto Oristanese e parte della Gallura, per cui un'eventuale chiusura della sede creerebbe non solo forti disagi per i cittadini, ma un'ulteriore aggravamento della crisi economica che ha colpito e colpisce questo particolare territorio dell'entroterra sardo;
- il territorio nuorese ha già subito la chiusura della sede della Banca d'Italia, il trasferimento degli uffici della Telecom, lo smistamento della corrispondenza da parte delle Poste la cui competenza è stata demandata alla sede di Cagliari, l'accorpamento degli uffici del tesoro, la chiusura del tribunale di Macomer e di diversi uffici del giudice di pace e il dislocamento di diversi dipartimenti universitari presso la sede di Cagliari;
- attualmente, la motorizzazione nuorese riceve giornalmente 300 pratiche per patenti, 300 per foglio rosa, 350 revisioni la settimana, 100 esami di guida per patenti A e B e 20 per patenti professionali e circa 600 immatricolazioni la settimana;
- la riduzione dell'organico ha già comportato molteplici disagi, tenuto conto che l'ufficio immatricolazioni apre solo due volte la settimana e per le revisioni ed i collaudi dei mezzi pesanti c'è una lista d'attesa di almeno sette mesi, con evidenti problemi legati alla sicurezza di questi mezzi;
- la paventata chiusura della sede della Motorizzazione civile di Nuoro comporterà un aggravio dei costi per le tante aziende di trasporti, per le autoscuole, per le agenzie automobilistiche, per gli utenti che, oltre a dover sostenere costi elevati per recarsi presso altri uffici dislocati sull'isola per il disbrigo delle pratiche, si troveranno a dover fare i conti con difficili spostamenti a causa di una rete infrastrutturale, stradale e ferroviaria decisamente insufficiente e obsoleta;
- con l'interrogazione n. 4-04413 presentata dall'On.le Capelli l'8 aprile 2014 è già stato investito della questione il Ministro competente;
CONSIDERATO che:
- quanto premesso finirà inevitabilmente per isolare ancora di più un territorio e una provincia che già costringe i giovani a fuggire in altre località dell'Isola, della penisola o all'estero;
- per impedire l'ulteriore indebolimento della sede nuorese si potrebbe concedere, a diversi lavoratori di altre amministrazioni, la mobilità volontaria, richiesta con istanze presentate al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e mai prese in considerazione;
- è stata già presentata in Consiglio regionale una proposta di legge concernente il trasferimento alla Regione delle competenze in materia di Motorizzazione civile,
impegna il Presidente della Regione e la Giunta regionale
a porre in essere presso il Governo nazionale, nelle more dell'approvazione della legge concernente il trasferimento alla Regione delle competenze in materia di Motorizzazione civile, tutte le iniziative utili per salvaguardare e potenziare la sede della Motorizzazione civile di Nuoro. (51)
MOZIONE ARBAU - BUSIA - COCCO Daniele Secondo - DESINI - USULA - AGUS - AZARA - CHERCHI Augusto - LAI - LEDDA - MANCA Pier Mario - PERRA - PIZZUTO -SALE - UNALI - ZEDDA Paolo Flavio sul mancato trasferimento alla Regione delle competenze in materia di motorizzazione civile, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento.
IL CONSIGLIO REGIONALE
PREMESSO che:
- la motorizzazione civile costituisce un'articolazione periferica del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, facente capo alla Direzione generale per la motorizzazione che, tramite tali uffici periferici, dislocati nei capoluoghi di provincia, si occupa della gestione burocratico-amministrativa-tecnica delle pratiche relative al trasporto civile;
- da tempo lo Stato ha trasferito parte delle competenze della motorizzazione civile alle amministrazioni provinciali delle regioni a statuto ordinario e speciale, in risposta alle istanze territoriali di decentramento delle relative funzioni, al fine di consentire un'organizzazione dei servizi più vicina alle esigenze dei cittadini;
- delle cinque regioni a statuto speciale, quattro, Sicilia, Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia e per ultima la Valle d'Aosta, (decreto legislativo n. 13 del 2008), hanno ottenuto dallo Stato il trasferimento di tutte le funzioni facenti capo alla motorizzazione civile;
- la Sardegna è pertanto rimasta l'unica regione, tra quelle a statuto speciale, a non essersi vista riconosciute le relative competenze in materia, risultando di fatto penalizzata in quanto appare comunque evidente come lo Stato consideri ormai residuale la sua competenza in tema di motorizzazione civile, marginalità che si ripercuote nella gestione, non certo ottimale, delle sedi regionali che ancora gli competono per assegnazione;
CONSTATATO che:
- in particolare l'ordinaria e straordinaria manutenzione delle sedi e l'adeguamento degli organici risentono della progressiva assenza dello Stato, palesemente orientato a proseguire nella dismissione delle specifiche competenze;
- soprattutto negli ultimi anni si sono verificati frequenti disservizi che hanno evidenziato le gravi carenze organizzative della Motorizzazione, soprattutto riguardo agli adempimenti relativi alle nuove normative, derivanti dagli obblighi imposti dall'Unione europea, che hanno trovato impreparate la quasi totalità delle strutture territoriali, con prevedibili gravi disagi e ritardi che si sono ripercossi sugli utenti;
- è indicativo, a tal proposito, il recente blocco nel rilascio delle patenti A1, A2 e A3 che, nel caso della motorizzazione di Cagliari, è durato circa un anno, a causa dell'inadeguatezza del circuito per le prove pratiche dei motocicli, chiuso per inagibilità in quanto la pista risultava non conforme alle prescrizioni del nuovo codice;
- gli utenti della Sardegna centrale, già penalizzati da anni di continuo dimensionamento dell'ufficio provinciale della Motorizzazione civile di Nuoro, col personale ridotto al minimo storico, si vedono già oggi costretti a rivolgersi per numerose pratiche alla sede provinciale del Medio Campidano, distante un centinaio di chilometri dal capoluogo barbaricino;
- appare ormai inevitabile e imminente la decisione del Ministero di procedere alla soppressione dell'ufficio provinciale della Motorizzazione civile di Nuoro che, dopo una lunga agonia, dolorosa per il personale e per l'utenza, costretta a sopportare continui disservizi e disagi, deve ora subire il definitivo accorpamento con la sede campidanese, con il relativo trasferimento della totalità delle funzioni e conseguenti ulteriori disagi per la popolazione;
EVIDENZIATO che:
- le citate carenze, ormai divenute strutturali, riguardanti organici, manutenzioni, adeguamenti nonché dotazioni strumentali delle sedi, non solo rendono difficoltosa la gestione dei molteplici compiti istituzionali riferiti a svariati settori (conducenti, veicoli, autotrasporto di persone e cose, navigazione interna e da diporto), ma comportano la crescente marginalizzazione del ruolo svolto dalla Motorizzazione civile nell'educazione alla sicurezza stradale e alla prevenzione dei sinistri, di fondamentale importanza specie per le nuove generazioni;
- la situazione di transizione e precarietà rende inoltre difficile la realizzazione di attività di consulenza e di supporto agli enti locali per la predisposizione dei piani del traffico, funzione prevista dal codice della strada, di fondamentale e crescente importanza per la stretta connessione tra la circolazione dei veicoli, la sicurezza dei cittadini e la vivibilità dei centri urbani;
RILEVATO che:
- l'annunciato accorpamento delle funzioni dell'ACI e della Motorizzazione civile, contenuto nel disegno di legge di riforma della pubblica amministrazione, comportando un ulteriore implemento di competenze e relative funzioni in capo ad un unico organismo, renderebbe più cogente e non rinviabile il già avviato processo di "regionalizzazione" per meglio adempiere agli indirizzi di semplificazione ed efficientamento dei servizi;
- è stata già presentata in Consiglio regionale la proposta di legge n. 24 del 30 aprile 2014 avente ad oggetto "Disposizioni in materia di motorizzazione civile, di sicurezza stradale e di mobilità", volta a ottenere anche per la nostra Regione, sul modello della legge regionale 2 marzo 2010, n.7, della Valle d'Aosta, il trasferimento delle competenze in materia di Motorizzazione civile;
- non risulta a tutt'oggi nominata, ai sensi dell'articolo 56 dello Statuto speciale della Sardegna, la Commissione paritetica competente a proporre le norme di attuazione dello Statuto stesso e ad avviare con lo Stato la procedura tesa a ottenere il trasferimento delle citate competenze e funzioni,
impegna il Presidente della Regione e la Giunta regionale
1) ad avviare in tempi rapidi le procedure necessarie, compresa la preliminare costituzione della Commissione paritetica, al fine di ottenere dallo Stato il trasferimento delle competenze e relative funzioni, in materia di Motorizzazione civile;
2) ad adottare gli opportuni provvedimenti volti ad adeguare il proprio ordinamento, sul modello delle altre regioni italiane a Statuto speciale, al fine di garantire anche agli utenti sardi la necessaria qualità dei servizi anche in vista della prevista unificazione delle funzioni dell'ACI e della Motorizzazione civile. (52)
MOZIONE COCCO Daniele Secondo - ARBAU - DESINI- USULA - AGUS - AZARA - BUSIA - CHERCHI Augusto - LAI - LEDDA - MANCA Pier Mario - PERRA - PIZZUTO - SALE - UNALI - ZEDDA Paolo Flavio sulla grave situazione causata dal rinvio "sine die" della prova conclusiva del concorso ARST per 800 autisti, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento.
IL CONSIGLIO REGIONALE
PREMESSO che:
- in data 25 ottobre 2010 è avvenuta la fusione tra le società ARST Spa e ARST Gestione FdS Srl che ha dato vita all'azienda unica regionale dei trasporti pubblici ARST Spa per l'erogazione di servizi di trasporto pubblico locale su gomma e su ferro;
- l'ARST, così costituita, nel corso dell'annualità 2013 ha bandito un concorso volto all'assunzione di 800 autisti;
- tale iniziativa era, fondatamente, tesa a dare una risposta e una stabilizzazione lavorativa a coloro che, attraverso forme contrattuali atipiche e poco tutelanti, per anni hanno lavorato presso la suddetta Azienda salvo poi trovarsi in situazione di precariato cronicizzato e perenne;
- al concorso hanno partecipato 2.800 candidati e per gli 800 che hanno superato le prime due prove, si apriva una legittima aspettativa verso l'agognato posto di lavoro, dopo il superamento della prova di guida che si sarebbe dovuta tenere nell'immediato;
CONSIDERATO che:
- di fatto, da ormai circa tre mesi gli aspiranti autisti non hanno più notizia delle sorti di tale concorso e sul sito istituzionale dell'azienda, in riferimento alla selezione, per l'assunzione di autisti di autobus per servizio di linea, è apparsa la comunicazione di rinvio delle prove di guida a data da destinarsi;
- tale informazione ha generato un comprensibile allarmismo, soprattutto se rapportata al comportamento tenuto da parte dell'ARST e dell'Assessorato regionale dei trasporti, quando, tempestivamente contattati dal Segretario generale regionale della Filt Cgil, non hanno fornito spiegazione alcuna rispetto a tale rinvio sine die, atteggiamento, che purtroppo, non fa ben sperare rispetto a una risoluzione del problema in tempi brevi;
EVIDENZIATO che:
- la situazione di palese incertezza e confusione desta molta preoccupazione anche con riguardo al particolare periodo estivo, in previsione dell'aumentata necessità di personale in servizio al fine di sopperire all'assenza dei soggetti in ferie, concomitante alla maggiore mobilità dell'utenza, legata alle esigenze di balneazione e all'allungamento delle ore diurne e del relativo intensificarsi degli spostamenti;
- non può sottacersi la necessità di completare nell'immediato la citata selezione al fine di fronteggiare la carenza di organico conseguente ai prossimi numerosi pensionamenti;
- altresì, non possono trascurarsi i possibili effetti che potrebbero essere scatenati dalla frustrazione delle legittime aspettative degli aspiranti autisti, soprattutto in questo particolare momento ove i tassi occupazionali sono al minimo storico e una parte sempre crescente della popolazione non riesce a sopperire ai bisogni minimi ed essenziali,
impegna il Presidente della Regione e l'Assessore regionale dei trasporti
1) a riferire in Aula riguardo le cause che hanno portato a non portare a termine la regolare procedura concorsuale bandita dall'ARST, portando al rinvio indeterminato della prova conclusiva;
2) quali siano i provvedimenti immediati che la Regione intende adottare al fine di far sì che vengano rimossi gli ostacoli alla esecuzione delle prove di guida e perfezionamento della selezione. (53)
MOZIONE FLORIS - ORRÙ - SOLINAS Christian - CAPPELLACCI - OPPI - PITTALIS - ZEDDA Alessandra - FASOLINO - TEDDE - TRUZZU - DEDONI - CHERCHI Oscar - TUNIS - RANDAZZO - COSSA - PINNA Giuseppino - FENU - TATTI - RUBIU sulla dismissione dei beni patrimoniali e demaniali della Regione, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento.
IL CONSIGLIO REGIONALE
APPRESO dalla stampa quotidiana di mercoledì 2 luglio 2014 che sarebbe pronto un "piano per la dismissione del patrimonio regionale non utilizzato";
AVUTA altresì notizia di dichiarazioni pubbliche rese dall'Assessore regionale degli enti locali, finanze e urbanistica che avrebbe già avviato incontri e trattative per la retrocessione ad alcuni comuni di immobili di proprietà regionale in quanto non necessari ai fini istituzionali propri della Regione;
VISTO l'elenco di alcuni immobili ubicati nella città di Cagliari pubblicati dai giornali, la cui cessione sarebbe stata già trattata dall'Assessore regionale degli enti locali, finanze e urbanistica con il sindaco della città;
RILEVATO che alcuni degli immobili citati facevano parte di piani approvati da deliberazioni delle precedenti Giunte regionali indicanti altre destinazioni d'uso e per finalità proprie della Regione e dei suoi enti strumentali ed alcuni addirittura offerti al libero mercato dalla Giunta Soru anche in parziale permuta per il completamento della costruzione di uffici necessari alla stessa Regione nell'area ricompressa tra Viale Trento - Viale Trieste - San Paolo per realizzare una vera e propria "cittadella regionale" secondo uno studio di massima da tempo impostato unitamente al Comune di Cagliari per dare una sistemazione decorosa e funzionale all'intero compendio urbano di riferimento;
RITENUTO che:
- tale ipotesi progettuale sia tuttora valida;
- altresì sulla destinazione di tutti gli immobili patrimoniali e demaniali della Regione sia necessario e utile un preventivo confronto tra tutte le forze politiche presenti in Consiglio regionale e che non sia solo argomento di competenza della Giunta regionale tanto meno di un singolo assessore regionale,
impegna il Presidente della Regione e l'Assessore regionale degli enti locali, finanze e urbanistica
1) a riferire in Consiglio regionale sulla situazione complessiva esistente dei beni patrimoniali e demaniali della Regione e delle trattative in atto con il Governo per la dismissione di beni non più necessari ai fini istituzionali dello Stato;
2) a presentare al Consiglio regionale per le opportune valutazioni e conseguenti decisioni il piano che l'Assessore avrebbe portato già all'attenzione di singole amministrazioni comunali per valutare esse stesse e non la Regione, come sarebbe invece logico, quali immobili debbano rimanere nella disponibilità della Regione per i propri fini istituzionali o invece debbano essere trasferiti nella disponibilità degli enti locali;
3) a presentare un piano di completamento della "cittadella della Regione" nell'area già prescelta di Viale Trento - Viale Trieste - San Paolo. (54)
MOZIONE FLORIS - CRISPONI - ORRÙ - SOLINAS Christian - CAPPELLACCI - OPPI - TEDDE - PITTALIS - ZEDDA Alessandra - FASOLINO - DEDONI - FENU - TRUZZU - CHERCHI Oscar - TUNIS - RANDAZZO - COSSA - PINNA Giuseppino - TATTI - RUBIU sulle strategie regionali e gli strumenti per promuovere e sostenere le politiche del turismo in Sardegna, alla luce dei recenti provvedimenti della Giunta regionale, compresa la decisione di commissariare l'Agenzia governativa Sardegna promozione e di affidare la gestione all'Assessorato regionale del turismo, artigianato e commercio, accentrando sullo stesso non solo le competenze e funzioni politiche, di indirizzo e di programmazione, ma anche quelle di gestione.
IL CONSIGLIO REGIONALE
PRESO ATTO della deliberazione della Giunta regionale con la quale è stato deciso di revocare l'incarico al Direttore centrale dell'Agenzia governativa "Sardegna promozione" e di affidarne la provvisoria gestione ad un commissario regionale nella persona del direttore del Servizio turismo dello stesso Assessorato;
PRESO ANCORA ATTO che, con altro provvedimento della Giunta regionale, si è deciso di revocare l'assegnazione all'Agenzia del finanziamento di euro 300.000 destinato a supportare la presenza della Regione all'EXPO 2015 e di attribuire detto finanziamento alla gestione diretta dell'Assessorato regionale del turismo, artigianato e commercio;
CONSIDERATO che negli anni 2004-2009, nel corso della XIII Legislatura, la Giunta regionale presieduta dall'On.le Renato Soru, aveva avviato, con il consenso dell'allora maggioranza, una drastica ristrutturazione dell'apparato organizzativo complessivo della Regione e dei suoi enti ed in particolare dell'organizzazione turistica regionale allora vigente in Sardegna, nonostante avesse validamente supportato lo sviluppo dell'economia turistica della nostra Isola e che è stata, invece, colpevolmente annientata per via della soppressione dell'ESIT, dell'ISOLA, degli Enti provinciali del turismo e delle Aziende autonome di soggiorno, trasferendo le competenze e il personale alle province e ai comuni;
TENUTO CONTO che il progetto politico per lo sviluppo del turismo in Sardegna della Giunta Soru e dell'allora maggioranza hanno previsto e quindi approvato l'istituzione dell'Agenzia governativa Sardegna promozione, considerata il "braccio operativo" della Regione nel campo turistico, pensata come se fosse un vero e proprio ente strumentale della Regione, le cui vicende organizzative ed operative di primo impianto hanno mostrato subito incongruenze e l'insorgere di problematiche gestionali interne ed esterne che sarebbe opportuno oggi riconsiderare attraverso una analisi retrospettiva al fine di utilizzare al meglio tutte le potenzialità dell'Agenzia;
RITENUTO che:
- la Regione, nella sua funzione di ente di programmazione e di indirizzo non possa assumere anche ruoli e competenze di gestione diretta della complessa e articolata materia che va sotto l'unica formulazione di "promozione turistica" oltre a quelle relative al campo agro-alimentare, all'artigianato e all'attrazione degli investimenti, ma che nella sua vasta e completa accezione comprende tutta una serie di "prodotti" di natura economica che vanno dalle produzioni agricole di qualità a quelle dell'artigianato artistico e tradizionale, dalla cultura all'arte, dall'archeologia storica a quella industriale, dal paesaggio alle bellezze naturali e così via;
- sia urgente che la Regione si dia una organizzazione in campo turistico efficiente e dinamica soprattutto in considerazione delle potenzialità economiche e occupazionali che il settore può esprimere,
impegna il Presidente della Regione, l'Assessore regionale del turismo, artigianato e commercio e l'Assessore regionale degli affari generali, personale e riforma della Regione
1) a mantenere in vita, in via provvisoria, l'Agenzia governativa Sardegna promozione o altro organismo similare nominando un direttore generale per la gestione delle competenze e delle risorse umane e finanziarie di cui necessita nel secondo semestre del 2014, per evitare che la promozione turistica venga del tutto meno;
2) ad attribuire un bugdet minimo necessario per la gestione ordinaria del personale in servizio;
3) a dar corso ad una procedura di mobilità interna a comparto regionale, anche mediante incentivi specifici, per acquisire nuove idonee professionalità per consentire di soddisfare le aspettative del personale interno che ha partecipato ad altra selezione in mobilità in uscita;
4) a dare all'Agenzia una missione specifica e puntuale accorpando tutte le competenze, funzioni e risorse umane e finanziarie che erano state in maniera assolutamente non pertinente e congrua attribuite alle province e ai comuni, in modo che la Giunta regionale e tutte le articolazioni direttamente interessate alla promozione della Sardegna, in tutti i suoi molteplici aspetti, operino secondo la loro specifica funzione istituzionale, di programmazione e di indirizzo della Giunta e di gestione degli altri organismi interessati. (55)
MOZIONE AGUS - COCCO Daniele Secondo - DESINI- USULA - AZARA - BUSIA - CHERCHI Augusto - LAI - MANCA Pier Mario - PERRA - PIZZUTO - SALE - UNALI - ZEDDA Paolo Flavio, sulle recenti criticità emerse nella gestione dell'Arst spa.
IL CONSIGLIO REGIONALE
PREMESSO che:
- l'Arst spa, società in house con il 100 per cento di capitale della Regione e soggetta a controllo analogo, rappresenta una delle più importanti aziende italiane di trasporto pubblico locale e possiede in Provincia di Cagliari diverse sedi operative site in via Zagabria 54, via Dante 1, piazza Matteotti 9 a Cagliari, e via Pompeo a Monserrato;
- in data 4 dicembre 2013 1'Arst ha stipulato un contratto di locazione per i locali della Tepor spa siti in via Posada a Cagliari con un canone di affitto di 1.135.000 euro all'anno per la durata di sei anni;
- il contratto suddetto suggella una serie di deliberazioni dell'Arst, tutte soggette a controllo analogo della Regione, tra cui quella di aggiudicazione del bando alla Tepor spa e le deliberazioni successive e modificative della stessa, che fanno riferimento alla (supposta) convenienza economica dell'operazione e alla (supposta) possibilità di locazione e vendita dei locali di proprietà dell'Azienda utilizzati sino a questo momento;
- la Regione, con nota n. 9305 del 21 novembre 2012 del Direttore generale dei trasporti nel richiamare la responsabilità dell'Arst ha espresso forti perplessità sugli stessi atti e non ha mai approvato in modo formale la procedura;
RILEVATO che:
- le citate sedi di proprietà dall'azienda appaiono di difficile collocazione sul mercato immobiliare, soprattutto in una fase di crescente crisi del settore e costante perdita del valore di vendita e locazione;
- la costruzione della sede di via Dante 1 è stata finanziata con fondi europei per cui nel caso specifico appare evidente l'insussistenza dei presupposti per l'alienazione o la locazione;
- la convenienza economica dell'intera operazione non appare supportata da condizioni oggettive minime;
CONSIDERATO che:
- il decreto del Governo Monti in materia di riduzione dei costi della politica nelle regioni e le politiche che si sono succedute negli ultimi anni hanno imposto una limitazione delle spese per le locazioni e per le acquisizioni di nuovi immobili anche da parte delle società partecipate;
- il Consiglio di amministrazione dell'Arst era stato convocato per il 9 novembre 2012 con all'ordine del giorno l'opzione dell'acquisto degli immobili della Tepor al costo di euro 18.860.000;
- nella precedente legislatura è stata presentata un'interpellanza (n. 368/A) con contenuto analogo che non ha avuto risposta;
CONSTATATO che:
- la condotta tenuta dall'Agenzia regionale, senza il preliminare né il successivo consenso dell'Assessorato controllante, appare tanto più censurabile in quanto nello scorso mese di giugno si è registrato un notevole ritardo nell'erogazione delle retribuzioni ai dipendenti, che si sono visti accreditare lo stipendio una settimana dopo la data stabilita e risulta che la società non abbia neppure provveduto al versamento dei contributi previdenziali relativi allo stesso mese di giugno;
- si è diffusa peraltro la notizia che l'Azienda avrebbe accumulato, in brevissimo tempo, debiti per un ammontare di oltre un milione di euro,
impegna il Presidente della Regione e l'Assessore regionale dei trasporti
1) a riferire in Consiglio regionale sulla situazione finanziaria, patrimoniale e debitoria dell'Azienda Arst spa, anche alla luce dei recenti tagli di bilancio all'Arst quantificati dall'Assessorato regionale dei trasporti in euro 20.000.000, con la concreta possibilità di drastiche riduzioni di personale e di taglio dei servizi;
2) a verificare se esistano margini per il blocco della procedura contrattuale; infatti non può legittimarsi tanto più in un momento di grave crisi economica e di blocco alla spesa pubblica, la spendita di ragguardevoli risorse pubbliche, aggravando ulteriormente il saldo della spesa corrente della Regione nonostante gli enti regionali, e l'Arst in particolare, abbiano nella propria disponibilità sedi idonee alle loro esigenze di accorpamento, tra l'altro difficilmente reinseribili nel mercato immobiliare e con costi di edificazione di gran lunga inferiori;
3) a riferire, altresì, se siano emersi nuovi dati e considerazioni mutate negli ultimi mesi, tali da giustificare, con effetti positivi sul miglioramento del servizio di trasporto pubblico locale, il costo della citata locazione, che divisa per i 365 giorni dell'anno, risulta superiore a 3.100 euro al giorno. (56)
MOZIONE COSSA - CRISPONI - DEDONI sul trasferimento dallo Stato alla Regione delle competenze in materia di motorizzazione civile.
IL CONSIGLIO REGIONALE
PREMESSO che già all'inizio della scorsa legislatura, il gruppo consiliare dei Riformatori sardi aveva presentato una mozione che chiedeva il trasferimento delle competenze in materia di motorizzazione civile dallo Stato alla Regione;
CONSIDERATO che il trasferimento delle competenze statali alle regioni obbedisce al virtuoso principio di sussidiarietà, che pone nel livello più vicino al cittadino tutte le competenze che gli permettano ogni possibile condivisione e ogni necessaria azione di controllo;
CONSTATATO che alcune competenze e relative funzioni in tema di motorizzazione civile sono state da tempo trasferite dallo Stato alle province di altre regioni, sia a statuto ordinario sia a statuto speciale;
CONSIDERATO che la Sardegna è rimasta l'unica regione a statuto speciale a non avere ancora ottenuto il trasferimento delle funzioni della motorizzazione civile;
EVIDENZIATO che lo Stato, oramai, pare considerare residuale la sua competenza in tema di motorizzazione civile e tende, pertanto, a trascurare nella gestione quelle sedi regionali che ancora gli competono per assegnazione;
VALUTATO che tale atteggiamento statale si traduce in una serie di trascuratezze logistiche ed organizzative, che penalizzano l'efficienza del servizio reso e comportano inevitabili ricadute negative sul cittadino destinatario della prestazione;
EVIDENZIATO che anche la manutenzione delle sedi della motorizzazione ed il rinnovo degli organici sono resi difficoltosi dall'atteggiamento statale palesemente indirizzato alla dismissione delle specifiche competenze;
TENUTO CONTO che questa situazione rischia di depotenziare alcune importanti attività sussidiarie svolte dalla motorizzazione civile, tra cui quella di formazione nelle scuole e negli ambienti giovanili, finalizzata all'educazione alla sicurezza stradale e alla prevenzione dei sinistri;
CONSIDERATO che presso gli uffici provinciali della motorizzazione esistenti in Sardegna attualmente operano poche unità funzionali rispetto alla imponente mole di lavoro da svolgere, con centinaia di pratiche giornaliere relative a rilascio di patenti di guida auto, moto e nautiche, fogli rosa, nuove immatricolazioni e attività di collaudo e revisione;
SOTTOLINEATO che le carenze di organico rendono inoltre difficoltosa la gestione delle attività abilitanti di esame, delle operazioni tecniche presso i privati e dei controlli sulle attività imprenditoriali correlate (autoscuole, studi di consulenza, concessionari per le revisioni, autolinee, ecc.) che rischiano di essere di qualità inadeguata, nonché la realizzazione di attività di consulenza e di supporto agli enti locali per la predisposizione dei piani del traffico, così come invece previsto dalle nuove norme dal codice della strada;
APPRESO che sarebbe intendimento del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti procedere addirittura alla chiusura della Motorizzazione civile di Nuoro con accorpamento a quella di Sassari, così come denunciato a mezzo stampa dalle organizzazioni sindacali (CISL FP), dalle associazioni di categoria (Apan Nuoro), dalle agenzie automobilistiche, autoscuole, aziende di trasporto e dagli utenti in genere,
impegna il Presidente della Regione e la Giunta regionale
1) a porre in essere tutte le procedure necessarie per ottenere dallo Stato il trasferimento di competenze in materia di motorizzazione civile;
2) ad adottare i provvedimenti opportuni per adeguare il proprio ordinamento a quello della maggior parte delle altre regioni italiane, anche al fine di garantire all'utenza sarda la necessaria qualità del servizio;
3) ad attivare tutte le necessarie iniziative per evitare la soppressione della Motorizzazione civile di Nuoro, che potrebbe immotivatamente inficiare il complesso sistema organizzativo e autorizzativo nel comparto del trasporto pubblico e privato. (57)
MOZIONE FENU - RUBIU - PITTALIS - DEDONI - TRUZZU - CAPPELLACCI - ZEDDA Alessandra - SOLINAS Christian - CARTA - CHERCHI Oscar - CRISPONI - COSSA - FASOLINO - FLORIS - OPPI - ORRÙ - PINNA Giuseppino - RANDAZZO - TATTI - TEDDE - TOCCO - TUNIS sulla richiesta di una moratoria internazionale sull'attività venatoria verso i turdidi maggiori (Tordo Bottaccio, Tordo Sassello, Storno, Merlo e Cesena) e sulla ridefinizione della normativa regionale in materia venatoria e di governo del territorio, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento.
IL CONSIGLIO REGIONALE
PREMESSO che:
- l'attività venatoria consente all'uomo di esercitare l'istinto della caccia che fa parte del nostro patrimonio genetico e che ha, notoriamente, contribuito in modo determinante ad evitare l'estinzione del genere umano; per queste ragioni, le conoscenze innate e tramandate per generazioni, relative all'arte venatoria, rappresentano un patrimonio che l'umanità non deve e non può permettersi di perdere;
- i cacciatori rappresentano, dunque, i custodi della fauna selvatica, veri conoscitori e sentinelle dell'ambiente e del territorio; questa importante dote, li rende, per qualsiasi società, una risorsa umana straordinaria da comprendere e valorizzare;
- la Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo, in data 20 gennaio 2014, ha pronunciato una importante sentenza che riconosce all'attività venatoria un ruolo pubblico quale indispensabile strumento di gestione e di conservazione della natura, che è necessario e giustificato;
RITENUTO che:
- qualsiasi istinto genera anche grandi passioni, ma la passione per l'arte venatoria non distoglie chi la pratica dalla responsabilità sentita di preservare il patrimonio faunistico per le generazioni future;
- appare oggi più che mai indispensabile saper distinguere l'ambientalismo razionale da quello salottiero e irrazionale, e necessario affrontare, in modo scientifico e non ideologico, l'attività venatoria in genere e, nello specifico, il prelievo venatorio dei turdidi maggiori;
VERIFICATO che:
- i Turdidi che gravitano nell'Europa mediterranea di interesse venatorio sono essenzialmente quattro: Tordo Bottaccio, Tordo Sassello, Merlo e Cesena; nella stragrande maggioranza andranno a nidificare nelle foreste dell'Europa nord orientale (Fed. russa); pertanto, non vi è alcuna differenza che la pressione venatoria avvenga in Italia, nella Penisola iberica, in Francia o avvenga, per la linea di migrazione balcanica, nella ex Jugoslavia, in Romania, Ungheria, Albania o Grecia, oppure sulla linea dei paesi che si affacciano sul Mediterraneo quali Turchia, Tunisia o Marocco,
PRESO ATTO che:
- gli eventi e le cause che hanno influito in modo decisivo su moltissime specie migratorie volatili, ponendole in sofferenza, sono stati principalmente:
a) nell'aprile 1986, l'esplosione della centrale russa di Chernobyl, che ha distrutto l'intero habitat di una delle zone più interessate dal massiccio arrivo di turdidi e beccacce per la nidificazione da tutta Europa, uccidendo, nel contempo, la stragrande maggioranza dei "riproduttori" che ormai erano concentrati in quei luoghi per la nidificazione;
b) nell'estate del 2008, nello stesso areale, Europa nord-est e repubblica russa, una serie di incendi in zone agricole durati più di un mese che hanno bruciato centinaia di migliaia di ettari nel periodo canonico della riproduzione, creando notevole danno ai riproduttori, sia direttamente sia impedendo loro la deposizione; conseguentemente, sono venuti a mancare i giovani di un'intera generazione;
- sino a pochi anni fa in nessun paese dell'area "sovietica"(areali di nidificazione) era consentito praticare il turismo venatorio mentre, dopo il crollo del muro di Berlino, si è avuto un vero e proprio "esodo venatorio" in quegli areali, con vere e proprie mattanze, anche in periodi e con mezzi non leciti;
- alcuni paesi del nord Africa (Tunisia e Marocco in primis), da alcuni anni, consentono la caccia a questi migratori e, per mera convenienza economica, continuano a permettere vere mattanze, spesso in periodo di termine svezzamento prole;
TENUTO CONTO che:
- i parametri a cui si fa riferimento sono quelli dell'I.S.P.R.A (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) con sede a Bologna; questi si basano spesso su ricerche e studi sulla fauna selvatica e migratoria relativa al climax continentale che niente hanno a che fare con il climax di un'isola al centro del Mediterraneo come la Sardegna, con una realtà ambientale e di biodiversità di gran lunga più simile a quello della Corsica in territorio francese;
- in ogni caso, l'I.S.P.R.A. dovrebbe muoversi in sintonia con i medesimi istituti a livello europeo i quali prevedono, in assenza di superiore disciplina di gestione, la chiusura ai turdidi minimo al 31 gennaio, fatte salve le deroghe;
- il climax sardo è, di fatto, più simile a quello della Corsica e della penisola iberica che non a quello del continente italiano ed europeo; appare pertanto evidente come l'attuazione integrale in Sardegna della legge regionale n. 23 del 1998, in ottemperanza alla legge regionale n. 157 del 1992 sia, di fatto, dannosa per il nostro ambiente e irrispettosa della nostra biodiversità;
- l'attivazione a regime dell'IRFS (Istituto regionale fauna selvatica) e la sua corretta gestione svincolerebbe la Sardegna dall'ISPRA, universalmente ritenuto poco attivo e inattendibile, e ci consentirebbe di dotarci di dati scientifici certi e specifici sulla realtà sarda;
- la rotta migratoria dei turdidi maggiori che interessa la Sardegna è la medesima di quella che interessa le regioni della Estremadura (penisola iberica) e della Corsica (Francia); tuttavia mentre in queste aree è consentito il prelievo venatorio dei turdidi fino alla fine di febbraio (condizione questa che favorisce e concentra un'interessante e redditizio turismo venatorio a favore di altri e a discapito dei sardi), in Sardegna, solo per assoggettarci a studi a noi avulsi e per giunta scientificamente contestati e contestabili, viene impedito tale prelievo venatorio già dall'8 gennaio;
- dai primi studi realizzati in Sardegna sulla fauna migratoria dalla Società Anthus, su incarico della Regione, emerge che il ritorno preannunziale avviene nella seconda decade di gennaio. Ammesso e non concesso che ciò corrisponda alla realtà, giacché in quel periodo le catture possono riguardare facilmente fauna errante in cerca di cibo più che in transito e che il periodo e le località di censimento prescelto non ci consentono di considerare il dato attendibile, per l'individuazione della data di fine prelievo bisogna tenere conto, almeno, della decade di sovrapposizione, cosi come previsto è introdotto dalla legge n. 96 del 2010 all'articolo 42 e dei naturali tempi di percorrenza delle distanze da parte della fauna migratoria, così come correttamente previsto per la Corsica;
- per le ragioni sopracitate, mentre nell'adiacente Corsica e in Estremadura, il regolare prelievo venatorio al medesimo flusso migratorio dei turdidi continua, in Sardegna viene ingiustamente interrotto e inizia il flusso migratorio di un'altra specie , quella dei tanti sardi appassionati, i quali si trovano costretti a prelevare in Corsica e in Estremadura la medesima selvaggina che avrebbero potuto prelevare in Sardegna e che, pertanto, viene resa disponibile ad altri, nonostante le tasse regolarmente pagate. Questo contribuisce notevolmente, con grande giubilo e ilarità degli amici corsi, a favorire il turismo venatorio e l'economia ad esso correlati in queste regioni (11.000 presenze di sardi in Corsica e 16.000 in Estremadura), sottraendo risorse e opportunità economiche e occupazionali alla Sardegna;
- ciò appare indubbiamente come una palese ingiustizia e discriminazione nei confronti dei Sardi, nonché un danno all'economia diretta e indiretta del comparto venatorio;
RITENUTO che, nonostante ciò, ci si debba responsabilmente sentire motivati a preservare anche per le future generazioni queste specie migratorie, si ritiene improcrastinabile una moratoria internazionale che miri a una ripresa a livello mondiale della popolazione dei turdidi maggiori e alla tutela dell'ambiente e della biodiversità della Sardegna,
pertanto, per le motivazioni espresse,
impegna il Presidente della Regione,
l'Assessore della difesa dell'ambiente
e l'Assessore dell'agricoltura e riforma agropastorale a:
1) chiedere e adoperarsi per ottenere una moratoria internazionale atta a interrompere il prelievo venatorio delle suddette specie per almeno 2 anni, in modo da favorire la ripresa della popolazione a livello mondiale, riconoscendo, sino ad allora, ai cacciatori sardi le medesime condizioni vigenti in Corsica, in Estremadura e nel resto d'Europa, interessate dal medesimo flusso migratorio, anche attraverso legittime deroghe;
2) aprire in materia ambientale e venatoria, un tavolo tecnico di confronto sulle specificità dell'ambiente sardo con i Ministeri nazionali competenti, nel rispetto degli interessi nazionali;
3) utilizzare ogni prerogativa consentita dall'articolo 3 lettera i) (caccia e pesca) ed esercitare la sovranità e la piena potestà legislativa dello Statuto sardo e delle leggi e direttive comunitarie in materia nel modo più vantaggioso per i cittadini sardi;
4) riconoscere anche in Sardegna, a chi pratica l'attività venatoria (36.000 in attività e 45.000 complessivi), un ruolo pubblico nel governo del territorio come sentinella dell'ambiente e custode della fauna selvatica;
5) rendere definitivamente operativo e funzionale l'Istituto regionale fauna selvatica che consente alla Sardegna di avere dati sulla fauna selvatica contestualizzati alla nostra realtà;
6) approvare una legge in Consiglio regionale per:
a) abrogare la legge regionale n. 23 del 1998, di fatto, fortunatamente mai del tutto attuata, in quanto inadeguata alla nostra specificità, dannosa per le nostre biodiversità e inadatta alle consuetudini socio-culturali della Sardegna;
b) rientrare nelle more, nel regime normativo della legge regionale n. 32 del 1978, sicuramente più adatta alle nostre specificità, che anticipa di 30 anni la tendenza europea, introducendo il concetto di prelievo sostenibile;
c) dotare finalmente la Sardegna, a seguito di specifici studi e di un adeguato percorso di condivisione, in ottemperanza alla legge n. 157 del 1992 e alle superiori direttive comunitarie, di una nuova legge regionale che regoli la gestione dell'ambiente, il governo del territorio, dell'attività venatoria e della fruizione delle altre risorse spontanee rigenerabili nel rispetto dell'ambiente e a tutela delle biodiversità e specificità della Sardegna. (58)