Seduta n.314 del 22/03/2012
CCCXIV SEDUTA
(ANTIMERIDIANA)
Giovedì 22 Marzo 2012
Presidenza della Presidente LOMBARDO
indi
del Vicepresidente COSSA
indi
della Presidente LOMBARDO
La seduta è aperta alle ore 10 e 04.
AGUS, Segretario f.f., dà lettura del processo verbale della seduta antimeridiana del 1° marzo 2012 (306), che è approvato.
PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Mario Bruno, Angelo Francesco Cuccureddu, Marco Espa, Rosanna Floris, Gabriella Greco, Francesco Mula, Angelo Stochino e Claudia Zuncheddu hanno chiesto congedo per la seduta antimeridiana del 22 marzo 2012.
Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.
Constatate le numerosissime assenze dei consiglieri in Aula, sospendo la seduta.
(La seduta, sospesa alle ore 10 e 05, viene ripresa alle ore 10 e 36.)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione congiunta delle mozioni numero 171 e 97, abbinata alle interpellanze numero 84, 166, 173, 252, 290 e 293.
(Si riporta di seguito il testo delle mozioni e delle interpellanze:
MozioneBarracciu - Espa - Corda - Diana Giampaolo - Uras - Salis - Capelli - Agus - Bruno - Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Lotto - Manca - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Solinas Antonio - Soru - Ben Amara - Cocco Daniele Secondo - Cugusi - Mariani - Sechi - Zuncheddu sull'assenza di politica sanitaria, sul conseguente e grave incremento del disavanzo, sulla preoccupante situazione del Servizio sanitario della Sardegna e sull'urgente necessità di approvare i documenti di programmazione sanitaria, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento.
IL CONSIGLIO REGIONALE
PREMESSO che:
- la legge regionale 7 agosto 2009, n. 3, all'articolo 12 ha dettato "Disposizioni in materia di sistema sanitario regionale" e la Giunta regionale ha approvato, nel settembre 2009, la delibera n. 42/17 sul commissariamento delle ASL e nel dicembre 2009 la delibera n. 57/11 sull'istituzione della macroarea "Sardegna";
- la riforma del sistema sanitario, ipotizzata dalla legge n. 3 del 2009 predisposta dalla Giunta regionale e attualmente in attesa di essere messa all'ordine del giorno del Consiglio, discussa dalla competente Commissione consiliare è stata, da questa, radicalmente modificata e approvata col voto contrario non solo del centro sinistra ma anche, emblematicamente, col voto contrario di una parte della maggioranza stessa;
- non è mai stata svolta alcuna attività di programmazione da parte dell'attuale Giunta regionale e l'azione amministrativa dei commissari straordinari prima e dei direttori generali ASL in seguito si è limitata alla gestione ordinaria senza alcuna visione strategica;
- come certificato dalla Corte dei conti, il disavanzo della sanità regionale è aumentato dai 75,5 milioni di euro del 2008, agli oltre 360 milioni nel 2012 rispetto al fabbisogno virtuale determinato nella Conferenza permanente delle regioni, e il bilancio 2012-2014 conferma la tendenza a una ulteriore crescita negli anni 2013 e 2014;
- la mancata riduzione del disavanzo sanitario, malgrado la Sardegna fosse sottoposta al piano di rientro, ha impedito alla Regione di accedere alla parte residua dei finanziamenti governativi (14 milioni di euro) e all'erogazione di circa 55 milioni di risorse in base agli impegni sottoscritti dal Governo nazionale con la Giunta regionale nel gennaio 2009;
- la Regione ha fatto registrare nel 2011 i valori di spesa farmaceutica più alti in campo nazionale, con uno scostamento, secondo la Corte dei conti (rapporto 2011 delle sezioni riunite), di circa 160 milioni di euro rispetto agli obiettivi, di cui 121 milioni di incremento per la sola spesa ospedaliera;
- il comma 2 dell'articolo 3 della legge regionale 7 marzo 2012, n. 6 (legge finanziaria 2012), descritto come provvedimento dalla portata eccezionale e foriero di effetti positivi rivoluzionari rispetto all'efficacia/efficienza dell'operato dei direttori generali, rappresenta l'ennesimo inutile atto propagandistico in quanto, lungi dall'intervenire sulle cause della crescita esponenziale ed incontrollata della spesa sanitaria e delle inefficienze gestionali, cause certamente ascrivibili (al netto della dubbia competenza della maggior parte dei direttori generali, sanitari e amministrativi) all'assenza degli atti di programmazione di competenza della politica della Giunta regionale, si propone, viceversa, di intervenire semplicemente sugli effetti con disposizioni inutili, come la revoca dei direttori generali per grave disavanzo, in quanto già previste dalla norma nazionale (articolo 3 bis, comma 7, del decreto legislativo n. 502 del 1992 e successive modifiche ed integrazioni)
- la decisione della Giunta e della maggioranza, assunta in sede di approvazione del bilancio 2012 e definita addirittura dall'Assessore regionale della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio "operazione verità", di incamerare preventivamente nell'assegnazione di parte corrente il disavanzo della sanità, maturato rispetto al fabbisogno teorico determinato in sede nazionale, rappresenta chiaramente un malcelato artificio contabile finalizzato a mascherare il grave deficit e l'incapacità politica a sanarlo;
RICORDATO che:
- dopo circa venti anni, in data 19 gennaio 2007 il Consiglio regionale della Sardegna ha approvato il Piano sanitario regionale 2006/2008;
- dopo tre anni di governo, la Giunta regionale non ha ancora presentato al Consiglio il nuovo Piano sanitario regionale, il quale deve contenere le indicazioni strategiche e gli obiettivi condivisi per il riordino del sistema sanitario regionale sardo;
- il 15 maggio 2008 è stato sottoscritto il secondo accordo di programma tra la Regione e lo Stato per la realizzazione di sette interventi strutturali, individuati in coerenza con gli obiettivi del Piano regionale dei servizi sanitari 2006-2008 e finalizzati alla riqualificazione delle aree dell'assistenza distrettuale e di quella ospedaliera;
CONSTATATO che:
- nonostante il Piano sanitario regionale 2006-2008 presti particolare attenzione ai bisogni dei sofferenti mentali e delle loro famiglie, dando avvio ad un processo di riqualificazione dei servizi e delle risposte pubbliche in modo da pervenire ad un sistema organico e coerente, i centri di salute mentale sulle 24 ore sono stati chiusi e si è interrotto il sistema di interlocuzione e di coinvolgimento delle persone con disturbo mentale e delle loro famiglie che mirava alla salvaguardia e conservazione dei propri diritti all'interno dello spazio sociale;
- il fondo per la non autosufficienza, istituito con l'articolo 34 della legge finanziaria 2007, è un punto di svolta delle politiche sanitarie e sociali a favore delle persone in condizione di non autosufficienza da cui non è ammissibile retrocedere né in termini di dotazione finanziaria né per il sistema dell'erogazione degli interventi secondo criteri pubblici;
- il blocco del turn-over non permette di valutare in maniera oggettiva i fabbisogni di personale e determina un utilizzo eccessivo del ricorso alle forme di esternalizzazione del lavoro con effetti sulla qualità dell'assistenza, sulla garanzia del mantenimento di livelli adeguati di sicurezza nel lavoro e più in generale del rispetto dei diritti dei lavoratori;
- per scongiurare l'introduzione dei ticket è necessario ridefinire tempestivamente una nuova politica regionale del farmaco attraverso l'adozione di interventi di programmazione e controllo in grado di contenere la spesa farmaceutica e garantendo elevati livelli di efficacia terapeutica nella cura della popolazione assistita;
RILEVATO che:
- le variazioni sociali e sanitarie degli ultimi decenni, e in particolare la bassa natalità, l'allungamento della vita, la prevalenza delle malattie cronico-degenerative, nonché le modificazioni della struttura e del funzionamento familiare comportano un maggiore carico assistenziale per la società ed al contempo una insufficiente capacità della famiglia di sopportare tale carico;
- il sistema complessivo di intervento integrato attraverso la legge n. 23 del 2005, con lo strumento operativo del PLUS e la legge n. 10 del 2006, con il Distretto sanitario e con Punto unico di accesso (PUA) e l'Unità di valutazione territoriale (UVT) si è di fatto, negli ultimi anni, interrotto;
- appare necessario rivalutare l'articolazione dell'integrazione socio-sanitaria fra ASL e enti locali, sotto il profilo istituzionale, organizzativo e operativo e promuovere una larga consultazione della comunità regionale e, in particolare, dei rappresentanti delle comunità locali, delle parti sociali, dell'associazionismo, delle università e dei rappresentanti degli ordini e collegi delle professioni sanitarie;
- le strutture residenziali richiedono una profonda riorganizzazione nel senso dell'integrazione dei sistemi sanitario e sociale, per accogliere le esigenze di coloro che necessitano di prestazioni prevalentemente di carattere sociale e, con minor frequenza e intensità, di prestazioni sanitarie;
CONSIDERATO che:
- per garantire ai cittadini di tutti i territori della Sardegna le risposte assistenziali necessarie, la razionalizzazione della rete ospedaliera deve procedere verso un modello cooperativo di rete integrata ospedale-territorio e di coordinamento funzionale tra ospedali di maggiore specializzazione, ospedali di base e piccoli ospedali, creando poli organizzativi socio-sanitari territoriali;
- la risposta ai bisogni di salute della popolazione sarda passa attraverso la realizzazione di Case della salute che consentano l'erogazione e la piena integrazione delle attività specialistiche, della medicina di primo livello territoriale, delle attività consultoriali, di quelle preventive, riabilitative e di quelle correlate alla promozione della salute e in cui si realizza la presa in carico a forte integrazione multidisciplinare per tutte le esigenze sanitarie e socio-sanitarie;
- la medicina di famiglia deve ritornare ad essere il polo di riferimento del cittadino per tutte le attività sanitarie di primo livello e nei percorsi socio-sanitari e deve garantire il ruolo di tutela in particolare rispetto alla cronicità e alla disabilità, alla assistenza domiciliare, al rapporto con gli altri spezzoni del Servizio sanitario nazionale (SSN);
- la specialistica ambulatoriale deve essere fortemente diffusa sul territorio e in grado di dare risposte locali al bisogno di livello non ospedaliero divenendo più tecnologica, più forte qualitativamente, integrata con la medicina di famiglia da un lato e con il livello ospedaliero dall'altro, aperta alle innovazioni normative ed organizzative, orientata alla meritocrazia, alla appropriatezza, al raggiungimento di standard ed obiettivi di salute, supportata nelle esigenze strutturali e tecnologiche, chiamata alla partecipazione attiva ai momenti di programmazione sanitaria delle aziende;
- le principali linee direttrici per lo sviluppo dei servizi di tutela e cura della malattia mentale devono prevedere:
a) la progettazione e la realizzazione di servizi di comunità accessibili 24 ore al giorno, sette giorni alla settimana, con équipe multidisciplinari, che possano prendere in carico prioritariamente persone con problemi gravi;
b) una nuova organizzazione delle procedure relative alle emergenze nella salute mentale, attualmente frammentate e disperse in diversi servizi (psichiatria, neuropsichiatria infantile, tossicodipendenze, 118), alla definizione della quale devono essere chiamati a partecipare i comuni e gli operatori della sicurezza;
APPURATO che:
- l'interruzione del processo di riorganizzazione del rapporto fra università e Servizio sanitario regionale (SSR), avviato nella passata legislatura con l'approvazione del Piano sanitario regionale 2006-2008 e della legge n. 10 del 2006, che portò alla definizione dei protocolli d'intesa fra Regione e università e alla costituzione delle due aziende ospedaliere universitarie e che ha consentito, seppur con margini di perfezionamento da colmare, di migliorare l'uso delle risorse umane e materiali e di individuare un terreno di coordinamento nella programmazione e nella gestione delle attività salvaguardando le esigenze della formazione universitaria e, insieme, quella dell'assistenza, unitamente al mancato rinnovo dei protocolli d'intesa Regione/università scaduti da tempo, stanno pregiudicando seriamente il presente e il futuro della formazione di tutte le professioni sanitarie in Sardegna, così come emerso con forza anche in un recente convegno organizzato dalla Università degli Studi di Cagliari - Facoltà di medicina tenutosi presso la Cittadella universitaria di Monserrato;
- da tre anni a questa parte, attraverso la chiusura, l'accorpamento e il depauperamento (professionale e tecnologico) di reparti e servizi, è in atto un lento e subdolo processo di depotenziamento dei piccoli ospedali che testimonia la evidente ma non dichiarata volontà, se non di chiuderli, di riconvertirli al ribasso senza la necessaria valutazione dei contesti geomorfologici, sociali ed economici nei quali essi sono ubicati e senza considerare che tale processo pregiudica, con effetti drastici sul fenomeno dello spopolamento, il diritto alla salute dei cittadini dei territori più svantaggiati dell'Isola e, in particolare, di quelli delle zone montane;
VALUTATO che:
- la pianificazione degli investimenti non può essere disgiunta dalle linee strategiche di indirizzo che presidiano la programmazione sanitaria regionale e che trovano attuazione nel Piano sanitario regionale;
- dal bilancio regionale 2012-2014 emerge una preoccupante scomparsa della spesa per investimenti in edilizia e tecnologie, considerato che quest'ultima rappresenta appena l'1 per cento del totale;
- in difetto del nuovo Piano sanitario regionale, è necessario e improrogabile che la Giunta predisponga un nuovo piano regionale degli investimenti e dia priorità al completamento delle opere già iniziate e finanziate dai fondi strutturali e da risorse vincolate, finalizzando gli interventi all'attuazione dei piani di adeguamento presentati dalle aziende sanitarie per il conseguimento dell'accreditamento delle strutture ospedaliere e territoriali;
- la spesa sanitaria deve essere qualificata attraverso l'identificazione e il rilancio di azioni programmatiche che migliorino la governance del sistema socio-sanitario mettendo a punto interventi complessi,
impegna il Presidente della Regione e l'Assessore regionale dell'igiene e sanità
e dell'assistenza sociale
1) a presentare al più presto al Consiglio regionale una proposta di nuovo Piano sanitario regionale 2012-2014 che definisca in maniera stringente:
- il miglioramento del sistema di monitoraggio dei fattori di spesa completando il sistema informativo sanitario regionale;
- la ricontrattazione dei tetti di spesa per i privati accreditati anche sulla base di precisi obiettivi di qualità dell'assistenza erogata;
- la ridefinizione della rete ospedaliera in una logica di collaborazione ed integrazione che preveda l'introduzione di accordi cooperativi tra aziende e tra ospedali e soddisfi le esigenze di equità nella distribuzione territoriale avendo particolare riguardo per le zone montane e le isole minori;
- la definizione e il governo di una politica regionale del farmaco fondata su basi rigorosamente scientifiche e capace di scongiurare l'introduzione dei ticket;
- il potenziamento delle attività di prevenzione (a cominciare dagli screening oncologici);
- il rafforzamento del ruolo del distretto come naturale interlocutore degli enti locali e luogo di programmazione e attuazione dell'integrazione socio-sanitaria;
- lo sviluppo dell'assistenza territoriale a supporto delle persone non-autosufficienti;
- un programma straordinario di investimenti per l'adeguamento strutturale e tecnologico del SSR, che conduca alla sottoscrizione di un nuovo accordo di programma con il Ministero della salute;
- il potenziamento del rapporto tra Sistema sanitario regionale e università che parta dall'indispensabile riconoscimento dell'importanza strategica della formazione delle professioni sanitarie tutte e dalla necessità inderogabile di salvaguardarne la qualità e la quantità;
- gli indirizzi alle aziende sanitarie e i provvedimenti operativi relativi alle questioni sollevate nella presente mozione;
a garantire l'esclusivo reclutamento del personale attraverso procedure concorsuali e di mobilità, limitando e contenendo a casi eccezionali il ricorso all'esternalizzazione dei servizi di assistenza diretta o il ricorso alla somministrazione di lavoro temporaneo.
Mozione Cocco Daniele Secondo - Salis - Mariani - Capelli sulla inderogabile necessità di avviare anche in Sardegna la sperimentazione del metodo Zamboni per la cura della sclerosi multipla.
IL CONSIGLIO REGIONALEPREMESSO che:
- da ricerche e studi condotti dal prof. Paolo Zamboni, chirurgo vascolare dell'Università di Ferrara, in collaborazione con il dottor Fabrizio Salvi, neurologo del Centro il Bene dell'Ospedale Bellaria di Bologna, risulta che alla patogenesi della sclerosi multipla contribuisce in modo importante un'alterazione del circolo venoso del sistema nervoso, alterazione che il prof. Zamboni ha chiamato CCSVI (insufficienza venosa cerebrospinale cronica) e dalla quale sarebbero affetti circa il 95 per cento dei malati di sclerosi multipla;
- sulla base degli studi e delle ricerche effettuate, il prof. Zamboni ha elaborato un protocollo sanitario basato sulla strettissima correlazione individuata tra sclerosi multipla e CCSVI, che prevede principalmente la disostruzione del circolo venoso attraverso un intervento mini-invasivo di angioplastica dilatativa, da eseguirsi in day hospital;
- il metodo Zamboni, accolto con estremo interesse dalla comunità medica internazionale, viene ormai praticato in molti paesi esteri ed ha da tempo varcato l'oceano approdando anche negli Stati uniti, dove la sperimentazione procede con risultati estremamente positivi in diversi stati;
CONSIDERATO che:
- la sclerosi multipla è una malattia neurodegenerativa cronica, progressiva e altamente invalidante, una delle patologie più gravi a carico del sistema nervoso centrale dovuta per il 20 per cento a fattori genetici, si manifesta generalmente per la prima volta fra i 20 e i 30 anni, ma in un 6 per cento dei casi viene diagnosticata in ragazzi sotto i 18 anni, e colpisce in Italia più di 58.000 persone;
- sull'incidenza della sclerosi multipla in Sardegna non esiste ancora un registro regionale, eppure, secondo gli ultimi dati risalenti purtroppo al 2002, l'Isola è la regione d'Italia più colpita dal fenomeno, con 150 casi per 100 mila abitanti, oltre il doppio rispetto alla media nazionale, ossia 2.500 persone ammalate;
- le attuali terapie a base di interferoni e di immunosoppressori, che non portano alla guarigione ma possono solo rallentare il decorso della malattia, oltre a generare costi elevatissimi per il servizio sanitario, hanno pesanti effetti collaterali e risultano efficaci solo su circa 1/3 dei pazienti;
- l'intervento di angioplastica messo a punto dall'equipe del prof. Paolo Zamboni apre invece una prospettiva di cura con effetti collaterali quasi nulli e costi ridottissimi per il servizio sanitario;
- già numerose regioni italiane hanno approvato protocolli di sperimentazione della cura con mozioni approvate dalle Regioni Lazio, Marche ed Emilia-Romagna, e si sono già attivati gli assessorati competenti di Sicilia, Veneto, Lombardia e Piemonte chiedendo la disponibilità al prof. Paolo Zamboni ad ospitare presso la struttura da lui diretta professionisti locali cui trasferire il know how necessario;
- molti pazienti italiani, ed in particolare molti ammalati sardi, che intendono sottoporsi alla nuova terapia non possono farlo nel proprio territorio di residenza e sono costretti a rivolgersi ad altre regioni o addirittura a ricorrere al cosiddetto "turismo della salute" recandosi in altri paesi, con il rischio di non essere sufficientemente garantiti sul piano della opportunità e sicurezza degli interventi sanitari proposti;
- i risultati della sperimentazione della innovativa terapia del prof. Zamboni avviata nei diversi centri evidenziano un netto miglioramento delle condizioni di vita dei pazienti sottoposti al trattamento, dato che, anche a voler prescindere dai risultati, ancora da verificare per il mondo scientifico, sulla regressione della patologia, comporta una svolta ed autorizza una concreta speranza nella lotta contro la sclerosi multipla,
impegna il Presidente della Regione
a porre in essere con urgenza tutti i provvedimenti necessari a dare anche ai malati sardi la speranza di un futuro migliore inserendo anche la Sardegna nello studio terapico multicentrico e randomizzato sulla insufficienza venosa cronica cerebrospinale (CCSVI) nella sclerosi multipla contemplato dal metodo Zamboni;
a favorire in tempi brevi l'avvio di centri di sperimentazione del cosiddetto protocollo Zamboni, anche con l'adozione degli strumenti diagnostici necessari, presso le Asl di Nuoro, Sassari e Cagliari, peraltro già dotate di strutture e professionalità fortemente impegnate nella cura della sclerosi multipla.
Interpellanza Manca - Bruno - Meloni Valerio - Lotto - Caria - Espa Sul concorso della ASL n. 1 di Sassari per l'assunzione di collaboratori professionali sanitari-infermieri categoria D.
I sottoscritti,
premesso che:
- in data 18 aprile 2009 è stato bandito un concorso da parte della ASL n. 1 di Sassari per l'assunzione a tempo indeterminato di n. 10 posti di collaboratore professionale sanitario-infermiere categoria D;
- con deliberazione n. 217 del 25 febbraio 2010 il commissario della ASL n. 1 di Sassari ha approvato la graduatoria di merito e nominato i vincitori del concorso in oggetto;
preso atto che:
- il commissario della ASL n. 1, in data 3 marzo 2010, approvava la deliberazione n. 253 con la quale modificava la dotazione organica provvisoria della ASL di Sassari e contestualmente definiva il piano del fabbisogno del personale per l'anno 2010 nei limiti previsti dall'articolo 1, comma 71, della legge 23 dicembre 2009, n. 191;
- il Piano annuale di fabbisogno del personale delle ASL è previsto dall'articolo 27 della legge regionale 28 luglio 2006, n. 10 (Tutela della salute e riordino del servizio sanitario della Sardegna);
- le variazioni delle dotazioni organiche sono determinate dagli effettivi bisogni e dalle reali necessità dell'azienda circa la necessità di reperire le opportune professionalità sia in termini qualitativi che quantitativi, al fine di assicurare le prestazioni nei livelli essenziali d'assistenza;
- l'Azienda sanitaria di Sassari intendeva procedere all'assunzione ed incremento delle rispettive figure professionali ad invarianza di costo, visto il risparmio di spesa che ne deriva sia dalle cessazioni previste per il 2010, sia dalla riduzione dei costi del personale esterno interinale e a tempo determinato;
evidenziato che:
- ai primi 56 idonei in graduatoria sono stati recapitati i telegrammi di convocazione presso la ASL in data 11 e 12 marzo 2010, per l'assunzione e la firma del contratto a tempo indeterminato;
- successivamente, agli stessi interessati, in data 11 marzo 2010, veniva recapitato un nuovo telegramma con il quale si invitava a non presentarsi presso l'Azienda;
- le organizzazioni sindacali comunicavano ai vincitori di concorso che l'Assessorato regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale ha proceduto al blocco delle assunzioni per mancanza di fondi;
- da troppo tempo i reparti delle aziende hanno carenze di organico, sottoponendo il personale attualmente in servizio a notevoli carichi di lavoro più volte denunciati dai sindacati di categoria;
- ultimamente si è cercato di sopperire ai buchi in organico basandosi sul reclutamento di personale infermieristico dalle agenzie interinali;
- per la maggior parte dei vincitori di concorso si tratta di una mera modifica contrattuale passando da lavoro precario a lavoro a tempo indeterminato, senza alcuna aggiunta di nuovi costi;
- l'assunzione a tempo indeterminato consente all'Azienda una maggiore stabilizzazione del personale con tutti gli effetti positivi che la stessa determina,
chiedono di interpellare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale per sapere:
quali siano le motivazioni che hanno indotto il blocco delle assunzioni;
con il riequilibrio economico e gestionale della ASL n. 1 di Sassari e con l'adozione del Piano del fabbisogno del personale 2010, quali misure intendano adottare per superare l'attuale situazione di incertezza e precarietà che si è creata fra gli idonei in graduatoria;
quali atti intendano formulare per evitare il collasso di interi reparti ospedalieri che, con la conseguente carenza di personale infermieristico, rischiano di mettere in crisi la stessa funzionalità di ASL e ospedali, con gravi conseguenze sulla qualità dei servizi e delle prestazioni erogate.
Interpellanza Bruno - Uras - Salis - Espa - Diana Giampaolo - Caria - Mariani - Meloni Valerio - Barracciu sul continuo ricorso a lavoratori interinali da parte della ASL n. 8 e dell'Azienda ospedaliera G. Brotzu di Cagliari in presenza di graduatorie concorsuali in vigore.
I sottoscritti,
premesso che:
- l'articolo 2 del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, recante "Riordino della disciplina in materia sanitaria, a norma dell'articolo 1 della legge 23 ottobre 1992, n. 421", dispone che:
"1. Spettano alle regioni e alle province autonome, nel rispetto dei principi stabiliti dalle leggi nazionali, le funzioni legislative ed amministrative in materia di assistenza sanitaria ed ospedaliera;
2. Spettano in particolare alle regioni la determinazione dei principi sull'organizzazione dei servizi e sull'attività destinata alla tutela della salute e dei criteri di finanziamento delle Unità sanitarie locali e delle Aziende ospedaliere, le attività di indirizzo tecnico, promozione e supporto nei confronti delle predette Unità sanitarie locali ed Aziende, anche in relazione al controllo di gestione e alla valutazione della qualità delle prestazioni sanitarie.";
- con deliberazione della Giunta regionale n. 20/7 del 19 maggio 2010 la Regione Sardegna ha adottato il "Patto per la salute 2010-2012" ove dispone delle norme particolarmente severe per il controllo della spesa sanitaria tra cui quella di affrontare la composizione dei costi di produzione legati a personale dipendente o operante in forza di altro lavoro (interinale);
- con deliberazione della Giunta regionale n. 42/17 del 15 settembre 2009, si è proceduto al commissariamento delle aziende ospedaliere locali e dell'Azienda ospedaliera (AO) G. Brotzu, con efficacia di operatività di centottanta giorni a partire dalla data di sottoscrizione del contratto da parte dei commissari con la Regione, avente l'obbiettivo dell'attuazione di un processo di riforma del sistema regionale sanitario disposto dalla legge regionale n. 3 del 2009, articolo 12;
- con deliberazione n. 8/16 del 23 febbraio 2010 della Giunta regionale si sospendono i processi autorizzativi delle ASL relativi all'assunzione di nuove unità di personale;
- con deliberazione della Giunta regionale n. 25/30 del 1° luglio 2010, si prorogano gli incarichi ai commissari delle ASL e dell'AO G. Brotzu con termine il 31 gennaio 2010;
vista:
- l'interrogazione n. 320/A del 23 giugno 2010, con richiesta di risposta scritta, sulle procedure di assunzione di personale presso l'AO G. Brotzu di Cagliari, alla quale la Giunta regionale non ha fornito alcuna risposta;
- la richiesta di acquisizione di atti del 22 settembre 2010, sulla procedura e l'affidamento relativa a somministrazione di lavoro temporaneo ed interinale formulata all'AO G. Brotzu, in quanto non disponibili presso il sito internet aziendale, ove risulta dalla risposta dell'AO il rinnovo dell'appalto alla società di lavoro interinale Real job Spa di Elmas e a procedure in essere sulla predisposizione di un nuovo bando di affidamento;
considerato che:
- la ASL n. 8 dagli atti assunti (deliberazione n. 958 del 21 settembre 2010 e n. 927 dell'8 settembre 2010), prosegue anch'essa il contratto di servizio di somministrazione di lavoro temporaneo con l'Agenzia Real job Spa con importi di spesa previsti di euro 4.240.000 ed euro 1.696.000 relativi a somministrazione lavoro, compenso d'agenzia e IVA;
- la Regione ha formato e riqualificato un sostanzioso numero di operatori socio sanitari nel corso degli ultimi due anni, aggiungendo nel tempo azioni di qualificazione rivolte a disoccupati e riqualificazioni di personale in ruolo;
- la Regione Sardegna con determinazione n. 27182/3102 /FP del 27 luglio 2010 ha approvato l'avviso di un bando pubblico rivolto alle agenzie formative finalizzato alla formazione di ulteriori operatori socio sanitari con uno stanziamento finanziario pari a euro 7.602.000;
ricordato che presso la ASL n. 8 e l'AO G. Brotzu sono stati espletati i concorsi pubblici per l'assunzione di operatori-socio sanitari con graduatorie definitive pubblicate il 23 gennaio 2009 per l'AO G. Brotzu ed il 18 gennaio 2010 per la ASL n. 8, con durata di validità per il periodo di 24 mesi;
preso atto che:
- nonostante il blocco delle assunzioni presso le ASL si riscontra l'increscioso fenomeno di un rallentamento dello scorrere delle graduatorie dei concorsi già espletati a causa della pratica di colmare i consistenti vuoti di organico col ricorso a contratti di lavoro interinale;
- questa prassi è contraria all'articolo 97, comma terzo, della Costituzione, che indica espressamente il concorso pubblico come lo strumento fondamentale di accesso al lavoro nella pubblica amministrazione, al fine di garantirne il buon andamento e l'imparzialità, nonché la legalità e l'oggettività del merito per limitare fenomeni di clientelismo;
- l'articolo 36 (Utilizzo di contratti di lavoro flessibile) del decreto legislativo n. 165 del 2001 su "Norme generali sull'ordinamento del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche" prevede, nel rispetto delle procedure di reclutamento vigenti e senza aggravio per la finanza pubblica, che le amministrazioni possono avvalersi di personale con contratto flessibile per il proprio fabbisogno al fine di rispondere ad "esigenze temporanee ed eccezionali";
- nella sentenza del 15 settembre 2009, n. 8743, che riporta a precedente sentenza del 30 gennaio 2003, n. 536, sostanzialmente il TAR del Lazio afferma che "proprio in attuazione dei principi di efficienza ed efficacia dell'azione amministrativa, ed in definitiva con il principio di buon andamento - anche con la ratio e con il principio di economicità, posti e valorizzati dal D. Lgs n. 29 del 1993 e dell'art. 15, comma 7 del DPR n. 487 del 1994…", "lo scorrimento di una graduatoria di concorso pubblico ancora valida … costituisce atto d'obbligo e non meramente discrezionale della Pubblica Amministrazione";principi, questi, tutti chiaramente rinvenibili anche nella vigente legislazione europea;
- i giudici amministrativi della citata sentenza precisano inoltre che "sussiste un vero e proprio diritto soggettivo all'assunzione degli idonei in una graduatoria ancora valida, nel caso in cui l'Amministrazione decida di coprire il posto vacante con reclutamento dall'esterno";
- anche a seguito di una precedente decisione della suprema Corte di cassazione, sezione lavoro, che, con sentenza n. 3252 del 2003, aveva già ritenuto che, sempre e comunque "ravvedere, in capo all'Amministrazione, un vero obbligo di far scorrere le graduatorie ancora efficaci", da rendere addirittura necessaria la condanna dell'Amministrazione insolvente all'integrale pagamento delle spese processuali;
- la legge prevede delle eccezioni a tale principio solo in casi d'urgenza e la Corte costituzionale continua ad affermare a tale proposito che "l'area delle eccezioni" al concorso deve essere "delimitata in modo rigoroso"(sentenza n. 215 del 2009; sentenza n. 363 del 2006); le deroghe, cioè, sono legittime solo in presenza di "peculiari e straordinarie esigenze di interesse pubblico" idonee a giustificarle (sentenza n. 81 del 2006); in altre parole, la deroga al principio del concorso pubblico deve essere essa stessa funzionale alle esigenze di buon andamento dell'amministrazione (sentenza n. 293 del 2009 e sentenza n. 9 del 2010);
- presso la ASL n. 8 e l'AO G. Brotzu di Cagliari, dato il blocco delle assunzioni e nelle more di presenza di graduatorie di concorso ancora valide, si sta procedendo a colmare i vuoti in organico stipulando appalti di somministrazione di lavoratori interinali;
- inoltre, come denunciato dalle rappresentanze sindacali, si chiede che questi lavoratori interinali risultino idonei alle attività e mansioni riconducibili ai requisiti qualitativi di sicurezza sul lavoro;
- in data 21 settembre 2010 le organizzazioni sindacali e le RSU aziendali dell'AO Brotzu hanno più volte denunciato l'indisponibilità del commissario ad affrontare le problematiche che affliggono da tempo l'ospedale, chiedendo una rivisitazione e adeguamento della dotazione organica visto l'eccessivo ricorso a personale non stabilizzato;
ribadito che:
- sotto l'aspetto economico, risulta peraltro che il costo finale dell'appalto per le assunzioni interinali non rappresenta un risparmio per la pubblica amministrazione, essendo addirittura economicamente più conveniente, fatte le debite proporzioni, l'assunzione a tempo indeterminato di tutti gli idonei del concorso rispetto al ricorso al lavoro somministrato;
- il ricorso a stipulare contratti di lavoro a tempo determinato ed interinale per colmare i vuoti in organico e rispettare i livelli essenziali di assistenza, crea di fatto una situazione di perenne precarietà lavorativa;
chiedono di interpellare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale per conoscere quali iniziative intendano adottare per:
1) rendere noti gli atti amministrativi adottati dall'Assessorato regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale, che consentano di individuare i criteri coerenti alla legislazione vigente, in merito alla concessione di deroghe sull'assunzione di personale presso le ASL sottoposte a vincolo di spesa e con graduatorie di concorso pubblico in vigore;
2) risolvere le problematiche esposte in premessa per porre dei limiti al ricorso improprio al lavoro interinale, per garantire il buon andamento della pubblica amministrazione, nel rispetto dell'articolo 97 della Costituzione;
3) permettere un graduale scorrimento delle graduatorie non ancora esaurite, con una proroga della validità delle medesime, parimenti all'avvicendarsi dei fisiologici turn-over pensionistici e alla copertura delle carenze negli organici, al fine di evitare l'indizione di nuovi concorsi per il medesimo profilo che comporterebbero inutili oneri pubblici;
4) evitare ogni possibile controversia da parte degli idonei nelle graduatorie e di quelli assunti con contratti a tempo determinato, assumendo iniziative volte a disporre che nelle proroghe delle graduatorie relative a concorsi già conclusi ed in coerenza con i principi costituzionali di accesso per concorso ai pubblici uffici, non possano essere bandite dalle amministrazioni pubbliche soggette a limitazioni delle assunzioni, nuove procedure concorsuali per l'assunzione di figure professionali per le quali siano in vigore graduatorie non ancora esaurite, anche al fine del ripristino di una corretta situazione di diritto nella vicenda descritta.
Interpellanza Cocco Pietro - Bruno - Espa - Caria - Meloni Valerio sulla situazione dei servizi sanitari della Provincia del Sulcis-Iglesiente.
I sottoscritti,
premesso che:
- il Commissario straordinario della ASL n. 7 ha adottato la proposta di razionalizzazione dei servizi sanitari della Provincia del Sulcis-Iglesiente con il parere contrario della Conferenza socio-sanitaria provinciale;
- dall'atto aziendale emerge una situazione di criticità cronica che riguarda la mobilità dei pazienti per esami ed erogazioni verso le altre ASL del territorio regionale associata alla presenza di lunghe lista d'attesa;
- in assenza di un Piano di riorganizzazione che si confronti con le carenze del territorio si prevede la chiusura di alcuni servizi senza il coinvolgimento delle istituzioni locali;
visti i rapporti fortemente incrinati fra l'attuale Commissario e i rappresentanti di comuni, provincia, sindacati e associazioni, rapporti difficilmente recuperabili per un necessario e auspicabile confronto sereno e per una efficace riorganizzazione della sanità in quel territorio;
considerato che:
- la scelta di riduzione con la chiusura per accorpamento di taluni reparti, oltre che generare disagi ai cittadini, nel territorio di riferimento, è in contraddizione con gli attuali investimenti in corso che riguardano il Presidio ospedaliero Sirai di Carbonia e il CTO di Iglesias;
- il commissario della ASL n. 7 prospetta la costruzione di un nuovo ospedale unico territoriale senza la produzione di uno studio di fattibilità che metta a confronto le diverse opzioni e consenta la scelta più razionale in relazione al rapporto costi/benefici per i cittadini;
verificato che:
- lo smantellamento della sanità nel Sulcis-Iglesiente sta causando una fuga dei medici con alta professionalità verso altri presidi ospedalieri, con conseguenze inevitabili sulle prestazioni offerte ai cittadini obbligati a rivolgersi al capoluogo della Sardegna;
- il ridimensionamento della cardiologia e anatomia patologica di Iglesias e della pediatria a Carbonia sta causando una mobilità passiva verso Cagliari, senza considerare che una razionalizzazione dei servizi debba comportare una deospedalizzazione con l'istituzione di presidi sanitari nel territorio;
- tali decisioni hanno causato le proteste di numerosi sindaci del territorio della Provincia del Sulcis-Iglesiente e delle organizzazioni sindacali che hanno manifestato la contrarietà a fantasiose scelte di tagli, accorpamenti e programmazione dell'offerta sanitaria con la futuristica costruzione di un nuovo ed unico ospedale,
chiedono di interpellare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale per sapere:
1) quali azioni intendano intraprendere per scongiurare una riduzione dei servizi erogati dalla ASL n. 7 e la chiusura di reparti;
2) come intendano diminuire le lunghe liste d'attesa e la cronica mobilità passiva dei pazienti da Iglesias e Carbonia verso Cagliari;
3) se intendano superare l'attuale gestione commissariale straordinaria, in particolare presso la ASL n. 7, per riportare a normalità la gestione aziendale e la diretta responsabilità nel rapporto con le istituzioni locali.
Interpellanza Steri - Artizzu - Biancareddu - Cappai - Contu Felice - Obinu - Sanna Matteo sulla stabilizzazione dei lavoratori precari del servizio sanitario addetti al Servizio sanitario di urgenza ed emergenza (SSUEm 118).
I sottoscritti,
premesso che:
- la legge regionale 14 luglio 2011, contenente "Norme in materia di organizzazione e personale", all'articolo 10, rubricato "Piano sul precariato nelle aziende ASL", ha introdotto disposizioni per il superamento del precariato del personale non dirigenziale del servizio sanitario addetto al Servizio sanitario di urgenza ed emergenza (SSUEm 118); in particolare a questo fine è stato previsto che entro sessanta giorni dall'entrata in vigore della legge stessa, con deliberazione della Giunta regionale su proposta dell'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale, deve essere aggiornato il Piano pluriennale per il superamento del precariato approvato con deliberazione della Giunta regionale 7 giugno 2007, n. 22/31; inoltre, è stato previsto che il personale il cui rapporto di lavoro sia stato instaurato, almeno in parte, sulle base di procedure selettive di natura concorsuale, è stabilizzato a domanda mentre il restante personale è sottoposto a prove selettive concorsuali e che il personale avente titolo a partecipare ai procedimenti di stabilizzazione è mantenuto in servizio sino al completamento delle procedure di stabilizzazione;
- ciò nonostante talune ASL stanno dando ulteriore impulso a procedure concorsuali aventi a oggetto posti destinati ad essere ricoperti con l'espletamento delle richiamate procedure di cui al citato articolo 10; si cita ad esempio la deliberazione dell'ASL n. 7 di Carbonia 19 luglio 2011, n. 487, tra l'altro adottata pur in presenza di personale avente diritto alla stabilizzazione a domanda,
chiedono di interpellare l'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale affinché dia assicurazione che:
provvederà con tempestività agli adempimenti previsti al citato articolo 10;
interverrà con immediatezza presso tutte le ASL affinché provvedano alla pronta sospensione delle procedure concorsuali in atto aventi ad oggetto posti interessati alle procedure di stabilizzazione.
Interpellanza Diana Giampaolo sulla problematica delle liste d'attesa e della carenza strutturale del personale dell'Azienda ospedaliera G. Brotzu di Cagliari.
Il sottoscritto,
premesso che:
- la legge regionale 19 gennaio 2011, n. 1 (legge finanziaria 2011), all'articolo 13, comma 1, prevede che per la riduzione delle liste d'attesa è autorizzata complessivamente la spesa aggiuntiva di euro 21.000.000 di cui 9.000.000 euro destinati a prestazioni in regime di ricovero ospedaliero (dei quali euro 6.000.000 al settore pubblico ed euro 3.000.000 al settore privato) ed euro 12.000.000 destinati a prestazioni di carattere ambulatoriale e/o strumentale (dei quali euro 6.000.000 al settore pubblico ed euro 6.000.000 al settore privato);
- tale stanziamento si aggiunge alla somma di euro 2.500.000 che la Giunta regionale, con deliberazione 27 dicembre 2010, n. 46/44, aveva già stanziato nel bilancio regionale per una serie di interventi per il governo delle liste d'attesa, finalizzati al perseguimento degli obiettivi definiti dall'intesa Stato-regioni del 28 ottobre 2010 contenente il Piano nazionale di governo delle liste d'attesa (PNGLA) per il triennio 2010-2012, nelle more dell'attuazione del Piano regionale delle liste di attesa (PRGLA);
- l'articolo 13, comma 2, della legge regionale n. 1 del 2011, ha autorizzato per gli anni 2011 e seguenti lo stanziamento di euro 5.000.000 per le attività di postacuzie da svolgersi nelle residenze sanitarie assistite (RSA) del territorio regionale;
considerato che in attuazione di quanto disposto dall'articolo 13, comma l, della legge regionale n. l del 2011, con deliberazione 26 aprile 2011, n. 20/3, la Giunta regionale ha predisposto, sulla base delle indicazioni contenute nel Piano nazionale, attività di indirizzo e di monitoraggio svolte dall'Assessorato su quanto finora attuato a livello aziendale, ed all'interno dei processi di avvio e messa a regime del CUP regionale, il Programma degli interventi per la definizione del PRGLA 2010-2012;
evidenziato che:
- negli ospedali cagliaritani i tempi per effettuare alcune visite o sottoporsi ad esami restano biblici, come nell'Azienda ospedaliera G. Brotzu, struttura sanitaria d'eccellenza dove, attraverso recenti notizie pubblicate da alcuni quotidiani, apprendiamo che ci vogliono 537 giorni di attesa per potersi sottoporre a un'ecografia ginecologica, 463 giorni di attesa per un ecocolordoppler all'addome inferiore, 147 giorni per una visita ginecologica, 260 giorni per un'angio-risonanza magnetica, 207 per una colonscopia o una biopsia endoscopica all'intestino crasso, 169 giorni per una visita cardiologica pediatrica, così come per la prenotazione di un elettrocardiogramma;
- il CUP attualmente non assicura un servizio efficiente, è seguito da poche persone quando invece potrebbe interessare più personale, come in un call center, al fine di soddisfare le esigenze dei cittadini;
- il CUP regionale ha il numero 1533 che non tutti conoscono e che con i cellulari è a pagamento, quando potrebbe essere reso disponibile e attivo come un numero verde;
preso atto che al direttore amministrativo dell'Azienda ospedaliera G. Brotzu di Cagliari sono state chieste spiegazioni in merito alla mobilità interna, per via dei continui trasferimenti di personale dei quali si continua a non dare motivo, e che sono causa di un'insostenibile carenza di operatori specializzati come ad esempio la categoria infermieristica (risulta una carenza di 120 unità lavorative), tanto che diversi reparti reclamano il disagio in seguito al ripercuotersi di ciò sulla qualità dell'assistenza e gli stessi medici hanno denunciato questo modo di gestire l'azienda,
chiede di interpellare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale per conoscere:
quali azioni abbiano messo in atto per rendere operativo, ad oggi, il Piano regionale delle liste di attesa (PRGLA) 2010-2012 e se non ritengano questo provvedimento insoddisfacente e inconcludente a rispondere alla domanda del cittadino e del paziente, considerato che il diritto di potersi curare è prima di tutto un'opportunità da garantire nelle strutture pubbliche a tutti accessibili mentre dall'articolo 13, comma 1, della legge regionale n. 1 del 2011, si evince che ben 9 su 21 milioni di euro vengono destinati al settore privato;
quali iniziative intendano porre in essere per ridurre, in tempi brevi o quanto meno ragionevoli, le liste di attesa delle prestazioni sanitarie che vedono l'Azienda ospedaliera G. Brotzu di Cagliari tra le strutture che presentano, in proposito, dati negativi di rilievo quasi da record, e questo nonostante sia riconosciuta come una struttura d'eccellenza all'avanguardia tecnologica con l'attenzione per la persona e per il paziente;
se intendano intervenire per conferire un maggiore sostegno alle attività del CUP regionale, creando una maggiore campagna informativa per i cittadini, attivando il numero 1533 come numero verde e utilizzando nella gestione del servizio più personale qualificato;
se non ritengano indispensabile intervenire con provvedimenti urgenti allo scopo di incrementare la capacità di erogazione di prestazioni sanitarie giornaliere, con un monitoraggio interno, delle strutture pubbliche ospedaliere in numero uguale almeno, a parità di tipologia di prestazione, a quello offerto dalle strutture sanitarie private;
se intendano adoperarsi perché venga effettuato un aggiornamento della pianta organica strutturale di tutto il personale dell'Azienda ospedaliera G. Brotzu di Cagliari che opera presso i vari reparti dell'azienda al fine di predisporre delle selezioni concorsuali perché possano essere assimilate le categorie specializzate per settore di cui attualmente si segnala la carenza con richiesta d'intervento urgente.
Interpellanza Uras - Cugusi - Zuncheddu relativa al necessario rigore nella gestione e nell'utilizzo delle dotazioni finanziarie e strumentali da parte degli organi di amministrazione delle ASL della Sardegna, con particolare riferimento alla ASL n. 1 di Sassari.
I sottoscritti,
premesso che:
- sono previste disposizioni di legge, atti normativi amministrativi e contrattuali, direttive applicative e circolari esplicative che richiamano le amministrazioni pubbliche tutte, ed in particolare quelle del sistema sanitario regionale, a principi di assoluto rigore nella gestione e nell'utilizzo delle dotazioni finanziarie e di quelle strumentali, ai fini del necessario risparmio in relazione allo stato di grave disavanzo strutturale della spesa sanitaria;
- si susseguono diverse e ripetute segnalazioni circa la gestione di mezzi della amministrazione pubblica da parte di dirigenti e responsabili amministrativi per finalità non strettamente riconducibili alle funzioni istituzionali;
- tali segnalazioni riguardano, non solo, ma con particolare insistenza la ASL di Sassari;
considerato che:
- i titolari delle alte responsabilità pubbliche, dell'amministrazione e della dirigenza, godono di adeguati trattamenti retributivi onnicomprensivi in molti casi superiori ai 100 mila euro annui;
- nell'attuale fase di difficoltà generale del sistema economico regionale, nazionale ed europeo, la gran parte della comunità sarda è chiamata ad assicurare un eccezionale impegno per il superamento della crisi economica e paga pesanti conseguenze sia sulla qualità dei servizi pubblici, che sulle condizioni di vita delle singole famiglie e delle persone, sull'occupazione e sui redditi da lavoro e delle pensioni;
- appare agli interpellanti doveroso un adeguato intervento da parte della Regione e delle autorità di controllo al fine di contrastare ogni possibile spreco, oltre che effettuare le necessarie valutazioni sulla legittimità o opportunità dei comportamenti verificati,
chiedono di interpellare l'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale per conoscere quali azioni abbia intrapreso o intenda intraprendere in merito all'oggetto della presente interpellanza.)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione. Uno dei presentatori della mozione numero 171 ha facoltà di illustrarla.
Ricordo che il tempo a disposizione per l'illustrazione della mozione è di venti minuti.
BARRACCIU (P.D.). "Immagina: un piccolo paese dell'interno della Sardegna, la gente, il sindaco, il dottore, il prete. Una persona che soffre in una casa semplice e i familiari intorno al letto. Il dottore bussa alla porta, la speranza che cresce. Il dialogo col malato fatto di cose quotidiane, di racconti, di piccoli episodi. Tra le parole un legame tra i due, un modo per capirsi ed entrare in confidenza. Prima della terapia, insieme alla terapia, come terapia. Un sorriso nella sofferenza che diminuisce la sofferenza. La speranza del medico che cura, che salva.
La nuova sanità sta nella nostre radici, nei nostri ricordi, nei racconti dei nostri nonni. Perché il sogno della nostra nuova sanità è fatto di quella Sardegna. La sanità in Sardegna è per me una cosa diversa dai piani e dai numeri. La sanità, come in ogni altra parte del mondo, è per me qualcosa che ha a che fare con le persone, gli individui, ciascuno di noi con la propria vita, con le proprie paure per la sofferenza e il dolore, con la propria difficoltà ad affidarsi a qualcun altro che decida della sua vita. La sanità non è un'azienda i cui costi sono legati ai numeri di pezzi lavorati, agli scarti di produzione, alle giacenze di magazzino, al marketing o alle quotazioni di borsa.
La sanità è prima di tutto una speranza, un sogno che dobbiamo realizzare per sentirci sicuri, per tornare a sorridere." State già capendo che queste parole non sono le mie. "E allora la sanità che voglio (…) è fatta innanzitutto di uomini". Le donne naturalmente non ci sono neanche lì. "Non solo di quelli che chiamiamo pazienti, ma delle loro famiglie che si affidano al servizio sanitario perché abbiano cura dei propri cari. Non solo di medici, ma degli uomini appassionati per una missione che veda le persone al centro del proprio operato. Ci hanno abituato a pensare a una sanità fatta di costi da ridurre, di inefficienze da sanare, di profitti da incrementare. Questo viene dopo. Dopo che abbiamo nuovamente dato certezza…" eccetera, eccetera eccetera. "La sanità non è solo un viaggio della speranza, è la speranza in ogni casa".
Vi vedo, vi sento, sento dei sorrisetti, state pensando che o sono ridicola o, come si dice in gergo, mi sono "bevuta il cervello". Lo avrei pensato anch'io a sentire parole come quelle che ho appena letto in una discussione così importante, per un settore così complesso come quello della sanità. Parole vuote, anche spudoratamente demagogiche, ma queste parole non sono le mie; queste, ahinoi, sono parole esplicative del programma che il presidente Cappellacci aveva in testa, sono parole del Presidente in piena campagna elettorale.
Si tratta infatti dell'intervento sulla sanità, pronunciato il 29 gennaio 2009, che potete trovare pubblicato, ancora, sul suo sito all'interno della sezione "campagna elettorale". Ridicolo è a dir poco; purtroppo però l'unico, tra i tanti pieni di promesse roboanti, tutte disattese, pronunciate nel corso della campagna elettorale, al quale ha tenuto fede, almeno in parte, anzi, rispetto a quella parte a cui ha tenuto fede è andato anche oltre.
La sanità, diceva il candidato Presidente in Sardegna, è cosa diversa dai piani e dai numeri "ci hanno abituato a pensare a una sanità fatta di costi da ridurre, di inefficienze da sanare, di profitti da incrementare, questo viene dopo". Altro che dopo, non è mai venuto! Sta in queste due frasi, mischiate tra quelle da "libro Cuore", il programma sulla sanità perfettamente attuato fino a oggi; e infatti dalla sanità sarda sono scomparsi i piani, i costi non sono stati ridotti ma moltiplicati, le inefficienze non sono state sanate ma aggravate e i profitti invece per i soliti noti sono cresciuti.
Tre anni di non governo, 2009-2012, la sanità è l'emblema di questi tre anni di non governo: l'assenza totale di politica sanitaria dolosamente perseguita dal Presidente e dagli Assessori che si sono succeduti, da lei compresa assessore De Francisci. La clamorosa e ingiustificata mancanza del Piano sanitario regionale; approvato nella passata legislatura, dopo vent'anni di assenza, è scaduto nel 2008. Il fallimento della proposta di riforma del sistema sanitario e della riorganizzazione della rete ospedaliera, l'inesistente monitoraggio di fattori di spesa, l'anarchia nella gestione dei farmaci sono tutti capisaldi di una gestione improvvisata e disinvolta che denunciamo dal 2009 e di cui è testimone inconfutabile da tre anni, ininterrottamente, la Corte dei conti.
Il mostruoso disavanzo del bilancio sanitario che avete generato, e che vi ostinate inutilmente a negare, è il risultato della incapacità di predisporre e approvare questi atti fondamentali di politica e programmazione sanitaria senza i quali il sistema naviga a vista e senza controlli. Se nel 2008 vi abbiamo potuto consegnare un disavanzo di 75,6 milioni di euro, questo è derivato non dal fatto che la sanità si è fermata o le persone non si sono più ammalate, bensì dal fatto che ci siamo assunti la doverosa responsabilità di fare una politica sanitaria concreta, certo voi non l'avete condivisa, approvando le leggi di riforma e gli atti necessari di programmazione.
Non l'avete condivisa allora, ma negli allegati al bilancio 2010, 2011 e 2012, nell'allegato che riguarda la situazione della spesa sanitaria in Sardegna voi richiamate quel percorso, iniziato nella precedente legislatura, e lo indicate come un percorso che dovrebbe essere perseguito e portato a termine. Mi riferisco alla legge numero 10, alla legge numero 23, al Piano sanitario, agli atti aziendali, ai protocolli per l'università, ai tetti di spesa per i privati, al sistema di monitoraggio e controllo della spesa sulla spesa e sui farmaci e via dicendo, senza sacrificare certamente l'assistenza. E' così che è diminuito il disavanzo, Assessore, non grazie ai vuoti proclami.
Voglio ricordare che buona parte della campagna elettorale è stata giocata, rispetto alla passata legislatura, oltre che sul Piano paesaggistico regionale proprio sulla sanità e sulle promesse di una nuova eccezionale stagione riformatrice che invece, appena accennata, è affondata in Commissione sotto i colpi del centrosinistra ma, soprattutto, per le prese di distanza e per il voto contrario di una parte del centrodestra.
Appare ben chiaro quindi che, a tutela di interessi particolari (per noi è chiaro, eclatante), invece di perseguire la qualità dell'assistenza, una politica di investimenti, lo sviluppo dell'assistenza territoriale, il potenziamento dei distretti, l'incremento della prevenzione, la garanzia dei livelli essenziali di assistenza su tutto il territorio regionale, avete preferito e preferite, Assessore, continuare la vostra stagione senza approvare le leggi necessarie. ma capiamo bene il perché.
Perché questa assenza è funzionale alla libertà incondizionata con cui fino a oggi avete utilizzato la sanità, è questo che vi interessa. Una macchina per ampliare il potere personale e il consenso elettorale, basta vedere che cosa sta succedendo, Assessore, al Brotzu e la prego per l'ennesima volta di mettere la lente d'ingrandimento sul direttore generale Antonio Garau, la prego di farlo.
Ecco il perché di questa mozione, per richiamarla alle sue e alle vostre responsabilità e perché non possiamo tollerare, al di là dei comunicati di circostanza che fate, l'indifferenza di fronte ai gravi rilievi della Corte dei Conti, e l'apatia di fronte alle proteste di cittadini, operatori e parti sociali. La relazione della Corte dei Conti è giunta, come ciliegina sulla torta, esattamente lo stesso giorno in cui depositavamo la mozione, a certificare un'emergenza già rilevata.
Ma, ancora una volta, avete rovesciato, lei e il Presidente, le responsabilità sulla precedente legislatura. Situazione ereditata, ha dichiarato il presidente Cappellacci, niente di più falso. I numeri purtroppo per il Presidente, purtroppo per lei, sono impietosi e glieli voglio ricordare per l'ennesima volta. La spesa sanitaria in Sardegna è cresciuta con punte del 6.5 per cento dal 2001 al 2005, tale tasso di crescita si è dimezzato dal 2006 al 2008, il disavanzo effettivo netto dal 2008 è stato pari a 75 milioni e.600 mila euro; ed è, come certificato dalla Corte dei Conti, per essere precisa, nell'adunanza del 21 luglio 2009, il secondo minor disavanzo degli ultimi dieci anni.
È questa l'eredità che vi è stata consegnata, è questa l'eredità che vi ha consegnato il centrosinistra e che avete dissipato in un anno, a partire dal primo anno. Il disavanzo del 2009 è stato infatti di 265 milioni di euro, nel 2010 di 198 milioni di euro, nel 2011 di 360 milioni, e nel 2012 idem, confermate i 360 milioni, e visto il passo che si sta tenendo presumibilmente sarà anche più alto. La Regione ha fatto registrare nel 2011 i valori di spesa farmaceutica più alti in campo nazionale, con uno scostamento, secondo la Corte dei Conti (rapporto 2011 delle sezioni riunite), di circa 160 milioni di euro rispetto agli obiettivi, di cui 121 milioni di incremento per la sola spesa ospedaliera.
Questi sono i dati ufficiali, e non c'è spazio né per lo scaricabarile, né per la manipolazione dei numeri, non c'è spazio. Se poi vogliamo parlare dei confronti che tutti noi possiamo fare tra i Conti economici regionali, dal 2008, 2010 e 2011, sapete che cosa scopriamo, colleghi? Che emerge una crescita delle prestazioni da privato nella specialistica ambulatoriale, in particolare con un trasferimento di quote crescenti dalle attività di degenza a quelle ambulatoriali, che passano da 3 milioni di euro del 2008, ai 12 milioni di euro del 2010, mentre nel 2011 abbiamo un ulteriore incremento di 6 milioni di euro. La crescita delle prestazioni da privato è rafforzata dalle attività socio sanitarie che aumentano notevolmente nel 2010, e via dicendo.
Assessore De Francisci, siamo qui a chiederle di rispondere finalmente con chiarezza e nel merito, anziché barcamenarsi con atti propagandistici che non intervengono sulle cause e neanche sugli effetti della crescita della spesa sanitaria, dell'inefficienza gestionale e dell'assistenza, ascrivibili invece, al netto della dubbia competenza della gran parte dei direttori generali amministrativi e sanitari, all'assenza ingiustificata e ingiustificabile di una benché minima politica sanitaria e dei relativi atti di programmazione, che sono di sua competenza.
Spero che a questo proposito vorrà risparmiarci nella replica ogni riferimento alla norma finanziaria del 2012 che prevede la destituzione dei direttori generali che producono il disavanzo, e che lei va spacciando come rivoluzionaria, perché quella norma intanto è il doppione di una norma nazionale vigente da tempo, e quindi applicabile non da oggi. Per la precisione parlo dell'articolo 3 bis, comma 7, del decreto legislativo 502 del 1992 e successive modificazioni.
Detto questo, ciò che più mi importa è sapere da lei, Assessore, in quale modo potete però applicare quella norma, e con quale coraggio fate riferimento a essa se le assegnazioni alle aziende sanitarie vengono erogate successivamente al consolidamento dei risultati di esercizio, ovvero "a babbo morto". Io salvo pochi direttori generali, ma il ritardo gravissimo con cui state facendo le assegnazioni delle risorse, e quindi degli obiettivi delle Aziende sanitarie, compromette inevitabilmente anche per il più bravo tra i direttori generali l'efficacia delle attività di programmazione delle stesse aziende. Oggi, al 22 marzo 2012, le Aziende sanitarie non hanno ancora avuto le assegnazioni 2011: di che cosa stiamo parlando?
Ci è chiaro che la situazione è questa. Mi spieghi, Assessore, come si fa a prescrivere l'obiettivo di equilibrio di bilancio ai direttori generali, se la Giunta non definisce preventivamente il fabbisogno del sistema sanitario regionale, sulla base ovviamente della disponibilità finanziaria del bilancio regionale e della precisa individuazione, per ciascuna voce di costo, degli indici di incremento e decremento della spesa, se non predispone gli indirizzi univoci di gestione, non conduce un reale monitoraggio delle singole criticità? E come fa la Giunta a fare tutto questo se non ha il Piano sanitario, la rete ospedaliera, e tutti gli altri atti di programmazione necessari per un governo clinico almeno normale? Impossibile! Questa è l'anarchia totale.
Così come spero che vorrà ammettere, sempre nella replica, perché l'hanno capito anche i bambini ormai, che nel bilancio 2012 con un malcelato artificio contabile, definito da voi "operazione verità", cercate di mascherare l'enorme e certo disavanzo, incamerandolo nel bilancio 2012 preventivamente nell'assegnazione di parte corrente. Si tratta di artifici comunicativi e contabili finalizzati a mascherare il grave deficit per l'incapacità politica di sanarlo; e, cosa ancora più grave, evidenziano che non ha, Assessore, nessuna intenzione neanche di provare a ridurlo, quel deficit. Perché incamerarlo preventivamente, non solo equivale a mascherarlo, ma anche a stabilizzarlo.
E la pregherei di evitare, sempre nella replica, di ripetere entusiasta in quest'Aula ciò che ha detto alla stampa, ossia che il disavanzo reale è di 95 milioni, per un semplice motivo, perché è l'ennesimo dato truccato. Si tratta infatti del disavanzo che calcolate a vostro piacimento sulla base degli stanziamenti che voi stessi attribuite in parte corrente per la sanità, anziché come deve essere fatto sulla base del fabbisogno teorico che è pari a 2.843.000.000 stabilito in sede di Conferenza permanente delle Regioni. Assessore, il disavanzo si calcola sul fabbisogno teorico stabilito in sede nazionale e non sugli stanziamenti che voi fate preventivamente anche in parte corrente. Perché, se andiamo avanti di questo passo, succede che la prossima volta incameriamo 500 milioni di euro, e finisce che ci dite il prossimo anno che addirittura la sanità è in avanzo, di questo passo ci dite che la sanità piano piano è in avanzo, perché basta assegnare più fondi e il gioco è fatto.
La prego ancora di volerci risparmiare ogni riferimento trionfalistico alla legge numero 3 del 7 agosto 2009, e relative delibere, perché è chiaro a tutti il vicolo cieco nel quale vi siete cacciati da tre anni. Da una parte siete coscienti di una inapplicabilità di una legge di riforma sbagliata nel metodo e nei contenuti, ma dall'altra siete costretti a difenderne i capisaldi semplicemente perché su essi avete costruito il procedimento amministrativo che ha giustificato lo spoil system, tutto qui. Se la spesa per la sanità ha sfondato ogni argine, ed è un'idrovora che assorbe oltre il 50 per cento, per la precisione il 52 per cento, del bilancio, la mancata riduzione del disavanzo sanitario ha fatto inoltre perdere alla sanità sarda 14 milioni di euro di finanziamenti governativi, e oltre 55 milioni di risorse in base agli impegni sottoscritti con il Governo nazionale nel 2009.
Non voglio parlare degli interinali, l'ho fatto abbastanza. E che fare? È chiaro a tutti che per la sanità non è un problema di soldi, anzi troppi soldi sono diventati un problema, perché i troppi soldi a disposizione utilizzabili ci hanno addirittura fatto perdere gli stanziamenti che il Ministero ci avrebbe invece conferito se avessimo ridotto il disavanzo. Ciò dimostra come per la Sardegna il problema non è la disponibilità finanziaria, ma è la capacità di programmare e di utilizzare e spendere bene le risorse che abbiamo a disposizione. E qui certamente non c'entra nulla la lealtà dello Stato, si tratta della incapacità regionale, della Giunta regionale, di spendere bene i soldi nell'interesse dei cittadini.
Che fare? La mozione è soprattutto proposta, Assessore. Occorre certamente un'attenzione certosina alle cifre prima di tutto e soprattutto alla loro tendenza, ma è ancora più importante verificare l'impatto della spesa, ossia la qualità e la quantità dei servizi resi disponibili per le persone. Mi piacerebbe sapere, ma lo chiederò, qual è l'indice di mobilità extra regione per quanto riguarda le prestazioni sanitarie. Perché quell'indice ci chiarirà anche qual è il livello e la qualità dei servizi sanitari che eroghiamo in questa Regione, e se alla crescita esponenziale della spesa ha corrisposto, e sappiamo che non è così, un innalzamento della qualità del servizio.
La spesa va ridotta non con tagli lineari indistinti ma con decisioni che stabiliscano le priorità, in modo da ridurre la spesa ma anche il disagio sociale, per assicurare i servizi di assistenza a chi è più debole. Il diritto alla salute è l'emblema e riassume questi presupposti; questo però non significa che la sanità non debba contribuire al risanamento della finanza pubblica, ma significa che bisogna programmare con raziocinio, assumendosi le dovute responsabilità di decidere.
Le proposte sono queste; le riassumo anche se sono esplicate in maniera approfondita nella mozione. Intanto il nuovo Piano sanitario regionale 2012-2014 che definisca, in maniera stringente, il miglioramento del sistema di monitoraggio dei fattori di spesa rivedendo in maniera approfondita e radicale il sistema informativo sanitario regionale; la ricontrattazione dei tetti di spesa per i privati accreditati, anche sulla base di precisi obiettivi di qualità dell'assistenza erogata; la ridefinizione della rete ospedaliera in una logica di collaborazione e di integrazione che preveda l'introduzione di accordi cooperativi tra aziende ospedaliere e soddisfi le esigenze di equità nella distribuzione territoriale, avendo particolare riguardo per le zone montane e le isole minori; la definizione e il governo di una politica regionale del farmaco fondata su basi rigorosamente scientifiche e capace di scongiurare l'introduzione dei ticket; il potenziamento delle attività di prevenzione; il rafforzamento del ruolo del distretto; lo sviluppo dell'assistenza territoriale; un programma straordinario di investimenti per l'adeguamento strutturale e tecnologico del sistema sanitario regionale; il potenziamento del rapporto tra sistema sanitario regionale e l'Università che parta dal responsabile riconoscimento dell'importanza della formazione delle professioni sanitarie tutte e dalla necessità inderogabile di salvaguardarne la quantità e la qualità; gli indirizzi delle aziende sanitarie e i provvedimenti operativi relativi alle questioni sollevate nella presente mozione.
Noi, Assessore, la richiamiamo a queste responsabilità e auspichiamo che l'Aula prima di tutto, ma anche lei, condivida il contenuto della mozione e si appresti a dare il voto favorevole. Questa per noi è la strada, l'unica strada attraverso la quale il sistema sanitario sardo potrà uscire dalla palude nella quale l'avete gettato da tre anni a questa parte.
PRESIDENTE. Uno dei presentatori della mozione numero 97 ha facoltà di illustrarla.
COCCO DANIELE SECONDO (I.d.V.). Presidente, parliamo nuovamente di sclerosi multipla, di pazienti affetti da questa gravissima patologia. Da ricerche e studi condotti dal professor Zamboni, chirurgo vascolare dell'Università di Ferrara, in collaborazione con il dottor Fabrizio Salvi, neurologo del Centro Il BeNe dell'Ospedale Bellaria di Bologna, risulta che alla patogenesi della sclerosi multipla contribuisce in modo importante una alterazione del circolo venoso del sistema nervoso, alterazione che il professor Zamboni ha chiamato CCSVI (insufficienza venosa cerebro-spinale cronica), della quale sarebbero affetti circa il 95 per cento dei malati di sclerosi multipla.
Sulla base degli studi e delle ricerche effettuate il professor Zamboni ha elaborato un protocollo sanitario basato sulla strettissima correlazione individuata tra sclerosi multipla e CCSVI, che prevede principalmente la disostruzione del circolo venoso attraverso l'intervento mini invasivo di angioplastica dilatativa da eseguirsi in day-hospital.
Questo metodo, accolto con estremo interesse dalla comunità medica internazionale, viene ormai praticato in molti paesi esteri e ha da tempo varcato l'oceano approdando anche negli Stati uniti dove la sperimentazione procede con risultati estremamente positivi. Apprendiamo che in questi giorni la regione dell'Emilia-Romagna, ma sono su questa linea anche altre regioni d'Italia, ha approvato un finanziamento di quasi 3 milioni di euro per realizzare lo studio di efficacia e sicurezza del trattamento messo a punto dal professor Zamboni.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE COSSA
(Segue COCCO DANIELE SECONDO.) A questo studio parteciperanno 19 centri a livello nazionale che hanno sede in Emilia-Romagna, Piemonte, Lombardia, Toscana, Veneto, Sicilia, Friuli Venezia Giulia, Marche, Umbria, Abruzzo, come vedete la Sardegna manca ancora.
La sclerosi multipla è una malattia neurovegetativa cronica progressiva e altamente invalidante, una delle patologie più gravi a carico del sistema nervoso centrale, dovuta per il 20 per cento a fattori genetici e che si manifesta per la prima volta, generalmente, tra i 20 e i 30 anni; in un 6 per cento dei casi viene diagnosticata anche nei ragazzi sotto i 18 anni e colpisce in Italia più di 58 mila persone.
Sull'incidenza della sclerosi multipla in Sardegna non esiste ancora un registro regionale, la cui istituzione è stata richiesta precedentemente, eppure secondo gli ultimi dati risalenti purtroppo al 2002 l'Isola è la regione d'Italia più colpita dal fenomeno con 150 casi per 100 mila abitanti, oltre il doppio rispetto alla media nazionale, ossia 2500 persone ammalate. Le attuali terapie a base di interferone e di immunodepressori non portano alla guarigione ma possono solo rallentare il decorso della malattia e, oltre a generare costi elevatissimi per il servizio sanitario, hanno pesanti effetti collaterali e risultano efficaci su circa un terzo dei pazienti. L'intervento di angioplastica messo a punto dall'équipe del professor Paolo Zamboni apre invece una prospettiva di cura con effetti collaterali quasi nulli e costi ridottissimi per il servizio sanitario.
Già numerose regioni italiane hanno approvato protocolli di sperimentazione con mozioni approvate dalle regioni Lazio, Marche ed Emilia-Romagna, si sono già attivati gli assessorati competenti di Sicilia, Veneto, Lombardia e Piemonte chiedendo la disponibilità al professor Zamboni a ospitare presso la struttura da lui diretta professionisti locali cui trasferire il know how necessario. Molti pazienti italiani, in particolare molti ammalati sardi, che intendono sottoporsi alla nuova terapia non possono farlo nel proprio territorio di residenza e sono costretti a rivolgersi ad altre regioni, addirittura a ricorrere al cosiddetto "turismo della salute", recandosi in altri paesi con il rischio di non essere sufficientemente garantiti sul piano della opportunità e sicurezza degli interventi sanitari proposti.
I risultati della sperimentazione della innovativa terapia, avviata nei diversi centri, evidenziano un netto miglioramento delle condizioni di vita dei pazienti sottoposti al trattamento dato che, anche a voler prescindere dai risultati ancora da verificare per il mondo scientifico, sulla regressione della patologia comporta una svolta e autorizza una concreta speranza nella lotta contro la sclerosi multipla. Io ho scritto anche una lettera all'Assessore perché si potesse aprire un tavolo tecnico tra i rappresentanti dell'associazione presente in Sardegna, del CCSVI e dell'AISM perché si possa effettivamente partire con la sperimentazione nella nostra regione.
Credo che questo avvio sia diventato indifferibile per il fatto che questi 2500 pazienti, che hanno necessità e che, comunque, hanno la speranza di migliorare la loro condizione di vita, debbano altrimenti andare all'estero, tra l'altro con tutti i problemi a cui abbiamo accennato; e credo che questo si debba fare in tempi urgentissimi perché, l'abbiamo detto nella interpellanza presentata in una precedente riunione del Consiglio e lo ribadiamo oggi, c'è stato un impegno da parte della Regione sarda tramite l'Assessore che l'ha preceduta affinché si iniziasse immediatamente la sperimentazione in Sardegna.
Tra l'altro ci risulta che ci siano delle ASL, dei centri e delle sezioni di radiologia che sono disponibili a fare i corsi applicativi per potersi mettere immediatamente a disposizione di questi pazienti. Non ultima la ASL di Nuoro che, so per certo, ha già avviato contatti informali con i rappresentanti che già fuori dalla Sardegna fanno questa sperimentazione. Quindi noi chiediamo all'assessore De Francisci un impegno preciso affinché anche ai malati sardi possiamo regalare la speranza di un futuro migliore inserendo la Sardegna nello studio terapico multicentrico e randomizzato sulla insufficienza venosa cronica cerebro-spinale.
Chiediamo anche che, in tempi brevissimi, si avviino dei centri di sperimentazione del cosiddetto protocollo con l'adozione di strumenti diagnostici presso le ASL di Nuoro, Sassari e Cagliari, peraltro già dotate di strutture e di professionalità fortemente impegnate nella cura della sclerosi multipla. Infine, voglio chiudere ricordando all'Assessore che c'è stato un impegno, che deve essere tradotto immediatamente in atti concreti, in base al quale tutti i pazienti malati di sclerosi multipla in Sardegna devono assolutamente avere un canale privilegiato per tutti gli esami diagnostici e strumentali, e purtroppo sono tanti, che loro devono eseguire.
Noi abbiamo reso disponibili circa 26 milioni di euro, nella finanziaria del 2011, affinché si preparasse un protocollo serio per l'abbattimento delle liste d'attesa. Io credo che all'interno di questo protocollo si possano individuare dei canali ove i pazienti malati di sclerosi multipla possano, nell'arco di dieci giorni dalla prescrizione del medico specialista, effettuare gli esami richiesti.
PRESIDENTE. Uno dei presentatori dell'interpellanza numero 84/A ha facoltà di illustrarla.
MANCA (P.D.). Presidente si dà per illustrata perché, essendo un'interpellanza dei primi mesi del 2010, ci riserviamo di intervenire nel corso della discussione sulla mozione presentata dalla collega Barracciu.
PRESIDENTE. Uno dei presentatori dell'interpellanza numero 166/A ha facoltà di illustrarla.
BARRACCIU (P.D.). Si dà per illustrata.
PRESIDENTE. Uno dei presentatori dell'interpellanza numero 173/A ha facoltà di illustrarla.
Poiché nessuno dei firmatari è presente in Aula, si dà per illustrata.
Uno dei presentatori dell'interpellanza numero 252/A ha facoltà di illustrarla.
STERI (U.D.C.-FLI). L'interpellanza attiene al problema del precariato nel Sistema sanitario regionale. Un problema che sicuramente dovremo affrontare con un dibattito a più ampio raggio dopo le sentenze della Corte costituzionale sugli enti locali; mentre, per quanto riguarda la dichiarazione di incostituzionalità di norme della Regione, rimangono in piedi le norme del 2007 e del 2009 che sono idonee a risolvere il problema.
In questa ipotesi noi avevamo stabilito delle procedure di stabilizzazione, a integrazione del programma di stabilizzazione attuato durante la Giunta Soru, semplicemente per quanto riguarda i lavoratori addetti al 118. Trattandosi di un'integrazione al programma, occorreva una delibera di Giunta regionale che desse tutte le indicazioni alle ASL per procedere, ma, nonostante sia passato parecchio tempo dal momento in cui quella legge è stata approvata, l'Assessorato (e parlo già dal precedente Assessore) non ha mai adottato una delibera di Giunta regionale.
Volevamo conoscere i motivi per cui questa delibera non è stata ancora adottata e sapere quando sarà adottata, tenendo presente che ovviamente la mancata adozione comporta conseguenze per quanto riguarda il rapporto di lavoro del personale precario; personale che, quando cessano i contratti a tempo determinato, deve cessare la prestazione lavorativa. L'obiettivo quindi era sapere dalla Giunta i motivi del ritardo e quando intenda provvedere all'adozione delle relative delibere.
In relazione a quanto illustrato in precedenza, approfitto dell'intervento per ricordare che, oltre alla mozione dell'onorevole Cocco, sul metodo Zamboni c'è anche una nostra interpellanza presentata a dicembre del 2011 che dice l'esatto contrario di quello che ha detto l'onorevole Cocco, citando tutti gli studi scientifici che conducono a ritenere non opportuna una sperimentazione su quel metodo che è stato già sufficientemente sperimentato da tutta la clinica internazionale e anche italiana, con esiti del tutto negativi.
Mi riservo poi di intervenire nel prosieguo sulla mozione dell'onorevole Barracciu.
PRESIDENTE. Uno dei presentatori della interpellanza numero 290/A ha facoltà di illustrarla.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Si dà per illustrata.
PRESIDENTE. Uno dei presentatori dell'interpellanza numero 293/A ha facoltà di illustrarla.
URAS (Gruppo Misto). L'interpellanza, come dice la stessa intestazione, ha l'obiettivo di richiamare tutti, in ragione della significativa consistenza della spesa sanitaria, a una gestione assolutamente rigorosa delle dotazioni finanziarie e di quelle strumentali che attengono al funzionamento del Sistema sanitario regionale. A noi risulta, ripetutamente, che invece ci siano elementi di criticità nella gestione; questo probabilmente per tutte le aziende sanitarie locali, in questo caso per l'Azienda sanitaria locale di Sassari.
La finalità dell'interpellanza è di chiedere alla Giunta regionale l'attivazione di tutti i necessari controlli, i più rigorosi possibili, al fine del contenimento della spesa pubblica, al fine della ottimizzazione della gestione delle risorse finanziarie, al fine dell'utilizzo di tutti gli strumenti normativi più corretti; strumenti che sono peraltro richiamati in più circolari, atti amministrativi, provvedimenti gestionali e contratti, e sono più richiamati perché si ha la sensazione, purtroppo, dello sforamento e quindi della mancanza del rispetto dei limiti che sono posti alla spesa sanitaria, e dei limiti che sono posti anche sotto il profilo dell'applicazione delle norme relative agli affidamenti esterni, all'impiego di personale, all'acquisizione di forniture, e così via.
Questa è la finalità. Mi riservo poi nel corso del dibattito di approfondire questo argomento, per dire che le norme di controllo della spesa che abbiamo introdotto nella legge finanziaria richiamano proprio l'Assessorato a un ruolo diverso rispetto a quello che prima esercitava perché è, effettivamente, un organo di pressante controllo dell'attività dei manager delle ASL.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Agus. Ricordo ai colleghi che volessero intervenire che devono iscriversi non oltre la conclusione del primo intervento. Il tempo a disposizione è di dieci minuti
AGUS (P.D.). Presidente, Assessore, colleghi, non utilizzerò tutto il tempo a disposizione per cui chi si deve prenotare lo faccia per tempo.
L'argomento è vasto (le interrogazioni e le mozioni sono articolate), sempre più attuale e di vasta portata sociale e in Sardegna impegna una parte cospicua del bilancio, così come denunciato in questi giorni dalla relazione della Corte dei conti.
Il tema, come detto, è ampio e articolato per cui mi soffermerò su una piccola parte, altri meglio di me potranno affrontarne la complessità. Certo è che ancora non si è riusciti a portare al cospetto di questo Consiglio una proposta organica di riordino della sanità in Sardegna; in tal senso sono disattese tutte le direttive ministeriali, nonostante lo stesso Ministro della salute sia venuto in Sardegna per richiamarci su questo problema.
A tutt'oggi abbiamo visto solo una maldestra proposta di riforma sanitaria arenata in Commissione per la pochezza della stessa, e peraltro non condivisa dalla stessa maggioranza. Basterebbe solamente cominciare, anche con piccoli atti, per esempio ad armonizzare le stesse gestioni all'interno delle ASL ove a parità di servizi scopriamo diversità di organico, differenti livelli stipendiali a parità di ruoli, mentre alle strutture accreditate imponiamo giustamente livelli certi di organico anche se poi ci dimentichiamo di verificare costantemente i requisiti richiesti.
Un altro aspetto che, affrontato, avrebbe dato già un grosso contributo alle casse regionali è la non attuazione delle direttive ministeriali sulla dotazione standard da applicarsi alla rete ospedaliera con adeguamenti ai 4,5 posti letto per 1000 abitanti e allo 0,8 posti letto del post acuto per 1000 abitanti. Abbiamo ancora in Sardegna radicato il dualismo ospedale e residenza sanitaria assistita, con un forte sbilanciamento verso l'ospedalità. In questa statica situazione sarda si sono usate esperienze sanitarie intermedie collocabili nell'ampio spazio del post acuto e che sono state in parte snobbate dalla sanità regionale.
Mentre nei giorni scorsi l'ospedale Niguarda di Milano promuoveva l'acquisto di un robot, fondamentale per la cura di gravi patologie invalidanti, chiamato Lokomat, la sanità regionale non si accorge che due centri in Sardegna dispongono di questo strumento già da diversi anni. Uno di questi centri, e non ultimo, è il Santa Maria Assunta di Guspini in predicato da due anni per il passaggio alla Regione sarda, oggi alla ribalta della cronaca non per le prestazioni rese a centinaia di pazienti, ma per una presunta "mala gestione" del presidente; in concorso con la ASL numero 6 la struttura, su cui si sta giocando questa strumentalizzazione, è stata fatta crescere dotandola della più avanzata tecnologia con le rispettive autorizzazioni, compresa quella pediatrica che è tra le poche in Italia. Questo ha evitato alla sanità regionale l'esborso per costi di ospedalizzazione, viaggi della speranza e lunghe degenze, tante delle quali assimilabili a percorsi di eutanasia silente pagati dalle casse regionali.
Eppure su questo tema il ministro Fazio è stato chiaro mettendo a disposizione, soprattutto delle regioni soggette a piano di rientro, uno strumento preziosissimo per comprendere come deve essere organizzato un sistema di riabilitazione territoriale. Nell'ottavo quaderno sulla riabilitazione spronava infatti le Regioni a costituire i centri riabilitativi per i quali disponeva ancora di risorse; ma questi centri venivano finanziati anche dal Ministero dei trasporti in quanto estremamente utili per il recupero dei traumi da incidenti stradali che sono in forte espansione.
Si stima che il numero dei casi in Sardegna ogni anno sia pari a 15.000 suddivisi in diverse patologie; tenete conto che negli Stati Uniti le persone che vivono con esiti da trauma cranico sono tra i 2 e i 6 milioni e un terzo di essi, a un anno dall'evento traumatico, ha ancora bisogno di assistenza continua da parte di una persona. Tutto ciò ha effetti devastanti sull'organizzazione familiare e costi altissimi, non solo per la famiglia ma anche per il sistema sanitario nazionale.
Questi centri, sempre a detta del Ministro, hanno anche la caratteristica di autofinanziarsi con la propria attività; allora, nell'attesa di un piano sanitario organico, queste due realtà regionali con capofila Santa Maria Assunta, se vi fosse la volontà concreta, potrebbero guidare il sistema regionale di alta intensità riabilitativa dando un forte apporto alla ricerca che, in parte, era stata avviata al Brotzu. Ora, grazie al sistema di telemedicina, di cui il Santa Maria è dotato, è possibile archiviare e documentare immagini sia dei trattamenti operati con il Lokomat che di quelli effettuati all'interno delle vasche riabilitative attrezzate con un segmento iperbarico unico in Sardegna e tra i pochi in Italia.
Un'esperienza pubblica che, se non sostenuta, rischia l'estinzione con la conseguente perdita di professionalità e attrezzature che hanno dato significative risposte alla sanità regionale; basterebbe consultare le relazioni di appropriatezza predisposte per i pazienti trattati, provenienti dal Brotzu, per capire che quell'esperienza, al di là del pettegolezzo e dello sberleffo pubblico rientra pienamente all'interno delle linee guida ministeriali e può contribuire, efficacemente, alla crescita di un'ottima sanità regionale, nonché concorrere all'abbattimento dei costi sanitari.
Si potrebbe valutare il fatto che grazie a questi trattamenti, stimati intorno alle 52 mila prestazioni, la sanità regionale ha di fatto economizzato non meno di 20 milioni in 2 anni. Resterebbero da quantificare, ma credo sia difficile il conteggio, tutte le economie prodotte dai pazienti riabilitati e sottratti all'ospedalizzazione e alle lungodegenze.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Soru. Ne ha facoltà.
SORU (P.D.). Presidente, intervengo sulla mozione molto opportuna della collega Francesca Barracciu. Molto opportuna perché dopo due giornate abbastanza disorientanti credo ci riporti alla cruda realtà dei fatti. Dico disorientanti perché abbiamo partecipato alla seduta che abbiamo chiamato "gli Stati generali della Sardegna", cioè il Consiglio regionale allargato.
Il Consiglio regionale che pensa, evidentemente, di non essere più sufficiente a rappresentare gli interessi generali della società sarda, ad affrontare e a provare a risolvere i nodi politici urgenti che ci riguardano. Disorientante perché nella discussione la Giunta regionale, il Presidente innanzitutto, ci ha detto che la situazione della Regione è grave, gravissima anzi allo sfascio, ha usato queste parole.
Questo essere allo sfascio però non è colpa di alcuno perché i problemi ci sono da sempre, vengono da lontano; quindi si è auto assolto deresponsabilizzando tre anni di Giunta regionale rispetto al modo in cui poi i problemi vengono affrontati ed eventualmente risolti. Non è colpa di alcuno, i problemi vengono da lontano, i problemi li abbiamo ereditati, che è esattamente lo stesso refrain, le stesse parole che sono state usate qualche giorno fa dalla Corte dei conti nel richiamare i gravi, gravissimi e urgenti problemi che riguardano la sanità regionale.
Non è colpa nostra, i problemi li abbiamo ereditati, si è subito affrettato a dire il Presidente, credo anche l'Assessore, ancora una volta deresponsabilizzandosi e non comprendendo invece che la politica è impegno di assunzione anche di responsabilità, non è solamente onori e tagli di nastri. E' assunzione di responsabilità, capacità di affrontare le critiche, capacità di approfondirle e non solamente capacità di rispondere in tempo reale a qualche giornalista compiacente.
Sono state disorientanti per me queste giornate perché anche ieri mi sembra che abbiamo compiuto un gesto ulteriore di deresponsabilità; invece di affrontare i problemi concreti abbiamo detto, ancora una volta, che i problemi non stanno qui, ma stanno a Roma; stanno in questo Stato cinico, in questo Stato sleale, in questo Stato con cui dobbiamo verificare ancora la possibilità di collaborare lealmente all'interno dell'unità nazionale. E, per fare questa verifica, ancora una volta noi non ci sentiamo eventualmente in grado di rappresentare adeguatamente la società sarda, ancora una volta modifichiamo lo Statuto materiale di questa Regione allargando la discussione di questa Assemblea alla società sarda. Non so a quali rappresentanti della società sarda dato che io mi sento già rappresentante della società sarda insieme a tutti voi.
Oggi, invece, questa mozione ci riporta al nodo della questione, ci riporta al nocciolo del nostro impegno e della nostra responsabilità in politica. Mettiamo da parte le responsabilità degli altri, quindi, proviamo ad approfondire come noi stiamo esercitando le nostre responsabilità, proviamo ad approfondire la nostra parte, proviamo ad approfondire quello che stiamo facendo, noi, per risolvere i problemi della Sardegna, i problemi dei sardi e proviamo ad approfondire che cosa facciamo, noi, rispetto a un settore così importante.
Un settore importante perché rappresenta non solo ormai più del 40 per cento del nostro bilancio ma soprattutto perché rappresenta ormai più del 60 per cento della nostra spesa. Che cosa stiamo facendo, noi, per la sanità della Sardegna, oltre a ribadire che i problemi li abbiamo ereditati?
Allora, questa discussione è estremamente opportuna e sono veramente curioso di sentire che cosa risponderà la Giunta, là dove le si chiede una risposta più articolata rispetto a quella facilmente consegnata ai mezzi d'informazione. La sanità in Sardegna ha avuto finalmente, negli anni passati, un periodo di programmazione, è stata rifatta la legge sul sistema sanitario regionale, è stato approvato il Piano sanitario regionale, compresa la rete ospedaliera.
Quella programmazione è stata cancellata per un vizio di forma da parte del Tribunale amministrativo regionale, e su quella sentenza questa Giunta regionale ha ritenuto di non dover ricorrere al Consiglio di Stato. Soprattutto ha ritenuto di non doverla sanare, e dopo tre anni ha ritenuto ancora di non doverla sostituire eventualmente con una nuova programmazione, più giusta, più adeguata, che mostrasse un segnale di voler affrontare il problema.
Oggi, quindi, siete impegnati in sanità fuori dalle regole, fuori dalla programmazione, fuori da un progetto, semplicemente nella gestione quotidiana del giorno per giorno, e non sempre per gli interessi generali, qualche volta forse, addirittura, per qualche interesse di parte. C'è stato un momento in cui c'era un progetto sulla sanità, un progetto non significa non aver messo al centro i pazienti, occuparsi di un progetto, occuparsi di regole, occuparsi anche dei numeri non significa, appunto, dimenticarsi dei pazienti, delle loro sofferenze, delle loro esigenze.
Essersi impegnati nelle regole, nel monitoraggio, nel lavoro costante, ha fatto sì che la sanità della Sardegna, diversamente da altre sanità del Mezzogiorno in Italia, non fosse commissariata, non fosse costretta ad aumentare l'addizionale IRPEF, non fosse costretta a introdurre nuovi ticket, non fosse costretta insomma a scaricare i costi sui pazienti, ma avesse invece il vantaggio di stare dentro un piano di rientro con le ulteriori facilitazioni e finanziamenti della sanità nazionale, che premiava la fatica e l'impegno concreto della Regione sarda verso il rientro dal disavanzo.
La sanità che vi abbiamo consegnato era una sanità modellata dalla nuova legge regionale, con un Piano sanitario e un piano ospedaliero, con un disavanzo accertato di circa 75 milioni di euro, con una spesa farmaceutica che era stata riportata dal 17 per cento a circa il 13 per cento della spesa nazionale, e quindi, di fatto, dentro parametri nazionali. Dopo pochi anni, quel 13 per cento è tornato a essere il 17 per cento; dopo pochi anni, quei 75 milioni sono diventati 360 milioni di euro; dopo pochi anni, non sentiamo più parlare di progetto per la sanità; dopo pochi anni non so che fine abbia fatto il SISAR, non so che fine abbiano fatto i progetti per i nuovi investimenti ospedalieri nell'area di Cagliari e per il nuovo ospedale per Sassari e quello per Alghero, sappiamo che fine ha fatto l'ospedale di San Gavino, di cui sono stati cancellati i fondi con un decreto pubblicato nella Gazzetta Ufficiale prima di Natale.
Non è responsabilità di Roma, non è sempre responsabilità dello Stato, è responsabilità gravissima di questa Giunta regionale, quindi vostra, quindi anche sua, Assessore, per quello che le tocca nei tempi in cui lei ne ha la responsabilità. Trecentosessanta milioni possono sembrare pochi, ma tanti rispetto ai 75 che vi abbiamo lasciato, e che non erano il punto di arrivo, ma erano un ulteriore punto di transito verso il definitivo equilibrio dei conti della sanità e il miglioramento ulteriore dei servizi, continuando con le regole, continuando con il monitoraggio, continuando con gli investimenti, continuando anche con gli investimenti in informatica, opportunamente però monitorati e controllati.
Tutto quel lavoro è terminato, quel lavoro è stato cancellato; oggi siamo agli slogan, oggi siamo alle dichiarazioni mendaci in conferenza stampa, siamo a 360 milioni buttati via. La differenza tra 360 e 75 è di 285 milioni per l'esattezza, cifra che equivale alla costruzione del nuovo ospedale di Cagliari e di Sassari ogni anno. Tra 75 e 360 milioni ci sono le risorse che avrebbero fatto sì che a Sassari avremmo eretto due ospedali, ci sono le risorse, che voi state buttando via, che avrebbero fatto sì che a Cagliari avremmo già costruito il nuovo Centro sanitario della ricerca, ci sono le risorse per far sì che avremmo potuto rispondere con maggiore tranquillità all'esigenza di salute dei cittadini, se non le sprecassimo ogni giorno…
PRESIDENTE. Onorevole Soru, il tempo a sua disposizione è terminato. E' iscritto a parlare il consigliere Lai. Ne ha facoltà.
LAI (P.d.L.). Intervengo sulla mozione numero 171 dell'onorevole Barracciu, e alla collega dico subito che portare l'attenzione sulla politica sanitaria e sulla necessità di approvare i documenti di programmazione sanitaria è un'occasione utile, che dobbiamo cogliere nel suo significato propositivo, più che nei toni altamente critici che caratterizzano la mozione e che comunque, se si guarda alle conclusioni, non precludono dialogo e ricerca di punti di convergenza. Se non è costruttivo concentrare il nostro discorso sulle responsabilità del passato, sulle cose ereditate, è altrettanto sterile insistere sulle colpe, sulle responsabilità di questa Giunta, prospettando una lettura poco serena, chiaramente di parte, per nulla obiettiva, su una questione che è profondamente datata: il costante incremento della spesa sanitaria, giunta ormai a livelli insostenibili non solo in campo regionale ma anche in campo nazionale.
Sono stati fatti errori nel difficile approccio a questo grave problema, ma penso che nessuno possa tirarsi da parte. Ora, occorre dare significato e valore alle azioni intraprese, indirizzare l'impegno al superamento di questo stato di cose. Quindi, accogliamo con questo spirito i rilievi pesanti della Corte dei conti, che riportano la nostra attenzione ai moniti severi che costantemente, oggi come in passato, sono stati formulati per intervenire con maggiore efficacia sulle dinamiche della spesa sanitaria, per quella farmaceutica in particolare.
Certamente, questi rilievi non possono essere sottostimati, però qualche valutazione attenta deve essere fatta; teniamo conto che sulla spesa farmaceutica, dal 2010 al 2011, non c'è stato un incremento; e, se consideriamo l'aumento dei prezzi che c'è stato, possiamo dire che c'è una certa tendenza al risparmio. Ora, è vero, il periodo critico è stato il 2009, e il 2009 però deve essere considerato un periodo di transizione, sul quale hanno provocato effetti economici (non dico del tutto, ma sicuramente possono avere inciso) anche scelte e atti amministrativi precedenti. Non possiamo certo dare la responsabilità di tutto, ma possono avere inciso, perché ogni scelta gestionale incide e provoca un effetto della spesa che è traslato nel tempo.
Il disegno di legge di riforma che è stato approvato dalla settima Commissione sanità deve arrivare in tempi brevi, questo è l'auspicio, all'esame dell'Aula. Occorrerà sicuramente che la maggioranza si compatti, che chiarisca le sue posizioni, e raggiunga una posizione unitaria, che io ritengo sia sempre possibile, perché le questioni in sospeso non penso siano insormontabili. Abbiamo sicuramente delle responsabilità, le dobbiamo esprimere. Guardiamo anche ai nostri errori, ma impegniamoci ad andare avanti.
Non è insormontabile, ritengo, la questione relativa al numero delle ASL, e questo è uno degli elementi che hanno portato a esprimere giudizi sprezzanti sul disegno di legge. Eppure l'assetto territoriale delle ASL dovrebbe essere visto con maggiore obiettività. E' difficile, per chi come me ha sostenuto il mantenimento delle ASL territoriali, vedere assimilata questa visione con quella del campanilismo o dell'interesse elettoralistico clientelare, e non con l'idea che la ASL abbia nel termine stesso, azienda sanitaria locale, il concetto intrinseco di matrice del territorio, che, se ben diretto, è un capitale organizzativo importante. E ci sono, da questo punto di vista, delle valutazioni relative a esperienze di regioni virtuose, come può essere il Veneto, che ha 22 ASL, 3 aziende ospedaliere, 17 case di cura private, 4 istituti di ricerca di carattere scientifico, nel complesso 100 presidi ospedalieri; sono dati del Ministero.
Il Veneto, certamente, ha un contesto orogeografico diverso quello della Sardegna, ma io ritengo che la causa dei costi non sia lo stipendio dei direttori, che è poco più alto di quello di un direttore di dipartimento, o la possibile duplicazione, peraltro non obbligatoria né necessaria, di strutture. Ritengo che la causa sia l'eccesso dell'offerta di posti letto ordinari per acuti, l'inappropriatezza di ricoveri, la dispersione in troppe strutture, nonché l'inadeguatezza di una rete territoriale - e dobbiamo riflettere adesso su questo - di cure primarie e di cure domiciliari integrate.
Una riforma che concentri il giudizio di valore del testo su questi aspetti, come hanno fatto autorevoli e rispettabili colleghi, è una riforma che posso considerare di facciata perché si astiene dall'affrontare i nodi, veri, della spesa sanitaria e degli sprechi. Quindi accorpare le ASL può avere solo una valenza simbolica, non scevra da demagogia, può anche produrre esigui risparmi, ma a discapito dell'efficienza. I nodi veri della spesa sanitaria attengono all'eccesso dell'offerta ospedaliera in alcune ASL, senza tenere conto che molte delle prestazioni chirurgiche e mediche si possono fare, in alternativa al ricovero ordinario, in day hospital, day surgery, day service ambulatoriali, ricoveri settimanali.
Altri nodi sono costituiti sicuramente da eccessi di ospedalizzazione, dai ricoveri, da prestazioni inappropriate, da strategie inadeguate al controllo della spesa farmaceutica, come abbiamo detto, da un monitoraggio non costante dei centri di costo, da un ingiustificato acquisto di apparecchiature destinate a un uso limitato e da variabilità dei prezzi dei presidi dei servizi sanitari, da mancata centralizzazione degli acquisti, da dinamiche costose e perverse di mobilità inter ed extra regionale anche per prestazioni di specialità che possiamo considerare di base, e non sono vincoli ineluttabili anche le posizioni espresse dal collega, onorevole Franco Meloni.
Non ritengo che il discorso possa chiudersi per il motivo che qualche emendamento non è stato approvato. A mio avviso, sono di sostanza i rilievi che lui ha fatto sull'autonomia del bilancio degli ospedali, sul loro scorporo, anche sulla realizzazione della territorialità. Il Consiglio dovrà valutare, con la dovuta attenzione, un impegno che può migliorare i contenuti del testo di legge riconoscendo il valore strategico e innovativo delle macro aree per i benefici, che sono attesi dall'accentramento, rappresentati dalla riduzione del costo di acquisto di beni e servizi, dalla riduzione dei costi di transazione, dalla riduzione dei costi amministrativi e del personale dedicato alla gestione e alla funzione, dalla standardizzazione dei processi, dalla specializzazione dello staff amministrativo, dalla standardizzazione di beni e servizi, dall'impatto positivo sulla gestione dei rapporti con i fornitori e accresciuto potere di acquisto, quindi una struttura amministrativa per queste funzioni certamente più efficiente ed efficace.
Mi sento di difendere il comma 1 e il comma 2 dell'articolo 3 della legge finanziaria 2012 e voglio ricordare all'Aula che la predisposizione di questi commi e la loro approvazione all'unanimità è avvenuta con ampia sinergia dei componenti della terza Commissione. Ritengo opportune le differenziazioni e le precisazioni tra il rispetto dell'equilibrio economico finanziario e il raggiungimento degli obiettivi che sono non solo economici, ma anche obiettivi di salute e di organizzazione all'insegna dell'efficienza e della qualità dei servizi e delle prestazioni erogate.
Difendo anche l'incameramento preventivo nell'assegnazione di parte corrente del disavanzo della sanità maturato rispetto al fabbisogno teorico determinato in sede nazionale. L'accusa è stata quella di integrare il finanziamento rispetto a quello che è deciso in sede nazionale, ma occorre prendere atto che la spesa sanitaria, che supera i 200 milioni di euro, è superiore rispetto a quanto stanzia il fondo CIPE. La spesa sanitaria, quella reale, la si mette in bilancio come fabbisogno dell'anno. Il vantaggio è che gli obiettivi per i direttori generali diventano più seri rispetto a quelli dati alle aziende. Si esercita un diritto a un maggiore controllo.
Si possono fare tante valutazioni sicuramente con condivisione anche di alcuni aspetti, soprattutto quelli riguardanti il territorio; ma io dico che l'Assessore, che è persona preparata, impegnata e motivata, deve sapere interpretare questa realtà che sta mutando, farsi interprete della nuova sfida, di questi cambiamenti dei bisogni in rapporto al fatto che l'area della cronicità aumenta. Occorre riprendere con vigore la strada intrapresa e interrotta per le difficoltà incontrate nell'attuare un percorso di riforma, e dobbiamo avere la forza e l'onestà di guardare ai passi fatti per migliorare e rendere spedito il cammino che ci resta da percorrere.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Porcu. Ne ha facoltà.
PORCU (P.D.). Presidente, Assessori e colleghi, ripensando alla parte iniziale dell'intervento dell'onorevole Lai mi sembra quasi di poter dire che sia d'accordo con noi; cioè mi sembra che, a parte la premessa della mozione, dica sostanzialmente: "Condivido il dispositivo". Il problema è che non è sufficiente condividere il dispositivo.
C'è evidentemente una responsabilità diversa tra condividere la necessità che la nostra Regione abbia degli strumenti di programmazione in materia sanitaria e il realizzarli. Evidentemente chi governa, la maggioranza, dovrebbe sentire maggiormente il peso di questa responsabilità e anche ammettere le proprie mancanze; quindi, se in conclusione ci sarà spazio per un ordine del giorno unitario proveremo a stilarlo, onorevole Lai, non è che non si può tentare, il problema è che poi le cose, nonostante gli ordini del giorno unitari, abbiamo scoperto e capito che non si realizzano.
Io, però, vorrei iniziare il mio intervento ricordando a tutti i colleghi, e soprattutto agli Assessori, che la sanità non è un settore a sé stante e devo dire che sono abbastanza sorpreso di vedere l'Assessore della sanità in solitudine o in semi solitudine, in assenza per esempio dell'Assessore del bilancio, e non cito il Presidente della Regione perché lo citiamo già troppo. La sanità, se consideriamo la sola spesa e il solo gettito fiscale, i trasferimenti statali e quanto incassiamo direttamente, nel bilancio di quest'anno, in cui incorporiamo il disavanzo dell'anno precedente e mettiamo in bilancio 3 miliardi e 450 milioni di spesa sanitaria corrente, se confrontiamo queste cifre con i 5 miliardi circa di entrate complessive, vediamo che copre il 62 per cento della spesa.
A fronte di questi dati, mi aspetto (mi sarei aspettato questo in passato, me lo aspetterò anche in futuro) che la consapevolezza dell'impatto della spesa sanitaria sulla spesa complessiva porti un impegno generale, apicale, sulle politiche sanitarie e sulla necessità di non sprecare. Io non dico di non spendere, perché magari se qualcuno mi dimostra che sto spendendo bene potrei anche non farne una questione di spesa assoluta, ma sappiamo che non è così, e quindi mi dispiace, devo dire, vedere l'Assessore della sanità in solitudine.
Un Assessore, tra l'altro, che ha ricevuto questo incarico di recente, che certamente non può farsi carico di tutto quello che è successo negli anni scorsi e che vedo un po' così, abbandonata a se stessa, senza la sufficiente compartecipazione a un tema che, ripeto, non riguarda esclusivamente il settore, ma riguarda tutti i sardi. Perché, e lo voglio aggiungere, io spero, e lo dico all'onorevole Meloni che è un esperto in materia, che sia tramontata l'illusione che la spesa in deficit o in disavanzo o sopra quanto stabilito dalle delibere CIPE o sopra i parametri nazionali, mangia una quota della spesa possibile all'interno del Patto di stabilità. Siamo consapevoli di questo? Cioè di quei 2 miliardi e 700 milioni disponibili , una parte la "mangiamo" per coprire questo disavanzo; se non fosse così avremmo avuto maggiori trasferimenti per 350 milioni.
La verità è che oggi una quota della maggiore spesa sanitaria incide sul castelletto di 2 miliardi e 700 di spesa disponibile e di fatto sottrae risorse ad altre politiche: politiche per il lavoro, per le infrastrutture, per l'impresa. Per questo Assessore, mi rivolgo a lei, è impreciso dire che il maggior deficit o il maggior disavanzo non si tradurrà in un ticket, perché un "mega-ticket" anche se non è il ticket legato al farmaco, non è il ticket legato alla prestazione che noi riceviamo, lo pagano tutti i sardi in termini di minori servizi, di minori risorse per altre politiche: politiche per lo sviluppo, politiche per la scuola, politiche per il lavoro.
Quindi, questa inefficienza non è che non si scarica sulla collettività, perché le risorse che abbiamo sono sempre quelle. Non è che ce ne hanno trasferito di più, in questi anni, perché abbiamo speso di più. Perché altrimenti la ricetta sarebbe facile; potremmo dire al Governo: siccome ho un credito di 800 milioni e tu dici che in base al Patto di stabilità non puoi trasferirmelo trasferiscimi almeno i 300 milioni di maggiore spesa sanitaria. Ma così non succede. Per questo mi sarei aspettato che la discussione di oggi avvenisse con maggiore collegialità.
Guardate questa immagine plastica dell'Assessore che farà di tutto per rispondere, per impegnarsi, per carità! Non mettiamo certamente in discussione il suo impegno, ma vediamo che questi temi le sono stati scaricati addosso chiedendole di metterci la faccia e di gestirli in solitudine, senza che ci sia la consapevolezza sufficiente che stiamo parlando del 62 per cento della spesa di questa Regione e senza la consapevolezza che questa spesa impatta su tutte le altre politiche che portiamo avanti, rendendo vano spesso il lavoro di questo Consiglio che, sappiamo, ha un fondo per nuovi oneri legislativi prossimo allo zero, che di fatto non ha strumenti per trattare politiche e temi legati, come ho già detto, alla crescita.
Nel merito della mozione voglio aggiungere una riflessione sulla finanziaria che non consente di finanziare la sanità in deficit. Ci rendiamo tutti conto che era una provocazione alla quale voi avete creduto; in Commissione bilancio abbiamo inserito questo comma sulla sanità che non si finanzia in deficit per verificare se siete lucidi in base alla risposta. Ma abbiamo capito che non lo siete. Se non stabilisco dei paletti, che cosa vuol dire che la sanità non si finanzia in deficit?
L'unica cosa che avremmo dovuto scrivere è che la sanità non si finanzia in deficit, ma rispetto a dei parametri; e l'unico parametro a cui possiamo fare riferimento, come voi stessi dite nel volumetto "Stato di attuazione dell'assistenza sanitaria", sono le assegnazioni disposte nel fondo indistinto del CIPE, che vengono stabilite a livello nazionale.
Il deficit è sempre riferito a un parametro, quindi se lo cambiate, se lo fate crescere potrete anche non licenziare nessuno, si porta la spesa sanitaria a 4 miliardi, come riferimento, e chi licenzio? L'unico elemento positivo è aver inserito la spesa corrente nel bilancio che aiuta a rappresentare un bilancio un po' più realistico, che poi realistico non è, perché ci sono gli stanziamenti e ci sono previsioni di entrate che non ci saranno mai.
Allora, per entrare nel merito della mozione, io dico che la mozione non dice niente di nuovo rispetto a quello che dite voi; se leggete quello che dice il direttore generale della sanità, sempre in questo prezioso volumetto, che sicuramente tutti i colleghi avranno letto, vedrete che descrive il quadro generale dell'attività svolta nel 2010. Fa riferimento al passato, appunto, e dice che ci sono alcuni elementi che hanno contribuito a rendere il sistema ancora più difficile da gestire (la mozione della collega Barracciu); tra questi elementi rientrano: l'assenza di un Piano sanitario; i protocolli d'intesa tra Regione e Università di Cagliari e Sassari scaduti; la legge di riforma che è ancora oggetto di discussione e di approfondimento e quindi lascia tutti appesi a qualcosa che non si sa se c'è o non c'è; il commissariamento delle aziende ( voi dite che è un fatto negativo, diciamo che induce una forma di precarietà anche se i commissari li abbiamo trasformati, per merito naturalmente, in direttori generali); il piano di rientro 2007-2009 che è stato largamente disatteso.
Il direttore generale della sanità - che ha scritto questa relazione e la firma per la Giunta - dice anche che non gli vengono fornite risorse umane sufficienti per gestire un tema così complesso e lamenta di non avere risorse in organico. E diamogliele queste risorse in organico, se aiutano a combinare qualcosa di buono, assessore De Francisci, se le manca qualche persona, guardi, anche noi firmiamo perché lei abbia qualche dotazione in più, se questo è utile a risolvere i problemi della sanità sarda. Ha il nostro appoggio, lo dica al presidente Cappellacci, che anche la minoranza raccoglie l'appello del direttore generale della sanità. Ma poi il dato, diciamo, interessante, che voi stessi mettete in rilievo è che nella sanità persiste uno squilibrio tra le risorse disponibili…
PRESIDENTE. Onorevole Porcu, il tempo a sua disposizione è terminato. E' iscritto a parlare il consigliere Locci. Ne ha facoltà.
LOCCI (P.d.L.). Presidente, questa è una mozione senza dubbio interessante in quanto ci permette di affrontare, forse, il tema più nevralgico della Regione sarda perché, come tutti hanno detto e precisato, incide per una quota superiore al 50 per cento sul bilancio regionale. Ovviamente l'opposizione, quando affronta questi temi, deve fare il suo mestiere e quindi deve essere giustamente critica, anche se spesso si esagera.
Nel mio breve intervento, pertanto, vorrei toccare due aspetti; in primo luogo vorrei fare un brevissimo chiarimento politico, all'onorevole Barracciu e, in particolare, all'onorevole Soru., Come giustamente ha detto anche l'onorevole Soru, vorrei ricordare che il Piano sanitario regionale 2006-2008, che era stato varato dalla precedente Giunta, di fatto è rimasto inapplicato in quanto cassato dal TAR per un vizio di forma. Senza fare polemiche spicciole, perché devo dire che non mi interessano, in pratica quel Piano è rimasto lettera morta perché il suo fulcro era la dipartimentalizzazione della sanità sarda che in quegli anni è stata scritta sulla carta però non è, di fatto, mai decollata.
L'unico ospedale dove sono decollati i dipartimenti è stata l'azienda ospedaliera Brotzu, in tutti gli altri ospedali la dipartimentalizzazione è servita semplicemente ad aumentare il numero di coloro che dovevano avere un aumento sullo stipendio, senza però che si svolgesse l'attività vera che i dipartimenti dovrebbero svolgere.
All'onorevole Barracciu, che giustamente ha citato l'emigrazione passiva come un parametro della qualità sanitaria di una Regione, vorrei ricordare che quando è subentrata questa Giunta l'emigrazione extra-Regione passiva, cosiddetta, ammontava esattamente al 25 per cento in più rispetto agli anni precedenti. Questo la dice tutta sulla mancata applicazione di fatto del Piano sanitario regionale precedente.
Un'altra puntualizzazione che in parte giustifica una serie di criticità presenti nel sistema sanitario regionale e nella gestione del sistema da parte dell'Assessorato riguarda il sistema SISAR, citato dall'onorevole Soru. Tutti coloro che l'hanno citato, in particolare l'onorevole Soru, però dimenticano di riportare ciò che, per esempio, anche la stessa Corte dei conti, nell'adunanza di qualche giorno fa, ha rilevato in maniera chiara nelle sue conclusioni; e scusate se ne riprendo poche righe che possono essere utili per capire qual è la polpetta avvelenata che questa Giunta ha dovuto gestire dal 2009 a oggi: un sistema chiaramente inapplicabile, inefficiente, che tutti gli operatori della sanità hanno purtroppo sperimentato sulla propria pelle.
La Corte dei conti dice: "…pare inconfutabile un quadro complessivo di insufficiente accuratezza dei necessari studi di fattibilità preliminari al varo del progetto", questo riferito al SISAR, -"circostanza che ha condotto a sottovalutare l'impatto negativo delle carenze delle dotazioni tecnologiche delle Aziende, delle difficoltà di gestire le migrazioni dei dati, della necessità di formare un enorme numero di unità di personale…".
Quindi, questo è il parere della Corte dei conti rispetto alla gara d'appalto bandita per il SISAR nella scorsa legislatura. Questa è, consentitemi, la più grossa polpetta avvelenata che questa Giunta ha dovuto gestire finora perché a tutt'oggi, nonostante lo stanziamento di ulteriori risorse finanziarie rispetto a quelle già stanziate dopo la gara d'appalto, si ha una difficoltà enorme a mettere a regime il sistema e quindi ad avere un flusso di dati in tempo reale che permetta di prendere anche delle decisioni in tempo reale.
Detto questo non mi sottraggo comunque a fare un po' di autocritica, perché le critiche dell'opposizione sono giuste quando sono critiche costruttive perché anche noi qualcosina in più potevamo farla, su questo non c'è dubbio. Per esempio, c'è stato indubbiamente un ritardo nella presentazione del piano di riordino della rete ospedaliera; però molti colleghi non sanno che questa Giunta comunque ha fatto il piano di riordino, lo ha presentato a luglio dell'anno scorso e mi risulta, se poi l'Assessore ha qualche dato sicuramente più aggiornato lo può portare, che sia ancora al vaglio del Consiglio delle autonomie.
Se analizzate nel dettaglio quel piano vedrete che, in sostanza, non va in contrasto con il precedente perché in fondo il nucleo del piano sanitario precedente era costituito dall'integrazione tra ospedale e territorio e dal cosiddetto sistema a rete, cioè centri hub e centri spoke. Il piano di riordino della rete ospedaliera, che dovrà arrivare prima o poi in Aula, in sostanza ricalca questa impostazione.
Mette in rilievo, però, le criticità su cui bisognerà intervenire e rappresentate soprattutto, in base agli accordi successivi intervenuti a livello nazionale, dal numero dei posti letto per 1000 abitanti. Il Piano prescrive infatti che la Regione sarda si adegui alla quota dei 4 posti per 1000 abitanti, di cui il 3,3 per acuti e lo 0,7 per i non acuti. Il Piano dice anche dove noi dobbiamo tagliare, tra virgolette, perché abbiamo un'eccedenza di ricoveri per acuti che supera i 170 per 1000 contro un parametro nazionale, e che ci impone il Governo, che deve essere di poco superiore a 140 per 1000.
Quindi è chiaro che se non interveniamo sul riordino della rete ospedaliera, anche adeguando e rivisitando le esigenze reali in merito ai posti letto per acuti e per non acuti (questi ultimi andranno aumentati di oltre uno 0,50 per 1000 nonostante i tagli per gli acuti), non risolveremo il problema. Questo per quanto attiene al Piano sanitario regionale.
Poi c'è la legge di riforma, la tanto vituperata legge di riforma. Io devo dire che quando in Commissione abbiamo affrontato, veramente con grossa fatica, questa legge ero scettico su alcuni punti, salvo ravvedermi nel momento in cui l'ho rivista integralmente. Per esempio, se noi portiamo in Aula questa legge, comunque essa avrebbe già delle peculiarità che ci permetterebbero, praticamente a costo zero, di fare economia di scala con dei risparmi notevoli, e ve li cito sinteticamente.
Quando in Commissione, di fatto, abbiamo cassato le delibere della Giunta che prevedevano gli scorpori, abbiamo rimandato alla legge numero 3 del 2009 che permetteva gli scorpori o meno e, quindi, abbiamo presentato un emendamento (per l'esattezza l'avevano presentato i Riformatori e noi l'abbiamo fatto nostro), che dava la possibilità ai presidi ospedalieri di avere autonomia economico-finanziaria paragonabile a quella delle aziende sanitarie. Quindi questo è un elemento importantissimo che è già presente nella legge di riforma.
Un altro elemento che ci permetterà di fare economia di scala è l'attuazione della macroarea di cui si parla. Che cosa è, in sostanza, la macroarea? E' uno strumento per integrare tutte le centrali di committenza sul livello regionale accentrando le gare d'appalto per beni e servizi e farmaceutica che sono le criticità che originano il deficit di cui abbiamo parlato. Come sapete, e per chi non lo sa lo dico, la spesa per beni, servizi e farmaceutica ha una incidenza di circa 2 miliardi di euro. Ammettendo che si facciano delle gare centralizzate che consentano un risparmio di un 10 per cento, si risparmierebbero 200 milioni di euro a costo zero.
E' urgente pertanto trasmettere il Piano all'Aula; se sono presenti delle criticità si affrontano sia in sede di maggioranza...
PRESIDENTE. Onorevole Locci, il tempo a sua disposizione è terminato. Sospendo brevemente la seduta per motivi tecnici. Prego i colleghi di rimanere in Aula. Il prossimo iscritto a parlare è il consigliere Vargiu.
(La seduta, sospesa alle ore 12 e 01, viene ripresa alle ore 12 e 03.)
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare l'Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica. Ne ha facoltà.
RASSU (P.d.L.), Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica. Intervengo per chiedere all'Aula la possibilità di rinviare la discussione della mozione numero 170 e dell'interpellanza numero 261 alla prossima riunione del Consiglio stante il fatto che, benché sia pervenuta la nota esaustiva in risposta, il Presidente è impegnato oggi a Roma per motivi istituzionali inderogabili e questo non gli consente la presenza in Aula. Chiedo pertanto ai firmatari della mozione e dell'interpellanza di poter rinviare la discussione alla prossima settimana.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). In ordine alla richiesta dell'Assessore vorrei semplicemente dire che la nostra mozione, Presidente, lo dico anche agli Assessori presenti, inizia richiamando gli ordini del giorno numero 61 e 65 approvati all'unanimità da quest'Aula a luglio e ad agosto dello scorso anno. In quegli ordini del giorno si impegna il Presidente della Regione ad attivare un confronto con lo Stato sostanzialmente su tre questioni: l'avvio della dismissione progressiva delle servitù, la riqualificazione territoriale, quale precondizione per avviare in quei territori, in sostituzione dell'attività militare, attività economiche.
Io vorrei rimarcare che la data di discussione di questa mozione era fissata da tempo, e il Presidente della Regione lo sapeva perfettamente. Prendo atto, pertanto, che il Presidente della Regione continua a ignorare costantemente il Consiglio regionale; comprendendo l'imbarazzo della Giunta, soprattutto l'imbarazzo dell'assessore Nicolò Rassu, accetto la sua proposta, ma contestualmente mi dispiace, per l'ennesima volta, essere costretti a stigmatizzare l'atteggiamento del Presidente che continua, ripeto, a perseverare nell'atteggiamento di ignorare l'Aula.
Presidente, alla fine dei lavori la prego di dirci i termini entro i quali potrà essere nuovamente discussa questa mozione, avendo la garanzia stavolta che sia presente il presidente Cappellacci; magari, visto che sarà intercorso un po' di tempo, quando discuteremo la mozione inizi, Presidente, a dirci qualcosa anche sull'impegno contenuto nei due ordini del giorno che ho richiamato, e che sono proprio all'inizio della nostra mozione.
PRESIDENTE. La Presidenza prenderà contatti con il Presidente della Regione per concordare una nuova data che, ragionevolmente, potrà essere già fissata la settimana prossima.
PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LOMBARDO
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Dessì. Ne ha facoltà.
DESSI' (P.S.d'Az.). Presidente, rimarco che sicuramente la presenza del Presidente è fondamentale, per cui accettiamo la richiesta dell'assessore Rassu, ma ricordo che l'interpellanza numero 261, relativa alla legge 104 e ai rimborsi alla Sardegna, e quindi alle comunità oberate da servitù militari, è stata presentata il 31 agosto. È chiaro che oggi, è notizia proprio di questi giorni che i soldi sono stati stanziati e finanziati, non posso ritirarla, perché mi dà l'opportunità comunque di trattare un tema importante, il contenuto della legge 104 appunto, e sicuramente il fatto che sia da rivedere anche nel suo complesso il rapporto tra Stato e Regione.
Auspico pertanto che, nel più breve tempo possibile, si possa addivenire alla discussione di questo importante argomento delle servitù militari (mi riferisco anche alla mozione che è stata presentata dal consigliere Diana, primo firmatario); argomento che non può essere trattato sporadicamente ogni quinquennio, o quando succede qualche evento particolare.
Il tavolo sulle servitù militari che, come comunità, abbiamo detto deve essere permanente, e siccome è anche in grande evoluzione il modo di usufruire di questi spazi, è chiaro che vanno riviste molte cose rispetto all'utilizzo di queste servitù. E questo lo si può fare se il monitoraggio è costante, e non ogni cinque anni, dopo che per due anni non vengono dati gli indennizzi: ci sono da rispettare delle leggi importanti nei confronti della Regione sarda. Quindi accettiamo la proposta, sperando che al più presto venga fissata la data.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Vargiu. Ne ha facoltà.
VARGIU (Riformatori Sardi). Presidente, colleghi del Consiglio, ringrazio la collega Barracciu la cui mozione sostanzialmente regge il confronto che oggi è in atto in Aula sui temi della sanità. E nonostante il sostanziale abbandono della discussione sui temi della sanità, che questo Consiglio ha certificato, credo sia utile ogni tanto riprendere "per la testa" il ragionamento e verificare lo stato di avanzamento, ossia se c'è qualche novità rispetto a quello che ci siamo detti nei mesi scorsi.
Io vorrei fare una premessa al ragionamento sulla mozione che è legata alla necessità, per potersi comprendere, di avere dei presupposti di ragionamento comune, cioè delle cose condivise, e se non lo fossero poi, negli interventi successivi, si può dire in che maniera non sono condivise. E' di questi giorni la certificazione che la percentuale di prodotto interno lordo italiano destinata alla sanità ha raggiunto l'11,2 per cento, di questa il 7,5 per cento è in capo al pubblico, e ormai il 3,7 è diventato il famoso out of pocket cioè quella parte che è a carico delle famiglie.
La previsione è che nei prossimi trent'anni la cifra percentuale del prodotto interno lordo che i paesi europei dedicheranno alla sanità raggiungerà il 14 per cento (ovvio, tecnologie, invecchiamento della popolazione), di questo difficilmente più del 7,5 per cento attuale potrà essere a carico del pubblico. Andiamo verso un sistema che chiede alle famiglie la stessa quantità di soldi che chiede al sistema pubblico. Questo perché? Perché in Europa si è fatta una scelta di sistemi che sono ad "accesso universale" cosiddetti, che sono quelli del nostro welfare, sono quelli a cui noi siamo abituati, e sono quelli che noi vorremmo riuscire a difendere se fosse possibile.
E, devo dire, sono i sistemi anche probabilmente più affascinanti, tant'è che gli Stati Uniti stanno cercando qualche riassestamento per un sistema che non è basato sull'universalità dell'accesso, e che i tre grandi paesi del mondo che stanno pensando di fornire un sistema sanitario nazionale ai loro cittadini, e cioè la Cina, il Sudafrica e l'India sono venuti a studiare i sistemi europei, non quello americano. Però la sostenibilità del sistema europeo è basata sulla crescita del Pil, se abbiamo una crescita del Pil inferiore al 3-4 per cento annuo, diventa automaticamente a rischio di insostenibilità il sistema. E noi sappiamo bene qual è la situazione di crescita del Pil che c'è oggi in Europa.
Allora, tecnicamente, delle due l'una, o si rinuncia all'universalità, o si tagliano le prestazioni; indipendentemente dal fatto che la signora Barracciu è eletta dal P.D., e che il signor Vargiu è eletto dai Riformatori, due schieramenti diversi, queste sono le opzioni possibili, non le cambieremo noi, non le cambierà neanche Monti, e non le cambierà nessun altro. Questo è, nel senso che la comunità scientifica economica che studia queste problematiche è d'accordo su questo, non ci sono due tesi differenti che si combattono tra loro.
Vediamo allora qual è la situazione sarda. Il Ministero, sulla base dei livelli essenziali di assistenza (LEA), ritiene che la Sardegna debba spendere, nel 2011, 2.874 milioni di euro, e nel 2012, 2.914 milioni di euro. Noi non spendiamo questa cifra, noi spendiamo, l'avete detto, circa 300 milioni di euro all'anno in più. A questo punto mi pongo una domanda, anzi due domande, e le tengo nella disponibilità dell'Aula se per caso qualcuno le volesse riprendere:
In primo luogo mi chiedo: spendiamo 300 milioni di euro in più perché abbiamo una sanità straordinaria? Io non do risposta, datela voi. In secondo luogo mi chiedo se è indispensabile tutta questa sovra spesa, tutta questa extra spesa rispetto a ciò che lo Stato ritiene che noi dovremmo spendere. Per dare un aiuto a chi volesse rispondere a questa seconda domanda, sulla quale magari la risposta non è altrettanto scontata come sulla prima, e richiede tanti distinguo, io vorrei dare alcune cifre che ci aiutano.
La Sardegna è la regione italiana che ha il maggiore numero di posti letto per acuti, 3,8 per 1000; è la regione italiana che per contro ha il minor numero di posti letto per lungo degenti e riabilitazione, lo 0,2 per 1000; è la regione italiana che ha la spesa pro capite più alta in relazione al suo Pil. L'avete già detto, è la regione italiana che ha la spesa farmaceutica più alta d'Italia. E lo Stato ci dice che abbiamo 900 medici in più nel nostro sistema rispetto a quelli che ci si aspetterebbe di trovare per il soddisfacimento dei LEA. Bene, un rompicapo di questo genere causerebbe l'interruzione del sonno di qualsiasi consigliere regionale di buon senso che sapesse, come mi sembra che tutti sappiamo, che ormai la spesa sanitaria è arrivata al 60 per cento del consuntivo di spesa di questa Regione.
Ha ragione il presidente Soru quando dice che noi stiamo affrontando in modo quotidiano i problemi della sanità, nel senso che abbiamo un'idea che è un gran finimondo, ma siccome è difficile metterci mano tamponiamo quotidianamente l'emergenza cercando di creare il minor disagio possibile e mettendoci tutti i soldi necessari (ha ragione su questo Chicco Porcu), levandoli dal Patto di stabilità, levandoli da tutto quello che possiamo. Insomma come si fa a rispondere con un "no" al consigliere che dice, per esempio, che bisogna aprire immediatamente un punto nascita a Isili, come si fa? La popolazione di Isili scende in piazza e bisogna aprire, come fa la politica a dire di no?
Io vi voglio dare la mia considerazione personale sull'argomento: dobbiamo smettere di ragionare sulla sanità in termini politici per iniziare a ragionare in termini tecnici; c'è infatti una parte di cose che è tecnicamente da fare, indipendentemente dalla impostazione di ragionamento e dall'appartenenza politica. E' una idea che esprimo in questo Consiglio regionale, visto che ci sono da molto, da 10 anni, l'ho espressa quando governava il centrodestra e ho continuato a farlo quando ha governato il centrosinistra, perché è logica, razionale, di buon senso, e ancora adesso che governa nuovamente il centrodestra. Ma questo Consiglio non farà mai niente, neanche quando governerete voi, se governerete voi, nella prossima legislatura, sino a quando ci sarà qualcuno che remerà contro chi vuol fare qualcosa!
Il ragionamento è che se questo Consiglio avesse buon senso terrebbe conto che Piano sanitario regionale non ce n'è, perché sostanzialmente è stato approvato nel 2007 quando stava scadendo, che l'unica parte importante del Piano sanitario regionale, la razionalizzazione della rete ospedaliera, quale sia stato il motivo, è stata bocciata dal Tar, quindi non esiste! L'agenzia regionale della sanità, istituita da voi del centrosinistra con la legge numero 10 del 2006, non era decollata quando ve ne siete andati e non è decollata neanche oggi!
Per quanto riguarda la struttura dell'Assessorato ci dirà l'assessore de Francisci se è una Ferrari, a me non sembra che lo sia, e la legge di riforma sino a quando non riforma niente, come è quella esitata dalla Commissione, noi Riformatori non la votiamo, se qualcuno vuole votarla la voti e se ne assuma la responsabilità, però questo è il ragionamento.
Collega Barracciu, con affetto, con stima e con amicizia, oltre che con speranza, le garantisco che quest'Aula non cambierà niente nella sanità sarda sino a quando noi non inizieremo a parlare di numeri e di presupposti tecnici, più che di presupposti politici sui quali ci divideremo sulla parte su cui sarà necessario dividerci, e non inizieremo a ragionare per mettere mano, tutti insieme, al problema della sanità che altrimenti resterà per altri vent'anni come è.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Sanjust. Ne ha facoltà.
SANJUST (P.d.L.). Il dibattito sul Piano sanitario regionale all'interno della maggioranza è sempre aperto e certamente, al di là del lavoro della Commissione, la maggioranza discute perché vuole affrontare ogni aspetto di questo vasto settore per evitare, come invece è accaduto nella scorsa legislatura, che per la fretta la gatta faccia i gattini ciechi. Infatti ricordo bene, come tutti noi consiglieri dell'opposizione di allora, chiedemmo in tutti i modi possibili all'assessore Dirindin di indicarci con precisione quali fossero le risorse disponibili per l'attuazione del Piano sanitario regionale, ma lei non ha mai voluto dare risposte su questo fronte perché sapeva di non poterle dare.
Venne approvato così, dalla sola maggioranza allora in carica, un Piano sanitario con gravi omissioni; si pensi soltanto alla mancanza delle tabelle sulle liste d'attesa, alla mancanza della correlazione tra i tanti obiettivi indicati e la reale copertura finanziaria per attuarli. Per questo motivo prima di essere cessato era già diventato un semplice libro dei sogni, un mero elenco di buoni propositi senza alcuna concreta probabilità di realizzarli. Ma, non era forse la stessa professoressa Dirindin che predicava come l'obiettivo prioritario di un Piano sanitario non potesse mai essere il risparmio o l'economia delle risorse ma, sempre e comunque, l'efficacia e l'efficienza del sistema dei servizi sanitari rivolto ai cittadini pazienti?
Dico questo non perché si voglia giustificare l'incremento della spesa sanitaria, ma per significare che tra il teorizzare e il mettere in pratica spesso ce ne passa e i numeri difficilmente tornano; si possono cioè anche presentare alla discussione mozioni dettagliate, in cui si esprime una pretesa contrarietà all'azione politica, una critica anche feroce, ma di proposte concrete almeno fino adesso ce ne sono ben poche e le poche fanno parte del pacchetto da voi proposto nella passata legislatura, quello sì dimostratosi fallimentare, inapplicabile, bocciato sia dalla politica che dalla magistratura contabile e di controllo.
Allora perché stracciarsi le vesti invece che dare un apporto diverso da su connottu? Per questo, Assessore, restiamo in attesa di quanto da lei annunciato, e cioè che a breve intende varare dieci azioni forti per il contenimento della spesa farmaceutica e per la centralizzazione delle gare d'appalto.
E' proprio sulla spesa farmaceutica che vorrei incentrare il mio intervento lasciando ad altri colleghi, alcuni l'hanno già fatto, le analisi e le valutazioni sulla rete ospedaliera. Al di là delle polemiche, esclusivamente politiche fra maggioranza e opposizione, la gestione della spesa farmaceutica non deve essere intesa, infatti, come un mero calcolo ragionieristico ma richiede un'analisi e una valutazione ben più complesse. E' bene anche precisare come la spesa farmaceutica sia in crescita dal 2006 e come nessuna iniziativa, anche dell'allora Assessore, sia riuscita a rallentare questa tendenza. E' un problema nazionale, sollevato anche nella Conferenza Stato-Regioni in cui è stato chiesto di rivedere i tetti di spesa previsti dalla norma.
Per questo l'attuale Assessore ha attivato una serie di interventi, di azioni e di leve, recepite dalle cosiddette regioni virtuose. Dall'inizio del mandato, e sono passati solo pochi mesi, questo Assessore, consapevole della complessità dell'analisi necessaria, ha imperniato la gestione della spesa farmaceutica come governo clinico della spesa suddetta; questo significa, colleghi, gestione del farmaco secondo i principi dell'appropriatezza prescrittiva e non come un numero di bilancio, perché questa è una lettura superficiale e strumentale che potrebbe condurre a pregiudicare la qualità dell'assistenza farmaceutica stessa.
Il governo clinico della spesa farmaceutica ospedaliera, che è quella che ha sforato il tetto previsto dalla norma, si è tradotto in questi soli sette mesi di mandato dell'Assessore in una nuova gestione del farmaco improntata su percorsi terapeutici condivisi con clinici e farmacisti ospedalieri, percorsi sempre e comunque supportarti dalle evidenze scientifiche al fine di garantirne l'efficacia, la tollerabilità, la qualità della terapia e, nel contempo, un contenimento dei costi.
Al fine di rafforzare questa premessa, in apparenza teorica, faccio riferimento al governo clinico della spesa adottato in questi sette mesi dalla ASL di Cagliari; cito questa Azienda sanitaria perché un terzo della popolazione insiste su questo territorio e perché vi è il centro di riferimento regionale per l'oncologia nonché altri centri di riferimento a carattere regionale. L'Assessore, in accordo con la direzione aziendale, ha condiviso l'organizzazione di incontri con i responsabili di struttura complessa di tutti gli ospedali dell'azienda di Cagliari e con i responsabili delle farmacie ospedaliere; ciò ha consentito di individuare specifiche leve di intervento quali valutazioni di scelte terapeutiche, sovrapponibili per efficacia e tollerabilità ma vantaggiose dal punto di vista "farmaco economico".
L'efficacia di questo intervento verrà dimostrata fra qualche giorno, dopo il 31 marzo; ecco perché mi sarebbe piaciuto che la mozione venisse discussa dopo questa data, e cioè quando si chiuderanno i bilanci delle aziende sanitarie, non prima. Questo perché dai dati ufficiosi, dei quali comunque sono venuto a conoscenza, si evidenzia una riduzione della spesa farmaceutica ospedaliera di oltre il 5 per cento rispetto all'anno 2010, poi l'Assessore ci dirà se questi dati sono reali. Questo dato, ripeto, ancora ufficioso sarebbe in controtendenza rispetto a tutte le altre regioni d'Italia e, se permettete, il merito va attribuito proprio a questa gestione assessoriale e a questa direzione aziendale.
La stessa azienda sta per ultimare il centro di preparazione dei farmaci antiblastici dell'ospedale oncologico per eliminare gli sprechi derivanti dalle quote residuali del farmaco antitumorale organizzando i cosiddetti drug day, che consentiranno di avere, con maggiore appropriatezza, un utilizzo dei farmaci più razionale, migliori risultati clinici, anche sulla base dell'esperienza di altri centri nazionali. I drug day infatti come conseguenza della riorganizzazione delle attività del day-hospital oncologico funzionano già a pieno regime in altre realtà nazionali, offrendo maggiore appropriatezza, appunto, utilizzo dei farmaci più razionale e migliori risultati clinici.
Questo sistema si attua riunendo in giornate specifiche i pazienti con trattamenti farmacologici analoghi, consentendoci di ottimizzare notevolmente l'utilizzo dei medicinali, peraltro molto costosi, limitandone al massimo la dispersione conseguente all'utilizzo parziale dei flaconi.
Altra strategia che questo Assessorato e questo Assessore hanno posto in essere è l'atto deliberativo del 16 novembre 2011, relativo alla gestione dei farmaci innovativi ad alto costo, sottoposti a monitoraggio nei registri della Agenzia italiana del farmaco (AIFA), infatti, poiché l'AIFA propone accordi con le aziende farmaceutiche, con la deliberazione su citata questo Assessorato richiede alle aziende sanitarie di monitorare con cadenza trimestrale l'inserimento dei pazienti nei suoi registri, per ottenere, laddove il farmaco non ha garantito un successo terapeutico, un rimborso da parte della ditta farmaceutica.
Questo Assessorato, tra l'altro, ha anche proceduto ad attivare l'osservatorio sulle gare regionali per la fornitura dei beni alle ASL, al fine di iniziare un percorso che conduca ad acquisti centralizzati per grandi volumi su larga scala, con conseguenti economie di scala; sta anche promuovendo una valutazione di fattibilità, in accordo con i direttori generali, di centralizzazione dei magazzini delle farmacie ospedaliere e dei servizi farmaceutici territoriali, per ridurre le scorte di farmaci e dispositivi medici e razionalizzare la logistica.
I dati sulla spesa farmaceutica, quindi, non devono essere letti solo in un'ottica di risparmio, poiché ciò potrebbe far scadere l'assistenza farmaceutica rivolta al paziente, non permettendo l'uso dei farmaci innovativi che invece vengono immediatamente messi a disposizione dei pazienti sardi, faccio un esempio su tutti: il farmaco per via orale per trattare la sclerosi multipla.
Penso - e sto avviandomi alla conclusione - che questo Assessorato, con tutte le leve di intervento citate per un governo clinico della spesa, debba essere proprio identificato come esempio per dimostrare come si possa garantire un'assistenza farmaceutica di qualità, associata a un complesso insieme di percorsi terapeutici tesi a una radicalizzazione e ricollocazione delle risorse economiche.
Assessore, continui il suo lavoro con la sua trasparenza, l'efficienza e la buona amministrazione e raccolga i consigli e i suggerimenti utili per rafforzare in termini qualitativi la sanità sarda, ma si lasci alle spalle le critiche strumentali e funzionali solo a far emergere una diatriba di genere lontana dallo spirito delle cosiddette pari opportunità.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Corda. Ne ha facoltà.
CORDA (P.D.). Io credo che lo spirito con il quale l'onorevole Barracciu ha presentato la mozione non sia quello testé indicato dall'onorevole Sanjust; io invece ho colto, ma credo l'abbiano colto tutti i colleghi consiglieri, l'intento fondamentalmente positivo di esaminare con ragionevolezza, con puntualità e con meticolosità i problemi che affliggono il sistema sanitario in Sardegna. L'onorevole Barracciu l'ha fatto in modo pregevole e io per questo credo che debba essere addirittura ringraziata. E poiché l'ha fatto in modo esaustivo io vorrei soffermarmi solo su alcuni aspetti, peraltro trattati in innumerevoli interrogazioni presentate non solo dall'opposizione ma anche dalla maggioranza, perché far finta di non vedere i malanni della sanità, far finta di non capire e non recepire ciò che non funziona credo sia un grave danno.
Ha ragione l'onorevole Vargiu quando dice che rimpallarci le responsabilità non serve a nulla, voi lo avete fatto quando c'eravamo noi in maggioranza, lo avete fatto abbondantemente nella precedente legislatura; io credo che ci sia invece in questo un cambio di rotta, e che nella mozione si debba cogliere questo aspetto: non si vuole criticare tanto per criticare, tanto per dire che noi la pensiamo diversamente senza poi indicare una via d'uscita, si indicano invece proposte concrete che possono, se adottate, se attuate, se ragionate insieme (l'opposizione si pone in questa posizione), far uscire da una situazione di grave disagio, di grave disservizio.
Quindi, non con spirito polemico o ipercritico, onorevole Assessore, ma per aiutare e per dare un contributo io le voglio porre qualche domanda che le avevo posto anche in una precedente interrogazione relativa, per esempio, agli esorbitanti costi che caratterizzano le ASL grazie al ricorso, per esempio, alle assunzioni del personale interinale. Lei aveva risposto, e la ringrazio per questo perché non siete di solito così solleciti nel dare risposte; quell'interrogazione ha avuto una risposta che però non mi ha lasciato del tutto soddisfatto: lei dice che "in merito al ricorso ad assunzioni interinali da parte delle ASL, si può chiaramente evincere da quanto sopra illustrato che l'Assessorato sta costantemente esercitando il proprio potere istituzionale di direzione e controllo, nel rispetto dell'autonomia gestionale dell'Azienda e del principio di sussidiarietà".
Ora, poiché lei dice, e io ci credo, che sta esercitando un ruolo di direzione e di controllo (controllo che inevitabilmente spero si voglia fare con ancora maggiore attenzione), ritengo abbia avuto modo di verificare che, per esempio, c'è una disparità inaccettabile relativamente al costo pro capite del personale tra le diverse ASL. Cito alcuni dati. La ASL di Cagliari ha 5 mila e 500 dipendenti, un costo totale del personale di 262 milioni di euro e un costo pro capite di 47 mila euro; la ASL di Sassari ha 3 mila e 750 dipendenti, un costo totale del personale di 192 milioni e un costo pro capite di 51 mila euro; la ASL di Olbia ha mille e 300 dipendenti, un costo totale del personale di 96 milioni e un costo pro capite di 73 mila euro. Ora, se questi dati sono dati reali, ne emerge qualcosa di incomprensibile e di molto grave: come si può accettare che il costo pro capite del personale alla ASL di Cagliari sia di 47 mila euro e a Olbia di 73 mila? Io spero ci sia un errore, anche se sono dati forniti dallo stesso Assessorato.
Dico queste cose perché sono interessato, come lo siamo tutti noi, e perchè spero che si voglia uscire dai generici impegni che ogni volta vengono dichiarati e manifestati; credo infatti che la responsabilità, anche in queste divergenze di costi di gestione non sia tutta imputabile al direttore generale, al direttore amministrativo, al direttore sanitario, ma vada ricercata nella politica e, soprattutto, nei condizionamenti della "mala politica".
Le assunzioni interinali, alle quali si ricorre troppo spesso costituiscono uno strumento per continuare nel malvezzo del metodo clientelare che continua a caratterizzare molti pezzi della pubblica amministrazione. Non credo che i costi siano tutti imputabili alla "mala gestione" del personale nelle assunzioni e nella gestione complessiva, perché i disservizi sono spesso causati, lo ricordiamo, dall'inappropriatezza, lo diceva bene l'onorevole Lai, dalla frequenza dei ricoveri ospedalieri; è chiaro che bisogna intervenire con maggiore attenzione su questo aspetto, non si può anche su questo attribuire la colpa all'attuale gestione assessoriale.
Lei, Assessore, è in carica da appena sei mesi e sarebbe assolutamente ingiusto oltreché sbagliato attribuirle responsabilità che obiettivamente non ha. Però finiamo, allora, di rimpallarci le responsabilità delle cause che voi andate a ricercare in una gestione sbagliata, per usare un eufemismo, della precedente amministrazione regionale per trovare giustificazione ai mancati risultati che voi oggi registrate.
Voi governate da tre anni e vorrei cogliere davvero una svolta, un cambiamento di rotta e, siccome tutto l'impegno dell'opposizione a sostenervi nelle giuste iniziative credo sia stato dimostrato anche nei lavori della Commissione, io vorrei davvero assecondarvi in un progetto ambizioso: offrire una sanità finalmente efficiente che ponga fine ai flussi migratori in uscita, quasi tutti per esempio, in quella realtà territoriale di Olbia che continua a registrare, ripeto ancora, i disservizi assurdi, incredibili, inaccettabili…
PRESIDENTE. Onorevole Corda, il tempo a sua disposizione è terminato. E' iscritto a parlare il consigliere Campus. Ne ha facoltà.
CAMPUS (P.d.L.). Presidente, l'argomento in discussione a mio avviso sicuramente meriterebbe molta più attenzione da parte dell'Aula, questo ce lo diciamo sempre ma continuiamo a mettere all'ordine del giorno argomenti sicuramente importanti ma a scarsa partecipazione almeno per quanto riguarda l'attenzione, non il numero degli iscritti.
Un argomento interessante anche se costituito da una, chiamiamola, sessione sulla sanità, dove si raccolgono magari elementi un po' datati, forse anche questo è il motivo per cui l'Aula non risponde con attenzione; o ancora argomenti che forse ci verranno spiegati meglio come l'interpellanza numero 252 sulla stabilizzazione dei lavoratori precari nel 118. Interpellanza nella quale si chiede alla Giunta un qualcosa in merito all'articolo 10 della legge del 4 agosto del 2011, che non è la legge del 14 febbraio 2011 ma, ripeto, è la legge numero 16 del 4 agosto del 2011, che è stato impugnato in sede di Corte. Cioè come si può chiedere all'Assessorato perché non fa applicare una legge quando quell'articolo specifico è ancora sotto il vaglio della Corte costituzionale? Francamente questo mi lascia perplesso perché mettere insieme argomenti poco sostenibili indubbiamente inficia, ecco perché giustifico quei colleghi che non partecipano, una discussione che invece sarebbe veramente importante.
Io non ho alcuna difficoltà, e immagino che nemmeno l'Assessore si meravigli, a esprimere un'ampia condivisione sulla mozione numero 171, al di là di molte inesattezze e chiamiamoli arrotondamenti, che pure sono presenti. E devo dire la verità, la condivido perché non sono affatto interessato a conoscere la reale entità del disavanzo del 2008.
E' una vecchia polemica, vi ricordate, l'abbiamo portata avanti per due anni per sapere l'entità del disavanzo del 2008 per la sanità, ma non sono affatto interessato a sapere se i milioni di euro sono 75 e 5 piuttosto che 179, come ancora l'Assessorato ci riporta in quel manuale che ho letto, anch'io leggo gli atti. Quello che mi preoccupa, quello che dovrebbe preoccupare la Giunta, è che dai 179 certificati dalla Giunta, riconosciuti dalla Giunta nel 2008 siamo passati ai 265 del 2009 per arrivare ai 272 del 2010. Quello che mi preoccupa, quindi, al di là del numero in sé è che stiamo spendendo di più senza che fuori né gli operatori né purtroppo i pazienti riconoscano che stiamo spendendo meglio. Quindi stiamo spendendo di più e male. Questo è il vero problema sul disavanzo.
Così come non sono appassionato al fatto che lo splafonamento sul piano triennale di rientro 2007-2009 non possa certamente essere impuntato al centrodestra: è scontato, è una questione di dati, è una questione matematica, sono assolutamente preoccupato del fatto che il centrodestra dopo aver ricontrattato dei margini con il Ministero non li ha rispettati, ed ecco la penalizzazione. Francamente questo mi lascia perplesso e preoccupato.
Così come non possiamo non riconoscere che a distanza di tre anni non è stato ancora affrontato il Piano sanitario regionale. Certo, l'Assessore è in carica da pochi mesi, ci ricorda l'onorevole Sanjust, però la Giunta di centrodestra governa da 3 anni, e ha ragione anche l'onorevole Porcu quando dice che non si può lasciare un Assessore da solo a rispondere di un problema così importante, perché è un problema politico non di numeri,. E' vero l'altro Piano era stato cassato dal Tar nella parte più sensibile per cui è rimasto in gran parte non applicato; comunque, presentato il Piano 2006-2008 noi abbiamo splafonato il primo triennio e ci avviamo serenamente a splafonare anche il secondo, cioè passeranno cinque anni di governo del centrodestra senza un atto di programmazione. E, davvero, non voglio essere demonizzato per quello che dico, voglio essere smentito con i fatti.
Ugualmente, per quanto riguarda la rete ospedaliera, i progetti di riconversione dei piccoli ospedali, è la politica che deve intervenire non può essere l'Assessore a farlo da solo, perché c'è da smantellare una rete di simulacri di assistenza. Non è questa l'assistenza nel 2012, quegli ospedali non danno assistenza, sono simulacri di assistenza se non vengono riconvertiti; però se si toccano si toccano posti di lavoro perché qualcuno non si vuole spostare nell'ospedale più funzionale che non ha sede nello stesso paese. Si toccano centri di potere locali, di chi ha potuto sistemare, magari con l'interinalato, qualche portantino piuttosto che qualche professionale e, perché no, anche qualche medico chiaramente non interinale ma che preferisce lavorare male e poco squalificando se stesso in un ospedale dove non può produrre quello che anni di studio e di fatica delle famiglie avrebbero invece consentito. Mi riferisco a quanti vogliono tenere aperti alcuni punti nascita dove nasce un bambino ogni mese.
E questo deve farlo la politica non l'Assessore; la politica è in mano alla Giunta, perché sinora la Giunta per quanto riguarda la riforma ha fatto un errore, un errore gravissimo, l'ho rimarcato. In Commissione si è discussa la riforma sanitaria in assenza del governo regionale, è nato un pastrocchio che davvero non modifica nulla, perché non credo che si possa pensare di avere comunque scritto qualcosa di buono in quel progetto di riforma perché abbiamo cambiato il nome da ASL in ASP, perché abbiamo parlato di una macroarea da cui dovremmo avere chissà quali vantaggi.
Io ricordo, però, che una delibera di Giunta del 2007 già, prevedeva due centri unici di acquisto per la Sardegna, per i farmaci e i presidi, la ASL numero 1 a Sassari e la ASL numero 8 a Cagliari. Quindi, l'auspicato risparmio che dovrebbe provenire da questa macroarea teoricamente, in una buona gestione, avremmo già potuto averlo: 2 milioni e 700 mila euro. Questo è un esempio. Così come qualcuno ha parlato dell'autonomia di gestione di bilancio e responsabilità di bilancio dei presidi ospedalieri. Ma la "502" e la "10", per rimanere alla nostra legge regionale, questa autonomia e responsabilità di spesa la danno già ai distretti sanitari, di cui sono ampia parte i presidi ospedalieri che in quel distretto rientrano.
Il problema è che nessuno ha mai fatto applicare queste disposizioni, nessuno ne ha mai verificato e controllato l'applicazione; su queste cose non c'è alcun bisogno di fare leggi di riforma e bisticciare per leggi di riforma che non servono a nulla. Una riforma sarebbe stata magari quella di ridisegnare queste due macroaree, nord e sud, ridisegnare le ASL, non dico ridurle e basta, che non significa niente, ma riequilibrarle, questa forse sarebbe stata davvero una riforma; e sarebbe stata davvero una riforma stabilire anche nuovi criteri di riparto del fondo sanitario regionale.
E' da quattro anni che viene presentato in ritardo, è stato ampiamente ricordato, e io già tempo fa dissi alla Giunta: "Ma come potete prevedere di licenziare i direttori generali se non rispettano il bilancio dato, quando i fondi del bilancio glieli assegnate in ritardo di due anni?". Sono forse dei maghi? Chiamiamo Otelma a dirigere i nostri ospedali e le nostre aziende sanitarie? Che cosa possono rispettare: un budget che non gli viene dato?
Fermo restando che anche quella norma esisteva già nella "502", è stato ricordato, noi siamo stati richiamati nell'ambito della Conferenza Stato-regioni non perché non abbiamo messo nella nostra legge questo obbligo, ma perché non lo abbiamo messo nei contratti, perché nella legge c'è già. Sono contratti di diritto privato, noi glieli cambiamo con una legge, dovevamo inserire questa disposizione nei contratti che abbiamo fatto firmare ai direttori generali, questo non è stato fatto. Però ci vendiamo come una panacea questo inserimento in legge di un qualcosa che francamente mi lascia assolutamente perplesso da un punto di vista della funzionalità, posto che sarà totalmente inapplicabile.
Inoltre, il primo direttore generale che verrà licenziato in base a quella norma vi porterà in tribunale e vincerà; vincerà in base al suo contratto, e al fatto che ilbudget non gli può essere assegnato due anni dopo. Allora, avrei voluto sentire…
PRESIDENTE. Onorevole Campus il tempo a sua disposizione è terminato. E' iscritto a parlare il consigliere Capelli. Ne ha facoltà.
CAPELLI (Gruppo Misto). Queste mozioni, e questa in particolare, penso abbiano il grande merito di portare per la prima volta in tre anni il tema sanità in quest'Aula; tema sanità che merita una sessione di lavori, più che la discussione di una mozione, esattamente quanto le riforme, quanto la vertenza entrate, quanto il Patto di stabilità. E non solo per l'incidenza del costo della sanità sul bilancio regionale, ma soprattutto perché il tema sanità è il tema del servizio primario che la pubblica amministrazione offre al cittadino, garantisce al cittadino, o dovrebbe garantire al cittadino.
In questo settore, Assessore, credo che me ne darà atto con un segnale, più che con delle parole, riscontriamo quanto, al contrario di re Mida, la politica incida sulla sanità. Credo che l'Assessore della sanità, questo Assessore della sanità, ma anche gli altri che come me hanno vissuto questa esperienza, la vivano in piena solitudine, in piena solitudine, distaccati o cercando di staccarsi da quel mondo di condizionamento politico che poi traccia anche il destino dell'Assessore della sanità.
Per esempio, io azzardo che lei, Assessore, non so se è un augurio, se lei lo prenderà come tale, o se non gradirà questa mia affermazione, non finirà la legislatura come Assessore della sanità, è chiaro, è leggibile in quest'Aula e fuori da quest'Aula, a meno che lei non abbia il coraggio di prendere il toro per le corna, perchè e non si può parlare di sanità senza parlare di politica, e questo è il neo fondamentale della sanità italiana, della sanità pubblica e della sanità sarda.
Ci chiediamo sempre come sia possibile che ci siano floridissime aziende private nel campo della sanità, floridissime, lo dicono i bilanci, lo dicono i redditi, lo dicono i dividendi, mentre la sanità pubblica, invece, non riesce a decollare. Il motivo è' solo uno: non c'è nessuna influenza della politica, se non nel trasferimento di risorse, nelle scelte di conduzione dell'azienda privata.
In un'azienda privata che gestisce la sanità decidono l'impresa e l'imprenditore a quale medico professionista affidarsi per le sue qualità professionali e non solo, per diventare primari, perché si appartiene a un partito o un padrino; perché nel mondo sanitario, dal quale non mi escludo, dal quale non mi escludo, in tutte le categorie, prevalentemente, anche se non è corretto fare di tutta un'erba un fascio, si va avanti per suggerimenti politici. Non esiste e non è mai esistito un direttore generale che abbia fatto scelte legate all'assegnazione di un primariato, di una struttura complessa, solo ed esclusivamente per meriti professionali o valutazioni obiettive; figuriamoci negli altri livelli. Questo è il fallimento della sanità, dei conti della sanità.
Badate bene, non sto dicendo niente di nuovo, assolutamente niente di nuovo, lo sto solo dicendo. Però, se noi decidessimo, visto che ne abbiamo il potere, non di impostare uno scontro politico sulla sanità (è meglio la sanità di sinistra, è meglio la sanità di destra, è meglio la sanità di centro, sgombriamo il campo da queste etichette), ma di lavorare sulla riorganizzazione del sistema sanitario, considerandolo un tema che unisce, lontani dai condizionamenti o dal consumare guerre politiche che vogliono ricercare il consenso denigrando l'azione dell'Assessore di turno, della linea politica di turno e quant'altro, noi vinceremmo la sfida.
Noi dovremmo poter discutere su quale sia l'impostazione migliore per dare un buon servizio a costi decenti senza, come diceva giustamente il collega Campus, un aumento dei costi, una diminuzione dei servizi, un'incidenza sul PIL enorme, e non abbiamo ancora raggiunto i livelli europei; però anche in questo caso c'è un dato falsato, perché il PIL diminuisce, perciò la percentuale di incidenza della spesa sanitaria sul PIL aumenta, ma il PIL diminuisce non solo perché c'è un aumento non controllato della spesa sanitaria.
Per raggiungere l'obiettivo di una sanità migliore bisognerebbe partire, in primo luogo, dal ruolo dell'Agenzia regionale della sanità: è attiva, è attiva finalmente, ruolo, programmazione, proposte. Secondo: uniamoci davvero intorno al tema sanità, e non cerchiamo di vincere le elezioni sulla denigrazione di quello che è stato fatto ieri o che stiamo facendo oggi. Sto offrendo la possibilità di discuterne asetticamente se davvero vogliamo investire bene quel 62 per cento del bilancio regionale, che non arriva mai comunque ai 17 miliardi su 23 del bilancio della Regione Lombardia.
Confermo il dato, nel bilancio della Regione Lombardia su 23, 2 miliardi del valore del bilancio della Regione, 17, 5 sono destinati alla sanità; non so se ci rendiamo conto di che cosa ciò voglia dire. Però, la Lombardia è una Regione virtuosa, e nei dati sulla mobilità richiesti dalla collega Barracciu noi troveremo grande mobilità dalla Sardegna verso la Lombardia, e non solo, anche se la Lombardia ha cercato di mettere piede in Sardegna. Ma abbiamo visto il perché, il come e che cosa ha causato, eppure quest'Aula ha votato per quell'intervento, scellerato a mio avviso, da 250 posti letto, fuori dai criteri del Piano sanitario regionale.
Bene, allora c'è qualcosa da fare, e possiamo fare qualcosa, è inutile qui parlare di numeri, di percentuali, di localizzazioni, di problemi territoriali; noi abbiamo un problema sanità in Sardegna; c'è un problema Italia, figuriamoci se non abbiamo un problema Sardegna. Noi dobbiamo razionalizzare quell'investimento; certamente le società interinali incidono, ma le società rispondono a un'esigenza. Io non criminalizzo, collega Corda, i colleghi che hanno portato all'attenzione dell'Aula questo tema, le società interinali fanno il loro lavoro; anche lì c'è il controllo politico. Ma noi parliamo di queste cose che hanno nomi e cognomi, indirizzi, numeri di telefono, gruppo sanguigno, perché lì esercitiamo il nostro potere.
Perché è ambita la guida della sanità, Assessore? Per il semplice motivo che controlla un ammortizzatore sociale: il dare lavoro, il controllare lavoro, il servizio sanitario, la prestazione sanitaria è secondaria rispetto a questo indirizzo politico. Se noi non togliamo il tappo alla pentola in ebollizione, non faremo mai un buon servizio per il nostro bilancio e per i nostri cittadini, ma costruiremo soltanto fantastiche carriere per pochi che controllano molti.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Meloni. Poiché non è presente in Aula, decade. E' iscritto a parlare il consigliere Salis. Poiché non è presente in Aula, decade.
E' iscritto a parlare il consigliere Dedoni. Ne ha facoltà.
DEDONI (Riformatori Sardi). Presidente, io non sono d'accordo con chi sostiene che in Consiglio regionale si sia parlato solo tre volte di sanità, al contrario, forse se n'è parlato troppo e diverse volte, a seguito anche della presentazione di numerose mozioni e ordini del giorno. Il problema è che non se ne parla in via risolutiva e definitiva, che non si trova il modo di raccordarsi fra forze politiche in modo da vedere il malato al centro del problema, cioè il cittadino che ha bisogno di essere curato. Cittadino che non ha una caratterizzazione di destra, di sinistra o di centro, ma semplicemente quella di voler essere assistito da parte della sanità in tutte le sue necessità.
Se questa aspettativa deve essere raffrontata con i discorsi economici che ruotano attorno a questo sistema, lo si può fare, certamente cum grano salis. Ora, io non sono tra coloro che sottolineano il fatto che la politica dovrebbe stare fuori dalla sanità, io dico che piuttosto fuori dalla gestione della sanità devono stare i partiti, quello che sono diventati oggi i partiti, quasi una consorteria che tutto fa eccetto che il tornaconto dei cittadini.
Dobbiamo fare un'analisi seria di queste strutture politiche perché vi è la necessità, invece, di rinnovare profondamente queste sovrastrutture della democrazia quali sono i partiti, per far sì che essi riprendano il proprio vero ruolo di mediazione tra gli interessi diffusi della società e il livello istituzionale. Se non riusciremo a fare queste cose, non porteremo niente di nuovo né di buono in qualunque settore, ancora meno in quello della sanità. E voglio ricordare a qualcuno che nessuno ha la verità in tasca, ma è bene che si sentano le istanze, le necessità di tutti cittadini, di quelli che si sentono lontani dai grandi centri, dalle grandi strutture, anche da quelle dette di eccellenza.
Io non intendo cancellare alcunché, sono per razionalizzare nel modo migliore, così che in modo diffuso nel territorio della Sardegna si possa avere la presenza di una sanità quantomeno pronta, attenta alle esigenze e alle emergenze varie. Certo che bisogna provvedere a che lo spreco non vi sia, certo che bisogna fare i conti col 60 per cento ormai del bilancio regionale "occupato" da parte della sanità. E' un discorso che va avanti ormai da decine di anni, e non posso certo attribuire responsabilità al presente Assessore, è in carica da pochi mesi, il problema è razionalizzare, non è solo un discorso che riguarda i farmaci, è un discorso più completo, più vasto, più importante. Sono stati ricordati qui cifre e numeri, ma vanno considerati all'interno del sistema politico, a fronte della presenza di una "politica alta" nel territorio relativamente alla sanità.
Se mi permettete, va bene inserire la norma per cui chi supera il budget deve andare a casa, ma vorrei essere un po' più incisivo e dire che non mi va più bene che si continui, che abbia iniziato la sinistra e lo faccia ancora il centrodestra, a lottizzare le nostre ASL. Non va bene! Perché diventano feudi, diventano centri di potere, di interessi e non di rispondenza alle esigenze del cittadino, da qualunque componente esse siano guidate: sinistra, destra e centro.
Occorre, questo è un appello, che ciascuno di noi rialzi la schiena, la tenga dritta, si diceva ieri, si riappropri di valori, di ideali, perché altrimenti parleremo veramente del niente, solo di come asservire una struttura sanitaria agli interessi del partito di governo di turno; non serve più! Credo che al movimento referendario dovrebbe essere stato dato anche incarico di vedere se viene accettata un tipo di sanità simile, e credo che sarà il caso, eventualmente, di partire seriamente con una riforma anche radicale, se è necessario, perché vanno sentiti i cittadini per sapere quali sofferenze patiscono, per capire quanta gente va a cercare, migrando, un'attenzione più vicina alle problematiche del proprio male. Capire e sapere perché all'interno dei nostri ospedali, delle nostre strutture, non vengono usati macchinari importanti, anzi, comprati, vengono lasciati inutilizzati, soprattutto in un sistema in cui il cosiddetto male incurabile spesso e volentieri non trova frontiere.
Io credo sia il caso di riflettere in coscienza se facciamo il nostro dovere o se invece ubbidiamo a interessi certamente non veramente buoni. La medicina non è soltanto questione di danaro, come invece viene prospettato da un po' di tempo a questa parte, ma è la ricerca di un metodo di lavoro rispondente al giuramento del medico per avere qualcosa di più, ben al di là quindi della cupidigia per lo stipendio.
Credo che si debba cominciare a ritrovare quei sentimenti veri che determinano una nuova società e che deporrebbero a favore della politica se fossero praticati Ma quand'è che decidiamo di portare una riforma seria in quest'Aula e di discutere veramente della sanità per il domani, non solo en passant perché sono in discussione mozioni, interrogazioni e interpellanze?
Quando è che vogliamo essere seriamente coinvolti, non solo come persone che rappresentano cittadini, ma senza paura di rappresentare i cittadini che fuori da quest'Aula chiedono una sanità degna per questa Sardegna, poiché spesso sono costretti a emigrare? Siamo capaci di fare un salto di qualità, di abbandonare l'idea di avere la verità in tasca? Siamo certi di poter essere degni di sedere in questo Consesso e rappresentare altrettanto degnamente il popolo sardo che fuori aspetta la soluzione a tante problematiche, oltre questa della sanità?
Non scendo nei dettagli, non c'è neanche più questa necessità perché sappiamo la sofferenza che c'è fuori, i turni, le attese di mesi, la difficoltà reperire la disponibilità in un medico, che spesso ride di chi è in sofferenza e non lo accoglie con la dovuta disponibilità d'animo che si manifesta anche nel dire "sono a tua disposizione", anziché guardare il paziente dall'alto in basso. Ma a noi probabilmente in questo Palazzo tutto questo non interessa, tocca altri! Non ci interessa, è fuori da qui! Rivediamo noi stessi perché forse quando lo faremo, se non saremo stati attenti ai processi che la società, comunque sia, porta avanti, sarà tardi.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.
URAS (Gruppo Misto). Presidente, dopo aver ascoltato l'intervento di opposizione dura, anche virile, dell'onorevole Dedoni, tenterò di fare un intervento, stranamente, di merito e, quindi, come abbiamo sempre detto, assumendoci anche la nostra parte di responsabilità di governo, perché sulla sanità, io direi anche sulle politiche per la salute, anche noi dobbiamo assumerci l'onere del contributo.
E non a caso dico "politiche per la salute"; prima ho verificato quanti medici compongono questo Consiglio regionale, è la categoria più rappresentata in assoluto, ci sono competenze elevatissime anche sotto il profilo tecnico. Allora mi chiedo com'è che noi, trattando delle politiche sanitarie (ma vale anche quando siamo in Commissione bilancio e definiamo la spesa della Regione), non ci poniamo anche il problema delle politiche per la salute.
Il bacino su cui interveniamo con le politiche sanitarie altro non è che l'insieme dei nostri corpi, i corpi delle persone che costituiscono la nostra popolazione e, conseguentemente, per far sì che quei corpi siano in salute occorre valutare le spese per prevenire le malattie, per attivare le diagnosi precoci necessarie per porre in essere le giuste terapie per prevenire i disastri sociali, e anche finanziari, che si accumulano con la cronicizzazione delle patologie, per fare tutto questo bisogna avere chiara in mente una politica per la salute, avere chiaro in mente a chi si rivolge l'intervento sanitario.
Presidente, pertanto mi chiedo, e lo chiedo anche all'Assessore, come mai noi non abbiamo una politica per la salute. Perché non l'abbiamo! Noi abbiamo una politica sanitaria. Abbiamo una politica sanitaria perché destiniamo alla sanità circa il 62, il 63, il 61, comunque oltre il 60 per cento della spesa regionale e quindi ci sono gli interessi da pagare, ma noi abbiamo in mente non la popolazione da curare, ma chi la cura; abbiamo in mente non il fatto che le persone debbano vivere una condizione di benessere, ma come intervenire quando vivono la condizione di malessere; abbiamo in mente politiche straordinarie.
Noi interveniamo sistematicamente sul terreno sociale perché dobbiamo fare fronte, con 200 milioni l'anno, ai non autosufficienti che altro non sono che quelle popolazioni che godono di pessima salute perché questa Regione in questi anni, in questi decenni, non si è preoccupata di fare politiche per la salute, ma si sono fatte prevalentemente politiche sanitarie. E' un limite di questa Regione e basta? No, vi garantisco che è un limite di questo Paese, è un limite italiano ed è un limite italiano perché attorno alla sanità si intrecciano gli interessi, non sempre trasparenti, che riguardano l'utilizzo del denaro pubblico.
Ecco perché questa mozione, che io ho pure firmato per consentirne la discussione e che in gran parte condivido, non potrà dare vita a politiche diverse; io annuncio che non parteciperò né alla stesura, né alla firma, né al voto di nessun ordine del giorno unitario perché per fare questo noi dobbiamo assolutamente recuperare il ritardo che la Sardegna ha sulle politiche per la salute. Colgo anche l'occasione, Presidente, per dire un'altra cosa, la dico in ragione della discussione, dei temi che si sono sviluppati ieri nel corso degli Stati generali e perché scopro che esiste un filone, come dire, di cultura sardista quasi indipendentista che di volta in volta si cavalca e si scavalca in ragione delle convenienze, e io su questo terreno proprio non ci sto perché faccio dell'essere coerente uno stile di vita.
E, allora, lo dico anche ai colleghi del P.D., lo dico a chi non c'è in quest'Aula e che ogni volta che ci si permette di dire che lo Stato non fa i suoi doveri ci richiama al fatto che non li facciamo noi. Io i miei doveri li faccio e li faccio tutti i giorni e li faccio sempre con grande impegno! Con grande impegno! E li faccio nel solo interesse generale! E se condivido una critica, se sono partecipe di una richiesta di discussione, di verifica dei rapporti tra Stato e Regione, lo faccio perché è certificata l'assenza dello Stato su molti punti! Uno, tra i primi, è il rispetto della partita delle entrate, che attiene alla sanità visto che noi ci siamo accollati la sanità! E tutta la partita della sanità grava sulla nostra responsabilità. Allora lo Stato deve fare esattamente quello che c'è scritto nelle leggi e non è pensabile che chi governa così in Italia, così a Cagliari (Assessore, la Giunta e il suo Presidente) non rispetti le leggi.
Voi non state attenti a come lavorano i vostri funzionari, i vostri dirigenti: violano le regole, le violano facendo le nomine, avete avuto le segnalazioni e non siete stati conseguenti, le violano gestendo le risorse pubbliche, avete avuto le segnalazioni e non siete stati conseguenti, le violaano nell'esercizio della loro funzione, anche nell'attenzione che devono alla popolazione, avete avuto le segnalazioni e non siete stati e ancora non siete conseguenti. Allora, chi governa ha la responsabilità prima di rispettare le regole e lo deve fare senza indugio alcuno, lo deve fare costantemente, perché la pazienza ha un limite e prima o poi finisce.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Oppi, assessore della difesa dell'ambiente. Ne ha facoltà.
OPPI (U.D.C.-FLI), Assessore della difesa dell'ambiente. Ero convinto che avrei parlato stasera, ma farò comunque alcune valutazioni cercando di evitare di parlare del passato e di scaricare le responsabilità su altri, per cui esordisco dicendo che le responsabilità sono di tutti. Ne ho citato molte in passato, potrei citarne ancora, potrei partire da lontano; e le responsabilità sono anche nostre se non si sono fatti, per esempio, i vari provvedimenti. Da Assessore, ricordo due accoppiate, la prima Sanna-Paolo Fadda e l'altra Locci-Ivana Dettori che per due anni hanno bloccato la razionalizzazione della rete ospedaliera, con il concorso di tutti, questo va detto subito.
Potrei citarne tanti di esempi, potrei citare, per esempio, il fatto che non si è mai controllata la spesa farmaceutica, ma non la controllano neanche adesso; da tre anni dico in Giunta e dico in Aula che cos'è la spesa farmaceutica ospedaliera: nel primo semestre dell'anno scorso ammontava a 98 milioni di euro, contro i 76 del semestre dell'anno precedente,. E perché questo? Ho chiesto all'Assessore, non più tardi di avantieri, ma l'ho chiesto anche al precedente Assessore che era distratto, perché la Sardegna paga il farmaco, alle case farmaceutiche, con lo sconto del 33 per cento ancora oggi mentre le altre Regioni hanno uno sconto del 50 per cento.
Questo avviene perché sui farmaci innovativi c'è una clausola che consente, se non c'è una risposta positiva, di chiedere il rimborso; è stato chiesto il rimborso? No. Si è fatto uno studio analitico sui distretti? Perché i distretti vanno esaminati, se un distretto ha un incremento del 20 per cento e un altro del 60 per cento si va a controllare. Teniamo conto pertanto delle osservazioni rivolte in questi giorni dalla Corte dei conti e cominciamo a dire che cosa bisogna fare.
Premesso che quando faccio una critica la faccio de visu, ho detto avantieri sera e lo ribadisco oggi di fronte a tutti: bisogna fare i concorsi. Ci sono molte ASL, Assessore, lei lo sa, che hanno dipendenti in numero superiore a quello previsto nelle piante organiche: e poi si sfora. Come abbiamo già detto il 60 per cento circa del bilancio è impiegato dalla sanità, quest'anno c'è stato un incremento di 300 milioni che ha penalizzato tutti gli altri Assessorati; ora, gliel'ho detto l'altra sera e glielo ridico in Aula, in modo che lo senta anche la Commissione competente, e cioè che se corrisponde al vero che attraverso l'articolo 20 abbiamo acquisito 245 milioni, voglio capire perché abbiamo destinato anche quest'anno 30-31 milioni agli investimenti. Mi sembrerebbe un paradosso. E questo è un altro esempio.
Io credo che tutte le problematiche vadano valutate con molta attenzione. Sui progetti, ho letto adesso quello che ha detto Soru, certo bisognava evitare certe cose ma dalle origini; da anni si dice che non si può scegliere il primario ospedaliero attraverso il criterio degli idonei a insindacabile giudizio del direttore generale, che, come dicevano prima i colleghi, subisce delle pressioni. Bisogna riprendere il vecchio sistema: la graduatoria di merito. Perché è pur vero che molti sono meritevoli, è avvenuto anche recentemente in alcuni ospedali cagliaritani ed è avvenuto anche a Nuoro, ma è pur vero che in altri casi scegliamo gli asini.
Poi bisogna che cominciamo a capire che fare sugli interinali; applichiamo un sistema. Facciamo il concorso per infermieri professionali, perché molti non hanno le capacità, non sanno parlare la lingua italiana essendo stranieri, e questa è una vergogna. Il sottoscritto bandì concorsi per 3500 infermieri, ma chiaramente poiché in quel momento c'era una "emergenza infermieristica" sono andati da altre parti perché percepivano delle retribuzioni superiori. Ebbene, quando facciamo i concorsi però si presentano in 700, facciamo i concorsi, risparmiamo e diamo la possibilità a molti sardi di ritornare a casa, sono pronti a rinunciare anche alle integrazioni di stipendio che gli vengono date nelle altre zone d'Italia. Però queste cose bisogna farle.
È vero che la Regione è ferma, perché per un provvedimento ci vogliono otto mesi e bisogna che realmente sulla sanità, che è quella che incide maggiormente, le scelte siano precise e certe. E' chiaro che anche in Commissione bisogna volare, che se ognuno vuole pro domu sua quella scelta e quella scelta deve rimanere, non va bene. E' inutile che si dica, per esempio, bisogna fare in fretta per le Case della salute perché se no perdiamo i fondi a dicembre, ma siamo arrivati a marzo e non abbiamo fatto niente. Ma le responsabilità le abbiamo tutti.
Dieci anni fa, lo ricordo visto che prima parlava il nostro consigliere della Gallura, furono finanziate due opere, una a La Maddalena per 40 posti letto e una a Tempio per 100 posti letto; sono passati dieci anni e queste due strutture, c'è stata un'integrazione di un milione e otto per Tempio, sono ancora lì. Ci vogliamo svegliare? Noi siamo stati troppo blandi, troppo generosi, quando bisognava buttare giù una parte dell'ospedale di Olbia perché il progetto era sbagliato (era sempre un'accoppiata, in quel caso l'accoppiata era Plicchi-Docche, per essere chiari), e certamente non per motivi di competenza del sistema sanitario. Ma poi si è continuato con Plicchi dappertutto, perché era un genio? Evidentemente perché le "spinte" erano quelle che erano, quindi nessuno si nasconda, potevamo anche farlo buttare giù, si è andati avanti, e qualche ingegnere è stato nominato senza neanche fare una gara a livello internazionale, l'ho detto all'interessato, l'ho detto agli altri, e certo non ho fatto niente e molti provvedimenti sono andati avanti.
Voglio parlare poi dei deficit. Io normalmente, quando mi venivano chiesti dei documenti, li consegnavo il giorno dopo. Ho detto altre volte che il picco del deficit è avvenuto nel 2005 con 328 milioni di euro. E nel 2005 non governava il centrodestra; e la riduzione del deficit nel 2006-2007 fu dovuta al blocco di un finanziamento da parte del Ministero delle finanze che dava un'interpretazione diversa di un nostro atto. Noi infatti avevamo sanato il deficit a marzo, pur avendolo deliberato a settembre dell'anno precedente.
Quest'anno ho chiesto molte volte, c'è confusione mentale, non più tardi di avantieri sera conoscendo le ASL, ho fatto un po' di conti e sono arrivato a circa 200 milioni (e la Dirindin spara 360, qualche Assessore 310), lei ci dirà oggi che il lordo è pari a 197 milioni e che il netto è di 150 con errori, con errori madornali nella ASL numero 1 che risulta avere 4 milioni e invece ne ha molti di più, se ne sono accorti in ritardo.
Se sono 200 allora va rivisto tutto per l'Assessore perché non si possono togliere programmi interessanti per lo sviluppo della Sardegna mettendo 300 milioni quando il deficit netto è di 150 milioni, tanto ce lo dirà lei, lei l'ha dato in Commissione, io me lo sono fatto consegnare, evidentemente c'è qualcosa che stride. Occorre che tutti quanti si faccia uno sforzo, approvando i provvedimenti ed espletando i concorsi, soprattutto per gli OSS (un cavallo di battaglia del mio collega), la Asl 8 ha zero OSS, ha attinto dalla graduatoria, altri no e hanno un numero elevato di OSS perché poi, Assessore, non esageriamo, OSS ce ne sono troppi in circolazione. E se questo vuol dire creare condizioni di disagio e creare disoccupati bisogna ridurre i corsi.; bisogna fare invece corsi laddove c'è la possibilità di avere un posto di lavoro.
Stiamo attenti anche per quanto riguarda i medici; io sono stato purtroppo in rianimazione, hanno promesso loro ed è vincolante due anestesisti, non ci sono e si rischiano vite umane. Cerchiamo di guardare con attenzione a queste cose perché purtroppo va creato un sistema di controllo e bisogna evitare soprattutto che gente che non ha i titoli (è inutile istituire le Commissioni per verificare) continui imperterrita a ricoprire incarichi per i quali non è all'altezza.
Quindi voglio fare questa critica. In primo luogo occorre fare i concorsi, c'è un risparmio...
PRESIDENTE. Onorevole Oppi, il tempo a sua disposizione è terminato. E' iscritto a parlare il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà.
Poiché non è presente in Aula, decade.
Il Consiglio è riconvocato alle ore 16 e 30 del pomeriggio. Alle ore 15 e 30 è convocata la Conferenza dei Presidenti di Gruppo.
La seduta è tolta alle ore 13 e 28.
Allegati seduta
CCCXIV SEDUTA
(ANTIMERIDIANA)
Giovedì 22 Marzo 2012
Presidenza della Presidente LOMBARDO
indi
del Vicepresidente COSSA
indi
della Presidente LOMBARDO
La seduta è aperta alle ore 10 e 04.
AGUS, Segretario f.f., dà lettura del processo verbale della seduta antimeridiana del 1° marzo 2012 (306), che è approvato.
PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Mario Bruno, Angelo Francesco Cuccureddu, Marco Espa, Rosanna Floris, Gabriella Greco, Francesco Mula, Angelo Stochino e Claudia Zuncheddu hanno chiesto congedo per la seduta antimeridiana del 22 marzo 2012.
Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.
Constatate le numerosissime assenze dei consiglieri in Aula, sospendo la seduta.
(La seduta, sospesa alle ore 10 e 05, viene ripresa alle ore 10 e 36.)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione congiunta delle mozioni numero 171 e 97, abbinata alle interpellanze numero 84, 166, 173, 252, 290 e 293.
(Si riporta di seguito il testo delle mozioni e delle interpellanze:
MozioneBarracciu - Espa - Corda - Diana Giampaolo - Uras - Salis - Capelli - Agus - Bruno - Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Lotto - Manca - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Solinas Antonio - Soru - Ben Amara - Cocco Daniele Secondo - Cugusi - Mariani - Sechi - Zuncheddu sull'assenza di politica sanitaria, sul conseguente e grave incremento del disavanzo, sulla preoccupante situazione del Servizio sanitario della Sardegna e sull'urgente necessità di approvare i documenti di programmazione sanitaria, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento.
IL CONSIGLIO REGIONALE
PREMESSO che:
- la legge regionale 7 agosto 2009, n. 3, all'articolo 12 ha dettato "Disposizioni in materia di sistema sanitario regionale" e la Giunta regionale ha approvato, nel settembre 2009, la delibera n. 42/17 sul commissariamento delle ASL e nel dicembre 2009 la delibera n. 57/11 sull'istituzione della macroarea "Sardegna";
- la riforma del sistema sanitario, ipotizzata dalla legge n. 3 del 2009 predisposta dalla Giunta regionale e attualmente in attesa di essere messa all'ordine del giorno del Consiglio, discussa dalla competente Commissione consiliare è stata, da questa, radicalmente modificata e approvata col voto contrario non solo del centro sinistra ma anche, emblematicamente, col voto contrario di una parte della maggioranza stessa;
- non è mai stata svolta alcuna attività di programmazione da parte dell'attuale Giunta regionale e l'azione amministrativa dei commissari straordinari prima e dei direttori generali ASL in seguito si è limitata alla gestione ordinaria senza alcuna visione strategica;
- come certificato dalla Corte dei conti, il disavanzo della sanità regionale è aumentato dai 75,5 milioni di euro del 2008, agli oltre 360 milioni nel 2012 rispetto al fabbisogno virtuale determinato nella Conferenza permanente delle regioni, e il bilancio 2012-2014 conferma la tendenza a una ulteriore crescita negli anni 2013 e 2014;
- la mancata riduzione del disavanzo sanitario, malgrado la Sardegna fosse sottoposta al piano di rientro, ha impedito alla Regione di accedere alla parte residua dei finanziamenti governativi (14 milioni di euro) e all'erogazione di circa 55 milioni di risorse in base agli impegni sottoscritti dal Governo nazionale con la Giunta regionale nel gennaio 2009;
- la Regione ha fatto registrare nel 2011 i valori di spesa farmaceutica più alti in campo nazionale, con uno scostamento, secondo la Corte dei conti (rapporto 2011 delle sezioni riunite), di circa 160 milioni di euro rispetto agli obiettivi, di cui 121 milioni di incremento per la sola spesa ospedaliera;
- il comma 2 dell'articolo 3 della legge regionale 7 marzo 2012, n. 6 (legge finanziaria 2012), descritto come provvedimento dalla portata eccezionale e foriero di effetti positivi rivoluzionari rispetto all'efficacia/efficienza dell'operato dei direttori generali, rappresenta l'ennesimo inutile atto propagandistico in quanto, lungi dall'intervenire sulle cause della crescita esponenziale ed incontrollata della spesa sanitaria e delle inefficienze gestionali, cause certamente ascrivibili (al netto della dubbia competenza della maggior parte dei direttori generali, sanitari e amministrativi) all'assenza degli atti di programmazione di competenza della politica della Giunta regionale, si propone, viceversa, di intervenire semplicemente sugli effetti con disposizioni inutili, come la revoca dei direttori generali per grave disavanzo, in quanto già previste dalla norma nazionale (articolo 3 bis, comma 7, del decreto legislativo n. 502 del 1992 e successive modifiche ed integrazioni)
- la decisione della Giunta e della maggioranza, assunta in sede di approvazione del bilancio 2012 e definita addirittura dall'Assessore regionale della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio "operazione verità", di incamerare preventivamente nell'assegnazione di parte corrente il disavanzo della sanità, maturato rispetto al fabbisogno teorico determinato in sede nazionale, rappresenta chiaramente un malcelato artificio contabile finalizzato a mascherare il grave deficit e l'incapacità politica a sanarlo;
RICORDATO che:
- dopo circa venti anni, in data 19 gennaio 2007 il Consiglio regionale della Sardegna ha approvato il Piano sanitario regionale 2006/2008;
- dopo tre anni di governo, la Giunta regionale non ha ancora presentato al Consiglio il nuovo Piano sanitario regionale, il quale deve contenere le indicazioni strategiche e gli obiettivi condivisi per il riordino del sistema sanitario regionale sardo;
- il 15 maggio 2008 è stato sottoscritto il secondo accordo di programma tra la Regione e lo Stato per la realizzazione di sette interventi strutturali, individuati in coerenza con gli obiettivi del Piano regionale dei servizi sanitari 2006-2008 e finalizzati alla riqualificazione delle aree dell'assistenza distrettuale e di quella ospedaliera;
CONSTATATO che:
- nonostante il Piano sanitario regionale 2006-2008 presti particolare attenzione ai bisogni dei sofferenti mentali e delle loro famiglie, dando avvio ad un processo di riqualificazione dei servizi e delle risposte pubbliche in modo da pervenire ad un sistema organico e coerente, i centri di salute mentale sulle 24 ore sono stati chiusi e si è interrotto il sistema di interlocuzione e di coinvolgimento delle persone con disturbo mentale e delle loro famiglie che mirava alla salvaguardia e conservazione dei propri diritti all'interno dello spazio sociale;
- il fondo per la non autosufficienza, istituito con l'articolo 34 della legge finanziaria 2007, è un punto di svolta delle politiche sanitarie e sociali a favore delle persone in condizione di non autosufficienza da cui non è ammissibile retrocedere né in termini di dotazione finanziaria né per il sistema dell'erogazione degli interventi secondo criteri pubblici;
- il blocco del turn-over non permette di valutare in maniera oggettiva i fabbisogni di personale e determina un utilizzo eccessivo del ricorso alle forme di esternalizzazione del lavoro con effetti sulla qualità dell'assistenza, sulla garanzia del mantenimento di livelli adeguati di sicurezza nel lavoro e più in generale del rispetto dei diritti dei lavoratori;
- per scongiurare l'introduzione dei ticket è necessario ridefinire tempestivamente una nuova politica regionale del farmaco attraverso l'adozione di interventi di programmazione e controllo in grado di contenere la spesa farmaceutica e garantendo elevati livelli di efficacia terapeutica nella cura della popolazione assistita;
RILEVATO che:
- le variazioni sociali e sanitarie degli ultimi decenni, e in particolare la bassa natalità, l'allungamento della vita, la prevalenza delle malattie cronico-degenerative, nonché le modificazioni della struttura e del funzionamento familiare comportano un maggiore carico assistenziale per la società ed al contempo una insufficiente capacità della famiglia di sopportare tale carico;
- il sistema complessivo di intervento integrato attraverso la legge n. 23 del 2005, con lo strumento operativo del PLUS e la legge n. 10 del 2006, con il Distretto sanitario e con Punto unico di accesso (PUA) e l'Unità di valutazione territoriale (UVT) si è di fatto, negli ultimi anni, interrotto;
- appare necessario rivalutare l'articolazione dell'integrazione socio-sanitaria fra ASL e enti locali, sotto il profilo istituzionale, organizzativo e operativo e promuovere una larga consultazione della comunità regionale e, in particolare, dei rappresentanti delle comunità locali, delle parti sociali, dell'associazionismo, delle università e dei rappresentanti degli ordini e collegi delle professioni sanitarie;
- le strutture residenziali richiedono una profonda riorganizzazione nel senso dell'integrazione dei sistemi sanitario e sociale, per accogliere le esigenze di coloro che necessitano di prestazioni prevalentemente di carattere sociale e, con minor frequenza e intensità, di prestazioni sanitarie;
CONSIDERATO che:
- per garantire ai cittadini di tutti i territori della Sardegna le risposte assistenziali necessarie, la razionalizzazione della rete ospedaliera deve procedere verso un modello cooperativo di rete integrata ospedale-territorio e di coordinamento funzionale tra ospedali di maggiore specializzazione, ospedali di base e piccoli ospedali, creando poli organizzativi socio-sanitari territoriali;
- la risposta ai bisogni di salute della popolazione sarda passa attraverso la realizzazione di Case della salute che consentano l'erogazione e la piena integrazione delle attività specialistiche, della medicina di primo livello territoriale, delle attività consultoriali, di quelle preventive, riabilitative e di quelle correlate alla promozione della salute e in cui si realizza la presa in carico a forte integrazione multidisciplinare per tutte le esigenze sanitarie e socio-sanitarie;
- la medicina di famiglia deve ritornare ad essere il polo di riferimento del cittadino per tutte le attività sanitarie di primo livello e nei percorsi socio-sanitari e deve garantire il ruolo di tutela in particolare rispetto alla cronicità e alla disabilità, alla assistenza domiciliare, al rapporto con gli altri spezzoni del Servizio sanitario nazionale (SSN);
- la specialistica ambulatoriale deve essere fortemente diffusa sul territorio e in grado di dare risposte locali al bisogno di livello non ospedaliero divenendo più tecnologica, più forte qualitativamente, integrata con la medicina di famiglia da un lato e con il livello ospedaliero dall'altro, aperta alle innovazioni normative ed organizzative, orientata alla meritocrazia, alla appropriatezza, al raggiungimento di standard ed obiettivi di salute, supportata nelle esigenze strutturali e tecnologiche, chiamata alla partecipazione attiva ai momenti di programmazione sanitaria delle aziende;
- le principali linee direttrici per lo sviluppo dei servizi di tutela e cura della malattia mentale devono prevedere:
a) la progettazione e la realizzazione di servizi di comunità accessibili 24 ore al giorno, sette giorni alla settimana, con équipe multidisciplinari, che possano prendere in carico prioritariamente persone con problemi gravi;
b) una nuova organizzazione delle procedure relative alle emergenze nella salute mentale, attualmente frammentate e disperse in diversi servizi (psichiatria, neuropsichiatria infantile, tossicodipendenze, 118), alla definizione della quale devono essere chiamati a partecipare i comuni e gli operatori della sicurezza;
APPURATO che:
- l'interruzione del processo di riorganizzazione del rapporto fra università e Servizio sanitario regionale (SSR), avviato nella passata legislatura con l'approvazione del Piano sanitario regionale 2006-2008 e della legge n. 10 del 2006, che portò alla definizione dei protocolli d'intesa fra Regione e università e alla costituzione delle due aziende ospedaliere universitarie e che ha consentito, seppur con margini di perfezionamento da colmare, di migliorare l'uso delle risorse umane e materiali e di individuare un terreno di coordinamento nella programmazione e nella gestione delle attività salvaguardando le esigenze della formazione universitaria e, insieme, quella dell'assistenza, unitamente al mancato rinnovo dei protocolli d'intesa Regione/università scaduti da tempo, stanno pregiudicando seriamente il presente e il futuro della formazione di tutte le professioni sanitarie in Sardegna, così come emerso con forza anche in un recente convegno organizzato dalla Università degli Studi di Cagliari - Facoltà di medicina tenutosi presso la Cittadella universitaria di Monserrato;
- da tre anni a questa parte, attraverso la chiusura, l'accorpamento e il depauperamento (professionale e tecnologico) di reparti e servizi, è in atto un lento e subdolo processo di depotenziamento dei piccoli ospedali che testimonia la evidente ma non dichiarata volontà, se non di chiuderli, di riconvertirli al ribasso senza la necessaria valutazione dei contesti geomorfologici, sociali ed economici nei quali essi sono ubicati e senza considerare che tale processo pregiudica, con effetti drastici sul fenomeno dello spopolamento, il diritto alla salute dei cittadini dei territori più svantaggiati dell'Isola e, in particolare, di quelli delle zone montane;
VALUTATO che:
- la pianificazione degli investimenti non può essere disgiunta dalle linee strategiche di indirizzo che presidiano la programmazione sanitaria regionale e che trovano attuazione nel Piano sanitario regionale;
- dal bilancio regionale 2012-2014 emerge una preoccupante scomparsa della spesa per investimenti in edilizia e tecnologie, considerato che quest'ultima rappresenta appena l'1 per cento del totale;
- in difetto del nuovo Piano sanitario regionale, è necessario e improrogabile che la Giunta predisponga un nuovo piano regionale degli investimenti e dia priorità al completamento delle opere già iniziate e finanziate dai fondi strutturali e da risorse vincolate, finalizzando gli interventi all'attuazione dei piani di adeguamento presentati dalle aziende sanitarie per il conseguimento dell'accreditamento delle strutture ospedaliere e territoriali;
- la spesa sanitaria deve essere qualificata attraverso l'identificazione e il rilancio di azioni programmatiche che migliorino la governance del sistema socio-sanitario mettendo a punto interventi complessi,
impegna il Presidente della Regione e l'Assessore regionale dell'igiene e sanità
e dell'assistenza sociale
1) a presentare al più presto al Consiglio regionale una proposta di nuovo Piano sanitario regionale 2012-2014 che definisca in maniera stringente:
- il miglioramento del sistema di monitoraggio dei fattori di spesa completando il sistema informativo sanitario regionale;
- la ricontrattazione dei tetti di spesa per i privati accreditati anche sulla base di precisi obiettivi di qualità dell'assistenza erogata;
- la ridefinizione della rete ospedaliera in una logica di collaborazione ed integrazione che preveda l'introduzione di accordi cooperativi tra aziende e tra ospedali e soddisfi le esigenze di equità nella distribuzione territoriale avendo particolare riguardo per le zone montane e le isole minori;
- la definizione e il governo di una politica regionale del farmaco fondata su basi rigorosamente scientifiche e capace di scongiurare l'introduzione dei ticket;
- il potenziamento delle attività di prevenzione (a cominciare dagli screening oncologici);
- il rafforzamento del ruolo del distretto come naturale interlocutore degli enti locali e luogo di programmazione e attuazione dell'integrazione socio-sanitaria;
- lo sviluppo dell'assistenza territoriale a supporto delle persone non-autosufficienti;
- un programma straordinario di investimenti per l'adeguamento strutturale e tecnologico del SSR, che conduca alla sottoscrizione di un nuovo accordo di programma con il Ministero della salute;
- il potenziamento del rapporto tra Sistema sanitario regionale e università che parta dall'indispensabile riconoscimento dell'importanza strategica della formazione delle professioni sanitarie tutte e dalla necessità inderogabile di salvaguardarne la qualità e la quantità;
- gli indirizzi alle aziende sanitarie e i provvedimenti operativi relativi alle questioni sollevate nella presente mozione;
a garantire l'esclusivo reclutamento del personale attraverso procedure concorsuali e di mobilità, limitando e contenendo a casi eccezionali il ricorso all'esternalizzazione dei servizi di assistenza diretta o il ricorso alla somministrazione di lavoro temporaneo.
Mozione Cocco Daniele Secondo - Salis - Mariani - Capelli sulla inderogabile necessità di avviare anche in Sardegna la sperimentazione del metodo Zamboni per la cura della sclerosi multipla.
IL CONSIGLIO REGIONALEPREMESSO che:
- da ricerche e studi condotti dal prof. Paolo Zamboni, chirurgo vascolare dell'Università di Ferrara, in collaborazione con il dottor Fabrizio Salvi, neurologo del Centro il Bene dell'Ospedale Bellaria di Bologna, risulta che alla patogenesi della sclerosi multipla contribuisce in modo importante un'alterazione del circolo venoso del sistema nervoso, alterazione che il prof. Zamboni ha chiamato CCSVI (insufficienza venosa cerebrospinale cronica) e dalla quale sarebbero affetti circa il 95 per cento dei malati di sclerosi multipla;
- sulla base degli studi e delle ricerche effettuate, il prof. Zamboni ha elaborato un protocollo sanitario basato sulla strettissima correlazione individuata tra sclerosi multipla e CCSVI, che prevede principalmente la disostruzione del circolo venoso attraverso un intervento mini-invasivo di angioplastica dilatativa, da eseguirsi in day hospital;
- il metodo Zamboni, accolto con estremo interesse dalla comunità medica internazionale, viene ormai praticato in molti paesi esteri ed ha da tempo varcato l'oceano approdando anche negli Stati uniti, dove la sperimentazione procede con risultati estremamente positivi in diversi stati;
CONSIDERATO che:
- la sclerosi multipla è una malattia neurodegenerativa cronica, progressiva e altamente invalidante, una delle patologie più gravi a carico del sistema nervoso centrale dovuta per il 20 per cento a fattori genetici, si manifesta generalmente per la prima volta fra i 20 e i 30 anni, ma in un 6 per cento dei casi viene diagnosticata in ragazzi sotto i 18 anni, e colpisce in Italia più di 58.000 persone;
- sull'incidenza della sclerosi multipla in Sardegna non esiste ancora un registro regionale, eppure, secondo gli ultimi dati risalenti purtroppo al 2002, l'Isola è la regione d'Italia più colpita dal fenomeno, con 150 casi per 100 mila abitanti, oltre il doppio rispetto alla media nazionale, ossia 2.500 persone ammalate;
- le attuali terapie a base di interferoni e di immunosoppressori, che non portano alla guarigione ma possono solo rallentare il decorso della malattia, oltre a generare costi elevatissimi per il servizio sanitario, hanno pesanti effetti collaterali e risultano efficaci solo su circa 1/3 dei pazienti;
- l'intervento di angioplastica messo a punto dall'equipe del prof. Paolo Zamboni apre invece una prospettiva di cura con effetti collaterali quasi nulli e costi ridottissimi per il servizio sanitario;
- già numerose regioni italiane hanno approvato protocolli di sperimentazione della cura con mozioni approvate dalle Regioni Lazio, Marche ed Emilia-Romagna, e si sono già attivati gli assessorati competenti di Sicilia, Veneto, Lombardia e Piemonte chiedendo la disponibilità al prof. Paolo Zamboni ad ospitare presso la struttura da lui diretta professionisti locali cui trasferire il know how necessario;
- molti pazienti italiani, ed in particolare molti ammalati sardi, che intendono sottoporsi alla nuova terapia non possono farlo nel proprio territorio di residenza e sono costretti a rivolgersi ad altre regioni o addirittura a ricorrere al cosiddetto "turismo della salute" recandosi in altri paesi, con il rischio di non essere sufficientemente garantiti sul piano della opportunità e sicurezza degli interventi sanitari proposti;
- i risultati della sperimentazione della innovativa terapia del prof. Zamboni avviata nei diversi centri evidenziano un netto miglioramento delle condizioni di vita dei pazienti sottoposti al trattamento, dato che, anche a voler prescindere dai risultati, ancora da verificare per il mondo scientifico, sulla regressione della patologia, comporta una svolta ed autorizza una concreta speranza nella lotta contro la sclerosi multipla,
impegna il Presidente della Regione
a porre in essere con urgenza tutti i provvedimenti necessari a dare anche ai malati sardi la speranza di un futuro migliore inserendo anche la Sardegna nello studio terapico multicentrico e randomizzato sulla insufficienza venosa cronica cerebrospinale (CCSVI) nella sclerosi multipla contemplato dal metodo Zamboni;
a favorire in tempi brevi l'avvio di centri di sperimentazione del cosiddetto protocollo Zamboni, anche con l'adozione degli strumenti diagnostici necessari, presso le Asl di Nuoro, Sassari e Cagliari, peraltro già dotate di strutture e professionalità fortemente impegnate nella cura della sclerosi multipla.
Interpellanza Manca - Bruno - Meloni Valerio - Lotto - Caria - Espa Sul concorso della ASL n. 1 di Sassari per l'assunzione di collaboratori professionali sanitari-infermieri categoria D.
I sottoscritti,
premesso che:
- in data 18 aprile 2009 è stato bandito un concorso da parte della ASL n. 1 di Sassari per l'assunzione a tempo indeterminato di n. 10 posti di collaboratore professionale sanitario-infermiere categoria D;
- con deliberazione n. 217 del 25 febbraio 2010 il commissario della ASL n. 1 di Sassari ha approvato la graduatoria di merito e nominato i vincitori del concorso in oggetto;
preso atto che:
- il commissario della ASL n. 1, in data 3 marzo 2010, approvava la deliberazione n. 253 con la quale modificava la dotazione organica provvisoria della ASL di Sassari e contestualmente definiva il piano del fabbisogno del personale per l'anno 2010 nei limiti previsti dall'articolo 1, comma 71, della legge 23 dicembre 2009, n. 191;
- il Piano annuale di fabbisogno del personale delle ASL è previsto dall'articolo 27 della legge regionale 28 luglio 2006, n. 10 (Tutela della salute e riordino del servizio sanitario della Sardegna);
- le variazioni delle dotazioni organiche sono determinate dagli effettivi bisogni e dalle reali necessità dell'azienda circa la necessità di reperire le opportune professionalità sia in termini qualitativi che quantitativi, al fine di assicurare le prestazioni nei livelli essenziali d'assistenza;
- l'Azienda sanitaria di Sassari intendeva procedere all'assunzione ed incremento delle rispettive figure professionali ad invarianza di costo, visto il risparmio di spesa che ne deriva sia dalle cessazioni previste per il 2010, sia dalla riduzione dei costi del personale esterno interinale e a tempo determinato;
evidenziato che:
- ai primi 56 idonei in graduatoria sono stati recapitati i telegrammi di convocazione presso la ASL in data 11 e 12 marzo 2010, per l'assunzione e la firma del contratto a tempo indeterminato;
- successivamente, agli stessi interessati, in data 11 marzo 2010, veniva recapitato un nuovo telegramma con il quale si invitava a non presentarsi presso l'Azienda;
- le organizzazioni sindacali comunicavano ai vincitori di concorso che l'Assessorato regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale ha proceduto al blocco delle assunzioni per mancanza di fondi;
- da troppo tempo i reparti delle aziende hanno carenze di organico, sottoponendo il personale attualmente in servizio a notevoli carichi di lavoro più volte denunciati dai sindacati di categoria;
- ultimamente si è cercato di sopperire ai buchi in organico basandosi sul reclutamento di personale infermieristico dalle agenzie interinali;
- per la maggior parte dei vincitori di concorso si tratta di una mera modifica contrattuale passando da lavoro precario a lavoro a tempo indeterminato, senza alcuna aggiunta di nuovi costi;
- l'assunzione a tempo indeterminato consente all'Azienda una maggiore stabilizzazione del personale con tutti gli effetti positivi che la stessa determina,
chiedono di interpellare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale per sapere:
quali siano le motivazioni che hanno indotto il blocco delle assunzioni;
con il riequilibrio economico e gestionale della ASL n. 1 di Sassari e con l'adozione del Piano del fabbisogno del personale 2010, quali misure intendano adottare per superare l'attuale situazione di incertezza e precarietà che si è creata fra gli idonei in graduatoria;
quali atti intendano formulare per evitare il collasso di interi reparti ospedalieri che, con la conseguente carenza di personale infermieristico, rischiano di mettere in crisi la stessa funzionalità di ASL e ospedali, con gravi conseguenze sulla qualità dei servizi e delle prestazioni erogate.
Interpellanza Bruno - Uras - Salis - Espa - Diana Giampaolo - Caria - Mariani - Meloni Valerio - Barracciu sul continuo ricorso a lavoratori interinali da parte della ASL n. 8 e dell'Azienda ospedaliera G. Brotzu di Cagliari in presenza di graduatorie concorsuali in vigore.
I sottoscritti,
premesso che:
- l'articolo 2 del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, recante "Riordino della disciplina in materia sanitaria, a norma dell'articolo 1 della legge 23 ottobre 1992, n. 421", dispone che:
"1. Spettano alle regioni e alle province autonome, nel rispetto dei principi stabiliti dalle leggi nazionali, le funzioni legislative ed amministrative in materia di assistenza sanitaria ed ospedaliera;
2. Spettano in particolare alle regioni la determinazione dei principi sull'organizzazione dei servizi e sull'attività destinata alla tutela della salute e dei criteri di finanziamento delle Unità sanitarie locali e delle Aziende ospedaliere, le attività di indirizzo tecnico, promozione e supporto nei confronti delle predette Unità sanitarie locali ed Aziende, anche in relazione al controllo di gestione e alla valutazione della qualità delle prestazioni sanitarie.";
- con deliberazione della Giunta regionale n. 20/7 del 19 maggio 2010 la Regione Sardegna ha adottato il "Patto per la salute 2010-2012" ove dispone delle norme particolarmente severe per il controllo della spesa sanitaria tra cui quella di affrontare la composizione dei costi di produzione legati a personale dipendente o operante in forza di altro lavoro (interinale);
- con deliberazione della Giunta regionale n. 42/17 del 15 settembre 2009, si è proceduto al commissariamento delle aziende ospedaliere locali e dell'Azienda ospedaliera (AO) G. Brotzu, con efficacia di operatività di centottanta giorni a partire dalla data di sottoscrizione del contratto da parte dei commissari con la Regione, avente l'obbiettivo dell'attuazione di un processo di riforma del sistema regionale sanitario disposto dalla legge regionale n. 3 del 2009, articolo 12;
- con deliberazione n. 8/16 del 23 febbraio 2010 della Giunta regionale si sospendono i processi autorizzativi delle ASL relativi all'assunzione di nuove unità di personale;
- con deliberazione della Giunta regionale n. 25/30 del 1° luglio 2010, si prorogano gli incarichi ai commissari delle ASL e dell'AO G. Brotzu con termine il 31 gennaio 2010;
vista:
- l'interrogazione n. 320/A del 23 giugno 2010, con richiesta di risposta scritta, sulle procedure di assunzione di personale presso l'AO G. Brotzu di Cagliari, alla quale la Giunta regionale non ha fornito alcuna risposta;
- la richiesta di acquisizione di atti del 22 settembre 2010, sulla procedura e l'affidamento relativa a somministrazione di lavoro temporaneo ed interinale formulata all'AO G. Brotzu, in quanto non disponibili presso il sito internet aziendale, ove risulta dalla risposta dell'AO il rinnovo dell'appalto alla società di lavoro interinale Real job Spa di Elmas e a procedure in essere sulla predisposizione di un nuovo bando di affidamento;
considerato che:
- la ASL n. 8 dagli atti assunti (deliberazione n. 958 del 21 settembre 2010 e n. 927 dell'8 settembre 2010), prosegue anch'essa il contratto di servizio di somministrazione di lavoro temporaneo con l'Agenzia Real job Spa con importi di spesa previsti di euro 4.240.000 ed euro 1.696.000 relativi a somministrazione lavoro, compenso d'agenzia e IVA;
- la Regione ha formato e riqualificato un sostanzioso numero di operatori socio sanitari nel corso degli ultimi due anni, aggiungendo nel tempo azioni di qualificazione rivolte a disoccupati e riqualificazioni di personale in ruolo;
- la Regione Sardegna con determinazione n. 27182/3102 /FP del 27 luglio 2010 ha approvato l'avviso di un bando pubblico rivolto alle agenzie formative finalizzato alla formazione di ulteriori operatori socio sanitari con uno stanziamento finanziario pari a euro 7.602.000;
ricordato che presso la ASL n. 8 e l'AO G. Brotzu sono stati espletati i concorsi pubblici per l'assunzione di operatori-socio sanitari con graduatorie definitive pubblicate il 23 gennaio 2009 per l'AO G. Brotzu ed il 18 gennaio 2010 per la ASL n. 8, con durata di validità per il periodo di 24 mesi;
preso atto che:
- nonostante il blocco delle assunzioni presso le ASL si riscontra l'increscioso fenomeno di un rallentamento dello scorrere delle graduatorie dei concorsi già espletati a causa della pratica di colmare i consistenti vuoti di organico col ricorso a contratti di lavoro interinale;
- questa prassi è contraria all'articolo 97, comma terzo, della Costituzione, che indica espressamente il concorso pubblico come lo strumento fondamentale di accesso al lavoro nella pubblica amministrazione, al fine di garantirne il buon andamento e l'imparzialità, nonché la legalità e l'oggettività del merito per limitare fenomeni di clientelismo;
- l'articolo 36 (Utilizzo di contratti di lavoro flessibile) del decreto legislativo n. 165 del 2001 su "Norme generali sull'ordinamento del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche" prevede, nel rispetto delle procedure di reclutamento vigenti e senza aggravio per la finanza pubblica, che le amministrazioni possono avvalersi di personale con contratto flessibile per il proprio fabbisogno al fine di rispondere ad "esigenze temporanee ed eccezionali";
- nella sentenza del 15 settembre 2009, n. 8743, che riporta a precedente sentenza del 30 gennaio 2003, n. 536, sostanzialmente il TAR del Lazio afferma che "proprio in attuazione dei principi di efficienza ed efficacia dell'azione amministrativa, ed in definitiva con il principio di buon andamento - anche con la ratio e con il principio di economicità, posti e valorizzati dal D. Lgs n. 29 del 1993 e dell'art. 15, comma 7 del DPR n. 487 del 1994…", "lo scorrimento di una graduatoria di concorso pubblico ancora valida … costituisce atto d'obbligo e non meramente discrezionale della Pubblica Amministrazione";principi, questi, tutti chiaramente rinvenibili anche nella vigente legislazione europea;
- i giudici amministrativi della citata sentenza precisano inoltre che "sussiste un vero e proprio diritto soggettivo all'assunzione degli idonei in una graduatoria ancora valida, nel caso in cui l'Amministrazione decida di coprire il posto vacante con reclutamento dall'esterno";
- anche a seguito di una precedente decisione della suprema Corte di cassazione, sezione lavoro, che, con sentenza n. 3252 del 2003, aveva già ritenuto che, sempre e comunque "ravvedere, in capo all'Amministrazione, un vero obbligo di far scorrere le graduatorie ancora efficaci", da rendere addirittura necessaria la condanna dell'Amministrazione insolvente all'integrale pagamento delle spese processuali;
- la legge prevede delle eccezioni a tale principio solo in casi d'urgenza e la Corte costituzionale continua ad affermare a tale proposito che "l'area delle eccezioni" al concorso deve essere "delimitata in modo rigoroso"(sentenza n. 215 del 2009; sentenza n. 363 del 2006); le deroghe, cioè, sono legittime solo in presenza di "peculiari e straordinarie esigenze di interesse pubblico" idonee a giustificarle (sentenza n. 81 del 2006); in altre parole, la deroga al principio del concorso pubblico deve essere essa stessa funzionale alle esigenze di buon andamento dell'amministrazione (sentenza n. 293 del 2009 e sentenza n. 9 del 2010);
- presso la ASL n. 8 e l'AO G. Brotzu di Cagliari, dato il blocco delle assunzioni e nelle more di presenza di graduatorie di concorso ancora valide, si sta procedendo a colmare i vuoti in organico stipulando appalti di somministrazione di lavoratori interinali;
- inoltre, come denunciato dalle rappresentanze sindacali, si chiede che questi lavoratori interinali risultino idonei alle attività e mansioni riconducibili ai requisiti qualitativi di sicurezza sul lavoro;
- in data 21 settembre 2010 le organizzazioni sindacali e le RSU aziendali dell'AO Brotzu hanno più volte denunciato l'indisponibilità del commissario ad affrontare le problematiche che affliggono da tempo l'ospedale, chiedendo una rivisitazione e adeguamento della dotazione organica visto l'eccessivo ricorso a personale non stabilizzato;
ribadito che:
- sotto l'aspetto economico, risulta peraltro che il costo finale dell'appalto per le assunzioni interinali non rappresenta un risparmio per la pubblica amministrazione, essendo addirittura economicamente più conveniente, fatte le debite proporzioni, l'assunzione a tempo indeterminato di tutti gli idonei del concorso rispetto al ricorso al lavoro somministrato;
- il ricorso a stipulare contratti di lavoro a tempo determinato ed interinale per colmare i vuoti in organico e rispettare i livelli essenziali di assistenza, crea di fatto una situazione di perenne precarietà lavorativa;
chiedono di interpellare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale per conoscere quali iniziative intendano adottare per:
1) rendere noti gli atti amministrativi adottati dall'Assessorato regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale, che consentano di individuare i criteri coerenti alla legislazione vigente, in merito alla concessione di deroghe sull'assunzione di personale presso le ASL sottoposte a vincolo di spesa e con graduatorie di concorso pubblico in vigore;
2) risolvere le problematiche esposte in premessa per porre dei limiti al ricorso improprio al lavoro interinale, per garantire il buon andamento della pubblica amministrazione, nel rispetto dell'articolo 97 della Costituzione;
3) permettere un graduale scorrimento delle graduatorie non ancora esaurite, con una proroga della validità delle medesime, parimenti all'avvicendarsi dei fisiologici turn-over pensionistici e alla copertura delle carenze negli organici, al fine di evitare l'indizione di nuovi concorsi per il medesimo profilo che comporterebbero inutili oneri pubblici;
4) evitare ogni possibile controversia da parte degli idonei nelle graduatorie e di quelli assunti con contratti a tempo determinato, assumendo iniziative volte a disporre che nelle proroghe delle graduatorie relative a concorsi già conclusi ed in coerenza con i principi costituzionali di accesso per concorso ai pubblici uffici, non possano essere bandite dalle amministrazioni pubbliche soggette a limitazioni delle assunzioni, nuove procedure concorsuali per l'assunzione di figure professionali per le quali siano in vigore graduatorie non ancora esaurite, anche al fine del ripristino di una corretta situazione di diritto nella vicenda descritta.
Interpellanza Cocco Pietro - Bruno - Espa - Caria - Meloni Valerio sulla situazione dei servizi sanitari della Provincia del Sulcis-Iglesiente.
I sottoscritti,
premesso che:
- il Commissario straordinario della ASL n. 7 ha adottato la proposta di razionalizzazione dei servizi sanitari della Provincia del Sulcis-Iglesiente con il parere contrario della Conferenza socio-sanitaria provinciale;
- dall'atto aziendale emerge una situazione di criticità cronica che riguarda la mobilità dei pazienti per esami ed erogazioni verso le altre ASL del territorio regionale associata alla presenza di lunghe lista d'attesa;
- in assenza di un Piano di riorganizzazione che si confronti con le carenze del territorio si prevede la chiusura di alcuni servizi senza il coinvolgimento delle istituzioni locali;
visti i rapporti fortemente incrinati fra l'attuale Commissario e i rappresentanti di comuni, provincia, sindacati e associazioni, rapporti difficilmente recuperabili per un necessario e auspicabile confronto sereno e per una efficace riorganizzazione della sanità in quel territorio;
considerato che:
- la scelta di riduzione con la chiusura per accorpamento di taluni reparti, oltre che generare disagi ai cittadini, nel territorio di riferimento, è in contraddizione con gli attuali investimenti in corso che riguardano il Presidio ospedaliero Sirai di Carbonia e il CTO di Iglesias;
- il commissario della ASL n. 7 prospetta la costruzione di un nuovo ospedale unico territoriale senza la produzione di uno studio di fattibilità che metta a confronto le diverse opzioni e consenta la scelta più razionale in relazione al rapporto costi/benefici per i cittadini;
verificato che:
- lo smantellamento della sanità nel Sulcis-Iglesiente sta causando una fuga dei medici con alta professionalità verso altri presidi ospedalieri, con conseguenze inevitabili sulle prestazioni offerte ai cittadini obbligati a rivolgersi al capoluogo della Sardegna;
- il ridimensionamento della cardiologia e anatomia patologica di Iglesias e della pediatria a Carbonia sta causando una mobilità passiva verso Cagliari, senza considerare che una razionalizzazione dei servizi debba comportare una deospedalizzazione con l'istituzione di presidi sanitari nel territorio;
- tali decisioni hanno causato le proteste di numerosi sindaci del territorio della Provincia del Sulcis-Iglesiente e delle organizzazioni sindacali che hanno manifestato la contrarietà a fantasiose scelte di tagli, accorpamenti e programmazione dell'offerta sanitaria con la futuristica costruzione di un nuovo ed unico ospedale,
chiedono di interpellare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale per sapere:
1) quali azioni intendano intraprendere per scongiurare una riduzione dei servizi erogati dalla ASL n. 7 e la chiusura di reparti;
2) come intendano diminuire le lunghe liste d'attesa e la cronica mobilità passiva dei pazienti da Iglesias e Carbonia verso Cagliari;
3) se intendano superare l'attuale gestione commissariale straordinaria, in particolare presso la ASL n. 7, per riportare a normalità la gestione aziendale e la diretta responsabilità nel rapporto con le istituzioni locali.
Interpellanza Steri - Artizzu - Biancareddu - Cappai - Contu Felice - Obinu - Sanna Matteo sulla stabilizzazione dei lavoratori precari del servizio sanitario addetti al Servizio sanitario di urgenza ed emergenza (SSUEm 118).
I sottoscritti,
premesso che:
- la legge regionale 14 luglio 2011, contenente "Norme in materia di organizzazione e personale", all'articolo 10, rubricato "Piano sul precariato nelle aziende ASL", ha introdotto disposizioni per il superamento del precariato del personale non dirigenziale del servizio sanitario addetto al Servizio sanitario di urgenza ed emergenza (SSUEm 118); in particolare a questo fine è stato previsto che entro sessanta giorni dall'entrata in vigore della legge stessa, con deliberazione della Giunta regionale su proposta dell'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale, deve essere aggiornato il Piano pluriennale per il superamento del precariato approvato con deliberazione della Giunta regionale 7 giugno 2007, n. 22/31; inoltre, è stato previsto che il personale il cui rapporto di lavoro sia stato instaurato, almeno in parte, sulle base di procedure selettive di natura concorsuale, è stabilizzato a domanda mentre il restante personale è sottoposto a prove selettive concorsuali e che il personale avente titolo a partecipare ai procedimenti di stabilizzazione è mantenuto in servizio sino al completamento delle procedure di stabilizzazione;
- ciò nonostante talune ASL stanno dando ulteriore impulso a procedure concorsuali aventi a oggetto posti destinati ad essere ricoperti con l'espletamento delle richiamate procedure di cui al citato articolo 10; si cita ad esempio la deliberazione dell'ASL n. 7 di Carbonia 19 luglio 2011, n. 487, tra l'altro adottata pur in presenza di personale avente diritto alla stabilizzazione a domanda,
chiedono di interpellare l'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale affinché dia assicurazione che:
provvederà con tempestività agli adempimenti previsti al citato articolo 10;
interverrà con immediatezza presso tutte le ASL affinché provvedano alla pronta sospensione delle procedure concorsuali in atto aventi ad oggetto posti interessati alle procedure di stabilizzazione.
Interpellanza Diana Giampaolo sulla problematica delle liste d'attesa e della carenza strutturale del personale dell'Azienda ospedaliera G. Brotzu di Cagliari.
Il sottoscritto,
premesso che:
- la legge regionale 19 gennaio 2011, n. 1 (legge finanziaria 2011), all'articolo 13, comma 1, prevede che per la riduzione delle liste d'attesa è autorizzata complessivamente la spesa aggiuntiva di euro 21.000.000 di cui 9.000.000 euro destinati a prestazioni in regime di ricovero ospedaliero (dei quali euro 6.000.000 al settore pubblico ed euro 3.000.000 al settore privato) ed euro 12.000.000 destinati a prestazioni di carattere ambulatoriale e/o strumentale (dei quali euro 6.000.000 al settore pubblico ed euro 6.000.000 al settore privato);
- tale stanziamento si aggiunge alla somma di euro 2.500.000 che la Giunta regionale, con deliberazione 27 dicembre 2010, n. 46/44, aveva già stanziato nel bilancio regionale per una serie di interventi per il governo delle liste d'attesa, finalizzati al perseguimento degli obiettivi definiti dall'intesa Stato-regioni del 28 ottobre 2010 contenente il Piano nazionale di governo delle liste d'attesa (PNGLA) per il triennio 2010-2012, nelle more dell'attuazione del Piano regionale delle liste di attesa (PRGLA);
- l'articolo 13, comma 2, della legge regionale n. 1 del 2011, ha autorizzato per gli anni 2011 e seguenti lo stanziamento di euro 5.000.000 per le attività di postacuzie da svolgersi nelle residenze sanitarie assistite (RSA) del territorio regionale;
considerato che in attuazione di quanto disposto dall'articolo 13, comma l, della legge regionale n. l del 2011, con deliberazione 26 aprile 2011, n. 20/3, la Giunta regionale ha predisposto, sulla base delle indicazioni contenute nel Piano nazionale, attività di indirizzo e di monitoraggio svolte dall'Assessorato su quanto finora attuato a livello aziendale, ed all'interno dei processi di avvio e messa a regime del CUP regionale, il Programma degli interventi per la definizione del PRGLA 2010-2012;
evidenziato che:
- negli ospedali cagliaritani i tempi per effettuare alcune visite o sottoporsi ad esami restano biblici, come nell'Azienda ospedaliera G. Brotzu, struttura sanitaria d'eccellenza dove, attraverso recenti notizie pubblicate da alcuni quotidiani, apprendiamo che ci vogliono 537 giorni di attesa per potersi sottoporre a un'ecografia ginecologica, 463 giorni di attesa per un ecocolordoppler all'addome inferiore, 147 giorni per una visita ginecologica, 260 giorni per un'angio-risonanza magnetica, 207 per una colonscopia o una biopsia endoscopica all'intestino crasso, 169 giorni per una visita cardiologica pediatrica, così come per la prenotazione di un elettrocardiogramma;
- il CUP attualmente non assicura un servizio efficiente, è seguito da poche persone quando invece potrebbe interessare più personale, come in un call center, al fine di soddisfare le esigenze dei cittadini;
- il CUP regionale ha il numero 1533 che non tutti conoscono e che con i cellulari è a pagamento, quando potrebbe essere reso disponibile e attivo come un numero verde;
preso atto che al direttore amministrativo dell'Azienda ospedaliera G. Brotzu di Cagliari sono state chieste spiegazioni in merito alla mobilità interna, per via dei continui trasferimenti di personale dei quali si continua a non dare motivo, e che sono causa di un'insostenibile carenza di operatori specializzati come ad esempio la categoria infermieristica (risulta una carenza di 120 unità lavorative), tanto che diversi reparti reclamano il disagio in seguito al ripercuotersi di ciò sulla qualità dell'assistenza e gli stessi medici hanno denunciato questo modo di gestire l'azienda,
chiede di interpellare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale per conoscere:
quali azioni abbiano messo in atto per rendere operativo, ad oggi, il Piano regionale delle liste di attesa (PRGLA) 2010-2012 e se non ritengano questo provvedimento insoddisfacente e inconcludente a rispondere alla domanda del cittadino e del paziente, considerato che il diritto di potersi curare è prima di tutto un'opportunità da garantire nelle strutture pubbliche a tutti accessibili mentre dall'articolo 13, comma 1, della legge regionale n. 1 del 2011, si evince che ben 9 su 21 milioni di euro vengono destinati al settore privato;
quali iniziative intendano porre in essere per ridurre, in tempi brevi o quanto meno ragionevoli, le liste di attesa delle prestazioni sanitarie che vedono l'Azienda ospedaliera G. Brotzu di Cagliari tra le strutture che presentano, in proposito, dati negativi di rilievo quasi da record, e questo nonostante sia riconosciuta come una struttura d'eccellenza all'avanguardia tecnologica con l'attenzione per la persona e per il paziente;
se intendano intervenire per conferire un maggiore sostegno alle attività del CUP regionale, creando una maggiore campagna informativa per i cittadini, attivando il numero 1533 come numero verde e utilizzando nella gestione del servizio più personale qualificato;
se non ritengano indispensabile intervenire con provvedimenti urgenti allo scopo di incrementare la capacità di erogazione di prestazioni sanitarie giornaliere, con un monitoraggio interno, delle strutture pubbliche ospedaliere in numero uguale almeno, a parità di tipologia di prestazione, a quello offerto dalle strutture sanitarie private;
se intendano adoperarsi perché venga effettuato un aggiornamento della pianta organica strutturale di tutto il personale dell'Azienda ospedaliera G. Brotzu di Cagliari che opera presso i vari reparti dell'azienda al fine di predisporre delle selezioni concorsuali perché possano essere assimilate le categorie specializzate per settore di cui attualmente si segnala la carenza con richiesta d'intervento urgente.
Interpellanza Uras - Cugusi - Zuncheddu relativa al necessario rigore nella gestione e nell'utilizzo delle dotazioni finanziarie e strumentali da parte degli organi di amministrazione delle ASL della Sardegna, con particolare riferimento alla ASL n. 1 di Sassari.
I sottoscritti,
premesso che:
- sono previste disposizioni di legge, atti normativi amministrativi e contrattuali, direttive applicative e circolari esplicative che richiamano le amministrazioni pubbliche tutte, ed in particolare quelle del sistema sanitario regionale, a principi di assoluto rigore nella gestione e nell'utilizzo delle dotazioni finanziarie e di quelle strumentali, ai fini del necessario risparmio in relazione allo stato di grave disavanzo strutturale della spesa sanitaria;
- si susseguono diverse e ripetute segnalazioni circa la gestione di mezzi della amministrazione pubblica da parte di dirigenti e responsabili amministrativi per finalità non strettamente riconducibili alle funzioni istituzionali;
- tali segnalazioni riguardano, non solo, ma con particolare insistenza la ASL di Sassari;
considerato che:
- i titolari delle alte responsabilità pubbliche, dell'amministrazione e della dirigenza, godono di adeguati trattamenti retributivi onnicomprensivi in molti casi superiori ai 100 mila euro annui;
- nell'attuale fase di difficoltà generale del sistema economico regionale, nazionale ed europeo, la gran parte della comunità sarda è chiamata ad assicurare un eccezionale impegno per il superamento della crisi economica e paga pesanti conseguenze sia sulla qualità dei servizi pubblici, che sulle condizioni di vita delle singole famiglie e delle persone, sull'occupazione e sui redditi da lavoro e delle pensioni;
- appare agli interpellanti doveroso un adeguato intervento da parte della Regione e delle autorità di controllo al fine di contrastare ogni possibile spreco, oltre che effettuare le necessarie valutazioni sulla legittimità o opportunità dei comportamenti verificati,
chiedono di interpellare l'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale per conoscere quali azioni abbia intrapreso o intenda intraprendere in merito all'oggetto della presente interpellanza.)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione. Uno dei presentatori della mozione numero 171 ha facoltà di illustrarla.
Ricordo che il tempo a disposizione per l'illustrazione della mozione è di venti minuti.
BARRACCIU (P.D.). "Immagina: un piccolo paese dell'interno della Sardegna, la gente, il sindaco, il dottore, il prete. Una persona che soffre in una casa semplice e i familiari intorno al letto. Il dottore bussa alla porta, la speranza che cresce. Il dialogo col malato fatto di cose quotidiane, di racconti, di piccoli episodi. Tra le parole un legame tra i due, un modo per capirsi ed entrare in confidenza. Prima della terapia, insieme alla terapia, come terapia. Un sorriso nella sofferenza che diminuisce la sofferenza. La speranza del medico che cura, che salva.
La nuova sanità sta nella nostre radici, nei nostri ricordi, nei racconti dei nostri nonni. Perché il sogno della nostra nuova sanità è fatto di quella Sardegna. La sanità in Sardegna è per me una cosa diversa dai piani e dai numeri. La sanità, come in ogni altra parte del mondo, è per me qualcosa che ha a che fare con le persone, gli individui, ciascuno di noi con la propria vita, con le proprie paure per la sofferenza e il dolore, con la propria difficoltà ad affidarsi a qualcun altro che decida della sua vita. La sanità non è un'azienda i cui costi sono legati ai numeri di pezzi lavorati, agli scarti di produzione, alle giacenze di magazzino, al marketing o alle quotazioni di borsa.
La sanità è prima di tutto una speranza, un sogno che dobbiamo realizzare per sentirci sicuri, per tornare a sorridere." State già capendo che queste parole non sono le mie. "E allora la sanità che voglio (…) è fatta innanzitutto di uomini". Le donne naturalmente non ci sono neanche lì. "Non solo di quelli che chiamiamo pazienti, ma delle loro famiglie che si affidano al servizio sanitario perché abbiano cura dei propri cari. Non solo di medici, ma degli uomini appassionati per una missione che veda le persone al centro del proprio operato. Ci hanno abituato a pensare a una sanità fatta di costi da ridurre, di inefficienze da sanare, di profitti da incrementare. Questo viene dopo. Dopo che abbiamo nuovamente dato certezza…" eccetera, eccetera eccetera. "La sanità non è solo un viaggio della speranza, è la speranza in ogni casa".
Vi vedo, vi sento, sento dei sorrisetti, state pensando che o sono ridicola o, come si dice in gergo, mi sono "bevuta il cervello". Lo avrei pensato anch'io a sentire parole come quelle che ho appena letto in una discussione così importante, per un settore così complesso come quello della sanità. Parole vuote, anche spudoratamente demagogiche, ma queste parole non sono le mie; queste, ahinoi, sono parole esplicative del programma che il presidente Cappellacci aveva in testa, sono parole del Presidente in piena campagna elettorale.
Si tratta infatti dell'intervento sulla sanità, pronunciato il 29 gennaio 2009, che potete trovare pubblicato, ancora, sul suo sito all'interno della sezione "campagna elettorale". Ridicolo è a dir poco; purtroppo però l'unico, tra i tanti pieni di promesse roboanti, tutte disattese, pronunciate nel corso della campagna elettorale, al quale ha tenuto fede, almeno in parte, anzi, rispetto a quella parte a cui ha tenuto fede è andato anche oltre.
La sanità, diceva il candidato Presidente in Sardegna, è cosa diversa dai piani e dai numeri "ci hanno abituato a pensare a una sanità fatta di costi da ridurre, di inefficienze da sanare, di profitti da incrementare, questo viene dopo". Altro che dopo, non è mai venuto! Sta in queste due frasi, mischiate tra quelle da "libro Cuore", il programma sulla sanità perfettamente attuato fino a oggi; e infatti dalla sanità sarda sono scomparsi i piani, i costi non sono stati ridotti ma moltiplicati, le inefficienze non sono state sanate ma aggravate e i profitti invece per i soliti noti sono cresciuti.
Tre anni di non governo, 2009-2012, la sanità è l'emblema di questi tre anni di non governo: l'assenza totale di politica sanitaria dolosamente perseguita dal Presidente e dagli Assessori che si sono succeduti, da lei compresa assessore De Francisci. La clamorosa e ingiustificata mancanza del Piano sanitario regionale; approvato nella passata legislatura, dopo vent'anni di assenza, è scaduto nel 2008. Il fallimento della proposta di riforma del sistema sanitario e della riorganizzazione della rete ospedaliera, l'inesistente monitoraggio di fattori di spesa, l'anarchia nella gestione dei farmaci sono tutti capisaldi di una gestione improvvisata e disinvolta che denunciamo dal 2009 e di cui è testimone inconfutabile da tre anni, ininterrottamente, la Corte dei conti.
Il mostruoso disavanzo del bilancio sanitario che avete generato, e che vi ostinate inutilmente a negare, è il risultato della incapacità di predisporre e approvare questi atti fondamentali di politica e programmazione sanitaria senza i quali il sistema naviga a vista e senza controlli. Se nel 2008 vi abbiamo potuto consegnare un disavanzo di 75,6 milioni di euro, questo è derivato non dal fatto che la sanità si è fermata o le persone non si sono più ammalate, bensì dal fatto che ci siamo assunti la doverosa responsabilità di fare una politica sanitaria concreta, certo voi non l'avete condivisa, approvando le leggi di riforma e gli atti necessari di programmazione.
Non l'avete condivisa allora, ma negli allegati al bilancio 2010, 2011 e 2012, nell'allegato che riguarda la situazione della spesa sanitaria in Sardegna voi richiamate quel percorso, iniziato nella precedente legislatura, e lo indicate come un percorso che dovrebbe essere perseguito e portato a termine. Mi riferisco alla legge numero 10, alla legge numero 23, al Piano sanitario, agli atti aziendali, ai protocolli per l'università, ai tetti di spesa per i privati, al sistema di monitoraggio e controllo della spesa sulla spesa e sui farmaci e via dicendo, senza sacrificare certamente l'assistenza. E' così che è diminuito il disavanzo, Assessore, non grazie ai vuoti proclami.
Voglio ricordare che buona parte della campagna elettorale è stata giocata, rispetto alla passata legislatura, oltre che sul Piano paesaggistico regionale proprio sulla sanità e sulle promesse di una nuova eccezionale stagione riformatrice che invece, appena accennata, è affondata in Commissione sotto i colpi del centrosinistra ma, soprattutto, per le prese di distanza e per il voto contrario di una parte del centrodestra.
Appare ben chiaro quindi che, a tutela di interessi particolari (per noi è chiaro, eclatante), invece di perseguire la qualità dell'assistenza, una politica di investimenti, lo sviluppo dell'assistenza territoriale, il potenziamento dei distretti, l'incremento della prevenzione, la garanzia dei livelli essenziali di assistenza su tutto il territorio regionale, avete preferito e preferite, Assessore, continuare la vostra stagione senza approvare le leggi necessarie. ma capiamo bene il perché.
Perché questa assenza è funzionale alla libertà incondizionata con cui fino a oggi avete utilizzato la sanità, è questo che vi interessa. Una macchina per ampliare il potere personale e il consenso elettorale, basta vedere che cosa sta succedendo, Assessore, al Brotzu e la prego per l'ennesima volta di mettere la lente d'ingrandimento sul direttore generale Antonio Garau, la prego di farlo.
Ecco il perché di questa mozione, per richiamarla alle sue e alle vostre responsabilità e perché non possiamo tollerare, al di là dei comunicati di circostanza che fate, l'indifferenza di fronte ai gravi rilievi della Corte dei Conti, e l'apatia di fronte alle proteste di cittadini, operatori e parti sociali. La relazione della Corte dei Conti è giunta, come ciliegina sulla torta, esattamente lo stesso giorno in cui depositavamo la mozione, a certificare un'emergenza già rilevata.
Ma, ancora una volta, avete rovesciato, lei e il Presidente, le responsabilità sulla precedente legislatura. Situazione ereditata, ha dichiarato il presidente Cappellacci, niente di più falso. I numeri purtroppo per il Presidente, purtroppo per lei, sono impietosi e glieli voglio ricordare per l'ennesima volta. La spesa sanitaria in Sardegna è cresciuta con punte del 6.5 per cento dal 2001 al 2005, tale tasso di crescita si è dimezzato dal 2006 al 2008, il disavanzo effettivo netto dal 2008 è stato pari a 75 milioni e.600 mila euro; ed è, come certificato dalla Corte dei Conti, per essere precisa, nell'adunanza del 21 luglio 2009, il secondo minor disavanzo degli ultimi dieci anni.
È questa l'eredità che vi è stata consegnata, è questa l'eredità che vi ha consegnato il centrosinistra e che avete dissipato in un anno, a partire dal primo anno. Il disavanzo del 2009 è stato infatti di 265 milioni di euro, nel 2010 di 198 milioni di euro, nel 2011 di 360 milioni, e nel 2012 idem, confermate i 360 milioni, e visto il passo che si sta tenendo presumibilmente sarà anche più alto. La Regione ha fatto registrare nel 2011 i valori di spesa farmaceutica più alti in campo nazionale, con uno scostamento, secondo la Corte dei Conti (rapporto 2011 delle sezioni riunite), di circa 160 milioni di euro rispetto agli obiettivi, di cui 121 milioni di incremento per la sola spesa ospedaliera.
Questi sono i dati ufficiali, e non c'è spazio né per lo scaricabarile, né per la manipolazione dei numeri, non c'è spazio. Se poi vogliamo parlare dei confronti che tutti noi possiamo fare tra i Conti economici regionali, dal 2008, 2010 e 2011, sapete che cosa scopriamo, colleghi? Che emerge una crescita delle prestazioni da privato nella specialistica ambulatoriale, in particolare con un trasferimento di quote crescenti dalle attività di degenza a quelle ambulatoriali, che passano da 3 milioni di euro del 2008, ai 12 milioni di euro del 2010, mentre nel 2011 abbiamo un ulteriore incremento di 6 milioni di euro. La crescita delle prestazioni da privato è rafforzata dalle attività socio sanitarie che aumentano notevolmente nel 2010, e via dicendo.
Assessore De Francisci, siamo qui a chiederle di rispondere finalmente con chiarezza e nel merito, anziché barcamenarsi con atti propagandistici che non intervengono sulle cause e neanche sugli effetti della crescita della spesa sanitaria, dell'inefficienza gestionale e dell'assistenza, ascrivibili invece, al netto della dubbia competenza della gran parte dei direttori generali amministrativi e sanitari, all'assenza ingiustificata e ingiustificabile di una benché minima politica sanitaria e dei relativi atti di programmazione, che sono di sua competenza.
Spero che a questo proposito vorrà risparmiarci nella replica ogni riferimento alla norma finanziaria del 2012 che prevede la destituzione dei direttori generali che producono il disavanzo, e che lei va spacciando come rivoluzionaria, perché quella norma intanto è il doppione di una norma nazionale vigente da tempo, e quindi applicabile non da oggi. Per la precisione parlo dell'articolo 3 bis, comma 7, del decreto legislativo 502 del 1992 e successive modificazioni.
Detto questo, ciò che più mi importa è sapere da lei, Assessore, in quale modo potete però applicare quella norma, e con quale coraggio fate riferimento a essa se le assegnazioni alle aziende sanitarie vengono erogate successivamente al consolidamento dei risultati di esercizio, ovvero "a babbo morto". Io salvo pochi direttori generali, ma il ritardo gravissimo con cui state facendo le assegnazioni delle risorse, e quindi degli obiettivi delle Aziende sanitarie, compromette inevitabilmente anche per il più bravo tra i direttori generali l'efficacia delle attività di programmazione delle stesse aziende. Oggi, al 22 marzo 2012, le Aziende sanitarie non hanno ancora avuto le assegnazioni 2011: di che cosa stiamo parlando?
Ci è chiaro che la situazione è questa. Mi spieghi, Assessore, come si fa a prescrivere l'obiettivo di equilibrio di bilancio ai direttori generali, se la Giunta non definisce preventivamente il fabbisogno del sistema sanitario regionale, sulla base ovviamente della disponibilità finanziaria del bilancio regionale e della precisa individuazione, per ciascuna voce di costo, degli indici di incremento e decremento della spesa, se non predispone gli indirizzi univoci di gestione, non conduce un reale monitoraggio delle singole criticità? E come fa la Giunta a fare tutto questo se non ha il Piano sanitario, la rete ospedaliera, e tutti gli altri atti di programmazione necessari per un governo clinico almeno normale? Impossibile! Questa è l'anarchia totale.
Così come spero che vorrà ammettere, sempre nella replica, perché l'hanno capito anche i bambini ormai, che nel bilancio 2012 con un malcelato artificio contabile, definito da voi "operazione verità", cercate di mascherare l'enorme e certo disavanzo, incamerandolo nel bilancio 2012 preventivamente nell'assegnazione di parte corrente. Si tratta di artifici comunicativi e contabili finalizzati a mascherare il grave deficit per l'incapacità politica di sanarlo; e, cosa ancora più grave, evidenziano che non ha, Assessore, nessuna intenzione neanche di provare a ridurlo, quel deficit. Perché incamerarlo preventivamente, non solo equivale a mascherarlo, ma anche a stabilizzarlo.
E la pregherei di evitare, sempre nella replica, di ripetere entusiasta in quest'Aula ciò che ha detto alla stampa, ossia che il disavanzo reale è di 95 milioni, per un semplice motivo, perché è l'ennesimo dato truccato. Si tratta infatti del disavanzo che calcolate a vostro piacimento sulla base degli stanziamenti che voi stessi attribuite in parte corrente per la sanità, anziché come deve essere fatto sulla base del fabbisogno teorico che è pari a 2.843.000.000 stabilito in sede di Conferenza permanente delle Regioni. Assessore, il disavanzo si calcola sul fabbisogno teorico stabilito in sede nazionale e non sugli stanziamenti che voi fate preventivamente anche in parte corrente. Perché, se andiamo avanti di questo passo, succede che la prossima volta incameriamo 500 milioni di euro, e finisce che ci dite il prossimo anno che addirittura la sanità è in avanzo, di questo passo ci dite che la sanità piano piano è in avanzo, perché basta assegnare più fondi e il gioco è fatto.
La prego ancora di volerci risparmiare ogni riferimento trionfalistico alla legge numero 3 del 7 agosto 2009, e relative delibere, perché è chiaro a tutti il vicolo cieco nel quale vi siete cacciati da tre anni. Da una parte siete coscienti di una inapplicabilità di una legge di riforma sbagliata nel metodo e nei contenuti, ma dall'altra siete costretti a difenderne i capisaldi semplicemente perché su essi avete costruito il procedimento amministrativo che ha giustificato lo spoil system, tutto qui. Se la spesa per la sanità ha sfondato ogni argine, ed è un'idrovora che assorbe oltre il 50 per cento, per la precisione il 52 per cento, del bilancio, la mancata riduzione del disavanzo sanitario ha fatto inoltre perdere alla sanità sarda 14 milioni di euro di finanziamenti governativi, e oltre 55 milioni di risorse in base agli impegni sottoscritti con il Governo nazionale nel 2009.
Non voglio parlare degli interinali, l'ho fatto abbastanza. E che fare? È chiaro a tutti che per la sanità non è un problema di soldi, anzi troppi soldi sono diventati un problema, perché i troppi soldi a disposizione utilizzabili ci hanno addirittura fatto perdere gli stanziamenti che il Ministero ci avrebbe invece conferito se avessimo ridotto il disavanzo. Ciò dimostra come per la Sardegna il problema non è la disponibilità finanziaria, ma è la capacità di programmare e di utilizzare e spendere bene le risorse che abbiamo a disposizione. E qui certamente non c'entra nulla la lealtà dello Stato, si tratta della incapacità regionale, della Giunta regionale, di spendere bene i soldi nell'interesse dei cittadini.
Che fare? La mozione è soprattutto proposta, Assessore. Occorre certamente un'attenzione certosina alle cifre prima di tutto e soprattutto alla loro tendenza, ma è ancora più importante verificare l'impatto della spesa, ossia la qualità e la quantità dei servizi resi disponibili per le persone. Mi piacerebbe sapere, ma lo chiederò, qual è l'indice di mobilità extra regione per quanto riguarda le prestazioni sanitarie. Perché quell'indice ci chiarirà anche qual è il livello e la qualità dei servizi sanitari che eroghiamo in questa Regione, e se alla crescita esponenziale della spesa ha corrisposto, e sappiamo che non è così, un innalzamento della qualità del servizio.
La spesa va ridotta non con tagli lineari indistinti ma con decisioni che stabiliscano le priorità, in modo da ridurre la spesa ma anche il disagio sociale, per assicurare i servizi di assistenza a chi è più debole. Il diritto alla salute è l'emblema e riassume questi presupposti; questo però non significa che la sanità non debba contribuire al risanamento della finanza pubblica, ma significa che bisogna programmare con raziocinio, assumendosi le dovute responsabilità di decidere.
Le proposte sono queste; le riassumo anche se sono esplicate in maniera approfondita nella mozione. Intanto il nuovo Piano sanitario regionale 2012-2014 che definisca, in maniera stringente, il miglioramento del sistema di monitoraggio dei fattori di spesa rivedendo in maniera approfondita e radicale il sistema informativo sanitario regionale; la ricontrattazione dei tetti di spesa per i privati accreditati, anche sulla base di precisi obiettivi di qualità dell'assistenza erogata; la ridefinizione della rete ospedaliera in una logica di collaborazione e di integrazione che preveda l'introduzione di accordi cooperativi tra aziende ospedaliere e soddisfi le esigenze di equità nella distribuzione territoriale, avendo particolare riguardo per le zone montane e le isole minori; la definizione e il governo di una politica regionale del farmaco fondata su basi rigorosamente scientifiche e capace di scongiurare l'introduzione dei ticket; il potenziamento delle attività di prevenzione; il rafforzamento del ruolo del distretto; lo sviluppo dell'assistenza territoriale; un programma straordinario di investimenti per l'adeguamento strutturale e tecnologico del sistema sanitario regionale; il potenziamento del rapporto tra sistema sanitario regionale e l'Università che parta dal responsabile riconoscimento dell'importanza della formazione delle professioni sanitarie tutte e dalla necessità inderogabile di salvaguardarne la quantità e la qualità; gli indirizzi delle aziende sanitarie e i provvedimenti operativi relativi alle questioni sollevate nella presente mozione.
Noi, Assessore, la richiamiamo a queste responsabilità e auspichiamo che l'Aula prima di tutto, ma anche lei, condivida il contenuto della mozione e si appresti a dare il voto favorevole. Questa per noi è la strada, l'unica strada attraverso la quale il sistema sanitario sardo potrà uscire dalla palude nella quale l'avete gettato da tre anni a questa parte.
PRESIDENTE. Uno dei presentatori della mozione numero 97 ha facoltà di illustrarla.
COCCO DANIELE SECONDO (I.d.V.). Presidente, parliamo nuovamente di sclerosi multipla, di pazienti affetti da questa gravissima patologia. Da ricerche e studi condotti dal professor Zamboni, chirurgo vascolare dell'Università di Ferrara, in collaborazione con il dottor Fabrizio Salvi, neurologo del Centro Il BeNe dell'Ospedale Bellaria di Bologna, risulta che alla patogenesi della sclerosi multipla contribuisce in modo importante una alterazione del circolo venoso del sistema nervoso, alterazione che il professor Zamboni ha chiamato CCSVI (insufficienza venosa cerebro-spinale cronica), della quale sarebbero affetti circa il 95 per cento dei malati di sclerosi multipla.
Sulla base degli studi e delle ricerche effettuate il professor Zamboni ha elaborato un protocollo sanitario basato sulla strettissima correlazione individuata tra sclerosi multipla e CCSVI, che prevede principalmente la disostruzione del circolo venoso attraverso l'intervento mini invasivo di angioplastica dilatativa da eseguirsi in day-hospital.
Questo metodo, accolto con estremo interesse dalla comunità medica internazionale, viene ormai praticato in molti paesi esteri e ha da tempo varcato l'oceano approdando anche negli Stati uniti dove la sperimentazione procede con risultati estremamente positivi. Apprendiamo che in questi giorni la regione dell'Emilia-Romagna, ma sono su questa linea anche altre regioni d'Italia, ha approvato un finanziamento di quasi 3 milioni di euro per realizzare lo studio di efficacia e sicurezza del trattamento messo a punto dal professor Zamboni.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE COSSA
(Segue COCCO DANIELE SECONDO.) A questo studio parteciperanno 19 centri a livello nazionale che hanno sede in Emilia-Romagna, Piemonte, Lombardia, Toscana, Veneto, Sicilia, Friuli Venezia Giulia, Marche, Umbria, Abruzzo, come vedete la Sardegna manca ancora.
La sclerosi multipla è una malattia neurovegetativa cronica progressiva e altamente invalidante, una delle patologie più gravi a carico del sistema nervoso centrale, dovuta per il 20 per cento a fattori genetici e che si manifesta per la prima volta, generalmente, tra i 20 e i 30 anni; in un 6 per cento dei casi viene diagnosticata anche nei ragazzi sotto i 18 anni e colpisce in Italia più di 58 mila persone.
Sull'incidenza della sclerosi multipla in Sardegna non esiste ancora un registro regionale, la cui istituzione è stata richiesta precedentemente, eppure secondo gli ultimi dati risalenti purtroppo al 2002 l'Isola è la regione d'Italia più colpita dal fenomeno con 150 casi per 100 mila abitanti, oltre il doppio rispetto alla media nazionale, ossia 2500 persone ammalate. Le attuali terapie a base di interferone e di immunodepressori non portano alla guarigione ma possono solo rallentare il decorso della malattia e, oltre a generare costi elevatissimi per il servizio sanitario, hanno pesanti effetti collaterali e risultano efficaci su circa un terzo dei pazienti. L'intervento di angioplastica messo a punto dall'équipe del professor Paolo Zamboni apre invece una prospettiva di cura con effetti collaterali quasi nulli e costi ridottissimi per il servizio sanitario.
Già numerose regioni italiane hanno approvato protocolli di sperimentazione con mozioni approvate dalle regioni Lazio, Marche ed Emilia-Romagna, si sono già attivati gli assessorati competenti di Sicilia, Veneto, Lombardia e Piemonte chiedendo la disponibilità al professor Zamboni a ospitare presso la struttura da lui diretta professionisti locali cui trasferire il know how necessario. Molti pazienti italiani, in particolare molti ammalati sardi, che intendono sottoporsi alla nuova terapia non possono farlo nel proprio territorio di residenza e sono costretti a rivolgersi ad altre regioni, addirittura a ricorrere al cosiddetto "turismo della salute", recandosi in altri paesi con il rischio di non essere sufficientemente garantiti sul piano della opportunità e sicurezza degli interventi sanitari proposti.
I risultati della sperimentazione della innovativa terapia, avviata nei diversi centri, evidenziano un netto miglioramento delle condizioni di vita dei pazienti sottoposti al trattamento dato che, anche a voler prescindere dai risultati ancora da verificare per il mondo scientifico, sulla regressione della patologia comporta una svolta e autorizza una concreta speranza nella lotta contro la sclerosi multipla. Io ho scritto anche una lettera all'Assessore perché si potesse aprire un tavolo tecnico tra i rappresentanti dell'associazione presente in Sardegna, del CCSVI e dell'AISM perché si possa effettivamente partire con la sperimentazione nella nostra regione.
Credo che questo avvio sia diventato indifferibile per il fatto che questi 2500 pazienti, che hanno necessità e che, comunque, hanno la speranza di migliorare la loro condizione di vita, debbano altrimenti andare all'estero, tra l'altro con tutti i problemi a cui abbiamo accennato; e credo che questo si debba fare in tempi urgentissimi perché, l'abbiamo detto nella interpellanza presentata in una precedente riunione del Consiglio e lo ribadiamo oggi, c'è stato un impegno da parte della Regione sarda tramite l'Assessore che l'ha preceduta affinché si iniziasse immediatamente la sperimentazione in Sardegna.
Tra l'altro ci risulta che ci siano delle ASL, dei centri e delle sezioni di radiologia che sono disponibili a fare i corsi applicativi per potersi mettere immediatamente a disposizione di questi pazienti. Non ultima la ASL di Nuoro che, so per certo, ha già avviato contatti informali con i rappresentanti che già fuori dalla Sardegna fanno questa sperimentazione. Quindi noi chiediamo all'assessore De Francisci un impegno preciso affinché anche ai malati sardi possiamo regalare la speranza di un futuro migliore inserendo la Sardegna nello studio terapico multicentrico e randomizzato sulla insufficienza venosa cronica cerebro-spinale.
Chiediamo anche che, in tempi brevissimi, si avviino dei centri di sperimentazione del cosiddetto protocollo con l'adozione di strumenti diagnostici presso le ASL di Nuoro, Sassari e Cagliari, peraltro già dotate di strutture e di professionalità fortemente impegnate nella cura della sclerosi multipla. Infine, voglio chiudere ricordando all'Assessore che c'è stato un impegno, che deve essere tradotto immediatamente in atti concreti, in base al quale tutti i pazienti malati di sclerosi multipla in Sardegna devono assolutamente avere un canale privilegiato per tutti gli esami diagnostici e strumentali, e purtroppo sono tanti, che loro devono eseguire.
Noi abbiamo reso disponibili circa 26 milioni di euro, nella finanziaria del 2011, affinché si preparasse un protocollo serio per l'abbattimento delle liste d'attesa. Io credo che all'interno di questo protocollo si possano individuare dei canali ove i pazienti malati di sclerosi multipla possano, nell'arco di dieci giorni dalla prescrizione del medico specialista, effettuare gli esami richiesti.
PRESIDENTE. Uno dei presentatori dell'interpellanza numero 84/A ha facoltà di illustrarla.
MANCA (P.D.). Presidente si dà per illustrata perché, essendo un'interpellanza dei primi mesi del 2010, ci riserviamo di intervenire nel corso della discussione sulla mozione presentata dalla collega Barracciu.
PRESIDENTE. Uno dei presentatori dell'interpellanza numero 166/A ha facoltà di illustrarla.
BARRACCIU (P.D.). Si dà per illustrata.
PRESIDENTE. Uno dei presentatori dell'interpellanza numero 173/A ha facoltà di illustrarla.
Poiché nessuno dei firmatari è presente in Aula, si dà per illustrata.
Uno dei presentatori dell'interpellanza numero 252/A ha facoltà di illustrarla.
STERI (U.D.C.-FLI). L'interpellanza attiene al problema del precariato nel Sistema sanitario regionale. Un problema che sicuramente dovremo affrontare con un dibattito a più ampio raggio dopo le sentenze della Corte costituzionale sugli enti locali; mentre, per quanto riguarda la dichiarazione di incostituzionalità di norme della Regione, rimangono in piedi le norme del 2007 e del 2009 che sono idonee a risolvere il problema.
In questa ipotesi noi avevamo stabilito delle procedure di stabilizzazione, a integrazione del programma di stabilizzazione attuato durante la Giunta Soru, semplicemente per quanto riguarda i lavoratori addetti al 118. Trattandosi di un'integrazione al programma, occorreva una delibera di Giunta regionale che desse tutte le indicazioni alle ASL per procedere, ma, nonostante sia passato parecchio tempo dal momento in cui quella legge è stata approvata, l'Assessorato (e parlo già dal precedente Assessore) non ha mai adottato una delibera di Giunta regionale.
Volevamo conoscere i motivi per cui questa delibera non è stata ancora adottata e sapere quando sarà adottata, tenendo presente che ovviamente la mancata adozione comporta conseguenze per quanto riguarda il rapporto di lavoro del personale precario; personale che, quando cessano i contratti a tempo determinato, deve cessare la prestazione lavorativa. L'obiettivo quindi era sapere dalla Giunta i motivi del ritardo e quando intenda provvedere all'adozione delle relative delibere.
In relazione a quanto illustrato in precedenza, approfitto dell'intervento per ricordare che, oltre alla mozione dell'onorevole Cocco, sul metodo Zamboni c'è anche una nostra interpellanza presentata a dicembre del 2011 che dice l'esatto contrario di quello che ha detto l'onorevole Cocco, citando tutti gli studi scientifici che conducono a ritenere non opportuna una sperimentazione su quel metodo che è stato già sufficientemente sperimentato da tutta la clinica internazionale e anche italiana, con esiti del tutto negativi.
Mi riservo poi di intervenire nel prosieguo sulla mozione dell'onorevole Barracciu.
PRESIDENTE. Uno dei presentatori della interpellanza numero 290/A ha facoltà di illustrarla.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Si dà per illustrata.
PRESIDENTE. Uno dei presentatori dell'interpellanza numero 293/A ha facoltà di illustrarla.
URAS (Gruppo Misto). L'interpellanza, come dice la stessa intestazione, ha l'obiettivo di richiamare tutti, in ragione della significativa consistenza della spesa sanitaria, a una gestione assolutamente rigorosa delle dotazioni finanziarie e di quelle strumentali che attengono al funzionamento del Sistema sanitario regionale. A noi risulta, ripetutamente, che invece ci siano elementi di criticità nella gestione; questo probabilmente per tutte le aziende sanitarie locali, in questo caso per l'Azienda sanitaria locale di Sassari.
La finalità dell'interpellanza è di chiedere alla Giunta regionale l'attivazione di tutti i necessari controlli, i più rigorosi possibili, al fine del contenimento della spesa pubblica, al fine della ottimizzazione della gestione delle risorse finanziarie, al fine dell'utilizzo di tutti gli strumenti normativi più corretti; strumenti che sono peraltro richiamati in più circolari, atti amministrativi, provvedimenti gestionali e contratti, e sono più richiamati perché si ha la sensazione, purtroppo, dello sforamento e quindi della mancanza del rispetto dei limiti che sono posti alla spesa sanitaria, e dei limiti che sono posti anche sotto il profilo dell'applicazione delle norme relative agli affidamenti esterni, all'impiego di personale, all'acquisizione di forniture, e così via.
Questa è la finalità. Mi riservo poi nel corso del dibattito di approfondire questo argomento, per dire che le norme di controllo della spesa che abbiamo introdotto nella legge finanziaria richiamano proprio l'Assessorato a un ruolo diverso rispetto a quello che prima esercitava perché è, effettivamente, un organo di pressante controllo dell'attività dei manager delle ASL.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Agus. Ricordo ai colleghi che volessero intervenire che devono iscriversi non oltre la conclusione del primo intervento. Il tempo a disposizione è di dieci minuti
AGUS (P.D.). Presidente, Assessore, colleghi, non utilizzerò tutto il tempo a disposizione per cui chi si deve prenotare lo faccia per tempo.
L'argomento è vasto (le interrogazioni e le mozioni sono articolate), sempre più attuale e di vasta portata sociale e in Sardegna impegna una parte cospicua del bilancio, così come denunciato in questi giorni dalla relazione della Corte dei conti.
Il tema, come detto, è ampio e articolato per cui mi soffermerò su una piccola parte, altri meglio di me potranno affrontarne la complessità. Certo è che ancora non si è riusciti a portare al cospetto di questo Consiglio una proposta organica di riordino della sanità in Sardegna; in tal senso sono disattese tutte le direttive ministeriali, nonostante lo stesso Ministro della salute sia venuto in Sardegna per richiamarci su questo problema.
A tutt'oggi abbiamo visto solo una maldestra proposta di riforma sanitaria arenata in Commissione per la pochezza della stessa, e peraltro non condivisa dalla stessa maggioranza. Basterebbe solamente cominciare, anche con piccoli atti, per esempio ad armonizzare le stesse gestioni all'interno delle ASL ove a parità di servizi scopriamo diversità di organico, differenti livelli stipendiali a parità di ruoli, mentre alle strutture accreditate imponiamo giustamente livelli certi di organico anche se poi ci dimentichiamo di verificare costantemente i requisiti richiesti.
Un altro aspetto che, affrontato, avrebbe dato già un grosso contributo alle casse regionali è la non attuazione delle direttive ministeriali sulla dotazione standard da applicarsi alla rete ospedaliera con adeguamenti ai 4,5 posti letto per 1000 abitanti e allo 0,8 posti letto del post acuto per 1000 abitanti. Abbiamo ancora in Sardegna radicato il dualismo ospedale e residenza sanitaria assistita, con un forte sbilanciamento verso l'ospedalità. In questa statica situazione sarda si sono usate esperienze sanitarie intermedie collocabili nell'ampio spazio del post acuto e che sono state in parte snobbate dalla sanità regionale.
Mentre nei giorni scorsi l'ospedale Niguarda di Milano promuoveva l'acquisto di un robot, fondamentale per la cura di gravi patologie invalidanti, chiamato Lokomat, la sanità regionale non si accorge che due centri in Sardegna dispongono di questo strumento già da diversi anni. Uno di questi centri, e non ultimo, è il Santa Maria Assunta di Guspini in predicato da due anni per il passaggio alla Regione sarda, oggi alla ribalta della cronaca non per le prestazioni rese a centinaia di pazienti, ma per una presunta "mala gestione" del presidente; in concorso con la ASL numero 6 la struttura, su cui si sta giocando questa strumentalizzazione, è stata fatta crescere dotandola della più avanzata tecnologia con le rispettive autorizzazioni, compresa quella pediatrica che è tra le poche in Italia. Questo ha evitato alla sanità regionale l'esborso per costi di ospedalizzazione, viaggi della speranza e lunghe degenze, tante delle quali assimilabili a percorsi di eutanasia silente pagati dalle casse regionali.
Eppure su questo tema il ministro Fazio è stato chiaro mettendo a disposizione, soprattutto delle regioni soggette a piano di rientro, uno strumento preziosissimo per comprendere come deve essere organizzato un sistema di riabilitazione territoriale. Nell'ottavo quaderno sulla riabilitazione spronava infatti le Regioni a costituire i centri riabilitativi per i quali disponeva ancora di risorse; ma questi centri venivano finanziati anche dal Ministero dei trasporti in quanto estremamente utili per il recupero dei traumi da incidenti stradali che sono in forte espansione.
Si stima che il numero dei casi in Sardegna ogni anno sia pari a 15.000 suddivisi in diverse patologie; tenete conto che negli Stati Uniti le persone che vivono con esiti da trauma cranico sono tra i 2 e i 6 milioni e un terzo di essi, a un anno dall'evento traumatico, ha ancora bisogno di assistenza continua da parte di una persona. Tutto ciò ha effetti devastanti sull'organizzazione familiare e costi altissimi, non solo per la famiglia ma anche per il sistema sanitario nazionale.
Questi centri, sempre a detta del Ministro, hanno anche la caratteristica di autofinanziarsi con la propria attività; allora, nell'attesa di un piano sanitario organico, queste due realtà regionali con capofila Santa Maria Assunta, se vi fosse la volontà concreta, potrebbero guidare il sistema regionale di alta intensità riabilitativa dando un forte apporto alla ricerca che, in parte, era stata avviata al Brotzu. Ora, grazie al sistema di telemedicina, di cui il Santa Maria è dotato, è possibile archiviare e documentare immagini sia dei trattamenti operati con il Lokomat che di quelli effettuati all'interno delle vasche riabilitative attrezzate con un segmento iperbarico unico in Sardegna e tra i pochi in Italia.
Un'esperienza pubblica che, se non sostenuta, rischia l'estinzione con la conseguente perdita di professionalità e attrezzature che hanno dato significative risposte alla sanità regionale; basterebbe consultare le relazioni di appropriatezza predisposte per i pazienti trattati, provenienti dal Brotzu, per capire che quell'esperienza, al di là del pettegolezzo e dello sberleffo pubblico rientra pienamente all'interno delle linee guida ministeriali e può contribuire, efficacemente, alla crescita di un'ottima sanità regionale, nonché concorrere all'abbattimento dei costi sanitari.
Si potrebbe valutare il fatto che grazie a questi trattamenti, stimati intorno alle 52 mila prestazioni, la sanità regionale ha di fatto economizzato non meno di 20 milioni in 2 anni. Resterebbero da quantificare, ma credo sia difficile il conteggio, tutte le economie prodotte dai pazienti riabilitati e sottratti all'ospedalizzazione e alle lungodegenze.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Soru. Ne ha facoltà.
SORU (P.D.). Presidente, intervengo sulla mozione molto opportuna della collega Francesca Barracciu. Molto opportuna perché dopo due giornate abbastanza disorientanti credo ci riporti alla cruda realtà dei fatti. Dico disorientanti perché abbiamo partecipato alla seduta che abbiamo chiamato "gli Stati generali della Sardegna", cioè il Consiglio regionale allargato.
Il Consiglio regionale che pensa, evidentemente, di non essere più sufficiente a rappresentare gli interessi generali della società sarda, ad affrontare e a provare a risolvere i nodi politici urgenti che ci riguardano. Disorientante perché nella discussione la Giunta regionale, il Presidente innanzitutto, ci ha detto che la situazione della Regione è grave, gravissima anzi allo sfascio, ha usato queste parole.
Questo essere allo sfascio però non è colpa di alcuno perché i problemi ci sono da sempre, vengono da lontano; quindi si è auto assolto deresponsabilizzando tre anni di Giunta regionale rispetto al modo in cui poi i problemi vengono affrontati ed eventualmente risolti. Non è colpa di alcuno, i problemi vengono da lontano, i problemi li abbiamo ereditati, che è esattamente lo stesso refrain, le stesse parole che sono state usate qualche giorno fa dalla Corte dei conti nel richiamare i gravi, gravissimi e urgenti problemi che riguardano la sanità regionale.
Non è colpa nostra, i problemi li abbiamo ereditati, si è subito affrettato a dire il Presidente, credo anche l'Assessore, ancora una volta deresponsabilizzandosi e non comprendendo invece che la politica è impegno di assunzione anche di responsabilità, non è solamente onori e tagli di nastri. E' assunzione di responsabilità, capacità di affrontare le critiche, capacità di approfondirle e non solamente capacità di rispondere in tempo reale a qualche giornalista compiacente.
Sono state disorientanti per me queste giornate perché anche ieri mi sembra che abbiamo compiuto un gesto ulteriore di deresponsabilità; invece di affrontare i problemi concreti abbiamo detto, ancora una volta, che i problemi non stanno qui, ma stanno a Roma; stanno in questo Stato cinico, in questo Stato sleale, in questo Stato con cui dobbiamo verificare ancora la possibilità di collaborare lealmente all'interno dell'unità nazionale. E, per fare questa verifica, ancora una volta noi non ci sentiamo eventualmente in grado di rappresentare adeguatamente la società sarda, ancora una volta modifichiamo lo Statuto materiale di questa Regione allargando la discussione di questa Assemblea alla società sarda. Non so a quali rappresentanti della società sarda dato che io mi sento già rappresentante della società sarda insieme a tutti voi.
Oggi, invece, questa mozione ci riporta al nodo della questione, ci riporta al nocciolo del nostro impegno e della nostra responsabilità in politica. Mettiamo da parte le responsabilità degli altri, quindi, proviamo ad approfondire come noi stiamo esercitando le nostre responsabilità, proviamo ad approfondire la nostra parte, proviamo ad approfondire quello che stiamo facendo, noi, per risolvere i problemi della Sardegna, i problemi dei sardi e proviamo ad approfondire che cosa facciamo, noi, rispetto a un settore così importante.
Un settore importante perché rappresenta non solo ormai più del 40 per cento del nostro bilancio ma soprattutto perché rappresenta ormai più del 60 per cento della nostra spesa. Che cosa stiamo facendo, noi, per la sanità della Sardegna, oltre a ribadire che i problemi li abbiamo ereditati?
Allora, questa discussione è estremamente opportuna e sono veramente curioso di sentire che cosa risponderà la Giunta, là dove le si chiede una risposta più articolata rispetto a quella facilmente consegnata ai mezzi d'informazione. La sanità in Sardegna ha avuto finalmente, negli anni passati, un periodo di programmazione, è stata rifatta la legge sul sistema sanitario regionale, è stato approvato il Piano sanitario regionale, compresa la rete ospedaliera.
Quella programmazione è stata cancellata per un vizio di forma da parte del Tribunale amministrativo regionale, e su quella sentenza questa Giunta regionale ha ritenuto di non dover ricorrere al Consiglio di Stato. Soprattutto ha ritenuto di non doverla sanare, e dopo tre anni ha ritenuto ancora di non doverla sostituire eventualmente con una nuova programmazione, più giusta, più adeguata, che mostrasse un segnale di voler affrontare il problema.
Oggi, quindi, siete impegnati in sanità fuori dalle regole, fuori dalla programmazione, fuori da un progetto, semplicemente nella gestione quotidiana del giorno per giorno, e non sempre per gli interessi generali, qualche volta forse, addirittura, per qualche interesse di parte. C'è stato un momento in cui c'era un progetto sulla sanità, un progetto non significa non aver messo al centro i pazienti, occuparsi di un progetto, occuparsi di regole, occuparsi anche dei numeri non significa, appunto, dimenticarsi dei pazienti, delle loro sofferenze, delle loro esigenze.
Essersi impegnati nelle regole, nel monitoraggio, nel lavoro costante, ha fatto sì che la sanità della Sardegna, diversamente da altre sanità del Mezzogiorno in Italia, non fosse commissariata, non fosse costretta ad aumentare l'addizionale IRPEF, non fosse costretta a introdurre nuovi ticket, non fosse costretta insomma a scaricare i costi sui pazienti, ma avesse invece il vantaggio di stare dentro un piano di rientro con le ulteriori facilitazioni e finanziamenti della sanità nazionale, che premiava la fatica e l'impegno concreto della Regione sarda verso il rientro dal disavanzo.
La sanità che vi abbiamo consegnato era una sanità modellata dalla nuova legge regionale, con un Piano sanitario e un piano ospedaliero, con un disavanzo accertato di circa 75 milioni di euro, con una spesa farmaceutica che era stata riportata dal 17 per cento a circa il 13 per cento della spesa nazionale, e quindi, di fatto, dentro parametri nazionali. Dopo pochi anni, quel 13 per cento è tornato a essere il 17 per cento; dopo pochi anni, quei 75 milioni sono diventati 360 milioni di euro; dopo pochi anni, non sentiamo più parlare di progetto per la sanità; dopo pochi anni non so che fine abbia fatto il SISAR, non so che fine abbiano fatto i progetti per i nuovi investimenti ospedalieri nell'area di Cagliari e per il nuovo ospedale per Sassari e quello per Alghero, sappiamo che fine ha fatto l'ospedale di San Gavino, di cui sono stati cancellati i fondi con un decreto pubblicato nella Gazzetta Ufficiale prima di Natale.
Non è responsabilità di Roma, non è sempre responsabilità dello Stato, è responsabilità gravissima di questa Giunta regionale, quindi vostra, quindi anche sua, Assessore, per quello che le tocca nei tempi in cui lei ne ha la responsabilità. Trecentosessanta milioni possono sembrare pochi, ma tanti rispetto ai 75 che vi abbiamo lasciato, e che non erano il punto di arrivo, ma erano un ulteriore punto di transito verso il definitivo equilibrio dei conti della sanità e il miglioramento ulteriore dei servizi, continuando con le regole, continuando con il monitoraggio, continuando con gli investimenti, continuando anche con gli investimenti in informatica, opportunamente però monitorati e controllati.
Tutto quel lavoro è terminato, quel lavoro è stato cancellato; oggi siamo agli slogan, oggi siamo alle dichiarazioni mendaci in conferenza stampa, siamo a 360 milioni buttati via. La differenza tra 360 e 75 è di 285 milioni per l'esattezza, cifra che equivale alla costruzione del nuovo ospedale di Cagliari e di Sassari ogni anno. Tra 75 e 360 milioni ci sono le risorse che avrebbero fatto sì che a Sassari avremmo eretto due ospedali, ci sono le risorse, che voi state buttando via, che avrebbero fatto sì che a Cagliari avremmo già costruito il nuovo Centro sanitario della ricerca, ci sono le risorse per far sì che avremmo potuto rispondere con maggiore tranquillità all'esigenza di salute dei cittadini, se non le sprecassimo ogni giorno…
PRESIDENTE. Onorevole Soru, il tempo a sua disposizione è terminato. E' iscritto a parlare il consigliere Lai. Ne ha facoltà.
LAI (P.d.L.). Intervengo sulla mozione numero 171 dell'onorevole Barracciu, e alla collega dico subito che portare l'attenzione sulla politica sanitaria e sulla necessità di approvare i documenti di programmazione sanitaria è un'occasione utile, che dobbiamo cogliere nel suo significato propositivo, più che nei toni altamente critici che caratterizzano la mozione e che comunque, se si guarda alle conclusioni, non precludono dialogo e ricerca di punti di convergenza. Se non è costruttivo concentrare il nostro discorso sulle responsabilità del passato, sulle cose ereditate, è altrettanto sterile insistere sulle colpe, sulle responsabilità di questa Giunta, prospettando una lettura poco serena, chiaramente di parte, per nulla obiettiva, su una questione che è profondamente datata: il costante incremento della spesa sanitaria, giunta ormai a livelli insostenibili non solo in campo regionale ma anche in campo nazionale.
Sono stati fatti errori nel difficile approccio a questo grave problema, ma penso che nessuno possa tirarsi da parte. Ora, occorre dare significato e valore alle azioni intraprese, indirizzare l'impegno al superamento di questo stato di cose. Quindi, accogliamo con questo spirito i rilievi pesanti della Corte dei conti, che riportano la nostra attenzione ai moniti severi che costantemente, oggi come in passato, sono stati formulati per intervenire con maggiore efficacia sulle dinamiche della spesa sanitaria, per quella farmaceutica in particolare.
Certamente, questi rilievi non possono essere sottostimati, però qualche valutazione attenta deve essere fatta; teniamo conto che sulla spesa farmaceutica, dal 2010 al 2011, non c'è stato un incremento; e, se consideriamo l'aumento dei prezzi che c'è stato, possiamo dire che c'è una certa tendenza al risparmio. Ora, è vero, il periodo critico è stato il 2009, e il 2009 però deve essere considerato un periodo di transizione, sul quale hanno provocato effetti economici (non dico del tutto, ma sicuramente possono avere inciso) anche scelte e atti amministrativi precedenti. Non possiamo certo dare la responsabilità di tutto, ma possono avere inciso, perché ogni scelta gestionale incide e provoca un effetto della spesa che è traslato nel tempo.
Il disegno di legge di riforma che è stato approvato dalla settima Commissione sanità deve arrivare in tempi brevi, questo è l'auspicio, all'esame dell'Aula. Occorrerà sicuramente che la maggioranza si compatti, che chiarisca le sue posizioni, e raggiunga una posizione unitaria, che io ritengo sia sempre possibile, perché le questioni in sospeso non penso siano insormontabili. Abbiamo sicuramente delle responsabilità, le dobbiamo esprimere. Guardiamo anche ai nostri errori, ma impegniamoci ad andare avanti.
Non è insormontabile, ritengo, la questione relativa al numero delle ASL, e questo è uno degli elementi che hanno portato a esprimere giudizi sprezzanti sul disegno di legge. Eppure l'assetto territoriale delle ASL dovrebbe essere visto con maggiore obiettività. E' difficile, per chi come me ha sostenuto il mantenimento delle ASL territoriali, vedere assimilata questa visione con quella del campanilismo o dell'interesse elettoralistico clientelare, e non con l'idea che la ASL abbia nel termine stesso, azienda sanitaria locale, il concetto intrinseco di matrice del territorio, che, se ben diretto, è un capitale organizzativo importante. E ci sono, da questo punto di vista, delle valutazioni relative a esperienze di regioni virtuose, come può essere il Veneto, che ha 22 ASL, 3 aziende ospedaliere, 17 case di cura private, 4 istituti di ricerca di carattere scientifico, nel complesso 100 presidi ospedalieri; sono dati del Ministero.
Il Veneto, certamente, ha un contesto orogeografico diverso quello della Sardegna, ma io ritengo che la causa dei costi non sia lo stipendio dei direttori, che è poco più alto di quello di un direttore di dipartimento, o la possibile duplicazione, peraltro non obbligatoria né necessaria, di strutture. Ritengo che la causa sia l'eccesso dell'offerta di posti letto ordinari per acuti, l'inappropriatezza di ricoveri, la dispersione in troppe strutture, nonché l'inadeguatezza di una rete territoriale - e dobbiamo riflettere adesso su questo - di cure primarie e di cure domiciliari integrate.
Una riforma che concentri il giudizio di valore del testo su questi aspetti, come hanno fatto autorevoli e rispettabili colleghi, è una riforma che posso considerare di facciata perché si astiene dall'affrontare i nodi, veri, della spesa sanitaria e degli sprechi. Quindi accorpare le ASL può avere solo una valenza simbolica, non scevra da demagogia, può anche produrre esigui risparmi, ma a discapito dell'efficienza. I nodi veri della spesa sanitaria attengono all'eccesso dell'offerta ospedaliera in alcune ASL, senza tenere conto che molte delle prestazioni chirurgiche e mediche si possono fare, in alternativa al ricovero ordinario, in day hospital, day surgery, day service ambulatoriali, ricoveri settimanali.
Altri nodi sono costituiti sicuramente da eccessi di ospedalizzazione, dai ricoveri, da prestazioni inappropriate, da strategie inadeguate al controllo della spesa farmaceutica, come abbiamo detto, da un monitoraggio non costante dei centri di costo, da un ingiustificato acquisto di apparecchiature destinate a un uso limitato e da variabilità dei prezzi dei presidi dei servizi sanitari, da mancata centralizzazione degli acquisti, da dinamiche costose e perverse di mobilità inter ed extra regionale anche per prestazioni di specialità che possiamo considerare di base, e non sono vincoli ineluttabili anche le posizioni espresse dal collega, onorevole Franco Meloni.
Non ritengo che il discorso possa chiudersi per il motivo che qualche emendamento non è stato approvato. A mio avviso, sono di sostanza i rilievi che lui ha fatto sull'autonomia del bilancio degli ospedali, sul loro scorporo, anche sulla realizzazione della territorialità. Il Consiglio dovrà valutare, con la dovuta attenzione, un impegno che può migliorare i contenuti del testo di legge riconoscendo il valore strategico e innovativo delle macro aree per i benefici, che sono attesi dall'accentramento, rappresentati dalla riduzione del costo di acquisto di beni e servizi, dalla riduzione dei costi di transazione, dalla riduzione dei costi amministrativi e del personale dedicato alla gestione e alla funzione, dalla standardizzazione dei processi, dalla specializzazione dello staff amministrativo, dalla standardizzazione di beni e servizi, dall'impatto positivo sulla gestione dei rapporti con i fornitori e accresciuto potere di acquisto, quindi una struttura amministrativa per queste funzioni certamente più efficiente ed efficace.
Mi sento di difendere il comma 1 e il comma 2 dell'articolo 3 della legge finanziaria 2012 e voglio ricordare all'Aula che la predisposizione di questi commi e la loro approvazione all'unanimità è avvenuta con ampia sinergia dei componenti della terza Commissione. Ritengo opportune le differenziazioni e le precisazioni tra il rispetto dell'equilibrio economico finanziario e il raggiungimento degli obiettivi che sono non solo economici, ma anche obiettivi di salute e di organizzazione all'insegna dell'efficienza e della qualità dei servizi e delle prestazioni erogate.
Difendo anche l'incameramento preventivo nell'assegnazione di parte corrente del disavanzo della sanità maturato rispetto al fabbisogno teorico determinato in sede nazionale. L'accusa è stata quella di integrare il finanziamento rispetto a quello che è deciso in sede nazionale, ma occorre prendere atto che la spesa sanitaria, che supera i 200 milioni di euro, è superiore rispetto a quanto stanzia il fondo CIPE. La spesa sanitaria, quella reale, la si mette in bilancio come fabbisogno dell'anno. Il vantaggio è che gli obiettivi per i direttori generali diventano più seri rispetto a quelli dati alle aziende. Si esercita un diritto a un maggiore controllo.
Si possono fare tante valutazioni sicuramente con condivisione anche di alcuni aspetti, soprattutto quelli riguardanti il territorio; ma io dico che l'Assessore, che è persona preparata, impegnata e motivata, deve sapere interpretare questa realtà che sta mutando, farsi interprete della nuova sfida, di questi cambiamenti dei bisogni in rapporto al fatto che l'area della cronicità aumenta. Occorre riprendere con vigore la strada intrapresa e interrotta per le difficoltà incontrate nell'attuare un percorso di riforma, e dobbiamo avere la forza e l'onestà di guardare ai passi fatti per migliorare e rendere spedito il cammino che ci resta da percorrere.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Porcu. Ne ha facoltà.
PORCU (P.D.). Presidente, Assessori e colleghi, ripensando alla parte iniziale dell'intervento dell'onorevole Lai mi sembra quasi di poter dire che sia d'accordo con noi; cioè mi sembra che, a parte la premessa della mozione, dica sostanzialmente: "Condivido il dispositivo". Il problema è che non è sufficiente condividere il dispositivo.
C'è evidentemente una responsabilità diversa tra condividere la necessità che la nostra Regione abbia degli strumenti di programmazione in materia sanitaria e il realizzarli. Evidentemente chi governa, la maggioranza, dovrebbe sentire maggiormente il peso di questa responsabilità e anche ammettere le proprie mancanze; quindi, se in conclusione ci sarà spazio per un ordine del giorno unitario proveremo a stilarlo, onorevole Lai, non è che non si può tentare, il problema è che poi le cose, nonostante gli ordini del giorno unitari, abbiamo scoperto e capito che non si realizzano.
Io, però, vorrei iniziare il mio intervento ricordando a tutti i colleghi, e soprattutto agli Assessori, che la sanità non è un settore a sé stante e devo dire che sono abbastanza sorpreso di vedere l'Assessore della sanità in solitudine o in semi solitudine, in assenza per esempio dell'Assessore del bilancio, e non cito il Presidente della Regione perché lo citiamo già troppo. La sanità, se consideriamo la sola spesa e il solo gettito fiscale, i trasferimenti statali e quanto incassiamo direttamente, nel bilancio di quest'anno, in cui incorporiamo il disavanzo dell'anno precedente e mettiamo in bilancio 3 miliardi e 450 milioni di spesa sanitaria corrente, se confrontiamo queste cifre con i 5 miliardi circa di entrate complessive, vediamo che copre il 62 per cento della spesa.
A fronte di questi dati, mi aspetto (mi sarei aspettato questo in passato, me lo aspetterò anche in futuro) che la consapevolezza dell'impatto della spesa sanitaria sulla spesa complessiva porti un impegno generale, apicale, sulle politiche sanitarie e sulla necessità di non sprecare. Io non dico di non spendere, perché magari se qualcuno mi dimostra che sto spendendo bene potrei anche non farne una questione di spesa assoluta, ma sappiamo che non è così, e quindi mi dispiace, devo dire, vedere l'Assessore della sanità in solitudine.
Un Assessore, tra l'altro, che ha ricevuto questo incarico di recente, che certamente non può farsi carico di tutto quello che è successo negli anni scorsi e che vedo un po' così, abbandonata a se stessa, senza la sufficiente compartecipazione a un tema che, ripeto, non riguarda esclusivamente il settore, ma riguarda tutti i sardi. Perché, e lo voglio aggiungere, io spero, e lo dico all'onorevole Meloni che è un esperto in materia, che sia tramontata l'illusione che la spesa in deficit o in disavanzo o sopra quanto stabilito dalle delibere CIPE o sopra i parametri nazionali, mangia una quota della spesa possibile all'interno del Patto di stabilità. Siamo consapevoli di questo? Cioè di quei 2 miliardi e 700 milioni disponibili , una parte la "mangiamo" per coprire questo disavanzo; se non fosse così avremmo avuto maggiori trasferimenti per 350 milioni.
La verità è che oggi una quota della maggiore spesa sanitaria incide sul castelletto di 2 miliardi e 700 di spesa disponibile e di fatto sottrae risorse ad altre politiche: politiche per il lavoro, per le infrastrutture, per l'impresa. Per questo Assessore, mi rivolgo a lei, è impreciso dire che il maggior deficit o il maggior disavanzo non si tradurrà in un ticket, perché un "mega-ticket" anche se non è il ticket legato al farmaco, non è il ticket legato alla prestazione che noi riceviamo, lo pagano tutti i sardi in termini di minori servizi, di minori risorse per altre politiche: politiche per lo sviluppo, politiche per la scuola, politiche per il lavoro.
Quindi, questa inefficienza non è che non si scarica sulla collettività, perché le risorse che abbiamo sono sempre quelle. Non è che ce ne hanno trasferito di più, in questi anni, perché abbiamo speso di più. Perché altrimenti la ricetta sarebbe facile; potremmo dire al Governo: siccome ho un credito di 800 milioni e tu dici che in base al Patto di stabilità non puoi trasferirmelo trasferiscimi almeno i 300 milioni di maggiore spesa sanitaria. Ma così non succede. Per questo mi sarei aspettato che la discussione di oggi avvenisse con maggiore collegialità.
Guardate questa immagine plastica dell'Assessore che farà di tutto per rispondere, per impegnarsi, per carità! Non mettiamo certamente in discussione il suo impegno, ma vediamo che questi temi le sono stati scaricati addosso chiedendole di metterci la faccia e di gestirli in solitudine, senza che ci sia la consapevolezza sufficiente che stiamo parlando del 62 per cento della spesa di questa Regione e senza la consapevolezza che questa spesa impatta su tutte le altre politiche che portiamo avanti, rendendo vano spesso il lavoro di questo Consiglio che, sappiamo, ha un fondo per nuovi oneri legislativi prossimo allo zero, che di fatto non ha strumenti per trattare politiche e temi legati, come ho già detto, alla crescita.
Nel merito della mozione voglio aggiungere una riflessione sulla finanziaria che non consente di finanziare la sanità in deficit. Ci rendiamo tutti conto che era una provocazione alla quale voi avete creduto; in Commissione bilancio abbiamo inserito questo comma sulla sanità che non si finanzia in deficit per verificare se siete lucidi in base alla risposta. Ma abbiamo capito che non lo siete. Se non stabilisco dei paletti, che cosa vuol dire che la sanità non si finanzia in deficit?
L'unica cosa che avremmo dovuto scrivere è che la sanità non si finanzia in deficit, ma rispetto a dei parametri; e l'unico parametro a cui possiamo fare riferimento, come voi stessi dite nel volumetto "Stato di attuazione dell'assistenza sanitaria", sono le assegnazioni disposte nel fondo indistinto del CIPE, che vengono stabilite a livello nazionale.
Il deficit è sempre riferito a un parametro, quindi se lo cambiate, se lo fate crescere potrete anche non licenziare nessuno, si porta la spesa sanitaria a 4 miliardi, come riferimento, e chi licenzio? L'unico elemento positivo è aver inserito la spesa corrente nel bilancio che aiuta a rappresentare un bilancio un po' più realistico, che poi realistico non è, perché ci sono gli stanziamenti e ci sono previsioni di entrate che non ci saranno mai.
Allora, per entrare nel merito della mozione, io dico che la mozione non dice niente di nuovo rispetto a quello che dite voi; se leggete quello che dice il direttore generale della sanità, sempre in questo prezioso volumetto, che sicuramente tutti i colleghi avranno letto, vedrete che descrive il quadro generale dell'attività svolta nel 2010. Fa riferimento al passato, appunto, e dice che ci sono alcuni elementi che hanno contribuito a rendere il sistema ancora più difficile da gestire (la mozione della collega Barracciu); tra questi elementi rientrano: l'assenza di un Piano sanitario; i protocolli d'intesa tra Regione e Università di Cagliari e Sassari scaduti; la legge di riforma che è ancora oggetto di discussione e di approfondimento e quindi lascia tutti appesi a qualcosa che non si sa se c'è o non c'è; il commissariamento delle aziende ( voi dite che è un fatto negativo, diciamo che induce una forma di precarietà anche se i commissari li abbiamo trasformati, per merito naturalmente, in direttori generali); il piano di rientro 2007-2009 che è stato largamente disatteso.
Il direttore generale della sanità - che ha scritto questa relazione e la firma per la Giunta - dice anche che non gli vengono fornite risorse umane sufficienti per gestire un tema così complesso e lamenta di non avere risorse in organico. E diamogliele queste risorse in organico, se aiutano a combinare qualcosa di buono, assessore De Francisci, se le manca qualche persona, guardi, anche noi firmiamo perché lei abbia qualche dotazione in più, se questo è utile a risolvere i problemi della sanità sarda. Ha il nostro appoggio, lo dica al presidente Cappellacci, che anche la minoranza raccoglie l'appello del direttore generale della sanità. Ma poi il dato, diciamo, interessante, che voi stessi mettete in rilievo è che nella sanità persiste uno squilibrio tra le risorse disponibili…
PRESIDENTE. Onorevole Porcu, il tempo a sua disposizione è terminato. E' iscritto a parlare il consigliere Locci. Ne ha facoltà.
LOCCI (P.d.L.). Presidente, questa è una mozione senza dubbio interessante in quanto ci permette di affrontare, forse, il tema più nevralgico della Regione sarda perché, come tutti hanno detto e precisato, incide per una quota superiore al 50 per cento sul bilancio regionale. Ovviamente l'opposizione, quando affronta questi temi, deve fare il suo mestiere e quindi deve essere giustamente critica, anche se spesso si esagera.
Nel mio breve intervento, pertanto, vorrei toccare due aspetti; in primo luogo vorrei fare un brevissimo chiarimento politico, all'onorevole Barracciu e, in particolare, all'onorevole Soru., Come giustamente ha detto anche l'onorevole Soru, vorrei ricordare che il Piano sanitario regionale 2006-2008, che era stato varato dalla precedente Giunta, di fatto è rimasto inapplicato in quanto cassato dal TAR per un vizio di forma. Senza fare polemiche spicciole, perché devo dire che non mi interessano, in pratica quel Piano è rimasto lettera morta perché il suo fulcro era la dipartimentalizzazione della sanità sarda che in quegli anni è stata scritta sulla carta però non è, di fatto, mai decollata.
L'unico ospedale dove sono decollati i dipartimenti è stata l'azienda ospedaliera Brotzu, in tutti gli altri ospedali la dipartimentalizzazione è servita semplicemente ad aumentare il numero di coloro che dovevano avere un aumento sullo stipendio, senza però che si svolgesse l'attività vera che i dipartimenti dovrebbero svolgere.
All'onorevole Barracciu, che giustamente ha citato l'emigrazione passiva come un parametro della qualità sanitaria di una Regione, vorrei ricordare che quando è subentrata questa Giunta l'emigrazione extra-Regione passiva, cosiddetta, ammontava esattamente al 25 per cento in più rispetto agli anni precedenti. Questo la dice tutta sulla mancata applicazione di fatto del Piano sanitario regionale precedente.
Un'altra puntualizzazione che in parte giustifica una serie di criticità presenti nel sistema sanitario regionale e nella gestione del sistema da parte dell'Assessorato riguarda il sistema SISAR, citato dall'onorevole Soru. Tutti coloro che l'hanno citato, in particolare l'onorevole Soru, però dimenticano di riportare ciò che, per esempio, anche la stessa Corte dei conti, nell'adunanza di qualche giorno fa, ha rilevato in maniera chiara nelle sue conclusioni; e scusate se ne riprendo poche righe che possono essere utili per capire qual è la polpetta avvelenata che questa Giunta ha dovuto gestire dal 2009 a oggi: un sistema chiaramente inapplicabile, inefficiente, che tutti gli operatori della sanità hanno purtroppo sperimentato sulla propria pelle.
La Corte dei conti dice: "…pare inconfutabile un quadro complessivo di insufficiente accuratezza dei necessari studi di fattibilità preliminari al varo del progetto", questo riferito al SISAR, -"circostanza che ha condotto a sottovalutare l'impatto negativo delle carenze delle dotazioni tecnologiche delle Aziende, delle difficoltà di gestire le migrazioni dei dati, della necessità di formare un enorme numero di unità di personale…".
Quindi, questo è il parere della Corte dei conti rispetto alla gara d'appalto bandita per il SISAR nella scorsa legislatura. Questa è, consentitemi, la più grossa polpetta avvelenata che questa Giunta ha dovuto gestire finora perché a tutt'oggi, nonostante lo stanziamento di ulteriori risorse finanziarie rispetto a quelle già stanziate dopo la gara d'appalto, si ha una difficoltà enorme a mettere a regime il sistema e quindi ad avere un flusso di dati in tempo reale che permetta di prendere anche delle decisioni in tempo reale.
Detto questo non mi sottraggo comunque a fare un po' di autocritica, perché le critiche dell'opposizione sono giuste quando sono critiche costruttive perché anche noi qualcosina in più potevamo farla, su questo non c'è dubbio. Per esempio, c'è stato indubbiamente un ritardo nella presentazione del piano di riordino della rete ospedaliera; però molti colleghi non sanno che questa Giunta comunque ha fatto il piano di riordino, lo ha presentato a luglio dell'anno scorso e mi risulta, se poi l'Assessore ha qualche dato sicuramente più aggiornato lo può portare, che sia ancora al vaglio del Consiglio delle autonomie.
Se analizzate nel dettaglio quel piano vedrete che, in sostanza, non va in contrasto con il precedente perché in fondo il nucleo del piano sanitario precedente era costituito dall'integrazione tra ospedale e territorio e dal cosiddetto sistema a rete, cioè centri hub e centri spoke. Il piano di riordino della rete ospedaliera, che dovrà arrivare prima o poi in Aula, in sostanza ricalca questa impostazione.
Mette in rilievo, però, le criticità su cui bisognerà intervenire e rappresentate soprattutto, in base agli accordi successivi intervenuti a livello nazionale, dal numero dei posti letto per 1000 abitanti. Il Piano prescrive infatti che la Regione sarda si adegui alla quota dei 4 posti per 1000 abitanti, di cui il 3,3 per acuti e lo 0,7 per i non acuti. Il Piano dice anche dove noi dobbiamo tagliare, tra virgolette, perché abbiamo un'eccedenza di ricoveri per acuti che supera i 170 per 1000 contro un parametro nazionale, e che ci impone il Governo, che deve essere di poco superiore a 140 per 1000.
Quindi è chiaro che se non interveniamo sul riordino della rete ospedaliera, anche adeguando e rivisitando le esigenze reali in merito ai posti letto per acuti e per non acuti (questi ultimi andranno aumentati di oltre uno 0,50 per 1000 nonostante i tagli per gli acuti), non risolveremo il problema. Questo per quanto attiene al Piano sanitario regionale.
Poi c'è la legge di riforma, la tanto vituperata legge di riforma. Io devo dire che quando in Commissione abbiamo affrontato, veramente con grossa fatica, questa legge ero scettico su alcuni punti, salvo ravvedermi nel momento in cui l'ho rivista integralmente. Per esempio, se noi portiamo in Aula questa legge, comunque essa avrebbe già delle peculiarità che ci permetterebbero, praticamente a costo zero, di fare economia di scala con dei risparmi notevoli, e ve li cito sinteticamente.
Quando in Commissione, di fatto, abbiamo cassato le delibere della Giunta che prevedevano gli scorpori, abbiamo rimandato alla legge numero 3 del 2009 che permetteva gli scorpori o meno e, quindi, abbiamo presentato un emendamento (per l'esattezza l'avevano presentato i Riformatori e noi l'abbiamo fatto nostro), che dava la possibilità ai presidi ospedalieri di avere autonomia economico-finanziaria paragonabile a quella delle aziende sanitarie. Quindi questo è un elemento importantissimo che è già presente nella legge di riforma.
Un altro elemento che ci permetterà di fare economia di scala è l'attuazione della macroarea di cui si parla. Che cosa è, in sostanza, la macroarea? E' uno strumento per integrare tutte le centrali di committenza sul livello regionale accentrando le gare d'appalto per beni e servizi e farmaceutica che sono le criticità che originano il deficit di cui abbiamo parlato. Come sapete, e per chi non lo sa lo dico, la spesa per beni, servizi e farmaceutica ha una incidenza di circa 2 miliardi di euro. Ammettendo che si facciano delle gare centralizzate che consentano un risparmio di un 10 per cento, si risparmierebbero 200 milioni di euro a costo zero.
E' urgente pertanto trasmettere il Piano all'Aula; se sono presenti delle criticità si affrontano sia in sede di maggioranza...
PRESIDENTE. Onorevole Locci, il tempo a sua disposizione è terminato. Sospendo brevemente la seduta per motivi tecnici. Prego i colleghi di rimanere in Aula. Il prossimo iscritto a parlare è il consigliere Vargiu.
(La seduta, sospesa alle ore 12 e 01, viene ripresa alle ore 12 e 03.)
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare l'Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica. Ne ha facoltà.
RASSU (P.d.L.), Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica. Intervengo per chiedere all'Aula la possibilità di rinviare la discussione della mozione numero 170 e dell'interpellanza numero 261 alla prossima riunione del Consiglio stante il fatto che, benché sia pervenuta la nota esaustiva in risposta, il Presidente è impegnato oggi a Roma per motivi istituzionali inderogabili e questo non gli consente la presenza in Aula. Chiedo pertanto ai firmatari della mozione e dell'interpellanza di poter rinviare la discussione alla prossima settimana.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). In ordine alla richiesta dell'Assessore vorrei semplicemente dire che la nostra mozione, Presidente, lo dico anche agli Assessori presenti, inizia richiamando gli ordini del giorno numero 61 e 65 approvati all'unanimità da quest'Aula a luglio e ad agosto dello scorso anno. In quegli ordini del giorno si impegna il Presidente della Regione ad attivare un confronto con lo Stato sostanzialmente su tre questioni: l'avvio della dismissione progressiva delle servitù, la riqualificazione territoriale, quale precondizione per avviare in quei territori, in sostituzione dell'attività militare, attività economiche.
Io vorrei rimarcare che la data di discussione di questa mozione era fissata da tempo, e il Presidente della Regione lo sapeva perfettamente. Prendo atto, pertanto, che il Presidente della Regione continua a ignorare costantemente il Consiglio regionale; comprendendo l'imbarazzo della Giunta, soprattutto l'imbarazzo dell'assessore Nicolò Rassu, accetto la sua proposta, ma contestualmente mi dispiace, per l'ennesima volta, essere costretti a stigmatizzare l'atteggiamento del Presidente che continua, ripeto, a perseverare nell'atteggiamento di ignorare l'Aula.
Presidente, alla fine dei lavori la prego di dirci i termini entro i quali potrà essere nuovamente discussa questa mozione, avendo la garanzia stavolta che sia presente il presidente Cappellacci; magari, visto che sarà intercorso un po' di tempo, quando discuteremo la mozione inizi, Presidente, a dirci qualcosa anche sull'impegno contenuto nei due ordini del giorno che ho richiamato, e che sono proprio all'inizio della nostra mozione.
PRESIDENTE. La Presidenza prenderà contatti con il Presidente della Regione per concordare una nuova data che, ragionevolmente, potrà essere già fissata la settimana prossima.
PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LOMBARDO
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Dessì. Ne ha facoltà.
DESSI' (P.S.d'Az.). Presidente, rimarco che sicuramente la presenza del Presidente è fondamentale, per cui accettiamo la richiesta dell'assessore Rassu, ma ricordo che l'interpellanza numero 261, relativa alla legge 104 e ai rimborsi alla Sardegna, e quindi alle comunità oberate da servitù militari, è stata presentata il 31 agosto. È chiaro che oggi, è notizia proprio di questi giorni che i soldi sono stati stanziati e finanziati, non posso ritirarla, perché mi dà l'opportunità comunque di trattare un tema importante, il contenuto della legge 104 appunto, e sicuramente il fatto che sia da rivedere anche nel suo complesso il rapporto tra Stato e Regione.
Auspico pertanto che, nel più breve tempo possibile, si possa addivenire alla discussione di questo importante argomento delle servitù militari (mi riferisco anche alla mozione che è stata presentata dal consigliere Diana, primo firmatario); argomento che non può essere trattato sporadicamente ogni quinquennio, o quando succede qualche evento particolare.
Il tavolo sulle servitù militari che, come comunità, abbiamo detto deve essere permanente, e siccome è anche in grande evoluzione il modo di usufruire di questi spazi, è chiaro che vanno riviste molte cose rispetto all'utilizzo di queste servitù. E questo lo si può fare se il monitoraggio è costante, e non ogni cinque anni, dopo che per due anni non vengono dati gli indennizzi: ci sono da rispettare delle leggi importanti nei confronti della Regione sarda. Quindi accettiamo la proposta, sperando che al più presto venga fissata la data.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Vargiu. Ne ha facoltà.
VARGIU (Riformatori Sardi). Presidente, colleghi del Consiglio, ringrazio la collega Barracciu la cui mozione sostanzialmente regge il confronto che oggi è in atto in Aula sui temi della sanità. E nonostante il sostanziale abbandono della discussione sui temi della sanità, che questo Consiglio ha certificato, credo sia utile ogni tanto riprendere "per la testa" il ragionamento e verificare lo stato di avanzamento, ossia se c'è qualche novità rispetto a quello che ci siamo detti nei mesi scorsi.
Io vorrei fare una premessa al ragionamento sulla mozione che è legata alla necessità, per potersi comprendere, di avere dei presupposti di ragionamento comune, cioè delle cose condivise, e se non lo fossero poi, negli interventi successivi, si può dire in che maniera non sono condivise. E' di questi giorni la certificazione che la percentuale di prodotto interno lordo italiano destinata alla sanità ha raggiunto l'11,2 per cento, di questa il 7,5 per cento è in capo al pubblico, e ormai il 3,7 è diventato il famoso out of pocket cioè quella parte che è a carico delle famiglie.
La previsione è che nei prossimi trent'anni la cifra percentuale del prodotto interno lordo che i paesi europei dedicheranno alla sanità raggiungerà il 14 per cento (ovvio, tecnologie, invecchiamento della popolazione), di questo difficilmente più del 7,5 per cento attuale potrà essere a carico del pubblico. Andiamo verso un sistema che chiede alle famiglie la stessa quantità di soldi che chiede al sistema pubblico. Questo perché? Perché in Europa si è fatta una scelta di sistemi che sono ad "accesso universale" cosiddetti, che sono quelli del nostro welfare, sono quelli a cui noi siamo abituati, e sono quelli che noi vorremmo riuscire a difendere se fosse possibile.
E, devo dire, sono i sistemi anche probabilmente più affascinanti, tant'è che gli Stati Uniti stanno cercando qualche riassestamento per un sistema che non è basato sull'universalità dell'accesso, e che i tre grandi paesi del mondo che stanno pensando di fornire un sistema sanitario nazionale ai loro cittadini, e cioè la Cina, il Sudafrica e l'India sono venuti a studiare i sistemi europei, non quello americano. Però la sostenibilità del sistema europeo è basata sulla crescita del Pil, se abbiamo una crescita del Pil inferiore al 3-4 per cento annuo, diventa automaticamente a rischio di insostenibilità il sistema. E noi sappiamo bene qual è la situazione di crescita del Pil che c'è oggi in Europa.
Allora, tecnicamente, delle due l'una, o si rinuncia all'universalità, o si tagliano le prestazioni; indipendentemente dal fatto che la signora Barracciu è eletta dal P.D., e che il signor Vargiu è eletto dai Riformatori, due schieramenti diversi, queste sono le opzioni possibili, non le cambieremo noi, non le cambierà neanche Monti, e non le cambierà nessun altro. Questo è, nel senso che la comunità scientifica economica che studia queste problematiche è d'accordo su questo, non ci sono due tesi differenti che si combattono tra loro.
Vediamo allora qual è la situazione sarda. Il Ministero, sulla base dei livelli essenziali di assistenza (LEA), ritiene che la Sardegna debba spendere, nel 2011, 2.874 milioni di euro, e nel 2012, 2.914 milioni di euro. Noi non spendiamo questa cifra, noi spendiamo, l'avete detto, circa 300 milioni di euro all'anno in più. A questo punto mi pongo una domanda, anzi due domande, e le tengo nella disponibilità dell'Aula se per caso qualcuno le volesse riprendere:
In primo luogo mi chiedo: spendiamo 300 milioni di euro in più perché abbiamo una sanità straordinaria? Io non do risposta, datela voi. In secondo luogo mi chiedo se è indispensabile tutta questa sovra spesa, tutta questa extra spesa rispetto a ciò che lo Stato ritiene che noi dovremmo spendere. Per dare un aiuto a chi volesse rispondere a questa seconda domanda, sulla quale magari la risposta non è altrettanto scontata come sulla prima, e richiede tanti distinguo, io vorrei dare alcune cifre che ci aiutano.
La Sardegna è la regione italiana che ha il maggiore numero di posti letto per acuti, 3,8 per 1000; è la regione italiana che per contro ha il minor numero di posti letto per lungo degenti e riabilitazione, lo 0,2 per 1000; è la regione italiana che ha la spesa pro capite più alta in relazione al suo Pil. L'avete già detto, è la regione italiana che ha la spesa farmaceutica più alta d'Italia. E lo Stato ci dice che abbiamo 900 medici in più nel nostro sistema rispetto a quelli che ci si aspetterebbe di trovare per il soddisfacimento dei LEA. Bene, un rompicapo di questo genere causerebbe l'interruzione del sonno di qualsiasi consigliere regionale di buon senso che sapesse, come mi sembra che tutti sappiamo, che ormai la spesa sanitaria è arrivata al 60 per cento del consuntivo di spesa di questa Regione.
Ha ragione il presidente Soru quando dice che noi stiamo affrontando in modo quotidiano i problemi della sanità, nel senso che abbiamo un'idea che è un gran finimondo, ma siccome è difficile metterci mano tamponiamo quotidianamente l'emergenza cercando di creare il minor disagio possibile e mettendoci tutti i soldi necessari (ha ragione su questo Chicco Porcu), levandoli dal Patto di stabilità, levandoli da tutto quello che possiamo. Insomma come si fa a rispondere con un "no" al consigliere che dice, per esempio, che bisogna aprire immediatamente un punto nascita a Isili, come si fa? La popolazione di Isili scende in piazza e bisogna aprire, come fa la politica a dire di no?
Io vi voglio dare la mia considerazione personale sull'argomento: dobbiamo smettere di ragionare sulla sanità in termini politici per iniziare a ragionare in termini tecnici; c'è infatti una parte di cose che è tecnicamente da fare, indipendentemente dalla impostazione di ragionamento e dall'appartenenza politica. E' una idea che esprimo in questo Consiglio regionale, visto che ci sono da molto, da 10 anni, l'ho espressa quando governava il centrodestra e ho continuato a farlo quando ha governato il centrosinistra, perché è logica, razionale, di buon senso, e ancora adesso che governa nuovamente il centrodestra. Ma questo Consiglio non farà mai niente, neanche quando governerete voi, se governerete voi, nella prossima legislatura, sino a quando ci sarà qualcuno che remerà contro chi vuol fare qualcosa!
Il ragionamento è che se questo Consiglio avesse buon senso terrebbe conto che Piano sanitario regionale non ce n'è, perché sostanzialmente è stato approvato nel 2007 quando stava scadendo, che l'unica parte importante del Piano sanitario regionale, la razionalizzazione della rete ospedaliera, quale sia stato il motivo, è stata bocciata dal Tar, quindi non esiste! L'agenzia regionale della sanità, istituita da voi del centrosinistra con la legge numero 10 del 2006, non era decollata quando ve ne siete andati e non è decollata neanche oggi!
Per quanto riguarda la struttura dell'Assessorato ci dirà l'assessore de Francisci se è una Ferrari, a me non sembra che lo sia, e la legge di riforma sino a quando non riforma niente, come è quella esitata dalla Commissione, noi Riformatori non la votiamo, se qualcuno vuole votarla la voti e se ne assuma la responsabilità, però questo è il ragionamento.
Collega Barracciu, con affetto, con stima e con amicizia, oltre che con speranza, le garantisco che quest'Aula non cambierà niente nella sanità sarda sino a quando noi non inizieremo a parlare di numeri e di presupposti tecnici, più che di presupposti politici sui quali ci divideremo sulla parte su cui sarà necessario dividerci, e non inizieremo a ragionare per mettere mano, tutti insieme, al problema della sanità che altrimenti resterà per altri vent'anni come è.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Sanjust. Ne ha facoltà.
SANJUST (P.d.L.). Il dibattito sul Piano sanitario regionale all'interno della maggioranza è sempre aperto e certamente, al di là del lavoro della Commissione, la maggioranza discute perché vuole affrontare ogni aspetto di questo vasto settore per evitare, come invece è accaduto nella scorsa legislatura, che per la fretta la gatta faccia i gattini ciechi. Infatti ricordo bene, come tutti noi consiglieri dell'opposizione di allora, chiedemmo in tutti i modi possibili all'assessore Dirindin di indicarci con precisione quali fossero le risorse disponibili per l'attuazione del Piano sanitario regionale, ma lei non ha mai voluto dare risposte su questo fronte perché sapeva di non poterle dare.
Venne approvato così, dalla sola maggioranza allora in carica, un Piano sanitario con gravi omissioni; si pensi soltanto alla mancanza delle tabelle sulle liste d'attesa, alla mancanza della correlazione tra i tanti obiettivi indicati e la reale copertura finanziaria per attuarli. Per questo motivo prima di essere cessato era già diventato un semplice libro dei sogni, un mero elenco di buoni propositi senza alcuna concreta probabilità di realizzarli. Ma, non era forse la stessa professoressa Dirindin che predicava come l'obiettivo prioritario di un Piano sanitario non potesse mai essere il risparmio o l'economia delle risorse ma, sempre e comunque, l'efficacia e l'efficienza del sistema dei servizi sanitari rivolto ai cittadini pazienti?
Dico questo non perché si voglia giustificare l'incremento della spesa sanitaria, ma per significare che tra il teorizzare e il mettere in pratica spesso ce ne passa e i numeri difficilmente tornano; si possono cioè anche presentare alla discussione mozioni dettagliate, in cui si esprime una pretesa contrarietà all'azione politica, una critica anche feroce, ma di proposte concrete almeno fino adesso ce ne sono ben poche e le poche fanno parte del pacchetto da voi proposto nella passata legislatura, quello sì dimostratosi fallimentare, inapplicabile, bocciato sia dalla politica che dalla magistratura contabile e di controllo.
Allora perché stracciarsi le vesti invece che dare un apporto diverso da su connottu? Per questo, Assessore, restiamo in attesa di quanto da lei annunciato, e cioè che a breve intende varare dieci azioni forti per il contenimento della spesa farmaceutica e per la centralizzazione delle gare d'appalto.
E' proprio sulla spesa farmaceutica che vorrei incentrare il mio intervento lasciando ad altri colleghi, alcuni l'hanno già fatto, le analisi e le valutazioni sulla rete ospedaliera. Al di là delle polemiche, esclusivamente politiche fra maggioranza e opposizione, la gestione della spesa farmaceutica non deve essere intesa, infatti, come un mero calcolo ragionieristico ma richiede un'analisi e una valutazione ben più complesse. E' bene anche precisare come la spesa farmaceutica sia in crescita dal 2006 e come nessuna iniziativa, anche dell'allora Assessore, sia riuscita a rallentare questa tendenza. E' un problema nazionale, sollevato anche nella Conferenza Stato-Regioni in cui è stato chiesto di rivedere i tetti di spesa previsti dalla norma.
Per questo l'attuale Assessore ha attivato una serie di interventi, di azioni e di leve, recepite dalle cosiddette regioni virtuose. Dall'inizio del mandato, e sono passati solo pochi mesi, questo Assessore, consapevole della complessità dell'analisi necessaria, ha imperniato la gestione della spesa farmaceutica come governo clinico della spesa suddetta; questo significa, colleghi, gestione del farmaco secondo i principi dell'appropriatezza prescrittiva e non come un numero di bilancio, perché questa è una lettura superficiale e strumentale che potrebbe condurre a pregiudicare la qualità dell'assistenza farmaceutica stessa.
Il governo clinico della spesa farmaceutica ospedaliera, che è quella che ha sforato il tetto previsto dalla norma, si è tradotto in questi soli sette mesi di mandato dell'Assessore in una nuova gestione del farmaco improntata su percorsi terapeutici condivisi con clinici e farmacisti ospedalieri, percorsi sempre e comunque supportarti dalle evidenze scientifiche al fine di garantirne l'efficacia, la tollerabilità, la qualità della terapia e, nel contempo, un contenimento dei costi.
Al fine di rafforzare questa premessa, in apparenza teorica, faccio riferimento al governo clinico della spesa adottato in questi sette mesi dalla ASL di Cagliari; cito questa Azienda sanitaria perché un terzo della popolazione insiste su questo territorio e perché vi è il centro di riferimento regionale per l'oncologia nonché altri centri di riferimento a carattere regionale. L'Assessore, in accordo con la direzione aziendale, ha condiviso l'organizzazione di incontri con i responsabili di struttura complessa di tutti gli ospedali dell'azienda di Cagliari e con i responsabili delle farmacie ospedaliere; ciò ha consentito di individuare specifiche leve di intervento quali valutazioni di scelte terapeutiche, sovrapponibili per efficacia e tollerabilità ma vantaggiose dal punto di vista "farmaco economico".
L'efficacia di questo intervento verrà dimostrata fra qualche giorno, dopo il 31 marzo; ecco perché mi sarebbe piaciuto che la mozione venisse discussa dopo questa data, e cioè quando si chiuderanno i bilanci delle aziende sanitarie, non prima. Questo perché dai dati ufficiosi, dei quali comunque sono venuto a conoscenza, si evidenzia una riduzione della spesa farmaceutica ospedaliera di oltre il 5 per cento rispetto all'anno 2010, poi l'Assessore ci dirà se questi dati sono reali. Questo dato, ripeto, ancora ufficioso sarebbe in controtendenza rispetto a tutte le altre regioni d'Italia e, se permettete, il merito va attribuito proprio a questa gestione assessoriale e a questa direzione aziendale.
La stessa azienda sta per ultimare il centro di preparazione dei farmaci antiblastici dell'ospedale oncologico per eliminare gli sprechi derivanti dalle quote residuali del farmaco antitumorale organizzando i cosiddetti drug day, che consentiranno di avere, con maggiore appropriatezza, un utilizzo dei farmaci più razionale, migliori risultati clinici, anche sulla base dell'esperienza di altri centri nazionali. I drug day infatti come conseguenza della riorganizzazione delle attività del day-hospital oncologico funzionano già a pieno regime in altre realtà nazionali, offrendo maggiore appropriatezza, appunto, utilizzo dei farmaci più razionale e migliori risultati clinici.
Questo sistema si attua riunendo in giornate specifiche i pazienti con trattamenti farmacologici analoghi, consentendoci di ottimizzare notevolmente l'utilizzo dei medicinali, peraltro molto costosi, limitandone al massimo la dispersione conseguente all'utilizzo parziale dei flaconi.
Altra strategia che questo Assessorato e questo Assessore hanno posto in essere è l'atto deliberativo del 16 novembre 2011, relativo alla gestione dei farmaci innovativi ad alto costo, sottoposti a monitoraggio nei registri della Agenzia italiana del farmaco (AIFA), infatti, poiché l'AIFA propone accordi con le aziende farmaceutiche, con la deliberazione su citata questo Assessorato richiede alle aziende sanitarie di monitorare con cadenza trimestrale l'inserimento dei pazienti nei suoi registri, per ottenere, laddove il farmaco non ha garantito un successo terapeutico, un rimborso da parte della ditta farmaceutica.
Questo Assessorato, tra l'altro, ha anche proceduto ad attivare l'osservatorio sulle gare regionali per la fornitura dei beni alle ASL, al fine di iniziare un percorso che conduca ad acquisti centralizzati per grandi volumi su larga scala, con conseguenti economie di scala; sta anche promuovendo una valutazione di fattibilità, in accordo con i direttori generali, di centralizzazione dei magazzini delle farmacie ospedaliere e dei servizi farmaceutici territoriali, per ridurre le scorte di farmaci e dispositivi medici e razionalizzare la logistica.
I dati sulla spesa farmaceutica, quindi, non devono essere letti solo in un'ottica di risparmio, poiché ciò potrebbe far scadere l'assistenza farmaceutica rivolta al paziente, non permettendo l'uso dei farmaci innovativi che invece vengono immediatamente messi a disposizione dei pazienti sardi, faccio un esempio su tutti: il farmaco per via orale per trattare la sclerosi multipla.
Penso - e sto avviandomi alla conclusione - che questo Assessorato, con tutte le leve di intervento citate per un governo clinico della spesa, debba essere proprio identificato come esempio per dimostrare come si possa garantire un'assistenza farmaceutica di qualità, associata a un complesso insieme di percorsi terapeutici tesi a una radicalizzazione e ricollocazione delle risorse economiche.
Assessore, continui il suo lavoro con la sua trasparenza, l'efficienza e la buona amministrazione e raccolga i consigli e i suggerimenti utili per rafforzare in termini qualitativi la sanità sarda, ma si lasci alle spalle le critiche strumentali e funzionali solo a far emergere una diatriba di genere lontana dallo spirito delle cosiddette pari opportunità.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Corda. Ne ha facoltà.
CORDA (P.D.). Io credo che lo spirito con il quale l'onorevole Barracciu ha presentato la mozione non sia quello testé indicato dall'onorevole Sanjust; io invece ho colto, ma credo l'abbiano colto tutti i colleghi consiglieri, l'intento fondamentalmente positivo di esaminare con ragionevolezza, con puntualità e con meticolosità i problemi che affliggono il sistema sanitario in Sardegna. L'onorevole Barracciu l'ha fatto in modo pregevole e io per questo credo che debba essere addirittura ringraziata. E poiché l'ha fatto in modo esaustivo io vorrei soffermarmi solo su alcuni aspetti, peraltro trattati in innumerevoli interrogazioni presentate non solo dall'opposizione ma anche dalla maggioranza, perché far finta di non vedere i malanni della sanità, far finta di non capire e non recepire ciò che non funziona credo sia un grave danno.
Ha ragione l'onorevole Vargiu quando dice che rimpallarci le responsabilità non serve a nulla, voi lo avete fatto quando c'eravamo noi in maggioranza, lo avete fatto abbondantemente nella precedente legislatura; io credo che ci sia invece in questo un cambio di rotta, e che nella mozione si debba cogliere questo aspetto: non si vuole criticare tanto per criticare, tanto per dire che noi la pensiamo diversamente senza poi indicare una via d'uscita, si indicano invece proposte concrete che possono, se adottate, se attuate, se ragionate insieme (l'opposizione si pone in questa posizione), far uscire da una situazione di grave disagio, di grave disservizio.
Quindi, non con spirito polemico o ipercritico, onorevole Assessore, ma per aiutare e per dare un contributo io le voglio porre qualche domanda che le avevo posto anche in una precedente interrogazione relativa, per esempio, agli esorbitanti costi che caratterizzano le ASL grazie al ricorso, per esempio, alle assunzioni del personale interinale. Lei aveva risposto, e la ringrazio per questo perché non siete di solito così solleciti nel dare risposte; quell'interrogazione ha avuto una risposta che però non mi ha lasciato del tutto soddisfatto: lei dice che "in merito al ricorso ad assunzioni interinali da parte delle ASL, si può chiaramente evincere da quanto sopra illustrato che l'Assessorato sta costantemente esercitando il proprio potere istituzionale di direzione e controllo, nel rispetto dell'autonomia gestionale dell'Azienda e del principio di sussidiarietà".
Ora, poiché lei dice, e io ci credo, che sta esercitando un ruolo di direzione e di controllo (controllo che inevitabilmente spero si voglia fare con ancora maggiore attenzione), ritengo abbia avuto modo di verificare che, per esempio, c'è una disparità inaccettabile relativamente al costo pro capite del personale tra le diverse ASL. Cito alcuni dati. La ASL di Cagliari ha 5 mila e 500 dipendenti, un costo totale del personale di 262 milioni di euro e un costo pro capite di 47 mila euro; la ASL di Sassari ha 3 mila e 750 dipendenti, un costo totale del personale di 192 milioni e un costo pro capite di 51 mila euro; la ASL di Olbia ha mille e 300 dipendenti, un costo totale del personale di 96 milioni e un costo pro capite di 73 mila euro. Ora, se questi dati sono dati reali, ne emerge qualcosa di incomprensibile e di molto grave: come si può accettare che il costo pro capite del personale alla ASL di Cagliari sia di 47 mila euro e a Olbia di 73 mila? Io spero ci sia un errore, anche se sono dati forniti dallo stesso Assessorato.
Dico queste cose perché sono interessato, come lo siamo tutti noi, e perchè spero che si voglia uscire dai generici impegni che ogni volta vengono dichiarati e manifestati; credo infatti che la responsabilità, anche in queste divergenze di costi di gestione non sia tutta imputabile al direttore generale, al direttore amministrativo, al direttore sanitario, ma vada ricercata nella politica e, soprattutto, nei condizionamenti della "mala politica".
Le assunzioni interinali, alle quali si ricorre troppo spesso costituiscono uno strumento per continuare nel malvezzo del metodo clientelare che continua a caratterizzare molti pezzi della pubblica amministrazione. Non credo che i costi siano tutti imputabili alla "mala gestione" del personale nelle assunzioni e nella gestione complessiva, perché i disservizi sono spesso causati, lo ricordiamo, dall'inappropriatezza, lo diceva bene l'onorevole Lai, dalla frequenza dei ricoveri ospedalieri; è chiaro che bisogna intervenire con maggiore attenzione su questo aspetto, non si può anche su questo attribuire la colpa all'attuale gestione assessoriale.
Lei, Assessore, è in carica da appena sei mesi e sarebbe assolutamente ingiusto oltreché sbagliato attribuirle responsabilità che obiettivamente non ha. Però finiamo, allora, di rimpallarci le responsabilità delle cause che voi andate a ricercare in una gestione sbagliata, per usare un eufemismo, della precedente amministrazione regionale per trovare giustificazione ai mancati risultati che voi oggi registrate.
Voi governate da tre anni e vorrei cogliere davvero una svolta, un cambiamento di rotta e, siccome tutto l'impegno dell'opposizione a sostenervi nelle giuste iniziative credo sia stato dimostrato anche nei lavori della Commissione, io vorrei davvero assecondarvi in un progetto ambizioso: offrire una sanità finalmente efficiente che ponga fine ai flussi migratori in uscita, quasi tutti per esempio, in quella realtà territoriale di Olbia che continua a registrare, ripeto ancora, i disservizi assurdi, incredibili, inaccettabili…
PRESIDENTE. Onorevole Corda, il tempo a sua disposizione è terminato. E' iscritto a parlare il consigliere Campus. Ne ha facoltà.
CAMPUS (P.d.L.). Presidente, l'argomento in discussione a mio avviso sicuramente meriterebbe molta più attenzione da parte dell'Aula, questo ce lo diciamo sempre ma continuiamo a mettere all'ordine del giorno argomenti sicuramente importanti ma a scarsa partecipazione almeno per quanto riguarda l'attenzione, non il numero degli iscritti.
Un argomento interessante anche se costituito da una, chiamiamola, sessione sulla sanità, dove si raccolgono magari elementi un po' datati, forse anche questo è il motivo per cui l'Aula non risponde con attenzione; o ancora argomenti che forse ci verranno spiegati meglio come l'interpellanza numero 252 sulla stabilizzazione dei lavoratori precari nel 118. Interpellanza nella quale si chiede alla Giunta un qualcosa in merito all'articolo 10 della legge del 4 agosto del 2011, che non è la legge del 14 febbraio 2011 ma, ripeto, è la legge numero 16 del 4 agosto del 2011, che è stato impugnato in sede di Corte. Cioè come si può chiedere all'Assessorato perché non fa applicare una legge quando quell'articolo specifico è ancora sotto il vaglio della Corte costituzionale? Francamente questo mi lascia perplesso perché mettere insieme argomenti poco sostenibili indubbiamente inficia, ecco perché giustifico quei colleghi che non partecipano, una discussione che invece sarebbe veramente importante.
Io non ho alcuna difficoltà, e immagino che nemmeno l'Assessore si meravigli, a esprimere un'ampia condivisione sulla mozione numero 171, al di là di molte inesattezze e chiamiamoli arrotondamenti, che pure sono presenti. E devo dire la verità, la condivido perché non sono affatto interessato a conoscere la reale entità del disavanzo del 2008.
E' una vecchia polemica, vi ricordate, l'abbiamo portata avanti per due anni per sapere l'entità del disavanzo del 2008 per la sanità, ma non sono affatto interessato a sapere se i milioni di euro sono 75 e 5 piuttosto che 179, come ancora l'Assessorato ci riporta in quel manuale che ho letto, anch'io leggo gli atti. Quello che mi preoccupa, quello che dovrebbe preoccupare la Giunta, è che dai 179 certificati dalla Giunta, riconosciuti dalla Giunta nel 2008 siamo passati ai 265 del 2009 per arrivare ai 272 del 2010. Quello che mi preoccupa, quindi, al di là del numero in sé è che stiamo spendendo di più senza che fuori né gli operatori né purtroppo i pazienti riconoscano che stiamo spendendo meglio. Quindi stiamo spendendo di più e male. Questo è il vero problema sul disavanzo.
Così come non sono appassionato al fatto che lo splafonamento sul piano triennale di rientro 2007-2009 non possa certamente essere impuntato al centrodestra: è scontato, è una questione di dati, è una questione matematica, sono assolutamente preoccupato del fatto che il centrodestra dopo aver ricontrattato dei margini con il Ministero non li ha rispettati, ed ecco la penalizzazione. Francamente questo mi lascia perplesso e preoccupato.
Così come non possiamo non riconoscere che a distanza di tre anni non è stato ancora affrontato il Piano sanitario regionale. Certo, l'Assessore è in carica da pochi mesi, ci ricorda l'onorevole Sanjust, però la Giunta di centrodestra governa da 3 anni, e ha ragione anche l'onorevole Porcu quando dice che non si può lasciare un Assessore da solo a rispondere di un problema così importante, perché è un problema politico non di numeri,. E' vero l'altro Piano era stato cassato dal Tar nella parte più sensibile per cui è rimasto in gran parte non applicato; comunque, presentato il Piano 2006-2008 noi abbiamo splafonato il primo triennio e ci avviamo serenamente a splafonare anche il secondo, cioè passeranno cinque anni di governo del centrodestra senza un atto di programmazione. E, davvero, non voglio essere demonizzato per quello che dico, voglio essere smentito con i fatti.
Ugualmente, per quanto riguarda la rete ospedaliera, i progetti di riconversione dei piccoli ospedali, è la politica che deve intervenire non può essere l'Assessore a farlo da solo, perché c'è da smantellare una rete di simulacri di assistenza. Non è questa l'assistenza nel 2012, quegli ospedali non danno assistenza, sono simulacri di assistenza se non vengono riconvertiti; però se si toccano si toccano posti di lavoro perché qualcuno non si vuole spostare nell'ospedale più funzionale che non ha sede nello stesso paese. Si toccano centri di potere locali, di chi ha potuto sistemare, magari con l'interinalato, qualche portantino piuttosto che qualche professionale e, perché no, anche qualche medico chiaramente non interinale ma che preferisce lavorare male e poco squalificando se stesso in un ospedale dove non può produrre quello che anni di studio e di fatica delle famiglie avrebbero invece consentito. Mi riferisco a quanti vogliono tenere aperti alcuni punti nascita dove nasce un bambino ogni mese.
E questo deve farlo la politica non l'Assessore; la politica è in mano alla Giunta, perché sinora la Giunta per quanto riguarda la riforma ha fatto un errore, un errore gravissimo, l'ho rimarcato. In Commissione si è discussa la riforma sanitaria in assenza del governo regionale, è nato un pastrocchio che davvero non modifica nulla, perché non credo che si possa pensare di avere comunque scritto qualcosa di buono in quel progetto di riforma perché abbiamo cambiato il nome da ASL in ASP, perché abbiamo parlato di una macroarea da cui dovremmo avere chissà quali vantaggi.
Io ricordo, però, che una delibera di Giunta del 2007 già, prevedeva due centri unici di acquisto per la Sardegna, per i farmaci e i presidi, la ASL numero 1 a Sassari e la ASL numero 8 a Cagliari. Quindi, l'auspicato risparmio che dovrebbe provenire da questa macroarea teoricamente, in una buona gestione, avremmo già potuto averlo: 2 milioni e 700 mila euro. Questo è un esempio. Così come qualcuno ha parlato dell'autonomia di gestione di bilancio e responsabilità di bilancio dei presidi ospedalieri. Ma la "502" e la "10", per rimanere alla nostra legge regionale, questa autonomia e responsabilità di spesa la danno già ai distretti sanitari, di cui sono ampia parte i presidi ospedalieri che in quel distretto rientrano.
Il problema è che nessuno ha mai fatto applicare queste disposizioni, nessuno ne ha mai verificato e controllato l'applicazione; su queste cose non c'è alcun bisogno di fare leggi di riforma e bisticciare per leggi di riforma che non servono a nulla. Una riforma sarebbe stata magari quella di ridisegnare queste due macroaree, nord e sud, ridisegnare le ASL, non dico ridurle e basta, che non significa niente, ma riequilibrarle, questa forse sarebbe stata davvero una riforma; e sarebbe stata davvero una riforma stabilire anche nuovi criteri di riparto del fondo sanitario regionale.
E' da quattro anni che viene presentato in ritardo, è stato ampiamente ricordato, e io già tempo fa dissi alla Giunta: "Ma come potete prevedere di licenziare i direttori generali se non rispettano il bilancio dato, quando i fondi del bilancio glieli assegnate in ritardo di due anni?". Sono forse dei maghi? Chiamiamo Otelma a dirigere i nostri ospedali e le nostre aziende sanitarie? Che cosa possono rispettare: un budget che non gli viene dato?
Fermo restando che anche quella norma esisteva già nella "502", è stato ricordato, noi siamo stati richiamati nell'ambito della Conferenza Stato-regioni non perché non abbiamo messo nella nostra legge questo obbligo, ma perché non lo abbiamo messo nei contratti, perché nella legge c'è già. Sono contratti di diritto privato, noi glieli cambiamo con una legge, dovevamo inserire questa disposizione nei contratti che abbiamo fatto firmare ai direttori generali, questo non è stato fatto. Però ci vendiamo come una panacea questo inserimento in legge di un qualcosa che francamente mi lascia assolutamente perplesso da un punto di vista della funzionalità, posto che sarà totalmente inapplicabile.
Inoltre, il primo direttore generale che verrà licenziato in base a quella norma vi porterà in tribunale e vincerà; vincerà in base al suo contratto, e al fatto che ilbudget non gli può essere assegnato due anni dopo. Allora, avrei voluto sentire…
PRESIDENTE. Onorevole Campus il tempo a sua disposizione è terminato. E' iscritto a parlare il consigliere Capelli. Ne ha facoltà.
CAPELLI (Gruppo Misto). Queste mozioni, e questa in particolare, penso abbiano il grande merito di portare per la prima volta in tre anni il tema sanità in quest'Aula; tema sanità che merita una sessione di lavori, più che la discussione di una mozione, esattamente quanto le riforme, quanto la vertenza entrate, quanto il Patto di stabilità. E non solo per l'incidenza del costo della sanità sul bilancio regionale, ma soprattutto perché il tema sanità è il tema del servizio primario che la pubblica amministrazione offre al cittadino, garantisce al cittadino, o dovrebbe garantire al cittadino.
In questo settore, Assessore, credo che me ne darà atto con un segnale, più che con delle parole, riscontriamo quanto, al contrario di re Mida, la politica incida sulla sanità. Credo che l'Assessore della sanità, questo Assessore della sanità, ma anche gli altri che come me hanno vissuto questa esperienza, la vivano in piena solitudine, in piena solitudine, distaccati o cercando di staccarsi da quel mondo di condizionamento politico che poi traccia anche il destino dell'Assessore della sanità.
Per esempio, io azzardo che lei, Assessore, non so se è un augurio, se lei lo prenderà come tale, o se non gradirà questa mia affermazione, non finirà la legislatura come Assessore della sanità, è chiaro, è leggibile in quest'Aula e fuori da quest'Aula, a meno che lei non abbia il coraggio di prendere il toro per le corna, perchè e non si può parlare di sanità senza parlare di politica, e questo è il neo fondamentale della sanità italiana, della sanità pubblica e della sanità sarda.
Ci chiediamo sempre come sia possibile che ci siano floridissime aziende private nel campo della sanità, floridissime, lo dicono i bilanci, lo dicono i redditi, lo dicono i dividendi, mentre la sanità pubblica, invece, non riesce a decollare. Il motivo è' solo uno: non c'è nessuna influenza della politica, se non nel trasferimento di risorse, nelle scelte di conduzione dell'azienda privata.
In un'azienda privata che gestisce la sanità decidono l'impresa e l'imprenditore a quale medico professionista affidarsi per le sue qualità professionali e non solo, per diventare primari, perché si appartiene a un partito o un padrino; perché nel mondo sanitario, dal quale non mi escludo, dal quale non mi escludo, in tutte le categorie, prevalentemente, anche se non è corretto fare di tutta un'erba un fascio, si va avanti per suggerimenti politici. Non esiste e non è mai esistito un direttore generale che abbia fatto scelte legate all'assegnazione di un primariato, di una struttura complessa, solo ed esclusivamente per meriti professionali o valutazioni obiettive; figuriamoci negli altri livelli. Questo è il fallimento della sanità, dei conti della sanità.
Badate bene, non sto dicendo niente di nuovo, assolutamente niente di nuovo, lo sto solo dicendo. Però, se noi decidessimo, visto che ne abbiamo il potere, non di impostare uno scontro politico sulla sanità (è meglio la sanità di sinistra, è meglio la sanità di destra, è meglio la sanità di centro, sgombriamo il campo da queste etichette), ma di lavorare sulla riorganizzazione del sistema sanitario, considerandolo un tema che unisce, lontani dai condizionamenti o dal consumare guerre politiche che vogliono ricercare il consenso denigrando l'azione dell'Assessore di turno, della linea politica di turno e quant'altro, noi vinceremmo la sfida.
Noi dovremmo poter discutere su quale sia l'impostazione migliore per dare un buon servizio a costi decenti senza, come diceva giustamente il collega Campus, un aumento dei costi, una diminuzione dei servizi, un'incidenza sul PIL enorme, e non abbiamo ancora raggiunto i livelli europei; però anche in questo caso c'è un dato falsato, perché il PIL diminuisce, perciò la percentuale di incidenza della spesa sanitaria sul PIL aumenta, ma il PIL diminuisce non solo perché c'è un aumento non controllato della spesa sanitaria.
Per raggiungere l'obiettivo di una sanità migliore bisognerebbe partire, in primo luogo, dal ruolo dell'Agenzia regionale della sanità: è attiva, è attiva finalmente, ruolo, programmazione, proposte. Secondo: uniamoci davvero intorno al tema sanità, e non cerchiamo di vincere le elezioni sulla denigrazione di quello che è stato fatto ieri o che stiamo facendo oggi. Sto offrendo la possibilità di discuterne asetticamente se davvero vogliamo investire bene quel 62 per cento del bilancio regionale, che non arriva mai comunque ai 17 miliardi su 23 del bilancio della Regione Lombardia.
Confermo il dato, nel bilancio della Regione Lombardia su 23, 2 miliardi del valore del bilancio della Regione, 17, 5 sono destinati alla sanità; non so se ci rendiamo conto di che cosa ciò voglia dire. Però, la Lombardia è una Regione virtuosa, e nei dati sulla mobilità richiesti dalla collega Barracciu noi troveremo grande mobilità dalla Sardegna verso la Lombardia, e non solo, anche se la Lombardia ha cercato di mettere piede in Sardegna. Ma abbiamo visto il perché, il come e che cosa ha causato, eppure quest'Aula ha votato per quell'intervento, scellerato a mio avviso, da 250 posti letto, fuori dai criteri del Piano sanitario regionale.
Bene, allora c'è qualcosa da fare, e possiamo fare qualcosa, è inutile qui parlare di numeri, di percentuali, di localizzazioni, di problemi territoriali; noi abbiamo un problema sanità in Sardegna; c'è un problema Italia, figuriamoci se non abbiamo un problema Sardegna. Noi dobbiamo razionalizzare quell'investimento; certamente le società interinali incidono, ma le società rispondono a un'esigenza. Io non criminalizzo, collega Corda, i colleghi che hanno portato all'attenzione dell'Aula questo tema, le società interinali fanno il loro lavoro; anche lì c'è il controllo politico. Ma noi parliamo di queste cose che hanno nomi e cognomi, indirizzi, numeri di telefono, gruppo sanguigno, perché lì esercitiamo il nostro potere.
Perché è ambita la guida della sanità, Assessore? Per il semplice motivo che controlla un ammortizzatore sociale: il dare lavoro, il controllare lavoro, il servizio sanitario, la prestazione sanitaria è secondaria rispetto a questo indirizzo politico. Se noi non togliamo il tappo alla pentola in ebollizione, non faremo mai un buon servizio per il nostro bilancio e per i nostri cittadini, ma costruiremo soltanto fantastiche carriere per pochi che controllano molti.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Meloni. Poiché non è presente in Aula, decade. E' iscritto a parlare il consigliere Salis. Poiché non è presente in Aula, decade.
E' iscritto a parlare il consigliere Dedoni. Ne ha facoltà.
DEDONI (Riformatori Sardi). Presidente, io non sono d'accordo con chi sostiene che in Consiglio regionale si sia parlato solo tre volte di sanità, al contrario, forse se n'è parlato troppo e diverse volte, a seguito anche della presentazione di numerose mozioni e ordini del giorno. Il problema è che non se ne parla in via risolutiva e definitiva, che non si trova il modo di raccordarsi fra forze politiche in modo da vedere il malato al centro del problema, cioè il cittadino che ha bisogno di essere curato. Cittadino che non ha una caratterizzazione di destra, di sinistra o di centro, ma semplicemente quella di voler essere assistito da parte della sanità in tutte le sue necessità.
Se questa aspettativa deve essere raffrontata con i discorsi economici che ruotano attorno a questo sistema, lo si può fare, certamente cum grano salis. Ora, io non sono tra coloro che sottolineano il fatto che la politica dovrebbe stare fuori dalla sanità, io dico che piuttosto fuori dalla gestione della sanità devono stare i partiti, quello che sono diventati oggi i partiti, quasi una consorteria che tutto fa eccetto che il tornaconto dei cittadini.
Dobbiamo fare un'analisi seria di queste strutture politiche perché vi è la necessità, invece, di rinnovare profondamente queste sovrastrutture della democrazia quali sono i partiti, per far sì che essi riprendano il proprio vero ruolo di mediazione tra gli interessi diffusi della società e il livello istituzionale. Se non riusciremo a fare queste cose, non porteremo niente di nuovo né di buono in qualunque settore, ancora meno in quello della sanità. E voglio ricordare a qualcuno che nessuno ha la verità in tasca, ma è bene che si sentano le istanze, le necessità di tutti cittadini, di quelli che si sentono lontani dai grandi centri, dalle grandi strutture, anche da quelle dette di eccellenza.
Io non intendo cancellare alcunché, sono per razionalizzare nel modo migliore, così che in modo diffuso nel territorio della Sardegna si possa avere la presenza di una sanità quantomeno pronta, attenta alle esigenze e alle emergenze varie. Certo che bisogna provvedere a che lo spreco non vi sia, certo che bisogna fare i conti col 60 per cento ormai del bilancio regionale "occupato" da parte della sanità. E' un discorso che va avanti ormai da decine di anni, e non posso certo attribuire responsabilità al presente Assessore, è in carica da pochi mesi, il problema è razionalizzare, non è solo un discorso che riguarda i farmaci, è un discorso più completo, più vasto, più importante. Sono stati ricordati qui cifre e numeri, ma vanno considerati all'interno del sistema politico, a fronte della presenza di una "politica alta" nel territorio relativamente alla sanità.
Se mi permettete, va bene inserire la norma per cui chi supera il budget deve andare a casa, ma vorrei essere un po' più incisivo e dire che non mi va più bene che si continui, che abbia iniziato la sinistra e lo faccia ancora il centrodestra, a lottizzare le nostre ASL. Non va bene! Perché diventano feudi, diventano centri di potere, di interessi e non di rispondenza alle esigenze del cittadino, da qualunque componente esse siano guidate: sinistra, destra e centro.
Occorre, questo è un appello, che ciascuno di noi rialzi la schiena, la tenga dritta, si diceva ieri, si riappropri di valori, di ideali, perché altrimenti parleremo veramente del niente, solo di come asservire una struttura sanitaria agli interessi del partito di governo di turno; non serve più! Credo che al movimento referendario dovrebbe essere stato dato anche incarico di vedere se viene accettata un tipo di sanità simile, e credo che sarà il caso, eventualmente, di partire seriamente con una riforma anche radicale, se è necessario, perché vanno sentiti i cittadini per sapere quali sofferenze patiscono, per capire quanta gente va a cercare, migrando, un'attenzione più vicina alle problematiche del proprio male. Capire e sapere perché all'interno dei nostri ospedali, delle nostre strutture, non vengono usati macchinari importanti, anzi, comprati, vengono lasciati inutilizzati, soprattutto in un sistema in cui il cosiddetto male incurabile spesso e volentieri non trova frontiere.
Io credo sia il caso di riflettere in coscienza se facciamo il nostro dovere o se invece ubbidiamo a interessi certamente non veramente buoni. La medicina non è soltanto questione di danaro, come invece viene prospettato da un po' di tempo a questa parte, ma è la ricerca di un metodo di lavoro rispondente al giuramento del medico per avere qualcosa di più, ben al di là quindi della cupidigia per lo stipendio.
Credo che si debba cominciare a ritrovare quei sentimenti veri che determinano una nuova società e che deporrebbero a favore della politica se fossero praticati Ma quand'è che decidiamo di portare una riforma seria in quest'Aula e di discutere veramente della sanità per il domani, non solo en passant perché sono in discussione mozioni, interrogazioni e interpellanze?
Quando è che vogliamo essere seriamente coinvolti, non solo come persone che rappresentano cittadini, ma senza paura di rappresentare i cittadini che fuori da quest'Aula chiedono una sanità degna per questa Sardegna, poiché spesso sono costretti a emigrare? Siamo capaci di fare un salto di qualità, di abbandonare l'idea di avere la verità in tasca? Siamo certi di poter essere degni di sedere in questo Consesso e rappresentare altrettanto degnamente il popolo sardo che fuori aspetta la soluzione a tante problematiche, oltre questa della sanità?
Non scendo nei dettagli, non c'è neanche più questa necessità perché sappiamo la sofferenza che c'è fuori, i turni, le attese di mesi, la difficoltà reperire la disponibilità in un medico, che spesso ride di chi è in sofferenza e non lo accoglie con la dovuta disponibilità d'animo che si manifesta anche nel dire "sono a tua disposizione", anziché guardare il paziente dall'alto in basso. Ma a noi probabilmente in questo Palazzo tutto questo non interessa, tocca altri! Non ci interessa, è fuori da qui! Rivediamo noi stessi perché forse quando lo faremo, se non saremo stati attenti ai processi che la società, comunque sia, porta avanti, sarà tardi.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.
URAS (Gruppo Misto). Presidente, dopo aver ascoltato l'intervento di opposizione dura, anche virile, dell'onorevole Dedoni, tenterò di fare un intervento, stranamente, di merito e, quindi, come abbiamo sempre detto, assumendoci anche la nostra parte di responsabilità di governo, perché sulla sanità, io direi anche sulle politiche per la salute, anche noi dobbiamo assumerci l'onere del contributo.
E non a caso dico "politiche per la salute"; prima ho verificato quanti medici compongono questo Consiglio regionale, è la categoria più rappresentata in assoluto, ci sono competenze elevatissime anche sotto il profilo tecnico. Allora mi chiedo com'è che noi, trattando delle politiche sanitarie (ma vale anche quando siamo in Commissione bilancio e definiamo la spesa della Regione), non ci poniamo anche il problema delle politiche per la salute.
Il bacino su cui interveniamo con le politiche sanitarie altro non è che l'insieme dei nostri corpi, i corpi delle persone che costituiscono la nostra popolazione e, conseguentemente, per far sì che quei corpi siano in salute occorre valutare le spese per prevenire le malattie, per attivare le diagnosi precoci necessarie per porre in essere le giuste terapie per prevenire i disastri sociali, e anche finanziari, che si accumulano con la cronicizzazione delle patologie, per fare tutto questo bisogna avere chiara in mente una politica per la salute, avere chiaro in mente a chi si rivolge l'intervento sanitario.
Presidente, pertanto mi chiedo, e lo chiedo anche all'Assessore, come mai noi non abbiamo una politica per la salute. Perché non l'abbiamo! Noi abbiamo una politica sanitaria. Abbiamo una politica sanitaria perché destiniamo alla sanità circa il 62, il 63, il 61, comunque oltre il 60 per cento della spesa regionale e quindi ci sono gli interessi da pagare, ma noi abbiamo in mente non la popolazione da curare, ma chi la cura; abbiamo in mente non il fatto che le persone debbano vivere una condizione di benessere, ma come intervenire quando vivono la condizione di malessere; abbiamo in mente politiche straordinarie.
Noi interveniamo sistematicamente sul terreno sociale perché dobbiamo fare fronte, con 200 milioni l'anno, ai non autosufficienti che altro non sono che quelle popolazioni che godono di pessima salute perché questa Regione in questi anni, in questi decenni, non si è preoccupata di fare politiche per la salute, ma si sono fatte prevalentemente politiche sanitarie. E' un limite di questa Regione e basta? No, vi garantisco che è un limite di questo Paese, è un limite italiano ed è un limite italiano perché attorno alla sanità si intrecciano gli interessi, non sempre trasparenti, che riguardano l'utilizzo del denaro pubblico.
Ecco perché questa mozione, che io ho pure firmato per consentirne la discussione e che in gran parte condivido, non potrà dare vita a politiche diverse; io annuncio che non parteciperò né alla stesura, né alla firma, né al voto di nessun ordine del giorno unitario perché per fare questo noi dobbiamo assolutamente recuperare il ritardo che la Sardegna ha sulle politiche per la salute. Colgo anche l'occasione, Presidente, per dire un'altra cosa, la dico in ragione della discussione, dei temi che si sono sviluppati ieri nel corso degli Stati generali e perché scopro che esiste un filone, come dire, di cultura sardista quasi indipendentista che di volta in volta si cavalca e si scavalca in ragione delle convenienze, e io su questo terreno proprio non ci sto perché faccio dell'essere coerente uno stile di vita.
E, allora, lo dico anche ai colleghi del P.D., lo dico a chi non c'è in quest'Aula e che ogni volta che ci si permette di dire che lo Stato non fa i suoi doveri ci richiama al fatto che non li facciamo noi. Io i miei doveri li faccio e li faccio tutti i giorni e li faccio sempre con grande impegno! Con grande impegno! E li faccio nel solo interesse generale! E se condivido una critica, se sono partecipe di una richiesta di discussione, di verifica dei rapporti tra Stato e Regione, lo faccio perché è certificata l'assenza dello Stato su molti punti! Uno, tra i primi, è il rispetto della partita delle entrate, che attiene alla sanità visto che noi ci siamo accollati la sanità! E tutta la partita della sanità grava sulla nostra responsabilità. Allora lo Stato deve fare esattamente quello che c'è scritto nelle leggi e non è pensabile che chi governa così in Italia, così a Cagliari (Assessore, la Giunta e il suo Presidente) non rispetti le leggi.
Voi non state attenti a come lavorano i vostri funzionari, i vostri dirigenti: violano le regole, le violano facendo le nomine, avete avuto le segnalazioni e non siete stati conseguenti, le violano gestendo le risorse pubbliche, avete avuto le segnalazioni e non siete stati conseguenti, le violaano nell'esercizio della loro funzione, anche nell'attenzione che devono alla popolazione, avete avuto le segnalazioni e non siete stati e ancora non siete conseguenti. Allora, chi governa ha la responsabilità prima di rispettare le regole e lo deve fare senza indugio alcuno, lo deve fare costantemente, perché la pazienza ha un limite e prima o poi finisce.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Oppi, assessore della difesa dell'ambiente. Ne ha facoltà.
OPPI (U.D.C.-FLI), Assessore della difesa dell'ambiente. Ero convinto che avrei parlato stasera, ma farò comunque alcune valutazioni cercando di evitare di parlare del passato e di scaricare le responsabilità su altri, per cui esordisco dicendo che le responsabilità sono di tutti. Ne ho citato molte in passato, potrei citarne ancora, potrei partire da lontano; e le responsabilità sono anche nostre se non si sono fatti, per esempio, i vari provvedimenti. Da Assessore, ricordo due accoppiate, la prima Sanna-Paolo Fadda e l'altra Locci-Ivana Dettori che per due anni hanno bloccato la razionalizzazione della rete ospedaliera, con il concorso di tutti, questo va detto subito.
Potrei citarne tanti di esempi, potrei citare, per esempio, il fatto che non si è mai controllata la spesa farmaceutica, ma non la controllano neanche adesso; da tre anni dico in Giunta e dico in Aula che cos'è la spesa farmaceutica ospedaliera: nel primo semestre dell'anno scorso ammontava a 98 milioni di euro, contro i 76 del semestre dell'anno precedente,. E perché questo? Ho chiesto all'Assessore, non più tardi di avantieri, ma l'ho chiesto anche al precedente Assessore che era distratto, perché la Sardegna paga il farmaco, alle case farmaceutiche, con lo sconto del 33 per cento ancora oggi mentre le altre Regioni hanno uno sconto del 50 per cento.
Questo avviene perché sui farmaci innovativi c'è una clausola che consente, se non c'è una risposta positiva, di chiedere il rimborso; è stato chiesto il rimborso? No. Si è fatto uno studio analitico sui distretti? Perché i distretti vanno esaminati, se un distretto ha un incremento del 20 per cento e un altro del 60 per cento si va a controllare. Teniamo conto pertanto delle osservazioni rivolte in questi giorni dalla Corte dei conti e cominciamo a dire che cosa bisogna fare.
Premesso che quando faccio una critica la faccio de visu, ho detto avantieri sera e lo ribadisco oggi di fronte a tutti: bisogna fare i concorsi. Ci sono molte ASL, Assessore, lei lo sa, che hanno dipendenti in numero superiore a quello previsto nelle piante organiche: e poi si sfora. Come abbiamo già detto il 60 per cento circa del bilancio è impiegato dalla sanità, quest'anno c'è stato un incremento di 300 milioni che ha penalizzato tutti gli altri Assessorati; ora, gliel'ho detto l'altra sera e glielo ridico in Aula, in modo che lo senta anche la Commissione competente, e cioè che se corrisponde al vero che attraverso l'articolo 20 abbiamo acquisito 245 milioni, voglio capire perché abbiamo destinato anche quest'anno 30-31 milioni agli investimenti. Mi sembrerebbe un paradosso. E questo è un altro esempio.
Io credo che tutte le problematiche vadano valutate con molta attenzione. Sui progetti, ho letto adesso quello che ha detto Soru, certo bisognava evitare certe cose ma dalle origini; da anni si dice che non si può scegliere il primario ospedaliero attraverso il criterio degli idonei a insindacabile giudizio del direttore generale, che, come dicevano prima i colleghi, subisce delle pressioni. Bisogna riprendere il vecchio sistema: la graduatoria di merito. Perché è pur vero che molti sono meritevoli, è avvenuto anche recentemente in alcuni ospedali cagliaritani ed è avvenuto anche a Nuoro, ma è pur vero che in altri casi scegliamo gli asini.
Poi bisogna che cominciamo a capire che fare sugli interinali; applichiamo un sistema. Facciamo il concorso per infermieri professionali, perché molti non hanno le capacità, non sanno parlare la lingua italiana essendo stranieri, e questa è una vergogna. Il sottoscritto bandì concorsi per 3500 infermieri, ma chiaramente poiché in quel momento c'era una "emergenza infermieristica" sono andati da altre parti perché percepivano delle retribuzioni superiori. Ebbene, quando facciamo i concorsi però si presentano in 700, facciamo i concorsi, risparmiamo e diamo la possibilità a molti sardi di ritornare a casa, sono pronti a rinunciare anche alle integrazioni di stipendio che gli vengono date nelle altre zone d'Italia. Però queste cose bisogna farle.
È vero che la Regione è ferma, perché per un provvedimento ci vogliono otto mesi e bisogna che realmente sulla sanità, che è quella che incide maggiormente, le scelte siano precise e certe. E' chiaro che anche in Commissione bisogna volare, che se ognuno vuole pro domu sua quella scelta e quella scelta deve rimanere, non va bene. E' inutile che si dica, per esempio, bisogna fare in fretta per le Case della salute perché se no perdiamo i fondi a dicembre, ma siamo arrivati a marzo e non abbiamo fatto niente. Ma le responsabilità le abbiamo tutti.
Dieci anni fa, lo ricordo visto che prima parlava il nostro consigliere della Gallura, furono finanziate due opere, una a La Maddalena per 40 posti letto e una a Tempio per 100 posti letto; sono passati dieci anni e queste due strutture, c'è stata un'integrazione di un milione e otto per Tempio, sono ancora lì. Ci vogliamo svegliare? Noi siamo stati troppo blandi, troppo generosi, quando bisognava buttare giù una parte dell'ospedale di Olbia perché il progetto era sbagliato (era sempre un'accoppiata, in quel caso l'accoppiata era Plicchi-Docche, per essere chiari), e certamente non per motivi di competenza del sistema sanitario. Ma poi si è continuato con Plicchi dappertutto, perché era un genio? Evidentemente perché le "spinte" erano quelle che erano, quindi nessuno si nasconda, potevamo anche farlo buttare giù, si è andati avanti, e qualche ingegnere è stato nominato senza neanche fare una gara a livello internazionale, l'ho detto all'interessato, l'ho detto agli altri, e certo non ho fatto niente e molti provvedimenti sono andati avanti.
Voglio parlare poi dei deficit. Io normalmente, quando mi venivano chiesti dei documenti, li consegnavo il giorno dopo. Ho detto altre volte che il picco del deficit è avvenuto nel 2005 con 328 milioni di euro. E nel 2005 non governava il centrodestra; e la riduzione del deficit nel 2006-2007 fu dovuta al blocco di un finanziamento da parte del Ministero delle finanze che dava un'interpretazione diversa di un nostro atto. Noi infatti avevamo sanato il deficit a marzo, pur avendolo deliberato a settembre dell'anno precedente.
Quest'anno ho chiesto molte volte, c'è confusione mentale, non più tardi di avantieri sera conoscendo le ASL, ho fatto un po' di conti e sono arrivato a circa 200 milioni (e la Dirindin spara 360, qualche Assessore 310), lei ci dirà oggi che il lordo è pari a 197 milioni e che il netto è di 150 con errori, con errori madornali nella ASL numero 1 che risulta avere 4 milioni e invece ne ha molti di più, se ne sono accorti in ritardo.
Se sono 200 allora va rivisto tutto per l'Assessore perché non si possono togliere programmi interessanti per lo sviluppo della Sardegna mettendo 300 milioni quando il deficit netto è di 150 milioni, tanto ce lo dirà lei, lei l'ha dato in Commissione, io me lo sono fatto consegnare, evidentemente c'è qualcosa che stride. Occorre che tutti quanti si faccia uno sforzo, approvando i provvedimenti ed espletando i concorsi, soprattutto per gli OSS (un cavallo di battaglia del mio collega), la Asl 8 ha zero OSS, ha attinto dalla graduatoria, altri no e hanno un numero elevato di OSS perché poi, Assessore, non esageriamo, OSS ce ne sono troppi in circolazione. E se questo vuol dire creare condizioni di disagio e creare disoccupati bisogna ridurre i corsi.; bisogna fare invece corsi laddove c'è la possibilità di avere un posto di lavoro.
Stiamo attenti anche per quanto riguarda i medici; io sono stato purtroppo in rianimazione, hanno promesso loro ed è vincolante due anestesisti, non ci sono e si rischiano vite umane. Cerchiamo di guardare con attenzione a queste cose perché purtroppo va creato un sistema di controllo e bisogna evitare soprattutto che gente che non ha i titoli (è inutile istituire le Commissioni per verificare) continui imperterrita a ricoprire incarichi per i quali non è all'altezza.
Quindi voglio fare questa critica. In primo luogo occorre fare i concorsi, c'è un risparmio...
PRESIDENTE. Onorevole Oppi, il tempo a sua disposizione è terminato. E' iscritto a parlare il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà.
Poiché non è presente in Aula, decade.
Il Consiglio è riconvocato alle ore 16 e 30 del pomeriggio. Alle ore 15 e 30 è convocata la Conferenza dei Presidenti di Gruppo.
La seduta è tolta alle ore 13 e 28.