Seduta n.356 del 03/10/2012 

CCCLVI SEDUTA

Mercoledì 3 ottobre 2012

(POMERIDIANA)

Presidenza del Vicepresidente COSSA

indi

della Presidente LOMBARDO

La seduta è aperta alle ore 16 e 42.

COCCO DANIELE, Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta antimeridiana del 18 settembre 2012 (348), che è approvato.

Congedi

PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Radhouan Ben Amara, Mario Bruno, Roberto Capelli, Pietro Cocco, Mariano Contu, Francesco Meloni, Antonio Pitea, Matteo Sanna, Carlo Sanjust e Carlo Sechi hanno chiesto congedo per la seduta pomeridiana del 3 ottobre 2012.

Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.

Risposta scritta a interrogazione

PRESIDENTE. Comunico che è stata data risposta scritta alla seguente interrogazione:

"Interrogazione Mulas - Cuccureddu - Floris Mario sui gravi problemi causati dalla rigorosa applicazione delle norme sul patto di stabilità all'economia della Sardegna, ed in particolare al sistema delle piccole e medie imprese". (415)

(Risposta scritta in data 2 ottobre 2012.)

Continuazione della discussione generale del disegno di legge: "Disposizioni urgenti in materia sanitaria connesse alla manovra finanziaria" (385/A)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la continuazione della discussione generale del disegno di legge numero 385/A.

E' iscritto a parlare il consigliere Gian Valerio Sanna. Ne ha facoltà.

SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Presidente, vorrei inizialmente dire all'Assessore che, ovviamente, la rilevanza di questo problema fa sì che le cose che si dicono, le cose che si ragionano, non hanno niente a che fare con la sua persona che, al di là della buona volontà, non può nascondere e non può esimersi dal mettere in evidenza i limiti dell'operato di questa Giunta in materia di sanità. Chiedo scusa ai colleghi se mi permetto di dire alcune cose che ovviamente coinvolgono anche l'esperienza della mia parte politica ma, se si vuole fare un passo in avanti, bisogna avere quello che si chiama il realismo della ragione e noi siamo nella condizione cruciale, secondo me, in cui non è un problema di "chi" deve cercare di buttare a terra "chi" altro per lucrare sui termini politici. Si tratta di una svolta che attiene, come si diceva stamattina, al 50 per cento delle risorse pubbliche di questa Regione che urlano di essere collocate al di fuori di qualunque logica estranea al servizio ai cittadini e mi pare che, negli ultimi 20 o 30 anni, questa pratica si sia svolta molto ma molto poco, con alti e bassi, con tante differenze, ma molto poco.

La sanità sarda ha vissuto per lungo tempo i limiti di una diatriba ideologica, vorrei ricordare che nasce dal periodo in cui fu strutturata la nuova dimensione della sanità regionale e che portò, chi strutturò quella sanità, ad abbinarle anche una fortissima componente di gestione della sanità, ovviamente una gestione che non era finalizzata sempre e comunque al servizio, ma che contemplava anche la possibilità della politica di beneficiare di quella gestione. Questo è avvenuto da Mario Melis, a Palomba, a tutto il centrodestra che si è avvicendato prima della gestione Soru e, vorrei dire la verità, se stiamo alla reazione e al costo politico che la precedente legislatura ha pagato sul terreno delle riforme complessive, credo che, in quel luogo, noi abbiamo realizzato un tentativo, poi dirò di fare che cosa, perché il punto è capire come si esce fuori da questa logica.

Però questo tempo dello scontro ideologico e dell'interesse della politica sulla sanità è finito. E' finito non perché in qualche modo non si possa più fare, è finito perché i margini operativi e la leggerezza, con la quale si gestivano i fondi pubblici fino a qualche tempo fa, rendono, da oggi in poi, impossibile fare questo, per chiunque.

Quindi, non c'è una velleità da parte nostra di sostituire chi gestisce oggi, servirebbe cambiare. L'hanno detto stamattina tanti colleghi. A dire il vero mi pare una cosa ineludibile la militarizzazione della maggioranza su questo tema. Lo dico con franchezza, Assessore, se voleva per forza portare a casa un risultato ha scelto il momento sbagliato, Perché militarizzare una maggioranza su questo tema, come dice qualche volta (vorrei dire allegramente) Pittalis, pensando che noi sappiamo già quello che lui non vuol dire, per dimostrare che esiste la maggioranza? Non fateci ridere! Voi volete farci ridere sostenendo che queste sono le prove dell'esistenza di una maggioranza, con gli interventi che abbiamo sentito stamattina, con i problemi che sappiamo pullulare tra di voi da tempo? Non è il caso di soffermarci su queste cose. Quindi, non possono essere oggetto di prove.

Però, il vero problema che avete voi è sulla vostra credibilità in materia di sanità, lo dico perché l'abbiamo vissuto noi ai primi tre mesi, quattro mesi, c'è stato detto stamattina, le due più grandi riforme sono state quelle sul territorio e il paesaggio e quella della sanità; ma noi, dopo tre o quattro mesi dall'inizio della legislatura, avevamo già la pala e il piccone in mano per mettere le fondazioni di quelle riforme, ci sono gli atti che lo dimostrano! E voi vi state accorgendo, dopo quattro anni, di fare delle riforme? Basterebbe leggere l'articolo 18 di questo disegno di legge che spiega, scrivendolo, che voi avete deciso di rinunciare alla riforma, quindi di segnare una vostra sconfitta politica, perché dire che viene sospeso fino a quando non interverrà la modifica della "10", quindi la riforma completa, significa che viene sospeso l'effetto della legge numero 10.

Questo è fin troppo evidente, credo evidente tra di voi. Vi consiglierei di stare attenti, perché effettivamente il problema, in mezzo alle chiacchiere, di questa maggioranza, sapete qual è? Sono gli insormontabili conflitti di interessi che sommergono questa maggioranza dall'inizio della legislatura e che impediscono e impediranno qualunque tipo di riforma della sanità, perché nella sanità siete pieni di conflitti di interessi, tutti quanti, dalla Giunta fino in giù! E chiedere ai direttori generali, Assessore, di farsi in qualche misura (non sto a misurarla) protagonisti di un disegno riformatore insito in questo documento è una follia, perché questi direttori generali li avete nominati per gestire, non per riformare! Il personale è stato assunto per gestire! E vediamo i limiti di questa gestione, paradossalmente al punto da essere al servizio dei referenti territoriali, dei gruppi interni, i direttori generali non sono nati per coadiuvare la Regione a un processo di riforma, no, non li avete nominati per questo, perché se no non li avreste lottizzati nella maniera in cui li avete lottizzati, con tutti i problemi che vi stanno generando, anche attuali.

L'onorevole Vargiu giustamente ci ha detto stamattina: "Non credo che ci riusciremo". Credo che lui abbia fondamentalmente ragione, perché ha la percezione, lui stesso, dell'esistenza di questa marea di conflitti di interesse. Come dire? Lo ha detto molto efficacemente un comico di recente: chiedere a voi di fare la riforma della sanità equivarrebbe a chiedere a Giovanna d'Arco di andare a cercarsi la legna per il suo rogo. E' uguale, che senso ha? Ma vi sentite davvero liberi di poter fare una riforma? Parola grossa! "Fare" la riforma è una parola grossa; "proporci" una riforma, sarebbe più adeguato. Vi sentite liberi? O scontate davvero quello che è scritto in questa norma, quando, non so bene se all'articolo 10 o all'articolo 11, a un certo punto vi è sfuggita di mano un'ammissione, un'ammissione volontaria di come intendete farla. Cioè, quando si dice che quel ridimensionamento richiesto può essere fatto anche coinvolgendo la sanità privata, in modo che possa ristrutturare quei posti letto per renderli in servizi di residenze sanitarie, eccetera. Stiamo riducendo per fare ingrassare ancora il privato o che cosa stiamo facendo?

Quello che è scritto parla, e parla al di là di quello che voi volete farci intendere, dicendo che in questa Sardegna, dove la sanità privata dovrebbe essere largamente ridimensionata e che un contenimento di alcuni servizi sarebbe opportuno farlo con l'ottica di potenziare la presenza pubblica invece che avvantaggiare quella privata, voi interpretate in senso opposto. Leggo perché è molto utile: "previsione, nel rispetto dei criteri stabiliti nelle precedenti lettere…, della partecipazione al sistema sanitario di strutture private, favorendo la parziale riconversione dei posti letto oggi esistenti" - quindi da cancellare - "in posti letto di riabilitazione e lungo degenza post acuzie". E questo c'è bisogno esclusivamente di metterlo in capo al privato o si poteva cancellare quel riferimento? Assessore, non so se stiamo abusando delle nostre valutazioni, ma queste sono cose scritte. Come non dire che tutta la pletora delle strutture complesse, sub-complesse e persino semplici che ci sono nelle nostre strutture sono figlie, spesse volte, di una spartizione, nel tempo, delle cariche apicali al punto che oggi sono talmente così scadenti alcuni primariati che dovrebbero essere chiamati secondari, perché non abbiamo deciso col criterio della competenza ma con un altro criterio.

E oggi, se abbiamo un'offerta che dice "tre chirurgie" in un'unica realtà, ridurla a una efficiente significa cancellare due di quelle posizioni incrostate nel tempo. Chi lo fa? Lo dovrebbero fare quei direttori generali che vi siete divisi in una logica per cui il direttore (faccio un esempio, è solo un esempio) dei Riformatori non può toccare ciò che in quella struttura spetta al P.d.L. e viceversa? In questo modo voi volete fare la riforma? Credo che sia improbabile che voi la facciate.

Ecco perché dico che, stando questo sistema, Assessore, questo testo è improcedibile, perché la missione che è stata affidata ai direttori generali rende incompatibile questo sistema. Altro sarebbe stato se voi ci aveste proposto di sospendere tutti i direttori generali e di nominare un super-commissario che vada a prendersi le informazioni dalle ASL. Scusate, se io voglio difendere la ASL di Oristano (cito Oristano per caso) e tutto quello che mi fa comodo difendere nella ASL di Oristano, se io sono il direttore generale, darò alla Regione, che deve strutturare la riforma, le informazioni che più mi sono congeniali alla difesa del pavimento sul quale io poggio i piedi, così avverrà a Lanusei, così avverrà ovunque! Non è praticabile quel terreno, Assessore, è sbagliato! E' profondamente sbagliato, esprime la volontà di non riformare. Ecco perché! Stamattina è stata invitata a soprassedere nel portare avanti un disegno di legge così fatto, perché è improbabile che si possa portare a buon fine.

L'altro motivo è che c'è una lamentazione continua del fatto che l'Assessorato non riesce a governare i direttori generali. E come mai potrebbe, se sono già frutto di una lottizzazione? Come potrebbe? Dovrebbero essere frutto della sua libertà di scelta del meglio che le è stato offerto dalla graduatoria, ma così non è! Quindi credo che questa proposta sia un espediente per l'opinione pubblica, forse per lo stesso Cappellacci, che più che Presidente di una Regione va sempre più assumendo l'aspetto del Presidente dell'IKEA; apre un tavolo ovunque si trovi, per qualunque evento che gira, lui apre un tavolo, ma i tavoli li produce IKEA, qui si dovrebbero produrre soluzioni, non ne imbrocca una! Che prova di forza volete dimostrare a noi? A noi che siamo dello stesso mestiere vostro, si presume, cioè facciamo politica, rispetto all'inconcludenza che portate avanti. Come facciamo a cancellare reparti e a difenderne altri, utili, se mi indicate una percentuale del 75 per cento di occupazione? E' un parametro insignificante.

Faccio un esempio per quanto riguarda la riabilitazione neurologica, non sono un competente, quindi mi scuso se uso termini impropri, vi chiedo uno sforzo per capire. Se ho 15 posti per la riabilitazione neurologica, siccome per forza di cose questa ha bisogno di tempo, quelli hanno più del 100 per cento, 100! Ma chi mi dice da quel parametro se quei 15 posti sono insufficienti? E se la fenomenologia o l'epidemiologia, quello che volete, sta dicendo che quel settore va incrementato, chi me lo dice? Quel parametro del 75 per cento? Non me lo dice! Chi lo va a dire a tanti medici, che stanno sperando che entri nel dimenticatoio l'idea delle 24 ore su 24, che bisogna che qualcuno si alzi dalla sedia e ricominci a fare le visite domiciliari, e che cominci a strutturarsi nel territorio per dare risposte? O vogliamo chiedere ai nostri cittadini che cosa fanno i medici di famiglia? I loro orari? Ci sono tante cose che si potrebbero dire e che incidono nel risparmio, che non ne avete un'idea, e che questa legge neanche affronta.

Ve ne dico un'altra. Sapete che, in un reparto dei nostri ospedali, vanno a turno ogni settimana otto medici di guardia medica per non visitare quasi nessuno per le caratteristiche di quel reparto? E invece di mettere otto guardie mediche a disposizione anche di altri reparti, per ottimizzare la loro prestazione, quelli sono di esclusiva competenza di un reparto, quindi noi ne paghiamo altri 8, altri 8 e altri 8 inutilmente! Le sa queste cose lei, Assessore? Perché non ne chiede conto a questi direttori generali che sono amanti e grandi sostenitori delle agenzie interinali e che sono specializzati nell'assunzione territoriale e che inducono un danno madornale al diritto alla sanità, mancando di professionalizzare nel tempo delle persone che saltano automaticamente passati quei termini e che quindi non lasciano niente all'investimento, al denaro pubblico, invece di professionalizzarli, di fidelizzarli, di selezionarli. Tutte queste cose ci sono in questo provvedimento? O pensa davvero che io le stia dicendo cose inventate? Io ho la fortuna di avere un'allergia epidermica alla sanità perché ho visto come è strutturata e perché ho visto che fondamentalmente, letta da qui dentro, non è una cosa vera. La cosa vera sta dentro quei luoghi di sofferenza, dove c'è qualche medico imprenditore un po' politicizzato che, come nella magistratura, andrebbe calmato e ci sono dei grandissimi professionisti che sono invece oppressi e soffocati nella loro capacità da questo andazzo di cose.

La rivoluzione sanitaria in Sardegna deve partire da questa consapevolezza e dalla comune valutazione che anche noi, in gran parte, siamo stati nel tempo responsabili di alcuni cedimenti, ma non per questo dobbiamo continuare a essere così ciechi da non capire che è finito il tempo della leggerezza e che comincia il tempo della durezza, durezza anche nel dire ai nostri concittadini che quando un ospedale non è sostenibile, non è sostenibile. E' preferibile avere un pronto soccorso funzionante, una struttura che mi dia diverse specializzazioni o un ospedale da un'altra parte piuttosto che tante cose? Tanto poi il cittadino lo viene a sapere che tra i due è meglio l'altro quindi, se rimane lucido nella sua vita, come probabilmente non è capitato a qualcuno che in questi giorni compiangiamo, veniamo portati nel posto sbagliato… non voglio dire niente di più. Molte volte una scelta sbagliata sulla salute delle persone comporta conseguenze molto sbagliate. Con questo sentimento vorremmo lavorare con voi a una riforma, ma questo, ripeto, Assessore, con tutta l'amicizia, ma anche con tutta la serietà, è solo un espediente; le converrebbe fare un passo indietro, molte volte un passo indietro rappresenta…

PRESIDENTE. Onorevole Sanna, il tempo a sua disposizione è terminato.

Ha domandato di parlare il consigliere Espa. Ne ha facoltà.

ESPA (P.D.). Chiedo la verifica del numero legale.

(Appoggia la richiesta il consigliere Cocco Daniele)

Verifica del numero legale

PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.

(Segue la verifica)

Prendo atto che i consiglieri Dedoni, Espa, Lai, Rassu e Sanna Giacomo sono presenti.

Risultato della verifica

PRESIDENTE. Dichiaro che sono presenti 34 consiglieri.

(Risultano presenti i consiglieri: Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Cappai - Cherchi - Cocco Daniele - Contu Felice - Cossa - De Francisci - Dedoni - Dessì - Espa - Floris Rosanna - Gallus - Greco - Lai - Locci - Lunesu - Maninchedda - Mula - Murgioni - Oppi - Peru - Piras - Pittalis - Planetta - Randazzo - Rassu - Rodin - Sanna Giacomo - Solinas Christian - Steri - Tocco - Vargiu.)

Poiché il Consiglio non è in numero legale, sospendo la seduta per trenta minuti.

(La seduta, sospesa alle ore 17 e 07, viene ripresa alle ore 17 e 37)

PRESIDENTE. Riprendiamo i lavori.

Ha domandato di parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Chiedo la verifica del numero legale.

(Appoggia la richiesta il consigliere Cocco Daniele)

Seconda verifica del numero legale

PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.

(Segue la verifica)

Prendo atto che i consiglieri Cherchi, Dedoni, Diana Giampaolo, Oppi, Petrini e Rassu sono presenti.

Risultato della verifica

PRESIDENTE. Dichiaro che sono presenti 38 consiglieri.

(Risultano presenti i consiglieri: Amadu - Artizzu - Biancareddu - Cappai - Cherchi - Cocco Daniele - Contu Felice - Cossa - Cuccureddu - De Francisci - Dedoni - Dessì - Diana Giampaolo - Floris Rosanna - Fois - Gallus - Greco - Lai - Locci - Lunesu - Maninchedda - Milia - Mula - Murgioni - Oppi - Peru - Petrini - Piras - Pittalis - Planetta - Randazzo - Rassu - Rodin - Sanna Giacomo - Solinas Christian - Steri - Tocco - Vargiu.)

Poiché il Consiglio è in numero legale, possiamo proseguire i lavori.

E' iscritta a parlare la consigliera Zuncheddu. Ne ha facoltà.

ZUNCHEDDU (Gruppo Misto). Presidente, il disinteresse dell'Aula, secondo me, è già un giudizio molto forte sulla valenza di questo disegno di legge. Comunque a proposito di questo, credo che sia indispensabile, in una situazione in cui va analizzata la condizione della sanità sarda, tornare indietro di qualche anno e quindi tornare alle dichiarazioni programmatiche del presidente Cappellacci di oltre tre anni fa quando, su questo tema, sostenne di voler coniugare gli aspetti di carattere sanitario con quelli di carattere finanziario. Con preoccupazione chiesi se per caso intendesse privilegiare la sanità privata a discapito di quella pubblica, è inutile dire che, da parte sua, non arrivò nessuna risposta, nessun chiarimento. La risposta purtroppo è oggi sotto gli occhi di tutti.

La situazione sanitaria sarda nell'erogazione dei servizi al cittadino è allo sfascio e in totale abbandono. La politica poco lungimirante di questi anni, ha visto impegnati il presidente Cappellacci e gli Assessori che si sono alternati nella sanità in operazioni di smantellamento del Piano sanitario regionale varato, dopo decenni di attesa, proprio dalla Giunta Soru. La filosofia di questa maggioranza per il Piano sanitario regionale, come per il Piano paesaggistico, è all'insegna della distruzione senza che ci sia la volontà di costruire un'alternativa credibile e adeguata alle esigenze.

Presidente, il disinteresse dell'Aula continua. Che facciamo, interrompiamo?

PRESIDENTE. Ha ragione, onorevole Zuncheddu. Prego i colleghi di essere rispettosi della collega che sta intervenendo.

ZUNCHEDDU (Gruppo Misto). Anche per l'importanza del tema, prima di tutto. Quindi questa Giunta non ha avuto la capacità di ripartire da tutto ciò che di buono era stato raggiunto dalle precedenti esperienze, anche se non tutto era perfetto, questo è ovvio. L'intelligenza politica di chi governa si evince dalla volontà di costruire piani funzionali. L'imminente scadenza di questa legislatura rischia di fatto di lasciare la sanità in Sardegna fra le macerie delle incompiute, la mancanza di servizi e gli sprechi.

Ci sono delle logiche oscure che mi sfuggono e vorrei anche citare alcuni esempi significativi del disordine che regna nella sanità sarda, da cui non possiamo prescindere quando si pensa addirittura di proporre il riordino con una legge. Incominciamo dall'acquisto per la ASL 6 di Sanluri di un tomografo, uno strumento TAC, con 750 mila euro di finanziamento pubblico, ignorando che un tomografo a 16 strati, quindi tecnologicamente avanzatissimo, era già stato acquistato pochi mesi prima e già serviva sufficientemente tutto quel territorio. Non si capisce perché l'Assessore non abbia acquistato un'apparecchiatura per la risonanza magnetica, che è complementare alla TAC, che è necessaria nella diagnostica precoce dei tumori, che avrebbe abbattuto i costi altissimi, circa un milione all'anno da pagare a strutture esterne cui si rivolgevano i cittadini per questa indagine diagnostica. C'è da chiedersi se l'acquisto del doppione di TAC sia un caso isolato oppure no.

Comunque, successivamente, l'inesperienza dichiarata dell'assessore De Francisci non fu di buon auspicio, visto che la sua debolezza è stata subito funzionale ad appetiti che contrastano con il diritto dei cittadini sardi a una sanità equa e pubblica. La sanità con la Giunta Cappellacci si è prospettata subito come terreno fertile per le clientele e i potentati politici.

La mancanza di controllo su un settore così sensibile, quindi la rinuncia al ruolo di controllo e di indirizzo da parte dell'Assessorato della sanità, ha esitato con un progressivo aumento della spesa pubblica e una precipitazione della qualità del servizio ai cittadini. Ora tutto il settore della cosiddetta sanità pubblica finisce nelle grinfie di padroni di turno che sono emanazioni di correnti politiche di questa maggioranza. Per citare casi concreti, lo stesso ospedale Brotzu primeggia vergognosamente per lo spreco di denaro pubblico in consulenze e collaborazioni esterne, per non parlare del dramma occupazionale del personale organico medico-infermieristico e dello scandalo dei contratti interinali, quindi del far scadere le graduatorie degli operatori sociosanitari per assumere persone non idonee a discapito del personale qualificato, compromettendo con ciò il buon andamento della pubblica amministrazione, con ulteriore sperpero di denaro pubblico e il crollo della qualità dell'assistenza ai cittadini.

La violazione del diritto al lavoro dei tecnici già inseriti in graduatoria è aggravata dal fatto che si tratta di lavoratori altamente qualificati e per la cui formazione la Regione autonoma della Sardegna ha già investito 7 milioni e 600 mila euro. Il degrado è una costante del sistema sanitario sardo. Le ASL diventano anch'esse strumenti di potere e di sperpero di denaro pubblico al servizio dei soliti noti. Intanto interviene la Giunta regionale a riappianare il disavanzo, visto che chi sperpera è rigorosamente espressione di potentati politici ed economici.

La spesa della sanità privata sale in modo incontrollato, così come la spesa farmaceutica che subì una forte contrazione con la precedente Giunta di centrosinistra e ora vanta un incremento tale da riportare la Sardegna in testa alle classifiche italiane per lo spreco di danaro pubblico e per la più bassa qualità dei servizi ai cittadini. Vorrei anche ricordare, agli eventuali scettici presenti in aula, che proprio sulla questione della sanità con la Giunta Soru il Governo di Berlusconi, riconoscendone i meriti, non annoverò la Sardegna fra le cosiddette "Regioni canaglia". Ora, per la cattiva amministrazione di questi tre anni e mezzo, il disavanzo è in forte crescita, quindi dai 265 milioni di euro del 2009 si passa ai 273 milioni dell'anno successivo, e l'ascesa purtroppo è progressiva.

Tutto questo avviene in modo ingiustificato, vista la bassa qualità dei servizi, il crollo totale della prevenzione sia primaria che secondaria, l'abbandono della ricerca, a partire dalle cosiddette malattie rare che paradossalmente in Sardegna sono molto presenti, la dismissione di centri di eccellenza già ben citati questa mattina dal collega Agus, a cui aggiungo anche il Centro per la procreazione assistita presso il Policlinico della città di Quartu, centro che, oltre che seguire numerose coppie sarde, era diventato anche un punto di riferimento a livello italiano e internazionale, arrivavano addirittura dall'Irlanda. Ora i due professionisti che adottavano tecniche di avanguardia sono stati messi nella condizione di abbandonare l'Isola e con essi, è inutile dire, c'è una fila di coppie sarde che varcano il mare per andare a curarsi fuori con costi elevati per la sanità e per gli stessi cittadini.

Così come voglio riferirmi anche all'abbandono dei cittadini che, una volta dimessi dagli ospedali, vengono privati della continuità assistenziale per la mancanza di un sistema di servizi territoriali coordinati con gli ospedali.

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LOMBARDO

(Segue ZUNCHEDDU.) Insomma faccio un appello proprio all'Assessore della sanità: bisogna ripristinare le funzioni che non possono essere restituite o sostituite dalle figure dei direttori generali, spesso piazzati ai vertici della struttura sanitaria ovviamente per espletare la propria, fra virgolette, professionalità, quindi in botteghe, clientele e servizi vari.

Oggi, come se non bastasse, dietro la cosiddetta ottimizzazione si nascondono nuovi tagli alla spesa sanitaria con la riduzione dei posti letto e della mobilità del personale, come denuncia, proprio in questi giorni con un comunicato, l'ANAAO. Inoltre si annuncia l'imminente mobilitazione e sciopero da parte dei medici ospedalieri in totale dissenso con la politica dei tagli attuata dal Governo italiano e accettata passivamente dalla Regione autonoma della Sardegna. Oggi non è più possibile parlare di sanità senza affrontare il suo principale problema, cioè il costo sanitario che, fra l'altro, i cittadini pagano totalmente sia in termini di quantità che di qualità. Ritengo doveroso affrontare il problema della spesa sanitaria prima di valutare e sottoscrivere i tagli che il Governo italiano intende perseguire passando sopra qualunque diritto dei cittadini sardi, ancora una volta trattati proprio come schiavi in una colonia. In Sardegna, l'offerta sanitaria, ma anche la qualità della salute, è purtroppo peggiore rispetto ad altre regioni dello Stato italiano. Infatti, secondo il rapporto Censis del 2011, i principali fattori sono determinati dall'inquinamento ambientale; per il 50,8 per cento dei residenti nel Mezzogiorno la qualità dei servizi sanitari è inadeguata, contro il 26,9 della media italiana.

La sanità sarda necessita di un piano che preveda i cambiamenti radicali legati anche all'invecchiamento della popolazione. Si tratta di trasformazioni che inevitabilmente in modo drastico imporranno modifiche dell'assetto dell'offerta sanitaria, invertendo la tendenza degli standards. La spesa per gli anziani non autosufficienti rimane la spesa maggiormente incomprimibile per le nostre famiglie. Tutto ciò perché l'assistenza è già carente, la società invecchia e aumentano i bisogni. Paradossalmente la manovra di stabilità del 2011 del Governo italiano ha cancellato il fondo di 400 milioni precedentemente stanziato per il fondo nazionale specifico. I tagli e i nuovi tickets che si nascondono dietro la politica delle cosiddette ottimizzazioni non saranno sostenibili. Purtroppo resta il nodo della spesa sanitaria fortemente influenzata dalla corruzione e da un processo di privatizzazione della sanità che sta portando, giorno dopo giorno, a un deperimento della qualità e della quantità delle prestazioni di servizio pubblico.

Le istituzioni deputate al controllo e agli indirizzi della sanità, deboli e delegittimate, devono riprendere in mano le redini di un settore di tale importanza se si vuole salvare il salvabile e mettere al centro le esigenze dei cittadini e delle nostre famiglie, tutto ciò evitando che sia esclusivamente lo Stato italiano a determinare e a decidere sulla gestione della sanità sarda, intesa come bisogni ed esigenze per la salute di un popolo.

Sulla spending review: la sanità sarda è stata già pesantemente falcidiata e nuovi tagli non sarebbero più possibili se non a discapito di un'ulteriore diminuzione dei servizi che colpirebbe inevitabilmente i ceti più popolari, più deboli e più poveri. D'altra parte, sul fronte logistico e infrastrutturale, è già avvenuta una forte riduzione, quindi è taglio, mi riferisco ai posti letto, così come il numero di strutture di ricovero pubbliche ed equiparate è nettamente ridotto, in alcuni casi hanno dovuto letteralmente cessare il servizio. Il personale dipendente occupato in questo settore è complessivamente diminuito. I livelli decisionali a tutti i livelli (mi riferisco allo Stato italiano e alla Regione autonoma della Sardegna) si sono concentrati sulla ricerca prevalente di equilibrio di bilancio, mentre il grado di libertà di decisione delle aziende sanitarie è stato fortemente ridotto, quindi manca la legittimazione istituzionale del ruolo decisionale. Ribadisco che le istituzioni regionali, che dovrebbero controllare e orientare i comportamenti e le scelte delle aziende sanitarie, sono deboli. Le politiche di selezione, di retribuzione, di valutazione attuale al top management rischiano di impoverire il pool di professionisti a vari livelli disponibili ad assumersi la direzione e la responsabilità delle scelte nelle aziende sanitarie.

Questa legge, che ha visto evidentemente scarsa partecipazione e condivisione nel suo iter da parte delle forze politiche sia di maggioranza che di opposizione, dovrebbe essere riportata come minimo in Commissione, anzi direi che dovrebbe essere assolutamente ritirata. Comunque non è possibile che, su un tema così importante, quello della salute del popolo sardo, si vada a legiferare solamente per alzata di mano e non per condivisione, come meriterebbe l'argomento.

Ancora una volta non possiamo, come Regione autonoma della Sardegna e come popolo sardo, subire passivamente i diktat politici ed economici imposti dalla quadratura dei bilanci dello Stato italiano. Fatta nostra la lotta allo sperpero e all'inefficienza, dobbiamo rigorosamente salvaguardare il diritto alla salute per tutto il popolo sardo, pena di essere servi e ancora una volta non padroni in casa nostra.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Corda. Ne ha facoltà.

CORDA (P.D.). Presidente, il disegno di legge numero 385 è approdato in Commissione con l'ambizioso proposito di sostituire il Piano sanitario regionale. Nel corso della discussione però, alle prime osservazioni critiche, è emersa l'intrinseca debolezza e la totale inconsistenza propria di un testo improvvisato e inadeguato ad affrontare i tanti problemi e le carenze che caratterizzano il servizio sanitario regionale. Per cui, abbandonato l'obiettivo iniziale, Giunta e maggioranza della Commissione, nonostante i lodevoli sforzi per difenderne l'impalcatura, hanno dovuto ripiegare per un obiettivo ben più modesto: approvazione di una povera "riformina". Così ogni tentativo di migliorarne il testo in Commissione si è rivelato vano ed è potuto approdare in Aula un testo più che dimezzato rispetto all'originale disegno di legge proposto dalla Giunta.

Tutto ciò costituisce - a mio avviso - semplicemente un tentativo per poter dimostrare che, comunque, avete provato a fare qualcosa, avete provato a mettere mano al sistema sanitario, visto il nulla dei tre anni e mezzo trascorsi. Ma è un tentativo nel quale voi stessi per primi non credete, lo dimostra la presa di distanza dei Riformatori già in Commissione e poi con l'intervento in Aula dell'onorevole Vargiu, che non prova certo tanta passione per questo disegno di legge; poi ancora, la rinuncia in Aula del relatore, onorevole Locci; infine lo dimostra la sofferta accettazione da parte dell'onorevole Renato Lai a svolgere la relazione. Fatti questi che, da soli, dimostrano la non condivisione del testo in discussione.

Per tutte queste ragioni e per evitare che si facciano ulteriori danni, oltre a quelli fatti in questi ultimi anni, ritenevamo e riteniamo che sia bene riportare il testo in Commissione. La collega Barracciu ha evidenziato bene da una parte le innumerevoli pecche e nefandezze che hanno caratterizzato la vostra gestione e, dall'altra, le gravi insufficienze, gli effetti dannosi e devastanti che creerebbe nel sistema sanitario regionale se questo testo fosse approvato. Possiamo dire queste cose perché, dal momento del vostro insediamento al Governo della Regione a oggi, avete fatto sì che il disavanzo della spesa sanitaria (che, nel 2008, era stato ridotto a meno di 76 milioni di euro) raggiungesse, nel 2011, la ragguardevole cifra di 360 milioni di euro. Avete fatto sì che la spesa farmaceutica aumentasse di circa il 20 per cento per raggiungere, nel 2010, la modica cifra di quasi 610 milioni di euro, con una ulteriore lievitazione nel 2011, tanto da collocare la nostra Regione tra quelle che spendono di più a livello nazionale. Avete fatto sì che le liste di attesa, non solo non sono state abbattute, come solennemente promesso, ma in generale sono sensibilmente cresciute e, ancora, avete fatto sì che le dotazioni di personale, già elevate nel 2009, pari a 24 mila unità, subissero un ulteriore incremento con il massiccio ricorso alle assunzioni interinali, tale da porre la Sardegna al di sopra della media nazionale esponendola a un aumento dell'11 per cento, per una spesa complessiva di oltre 1141 milioni di euro nel 2010.

Giova ricordare, anche in questa occasione, lo abbiamo fatto con interrogazioni e con interpellanze, Assessore, che, nello stesso anno, soltanto la ASL di Olbia ha speso, limitatamente per questo genere di assunzioni interinali ripeto, oltre 10 milioni di euro, cioè 20 miliardi delle vecchie lire. Le altre ASL non sono da meno, con grave pregiudizio per la spesa ma, cosa assai più seria, con grave pregiudizio per la qualità delle prestazioni sanitarie; infatti, come bene evidenziava il collega Gian Valerio Sanna, quel personale non è adeguatamente formato poiché si attinge esclusivamente per segnalazioni fatte da questo o da quel politico di turno, quindi è personale privo di professionalità, privo di credenziali, se non quelle di carattere politico.

E' triste rilevare come, in questi anni di vostro Governo, l'aumento della spesa non solo non ha migliorato la qualità del servizio sanitario ma, al contrario, ha determinato un abbassamento del livello delle prestazioni, se è vero com'è vero che il numero dei nostri concittadini costretti a emigrare in altre regioni per potersi curare, in generale, ha subito una sensibile crescita, determinando un forte aggravio di spesa.

A questo proposito, a proposito di spesa, non noi dell'opposizione, ma i magistrati della Corte dei Conti hanno denunciato (cito testualmente) "un quadro di inidonea conoscenza, da parte dell'Assessore regionale della sanità, dei reali flussi di spesa, legato probabilmente alla carenza di adeguati monitoraggi e controlli, inoltre la Regione non ha rispettato alcuno dei tetti programmati fissati a livello nazionale per il contenimento delle varie componenti della spesa farmaceutica". Ancora, sempre la Corte dei conti ha sottolineato l'aumento dei costi complessivi per l'acquisto di beni sanitari, macchine, macchinari e attrezzature, beni sanitari talvolta sofisticati, modernissime attrezzature che, come ricordava l'onorevole Campus, restano spesso, non solo nella ASL di Sassari, tranquillamente inutilizzate.

Insomma è un quadro davvero desolante quello in cui ci si trova, in cui oggi si trova il sistema sanitario regionale. Eppure la Giunta, all'atto dell'insediamento, riprendendo uno degli argomenti principe della campagna elettorale, che della rivoluzione del Piano sanitario aveva fatto uno dei cavalli di battaglia, aveva annunciato la rapida approvazione del Piano sanitario regionale e quindi una grande riforma che avrebbe ridotto il numero delle ASL, che avrebbe portato alla razionalizzazione e al contenimento della spesa, nonché alla riorganizzazione della rete ospedaliera. Dio sa (ma lo sappiamo bene anche noi!) quanto bisogno c'è di rivedere la rete ospedaliera, e non solo perché ci viene imposto dal Governo nazionale, ma per i ben noti squilibri che presenta e che per altro vanno a vantaggio di determinati territori e a danno di altri, vedi Olbia per esempio. E' una delle storture che, grazie alla riforma che avreste prontamente varato, sarebbe stata definitivamente sanata. Continuiamo a registrare invece le carenze e i ritardi di sempre; una carenza di posti letto, che è bene ricordarlo, pone il territorio della Gallura ben al di sotto della media nazionale, l'1.8 nella città di Olbia, contro il 4 per mille regionale, con Cagliari all'8 per mille e Sassari oltre il 5.

L'esigenza di affrontare il problema è pressante e non più rinviabile; ma non si risolve affidando il compito della riorganizzazione della rete ospedaliera ai direttori generali. Ciò è semplicemente inaccettabile. Come si può delegare al direttore generale la facoltà di decidere se, come e dove operare i tagli dei posti letto. Una tale scelta prelude, nella migliore delle ipotesi, al mantenimento dello status quo; cioè in altri termini, alla cristallizzazione degli attuali squilibri, delle attuali carenze, degli attuali sprechi, in sintesi alla cristallizzazione di una situazione di mala sanità.

E, cosa ancora più grave, se passasse questa scelta, si spoglierebbe il Consiglio della funzione politica fondamentale che è quella della programmazione di un servizio sanitario adeguato per garantire la tutela della cosa più importante per i cittadini: la salute.

Assessore, lei ci darà atto dell'apertura di credito concessa dall'opposizione al momento del suo insediamento, ci sembrava giusto e doveroso nei confronti di una giovane consigliera che certamente, con buona volontà ma con poca esperienza, si apprestava a governare un Assessorato complesso e difficile. Personalmente le confesso di aver riposto fiducia circa il suo impegno, per esempio, per il superamento di quel gap che storicamente, in tema di sanità, separa Olbia e la Gallura dal resto dell'Isola.

Una situazione che vede fortemente penalizzata, discriminata, la comunità gallurese non è più accettabile; quella comunità non può restare ancora, dopo trent'anni, nella messianica attesa della cosiddetta sanità di eccellenza del "San Raffaele" sull'altare della cui presunta efficienza per troppo tempo si è sacrificata la sanità pubblica. E' una situazione insostenibile della quale certamente non intendo attribuire a lei, Assessore, particolari responsabilità, perché l'affidamento delle sorti della sanità e del diritto alla salute dei cittadini di quel territorio quasi esclusivamente alla sanità privata è stata una scelta infelice ed è imputabile in primo luogo alla rappresentanza politica locale.

A lei, Assessore, però, va attribuita la mancata assegnazione di quelle specialità previste richieste dalla ASL 2 da oltre un anno., Essendoci, presso il San Giovanni di Dio, pronta disponibilità di spazi, basterebbe un adeguamento di risorse umane, medici e infermieri, e non personale amministrativo ancora una volta assunto attraverso le agenzie interinali, ripeto, basterebbe un adeguamento delle risorse umane e tecnologiche per risolvere in tempi brevi la situazione di forte criticità in cui, per carenza di posti letto, si trovano oggi determinati reparti.

Allo stesso modo si potrebbe procedere all'apertura delle unità operative ancora assenti benché previste nella realizzazione del secondo lotto della struttura. Si tratterebbe di circa 80 posti letto distribuiti tra gli altri nei reparti di medicina interna, rianimazione, neonatologia, oculistica eccetera, come peraltro sollecitato più volte dal sottoscritto e anche dall'onorevole Lai che di quella realtà conosce bene le carenze. Un provvedimento in questo senso, Assessore, consentirebbe la soluzione in tempi brevi, senza particolari aggravi di spesa, dei ben noti problemi che obbligano i cittadini della Gallura a rivolgersi a strutture ospedaliere di altri territori, persino del continente, anche per patologie non importanti.

Insomma questo disegno di legge dovrebbe essere dichiarato irricevibile, non doveva neppure arrivare in Aula, perché le carenze che abbiamo cercato di evidenziare, ma che non sono le sole qui sottolineate, sono tante e tali da farci dire che un testo così approvato non risolverà nulla. Assessore, non c'è altra ragione, nella nostra reiterata richiesta del rinvio del testo in Commissione, se non quella di voler contribuire sinceramente in termini costruttivi alla stesura di un testo di legge che si proponga di affrontare e risolvere i gravi problemi che caratterizzano il nostro sistema sanitario, non nell'interesse di questa o quella parte politica ma nell'unico interesse dei cittadini sardi.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Porcu. Ne ha facoltà.

PORCU (P.D.). Presidente, Assessori e colleghi, credo che, dopo questo lungo dibattito che volge al termine con quelle che saranno le repliche dei Capigruppo, sia possibile una prima riflessione. Forse, da quello che abbiamo sentito, non sarei così pessimista come il collega Vargiu, certamente abbiamo visto un taglio all'assistenza in questa Aula, in queste ore, ma si tratta purtroppo di un taglio all'assistenza politica, a quella solidarietà che la vostra maggioranza avrebbe dovuto portare al vostro Assessore della sanità, solidarietà clamorosamente mancata. Così come è mancata una solidarietà da parte della Giunta, c'è stato infatti un avvicendarsi di qualche collega ma nella totale assenza del Presidente della Regione e dell'Assessore del bilancio, pur in una partita che in quel bilancio regionale pesa sulla spesa effettiva per quasi il 60 per cento.

Credo che questo taglio di assistenza, Assessore, questa mancata solidarietà politica, questa difficoltà della vostra maggioranza sia non soltanto a essere presente, perché spesso siete stati anche distratti e assenti, costringendoci a richiedere la verifica del numero legale, ma sia anche incapacità di spiegare le ragioni per cui questa legge dovrebbe risolvere quello che fino a oggi non siete stati capaci di fare.

Credo che non sia un caso che le poche accezioni nel silenzio della maggioranza siano arrivate da parte di chi in questa maggioranza su questo tema si sente molto stretto e a disagio, mi riferisco al collega Vargiu, o da chi da questa maggioranza ha deciso di andarsene, come l'onorevole Campus, perché forse proprio su questo tema aveva difficoltà a giustificare ancora la sua partecipazione a una maggioranza che, come ha ben descritto e ben raccontato nel suo intervento, ha perso occasioni su occasioni.

Devo dire che dispiace aver ascoltato un collega certamente esperto della materia, come il collega Vargiu (avremmo voluto anche sentire l'onorevole Franco Meloni, ma evidentemente ha preferito tacere), annoverarsi tra gli sconfitti, richiamare quasi all'etica verdiana degli sconfitti, dei vinti, di chi sa di non avere più speranza e guarda alla vita, guarda al futuro, non con gli occhi di chi ritiene di cercare ancora un riscatto ma con gli occhi di chi sa che non c'è più speranza, non c'è più niente da fare. Credo che il j'accuse che ha lanciato il collega Vargiu, che è certamente un j'accuse rivolto alla classe dirigente sarda nel suo insieme, sia un j'accuse fortissimo alla maggioranza di centrodestra, alla sua inconcludenza, alla maggioranza che guida la Regione e che oggi su questo tema fa presagire una sconfitta che vedrà inevitabilmente, per il rientro della spesa sanitaria, l'avvento di un commissario governativo o di qualcuno che, in qualche modo, dovrà mettere i conti a posto, conti che voi non siete stati in alcun modo capaci di mettere a posto, di riconvertire a una pianificazione e a una spesa più attente.

Quindi la legge di oggi, prima dei dettagli, entrerò anche nel merito degli articoli e nella natura di questo testo, è innanzitutto un manifesto alla vostra incapacità di programmazione, è una cosa che conosciamo già, non siete stati capaci di approvare alcun indirizzo programmatorio in nessuna materia. E' una rinuncia a produrre una riforma organica che abbia obiettivi chiari e trasparenti in merito alla qualità dell'assistenza sanitaria, alla capacità di aggredire alcune patologie che sono critiche in Sardegna, alla capacità di migliorare i livelli di assistenza, le liste d'attesa, a rendere meno ospedalocentrica oggi la sanità in Sardegna. Devo dire che, per certi aspetti, potevamo dire che si ripete una storia già vista, col vostro esordio che, dall'urbanistica al paesaggio, ai trasporti, vi ha sempre visto in qualche modo cercare soluzioni pasticciate, soluzioni che hanno portato deroghe su soluzioni che hanno evitato di mettere obiettivi chiari e condivisi.

Il motivo è molto semplice: voi non avete una maggioranza politica. La vostra maggioranza può stare insieme soltanto intorno alla suddivisione di posizioni, di spartizioni o attraverso un manuale Cencelli che, se non è delle cariche politiche, è un manuale Cencelli delle leggine. Esempi: "Io do la leggina sulla flotta territoriale a te, caro Partito sardista, così te ne stai zitto, come sei stato oggi sulla legge sanitaria", "Io do l'adesione a voi, cari Riformatori, sul referendum, così ve ne state un po' zitti e magari, sulla legge sui servizi sanitari, finite per astenervi"; insomma, a ognuno il suo nel tentativo estremo di tenere insieme una maggioranza che non c'è, ma certamente questo andare ritarda le soluzioni vere che possono risolvere in maniera strutturale i problemi della Sardegna, aggrava una crisi che attanaglia le famiglie, che attanaglia l'industria, che attanaglia l'economia della Sardegna dove, oggi, chi è più povero e più disperato si sente più solo e chi vorrebbe anche intraprendere, chi vorrebbe ripartire con coraggio, non lo può fare perché non ha certamente nella vostra maggioranza e nella vostra Giunta un interlocutore capace di chiarire qual è la rotta per il futuro.

Però, per non stare soltanto su considerazioni generiche politiche, vorrei entrare nel merito di questa legge, a cominciare dall'articolo 5, per sancire la natura di un testo che è un po' una scorciatoia e un po' è scopiazzato. Un testo che è largamente insoddisfacente, che noi proporremo di far tornare in Commissione perché si recuperi la via maestra di una programmazione sanitaria che non può che partire dal Piano sanitario e poi, dal Piano sanitario, con gli atti strategici delle singole realtà, dei singoli atti aziendali, delle ASL e delle aziende ospedaliere. Allora, andiamo a vedere l'articolo 5, l'articolo 5 cerca di dare a questo provvedimento di legge la dignità di una legge che vuole controllare qualcosa, ma il paradosso è che questo articolo 5 è scopiazzato per intero, tranne che per un numero, dall'articolo 10 (vi invito a leggerlo) della legge numero 10 sui servizi sanitari approvata nel 2006, nella scorsa legislatura. Cioè, sostanzialmente, l'unica cosa che avete modificato, l'unica cosa su cui avete inciso è il termine entro il quale si dà una risposta agli atti le cui spese e i cui impegni superino l'importo di 5 milioni di euro, l'avete ridotto da 40 a 30 giorni. Allora, questa è già una mascherina, ci dice già la natura di questo provvedimento di legge, cioè è una legge che cerca di mascherare una totale inconsistenza scopiazzando qua e là, cambiando un numerino, ma inserendo un intero articolo che, guarda caso, ricalca al 99,9 per cento la legge precedente.

Possiamo continuare con l'articolo 10, che ha degli aspetti paradossali, alcuni colleghi li hanno richiamati, però voglio tornarci. Al comma 1, andiamo a fissare un numero di posti letto (su questo, Assessore, magari saremmo grati se lei ci aiutasse a capire) non superiore a 3,7 per mille abitanti, di cui 3 acuti, si dice, e 0,7 per riabilitazione. Allora, vorrei ricordare che una cosa è fissare un parametro a livello regionale, dove tra territorio e territorio trovo dei riequilibri anche sulla base di specificità, per esempio mi lascio la possibilità, in alcune zone, dove magari ci sono difficoltà di collegamento, dove c'è un bisogno di presenza della Regione, o in altre zone che magari hanno delle specializzazioni importanti, di eccedere quei parametri e di ritrovare un equilibrio complessivo; altra cosa è calcolare quei parametri in maniera rigida, ASL per ASL, perché l'effetto è che l'intero sistema non trova un suo equilibrio complessivo, una sua solidarietà tra territori.

Ponendo dei paletti rigidi invalicabili da parte dei vostri delegati all'attuazione che diventano i direttori generali, non ho un momento di coordinamento tra attività attuative di direttore generale e direttore generale. Rischio di creare duplicati, sovrapposizioni o di creare anche tagli lì dove non ce n'è bisogno. Con il vostro modello, ogni ASL si salva da sola, ogni territorio si salva da solo. Forse voi non vi rendete conto di che cosa avete scritto, di qual è il prodotto di questa legge, il risultato finale (ammesso che ci si arrivi, ho le stesse perplessità del collega Campus sulla vostra capacità di approvare linee guida in trenta giorni e che questa cosa vada avanti) di questa norma è sconosciuto. Non sappiamo quali saranno i punti di caduta. Sappiamo soltanto che dovranno rispettare questi parametri, però non sappiamo quante medicine di emergenza ci saranno, quante strutture complesse che si occuperanno dei trapianti, dove, perché. Non sappiamo il risultato complessivo, non sappiamo gli obiettivi a cui tende, quali sono gli obiettivi su scala regionale, perché il rischio che corriamo, quando poniamo parametri rigidi e poi chiediamo che vengano realizzati territorio per territorio, è che creiamo inutili sprechi e duplicazioni anche dove riteniamo di non crearne.

Poi che dire del punto d), cioè del fatto che il tasso di utilizzazione dei posti letto non deve essere inferiore al 75 per cento? Devo dire che quando ho letto questo parametro ho immaginato che fosse effetto di un "copia e incolla" sul piano strategico per il turismo, dove abbiamo un problema di tassi di occupazione molto bassi per cui un tasso di occupazione del 75 per cento sarebbe effettivamente un obiettivo virtuoso. Ma, in una regione ospedalocentrica come la nostra, dove il problema è l'inappropriatezza del ricovero (cioè il fatto che alcuni pazienti in ospedale non dovrebbero proprio entrarci e se ci entrano dovrebbero entrarci per mezza giornata, non per cinque giorni), questo parametro d) è totalmente disarmonico rispetto agli obiettivi di un'ipotetica riforma; rischia di dare un incentivo al contrario, cioè rafforzare e premiare l'inappropriatezza, premiare i ricoveri prolungati, non dismettere mai le persone che vengono ricoverate nei posti per acuzie perché c'è un parametro da rispettare! E' facile rispettare il parametro: non faccio uscire un paziente, anche se dovrebbe andare a casa finché non ne arriva un altro, sono un mago, lo risolvo in un attimo!

Assessore, rispettare questo parametro è un gioco da ragazzi: chiedo ai direttori sanitari di tenere le persone in ospedale e di non dimetterle fino a quando non c'è uno in coda che entra. Le assicuro che realizziamo il 100 per cento, ma realizzando il 100 per cento di quel parametro siamo sicuri che conteniamo i costi? Allora, non sono un esperto di politica sanitaria, ma sono un esperto di organizzazione aziendale e la sanità è un'azienda sociale, è un'azienda il cui obiettivo non è produrre utili, ma produrre servizi di qualità che vengono incontro alle esigenze dei cittadini. Se non partiamo dagli obiettivi di salute e di qualità, cioè dal risultato che vogliamo raggiungere per il nostro paziente, ma partiamo da parametri rigidi e tra l'altro fuorvianti come questo, mi chiedo: che cosa facciamo se non prenderci in giro? Tra l'altro, qui dimostrate (l'ha detto bene qualche collega) che non padroneggiate la materia, è preoccupante quanto avete scritto.

Potremmo andare avanti all'articolo 11 in cui sono previsti i trenta giorni in cui magicamente farete le linee guida, le direttive per le aziende sanitarie locali, quindi magicamente farete quello che non si è fatto, sulla rete ospedaliera, che queste linee guida non potranno che riflettere il contenuto dell'articolo 10. Ma vorrei citare il comma 2, la scrittura di questo comma 2 contraddice l'organizzazione democratica della Regione. Colleghi, seguitemi un attimo su questo punto, nel comma 2, noi facciamo una specie di processo al contrario: il controllato, ovvero il direttore generale, convoca i suoi controllori, non è un organo super partes come era nella legge numero 10. Cioè la Conferenza provinciale sanitaria (che ha i sindaci, il Presidente della Provincia, ha gli organismi democraticamente eletti dal popolo, che sono portatori delle istanze di una comunità e di un territorio) non viene convocata per valutare l'operato del direttore generale da parte di un organismo super partes che indirizza i lavori e per dare un giudizio terzo rispetto all'attività, che sia funzionale alle esigenze di quella comunità; no, è lo stesso controllato che convoca i suoi controllori mettendoli in una situazione di sudditanza psicologica, indirizzando i lavori.

A parte che stiamo ribaltando un procedimento democratico che è quello di dare voce e spazio in maniera indipendente agli eletti dal popolo, che dovrebbero controllare i controllati e non viceversa, stiamo - secondo me - facendo una sgrammaticatura legislativa, il che vi fa capire il livello culturale, non solo in materia sanitaria, della vostra maggioranza, ma il livello culturale in materie giuridiche, cioè siete degli illetterati della materia sanitaria, per le cose che ho detto riguardo all'articolo 10, e della materia giuridica, dell'organizzazione della Regione, delle funzioni degli enti locali, per quanto riguarda l'articolo 11.

Che dire, Assessore? Lei sa che le vorrei dare, dalla minoranza, quella solidarietà politica che le hanno lesinato i suoi colleghi della maggioranza, ma non gliela posso dare "politica" perché, dal punto di vista politico, molto ci divide. Posso limitarmi a dargliela dal punto di vista personale, non vorrei essere nei suoi panni, alle prese con una riforma che riguarda il 60 per cento della spesa della Regione, che tocca la vita di 1 milione e 650 mila sardi, in una situazione di tale solitudine politica, in assenza di una maggioranza che abbia una visione condivisa, lasciando, con la scorciatoia di questa legge, che a decidere del futuro dell'assistenza sanitaria dei sardi siano dei managers e, per quanto volenterosi, ognuno di loro applicherà la sua ricetta, la sua visione del mondo, per produrre una riforma complessiva che non potrà che essere disarmonica.

Credo che lei, Assessore, non abbia il torto o la responsabilità che le ha attribuito il collega Campus. Lei non può fare altro che votare per la maggioranza che l'ha eletta, non le addebito questa colpa, su questo la capisco, anche se non condivido la sua scelta politica, innanzitutto quella di stare in una maggioranza che evidentemente non si regge in piedi e che si è mostrata inadeguata; certamente le imputo la responsabilità di essersi imbarcata in un progetto che, a mio avviso, senza volerle fare una critica non cortese, certamente eccede quelle che possono essere le sue capacità, come eccederebbe le capacità di ognuno di noi che fosse messo nelle sue condizioni di solitudine politica.

La invito, come ha fatto il mio collega Gian Valerio Sanna, a fare un passo indietro, a chiedere alla sua maggioranza chiarezza nella visione comune, a chiedere alla sua Giunta di accompagnarla in questo percorso e di avere l'umiltà e la capacità di tornare a uno strumento di programmazione condiviso. Se avrete la forza, se avrete la chiarezza, potrete fare anche rapidamente un Piano sanitario, partendo dalle cose che ritenete di condividere di ciò che è stato approvato nel 2007, migliorandolo in tutti gli aspetti che vanno perfezionati. Soltanto così la politica si assumerà la responsabilità piena, senza scorciatoia e senza…

PRESIDENTE. Onorevole Porcu, il tempo a sua disposizione è terminato.

Comunico che il consigliere Pietro Cocco è rientrato dal congedo. Convoco la Conferenza dei Presidenti di Gruppo e sospendo la seduta.

(La seduta, sospesa alle ore 18 e 29, viene ripresa alle ore 18 e 40.)

PRESIDENTE. Colleghi, comunico che la Conferenza dei Presidenti di Gruppo ha deciso di proseguire la discussione del disegno di legge numero 385/A domani mattina alle ore 10 e di portare immediatamente in Aula, in base all'articolo 102 del Regolamento, la proposta di legge numero 424.

Discussione della proposta di legge Pittalis - Diana Giampaolo - Steri - Uras - Dedoni - Sanna Giacomo - Diana Mario - Salis: "Continuità delle concessioni demaniali ai fini di pesca e acquacoltura" (424)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge numero 424, Pittalis Pietro e più, "Continuità delle concessioni demaniali ai fini di pesca e acquacoltura".

Dichiaro aperta la discussione generale.

PRESIDENTE. Ricordo ai consiglieri che intendono parlare che devono iscriversi non oltre la conclusione del primo intervento.

E' iscritto a parlare il consigliere Antonio Solinas. Ne ha facoltà.

SOLINAS ANTONIO (P.D.). Rinuncio all'intervento.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Steri. Ne ha facoltà.

STERI (U.D.C.-FLI). Intervengo solo per dare atto che il testo, ancorché firmato dai Capigruppo, in effetti è un testo della Giunta, bisogna doverosamente riconoscerlo. Per evitare i tempi lunghi necessari, i Capigruppo si sono fatti carico di sottoscriverlo, è giusto che si sappia che il testo è della Giunta.

PRESIDENTE. Essendo la proposta di legge formata da un unico articolo si procede direttamente alla votazione del testo.

(Interruzione del consigliere Solinas)

PRESIDENTE. Onorevole Solinas, su che cosa intende intervenire?

SOLINAS ANTONIO (P.D.). Chiedo di intervenire per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Aspetti, prima mi faccia annunciare la votazione sul passaggio all'esame degli articoli.

Metto in votazione il passaggio all'esame degli articoli.

Ha domandato di parlare il consigliere Antonio Solinas per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

SOLINAS ANTONIO (P.D.). Presidente, intervengo per dire che, come Gruppo del Partito Democratico, abbiamo concesso che si portasse in Aula, ai sensi dell'articolo 102 del Regolamento, il testo proposto dalla Giunta. E' un testo importante che le marinerie della Sardegna aspettano da molto tempo. Come Commissione agricoltura e ambiente, abbiamo discusso più volte di questo problema, c'è più di un progetto di legge riguardante questo argomento, ma non siamo riusciti a portarlo a termine perché la Giunta aveva chiesto dei termini per presentare una propria proposta. Sarebbe stata cosa più opportuna che la Commissione venisse investita del problema, capiamo l'urgenza e la necessità di arrivare direttamente in Aula, però alcune cose sulle quali abbiamo perplessità mi auguro che non vengano utilizzate dalla Giunta appieno.

La data del 30 giugno 2013, come termine per la presentazione di una proposta di bando di concessione pubblica, ci sembra troppo in là; molto probabilmente il 30 marzo potrebbe essere il termine più giusto. Dobbiamo avere la capacità, lo dico soprattutto all'assessore Cherchi, di dare certezza agli operatori di un settore così importante della nostra Isola. Che tipo di investimenti possono fare sapendo che, fra un anno e mezzo, hanno la concessione nuovamente in scadenza? Dichiaro il mio voto a favore ma chiedo alla Giunta, lasciando il termine del 30 giugno, che esso possa essere utilizzaato solo come termine ultimo, sperando che la Giunta possa anticipare i tempi.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Cuccureddu. Ne ha facoltà.

CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Intervengo per dire che avrei voluto fare una dichiarazione di voto ma, posto che la legge non c'è nel sito Internet e non c'è una fotocopia, volendo poterla leggere, chiedo di sospendere sino alla distribuzione del testo da esaminare.

PRESIDENTE. Sospendo la seduta per pochi minuti.

(La seduta, sospesa alle ore 18 e 44, viene ripresa alle ore 18 e 48.)

PRESIDENTE. Riprendiamo i lavori, prego i colleghi di prendere posto.

Ha domandato di parlare il consigliere Salis per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

SALIS (I.d.V.). Che dire, Presidente? Ho apposto la mia firma perché capisco la complessità del problema e anche l'urgenza di un intervento. Non posso però non rilevare, l'ho fatto personalmente con l'Assessore, il fatto che la sentenza è del 7 novembre 2011 e che, dopo quasi un anno, in fretta e furia, arriviamo all'approvazione di una legge con le modalità dell'articolo 102 del Regolamento. Penso che, visto il numero delle persone coinvolte e anche l'importanza del settore interessato da questa problematica, sicuramente sarebbero stati necessari una riflessione e un approfondimento maggiore, soprattutto una celerità di intervento superiore a quella che invece c'è stata.

Per cui, penso che l'Assessore (che personalmente mi ha illustrato i problemi sorti su questa vicenda) debba in qualche maniera intervenire come Giunta per riuscire a eliminare la preoccupazione che gli operatori del settore sicuramente hanno. Facendo propria anche la proposta avanzata dal collega Solinas, mi limito a evidenziare il fatto che questo ritardo dovrebbe essere opportunamente sottolineato e anche sanzionato.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Lotto per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

LOTTO (P.D.). Mi dispiace per i colleghi che chiedono che, su questa materia, si vada velocissimi; secondo me, se oggi passa questa proposta di legge si va più che veloci, però non parlarne per niente mi sembra assolutamente inopportuno. E' oltremodo inopportuno non sottolineare che la Commissione agricoltura, da più di un anno, sta affrontando questo tema, sta ragionando, mentre c'è un fortissimo ritardo da parte della Giunta nell'affrontare in proprio la questione. Se ci viene posto il problema che gli operatori economici del settore pesca, che già è un settore che sta soffrendo tantissimo, si trovano in gravissima difficoltà e sono a rischio di chiusura per responsabilità della Regione, noi siamo disponibili a fare tutto quello che si può fare per evitare questo disastro. Lo diciamo con molta franchezza.

Però, allo stesso modo e allo stesso tempo, non possiamo non denunciare un atteggiamento eccessivamente dilatorio e un'incapacità della Giunta ad affrontare e risolvere il problema che sarà complesso quanto si vuole, ma va affrontato e va affrontato anche nei termini legali perché, se dovesse succedere che questa legge viene impugnata e viene anch'essa resa inoperosa, a questo punto, signori, ciascuno si assuma le proprie responsabilità. Noi, più che venirvi incontro per risolvere il problema e per darvi tempo, affinché la cosa venga affrontata in maniera regolare e risolta definitivamente, altro non possiamo fare.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Gian Valerio Sanna per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Non ribadisco le mie perplessità sul modo di procedere, queste "mode" di fare delle leggi al volo, si sospende una cosa, se ne fa un'altra, non si capisce niente, per fortuna riusciamo a capire di che cosa si tratta. Vorrei riflettere su questo: stiamo facendo un atto illegittimo, non giustificato neppure dal bando in corso. E' chiaro? Noi potremmo essere legittimati a fare un'operazione di questo genere solo se avessimo un bando in corso. Non abbiamo notizie della gara, non abbiamo notizie di niente. Siccome noi abbiamo il diritto di dire a voce alta, aldilà della propaganda, che noi vogliamo bene ai lavoratori, non vogliamo che vengano presi in giro. Suggerirei di pensarci perché proprio dobbiamo avere in questo momento tutti a cuore di voler bene ai lavoratori e a non prenderli in giro. Se uno dentro l'Assessorato poltrisce, non è una responsabilità che può cadere sulla testa dei lavoratori.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Cuccureddu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Dichiaro il voto favorevole a questa proposta di legge urgente perché ritengo che sia, forse non indispensabile, ma utile intervenire legislativamente, visto che i tentativi precedenti di soluzione amministrativa con delibera della Giunta sono incorsi nella mannaia del TAR, creando un problema difficilmente risolvibile o, meglio, risolvibile in maniera ponte, in attesa delle concessioni, solo con atto normativo.

Certo, il rischio di una possibile impugnativa da parte del Governo esiste, ci mancherebbe altro! Credo che nessuno di noi lo possa negare, ma ritengo che solo così si possa evitare il problema del buco, del lasso temporale scoperto che impediva di procedere col rinnovo delle concessioni. E' un vulnus sul quale si poteva innescare un problema difficoltoso dal punto di vista degli operatori, dal punto di vista lavorativo, ma che avrebbe potuto creare problemi anche di natura di ordine pubblico, come ben sappiamo, su chi gestisce vasti compendi, soprattutto negli stagni dell'oristanese.

Quindi apprezzo il tentativo dell'Assessore e dei Capigruppo di cercare di dare una soluzione, poi è chiaro che bisognerà mettersi a lavorare su questi bandi entro il 2013, su quelli molto più complessi che riguardano la portualità, il demanio marittimo, il demanio ricreativo balneare da qui al 2015. Sono partite importantissime, non si potrà arrivare a ridosso della scadenza e chiedere ulteriori proroghe, l'Europa non le consentirà più.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare l'Assessore dell'agricoltura e riforma agro-pastorale. Ne ha facoltà.

CHERCHI (P.d.L.), Assessore dell'agricoltura e riforma agro-pastorale. Ho seguito con attenzione gli interventi che mi hanno preceduto, soprattutto l'ultimo del collega Gian Valerio Sanna il quale giustamente pone un aspetto importante. Abbiamo però un problema, onorevole Sanna, che è questo: nel 2008, la Giunta di allora approvò una delibera per prorogare le concessioni. Nel mese di novembre del 2011, il TAR, a un terzo che fece ricorso (esattamente Olbia Mitili, se non ricordo male, che sollevò un problema), ha dato ragione non sull'aspetto della proroga delle concessioni ma solo ed esclusivamente perché anche chi non era a suo tempo concessionario aveva il diritto di poter partecipare e avere in concessione eventualmente un tratto, un'area demaniale, per attività legate alla pesca o all'acquacoltura. Questo è quello che è successo! Nel 2011, fu fatta una delibera, esattamente a dicembre, secondo la quale comunque si sarebbe dovuto procedere, come uffici, al rilascio di concessioni temporanee. In che situazione ci troviamo oggi?

Preso atto che il servizio pesca è stato modificato, è bene che l'Aula sappia che è stato sostituito il dirigente e che, in questo momento, ci sono un nuovo dirigente e nuovi funzionari che stanno lavorando per cercare di risolvere urgentemente questo problema e questo aspetto. In che termini e in che senso? Cercherò di essere velocissimo: nel predisporre una delibera che è già pronta e quindi, subito dopo l'approvazione di questa norma, andrà in Giunta per la pubblicazione dei bandi, quelli ufficiali e definitivi che rilasceranno le reali concessioni.

Abbiamo bisogno però di questo tempo per coprire il 2008 fino a oggi, anche perché, come voi ben sapete, i lavoratori dei compendi ittici o delle marinerie magari aspettano contributi da vecchi FEP che gli uffici non possono erogare, come capite bene, perché non c'è una copertura temporale di quelle concessioni. Quindi, questa legge, onorevole Sanna, che probabilmente potrà essere anche riconosciuta dal Governo e quindi impugnata dalla Corte costituzionale, magari anche annullata, su questo ci può stare tutto, però comunque oggi ci permetterebbe di andare avanti e di procedere poi con la successiva delibera.

Sull'ordine dei lavori

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori. Credo che sia importante, anche dopo l'illustrazione, da parte dell'assessore Cherchi, delle ragioni che hanno portato a questa proposta di legge, sospenderne il voto a domani. Credo che sia necessario e utile a tutti.

PRESIDENTE. Va bene. I lavori riprenderanno domani, giovedì 4 ottobre, alle ore 10.

La seduta è tolta alle ore 18 e 59.



Allegati seduta

CCCLVI SEDUTA

Mercoledì 3 ottobre 2012

(POMERIDIANA)

Presidenza del Vicepresidente COSSA

indi

della Presidente LOMBARDO

La seduta è aperta alle ore 16 e 42.

COCCO DANIELE, Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta antimeridiana del 18 settembre 2012 (348), che è approvato.

Congedi

PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Radhouan Ben Amara, Mario Bruno, Roberto Capelli, Pietro Cocco, Mariano Contu, Francesco Meloni, Antonio Pitea, Matteo Sanna, Carlo Sanjust e Carlo Sechi hanno chiesto congedo per la seduta pomeridiana del 3 ottobre 2012.

Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.

Risposta scritta a interrogazione

PRESIDENTE. Comunico che è stata data risposta scritta alla seguente interrogazione:

"Interrogazione Mulas - Cuccureddu - Floris Mario sui gravi problemi causati dalla rigorosa applicazione delle norme sul patto di stabilità all'economia della Sardegna, ed in particolare al sistema delle piccole e medie imprese". (415)

(Risposta scritta in data 2 ottobre 2012.)

Continuazione della discussione generale del disegno di legge: "Disposizioni urgenti in materia sanitaria connesse alla manovra finanziaria" (385/A)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la continuazione della discussione generale del disegno di legge numero 385/A.

E' iscritto a parlare il consigliere Gian Valerio Sanna. Ne ha facoltà.

SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Presidente, vorrei inizialmente dire all'Assessore che, ovviamente, la rilevanza di questo problema fa sì che le cose che si dicono, le cose che si ragionano, non hanno niente a che fare con la sua persona che, al di là della buona volontà, non può nascondere e non può esimersi dal mettere in evidenza i limiti dell'operato di questa Giunta in materia di sanità. Chiedo scusa ai colleghi se mi permetto di dire alcune cose che ovviamente coinvolgono anche l'esperienza della mia parte politica ma, se si vuole fare un passo in avanti, bisogna avere quello che si chiama il realismo della ragione e noi siamo nella condizione cruciale, secondo me, in cui non è un problema di "chi" deve cercare di buttare a terra "chi" altro per lucrare sui termini politici. Si tratta di una svolta che attiene, come si diceva stamattina, al 50 per cento delle risorse pubbliche di questa Regione che urlano di essere collocate al di fuori di qualunque logica estranea al servizio ai cittadini e mi pare che, negli ultimi 20 o 30 anni, questa pratica si sia svolta molto ma molto poco, con alti e bassi, con tante differenze, ma molto poco.

La sanità sarda ha vissuto per lungo tempo i limiti di una diatriba ideologica, vorrei ricordare che nasce dal periodo in cui fu strutturata la nuova dimensione della sanità regionale e che portò, chi strutturò quella sanità, ad abbinarle anche una fortissima componente di gestione della sanità, ovviamente una gestione che non era finalizzata sempre e comunque al servizio, ma che contemplava anche la possibilità della politica di beneficiare di quella gestione. Questo è avvenuto da Mario Melis, a Palomba, a tutto il centrodestra che si è avvicendato prima della gestione Soru e, vorrei dire la verità, se stiamo alla reazione e al costo politico che la precedente legislatura ha pagato sul terreno delle riforme complessive, credo che, in quel luogo, noi abbiamo realizzato un tentativo, poi dirò di fare che cosa, perché il punto è capire come si esce fuori da questa logica.

Però questo tempo dello scontro ideologico e dell'interesse della politica sulla sanità è finito. E' finito non perché in qualche modo non si possa più fare, è finito perché i margini operativi e la leggerezza, con la quale si gestivano i fondi pubblici fino a qualche tempo fa, rendono, da oggi in poi, impossibile fare questo, per chiunque.

Quindi, non c'è una velleità da parte nostra di sostituire chi gestisce oggi, servirebbe cambiare. L'hanno detto stamattina tanti colleghi. A dire il vero mi pare una cosa ineludibile la militarizzazione della maggioranza su questo tema. Lo dico con franchezza, Assessore, se voleva per forza portare a casa un risultato ha scelto il momento sbagliato, Perché militarizzare una maggioranza su questo tema, come dice qualche volta (vorrei dire allegramente) Pittalis, pensando che noi sappiamo già quello che lui non vuol dire, per dimostrare che esiste la maggioranza? Non fateci ridere! Voi volete farci ridere sostenendo che queste sono le prove dell'esistenza di una maggioranza, con gli interventi che abbiamo sentito stamattina, con i problemi che sappiamo pullulare tra di voi da tempo? Non è il caso di soffermarci su queste cose. Quindi, non possono essere oggetto di prove.

Però, il vero problema che avete voi è sulla vostra credibilità in materia di sanità, lo dico perché l'abbiamo vissuto noi ai primi tre mesi, quattro mesi, c'è stato detto stamattina, le due più grandi riforme sono state quelle sul territorio e il paesaggio e quella della sanità; ma noi, dopo tre o quattro mesi dall'inizio della legislatura, avevamo già la pala e il piccone in mano per mettere le fondazioni di quelle riforme, ci sono gli atti che lo dimostrano! E voi vi state accorgendo, dopo quattro anni, di fare delle riforme? Basterebbe leggere l'articolo 18 di questo disegno di legge che spiega, scrivendolo, che voi avete deciso di rinunciare alla riforma, quindi di segnare una vostra sconfitta politica, perché dire che viene sospeso fino a quando non interverrà la modifica della "10", quindi la riforma completa, significa che viene sospeso l'effetto della legge numero 10.

Questo è fin troppo evidente, credo evidente tra di voi. Vi consiglierei di stare attenti, perché effettivamente il problema, in mezzo alle chiacchiere, di questa maggioranza, sapete qual è? Sono gli insormontabili conflitti di interessi che sommergono questa maggioranza dall'inizio della legislatura e che impediscono e impediranno qualunque tipo di riforma della sanità, perché nella sanità siete pieni di conflitti di interessi, tutti quanti, dalla Giunta fino in giù! E chiedere ai direttori generali, Assessore, di farsi in qualche misura (non sto a misurarla) protagonisti di un disegno riformatore insito in questo documento è una follia, perché questi direttori generali li avete nominati per gestire, non per riformare! Il personale è stato assunto per gestire! E vediamo i limiti di questa gestione, paradossalmente al punto da essere al servizio dei referenti territoriali, dei gruppi interni, i direttori generali non sono nati per coadiuvare la Regione a un processo di riforma, no, non li avete nominati per questo, perché se no non li avreste lottizzati nella maniera in cui li avete lottizzati, con tutti i problemi che vi stanno generando, anche attuali.

L'onorevole Vargiu giustamente ci ha detto stamattina: "Non credo che ci riusciremo". Credo che lui abbia fondamentalmente ragione, perché ha la percezione, lui stesso, dell'esistenza di questa marea di conflitti di interesse. Come dire? Lo ha detto molto efficacemente un comico di recente: chiedere a voi di fare la riforma della sanità equivarrebbe a chiedere a Giovanna d'Arco di andare a cercarsi la legna per il suo rogo. E' uguale, che senso ha? Ma vi sentite davvero liberi di poter fare una riforma? Parola grossa! "Fare" la riforma è una parola grossa; "proporci" una riforma, sarebbe più adeguato. Vi sentite liberi? O scontate davvero quello che è scritto in questa norma, quando, non so bene se all'articolo 10 o all'articolo 11, a un certo punto vi è sfuggita di mano un'ammissione, un'ammissione volontaria di come intendete farla. Cioè, quando si dice che quel ridimensionamento richiesto può essere fatto anche coinvolgendo la sanità privata, in modo che possa ristrutturare quei posti letto per renderli in servizi di residenze sanitarie, eccetera. Stiamo riducendo per fare ingrassare ancora il privato o che cosa stiamo facendo?

Quello che è scritto parla, e parla al di là di quello che voi volete farci intendere, dicendo che in questa Sardegna, dove la sanità privata dovrebbe essere largamente ridimensionata e che un contenimento di alcuni servizi sarebbe opportuno farlo con l'ottica di potenziare la presenza pubblica invece che avvantaggiare quella privata, voi interpretate in senso opposto. Leggo perché è molto utile: "previsione, nel rispetto dei criteri stabiliti nelle precedenti lettere…, della partecipazione al sistema sanitario di strutture private, favorendo la parziale riconversione dei posti letto oggi esistenti" - quindi da cancellare - "in posti letto di riabilitazione e lungo degenza post acuzie". E questo c'è bisogno esclusivamente di metterlo in capo al privato o si poteva cancellare quel riferimento? Assessore, non so se stiamo abusando delle nostre valutazioni, ma queste sono cose scritte. Come non dire che tutta la pletora delle strutture complesse, sub-complesse e persino semplici che ci sono nelle nostre strutture sono figlie, spesse volte, di una spartizione, nel tempo, delle cariche apicali al punto che oggi sono talmente così scadenti alcuni primariati che dovrebbero essere chiamati secondari, perché non abbiamo deciso col criterio della competenza ma con un altro criterio.

E oggi, se abbiamo un'offerta che dice "tre chirurgie" in un'unica realtà, ridurla a una efficiente significa cancellare due di quelle posizioni incrostate nel tempo. Chi lo fa? Lo dovrebbero fare quei direttori generali che vi siete divisi in una logica per cui il direttore (faccio un esempio, è solo un esempio) dei Riformatori non può toccare ciò che in quella struttura spetta al P.d.L. e viceversa? In questo modo voi volete fare la riforma? Credo che sia improbabile che voi la facciate.

Ecco perché dico che, stando questo sistema, Assessore, questo testo è improcedibile, perché la missione che è stata affidata ai direttori generali rende incompatibile questo sistema. Altro sarebbe stato se voi ci aveste proposto di sospendere tutti i direttori generali e di nominare un super-commissario che vada a prendersi le informazioni dalle ASL. Scusate, se io voglio difendere la ASL di Oristano (cito Oristano per caso) e tutto quello che mi fa comodo difendere nella ASL di Oristano, se io sono il direttore generale, darò alla Regione, che deve strutturare la riforma, le informazioni che più mi sono congeniali alla difesa del pavimento sul quale io poggio i piedi, così avverrà a Lanusei, così avverrà ovunque! Non è praticabile quel terreno, Assessore, è sbagliato! E' profondamente sbagliato, esprime la volontà di non riformare. Ecco perché! Stamattina è stata invitata a soprassedere nel portare avanti un disegno di legge così fatto, perché è improbabile che si possa portare a buon fine.

L'altro motivo è che c'è una lamentazione continua del fatto che l'Assessorato non riesce a governare i direttori generali. E come mai potrebbe, se sono già frutto di una lottizzazione? Come potrebbe? Dovrebbero essere frutto della sua libertà di scelta del meglio che le è stato offerto dalla graduatoria, ma così non è! Quindi credo che questa proposta sia un espediente per l'opinione pubblica, forse per lo stesso Cappellacci, che più che Presidente di una Regione va sempre più assumendo l'aspetto del Presidente dell'IKEA; apre un tavolo ovunque si trovi, per qualunque evento che gira, lui apre un tavolo, ma i tavoli li produce IKEA, qui si dovrebbero produrre soluzioni, non ne imbrocca una! Che prova di forza volete dimostrare a noi? A noi che siamo dello stesso mestiere vostro, si presume, cioè facciamo politica, rispetto all'inconcludenza che portate avanti. Come facciamo a cancellare reparti e a difenderne altri, utili, se mi indicate una percentuale del 75 per cento di occupazione? E' un parametro insignificante.

Faccio un esempio per quanto riguarda la riabilitazione neurologica, non sono un competente, quindi mi scuso se uso termini impropri, vi chiedo uno sforzo per capire. Se ho 15 posti per la riabilitazione neurologica, siccome per forza di cose questa ha bisogno di tempo, quelli hanno più del 100 per cento, 100! Ma chi mi dice da quel parametro se quei 15 posti sono insufficienti? E se la fenomenologia o l'epidemiologia, quello che volete, sta dicendo che quel settore va incrementato, chi me lo dice? Quel parametro del 75 per cento? Non me lo dice! Chi lo va a dire a tanti medici, che stanno sperando che entri nel dimenticatoio l'idea delle 24 ore su 24, che bisogna che qualcuno si alzi dalla sedia e ricominci a fare le visite domiciliari, e che cominci a strutturarsi nel territorio per dare risposte? O vogliamo chiedere ai nostri cittadini che cosa fanno i medici di famiglia? I loro orari? Ci sono tante cose che si potrebbero dire e che incidono nel risparmio, che non ne avete un'idea, e che questa legge neanche affronta.

Ve ne dico un'altra. Sapete che, in un reparto dei nostri ospedali, vanno a turno ogni settimana otto medici di guardia medica per non visitare quasi nessuno per le caratteristiche di quel reparto? E invece di mettere otto guardie mediche a disposizione anche di altri reparti, per ottimizzare la loro prestazione, quelli sono di esclusiva competenza di un reparto, quindi noi ne paghiamo altri 8, altri 8 e altri 8 inutilmente! Le sa queste cose lei, Assessore? Perché non ne chiede conto a questi direttori generali che sono amanti e grandi sostenitori delle agenzie interinali e che sono specializzati nell'assunzione territoriale e che inducono un danno madornale al diritto alla sanità, mancando di professionalizzare nel tempo delle persone che saltano automaticamente passati quei termini e che quindi non lasciano niente all'investimento, al denaro pubblico, invece di professionalizzarli, di fidelizzarli, di selezionarli. Tutte queste cose ci sono in questo provvedimento? O pensa davvero che io le stia dicendo cose inventate? Io ho la fortuna di avere un'allergia epidermica alla sanità perché ho visto come è strutturata e perché ho visto che fondamentalmente, letta da qui dentro, non è una cosa vera. La cosa vera sta dentro quei luoghi di sofferenza, dove c'è qualche medico imprenditore un po' politicizzato che, come nella magistratura, andrebbe calmato e ci sono dei grandissimi professionisti che sono invece oppressi e soffocati nella loro capacità da questo andazzo di cose.

La rivoluzione sanitaria in Sardegna deve partire da questa consapevolezza e dalla comune valutazione che anche noi, in gran parte, siamo stati nel tempo responsabili di alcuni cedimenti, ma non per questo dobbiamo continuare a essere così ciechi da non capire che è finito il tempo della leggerezza e che comincia il tempo della durezza, durezza anche nel dire ai nostri concittadini che quando un ospedale non è sostenibile, non è sostenibile. E' preferibile avere un pronto soccorso funzionante, una struttura che mi dia diverse specializzazioni o un ospedale da un'altra parte piuttosto che tante cose? Tanto poi il cittadino lo viene a sapere che tra i due è meglio l'altro quindi, se rimane lucido nella sua vita, come probabilmente non è capitato a qualcuno che in questi giorni compiangiamo, veniamo portati nel posto sbagliato… non voglio dire niente di più. Molte volte una scelta sbagliata sulla salute delle persone comporta conseguenze molto sbagliate. Con questo sentimento vorremmo lavorare con voi a una riforma, ma questo, ripeto, Assessore, con tutta l'amicizia, ma anche con tutta la serietà, è solo un espediente; le converrebbe fare un passo indietro, molte volte un passo indietro rappresenta…

PRESIDENTE. Onorevole Sanna, il tempo a sua disposizione è terminato.

Ha domandato di parlare il consigliere Espa. Ne ha facoltà.

ESPA (P.D.). Chiedo la verifica del numero legale.

(Appoggia la richiesta il consigliere Cocco Daniele)

Verifica del numero legale

PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.

(Segue la verifica)

Prendo atto che i consiglieri Dedoni, Espa, Lai, Rassu e Sanna Giacomo sono presenti.

Risultato della verifica

PRESIDENTE. Dichiaro che sono presenti 34 consiglieri.

(Risultano presenti i consiglieri: Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Cappai - Cherchi - Cocco Daniele - Contu Felice - Cossa - De Francisci - Dedoni - Dessì - Espa - Floris Rosanna - Gallus - Greco - Lai - Locci - Lunesu - Maninchedda - Mula - Murgioni - Oppi - Peru - Piras - Pittalis - Planetta - Randazzo - Rassu - Rodin - Sanna Giacomo - Solinas Christian - Steri - Tocco - Vargiu.)

Poiché il Consiglio non è in numero legale, sospendo la seduta per trenta minuti.

(La seduta, sospesa alle ore 17 e 07, viene ripresa alle ore 17 e 37)

PRESIDENTE. Riprendiamo i lavori.

Ha domandato di parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Chiedo la verifica del numero legale.

(Appoggia la richiesta il consigliere Cocco Daniele)

Seconda verifica del numero legale

PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.

(Segue la verifica)

Prendo atto che i consiglieri Cherchi, Dedoni, Diana Giampaolo, Oppi, Petrini e Rassu sono presenti.

Risultato della verifica

PRESIDENTE. Dichiaro che sono presenti 38 consiglieri.

(Risultano presenti i consiglieri: Amadu - Artizzu - Biancareddu - Cappai - Cherchi - Cocco Daniele - Contu Felice - Cossa - Cuccureddu - De Francisci - Dedoni - Dessì - Diana Giampaolo - Floris Rosanna - Fois - Gallus - Greco - Lai - Locci - Lunesu - Maninchedda - Milia - Mula - Murgioni - Oppi - Peru - Petrini - Piras - Pittalis - Planetta - Randazzo - Rassu - Rodin - Sanna Giacomo - Solinas Christian - Steri - Tocco - Vargiu.)

Poiché il Consiglio è in numero legale, possiamo proseguire i lavori.

E' iscritta a parlare la consigliera Zuncheddu. Ne ha facoltà.

ZUNCHEDDU (Gruppo Misto). Presidente, il disinteresse dell'Aula, secondo me, è già un giudizio molto forte sulla valenza di questo disegno di legge. Comunque a proposito di questo, credo che sia indispensabile, in una situazione in cui va analizzata la condizione della sanità sarda, tornare indietro di qualche anno e quindi tornare alle dichiarazioni programmatiche del presidente Cappellacci di oltre tre anni fa quando, su questo tema, sostenne di voler coniugare gli aspetti di carattere sanitario con quelli di carattere finanziario. Con preoccupazione chiesi se per caso intendesse privilegiare la sanità privata a discapito di quella pubblica, è inutile dire che, da parte sua, non arrivò nessuna risposta, nessun chiarimento. La risposta purtroppo è oggi sotto gli occhi di tutti.

La situazione sanitaria sarda nell'erogazione dei servizi al cittadino è allo sfascio e in totale abbandono. La politica poco lungimirante di questi anni, ha visto impegnati il presidente Cappellacci e gli Assessori che si sono alternati nella sanità in operazioni di smantellamento del Piano sanitario regionale varato, dopo decenni di attesa, proprio dalla Giunta Soru. La filosofia di questa maggioranza per il Piano sanitario regionale, come per il Piano paesaggistico, è all'insegna della distruzione senza che ci sia la volontà di costruire un'alternativa credibile e adeguata alle esigenze.

Presidente, il disinteresse dell'Aula continua. Che facciamo, interrompiamo?

PRESIDENTE. Ha ragione, onorevole Zuncheddu. Prego i colleghi di essere rispettosi della collega che sta intervenendo.

ZUNCHEDDU (Gruppo Misto). Anche per l'importanza del tema, prima di tutto. Quindi questa Giunta non ha avuto la capacità di ripartire da tutto ciò che di buono era stato raggiunto dalle precedenti esperienze, anche se non tutto era perfetto, questo è ovvio. L'intelligenza politica di chi governa si evince dalla volontà di costruire piani funzionali. L'imminente scadenza di questa legislatura rischia di fatto di lasciare la sanità in Sardegna fra le macerie delle incompiute, la mancanza di servizi e gli sprechi.

Ci sono delle logiche oscure che mi sfuggono e vorrei anche citare alcuni esempi significativi del disordine che regna nella sanità sarda, da cui non possiamo prescindere quando si pensa addirittura di proporre il riordino con una legge. Incominciamo dall'acquisto per la ASL 6 di Sanluri di un tomografo, uno strumento TAC, con 750 mila euro di finanziamento pubblico, ignorando che un tomografo a 16 strati, quindi tecnologicamente avanzatissimo, era già stato acquistato pochi mesi prima e già serviva sufficientemente tutto quel territorio. Non si capisce perché l'Assessore non abbia acquistato un'apparecchiatura per la risonanza magnetica, che è complementare alla TAC, che è necessaria nella diagnostica precoce dei tumori, che avrebbe abbattuto i costi altissimi, circa un milione all'anno da pagare a strutture esterne cui si rivolgevano i cittadini per questa indagine diagnostica. C'è da chiedersi se l'acquisto del doppione di TAC sia un caso isolato oppure no.

Comunque, successivamente, l'inesperienza dichiarata dell'assessore De Francisci non fu di buon auspicio, visto che la sua debolezza è stata subito funzionale ad appetiti che contrastano con il diritto dei cittadini sardi a una sanità equa e pubblica. La sanità con la Giunta Cappellacci si è prospettata subito come terreno fertile per le clientele e i potentati politici.

La mancanza di controllo su un settore così sensibile, quindi la rinuncia al ruolo di controllo e di indirizzo da parte dell'Assessorato della sanità, ha esitato con un progressivo aumento della spesa pubblica e una precipitazione della qualità del servizio ai cittadini. Ora tutto il settore della cosiddetta sanità pubblica finisce nelle grinfie di padroni di turno che sono emanazioni di correnti politiche di questa maggioranza. Per citare casi concreti, lo stesso ospedale Brotzu primeggia vergognosamente per lo spreco di denaro pubblico in consulenze e collaborazioni esterne, per non parlare del dramma occupazionale del personale organico medico-infermieristico e dello scandalo dei contratti interinali, quindi del far scadere le graduatorie degli operatori sociosanitari per assumere persone non idonee a discapito del personale qualificato, compromettendo con ciò il buon andamento della pubblica amministrazione, con ulteriore sperpero di denaro pubblico e il crollo della qualità dell'assistenza ai cittadini.

La violazione del diritto al lavoro dei tecnici già inseriti in graduatoria è aggravata dal fatto che si tratta di lavoratori altamente qualificati e per la cui formazione la Regione autonoma della Sardegna ha già investito 7 milioni e 600 mila euro. Il degrado è una costante del sistema sanitario sardo. Le ASL diventano anch'esse strumenti di potere e di sperpero di denaro pubblico al servizio dei soliti noti. Intanto interviene la Giunta regionale a riappianare il disavanzo, visto che chi sperpera è rigorosamente espressione di potentati politici ed economici.

La spesa della sanità privata sale in modo incontrollato, così come la spesa farmaceutica che subì una forte contrazione con la precedente Giunta di centrosinistra e ora vanta un incremento tale da riportare la Sardegna in testa alle classifiche italiane per lo spreco di danaro pubblico e per la più bassa qualità dei servizi ai cittadini. Vorrei anche ricordare, agli eventuali scettici presenti in aula, che proprio sulla questione della sanità con la Giunta Soru il Governo di Berlusconi, riconoscendone i meriti, non annoverò la Sardegna fra le cosiddette "Regioni canaglia". Ora, per la cattiva amministrazione di questi tre anni e mezzo, il disavanzo è in forte crescita, quindi dai 265 milioni di euro del 2009 si passa ai 273 milioni dell'anno successivo, e l'ascesa purtroppo è progressiva.

Tutto questo avviene in modo ingiustificato, vista la bassa qualità dei servizi, il crollo totale della prevenzione sia primaria che secondaria, l'abbandono della ricerca, a partire dalle cosiddette malattie rare che paradossalmente in Sardegna sono molto presenti, la dismissione di centri di eccellenza già ben citati questa mattina dal collega Agus, a cui aggiungo anche il Centro per la procreazione assistita presso il Policlinico della città di Quartu, centro che, oltre che seguire numerose coppie sarde, era diventato anche un punto di riferimento a livello italiano e internazionale, arrivavano addirittura dall'Irlanda. Ora i due professionisti che adottavano tecniche di avanguardia sono stati messi nella condizione di abbandonare l'Isola e con essi, è inutile dire, c'è una fila di coppie sarde che varcano il mare per andare a curarsi fuori con costi elevati per la sanità e per gli stessi cittadini.

Così come voglio riferirmi anche all'abbandono dei cittadini che, una volta dimessi dagli ospedali, vengono privati della continuità assistenziale per la mancanza di un sistema di servizi territoriali coordinati con gli ospedali.

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LOMBARDO

(Segue ZUNCHEDDU.) Insomma faccio un appello proprio all'Assessore della sanità: bisogna ripristinare le funzioni che non possono essere restituite o sostituite dalle figure dei direttori generali, spesso piazzati ai vertici della struttura sanitaria ovviamente per espletare la propria, fra virgolette, professionalità, quindi in botteghe, clientele e servizi vari.

Oggi, come se non bastasse, dietro la cosiddetta ottimizzazione si nascondono nuovi tagli alla spesa sanitaria con la riduzione dei posti letto e della mobilità del personale, come denuncia, proprio in questi giorni con un comunicato, l'ANAAO. Inoltre si annuncia l'imminente mobilitazione e sciopero da parte dei medici ospedalieri in totale dissenso con la politica dei tagli attuata dal Governo italiano e accettata passivamente dalla Regione autonoma della Sardegna. Oggi non è più possibile parlare di sanità senza affrontare il suo principale problema, cioè il costo sanitario che, fra l'altro, i cittadini pagano totalmente sia in termini di quantità che di qualità. Ritengo doveroso affrontare il problema della spesa sanitaria prima di valutare e sottoscrivere i tagli che il Governo italiano intende perseguire passando sopra qualunque diritto dei cittadini sardi, ancora una volta trattati proprio come schiavi in una colonia. In Sardegna, l'offerta sanitaria, ma anche la qualità della salute, è purtroppo peggiore rispetto ad altre regioni dello Stato italiano. Infatti, secondo il rapporto Censis del 2011, i principali fattori sono determinati dall'inquinamento ambientale; per il 50,8 per cento dei residenti nel Mezzogiorno la qualità dei servizi sanitari è inadeguata, contro il 26,9 della media italiana.

La sanità sarda necessita di un piano che preveda i cambiamenti radicali legati anche all'invecchiamento della popolazione. Si tratta di trasformazioni che inevitabilmente in modo drastico imporranno modifiche dell'assetto dell'offerta sanitaria, invertendo la tendenza degli standards. La spesa per gli anziani non autosufficienti rimane la spesa maggiormente incomprimibile per le nostre famiglie. Tutto ciò perché l'assistenza è già carente, la società invecchia e aumentano i bisogni. Paradossalmente la manovra di stabilità del 2011 del Governo italiano ha cancellato il fondo di 400 milioni precedentemente stanziato per il fondo nazionale specifico. I tagli e i nuovi tickets che si nascondono dietro la politica delle cosiddette ottimizzazioni non saranno sostenibili. Purtroppo resta il nodo della spesa sanitaria fortemente influenzata dalla corruzione e da un processo di privatizzazione della sanità che sta portando, giorno dopo giorno, a un deperimento della qualità e della quantità delle prestazioni di servizio pubblico.

Le istituzioni deputate al controllo e agli indirizzi della sanità, deboli e delegittimate, devono riprendere in mano le redini di un settore di tale importanza se si vuole salvare il salvabile e mettere al centro le esigenze dei cittadini e delle nostre famiglie, tutto ciò evitando che sia esclusivamente lo Stato italiano a determinare e a decidere sulla gestione della sanità sarda, intesa come bisogni ed esigenze per la salute di un popolo.

Sulla spending review: la sanità sarda è stata già pesantemente falcidiata e nuovi tagli non sarebbero più possibili se non a discapito di un'ulteriore diminuzione dei servizi che colpirebbe inevitabilmente i ceti più popolari, più deboli e più poveri. D'altra parte, sul fronte logistico e infrastrutturale, è già avvenuta una forte riduzione, quindi è taglio, mi riferisco ai posti letto, così come il numero di strutture di ricovero pubbliche ed equiparate è nettamente ridotto, in alcuni casi hanno dovuto letteralmente cessare il servizio. Il personale dipendente occupato in questo settore è complessivamente diminuito. I livelli decisionali a tutti i livelli (mi riferisco allo Stato italiano e alla Regione autonoma della Sardegna) si sono concentrati sulla ricerca prevalente di equilibrio di bilancio, mentre il grado di libertà di decisione delle aziende sanitarie è stato fortemente ridotto, quindi manca la legittimazione istituzionale del ruolo decisionale. Ribadisco che le istituzioni regionali, che dovrebbero controllare e orientare i comportamenti e le scelte delle aziende sanitarie, sono deboli. Le politiche di selezione, di retribuzione, di valutazione attuale al top management rischiano di impoverire il pool di professionisti a vari livelli disponibili ad assumersi la direzione e la responsabilità delle scelte nelle aziende sanitarie.

Questa legge, che ha visto evidentemente scarsa partecipazione e condivisione nel suo iter da parte delle forze politiche sia di maggioranza che di opposizione, dovrebbe essere riportata come minimo in Commissione, anzi direi che dovrebbe essere assolutamente ritirata. Comunque non è possibile che, su un tema così importante, quello della salute del popolo sardo, si vada a legiferare solamente per alzata di mano e non per condivisione, come meriterebbe l'argomento.

Ancora una volta non possiamo, come Regione autonoma della Sardegna e come popolo sardo, subire passivamente i diktat politici ed economici imposti dalla quadratura dei bilanci dello Stato italiano. Fatta nostra la lotta allo sperpero e all'inefficienza, dobbiamo rigorosamente salvaguardare il diritto alla salute per tutto il popolo sardo, pena di essere servi e ancora una volta non padroni in casa nostra.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Corda. Ne ha facoltà.

CORDA (P.D.). Presidente, il disegno di legge numero 385 è approdato in Commissione con l'ambizioso proposito di sostituire il Piano sanitario regionale. Nel corso della discussione però, alle prime osservazioni critiche, è emersa l'intrinseca debolezza e la totale inconsistenza propria di un testo improvvisato e inadeguato ad affrontare i tanti problemi e le carenze che caratterizzano il servizio sanitario regionale. Per cui, abbandonato l'obiettivo iniziale, Giunta e maggioranza della Commissione, nonostante i lodevoli sforzi per difenderne l'impalcatura, hanno dovuto ripiegare per un obiettivo ben più modesto: approvazione di una povera "riformina". Così ogni tentativo di migliorarne il testo in Commissione si è rivelato vano ed è potuto approdare in Aula un testo più che dimezzato rispetto all'originale disegno di legge proposto dalla Giunta.

Tutto ciò costituisce - a mio avviso - semplicemente un tentativo per poter dimostrare che, comunque, avete provato a fare qualcosa, avete provato a mettere mano al sistema sanitario, visto il nulla dei tre anni e mezzo trascorsi. Ma è un tentativo nel quale voi stessi per primi non credete, lo dimostra la presa di distanza dei Riformatori già in Commissione e poi con l'intervento in Aula dell'onorevole Vargiu, che non prova certo tanta passione per questo disegno di legge; poi ancora, la rinuncia in Aula del relatore, onorevole Locci; infine lo dimostra la sofferta accettazione da parte dell'onorevole Renato Lai a svolgere la relazione. Fatti questi che, da soli, dimostrano la non condivisione del testo in discussione.

Per tutte queste ragioni e per evitare che si facciano ulteriori danni, oltre a quelli fatti in questi ultimi anni, ritenevamo e riteniamo che sia bene riportare il testo in Commissione. La collega Barracciu ha evidenziato bene da una parte le innumerevoli pecche e nefandezze che hanno caratterizzato la vostra gestione e, dall'altra, le gravi insufficienze, gli effetti dannosi e devastanti che creerebbe nel sistema sanitario regionale se questo testo fosse approvato. Possiamo dire queste cose perché, dal momento del vostro insediamento al Governo della Regione a oggi, avete fatto sì che il disavanzo della spesa sanitaria (che, nel 2008, era stato ridotto a meno di 76 milioni di euro) raggiungesse, nel 2011, la ragguardevole cifra di 360 milioni di euro. Avete fatto sì che la spesa farmaceutica aumentasse di circa il 20 per cento per raggiungere, nel 2010, la modica cifra di quasi 610 milioni di euro, con una ulteriore lievitazione nel 2011, tanto da collocare la nostra Regione tra quelle che spendono di più a livello nazionale. Avete fatto sì che le liste di attesa, non solo non sono state abbattute, come solennemente promesso, ma in generale sono sensibilmente cresciute e, ancora, avete fatto sì che le dotazioni di personale, già elevate nel 2009, pari a 24 mila unità, subissero un ulteriore incremento con il massiccio ricorso alle assunzioni interinali, tale da porre la Sardegna al di sopra della media nazionale esponendola a un aumento dell'11 per cento, per una spesa complessiva di oltre 1141 milioni di euro nel 2010.

Giova ricordare, anche in questa occasione, lo abbiamo fatto con interrogazioni e con interpellanze, Assessore, che, nello stesso anno, soltanto la ASL di Olbia ha speso, limitatamente per questo genere di assunzioni interinali ripeto, oltre 10 milioni di euro, cioè 20 miliardi delle vecchie lire. Le altre ASL non sono da meno, con grave pregiudizio per la spesa ma, cosa assai più seria, con grave pregiudizio per la qualità delle prestazioni sanitarie; infatti, come bene evidenziava il collega Gian Valerio Sanna, quel personale non è adeguatamente formato poiché si attinge esclusivamente per segnalazioni fatte da questo o da quel politico di turno, quindi è personale privo di professionalità, privo di credenziali, se non quelle di carattere politico.

E' triste rilevare come, in questi anni di vostro Governo, l'aumento della spesa non solo non ha migliorato la qualità del servizio sanitario ma, al contrario, ha determinato un abbassamento del livello delle prestazioni, se è vero com'è vero che il numero dei nostri concittadini costretti a emigrare in altre regioni per potersi curare, in generale, ha subito una sensibile crescita, determinando un forte aggravio di spesa.

A questo proposito, a proposito di spesa, non noi dell'opposizione, ma i magistrati della Corte dei Conti hanno denunciato (cito testualmente) "un quadro di inidonea conoscenza, da parte dell'Assessore regionale della sanità, dei reali flussi di spesa, legato probabilmente alla carenza di adeguati monitoraggi e controlli, inoltre la Regione non ha rispettato alcuno dei tetti programmati fissati a livello nazionale per il contenimento delle varie componenti della spesa farmaceutica". Ancora, sempre la Corte dei conti ha sottolineato l'aumento dei costi complessivi per l'acquisto di beni sanitari, macchine, macchinari e attrezzature, beni sanitari talvolta sofisticati, modernissime attrezzature che, come ricordava l'onorevole Campus, restano spesso, non solo nella ASL di Sassari, tranquillamente inutilizzate.

Insomma è un quadro davvero desolante quello in cui ci si trova, in cui oggi si trova il sistema sanitario regionale. Eppure la Giunta, all'atto dell'insediamento, riprendendo uno degli argomenti principe della campagna elettorale, che della rivoluzione del Piano sanitario aveva fatto uno dei cavalli di battaglia, aveva annunciato la rapida approvazione del Piano sanitario regionale e quindi una grande riforma che avrebbe ridotto il numero delle ASL, che avrebbe portato alla razionalizzazione e al contenimento della spesa, nonché alla riorganizzazione della rete ospedaliera. Dio sa (ma lo sappiamo bene anche noi!) quanto bisogno c'è di rivedere la rete ospedaliera, e non solo perché ci viene imposto dal Governo nazionale, ma per i ben noti squilibri che presenta e che per altro vanno a vantaggio di determinati territori e a danno di altri, vedi Olbia per esempio. E' una delle storture che, grazie alla riforma che avreste prontamente varato, sarebbe stata definitivamente sanata. Continuiamo a registrare invece le carenze e i ritardi di sempre; una carenza di posti letto, che è bene ricordarlo, pone il territorio della Gallura ben al di sotto della media nazionale, l'1.8 nella città di Olbia, contro il 4 per mille regionale, con Cagliari all'8 per mille e Sassari oltre il 5.

L'esigenza di affrontare il problema è pressante e non più rinviabile; ma non si risolve affidando il compito della riorganizzazione della rete ospedaliera ai direttori generali. Ciò è semplicemente inaccettabile. Come si può delegare al direttore generale la facoltà di decidere se, come e dove operare i tagli dei posti letto. Una tale scelta prelude, nella migliore delle ipotesi, al mantenimento dello status quo; cioè in altri termini, alla cristallizzazione degli attuali squilibri, delle attuali carenze, degli attuali sprechi, in sintesi alla cristallizzazione di una situazione di mala sanità.

E, cosa ancora più grave, se passasse questa scelta, si spoglierebbe il Consiglio della funzione politica fondamentale che è quella della programmazione di un servizio sanitario adeguato per garantire la tutela della cosa più importante per i cittadini: la salute.

Assessore, lei ci darà atto dell'apertura di credito concessa dall'opposizione al momento del suo insediamento, ci sembrava giusto e doveroso nei confronti di una giovane consigliera che certamente, con buona volontà ma con poca esperienza, si apprestava a governare un Assessorato complesso e difficile. Personalmente le confesso di aver riposto fiducia circa il suo impegno, per esempio, per il superamento di quel gap che storicamente, in tema di sanità, separa Olbia e la Gallura dal resto dell'Isola.

Una situazione che vede fortemente penalizzata, discriminata, la comunità gallurese non è più accettabile; quella comunità non può restare ancora, dopo trent'anni, nella messianica attesa della cosiddetta sanità di eccellenza del "San Raffaele" sull'altare della cui presunta efficienza per troppo tempo si è sacrificata la sanità pubblica. E' una situazione insostenibile della quale certamente non intendo attribuire a lei, Assessore, particolari responsabilità, perché l'affidamento delle sorti della sanità e del diritto alla salute dei cittadini di quel territorio quasi esclusivamente alla sanità privata è stata una scelta infelice ed è imputabile in primo luogo alla rappresentanza politica locale.

A lei, Assessore, però, va attribuita la mancata assegnazione di quelle specialità previste richieste dalla ASL 2 da oltre un anno., Essendoci, presso il San Giovanni di Dio, pronta disponibilità di spazi, basterebbe un adeguamento di risorse umane, medici e infermieri, e non personale amministrativo ancora una volta assunto attraverso le agenzie interinali, ripeto, basterebbe un adeguamento delle risorse umane e tecnologiche per risolvere in tempi brevi la situazione di forte criticità in cui, per carenza di posti letto, si trovano oggi determinati reparti.

Allo stesso modo si potrebbe procedere all'apertura delle unità operative ancora assenti benché previste nella realizzazione del secondo lotto della struttura. Si tratterebbe di circa 80 posti letto distribuiti tra gli altri nei reparti di medicina interna, rianimazione, neonatologia, oculistica eccetera, come peraltro sollecitato più volte dal sottoscritto e anche dall'onorevole Lai che di quella realtà conosce bene le carenze. Un provvedimento in questo senso, Assessore, consentirebbe la soluzione in tempi brevi, senza particolari aggravi di spesa, dei ben noti problemi che obbligano i cittadini della Gallura a rivolgersi a strutture ospedaliere di altri territori, persino del continente, anche per patologie non importanti.

Insomma questo disegno di legge dovrebbe essere dichiarato irricevibile, non doveva neppure arrivare in Aula, perché le carenze che abbiamo cercato di evidenziare, ma che non sono le sole qui sottolineate, sono tante e tali da farci dire che un testo così approvato non risolverà nulla. Assessore, non c'è altra ragione, nella nostra reiterata richiesta del rinvio del testo in Commissione, se non quella di voler contribuire sinceramente in termini costruttivi alla stesura di un testo di legge che si proponga di affrontare e risolvere i gravi problemi che caratterizzano il nostro sistema sanitario, non nell'interesse di questa o quella parte politica ma nell'unico interesse dei cittadini sardi.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Porcu. Ne ha facoltà.

PORCU (P.D.). Presidente, Assessori e colleghi, credo che, dopo questo lungo dibattito che volge al termine con quelle che saranno le repliche dei Capigruppo, sia possibile una prima riflessione. Forse, da quello che abbiamo sentito, non sarei così pessimista come il collega Vargiu, certamente abbiamo visto un taglio all'assistenza in questa Aula, in queste ore, ma si tratta purtroppo di un taglio all'assistenza politica, a quella solidarietà che la vostra maggioranza avrebbe dovuto portare al vostro Assessore della sanità, solidarietà clamorosamente mancata. Così come è mancata una solidarietà da parte della Giunta, c'è stato infatti un avvicendarsi di qualche collega ma nella totale assenza del Presidente della Regione e dell'Assessore del bilancio, pur in una partita che in quel bilancio regionale pesa sulla spesa effettiva per quasi il 60 per cento.

Credo che questo taglio di assistenza, Assessore, questa mancata solidarietà politica, questa difficoltà della vostra maggioranza sia non soltanto a essere presente, perché spesso siete stati anche distratti e assenti, costringendoci a richiedere la verifica del numero legale, ma sia anche incapacità di spiegare le ragioni per cui questa legge dovrebbe risolvere quello che fino a oggi non siete stati capaci di fare.

Credo che non sia un caso che le poche accezioni nel silenzio della maggioranza siano arrivate da parte di chi in questa maggioranza su questo tema si sente molto stretto e a disagio, mi riferisco al collega Vargiu, o da chi da questa maggioranza ha deciso di andarsene, come l'onorevole Campus, perché forse proprio su questo tema aveva difficoltà a giustificare ancora la sua partecipazione a una maggioranza che, come ha ben descritto e ben raccontato nel suo intervento, ha perso occasioni su occasioni.

Devo dire che dispiace aver ascoltato un collega certamente esperto della materia, come il collega Vargiu (avremmo voluto anche sentire l'onorevole Franco Meloni, ma evidentemente ha preferito tacere), annoverarsi tra gli sconfitti, richiamare quasi all'etica verdiana degli sconfitti, dei vinti, di chi sa di non avere più speranza e guarda alla vita, guarda al futuro, non con gli occhi di chi ritiene di cercare ancora un riscatto ma con gli occhi di chi sa che non c'è più speranza, non c'è più niente da fare. Credo che il j'accuse che ha lanciato il collega Vargiu, che è certamente un j'accuse rivolto alla classe dirigente sarda nel suo insieme, sia un j'accuse fortissimo alla maggioranza di centrodestra, alla sua inconcludenza, alla maggioranza che guida la Regione e che oggi su questo tema fa presagire una sconfitta che vedrà inevitabilmente, per il rientro della spesa sanitaria, l'avvento di un commissario governativo o di qualcuno che, in qualche modo, dovrà mettere i conti a posto, conti che voi non siete stati in alcun modo capaci di mettere a posto, di riconvertire a una pianificazione e a una spesa più attente.

Quindi la legge di oggi, prima dei dettagli, entrerò anche nel merito degli articoli e nella natura di questo testo, è innanzitutto un manifesto alla vostra incapacità di programmazione, è una cosa che conosciamo già, non siete stati capaci di approvare alcun indirizzo programmatorio in nessuna materia. E' una rinuncia a produrre una riforma organica che abbia obiettivi chiari e trasparenti in merito alla qualità dell'assistenza sanitaria, alla capacità di aggredire alcune patologie che sono critiche in Sardegna, alla capacità di migliorare i livelli di assistenza, le liste d'attesa, a rendere meno ospedalocentrica oggi la sanità in Sardegna. Devo dire che, per certi aspetti, potevamo dire che si ripete una storia già vista, col vostro esordio che, dall'urbanistica al paesaggio, ai trasporti, vi ha sempre visto in qualche modo cercare soluzioni pasticciate, soluzioni che hanno portato deroghe su soluzioni che hanno evitato di mettere obiettivi chiari e condivisi.

Il motivo è molto semplice: voi non avete una maggioranza politica. La vostra maggioranza può stare insieme soltanto intorno alla suddivisione di posizioni, di spartizioni o attraverso un manuale Cencelli che, se non è delle cariche politiche, è un manuale Cencelli delle leggine. Esempi: "Io do la leggina sulla flotta territoriale a te, caro Partito sardista, così te ne stai zitto, come sei stato oggi sulla legge sanitaria", "Io do l'adesione a voi, cari Riformatori, sul referendum, così ve ne state un po' zitti e magari, sulla legge sui servizi sanitari, finite per astenervi"; insomma, a ognuno il suo nel tentativo estremo di tenere insieme una maggioranza che non c'è, ma certamente questo andare ritarda le soluzioni vere che possono risolvere in maniera strutturale i problemi della Sardegna, aggrava una crisi che attanaglia le famiglie, che attanaglia l'industria, che attanaglia l'economia della Sardegna dove, oggi, chi è più povero e più disperato si sente più solo e chi vorrebbe anche intraprendere, chi vorrebbe ripartire con coraggio, non lo può fare perché non ha certamente nella vostra maggioranza e nella vostra Giunta un interlocutore capace di chiarire qual è la rotta per il futuro.

Però, per non stare soltanto su considerazioni generiche politiche, vorrei entrare nel merito di questa legge, a cominciare dall'articolo 5, per sancire la natura di un testo che è un po' una scorciatoia e un po' è scopiazzato. Un testo che è largamente insoddisfacente, che noi proporremo di far tornare in Commissione perché si recuperi la via maestra di una programmazione sanitaria che non può che partire dal Piano sanitario e poi, dal Piano sanitario, con gli atti strategici delle singole realtà, dei singoli atti aziendali, delle ASL e delle aziende ospedaliere. Allora, andiamo a vedere l'articolo 5, l'articolo 5 cerca di dare a questo provvedimento di legge la dignità di una legge che vuole controllare qualcosa, ma il paradosso è che questo articolo 5 è scopiazzato per intero, tranne che per un numero, dall'articolo 10 (vi invito a leggerlo) della legge numero 10 sui servizi sanitari approvata nel 2006, nella scorsa legislatura. Cioè, sostanzialmente, l'unica cosa che avete modificato, l'unica cosa su cui avete inciso è il termine entro il quale si dà una risposta agli atti le cui spese e i cui impegni superino l'importo di 5 milioni di euro, l'avete ridotto da 40 a 30 giorni. Allora, questa è già una mascherina, ci dice già la natura di questo provvedimento di legge, cioè è una legge che cerca di mascherare una totale inconsistenza scopiazzando qua e là, cambiando un numerino, ma inserendo un intero articolo che, guarda caso, ricalca al 99,9 per cento la legge precedente.

Possiamo continuare con l'articolo 10, che ha degli aspetti paradossali, alcuni colleghi li hanno richiamati, però voglio tornarci. Al comma 1, andiamo a fissare un numero di posti letto (su questo, Assessore, magari saremmo grati se lei ci aiutasse a capire) non superiore a 3,7 per mille abitanti, di cui 3 acuti, si dice, e 0,7 per riabilitazione. Allora, vorrei ricordare che una cosa è fissare un parametro a livello regionale, dove tra territorio e territorio trovo dei riequilibri anche sulla base di specificità, per esempio mi lascio la possibilità, in alcune zone, dove magari ci sono difficoltà di collegamento, dove c'è un bisogno di presenza della Regione, o in altre zone che magari hanno delle specializzazioni importanti, di eccedere quei parametri e di ritrovare un equilibrio complessivo; altra cosa è calcolare quei parametri in maniera rigida, ASL per ASL, perché l'effetto è che l'intero sistema non trova un suo equilibrio complessivo, una sua solidarietà tra territori.

Ponendo dei paletti rigidi invalicabili da parte dei vostri delegati all'attuazione che diventano i direttori generali, non ho un momento di coordinamento tra attività attuative di direttore generale e direttore generale. Rischio di creare duplicati, sovrapposizioni o di creare anche tagli lì dove non ce n'è bisogno. Con il vostro modello, ogni ASL si salva da sola, ogni territorio si salva da solo. Forse voi non vi rendete conto di che cosa avete scritto, di qual è il prodotto di questa legge, il risultato finale (ammesso che ci si arrivi, ho le stesse perplessità del collega Campus sulla vostra capacità di approvare linee guida in trenta giorni e che questa cosa vada avanti) di questa norma è sconosciuto. Non sappiamo quali saranno i punti di caduta. Sappiamo soltanto che dovranno rispettare questi parametri, però non sappiamo quante medicine di emergenza ci saranno, quante strutture complesse che si occuperanno dei trapianti, dove, perché. Non sappiamo il risultato complessivo, non sappiamo gli obiettivi a cui tende, quali sono gli obiettivi su scala regionale, perché il rischio che corriamo, quando poniamo parametri rigidi e poi chiediamo che vengano realizzati territorio per territorio, è che creiamo inutili sprechi e duplicazioni anche dove riteniamo di non crearne.

Poi che dire del punto d), cioè del fatto che il tasso di utilizzazione dei posti letto non deve essere inferiore al 75 per cento? Devo dire che quando ho letto questo parametro ho immaginato che fosse effetto di un "copia e incolla" sul piano strategico per il turismo, dove abbiamo un problema di tassi di occupazione molto bassi per cui un tasso di occupazione del 75 per cento sarebbe effettivamente un obiettivo virtuoso. Ma, in una regione ospedalocentrica come la nostra, dove il problema è l'inappropriatezza del ricovero (cioè il fatto che alcuni pazienti in ospedale non dovrebbero proprio entrarci e se ci entrano dovrebbero entrarci per mezza giornata, non per cinque giorni), questo parametro d) è totalmente disarmonico rispetto agli obiettivi di un'ipotetica riforma; rischia di dare un incentivo al contrario, cioè rafforzare e premiare l'inappropriatezza, premiare i ricoveri prolungati, non dismettere mai le persone che vengono ricoverate nei posti per acuzie perché c'è un parametro da rispettare! E' facile rispettare il parametro: non faccio uscire un paziente, anche se dovrebbe andare a casa finché non ne arriva un altro, sono un mago, lo risolvo in un attimo!

Assessore, rispettare questo parametro è un gioco da ragazzi: chiedo ai direttori sanitari di tenere le persone in ospedale e di non dimetterle fino a quando non c'è uno in coda che entra. Le assicuro che realizziamo il 100 per cento, ma realizzando il 100 per cento di quel parametro siamo sicuri che conteniamo i costi? Allora, non sono un esperto di politica sanitaria, ma sono un esperto di organizzazione aziendale e la sanità è un'azienda sociale, è un'azienda il cui obiettivo non è produrre utili, ma produrre servizi di qualità che vengono incontro alle esigenze dei cittadini. Se non partiamo dagli obiettivi di salute e di qualità, cioè dal risultato che vogliamo raggiungere per il nostro paziente, ma partiamo da parametri rigidi e tra l'altro fuorvianti come questo, mi chiedo: che cosa facciamo se non prenderci in giro? Tra l'altro, qui dimostrate (l'ha detto bene qualche collega) che non padroneggiate la materia, è preoccupante quanto avete scritto.

Potremmo andare avanti all'articolo 11 in cui sono previsti i trenta giorni in cui magicamente farete le linee guida, le direttive per le aziende sanitarie locali, quindi magicamente farete quello che non si è fatto, sulla rete ospedaliera, che queste linee guida non potranno che riflettere il contenuto dell'articolo 10. Ma vorrei citare il comma 2, la scrittura di questo comma 2 contraddice l'organizzazione democratica della Regione. Colleghi, seguitemi un attimo su questo punto, nel comma 2, noi facciamo una specie di processo al contrario: il controllato, ovvero il direttore generale, convoca i suoi controllori, non è un organo super partes come era nella legge numero 10. Cioè la Conferenza provinciale sanitaria (che ha i sindaci, il Presidente della Provincia, ha gli organismi democraticamente eletti dal popolo, che sono portatori delle istanze di una comunità e di un territorio) non viene convocata per valutare l'operato del direttore generale da parte di un organismo super partes che indirizza i lavori e per dare un giudizio terzo rispetto all'attività, che sia funzionale alle esigenze di quella comunità; no, è lo stesso controllato che convoca i suoi controllori mettendoli in una situazione di sudditanza psicologica, indirizzando i lavori.

A parte che stiamo ribaltando un procedimento democratico che è quello di dare voce e spazio in maniera indipendente agli eletti dal popolo, che dovrebbero controllare i controllati e non viceversa, stiamo - secondo me - facendo una sgrammaticatura legislativa, il che vi fa capire il livello culturale, non solo in materia sanitaria, della vostra maggioranza, ma il livello culturale in materie giuridiche, cioè siete degli illetterati della materia sanitaria, per le cose che ho detto riguardo all'articolo 10, e della materia giuridica, dell'organizzazione della Regione, delle funzioni degli enti locali, per quanto riguarda l'articolo 11.

Che dire, Assessore? Lei sa che le vorrei dare, dalla minoranza, quella solidarietà politica che le hanno lesinato i suoi colleghi della maggioranza, ma non gliela posso dare "politica" perché, dal punto di vista politico, molto ci divide. Posso limitarmi a dargliela dal punto di vista personale, non vorrei essere nei suoi panni, alle prese con una riforma che riguarda il 60 per cento della spesa della Regione, che tocca la vita di 1 milione e 650 mila sardi, in una situazione di tale solitudine politica, in assenza di una maggioranza che abbia una visione condivisa, lasciando, con la scorciatoia di questa legge, che a decidere del futuro dell'assistenza sanitaria dei sardi siano dei managers e, per quanto volenterosi, ognuno di loro applicherà la sua ricetta, la sua visione del mondo, per produrre una riforma complessiva che non potrà che essere disarmonica.

Credo che lei, Assessore, non abbia il torto o la responsabilità che le ha attribuito il collega Campus. Lei non può fare altro che votare per la maggioranza che l'ha eletta, non le addebito questa colpa, su questo la capisco, anche se non condivido la sua scelta politica, innanzitutto quella di stare in una maggioranza che evidentemente non si regge in piedi e che si è mostrata inadeguata; certamente le imputo la responsabilità di essersi imbarcata in un progetto che, a mio avviso, senza volerle fare una critica non cortese, certamente eccede quelle che possono essere le sue capacità, come eccederebbe le capacità di ognuno di noi che fosse messo nelle sue condizioni di solitudine politica.

La invito, come ha fatto il mio collega Gian Valerio Sanna, a fare un passo indietro, a chiedere alla sua maggioranza chiarezza nella visione comune, a chiedere alla sua Giunta di accompagnarla in questo percorso e di avere l'umiltà e la capacità di tornare a uno strumento di programmazione condiviso. Se avrete la forza, se avrete la chiarezza, potrete fare anche rapidamente un Piano sanitario, partendo dalle cose che ritenete di condividere di ciò che è stato approvato nel 2007, migliorandolo in tutti gli aspetti che vanno perfezionati. Soltanto così la politica si assumerà la responsabilità piena, senza scorciatoia e senza…

PRESIDENTE. Onorevole Porcu, il tempo a sua disposizione è terminato.

Comunico che il consigliere Pietro Cocco è rientrato dal congedo. Convoco la Conferenza dei Presidenti di Gruppo e sospendo la seduta.

(La seduta, sospesa alle ore 18 e 29, viene ripresa alle ore 18 e 40.)

PRESIDENTE. Colleghi, comunico che la Conferenza dei Presidenti di Gruppo ha deciso di proseguire la discussione del disegno di legge numero 385/A domani mattina alle ore 10 e di portare immediatamente in Aula, in base all'articolo 102 del Regolamento, la proposta di legge numero 424.

Discussione della proposta di legge Pittalis - Diana Giampaolo - Steri - Uras - Dedoni - Sanna Giacomo - Diana Mario - Salis: "Continuità delle concessioni demaniali ai fini di pesca e acquacoltura" (424)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge numero 424, Pittalis Pietro e più, "Continuità delle concessioni demaniali ai fini di pesca e acquacoltura".

Dichiaro aperta la discussione generale.

PRESIDENTE. Ricordo ai consiglieri che intendono parlare che devono iscriversi non oltre la conclusione del primo intervento.

E' iscritto a parlare il consigliere Antonio Solinas. Ne ha facoltà.

SOLINAS ANTONIO (P.D.). Rinuncio all'intervento.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Steri. Ne ha facoltà.

STERI (U.D.C.-FLI). Intervengo solo per dare atto che il testo, ancorché firmato dai Capigruppo, in effetti è un testo della Giunta, bisogna doverosamente riconoscerlo. Per evitare i tempi lunghi necessari, i Capigruppo si sono fatti carico di sottoscriverlo, è giusto che si sappia che il testo è della Giunta.

PRESIDENTE. Essendo la proposta di legge formata da un unico articolo si procede direttamente alla votazione del testo.

(Interruzione del consigliere Solinas)

PRESIDENTE. Onorevole Solinas, su che cosa intende intervenire?

SOLINAS ANTONIO (P.D.). Chiedo di intervenire per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Aspetti, prima mi faccia annunciare la votazione sul passaggio all'esame degli articoli.

Metto in votazione il passaggio all'esame degli articoli.

Ha domandato di parlare il consigliere Antonio Solinas per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

SOLINAS ANTONIO (P.D.). Presidente, intervengo per dire che, come Gruppo del Partito Democratico, abbiamo concesso che si portasse in Aula, ai sensi dell'articolo 102 del Regolamento, il testo proposto dalla Giunta. E' un testo importante che le marinerie della Sardegna aspettano da molto tempo. Come Commissione agricoltura e ambiente, abbiamo discusso più volte di questo problema, c'è più di un progetto di legge riguardante questo argomento, ma non siamo riusciti a portarlo a termine perché la Giunta aveva chiesto dei termini per presentare una propria proposta. Sarebbe stata cosa più opportuna che la Commissione venisse investita del problema, capiamo l'urgenza e la necessità di arrivare direttamente in Aula, però alcune cose sulle quali abbiamo perplessità mi auguro che non vengano utilizzate dalla Giunta appieno.

La data del 30 giugno 2013, come termine per la presentazione di una proposta di bando di concessione pubblica, ci sembra troppo in là; molto probabilmente il 30 marzo potrebbe essere il termine più giusto. Dobbiamo avere la capacità, lo dico soprattutto all'assessore Cherchi, di dare certezza agli operatori di un settore così importante della nostra Isola. Che tipo di investimenti possono fare sapendo che, fra un anno e mezzo, hanno la concessione nuovamente in scadenza? Dichiaro il mio voto a favore ma chiedo alla Giunta, lasciando il termine del 30 giugno, che esso possa essere utilizzaato solo come termine ultimo, sperando che la Giunta possa anticipare i tempi.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Cuccureddu. Ne ha facoltà.

CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Intervengo per dire che avrei voluto fare una dichiarazione di voto ma, posto che la legge non c'è nel sito Internet e non c'è una fotocopia, volendo poterla leggere, chiedo di sospendere sino alla distribuzione del testo da esaminare.

PRESIDENTE. Sospendo la seduta per pochi minuti.

(La seduta, sospesa alle ore 18 e 44, viene ripresa alle ore 18 e 48.)

PRESIDENTE. Riprendiamo i lavori, prego i colleghi di prendere posto.

Ha domandato di parlare il consigliere Salis per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

SALIS (I.d.V.). Che dire, Presidente? Ho apposto la mia firma perché capisco la complessità del problema e anche l'urgenza di un intervento. Non posso però non rilevare, l'ho fatto personalmente con l'Assessore, il fatto che la sentenza è del 7 novembre 2011 e che, dopo quasi un anno, in fretta e furia, arriviamo all'approvazione di una legge con le modalità dell'articolo 102 del Regolamento. Penso che, visto il numero delle persone coinvolte e anche l'importanza del settore interessato da questa problematica, sicuramente sarebbero stati necessari una riflessione e un approfondimento maggiore, soprattutto una celerità di intervento superiore a quella che invece c'è stata.

Per cui, penso che l'Assessore (che personalmente mi ha illustrato i problemi sorti su questa vicenda) debba in qualche maniera intervenire come Giunta per riuscire a eliminare la preoccupazione che gli operatori del settore sicuramente hanno. Facendo propria anche la proposta avanzata dal collega Solinas, mi limito a evidenziare il fatto che questo ritardo dovrebbe essere opportunamente sottolineato e anche sanzionato.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Lotto per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

LOTTO (P.D.). Mi dispiace per i colleghi che chiedono che, su questa materia, si vada velocissimi; secondo me, se oggi passa questa proposta di legge si va più che veloci, però non parlarne per niente mi sembra assolutamente inopportuno. E' oltremodo inopportuno non sottolineare che la Commissione agricoltura, da più di un anno, sta affrontando questo tema, sta ragionando, mentre c'è un fortissimo ritardo da parte della Giunta nell'affrontare in proprio la questione. Se ci viene posto il problema che gli operatori economici del settore pesca, che già è un settore che sta soffrendo tantissimo, si trovano in gravissima difficoltà e sono a rischio di chiusura per responsabilità della Regione, noi siamo disponibili a fare tutto quello che si può fare per evitare questo disastro. Lo diciamo con molta franchezza.

Però, allo stesso modo e allo stesso tempo, non possiamo non denunciare un atteggiamento eccessivamente dilatorio e un'incapacità della Giunta ad affrontare e risolvere il problema che sarà complesso quanto si vuole, ma va affrontato e va affrontato anche nei termini legali perché, se dovesse succedere che questa legge viene impugnata e viene anch'essa resa inoperosa, a questo punto, signori, ciascuno si assuma le proprie responsabilità. Noi, più che venirvi incontro per risolvere il problema e per darvi tempo, affinché la cosa venga affrontata in maniera regolare e risolta definitivamente, altro non possiamo fare.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Gian Valerio Sanna per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Non ribadisco le mie perplessità sul modo di procedere, queste "mode" di fare delle leggi al volo, si sospende una cosa, se ne fa un'altra, non si capisce niente, per fortuna riusciamo a capire di che cosa si tratta. Vorrei riflettere su questo: stiamo facendo un atto illegittimo, non giustificato neppure dal bando in corso. E' chiaro? Noi potremmo essere legittimati a fare un'operazione di questo genere solo se avessimo un bando in corso. Non abbiamo notizie della gara, non abbiamo notizie di niente. Siccome noi abbiamo il diritto di dire a voce alta, aldilà della propaganda, che noi vogliamo bene ai lavoratori, non vogliamo che vengano presi in giro. Suggerirei di pensarci perché proprio dobbiamo avere in questo momento tutti a cuore di voler bene ai lavoratori e a non prenderli in giro. Se uno dentro l'Assessorato poltrisce, non è una responsabilità che può cadere sulla testa dei lavoratori.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Cuccureddu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Dichiaro il voto favorevole a questa proposta di legge urgente perché ritengo che sia, forse non indispensabile, ma utile intervenire legislativamente, visto che i tentativi precedenti di soluzione amministrativa con delibera della Giunta sono incorsi nella mannaia del TAR, creando un problema difficilmente risolvibile o, meglio, risolvibile in maniera ponte, in attesa delle concessioni, solo con atto normativo.

Certo, il rischio di una possibile impugnativa da parte del Governo esiste, ci mancherebbe altro! Credo che nessuno di noi lo possa negare, ma ritengo che solo così si possa evitare il problema del buco, del lasso temporale scoperto che impediva di procedere col rinnovo delle concessioni. E' un vulnus sul quale si poteva innescare un problema difficoltoso dal punto di vista degli operatori, dal punto di vista lavorativo, ma che avrebbe potuto creare problemi anche di natura di ordine pubblico, come ben sappiamo, su chi gestisce vasti compendi, soprattutto negli stagni dell'oristanese.

Quindi apprezzo il tentativo dell'Assessore e dei Capigruppo di cercare di dare una soluzione, poi è chiaro che bisognerà mettersi a lavorare su questi bandi entro il 2013, su quelli molto più complessi che riguardano la portualità, il demanio marittimo, il demanio ricreativo balneare da qui al 2015. Sono partite importantissime, non si potrà arrivare a ridosso della scadenza e chiedere ulteriori proroghe, l'Europa non le consentirà più.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare l'Assessore dell'agricoltura e riforma agro-pastorale. Ne ha facoltà.

CHERCHI (P.d.L.), Assessore dell'agricoltura e riforma agro-pastorale. Ho seguito con attenzione gli interventi che mi hanno preceduto, soprattutto l'ultimo del collega Gian Valerio Sanna il quale giustamente pone un aspetto importante. Abbiamo però un problema, onorevole Sanna, che è questo: nel 2008, la Giunta di allora approvò una delibera per prorogare le concessioni. Nel mese di novembre del 2011, il TAR, a un terzo che fece ricorso (esattamente Olbia Mitili, se non ricordo male, che sollevò un problema), ha dato ragione non sull'aspetto della proroga delle concessioni ma solo ed esclusivamente perché anche chi non era a suo tempo concessionario aveva il diritto di poter partecipare e avere in concessione eventualmente un tratto, un'area demaniale, per attività legate alla pesca o all'acquacoltura. Questo è quello che è successo! Nel 2011, fu fatta una delibera, esattamente a dicembre, secondo la quale comunque si sarebbe dovuto procedere, come uffici, al rilascio di concessioni temporanee. In che situazione ci troviamo oggi?

Preso atto che il servizio pesca è stato modificato, è bene che l'Aula sappia che è stato sostituito il dirigente e che, in questo momento, ci sono un nuovo dirigente e nuovi funzionari che stanno lavorando per cercare di risolvere urgentemente questo problema e questo aspetto. In che termini e in che senso? Cercherò di essere velocissimo: nel predisporre una delibera che è già pronta e quindi, subito dopo l'approvazione di questa norma, andrà in Giunta per la pubblicazione dei bandi, quelli ufficiali e definitivi che rilasceranno le reali concessioni.

Abbiamo bisogno però di questo tempo per coprire il 2008 fino a oggi, anche perché, come voi ben sapete, i lavoratori dei compendi ittici o delle marinerie magari aspettano contributi da vecchi FEP che gli uffici non possono erogare, come capite bene, perché non c'è una copertura temporale di quelle concessioni. Quindi, questa legge, onorevole Sanna, che probabilmente potrà essere anche riconosciuta dal Governo e quindi impugnata dalla Corte costituzionale, magari anche annullata, su questo ci può stare tutto, però comunque oggi ci permetterebbe di andare avanti e di procedere poi con la successiva delibera.

Sull'ordine dei lavori

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori. Credo che sia importante, anche dopo l'illustrazione, da parte dell'assessore Cherchi, delle ragioni che hanno portato a questa proposta di legge, sospenderne il voto a domani. Credo che sia necessario e utile a tutti.

PRESIDENTE. Va bene. I lavori riprenderanno domani, giovedì 4 ottobre, alle ore 10.

La seduta è tolta alle ore 18 e 59.