Seduta n.1 del 19/03/2009 

I SEDUTA

Giovedì 19 marzo 2009

Presidenza del Presidente provvisorio FELICE CONTU

indi

della Presidente LOMBARDO

La seduta è aperta alle ore 10 e 45.

Costituzione dell'Ufficio di Presidenza provvisorio

PRESIDENTE. Nel dare inizio ai lavori invito gli onorevoli Claudia Lombardo, Matteo Sanna, Christian Solinas e Massimo Zedda, quali consiglieri più giovani di età, a prendere posto nel banco della Presidenza per esercitare le funzioni di Segretari.

Comunicazioni del Presidente

PRESIDENTE. Comunico agli onorevoli colleghi che i Presidenti degli Uffici centrali circoscrizionali e dell'Ufficio centrale regionale hanno trasmesso alla Segreteria generale del Consiglio gli atti e i documenti relativi all'elezione dei consiglieri regionali, ai sensi dell'articolo 15, comma 4 e comma 13, punto 5, della legge 17 febbraio 1968, numero 108.

Comunico inoltre che, in data 19 marzo 2009, i consiglieri regionali Giorgio La Spisa e Antonangelo Liori hanno fatto pervenire una nota con la quale comunicano di aver accettato la nomina rispettivamente ad Assessore della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio e ad interim dell'industria, e ad Assessore dell'igiene e sanità, ai fini della decadenza prevista dalla legge statutaria numero 1 del 2008, stante la sua vigenza. Le note verranno immediatamente trasmesse alla costituenda Giunta per le elezioni. Le sostituzioni degli onorevoli La Spisa e Liori saranno esaminate, dopo il giuramento di tutti i consiglieri, dall'Ufficio di Presidenza provvisorio, ai sensi dell'articolo 2 del Regolamento.

Giuramento del Presidente della Regione e dei consiglieri regionali ai sensi dell'articolo 23 dello Statuto speciale per la Sardegna e dell'articolo 8 della legge regionale statutaria n. 1 del 2008.

PRESIDENTE. Ai sensi dell'articolo 23 dello Statuto speciale per la Sardegna e dell'articolo 8 della legge regionale statutaria 12 luglio 2008, numero 1, "Legge statutaria della Regione autonoma della Sardegna", dobbiamo dare corso al giuramento del Presidente della Regione e dei consiglieri regionali. Io stesso per primo presterò giuramento pronunciando la seguente formula: "Giuro di essere fedele alla Costituzione ed allo Statuto, di esercitare il mio ufficio al solo scopo del bene inseparabile dello Stato e della Regione nell'interesse generale del popolo sardo".

Invito il Presidente della Regione a prestare il medesimo giuramento. Rileggo la formula, al termine della quale, il Presidente della Regione risponderà: "Giuro". "Giuro di essere fedele alla Costituzione ed allo Statuto, di esercitare il mio ufficio al solo scopo del bene inseparabile dello Stato e della Regione nell'interesse generale del popolo sardo".

CAPPELLACCI UGO, Presidente della Regione. Giuro.

PRESIDENTE. Invito, ora, i consiglieri regionali presenti a prestare il medesimo giuramento.

Prego i Segretari di procedere all'appello dei consiglieri, ciascuno dei quali quando sarà chiamato, alzandosi risponderà: "Giuro".

AGUS TARCISIO. Giuro.
AMADU SALVATORE. Giuro.
ARTIZZU IGNAZIO. Giuro.
BARDANZELLU GIAN FRANCO. Giuro.
BARRACCIU FRANCESCA. Giuro.
BEN AMARA RADHOUAN. Giuro.
BIANCAREDDU ANDREA MARIO. Giuro.
BRUNO MARIO. Giuro.
CAMPUS GIAN VITTORIO. Giuro.
CAPELLI ROBERTO. Giuro.
CAPPAI ANTONIO. Giuro.
CARIA PIER LUIGI. Giuro.
CHERCHI OSCAR SALVATORE. Giuro.
COCCO DANIELE SECONDO. Giuro.
COCCO PIETRO. Giuro.
CONTU MARIANO IGNAZIO. Giuro.
COSSA MICHELE. Giuro.
CUCCA GIUSEPPE LUIGI. Giuro.
CUCCU GIUSEPPE. Giuro.
CUCCUREDDU ANGELO FRANCESCO. Giuro.
DE FRANCISCI SIMONA. Giuro.
DEDONI ATTILIO MARIA ANTONIO. Giuro.
DESSI' PAOLO LUIGI. Giuro.
DIANA GIAMPAOLO. Giuro.
DIANA MARIO. Giuro.
ESPA MARCO. Giuro.
FLORIS MARIO. Giuro.
FLORIS ROSANNA. Giuro.
FOIS PIETRO. Giuro.
GALLUS DOMENICO. Giuro.
GRECO GABRIELLA. Giuro.
LADU SILVESTRO. Giuro.
LAI VITTORIO RENATO. Giuro.
LOCCI GIORGIO. Giuro.
LOMBARDO CLAUDIA. Giuro.
LOTTO LUIGI. Giuro.
MANCA GAVINO. Giuro.
MANINCHEDDA PAOLO GIOVANNI. (Il consigliere è assente).
MARIANI GIOVANNI. Giuro.
MELONI FRANCESCO. Giuro.
MELONI MARCO. Giuro.
MELONI VALERIO. Giuro.
MILIA SERGIO. Giuro.
MORICONI CESARE. Giuro.
MULA FRANCESCO. Giuro.
MULAS MASSIMO. Giuro.
OBINU SERGIO. Giuro.
OPPI GIORGIO. Giuro.
PERU ANTONELLO. Giuro.
PETRINI ONORIO. Giuro.
PIRAS SISINNIO. Giuro.
PITEA ANTONIO. Giuro.
PITTALIS PIETRO. Giuro.
PLANETTA EFISIO. Giuro.
PORCU ANTIOCO. Giuro.
RANDAZZO ALBERTO. Giuro.
RASSU NICOLO'. Giuro.
RODIN TEODORO VENCESLAO. Giuro.
SABATINI FRANCESCO. Giuro.
SALIS ADRIANO. Giuro.
SANJUST CARLO. Giuro.
SANNA GIACOMO. Giuro.
SANNA GIAN VALERIO. Giuro.
SANNA MATTEO. Giuro.
SANNA PAOLO TERZO. Giuro.
SECHI CARLO. Giuro.
SOLINAS ANTONIO. Giuro.
SOLINAS CHRISTIAN. Giuro.
SORU RENATO. Giuro.
STERI GIULIO. Giuro.
STOCHINO ANGELO IVANO. (Il consigliere è assente).
TOCCO EDOARDO. Giuro.
URAS LUCIANO. Giuro.
VARGIU PIERPAOLO. Giuro.
ZEDDA MASSIMO. Giuro.
ZUNCHEDDU CLAUDIA. Giuro.

PRESIDENTE. Aspettiamo qualche minuto, per consentire ai consiglieri che sono momentaneamente assenti, credo per imprevisti legati al traffico stradale, di raggiungere l'aula.

La seduta è sospesa per tre minuti. Vi chiedo, colleghi, di stare in aula.

(La seduta, sospesa alle ore 10 e 56 , viene ripresa alle ore 10 e 57.)

PRESIDENTE. Dovendo necessariamente convocare l'Ufficio di Presidenza per la surroga dei consiglieri che si sono dimessi, approfitto di questi dieci minuti di sospensione per procedere a questo adempimento, in attesa dell'arrivo dei consiglieri assenti.

Ai sensi del comma 3 dell'articolo 2 del Regolamento, convoco l'Ufficio di Presidenza provvisorio affinché, esaminati gli atti degli Uffici circoscrizionali, si pronunci circa i candidati che subentrano nelle rispettive liste ai primi degli eletti La Spisa e Liori.

Sospendo la seduta per dieci minuti.

(La seduta, sospesa alle ore 10 e 58, viene ripresa alle ore 11 e 16.)

Giuramento di consiglieri regionali subentranti

PRESIDENTE. Comunico che dall'esame degli atti redatti dall'Ufficio centrale circoscrizionale di Cagliari risulta che i consiglieri La Spisa e Liori sono stati eletti nella lista avente come contrassegno Popolo della Libertà, rispettivamente con cifra elettorale 10.105 e 6.193. I candidati della stessa lista e del medesimo collegio che seguono immediatamente l'ultimo eletto sono nell'ordine: Zedda Alessandra, con cifra elettorale 3.727, Murgioni Eugenio, con cifra elettorale 3.600, Sorgia Alessandro, con cifra elettorale 3.377, e Ghiani Cosimo, noto Mimmo, con cifra elettorale 2.799.

Pertanto, Zedda Alessandra, con cifra elettorale 3.727, e Murgioni Eugenio, con cifra elettorale 3.600, in qualità di primo e secondo dei non eletti, subentrano agli onorevoli Giorgio La Spisa e Antonangelo, noto Antonello, Liori.

Sulla base di quanto accertato dall'Ufficio di Presidenza provvisorio, proclamo eletti consiglieri regionali Eugenio Murgioni e Alessandra Zedda. Constatatane la presenza, li invito a entrare in aula e a prestare il giuramento prescritto dall'articolo 23 dello Statuto speciale per la Sardegna e dall'articolo 8 della legge regionale statutaria 10 luglio 2008, numero 1. Invito i colleghi a presentarsi di fronte al banco della Presidenza.

Do lettura della formula del giuramento, dopo di che i consiglieri Murgioni e Zedda risponderanno: "Giuro". "Giuro di essere fedele alla Costituzione ed allo Statuto, di esercitare il mio ufficio al solo scopo del bene inseparabile dello Stato e della Regione nell'interesse generale del popolo sardo".

Prego i Segretari di procedere all'appello dei consiglieri, ciascuno dei quali quando sarà chiamato, alzandosi risponderà: "Giuro".

ZEDDA ALESSANDRA. Giuro.

MURGIONI EUGENIO. Giuro.

PRESIDENTE. Invito i consiglieri Paolo Maninchedda e Angelo Ivano Stochino, precedentemente assenti, a prestare il medesimo giuramento.

Ripeto la formula: "Giuro di essere fedele alla Costituzione ed allo Statuto, di esercitare il mio ufficio al solo scopo del bene inseparabile dello Stato e della Regione nell'interesse generale del popolo sardo".

STOCHINO ANGELO IVANO. Giuro

MANINCHEDDA PAOLO. Giuro

Discorso di saluto del Presidente provvisorio Felice Contu

PRESIDENTE. Colleghi, a conclusione delle procedure regolamentari, mi sia consentito, per aprire la nuova legislatura, rivolgere innanzitutto un saluto doveroso al popolo sardo, che noi qui oggi rappresentiamo. Un saluto cordiale anche al rappresentante del Governo, che ha voluto essere presente, lo ringrazio, un saluto augurale di buon lavoro al Presidente della Regione, alla Giunta e a tutti voi, cari colleghi, che siete i componenti illustri della massima Assemblea della nostra Isola. L'Assemblea si è appena rinnovata, ma essa ha già coscienza, io ne sono convinto, delle grandi speranze in essa riposte da parte del popolo sardo.

Ora, onorevoli colleghi, mi sia consentita, ma vi chiedo venia, una piccola parentesi, una digressione quasi personale. Non voglio nascondervi l'emozione che mi ha colto nel riprendere posto su questo seggio di Presidente quarant'anni esatti dopo il mio primo discorso di Presidente del Consiglio eletto nella VI legislatura, nel lontano 1969. Emozione, però, che non è disgiunta dalla memoria; la memoria di come era la Sardegna dopo la guerra, ferita da tante…

(Applausi)

…Grazie. Dicevo che questa emozione è accompagnata dalla memoria, perché un po' di memoria, ogni tanto, bisogna pure averla, la memoria della Sardegna com'era allora, dopo la guerra, ma anche dopo i primi anni del primo Piano di rinascita della Sardegna. Certo, confrontandoci con l'oggi, ci troviamo probabilmente in una situazione diversa; però, a me sembra ugualmente una situazione difficile, grave, come allora, e credo che il primo problema che le nostre istituzioni dovranno affrontare sia quello della perdita di migliaia di posti di lavoro, il problema di centinaia di aziende in crisi e le difficoltà soprattutto per i giovani che arrivano all'età lavorativa, e non solo. Ogni giorno che passa, cresce il numero delle famiglie bisognose di aiuto e vengono alla luce sempre sconosciute nuove povertà. In questo contesto, poi, è arrivata anche la crisi globale a raffreddare qualche entusiasmo che potevamo avere all'inizio e a ridimensionare anche molte nostre speranze. Però, amici e colleghi, è proprio in questi momenti di tensione economica e sociale che occorre attivare una volontà di ripresa, di rilancio, mobilitando tutte le forze, non soltanto quelle istituzionali, come il Governo regionale, ma tutte le energie che proprio il popolo sardo, anche nei momenti più difficili della sua storia, è riuscito in passato a mobilitare.

A questi impegni, ne sono sicuro, non potrà mancare l'apporto, il contributo di tutti i sardi e, aggiungo, anche dei sardi d'oltremare, quelli che per le vicissitudini della vita sono stati costretti a emigrare, che rappresentano comunque un'altra Sardegna ugualmente vicina al nostro cuore e ai quali io mi sento, anche a nome dell'Assemblea, di rivolgere un caloroso saluto.

Certo, onorevoli colleghi, neppure nel lontano 1949, nessuno di noi ha mai concepito l'autonomia come un miracolo; l'abbiamo sempre intesa come premessa, come spazio, strumento, obiettivo di impegno politico e morale. Ma oggi sappiamo, però, che l'autonomia non è solo un dato, seppure un dato della Costituzione, ma è invece un continuo processo, un continuo divenire, una dimensione politica che non si esaurisce, evidentemente, nell'elezione di un Consiglio regionale o nella organizzazione degli strumenti burocratici, ma deve trovare forza e vigore nel consenso popolare. Ecco perché si impone per tutti noi - questa è una raccomandazione che faccio a me stesso, ma la vorrei fare a tutti i colleghi, consentitemelo - la strategia dell'ascolto, che da noi deve essere concepita come l'apertura di un canale che sappia riportare alla dirigenza politica, spesso logorata dal difficile e quotidiano amministrare, la sua originale e vera vocazione di volano della rinascita della nostra Isola.

Onorevoli colleghi, il mio non vuol essere il solito appello retorico, che si fa in questi casi, all'unità per una nuova stagione di rinascita, per un nuovo dinamismo culturale. Credo che sia, invece, l'individuazione precisa di una necessità, direi quasi obbligata per noi, perché diversamente sarà difficile che l'Isola possa avere un avvenire migliore. Quindi bisogna ritrovare quelle che io chiamo le giuste sinergie tra le capacità progettuali, le aspirazioni del mondo della ricerca, del mondo dell'impresa, e la capacità, però, delle istituzioni democratiche di tradurre in opere concrete quelle che possono sembrare, tuttavia, soltanto delle semplici speranze. Non tutte le aspirazioni e non tutti i problemi dell'Isola, che pure, dobbiamo dirlo, ha dovuto scontare secoli e decenni di governi sempre oltremodo distratti. Certo, dicevo, queste aspirazioni e i problemi dell'Isola non hanno, in questi sessant'anni di autonomia speciale, trovato soluzione totale e perfetta, dobbiamo riconoscerlo, però dobbiamo anche riconoscere che i passi che sono stati compiuti sono rilevanti, da trasformare la Sardegna da una terra allora arcaica in una moderna società. La Sardegna è entrata ormai nella modernità, prendiamone atto, e per fortuna è entrata nella modernità senza dimenticare le proprie tradizioni, la propria storia e la propria cultura.

Nei prossimi cinque anni, cari colleghi, grande sarà quindi la responsabilità che incombe su di noi per evitare di deludere le attese, le speranze del popolo sardo. Ci aspettano scelte coraggiose e appuntamenti ineludibili. Ne voglio citare qualcuno, mi sembra che sia opportuno farlo, perché sarà certamente compito di questa stagione consiliare innanzitutto difendere la centralità di questa Assemblea legislativa attraverso un sapiente riequilibrio dei poteri. Occorrerà, in parallelo, una rivisitazione del nostro Statuto in una prospettiva che guardi al federalismo, capace sì di aprire nuovi orizzonti, ma, diciamolo pure, anche di produrre, a mio giudizio, spazi di inquietudine e spazi anche di incertezza. E la rivisitazione dello Statuto dovrà essere accompagnata non solo da rapporti diversi tra Stato e Regione, ma anche da un rapporto diverso tra la Sardegna e l'Europa.

Io, a questo proposito, non posso esimermi dal farvi conoscere la delusione - e credo che sia una delusione un po' per tutti - per la mancata approvazione, fino a questo momento, della modifica della legge elettorale europea che consentirebbe anche ai sardi di far sentire la loro voce nel Parlamento di Strasburgo. Eppure, il ruolo della Sardegna, ponte tra l'Europa e l'Africa, se pensiamo che l'anno venturo entrerà in vigore la zona di libero scambio nel Mediterraneo, credo che non potrà essere ignorato. Io cerco qui, ora, di ricordare una frase pronunciata da un collega che purtroppo non è più tra noi, ma è stato un grande collega, l'onorevole Umberto Cardia, il quale diceva: "Solo attraverso questo scambio, questa osmosi, questo ponte tra l'Europa e l'Africa è possibile che il Mediterraneo diventi non solo un mare di pace, ma anche il luogo privilegiato, il crocevia ove si incontrano le più antiche civiltà umane".

Onorevoli colleghi, anche la politica è cambiata; nei due lustri precedenti sono cambiate molte cose, tanto che sono caduti molti steccati ideologici, sono cadute anche vecchie formazioni politiche, però io credo che a questa rivoluzione siano sopravvissute sempre le idealità che si riassumono comunque nella ricerca del bene comune e nel rapporto intramontabile tra etica e politica. Vicende vicine e lontane ci dimostrano che questo rapporto spesso non è stato dei migliori e, purtroppo, tutto ciò ha indotto parti della nostra società a diffidare delle istituzioni democratiche. Pertanto, resta uno dei compiti forse maggiori dell'Assemblea rappresentativa del popolo sardo fare in modo che tanta parte delle aspirazioni della popolazione sarda, a cominciare dal mondo della scuola per finire nel mondo della produzione, trovino giusto accoglimento nei nostri lavori.

Siamo usciti da una campagna lunga, difficile, dura, però il tempo delle polemiche, ormai, io credo che sia cessato, deve cessare. Lasciamo le polemiche elettorali alle nostre spalle. Oggi occorre, invece, costruire. E' un impegno per tutti, maggioranza e opposizione. Viviamo tempi che impongono scelte comuni, lungimiranti, non legate a ricadute immediate, ma mirate, invece, agli interessi superiori della comunità. Voglio ricordare che uno dei lasciti che ci hanno trasmesso i primi decenni dell'autonomismo, i padri dell'autonomia, è proprio quello dell'unità, dell'unitarietà intorno alle scelte fondamentali per il progresso del popolo sardo. In un precedente discorso ugualmente di apertura di legislatura, la VI legislatura, mi ero permesso di citare alcune righe del discorso pronunciato da uno dei padri dell'autonomia, il nostro primo Presidente di questa Assemblea, l'onorevole Anselmo Contu. Consentitemi di citarlo anche oggi, perché quelle parole mi sembrano ancora di grande e forte attualità. Anselmo Contu diceva che ciascuno di noi ha una bandiera particolare degna e nobile. Ognuno la difenda, la custodisca, le sia fedele, ma ricordiamoci che tutti dobbiamo sempre avere in mente una bandiera comune, e su questa bandiera comune c'è scritto "Sardegna".

Onorevoli colleghi, mi sono un po' dilungato e vi chiedo scusa, ma mi avvio rapidamente alla conclusione, perché sono sicuro che poi il Presidente del Consiglio che verrà eletto e anche il Presidente della Regione potranno illustrare meglio di me quelle che saranno le caratteristiche particolari di questa legislatura che oggi si apre. Troppe volte abbiamo detto che la prossima legislatura sarebbe stata una legislatura costituente. Io spero che finalmente questa legislatura diventi, con l'aiuto di Dio, una legislatura costituente.

Onorevoli colleghi, alle nostre spalle, non dimentichiamolo, premono nuove generazioni di sardi, che non si lasceranno ingannare, come forse noi nel passato ci siamo lasciati ingannare, da false ipotesi di sviluppo. Queste nuove generazioni, cresciute nella scuola, nel lavoro e anche nell'emigrazione, purtroppo, travolgeranno anche noi se non sapremo spianare per tempo la strada alla loro ascesa impetuosa e rinnovatrice. Queste nuove generazioni conoscono un mondo del tutto diverso dal passato e perciò portano, anche nella lotta politica, nuovi messaggi che noi faremo bene ad ascoltare con maggiore attenzione. E allora, ma solo allora, se sapremo soddisfare quest'ansia di un avvenire migliore, potremo anche noi esclamare, come esclamò il grande poeta nuorese Sebastiano Satta: "Se l'aurora arderà su' tuoi graniti tu lo dovrai, Sardegna, ai nuovi figli". Grazie.

(Applausi)

Elezione del Presidente del Consiglio

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'elezione del Presidente del Consiglio. Prima di procedere alla votazione a scrutinio segreto, do lettura dell'articolo 3 del Regolamento interno del Consiglio: "Costituito l'Ufficio di Presidenza provvisorio, ai sensi dell'articolo 2, il Consiglio procede immediatamente e senza discussione all'elezione del Presidente. Il Presidente è eletto con votazione a scrutinio segreto e con la maggioranza dei due terzi dei componenti l'Assemblea e dura in carica l'intera legislatura. Se nessuno ha riportato detta maggioranza, si procede, entro i successivi tre giorni" - ma lo faremo subito - "ad una nuova votazione nella quale è richiesta la maggioranza dei due terzi dei votanti, computando tra i voti anche le schede bianche. Dal terzo scrutinio è sufficiente la maggioranza assoluta dei componenti. Allo spoglio delle schede provvede l'Ufficio di Presidenza provvisorio".

Prima votazione a scrutinio segreto per l'elezione

del Presidente del Consiglio

PRESIDENTE. Indico la votazione a scrutinio segreto per l'elezione del Presidente del Consiglio. Prego i consiglieri Segretari di procedere all'appello.

(Seguono la votazione e lo spoglio delle schede.)

Risultato della votazione

PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:

presenti 80

votanti 79

astenuti 1

maggioranza 54

schede bianche 77

schede nulle 1

Ha ottenuto voti: LOMBARDO Claudia, 1.

(Hanno preso parte alla votazione i consiglieri: AGUS - AMADU - ARTIZZU - BARDANZELLU - BARRACCIU - BEN AMARA - BIANCAREDDU - BRUNO - CAMPUS - CAPELLI - CAPPAI - CAPPELLACCI - CARIA - CHERCHI - COCCO Daniele Secondo - COCCO Pietro - CONTU Mariano Ignazio - COSSA - CUCCA - CUCCU - CUCCUREDDU - DE FRANCISCI - DEDONI - DESSI' - DIANA Giampaolo - DIANA Mario - ESPA - FLORIS Mario - FLORIS Rosanna - FOIS - GALLUS - GRECO - LADU - LAI - LOCCI - LOMBARDO - LOTTO - MANCA - MANINCHEDDA - MARIANI - MELONI Francesco - MELONI Marco - MELONI Valerio - MILIA - MORICONI - MULA - MULAS - MURGIONI - OBINU - OPPI - PERU - PETRINI - PIRAS - PITEA - PITTALIS - PLANETTA - PORCU - RANDAZZO - RASSU - RODIN - SABATINI - SALIS - SANJUST - SANNA Giacomo - SANNA Gian Valerio - SANNA Matteo - SANNA Paolo Terzo - SECHI - SOLINAS Antonio - SOLINAS Christian - SORU - STERI - STOCHINO - TOCCO - URAS - VARGIU - ZEDDA Alessandra - ZEDDA Massimo - ZUNCHEDDU.

Si è astenuto il Presidente provvisorio CONTU Felice.)

Poiché non è stato raggiunto il quorum previsto, si procede a una nuova votazione, per la validità della quale, a termini di Regolamento, è richiesta la maggioranza dei due terzi dei votanti, computando tra i voti anche le schede bianche.

Seconda votazione a scrutinio segreto per l'elezione del Presidente del Consiglio

PRESIDENTE. Indico la votazione a scrutinio segreto per schede per l'elezione del Presidente del Consiglio. Prego i consiglieri Segretari di procedere all'appello.

(Seguono la votazione e lo spoglio delle schede)

Risultato della votazione

PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:

presenti 80

votanti 79

astenuti 1

maggioranza 53

schede bianche 77

schede nulle 1

Ha ottenuto voti: BEN AMARA Radhouan, 1.

(Hanno preso parte alla votazione i consiglieri: AGUS - AMADU - ARTIZZU - BARDANZELLU - BARRACCIU - BEN AMARA - BIANCAREDDU - BRUNO - CAMPUS - CAPELLI - CAPPAI - CAPPELLACCI - CARIA - CHERCHI - COCCO Daniele Secondo - COCCO Pietro - CONTU Mariano Ignazio - COSSA - CUCCA - CUCCU - CUCCUREDDU - DE FRANCISCI - DEDONI - DESSI' - DIANA Giampaolo - DIANA Mario - ESPA - FLORIS Mario - FLORIS Rosanna - FOIS - GALLUS - GRECO - LADU - LAI - LOCCI - LOMBARDO - LOTTO - MANCA - MANINCHEDDA - MARIANI - MELONI Francesco - MELONI Marco - MELONI Valerio - MILIA - MORICONI - MULA - MULAS - MURGIONI - OBINU - OPPI - PERU - PETRINI - PIRAS - PITEA - PITTALIS - PLANETTA - PORCU - RANDAZZO - RASSU - RODIN - SABATINI - SALIS - SANJUST - SANNA Giacomo - SANNA Gian Valerio - SANNA Matteo - SANNA Paolo Terzo - SECHI - SOLINAS Antonio - SOLINAS Christian - SORU - STERI - STOCHINO - TOCCO - URAS - VARGIU - ZEDDA Alessandra - ZEDDA Massimo - ZUNCHEDDU.

Si è astenuto il Presidente provvisorio CONTU Felice.)

Poiché non è stato raggiunto il quorum previsto, si procede a una nuova votazione, nella quale è richiesta la maggioranza assoluta dei componenti.

Terza votazione a scrutinio segreto per l'elezione del Presidente del Consiglio

PRESIDENTE. Indico la votazione a scrutinio segreto per schede per l'elezione del Presidente del Consiglio. Prego i consiglieri Segretari di procedere all'appello.

(Seguono la votazione e lo spoglio delle schede)

Risultato della votazione

PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:

Presenti 80

Votanti 79

Astenuti 1

Maggioranza 41

Schede bianche 20

Hanno ottenuto voti: Lombardo Claudia, 57; Artizzu Ignazio, 1; Barracciu Francesca, 1.

Viene proclamata eletta Presidente del Consiglio: Claudia Lombardo. (Applausi)

(Hanno preso parte alla votazione i consiglieri: AGUS - AMADU - ARTIZZU - BARDANZELLU - BARRACCIU - BEN AMARA - BIANCAREDDU - BRUNO - CAMPUS - CAPELLI - CAPPAI - CAPPELLACCI - CARIA - CHERCHI - COCCO Daniele Secondo - COCCO Pietro - CONTU Mariano Ignazio - COSSA - CUCCA - CUCCU - CUCCUREDDU - DE FRANCISCI - DEDONI - DESSI' - DIANA Giampaolo - DIANA Mario - ESPA - FLORIS Mario - FLORIS Rosanna - FOIS - GALLUS - GRECO - LADU - LAI - LOCCI - LOMBARDO - LOTTO - MANCA - MANINCHEDDA - MARIANI - MELONI Francesco - MELONI Marco - MELONI Valerio - MILIA - MORICONI - MULA - MULAS - MURGIONI - OBINU - OPPI - PERU - PETRINI - PIRAS - PITEA - PITTALIS - PLANETTA - PORCU - RANDAZZO - RASSU - RODIN - SABATINI - SALIS - SANJUST - SANNA Giacomo - SANNA Gian Valerio - SANNA Matteo - SANNA Paolo Terzo - SECHI - SOLINAS Antonio - SOLINAS Christian - SORU - STERI - STOCHINO - TOCCO - URAS - VARGIU - ZEDDA Alessandra - ZEDDA Massimo - ZUNCHEDDU.

Si è astenuto il Presidente provvisorio CONTU Felice.)

Invito la presidente Lombardo a prendere posto al banco della Presidenza.

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LOMBARDO

PRESIDENTE. Presidente Contu, Presidente della Regione, onorevoli colleghe e colleghi, desidero, con comprensibile e autentica emozione, rivolgere a tutti voi un ringraziamento per la fiducia che quest'oggi avete riposto in me, affidandomi il prestigioso incarico di Presidente del Consiglio regionale. E' un ringraziamento che voglio rivolgere a tutti, a coloro che mi hanno votato e anche a coloro che non l'hanno fatto, per evidenti ragioni e logiche politiche. Considero un'apertura di credito molto importante la decisione delle minoranze di votare scheda bianca e di non oppormi un candidato. E' un atto che terrò in debita considerazione nel corso di tutta la legislatura.

Sento forte la responsabilità dell'alto compito che mi onoro veramente, per questo Consiglio regionale, di portare avanti, anche perché la responsabilità è doppia, perché ho l'onore di essere anche la prima donna nella storia dell'autonomia sarda a ricoprire questo prestigioso incarico.

E penso sia doveroso riconoscere il merito a questo Consiglio regionale di aver effettuato con coraggio una scelta di grande civiltà e di grande democrazia. Per questo assicuro il mio impegno, un impegno massimo, un impegno improntato a spirito di servizio, a grande umiltà, per garantire sempre l'unità di questa Assemblea, ma soprattutto per garantire i diritti di tutti i componenti del XIV Consiglio regionale della Sardegna. Grazie.

(Applausi)

Comunico ai colleghi che la seduta è sospesa e aggiornata a domani mattina alle ore 10 per l'illustrazione del programma del Presidente della Regione.

(La seduta, sospesa alle ore 12 e 52, viene ripresa alle ore 10 e 27 di venerdì 20 marzo 2009.)

Comunicazioni del Presidente della Regione ai sensi dell'articolo 18, comma 1, lettera c) della legge statutaria n. 1 del 2008

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca le comunicazioni del Presidente della Regione ai sensi dell'articolo 18, comma 1, lettera c) della legge statutaria numero 1 del 2008.

Ha facoltà di parlare il Presidente della Regione.

CAPPELLACCI, Presidente della Regione. Signor Presidente, onorevoli consiglieri, mi accingo a presentare la Giunta regionale, che è stata nominata con due decreti, e vorrei spiegare il motivo della nomina attraverso due atti amministrativi distinti.

Com'è noto, anche perché è stato riportato dalla stampa, sono state avanzate delle ipotesi di interpretazione differenti del richiamo alle norme della legge statutaria, in particolare alla sua vigenza, per alcuni aspetti e del rimando alla legge numero 1 del 1977 per altri aspetti. Allora, la Presidenza della Giunta ha ritenuto opportuno, alla luce di questi dubbi interpretativi e al fine di arrivare a un quadro che potesse consentire, intanto, di fugare ogni dubbio e poi di arrivare a una composizione compiuta, perfetta, e quindi di non creare alcun tipo di problema in quella che è la conseguente azione amministrativa, rivolgere un quesito specifico all'Avvocatura dello Stato, la quale si è espressa nel senso che il numero degli Assessorati deve essere fissato in dodici. Per questo motivo, ieri, dopo aver ricevuto il parere dell'Avvocatura dello Stato, ho preveduto a integrare la Giunta con il dodicesimo Assessore.

Leggo, pertanto, la composizione della Giunta:

MARIA PAOLA CORONA, Assessore degli affari generali, personale e riforma della Regione;

GIORGIO LA SPISA, Assessore della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio;

GABRIELE ASUNIS, Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica;

EMILIO SIMEONE, Assessore della difesa dell'ambiente;

ANDREA PRATO, Assessore dell'agricoltura e riforma agro-pastorale;

SEBASTIANO SANNITU, Assessore del turismo, artigianato e commercio e con funzioni di Vicepresidente;

MARIO ANGELO GIOVANNI CARTA, Assessore dei lavori Pubblici;

ANDREINA FARRIS, Assessore dell'industria;

MARIA VALERIA SERRA, Assessore del lavoro, formazione professionale, cooperazione e sicurezza sociale;

MARIA LUCIA BAIRE, Assessore della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport;

ANTONIO ANGELO LIORI, Assessore dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale;

LILIANA LORETTU, Assessore dei trasporti.

Procedo, quindi, alla lettura del programma di questa XIV legislatura.

E' una grande emozione ritornare, oggi, in quest'aula, quale rappresentante eletto, insieme a tutti voi, del popolo sardo. Onorevoli consiglieri, la Sardegna si trova ad attraversare, come spesso è accaduto nella sua lunga storia, una grave crisi dai risvolti ancora non del tutto chiari. Il processo di globalizzazione sta investendo la politica, l'economia, la cultura, determinando una situazione di omologazione che comporta il rischio di una perdita della nostra identità. Deve essere a tutti evidente che i meccanismi, gli strumenti, le politiche che noi dobbiamo mettere in atto devono essere improntate a contrastare queste forti tendenze a comprimere le diversità e la nostra unicità. La Sardegna deve giocare un ruolo importante per riacquistare i caratteri della propria identità politica, sociale e culturale. Solo in questo modo possiamo scongiurare che la crisi mondiale possa assumere nella nostra Isola aspetti di maggiore gravità e di più lunga durata. Diversità e unicità sono il nostro valore aggiunto, la ricchezza sulla quale intendiamo costruire il nostro effettivo riscatto attraverso un rilancio della base produttiva ed economica. Dobbiamo nutrire il massimo della fiducia nelle nostre capacità per reagire positivamente a un quadro che oggi appare negativo, ma che nell'immediato futuro, siamo fiduciosi, potrà trasformarsi nell'inizio di una fase di rilancio economico. Abbiamo i mezzi, le intelligenze, le capacità per reagire e superare la crisi. Va però modificato il modo di pensare la politica. Questa è la vera sfida che oggi siamo chiamati a vincere.

Le grandi trasformazioni che hanno toccato il sistema politico, nei tempi più recenti, hanno comportato una rivisitazione della rappresentatività dei partiti in seno alle istituzioni. Siamo passati da una democrazia indiretta a una democrazia diretta. Gli amministratori sono stati chiamati ad assumersi sempre più gravosi compiti e nel contempo ad adeguare i loro processi decisionali a criteri di maggiore incisività ed efficacia nell'azione amministrativa per l'assolvimento della funzione pubblica. Nel contempo il quadro politico ha subito un radicale cambiamento che ha comportato una drastica riduzione della presenza dei partiti nella società, sotto la spinta dell'opinione pubblica che richiedeva un'effettiva semplificazione del quadro politico nazionale. Ci troviamo in una fase di transizione, nella quale ancora vige un sistema bipolare, che pone oggi le basi per evolvere verso un effettivo bipartitismo. Queste spinte verso il rinnovamento devono trovare il sistema politico sardo preparato, al fine di evitare possibili contraccolpi negativi nelle istituzioni regionali. Il che significa che dobbiamo ripensare il nostro modello di Regione, in chiave moderna, per adeguarla alle modificazioni nel frattempo sopravvenute. Si impone a questo punto una riflessione sul concetto stesso di democrazia compiuta. La democrazia sarà anche un sistema di governo pieno di difetti, ma - come sosteneva Churchill - tutti gli altri sistemi ne hanno molti di più e quindi dobbiamo preservarlo e tenercelo ben stretto. Ed è proprio con un riferimento molto pragmatico alla democrazia dell'alternanza che intendo caratterizzare il mio discorso di insediamento in quest'Aula, che rappresenta la massima espressione della democrazia e dell'autonomia della nostra Regione.

Credo sia importante sottolineare il valore fondamentale della democrazia dell'alternanza, che attribuisce al popolo sovrano l'elezione diretta del Presidente e la decisione finale di premiare chi ha ben governato o di decretarne l'insuccesso. E' una conquista culturale di libertà, un patrimonio irrinunciabile per una democrazia matura che appartiene ormai anche al nostro Paese e alla nostra Regione. Nel corso della recente consultazione elettorale, si sono confrontate due differenti visioni della società e dell'economia. E la visione da noi proposta ha ricevuto un ampio consenso elettorale che ci affida il governo della Sardegna nei prossimi cinque anni. Come in tutte le democrazie mature, permettetemi, tuttavia, di esprimere l'auspicio che il Presidente eletto possa essere, come io oggi mi sento, il Presidente di tutti i sardi, sia di quelli che lo hanno votato, sia di quelli che non lo hanno votato. Massimo sarà il rispetto per chi è oggi minoranza nella Regione e per chi avrà compiti di opposizione in quest'Aula. Resta il fatto che la responsabilità del governo della Regione presuppone l'assunzione di decisioni che siano rispettose degli impegni assunti in modo chiaro e trasparente davanti agli elettori.

Per questo consentitemi di riassumere l'impostazione di questa proposta politica e programmatica fatta agli elettori, che qui in quest'Aula, diventa oggi programma di governo per i prossimi cinque anni di legislatura e che il Presidente presenta al Consiglio. E' un programma imperniato in primo luogo sul metodo di governo che assume valenza almeno analoga a quella dei contenuti. Sul metodo partecipativo abbiamo fondato la costruzione della nostra proposta e sulla sua concreta applicazione intendiamo fondare la nostra azione di governo. Il metodo della democrazia partecipata ha per noi una duplice e fondamentale caratteristica: in primo luogo è l'unico modo possibile a disposizione della politica per dimostrare capacità di ascolto, comprensione e interpretazione delle complesse dinamiche che caratterizzano la società sarda e le sue motivazioni di fondo che devono essere tradotte in adeguate ed efficaci azioni di governo; in secondo luogo è esso stesso parte integrante dell'azione di governo che sarà svolta con il diretto coinvolgimento degli attori del sistema nella costruzione e condivisione delle scelte strategiche e nell'attuazione degli interventi conseguenti. Da questa consapevolezza metodologica discende anche l'impostazione che abbiamo già cominciato a dare alla nostra azione di governo, che idealmente e concettualmente abbiamo scomposto come percorso da realizzarsi con riferimento a tre distinti, ma integrati e conseguenti momenti attuativi.

Il primo momento è quello identitario che attiene proprio all'ascolto e alla partecipazione, al processo democratico finalizzato all'elaborazione delle scelte strategiche dello sviluppo. Spetterà sempre alla politica, tuttavia, e soprattutto a chi ha la responsabilità di governo, il compito di arrivare a formulare le sintesi, le mediazioni che devono guidare lo sviluppo. E' un nostro preciso dovere politico quello di ripartire dalla riflessione su noi stessi e dal "comune sentire" del popolo sardo. E' questa la fonte dalla quale far derivare i successivi passi dell'azione di governo che non può prescindere dai punti di forza e dalle opportunità dei singoli ambiti territoriali della nostra Isola.

Il secondo momento è proprio quello dello sviluppo - di quel piano generale di sviluppo della nostra regione - che, partendo dalla riflessione sui principi identitari, deve consentirci di rilanciare la nostra economia per rompere la dipendenza che ancora limita la nostra autonomia. Dopo aver affrontato correttamente la definizione delle ipotesi di crescita e di sviluppo della regione, nella prospettiva della valorizzazione delle opportunità dei singoli territori e del recupero della nostra identità storico-culturale in chiave attuale e moderna, possiamo affrontare con decisione il tema delle riforme istituzionali.

Il terzo momento è, infatti, quello delle nuove regole, che devono accompagnare e disciplinare il processo di sviluppo e che attengono, in particolare, al nuovo patto federale con lo Stato, alla riscrittura del nostro Statuto di autonomia, alla riforma della Regione e alla ampia e diffusa semplificazione legislativa e amministrativa. Una forte consapevolezza caratterizza questa nostra azione: qualsiasi modernizzazione autentica non deve cancellare il passato e recidere i ponti con le nostre tradizioni e i nostri valori identitari. La Sardegna dovrà avere la capacità di coniugare la sua storia millenaria con le valenze straordinarie e le opportunità che oggi ci vengono offerte dalle nuove condizioni dei sistemi di produzione, dai servizi avanzati, dall'innovazione tecnologica e dai nuovi media della comunicazione che possono consentire ai sardi di farsi conoscere e apprezzare in tutto il mondo. La chiave della modernizzazione non è il rovesciamento di ciò che è stato, ma un mutamento graduale e progressivo che sappia trarre alimento dall'assimilazione degli insegnamenti del passato.

E' per questi motivi che siamo convinti che la sola attenzione alle tematiche e ai cosiddetti nodi strategici dello sviluppo economico non possa determinare un armonico ed equilibrato processo di crescita se gli stessi non vengono accompagnati da una debita considerazione dei codici normativi della comunità e dal rispetto concreto del complesso dei valori sociali a cui essa si richiama. E' necessario sprigionare le energie positive di cui tutti i territori dispongono mediante la loro messa in rete e la loro valorizzazione. La Regione deve essere il vero facilitatore di questi processi. Serve una reale capacità di sintesi delle spinte propositive territoriali che sia funzionale agli obiettivi strategici di sviluppo.

L'esigenza di un patto col territorio sarà resa possibile già entro i primi cento giorni di governo, con una rivisitazione delle finalità della Consulta delle autonomie che dovrà assumere funzioni di conferenza permanente delle principali rappresentanze delle autonomie locali e funzionali. E' questo il primo concreto atto che intendiamo adottare per dare concretezza al metodo della democrazia partecipata. Consentitemi, al proposito, di raccontare un episodio fra i tanti significativi della recente campagna elettorale. Nel corso di una riunione con eminenti esperti della nostra economia, mi fu rivolta una domanda che di fatto nascondeva, e neanche tanto velatamente, una critica. Mi fu chiesto quale fosse la grande idea per la Sardegna del candidato alla Presidenza. Ripensando alla nostra impostazione programmatica, non fu difficile dare la risposta netta e convinta che oggi ripropongo in quest'Aula: sono convinto che la Sardegna non abbia bisogno di un Governo con una grande idea. Di fronte alla complessità dei temi e dei problemi posti dalla nuova realtà globale, di fronte alle emergenze della nostra Isola, che soffre crescenti problemi di spopolamento e marginalizzazione, non una grande idea, ma uno sforzo convinto per la valorizzazione delle nostre idee migliori, delle idee migliori dei protagonisti del governo locale, delle idee dei nostri giovani laureati che si affacciano al mondo delle professioni e del lavoro, delle migliori idee di impresa del nostro sistema di piccole e medie realtà imprenditoriali che quotidianamente accettano la sfida del mercato globale. Questa è la vera grande idea: creare le condizioni per agevolare e facilitare la produzione di idee attraverso nuove forme di governo allargato e di interazione tra i soggetti istituzionali e quelli del mondo economico, sociale, culturale e associativo. Quella della affermazione di un nuovo modello di governance, verticale e orizzontale, è quindi una scelta strategica per un nuovo modo e metodo di governo che intende riportare in primo piano il ruolo degli attori del sistema nelle decisioni e nella definizione delle priorità di sviluppo della nostra regione.

Le scelte di metodo, tuttavia, non possono prescindere dalla piena consapevolezza della grave crisi che investe il mondo, l'Italia e la Sardegna. La Sardegna vive oggi una doppia crisi legata alla congiuntura internazionale e agli effetti ancor più gravi della stessa causati dalla mancata soluzione di molti nodi dello sviluppo che negli ultimi anni di governo non hanno avuto risposte compiute. L'economia è quasi ferma: il nostro PIL cresce pochissimo e meno di quello medio nazionale. Nei settori portanti della nostra economia (agricoltura, industria, edilizia) si perdono occupati. La pubblica amministrazione non è più in grado di assorbire nuova forza lavoro e anche nel settore del terziario l'occupazione aggiuntiva risulta fortemente precaria e instabile. Il grado di apertura ai mercati esterni, ovvero il livello di internazionalizzazione della nostra economia isolana, è considerevolmente peggiorato. Se si escludono i prodotti petroliferi, si conferma per l'intera Sardegna una strutturale incapacità a cogliere i momenti di espansione della domanda estera. La quota di partecipazione della Sardegna alle esportazioni nazionali rimane del tutto insignificante. Cresce la disoccupazione. Crescono, in modo forte e preoccupante, le domande di accesso agli ammortizzatori sociali (cassa integrazione ordinaria e straordinaria). Diminuiscono i consumi. La spesa media mensile in Sardegna, riferita sia ai consumi alimentari che a quelli non alimentari, si è notevolmente ridotta. Cresce l'indebitamento delle famiglie. La Sardegna è la regione dove il tasso di indebitamento pro-capite verso banche e finanziarie è più alto a livello nazionale. Cresce la povertà. Sono oltre 370 mila le persone che si trovano al di sotto della soglia di povertà.

Non è solo il sistema economico a soffrire in Sardegna. I nostri deficit infrastrutturali ci collocano agli ultimi posti in Italia. Il sistema portuale sardo è ancora incapace di sfruttare appieno le potenzialità offerte dalla centralità mediterranea dell'Isola. Il sistema aeroportuale, nonostante il suo ruolo fondamentale per la garanzia della continuità territoriale, è ben lungi dallo sfruttare le proprie potenzialità. Permangono, infatti, ancora forti criticità legate alle carenze strumentali dei nostri aeroporti. Anche il sistema di approvvigionamento idrico isolano non è attualmente in grado di garantire le esigenze complessive per gli usi civili e per quelli produttivi. In relazione alle principali infrastrutture energetiche permangono, a tutt'oggi, gravi ritardi nei lavori di posa del doppio cavo SAPEI da 1.000 megawatt totali, mantenendo la Sardegna in un inaccettabile stato di isolamento rispetto al sistema energetico nazionale. Anche la realizzazione del metanodotto dall'Algeria presenta ritardi nella sua realizzazione.

Per quanto riguarda il ricorso alle fonti alternative, il piano d'installazione dell'eolico e del fotovoltaico si è arenato ben sotto la soglia del 5 per cento, tasso inferiore a quello delle direttive europee per il raggiungimento dei parametri obiettivo del protocollo di Kyoto. Per quanto concerne le infrastrutture tecnologiche, l'accessibilità alla banda larga non è ancora disponibile sull'intero territorio regionale, con gravi conseguenze e ulteriore isolamento per i paesi dell'interno. Anche in relazione alla dotazione delle strutture sanitarie, culturali e ricreative e dell'istruzione, la nostra Isola risulta totalmente deficitaria e insoddisfacente rispetto alle altre regioni italiane del Mezzogiorno.

Al di là della grave situazione economica e dei ritardi accumulati sull'ammodernamento delle infrastrutture materiali, il dato più preoccupante attiene, oggi, alla qualità e alle capacità del nostro capitale umano. I dati sul nostro capitale umano sono fortemente preoccupanti. La Sardegna presenta indici elevati di abbandono scolastico. Fa registrare, inoltre, rispetto alle altre regioni d'Italia la percentuale più bassa di popolazione in possesso di titolo di laurea e di diploma di scuola superiore.

Consapevoli di queste difficoltà e degli effetti del possibile ulteriore peggioramento che la crisi potrà determinare nei prossimi anni, abbiamo il dovere e la responsabilità, di fronte a tutti i sardi, di non lasciare nulla di intentato, non solo per difendere la nostra terra dalla crisi, ma per cercare con determinazione e volontà di costruire tutti insieme un nuovo percorso, una nuova strategia di sviluppo della Sardegna, che veda nei sardi i veri protagonisti. E' questo, a mio avviso, uno di quei momenti in cui anche la dialettica politica dello scontro, spesso sterile, fra opposti schieramenti dovrebbe lasciare il passo a obiettivi alti di confronto sui temi e sulle soluzioni per la ricerca comune del migliore risultato per la Sardegna. Sono certo che quest'Aula saprà cogliere la delicatezza di questo momento e saprà agire di conseguenza con attenzione ai contenuti delle scelte, ma anche alla tempestività e celerità che le stesse scelte impongono per contrastare con efficacia le molte criticità che dobbiamo affrontare.

Per uscire da queste criticità, l'azione di governo che intendiamo portare avanti è orientata a coniugare gli interventi per le esigenze di breve periodo - con il varo di un indispensabile e non procrastinabile programma straordinario per le emergenze - con la contestuale attivazione di un piano strategico integrato di tipo strutturale che, per sua natura, dispiegherà i propri effetti nel medio-lungo periodo. Noi, oggi, qui, proponiamo al Consiglio regionale metodo, caratteristiche e contenuti del programma di governo di legislatura che intendiamo attuare, a partire da una rappresentazione della visione strategica e degli assi sui quali il programma stesso è stato costruito.

Per competere alla pari con gli altri territori, la Sardegna deve ripensare il suo presente e il suo futuro, diventando soggetto in grado di compiere scelte strategiche al passo con i tempi. Nel quadro delle nuove regole istituzionali e del patto federalista con lo Stato e con l'Unione Europea, una prima questione centrale per la nostra Isola attiene al formale riconoscimento del principio del superamento delle diseconomie causate dalla propria insularità. A tal proposito, va sottolineato quanto si sta verificando a livello parlamentare nel quadro della discussione in materia di federalismo fiscale. Come noto, è stato recepito l'emendamento proposto dal Governo nazionale sul riconoscimento delle diseconomie derivanti dall'insularità all'interno del disegno di legge sul federalismo fiscale, già discusso e approvato dal Senato, e in queste ore in discussione alla Camera dei deputati. La norma riconosce appunto gli svantaggi dell'insularità e introduce un principio fondamentale di equità e di riequilibrio per la Sardegna. Una svolta storica che mette la Sardegna nelle condizioni di non subire più negativamente i costi e le diseconomie derivanti dall'insularità grazie all'azzeramento dei divari socioeconomici e infrastrutturali che saranno misurati e compensati dallo Stato e dall'Unione Europea. Si sancisce, in altre parole, il valore delle pari dignità dei sardi rispetto a tutti gli altri cittadini italiani. Sta adesso a noi riempire di contenuti concreti questo principio attivando le più opportune forme di collaborazione costruttiva con il Governo nazionale per l'individuazione delle specifiche misure volte all'eliminazione dei differenziali, materiali e immateriali, della Sardegna rispetto alle altre Regioni italiane.

In questa stessa direzione dovranno convergere i principi ispiratori per la riscrittura del nostro Statuto di autonomia. Uno Statuto che sappia cogliere le migliori opportunità offerte dai principi federalisti, ma li sappia anche trasferire al proprio interno verso le autonomie locali in una nuova logica di piena e totale integrazione tra i diversi livelli istituzionali e nel rispetto dei ruoli e della parità tra gli stessi.

Entro questo rinnovato quadro istituzionale, la visione strategica che proponiamo è orientata in primo luogo al superamento delle logiche settoriali a favore di un approccio territoriale integrato che rappresenta, pertanto, il punto centrale del nuovo modello di sviluppo. Tale approccio risulta fondato su logiche di ampia integrazione dei diversi ambiti territoriali della regione, capaci di generare una fitta rete di interrelazioni tese a favorire e alimentare rapporti di scambio produttivo, commerciale e culturale tra le stesse aree interne e tra queste e il resto del mondo. Un approccio territoriale integrato, quindi, capace di spezzare la dipendenza e fondato sulla capacità di creare ricchezza endogena, a partire dalle vocazioni e dalla capacità del territorio di attrarre visitatori e turisti, imprese e capitali esterni.

Settori come l'agricoltura, l'artigianato, l'industria, il turismo e il commercio devono caratterizzarsi in una logica di piena integrazione economica, per una proposta fondata sulla unicità e qualità delle nostre produzioni tipiche. Prodotti sardi, riconoscibili e riconosciuti come tali, frutto di un sistema di alta qualità. Un nuovo modello per una regione capace di competere a livello nazionale e internazionale, perché in grado di saper costruire un posizionamento competitivo fondato su un'offerta infrastrutturale moderna, su alcuni tratti distintivi che caratterizzano la base produttiva e il proprio capitale sociale e relazionale e sulla capacità di saperlo comunicare con adeguate azioni di marketing territoriale.

Il nostro programma, seguendo i principali indirizzi della programmazione territoriale di origine comunitaria, intende inoltre rilanciare il ruolo delle città quali pilastri dello sviluppo locale, così come sancito recentemente dalla Carta di Lipsia sulle città europee sostenibili. Le città sono viste sempre più come: porte dell'internazionalizzazione dei territori; luoghi dove nasce la società della conoscenza, grazie alla compresenza di università, centri di ricerca e imprese avanzate; luoghi della modernità, dell'innovazione e della creatività; luoghi ove si rinnova la democrazia, attraverso nuove forme di partecipazione. Le città svolgono un ruolo chiave quali nodi di interconnessione di reti: sia reti fisiche, di trasporto e di comunicazione, che reti immateriali, come le reti di interazione culturale, direzionale manageriale e scientifica. La città diviene, pertanto, luogo della sinergia, della cooperazione fra attori e dell'apprendimento collettivo, finalizzati allo sviluppo di processi innovativi.

Ma nella nostra visione strategica le città assumono un'altra fondamentale funzione, quella di poli trainanti dello sviluppo per gli effetti diffusivi verso l'entroterra e le aree interne, con le quali devono essere sempre più collegate e fortemente integrate. Un entroterra unico in grado di offrire ambienti incontaminati, di produrre e distribuire prodotti di qualità della migliore tradizione, di assicurare luoghi e servizi adeguati per il riposo e lo svago, contribuendo all'affermazione di un nuovo modello di turismo, attivo tutto l'anno, culturale e sostenibile, attento quindi all'ambiente, alla storia e alla nostra cultura. Non solo, quindi, l'indispensabile collegamento tra le nostre coste e le aree interne, ma un più ampio e continuativo rapporto di stretta integrazione fra le nostre città e le aree interne. La questione urbana, nella nostra visione strategica, può e deve avere un ruolo centrale per il rilancio delle nostre zone interne, grazie ad adeguati sistemi di mobilità e a nuove forme di relazioni interpersonali e imprenditoriali sulla base di un modello territoriale di sviluppo policentrico che dovrà coinvolgere tutto il territorio regionale.

Sono queste le premesse indispensabili di visione strategica da cui intendiamo partire per il nuovo posizionamento competitivo della Sardegna nei mercati nazionali e internazionali. Siamo convinti sostenitori delle logiche del mercato e non intendiamo sottrarci alla sfida della competizione globale. Dalla complessa attività di partecipazione e ascolto degli attori del sistema regionale, fin qui svolta, è già emerso in modo chiaro l'orientamento alla costruzione di un nuovo modello di sviluppo del territorio centrato su tre principali assi strategici: il capitale umano, la persona e i suoi fondamentali diritti; l'impresa, come motore dello sviluppo; il territorio, inteso nella duplice accezione di patrimonio ambientale di inestimabile valore da tutelare e difendere e di luogo da restituire al protagonismo degli amministratori locali.

Il nostro programma di governo intende restituire protagonismo ai governi locali, con il massimo coinvolgimento degli attori e degli amministratori del territorio. Sono questi ultimi, infatti, che vivono quotidianamente accanto alla gente, che ascoltano più da vicino le persone e sono impegnati a risolvere i problemi, spesso di vita quotidiana (lavoro, scuola, anziani e bisogni in genere), dei loro concittadini.

La persona e l'impresa saranno i veri protagonisti della ripresa del territorio che, all'interno del nostro modello di sviluppo, rappresenta il terzo, ma non per ordine d'importanza, asse strategico. Il territorio considerato nella sua duplice accezione di patrimonio ambientale da tutelare e difendere e di luogo da restituire al protagonismo delle autonomie locali (in particolare i Comuni) e funzionali (Camere di Commercio, Università e Autonomie scolastiche). Territorio significa anche e soprattutto parlare di ambiente, di tutela, di salvaguardia e di sviluppo sostenibile. L'ambiente naturale dell'Isola, se inserito nei giusti circuiti del turismo nazionale e internazionale, può diventare la chiave dello sviluppo della Sardegna.

La Sardegna ha nel proprio territorio e nelle sue peculiarità naturalistiche la sua più grande ricchezza: paesaggi unici e vari, specie endemiche e tutelate a livello internazionale, possibilità di fruizione di ambienti e spettacoli naturali in tutti i periodi dell'anno. Tutto ciò va, sì, protetto e conservato, ma anche gestito e saputo offrire soprattutto al popolo sardo, senza che esso si senta defraudato della propria identità, né costretto a subire leggi troppo severe e troppo restrittive.

Occuparsi di ambiente significa, in primo luogo, riconoscere gli stretti e delicati legami che uniscono l'uomo a tutte le altre forme viventi. Significa impegnarsi per un modello di coesistenza sostenibile tra l'uomo e la natura che assicuri l'equilibrio tra le esigenze di tutela degli habitat e delle specie e quelle di sviluppo e di fruizione. In altri termini, oggi più che mai, è richiesta una visione unitaria che ricomprenda, in un'unica soluzione, uomo, territorio e ambiente.

Nei precedenti cinque anni di governo abbiamo assistito all'imposizione di divieti senza alcuna finalizzazione strategica. Non contestiamo e anzi rilanciamo convinti il principio generale del rispetto dell'ambiente, che non è questione né di destra né di sinistra; contestiamo con decisione e risolutezza i modi in cui si è cercato di attuarlo.

La Sardegna si trova oggi a essere sovrastata da una serie di vincoli che hanno bloccato la nostra economia. Amministratori locali e imprenditori sono stati spesso considerati come dei potenziali speculatori, e questo per noi è inaccettabile. Noi abbiamo una chiara proposta alternativa. E' necessario, innanzitutto, sottolineare che il rispetto dell'ambiente e del paesaggio è un nostro obiettivo da sempre. La prova più evidente è che la legge fondamentale sul paesaggio, nota a tutti con la denominazione di "Codice Urbani", è stata varata dal Governo Berlusconi, di centrodestra, nel quinquennio 2001-2006. La normativa indica chiaramente i limiti all'edificazione sulle coste. Il PPR (Piano Paesaggistico Regionale) si è esclusivamente concentrato sulle valenze ambientali-paesaggistiche, con notevoli implicazioni anche nella sfera socioeconomica. E' prevalsa la gerarchia ambiente-paesaggio a discapito di altri valori che non possono prescindere dal ruolo centrale che l'uomo ha nel suo ambiente.

Il problema reale riguarda, quindi, il ruolo dell'uomo nel suo ambiente e la qualità dell'intervento dell'uomo sul paesaggio, nell'ambito di precisi limiti che sta alla legge stabilire e alla programmazione generale della Regione attuale. Vincolare tutto ha poco o nessun senso senza una strategia di sviluppo del territorio che assicuri regole e certezza del diritto. Ecco perché è importante che i territori ottengano nuovamente la loro dignità negata e che gli amministratori siano chiamati a svolgere un ruolo realmente attivo, supportati da una Regione che ha il dovere di pianificare e coordinare, considerando i rappresentanti del territorio come i veri attori delle scelte sviluppo.

Colleghi consiglieri, sono questi i presupposti di base sui quali abbiamo costruito il programma per la XIV legislatura. Per la descrizione analitica dei contenuti specifici del programma, vi rimando all'allegato alle presenti dichiarazioni. Come ho sottolineato in premessa e come emerge chiaramente da alcune questioni nodali del nostro programma, per la sua attuazione non possiamo prescindere da una forte e costruttiva collaborazione con il Governo nazionale.

Il dibattito in corso sulla riforma federalistica dello Stato è per noi una grande opportunità che dobbiamo cogliere soprattutto per affermare il principio che le nuove regole presuppongono il preliminare riconoscimento alla Sardegna di una reale continuità territoriale all'interno dello spazio italiano ed europeo. E' il principio fondamentale del riconoscimento dell'insularità che è già oggi all'attenzione del Parlamento e che, se approvato, rappresenterebbe il miglior modo per inaugurare questa nuova stagione politica che oggi si apre in Consiglio regionale. Questa legislatura dovrà anche essere una legislatura costituente, perché finalizzata alla riscrittura del nuovo Statuto di autonomia. Uno Statuto che nel ridisegnare le proprie competenze, accompagnare e favorire il processo di sviluppo, porti la Sardegna ad assumere un ruolo autonomo e codecisionale nei processi di formazione delle determinazioni in seno alla Repubblica e all'Unione Europea. La Sardegna attraverso la riproposizione di un nuovo modello di specialità, adeguato alle necessità di modernizzazione e sviluppo tecnologico, deve incentivare la propria vocazione euromediterranea.

La nostra terra dovrà svolgere un ruolo attivo per favorire l'integrazione di tutta l'area che si affaccia sul Mediterraneo, facilitando le relazioni con i continenti asiatico e africano. La proposizione di un'autonomia speciale, per quanto improntata a disegnare una società in linea con lo sviluppo della modernità, dovrà poggiare sulle solide basi delle sue radici storiche.

L'insegnamento dei padri costituenti, la nostra autonomia, non dovrà mai essere dimenticato. Un richiamo che sento forte, anche in quanto - scusate la citazione personale - il mio nonno materno, Carlo Meloni, fu uno dei componenti della Consulta regionale che nel 1945 partecipò ai lavori per la redazione dello Statuto di autonomia speciale per la Sardegna.

Dalle radici antiche, la forza per costruire un futuro di benessere e ricchezza per il popolo sardo. La scrittura del nuovo Statuto di autonomia deve partire da un comune sentire di tutte le componenti del popolo sardo, che devono farsi parte attiva di questa grande stagione di riforme. Non mancano in Sardegna, fra tutte le componenti politiche, le sensibilità autonomistiche; esse sono diffuse in tutte le formazioni sarde.

La stessa coalizione di governo, attraverso l'anima nazionalitaria di una delle formazioni che nei prossimi giorni darà vita alla nascita del P.d.L. e con l'allargamento a uno dei partiti fondamentali della storia autonomistica sarda, il Partito Sardo d'Azione, è fortemente rappresentata in questo senso. Nondimeno vantano una forte tradizione autonomistica l'U.D.C., i Riformatori Sardi, l'U.D.S.- Sardegna Socialista e l'M.p.A.. Per tali motivi, dobbiamo sentirci tutti mobilitati, in uno slancio generoso, per affrontare e risolvere uno dei nodi politici essenziali per riscrivere le regole poste alla base del nostro essere popolo e della nostra identità culturale.

Non meno rilevante, infine, è per noi tutta la problematica della riorganizzazione della macchina amministrativa regionale. Nel quadro del processo di riforma avviato a livello nazionale, intendiamo introdurre un nuovo modello organizzativo che restituisca dignità al personale regionale, valorizzandone le competenze e le professionalità, con un sistema centrato sul riconoscimento del merito e la penalizzazione dell'inefficienza e della scarsa produttività.

Consentitemi, infine, di formulare i più sinceri auguri di buon lavoro a tutto il Consiglio regionale. Sono certo che sarà aperto, proficuo e costruttivo il rapporto di collaborazione fra tutta la Giunta regionale e il Consiglio, nel massimo e pieno rispetto delle prerogative e delle competenze di ciascuno. Voglio però, prima di chiudere, riservare alcune considerazioni a una riflessione di auspicio sul ruolo della politica. In un mondo sempre più complesso, caratterizzato da impressionanti e rapidi processi evolutivi delle competenze scientifiche, tecnologiche, economiche e sociali, anche la politica ha il dovere di ammodernare i propri schemi di riferimento e i propri assetti organizzativi per stare al passo con i tempi. Quello del rinnovamento della classe politica è un tema sempre più attuale. Non lo possiamo né lo dobbiamo ignorare, perché direttamente collegato anche alla qualità e all'efficacia tanto della nostra azione legislativa riformatrice, quanto della nostra azione di governo.

La politica ha necessità di investire nel talento e nella competenza. La Sardegna ha bisogno di una classe politica fatta di persone aperte, creative, competenti e preparate. La sfida che ci attende, quella direttamente collegata all'attuazione del nostro programma, è proprio quella della modernizzazione della nostra Sardegna. E questo implica l'assunzione di responsabilità da parte di tutti. Non è più pensabile, e sarebbe anche paradossale, che da un lato il sistema politico propugni modernizzazione e sviluppo a favore della società e del mercato e poi, dall'altro lato, resti fermo e anzi rischi di arretrare, arroccato in vecchi schemi e particolarismi. Ecco perché non possiamo tradire i sardi che hanno visto in noi una reale speranza di cambiamento. Ecco perché vogliamo e possiamo fare cose concrete da subito per rendere la politica più vicina alle persone e per migliorarne l'immagine complessiva, che le restituisca il ruolo nobile e fondamentale di servizio pubblico e non quello di un costoso apparato di palazzo.

La Sardegna ha oggi bisogno di una politica che sappia "pensare in grande", che riprenda il cammino di grandi idealità e di alta progettualità. La nostra terra non parte certo da zero. In questi mesi di grande impegno politico ho incontrato una Sardegna ricca di creatività, di talenti, di entusiasmo, di energie positive di donne, uomini, giovani di assoluto valore e capacità. E con in più il forte orgoglio di essere sardi e di voler contribuire a migliorare la nostra terra.

Per questo la Sardegna ha bisogno, attraverso una nuova politica, di promuovere interventi ad ampio respiro che vadano a toccare tutti i principali processi di formazione e valorizzazione del talento e della conoscenza.

Ci vogliono buoni maestri che sappiano accettare che i loro allievi prima o poi prendano il loro posto. Di questo dovrebbero gioire, perché è solo questo risultato che sancisce il successo della loro dedizione e del loro compito formativo. E' questa una forma di generosità verso il futuro che ha già preso avvio in questa legislatura.

Abbiamo aperto oggi, in Sardegna, una stagione di reale rinnovamento con una classe dirigente consapevole e all'altezza di questo difficile compito. Si scrive una pagina nuova della politica regionale. I sardi guardano a noi con rinnovata fiducia e nuova speranza, affinché questa classe dirigente possa essere finalmente all'altezza del ruolo affidatole di guidare il destino dell'Isola verso mete ambite, che la portino a posizionarsi fra le Regioni più all'avanguardia nel panorama politico italiano ed europeo. E' però necessario che finalmente cessi la pratica delle sterili contrapposizioni e delle divisioni che tanti danni hanno causato nel passato, anche recente.

Si deve aprire una stagione di positivi confronti e di proficui scambi dialettici fra le parti politiche che compongono l'Assemblea regionale per ripensare e migliorare, così, il confronto democratico. Un confronto che deve nascere dall'esame reale dei problemi e delle cause che ancora persistono: ragionare secondo una logica di mere contrapposizioni strumentali impedisce alla politica di rispondere all'esigenza fondamentale di incidere nello sviluppo della società e nel miglioramento della qualità della vita.

Il quadro politico scaturito dalle elezioni va nella direzione di questo auspicato cambiamento, del quale noi ci sentiamo pienamente interpreti. Quest'Aula deve diventare il simbolo del nuovo corso politico. L'elezione della prima donna Presidente il Consiglio regionale della nostra storia autonomistica, la più giovane di sempre fra le Presidenti di tutte le regioni italiane, va in direzione di questo auspicato rinnovamento, accompagnato da una solida competenza unita a grandi capacità e qualità politiche. E' un buon inizio. Che Dio ci aiuti a fare sempre meglio.

(Applausi)

PRESIDENTE. Comunico ai colleghi che adesso verrà consegnata una copia del programma del Presidente.

I lavori della seduta odierna si concludono qui. Il Consiglio regionale è convocato per mercoledì 25 marzo, alle ore 16 e 30, con il seguente ordine del giorno: elezione dell'Ufficio di Presidenza e discussione sul programma politico di governo.

La seduta è tolta alle ore 11 e 09.