Seduta n.154 del 10/11/2010
CLIV Seduta
Mercoledì 10 novembre 2010
Presidenza della Presidente LOMBARDO
La seduta è aperta alle ore 10 e 03.
MARIANI, Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta del 1 ottobre 2010 (147), che è approvato.
PRESIDENTE. Comunico che la consigliera regionale Simona De Francisci ha chiesto congedo per la seduta antimeridiana del 10 novembre 2010.
Poiché non vi sono opposizioni, il congedo si intende accordato.
Annunzio di presentazione di proposte di legge
PRESIDENTE. Comunico che sono state presentate le seguenti proposte di legge:
Ladu - Ben Amara - Floris Rosanna - Caria - Cucca - De Francisci - Manca - Mula - Obinu- Piras - Rodin: "Modifica alla legge regionale 30 giugno 2010, n. 13 (Disciplina delle attività europee e di rilievo internazionale della Regione autonoma della Sardegna e modifiche alla legge regionale 15 febbraio 1996, n. 12)". (209)
(Pervenuta il 29 ottobre 2010 e assegnata alla seconda Commissione.)
Steri - Porcu: "Disposizioni per la promozione della qualità paesaggistica del territorio regionale attraverso l'eliminazione delle opere incongrue". (210)
(Pervenuta il 3 novembre 2010 e assegnata alla quarta Commissione)
PRESIDENTE. Considerate le numerose assenze, compresa quella della Giunta, sospendo i lavori per dieci minuti.
(La seduta, sospesa alle ore 10 e 05, viene ripresa alle ore 10 e 25.)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge numero 186/A. La Conferenza dei Capigruppo ieri ha deciso che la discussione generale sarà aperta dall'intervento dell'assessore Prato. Ricordo ai colleghi che intendono intervenire nel corso della discussione generale che si devono iscrivere entro la fine dell'intervento dell'assessore Prato.
Ha facoltà di parlare l'Assessore dell'agricoltura e riforma agro-pastorale.
PRATO, Assessore tecnico dell'agricoltura e riforma agro-pastorale. Signor Presidente del Consiglio, onorevoli consiglieri, Presidente della Giunta, Assessori, coerentemente con quanto esposto nelle relazioni di maggioranza e opposizione la Giunta regionale intende creare quei presupposti che apportino novità strutturali al comparto agro-pastorale sardo. L'obiettivo è duplice e ambizioso: aggredire la peggiore crisi che la nostra agricoltura vive dal dopoguerra ad oggi e gettare le basi affinché gli stessi problemi non si ripresentino in futuro.
Questo settore, e in particolare quello ovi-caprino, da troppo tempo subisce quelle che definisco le sei vergogne agricole e sulle quali mi soffermerò più tardi. Vergogne che questo provvedimento vuole finalmente cancellare dalla memoria dei nostri pastori. In questi mesi si è proceduto ricercando la massima condivisione con tutti gli attori impegnati in prima linea a difesa del comparto, a partire dall'organizzazione agricola e dalla Commissione agricoltura, con l'obiettivo di creare effetti duraturi e soprattutto no partisan, che superassero le parti in causa di volta in volta.
Il documento, nato con la forte condivisione del settore produttivo, visto che accoglie oltre il 70 per cento delle richieste pervenute formalmente dai suoi rappresentanti, si è via via arricchito di contenuti e risorse e oggi può davvero proporsi come un primo grande passo verso una seria riforma agraria in Sardegna. Le parole chiave del provvedimento sono qualità, aggregazione dell'offerta, diversificazione produttiva, governo delle filiere, sostegno solo per veri contadini e pastori, "veri contadini e pastori", accesso al credito, elettrificazione e infrastrutturazione rurale. Ed è proprio su questi punti fermi che vogliamo fortemente varare una riforma agraria della quale si sente grande necessità da troppo tempo.
Vista la complessità dei temi e considerati i limiti normativi e finanziari si ritiene di aver raggiunto il miglior risultato possibile. Nonostante il clima di austerità finanziaria mai come oggi la Regione Sardegna ha infatti riconosciuto all'agricoltura una simile centralità politica ed economico finanziaria. Sono risorse molto importanti soprattutto perché erogate in assenza di una calamità; in genere, infatti, risorse di queste dimensioni sono state erogate solo in occasione di calamità naturali o di eventi straordinari.
Un altro grande elemento di innovazione rispetto al passato riguarda la qualità degli interventi che prevedono un concreto sostegno economico a produttori e trasformatori del settore. Allo stesso tempo si chiede loro in cambio, per la prima volta, atti formali che portino il nostro sistema produttivo agricolo e pastorale fuori dagli schemi retrogradi e medioevali che la Sardegna registra e denuncia da troppo tempo. I nostri pastori non meritano una Sardegna così arretrata, i provvedimenti contenuti in questo disegno di legge vogliono porre fine almeno alle sei grandi vergogne agricole che ho citato in premessa.
La prima vergogna è che oggi il latte destinato alla caseificazione si paga ancora al litro e un allevatore che produce il latte di qualità, dietro al quale ci sono fatica, sudore, passione per questo mestiere e investimenti aziendali importanti percepisce lo stesso prezzo (anche se meriterebbe fino al 60 percento in più) che percepisce il fiume di hobbysti che operano nella nostra terra.
La seconda vergogna è che in molte aree non esiste ancora l'elettrificazione rurale, perché si è smesso di effettuare investimenti di questo genere dagli anni 60, ma oggi finalmente, con atti concreti, intendiamo portare energia pulita in questi avamposti di civiltà, anziché mortificare ulteriormente la loro voglia di intraprendere in territori difficili.
La terza vergogna è che le nostre industrie cooperative (in particolar modo loro) utilizzano il latte ovino sardo all'80 per cento per fare un solo tipo formaggio, declinato sempre più ad una commodity. E la parola commodity è una parola importante, perché la commodity è il latte in polvere per capirci, e le commodity quando sul mercato registrano delle fluttuazioni di valore, possono nell'arco di un anno anche variare di un 30-40 percento, ed è uno dei motivi per i quali abbiamo ogni 3-4 anni uno strappo di mercato. Dobbiamo smettere di produrre commodity e dobbiamo iniziare a produrre formaggi veri, perché anche il ruolo storico del pecorino romano D.O.P. deve tornare ad essere quello di un grande protagonista nel mondo agroalimentare italiano, perché è uno dei grandi formaggi italiani e sardi, ma nel momento in cui lo realizziamo come lo realizziamo è declinato a commodity.
La quarta vergogna è che le stesse cooperative vanno sul mercato con una unica commodity che spesso contiene il 7 per cento di sale (in barba a ogni principio salutistico e a quelle che oggi sono le esigenze dei consumatori), combattendo così una guerra tra poveri e svilendo ancor di più il prezzo del formaggio e quindi del latte. E' infatti un connubio indissolubile: più scende il valore di questo formaggio commodity, più si abbassa il valore del latte. Quindi ogni 3-4 anni viviamo una crisi simile a questa.
La quinta vergogna è che, nonostante i mille proclami, attuare il piano di qualità del latte è stato sempre impossibile per la difficoltà nell'elaborazione dei dati subito dopo il prelievo. Una delle grandi criticità che il mondo agropastorale ha evidenziato è che la fotografia del latte, ai fini della valutazione della sua qualità, va scattata al momento del prelievo, e non alla fine del giro, perché ovviamente cambia la struttura organolettica del latte. Ma noi oggi con l'acquisto di 250 latto-prelevatori da parte dell'agenzia Laore Sardegna possiamo avviare finalmente e a brevissimo un piano per riconoscere il latte di qualità e pagarlo in modo adeguato a chi investe in questo prodotto.
L'ultima, e forse la peggiore di tutte le vergogne, riguarda il rapporto industriali caseari e tra pastori. A causa della scarsa capacità di aggregazione si è instaurato il sistema delle caparre che tiene in ostaggio migliaia di pastori che, trovandosi sempre a dipendere da metodi vetusti, non hanno la serenità di attivare relazioni contrattuali serene e alla pari. Ecco perché l'aggregazione dell'offerta, forse il punto nodale e più importante di tutto il provvedimento oggi in discussione, è la chiave di volta perché tutto questo non accada più.
Detto questo, vorrei ricordare come lo stanziamento complessivo del provvedimento, che nella prima stesura di fine luglio (oggi sembra sia passato un secolo) era di 16,5 milioni di euro, oggi arriverà, con gli emendamenti che presenterà la Giunta, a 143,7 milioni di euro. Di seguito riporto il contenuto degli emendamenti che arricchiscono il disegno di legge numero 186, elaborati dalla Giunta anche in base agli accordi con le diverse associazioni agricole e con gli altri attori del comparto.
1) All'articolo 1, relativamente all'aggregazione del latte e alla qualità, la dotazione finanziaria viene raddoppiata fino a 30 milioni di euro nel triennio 2010-2012, e si prevede dì erogare fino ad un massimo di 3 mila euro ad azienda secondo precisi criteri.
2) Per l'aggregazione delle imprese di trasformazione e l'accrescimento della managerialità la dotazione complessiva sarà di 20 milioni di euro nel biennio 2010-2011 e riguarderà, oltre il comparto ovino, anche quello vitivinicolo, serricolo, ortofrutticolo e delle carni sarde di qualità.
3) Per ridurre ulteriormente le scorte di formaggi ovini D.O.P., prodotti in Sardegna, si prevede l'erogazione di 6 milioni di euro per distribuire tali prodotti ai Paesi in via di sviluppo per l'anno 2011.
4) Per la diversificazione produttiva si prevede di sostenere la trasformazione del latte in polvere o la produzione di nuovi formaggi diversi dal pecorino romano D.O.P. per 11 milioni di euro nel triennio 2010-2012, altrimenti nel 2011 rischiamo di produrre nuovamente 40 mila quintali di pecorino romano che non sapremo a chi vendere.
5) Per il potenziamento delle filiere che garantiscano una ricaduta positiva verso i produttori di materie prime è stata prevista una dotazione di 15 milioni di euro per ricapitalizzare le aziende, ed in particolare le cooperative.
6) Per ripristinare adeguate condizioni di mercato si prevede di favorire modifiche per governare al meglio il latte e i formaggi trasformati onde non trovarsi nuovamente in quelle situazioni di crisi che si ripercuotono da cent'anni quasi solo su pastori e contadini, la parte più importante e debole fino ad ora, dell'intera filiera. Si istituisce finalmente presso l'agenzia regionale Laore Sardegna il tanto agognato osservatorio regionale di programmazione e monitoraggio produttivo e commerciale con la collaborazione dei consorzi di tutela, delle aziende sanitarie, delle Università, e di istituzioni pubbliche nazionali e regionali.
7) Per proseguire il lavoro della valorizzazione dei prodotti regionali ed incrementare i consumi interni è stata inserita la spesa di 2,5 milioni di euro per il triennio 2011-2013.
8) Per garantire la libera circolazione dei ruminanti, si stabilisce uno stanziamento di 850 mila euro per assicurare agli allevatori sia i vaccini per la copertura istituzionale dell'interlocuzione con le altre regioni italiane, ma anche per migliorare il sistema di tracciabilità.
9) Per favorire l'aggregazione nell'acquisto di mangimi, che determinano circa il 40 percento dei costi produttivi delle aziende zootecniche, si vuole favorire la concentrazione degli acquisti attraverso gli attori aggregati grazie all'articolo 1 del presente disegno di legge. La dotazione finanziaria per tale aggregazione è di 1, 5 milioni di euro per il triennio 2011-2013.
10) Per aggregare e sostenere le produzioni cerealicole sarde e favorire processi di filiera che portino all'uso di grano sardo per la produzione di pani e paste tipiche sarde, oggi prodotte con grano proveniente da tutto il mondo, la dotazione finanziaria dell'articolo 2 passa da 6 a 12 milioni di euro nel triennio 2011-2013.
11) Per migliorare la capacità produttiva delle aziende agro-zootecniche e ridurre i costi energetici si intende favorire la realizzazione di impianti fotovoltaici, sia per le aziende agricole sia per quelle zootecniche, attraverso un miglior accesso al credito da parte dell'imprenditore agricolo che diversamente deve necessariamente interfacciarsi con imprenditori terzi. La Regione intende finanziare questa misura di accesso al credito con 7 milioni di euro nel triennio 2010-2012.
12) Per favorire il ricambio generazionale in agricoltura e permettere a svariati imprenditori di riappropriarsi della propria azienda, spesso in mano ormai alle banche, si prevede di finanziare con mutui trentennali l'acquisto o il riacquisto di aziende agricole. La dotazione finanziaria è di 10 milioni di euro per il 2011 e di 1, 5 milioni di euro all'anno per gli esercizi finanziari a seguire.
13) Per favorire i prestiti di conduzione e concorrere alla riduzione della pressione sugli interessi bancari di breve termine, quindi dipendendo meno dalle caparre, la regione eroga 6 milioni di euro per il triennio 2011-2013.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.
SALIS (I.d.V.). Presidente, colleghi, devo ringraziare l'assessore Prato perché, da quello che ho capito, abbiamo prontamente superato il disegno di legge numero 186, e stiamo discutendo un'altra proposta, perché gli emendamenti che noi non conosciamo presentati dalla Giunta hanno modificato profondamente il provvedimento che è uscito dalla Commissione.
Abbiamo capito che i soldi che fino a ieri non c'erano sono stati trovati, almeno dal riepilogo che io ho fatto, ma siccome sono abituato ad intervenire quando conosco esattamente la situazione, e non su opinioni che mi posso essere fatto sulla base dell'ascolto di un intervento, io chiedo alla Presidente di chiedere alla Giunta di mettere a disposizione dei consiglieri gli emendamenti proposti dall'Assessore, e di dare il tempo ai Gruppi consiliari, soprattutto quelli di minoranza che non sono a conoscenza degli emendamenti, di potersi esprimere nel merito della proposta della Giunta che, ripeto, supera abbondantemente e profondamente il testo che è uscito dalla Commissione consiliare.
Ritengo che sia un'esigenza assolutamente di buon senso accogliere questa proposta perché, ripeto, i consiglieri hanno necessità di potersi esprimere sulle modifiche, anche importanti, che l'Assessore ha appena riferito e che non erano conosciute fino a stamattina. Per cui chiedo che la Giunta metta a disposizione il corpo della proposta di modifica del D.L. numero 186 e che si dia tempo ai Gruppi consiliari di poter esaminare nel dettaglio la proposta per potersi esprimere compiutamente sulla stessa.
PRESIDENTE. Onorevole Salis, sa perfettamente che la modalità di prosecuzione dei lavori è stata decisa ieri in sede di Conferenza dei Capigruppo. Sappiamo che il testo che arriva in aula può, con gli emendamenti, essere completamente stravolto. Considerata l'eccezionalità del provvedimento si è data la possibilità di illustrare la filosofia degli emendamenti che dovranno essere presentati prima della votazione sul passaggio all'esame degli articoli, facendo intervenire la Giunta.
Ora, se la Giunta vuole fornire ai consiglieri gli emendamenti li può mettere a disposizione, ma di certo non possiamo obbligarla a farlo. La Giunta quindi valuterà se distribuire gli emendamenti ai consiglieri, ma di certo non possiamo interrompere la discussione. Onorevole Salis, lei sa perfettamente che queste sono le regole previste dal Regolamento; qualsiasi legge il testo che arriva in aula può essere completamente stravolto a seguito degli emendamenti presentati. Noi dobbiamo proseguire con la discussione generale.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Presidente, a me sembra che la richiesta del collega Salis vada in questa direzione: c'è di fatto un nuovo testo di legge che la Giunta si appresta a presentare attraverso gli emendamenti, è sicuramente un modo di legiferare anomalo ma comprendiamo l'eccezionalità della situazione. Noi, oltre a ribadire la richiesta di avere già fin d'ora eventualmente il nuovo testo di legge (perché di nuovo testo di legge) stiamo parlando le chiediamo una sospensione per poter valutare le proposte presentate dall'assessore Prato, altrimenti aggiungeremo alle sei vergogne che lui ha elencato, una settima vergogna.
PRESIDENTE. L'onorevole Bruno ha avanzato una richiesta di sospensione. Ai sensi dell'articolo 82 del Regolamento, sulla richiesta di sospensione dei lavori avanzata è previsto l'intervento di un oratore a favore e uno contro. Il tempo a disposizione è di 5 minuti.
Ha domandato di parlare a favore il consigliere Salis. Ne ha facoltà.
SALIS (I.d.V.). Sì, mi è facile argomentare e sostenere la proposta dell'onorevole Bruno perché è identica a quella che io ho testé argomentato, Presidente.
Ci troviamo di fronte ad un provvedimento di legge che è andato avanti a strappi, a stop and go, a modifiche che ad oggi sono assolutamente sostanziali. Uno dei compiti principali che il Regolamento consiliare, signora Presidente, si pone, è quello di consentire la massima conoscenza dei provvedimenti in discussione per offire l'opportunità ai consiglieri regionali di potersi esprimere coerentemente e in maniera cosciente sulle proposte che sono in discussione. Ad oggi, signora Presidente - ecco perché sostengo le proposte di sospensione - il Consiglio regionale non è ufficialmente (alcuni lo sono ufficiosamente, ma altri, la gran parte, non lo sono ufficialmente) a conoscenza del provvedimento, così come esposto dall'assessore Prato, quindi l'Assemblea non può esprimersi, non può manifestare in maniera approfondita e soprattutto con la conoscenza appropriata del provvedimento la propria volontà. Stiamo ledendo, signora Presidente, ove questa proposta non dovesse essere accolta, il principio fondamentale che sta alla base della capacità legislativa di questa Aula.
Questa è una situazione straordinaria e non può essere trattata sulla base degli articoli ordinari del Regolamento consiliare. Per questa ragione chiedo anche alla maggioranza che acceda alle richieste dell'opposizione di poter avere a disposizione le profonde modifiche che la Giunta ha presentato al disegno di legge numero 186, perché è nostro diritto conoscerle prima di poter esprimere un giudizio che potrebbe a questo punto anche essere positivo. A noi interessa il risultato, e ci interessa anche fare in fretta perché il mondo dell'agricoltura e della pastorizia sarda ha fretta di avere provvedimenti esecutivi nel più breve tempo possibile.
Adesso, ripeto, i soldi che non c'erano ieri oggi ci sono, abbiamo sempre detto che i soldi c'erano, mancava solo la volontà di trovarli. Siamo disponibili a lavorare perché si approvi il disegno di legge, ma siamo disponibili a lavorare sapendo di cosa stiamo discutendo.
PRESIDENTE. Onorevole Salis, lei sa perfettamente bene che non viene leso nessun diritto perché ogni consigliere regionale si può esprimere compiutamente su ogni articolo, e su tutti gli emendamenti. Secondo il suo ragionamento non si potrebbe nemmeno mai fare la discussione generale, perché in discussione generale non si conoscono gli emendamenti che verranno presentati. In realtà, ogni consigliere può compiutamente esprimersi nella discussione relativa a ciascun articolo e agli emendamenti che su quell'articolo vengono presentati.
L'articolo 82 del Regolamento interno prevede che dopo la proposta sull'ordine dei lavori intervenga un oratore a favore e uno contro, per 5 minuti, dopo di che delibera l'Assemblea, per alzata di mano, senza dichiarazioni di voto.
SALIS (I.d.V.). La dichiarazione contro l'ha fatta lei Presidente!
PRESIDENTE. No io non ho parlato contro, lei si è appellato a me, Onorevole Salis, chiedendomi di non ledere i diritti dei consiglieri, io le ho risposto su una precisa richiesta che lei ha rivolto a me.
Ha domandato di parlare contro il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà.
DIANA MARIO (P.d.L.). Presidente, manifesto la contrarietà a sospendere i lavori, d'altronde questo argomento è stato affrontato ieri in Conferenza dei Capigruppo, e si è convenuto tutti quanti che l'Assessore avrebbe fornito una illustrazione, seppur sommaria, sulle modifiche che verranno apportate a seguito della presentazione degli emendamenti. Ora mi pare assolutamente pretestuoso ragionare in questo modo. Voglio ricordare ai colleghi del centro sinistra che nella precedente legislatura, a fronte di un artifizio, quello sì, messo in campo dalla minoranza vennero dichiarati decaduti 565 emendamenti della finanziaria del 2007, erano emendamenti che aveva presentato il sottoscritto assieme ai colleghi della maggioranza. In quel modo con un articolo, un unico articolo, che ha fatto decadere 500 emendamenti avete stravolto una finanziaria!
Qui si tratta di trovare soluzioni ad un problema certamente grave che attanaglia l'economia della Sardegna. Voi dite di voler fare in fretta, ma questo non è voler fare in fretta. Noi riteniamo che si debba continuare, che si debba dare la possibilità alla Giunta (se ha ancora necessità) di perfezionare eventuali emendamenti e di procedere a eventuali interlocuzioni che mi auguro possano esserci nelle prossime ore. Dobbiamo assolutamente trovare la soluzione di questo problema, perché è una soluzione attesa da tutto il mondo agropastorale, dal mondo agricolo, in tutte le sue componenti.
PRESIDENTE. Metto in votazione la proposta di sospensione formulata dall'onorevole Bruno. Chi la approva alzi la mano. (Viene richiesta la controprova.) Chi non la approva alzi la mano.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Antonio Solinas. Ne ha facoltà.
SOLINAS ANTONIO (P.D.). Presidente, onorevoli colleghi, onorevole Presidente della Giunta, signori Assessori, diventa difficile intervenire dopo l'intervento dell'assessore Prato, però non posso non dichiararmi esterrefatto dal discorso che ho appena ascoltato. Mentre interveniva l'assessore Prato mi ponevo una domanda: io, noi, la Commissione agricoltura, tutto il mondo agropastorale sardo in queste settimane e in questi ultimi mesi abbiamo vissuto nello stesso mondo che ci ha descritto l'assessore Prato poco fa? Questo suo discorso mi porta, assessore Prato, ad anticiparle da subito quella che sarebbe stata la conclusione logica di questo mio intervento, e questa anticipazione è un invito al presidente Cappellacci affinché, possibilmente da oggi, cambi l'Assessore dell'agricoltura, prima ancora che continui a creare danni che rischiano di essere irreparabili per il sistema sardo.
Vedo che l'assessore Prato ride, sorride sempre, beato lui! Presidente, glielo abbiamo detto altre volte, lo sostituisca con qualunque altro che abbia innanzitutto rispetto verso le istituzioni, che abbia credibilità nel mondo agropastorale e riesca a tenere separata l'attività privata di un imprenditore dall'attività pubblica di un Assessore regionale.
In quest'Aula, in questi mesi, abbiamo discusso poche volte dei problemi dell'agricoltura, l'ultima volta abbiamo approvato un ordine del giorno con i soli voti della minoranza e con l'astensione dei consiglieri della maggioranza che, evidentemente, non avendo votato contro, non erano contrari a quanto proposto da noi che avevamo un unico obiettivo: quello di consentire al comparto agropastorale sardo di superare l'emergenza e di creare le premesse per un suo rilancio strutturale. Queste proposte, tra l'altro, erano, e sono ancora, al centro del confronto con il Movimento dei pastori sardi, con le organizzazioni di categoria e il sistema cooperativo sardo. Nel frattempo la situazione non solo non è migliorata ma è notevolmente peggiorata, per le responsabilità di chi oggi ha la direzione politica. Circa due mesi fa ci fu la prima manifestazione del Movimento dei pastori sardi, che si concluse con un comizio sul palco di via Roma del Presidente della Giunta e dell'Assessore dell'agricoltura fatto di sole promesse; fu un comizio applaudito dai manifestanti, al punto che il leader del Movimento dei pastori sardi, Felice Floris, dichiaro di essere d'accordo al 95 per cento sulle proposte avanzate dalla Giunta regionale. La risposta a quella manifestazione fu la presentazione dell'ormai famoso disegno di legge numero 186 della Giunta regionale costituito da quattro articoli, dei quali uno riguardava i Consorzi di bonifica, uno il sostegno al settore suinicolo, un altro il sostegno al comparto cerealicolo. Il fiore all'occhiello era però il famoso articolo 1 che prevedeva 4 centesimi a litro di latte alle aziende che avessero delegato le associazioni di categoria per la commercializzazione del latte, per un importo massimo di mille euro annui. Ecco, questa fu la risposta della Giunta regionale: dare mille euro ad azienda per risolvere i problemi dell'agricoltura sarda.
Nel frattempo le associazioni professionali avevano occupato l'Assessorato dell'agricoltura; dopo quaranta giorni ci fu una nuova manifestazione del Movimento dei pastori sardi che degenerò nel modo peggiore possibile: cinque arresti e parecchi feriti tra i manifestanti e le forze dell'ordine. Di chi è la responsabilità di tutto quello che è successo? Abbiamo condannato da subito la degenerazione di quella manifestazione e oggi confermiamo tale condanna, ma la responsabilità politica e morale è di chi, dopo aver fatto quelle promesse, non ha avuto neanche il coraggio politico di presentarsi e assumersi le proprie responsabilità il giorno in questo palazzo.
Dove era quel giorno, presidente Cappellacci? Dov'era l'assessore Prato? Avete lavorato affinché la manifestazione non si facesse a villa Devoto ma in via Roma, scaricando sul Consiglio una responsabilità che era solo ed esclusivamente vostra. E se quella giornata non è degenerata completamente lo si deve solo ed esclusivamente alla grande responsabilità dimostrata dai Capigruppo, sia di maggioranza sia di minoranza, e da quella parte dell'Ufficio di Presidenza che, con tanta pazienza ed esperienza, ha lavorato in quel giorno. Da quel momento, assessore Prato, con una serie di dichiarazioni e di incontri avete lavorato esclusivamente per dividere ulteriormente il comparto agricolo sardo: altro che condivisione, assessore Prato!
Avete sottoscritto un accordo con il Movimento dei pastori in tre punti col quale prevedete uno stanziamento di 10 milioni per incentivi. Oggi ha parlato con enfasi di triplicazione delle risorse, ma triplicare le risorse per l'Assessore significa estendere i 10 milioni per il 2010, al 2011 e al 2012. Avete siglato l'accordo con il Movimento dei pastori finalizzato a mantenere il prezzo del latte entro una forbice che va da 0,85 centesimi a 0,75 centesimi al litro di latte; ma siete veramente convinti che voi possiate fissare il prezzo di mercato? Avete presente la mutualità delle cooperative che dividono gli utili?
La situazione rischia di esplodere da un momento all'altro; questo Consiglio deve dare risposte concrete per tamponare l'emergenza ma soprattutto deve dare risposte strutturali per evitare che l'anno prossimo ci troviamo di nuovo qui a discutere di questi stessi argomenti. A mio avviso dobbiamo ripartire dal contenuto dell'ordine del giorno approvato da questo Consiglio, sapendo anche che molte delle proposte in esso contenute sono presenti, seppur in modo confuso e insufficiente, nelle varie proposte e nei vari accordi sottoscritti in queste ultime settimane.
La dichiarazione dello stato di crisi, per i vantaggi immediati che comportava, andava perseguita con maggiore convinzione; l'incentivazione alla costituzione delle organizzazioni dei produttori (O.P.) può consentirci di superare la frammentarietà del sistema agropastorale sardo e di creare un prodotto di qualità. Sull'invenduto del Pecorino romano è necessario fare chiarezza, abbiamo ripetutamente chiesto in Commissione all'assessore Prato i dati sulle quantità e i soggetti che ne sono in possesso: nessuna risposta. Se effettivamente i magazzini sono pieni di Pecorino romano, va studiato un serio programma per liberare il mercato dall'eccedenza, ma il tutto non può che essere legato ad un nuovo accordo interprofessionale sul prezzo del latte, così com'è stato fatto nel 2005, e soprattutto il soggetto che dovrà gestire questo processo straordinario non può essere lo stesso che ha gestito l'ordinarietà e ha di fatto creato questa situazione.
Il rifinanziamento dell'azione per il benessere animale per altri 5 anni, con maggiori controlli, può portare veramente a migliorare la qualità; un'azione di incentivi per la creazione di piccoli impianti per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, con la creazione di un fondo di garanzia presso la SFIRS a costo zero per le aziende agricole può creare un reddito integrativo pluriennale per l'agricoltura sarda.
In ultimo vorrei rimarcare l'assenza assoluta, sia nei dibattiti sia negli accordi sottoscritti di un comparto molto importante del settore agricolo sardo che è quello bovino. Pensate forse che le aziende agricole di questo settore vivano in un'altra regione, in un altro mondo? Credo che sia opportuno parlare di crisi del comparto bovino alla stessa stregua della crisi del comparto ovicaprino.
Su questi argomenti con serietà, come abbiamo sempre fatto, cercheremo di migliorare una proposta confusa e insufficiente per affrontare una crisi importante come quella che ha colpito il settore. Per fare questo, Presidente, è indispensabile, non solo per questo Consiglio ma per tutto il sistema agricolo sardo, avere un interlocutore riconosciuto, rispettato e credibile nelle azioni, interlocutore che in queste ultime settimane è mancato nettamente. Abbia il coraggio di porre rimedio a questa calamità. Gli accordi che sono stati citati anche stamattina parlano di grande condivisione; in realtà, tutte le associazioni Cooperative Lega Coop, Confcooperative, AGC Sardegna, Uni Coop e UNCI hanno disconosciuto le proposte che avete formulato in questi giorni.
Mi auguro che il dibattito che scaturirà da quest'Aula trovi una maggioranza consiliare sensibile, come in alcuni casi è avvenuto nella Commissione consiliare competente, all'esigenza di offire risposte concrete non solo per l'oggi ma anche per il futuro dell'agricoltura sarda.
PRESIDENTE.. Comunico ai colleghi Morriconi, Planetta, Cocco Pietro e Cocco Daniele che si sono iscritti oltre i termini, per cui non potranno intervenire. Ha domandato di parlare il Presidente della Regione sulla richiesta di fornire ai consiglieri il testo degli emendamenti. Poiché non vi sono opposizioni ha facoltà di parlare il Presidente della Regione.
CAPPELLACCI (P.d.L.), Presidente della Regione. Presidente, colleghi, su un problema così serio e importante, che coinvolge il nostro sistema e che ha coinvolto anche con grande senso e spirito di partecipazione tutta l'opinione pubblica, abbiamo detto sin dall'origine che ritenevamo necessario intraprendere un percorso che potesse trovare la massima condivisione, fare ragionamenti che potessero essere il presupposto per conseguire quell'unità che è necessaria nelle aule della politica quando si tenta di trovare soluzione a problemi seri, a problemi grandi e irrisolti da tempo.
La Giunta non ha ancora depositato gli emendamenti e non intende depositarli prima che da quest'Aula possano giungere, in sede di discussione generale, tutti quei contributi che potranno essere utili per arrivare a questa unità, per arrivare a trovare le migliori risposte. Ciononostante è evidente che nulla osta, per quanto ci riguarda, a consegnare quello che è "lo stato dell'arte" quindi quegli emendamenti che si sono formati in questo percorso, in questa fase di ascolto, di riflessione, di elaborazione, con quella riserva che ho esplicitato e che sottolineo ancora, che è la nostra necessità, il desiderio di scrivere la parola fine o comunque arrivare ad una conclusione una volta che saranno pervenuti tutti i contributi e quindi anche quelli che quest'Aula attraverso la discussione generale potrà offrire. Stiamo pertanto procedendo a predisporre le copie del materiale, non appena saranno pronte sarà nostra cura consegnarle.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Mariano Contu. Ne ha facoltà.
CONTU MARIANO (P.d.L.). Signor Presidente, signori della Giunta, colleghi del Consiglio, credo di poter dichiarare anch'io - non per ripetere quanto testé affermato dal presidente Cappellacci - che di fronte ad un tema importante quale quello che stiamo trattando, ovvero quello della crisi dell'agricoltura, della crisi dei comparti agricoli, sia opportuno accantonare, nella discussione, differenziazioni miranti soltanto a perseguire obiettivi personali. E' infatti interesse di tutti, dell'Aula, delle rappresentanze del mondo agricolo, della nostra collettività trovare sinergie, trovare davvero uno spirito unitario che ci porti ad esitare eventualmente un provvedimento il più esaustivo possibile rispetto ad una crisi che non ha mai conosciuto eguali.
E' un tema che nasce da lontano, la crisi del settore agricolo non è stata mai affrontata per intero, le riforme agrarie degli anni 50 non hanno avuto una consecutio nel tempo; i problemi che pure erano stati affrontati avevano bisogno comunque di un aggiornamento almeno nella strumentazione, cito per tutti i consorzi di bonifica.
Credo che essere arrivati come si è arrivati oggi a dover pagare anche 1600-1700 euro a ettaro per terreni irrigui sia uno scandalo per la nostra Isola, sia uno scandalo soprattutto per gli operatori del mondo agricolo. Sappiamo tutti che il sistema della raccolta dell'acqua in Sardegna, il sistema della distribuzione, il sistema dell'irrigazione che era stato creato per mettere a disposizione del mondo agricolo questa preziosa materia prima da molto non funziona più.
Abbiamo destinato risorse e continuiamo a destinare risorse per assicurare 7-800 stipendi nei consorzi tra i dipendenti a tempo indeterminato e i dipendenti assunti stagionalmente. Questo è un costo aggiuntivo che non dà i risultati che ci si attende da questi enti. Con questo provvedimento proviamo ad avviare un percorso perlomeno di democratizzazione all'interno della gestione dei consorzi.
E allora è ingiusto dire che noi veniamo in aula, colleghi, collega Salis, pensando che l'Aula sia soltanto il momento dove eventualmente rappresentare le proprie posizioni; l'Aula deve rappresentare la sintesi delle posizioni espresse prima in Commissione, nelle interlocuzioni, poi anche sulla piazza, per trovare le soluzioni migliori. Io credo che l'apporto della maggioranza, l'apporto della Giunta, l'apporto della minoranza siano altrettanto importanti. L'importante è capire e sapere che se oggi la Giunta ci annuncia che le risorse previste nel disegno di legge (66 milioni di euro) più che raddoppiano, allora molto probabilmente, abbiamo sacrificato qualche altro settore.
Però lo stesso auspicio che faccio per l'Aula lo faccio anche per le rappresentanze del mondo agricolo. Credo che il tema sia troppo importante perché queste si dividono assumendo posizioni. Ritengo inoltre che queste rappresentanze vadano considerate tutte su un piano paritario nel momento in cui portano avanti con responsabilità i diritti dei propri associati. Il loro ruolo è importantissimo ed è importante che capiscano come tutti, maggioranza e minoranza, il valore dell'unità. Dai tavoli - e questo è il rimprovero che possiamo muovere - ci hanno sempre insegnato che non ci si alza, si resta seduti fino a quando non si esaurisce l'esame dei problemi.
Certo, i problemi dell'agricoltura non sono un problema solo di oggi, sono problemi che ci trasciniamo da troppo tempo, e ce li trasciniamo perché il calo dei prezzi agricoli non è legato soltanto alla globalizzazione dei mercati, è legato anche a un sistema infrastrutturale che non consente un produzione capace di competere sui mercati, è legato alla mancanza di strategie di produzione, e soprattutto di strategia di marketing, di presentazione dei nostri prodotti. Tutti riconoscono la qualità dei nostri prodotti, nonostante ciò non riusciamo a venderli. Allora, ecco perché il latte viene deprezzato, ecco perché la carne viene deprezzata, ecco perché vengono deprezzati i nostri prodotti orticoli, e tutti quei prodotti sui quali la filiera agroalimentare sarda può costruire il futuro e il successo di un settore primario qual è quello agricolo.
L'aumento dei costi di produzione è un altro dei problemi importanti che non è stato mai affrontarlo. Noi sappiamo che il costo di produzione è la sommatoria di tutta una serie di costi che vanno dagli oneri sociali fino al costo delle materie prime, a cominciare dal gasolio da trazione, per finire col costo dei mangimi, e così via dicendo. Non possiamo nemmeno dimenticare le difficoltà di accesso al credito. Tutti questi temi sono affrontati nel provvedimento, gli emendamenti che la Giunta ci ha appena presentato cominciano ad affrontare in maniera organica la programmazione complessiva, non solo per il comparto ovi-caprino, ma anche per la cerealicoltura, per l'orticoltura, per la produzione delle carni, per la viticoltura, e così via.
Io credo che a condizionare la ripresa del settore sia il forte indebitamento delle imprese. Non voglio sbagliarmi, ma mi sembra di aver letto la relazione in cui si affermava che l'indebitamento delle nostre imprese agricole è valutato in circa 700 milioni di euro, a fronte di un PIL del settore di 1 miliardo e mezzo di euro. Io credo che uno degli emendamenti dovrebbe riportare proprio il sostegno delle imprese sul credito, soprattutto quelle che devono rimodulare i propri debiti con il sistema bancario.
Il comparto dell'allevamento non comprende però soltanto il settore ovi-caprino, ma comprende anche quello dei bovini. Conosciamo benissimo la forte penalizzazione che grava sul settore dell'allevamento bovino, legato alla mancata movimentazione dei vitelli da ristallo. Io credo che anche su questo tema la Giunta abbia presentato un provvedimento, e credo che anche l'assessore Liori, l'assessore della sanità, sul tema abbia da esprimere un parere, o quanto meno la posizione della Giunta, che va sulla direzione di liberalizzare la movimentazione dei bovini.
Non voglio dimenticare - e torniamo sul tema delle filiere - che noi abbiamo recepito anche in Commissione un'istanza importante, che è quella della tutela delle carni ovine, delle carni bovine e delle carni suine. E' stato smascherato un sistema di commercializzazione delle carni in cui la carne prodotta in loco non viene tutelata. Sappiamo benissimo che la carne che arriva fuori dalla Sardegna viene strumentalmente utilizzata e commercializzata come carne sarda. Allora bisogna trovare i sistemi perché davvero venga creata quella griglia di tutela dei nostri prodotti, delle nostre carni la cui qualità viene riconosciuta non solo sulle tavole dei ristoranti, ma anche fuori dalla Sardegna.
Nella destagionalizzazione delle produzioni, soprattutto del comparto ovi-caprino, ci deve essere un'innovazione strutturale. Noi non possiamo pensare di destinare all'allevamento ovi-caprino soltanto la produzione del latte. Noi abbiamo un grosso deficit alimentare sulla produzione delle carni; posso citare alcune espressioni usate in interlocuzioni diverse col mondo del comparto ovi-caprino, in cui si è potuto verificare che durante tutta la stagione turistica, signor Presidente, in Sardegna non viene commercializzato neanche un agnello sardo, neanche un capretto sardo. Ai nostri turisti noi non offriamo carni sarde dal 1 luglio al 30 settembre, e questo è gravissimo, è gravissimo perché noi importiamo anche questi prodotti, per offrire ai turisti che cosa? Un surrogato del capretto sardo, dell'agnello sardo e del maialetto sardo, spacciati nei banchi delle macellerie della grande distribuzione come prodotti sardi, quando in Sardegna, se andiamo a verificare nei mattatoi, non si macella un capo sardo, un capo sardo di quelli citati.
Ma noi davvero potevamo, colleghi della minoranza, sottacere questi ed altri temi? No, qui abbiamo buoni testimoni che potranno confermare che questi temi sono stati trattati nei diversi tavoli, sono stati trattati nelle interlocuzioni in Commissione, in tutto questo periodo gli approfondimenti sono stati fatti. E' chiaro che non si poteva intervenire su tutto, è chiaro che la Giunta ha fatto uno sforzo importante, come quello che stiamo facendo noi oggi, per andare incontro a questa crisi, e per poter avviare dei nuovi percorsi che offrono un futuro di certezze per chi davvero crede nel lavoro, crede nel lavoro serio, crede nel lavoro che offre delle garanzie alle famiglie, e che offre garanzie soprattutto a un mondo del lavoro che non ha mai goduto di un grosso ristoro. "Ferie", per i nostri allevatori, credo che sia una parola poco conosciuta; se andiamo poi a vedere altri contratti che caratterizzano altre categorie, anche l'assistenza alla maternità o altro, mi sembra difficile che sia conosciuta alle nostre imprenditrici agricole. Le tutele di cui godono altre categorie di sicuro, se pensiamo, per esempio alla pubblica amministrazione o all'industria, si attestano su ben altri livelli.
Dovremmo iniziare da questa discussione per ampliare il tema complessivamente su tutti i comparti del mondo agricolo, e andare a ricercare nelle prossime manovre economiche, a cominciare dal bilancio e dalla finanziaria per il 2011, quelle risorse necessarie perché questi processi che si stanno avviando siano sostenuti da finanziamenti importanti quali quelli auspicati non solo dalle rappresentanze agricole, ma anche dai colleghi della minoranza. Io, accingendomi a concludere, vorrei dire che mi è sembrato di capire che è importante, a questo punto, iniziare una riforma complessiva del settore. Voglio ricordare, colleghi, che noi abbiamo già iniziato e che tra i prossimi punti all'ordine del giorno della Commissione c'è la legge sui consorzi di bonifica. Credo - e voglio dirlo in Aula - che abbiamo bisogno, Presidente, di nuove leggi che organizzino davvero le nostre agenzie agricole. Non credo - l'ho già detto ieri - che si possa sottacere il fatto che le nostre agenzie agricole non sono messe nelle condizioni di poter essere operative e di poter avere quel sostegno tecnico, quel sostegno di ricerca, quel sostegno di proposta, di cui hanno bisogno. La stessa operatività dell'ARGEA, la cui funzione più importante è l'erogazione di aiuti in agricoltura, viene messa in discussione per i sistemi farraginosi che ne caratterizzano l'azione. Credo che un'agenzia con queste funzioni debba essere operativa e debba essere in grado di dare le risposte nell'immediato. Le risorse non devono finire in perenzione oppure perse per mancato esercizio della funzione. Se risolvessimo questi problemi forse davvero potremmo dire di aver iniziato un nuovo percorso per la nostra agricoltura, di aver iniziato a lavorare seriamente per il nostro mondo delle campagne.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Agus. Ne ha facoltà.
AGUS (P.D.). Presidente, Assessori, colleghi e colleghe, la Giunta quest'oggi ci propone una legge con l'ambizione di affrontare alcune tematiche di un comparto da troppo tempo in difficoltà e che, a mio avviso dovrebbe rappresentare la spina dorsale dell'economia dell'Isola. Che il tema sia spinoso e complesso lo testimoniano gli eventi di quest'ultimo periodo e le vibrate proteste provenienti dalle organizzazioni di categoria. Gli interventi si limitano spesso ad accordi parziali dovuti a un coinvolgimento degli operatori e delle organizzazioni sindacali su tavoli spesso diversi. Un tema così rilevante viene quindi affrontato sull'onda dell'emergenza, che si infrange sulla risorsa finanziaria necessaria a tamponare un comparto assente di programmazione strutturale e organica. Questa debolezza viene fortemente sottolineata dal lavoro della Commissione, che amplia un articolato omnibus ove tutta l'attuazione viene rimandata agli atti di Giunta e a degli emendamenti che la stessa Giunta oggi ha presentato in Aula stravolgendo un testo originario e inficiando tutto il lavoro in Commissione.
Considerata la delicatezza del tema e la grande rilevanza economico-sociale che l'agricoltura riveste in Sardegna, voglio comunque salutare positivamente lo sforzo fatto e non ultimo apprezzare l'ulteriore sforzo profuso e illustrato dall'assessore Prato. Tutto questo però non basta. E' sicuramente un'importante pezza, ma io credo che il comparto agricolo debba diventare industria primaria in Sardegna, con tutto quello che ciò comporta.
Infrastrutture. Noi abbiamo infrastrutturato la Regione Sardegna dall'arrivo delle partecipazioni statali con oltre 8 zone, le cosiddette ZIR (zone industriali regionali), e con un'infinità di PIP (piani di insediamento produttivo), investendo enormi risorse economiche per un'infrastrutturazione primaria che sicuramente è fondamentale per l'industria. Altrettanto io credo vada fatto e vada programmato per il comparto agricolo in un'unica zona industriale, che è l'isola di Sardegna. Quindi ben venga l'ulteriore elettrificazione, ben venga il fotovoltaico, ma c'è bisogno anche di viabilità che tenga in comunicazione le aziende.
Queste aziende, disarticolate in tutta l'area sarda, hanno necessità di collegamenti viari veloci, capaci appunto di non alterare le produzioni (e penso solo al trasporto latte, che in alcune zone è difficoltoso e problematico, proprio perché vi è una viabilità scarsa e disconnessa). E allora, va bene anche ciò che ha detto l'assessore Prato sull'incentivare gli impianti di stoccaggio dei prodotti primi, della materia prima, e di trasformazione, fondamentale per favorire una nuova industria agro-alimentare che sia alternativa (e sicuramente sarà alternativa) al prossimo deserto industriale che la chimica ci sta riservando in Sardegna. E' un problema che dobbiamo affrontare e che dovremmo porre presto all'attenzione di questo Consiglio.
Ci vuole alternativa. La Sardegna senza industria non può reggersi. Il comparto agricolo può offrire le materie prime alla trasformazione e costituire un'alternativa al settore chimico governato da colossi industriali che si spostano nelle varie aree del mondo dove riescono a ottenere più utili. Non hanno lo spirito paternalistico dell'imprenditore del secolo scorso che teneva al mantenimento occupazionale perché parte integrante dell'assetto sociale della nostra Isola. Quindi il comparto agricolo è un segmento importante che, affiancato a un nuovo segmento industriale manifatturiero, potrà garantire una quota di industria pulita necessaria e fondamentale alla nostra Isola.
Altrettanto importante è la valorizzazione della materia prima, del latte e, io aggiungo, della carne. Quanto al latte è ormai risaputo - e siamo tutti concordi - che non è sufficiente la mono produzione, non basta il pecorino romano. La Francia ci insegna: vi sono lavorazioni primarie, secondarie e terziarie del latte che hanno una richiesta e una rilevanza internazionale, quindi la diversificazione porta alla commercializzazione non della materia prima, che chiaramente ha un valore ridotto, ma del prodotto trasformato che ha il valore aggiunto. Le industrie di trasformazione ovviamente devono stare in Sardegna perché vi siano delle ricadute sull'economia della regione. Quindi il latte non va ceduto come materia prima, ma va trasformato in loco. Così pure la carne.
Se è vero com'è vero, che si acquista dagli allevatori la carne viva a 3 euro al chilo, per esempio l'agnello, e lo si trova a 4 euro nel mercato milanese, vuol dire che c'è un gap pesante, un gap che credo debba essere riacquisito al reddito regionale, nonché al reddito dell'allevatore che è colui che impegna di più e fatica di più e poi è costretto a svendere il suo prodotto a interlocutori che non rischiano capitali ma solo trasferimenti sulla carta. Quindi va organizzato, strutturato e sostenuto il comparto della verticalizzazione della produzione delle carni.
Credo di non dover insegnare niente a nessuno, ma l'esempio classico è quello del pollo venduto per parti; proviamo a sminuzzare il pollo e vendiamo separatamente le cosce, le ali, eccetera. Io credo che così si otterrà di più che vendendo il pollo intero. Anche questa è una concezione ormai acquisita, non sto dicendo nulla di nuovo. Si tratta di mettere in atto procedure, progettazioni e articolazioni che ci consentano, appunto, di recuperare il massimo della redditività dei nostri prodotti, perché se vogliamo davvero che l'agricoltura diventi l'industria principale in Sardegna essa deve beneficiare di quanto ha beneficiato l'industria parastatale e ancora oggi spesso assistiamo a impianti mai nati con risorse svanite nel nulla perché nessuno poi richiede indietro i contributi dati.
Quindi, la verticalizzazione, come ho detto, è importante, ma vi è anche un altro elemento. L'Assessore ha parlato del grano duro (e così torniamo al concetto di materia prima che non va venduta come materia prima, ma va trasformata). Se è vero com'è vero che a un carissimo amico che poco tempo fa, ha esposto del pane carasau ad una manifestazione negli Stati Uniti e gli hanno proposto contratti di quantitativi interessanti è anche vero che non si trova in loco la quantità di grano duro necessaria per produrre questo pane. Quindi non diciamo nulla di nuovo se ribadiamo che le materie prime si trasformano in Sardegna e non si vende la materia prima pulita senza il prodotto trasformato. Allora, ben venga la verticalizzazione della cerealicoltura in senso lato perché potrebbe diventare un altro elemento di contrasto all'importazione dei mangimi.
Noi sappiamo quanto si spende e quanto lieviti il prezzo dei mangimi, specie nei periodi di siccità o nei periodi delle calamità naturali eppure abbiamo aree incolte che non sono sfruttate e che possono essere utili per una cerealicoltura che supporti il comparto zootecnico, ripeto, in contrasto con l'importazione dei mangimi. I mangimi quindi possono essere prodotti in Sardegna con l'utilizzo della cerealicoltura più diffusa.
La qualità del prodotto sardo ha nel mondo comunque una valenza e un'appetibilità di mercato interessante, manteniamo allora questo aspetto e sosteniamo le industrie di trasformazione perché tutto ciò possa essere elemento di supporto al valore commerciale. Nel mercato il prodotto sardo può essere immesso come prodotto di nicchia, come prodotto biologico, considerato che nasce in un'area lontana da inquinamenti che, ripeto, a parte alcuni nuclei che pian pianino verranno chiusi per trasformarli, spero, in un'industria pulita, contribuendo quindi ad imprimere un'ulteriore spinta verso un'attività imprenditoriale diffusa in Sardegna.
L'agricoltura è un altro elemento che caratterizza e che ha caratterizzato sempre la nostra Isola perché è anche un elemento tipico del suo ambiente. La Sardegna nasce e cresce in uno sviluppo simbiotico con gli allevamenti e con le attività agricole; l'utilizzo dei terreni lasciati in disuso, specie quelli più difficili, potrebbe portare a nuova forestazione produttiva, a salvaguardia e ricostruzione di quel manto vegetale che rese la Sardegna unica nel mondo antico e che oggi trova nuovo interesse nello spirito ambientalista che ormai ci accomuna tutti quanti, consapevoli che gli interventi che alterano l'ambiente possono costituire un fattore di rischio per la nostra salute. Da ciò l'attenzione dell'uomo verso gli ambienti recuperati, verso quegli ambienti di grande suggestione naturalistica che possono permetterci di ridurre in parte anche le importazioni di legna, e di mantenere, allo stesso tempo, la nostra tradizione sarda del focolare domestico, all'interno del quale espletiamo tutta una serie di attività che sono tipiche del nostro modo d'essere.
La cultura di un popolo si sostiene mantenendo queste specialità che contribuiscono appunto il suo modo d'essere. Quindi, anche questo rappresenta un piccolo di contributo per il mantenimento delle nostra identità e specificità che, ripeto, diventa un valore aggiunto nella prima e grande produzione che deve essere quella del mondo agropastorale e agricolo in genere.
Ci vuole voglia di rivoluzione, una rivoluzione concettuale, una rivoluzione che ci riporti in qualche modo alle nostre origini e che faccia di queste l'elemento cardine. Quanti di noi hanno contestato quando nel centro Sardegna nacquero le industrie chimiche di Ottana, sconvolgendo il tessuto tradizionale e trasformando l'agricoltore e l'allevatore in segmento industriale, in "uomo industria", in tassello dell'industria? Ebbene, questo fatto lo stiamo pagando anche oggi perché anche oggi Ottana echeggia in quest'Aula ed è un elemento che ci preoccupa, è un elemento che periodicamente deve essere sostenuto, deve essere "partecipato", per far sì che quegli "uomini industria" possano tornare con tutta l'attenzione possibile all'"uomo pastore", all'"uomo agricoltore".
L'inversione è difficile però, forse, bisogna cominciare a pensarci perché, l'ambiente, è l'elemento vegetale che ha reso unica la Sardegna nel mondo antico; oggi, con un nuovo interesse ambientalista, questo può diventare ricchezza diffusa a sostegno anche del comparto turistico. Le nuove foreste potrebbero contribuire ad alimentare un turismo ambientale che duri tutto l'anno integrando la bistagionalità, bimestralità dell'industria turistica marina.
In conclusione vorrei fare un accenno all'importanza e al grande ruolo dell'uomo e quindi del mondo agricolo e dell'industria agricola in Sardegna. Pongo il punto sulla valenza sociale: noi spesso ci siamo lamentati della desertificazione dei nostri piccoli centri, ma i nostri piccoli centri avevano nel mondo agropastorale, agricolo, il centro della loro vita, nascevano e vivevano in funzione dell'attività agricola. Questi centri rischiano di scomparire perché sta scomparendo il mondo agricolo. E' un elemento critico al quale dobbiamo dare risposta, pena la scomparsa delle nostre piccole comunità.
Del resto la nostra identità di sardi trova nei piccoli centri, come nelle piccole nostre consuetudini, un particolare elemento di forza. E l'identità della Sardegna è l'elemento cardine per aiutarci a mantenere, in questo mondo globalizzato, la nostra diversità, una diversità che arricchisce e non una diversità che isola. Oggi finalmente in campagna l'uomo non vive in solitudine, come avvenuto fino a poco tempo fa, oggi in campagna l'uomo vive con la sua famiglia, la tecnologia lo rende integrato con i grandi centri. Sta anzi diventando e può diventare un modo nuovo di vita dell'uomo in Sardegna: distribuito nel vasto territorio isolano (quindi non concentrato nei due poli, nelle grandi città di Cagliari e Sassari) mantenendo la propria attività, la propria vita sociale nella campagna. Questo è un elemento di grande ricchezza che ha portato alla realizzazione di attività integrate nell'azienda agricola: parlo degli agriturismi, parlo di tutte quelle piccole attività che sfruttano le bellezze che rendono la nostra Isola unica e ne integrano l'economia. Io credo che da tutto ciò oggi possa nascere, possa progettarsi un nuovo sviluppo dell'isola di Sardegna. Cogliamo questa occasione che io considero solo una prima fase, una prima fase importante, salutare, ma che non deve finire qui. Da oggi può iniziare il riscatto della Sardegna. Nella relazione programmatica della nascita di questo centrodestra appunto non vi era un progetto globale di Sardegna, io credo invece che il progetto globale di Sardegna possa partire e nascere e crescere appunto dalla nostra fondamentale tradizione che io definisco industria primaria in Sardegna che è l'agricoltura.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Sechi. Ne ha facoltà.
SECHI (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). La proposta della Giunta in qualche modo ci ha spiazzato, perché siamo venuti in aula per discutere su una diversa proposta di legge. In ogni caso siamo chiamati ad intervenire, indipendentemente da quanto l'assessore Prato ha illustrato, su un argomento che è diventato sicuramente il più attuale e il più drammatico da affrontare. In tutti questi anni, alla luce dei fatti, della crisi, così come è drammaticamente esplosa in questi ultimi tempi, la politica degli aiuti e dell'assistenza si è rivelata un fallimento, soprattutto quando non affiancata e supportata da un progetto complessivo per il comparto zootecnico e agroalimentare che oggi può costituire sicuramente, col sostegno di tutti e con il contributo di tutti, una risposta per superare l'emergenza. E' necessario, però che esso si trovi una via d'uscita in un progetto complessivo che guardi al futuro perché quanto abbiamo visto e vissuto in questi tempi non debba tornare a ripetersi.
Con assoluta drammaticità, foga, enfasi, il mondo agro-pastorale ha messo in evidenza il dramma della situazione che vivono le aziende, ma io credo che uguale situazione attraversino tutti i comparti del settore agricolo, come quello cerealicolo, avicolo, orticolo, frutticolo eccetera. I problemi sono noti e si sono aggravati sempre più per effetto anche di una sorta di lassismo che ha portato a subire o a sperare in soluzioni migliori nel futuro, speranze che non si sono invece verificate.
I problemi sono evidenti, pensiamo, per esempio, ai costi: i costi dell'energia, il costo dell'acqua (che incide notevolmente nella conduzione di un'azienda agricola, soprattutto laddove esistono attività ortive o intensive) il costo dei sementi e il costo del lavoro, troppo alto rispetto ai ricavi dell'attività agricola. Poi si aggiungono a questi problemi quelli legati più alla modernità come quello della commercializzazione e della trasformazione del prodotto. Il settore agropastorale, che è sempre stato e che comunque, nonostante il boom del turismo, continua a rappresentare un settore immagine e dovrebbe essere un settore trainante dell'economia in Sardegna, oggi vive forse il momento del maggior disagio, determinando indebitamento, crisi e senso di fallimento in tutti coloro che continuano, pur attraverso la protesta e la denuncia, a rimanere attaccati a quella che è un'attività tradizionale dei sardi. E' un comparto che aspetta una politica in grado di garantire a tutti coloro che vi operano un reddito dignitoso che va garantito ad ogni lavoro, sia ai conduttori di azienda sia ai lavoratori dipendenti (come pastori, agricoltori, allevatori, contadini, vignaiuoli, olivicoltori, massai e ortolani) perché la crisi è diffusa in tutti questi settori. Però purtroppo dobbiamo dire che non esiste una precisa politica sarda per il comparto agro-pastorale, non abbiamo soprattutto progetti e idee da sottoporre al Governo italiano in altre Regioni d'Italia (penso alla Toscana, all'Emilia, all'Alto Adige, alle Puglie) l'attività agro-pastorale e l'attività complessiva delle campagne rappresenta un fattore importante e trainante dell'economia di quelle Regioni. Non abbiamo, poi, conseguentemente un ruolo nella politica agraria dell'Unione Europea e paghiamo un prezzo troppo alto per essere il sud del sud, aggravato oltretutto da una insularità che dovrebbe essere un valore aggiunto e invece diventa un handicap e un peso intollerabile da sopportare.
Alla crisi generale economico occupativa che vive il mondo moderno si aggiunge drammaticamente, e quindi si mette in evidenza drammaticamente, l'attività agricola, che non riesce più a garantirsi un futuro, e questa sicuramente è una delle cause che ha prodotto la protesta energica e virulenta del mondo agro-pastorale. La crisi si è diffusa e si è, secondo me, aggravata, così come abbiamo sentito anche da qualche intervento che mi ha preceduto, anche a seguito dello spopolamento dei centri dell'interno, della mancanza di collegamenti, di una viabilità in grado di consentire una mobilità agile all'interno dell'Isola che possa favorire anche una commercializzazione interna dei nostri prodotti e una attenzione maggiore per un mondo che sicuramente coeso non è mai stato perché nella tradizione dei sardi prevale l'individualismo e la divisione.
Credo però che la divisione sia stata aggravata, anche alla luce degli episodi accaduti in questi giorni, per la situazione di tensione e di esasperazione nella quale si sono venuti a trovare gli operatori del mondo agro-pastorale. Per quanto riguarda il settore che è maggiormente alla nostra attenzione, quello caseario, sulle proposte che sono state avanzate c'è ancora difficoltà a trovare un'attenzione e raggiungere una mediazione. Io credo comunque non sfugga a nessuno, così come è stato detto anche in interventi precedenti, la necessità di una maggior attenzione per una più accentrata diversificazione della produzione di tutti i comparti, soprattutto di quello agro-pastorale e caseario in particolare.
La nostra è una regione dove si continuano a produrre formaggi di grosse dimensioni, al contrario, per esempio, di quanto avviene in Francia dove si privilegiano le piccole porzioni, di più facile commercializzazione. La nostra è una regione che importa, tra carne, pesce e ortofrutta, il 70 per cento del suo fabbisogno alimentare e di quello delle aziende ricettive e turistiche. E' come prendere atto della sconfitta della politica agropastorale esercitata fino ad oggi.
Il collega Contu faceva riferimento prima alla commercializzazione e produzione degli agnelli e dei capretti sardi; sembra impossibile che in un momento in cui la scienza aiuta la procreazione in un modo così avanzato, noi in Sardegna non riusciamo ad avere un prodotto di alta qualità, simbolo della genuinità e della tradizione sarda, come l'agnello e il capretto, nell'arco di tutto l'anno, e siamo costretti a importare un prodotto che viene poi venduto, con inganno, come un prodotto sardo, solo per essere stato macellato in Sardegna. E questo accade soprattutto durante l'alta stagione turistica, quando l'immagine della Sardegna attraverso il consumo dei suoi prodotti dovrebbe puntare invece ad esaltarne la genuinità e la qualità, e quindi a difendere un prezzo che invece appare sempre più in discesa.
La Sardegna dovrebbe essere - perché ne ha tutti i requisiti - un'isola caratterizzata dalla qualità ambientale e dei suoi prodotti e la commercializzazione dovrebbe essere volta a far conoscere un prodotto genuino, e la genuinità, nel settore agroalimentare, richiama subito l'immagine della salute. Purtroppo, invece, la salute che non viene garantita da prodotti dei quali il più delle volte non conosciamo neanche la provenienza, la qualità e l'ambiente dove sono stati prodotti. Penso - e l'abbiamo detto anche in altre circostanze, quando ci siamo fermati a parlare della qualità dei prodotti sardi - alle nostre mense, alle mense aziendali, penso al consumo dei prodotti del settore agro-alimentare nelle mense scolastiche, nelle strutture ospedaliere, dove invece si consuma con estrema faciloneria prodotti che vengono da altre realtà europee. Occorre puntare con fermezza al consumo della stagionalità, e difendere il nostro prodotto attraverso campagne di promozione, ad iniziare dai nostri mercati, i mercati civici, dove il prodotto sardo deve essere esaltato, garantito, tutelato e assicurato come prodotto di alta qualità.
La campagna sicuramente in questi anni ha subito un assalto, un'aggressione, e in proposito non posso fare a meno di far riferimento alle norme urbanistiche e all'ultima legge sul piano casa, con riferimento all'ultima circolare del 28 ottobre del 2010, che con puntigliosità entra nel merito di ciò che può essere edificato nelle nostre campagne. Mentre non siamo in grado di dare risposte alle necessità di esaltare il valore e il prodotto delle nostre aziende agricole, continuiamo ad assediare le aree rurali e ad insinuare dentro situazioni di debolezza (quali sono le aziende agricole oggi per le difficoltà economiche che attraversano) frazionamenti abusivi, divisioni, lottizzazioni. Si portano così al massacro i nostri territori ad alta vocazione agricola, per destinarli ad una attività edilizia o turistico-ricettiva. E ciò, fra l'altro, avviene con inganni, perché quando voi fate riferimento alla circolare, e quindi alla legge che consente la possibilità edificatoria in agro, giustificate quelle realizzazioni edilizie come finalizzate esclusivamente a supportare la conduzione dell'attività agricola. Voi sapete bene, invece, che su questo ci stiamo ingannando e ci stiamo prendendo in giro vicendevolmente, perché il 90 percento dell'edificato oggi in agro, soprattutto sulle fasce costiere, è esclusivamente attività di tipo residenziale, che non ha nulla a che fare con l'attività agricola edilizia.
Allora, quando si fa riferimento per esempio alla possibilità di consentire l'agriturismo e il B&B, deve essere chiaro un concetto: non deve essere permessa alcuna attività turistica laddove viene individuato il lotto minimo per edificare in 1 ettaro, perché sappiamo bene che su superfici così ridotte non può essere esercitata né condotta nessuna attività agricola che crei reddito. Figuriamoci, considerata la situazione di crisi esistente nelle grandi o nelle medie e nelle piccole aziende agricole, se possiamo pensare che in una superficie così ridotta e limitata come quella che è stata individuata dalla circolare richiamata il mese di ottobre scorso, possa essere esercitata con profitto alcuna attività.
Per concludere, l'assessore Prato ha fatto anche un riferimento che non deve passare sotto silenzio. L'assessore Prato ha affermato che il sostegno va dato ai veri contadini e ai veri pastori. Io credo che nessuno qua dentro possa sottovalutare l'affermazione che lei ha fatto, perché sappiamo come e cosa è accaduto in tempi passati, quando veri contadini e veri pastori venivano penalizzati rispetto a non veri contadini, a non veri pastori, a causa di trucchi e trucchetti praticati per consentire sostegno e finanziamenti ad imprese che poi non avevano nulla a che fare con quel comparto, con i coltivatori diretti, i pastori, gli allevatori, quelli veri, quelli che ogni giorno vanno in campo per condurre la loro azienda.
L'altro elemento che è stato richiamato è quello della qualità degli interventi che superino l'arretratezza. Anche di questo, Assessore, ne dobbiamo prendere atto: l'arretratezza va superata e va superata soprattutto per quanto riguarda la conduzione, la possibilità di garantire alla qualità dei nostri prodotti una commercializzazione, una trasformazione che non c'è. Probabilmente va anche stimolata, favorita, sostenuta, incentivata la cooperazione, che è una realtà difficile da radicare in questa Regione, caratterizzata, come ho detto prima, da un eccessivo individualismo. Però esistono degli esempi, degli esempi importanti, come nel settore della viticoltura e della produzione dei vini, occorre estenderli a tutti gli altri comparti per garantire quel reddito al mondo agropastorale che civiltà e giustizia reclamano.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Lai. Ne ha facoltà.
LAI (P.d.L.). Presidente Cappellacci, Presidente del Consiglio, Assessori, colleghe e colleghi, intervenire su questo argomento significa ripercorrere le tappe di una crisi che parte da lontano e che ha subito un'accelerazione improvvisa in questi ultimi anni, in corrispondenza della più grande e generale crisi che ha investito l'Europa e il mondo intero. Occorre pertanto continuare a guardare con preoccupazione a questo importante settore, quello agricolo e della pastorizia, che forse più di altri è stato colpito duramente in questi ultimi due decenni. Preliminarmente occorre esprimere due considerazioni importanti preliminarmente. La prima riguarda l'incapacità di raggiungere un giusto prezzo del latte. Questo è da inquadrare nell'ambito di responsabilità che investono contesti più ampi di quello pubblico e istituzionale. Pur avendo, infatti, l'industriale caseario, con grande impegno, costruito una importante realtà di produzione, con molti posti di lavoro, esiste nel settore commerciale in genere, nel mondo della lavorazione dei beni primari, una legge non scritta, che si pone come obiettivo quello di tenere bassi i prezzi delle materie prime per garantire marginalità al mondo industriale, che ha ingenti spese di produzione, di marketing e di commercializzazione.
La seconda considerazione riguarda i produttori di latte che, pur riunendosi in cooperative, non sono riusciti a costituire un cartello con forte potere contrattuale, e sono in un certo senso fagocitati dalle più grandi organizzazioni del mondo industriale caseario, che lavorano su dimensioni più ampie, continentali e globali, e non sempre hanno a cuore una qualità che invece dovrebbe rappresentare il vero aspetto di attrazione verso il cliente finale. Oggi si punta piuttosto a conquistare il maggior numero di clienti abbassando la qualità e considerando il mercato dell'alta qualità come rivolto solo a clienti di nicchia e quindi non appetibile per i grandi numeri dell'industria casearia.
Naturalmente quest'ultimo ragionamento non è sempre vero, infatti con la globalizzazione del commercio abbiamo visto all'opera diverse aziende sarde che non solo hanno saputo riconvertirsi ma, varcando il Tirreno e gli stessi confini dell'Europa, si sono recate nei mercati più lontani e sono riuscite a vendere un ottimo prodotto finito. Certo, un simile salto non è da tutti e, per realizzarlo, è necessario il sostegno non solo di prestiti o contributi, quelli ammessi dall'Unione Europea, ma anche un serio aggiornamento delle conoscenze e dei metodi di produzione e, soprattutto, di commercializzazione che potrà avvenire se tutte le istituzioni, quelle pubbliche e quelle private, offriranno il loro fondamentale contributo.
Ai pastori deve essere quindi offerta la possibilità di avere consapevolezza piena della loro straordinaria potenzialità di produzione; occorre stimolarli a costituirsi in cooperative di lavorazione e commercializzazione al fine di difendere il loro prodotto dalle speculazioni commerciali di un mondo globalizzato che non ha certo a cuore il reddito di quanti operano nelle campagne. In un contesto simile la Regione deve esercitare un ruolo di difesa di questo grande patrimonio che, oltre che rappresentare una voce fondamentale della nostra economia, costituisce una parte importante della nostra identità storica. Ritengo che la Giunta stia operando con decisione su questo argomento.
Noi, come Consiglio, possiamo cercare punti di incontro tra il mondo industriale e caseario affinché queste due realtà possano integrarsi completarsi e non prevalere una sull'altra in un mondo privo di regole. Credo che noi dovremmo sforzarci, come Regione, a valorizzare tutto questo, perché in un mondo globalizzato e dominato da grandi marchi multinazionali anche nel settore alimentare, assume un significato importante il fatto di voler difendere e stimolare una realtà di produzione unica, sia per il bene primario del latte, sia per coloro che lo lavorano e lo commercializzano.
Io inviterei a esaminare gli emendamenti in termini più sereni perché ritengo possano essere utili per rispondere alle esigenze del mondo produttivo agricolo e zootecnico nel suo complesso. Penso, in particolare, al settore dell'allevamento bovino, settore che vive situazioni che possiamo definire, un certo senso, atipiche, perché attanagliato dall'obbligo di vaccinazione contro la Blue tongue (pur non essendo i vaccini spesso non disponibili, come al momento attuale; forse non saranno più prodotti per mancanza di mercato) e impossibilitato, pertanto, a movimentare il bestiame. Tutto questo in presenza di una situazione epidemiologica che è da ridefinire perché è dimostrato, è dimostrabile, che non esiste più malattia attiva, circolante, che si tratta pur sempre di una zoonosi che non viene trasmessa all'uomo. Quindi sarebbero auspicabili atteggiamenti meno vessatori e più razionali nell'ambito delle vaccinazioni, atteggiamenti che consentano di porci alla pari con le altre regioni italiane, di poter movimentare il frutto del lavoro di tanti operatori che in maniera qualificata lo svolgono.
Dal mondo di quanti rappresentano questo importante settore ci giunge - e noi dobbiamo recepirla - la richiesta di una grande attenzione nel seguire in maniera costante le esigenze di questo comparto perché la commercializzazione delle carni bovine sarde non potrà mai avere la Sardegna come suo unico mercato di riferimento e quindi è necessario esaurire la vendita di tutti i capi macellati. Deve essere perciò salutato con soddisfazione l'accoglimento di alcune osservazioni che sono state espresse e che troveranno significato in un emendamento presentato dalla Giunta che prevede, non solo l'approvvigionamento di adeguate scorte di vaccino contro i sierotipi della Blue tongue circolanti in Sardegna (ma noi possiamo dimostrare che può essere raggiunta, diciamo così, l'attestazione da parte del Ministero di zona libera da questo virus per la Gallura e per la Sardegna) ma anche e soprattutto la promozione di accordi interregionali finalizzati a consentire la movimentazione in deroga dei capi bovini, ovini e caprini non vaccinati, tenendo conto appunto della valutazione del rischio effettivo basata sulle risultanze delle pregresse epidemie. Da questo punto di vista dovrebbe giocare un ruolo pregnante quell'importante struttura che un po' costituisce un punto di riferimento per il mondo agropastorale della zootecnia: l'Istituto zooprofilatico della Sardegna.
Inoltre l'Amministrazione regionale è chiamata, con grande impegno, ad individuare dei sistemi che garantiscano la tracciabilità dei capi macellati (aspetto importante sul quale si è soffermato l'onorevole Contu). Le scelte che questa maggioranza sta portando avanti (nelle prossime ore ci dovrebbero essere importanti interlocuzioni che potrebbero completare questo quadro di accordi e di attenzioni verso il settore agricolo e agropastorale) rappresentano la sintesi di un'agenda politica che è calibrata su una crisi economica che sta stringendo l'intera Sardegna in una morsa terribile, per uscire dalla quale è ormai necessaria una maggiore e più stretta collaborazione col Governo nazionale e con l'Europa.
Tra crisi economica e patto di stabilità siamo legati a una navigazione difficile e tortuosa che metterebbe certamente a dura prova qualsiasi maggioranza di governo ed Esecutivo regionale. Noi riteniamo che il rispetto dei tempi di approvazione di questo disegno di legge rappresenti un obiettivo irrinunciabile e dobbiamo riconoscere alla Giunta Cappellacci di aver dato un contributo significativo ai tavoli competenti dell'Unione Europea, per consentire alla Sardegna di continuare ad essere inclusa nella politica di coesione europea che rappresenta un obiettivo irrinunciabile per affrontare una crescita virtuosa e sostenibile.
Un altro punto importante sul quale è necessario fare qualche ulteriore considerazione è quello dell'acquisto delle giacenze di pecorino romano invenduto, che è un'operazione positiva, che ha carattere temporaneo ed eccezionale. Quindi, tale l'intervento, proprio per questo, deve essere inquadrato in un contesto di crisi economica globale gravissima e non può essere liquidato come un'operazione di mero assistenzialismo.
In un sistema, come il nostro, se un'azienda non è più competitiva dal punto di vista strutturale, commerciale, prima di abbandonarla al suo destino devono essere messi in atto - e penso che questo sia un intento che concretamente è stato posto in essere - interventi ad hoc come quelli relativi alla rimodulazione del programma di sviluppo rurale per le annualità dal 2010 al 2013, con le misure riguardanti il benessere degli animali e le indennità compensative, nonché le energie alternative come si sono delineate in questo disegno di legge. L'intenzione manifestata dalla Giunta di aprire appositi tavoli tecnici, interassessoriali su trasporti, sanità animale ed energie alternative, ritengo sia la rotta giusta per cercare di uscire dalla crisi di tutto il settore agricolo, che richiede provvedimenti ad ampio raggio di più istituzioni per raccordare le politiche nazionali ed europee con quella regionale.
Quindi, le osservazioni di autorevoli figure, come l'ex assessore Pigliaru, comparse nei giorni scorsi sulla stampa non tengono compiutamente conto del carattere di eccezionalità e temporaneità degli interventi della Giunta attuale, che non possono essere liquidati ingenerosamente come il solito assistenzialismo. Forse si potevano immaginare interventi immediati più incisivi di fronte alla gravità di una crisi economica come quella attuale? Noi riteniamo che gli aiuti non siano assistenzialismo perché chi li riceve deve fare di tutto per riconvertirsi e rimodulare la propria presenza sul mercato, e questo ritengo sia il senso dell'accordo raggiunto, che richiede sicuramente ulteriori passi che verranno compiuti, spero, nell'immediato futuro.
A fronte delle risposte sin qui fornite dalla Giunta con i vari accordi, io penso che non debba essere permesso alla Regione di rischiare il dissesto finanziario, e quindi per il futuro si dovrà seguire una nuova politica di indirizzo delle produzioni commerciali che ponga un limite all'eccesso di produzione e eviti il ripetersi di finanziamenti destinati all'acquisto delle eccedenze per sostenere il prezzo dei prodotti, in questo caso del latte. In tal senso, quindi, gli aiuti della Regione destinati all'aggregazione, finalizzazione ed al miglioramento del processo di vendita, al fine di sostenere il prezzo del latte, devono fungere da stimolo e strumento per i produttori di latte affinché raggiungano un'autonomia piena e non siano costretti a richiedere continui interventi della Regione, se non quelli previsti dalle altre istituzioni nazionali ed europee.
E' evidente che una riconversione strutturale veloce e profonda non è più rinviabile, così come la diversificazione ed un assetto completamente nuovo e più competitivo sul mercato europeo e su quello globale; è un processo complesso, legato in modo profondo alle dinamiche del mercato, e per il futuro la Regione dovrà avere come obiettivo fondamentale e unico quello di evitare il sostegno e l'aiuto verso una bassa qualità dei prodotti e porre con convinzione in essere politiche di stimolo e di sostegno ad un continuo miglioramento qualitativo. E noi, come rappresentanza politica, abbiamo il dovere di ricordare agli operatori del settore che il mercato è spietato e che altre chance di salvare il settore con interventi a pioggia potrebbero non esserci se non si attueranno immediati interventi di riconversione produttiva ed industriale, puntando sempre all'obiettivo di avere un prezzo del latte più alto facendo valere la qualità.
Il progetto di legge in discussione rappresenta uno strumento per affrontare e risolvere i problemi che attanagliano l'intero mondo agricolo; dagli accordi di filiera tra agricoltori e trasformatori per migliorare la qualità del prodotto cerealicolo, si evince che ci si muove nella direzione giusta,che è anche l'unica realmente attuabile, ovvero quella del miglioramento qualitativo.
Auspico inoltre che l'articolo 4, relativo al comparto della zootecnia, che investe l'Università sarda di un ruolo pregnante e strategico per l'attuazione di interventi di politica agricola, possa davvero imprimere quella svolta in termini di innovazione e ammodernamento che non è più rinviabile; l'aspettativa è quindi quella che il mondo universitario, il mondo dello studio e della ricerca sia in grado di dialogare e recepire tutti i segnali e gli input che provengono dal settore zootecnico (in questo senso un ruolo fondamentale ha anche il raccordo con l'Istituto zooprofilattico della Sardegna); settore zootecnico che da sempre è al centro di gravi problemi che esigono una costante attenzione scientifica, che deve essere prontamente tradotta in atti tempestivi che rendano possibile la commercializzazione dei nostri capi senza intoppi burocratici ed amministrativi derivati da carenze di studio e aggiornamenti delle situazioni reali del mondo dell'allevamento.
Io ritengo che questa Giunta stia affrontando un impegno costante di contrattazione, sintesi e raccordo con il mondo agricolo come raramente è successo nella storia dell'autonomia regionale; l'auspicio è che possano esserci percorsi sempre più condivisi. La direzione deve essere quella di creare e mantenere uno spirito di collaborazione tra Consiglio e Giunta. Come maggioranza, siamo chiamati a fare la nostra parte fino in fondo con tutta l'attenzione che è doveroso dedicare alla criticità che vive il mondo agropastorale, il mondo zootecnico e il mondo dell'agricoltura in generale.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Mariani. Ne ha facoltà.
MARIANI (I.d.V.). Presidente, Assessori, onorevoli colleghi, l'economia della Sardegna, da intendersi quale economia popolare della nostra Regione, anche in questo periodo di lunga e accentuata globalizzazione, è inevitabilmente da individuarsi nel primario settore dell'agricoltura e dell'allevamento, il quale va attraversando una crisi molto grave.
I prodotti sardi sono sempre meno commercializzati e, secondo quanto sottolineato da una pluralità di interventi politici e giornalistici (tra i tanti ad esempio quelli di Roberto Melis) non hanno più una identità ben definita, sono omologati a quelli provenienti dal mercato esterno, e richiedono interventi strutturali capaci di superare le emergenze del momento al fine di tutelare le nostre produzioni. Il settore agricolo sardo rappresenta, infatti, la cartina di tornasole dell'economia dell'Isola, non solo per i risvolti economici pur importanti, ma anche per il peso sugli equilibri sociali. La crisi del comparto ovicaprino si inserisce nell'ambito più generale della crisi dell'agricoltura sarda che in questi ultimi anni sta colpendo in modo non più sostenibile il reddito degli agricoltori, mettendo seriamente in discussione l'esistenza stessa di migliaia di aziende. Mentre i costi di produzione aziendale sono praticamente raddoppiati negli ultimi dieci anni, il prezzo del latte, principale voce attiva del bilancio, è praticamente fermo a circa 0,60 euro per litro, ai livelli dei primi anni '90. Parliamo di un mercato per il quale ad un minor costo di produzione si accompagna inevitabilmente il maggior guadagno possibile, e questa è una delle cause che hanno fatto arretrare economicamente il pecorino sardo.
La situazione agricola isolana evidenzia dunque l'impossibilità delle nostre imprese di produrre a costi competitivi rispetto ad altri Paesi comunitari e non. La politica isolana e quella nazionale debbono dunque intervenire attraverso misure specifiche di incentivazione e sostegno al reddito delle imprese, favorendo la costituzione all'interno delle organizzazioni dei produttori e delle cooperative di trasformazione e commercializzazione, di staff manageriali che ne accrescano la capacità di gestione dei processi produttivi e commerciali.
La Regione, al fine di attenuare gli effetti della crisi che imperversa ormai da anni, dovrà imprescindibilmente contribuire al contenimento dei costi legati al trasporto delle merci e intervenire per sostenere il consumo di prodotti provenienti dalle aziende agricole ubicate nel territorio sardo.
La Sardegna dovrà promuovere il consumo dei prodotti agroalimentari di qualità locali e a filiera corta nell'ambito della ristorazione collettiva, dell'attività turistica e del turismo rurale, in un'ottica di riduzione degli impatti ambientali; l'incremento dell'offerta di prodotti agricoli e agroalimentare di origine regionale da parte della distribuzione e degli esercenti attività di ristorazione nell'ambito del territorio regionale; l'informazione ai consumatori sull'origine e le specificità dei prodotti agricoli e agro-alimentari regionali (la cosiddetta tracciabilità); la tutela del consumatore attraverso la promozione della libertà dell'offerta; l'incremento della vendita diretta dei prodotti agricoli e agro-alimentari regionali da parte degli imprenditori agricoli; il consumo degli alimenti privi di organismi geneticamente modificati; il consumo di prodotti tipici DOP e IGP provenienti da agricoltura biologica e/o integrata; prodotti tradizionali; prodotti locali a filiera corta all'interno dei servizi di ristorazione collettiva dando priorità a quelli di cui si garantisca l'assenza di organismi geneticamente modificati.
Ci sono poi i problemi connessi al credito, altra circostanza che ha automaticamente ridotto i nostri allevatori al ruolo di subalterni rispetto agli istituti bancari nazionali e non. A questo ha concorso consapevolmente il grave atteggiamento di miopia politica del nostra classe dirigente la quale, incapace di risolvere i problemi strutturali enunciati, ha sempre promesso soldi pubblici a pioggia per fini elettorali.
In un mercato sempre più globalizzato e competitivo la politica ha dei doveri precisi: da un lato quello di aiutare comunque gli operatori in difficoltà (ma nel rispetto delle normative dell'Unione Europea sulla libera concorrenza); dall'altro quello di comprendere l'importanza della competizione globale per la tutela di questi interessi. Come già evidenziato anche da altri è chiaro che questi problemi non possono essere risolti nell'arco di una legislatura, ma a seguito di serie riforme non solo settoriali ma anche istituzionali. Le associazioni di categoria, i sindacati e la classe politica stessa, purtroppo, non sono stati finora in grado di rispondere a queste vertenze. Serve, infatti, anche e soprattutto formazione e management e promozione dei prodotti in modo da determinare un'evoluzione di quel settore primario citato all'inizio dell'intervento; citato perché, come scrive il saggista, filosofo e poeta e scrittore statunitense Ralph Waldo Emerson, il primo uomo fu un agricoltore e ogni nobiltà storica riposa sull'agricoltura.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Ladu. Ne ha facoltà.
LADU (P.d.L.). Signor Presidente, Assessori e colleghi, questo Consiglio regionale, nel pieno della crisi del mondo agropastorale, credo la peggiore che la nostra Isola abbia affrontato dal dopoguerra ad oggi, si accinge ad esaminare un disegno di legge relativo ad un settore portante della nostra economia. Questa è una crisi soprattutto strutturale, nel senso che si tratta di una crisi che ha radici lontane, ha radici nella perenne carenza di infrastrutture e quindi ciò ci impone di mettere in discussione la politica agricola non solo degli ultimi anni ma degli ultimi decenni.
Negli ultimi decenni c'è stato un cambiamento della politica a livello regionale, nel senso che con l'avvento delle risorse comunitarie praticamente noi come Regione abbiamo rinunciato ad intervenire con i nostri bilanci nella spesa agricola e ci siamo affidati quasi esclusivamente alle risorse comunitarie. Credo che questo sia il primo errore che è stato commesso nel senso che dovevamo optare per interventi capaci di creare le condizioni strutturali perché l'agricoltura potesse procedere con le proprie gambe ed essere competitiva nei mercati italiani ed europei.
Quindi io credo che su questo punto noi dovremo riflettere ma dovremo riflettere ancor oggi per capire se effettivamente le risorse comunitarie che vengono impegnate nel settore agricolo sono impegnate in modo giusto o se non ci sia bisogno di una rivisitazione. Bisogna infatti anche capire se questi interventi che noi stiamo ponendo in essere, ad iniziare dalla spendita dei fondi POR o dal piano di sviluppo rurale, vanno nella direzione di risolvere veramente il problema del mondo agricolo e pastorale o se non siano interventi invece che probabilmente ci porteranno al 2013 con la stessa identica situazione di oggi. Credo che sia questa, Assessore, una riflessione che noi dobbiamo fare per vedere effettivamente se è giusto il modo di impegnare queste importanti risorse e soprattutto se noi stiamo facendo il possibile per spenderle rapidamente, perché è una cosa impegnare le risorse, un'altra cosa è spenderle: c'è una grande differenza. Noi dovremo fare degli sforzi affinché la gente arrivi alla spendita rapida, immediata delle risorse.
Partendo da questa carenza strutturale del mondo agricolo e pastorale è naturale che aumentino i costi di produzione. E' per questo che noi abbiamo costi altissimi, proibitivi per quanto riguarda i mangimi che vengono importati, per quanto riguarda i concimi che ugualmente vengono importati, per quanto riguarda i costi energetici. E' vero, in qualche modo si sta cercando di risolvere il problema ma sicuramente anche questo avrà bisogno di approfondimenti, così come il problema del costo dei mezzi agricoli. E' veramente preoccupante l'aumento verificatosi in questi ultimi tempi, ed è quasi impossibile oggi accedere a questi costi.
Lo stesso discorso vale per i costi dei trasporti, i costi dell'acqua. Insomma, anche questo dovrebbe far riflettere questo Consiglio regionale. Noi nella passata legislatura abbiamo fatto una riforma dei consorzi di bonifica, una riforma a metà perché io non credo che abbia risolto i problemi dell'agricoltura e men che meno quelli dei consorzi di bonifica. Una volta che abbiamo espropriato i consorzi di bonifica degli invasi io credo che sarà difficile, quando dovranno essere rinnovati, riuscire a trovare candidati che accettino di essere nominati per non gestire nulla, perché non avranno altro modo che far pagare le bollette, e non è questo, credo, il ruolo dei consorzi di bonifica.
Allora bisogna esaminare più complessivamente tutta questa situazione perché si lega anche ad alcuni problemi che vengono posti in questo momento dal mondo agricolo come il problema del credito. Per questo problema c'è già una risposta, però io non credo che sia una risposta esaustiva, perché oggi come oggi le aziende agricole sono strangolate dai debiti, sono strangolate da istituti di credito senza scrupoli, poiché anche quando devono riscuotere risorse di gran lunga superiori ai debiti queste aziende vengono messe all'asta. Noi dobbiamo realizzare veramente una politica complessiva all'interno del comparto, per evitare che si verifichino tutte queste distorsioni.
Venendo al disegno di legge che abbiamo in discussione oggi, vediamo che è stato fatto uno sforzo importante in queste ultime settimane, perché si è partiti da una proposta di 16,5 milioni di euro e siamo arrivati a 143 milioni di euro. Quindi, è una prima risposta, è una risposta importante che premia anche l'impegno e la responsabilità delle parti. E' stato fatto questo sforzo compatibilmente alle difficoltà che ci sono oggi, sia per quanto riguarda il recupero delle risorse finanziarie, sia per quanto riguarda il patto di stabilità, sia per quanto riguarda le norme comunitarie. Noi dobbiamo viaggiare non perdendo di vista questi aspetti, perché non possiamo rischiare un'altra legge numero 44. Gli interventi che dobbiamo fare devono essere interventi giusti, compatibili con le norme comunitarie, che domani non creino problemi ancora peggiori al mondo agricolo.
Io credo che queste siano delle risposte, però, credo anche che le responsabilità non siano soltanto della politica, che probabilmente non ha saputo prevedere quello che stava avvenendo e che è avvenuto oggi, ci sono anche delle grandi responsabilità, che sono quelle del mondo della trasformazione, siano industriali che cooperative, e di chi è addetto anche alla commercializzazione del prodotto stesso. Sia chiaro, non c'è stata la volontà di migliorarsi in questi anni, perché io non posso comprendere, non posso mai giustificare il fatto che oggi 1 litro di latte in Sardegna costi 60 centesimi, mentre oltre Tirreno costa un euro e anche di più. Questi sono i problemi che si deve porre questo Consiglio regionale, perché non è pensabile che un prodotto di qualità come quello sardo, alla fine, non riesca a spuntare sul mercato il prezzo giusto. Se noi andiamo a comprare nei mercati il formaggio, ci rendiamo conto di quanto costa questo formaggio.
Allora, cosa ha fatto, Assessore, Assessori, oggi il mondo della trasformazione? Ha pagato sempre a fine campagna, senza assicurare il prezzo del latte. Quindi il latte veniva pagato a seconda della vendita delle produzioni, magari anticipando laute caparre. Di fatto hanno imposto un prezzo in tutti questi anni che oggi ha ridotto sul lastrico l'intero mondo agricolo e pastorale. Questo è il problema. Non c'è stato un avanzamento, un miglioramento all'altezza dei tempi che stiamo vivendo anche da questo mondo, che ha delle grosse responsabilità.
Assessore, Presidente, io credo che dobbiamo prendere in mano questa situazion;, questa situazione non può essere lasciata in mano agli speculatori, a coloro che fino ad ora hanno ridotto il mondo agricolo e pastorale in queste condizioni. Quindi, va avviata una nuova politica agricola in questa regione, perché l'agricoltura è uno dei settori, forse il settore portante della nostra economia, e pertanto noi dobbiamo lavorare per tenerlo in piedi. E' spaventoso l'abbandono delle aziende agricole. Pensiamo ai giovani, che non stanno più seguendo le aziende di famiglia, che stanno operando altre scelte.
Io credo che noi dovremmo fare una politica a tutto campo, che faccia in modo che le aziende agricole vengano mantenute, ma che le aziende agricole abbiano anche la possibilità di rinnovarsi. Diciamocelo chiaramente: oggi queste aziende agricole sono tenute in piedi fondamentalmente dalla manodopera non italiana, un tempo extracomunitaria, adesso non più, rumena soprattutto, perché ancora garantisce un costo un po' più basso. Un'azienda agricola oggi non si può permettere di assumere personale isolano, perché sicuramente costa di più. Ma questa situazione fino a quando durerà? Noi dovremmo intervenire effettivamente, perché anche questa situazione, io non so fino a quando potrà continuare.
Con la nuova riforma dell'agricoltura bisognerà affrontare tutti questi aspetti, bisognerà entrare nel merito di una situazione che è completamente cambiata nel mondo agricolo. La prima riforma agropastorale, nel dopoguerra, ha avuto un ruolo importantissimo, perché ha creato le prime infrastrutturazioni, ha creato le case di abitazione, ha creato la viabilità rurale, ha creato l'elettrificazione, ha creato quelle condizioni che allora erano sufficienti alle aziende agricole per stare sul mercato. Però, oggi, questa situazione non basta più, siamo in piena globalizzazione, dobbiamo preparare il settore ad essere competitivo, a stare nel mercato.
Assessore, anche su questo punto dobbiamo chiarirci le idee, perché l'agricoltura va sostenuta, va sostenuta come la sostengono altri Paesi europei, come la Germania e la Francia, che pagano molto più di noi per sostenerla, addirittura il Giappone paga molto più di noi. Noi dobbiamo pensare che, se dobbiamo tenere in piedi questo comparto per essere competitivo, dobbiamo anche investire, dobbiamo impegnare risorse, cose che purtroppo non stiamo facendo a sufficienza. Così come - è stato detto e ne fa riferimento anche questo disegno di legge - noi dobbiamo puntare sui prodotti di filiera, perché non basta avere buona qualità, ma serve anche avere quantità importanti. Se noi non garantiamo quantità importanti, non riusciremo a garantire i mercati. Io parlavo giorni fa con un imprenditore turistico della mia zona, un imprenditore importante, che può contare su circa 3-4 mila posti letto d'estate, e mi diceva che lui non aveva la possibilità di garantirsi sempre le produzioni sarde (a parte il pane, il latte, che proviene da Arborea, il formaggio e poco altro), e che quindi nella maggior parte dei casi era costretto a ricorrere a produzioni esterne all'Isola. Noi, Assessore, dobbiamo fare una politica agricola, una politica che ci permetta per lo meno l'autosufficienza per l'autoconsumo di essere in grado, perché noi siamo in grado di farlo, di poter consumare in loco le nostre produzioni, che sicuramente qualitativamente sono migliori.
Così come noi dobbiamo fare, Assessore, una politica seria sui controlli, sulla tracciabilità del latte e delle carni. La Sardegna è invasa, effettivamente, di latte e di carni che vengono da fuori. Basti pensare che, ad oggi, non c'è un pastore che abbia macellato un agnello. Le macellerie sarde sono piene di agnelli portati chissà da dove, considerato che ancora oggi in Sardegna non è iniziata la macellazione. Noi su questo dobbiamo riflettere, non perché non sia possibile importare le carni (perché siamo nel libero mercato e ognuno può importare e fare quello che vuole) ma perché perlomeno si deve sapere da dove proviene questa produzione, perché la gente deve capire cosa sta consumando. Quindi, Assessore, occorre un controllo serio sui prodotti che entrano in Sardegna perché è un diritto di noi consumatori sapere cosa mangiamo.
Io credo comunque che in una fase così difficile del mondo agro-pastorale si sia arrivati a un risultato che è frutto del contributo di molti, un risultato che sicuramente non risolverà definitivamente i problemi del mondo agricolo, ma che rappresenta un primo passo importante. Noi adesso dovremmo lavorare per approvare una vera riforma. Però, Assessore, io le chiedo - e lo chiedo anche al Presidente - di ricomporre la frattura che c'è stata in quest'ultima settimana all'interno del mondo agricolo e delle associazioni, perché il problema si risolverà soltanto se ci sarà la volontà di tutti, se ci sarà il contributo di tutti, se ci sarà il contributo delle associazioni agricole, degli allevatori, delle istituzioni, di tutti. Non credo che si possa andare molto lontano in una situazione come questa. Va fatto lo sforzo massimo possibile perché quello che noi stiamo facendo sia condiviso da tutti, da questo Consiglio regionale ma anche dalle associazioni e dal mondo agricolo. Ecco, questo è un passaggio importante perché sicuramente, se noi riusciremo a coinvolgere in questa riforma tutte le parti che sono fondamentali per la crescita e lo sviluppo del mondo agricolo, credo potremmo dire di aver compiuto un passo importante verso la risoluzione di un problema veramente difficile.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.
URAS (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Presidente, colleghi, non utilizzerò molto del tempo che mi è stato assegnato perché quello che devo dire è abbastanza breve. Altri colleghi stanno affrontando in modo compiuto gli aspetti di natura tecnica che riguardano l'articolato. Appena si concluderà la discussione generale la Commissione esaminerà gli emendamenti proposti dalla Giunta; sono in corso da giorni e da settimane incontri con le diverse associazioni di categoria e con il Movimento dei pastori, quindi la situazione è abbastanza istruita per trovare una soluzione che vada incontro alle esigenze complessive del mondo agricolo.
Detto questo, perché noi ci troviamo in questa situazione? Lo dico al collega Ladu che prima ha parlato ed è sostenitore delle politiche di mercato. Noi siamo di fronte al fallimento di quell'idea, di quell'ideologia che tutto affida al mercato e ogni volta che un settore produttivo entra in crisi...
LADU (P.d.L.). Non hai ascoltato!
URAS (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Scusami, ogni volta che un settore produttivo entra in crisi, che sia quello industriale, che sia quello edilizio, che sia quello agricolo, che sia, nell'ambito di quello agricolo, quello agro-pastorale e in modo particolare il settore ovi-caprino, il tema è solo uno: si va dall'istituzione, si va dalla Regione, si va dal Governo a chiedere aiuti finanziari. Soldi, non politiche! Anche le politiche, ma le politiche che sono finanziariamente sostenute.
Io non ricordo, nella mia lunga esperienza, anche amministrativa, anche di funzionario pubblico, alcun periodo nel quale le richieste avanzate dal mondo produttivo e dal mondo del lavoro oltre che alcuni strumenti operativi non richiedessero all'amministrazione pubblica, un contributo significativo in danaro. E il tema è questo, badate, non ce n'è altro! E le acrobazie che fa la Giunta le fa perché accetta di essere subalterna a un Governo che le ha imposto vincoli che sono, per una Regione come questa, dal punto di vista della spesa, assolutamente intollerabili, perché noi patiamo la conseguenza veramente insopportabile di un sistema nel quale ciò che ci compete in termini di entrata il Governo non solo non lo trasferisce nella competenza della Regione, ma se lo trattiene per intervenire in modo significativo nella riduzione del debito pubblico o del deficit di esercizio.
Tanto per fare quattro numeri, perché così chiariamo il concetto a chi ci ascolta (anche perché ho visto gli emendamenti della Giunta, le coperture finanziarie) stiamo parlando di 10 milioni, 20 milioni, 30 milioni, cioè cifre ridicole rispetto a questi numeri. Sono i numeri, badate, che ci ha fornito la Giunta, non me li sono inventati. Fanno parte del monitoraggio della spesa e delle entrate che viene consegnato sistematicamente al Consiglio regionale dagli uffici competenti dell'amministrazione regionale. Bene, queste sono le cifre.
Noi abbiamo 9 miliardi e 440 milioni di entrate previste in competenza in questo esercizio. Qual è la dimensione delle somme riscosse (cioè trasferite materialmente nelle casse della Regione da parte dello Stato), di soldi che ci competono in gran parte in ragione delle previsioni contenute nello Statuto? Beh, lo Stato trasferisce 4 miliardi e 402 milioni, 5 miliardi di euro in meno! Badate, la manovra finanziaria dello Stato, quella che stanno pensando, la stanno pensando in termini di 7-8 miliardi di euro. Stanno litigando tra ministeri per l'attribuzione di risorse che si contano sulle decine di milioni di euro e lo Stato deve alla Regione 5 miliardi di euro solo in conto esercizio.
Quanto c'è nei residui? I residui sono l'aspetto ancora più divertente perché noi abbiamo accertato entrate di cui abbiamo diritto, che ci devono derivare dai trasferimenti dello Stato, per 4 miliardi e 402 milioni. Lo sapete quante ne abbiamo riscosso? 638 milioni. E se poi ragioniamo sulla spesa, cioè su dove vanno le somme che noi riscuotiamo regolarmente (cioè la metà complessivamente tra residui e competenze) noi vantiamo un credito di 8 miliardi e 764 milioni di euro. Ne avremmo risolto di problemi del mondo agropastorale, ne avremmo risolto di problemi! Bisogna però andare a bussare cassa, bisogna andare dal Governo, bisogna spostare la vertenza, bisogna richiedere quello di cui abbiamo diritto e questo non si può fare.
Noi sappiamo che i governi oggi sono oberati da una faticosa difesa sul fronte dell'etica piuttosto che sul fronte delle proposte politiche e di politica economica. Sul fronte della spesa la situazione è, se si può, ancora più drammatica, perché dei 3 miliardi e 359 milioni che abbiamo speso, 2 miliardi e 758 milioni li abbiamo destinati al sistema istituzionale e li abbiamo destinati alla sanità. I pagamenti in conto competenza al sistema produttivo e all'occupazione sono di 83 milioni. Zero! Scrivo zero e riporto zero! Cioè, il nulla! Di che cosa parliamo?
Voglio ricordare che tutti quanti noi ci siamo impegnati a capire perché non vengono attuate le leggi regionali, perché ci rimangono in cassa tante risorse che teoricamente ci dovrebbero appartenere, e la ragione la conosciamo, la ragione è una sola: lo Stato non fa il proprio dovere, non trasferisce le risorse che sono di competenza della Regione, impedisce alla Regione sulla base di un patto, cosiddetto Patto di stabilità (e in questa Regione piuttosto che in altre, che attraverso leggi speciali ottengono il superamento dei propri limiti di spesa) viene ad incidere su un sistema economico debole come il nostro. Siccome noi abbiamo vincoli di spesa, siccome non riscuotiamo i soldi che ci competono, siccome lo Stato non ce li trasferisce, poi dobbiamo affrontare i problemi che abbiamo di fronte senza mezzi, senza strumenti adeguati e con dotazioni finanziarie che, per quanto mi riguarda, non giudico adeguate.
La Giunta ci presenta, per esempio, sull'articolo 1 un emendamento sostitutivo totale, che prevede un finanziamento su "fondi regionali-assegnazioni statali" complessivo per il 2010 di 10 milioni di euro, per il 2011 e per il 2012 per altri 10 milioni di euro. Stiamo parlando del sostegno al comparto ovicaprino ed esattamente di quella parte che viene erogata con deliberazione della Giunta regionale sulla base della misura massima di 2500 euro per ogni azienda. Io non so che cosa voglia dire questo, Assessore. Vuole dire 50 euro? 100 euro? In ragione di quali criteri, di quali parametri? Non so che tipo di soluzione sia, se sia una soluzione adeguata dal punto di vista del sostegno al reddito, se invece non sia più che un sostegno una sorta di escamotage per uscire da un disagio che capisco ma che non giustifico.
Così è anche per gli altri punti, perché si fondano su risorse il cui accertamento è già stato effettuato. Noi ne abbiamo diritto, ma la riscossione è sempre dubbia e ogni norma che noi facciamo rischia di essere una norma che rimane lì, appesa al chiodo alla quale l'abbiamo appesa, che è il chiodo della insufficienza finanziaria, dire quasi delittuosa, a cui ci costringe il Governo e lo Stato.
Noi dichiariamo la nostra disponibilità - lo dico al centrosinistra come lo dico alla maggioranza - a trovare soluzioni perché il problema si risolva in una prospettiva anche di ordinata, migliore relazione tra le associazioni di categoria, il movimento dei pastori, tutti gli operatori del settore e l'Istituzione regionale nel suo complesso, il Consiglio prima di tutto e la Giunta. Rimaniamo disponibili ad ogni ragionamento serio che riguarda questa vertenza e le altre vertenze della Sardegna che però - a tutti deve essere chiaro - saranno affrontate nel modo giusto e anche produttivo solo ed esclusivamente se saremo in condizione di recuperare le dotazioni finanziarie e la possibilità diretta di spesa di questa Regione che oggi ci vengono negate.
Non chiediamo aiuti che non sono previsti dalle leggi di questa Repubblica, chiediamo il rispetto delle leggi di questa Repubblica e il rispetto di queste leggi appartiene al cittadino, come e soprattutto appartiene a chi governa e, in questo caso, al Governo nazionale, al Governo della Regione che deve rivendicare i nostri diritti, perché se non si facesse così, se noi non colmassimo queste differenze, se noi lasciassimo nelle casse dello Stato quasi 9 miliardi di euro che appartengono invece a questa comunità, noi saremmo complici di quel delitto.
Siamo disponibili, siamo qua, la collega Zuncheddu sta seguendo direttamente questa vicenda per conto dell'intero Gruppo, gli altri colleghi del centrosinistra, il collega Lotto, il collega Diana e i colleghi del centrodestra stanno seguendo in Commissione i lavori. Noi speriamo che ci sia lo spazio per compiere un passo in avanti; un passo in avanti vuol dire che dobbiamo aver il coraggio di inserire le risorse che abbiamo previsto nella carta e di rivendicarle perché siano direttamente e immediatamente spendibili. Qualche manovra è possibile anche in conto esercizio. E' possibile per questo settore e per gli altri settori in crisi. Questa è la nostra posizione politica.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Lotto. Ne ha facoltà.
LOTTO (P.D.). Presidente, io provo a riprendere e ad approfondire un ragionamento che ho avuto l'opportunità di sviluppare nella giornata di ieri. Intervengo cercando di non ripetermi, di non assillare eccessivamente i colleghi, provo a fare un ragionamento per capire se c'è un punto di caduta dove vogliamo arrivare, se davvero vogliamo costruire le condizioni per arrivare ad offrire al mondo delle campagne una buona legge che aiuti a superare le difficoltà attuali.
Noi stiamo parlando di una piccola legge nata piccolissima: quando è arrivata in Commissione nei primi giorni di agosto era una legge di 5 articoli, compresa la norma finanziaria. Di fatto ci si limitava ad intervenire sul settore agropastorale, sul settore cerealicolo e sull'allevamento suinicolo semibrado. Si è iniziato cioè a dialogare con alcuni settori davvero in crisi, e sono dei comparti importanti, senza dubbio, per i quali si puntava ad approvare subito, nell'immediato, l'intervento. C'era stato anche chiesto di lavorare in questa direzione, c'era stato anche detto che era un intervento abbastanza condiviso, a noi però sembrava strano perché le cifre che prevedeva erano davvero insignificanti o comunque insufficienti, anche con gli aumenti previsti negli emendamenti presentati dalla Giunta.
Mille euro ad azienda come massimo sostegno è davvero una cifra poco credibile e, anche, diciamo, pericolosa, come pericolosa si è rivelata quando agli agricoltori e ai pastori che scendevano in piazza molto contrariati da una situazione economica difficilissima, noi abbiamo presentato, come Regione, una proposta per uscire dalla crisi che faceva ridere, se non piangere, e quindi assolutamente non condivisibile. C'erano alcuni punti, però che già in quel primo articolo di quella legge in parte potevano essere condivisibili e in parte erano abbastanza discutibili. Era condivisibile l'accenno all'aggregazione dell'offerta, al condizionare comunque l'erogazione di risorse al fatto che il mondo della produzione si aggregasse. Era discutibile, anzi sbagliata, l'individuazione dei soggetti, e bene ha fatto il centrosinistra, e bene ha fatto il mondo agricolo organizzato a sostenere con forza che quella parte andava cambiata. Andava cambiata perché oltre che essere sbagliato chiedere a delle organizzazioni di categoria di fare un qualcosa che non rientrasse nei loro compiti istituzionali, era sbagliato perché secondo me metteva in evidenza una sorta di pregiudiziale negativa nei confronti di chi invece davvero è deputato all'aggregazione del mondo dei pastori e degli agricoltori e cioè il mondo della cooperazione e le organizzazioni dei produttori.
Nel messaggio politico che la Giunta inviava in quel momento si leggeva anche tutta la difficoltà dell'Esecutivo nel voler interloquire con il mondo aggregato organizzato. Io ricordo che in Commissione agricoltura quando qualcuno di noi si preoccupava per la mancanza di un'interlocuzione con il mondo della cooperazione, gli si rispondeva: "No, no, abbiamo discusso anche con loro". Poi, di fatto è emerso un errore che secondo me ha commesso e forse sta ancora commettendo l'Assessore. Io mi auguro che l'Assessore comprenda il vero significato che voglio attribuire a questa affermazione, che non è una pregiudiziale assoluta nei suoi confronti.
Noi non possiamo non tener conto che, così come gli agricoltori sono organizzati nei loro sindacati per tutelare le loro prerogative, le cooperative sono organizzate in centrali cooperative che forse funzionano bene, forse funzionano male, forse funzionano meglio o peggio che altrove, comunque offrono un supporto politico-organizzativo non trascurabile. Estromettere queste centrali è come voler incontrare i pastori singolarmente evitando chi li rappresenta per essersi conquistato il consenso sulla piazza, cioè il movimento dei pastori; oppure parlare ai pastori e agli agricoltori senza interloquire con la Coldiretti, la C.I.A., la Coopagri, la Confagricoltura. Parlare con le singole persone significa individuare dei riferimenti che non rappresentano altro che se stessi e quindi significa falsare il confronto.
Io credo che su questo l'Assessore e la Giunta debbano fare una seria riflessione e considerare che un mondo cooperativo organizzato, consapevole, capace di essere presente e puntuale sugli argomenti è un patrimonio per la nostra Regione, non è un fastidio. Forse per qualcuno può anche essere un fastidio il fatto che diverse cooperative si siano organizzate in OP e abbiano dovuto affrontare 100 mila ostacoli nel loro procedere, così come può essere un fastidio che singoli pastori si organizzino in delle OP per offrire il latte in maniera aggregata. Ma il fastidio lo prova principalmente chi, rispetto a questo mondo aggregato, deve interloquire commercialmente e questo non è il caso della Regione Sardegna.
La Regione Sardegna ha interesse a lavorare affinché il mondo agricolo si aggreghi, deve (detto tra virgolette ovviamente) riuscire a creare le condizioni perché per ogni singolo agricoltore sia obbligatoria l'aggregazione con chi sta al suo fianco. Ogni agricoltore deve trovarsi nella impossibilità di restare solo perché se resta solo è destinato comunque ad essere in balia di altri che non hanno a cuore i suoi interessi. Ecco perché abbiamo sottolineato negativamente quell'errore e prendiamo atto che sia in Commissione, sia negli emendamenti presentati anche oggi dalla Giunta si tende a correggerlo definitivamente.
Noi abbiamo interesse quindi, assessore Prato, che il mondo dell'agricoltura, il mondo dei pastori non resti da solo, si associ, diventi un sistema, diventi un sistema di imprese che sappia interloquire con gli industriali, con la grande distribuzione, con il mondo organizzato del mercato globale in maniera autorevole e capace, con la capacità di imporre anche il proprio volere e i propri interessi. Quindi la Regione lavori perché si superino tanti luoghi comuni.
Quando una organizzazione dei produttori lavora male, quando una cooperativa è in difficoltà, ha dei problemi, non riesce a superarli e magari, come in alcuni casi è accaduto, chiude, non è un passo avanti, è comunque un passo indietro di tutto il settore agricolo. E quando invece una OP o una cooperativa nasce, cresce, la vediamo che crea ricchezza fra i suoi associati, è un passo in avanti. Noi dobbiamo accompagnare il mondo agricolo affinché di passi in avanti ne compia di più. Il mondo dei pastori e degli agricoltori non può essere un mondo di singoli; i pastori e gli allevatori non possono fermarsi e stare da soli nelle loro aziende, perché così non avranno futuro, o se ce l'avranno sarà un futuro di povertà, un futuro di difficoltà mentre noi abbiamo interesse a fare in modo che il mondo degli agricoltori si arricchisca.
Da anni affermo che vorrei che tutti gli agricoltori dell'Isola potessero essere definiti ricchi e non poveri. Però c'è nell'Isola, come c'è nella società civile in generale, un atteggiamento che io non condivido, che mi crea disagio, un atteggiamento di critica quando un settore tenta di alzare la testa e camminare con le proprie gambe. Dobbiamo creare le condizioni perché nell'opinione pubblica cresca un atteggiamento positivo nei confronti di questo mondo e di questo popolo delle campagne, perché di questo popolo delle campagne abbiamo assolutamente bisogno, ne ha bisogno l'istituzione, e ne ha bisogno la società.
Che cosa dovrebbe fare quindi la Regione? Avremo occasione di discutere nelle prossime ore, nei prossimi giorni, i vari interventi contenuti sia nel testo originario del disegno di legge che è arrivato in Consiglio, sia negli emendamenti che ha presentato la Giunta, sia in quelli che presenteremo noi o presenterà la maggioranza. Proviamo però a lanciare alcuni messaggi importanti. Che cosa deve fare la Regione Sardegna perché sia interlocutore valido verso il mondo delle campagne, inteso come sistema unico? Deve dotarsi di strumenti e utilizzare quelli di cui si è già dotata. E qua, secondo me, scontiamo dei limiti.
E' stata istituita qualche anno fa (credo 2-3, forse 4 anni fa) un'Agenzia di promozione, c'era la volontà della Giunta di chiuderla qualche mese addietro, poi non se n'è fatto niente. E' quindi uno strumento che esiste ancora, è nato 5 anni dopo dell'Agenzia di promozione della Toscana, che è stata istituita nel 2000, e ha uffici in tutti principali paesi del mondo, dove si trovano i più importanti interlocutori economici del nostro Paese; ha uffici dove riesce a dare assistenza a tutti gli operatori economici toscani in tutti i settori. Per la maggior parte l'assistenza si concretizza in consulenze gratuite, e talvolta a pagamento. Vengono comunque messi a disposizione delle imprese di quella Regione strumenti di conoscenza che le aiutano ad affrontare seriamente le difficoltà che un mercato, diverso da quello di tanti anni fa, presenta.
Bene, questa Agenzia di promozione, che poteva essere uno strumento utilizzabile con molta attenzione anche in questa occasione, in Sardegna la si sta lasciando nel limbo, e si sta invece creando la condizione per rilanciare strumenti nati per realizzare un grande progetto di ammodernamento dell'industria lattiero-casearia in Sardegna, si sta lavorando a lasciare in mano un tema così delicato, come quello del rilancio del settore lattiero-caseario sardo, a chi in tutti questi anni comunque in mano lo ha avuto, e comunque ha portato a questi risultati che sono davanti a tutti noi. Noi non possiamo non tener conto di questo fatto.
Io credo che l'Assessore se ne debba fare una ragione, se da diverse parti, ed in particolare dal mondo della cooperazione, che è un mondo che per come è strutturato conosce meglio ciò che è stato fatto di buono, ma anche ciò che è stato fatto di cattivo in quella realtà, si esprimono delle perplessità. Io avrei preferito vedere l'Assessore ascoltare queste perplessità, farne tesoro, e poi scegliere di mettere in campo le migliori energie positive per ottenere i migliori risultati nell'interesse delle nostre aziende agropastorali.
Si parla anche tanto di un osservatorio economico. Io so che con il concorso del Consorzio pecorino romano è stato istituito presso NOMISMA osservatorio economico che pubblica ogni mese dati sui mercati mondiali del pecorino romano, ma anche di altri prodotti lattiero-caseari ogni mese. Ma è possibile creare le condizioni perché diventi uno strumento maggiormente a disposizione del nostro mondo della produzione? Ciò che voglio dire, Assessore e Presidente, è che un grande onere che avete voi, che rappresentate l'Esecutivo, ma che abbiamo anche noi come Consiglio regionale, che avete voi della maggioranza, ma che ci assumiamo anche noi della minoranza, è quello di essere interlocutori credibili, affinché un mondo che è fortemente in difficoltà intraveda in quello che la Regione fa gli sforzi più positivi possibili per aiutarli ad uscire dalla situazione di crisi. E per essere interlocutori credibili però bisogna evitare grandi contraddizioni come quelle che sono emerse in questi giorni.
Quando c'è qualche organizzazione che chiede chiarezza è molto più facile dare un elemento di chiarezza, invece che aspettare che ci sia una rottura che poi non si riesce a recuperare. E se si ha la sensazione che c'è qualcosa che non funzioni la si affronti subito, non la si lasci marcire, perché diversamente non si riesce più a discutere. Avremo occasione in queste giornate…
PRESIDENTE. Il tempo a sua disposizione è terminato. E' iscritto a parlare il consigliere Cuccu. Ne ha facoltà.
CUCCU (P.D.). Presidente, Assessore e colleghi, nel corso della mattinata più volte chi è intervenuto ha sottolineato che la problematicità che stiamo affrontando oggi viene da lontano. Sono considerazioni che io condivido, ci sono limiti senz'altro di natura strutturale: le dimensioni aziendali (abbiamo aziende, microaziende, nel campo agricolo che hanno difficoltà a confrontarsi sul mercato), la polverizzazione e la frammentazione della proprietà dei fondi agricoli, reti di distribuzione idrica e costi dell'acqua che non sono adeguati ad assistere un'agricoltura moderna, difficoltà nell'accesso al credito (frutto anche del pesante indebitamento che grava sulle aziende agricole), la disgregazione dell'offerta. Insomma, i problemi che sono stati posti all'attenzione dell'Aula oggi non sono pochi e vengono da lontano, e se siamo qua ciclicamente a parlarne una ragione ci sarà. Se negli anni, nei decenni, si sono succeduti presidenti, assessori, presidenti di Commissione, e i tempi rimangono sempre gli stessi, probabilmente c'è un motivo.
Io non penso che tutti coloro che si sono succeduti con responsabilità siano stati degli incapaci, non penso nemmeno che ci sia stato menefreghismo, forse qualcuno, ma non penso che tutta la classe dirigente per decenni abbia sottovalutato il problema. Io penso che senz'altro la problematicità sia di natura molto più ampia, riguarda le dinamiche del mercato dell'Unione Europea, del Mercato comune europeo, le dinamiche dei mercati globali, dei mercati mondiali, interessati dalla globalizzazione.
Il problema quindi, dicevo, e più ampio ma richiede anche analisi rigorose, anche ambiziose, qualche volta richiede anche analisi che possono apparire impopolari. Potremmo incominciare anche qua dalla Sardegna a fare queste analisi, queste riflessioni, anche se questo non dipende solo da noi. Chiediamoci intanto perché gli Stati Uniti, paese liberale per eccellenza, paese del mercato libero, perchéé gli Stati Uniti proteggono la loro agricoltura. Questo io penso che dovremmo chiedercelo. Perché avviene questo? Forse perché ritengono il settore primario un settore indispensabile del quale non si può fare a meno; in sostanza: dobbiamo pur mangiare! Dobbiamo pur produrre derrate alimentari! Poi probabilmente ritengono che questo settore primario, essendo necessario, essendo indispensabile, non è più nemmeno un settore economico, come tradizionalmente venivano definiti i settori produttivi, nel senso che non è più produttivo di ricchezza.
Negli anni la ricchezza si è trasferita, si è spostata, dal primario al secondario e al terziario. Se così è, cioè se il settore primario è indispensabile però non è più nemmeno il settore che produce ricchezza non dobbiamo aver paura di dire, anche nei tavoli ministeriali ed europei, che è un settore che va assistito, va aiutato, va sostenuto. Condividere queste considerazioni o fare l'elenco dei problemi e dei limiti però non vuol dire evitare di affrontare il contingente, la crisi che abbiamo tra le mani. Non vuol dire non provare a dire secondo noi quello che va fatto.
Io penso che la prima cosa che possiamo fare qua in Sardegna, che può fare la Giunta, sia quella di dare attuazione alle leggi che questo Consiglio regionale approva. Saranno poche le risorse? Però sono leggi che il Consiglio regionale ha approvato e che se attuate probabilmente potrebbero cominciare a dare qualche risposta. Faccio riferimento per esempio alla legge regionale numero 1 di quest'anno, che è una legge (una delle poche che abbiamo approvato, stante la pochezza di questa Giunta regionale) che favorisce il consumo dei prodotti agricoli regionali, che scrive delle regole sugli agriturismo, istituisce l'albo dei fornitori delle aziende agrituristiche, prevede una sorta di marchio per le aziende di ristorazione che utilizzano prodotti sardi. Disegna tutto un percorso che consente di favorire il consumo in Sardegna dei prodotti sardi.
Ci sono delle norme che favoriscono i mercati "a chilometro zero", i cosiddetti mercati rurali, che consentono, nella grande distribuzione, di avere degli spazi per la vendita dei prodotti sardi. Ecco, questa legge è completamente inattuata, completamente inattuata! Quindi incominciamo a fare questo, Assessore, incominci a dare attuazione alle leggi che ci sono, incominci a dare attuazione alle leggi sui consorzi di bonifica anziché andare in giro a dire che è tutta una porcheria e non fare nulla e prevedere il commissariamento dei consorzi di bonifica.
Ma non si vergogna? Dia attuazione a quella legge, poi vediamo se non funziona, e dove non funziona la correggiamo! Quella è una legge che prevedeva un prezzo equo per l'acqua; dove non funziona correggiamola! Incominciamo a dargli attuazione invece di mantenere i consorzi di bonifica tutti commissariati e di prevedere oggi, in questa legge, addirittura la proroga del commissariamento, sine die. Attuiamo le leggi regionali! Diamo un Governo democratico ai consorzi di bonifica, risaniamoli!
La legge sulle agenzie: si dice, Presidente Contu, che questa sia una legge da rivedere. Le agenzie non sono messe in condizioni di operare ma nel frattempo si permette che ci sia un dossier con le liste di proscrizione all'interno delle stesse. Facciamole operare, facciamole funzionare, facciamole tornare in campagna. Non ci sono strumenti? Mettiamo in campo gli strumenti, diamo attuazione alle leggi. Ci sono proposte di legge che sono giacenti in Commissione - riordino fondiario e anche altre - proviamo, incominciamo ad esaminarle. Certo, è vero, di fronte ad una Giunta come questa che alle leggi approvate dal Consiglio non dà attuazione, effettivamente diventa mortificante anche il lavoro del Consiglio regionale di approvare leggi che dopo rimangono cartastraccia. Poi vanno, ovviamente, poste in essere le misure nuove per aggredire la crisi, perché a stare fermi, comunque, si subiscono i vincoli e i condizionamenti del mercato.
Ad esempio, Assessore, un intervento sulle giacenze fatto in primavera, quando le organizzazioni professionali agricole hanno lanciato i primi allarmi - quindi stiamo parlando di 7-8 mesi fa - un intervento fatto tempestivamente avrebbe sicuramente dato respiro ad un mercato intasato. Ecco cosa intendo affermare quando dico che l'inerzia di questa Giunta e dell'Assessore è colpevole! Ci sono altri esempi dei danni che vengono creati, però, il nostro Presidente era impegnato in tutt'altre faccende in questi mesi, alcune hanno riempito le cronache giornalistiche, poi per 5 mesi è stato impegnato a fronteggiare la crisi della maggioranza, con le formule calcistiche: 4-4-2, 5-5-2, 6-4-2 e non si è parlato d'altro, e questa inerzia ha prodotto danni perché la Sardegna è rimasta ferma.
Ma lei Assessore dov'era? Era sicuramente alle fiere, questo di sicuro, l'abbiamo vista tutti, anche i suoi colleghi di maggioranza, addirittura il ministro Galan l'ha rimproverato anche per le apparizioni televisive. Pare siano stati spesi 250 mila euro per i meeting di Comunione e liberazione a Rimini! La Sardegna era presente con l'Assessorato dell'agricoltura al meeting di Comunione e liberazione, colleghi! Pare costi molto di più addirittura della fiera cavalli.
Ecco, Assessore, noi però non abbiamo registrato altrettanto impegno e dedizione e abnegazione nell'aggredire la crisi, abbiamo l'impressione, Assessore, che lei abbia sottovalutato il problema con una superficialità alcune volte imbarazzante per la sua stessa maggioranza. E i silenzi che ci sono oggi in quest'Aula e che ci sono stati nel dibattito del 13 di settembre sono eloquenti da questo punto di vista. Però quest'imbarazzo a volte prende anche noi, Assessore; noi non abbiamo ancora capito perché è saltato il tavolo del Ministero. Il ministro Galan, rispondendo in Parlamento ad alcune interrogazioni dice: "il tavolo è saltato - riferendosi all'assessore Prato - perché qualcuno aveva promesso qualcosa che non poteva mantenere". Non sappiamo ancora, quindi, perché è saltato quel tavolo. E' imbarazzante sentire un Ministro che dice che c'è una conduzione dilettantistica della vicenda. E' imbarazzante per noi sardi, per noi consiglieri regionali, Assessore, penso che sia imbarazzante anche per la sua maggioranza. Penso inoltre che sia da irresponsabili - mi dispiace che non ci sia qua il Presidente - dividere il fronte delle campagne, avere oggi 3 tavoli di trattative, trattare con il movimento dei pastori, trattare con una parte delle organizzazioni professionali agricole, e richiamare al tavolo l'altra parte delle organizzazioni professionali agricole. Io penso che sia da irresponsabili perché così si indebolisce il fronte e comunque non si fa mai chiarezza sulle politiche che si mettono in campo, non si ha certezza sulla proposta della Giunta.
Questo atteggiamento ondivago è testimoniato anche, Assessore, dai diversi documenti che noi ci troviamo ad affrontare: il 30 agosto lei presenta il disegno di legge - il collega Lotto ha detto che era una leggina - che poi viene sostituito integralmente con un foglio presentato in Commissione di 13 articoli; il 26 di ottobre lei presenta una proposta alle associazioni professionali agricole, composta in questo caso da 19 articoli, ancora diverso; il 2 di novembre si sigla un accordo con il Movimento dei pastori con condizioni ancora differenti; poi la Commissione licenzia il testo ancora con delle modifiche e infine oggi lei viene qua ancora con un testo ancora diverso.
Allora, Assessore, noi vogliamo chiarezza. Preliminarmente vogliamo sapere di che cosa stiamo parlando, questo è il primo aspetto e non abbiamo preclusioni di nessun genere. In secondo luogo vogliamo chiarezza, perché il mondo delle campagne la chiede, ed è mortificante che un'istituzione, l'interlocutore naturale, bleffi sulle risorse e giochi anche sulle parole riguardo alle stesse misure. E' sufficiente leggere il documento sottoscritto il 2 novembre con il Movimento dei pastori per rendersene conto. Nel documento sottoscritto il 2 novembre si legge: "tenuto conto che il D.L. così emendato dalla Giunta prevede all'articolo 1 un contributo nella misura di 2500 euro…", mentre qua si dice "per l'anno 2010 l'aiuto è erogato nella misura massima di…". Ecco, Assessore, non è serio giocare sulle parole, non è serio, bisogna essere chiari senza prendere in giro nessuno: diciamo quanto c'è, quali sono le politiche, quali sono gli strumenti, quanto deve essere destinato a ogni singola politica - anche questo vogliamo sapere, non facciamo il gioco delle tre carte con le risorse che si spostano a destra e a sinistra - quali sono le soluzioni messe in campo.
Io ho sfogliato velocemente gli emendamenti: all'articolo 1 si dice che è tutto rimandato ad una deliberazione della Giunta regionale da emanarsi entro 15 giorni. Anche all'articolo 1 bis "Diversificazione produttiva" si rimanda ad una delibera della Giunta regionale, e così pure quando si affrontano i temi del potenziamento della filiera agroalimentare, del ripristino delle condizioni di mercato, della valorizzazione dei prodotti regionali, del sostegno all'aggregazione relativamente alle materie prime e ai mangimi, e degli impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili.
Assessore, colleghi, in questi emendamenti c'è una delega in bianco alla Giunta! E cosa vuole fare la Giunta con queste risorse, quali sono le soluzioni? Noi vogliamo saperlo, ma vogliamo saperlo perché vorremmo dare un contributo; se non volete il nostro contributo dite almeno ai pastori, agli agricoltori, alle associazioni di categoria che cosa volete fare! Ma ditelo qua, in Consiglio regionale, vogliamo sentirlo qua, non possiamo firmare deleghe in bianco alla Giunta! Possiamo saperlo quali sono gli strumenti? Perché, a parte la delega in bianco alla Giunta e il non capire quali siano le risorse, da questi emendamenti questo ci pare un provvedimento tutto orientato alla trasformazione. Come si garantisce per esempio il prezzo adeguato del latte? Noi non riusciamo a capirlo: si rimanda alla Giunta ma vorremmo capirlo. Come si articolano i tavoli di filiera, come si chiudono gli accordi di filiera?
Insomma, noi, per adesso, registriamo molte zone d'ombra in questo testo; è una proposta, questa, che non ci convince. Le risorse intanto sono insufficienti - questo penso che sia chiaro a tutti - sono perfino ridicole su alcune politiche, su alcune misure; come dicevo prima le azioni sono tutte rimandate ad interventi della Giunta; c'è una proroga dei commissariamenti dei Consorzi di bonifica.
Noi siamo disponibili e abbiamo dato disponibilità ad una corsia preferenziale, abbiamo accorciato tutti i tempi, ritenevamo che fosse urgente affrontare questo provvedimento, abbiamo offerto anche il nostro contributo in Commissione e vogliamo offrirlo in Aula però noi non ci presteremo ad essere vostri complici nell'approvazione di questo disegno di legge: se non ci saranno modifiche nella direzione che noi abbiamo auspicato, lasceremo a voi questa responsabilità.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Pittalis. Ne ha facoltà.
L'intervento dell'onorevole Pittalis concluderà i lavori della giornata.
PITTALIS (P.d.L.). Per la verità, io che ho seguito tutti gli interventi da questa mattina, mi sarei aspettato da parte delle opposizioni un contributo ad un tema che sicuramente avrebbe dovuto, da parte di ciascuna forza politica, di ciascun consigliere regionale, aiutare a superare anche le ragioni di appartenenza, tenuto conto appunto della gravità e della complessità del problema oggetto del disegno di legge. Abbiamo notato invece, per la verità senza sorprese, che già in apertura di seduta il Capogruppo di Italia dei Valori ha cercato di porre una sorta di richiesta così stravagante all'attenzione dell'Aula per sospendere i lavori, come se il popolo delle campagne - come l'ha definito qualche collega che mi ha preceduto - avesse ancora tempo da perdere in stravaganti tattiche dilatorie, forse dettate da coloro che vorrebbero che il mondo delle campagne alzasse ancora la voce in funzione anti Assessore, in funzione anti Giunta Cappellacci, in funzione anti maggioranza.
Tutto è lecito all'opposizione: sono lecite queste stravaganze, è lecito far perdere tempo con dibattiti assolutamente inconcludenti, che chiariate la posizione rispetto ad un disegno di legge della Giunta, rispetto a degli emendamenti chiari, senza che chiariate quale sia il vostro contributo a migliorare, a modificare, quali siano le vostre proposte. Io, fino a questo momento, colleghi, non ho visto neanche alcuna vostra proposta, se non qualche insulto indirizzato all'assessore Prato per sollecitarne le dimissioni, quasi che i mali dell'agricoltura e del sistema agropastorale della Sardegna nascessero con lui e con la Giunta Cappellacci, come se non esistessero le storture e gli effetti perversi, che ancora oggi paga il mondo della campagna, delle politiche dell'assessore Muledda e di quelli che lo seguivano fino al periodo più oscurantista che il mondo dell'agricoltura abbia conosciuto con le politiche davvero disastrose dell'assessore Foddis e della Giunta Soru.
Colleghi del centrosinistra, ma vi dimenticate che negli anni 2006-2007 le manifestazioni del mondo agropastorale avevano toccato livelli anche più alti di quelli cui abbiamo assistito in queste settimane? E ricordate qual è stata la risposta dell'allora presidente Soru e dell'allora assessore Foddis? Ma ve lo ricordate quando non solo il movimento spontaneo dei pastori ma le stesse organizzazioni agricole erano state lasciate fuori dalla porta perché non venivano assolutamente ricevute? Ma vi ricordate la protesta di Decimoputzu che aveva coinvolto il mondo contadino sardo? Ricordate come in quell'aula consiliare, gremita con la presenza di diversi esponenti politici regionali e amministratori locali, venivano dibattute le problematiche sulla vertenza debitoria delle aziende agricole e quello che si disse allora?
In quel consiglio si deliberò, pensate, un documento del seguente tenore: "l'aula consiliare è occupata dagli agricoltori che richiedono a gran voce l'intervento delle istituzioni regionali, nazionali sul perdurare della crisi del comparto agricolo sardo. Nonostante le pressanti e continue sollecitazioni da parte degli operatori agricoli, da parte delle organizzazioni sindacali agricole, da parte delle amministrazioni comunali non si riesce ad ottenere un incontro con il Presidente della Regione sarda Renato Soru e con l'Assessore dell'agricoltura dottor Francesco Foddis". E si parlava non secoli fa ma appena cinque anni fa del totale abbandono da parte delle istituzioni regionali e delle varie amministrazioni che stava portando il comparto agricolo regionale e le relative aziende, frutto, appunto, di grossi sacrifici e di tanto lavoro, alla svendita all'asta.
Questa è la storia, colleghi. Quindi vedete che non avete patente oggi per alzare i toni nei confronti di questo Assessore, di questo Presidente, di questa Giunta, perché bene avreste fatto allora ad alzarli i toni nei confronti di chi guidava il governo e soprattutto di chi guidava il governo di quello specifico comparto, perché tante responsabilità degli effetti che oggi noi siamo chiamati in qualche modo a governare sono frutto di quelle malaccorte politiche che vi hanno visti protagonisti.
Io, badate, ho avuto modo anche di documentarmi per capire allora quale fosse, pur non ricevendo le organizzazioni agricole, ripeto e non solo il movimento spontaneo dei pastori, l'idea di agricoltura che avevano il presidente Soru e l'assessore Foddis. Loro, badate, anziché aprire un tavolo come hanno fatto e come sta facendo questa Giunta regionale, pensate, organizzarono una conferenza stampa nella quale, udite udite, il presidente Soru disse: badate, per le emergenze strutturali, per le emergenze del credito mettiamo a disposizione, 16 milioni di euro - "grande sforzo" - però, badate, che questi 16 milioni di euro non li possiamo spendere subito, dovete dirci dove li dobbiamo destinare. Quindi non si aveva neanche un'idea precisa su dove allocare queste risorse.
E l'assessore Foddis, tanto preoccupato per lo stato di crisi di cui soffrivano le aziende agricole, perché soffocate dalle richieste di pagamento da parte del sistema creditizio, sapete quale soluzione tirò fuori in questa conferenza stampa? "Badate," - disse - "domani devo avere anche un incontro ufficiale con il direttore generale del Monte dei Paschi di Siena, vedrete, faremo come hanno fatto in Toscana, faremo acquistare i debiti perché il ruolo del Banco di Sardegna è assolutamente inadeguato insufficiente, vedrete che noi arriveremo a una soluzione. Beh io penso che chiedeste a ciascun operatore quali siano stati i vantaggi o i benefici vi risponderà "zero assoluto" perché nulla è stato fatto. E' stata prodotta una sequela incredibile di chiacchiere, giorno dopo giorno, lasciando assolutamente irrisolti i problemi.
Il Partito Democratico, probabilmente cosciente e consapevole degli errori commessi, ha elaborato un documento che, vedete, se i colleghi dell'opposizione l'avessero portato all'attenzione della maggioranza io avrei potuto anche, in un contraddittorio, in una dialettica normale, cercare di mettere in evidenza gli aspetti anche pregevoli, che da quel documento poteva avere. Ma voi che non avete richiamato quel documento, in questo la Giunta regionale vi ha preceduto, perché ci sono in quel documento interventi e modifiche che la Giunta regionale ha già previsto, interventi che la Giunta regionale oggi propone a questa Aula, e voi siccome dovete fare l'opposizione a tutti i costi vi vergognate anche di citare i documenti della vostra direzione di partito. Questo è il sistema dei rapporti che si sono creati all'interno di quest'Aula in una materia talmente delicata, talmente complessa che richiederebbe uno sforzo di unitarietà invece della ricerca della divisione, della ricerca del casus belli alimentando le fratture che esistono anche in quel sistema per conseguire un tornaconto politico.
Noi non abbiamo mai ricordato e non avremmo voluto ricordare i 95 milioni di euro persi per la misura 4.1 e 4.9; noi non avremmo voluto qui rimarcare i 5 milioni di euro destinati alla 3A di Arborea, non l'avremmo voluto ricordare, badate, per la semplice ragione che sono fatti del passato, però li dobbiamo ricordare e portare alla vostra attenzione nella misura in cui, oggi, voi impostate un dibattito che è costantemente, pervicacemente, incredibilmente connotato da un pregiudizio che è quello di gettare fango sull'Assessore, sul Presidente, sulla Giunta e su questa maggioranza, e noi non ve lo possiamo assolutamente consentire. Ed ecco perché allora diventa quasi paradossale pensare alle diverse modalità e alla diversa sensibilità con le quali ci si avvicina per tentare di dare soluzione al problema. I 16 milioni del presidente Soru o i quasi 150 milioni che propone questa Giunta? Onorevole Cuccu, non sono mica noccioline, sono risorse vere, sono risorse autentiche, non sono risorse scritte per fare un falso, sono risorse vere, e da che mondo è mondo, da che amministrazione è amministrazione, questo Consiglio fa le leggi, dispone gli indirizzi. E' chiaro che la Giunta regionale, poi, come si è sempre fatto, interviene per la disciplina di dettaglio, per la corretta allocazione, per dare attuazione, una volta individuati i settori di intervento.
E quali sono i settori di intervento, in questo disegno di legge, in questa rimodulazione, che opportunamente e correttamente ha fatto la Giunta regionale? Vi è un primo sostanzioso intervento a favore del sostegno del comparto ovi-caprino, dove siamo tutti d'accordo che bisogna aggregare l'offerta (lo scrivete anche voi in quel documento, colleghi del P.D.) per cercare di favorire la qualità. Si tratta dunque di risorse che non sono soltanto figurative, come dice l'onorevole Cuccu, ma risorse vere, perché si dice che per l'anno 2010 l'aiuto è erogato nella misura di 3 milioni per ogni impresa condotta da IAP o CD. Dov'è la stranezza? Oppure si vuole mettere in discussione quanto è previsto proprio per favorire quei passaggi aggregativi e migliorare l'offerta produttiva con la previsione, anche qui, di ulteriori 10 milioni?
Non stiamo parlando mica di risorse inadeguate! Forse non saranno sufficienti, forse avremmo voluto metterne 100 di milioni, ma si fa ciò che è possibile fare, non ciò che, appunto, è strumentale ed è nell'idea di alcuni colleghi dell'opposizione. C'è una misura concreta di 6 milioni, come programma di aiuti alimentari a favore dei Paesi di sviluppo: ne vogliamo parlare? Non è questo un contributo per cercare di ritirare dal mercato formaggi ovini, prodotti in Sardegna? E' un contributo, mi pare, davvero sostanzioso, ma anche questo sembra che riguardi operatori di altro sistema, non quelli sardi. Ma avete la coscienza e la buona fede quanto meno di riconoscere la bontà dell'intervento? Dite che è inadeguato, che non bastano 6 milioni, che forse ce ne vogliono 10, ma non potete continuare ad affastellare, davanti a mezza verità, un'infinità di menzogne e di bugie per sminuire il lavoro che si sta facendo, in una situazione di gravissima ristrettezza della finanza pubblica. Eppure, nessuna parola quanto meno a sottolineare lo sforzo, che da parte nostra è encomiabile, per avere reperito una quantità considerevole di risorse come mai, mai, altre Giunte, soprattutto quella che ha preceduto questo Governo, sono riuscite a fare.
Potrei continuare con tutte le altre misure, che sono misure concrete, che cercano quanto meno di venire incontro, di offrire una nuova prospettiva anche per le politiche di sviluppo. Certo, forse da sole non potranno lenire le sofferenze del sistema agropastorale, ma sono sicuramente misure che colgono nel segno in questo momento. E allora, cari colleghi, lavoriamo insieme per vedere in concreto cosa possiamo fare di meglio e di più, e non per dire che tutto va male solo perché li non è seduto Soru ma è seduto Cappellacci, solo perché lì non è seduto Foddis ma è seduto l'assessore Prato. Io penso che una maggiore consapevolezza, una maggiore serietà nell'affrontare questi problemi, lasciando per un attimo da parte le nostre appartenenze politiche, forse ci permetterebbe di fare davvero un buon lavoro nell'interesse dei sardi e soprattutto nell'interesse del mondo agropastorale.
PRESIDENTE. I lavori del Consiglio si concludono qui, riprenderanno questo pomeriggio alle ore 16.
La seduta è tolta alle ore 13 e 56.