Seduta n.152 del 28/10/2010 

CLII Seduta

Giovedì 28 ottobre 2010

Presidenza della Presidente LOMBARDO

indi

del Vicepresidente COSSA

indi

della Presidente LOMBARDO

INDICE

La seduta è aperta alle ore 17 e 01.

CAPPAI, Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta pomeridiana del 29 settembre 2010 (145), che è approvato.

Congedi

PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Ignazio Artizzu, Gianfranco Bardanzellu, Domenico Gallus, Paolo Maninchedda, Eugenio Murgioni, Antonello Peru, Pietro Pittalis, Efisio Planetta, Paolo Terzo Sanna ed Edoardo Tocco hanno chiesto congedo per la seduta del 28 ottobre 2010.

Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.

Comunicazioni del Presidente

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Regione, in applicazione dell'articolo 24 della legge regionale 7 gennaio 1977, n.1, ha trasmesso l'elenco delle deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nelle sedute del 21 e 23 giugno, 1, 6, 13, 21 e 29 luglio, 3 e 6 agosto 2010.

Annunzio di presentazione di proposte di legge

PRESIDENTE. Comunico che sono state presentate le seguenti proposte di legge:

Pitea - Randazzo - Ladu - Locci - Sanjust - Sanna Matteo:

Interventi urgenti sulla tracciabilità ed etichettatura delle carni.
(Pervenuta il 14 ottobre 2010 e assegnata alla 7ª Commissione) 203

Pitea - Randazzo - Ladu - Locci - Sanjust - Sanna Matteo:

Intervento urgente a favore della protezione e salvaguardia della fauna e delle coste sarde.
(Pervenuta il 14 ottobre 2010 e assegnata alla 5ª Commissione) 204

Pitea - Randazzo - Ladu - Locci - Sanjust - Sanna Matteo:

Intervento urgente sul controllo sanitario dei porti.
(Pervenuta il 14 ottobre 2010 e assegnata alla 7ª Commissione) 205

Zuncheddu:

Norme per la riduzione dei costi della politica.
(Pervenuta il 21 ottobre 2010 e assegnata alla 1ª Commissione) 206

Sanna Matteo - Artizzu:

Governo del territorio regionale.
(Pervenuta il 21 ottobre 2010 e assegnata alla 4ª Commissione) 207

Lotto - Cocco Pietro - Solinas Antonio - Cocco Daniele Secondo - Zuncheddu - Bruno - Uras - Salis - Agus - Barracciu - Ben Amara - Caria - Cucca - Cuccu - Diana Giampaolo - Espa - Manca - Mariani - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Sechi - Soru - Zedda Massimo:

Norme urgenti sulla emergenza nel comparto agro-pastorale.
(pervenuta il 21 ottobre 2010 e assegnata alla 5ª Commissione) 208

Risposta scritta a interrogazioni

PRESIDENTE. Comunico che è stata data risposta scritta alle seguenti interrogazioni:

"Interrogazione Zedda Alessandra - Contu Mariano Ignazio - Piras - Stochino, con richiesta di risposta scritta, sul concorso per titoli per l'assunzione a tempo indeterminato nell'AREA di 12 unità lavorative della categoria B - livello retributivo B1, ai sensi dell'articolo 52, comma 1, lettera b), della legge regionale n. 31 del 1998." (96/A)

(Risposta scritta pervenuta il 21 ottobre 2010)

"Interrogazione Dedoni - Vargiu - Fois - Mula - Cossa - Meloni Francesco, con richiesta di risposta scritta, sulla stabilizzazione dei lavoratori impegnati presso il Servizio beni culturali dell'Assessorato regionale della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport." (317/A)

(Risposta scritta pervenuta il 21 ottobre 2010)

"Interrogazione Dedoni - Vargiu - Meloni Francesco - Mula - Cossa - Fois, con richiesta di risposta scritta, sulla ritardata nomina del direttore generale dell'Agenzia regionale AGRIS Sardegna." (326/A)

(Risposta scritta pervenuta il 21 ottobre 2010)

"Interrogazione Sanna Matteo, con richiesta di risposta scritta, sulla partecipazione della Regione al Premio internazionale del cinema Rodolfo Valentino, svoltosi in diretta televisiva su Rai Uno, domenica 4 luglio 2010." (331/A)

(Risposta scritta pervenuta il 21 ottobre 2010)

"Interrogazione Porcu, con richiesta di risposta scritta, sull'utilizzo da parte di Abbanoa Spa del criterio dell'offerta del prezzo più basso nelle procedure di aggiudicazione di appalti di lavori anche per importi d'asta sotto il milione di euro." (342/A)

(Risposta scritta in data 21 ottobre 2010)

"Interrogazione Barracciu, con richiesta di risposta scritta, sul rischio di chiusura del convitto e del semiconvitto annessi all'Istituto professionale agricoltura e ambiente di Sorgono." (382/A)

(Risposta scritta in data 21 ottobre 2010)

Inserire interrogazione 317/A

(Risposta scritta pervenuta il 27 ottobre 2010)

Inserire interrogazione 397/A

(Risposta scritta pervenuta il 27 ottobre 2010)

Annunzio di interrogazioni

PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interrogazioni pervenute alla Presidenza.

CAPPAI, Segretario:

"Interrogazione Cuccu, con richiesta di risposta scritta, sull'imposizione fiscale applicata alle borse di studio Master and Back". (424)

"Interrogazione Bruno, con richiesta di risposta scritta, sul Comando provinciale dei vigili del fuoco di Sassari". (425)

"Interrogazione Zuncheddu, con richiesta di risposta scritta, sull'avvio di un'inchiesta circa le cause che hanno scatenato i devastanti incendi nel luglio 2009 in Sardegna". (426)

"Interrogazione Dessì, con richiesta di risposta scritta, in merito alla garanzia sull'effettiva decorrenza dal 1°gennaio 2010 dei piani personalizzati di cui alla legge n. 162 del 1998 sui portatori di handicap". (427)

"Interrogazione Bruno - Cocco Pietro - Lotto - Solinas Antonio, con richiesta di risposta scritta, sull'attività del commissario straordinario dell'Agenzia AGRIS Sardegna, sulla situazione di conflittualità interna al Dipartimento per la ricerca nelle produzioni animali e sui trasferimenti di sede del personale specializzato di ricerca". (428)

"Interrogazione Dessì, con richiesta di risposta scritta, sulle gravi inefficienze del servizio di trasporto ARST nel Sulcis-Iglesiente". (429)

"Interrogazione Vargiu - Meloni Francesco, con richiesta di risposta scritta, sulle anomalie del blocco delle assunzioni nella sanità sarda e sulla situazione delle graduatorie per operatore socio-sanitario (OSS)". (430)

"Interrogazione Zuncheddu, con richiesta di risposta scritta, sul mancato riconoscimento della colonia felina di Su Pallosu (San Vero Milis) da parte della ASL di Oristano". (431)

Annunzio di interpellanze

PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interpellanze pervenute alla Presidenza.

CAPPAI, Segretario:

"Interpellanza Cossa - Dedoni - Fois - Meloni Francesco - Mula - Vargiu sul trasferimento e l'autorizzazione al prelievo controllato della selvaggina". (155)

"Interpellanza Dessì - Maninchedda - Planetta - Sanna Giacomo - Solinas Christian sul pericolo di disastro ambientale relativo al bacino dei fanghi rossi di Portoscuso dello stabilimento dell'Eurallumina Spa e sulla mancata costituzione di parte civile della Regione in procedimenti giudiziari per inquinamento". (156)

"Interpellanza Sechi - Uras - Ben Amara - Zedda Massimo - Zuncheddu sulla situazione della Facoltà di veterinaria presso l'Università di Sassari". (157)

Comunicazioni del Presidente

PRESIDENTE. Comunico che in data 27 ottobre 2010 è pervenuto a questa Presidenza il decreto numero 144 dell'11 ottobre 2010 concernente l'attribuzione di Vicepresidente della Regione all'Assessore della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio signor Giorgio La Spisa.

Poiché è pervenuta una richiesta di sospensione dei lavori da parte dei Gruppi della minoranza, sospendo la seduta.

(La seduta, sospesa alle ore 17 e 08, viene ripresa alle ore 17 e 27.)

Discussione dello schema di "Norme di attuazione dello Statuto speciale della Regione autonoma della Sardegna in materia di sanità penitenziaria". (2/XIV/A)

PRESIDENTE. Riprendiamo i lavori. Prego i colleghi di prendere posto.

L'ordine del giorno reca la discussione sullo schema di "Norme di di attuazione dello Statuto speciale della Regione autonoma della Sardegna in materia di sanità penitenziaria".

Dichiaro aperta la discussione generale.

Ha facoltà di parlare il consigliere Campus, relatore.

CAMPUS (P.d.L.), relatore. Il provvedimento oggi all'ordine del giorno è uno degli atti conclusivi di un percorso, avviato in sede nazionale già a metà degli anni '90, che ha conosciuto una tappa fondamentale nella legge finanziaria dello Stato del 2008 da cui è disceso un decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri dell'aprile 2008 che, dal 15 giugno dello stesso anno trasferisce dal Ministero della giustizia al Servizio sanitario nazionale, e quindi agli artefici del Servizio sanitario nazionale che sono le Regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, le competenze in tema di sanità penitenziaria. Lo stesso D.P.C.M., però, per quanto riguarda le province autonome e le Regioni a Statuto speciale stabilisce che il trasferimento di tali funzioni avvenga con le modalità previste dai rispettivi statuti e dalle correlate norme di attuazione.

Già nel dicembre del 2008 la precedente Giunta regionale aveva elaborato una bozza da trasmettere alla Commissione paritetica (formata da rappresentanti del Governo e della Regione sarda) per la redazione delle norme di attuazione relative al trasferimento delle funzioni, del personale, delle risorse finanziarie dalle amministrazioni dello Stato alla Regione.

Questa bozza, che doveva essere trasmessa alla Commissione paritetica, non ha concluso il suo iter perché allora la Commissione paritetica non era completa nella sua composizione; nel settembre del 2009 pertanto questa Giunta ha proposto una nuova bozza che è stata trasmessa alla Commissione paritetica che, sulla base della delibera della Giunta regionale del settembre del 2009, ha elaborato uno schema di norme di attuazione dello Statuto speciale della Regione autonoma della Sardegna in materia di sanità penitenziaria. Lo schema è stato già valutato presso le Commissioni competenti, in particolare la prima, ma anche attraverso la richiesta di pareri alla Commissione sanità, la settima, e alla Commissione seconda.

Il testo viene ora all'attenzione del Consiglio per ricevere quel parere attraverso il quale poi la Commissione paritetica potrà trasmettere queste norme di attuazione al Governo che, con apposito decreto, trasformerà queste norme di attuazione in legge. Ho semplificato molto rapidamente, per i colleghi che non fanno parte né della seconda né della prima né della settima Commissione, il percorso che queste norme di attuazione hanno seguito sinora.

Tenendo conto che questa è una relazione introduttiva, voglio ricordare che in tutte le Commissioni sono state sollevate alcune perplessità su tali norme, in particolare per quanto riguarda il personale di ruolo attualmente in servizio negli istituti penitenziari come dipendente del Ministero di giustizia, per il personale convenzionato che risponde a una legge del 1970 e che avrà qualche problema nell'inquadramento successivo nel momento in cui passerà dalle dirette dipendenze del Ministero di giustizia al sistema sanitario regionale e quindi alla Regione.

Infine, e però non ultimo, vi è l'argomento dei finanziamenti. Infatti, a differenza delle Regioni a Statuto ordinario che hanno ancora accesso al fondo sanitario nazionale (ed è il finanziamento a cui si richiama la legge finanziaria del 2008 nel trasferire le competenze finanziarie destinate al finanziamento della sanità penitenziaria), sappiamo bene che il nostro regime di finanziamento della sanità regionale è diverso, per cui anche da questo punto di vista sono state sollevate delle richieste di chiarimenti ed è stata sollevata la necessità, da parte di tutte e tre le Commissioni, sia dalla prima che dalla settima che dalla seconda, nei confronti della Giunta perché attraverso la Commissione paritetica o in sede di conferenza Stato-Regioni, che sarà la sede deputata poi per la suddivisione di questa posta finanziaria da parte del Governo centrale nei confronti delle realtà regionali, si tenga presente questa diversità tra il regime di finanziamento del sistema sanitario regionale sardo e quello delle altre Regioni.

E' stato depositato, e concludo questa relazione introduttiva, breve perché l'argomento è stato trattato in ben tre delle nostre Commissioni consiliari quindi ritengo che l'iter di questa norma sia a conoscenza di gran parte dei colleghi consiglieri, un ordine del giorno in cui si da il parere alla Giunta perché l'iter possa proseguire, esprimendoquelle perplessità che sono state condivise, devo dire, da maggioranza e opposizione, sia nella seconda Commissione, sia nella settima Commissione, sia soprattutto nella prima Commissione.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Gian Valerio Sanna. Ne ha facoltà.

Ricordo che i consiglieri che intendono intervenire devono iscriversi non oltre la conclusione del primo intervento.

SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Presidente, quanto tempo ho a disposizione?

PRESIDENTE. Venti minuti, come al solito.

SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Eh, pure troppi! E' un'esagerazione!

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Sanna, dall'inizio della seduta c'è in Aula un brusio, assolutamente insopportabile, che non consente a chi interviene di poterlo fare con serenità. Prego chi deve conversare di uscire dall'Aula.

SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Presidente, Assessori e colleghi, l'argomento all'ordine del giorno non è un argomento di poco conto ma attiene, a ben vedere, a una delle partite sulle quali noi dovremmo prestare molta attenzione per le implicazioni che comporta a carico della Regione. Non è il solito schemetto di norma di attuazione, è fondamentalmente espressione di un atteggiamento un po' contraddittorio del Governo centrale nel momento in cui discute di federalismo fiscale e, contemporaneamente, cerca di portare a casa decentramenti di risorse e di competenze al di fuori di quel quadro. Voi sapete l'incidenza che ha su un bilancio regionale la sanità, lo sappiamo tutti, come sappiamo che avremo problemi in futuro.

In sede di Commissione, abbiamo avvertito come norme di attuazione preconfezionate, o comunque confezionate con un atteggiamento di sottomissione da parte della rappresentanza della Regione sarda al tavolo paritetico, siano da questo momento inaccettabili senza una verifica dei contenuti. Non possiamo infatti farci sfilare il dettato di una modalità con la quale intendiamo concorrere ad una competenza, non subendo l'impostazione centralistica dello Stato.

Se, pertanto, dobbiamo coprire la competenza della sanità penitenziaria, facciamo riferimento, per cominciare a parlare di risorse, a 152 milioni di fondi del servizio nazionale che verranno suddivisi in sede di Conferenza unificata delle Regioni. Quale sarà il criterio? Voi conoscete quale forza numerica ha la Sardegna in sede di Conferenza unificata, e soprattutto quale sarà la considerazione di merito che noi potremo fare per rivendicare le risorse che ci spettano.

Ci verrà trasferito il dato storico, la spesa storica, perché questa è l'unica cosa che può fare la Conferenza unificata in assenza di parametri. E certamente le Regioni più popolose, che hanno anche una maggiore popolazione carceraria, non hanno nessun interesse ad adottare i parametri.

Secondo aspetto. La popolazione carceraria in Italia vive in una condizione di assoluta mobilità; pertanto le nostre carceri, non esistendo una regionalizzazione del sistema penitenziario, sono piene di persone trasferite in Sardegna da altre Regioni. Voglio solamente dirvi di fare bene i conti di quante unità verrà incrementata la popolazione carceraria con la conclusione delle opere di edilizia carceraria che sono in costruzione in Sardegna, avremo un altro migliaio di persone che graveranno su quel fondo. E come graveranno? Con la spesa storica, colleghi?

Nel momento in cui le ASL saranno competenti, e accetteremo il dato di fatto, le esigenze di soddisfare la sanità penitenziaria si scaricheranno, a detrazione dei diritti dei cittadini sardi, sul Fondo sanitario regionale. Perché? Perché non esiste un criterio pro capite. Perché quando c'è una mobilità extraregionale bisogna prevedere dei parametri che siano compensativi, altrimenti mi spiegate che cosa andiamo a dire sui costi standard in materia di sanità penitenziaria? Ha senso parlare oggi, in clima di federalismo fiscale, di costi standard, quando noi stiamo scegliendo di situarci nel più aleatorio possibile e immaginabile?

Inoltre, colleghi, non si tratterà di persone che non utilizzeranno il Servizio sanitario, perché dovete sapere che il 65 per cento della popolazione carceraria è affetta da malattie infettive di vario genere, che comportano dei costi enormi per la sanità pubblica. Ed è una partita delicata, perché se è giusto garantire a quelle persone il meglio del Servizio sanitario pubblico, è anche vero che quel meglio non lo dobbiamo togliere ai sardi. Perché quando la partita della sanità sarà chiusa, da qualche parte quelle risorse salteranno fuori.

Ecco perché il profilo della norma di attuazione è debole, in quanto è una norma "sottomissiva" a un interesse dello Stato, vale a dire: non è ben negoziata! Nessuno di noi si pone il problema di acquisire una ulteriore competenza, ben vengano, ma dobbiamo fare attenzione, adottando il principio di precauzione alle conseguenze di medio - lungo periodo; noi questi conti, colleghi, li dobbiamo fare adesso, perché il giorno in cui avremo approvato queste norme non saremo più ascoltati.

Mi pare, sostanzialmente, che la seconda Commissione abbia fatto questa considerazione, che non è una considerazione peregrina, ma è il cuore della questione, è anche la modalità con la quale noi vogliamo corrispondere con qualità a questa esigenza di decentramento di competenze.

L'articolo 6 allora è un trabocchetto, il solito trabocchetto teso all'interno della Conferenza permanente dove la Sardegna è una su ventuno. Che cosa pensate che sortisca da quel confronto? Volete che vi ricordi il trattamento che è stato riservato alla Sardegna negli ultimi mesi, anche da chi dovrebbe garantire equilibrio nella distribuzione delle risorse fra le Regioni? Non lo faccio per amor di pace però, attenzione, noi nel momento in cui vogliamo realizzare una buona sanità penitenziaria dobbiamo anche sapere quali sono i costi a cui andiamo incontro.

Teniamo conto di un altro aspetto. Le carceri della Sardegna, almeno quelle in esercizio, non sono il fiore all'occhiello dell'edilizia carceraria italiana, e lo dicono tutti; tutti coloro che le hanno visitate hanno descritto quelle strutture, hanno detto che ancora i carcerati, persone affette da malattie infettive, devono stare in stanze dotate di bagno alla turca, in nome dell'igiene.

A questo punto, da parte di una Regione che accetta il confronto sul decentramento io direi che l'atteggiamento più corretto è quello di non farci passare per persone con l'anello al naso nei confronti dello Stato, e dire che il Consiglio regionale per il momento non approva lo schema perché vuole le garanzie. E le soluzioni ci sono.

Occorre valutare un altro aspetto importantissimo per la nostra autonomia. La costruzione di ingenti, nuove strutture carcerarie in Sardegna significa che è in predicato una nuova colonizzazione; ora, per quanto io accetti che ci sia una logica di mobilità, non siamo funzionari del Ministero della Giustizia, noi siamo legislatori, e allora dobbiamo capire che per i familiari di una persona condannata per reati di mafia un conto è prendere un treno che dalla Sicilia li trasporta a Firenze, a Roma, o nel Casertano, un altro conto è farli venire in Sardegna, magari a Nuoro. Dobbiamo capire che cosa comporta questo in termini di oneri anche a carico delle famiglie, per un diritto che comunque la legge riserva a queste persone che stanno scontando gli errori che hanno commesso. Quindi il problema è molto serio.

Noi abbiamo detto che possiamo scegliere la strada di dichiarare qua con coraggio che vogliamo la regionalizzazione del sistema penitenziario, una volta per tutte. Ci gestiamo il nostro, e apriamo anche degli spazi controllati di solidarietà nei confronti degli altri; ma non questa idea di essere completamente "sbracati" su tutto quello che poi decidono gli altri! Noi dobbiamo gestire i servizi e loro gestiscono le destinazioni! Questo è il rapporto che non va bene con lo Stato, perché una funzione si collega anche alle logiche attraverso le quali si può esercitare.

La nostra proposta e la nostra raccomandazione, Assessore (ve l'abbiamo già detto), è cominciare a mandare in Commissione paritetica gente che sappia svolgere attività pattizia al tavolo della trattativa, e se dovete fare degli esami e degli screening cercate persone capaci perché non possiamo subire norme di questo genere, perché chi va a negoziare per la Sardegna deve far capire di avere chiaro il livello di tutela dell'interesse dei sardi perché questa è l'autonomia, non il farci passare le carte predisposte uguali per tutti.

E poi ci sono anche i costi aggiuntivi che queste nuove disposizioni comportano; il 65 per cento dei detenuti sono affetti da malattie infettive, quasi un altro 30 per cento, una volta che entra in carcere è immediatamente affetto da patologie psicologiche e depressive che rimangono costanti nel tempo. Immaginate il costo per la sanità per poter sopportare questo sistema, quando le ASL già oggi hanno difficoltà ad assegnare consulenze continue, esterne al sistema carcerario.

La dignità -ho concluso - e la responsabilità di noi legislatori non comporta fare i passacarte burocratici, noi siamo qui per analizzare lo stato di questo settore e alla luce di un'analisi seria, anche ingrata se vogliamo, dobbiamo approntare le norme che privilegino prima di tutto la tutela della Sardegna e dei suoi cittadini; in secondo luogo la tutela dei carcerati non sardi in un sistema penitenziario che abbia un barlume di umanità.

Infine, ma avrei molto da dire, mi piacerebbe per esempio che il concetto di interfaccia fra Stato e Regione espresso nell'articolo 7 che recita: "Le forme di collaborazione relative alle funzioni della sicurezza e i rapporti di collaborazione tra l'ordinamento sanitario e l'ordinamento penitenziario..." venga esteso ai comportamenti di molti magistrati che nella nostra regione, quando ravvisano alcune patologie, in alcuni casi correttamente consegnano agli arresti domiciliari (che non gravano ovviamente sull'erario pubblico come spesso accade), in altri casi adottano atteggiamenti di accanimento insopportabile nei confronti dei cittadini, che si traducono in accanimenti finanziari e in oneri, i debiti, a carico dell'erario pubblico. Mi augurerei che il Consiglio possa fare una pausa di riflessione che non significa sfuggire dalle responsabilità, ma significa fare uno stop e dire: diamoci altri venti giorni di tempo e notifichiamo al Governo che la Sardegna non è più il terreno dove fare quello che vuole.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Ladu. Ne ha facoltà.

LADU (P.d.L.). Signor Presidente, Assessore e colleghi, l'argomento di questa sera riguarda l'assistenza sanitaria all'interno delle carceri; la medicina penitenziaria è un aspetto dell'assistenza sanitaria molto importante che era ancora in capo al Governo nazionale, benchè la Regione autonoma della Sardegna avesse già la competenza in materia di sanità. Pertanto io credo che in questo preciso momento il Consiglio regionale della Sardegna deve fare un'analisi approfondita della situazione esistente all'interno delle carceri, che oggi è molto critica, e non solo dal punto di vista dell'assistenza sanitaria, perché ci sono altri problemi, importanti, a cominciare dal sovraffollamento delle carceri stesse; in alcuni istituti di pena della Sardegna sicuramente il numero dei detenuti è di gran lunga superiore a quello consentito.

Il Consiglio regionale dovrà affrontare anche altri problemi e, tra questi, quello riguardante la territorializzazione della pena; questa disposizione non è stata mai applicata in Sardegna nonostante ci sia un'intesa Stato-Regione che stabilisce che il detenuto debba stare il più vicino possibile alla propria abitazione, ai propri familiari. Invece quasi la metà dei detenuti sardi oggi sta espiando la pena nelle carceri del Continente con conseguenti, notevoli disagi (e questo è un problema che noi ci dovremmo porre) non solo per i detenuti, ma per le loro famiglie e per tutte le persone che con questi detenuti hanno relazioni.

Questa situazione, pertanto, va contro lo spirito stesso della riforma che stabilisce che il sistema carcerario deve essere organizzato in funzione di un recupero vero e proprio del detenuto. Io devo dire che non sempre questo succede, anzi, soprattutto in questi ultimi anni questo non si sta verificando affatto, per cui dovremmo, come Consiglio regionale, prendere posizione in merito. Per quanto riguarda l'edilizia penitenziaria, sappiamo che nell'isola sono in costruzione quattro nuove carceri, però alcune di quelle esistenti sono fatiscenti e, ciò nonostante, sovraccariche di detenuti.

Dopo aver constatato che all'interno delle carceri è presente una situazione difficile sotto diversi punti di vista oggi come Regione siamo chiamati a decidere, ad assumere una determinazione perchè alla Regione autonoma della Sardegna (così come tutte le altre Regioni autonome), non è stata trasferita automaticamente l'assistenza sanitaria penitenziaria ma è costretta all'ulteriore passaggio delle norme di attuazione che vengono scritte dalla Commisisone paritetica.

Qui devo dire sorge veramente il primo problema; non solo infatti siamo in ritardo, ma questa Commissione paritetica, lo diceva anche chi mi ha preceduto, probabilmente avrebbe dovuto riflettere meglio su quello che si stava concordando perché - come ha puntualizzato la seconda Commissione che io presiedo - in questo schema di norme di attuazione vengono tralasciate completamente tutte le norme che riguardano il personale che lavora all'interno degli istituti di pena che è una parte molto importante; noi stiamo pertanto approvando, diciamo a scatola chiusa, queste norme di attuazione.

Un altro argomento che è stato fortemente sottolineato dalla seconda Commissione riguarda le risorse finanziarie. Bene, nelle norme di attuazione è previsto che le risorse finanziarie invece di passare direttamente alle Regioni, confluiscano nel fondo sanitario nazionale, al quale solo in una seconda fase la Regione Sardegna dovrà attingere. E' ovvio che per la nostra Regione sarà più difficile riuscire a recuperare queste risorse nel mare magnum del fondo sanitario nazionale; risorse che sono dovute alla Sardegna perché la sanità (in tutte le sue componenti) è totalmente in capo alla Regione e d'ora in poi lo sarà anche la medicina penitenziaria.

Questo organo paritetico avrebbe dovuto entrare maggiormente nel merito di questa vicenda, a mio avviso, perché noi oggi siamo praticamente costretti, fra parentesi, ad approvare queste norme di attuazione pur sapendo che corriamo il rischio, come Consiglio regionale, di dover accettare in una seconda fase, in un secondo momento, tutto ciò che ne conseguirà. Io ritengo, condivido quanto sostenuto da qualche altro collega, che questa Commissione paritetica debba veramente prestare attenzione nell'approvare queste disposizioni perché il rischio è che queste risorse arrivino in ritardo o, addirittura, non arrivino per niente.

Avrei voluto che, prima di firmare queste norme di attuazione, si quantificassero esattamente le risorse indispensabili sia oggi che in futuro per l'assistenza sanitaria all'interno delle carceri. Non c'è nulla di tutto questo, pur approvando l'intesa siamo assolutamente all'oscuro sull'entità delle risorse necessarie per gestire la medicina penitenziaria regionale; praticamente ci stiamo affidando alla eventuale buona volontà del Governo, sperando che questa volta la Commissione paritetica svolga un ruolo diverso, più incisivo e più forte a favore della Regione.

Colleghi, voglio anche capire, è importante, come vengono determinate queste risorse; fare riferimento soltanto alla spesa storica, come pare sia nelle intenzioni di chi ha firmato le norme di attuazione, sarebbe già un primo errore, perché noi dovremmo valutare realmente le necessità di un'assistenza sanitaria cui dovrà provvedere la Regione sarda nei prossimi decenni, e su questa base stabilire il monte risorse che ci spetta, considerato che alcune strutture carcerarie, in fase di costruzione, verranno ultimate tra qualche anno e determineranno nei prossimi anni un sistema diverso.

Oggi, pertanto, considerati i tempi, la situazione in atto veramente difficile, dovremo comunque obtorto collo approvare queste norme di attuazione perché dobbiamo garantire la continuità dell'assistenza sanitaria all'interno di queste strutture carcerarie. Ci rendiamo conto che non è possibile oggi rimandare indietro le norme di attuazione anche se in Commissione l'abbiamo chiesto, con la formulazione di osservazioni sul personale e sull'accreditamento delle risorse; formalmente rimarremmo pertanto per qualche anno in una situazione in bilico dove non si capirebbe chi deve garantire l'assistenza sanitaria.

Considerato, però, che esiste un diritto fondamentale da parte dei detenuti e del personale carcerario ad avere un'assistenza sanitaria adeguata, questo provvedimento va approvato benché noi riteniamo che abbia delle forti carenze in quanto trascura problemi importanti del mondo carcerario sardo relativi, certamente, ai detenuti ma anche al personale penitenziario. La mia Commissione ha sollecitato il Governo nazionale, ma soprattutto il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria (DAP) a intervenire sulla carenza di personale all'interno delle strutture carcerarie con l'espletamento di concorsi proprio in Sardegna.

Succede infatti che i concorsi per l'assunzione di personale civile da destinare alle strutture penitenziarie vengano svolti quasi sempre a Roma; questo fatto comporta, per diverse motivazioni, una scarsa partecipazione di cittadini sardi; di conseguenza vincono il concorso persone che non sono assolutamente interessate a rimanere in Sardegna. Succede quindi che, un paio di mesi dopo l'assunzione in ruolo all'interno degli istituti penitenziari sardi, chiedano il trasferimento.

Per questo motivo ancora oggi abbiamo il 50 per cento di personale civile in meno rispetto a quello necessario all'interno delle strutture penitenziarie; questo problema a mio avviso si può superare risolvendolo alla fonte, cioè svolgendo i concorsi in Sardegna, soprattutto perché così ci sarà una forte partecipazione. D'altra parte c'è molto bisogno anche di personale sardo e ce ne sarà sicuramente di adeguato; quindi risolviamo per il prossimo futuro sia il problema dell'assistenza sanitaria ai detenuti sia quello della presenza del personale civile all'interno delle carceri che è fondamentale per quanto riguarda la vita all'interno delle stesse, perché la presenza di educatori, di sociologi e altro personale è un supporto alle strutture carcerarie assolutamente indispensabile.

Concludo il mio intervento ribadendo che avremmo voluto che l'Intesa fosse più chiara relativamente al ruolo della Regione sarda, nel prossimo futuro, in materia di personale ma, soprattutto, di risorse; però, poichè visti i tempi non abbiamo altra scelta, accettiamo questa soluzione sperando che la Commissione paritetica e soprattutto il Governo regionale intervengano per meglio chiarire quegli aspetti che all'interno dell'Intesa chiari oggi non sono e sperando che non siano penalizzanti per la Regione sarda.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Ben Amara. Ne ha facoltà.

BEN AMARA (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Presidente, Assessori, cari colleghi, a dire il vero ho trovato anche il discorso del Presidente della Commissione seconda un po' criptico, cioè dice e disdice, non so se traspare una certa contrarietà oppure un accordo, non ho capito esattamente. Dico soltanto, mi sposto un po' dentro un altro discorso forse paralinguistico, che l'Italia è stata già condannata dalla Corte di Strasburgo un anno fa per violazione dell'articolo 3 della Convenzione europea per i diritti umani che stabilisce che nessuno... Presidente, non riesco a parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Ben Amara, ha ragione. Onorevoli colleghi, vi prego di non disturbare l'oratore.

BEN AMARA (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Io sono abituato a essere sentito.

Dicevo che l'Italia è stata già condannato dalla corte di Strasburgo un anno fa per violazione...

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego di prendere posto.

BEN AMARA (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Ripeto per la terza volta, e avendo fatto la scuola coranica sono anche abituato a ripetere, che l'Italia è stata già condannata dalla Corte di Strasburgo un anno fa per violazione dell'articolo 3 della Convenzione europea per i diritti umani che stabilisce che nessuno può essere sottoposto a pene inumane e degradanti. Non c'è infatti alcun bisogno oggi di una semplice denuncia, la situazione è nota a chi aveva e ha responsabilità per intervenire. Già da tempo sono state realizzate analisi anche in sede internazionale, e sono state inviate ai governi italiani che si sono succeduti raccomandazioni che, però, attendono conseguenti risposte concrete.

La crisi del sistema sanitario regionale coinvolge anche e soprattutto l'assistenza sanitaria carceraria. Infatti, è stato chiuso il centro clinico del carcere di Buoncammino a causa della mancanza di risorse, dicono. Non è una novità, il problema era stato già segnalato al ministro Alfano, che non ha dato nessuna risposta. Il trasferimento delle funzioni sanitarie, svolte dal DAP e dal Dipartimento della giustizia minorile, ai servizi sanitari regionali è stato attuato col decreto legislativo numero 230/99.

Tuttavia questo trasferimento non ha investito la Sardegna, e altre Regioni a Statuto speciale, per le quali è previsto che esso avvenga con le modalità stabilite dai rispettivi Statuti e dalle correlate norme di attuazione. La Regione sarda ha predisposto delle norme di attuazione nel 2008, attraverso il decreto della Giunta regionale numero 68/26, ma sono rimasti non attuati i passaggi successivi, ossia la convocazione da parte del Ministero competente della Commissione paritetica Stato-Regione. Sono passati da allora due anni, e la Giunta non ha ancora provveduto a mettersi al pari delle altre Regioni a Statuto ordinario.

La Giunta, nell'agosto 2010, ha tra l'altro bocciato un emendamento, il numero 36, promosso dall'opposizione, sulla salvaguardia dei diritti umani dei detenuti, che riguardava proprio l'assistenza sanitaria nelle carceri. C'è oggi sicuramente una vera emergenza in Italia e soprattutto nelle carceri della Sardegna.

La prigione è un vero territorio oscuro e abbandonato. Un po' ovunque nel nostro Paese si sono prodotte rivolte nelle prigioni: i loro obiettivi, le loro parole d'ordine e il loro svolgimento avevano sicuramente qualcosa di paradossale. Sono rivolte contro tutta una miseria fisica, contro il freddo, il soffocamento e l'affollamento, contro la fame, contro la mancanza di cure, contro i colpi. Sono anche rivolte contro l'isolamento, e soprattutto contro il servizio medico ed educativo.

Si tratta dunque di una rivolta a livello dei corpi contro il corpo stesso della prigione. Piuttosto che tenere i condannati sottochiave, come la bestia feroce nella sua gabbia, bisogna riunirli, farli partecipare in comune a esercizi utili, a buone abitudini in comune e buona moralità, rispettare il loro corpo e soprattutto i loro cervelli. Non sarà una risposta esteriore per la legge o il solo timore della punizione ad agire sul detenuto, ma il lavoro stesso della coscienza. La prigione è il luogo dove il potere di punire organizza silenziosamente un campo di oggettività in cui il castigo potrà funzionare in piena luce come azione terapeutica, e la sentenza iscriversi tra i discorsi del sapere, ed è qui che si capisce che la giustizia ha adottato tanto facilmente una prigione che non era stata tuttavia figlia del suo pensiero.

Le prigioni non diminuiscono, e i tassi di criminalità possono estenderle, modificarle, trasformarle, la quantità di crimini e di criminali rimane stabile o, peggio ancora, aumenta, lo sappiamo. La detenzione provoca la recidiva, la prigione dunque fabbrica indirettamente dei delinquenti, facendo cadere in miseria la famiglia del detenuto. La prigione è un doppio errore economico, direttamente per il costo intrinseco della sua organizzazione, indirettamente per il costo della delinquenza che non reprime.

I detenuti devono essere ripartiti secondo la gravità penale del loro atto, ma soprattutto secondo l'età, le disposizioni, le tecniche correttive che si intende utilizzare nei loro riguardi e secondo la fase della loro trasformazione. Deve essere tenuto conto dell'impiego dei mezzi modificatori, delle grandi dissomiglianze fisiche e morali che l'organizzazione dei condannati, il loro grado di perversità comportano, nonché dell'ineguale possibilità di correzione che esse possono offrire.

Il regime della prigione deve essere, almeno per una parte, controllato e preso in carico da personale specializzato che possiede la capacità, morale e tecnica, per vegliare sulla buona formazione dell'individuo e la tutela dei corpi. In ogni stabilimento di pena deve funzionare un servizio sociale e medico-psicologico, principio del controllo tecnico della detenzione, questo regolarmente. Il delinquente è un prodotto sicuramente dell'istituzione, non è ai margini e per effetto di successivi esilii che nasce la criminalità, ma grazie a inserzioni sempre più strette, sotto sorveglianze sempre più insistenti, attraverso un cumulo di coercizioni disciplinari.

In una parola: l'arcipelago carcerario assicura nelle profondità del corpo sociale la formazione della delinquenza, a partire dai legalismi, dal recupero di questi per mezzo di quella e dell'istituzione di una criminalità specificata.

Ma l'effetto più importante, forse, del sistema carcerario è nella sua estensione ben oltre l'imprigionamento legale, che perviene a rendere naturale e legittimo il potere di punire - voi state punendo un'altra volta questi - ad abbassare per lo meno la soglia di tolleranza alla penalità. Esso tende a cancellare ciò che può esservi di esorbitante nell'esercizio del castigo, questo facendo giocare l'uno in rapporto all'altro i due registri in cui si manifesta: quello legale della giustizia, quello extralegale della disciplina. Il carcerare naturalizza il potere legale di punire, e lo state facendo, come legalizza il potere tecnico di disciplinare.

Chiediamo alla Giunta un intervento urgente per curare immediatamente la situazione sanitaria. Sorvegliare non significa punire, ma inserire e integrare socialmente per poter recuperare questi esseri umani. Bisogna regionalizzare la detenzione, aprire canali di comunicazione con i vari consolati, soprattutto dei Paesi mediterranei, almeno per mandare questi carcerati, che sono stati quasi tutti imprigionati perché sono spacciatori di droga, a casa loro per scontare la pena. Non si può mandare i sardi fuori e accogliere i non sardi qui, anche economicamente non va bene per lo Stato. Noi abbiamo visto alcune carceri, soprattutto il carcere di Isili, dove quasi il 78 per cento di carcerati sono pachistani, marocchini, tunisini, sono quasi tutti stranieri. Che cosa fanno qui? E su questo concludo.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.

SALIS (I.d.V.). Presidente, poiché è necessario approfondire alcuni temi legati al testo in discussione, chiedo, se è possibile, una breve sospensione della seduta.

PRESIDENTE. Se non vi sono opposizioni, sospendo la seduta.

(La seduta, sospesa alle ore 18 e 14, viene ripresa alle ore 19 e 01.)

PRESIDENTE. Riprendiamo i lavori.

E' iscritto a parlare il consigliere Cossa. Ne ha facoltà.

COSSA (Riformatori Sardi). Presidente, quello di cui stiamo parlando non è un argomento gradevole, perché le carceri non sono mai un argomento piacevole da affrontare, eppure parlarne significa affrontare uno degli aspetti che maggiormente qualificano il grado di civiltà di una Nazione, di uno Stato, di una società.

Oggi ci troviamo ad affrontare un'emergenza; è vero infatti, lo diceva il collega Sanna, l'hanno sottolineato diversi colleghi, che oggi ci troviamo di fronte a una scelta necessitata, perché da oltre due anni (l'ha evidenziato molto bene il collega Ben Amara), questa vicenda è in piedi. C'è stato prima un ritardo intollerabile da parte del Governo nella designazione dei suoi componenti nell'ambito della Commissione paritetica, la vicenda si è trascinata, nel frattempo sono cessate le competenze del Ministero della giustizia in materia di sanità penitenziaria, e l'evolvere della situazione ha portato l'altra settimana alla sospensione dei servizi sanitari all'interno delle carceri, creando una situazione che non so se abbia precedenti, ma che ha già causato una vittima, direi, perché un detenuto è morto d'infarto in una delle carceri sarde ese fosse stato operante un servizio sanitario questo decesso, probabilmente, si sarebbe potuto evitare.

Non sono cose gradevoli, perché le carceri per noi sono una pattumiera: buttiamo al loro interno le persone che si sono macchiate di reati, che non fanno più parte del consesso sociale e ce ne dimentichiamo; quindi, possono esserci o non esserci agenti di custodia in numero adeguato, tanto noi non ce ne rendiamo conto, anche se poi gli agenti in servizio sono sovraccarichi di lavoro; il servizio sanitario può esserci o non esserci tanto a noi non arrivano che echi ovattati di quello che succede nelle carceri, e possiamo anche permetterci di discettare comodamente di problemi di questo genere.

La situazione nelle carceri italiane, quindi anche sarde, però comporta un supplemento di pena ingiustificato che deriva dal sovraffollamento, dalla carenza di servizi, oltre che dall'impossibilità di attivare spazi di formazione, di reinserimento, di assistenza psicologica. Sono attività che secondo la nostra Costituzione sembrerebbero scontate ma che, di fatto, sono negate; conseguentemente il carcere si trasforma in una specie di università dalla quale le persone, entrate magari per piccoli reati, escono perfettamente formate per commettere reati ben più gravi.

Bene, questo è lo scenario nel quale stiamo discutendo del problema della sanità penitenziaria. Lo schema, che è stato molto criticato oggi, di norme di attuazione che stiamo esaminando, non è uno schema molto dissimile da quello che è stato approvato per le altre Regioni italiane; potevamo ottenere qualcosa di più, considerato che la Regione sarda non fa più parte del Servizio sanitario nazionale, o forse sì. Credo che la partita della sanità penitenziaria sia comunque completamente sganciata e tale debba essere ritenuta dalla Giunta nella fase che poi seguirà nella Conferenza Stato-Regioni.

L'articolo 6 dice infatti molto chiaramente che sarà la Conferenza Stato-Regioni a definire meglio la partita dei trasferimenti con tutte le variabili che la Giunta regionale dovrà mettere sul tavolo, tenuto conto anche dei nuovi istituti di pena. Io penso che i nuovi istituti di pena, onorevole Gian Valerio Sanna, dovranno servire soprattutto a migliorare la condizione di vita nelle carceri. C'è stata una grande battagliera alla quale, per la parte che è stata di mia competenza, ho partecipato anche io, per porre fine alla vergogna che si chiama Buoncammino, alla vergogna che si chiama San Sebastiano, alla vergogna di carceri che sono oggi totalmente inadeguate a essere utilizzate non solo come carceri, ma per qualsiasi attività che abbia attinenza con la civiltà. Può darsi che la costruzione di nuove carceri comporti un aumento della popolazione carceraria, anzi, è facile che questo accada, ma sicuramente accadrà in condizioni di maggiore dignità di vita rispetto alle attuali.

Dicevo in apertura dell'intervento che oggi purtroppo ci troviamo davanti ad una scelta necessitata, necessitata dall'urgenza e necessitata dal ritardo con cui stiamo procedendo. Se oggi, è bene che l'Aula questo lo abbia ben presente, non si dovesse approvare l'ordine del giorno, il risultato sarà semplicemente che si riaprirà la partita nell'ambito della Commissione paritetica; bisognerà riaprire tutta la trafila per l'acquisizione dei pareri, per il coinvolgimento dei Ministeri competenti per la riscrittura delle norme di attuazione, con la conseguenza che non sappiamo quando questa partita si chiuderà; e io non so, se questo dovesse accadere, se abbiamo gli strumenti per sopperire alla fase intermedia prima che il trasferimento delle competenze sia effettivamente compiuto.

Su un aspetto del problema, a mio avviso, è stata fatta una giusta riflessione, e cioè sul fatto che fino ad oggi è mancato il rapporto tra la componente regionale della Commissione paritetica e il Consiglio regionale. Questo è vero, anche se credo che il lavoro che è stato prodotto sia di ottima qualità. Si poteva fare di più? Si può sempre fare di più; per la mia esperienza il meglio è nemico del bene, però si può sempre fare di più e si può sempre migliorare.

Nell'ordine del giorno che abbiamo approvato sul federalismo fiscale abbiamo introdotto, tra le altre cose, un percorso virtuoso di contatti continui tra la Commissione paritetica e il Consiglio regionale che ritengo sopperirà a quello che è mancato in questa prima fase; questo è infatti il primo schema di norme di attuazione che esaminiamo; un iter procedimentale che per il futuro non si ripeterà perché ci sarà un contatto costante tra la Commissione paritetica, le Commissioni consiliari e lo stesso Consiglio regionale e, in quella sede sarà possibile dare indirizzi, migliorare la qualità delle norme che verranno approvate e anche dare gli input necessari a partite ben più importanti di queste, che si vanno profilando proprio per quanto riguarda il federalismo fiscale.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Espa. Ne ha facoltà.

ESPA (P.D.). Presidente, io mi rifaccio all'intervento del collega Gian Valerio Sanna, però volevo portare all'attenzione dell'Aula che vi sono due situazioni diverse; una situazione di estrema emergenza, di cui vorrei sottolineare l'aspetto politico, che riguarda l'emergenza sanitaria presente nelle carceri sarde; e invece in Aula abbiamo un provvedimento, sul quale siamo chiamati a esprimere un voto, con un ordine del giorno che ci riporta ad attuare questo schema di norme di attuazione in materia di sanità penitenziaria.

Il problema urgente che dobbiamo affrontare rispetto alla vera emergenza, che è la situazione dei carcerati, è stato già affrontato da quest'Aula - lo voglio ribadire - perché addirittura lo stesso assessore Liori a suo tempo aveva proposto nel collegato alla finanziaria un emendamento che prevedeva risorse, per risolvere i problemi dell'emergenza, pari a 1 milione di euro. Avendolo ritirato (sicuramente così gli era stato chiesto) noi l'avevamo fatto nostro e sottoposto all'approvazione di quest'Aula che l'aveva bocciato. Pertanto questa emergenza sanitaria ancora esiste: è reale.

Poi sentiamo, e speriamo che l'Assessore subito provveda, che sono disponibili 500 mila euro; ma noi crediamo veramente che si debba mettere in campo almeno 1 milione di euro per risolvere i problemi di oggi, anzi di ieri, dei carcerati presenti in Sardegna. Si tratta quindi di dare le risorse per chiudere l'anno, per cercare di risolvere i problemi contingenti. Questa però è cosa ben diversa da questo provvedimento, che ci lascia un po' perplessi. Non vorremmo che anche nell'opinione pubblica si confondessero le cose e si pensasse che le due questioni vanno di pari passo.

In passato la Giunta del centrosinistra aveva già affrontato il problema anticipando risorse proprie, risorse adeguate, quindi non cedendo di fronte allo Stato e lasciando perdere i compiti che lo Stato deve svolgere nel trasferire le sue competenze alla Sardegna, non essendo noi succubi di nessuno; quest'anno sembrava che di nuovo si volesse creare un fondo di anticipazione risorse, del quale poi chiedere la restituzione, per sopperire ai problemi attuali.

Di conseguenza, per quanto mi colgano attento le raccomandazioni dell'onorevole Cossa sulla possibilità che se non passa questo provvedimento i tempi si dilatino e si riapra una partita, io mi sento libero di poter dire, sinceramente, che in questo momento la partita che mi interessa di più è di fare in modo che la sanità penitenziaria sia veramente un servizio per i carcerati, che non ci siano in futuro i problemi che oggi ci sono e sono gravi, quindi che ci siano le risorse in conto anticipazione, ripeto, e non in conto a fondo perduto per questa questione. Questo è il nodo che va risolto in questo momento.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE COSSA

(Segue ESPA.) Probabilmente ci vorrebbe un po' più di tempo per chiudere su un lavoro unitario, le perplessità sono diverse, come hanno detto i colleghi che mi hanno preceduto e come altri diranno successivamente, però in realtà, ripeto ancora - e qui concludo (non voglio rimanere a parlare inutilmente) che la questione di fondo rimane quella di trovare risorse.

Abbiamo appreso dalla stampa che la Giunta vorrebbe mettere in campo subito delle risorse o l'Assessore ha detto così, mi è sembrato, in una dichiarazione. Noi abbiamo criticato la bocciatura dell'emendamento che avevamo proposto per dare risposta in questo senso, adesso l'importante è che quella partita si chiuda, che è cosa diversa da questo provvedimento. Ripeto che, secondo me, questo provvedimento potrebbe essere anche rivisto, potrebbe essere sospeso, si potrebbe aspettare per giungere al voto, in questo momento l'unica possibilità che abbiamo è quella di esprimere il nostro parere per continuare a spingere il governo della Regione a dare la risposta adeguata che era già stata prevista con il collegato alla finanziaria e che ancora non è stata trovata e sempre, io dico, non in conto fondo perduto ma in conto anticipazione da richiedere poi allo Stato nel corso della nostra vertenza.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Campus. Ne ha facoltà.

CAMPUS (P.d.L.). Presidente, mi accorgo che forse sono stato troppo stringato nella relazione introduttiva per cui forse qualche passaggio deve essere spiegato ulteriormente. A mio giudizio le lunghe discussioni avvenute in ben tre diverse Commissioni pensavo avessero contribuito a chiarire alla gran parte dei consiglieri la tempistica e le finalità della norma che oggi stiamo valutando, così da per poter esprimere un parere sulla norma stessa.

Ricordo allora, perché non l'ho fatto nella relazione introduttiva, che come Regione sarda stiamo arrivando buoni ultimi su un qualcosa che è a regime in tutta Italia eccetto che per un passaggio: la quantificazione della suddivisione delle risorse finanziarie, che certamente non andrà a scapito della Sardegna e a vantaggio di altre regioni perchè l'argomento, è vero, verrà trattato a livello di Conferenza Stato-Regioni, ma verrà trattato da tutte le regioni con lo stesso identico spirito, quello di avere un riconoscimento per quota capitaria, cioè in base al numero di detenuti reclusi nell'ambito delle Regioni.

Su quella base ci sarà la suddivisione dei fondi che vengono assegnati dallo Stato; fondi che peraltro, è inutile negarlo, sappiamo essere insufficienti perché l'Assessorato della sanità è già intervenuto con degli stanziamenti a valere su fondi regionali a integrazione del fondo nazionale. Quindi quale momento migliore di questo per metterci alla pari con le altre regioni e con la forza della nostra voce, con la forza delle nostre ragioni, con la reale situazione carceraria di quest'isola poter trattare con lo Stato?

Trattativa che in questo momento non possiamo fare perché non abbiamo delle norme di attuazione, non abbiamo avuto l'approvazione delle norme di attuazione che, come ho detto, devono essere pubblicate attraverso un decreto legislativo per diventare legge e quindi consentirci di accedere a questa trattativa.

E allora è chiaro che l'argomento richiama sicuramente aspetti fondamentali della nostra vita sociale; abbiamo sentito parlare di umanizzazione, di recupero, di edilizia carceraria, argomenti giustissimi, come la giusta rivendicazione di una regionalizzazione della pena, cioè i condannati sardi vengano reclusi in Sardegna in modo da poter stare vicino alle famiglie e quant'altro, ma non è questo l'argomento all'ordine del giorno.

Tant'è che mi permetto, ma non lo faccio per vena polemica, lo faccio solo per aiutarci a capire qual è l'argomento che stiamo discutendo oggi, di rileggervi la relazione che accompagnava la delibera 68/26 del 2008 in cui l'Assessore di allora sottolineava che "all'interno del quadro delineato dagli indirizzi del Piano sanitario regionale 2006-2008, nonché degli atti e dei provvedimenti ancora sopra riportati, il passaggio della sanità penitenziaria al Sistema sanitario nazionale rappresenta per la Regione autonoma della Sardegna una tappa fondamentale per il completamento di un percorso di umanizzazione e garanzia dei diritti civili delle persone soggette a misure giudiziarie".

Al di là dell'aulicità dei temi, già nel 2008 la Giunta precedente diceva che dobbiamo metterci al passo con i tempi, che dobbiamo mettere la Sardegna in condizione di poter trattare al pari delle altre Regioni, portando la nostra voce in sede di Conferenza Stato-Regioni per poter rivendicare ciò che ci spetta.

In quel momento la Giunta diceva: "La Regione Sardegna ha partecipato attivamente ai tavoli interregionali e nazionali attivati per l'individuazione delle modalità di trasferimento delle competenze, del personale, delle strutture e delle risorse relative alla sanità dal Ministero della giustizia alle Regioni". Cioè è un percorso che era già stato avviato, un percorso che non è stato abbandonato come qualcuno ha ricordato perché se la delibera 68/26 è del dicembre del 2008, la delibera della Giunta Cappellacci è del settembre 2009 e sono delle delibere assolutamente sovrapponibili, il testo della bozza che era stato approvato dalla Giunta nel 2008 è assolutamente sovrapponibile alle norme che noi oggi stiamo approvando tanto è vero che (è riconosciuto nella relazione che accompagnava la delibera del 2008) la bozza riguarda diversi aspetti del processo di trasferimento e in gran parte ricalca le modalità individuate per le Regioni a Statuto ordinario dal D.P.C.M. del 1 aprile 2008 alle quali si richiama.

Ora è chiaro che se allora la Commissione paritetica fosse stata completa, cioè con i rappresentanti governativi presenti, probabilmente noi oggi non staremmo a discutere dell'argomento che stiamo discutendo perché l'iter sarebbe stato completato; per la verità nel dicembre 2008 c'era qualche problema in vista per la Giunta precedente, però se tutto fosse andato secondo le prospettive temporali sia della permanenza di quella Giunta sia del lavoro che veniva fatto dalla Commissione probabilmente noi oggi non dovremmo affrontare questo problema.

D'altra parte lo stiamo affrontando esattamente così come è stato affrontato nella legislatura regionale precedente; le perplessità che c'erano allora, ci sono ancora oggi, perplessità che però non possono estrinsecarsi ed è stato ben spiegato anche dal presidente Cossa. Noi non possiamo emendare questo testo, noi possiamo rimandarlo alla Commissione paritetica perché riapra il confronto tra Regione e Stato in modo da poter eventualmente recepire qualcosa che questa Aula vuole venga modificato, ma questo comporterebbe comunque un ulteriore accumulo di ritardo, un ritardo che ci porta, e lo ribadisco, alla situazione attuale in cui sappiamo già, ed è stato ben ricordato, che esistono delle gravissime carenze da un punto di vista di copertura finanziaria dell'attuale sistema sanitario della medicina penitenziaria.

Cerchiamo allora di diventare noi, così come stanno facendo le altre Regioni, gli artefici della sanità penitenziaria nella nostra Isola, tutte le altre rivendicazioni le possiamo e le dobbiamo fare ma nel momento in cui acquisiamo il titolo per poterle portare nella sede propria della Conferenza Stato-Regioni, per il confronto tra le Regioni e lo Stato. Questo confronto al momento noi non lo possiamo fare e ricordo, giusto per chiarezza, la nota CIPE del 13 maggio 2010, allegata alla documentazione, dove parte dei fondi statali vengono congelati, esattamente l'importo di 2.210.816 euro resta accantonato a favore delle Regioni a Statuto speciale e delle province autonome in attesa che le medesime adottino i regolamenti di attuazione secondo quanto previsto dall'articolo 8 del D.P.C.M. del 1 aprile 2008.

Ogni nostro ritardo nell'entrare nella stanza in cui si decide, in cui si sanciscono quali sono i criteri di suddivisione dei fondi, in cui si sancisce perché no anche il destino degli operatori della sanità penitenziaria ci allontana da ciò che potremmo decidere noi in sede regionale, da quello che potremmo fare nel momento in cui ci mettiamo in regola con un percorso che ricordo ancora nasce per volontà, da me contrastata per la verità, dell'allora ministro della sanità Bindi.

E' un percorso che, lo ribadisco, nasce nella seconda metà degli anni '90; ebbene ormai è andata così, mettiamoci almeno in regola, acquisiamo il nostro diritto-dovere di poter incidere con i nostri poteri e con le nostre decisioni sulla sanità penitenziaria in Sardegna. Certo, rivendicando, pretendendo che lo Stato dia quel contributo fondamentale che deve essere dato per il mantenimento di questo sistema, così come lo dà alle altre Regioni e facendo presente, come faranno tutte le altre Regioni (io credo che nessuna Regione si accontenterà della spesa storica calcolata al 2006 e rivalutata nel 2008), che il contributo statale deve essere proporzionato al numero dei detenuti.

Non credo che saremo assolutamente isolati su questa battaglia, saremo sicuramente isolati nel momento in cui rimarremo fuori perché a causa dei ritardi non ci mettiamo in condizione di poter portare la nostra voce, le nostre esigenze su quel tavolo. Credo che questi siano gli argomenti su cui dobbiamo, come dire, concentrare oggi la nostra attenzione, tutti gli altri non li voglio certo trascurare, tutti gli altri (l'edilizia carceraria, l'umanizzazione del rapporto di detenzione, le strutture di riabilitazione piuttosto che del recupero lavorativo) sono fondamentali, ma non sono questi gli argomenti su cui ci dobbiamo confrontare oggi.

Oggi ci dobbiamo confrontare con un qualcosa che la Giunta di centrosinistra ha avviato nel 2008 e che si è interrotto per motivi politici, lo stiamo ripresentando perché lo dobbiamo ripresentare, non ci sono modifiche, è un percorso che continua; mettiamoci al passo con le altre Regioni e se saremo capaci di difenderci, possibilmente esprimendo alla Giunta tutta la forza unitaria di un Consiglio regionale, sicuramente la voce che avrà la Giunta in sede di confronto Stato-Regioni sarà più forte e più capace di tutelare la nostra volontà ma soprattutto quelle persone, quei detenuti per i quali oggi rivendichiamo condizioni più umane.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Mariani. Ne ha facoltà.

MARIANI (I.d.V.). La prima Commissione consiliare ha preso in esame lo schema di norme di attuazione in materia di sanità penitenziaria nella seduta del 7 luglio 2010 procedendo all'audizione dell'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale. Nella medesima seduta ha inoltre stabilito di richiedere i pareri delle Commissioni consiliari seconda e settima. Nell'ambito dell'attuale discussione l'Italia dei Valori intende sottolineare una serie di criticità ed evidenziazioni non tanto dello schema di attuazione in sé quanto della situazione sostanziale e concreta che lo stesso schema si trova a esprimere.

Come sottolineato in apice all'atto consiliare in discussione la stessa Commissione, avendo ben presenti le difficoltà e le problematiche legate alla situazione carceraria dell'isola, ha correttamente auspicato che il trasferimento di funzioni in materia di sanità penitenziaria possa realizzarsi al più presto per consentire che la Regione nella sua autonomia riesca in tempi brevi a organizzare un servizio consono. In tal senso preme evidenziare alcuni punti essenziali.

Primo, l'assistenza sanitaria dei detenuti in Sardegna è in fase critica come appurato dagli stessi sopralluoghi effettuati da alcuni consiglieri regionali e da parlamentari all'interno degli istituti di pena dell'isola. La stessa sanità penitenziaria nazionale appare di per sé estremamente difficoltosa; l'emergenza sovraffollamento, alla data del 30 aprile 2010 si contava un numero di presenze pari a 67.444 unità; la necessità di curare persone che entrano ed escono dal carcere, spesso straniere (sono 21.400 gli extracomunitari dietro le sbarre) e spesso alle prese con problemi di droga (i tossicodipendenti sono 15.000). Il compito di trattare malattie infettive gravi, dall'Hiv all'epatite fino alle gravissime malattie psichiatriche.

In questa situazione già complicata le Regioni procedono in ordine sparso adottando modelli diversi, intanto in carcere ci si ammala e si muore. Dopo che il 2009 ha fatto registrare il numero più alto di suicidi in carcere della storia italiana, 72, il 2010 sembra essere iniziato all'insegna della medesima emergenza. I detenuti, come noi stessi abbiamo potuto appurare nell'ambito dei citati sopralluoghi, lamentano la difficoltà, certo legata anche a ragioni logistiche, di ottenere il trasferimento temporaneo in ospedali per motivi di cura.

Secondo, preme sottolineare le difficoltà legate al finanziamento e alla qualificazione del costo di un tale trasferimento di competenze, in particolare per quanto disposto dall'articolo 6 dello schema di attuazione in discussione. Non sarebbe infatti accettabile una logica che comportasse per la Regione costi troppo alti, non programmabili e l'utilizzo di personale i cui contratti, instaurati ai sensi della legge numero 740, del 9 ottobre 1970, e ancora in essere alla data di entrata in vigore del decreto, siano in forza della norma di attuazione discussa trasferiti alle ASL e continuino ad essere disciplinati dalla legge numero 740 del 1970 fino alla scadenza.

Terzo, l'assistenza sanitaria dei detenuti in Sardegna è in fase critica perché il trasferimento delle competenze dal Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria al Servizio sanitario nazionale non è ancora avvenuto, e la nostra Regione risulta essere insieme alla Sicilia l'unica a non aver ancora ottemperato al decreto legislativo numero 230 del 1999, e al decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri dello 01/04/2008, che ne regolamentava l'attuazione. Ritardo, questo, che ha impedito di realizzare gli stessi interventi evidenziati nell'ambito della relazione di inaugurazione dell'Anno giudiziario 2010, presso la Corte di Cassazione, ove veniva sottolineato come nello scenario attuale alcuni aspetti essenziali, quali l'erogazione dei livelli di cura standard in tutti gli istituti penitenziari, la predisposizione di una rete assistenziale in grado di recepire le enormi problematiche poste dal disagio psichico in carcere, una rivisitazione del ruolo e delle capacità ricettive dei centri diagnostici terapeutici, un nuovo impulso ai servizi per le tossicodipendenze e per le malattie infettive, appaiono estremamente urgenti.

Infine, nel riprendere quanto elaborato nell'ambito della Commissione settima, si rende necessario sottolineare ex plurimis come sia di estrema importanza concentrare una forte attenzione sulle modalità di inquadramento del personale di ruolo del Ministero della Giustizia nelle corrispondenti categorie e profili previsti per il personale delle ASL, ciò in quanto il personale dell'amministrazione penitenziaria potrebbe non possedere i requisiti e i titoli professionali richiesti dalla normativa vigente.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Cuccureddu. Ne ha facoltà.

CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Sarò molto breve anche perché non voglio parlare, come alcuni hanno fatto, della funzione della pena, cioè se deve essere rieducativa, afflittiva, o se deve avere una funzione di prevenzione della sicurezza pubblica, come da qualche intervento appariva, né sulla umanizzazione della pena. Ma vorrei concentrarmi sul tema, e in maniera particolare sull'ordine del giorno. Io apprendo oggi dall'onorevole Campus che questo schema praticamente ne ricalca uno precedente predisposto dall'allora assessore Dirindin. Questo schema, che fosse predisposto allora, o che sia stato predisposto oggi, a me pare che non possa essere soddisfacente per la Regione sarda, per due aspetti essenziali. E, anche per evitare di tediare successivamente con una dichiarazione di voto, dirò che voterò a favore dell'ordine del giorno proposto dall'onorevole Campus, solo se ci sarà un'integrazione che presento come quarto punto.

Dicevo che gli aspetti essenziali sono due. Quello finanziario, evidentemente, graverà sulla Regione Sardegna se non verranno ben quantificati i parametri; da questo schema non appare un'indicazione precisa nel senso della cosiddetta residenza obbligata, che è un po' in analogia il principio che si usa nei servizi sociali per le residenze di soccorso. Qual è il principio sostanzialmente? E' quello che vige nel resto della sanità. Se un sardo si fa operare in Lombardia, è il servizio sanitario della Sardegna, se quella prestazione noi non la possiamo eseguire, che paga.

In questo caso se nell'Isola vengono scaricate decine o centinaia di reclusi, solo perché abbiamo gli spazi, solo perché magari costruiamo carceri adatte al "41 bis", solo perché magari qui si riesce realmente a perseguire quella finalità della pena, non è detto che i sardi, che costituiscono il 3 per cento della popolazione italiana, devono pagare per persone difficili anche sotto l'aspetto sanitario, lo diceva l'onorevole Gian Valerio Sanna, perché afflitte da patologie psichiatriche, tossicodipendenze, malattie infettive.

Io credo quindi che che con l'ordine del giorno dev'essere dato il mandato netto, chiaro che il parametro sul trasferimento delle risorse deve essere assolutamente legato alla residenza obbligata. I sardi ce li paghiamo noi, anche se sono reclusi in istituti nel resto della penisola, posto che sarebbe auspicabile che la pena venisse espiata in Sardegna, ma degli altri se ne deve far carico qualcuno: il Ministero degli interni per quanto riguarda gli irregolari clandestini che sono tanti, e le altre Regioni per quanto riguarda chi ha una residenza di provenienza.

Ma il punto a mio avviso più importante, e sul quale non si è secondo me trovata la soluzione, è legato all'articolo 4, comma 2 che stabilisce che entro 12 mesi il 90 per cento degli operatori del sistema penitenziario, infermieri o medici, che hanno un contratto di convenzione ai sensi della legge numero 740 del 1970, li perderemo in qualche maniera, salvo che non optino per essere inseriti in maniera esclusiva all'interno del sistema sanitario regionale carcerario.

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LOMBARDO

(Segue CUCCUREDDU.) Questo che cosa significa? Significa perdere professionalità acquisita in tantissimi anni di lavoro negli istituti carcerari. Io non sono medico, sono laureato in giurisprudenza (una formazione culturale molto diversa), ma immagino che non sia la stessa cosa curare una persona a casa sua, in ospedale, o instaurare un rapporto con persone che hanno anche grossi problemi, spesso patologie di natura psichiatrica, o comunque grossi problemi di natura psicologica, all'interno del carcere. Le professionalità che sono state acquisite non si possono disperdere.

Di conseguenza la mia proposta, e chiedo che venga valutata da chi sottoscriverà l'ordine del giorno (non so se sarà un ordine del giorno unitario o meno), consiste nell'inserimento di un quarto punto nella parte dispositiva nel quale si prevede che in sede di Commissione paritetica, o di Conferenza Stato-Regione, la Giunta regionale chieda che tutti i rapporti di lavoro di cui alla "740" del 1970, stabiliti oggi per non più di 12 mesi, vadano ad esaurimento. Si prevede cioè che queste persone, avendo fatto scelte particolari, abbiano la possibilità di ottenere il pensionamento. Oggi per cavilli di natura burocratica (la doppia convenzione, magari servizio di emergenza, piuttosto che altre forme di convenzionamento, guardie mediche o altro), non possiamo non garantire alle persone che hanno sempre svolto questo lavoro di raggiungere l'età della pensione.

Io chiedo pertanto che, senza fare convenzioni con altri, venga data la possibilità alle persone che oggi sono nel settore, di arrivare alla conclusione della propria vita lavorativa continuando ciò che hanno iniziato, senza coartare con un intervento legislativo un percorso professionale di molti operatori; o quantomeno si dia un termine medio di almeno 5 anni, in maniera tale che si possano fare delle scelte lavorative in un senso o nell'altro. Il termine dei 12 mesi a mio avviso creerà molti problemi sia al servizio sanitario perché toglierà professionalità, sia a chi ha compiuto la propria scelta confidando, nell'affidamento a una norma di legge statale, sul fatto che potesse proseguire la sua professione con quella modalità prevista appunto dalla legge numero 740 del '70.

Quindi, ripeto, per evitare di intervenire successivamente, lo dico all'onorevole Campus e agli altri che hanno sottoscritto l'ordine del giorno, se ci sarà questo quarto punto il mio voto sarà favorevole, altrimenti sarà contrario.

PRESIDENTE. Onorevole Cuccureddu, ho raccolto la sua proposta di emendamento orale che però dovrà essere portata all'attenzione dell'Aula nel momento in cui metteremo in votazione l'ordine del giorno. Quindi, riproporrà l'emendamento orale in quel momento.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Caria. Ne ha facoltà.

CARIA (P.D.). Signor Presidente, colleghi consiglieri, io ho ascoltato gli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto, in particolare mi riferisco agli ultimi due interventi dei colleghi di maggioranza e partirei da quello, nel quale mi sembra di vedere o di intravedere delle quasi certezze, dell'onorevole Campus. Il collega si è soffermato sul fatto che la Sardegna è tra le ultime regioni d'Italia ad affrontare questo tema e, soprattutto, sull'aspetto della quantificazione delle risorse. Oggi, forse per la prima volta,si è parlato del riconoscimento di una quota capitaria. Io non ho la stessa certezza del collega Campus in relazione al riconoscimento di una quota capitaria nell'ambito di un accordo Stato-Regioni, non ce l'ho perché se fosse stato così questa parte andava inserita nell'articolo 6 e francamente l'abbiamo letto e riletto anche a livello di Commissione, non abbiamo trovato nulla di questo, se non un rimando, come poi vedremo, all'accordo Stato-Regioni.

In relazione, invece, all'aspetto della territorializzazione della pena di cui ha trattato, ne abbiamo parlato molto spesso, molto spesso se n'è parlato sulla stampa, in realtà quello che io posso notare è che noi non abbiamo ancora visto, non abbiamo ancora sentito la voce autorevole della Regione su questo tema. Cioè qualcuno - io dico chi più del Presidente della Giunta regionale? - che intervenga su questo tema al tavolo nazionale per chiedere, una volta per tutte, se i detenuti sardi hanno diritto al rispetto della territorializzazione della pena oppure no. Io credo che anche di questo noi dovremmo parlare.

Sempre l'onorevole Campus, ha fatto un riferimento alla possibilità, che c'è, di rimandare lo schema alla Commissione paritetica con le osservazioni del Consiglio regionale. Perché no? Perché non possiamo rimandare alla Commissione paritetica le osservazioni da inserire, i dati sui costi standard o, eventualmente, la quantificazione della quota capitaria, in modo da non trovare poi delle sorprese? Tanto più che ci parla di una problematica d'urgenza sulla tempistica collegata, qualcuno l'ha detto, al fatto che c'è una scarsa copertura finanziaria da parte del Ministero per il sistema penitenziario.

Il vero tema forse, onorevole Campus, l'ha affrontato nella parte finale quando ha parlato degli operatori. Quello credo sia il vero problema e posso anche dire, forse mi sbilancio nel farlo, che è di facile soluzione per la parte di operatori che hanno contratti a tempo indeterminato, è un pochino più complessa e più difficile per gli operatori a convenzione o per gli operatori a tempo determinato.

Anche l'onorevole Cuccureddu, ultimo a essere intervento, ha posto l'accento sulla questione del personale in riferimento al potenziale rischio di perdita di professionalità. Poiché come Commissione seconda abbiamo avuto la possibilità (abbiamo vissuto questa esperienza) di visitare quasi tutte le carceri della nostra regione, Assessore, posso dirvi francamente che non avrei mai pensato di trovare la situazione che abbiamo potuto verificare all'interno delle carceri. Quando abbiamo visitato la parte delle carceri riservata alla medicina abbiamo avuto colloqui con gli operatori sanitari anche con quelli operanti all'interno delle carceri più deboli sotto l'aspetto strutturale, organizzativo e in termini di presenze di persone.

Io penso che all'indomani dell'approvazione di questa norma sicuramente inizieranno anche una serie di richieste per adeguare i servizi sanitari. Abbiamo parlato di un'ipotesi di spesa di circa 1 milione di euro, ma credo che non sia quello il costo del trasferimento del servizio sanitario penitenziario dal Servizio nazionale a quello regionale; in particolare, se quantifichiamo il costo dei circa duecento dipendenti che oggi operano in quel settore, penso che i costi siano nettamente superiori.

Un altro aspetto che mi preoccupa è relativo alle strutture. In primo luogo sono in uno stato che, forse, nemmeno si può definire; inoltre non sono di proprietà regionale ma sono di proprietà ministeriale e, poichè non mi sembra di aver letto che vengano date in comodato d'uso alla Regione, questo potrebbe generare qualche problematica di tipo giuridico e anche gestionale, rafforzata (l'hanno detto i colleghi che mi hanno preceduto, a partire dal Presidente della Commissione seconda) dal fatto che la popolazione penitenziara al 90 per cento circa usufruisce di un'assistenza sanitaria (chi per tossicodipendenza, chi per malattie infettive, chi per problemi psichiatrici) non di base, ma di alta specializzazione.

Io credo che quest'Aula, dopo il dibattito affrontato nelle settimane scorse sul federalismo, sulla rivendicazione dell'autonomia (e qualcuno si è spinto a parlare anche di indipendentismo), non ritenga un problema il trasferimento di questa funzione. Siamo tutti d'accordo sul fatto che il servizio sanitario svolto all'interno delle carceri passi alla gestione del Servizio sanitario regionale; credo che proprio su questo argomento non troveremo delle distinzioni in questa sede.

Il mio dubbio è sulla fretta di cui qualcuno oggi ha detto: "Siamo fuori termine massimo, siamo gli ultimi, abbiamo fretta, siamo in ritardo". Io sono combattuto, non sono convinto che ci sia tutta questa fretta, magari si può aspettare per fare quegli approfondimenti che prima proponevo, soprattutto anche alla luce del dibattito che è avvenuto oggi sulla questione delle risorse.

L'altra questione - l'ha trattata prima l'onorevole Cuccureddu - io la traduco in termini sanitari, forse così è più comprensibile. L'onorevole Cuccureddu ha parlato di "residenza obbligata", più semplicemente si può parlare di "mobilità attiva" e di "mobilità passiva. Poiché la maggior parte dei detenuti che stanno in Sardegna non sono sardi (abbiamo affrontato questo tema anche in Commissione, peraltro senza avere grandi risposte), nel momento in cui un detenuto del Lazio, del Piemonte, viene trasferito in Sardegna automaticamente ha un trasferimento della residenza e di conseguenza pesa sul sistema sanitario sardo.

Su questo punto non è stata fornita alcuna spiegazione; il collega nel suo intervento faceva riferimento all'inserimento del criterio della "residenza obbligata", perché se questa fattispecie non compare rischiamo che i costi del sistema sanitario non potranno mai essere riaddebitati; se poi non passa il principio della quota capitaria, perché questo è il punto, o quello del costo standard, rischiamo che quel costo derivante dalla gestione del sistema sanitario penitenziario graverà sulle casse dell'Assessorato regionale, peserà sul bilancio regionale e si trasformerà, per conseguenza logica, in una riduzione dei servizi sanitari a favore dei cittadini sardi.

Userò un termine che non mi piace ma che rende l'idea: importiamo detenuti, non riusciamo a esportare determinate cose e importiamo detenuti. Lo stesso articolo 6 (un punto nevralgico), non convince nessuno, non ha convinto neanche molti colleghi della maggioranza, non convince neanche noi della minoranza dove si dice: "…le risorse finanziare trasferite nelle disponibilità del Servizio sanitario … sono trasferite alla Regione autonoma della Sardegna nella misura e secondo i criteri definiti in sede di Conferenza permanente…".

Mi preoccupa un dato, e mi ricollego anche a un passaggio recente della Conferenza Stato-Regioni. Ho letto sulla stampa (magari un giorno ci verrà data migliore comunicazione) che il piano di rientro del sistema sanitario proposto dalla Regione sarda non è stato approvato, e quindi la Giunta si è trovata costretta, mi pare ad aprile o a maggio, ad adottare una delibera con la quale (però sono state presentate in merito interrogazioni da parte dei colleghi) sono stati posti alcuni paletti e dei vincoli alle Aziende sanitarie in tema di assunzioni, per esempio, magari non sempre rispettati nonostante la direttiva regionale dell'Assessorato.

Pertanto, se all'atto dell'accordo Stato-Regioni ci posizioniamo formulando una proposta che dovrebbe tener conto di un piano di rientro, e poi quella proposta viene bocciata, mi preoccupa il fatto che dobbiamo sempre ricercare un accordo nell'ambito della Conferenza Stato-Regioni, in misura tale per cui non è detto che passi il concetto del ripiano dei costi del sistema sanitario sulla base degli standard o della quota capitaria. Io non ho certezze su questo, così come ha detto l'onorevole Campus, per quanto tutto il sistema Italia possa essere interessato e quindi sedere a quel tavolo tutte le Regioni d'Italia. Nel merito mi piacerebbe sapere, magari, come sono ubicate le strutture detentive a livello nazionale, cioè quante ne abbiamo noi rispetto alle altre Regioni, per cui non tutte le Regioni saranno coinvolte, forse, nello stesso modo.

Anche la gestione del personale costituisce un problema; io non ho ancora capito qual è la proposta della maggioranza, c'è una tabella allegata a questo schema e sicuramente si può essere d'accordo tutti sul passaggio dei dipendenti a tempo indeterminato, c'è forse un problema di rendere omogeneo, lo abbiamo anche evidenziato nei pareri delle Commissioni, il profilo dei dipendenti che dal Ministero passano nel Servizio sanitario regionale in modo che non ci siano disparità. Faccio un esempio per tutti: la figura professionale del biologo in Sardegna non ha lo stesso incardinamento dal punto di vista contrattuale; nelle ASL fa parte della dirigenza, nelle università con gli stessi titoli ha un diverso inquadramento, eppure il lavoro è lo stesso. Occorre quindi rendere omogenei i criteri in modo da evitare problemi successivi.

Devo dire, francamente, che non ho capito però che cosa si "vuol fare" dei dipendenti a tempo determinato o del personale convenzionato, a parte la preoccupazione dell'onorevole Cuccureddu sul termine dei 12 mesi previsto dall'articolo 4. Io vorrei sapere quali saranno i percorsi, e credo che su questo aspettoil Consiglio dovrà intervenire.

Abbiamo fatto anche altre considerazioni e alla fine su questo argomento noi dovremo ritornare perché, lo hanno detto altri colleghi, non si tratta solo di questioni di tipo sanitario ma ce ne sono altre più profonde da affrontare. Certamente quella sanitaria è importante; io però non ho la certezza che sia così urgente l'adozione di un provvedimento e, anzi, avrei invitato i colleghi a una ulteriore riflessione perché con la fretta si rischia di fare degli errori dai quali difficile tornare indietro. Avrei invitato i colleghi a chiedere chiarimenti in relazione alle segnalazioni proposte e credo che attendere ancora qualche settimana, non parliamo di mesi, non crei nessun tipo di danno perché i servizi sanitari all'interno del sistema penitenziario sono assicurati oggi e saranno assicurati anche domani, sicuramente non vengono interrotti. E poi c'è sempre il tempo di "fare i conti" nei rapporti tra Stato e Regione.

Il mio invito è pertanto a una più attenta valutazione da parte di tutti i colleghi sulla scia delle considerazioni espresse negli interventi e per il fatto che molti colleghi della maggioranza non hanno certezza su quello che effettivamente potrà accadere all'indomani dell'approvazione di questo provvedimento.

Non parliamo di una spesa pari a un milione di euro perché se sono in gioco almeno 200 posti di lavoro parliamo di diverse decine di milioni di euro: anche di questo dovremo tenere conto.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Vargiu. Ne ha facoltà.

VARGIU (Riformatori Sardi). Presidente il mio sarà un breve intervento; ritengo di avere necessità di pochissimo tempo (non utilizzerò pertanto tutto il tempo a disposizione) per dire alcune cose di carattere generale che si attagliano, in modo abbastanza preciso, anche alla discussione di questa sera.

Io condivido una larga parte delle perplessità che sono state espresse dai colleghi del centrosinistra in quanto ritengo che avremmo potuto far lavorare meglio la nostra delegazione all'interno della Commissione paritetica ma, soprattutto, avremmo potuto supportare meglio il lavoro della nostra delegazione nella Commissione paritetica. Intendo dire che relativamente a tutta l'attività che la Commissione paritetica ha svolto e svolgerà nei mesi a venire è indispensabile che noi abbiamo informazioni, capacità di seguire i flussi economici provenienti dallo Stato e capacità di verificare se questi flussi economici sono della entità corretta rispetto ai trasferimenti. E' un ragionamento che avevamo già fatto durante la discussione delle norme di attuazione allegate al sistema delle entrate ed è una valutazione che non può che essere ribadita in questa occasione.

Ciò detto, colleghi del centrosinistra, devo dire che è abbastanza strano sentire il centrodestra che difende il diritto alla salute all'interno della struttura penitenziaria mentre il centrosinistra sottolinea il carico economico che questo comporta. Il collega Gian Valerio Sanna ha detto che il 65 per cento dei detenuti è sieropositivo, che una larga parte dei detenuti ha necessità di assistenza psichiatrica oltre che di una ordinaria assistenza sanitaria, quindi sottolineando come questo sia un problema che viene trasferito a carico della Sardegna.

E' tutto vero; è però vero che col D.P.C.M. del 2008 il trasferimento delle competenze alle Regioni è già stato effettuato ed è altrettanto vero che la Regione Sardegna se ne deve far carico per garantire il livello della qualità della sanità penitenziaria. Perché il problema della garanzia del livello della qualità della sanità penitenziaria in Sardegna è un problema che è simile, identico, sovrapponibile a quello della garanzia del livello della qualità della sanità a favore del resto della popolazione.

Non possiamo fare, è difficilissimo fare, è veramente fastidioso fare dei ragionamenti sul livello della qualità dell'assistenza sanitaria in Sardegna e pensare che la sanità penitenziaria possa, dopo che con il D.P.C.M. del 2008 è stata trasferita alla Regione, essere un comparto a parte rispetto al resto della politica sanitaria di questa Regione.

Quindi, colleghi del centrosinistra, condivido totalmente, pienamente la vostra perplessità sul fatto che i costi siano quantificati in maniera giusta, anzi, aggiungo una considerazione: io sono convinto che la spesa sanitaria sia cronicamente sotto finanziata e questo vale per la sanità penitenziaria e per la sanità non penitenziaria. Sono pertanto assolutamente convinto che la quota delle risorse che lo Stato ci trasferirà, quand'anche sia proporzionale rispetto a quella che ci spetta per l'effetto delle presenze all'interno delle nostre carceri, non sarà comunque sufficiente a coprire i costi di questa sanità penitenziaria; così come, colleghi, la quota che ci viene trasferita dallo Stato (al netto delle nostre incapacità) è comunque insufficiente in Sardegna a garantire i livelli di qualità di assistenza alla popolazione pari a quelli che noi vorremmo e a cui la popolazione sarda avrebbe diritto.

Queste valutazioni le abbiamo bene in testa, colleghi, e sono le stesse che tante volte hanno fatto sì che i Riformatori in quest'Aula, su questi argomenti, si appellassero alla possibilità di riuscire ad avere una zona franca di discussione al di là delle polemiche di parte. Crediamo che quando sia in discussione il diritto alla salute di una popolazione, sia questa una popolazione che ha tutte le proprie garanzie e diritti di libertà, o sia questa una popolazione ristretta all'interno delle carceri, più debole dal punto di vista quindi della propria possibilità di far valere diritti, questo sia un diritto di cittadinanza che deve essere difeso in questo Consiglio regionale.

Questo appello i Riformatori, in quest'Aula, l'hanno fatto risuonare quando sedevano su questi banchi in posizione di minoranza, lo fanno risuonare oggi che sono in posizione di maggioranza. L'appello finale che rivolgiamo all'Aula è di non dividerci anche su questo ordine del giorno, che è un ordine del giorno di civiltà, un ordine del giorno in cui è ben presente l'indicazione a questo Consiglio regionale di continuare una strada di confronto con lo Stato, un confronto in cui i diritti della Regione Sardegna, i diritti di cittadinanza dei sardi costituiscono l'elemento fondamentale. Un confronto che non inizia e non finisce certo sulle norme di sanità penitenziaria, ma è aperto e da esso dipendono le sorti di questa Regione.

Colleghi del centrosinistra, credo che voi, come me, abbiate la tristezza nel cuore per quello che sta succedendo in Sardegna, e la cui responsabilità credo sia ben difficile attribuire a una parte politica o a una Presidenza; sicuramente, però, questo Consiglio regionale credo debba fare il massimo, tenendo a mente che la nostra capacità di dare risposte a chi fuori da quest'Aula ce le sta chiedendo è sicuramente inadeguata.

Non credo che voi, se foste al nostro posto, avreste la capacità di dare risposte molto più adeguate. Ma credo che la sfida forte, la sfida importante che noi avremo nei prossimi mesi (e le norme di attuazione sulla sanità penitenziaria sono soltanto un episodio), quella che ci vedrà esposti, quella che ci farà capire se dentro questo Consiglio regionale c'è o non c'è la voglia di essere al servizio dei sardi che ci hanno votato, è la sfida con lo Stato. E' una sfida di cui noi Riformatori, credo molti altri all'interno di questo Consiglio, siamo pronti a prendere la bandiera, e vorremmo prenderla insieme a voi del centrosinistra, e vorremmo prenderla nella certezza, nella consapevolezza che questa Regione o si salva tutta intera o non si salva.

Anche in questa circostanza, quindi, credo che votare insieme un provvedimento, che pareva condiviso, sulla sanità penitenziaria sia un segno di civiltà nei confronti di chi deve garantire provvedimenti di libertà all'interno delle carceri, e sia un "provvedimento di buonsenso" che dà la possibilità di condividerlo a tutta quest'Aula.

PRESIDENTE. E' iscritta a parlare la consigliera Zuncheddu. Ne ha facoltà.

ZUNCHEDDU (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Io accolgo l'invito del consigliere che mi ha preceduto a svolgere un ragionamento serio per poter votare insieme una proposta adeguata alle esigenze della situazione. Io credo, però, che questo non sia possibile nel giro di due ore, in un dibattito così ristretto perché, come altri consiglieri, ho visitato numerose carceri della Sardegna, e anche colonie penali, cogliendone il grandissimo disagio perché ci troviamo di fronte a strutture assolutamente borboniche; e non sto qui a raccontare ciò che hanno potuto vedere anche gli altri consiglieri.

Sappiamo che la situazione è assolutamente drammatica, e da un punto di vista sanitario è veramente un'indecenza sia per il problema delle patologie infettive, legate ai problemi di tossicodipendenza, sia per le patologie psichiatriche che non sempre sono patologie di vecchia data ma, molto spesso, insorgono esattamente nel corso della detenzione. Per non parlare, poi, assessore Liori, mi rivolgo a lei proprio in quanto medico, di un caso abbastanza allarmante di recrudescenza di patologia tubercolare avvenuto in una colonia penale.La situazione è talmente drammatica per cui tutti siamo invitati a ragionamenti seri e approfonditi.

Io ho letto questo documento, l'ho visto solo tra ieri sera e stamattina, e ne ho colto davvero l'enorme complessità; una complessità che non ci deve indurre a scelte affrettate, e quindi a votarlo oggi. Per questa ragione, chiederei all'Aula, chiedo a lei, presidente Lombardo, di rinviarlo. Tutta questa fretta non porta bene; e, se di fretta vogliamo parlare, io vorrei anche ricordare che oltre un anno fa presentai come prima firmataria, insieme al mio Gruppo, una mozione sulla territorialità della pena votata a maggioranza, e poi caduta nel silenzio e nell'indifferenza delle istituzioni. Ci sono chiaramente tante pressioni, e fra l'altro anche in Aula qualcuno ha accennato a questa esigenza, ma si dimentica totalmente che è stata votata una mozione in merito proprio al diritto previsto dalla legge italiana, e non applicato in Sardegna, di far scontare le pene nella regione di appartenenza, anche tutti i sardi che sono in attesa di giudizio in carceri d'oltremare che hanno il sacrosanto diritto a rientrare nel nostro territorio, anche per alleviare le sofferenze e i disagi dei familiari.

Sono dell'avviso che noi dovremmo essere pronti a gestire i nostri detenuti in casa nostra, e semmai dovremmo stare molto attenti ai detenuti di importazione. E con questo mi riferisco anche a uno dei punti previsti dal documento.

Di fatto, ci troviamo di fronte per l'ennesima volta al fatto che la Sardegna non pratica l'esercizio della sovranità con lo Stato italiano.

Sottolineo inoltre che, pur essendo passati due anni e mezzo dal dibattito sul trasferimento della sanità dallo Stato alla Regione Sardegna, ancora oggi dipendiamo dal Ministero della giustizia, quandi dallo Stato. Voglio ricordare anch'io che, per entrare nella Comunità europea, bisogna essere in regola con i diritti civili, e noi non lo siamo in materia di carceri, tenendo conto che è un tema importante e che attiene alla civiltà di un popolo.

La Sardegna si deve affrettare ad allinearsi nel settore della sanità penitenziaria, e questo nel rispetto dell'articolo 3 della Costituzione. Voglio anche ricordare che dal 1 aprile del 2008 in tutte le Regioni a Statuto ordinario le funzioni della medicina penitenziaria sono state trasferite al Servizio sanitario nazionale, italiano, quindi a carico del Ministero della salute italiano. Da questa disposizione erano escluse le Regioni a Statuto speciale perché il decreto legislativo numero 230 del '99, allora in carica il ministro Bindi, prevedeva all'articolo 9 (è premessa del suddetto passaggio) che il trasferimento avvenisse con norme di attuazione ai sensi dei rispettivi Statuti.

Lo Statuto della Regione autonoma della Sardegna del '48, articolo 56, parla dell'istituzione di una Commissione paritetica, Commissione paritetica che oggi ha dimostrato di non essere assolutamente all'altezza della situazione. I medici penitenziari, con la precedente assessora Dirindin, lavorarono alla bozza della norma di attuazione, che fu poi rivisitata da lei, assessore Liori. La bozza, poi, venne inviata a Roma e bocciata. Così mi risulta, questi sono i dati in mio possesso, ma può sempre smentirmi. E dico che, se così è, meno male che la bozza di attuazione era stata rielaborata dai medici penitenziari, e quindi inviata a Roma, e tornata in Sardegna alla prima Commissione, che l'ha approvata.

Oggi noi dobbiamo fare i conti, e dobbiamo chiudere questa partita. Quindi la fretta è certamente reale di fronte all'emergenza, però può essere pericolosa se oggi ci porta a chiudere. Questo dibattito praticamente è iniziato due ora fa, forse anche meno, e velocemente dovremmo chiudere. Il documento però tocca molti problemi; noi, ad esempio, ci troviamo di fronte al problema delle colonie penali la cui realtà è cambiata dagli anni '70 ad oggi.

Negli anni '70 le colonie penali ospitavano infatti detenuti con condanne definitive, ma detenuti indubbiamente sani, perché il problema della droga non si era insinuato come oggi, o perlomeno non creava ancora i problemi attuali; le colonie penali erano luoghi di lavoro e di produzione; i detenuti avevano poca necessità di assistenza sanitaria pur essendo queste strutture in condizioni di isolamento, ovviamente, geografico, come lo sono oggi, non si poneva il problema dell'assistenza sanitaria come si pone oggi a fronte dell'alta percentuale di detenuti con patologie che necessitano anche di controlli ravvicinati; e in casi di emergenza, come può essere un caso di infarto, è molto difficile raggiungere strutture organizzate per fronteggire il problema.

La colonia penale pertanto andrebbe rivista e riproposta anche come luogo di lavoro reale, magari introducendo forme di agriturismo…

Presidente, insomma, c'è disinteresse in Aula, e questa è una delle ragioni per le quali io vi chiedo davvero di rinviare questa discussione.

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, per cortesia!... Onorevole Zuncheddu, anche i colleghi che l'hanno preceduta sono intervenuti senza che ci fosse silenzio assoluto in Aula; Aula peraltro che ho richiamato. La pregherei quindi di proseguire.

ZUNCHEDDU (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Io concludo il mio intervento velocemente. I colleghi possono chiacchierare, io uscirei per educazione, però non è un problema mio. Una considerazione sul carcere di Uta, per esempio, la cui costruzione viene prospettata quasi con orgoglio; io sono contraria all'ampliamento delle carceri, perché noi ci troviamo di fronte a una crisi profonda del sistema giudiziario che sicuramente ha fallito, e la soluzione non è quella della creazione di nuove carceri.

A Uta, ad esempio, si riverseranno 800-1000 detenuti che arriveranno da tutt'Italia, ne conseguirà un traffico naturale di familiari, di avvocati, di personale socio-assistenziale, che comporterà un problema reale di viabilità; e dal punto di vista della viabilità questa mi sembra una zona ad altissimo rischio: anche su questo però si è ragionato poco.

Oggi, in nome dell'urgenza, si rischia di approvare a scatola chiusa norme di attuazione che possono giusto consentire allo Stato italiano di perpetrare le sue scorribande nel nostro territorio, aumentando il malessere nell'Isola che, però, vanterà chiaramente un'alta presenza di detenuti.

Sul problema del personale sanitario che opera all'interno delle carceri bisogna stare molto attenti. Si sono create delle grandissime professionalità; non sono medici che operano nel territorio, e quindi in un ambito di società civile dove molte cose cambiano, si tratta di personale medico che si è altamente specializzato nel corso di una esperienza in carcere durata 10-20-25 anni e che ha avuto anche relazioni strette e obbligate, assessore Liori, con la Magistratura, con il Ministero di grazia e giustizia; tutte relazioni che i medici nell'attività normale non hanno.

Un medico carcerario diciamo che ha un ventaglio di responsabilità e di relazioni molto ampie e, caso strano, non tutti sono (lo diciamo fra virgolette) a posto secondo le regole per essere riassunti qualora si dovesse proporre una ristrutturazione di ruoli all'interno del carcere, oppure attribuzione di ruoli di dirigenti, e chi più ne ha più ne metta. Io vorrei capire che fine faranno questi colleghi che possono essere superati e prevaricati, ad esempio, da medici che non hanno tutte quelle competenze, e questo è un altro dato.

Il documento è ricco di osservazioni, per cui, potremmo parlare ancora per molto; io invece vorrei chiudere qui, sempre con l'invito, se fosse possibile, a una condivisione reale. Tutti noi dell'opposizione saremmo disposti a firmarlo insieme alla maggioranza, se poggiasse su pilastri seri e ragionati.

PRESIDENTE. Onorevole Zuncheddu, nel corso del suo intervento lei ha posto una questione sospensiva, però l'articolo 86 prevede che quando la discussione è già iniziata la questione sospensiva non possa essere proposta da un singolo consigliere ma soltanto da cinque consiglieri o da un Capogruppo.

Poiché nessun altro è iscritto a parlare, per la Giunta ha facoltà di parlare l'Assessore dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale.

LIORI, Assessore tecnico dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale.Presidente, onorevoli consiglieri, su questo tema si gioca una partita importante, come è stato sottolineato nel corso degli interventi che si sono succeduti oggi nell'Aula. Sarà difficile rispondere punto per punto a tutti gli oratori. Vorrei riprendere il discorso dall'origine e dire perché oggi discutiamo di sanità penitenziaria, una materia che è passata dal Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria al Servizio sanitario nazionale e poi regionale e che necessita in Sardegna di apposita norma di attuazione. Per attaure questo passaggio siamo oggi in Consiglio regionale.

Come ha ricordato il consigliere Ben Amara, l'Italia è stata anche condannata in sede europea per aver disatteso le disposizioni in materia di diritti civili, diritti inalienabili, relativamente alla popolazione carceraria. Occorre quindi estendere il sistema delle prestazioni sanitarie di cui godono i cittadini liberi ai cittadini in condizione di detenzione . Ha ragione il consigliere Vargiu quando dice che non si tratta di un comparto a sé stante (spero di interpretare bene il suo pensiero), per cui si chiede che i carcerati possibilmente, per capirci, abbiano il medico di famiglia, così come tutti gli altri cittadini; cioè, onorevole Zuncheddu, bisogna assimilare le prestazioni della medicina penitenziaria (sempre in tema di fruizione dei diritti) a quelle di cui si avvalgono tutti gli altri cittadini per porre fine, come hanno sottolineato tutti gli oratori intervenuti, alle situazioni di estremo disagio e di estrema gravità presenti nella nostra Isola, ma credo che non siano diverse nel resto d'Italia.

I problemi principali portati all'attenzione attengono alla garanzia della copertura finanziaria e all'inquadramento del personale. Vorrei innanzittutto chiarire alla consigliera Zuncheddu (il problema è stato sollevato anche dalle Commissioni che hanno esaminato il documento frutto della Commissione paritetica) che io non ho bocciato la norma di attuazione esitata da una Commissione paritetica i cui componenti regionali erano stati nominati dalla precedente Giunta.

Voglio chiarire che, nella mia veste di Assessore neo nominato, si è rivolta a me la totalità dei medici e dei professionisti dell'amministrazione penitenziaria chiedendo che il contenuto di quel documento, da loro considerato irrealizzabile, venisse bocciato. Una ulteriore richiesta è stata di nominare essi stessi una delegazione che fosse rappresentativa non dei pochi scelti dall'Assessore di turno, ma degli interessi e non solo professionali di tutte le parti in causa.

Per esempio, all'interno della categoria degli infermieri esistono infermieri in possesso della qualifica e altri che non l'hanno, infermieri titolari e altri che non lo sono. La proposta che gli operatori intendono portare avanti vuole tutelare, e concordo, un patrimonio di professionalità, di cui è difficile privarsi, sulla base delle norme generali del personale dell'amministrazione pubblica, dell'amministrazione sanitaria, eccetera.

Pertanto gli operatori hanno bocciato questa proposta, frutto di una commissione ristretta i cui componenti non sono stati scelti dalla base ma nominati, come ho già detto, dall'Assessore, e hanno chiesto di ripartire da capo. In realtà l'amministrazione regionale precedente era stata solerte nel portare avanti questo iter ma è stata bloccata - lo ridico per l'ennesima volta - dalle elezioni regionali anticipate. Abbiamo anche cercato di recuperare, per quanto possibile, il tempo perso. Se oggi arriviamo tra le ultime regioni in Italia a chiedere di chiudere questa partita è perché il Governo ha tardato nel nominare i propri rappresentanti nella Commissione paritetica.

Comunque, dobbiamo parlare non di responsabilità, ma di risposte da dare ai due argomenti principali che sono stati sollevati oggi. Il primo attiene alla certezza, sulla base del principio di precauzione (così lo ha definito l'onorevole Sanna), di avere una copertura finanziaria che non sia a danno delle già deboli casse dell'amministrazione regionale e, soprattutto, dell'Assessorato della sanità. Le possibilità, come è stato detto, sono due; si possono ripartire le risorse secondo il principio della spesa storica, che sarebbe uno svantaggio per noi, oppure si può adottare il principio della spesa pro capite; questa è la richiesta avanzata ormai da tutte le Regioni d'Italia, perché nessuna vuole correre il rischio di vedersi scaricata una funzione, nel nome di un federalismo che in questo caso non sarebbe comprensibile, senza avere naturalmente la copertura finanziaria per esercitarla. La spesa pro capite è invece una garanzia per tutti.

In più vi è confusione anche sull'iter procedurale che deve seguire questa trattativa che, prima di approdare nell'ambito della Conferenza Stato-Regioni, dovrà passare per la Conferenza delle regioni e delle province autonome, e quest'ultima normalmente decide all'unanimità la propria posizione. Se una regione, e soprattutto una regione a statuto speciale, in sede di Conferenza Stato-Regioni ritiene di essere danneggiata si può dissociare e chiedere che venga bloccato il procedimento. Quindi credo che la garanzia di poter raggiungere l'obiettivo della copertura finanziaria ottimale sia alla nostra portata, soprattutto dopo l'ordine del giorno che è stato proposto e che richiama espressamente questa necessità che dà maggiore vigore e forza all'Assessore che, sicuramente, sarà presente in quella sede.

Per quanto riguarda, invece, il trasferimento e l'inquadramento del personale è veramente un problema complesso, al quale non siamo ancora in grado di dare una risposta esaustiva. Certo, la raccomandazione di usufruire il più a lungo possibile di queste professionalità è da accogliere, naturalmente nei limiti che le leggi nazionali ci consentono e anche di una possibile trattativa diretta con il Ministero competente, e quindi con lo Stato. Rimetterla in discussione oggi in questo documento vorrebbe dire bocciare e rigettare la trattativa che ha portato al documento oggi in esame, di conseguenza si dovrebbe ripartire da capo con tempi e incertezze che non sarebbero capite neanche dall'opinione pubblica e che non garantiscono certamente la popolazione carceraria che sta a cuore a tutti quanti per un fatto, è stato ricordato, di civiltà.

Noi, come Regione, abbiamo dato la nostra collaborazione, al fine di coprire manchevolezze anche dello Stato, con il finanziamento aggiuntivo. Ci apprestiamo a garantire gli ulteriori 500 mila euro che servono per dare sicurezza all'amministrazione penitenziaria per far ripartire i centri sanitari che, secondo me in modo non proprio legittimo, aveva sospeso. La Regione sarda sta per dotarsi inoltre del reparto di medicina penitenziaria presso l'Ospedale di Is Mirrionis, alla cui apertura manca soltanto, proprio da parte dell'amministrazione penitenziaria, la garanzia della presenza di turni continui degli agenti di polizia penitenziaria. Di questo problema ho parlato da poco anche con il nuovo direttore dell'amministrazione penitenziaria regionale che mi ha garantito questa copertura; e sono pronte anche le assunzioni di personale sanitario.

Di tutto il resto si può parlare a lungo, si può parlare del problema della popolazione carceraria, di come è composta e soprattutto di come incida nella nostra regione la presenza della popolazione extracomunitaria; popolazione per la quale, quando lavora e produce, in altre regioni viene garantita da parte del Ministero degli interni la copertura della spesa della loro cura , non vedo perché non dovrebbe essere garantita questa copertura quando vengono mandati a scontare la loro pena in Sardegna.

Oltretutto nell'isola sono presenti le colonie penali che mancano invece in altre Regioni, di conseguenza la popolazione carceraria in Sardegna è di gran lunga superiore alla media di altre Regioni italiane. Bisogna dire però che, considerando il fatto che in questa partita sono compresi anche i detenuti degli ospedali psichiatrici giudiziari, sarebbe difficilmente comprensibile in pari tempo che noi dovessimo essere costretti a pagare alla Regione Toscana 200 euro al giorno per ogni cittadino sardo che sconta la pena in un ospedale psichiatrico giudiziario e non vederci riconosciuto, allo stesso modo, il diritto di essere rimborsati per le migliaia di cittadini extracomunitari o di altre regioni, comunque non residenti in Sardegna, che scontano la pena da noi. Su questo punto, se si segue un percorso logico, direi che dovrei riuscire nell'intento.

Per quanto riguarda, invece, tutto il pacchetto dell'inquadramento del personale sanitario, anche sulla base delle normative nazionali e regionali, è un problema certamente più complesso; io mi impegnerò comunque al massimo per garantire la presenza di questi operatori all'interno del sistema carcerario il più a lungo possibile, riconoscendone l'utilità e la professionalità. Professionalità che si impara non nelle vie dell'Università ma sul campo, e che questi lavoratori hanno acquisito in decenni. E' garantita senz'altro la presenza e la continuità lavorativa degli operatori stabilizzati, e quindi assunti a tempo determinato, mentre non è possibilepoter garantire oggi, all'onorevole Cuccureddu e agli altri consiglieri regionali che hanno sollevato il problema, lo stesso trattamento per coloro che agiscono in regime di convenzione. Su questo punto non mi sento, neanche a nome della Giunta, di fare una promessa perché è un problema che non ho esaminato nel suo complesso, quindi non sono in grado di rispondere perfettamente. E' certo che affronterò il problema e mi impegnerò affinché si trovi una soluzione positiva: questo mi sento di garantirlo.

La territorialità della pena e altre questioni credo che non siano assolutamente attinenti al tema in discussione; sulla garanzia della copertura finanziaria ho risposto e credo di aver chiarito i problemi più importanti. Scusate se ho dimenticato qualche cosa.

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione generale. Comunico che è stato presentato un ordine del giorno.

(Si riporta di seguito il testo dell'ordine del giorno numero 1:

Ordine del giorno Campus - Cossa - Steri - Greco sullo schema di norma di attuazione dello Statuto speciale della Regione autonoma della Sardegna in materia di sanità penitenziaria (2/XIV/A).

IL CONSIGLIO REGIONALE

a conclusione della discussione dello schema di norma di attuazione n. 2/XIV/A (Norme di attuazione dello Statuto speciale della Regione autonoma della Sardegna in materia di sanità penitenziaria), inviato dal Governo ai sensi dell'articolo 56 dello Statuto speciale;

I

CONFERMATA la volontà di assicurare a quanti sono sottoposti a limitazioni della libertà personale una assistenza sanitaria adeguata e comunque omogenea a quella degli altri cittadini, per estensione, qualità e natura dei servizi garantiti, volontà manifestata già in passato quando la Regione autonoma della Sardegna si è fatta carico della copertura dei costi della sanità penitenziaria, fronteggiando con risorse proprie ritardi ed insufficienze degli stanziamenti statali

RILEVATO che il trasferimento di tali funzioni alla Regione corrisponde ad una esigenza effettiva di corretta gestione secondo uno schema già applicato nelle regioni ordinarie al fine di assicurare a tutti pari dignità nell'accesso ai livelli essenziali delle prestazioni, e che si rilevano ad oggi carenze e difficoltà nell'erogazione di tali prestazioni;

CONSIDERATO che la condizione della Regione è particolare sotto molti aspetti per la forte incidenza della popolazione carceraria destinata a crescere con il completamento di nuovi istituti di pena e per le caratteristiche di taluni istituti che servono l'intero territorio nazionale;

RITENUTO che il testo proposto necessiti di modifiche che lo rendano più aderente al nuovo regime delle entrate regionali e che, tuttavia, sia urgente acquisire le competenze senza protrarre il già lungo procedimento di approvazione al fine di garantire la continuità del servizio, in attesa che la questione venga opportunamente affrontata in sede di trattativa Stato/Regione e in sede di Commissione paritetica;

RILEVATO che ai sensi dell'articolo 6 dello schema non è garantita la copertura dei costi attuali né un incremento per il futuro, in quanto il criterio di assegnazione, pur ancorato al meccanismo di ripartizione oggi operante per tutte le regioni, è in larga misura determinato dalla spesa storica ed è di incerta durata, e che negli ultimi anni gli stanziamenti non hanno comunque coperto i costi per dare continuità e certezza al servizio;

SOTTOLINEATO che le funzioni in questione non possono considerarsi ricomprese in quelle del Servizio sanitario regionale il cui finanziamento, al contrario di quanto avviene per le regioni ordinarie, è già a carico della Regione autonoma della Sardegna, per effetto della legge n. 296 del 2006, articolo 1, comma 836, ma rappresentano per la stessa un costo aggiuntivo di cui deve essere garantita la copertura e che non può essere assorbito nel relativo fondo regionale;

CONSTATATO che:

- lo schema rinvia ad una successiva intesa fra Stato e Regione la determinazione delle modalità di inquadramento del personale nel servizio sanitario;

- sulla base dello schema l'inquadramento deve avvenire in modo da tenere conto delle funzioni effettivamente svolte e garantendo la continuità di trattamento e però, al contempo, non è esplicitata l'esigenza di tenere conto dell'effettiva omogeneità fra professionalità presenti nel servizio sanitario regionale e quelle da trasferire,

esprime

parere favorevole sullo schema di norma di attuazione dello Statuto speciale per la Sardegna,

impegna la Giunta regionale

1) ad operare in tutte le sedi per assicurare il mantenimento del trasferimento dei fondi statali a copertura delle spese per la sanità penitenziaria quale quota spettante alla Regione nell'apposito fondo statale o comunque come specifico finanziamento e per assicurare che l'ammontare sia sempre adeguato alla incidenza della presenza dei detenuti e delle strutture degli istituti penitenziari presenti nel territorio;

2) ad assicurare con l'intesa di cui all'articolo 4 l'effettiva omogeneità in sede di inquadramento tra professionalità trasferite e professionalità presenti nel Servizio sanitario regionale;

3) a impostare nel più breve tempo possibile la riorganizzazione dei servizi di sanità penitenziaria in modo da assicurare un utilizzo coordinato ed efficiente di risorse .e personale su tutto il territorio. (1)

PRESIDENTE. L'onorevole Cuccureddu aveva avanzato una proposta di emendamento orale che, se l'Aula è d'accordo per accoglierla, gli chiederei di riformulare.

Ha domandato di parlare il consigliere Cuccureddu. Ne ha facoltà.

CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Chiedo di aggiungere, poichè l'Assessore ha detto, sostanzialmente, che si impegnerà a trovare le soluzioni, al dispositivo un punto 4) in cui si impegna la Giunta "a verificare la possibilità di prorogare i rapporti instaurati ai sensi della legge 740 del '70 sino a esaurimento per un periodo di cinque anni".

PRESIDENTE. Se non ci sono opposizioni… Ha domandato di parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.

SALIS (I.d.V.). Intervengo sull'ordine dei lavori e sull'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Salis, io ho già posto all'Aula la questione relativa all'accoglimento dell'emendamento orale, prima concludiamo questo aspetto e poi le darò la parola sull'ordine dei lavori. Al momento deve dire sì o no, onorevole Salis. Se non ci sono opposizioni è accolta la proposta di emendamento orale dell'onorevole Cuccureddu.

Ha domandato di parlare il consigliere Salis per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

SALIS (I.d.V.). Intervengo sull'ordine del giorno come integrato dall'emendamento orale dell'onorevole Cuccureddu. Io ho ascoltato con molto interesse anche le conclusioni dell'Assessore e mi sembra un po' paradossale...

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Salis, lei sta intervenendo per dichiarazione di voto, non sull'ordine dei lavori.

(Interruzione del consigliere Uras)

PRESIDENTE. Ho dato la parola al consigliere Salis perché prima me l'aveva chiesta sull'ordine dei lavori.

SALIS (I.d.V.). No, Presidente, avevo chiesto la parola sull'ordine del giorno e sull'emendamento orale perché c'era un'intesa iniziale.

PRESIDENTE. Prego onorevole Salis, faccia la sua dichiarazione di voto.

SALIS (I.d.V.). Dicevo che, anche relativamente alle conclusioni tratte dall'assessore Liori, a me sembra un po' paradossale quello che stiamo approvando perché nello stesso ordine del giorno Campus, Cossa, Steri, Greco, integrato dall'onorevole Cuccureddu, è presente una serie di "considerato", "ritenuto", "rilevato" che pone un insieme di problemi che non viene risolto all'interno dello schema di norma di attuazione in discussione; ma dopo una serie di "rilievi", di "obiezioni" e di "però" esprime comunque parere favorevole sullo schema in questione.

Signor Presidente, a me sembra paradossale perché, per essere estremamente sincero, io sono convinto che una volta approvato questo schema di norma di attuazione la Conferenza Stato-Regioni poi non lo modificherà in senso più positivo per la Sardegna, ma rimarrà tale e quale. Alla scadenza dei 12 mesi previsti dalle norme di attuazione ci troveremo a dover gestire il problema di 249 dipendenti perché, assessore Liori, sono 19 in organico, cioè a tempo indeterminato, e 230 a tempo determinato, con conseguenti difficoltà di inserimento nelle piante organiche del Servizio sanitario nazionale nonché di copertura finanziaria.

Collega Campus, noi stiamo approvando uno schema di norma di attuazione che dice (all'articolo 6) che tra 12 mesi, nonostante tutti i distinguo delle premesse dell'ordine del giorno (ma sappiamo che le premesse valgono tanto quanto, quello che conta è il dispositivo), il carico di questo personale sarà scaricato sulla Regione autonoma della Sardegna.

URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Come vota l'onorevole Salis?

PRESIDENTE. Onorevole Salis, ha ragione l'onorevole Uras, dichiari il suo voto.

SALIS (I.d.V.). Io sono interessato a sapere, pertanto mi asterrò.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Il carissimo collega, amico, compagno, onorevole Salis, è stato buono perché ha detto che avendo alcuni dubbi si asterrà. Io invece voto contro, io voto contro! Non riesco a votare "questa cosa" e neppure ad astenermi e per una ragione molto semplice, per come è disposto l'ordine del giorno. Noi siamo passati da una proposta unanime della Commissione che invita il Consiglio regionale a esprimere parere favorevole purché siano inserite alcune modifiche, a un ordine del giorno (dopo ampia discussione) che dice: "Esprimo parere favorevole e impegno la Giunta a fare una trattativa".

Intanto voglio dire che quella Commissione paritetica che va a parlare per nome e per conto dei sardi non è adeguata, bisogna cambiarla. Prima questione. Seconda questione: non si può tradurre un'ipotesi di questo genere in un ordine del giorno che invece cancella la posizione unanime della Commissione per cui io voto contro. E' l'ennesima fregatura che lo Stato italiano scarica addosso alle Regioni, compresa la nostra. Non risolve i problemi aperti, lascia le questioni abbastanza fumose, noi ci ritroveremo a discutere ancora una volta di un danno commesso nel momento stesso in cui è stata fatta la norma di attuazione.

Io, Presidente, considero le norme di attuazione dello Statuto un danno grave, noi non le dovremmo fare più; se si deve recepire una normativa nazionale è meglio che il Consiglio regionale legiferi. E' in atto una discussione sulle riforme: maggiore autonomia, maggiore sovranità, cerchiamo di mantenere la coerenza dalla mattina alla sera; chiedo di mantenerla non per mesi, per anni, ma almeno dalla mattina alla sera.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Gian Valerio Sanna per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Il dibattito e la replica dell'Assessore in fondo hanno contribuito, fondamentalmente, a confermare le nostre preoccupazioni. Noi siamo di fronte a un principio di devoluzione di funzioni, buono e auspicabile, ma realizzato con fretta ingiustificata perché se c'è una fretta voi ci dovete dire che siamo sotto imputazione di sospensione di servizio pubblico. Ce lo dovete dire perché non ce n'è fretta quando si tratta di commisurare una devoluzione di funzioni che non è oggi per domani, è oggi per il futuro. E questo avviene in un quadro straordinariamente curioso.

Facciamo le norme di attuazione, che non ci servono, per avere le risorse che ci sppettano e che non abbiamo ancora, e stiamo approvando una norma di attuazione che invece ci chiede indirettamente di mettere a disposizione ulteriori risorse regionali per coprire un servizio che viene trasferito. Perché l'ordine del giorno dice: "mantenimento del trasferimento dei fondi statali", 152 milioni sono a bilancio dello Stato, Assessore, quelli sono, e quelli verranno trasferiti. E quando si dice che l'ammontare deve essere adeguato all'incidenza della presenza dei detenuti significa che timidamente chiediamo una quota capitaria, e questo non basta, perché poi l'articolo 6 dice che i criteri li deciderà la Conferenza Stato-Regioni sulla base delle risorse trasferite al Servizio sanitario nazionale.

Ora il problema è semplicemente questo. Io temo, e questo è il senso di una astensione che vuol dire responsabilità sul problema, ma anche presa di distanza da come viene concretamente affrontato, che siamo davanti a uno schema di federalismo alla Tremonti, come dire: "Prendetevi anche le grane che derivano dall'impossibilità dello Stato di provvedere". Noi siamo in un punto di responsabilità sul quale potevamo fare qualcosa in più: prenderci il tempo di verificare che tutto questo non cada indebitamente sul diritto alla sanità, già fragile, dei cittadini sardi, anche perché vorremmo dare ospitalità, anche in regime di assistenza sanitaria, a quei detenuti che eventualmente soggiornano nelle carceri regionali, per i quali sarebbe il caso peraltro di aprire un altro fronte.

E' un metodo frettoloso che, secondo me, "realizza male"; di questo ce ne accorgeremo nei prossimi anni e avremo modo probabilmente di confrontarci.

PRESIDENTE. Metto in votazione l'ordine del giorno numero 1.

Ha domandato di parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.

SALIS (I.d.V.). Chiedo la votazione nominale.

Votazione nominale

PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'ordine del giorno numero 1 modificato.

(Segue la votazione)

Prendo atto che i consiglieri Rassu e Stochino hanno votato a favore, che la consigliera Zuncheddu ha votato contro e che i consiglieri Lotto e Soru si sono astenuti.

Rispondono sì i consiglieri: Amadu - Biancareddu - Campus - Capelli - Cappai - Cherchi - Contu Felice - Contu Mariano - Cossa - Cuccureddu - De Francisci - Dessi' - Diana Mario - Fois - Greco - Ladu - Lai - Locci - Meloni Francesco - Milia - Mula - Mulas - Oppi - Petrini - Piras - Randazzo - Rassu - Rodin - Sanjust - Sanna Giacomo - Solinas Christian - Steri - Stochino - Vargiu - Zedda Alessandra.

Rispondono no i consiglieri: Sechi - Uras - Zedda Massimo - Zuncheddu.

Si sono astenuti: la Presidente Lombardo - Agus - Artizzu - Barracciu - Ben Amara - Bruno - Caria - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Pitea - Porcu - Sabatini - Salis - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Solinas Antonio - Soru.

Risultato della votazione

PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:

Presenti 66

Votanti 39

Astenuti 27

Maggioranza 20

Favorevoli 35

Contrari 4

(Il Consiglio approva).

Prendo atto che il collega Artizzu è rientrato dal congedo.

Il Consiglio è riconvocato a domicilio. Convoco la Conferenza dei Presidenti di Gruppo.

La seduta è tolta alle ore 20 e 44.



Allegati seduta

CLII Seduta

Giovedì 28 ottobre 2010

Presidenza della Presidente LOMBARDO

indi

del Vicepresidente COSSA

indi

della Presidente LOMBARDO

INDICE

La seduta è aperta alle ore 17 e 01.

CAPPAI, Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta pomeridiana del 29 settembre 2010 (145), che è approvato.

Congedi

PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Ignazio Artizzu, Gianfranco Bardanzellu, Domenico Gallus, Paolo Maninchedda, Eugenio Murgioni, Antonello Peru, Pietro Pittalis, Efisio Planetta, Paolo Terzo Sanna ed Edoardo Tocco hanno chiesto congedo per la seduta del 28 ottobre 2010.

Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.

Comunicazioni del Presidente

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Regione, in applicazione dell'articolo 24 della legge regionale 7 gennaio 1977, n.1, ha trasmesso l'elenco delle deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nelle sedute del 21 e 23 giugno, 1, 6, 13, 21 e 29 luglio, 3 e 6 agosto 2010.

Annunzio di presentazione di proposte di legge

PRESIDENTE. Comunico che sono state presentate le seguenti proposte di legge:

Pitea - Randazzo - Ladu - Locci - Sanjust - Sanna Matteo:

Interventi urgenti sulla tracciabilità ed etichettatura delle carni.
(Pervenuta il 14 ottobre 2010 e assegnata alla 7ª Commissione) 203

Pitea - Randazzo - Ladu - Locci - Sanjust - Sanna Matteo:

Intervento urgente a favore della protezione e salvaguardia della fauna e delle coste sarde.
(Pervenuta il 14 ottobre 2010 e assegnata alla 5ª Commissione) 204

Pitea - Randazzo - Ladu - Locci - Sanjust - Sanna Matteo:

Intervento urgente sul controllo sanitario dei porti.
(Pervenuta il 14 ottobre 2010 e assegnata alla 7ª Commissione) 205

Zuncheddu:

Norme per la riduzione dei costi della politica.
(Pervenuta il 21 ottobre 2010 e assegnata alla 1ª Commissione) 206

Sanna Matteo - Artizzu:

Governo del territorio regionale.
(Pervenuta il 21 ottobre 2010 e assegnata alla 4ª Commissione) 207

Lotto - Cocco Pietro - Solinas Antonio - Cocco Daniele Secondo - Zuncheddu - Bruno - Uras - Salis - Agus - Barracciu - Ben Amara - Caria - Cucca - Cuccu - Diana Giampaolo - Espa - Manca - Mariani - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Sechi - Soru - Zedda Massimo:

Norme urgenti sulla emergenza nel comparto agro-pastorale.
(pervenuta il 21 ottobre 2010 e assegnata alla 5ª Commissione) 208

Risposta scritta a interrogazioni

PRESIDENTE. Comunico che è stata data risposta scritta alle seguenti interrogazioni:

"Interrogazione Zedda Alessandra - Contu Mariano Ignazio - Piras - Stochino, con richiesta di risposta scritta, sul concorso per titoli per l'assunzione a tempo indeterminato nell'AREA di 12 unità lavorative della categoria B - livello retributivo B1, ai sensi dell'articolo 52, comma 1, lettera b), della legge regionale n. 31 del 1998." (96/A)

(Risposta scritta pervenuta il 21 ottobre 2010)

"Interrogazione Dedoni - Vargiu - Fois - Mula - Cossa - Meloni Francesco, con richiesta di risposta scritta, sulla stabilizzazione dei lavoratori impegnati presso il Servizio beni culturali dell'Assessorato regionale della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport." (317/A)

(Risposta scritta pervenuta il 21 ottobre 2010)

"Interrogazione Dedoni - Vargiu - Meloni Francesco - Mula - Cossa - Fois, con richiesta di risposta scritta, sulla ritardata nomina del direttore generale dell'Agenzia regionale AGRIS Sardegna." (326/A)

(Risposta scritta pervenuta il 21 ottobre 2010)

"Interrogazione Sanna Matteo, con richiesta di risposta scritta, sulla partecipazione della Regione al Premio internazionale del cinema Rodolfo Valentino, svoltosi in diretta televisiva su Rai Uno, domenica 4 luglio 2010." (331/A)

(Risposta scritta pervenuta il 21 ottobre 2010)

"Interrogazione Porcu, con richiesta di risposta scritta, sull'utilizzo da parte di Abbanoa Spa del criterio dell'offerta del prezzo più basso nelle procedure di aggiudicazione di appalti di lavori anche per importi d'asta sotto il milione di euro." (342/A)

(Risposta scritta in data 21 ottobre 2010)

"Interrogazione Barracciu, con richiesta di risposta scritta, sul rischio di chiusura del convitto e del semiconvitto annessi all'Istituto professionale agricoltura e ambiente di Sorgono." (382/A)

(Risposta scritta in data 21 ottobre 2010)

Inserire interrogazione 317/A

(Risposta scritta pervenuta il 27 ottobre 2010)

Inserire interrogazione 397/A

(Risposta scritta pervenuta il 27 ottobre 2010)

Annunzio di interrogazioni

PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interrogazioni pervenute alla Presidenza.

CAPPAI, Segretario:

"Interrogazione Cuccu, con richiesta di risposta scritta, sull'imposizione fiscale applicata alle borse di studio Master and Back". (424)

"Interrogazione Bruno, con richiesta di risposta scritta, sul Comando provinciale dei vigili del fuoco di Sassari". (425)

"Interrogazione Zuncheddu, con richiesta di risposta scritta, sull'avvio di un'inchiesta circa le cause che hanno scatenato i devastanti incendi nel luglio 2009 in Sardegna". (426)

"Interrogazione Dessì, con richiesta di risposta scritta, in merito alla garanzia sull'effettiva decorrenza dal 1°gennaio 2010 dei piani personalizzati di cui alla legge n. 162 del 1998 sui portatori di handicap". (427)

"Interrogazione Bruno - Cocco Pietro - Lotto - Solinas Antonio, con richiesta di risposta scritta, sull'attività del commissario straordinario dell'Agenzia AGRIS Sardegna, sulla situazione di conflittualità interna al Dipartimento per la ricerca nelle produzioni animali e sui trasferimenti di sede del personale specializzato di ricerca". (428)

"Interrogazione Dessì, con richiesta di risposta scritta, sulle gravi inefficienze del servizio di trasporto ARST nel Sulcis-Iglesiente". (429)

"Interrogazione Vargiu - Meloni Francesco, con richiesta di risposta scritta, sulle anomalie del blocco delle assunzioni nella sanità sarda e sulla situazione delle graduatorie per operatore socio-sanitario (OSS)". (430)

"Interrogazione Zuncheddu, con richiesta di risposta scritta, sul mancato riconoscimento della colonia felina di Su Pallosu (San Vero Milis) da parte della ASL di Oristano". (431)

Annunzio di interpellanze

PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interpellanze pervenute alla Presidenza.

CAPPAI, Segretario:

"Interpellanza Cossa - Dedoni - Fois - Meloni Francesco - Mula - Vargiu sul trasferimento e l'autorizzazione al prelievo controllato della selvaggina". (155)

"Interpellanza Dessì - Maninchedda - Planetta - Sanna Giacomo - Solinas Christian sul pericolo di disastro ambientale relativo al bacino dei fanghi rossi di Portoscuso dello stabilimento dell'Eurallumina Spa e sulla mancata costituzione di parte civile della Regione in procedimenti giudiziari per inquinamento". (156)

"Interpellanza Sechi - Uras - Ben Amara - Zedda Massimo - Zuncheddu sulla situazione della Facoltà di veterinaria presso l'Università di Sassari". (157)

Comunicazioni del Presidente

PRESIDENTE. Comunico che in data 27 ottobre 2010 è pervenuto a questa Presidenza il decreto numero 144 dell'11 ottobre 2010 concernente l'attribuzione di Vicepresidente della Regione all'Assessore della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio signor Giorgio La Spisa.

Poiché è pervenuta una richiesta di sospensione dei lavori da parte dei Gruppi della minoranza, sospendo la seduta.

(La seduta, sospesa alle ore 17 e 08, viene ripresa alle ore 17 e 27.)

Discussione dello schema di "Norme di attuazione dello Statuto speciale della Regione autonoma della Sardegna in materia di sanità penitenziaria". (2/XIV/A)

PRESIDENTE. Riprendiamo i lavori. Prego i colleghi di prendere posto.

L'ordine del giorno reca la discussione sullo schema di "Norme di di attuazione dello Statuto speciale della Regione autonoma della Sardegna in materia di sanità penitenziaria".

Dichiaro aperta la discussione generale.

Ha facoltà di parlare il consigliere Campus, relatore.

CAMPUS (P.d.L.), relatore. Il provvedimento oggi all'ordine del giorno è uno degli atti conclusivi di un percorso, avviato in sede nazionale già a metà degli anni '90, che ha conosciuto una tappa fondamentale nella legge finanziaria dello Stato del 2008 da cui è disceso un decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri dell'aprile 2008 che, dal 15 giugno dello stesso anno trasferisce dal Ministero della giustizia al Servizio sanitario nazionale, e quindi agli artefici del Servizio sanitario nazionale che sono le Regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, le competenze in tema di sanità penitenziaria. Lo stesso D.P.C.M., però, per quanto riguarda le province autonome e le Regioni a Statuto speciale stabilisce che il trasferimento di tali funzioni avvenga con le modalità previste dai rispettivi statuti e dalle correlate norme di attuazione.

Già nel dicembre del 2008 la precedente Giunta regionale aveva elaborato una bozza da trasmettere alla Commissione paritetica (formata da rappresentanti del Governo e della Regione sarda) per la redazione delle norme di attuazione relative al trasferimento delle funzioni, del personale, delle risorse finanziarie dalle amministrazioni dello Stato alla Regione.

Questa bozza, che doveva essere trasmessa alla Commissione paritetica, non ha concluso il suo iter perché allora la Commissione paritetica non era completa nella sua composizione; nel settembre del 2009 pertanto questa Giunta ha proposto una nuova bozza che è stata trasmessa alla Commissione paritetica che, sulla base della delibera della Giunta regionale del settembre del 2009, ha elaborato uno schema di norme di attuazione dello Statuto speciale della Regione autonoma della Sardegna in materia di sanità penitenziaria. Lo schema è stato già valutato presso le Commissioni competenti, in particolare la prima, ma anche attraverso la richiesta di pareri alla Commissione sanità, la settima, e alla Commissione seconda.

Il testo viene ora all'attenzione del Consiglio per ricevere quel parere attraverso il quale poi la Commissione paritetica potrà trasmettere queste norme di attuazione al Governo che, con apposito decreto, trasformerà queste norme di attuazione in legge. Ho semplificato molto rapidamente, per i colleghi che non fanno parte né della seconda né della prima né della settima Commissione, il percorso che queste norme di attuazione hanno seguito sinora.

Tenendo conto che questa è una relazione introduttiva, voglio ricordare che in tutte le Commissioni sono state sollevate alcune perplessità su tali norme, in particolare per quanto riguarda il personale di ruolo attualmente in servizio negli istituti penitenziari come dipendente del Ministero di giustizia, per il personale convenzionato che risponde a una legge del 1970 e che avrà qualche problema nell'inquadramento successivo nel momento in cui passerà dalle dirette dipendenze del Ministero di giustizia al sistema sanitario regionale e quindi alla Regione.

Infine, e però non ultimo, vi è l'argomento dei finanziamenti. Infatti, a differenza delle Regioni a Statuto ordinario che hanno ancora accesso al fondo sanitario nazionale (ed è il finanziamento a cui si richiama la legge finanziaria del 2008 nel trasferire le competenze finanziarie destinate al finanziamento della sanità penitenziaria), sappiamo bene che il nostro regime di finanziamento della sanità regionale è diverso, per cui anche da questo punto di vista sono state sollevate delle richieste di chiarimenti ed è stata sollevata la necessità, da parte di tutte e tre le Commissioni, sia dalla prima che dalla settima che dalla seconda, nei confronti della Giunta perché attraverso la Commissione paritetica o in sede di conferenza Stato-Regioni, che sarà la sede deputata poi per la suddivisione di questa posta finanziaria da parte del Governo centrale nei confronti delle realtà regionali, si tenga presente questa diversità tra il regime di finanziamento del sistema sanitario regionale sardo e quello delle altre Regioni.

E' stato depositato, e concludo questa relazione introduttiva, breve perché l'argomento è stato trattato in ben tre delle nostre Commissioni consiliari quindi ritengo che l'iter di questa norma sia a conoscenza di gran parte dei colleghi consiglieri, un ordine del giorno in cui si da il parere alla Giunta perché l'iter possa proseguire, esprimendoquelle perplessità che sono state condivise, devo dire, da maggioranza e opposizione, sia nella seconda Commissione, sia nella settima Commissione, sia soprattutto nella prima Commissione.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Gian Valerio Sanna. Ne ha facoltà.

Ricordo che i consiglieri che intendono intervenire devono iscriversi non oltre la conclusione del primo intervento.

SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Presidente, quanto tempo ho a disposizione?

PRESIDENTE. Venti minuti, come al solito.

SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Eh, pure troppi! E' un'esagerazione!

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Sanna, dall'inizio della seduta c'è in Aula un brusio, assolutamente insopportabile, che non consente a chi interviene di poterlo fare con serenità. Prego chi deve conversare di uscire dall'Aula.

SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Presidente, Assessori e colleghi, l'argomento all'ordine del giorno non è un argomento di poco conto ma attiene, a ben vedere, a una delle partite sulle quali noi dovremmo prestare molta attenzione per le implicazioni che comporta a carico della Regione. Non è il solito schemetto di norma di attuazione, è fondamentalmente espressione di un atteggiamento un po' contraddittorio del Governo centrale nel momento in cui discute di federalismo fiscale e, contemporaneamente, cerca di portare a casa decentramenti di risorse e di competenze al di fuori di quel quadro. Voi sapete l'incidenza che ha su un bilancio regionale la sanità, lo sappiamo tutti, come sappiamo che avremo problemi in futuro.

In sede di Commissione, abbiamo avvertito come norme di attuazione preconfezionate, o comunque confezionate con un atteggiamento di sottomissione da parte della rappresentanza della Regione sarda al tavolo paritetico, siano da questo momento inaccettabili senza una verifica dei contenuti. Non possiamo infatti farci sfilare il dettato di una modalità con la quale intendiamo concorrere ad una competenza, non subendo l'impostazione centralistica dello Stato.

Se, pertanto, dobbiamo coprire la competenza della sanità penitenziaria, facciamo riferimento, per cominciare a parlare di risorse, a 152 milioni di fondi del servizio nazionale che verranno suddivisi in sede di Conferenza unificata delle Regioni. Quale sarà il criterio? Voi conoscete quale forza numerica ha la Sardegna in sede di Conferenza unificata, e soprattutto quale sarà la considerazione di merito che noi potremo fare per rivendicare le risorse che ci spettano.

Ci verrà trasferito il dato storico, la spesa storica, perché questa è l'unica cosa che può fare la Conferenza unificata in assenza di parametri. E certamente le Regioni più popolose, che hanno anche una maggiore popolazione carceraria, non hanno nessun interesse ad adottare i parametri.

Secondo aspetto. La popolazione carceraria in Italia vive in una condizione di assoluta mobilità; pertanto le nostre carceri, non esistendo una regionalizzazione del sistema penitenziario, sono piene di persone trasferite in Sardegna da altre Regioni. Voglio solamente dirvi di fare bene i conti di quante unità verrà incrementata la popolazione carceraria con la conclusione delle opere di edilizia carceraria che sono in costruzione in Sardegna, avremo un altro migliaio di persone che graveranno su quel fondo. E come graveranno? Con la spesa storica, colleghi?

Nel momento in cui le ASL saranno competenti, e accetteremo il dato di fatto, le esigenze di soddisfare la sanità penitenziaria si scaricheranno, a detrazione dei diritti dei cittadini sardi, sul Fondo sanitario regionale. Perché? Perché non esiste un criterio pro capite. Perché quando c'è una mobilità extraregionale bisogna prevedere dei parametri che siano compensativi, altrimenti mi spiegate che cosa andiamo a dire sui costi standard in materia di sanità penitenziaria? Ha senso parlare oggi, in clima di federalismo fiscale, di costi standard, quando noi stiamo scegliendo di situarci nel più aleatorio possibile e immaginabile?

Inoltre, colleghi, non si tratterà di persone che non utilizzeranno il Servizio sanitario, perché dovete sapere che il 65 per cento della popolazione carceraria è affetta da malattie infettive di vario genere, che comportano dei costi enormi per la sanità pubblica. Ed è una partita delicata, perché se è giusto garantire a quelle persone il meglio del Servizio sanitario pubblico, è anche vero che quel meglio non lo dobbiamo togliere ai sardi. Perché quando la partita della sanità sarà chiusa, da qualche parte quelle risorse salteranno fuori.

Ecco perché il profilo della norma di attuazione è debole, in quanto è una norma "sottomissiva" a un interesse dello Stato, vale a dire: non è ben negoziata! Nessuno di noi si pone il problema di acquisire una ulteriore competenza, ben vengano, ma dobbiamo fare attenzione, adottando il principio di precauzione alle conseguenze di medio - lungo periodo; noi questi conti, colleghi, li dobbiamo fare adesso, perché il giorno in cui avremo approvato queste norme non saremo più ascoltati.

Mi pare, sostanzialmente, che la seconda Commissione abbia fatto questa considerazione, che non è una considerazione peregrina, ma è il cuore della questione, è anche la modalità con la quale noi vogliamo corrispondere con qualità a questa esigenza di decentramento di competenze.

L'articolo 6 allora è un trabocchetto, il solito trabocchetto teso all'interno della Conferenza permanente dove la Sardegna è una su ventuno. Che cosa pensate che sortisca da quel confronto? Volete che vi ricordi il trattamento che è stato riservato alla Sardegna negli ultimi mesi, anche da chi dovrebbe garantire equilibrio nella distribuzione delle risorse fra le Regioni? Non lo faccio per amor di pace però, attenzione, noi nel momento in cui vogliamo realizzare una buona sanità penitenziaria dobbiamo anche sapere quali sono i costi a cui andiamo incontro.

Teniamo conto di un altro aspetto. Le carceri della Sardegna, almeno quelle in esercizio, non sono il fiore all'occhiello dell'edilizia carceraria italiana, e lo dicono tutti; tutti coloro che le hanno visitate hanno descritto quelle strutture, hanno detto che ancora i carcerati, persone affette da malattie infettive, devono stare in stanze dotate di bagno alla turca, in nome dell'igiene.

A questo punto, da parte di una Regione che accetta il confronto sul decentramento io direi che l'atteggiamento più corretto è quello di non farci passare per persone con l'anello al naso nei confronti dello Stato, e dire che il Consiglio regionale per il momento non approva lo schema perché vuole le garanzie. E le soluzioni ci sono.

Occorre valutare un altro aspetto importantissimo per la nostra autonomia. La costruzione di ingenti, nuove strutture carcerarie in Sardegna significa che è in predicato una nuova colonizzazione; ora, per quanto io accetti che ci sia una logica di mobilità, non siamo funzionari del Ministero della Giustizia, noi siamo legislatori, e allora dobbiamo capire che per i familiari di una persona condannata per reati di mafia un conto è prendere un treno che dalla Sicilia li trasporta a Firenze, a Roma, o nel Casertano, un altro conto è farli venire in Sardegna, magari a Nuoro. Dobbiamo capire che cosa comporta questo in termini di oneri anche a carico delle famiglie, per un diritto che comunque la legge riserva a queste persone che stanno scontando gli errori che hanno commesso. Quindi il problema è molto serio.

Noi abbiamo detto che possiamo scegliere la strada di dichiarare qua con coraggio che vogliamo la regionalizzazione del sistema penitenziario, una volta per tutte. Ci gestiamo il nostro, e apriamo anche degli spazi controllati di solidarietà nei confronti degli altri; ma non questa idea di essere completamente "sbracati" su tutto quello che poi decidono gli altri! Noi dobbiamo gestire i servizi e loro gestiscono le destinazioni! Questo è il rapporto che non va bene con lo Stato, perché una funzione si collega anche alle logiche attraverso le quali si può esercitare.

La nostra proposta e la nostra raccomandazione, Assessore (ve l'abbiamo già detto), è cominciare a mandare in Commissione paritetica gente che sappia svolgere attività pattizia al tavolo della trattativa, e se dovete fare degli esami e degli screening cercate persone capaci perché non possiamo subire norme di questo genere, perché chi va a negoziare per la Sardegna deve far capire di avere chiaro il livello di tutela dell'interesse dei sardi perché questa è l'autonomia, non il farci passare le carte predisposte uguali per tutti.

E poi ci sono anche i costi aggiuntivi che queste nuove disposizioni comportano; il 65 per cento dei detenuti sono affetti da malattie infettive, quasi un altro 30 per cento, una volta che entra in carcere è immediatamente affetto da patologie psicologiche e depressive che rimangono costanti nel tempo. Immaginate il costo per la sanità per poter sopportare questo sistema, quando le ASL già oggi hanno difficoltà ad assegnare consulenze continue, esterne al sistema carcerario.

La dignità -ho concluso - e la responsabilità di noi legislatori non comporta fare i passacarte burocratici, noi siamo qui per analizzare lo stato di questo settore e alla luce di un'analisi seria, anche ingrata se vogliamo, dobbiamo approntare le norme che privilegino prima di tutto la tutela della Sardegna e dei suoi cittadini; in secondo luogo la tutela dei carcerati non sardi in un sistema penitenziario che abbia un barlume di umanità.

Infine, ma avrei molto da dire, mi piacerebbe per esempio che il concetto di interfaccia fra Stato e Regione espresso nell'articolo 7 che recita: "Le forme di collaborazione relative alle funzioni della sicurezza e i rapporti di collaborazione tra l'ordinamento sanitario e l'ordinamento penitenziario..." venga esteso ai comportamenti di molti magistrati che nella nostra regione, quando ravvisano alcune patologie, in alcuni casi correttamente consegnano agli arresti domiciliari (che non gravano ovviamente sull'erario pubblico come spesso accade), in altri casi adottano atteggiamenti di accanimento insopportabile nei confronti dei cittadini, che si traducono in accanimenti finanziari e in oneri, i debiti, a carico dell'erario pubblico. Mi augurerei che il Consiglio possa fare una pausa di riflessione che non significa sfuggire dalle responsabilità, ma significa fare uno stop e dire: diamoci altri venti giorni di tempo e notifichiamo al Governo che la Sardegna non è più il terreno dove fare quello che vuole.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Ladu. Ne ha facoltà.

LADU (P.d.L.). Signor Presidente, Assessore e colleghi, l'argomento di questa sera riguarda l'assistenza sanitaria all'interno delle carceri; la medicina penitenziaria è un aspetto dell'assistenza sanitaria molto importante che era ancora in capo al Governo nazionale, benchè la Regione autonoma della Sardegna avesse già la competenza in materia di sanità. Pertanto io credo che in questo preciso momento il Consiglio regionale della Sardegna deve fare un'analisi approfondita della situazione esistente all'interno delle carceri, che oggi è molto critica, e non solo dal punto di vista dell'assistenza sanitaria, perché ci sono altri problemi, importanti, a cominciare dal sovraffollamento delle carceri stesse; in alcuni istituti di pena della Sardegna sicuramente il numero dei detenuti è di gran lunga superiore a quello consentito.

Il Consiglio regionale dovrà affrontare anche altri problemi e, tra questi, quello riguardante la territorializzazione della pena; questa disposizione non è stata mai applicata in Sardegna nonostante ci sia un'intesa Stato-Regione che stabilisce che il detenuto debba stare il più vicino possibile alla propria abitazione, ai propri familiari. Invece quasi la metà dei detenuti sardi oggi sta espiando la pena nelle carceri del Continente con conseguenti, notevoli disagi (e questo è un problema che noi ci dovremmo porre) non solo per i detenuti, ma per le loro famiglie e per tutte le persone che con questi detenuti hanno relazioni.

Questa situazione, pertanto, va contro lo spirito stesso della riforma che stabilisce che il sistema carcerario deve essere organizzato in funzione di un recupero vero e proprio del detenuto. Io devo dire che non sempre questo succede, anzi, soprattutto in questi ultimi anni questo non si sta verificando affatto, per cui dovremmo, come Consiglio regionale, prendere posizione in merito. Per quanto riguarda l'edilizia penitenziaria, sappiamo che nell'isola sono in costruzione quattro nuove carceri, però alcune di quelle esistenti sono fatiscenti e, ciò nonostante, sovraccariche di detenuti.

Dopo aver constatato che all'interno delle carceri è presente una situazione difficile sotto diversi punti di vista oggi come Regione siamo chiamati a decidere, ad assumere una determinazione perchè alla Regione autonoma della Sardegna (così come tutte le altre Regioni autonome), non è stata trasferita automaticamente l'assistenza sanitaria penitenziaria ma è costretta all'ulteriore passaggio delle norme di attuazione che vengono scritte dalla Commisisone paritetica.

Qui devo dire sorge veramente il primo problema; non solo infatti siamo in ritardo, ma questa Commissione paritetica, lo diceva anche chi mi ha preceduto, probabilmente avrebbe dovuto riflettere meglio su quello che si stava concordando perché - come ha puntualizzato la seconda Commissione che io presiedo - in questo schema di norme di attuazione vengono tralasciate completamente tutte le norme che riguardano il personale che lavora all'interno degli istituti di pena che è una parte molto importante; noi stiamo pertanto approvando, diciamo a scatola chiusa, queste norme di attuazione.

Un altro argomento che è stato fortemente sottolineato dalla seconda Commissione riguarda le risorse finanziarie. Bene, nelle norme di attuazione è previsto che le risorse finanziarie invece di passare direttamente alle Regioni, confluiscano nel fondo sanitario nazionale, al quale solo in una seconda fase la Regione Sardegna dovrà attingere. E' ovvio che per la nostra Regione sarà più difficile riuscire a recuperare queste risorse nel mare magnum del fondo sanitario nazionale; risorse che sono dovute alla Sardegna perché la sanità (in tutte le sue componenti) è totalmente in capo alla Regione e d'ora in poi lo sarà anche la medicina penitenziaria.

Questo organo paritetico avrebbe dovuto entrare maggiormente nel merito di questa vicenda, a mio avviso, perché noi oggi siamo praticamente costretti, fra parentesi, ad approvare queste norme di attuazione pur sapendo che corriamo il rischio, come Consiglio regionale, di dover accettare in una seconda fase, in un secondo momento, tutto ciò che ne conseguirà. Io ritengo, condivido quanto sostenuto da qualche altro collega, che questa Commissione paritetica debba veramente prestare attenzione nell'approvare queste disposizioni perché il rischio è che queste risorse arrivino in ritardo o, addirittura, non arrivino per niente.

Avrei voluto che, prima di firmare queste norme di attuazione, si quantificassero esattamente le risorse indispensabili sia oggi che in futuro per l'assistenza sanitaria all'interno delle carceri. Non c'è nulla di tutto questo, pur approvando l'intesa siamo assolutamente all'oscuro sull'entità delle risorse necessarie per gestire la medicina penitenziaria regionale; praticamente ci stiamo affidando alla eventuale buona volontà del Governo, sperando che questa volta la Commissione paritetica svolga un ruolo diverso, più incisivo e più forte a favore della Regione.

Colleghi, voglio anche capire, è importante, come vengono determinate queste risorse; fare riferimento soltanto alla spesa storica, come pare sia nelle intenzioni di chi ha firmato le norme di attuazione, sarebbe già un primo errore, perché noi dovremmo valutare realmente le necessità di un'assistenza sanitaria cui dovrà provvedere la Regione sarda nei prossimi decenni, e su questa base stabilire il monte risorse che ci spetta, considerato che alcune strutture carcerarie, in fase di costruzione, verranno ultimate tra qualche anno e determineranno nei prossimi anni un sistema diverso.

Oggi, pertanto, considerati i tempi, la situazione in atto veramente difficile, dovremo comunque obtorto collo approvare queste norme di attuazione perché dobbiamo garantire la continuità dell'assistenza sanitaria all'interno di queste strutture carcerarie. Ci rendiamo conto che non è possibile oggi rimandare indietro le norme di attuazione anche se in Commissione l'abbiamo chiesto, con la formulazione di osservazioni sul personale e sull'accreditamento delle risorse; formalmente rimarremmo pertanto per qualche anno in una situazione in bilico dove non si capirebbe chi deve garantire l'assistenza sanitaria.

Considerato, però, che esiste un diritto fondamentale da parte dei detenuti e del personale carcerario ad avere un'assistenza sanitaria adeguata, questo provvedimento va approvato benché noi riteniamo che abbia delle forti carenze in quanto trascura problemi importanti del mondo carcerario sardo relativi, certamente, ai detenuti ma anche al personale penitenziario. La mia Commissione ha sollecitato il Governo nazionale, ma soprattutto il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria (DAP) a intervenire sulla carenza di personale all'interno delle strutture carcerarie con l'espletamento di concorsi proprio in Sardegna.

Succede infatti che i concorsi per l'assunzione di personale civile da destinare alle strutture penitenziarie vengano svolti quasi sempre a Roma; questo fatto comporta, per diverse motivazioni, una scarsa partecipazione di cittadini sardi; di conseguenza vincono il concorso persone che non sono assolutamente interessate a rimanere in Sardegna. Succede quindi che, un paio di mesi dopo l'assunzione in ruolo all'interno degli istituti penitenziari sardi, chiedano il trasferimento.

Per questo motivo ancora oggi abbiamo il 50 per cento di personale civile in meno rispetto a quello necessario all'interno delle strutture penitenziarie; questo problema a mio avviso si può superare risolvendolo alla fonte, cioè svolgendo i concorsi in Sardegna, soprattutto perché così ci sarà una forte partecipazione. D'altra parte c'è molto bisogno anche di personale sardo e ce ne sarà sicuramente di adeguato; quindi risolviamo per il prossimo futuro sia il problema dell'assistenza sanitaria ai detenuti sia quello della presenza del personale civile all'interno delle carceri che è fondamentale per quanto riguarda la vita all'interno delle stesse, perché la presenza di educatori, di sociologi e altro personale è un supporto alle strutture carcerarie assolutamente indispensabile.

Concludo il mio intervento ribadendo che avremmo voluto che l'Intesa fosse più chiara relativamente al ruolo della Regione sarda, nel prossimo futuro, in materia di personale ma, soprattutto, di risorse; però, poichè visti i tempi non abbiamo altra scelta, accettiamo questa soluzione sperando che la Commissione paritetica e soprattutto il Governo regionale intervengano per meglio chiarire quegli aspetti che all'interno dell'Intesa chiari oggi non sono e sperando che non siano penalizzanti per la Regione sarda.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Ben Amara. Ne ha facoltà.

BEN AMARA (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Presidente, Assessori, cari colleghi, a dire il vero ho trovato anche il discorso del Presidente della Commissione seconda un po' criptico, cioè dice e disdice, non so se traspare una certa contrarietà oppure un accordo, non ho capito esattamente. Dico soltanto, mi sposto un po' dentro un altro discorso forse paralinguistico, che l'Italia è stata già condannata dalla Corte di Strasburgo un anno fa per violazione dell'articolo 3 della Convenzione europea per i diritti umani che stabilisce che nessuno... Presidente, non riesco a parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Ben Amara, ha ragione. Onorevoli colleghi, vi prego di non disturbare l'oratore.

BEN AMARA (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Io sono abituato a essere sentito.

Dicevo che l'Italia è stata già condannato dalla corte di Strasburgo un anno fa per violazione...

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego di prendere posto.

BEN AMARA (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Ripeto per la terza volta, e avendo fatto la scuola coranica sono anche abituato a ripetere, che l'Italia è stata già condannata dalla Corte di Strasburgo un anno fa per violazione dell'articolo 3 della Convenzione europea per i diritti umani che stabilisce che nessuno può essere sottoposto a pene inumane e degradanti. Non c'è infatti alcun bisogno oggi di una semplice denuncia, la situazione è nota a chi aveva e ha responsabilità per intervenire. Già da tempo sono state realizzate analisi anche in sede internazionale, e sono state inviate ai governi italiani che si sono succeduti raccomandazioni che, però, attendono conseguenti risposte concrete.

La crisi del sistema sanitario regionale coinvolge anche e soprattutto l'assistenza sanitaria carceraria. Infatti, è stato chiuso il centro clinico del carcere di Buoncammino a causa della mancanza di risorse, dicono. Non è una novità, il problema era stato già segnalato al ministro Alfano, che non ha dato nessuna risposta. Il trasferimento delle funzioni sanitarie, svolte dal DAP e dal Dipartimento della giustizia minorile, ai servizi sanitari regionali è stato attuato col decreto legislativo numero 230/99.

Tuttavia questo trasferimento non ha investito la Sardegna, e altre Regioni a Statuto speciale, per le quali è previsto che esso avvenga con le modalità stabilite dai rispettivi Statuti e dalle correlate norme di attuazione. La Regione sarda ha predisposto delle norme di attuazione nel 2008, attraverso il decreto della Giunta regionale numero 68/26, ma sono rimasti non attuati i passaggi successivi, ossia la convocazione da parte del Ministero competente della Commissione paritetica Stato-Regione. Sono passati da allora due anni, e la Giunta non ha ancora provveduto a mettersi al pari delle altre Regioni a Statuto ordinario.

La Giunta, nell'agosto 2010, ha tra l'altro bocciato un emendamento, il numero 36, promosso dall'opposizione, sulla salvaguardia dei diritti umani dei detenuti, che riguardava proprio l'assistenza sanitaria nelle carceri. C'è oggi sicuramente una vera emergenza in Italia e soprattutto nelle carceri della Sardegna.

La prigione è un vero territorio oscuro e abbandonato. Un po' ovunque nel nostro Paese si sono prodotte rivolte nelle prigioni: i loro obiettivi, le loro parole d'ordine e il loro svolgimento avevano sicuramente qualcosa di paradossale. Sono rivolte contro tutta una miseria fisica, contro il freddo, il soffocamento e l'affollamento, contro la fame, contro la mancanza di cure, contro i colpi. Sono anche rivolte contro l'isolamento, e soprattutto contro il servizio medico ed educativo.

Si tratta dunque di una rivolta a livello dei corpi contro il corpo stesso della prigione. Piuttosto che tenere i condannati sottochiave, come la bestia feroce nella sua gabbia, bisogna riunirli, farli partecipare in comune a esercizi utili, a buone abitudini in comune e buona moralità, rispettare il loro corpo e soprattutto i loro cervelli. Non sarà una risposta esteriore per la legge o il solo timore della punizione ad agire sul detenuto, ma il lavoro stesso della coscienza. La prigione è il luogo dove il potere di punire organizza silenziosamente un campo di oggettività in cui il castigo potrà funzionare in piena luce come azione terapeutica, e la sentenza iscriversi tra i discorsi del sapere, ed è qui che si capisce che la giustizia ha adottato tanto facilmente una prigione che non era stata tuttavia figlia del suo pensiero.

Le prigioni non diminuiscono, e i tassi di criminalità possono estenderle, modificarle, trasformarle, la quantità di crimini e di criminali rimane stabile o, peggio ancora, aumenta, lo sappiamo. La detenzione provoca la recidiva, la prigione dunque fabbrica indirettamente dei delinquenti, facendo cadere in miseria la famiglia del detenuto. La prigione è un doppio errore economico, direttamente per il costo intrinseco della sua organizzazione, indirettamente per il costo della delinquenza che non reprime.

I detenuti devono essere ripartiti secondo la gravità penale del loro atto, ma soprattutto secondo l'età, le disposizioni, le tecniche correttive che si intende utilizzare nei loro riguardi e secondo la fase della loro trasformazione. Deve essere tenuto conto dell'impiego dei mezzi modificatori, delle grandi dissomiglianze fisiche e morali che l'organizzazione dei condannati, il loro grado di perversità comportano, nonché dell'ineguale possibilità di correzione che esse possono offrire.

Il regime della prigione deve essere, almeno per una parte, controllato e preso in carico da personale specializzato che possiede la capacità, morale e tecnica, per vegliare sulla buona formazione dell'individuo e la tutela dei corpi. In ogni stabilimento di pena deve funzionare un servizio sociale e medico-psicologico, principio del controllo tecnico della detenzione, questo regolarmente. Il delinquente è un prodotto sicuramente dell'istituzione, non è ai margini e per effetto di successivi esilii che nasce la criminalità, ma grazie a inserzioni sempre più strette, sotto sorveglianze sempre più insistenti, attraverso un cumulo di coercizioni disciplinari.

In una parola: l'arcipelago carcerario assicura nelle profondità del corpo sociale la formazione della delinquenza, a partire dai legalismi, dal recupero di questi per mezzo di quella e dell'istituzione di una criminalità specificata.

Ma l'effetto più importante, forse, del sistema carcerario è nella sua estensione ben oltre l'imprigionamento legale, che perviene a rendere naturale e legittimo il potere di punire - voi state punendo un'altra volta questi - ad abbassare per lo meno la soglia di tolleranza alla penalità. Esso tende a cancellare ciò che può esservi di esorbitante nell'esercizio del castigo, questo facendo giocare l'uno in rapporto all'altro i due registri in cui si manifesta: quello legale della giustizia, quello extralegale della disciplina. Il carcerare naturalizza il potere legale di punire, e lo state facendo, come legalizza il potere tecnico di disciplinare.

Chiediamo alla Giunta un intervento urgente per curare immediatamente la situazione sanitaria. Sorvegliare non significa punire, ma inserire e integrare socialmente per poter recuperare questi esseri umani. Bisogna regionalizzare la detenzione, aprire canali di comunicazione con i vari consolati, soprattutto dei Paesi mediterranei, almeno per mandare questi carcerati, che sono stati quasi tutti imprigionati perché sono spacciatori di droga, a casa loro per scontare la pena. Non si può mandare i sardi fuori e accogliere i non sardi qui, anche economicamente non va bene per lo Stato. Noi abbiamo visto alcune carceri, soprattutto il carcere di Isili, dove quasi il 78 per cento di carcerati sono pachistani, marocchini, tunisini, sono quasi tutti stranieri. Che cosa fanno qui? E su questo concludo.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.

SALIS (I.d.V.). Presidente, poiché è necessario approfondire alcuni temi legati al testo in discussione, chiedo, se è possibile, una breve sospensione della seduta.

PRESIDENTE. Se non vi sono opposizioni, sospendo la seduta.

(La seduta, sospesa alle ore 18 e 14, viene ripresa alle ore 19 e 01.)

PRESIDENTE. Riprendiamo i lavori.

E' iscritto a parlare il consigliere Cossa. Ne ha facoltà.

COSSA (Riformatori Sardi). Presidente, quello di cui stiamo parlando non è un argomento gradevole, perché le carceri non sono mai un argomento piacevole da affrontare, eppure parlarne significa affrontare uno degli aspetti che maggiormente qualificano il grado di civiltà di una Nazione, di uno Stato, di una società.

Oggi ci troviamo ad affrontare un'emergenza; è vero infatti, lo diceva il collega Sanna, l'hanno sottolineato diversi colleghi, che oggi ci troviamo di fronte a una scelta necessitata, perché da oltre due anni (l'ha evidenziato molto bene il collega Ben Amara), questa vicenda è in piedi. C'è stato prima un ritardo intollerabile da parte del Governo nella designazione dei suoi componenti nell'ambito della Commissione paritetica, la vicenda si è trascinata, nel frattempo sono cessate le competenze del Ministero della giustizia in materia di sanità penitenziaria, e l'evolvere della situazione ha portato l'altra settimana alla sospensione dei servizi sanitari all'interno delle carceri, creando una situazione che non so se abbia precedenti, ma che ha già causato una vittima, direi, perché un detenuto è morto d'infarto in una delle carceri sarde ese fosse stato operante un servizio sanitario questo decesso, probabilmente, si sarebbe potuto evitare.

Non sono cose gradevoli, perché le carceri per noi sono una pattumiera: buttiamo al loro interno le persone che si sono macchiate di reati, che non fanno più parte del consesso sociale e ce ne dimentichiamo; quindi, possono esserci o non esserci agenti di custodia in numero adeguato, tanto noi non ce ne rendiamo conto, anche se poi gli agenti in servizio sono sovraccarichi di lavoro; il servizio sanitario può esserci o non esserci tanto a noi non arrivano che echi ovattati di quello che succede nelle carceri, e possiamo anche permetterci di discettare comodamente di problemi di questo genere.

La situazione nelle carceri italiane, quindi anche sarde, però comporta un supplemento di pena ingiustificato che deriva dal sovraffollamento, dalla carenza di servizi, oltre che dall'impossibilità di attivare spazi di formazione, di reinserimento, di assistenza psicologica. Sono attività che secondo la nostra Costituzione sembrerebbero scontate ma che, di fatto, sono negate; conseguentemente il carcere si trasforma in una specie di università dalla quale le persone, entrate magari per piccoli reati, escono perfettamente formate per commettere reati ben più gravi.

Bene, questo è lo scenario nel quale stiamo discutendo del problema della sanità penitenziaria. Lo schema, che è stato molto criticato oggi, di norme di attuazione che stiamo esaminando, non è uno schema molto dissimile da quello che è stato approvato per le altre Regioni italiane; potevamo ottenere qualcosa di più, considerato che la Regione sarda non fa più parte del Servizio sanitario nazionale, o forse sì. Credo che la partita della sanità penitenziaria sia comunque completamente sganciata e tale debba essere ritenuta dalla Giunta nella fase che poi seguirà nella Conferenza Stato-Regioni.

L'articolo 6 dice infatti molto chiaramente che sarà la Conferenza Stato-Regioni a definire meglio la partita dei trasferimenti con tutte le variabili che la Giunta regionale dovrà mettere sul tavolo, tenuto conto anche dei nuovi istituti di pena. Io penso che i nuovi istituti di pena, onorevole Gian Valerio Sanna, dovranno servire soprattutto a migliorare la condizione di vita nelle carceri. C'è stata una grande battagliera alla quale, per la parte che è stata di mia competenza, ho partecipato anche io, per porre fine alla vergogna che si chiama Buoncammino, alla vergogna che si chiama San Sebastiano, alla vergogna di carceri che sono oggi totalmente inadeguate a essere utilizzate non solo come carceri, ma per qualsiasi attività che abbia attinenza con la civiltà. Può darsi che la costruzione di nuove carceri comporti un aumento della popolazione carceraria, anzi, è facile che questo accada, ma sicuramente accadrà in condizioni di maggiore dignità di vita rispetto alle attuali.

Dicevo in apertura dell'intervento che oggi purtroppo ci troviamo davanti ad una scelta necessitata, necessitata dall'urgenza e necessitata dal ritardo con cui stiamo procedendo. Se oggi, è bene che l'Aula questo lo abbia ben presente, non si dovesse approvare l'ordine del giorno, il risultato sarà semplicemente che si riaprirà la partita nell'ambito della Commissione paritetica; bisognerà riaprire tutta la trafila per l'acquisizione dei pareri, per il coinvolgimento dei Ministeri competenti per la riscrittura delle norme di attuazione, con la conseguenza che non sappiamo quando questa partita si chiuderà; e io non so, se questo dovesse accadere, se abbiamo gli strumenti per sopperire alla fase intermedia prima che il trasferimento delle competenze sia effettivamente compiuto.

Su un aspetto del problema, a mio avviso, è stata fatta una giusta riflessione, e cioè sul fatto che fino ad oggi è mancato il rapporto tra la componente regionale della Commissione paritetica e il Consiglio regionale. Questo è vero, anche se credo che il lavoro che è stato prodotto sia di ottima qualità. Si poteva fare di più? Si può sempre fare di più; per la mia esperienza il meglio è nemico del bene, però si può sempre fare di più e si può sempre migliorare.

Nell'ordine del giorno che abbiamo approvato sul federalismo fiscale abbiamo introdotto, tra le altre cose, un percorso virtuoso di contatti continui tra la Commissione paritetica e il Consiglio regionale che ritengo sopperirà a quello che è mancato in questa prima fase; questo è infatti il primo schema di norme di attuazione che esaminiamo; un iter procedimentale che per il futuro non si ripeterà perché ci sarà un contatto costante tra la Commissione paritetica, le Commissioni consiliari e lo stesso Consiglio regionale e, in quella sede sarà possibile dare indirizzi, migliorare la qualità delle norme che verranno approvate e anche dare gli input necessari a partite ben più importanti di queste, che si vanno profilando proprio per quanto riguarda il federalismo fiscale.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Espa. Ne ha facoltà.

ESPA (P.D.). Presidente, io mi rifaccio all'intervento del collega Gian Valerio Sanna, però volevo portare all'attenzione dell'Aula che vi sono due situazioni diverse; una situazione di estrema emergenza, di cui vorrei sottolineare l'aspetto politico, che riguarda l'emergenza sanitaria presente nelle carceri sarde; e invece in Aula abbiamo un provvedimento, sul quale siamo chiamati a esprimere un voto, con un ordine del giorno che ci riporta ad attuare questo schema di norme di attuazione in materia di sanità penitenziaria.

Il problema urgente che dobbiamo affrontare rispetto alla vera emergenza, che è la situazione dei carcerati, è stato già affrontato da quest'Aula - lo voglio ribadire - perché addirittura lo stesso assessore Liori a suo tempo aveva proposto nel collegato alla finanziaria un emendamento che prevedeva risorse, per risolvere i problemi dell'emergenza, pari a 1 milione di euro. Avendolo ritirato (sicuramente così gli era stato chiesto) noi l'avevamo fatto nostro e sottoposto all'approvazione di quest'Aula che l'aveva bocciato. Pertanto questa emergenza sanitaria ancora esiste: è reale.

Poi sentiamo, e speriamo che l'Assessore subito provveda, che sono disponibili 500 mila euro; ma noi crediamo veramente che si debba mettere in campo almeno 1 milione di euro per risolvere i problemi di oggi, anzi di ieri, dei carcerati presenti in Sardegna. Si tratta quindi di dare le risorse per chiudere l'anno, per cercare di risolvere i problemi contingenti. Questa però è cosa ben diversa da questo provvedimento, che ci lascia un po' perplessi. Non vorremmo che anche nell'opinione pubblica si confondessero le cose e si pensasse che le due questioni vanno di pari passo.

In passato la Giunta del centrosinistra aveva già affrontato il problema anticipando risorse proprie, risorse adeguate, quindi non cedendo di fronte allo Stato e lasciando perdere i compiti che lo Stato deve svolgere nel trasferire le sue competenze alla Sardegna, non essendo noi succubi di nessuno; quest'anno sembrava che di nuovo si volesse creare un fondo di anticipazione risorse, del quale poi chiedere la restituzione, per sopperire ai problemi attuali.

Di conseguenza, per quanto mi colgano attento le raccomandazioni dell'onorevole Cossa sulla possibilità che se non passa questo provvedimento i tempi si dilatino e si riapra una partita, io mi sento libero di poter dire, sinceramente, che in questo momento la partita che mi interessa di più è di fare in modo che la sanità penitenziaria sia veramente un servizio per i carcerati, che non ci siano in futuro i problemi che oggi ci sono e sono gravi, quindi che ci siano le risorse in conto anticipazione, ripeto, e non in conto a fondo perduto per questa questione. Questo è il nodo che va risolto in questo momento.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE COSSA

(Segue ESPA.) Probabilmente ci vorrebbe un po' più di tempo per chiudere su un lavoro unitario, le perplessità sono diverse, come hanno detto i colleghi che mi hanno preceduto e come altri diranno successivamente, però in realtà, ripeto ancora - e qui concludo (non voglio rimanere a parlare inutilmente) che la questione di fondo rimane quella di trovare risorse.

Abbiamo appreso dalla stampa che la Giunta vorrebbe mettere in campo subito delle risorse o l'Assessore ha detto così, mi è sembrato, in una dichiarazione. Noi abbiamo criticato la bocciatura dell'emendamento che avevamo proposto per dare risposta in questo senso, adesso l'importante è che quella partita si chiuda, che è cosa diversa da questo provvedimento. Ripeto che, secondo me, questo provvedimento potrebbe essere anche rivisto, potrebbe essere sospeso, si potrebbe aspettare per giungere al voto, in questo momento l'unica possibilità che abbiamo è quella di esprimere il nostro parere per continuare a spingere il governo della Regione a dare la risposta adeguata che era già stata prevista con il collegato alla finanziaria e che ancora non è stata trovata e sempre, io dico, non in conto fondo perduto ma in conto anticipazione da richiedere poi allo Stato nel corso della nostra vertenza.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Campus. Ne ha facoltà.

CAMPUS (P.d.L.). Presidente, mi accorgo che forse sono stato troppo stringato nella relazione introduttiva per cui forse qualche passaggio deve essere spiegato ulteriormente. A mio giudizio le lunghe discussioni avvenute in ben tre diverse Commissioni pensavo avessero contribuito a chiarire alla gran parte dei consiglieri la tempistica e le finalità della norma che oggi stiamo valutando, così da per poter esprimere un parere sulla norma stessa.

Ricordo allora, perché non l'ho fatto nella relazione introduttiva, che come Regione sarda stiamo arrivando buoni ultimi su un qualcosa che è a regime in tutta Italia eccetto che per un passaggio: la quantificazione della suddivisione delle risorse finanziarie, che certamente non andrà a scapito della Sardegna e a vantaggio di altre regioni perchè l'argomento, è vero, verrà trattato a livello di Conferenza Stato-Regioni, ma verrà trattato da tutte le regioni con lo stesso identico spirito, quello di avere un riconoscimento per quota capitaria, cioè in base al numero di detenuti reclusi nell'ambito delle Regioni.

Su quella base ci sarà la suddivisione dei fondi che vengono assegnati dallo Stato; fondi che peraltro, è inutile negarlo, sappiamo essere insufficienti perché l'Assessorato della sanità è già intervenuto con degli stanziamenti a valere su fondi regionali a integrazione del fondo nazionale. Quindi quale momento migliore di questo per metterci alla pari con le altre regioni e con la forza della nostra voce, con la forza delle nostre ragioni, con la reale situazione carceraria di quest'isola poter trattare con lo Stato?

Trattativa che in questo momento non possiamo fare perché non abbiamo delle norme di attuazione, non abbiamo avuto l'approvazione delle norme di attuazione che, come ho detto, devono essere pubblicate attraverso un decreto legislativo per diventare legge e quindi consentirci di accedere a questa trattativa.

E allora è chiaro che l'argomento richiama sicuramente aspetti fondamentali della nostra vita sociale; abbiamo sentito parlare di umanizzazione, di recupero, di edilizia carceraria, argomenti giustissimi, come la giusta rivendicazione di una regionalizzazione della pena, cioè i condannati sardi vengano reclusi in Sardegna in modo da poter stare vicino alle famiglie e quant'altro, ma non è questo l'argomento all'ordine del giorno.

Tant'è che mi permetto, ma non lo faccio per vena polemica, lo faccio solo per aiutarci a capire qual è l'argomento che stiamo discutendo oggi, di rileggervi la relazione che accompagnava la delibera 68/26 del 2008 in cui l'Assessore di allora sottolineava che "all'interno del quadro delineato dagli indirizzi del Piano sanitario regionale 2006-2008, nonché degli atti e dei provvedimenti ancora sopra riportati, il passaggio della sanità penitenziaria al Sistema sanitario nazionale rappresenta per la Regione autonoma della Sardegna una tappa fondamentale per il completamento di un percorso di umanizzazione e garanzia dei diritti civili delle persone soggette a misure giudiziarie".

Al di là dell'aulicità dei temi, già nel 2008 la Giunta precedente diceva che dobbiamo metterci al passo con i tempi, che dobbiamo mettere la Sardegna in condizione di poter trattare al pari delle altre Regioni, portando la nostra voce in sede di Conferenza Stato-Regioni per poter rivendicare ciò che ci spetta.

In quel momento la Giunta diceva: "La Regione Sardegna ha partecipato attivamente ai tavoli interregionali e nazionali attivati per l'individuazione delle modalità di trasferimento delle competenze, del personale, delle strutture e delle risorse relative alla sanità dal Ministero della giustizia alle Regioni". Cioè è un percorso che era già stato avviato, un percorso che non è stato abbandonato come qualcuno ha ricordato perché se la delibera 68/26 è del dicembre del 2008, la delibera della Giunta Cappellacci è del settembre 2009 e sono delle delibere assolutamente sovrapponibili, il testo della bozza che era stato approvato dalla Giunta nel 2008 è assolutamente sovrapponibile alle norme che noi oggi stiamo approvando tanto è vero che (è riconosciuto nella relazione che accompagnava la delibera del 2008) la bozza riguarda diversi aspetti del processo di trasferimento e in gran parte ricalca le modalità individuate per le Regioni a Statuto ordinario dal D.P.C.M. del 1 aprile 2008 alle quali si richiama.

Ora è chiaro che se allora la Commissione paritetica fosse stata completa, cioè con i rappresentanti governativi presenti, probabilmente noi oggi non staremmo a discutere dell'argomento che stiamo discutendo perché l'iter sarebbe stato completato; per la verità nel dicembre 2008 c'era qualche problema in vista per la Giunta precedente, però se tutto fosse andato secondo le prospettive temporali sia della permanenza di quella Giunta sia del lavoro che veniva fatto dalla Commissione probabilmente noi oggi non dovremmo affrontare questo problema.

D'altra parte lo stiamo affrontando esattamente così come è stato affrontato nella legislatura regionale precedente; le perplessità che c'erano allora, ci sono ancora oggi, perplessità che però non possono estrinsecarsi ed è stato ben spiegato anche dal presidente Cossa. Noi non possiamo emendare questo testo, noi possiamo rimandarlo alla Commissione paritetica perché riapra il confronto tra Regione e Stato in modo da poter eventualmente recepire qualcosa che questa Aula vuole venga modificato, ma questo comporterebbe comunque un ulteriore accumulo di ritardo, un ritardo che ci porta, e lo ribadisco, alla situazione attuale in cui sappiamo già, ed è stato ben ricordato, che esistono delle gravissime carenze da un punto di vista di copertura finanziaria dell'attuale sistema sanitario della medicina penitenziaria.

Cerchiamo allora di diventare noi, così come stanno facendo le altre Regioni, gli artefici della sanità penitenziaria nella nostra Isola, tutte le altre rivendicazioni le possiamo e le dobbiamo fare ma nel momento in cui acquisiamo il titolo per poterle portare nella sede propria della Conferenza Stato-Regioni, per il confronto tra le Regioni e lo Stato. Questo confronto al momento noi non lo possiamo fare e ricordo, giusto per chiarezza, la nota CIPE del 13 maggio 2010, allegata alla documentazione, dove parte dei fondi statali vengono congelati, esattamente l'importo di 2.210.816 euro resta accantonato a favore delle Regioni a Statuto speciale e delle province autonome in attesa che le medesime adottino i regolamenti di attuazione secondo quanto previsto dall'articolo 8 del D.P.C.M. del 1 aprile 2008.

Ogni nostro ritardo nell'entrare nella stanza in cui si decide, in cui si sanciscono quali sono i criteri di suddivisione dei fondi, in cui si sancisce perché no anche il destino degli operatori della sanità penitenziaria ci allontana da ciò che potremmo decidere noi in sede regionale, da quello che potremmo fare nel momento in cui ci mettiamo in regola con un percorso che ricordo ancora nasce per volontà, da me contrastata per la verità, dell'allora ministro della sanità Bindi.

E' un percorso che, lo ribadisco, nasce nella seconda metà degli anni '90; ebbene ormai è andata così, mettiamoci almeno in regola, acquisiamo il nostro diritto-dovere di poter incidere con i nostri poteri e con le nostre decisioni sulla sanità penitenziaria in Sardegna. Certo, rivendicando, pretendendo che lo Stato dia quel contributo fondamentale che deve essere dato per il mantenimento di questo sistema, così come lo dà alle altre Regioni e facendo presente, come faranno tutte le altre Regioni (io credo che nessuna Regione si accontenterà della spesa storica calcolata al 2006 e rivalutata nel 2008), che il contributo statale deve essere proporzionato al numero dei detenuti.

Non credo che saremo assolutamente isolati su questa battaglia, saremo sicuramente isolati nel momento in cui rimarremo fuori perché a causa dei ritardi non ci mettiamo in condizione di poter portare la nostra voce, le nostre esigenze su quel tavolo. Credo che questi siano gli argomenti su cui dobbiamo, come dire, concentrare oggi la nostra attenzione, tutti gli altri non li voglio certo trascurare, tutti gli altri (l'edilizia carceraria, l'umanizzazione del rapporto di detenzione, le strutture di riabilitazione piuttosto che del recupero lavorativo) sono fondamentali, ma non sono questi gli argomenti su cui ci dobbiamo confrontare oggi.

Oggi ci dobbiamo confrontare con un qualcosa che la Giunta di centrosinistra ha avviato nel 2008 e che si è interrotto per motivi politici, lo stiamo ripresentando perché lo dobbiamo ripresentare, non ci sono modifiche, è un percorso che continua; mettiamoci al passo con le altre Regioni e se saremo capaci di difenderci, possibilmente esprimendo alla Giunta tutta la forza unitaria di un Consiglio regionale, sicuramente la voce che avrà la Giunta in sede di confronto Stato-Regioni sarà più forte e più capace di tutelare la nostra volontà ma soprattutto quelle persone, quei detenuti per i quali oggi rivendichiamo condizioni più umane.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Mariani. Ne ha facoltà.

MARIANI (I.d.V.). La prima Commissione consiliare ha preso in esame lo schema di norme di attuazione in materia di sanità penitenziaria nella seduta del 7 luglio 2010 procedendo all'audizione dell'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale. Nella medesima seduta ha inoltre stabilito di richiedere i pareri delle Commissioni consiliari seconda e settima. Nell'ambito dell'attuale discussione l'Italia dei Valori intende sottolineare una serie di criticità ed evidenziazioni non tanto dello schema di attuazione in sé quanto della situazione sostanziale e concreta che lo stesso schema si trova a esprimere.

Come sottolineato in apice all'atto consiliare in discussione la stessa Commissione, avendo ben presenti le difficoltà e le problematiche legate alla situazione carceraria dell'isola, ha correttamente auspicato che il trasferimento di funzioni in materia di sanità penitenziaria possa realizzarsi al più presto per consentire che la Regione nella sua autonomia riesca in tempi brevi a organizzare un servizio consono. In tal senso preme evidenziare alcuni punti essenziali.

Primo, l'assistenza sanitaria dei detenuti in Sardegna è in fase critica come appurato dagli stessi sopralluoghi effettuati da alcuni consiglieri regionali e da parlamentari all'interno degli istituti di pena dell'isola. La stessa sanità penitenziaria nazionale appare di per sé estremamente difficoltosa; l'emergenza sovraffollamento, alla data del 30 aprile 2010 si contava un numero di presenze pari a 67.444 unità; la necessità di curare persone che entrano ed escono dal carcere, spesso straniere (sono 21.400 gli extracomunitari dietro le sbarre) e spesso alle prese con problemi di droga (i tossicodipendenti sono 15.000). Il compito di trattare malattie infettive gravi, dall'Hiv all'epatite fino alle gravissime malattie psichiatriche.

In questa situazione già complicata le Regioni procedono in ordine sparso adottando modelli diversi, intanto in carcere ci si ammala e si muore. Dopo che il 2009 ha fatto registrare il numero più alto di suicidi in carcere della storia italiana, 72, il 2010 sembra essere iniziato all'insegna della medesima emergenza. I detenuti, come noi stessi abbiamo potuto appurare nell'ambito dei citati sopralluoghi, lamentano la difficoltà, certo legata anche a ragioni logistiche, di ottenere il trasferimento temporaneo in ospedali per motivi di cura.

Secondo, preme sottolineare le difficoltà legate al finanziamento e alla qualificazione del costo di un tale trasferimento di competenze, in particolare per quanto disposto dall'articolo 6 dello schema di attuazione in discussione. Non sarebbe infatti accettabile una logica che comportasse per la Regione costi troppo alti, non programmabili e l'utilizzo di personale i cui contratti, instaurati ai sensi della legge numero 740, del 9 ottobre 1970, e ancora in essere alla data di entrata in vigore del decreto, siano in forza della norma di attuazione discussa trasferiti alle ASL e continuino ad essere disciplinati dalla legge numero 740 del 1970 fino alla scadenza.

Terzo, l'assistenza sanitaria dei detenuti in Sardegna è in fase critica perché il trasferimento delle competenze dal Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria al Servizio sanitario nazionale non è ancora avvenuto, e la nostra Regione risulta essere insieme alla Sicilia l'unica a non aver ancora ottemperato al decreto legislativo numero 230 del 1999, e al decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri dello 01/04/2008, che ne regolamentava l'attuazione. Ritardo, questo, che ha impedito di realizzare gli stessi interventi evidenziati nell'ambito della relazione di inaugurazione dell'Anno giudiziario 2010, presso la Corte di Cassazione, ove veniva sottolineato come nello scenario attuale alcuni aspetti essenziali, quali l'erogazione dei livelli di cura standard in tutti gli istituti penitenziari, la predisposizione di una rete assistenziale in grado di recepire le enormi problematiche poste dal disagio psichico in carcere, una rivisitazione del ruolo e delle capacità ricettive dei centri diagnostici terapeutici, un nuovo impulso ai servizi per le tossicodipendenze e per le malattie infettive, appaiono estremamente urgenti.

Infine, nel riprendere quanto elaborato nell'ambito della Commissione settima, si rende necessario sottolineare ex plurimis come sia di estrema importanza concentrare una forte attenzione sulle modalità di inquadramento del personale di ruolo del Ministero della Giustizia nelle corrispondenti categorie e profili previsti per il personale delle ASL, ciò in quanto il personale dell'amministrazione penitenziaria potrebbe non possedere i requisiti e i titoli professionali richiesti dalla normativa vigente.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Cuccureddu. Ne ha facoltà.

CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Sarò molto breve anche perché non voglio parlare, come alcuni hanno fatto, della funzione della pena, cioè se deve essere rieducativa, afflittiva, o se deve avere una funzione di prevenzione della sicurezza pubblica, come da qualche intervento appariva, né sulla umanizzazione della pena. Ma vorrei concentrarmi sul tema, e in maniera particolare sull'ordine del giorno. Io apprendo oggi dall'onorevole Campus che questo schema praticamente ne ricalca uno precedente predisposto dall'allora assessore Dirindin. Questo schema, che fosse predisposto allora, o che sia stato predisposto oggi, a me pare che non possa essere soddisfacente per la Regione sarda, per due aspetti essenziali. E, anche per evitare di tediare successivamente con una dichiarazione di voto, dirò che voterò a favore dell'ordine del giorno proposto dall'onorevole Campus, solo se ci sarà un'integrazione che presento come quarto punto.

Dicevo che gli aspetti essenziali sono due. Quello finanziario, evidentemente, graverà sulla Regione Sardegna se non verranno ben quantificati i parametri; da questo schema non appare un'indicazione precisa nel senso della cosiddetta residenza obbligata, che è un po' in analogia il principio che si usa nei servizi sociali per le residenze di soccorso. Qual è il principio sostanzialmente? E' quello che vige nel resto della sanità. Se un sardo si fa operare in Lombardia, è il servizio sanitario della Sardegna, se quella prestazione noi non la possiamo eseguire, che paga.

In questo caso se nell'Isola vengono scaricate decine o centinaia di reclusi, solo perché abbiamo gli spazi, solo perché magari costruiamo carceri adatte al "41 bis", solo perché magari qui si riesce realmente a perseguire quella finalità della pena, non è detto che i sardi, che costituiscono il 3 per cento della popolazione italiana, devono pagare per persone difficili anche sotto l'aspetto sanitario, lo diceva l'onorevole Gian Valerio Sanna, perché afflitte da patologie psichiatriche, tossicodipendenze, malattie infettive.

Io credo quindi che che con l'ordine del giorno dev'essere dato il mandato netto, chiaro che il parametro sul trasferimento delle risorse deve essere assolutamente legato alla residenza obbligata. I sardi ce li paghiamo noi, anche se sono reclusi in istituti nel resto della penisola, posto che sarebbe auspicabile che la pena venisse espiata in Sardegna, ma degli altri se ne deve far carico qualcuno: il Ministero degli interni per quanto riguarda gli irregolari clandestini che sono tanti, e le altre Regioni per quanto riguarda chi ha una residenza di provenienza.

Ma il punto a mio avviso più importante, e sul quale non si è secondo me trovata la soluzione, è legato all'articolo 4, comma 2 che stabilisce che entro 12 mesi il 90 per cento degli operatori del sistema penitenziario, infermieri o medici, che hanno un contratto di convenzione ai sensi della legge numero 740 del 1970, li perderemo in qualche maniera, salvo che non optino per essere inseriti in maniera esclusiva all'interno del sistema sanitario regionale carcerario.

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LOMBARDO

(Segue CUCCUREDDU.) Questo che cosa significa? Significa perdere professionalità acquisita in tantissimi anni di lavoro negli istituti carcerari. Io non sono medico, sono laureato in giurisprudenza (una formazione culturale molto diversa), ma immagino che non sia la stessa cosa curare una persona a casa sua, in ospedale, o instaurare un rapporto con persone che hanno anche grossi problemi, spesso patologie di natura psichiatrica, o comunque grossi problemi di natura psicologica, all'interno del carcere. Le professionalità che sono state acquisite non si possono disperdere.

Di conseguenza la mia proposta, e chiedo che venga valutata da chi sottoscriverà l'ordine del giorno (non so se sarà un ordine del giorno unitario o meno), consiste nell'inserimento di un quarto punto nella parte dispositiva nel quale si prevede che in sede di Commissione paritetica, o di Conferenza Stato-Regione, la Giunta regionale chieda che tutti i rapporti di lavoro di cui alla "740" del 1970, stabiliti oggi per non più di 12 mesi, vadano ad esaurimento. Si prevede cioè che queste persone, avendo fatto scelte particolari, abbiano la possibilità di ottenere il pensionamento. Oggi per cavilli di natura burocratica (la doppia convenzione, magari servizio di emergenza, piuttosto che altre forme di convenzionamento, guardie mediche o altro), non possiamo non garantire alle persone che hanno sempre svolto questo lavoro di raggiungere l'età della pensione.

Io chiedo pertanto che, senza fare convenzioni con altri, venga data la possibilità alle persone che oggi sono nel settore, di arrivare alla conclusione della propria vita lavorativa continuando ciò che hanno iniziato, senza coartare con un intervento legislativo un percorso professionale di molti operatori; o quantomeno si dia un termine medio di almeno 5 anni, in maniera tale che si possano fare delle scelte lavorative in un senso o nell'altro. Il termine dei 12 mesi a mio avviso creerà molti problemi sia al servizio sanitario perché toglierà professionalità, sia a chi ha compiuto la propria scelta confidando, nell'affidamento a una norma di legge statale, sul fatto che potesse proseguire la sua professione con quella modalità prevista appunto dalla legge numero 740 del '70.

Quindi, ripeto, per evitare di intervenire successivamente, lo dico all'onorevole Campus e agli altri che hanno sottoscritto l'ordine del giorno, se ci sarà questo quarto punto il mio voto sarà favorevole, altrimenti sarà contrario.

PRESIDENTE. Onorevole Cuccureddu, ho raccolto la sua proposta di emendamento orale che però dovrà essere portata all'attenzione dell'Aula nel momento in cui metteremo in votazione l'ordine del giorno. Quindi, riproporrà l'emendamento orale in quel momento.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Caria. Ne ha facoltà.

CARIA (P.D.). Signor Presidente, colleghi consiglieri, io ho ascoltato gli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto, in particolare mi riferisco agli ultimi due interventi dei colleghi di maggioranza e partirei da quello, nel quale mi sembra di vedere o di intravedere delle quasi certezze, dell'onorevole Campus. Il collega si è soffermato sul fatto che la Sardegna è tra le ultime regioni d'Italia ad affrontare questo tema e, soprattutto, sull'aspetto della quantificazione delle risorse. Oggi, forse per la prima volta,si è parlato del riconoscimento di una quota capitaria. Io non ho la stessa certezza del collega Campus in relazione al riconoscimento di una quota capitaria nell'ambito di un accordo Stato-Regioni, non ce l'ho perché se fosse stato così questa parte andava inserita nell'articolo 6 e francamente l'abbiamo letto e riletto anche a livello di Commissione, non abbiamo trovato nulla di questo, se non un rimando, come poi vedremo, all'accordo Stato-Regioni.

In relazione, invece, all'aspetto della territorializzazione della pena di cui ha trattato, ne abbiamo parlato molto spesso, molto spesso se n'è parlato sulla stampa, in realtà quello che io posso notare è che noi non abbiamo ancora visto, non abbiamo ancora sentito la voce autorevole della Regione su questo tema. Cioè qualcuno - io dico chi più del Presidente della Giunta regionale? - che intervenga su questo tema al tavolo nazionale per chiedere, una volta per tutte, se i detenuti sardi hanno diritto al rispetto della territorializzazione della pena oppure no. Io credo che anche di questo noi dovremmo parlare.

Sempre l'onorevole Campus, ha fatto un riferimento alla possibilità, che c'è, di rimandare lo schema alla Commissione paritetica con le osservazioni del Consiglio regionale. Perché no? Perché non possiamo rimandare alla Commissione paritetica le osservazioni da inserire, i dati sui costi standard o, eventualmente, la quantificazione della quota capitaria, in modo da non trovare poi delle sorprese? Tanto più che ci parla di una problematica d'urgenza sulla tempistica collegata, qualcuno l'ha detto, al fatto che c'è una scarsa copertura finanziaria da parte del Ministero per il sistema penitenziario.

Il vero tema forse, onorevole Campus, l'ha affrontato nella parte finale quando ha parlato degli operatori. Quello credo sia il vero problema e posso anche dire, forse mi sbilancio nel farlo, che è di facile soluzione per la parte di operatori che hanno contratti a tempo indeterminato, è un pochino più complessa e più difficile per gli operatori a convenzione o per gli operatori a tempo determinato.

Anche l'onorevole Cuccureddu, ultimo a essere intervento, ha posto l'accento sulla questione del personale in riferimento al potenziale rischio di perdita di professionalità. Poiché come Commissione seconda abbiamo avuto la possibilità (abbiamo vissuto questa esperienza) di visitare quasi tutte le carceri della nostra regione, Assessore, posso dirvi francamente che non avrei mai pensato di trovare la situazione che abbiamo potuto verificare all'interno delle carceri. Quando abbiamo visitato la parte delle carceri riservata alla medicina abbiamo avuto colloqui con gli operatori sanitari anche con quelli operanti all'interno delle carceri più deboli sotto l'aspetto strutturale, organizzativo e in termini di presenze di persone.

Io penso che all'indomani dell'approvazione di questa norma sicuramente inizieranno anche una serie di richieste per adeguare i servizi sanitari. Abbiamo parlato di un'ipotesi di spesa di circa 1 milione di euro, ma credo che non sia quello il costo del trasferimento del servizio sanitario penitenziario dal Servizio nazionale a quello regionale; in particolare, se quantifichiamo il costo dei circa duecento dipendenti che oggi operano in quel settore, penso che i costi siano nettamente superiori.

Un altro aspetto che mi preoccupa è relativo alle strutture. In primo luogo sono in uno stato che, forse, nemmeno si può definire; inoltre non sono di proprietà regionale ma sono di proprietà ministeriale e, poichè non mi sembra di aver letto che vengano date in comodato d'uso alla Regione, questo potrebbe generare qualche problematica di tipo giuridico e anche gestionale, rafforzata (l'hanno detto i colleghi che mi hanno preceduto, a partire dal Presidente della Commissione seconda) dal fatto che la popolazione penitenziara al 90 per cento circa usufruisce di un'assistenza sanitaria (chi per tossicodipendenza, chi per malattie infettive, chi per problemi psichiatrici) non di base, ma di alta specializzazione.

Io credo che quest'Aula, dopo il dibattito affrontato nelle settimane scorse sul federalismo, sulla rivendicazione dell'autonomia (e qualcuno si è spinto a parlare anche di indipendentismo), non ritenga un problema il trasferimento di questa funzione. Siamo tutti d'accordo sul fatto che il servizio sanitario svolto all'interno delle carceri passi alla gestione del Servizio sanitario regionale; credo che proprio su questo argomento non troveremo delle distinzioni in questa sede.

Il mio dubbio è sulla fretta di cui qualcuno oggi ha detto: "Siamo fuori termine massimo, siamo gli ultimi, abbiamo fretta, siamo in ritardo". Io sono combattuto, non sono convinto che ci sia tutta questa fretta, magari si può aspettare per fare quegli approfondimenti che prima proponevo, soprattutto anche alla luce del dibattito che è avvenuto oggi sulla questione delle risorse.

L'altra questione - l'ha trattata prima l'onorevole Cuccureddu - io la traduco in termini sanitari, forse così è più comprensibile. L'onorevole Cuccureddu ha parlato di "residenza obbligata", più semplicemente si può parlare di "mobilità attiva" e di "mobilità passiva. Poiché la maggior parte dei detenuti che stanno in Sardegna non sono sardi (abbiamo affrontato questo tema anche in Commissione, peraltro senza avere grandi risposte), nel momento in cui un detenuto del Lazio, del Piemonte, viene trasferito in Sardegna automaticamente ha un trasferimento della residenza e di conseguenza pesa sul sistema sanitario sardo.

Su questo punto non è stata fornita alcuna spiegazione; il collega nel suo intervento faceva riferimento all'inserimento del criterio della "residenza obbligata", perché se questa fattispecie non compare rischiamo che i costi del sistema sanitario non potranno mai essere riaddebitati; se poi non passa il principio della quota capitaria, perché questo è il punto, o quello del costo standard, rischiamo che quel costo derivante dalla gestione del sistema sanitario penitenziario graverà sulle casse dell'Assessorato regionale, peserà sul bilancio regionale e si trasformerà, per conseguenza logica, in una riduzione dei servizi sanitari a favore dei cittadini sardi.

Userò un termine che non mi piace ma che rende l'idea: importiamo detenuti, non riusciamo a esportare determinate cose e importiamo detenuti. Lo stesso articolo 6 (un punto nevralgico), non convince nessuno, non ha convinto neanche molti colleghi della maggioranza, non convince neanche noi della minoranza dove si dice: "…le risorse finanziare trasferite nelle disponibilità del Servizio sanitario … sono trasferite alla Regione autonoma della Sardegna nella misura e secondo i criteri definiti in sede di Conferenza permanente…".

Mi preoccupa un dato, e mi ricollego anche a un passaggio recente della Conferenza Stato-Regioni. Ho letto sulla stampa (magari un giorno ci verrà data migliore comunicazione) che il piano di rientro del sistema sanitario proposto dalla Regione sarda non è stato approvato, e quindi la Giunta si è trovata costretta, mi pare ad aprile o a maggio, ad adottare una delibera con la quale (però sono state presentate in merito interrogazioni da parte dei colleghi) sono stati posti alcuni paletti e dei vincoli alle Aziende sanitarie in tema di assunzioni, per esempio, magari non sempre rispettati nonostante la direttiva regionale dell'Assessorato.

Pertanto, se all'atto dell'accordo Stato-Regioni ci posizioniamo formulando una proposta che dovrebbe tener conto di un piano di rientro, e poi quella proposta viene bocciata, mi preoccupa il fatto che dobbiamo sempre ricercare un accordo nell'ambito della Conferenza Stato-Regioni, in misura tale per cui non è detto che passi il concetto del ripiano dei costi del sistema sanitario sulla base degli standard o della quota capitaria. Io non ho certezze su questo, così come ha detto l'onorevole Campus, per quanto tutto il sistema Italia possa essere interessato e quindi sedere a quel tavolo tutte le Regioni d'Italia. Nel merito mi piacerebbe sapere, magari, come sono ubicate le strutture detentive a livello nazionale, cioè quante ne abbiamo noi rispetto alle altre Regioni, per cui non tutte le Regioni saranno coinvolte, forse, nello stesso modo.

Anche la gestione del personale costituisce un problema; io non ho ancora capito qual è la proposta della maggioranza, c'è una tabella allegata a questo schema e sicuramente si può essere d'accordo tutti sul passaggio dei dipendenti a tempo indeterminato, c'è forse un problema di rendere omogeneo, lo abbiamo anche evidenziato nei pareri delle Commissioni, il profilo dei dipendenti che dal Ministero passano nel Servizio sanitario regionale in modo che non ci siano disparità. Faccio un esempio per tutti: la figura professionale del biologo in Sardegna non ha lo stesso incardinamento dal punto di vista contrattuale; nelle ASL fa parte della dirigenza, nelle università con gli stessi titoli ha un diverso inquadramento, eppure il lavoro è lo stesso. Occorre quindi rendere omogenei i criteri in modo da evitare problemi successivi.

Devo dire, francamente, che non ho capito però che cosa si "vuol fare" dei dipendenti a tempo determinato o del personale convenzionato, a parte la preoccupazione dell'onorevole Cuccureddu sul termine dei 12 mesi previsto dall'articolo 4. Io vorrei sapere quali saranno i percorsi, e credo che su questo aspettoil Consiglio dovrà intervenire.

Abbiamo fatto anche altre considerazioni e alla fine su questo argomento noi dovremo ritornare perché, lo hanno detto altri colleghi, non si tratta solo di questioni di tipo sanitario ma ce ne sono altre più profonde da affrontare. Certamente quella sanitaria è importante; io però non ho la certezza che sia così urgente l'adozione di un provvedimento e, anzi, avrei invitato i colleghi a una ulteriore riflessione perché con la fretta si rischia di fare degli errori dai quali difficile tornare indietro. Avrei invitato i colleghi a chiedere chiarimenti in relazione alle segnalazioni proposte e credo che attendere ancora qualche settimana, non parliamo di mesi, non crei nessun tipo di danno perché i servizi sanitari all'interno del sistema penitenziario sono assicurati oggi e saranno assicurati anche domani, sicuramente non vengono interrotti. E poi c'è sempre il tempo di "fare i conti" nei rapporti tra Stato e Regione.

Il mio invito è pertanto a una più attenta valutazione da parte di tutti i colleghi sulla scia delle considerazioni espresse negli interventi e per il fatto che molti colleghi della maggioranza non hanno certezza su quello che effettivamente potrà accadere all'indomani dell'approvazione di questo provvedimento.

Non parliamo di una spesa pari a un milione di euro perché se sono in gioco almeno 200 posti di lavoro parliamo di diverse decine di milioni di euro: anche di questo dovremo tenere conto.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Vargiu. Ne ha facoltà.

VARGIU (Riformatori Sardi). Presidente il mio sarà un breve intervento; ritengo di avere necessità di pochissimo tempo (non utilizzerò pertanto tutto il tempo a disposizione) per dire alcune cose di carattere generale che si attagliano, in modo abbastanza preciso, anche alla discussione di questa sera.

Io condivido una larga parte delle perplessità che sono state espresse dai colleghi del centrosinistra in quanto ritengo che avremmo potuto far lavorare meglio la nostra delegazione all'interno della Commissione paritetica ma, soprattutto, avremmo potuto supportare meglio il lavoro della nostra delegazione nella Commissione paritetica. Intendo dire che relativamente a tutta l'attività che la Commissione paritetica ha svolto e svolgerà nei mesi a venire è indispensabile che noi abbiamo informazioni, capacità di seguire i flussi economici provenienti dallo Stato e capacità di verificare se questi flussi economici sono della entità corretta rispetto ai trasferimenti. E' un ragionamento che avevamo già fatto durante la discussione delle norme di attuazione allegate al sistema delle entrate ed è una valutazione che non può che essere ribadita in questa occasione.

Ciò detto, colleghi del centrosinistra, devo dire che è abbastanza strano sentire il centrodestra che difende il diritto alla salute all'interno della struttura penitenziaria mentre il centrosinistra sottolinea il carico economico che questo comporta. Il collega Gian Valerio Sanna ha detto che il 65 per cento dei detenuti è sieropositivo, che una larga parte dei detenuti ha necessità di assistenza psichiatrica oltre che di una ordinaria assistenza sanitaria, quindi sottolineando come questo sia un problema che viene trasferito a carico della Sardegna.

E' tutto vero; è però vero che col D.P.C.M. del 2008 il trasferimento delle competenze alle Regioni è già stato effettuato ed è altrettanto vero che la Regione Sardegna se ne deve far carico per garantire il livello della qualità della sanità penitenziaria. Perché il problema della garanzia del livello della qualità della sanità penitenziaria in Sardegna è un problema che è simile, identico, sovrapponibile a quello della garanzia del livello della qualità della sanità a favore del resto della popolazione.

Non possiamo fare, è difficilissimo fare, è veramente fastidioso fare dei ragionamenti sul livello della qualità dell'assistenza sanitaria in Sardegna e pensare che la sanità penitenziaria possa, dopo che con il D.P.C.M. del 2008 è stata trasferita alla Regione, essere un comparto a parte rispetto al resto della politica sanitaria di questa Regione.

Quindi, colleghi del centrosinistra, condivido totalmente, pienamente la vostra perplessità sul fatto che i costi siano quantificati in maniera giusta, anzi, aggiungo una considerazione: io sono convinto che la spesa sanitaria sia cronicamente sotto finanziata e questo vale per la sanità penitenziaria e per la sanità non penitenziaria. Sono pertanto assolutamente convinto che la quota delle risorse che lo Stato ci trasferirà, quand'anche sia proporzionale rispetto a quella che ci spetta per l'effetto delle presenze all'interno delle nostre carceri, non sarà comunque sufficiente a coprire i costi di questa sanità penitenziaria; così come, colleghi, la quota che ci viene trasferita dallo Stato (al netto delle nostre incapacità) è comunque insufficiente in Sardegna a garantire i livelli di qualità di assistenza alla popolazione pari a quelli che noi vorremmo e a cui la popolazione sarda avrebbe diritto.

Queste valutazioni le abbiamo bene in testa, colleghi, e sono le stesse che tante volte hanno fatto sì che i Riformatori in quest'Aula, su questi argomenti, si appellassero alla possibilità di riuscire ad avere una zona franca di discussione al di là delle polemiche di parte. Crediamo che quando sia in discussione il diritto alla salute di una popolazione, sia questa una popolazione che ha tutte le proprie garanzie e diritti di libertà, o sia questa una popolazione ristretta all'interno delle carceri, più debole dal punto di vista quindi della propria possibilità di far valere diritti, questo sia un diritto di cittadinanza che deve essere difeso in questo Consiglio regionale.

Questo appello i Riformatori, in quest'Aula, l'hanno fatto risuonare quando sedevano su questi banchi in posizione di minoranza, lo fanno risuonare oggi che sono in posizione di maggioranza. L'appello finale che rivolgiamo all'Aula è di non dividerci anche su questo ordine del giorno, che è un ordine del giorno di civiltà, un ordine del giorno in cui è ben presente l'indicazione a questo Consiglio regionale di continuare una strada di confronto con lo Stato, un confronto in cui i diritti della Regione Sardegna, i diritti di cittadinanza dei sardi costituiscono l'elemento fondamentale. Un confronto che non inizia e non finisce certo sulle norme di sanità penitenziaria, ma è aperto e da esso dipendono le sorti di questa Regione.

Colleghi del centrosinistra, credo che voi, come me, abbiate la tristezza nel cuore per quello che sta succedendo in Sardegna, e la cui responsabilità credo sia ben difficile attribuire a una parte politica o a una Presidenza; sicuramente, però, questo Consiglio regionale credo debba fare il massimo, tenendo a mente che la nostra capacità di dare risposte a chi fuori da quest'Aula ce le sta chiedendo è sicuramente inadeguata.

Non credo che voi, se foste al nostro posto, avreste la capacità di dare risposte molto più adeguate. Ma credo che la sfida forte, la sfida importante che noi avremo nei prossimi mesi (e le norme di attuazione sulla sanità penitenziaria sono soltanto un episodio), quella che ci vedrà esposti, quella che ci farà capire se dentro questo Consiglio regionale c'è o non c'è la voglia di essere al servizio dei sardi che ci hanno votato, è la sfida con lo Stato. E' una sfida di cui noi Riformatori, credo molti altri all'interno di questo Consiglio, siamo pronti a prendere la bandiera, e vorremmo prenderla insieme a voi del centrosinistra, e vorremmo prenderla nella certezza, nella consapevolezza che questa Regione o si salva tutta intera o non si salva.

Anche in questa circostanza, quindi, credo che votare insieme un provvedimento, che pareva condiviso, sulla sanità penitenziaria sia un segno di civiltà nei confronti di chi deve garantire provvedimenti di libertà all'interno delle carceri, e sia un "provvedimento di buonsenso" che dà la possibilità di condividerlo a tutta quest'Aula.

PRESIDENTE. E' iscritta a parlare la consigliera Zuncheddu. Ne ha facoltà.

ZUNCHEDDU (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Io accolgo l'invito del consigliere che mi ha preceduto a svolgere un ragionamento serio per poter votare insieme una proposta adeguata alle esigenze della situazione. Io credo, però, che questo non sia possibile nel giro di due ore, in un dibattito così ristretto perché, come altri consiglieri, ho visitato numerose carceri della Sardegna, e anche colonie penali, cogliendone il grandissimo disagio perché ci troviamo di fronte a strutture assolutamente borboniche; e non sto qui a raccontare ciò che hanno potuto vedere anche gli altri consiglieri.

Sappiamo che la situazione è assolutamente drammatica, e da un punto di vista sanitario è veramente un'indecenza sia per il problema delle patologie infettive, legate ai problemi di tossicodipendenza, sia per le patologie psichiatriche che non sempre sono patologie di vecchia data ma, molto spesso, insorgono esattamente nel corso della detenzione. Per non parlare, poi, assessore Liori, mi rivolgo a lei proprio in quanto medico, di un caso abbastanza allarmante di recrudescenza di patologia tubercolare avvenuto in una colonia penale.La situazione è talmente drammatica per cui tutti siamo invitati a ragionamenti seri e approfonditi.

Io ho letto questo documento, l'ho visto solo tra ieri sera e stamattina, e ne ho colto davvero l'enorme complessità; una complessità che non ci deve indurre a scelte affrettate, e quindi a votarlo oggi. Per questa ragione, chiederei all'Aula, chiedo a lei, presidente Lombardo, di rinviarlo. Tutta questa fretta non porta bene; e, se di fretta vogliamo parlare, io vorrei anche ricordare che oltre un anno fa presentai come prima firmataria, insieme al mio Gruppo, una mozione sulla territorialità della pena votata a maggioranza, e poi caduta nel silenzio e nell'indifferenza delle istituzioni. Ci sono chiaramente tante pressioni, e fra l'altro anche in Aula qualcuno ha accennato a questa esigenza, ma si dimentica totalmente che è stata votata una mozione in merito proprio al diritto previsto dalla legge italiana, e non applicato in Sardegna, di far scontare le pene nella regione di appartenenza, anche tutti i sardi che sono in attesa di giudizio in carceri d'oltremare che hanno il sacrosanto diritto a rientrare nel nostro territorio, anche per alleviare le sofferenze e i disagi dei familiari.

Sono dell'avviso che noi dovremmo essere pronti a gestire i nostri detenuti in casa nostra, e semmai dovremmo stare molto attenti ai detenuti di importazione. E con questo mi riferisco anche a uno dei punti previsti dal documento.

Di fatto, ci troviamo di fronte per l'ennesima volta al fatto che la Sardegna non pratica l'esercizio della sovranità con lo Stato italiano.

Sottolineo inoltre che, pur essendo passati due anni e mezzo dal dibattito sul trasferimento della sanità dallo Stato alla Regione Sardegna, ancora oggi dipendiamo dal Ministero della giustizia, quandi dallo Stato. Voglio ricordare anch'io che, per entrare nella Comunità europea, bisogna essere in regola con i diritti civili, e noi non lo siamo in materia di carceri, tenendo conto che è un tema importante e che attiene alla civiltà di un popolo.

La Sardegna si deve affrettare ad allinearsi nel settore della sanità penitenziaria, e questo nel rispetto dell'articolo 3 della Costituzione. Voglio anche ricordare che dal 1 aprile del 2008 in tutte le Regioni a Statuto ordinario le funzioni della medicina penitenziaria sono state trasferite al Servizio sanitario nazionale, italiano, quindi a carico del Ministero della salute italiano. Da questa disposizione erano escluse le Regioni a Statuto speciale perché il decreto legislativo numero 230 del '99, allora in carica il ministro Bindi, prevedeva all'articolo 9 (è premessa del suddetto passaggio) che il trasferimento avvenisse con norme di attuazione ai sensi dei rispettivi Statuti.

Lo Statuto della Regione autonoma della Sardegna del '48, articolo 56, parla dell'istituzione di una Commissione paritetica, Commissione paritetica che oggi ha dimostrato di non essere assolutamente all'altezza della situazione. I medici penitenziari, con la precedente assessora Dirindin, lavorarono alla bozza della norma di attuazione, che fu poi rivisitata da lei, assessore Liori. La bozza, poi, venne inviata a Roma e bocciata. Così mi risulta, questi sono i dati in mio possesso, ma può sempre smentirmi. E dico che, se così è, meno male che la bozza di attuazione era stata rielaborata dai medici penitenziari, e quindi inviata a Roma, e tornata in Sardegna alla prima Commissione, che l'ha approvata.

Oggi noi dobbiamo fare i conti, e dobbiamo chiudere questa partita. Quindi la fretta è certamente reale di fronte all'emergenza, però può essere pericolosa se oggi ci porta a chiudere. Questo dibattito praticamente è iniziato due ora fa, forse anche meno, e velocemente dovremmo chiudere. Il documento però tocca molti problemi; noi, ad esempio, ci troviamo di fronte al problema delle colonie penali la cui realtà è cambiata dagli anni '70 ad oggi.

Negli anni '70 le colonie penali ospitavano infatti detenuti con condanne definitive, ma detenuti indubbiamente sani, perché il problema della droga non si era insinuato come oggi, o perlomeno non creava ancora i problemi attuali; le colonie penali erano luoghi di lavoro e di produzione; i detenuti avevano poca necessità di assistenza sanitaria pur essendo queste strutture in condizioni di isolamento, ovviamente, geografico, come lo sono oggi, non si poneva il problema dell'assistenza sanitaria come si pone oggi a fronte dell'alta percentuale di detenuti con patologie che necessitano anche di controlli ravvicinati; e in casi di emergenza, come può essere un caso di infarto, è molto difficile raggiungere strutture organizzate per fronteggire il problema.

La colonia penale pertanto andrebbe rivista e riproposta anche come luogo di lavoro reale, magari introducendo forme di agriturismo…

Presidente, insomma, c'è disinteresse in Aula, e questa è una delle ragioni per le quali io vi chiedo davvero di rinviare questa discussione.

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, per cortesia!... Onorevole Zuncheddu, anche i colleghi che l'hanno preceduta sono intervenuti senza che ci fosse silenzio assoluto in Aula; Aula peraltro che ho richiamato. La pregherei quindi di proseguire.

ZUNCHEDDU (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Io concludo il mio intervento velocemente. I colleghi possono chiacchierare, io uscirei per educazione, però non è un problema mio. Una considerazione sul carcere di Uta, per esempio, la cui costruzione viene prospettata quasi con orgoglio; io sono contraria all'ampliamento delle carceri, perché noi ci troviamo di fronte a una crisi profonda del sistema giudiziario che sicuramente ha fallito, e la soluzione non è quella della creazione di nuove carceri.

A Uta, ad esempio, si riverseranno 800-1000 detenuti che arriveranno da tutt'Italia, ne conseguirà un traffico naturale di familiari, di avvocati, di personale socio-assistenziale, che comporterà un problema reale di viabilità; e dal punto di vista della viabilità questa mi sembra una zona ad altissimo rischio: anche su questo però si è ragionato poco.

Oggi, in nome dell'urgenza, si rischia di approvare a scatola chiusa norme di attuazione che possono giusto consentire allo Stato italiano di perpetrare le sue scorribande nel nostro territorio, aumentando il malessere nell'Isola che, però, vanterà chiaramente un'alta presenza di detenuti.

Sul problema del personale sanitario che opera all'interno delle carceri bisogna stare molto attenti. Si sono create delle grandissime professionalità; non sono medici che operano nel territorio, e quindi in un ambito di società civile dove molte cose cambiano, si tratta di personale medico che si è altamente specializzato nel corso di una esperienza in carcere durata 10-20-25 anni e che ha avuto anche relazioni strette e obbligate, assessore Liori, con la Magistratura, con il Ministero di grazia e giustizia; tutte relazioni che i medici nell'attività normale non hanno.

Un medico carcerario diciamo che ha un ventaglio di responsabilità e di relazioni molto ampie e, caso strano, non tutti sono (lo diciamo fra virgolette) a posto secondo le regole per essere riassunti qualora si dovesse proporre una ristrutturazione di ruoli all'interno del carcere, oppure attribuzione di ruoli di dirigenti, e chi più ne ha più ne metta. Io vorrei capire che fine faranno questi colleghi che possono essere superati e prevaricati, ad esempio, da medici che non hanno tutte quelle competenze, e questo è un altro dato.

Il documento è ricco di osservazioni, per cui, potremmo parlare ancora per molto; io invece vorrei chiudere qui, sempre con l'invito, se fosse possibile, a una condivisione reale. Tutti noi dell'opposizione saremmo disposti a firmarlo insieme alla maggioranza, se poggiasse su pilastri seri e ragionati.

PRESIDENTE. Onorevole Zuncheddu, nel corso del suo intervento lei ha posto una questione sospensiva, però l'articolo 86 prevede che quando la discussione è già iniziata la questione sospensiva non possa essere proposta da un singolo consigliere ma soltanto da cinque consiglieri o da un Capogruppo.

Poiché nessun altro è iscritto a parlare, per la Giunta ha facoltà di parlare l'Assessore dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale.

LIORI, Assessore tecnico dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale.Presidente, onorevoli consiglieri, su questo tema si gioca una partita importante, come è stato sottolineato nel corso degli interventi che si sono succeduti oggi nell'Aula. Sarà difficile rispondere punto per punto a tutti gli oratori. Vorrei riprendere il discorso dall'origine e dire perché oggi discutiamo di sanità penitenziaria, una materia che è passata dal Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria al Servizio sanitario nazionale e poi regionale e che necessita in Sardegna di apposita norma di attuazione. Per attaure questo passaggio siamo oggi in Consiglio regionale.

Come ha ricordato il consigliere Ben Amara, l'Italia è stata anche condannata in sede europea per aver disatteso le disposizioni in materia di diritti civili, diritti inalienabili, relativamente alla popolazione carceraria. Occorre quindi estendere il sistema delle prestazioni sanitarie di cui godono i cittadini liberi ai cittadini in condizione di detenzione . Ha ragione il consigliere Vargiu quando dice che non si tratta di un comparto a sé stante (spero di interpretare bene il suo pensiero), per cui si chiede che i carcerati possibilmente, per capirci, abbiano il medico di famiglia, così come tutti gli altri cittadini; cioè, onorevole Zuncheddu, bisogna assimilare le prestazioni della medicina penitenziaria (sempre in tema di fruizione dei diritti) a quelle di cui si avvalgono tutti gli altri cittadini per porre fine, come hanno sottolineato tutti gli oratori intervenuti, alle situazioni di estremo disagio e di estrema gravità presenti nella nostra Isola, ma credo che non siano diverse nel resto d'Italia.

I problemi principali portati all'attenzione attengono alla garanzia della copertura finanziaria e all'inquadramento del personale. Vorrei innanzittutto chiarire alla consigliera Zuncheddu (il problema è stato sollevato anche dalle Commissioni che hanno esaminato il documento frutto della Commissione paritetica) che io non ho bocciato la norma di attuazione esitata da una Commissione paritetica i cui componenti regionali erano stati nominati dalla precedente Giunta.

Voglio chiarire che, nella mia veste di Assessore neo nominato, si è rivolta a me la totalità dei medici e dei professionisti dell'amministrazione penitenziaria chiedendo che il contenuto di quel documento, da loro considerato irrealizzabile, venisse bocciato. Una ulteriore richiesta è stata di nominare essi stessi una delegazione che fosse rappresentativa non dei pochi scelti dall'Assessore di turno, ma degli interessi e non solo professionali di tutte le parti in causa.

Per esempio, all'interno della categoria degli infermieri esistono infermieri in possesso della qualifica e altri che non l'hanno, infermieri titolari e altri che non lo sono. La proposta che gli operatori intendono portare avanti vuole tutelare, e concordo, un patrimonio di professionalità, di cui è difficile privarsi, sulla base delle norme generali del personale dell'amministrazione pubblica, dell'amministrazione sanitaria, eccetera.

Pertanto gli operatori hanno bocciato questa proposta, frutto di una commissione ristretta i cui componenti non sono stati scelti dalla base ma nominati, come ho già detto, dall'Assessore, e hanno chiesto di ripartire da capo. In realtà l'amministrazione regionale precedente era stata solerte nel portare avanti questo iter ma è stata bloccata - lo ridico per l'ennesima volta - dalle elezioni regionali anticipate. Abbiamo anche cercato di recuperare, per quanto possibile, il tempo perso. Se oggi arriviamo tra le ultime regioni in Italia a chiedere di chiudere questa partita è perché il Governo ha tardato nel nominare i propri rappresentanti nella Commissione paritetica.

Comunque, dobbiamo parlare non di responsabilità, ma di risposte da dare ai due argomenti principali che sono stati sollevati oggi. Il primo attiene alla certezza, sulla base del principio di precauzione (così lo ha definito l'onorevole Sanna), di avere una copertura finanziaria che non sia a danno delle già deboli casse dell'amministrazione regionale e, soprattutto, dell'Assessorato della sanità. Le possibilità, come è stato detto, sono due; si possono ripartire le risorse secondo il principio della spesa storica, che sarebbe uno svantaggio per noi, oppure si può adottare il principio della spesa pro capite; questa è la richiesta avanzata ormai da tutte le Regioni d'Italia, perché nessuna vuole correre il rischio di vedersi scaricata una funzione, nel nome di un federalismo che in questo caso non sarebbe comprensibile, senza avere naturalmente la copertura finanziaria per esercitarla. La spesa pro capite è invece una garanzia per tutti.

In più vi è confusione anche sull'iter procedurale che deve seguire questa trattativa che, prima di approdare nell'ambito della Conferenza Stato-Regioni, dovrà passare per la Conferenza delle regioni e delle province autonome, e quest'ultima normalmente decide all'unanimità la propria posizione. Se una regione, e soprattutto una regione a statuto speciale, in sede di Conferenza Stato-Regioni ritiene di essere danneggiata si può dissociare e chiedere che venga bloccato il procedimento. Quindi credo che la garanzia di poter raggiungere l'obiettivo della copertura finanziaria ottimale sia alla nostra portata, soprattutto dopo l'ordine del giorno che è stato proposto e che richiama espressamente questa necessità che dà maggiore vigore e forza all'Assessore che, sicuramente, sarà presente in quella sede.

Per quanto riguarda, invece, il trasferimento e l'inquadramento del personale è veramente un problema complesso, al quale non siamo ancora in grado di dare una risposta esaustiva. Certo, la raccomandazione di usufruire il più a lungo possibile di queste professionalità è da accogliere, naturalmente nei limiti che le leggi nazionali ci consentono e anche di una possibile trattativa diretta con il Ministero competente, e quindi con lo Stato. Rimetterla in discussione oggi in questo documento vorrebbe dire bocciare e rigettare la trattativa che ha portato al documento oggi in esame, di conseguenza si dovrebbe ripartire da capo con tempi e incertezze che non sarebbero capite neanche dall'opinione pubblica e che non garantiscono certamente la popolazione carceraria che sta a cuore a tutti quanti per un fatto, è stato ricordato, di civiltà.

Noi, come Regione, abbiamo dato la nostra collaborazione, al fine di coprire manchevolezze anche dello Stato, con il finanziamento aggiuntivo. Ci apprestiamo a garantire gli ulteriori 500 mila euro che servono per dare sicurezza all'amministrazione penitenziaria per far ripartire i centri sanitari che, secondo me in modo non proprio legittimo, aveva sospeso. La Regione sarda sta per dotarsi inoltre del reparto di medicina penitenziaria presso l'Ospedale di Is Mirrionis, alla cui apertura manca soltanto, proprio da parte dell'amministrazione penitenziaria, la garanzia della presenza di turni continui degli agenti di polizia penitenziaria. Di questo problema ho parlato da poco anche con il nuovo direttore dell'amministrazione penitenziaria regionale che mi ha garantito questa copertura; e sono pronte anche le assunzioni di personale sanitario.

Di tutto il resto si può parlare a lungo, si può parlare del problema della popolazione carceraria, di come è composta e soprattutto di come incida nella nostra regione la presenza della popolazione extracomunitaria; popolazione per la quale, quando lavora e produce, in altre regioni viene garantita da parte del Ministero degli interni la copertura della spesa della loro cura , non vedo perché non dovrebbe essere garantita questa copertura quando vengono mandati a scontare la loro pena in Sardegna.

Oltretutto nell'isola sono presenti le colonie penali che mancano invece in altre Regioni, di conseguenza la popolazione carceraria in Sardegna è di gran lunga superiore alla media di altre Regioni italiane. Bisogna dire però che, considerando il fatto che in questa partita sono compresi anche i detenuti degli ospedali psichiatrici giudiziari, sarebbe difficilmente comprensibile in pari tempo che noi dovessimo essere costretti a pagare alla Regione Toscana 200 euro al giorno per ogni cittadino sardo che sconta la pena in un ospedale psichiatrico giudiziario e non vederci riconosciuto, allo stesso modo, il diritto di essere rimborsati per le migliaia di cittadini extracomunitari o di altre regioni, comunque non residenti in Sardegna, che scontano la pena da noi. Su questo punto, se si segue un percorso logico, direi che dovrei riuscire nell'intento.

Per quanto riguarda, invece, tutto il pacchetto dell'inquadramento del personale sanitario, anche sulla base delle normative nazionali e regionali, è un problema certamente più complesso; io mi impegnerò comunque al massimo per garantire la presenza di questi operatori all'interno del sistema carcerario il più a lungo possibile, riconoscendone l'utilità e la professionalità. Professionalità che si impara non nelle vie dell'Università ma sul campo, e che questi lavoratori hanno acquisito in decenni. E' garantita senz'altro la presenza e la continuità lavorativa degli operatori stabilizzati, e quindi assunti a tempo determinato, mentre non è possibilepoter garantire oggi, all'onorevole Cuccureddu e agli altri consiglieri regionali che hanno sollevato il problema, lo stesso trattamento per coloro che agiscono in regime di convenzione. Su questo punto non mi sento, neanche a nome della Giunta, di fare una promessa perché è un problema che non ho esaminato nel suo complesso, quindi non sono in grado di rispondere perfettamente. E' certo che affronterò il problema e mi impegnerò affinché si trovi una soluzione positiva: questo mi sento di garantirlo.

La territorialità della pena e altre questioni credo che non siano assolutamente attinenti al tema in discussione; sulla garanzia della copertura finanziaria ho risposto e credo di aver chiarito i problemi più importanti. Scusate se ho dimenticato qualche cosa.

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione generale. Comunico che è stato presentato un ordine del giorno.

(Si riporta di seguito il testo dell'ordine del giorno numero 1:

Ordine del giorno Campus - Cossa - Steri - Greco sullo schema di norma di attuazione dello Statuto speciale della Regione autonoma della Sardegna in materia di sanità penitenziaria (2/XIV/A).

IL CONSIGLIO REGIONALE

a conclusione della discussione dello schema di norma di attuazione n. 2/XIV/A (Norme di attuazione dello Statuto speciale della Regione autonoma della Sardegna in materia di sanità penitenziaria), inviato dal Governo ai sensi dell'articolo 56 dello Statuto speciale;

I

CONFERMATA la volontà di assicurare a quanti sono sottoposti a limitazioni della libertà personale una assistenza sanitaria adeguata e comunque omogenea a quella degli altri cittadini, per estensione, qualità e natura dei servizi garantiti, volontà manifestata già in passato quando la Regione autonoma della Sardegna si è fatta carico della copertura dei costi della sanità penitenziaria, fronteggiando con risorse proprie ritardi ed insufficienze degli stanziamenti statali

RILEVATO che il trasferimento di tali funzioni alla Regione corrisponde ad una esigenza effettiva di corretta gestione secondo uno schema già applicato nelle regioni ordinarie al fine di assicurare a tutti pari dignità nell'accesso ai livelli essenziali delle prestazioni, e che si rilevano ad oggi carenze e difficoltà nell'erogazione di tali prestazioni;

CONSIDERATO che la condizione della Regione è particolare sotto molti aspetti per la forte incidenza della popolazione carceraria destinata a crescere con il completamento di nuovi istituti di pena e per le caratteristiche di taluni istituti che servono l'intero territorio nazionale;

RITENUTO che il testo proposto necessiti di modifiche che lo rendano più aderente al nuovo regime delle entrate regionali e che, tuttavia, sia urgente acquisire le competenze senza protrarre il già lungo procedimento di approvazione al fine di garantire la continuità del servizio, in attesa che la questione venga opportunamente affrontata in sede di trattativa Stato/Regione e in sede di Commissione paritetica;

RILEVATO che ai sensi dell'articolo 6 dello schema non è garantita la copertura dei costi attuali né un incremento per il futuro, in quanto il criterio di assegnazione, pur ancorato al meccanismo di ripartizione oggi operante per tutte le regioni, è in larga misura determinato dalla spesa storica ed è di incerta durata, e che negli ultimi anni gli stanziamenti non hanno comunque coperto i costi per dare continuità e certezza al servizio;

SOTTOLINEATO che le funzioni in questione non possono considerarsi ricomprese in quelle del Servizio sanitario regionale il cui finanziamento, al contrario di quanto avviene per le regioni ordinarie, è già a carico della Regione autonoma della Sardegna, per effetto della legge n. 296 del 2006, articolo 1, comma 836, ma rappresentano per la stessa un costo aggiuntivo di cui deve essere garantita la copertura e che non può essere assorbito nel relativo fondo regionale;

CONSTATATO che:

- lo schema rinvia ad una successiva intesa fra Stato e Regione la determinazione delle modalità di inquadramento del personale nel servizio sanitario;

- sulla base dello schema l'inquadramento deve avvenire in modo da tenere conto delle funzioni effettivamente svolte e garantendo la continuità di trattamento e però, al contempo, non è esplicitata l'esigenza di tenere conto dell'effettiva omogeneità fra professionalità presenti nel servizio sanitario regionale e quelle da trasferire,

esprime

parere favorevole sullo schema di norma di attuazione dello Statuto speciale per la Sardegna,

impegna la Giunta regionale

1) ad operare in tutte le sedi per assicurare il mantenimento del trasferimento dei fondi statali a copertura delle spese per la sanità penitenziaria quale quota spettante alla Regione nell'apposito fondo statale o comunque come specifico finanziamento e per assicurare che l'ammontare sia sempre adeguato alla incidenza della presenza dei detenuti e delle strutture degli istituti penitenziari presenti nel territorio;

2) ad assicurare con l'intesa di cui all'articolo 4 l'effettiva omogeneità in sede di inquadramento tra professionalità trasferite e professionalità presenti nel Servizio sanitario regionale;

3) a impostare nel più breve tempo possibile la riorganizzazione dei servizi di sanità penitenziaria in modo da assicurare un utilizzo coordinato ed efficiente di risorse .e personale su tutto il territorio. (1)

PRESIDENTE. L'onorevole Cuccureddu aveva avanzato una proposta di emendamento orale che, se l'Aula è d'accordo per accoglierla, gli chiederei di riformulare.

Ha domandato di parlare il consigliere Cuccureddu. Ne ha facoltà.

CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Chiedo di aggiungere, poichè l'Assessore ha detto, sostanzialmente, che si impegnerà a trovare le soluzioni, al dispositivo un punto 4) in cui si impegna la Giunta "a verificare la possibilità di prorogare i rapporti instaurati ai sensi della legge 740 del '70 sino a esaurimento per un periodo di cinque anni".

PRESIDENTE. Se non ci sono opposizioni… Ha domandato di parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.

SALIS (I.d.V.). Intervengo sull'ordine dei lavori e sull'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Salis, io ho già posto all'Aula la questione relativa all'accoglimento dell'emendamento orale, prima concludiamo questo aspetto e poi le darò la parola sull'ordine dei lavori. Al momento deve dire sì o no, onorevole Salis. Se non ci sono opposizioni è accolta la proposta di emendamento orale dell'onorevole Cuccureddu.

Ha domandato di parlare il consigliere Salis per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

SALIS (I.d.V.). Intervengo sull'ordine del giorno come integrato dall'emendamento orale dell'onorevole Cuccureddu. Io ho ascoltato con molto interesse anche le conclusioni dell'Assessore e mi sembra un po' paradossale...

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Salis, lei sta intervenendo per dichiarazione di voto, non sull'ordine dei lavori.

(Interruzione del consigliere Uras)

PRESIDENTE. Ho dato la parola al consigliere Salis perché prima me l'aveva chiesta sull'ordine dei lavori.

SALIS (I.d.V.). No, Presidente, avevo chiesto la parola sull'ordine del giorno e sull'emendamento orale perché c'era un'intesa iniziale.

PRESIDENTE. Prego onorevole Salis, faccia la sua dichiarazione di voto.

SALIS (I.d.V.). Dicevo che, anche relativamente alle conclusioni tratte dall'assessore Liori, a me sembra un po' paradossale quello che stiamo approvando perché nello stesso ordine del giorno Campus, Cossa, Steri, Greco, integrato dall'onorevole Cuccureddu, è presente una serie di "considerato", "ritenuto", "rilevato" che pone un insieme di problemi che non viene risolto all'interno dello schema di norma di attuazione in discussione; ma dopo una serie di "rilievi", di "obiezioni" e di "però" esprime comunque parere favorevole sullo schema in questione.

Signor Presidente, a me sembra paradossale perché, per essere estremamente sincero, io sono convinto che una volta approvato questo schema di norma di attuazione la Conferenza Stato-Regioni poi non lo modificherà in senso più positivo per la Sardegna, ma rimarrà tale e quale. Alla scadenza dei 12 mesi previsti dalle norme di attuazione ci troveremo a dover gestire il problema di 249 dipendenti perché, assessore Liori, sono 19 in organico, cioè a tempo indeterminato, e 230 a tempo determinato, con conseguenti difficoltà di inserimento nelle piante organiche del Servizio sanitario nazionale nonché di copertura finanziaria.

Collega Campus, noi stiamo approvando uno schema di norma di attuazione che dice (all'articolo 6) che tra 12 mesi, nonostante tutti i distinguo delle premesse dell'ordine del giorno (ma sappiamo che le premesse valgono tanto quanto, quello che conta è il dispositivo), il carico di questo personale sarà scaricato sulla Regione autonoma della Sardegna.

URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Come vota l'onorevole Salis?

PRESIDENTE. Onorevole Salis, ha ragione l'onorevole Uras, dichiari il suo voto.

SALIS (I.d.V.). Io sono interessato a sapere, pertanto mi asterrò.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Il carissimo collega, amico, compagno, onorevole Salis, è stato buono perché ha detto che avendo alcuni dubbi si asterrà. Io invece voto contro, io voto contro! Non riesco a votare "questa cosa" e neppure ad astenermi e per una ragione molto semplice, per come è disposto l'ordine del giorno. Noi siamo passati da una proposta unanime della Commissione che invita il Consiglio regionale a esprimere parere favorevole purché siano inserite alcune modifiche, a un ordine del giorno (dopo ampia discussione) che dice: "Esprimo parere favorevole e impegno la Giunta a fare una trattativa".

Intanto voglio dire che quella Commissione paritetica che va a parlare per nome e per conto dei sardi non è adeguata, bisogna cambiarla. Prima questione. Seconda questione: non si può tradurre un'ipotesi di questo genere in un ordine del giorno che invece cancella la posizione unanime della Commissione per cui io voto contro. E' l'ennesima fregatura che lo Stato italiano scarica addosso alle Regioni, compresa la nostra. Non risolve i problemi aperti, lascia le questioni abbastanza fumose, noi ci ritroveremo a discutere ancora una volta di un danno commesso nel momento stesso in cui è stata fatta la norma di attuazione.

Io, Presidente, considero le norme di attuazione dello Statuto un danno grave, noi non le dovremmo fare più; se si deve recepire una normativa nazionale è meglio che il Consiglio regionale legiferi. E' in atto una discussione sulle riforme: maggiore autonomia, maggiore sovranità, cerchiamo di mantenere la coerenza dalla mattina alla sera; chiedo di mantenerla non per mesi, per anni, ma almeno dalla mattina alla sera.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Gian Valerio Sanna per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Il dibattito e la replica dell'Assessore in fondo hanno contribuito, fondamentalmente, a confermare le nostre preoccupazioni. Noi siamo di fronte a un principio di devoluzione di funzioni, buono e auspicabile, ma realizzato con fretta ingiustificata perché se c'è una fretta voi ci dovete dire che siamo sotto imputazione di sospensione di servizio pubblico. Ce lo dovete dire perché non ce n'è fretta quando si tratta di commisurare una devoluzione di funzioni che non è oggi per domani, è oggi per il futuro. E questo avviene in un quadro straordinariamente curioso.

Facciamo le norme di attuazione, che non ci servono, per avere le risorse che ci sppettano e che non abbiamo ancora, e stiamo approvando una norma di attuazione che invece ci chiede indirettamente di mettere a disposizione ulteriori risorse regionali per coprire un servizio che viene trasferito. Perché l'ordine del giorno dice: "mantenimento del trasferimento dei fondi statali", 152 milioni sono a bilancio dello Stato, Assessore, quelli sono, e quelli verranno trasferiti. E quando si dice che l'ammontare deve essere adeguato all'incidenza della presenza dei detenuti significa che timidamente chiediamo una quota capitaria, e questo non basta, perché poi l'articolo 6 dice che i criteri li deciderà la Conferenza Stato-Regioni sulla base delle risorse trasferite al Servizio sanitario nazionale.

Ora il problema è semplicemente questo. Io temo, e questo è il senso di una astensione che vuol dire responsabilità sul problema, ma anche presa di distanza da come viene concretamente affrontato, che siamo davanti a uno schema di federalismo alla Tremonti, come dire: "Prendetevi anche le grane che derivano dall'impossibilità dello Stato di provvedere". Noi siamo in un punto di responsabilità sul quale potevamo fare qualcosa in più: prenderci il tempo di verificare che tutto questo non cada indebitamente sul diritto alla sanità, già fragile, dei cittadini sardi, anche perché vorremmo dare ospitalità, anche in regime di assistenza sanitaria, a quei detenuti che eventualmente soggiornano nelle carceri regionali, per i quali sarebbe il caso peraltro di aprire un altro fronte.

E' un metodo frettoloso che, secondo me, "realizza male"; di questo ce ne accorgeremo nei prossimi anni e avremo modo probabilmente di confrontarci.

PRESIDENTE. Metto in votazione l'ordine del giorno numero 1.

Ha domandato di parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.

SALIS (I.d.V.). Chiedo la votazione nominale.

Votazione nominale

PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'ordine del giorno numero 1 modificato.

(Segue la votazione)

Prendo atto che i consiglieri Rassu e Stochino hanno votato a favore, che la consigliera Zuncheddu ha votato contro e che i consiglieri Lotto e Soru si sono astenuti.

Rispondono sì i consiglieri: Amadu - Biancareddu - Campus - Capelli - Cappai - Cherchi - Contu Felice - Contu Mariano - Cossa - Cuccureddu - De Francisci - Dessi' - Diana Mario - Fois - Greco - Ladu - Lai - Locci - Meloni Francesco - Milia - Mula - Mulas - Oppi - Petrini - Piras - Randazzo - Rassu - Rodin - Sanjust - Sanna Giacomo - Solinas Christian - Steri - Stochino - Vargiu - Zedda Alessandra.

Rispondono no i consiglieri: Sechi - Uras - Zedda Massimo - Zuncheddu.

Si sono astenuti: la Presidente Lombardo - Agus - Artizzu - Barracciu - Ben Amara - Bruno - Caria - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Pitea - Porcu - Sabatini - Salis - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Solinas Antonio - Soru.

Risultato della votazione

PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:

Presenti 66

Votanti 39

Astenuti 27

Maggioranza 20

Favorevoli 35

Contrari 4

(Il Consiglio approva).

Prendo atto che il collega Artizzu è rientrato dal congedo.

Il Consiglio è riconvocato a domicilio. Convoco la Conferenza dei Presidenti di Gruppo.

La seduta è tolta alle ore 20 e 44.