Seduta n.348 del 18/09/2012 

CCCXLVIII SEDUTA

MARTEDI' 18 SETTEMBRE 2012

(ANTIMERIDIANA)

Presidenza della Presidente LOMBARDO

indi

del Vicepresidente BRUNO

La seduta è aperta alle ore 11.

BIANCAREDDU, Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta antimeridiana del 2 agosto 2012 (340), che è approvato.

Congedi

PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Radhouan Ben Amara, Roberto Capelli, Michele Cossa, Paolo Sanna e Carlo Sechi hanno chiesto congedo per la seduta antimeridiana del 18 settembre 2012.

Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.

Annunzio di presentazione di disegno di legge

PRESIDENTE. Comunico che è stato presentato il seguente disegno di legge:

"Modifiche dell'articolo 19 della legge regionale 18 maggio 1994, n. 21 (Norme per la protezione degli animali e istituzione dell'anagrafe canina)". (418)

(Pervenuto il 12 settembre 2012 e assegnato alla settima Commissione.)

Annunzio di interrogazioni

PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interrogazioni pervenute alla Presidenza.

BIANCAREDDU, Segretario:

"Interrogazione Meloni Valerio - Barracciu - Espa - Corda, con richiesta di risposta scritta, sul blocco della produzione dei vaccini stabulogeni nel dipartimento di produzioni dell'Istituto zooprofilattico sperimentale della Sardegna "G. Pegreffi"". (939)

"Interrogazione Solinas Antonio, con richiesta di risposta scritta, riguardante le emissioni maleodoranti provenienti dal nuovo impianto di selezione, trattamento e valorizzazione dei rifiuti urbani del Consorzio industriale provinciale di Oristano, realizzato in territorio del Comune di Arborea". (940)

"Interrogazione Cocco Daniele Secondo, con richiesta di risposta scritta, sulla gravissima situazione generata dal mancato aggiornamento del tariffario regionale delle prestazioni di diagnostica radiologica". (941)

"Interrogazione Cocco Daniele Secondo, con richiesta di risposta scritta, sui gravi problemi derivanti dal blocco imposto dalla ASL alla Tecno Pig di Bottidda". (942)

"Interrogazione Agus, con richiesta di risposta scritta, in merito al rilevamento da parte dell'ARPAS del grave inquinamento che interessa il Rio Irvi e il compendio di Piscinas nel Comune di Arbus". (943)

Annunzio di mozioni PRESIDENTE. Si dia annunzio delle mozioni pervenute alla Presidenza.

BIANCAREDDU, Segretario:

"Mozione Lunesu - Amadu - Bardanzellu - Contu Mariano Ignazio - Floris Rosanna - Gallus - Greco - Lai - Locci - Murgioni - Peru - Petrini - Piras - Pittalis - Randazzo - Rodin - Sanna Paolo Terzo - Sanjust - Stochino - Tocco - Mula - Cucca - Cocco Daniele Secondo - Diana Mario - Mulas sul bando Contributi per fitto casa anno accademico 2011/2012 e sull'alto numero di esclusi per errore nella compilazione dei moduli, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento". (208)

"Mozione Vargiu - Dedoni - Cossa - Fois - Meloni Francesco - Mula sulla necessità di urgenti interventi di riforma strutturale del sistema sanitario regionale sardo". (209)

PRESIDENTE. Considerata l'assenza della Giunta, sospendo i lavori sino alle ore 11 e 15.

(La seduta, sospesa alle ore 11 e 02, viene ripresa alle ore 11 e 34.)

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Chiedo la verifica del numero legale.

(Appoggia la richiesta il consigliere Salis.)

Verifica del numero legale

PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.

(Segue la verifica)

Prendo atto che i consiglieri Cappai, Contu Felice, Dessì, Diana Giampaolo, Fois, Meloni Francesco, Oppi, Pittalis, Salis e Vargiu sono presenti.

Risultato della verifica

PRESIDENTE. Sono presenti 35 consiglieri.

(Risultano presenti i consiglieri:Amadu - Bardanzellu - Biancareddu - Cappai - Cocco Daniele - Contu Felice - Dessì - Diana Giampaolo - Floris Rosanna - Fois - Greco - Lai - Locci - Lombardo - Lunesu - Maninchedda - Meloni Francesco - Mula - Murgioni - Obinu - Oppi - Pitea - Pittalis - Planetta - Randazzo - Rassu - Rodin - Salis - Sanjust - Sanna Giacomo - Solinas Christian - Steri - Tocco - Vargiu - Zedda.)

Poiché il Consiglio non è in numero legale, sospendo la seduta per trenta minuti.

(La seduta, sospesa alle ore 11 e 36, viene ripresa alle ore 12 e 07.)

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Chiedo la verifica del numero legale.

(Appoggia la richiesta il consigliere Salis.)

Seconda verifica del numero legale

PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.

(Segue la verifica)

Prendo atto che i consiglieri Artizzu, Diana Giampaolo, Meloni Francesco, Peru e Planetta sono presenti.

Risultato della verifica

PRESIDENTE. Sono presenti 40 consiglieri.

(Risultano presenti i consiglieri:Artizzu - Bardanzellu - Biancareddu - Cappai - Cocco Daniele - Contu Felice - Contu Mariano - Cuccureddu - Dessì - Diana Giampaolo - Floris Rosanna - Fois - Greco - Lai - Locci - Lombardo - Lunesu - Maninchedda - Meloni Francesco - Milia - Mula - Murgioni - Obinu - Oppi - Peru - Piras - Pitea - Pittalis - Planetta - Rassu - Rodin - Salis - Sanjust - Sanna Giacomo - Solinas Christian - Steri - Stochino - Tocco - Vargiu - Zedda.)

Poiché il Consiglio è in numero legale possiamo proseguire.

Discussione unificata delle mozioni Diana Giampaolo - Uras - Salis - Barracciu - Sabatini - Cocco Daniele Secondo - Porcu - Sanna Gian Valerio - Agus - Bruno - Capelli - Cocco Pietro - Corda - Cuccu - Cugusi - Espa - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Sechi - Solinas Antonio - Zuncheddu sul fallimento della gestione dell'intero management della società Carbosulcis Spa, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento (204) e Steri - Pittalis - Artizzu - Zuncheddu - Biancareddu - Cappai - Contu Felice - Obinu - Pitea - Sanna Matteo - Barracciu - Diana Giampaolo - Agus - Petrini - Corda - Ben Amara - Lunesu - Randazzo - Piras - Diana Mario - Uras - Cugusi - Sechi - Cocco Daniele Secondo - Campus - Espa - Porcu - Moriconi - Cuccu - Cucca - Sabatini sulla necessità che la Giunta regionale provveda ad adottare gli atti necessari per rimuovere le ipotesi di cumulo di incarichi, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento (199)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione unificata delle mozioni numero 204 e 199 abbinate all'interpellanza numero 355.

(Si riporta di seguito il testo delle mozioni e dell'interpellanza:

Mozione Diana Giampaolo - Uras - Salis - Barracciu - Sabatini - Cocco Daniele Secondo - Porcu - Sanna Gian Valerio - Agus - Bruno - Capelli - Cocco Pietro - Corda - Cuccu - Cugusi - Espa - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Marco -Meloni - Valerio Moriconi - Sechi - Solinas Antonio - Zuncheddu sul fallimento della gestione dell'intero management della Società Carbosulcis Spa, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento.

IL CONSIGLIOREGIONALE

PREMESSO che:

- la Carbosulcis, società partecipata al 100 per cento dalla Regione autonoma della Sardegna, titolare della concessione mineraria "Monte Sinni" per la coltivazione del giacimento carbonifero del Sulcis, è l'unica realtà italiana nella estrazione del carbone a fini di produzione di energia;

- l'impatto ambientale sul territorio, oggi ancora particolarmente rilevante, può essere notevolmente ridimensionato fino ad annullarne i gravi effetti negativi, con l'utilizzo di nuove efficaci tecnologie ai fini della riduzione delle emissioni nocive;

- la struttura mineraria ha potenziali produttivi di 1.500.000/anno di tonnellate di carbone mercantile e riserve di giacimento pari ad oltre 2 miliardi di tonnellate;

- complessivamente la struttura è costituita da 520 unità lavorative, di cui circa 150 sono impiegate in superficie e le restanti sono addette alla produzione e mantenimento in sottosuolo;

CONSIDERATA la mancata partecipazione di Carbosulcis alla gara europea sulle nuove tecnologie di cattura e stoccaggio dell'anidride carbonica, causata probabilmente dalla decisione degli amministratori della società di attendere, d'intesa con l'azionista (Regione), le iniziative in materia da parte del Governo Berlusconi verso le competenti autorità di Bruxelles, piuttosto che perfezionare sul piano tecnico la necessaria proposta progettuale;

CONSIDERATO inoltre che:

- l'opposizione, nelle sue rappresentanze istituzionali nazionali e regionali, ha più volte segnalato con preoccupazione i possibili rischi di chiusura della miniera, anche a seguito della mancata partecipazione alla predetta gara europea;

- il Governo ha più volte evitato di rispondere alle numerose interrogazioni parlamentari del Partito Democratico, finalizzate a conoscere, tra l'altro, lo stato di attuazione della legge n. 99 del 2009 relativa al nuovo progetto ecosostenibile della Carbosulcis;

- le nuove tecnologie ecosostenibili di produzione energetica e trattamento delle relative emissioni di impianti alimentati da combustibili fossili, quali appunto il carbone Sulcis, rappresentano utili campi di sperimentazione scientifica e valorizzazione economica di materia prima regionale/nazionale, che non possono essere in alcun modo trascurate o colpevolmente sottovalutate anche non predisponendo progetti adeguati e nei termini di legge e in relazione ai bandi che, in tale materia, sono attivati dall'Unione europea;

SOTTOLINEATA l'emergenza sociale ed economica del territorio del Sulcis-Iglesiente che rischierebbe di aggravarsi ulteriormente in caso di ridimensionamento della Carbosulcis o, peggio, di sospensione dell'attività estrattiva della miniera;

PRESO ATTO:

- della decisione di proporre al Parlamento una proroga dei termini di cui alla legge n. 99 del 2009 per il bando di affidamento della relativa concessione;

- inoltre, delle responsabilità dell'intero management della società Carbosulcis per la mancata predisposizione di una proposta progettuale adeguata ad ottenere positive valutazioni tecnico-scientifiche, di nulla osta alla conseguente realizzazione e dei necessari finanziamenti pubblici di provenienza nazionale e comunitaria,

impegna il Presidente della Regione e la Giunta regionale

1) all'immediata rimozione dell'intero management della società Carbosulcis colpevole della attività progettuale e amministrativa fallimentare posta in essere nella gestione della società;

2) a promuovere ogni necessario intervento per la predisposizione di un adeguato nuovo progetto e per ottenere tutte le garanzie dal Governo nazionale atte a scongiurare possibili rischi di ridimensionamento, sospensione o fermata delle attività, anche estrattive, della predetta società regionale. (204)

Mozione Steri - Pittalis - Artizzu - Zuncheddu - Biancareddu - Cappai - Contu Felice - Obinu - Pitea - Sanna Matteo - Barracciu - Diana Giampaolo - Agus - Petrini - Corda - Ben Amara - Lunesu - Randazzo - Piras - Diana Mario - Uras - Cugusi - Sechi - Cocco Daniele Secondo - Campus - Espa - Porcu - Moriconi - Cuccu - Cucca - Sabatini sulla necessità che la Giunta regionale provveda ad adottare gli atti necessari per rimuovere le ipotesi di cumulo di incarichi, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento.

IL CONSIGLIOREGIONALE

PREMESSO che:

- la Giunta regionale, quando provvede alla nomina degli amministratori degli enti strumentali, delle agenzie, delle società in house, delle società partecipate e controllate dalla Regione, ivi compresi i liquidatori delle società in liquidazione, deve provvedere effettuando la scelta in favore di persone di alto profilo, anche professionale;

- nel contempo, è anche necessario che si eviti di effettuare nomine in favore di persone che già ricoprano altro incarico di amministratore, liquidatore o direttore generale;

- in questo senso il Consiglio regionale già si è espresso con ordine del giorno n. 82, approvato nella seduta del 12 giugno 2012;

- peraltro, la sensibilità politica oramai affermatasi, impone che si provveda ad eliminare con sollecitudine anche le ipotesi di cumulo di incarichi derivanti da nomine in precedenza effettuate,

impegna il Presidente della Regione e la Giunta regionale

a provvedere, con la massima sollecitudine, a rimuovere tutte le ipotesi di cumulo di incarichi derivanti da nomine già effettuate. (199)

Interpellanza Diana Giampaolo - Cocco Pietro sulla deliberazione della Giunta regionale n. 34/40 del 2012 relativa allo scioglimento degli organi del Consorzio industriale della Provincia di Carbonia - Iglesias e alla nomina del commissario straordinario.

I sottoscritti,

PREMESSO che:

- con deliberazione n. 34/40 del 2012 la Giunta regionale ha disposto lo scioglimento degli organi del Consorzio industriale della Provincia di Carbonia - Iglesias e la nomina di un commissario straordinario;

- il testo della deliberazione di cui sopra, nel sito della Regione, non è ancora leggibile in coerenza con una prassi di opacità che caratterizza questa Giunta nell'assunzione dei propri atti;

CONSIDERATO che i consorzi industriali, a seguito della riforma della legge regionale 25 luglio 2008, n.10, sono divenuti consorzi di enti locali normati dal decreto legislativo n. 267 del 2000 (Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali).

EVIDENZIATO che:

- gli enti locali consorziati rispondono con i propri bilanci della loro gestione;

- l'esercizio dei poteri sostitutivi è disciplinato dalla legge e limitato espressamente ai casi di gestione in difformità dagli obiettivi di sviluppo definiti dalla programmazione regionale;

- l'assemblea del Consorzio è formata dalla Provincia di Carbonia - Iglesias, dai Comuni di Portoscuso, Carbonia, Gonnesa, San Giovanni Suergiu, Tratalias, e dalla Camera di commercio;

- il consiglio di amministrazione è formato dai Sindaci di Carbonia (presidente), Gonnesa, San Giovanni Suergiu, dal Presidente della Provincia di Carbonia - Iglesias e dal rappresentante della Camera di commercio;

SOTTOLINEATO che al Consorzio non sono stati contestati atti in contrasto con gli obiettivi di sviluppo della programmazione regionale ma, al contrario, le iniziative assunte dagli attuali organi del Consorzio sono perfettamente coerenti con gli obiettivi del "Piano Sulcis" recentemente deliberato dalla Giunta regionale e ne costituiscono, inoltre, parte rilevante (come il rilancio del porto industriale, della zona franca, il progetto CCS, l'ampliamento del bacino fanghi rossi ecc.);

RILEVATO che, alla luce di quanto sopra, si ravvisa nella decisione della Giunta regionale il commissariamento politico di un consorzio costituito da enti locali le cui amministrazioni sono state determinate da elezioni con esiti non graditi dal centro destra che guida la Regione e che, non a caso, questa Giunta ha assunto iniziative simili ogni qual volta non ha potuto disporre liberamente di qualche carica, assumendo decisioni successivamente invalidate da decisioni dei tribunali;

PRESO ATTO che al Consorzio la Regione ha contestato la nomina dei revisori, l'ammissione come socio del Comune di Carbonia, il prelievo di fondi da conti correnti a destinazione vincolata per la realizzazione di opere pubbliche e, genericamente, asserite perdite strutturali,

chiedono di interpellare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale dell'industria per conoscere:

1) se abbiano preso visione e atto della sequenza dei risultati di bilancio del Consorzio industriale della Provincia di Carbonia - Iglesias, che è la seguente: nell'esercizio 2009, - 478.393 euro (esito da ascrivere ad operazioni straordinarie di pulizia del bilancio); nell'esercizio 2010, - 190.769 euro; nell'esercizio 2011, sostanziale pareggio con un utile ante imposte di 6.023 euro; nell'esercizio 2012, previsione di un utile confermata dai dati di preconsuntivo;

2) le motivazioni dell'intervento della Giunta regionale contro l'assemblea generale e gli organi consortili che hanno assicurato l'equilibrio di gestione e dell'inerzia nei confronti delle gestioni in rosso, tenuto conto che questi organi commissariati sono responsabili degli esercizi 2011 e 2012;

3) se siano informati che i contestati prelievi di somme dai conti correnti a destinazione vincolata sono tutti antecedenti al 2006 e che gli organi del Consorzio successivi hanno avviato atti concreti di normalizzazione per reintegrare i suddetti prelievi contestati, man mano che le opere sono state realizzate;

4) se intendano riferire al Consiglio regionale i nomi degli amministratori responsabili dei prelievi contestati, se gli stessi svolgano incarichi nella Regione e negli enti collegati e quali conclusioni ne traggano, ancora una volta, in ordine all'evidente pregiudizio politico;

5) se risponda al vero, come in effetti è, che i Comuni di Gonnesa e di Carbonia abbiano parte del proprio territorio comunale ricompresa dentro i limiti del piano regolatore consortile e abbiano conseguentemente il pieno titolo di legge, non contestabile da nessuna Giunta regionale, per essere soci del Consorzio industriale e, quindi, come spiegano che gli stessi siano invece stati esclusi per lungo tempo se non per pregiudizio politico verso le amministrazioni di quei comuni;

6) se risponda al vero che l'attuale assemblea del Consorzio abbia confermato, in riconoscimento della loro professionalità, i revisori già in carica e nominati da diversa assemblea;

7) se siano informati che l'attuale assemblea abbia seguito una procedura di nomina identica a quella osservata dall'organo che l'ha preceduta e perché la Giunta regionale faccia contestazione solo ora e non prima, considerato, peraltro, che la legge attribuisce espressamente all'assemblea consortile la nomina dei revisori e che sono cadute automaticamente tutte le norme di rango inferiore in contrasto con la legge di riforma dei consorzi;

8) se siano informati che i presidenti e i componenti dei consigli di amministrazione insediatisi successivamente all'autunno 2010, diversamente da quanto accadeva in precedenza, si siano ridotti a zero gli emolumenti, interpretando correttamente le leggi di riferimento;

9) a quanto ammonti la retribuzione del commissario straordinario nominato;

10) se intendano provvedere, con urgenza, alla revoca della delibera di cui in premessa anche nel rispetto dell'autonomia degli enti locali, fatto tanto più rilevante in un contesto dove i Sindaci e il Presidente della Provincia di Carbonia - Iglesias si sono direttamente assunti la responsabilità della gestione del Consorzio industriale, in un momento di profonda crisi economico e sociale del territorio, ed evitare, così, un possibile contenzioso giudiziario con gli enti locali che, visti i precedenti, esporrebbe negativamente la Regione. (355).)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.

Uno dei presentatori della mozione numero 204 ha facoltà di illustrarla.

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Signora Presidente, la mozione che illustro stamani tocca un tema molto importante che non è circoscrivibile al territorio in cui insiste la società oggetto della mozione stessa. La mozione, infatti, ha l'ambizione di affrontare un tema di politica industriale, nella fattispecie le politiche fattoriali, che sono una condizione strategica e una precondizione affinché il nostro sistema produttivo e più in generale il sistema economico possano avere in sé quella competitività che consenta loro di competere - scusate il bisticcio di parole - con i concorrenti in un mercato libero come il nostro.

Stiamo parlando di una fonte energetica unica nel nostro Paese e da tempo ci siamo impegnati - in particolare la Regione, che ne è proprietaria unica - a trasformare quella risorsa di cui è ricco il nostro sottosuolo in energia elettrica. Sa bene l'assessore Zedda, che in queste settimane, in questi mesi, è stata impegnata ad affrontare la vicenda Alcoa con gli attuali proprietari e i potenziali acquirenti della società, quanto sia importante e imprescindibile poter disporre per il nostro sistema produttivo di energia elettrica a costi competitivi. Quindi stiamo parlando di un fattore alla produzione che è precondizione per poter mantenere un minimo di presidio industriale, quale quello che noi abbiamo in Sardegna.

Vorrei dire immediatamente, credo su questo di essere d'accordo con gran parte dell'Aula, e anche con la parte della Giunta che è presente, che l'unica possibilità che noi abbiamo di dare garanzia almeno per dieci o quindici anni a chi decide di investire nell'attività manifatturiera in Sardegna è quella di utilizzare il carbone per produrre energia elettrica. L'assessore Zedda sa bene quanto sia difficile convincere chi ha interesse ad acquistare gli impianti dell'Alcoa a impegnarsi in questo territorio, perché questa Regione e questo Paese non riescono a dare garanzie di fornitura a quei costi dell'energia elettrica per almeno quindici anni. E se noi non siamo in grado di garantire una prospettiva di almeno dieci o quindici anni è evidente a tutti che non troveremo nessun imprenditore disponibile a investire da noi capitale di rischio. Se non ci sono le condizioni per poter investire, per rischiare il proprio capitale con la garanzia che per almeno quindici anni i fattori alla produzione non cambino in corso d'opera nessun imprenditore investirà mai in questa regione. Questo è il tema di cui stiamo parlando ed è un tema di straordinaria attualità che sta condizionando in maniera grave anche le trattative in corso, che vedono impegnati il Governo, la Giunta regionale, gli imprenditori che sono presenti e quelli che vorrebbero affacciarsi, ai quali non sappiamo offrire un minimo di certezze in questa regione.

Un'altra questione che vorrei sottolineare è la seguente: qui non siamo in presenza di un qualcosa di cui condividiamo le responsabilità; qui l'unica responsabile è la Regione, che è proprietaria al 100 per cento della Carbosulcis, lo dico al collega Locci, che dovrebbe essere interessato a quel territorio. Quindi stiamo parlando di un qualcosa di cui la Regione non può, ripeto, condividere le responsabilità con altri. Finora tutto ciò che si è fatto - secondo me pochissimo - non ha prodotto i risultati attesi. Tutta la filiera del carbone che coinvolge non soltanto la Carbosulcis, ma anche la Sotacarbo - lo vorrei sottolineare, perché non è ininfluente rispetto al contenuto di questa mozione - ha rappresentato in tanti anni una scommessa a oggi fallita. Siamo in presenza di un fallimento che sta condizionando le possibilità non soltanto di nuovo sviluppo, ma anche di mantenimento di quel minimo presidio di attività industriale che abbiamo nella nostra regione. Vorrei infatti ricordare che questa situazione non riguarda solo Alcoa, Portovesme Srl o ILA, che insistono nel territorio del Sulcis-Iglesiente. Il fattore energia elettrica condiziona gravemente anche l'elettrolisi presente nel comparto chimico, in particolare la filiera del cloro-soda che interessa Porto Torres e Assemini. Stiamo parlando di questo, quindi di un qualcosa che interessa l'intero tessuto produttivo di questa regione.

Dicevo che abbiamo perso una scommessa. Con questa mozione noi vorremmo chiederci anche che cosa ha fatto finora la Sotacarbo in termini di ricerca applicata, perché la missione di questa società da tanti anni è quella di fare ricerca applicata per rendere utilizzabile quel carbone, ai fini della produzione di energia elettrica, in condizioni compatibili sul piano ambientale ed economico. All'assessore Zedda chiedo anche questo, e glielo chiedo perché c'è un filo conduttore tra le responsabilità attuali della Carbosulcis e le responsabilità di tanti anni della Sotacarbo. Assessore, il management della Carbosulcis - e quindi voi Governo regionale, per la parte di cui dovete rispondere - ha continuato a insistere su un determinato progetto, poggiando tutto sulla possibilità di ottenere una proroga del programma di incentivazione CIP6. Come ha dimostrato recentemente un'interrogazione del parlamentare del P.D. Paolo Fadda, quella possibilità di finanziamento non esiste più, come ci ha ricordato l'Unione europea. E' possibile che debba intervenire un parlamentare su un qualcosa che è materia di impegno quotidiano nell'amministrazione di una società, per scoprire e mettere a nudo che si è lavorato inutilmente, basandosi sulla possibilità di un finanziamento sul quale l'Unione europea ha detto che, dopo la quarta proroga, non ce ne sarà nessun'altra? A meno che lei, Assessore, non ci dica cose diverse, e ovviamente ci farebbe piacere sentire cose diverse.

Con la mozione noi mettiamo in evidenza che non siete riusciti a predisporre un progetto esecutivo per bandire la gara europea. Questa responsabilità non può essere condivisa con nessuno; è responsabilità sua, Assessore, della Giunta che lei rappresenta e della società che aveva il compito di predisporre il progetto esecutivo per mandare a gara la concessione integrata. Avete poi insistito - e anche qui sarebbe da verificare la competenza, l'autorevolezza scientifica di chi ha insistito in quella direzione - sul processo di stoccaggio dell'anidride carbonica in miniera. E' un progetto che non regge economicamente ed è difficile realizzare lo stoccaggio di CO2 in una miniera di carbone. Una miniera di carbone non è una miniera metallifera; per le condizioni geologiche di una miniera di carbone è quasi impossibile realizzarvi lo stoccaggio della CO2, come ci è stato fatto notare autorevolmente in quest'ultimo periodo. Noi ci chiediamo, Assessore: di fronte a una situazione come questa, è possibile che la società che voi detenete, partecipata da ENEA, non sia riuscita a produrre uno straccio di proposta su come si possa utilizzare quel carbone per produrre energia elettrica a costi competitivi? E' evidente a tutti che o facciamo questo o non saremo in grado di offrire le garanzie di cui dicevo agli imprenditori che volessero investire e impegnarsi in questa regione.

Nella mozione noi chiediamo, Assessore, la predisposizione di un nuovo progetto compatibile sul piano economico e sul piano ambientale capace di convincere della sua bontà il Governo e l'Unione europea, ai quali va anche indicato lo strumento di finanziamento che può essere attivato per la sua realizzazione. Questo compito, signori Assessori, non può essere demandato all'attuale management della Carbosulcis. Siamo in presenza di un management che in questi anni ha dimostrato di non essere nelle condizioni di fare questo. Mi rendo conto che una mozione così presentata rischia di distribuire le responsabilità all'interno dello stesso management in maniera ingiusta. Non è un caso che io abbia richiamato le responsabilità della società che ha il compito, da anni, di fare ricerca applicata sul carbone. C'è un filo conduttore in questa mozione tra la richiesta di un nuovo management e le considerazioni che ho svolto sulla Sotacarbo. Credo che questo sia abbastanza chiaro e non ci sia bisogno di dire altro.

L'auspicio è che questa mozione non sia vissuta in maniera punitiva, non è questo l'intento. Vedo già alcuni muscoli facciali muoversi dando questo connotato alla mozione che, ripeto, non ha un carattere punitivo. Abbiamo l'obbligo, se vogliamo essere credibili, se vogliamo ridare fiducia circa la possibilità di utilizzare l'unica fonte energetica di quel tipo presente nel nostro Paese, di ridare credibilità, attraverso un progetto esecutivo credibile, compatibile economicamente ed ambientalmente, in grado di convincere il Governo e l'Unione europea, che sono indispensabili per la realizzazione dello progetto stesso, alla possibilità concreta di cambiare, di dare un segnale forte di discontinuità. Non possiamo pensare di scommettere sul nostro futuro se continuiamo a scommettere su chi non è riuscito non dico a vincere questa scommessa, ma nemmeno a giocarla. Qui infatti non si è mai entrati nemmeno in gioco, perché si sarebbe entrati in gioco se voi foste stati in grado di presentare un progetto esecutivo e di mandarlo a gara internazionale. Così non è stato. Allora non ha senso continuare in quella direzione.

In questo senso la mozione non ha un carattere punitivo, ha invece un senso di grande responsabilità, perché gli interlocutori istituzionali di cui abbiamo bisogno giudicano anche la capacità dell'Amministrazione regionale, di fronte a un fallimento, di cambiare qualcosa e di non insistere con chi non è riuscito, fino a questo momento, a portare a casa un risultato. Ecco, la sfida è tutta qui, Assessore. Noi abbiamo bisogno di questo, e cioè di ridare fiducia alla possibilità di utilizzare quel carbone.

Mi permetto, concludendo, di fare un'osservazione. Venerdì e sabato si è svolta, organizzata dalla Giunta regionale, un'importante conferenza regionale sulla ricerca, in cui si è parlato anche di ricerca applicata ed è emerso con chiarezza che la ricerca applicata, in un momento di straordinaria difficoltà del nostro sistema produttivo ed economico, può essere un fattore al servizio anche del sistema produttivo e, più in generale, di quello economico. Allora, Assessore, la Regione in quei due giorni ci ha ricordato che oltre 100 milioni di euro, tra risorse proprie e risorse europee, vengono spesi in ricerca e in particolare nella ricerca applicata. Io non voglio tranciare giudizi, dico soltanto che in questa parte della ricerca applicata non abbiamo prodotto quello che ci saremmo attesi e proprio perché non siamo riusciti a fare questo oggi ci troviamo in questa grossissima difficoltà. Non siamo però favorevoli a metterci una pietra sopra, a dire che l'attività estrattiva va chiusa; siamo al contrario convinti che essa debba riprendere, perché l'attività estrattiva non è tale se si estraggono, come nell'ultimo anno, appena 60 mila tonnellate di carbone, quando se ne dovrebbero estrarre almeno 850 mila. Siamo a questi livelli. Allora, di fronte a questo, davvero, l'invito che faccio è a non considerare questa mozione, in quanto presentata dall'opposizione, come un qualcosa volto a mettere in difficoltà la maggioranza o qualche Assessore. Così non è. Questa è una mozione che vuole aiutare la Sardegna ad avere il meglio che noi possiamo mettere a disposizione per sfruttare le nostre risorse. Allora anche il management di una società va scelto sulla base della propria autorevolezza scientifica, perché solo l'autorevolezza scientifica rende quel management indipendente e autonomo, cosa che finora non è stato. In questo senso, ripeto, questa è una mozione propositiva per dare una mano alla Sardegna e alle politiche fattoriali, ma per far questo abbiamo bisogno di un segnale forte di discontinuità, che per noi deve passare attraverso l'azzeramento del management della Carbosulcis e l'individuazione di un nuovo management all'altezza delle sfide che abbiamo di fronte.

PRESIDENTE. Uno dei presentatori della mozione numero 199 ha facoltà di illustrarla.

STERI (U.D.C.-FLI). La mozione, che porta la firma degli esponenti di tutte le forze politiche presenti in Consiglio regionale, chiede alla Giunta di intervenire immediatamente per eliminare tutte le ipotesi in cui vi sia duplicità di incarichi di amministratore, ovvero tra amministratore e direttore generale. In effetti la mozione non dice nulla di nuovo, perché si limita a riprendere quanto abbiamo già approvato all'unanimità con l'ordine del giorno numero 82, dando cogenza a questo invito e quindi sollecitando la Giunta a provvedere immediatamente a questo adempimento.

L'esposizione della mozione quindi è presto fatta, però questa mozione consente di ampliare il discorso di carattere generale, perché l'ordine del giorno numero 82 e le due mozioni presupposte avevano alla loro base l'esito referendario, quindi l'affermazione di una serie di principi, espliciti in talune ipotesi, impliciti in altre, che scaturivano dai referendum. L'approvazione di questa mozione non fa altro che confermare la volontà del Consiglio regionale di dare corso alle riforme e di applicare l'esito referendario. Bisogna però porsi una domanda: perché si è arrivati a quei referendum? Si è arrivati a quei referendum - ampliando il discorso, perché è giusto parlare del problema generale, al di là della specificità e della particolarità della mozione - perché la politica non era stata in grado di dare una risposta che pure veniva richiesta dalla società, mi riferisco in particolare alle riforme istituzionali. Per la verità, per quanto riguarda specificamente la riforma dello Statuto sin dall'inizio della legislatura è stato fatto presente - l'onorevole Gian Valerio Sanna è testimone e partecipe dell'affermazione di questa volontà - che la riforma dello Statuto andava avviata immediatamente, perché il momento temporale era propizio collegandosi con quello che era lo svolgimento della legislatura nazionale. Sarebbe stato possibile, qualora si fosse cominciato all'inizio della legislatura, arrivare a una proposta consiliare o elaborata da una sorta di costituente o consulta del popolo sardo.

Questo non è stato fatto e i referendum hanno richiamato la nostra attenzione sul nostro dovere di dare una risposta a queste domande. Perché ci viene chiesta questa risposta? Indubbiamente perché ci troviamo di fronte a un sistema che non funziona, per una serie di motivi: sicuramente c'è un apparato burocratico amministrativo che non dà risposte, che anzi è spesso e volentieri antagonista rispetto alle richieste dei cittadini; sicuramente c'è una legislazione non sufficiente per affrontare la situazione di crisi, la situazione che in altra occasione ho definito di sottosviluppo in cui versa la Sardegna. Ebbene, solo dando una risposta a queste domande la politica può superare il momento di crisi.

Oggi è di moda mettere la politica alla berlina. Sia chiaro, in talune ipotesi (il caso di cui si è appreso ieri della Regione Lazio è evidente) può essere anche giustificato, però spesso in questo atteggiamento c'è anche un eccesso di attacco che non è giustificato dai comportamenti. Diciamo che quello che viene fatto in quest'Aula non sempre viene percepito all'esterno; non sempre le fonti di informazione riportano gli effetti sostanziali di talune norme, anche se devo dire che in questa legislatura nelle leggi finanziarie abbiamo introdotto una serie di norme a favore dei disoccupati e delle persone in stato di bisogno che da parte della Giunta regionale non sono state attuate. Anche questo dobbiamo dirlo.

Sicuramente è un periodo di crisi, sicuramente è un periodo in cui al centro delle contestazioni vi è la politica. Questo avviene perché non sempre la politica riesce a dare risposte precise, ma risente di particolarismi, risente di una serie di situazioni che le fanno perdere autorevolezza. Questa autorevolezza la politica, che indubbiamente in questo sistema democratico è uno degli snodi fondamentali, perché senza la politica e senza i partiti il sistema crolla, la deve riacquisire prestando maggiore attenzione agli interessi collettivi e affrontando non solo le situazioni di crisi (Carbosulcis, Alcoa, Vinyls e quant'altro), ma anche adoperandosi per proporre nuovi modelli di sviluppo che prestino attenzione a quelle che sono le nostre risorse: agricoltura, artigianato, turismo. Ne ho parlato nella scorsa seduta, non mi ripeto in questa occasione. In questo modo, dando cioè queste risposte concrete, determinando sviluppo, e quindi lavoro, riusciremo a riavvicinare la politica al cittadino.

Questo però non è sufficiente, perché un altro elemento di crisi della politica è il suo distacco rispetto ai cittadini determinato dal sistema elettorale. Penso in particolare al sistema elettorale nazionale, in cui con il sistema delle liste bloccate vengono elette persone che spesso e volentieri, come è accaduto anche in Sardegna (Barbati, Saltamartini e altri), non hanno nessun collegamento, né prima né dopo l'elezione, con il territorio; spesso e volentieri anche i deputati del luogo non hanno un collegamento con il territorio, non ne conoscono le effettive esigenze. Questo è un sistema sbagliato. Se vogliamo riformare e vogliamo riavvicinare la politica alla società lo possiamo fare solo in questo modo, agendo con le riforme e con sistemi elettorali che consentano alla politica di essere vicino al cittadino, ponendo in essere una serie di interventi politici di sviluppo; sviluppo che deve essere incentrato soprattutto sull'istruzione. Quasi tutti gli studi di questi ultimi anni (cito per tutti quello di Cassese) evidenziano che una delle situazioni di crisi del Sud è il basso livello, rispetto al Nord, della cosiddetta cultura sociale, espressione con cui si intende fare riferimento al livello di istruzione della società, che tutti gli indici indicano nel Meridione essere inferiore, con tendenza all'aumento, rispetto al Nord. Bisogna, quindi, intervenire anche sotto questo profilo.

Il Consiglio regionale è espressione della società; noi che rappresentiamo la società siamo mediamente al livello di questa società; se vogliamo sollevare il livello del Consiglio regionale dobbiamo sollevare il livello della società e questo lo possiamo fare solo con la politica dell'istruzione. Attenzione che questo è uno dei motivi (mi riferisco in questo caso agli studi fatti negli anni '70 da Lac[PS1] oste) dello scarso livello di istruzione, è uno dei motivi posti a causa del sottosviluppo dei Paesi dell'Africa, quindi è un punto su cui dobbiamo concentrarci. Anche in questo caso noi siamo intervenuti, attraverso le leggi finanziarie, con una serie di norme che rivendicavano le nostre competenze, e la Corte costituzionale ci ha dato ragione.

Ecco, noi dobbiamo intervenire con tutta questa serie di riforme; non dobbiamo limitarci a parlarne perché ci interessa politicamente, perché magari abbiamo subito una sconfitta e pensiamo di riacquistare così visibilità. Dobbiamo essere convinti di dover fare tutte queste attività perché solo così riusciremo a ricreare il collegamento con la società, altrimenti parlare di riforme non serve a niente. Ripeto, però, che fatte le riforme non si è risolto il problema. Fatte le riforme si sono solo poste le premesse per poter meglio operare. Quindi sotto questo aspetto ritengo indispensabile una presa di coscienza effettiva, e non solo a parole, da parte di tutto il Consiglio regionale. Questa mozione non è altro che un tentativo di dimostrare che vogliamo operare con i fatti e non solo con le parole. Grazie.

PRESIDENTE. L'esame dell'interpellanza numero 355/A è sospeso perché gli Uffici non hanno provveduto a comunicare all'Assessore competente che la stessa sarebbe stata abbinata alle due mozioni.

Il primo iscritto a parlare è l'onorevole Pietro Cocco, il quale ha a disposizione dieci minuti. Ricordo che i consiglieri che intendono prendere la parola devono iscriversi non oltre la conclusione del primo intervento.

E' iscritto a parlare il consigliere Pietro Cocco. Ne ha facoltà.

COCCO PIETRO (P.D.). Presidente, Assessori, colleghi, la crisi che la Sardegna sta attraversando è una delle peggiori degli ultimi decenni, forse anche oltre, e va inquadrata in un contesto complessivo nazionale e internazionale di profonda recessione. Questo non basta, però, per giustificare le gravi difficoltà in cui versano tutti i settori produttivi della nostra Isola e le preoccupanti ricadute occupazionali e sociali che ciò sta generando. L'altro giorno l'assessore Zedda, durante la discussione in Aula su altre vertenze, Alcoa in prima battuta, ci raccontava che le crisi in atto piuttosto che diminuire stanno aumentando. Devo onestamente dire che comprendo le sue frustrazioni, diciamo così, nell'affrontare temi come, ad esempio, quello riguardante il sistema produttivo isolano, in particolare il settore industriale, visto che l'industria in Sardegna sta praticamente scomparendo.

Devo dire che certamente la responsabilità di questo non può essere imputata in toto e nemmeno in parte all'assessore Zedda, ma concordo con qualche collega che durante il dibattito ha detto che anziché affrontare la crisi nella sua interezza (la vertenza Sardegna è una questione politica) la si sta affrontando pezzo per pezzo trascinati dagli eventi piuttosto che guidare gli eventi, e questo non va assolutamente bene. Gli eventi ci stanno travolgendo, per cui, Assessore, credo che non basti la sua buona volontà, che personalmente le riconosco. Ci vogliono idee, competenza e autorevolezza, che evidentemente non sono presenti. Per questo siamo costretti a rincorrere le vertenze piuttosto che affrontarle per tempo. Mi chiedo che senso si possa dare a questo Consiglio regionale se il Presidente continua a essere immancabilmente latitante. Mi chiedo che senso abbia fare ordini del giorno che rimangono inesorabilmente solo sulla carta perché non si dà loro attuazione, nonostante nella gran parte dei casi siano approvati all'unanimità.

In questi giorni di rivendicazioni ho sentito richiamare alle sue responsabilità il Governo Monti con una veemenza che non avevo mai sentito durante il Governo Berlusconi. Ma ci sono cose come quelle in discussione oggi che riguardano le responsabilità oggettive dell'Esecutivo regionale e del suo Presidente. Ricordo che circa due anni fa era stato dato mandato alla Giunta di predisporre un piano energetico regionale, ma fino a oggi nulla è stato fatto. Dico questo perché la questione energetica è il punto centrale della gran parte delle vicende industriali della Sardegna; vicende per le quali per dare prospettiva occorre innanzitutto risolvere il problema del costo dell'energia. Ciò significa lavorare per il presente e per la prospettiva futura, per l'indipendenza energetica della Sardegna; significa puntare su tecnologie avanzate e pulite, sostituendo impianti vecchi e obsoleti per poter partecipare in maniera competitiva alla sfida che il mercato richiede, sia il mercato del giorno prima, in cui la Sardegna ha un prezzo superiore alla media nazionale dal 15 al 30 per cento, sia il mercato dei servizi di dispacciamento. Dico questo perché a oggi in Sardegna ci sarebbero due progetti che se realizzati potrebbero segnare un'inversione di tendenza del sistema termoelettrico isolano. Uno di questi riguarda il carbone Sulcis, l'altro è il progetto di conversione dei gruppi della centrale di Fiume Santo.

Questa premessa, Assessore, per inquadrare il tema della mozione e sostenere che il bacino carbonifero del Sulcis rappresenta un'opportunità e una fonte disponibile elevata, quantificata in un miliardo e mezzo di tonnellate di carbone commerciale. Parlare della miniera di Nuraxi Figus significa parlare dell'unica miniera di carbone presente in Italia, in cui lavorano in maniera diretta 450 persone. Una questione che vede impegnati tutti da tanto tempo, questa del mantenimento della miniera, che stride con la poca concretezza con cui fino a oggi è stata affrontata. Ho già avuto modo di dire che non si tratta né di una battaglia di retroguardia né di una lotta con venature sentimentali, che pure ci sono in un territorio che ha vissuto di miniera da tantissimo tempo. E' piuttosto la rivendicazione di vedere concretizzati gli sforzi che sono stati compiuti, anche in termini finanziari notevoli, in primo luogo dalla Regione sarda per il progetto complessivo di miniera e di centrale. L'utilizzo del carbone nella sua versione verde è l'obiettivo. Da tempo Carbosulcis Spa ha depositato un brevetto internazionale che permetterebbe l'utilizzo del carbone con un abbassamento del tenore di zolfo del 30 per cento e un miglioramento del potere calorifico del 20 per cento. Si tratta del processo di lisciviazione, ne abbiamo già parlato, però il relativo progetto è sempre fermo, perché c'è un gruppo dirigente della miniera che ritiene che non debba essere tirato fuori in quanto ci sono altre questioni che vanno portate avanti, ci sono conflitti di interesse notevoli che stridono, anche in questo caso, con l'obiettivo e con il progetto che deve essere portato avanti dalla Carbosulcis. Il mio Capogruppo, che mi ha preceduto, sosteneva che i conflitti fra Sotacarbo e dirigenza della Carbosulcis ovviamente incidono negativamente sulle scelte, e forse anche in buona fede queste scelte non vengono fatte nella direzione e nella maniera dovute. Sotacarbo omette di aver ricevuto finanziamenti per 7 milioni di euro, il progetto riguardante il carbone Sulcis e lo stoccaggio della CO2 sperimentale non è stato completato, non lo si conosce nel profondo, perché anche il progetto presentato all'Unione europea - se è stato presentato - io personalmente non lo conosco, non ho avuto modo di vedere nulla al riguardo, se non in una piccola forma riassuntiva.

E' evidente da tempo che il carbone Sulcis non è tra le priorità di sviluppo del sistema energetico nazionale. E come potrebbe esserlo, se non è adeguatamente supportato da un piano energetico regionale - che non esiste - e dalla partecipazione - mancata - al bando europeo per il progetto sulle centrali per il recupero dell'anidride carbonica, che inizialmente erano 13 e sono poi diventate 6? Da questo punto di vista se il Governo ha fatto le sue scelte in materia energetica il peso della Regione non è esistito, nonostante sia addirittura proprietaria della miniera. Per questa ragione non può essere non essere chiamato alle sue responsabilità il Presidente della Regione, per questi motivi non possono non essere chiamati alle loro responsabilità i gruppi dirigenti della Carbosulcis, il management della Carbosulcis.

Il 9 febbraio 2011, Assessore, più di un anno e mezzo fa, ho presentato un'interrogazione al Presidente della Regione e all'Assessore dell'industria sul bando relativo allo stoccaggio geologico della CO2 e sulla produzione di energia da fonti rinnovabili. Stiamo parlando di un anno e mezzo fa! Che cosa dicevo nell'interrogazione, Assessore? Le facevo notare che il 9 febbraio 2011 erano scaduti i termini per la partecipazione al bando relativo alla selezione nazionale e che la Carbosulcis non vi aveva partecipato e le chiedevo se corrispondeva al vero che la Regione sarda, in qualità di azionista della Carbosulcis Spa, non intendeva partecipare al bando per i progetti dimostrativi dello stoccaggio della CO2 e della produzione di energia da fonti rinnovabili e se lei non ritenesse indispensabile attivarsi con la massima celerità per dare indicazioni alla Carbosulcis per procedere alla partecipazione al bando e non perdere questa importante opportunità per il futuro della miniera e dei suoi lavoratori. Per tutta risposta l'Assessore disse che in realtà quel bando non aveva termini di scadenza a febbraio, ma che occorreva aspettare la fine dell'anno e naturalmente anche da parte del gruppo dirigente dell'azienda, che oggi contestiamo ferocemente, si diceva che non era assolutamente quello il termine di scadenza del bando. La supponenza aveva guidato le loro scelte e oggi ci troviamo in questa situazione.

La risposta quindi fu tutto tranne che quella che si cercava, ovvero la ragione per la quale non si era partecipato entro febbraio 2011 alla gara sperimentale per lo stoccaggio e la cattura dell'anidride carbonica. A oggi posso dire di non conoscere il progetto che è stato predisposto, l'ho detto prima. Ho avuto anche modo di chiedere di poter avere copia del progetto, perché non lo conosco e non credo che altri consiglieri lo conoscano; se lo conoscono ci parlino del progetto che la dirigenza della Carbosulcis e la Regione, in questo caso come azionista, hanno presentato all'Unione europea. Io conosco soltanto tre paginette riassuntive del progetto del quale discutiamo noi tutti qua, ma non abbiamo avuto modo di verificare se esso può essere sostenuto nella maniera più adeguata e giusta possibile. Vorrei anche sapere per quale ragione, Assessore, non è stato ancora predisposto il bando per la privatizzazione. Insomma ci sono elementi di grande sostanza che non possono essere lasciati sotto traccia perché sono decisivi per le sorti della miniera e per il mantenimento dei livelli di lavoro.

A differenza di altre vertenze, per le quali è necessario trattare con i proprietari privati, qui siamo di fronte a una società a totale controllo regionale, su cui occorre fare chiarezza. Invece l'approssimazione e la superficialità hanno condotto finora una vicenda che non poteva che dare questi risultati. Insomma, concludo dicendole, Assessore, che siccome le sfide per il futuro sono tante e importanti, soprattutto per questa miniera e per il mantenimento dei livelli occupazionali, non può non essere considerato il fatto che questo gruppo dirigente, il management della Carbosulcis, deve essere assolutamente rimosso. Questa è la ragione per la quale abbiamo presentato la mozione.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Locci. Ne ha facoltà.

LOCCI (P.d.L.). Vorrei cercare, spero in maniera abbastanza sintetica, di mettere un po' d'ordine su quelli che sono i punti salienti della mozione in discussione per cercare di capire quali sono i dati di fatto sui quali dobbiamo confrontarci rispetto alle critiche politiche, giuste o sbagliate che siano, condivise o meno che siano, ma pur sempre, consentitemelo, discutibili, soprattutto in un momento delicato come questo, perché ci troviamo veramente all'ultimo miglio di un percorso nel quale se alteriamo una qualsiasi cosa può veramente saltare tutto il lavoro che è stato fatto in questi anni. E io, se me lo consentite, comincerei dai punti evidenziati nella mozione, che sono fondamentalmente due. Il primo punto riguarda il motivo per cui la Carbosulcis non ha partecipato al bando cosiddetto "NER300", e cercherò di dare una risposta; il secondo punto, che è stato stigmatizzato dal capogruppo Giampaolo Diana e dal collega Cocco che mi ha preceduto, in sostanza riguarda il fatto che la progettualità che è stata portata avanti a livello ministeriale ed europeo è "inconsistente". Questo lo dico per fare sintesi.

Veniamo al primo punto. Chi ha presentato la mozione numero 204 non ha probabilmente avuto il tempo di approfondire la situazione, in quanto la partecipazione al bando richiedeva esattamente due presupposti: una centrale che producesse CO2 (e non c'era perché esisteva ed esiste solamente una miniera che estrae carbone) e un finanziatore che finanziasse il 50 per cento della fase che prevedeva la cattura e lo stoccaggio di CO2 . E se permette, capogruppo Diana, le cito due dati economici per spiegare questo, che lei peraltro conosce benissimo. La costruzione di una centrale termoelettrica incide per circa 800 milioni di euro, che la Carbosulcis non aveva e che la Regione non era sicuramente in condizioni di finanziare; la possibilità di cofinanziare al 50 per cento la parte dello stoccaggio e della cattura di CO2 incideva per un totale di 600 milioni di euro, e quindi bisognava investire altri 300 milioni di euro. Faccio però sapere al capogruppo Diana che, nonostante questo, la Carbosulcis ha presentato comunque una manifestazione di interesse, esattamente l'11 ottobre 2010, pur sapendo che tutto sommato non aveva i requisiti, ma l'ha presenta anche per portare all'attenzione del Ministero il problema innanzitutto della Carbosulcis e la possibilità di portare a termine il progetto, che è già in itinere, della cattura e dello stoccaggio di CO2. Ebbene il Ministero, esattamente il 6 dicembre 2010, caro capogruppo Diana, ha risposto che il progetto da un punto di vista tecnico era sicuramente condivisibile, però non poteva essere accettato per mancanza dei prerequisiti, cioè perché la Carbosulcis è una miniera, e quindi non c'era una centrale termoelettrica che producesse CO2, e soprattutto non esisteva il socio che avrebbe dovuto cofinanziarne la cattura e lo stoccaggio. Aggiungo, se lei avesse dei dubbi, che bastava ricordare che vige una legge nazionale, di cui tra breve parlerò, e cioè la legge numero 99 del 2009, che invece prevedeva la possibilità di privatizzare la miniera attraverso un bando per fare una centrale termoelettrica per la cattura e lo stoccaggio di CO2. Penso e spero di aver risposto alla prima domanda e di aver chiarito a tutti i consiglieri, di maggioranza e di opposizione, i termini del bando europeo. La Carbosulcis anche se avesse voluto di fatto non poteva partecipare a quel bando, quindi le considerazioni che sono state fatte nella mozione, consentitemi, mi sembrano a dir poco superficiali.

Veniamo invece a esaminare il secondo punto, non meno importante, nel quale si dice che non è stata predisposta una proposta progettuale adeguata a ottenere positive valutazioni tecnico-scientifiche e si ritiene la Carbosulcis colpevole dell'attività progettuale amministrativa fallimentare posta in essere nella gestione della società. Come dicevo poc'anzi la progettualità è stata determinata da una legge nazionale che, come voi tutti ben sapete, è stata votata e voluta dal Governo Berlusconi. Si tratta della legge numero 99 del 2009 che indica un percorso legislativo che mette in capo al Ministero delle attività produttive la progettazione della centrale e del bacino di cattura e stoccaggio di CO2. Per dare qualche ulteriore dato al capogruppo Diana e a qualcun altro che evidentemente segue questa filosofia, vorrei ricordare che infatti l'onorevole Saia, sottosegretario allo sviluppo economico del Governo Berlusconi, il 4 agosto del 2010 ha costituito il gruppo di lavoro del progetto Sulcis presso il Ministero. Il progetto infatti non è della Carbosulcis, ma del Ministero. Vorrei ricordare inoltre - se qualcuno non avesse approfondito questo aspetto può eventualmente farlo - che del gruppo di lavoro fanno parte, per esempio, il dottor ingegner Bortoni, capo dipartimento per l'energia, il dottor Carlo Crea, segretario generale per l'autorità dell'energia elettrica e del gas, il dottor Sergio Garribba, consigliere per le politiche dell'energia, una delle più grosse autorità a livello internazionale, il dottor ingegner Gianni Lelli, commissario dell'ENEA, il dottor Vincenzo Grassi, che rappresenta l'Italia presso la Comunità europea, la dottoressa Rosaria Romano, direttore generale del Ministero dello sviluppo economico, l'ingegner Francesco Terlizzese, direttore generale del Ministero dello sviluppo economico, nonché l'ingegner Mario Porcu, presidente della Sotacarbo e direttore generale della Carbosulcis, e l'ingegner Sergio Cocciu, direttore generale dell'Assessorato regionale dell'industria. Giusto per seguire la cronologia, vorrei ricordare che questo gruppo di lavoro aveva il compito di predisporre il progetto integrato miniera-centrale per la cattura e lo stoccaggio dell'anidride carbonica. Il 4 novembre 2010 il sottosegretario responsabile del gruppo di lavoro ha dato incarico alla Sotacarbo di fare uno studio di fattibilità. Vorrei ricordare, sempre se qualcuno non avesse approfondito la questione, che la Sotacarbo aveva come consulenti il professor Giorgio Cau, che è uno dei più grossi esperti di politica energetica dell'Università di Cagliari, e possedeva una certificazione internazionale da parte della Deloitte Financial Advisory Services. Giusto perché non vi siano dubbi o problemi di sorta. Il 31 marzo 2011 - prendete nota della cronologia perché è importante - il gruppo di lavoro ministeriale formato dalle nove persone che ho citato poc'anzi, ha valutato, condiviso e approvato l'impostazione definitiva del progetto. Se qualcuno avesse dei dubbi si documenti. In data 1° aprile 2011 è iniziata l'interlocuzione con la Commissione europea. Il 27 luglio 2011 il MISE ha provveduto a notificare il progetto alla Commissione europea, che lo ha fatto suo da un punto di vista tecnico, non poteva fare altrimenti perché la Comunità europea stava predisponendo i bandi per la costruzione di centrali termoelettriche per la cattura e lo stoccaggio di CO2. La discussione si sta incentrando sul dove e sul come eseguire il prelievo per il C[PS2] 6, cioè il meccanismo del prelievo. Queste sono state le osservazioni fatte dalla Comunità europea.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Gian Valerio Sanna. Ne ha facoltà.

SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Ringrazio il "sottosegretario" Locci per le risposte, però evidentemente le sue conoscenze non sono state utili a evitare ai lavoratori di stare alcuni giorni nel disagio di una protesta fatta sotto la crosta terrestre, al di sopra della quale noi invece ricordavamo tutte queste belle cronistorie. Credo, l'ho detto un'altra volta all'Assessore, lo ripeto oggi perché alcune cose non ho fatto in tempo a dirle allora, che il problema della Carbosulcis, dell'Alcoa e dell'industria in generale in Sardegna sia ormai un problema politico. Non è un problema industriale, è un problema politico! Perché serve la politica? Perché la politica ha una funzione diversa dal tecnicismo, che invece è richiesto nella risoluzione dei problemi industriali. La politica ha la caratteristica di guardare lontano, di vedere e prevedere ciò che dovrà accadere.

Al collega Locci dico che sappiamo da vent'anni, se non di più, che in Sardegna il denominatore unico dei problemi industriali è il fattore energetico. Lo sappiamo da più di vent'anni! Allora domando: la politica, che deve dare quel tipo di risposte a un orizzonte strategico, non può elencare, come ha fatto il collega Locci, gruppi di lavoro, tavoli tecnici, roba da Cappellacci insomma. Queste non sono risposte che possono essere sufficienti alla domanda politica.

(Interruzione del consigliere Locci)

SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Mi lasci parlaree!

La domanda politica sarebbe soddisfatta se la Giunta regionale da tre anni e mezzo a questa parte ci avesse portato, con una visione di prospettiva, un'idea di piano energetico che contemplasse il collegamento di tante tipologie di fonti energetiche, a cominciare dal carbone che alcuni dicono sia di pessima qualità, altri ritengono possa essere utilizzato, ma la cui risorsa ha un limite e quindi dobbiamo guardare in prospettiva sapendo se la quantità della risorsa è utile a fare quegli investimenti di cui parlava Locci, perché bisogna sempre fare i conti con il risultato. Però c'è anche il fotovoltaico, c'è l'eolico, che invece qualcuno a Suelli stava promettendo a un'altra parte, c'è il gas e quindi il problema del Galsi (gli ultimi articoli specializzati sul tema energetico dicono che la componente energetica legata al gas è indispensabile nella media e lunga prospettiva per la tenuta energetica di un Paese) e poi c'è l'idroelettrico. Sul Galsi abbiamo messo i soldi e abbiamo subodorato l'idea che tutto sia fermo; nel Piano energetico ambientale deliberato dalla Giunta si prende atto della situazione, non c'è una risposta alla domanda energetica, non ce n'è una! C'è una presa d'atto della situazione attuale.

Allora, per prima cosa la Giunta regionale, che ne ha la potestà, avrebbe dovuto dire: "La prospettiva industriale in Sardegna è questa, richiede energia e io rispondo a questa domanda di energia con questa condizione". Diversamente non si giustificano né investimenti né progetti. Assessore, questo lo deve dire al Presidente e glielo deve dire in maniera molto precisa, perché io ci tengo particolarmente; gli deve cioè dire da parte mia che io spero concretamente che lui abbia non solo 350 milioni di euro per il Piano del Sulcis, ma che ne abbia altrettanti per ogni territorio della Sardegna, perché - e lo dico anche a persone del mio partito che sono orientati verso questa prospettiva - bisogna recuperare la connotazione delle pari opportunità, della possibilità di salvarsi tutti, non solo una parte. Quindi, se si vede la prospettiva dei 350 milioni di euro per il Piano del Sulcis, io mi auguro che ci siano 350 milioni a testa anche per l'Oristanese, il Nuorese e il Sassarese. Almeno questo deve essere dichiarato, se no vedrete che non ci saranno risorse neanche per il Sulcis, perché è finito il tempo in cui, in maniera acquiescente, si consentiva che fiumi di risorse pubbliche arrivassero solo lì!

A proposito di risorse pubbliche, Assessore, credo sia un'ipotesi suggestiva per alcuni, ma molto realistica che la Regione, anziché menare una trattativa che non tiene per il manico, si metta nella testa di dover impiantare subito, assieme al Governo nazionale, una causa per il risarcimento del danno, avendo noi regalato all'Alcoa, in quindici anni, oltre un miliardo di euro fra contributi e sovvenzioni. Ma quel miliardo di euro in sconto energetico non l'abbiamo dato all'Alcoa perché reinvestisse in Arabia, lasciandoci nei guai qua; glielo abbiamo dato per una ragione sociale e per una ragione strategica, per cui la cosa non può finire così! La ragione per la quale è il pubblico che deve guidare la trattativa della cessione dell'Alcoa è anche la ragione per cui noi dobbiamo impiantare immediatamente una causa per il risarcimento del danno contro Alcoa, perché se passa questa linea io non sono più disponibile, in prospettiva, a caricare sulla bolletta dei cittadini il di più che mi chiede un'azienda che poi attua la sua egoistica strategia imprenditoriale.

In questi quindici anni Alcoa ha realizzato anche degli utili e quindi le sovvenzioni per che cosa gliele abbiamo date? Per accollarci i guai? Forse quei soldi, Assessore, servirebbero per qualcos'altro, perché oltre al Piano energetico servirebbe un barlume d'idea da parte della Giunta regionale sulle iniziative che essa sta mettendo in essere per la diversificazione industriale. E' evidente, perché noi non stiamo andando all'indietro, ma stiamo andando avanti; la modernizzazione, l'evoluzione anche tecnologica - si è parlato qui oggi di ricerca scientifica - comporterà un miglioramento degli standard produttivi, ma indubitabilmente una contemporanea diminuzione delle forze lavoro che devono essere compensate con una politica lungimirante, in grado di mettere risorse per compensare quei posti in meno. Quali sono? Quelle di cui farfuglia in giro l'assessore Crisponi su una fantomatica idea nuova di turismo, mentre il settore è in preda a un disastro terrificante? Quale sarebbe l'alternativa? Di che cosa dobbiamo parlare? Perché non dovremmo parlare dell'inadeguatezza complessiva di questo Governo regionale di fronte a questo scenario?

La soluzione che ci viene proposta è quella di sospendere il ragionamento, mandare in ferie il cervello e continuare a ragionare dei tavoli tecnici di cui parlava Locci! La soluzione è questa, perché pensiamo, con il tecnicismo dei tavoli, dei signori e dei controsignori, di prendere ancora per il naso la gente. Credo che sia ormai palese, e alla prossima tornata elettorale lo vedremo con chiarezza, che alla gente non gliene importa più niente né della destra né della sinistra, né di Tizio né di Caio. La gente vuole vedere che cosa siamo capaci di fare. E il giudizio sarà quello che dirà se alla politica parolaia si fa seguito con idee nuove, se gli atti di cui si parla saranno coerentemente adottati. In questo momento voi state inseguendo un'onda mediatica senza avere alle spalle né il manico delle trattative né uno straccio d'idea strategica contenuta in un piano che voglia dare una risposta industriale di lunga prospettiva non all'Alcoa o alla Carbosulcis, ma all'intera Sardegna! Ecco perché, secondo me, il giudizio non è strategico, ma politico. Di questo mi dolgo molto, Assessore, perché forse lei questa prospettiva la conosceva già quando, con sofferenza, ha deciso di far parte di una Giunta che probabilmente avrebbe dovuto lasciare al suo destino!

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Planetta. Ne ha facoltà.

(Interruzione del consigliere Uras)

PRESIDENTE. Onorevole Uras, ho già dato la parola all'onorevole Planetta.

Prego, onorevole Planetta.

PLANETTA (P.S.d'Az.). Questa mozione mi spinge oggi a dire quello che sento su un impegno che vede questa Giunta che vuole convincere il Governo a sbloccare il progetto di rilancio della miniera con la produzione di energia pulita dal carbone attraverso la cattura e lo stoccaggio di CO2 nel sottosuolo.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE BRUNO

(Segue PLANETTA.) In sostanza si vuole costruire una centrale elettrica di 450 megawatt, alimentata con il carbone della miniera, e spedire nel sottosuolo una parte di CO2 (il principale gas dell'effetto serra) sprigionatasi dalla combustione del carbone: il cosiddetto carbon capture and storage (CCS).

Devo far notare, intanto, che non ho trovato scritto da nessuna parte quanta anidride carbonica vogliamo seppellire e quanta ne uscirà comunque nell'atmosfera. Uno studio dell'Accademia delle scienze americana dice che il CCS è un processo che può innescare terremoti, più di quanto ne innescherebbe un altro processo famigerato, il cosiddetto fracking. Questa centrale sarebbe alimentata solo per il 50 per cento con il carbone della miniera, che tutti noi sappiamo essere di non buona qualità. Il restante carbone bisognerebbe farlo arrivare, quindi, da altre parti, però non si sa ancora da dove. Il CCS, inoltre, catturerebbe non tutte le emissioni di CO2; ne catturerebbe solo il 63-64 per cento circa. Inoltre l'anidride carbonica messa sotto terra presenta delle analogie con lo stoccaggio delle scorie nucleari. Allora qui si pone il problema di individuare un luogo geologicamente stabile, altrimenti l'anidride carbonica torna nell'atmosfera. Anche se ci sono luoghi individuati come geologicamente stabili, questi luoghi possono benissimo destabilizzarsi in tempi molto brevi. Tra l'altro, in determinate concentrazioni l'anidride carbonica è un gas letale, e allora mi chiedo: e se si verificasse una fuga consistente?

Sempre di recente, uno studio dell'Accademia delle scienze americana in un documento di trecento pagine mette in evidenza la relazione che esiste tra i terremoti e l'uso di varie tecniche legate all'energia, quale l'estrazione di idrocarburi con metodi convenzionali, come il fracking e quello di cui sto parlando in questo momento. Ebbene, Assessore, credo che questo processo sia una follia dal punto di vista energetico, dal punto di vista economico e dal punto di vista strategico. E' come se noi accumulassimo tanta di quella polvere per tanto di quel tempo sotto un tappeto!

Il progetto viene definito "carbone pulito", ma, badate, è il solito discorso: i minatori hanno paura di restare senza lavoro e si accollano, pur di non restar senza lavoro, qualsiasi cosa. Ma non pensiamo che forse ci troviamo di fronte a una fonte energetica ormai vecchia e superata che dovrebbe essere tolta di mezzo il prima possibile e non rivitalizzata con improbabili e pericolosi pompaggi sotterranei?

Bisogna trovare una nuova collocazione lavorativa ai minatori, il che dovrebbe farci riflettere se sia il caso di chiudere definitivamente o no la miniera, senza però lasciare sul lastrico migliaia e migliaia di famiglie. Bisogna investire per favorire l'insediamento di nuove attività produttive. Secondo il Worldwatch Institute, che non disapprova il progetto e non prende in considerazione i rischi che ho già detto prima, il CCS è una tecnologia troppo costosa per essere considerato uno strumento efficace di riduzione del gas serra, senza considerare che per effettuare il CCS, secondo i calcoli di Greenpeace, serve il 10-40 per cento dell'energia elettrica prodotta dall'impianto di cui si vogliano stoccare le emissioni. Quindi, a questo proposito, il prezzo di vendita della restante energia per essere remunerativo deve essere corrispondentemente più alto. Questo spiega perché il progetto miniera-centrale elettrica a carbone-CCS costerebbe tanti ma tanti dei nostri soldi.

Un'ultima considerazione: ho già detto che lo stoccaggio sotterraneo dell'anidride carbonica secondo l'Accademia delle scienze americana è in grado di innescare terremoti e che c'è il rischio di una fuga del gas nell'atmosfera. In più l'anidride carbonica è letale se raggiunge nell'aria la concentrazione del 10 per cento. Non vado oltre. Normalmente si dice che dobbiamo stare tranquilli perché la CO2 è una sostanza inerte e se la si spedisce nel sottosuolo, dove ce n'è già tanta, non succede proprio niente. Bene, credo che questa sia una bugia. L'anidride carbonica è acida e reagisce con molte altre molecole, andate a leggere gli studi fatti da professori universitari in questa materia.

Ebbene, secondo me, questo progetto è una porcheria ecologica che costerebbe 200-250 milioni di euro all'anno per otto anni! Conviene, come ha detto qualcuno, regalare a ogni minatore 200 mila euro all'anno e impiegare 10-15 mila persone in lavori socialmente utili per otto anni. Allora, badate bene, se questo progetto andrà in porto i minatori prenderanno i soliti salari mentre con i nostri soldi si arricchiranno gli imprenditori che realizzeranno la centrale elettrica e attueranno questo processo. E forse si arricchirà qualche altra persona. E' un film già visto in questa nostra terra, per esempio per quanto riguarda il Piano di rinascita: oggi stanno venendo al pettine tutti i nodi che hanno causato il mancato sviluppo del nostro territorio. Grazie.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.

Uras (Gruppo Misto). Chiedo la verifica del numero legale.

(Appoggia la richiesta il consigliere Salis.)

Terza verifica del numero legale

PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.

(Segue la verifica)

Prendo atto che i consiglieri Campus, Espa e Meloni Valerio sono presenti.

Risultato della verifica

PRESIDENTE. Sono presenti 61 consiglieri.

(Risultano presenti i consiglieri: Agus - Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Barracciu - Biancareddu - Bruno - Campus - Cappai - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Mariano - Corda - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - Cugusi - Dedoni - Dessì - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Rosanna - Fois - Greco - Lai - Locci - Lotto - Lunesu - Manca - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Mula - Mulas - Murgioni - Obinu - Peru - Piras - Pitea - Pittalis - Planetta - Porcu - Randazzo - Rodin - Salis - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Solinas Antonio - Solinas Christian - Steri - Stochino - Tocco - Uras - Vargiu - Zedda - Zuncheddu.)

Poiché il Consiglio è in numero legale possiamo proseguire.

E' iscritto a parlare il consigliere Cuccureddu. Ne ha facoltà.

CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Signor Presidente, io sono molto distante culturalmente dalla civiltà mineraria e geograficamente dal Sulcis, il che probabilmente mi consente di fare alcune considerazioni che coloro che mi hanno preceduto, non certo l'onorevole Planetta per la verità, magari non sempre fanno.

Pur condividendo molte delle cose che l'onorevole Planetta ha detto, non concordo con lui sul fatto che il carbone sia una fonte energetica superata. Non credo che avere nel sottosuolo un giacimento di due miliardi di tonnellate di carbone, l'unico in Italia, uno dei pochi in Europa, possa rappresentare un qualche handicap, posto che nessuno di noi, qualunque piano energetico dovessimo fare, qualunque piano energetico dovesse fare l'Europa, sa come si evolverà la situazione, per esempio, nel vicinissimo Maghreb. Non sappiamo quanto costerà il metano tra qualche anno, non sappiamo che piega prenderà la cosiddetta primavera araba. Sono tali e tante le variabili che avere due miliardi di tonnellate di carbone nel nostro sottosuolo, al di là della qualità, sulla quale mi soffermerò tra qualche minuto, è evidentemente una risorsa di cui credo nessuno di noi ritenga che possiamo fare a meno.

Ho detto in più occasioni in maniera chiara che dobbiamo pensare a un nuovo modello di sviluppo per la Sardegna e che se tutti gli altri sistemi insulari non solo del Mediterraneo, ma del mondo, comprese delle isole che hanno bellezze paesaggistiche e valenze culturali e identitarie assai meno competitive delle nostre hanno fatto la scelta del turismo in maniera chiara e forte, non si capisce perché questa scelta non la si debba fare in Sardegna e in Sicilia, le uniche due isole che appunto non l'hanno fatta.

Detto questo, io ritengo - penso di essere in minoranza qui - che per la filiera dell'alluminio non ci sia futuro. Magari si riuscirà a sostituire l'Alcoa con la Glencore e si andrà avanti per qualche mese o per uno o due anni, ma poi arriverà un'altra crisi, arriverà un altro problema e lo Stato, la Regione o chissà chi - noi cittadini - dovrà dare alla multinazionale che si accollerà quell'impianto risorse sotto forma di sconti, buoni energia o risoluzione di problemi d'altro genere a spese della collettività. Credo che per mille ragioni, non ultimo il fatto di essere un'isola vocata al turismo, non ci sia futuro per la chimica tradizionale in Sardegna, perché trasportare qui materie prime e ritrasportare materie lavorate non ci rende competitivi con le produzioni che possono essere realizzate in qualunque altra parte del mondo, dove il costo del lavoro e dell'energia è assai più concorrenziale.

Fatta questa premessa, che sicuramente ha tinte fosche per il futuro dell'industria pesante in Sardegna, credo che le miniere abbiano invece una loro specificità; sono legate al territorio, sono risorse nostre e dobbiamo fare di tutto per valorizzarle, dato che l'unica possibilità perché la Sardegna, ma direi l'intera area mediterranea, non abdichi definitivamente alla funzione produttiva è quella di sfruttare, valorizzare e tutelare tutte le produzioni che sono fortemente radicate nel territorio, da quelle artigianali a quelle agroalimentari e, chiaramente, alle miniere, poiché si tratta, ripeto, di risorse nostre.

Allora, posto che anch'io non credo che il progetto di cattura e stoccaggio dell'anidride carbonica possa avere un futuro, per delle ragioni che ha esposto molto bene l'onorevole Planetta, una delle quali è di natura ambientale, in quanto i rischi manifestati da molti studiosi sono enormemente più elevati di quelli dell'installazione di una centrale nucleare, mi domando perché quando si parla di centrali nucleari ci si scandalizza e quando si parla di cattura e stoccaggio di CO2 può andare bene, tutti fanno finta di niente e non ci si pone il problema ambientale. Invece c'è un problema ambientale che comporta rischi paragonabili, anzi superiori a quelli connessi alle centrali nucleari, diciamocelo chiaramente e poi decidiamo se portare avanti questo progetto. Ma c'è un secondo problema che taglia la testa al toro, ed è il fatto che questo progetto è talmente costoso che risulta persino anacronistico realizzare impianti di quel genere.

Le soluzioni che l'Assessorato sta perseguendo - credo che se ne sia occupato anche l'onorevole Stochino - hanno l'obiettivo di rendere competitivo il nostro carbone. Come? Cercando metodi non elettrolitici (i metodi elettrolitici sono costosissimi) di ripulitura e di disaggregazione delle molecole di zolfo, pirite, silicio e di tutto ciò che sporca il carbone e fa sì che un chilo di carbone Sulcis abbia lo stesso potere calorifero di 800 grammi del carbone che l'Enel acquista dalle miniere nelle quali ha delle partecipazioni, che sono poi miniere russe e polacche prevalentemente. Io credo, anzi ne sono certo, perché ne abbiamo parlato con l'assessore Zedda, che la Regione sia disposta a tentare una nuova sperimentazione, che è quella meccanica, con la quale tutte le molecole inorganiche vengono separate attraverso una maggiore frantumazione del carbone (75 micron anziché 100) e attraverso sistemi di vibrazione per peso, che separano il silicio, la pirite, tutto lo zolfo inorganico presente, in modo da poter vendere alle centrali Enel carbone pulito. Ammesso che l'Enel sia disponibile a discutere con la Regione, perché il vero problema è il fatto che l'Enel ha interesse a mantenere il più alto possibile il prezzo dell'energia, a trovare mille scuse, a miscelare il carbone perché contiene zolfo, non a ripulirlo o a sollecitare processi di ripulitura, perché più alto è il prezzo più ci guadagna.

Allora, noi dobbiamo essere capaci di eliminare tutti gli alibi, di vendere carbone pulito, ma di vendere anche la pirite, il silicio e tutto ciò che si estrae dal carbone, cosa che oggi il sistema di frantumazione non consente di fare, perché la frantumazione viene effettuata a 100 micron e non a 75, come consentirebbe la rottura delle molecole. So che su questo tema interverrà anche qualche altro collega. Sono convinto che tutti noi ci dobbiamo impegnare per perseguire un nuovo modello di sviluppo, che deve essere incentrato sul turismo (non può non essere incentrato sul turismo, ne riparleremo a proposito della flotta sarda), ma non possiamo non pensare a tutte quelle produzioni legate al nostro territorio, e questa è appunto una delle produzioni da salvare. Si può costruire una filiera sull'energia, ma non possiamo avere la fortuna di possedere un giacimento carbonifero, l'unico in Italia, e far passare questo fatto per un danno.

Ho letto anch'io i dati citati dall'onorevole Giampaolo Diana (pagina 3 del bilancio Carbosulcis 2011), che indicano che lo scorso anno sono state estratte 63.059 tonnellate di carbone lavato e sono state vendute 92.286 di carbone mercantile. Stiamo parlando di numeri davvero irrisori rispetto al break-even, che è stimato intorno alle 800 mila tonnellate, per cui a queste condizioni la convenienza a estrarre è minima. Abbiamo chiuso il bilancio con un passivo di 25 milioni di euro (poco per fortuna, anche grazie ad alcuni contributi che sono arrivati dallo Stato) rispetto ai 35 milioni dell'anno precedente, ma la strada non è, secondo me, quella di dismettere questa produzione, ma è quella di trovare il sistema per renderla vantaggiosa. Credo che con le azioni che l'assessore Zedda sta seguendo si possa finalmente intraprendere una nuova strada per le miniere di carbone e per il Sulcis.

PRESIDENTE. Quello dell'onorevole Cuccureddu era l'ultimo intervento di stamani. I lavori del Consiglio riprenderanno questo pomeriggio, alle ore 16. Il primo iscritto a parlare è l'onorevole Stochino.

La seduta è tolta alle ore 13 e 28.


[PS1]Yves Lacoste geografo francese

[PS2]L'acronimo C6 sta per "Climatic Changes and Carbon Cycle in Canyons and
Caves



Allegati seduta

CCCXLVIII SEDUTA

MARTEDI' 18 SETTEMBRE 2012

(ANTIMERIDIANA)

Presidenza della Presidente LOMBARDO

indi

del Vicepresidente BRUNO

La seduta è aperta alle ore 11.

BIANCAREDDU, Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta antimeridiana del 2 agosto 2012 (340), che è approvato.

Congedi

PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Radhouan Ben Amara, Roberto Capelli, Michele Cossa, Paolo Sanna e Carlo Sechi hanno chiesto congedo per la seduta antimeridiana del 18 settembre 2012.

Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.

Annunzio di presentazione di disegno di legge

PRESIDENTE. Comunico che è stato presentato il seguente disegno di legge:

"Modifiche dell'articolo 19 della legge regionale 18 maggio 1994, n. 21 (Norme per la protezione degli animali e istituzione dell'anagrafe canina)". (418)

(Pervenuto il 12 settembre 2012 e assegnato alla settima Commissione.)

Annunzio di interrogazioni

PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interrogazioni pervenute alla Presidenza.

BIANCAREDDU, Segretario:

"Interrogazione Meloni Valerio - Barracciu - Espa - Corda, con richiesta di risposta scritta, sul blocco della produzione dei vaccini stabulogeni nel dipartimento di produzioni dell'Istituto zooprofilattico sperimentale della Sardegna "G. Pegreffi"". (939)

"Interrogazione Solinas Antonio, con richiesta di risposta scritta, riguardante le emissioni maleodoranti provenienti dal nuovo impianto di selezione, trattamento e valorizzazione dei rifiuti urbani del Consorzio industriale provinciale di Oristano, realizzato in territorio del Comune di Arborea". (940)

"Interrogazione Cocco Daniele Secondo, con richiesta di risposta scritta, sulla gravissima situazione generata dal mancato aggiornamento del tariffario regionale delle prestazioni di diagnostica radiologica". (941)

"Interrogazione Cocco Daniele Secondo, con richiesta di risposta scritta, sui gravi problemi derivanti dal blocco imposto dalla ASL alla Tecno Pig di Bottidda". (942)

"Interrogazione Agus, con richiesta di risposta scritta, in merito al rilevamento da parte dell'ARPAS del grave inquinamento che interessa il Rio Irvi e il compendio di Piscinas nel Comune di Arbus". (943)

Annunzio di mozioni PRESIDENTE. Si dia annunzio delle mozioni pervenute alla Presidenza.

BIANCAREDDU, Segretario:

"Mozione Lunesu - Amadu - Bardanzellu - Contu Mariano Ignazio - Floris Rosanna - Gallus - Greco - Lai - Locci - Murgioni - Peru - Petrini - Piras - Pittalis - Randazzo - Rodin - Sanna Paolo Terzo - Sanjust - Stochino - Tocco - Mula - Cucca - Cocco Daniele Secondo - Diana Mario - Mulas sul bando Contributi per fitto casa anno accademico 2011/2012 e sull'alto numero di esclusi per errore nella compilazione dei moduli, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento". (208)

"Mozione Vargiu - Dedoni - Cossa - Fois - Meloni Francesco - Mula sulla necessità di urgenti interventi di riforma strutturale del sistema sanitario regionale sardo". (209)

PRESIDENTE. Considerata l'assenza della Giunta, sospendo i lavori sino alle ore 11 e 15.

(La seduta, sospesa alle ore 11 e 02, viene ripresa alle ore 11 e 34.)

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Chiedo la verifica del numero legale.

(Appoggia la richiesta il consigliere Salis.)

Verifica del numero legale

PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.

(Segue la verifica)

Prendo atto che i consiglieri Cappai, Contu Felice, Dessì, Diana Giampaolo, Fois, Meloni Francesco, Oppi, Pittalis, Salis e Vargiu sono presenti.

Risultato della verifica

PRESIDENTE. Sono presenti 35 consiglieri.

(Risultano presenti i consiglieri:Amadu - Bardanzellu - Biancareddu - Cappai - Cocco Daniele - Contu Felice - Dessì - Diana Giampaolo - Floris Rosanna - Fois - Greco - Lai - Locci - Lombardo - Lunesu - Maninchedda - Meloni Francesco - Mula - Murgioni - Obinu - Oppi - Pitea - Pittalis - Planetta - Randazzo - Rassu - Rodin - Salis - Sanjust - Sanna Giacomo - Solinas Christian - Steri - Tocco - Vargiu - Zedda.)

Poiché il Consiglio non è in numero legale, sospendo la seduta per trenta minuti.

(La seduta, sospesa alle ore 11 e 36, viene ripresa alle ore 12 e 07.)

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Chiedo la verifica del numero legale.

(Appoggia la richiesta il consigliere Salis.)

Seconda verifica del numero legale

PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.

(Segue la verifica)

Prendo atto che i consiglieri Artizzu, Diana Giampaolo, Meloni Francesco, Peru e Planetta sono presenti.

Risultato della verifica

PRESIDENTE. Sono presenti 40 consiglieri.

(Risultano presenti i consiglieri:Artizzu - Bardanzellu - Biancareddu - Cappai - Cocco Daniele - Contu Felice - Contu Mariano - Cuccureddu - Dessì - Diana Giampaolo - Floris Rosanna - Fois - Greco - Lai - Locci - Lombardo - Lunesu - Maninchedda - Meloni Francesco - Milia - Mula - Murgioni - Obinu - Oppi - Peru - Piras - Pitea - Pittalis - Planetta - Rassu - Rodin - Salis - Sanjust - Sanna Giacomo - Solinas Christian - Steri - Stochino - Tocco - Vargiu - Zedda.)

Poiché il Consiglio è in numero legale possiamo proseguire.

Discussione unificata delle mozioni Diana Giampaolo - Uras - Salis - Barracciu - Sabatini - Cocco Daniele Secondo - Porcu - Sanna Gian Valerio - Agus - Bruno - Capelli - Cocco Pietro - Corda - Cuccu - Cugusi - Espa - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Sechi - Solinas Antonio - Zuncheddu sul fallimento della gestione dell'intero management della società Carbosulcis Spa, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento (204) e Steri - Pittalis - Artizzu - Zuncheddu - Biancareddu - Cappai - Contu Felice - Obinu - Pitea - Sanna Matteo - Barracciu - Diana Giampaolo - Agus - Petrini - Corda - Ben Amara - Lunesu - Randazzo - Piras - Diana Mario - Uras - Cugusi - Sechi - Cocco Daniele Secondo - Campus - Espa - Porcu - Moriconi - Cuccu - Cucca - Sabatini sulla necessità che la Giunta regionale provveda ad adottare gli atti necessari per rimuovere le ipotesi di cumulo di incarichi, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento (199)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione unificata delle mozioni numero 204 e 199 abbinate all'interpellanza numero 355.

(Si riporta di seguito il testo delle mozioni e dell'interpellanza:

Mozione Diana Giampaolo - Uras - Salis - Barracciu - Sabatini - Cocco Daniele Secondo - Porcu - Sanna Gian Valerio - Agus - Bruno - Capelli - Cocco Pietro - Corda - Cuccu - Cugusi - Espa - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Marco -Meloni - Valerio Moriconi - Sechi - Solinas Antonio - Zuncheddu sul fallimento della gestione dell'intero management della Società Carbosulcis Spa, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento.

IL CONSIGLIOREGIONALE

PREMESSO che:

- la Carbosulcis, società partecipata al 100 per cento dalla Regione autonoma della Sardegna, titolare della concessione mineraria "Monte Sinni" per la coltivazione del giacimento carbonifero del Sulcis, è l'unica realtà italiana nella estrazione del carbone a fini di produzione di energia;

- l'impatto ambientale sul territorio, oggi ancora particolarmente rilevante, può essere notevolmente ridimensionato fino ad annullarne i gravi effetti negativi, con l'utilizzo di nuove efficaci tecnologie ai fini della riduzione delle emissioni nocive;

- la struttura mineraria ha potenziali produttivi di 1.500.000/anno di tonnellate di carbone mercantile e riserve di giacimento pari ad oltre 2 miliardi di tonnellate;

- complessivamente la struttura è costituita da 520 unità lavorative, di cui circa 150 sono impiegate in superficie e le restanti sono addette alla produzione e mantenimento in sottosuolo;

CONSIDERATA la mancata partecipazione di Carbosulcis alla gara europea sulle nuove tecnologie di cattura e stoccaggio dell'anidride carbonica, causata probabilmente dalla decisione degli amministratori della società di attendere, d'intesa con l'azionista (Regione), le iniziative in materia da parte del Governo Berlusconi verso le competenti autorità di Bruxelles, piuttosto che perfezionare sul piano tecnico la necessaria proposta progettuale;

CONSIDERATO inoltre che:

- l'opposizione, nelle sue rappresentanze istituzionali nazionali e regionali, ha più volte segnalato con preoccupazione i possibili rischi di chiusura della miniera, anche a seguito della mancata partecipazione alla predetta gara europea;

- il Governo ha più volte evitato di rispondere alle numerose interrogazioni parlamentari del Partito Democratico, finalizzate a conoscere, tra l'altro, lo stato di attuazione della legge n. 99 del 2009 relativa al nuovo progetto ecosostenibile della Carbosulcis;

- le nuove tecnologie ecosostenibili di produzione energetica e trattamento delle relative emissioni di impianti alimentati da combustibili fossili, quali appunto il carbone Sulcis, rappresentano utili campi di sperimentazione scientifica e valorizzazione economica di materia prima regionale/nazionale, che non possono essere in alcun modo trascurate o colpevolmente sottovalutate anche non predisponendo progetti adeguati e nei termini di legge e in relazione ai bandi che, in tale materia, sono attivati dall'Unione europea;

SOTTOLINEATA l'emergenza sociale ed economica del territorio del Sulcis-Iglesiente che rischierebbe di aggravarsi ulteriormente in caso di ridimensionamento della Carbosulcis o, peggio, di sospensione dell'attività estrattiva della miniera;

PRESO ATTO:

- della decisione di proporre al Parlamento una proroga dei termini di cui alla legge n. 99 del 2009 per il bando di affidamento della relativa concessione;

- inoltre, delle responsabilità dell'intero management della società Carbosulcis per la mancata predisposizione di una proposta progettuale adeguata ad ottenere positive valutazioni tecnico-scientifiche, di nulla osta alla conseguente realizzazione e dei necessari finanziamenti pubblici di provenienza nazionale e comunitaria,

impegna il Presidente della Regione e la Giunta regionale

1) all'immediata rimozione dell'intero management della società Carbosulcis colpevole della attività progettuale e amministrativa fallimentare posta in essere nella gestione della società;

2) a promuovere ogni necessario intervento per la predisposizione di un adeguato nuovo progetto e per ottenere tutte le garanzie dal Governo nazionale atte a scongiurare possibili rischi di ridimensionamento, sospensione o fermata delle attività, anche estrattive, della predetta società regionale. (204)

Mozione Steri - Pittalis - Artizzu - Zuncheddu - Biancareddu - Cappai - Contu Felice - Obinu - Pitea - Sanna Matteo - Barracciu - Diana Giampaolo - Agus - Petrini - Corda - Ben Amara - Lunesu - Randazzo - Piras - Diana Mario - Uras - Cugusi - Sechi - Cocco Daniele Secondo - Campus - Espa - Porcu - Moriconi - Cuccu - Cucca - Sabatini sulla necessità che la Giunta regionale provveda ad adottare gli atti necessari per rimuovere le ipotesi di cumulo di incarichi, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento.

IL CONSIGLIOREGIONALE

PREMESSO che:

- la Giunta regionale, quando provvede alla nomina degli amministratori degli enti strumentali, delle agenzie, delle società in house, delle società partecipate e controllate dalla Regione, ivi compresi i liquidatori delle società in liquidazione, deve provvedere effettuando la scelta in favore di persone di alto profilo, anche professionale;

- nel contempo, è anche necessario che si eviti di effettuare nomine in favore di persone che già ricoprano altro incarico di amministratore, liquidatore o direttore generale;

- in questo senso il Consiglio regionale già si è espresso con ordine del giorno n. 82, approvato nella seduta del 12 giugno 2012;

- peraltro, la sensibilità politica oramai affermatasi, impone che si provveda ad eliminare con sollecitudine anche le ipotesi di cumulo di incarichi derivanti da nomine in precedenza effettuate,

impegna il Presidente della Regione e la Giunta regionale

a provvedere, con la massima sollecitudine, a rimuovere tutte le ipotesi di cumulo di incarichi derivanti da nomine già effettuate. (199)

Interpellanza Diana Giampaolo - Cocco Pietro sulla deliberazione della Giunta regionale n. 34/40 del 2012 relativa allo scioglimento degli organi del Consorzio industriale della Provincia di Carbonia - Iglesias e alla nomina del commissario straordinario.

I sottoscritti,

PREMESSO che:

- con deliberazione n. 34/40 del 2012 la Giunta regionale ha disposto lo scioglimento degli organi del Consorzio industriale della Provincia di Carbonia - Iglesias e la nomina di un commissario straordinario;

- il testo della deliberazione di cui sopra, nel sito della Regione, non è ancora leggibile in coerenza con una prassi di opacità che caratterizza questa Giunta nell'assunzione dei propri atti;

CONSIDERATO che i consorzi industriali, a seguito della riforma della legge regionale 25 luglio 2008, n.10, sono divenuti consorzi di enti locali normati dal decreto legislativo n. 267 del 2000 (Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali).

EVIDENZIATO che:

- gli enti locali consorziati rispondono con i propri bilanci della loro gestione;

- l'esercizio dei poteri sostitutivi è disciplinato dalla legge e limitato espressamente ai casi di gestione in difformità dagli obiettivi di sviluppo definiti dalla programmazione regionale;

- l'assemblea del Consorzio è formata dalla Provincia di Carbonia - Iglesias, dai Comuni di Portoscuso, Carbonia, Gonnesa, San Giovanni Suergiu, Tratalias, e dalla Camera di commercio;

- il consiglio di amministrazione è formato dai Sindaci di Carbonia (presidente), Gonnesa, San Giovanni Suergiu, dal Presidente della Provincia di Carbonia - Iglesias e dal rappresentante della Camera di commercio;

SOTTOLINEATO che al Consorzio non sono stati contestati atti in contrasto con gli obiettivi di sviluppo della programmazione regionale ma, al contrario, le iniziative assunte dagli attuali organi del Consorzio sono perfettamente coerenti con gli obiettivi del "Piano Sulcis" recentemente deliberato dalla Giunta regionale e ne costituiscono, inoltre, parte rilevante (come il rilancio del porto industriale, della zona franca, il progetto CCS, l'ampliamento del bacino fanghi rossi ecc.);

RILEVATO che, alla luce di quanto sopra, si ravvisa nella decisione della Giunta regionale il commissariamento politico di un consorzio costituito da enti locali le cui amministrazioni sono state determinate da elezioni con esiti non graditi dal centro destra che guida la Regione e che, non a caso, questa Giunta ha assunto iniziative simili ogni qual volta non ha potuto disporre liberamente di qualche carica, assumendo decisioni successivamente invalidate da decisioni dei tribunali;

PRESO ATTO che al Consorzio la Regione ha contestato la nomina dei revisori, l'ammissione come socio del Comune di Carbonia, il prelievo di fondi da conti correnti a destinazione vincolata per la realizzazione di opere pubbliche e, genericamente, asserite perdite strutturali,

chiedono di interpellare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale dell'industria per conoscere:

1) se abbiano preso visione e atto della sequenza dei risultati di bilancio del Consorzio industriale della Provincia di Carbonia - Iglesias, che è la seguente: nell'esercizio 2009, - 478.393 euro (esito da ascrivere ad operazioni straordinarie di pulizia del bilancio); nell'esercizio 2010, - 190.769 euro; nell'esercizio 2011, sostanziale pareggio con un utile ante imposte di 6.023 euro; nell'esercizio 2012, previsione di un utile confermata dai dati di preconsuntivo;

2) le motivazioni dell'intervento della Giunta regionale contro l'assemblea generale e gli organi consortili che hanno assicurato l'equilibrio di gestione e dell'inerzia nei confronti delle gestioni in rosso, tenuto conto che questi organi commissariati sono responsabili degli esercizi 2011 e 2012;

3) se siano informati che i contestati prelievi di somme dai conti correnti a destinazione vincolata sono tutti antecedenti al 2006 e che gli organi del Consorzio successivi hanno avviato atti concreti di normalizzazione per reintegrare i suddetti prelievi contestati, man mano che le opere sono state realizzate;

4) se intendano riferire al Consiglio regionale i nomi degli amministratori responsabili dei prelievi contestati, se gli stessi svolgano incarichi nella Regione e negli enti collegati e quali conclusioni ne traggano, ancora una volta, in ordine all'evidente pregiudizio politico;

5) se risponda al vero, come in effetti è, che i Comuni di Gonnesa e di Carbonia abbiano parte del proprio territorio comunale ricompresa dentro i limiti del piano regolatore consortile e abbiano conseguentemente il pieno titolo di legge, non contestabile da nessuna Giunta regionale, per essere soci del Consorzio industriale e, quindi, come spiegano che gli stessi siano invece stati esclusi per lungo tempo se non per pregiudizio politico verso le amministrazioni di quei comuni;

6) se risponda al vero che l'attuale assemblea del Consorzio abbia confermato, in riconoscimento della loro professionalità, i revisori già in carica e nominati da diversa assemblea;

7) se siano informati che l'attuale assemblea abbia seguito una procedura di nomina identica a quella osservata dall'organo che l'ha preceduta e perché la Giunta regionale faccia contestazione solo ora e non prima, considerato, peraltro, che la legge attribuisce espressamente all'assemblea consortile la nomina dei revisori e che sono cadute automaticamente tutte le norme di rango inferiore in contrasto con la legge di riforma dei consorzi;

8) se siano informati che i presidenti e i componenti dei consigli di amministrazione insediatisi successivamente all'autunno 2010, diversamente da quanto accadeva in precedenza, si siano ridotti a zero gli emolumenti, interpretando correttamente le leggi di riferimento;

9) a quanto ammonti la retribuzione del commissario straordinario nominato;

10) se intendano provvedere, con urgenza, alla revoca della delibera di cui in premessa anche nel rispetto dell'autonomia degli enti locali, fatto tanto più rilevante in un contesto dove i Sindaci e il Presidente della Provincia di Carbonia - Iglesias si sono direttamente assunti la responsabilità della gestione del Consorzio industriale, in un momento di profonda crisi economico e sociale del territorio, ed evitare, così, un possibile contenzioso giudiziario con gli enti locali che, visti i precedenti, esporrebbe negativamente la Regione. (355).)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.

Uno dei presentatori della mozione numero 204 ha facoltà di illustrarla.

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Signora Presidente, la mozione che illustro stamani tocca un tema molto importante che non è circoscrivibile al territorio in cui insiste la società oggetto della mozione stessa. La mozione, infatti, ha l'ambizione di affrontare un tema di politica industriale, nella fattispecie le politiche fattoriali, che sono una condizione strategica e una precondizione affinché il nostro sistema produttivo e più in generale il sistema economico possano avere in sé quella competitività che consenta loro di competere - scusate il bisticcio di parole - con i concorrenti in un mercato libero come il nostro.

Stiamo parlando di una fonte energetica unica nel nostro Paese e da tempo ci siamo impegnati - in particolare la Regione, che ne è proprietaria unica - a trasformare quella risorsa di cui è ricco il nostro sottosuolo in energia elettrica. Sa bene l'assessore Zedda, che in queste settimane, in questi mesi, è stata impegnata ad affrontare la vicenda Alcoa con gli attuali proprietari e i potenziali acquirenti della società, quanto sia importante e imprescindibile poter disporre per il nostro sistema produttivo di energia elettrica a costi competitivi. Quindi stiamo parlando di un fattore alla produzione che è precondizione per poter mantenere un minimo di presidio industriale, quale quello che noi abbiamo in Sardegna.

Vorrei dire immediatamente, credo su questo di essere d'accordo con gran parte dell'Aula, e anche con la parte della Giunta che è presente, che l'unica possibilità che noi abbiamo di dare garanzia almeno per dieci o quindici anni a chi decide di investire nell'attività manifatturiera in Sardegna è quella di utilizzare il carbone per produrre energia elettrica. L'assessore Zedda sa bene quanto sia difficile convincere chi ha interesse ad acquistare gli impianti dell'Alcoa a impegnarsi in questo territorio, perché questa Regione e questo Paese non riescono a dare garanzie di fornitura a quei costi dell'energia elettrica per almeno quindici anni. E se noi non siamo in grado di garantire una prospettiva di almeno dieci o quindici anni è evidente a tutti che non troveremo nessun imprenditore disponibile a investire da noi capitale di rischio. Se non ci sono le condizioni per poter investire, per rischiare il proprio capitale con la garanzia che per almeno quindici anni i fattori alla produzione non cambino in corso d'opera nessun imprenditore investirà mai in questa regione. Questo è il tema di cui stiamo parlando ed è un tema di straordinaria attualità che sta condizionando in maniera grave anche le trattative in corso, che vedono impegnati il Governo, la Giunta regionale, gli imprenditori che sono presenti e quelli che vorrebbero affacciarsi, ai quali non sappiamo offrire un minimo di certezze in questa regione.

Un'altra questione che vorrei sottolineare è la seguente: qui non siamo in presenza di un qualcosa di cui condividiamo le responsabilità; qui l'unica responsabile è la Regione, che è proprietaria al 100 per cento della Carbosulcis, lo dico al collega Locci, che dovrebbe essere interessato a quel territorio. Quindi stiamo parlando di un qualcosa di cui la Regione non può, ripeto, condividere le responsabilità con altri. Finora tutto ciò che si è fatto - secondo me pochissimo - non ha prodotto i risultati attesi. Tutta la filiera del carbone che coinvolge non soltanto la Carbosulcis, ma anche la Sotacarbo - lo vorrei sottolineare, perché non è ininfluente rispetto al contenuto di questa mozione - ha rappresentato in tanti anni una scommessa a oggi fallita. Siamo in presenza di un fallimento che sta condizionando le possibilità non soltanto di nuovo sviluppo, ma anche di mantenimento di quel minimo presidio di attività industriale che abbiamo nella nostra regione. Vorrei infatti ricordare che questa situazione non riguarda solo Alcoa, Portovesme Srl o ILA, che insistono nel territorio del Sulcis-Iglesiente. Il fattore energia elettrica condiziona gravemente anche l'elettrolisi presente nel comparto chimico, in particolare la filiera del cloro-soda che interessa Porto Torres e Assemini. Stiamo parlando di questo, quindi di un qualcosa che interessa l'intero tessuto produttivo di questa regione.

Dicevo che abbiamo perso una scommessa. Con questa mozione noi vorremmo chiederci anche che cosa ha fatto finora la Sotacarbo in termini di ricerca applicata, perché la missione di questa società da tanti anni è quella di fare ricerca applicata per rendere utilizzabile quel carbone, ai fini della produzione di energia elettrica, in condizioni compatibili sul piano ambientale ed economico. All'assessore Zedda chiedo anche questo, e glielo chiedo perché c'è un filo conduttore tra le responsabilità attuali della Carbosulcis e le responsabilità di tanti anni della Sotacarbo. Assessore, il management della Carbosulcis - e quindi voi Governo regionale, per la parte di cui dovete rispondere - ha continuato a insistere su un determinato progetto, poggiando tutto sulla possibilità di ottenere una proroga del programma di incentivazione CIP6. Come ha dimostrato recentemente un'interrogazione del parlamentare del P.D. Paolo Fadda, quella possibilità di finanziamento non esiste più, come ci ha ricordato l'Unione europea. E' possibile che debba intervenire un parlamentare su un qualcosa che è materia di impegno quotidiano nell'amministrazione di una società, per scoprire e mettere a nudo che si è lavorato inutilmente, basandosi sulla possibilità di un finanziamento sul quale l'Unione europea ha detto che, dopo la quarta proroga, non ce ne sarà nessun'altra? A meno che lei, Assessore, non ci dica cose diverse, e ovviamente ci farebbe piacere sentire cose diverse.

Con la mozione noi mettiamo in evidenza che non siete riusciti a predisporre un progetto esecutivo per bandire la gara europea. Questa responsabilità non può essere condivisa con nessuno; è responsabilità sua, Assessore, della Giunta che lei rappresenta e della società che aveva il compito di predisporre il progetto esecutivo per mandare a gara la concessione integrata. Avete poi insistito - e anche qui sarebbe da verificare la competenza, l'autorevolezza scientifica di chi ha insistito in quella direzione - sul processo di stoccaggio dell'anidride carbonica in miniera. E' un progetto che non regge economicamente ed è difficile realizzare lo stoccaggio di CO2 in una miniera di carbone. Una miniera di carbone non è una miniera metallifera; per le condizioni geologiche di una miniera di carbone è quasi impossibile realizzarvi lo stoccaggio della CO2, come ci è stato fatto notare autorevolmente in quest'ultimo periodo. Noi ci chiediamo, Assessore: di fronte a una situazione come questa, è possibile che la società che voi detenete, partecipata da ENEA, non sia riuscita a produrre uno straccio di proposta su come si possa utilizzare quel carbone per produrre energia elettrica a costi competitivi? E' evidente a tutti che o facciamo questo o non saremo in grado di offrire le garanzie di cui dicevo agli imprenditori che volessero investire e impegnarsi in questa regione.

Nella mozione noi chiediamo, Assessore, la predisposizione di un nuovo progetto compatibile sul piano economico e sul piano ambientale capace di convincere della sua bontà il Governo e l'Unione europea, ai quali va anche indicato lo strumento di finanziamento che può essere attivato per la sua realizzazione. Questo compito, signori Assessori, non può essere demandato all'attuale management della Carbosulcis. Siamo in presenza di un management che in questi anni ha dimostrato di non essere nelle condizioni di fare questo. Mi rendo conto che una mozione così presentata rischia di distribuire le responsabilità all'interno dello stesso management in maniera ingiusta. Non è un caso che io abbia richiamato le responsabilità della società che ha il compito, da anni, di fare ricerca applicata sul carbone. C'è un filo conduttore in questa mozione tra la richiesta di un nuovo management e le considerazioni che ho svolto sulla Sotacarbo. Credo che questo sia abbastanza chiaro e non ci sia bisogno di dire altro.

L'auspicio è che questa mozione non sia vissuta in maniera punitiva, non è questo l'intento. Vedo già alcuni muscoli facciali muoversi dando questo connotato alla mozione che, ripeto, non ha un carattere punitivo. Abbiamo l'obbligo, se vogliamo essere credibili, se vogliamo ridare fiducia circa la possibilità di utilizzare l'unica fonte energetica di quel tipo presente nel nostro Paese, di ridare credibilità, attraverso un progetto esecutivo credibile, compatibile economicamente ed ambientalmente, in grado di convincere il Governo e l'Unione europea, che sono indispensabili per la realizzazione dello progetto stesso, alla possibilità concreta di cambiare, di dare un segnale forte di discontinuità. Non possiamo pensare di scommettere sul nostro futuro se continuiamo a scommettere su chi non è riuscito non dico a vincere questa scommessa, ma nemmeno a giocarla. Qui infatti non si è mai entrati nemmeno in gioco, perché si sarebbe entrati in gioco se voi foste stati in grado di presentare un progetto esecutivo e di mandarlo a gara internazionale. Così non è stato. Allora non ha senso continuare in quella direzione.

In questo senso la mozione non ha un carattere punitivo, ha invece un senso di grande responsabilità, perché gli interlocutori istituzionali di cui abbiamo bisogno giudicano anche la capacità dell'Amministrazione regionale, di fronte a un fallimento, di cambiare qualcosa e di non insistere con chi non è riuscito, fino a questo momento, a portare a casa un risultato. Ecco, la sfida è tutta qui, Assessore. Noi abbiamo bisogno di questo, e cioè di ridare fiducia alla possibilità di utilizzare quel carbone.

Mi permetto, concludendo, di fare un'osservazione. Venerdì e sabato si è svolta, organizzata dalla Giunta regionale, un'importante conferenza regionale sulla ricerca, in cui si è parlato anche di ricerca applicata ed è emerso con chiarezza che la ricerca applicata, in un momento di straordinaria difficoltà del nostro sistema produttivo ed economico, può essere un fattore al servizio anche del sistema produttivo e, più in generale, di quello economico. Allora, Assessore, la Regione in quei due giorni ci ha ricordato che oltre 100 milioni di euro, tra risorse proprie e risorse europee, vengono spesi in ricerca e in particolare nella ricerca applicata. Io non voglio tranciare giudizi, dico soltanto che in questa parte della ricerca applicata non abbiamo prodotto quello che ci saremmo attesi e proprio perché non siamo riusciti a fare questo oggi ci troviamo in questa grossissima difficoltà. Non siamo però favorevoli a metterci una pietra sopra, a dire che l'attività estrattiva va chiusa; siamo al contrario convinti che essa debba riprendere, perché l'attività estrattiva non è tale se si estraggono, come nell'ultimo anno, appena 60 mila tonnellate di carbone, quando se ne dovrebbero estrarre almeno 850 mila. Siamo a questi livelli. Allora, di fronte a questo, davvero, l'invito che faccio è a non considerare questa mozione, in quanto presentata dall'opposizione, come un qualcosa volto a mettere in difficoltà la maggioranza o qualche Assessore. Così non è. Questa è una mozione che vuole aiutare la Sardegna ad avere il meglio che noi possiamo mettere a disposizione per sfruttare le nostre risorse. Allora anche il management di una società va scelto sulla base della propria autorevolezza scientifica, perché solo l'autorevolezza scientifica rende quel management indipendente e autonomo, cosa che finora non è stato. In questo senso, ripeto, questa è una mozione propositiva per dare una mano alla Sardegna e alle politiche fattoriali, ma per far questo abbiamo bisogno di un segnale forte di discontinuità, che per noi deve passare attraverso l'azzeramento del management della Carbosulcis e l'individuazione di un nuovo management all'altezza delle sfide che abbiamo di fronte.

PRESIDENTE. Uno dei presentatori della mozione numero 199 ha facoltà di illustrarla.

STERI (U.D.C.-FLI). La mozione, che porta la firma degli esponenti di tutte le forze politiche presenti in Consiglio regionale, chiede alla Giunta di intervenire immediatamente per eliminare tutte le ipotesi in cui vi sia duplicità di incarichi di amministratore, ovvero tra amministratore e direttore generale. In effetti la mozione non dice nulla di nuovo, perché si limita a riprendere quanto abbiamo già approvato all'unanimità con l'ordine del giorno numero 82, dando cogenza a questo invito e quindi sollecitando la Giunta a provvedere immediatamente a questo adempimento.

L'esposizione della mozione quindi è presto fatta, però questa mozione consente di ampliare il discorso di carattere generale, perché l'ordine del giorno numero 82 e le due mozioni presupposte avevano alla loro base l'esito referendario, quindi l'affermazione di una serie di principi, espliciti in talune ipotesi, impliciti in altre, che scaturivano dai referendum. L'approvazione di questa mozione non fa altro che confermare la volontà del Consiglio regionale di dare corso alle riforme e di applicare l'esito referendario. Bisogna però porsi una domanda: perché si è arrivati a quei referendum? Si è arrivati a quei referendum - ampliando il discorso, perché è giusto parlare del problema generale, al di là della specificità e della particolarità della mozione - perché la politica non era stata in grado di dare una risposta che pure veniva richiesta dalla società, mi riferisco in particolare alle riforme istituzionali. Per la verità, per quanto riguarda specificamente la riforma dello Statuto sin dall'inizio della legislatura è stato fatto presente - l'onorevole Gian Valerio Sanna è testimone e partecipe dell'affermazione di questa volontà - che la riforma dello Statuto andava avviata immediatamente, perché il momento temporale era propizio collegandosi con quello che era lo svolgimento della legislatura nazionale. Sarebbe stato possibile, qualora si fosse cominciato all'inizio della legislatura, arrivare a una proposta consiliare o elaborata da una sorta di costituente o consulta del popolo sardo.

Questo non è stato fatto e i referendum hanno richiamato la nostra attenzione sul nostro dovere di dare una risposta a queste domande. Perché ci viene chiesta questa risposta? Indubbiamente perché ci troviamo di fronte a un sistema che non funziona, per una serie di motivi: sicuramente c'è un apparato burocratico amministrativo che non dà risposte, che anzi è spesso e volentieri antagonista rispetto alle richieste dei cittadini; sicuramente c'è una legislazione non sufficiente per affrontare la situazione di crisi, la situazione che in altra occasione ho definito di sottosviluppo in cui versa la Sardegna. Ebbene, solo dando una risposta a queste domande la politica può superare il momento di crisi.

Oggi è di moda mettere la politica alla berlina. Sia chiaro, in talune ipotesi (il caso di cui si è appreso ieri della Regione Lazio è evidente) può essere anche giustificato, però spesso in questo atteggiamento c'è anche un eccesso di attacco che non è giustificato dai comportamenti. Diciamo che quello che viene fatto in quest'Aula non sempre viene percepito all'esterno; non sempre le fonti di informazione riportano gli effetti sostanziali di talune norme, anche se devo dire che in questa legislatura nelle leggi finanziarie abbiamo introdotto una serie di norme a favore dei disoccupati e delle persone in stato di bisogno che da parte della Giunta regionale non sono state attuate. Anche questo dobbiamo dirlo.

Sicuramente è un periodo di crisi, sicuramente è un periodo in cui al centro delle contestazioni vi è la politica. Questo avviene perché non sempre la politica riesce a dare risposte precise, ma risente di particolarismi, risente di una serie di situazioni che le fanno perdere autorevolezza. Questa autorevolezza la politica, che indubbiamente in questo sistema democratico è uno degli snodi fondamentali, perché senza la politica e senza i partiti il sistema crolla, la deve riacquisire prestando maggiore attenzione agli interessi collettivi e affrontando non solo le situazioni di crisi (Carbosulcis, Alcoa, Vinyls e quant'altro), ma anche adoperandosi per proporre nuovi modelli di sviluppo che prestino attenzione a quelle che sono le nostre risorse: agricoltura, artigianato, turismo. Ne ho parlato nella scorsa seduta, non mi ripeto in questa occasione. In questo modo, dando cioè queste risposte concrete, determinando sviluppo, e quindi lavoro, riusciremo a riavvicinare la politica al cittadino.

Questo però non è sufficiente, perché un altro elemento di crisi della politica è il suo distacco rispetto ai cittadini determinato dal sistema elettorale. Penso in particolare al sistema elettorale nazionale, in cui con il sistema delle liste bloccate vengono elette persone che spesso e volentieri, come è accaduto anche in Sardegna (Barbati, Saltamartini e altri), non hanno nessun collegamento, né prima né dopo l'elezione, con il territorio; spesso e volentieri anche i deputati del luogo non hanno un collegamento con il territorio, non ne conoscono le effettive esigenze. Questo è un sistema sbagliato. Se vogliamo riformare e vogliamo riavvicinare la politica alla società lo possiamo fare solo in questo modo, agendo con le riforme e con sistemi elettorali che consentano alla politica di essere vicino al cittadino, ponendo in essere una serie di interventi politici di sviluppo; sviluppo che deve essere incentrato soprattutto sull'istruzione. Quasi tutti gli studi di questi ultimi anni (cito per tutti quello di Cassese) evidenziano che una delle situazioni di crisi del Sud è il basso livello, rispetto al Nord, della cosiddetta cultura sociale, espressione con cui si intende fare riferimento al livello di istruzione della società, che tutti gli indici indicano nel Meridione essere inferiore, con tendenza all'aumento, rispetto al Nord. Bisogna, quindi, intervenire anche sotto questo profilo.

Il Consiglio regionale è espressione della società; noi che rappresentiamo la società siamo mediamente al livello di questa società; se vogliamo sollevare il livello del Consiglio regionale dobbiamo sollevare il livello della società e questo lo possiamo fare solo con la politica dell'istruzione. Attenzione che questo è uno dei motivi (mi riferisco in questo caso agli studi fatti negli anni '70 da Lac[PS1] oste) dello scarso livello di istruzione, è uno dei motivi posti a causa del sottosviluppo dei Paesi dell'Africa, quindi è un punto su cui dobbiamo concentrarci. Anche in questo caso noi siamo intervenuti, attraverso le leggi finanziarie, con una serie di norme che rivendicavano le nostre competenze, e la Corte costituzionale ci ha dato ragione.

Ecco, noi dobbiamo intervenire con tutta questa serie di riforme; non dobbiamo limitarci a parlarne perché ci interessa politicamente, perché magari abbiamo subito una sconfitta e pensiamo di riacquistare così visibilità. Dobbiamo essere convinti di dover fare tutte queste attività perché solo così riusciremo a ricreare il collegamento con la società, altrimenti parlare di riforme non serve a niente. Ripeto, però, che fatte le riforme non si è risolto il problema. Fatte le riforme si sono solo poste le premesse per poter meglio operare. Quindi sotto questo aspetto ritengo indispensabile una presa di coscienza effettiva, e non solo a parole, da parte di tutto il Consiglio regionale. Questa mozione non è altro che un tentativo di dimostrare che vogliamo operare con i fatti e non solo con le parole. Grazie.

PRESIDENTE. L'esame dell'interpellanza numero 355/A è sospeso perché gli Uffici non hanno provveduto a comunicare all'Assessore competente che la stessa sarebbe stata abbinata alle due mozioni.

Il primo iscritto a parlare è l'onorevole Pietro Cocco, il quale ha a disposizione dieci minuti. Ricordo che i consiglieri che intendono prendere la parola devono iscriversi non oltre la conclusione del primo intervento.

E' iscritto a parlare il consigliere Pietro Cocco. Ne ha facoltà.

COCCO PIETRO (P.D.). Presidente, Assessori, colleghi, la crisi che la Sardegna sta attraversando è una delle peggiori degli ultimi decenni, forse anche oltre, e va inquadrata in un contesto complessivo nazionale e internazionale di profonda recessione. Questo non basta, però, per giustificare le gravi difficoltà in cui versano tutti i settori produttivi della nostra Isola e le preoccupanti ricadute occupazionali e sociali che ciò sta generando. L'altro giorno l'assessore Zedda, durante la discussione in Aula su altre vertenze, Alcoa in prima battuta, ci raccontava che le crisi in atto piuttosto che diminuire stanno aumentando. Devo onestamente dire che comprendo le sue frustrazioni, diciamo così, nell'affrontare temi come, ad esempio, quello riguardante il sistema produttivo isolano, in particolare il settore industriale, visto che l'industria in Sardegna sta praticamente scomparendo.

Devo dire che certamente la responsabilità di questo non può essere imputata in toto e nemmeno in parte all'assessore Zedda, ma concordo con qualche collega che durante il dibattito ha detto che anziché affrontare la crisi nella sua interezza (la vertenza Sardegna è una questione politica) la si sta affrontando pezzo per pezzo trascinati dagli eventi piuttosto che guidare gli eventi, e questo non va assolutamente bene. Gli eventi ci stanno travolgendo, per cui, Assessore, credo che non basti la sua buona volontà, che personalmente le riconosco. Ci vogliono idee, competenza e autorevolezza, che evidentemente non sono presenti. Per questo siamo costretti a rincorrere le vertenze piuttosto che affrontarle per tempo. Mi chiedo che senso si possa dare a questo Consiglio regionale se il Presidente continua a essere immancabilmente latitante. Mi chiedo che senso abbia fare ordini del giorno che rimangono inesorabilmente solo sulla carta perché non si dà loro attuazione, nonostante nella gran parte dei casi siano approvati all'unanimità.

In questi giorni di rivendicazioni ho sentito richiamare alle sue responsabilità il Governo Monti con una veemenza che non avevo mai sentito durante il Governo Berlusconi. Ma ci sono cose come quelle in discussione oggi che riguardano le responsabilità oggettive dell'Esecutivo regionale e del suo Presidente. Ricordo che circa due anni fa era stato dato mandato alla Giunta di predisporre un piano energetico regionale, ma fino a oggi nulla è stato fatto. Dico questo perché la questione energetica è il punto centrale della gran parte delle vicende industriali della Sardegna; vicende per le quali per dare prospettiva occorre innanzitutto risolvere il problema del costo dell'energia. Ciò significa lavorare per il presente e per la prospettiva futura, per l'indipendenza energetica della Sardegna; significa puntare su tecnologie avanzate e pulite, sostituendo impianti vecchi e obsoleti per poter partecipare in maniera competitiva alla sfida che il mercato richiede, sia il mercato del giorno prima, in cui la Sardegna ha un prezzo superiore alla media nazionale dal 15 al 30 per cento, sia il mercato dei servizi di dispacciamento. Dico questo perché a oggi in Sardegna ci sarebbero due progetti che se realizzati potrebbero segnare un'inversione di tendenza del sistema termoelettrico isolano. Uno di questi riguarda il carbone Sulcis, l'altro è il progetto di conversione dei gruppi della centrale di Fiume Santo.

Questa premessa, Assessore, per inquadrare il tema della mozione e sostenere che il bacino carbonifero del Sulcis rappresenta un'opportunità e una fonte disponibile elevata, quantificata in un miliardo e mezzo di tonnellate di carbone commerciale. Parlare della miniera di Nuraxi Figus significa parlare dell'unica miniera di carbone presente in Italia, in cui lavorano in maniera diretta 450 persone. Una questione che vede impegnati tutti da tanto tempo, questa del mantenimento della miniera, che stride con la poca concretezza con cui fino a oggi è stata affrontata. Ho già avuto modo di dire che non si tratta né di una battaglia di retroguardia né di una lotta con venature sentimentali, che pure ci sono in un territorio che ha vissuto di miniera da tantissimo tempo. E' piuttosto la rivendicazione di vedere concretizzati gli sforzi che sono stati compiuti, anche in termini finanziari notevoli, in primo luogo dalla Regione sarda per il progetto complessivo di miniera e di centrale. L'utilizzo del carbone nella sua versione verde è l'obiettivo. Da tempo Carbosulcis Spa ha depositato un brevetto internazionale che permetterebbe l'utilizzo del carbone con un abbassamento del tenore di zolfo del 30 per cento e un miglioramento del potere calorifico del 20 per cento. Si tratta del processo di lisciviazione, ne abbiamo già parlato, però il relativo progetto è sempre fermo, perché c'è un gruppo dirigente della miniera che ritiene che non debba essere tirato fuori in quanto ci sono altre questioni che vanno portate avanti, ci sono conflitti di interesse notevoli che stridono, anche in questo caso, con l'obiettivo e con il progetto che deve essere portato avanti dalla Carbosulcis. Il mio Capogruppo, che mi ha preceduto, sosteneva che i conflitti fra Sotacarbo e dirigenza della Carbosulcis ovviamente incidono negativamente sulle scelte, e forse anche in buona fede queste scelte non vengono fatte nella direzione e nella maniera dovute. Sotacarbo omette di aver ricevuto finanziamenti per 7 milioni di euro, il progetto riguardante il carbone Sulcis e lo stoccaggio della CO2 sperimentale non è stato completato, non lo si conosce nel profondo, perché anche il progetto presentato all'Unione europea - se è stato presentato - io personalmente non lo conosco, non ho avuto modo di vedere nulla al riguardo, se non in una piccola forma riassuntiva.

E' evidente da tempo che il carbone Sulcis non è tra le priorità di sviluppo del sistema energetico nazionale. E come potrebbe esserlo, se non è adeguatamente supportato da un piano energetico regionale - che non esiste - e dalla partecipazione - mancata - al bando europeo per il progetto sulle centrali per il recupero dell'anidride carbonica, che inizialmente erano 13 e sono poi diventate 6? Da questo punto di vista se il Governo ha fatto le sue scelte in materia energetica il peso della Regione non è esistito, nonostante sia addirittura proprietaria della miniera. Per questa ragione non può essere non essere chiamato alle sue responsabilità il Presidente della Regione, per questi motivi non possono non essere chiamati alle loro responsabilità i gruppi dirigenti della Carbosulcis, il management della Carbosulcis.

Il 9 febbraio 2011, Assessore, più di un anno e mezzo fa, ho presentato un'interrogazione al Presidente della Regione e all'Assessore dell'industria sul bando relativo allo stoccaggio geologico della CO2 e sulla produzione di energia da fonti rinnovabili. Stiamo parlando di un anno e mezzo fa! Che cosa dicevo nell'interrogazione, Assessore? Le facevo notare che il 9 febbraio 2011 erano scaduti i termini per la partecipazione al bando relativo alla selezione nazionale e che la Carbosulcis non vi aveva partecipato e le chiedevo se corrispondeva al vero che la Regione sarda, in qualità di azionista della Carbosulcis Spa, non intendeva partecipare al bando per i progetti dimostrativi dello stoccaggio della CO2 e della produzione di energia da fonti rinnovabili e se lei non ritenesse indispensabile attivarsi con la massima celerità per dare indicazioni alla Carbosulcis per procedere alla partecipazione al bando e non perdere questa importante opportunità per il futuro della miniera e dei suoi lavoratori. Per tutta risposta l'Assessore disse che in realtà quel bando non aveva termini di scadenza a febbraio, ma che occorreva aspettare la fine dell'anno e naturalmente anche da parte del gruppo dirigente dell'azienda, che oggi contestiamo ferocemente, si diceva che non era assolutamente quello il termine di scadenza del bando. La supponenza aveva guidato le loro scelte e oggi ci troviamo in questa situazione.

La risposta quindi fu tutto tranne che quella che si cercava, ovvero la ragione per la quale non si era partecipato entro febbraio 2011 alla gara sperimentale per lo stoccaggio e la cattura dell'anidride carbonica. A oggi posso dire di non conoscere il progetto che è stato predisposto, l'ho detto prima. Ho avuto anche modo di chiedere di poter avere copia del progetto, perché non lo conosco e non credo che altri consiglieri lo conoscano; se lo conoscono ci parlino del progetto che la dirigenza della Carbosulcis e la Regione, in questo caso come azionista, hanno presentato all'Unione europea. Io conosco soltanto tre paginette riassuntive del progetto del quale discutiamo noi tutti qua, ma non abbiamo avuto modo di verificare se esso può essere sostenuto nella maniera più adeguata e giusta possibile. Vorrei anche sapere per quale ragione, Assessore, non è stato ancora predisposto il bando per la privatizzazione. Insomma ci sono elementi di grande sostanza che non possono essere lasciati sotto traccia perché sono decisivi per le sorti della miniera e per il mantenimento dei livelli di lavoro.

A differenza di altre vertenze, per le quali è necessario trattare con i proprietari privati, qui siamo di fronte a una società a totale controllo regionale, su cui occorre fare chiarezza. Invece l'approssimazione e la superficialità hanno condotto finora una vicenda che non poteva che dare questi risultati. Insomma, concludo dicendole, Assessore, che siccome le sfide per il futuro sono tante e importanti, soprattutto per questa miniera e per il mantenimento dei livelli occupazionali, non può non essere considerato il fatto che questo gruppo dirigente, il management della Carbosulcis, deve essere assolutamente rimosso. Questa è la ragione per la quale abbiamo presentato la mozione.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Locci. Ne ha facoltà.

LOCCI (P.d.L.). Vorrei cercare, spero in maniera abbastanza sintetica, di mettere un po' d'ordine su quelli che sono i punti salienti della mozione in discussione per cercare di capire quali sono i dati di fatto sui quali dobbiamo confrontarci rispetto alle critiche politiche, giuste o sbagliate che siano, condivise o meno che siano, ma pur sempre, consentitemelo, discutibili, soprattutto in un momento delicato come questo, perché ci troviamo veramente all'ultimo miglio di un percorso nel quale se alteriamo una qualsiasi cosa può veramente saltare tutto il lavoro che è stato fatto in questi anni. E io, se me lo consentite, comincerei dai punti evidenziati nella mozione, che sono fondamentalmente due. Il primo punto riguarda il motivo per cui la Carbosulcis non ha partecipato al bando cosiddetto "NER300", e cercherò di dare una risposta; il secondo punto, che è stato stigmatizzato dal capogruppo Giampaolo Diana e dal collega Cocco che mi ha preceduto, in sostanza riguarda il fatto che la progettualità che è stata portata avanti a livello ministeriale ed europeo è "inconsistente". Questo lo dico per fare sintesi.

Veniamo al primo punto. Chi ha presentato la mozione numero 204 non ha probabilmente avuto il tempo di approfondire la situazione, in quanto la partecipazione al bando richiedeva esattamente due presupposti: una centrale che producesse CO2 (e non c'era perché esisteva ed esiste solamente una miniera che estrae carbone) e un finanziatore che finanziasse il 50 per cento della fase che prevedeva la cattura e lo stoccaggio di CO2 . E se permette, capogruppo Diana, le cito due dati economici per spiegare questo, che lei peraltro conosce benissimo. La costruzione di una centrale termoelettrica incide per circa 800 milioni di euro, che la Carbosulcis non aveva e che la Regione non era sicuramente in condizioni di finanziare; la possibilità di cofinanziare al 50 per cento la parte dello stoccaggio e della cattura di CO2 incideva per un totale di 600 milioni di euro, e quindi bisognava investire altri 300 milioni di euro. Faccio però sapere al capogruppo Diana che, nonostante questo, la Carbosulcis ha presentato comunque una manifestazione di interesse, esattamente l'11 ottobre 2010, pur sapendo che tutto sommato non aveva i requisiti, ma l'ha presenta anche per portare all'attenzione del Ministero il problema innanzitutto della Carbosulcis e la possibilità di portare a termine il progetto, che è già in itinere, della cattura e dello stoccaggio di CO2. Ebbene il Ministero, esattamente il 6 dicembre 2010, caro capogruppo Diana, ha risposto che il progetto da un punto di vista tecnico era sicuramente condivisibile, però non poteva essere accettato per mancanza dei prerequisiti, cioè perché la Carbosulcis è una miniera, e quindi non c'era una centrale termoelettrica che producesse CO2, e soprattutto non esisteva il socio che avrebbe dovuto cofinanziarne la cattura e lo stoccaggio. Aggiungo, se lei avesse dei dubbi, che bastava ricordare che vige una legge nazionale, di cui tra breve parlerò, e cioè la legge numero 99 del 2009, che invece prevedeva la possibilità di privatizzare la miniera attraverso un bando per fare una centrale termoelettrica per la cattura e lo stoccaggio di CO2. Penso e spero di aver risposto alla prima domanda e di aver chiarito a tutti i consiglieri, di maggioranza e di opposizione, i termini del bando europeo. La Carbosulcis anche se avesse voluto di fatto non poteva partecipare a quel bando, quindi le considerazioni che sono state fatte nella mozione, consentitemi, mi sembrano a dir poco superficiali.

Veniamo invece a esaminare il secondo punto, non meno importante, nel quale si dice che non è stata predisposta una proposta progettuale adeguata a ottenere positive valutazioni tecnico-scientifiche e si ritiene la Carbosulcis colpevole dell'attività progettuale amministrativa fallimentare posta in essere nella gestione della società. Come dicevo poc'anzi la progettualità è stata determinata da una legge nazionale che, come voi tutti ben sapete, è stata votata e voluta dal Governo Berlusconi. Si tratta della legge numero 99 del 2009 che indica un percorso legislativo che mette in capo al Ministero delle attività produttive la progettazione della centrale e del bacino di cattura e stoccaggio di CO2. Per dare qualche ulteriore dato al capogruppo Diana e a qualcun altro che evidentemente segue questa filosofia, vorrei ricordare che infatti l'onorevole Saia, sottosegretario allo sviluppo economico del Governo Berlusconi, il 4 agosto del 2010 ha costituito il gruppo di lavoro del progetto Sulcis presso il Ministero. Il progetto infatti non è della Carbosulcis, ma del Ministero. Vorrei ricordare inoltre - se qualcuno non avesse approfondito questo aspetto può eventualmente farlo - che del gruppo di lavoro fanno parte, per esempio, il dottor ingegner Bortoni, capo dipartimento per l'energia, il dottor Carlo Crea, segretario generale per l'autorità dell'energia elettrica e del gas, il dottor Sergio Garribba, consigliere per le politiche dell'energia, una delle più grosse autorità a livello internazionale, il dottor ingegner Gianni Lelli, commissario dell'ENEA, il dottor Vincenzo Grassi, che rappresenta l'Italia presso la Comunità europea, la dottoressa Rosaria Romano, direttore generale del Ministero dello sviluppo economico, l'ingegner Francesco Terlizzese, direttore generale del Ministero dello sviluppo economico, nonché l'ingegner Mario Porcu, presidente della Sotacarbo e direttore generale della Carbosulcis, e l'ingegner Sergio Cocciu, direttore generale dell'Assessorato regionale dell'industria. Giusto per seguire la cronologia, vorrei ricordare che questo gruppo di lavoro aveva il compito di predisporre il progetto integrato miniera-centrale per la cattura e lo stoccaggio dell'anidride carbonica. Il 4 novembre 2010 il sottosegretario responsabile del gruppo di lavoro ha dato incarico alla Sotacarbo di fare uno studio di fattibilità. Vorrei ricordare, sempre se qualcuno non avesse approfondito la questione, che la Sotacarbo aveva come consulenti il professor Giorgio Cau, che è uno dei più grossi esperti di politica energetica dell'Università di Cagliari, e possedeva una certificazione internazionale da parte della Deloitte Financial Advisory Services. Giusto perché non vi siano dubbi o problemi di sorta. Il 31 marzo 2011 - prendete nota della cronologia perché è importante - il gruppo di lavoro ministeriale formato dalle nove persone che ho citato poc'anzi, ha valutato, condiviso e approvato l'impostazione definitiva del progetto. Se qualcuno avesse dei dubbi si documenti. In data 1° aprile 2011 è iniziata l'interlocuzione con la Commissione europea. Il 27 luglio 2011 il MISE ha provveduto a notificare il progetto alla Commissione europea, che lo ha fatto suo da un punto di vista tecnico, non poteva fare altrimenti perché la Comunità europea stava predisponendo i bandi per la costruzione di centrali termoelettriche per la cattura e lo stoccaggio di CO2. La discussione si sta incentrando sul dove e sul come eseguire il prelievo per il C[PS2] 6, cioè il meccanismo del prelievo. Queste sono state le osservazioni fatte dalla Comunità europea.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Gian Valerio Sanna. Ne ha facoltà.

SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Ringrazio il "sottosegretario" Locci per le risposte, però evidentemente le sue conoscenze non sono state utili a evitare ai lavoratori di stare alcuni giorni nel disagio di una protesta fatta sotto la crosta terrestre, al di sopra della quale noi invece ricordavamo tutte queste belle cronistorie. Credo, l'ho detto un'altra volta all'Assessore, lo ripeto oggi perché alcune cose non ho fatto in tempo a dirle allora, che il problema della Carbosulcis, dell'Alcoa e dell'industria in generale in Sardegna sia ormai un problema politico. Non è un problema industriale, è un problema politico! Perché serve la politica? Perché la politica ha una funzione diversa dal tecnicismo, che invece è richiesto nella risoluzione dei problemi industriali. La politica ha la caratteristica di guardare lontano, di vedere e prevedere ciò che dovrà accadere.

Al collega Locci dico che sappiamo da vent'anni, se non di più, che in Sardegna il denominatore unico dei problemi industriali è il fattore energetico. Lo sappiamo da più di vent'anni! Allora domando: la politica, che deve dare quel tipo di risposte a un orizzonte strategico, non può elencare, come ha fatto il collega Locci, gruppi di lavoro, tavoli tecnici, roba da Cappellacci insomma. Queste non sono risposte che possono essere sufficienti alla domanda politica.

(Interruzione del consigliere Locci)

SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Mi lasci parlaree!

La domanda politica sarebbe soddisfatta se la Giunta regionale da tre anni e mezzo a questa parte ci avesse portato, con una visione di prospettiva, un'idea di piano energetico che contemplasse il collegamento di tante tipologie di fonti energetiche, a cominciare dal carbone che alcuni dicono sia di pessima qualità, altri ritengono possa essere utilizzato, ma la cui risorsa ha un limite e quindi dobbiamo guardare in prospettiva sapendo se la quantità della risorsa è utile a fare quegli investimenti di cui parlava Locci, perché bisogna sempre fare i conti con il risultato. Però c'è anche il fotovoltaico, c'è l'eolico, che invece qualcuno a Suelli stava promettendo a un'altra parte, c'è il gas e quindi il problema del Galsi (gli ultimi articoli specializzati sul tema energetico dicono che la componente energetica legata al gas è indispensabile nella media e lunga prospettiva per la tenuta energetica di un Paese) e poi c'è l'idroelettrico. Sul Galsi abbiamo messo i soldi e abbiamo subodorato l'idea che tutto sia fermo; nel Piano energetico ambientale deliberato dalla Giunta si prende atto della situazione, non c'è una risposta alla domanda energetica, non ce n'è una! C'è una presa d'atto della situazione attuale.

Allora, per prima cosa la Giunta regionale, che ne ha la potestà, avrebbe dovuto dire: "La prospettiva industriale in Sardegna è questa, richiede energia e io rispondo a questa domanda di energia con questa condizione". Diversamente non si giustificano né investimenti né progetti. Assessore, questo lo deve dire al Presidente e glielo deve dire in maniera molto precisa, perché io ci tengo particolarmente; gli deve cioè dire da parte mia che io spero concretamente che lui abbia non solo 350 milioni di euro per il Piano del Sulcis, ma che ne abbia altrettanti per ogni territorio della Sardegna, perché - e lo dico anche a persone del mio partito che sono orientati verso questa prospettiva - bisogna recuperare la connotazione delle pari opportunità, della possibilità di salvarsi tutti, non solo una parte. Quindi, se si vede la prospettiva dei 350 milioni di euro per il Piano del Sulcis, io mi auguro che ci siano 350 milioni a testa anche per l'Oristanese, il Nuorese e il Sassarese. Almeno questo deve essere dichiarato, se no vedrete che non ci saranno risorse neanche per il Sulcis, perché è finito il tempo in cui, in maniera acquiescente, si consentiva che fiumi di risorse pubbliche arrivassero solo lì!

A proposito di risorse pubbliche, Assessore, credo sia un'ipotesi suggestiva per alcuni, ma molto realistica che la Regione, anziché menare una trattativa che non tiene per il manico, si metta nella testa di dover impiantare subito, assieme al Governo nazionale, una causa per il risarcimento del danno, avendo noi regalato all'Alcoa, in quindici anni, oltre un miliardo di euro fra contributi e sovvenzioni. Ma quel miliardo di euro in sconto energetico non l'abbiamo dato all'Alcoa perché reinvestisse in Arabia, lasciandoci nei guai qua; glielo abbiamo dato per una ragione sociale e per una ragione strategica, per cui la cosa non può finire così! La ragione per la quale è il pubblico che deve guidare la trattativa della cessione dell'Alcoa è anche la ragione per cui noi dobbiamo impiantare immediatamente una causa per il risarcimento del danno contro Alcoa, perché se passa questa linea io non sono più disponibile, in prospettiva, a caricare sulla bolletta dei cittadini il di più che mi chiede un'azienda che poi attua la sua egoistica strategia imprenditoriale.

In questi quindici anni Alcoa ha realizzato anche degli utili e quindi le sovvenzioni per che cosa gliele abbiamo date? Per accollarci i guai? Forse quei soldi, Assessore, servirebbero per qualcos'altro, perché oltre al Piano energetico servirebbe un barlume d'idea da parte della Giunta regionale sulle iniziative che essa sta mettendo in essere per la diversificazione industriale. E' evidente, perché noi non stiamo andando all'indietro, ma stiamo andando avanti; la modernizzazione, l'evoluzione anche tecnologica - si è parlato qui oggi di ricerca scientifica - comporterà un miglioramento degli standard produttivi, ma indubitabilmente una contemporanea diminuzione delle forze lavoro che devono essere compensate con una politica lungimirante, in grado di mettere risorse per compensare quei posti in meno. Quali sono? Quelle di cui farfuglia in giro l'assessore Crisponi su una fantomatica idea nuova di turismo, mentre il settore è in preda a un disastro terrificante? Quale sarebbe l'alternativa? Di che cosa dobbiamo parlare? Perché non dovremmo parlare dell'inadeguatezza complessiva di questo Governo regionale di fronte a questo scenario?

La soluzione che ci viene proposta è quella di sospendere il ragionamento, mandare in ferie il cervello e continuare a ragionare dei tavoli tecnici di cui parlava Locci! La soluzione è questa, perché pensiamo, con il tecnicismo dei tavoli, dei signori e dei controsignori, di prendere ancora per il naso la gente. Credo che sia ormai palese, e alla prossima tornata elettorale lo vedremo con chiarezza, che alla gente non gliene importa più niente né della destra né della sinistra, né di Tizio né di Caio. La gente vuole vedere che cosa siamo capaci di fare. E il giudizio sarà quello che dirà se alla politica parolaia si fa seguito con idee nuove, se gli atti di cui si parla saranno coerentemente adottati. In questo momento voi state inseguendo un'onda mediatica senza avere alle spalle né il manico delle trattative né uno straccio d'idea strategica contenuta in un piano che voglia dare una risposta industriale di lunga prospettiva non all'Alcoa o alla Carbosulcis, ma all'intera Sardegna! Ecco perché, secondo me, il giudizio non è strategico, ma politico. Di questo mi dolgo molto, Assessore, perché forse lei questa prospettiva la conosceva già quando, con sofferenza, ha deciso di far parte di una Giunta che probabilmente avrebbe dovuto lasciare al suo destino!

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Planetta. Ne ha facoltà.

(Interruzione del consigliere Uras)

PRESIDENTE. Onorevole Uras, ho già dato la parola all'onorevole Planetta.

Prego, onorevole Planetta.

PLANETTA (P.S.d'Az.). Questa mozione mi spinge oggi a dire quello che sento su un impegno che vede questa Giunta che vuole convincere il Governo a sbloccare il progetto di rilancio della miniera con la produzione di energia pulita dal carbone attraverso la cattura e lo stoccaggio di CO2 nel sottosuolo.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE BRUNO

(Segue PLANETTA.) In sostanza si vuole costruire una centrale elettrica di 450 megawatt, alimentata con il carbone della miniera, e spedire nel sottosuolo una parte di CO2 (il principale gas dell'effetto serra) sprigionatasi dalla combustione del carbone: il cosiddetto carbon capture and storage (CCS).

Devo far notare, intanto, che non ho trovato scritto da nessuna parte quanta anidride carbonica vogliamo seppellire e quanta ne uscirà comunque nell'atmosfera. Uno studio dell'Accademia delle scienze americana dice che il CCS è un processo che può innescare terremoti, più di quanto ne innescherebbe un altro processo famigerato, il cosiddetto fracking. Questa centrale sarebbe alimentata solo per il 50 per cento con il carbone della miniera, che tutti noi sappiamo essere di non buona qualità. Il restante carbone bisognerebbe farlo arrivare, quindi, da altre parti, però non si sa ancora da dove. Il CCS, inoltre, catturerebbe non tutte le emissioni di CO2; ne catturerebbe solo il 63-64 per cento circa. Inoltre l'anidride carbonica messa sotto terra presenta delle analogie con lo stoccaggio delle scorie nucleari. Allora qui si pone il problema di individuare un luogo geologicamente stabile, altrimenti l'anidride carbonica torna nell'atmosfera. Anche se ci sono luoghi individuati come geologicamente stabili, questi luoghi possono benissimo destabilizzarsi in tempi molto brevi. Tra l'altro, in determinate concentrazioni l'anidride carbonica è un gas letale, e allora mi chiedo: e se si verificasse una fuga consistente?

Sempre di recente, uno studio dell'Accademia delle scienze americana in un documento di trecento pagine mette in evidenza la relazione che esiste tra i terremoti e l'uso di varie tecniche legate all'energia, quale l'estrazione di idrocarburi con metodi convenzionali, come il fracking e quello di cui sto parlando in questo momento. Ebbene, Assessore, credo che questo processo sia una follia dal punto di vista energetico, dal punto di vista economico e dal punto di vista strategico. E' come se noi accumulassimo tanta di quella polvere per tanto di quel tempo sotto un tappeto!

Il progetto viene definito "carbone pulito", ma, badate, è il solito discorso: i minatori hanno paura di restare senza lavoro e si accollano, pur di non restar senza lavoro, qualsiasi cosa. Ma non pensiamo che forse ci troviamo di fronte a una fonte energetica ormai vecchia e superata che dovrebbe essere tolta di mezzo il prima possibile e non rivitalizzata con improbabili e pericolosi pompaggi sotterranei?

Bisogna trovare una nuova collocazione lavorativa ai minatori, il che dovrebbe farci riflettere se sia il caso di chiudere definitivamente o no la miniera, senza però lasciare sul lastrico migliaia e migliaia di famiglie. Bisogna investire per favorire l'insediamento di nuove attività produttive. Secondo il Worldwatch Institute, che non disapprova il progetto e non prende in considerazione i rischi che ho già detto prima, il CCS è una tecnologia troppo costosa per essere considerato uno strumento efficace di riduzione del gas serra, senza considerare che per effettuare il CCS, secondo i calcoli di Greenpeace, serve il 10-40 per cento dell'energia elettrica prodotta dall'impianto di cui si vogliano stoccare le emissioni. Quindi, a questo proposito, il prezzo di vendita della restante energia per essere remunerativo deve essere corrispondentemente più alto. Questo spiega perché il progetto miniera-centrale elettrica a carbone-CCS costerebbe tanti ma tanti dei nostri soldi.

Un'ultima considerazione: ho già detto che lo stoccaggio sotterraneo dell'anidride carbonica secondo l'Accademia delle scienze americana è in grado di innescare terremoti e che c'è il rischio di una fuga del gas nell'atmosfera. In più l'anidride carbonica è letale se raggiunge nell'aria la concentrazione del 10 per cento. Non vado oltre. Normalmente si dice che dobbiamo stare tranquilli perché la CO2 è una sostanza inerte e se la si spedisce nel sottosuolo, dove ce n'è già tanta, non succede proprio niente. Bene, credo che questa sia una bugia. L'anidride carbonica è acida e reagisce con molte altre molecole, andate a leggere gli studi fatti da professori universitari in questa materia.

Ebbene, secondo me, questo progetto è una porcheria ecologica che costerebbe 200-250 milioni di euro all'anno per otto anni! Conviene, come ha detto qualcuno, regalare a ogni minatore 200 mila euro all'anno e impiegare 10-15 mila persone in lavori socialmente utili per otto anni. Allora, badate bene, se questo progetto andrà in porto i minatori prenderanno i soliti salari mentre con i nostri soldi si arricchiranno gli imprenditori che realizzeranno la centrale elettrica e attueranno questo processo. E forse si arricchirà qualche altra persona. E' un film già visto in questa nostra terra, per esempio per quanto riguarda il Piano di rinascita: oggi stanno venendo al pettine tutti i nodi che hanno causato il mancato sviluppo del nostro territorio. Grazie.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.

Uras (Gruppo Misto). Chiedo la verifica del numero legale.

(Appoggia la richiesta il consigliere Salis.)

Terza verifica del numero legale

PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.

(Segue la verifica)

Prendo atto che i consiglieri Campus, Espa e Meloni Valerio sono presenti.

Risultato della verifica

PRESIDENTE. Sono presenti 61 consiglieri.

(Risultano presenti i consiglieri: Agus - Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Barracciu - Biancareddu - Bruno - Campus - Cappai - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Mariano - Corda - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - Cugusi - Dedoni - Dessì - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Rosanna - Fois - Greco - Lai - Locci - Lotto - Lunesu - Manca - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Mula - Mulas - Murgioni - Obinu - Peru - Piras - Pitea - Pittalis - Planetta - Porcu - Randazzo - Rodin - Salis - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Solinas Antonio - Solinas Christian - Steri - Stochino - Tocco - Uras - Vargiu - Zedda - Zuncheddu.)

Poiché il Consiglio è in numero legale possiamo proseguire.

E' iscritto a parlare il consigliere Cuccureddu. Ne ha facoltà.

CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Signor Presidente, io sono molto distante culturalmente dalla civiltà mineraria e geograficamente dal Sulcis, il che probabilmente mi consente di fare alcune considerazioni che coloro che mi hanno preceduto, non certo l'onorevole Planetta per la verità, magari non sempre fanno.

Pur condividendo molte delle cose che l'onorevole Planetta ha detto, non concordo con lui sul fatto che il carbone sia una fonte energetica superata. Non credo che avere nel sottosuolo un giacimento di due miliardi di tonnellate di carbone, l'unico in Italia, uno dei pochi in Europa, possa rappresentare un qualche handicap, posto che nessuno di noi, qualunque piano energetico dovessimo fare, qualunque piano energetico dovesse fare l'Europa, sa come si evolverà la situazione, per esempio, nel vicinissimo Maghreb. Non sappiamo quanto costerà il metano tra qualche anno, non sappiamo che piega prenderà la cosiddetta primavera araba. Sono tali e tante le variabili che avere due miliardi di tonnellate di carbone nel nostro sottosuolo, al di là della qualità, sulla quale mi soffermerò tra qualche minuto, è evidentemente una risorsa di cui credo nessuno di noi ritenga che possiamo fare a meno.

Ho detto in più occasioni in maniera chiara che dobbiamo pensare a un nuovo modello di sviluppo per la Sardegna e che se tutti gli altri sistemi insulari non solo del Mediterraneo, ma del mondo, comprese delle isole che hanno bellezze paesaggistiche e valenze culturali e identitarie assai meno competitive delle nostre hanno fatto la scelta del turismo in maniera chiara e forte, non si capisce perché questa scelta non la si debba fare in Sardegna e in Sicilia, le uniche due isole che appunto non l'hanno fatta.

Detto questo, io ritengo - penso di essere in minoranza qui - che per la filiera dell'alluminio non ci sia futuro. Magari si riuscirà a sostituire l'Alcoa con la Glencore e si andrà avanti per qualche mese o per uno o due anni, ma poi arriverà un'altra crisi, arriverà un altro problema e lo Stato, la Regione o chissà chi - noi cittadini - dovrà dare alla multinazionale che si accollerà quell'impianto risorse sotto forma di sconti, buoni energia o risoluzione di problemi d'altro genere a spese della collettività. Credo che per mille ragioni, non ultimo il fatto di essere un'isola vocata al turismo, non ci sia futuro per la chimica tradizionale in Sardegna, perché trasportare qui materie prime e ritrasportare materie lavorate non ci rende competitivi con le produzioni che possono essere realizzate in qualunque altra parte del mondo, dove il costo del lavoro e dell'energia è assai più concorrenziale.

Fatta questa premessa, che sicuramente ha tinte fosche per il futuro dell'industria pesante in Sardegna, credo che le miniere abbiano invece una loro specificità; sono legate al territorio, sono risorse nostre e dobbiamo fare di tutto per valorizzarle, dato che l'unica possibilità perché la Sardegna, ma direi l'intera area mediterranea, non abdichi definitivamente alla funzione produttiva è quella di sfruttare, valorizzare e tutelare tutte le produzioni che sono fortemente radicate nel territorio, da quelle artigianali a quelle agroalimentari e, chiaramente, alle miniere, poiché si tratta, ripeto, di risorse nostre.

Allora, posto che anch'io non credo che il progetto di cattura e stoccaggio dell'anidride carbonica possa avere un futuro, per delle ragioni che ha esposto molto bene l'onorevole Planetta, una delle quali è di natura ambientale, in quanto i rischi manifestati da molti studiosi sono enormemente più elevati di quelli dell'installazione di una centrale nucleare, mi domando perché quando si parla di centrali nucleari ci si scandalizza e quando si parla di cattura e stoccaggio di CO2 può andare bene, tutti fanno finta di niente e non ci si pone il problema ambientale. Invece c'è un problema ambientale che comporta rischi paragonabili, anzi superiori a quelli connessi alle centrali nucleari, diciamocelo chiaramente e poi decidiamo se portare avanti questo progetto. Ma c'è un secondo problema che taglia la testa al toro, ed è il fatto che questo progetto è talmente costoso che risulta persino anacronistico realizzare impianti di quel genere.

Le soluzioni che l'Assessorato sta perseguendo - credo che se ne sia occupato anche l'onorevole Stochino - hanno l'obiettivo di rendere competitivo il nostro carbone. Come? Cercando metodi non elettrolitici (i metodi elettrolitici sono costosissimi) di ripulitura e di disaggregazione delle molecole di zolfo, pirite, silicio e di tutto ciò che sporca il carbone e fa sì che un chilo di carbone Sulcis abbia lo stesso potere calorifero di 800 grammi del carbone che l'Enel acquista dalle miniere nelle quali ha delle partecipazioni, che sono poi miniere russe e polacche prevalentemente. Io credo, anzi ne sono certo, perché ne abbiamo parlato con l'assessore Zedda, che la Regione sia disposta a tentare una nuova sperimentazione, che è quella meccanica, con la quale tutte le molecole inorganiche vengono separate attraverso una maggiore frantumazione del carbone (75 micron anziché 100) e attraverso sistemi di vibrazione per peso, che separano il silicio, la pirite, tutto lo zolfo inorganico presente, in modo da poter vendere alle centrali Enel carbone pulito. Ammesso che l'Enel sia disponibile a discutere con la Regione, perché il vero problema è il fatto che l'Enel ha interesse a mantenere il più alto possibile il prezzo dell'energia, a trovare mille scuse, a miscelare il carbone perché contiene zolfo, non a ripulirlo o a sollecitare processi di ripulitura, perché più alto è il prezzo più ci guadagna.

Allora, noi dobbiamo essere capaci di eliminare tutti gli alibi, di vendere carbone pulito, ma di vendere anche la pirite, il silicio e tutto ciò che si estrae dal carbone, cosa che oggi il sistema di frantumazione non consente di fare, perché la frantumazione viene effettuata a 100 micron e non a 75, come consentirebbe la rottura delle molecole. So che su questo tema interverrà anche qualche altro collega. Sono convinto che tutti noi ci dobbiamo impegnare per perseguire un nuovo modello di sviluppo, che deve essere incentrato sul turismo (non può non essere incentrato sul turismo, ne riparleremo a proposito della flotta sarda), ma non possiamo non pensare a tutte quelle produzioni legate al nostro territorio, e questa è appunto una delle produzioni da salvare. Si può costruire una filiera sull'energia, ma non possiamo avere la fortuna di possedere un giacimento carbonifero, l'unico in Italia, e far passare questo fatto per un danno.

Ho letto anch'io i dati citati dall'onorevole Giampaolo Diana (pagina 3 del bilancio Carbosulcis 2011), che indicano che lo scorso anno sono state estratte 63.059 tonnellate di carbone lavato e sono state vendute 92.286 di carbone mercantile. Stiamo parlando di numeri davvero irrisori rispetto al break-even, che è stimato intorno alle 800 mila tonnellate, per cui a queste condizioni la convenienza a estrarre è minima. Abbiamo chiuso il bilancio con un passivo di 25 milioni di euro (poco per fortuna, anche grazie ad alcuni contributi che sono arrivati dallo Stato) rispetto ai 35 milioni dell'anno precedente, ma la strada non è, secondo me, quella di dismettere questa produzione, ma è quella di trovare il sistema per renderla vantaggiosa. Credo che con le azioni che l'assessore Zedda sta seguendo si possa finalmente intraprendere una nuova strada per le miniere di carbone e per il Sulcis.

PRESIDENTE. Quello dell'onorevole Cuccureddu era l'ultimo intervento di stamani. I lavori del Consiglio riprenderanno questo pomeriggio, alle ore 16. Il primo iscritto a parlare è l'onorevole Stochino.

La seduta è tolta alle ore 13 e 28.


[PS1]Yves Lacoste geografo francese

[PS2]L'acronimo C6 sta per "Climatic Changes and Carbon Cycle in Canyons and
Caves