Seduta n.95 del 01/02/2010
XCV SEDUTA
(POMERIDIANA)
Lunedì 1° febbraio 2010
Presidenza della Presidente LOMBARDO
Indi
del Vicepresidente Cucca
Indi
della Presidente Lombardo
INDICE
La seduta è aperta alle ore 16 e 30.
DESSI', Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta antimeridiana di giovedì 21 gennaio 2010 (88), che è approvato.
PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Antonio Cappai, Cesare Moriconi, Sergio Obinu, Efisio Planetta, Giacomo Sanna e Edoardo Tocco hanno chiesto congedo per la seduta pomeridiana del 1° febbraio 2010.
Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.
PRESIDENTE. Comunico che, in data 29 gennaio 2010, è stata presentata, primo firmatario il consigliere Uras, la "Richiesta di istituzione di una Commissione di inchiesta sulla mancata applicazione delle leggi regionali al fine di individuare le ragioni dell'anomalia amministrativa, verificare se vi siano motivazioni di ordine tecnico e/o organizzativo, se vi siano determinate violazioni di legge e se vi siano specifiche responsabilità gestionali", ai sensi dell'articolo 125 del Regolamento interno.
Ai sensi del comma 4 dell'articolo 125 del Regolamento, entro trenta giorni dalla data di presentazione, la richiesta è iscritta all'ordine del giorno del Consiglio che deve provvedere alla nomina o all'eventuale delega della stessa al Presidente del Consiglio.
Annunzio di presentazione di proposta di legge
PRESIDENTE. Comunico che è stato presentata la seguente proposta di legge:
Diana Giampaolo - Bruno - Uras - Salis - Agus - Barracciu - Ben Amara - Caria - Cocco Daniele Secondo - Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Espa - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Sechi - Solinas Antonio - Soru - Zedda Massimo - Zuncheddu:
"Norme sulla dichiarazione del territorio della Sardegna 'denuclearizzato'". (105)
(Pervenuta il 29 gennaio 2010 e assegnata alla quinta Commissione.)
Ha domandato di parlare il consigliere Pittalis. Ne ha facoltà.
PITTALIS (P.d.L.). Presidente, chiedo la cortesia ai colleghi, non solo della maggioranza, ma soprattutto dell'opposizione, di poter usufruire di trenta minuti di sospensione avendo il nostro Gruppo una riunione in corso.
PRESIDENTE. Poiché non vi sono opposizioni, sospendo i lavori per trenta minuti.
(La seduta, sospesa alle ore 16 e 33, viene ripresa alle ore 17 e 04.)
PRESIDENTE. Riprendiamo la seduta, prego i colleghi di prendere posto.
Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Presidente, c'è stata una sospensione di mezz'ora richiesta dal Gruppo del Popolo delle Libertà, che è impegnato in una riunione, noi non ci siamo opposti, dobbiamo discutere una mozione importante, attesa, io non sono d'accordo né per chiedere la verifica del numero legale, né per affrontare questa discussione in un altro momento. A questo punto chiedo se c'è la necessità di sospendere per ulteriori dieci minuti, oppure se è possibile procedere con i lavori.
PRESIDENTE. Chiediamo all'onorevole Pittalis che è arrivato testé in aula.
Ha domandato di parlare il consigliere Pittalis. Ne ha facoltà.
PITTALIS (P.d.L.). Abbiamo concluso i nostri lavori. Assicuro il collega Bruno che dieci minuti rappresentano il tempo sufficiente per consentire ai colleghi di raggiungere l'Aula.
PRESIDENTE. Sospendo i lavori per altri dieci minuti.
(La seduta, sospesa alle ore 17 e 06, viene ripresa alle ore 17 e 17.)
sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento. (33)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione numero 33.
(Si riporta di seguito il testo della mozione:
Mozione Espa - Bruno - Uras - Salis - Agus - Barracciu - Ben Amara - Caria - Cocco Daniele Secondo - Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Diana Giampaolo - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Sechi - Solinas Antonio - Soru - Zedda Massimo - Zuncheddu sui tagli effettuati ai progetti personalizzati per persone in situazione di handicap grave ai sensi della legge n. 162 del 1998, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento.
IL CONSIGLIO REGIONALEPREMESSO che il 16 dicembre scorso è stata approvata la delibera della Giunta regionale n. 55/33 sui piani di sostegno personalizzati di cui alla legge n. 162 del 1998 nella quale si evidenzia la decisione, visto l'aumento degli utenti aventi diritto, di operare un taglio di euro 1.000 su ogni progetto personalizzato rispetto al livello di finanziamento degli anni precedenti;
CONSIDERATO che:
- conseguentemente a questa decisione i tagli ai finanziamenti dei piani personalizzati raggiungono anche il 66,6 per cento rispetto ai contributi erogati nell'anno 2009; tutti i 28.351 piani approvati avranno una decurtazione, e tra questi ben 11.000 piani avranno una riduzione del finanziamento del 33 per cento, 6.000 piani avranno il taglio di circa il 44 per cento e circa 1.000 il taglio del 50 per cento o più;
- le persone che hanno avuto il finanziamento ridotto nei casi più gravi sono a rischio di istituzionalizzazione, ovvero le famiglie con meno ore di assistenza potrebbero rivolgersi alle strutture residenziali che costano alle casse pubbliche da 4 a 10 volte rispetto ad un progetto personalizzato ai sensi della legge n. 162 del 1998 (che come è noto è incompatibile con qualsiasi forma di residenzialità);
RILEVATO che:
- l'attuazione della legge n. 162 del 1998 in Sardegna è un'esperienza positiva ed innovativa, perchè prevede la coprogettazione di piani personalizzati di sostegno tra persone con disabilità e loro famiglie e le istituzioni, prevede la possibilità della scelta degli operatori professionali da parte dei diretti interessati;
- la stessa esperienza sarda è ormai diventata una buona pratica di eccellenza nazionale e internazionale, come dimostrano gli studi e le recenti pubblicazioni, il "modello sardo" è stato indicato tra le buone prassi (sono state scelte solo 5 in tutta Italia), nel Rapporto di monitoraggio del Piano d'azione nazionale per l'inclusione sociale 2003-2005 a cura del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, e come buona pratica di "welfare plurale sociale" è stato oggetto di ricerca da parte dell'Osservatorio nazionale ministeriale sulla famiglia, che ha pubblicato il libro, editrice F. Angeli, "BP Buone pratiche e servizi innovativi per la famiglia"; ancora è stata oggetto di seminari e ricerche all'Università degli studi di Milano, Facoltà di scienze politiche; considerata buona prassi a Berlino nel giugno 2007, alla 15° Conferenza europea dei servizi sociali organizzata da dall'European social network in cooperazione con l'Unione europea; è stata oggetto di menzione dall'Agenzia del Governo italiano per le Onlus che ha pubblicato un approfondito studio nella propria rivista "Aretè" classificandola come prassi di eccellenza (n. 2/2009);
CONSIDERATO che:
- per quanto sopra descritto, consapevoli dei traguardi ottenuti grazie anche ai finanziamenti stanziati sino ad oggi, la Regione Sardegna ha contribuito realmente a garantire una migliore qualità della vita alle persone con disabilità e alle loro famiglie e dato risposte adeguate a misura delle persone con disabilità, specie a quelle in situazione di gravità, con il sostegno dato in continuità a percorsi di vita di vera inclusione sociale, compresi quelli per la "vita indipendente", attivando un processo di sussidiarietà che renda i finanziamenti erogati non mera assistenza ma una vero e proprio investimento in quanto vengono rese disponibili risorse umane ed economiche aggiuntive da parte delle famiglie;
- per la prima volta in dieci anni la Giunta regionale ha introdotto criteri di attribuzione dei finanziamenti a posteriori, cioè riducendo i contributi solo dopo che gli enti locali, le persone con disabilità e le famiglie avevano già avuto indicazioni predeterminate sui finanziamenti da assegnare, creando grande sconcerto nei beneficiari ma anche presso tutte le strutture dei servizi socio assistenziali dei comuni sardi, che avevano già quantificato i contributi assegnati a ogni singolo progetto, in base al punteggio ottenuto e dunque in base alla gravità della persona e della situazione familiare;
- per quanto evidenziato sopra sono necessarie più risorse da mettere in campo nel 2010 perché i tagli della spesa sociale non incidano proprio sui piani per i bambini e ragazzi per i giovani e le persone con handicap grave, alle loro famiglie che devono gran parte della loro qualità di vita alla legge n. 162 del 1998;
CONSIDERATA la mobilitazione degli enti locali che, attraverso mozioni e ordini del giorno, invitano la Regione a reintegrare i fondi necessari per il mantenimento del livello dei contributi erogati negli anni precedenti;
CONSIDERATO che il taglio crea un grave danno anche per i Comuni, l'istituzione più vicina al cittadino che deve dare adeguate risposte alle esigenze legittime della propria comunità e in particolare delle persone più deboli e verso i quali le famiglie non potranno che richiedere assistenza suppletiva creando profonda instabilità a livello locale nella rete dei servizi alla persona e nel sistema di sicurezza sociale;
RILEVATO inoltre, che:
- per 21.000 famiglie sarde si calcola, rispetto agli anni precedenti, una diminuzione di circa 3 milioni, complessivamente, in ore di assistenza, creando difficoltà reali per gli operatori professionali che sono impegnati nei compiti di cura ed educativi (si valuta intorno a 14.000 operatori, dei quali migliaia, grazie alla legge n. 162 del 1998, "usciti" dal lavoro nero spesso piaga dei servizi alla persona e che ora contribuiscono invece alla fiscalità generale come tutti i lavoratori);
- le fasce degli importi di finanziamento per i singoli progetti sono bloccati dal 2005, mentre nel frattempo c'è stato l'aumento dei costi orari del personale (tabelle INPS e contratti collettivi di lavoro) che hanno di fatto già eroso la quantità dei servizi a disposizione di ogni singola persona con disabilità grave,
impegna la Giunta regionale
a salvaguardare il livello essenziale di assistenza sociale, raggiunto in 10 anni di ottima applicazione della legge, per i 28.321 sardi in situazione di handicap grave aventi diritto ai finanziamenti dei progetti personalizzati e coprogettati tra istituzioni locali, famiglie e persone con disabilità della legge n. 162 del 1998 di cui alla deliberazione della Giunta regionale n. 55/33 del 16 dicembre 2009 attraverso il reintegro del taglio di euro 1.000 per ciascun progetto;
a proporre nel DL n. 78 (Disposizioni nei vari settori di intervento - collegato alla manovre economica finanziaria 2010) uno stanziamento di risorse integrative adeguate al raggiungimento dello scopo di cui al punto 1) almeno pari a euro 28.321.000;
in previsione degli stanziamenti per l'anno 2011, ad attivare un percorso di studio, verifica e monitoraggio sull'applicazione della legge, per poter non solo creare un efficiente sistema di controllo atto a colpire eventuali abusi (compresa la verifica dei criteri del sistema di certificazione da parte delle commissioni che attestano l'handicap grave e i ritardi nell'erogazione dei rimborsi che ancora persistono da parte di alcuni comuni), ma anche a valorizzare i progetti di qualità, tra cui i progetti di vita indipendente, le buone prassi fino ad ora attuate, ottimizzando e rendendo sempre più efficienti gli interventi, con priorità per i nuclei familiari con più componenti disabili e per le persone in situazione di gravità estrema, attraverso la collaborazione attiva della Commissione consultiva prevista dalla legge n. 162 del 1998 articolo 1 comma b) composta, oltrechè dai rappresentanti degli enti locali, anche dalle associazioni delle persone con disabilità e loro familiari, per continuare il processo virtuoso della spinta dal basso del sapere sociale dei diretti interessati e delle loro famiglie;
a verificare la possibilità di rendere i progetti personalizzati almeno biennali, con una programmazione che dia tranquillità alle persone con disabilità grave e alle famiglie affinché non debbano essere sottoposte a trafile burocratiche impegnative ogni anno. (33).)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.
Uno dei presentatori della mozione ha facoltà di illustrarla.
ESPA (P.D.). Presidente, Assessore, colleghi consiglieri, la giornata oggi è molto vivace, ma spero che il Consiglio riesca comunque a costruire una pagina positiva, una pagina che ci veda a fianco dei cittadini sardi fra i più vulnerabili. Abbiamo portato in Aula il tema dei tagli effettuati ai progetti personalizzati per persone in situazione di handicap grave di cui alla legge numero 162 del 1998. La nostra richiesta è molto semplice: restituiamo ai progetti personalizzati i 1000 euro che sono stati tagliati a ciascun sardo con disabilità grave.
Un paio di settimane fa c'è stata una pacifica manifestazione sotto il Consiglio regionale. A proposito, Assessore, mi lasci dire senza polemica, anzi con molta leggerezza, che alcuni qui hanno giudicato la manifestazione con 400 persone presenti come una manifestazione di poche persone. Beh! Non si trattava - lo ricordo - di lavoratori, ma di mamme e papà di persone con disabilità grave ed è un miracolo che possano manifestare, che possano uscire fisicamente da casa, visti i loro compiti di cura. Lo dico con una battuta, con leggerezza, siamo nel 2010 e purtroppo non ci sono ancora gli avatar per le persone con disabilità grave. Magari nel 2168, come nel film di James Cameron, che vede protagonista, appunto, una persona con disabilità che, grazie al suo avatar, può essere presente nel luogo dove gli viene impedito dalla sua situazione, dicevo, magari nel 2168 le presenze alle manifestazioni delle persone con disabilità sotto il Consiglio regionale saranno molto più numerose. Speriamo che non ce ne siano, ma di questo noi non ci preoccupiamo perché io e lei non ci saremo di sicuro, quindi non è un problema che ci riguarda.
Ritorniamo alla legge. Precisiamo nuovamente che questa non è una legge contro la povertà, ma è una legge per la non discriminazione, per i diritti umani e civili dei sardi, una legge che estremizza la sussidiarietà, lo dica al collega di Giunta La Spisa. La pubblica amministrazione non si sostituisce alle famiglie e alle persone con disabilità, ma le sostiene con servizi personalizzati, non con assegni, creando migliaia di posti di lavoro sul territorio. La Regione sostiene per alcune ore al giorno e le famiglie pensano al resto delle ventiquattro ore con un indubbio sollievo nei compiti di cura. E' una legge che fa risparmiare alle casse pubbliche, spero di dimostrarvelo dopo.
Tutti sappiamo benissimo, così tagliamo dalla scena un argomento, che le risorse stanziate sono leggermente superiori a quelle dello scorso anno, allora? E' la stessa situazione che c'è stata nel 2002, nel 2003, nel 2004, fino all'anno scorso, io mi ricordo che in Commissione la stessa maggioranza, tramite il Presidente della Commissione, onorevole Contu, aveva presentato un emendamento per integrare le risorse mancanti. Qualcuno dice oggi che non si può mica far crescere la spesa all'infinito. Giusto, dico io, verissimo, ma non voglio far crescere la spesa all'infinito in generale, voglio guardare i provvedimenti in favore delle persone con disabilità in generale, togliere le spese inutili, magari così scopriamo che, per realizzare questo modello sardo di applicazione della legge numero 162, occorre un rafforzamento, vanno stanziate più risorse e tagliati sprechi da altre parti; scopriremo che rivisitare la legge magari vuol dire stanziare più risorse, e le prendiamo dalle economie che la legge produce. Comunque, lasciatemelo dire, al di là dei risparmi, nessuno mette in dubbio che, se io mi fratturo un braccio e vado in ospedale, qualcuno mi dice che sono finiti i soldi e non mi possono ingessare il braccio. Così dobbiamo intendere questa legge: un livello essenziale di assistenza conquistato dai sardi con una storia bipartisan di questo Consiglio, non una storia della Giunta precedente o di un'altra ancora, ma bipartisan, nata nel 2001, abbiamo più volte ricordato che l'Assessore era l'onorevole Giorgio Oppi, la scorsa legislatura c'è stato un grande rafforzamento, ma questo lo diciamo con orgoglio di tutti, spero.
Vediamo qualche esempio, partiamo dal contesto. Mentre la Sardegna si fa in quattro per sostenere le persone non autosufficienti, cosa fa lo Stato? Cosa fa il Governo nazionale? Il Fondo nazionale "politiche sociali" è passato dai 950 milioni di euro del 2007 ai circa 300 previsti nella finanziaria 2010; soltanto l'1,2 della ricchezza prodotta nel nostro Paese è destinato a sostenere le famiglie, è uno dei valori più bassi dell'Unione Europea, minore anche dei Paesi dell'Est. Ancora, nel 2000, gli ultrasessantacinquenni superavano i 14 milioni di persone, il 21 per cento della popolazione, nel 2020 arriveranno a 17,5 milioni, 30 per cento, e nel 2040 a 22 milioni, il 40 per cento. Ciò vuol dire una crescita enorme del bisogno di assistenza sanitaria e sociale. In Italia però il Fondo, che dovrebbe aiutare anche gli anziani non autosufficienti e le loro famiglie, è fermo a 300 milioni di euro e diminuirà l'anno prossimo. Servirebbero almeno 2 miliardi e mezzo. Lo Stato purtroppo sceglie di comprare 131 cacciabombardieri con una spesa prevista di 16 miliardi di euro; se ne comprasse la metà potrebbe usare magari qualcosa per la non autosufficienza.
Eliminare gli sprechi è possibile e doveroso, ma smantellare il nostro sistema di sicurezza sociale renderebbe la vita di tutti noi molto più dura e richiederebbe poi più danaro per intervenire. Per questo, Assessore, alzi la voce nella Conferenza Stato-Regioni sulle politiche sociali. Se al Governo non interessa il destino dei non autosufficienti (ma a noi non interessa che questo non interessa al Governo), dica che in Sardegna prevediamo complessivamente 150 milioni di euro e ne siamo orgogliosi e che il Governo, invece di tagliare, deve fare la sua parte perché questa è una spesa, lo ricordo, non sanitaria, quindi il Governo può e deve intervenire perché noi facciamo la metà di quello che fa il Governo a livello nazionale. E' una vergogna!
Ritorniamo in Sardegna, continuiamo a parlare degli anziani. Ricordo che sono stati finanziati per gli ultrasessantacinquenni, quest'anno, 17 mila piani su 28 mila piani per una spesa di 56 milioni di euro circa. Parlo degli anziani per fare proprio l'esempio paradossale perché sappiamo tutti che la legge numero 162 nazionale non prevede il finanziamento per le persone anziane, ma in Sardegna abbiamo detto di sì perché si risparmia nel nostro modello rispetto alle altre forme di assistenza. Non tutti sanno che la Regione Sardegna ha uno dei più bassi indici nazionali di persone anziane accolte in residenza, in istituti sono praticamente 16,8 anziani ogni mille anziani contro il 29,8 per mille della media nazionale. Io credo, noi crediamo e spero che crederete tutti che 17 mila anziani assistiti con la legge numero 162 (come sappiamo i progetti possono essere solo domiciliari) ci portano a questi ottimi risultati; dico "ottimi" per la scelta di campo che la legge numero 162 ha importato nella legislazione sarda, ovvero una chiara scelta verso la domiciliazione, e parlo già dal 2001, appunto, verso il sostegno alle famiglie, verso la permanenza delle persone più vulnerabili nelle loro case, nel loro territorio, dove hanno sempre vissuto, facendo risparmiare alla Regione decine di milioni di euro in questi anni. E' ovvio e siamo tutti consapevoli che non tutto può essere domiciliare e c'è bisogno anche di strutture, di belle strutture che siano delle comunità, ovviamente, piccole comunità, ma le strutture ci vogliono.
Citiamo un altro dato: i posti letto residenziali in Sardegna sono al 4,1 per mille contro gli 8,3 per mille della media nazionale per abitante. Qualcuno, per esempio, sta proponendo nel dibattito di programmare la realizzazione di posti da lungodegenza o geriatria. Può essere. A questo riguardo, mi rivolgo all'onorevole Paolo Maninchedda, può essere, ma siamo consapevoli che questo ci costa circa 270 mila euro all'anno per ciascun posto? Sappiamo che solo i 500 posti per lungodegenti verrebbero a costarci, come bilancio regionale, 142 milioni di euro? Io non dico che non debbano essere fatti, alcuni, però siamo consapevoli delle spese sanitarie, soprattutto, e sociosanitarie? E che se dovessimo solo raggiungere la media nazionale ci servirebbe costruire 6 mila posti letto residenziali con il costo che tutti possiamo immaginare? Non sarà che utile, nella rivisitazione, , dato che un anziano disabile grave poteva usufruire di un finanziamento massimo di 5000 euro dalla "162", capire se conviene mantenere questo finanziamento perché è incompatibile con i servizi residenziali?
Faccio ancora un esempio sui costi: consideriamo 17 mila anziani, ognuno dei quali ha avuto un taglio di 1000 euro a progetto. Ho già detto che le somme stanziate sono superiori a quelle dell'anno scorso, ma concretamente le persone hanno avuto un taglio. Ammettiamo che il 10 per cento di queste persone, mi sembra una cifra accettabile, dica che non ce la fa più, visti i tagli, e voglia ricoverarsi oppure che i familiari lo ricoverino. Cosa succede? Succede che automaticamente la Regione deve provvedere al costo immediato, su 1.700, di almeno 29 milioni di euro. Guarda caso la cifra che ci serve per completare i progetti e per impedire che le persone, anzi per far continuare alle persone i loro progetti. Certo, se fossero addirittura 3 mila che di questi 17 mila dicano di volere la struttura residenziale andrebbe molto male per le casse regionali, stiamo parlando di circa il 15 per cento di coloro che beneficiano della "162", senza contare poi che, per le famiglie non abbienti, i comuni devono comunque in qualche maniera integrare con fondi propri la quota per ciascun ricovero e la spesa pubblica aumenterebbe di un altro 50 per cento, ovverosia noi non investiamo sulla "162" e potremmo ritrovarci a spendere, con i fondi sociosanitari, dai 50 ai 70 milioni di euro in più.
In questo periodo, inoltre, si dice che colpiamo gli abusi della "162". Sono d'accordissimo, l'abbiamo scritto nella nostra mozione, gli abusi vanno colpiti perché la razionalizzazione va a vantaggio dei più gravi, ma spero che nessuno qui dentro pensi che creare un clima dove si dice che la "162" è piena di abusivi permetta di togliere risorse.
Assessore, attiviamo i controlli, per primi lo abbiamo chiesto nella nostra mozione. Abbiamo detto di attivare un percorso di studio, verifica e monitoraggio sull'applicazione della legge, per poter non solo creare un efficiente sistema di controllo atto a colpire eventuali abusi (comprese le certificazioni rilasciate dalle commissioni che attestano l'handicap grave, per noi è un grave problema questo, perché a volte, si rilasciano certificazioni a chi assolutamente non ha diritto), ma anche - contemporaneamente la parte virtuosa - per valorizzare le buone prassi finora attuate, ottimizzando e rendendo sempre più efficienti gli interventi a sostegno, valorizzando i piani personalizzati, anche i percorsi di vita indipendente, questo attraverso la Commissione prevista dalla legge numero 162 del 1998, articolo 1, comma b), che deve essere composta, oltre che dai rappresentanti dei familiari delle persone con disabilità, anche dai rappresentanti degli enti locali.
Poi, noi facciamo la nostra parte e ricordiamo, per i pochi furbi o disinformati, che non devono inverare la bontà della legge, che compilare la scheda di gravità corrisponde a un'autocertificazione che ha una rilevanza penale per chi dichiara il falso, lo diciamo. Ricordate cos'è successo a Capoterra, dove le dieci persone che hanno dichiarato il falso sono state arrestate, ma non hanno certo invalidato la bontà di un intervento regionale così tempestivo e di grande valore che tutti qui abbiamo votato? Comunque, mi chiedo quanti sono questi abusi presunti. Cento? Cinquecento? Mille? Su 28 mila in ogni caso è una percentuale bassissima che conferma la sostenibilità della legge. Inoltre il sistema di finanziamento virtuoso, il metodo elaborato in questi dieci anni, che non si basa su certificazioni di patologie, ma verifica le condizioni disabilitanti delle persone, relega gli eventuali abusi negli ultimi posti della graduatoria, ovvero con i finanziamenti più bassi.
Io direi piuttosto parliamo degli sprechi in generale in questo settore. Molte persone con disabilità hanno visto tagliate le loro prestazioni riabilitative. Mi chiedo: a cosa servono due o tre sedute settimanali di fisioterapia della durata di una mezz'oretta? Un diritto probabilmente trasformato in soldi buttati! Pensiamo agli sprechi che si fanno - e questo è stato detto dalle associazioni - quando una persona deve essere dimessa dall'Unità spinale. Molto spesso le persone traumatizzate non riescono a rientrare a casa perché le loro case non sono state ancora adattate e non c'è un percorso che permette di finanziare l'adattamento delle loro case. Che cosa succede? Che si allungano giocoforza i ricoveri, che costano e costano soldi; solo con quella somma ingente che si spende per i giorni di ricovero improprio si potrebbero riadattare le case di quei disabili, quindi stiamo parlando delle assurdità dei nostri sistemi.
Ritorniamo a noi, al taglio dei 1.000 euro. Qualcuno ha disquisito che era meglio togliere proporzionalmente, non 1.000 euro a piano. Può sembrare tutto giusto, ma il problema è che il taglio non è giusto per nessuno, non è che bisogna fare la guerra fra persone con disabilità. Faccio due esempi: pensiamo a un malato di SLA o a un allettato che necessita di assistenza "24 ore su 24" e che, con la "162", ha alcune ore di assistenza. Cosa fai, gli tagli il 30 per cento del finanziamento? Trecento ore in meno all'anno? Sarebbe una follia! Ma pensiamo anche a una persona meno grave con un progetto da 3000 euro al quale tu togli il 33 per cento o magari il 40 per cento. Togliere 1.000 euro a questa persona significa che probabilmente questa persona (che nella sua gravità comunque è meno grave), poiché non potrà avere più l'accompagnatore, magari non potrà uscire a lavorare, a esplicare le sue attività, se non lavora, che lo rendono meno dipendente dall'assistenzialismo e dalle risorse pubbliche, è come respingerla nel tunnel dell'assistenzialismo con l'incremento della spesa pubblica sociale. Per questo bisogna ridare a tutti cento ore di assistenza in più all'anno, a ciascuno, ovvero 1.000 euro.
Parliamo un attimo dei diritti umani delle bambine e dei bambini sardi con disabilità, che hanno avuto un 2009 sicuramente difficile. Voglio fare una premessa ricordando al volo i tagli 2009-2010 riguardanti gli insegnanti di sostegno effettuati con l'assurda politica del Governo nazionale che ha fatto strage di ore di sostegno, in Sardegna come in tutta Italia, contrastata da 57 bambine e bambini disabili sardi con le loro tenaci famiglie che hanno fatto ricorsi al TAR vincendo 57 a "zero" contro la ministra Gelmini. Questo fatto è capitato nel 2009, adesso è arrivata questa questione dei 1.000 euro.
Voglio ricordare che la legge numero 162, modello Sardegna, finanzia progetti personalizzati per 11 mila persone con disabilità grave al di sotto dei 65 anni; di questi, 2157 bambine e bambini sono al di sotto dei 14 anni, quelli danneggiati anche nel sostegno. Voglio dettagliare ancora di più, scusate se insisto sui dati: abbiamo 337 bambini con disabilità gravissima al di sotto dei sei anni, "gravissima", quindi al di sopra dei 70 punti; abbiamo tolto 1.000 euro a questi progetti. Abbiamo tolto 1.000 euro a 202 bambini dai sette ai dieci anni, mille euro; a 202 bambini, dagli undici ai quattordici anni e a 199 dai quindici ai diciotto anni. Insomma, circa mille bambine e bambini sardi con disabilità grave, che hanno subito il taglio di 1.000 euro ai loro progetti personalizzati (sto parlando, appunto, dei più gravi, quelli nella fascia alta della graduatoria), si chiedono oggi il perché e se lo chiedono le loro famiglie. Vogliamo porci un rimedio?
Infine voglio parlare della difficoltà degli enti locali, lo dico con molta semplicità. Gli enti locali sapevano, come tutti gli anni, a quanto ammontava la quota di finanziamento e l'hanno detto in maniera, appunto, partecipata alle famiglie. Poi è successo che, per la prima volta dopo dieci anni, lo diciamo nella mozione, è arrivato non quel contributo ma 1.000 euro in meno. Ecco, questo fatto ha creato veramente imbarazzo e difficoltà.
Allora, io vado a concludere dicendo che dobbiamo rivisitare sicuramente, migliorare il sistema, rafforzare i progetti di vita indipendente per far uscire centinaia di persone con disabilità dall'assistenzialismo, perché con un adeguato supporto possano veramente condurre una vita indipendente; nel deliberato e nella nostra mozione, noi chiediamo che vengano approvate delle semplici questioni. L'ho detto, il modello funziona, si può rivisitare con la partecipazione dei diretti interessati, con tutta la partecipazione necessaria degli enti locali, secondo me è un fatto assolutamente importante. In questo momento sento di dover dire che proponiamo concretamente innanzitutto la salvaguarda di questo livello di assistenza e la restituzione dei 1.000 euro a progetto a ogni persona; stiamo facendo un investimento, non sono soldi che vanno a finire per assistenzialismo, sappia che cosa c'è dietro, sappiamo che ci sono 14 mila posti di lavoro circa, non ovviamente a tempo pieno, anche precari, però sono una ricchezza sparsa in tutto il nostro territorio. Questa è la prima cosa.
Seconda cosa: dico a tutti i colleghi - se hanno letto con attenzione la nostra mozione - che la nostra mozione è veramente aperta a un discorso che riguarda le persone, quindi, chiedo che ci sia questo percorso da 28 milioni di euro, nel prossimo collegato alla finanziaria, che ci permetta di dare risposte e diritti alle persone che diritti in questo momento non hanno; che si crei tutto il sistema di controllo, di verifica, ripeto, partendo non tanto dalle persone che vanno comunque avvisate, i comuni vanno avvisati, ricordando che le autocertificazioni hanno rilevanza penale, anche se i casi di abusi non sono migliaia, lo sanno tutti, sono pochi. Quindi la questione è che bisogna comunque essere efficienti, ma allo stesso tempo attenti per quanto riguarda tutta la questione del rilascio delle certificazioni, è assolutamente importante che le commissioni preposte vengano comunque controllate e rendano conto.
Inoltre, nella mozione, abbiamo chiesto la rivisitazione. Se è vero che noi scopriremo che, con la "162", si fanno risparmi concreti di decine di migliaia di euro, di milioni di euro, anzi, diciamo, allora verifichiamo se, nella rivisitazione, i progetti personalizzati possono diventare addirittura biennali, per evitare un po' di burocrazia alle famiglie e alle persone con disabilità grave, in modo da non essere impegnati ogni anno.
Questo nel massimo rigore e nel massimo controllo che noi tutti chiediamo. Da questo punto di vista, il primo atto di giustizia è restituire i 1.000 euro a ogni bambino, a ogni persona anziana, a ogni persona con disabilità grave; poi l'anno prossimo probabilmente affronteremo meglio l'argomento.
PRESIDENTE. Ricordo che i consiglieri che intendono prendere la parola devono iscriversi a parlare non oltre la conclusione del primo intervento.
Ha domandato di parlare il consigliere Cuccureddu. Ne ha facoltà.
CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Chiedo la verifica del numero legale.
(Appoggia la richiesta il consigliere Vargiu.)
PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.
(Segue la verifica)
Prendo atto che il consigliere Ladu è presente.
PRESIDENTE. Dichiaro che sono presenti 67 consiglieri.
(Risultano presenti i consiglieri: Agus - Amadu - Bardanzellu - Barracciu - Ben Amara - Biancareddu - Bruno - Campus - Capelli - Caria - Cherchi - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Contu Mariano - Cossa - Cucca - Cuccureddu - De Francisci - Dedoni - Dessi' - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Mario - Floris Rosanna - Fois - Gallus - Greco - Ladu - Lai - Locci - Lombardo - Lotto - Manca - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Marco - Meloni Valerio - Milia - Mula - Mulas - Murgioni - Oppi - Peru - Piras - Pitea - Pittalis - Porcu - Randazzo - Rassu - Sabatini - Sanjust - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sechi - Solinas Antonio - Solinas Christian - Soru - Steri - Stochino - Uras - Vargiu - Zedda Alessandra - Zedda Massimo - Zuncheddu.)
Poiché il Consiglio è in numero legale, proseguiamo i lavori.
E' iscritto a parlare il consigliere Gallus. Ne ha facoltà.
Le ricordo che l'intervento deve essere contenuto entro dieci minuti.
GALLUS (P.d.L.). Presidente, Assessori, colleghe e colleghi, molto volentieri, come consigliere regionale e come sindaco di un piccolo comune delle zone interne della Sardegna, intervengo in questo dibattito per esprimere alcune considerazioni. Da un decennio ho il gravoso compito di amministrare o cercare, cosa questa molto più ardua, di risolvere e dare risposte appaganti alle innumerevoli richieste dei miei concittadini. Richieste al più individuate come esigenze di ordine economico-occupazionale, ma spesso anche di ordine sociale, certamente queste le più delicate e, se volete, le più emotivamente coinvolgenti.
Fatta questa doverosa premessa, è chiaro che governare la sanità, il sociale, specialmente nel meridione e nelle isole, è sempre stato un compito molto arduo. Oggi più che mai perché, da qualche tempo a questa parte, alla sfera di competenza dell'Assessorato della sanità in senso stretto sono state attribuite altre gravose competenze nel comparto sociale con ricadute significative anche nel versante economico. Per l'attuale Assessore, le condizioni di partenza di questo mondo si sono manifestate da subito molto complesse. Rimettere in moto una macchina così complicata in un settore a così alta sensibilità non è stato e non sarà un compito facile. Sin dai primi giorni del suo insediamento, ella non ha lesinato il suo impegno dimostrando una decisa e forte volontà di dare un significativo segnale di cambiamento nella direzione di una gestione efficace, efficiente ed economica proprio in un momento di forti riduzioni di disponibilità finanziaria. Una politica di razionalizzazione non finalizzata al risparmio tout court ma alla sottrazione di assegnazioni di risorse a pioggia per destinarle a chi veramente lo merita e ne ha bisogno. E' il caso della legge numero 162 del 1998, meglio conosciuta come "Piani personalizzati", oggi sottoposti a critiche e giudizi spesso contrastanti e specialmente da alcune forze politiche di opposizione inquinati da una forte caratterizzazione di tipo strumentale e demagogico. E' fuor di dubbio che, nonostante il riconosciuto impegno da parte della Giunta per aver reperito ulteriori risorse per la non autosufficienza, 32 milioni di euro in più, la proliferazione delle richieste, legittime o no, in questa prima fase ha portato a una prima ripartizione pro capite inferiore all'anno precedente, da qui le proteste generalizzate di questi ultimi giorni che hanno attraversato da un capo all'altro la nostra Isola.
Andiamo ad analizzare le motivazioni di questi presunti tagli anche per capire meglio e con obiettività la situazione. Sul versante delle domande, nell'arco di nove anni la richiesta è andata crescendo, in misura esponenziale, da 220 domande nel 2001 alle oltre 28 mila attuali. Solo nella mia comunità, Paulilatino, le richieste in poco tempo sono passate dalle 2 del 2001 alle 10 del 2005 sino alle 70 attuali. La causa madre di questa ingovernabile situazione è la delibera regionale numero 2816 del 1º luglio 2005, e successive modificazioni e integrazioni; assolutamente non vuol essere un'accusa ma da ciò ne consegue che le modalità di valutazione risultano spesso discriminanti nei confronti dei veri disabili a causa di un accesso molto più facile alle agevolazioni stesse. Già dall'anno 2008 qualche associazione che opera nel settore della non autosufficienza ha presentato all'allora assessore Dirindin alcune osservazioni per apportare correttivi alla scheda di valutazione. Nulla è stato fatto in quella direzione.
Bisogna porre mano ai criteri di assegnazione delle risorse, occorre quindi un maggiore coinvolgimento unitamente a una maggiore responsabilizzazione degli attori principali (che sono i disabili), delle famiglie, degli enti locali e delle figure professionali che dispensano il servizio di assistenza. Inoltre la scheda di valutazione deve consentire progetti dinamici a valenza biennale, strutturando il questionario in due parti, da compilare una a opera di un medico, l'altra dall'operatore sociale, non come oggi che è lasciato alla discrezionalità degli stessi beneficiari o dei loro familiari, i quali, non conoscendo il punteggio che si ottiene a seconda delle risposte indicate nel questionario, dichiarano uno stato di gravità spesso non veritiero, anche se il più delle volte inconsapevolmente.
Sarebbe più corretto attribuire maggior punteggio alla disabilità, ora a 50 punti, e assegnare meno al contesto ambientale e familiare in cui vive il disabile, ora sempre 50 punti, magari riproponendoli rispettivamente a 60 punti e a 40 punti. Sarebbe meglio inoltre includere nel reddito individuale anche i redditi esenti, rendite INAIL, indennità di accompagnamento ed escludere di contro quelli dei fratelli e dei nipoti, insomma dei familiari, come prevede la vigente normativa. Inoltre, rivedere le domande afferenti la sfera cognitiva che non tengono conto della differenza di età dei beneficiari ad esempio con domande più specifiche per i minori e i giovani; la disabilità nella maggior parte dei casi è congenita e insorge nei tre anni di vita, non è dovuta quindi al decadimento psico-sensoriale tipico degli anziani. Ancora, definire obbligatoriamente la gestione diretta per gli utenti soli e senza familiari di riferimento da parte degli enti locali che possono occuparsi di scegliere l'assistente per verificare l'espletamento adeguato dell'attività assistenziale dell'operatore.
Concludendo, è chiaro a tutti, dico tutti, che i soggetti svantaggiati, quindi i più deboli, devono essere difesi e tutelati senza però sconfinare in facili strumentalizzazioni; a scanso di equivoci e fraintendimenti, affermo con forza e convinzione che una legge come la legge numero 162 va difesa non foss'altro per i principi ispiratori da cui trae origine e per il tanto sollievo che ha dato in questi anni anche in termini di integrazione sociale ai beneficiari e ai loro familiari. E' altrettanto chiaro però, e lo ripeto, che vanno rivisti i criteri di assegnazione con la partecipazione attiva delle varie associazioni quale la FISH, la FAND e le altre che qui non sto a elencare, E il completamento delle Commissioni con le AA.SS.LL. e con gli enti locali, i comuni, comunque con la regia diretta e precisa dell'Assessorato competente.
A questo punto rivolgo un appello all'Assessore chiedendo appunto a lui e alla Giunta, pur consapevole che dovranno raschiare il fondo del barile, se sarà possibile, credo e spero di sì, ridurre il taglio di 1.000 euro a progetto o comunque chiedo un intervento dell'intero Consiglio in sede di collegato alla finanziaria, infine che venga ricostituita la competente Commissione assessoriale per il monitoraggio della spesa, in qualità e quantità, e soprattutto, chiudo veramente, sollecito e auspico una celere e urgente rivisitazione della legge stessa.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Caria. Ne ha facoltà.
CARIA (P.D.). Presidente, intanto mi verrebbe da iniziare, visto anche quello che è accaduto poc'anzi, in considerazione del fatto che stamattina non sono intervenuto, invitandola davvero a cambiare questo sistema di rilevazione della presenza, altrimenti prima o poi qualcuno dei colleghi o cade sulle scale o rischia magari di avere altri problemi più seri di salute.
All'onorevole Gallus che è appena intervenuto mi verrebbe da porre una domanda: "Ma è possibile che di tutta l'attività svolta nella precedente legislatura non ci sia nulla di buono?". Nemmeno dove si vanno a verificare cose che sono, come dire, facilissime da individuare. Questa delibera che oggi stiamo analizzando, attraverso questa mozione, ha dentro dei numeri, l'ha detto anche lei nel suo intervento, i piani presentati sono stati, nel 2002, 1.648 e finanziati 1.524; nel 2003, 2.344; nel 2004, 3.461; nel 2005, 6.119; nel 2006, 9.222; nel 2007, 16.895; nel 2008, 25.597; le domande del 2009 sono 28.351. E' possibile che neanche quello che con i numeri è un dato inconfutabile venga riconosciuto come merito? Non solo, prima l'onorevole Espa ha fatto riferimento a ciò che avviene a livello nazionale sui fondi della non autosufficienza, portando a conoscenza di tutta l'Aula, e già magari era conosciuto, il fatto che, a livello nazionale, si investono solo 300 milioni di euro, e che la Regione Sardegna investe oltre 100 milioni di euro in questa direzione. Lei ha fatto riferimento al fatto che l'Assessore, quando si è insediato, ha trovato un disastro sulle politiche del sociale, a me non risulta questo.
(Interruzione)
L'ha detto nel suo intervento! Francamente credo che questo non risulti né alle famiglie, che purtroppo hanno a che fare con l'Assessorato della sanità per il sociale, e nemmeno a molti sindaci del territorio.
Venendo alla questione, io concordo con l'onorevole Espa - mi rivolgo all'Assessore - sulla necessità che la Regione debba farsi carico di garantire i livelli essenziali di assistenza, la formula di questi progetti rappresenta un punto fondamentale per poter garantire i livelli essenziali di assistenza, perché da un punto di vista si garantiscono esigenze di tipo sanitario e da un altro punto di vista per le famiglie si garantiscono esigenze di tipo sociale. Perché, come ha detto l'onorevole Espa, chi ha il problema in casa ce l'ha per 24 ore al giorno e molto spesso le famiglie che si devono sopportare, o sostenere, o confrontare con questa problematica sono formate da genitori anziani.
Francamente intervengo sulla mozione numero 33 e avrei preferito, avremmo preferito, non dover fare questo intervento, invece purtroppo oggi questo Consiglio si trova a parlare della legge numero 162 perché la Giunta ha approvato la delibera 55/33 con la quale, visto l'aumento degli utenti aventi diritto, ha deciso di operare tagli per 1.000 euro su ogni progetto finalizzato, rispetto a quelli che erano gli interventi finanziati nell'esercizio precedente. E' vero, sono aumentate le domande, l'abbiamo visto, è aumentata anche la quota di stanziamento, ma di fatto sono diminuiti i contributi di 1.000 euro per ogni progetto, così come indicato nella delibera.
La legge numero 162 è stata più volte definita legge "gioiello", io l'ho sentito dire da qualcuno in quest'Aula e non da membri che fanno parte dell'opposizione, concetto da più parti condiviso, addirittura quale modello di eccellenza nazionale, rispetto all'aumento delle domandìe di chi ha diritto, segno di maggiore necessità e di un numero di disabili che, grazie a questa legge, hanno e stanno trovando una risposta reale per favorire i processi d'inclusione sociale. Ma trova una risposta della Giunta non adeguata, perché, anziché valutare l'incremento delle richieste e soddisfare questa esigenza, adeguando il capitolo di spesa, ha deciso di ridurre le somme per singolo progetto, minando e in qualche caso vanificando la portata e il raggiungimento degli obiettivi contenuti nei progetti proposti.
Stiamo parlando di circa 28.350 piani ammessi a finanziamento, con un taglio di circa 1.000 euro a piano, con anche un'altra scelta determinata nel cambiamento dei criteri, con l'eliminazione del limite reddituale di 70 mila euro come soglia massima per usufruire dei piani personalizzati. Constatiamo, questo è vero, che la Giunta preferisce un intervento a pioggia, piuttosto che investire le risorse su chi ha bisogno, è in difficoltà e non può permettersi l'assistenza. Questa scelta - a nostro avviso - non realizza nemmeno l'obiettivo di un risparmio, ma semmai determina nel medio e lungo periodo un aumento della spesa sanitaria, in quanto è evidente che, essendo i piani finalizzati con la "162" incompatibili con qualsiasi forma di residenzialità, senza il finanziamento di questo strumento, si spingeranno le famiglie al ricorso del ricovero in strutture residenziali, magari private, come può piacere a qualcuno, ancorché convenzionate. Questa scelta ha creato anche instabilità tra gli operatori professionali.
La legge numero 162 ha contribuito a garantire una migliore qualità della vita alle persone con disabilità e alle loro famiglie e ha rappresentato una risposta adeguata a misura delle persone con disabilità, favorendo l'inclusione sociale; prevede la co-progettazione di piani personalizzati tra persone con disabilità, loro famiglie e istituzioni. La decisione della Giunta di diminuire il contributo, decisione presa anche a posteriori, ha creato una serie di problemi per le famiglie, per i comuni, che hanno quantificato il finanziamento in base alla gravità delle persone e delle situazioni familiari, per gli stessi operatori. Questo è emerso e si sta ampliando in questi giorni, basta guardare tutti gli articoli anche sulla stampa, in tutto il territorio regionale stanno venendo fuori.
Alla luce di quanto detto, noi proponiamo sostanzialmente tre cose. L'ha detto in parte l'onorevole Espa, lo voglio ripetere io: porre rimedio con il collegato, stanziando le somme necessarie senza ridurre il finanziamento di nessun progetto; predisporre uno studio, una verifica, un monitoraggio sull'applicazione della legge per colpire eventuali abusi, compresa la verifica dei criteri del sistema di certificazione da parte delle commissioni che attestano l'handicap grave e i ritardi nell'erogazione dei rimborsi che persistono da parte di alcune amministrazioni comunali; terzo elemento, che riteniamo importante, proporre (questo non credo che comporti aumenti di spesa, o che cambi nulla nella sostanza) che vengano fatti progetti almeno biennali, che consentano una maggiore programmazione ed eliminino burocrazia e file inutili che ogni anno le famiglie, con già tanti problemi, devono fare.
PRESIDENTE. E' iscritta a parlare la consigliera Barracciu. Ne ha facoltà.
BARRACCIU (P.D.). Presidente, Assessori e colleghi, la mozione che stiamo discutendo, come si diceva, solleva un problema di particolare gravità: la drastica riduzione dei livelli di qualità sociale raggiunti nella nostra Regione per i bambini, i ragazzi e tutte le persone adulte con disabilità grave e gravissima. Problemi già ben sottolineati dall'onorevole Espa, dall'onorevole Caria e in maniera un po' particolare anche dall'onorevole Gallus, che oggi ha fatto per due volte il difensore d'ufficio, stamattina della Presidente, stasera dell'assessore Liori, con questo ruolo un po' particolare.
Intendo partire da un dato, Presidente, Assessore: la popolazione sarda invecchia sempre di più, e sempre più a lungo rimane in vita in situazione di non autosufficienza, questo non è l'unico problema che riguarda la "162", è già stato detto, però voglio partire da qui. Parto dall'invecchiamento della popolazione perché è nell'ottica delle cose che le richieste di contributi, secondo la "162", siano destinate ad aumentare. Forse non nella misura in cui indica l'assessore Liori, ma sono destinate ad aumentare. In ogni caso non possiamo accettare la giustificazione data al taglio indiscriminato dei fondi per la disabilità deciso dalla Giunta che addita, all'aumentato numero delle richieste avanzate, la ragione della sottrazione di 1.000 euro ai contributi accordati. Il numero delle richieste infatti, almeno fino a quando non verranno messe in campo politiche sociali, del lavoro, delle parti opportunità e politiche per la famiglia, capaci di invertire il trend della necessità, non solo è imprevedibile, ma è scontato che sarà sempre più in crescita. Aprire gli occhi sulla realtà che ci circonda, sforzandoci di leggerne gli aspetti almeno più eclatanti, è essenziale o si rischia non solo di fare buchi nell'acqua, ma di provocare danni seri, come accade quando, come avete fatto voi, si irrompe nella vita delle persone mettendo duramente a repentaglio la loro qualità di vita e il loro diritto a una esistenza migliore.
La popolazione della Sardegna è da tempo avviata a uno sbilanciamento progressivo verso le classi di età più anziane, uno sbilanciamento che ha i suoi picchi soprattutto nelle zone più svantaggiate dell'interno, nei piccoli e piccolissimi comuni, di uno del quale tra l'altro io sono anche sindaco, e mi sorprendono le affermazioni dell'onorevole Gallus, anche lui sindaco di un piccolo comune, così come me, dove si acuisce il fenomeno dello spopolamento; lo spopolamento non porta con sé soltanto l'impoverimento economico di quelle zone, porta anche a un altro fenomeno sociale gravissimo, c'è l'aumento costante dei nuclei familiari costituiti soltanto da persone anziane, i cui figli sono andati via, non tornano o tornano raramente, famiglie di anziani soli che spesso si avviano alla non autosufficienza.
Niente di strano allora se il numero delle richieste per il sostegno alla non autosufficienza aumenta, è aumentato e continuerà ad aumentare. Non si può evitare di tenere in considerazione questo dato di fatto: la popolazione invecchia e ha bisogno di assistenza. E' talmente lampante che qualsiasi governo dovrebbe farsi carico del problema come una missione prioritaria, eppure le politiche sociali messe in campo hanno già segnato un'inversione di marcia, un'inversione di tendenza rispetto al recente passato, e non soltanto al recente passato. L'assessore La Spisa non si stanca mai di ripetere che al centro dell'operato di questa Giunta c'è la persona. Ebbene mi domando a quale persona fate riferimento: più leggo le pagine del Programma regionale di sviluppo, più stento a capire quale sia il rapporto tra le azioni concrete, le delibere e le leggi approvate e lo slogan coniato per il Piano regionale di sviluppo, che sempre più dimostra di essere un richiamo per le allodole. A meno che, alla persona di cui parlate e che dichiarate che viene prima di tutto, non si aggiunga che debba essere perfettamente abile, giovane, capace, tanto meglio se cattolica e praticante, meglio ancora se impegnata in attività edilizie. Allora sì, a questo punto i conti tornerebbero, la persona è davvero al centro della vostra politica. Questo è il target delineato, cui tendono gli sforzi delle politiche per lo sviluppo che voi state portando avanti.
Ebbene, poiché non è giusto fermarsi al titolo di quel Programma regionale di sviluppo in cui sono delineate le vostre politiche, ma è giusto approfondire, vediamo che il Programma regionale di sviluppo dice, sulle politiche sociosanitarie, anche in grassetto, che in esso si pone come obiettivo specifico quello di "garantire a tutti i cittadini una assistenza adeguata ai bisogni espressi dalla struttura demografica e sociale dell'isola", è scritto in grassetto. Oggi, quella garanzia elementare (che è stata data ai cittadini negli scorsi anni, attraverso la realizzazione di un'intuizione semplice ma rivoluzionaria per un sistema abituato all'ospedalizzazione o all'istituzionalizzazione),, quel sistema e quella intuizione traballano. Lo sentiamo dalla disperazione di chi può manifestare, dal richiamo muto di chi non può farlo, attraverso le voci delle associazioni, dei familiari, dei sindaci, da ogni parte dell'Isola.
Chiedo alla Giunta, che ha approvato la delibera numero 55/33, se è stata valutata o no la struttura demografica e sociale dell'Isola cui si fa riferimento nel Programma regionale di sviluppo. Se non l'avete fatto è grave, ma è ancora peggio se l'avete fatto e ciò nonostante deliberate disposizioni che tagliano tutta l'erba con un solo colpo e lasciano che gli effetti si abbattano su coloro i quali, perché disabili o familiari di portatori di disabilità, sono costretti a sopportare già enormi difficoltà. Le condizioni di sostenibilità economica cui fa ancora riferimento il Programma regionale di sviluppo, sempre nell'ambito delle vostre politiche, spetta a questo Governo crearle, non si può pensare di far pagare, ai disabili e alle loro famiglie, il prezzo della cecità di un bilancio in cui non si sono previsti gli aumenti per le fasce sociali più deboli che si ingrossano sempre di più.
Qual è l'idea di politica sociale e sanitaria da cui partite, quando sottraete risorse alle frange più colpite della nostra popolazione? E con quale azzardo, mi domando, Presidente, con quale azzardo, Assessori, da una parte vengono sottratte le risorse per le persone più deboli e dall'altro vengono destinati ben 6 milioni di euro per risanare le casse degli enti di formazione professionale storici di quest'Isola? Per risanare casse ridotte male da una gestione quantomeno allegra dei fondi pubblici che oggi quegli enti non riescono a rendicontare e, siccome non riescono a rendicontarli, la Regione dà altri soldi perché possano rendicontarli. Ma su questo tema torneremo presto.
Bene, le famiglie sappiano che, da una parte, la Giunta spende 6 milioni di euro per risanare le casse dei bilanci degli enti di formazione professionale storici e, dall'altra, taglia i fondi per coloro che hanno bisogno in quanto disabili. Sappiano anche, le famiglie, che dall'altra parte si aumentano i tetti di spesa per le case di cura private. Nessuno sostiene che, dall'applicazione di una legge, quale anche la "162", non possano nascere storture, né che manchino coloro che tendono ad approfittarne, si ponga rimedio a questo problema ma, sulle situazioni già al limite, per favore, si rivedano assolutamente le situazioni prese.
Da Siniscola, Terralba, Galtellì, Alghero, Tissi, Ploaghe, Ittiri, Sennori e tanti altri comuni della Sardegna, collega Gallus, si levano dai nostri colleghi proteste che devono essere tenute in debita considerazione: sono i segnali di un sistema alle strette che, a fronte dell'intensificarsi dell'emergenza, deve subire il disinteresse da parte anche del Governo nazionale. Sui comuni ricade ancora una volta la responsabilità di sopperire a risorse sottratte dai Governi regionali e nazionali di turno e oggi dovremo sopperire, nonostante la riduzione anche del trasferimento delle risorse finanziarie sul Fondo unico: l'abbiamo già fatto, lo faremo con enorme difficoltà. Noi, i sindaci, non ci sottraiamo a questa responsabilità che però non è nostra. La Sardegna ha come fiore all'occhiello i programmi per i progetti personalizzati, finalizzati a favorire il rientro in famiglia o nella comunità di appartenenza delle persone; in particolare questi programmi hanno permesso di dimettere numerose persone da strutture sociosanitarie, consentendone la permanenza in famiglia con notevole risparmio per la finanza pubblica. Non posso credere che da una parte si inneggia e si vuole perseguire, così come si dice in varie situazioni, la salute della finanza della sanità e dall'altra invece si lavora perché in effetti si riprendano i ricoveri.
Va bene la rivisitazione dei criteri e dei parametri per i finanziamenti dei piani personalizzati della "162" ma, nel frattempo, sosteniamo a gran voce, sostengo a gran voce, la richiesta contenuta nella mozione di reintegrare i 1.000 euro a progetto, perché questa è una questione di civiltà.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Ben Amara. Ne ha facoltà.
BEN AMARA (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Io sono d'accordo con tutti gli interventi soprattutto con quelli dell'opposizione, in particolar modo quello di Francesca Barracciu e quello di Marco Espa, che condivido perché è un intervento onesto, nobile e ben documentato.
Invece non condivido per niente l'intervento del sindaco, consigliere regionale e medico, collega Gallus, un intervento che considero un intervento "avatar" e forse un intervento avaro, con un linguaggio anche quasi borsistico. Sembra che l'onorevole Gallus sia appena uscito dalla torre di Babele subito dopo la frammentazione delle lingue, però io cerco di fare un discorso un po' romantico, anche per toccare la sensibilità dell'Assessore.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CUCCA
(Segue BEN AMARA .) Oggi siamo chiamati a discutere di una questione che tocca profondamente la sensibilità di noi tutti, si tratta di una delibera che impone dei tagli indiscriminati ai finanziamenti dei progetti concernenti la vita, la salute, l'integrazione nella società di persone con gravi disabilità, indipendentemente dal tipo di disabilità. Trattasi di progetti che concernono la vita di persone con problematiche che coinvolgono profondamente le famiglie, che necessitano di essere sostenute nel difficile compito di rendere dignitosa una vita che parte in svantaggio rispetto a tutte le altre.
Lo scenario dei bisogni delle persone colpite da disabilità, e le relative modalità di intervento, è molto articolato, così come articolate e differenti sono le condizioni di ciascun portatore di handicap (personali, familiari, contesto scolastico, contesto economico della famiglia di appartenenza), differenti pertanto devono essere gli interventi di sostegno e le modalità di azione; i progetti personalizzati, se non sono la risposta perfetta alle esigenze della disabilità, sono ciò che più si avvicina al soddisfacimento della diversificazione dell'azione in base alle situazioni concrete.
Per il soggetto disabile sussiste un diritto a una vita dignitosa e tale diritto consiste, da un lato, nella possibilità di accedere alle opportunità di crescita e di formazione cui accedono tutti i cittadini e, dall'altro, nell'accesso al sostegno attraverso strumenti idonei ai propri bisogni peculiari. Si può discutere sui difetti, sulle lacune della legge numero 162 per modificarla e migliorarla laddove è possibile, eliminando distorsioni e sbavature che sicuramente si sono verificate nella sua applicazione, ma i principi che essa porta vanno salvaguardati a ogni costo. Dalla lettura del testo della delibera numero 55/33 emerge chiaramente che la problematica dell'aumento delle richieste, unita alla scarsità di dotazione finanziaria, ha indotto a un taglio indiscriminato una tantum dei finanziamenti dei progetti. L'impressione che se ne trae è quella per la quale le esigenze di bilancio possono giustificare il passare sul corpo dei cittadini, non i cittadini comuni ma gli ultimi della società, quelli che hanno meno strumenti e meno forza per difendersi.
Faccio solo una considerazione: avete dato 5 milioni di euro all'anno agli oratori perché svolgono - cito - "una funzione sociale" e avete tolto proprio a coloro che dalla società sono emarginati e avrebbero avuto bisogno di tutto il sostegno possibile. Una Giunta che taglia i fondi ai diversamente abili è una Giunta a dir poco discriminante, non è una Giunta inglobante.
Badate che i disabili possono essere i veri portatori del nuovo, sono i provocatori di un nuovo codice culturale, non per la loro specifica diversità ma perché rompono una stagnazione, un atteggiamento sociale dominato dalle abitudini e dalla rigidità degli schemi mentali. Sono coloro che rendono manifesta la fragilità della vita e ci richiamano ai valori di solidarietà e di unità. Il portatore di handicap è quella persona che ti fa sentire te stesso facendo di te il vero disabile.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Lai. Ne ha facoltà.
LAI (P.d.L.). Presidente, Assessori, colleghe e colleghi, nella delibera numero 55/33 del 16 dicembre 2009 della Giunta regionale, oggetto della mozione all'esame dell'Aula, si rileva una crescita costante in questi anni dei programmi personalizzati a conferma del valore di una esperienza positiva e innovativa. Si è passati da 5246 programmi nel 2004 a 28.351 presentati fino al 30 settembre 2009. Bambini, giovani, adulti con disabilità grave, con percorsi educativi e di promozione dell'autonomia e integrazione della famiglia e poi, secondo gruppo, anziani non autosufficienti, ultrasessantacinquenni con finalità di conservazione dei livelli di autonomia. Va detto però, onorevole Caria, a onor del vero, che il collega Gallus non ha detto che ha ereditato un disastro e quindi penso che abbia frainteso, ma si tratta di rimettere in moto una macchina assai complicata, almeno questo mi è parso di intendere.
Si nota che è necessario rivedere le tabelle di finanziamento al fine di rientrare nel budget stabilito nel programma annuale con scadenza settembre 2009 da attivare nel 2010 che aveva stanziato solo 77 milioni e 500 mila euro contro un fabbisogno di oltre 130 milioni di euro.
E' possibile anche constatare che, da parte della Giunta regionale, in particolare da parte dell'Assessorato della sanità, ci si muove per contenere il più possibile il taglio alla spesa sociale con un'azione importante che si è concretizzata nella ricerca di tutte le risorse rinvenibili nelle pieghe del bilancio del 2009 affinché possano essere utilizzabili nei programmi personalizzati del 2010. Credo che la volontà di mantenere le risorse vada riconosciuta alla Giunta e all'Assessore. Naturalmente esistono alcuni problemi da risolvere, come l'accertamento della situazione ISE, ovvero se si debba procedere a un accertamento sul singolo oppure, come si sostiene in una sentenza del TAR Sardegna, sull'intera famiglia alla quale il disabile appartiene. Purtroppo, sotto il profilo generale, questi aspetti relativi all'accertamento ISE costringono a estendere il diritto all'erogazione togliendo probabilmente risorse da quelle destinate alla legge numero 162. Questo è un aspetto delicato perché incide sui parametri dei finanziamenti concessi e occorre quindi una valutazione attenta e ponderata che porti a una decisione equa che non leda i diritti e le prerogative dei disabili e dei non autosufficienti.
In considerazione del gravissimo momento di crisi economica e occupazionale che la nostra Regione sta attraversando, si sottolinea che le risorse in bilancio non solo non sono infinite ma si sono ridotte ulteriormente in virtù di una serie di nuovi fronti di spesa che purtroppo si sono aperti. Mi riferisco alle misure di contrasto della povertà messe in atto in maniera ingente proprio da questa Giunta. Quindi come medico vicino a queste problematiche sento il dovere e la volontà di ricercare soluzioni ulteriori magari nel collegato alla finanziaria, affinché questa diminuzione possa essere ridotta sensibilmente e, se è possibile, annullata del tutto.
Sempre così per quella che può essere la mia sensibilità, doverosamente intensa, io penso che si possa cogliere nell'impegno dell'Assessore la volontà precisa di preservare le risorse relative all'assegno di cura e penso anzi che si siano incrementate salvaguardando così i livelli essenziali di assistenza. Anche il rispetto della tabella di finanziamento in vigore è un ottimo punto di partenza sul quale la Giunta ha atteggiamento costruttivo e aperto a cui ogni consigliere, oltre gli schieramenti, può dare il suo contributo e la sua visione critica se necessario. La volontà politica di rappresentare il mondo delle famiglie dei disabili e non autosufficienti che altrimenti non avrebbe voce, ritengo debba essere rispettata e meriti attenzione speciale da parte nostra e di quest'Assemblea; anche nei processi più complessi di elaborazione e di bilanci sanitari, come in questo caso, devono essere sempre fatti salvi margini di intervento che permettano di recuperare maggiori risorse attraverso tutte le misure possibili dalla singola delibera di Giunta a interventi in fase di collegato alla finanziaria.
Sono certo che, sia la Giunta sia tutta la maggioranza, siano pienamente consapevoli e disponibili a una visione costruttiva sull'intera questione relativa ai progetti personalizzati per i disabili e non autosufficienti. E se la legge numero 162 del 1998 si configura come un investimento per le casse pubbliche non dovendo più ricorrere all'assistenza ospedaliera molto più onerosa, allora siamo ulteriormente motivati a farlo e ritengo che l'Assessore sia consapevole anche di questo aspetto.
La strada delle indagini conoscitive in studio da parte dell'Assessorato sarà uno strumento utile per migliorare ulteriormente tutti i servizi alle persone con disabilità e agli anziani di oltre 65 anni. Credo giusto che, su questi temi, non ci dividiamo tra maggioranza e opposizione perché tutto quello che si può fare per garantire diritti sacrosanti e migliorare la qualità di vita di chi è colpito da gravi disabilità, anziano e non autosufficiente, meriti tutto il nostro impegno senza pregiudizi, divisioni, ideologie che mal si adattano a tale delicata disciplina.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Presidente, io non sono un tecnico, non sono un operatore come l'onorevole Gallus, sono un consigliere regionale, sono in minoranza, e devo dire che anche prima di fare una critica mi interrogo su che cosa avrei fatto io al loro posto, che cosa avrei fatto io al Governo, cerco di capire i motivi. Ora, su questo taglio, su questa delibera sui piani personalizzati, sul taglio generalizzato di 1000 euro, non sono riuscito a darmi una spiegazione. E' sbagliato, è fondamentalmente sbagliato. Io credo che sia vergognoso tagliare i fondi per le persone con disabilità e, quando abbiamo discusso la finanziaria, abbiamo predisposto un emendamento. Ci siamo resi conto che le domande sono aumentate, aumenta per fortuna anche l'anzianità, la vita delle persone, con essa la cronicità, e quindi l'esigenza anche di un adeguato supporto nelle famiglie. Per la prima volta abbiamo visto 7 mila persone tagliate fuori, da 21 mila a 28 mila, e ci siamo chiesti come reintegrare in finanziaria, abbiamo predisposto un emendamento, emendamento che avete bocciato ma la soluzione che avete individuato è ancora peggiore: "Visto che non abbiamo ripristinato i fondi, tagliamo 1000 euro a ciascuno e non fa male a nessuno".
No, fa male a tutti, perché fare una scelta come quella che abbiamo fatto, anche nella scorsa legislatura, quella, sì, al di là degli slogans del Programma regionale di sviluppo, mettere la persona al centro, al centro delle politiche, considerare la persona nella sua globalità, nella sua interezza, sapere che non esistono categorie stereotipate di persone, che non esiste la disabilità, ma esiste una persona, una persona che ha necessità di un supporto e quindi anche di un'integrazione che è socio-sanitaria, derivava anche l'idea guida del Piano sanitario regionale. Anche perché (lo diceva uno striscione nel corso della manifestazione che si è tenuta qualche settimana fa da parte dei disabili, delle loro famiglie, delle loro associazioni) disabili si diventa, siamo tutti vulnerabili, basta un incidente, una malattia, anche situazioni contingenti; allora è un problema che riguarda tutti, non riguarda il buon cuore, non riguarda neanche gli ultimi, riguarda la persona. Io credo che per questo non dobbiamo cadere nell'errore di fare assistenzialismo, ma dobbiamo prendere la persona come riferimento per promuovere un benessere diffuso, un benessere di tutti.
Il nostro Piano sociale aveva un titolo: "Star bene insieme", e noi, con l'applicazione della "162", quindi dei piani personalizzati (nel 2004 erano duemila, nel 2009 erano 21 mila, quando abbiamo lasciato il Governo della Regione, e oggi sono 28 mila), vogliamo continuare, se ci date la possibilità, a fare in modo che ciascuna persona in Sardegna, comprese quelle con disabilità, stiano bene insieme a noi.
Credo che sia questo il compito della politica, il compito di un Consiglio regionale che vuole adottare un sistema di welfare che include un sistema integrato, a rete. Era questo il senso della legge quadro nazionale, la "328" del 2000, era questo il senso della "23" del 2005 che, con grande forza e determinazione, l'assessore Nerina Dirindin e questo Consiglio regionale hanno voluto. Io credo che dobbiamo avere fiducia, fiducia nelle risorse umane che abbiamo nelle nostre amministrazioni comunali, che abbiamo nel capitale sociale, che è rappresentato dal terzo settore, dal privato sociale e che dobbiamo avere fiducia in strumenti di coesione sociale come questo. Tagliare 1000 euro è sbagliato, è profondamente sbagliato e ingiusto, ora occorre porre rimedio e noi diciamo che dobbiamo farlo col collegato; però questo collegato, tra l'altro, non sappiamo che fine ha fatto, allora diciamo che va fatto con la prima legge utile.
Noi dobbiamo garantire il supporto e l'assistenza reintegrando i 28 milioni di euro. Credo che sia una scelta politica. Molte volte, anche il collega Diana, che oggi non è in Aula… la maggioranza oggi è presente con circa venti consiglieri, anche in questo momento, presidente Cucca, a conferma di quello che si diceva stamattina, però non chiediamo il numero legale, proseguiamo perché è importante proseguire.
Dicevo che noi crediamo che occorra, col primo provvedimento utile, ripristinare quei fondi. Diceva il collega Diana, qualche volta: "Ma perché pensiamo sempre agli ultimi? Non è che dobbiamo occuparci sempre degli ultimi, ci sono anche persone che stanno bene in Sardegna, dobbiamo occuparci anche di quelle". Certamente, però partiamo da chi tra di noi ha maggiori bisogni, ha maggiori esigenze, perché da lì misuriamo la qualità del nostro intervento e della nostra politica. La persona al centro per noi vuol dire questo, non è uno slogan, perché altrimenti l'altro slogan è che "lo sviluppo parte dall'io", cioè dall'individualismo, ancora una volta è quello che state mostrando. Noi diciamo che bisogna ripristinare al più presto quei fondi, che bisogna farlo con la prima legge utile, che bisogna farlo tenendo conto che è stato fatto un taglio alla giustizia sociale, ai diritti. Noi riteniamo che occorra salvaguardare il livello essenziale delle prestazioni, che occorra, attraverso anche percorsi di studio, di ricerca, di controllo, di verifica, capire se effettivamente ogni euro che spendiamo è speso bene. Quindi siamo d'accordo con lei, lo abbiamo detto e lo abbiamo scritto, assessore Liori, che bisogna attivare tutte le forme di controllo. Però questo non può essere un alibi per non ripristinare i fondi, perché la maggior parte, la stragrande maggioranza delle famiglie che hanno a casa una persona disabile, e le stesse persone disabili, sono persone che sicuramente non cercano di frodare attraverso i finanziamenti che la Regione eroga, ma, come tutti noi, hanno necessità di essere inseriti in un sistema sociale. La scelta che noi abbiamo fatto è quella di non favorire l'istituzionalizzazione, penso al progetto "Ritornare a casa", penso allo stesso sviluppo che abbiamo dato ai piani personalizzati della "162", penso al progetto domotica, devo dire che alcuni comuni oggi si lamentano, assessore Liori, del fatto che sono finiti i fondi e non possono andare avanti col progetto domotica per dotare le abitazioni delle persone con disabilità di quegli ausili che permettono di vivere una vita dignitosa.
Io credo che quello che abbiamo fatto nella scorsa legislatura debba avere continuità, almeno in questo campo, state scardinando tutto, mantenete almeno nel sociale quei passi in avanti che abbiamo tentato di fare nella scorsa legislatura. Io credo che il compito di questo Consiglio regionale sia quello di garantire la personalizzazione dei servizi, la co-progettazione degli stessi servizi, cioè progettare insieme alle famiglie che hanno delle persone con disabilità, alla stessa persona con disabilità. Co-progettare il servizio e, insieme a loro, verificarne l'efficacia e l'efficienza, controllare se quel servizio offre veramente un'assistenza, un supporto, che è utile, con una moderna rete di servizi sociali integrati, promossa con quei piani di zona che, nella nostra legislazione regionale, si chiamano PLUS. Assessore Liori, io ho avuto modo di chiederle, già nel dibattito sui centri di aggregazione sociale, sugli oratori, se i PLUS continuano a esistere, se i distretti socio-sanitari nei quali abbiamo diviso la Sardegna stanno progettando dei piani di offerta per il loro territorio, se trovano risposta attraverso i finanziamenti della Regione, insomma se diamo effettività alla legge numero 23, una legge dei servizi alla persona che, per quello che ci riguarda, è un fiore all'occhiello, anche quello, della scorsa legislatura.
Allora, le chiediamo, assessore Liori, che cosa si sta facendo nei servizi sociali di questa Regione, se si va in continuità, oppure se è intenzione della Giunta regionale cambiare sistema e quindi, attraverso disegni di legge, che magari vorrete proporci, modificare la situazione. Però, nel frattempo, finché le leggi ci sono, bisogna attuarle. Allora noi vi chiediamo con forza di rimediare a questa grave lacuna, a questa vergognosa lacuna, e di ripristinare i 28 milioni che servono a ciascuna famiglia, a ciascuna persona con disabilità, per poter continuare la loro assistenza, per poter continuare una vita dignitosa, per poter essere inseriti, come ciascuno di noi, nel contesto della comunità nella quale operano e nella famiglia nella quale si trovano.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Agus. Ne ha facoltà.
AGUS (P.D.). Presidente, onorevoli Assessori, onorevoli colleghi e colleghe, questa norma, a mio avviso, è una norma di grande rilievo; possiamo considerare sicuramente, la legge numero 162, una buona pratica, anzi un'ottima pratica. Dal taglio dell'attenzione che le istituzioni hanno verso i più deboli, verso gli ultimi, gli emarginati, per moltissimi versi si ha anche il segno tangibile dello spessore di una società, quindi di una nazione, di uno Stato, di una Regione. Il mio sarà un intervento di sottolineatura ulteriore della mozione presentata, ricordando che la delibera del 16 dicembre 2009 veniva approvata sui Piani di sostegno personalizzati, di cui alla legge numero 162, in essa si evidenzia la decisione, visto l'aumento degli utenti aventi diritto, di operare un taglio su ogni progetto personalizzato rispetto al livello finanziario degli anni precedenti.
Certamente è stata una scelta non facile che, credo in primis l'assessore Liori e la Giunta, hanno dovuto adottare per far fronte all'aumentata richiesta; ma questo non deve essere un limite, non deve essere un elemento penalizzante, anzi, questo è un elemento importante, da cui partire per capire, anche da parte dei cittadini bisognosi, l'attenzione posta nei riguardi della legge. Quindi l'Amministrazione regionale, su quella base, deve ipotizzare una risposta ai bisogni emergenti. Spesso diciamo che molti bisogni sono nascosti, perché a volte si ha paura di esternarli proprio perché, da parte dell'istituzione, c'è questa non attenzione o disattenzione. Tanto per fare uno degli esempi più classici, cito il caso di familiari affetti da patologie psichiatriche che si tenevano chiusi in casa, quasi per paura, per nasconderli, perché era un elemento negativo per la famiglia, quando invece le istituzioni si sono liberate da queste resistenze, e il problema cominciava a essere visto come un problema importante da affrontare, i bisogni hanno iniziato a emergere e a venire alla luce, riuscendo in qualche maniera a quantificare e a valutare il bisogno e quindi anche in questo caso programmare le dovute risposte. Dicevo, è sicuramente un elemento che ha creato problemi all'Assessore, in primis, e alla Giunta, ma che non deve essere elemento caratterizzante dei tagli.
Questa legge, quindi, così come recita la mozione, dal 1998 in Sardegna ha maturato un'esperienza positiva e innovativa perché prevede la coprogettazione, come hanno detto anche i colleghi, di piani personalizzati di sostegno tra persone con disabilità e le loro famiglie e le istituzioni, nonché la possibilità della scelta degli operatori professionali da parte dei diretti interessati. Quindi, senza ombra di dubbio, è un'esperienza di grande innovazione e progresso, come ho detto poc'anzi, e la stessa esperienza sarda pare sia diventata una buona pratica di eccellenza nazionale, io credo che la Regione Sardegna debba mettere in fila le buone pratiche nei diversi settori, perché le buone pratiche sono l'indice delle emergenze, sono anche l'indice delle cose più importanti da fare, per dare risposte ai bisogni dei cittadini.
Quindi, ripeto, è una buona pratica, addirittura di eccellenza nazionale, così come nella mozione è stato richiamato, ed è citata "nel Rapporto di monitoraggio del Piano d'azione nazionale per l'inclusione sociale 2003-2005 a cura del Ministero del lavoro e delle politiche sociali". Parrebbero non esserci più dubbi, anche alla luce delle recenti manifestazioni di familiari e delle associazioni, che i traguardi siano - dice la mozione - "ottenuti grazie anche ai finanziamenti stanziati sino ad oggi", anche io credo, sempre come dice la mozione, che "la Regione Sardegna ha contribuito realmente a garantire una migliore qualità della vita alle persone con disabilità e alle loro famiglie e dato risposte adeguate a misura delle persone con disabilità, specie" - come hanno detto anche i colleghi - "a quelle in situazione di gravità, con il sostegno dato in continuità a percorsi di vita di vera inclusione sociale, compresi quelli per la 'vita indipendente'".
Altro elemento importantissimo che, ripeto, sottolinea ancora una volta l'alto grado di civiltà che una nazione, una regione, una provincia raggiunge, è quello di spingere a ridare dignità all'uomo, addirittura ad arrivare a ridargli la vita indipendente, credo che sia il più alto grado di azione possibile da porre in atto. Quindi hanno attivato un percorso virtuoso di sussidiarietà che hanno reso i finanziamenti erogati non mera assistenza, ma vero e proprio investimento di risorse umane ed economiche aggiuntive a quelle della famiglia.
L'aver, dopo un decennio, introdotto criteri di attribuzione dei finanziamenti a posteriori, con una sostanziale riduzione dei contributi, ha disorientato sicuramente utenti e famiglie, compresi gli enti locali, che chiaramente si sono visti bussare alle proprie porte per cercare di recuperare quelle mancate risorse, magari traendole da altri capitoli di bilancio per far fronte alle attese vanificate. Le persone con disabilità e le famiglie avevano già avuto indicazioni predeterminate, come abbiamo detto, quindi i tagli hanno creato grave danno all'utente e alle famiglie, ma, come detto, anche al comune, quale istituzione più vicina al cittadino, che non riesce più a dare adeguate risposte alle esigenze legittime delle proprie comunità, in particolare alle persone più deboli verso le quali dovranno essere rese disponibili altre risorse a discapito di altri servizi alla persona, creando un ulteriore squilibrio nella rete socioassistenziale e nel sistema della sicurezza sociale. Ai tagli, non dimentichiamolo, va aggiunto il fatto che i singoli progetti sono bloccati dal 2005, mentre nel frattempo c'è stato l'aumento dei costi onorari del personale (tabelle Inps e contratti collettivi di lavoro) che hanno, di fatto, già eroso una quantità di servizi a disposizione di ogni singola persona con disabilità grave.
Così come enunciato nella mozione, si calcola per 21 mila famiglie sarde, rispetto agli anni precedenti, una diminuzione di circa 3 milioni complessivamente di ore di assistenza. Tenuto conto che la legge numero 162 ha contribuito a dare lavoro a circa 14 mila operatori professionali impiegati nei compiti di cura, assistenza sociosanitaria ed educativa, si paventa con il taglio in atto un ritorno, per molti operatori, nelle liste di disoccupazione, o la ricacciata nella piaga del lavoro nero, diffuso nei servizi alla persona e che ora contribuisce invece alla fiscalità generale come tutti i lavoratori.
Con la suddetta mozione si chiede, quindi, alla Giunta regionale di salvaguardare il livello assistenziale, di assistenza sociale raggiunto in dieci anni di ottima applicazione della legge, tutelando i 28.321 sardi in situazioni di handicap grave, aventi diritto ai finanziamenti dei progetti personalizzati e coprogettati tra istituzioni locali, famiglie e persone con disabilità attraverso il reintegro del taglio di 1.000 euro per ciascun progetto. Come è stato detto anche dai colleghi, si può attuare all'interno del disegno di legge numero 78, "Disposizioni nei vari settori di intervento", collegato alla manovra economica finanziaria 2010.
Credo che ci sia, come in altri casi, da parte di tutto il Consiglio, mi sembra, al di là di qualche distinguo, la disponibilità a tener presente questo aspetto e, al di là degli interventi della maggioranza, a dare maggiore attenzione al fatto che le schede di adesione debbano essere puntualmente verificate e controllate, perché appunto non ci siano forme di abuso, ma dico anche che, all'interno delle disponibilità dei servizi dei nostri comuni, vanno anche governate le eventuali sovrapposizioni di risorse disponibili per tali progetti. Ritengo che non ci siano grandi difficoltà, se c'è la volontà politica di farlo.
Io credo che, ne sono certo, grazie all'azione della legge numero 162, la Regione Sardegna, rispetto agli investimenti, avrà, a lungo andare, certamente è già in atto, un'importante economia socio-sanitaria. Nella mozione si è fatto riferimento principalmente all'istituzionalizzazione della disabilità che genererebbe, in ogni caso, costi ingenti rispetto all'assistenza domiciliare e ai progetti individuali previsti dalla norma. Ma pensiamo per un attimo alla non soddisfazione dei servizi per carenza di fondi, cosa genererebbero in termini di frustrazioni dei disabili e dei familiari per una vita di emarginazione e di solitudine? Ci sarebbe una rincorsa…
PRESIDENTE. Onorevole Agus, il tempo a sua disposizione è terminato.
E' iscritto a parlare il consigliere Cuccureddu. Ne ha facoltà.
CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Interverrò rapidamente, nel senso che utilizzerò pochi minuti perché credo che la mozione ponga un problema chiaro, semplice, urgente. Abbiamo in qualche maniera già toccato la discussione sulla problematica legata ai problemi della disabilità, in più occasioni, con la finanziaria e con il collegato e mi sono spesso trovato d'accordo, anche su miei emendamenti, sia con l'onorevole Espa che con l'onorevole Franco Meloni. Qui c'è un problema evidente. Io vorrei ricordare che, quando abbiamo discusso della finanziaria, sia io, ma l'intero nostro Gruppo fu l'unico a non partecipare al coro di coloro che dissero che la caratteristica più importante della finanziaria era il fatto che la si approvava nei termini, il che significa che era stata predisposta e deliberata dalla Giunta a settembre.
Ecco, questo è il classico esempio del fatto che una finanziaria fatta entro i termini può provocare degli impatti molto forti, causare dei problemi gravi, seri, serissimi, ai comuni e alle famiglie, perché anticipare la finanziaria, senza anticipare i tempi di scadenza che i comuni hanno per inoltrare le domande, implica degli effetti devastanti. Quindi la finanziaria è bene che sia una finanziaria ben fatta, efficace, seria, non è fondamentale che sia approvata il 31 dicembre, può essere approvata anche il 31 gennaio se questo evita problemi o impasse come questi nei quali ci siamo venuti a trovare.
Vorrei ricordare che i comuni hanno due scadenze, quella di aprile e quella di settembre, per accogliere le domande. Quest'anno c'è stata la sola scadenza di settembre e poi c'è stato tempo sino al 23 ottobre per inviare per via telematica le domande alla Regione. Al 23 ottobre la finanziaria era già stata fatta ed era stata fatta ribaltando le spese dell'anno precedente, quindi calcolando lo storico senza immaginare che ci sarebbero potute essere maggiori domande per via di una maggiore conoscenza della legge e anche per via - ce lo dobbiamo dire chiaramente - di una crisi così grave (che attraversiamo anche in Sardegna) che, in qualche maniera, ha costretto persone che, pur avendone diritto anche prima, non ricorrevano a questo strumento magari per dignità o per non necessità, a farlo; anche questo indirettamente funge da sorta di ammortizzatore sociale.
Essendo stata stilata la finanziaria senza un quadro preciso delle esigenze si è trovata una soluzione che credo non sia una delle migliori, quella di tagliare, in maniera indistinta e indiscriminata, 1000 euro a tutti i beneficiari. Nel mio comune abbiamo beneficiari che hanno 1.800 euro in un anno, abbiamo beneficiari che hanno 2.200 euro; levare 1000 euro significa dare un contributo, che credo rifiuteranno evidentemente, di circa 60 euro mensili, un'ora e mezza a settimana, più o meno, di assistenza. Posto che sappiamo che queste risorse servono per garantire un minimo di sollievo alle famiglie che purtroppo sono colpite da questi gravissimi problemi e per consentire loro di condurre un minimo di vita sociale, ma servono anche alle persone, agli anziani, perché è vero che in Sardegna forse si è abusato dello strumento della legge numero 162, diamo assistenza anche gli anziani, però ormai si sono abituati a questo genere di assistenza e grazie a questa assistenza riescono a garantire alcuni servizi essenziali alla persona. Ecco, io credo che la Giunta regionale debba intervenire rapidamente.
Preannuncio che il nostro Gruppo voterà favorevolmente la mozione presentata dai consiglieri di minoranza, primo firmatario l'onorevole Espa. Anch'io concordo su quanto diceva l'onorevole Bruno, sul fatto che vincolare la Giunta a individuare nel collegato, che non sappiamo neppure quando esamineremo, è forse estremamente limitante e non so quanto utile neppure per raggiungere l'obiettivo, per cui chiediamo che la Giunta reperisca le risorse. Credo che il bilancio della sanità sia sufficientemente ampio per cui si possa riuscire con qualche accorgimento a trovare le risorse necessarie per consentire a chi ha fatto domanda nei termini, a chi ha acquisito i diritti, a chi è stato riconosciuto l'handicap previsto dalla legge numero 104, articolo 3, comma 3 (quindi stiamo parlando di invalidi molto gravi), di poter fare affidamento sulla serietà del Consiglio regionale, sulla serietà dell'istituzione regionale e quindi di poter contare su ciò che le leggi garantiscono senza fughe in avanti o colpi di mano come quelli attuati dalla Giunta.
Volevo altresì dire che in qualche maniera dispiace anche a me vedere tra il pubblico tante persone che hanno lasciato le loro famiglie per un lunghissimo dibattito mattutino, e sono presenti anche questa sera, perché siamo consapevoli della scarsa utilità dello strumento delle mozioni, per quanto il dibattito poi sia sempre interessante e ci siano sempre contributi, spunti e punti di vista differenti, di fatto dobbiamo avere garanzie dalla Giunta di un intervento rapido su questo preciso problema. Tutte le discussioni fatte sono sicuramente utili per consentire di riaprire un dibattito sul problema della disabilità, che credo vada fatto in maniera complessiva perché non ci dobbiamo negare - credo che molti colleghi sindaci qui possano testimoniarlo - che a volte le risorse che noi diamo, in prima battuta, almeno il tentativo è sempre questo, sono utilizzate perchè i familiari ci chiedono di poter assumere un cugino, un cognato, un parente e quindi spesso in qualche maniera si ritiene che l'avere un portatore di handicap per una famiglia possa diventare una risorsa occupazionale per risolvere qualche problema.
Io credo che gli ammortizzatori sociali ci debbano essere in questa situazione di grave crisi, ma dobbiamo restringere il perimetro dei beneficiari a chi realmente ne ha necessità; questo può essere fatto a partire dai bandi dell'aprile del 2010. Chi ha avuto diritto in base alle norme vigenti deve veder riconosciuti i propri diritti, altrimenti sarebbe grave e il Consiglio regionale perderebbe ulteriore credibilità, oltre a quella che abbiamo perso stamattina con il lungo dibattito.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Porcu. Ne ha facoltà.
PORCU (P.D.). Presidente, colleghi, Assessore, se mi consente, Assessore, vorrei proporle un approccio leggermente diverso da quello che hanno sottolineato i colleghi, un approccio che ci è utile anche per capire come la materia, di cui discutiamo oggi, che è relativa, appunto, ai piani personalizzati e al fatto che i singoli progetti abbiano subito un taglio secco di 1000 euro, sia collegata con il tema più generale di riforma del sistema sanitario. Il motivo è che abbiamo colto e non abbiamo difficoltà a cogliere che l'Assessorato - e la maggioranza - ha fatto la scelta di aumentare il numero dei soggetti assistiti, che passano da 21 mila a 28 mila, ha anche incrementato leggermente le risorse, ma il numero di soggetti, in particolare i soggetti anziani, che cresce del 33 per cento, ovviamente è tale da non consentire lo stesso livello di assistenza per tutti i progetti.
Assessore, ci ricordava il collega Espa, che ringrazio per aver posto il tema all'attenzione del Consiglio, che il taglio di 1.000 euro significa che, per alcuni di questi piani, la riduzione arriva al 66 per cento rispetto ai contributi erogati per il 2009 e nei casi dove l'impatto è minore arriva a circa il 33 per cento. Allora, prima di prendere questa decisione così importante, io mi sarei aspettato di inquadrare questa delibera all'interno dei benefici della riforma che ci è stata annunciata, direi sbandierata, se mi consente, con la legge numero 3 approvata ai primi di agosto di quest'anno. Una legge per la quale si parlava di un'ottimizzazione, allora si è parlato di costi, io spero che quella ottimizzazione fosse vera e che gli intendimenti non fossero altri (magari di moltiplicare i centri di costo o anche le posizioni all'interno del sistema sanitario), cioè quella nuova possibilità, di scorporare ospedali in aziende ospedaliere e di prevedere macroaree, doveva comportare, per il sistema sanitario regionale, l'ottimizzazione dei risparmi in modo tale da consentire la copertura dell'eventuale deficit sanitario e comunque la possibilità di un'assistenza di una qualità maggiore.
Sono andato allora, fiducioso, a vedere le delibere con le quali è stato previsto lo scorporo di queste aziende ospedaliere e devo dire, Assessore, lei conoscerà l'argomento certamente meglio di me, non ho trovato in nessuna delibera alcun cenno sui piani di scorporo e su come questi piani di scorporo dovrebbero portare benefici o in termini economici o almeno in termini di qualità dell'assistenza sanitaria svolta. Ho avuto la possibilità di approfondire un unico caso, ma mi risulta che nei piani di scorporo fossero stati addirittura in alcuni casi previsti degli aumenti di costo, per il semplice fatto che scorporando strutture ospedaliere si è costretti a creare strutture che prima non c'erano e che magari erano all'interno della ASL che potrebbero addirittura portare aumenti di costo.
Quindi, non ho trovato risposta all'interno delle delibere su queste ipotetiche ottimizzazioni e sono passati sei mesi. Allora, fiducioso di trovare risposta, sono andato a leggere la delibera sulla istituzione della macroarea Sardegna, perché buon senso vorrebbe, quando si prevede una riforma, che è una riforma radicalmente diversa da un percorso iniziato negli anni scorsi, con la legge sui servizi sanitari, col piano sanitario, con l'avvio dei piani strategici di alcuni ospedali, con la razionalizzazione della rete ospedaliera, con il contenimento dei tetti di spesa per i laboratori privati e per la sanità privata, con il contenimento della spesa farmaceutica, eccetera, in qualsiasi attività, in qualsiasi agire umano, non solo nell'attività di amministrazione della cosa pubblica, che, quando si abbandona un percorso, un progetto, un piano, si confronti il progetto che si lascia, e gli effetti di quel progetto nel tempo (come sappiamo poi la riforma del sistema sanitario regionale è partita tardi anche nella scorsa legislatura e quindi certamente non aveva dispiegato completamente i suoi effetti), con il nuovo percorso.
Allora, con questo intendimento ho letto la delibera di istituzione della macroarea, pensando di trovarvi all'interno ottimizzazioni e motivi che potessero indurci all'ottimismo rispetto alla qualità dell'assistenza che i cittadini sardi potranno avere negli anni futuri. Ecco, anche in questa delibera si parla di funzioni, si parla di azienda consortile, ma non c'è alcuna traccia né in termini di risparmi e di economie, ma neanche in termini di qualità dell'assistenza dovuta agli effetti di questa riforma. E sono passati sei mesi! Sono passati sei mesi, Assessore!
Allora, vede, noi siamo costretti qui a parlare di 28 milioni di euro che ci mancano per poter dare a questi progetti personalizzati lo stesso livello di assistenza che hanno avuto negli anni precedenti, sia quelli che l'hanno avuto fino all'anno scorso, i 21 mila, sia i 7 mila che abbiamo aggiunto e ci troviamo a farlo nel contesto di una riforma i cui effetti, dopo sei mesi che è stata deliberata frettolosamente in questo Consiglio e senza alcuna discussione in Commissione sanità... Presidente, la ringrazio, le chiedo anche...
PRESIDENTE. Scusate, c'è un brusio insostenibile. Grazie.
PORCU (P.D.). Presidente, noi le facciamo notare che continuiamo a non chiedere la verifica del numero legale ma immaginiamo che i colleghi presenti siano interessati, altrimenti a questo punto li invitiamo a lasciare l'aula, noi non chiederemo il numero legale, però è paradossale che i pochi che ci sono non diano neanche la possibilità di fare un ragionamento.
Allora, ci troviamo a discutere di 28 milioni di euro contestualmente a una riforma drastica di cui non conosciamo gli esiti, ma che sappiamo non ha dato buoni risultati in altre Regioni, perché lo scorporo di ospedali può anche costringere a comportamenti non virtuosi obbligando gli ospedali a trovare il modo di raggiungere un equilibrio, un pareggio di bilancio che prima raggiungevano all'interno di un contesto più ampio.
Assessore, vorremmo capire perché si dice "no" ai 28 milioni di euro in più in un contesto così vago come quello che abbiamo affrontato e che non consente a noi ancora di entrare nel merito di una valutazione che non sia politica della riforma che lei ci ha proposto, perché oggi come oggi noi potremmo soltanto dire la nostra sul fatto che moltiplichiamo le posizioni del direttore generale o dire la nostra sul fatto che chi oggi è stato messo a capo delle AA.SS.LL. possa avere o meno i requisiti. Ecco, ci ritroviamo a discutere i contorni di una riforma di cui non comprendiamo i benefici, ma anche a discutere di casi molto pratici come questo, dove sempre la stessa amministrazione, in un caso, aumenta i tetti di spesa della sanità privata di 8 milioni di euro... io mi sono appellato al Presidente... il mio Capogruppo giustamente...
PRESIDENTE. Colleghi, abbiate pazienza, l'oratore non riesce a parlare! Grazie. Onorevole Porcu, il tempo è sospeso.
PORCU (P.D.). Io comunque ho finito perché sono certo che l'Assessore abbia seguito il ragionamento. Quindi, da un lato, io aumento i tetti di spesa della sanità privata di 8 milioni di euro, vedremo se poi nel piano di rientro con il Governo nazionale questo fatto sarà accolto positivamente o meno, e dall'altro discuto di 28 milioni di euro che mi mancano in un contesto di riforma drastica che dovrebbe portare dei benefici, che sono ancora oggi sconosciuti. Credo, Assessore, che ci voglia veramente un cambio di passo, che 28 milioni di euro vadano trovati e soprattutto credo che i contorni della riforma che ci avete proposto possano essere discussi, approfonditi e capiti per sapere se almeno nelle vostre intenzioni possono effettivamente portare a un qualche beneficio o se sono stati soltanto un'operazione funzionale a interessi e bisogni di altro tipo che con i bisogni della salute dei sardi non hanno niente a che fare.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Chiedo la verifica del numero legale, Presidente.
(Appoggia la richiesta la consigliera Zuncheddu.)
PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.
(Segue la verifica)
Prendo atto che i consiglieri Bruno e Randazzo sono presenti.
PRESIDENTE. Sono presenti 42 consiglieri.
(Risultano presenti i consiglieri: Artizzu - Bardanzellu - Biancareddu - Bruno - Campus - Capelli - Cherchi - Contu Felice - Contu Mariano - Cossa - Cucca - Cuccureddu - De Francisci - Dessi' - Floris Rosanna - Greco - Lai - Locci - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Valerio - Milia - Mula - Mulas - Murgioni - Oppi - Piras - Pitea - Pittalis - Randazzo - Rassu - Rodin - Sabatini - Sanjust - Sanna Paolo - Solinas Christian - Steri - Stochino - Vargiu - Zedda Alessandra - Zuncheddu.)
Poiché il Consiglio è in numero legale, proseguiamo i nostri lavori.
E' iscritto a parlare il consigliere Antonio Solinas. Ne ha facoltà.
SOLINAS ANTONIO (P.D.). Signor Presidente, onorevole Assessore, la discussione su questa mozione che stiamo facendo oggi affronta un argomento che sino a qualche anno fa spesso veniva utilizzato per scopi che poco avevano a che fare per rendere più vivibile la vita a quelle migliaia di persone meno fortunate. La "162" è stata certamente un'ottima intuizione, ancora migliore è stata in questi ultimi anni la sua applicazione nella nostra Regione. La dimostrazione è che tante altre Regioni italiane hanno utilizzato le nostre norme di attuazione per rendere anche in esse una legge migliore. Non si tratta certamente del solito contributo pubblico, non si tratta, come già è stato detto, di assistenzialismo, si tratta di finanziamenti erogati in seguito alla presentazione di progetti personalizzati approvati dai servizi sociali dei comuni e rendicontati annualmente all'amministrazione regionale. L'aumento di queste richieste non è assolutamente sinonimo di sprechi o la solita rincorsa al contributo pubblico. Il raggiungimento delle 28 mila richieste conferma che si tratta di un buon intervento, immediato ed efficace, che vuole garantire ai diversamente abili e ai loro familiari una vita migliore.
Tra l'altro, la "162" ha consentito e può continuare a consentire di diminuire il ricovero in strutture ospedaliere sia pubbliche che private facendo risparmiare alla Regione risorse importanti, mantenendo anche i livelli occupazionali oggi impegnati in questi progetti. Certamente, trattandosi di risorse pubbliche, è opportuno che la Regione, oltre a monitorare gli interventi, verifichi e controlli la spendita di questi fondi attraverso le proprie strutture, sia quelle dell'Assessorato che della Presidenza della Giunta. La verifica di come vengono spesi questi soldi è una delle principali richieste che le stesse associazioni ci hanno fatto nella riunione dell'altra settimana. Certamente i risultati potrebbero essere migliori se si introducesse per esempio, per i progetti personalizzati, la norma della validità almeno biennale. Noi crediamo che una categoria così debole non possa essere ancor più penalizzata per un problema finanziario.
Non voglio suggerire qui come poter recuperare 28 o 30 mila euro, ma credo che nei meandri del bilancio regionale ci sia la possibilità di recuperare anche più di 30 mila euro; se c'è la volontà politica di questo Consiglio non sarà certamente un problema. Si tratta sicuramente di una legge migliorabile, come tutte le leggi e come tutte le norme di attuazione. Se modifiche ci sono da fare, facciamole subito, alcune le ha indicate il collega Marco Espa, altre l'onorevole Gallus. L'importante è non tornare indietro ma cercare di migliorarsi guardando avanti. Oggi abbiamo una grande occasione: dimostrare che, al di là della maggioranza e della minoranza, tutti vogliamo garantire pari dignità ai diversamente abili e ai loro familiari.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Francesco Meloni. Ne ha facoltà.
MELONI FRANCESCO (Riformatori Sardi). Credo che farò un intervento appena appena diverso da quelli che ho sentito finora. Volevo premettere innanzi tutto...
PRESIDENTE. Scusi, onorevole Meloni, non la sento neanche io.
MELONI FRANCESCO (Riformatori Sardi). Non so cosa...
PRESIDENTE. Il microfono funziona, il fatto è che c'è brusio in aula quindi non si sente.
MELONI FRANCESCO (Riformatori Sardi). Dicevo, farò un intervento probabilmente lievemente diverso da quelli che ho sentito finora. Dopo aver premesso che stiamo parlando della "162", quindi di spesa sociale non di spesa sanitaria, devo dire che non si capisce perché, quando parliamo di bilancio, bisogna essere assolutamente rigorosi, quando si parla invece di spesa sociale si può essere un pochettino più superficiali.
Conosco la situazione della "162", ne conosco il significato, la conosco molto bene per varie ragioni che non è il caso al momento di citare. Conosco quindi la sofferenza delle famiglie che hanno al loro interno un soggetto, un componente con un handicap, una sofferenza profonda come si può facilmente immaginare per le condizioni talora strazianti di persone che si amano disperatamente e, più sono malate, più si amano con una sofferenza che davvero strazia il cuore. Quindi direi per istinto: "Mettiamoci tutti i soldi che ci chiedono o che servono, roviniamoci se è necessario, ma mettiamoci i soldi se servono ad aiutare questa gente". Questo anche al di là dei toni di allarme, dati dal collega Espa e dal collega Caria, sui quali io personalmente ho qualche dubbio. Non tutti finiscono nei ricoveri ospedalieri, non tutti per una riduzione di 1.000 euro vanno in RSA, non tutti sono gravissimi, non tutti sono a ventiquattro ore.
Al di là dei toni polemici usati dalla collega Barracciu sui 5 milioni, 6 milioni che l'assessore Liori ha aggiunto ai tetti di spesa delle case di cura, vorrei dirle, collega Barracciu, che quei soldi non sono stati regalati, sono soldi per prestazioni che le case di cura hanno effettuato a gente normale, a cittadini normali, esami radiologici, interventi operatori, quindi non è possibile che ogni volta quei soldi diventino la ragione dello sfascio delle casse della Regione e delle ingiustizie che questa Giunta e questa maggioranza stanno perpetrando. Non è così.
(Interruzione)
Glielo dico io, onorevole, che conosco bene la situazione perché ero Presidente delle case di cura private, incarico dal quale mi sono dimesso diventando consigliere e rinunciando anche a un cospicuo stipendio, se lo posso dire.
Comunque, al di là di questo, tornando al discorso sulla "162", siccome io credo di essere qua, che tutti siamo qua, per fare gli interessi dei sardi di oggi ma anche di quelli che ci saranno domani, io ho l'obbligo morale di pormi un problema, obbligo morale che abbiamo probabilmente tutti quanti, cioè: come spendiamo i soldi della "162". Siamo sicuri che questi soldi abbiano un effetto positivo anche sul nostro PIL, sulla nostra ricchezza complessiva?
PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LOMBARDO
(Segue MELONI FRANCESCO.) E' vero, buona parte diventano consumi però è questa la strada che serve a far crescere la torta della nostra ricchezza perché, guardate colleghi, se non cresce la torta, domani non avremo più risorse per distribuirle a nessuno. Voglio dire che dobbiamo riflettere con attenzione perché non possiamo, per aiutare la Sardegna di oggi, preparare un disastro per quella di domani, preparare un disastro per la Sardegna dei nostri figli e dei nostri nipoti. Quindi, con grande sofferenza, avanzo la mia proposta chiedendo alla Giunta e a noi stessi di integrare sicuramente le risorse ma nei limiti del possibile, del ragionevole e dell'equilibrato. Passiamo quest'anno da 21 mila a 28 mila piani, l'anno venturo saranno probabilmente 30 o 35 e così via. Però è meglio che non siamo ipocriti, non possiamo crescere all'infinito. Cambiamo i criteri di taglio, Assessore, non più 1.000 euro, facciamolo a percentuale eventualmente. Io credo che, se noi integriamo le somme disponibili con risorse per quello che sarà possibile, arrivando a un taglio percentuale del 5, 6, 7 o 8 per cento, nessuno solo per una riduzione di questo genere finirà in RSA o verrà ricoverato in ospedale; così potremo riuscire ad aiutare tanta gente evitando le preoccupazioni e i disastri che ci hanno annunciato con preoccupazione i colleghi Espa e Caria, senza sfasciare le casse della Regione.
Insieme a questo, Assessore, concordo con la necessità di una verifica attenta e severa, una revisione della legge e delle procedure connesse. Bisogna eliminare gli sprechi se sprechi ci sono, in maniera che davvero aiutiamo chi ne ha bisogno, ma intendiamoci, "bisogno" è bisogno sanitario, non è bisogno da povertà, questa è una legge, non dimentichiamolo, e bene ha fatto il collega Espa a ricordarlo, fatta per combattere l'handicap, non per combattere la povertà. Non lo possiamo ignorare.
Chiudo, chiedendo all'assessore Liori, anzi chiedendo ad Antonello Liori, un uomo sensibile che conosce la sofferenza, di fare al Consiglio una proposta, la più equilibrata e ragionevole, che sia possibile approvare con il prossimo collegato o, come diceva il collega Bruno, con la prima legge utile. Grazie dell'attenzione.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Uras Luciano. Ne ha facoltà.
URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Presidente, tempi cupi, e anche cupa illuminazione! Stiamo rimanendo nella penombra, come fossimo dei clandestini. Invece questo è il Consiglio regionale della Sardegna ed è chiamato a discutere su una mozione che riguarda uno dei temi di cui il centrosinistra può fare certamente vanto, per come ha saputo gestire questa partita nella precedente legislatura. Questo lo dico perché è da tutti riconosciuto e anche perché ci sono dei dati oggettivi che mi piace ricordare.
Mi piace ricordare, in modo specifico, per esempio i criteri e l'entità di riparto dei fondi che lo Stato ha assegnato a questa funzione, nel 2008 e anche nel 2009; uno Stato che, mentre in Sardegna veniva stanziato un primo significativo intervento da 120 milioni di euro, con la finanziaria del 2007, stanziava una somma complessiva nel 2008 di 299 milioni di euro circa, da ripartire nelle diverse Regioni, e nel 2009 una somma di 399 milioni di euro. Cioè, la sola Sardegna, un milione e 600 mila abitanti, con il bilancio che abbiamo, che conosciamo, stanziava una dimensione, rispetto al 2009, di oltre il 25 per cento, quasi il 30 per cento, dell'intero stanziamento nazionale. Questo lo dico, perché la "104", poi modificata con la "162", dava una funzione alla Regione, la "104" è del 1992, sono passati 18 anni, mica 12 giorni, e già allora, negli articoli 39 e 40, ma anche in altri articoli, nell'articolo 10, dove si definiscaoo le funzioni che attengono a questo argomento in capo alle amministrazioni locali, il legislatore nazionale diceva sempre e puntualmente a carico delle amministrazioni regionali e comunali, cioè prestazioni che vengono fornite direttamente dall'amministrazione regionale con risorse proprie. Uno sforzo significativo, Assessore, vista la tendenza degli aventi diritto, cioè di coloro che hanno bisogno, in crescita; il che mi dice che, nell'arco dei prossimi due anni, stanti così le cose, noi avremo una platea di soggetti in condizioni di bisogno attorno alle 40 - 50 mila unità. Una dimensione che richiederà dal punto di vista finanziario uno sforzo certamente significativo da parte dell'amministrazione regionale.
Allora non basta il taglio, anzi il taglio non si deve fare, perché il taglio va anche giustificato, lo dico sempre, lo dirò fino alla nausea, con tutto quello che manteniamo nelle casse, con un limite di spesa pubblica definita da un patto di stabilità e crescita che stabilizza la povertà e non consente la crescita, con vincoli che prescindono spesso anche dalle ragioni di natura economico-finanziaria e da un equilibrio degli sforzi che si devono garantire a livello nazionale. Il Nord leghista a cui è piegato questo Governo di centrodestra. Altro che Roma ladrona! Roma l'hanno occupata! Quella Roma lì sta drenando risorse finanziarie enormi, per garantire privilegi a una fetta della popolazione italiana, determinando condizioni di disagio sempre più acute nelle Regioni del mezzogiorno e nelle isole. Lo fa con una prepotenza, con un'arroganza di linguaggio, con una modalità veramente inaccettabile sotto il profilo di una cultura non di tolleranza, di giusta solidarietà repubblicana e costituzionale, così come le nostre leggi ci impongono, fino a colpire i bisogni più estremi, le esigenze più elementari di vita delle persone. Lo fa riducendo la presenza dello Stato nell'istruzione, lo fa riducendo la presenza dello Stato nella ricerca, lo fa riducendo la presenza dello Stato nell'assistenza, garantendo, ad altri, livelli di privilegio, pagandoli con l'acuirsi del bisogno di altri cittadini di questa Repubblica.
Allora, può lo Stato ancora una volta disinteressarsi totalmente di ciò che avviene in questa parte del paese, devastata da una crisi economica la cui responsabilità risiede tra Roma, Milano, Bruxelles, forse anche New York, ma non sicuramente a Cagliari? Può questa Regione prendere atto? Mi rivolgo anche al Presidente della Commissione bilancio, noi siamo di fronte a questo enigma: da una parte, abbiamo residui passivi incalcolabili, cioè promesse di spesa enormi, dotazioni finanziarie che non si spendono, leggi che rimangono al palo, per cui dobbiamo attivare commissioni d'inchiesta per capire il perché, e dall'altra dobbiamo tagliare 1.000 euro a testa ai progetti personalizzati, destinati a coloro che vivono condizioni di handicap? C'è qualcosa che non capisco, che non riesco a capire! Com'è che non ci sono i soldi, se i soldi non si spendono? Abbiamo riempito un bidone di fondi "nuovi oneri legislativi" in attesa di un collegato che probabilmente è stato anche spedito e di cui noi non conosciamo nemmeno le tracce, che dovremmo esaminare in Commissione bilancio a termini di Regolamento entro determinati periodi a partire dalla finanziaria, sennò si va in regime di legge ordinaria, e tutto questo a fronte di spese necessarie che invece si riducono. Che senso ha tagliare 1.000 euro a testa? E poi tagliare 1.000 euro a coloro che hanno un progetto da 2.500 euro vuol dire dimezzarlo, privare il senso di quel progetto.
Allora io chiedo, Assessore, se è possibile, se ci sarà l'occasione di chiudere positivamente questo dibattito: uno, che si torni indietro rispetto alla scelta del taglio; due, che si convochi una Conferenza di servizio, come quella che abbiamo fatto a Paulilatino nell'ottobre del 2007, che ha messo a confronto anche lo Stato con la Regione; infine, che si verifichino le possibilità di intervento legislativo per adeguare e migliorare nella prospettiva questo intervento di cui noi siamo fieri per averlo normato così bene e per essere stato un esempio di legge regionale positiva.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Massimo Zedda. Ne ha facoltà.
ZEDDA MASSIMO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Presidente, non utilizzerò i dieci minuti a mia disposizione perché già altri colleghi hanno affrontato temi che avrei voluto toccare, in particolar modo l'onorevole Espa nell'introdurre i lavori di questo pomeriggio sulla mozione che riguarda i tagli alla legge numero 162, descrivendo appunto la situazione di difficoltà, che cosa comportano questi tagli per le tante famiglie e i tanti soggetti affetti da disabilità e che cosa è nella realtà il taglio sui progetti personalizzati per le persone con disabilità.
La mozione unitaria che noi presentiamo, questa del centrosinistra, che riguarda appunto i progetti personalizzati che, proprio per i dati citati da altri colleghi, sicuramente hanno avuto una ricaduta sul territorio, hanno aiutato gli enti locali, i servizi sociali degli enti locali, hanno aiutato le persone affette da disabilità, così come le famiglie che purtroppo hanno tante persone con disabilità da curare e che sappiamo aver bisogno anche di risorse economiche per affrontare i problemi di tutti i giorni.
Ebbene, crescono le domande presentate ma i fondi non sono sufficienti. Assessore, sappiamo che la proposta di legge degli oratori, anch'essa riguardante i servizi sociali, non è una proposta che è stata scritta da lei, dal suo Assessorato, ma è nata in Consiglio regionale: forse quei 25 milioni di euro sarebbero potuti andare nella direzione di integrare i fondi dei servizi sociali per rimpinguare il fondo per la legge numero 162, invece che aiutare gli oratori che forse, nella scala di priorità, non venivano al primo posto.
Ebbene, è un modo anche questo di avvicinare la politica ai cittadini. Abbiamo discusso nella mattinata odierna del distacco tra la politica e i cittadini, di come viene visto all'esterno il nostro lavoro, di come viene valutata anche l'assenza nei lavori del Consiglio regionale. Penso che anche introdurre nuove risorse e venire incontro a quelle tante domande sui progetti della legge numero 162, appunto i progetti personalizzati per l'aiuto alle famiglie e alle persone che soffrono di disabilità o che hanno a casa una persona disabile, vorrebbe dire avvicinare la politica ai cittadini, ai bisogni di coloro che sono più sfortunati rispetto ai tanti, come noi, che invece hanno di più e hanno anche dalla loro parte la salute.
Sarebbe inoltre un modo di avvicinare anche il Consiglio regionale, la Regione tutta, agli enti locali che sono in questo caso direttamente interessati nell'affrontare questi problemi con gli Assessorati ai servizi sociali.
Le famiglie, i singoli cittadini che hanno questi problemi e vivono con persone con gravi disabilità sanno cosa voglia dire e quanto incida questo nell'ambito familiare, nella vita di tutti i giorni, non solo per coloro che sono affetti da malattie che comportano assistenza, cure costose, per non parlare del sacrificio di familiari che devono accudire altri familiari in queste condizioni di disabilità, ma soprattutto quanto tutto questo incida nella vita, nella vita familiare, nel tempo libero inesistente, nell'impedire anche lo svolgersi della più semplice vacanza. Insomma si conosce quanto questi problemi tocchino le singole persone, la vita dei singoli che soffrono di questi problemi e di coloro che sono a contatto tutti i giorni perché hanno familiari che hanno questi problemi. e quanto poi, con gli interventi della legge numero 162, con i progetti finalizzati all'aiuto a persone e famiglie in queste condizioni, risparmi la Regione, quanto ci sia, con questi progetti, un risparmio per le casse della Regione, proprio perché i costi non ricadono sul pubblico con cure ospedaliere che costano molto di più rispetto al progetto personalizzato
Per tutti questi motivi, Assessore, con questa mozione, così come lo chiediamo agli altri colleghi, anche a coloro che sono intervenuti ponendo l'accento sulle difficoltà, sui problemi, e condividendo il contenuto della mozione stessa, le chiediamo di intervenire con ulteriori risorse proprio per andare incontro a questi bisogni, a queste necessità e per alleviare le sofferenze di coloro che sono nelle condizioni di disabilità, appunto perché la politica deve andare incontro ai soggetti che più hanno bisogno, perché la Regione, con le finanziarie, deve essere solidale proprio nei confronti di coloro che più hanno bisogno. Allora in questa direzione le chiediamo di fare uno sforzo in più proprio per raggiungere l'obiettivo di coprire con le somme necessarie i costi di tutti i progetti personalizzati rivolti alle persone e alle famiglie come previsto dalla legge numero 162.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Steri. Ne ha facoltà.
STERI (U.D.C.). Il dibattito che si è svolto oggi ha, per molti aspetti, toccato la "162", la sostanza, l'applicabilità o meno della legge numero 162, ma noi oggi stiamo discutendo di tutt'altro: noi non stiamo discutendo se applicare o meno la "162", stiamo discutendo di come trovare le risorse finanziarie, non dico "se", dico "come" trovare le risorse finanziarie. Punto. Tutti gli altri discorsi sono fuori luogo, sono un di più, nessuno ha posto in discussione e credo che nessuno si possa sognare di porre in discussione i principi enunciati dalla legge numero 162. Questo che dico è tanto vero che, quando abbiamo fatto la finanziaria, sono stati presentati sul punto, per trovare le risorse finanziarie, ben due emendamenti: uno dell'onorevole Espa e dell'opposizione, ma ancor prima un altro emendamento a firma dell'onorevole Contu, che ha presentato quell'emendamento su richiesta unanime della Commissione sanità.
Quindi, diciamo subito che non c'è contestazione sulla "162", non c'è contestazione sul fatto che le risorse vadano integrate. L'emendamento dell'onorevole Contu era stato ritirato a seguito di una richiesta di maggior approfondimento sulla sufficienza o meno delle risorse che erano state messe nella legge finanziaria; per cui sotto questo aspetto non c'è nessuna contestazione, tanto è vero che - l'onorevole Espa mi darà atto - nel corso dei colloqui informali che ci sono stati anche durante la legge sugli oratori, io avevo proposto che si raggiungesse un accordo unanime per presentare un emendamento, chiedendo alla Presidenza ancorché fosse inammissibile di ammetterlo in quanto unanime, per dare le risorse finanziarie sufficienti.
Abbiamo perso solo tempo, dovevamo operare in quel senso, abbiamo fatto una discussione in cui tutti noi abbiamo detto quanto teniamo alla "162" ma non abbiamo risolto il problema, il problema sarà rinviato e, caro Marco, non sono d'accordo a rinviarlo al collegato, è troppo tardi! Allora, o presentiamo, se la Presidenza ce lo consente, un emendamento alla prima norma di legge che facciamo o predisponiamo un articolo unico, senza perdere ulteriore tempo! Stiamo parlando e stiamo perdendo tempo, avremmo già oggi dovuto risolvere il problema!
Attenzione, questo non è il solo problema che riguarda il mondo dei disagiati, ce ne sono molti altri. In Commissione noi abbiamo presentato gli emendamenti - l'onorevole Oppi era lui in prima persona partecipe - per aumentare i finanziamenti ai comuni per andare incontro alle RSA. Ma abbiamo il problema dell'AIAS, AIAS che per un certo periodo ha supplito il servizio pubblico e oggi ha visto una riduzione drastica delle prestazioni. Le riduzioni drastiche incidono sul cittadino. Non volete darlo all'AIAS? Date un servizio pubblico alternativo. Nella sostanza bisogna raggiungere un accordo per portare immediatamente una norma di legge in Aula che risolva questo problema.
Per quanto riguarda poi tutte le critiche che ha rivolto l'onorevole Porcu sulla riforma sanitaria ne parleremo in altra sede, non mi sembra questo il momento. Ovviamente siamo d'accordo sulla mozione, chiederei peraltro che al termine della discussione ci sia una sospensione di dieci minuti per verificare la possibilità di giungere a una mozione unitaria di tutta la maggioranza e di tutta l'opposizione. Ma il problema è andare immediatamente in Aula con una norma di legge.
PRESIDENTE. E' iscritta a parlare la consigliera Zuncheddu. Ne ha facoltà.
ZUNCHEDDU (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Rinuncio, Presidente.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Capelli. Ne ha facoltà.
CAPELLI (U.D.C.). Presidente, sarò anche io brevissimo, intervengo per far notare due cose all'Aula. Questa discussione prolungata, su un tema che ci trova d'accordo, ha provocato lo svuotamento della platea, non so se avete notato, sono andati via tutti, non c'è più la voglia di ascoltarci anche perché discutiamo su una cosa, i livelli essenziali di assistenza e la legge numero 162, ampiamente condivisa.
La mozione pone all'attenzione dell'Aula un argomento principale, nessuno ha fatto valutazioni sulla legge, ovviamente come tutte le leggi e soprattutto queste leggi che hanno apportato un'innovazione in ambito dell'assistenza sociale, portate ad esempio anche in altre Regioni d'Italia, hanno ogni tanto necessità di essere adeguate in qualche modo, adeguate agli eventi, adeguate alle richieste sempre maggiori, forse bisognerà rivedere i criteri o adeguare i criteri, perché quando si parla di rivedere si pensa sempre in negativo, no, si possono rivedere anche in positivo.
Perciò noi non stiamo discutendo della bontà della legge numero 162, come ha già riferito il collega Steri, ma della necessità di dare risposta a una sempre maggiore richiesta di aiuto perché la popolazione invecchia, gli handicap aumentano, il sistema sociale è in crisi, dovremmo parlare di famiglia, del ruolo della famiglia, di welfare in generale. Allora come trovare questi denari? Ne discutevamo prima con alcuni colleghi del Gruppo, io segnalerei una cosa: per esempio, il criterio di togliere 1.000 euro a progetto è un criterio corretto? E' giusto? O sarebbe stato più opportuno percentualizzare una riduzione? Perché, su un progetto da 30 mila euro, 1.000 euro incidono relativamente, mentre su un progetto da 15 mila euro incidono il doppio. Perciò forse una percentualizzazione in qualche modo sarebbe stata matematicamente più corretta anche se non corretto l'intervento, su questo non c'è dubbio; ovviamente, sulla percentualizzazione che ha un effetto più corretto non c'è alcun dubbio. Ma noi dobbiamo dare risposta a chi chiede di non interrompere l'assistenza e in alcuni casi queste riduzioni potrebbero causare l'interruzione dell'assistenza.
Si lega a questo anche purtroppo il mondo del lavoro, dobbiamo intervenire per limitare le speculazioni, mi viene in mente quanto il collega Farigu, in questa Aula, chi più di lui poteva in qualche modo illuminarci sulla situazione e su come si vive un handicap, disse: "Purtroppo dobbiamo prendere atto anche che c'è chi vive con l'handicap e chi dall'handicap ci vive". Questa non è necessariamente un'accezione negativa, secondo alcune interpretazioni sì, ma potrebbe essere anche positiva perché, come è stato riferito, 14 mila persone ruotano nel mondo della prestazione di lavoro intorno a questa problematica sociale che è tendenzialmente portata ad aumentare.
Allora, è abbastanza difficile sostenere, e vorremmo l'ausilio anche dell'Assessore del bilancio per trovare le somme necessarie, che, in un bilancio con 7 miliardi e mezzo di residui, con 7 miliardi e mezzo di residui, non si trovino 25 o 28 milioni euro; è molto difficile! Forse chi dovrebbe lavorare sul bilancio, anche all'interno del proprio Assessorato, dovrebbe trovare tra le pieghe quelle somme che, messe insieme, possano coprire questo investimento, così come potremmo scendere in tanti particolari del bilancio.
Se un progetto regionale di sviluppo pone la persona, l'uomo, al centro della nostra azione, non vorrei cadere in contraddizione, ma che cosa c'è di più al centro della persona se non il bisogno della persona, l'assistenza ai meno fortunati? Quando parliamo delle persone, in questo caso parliamo anche del nucleo familiare che ruota intorno a una situazione di handicap e di assistenza.
Io credo che si possa trovare l'unità di intenti in quest'aula, non è una mozione del centrosinistra, non può essere respinta dal centrodestra. E' una mozione sulla quale dobbiamo trovare sicuramente una via d'uscita. Tutti noi sappiamo che c'è il problema del recupero delle risorse finanziarie, fermiamoci un attimo, vediamo dove è possibile, vediamo come è possibile e troviamo una soluzione unitaria perché nessuno qui può dichiararsi contro questa soluzione, dobbiamo tutti insieme lavorare per trovarla ed è un momento ideale per poterlo fare, con il supporto ovviamente dei dirigenti e tecnici che ci aiuteranno nel muoverci tra le pieghe del bilancio per dare risposte immediate, "immediate" non vuol dire "collegato", come già ripetuto, come già detto e perciò non mi voglio ripetere nel merito dell'azione da portare avanti per dare immediata risposta a queste esigenze.
Un'ultima cosa, il fatto che nessuno più ci ascolti, probabilmente ci deve anche far riflettere sul fatto che possiamo recuperare anche noi un po' più di pragmatismo e un po' più di efficienza per dare risposte a queste persone e, nel momento in cui ci si dichiara d'accordo, metterci a lavorare subito anche sospendendo l'Aula, certo, per quei minuti necessari a trovare la stesura di un ordine del giorno che possa servire per la soluzione del problema.
Io non mi schiererò contro questa mozione, non mi schiero contro i concetti che esprime questa mozione, soprattutto nell'impegno, ma credo che si possano trovare le limature giuste perché si scriva un documento reale di impegno e non un ordine del giorno, quello che non si nega a nessuno, per poter tracciare una via di soluzione che tutti abbiamo riconosciuto essere necessaria.
Con questo approccio, vorrei ricordare che questa legge è una legge unitaria del Consiglio, è una legge che ha portato la Sardegna fuori dai suoi confini perché è stata presa a esempio da altri, come già detto, è una legge che dà una risposta a un senso di civiltà, è una legge che dice che l'uomo è davvero al centro e una Regione, uno Stato, una comunità, si riconosce per l'impegno che manifesta realmente, e non soltanto a parole, a sostegno di chi è meno fortunato. Questa è una di quelle occasioni. Abbiamo molto da tagliare, posso portare degli esempi, qualche spesa magari della pubblicità istituzionale potrebbe essere rimandata e inserita a copertura di una cosa ben più importante, qualche spesa per un eccesso di dirigenze può essere portata a coprire questo capitolo e così via. Si devono mettere insieme tanti di quei residui che possano formare una spesa tempestiva.
Altre volte noi ci siamo trovati a parlare qui della legge numero 162 perché le famiglie non avevano tempestivamente l'erogazione dell'apporto finanziario del progetto, tutto cioè era derivato dal fatto che approvavamo i bilanci con grande ritardo. Oggi abbiamo un grande vantaggio, quello di spendere bene e di spendere subito, per l'approvazione che c'è stata nei tempi previsti di legge canonici della finanziaria stessa. Noi siamo qui per dare il nostro apporto e per sostenere i principi espressi dalla mozione, per trovare tutti insieme i canali giusti finanziari per dare conseguenza alle parole e quindi coprire e non incidere ulteriormente su chi già ha avuto dei problemi nella propria famiglia e nella propria esistenza, ai quali noi non ci dobbiamo aggiungere.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Daniele Cocco. Ne ha facoltà.
COCCO DANIELE (I.d.V.). Presidente, sarò brevissimo. Volevo tranquillizzare l'onorevole Capelli dicendogli che le persone che sono andate via lo hanno fatto perché dovevano accudire le emergenze sanitarie che hanno nelle loro abitazioni, per cui erano molto interessati al dibattito, ma chiaramente sono dovute andare via.
Sarò molto breve, dicevo, per esprimere solo alcuni concetti. La persona è al centro della politica della Giunta regionale: io chiedo se queste 28 mila persone lo siano o non lo siano. Io credo che nessuno di questi 28 mila che hanno aderito ai piani personalizzati avrebbero voluto farlo, purtroppo se lo hanno fatto i motivi credo che siano molto seri, e noi lo sappiamo bene. Dico noi, sindaci dei piccoli paesi, che possiamo ben testimoniare quanto la "162" abbia fatto in modo da poter dare delle risposte ai bisogni quasi estremi di queste persone.
Non voglio dilungarmi, voglio solo chiedere all'Assessore qual è il suo impegno rispetto alla mozione che oggi abbiamo proposto, perché io ricordo un incontro del comitato "162" con i Capigruppo, in cui i Capigruppo si assunsero l'impegno, soprattutto quelli della maggioranza, di informare immediatamente e impegnare l'Assessore per poter dare una risposta immediata. Credo che, dagli interventi che si sono succeduti, questa sia l'esigenza da parte di tutti i Gruppi, e credo che assolutamente, non aspettando il collegato, ma prima, occorra fare in modo che questi 1000 euro tolti indiscriminatamente a tutti i piani vengano immediatamente reintrodotti, perché, davvero, c'è l'esigenza che questo venga assolutamente fatto.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Oppi. Ne ha facoltà.
OPPI (U.D.C.). Cercherò anch'io di essere breve, ma devo fare anzitutto un mea culpa. Quando è stato presentato l'emendamento in Aula, io mi sono dichiarato contrario, lo avevo fatto anche in Giunta, ma c'era una motivazione. Vedete, quando noi, nel lontano 2001, abbiamo attivato la "162", ringrazio Espa che fa sempre riferimento, abbiamo stabilito il modello che è valso per il 2001, per il 2002, per il 2003, poi c'è stata questa crescita esponenziale, siamo arrivati dai 200, poi 600, 1.500 sino a 2 mila;però, diceva bene Espa, chi dà le certificazioni? Questo è il vero problema.
Il mio timore in quella circostanza era questo: quando, molti anni fa (mi trovai anche allora a essere Assessore della sanità), vigeva la legge numero 40, siccome - me lo consentano i medici - ci volevano cinque anni per poter dare l'invalidità civile, medici compiacenti non negavano a nessuno la patologia della "semidemenza", per cui potevano così avere almeno quel piccolo contributo. Questo ha determinato che, a un certo punto, abbiamo pagato anche gli arretrati, 200 miliardi di allora.
Siamo di fronte a un problema grave, perché non c'è un quadro complessivo e perché contestualmente in questi anni, soprattutto in questi ultimi due anni, si è accresciuto molto perché ci sono gli anziani. Noi abbiamo sostenuto con forza, ne ha fatto riferimento prima l'amico Giulio Steri, che ritenevamo fondamentale inserire nel bilancio, quest'anno, almeno 15 milioni per quanto riguarda le RSA. Perché? Perché, avendo ridotto nell'anno precedente il budget delle RSA, abbiamo creato due problemi: ridotto il personale e non dato la possibilità a un anziano non autosufficiente di poter accedere alla RSA. Il discorso deve essere visto complessivamente, Assessore, perché è inutile incrementare le risorse finanziarie, come quest'anno, per l'assistenza domiciliare integrata, che magari non spenderemo, penso che siamo arrivati a 30 milioni, e anche lì bisognerebbe fare molta attenzione se dobbiamo avere un risparmio, perché per l'ADI, lo sanno tutti, c'è uno sperpero da un punto di vista farmaceutico e anche per quanto riguarda le protesi.
Poi va visto nel complesso, con tutto un settore a cui si è fatto riferimento. Per esempio, per tanti anni io sono stato additato per essere ogni settimana sulla stampa come l'Attila dell'AIAS. Ma l'AIAS e qualche altra clinica privata, per esempio quella del "Rimedio" a Oristano, hanno rappresentato momenti storici fondamentali, perché se non fosse esistita la clinica del "Rimedio" di Oristano, l'ospedale avrebbe fatto acqua da tutte le parti, questo lo sappiamo tutti! L'AIAS, in un momento particolare, nomino la più bersagliata, ha sopperito a carenze che erano state determinate dalla struttura pubblica.
Oggi c'è una situazione difficile, credo che vada tutto armonizzato: l'assistenza domiciliare, la RSA, magari riducendo le rette. E credo che oggi stiamo parlando di un problema che vuol significare, ecco perchè io sono pentito, 28 mila persone, valutate per una media di 4 o 5 mila euro a persona, grosso modo, perché dividendo 130 milioni di euro per 28 mila, questa è la cifra. La crescita degli anziani, caro Marco, è determinata anche dal fatto che il nucleo di valutazione magari si è un po' irrigidito, per quanto riguarda la RSA, impedendo determinati ingressi; le persone e il vecchietto che a casa non vogliono, dove va dato che non ha le risorse finanziarie? Ecco l'azione forte dei comuni anche per quanto riguarda questo; noi stiamo negando un'opportunità che è fondamentale, ovviamente il tutto va armonizzato, il tutto va controllato. Noi dobbiamo vigilare soprattutto, eseguire verifiche e controlli accurati sui soggetti che ne fanno richiesta e su chi concede le autorizzazioni. Questo è il principio e deve essere visto nel quadro generale dell'assistenza nel suo complesso. Assessore, è inutile che si ritorni ai budget del 2008, non si può dare un incremento dell'8 per cento alle cliniche private. Lei sa bene che io l'ho contestato in Giunta, e poi l'ho detto anche in altre sedi, dove addirittura hanno aumentato il budget del 60 per cento rispetto a quello stabilito, per mancanza di controlli, e poi si nega ai comuni, stiamo parlando dei comuni, la possibilità di avere quelle risorse che garantiscono un servizio fondamentale ai giovani soprattutto, a coloro i quali hanno bisogno di quell'assistenza, perché nel caso in cui venisse meno quell'assistenza, devono andare nelle strutture private.
Succede quello che è successo negli ultimi due o tre anni, quando al "15" del mese, un "povero cristo", che andava in una struttura (dove poteva andare) per una visita radiologica oppure per un esame di laboratorio, si sentiva dire: "Il mio budget è terminato", oppure gli veniva richiesto di pagare o di ritornare il primo del mese successivo. E' evidente che questo danneggiava chi? La povera gente che non aveva le risorse per poter pagare la prestazione.
Allora noi ci dobbiamo mettere la mano sulla coscienza. Ha detto bene prima Giulio, l'ha sottolineato molto bene Capelli quando ha detto che per la gente il problema, di cui stiamo parlando, è vitale, è di fondamentale importanza; dobbiamo cercare in tutti i modi di risolverlo, ne abbiamo la capacità e la possibilità. C'è anche un fondo indistinto a cui possiamo attingere, io penso che noi faremo una battaglia in tal senso.
Per quanto mi riguarda, ma penso di poter parlare anche a nome del mio Gruppo, voterò a favore, se non facciamo un ordine del giorno unitario, e apporrò la mia firma nella mozione presentata dal centrosinistra.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Vargiu. Ne ha facoltà.
VARGIU (Riformatori Sardi). Presidente, io ripartirei proprio dalle ultime parole del collega Oppi, il quale dice una cosa che, pur col modo sempre irruento che ha di prospettare le problematiche, è anche il punto di partenza a cui io credo sia vincolato il Consiglio regionale al termine della discussione che abbiamo fatto oggi, nel senso che appare evidente che sulla "162" non ci sono distinzioni legate al colore politico, c'è semplicemente la necessità di riuscire in qualche maniera a dare delle risposte sul versante sociale a problemi che, lo ha ricordato il mio collega Franco Meloni, sono sostanzialmente di carattere sociale. Questa è la premessa. In questa situazione, oggi, noi Riformatori non possiamo che essere a favore di qualsiasi intervento che abbia come obiettivo quello di sostenere i finanziamenti, gli stanziamenti della "162".
Detto questo, però, vorrei rivolgermi ai colleghi del centrosinistra e al collega Espa (il quale, con passione, difende la causa della "162", ma la difendiamo tutti insieme a lui), facendo un po' quello che hanno fatto altri, magari aggiungendo qualche elemento di riflessione ulteriore, cioè fare un ragionamento sul ruolo che la "162" ha, un ragionamento che potrebbe avere come punto di partenza o di supporto la stessa delibera numero 55/33 della Giunta regionale in carica, la quale nella sua prima pagina elenca gli interventi che la Regione attua a favore della sofferenza sociale. Li cito giusto per ricordarli in Aula: l'assistenza domiciliare a favore di anziani in condizioni di non autosufficienza; l'assegno di cura alle famiglie che si assumono compiti di assistenza e cura dei congiunti con disabilità; gli interventi immediati a favore di persone in grave disabilità; il programma "ritornare a casa"; gli interventi di sostegno economico a favore di persone con particolari patologie; la copertura degli oneri a carico dei comuni per la quota sociale per l'inserimento in servizi residenziali e semi-residenziali. Aggiungo a mente che c'è anche lo Stato con gli interventi che sono legati alla legge numero 104 e alla legge numero 18 del 1980 dell'assegno di accompagnamento.
Bene, è evidente, collega Espa, che qualche spunto di riflessione il Consiglio ce l'ha, nel senso che lei giustamente ha detto che noi dobbiamo avere come obiettivo quello del mantenimento delle persone in stato di disabilità all'interno delle famiglie, questo diventa un risparmio perché non gravano sul resto del sistema socio-sanitario. Bene, nei cinque anni di amministrazione del centrosinistra, non lo sto dicendo perché abbia intenzione di contestarvi qualcosa, la spesa della "162" è stato un intervento sperimentale, noi volevamo capire, quando la "162" è stata finanziata in Sardegna, quale potesse essere l'impatto dell'intervento economico della Regione sul tessuto sociale complessivo. In cinque anni si è passati da una spesa di 21 milioni di euro a una spesa di 100 milioni di euro.
Allora, se questo è il modo virtuoso di gestire la spesa socio-sanitaria che voi proponete, io mi immagino che sia calata la spesa in tutte le altre strutture di supporto del sistema della disabilità che noi pensiamo di non impegnare attraverso l'indirizzo verso le famiglie di interventi di assistenza. Che cosa significa? Significa che ha ragione il collega Oppi, che ci dovremmo aspettare di ridurre i posti all'interno delle RSA, di ridurre i posti all'interno delle comunità protette, degli alloggi assistenziali, delle case famiglia, dei lungodegenti all'interno della ospedalità pubblica, cioè di tutte quelle strutture nelle quali ricade, o ricadeva nel 1998, il peso dell'assistenza territoriale, per cui noi abbiamo pensato di finanziare una legge che consentisse di riportare, verso la propria abitazione, il proprio domicilio, quindi in condizioni assai più confacenti complessivamente, la persona affetta da disabilità.
Io non credo che voi ci possiate dare risultati con cui ci comunicate le RSA si sono svuotate, che le comunità protette, che gli alloggi familiari si sono svuotati e quindi tutte le strutture, dove normalmente venivano prima appoggiati dei pazienti, oggi sono semivuote e quindi stiamo risparmiando quelle famose rette di diverse decine di migliaia di euro all'anno che l'obiettivo dei Piani individualizzati poneva. La riflessione che noi dobbiamo fare è un'altra, cioè che le esigenze complessive del mondo della disabilità, del mondo degli ultrasessantacinquenni, che non hanno più un supporto familiare o che non hanno la completa autosufficienza, tendono, come in qualsiasi civiltà occidentale avanzata ad aumentare, quindi la quantità delle esigenze da parte di questa fascia di popolazione poco protetta esplode e con essa esplode la spesa pubblica; per cui dobbiamo capire con i soldi che abbiamo che cosa fare. Questo è il nodo del problema.
Nei giorni scorsi, voi avete, come me, letto che una dottoressa, non ne conosciamo il nome, dell'Ospedale Brotzu è stata scippata nei parcheggi interni dell'Ospedale Brotzu, cosa ovviamente esecrabile; nei giorni successivi, abbiamo letto che il Commissario dell'Azienda ospedaliera Brotzu ha deciso di mettere le guardie giurate nei parcheggi del Brotzu: bene, chi può dire che il provvedimento non è corretto? E' correttissimo! Costa 300 mila euro l'anno, il che significa che sono cinque infermieri in meno in giro per i reparti del Brotzu, perché con la stessa somma, probabilmente, mi correggano il collega Oppi e il collega Meloni, forse ne pagheremo 7, 8 o 10, il che significa che noi spendiamo 300 mila euro in più nella sanità senza migliorare la qualità dell'assistenza, perché il fatto che il parcheggio del Brotzu sia più sicuro non migliora di un centesimo, di niente, la qualità dell'assistenza dei pazienti sardi, e costa 300 mila euro in più.
Siccome è possibile che gli stessi problemi che ci sono nei parcheggi del Brotzu ci siano nel parcheggio del Binaghi, in quello del San Giovanni di Dio, in quello del San Francesco di Nuoro, in quello del Santissima Annunziata di Sassari, è possibile che, se noi ci poniamo in mente che un obiettivo buono del sistema sanitario è quello di proteggere i parcheggi degli ospedali affinché non ci siano episodi di violenza nei confronti di chi ci va, a noi servano 4, 5 o 6 milioni di euro in più nella sanità che non migliorano di una virgola la qualità dell'assistenza. Allora dobbiamo decidere se i 5 o 6 milioni in più in sanità li vogliamo mettere in infermieri, in macchine, in questioni che aiutano la qualità dell'assistenza o li vogliamo mettere in vigilanza, perché la somma complessiva a disposizione resta costante o comunque non si allarga oltre una certa quota, di questo dobbiamo essere consapevoli.
Quindi, il Consiglio regionale, alla fine, deve fare scelte, scelte, colleghi, io lo ripeto perché poi si tocca il problema della riforma sanitaria cosiddetta, scelte che in larga parte non sono ideologiche, e lo avete dimostrato nella scorsa legislatura, perché gli stessi colleghi che oggi si scagliano contro i tetti dell'ospitalità privata, delle case di cura private, sono quelli che hanno autorizzato il più grosso privato nazionale, il San Raffaele di Milano, giustamente io dico, a venire in Sardegna, e gli hanno dato 150 posti letto, quindi basta con questa tiritera stonata sulle case di cura private, voi avete giustamente fatto entrare in Sardegna il privato più aggressivo possibile, con la speranza che migliori la qualità del sistema, perché la sanità non è pubblica o privata, è buona o cattiva, perché al paziente, al cittadino, al sardo, poco importa se la prestazione gliela dà il privato o gliela dà il pubblico, gli importa di avere una prestazione e di averla di buona qualità, ed è il ragionamento che voi avete fatto quando giustamente avete consentito al San Raffaele di venire a Olbia con 150 posti letto.
Ecco, queste sono le riflessioni che io lascio ai dattiloscritti dell'Aula e che spero, nei prossimi giorni, quando andremo a discutere di sanità, sia possibile fare, senza pregiudizi ideologici, con voi.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare, per la Giunta, l'Assessore dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale.
LIORI, Assessore tecnico dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale. Presidente, onorevoli consiglieri regionali, intanto parto dall'intervento dell'onorevole Espa per chiedere scusa riguardo a una interpretazione errata di una mia dichiarazione che non aveva l'intendimento chele è stato attribuito. E' stata molto garbata la dichiarazione dell'onorevole Espa e quindi credo che meriti una precisazione. Io ebbi a dichiarare, il giorno della manifestazione delle famiglie che protestavano sotto il Consiglio per la scelta di tagliare 1000 euro a tutti i piani della "162", che non avevo fatto della "macelleria sociale" e che la mia scelta non era tanto grave perché se fosse stata "macelleria sociale" avrebbe richiamato comunque, da quasi 30 mila domande, almeno il 10 per cento delle persone che avevano diritto o che si sentivano toccate e quindi in dovere di protestare. Perché dico questo? Dico questo perché la scelta di tagliare 1000 euro a tutti i piani personalizzati per l'assistenza alle persone in condizioni di non autosufficienza (perché questo era lo spirito della legge numero 162) è stata fatta di fronte a una necessità, che gli Uffici mi hanno rappresentato come impellente e urgente, di scegliere se tagliare e negare il diritto a 7 mila e più nuove domande, lasciando intatti i finanziamenti per le domande precedenti, o se ridistribuire con un criterio, discutibile quanto si vuole, i fondi disponibili all'Assessore per dare risposte alle persone che, in base a una legge della Regione, avevano presentato domanda e quindi attendevano una risposta.
Perché io ho fatto la scelta di tagliare 1000 euro a tutti, così come viene detto dall'opposizione, indiscriminatamente? Mi sono appellato al principio della legge numero 162 che prevede finanziamenti di 14 mila, di 10 mila, anche di 1.500 euro alle persone che vengono suddivise per fasce di invalidità, per fasce di diritto, attraverso una tabella che viene compilata da un nucleo di valutazione. Io ho scelto di tagliare 1000 euro a tutti perché questa scelta incideva sulle domande presentate in maniera inversamente proporzionale alla gravità dei casi, che vengono divisi in base all'età, in base al tipo di nucleo familiare, in base a una serie di parametri che comunque avevano permesso di stilare una graduatoria individuando le persone che avevano maggiori bisogni e a cui bisognava dare priorità nell'assegnazione delle somme oltre che nella quantificazione dell'aiuto da parte della Regione a queste famiglie che si trovano in una situazione certamente non invidiabile.
Avrei potuto scegliere di percentualizzare in maniera uguale per tutti, comunque sarebbe stato un taglio percentuale molto importante, mettiamo il 20 o il 25 per cento, che per una domanda, alla quale si attendeva una risposta di un finanziamento di 14 mila euro, potete capire avrebbe corrisposto a un taglio importante, a fronte del quale magari, per esempio una famiglia interessata non sarebbe più stata in grado di garantire al malato una badante con la quale si era stipulato un contratto. La cifra di 1000 euro in un piano di 14 mila euro incide con il 7,14 per cento di taglio, 1000 euro a chi prende 2000 euro per i piani valutati con meno di 48 punti al di sopra dei 65 anni incidono certamente per il 50 per cento, però bisogna anche dire che il taglio di 1000 euro per chi ne prende 14 mila impedisce proprio quello che si paventa in quest'Aula, cioè che le persone più gravi si rivolgano alle strutture sanitarie facendo lievitare la spesa sanitaria.
E' un taglio doloroso al quale comunque io mi sono visto costretto. Chi è che prende 1.500 euro? Prende 1.500 euro, 2.000 euro, 3.500 euro quel piano a cui si dà un'assistenza che non è nei fini della legge numero 162, tant'è che fino a qualche anno fa, prima che nel 2005 venisse modificata la legge, non veniva finanziato questo tipo di piano, quindi a quelle persone, a cui si dà un'assistenza domiciliare che non è un'assistenza che dà risposta a una non autosufficienza derivante da una malattia, spesso si dà una risposta alla situazione di vecchiaia, di disagio sociale, a cui prima davano risposte le cure parentali, a cui prima nei nostri paesi davano risposte i vicini; oggi alla vecchietta del paese, che magari è in grado di andare a comprarsi il giornale o a farsi la spesa, si manda comunque un'assistente domiciliare che le pulisce la casa e in qualche caso le fa il pranzo. In realtà, comunque, io ho operato una scelta, una scelta che è in linea con la filosofia della legge numero 162.
Avrei potuto adottare anche un sistema misto, magari il Consiglio se lo riterrà potrà anche dirmi di farlo, io prenderò ordini certamente da quella che è la volontà del Consiglio. Stanti così le cose, io ritengo di aver fatto una scelta comunque condivisibile. Perché condivisibile? Perché mi ha permesso di dare risposta a oltre 7 mila nuove domande; 7 mila nuove domande che non sono 7 mila piani in più, perché magari qualcuno dei vecchi piani è deceduto o non rientra più nei diritti comunque, magari sono diventati 3 mila nuovi piani, però ho dato 3 mila, 4 mila nuovi finanziamenti, il che vuol dire nuove occasioni di lavoro, vuol dire nuove ore e vuol dire anche cercare di rimanere in linea con una filosofia di questo Assessorato che, per tutte le altre voci dei capitoli di spesa, da quando io sono Assessore, ha visto un incremento della spesa, un incremento dei finanziamenti, così come del resto è avvenuto da parte della Regione anche per la legge numero 162, poi lo dimostrerò con i fatti.
Diciamo che questi piani per la legge numero 162 hanno avuto un incremento notevolissimo. Voglio solo dire che, dal 2006 al 2007, sono passati da 9.222 piani a 16.895 piani, un incremento quindi di 7.000; dal 2007 al 2008, quasi di 10.000 piani in più. Vuol dire che l'incremento di spesa in questa legge sta avendo un indice che ci fa pensare che non saremo più in grado, già dall'anno prossimo, comunque, di dare risposte a tutti, il che vuol dire che la legge, pur buona, pur necessaria, pur benemerita per l'azione che ha svolto nel passato, ci obbliga a un ripensamento, cosa della quale io ho preso atto, tant'è che ho convocato le associazioni di categoria, ho sentito la FAND e la FISH, sentirò a brevissimo le associazioni dei familiari, sentirò gli enti locali attraverso l'ANCI e certamente arriveremo a una rivisitazione della legge perché, se non siamo in grado di dare risposte a tutti, ci sarà un punto arrivati al quale dovremo decidere di non dare risposte a tutti ma di darle soltanto alle persone che hanno maggiori bisogni. Certo se fossimo una regione ricca, avremmo fatto come la Lombardia, come il Veneto, ma, guardate, bisogna dirlo con orgoglio di sardi, la legge numero 162 ci ha posto ai primi posti in Italia come impegno di spesa e come tipo di risposta di qualità rispetto a regioni come l'Emilia, come la Lombardia, che pure spendono tanto nei servizi sociali per abitante. Spendiamo molto e non abbiamo niente da vergognarci rispetto a queste regioni, una volta tanto.
Oggi non siamo più in grado di farlo, quindi io ho preso atto di una necessità. Allora, che cosa bisogna dire? Bisogna dire che la legge va rivista, che noi non abbiamo intaccato i livelli essenziali di assistenza, che per dare risposta alla legge numero 162 quest'anno sarebbero serviti 130 milioni di euro. Già l'anno scorso sono serviti 130 milioni di euro per dare risposta a tutte le domande; abbiamo raschiato tutti i capitoli del bilancio dove c'erano residui, abbiamo raggranellato una somma importante. Quest'anno non siamo in grado di compiere la stessa operazione con i medesimi risultati, tanto più che lo Stato - l'ha detto più di un consigliere - si sta defilando, in questa materia sta diminuendo l'intervento sociale dello Stato.
Da soli noi diamo una risposta assolutamente sproporzionata rispetto all'intervento dello Stato. Siccome le scelte sono di diminuire, l'anno prossimo ci mancheranno 50 o 60 milioni di euro, Allora io chiedo all'Aula se noi saremo in grado l'anno prossimo di trovare 50 o 60 milioni di euro in più per dare risposta a tutte le domande; già non lo siamo quest'anno. Debbo dire che quest'anno abbiamo soltanto 80 milioni di euro a disposizione, erano di meno l'anno scorso, però, raschiando da altri fondi (dal fondo sociale, per esempio, per la non autosufficienza), riusciamo a raggranellare una cifra importante. Se dovessimo metterla tutta nel piatto quest'anno, l'anno prossimo ci troveremo scoperti ancora di più rispetto alla situazione che ho rappresentato finora.
Allora, dobbiamo ripensare la legge in fretta, come ha detto già l'Aula, abbiamo necessità di chiudere con le associazioni, di vedere una legge che ci permetta di tener conto anche di situazioni che prima non si erano evidenziate. Per esempio, i familiari dei pazienti che godono dei benefici della legge numero 104 vengono, da parte dello Stato, autorizzati ad assentarsi dal lavoro per assisterli e vengono comunque retribuiti, è una situazione della quale non si tiene in nessun conto nella legge numero 162 per cui chi gode di questo beneficio ha lo stesso finanziamento di chi non ne gode, questo non è un atto di giustizia. Purtroppo non possiamo far finta che questo non accada, dobbiamo intervenire.
Bisogna anche dire che, per quanto riguarda gli interventi previsti in altre leggi di settore, che non sto qui a individuare, ci sono almeno 2500 di queste domande che verranno finanziate con 1.000 euro in più di quanto oggi non percepiscano, questo appunto in virtù dei finanziamenti a cui accedono da altre leggi di settore finanziate con un ulteriore incremento, così come abbiamo fatto del resto sulle povertà, un incremento del 50 per cento rispetto alla precedente amministrazione.
Bisogna anche tener presenti altri malati, come per esempio i malati di SLA, che possono presentare la domanda per il progetto "Ritornare a casa" che eroga un finanziamento ben superiore a quello della legge numero 162; bisogna anche dire che, in questi anni, ci siamo trovati di fronte a un atteggiamento degli enti locali non sempre virtuoso e attento, come quello della Regione, nei confronti di questi pazienti. Prima i comuni intervenivano con i servizi sociali, con fondi propri, da quando questa legge numero 162 ha preso piede ed è stata conosciuta dai servizi sociali, i comuni non hanno speso più una lira. Tant'è che ci sono stati comuni in questo frangente che hanno capito l'importanza di quello che stava succedendo e sono intervenuti con fondi propri. Posso anche dire che il PLUS di Alghero, per esempio, anche se non è stato ancora approvato dalla Conferenza dei servizi, ha deciso anch'esso di intervenire con 350 mila euro per integrare la mancanza di fondi della Regione. Siamo in una situazione di difficoltà, mi rendo ben conto che richiede un intervento urgente, anche se non siamo all'emergenza, perché io comunque, lo ripeto, ritengo che saremo costretti a tagli drastici per le categorie meno bisognose; tutto sommato, avendo agito nell'emergenza, non ritengo però di dovermi cospargere il capo di cenere perché, per quanto mi sia dispiaciuto, per quanto la situazione non sia facilmente comprensibile, chiedo all'Aula, nel proprio giudizio, di tener conto della quantità dei fondi a disposizione e che la Giunta ha dovuto operare proprio questa scelta.
In Giunta ho ben rappresentato la situazione, ho detto che la scelta era condivisibile e non ho trovato opposizione da parte di nessuno, ritengo che l'Aula tutto sommato abbia capito, anche dai toni, compresi quelli dell'opposizione, che non sono stati né sgarbati né assolutamente offensivi, la difficoltà nella quale mi sono trovato a operare. Grazie.
PRESIDENTE. Ha domandato di replicare il consigliere Espa. Ne ha facoltà.
ESPA (P.D.). Spero che poi ci sia la possibilità di avere una sospensione. Voglio solamente dire due cose rispetto alle affermazioni dell'Assessore. La prima cosa è che, come hanno ricordato bene l'onorevole Capelli e l'onorevole Steri, spero che non stiamo parlando, anche se l'Assessore ha introdotto questo argomento, della legge numero 162 come "cosa" che qualcuno vuole contestare. Sono d'accordo, l'ho già detto, per una rivisitazione, ma non è detto che la rivisitazione riguarderà - per le cose che abbiamo espresso prima - per forza "stringere" e "tagliare". Dimostreremo, attraverso i ragionamenti, il risparmio che si può ottenere con la legge numero 162 rispetto ad altre voci; l'ho già spiegato, è vero che non tutte le persone, ad esempio i 17 mila anziani, che prendono al massimo 5 mila euro di finanziamento annuo, se non prendono i soldi della "162" vanno a finire in residenze, il che comporta, come sappiamo, una spesa di minimo 21 mila euro all'anno per ciascuno, però può essere che il 10 per cento ci vada. Se ci va il 10 per cento, abbiamo un buco di 29 milioni di euro! Assessore, questo è stato già ricordato bene prima: chi ha i conti di bilancio nella Giunta lo deve capire! Stiamo parlando di soldi, non stiamo parlando adesso di che cosa è giusto e di che cosa è sbagliato.
Sul taglio, lei, Assessore, ha detto una cosa giusta che io ho condiviso e, nel mio intervento, ho detto: "Attenzione, secondo me, i tagli non sono giusti a prescindere, cioè bisogna ridare i 1.000 euro a tutti". Perché? L'ho spiegato facendo l'esempio di un malato di SLA, lo dico perché, appunto, non è una legge contro la povertà, ma per chi è più grave, non per chi ha non so quale situazione, per chi è più grave! Allora, a chi ha bisogno di un'assistenza esagerata, togliere cento ore di assistenza è un disastro, non 1.000 euro, cento ore di assistenza! Pensiamo alla SLA, ai gravi allettati che hanno bisogno, la "162" dà quattro o cinque ore di bella assistenza personalizzata poi delle altre venti ore se ne fa carico la famiglia. Però ho detto la stessa cosa anche per i piani da 1.000 e da 2.000 euro, se si tolgono 1.000 euro a una persona che probabilmente ha una certa autonomia, è ingiusto lo stesso, in uguale misura, perché quella persona che in questo momento magari sta liberandosi dall'assistenzialismo, rischia di ritornarci. E' giusto questo ragionamento per spiegare che sono tutti tagli iniqui? Non parliamo di proporzionalità, diciamo che cerchiamo di reintrodurre per ciascuno, secondo la propria gravità, il giusto diritto e quindi probabilmente mettere 1.000 euro in più.
Io credo e spero che, da questo punto di vista, rimanendo all'ordine del giorno, se riusciamo a sospendere, si trovi una soluzione in Consiglio, lo dico invitando anche i consiglieri del centrodestra; nessuno vuole, non so come dire, "tagliare" le competenze della Giunta, ma mi è sembrato di capire che è forte, da parte di tutto il Consiglio, non solo da parte dell'opposizione, l'esigenza di dare un segnale alla Giunta su questa questione, sottolineando che si debbono trovare le risorse.
Adesso io voglio ricordare, perché sembra quasi che facciamo un discorso paradossale, che durante l'audizione lei, col suo direttore delle politiche sociali, è venuto in Commissione sanità a dirci di predisporre un emendamento per una cifra di 29 milioni. Questo ci ha detto e questo adesso noi stiamo facendo. Io capisco chiaramente che l'Assessore deve prendere una posizione equilibrata, magari vorrebbe dirci, non lo so, sto interpretando, "Dai, approvate un ordine del giorno che chiede uno stanziamento di 29 milioni di euro, così non sarò l'Assessore che, dopo dieci anni, per la prima volta, effettua il taglio", perché poi lei finirebbe alla storia così, come il primo Assessore che effettua tagli.
Poi, per quanto riguarda la questione dei controlli, Assessore, lo ripeto, le commissioni che rilasciano la certificazione di handicap grave vanno verificate, non so con quali strumenti perché non sono ovviamente strumenti dell'Assessorato, però poi la spesa ricade su di noi, è nostra. Potremmo scoprire casi di persone ammalate, e non entro nel merito, che hanno avuto la certificazione di handicap grave perché si sono ammalate di tumore e poi magari sono guarite. La certificazione di handicap grave va data alle persone disabili gravi, cioè alle persone che hanno degli handicap gravi, non persone che, come dire, non hanno alcun problema. Purtroppo questo succede. E' chiaro che qualcuna di queste poi magari chiede il finanziamento di un progetto, saranno 1.500 o 2.000 euro all'anno, però non ha alcun senso riconoscere l'handicap grave a una persona che ha una malattia qualunque. L'handicap grave è dato a chi ha l'impedimento delle funzioni del camminare o altro più grave. Su questo l'Assessorato deve insistere.
Sulla rivisitazione, ripeto, secondo me, se si fa un bel lavoro, si continuano a mantenere le economie che sono state fatte in questi anni. Lei ha ricordato che, negli anni passati, gli aumenti sono stati ben superiori, pensiamo che dal primo anno, dal 2001, all'anno successivo, sono triplicati i piani, da 200 a 600 e poi da 600 a 1500. Lei stesso ha ricordato che la Giunta precedente, davanti a un progresso di piani di 10 mila in un anno su una base di 8 mila sino a 16 mila, a 18 mila, su questa questione ha investito e non è che nella Giunta precedente erano tutti matti, hanno capito qual era l'economia, hanno capito e hanno investito. Adesso, il suo aumento non è neanche il doppio, giusto per chiarire la questione, per questo io ribadisco che tutti gli interventi che ci sono stati, mi sembra da tutte le parti, portano a dire su questa questione di reintegrare a progetto i 1.000 euro del taglio reale che c'è stato.
Allora, troviamo una soluzione, per esempio, ho sentito l'onorevole Steri (non so se i colleghi del centrodestra condividano tutti questa posizione) che addirittura dice: "Ma cosa avete fatto? Ma quale assestamento di bilancio! Subito bisogna reintegrare i fondi". Io sono ovviamente ben contento di sentire che altre forze politiche dicano di rivedere subito la questione. Ma, a questo punto, chiedo al Consiglio di sospendere dieci minuti, o quello che sarà il tempo necessario, per cercare di predisporre un ordine del giorno che si basi però, penso di dirlo anche a nome dei colleghi del centrosinistra, sul fatto che si reintegrino i 1.000 euro.
Probabilmente la cosa migliore è fermarsi per una breve sospensione e poi capire se c'è la possibilità di avviare un lavoro unitario che vincoli la Giunta. Però non un ordine del giorno di quelli che non si negano a nessuno, ma nel senso di una cosa seria che porti alla restituzione dei 1.000 euro a ciascuno dei piani personalizzati.
PRESIDENTE. Onorevole Espa, lei ha fatto una richiesta di sospensione. Si tratta di valutare la durata della sospensione perché se la sospensione è breve sospendiamo i nostri lavori. Se dieci minuti non sono sufficienti, è meglio aggiornare i lavori. Dieci minuti sono sufficienti?
ESPA (P.D.). Proviamo.
PRESIDENTE. Proviamo una sospensione di 10 minuti, se in questo tempo non si trova l'accordo, aggiorniamo i lavori alla prossima seduta. Sospendo i lavori per dieci minuti. Mi scusi, onorevole Pittalis, non avevo visto che era iscritto a parlare.
Ha domandato di parlare il consigliere Pittalis. Ne ha facoltà.
PITTALIS (P.d.L.). Presidente, se si deve fare una interlocuzione seria, io penso che debba essere interpellato sul punto anche l'Assessore della programmazione perché, per quanto abbiamo autorevoli presenze della Giunta, se si devono assumere impegni sul piano finanziario, non si faccia qualcosa rispetto alla quale non si mantengano gli impegni che assume il Consiglio. Quindi direi che si può sospendere e approfittare della giornata di domani per le interlocuzioni che possono essere utili, altrimenti il rischio è di fare un qualcosa che poi può non avere la copertura adeguata.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Presidente, noi pensiamo di dover chiedere una sospensione di dieci minuti per verificare se c'è la volontà politica della maggioranza di firmare con noi l'ordine del giorno. Riteniamo che non si possano sospendere i lavori e rimandare a mercoledì. Tutti conosciamo il problema, lo conosciamo da tempo, lo abbiamo discusso ampiamente in finanziaria, lo hanno discusso le famiglie, c'è stato un incontro con una manifestazione ormai già 2 o 3 settimane fa, riteniamo che il problema sia all'ordine del giorno abbondantemente da tempo e che ci sia stato tutto il tempo per avviare tutte le interlocuzioni possibili, allora verifichiamo se in questi dieci minuti troviamo l'accordo.
PRESIDENTE. Allora, vediamo se in dieci minuti troviamo l'accordo. Se non si dovesse trovare, aggiorniamo la seduta.
(Interruzione del consigliere Bruno)
PRESIDENTE. Come?
BRUNO (P.D.). Si vota la mozione.
PRESIDENTE. Allora si vota la mozione.
Sospendo la seduta.
(La seduta, sospesa alle ore 20 e 23 , viene ripresa alle ore 20 e 50.)
PRESIDENTE. Prego i colleghi di prendere posto, riprendiamo i lavori.
Non sono pervenuti alla Presidenza ordini del giorno,. Dichiaro chiusa la discussione generale.
Metto in votazione la mozione numero 33.
Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Chiedo la votazione nominale.
PRESIDENTE. E' stata chiesta la votazione nominale sulla mozione. Prego i colleghi di prendere posto.
Ha domandato di parlare il consigliere Soru per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SORU (P.D.). Chiedo scusa, ho chiesto di intervenire per dichiarazione di voto perché prima mi sono distratto, mi sono iscritto in ritardo e non mi è stata data la possibilità di intervenire insieme agli altri. Voterò a favore della mozione, mi dispiace che non si sia potuto trovare un testo unitario, per cui tutti saremo stati d'accordo di votare un solo articolo in cui modificavamo quanto stabilito finora, aggiungendo 28 milioni di euro, in modo da garantire 1.000 euro in più a ciascuno. Non è un problema trovare quei 28 milioni di euro, avessi avuto più tempo, avrei dato qualche suggerimento, ma vorrei lasciarne almeno uno. E' da anni che la pubblica amministrazione non compra edifici. Io credo che questo Consiglio regionale possa dare il buon esempio e risparmiare 10 milioni di euro nell'acquisto di un edificio che veramente non ci serve a niente. Non serve proprio a nulla continuare a ingigantire gli uffici pubblici. L'amministrazione regionale è piena di edifici che ha messo in vendita perché non servono e voi ne comprate di nuovi! Date i soldi a chi ne ha bisogno!
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Campus sull'ordine dei lavori. Ne ha facoltà.
CAMPUS (P.d.L.). Presidente, dato lo sviluppo della discussione, chiedo di poter presentare un secondo ordine del giorno, anche da parte del Gruppo del P.d.L. o della maggioranza. Mi deve dare il tempo di poterlo presentare.
PRESIDENTE. Onorevole Campus, sospendiamo i lavori per dieci minuti…
(Interruzioni)
Allora andiamo alla prossima volta, colleghi, scusatemi!
(Interruzioni)
Andiamo a mercoledì, va bene! I lavori si concludono…
Ha domandato di parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.
URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Non ci sono motivazioni che possano rendere compatibile la sospensione di una votazione su una discussione che si è già tenuta. Quindi, si voti, si completi la votazione, per meglio dire, perché la dichiarazione di voto del presidente Soru ha avviato formalmente la votazione, si completi la votazione e poi la maggioranza è libera di presentare qualunque altro documento.
PRESIDENTE. Onorevole Uras, lei sa perfettamente che, perché non è la prima volta, anche nel corso della votazione e delle dichiarazioni di voto, si può intervenire sull'ordine dei lavori per chiedere delle sospensioni, che peraltro in altre circostanze sono state accordate. Se c'è un pronunciamento contrario, si pronunci l'Aula sulla richiesta di sospensione dell'onorevole Campus. Però non è una procedura irrituale, altre volte in Aula è avvenuta la stessa prosecuzione dei lavori. Per cui se non c'è accordo rispetto alla proposta dell'onorevole Campus, io metto in votazione.
(Interruzione del consigliere Sanna Gian Valerio)
PRESIDENTE. Io non l'ho chiesta, l'ha chiesta l'onorevole Campus per poter redigere…
Onorevole Sanna, io ho invitato l'onorevole Campus a presentare l'ordine del giorno e mi ha detto che aveva bisogno del tempo materiale per stenderlo. Non ha deciso il Presidente!
Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Noi siamo d'accordo per la sospensione richiesta dall'onorevole Campus se si tratta di dieci minuti. C'è una richiesta di sospensione di dieci minuti o no? Ebbene, noi siamo d'accordo per la sospensione di dieci minuti!
PRESIDENTE. Voi siete d'accordo. Se registriamo che c'è l'accordo dell'Aula, la sospensione può essere accordata, assolutamente.
BRUNO (P.D.). Non ho capito chi non è d'accordo, Presidente.
PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia. Onorevole Campus, quanto tempo è necessario per la stesura dell'ordine del giorno?
Ha domandato di parlare il consigliere Campus. Ne ha facoltà.
CAMPUS (P.d.L.). Ipotizziamo dieci minuti.
PRESIDENTE. Sospendo la seduta per dieci minuti.
(La seduta, sospesa alle ore 20 e 57, viene ripresa alle ore 21 e 16.)
PRESIDENTE. Colleghi, riprendiamo la seduta. Sta sorgendo un problema: si è fatto presente che, in base all'articolo 97, una volta iniziata la votazione non possono essere fatti interventi sino alla proclamazione del voto. Questo però vale per l'inizio della votazione e non per le dichiarazioni di voto.
L'onorevole Campus ha avanzato una richiesta di sospensione finalizzata alla presentazione di un ordine del giorno su cui si è acconsentito in Aula e sappiamo che gli ordini del giorno devono essere votati prima della mozione. Forse non si è ricordato, nel momento in cui si è consentita la sospensione per la predisposizione dell'ordine del giorno, che, necessariamente, in base al Regolamento, l'ordine del giorno deve essere votato prima della mozione.
Per cui, onorevole Campus, la invito a ritirare l'ordine del giorno perché è stata fatta un'eccezione sulla procedura nel momento in cui si è acconsentito alla sospensione, non ci si è ricordati che ciò comporta che l'ordine del giorno venga votato prima della mozione. Io non le ho dato la parola proprio perché avevo già dato la parola all'onorevole Soru. La sua richiesta ha la precedenza ma, proprio perché avevo già dato la parola all'onorevole Soru, la Presidenza non voleva essere accusata di togliere la parola a chi l'aveva già chiesta quindi, onde evitare incidenti di percorso, questa è stata una sottovalutazione rispetto al fatto di acconsentire alla sospensione. Pertanto la invito, onorevole Campus, a ritirare l'ordine del giorno.
Ha domandato di parlare il consigliere Campus. Ne ha facoltà.
CAMPUS (P.d.L.). Presidente, credo di poter dichiarare, a nome di tutti i firmatari, che l'ordine del giorno sic stantibus rebus viene ritirato per essere ripresentato mercoledì alla ripresa dei lavori della prossima seduta utile.
PRESIDENTE. Colleghi, scusate, noi dobbiamo procedere con la votazione della mozione, non ci siamo intesi sui termini della questione. Allora sia chiaro che il problema non è il fatto di dover fare un intervento nel corso della dichiarazione di voto, perché quello è consentito e l'abbiamo sempre fatto, in questo caso il problema è che la sospensione era relativa alla richiesta di una presentazione di un ordine del giorno che non può essere presentato perché avevamo già iniziato a votare sulla mozione. Quindi dobbiamo proseguire con la votazione della mozione.
Ha domandato di parlare il consigliere Pittalis. Ne ha facoltà.
PITTALIS (P.d.L.). Presidente, chiedo di intervenire sull'ordine dei lavori. Mi pare che si sia in qualche modo ipotizzato un percorso che consenta di dare una risposta, per quanto ci riguarda, concreta al problema. Ora io penso che probabilmente l'ora e la fretta possano aver determinato la necessità che il centrosinistra si voti la mozione e da parte della maggioranza è stata ipotizzata una soluzione che non è lontana da quella ipotizzata dal centrosinistra. Per noi ci sono i margini per un ordine del giorno, un documento unitario, ragione per la quale ancora insisto che si possano aggiornare i lavori a mercoledì se stasera non riusciamo per ragioni solo di natura regolamentare, mi pare che si debba guardare più alla sostanza del problema che non alle questioni procedurali. Se c'è questa volontà, bene, altrimenti mi pare che sia un'occasione mancata per fare un qualcosa unitario nell'interesse e per la soluzione del problema che è stato sottoposto.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Onorevole Pittalis, il problema non è regolamentare, il problema è nel merito, noi chiediamo il ripristino di 1.000 euro per ciascun piano personalizzato; è l'oggetto, è il cuore della nostra mozione, il cuore della discussione. Voi dite che volete integrare ma non sapete se riuscite ad arrivare a 1.000 euro, che probabilmente non ce la fate e non avete risposte. Noi vi chiediamo di fare uno sforzo, di essere coraggiosi, di votare la mozione con noi, di impegnare, insomma di far valere finalmente questo Consiglio regionale perchè qualche volta impegni veramente la Giunta, che non sia una finzione, che questo Consiglio regionale abbia una funzione propria che dia veramente indirizzo e non semplicemente ratifichi le decisioni della Giunta o chieda permesso all'Assessore di turno, visto che il Presidente non si vede in aula. Per questo noi vogliamo votare la mozione stasera e vi chiediamo di votarla con noi perché è un atto forte e voi sapete che siamo tutti insieme nella ragione. Quindi chiederei di votare, Presidente.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.
URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Rinuncio.
dell'articolo 54 del Regolamento. (33)
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Espa per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
ESPA (P.D.). Presidente, io continuo a invitare i colleghi a votare a favore di questa mozione, credo che il dibattito di oggi sia stato particolarmente interessante, molti interventi hanno spiegato come queste sono questioni che riguardano l'istituzione principale, il parlamento dei sardi, non sono questioni specialistiche riservate ad alcuni consiglieri, mi sembra che la competenza stia aumentando. Ma, ripeto, non possiamo spaccarci sulla questione dei 1.000 euro. Un Consiglio regionale, come ho già detto prima, che impegna la Giunta a finanziare i progetti per ulteriori 1.000 euro, penso che sia un fatto assolutamente sostenibile, non ci sono né rischi né pericoli in particolare, lo dico per chi ritiene di essere particolarmente prudente, non ci può essere un pericolo perché è un'affermazione talmente tranquilla, tutti quanti voi avete detto che questi 1.000 euro sono dovuti, mi sembra che questo non crei alcuna crisi all'interno della vostra maggioranza e per questo vi invito e continuo a invitarvi, anzi, se volete aggiungere le firme, aggiungetele e firmate la nostra mozione, perché la nostra mozione ha come unico scopo, ripeto, lo abbiamo già spiegato, la restituzione dei 1.000 euro ai bambini, alle bambine, agli anziani, alle persone con estrema gravità.
Questa è la questione, ma non è questo l'atto che li restituisce, questo è l'atto che da indirizzi perché questa azione venga svolta. I Gruppi della vostra maggioranza, l'ho già detto, addirittura ci hanno rimproverato di voler aspettare troppo, di voler aspettare il collegato alla finanziaria, ci hanno detto: "Facciamolo subito perché questa legge è un patrimonio di tutti". Allora, se è un patrimonio di tutti e siamo d'accordo, votiamo a favore.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Salis per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SALIS (I.d.V.). Signora Presidente, noi voteremo ovviamente a favore della mozione, ma vorrei rivolgermi al collega Pittalis e ai colleghi dell'opposizione, con cui ci siamo trovati d'accordo sulla necessità di un'interlocuzione per pervenire a una conclusione unitaria di questo dibattito, che ha visto molte assonanze nelle dichiarazioni. Onorevole Pittalis, siamo stati impediti dal completare l'interlocuzione unitaria dal fatto che c'è un Regolamento che non possiamo assolutamente "saltare", creando un precedente che non abbiamo mai utilizzato in quest'Aula.
Per cui, visto che le premesse e i giudizi sulla mozione sono quasi unanimemente positivi, per una volta dare indicazioni alla Giunta per risolvere il problema unitariamente, sostenendo un documento delle minoranze, non credo che caschi il mondo. Anche noi siamo dell'avviso che oggi si debba concludere e si debba votare questo documento.
PRESIDENTE. Stiamo già votando, onorevole Salis, siamo in fase di dichiarazione di voto.
Ha domandato di parlare il consigliere Campus per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CAMPUS (P.d.L.). Presidente, sono conscio che il problema della soglia dei 1.000 euro sia un problema di sostanza ma, parlando fuori dal gioco delle parti, tra una maggioranza e un'opposizione esistono delle differenze, è noto a tutti, e non è un problema di essere coraggiosi o pavidi, è un problema di essere credibili. Una maggioranza ha questo obbligo, ha l'obbligo di essere credibile, è responsabilità della maggioranza essere credibile negli atti che sostiene e che approva, è responsabilità della maggioranza certamente quello di porsi il problema, ma anche di dare delle risposte che siano realmente e totalmente credibili. Questo è il motivo per cui, volendo sostenere lo sforzo di arrivare al reintegro, così come si è discusso a lungo con i colleghi dell'opposizione, ma non avendo in questo momento né i numeri di bilancio né la disponibilità di poterlo fare, abbiamo chiesto un rinvio; anche per questo, noi credibilmente diciamo che ci sarà tutta la nostra volontà per poter arrivare, ma non possiamo sottoscrivere questo impegno perché non abbiamo la consapevolezza e la certezza di poterlo mantenere. Questa credo che sia semplicemente onestà intellettuale, non paura.
Per cui, io mi permetto ancora una volta di fare un'ulteriore proposta, non so se sia anche questa irrituale, chiedendo che la votazione avvenga, almeno per quanto riguarda il dispositivo sull'impegno, per parti separate. Se la Presidenza ci consente di votare per parti separate il dispositivo che impegna la Giunta regionale, almeno sul primo e sul secondo punto (se vuole posso esplicitarlo adesso, Presidente, oppure lo esplicito dopo), noi ancora una volta ci apriamo al dialogo. La proposta è di poter votare per parti separate il primo punto dell'impegno sino a "16 dicembre 2009" con una prima votazione e dalle parole "attraverso il reintegro…" con una seconda votazione. Così come vorremmo votare il punto 2 separatamente dal resto del dispositivo.
PRESIDENTE. Un attimo, il tempo di verificare se le singole parti hanno contenuto normativo autonomo.
La seconda parte, il punto 2, può essere votata separatamente.
Non è possibile invece, per quanto riguarda il punto 1, scindere la parte sino al "16 dicembre 2009" e poi lasciare le parole "attraverso il reintegro del taglio di euro 1.000 per ciascun progetto", perché non ha contenuto normativo autonomo.
CAMPUS (P.d.L.). Allora, Presidente, annuncio il voto contrario del Gruppo del P.d.L. sulla mozione, rinviando, ribadisco tutto quello che è stato detto sino adesso, la possibilità di poter tutti insieme votare, alla prima sessione utile, l'ordine del giorno che conferma quanto era stato detto.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Oppi per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
OPPI (U.D.C.). A me dispiace che non siamo arrivati a una conclusione unitaria, annche perché, secondo me, è una questione di sostanza, ma non c'erano motivazioni valide. In effetti, noi abbiamo fatto una stesura che diceva: "Sino a 1.000 euro". Sembrava che su questo fossimo d'accordo, poi si è ritenuto, ha ritenuto l'opposizione di non poter convergere su questa dizione.
Ora, io personalmente mi asterrò, però ritengo che quella dizione fosse una garanzia per tutti. Ho parlato prima di controlli nelle certificazioni e siccome centinaia di pratiche saranno annullate nel momento stesso in cui si attiveranno queste certificazioni il periodo "sino a…" era unicomprensivo. Per questo motivo, perché il vostro atteggiamento all'ultimo momento è di rigidità, io mi asterrò, nonostante in precedenza abbia detto che per coerenza avrei addirittura firmato la vostra mozione.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare la consigliera Zuncheddu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
ZUNCHEDDU (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Annuncio il voto a favore della mozione da parte del mio Gruppo. Vorrei chiedere davvero alla maggioranza di fare uno sforzo, tenendo conto che noi restiamo fermi sulla proposta di ripristinare i 1.000 euro e per il fatto che stiamo toccando le fasce assolutamente più fragili, stiamo toccando un contributo ai portatori di handicap, che sono davvero i più fragili, i più poveri attualmente.
Per cui, visto e considerato che si sono espresse altre volontà, in occasioni precedenti, di devolvere fondi importanti in favore di altre situazioni, esprimendo la capacità di riuscire a trovare i fondi, io dico che bisogna fare uno sforzo anche in questo caso, trovare i fondi e garantire il ripristino dei 1.000 euro. Noi voteremo a favore della mozione.
PRESIDENTE. Metto in votazione la mozione.
(Interruzione del consigliere Salis)
PRESIDENTE. Onorevole Salis, intende intervenire sulle modalità di voto?
SALIS (I.d.V.). Sì, Presidente, chiedo la votazione nominale.
PRESIDENTE. Prego i colleghi di prendere posto. E' stata chiesta la votazione nominale, non per parti, interamente, della mozione numero 33.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, della mozione numero 33.
(Segue la votazione)
Prendo atto che il consigliere Pitea ha votato contro.
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Barracciu - Ben Amara - Bruno - Caria - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Cucca - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Manca - Mariani - Moriconi - Porcu - Sabatini - Salis - Sanna Gian Valerio - Solinas Antonio - Soru - Uras - Zedda Massimo - Zuncheddu.
Rispondono no i consiglieri: Artizzu - Bardanzellu - Campus - Cherchi - Contu Felice - Contu Mariano - De Francisci - Dessi' - Floris Rosanna - Greco - Ladu - Lai - Locci - Maninchedda - Milia - Murgioni - Piras - Pitea - Pittalis - Randazzo - Rassu - Sanjust - Sanna Paolo - Solinas Christian - Steri - Stochino - Zedda Alessandra.
Si sono astenuti: la Presidente Lombardo - Cossa - Cuccureddu - Dedoni - Floris Mario - Fois - Mula - Mulas - Oppi - Vargiu.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 60
votanti 50
astenuti 10
maggioranza 26
favorevoli 23
contrari 27
(Il Consiglio non approva).
(Il consigliere Moriconi è rientrato dal congedo)
Invito i colleghi a un attimo di attenzione perché c'è stata una modifica definita dalla Conferenza dei Presidenti di Gruppo sull'ordine del giorno dei nostri lavori. Il Consiglio è riconvocato mercoledì 3 febbraio, alle ore 16 e 30, con all'ordine del giorno le dichiarazioni del Presidente della Regione ai sensi dell'articolo 120 del Regolamento. I lavori proseguiranno nei giorni successivi col medesimo ordine del giorno con cui è stata convocata quest'oggi l'Assemblea.
La seduta è tolta alle ore 21 e 33.
Allegati seduta
XCV SEDUTA
(POMERIDIANA)
Lunedì 1° febbraio 2010
Presidenza della Presidente LOMBARDO
Indi
del Vicepresidente Cucca
Indi
della Presidente Lombardo
INDICE
La seduta è aperta alle ore 16 e 30.
DESSI', Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta antimeridiana di giovedì 21 gennaio 2010 (88), che è approvato.
PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Antonio Cappai, Cesare Moriconi, Sergio Obinu, Efisio Planetta, Giacomo Sanna e Edoardo Tocco hanno chiesto congedo per la seduta pomeridiana del 1° febbraio 2010.
Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.
PRESIDENTE. Comunico che, in data 29 gennaio 2010, è stata presentata, primo firmatario il consigliere Uras, la "Richiesta di istituzione di una Commissione di inchiesta sulla mancata applicazione delle leggi regionali al fine di individuare le ragioni dell'anomalia amministrativa, verificare se vi siano motivazioni di ordine tecnico e/o organizzativo, se vi siano determinate violazioni di legge e se vi siano specifiche responsabilità gestionali", ai sensi dell'articolo 125 del Regolamento interno.
Ai sensi del comma 4 dell'articolo 125 del Regolamento, entro trenta giorni dalla data di presentazione, la richiesta è iscritta all'ordine del giorno del Consiglio che deve provvedere alla nomina o all'eventuale delega della stessa al Presidente del Consiglio.
Annunzio di presentazione di proposta di legge
PRESIDENTE. Comunico che è stato presentata la seguente proposta di legge:
Diana Giampaolo - Bruno - Uras - Salis - Agus - Barracciu - Ben Amara - Caria - Cocco Daniele Secondo - Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Espa - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Sechi - Solinas Antonio - Soru - Zedda Massimo - Zuncheddu:
"Norme sulla dichiarazione del territorio della Sardegna 'denuclearizzato'". (105)
(Pervenuta il 29 gennaio 2010 e assegnata alla quinta Commissione.)
Ha domandato di parlare il consigliere Pittalis. Ne ha facoltà.
PITTALIS (P.d.L.). Presidente, chiedo la cortesia ai colleghi, non solo della maggioranza, ma soprattutto dell'opposizione, di poter usufruire di trenta minuti di sospensione avendo il nostro Gruppo una riunione in corso.
PRESIDENTE. Poiché non vi sono opposizioni, sospendo i lavori per trenta minuti.
(La seduta, sospesa alle ore 16 e 33, viene ripresa alle ore 17 e 04.)
PRESIDENTE. Riprendiamo la seduta, prego i colleghi di prendere posto.
Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Presidente, c'è stata una sospensione di mezz'ora richiesta dal Gruppo del Popolo delle Libertà, che è impegnato in una riunione, noi non ci siamo opposti, dobbiamo discutere una mozione importante, attesa, io non sono d'accordo né per chiedere la verifica del numero legale, né per affrontare questa discussione in un altro momento. A questo punto chiedo se c'è la necessità di sospendere per ulteriori dieci minuti, oppure se è possibile procedere con i lavori.
PRESIDENTE. Chiediamo all'onorevole Pittalis che è arrivato testé in aula.
Ha domandato di parlare il consigliere Pittalis. Ne ha facoltà.
PITTALIS (P.d.L.). Abbiamo concluso i nostri lavori. Assicuro il collega Bruno che dieci minuti rappresentano il tempo sufficiente per consentire ai colleghi di raggiungere l'Aula.
PRESIDENTE. Sospendo i lavori per altri dieci minuti.
(La seduta, sospesa alle ore 17 e 06, viene ripresa alle ore 17 e 17.)
sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento. (33)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione numero 33.
(Si riporta di seguito il testo della mozione:
Mozione Espa - Bruno - Uras - Salis - Agus - Barracciu - Ben Amara - Caria - Cocco Daniele Secondo - Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Diana Giampaolo - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Sechi - Solinas Antonio - Soru - Zedda Massimo - Zuncheddu sui tagli effettuati ai progetti personalizzati per persone in situazione di handicap grave ai sensi della legge n. 162 del 1998, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento.
IL CONSIGLIO REGIONALEPREMESSO che il 16 dicembre scorso è stata approvata la delibera della Giunta regionale n. 55/33 sui piani di sostegno personalizzati di cui alla legge n. 162 del 1998 nella quale si evidenzia la decisione, visto l'aumento degli utenti aventi diritto, di operare un taglio di euro 1.000 su ogni progetto personalizzato rispetto al livello di finanziamento degli anni precedenti;
CONSIDERATO che:
- conseguentemente a questa decisione i tagli ai finanziamenti dei piani personalizzati raggiungono anche il 66,6 per cento rispetto ai contributi erogati nell'anno 2009; tutti i 28.351 piani approvati avranno una decurtazione, e tra questi ben 11.000 piani avranno una riduzione del finanziamento del 33 per cento, 6.000 piani avranno il taglio di circa il 44 per cento e circa 1.000 il taglio del 50 per cento o più;
- le persone che hanno avuto il finanziamento ridotto nei casi più gravi sono a rischio di istituzionalizzazione, ovvero le famiglie con meno ore di assistenza potrebbero rivolgersi alle strutture residenziali che costano alle casse pubbliche da 4 a 10 volte rispetto ad un progetto personalizzato ai sensi della legge n. 162 del 1998 (che come è noto è incompatibile con qualsiasi forma di residenzialità);
RILEVATO che:
- l'attuazione della legge n. 162 del 1998 in Sardegna è un'esperienza positiva ed innovativa, perchè prevede la coprogettazione di piani personalizzati di sostegno tra persone con disabilità e loro famiglie e le istituzioni, prevede la possibilità della scelta degli operatori professionali da parte dei diretti interessati;
- la stessa esperienza sarda è ormai diventata una buona pratica di eccellenza nazionale e internazionale, come dimostrano gli studi e le recenti pubblicazioni, il "modello sardo" è stato indicato tra le buone prassi (sono state scelte solo 5 in tutta Italia), nel Rapporto di monitoraggio del Piano d'azione nazionale per l'inclusione sociale 2003-2005 a cura del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, e come buona pratica di "welfare plurale sociale" è stato oggetto di ricerca da parte dell'Osservatorio nazionale ministeriale sulla famiglia, che ha pubblicato il libro, editrice F. Angeli, "BP Buone pratiche e servizi innovativi per la famiglia"; ancora è stata oggetto di seminari e ricerche all'Università degli studi di Milano, Facoltà di scienze politiche; considerata buona prassi a Berlino nel giugno 2007, alla 15° Conferenza europea dei servizi sociali organizzata da dall'European social network in cooperazione con l'Unione europea; è stata oggetto di menzione dall'Agenzia del Governo italiano per le Onlus che ha pubblicato un approfondito studio nella propria rivista "Aretè" classificandola come prassi di eccellenza (n. 2/2009);
CONSIDERATO che:
- per quanto sopra descritto, consapevoli dei traguardi ottenuti grazie anche ai finanziamenti stanziati sino ad oggi, la Regione Sardegna ha contribuito realmente a garantire una migliore qualità della vita alle persone con disabilità e alle loro famiglie e dato risposte adeguate a misura delle persone con disabilità, specie a quelle in situazione di gravità, con il sostegno dato in continuità a percorsi di vita di vera inclusione sociale, compresi quelli per la "vita indipendente", attivando un processo di sussidiarietà che renda i finanziamenti erogati non mera assistenza ma una vero e proprio investimento in quanto vengono rese disponibili risorse umane ed economiche aggiuntive da parte delle famiglie;
- per la prima volta in dieci anni la Giunta regionale ha introdotto criteri di attribuzione dei finanziamenti a posteriori, cioè riducendo i contributi solo dopo che gli enti locali, le persone con disabilità e le famiglie avevano già avuto indicazioni predeterminate sui finanziamenti da assegnare, creando grande sconcerto nei beneficiari ma anche presso tutte le strutture dei servizi socio assistenziali dei comuni sardi, che avevano già quantificato i contributi assegnati a ogni singolo progetto, in base al punteggio ottenuto e dunque in base alla gravità della persona e della situazione familiare;
- per quanto evidenziato sopra sono necessarie più risorse da mettere in campo nel 2010 perché i tagli della spesa sociale non incidano proprio sui piani per i bambini e ragazzi per i giovani e le persone con handicap grave, alle loro famiglie che devono gran parte della loro qualità di vita alla legge n. 162 del 1998;
CONSIDERATA la mobilitazione degli enti locali che, attraverso mozioni e ordini del giorno, invitano la Regione a reintegrare i fondi necessari per il mantenimento del livello dei contributi erogati negli anni precedenti;
CONSIDERATO che il taglio crea un grave danno anche per i Comuni, l'istituzione più vicina al cittadino che deve dare adeguate risposte alle esigenze legittime della propria comunità e in particolare delle persone più deboli e verso i quali le famiglie non potranno che richiedere assistenza suppletiva creando profonda instabilità a livello locale nella rete dei servizi alla persona e nel sistema di sicurezza sociale;
RILEVATO inoltre, che:
- per 21.000 famiglie sarde si calcola, rispetto agli anni precedenti, una diminuzione di circa 3 milioni, complessivamente, in ore di assistenza, creando difficoltà reali per gli operatori professionali che sono impegnati nei compiti di cura ed educativi (si valuta intorno a 14.000 operatori, dei quali migliaia, grazie alla legge n. 162 del 1998, "usciti" dal lavoro nero spesso piaga dei servizi alla persona e che ora contribuiscono invece alla fiscalità generale come tutti i lavoratori);
- le fasce degli importi di finanziamento per i singoli progetti sono bloccati dal 2005, mentre nel frattempo c'è stato l'aumento dei costi orari del personale (tabelle INPS e contratti collettivi di lavoro) che hanno di fatto già eroso la quantità dei servizi a disposizione di ogni singola persona con disabilità grave,
impegna la Giunta regionale
a salvaguardare il livello essenziale di assistenza sociale, raggiunto in 10 anni di ottima applicazione della legge, per i 28.321 sardi in situazione di handicap grave aventi diritto ai finanziamenti dei progetti personalizzati e coprogettati tra istituzioni locali, famiglie e persone con disabilità della legge n. 162 del 1998 di cui alla deliberazione della Giunta regionale n. 55/33 del 16 dicembre 2009 attraverso il reintegro del taglio di euro 1.000 per ciascun progetto;
a proporre nel DL n. 78 (Disposizioni nei vari settori di intervento - collegato alla manovre economica finanziaria 2010) uno stanziamento di risorse integrative adeguate al raggiungimento dello scopo di cui al punto 1) almeno pari a euro 28.321.000;
in previsione degli stanziamenti per l'anno 2011, ad attivare un percorso di studio, verifica e monitoraggio sull'applicazione della legge, per poter non solo creare un efficiente sistema di controllo atto a colpire eventuali abusi (compresa la verifica dei criteri del sistema di certificazione da parte delle commissioni che attestano l'handicap grave e i ritardi nell'erogazione dei rimborsi che ancora persistono da parte di alcuni comuni), ma anche a valorizzare i progetti di qualità, tra cui i progetti di vita indipendente, le buone prassi fino ad ora attuate, ottimizzando e rendendo sempre più efficienti gli interventi, con priorità per i nuclei familiari con più componenti disabili e per le persone in situazione di gravità estrema, attraverso la collaborazione attiva della Commissione consultiva prevista dalla legge n. 162 del 1998 articolo 1 comma b) composta, oltrechè dai rappresentanti degli enti locali, anche dalle associazioni delle persone con disabilità e loro familiari, per continuare il processo virtuoso della spinta dal basso del sapere sociale dei diretti interessati e delle loro famiglie;
a verificare la possibilità di rendere i progetti personalizzati almeno biennali, con una programmazione che dia tranquillità alle persone con disabilità grave e alle famiglie affinché non debbano essere sottoposte a trafile burocratiche impegnative ogni anno. (33).)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.
Uno dei presentatori della mozione ha facoltà di illustrarla.
ESPA (P.D.). Presidente, Assessore, colleghi consiglieri, la giornata oggi è molto vivace, ma spero che il Consiglio riesca comunque a costruire una pagina positiva, una pagina che ci veda a fianco dei cittadini sardi fra i più vulnerabili. Abbiamo portato in Aula il tema dei tagli effettuati ai progetti personalizzati per persone in situazione di handicap grave di cui alla legge numero 162 del 1998. La nostra richiesta è molto semplice: restituiamo ai progetti personalizzati i 1000 euro che sono stati tagliati a ciascun sardo con disabilità grave.
Un paio di settimane fa c'è stata una pacifica manifestazione sotto il Consiglio regionale. A proposito, Assessore, mi lasci dire senza polemica, anzi con molta leggerezza, che alcuni qui hanno giudicato la manifestazione con 400 persone presenti come una manifestazione di poche persone. Beh! Non si trattava - lo ricordo - di lavoratori, ma di mamme e papà di persone con disabilità grave ed è un miracolo che possano manifestare, che possano uscire fisicamente da casa, visti i loro compiti di cura. Lo dico con una battuta, con leggerezza, siamo nel 2010 e purtroppo non ci sono ancora gli avatar per le persone con disabilità grave. Magari nel 2168, come nel film di James Cameron, che vede protagonista, appunto, una persona con disabilità che, grazie al suo avatar, può essere presente nel luogo dove gli viene impedito dalla sua situazione, dicevo, magari nel 2168 le presenze alle manifestazioni delle persone con disabilità sotto il Consiglio regionale saranno molto più numerose. Speriamo che non ce ne siano, ma di questo noi non ci preoccupiamo perché io e lei non ci saremo di sicuro, quindi non è un problema che ci riguarda.
Ritorniamo alla legge. Precisiamo nuovamente che questa non è una legge contro la povertà, ma è una legge per la non discriminazione, per i diritti umani e civili dei sardi, una legge che estremizza la sussidiarietà, lo dica al collega di Giunta La Spisa. La pubblica amministrazione non si sostituisce alle famiglie e alle persone con disabilità, ma le sostiene con servizi personalizzati, non con assegni, creando migliaia di posti di lavoro sul territorio. La Regione sostiene per alcune ore al giorno e le famiglie pensano al resto delle ventiquattro ore con un indubbio sollievo nei compiti di cura. E' una legge che fa risparmiare alle casse pubbliche, spero di dimostrarvelo dopo.
Tutti sappiamo benissimo, così tagliamo dalla scena un argomento, che le risorse stanziate sono leggermente superiori a quelle dello scorso anno, allora? E' la stessa situazione che c'è stata nel 2002, nel 2003, nel 2004, fino all'anno scorso, io mi ricordo che in Commissione la stessa maggioranza, tramite il Presidente della Commissione, onorevole Contu, aveva presentato un emendamento per integrare le risorse mancanti. Qualcuno dice oggi che non si può mica far crescere la spesa all'infinito. Giusto, dico io, verissimo, ma non voglio far crescere la spesa all'infinito in generale, voglio guardare i provvedimenti in favore delle persone con disabilità in generale, togliere le spese inutili, magari così scopriamo che, per realizzare questo modello sardo di applicazione della legge numero 162, occorre un rafforzamento, vanno stanziate più risorse e tagliati sprechi da altre parti; scopriremo che rivisitare la legge magari vuol dire stanziare più risorse, e le prendiamo dalle economie che la legge produce. Comunque, lasciatemelo dire, al di là dei risparmi, nessuno mette in dubbio che, se io mi fratturo un braccio e vado in ospedale, qualcuno mi dice che sono finiti i soldi e non mi possono ingessare il braccio. Così dobbiamo intendere questa legge: un livello essenziale di assistenza conquistato dai sardi con una storia bipartisan di questo Consiglio, non una storia della Giunta precedente o di un'altra ancora, ma bipartisan, nata nel 2001, abbiamo più volte ricordato che l'Assessore era l'onorevole Giorgio Oppi, la scorsa legislatura c'è stato un grande rafforzamento, ma questo lo diciamo con orgoglio di tutti, spero.
Vediamo qualche esempio, partiamo dal contesto. Mentre la Sardegna si fa in quattro per sostenere le persone non autosufficienti, cosa fa lo Stato? Cosa fa il Governo nazionale? Il Fondo nazionale "politiche sociali" è passato dai 950 milioni di euro del 2007 ai circa 300 previsti nella finanziaria 2010; soltanto l'1,2 della ricchezza prodotta nel nostro Paese è destinato a sostenere le famiglie, è uno dei valori più bassi dell'Unione Europea, minore anche dei Paesi dell'Est. Ancora, nel 2000, gli ultrasessantacinquenni superavano i 14 milioni di persone, il 21 per cento della popolazione, nel 2020 arriveranno a 17,5 milioni, 30 per cento, e nel 2040 a 22 milioni, il 40 per cento. Ciò vuol dire una crescita enorme del bisogno di assistenza sanitaria e sociale. In Italia però il Fondo, che dovrebbe aiutare anche gli anziani non autosufficienti e le loro famiglie, è fermo a 300 milioni di euro e diminuirà l'anno prossimo. Servirebbero almeno 2 miliardi e mezzo. Lo Stato purtroppo sceglie di comprare 131 cacciabombardieri con una spesa prevista di 16 miliardi di euro; se ne comprasse la metà potrebbe usare magari qualcosa per la non autosufficienza.
Eliminare gli sprechi è possibile e doveroso, ma smantellare il nostro sistema di sicurezza sociale renderebbe la vita di tutti noi molto più dura e richiederebbe poi più danaro per intervenire. Per questo, Assessore, alzi la voce nella Conferenza Stato-Regioni sulle politiche sociali. Se al Governo non interessa il destino dei non autosufficienti (ma a noi non interessa che questo non interessa al Governo), dica che in Sardegna prevediamo complessivamente 150 milioni di euro e ne siamo orgogliosi e che il Governo, invece di tagliare, deve fare la sua parte perché questa è una spesa, lo ricordo, non sanitaria, quindi il Governo può e deve intervenire perché noi facciamo la metà di quello che fa il Governo a livello nazionale. E' una vergogna!
Ritorniamo in Sardegna, continuiamo a parlare degli anziani. Ricordo che sono stati finanziati per gli ultrasessantacinquenni, quest'anno, 17 mila piani su 28 mila piani per una spesa di 56 milioni di euro circa. Parlo degli anziani per fare proprio l'esempio paradossale perché sappiamo tutti che la legge numero 162 nazionale non prevede il finanziamento per le persone anziane, ma in Sardegna abbiamo detto di sì perché si risparmia nel nostro modello rispetto alle altre forme di assistenza. Non tutti sanno che la Regione Sardegna ha uno dei più bassi indici nazionali di persone anziane accolte in residenza, in istituti sono praticamente 16,8 anziani ogni mille anziani contro il 29,8 per mille della media nazionale. Io credo, noi crediamo e spero che crederete tutti che 17 mila anziani assistiti con la legge numero 162 (come sappiamo i progetti possono essere solo domiciliari) ci portano a questi ottimi risultati; dico "ottimi" per la scelta di campo che la legge numero 162 ha importato nella legislazione sarda, ovvero una chiara scelta verso la domiciliazione, e parlo già dal 2001, appunto, verso il sostegno alle famiglie, verso la permanenza delle persone più vulnerabili nelle loro case, nel loro territorio, dove hanno sempre vissuto, facendo risparmiare alla Regione decine di milioni di euro in questi anni. E' ovvio e siamo tutti consapevoli che non tutto può essere domiciliare e c'è bisogno anche di strutture, di belle strutture che siano delle comunità, ovviamente, piccole comunità, ma le strutture ci vogliono.
Citiamo un altro dato: i posti letto residenziali in Sardegna sono al 4,1 per mille contro gli 8,3 per mille della media nazionale per abitante. Qualcuno, per esempio, sta proponendo nel dibattito di programmare la realizzazione di posti da lungodegenza o geriatria. Può essere. A questo riguardo, mi rivolgo all'onorevole Paolo Maninchedda, può essere, ma siamo consapevoli che questo ci costa circa 270 mila euro all'anno per ciascun posto? Sappiamo che solo i 500 posti per lungodegenti verrebbero a costarci, come bilancio regionale, 142 milioni di euro? Io non dico che non debbano essere fatti, alcuni, però siamo consapevoli delle spese sanitarie, soprattutto, e sociosanitarie? E che se dovessimo solo raggiungere la media nazionale ci servirebbe costruire 6 mila posti letto residenziali con il costo che tutti possiamo immaginare? Non sarà che utile, nella rivisitazione, , dato che un anziano disabile grave poteva usufruire di un finanziamento massimo di 5000 euro dalla "162", capire se conviene mantenere questo finanziamento perché è incompatibile con i servizi residenziali?
Faccio ancora un esempio sui costi: consideriamo 17 mila anziani, ognuno dei quali ha avuto un taglio di 1000 euro a progetto. Ho già detto che le somme stanziate sono superiori a quelle dell'anno scorso, ma concretamente le persone hanno avuto un taglio. Ammettiamo che il 10 per cento di queste persone, mi sembra una cifra accettabile, dica che non ce la fa più, visti i tagli, e voglia ricoverarsi oppure che i familiari lo ricoverino. Cosa succede? Succede che automaticamente la Regione deve provvedere al costo immediato, su 1.700, di almeno 29 milioni di euro. Guarda caso la cifra che ci serve per completare i progetti e per impedire che le persone, anzi per far continuare alle persone i loro progetti. Certo, se fossero addirittura 3 mila che di questi 17 mila dicano di volere la struttura residenziale andrebbe molto male per le casse regionali, stiamo parlando di circa il 15 per cento di coloro che beneficiano della "162", senza contare poi che, per le famiglie non abbienti, i comuni devono comunque in qualche maniera integrare con fondi propri la quota per ciascun ricovero e la spesa pubblica aumenterebbe di un altro 50 per cento, ovverosia noi non investiamo sulla "162" e potremmo ritrovarci a spendere, con i fondi sociosanitari, dai 50 ai 70 milioni di euro in più.
In questo periodo, inoltre, si dice che colpiamo gli abusi della "162". Sono d'accordissimo, l'abbiamo scritto nella nostra mozione, gli abusi vanno colpiti perché la razionalizzazione va a vantaggio dei più gravi, ma spero che nessuno qui dentro pensi che creare un clima dove si dice che la "162" è piena di abusivi permetta di togliere risorse.
Assessore, attiviamo i controlli, per primi lo abbiamo chiesto nella nostra mozione. Abbiamo detto di attivare un percorso di studio, verifica e monitoraggio sull'applicazione della legge, per poter non solo creare un efficiente sistema di controllo atto a colpire eventuali abusi (comprese le certificazioni rilasciate dalle commissioni che attestano l'handicap grave, per noi è un grave problema questo, perché a volte, si rilasciano certificazioni a chi assolutamente non ha diritto), ma anche - contemporaneamente la parte virtuosa - per valorizzare le buone prassi finora attuate, ottimizzando e rendendo sempre più efficienti gli interventi a sostegno, valorizzando i piani personalizzati, anche i percorsi di vita indipendente, questo attraverso la Commissione prevista dalla legge numero 162 del 1998, articolo 1, comma b), che deve essere composta, oltre che dai rappresentanti dei familiari delle persone con disabilità, anche dai rappresentanti degli enti locali.
Poi, noi facciamo la nostra parte e ricordiamo, per i pochi furbi o disinformati, che non devono inverare la bontà della legge, che compilare la scheda di gravità corrisponde a un'autocertificazione che ha una rilevanza penale per chi dichiara il falso, lo diciamo. Ricordate cos'è successo a Capoterra, dove le dieci persone che hanno dichiarato il falso sono state arrestate, ma non hanno certo invalidato la bontà di un intervento regionale così tempestivo e di grande valore che tutti qui abbiamo votato? Comunque, mi chiedo quanti sono questi abusi presunti. Cento? Cinquecento? Mille? Su 28 mila in ogni caso è una percentuale bassissima che conferma la sostenibilità della legge. Inoltre il sistema di finanziamento virtuoso, il metodo elaborato in questi dieci anni, che non si basa su certificazioni di patologie, ma verifica le condizioni disabilitanti delle persone, relega gli eventuali abusi negli ultimi posti della graduatoria, ovvero con i finanziamenti più bassi.
Io direi piuttosto parliamo degli sprechi in generale in questo settore. Molte persone con disabilità hanno visto tagliate le loro prestazioni riabilitative. Mi chiedo: a cosa servono due o tre sedute settimanali di fisioterapia della durata di una mezz'oretta? Un diritto probabilmente trasformato in soldi buttati! Pensiamo agli sprechi che si fanno - e questo è stato detto dalle associazioni - quando una persona deve essere dimessa dall'Unità spinale. Molto spesso le persone traumatizzate non riescono a rientrare a casa perché le loro case non sono state ancora adattate e non c'è un percorso che permette di finanziare l'adattamento delle loro case. Che cosa succede? Che si allungano giocoforza i ricoveri, che costano e costano soldi; solo con quella somma ingente che si spende per i giorni di ricovero improprio si potrebbero riadattare le case di quei disabili, quindi stiamo parlando delle assurdità dei nostri sistemi.
Ritorniamo a noi, al taglio dei 1.000 euro. Qualcuno ha disquisito che era meglio togliere proporzionalmente, non 1.000 euro a piano. Può sembrare tutto giusto, ma il problema è che il taglio non è giusto per nessuno, non è che bisogna fare la guerra fra persone con disabilità. Faccio due esempi: pensiamo a un malato di SLA o a un allettato che necessita di assistenza "24 ore su 24" e che, con la "162", ha alcune ore di assistenza. Cosa fai, gli tagli il 30 per cento del finanziamento? Trecento ore in meno all'anno? Sarebbe una follia! Ma pensiamo anche a una persona meno grave con un progetto da 3000 euro al quale tu togli il 33 per cento o magari il 40 per cento. Togliere 1.000 euro a questa persona significa che probabilmente questa persona (che nella sua gravità comunque è meno grave), poiché non potrà avere più l'accompagnatore, magari non potrà uscire a lavorare, a esplicare le sue attività, se non lavora, che lo rendono meno dipendente dall'assistenzialismo e dalle risorse pubbliche, è come respingerla nel tunnel dell'assistenzialismo con l'incremento della spesa pubblica sociale. Per questo bisogna ridare a tutti cento ore di assistenza in più all'anno, a ciascuno, ovvero 1.000 euro.
Parliamo un attimo dei diritti umani delle bambine e dei bambini sardi con disabilità, che hanno avuto un 2009 sicuramente difficile. Voglio fare una premessa ricordando al volo i tagli 2009-2010 riguardanti gli insegnanti di sostegno effettuati con l'assurda politica del Governo nazionale che ha fatto strage di ore di sostegno, in Sardegna come in tutta Italia, contrastata da 57 bambine e bambini disabili sardi con le loro tenaci famiglie che hanno fatto ricorsi al TAR vincendo 57 a "zero" contro la ministra Gelmini. Questo fatto è capitato nel 2009, adesso è arrivata questa questione dei 1.000 euro.
Voglio ricordare che la legge numero 162, modello Sardegna, finanzia progetti personalizzati per 11 mila persone con disabilità grave al di sotto dei 65 anni; di questi, 2157 bambine e bambini sono al di sotto dei 14 anni, quelli danneggiati anche nel sostegno. Voglio dettagliare ancora di più, scusate se insisto sui dati: abbiamo 337 bambini con disabilità gravissima al di sotto dei sei anni, "gravissima", quindi al di sopra dei 70 punti; abbiamo tolto 1.000 euro a questi progetti. Abbiamo tolto 1.000 euro a 202 bambini dai sette ai dieci anni, mille euro; a 202 bambini, dagli undici ai quattordici anni e a 199 dai quindici ai diciotto anni. Insomma, circa mille bambine e bambini sardi con disabilità grave, che hanno subito il taglio di 1.000 euro ai loro progetti personalizzati (sto parlando, appunto, dei più gravi, quelli nella fascia alta della graduatoria), si chiedono oggi il perché e se lo chiedono le loro famiglie. Vogliamo porci un rimedio?
Infine voglio parlare della difficoltà degli enti locali, lo dico con molta semplicità. Gli enti locali sapevano, come tutti gli anni, a quanto ammontava la quota di finanziamento e l'hanno detto in maniera, appunto, partecipata alle famiglie. Poi è successo che, per la prima volta dopo dieci anni, lo diciamo nella mozione, è arrivato non quel contributo ma 1.000 euro in meno. Ecco, questo fatto ha creato veramente imbarazzo e difficoltà.
Allora, io vado a concludere dicendo che dobbiamo rivisitare sicuramente, migliorare il sistema, rafforzare i progetti di vita indipendente per far uscire centinaia di persone con disabilità dall'assistenzialismo, perché con un adeguato supporto possano veramente condurre una vita indipendente; nel deliberato e nella nostra mozione, noi chiediamo che vengano approvate delle semplici questioni. L'ho detto, il modello funziona, si può rivisitare con la partecipazione dei diretti interessati, con tutta la partecipazione necessaria degli enti locali, secondo me è un fatto assolutamente importante. In questo momento sento di dover dire che proponiamo concretamente innanzitutto la salvaguarda di questo livello di assistenza e la restituzione dei 1.000 euro a progetto a ogni persona; stiamo facendo un investimento, non sono soldi che vanno a finire per assistenzialismo, sappia che cosa c'è dietro, sappiamo che ci sono 14 mila posti di lavoro circa, non ovviamente a tempo pieno, anche precari, però sono una ricchezza sparsa in tutto il nostro territorio. Questa è la prima cosa.
Seconda cosa: dico a tutti i colleghi - se hanno letto con attenzione la nostra mozione - che la nostra mozione è veramente aperta a un discorso che riguarda le persone, quindi, chiedo che ci sia questo percorso da 28 milioni di euro, nel prossimo collegato alla finanziaria, che ci permetta di dare risposte e diritti alle persone che diritti in questo momento non hanno; che si crei tutto il sistema di controllo, di verifica, ripeto, partendo non tanto dalle persone che vanno comunque avvisate, i comuni vanno avvisati, ricordando che le autocertificazioni hanno rilevanza penale, anche se i casi di abusi non sono migliaia, lo sanno tutti, sono pochi. Quindi la questione è che bisogna comunque essere efficienti, ma allo stesso tempo attenti per quanto riguarda tutta la questione del rilascio delle certificazioni, è assolutamente importante che le commissioni preposte vengano comunque controllate e rendano conto.
Inoltre, nella mozione, abbiamo chiesto la rivisitazione. Se è vero che noi scopriremo che, con la "162", si fanno risparmi concreti di decine di migliaia di euro, di milioni di euro, anzi, diciamo, allora verifichiamo se, nella rivisitazione, i progetti personalizzati possono diventare addirittura biennali, per evitare un po' di burocrazia alle famiglie e alle persone con disabilità grave, in modo da non essere impegnati ogni anno.
Questo nel massimo rigore e nel massimo controllo che noi tutti chiediamo. Da questo punto di vista, il primo atto di giustizia è restituire i 1.000 euro a ogni bambino, a ogni persona anziana, a ogni persona con disabilità grave; poi l'anno prossimo probabilmente affronteremo meglio l'argomento.
PRESIDENTE. Ricordo che i consiglieri che intendono prendere la parola devono iscriversi a parlare non oltre la conclusione del primo intervento.
Ha domandato di parlare il consigliere Cuccureddu. Ne ha facoltà.
CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Chiedo la verifica del numero legale.
(Appoggia la richiesta il consigliere Vargiu.)
PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.
(Segue la verifica)
Prendo atto che il consigliere Ladu è presente.
PRESIDENTE. Dichiaro che sono presenti 67 consiglieri.
(Risultano presenti i consiglieri: Agus - Amadu - Bardanzellu - Barracciu - Ben Amara - Biancareddu - Bruno - Campus - Capelli - Caria - Cherchi - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Contu Mariano - Cossa - Cucca - Cuccureddu - De Francisci - Dedoni - Dessi' - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Mario - Floris Rosanna - Fois - Gallus - Greco - Ladu - Lai - Locci - Lombardo - Lotto - Manca - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Marco - Meloni Valerio - Milia - Mula - Mulas - Murgioni - Oppi - Peru - Piras - Pitea - Pittalis - Porcu - Randazzo - Rassu - Sabatini - Sanjust - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sechi - Solinas Antonio - Solinas Christian - Soru - Steri - Stochino - Uras - Vargiu - Zedda Alessandra - Zedda Massimo - Zuncheddu.)
Poiché il Consiglio è in numero legale, proseguiamo i lavori.
E' iscritto a parlare il consigliere Gallus. Ne ha facoltà.
Le ricordo che l'intervento deve essere contenuto entro dieci minuti.
GALLUS (P.d.L.). Presidente, Assessori, colleghe e colleghi, molto volentieri, come consigliere regionale e come sindaco di un piccolo comune delle zone interne della Sardegna, intervengo in questo dibattito per esprimere alcune considerazioni. Da un decennio ho il gravoso compito di amministrare o cercare, cosa questa molto più ardua, di risolvere e dare risposte appaganti alle innumerevoli richieste dei miei concittadini. Richieste al più individuate come esigenze di ordine economico-occupazionale, ma spesso anche di ordine sociale, certamente queste le più delicate e, se volete, le più emotivamente coinvolgenti.
Fatta questa doverosa premessa, è chiaro che governare la sanità, il sociale, specialmente nel meridione e nelle isole, è sempre stato un compito molto arduo. Oggi più che mai perché, da qualche tempo a questa parte, alla sfera di competenza dell'Assessorato della sanità in senso stretto sono state attribuite altre gravose competenze nel comparto sociale con ricadute significative anche nel versante economico. Per l'attuale Assessore, le condizioni di partenza di questo mondo si sono manifestate da subito molto complesse. Rimettere in moto una macchina così complicata in un settore a così alta sensibilità non è stato e non sarà un compito facile. Sin dai primi giorni del suo insediamento, ella non ha lesinato il suo impegno dimostrando una decisa e forte volontà di dare un significativo segnale di cambiamento nella direzione di una gestione efficace, efficiente ed economica proprio in un momento di forti riduzioni di disponibilità finanziaria. Una politica di razionalizzazione non finalizzata al risparmio tout court ma alla sottrazione di assegnazioni di risorse a pioggia per destinarle a chi veramente lo merita e ne ha bisogno. E' il caso della legge numero 162 del 1998, meglio conosciuta come "Piani personalizzati", oggi sottoposti a critiche e giudizi spesso contrastanti e specialmente da alcune forze politiche di opposizione inquinati da una forte caratterizzazione di tipo strumentale e demagogico. E' fuor di dubbio che, nonostante il riconosciuto impegno da parte della Giunta per aver reperito ulteriori risorse per la non autosufficienza, 32 milioni di euro in più, la proliferazione delle richieste, legittime o no, in questa prima fase ha portato a una prima ripartizione pro capite inferiore all'anno precedente, da qui le proteste generalizzate di questi ultimi giorni che hanno attraversato da un capo all'altro la nostra Isola.
Andiamo ad analizzare le motivazioni di questi presunti tagli anche per capire meglio e con obiettività la situazione. Sul versante delle domande, nell'arco di nove anni la richiesta è andata crescendo, in misura esponenziale, da 220 domande nel 2001 alle oltre 28 mila attuali. Solo nella mia comunità, Paulilatino, le richieste in poco tempo sono passate dalle 2 del 2001 alle 10 del 2005 sino alle 70 attuali. La causa madre di questa ingovernabile situazione è la delibera regionale numero 2816 del 1º luglio 2005, e successive modificazioni e integrazioni; assolutamente non vuol essere un'accusa ma da ciò ne consegue che le modalità di valutazione risultano spesso discriminanti nei confronti dei veri disabili a causa di un accesso molto più facile alle agevolazioni stesse. Già dall'anno 2008 qualche associazione che opera nel settore della non autosufficienza ha presentato all'allora assessore Dirindin alcune osservazioni per apportare correttivi alla scheda di valutazione. Nulla è stato fatto in quella direzione.
Bisogna porre mano ai criteri di assegnazione delle risorse, occorre quindi un maggiore coinvolgimento unitamente a una maggiore responsabilizzazione degli attori principali (che sono i disabili), delle famiglie, degli enti locali e delle figure professionali che dispensano il servizio di assistenza. Inoltre la scheda di valutazione deve consentire progetti dinamici a valenza biennale, strutturando il questionario in due parti, da compilare una a opera di un medico, l'altra dall'operatore sociale, non come oggi che è lasciato alla discrezionalità degli stessi beneficiari o dei loro familiari, i quali, non conoscendo il punteggio che si ottiene a seconda delle risposte indicate nel questionario, dichiarano uno stato di gravità spesso non veritiero, anche se il più delle volte inconsapevolmente.
Sarebbe più corretto attribuire maggior punteggio alla disabilità, ora a 50 punti, e assegnare meno al contesto ambientale e familiare in cui vive il disabile, ora sempre 50 punti, magari riproponendoli rispettivamente a 60 punti e a 40 punti. Sarebbe meglio inoltre includere nel reddito individuale anche i redditi esenti, rendite INAIL, indennità di accompagnamento ed escludere di contro quelli dei fratelli e dei nipoti, insomma dei familiari, come prevede la vigente normativa. Inoltre, rivedere le domande afferenti la sfera cognitiva che non tengono conto della differenza di età dei beneficiari ad esempio con domande più specifiche per i minori e i giovani; la disabilità nella maggior parte dei casi è congenita e insorge nei tre anni di vita, non è dovuta quindi al decadimento psico-sensoriale tipico degli anziani. Ancora, definire obbligatoriamente la gestione diretta per gli utenti soli e senza familiari di riferimento da parte degli enti locali che possono occuparsi di scegliere l'assistente per verificare l'espletamento adeguato dell'attività assistenziale dell'operatore.
Concludendo, è chiaro a tutti, dico tutti, che i soggetti svantaggiati, quindi i più deboli, devono essere difesi e tutelati senza però sconfinare in facili strumentalizzazioni; a scanso di equivoci e fraintendimenti, affermo con forza e convinzione che una legge come la legge numero 162 va difesa non foss'altro per i principi ispiratori da cui trae origine e per il tanto sollievo che ha dato in questi anni anche in termini di integrazione sociale ai beneficiari e ai loro familiari. E' altrettanto chiaro però, e lo ripeto, che vanno rivisti i criteri di assegnazione con la partecipazione attiva delle varie associazioni quale la FISH, la FAND e le altre che qui non sto a elencare, E il completamento delle Commissioni con le AA.SS.LL. e con gli enti locali, i comuni, comunque con la regia diretta e precisa dell'Assessorato competente.
A questo punto rivolgo un appello all'Assessore chiedendo appunto a lui e alla Giunta, pur consapevole che dovranno raschiare il fondo del barile, se sarà possibile, credo e spero di sì, ridurre il taglio di 1.000 euro a progetto o comunque chiedo un intervento dell'intero Consiglio in sede di collegato alla finanziaria, infine che venga ricostituita la competente Commissione assessoriale per il monitoraggio della spesa, in qualità e quantità, e soprattutto, chiudo veramente, sollecito e auspico una celere e urgente rivisitazione della legge stessa.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Caria. Ne ha facoltà.
CARIA (P.D.). Presidente, intanto mi verrebbe da iniziare, visto anche quello che è accaduto poc'anzi, in considerazione del fatto che stamattina non sono intervenuto, invitandola davvero a cambiare questo sistema di rilevazione della presenza, altrimenti prima o poi qualcuno dei colleghi o cade sulle scale o rischia magari di avere altri problemi più seri di salute.
All'onorevole Gallus che è appena intervenuto mi verrebbe da porre una domanda: "Ma è possibile che di tutta l'attività svolta nella precedente legislatura non ci sia nulla di buono?". Nemmeno dove si vanno a verificare cose che sono, come dire, facilissime da individuare. Questa delibera che oggi stiamo analizzando, attraverso questa mozione, ha dentro dei numeri, l'ha detto anche lei nel suo intervento, i piani presentati sono stati, nel 2002, 1.648 e finanziati 1.524; nel 2003, 2.344; nel 2004, 3.461; nel 2005, 6.119; nel 2006, 9.222; nel 2007, 16.895; nel 2008, 25.597; le domande del 2009 sono 28.351. E' possibile che neanche quello che con i numeri è un dato inconfutabile venga riconosciuto come merito? Non solo, prima l'onorevole Espa ha fatto riferimento a ciò che avviene a livello nazionale sui fondi della non autosufficienza, portando a conoscenza di tutta l'Aula, e già magari era conosciuto, il fatto che, a livello nazionale, si investono solo 300 milioni di euro, e che la Regione Sardegna investe oltre 100 milioni di euro in questa direzione. Lei ha fatto riferimento al fatto che l'Assessore, quando si è insediato, ha trovato un disastro sulle politiche del sociale, a me non risulta questo.
(Interruzione)
L'ha detto nel suo intervento! Francamente credo che questo non risulti né alle famiglie, che purtroppo hanno a che fare con l'Assessorato della sanità per il sociale, e nemmeno a molti sindaci del territorio.
Venendo alla questione, io concordo con l'onorevole Espa - mi rivolgo all'Assessore - sulla necessità che la Regione debba farsi carico di garantire i livelli essenziali di assistenza, la formula di questi progetti rappresenta un punto fondamentale per poter garantire i livelli essenziali di assistenza, perché da un punto di vista si garantiscono esigenze di tipo sanitario e da un altro punto di vista per le famiglie si garantiscono esigenze di tipo sociale. Perché, come ha detto l'onorevole Espa, chi ha il problema in casa ce l'ha per 24 ore al giorno e molto spesso le famiglie che si devono sopportare, o sostenere, o confrontare con questa problematica sono formate da genitori anziani.
Francamente intervengo sulla mozione numero 33 e avrei preferito, avremmo preferito, non dover fare questo intervento, invece purtroppo oggi questo Consiglio si trova a parlare della legge numero 162 perché la Giunta ha approvato la delibera 55/33 con la quale, visto l'aumento degli utenti aventi diritto, ha deciso di operare tagli per 1.000 euro su ogni progetto finalizzato, rispetto a quelli che erano gli interventi finanziati nell'esercizio precedente. E' vero, sono aumentate le domande, l'abbiamo visto, è aumentata anche la quota di stanziamento, ma di fatto sono diminuiti i contributi di 1.000 euro per ogni progetto, così come indicato nella delibera.
La legge numero 162 è stata più volte definita legge "gioiello", io l'ho sentito dire da qualcuno in quest'Aula e non da membri che fanno parte dell'opposizione, concetto da più parti condiviso, addirittura quale modello di eccellenza nazionale, rispetto all'aumento delle domandìe di chi ha diritto, segno di maggiore necessità e di un numero di disabili che, grazie a questa legge, hanno e stanno trovando una risposta reale per favorire i processi d'inclusione sociale. Ma trova una risposta della Giunta non adeguata, perché, anziché valutare l'incremento delle richieste e soddisfare questa esigenza, adeguando il capitolo di spesa, ha deciso di ridurre le somme per singolo progetto, minando e in qualche caso vanificando la portata e il raggiungimento degli obiettivi contenuti nei progetti proposti.
Stiamo parlando di circa 28.350 piani ammessi a finanziamento, con un taglio di circa 1.000 euro a piano, con anche un'altra scelta determinata nel cambiamento dei criteri, con l'eliminazione del limite reddituale di 70 mila euro come soglia massima per usufruire dei piani personalizzati. Constatiamo, questo è vero, che la Giunta preferisce un intervento a pioggia, piuttosto che investire le risorse su chi ha bisogno, è in difficoltà e non può permettersi l'assistenza. Questa scelta - a nostro avviso - non realizza nemmeno l'obiettivo di un risparmio, ma semmai determina nel medio e lungo periodo un aumento della spesa sanitaria, in quanto è evidente che, essendo i piani finalizzati con la "162" incompatibili con qualsiasi forma di residenzialità, senza il finanziamento di questo strumento, si spingeranno le famiglie al ricorso del ricovero in strutture residenziali, magari private, come può piacere a qualcuno, ancorché convenzionate. Questa scelta ha creato anche instabilità tra gli operatori professionali.
La legge numero 162 ha contribuito a garantire una migliore qualità della vita alle persone con disabilità e alle loro famiglie e ha rappresentato una risposta adeguata a misura delle persone con disabilità, favorendo l'inclusione sociale; prevede la co-progettazione di piani personalizzati tra persone con disabilità, loro famiglie e istituzioni. La decisione della Giunta di diminuire il contributo, decisione presa anche a posteriori, ha creato una serie di problemi per le famiglie, per i comuni, che hanno quantificato il finanziamento in base alla gravità delle persone e delle situazioni familiari, per gli stessi operatori. Questo è emerso e si sta ampliando in questi giorni, basta guardare tutti gli articoli anche sulla stampa, in tutto il territorio regionale stanno venendo fuori.
Alla luce di quanto detto, noi proponiamo sostanzialmente tre cose. L'ha detto in parte l'onorevole Espa, lo voglio ripetere io: porre rimedio con il collegato, stanziando le somme necessarie senza ridurre il finanziamento di nessun progetto; predisporre uno studio, una verifica, un monitoraggio sull'applicazione della legge per colpire eventuali abusi, compresa la verifica dei criteri del sistema di certificazione da parte delle commissioni che attestano l'handicap grave e i ritardi nell'erogazione dei rimborsi che persistono da parte di alcune amministrazioni comunali; terzo elemento, che riteniamo importante, proporre (questo non credo che comporti aumenti di spesa, o che cambi nulla nella sostanza) che vengano fatti progetti almeno biennali, che consentano una maggiore programmazione ed eliminino burocrazia e file inutili che ogni anno le famiglie, con già tanti problemi, devono fare.
PRESIDENTE. E' iscritta a parlare la consigliera Barracciu. Ne ha facoltà.
BARRACCIU (P.D.). Presidente, Assessori e colleghi, la mozione che stiamo discutendo, come si diceva, solleva un problema di particolare gravità: la drastica riduzione dei livelli di qualità sociale raggiunti nella nostra Regione per i bambini, i ragazzi e tutte le persone adulte con disabilità grave e gravissima. Problemi già ben sottolineati dall'onorevole Espa, dall'onorevole Caria e in maniera un po' particolare anche dall'onorevole Gallus, che oggi ha fatto per due volte il difensore d'ufficio, stamattina della Presidente, stasera dell'assessore Liori, con questo ruolo un po' particolare.
Intendo partire da un dato, Presidente, Assessore: la popolazione sarda invecchia sempre di più, e sempre più a lungo rimane in vita in situazione di non autosufficienza, questo non è l'unico problema che riguarda la "162", è già stato detto, però voglio partire da qui. Parto dall'invecchiamento della popolazione perché è nell'ottica delle cose che le richieste di contributi, secondo la "162", siano destinate ad aumentare. Forse non nella misura in cui indica l'assessore Liori, ma sono destinate ad aumentare. In ogni caso non possiamo accettare la giustificazione data al taglio indiscriminato dei fondi per la disabilità deciso dalla Giunta che addita, all'aumentato numero delle richieste avanzate, la ragione della sottrazione di 1.000 euro ai contributi accordati. Il numero delle richieste infatti, almeno fino a quando non verranno messe in campo politiche sociali, del lavoro, delle parti opportunità e politiche per la famiglia, capaci di invertire il trend della necessità, non solo è imprevedibile, ma è scontato che sarà sempre più in crescita. Aprire gli occhi sulla realtà che ci circonda, sforzandoci di leggerne gli aspetti almeno più eclatanti, è essenziale o si rischia non solo di fare buchi nell'acqua, ma di provocare danni seri, come accade quando, come avete fatto voi, si irrompe nella vita delle persone mettendo duramente a repentaglio la loro qualità di vita e il loro diritto a una esistenza migliore.
La popolazione della Sardegna è da tempo avviata a uno sbilanciamento progressivo verso le classi di età più anziane, uno sbilanciamento che ha i suoi picchi soprattutto nelle zone più svantaggiate dell'interno, nei piccoli e piccolissimi comuni, di uno del quale tra l'altro io sono anche sindaco, e mi sorprendono le affermazioni dell'onorevole Gallus, anche lui sindaco di un piccolo comune, così come me, dove si acuisce il fenomeno dello spopolamento; lo spopolamento non porta con sé soltanto l'impoverimento economico di quelle zone, porta anche a un altro fenomeno sociale gravissimo, c'è l'aumento costante dei nuclei familiari costituiti soltanto da persone anziane, i cui figli sono andati via, non tornano o tornano raramente, famiglie di anziani soli che spesso si avviano alla non autosufficienza.
Niente di strano allora se il numero delle richieste per il sostegno alla non autosufficienza aumenta, è aumentato e continuerà ad aumentare. Non si può evitare di tenere in considerazione questo dato di fatto: la popolazione invecchia e ha bisogno di assistenza. E' talmente lampante che qualsiasi governo dovrebbe farsi carico del problema come una missione prioritaria, eppure le politiche sociali messe in campo hanno già segnato un'inversione di marcia, un'inversione di tendenza rispetto al recente passato, e non soltanto al recente passato. L'assessore La Spisa non si stanca mai di ripetere che al centro dell'operato di questa Giunta c'è la persona. Ebbene mi domando a quale persona fate riferimento: più leggo le pagine del Programma regionale di sviluppo, più stento a capire quale sia il rapporto tra le azioni concrete, le delibere e le leggi approvate e lo slogan coniato per il Piano regionale di sviluppo, che sempre più dimostra di essere un richiamo per le allodole. A meno che, alla persona di cui parlate e che dichiarate che viene prima di tutto, non si aggiunga che debba essere perfettamente abile, giovane, capace, tanto meglio se cattolica e praticante, meglio ancora se impegnata in attività edilizie. Allora sì, a questo punto i conti tornerebbero, la persona è davvero al centro della vostra politica. Questo è il target delineato, cui tendono gli sforzi delle politiche per lo sviluppo che voi state portando avanti.
Ebbene, poiché non è giusto fermarsi al titolo di quel Programma regionale di sviluppo in cui sono delineate le vostre politiche, ma è giusto approfondire, vediamo che il Programma regionale di sviluppo dice, sulle politiche sociosanitarie, anche in grassetto, che in esso si pone come obiettivo specifico quello di "garantire a tutti i cittadini una assistenza adeguata ai bisogni espressi dalla struttura demografica e sociale dell'isola", è scritto in grassetto. Oggi, quella garanzia elementare (che è stata data ai cittadini negli scorsi anni, attraverso la realizzazione di un'intuizione semplice ma rivoluzionaria per un sistema abituato all'ospedalizzazione o all'istituzionalizzazione),, quel sistema e quella intuizione traballano. Lo sentiamo dalla disperazione di chi può manifestare, dal richiamo muto di chi non può farlo, attraverso le voci delle associazioni, dei familiari, dei sindaci, da ogni parte dell'Isola.
Chiedo alla Giunta, che ha approvato la delibera numero 55/33, se è stata valutata o no la struttura demografica e sociale dell'Isola cui si fa riferimento nel Programma regionale di sviluppo. Se non l'avete fatto è grave, ma è ancora peggio se l'avete fatto e ciò nonostante deliberate disposizioni che tagliano tutta l'erba con un solo colpo e lasciano che gli effetti si abbattano su coloro i quali, perché disabili o familiari di portatori di disabilità, sono costretti a sopportare già enormi difficoltà. Le condizioni di sostenibilità economica cui fa ancora riferimento il Programma regionale di sviluppo, sempre nell'ambito delle vostre politiche, spetta a questo Governo crearle, non si può pensare di far pagare, ai disabili e alle loro famiglie, il prezzo della cecità di un bilancio in cui non si sono previsti gli aumenti per le fasce sociali più deboli che si ingrossano sempre di più.
Qual è l'idea di politica sociale e sanitaria da cui partite, quando sottraete risorse alle frange più colpite della nostra popolazione? E con quale azzardo, mi domando, Presidente, con quale azzardo, Assessori, da una parte vengono sottratte le risorse per le persone più deboli e dall'altro vengono destinati ben 6 milioni di euro per risanare le casse degli enti di formazione professionale storici di quest'Isola? Per risanare casse ridotte male da una gestione quantomeno allegra dei fondi pubblici che oggi quegli enti non riescono a rendicontare e, siccome non riescono a rendicontarli, la Regione dà altri soldi perché possano rendicontarli. Ma su questo tema torneremo presto.
Bene, le famiglie sappiano che, da una parte, la Giunta spende 6 milioni di euro per risanare le casse dei bilanci degli enti di formazione professionale storici e, dall'altra, taglia i fondi per coloro che hanno bisogno in quanto disabili. Sappiano anche, le famiglie, che dall'altra parte si aumentano i tetti di spesa per le case di cura private. Nessuno sostiene che, dall'applicazione di una legge, quale anche la "162", non possano nascere storture, né che manchino coloro che tendono ad approfittarne, si ponga rimedio a questo problema ma, sulle situazioni già al limite, per favore, si rivedano assolutamente le situazioni prese.
Da Siniscola, Terralba, Galtellì, Alghero, Tissi, Ploaghe, Ittiri, Sennori e tanti altri comuni della Sardegna, collega Gallus, si levano dai nostri colleghi proteste che devono essere tenute in debita considerazione: sono i segnali di un sistema alle strette che, a fronte dell'intensificarsi dell'emergenza, deve subire il disinteresse da parte anche del Governo nazionale. Sui comuni ricade ancora una volta la responsabilità di sopperire a risorse sottratte dai Governi regionali e nazionali di turno e oggi dovremo sopperire, nonostante la riduzione anche del trasferimento delle risorse finanziarie sul Fondo unico: l'abbiamo già fatto, lo faremo con enorme difficoltà. Noi, i sindaci, non ci sottraiamo a questa responsabilità che però non è nostra. La Sardegna ha come fiore all'occhiello i programmi per i progetti personalizzati, finalizzati a favorire il rientro in famiglia o nella comunità di appartenenza delle persone; in particolare questi programmi hanno permesso di dimettere numerose persone da strutture sociosanitarie, consentendone la permanenza in famiglia con notevole risparmio per la finanza pubblica. Non posso credere che da una parte si inneggia e si vuole perseguire, così come si dice in varie situazioni, la salute della finanza della sanità e dall'altra invece si lavora perché in effetti si riprendano i ricoveri.
Va bene la rivisitazione dei criteri e dei parametri per i finanziamenti dei piani personalizzati della "162" ma, nel frattempo, sosteniamo a gran voce, sostengo a gran voce, la richiesta contenuta nella mozione di reintegrare i 1.000 euro a progetto, perché questa è una questione di civiltà.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Ben Amara. Ne ha facoltà.
BEN AMARA (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Io sono d'accordo con tutti gli interventi soprattutto con quelli dell'opposizione, in particolar modo quello di Francesca Barracciu e quello di Marco Espa, che condivido perché è un intervento onesto, nobile e ben documentato.
Invece non condivido per niente l'intervento del sindaco, consigliere regionale e medico, collega Gallus, un intervento che considero un intervento "avatar" e forse un intervento avaro, con un linguaggio anche quasi borsistico. Sembra che l'onorevole Gallus sia appena uscito dalla torre di Babele subito dopo la frammentazione delle lingue, però io cerco di fare un discorso un po' romantico, anche per toccare la sensibilità dell'Assessore.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CUCCA
(Segue BEN AMARA .) Oggi siamo chiamati a discutere di una questione che tocca profondamente la sensibilità di noi tutti, si tratta di una delibera che impone dei tagli indiscriminati ai finanziamenti dei progetti concernenti la vita, la salute, l'integrazione nella società di persone con gravi disabilità, indipendentemente dal tipo di disabilità. Trattasi di progetti che concernono la vita di persone con problematiche che coinvolgono profondamente le famiglie, che necessitano di essere sostenute nel difficile compito di rendere dignitosa una vita che parte in svantaggio rispetto a tutte le altre.
Lo scenario dei bisogni delle persone colpite da disabilità, e le relative modalità di intervento, è molto articolato, così come articolate e differenti sono le condizioni di ciascun portatore di handicap (personali, familiari, contesto scolastico, contesto economico della famiglia di appartenenza), differenti pertanto devono essere gli interventi di sostegno e le modalità di azione; i progetti personalizzati, se non sono la risposta perfetta alle esigenze della disabilità, sono ciò che più si avvicina al soddisfacimento della diversificazione dell'azione in base alle situazioni concrete.
Per il soggetto disabile sussiste un diritto a una vita dignitosa e tale diritto consiste, da un lato, nella possibilità di accedere alle opportunità di crescita e di formazione cui accedono tutti i cittadini e, dall'altro, nell'accesso al sostegno attraverso strumenti idonei ai propri bisogni peculiari. Si può discutere sui difetti, sulle lacune della legge numero 162 per modificarla e migliorarla laddove è possibile, eliminando distorsioni e sbavature che sicuramente si sono verificate nella sua applicazione, ma i principi che essa porta vanno salvaguardati a ogni costo. Dalla lettura del testo della delibera numero 55/33 emerge chiaramente che la problematica dell'aumento delle richieste, unita alla scarsità di dotazione finanziaria, ha indotto a un taglio indiscriminato una tantum dei finanziamenti dei progetti. L'impressione che se ne trae è quella per la quale le esigenze di bilancio possono giustificare il passare sul corpo dei cittadini, non i cittadini comuni ma gli ultimi della società, quelli che hanno meno strumenti e meno forza per difendersi.
Faccio solo una considerazione: avete dato 5 milioni di euro all'anno agli oratori perché svolgono - cito - "una funzione sociale" e avete tolto proprio a coloro che dalla società sono emarginati e avrebbero avuto bisogno di tutto il sostegno possibile. Una Giunta che taglia i fondi ai diversamente abili è una Giunta a dir poco discriminante, non è una Giunta inglobante.
Badate che i disabili possono essere i veri portatori del nuovo, sono i provocatori di un nuovo codice culturale, non per la loro specifica diversità ma perché rompono una stagnazione, un atteggiamento sociale dominato dalle abitudini e dalla rigidità degli schemi mentali. Sono coloro che rendono manifesta la fragilità della vita e ci richiamano ai valori di solidarietà e di unità. Il portatore di handicap è quella persona che ti fa sentire te stesso facendo di te il vero disabile.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Lai. Ne ha facoltà.
LAI (P.d.L.). Presidente, Assessori, colleghe e colleghi, nella delibera numero 55/33 del 16 dicembre 2009 della Giunta regionale, oggetto della mozione all'esame dell'Aula, si rileva una crescita costante in questi anni dei programmi personalizzati a conferma del valore di una esperienza positiva e innovativa. Si è passati da 5246 programmi nel 2004 a 28.351 presentati fino al 30 settembre 2009. Bambini, giovani, adulti con disabilità grave, con percorsi educativi e di promozione dell'autonomia e integrazione della famiglia e poi, secondo gruppo, anziani non autosufficienti, ultrasessantacinquenni con finalità di conservazione dei livelli di autonomia. Va detto però, onorevole Caria, a onor del vero, che il collega Gallus non ha detto che ha ereditato un disastro e quindi penso che abbia frainteso, ma si tratta di rimettere in moto una macchina assai complicata, almeno questo mi è parso di intendere.
Si nota che è necessario rivedere le tabelle di finanziamento al fine di rientrare nel budget stabilito nel programma annuale con scadenza settembre 2009 da attivare nel 2010 che aveva stanziato solo 77 milioni e 500 mila euro contro un fabbisogno di oltre 130 milioni di euro.
E' possibile anche constatare che, da parte della Giunta regionale, in particolare da parte dell'Assessorato della sanità, ci si muove per contenere il più possibile il taglio alla spesa sociale con un'azione importante che si è concretizzata nella ricerca di tutte le risorse rinvenibili nelle pieghe del bilancio del 2009 affinché possano essere utilizzabili nei programmi personalizzati del 2010. Credo che la volontà di mantenere le risorse vada riconosciuta alla Giunta e all'Assessore. Naturalmente esistono alcuni problemi da risolvere, come l'accertamento della situazione ISE, ovvero se si debba procedere a un accertamento sul singolo oppure, come si sostiene in una sentenza del TAR Sardegna, sull'intera famiglia alla quale il disabile appartiene. Purtroppo, sotto il profilo generale, questi aspetti relativi all'accertamento ISE costringono a estendere il diritto all'erogazione togliendo probabilmente risorse da quelle destinate alla legge numero 162. Questo è un aspetto delicato perché incide sui parametri dei finanziamenti concessi e occorre quindi una valutazione attenta e ponderata che porti a una decisione equa che non leda i diritti e le prerogative dei disabili e dei non autosufficienti.
In considerazione del gravissimo momento di crisi economica e occupazionale che la nostra Regione sta attraversando, si sottolinea che le risorse in bilancio non solo non sono infinite ma si sono ridotte ulteriormente in virtù di una serie di nuovi fronti di spesa che purtroppo si sono aperti. Mi riferisco alle misure di contrasto della povertà messe in atto in maniera ingente proprio da questa Giunta. Quindi come medico vicino a queste problematiche sento il dovere e la volontà di ricercare soluzioni ulteriori magari nel collegato alla finanziaria, affinché questa diminuzione possa essere ridotta sensibilmente e, se è possibile, annullata del tutto.
Sempre così per quella che può essere la mia sensibilità, doverosamente intensa, io penso che si possa cogliere nell'impegno dell'Assessore la volontà precisa di preservare le risorse relative all'assegno di cura e penso anzi che si siano incrementate salvaguardando così i livelli essenziali di assistenza. Anche il rispetto della tabella di finanziamento in vigore è un ottimo punto di partenza sul quale la Giunta ha atteggiamento costruttivo e aperto a cui ogni consigliere, oltre gli schieramenti, può dare il suo contributo e la sua visione critica se necessario. La volontà politica di rappresentare il mondo delle famiglie dei disabili e non autosufficienti che altrimenti non avrebbe voce, ritengo debba essere rispettata e meriti attenzione speciale da parte nostra e di quest'Assemblea; anche nei processi più complessi di elaborazione e di bilanci sanitari, come in questo caso, devono essere sempre fatti salvi margini di intervento che permettano di recuperare maggiori risorse attraverso tutte le misure possibili dalla singola delibera di Giunta a interventi in fase di collegato alla finanziaria.
Sono certo che, sia la Giunta sia tutta la maggioranza, siano pienamente consapevoli e disponibili a una visione costruttiva sull'intera questione relativa ai progetti personalizzati per i disabili e non autosufficienti. E se la legge numero 162 del 1998 si configura come un investimento per le casse pubbliche non dovendo più ricorrere all'assistenza ospedaliera molto più onerosa, allora siamo ulteriormente motivati a farlo e ritengo che l'Assessore sia consapevole anche di questo aspetto.
La strada delle indagini conoscitive in studio da parte dell'Assessorato sarà uno strumento utile per migliorare ulteriormente tutti i servizi alle persone con disabilità e agli anziani di oltre 65 anni. Credo giusto che, su questi temi, non ci dividiamo tra maggioranza e opposizione perché tutto quello che si può fare per garantire diritti sacrosanti e migliorare la qualità di vita di chi è colpito da gravi disabilità, anziano e non autosufficiente, meriti tutto il nostro impegno senza pregiudizi, divisioni, ideologie che mal si adattano a tale delicata disciplina.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Presidente, io non sono un tecnico, non sono un operatore come l'onorevole Gallus, sono un consigliere regionale, sono in minoranza, e devo dire che anche prima di fare una critica mi interrogo su che cosa avrei fatto io al loro posto, che cosa avrei fatto io al Governo, cerco di capire i motivi. Ora, su questo taglio, su questa delibera sui piani personalizzati, sul taglio generalizzato di 1000 euro, non sono riuscito a darmi una spiegazione. E' sbagliato, è fondamentalmente sbagliato. Io credo che sia vergognoso tagliare i fondi per le persone con disabilità e, quando abbiamo discusso la finanziaria, abbiamo predisposto un emendamento. Ci siamo resi conto che le domande sono aumentate, aumenta per fortuna anche l'anzianità, la vita delle persone, con essa la cronicità, e quindi l'esigenza anche di un adeguato supporto nelle famiglie. Per la prima volta abbiamo visto 7 mila persone tagliate fuori, da 21 mila a 28 mila, e ci siamo chiesti come reintegrare in finanziaria, abbiamo predisposto un emendamento, emendamento che avete bocciato ma la soluzione che avete individuato è ancora peggiore: "Visto che non abbiamo ripristinato i fondi, tagliamo 1000 euro a ciascuno e non fa male a nessuno".
No, fa male a tutti, perché fare una scelta come quella che abbiamo fatto, anche nella scorsa legislatura, quella, sì, al di là degli slogans del Programma regionale di sviluppo, mettere la persona al centro, al centro delle politiche, considerare la persona nella sua globalità, nella sua interezza, sapere che non esistono categorie stereotipate di persone, che non esiste la disabilità, ma esiste una persona, una persona che ha necessità di un supporto e quindi anche di un'integrazione che è socio-sanitaria, derivava anche l'idea guida del Piano sanitario regionale. Anche perché (lo diceva uno striscione nel corso della manifestazione che si è tenuta qualche settimana fa da parte dei disabili, delle loro famiglie, delle loro associazioni) disabili si diventa, siamo tutti vulnerabili, basta un incidente, una malattia, anche situazioni contingenti; allora è un problema che riguarda tutti, non riguarda il buon cuore, non riguarda neanche gli ultimi, riguarda la persona. Io credo che per questo non dobbiamo cadere nell'errore di fare assistenzialismo, ma dobbiamo prendere la persona come riferimento per promuovere un benessere diffuso, un benessere di tutti.
Il nostro Piano sociale aveva un titolo: "Star bene insieme", e noi, con l'applicazione della "162", quindi dei piani personalizzati (nel 2004 erano duemila, nel 2009 erano 21 mila, quando abbiamo lasciato il Governo della Regione, e oggi sono 28 mila), vogliamo continuare, se ci date la possibilità, a fare in modo che ciascuna persona in Sardegna, comprese quelle con disabilità, stiano bene insieme a noi.
Credo che sia questo il compito della politica, il compito di un Consiglio regionale che vuole adottare un sistema di welfare che include un sistema integrato, a rete. Era questo il senso della legge quadro nazionale, la "328" del 2000, era questo il senso della "23" del 2005 che, con grande forza e determinazione, l'assessore Nerina Dirindin e questo Consiglio regionale hanno voluto. Io credo che dobbiamo avere fiducia, fiducia nelle risorse umane che abbiamo nelle nostre amministrazioni comunali, che abbiamo nel capitale sociale, che è rappresentato dal terzo settore, dal privato sociale e che dobbiamo avere fiducia in strumenti di coesione sociale come questo. Tagliare 1000 euro è sbagliato, è profondamente sbagliato e ingiusto, ora occorre porre rimedio e noi diciamo che dobbiamo farlo col collegato; però questo collegato, tra l'altro, non sappiamo che fine ha fatto, allora diciamo che va fatto con la prima legge utile.
Noi dobbiamo garantire il supporto e l'assistenza reintegrando i 28 milioni di euro. Credo che sia una scelta politica. Molte volte, anche il collega Diana, che oggi non è in Aula… la maggioranza oggi è presente con circa venti consiglieri, anche in questo momento, presidente Cucca, a conferma di quello che si diceva stamattina, però non chiediamo il numero legale, proseguiamo perché è importante proseguire.
Dicevo che noi crediamo che occorra, col primo provvedimento utile, ripristinare quei fondi. Diceva il collega Diana, qualche volta: "Ma perché pensiamo sempre agli ultimi? Non è che dobbiamo occuparci sempre degli ultimi, ci sono anche persone che stanno bene in Sardegna, dobbiamo occuparci anche di quelle". Certamente, però partiamo da chi tra di noi ha maggiori bisogni, ha maggiori esigenze, perché da lì misuriamo la qualità del nostro intervento e della nostra politica. La persona al centro per noi vuol dire questo, non è uno slogan, perché altrimenti l'altro slogan è che "lo sviluppo parte dall'io", cioè dall'individualismo, ancora una volta è quello che state mostrando. Noi diciamo che bisogna ripristinare al più presto quei fondi, che bisogna farlo con la prima legge utile, che bisogna farlo tenendo conto che è stato fatto un taglio alla giustizia sociale, ai diritti. Noi riteniamo che occorra salvaguardare il livello essenziale delle prestazioni, che occorra, attraverso anche percorsi di studio, di ricerca, di controllo, di verifica, capire se effettivamente ogni euro che spendiamo è speso bene. Quindi siamo d'accordo con lei, lo abbiamo detto e lo abbiamo scritto, assessore Liori, che bisogna attivare tutte le forme di controllo. Però questo non può essere un alibi per non ripristinare i fondi, perché la maggior parte, la stragrande maggioranza delle famiglie che hanno a casa una persona disabile, e le stesse persone disabili, sono persone che sicuramente non cercano di frodare attraverso i finanziamenti che la Regione eroga, ma, come tutti noi, hanno necessità di essere inseriti in un sistema sociale. La scelta che noi abbiamo fatto è quella di non favorire l'istituzionalizzazione, penso al progetto "Ritornare a casa", penso allo stesso sviluppo che abbiamo dato ai piani personalizzati della "162", penso al progetto domotica, devo dire che alcuni comuni oggi si lamentano, assessore Liori, del fatto che sono finiti i fondi e non possono andare avanti col progetto domotica per dotare le abitazioni delle persone con disabilità di quegli ausili che permettono di vivere una vita dignitosa.
Io credo che quello che abbiamo fatto nella scorsa legislatura debba avere continuità, almeno in questo campo, state scardinando tutto, mantenete almeno nel sociale quei passi in avanti che abbiamo tentato di fare nella scorsa legislatura. Io credo che il compito di questo Consiglio regionale sia quello di garantire la personalizzazione dei servizi, la co-progettazione degli stessi servizi, cioè progettare insieme alle famiglie che hanno delle persone con disabilità, alla stessa persona con disabilità. Co-progettare il servizio e, insieme a loro, verificarne l'efficacia e l'efficienza, controllare se quel servizio offre veramente un'assistenza, un supporto, che è utile, con una moderna rete di servizi sociali integrati, promossa con quei piani di zona che, nella nostra legislazione regionale, si chiamano PLUS. Assessore Liori, io ho avuto modo di chiederle, già nel dibattito sui centri di aggregazione sociale, sugli oratori, se i PLUS continuano a esistere, se i distretti socio-sanitari nei quali abbiamo diviso la Sardegna stanno progettando dei piani di offerta per il loro territorio, se trovano risposta attraverso i finanziamenti della Regione, insomma se diamo effettività alla legge numero 23, una legge dei servizi alla persona che, per quello che ci riguarda, è un fiore all'occhiello, anche quello, della scorsa legislatura.
Allora, le chiediamo, assessore Liori, che cosa si sta facendo nei servizi sociali di questa Regione, se si va in continuità, oppure se è intenzione della Giunta regionale cambiare sistema e quindi, attraverso disegni di legge, che magari vorrete proporci, modificare la situazione. Però, nel frattempo, finché le leggi ci sono, bisogna attuarle. Allora noi vi chiediamo con forza di rimediare a questa grave lacuna, a questa vergognosa lacuna, e di ripristinare i 28 milioni che servono a ciascuna famiglia, a ciascuna persona con disabilità, per poter continuare la loro assistenza, per poter continuare una vita dignitosa, per poter essere inseriti, come ciascuno di noi, nel contesto della comunità nella quale operano e nella famiglia nella quale si trovano.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Agus. Ne ha facoltà.
AGUS (P.D.). Presidente, onorevoli Assessori, onorevoli colleghi e colleghe, questa norma, a mio avviso, è una norma di grande rilievo; possiamo considerare sicuramente, la legge numero 162, una buona pratica, anzi un'ottima pratica. Dal taglio dell'attenzione che le istituzioni hanno verso i più deboli, verso gli ultimi, gli emarginati, per moltissimi versi si ha anche il segno tangibile dello spessore di una società, quindi di una nazione, di uno Stato, di una Regione. Il mio sarà un intervento di sottolineatura ulteriore della mozione presentata, ricordando che la delibera del 16 dicembre 2009 veniva approvata sui Piani di sostegno personalizzati, di cui alla legge numero 162, in essa si evidenzia la decisione, visto l'aumento degli utenti aventi diritto, di operare un taglio su ogni progetto personalizzato rispetto al livello finanziario degli anni precedenti.
Certamente è stata una scelta non facile che, credo in primis l'assessore Liori e la Giunta, hanno dovuto adottare per far fronte all'aumentata richiesta; ma questo non deve essere un limite, non deve essere un elemento penalizzante, anzi, questo è un elemento importante, da cui partire per capire, anche da parte dei cittadini bisognosi, l'attenzione posta nei riguardi della legge. Quindi l'Amministrazione regionale, su quella base, deve ipotizzare una risposta ai bisogni emergenti. Spesso diciamo che molti bisogni sono nascosti, perché a volte si ha paura di esternarli proprio perché, da parte dell'istituzione, c'è questa non attenzione o disattenzione. Tanto per fare uno degli esempi più classici, cito il caso di familiari affetti da patologie psichiatriche che si tenevano chiusi in casa, quasi per paura, per nasconderli, perché era un elemento negativo per la famiglia, quando invece le istituzioni si sono liberate da queste resistenze, e il problema cominciava a essere visto come un problema importante da affrontare, i bisogni hanno iniziato a emergere e a venire alla luce, riuscendo in qualche maniera a quantificare e a valutare il bisogno e quindi anche in questo caso programmare le dovute risposte. Dicevo, è sicuramente un elemento che ha creato problemi all'Assessore, in primis, e alla Giunta, ma che non deve essere elemento caratterizzante dei tagli.
Questa legge, quindi, così come recita la mozione, dal 1998 in Sardegna ha maturato un'esperienza positiva e innovativa perché prevede la coprogettazione, come hanno detto anche i colleghi, di piani personalizzati di sostegno tra persone con disabilità e le loro famiglie e le istituzioni, nonché la possibilità della scelta degli operatori professionali da parte dei diretti interessati. Quindi, senza ombra di dubbio, è un'esperienza di grande innovazione e progresso, come ho detto poc'anzi, e la stessa esperienza sarda pare sia diventata una buona pratica di eccellenza nazionale, io credo che la Regione Sardegna debba mettere in fila le buone pratiche nei diversi settori, perché le buone pratiche sono l'indice delle emergenze, sono anche l'indice delle cose più importanti da fare, per dare risposte ai bisogni dei cittadini.
Quindi, ripeto, è una buona pratica, addirittura di eccellenza nazionale, così come nella mozione è stato richiamato, ed è citata "nel Rapporto di monitoraggio del Piano d'azione nazionale per l'inclusione sociale 2003-2005 a cura del Ministero del lavoro e delle politiche sociali". Parrebbero non esserci più dubbi, anche alla luce delle recenti manifestazioni di familiari e delle associazioni, che i traguardi siano - dice la mozione - "ottenuti grazie anche ai finanziamenti stanziati sino ad oggi", anche io credo, sempre come dice la mozione, che "la Regione Sardegna ha contribuito realmente a garantire una migliore qualità della vita alle persone con disabilità e alle loro famiglie e dato risposte adeguate a misura delle persone con disabilità, specie" - come hanno detto anche i colleghi - "a quelle in situazione di gravità, con il sostegno dato in continuità a percorsi di vita di vera inclusione sociale, compresi quelli per la 'vita indipendente'".
Altro elemento importantissimo che, ripeto, sottolinea ancora una volta l'alto grado di civiltà che una nazione, una regione, una provincia raggiunge, è quello di spingere a ridare dignità all'uomo, addirittura ad arrivare a ridargli la vita indipendente, credo che sia il più alto grado di azione possibile da porre in atto. Quindi hanno attivato un percorso virtuoso di sussidiarietà che hanno reso i finanziamenti erogati non mera assistenza, ma vero e proprio investimento di risorse umane ed economiche aggiuntive a quelle della famiglia.
L'aver, dopo un decennio, introdotto criteri di attribuzione dei finanziamenti a posteriori, con una sostanziale riduzione dei contributi, ha disorientato sicuramente utenti e famiglie, compresi gli enti locali, che chiaramente si sono visti bussare alle proprie porte per cercare di recuperare quelle mancate risorse, magari traendole da altri capitoli di bilancio per far fronte alle attese vanificate. Le persone con disabilità e le famiglie avevano già avuto indicazioni predeterminate, come abbiamo detto, quindi i tagli hanno creato grave danno all'utente e alle famiglie, ma, come detto, anche al comune, quale istituzione più vicina al cittadino, che non riesce più a dare adeguate risposte alle esigenze legittime delle proprie comunità, in particolare alle persone più deboli verso le quali dovranno essere rese disponibili altre risorse a discapito di altri servizi alla persona, creando un ulteriore squilibrio nella rete socioassistenziale e nel sistema della sicurezza sociale. Ai tagli, non dimentichiamolo, va aggiunto il fatto che i singoli progetti sono bloccati dal 2005, mentre nel frattempo c'è stato l'aumento dei costi onorari del personale (tabelle Inps e contratti collettivi di lavoro) che hanno, di fatto, già eroso una quantità di servizi a disposizione di ogni singola persona con disabilità grave.
Così come enunciato nella mozione, si calcola per 21 mila famiglie sarde, rispetto agli anni precedenti, una diminuzione di circa 3 milioni complessivamente di ore di assistenza. Tenuto conto che la legge numero 162 ha contribuito a dare lavoro a circa 14 mila operatori professionali impiegati nei compiti di cura, assistenza sociosanitaria ed educativa, si paventa con il taglio in atto un ritorno, per molti operatori, nelle liste di disoccupazione, o la ricacciata nella piaga del lavoro nero, diffuso nei servizi alla persona e che ora contribuisce invece alla fiscalità generale come tutti i lavoratori.
Con la suddetta mozione si chiede, quindi, alla Giunta regionale di salvaguardare il livello assistenziale, di assistenza sociale raggiunto in dieci anni di ottima applicazione della legge, tutelando i 28.321 sardi in situazioni di handicap grave, aventi diritto ai finanziamenti dei progetti personalizzati e coprogettati tra istituzioni locali, famiglie e persone con disabilità attraverso il reintegro del taglio di 1.000 euro per ciascun progetto. Come è stato detto anche dai colleghi, si può attuare all'interno del disegno di legge numero 78, "Disposizioni nei vari settori di intervento", collegato alla manovra economica finanziaria 2010.
Credo che ci sia, come in altri casi, da parte di tutto il Consiglio, mi sembra, al di là di qualche distinguo, la disponibilità a tener presente questo aspetto e, al di là degli interventi della maggioranza, a dare maggiore attenzione al fatto che le schede di adesione debbano essere puntualmente verificate e controllate, perché appunto non ci siano forme di abuso, ma dico anche che, all'interno delle disponibilità dei servizi dei nostri comuni, vanno anche governate le eventuali sovrapposizioni di risorse disponibili per tali progetti. Ritengo che non ci siano grandi difficoltà, se c'è la volontà politica di farlo.
Io credo che, ne sono certo, grazie all'azione della legge numero 162, la Regione Sardegna, rispetto agli investimenti, avrà, a lungo andare, certamente è già in atto, un'importante economia socio-sanitaria. Nella mozione si è fatto riferimento principalmente all'istituzionalizzazione della disabilità che genererebbe, in ogni caso, costi ingenti rispetto all'assistenza domiciliare e ai progetti individuali previsti dalla norma. Ma pensiamo per un attimo alla non soddisfazione dei servizi per carenza di fondi, cosa genererebbero in termini di frustrazioni dei disabili e dei familiari per una vita di emarginazione e di solitudine? Ci sarebbe una rincorsa…
PRESIDENTE. Onorevole Agus, il tempo a sua disposizione è terminato.
E' iscritto a parlare il consigliere Cuccureddu. Ne ha facoltà.
CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Interverrò rapidamente, nel senso che utilizzerò pochi minuti perché credo che la mozione ponga un problema chiaro, semplice, urgente. Abbiamo in qualche maniera già toccato la discussione sulla problematica legata ai problemi della disabilità, in più occasioni, con la finanziaria e con il collegato e mi sono spesso trovato d'accordo, anche su miei emendamenti, sia con l'onorevole Espa che con l'onorevole Franco Meloni. Qui c'è un problema evidente. Io vorrei ricordare che, quando abbiamo discusso della finanziaria, sia io, ma l'intero nostro Gruppo fu l'unico a non partecipare al coro di coloro che dissero che la caratteristica più importante della finanziaria era il fatto che la si approvava nei termini, il che significa che era stata predisposta e deliberata dalla Giunta a settembre.
Ecco, questo è il classico esempio del fatto che una finanziaria fatta entro i termini può provocare degli impatti molto forti, causare dei problemi gravi, seri, serissimi, ai comuni e alle famiglie, perché anticipare la finanziaria, senza anticipare i tempi di scadenza che i comuni hanno per inoltrare le domande, implica degli effetti devastanti. Quindi la finanziaria è bene che sia una finanziaria ben fatta, efficace, seria, non è fondamentale che sia approvata il 31 dicembre, può essere approvata anche il 31 gennaio se questo evita problemi o impasse come questi nei quali ci siamo venuti a trovare.
Vorrei ricordare che i comuni hanno due scadenze, quella di aprile e quella di settembre, per accogliere le domande. Quest'anno c'è stata la sola scadenza di settembre e poi c'è stato tempo sino al 23 ottobre per inviare per via telematica le domande alla Regione. Al 23 ottobre la finanziaria era già stata fatta ed era stata fatta ribaltando le spese dell'anno precedente, quindi calcolando lo storico senza immaginare che ci sarebbero potute essere maggiori domande per via di una maggiore conoscenza della legge e anche per via - ce lo dobbiamo dire chiaramente - di una crisi così grave (che attraversiamo anche in Sardegna) che, in qualche maniera, ha costretto persone che, pur avendone diritto anche prima, non ricorrevano a questo strumento magari per dignità o per non necessità, a farlo; anche questo indirettamente funge da sorta di ammortizzatore sociale.
Essendo stata stilata la finanziaria senza un quadro preciso delle esigenze si è trovata una soluzione che credo non sia una delle migliori, quella di tagliare, in maniera indistinta e indiscriminata, 1000 euro a tutti i beneficiari. Nel mio comune abbiamo beneficiari che hanno 1.800 euro in un anno, abbiamo beneficiari che hanno 2.200 euro; levare 1000 euro significa dare un contributo, che credo rifiuteranno evidentemente, di circa 60 euro mensili, un'ora e mezza a settimana, più o meno, di assistenza. Posto che sappiamo che queste risorse servono per garantire un minimo di sollievo alle famiglie che purtroppo sono colpite da questi gravissimi problemi e per consentire loro di condurre un minimo di vita sociale, ma servono anche alle persone, agli anziani, perché è vero che in Sardegna forse si è abusato dello strumento della legge numero 162, diamo assistenza anche gli anziani, però ormai si sono abituati a questo genere di assistenza e grazie a questa assistenza riescono a garantire alcuni servizi essenziali alla persona. Ecco, io credo che la Giunta regionale debba intervenire rapidamente.
Preannuncio che il nostro Gruppo voterà favorevolmente la mozione presentata dai consiglieri di minoranza, primo firmatario l'onorevole Espa. Anch'io concordo su quanto diceva l'onorevole Bruno, sul fatto che vincolare la Giunta a individuare nel collegato, che non sappiamo neppure quando esamineremo, è forse estremamente limitante e non so quanto utile neppure per raggiungere l'obiettivo, per cui chiediamo che la Giunta reperisca le risorse. Credo che il bilancio della sanità sia sufficientemente ampio per cui si possa riuscire con qualche accorgimento a trovare le risorse necessarie per consentire a chi ha fatto domanda nei termini, a chi ha acquisito i diritti, a chi è stato riconosciuto l'handicap previsto dalla legge numero 104, articolo 3, comma 3 (quindi stiamo parlando di invalidi molto gravi), di poter fare affidamento sulla serietà del Consiglio regionale, sulla serietà dell'istituzione regionale e quindi di poter contare su ciò che le leggi garantiscono senza fughe in avanti o colpi di mano come quelli attuati dalla Giunta.
Volevo altresì dire che in qualche maniera dispiace anche a me vedere tra il pubblico tante persone che hanno lasciato le loro famiglie per un lunghissimo dibattito mattutino, e sono presenti anche questa sera, perché siamo consapevoli della scarsa utilità dello strumento delle mozioni, per quanto il dibattito poi sia sempre interessante e ci siano sempre contributi, spunti e punti di vista differenti, di fatto dobbiamo avere garanzie dalla Giunta di un intervento rapido su questo preciso problema. Tutte le discussioni fatte sono sicuramente utili per consentire di riaprire un dibattito sul problema della disabilità, che credo vada fatto in maniera complessiva perché non ci dobbiamo negare - credo che molti colleghi sindaci qui possano testimoniarlo - che a volte le risorse che noi diamo, in prima battuta, almeno il tentativo è sempre questo, sono utilizzate perchè i familiari ci chiedono di poter assumere un cugino, un cognato, un parente e quindi spesso in qualche maniera si ritiene che l'avere un portatore di handicap per una famiglia possa diventare una risorsa occupazionale per risolvere qualche problema.
Io credo che gli ammortizzatori sociali ci debbano essere in questa situazione di grave crisi, ma dobbiamo restringere il perimetro dei beneficiari a chi realmente ne ha necessità; questo può essere fatto a partire dai bandi dell'aprile del 2010. Chi ha avuto diritto in base alle norme vigenti deve veder riconosciuti i propri diritti, altrimenti sarebbe grave e il Consiglio regionale perderebbe ulteriore credibilità, oltre a quella che abbiamo perso stamattina con il lungo dibattito.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Porcu. Ne ha facoltà.
PORCU (P.D.). Presidente, colleghi, Assessore, se mi consente, Assessore, vorrei proporle un approccio leggermente diverso da quello che hanno sottolineato i colleghi, un approccio che ci è utile anche per capire come la materia, di cui discutiamo oggi, che è relativa, appunto, ai piani personalizzati e al fatto che i singoli progetti abbiano subito un taglio secco di 1000 euro, sia collegata con il tema più generale di riforma del sistema sanitario. Il motivo è che abbiamo colto e non abbiamo difficoltà a cogliere che l'Assessorato - e la maggioranza - ha fatto la scelta di aumentare il numero dei soggetti assistiti, che passano da 21 mila a 28 mila, ha anche incrementato leggermente le risorse, ma il numero di soggetti, in particolare i soggetti anziani, che cresce del 33 per cento, ovviamente è tale da non consentire lo stesso livello di assistenza per tutti i progetti.
Assessore, ci ricordava il collega Espa, che ringrazio per aver posto il tema all'attenzione del Consiglio, che il taglio di 1.000 euro significa che, per alcuni di questi piani, la riduzione arriva al 66 per cento rispetto ai contributi erogati per il 2009 e nei casi dove l'impatto è minore arriva a circa il 33 per cento. Allora, prima di prendere questa decisione così importante, io mi sarei aspettato di inquadrare questa delibera all'interno dei benefici della riforma che ci è stata annunciata, direi sbandierata, se mi consente, con la legge numero 3 approvata ai primi di agosto di quest'anno. Una legge per la quale si parlava di un'ottimizzazione, allora si è parlato di costi, io spero che quella ottimizzazione fosse vera e che gli intendimenti non fossero altri (magari di moltiplicare i centri di costo o anche le posizioni all'interno del sistema sanitario), cioè quella nuova possibilità, di scorporare ospedali in aziende ospedaliere e di prevedere macroaree, doveva comportare, per il sistema sanitario regionale, l'ottimizzazione dei risparmi in modo tale da consentire la copertura dell'eventuale deficit sanitario e comunque la possibilità di un'assistenza di una qualità maggiore.
Sono andato allora, fiducioso, a vedere le delibere con le quali è stato previsto lo scorporo di queste aziende ospedaliere e devo dire, Assessore, lei conoscerà l'argomento certamente meglio di me, non ho trovato in nessuna delibera alcun cenno sui piani di scorporo e su come questi piani di scorporo dovrebbero portare benefici o in termini economici o almeno in termini di qualità dell'assistenza sanitaria svolta. Ho avuto la possibilità di approfondire un unico caso, ma mi risulta che nei piani di scorporo fossero stati addirittura in alcuni casi previsti degli aumenti di costo, per il semplice fatto che scorporando strutture ospedaliere si è costretti a creare strutture che prima non c'erano e che magari erano all'interno della ASL che potrebbero addirittura portare aumenti di costo.
Quindi, non ho trovato risposta all'interno delle delibere su queste ipotetiche ottimizzazioni e sono passati sei mesi. Allora, fiducioso di trovare risposta, sono andato a leggere la delibera sulla istituzione della macroarea Sardegna, perché buon senso vorrebbe, quando si prevede una riforma, che è una riforma radicalmente diversa da un percorso iniziato negli anni scorsi, con la legge sui servizi sanitari, col piano sanitario, con l'avvio dei piani strategici di alcuni ospedali, con la razionalizzazione della rete ospedaliera, con il contenimento dei tetti di spesa per i laboratori privati e per la sanità privata, con il contenimento della spesa farmaceutica, eccetera, in qualsiasi attività, in qualsiasi agire umano, non solo nell'attività di amministrazione della cosa pubblica, che, quando si abbandona un percorso, un progetto, un piano, si confronti il progetto che si lascia, e gli effetti di quel progetto nel tempo (come sappiamo poi la riforma del sistema sanitario regionale è partita tardi anche nella scorsa legislatura e quindi certamente non aveva dispiegato completamente i suoi effetti), con il nuovo percorso.
Allora, con questo intendimento ho letto la delibera di istituzione della macroarea, pensando di trovarvi all'interno ottimizzazioni e motivi che potessero indurci all'ottimismo rispetto alla qualità dell'assistenza che i cittadini sardi potranno avere negli anni futuri. Ecco, anche in questa delibera si parla di funzioni, si parla di azienda consortile, ma non c'è alcuna traccia né in termini di risparmi e di economie, ma neanche in termini di qualità dell'assistenza dovuta agli effetti di questa riforma. E sono passati sei mesi! Sono passati sei mesi, Assessore!
Allora, vede, noi siamo costretti qui a parlare di 28 milioni di euro che ci mancano per poter dare a questi progetti personalizzati lo stesso livello di assistenza che hanno avuto negli anni precedenti, sia quelli che l'hanno avuto fino all'anno scorso, i 21 mila, sia i 7 mila che abbiamo aggiunto e ci troviamo a farlo nel contesto di una riforma i cui effetti, dopo sei mesi che è stata deliberata frettolosamente in questo Consiglio e senza alcuna discussione in Commissione sanità... Presidente, la ringrazio, le chiedo anche...
PRESIDENTE. Scusate, c'è un brusio insostenibile. Grazie.
PORCU (P.D.). Presidente, noi le facciamo notare che continuiamo a non chiedere la verifica del numero legale ma immaginiamo che i colleghi presenti siano interessati, altrimenti a questo punto li invitiamo a lasciare l'aula, noi non chiederemo il numero legale, però è paradossale che i pochi che ci sono non diano neanche la possibilità di fare un ragionamento.
Allora, ci troviamo a discutere di 28 milioni di euro contestualmente a una riforma drastica di cui non conosciamo gli esiti, ma che sappiamo non ha dato buoni risultati in altre Regioni, perché lo scorporo di ospedali può anche costringere a comportamenti non virtuosi obbligando gli ospedali a trovare il modo di raggiungere un equilibrio, un pareggio di bilancio che prima raggiungevano all'interno di un contesto più ampio.
Assessore, vorremmo capire perché si dice "no" ai 28 milioni di euro in più in un contesto così vago come quello che abbiamo affrontato e che non consente a noi ancora di entrare nel merito di una valutazione che non sia politica della riforma che lei ci ha proposto, perché oggi come oggi noi potremmo soltanto dire la nostra sul fatto che moltiplichiamo le posizioni del direttore generale o dire la nostra sul fatto che chi oggi è stato messo a capo delle AA.SS.LL. possa avere o meno i requisiti. Ecco, ci ritroviamo a discutere i contorni di una riforma di cui non comprendiamo i benefici, ma anche a discutere di casi molto pratici come questo, dove sempre la stessa amministrazione, in un caso, aumenta i tetti di spesa della sanità privata di 8 milioni di euro... io mi sono appellato al Presidente... il mio Capogruppo giustamente...
PRESIDENTE. Colleghi, abbiate pazienza, l'oratore non riesce a parlare! Grazie. Onorevole Porcu, il tempo è sospeso.
PORCU (P.D.). Io comunque ho finito perché sono certo che l'Assessore abbia seguito il ragionamento. Quindi, da un lato, io aumento i tetti di spesa della sanità privata di 8 milioni di euro, vedremo se poi nel piano di rientro con il Governo nazionale questo fatto sarà accolto positivamente o meno, e dall'altro discuto di 28 milioni di euro che mi mancano in un contesto di riforma drastica che dovrebbe portare dei benefici, che sono ancora oggi sconosciuti. Credo, Assessore, che ci voglia veramente un cambio di passo, che 28 milioni di euro vadano trovati e soprattutto credo che i contorni della riforma che ci avete proposto possano essere discussi, approfonditi e capiti per sapere se almeno nelle vostre intenzioni possono effettivamente portare a un qualche beneficio o se sono stati soltanto un'operazione funzionale a interessi e bisogni di altro tipo che con i bisogni della salute dei sardi non hanno niente a che fare.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Chiedo la verifica del numero legale, Presidente.
(Appoggia la richiesta la consigliera Zuncheddu.)
PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.
(Segue la verifica)
Prendo atto che i consiglieri Bruno e Randazzo sono presenti.
PRESIDENTE. Sono presenti 42 consiglieri.
(Risultano presenti i consiglieri: Artizzu - Bardanzellu - Biancareddu - Bruno - Campus - Capelli - Cherchi - Contu Felice - Contu Mariano - Cossa - Cucca - Cuccureddu - De Francisci - Dessi' - Floris Rosanna - Greco - Lai - Locci - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Valerio - Milia - Mula - Mulas - Murgioni - Oppi - Piras - Pitea - Pittalis - Randazzo - Rassu - Rodin - Sabatini - Sanjust - Sanna Paolo - Solinas Christian - Steri - Stochino - Vargiu - Zedda Alessandra - Zuncheddu.)
Poiché il Consiglio è in numero legale, proseguiamo i nostri lavori.
E' iscritto a parlare il consigliere Antonio Solinas. Ne ha facoltà.
SOLINAS ANTONIO (P.D.). Signor Presidente, onorevole Assessore, la discussione su questa mozione che stiamo facendo oggi affronta un argomento che sino a qualche anno fa spesso veniva utilizzato per scopi che poco avevano a che fare per rendere più vivibile la vita a quelle migliaia di persone meno fortunate. La "162" è stata certamente un'ottima intuizione, ancora migliore è stata in questi ultimi anni la sua applicazione nella nostra Regione. La dimostrazione è che tante altre Regioni italiane hanno utilizzato le nostre norme di attuazione per rendere anche in esse una legge migliore. Non si tratta certamente del solito contributo pubblico, non si tratta, come già è stato detto, di assistenzialismo, si tratta di finanziamenti erogati in seguito alla presentazione di progetti personalizzati approvati dai servizi sociali dei comuni e rendicontati annualmente all'amministrazione regionale. L'aumento di queste richieste non è assolutamente sinonimo di sprechi o la solita rincorsa al contributo pubblico. Il raggiungimento delle 28 mila richieste conferma che si tratta di un buon intervento, immediato ed efficace, che vuole garantire ai diversamente abili e ai loro familiari una vita migliore.
Tra l'altro, la "162" ha consentito e può continuare a consentire di diminuire il ricovero in strutture ospedaliere sia pubbliche che private facendo risparmiare alla Regione risorse importanti, mantenendo anche i livelli occupazionali oggi impegnati in questi progetti. Certamente, trattandosi di risorse pubbliche, è opportuno che la Regione, oltre a monitorare gli interventi, verifichi e controlli la spendita di questi fondi attraverso le proprie strutture, sia quelle dell'Assessorato che della Presidenza della Giunta. La verifica di come vengono spesi questi soldi è una delle principali richieste che le stesse associazioni ci hanno fatto nella riunione dell'altra settimana. Certamente i risultati potrebbero essere migliori se si introducesse per esempio, per i progetti personalizzati, la norma della validità almeno biennale. Noi crediamo che una categoria così debole non possa essere ancor più penalizzata per un problema finanziario.
Non voglio suggerire qui come poter recuperare 28 o 30 mila euro, ma credo che nei meandri del bilancio regionale ci sia la possibilità di recuperare anche più di 30 mila euro; se c'è la volontà politica di questo Consiglio non sarà certamente un problema. Si tratta sicuramente di una legge migliorabile, come tutte le leggi e come tutte le norme di attuazione. Se modifiche ci sono da fare, facciamole subito, alcune le ha indicate il collega Marco Espa, altre l'onorevole Gallus. L'importante è non tornare indietro ma cercare di migliorarsi guardando avanti. Oggi abbiamo una grande occasione: dimostrare che, al di là della maggioranza e della minoranza, tutti vogliamo garantire pari dignità ai diversamente abili e ai loro familiari.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Francesco Meloni. Ne ha facoltà.
MELONI FRANCESCO (Riformatori Sardi). Credo che farò un intervento appena appena diverso da quelli che ho sentito finora. Volevo premettere innanzi tutto...
PRESIDENTE. Scusi, onorevole Meloni, non la sento neanche io.
MELONI FRANCESCO (Riformatori Sardi). Non so cosa...
PRESIDENTE. Il microfono funziona, il fatto è che c'è brusio in aula quindi non si sente.
MELONI FRANCESCO (Riformatori Sardi). Dicevo, farò un intervento probabilmente lievemente diverso da quelli che ho sentito finora. Dopo aver premesso che stiamo parlando della "162", quindi di spesa sociale non di spesa sanitaria, devo dire che non si capisce perché, quando parliamo di bilancio, bisogna essere assolutamente rigorosi, quando si parla invece di spesa sociale si può essere un pochettino più superficiali.
Conosco la situazione della "162", ne conosco il significato, la conosco molto bene per varie ragioni che non è il caso al momento di citare. Conosco quindi la sofferenza delle famiglie che hanno al loro interno un soggetto, un componente con un handicap, una sofferenza profonda come si può facilmente immaginare per le condizioni talora strazianti di persone che si amano disperatamente e, più sono malate, più si amano con una sofferenza che davvero strazia il cuore. Quindi direi per istinto: "Mettiamoci tutti i soldi che ci chiedono o che servono, roviniamoci se è necessario, ma mettiamoci i soldi se servono ad aiutare questa gente". Questo anche al di là dei toni di allarme, dati dal collega Espa e dal collega Caria, sui quali io personalmente ho qualche dubbio. Non tutti finiscono nei ricoveri ospedalieri, non tutti per una riduzione di 1.000 euro vanno in RSA, non tutti sono gravissimi, non tutti sono a ventiquattro ore.
Al di là dei toni polemici usati dalla collega Barracciu sui 5 milioni, 6 milioni che l'assessore Liori ha aggiunto ai tetti di spesa delle case di cura, vorrei dirle, collega Barracciu, che quei soldi non sono stati regalati, sono soldi per prestazioni che le case di cura hanno effettuato a gente normale, a cittadini normali, esami radiologici, interventi operatori, quindi non è possibile che ogni volta quei soldi diventino la ragione dello sfascio delle casse della Regione e delle ingiustizie che questa Giunta e questa maggioranza stanno perpetrando. Non è così.
(Interruzione)
Glielo dico io, onorevole, che conosco bene la situazione perché ero Presidente delle case di cura private, incarico dal quale mi sono dimesso diventando consigliere e rinunciando anche a un cospicuo stipendio, se lo posso dire.
Comunque, al di là di questo, tornando al discorso sulla "162", siccome io credo di essere qua, che tutti siamo qua, per fare gli interessi dei sardi di oggi ma anche di quelli che ci saranno domani, io ho l'obbligo morale di pormi un problema, obbligo morale che abbiamo probabilmente tutti quanti, cioè: come spendiamo i soldi della "162". Siamo sicuri che questi soldi abbiano un effetto positivo anche sul nostro PIL, sulla nostra ricchezza complessiva?
PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LOMBARDO
(Segue MELONI FRANCESCO.) E' vero, buona parte diventano consumi però è questa la strada che serve a far crescere la torta della nostra ricchezza perché, guardate colleghi, se non cresce la torta, domani non avremo più risorse per distribuirle a nessuno. Voglio dire che dobbiamo riflettere con attenzione perché non possiamo, per aiutare la Sardegna di oggi, preparare un disastro per quella di domani, preparare un disastro per la Sardegna dei nostri figli e dei nostri nipoti. Quindi, con grande sofferenza, avanzo la mia proposta chiedendo alla Giunta e a noi stessi di integrare sicuramente le risorse ma nei limiti del possibile, del ragionevole e dell'equilibrato. Passiamo quest'anno da 21 mila a 28 mila piani, l'anno venturo saranno probabilmente 30 o 35 e così via. Però è meglio che non siamo ipocriti, non possiamo crescere all'infinito. Cambiamo i criteri di taglio, Assessore, non più 1.000 euro, facciamolo a percentuale eventualmente. Io credo che, se noi integriamo le somme disponibili con risorse per quello che sarà possibile, arrivando a un taglio percentuale del 5, 6, 7 o 8 per cento, nessuno solo per una riduzione di questo genere finirà in RSA o verrà ricoverato in ospedale; così potremo riuscire ad aiutare tanta gente evitando le preoccupazioni e i disastri che ci hanno annunciato con preoccupazione i colleghi Espa e Caria, senza sfasciare le casse della Regione.
Insieme a questo, Assessore, concordo con la necessità di una verifica attenta e severa, una revisione della legge e delle procedure connesse. Bisogna eliminare gli sprechi se sprechi ci sono, in maniera che davvero aiutiamo chi ne ha bisogno, ma intendiamoci, "bisogno" è bisogno sanitario, non è bisogno da povertà, questa è una legge, non dimentichiamolo, e bene ha fatto il collega Espa a ricordarlo, fatta per combattere l'handicap, non per combattere la povertà. Non lo possiamo ignorare.
Chiudo, chiedendo all'assessore Liori, anzi chiedendo ad Antonello Liori, un uomo sensibile che conosce la sofferenza, di fare al Consiglio una proposta, la più equilibrata e ragionevole, che sia possibile approvare con il prossimo collegato o, come diceva il collega Bruno, con la prima legge utile. Grazie dell'attenzione.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Uras Luciano. Ne ha facoltà.
URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Presidente, tempi cupi, e anche cupa illuminazione! Stiamo rimanendo nella penombra, come fossimo dei clandestini. Invece questo è il Consiglio regionale della Sardegna ed è chiamato a discutere su una mozione che riguarda uno dei temi di cui il centrosinistra può fare certamente vanto, per come ha saputo gestire questa partita nella precedente legislatura. Questo lo dico perché è da tutti riconosciuto e anche perché ci sono dei dati oggettivi che mi piace ricordare.
Mi piace ricordare, in modo specifico, per esempio i criteri e l'entità di riparto dei fondi che lo Stato ha assegnato a questa funzione, nel 2008 e anche nel 2009; uno Stato che, mentre in Sardegna veniva stanziato un primo significativo intervento da 120 milioni di euro, con la finanziaria del 2007, stanziava una somma complessiva nel 2008 di 299 milioni di euro circa, da ripartire nelle diverse Regioni, e nel 2009 una somma di 399 milioni di euro. Cioè, la sola Sardegna, un milione e 600 mila abitanti, con il bilancio che abbiamo, che conosciamo, stanziava una dimensione, rispetto al 2009, di oltre il 25 per cento, quasi il 30 per cento, dell'intero stanziamento nazionale. Questo lo dico, perché la "104", poi modificata con la "162", dava una funzione alla Regione, la "104" è del 1992, sono passati 18 anni, mica 12 giorni, e già allora, negli articoli 39 e 40, ma anche in altri articoli, nell'articolo 10, dove si definiscaoo le funzioni che attengono a questo argomento in capo alle amministrazioni locali, il legislatore nazionale diceva sempre e puntualmente a carico delle amministrazioni regionali e comunali, cioè prestazioni che vengono fornite direttamente dall'amministrazione regionale con risorse proprie. Uno sforzo significativo, Assessore, vista la tendenza degli aventi diritto, cioè di coloro che hanno bisogno, in crescita; il che mi dice che, nell'arco dei prossimi due anni, stanti così le cose, noi avremo una platea di soggetti in condizioni di bisogno attorno alle 40 - 50 mila unità. Una dimensione che richiederà dal punto di vista finanziario uno sforzo certamente significativo da parte dell'amministrazione regionale.
Allora non basta il taglio, anzi il taglio non si deve fare, perché il taglio va anche giustificato, lo dico sempre, lo dirò fino alla nausea, con tutto quello che manteniamo nelle casse, con un limite di spesa pubblica definita da un patto di stabilità e crescita che stabilizza la povertà e non consente la crescita, con vincoli che prescindono spesso anche dalle ragioni di natura economico-finanziaria e da un equilibrio degli sforzi che si devono garantire a livello nazionale. Il Nord leghista a cui è piegato questo Governo di centrodestra. Altro che Roma ladrona! Roma l'hanno occupata! Quella Roma lì sta drenando risorse finanziarie enormi, per garantire privilegi a una fetta della popolazione italiana, determinando condizioni di disagio sempre più acute nelle Regioni del mezzogiorno e nelle isole. Lo fa con una prepotenza, con un'arroganza di linguaggio, con una modalità veramente inaccettabile sotto il profilo di una cultura non di tolleranza, di giusta solidarietà repubblicana e costituzionale, così come le nostre leggi ci impongono, fino a colpire i bisogni più estremi, le esigenze più elementari di vita delle persone. Lo fa riducendo la presenza dello Stato nell'istruzione, lo fa riducendo la presenza dello Stato nella ricerca, lo fa riducendo la presenza dello Stato nell'assistenza, garantendo, ad altri, livelli di privilegio, pagandoli con l'acuirsi del bisogno di altri cittadini di questa Repubblica.
Allora, può lo Stato ancora una volta disinteressarsi totalmente di ciò che avviene in questa parte del paese, devastata da una crisi economica la cui responsabilità risiede tra Roma, Milano, Bruxelles, forse anche New York, ma non sicuramente a Cagliari? Può questa Regione prendere atto? Mi rivolgo anche al Presidente della Commissione bilancio, noi siamo di fronte a questo enigma: da una parte, abbiamo residui passivi incalcolabili, cioè promesse di spesa enormi, dotazioni finanziarie che non si spendono, leggi che rimangono al palo, per cui dobbiamo attivare commissioni d'inchiesta per capire il perché, e dall'altra dobbiamo tagliare 1.000 euro a testa ai progetti personalizzati, destinati a coloro che vivono condizioni di handicap? C'è qualcosa che non capisco, che non riesco a capire! Com'è che non ci sono i soldi, se i soldi non si spendono? Abbiamo riempito un bidone di fondi "nuovi oneri legislativi" in attesa di un collegato che probabilmente è stato anche spedito e di cui noi non conosciamo nemmeno le tracce, che dovremmo esaminare in Commissione bilancio a termini di Regolamento entro determinati periodi a partire dalla finanziaria, sennò si va in regime di legge ordinaria, e tutto questo a fronte di spese necessarie che invece si riducono. Che senso ha tagliare 1.000 euro a testa? E poi tagliare 1.000 euro a coloro che hanno un progetto da 2.500 euro vuol dire dimezzarlo, privare il senso di quel progetto.
Allora io chiedo, Assessore, se è possibile, se ci sarà l'occasione di chiudere positivamente questo dibattito: uno, che si torni indietro rispetto alla scelta del taglio; due, che si convochi una Conferenza di servizio, come quella che abbiamo fatto a Paulilatino nell'ottobre del 2007, che ha messo a confronto anche lo Stato con la Regione; infine, che si verifichino le possibilità di intervento legislativo per adeguare e migliorare nella prospettiva questo intervento di cui noi siamo fieri per averlo normato così bene e per essere stato un esempio di legge regionale positiva.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Massimo Zedda. Ne ha facoltà.
ZEDDA MASSIMO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Presidente, non utilizzerò i dieci minuti a mia disposizione perché già altri colleghi hanno affrontato temi che avrei voluto toccare, in particolar modo l'onorevole Espa nell'introdurre i lavori di questo pomeriggio sulla mozione che riguarda i tagli alla legge numero 162, descrivendo appunto la situazione di difficoltà, che cosa comportano questi tagli per le tante famiglie e i tanti soggetti affetti da disabilità e che cosa è nella realtà il taglio sui progetti personalizzati per le persone con disabilità.
La mozione unitaria che noi presentiamo, questa del centrosinistra, che riguarda appunto i progetti personalizzati che, proprio per i dati citati da altri colleghi, sicuramente hanno avuto una ricaduta sul territorio, hanno aiutato gli enti locali, i servizi sociali degli enti locali, hanno aiutato le persone affette da disabilità, così come le famiglie che purtroppo hanno tante persone con disabilità da curare e che sappiamo aver bisogno anche di risorse economiche per affrontare i problemi di tutti i giorni.
Ebbene, crescono le domande presentate ma i fondi non sono sufficienti. Assessore, sappiamo che la proposta di legge degli oratori, anch'essa riguardante i servizi sociali, non è una proposta che è stata scritta da lei, dal suo Assessorato, ma è nata in Consiglio regionale: forse quei 25 milioni di euro sarebbero potuti andare nella direzione di integrare i fondi dei servizi sociali per rimpinguare il fondo per la legge numero 162, invece che aiutare gli oratori che forse, nella scala di priorità, non venivano al primo posto.
Ebbene, è un modo anche questo di avvicinare la politica ai cittadini. Abbiamo discusso nella mattinata odierna del distacco tra la politica e i cittadini, di come viene visto all'esterno il nostro lavoro, di come viene valutata anche l'assenza nei lavori del Consiglio regionale. Penso che anche introdurre nuove risorse e venire incontro a quelle tante domande sui progetti della legge numero 162, appunto i progetti personalizzati per l'aiuto alle famiglie e alle persone che soffrono di disabilità o che hanno a casa una persona disabile, vorrebbe dire avvicinare la politica ai cittadini, ai bisogni di coloro che sono più sfortunati rispetto ai tanti, come noi, che invece hanno di più e hanno anche dalla loro parte la salute.
Sarebbe inoltre un modo di avvicinare anche il Consiglio regionale, la Regione tutta, agli enti locali che sono in questo caso direttamente interessati nell'affrontare questi problemi con gli Assessorati ai servizi sociali.
Le famiglie, i singoli cittadini che hanno questi problemi e vivono con persone con gravi disabilità sanno cosa voglia dire e quanto incida questo nell'ambito familiare, nella vita di tutti i giorni, non solo per coloro che sono affetti da malattie che comportano assistenza, cure costose, per non parlare del sacrificio di familiari che devono accudire altri familiari in queste condizioni di disabilità, ma soprattutto quanto tutto questo incida nella vita, nella vita familiare, nel tempo libero inesistente, nell'impedire anche lo svolgersi della più semplice vacanza. Insomma si conosce quanto questi problemi tocchino le singole persone, la vita dei singoli che soffrono di questi problemi e di coloro che sono a contatto tutti i giorni perché hanno familiari che hanno questi problemi. e quanto poi, con gli interventi della legge numero 162, con i progetti finalizzati all'aiuto a persone e famiglie in queste condizioni, risparmi la Regione, quanto ci sia, con questi progetti, un risparmio per le casse della Regione, proprio perché i costi non ricadono sul pubblico con cure ospedaliere che costano molto di più rispetto al progetto personalizzato
Per tutti questi motivi, Assessore, con questa mozione, così come lo chiediamo agli altri colleghi, anche a coloro che sono intervenuti ponendo l'accento sulle difficoltà, sui problemi, e condividendo il contenuto della mozione stessa, le chiediamo di intervenire con ulteriori risorse proprio per andare incontro a questi bisogni, a queste necessità e per alleviare le sofferenze di coloro che sono nelle condizioni di disabilità, appunto perché la politica deve andare incontro ai soggetti che più hanno bisogno, perché la Regione, con le finanziarie, deve essere solidale proprio nei confronti di coloro che più hanno bisogno. Allora in questa direzione le chiediamo di fare uno sforzo in più proprio per raggiungere l'obiettivo di coprire con le somme necessarie i costi di tutti i progetti personalizzati rivolti alle persone e alle famiglie come previsto dalla legge numero 162.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Steri. Ne ha facoltà.
STERI (U.D.C.). Il dibattito che si è svolto oggi ha, per molti aspetti, toccato la "162", la sostanza, l'applicabilità o meno della legge numero 162, ma noi oggi stiamo discutendo di tutt'altro: noi non stiamo discutendo se applicare o meno la "162", stiamo discutendo di come trovare le risorse finanziarie, non dico "se", dico "come" trovare le risorse finanziarie. Punto. Tutti gli altri discorsi sono fuori luogo, sono un di più, nessuno ha posto in discussione e credo che nessuno si possa sognare di porre in discussione i principi enunciati dalla legge numero 162. Questo che dico è tanto vero che, quando abbiamo fatto la finanziaria, sono stati presentati sul punto, per trovare le risorse finanziarie, ben due emendamenti: uno dell'onorevole Espa e dell'opposizione, ma ancor prima un altro emendamento a firma dell'onorevole Contu, che ha presentato quell'emendamento su richiesta unanime della Commissione sanità.
Quindi, diciamo subito che non c'è contestazione sulla "162", non c'è contestazione sul fatto che le risorse vadano integrate. L'emendamento dell'onorevole Contu era stato ritirato a seguito di una richiesta di maggior approfondimento sulla sufficienza o meno delle risorse che erano state messe nella legge finanziaria; per cui sotto questo aspetto non c'è nessuna contestazione, tanto è vero che - l'onorevole Espa mi darà atto - nel corso dei colloqui informali che ci sono stati anche durante la legge sugli oratori, io avevo proposto che si raggiungesse un accordo unanime per presentare un emendamento, chiedendo alla Presidenza ancorché fosse inammissibile di ammetterlo in quanto unanime, per dare le risorse finanziarie sufficienti.
Abbiamo perso solo tempo, dovevamo operare in quel senso, abbiamo fatto una discussione in cui tutti noi abbiamo detto quanto teniamo alla "162" ma non abbiamo risolto il problema, il problema sarà rinviato e, caro Marco, non sono d'accordo a rinviarlo al collegato, è troppo tardi! Allora, o presentiamo, se la Presidenza ce lo consente, un emendamento alla prima norma di legge che facciamo o predisponiamo un articolo unico, senza perdere ulteriore tempo! Stiamo parlando e stiamo perdendo tempo, avremmo già oggi dovuto risolvere il problema!
Attenzione, questo non è il solo problema che riguarda il mondo dei disagiati, ce ne sono molti altri. In Commissione noi abbiamo presentato gli emendamenti - l'onorevole Oppi era lui in prima persona partecipe - per aumentare i finanziamenti ai comuni per andare incontro alle RSA. Ma abbiamo il problema dell'AIAS, AIAS che per un certo periodo ha supplito il servizio pubblico e oggi ha visto una riduzione drastica delle prestazioni. Le riduzioni drastiche incidono sul cittadino. Non volete darlo all'AIAS? Date un servizio pubblico alternativo. Nella sostanza bisogna raggiungere un accordo per portare immediatamente una norma di legge in Aula che risolva questo problema.
Per quanto riguarda poi tutte le critiche che ha rivolto l'onorevole Porcu sulla riforma sanitaria ne parleremo in altra sede, non mi sembra questo il momento. Ovviamente siamo d'accordo sulla mozione, chiederei peraltro che al termine della discussione ci sia una sospensione di dieci minuti per verificare la possibilità di giungere a una mozione unitaria di tutta la maggioranza e di tutta l'opposizione. Ma il problema è andare immediatamente in Aula con una norma di legge.
PRESIDENTE. E' iscritta a parlare la consigliera Zuncheddu. Ne ha facoltà.
ZUNCHEDDU (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Rinuncio, Presidente.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Capelli. Ne ha facoltà.
CAPELLI (U.D.C.). Presidente, sarò anche io brevissimo, intervengo per far notare due cose all'Aula. Questa discussione prolungata, su un tema che ci trova d'accordo, ha provocato lo svuotamento della platea, non so se avete notato, sono andati via tutti, non c'è più la voglia di ascoltarci anche perché discutiamo su una cosa, i livelli essenziali di assistenza e la legge numero 162, ampiamente condivisa.
La mozione pone all'attenzione dell'Aula un argomento principale, nessuno ha fatto valutazioni sulla legge, ovviamente come tutte le leggi e soprattutto queste leggi che hanno apportato un'innovazione in ambito dell'assistenza sociale, portate ad esempio anche in altre Regioni d'Italia, hanno ogni tanto necessità di essere adeguate in qualche modo, adeguate agli eventi, adeguate alle richieste sempre maggiori, forse bisognerà rivedere i criteri o adeguare i criteri, perché quando si parla di rivedere si pensa sempre in negativo, no, si possono rivedere anche in positivo.
Perciò noi non stiamo discutendo della bontà della legge numero 162, come ha già riferito il collega Steri, ma della necessità di dare risposta a una sempre maggiore richiesta di aiuto perché la popolazione invecchia, gli handicap aumentano, il sistema sociale è in crisi, dovremmo parlare di famiglia, del ruolo della famiglia, di welfare in generale. Allora come trovare questi denari? Ne discutevamo prima con alcuni colleghi del Gruppo, io segnalerei una cosa: per esempio, il criterio di togliere 1.000 euro a progetto è un criterio corretto? E' giusto? O sarebbe stato più opportuno percentualizzare una riduzione? Perché, su un progetto da 30 mila euro, 1.000 euro incidono relativamente, mentre su un progetto da 15 mila euro incidono il doppio. Perciò forse una percentualizzazione in qualche modo sarebbe stata matematicamente più corretta anche se non corretto l'intervento, su questo non c'è dubbio; ovviamente, sulla percentualizzazione che ha un effetto più corretto non c'è alcun dubbio. Ma noi dobbiamo dare risposta a chi chiede di non interrompere l'assistenza e in alcuni casi queste riduzioni potrebbero causare l'interruzione dell'assistenza.
Si lega a questo anche purtroppo il mondo del lavoro, dobbiamo intervenire per limitare le speculazioni, mi viene in mente quanto il collega Farigu, in questa Aula, chi più di lui poteva in qualche modo illuminarci sulla situazione e su come si vive un handicap, disse: "Purtroppo dobbiamo prendere atto anche che c'è chi vive con l'handicap e chi dall'handicap ci vive". Questa non è necessariamente un'accezione negativa, secondo alcune interpretazioni sì, ma potrebbe essere anche positiva perché, come è stato riferito, 14 mila persone ruotano nel mondo della prestazione di lavoro intorno a questa problematica sociale che è tendenzialmente portata ad aumentare.
Allora, è abbastanza difficile sostenere, e vorremmo l'ausilio anche dell'Assessore del bilancio per trovare le somme necessarie, che, in un bilancio con 7 miliardi e mezzo di residui, con 7 miliardi e mezzo di residui, non si trovino 25 o 28 milioni euro; è molto difficile! Forse chi dovrebbe lavorare sul bilancio, anche all'interno del proprio Assessorato, dovrebbe trovare tra le pieghe quelle somme che, messe insieme, possano coprire questo investimento, così come potremmo scendere in tanti particolari del bilancio.
Se un progetto regionale di sviluppo pone la persona, l'uomo, al centro della nostra azione, non vorrei cadere in contraddizione, ma che cosa c'è di più al centro della persona se non il bisogno della persona, l'assistenza ai meno fortunati? Quando parliamo delle persone, in questo caso parliamo anche del nucleo familiare che ruota intorno a una situazione di handicap e di assistenza.
Io credo che si possa trovare l'unità di intenti in quest'aula, non è una mozione del centrosinistra, non può essere respinta dal centrodestra. E' una mozione sulla quale dobbiamo trovare sicuramente una via d'uscita. Tutti noi sappiamo che c'è il problema del recupero delle risorse finanziarie, fermiamoci un attimo, vediamo dove è possibile, vediamo come è possibile e troviamo una soluzione unitaria perché nessuno qui può dichiararsi contro questa soluzione, dobbiamo tutti insieme lavorare per trovarla ed è un momento ideale per poterlo fare, con il supporto ovviamente dei dirigenti e tecnici che ci aiuteranno nel muoverci tra le pieghe del bilancio per dare risposte immediate, "immediate" non vuol dire "collegato", come già ripetuto, come già detto e perciò non mi voglio ripetere nel merito dell'azione da portare avanti per dare immediata risposta a queste esigenze.
Un'ultima cosa, il fatto che nessuno più ci ascolti, probabilmente ci deve anche far riflettere sul fatto che possiamo recuperare anche noi un po' più di pragmatismo e un po' più di efficienza per dare risposte a queste persone e, nel momento in cui ci si dichiara d'accordo, metterci a lavorare subito anche sospendendo l'Aula, certo, per quei minuti necessari a trovare la stesura di un ordine del giorno che possa servire per la soluzione del problema.
Io non mi schiererò contro questa mozione, non mi schiero contro i concetti che esprime questa mozione, soprattutto nell'impegno, ma credo che si possano trovare le limature giuste perché si scriva un documento reale di impegno e non un ordine del giorno, quello che non si nega a nessuno, per poter tracciare una via di soluzione che tutti abbiamo riconosciuto essere necessaria.
Con questo approccio, vorrei ricordare che questa legge è una legge unitaria del Consiglio, è una legge che ha portato la Sardegna fuori dai suoi confini perché è stata presa a esempio da altri, come già detto, è una legge che dà una risposta a un senso di civiltà, è una legge che dice che l'uomo è davvero al centro e una Regione, uno Stato, una comunità, si riconosce per l'impegno che manifesta realmente, e non soltanto a parole, a sostegno di chi è meno fortunato. Questa è una di quelle occasioni. Abbiamo molto da tagliare, posso portare degli esempi, qualche spesa magari della pubblicità istituzionale potrebbe essere rimandata e inserita a copertura di una cosa ben più importante, qualche spesa per un eccesso di dirigenze può essere portata a coprire questo capitolo e così via. Si devono mettere insieme tanti di quei residui che possano formare una spesa tempestiva.
Altre volte noi ci siamo trovati a parlare qui della legge numero 162 perché le famiglie non avevano tempestivamente l'erogazione dell'apporto finanziario del progetto, tutto cioè era derivato dal fatto che approvavamo i bilanci con grande ritardo. Oggi abbiamo un grande vantaggio, quello di spendere bene e di spendere subito, per l'approvazione che c'è stata nei tempi previsti di legge canonici della finanziaria stessa. Noi siamo qui per dare il nostro apporto e per sostenere i principi espressi dalla mozione, per trovare tutti insieme i canali giusti finanziari per dare conseguenza alle parole e quindi coprire e non incidere ulteriormente su chi già ha avuto dei problemi nella propria famiglia e nella propria esistenza, ai quali noi non ci dobbiamo aggiungere.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Daniele Cocco. Ne ha facoltà.
COCCO DANIELE (I.d.V.). Presidente, sarò brevissimo. Volevo tranquillizzare l'onorevole Capelli dicendogli che le persone che sono andate via lo hanno fatto perché dovevano accudire le emergenze sanitarie che hanno nelle loro abitazioni, per cui erano molto interessati al dibattito, ma chiaramente sono dovute andare via.
Sarò molto breve, dicevo, per esprimere solo alcuni concetti. La persona è al centro della politica della Giunta regionale: io chiedo se queste 28 mila persone lo siano o non lo siano. Io credo che nessuno di questi 28 mila che hanno aderito ai piani personalizzati avrebbero voluto farlo, purtroppo se lo hanno fatto i motivi credo che siano molto seri, e noi lo sappiamo bene. Dico noi, sindaci dei piccoli paesi, che possiamo ben testimoniare quanto la "162" abbia fatto in modo da poter dare delle risposte ai bisogni quasi estremi di queste persone.
Non voglio dilungarmi, voglio solo chiedere all'Assessore qual è il suo impegno rispetto alla mozione che oggi abbiamo proposto, perché io ricordo un incontro del comitato "162" con i Capigruppo, in cui i Capigruppo si assunsero l'impegno, soprattutto quelli della maggioranza, di informare immediatamente e impegnare l'Assessore per poter dare una risposta immediata. Credo che, dagli interventi che si sono succeduti, questa sia l'esigenza da parte di tutti i Gruppi, e credo che assolutamente, non aspettando il collegato, ma prima, occorra fare in modo che questi 1000 euro tolti indiscriminatamente a tutti i piani vengano immediatamente reintrodotti, perché, davvero, c'è l'esigenza che questo venga assolutamente fatto.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Oppi. Ne ha facoltà.
OPPI (U.D.C.). Cercherò anch'io di essere breve, ma devo fare anzitutto un mea culpa. Quando è stato presentato l'emendamento in Aula, io mi sono dichiarato contrario, lo avevo fatto anche in Giunta, ma c'era una motivazione. Vedete, quando noi, nel lontano 2001, abbiamo attivato la "162", ringrazio Espa che fa sempre riferimento, abbiamo stabilito il modello che è valso per il 2001, per il 2002, per il 2003, poi c'è stata questa crescita esponenziale, siamo arrivati dai 200, poi 600, 1.500 sino a 2 mila;però, diceva bene Espa, chi dà le certificazioni? Questo è il vero problema.
Il mio timore in quella circostanza era questo: quando, molti anni fa (mi trovai anche allora a essere Assessore della sanità), vigeva la legge numero 40, siccome - me lo consentano i medici - ci volevano cinque anni per poter dare l'invalidità civile, medici compiacenti non negavano a nessuno la patologia della "semidemenza", per cui potevano così avere almeno quel piccolo contributo. Questo ha determinato che, a un certo punto, abbiamo pagato anche gli arretrati, 200 miliardi di allora.
Siamo di fronte a un problema grave, perché non c'è un quadro complessivo e perché contestualmente in questi anni, soprattutto in questi ultimi due anni, si è accresciuto molto perché ci sono gli anziani. Noi abbiamo sostenuto con forza, ne ha fatto riferimento prima l'amico Giulio Steri, che ritenevamo fondamentale inserire nel bilancio, quest'anno, almeno 15 milioni per quanto riguarda le RSA. Perché? Perché, avendo ridotto nell'anno precedente il budget delle RSA, abbiamo creato due problemi: ridotto il personale e non dato la possibilità a un anziano non autosufficiente di poter accedere alla RSA. Il discorso deve essere visto complessivamente, Assessore, perché è inutile incrementare le risorse finanziarie, come quest'anno, per l'assistenza domiciliare integrata, che magari non spenderemo, penso che siamo arrivati a 30 milioni, e anche lì bisognerebbe fare molta attenzione se dobbiamo avere un risparmio, perché per l'ADI, lo sanno tutti, c'è uno sperpero da un punto di vista farmaceutico e anche per quanto riguarda le protesi.
Poi va visto nel complesso, con tutto un settore a cui si è fatto riferimento. Per esempio, per tanti anni io sono stato additato per essere ogni settimana sulla stampa come l'Attila dell'AIAS. Ma l'AIAS e qualche altra clinica privata, per esempio quella del "Rimedio" a Oristano, hanno rappresentato momenti storici fondamentali, perché se non fosse esistita la clinica del "Rimedio" di Oristano, l'ospedale avrebbe fatto acqua da tutte le parti, questo lo sappiamo tutti! L'AIAS, in un momento particolare, nomino la più bersagliata, ha sopperito a carenze che erano state determinate dalla struttura pubblica.
Oggi c'è una situazione difficile, credo che vada tutto armonizzato: l'assistenza domiciliare, la RSA, magari riducendo le rette. E credo che oggi stiamo parlando di un problema che vuol significare, ecco perchè io sono pentito, 28 mila persone, valutate per una media di 4 o 5 mila euro a persona, grosso modo, perché dividendo 130 milioni di euro per 28 mila, questa è la cifra. La crescita degli anziani, caro Marco, è determinata anche dal fatto che il nucleo di valutazione magari si è un po' irrigidito, per quanto riguarda la RSA, impedendo determinati ingressi; le persone e il vecchietto che a casa non vogliono, dove va dato che non ha le risorse finanziarie? Ecco l'azione forte dei comuni anche per quanto riguarda questo; noi stiamo negando un'opportunità che è fondamentale, ovviamente il tutto va armonizzato, il tutto va controllato. Noi dobbiamo vigilare soprattutto, eseguire verifiche e controlli accurati sui soggetti che ne fanno richiesta e su chi concede le autorizzazioni. Questo è il principio e deve essere visto nel quadro generale dell'assistenza nel suo complesso. Assessore, è inutile che si ritorni ai budget del 2008, non si può dare un incremento dell'8 per cento alle cliniche private. Lei sa bene che io l'ho contestato in Giunta, e poi l'ho detto anche in altre sedi, dove addirittura hanno aumentato il budget del 60 per cento rispetto a quello stabilito, per mancanza di controlli, e poi si nega ai comuni, stiamo parlando dei comuni, la possibilità di avere quelle risorse che garantiscono un servizio fondamentale ai giovani soprattutto, a coloro i quali hanno bisogno di quell'assistenza, perché nel caso in cui venisse meno quell'assistenza, devono andare nelle strutture private.
Succede quello che è successo negli ultimi due o tre anni, quando al "15" del mese, un "povero cristo", che andava in una struttura (dove poteva andare) per una visita radiologica oppure per un esame di laboratorio, si sentiva dire: "Il mio budget è terminato", oppure gli veniva richiesto di pagare o di ritornare il primo del mese successivo. E' evidente che questo danneggiava chi? La povera gente che non aveva le risorse per poter pagare la prestazione.
Allora noi ci dobbiamo mettere la mano sulla coscienza. Ha detto bene prima Giulio, l'ha sottolineato molto bene Capelli quando ha detto che per la gente il problema, di cui stiamo parlando, è vitale, è di fondamentale importanza; dobbiamo cercare in tutti i modi di risolverlo, ne abbiamo la capacità e la possibilità. C'è anche un fondo indistinto a cui possiamo attingere, io penso che noi faremo una battaglia in tal senso.
Per quanto mi riguarda, ma penso di poter parlare anche a nome del mio Gruppo, voterò a favore, se non facciamo un ordine del giorno unitario, e apporrò la mia firma nella mozione presentata dal centrosinistra.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Vargiu. Ne ha facoltà.
VARGIU (Riformatori Sardi). Presidente, io ripartirei proprio dalle ultime parole del collega Oppi, il quale dice una cosa che, pur col modo sempre irruento che ha di prospettare le problematiche, è anche il punto di partenza a cui io credo sia vincolato il Consiglio regionale al termine della discussione che abbiamo fatto oggi, nel senso che appare evidente che sulla "162" non ci sono distinzioni legate al colore politico, c'è semplicemente la necessità di riuscire in qualche maniera a dare delle risposte sul versante sociale a problemi che, lo ha ricordato il mio collega Franco Meloni, sono sostanzialmente di carattere sociale. Questa è la premessa. In questa situazione, oggi, noi Riformatori non possiamo che essere a favore di qualsiasi intervento che abbia come obiettivo quello di sostenere i finanziamenti, gli stanziamenti della "162".
Detto questo, però, vorrei rivolgermi ai colleghi del centrosinistra e al collega Espa (il quale, con passione, difende la causa della "162", ma la difendiamo tutti insieme a lui), facendo un po' quello che hanno fatto altri, magari aggiungendo qualche elemento di riflessione ulteriore, cioè fare un ragionamento sul ruolo che la "162" ha, un ragionamento che potrebbe avere come punto di partenza o di supporto la stessa delibera numero 55/33 della Giunta regionale in carica, la quale nella sua prima pagina elenca gli interventi che la Regione attua a favore della sofferenza sociale. Li cito giusto per ricordarli in Aula: l'assistenza domiciliare a favore di anziani in condizioni di non autosufficienza; l'assegno di cura alle famiglie che si assumono compiti di assistenza e cura dei congiunti con disabilità; gli interventi immediati a favore di persone in grave disabilità; il programma "ritornare a casa"; gli interventi di sostegno economico a favore di persone con particolari patologie; la copertura degli oneri a carico dei comuni per la quota sociale per l'inserimento in servizi residenziali e semi-residenziali. Aggiungo a mente che c'è anche lo Stato con gli interventi che sono legati alla legge numero 104 e alla legge numero 18 del 1980 dell'assegno di accompagnamento.
Bene, è evidente, collega Espa, che qualche spunto di riflessione il Consiglio ce l'ha, nel senso che lei giustamente ha detto che noi dobbiamo avere come obiettivo quello del mantenimento delle persone in stato di disabilità all'interno delle famiglie, questo diventa un risparmio perché non gravano sul resto del sistema socio-sanitario. Bene, nei cinque anni di amministrazione del centrosinistra, non lo sto dicendo perché abbia intenzione di contestarvi qualcosa, la spesa della "162" è stato un intervento sperimentale, noi volevamo capire, quando la "162" è stata finanziata in Sardegna, quale potesse essere l'impatto dell'intervento economico della Regione sul tessuto sociale complessivo. In cinque anni si è passati da una spesa di 21 milioni di euro a una spesa di 100 milioni di euro.
Allora, se questo è il modo virtuoso di gestire la spesa socio-sanitaria che voi proponete, io mi immagino che sia calata la spesa in tutte le altre strutture di supporto del sistema della disabilità che noi pensiamo di non impegnare attraverso l'indirizzo verso le famiglie di interventi di assistenza. Che cosa significa? Significa che ha ragione il collega Oppi, che ci dovremmo aspettare di ridurre i posti all'interno delle RSA, di ridurre i posti all'interno delle comunità protette, degli alloggi assistenziali, delle case famiglia, dei lungodegenti all'interno della ospedalità pubblica, cioè di tutte quelle strutture nelle quali ricade, o ricadeva nel 1998, il peso dell'assistenza territoriale, per cui noi abbiamo pensato di finanziare una legge che consentisse di riportare, verso la propria abitazione, il proprio domicilio, quindi in condizioni assai più confacenti complessivamente, la persona affetta da disabilità.
Io non credo che voi ci possiate dare risultati con cui ci comunicate le RSA si sono svuotate, che le comunità protette, che gli alloggi familiari si sono svuotati e quindi tutte le strutture, dove normalmente venivano prima appoggiati dei pazienti, oggi sono semivuote e quindi stiamo risparmiando quelle famose rette di diverse decine di migliaia di euro all'anno che l'obiettivo dei Piani individualizzati poneva. La riflessione che noi dobbiamo fare è un'altra, cioè che le esigenze complessive del mondo della disabilità, del mondo degli ultrasessantacinquenni, che non hanno più un supporto familiare o che non hanno la completa autosufficienza, tendono, come in qualsiasi civiltà occidentale avanzata ad aumentare, quindi la quantità delle esigenze da parte di questa fascia di popolazione poco protetta esplode e con essa esplode la spesa pubblica; per cui dobbiamo capire con i soldi che abbiamo che cosa fare. Questo è il nodo del problema.
Nei giorni scorsi, voi avete, come me, letto che una dottoressa, non ne conosciamo il nome, dell'Ospedale Brotzu è stata scippata nei parcheggi interni dell'Ospedale Brotzu, cosa ovviamente esecrabile; nei giorni successivi, abbiamo letto che il Commissario dell'Azienda ospedaliera Brotzu ha deciso di mettere le guardie giurate nei parcheggi del Brotzu: bene, chi può dire che il provvedimento non è corretto? E' correttissimo! Costa 300 mila euro l'anno, il che significa che sono cinque infermieri in meno in giro per i reparti del Brotzu, perché con la stessa somma, probabilmente, mi correggano il collega Oppi e il collega Meloni, forse ne pagheremo 7, 8 o 10, il che significa che noi spendiamo 300 mila euro in più nella sanità senza migliorare la qualità dell'assistenza, perché il fatto che il parcheggio del Brotzu sia più sicuro non migliora di un centesimo, di niente, la qualità dell'assistenza dei pazienti sardi, e costa 300 mila euro in più.
Siccome è possibile che gli stessi problemi che ci sono nei parcheggi del Brotzu ci siano nel parcheggio del Binaghi, in quello del San Giovanni di Dio, in quello del San Francesco di Nuoro, in quello del Santissima Annunziata di Sassari, è possibile che, se noi ci poniamo in mente che un obiettivo buono del sistema sanitario è quello di proteggere i parcheggi degli ospedali affinché non ci siano episodi di violenza nei confronti di chi ci va, a noi servano 4, 5 o 6 milioni di euro in più nella sanità che non migliorano di una virgola la qualità dell'assistenza. Allora dobbiamo decidere se i 5 o 6 milioni in più in sanità li vogliamo mettere in infermieri, in macchine, in questioni che aiutano la qualità dell'assistenza o li vogliamo mettere in vigilanza, perché la somma complessiva a disposizione resta costante o comunque non si allarga oltre una certa quota, di questo dobbiamo essere consapevoli.
Quindi, il Consiglio regionale, alla fine, deve fare scelte, scelte, colleghi, io lo ripeto perché poi si tocca il problema della riforma sanitaria cosiddetta, scelte che in larga parte non sono ideologiche, e lo avete dimostrato nella scorsa legislatura, perché gli stessi colleghi che oggi si scagliano contro i tetti dell'ospitalità privata, delle case di cura private, sono quelli che hanno autorizzato il più grosso privato nazionale, il San Raffaele di Milano, giustamente io dico, a venire in Sardegna, e gli hanno dato 150 posti letto, quindi basta con questa tiritera stonata sulle case di cura private, voi avete giustamente fatto entrare in Sardegna il privato più aggressivo possibile, con la speranza che migliori la qualità del sistema, perché la sanità non è pubblica o privata, è buona o cattiva, perché al paziente, al cittadino, al sardo, poco importa se la prestazione gliela dà il privato o gliela dà il pubblico, gli importa di avere una prestazione e di averla di buona qualità, ed è il ragionamento che voi avete fatto quando giustamente avete consentito al San Raffaele di venire a Olbia con 150 posti letto.
Ecco, queste sono le riflessioni che io lascio ai dattiloscritti dell'Aula e che spero, nei prossimi giorni, quando andremo a discutere di sanità, sia possibile fare, senza pregiudizi ideologici, con voi.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare, per la Giunta, l'Assessore dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale.
LIORI, Assessore tecnico dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale. Presidente, onorevoli consiglieri regionali, intanto parto dall'intervento dell'onorevole Espa per chiedere scusa riguardo a una interpretazione errata di una mia dichiarazione che non aveva l'intendimento chele è stato attribuito. E' stata molto garbata la dichiarazione dell'onorevole Espa e quindi credo che meriti una precisazione. Io ebbi a dichiarare, il giorno della manifestazione delle famiglie che protestavano sotto il Consiglio per la scelta di tagliare 1000 euro a tutti i piani della "162", che non avevo fatto della "macelleria sociale" e che la mia scelta non era tanto grave perché se fosse stata "macelleria sociale" avrebbe richiamato comunque, da quasi 30 mila domande, almeno il 10 per cento delle persone che avevano diritto o che si sentivano toccate e quindi in dovere di protestare. Perché dico questo? Dico questo perché la scelta di tagliare 1000 euro a tutti i piani personalizzati per l'assistenza alle persone in condizioni di non autosufficienza (perché questo era lo spirito della legge numero 162) è stata fatta di fronte a una necessità, che gli Uffici mi hanno rappresentato come impellente e urgente, di scegliere se tagliare e negare il diritto a 7 mila e più nuove domande, lasciando intatti i finanziamenti per le domande precedenti, o se ridistribuire con un criterio, discutibile quanto si vuole, i fondi disponibili all'Assessore per dare risposte alle persone che, in base a una legge della Regione, avevano presentato domanda e quindi attendevano una risposta.
Perché io ho fatto la scelta di tagliare 1000 euro a tutti, così come viene detto dall'opposizione, indiscriminatamente? Mi sono appellato al principio della legge numero 162 che prevede finanziamenti di 14 mila, di 10 mila, anche di 1.500 euro alle persone che vengono suddivise per fasce di invalidità, per fasce di diritto, attraverso una tabella che viene compilata da un nucleo di valutazione. Io ho scelto di tagliare 1000 euro a tutti perché questa scelta incideva sulle domande presentate in maniera inversamente proporzionale alla gravità dei casi, che vengono divisi in base all'età, in base al tipo di nucleo familiare, in base a una serie di parametri che comunque avevano permesso di stilare una graduatoria individuando le persone che avevano maggiori bisogni e a cui bisognava dare priorità nell'assegnazione delle somme oltre che nella quantificazione dell'aiuto da parte della Regione a queste famiglie che si trovano in una situazione certamente non invidiabile.
Avrei potuto scegliere di percentualizzare in maniera uguale per tutti, comunque sarebbe stato un taglio percentuale molto importante, mettiamo il 20 o il 25 per cento, che per una domanda, alla quale si attendeva una risposta di un finanziamento di 14 mila euro, potete capire avrebbe corrisposto a un taglio importante, a fronte del quale magari, per esempio una famiglia interessata non sarebbe più stata in grado di garantire al malato una badante con la quale si era stipulato un contratto. La cifra di 1000 euro in un piano di 14 mila euro incide con il 7,14 per cento di taglio, 1000 euro a chi prende 2000 euro per i piani valutati con meno di 48 punti al di sopra dei 65 anni incidono certamente per il 50 per cento, però bisogna anche dire che il taglio di 1000 euro per chi ne prende 14 mila impedisce proprio quello che si paventa in quest'Aula, cioè che le persone più gravi si rivolgano alle strutture sanitarie facendo lievitare la spesa sanitaria.
E' un taglio doloroso al quale comunque io mi sono visto costretto. Chi è che prende 1.500 euro? Prende 1.500 euro, 2.000 euro, 3.500 euro quel piano a cui si dà un'assistenza che non è nei fini della legge numero 162, tant'è che fino a qualche anno fa, prima che nel 2005 venisse modificata la legge, non veniva finanziato questo tipo di piano, quindi a quelle persone, a cui si dà un'assistenza domiciliare che non è un'assistenza che dà risposta a una non autosufficienza derivante da una malattia, spesso si dà una risposta alla situazione di vecchiaia, di disagio sociale, a cui prima davano risposte le cure parentali, a cui prima nei nostri paesi davano risposte i vicini; oggi alla vecchietta del paese, che magari è in grado di andare a comprarsi il giornale o a farsi la spesa, si manda comunque un'assistente domiciliare che le pulisce la casa e in qualche caso le fa il pranzo. In realtà, comunque, io ho operato una scelta, una scelta che è in linea con la filosofia della legge numero 162.
Avrei potuto adottare anche un sistema misto, magari il Consiglio se lo riterrà potrà anche dirmi di farlo, io prenderò ordini certamente da quella che è la volontà del Consiglio. Stanti così le cose, io ritengo di aver fatto una scelta comunque condivisibile. Perché condivisibile? Perché mi ha permesso di dare risposta a oltre 7 mila nuove domande; 7 mila nuove domande che non sono 7 mila piani in più, perché magari qualcuno dei vecchi piani è deceduto o non rientra più nei diritti comunque, magari sono diventati 3 mila nuovi piani, però ho dato 3 mila, 4 mila nuovi finanziamenti, il che vuol dire nuove occasioni di lavoro, vuol dire nuove ore e vuol dire anche cercare di rimanere in linea con una filosofia di questo Assessorato che, per tutte le altre voci dei capitoli di spesa, da quando io sono Assessore, ha visto un incremento della spesa, un incremento dei finanziamenti, così come del resto è avvenuto da parte della Regione anche per la legge numero 162, poi lo dimostrerò con i fatti.
Diciamo che questi piani per la legge numero 162 hanno avuto un incremento notevolissimo. Voglio solo dire che, dal 2006 al 2007, sono passati da 9.222 piani a 16.895 piani, un incremento quindi di 7.000; dal 2007 al 2008, quasi di 10.000 piani in più. Vuol dire che l'incremento di spesa in questa legge sta avendo un indice che ci fa pensare che non saremo più in grado, già dall'anno prossimo, comunque, di dare risposte a tutti, il che vuol dire che la legge, pur buona, pur necessaria, pur benemerita per l'azione che ha svolto nel passato, ci obbliga a un ripensamento, cosa della quale io ho preso atto, tant'è che ho convocato le associazioni di categoria, ho sentito la FAND e la FISH, sentirò a brevissimo le associazioni dei familiari, sentirò gli enti locali attraverso l'ANCI e certamente arriveremo a una rivisitazione della legge perché, se non siamo in grado di dare risposte a tutti, ci sarà un punto arrivati al quale dovremo decidere di non dare risposte a tutti ma di darle soltanto alle persone che hanno maggiori bisogni. Certo se fossimo una regione ricca, avremmo fatto come la Lombardia, come il Veneto, ma, guardate, bisogna dirlo con orgoglio di sardi, la legge numero 162 ci ha posto ai primi posti in Italia come impegno di spesa e come tipo di risposta di qualità rispetto a regioni come l'Emilia, come la Lombardia, che pure spendono tanto nei servizi sociali per abitante. Spendiamo molto e non abbiamo niente da vergognarci rispetto a queste regioni, una volta tanto.
Oggi non siamo più in grado di farlo, quindi io ho preso atto di una necessità. Allora, che cosa bisogna dire? Bisogna dire che la legge va rivista, che noi non abbiamo intaccato i livelli essenziali di assistenza, che per dare risposta alla legge numero 162 quest'anno sarebbero serviti 130 milioni di euro. Già l'anno scorso sono serviti 130 milioni di euro per dare risposta a tutte le domande; abbiamo raschiato tutti i capitoli del bilancio dove c'erano residui, abbiamo raggranellato una somma importante. Quest'anno non siamo in grado di compiere la stessa operazione con i medesimi risultati, tanto più che lo Stato - l'ha detto più di un consigliere - si sta defilando, in questa materia sta diminuendo l'intervento sociale dello Stato.
Da soli noi diamo una risposta assolutamente sproporzionata rispetto all'intervento dello Stato. Siccome le scelte sono di diminuire, l'anno prossimo ci mancheranno 50 o 60 milioni di euro, Allora io chiedo all'Aula se noi saremo in grado l'anno prossimo di trovare 50 o 60 milioni di euro in più per dare risposta a tutte le domande; già non lo siamo quest'anno. Debbo dire che quest'anno abbiamo soltanto 80 milioni di euro a disposizione, erano di meno l'anno scorso, però, raschiando da altri fondi (dal fondo sociale, per esempio, per la non autosufficienza), riusciamo a raggranellare una cifra importante. Se dovessimo metterla tutta nel piatto quest'anno, l'anno prossimo ci troveremo scoperti ancora di più rispetto alla situazione che ho rappresentato finora.
Allora, dobbiamo ripensare la legge in fretta, come ha detto già l'Aula, abbiamo necessità di chiudere con le associazioni, di vedere una legge che ci permetta di tener conto anche di situazioni che prima non si erano evidenziate. Per esempio, i familiari dei pazienti che godono dei benefici della legge numero 104 vengono, da parte dello Stato, autorizzati ad assentarsi dal lavoro per assisterli e vengono comunque retribuiti, è una situazione della quale non si tiene in nessun conto nella legge numero 162 per cui chi gode di questo beneficio ha lo stesso finanziamento di chi non ne gode, questo non è un atto di giustizia. Purtroppo non possiamo far finta che questo non accada, dobbiamo intervenire.
Bisogna anche dire che, per quanto riguarda gli interventi previsti in altre leggi di settore, che non sto qui a individuare, ci sono almeno 2500 di queste domande che verranno finanziate con 1.000 euro in più di quanto oggi non percepiscano, questo appunto in virtù dei finanziamenti a cui accedono da altre leggi di settore finanziate con un ulteriore incremento, così come abbiamo fatto del resto sulle povertà, un incremento del 50 per cento rispetto alla precedente amministrazione.
Bisogna anche tener presenti altri malati, come per esempio i malati di SLA, che possono presentare la domanda per il progetto "Ritornare a casa" che eroga un finanziamento ben superiore a quello della legge numero 162; bisogna anche dire che, in questi anni, ci siamo trovati di fronte a un atteggiamento degli enti locali non sempre virtuoso e attento, come quello della Regione, nei confronti di questi pazienti. Prima i comuni intervenivano con i servizi sociali, con fondi propri, da quando questa legge numero 162 ha preso piede ed è stata conosciuta dai servizi sociali, i comuni non hanno speso più una lira. Tant'è che ci sono stati comuni in questo frangente che hanno capito l'importanza di quello che stava succedendo e sono intervenuti con fondi propri. Posso anche dire che il PLUS di Alghero, per esempio, anche se non è stato ancora approvato dalla Conferenza dei servizi, ha deciso anch'esso di intervenire con 350 mila euro per integrare la mancanza di fondi della Regione. Siamo in una situazione di difficoltà, mi rendo ben conto che richiede un intervento urgente, anche se non siamo all'emergenza, perché io comunque, lo ripeto, ritengo che saremo costretti a tagli drastici per le categorie meno bisognose; tutto sommato, avendo agito nell'emergenza, non ritengo però di dovermi cospargere il capo di cenere perché, per quanto mi sia dispiaciuto, per quanto la situazione non sia facilmente comprensibile, chiedo all'Aula, nel proprio giudizio, di tener conto della quantità dei fondi a disposizione e che la Giunta ha dovuto operare proprio questa scelta.
In Giunta ho ben rappresentato la situazione, ho detto che la scelta era condivisibile e non ho trovato opposizione da parte di nessuno, ritengo che l'Aula tutto sommato abbia capito, anche dai toni, compresi quelli dell'opposizione, che non sono stati né sgarbati né assolutamente offensivi, la difficoltà nella quale mi sono trovato a operare. Grazie.
PRESIDENTE. Ha domandato di replicare il consigliere Espa. Ne ha facoltà.
ESPA (P.D.). Spero che poi ci sia la possibilità di avere una sospensione. Voglio solamente dire due cose rispetto alle affermazioni dell'Assessore. La prima cosa è che, come hanno ricordato bene l'onorevole Capelli e l'onorevole Steri, spero che non stiamo parlando, anche se l'Assessore ha introdotto questo argomento, della legge numero 162 come "cosa" che qualcuno vuole contestare. Sono d'accordo, l'ho già detto, per una rivisitazione, ma non è detto che la rivisitazione riguarderà - per le cose che abbiamo espresso prima - per forza "stringere" e "tagliare". Dimostreremo, attraverso i ragionamenti, il risparmio che si può ottenere con la legge numero 162 rispetto ad altre voci; l'ho già spiegato, è vero che non tutte le persone, ad esempio i 17 mila anziani, che prendono al massimo 5 mila euro di finanziamento annuo, se non prendono i soldi della "162" vanno a finire in residenze, il che comporta, come sappiamo, una spesa di minimo 21 mila euro all'anno per ciascuno, però può essere che il 10 per cento ci vada. Se ci va il 10 per cento, abbiamo un buco di 29 milioni di euro! Assessore, questo è stato già ricordato bene prima: chi ha i conti di bilancio nella Giunta lo deve capire! Stiamo parlando di soldi, non stiamo parlando adesso di che cosa è giusto e di che cosa è sbagliato.
Sul taglio, lei, Assessore, ha detto una cosa giusta che io ho condiviso e, nel mio intervento, ho detto: "Attenzione, secondo me, i tagli non sono giusti a prescindere, cioè bisogna ridare i 1.000 euro a tutti". Perché? L'ho spiegato facendo l'esempio di un malato di SLA, lo dico perché, appunto, non è una legge contro la povertà, ma per chi è più grave, non per chi ha non so quale situazione, per chi è più grave! Allora, a chi ha bisogno di un'assistenza esagerata, togliere cento ore di assistenza è un disastro, non 1.000 euro, cento ore di assistenza! Pensiamo alla SLA, ai gravi allettati che hanno bisogno, la "162" dà quattro o cinque ore di bella assistenza personalizzata poi delle altre venti ore se ne fa carico la famiglia. Però ho detto la stessa cosa anche per i piani da 1.000 e da 2.000 euro, se si tolgono 1.000 euro a una persona che probabilmente ha una certa autonomia, è ingiusto lo stesso, in uguale misura, perché quella persona che in questo momento magari sta liberandosi dall'assistenzialismo, rischia di ritornarci. E' giusto questo ragionamento per spiegare che sono tutti tagli iniqui? Non parliamo di proporzionalità, diciamo che cerchiamo di reintrodurre per ciascuno, secondo la propria gravità, il giusto diritto e quindi probabilmente mettere 1.000 euro in più.
Io credo e spero che, da questo punto di vista, rimanendo all'ordine del giorno, se riusciamo a sospendere, si trovi una soluzione in Consiglio, lo dico invitando anche i consiglieri del centrodestra; nessuno vuole, non so come dire, "tagliare" le competenze della Giunta, ma mi è sembrato di capire che è forte, da parte di tutto il Consiglio, non solo da parte dell'opposizione, l'esigenza di dare un segnale alla Giunta su questa questione, sottolineando che si debbono trovare le risorse.
Adesso io voglio ricordare, perché sembra quasi che facciamo un discorso paradossale, che durante l'audizione lei, col suo direttore delle politiche sociali, è venuto in Commissione sanità a dirci di predisporre un emendamento per una cifra di 29 milioni. Questo ci ha detto e questo adesso noi stiamo facendo. Io capisco chiaramente che l'Assessore deve prendere una posizione equilibrata, magari vorrebbe dirci, non lo so, sto interpretando, "Dai, approvate un ordine del giorno che chiede uno stanziamento di 29 milioni di euro, così non sarò l'Assessore che, dopo dieci anni, per la prima volta, effettua il taglio", perché poi lei finirebbe alla storia così, come il primo Assessore che effettua tagli.
Poi, per quanto riguarda la questione dei controlli, Assessore, lo ripeto, le commissioni che rilasciano la certificazione di handicap grave vanno verificate, non so con quali strumenti perché non sono ovviamente strumenti dell'Assessorato, però poi la spesa ricade su di noi, è nostra. Potremmo scoprire casi di persone ammalate, e non entro nel merito, che hanno avuto la certificazione di handicap grave perché si sono ammalate di tumore e poi magari sono guarite. La certificazione di handicap grave va data alle persone disabili gravi, cioè alle persone che hanno degli handicap gravi, non persone che, come dire, non hanno alcun problema. Purtroppo questo succede. E' chiaro che qualcuna di queste poi magari chiede il finanziamento di un progetto, saranno 1.500 o 2.000 euro all'anno, però non ha alcun senso riconoscere l'handicap grave a una persona che ha una malattia qualunque. L'handicap grave è dato a chi ha l'impedimento delle funzioni del camminare o altro più grave. Su questo l'Assessorato deve insistere.
Sulla rivisitazione, ripeto, secondo me, se si fa un bel lavoro, si continuano a mantenere le economie che sono state fatte in questi anni. Lei ha ricordato che, negli anni passati, gli aumenti sono stati ben superiori, pensiamo che dal primo anno, dal 2001, all'anno successivo, sono triplicati i piani, da 200 a 600 e poi da 600 a 1500. Lei stesso ha ricordato che la Giunta precedente, davanti a un progresso di piani di 10 mila in un anno su una base di 8 mila sino a 16 mila, a 18 mila, su questa questione ha investito e non è che nella Giunta precedente erano tutti matti, hanno capito qual era l'economia, hanno capito e hanno investito. Adesso, il suo aumento non è neanche il doppio, giusto per chiarire la questione, per questo io ribadisco che tutti gli interventi che ci sono stati, mi sembra da tutte le parti, portano a dire su questa questione di reintegrare a progetto i 1.000 euro del taglio reale che c'è stato.
Allora, troviamo una soluzione, per esempio, ho sentito l'onorevole Steri (non so se i colleghi del centrodestra condividano tutti questa posizione) che addirittura dice: "Ma cosa avete fatto? Ma quale assestamento di bilancio! Subito bisogna reintegrare i fondi". Io sono ovviamente ben contento di sentire che altre forze politiche dicano di rivedere subito la questione. Ma, a questo punto, chiedo al Consiglio di sospendere dieci minuti, o quello che sarà il tempo necessario, per cercare di predisporre un ordine del giorno che si basi però, penso di dirlo anche a nome dei colleghi del centrosinistra, sul fatto che si reintegrino i 1.000 euro.
Probabilmente la cosa migliore è fermarsi per una breve sospensione e poi capire se c'è la possibilità di avviare un lavoro unitario che vincoli la Giunta. Però non un ordine del giorno di quelli che non si negano a nessuno, ma nel senso di una cosa seria che porti alla restituzione dei 1.000 euro a ciascuno dei piani personalizzati.
PRESIDENTE. Onorevole Espa, lei ha fatto una richiesta di sospensione. Si tratta di valutare la durata della sospensione perché se la sospensione è breve sospendiamo i nostri lavori. Se dieci minuti non sono sufficienti, è meglio aggiornare i lavori. Dieci minuti sono sufficienti?
ESPA (P.D.). Proviamo.
PRESIDENTE. Proviamo una sospensione di 10 minuti, se in questo tempo non si trova l'accordo, aggiorniamo i lavori alla prossima seduta. Sospendo i lavori per dieci minuti. Mi scusi, onorevole Pittalis, non avevo visto che era iscritto a parlare.
Ha domandato di parlare il consigliere Pittalis. Ne ha facoltà.
PITTALIS (P.d.L.). Presidente, se si deve fare una interlocuzione seria, io penso che debba essere interpellato sul punto anche l'Assessore della programmazione perché, per quanto abbiamo autorevoli presenze della Giunta, se si devono assumere impegni sul piano finanziario, non si faccia qualcosa rispetto alla quale non si mantengano gli impegni che assume il Consiglio. Quindi direi che si può sospendere e approfittare della giornata di domani per le interlocuzioni che possono essere utili, altrimenti il rischio è di fare un qualcosa che poi può non avere la copertura adeguata.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Presidente, noi pensiamo di dover chiedere una sospensione di dieci minuti per verificare se c'è la volontà politica della maggioranza di firmare con noi l'ordine del giorno. Riteniamo che non si possano sospendere i lavori e rimandare a mercoledì. Tutti conosciamo il problema, lo conosciamo da tempo, lo abbiamo discusso ampiamente in finanziaria, lo hanno discusso le famiglie, c'è stato un incontro con una manifestazione ormai già 2 o 3 settimane fa, riteniamo che il problema sia all'ordine del giorno abbondantemente da tempo e che ci sia stato tutto il tempo per avviare tutte le interlocuzioni possibili, allora verifichiamo se in questi dieci minuti troviamo l'accordo.
PRESIDENTE. Allora, vediamo se in dieci minuti troviamo l'accordo. Se non si dovesse trovare, aggiorniamo la seduta.
(Interruzione del consigliere Bruno)
PRESIDENTE. Come?
BRUNO (P.D.). Si vota la mozione.
PRESIDENTE. Allora si vota la mozione.
Sospendo la seduta.
(La seduta, sospesa alle ore 20 e 23 , viene ripresa alle ore 20 e 50.)
PRESIDENTE. Prego i colleghi di prendere posto, riprendiamo i lavori.
Non sono pervenuti alla Presidenza ordini del giorno,. Dichiaro chiusa la discussione generale.
Metto in votazione la mozione numero 33.
Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Chiedo la votazione nominale.
PRESIDENTE. E' stata chiesta la votazione nominale sulla mozione. Prego i colleghi di prendere posto.
Ha domandato di parlare il consigliere Soru per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SORU (P.D.). Chiedo scusa, ho chiesto di intervenire per dichiarazione di voto perché prima mi sono distratto, mi sono iscritto in ritardo e non mi è stata data la possibilità di intervenire insieme agli altri. Voterò a favore della mozione, mi dispiace che non si sia potuto trovare un testo unitario, per cui tutti saremo stati d'accordo di votare un solo articolo in cui modificavamo quanto stabilito finora, aggiungendo 28 milioni di euro, in modo da garantire 1.000 euro in più a ciascuno. Non è un problema trovare quei 28 milioni di euro, avessi avuto più tempo, avrei dato qualche suggerimento, ma vorrei lasciarne almeno uno. E' da anni che la pubblica amministrazione non compra edifici. Io credo che questo Consiglio regionale possa dare il buon esempio e risparmiare 10 milioni di euro nell'acquisto di un edificio che veramente non ci serve a niente. Non serve proprio a nulla continuare a ingigantire gli uffici pubblici. L'amministrazione regionale è piena di edifici che ha messo in vendita perché non servono e voi ne comprate di nuovi! Date i soldi a chi ne ha bisogno!
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Campus sull'ordine dei lavori. Ne ha facoltà.
CAMPUS (P.d.L.). Presidente, dato lo sviluppo della discussione, chiedo di poter presentare un secondo ordine del giorno, anche da parte del Gruppo del P.d.L. o della maggioranza. Mi deve dare il tempo di poterlo presentare.
PRESIDENTE. Onorevole Campus, sospendiamo i lavori per dieci minuti…
(Interruzioni)
Allora andiamo alla prossima volta, colleghi, scusatemi!
(Interruzioni)
Andiamo a mercoledì, va bene! I lavori si concludono…
Ha domandato di parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.
URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Non ci sono motivazioni che possano rendere compatibile la sospensione di una votazione su una discussione che si è già tenuta. Quindi, si voti, si completi la votazione, per meglio dire, perché la dichiarazione di voto del presidente Soru ha avviato formalmente la votazione, si completi la votazione e poi la maggioranza è libera di presentare qualunque altro documento.
PRESIDENTE. Onorevole Uras, lei sa perfettamente che, perché non è la prima volta, anche nel corso della votazione e delle dichiarazioni di voto, si può intervenire sull'ordine dei lavori per chiedere delle sospensioni, che peraltro in altre circostanze sono state accordate. Se c'è un pronunciamento contrario, si pronunci l'Aula sulla richiesta di sospensione dell'onorevole Campus. Però non è una procedura irrituale, altre volte in Aula è avvenuta la stessa prosecuzione dei lavori. Per cui se non c'è accordo rispetto alla proposta dell'onorevole Campus, io metto in votazione.
(Interruzione del consigliere Sanna Gian Valerio)
PRESIDENTE. Io non l'ho chiesta, l'ha chiesta l'onorevole Campus per poter redigere…
Onorevole Sanna, io ho invitato l'onorevole Campus a presentare l'ordine del giorno e mi ha detto che aveva bisogno del tempo materiale per stenderlo. Non ha deciso il Presidente!
Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Noi siamo d'accordo per la sospensione richiesta dall'onorevole Campus se si tratta di dieci minuti. C'è una richiesta di sospensione di dieci minuti o no? Ebbene, noi siamo d'accordo per la sospensione di dieci minuti!
PRESIDENTE. Voi siete d'accordo. Se registriamo che c'è l'accordo dell'Aula, la sospensione può essere accordata, assolutamente.
BRUNO (P.D.). Non ho capito chi non è d'accordo, Presidente.
PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia. Onorevole Campus, quanto tempo è necessario per la stesura dell'ordine del giorno?
Ha domandato di parlare il consigliere Campus. Ne ha facoltà.
CAMPUS (P.d.L.). Ipotizziamo dieci minuti.
PRESIDENTE. Sospendo la seduta per dieci minuti.
(La seduta, sospesa alle ore 20 e 57, viene ripresa alle ore 21 e 16.)
PRESIDENTE. Colleghi, riprendiamo la seduta. Sta sorgendo un problema: si è fatto presente che, in base all'articolo 97, una volta iniziata la votazione non possono essere fatti interventi sino alla proclamazione del voto. Questo però vale per l'inizio della votazione e non per le dichiarazioni di voto.
L'onorevole Campus ha avanzato una richiesta di sospensione finalizzata alla presentazione di un ordine del giorno su cui si è acconsentito in Aula e sappiamo che gli ordini del giorno devono essere votati prima della mozione. Forse non si è ricordato, nel momento in cui si è consentita la sospensione per la predisposizione dell'ordine del giorno, che, necessariamente, in base al Regolamento, l'ordine del giorno deve essere votato prima della mozione.
Per cui, onorevole Campus, la invito a ritirare l'ordine del giorno perché è stata fatta un'eccezione sulla procedura nel momento in cui si è acconsentito alla sospensione, non ci si è ricordati che ciò comporta che l'ordine del giorno venga votato prima della mozione. Io non le ho dato la parola proprio perché avevo già dato la parola all'onorevole Soru. La sua richiesta ha la precedenza ma, proprio perché avevo già dato la parola all'onorevole Soru, la Presidenza non voleva essere accusata di togliere la parola a chi l'aveva già chiesta quindi, onde evitare incidenti di percorso, questa è stata una sottovalutazione rispetto al fatto di acconsentire alla sospensione. Pertanto la invito, onorevole Campus, a ritirare l'ordine del giorno.
Ha domandato di parlare il consigliere Campus. Ne ha facoltà.
CAMPUS (P.d.L.). Presidente, credo di poter dichiarare, a nome di tutti i firmatari, che l'ordine del giorno sic stantibus rebus viene ritirato per essere ripresentato mercoledì alla ripresa dei lavori della prossima seduta utile.
PRESIDENTE. Colleghi, scusate, noi dobbiamo procedere con la votazione della mozione, non ci siamo intesi sui termini della questione. Allora sia chiaro che il problema non è il fatto di dover fare un intervento nel corso della dichiarazione di voto, perché quello è consentito e l'abbiamo sempre fatto, in questo caso il problema è che la sospensione era relativa alla richiesta di una presentazione di un ordine del giorno che non può essere presentato perché avevamo già iniziato a votare sulla mozione. Quindi dobbiamo proseguire con la votazione della mozione.
Ha domandato di parlare il consigliere Pittalis. Ne ha facoltà.
PITTALIS (P.d.L.). Presidente, chiedo di intervenire sull'ordine dei lavori. Mi pare che si sia in qualche modo ipotizzato un percorso che consenta di dare una risposta, per quanto ci riguarda, concreta al problema. Ora io penso che probabilmente l'ora e la fretta possano aver determinato la necessità che il centrosinistra si voti la mozione e da parte della maggioranza è stata ipotizzata una soluzione che non è lontana da quella ipotizzata dal centrosinistra. Per noi ci sono i margini per un ordine del giorno, un documento unitario, ragione per la quale ancora insisto che si possano aggiornare i lavori a mercoledì se stasera non riusciamo per ragioni solo di natura regolamentare, mi pare che si debba guardare più alla sostanza del problema che non alle questioni procedurali. Se c'è questa volontà, bene, altrimenti mi pare che sia un'occasione mancata per fare un qualcosa unitario nell'interesse e per la soluzione del problema che è stato sottoposto.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Onorevole Pittalis, il problema non è regolamentare, il problema è nel merito, noi chiediamo il ripristino di 1.000 euro per ciascun piano personalizzato; è l'oggetto, è il cuore della nostra mozione, il cuore della discussione. Voi dite che volete integrare ma non sapete se riuscite ad arrivare a 1.000 euro, che probabilmente non ce la fate e non avete risposte. Noi vi chiediamo di fare uno sforzo, di essere coraggiosi, di votare la mozione con noi, di impegnare, insomma di far valere finalmente questo Consiglio regionale perchè qualche volta impegni veramente la Giunta, che non sia una finzione, che questo Consiglio regionale abbia una funzione propria che dia veramente indirizzo e non semplicemente ratifichi le decisioni della Giunta o chieda permesso all'Assessore di turno, visto che il Presidente non si vede in aula. Per questo noi vogliamo votare la mozione stasera e vi chiediamo di votarla con noi perché è un atto forte e voi sapete che siamo tutti insieme nella ragione. Quindi chiederei di votare, Presidente.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.
URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Rinuncio.
dell'articolo 54 del Regolamento. (33)
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Espa per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
ESPA (P.D.). Presidente, io continuo a invitare i colleghi a votare a favore di questa mozione, credo che il dibattito di oggi sia stato particolarmente interessante, molti interventi hanno spiegato come queste sono questioni che riguardano l'istituzione principale, il parlamento dei sardi, non sono questioni specialistiche riservate ad alcuni consiglieri, mi sembra che la competenza stia aumentando. Ma, ripeto, non possiamo spaccarci sulla questione dei 1.000 euro. Un Consiglio regionale, come ho già detto prima, che impegna la Giunta a finanziare i progetti per ulteriori 1.000 euro, penso che sia un fatto assolutamente sostenibile, non ci sono né rischi né pericoli in particolare, lo dico per chi ritiene di essere particolarmente prudente, non ci può essere un pericolo perché è un'affermazione talmente tranquilla, tutti quanti voi avete detto che questi 1.000 euro sono dovuti, mi sembra che questo non crei alcuna crisi all'interno della vostra maggioranza e per questo vi invito e continuo a invitarvi, anzi, se volete aggiungere le firme, aggiungetele e firmate la nostra mozione, perché la nostra mozione ha come unico scopo, ripeto, lo abbiamo già spiegato, la restituzione dei 1.000 euro ai bambini, alle bambine, agli anziani, alle persone con estrema gravità.
Questa è la questione, ma non è questo l'atto che li restituisce, questo è l'atto che da indirizzi perché questa azione venga svolta. I Gruppi della vostra maggioranza, l'ho già detto, addirittura ci hanno rimproverato di voler aspettare troppo, di voler aspettare il collegato alla finanziaria, ci hanno detto: "Facciamolo subito perché questa legge è un patrimonio di tutti". Allora, se è un patrimonio di tutti e siamo d'accordo, votiamo a favore.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Salis per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SALIS (I.d.V.). Signora Presidente, noi voteremo ovviamente a favore della mozione, ma vorrei rivolgermi al collega Pittalis e ai colleghi dell'opposizione, con cui ci siamo trovati d'accordo sulla necessità di un'interlocuzione per pervenire a una conclusione unitaria di questo dibattito, che ha visto molte assonanze nelle dichiarazioni. Onorevole Pittalis, siamo stati impediti dal completare l'interlocuzione unitaria dal fatto che c'è un Regolamento che non possiamo assolutamente "saltare", creando un precedente che non abbiamo mai utilizzato in quest'Aula.
Per cui, visto che le premesse e i giudizi sulla mozione sono quasi unanimemente positivi, per una volta dare indicazioni alla Giunta per risolvere il problema unitariamente, sostenendo un documento delle minoranze, non credo che caschi il mondo. Anche noi siamo dell'avviso che oggi si debba concludere e si debba votare questo documento.
PRESIDENTE. Stiamo già votando, onorevole Salis, siamo in fase di dichiarazione di voto.
Ha domandato di parlare il consigliere Campus per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CAMPUS (P.d.L.). Presidente, sono conscio che il problema della soglia dei 1.000 euro sia un problema di sostanza ma, parlando fuori dal gioco delle parti, tra una maggioranza e un'opposizione esistono delle differenze, è noto a tutti, e non è un problema di essere coraggiosi o pavidi, è un problema di essere credibili. Una maggioranza ha questo obbligo, ha l'obbligo di essere credibile, è responsabilità della maggioranza essere credibile negli atti che sostiene e che approva, è responsabilità della maggioranza certamente quello di porsi il problema, ma anche di dare delle risposte che siano realmente e totalmente credibili. Questo è il motivo per cui, volendo sostenere lo sforzo di arrivare al reintegro, così come si è discusso a lungo con i colleghi dell'opposizione, ma non avendo in questo momento né i numeri di bilancio né la disponibilità di poterlo fare, abbiamo chiesto un rinvio; anche per questo, noi credibilmente diciamo che ci sarà tutta la nostra volontà per poter arrivare, ma non possiamo sottoscrivere questo impegno perché non abbiamo la consapevolezza e la certezza di poterlo mantenere. Questa credo che sia semplicemente onestà intellettuale, non paura.
Per cui, io mi permetto ancora una volta di fare un'ulteriore proposta, non so se sia anche questa irrituale, chiedendo che la votazione avvenga, almeno per quanto riguarda il dispositivo sull'impegno, per parti separate. Se la Presidenza ci consente di votare per parti separate il dispositivo che impegna la Giunta regionale, almeno sul primo e sul secondo punto (se vuole posso esplicitarlo adesso, Presidente, oppure lo esplicito dopo), noi ancora una volta ci apriamo al dialogo. La proposta è di poter votare per parti separate il primo punto dell'impegno sino a "16 dicembre 2009" con una prima votazione e dalle parole "attraverso il reintegro…" con una seconda votazione. Così come vorremmo votare il punto 2 separatamente dal resto del dispositivo.
PRESIDENTE. Un attimo, il tempo di verificare se le singole parti hanno contenuto normativo autonomo.
La seconda parte, il punto 2, può essere votata separatamente.
Non è possibile invece, per quanto riguarda il punto 1, scindere la parte sino al "16 dicembre 2009" e poi lasciare le parole "attraverso il reintegro del taglio di euro 1.000 per ciascun progetto", perché non ha contenuto normativo autonomo.
CAMPUS (P.d.L.). Allora, Presidente, annuncio il voto contrario del Gruppo del P.d.L. sulla mozione, rinviando, ribadisco tutto quello che è stato detto sino adesso, la possibilità di poter tutti insieme votare, alla prima sessione utile, l'ordine del giorno che conferma quanto era stato detto.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Oppi per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
OPPI (U.D.C.). A me dispiace che non siamo arrivati a una conclusione unitaria, annche perché, secondo me, è una questione di sostanza, ma non c'erano motivazioni valide. In effetti, noi abbiamo fatto una stesura che diceva: "Sino a 1.000 euro". Sembrava che su questo fossimo d'accordo, poi si è ritenuto, ha ritenuto l'opposizione di non poter convergere su questa dizione.
Ora, io personalmente mi asterrò, però ritengo che quella dizione fosse una garanzia per tutti. Ho parlato prima di controlli nelle certificazioni e siccome centinaia di pratiche saranno annullate nel momento stesso in cui si attiveranno queste certificazioni il periodo "sino a…" era unicomprensivo. Per questo motivo, perché il vostro atteggiamento all'ultimo momento è di rigidità, io mi asterrò, nonostante in precedenza abbia detto che per coerenza avrei addirittura firmato la vostra mozione.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare la consigliera Zuncheddu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
ZUNCHEDDU (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Annuncio il voto a favore della mozione da parte del mio Gruppo. Vorrei chiedere davvero alla maggioranza di fare uno sforzo, tenendo conto che noi restiamo fermi sulla proposta di ripristinare i 1.000 euro e per il fatto che stiamo toccando le fasce assolutamente più fragili, stiamo toccando un contributo ai portatori di handicap, che sono davvero i più fragili, i più poveri attualmente.
Per cui, visto e considerato che si sono espresse altre volontà, in occasioni precedenti, di devolvere fondi importanti in favore di altre situazioni, esprimendo la capacità di riuscire a trovare i fondi, io dico che bisogna fare uno sforzo anche in questo caso, trovare i fondi e garantire il ripristino dei 1.000 euro. Noi voteremo a favore della mozione.
PRESIDENTE. Metto in votazione la mozione.
(Interruzione del consigliere Salis)
PRESIDENTE. Onorevole Salis, intende intervenire sulle modalità di voto?
SALIS (I.d.V.). Sì, Presidente, chiedo la votazione nominale.
PRESIDENTE. Prego i colleghi di prendere posto. E' stata chiesta la votazione nominale, non per parti, interamente, della mozione numero 33.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, della mozione numero 33.
(Segue la votazione)
Prendo atto che il consigliere Pitea ha votato contro.
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Barracciu - Ben Amara - Bruno - Caria - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Cucca - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Manca - Mariani - Moriconi - Porcu - Sabatini - Salis - Sanna Gian Valerio - Solinas Antonio - Soru - Uras - Zedda Massimo - Zuncheddu.
Rispondono no i consiglieri: Artizzu - Bardanzellu - Campus - Cherchi - Contu Felice - Contu Mariano - De Francisci - Dessi' - Floris Rosanna - Greco - Ladu - Lai - Locci - Maninchedda - Milia - Murgioni - Piras - Pitea - Pittalis - Randazzo - Rassu - Sanjust - Sanna Paolo - Solinas Christian - Steri - Stochino - Zedda Alessandra.
Si sono astenuti: la Presidente Lombardo - Cossa - Cuccureddu - Dedoni - Floris Mario - Fois - Mula - Mulas - Oppi - Vargiu.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 60
votanti 50
astenuti 10
maggioranza 26
favorevoli 23
contrari 27
(Il Consiglio non approva).
(Il consigliere Moriconi è rientrato dal congedo)
Invito i colleghi a un attimo di attenzione perché c'è stata una modifica definita dalla Conferenza dei Presidenti di Gruppo sull'ordine del giorno dei nostri lavori. Il Consiglio è riconvocato mercoledì 3 febbraio, alle ore 16 e 30, con all'ordine del giorno le dichiarazioni del Presidente della Regione ai sensi dell'articolo 120 del Regolamento. I lavori proseguiranno nei giorni successivi col medesimo ordine del giorno con cui è stata convocata quest'oggi l'Assemblea.
La seduta è tolta alle ore 21 e 33.