Seduta n.36 del 02/10/2014
XXXVI SEDUTA
Giovedì 2 ottobre 2014
Presidenza del Presidente Gianfranco GANAU
La seduta è aperta alle ore 10 e 31.
FORMA DANIELA, Segretaria, dà lettura del processo verbale della seduta del 19 settembre 2014 (33), che è approvato.
PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Giuseppe Meloni e Marcello Orrù hanno chiesto congedo per la seduta antimeridiana del 2 ottobre 2014.
Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.
PRESIDENTE. Si dia annunzio dell'interrogazione pervenuta alla Presidenza.
FORMA DANIELA, Segretaria:
"Interrogazione Tocco, con richiesta di risposta scritta, sulla questione aperta delle servitù militari in Sardegna e sull'impiego del personale e dei fondi a esse legate". (168)
PRESIDENTE. Si dia annunzio della interpellanza pervenuta alla Presidenza.
FORMA DANIELA, Segretaria:
"Interpellanza Cossa - Dedoni - Crisponi sulla situazione dell'Igea spa e del piano delle bonifiche delle aree minerarie dismesse". (66)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione numero 74.
(Si riporta di seguito il testo della mozione:
Mozione Rubiu - Oppi - Pinna Giuseppino - Tatti - Pittalis - Locci - Cherchi Oscar - Peru - Tedde - Fasolino - Crisponi - Fenu - Tunis - Cossa - Dedoni - Randazzo sulla proroga del "piano casa", con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento.
IL CONSIGLIO REGIONALE
PREMESSO che, in data 29 novembre 2014, è prevista la scadenza del cosiddetto "piano casa" della Sardegna, malgrado diverse associazioni di categoria abbiano rinnovato l'appello alla Giunta e al Consiglio per una sua proroga, in considerazione delle enormi difficoltà in cui si imbatte da tempo il settore, bloccato dalla crisi economica e da numerosi divieti e visto che il PPR è in corso di revisione e, inoltre, necessita di una rimodulazione la legge urbanistica, pertanto il piano casa rimane l'unico strumento urbanistico certo;
ACCERTATO che lo strumento del "piano casa" consente di usufruire dell'opportunità di ampliare la propria abitazione, o un qualsiasi altro immobile, presentando la DIA o richiedendo la concessione edilizia al relativo comune di appartenenza;
RILEVATO che:
- secondo gli studi resi noti dalla Confartigianato Sardegna, si registra un boom di ristrutturazioni, ci sono stati infatti 100 mila interventi per 54 milioni di euro detratti che hanno generato un valore aggiunto del 3,7 per cento;
- il programma produce, inoltre, uno strumento normativo certo per il lavoro;
VALUTATO che la proroga del "piano casa" è stata già attuata in molte altre regioni italiane e si tratta, inoltre, di un provvedimento a costo zero che potrebbe rappresentare un'importante opportunità per le casse dei comuni e per le imprese dell'edilizia;
ANNOTATO che il "piano casa" è al momento, in assenza del Piano paesaggistico, l'unica certezza normativa che permette ancora la possibilità di realizzare qualche opera edilizia, per cui, alla scadenza del 29 novembre, tantissime imprese del comparto, potrebbero risentire l'impossibilità di poter operare sui piccoli incrementi volumetrici previsti;
PRESO NOTA che le analisi delle associazioni di categoria convergono sulla chiusura o modifica del piano, a condizione che vengano previsti ulteriori strumenti normativi certi, capaci di permettere alle aziende di continuare a operare e alle famiglie di programmare gli interventi strutturali nel tempo, viste le attuali condizioni economiche, da questa analisi, emerge che il "piano casa" apre opportunità reali di lavoro;
DATO ATTO che i dati relativi a giugno 2013, riportano un numero di istanze relative al "piano casa"pari a 21.853 nei comuni direttamente censiti, mentre si arriverebbe a 35.180 pratiche per i comuni non direttamente censiti, con un incremento di 2.553 istanze, tra dicembre 2012 e giugno 2013;
APPRESO che:
- nel contempo, Confartigianato imprese Sardegna evidenzia il boom che nel 2012 (ultimi dati disponibili) ha portato quasi 100mila sardi a usufruire delle detrazioni per il recupero del patrimonio edilizio e per il risparmio energetico, generando per il settore un valore aggiunto del 3,7 per cento e per i contribuenti un risparmio di 54 milioni di euro;
- secondo il dossier elaborato dall'Ufficio studi di Confartigianato nel 2011, le detrazioni hanno superato i 42 milioni, i contribuenti sono stati 82.600 e l'incidenza sul valore aggiunto sulle costruzioni è arrivato al 2,4 per cento; se ne deduce che sono stati 77.559 i contribuenti sardi (il 7,2 per cento dei residenti) che nel 2012 anno portato in detrazione circa 34 milioni euro per il recupero del patrimonio edilizio, contribuendo così a generare un valore aggiunto sulle costruzioni del 2,3 per cento (nel 2011 furono 67mila per oltre 29 milioni) e, pertanto, questi dati rendono chiara l'incidenza del "piano casa" sul sistema edilizio ed economico della Sardegna;
CONSTATATO che il sistema fiscale, la macchina burocratica e il blocco del credito hanno prodotto gravissimi ostacoli che scoraggiano, e talvolta impediscono, coloro i quali vorrebbero effettuare gli interventi nella propria abitazione, rallentando così gravemente, i benefici potenziali del "piano casa";
OSSERVATO che, quindi, il "piano casa" incrocia le necessità, fortemente ribadite dalle associazioni di categoria, di rendere stabili e permanenti gli incentivi e le detrazioni per raggiungere più obiettivi quali: rilancio delle imprese, degli studi tecnici, di tutto l'indotto, riqualificazione del patrimonio immobiliare, risparmio energetico e difesa dell'ambiente, emersione di attività irregolari,
impegna il Presidente della Regione
e l'Assessore regionale degli enti locali, finanze e
urbanistica
1) a osservare il disegno di programmazione di un nuovo rilancio del settore che ruota attorno all'edilizia, mediante la proroga del "piano casa";
2) a valutare la possibilità, visti gli effetti positivi determinati dal "piano casa" sul sistema economico isolano, di una proroga immediata dello strumento al fine di incentivare anche i piccoli interventi nei centri abitati isolani;
3) a conoscere ulteriori progetti e programmazioni sul settore, in grado di rilanciare effettivamente un concreto sviluppo economico per un settore trainante dell'economia della Sardegna.)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione. Uno dei presentatori della mozione ha facoltà di illustrarla.
RUBIU GIANLUIGI (UDC). Potrebbe non essere più attualissima, considerato che, proprio stamattina, la stampa riporta le dichiarazioni dell'assessore Erriu sulla modifica del Piano casa. Ovviamente abbiamo appreso tutti con piacere questa notizia, peraltro già in qualche modo condivisa con lo stesso Assessore che comunque si è prodigato affinché si arrivasse a questo risultato. Permettetemi in ogni caso di fare alcune considerazioni.
Il Piano casa, come tutti sappiamo, andrà a scadere il 29 novembre 2014 e, nonostante alcuni diversi solleciti di Confartigianato, dei comuni, dei sindaci, dei tecnici e delle imprese edili, solo adesso si è in qualche modo presa la decisione della sua proroga. Non mi dilungo sulle questioni relative ai benefici che il Piano casa ha portato in questi anni, considerate i centomila interventi (per 54 milioni di euro detratti) che, nelle casse sia dei comuni, sia della Regione che delle imprese soprattutto, hanno portato denaro fresco per consentire di andare avanti. Il settore dell'edilizia è un settore trainante dell'economia sarda, pertanto questo provvedimento porta linfa vitale allo sviluppo economico del territorio. I vantaggi della proroga del Piano casa sono da distinguersi in ambientali, economici e sociali. Tra quelli ambientali va ricordato il risparmio energetico, sottolineo il dato importante sul risparmio ambientale a livello nazionale, vi ricordo che tutti i giorni, oggi compreso, in Italia si consumano 100 ettari di suolo, 100 ettari di suolo sono 100 campi di calcio, giusto per avere un ordine di grandezza, pertanto non è possibile che, in Italia, si prosegua con questo tipo di attività. Il Piano casa, in qualche modo, contribuisce ad arginare anche questo utilizzo indiscriminato del suolo.
I benefici economici della proroga del Piano casa vanno soprattutto indirizzati alle imprese, agli studi tecnici, all'indotto e a tutte le infrastrutture che esso crea. Soprattutto fa emergere tutto quel lavoro nero che ruota intorno all'edilizia perché il Piano casa, ovviamente, deve essere in qualche modo argomentato e relazionato con progetti e studi che consentono ai tecnici di avviare un procedimento.
Però, Assessore, visto che sulla stampa lei ha già dichiarato le sue intenzioni, legate sia ai vincoli sotto i 300 metri che sugli scantinati (che peraltro posso anche condividere), oggi intendo porle un'unica domanda sul dubbio che mi è sorto: "Il Piano casa, così come lei propone, è in qualche modo condizionato dalla legge urbanistica? Dobbiamo prima modificare la legge urbanistica e poi parlare del Piano casa?". Questa sarebbe la preoccupazione più grande perché, ovviamente, una situazione di questo genere porterebbe un ritardo terribile. Dalla sua espressione ho già capito che intende prorogare il Piano casa così come è, l'augurio che tutti ci facciamo è che diventi un Piano casa strutturale, con una stabilizzazione permanente, evitando il rimando che non consente alle imprese e ai sardi una programmazione adeguata.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Ignazio Locci. Ne ha facoltà.
LOCCI IGNAZIO (FI). Raccogliamo lo spunto dall'intervento del collega Rubiu per ribadire il concetto della crisi del settore dell'edilizia. Non voglio riprendere tutti i ragionamenti fatti in particolare sul Piano paesaggistico regionale; secondo noi, ribadiamo il famigerato Piano paesaggistico del presidente Soru che, in pochissimi anni, ha messo "ko" l'intero comparto dell'edilizia regionale, con ripercussioni allucinanti sul mondo del lavoro dell'edilizia e sul suo comparto, basta vedere i dati del credito concesso al mondo dell'edilizia che, in Sardegna, oltre alla diminuzione nazionale, ha una forbice superiore di circa tre punti rispetto alla diminuzione del credito a livello nazionale.
Dalle dichiarazioni apparse questa mattina sulla stampa, ci pare di essere ancora una volta davanti a una sorta di "vorrei ma non posso" di questa maggioranza, non ci sembra veramente accettabile un ragionamento al ribasso, non solo rispetto alla proroga, ma probabilmente anche al miglioramento, all'incentivazione di questo Piano casa che, negli ultimi quattro anni, da quando nel 2009 è stato varato, è l'unico strumento di politica urbanistica che ha creato un minimo di lavoro nel settore edilizio e delle costruzioni. Potete andare a intervistare qualsiasi tecnico, nei piccoli paesi, nei piccoli comuni, non c'è bisogno di andare a scomodare i grandi professionisti delle costruzioni, per capire che quel piccolo "segmento" si muove, vive e continua a mandare avanti la propria famiglia grazie allo strumento del Piano casa.
Inoltre, caro Assessore, ci auguriamo che non si tratti di una proposta della Giunta preconfezionata e chiusa, ci piacerebbe partecipare al miglioramento del vostro disegno di legge, prendendo spunto dal buon esempio del passato per migliorarlo e continuare a spingere nel settore dell'edilizia. Non può ovviamente finire tutto con il Piano casa, che è importante ma non sufficiente, bisogna accelerare sulla questione più generale della pianificazione paesaggistica regionale. Vorrei richiamare ancora una volta le dichiarazioni del presidente Pigliaru e dell'assessore Paci, rilasciate nei lavori preparatori, anche io faccio riferimento per esempio al Piano strategico per il Sulcis, durante i quali il presidente Pigliaru e l'assessore Paci parlavano ormai chiaramente di derogare, per lo sviluppo, al Piano paesaggistico regionale (superato) della Giunta Soru. Ecco, su quel solco noi vogliamo confrontarci, su questo vogliamo ridare speranza e sviluppo al settore dell'edilizia.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Antonio Solinas. Ne ha facoltà.
SOLINAS ANTONIO (P.D.). Presidente, la mozione parla di una richiesta di proroga, per la quarta o quinta volta, della legge regionale numero 4 del 2010. Credo che sia sotto gli occhi di tutti, l'ha confermato l'Assessore in Commissione urbanistica, che i risultati della legge regionale numero 4 non sono certamente negativi. Noi avremmo potuto, caro collega, decidere come si è fatto nel passato di prorogare con un articolo, a ridosso della scadenza del 29 novembre, per un altro anno la legge regionale numero 4, così avremmo tranquillizzato un po' tutti. Credo invece che sia più giusta la scelta di questa Giunta, di questa maggioranza e dell'Assessore, anche su indicazione della Commissione urbanistica, di procedere non a una semplice proroga ma a una legge chiara, e soprattutto definitiva, per dare certezza ai cittadini sardi, alle imprese e a tutti gli operatori del settore. In questo provvedimento saranno sicuramente recepite molte delle norme previste nella legge regionale numero 4, certamente non tutte, perché nella scorsa legislatura ci siamo confrontati su visioni diverse e, per alcune parti, anche opposte, tra l'allora maggioranza e l'allora minoranza. Credo che sia tempo, siamo nel 2014, di dare, al di là della nuova legge urbanistica, anche una legge nuova sull'edilizia in Sardegna, che non dovrà pensare a consumare nuovi spazi ma dovrà necessariamente prevedere prioritariamente il recupero e la riqualificazione delle unità immobiliari esistenti. Ritengo che il lavoro che sta facendo la Giunta quanto prima verrà trasmesso al Consiglio, quindi alla competente Commissione, e tutti quanti saremo chiamati a dare risposta nel più breve tempo possibile.
Mi corre l'obbligo, poiché non è la prima volta che l'onorevole Locci fa riferimento al PPR, al fallimento e al disastro che avrebbe fatto Soru con uno strumento come quello, di ricordarle, caro collega, che avete avuto cinque anni per modificare eventualmente quello che lei chiama "quel disastro"; avete cercato di farlo nell'ultimo mese della legislatura ma, se vogliamo affrontare questo problema, ci sarebbero molte cose da dire. Sono convinto che non sia il PPR ad aver bloccato l'edilizia in Sardegna, basta andare a vedere che cosa è successo nei territori di quei pochi comuni ai quali avete permesso di approvare il Piano urbanistico comunale adeguandolo al PPR. Sicuramente la crisi economica che ha attraversato la Sardegna in tutti questi anni ha avuto un ruolo molto più importante del PPR nel blocco dell'attività edilizia! Credo che, se lavoreremo nell'interesse della Sardegna, quindi chiamati tutti a ragionare su queste cose senza avere pregiudizi né da una parte né dall'altra, faremo sicuramente il bene di tutti i sardi.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Mario Floris. Ne ha facoltà.
FLORIS MARIO (Sardegna). Signor Presidente, signor Assessore, colleghi del Consiglio, credo che ci sia poco da aggiungere rispetto alle esigenze e alle urgenze che sono state sinteticamente ed efficacemente espresse con la mozione in discussione anche attraverso le relazioni che accompagnano le due proposte di legge, una a mia firma e un'altra a firma del collega Truzzu. Noi abbiamo fatto proprio l'allarme economico e sociale denunciato dalle rappresentanze del settore (credo che la minoranza farà un ulteriore passo, nel senso che farà una consultazione a più ampio raggio), abbiamo voluto raccogliere l'invito rivolto alla politica regionale a dare ossigeno a un comparto, quello dell'edilizia e delle costruzioni, nuovamente sottoposto a una marea di vincoli e di preoccupazioni che di fatto bloccano ogni iniziativa con ricadute fortemente negative sul fronte del lavoro e dell'occupazione.
Il Piano casa, com'è stato sottolineato anche da chi mi ha preceduto, si è rivelato un volano importante per il comparto primario dell'edilizia e per tutti i settori a esso collegato, ha consentito soprattutto di rinnovare e innovare, sotto il profilo tecnologico e ambientale, il patrimonio edilizio privato e pubblico. Oggi, dopo l'incomprensibile annullamento del nuovo Piano paesaggistico regionale, il Piano casa rimane l'unico strumento in tutti i comuni della Sardegna per creare un minimo di lavoro e di occupazione.
Per queste fondamentali ragioni, la mozione deve essere approvata e pregherei i colleghi di non prenderla sotto gamba perché non è un problema di maggioranza o di minoranza. Potremmo passare poi ad altri fatti e alla critica o meno delle dichiarazioni fatte dal Presidente della Regione ma crediamo che debba essere approvato il Piano casa per passare poi alla proroga dei termini che scadono il prossimo 29 novembre.
È ben vero, l'Assessore lo sa, che il decreto "Sblocca Italia", di cui nessuno parla, introduce nuove misure per il rilancio dell'edilizia in Italia e in Sardegna; è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale lo scorso 13 settembre e i 60 giorni per la conversione scadono il 13 novembre. Aspettare quella data, per recepire la nuova normativa statale, potrebbe essere cosa logica ma, a mio avviso, sarebbe non razionale e pericoloso. Addentrarci in questi ragionamenti potrebbe comportare lungaggini e rischierebbe di non giungere in tempo utile. A mio sommesso avviso, in attesa che il decreto legge "Sblocca Italia" diventi legge e magari introduca ancora altre misure che potrebbero essere incanalate nella prossima legge urbanistica generale, il Consiglio regionale farebbe, a mio giudizio, cosa saggia se approvasse, come propone la mozione e come suggerito dalle proposte di legge in campo, una proroga dei termini sia per l'inizio lavori sia per la loro conclusione, valutando anche la possibilità di rendere strutturale la normativa vigente sul Piano casa.
Assessore, una nuova legge urbanistica organica, di cui parliamo da decenni, deve tener conto di tutti i passaggi, ma anche la semplice modifica del Piano casa attuale deve tener conto di tutti passaggi, di tutti i vincoli e di tutte le verifiche che devono essere fatte obbligatoriamente. Siamo certi che tutto questo non potrà mai coincidere con i termini di efficacia del Piano casa.
Oggi c'è l'urgenza e l'esigenza, sostenuta dalle rappresentanze economiche e istituzionali direttamente interessate, di una proroga sostanziale dei termini evitando di entrare nel merito di una nuova normativa che ha bisogno di essere attentamente valutata da parte della maggioranza, da parte della minoranza e da parte di tutte le istituzioni. Voglio anche ricordare che le nuove norme di cui si parla non possono inficiare le vecchie norme che rimangono attuali anche per quanto riguarda le fasce pluviali.
Per cui, credo che bisogna andare con i piedi di piombo, lo dico anche al Presidente del Consiglio, abbiamo già avuto un'esperienza, l'avete avuta voi alcuni anni fa quando avete avuto la fretta di andare avanti su questa materia ed è caduta la Giunta Soru, andiamoci cauti e cerchiamo di fare le cose secondo giustizia e secondo i regolamenti.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Gianni Tatti. Ne ha facoltà.
TATTI GIANNI (UDC). Presidente, il rilancio dell'economia della Sardegna passa anche attraverso il rinnovo e la riqualificazione del patrimonio edilizio esistente nell'Isola. Dall'entrata in vigore della legge regionale numero 4 del 2009, meglio nota come Piano casa, una legge pensata per venire incontro alle esigenze delle famiglie, che hanno potuto rinnovare il loro patrimonio edilizio grazie alle varie misure presenti, si è potuta riscontrare una ricaduta positiva soprattutto nel comparto dell'edilizia, messo a dura prova dalla forte crisi economica che sta attraversando il nostro Paese e soprattutto la nostra Isola.
Dopo oltre quattro anni dal suo avvio, il Piano casa, in Sardegna, sulla base dell'ultimo rapporto di monitoraggio, a tutto il mese di settembre 2013, ha fatto registrare un notevole incremento delle istanze, in particolare in concomitanza del termine di scadenza, su 71 campioni, circa 1 milione di residenti coinvolti, 21850 istanze presentate. Il rapporto consente di cogliere le tendenze fondamentali dell'attuazione della legge. Infatti i dati relativi al numero delle istanze, alla loro distribuzione nelle diverse zone urbanistiche, alle diverse destinazioni d'uso, alla tipologia e alla dimensione degli interventi, risultano in linea con le finalità della legge, ossia promuovere il sostegno dell'economia mediante il rilancio del settore edilizio e l'attivazione di interventi di dimensioni contenute e di miglioramento della qualità architettonica, della sicurezza strutturale, della compatibilità paesaggistica e del patrimonio edilizio esistente nel territorio regionale.
Inoltre l'analisi dei dati complessivi elaborati dall'entrata in vigore della legge regionale del 23 ottobre 2009, quindi la legge numero 4, a tutt'oggi, mostra un incremento costante del numero di istanze ricevute nei 71 comuni campione e anche come la stessa non abbia subito particolari flessioni successivamente all'approvazione della legge regionale numero 22 del 2012. Tale costante progressione conferma come tale legge abbia ben interpretato le esigenze non ancora soddisfatte della popolazione e come la domanda di Piano casa continui a essere alimentata dai territori. Da qui la necessità, già avvertita da più parti, comprese le associazioni di categoria del comparto edile, di approvare un'ulteriore proroga del Piano casa con lo scopo di dare ulteriore impulso all'economia dell'Isola.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Marco Tedde. Ne ha facoltà.
TEDDE MARCO (FI). Signor Presidente, come non condividere i contenuti di questa mozione, posto che in primo luogo noi abbiamo presentato una proposta di legge nel luglio di quest'anno, anche se per la verità la stampa non ne ha dato molto conto, probabilmente c'è qualche difficoltà nel veicolare all'esterno di questo Consiglio regionale le notizie a favore dell'opinione pubblica. Noi condividiamo appieno questa mozione perché comunque raccoglie l'intento che era insito nella nostra proposta di legge, cioè dare ancora ossigeno al settore dell'edilizia in Sardegna.
Settore dell'edilizia che è la principale attività industriale, piaccia o no, è la principale attività industriale! Piaccia o no, in questi anni, sulla base delle norme del Piano casa, legge numero 4 del 2009, sono stati proposti o, meglio, sono stati chiesti e ottenuti circa 35 mila provvedimenti concessori. Trentacinquemila provvedimenti concessori che hanno portato investimenti per centinaia di milioni di euro, non per pochi spiccioli, ma centinaia di milioni di euro. Dicevo che l'edilizia in Sardegna è la principale attività industriale. Dall'inizio della crisi, cioè dal 2008, purtroppo è colata a picco, questo non lo dice il Gruppo di Forza Italia ma lo dicono tutti gli indicatori economici, lo dice soprattutto la Banca mondiale, basti pensare che in provincia di Nuoro abbiamo nel 2012, rispetto al 2005, l'83,6 per cento di concessioni edilizie in meno, in provincia di Sassari l'80 per cento circa di concessioni edilizie in meno, a Cagliari il 69,6 per cento di concessioni edilizie in meno e a Oristano, strano a dirsi invece, soltanto il 30,7 per cento delle concessioni edilizie in meno.
La perdita degli addetti nel settore delle costruzioni è straordinaria, straordinaria! Sono dati veramente devastanti. Da settembre 2012 a settembre 2013 sono stati persi esattamente 13600 posti di lavoro nell'edilizia. Ecco questi sono tutti dati allarmanti, più che allarmanti, molto preoccupanti, sono dati di una gravità assoluta che devono essere ponderati, analizzati nei modi dovuti e soprattutto bisogna trovare soluzioni affinché abbiano un'inversione di tendenza. È questo il nostro compito ed è questo il motivo per cui comunque accogliamo con piacere e con soddisfazione le proposte che si ventilano sulla stampa nelle quali si dice che il Piano casa della Giunta Cappellacci ha avuto effetti positivi, che bisogna prorogarlo e che comunque (questo serve politicamente alle forze che oggi governano la Sardegna) bisogna in qualche modo modificarlo.
Noi non ci preoccupiamo degli arricchimenti e degli sforzi, dei contributi ulteriori per migliorare questo Piano casa, assolutamente non ci preoccupiamo, siamo qui per fare opposizione nell'interesse dei sardi, quindi non ostacoleremo quelle proposte che andranno ad arricchire questo strumento che, nelle nostre intenzioni e anche nelle vostre intenzioni, deve servire per ridare ossigeno all'economia. Un'economia che, per quanto attiene al profilo dell'edilizia, ha subito comunque danni importanti dal PPR, dal vecchio PPR, il quale non ha consentito ai comuni di fare i PUC; se, su oltre 360 comuni, soltanto otto hanno predisposto il PUC, qualche motivo c'è! Non è stata la Giunta di centrodestra a bloccare i PUC dei comuni! È stato il PPR, la farraginosità del PPR, a bloccare i PUC dei comuni! PPR che conteneva orrori macroscopici riconosciuti universalmente; PPR che conteneva delle generalizzazioni che hanno creato soltanto confusione; PPR che comunque consentiva delle deroghe ad personam che sono state messe in pratica nel migliore dei modi.
Quindi ben vengano le modifiche alla legge sul Piano casa, ben venga la proroga, ben venga il confronto sui contenuti ulteriori magari arricchenti la legge numero 4 del 2009.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Giuseppe Fasolino. Ne ha facoltà.
FASOLINO GIUSEPPE (FI). Presidente, cito: 21853 istanze relative al Piano casa; 35 mila interventi totali; si è creato lavoro per 70 mila persone; quasi 100 mila sardi hanno usufruito delle detrazioni per il recupero del patrimonio edilizio e risparmio energetico; 54 milioni di euro, è il valore aggiunto al settore, circa il 3,7 per cento. Questi sono i dati del Piano casa!
Adesso possiamo dire qualsiasi cosa, è la quarta, la quinta volta che andiamo ad approvare il Piano casa, ma probabilmente, se questi sono i dati del Piano casa, anche se ci fosse una sesta, una settima o un'ottava volta, il Piano casa è da prorogare. Stiamo parlando di un intervento a costo zero per la Giunta, che genera economia, stiamo parlando di posti di lavoro, che vengano dall'edilizia o da qualsiasi altro settore, noi stiamo parlando di posti di lavoro. Che cosa sono? Sono le cose che costantemente, tutti i giorni, ci chiede la gente, la gente ci chiede posti di lavoro e il Piano casa ha dato l'opportunità di creare economia, l'opportunità di creare posti di lavoro senza rovinare il nostro patrimonio ambientale, anzi ci ha dato l'opportunità di ristrutturarlo e di abbattere le cose che magari potevano essere brutte nel nostro patrimonio immobiliare.
Quindi, occorre ripartire da questi dati per capire che cosa bisogna fare. PPR "sì", PPR "no", il PPR è stato un disastro, il PPR è una cosa positiva: buttarsi su una discussione di questo tipo è sicuramente riduttivo in uno spazio così breve. Però, non è vero (e mi rivolgo al Presidente della quarta Commissione che l'ha detto) che è la crisi economica ad aver creato quei numeri disastrosi e non il PPR. Io direi che forse sono entrambi, perché, se ci ricordiamo le date in cui è stato approvato il PPR, allora non esisteva la crisi; il PPR ha dato alla Sardegna un anticipo della crisi.
Vi faccio l'esempio del Comune da me amministrato, un comune che aveva il PUC approvato, un comune che stava preparando una serie di investimenti di imprenditori che sono morti senza poter vedere sviluppato il loro programma, perché avevano acquistato un terreno edificabile che, all'indomani del PPR, era diventato inedificabile! Un'azienda, un'impresa che aveva programmato i suoi investimenti che, tout court, si è trovata in mano un terreno che, comprato a dieci, valeva zero! Come lo consideriamo questo? Un valore aggiunto all'economia sarda? Non penso! Sicuramente c'erano degli aspetti di quel PPR che potevano essere nobili, quantomeno l'obiettivo di quel PPR poteva essere nobile, ma realmente il PPR ha creato un disastro alla Sardegna, lo vediamo ancora oggi relativamente ai dati (che dicevamo) sulla possibilità da parte dei comuni di approvare i piani urbanistici. Io sto lottando da otto anni per approvare il Piano urbanistico, forse adesso sono arrivato alla conclusione ma se, su 377 comuni della Sardegna, come diceva il collega Tedde, solo otto hanno approvato i piani urbanistici, è possibile che sia tutta colpa dei sindaci? Evidentemente c'è un qualcosa nel PPR, c'è un qualcosa nell'iter che porta all'approvazione dei piani urbanistici, che va modificato.
Allora, guardate, avete una grande opportunità secondo me, in un momento di grande crisi, in un momento nel quale la gente costantemente ci chiede un posto di lavoro, in un momento nel quale l'economia di questa Regione è completamente ferma, voi, in base a questi numeri, avete l'opportunità di creare davvero un progetto per dare economia a questo Paese, avete l'opportunità di creare un programma basato sull'edilizia, sicuramente non toccando i nostri patrimoni ambientali, avete una grande opportunità di dare un impulso a quell'economia che può dare posti di lavoro. Noi non ci tireremo indietro a questo confronto, assolutamente! L'importante è che non si approcci al rinnovo del PPR, l'importante è che non si approcci a una possibilità di modifica del PPR, o di una proroga del Piano casa, con un atteggiamento ideologico. Questo sarebbe il grave errore, cioè difendere un parere che, per cinque anni, avete dovuto portare avanti, costretti oggi a difenderlo, nonostante si capisca che è economicamente svantaggioso per i sardi e che invece può creare grande economia per il nostro territorio.
Ripeto, avete una grande opportunità, avete un'opportunità diversa da quella che aveva il centrodestra in questi cinque anni, perché da questa parte avete un'opposizione che è pronta a dare un supporto per creare economia. Questo non è un problema di centrodestra o di centrosinistra, questo è un problema dei sardi ed è un problema che va risolto!
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Paolo Truzzu. Ne ha facoltà.
TRUZZU PAOLO (Sardegna). Ho firmato con convinzione la mozione presentata dal collega Rubiu e avevo intenzione di dire oggi delle cose che, dopo aver letto il giornale questa mattina e dopo aver sentito l'intervento del collega Solinas, non so se abbiano ancora un valore. Cerco di fare un ragionamento uscendo dalle logiche di parte, da un certo "torcicollismo" che troppo spesso abbiamo, dal rimpallo delle responsabilità, dal dire: "Lo avete fatto voi, non siete stati capaci, è inutile stare a discuterne", e così via.
Cerco di stare ai fatti e credo che i fatti sostanzialmente siano due o tre. Il primo è che i tempi sono molto stretti, abbiamo otto settimane, otto settimane, perché il 29 novembre scade il Piano casa, quindi su questo elemento, il tempo, che è una risorsa sempre abbastanza scarsa, tutti noi dobbiamo cercare di fare un ragionamento. Il secondo elemento importante, secondo me, dal quale oggettivamente non si può sfuggire, sono i dati, dati che troviamo anche oggi per esempio pubblicati su L'Unione Sarda, dati che hanno citato numerosi colleghi, sui risultati del Piano casa. Dobbiamo dire, con correttezza e fuori da ogni logica di parte, che il Piano casa ha costituito in questi anni l'unica parziale risposta alla tragica crisi dell'edilizia, che è sempre stato uno dei settori portanti non solo dell'economia isolana ma di tutto il Paese. Tutti noi sappiamo qual è il ruolo dell'edilizia come moltiplicatore economico, perché ogni euro investito nell'edilizia ha un ritorno fondamentale in tutti gli altri settori, nei servizi per esempio, quindi è un euro che ha un valore doppio e qualche volta triplo. Sono gli stessi dati che le associazioni di categoria ci riportano, ci ricordano e ci chiedono di tenere in considerazione.
Quindi, i vantaggi sono molteplici. Il Piano casa ha avuto anche il merito di generare una risposta all'edilizia senza creare situazioni di oggettiva speculazione, di consumo irresponsabile del territorio, perché parliamo nella maggior parte dei casi di piccoli interventi. Come ci ricorda oggi L'Unione, il valore medio degli investimenti è di 35 mila euro, quindi stiamo rispondendo a esigenze non dei grandi imprenditori, dei grandi industriali dell'edilizia, ma a esigenze di tutti i cittadini. Dobbiamo avere il coraggio di dire che è stata data anche una risposta alla mancanza di politiche abitative; infatti tante famiglie, che magari in questi anni hanno visto crescere il proprio nucleo familiare, davanti all'impossibilità di acquistare una casa più ampia, sono ricorse al Piano casa per cercare di ampliare la propria. Sono cose che non dobbiamo dimenticare, perché sono risposte che dobbiamo a tutti i cittadini, non solo a una parte e dobbiamo anche ricordarci che il 98 per cento degli imprenditori attivi nell'edilizia in Sardegna conta un massimo di due addetti. Stiamo parlando, nella maggior parte di imprese artigiane, di persone che lavorano in proprio, magari con un collaboratore. Dobbiamo anche ricordarci che, con il Piano casa, è stata data una risposta ai professionisti, i quali hanno avuto la possibilità di fare un minimo di progettazione, professionisti che - anche loro - vivono una grossissima crisi, possiamo anche citare i numeri di coloro che hanno dovuto chiudere l'attività o la partita IVA.
Quindi, ragionando su questi numeri e sul fatto che mancano solo otto settimane, voglio dire che a me fa piacere leggere che si stia pensando a una legge che non sia più provvisoria, perché è vero che in Italia il provvisorio è molto spesso permanente ma, come ha detto il collega Fasolino, abbiamo rinviato più volte, e forse si potrebbe prorogare un'ennesima volta, però il ragionamento che faccio è che oggi abbiamo davanti a noi otto settimane e la legge non è ancora nemmeno stata esitata in Commissione. Insomma, siamo sinceri, siamo onesti, vogliamo credere che in otto settimane noi riusciremo ad approvare un provvedimento che ci permetta di sostituire il Piano casa?
Pertanto la proposta che avanzo alla maggioranza e all'Assessore (che è sicuramente persona che ha acume politico, che riesce ad andare oltre le logiche di parte e che ha anche una certa lungimiranza) è di pensare a una proroga nelle more dell'approvazione di una nuova legge.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Oscar Cherchi. Ne ha facoltà.
CHERCHI OSCAR (FI). Quest'Aula ha dibattuto questo argomento praticamente per quasi cinque anni consecutivi. Già dal primo momento, quando fu presentato il Piano, vi fu un ostruzionismo da parte dell'allora minoranza, oramai d'altri tempi, battaglie che ci possiamo dimenticare e che perlomeno quest'Aula, dall'inizio di questa legislatura fino a oggi, non ha ancora visto. Una battaglia per dire "no" a un disegno di legge che invece negli anni ha comunque dimostrato di dare risposte a un sistema, a un mondo dell'economia che aveva, ha avuto e continua ad avere gravi difficoltà. Fu un momento difficile, furono momenti difficili anche gli anni successivi, quando, di volta in volta, si arrivava alla richiesta di una proroga di un Piano che veniva considerato e guardato solo come speculazione edilizia. Questo era ciò che in quel momento veniva rilevato all'interno di questa Aula. È vero, probabilmente, il primo anno non diede i risultati che tutti ci aspettavamo, ma nel tempo poi, entrato a regime, i dati (non sto a ricordarli, ma oggi la stampa, i colleghi Tedde, Fasolino e chi mi ha preceduto lo hanno fatto) hanno dimostrato che i risultati ottenuti erano quelli che noi ci aspettavamo e che in realtà il sistema si attendeva.
È vero, ci sono critiche anche da parte delle associazioni; alcune lo ritengono importante e fondamentale, altre, invece, sul piano dell'occupazione, non l'hanno ritenuto e non lo ritengono comunque valido, o perlomeno i risultati ottenuti non hanno dato quel valore aggiunto che ci si aspettava. Probabilmente questo è vero, ma, vi ripeto, dai dati che sono stati illustrati prima, mi sembra che i risultati veri siano sulla carta e quindi visibili praticamente a tutti.
Allora, a quest'Aula, oggi, soprattutto alla parte che allora era minoranza e oggi invece ha il ruolo di governo e all'Assessore competente, dico che probabilmente questi incontri, queste riunioni e questi dibattiti dovrebbero avvenire prima, magari con una proposta da parte della Giunta, dopodiché noi, da qualche punto di vista, proveremmo a cogliere il messaggio che si vuole trasmettere o perlomeno la proposta futura che si vuole portare avanti. Non è così perché arriviamo alla discussione attraverso una mozione, quindi siamo noi che solleviamo il problema chiedendo la proroga dell'allora legge numero 4.
È chiaro che, in attesa della risposta da parte della Giunta per conoscere il reale percorso (l'abbiamo appreso dalla stampa), abbiamo capito che ci sarà un disegno di legge nel quale si ragionerà in senso generale sull'attività. Però, così, senza avere timore, senza avere alcun tipo di difficoltà, considerando che novembre è praticamente alle porte, vi chiediamo comunque di attivare e attivarci subito come Consiglio regionale per dare, a chi fuori oggi aspetta una risposta importante per il mondo dell'edilizia e non solo, la certezza di una proroga. Sono stati presentati dei progetti di legge, uno è del nostro Gruppo politico, l'altro è del collega presidente Floris, dove si chiede una proroga diretta, secca, per almeno 24 mesi, per avere certezza e garanzia che (durante il tempo in cui questa maggioranza elaborerà tutte le sue proposte e noi eventualmente poterle digerire o proporre modifiche) il mondo dell'edilizia esterno possa continuare a lavorare. Mi sembra che questa sia una proposta molto dignitosa da parte di un'Aula consiliare che ha il dovere comunque all'esterno di dare risposte chiare e concrete.
Vi chiediamo, nel modo più semplice, senza grandi giri di parole, di approvare questa mozione, in modo da dare l'indirizzo alla Giunta e, nel più breve tempo possibile, poter approvare una proroga secca di 24 mesi della legge numero 4; poi siamo ben disposti a ragionare insieme a voi per tutto quello che riguarda le modifiche della futura pianificazione territoriale. Possiamo rivedere e ragionare su tutto quello che è stato appena detto sul Piano urbanistico o perlomeno sulla programmazione urbanistica che questa Regione vuole portare avanti, senza arrivare oggi a una interruzione che creerebbe davvero grandi difficoltà a un sistema economico regionale.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Antonello Peru. Ne ha facoltà.
PERU ANTONELLO (FI). Signor Presidente, fa piacere oggi sentire una maggioranza, ieri minoranza, che ci accusava ieri di aver, con questo strumento urbanistico, distrutto le coste, antropizzato il territorio, di essere cementificatori, dire che lo strumento urbanistico del Piano casa genera economia; ci fa piacere e di questo ne rendiamo atto. E ci fa piacere sentirlo e leggerlo anche sui giornali, però sottolineiamo che è facile dire questo di fronte ai numeri (chi mi ha preceduto ha snocciolati i numeri) e di fronte alle associazioni di categoria (vedi l'ANCE, che oggi scrive: "Senza Piano casa saremmo morti e sepolti"). Allora, come in questa occasione, non possiamo che sottolineare la lungimiranza dell'allora maggioranza, una lungimiranza che ha messo in piedi l'unico strumento urbanistico che poteva dare un impulso economico al settore edilizio; l'abbiamo fatto perché dicevamo allora, e lo sosteniamo in maniera forte anche oggi, che quello strumento non consumava il territorio, che quello strumento riqualificava e non antropizzava le coste.
Già da allora avevamo detto che il settore edilizio era in crisi non perché c'era una crisi economica strutturale che investiva la Sardegna, ma perché nel territorio c'erano oltre 2 milioni di strutture, tra la civile abitazione e le attività produttive, quindi l'unico strumento che si poteva mettere in piedi era quello della riqualificazione, quello del mettere mano alle strutture esistenti: di questo siamo convinti anche oggi. Questo strumento, allora, era una misura in linea, come oggi, anche in questo momento, con gli incentivi del Governo nazionale, incentivi sulla ristrutturazione e sull'abbattimento energetico, è per questo che ha generato le 35 mila concessioni e le centinaia di milioni di euro nel settore edilizio, l'unico che ha generato economia, è l'unica misura.
Ho letto sul giornale che il Piano casa verrà nuovamente prorogato con qualche accorgimento, vedi i 300 metri, dico che è necessario anche in questo caso fare una grande riflessione. L'abbiamo detto allora e lo diciamo oggi: le "brutte porcherie" si possono fare dentro i 300 metri e fuori dai 300 metri. All'interno dello strumento del Piano casa c'erano organismi di tutela, vedi la Commissione del paesaggio, vedi l'Ufficio tutela, vedi la Sovrintendenza, io sono convinto che chi demolisce una struttura non costruisce una porcheria, chi spende risorse e denaro pubblico per riqualificare l'abitazione, che sicuramente è la cassaforte della famiglia, non spreca le risorse che ha generato attraverso il lavoro, ma sicuramente riqualifica e dà azione a una struttura architettonica diversa. Quindi facciamo una riflessione a 360 gradi, spogliandoci dell'atteggiamento ideologico, vediamolo insieme. Sono convinto che, in Commissione, l'Assessore coinvolgerà la minoranza per quanto riguarda la proroga dei 300 metri ed è giusto che, dopo che ha riflettuto sui numeri, un Gruppo politico, una forza politica, che non ha visto quello che la maggioranza di allora aveva visto lungo sulla riqualificazione e lo strumento che generava risorse, quindi non è stata attenta allora, lo faccia adesso, almeno lo spero.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Efisio Arbau. Poiché non è presente in Aula, decade.
È iscritto a parlare il consigliere Pietro Cocco. Ne ha facoltà.
COCCO PIETRO (PD). Presidente, Assessori, colleghi, stiamo discutendo una mozione riguardante il Piano casa. Voglio dire che è una questione su cui abbiamo discusso un sacco di volte proprio perché il Piano casa ha tenuto negli anni il carattere della straordinarietà. Non si è mai dato un carattere strutturale, che è quello a cui noi stiamo pensando; cioè predisporre un progetto di legge che preveda il carattere strutturale della questione "Piano casa" con tutto ciò che naturalmente deve essere messo in piedi, promuovendo quindi il miglioramento della qualità architettonica, della qualità abitativa, l'efficienza energetica, il patrimonio edilizio esistente, la limitazione del consumo del suolo, la riqualificazione dei contesti paesaggistici e ambientali compromessi. Questa è la mozione! Per cui, se dovessimo arrivare a predisporre un ordine del giorno condiviso, noi diremmo che vogliamo dare alla questione del Piano casa un ruolo strutturale dal punto di vista normativo, per evitare di rincorrerci sempre, per sentire tutti noi intervenire e dire che bisogna prorogarlo perché "fra otto settimane siamo messi male", eccetera eccetera. Bisogna superarlo!
Alcune volte, però, provo un po' di imbarazzo nel sentire certe argomentazioni, francamente, assistere al tema in discussione è un conto, mentre sentendone altre non si può non intervenire e dire anche la propria esprimendo un parere di merito. Sento parlare del Piano paesaggistico regionale, nei modi nei quali se ne parla, e devo dire che qua non esistono integralismi, esistono posizioni, idee e opinioni. Affermare che il Piano paesaggistico regionale sia uno strumento che ha valicato i confini nazionali, credo che sia dire la verità; che il Piano paesaggistico regionale sia uno strumento straordinario di tutela del valore della Sardegna, della sua identità, della sua storia, delle sue coste, del suo paesaggio, non credo che sia dire una cosa che non possa non essere condivisa. Credo che sia condivisa universalmente perché questi sono i valori. Parlare di edilizia e del Piano casa, dell'edilizia in quanto tale, come un'area franca nella quale bisogna avere non regole, è un'idea folle!
Collega Fasolino, l'edilizia non può essere questa! Ce lo chiedono i cittadini di Olbia, ce lo chiedono loro; ce lo chiedono quelli del Nuorese e quelli dell'Oristanese, l'edilizia non può essere questa, ci vogliono regole, tutele e indirizzi precisi. Pensare, come si sente dire spesso, che l'edilizia deve essere un'area franca, priva di regole, è una follia antistorica, che va contro i principi di crescita delle comunità, del mondo, del dovere che abbiamo nei confronti dei nostri figli per consegnare loro un pianeta migliore, perché non voglio stare alla Sardegna, voglio stare alle questioni del pianeta! Fra pochi giorni, l'11 ottobre, ci sarà la giornata del pianeta terra. Per un caso, anzi non proprio per un caso, parte da Gonnesa, in Sardegna, la prima giornata nella quale si inizia a lavorare sulla giornata della tutela del pianeta terra. È un momento importante di condivisione di idee, che racconta un'idea complessiva della storia che questo nostro pianeta dovrà avere negli anni. Badate, non ci sono integralismi, non c'è un'idea che non ascolta quella degli altri.
So bene che l'edilizia rappresenta per la Sardegna, e non solo per la Sardegna, un luogo importante di reddito, per tanta gente, che in Sardegna ci sia storia e tradizione nel settore dell'edilizia, importante anch'esso, che i dati che avete raccontato li conosciamo tutti, li conosco anch'io, è un dato di fatto, non sono uno che vive sulla luna, sono un amministratore locale, so bene di che cosa sto parlando, sono un amministratore locale di un comune costiero che ha predisposto anche uno strumento urbanistico di adeguamento al Piano paesaggistico regionale e si rende conto che i problemi sono fondamentalmente legati alle questioni normative, che vengono bloccate negli uffici e che bisogna semplificare, ma l'idea di fondo non può essere cancellata. Allora bisogna sempre avere l'accortezza di distinguere le cose e non sparare…
Credo che lei, collega Fasolino (ho sentito il suo intervento), e il collega Tedde (che è stato sindaco del Comune di Alghero, una cittadina importante della nostra isola) abbiate a cuore le sorti del vostro paesaggio e della vostra comunità, credo che il Piano paesaggistico regionale anche per voi sia stato uno strumento straordinario e che, in cuor vostro, in fin dei conti non possiate che riconoscerlo, non avrete certamente a cuore l'idea di far costruire sulla battigia. Credo che il tema in discussione oggi non sia questo ma quello di trovare gli strumenti che rimettano in piedi il settore dell'edilizia e che consentano a tutti di avere a cuore questa nostra terra, della quale dobbiamo avere la possibilità di difendere la sua storia, le sue coste e il suo paesaggio.
Per cui, Assessore, Presidente del Consiglio, vorremmo mettere in piedi, come lei ha anche annunciato oggi sulla stampa, un'idea strutturale sul Piano casa con le questioni che abbiamo sempre sostenuto, a iniziare dalla difesa del suolo e del paesaggio, tenendo conto anche delle esigenze di mettere mano a un settore che ha bisogno di semplificazioni, soprattutto di semplificazioni amministrative, che bloccano il percorso di tante pratiche presso gli enti pubblici.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Pietro Pittalis. Ne ha facoltà.
PITTALIS PIETRO (FI). Comprendo l'imbarazzo del centrosinistra, dimostrato dall'esiguità degli interventi, a parte quello del Capogruppo del P.D. e del Presidente della Commissione urbanistica, imbarazzo che nasce, per chi conosce la storia sul Piano casa, da un pregiudizio ideologico sul Piano casa pervicacemente esternato dal centrosinistra. Noi denunciammo una sorta di fondamentalismo ambientalista che nulla aveva a che fare con lo strumento che allora la Giunta di centrodestra proponeva, oggi questo cambio di rotta (è sempre attuale l'insegnamento paolino della conversione sulla via di Damasco) non può che farci davvero piacere. Lo dico perché, in politica, non esiste la rigidità degli schemi o il fatto che un'idea, un progetto non possa essere modificato o modificabile. Ci fa piacere che oggi, che avete assunto la responsabilità di governo, abbiate la sensibilità di ascoltare non quella che poteva apparire come una bizzarria da parte dell'allora Giunta di centrodestra e maggioranza di centrodestra, ma la sollecitazione delle associazioni di categoria, la stessa Confartigianato, le altre associazioni, e i dati che i colleghi hanno ben messo in evidenza, che è qualcosa di più di una necessità che il sistema richiede.
Allora, si tratta ora di capire in che direzione vogliono andare la Giunta regionale e la maggioranza. Abbiamo già presentato, come Gruppo Forza Italia, una proposta che attende di essere esaminata. Così quella della Giunta, che sarà presentata, verrà abbinata a quella di Forza Italia già depositata, poi i meriti ve li prenderete voi sempre; come stamattina, leggendo le pagine de La Nuova Sardegna sulle battaglie fatte dall'opposizione, sembra che l'opposizione non esista e che i problemi siano stati sollevati dalla stessa maggioranza. Lo dico con serenità però con la preoccupazione di un fatto (appare persino il presidente Ganau che correttamente non è intervenuto sul dibattito, non perché non possa dire la sua), Presidente, qui c'è un problema: o gli uffici stampa del Consiglio non danno la dovuta comunicazione all'esterno di quello che succede in questa Aula oppure c'è qualche problema di comunicazione all'esterno. Lo poniamo come problematica anche se, vivaddio, meno male, attraverso il web, la comunicazione arriva comunque ai sardi e questo ci fa piacere.
Con riferimento alla legge in esame, vorremmo che questa fosse l'occasione (su questo raccolgo anche l'anticipazione che mi pare sia venuta dal Capogruppo del PD) di rendere questo Piano casa a regime, quindi superando quel sistema della provvisorietà e la necessità di dover ricorrere alla proroga. Siamo assolutamente d'accordo per dare un assetto strutturale e definitivo, più che adottare ancora il sistema delle proroghe che crea aspettative e ansie soprattutto negli addetti ai lavori. Su questo, vi attendiamo alla prova, vi attendiamo perché vogliamo vedere in che cosa si articolerà effettivamente il disegno della Giunta regionale, speriamo che sia davvero nell'ottica della continuazione, nel caso anche del miglioramento di quanto da noi già prodotto nel passato e i cui risultati positivi sono sotto gli occhi di tutti.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare, per la Giunta, l'Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica.
ERRIU CRISTIANO, Assessore tecnico degli enti locali, finanze ed urbanistica. Presidente, signori consiglieri, i dati delle organizzazioni di categoria, della Confartigianato, relativi alle detrazioni per il recupero del patrimonio edilizio, per il risparmio energetico e alle dinamiche occupazionali nel settore delle costruzioni, sono noti, condivisi, così come pure quelli sui riflessi positivi che, nel settore edile, provengono dal cosiddetto Piano casa, che mostrano un'attività non marginale, prevalentemente indirizzata verso i centri urbani (le zone B e C per intenderci), che ha favorito la soluzione di molte criticità abitative e la sopravvivenza di piccole realtà imprenditoriale e artigianali. Questo è un dato di fatto.
Rispetto ai dati evidenziati dalla mozione del consigliere Rubiu, quelli acquisiti in sede di monitoraggio anche dalla Regione, su un campione di comuni, si mostrano non perfettamente allineati con quanto è stato riportato; si parla di 21 mila o di 35 mila, non entro nel dettaglio, sono comunque consistenti. Siamo tutti consapevoli, credo che nel dibattito sia emerso molto chiaramente, ne siamo consapevoli anche come Giunta, che una stabilizzazione permanente del provvedimento, così come è scritto nel documento della Confartigianato, sia un punto importante da tenere in grande considerazione anche per il fatto che la complessità e la lungaggine delle procedure tecniche e amministrative hanno determinato e determinano conseguenze negative ai fini dell'efficace funzionamento degli strumenti a disposizione.
Ciò detto, non ci si può sottrarre, per ragioni di onestà intellettuale prima di tutto, di evidenziare che, nel cosiddetto Piano casa, sono contenute disposizioni che hanno generato interventi non virtuosi. Ci sono norme non chiare, alcune di difficile interpretazione, altre di non semplice applicazione, che hanno generato anche problemi di natura giurisdizionale. Ci sono norme impugnate, ci sono sentenze del TAR, norme interpretative con delibera di Giunta che hanno creato complicazioni anche se magari si proponevano di risolvere problemi, di fatto ci sono difficoltà che credo siano note a tutti.
Ecco, in un quadro così delineato, la Giunta, sin dal suo insediamento, ha provveduto a esaminare con molta attenzione le disposizioni vigenti al fine di individuare ed enucleare le fattispecie suscettibili di essere portate a regime, svincolando gli interventi ammissibili dalla logica della temporaneità; contemporaneamente però escludendo gli interventi non più assentibili, perché non corrispondenti alle effettive esigenze produttive, abitative ed escludendo la possibilità di ampliamento prevista dal Piano casa in aree paesaggisticamente sensibili.
Per rispondere alle richieste avanzate da più parti della società e dell'economia sarda e per dare continuità a processi oggettivamente virtuosi, il Governo regionale non ritiene idoneo uno strumento di mera proroga del Piano casa, sia con riferimento all'arco temporale di applicazione delle disposizioni (che, come ho detto, riguardano una natura straordinaria, il che impone continuamente, ogni volta, all'approssimarsi della scadenza, la necessità e il problema di prorogarne l'efficacia), sia soprattutto con riguardo alla tipologia degli interventi ammessi. È vero, la Giunta regionale ha elaborato un disegno di legge (frutto di un lavoro di mesi, che verrà presentato - credo - nella prossima riunione di Giunta o comunque molto rapidamente) che mira a incentivare interventi di riqualificazione architettonica ed energetica del patrimonio esistente e a favorire scelte di contenimento del suolo e riuso del suolo edificato - quindi non un mero rinnovo - superando e andando oltre le criticità e ambiguità della legge numero 4.
Il disegno di legge conferma la volontà di favorire i processi di cosiddetta densificazione urbanistica, cioè non legati a una temporaneità e straordinarietà delle misure, che interessano viceversa scelte di natura pianificatoria e obiettivi che vogliamo raggiungere come quelli di creare, attraverso lo strumento della densificazione, nuove opportunità abitative evitando che la gente si sposti dove invece vogliamo evitare di consumare suolo.
Quindi lo scopo è quello di valorizzare il potenziale esistente mediante interventi edilizi finalizzati alla riqualificazione, al miglioramento della qualità architettonica e abitativa, dell'efficienza energetica. Si ritiene che il perseguimento di questi obiettivi possa avvenire mediante l'attribuzione di incentivi volumetrici che dovrebbero favorire questi processi virtuosi di contenimento, come ho detto, dell'uso nelle aree non urbanizzate, che possono consentire un utilizzo più razionale del territorio sia nelle aree deputate alla residenza sia in quelle destinate a ospitare le attività economiche, segnatamente quelle di natura turistica ma non solo, anche quelle artigianali e industriali, oltreché i servizi di interesse generale naturalmente che riguardano istruzione, beni culturali, sanità e sport senza perciò sconvolgere i principi cardine di una pianificazione ordinata del territorio. In questo modo si potrà consentire, si potrà raggiungere, sia con riferimento ai fabbisogni e alle richieste delle famiglie e delle imprese, il programmare interventi che rispondono maggiormente ai bisogni appunto dei corpi intermedi delle imprese e delle famiglie.
Va anche evidenziato che le nuove disposizioni sono il primo momento di una strategia di più ampio respiro di cui abbiamo parlato, ha parlato l'onorevole Floris, avete parlato un po' tutti, cioè c'è il rischio che, staccando il dibattito sul PPR dalla legge urbanistica, sapendo che molte criticità attribuite al PPR sono in realtà legate a una legge inadeguata o non più adeguata di governo del territorio, occorra comporre un quadro di insieme ispirato a chiarezza e certezza, il cui cardine sarà certamente costituito dalla legge di governo del territorio su cui, ricordo, la Giunta regionale ha già, nel luglio di quest'anno, approvato gli indirizzi e invitato l'Assessore a elaborare un testo (cosa che abbiamo iniziato e quasi concluso) con l'obiettivo di mettere in piedi un sistema che sia coordinato e che troverà (in questo primo disegno di legge, a cui ho fatto riferimento e che verrà portato all'attenzione del Consiglio con rapidità) nella legge di governo del territorio, nel Piano paesaggistico regionale ed infine in un testo unificato per l'edilizia, che conterrà tutti quanti gli strumenti, operativamente in modo aggiornato, le metodologie applicative che tutti gli operatori dovranno seguire, chiudendo in questo modo il cerchio.
Quindi vorrei confortare i consiglieri di maggioranza e di opposizione presenti perché, tra le priorità di questa Giunta, rientra un tema in modo particolare, che è stato evocato nel dibattito di stamane, riguardante la semplificazione dell'apparato amministrativo con il superamento delle lentezze finora registrate nel completamento delle istruttorie di competenza, la semplificazione delle procedure, l'eliminazione delle sovrapposizioni delle competenze. Ecco, questo potrà avvenire con un riordino complessivo del sistema con il testo unico dell'edilizia e con la nuova legge urbanistica. Tuttavia ritengo che, insieme con le norme riguardanti la cosiddetta densificazione edilizia, gli incrementi volumetrici di cui ho parlato, si possa, all'interno del disegno di legge, inserire, senza i timori paventati di arrivare a novembre senza che la Regione sia dotata di strumenti adeguati, mi rifaccio anche qui all'intervento dell'onorevole Floris, il cosiddetto decreto "Sblocca Italia", tutta una serie di modifiche mature della "23" e della "45", in materia di tolleranza edilizia, di segnalazione certificata di inizio attività, di mutamenti di destinazione d'uso, di interventi di edilizia libera, di sportello unico per l'edilizia, di vigilanza; cioè tutta una serie di temi maturi, e credo largamente condivisi e richiesti da più parti, di modifica anche della "23" e della "45", che possono consentire una veloce e agile evoluzione del disegno di legge evitando, come dicevo, il rischio paventato di arrivare a fine novembre senza avere strumenti in mano che possano evitare di dare continuità agli interventi della "4" e rispondendo così a esigenze espresse dalla Confartigianato, ma credo anche da larghissimi strati della società e dell'economia della Sardegna.
PRESIDENTE. Ha domandato di replicare il consigliere Gianluigi Rubiu. Ne ha facoltà.
RUBIU GIANLUIGI (UDC). Mi ritengo ampiamente soddisfatto dell'andamento di questa discussione, prima di tutto perché c'è la convergenza su alcuni temi da parte dei colleghi della maggioranza e della minoranza, ma soprattutto c'è la disponibilità (della quale non avevo dubbi) dell'assessore Erriu. Però, Assessore, dobbiamo sbrigarci perché le paventate otto settimane sono sicuramente un pericolo, dobbiamo, così come siamo stati bravi in altre occasioni nell'accelerare l'attività delle Commissioni e della Giunta, fare altrettanto anche adesso, perlomeno questo è l'augurio. Il problema del Piano casa e della sua proroga è un problema molto sentito dalla Sardegna intera, quindi dobbiamo cercare di superarci. Sono certo che questo avverrà, però dobbiamo dare segnali immediati.
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione.
Ha domandato di parlare il consigliere Pietro Cocco. Ne ha facoltà.
COCCO PIETRO (PD). Chiedo cinque minuti di sospensione per proporre la possibilità di formulare, visto il dibattito, un ordine del giorno unitario.
PRESIDENTE. Sospendo la seduta per cinque minuti.
(La seduta, sospesa alle ore 11 e 46, viene ripresa alle ore 12 e 02.)
PRESIDENTE. Riprendiamo la seduta.
È pervenuto l'ordine del giorno numero 1.
(Si riporta di seguito il testo dell'ordine del giorno numero 1:
Ordine Del Giorno Cocco Pietro - Pittalis -Rubiu - Arbau - Desini -Fenu - Usula -Anedda - Cocco Daniele Secondo -Solinas Christian sulla proroga del "piano casa".
IL CONSIGLIO REGIONALE
a conclusione della discussione sulla mozione n. 74 sulla proroga del "piano casa",
impegna il Presidente della Regione e la Giunta regionale
1) a presentare nel più breve tempo possibile un disegno di legge che promuova la riqualificazione ed il miglioramento della qualità architettonica, della qualità abitativa e dell'efficienza energetica del patrimonio edilizio esistente, la limitazione del consumo del suolo, la riqualificazione dei contesti paesaggistici e ambientali compromessi; il raggiungimento di tali finalità è garantito mediante l'adozione di misure strutturali, prive di carattere di straordinarietà;
2) a prevedere nel medesimo disegno di legge disposizioni di semplificazione delle procedure in materia edilizia, urbanistica e paesaggistica e di riordino normativo.)
PRESIDENTE. Per esprimere il parere della Giunta ha facoltà di parlare l'Assessore degli enti locali, finanze e urbanistica.
ERRIU CRISTIANO, Assessore tecnico degli enti locali, finanze e urbanistica. Si esprime parere favorevole.
PRESIDENTE. Metto in votazione l'ordine del giorno numero 1.
Ha domandato di parlare il consigliere Christian Solinas per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SOLINAS CHRISTIAN (PSd'Az). Presidente, approfitto della dichiarazione di voto per recuperare anche l'intervento della fase iniziale, a questo proposito richiamerei l'attenzione sull'articolo 122, comma 4, del Regolamento interno sulla possibilità di svolgere per l'intero Gruppo, e quindi per dieci minuti, l'intervento. Dobbiamo ringraziare il Gruppo UDC per questa mozione che va a seguire i provvedimenti di legge (presentati rispettivamente da Forza Italia, dal presidente Floris e dal Gruppo Sardista) che avevano l'intendimento di riproporre il problema all'attenzione di quest'Aula. Dopo dieci anni di un approccio ideologico, non privo di ipocrisie e demagogie, a partire dalla tredicesima legislatura, oggettivamente si è progressivamente sostituito il paesaggio all'urbanistica e io credo che noi dobbiamo trovare una giusta sintesi tra urbanistica, edilizia e paesaggio senza pensare che quest'ultimo sia un motore immobile o un iperuranico riferimento ideale, e non sia invece l'esito della trasformazione che, sull'ambiente e sul territorio, opera un soggetto che è l'uomo. Credo che, al di là del nomen iuris, cioè al di là del fatto che lo chiamiamo Piano casa, l'esigenza che qui viene rappresentata è quella di restituire certezza del diritto ai cittadini e agli investitori: in materia di edilizia urbanistica, dopo la "45" e la "23", la stratificazione successiva di normative richiamate all'interno dell'ordinamento regionale, in forza del mancato esercizio del potere legislativo regionale, quindi il testo unico "380", le norme paesaggistiche, ha generato una serie di riferimenti normativi non sempre riconducibili a coerenza. Questo lo dico per testimoniare, all'interno di quest'Aula, un sentimento diffuso a livello di tessuto popolare, quindi non di grandi investimenti o di grandi speculazioni, ma nel vissuto dei cittadini anche del più piccolo paese della nostra regione, che è quello di avere il timore di imbarcarsi in una pratica edilizia che spesso e volentieri ha oramai tempi di realizzazione piuttosto lunghi, un'incertezza di fondo, anche nel momento in cui si dovesse raggiungere il titolo edilizio, non sempre questo è definitivo, ovvero può essere messo in discussione comunque in qualunque momento, indice ne sia un aumento del contenzioso in materia di edilizia urbanistica che non trova precedenti nel passato.
Assessore, lei ha parlato di densificazione, voglio interpretare questo suo richiamo al riutilizzo e alla riqualificazione del patrimonio edilizio esistente come intervento organico, perché stiamo arrivando al paradosso che, mentre da un lato giustamente ci appelliamo all'esigenza di non consumare ulteriore territorio, laddove esistono porzioni di tessuto urbano che sono edificate, ma rientrano all'interno di un centro storico, anche di una zona B, mi consenta di dirle che spesso e volentieri siamo arrivati al paradosso di tutelare lo status quo, al di là di una valutazione su che cosa sia lo status quo. Spesso e volentieri i centri storici dei nostri paesi sono diventati anche collezioni di rovine, di edifici cadenti, e la norma attuale, se non interveniamo, diventa paradossalmente la conservazione di queste rovine, non la conservazione di un utilizzo sano e coerente delle volumetrie.
Il presidente Floris introduceva peraltro una perplessità che abbiamo anche noi nel presentare il provvedimento di legge sardista per la proroga del Piano casa, cioè che i tempi di approvazione del più ampio progetto della Giunta regionale in materia di densificazione dei tessuti urbani non vedano nel frattempo entrare in vigore normative di carattere nazionale ben più avanzate oramai del nostro "strumentario" in materia di edilizia urbanistica e per di più non veda sfilare anche il termine richiamato, il 29 novembre, quindi lasciando una "scopertura" rispetto alle esigenze rappresentate da più parti.
Riteniamo anche che si debba intervenire sulla gamma dei titoli abilitativi edilizi. Dalla legge "23" abbiamo ancora uno strumentario che è quello della concessione e autorizzazione, oramai lo stesso Governo nazionale si è reso conto che la semplificazione è indispensabile, si va verso le super SCIA, le DIA, che spesso e volentieri in alcuni comuni trovano un'applicazione come frontiera perché le si applica, in altri qualche perplessità, in alcuni uffici ancora sono oggetto di complicazioni piuttosto elevate.
Quindi, per concludere, l'ordine del giorno ha riportato in due punti l'esigenza di prospettiva, ci affidiamo molto al suo buon senso perché, accanto a questa esigenza di prospettiva, laddove si dovesse rendere conto che i tempi non consentono una celere approvazione entro quei termini, non si abbia anche il timore di prorogare per il tempo necessario l'adozione delle nuove norme.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Giuseppe Fasolino per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
FASOLINO GIUSEPPE (FI). Presidente, nell'ordine del giorno ci sono due punti importanti, il collega Solinas ha anticipato in parte quello che volevo chiedere, ossia che ci sia la garanzia da parte della Giunta (nel caso in cui entro la data ultima del 28 novembre non si dovesse arrivare all'approvazione del disegno di legge) che venga prorogato il Piano casa, se no tanto vale! Poi colgo l'occasione e mi rivolgo per alcune precisazioni al collega Cocco, il quale mi dice che, da Olbia, gli stanno chiedendo più attenzione. Proprio ieri, durante la seduta del Consiglio, ho ricevuto una e-mail dal Presidente del Consiglio comunale di Olbia, che mi chiedeva in maniera univoca la proroga del Piano casa, da parte di tutto il Consiglio comunale di Olbia; ha citato il mio intervento ma magari ha perso qualche parte soprattutto quando io dicevo (e ho sempre detto, in ogni punto) "nel rispetto dell'ambiente"! Quando è stato approvato il PPR, io ero Assessore all'urbanistica del Comune di Golfo Aranci e sono stato uno dei pochi, se non l'unico, Assessore all'urbanistica che non si è dichiarato contro il PPR, ma perché? Perché apprezzavo lo spirito del PPR, se non poi, però, e questa è una cosa assodata da tutti, il PPR ha ingessato i comuni negli adeguamenti ai Piani urbanistici, quindi di questo parlavo, cioè del senso nobile del PPR che non è riuscito ad arrivare però all'obiettivo principale, quello di dare uno strumento per poter adeguare in tempi brevi i Piani urbanistici. Penso che questo si possa riscontrare in quest'aula, vorrei sapere fra i sindaci che sono qui e che sono consiglieri regionali, quanti sono riusciti ad adeguare il loro Piano urbanistico. Quindi il mio discorso era legato esclusivamente a quello, non al non rispetto, alle non regole, assolutamente! Ci devono essere delle regole, ci devono essere delle regole precise per tutti e vanno rispettate, l'ambiente è prima di tutto sicuramente.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Paolo Truzzu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
TRUZZU PAOLO (Sardegna). Presidente, intervengo solo per dire che, benché abbia grande stima dell'Assessore e di tutti i colleghi consiglieri, rimango dell'idea che ho annunciato nel mio intervento precedente e cioè che, in otto settimane, difficilmente riusciremo a trovare una soluzione che possa essere una soluzione non provvisoria ovviamente ma una soluzione di prospettiva e di lungo periodo come quella che ha descritto l'assessore Erriu, sulla quale penso che tutti noi siamo d'accordo. Penso che ci troveremo comunque alla scadenza del 29 novembre nuovamente a dover affrontare la questione; quindi, riguardo alla questione dell'ordine del giorno (che sull'argomento dice poco o nulla), dichiaro la mia astensione.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Oscar Cherchi per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CHERCHI OSCAR (FI). Presidente, onestamente dopo aver letto l'ordine del giorno rimangono un attimino perplesso perché francamente non si dà e non si cita la reale proroga della legge numero 4. Allora incominciamo a porci dei dubbi su quello che può essere davvero un ordine del giorno condiviso da tutta quest'Aula. Noi abbiamo chiesto, ci sembra il minimo, che ci sia certezza della proroga del Piano casa, poi siamo d'accordo (e siamo pronti, giustamente, come ha ben sottolineato anche l'Assessore nel suo intervento) sulla necessità di un disegno di legge organico all'interno del quale si possa promuovere la riqualificazione urbanistica e sicuramente ragionare sull'efficienza energetica. Su questo siamo tutti pronti, però noi vogliamo che oggi in quest'aula si decida con una certezza sulla possibilità di prorogare il Piano casa. Ai sardi, fra un'ora o probabilmente, come diceva il mio collega e Capogruppo Pittalis, domani sulla stampa, sarà comunicato solo che la maggioranza ha deciso di prorogare il Piano casa, ben venga anche quello, l'importante è che ci sia certezza di una proroga del Piano casa, perché se no sarò costretto a votare contro.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Stefano Tunis per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
TUNIS STEFANO (FI). Credo che ci si stia avvitando su una questione superabile. Mi è sembrato di intendere, dall'Assessore e anche da alcune disponibilità della maggioranza, un elemento che però va esplicitato forse meglio, cioè che non si intende non dare risposta all'esigenza diffusa di avere continuità sull'esecutività del Piano casa; pertanto, caso mai nei termini che ha ipotizzato l'Assessore non si raggiungesse l'equilibrio che serve per varare una norma più stabile, si proroghi quello che c'è nelle more dell'approvazione della norma. Colleghi, credo che nessuno possa sopportare la pressione sociale che esiste sul fatto che, se si rinuncia all'operatività del Piano casa, si ferma ulteriormente un settore economico che è già allo stremo. Di conseguenza un agreement, una rassicurazione da parte dell'Assessore e della Giunta, anche in presenza di questo ordine del giorno, è necessaria ma che ci coinvolga tutti nella soluzione di questo problema.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Efisio Arbau per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
ARBAU EFISIO (Sardegna Vera). La discussione delle mozioni, tanto vituperata, è utile e quindi sicuramente l'iniziativa del Gruppo UDC è molto utile perché pone innanzitutto due questioni: prima di tutto ci mette a conoscenza delle linee che intende attuare la Giunta relativamente al Piano casa, cosa buona e giusta perché ci consentirà di lavorare nelle prossime settimane e di poter dare il nostro contributo, e poi, altra cosa ancora più utile, al netto di qualche intervento che c'è stato da ultimo, sembra che non vogliamo utilizzare l'urbanistica come territorio di scontro. Lo dico in modo aperto, chiaro, facendo, per quel poco che mi riguarda, autocritica perché oggettivamente, con il Piano casa sardo, il sospetto che si utilizzasse il Piano casa per fare qualche speculazione sulle coste c'era, lo abbiamo anche esplicitato, l'abbiamo detto e, a ragion veduta, possiamo dire che è stata una cosa infondata perché il Piano casa è stato utilizzato per quelle cose che sono state dette da parte di tutti.
Credo che questo riconoscimento sia utile se, anche dall'altra parte, si riconosce che l'edilizia in Sardegna non è stata bloccata da una Giunta di centrosinistra, dal 2004 al 2009, ma è stata bloccata perché c'era una congiuntura economica devastante, poi errori ce ne sono stati, in certi casi non è stato rispettato un pilastro del nostro ordinamento, che è la certezza del diritto, però, come riconosceva l'onorevole Fasolino, quella è stata una fase molto importante perché ha riportato a tutti noi il concetto che, sull'urbanistica e sull'ambiente, bisogna rispettare le regole e bisogna avere un codice stabilito che muova l'economia.
Detto questo, il Piano casa, diciamocelo apertamente, non è un Piano casa nel vero senso della parola, nel senso che non facciamo edilizia né abitativa e né altro e non è neanche, come diceva il collega Locci, politica urbanistica, è un provvedimento (infatti anche il titolo della legge lo dice) emergenziale su una situazione economica disastrosa per dare un po' di respiro all'edilizia, e lo ha dato concretamente facendo lavorare quelle piccole e medie imprese che sono l'ossatura del nostro sistema economico.
Un'ultima considerazione sull'ordine del giorno: l'ordine del giorno dice, come premessa: "A conclusione della discussione sulla mozione numero 74 a firma Rubiu e più sulla proroga del 'Piano casa'", consiglieri stiamo parlando di quello, è evidente che, per quello che è apparso oggi sulla stampa…
PRESIDENTE. Onorevole Arbau, il tempo a sua disposizione è terminato.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Pietro Pittalis. Ne ha facoltà.
PITTALIS PIETRO (FI). Presidente, intervengo solo per ipotizzare e proporre all'Aula, mi pare che questo emerga anche dalle cose sentite testé, un terzo punto nel quale si può pensare di garantire la proroga della legge numero 4 del 2009 (e successive modificazioni) per l'ipotesi in cui non sia possibile esitare il disegno di legge di cui al primo punto, così almeno facciamo una cosa seria perché ho paura (lo dico e lo esterno anche) che, con la quantità di interventi che abbiamo (la riforma sanitaria, l'assestamento del bilancio, eccetera), ipotizzare che il Consiglio possa esitare in tempi rapidi un disegno di legge di questa portata, mi sembra difficile.
È nello spirito costruttivo, siccome non era presente l'Assessore, se mi consente il Presidente del Consiglio, che riformulo la questione. Si ipotizzava un terzo punto all'ordine del giorno nel quale prevedere, sostanzialmente, l'impegno a garantire la proroga del Piano casa nell'ipotesi in cui il disegno di legge della Giunta non possa essere esitato, non per cattiva volontà né della Giunta, della maggioranza o del Consiglio, ma perché sappiamo che ci sono argomenti importanti all'ordine del giorno, come l'assestamento e la riforma sanitaria, e quindi si potrebbe creare un corto circuito. Vorremmo capire se ci può essere quanto meno l'impegno a garantire le disposizioni di cui alla legge numero 4 del 2009.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Daniele Cocco. Ne ha facoltà.
COCCO DANIELE (SEL). Credo che questo ordine del giorno sia un ordine del giorno di grandissimo buonsenso, caro onorevole Pittalis, molte volte si va in campo anche per pareggiare non sempre per stravincere. A me è sufficiente quello che, al mio Gruppo e credo alla maggioranza, ha detto e rappresentato l'Assessore. Dentro questo ordine del giorno di fatto sono contenute tutte le istanze chieste dalla mozione a firma Rubiu e più, per cui credo che noi andremo a votare solo questo ordine del giorno con questi due punti.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Pietro Cocco. Ne ha facoltà.
COCCO PIETRO (PD). Presidente, intervengo per dire che noi abbiamo predisposto un ordine del giorno, l'abbiamo firmato, sottoscritto, perché abbiamo riflettuto sulle questioni. In genere, occorre capire, quando si fanno le cose, lo spirito con cui vengono predisposte e qua non c'è intenzione da parte di nessuno di imbrogliare. Nel mio intervento ho detto quello che penso e che intendo sostenere, così come l'Assessore è intervenuto e, a chiare lettere, ha raccontato che stiamo predisponendo un provvedimento di legge, provvedimento che già da martedì sarà in discussione in Commissione (il Presidente della Commissione è qua presente e con lui ho parlato adesso), non appena la Giunta lo predisporrà, se martedì sarà già pronto. Ovviamente è nelle cose che l'interesse per approvare il Piano casa non riguarda esclusivamente una parte, ma abbiamo detto negli interventi quello in cui crediamo, lo abbiamo scritto qua, per cui c'è una legge, intendiamo superare la fase straordinaria di provvisorietà che ogni anno ci impegna tutti, in quest'Aula, a fare le proroghe del Piano casa dicendo "vogliamo una cosa strutturale", lo abbiamo scritto. Si pone l'idea che non ci possano essere tempi certi per rispettarlo, non è così, noi faremo in modo che si possa fare in questa maniera. Non accadranno cose diverse. Per cui credo che l'ordine del giorno possa essere votato.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Michele Cossa. Ne ha facoltà.
COSSA MICHELE (Riformatori Sardi). Presidente, veramente sono molto perplesso sulle posizioni che sono emerse in quest'Aula perché la proposta del collega Pittalis è una proposta di semplice buon senso perché, approvare l'ordine del giorno così com'è, è inutile, ma non solo è inutile, è anche controproducente. Il messaggio che si sta mandando all'esterno è un messaggio totalmente negativo. Il Piano casa, così come tutta la normativa in materia di edilizia e urbanistica, ha incominciato a dare i suoi frutti quando i comuni hanno incominciato a capirlo e gli utenti hanno incominciato a comprenderne le implicazioni. È passato un anno senza che succedesse nulla perché la gente non si fidava, perché i comuni, come spesso capita, spaventati dalla magistratura, avevano difficoltà ad approvare gli interventi. A un certo punto è partito ed è partito bene, ringrazio il collega Arbau che ha detto che quella colata di cemento, che i colleghi del centrosinistra paventavano a suo tempo, non c'è stata. C'è stata invece una piccola ripresa o, meglio, scusate, ripresa è una parolona, c'è stato un po' di ossigeno per le imprese.
Adesso si chiede al Consiglio di dire esplicitamente alle imprese, ai professionisti e ai privati cittadini che si sta andando a prorogare il Piano casa in quanto tutti questi sono nel panico perché ci sono procedimenti in itinere e non si sa che fine faranno. Dobbiamo dare un messaggio di certezza, Assessore e colleghi consiglieri!
Vorrei dire al collega Rubiu che tutta questa discussione, per approdare a questo risultato, mi sembra non soltanto inutile ma dannosa. Questo ordine del giorno, così com'è, non è votabile!
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Attilio Dedoni. Ne ha facoltà.
DEDONI ATTILIO (Riformatori Sardi). Presidente, prima ho chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori, perché ho firmato in quanto pensavo che si fosse raggiunto un accordo e che venisse esplicitato anche il fatto che, entrando in vigore la legge, cadeva la proroga della legge casa. Per buon senso e per lasciare l'unanimità dei consensi, credo che costi poco decidere la proroga della legge casa sino al licenziamento della nuova norma. Mi pare una cosa tanto tranquilla che non riesco a capire dov'è la contrarietà, cioè resta in piedi, resta in vigore il Piano casa sino alla pubblicazione della nuova norma. Mi pare un fatto di buon senso ecco, non si tratta di una forzatura, è semplicemente una cosa che era già implicita per le dichiarazioni di tutti nel dibattito, quindi esplicitarlo non costa niente. Altrimenti è come se esistano riserve mentali, come se si avesse qualcosa da nascondere. Se è così, non va bene. Non va bene e non si procede.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Roberto Desini. Ne ha facoltà.
DESINI ROBERTO (Centro Democratico). Presidente, esprimo il voto favorevole all'ordine del giorno che, ricordo, è stato sottoscritto da tutti i Capigruppo. Comunque devo riconoscere che il dibattito che si è sviluppato questa mattina ha avuto toni pacati che hanno dimostrato un certo spessore; io, che inizialmente ho nutrito qualche dubbio sul Piano casa al momento della sua entrata in vigore, da sindaco mi devo ricredere perché lo sto "toccando con mano", nel nostro comune rilasciavamo mediamente circa 90 concessioni edilizie all'anno, nell'ultimo biennio purtroppo non siamo arrivati neanche a 30 e tutti gli interventi di natura edilizia privata che sono stati fatti, per la maggiore, sono stati interessati dal Piano casa.
Così come in maniera chiara e inequivocabile l'assessore Erriu ha dato ampia disponibilità di portare subito in Commissione il provvedimento di legge per la discussione, penso che un impegno più chiaro e preciso di quello che ha assunto l'Assessore non necessiti un'ulteriore integrazione dell'ordine del giorno sottoscritto da tutti i Capigruppo. Pertanto esprimo il voto favorevole per l'ordine del giorno che è stato redatto.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Pietro Pittalis. Ne ha facoltà.
PITTALIS PIETRO (FI). Presidente, forse ha chiesto di intervenire l'Assessore, chiedo scusa ho visto che…
COCCO PIETRO (PD). Presidente, chiedo due minuti di sospensione.
ERRIU CRISTIANO, Assessore tecnico degli Enti Locali, Finanze e Urbanistica. Anche io chiedo due minuti di sospensione.
PRESIDENTE. Sospendo la seduta.
(La seduta, sospesa alle ore 12 e 29, viene ripresa alle ore 12 e 48.)
PRESIDENTE. Riprendiamo la seduta. Ho un ordine del giorno senza alcuna modifica, quindi voglio capire che cosa dobbiamo mettere in votazione.
Ha domandato di parlare il consigliere Pietro Cocco. Ne ha facoltà.
COCCO PIETRO (PD). Chiedo, Presidente, di mettere in votazione l'ordine del giorno così come l'abbiamo presentato con la firma di tutti i Capigruppo compresi quelli di minoranza. Se poi le cose sono cambiate, è un problema che non riguarda noi ma che riguarda altri.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Attilio Dedoni. Ne ha facoltà.
DEDONI ATTILIO (Riformatori Sardi). Siccome non ci sono più i presupposti per un rapporto unitario del Consiglio e pare che si voglia non accogliere semplicemente una certificazione di data che sarebbe garanzia per tutti gli utenti, a iniziare dagli enti locali, ritengo superfluo questo ordine del giorno, per cui dichiaro di ritirare la mia firma da quell'ordine del giorno.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Pietro Pittalis. Ne ha facoltà.
PITTALIS PIETRO (FI). Presidente, si è davvero fatta tanta confusione per niente, probabilmente anche il dibattito ancora soffre di qualche riserva sulla questione. Abbiamo posto un problema semplicissimo: se il disegno di legge preannunciato dalla Giunta non dovesse essere approvato prima della scadenza del Piano casa, si chiede di impegnare quanto meno il Consiglio per una proroga del Piano casa. Tutto qua! Abbiamo anche ipotizzato un'alternativa a questa soluzione, da parte della maggioranza non c'è alcuna apertura, mi pare che, a questo punto, vi assumete in pieno la responsabilità di quello che succederà se il Piano casa dovesse scadere e non essere prorogato. È una responsabilità della maggioranza perché avete i numeri. È chiaro che, in queste condizioni, anche a nome del mio Gruppo, ritiro la firma su questo ordine del giorno.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Marco Tedde. Ne ha facoltà.
TEDDE MARCO (FI). Signor Presidente, abbiamo fatto degli sforzi immani per spogliarci delle nostre vesti di oppositori in questa discussione nella quale ci dobbiamo impegnare ad attuare e a mettere in campo provvedimenti che vadano nell'interesse della Sardegna, che vadano incontro agli artigiani, ai commercianti e a tutti coloro che lavorano nella filiera edilizia.
Notiamo purtroppo, e con grande preoccupazione, che ci sono delle incrostazioni ideologiche da parte di taluni in maggioranza che impediscono di precisare che non è tollerabile un vuoto normativo. Il vuoto normativo non è accettabile, come giustamente comprende l'Assessore, e se ci sono degli impegni verbali, così come effettivamente ci sono stati da parte di taluni, è indispensabile che questi impegni verbali vengano trasfusi nel documento, non vedo assolutamente grossi problemi. Ha ragione il consigliere Tunis quando dice che qualcuno si sta avvitando in questioni strane, siamo tutti d'accordo sul fatto che queste norme debbano essere riproposte in qualche modo, debbano essere arricchite, che debbano essere dati dei contributi ulteriori, però credo che tutti noi e tutti voi siamo d'accordo e siate d'accordo sul fatto che non si possono tollerare vuoti normativi. Allora prevediamo questa clausola di salvaguardia, prevediamo la ruota di scorta perché potrebbe accadere pure che la discussione si dilunghi, prevediamo la clausola di salvaguardia, è nell'interesse della Sardegna, non è nell'interesse dell'opposizione!
ordine del giorno
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Gianluigi Rubiu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
RUBIU GIANLUIGI (UDC). Presidente, da parte del Gruppo UDC, confermo che manteniamo l'impegno e sottoscriviamo l'ordine del giorno in base alla proposta della mozione numero 74, eventualmente, anche per rassicurare gli amici della minoranza, chiederei una dichiarazione, una presa di posizione ufficiale dell'Assessore e, perché no?, anche del presidente Pigliaru sull'impegno a - diciamo così - prorogare il Piano casa entro la scadenza del 29 novembre. Da parte nostra, riteniamo più che sufficiente una dichiarazione ufficiale del Presidente della Giunta e dell'Assessore.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Antonio Solinas per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SOLINAS ANTONIO (PD). Presidente, esprimo il parere favorevole sull'ordine del giorno e riconfermo quanto già detto nel dibattito. Il Partito Democratico, il centrosinistra è consapevole che alcune norme (la stragrande maggioranza) previste dalla legge regionale numero 4 non possono essere disattese; abbiamo detto (la Giunta l'ha confermato) che martedì si approverà il disegno di legge in Giunta e, come Presidente di Commissione, come maggioranza, siamo impegnati a dare priorità a questo disegno di legge, quindi ci impegniamo ad approvarlo prima della scadenza del Piano casa. Se ci dovessero essere situazioni per cui, entro il 29 novembre, la legge sull'edilizia non possa essere approvata da questo Consiglio, questo Consiglio avrebbe a propria disposizione più di uno strumento per decidere se prorogare o meno la legge numero 4. Naturalmente, va detto per chiarezza, lo abbiamo ripetuto più volte, anche nella scorsa legislatura, prorogare il Piano casa così com'è non esiste! Noi approveremo la legge casa, la legge sull'edilizia, e recepiremo alcune norme del Piano casa; tra l'altro non abbiamo votato a favore nella passata legislatura, non abbiamo cambiato idea, non perché siamo dei fondamentalisti, ma perché riteniamo che il costruire in un certo modo abbia creato danni e possa continuare a creare danni alla Sardegna.
Pertanto, confermiamo l'impegno politico di approvare, entro il 28 novembre, la legge sull'edilizia. Naturalmente voi avete lo strumento per non farcelo fare, ma credo che voi non abbiate questo interesse, perché tutti quanti, ripeto, siamo qui per fare il bene della Sardegna.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Mario Floris per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
FLORIS MARIO (Sardegna). Presidente, non ho capito bene quale ordine del giorno stiamo per votare, se quello prima o quello dopo.
PRESIDENTE. Glielo chiarisco subito. Ho dato lettura dell'unico ordine del giorno che è pervenuto, dopodiché c'è stata una sospensione della seduta per un'interlocuzione su una richiesta di integrazione, richiesta che non è mai pervenuta. Per cui l'ordine del giorno in votazione è quello di cui è stata data lettura.
FLORIS MARIO (Sardegna). Voterò a favore di quell'ordine del giorno. Avrei votato in maniera contraria al secondo ordine del giorno che mi è stato presentato, che annullava di fatto il Piano casa in tutte le sue componenti. Quindi tra le due cose preferisco prendere atto…
(Interruzioni)
Sì, il terzo punto che era stato messo (quello dell'impegno della minoranza ad approvare entro un certo termine eccetera), era per la minoranza peggiorativo rispetto a questo, nel senso che noi andavamo ad approvare un disegno di legge che col Piano casa non ha niente a che vedere, me lo consenta, che rivede tutto, lo fa diventare strutturale, ma con un'altra ottica, trattando il decreto Floris, trattando la legge numero 45, trattando il Piano paesaggistico, quindi tutta una cosa differente dal Piano casa.
Pertanto, fra le due cose, preferisco votare questa e prendere atto delle dichiarazioni del Capogruppo, del Presidente della Commissione e della maggioranza, che hanno detto che, nel caso in cui ci fossero problemi, e ce ne saranno, per l'approvazione, rientrerà in vigore il Piano casa che è stato approvato dal Consiglio.
PRESIDENTE. Il consigliere Angelo Carta non può intervenire perché il Capogruppo è intervenuto utilizzando i dieci minuti spettanti all'intero Gruppo.
Ha domandato di parlare il consigliere Ignazio Locci per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
LOCCI IGNAZIO (FI). Dichiaro il voto contrario a questo ordine del giorno, che conferma ancora un "vorrei ma non posso", ci sono i piani casa delle grandi strutture sulle coste, però la Giunta, voi vi rifiutate assolutamente di guardare avanti e di pensare che, in un'ipotesi di possibilità che non si riesca ad approvare una nuova legge, si dia una breve proroga. Per questo motivo, quest'ordine del giorno è inaccettabile.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Giuseppe Fasolino per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
FASOLINO GIUSEPPE (FI). Presidente, dichiaro logicamente il voto contrario. Mi dispiace, perché poi, nella discussione che è avvenuta, sono emersi i veri problemi. Sembra che ci sia una fobia di nominare questa parola "Piano casa". Tutti quanti abbiamo fatto dichiarazioni: il Piano casa ha fatto bene all'economia della Sardegna, il Piano casa ha creato occupazione, il Piano casa non è stato quel danno che tutti pensavamo, però non possiamo inserire la parola "Piano casa". È una contrarietà incredibile! Si è chiesto non di prorogare il Piano casa, si è chiesto se siamo d'accordo nell'approvare il decreto legge. Nel caso in cui non ci fosse l'opportunità, la possibilità di approvare la legge, si tornerebbe al Piano casa. Questo è stato chiesto, è una garanzia per tutti! Voi stessi nelle dichiarazioni avete detto che il Piano casa ha creato economia, che ha creato posti di lavoro, che non è stato quel disastro che tutti pensavate, voi lo avete detto, però non possiamo inserire il concetto che, nel caso in cui il Consiglio non riuscisse ad approvare la legge, si tornerebbe al Piano casa! Non riesco a capire questa fobia, è una contrarietà, non si può votare una cosa del genere.
Noi siamo contenti se verrà fatta una legge migliore, noi saremo qui ad approvare una legge migliore rispetto a questa, ma se per caso non si potesse approvare quella legge, perché non tornare a questa, visto che ha creato tanta positività? E se poi siete così sicuri di approvarla, perché non inserire questo paracadute? È questo che ci fa paura, non inserire questo paracadute nel caso in cui non si approvasse questa legge.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Stefano Tunis per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
TUNIS STEFANO (FI). Purtroppo, nonostante le rassicurazioni del collega Cocco sul fatto che farete una legge, la farete nei termini, la farete migliore, devo ricordarvi che non siete stati in grado, sino a oggi, di fare cose assai meno complesse, assai meno delicate dal punto di vista politico, assai meno sensibili soprattutto per la linea politica del capo del vostro partito, la cui ombra purtroppo temo si stenda sulla vostra azione. Sappiate che l'atteggiamento che avremo nei confronti di questa mozione è anche pieno della solidarietà nei vostri confronti. Immagino quanto sia avvilente svolgere il ruolo di consiglieri regionali dovendo sottostare a un ordine probabilmente telefonico o magari semplicemente lasciato alla memoria di quello che fu. Temo che voi non sarete in grado, così come su altre faccende, per come siete articolati, di dare una risposta. Ma mi domando: sin da oggi, come possiamo spiegare alle migliaia di lavoratori, alle centinaia di operatori, che solamente perché siete schiavi di questa situazione, loro dovranno subire un grave pregiudizio economico? Per l'amicizia che ci lega con molti di voi, come possiamo spiegarlo?
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Luigi Ruggeri per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
RUGGERI LUIGI (PD). Volevo ringraziare della premura l'onorevole Tunis, perché si preoccupa del nostro benessere, considerato che avremo difficoltà, ipotizza, a spiegare qual è la nostra posizione nei confronti di questo atto legislativo che ci spetta. Penso che sia un po' più difficile, da parte dell'onorevole Tunis, dare conto di una contorsione che riguarda la posizione di firme su un ordine del giorno sul quale si conviene, al quale vengono poi, in una resipiscenza di coscienza evidentemente di opposizione, tolte le firme perché non confacenti a un disegno che pretende di attribuirci una qualche responsabilità di voler ostacolare una ripresa dell'attività edilizia, che si incardinerebbe dentro questo Piano casa.
Vorrei che fossimo molto chiari nelle cose: noi non abbiamo intenzione di prorogare il vostro Piano casa, abbiamo intenzione di prorogare il Piano casa, non il vostro Piano casa! Abbiamo intenzione, eventualmente, di preservare quelle parti del Piano casa che riguardano la possibilità di una prosecuzione dell'attività edilizia, anche in aumento, ma finalizzata a delle attività di recupero, a delle attività sociali, a delle attività di sostegno del settore economico, non abbiamo intenzione di avallare delle norme intruse che voi avete appiccicato nel tentativo, questo sì, durato cinque anni, di costruire delle norme derogatorie a delle norme puntuali che invece proteggevano il paesaggio e l'ambiente; non abbiamo intenzione di prorogare quel tipo di norme.
Va da sé che la norma paracadute può riguardare tranquillamente delle fasi stralcio del vostro Piano casa, che nessuno ideologicamente dice che non funzionano. Parti di quel Piano sono deleterie e non funzionano, parti di quel Piano funzionano e hanno funzionato; quelle parti verranno trasfuse, trasposte nelle nuove norme, se è il caso verranno prorogate, se non riusciremo ad approvare la legge in tempo, ma se non riusciremo ad approvare la legge in tempo, non sarà solo una nostra responsabilità, sarà anche una vostra responsabilità, perché dipenderà dal vostro atteggiamento. La proroga del Piano casa cosiddetto o, meglio, delle norme che vi stanno a cuore, saranno pure dentro quel Piano e se non approvate è responsabilità vostra, perché dipenderà dal fatto che l'opposizione permetta o meno il dispiegarsi delle norme legislative che andremo a introdurre e a recepire nel nuovo dettato legislativo.
Se questo non c'è, non ribaltate la colpa alla maggioranza. La maggioranza ha preso degli impegni, li ha presi al massimo livello, a un livello molto più autorevole di quello che possa rappresentare io…
PRESIDENTE. Onorevole Ruggeri, il tempo a sua disposizione è terminato.
Metto in votazione l'ordine del giorno numero 1, per il quale è stata chiesta la votazione nominale.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'ordine del giorno numero 1.
(Segue la votazione)
Prendo atto che i consiglieri Deriu, Pinna Rossella e Sale hanno votato a favore.
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Anedda - Arbau - Azara - Carta - Cherchi Augusto - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Collu - Comandini - Cozzolino - Demontis - Deriu - Desini - Fenu - Floris - Forma - Lai - Ledda - Manca Gavino - Manca Pier Mario - Moriconi - Oppi - Perra - Pigliaru - Pinna Giuseppino - Pinna Rossella - Piscedda - Pizzuto - Rubiu - Ruggeri - Sale - Solinas Antonio - Solinas Christian - Tatti - Tendas - Unali - Usula - Zedda Paolo.
Rispondono no i consiglieri: Cherchi Oscar - Cossa - Dedoni - Fasolino - Locci - Peru - Pittalis - Randazzo - Tedde - Tocco - Truzzu - Tunis - Zedda Alessandra.
Si è astenuto il Presidente Ganau.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 53
votanti 52
astenuti 1
maggioranza 27
favorevoli 39
contrari 13
(Il Consiglio approva).
PRESIDENTE. Proseguiamo con l'esame del successivo punto all'ordine del giorno.
Ha domandato di parlare il consigliere Attilio Dedoni. Ne ha facoltà.
DEDONI ATTILIO (Riformatori Sardi). Presidente, non mi pare che sia l'ora di iniziare una mozione che dovrebbe implicare un approfondito dibattito, non credo che sia opportuno, quindi la pregherei di spostare la discussione a questo pomeriggio.
PRESIDENTE. No, onorevole Dedoni, sono soltanto le ore 13, possiamo lavorare un'altra ora, quindi continuiamo.
DEDONI ATTILIO (Riformatori Sardi). Allora possiamo lavorare in continuazione, ancora due ore.
PRESIDENTE. Onorevole Dedoni, per me possiamo lavorare anche ininterrottamente sino alla conclusione dei lavori. Non c'è problema. Però sono solo le ore 13, abbiamo tempo per andare avanti almeno per un'altra ora. Proseguiamo con i lavori.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione congiunta delle mozioni numero 70 e 75.
(Si riporta di seguito il testo delle mozioni:
Mozione Cossa - Dedoni - Crisponi sull'accordo Regione-Governo sul patto di stabilità e sulla certezza delle entrate.
IL CONSIGLIO REGIONALE
PREMESSO che, in data 29 maggio 2014, la Giunta regionale ha raggiunto un accordo con il Governo che prevede, tra l'altro, di avviare un percorso al fine di superare l'attuale impianto di regole e che consenta di giungere già nel 2015 al sistema di pareggio di bilancio, rappresentato come la soluzione strutturale al problema della Regione, all'interno di un progetto più ampio che riguardi tutte le regioni a statuto speciale;
CONSIDERATO che l'intesa stipulata ha previsto la concessione alla Sardegna di un incremento della spesa di euro 320 milioni per un livello di spesa (cosiddetto euro compatibile) pari a euro 2.696 milioni (al netto della sanità e delle altre spese fuori patto);
VALUTATO che, in cambio, l'esecutivo nazionale ha ottenuto subito:
- la rinuncia a tutti i ricorsi pendenti e futuri davanti alla Corte costituzionale (come ad esempio quello sulle accise);
- l'impegno ad abrogare la norma del 2013 che rende non soggetto al patto di stabilità il Fondo unico per gli enti locali;
- l'impegno a recepire le norme statali che attribuiscono in via esclusiva allo Stato il potere di accertare le entrate dovute alla Sardegna;
VERIFICATO che per il 2013 le spese totali sono state di euro 2.513 milioni (a cui si sono aggiunte euro 480 milioni del fondo unico degli enti locali ed euro 3.300 della sanità per un totale di euro 6.293 milioni);
TENUTO CONTO che per il 2014 l'accordo col governo prevede una spesa di euro 2.696 milioni (di cui spese correnti euro 2.418 milioni) a cui si aggiungono euro 3.300 milioni per la sanità per un totale di euro 5.996 milioni e per il 2015, con la variazione in diminuzione, le entrate previste si assesteranno attorno ai 6 miliardi di euro e che quindi, al netto della spesa sanitaria di euro 3.300 milioni (ammettendo che non ci siano variazioni) le spese effettivamente possibili saranno di euro 2 miliardi e 700 milioni;
ATTESO che:
- in conseguenza di quanto sopra la Regione potrà spendere assai meno rispetto al 2013 (-297 mln nel 2014 e -300 circa nel 2015);
- cambiano le modalità, ma resta la contribuzione della Sardegna al risanamento del debito pubblico;
- la rinuncia ai ricorsi contro il governo e agli effetti positivi di eventuali sentenze sottraggono potenziali risorse; solo per le accise la partita è stimata attorno a 1 miliardo di euro;
- l'impegno ad approvare in Consiglio le norme sull'armonizzazione dei bilanci sono una gravissima forma di sottomissione della Regione allo Stato, oltre che una lesione delle prerogative dell'Assemblea regionale sarda;
- gli impegni sottoscritti dalla Giunta regionale si traducono sostanzialmente nella rinuncia alla specialità statutaria, senza considerare i forti dubbi sull'assunzione di responsabilità da parte della Giunta con il coinvolgimento del Consiglio regionale solo a posteriori;
- il totale affidamento dell'accertamento delle entrate nelle mani della Ragioneria dello Stato determina, di fatto, incertezza delle risorse e in definitiva rinuncia a tutte quelle partite (giochi, lotto, etc.) che la Regione continua a iscrivere in bilancio, ma che non vengono riconosciute dallo Stato, per un valore complessivo di circa 1 miliardo di euro,
impegna il Presidente della Regione e la Giunta regionale
1) a dare conto pubblicamente del proprio dilettantesco e clamoroso errore di calcolo, ovvero a dare pubblicamente conto delle ragioni occulte che li hanno indotti ad asservirsi totalmente agli interessi del governo nazionale, sottoscrivendo un accordo palesemente contrario agli interessi della comunità sarda;
2) a rinunciare a qualsiasi tentativo di proporre al Consiglio regionale l'approvazione dell'attuale, infelice accordo con lo Stato sulle entrate, coinvolgendo invece tutte le forze politiche del Consiglio regionale, nella riapertura immediata di un tavolo di trattativa nazionale che porti al pieno riconoscimento dei calpestati diritti economici della Sardegna e delle pari opportunità dei sardi rispetto agli altri cittadini italiani. (70)
Mozione Zedda Alessandra - Pittalis - Dedoni - Fenu - Rubiu - Truzzu - Cappellacci - Cherchi Oscar - Tedde - Locci - Fasolino - Peru - Randazzo - Tunis - Tocco sui ricorsi per la vertenza entrate e il patto di stabilità, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento.
IL CONSIGLIO REGIONALE
PREMESSO che:
- la riforma dell'articolo 8 dello Statuto, che ha determinato il riconoscimento di maggiori entrate per la Regione autonoma della Sardegna, non è stata accompagnata da un contestuale adeguamento dei parametri del patto di stabilità;
- tale carenza ha causato ogni anno un'ingiusta compressione per la Regione della possibilità di utilizzare le risorse a propria disposizione;
- l'anomalia è stata più volte rilevata dalla Corte dei conti;
- la Corte costituzionale, con sentenza n. 118 del 7 maggio 2012, ha sostanzialmente riconosciuto la necessità che il patto di stabilità della Sardegna dovesse essere armonizzato con le maggiori entrate derivanti dall'applicazione del nuovo regime finanziario;
- l'articolo 11, comma 5 bis, del decreto legge n. 35 del 2013, convertito nella legge 6 giugno 2013, n. 64, impegnava il Ministro dell'economia e delle finanze ad apportare le dovute modifiche al patto di stabilità interno della Sardegna, concordando con la Regione, entro 120 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto, l'adeguamento finanziario spettante alla Regione, tenuto conto della finanza pubblica isolana, delle funzioni esercitate e dei relativi oneri della Regione, degli svantaggi strutturali permanenti e dei costi dell'insularità della Sardegna;
- il successivo pronunciamento della Corte costituzionale (sentenza n. 95 del 20 maggio 2013) ha rimarcato con fermezza che "Indubbiamente l'inerzia statale troppo a lungo ha fatto permanere uno stato di incertezza che determina conseguenze negative sulle finanze regionali, alle quali occorre tempestivamente porre rimedio, trasferendo, senza ulteriore indugio, le risorse determinate a norma dello Statuto" e che "il ritardo accumulato sta determinando una emergenza finanziaria in Sardegna";
CONSIDERATO che:
- il 21 luglio 2014 il Presidente Pigliaru ha sottoscritto con il Ministro Padoan un accordo in materia di finanza pubblica, riguardante la questione del patto di stabilità;
- detto accordo prevede un obiettivo programmatico per l'anno 2014 in 2.696 milioni, riducendo il complesso delle spese finali, espresse in termini di competenza eurocompatibile, desumibile dal consuntivo 2011 rilevanti per il patto di stabilità interno, pari a 3.340 milioni, del contributo di 964 milioni per l'anno 2014 posto a carico della Regione dalla normativa vigente e incrementando lo stesso di 320 milioni a seguito del presente accordo;
- le previsioni contenute nell'accordo sono state successivamente formalizzate nel decreto legge 12 settembre 2014, n. 133, cosiddetto decreto "Sblocca Italia";
- il decreto del Ministero dell'economia e delle finanze n. 215 del 16 settembre 2014 ha stabilito che le nuove e maggiori entrate erariali derivanti dal decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 settembre 2011, n. 148, e dal decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, sono riservate all'Erario, per un periodo di cinque anni a decorrere dal 1° gennaio 2014, per essere interamente destinate alla copertura degli oneri per il servizio del debito pubblico, al fine di garantire la riduzione del debito pubblico;
- tale previsione normativa rischia di ridurre drasticamente le compartecipazioni della Regione al - gettito erariale;
- detto decreto attua le disposizioni previste nella legge 27 dicembre 2013, n. 147, già impugnata dalla Giunta Cappellacci;
- già con il decreto n. 154 del 5 luglio 2014 il Ministero dell'economia e delle finanze stabiliva il "Riparto del contributo alla finanza pubblica previsto dall'articolo 16, comma 3, del decreto legge 6 luglio 2012, n. 95, tra le regioni a statuto speciale e le province autonome di Trento e Bolzano. Determinazione dell'accantonamento";
- il decreto legge 6 luglio 2012, n. 95, è stato impugnato dalla Giunta Cappellacci;
- il decreto 5 luglio 2014, n. 154, è stato impugnato dalla Regione Valle d'Aosta;
- poiché sono già trascorsi 60 giorni dalla pubblicazione in Gazzetta ufficiale del decreto, la Giunta si è pregiudicata la possibilità di impugnare l'atto;
- tale circostanza rende pertanto irrinunciabile il ricorso avverso il decreto n. 95 del 2012, da cui discende quello non più impugnabile;
- il sopracitato accordo siglato dal Presidente Pigliaru recita: "La Regione si impegna a ritirare, entro il 16 settembre 2014, tutti i ricorsi contro lo Stato pendenti dinnanzi alle diverse giurisdizioni relativi alle impugnative di leggi o atti consequenziali in materia di finanza pubblica, promossi prima del presente accordo, o, comunque, a rinunciare per gli anni 2014-17 agli effetti positivi sia in termini di saldo netto da finanziare che in termini di indebitamento netto che dovessero derivare da eventuali pronunce di accoglimento";
- l'attuazione di tale accordo lascerebbe le rivendicazioni della Regione prive della benché minima difesa dalle continue, perduranti e sistematiche aggressioni del Governo all'autonomia e soprattutto alle risorse spettanti alla Sardegna e potrebbe cagionare una rinuncia quantificabile in centinaia di milioni di euro ogni anno per la Regione,
impegna il Presidente della Regione
1) a non ritirare i ricorsi presentati nella legislatura precedente;
2) a promuovere un ulteriore ricorso per dichiarare l'illegittimità per violazione dello Statuto per la Regione autonoma della Sardegna rispettivamente:
a) del decreto legge 12 settembre 2014, n. 133 (cosiddetto "Sblocca Italia");
b) del decreto del Ministero dell'economia e delle finanze 16 settembre 2014, n. 215. (75))
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione. Il presentatore della mozione numero 70 ha facoltà di illustrarla.
COSSA MICHELE (Riformatori Sardi). La mozione nasce dall'accordo del 21 luglio stretto dalla Giunta regionale e dal Governo in materia di Patto di stabilità. L'obiettivo che era stato fissato in questa trattativa era di ottenere una capacità di spendita per il 2014 di 1200 milioni di euro. Sappiamo com'è finita, non si tornò a casa con una capacità di spendita di 4 miliardi e 200, ma con 320 milioni in più per il 2014. Poi, di fatto, dallo sviluppo delle vicende è venuto fuori che in realtà non erano 320 milioni in più, ma 320 milioni in meno, cioè non 3320 milioni, ma appunto 320 milioni in meno. Questo accordo è stato accompagnato da dichiarazioni trionfalistiche che, dopo poco tempo, si sono rivelate assolutamente ingiustificate, tant'è vero che già nei giorni scorsi l'Assessore della programmazione ha fatto delle dichiarazioni che, come minimo, fanno presumere che ci siano dei punti non chiari nell'accordo con il Governo, in particolare non sono chiare le entrate che effettivamente spettano alla Regione Sardegna, di converso, la Giunta si impegna a ritirare tutti i ricorsi pendenti davanti a diverse sedi giurisdizionali, in particolare davanti alla Corte costituzionale e, comunque, a rinunciare agli effetti positivi per la Regione che ne dovessero scaturire.
Anche l'Assessore ha avuto dei dubbi, tant'è vero che sembra aver avviato una nuova trattativa con il Governo su questo punto o su una serie di punti. Tra l'altro, credo che l'Assessore oggi debba approfittarne per chiarire un concetto che lui ha espresso in questi giorni, quando a un certo punto ha detto che si riserva di ritirare alcuni ricorsi, mentre altri saranno ritirati solo dopo che il Governo avrà chiarito determinate cose. Quindi, quello che, nel mese di luglio, è stato presentato come un grande successo della Regione, di fatto sembra che si stia rivelando un flop. Devo dire che si è registrato un certo dilettantismo - Assessore, mi perdoni l'espressione - nella conduzione di questa trattativa, soprattutto se si paragonano le dichiarazioni roboanti che sono state fatte, i risultati pratici che si sono ottenuti e gli sviluppi successivi che si stanno manifestando negli ultimi giorni.
Ecco, Assessore, noi abbiamo formulato una serie di dubbi, le chiediamo oggi di fugarceli. Intanto: ci conferma che, nel 2014, non sono disponibili 300 milioni in più, ma 300 milioni in meno per la spendita? L'accordo di luglio prevedeva il ritiro dei ricorsi entro il 16 settembre: questi ricorsi sono stati ritirati, oppure no? Oppure la Regione ha già rotto il patto che, a suo tempo, veniva presentato come così conveniente, patto che era stato stipulato con lo Stato? L'accordo di luglio prevedeva che il Consiglio regionale avrebbe dovuto cancellare entro il 30 settembre la norma (avevamo già evidenziato come questa norma non fosse stata impugnata dal Governo) con cui era stato messo fuori dal patto il fondo unico per comuni e province. Il termine del 30 settembre è spirato, non è successo niente: avete cambiato idea? Assessore, che cosa è successo? La Giunta ha ritirato o no il ricorso sugli accantonamenti imposti dallo Stato? Ricorso che, a suo tempo, era stato presentato dalla Giunta precedente riguardante la bellezza di 577 milioni di euro?
Il decreto legislativo numero 76, che prevede ulteriori misure a carico della Regione, quantificate in circa 35 milioni, è stato prontamente impugnato, oppure no? La Giunta precedente l'ha sempre impugnato. Perché, Assessore, se nel corso del 2014 è stato concordato con lo Stato un ampliamento degli spazi finanziari regionali, l'ammontare dei trasferimenti statali in favore di persone disagiate, famiglie, imprese e comuni, eccetera, si sta riducendo, anziché aumentare? Ancora: la Giunta, prima di assicurare il ritiro dei ricorsi, ha chiarito con lo Stato la quota delle entrate relative ai giochi spettanti alla Regione? Anche questa è una partita aperta.
Assessore, nella sua maggioranza ci sono delle parti che hanno fatto una bandiera della cosiddetta Agenzia sarda delle entrate. Con l'accordo che è stato stipulato il 21 luglio, la Giunta si impegna a recepire, anzi in realtà impegna il Consiglio a recepire formalmente le norme in materia di omogeneizzazione delle entrate… Mi dispiace che i maggiori esponenti del Partito Democratico e del centrosinistra non stiano ascoltando perché credo che sarebbe interessante anche per loro. Questa clausola sostanzialmente rimette alla Ragioneria generale dello Stato, apparentemente senza possibilità di interlocuzioni (perché fino adesso c'era una fase dialettica, una fase di contraddittorio con lo Stato per la determinazione delle entrate), il recepimento integrale di questa normativa, così come previsto dall'accordo di luglio, in maniera esclusiva, quindi unilateralmente la Ragioneria determinerà gli introiti per la Regione. Volevo dire, a quelli che hanno fatto la battaglia per l'Agenzia sarda delle entrate, che quanto la loro Giunta sta ottenendo è di rinunciare anche a quel minimo spazio di trattativa che c'era con lo Stato per la determinazione delle entrate, rimettendo tutto a ricorsi successivi e contemporaneamente ha assunto l'impegno a ritirare i ricorsi in essere o comunque a rinunciare agli effetti positivi dei ricorsi in essere.
Ecco, Assessore, vorremmo oggi dei chiarimenti su ciascuno di questi punti per capire se le preoccupazioni che abbiamo manifestato si stanno rivelando, come noi temiamo, molto fondate e, se così fosse, vorremmo sapere che cosa pensa di fare la Giunta per correre rapidamente ai ripari.
PRESIDENTE. Uno dei presentatori della mozione numero 75 ha facoltà di illustrarla.
ZEDDA ALESSANDRA (FI). Presidente, mi consenta di dire che la scarsa presenza in quest'Aula non può assolutamente soddisfare in primo luogo un argomento così importante come quello che ha appena illustrato l'onorevole Cossa e, in secondo luogo, soprattutto la nostra mozione, che veramente non può essere scambiata per una semplice reazione a un decreto iattura che mette in seria discussione la parte delle riserve erariali, così pure come le altre attività contenute in quello che andremo a raccontare. Dispiace davvero. Evidentemente la vertenza entrate, l'obbligazione che lo Stato ci chiede per la compartecipazione al debito pubblico, non sono di grande interesse per quest'Aula, ma vediamo, comunque, di provare a convincere quantomeno il Presidente e l'Assessore che la nostra mozione è ispirata a criteri di serietà e soprattutto di cognizione di causa.
Da sempre, negli ultimi anni, abbiamo il problema della vertenza entrate e devo dire che ancora oggi non lo abbiamo risolto, quindi non abbiamo introitato ciò che realmente, anche sancito nelle varie sentenze della Corte costituzionale, deve essere riconosciuto alla nostra Regione. L'invito è veramente di riaprire quella parte che riguarda la vertenza delle entrate e cercare di avere il massimo riconoscimento; anche l'assessore Paci in questi giorni ha dichiarato di aver quantificato tra i 600 e i 750 mila euro la parte di entrate che ancora rivendichiamo allo Stato italiano. Io dico che la nostra attenzione deve essere soprattutto - come sosteneva anche l'onorevole Cossa nella sua mozione - mirata a quei ricorsi, in particolare mi riferisco a quelli di fatto improntati sulla finanziaria 2011, piuttosto che sul decreto legge numero 98 del 2011, piuttosto che sul "138" del 2011, e agli altri che veramente ci portano a incrementare le risorse nel bilancio regionale che oggi più che mai diventano assolutamente determinanti per contrastare la crisi, ma anche per porre in essere le prossime attività per lo sviluppo della nostra isola.
Allora, Presidente, Assessore, non fermatevi, non ritirate in questo momento i ricorsi perché la trattativa con il Governo, che vi ha portato a sottoscrivere l'accordo del luglio 2014, ha poi smentito la buona lealtà che hanno cercato di dimostrarvi. Noi non siamo d'accordo neanche su quell'intesa, continuiamo a discuterla, perché? Faccio un esempio su tutti: già in termini di impegni, quindi di competenza per gli spazi finanziari per l'anno 2014, siamo andati a perderci, perché la finanziaria 2014 ha abolito, per il resto delle regioni italiane, il limite della competenza. A mio avviso, già riscontro, se proprio dobbiamo indicare, una grande anomalia in termini di impegno finanziario. Non siamo d'accordo su quello, purtroppo è stato recepito in legge, però vi invitiamo a lottare, a continuare, a mettere sul tavolo, nella trattativa con il Governo, sia la partita delle ulteriori entrate, sia la partita delle riserve che sono state, io dico, in maniera scellerata e certamente non con principi di lealtà, indicate nel decreto del direttore generale della Ragioneria e del direttore generale delle finanze.
Quindi vi invitiamo, nel momento in cui doveste riscontrare quello che noi sosteniamo da tempo, cioè una forma di slealtà statale e tentativi, con norme successive, di mettere in discussione quello che è un nostro diritto, vi invitiamo veramente, finché non avrete certezza che ci sia veramente per iscritto una apertura e un riconoscimento di quanto a noi è dovuto e di quanto non dobbiamo sostenere per il servizio del debito pubblico, ripeto, vi invitiamo a non ritirare nel frattempo i ricorsi. Inoltre, sempre nelle more delle trattative che noi ci auguriamo possano soddisfare la Sardegna, nel caso di esito negativo, vi invitiamo a impugnare lo "Sblocca Italia" o anche, ovviamente, principalmente, il decreto numero 215, perché veramente non si può più assistere a fasi di apertura per poi fare il passo del gambero e penalizzarci ancora di più con decreti o addirittura leggi che continuano a danneggiare la finanza e l'autonomia finanziaria di questa Regione.
Presidente, Assessore, la nostra mozione forse nasce anche come ultimo grido d'allarme, come una piccola riserva che speriamo possa essere colta, anche dai colleghi della maggioranza, come sostegno, come disponibilità da parte nostra per far sì che ancora una volta lo Stato non ci prenda in giro e soprattutto non sia veramente velenoso poi con la penna con voi che, magari, io credo, siete andati certamente con tutte le buone intenzioni e con la lealtà, la Sardegna "sì" con la lealtà, ma non l'abbiamo di certo riscontrata in questi ultimi giorni. Tra l'altro non è solo una nostra posizione, è una posizione che anche la Giunta ha espresso pubblicamente.
Ci auguriamo, tra le altre cose, che la trattativa continui rapidamente, perché non dobbiamo perdere il tempo per espletare i ricorsi, anche in questo vi chiediamo di essere vigili e di non farvi ovviamente coinvolgere in trattative troppo lunghe che poi possano portare a un insuccesso per la nostra Regione. Crediamo che veramente la parte dell'accordo che è stata riportata nel decreto legge 133 non sia favorevole per la Sardegna. Questo è un argomento che l'onorevole Cossa ha esplicitato in maniera chiara; noi, come vi abbiamo detto altre volte, vi diamo appuntamento al 2015 sperando davvero di esserci sbagliati.
PRESIDENTE. Ricordo che i consiglieri che intendono prendere la parola devono iscriversi a parlare non oltre la conclusione del primo intervento.
E' iscritto a parlare il consigliere Salvatore Demontis. Ne ha facoltà.
DEMONTIS SALVATORE (PD). Presidente, è apprezzabile il tono della consigliera Zedda. Queste due mozioni toccano in realtà uno degli atti più importanti della Giunta Pigliaru sino a questo momento, ossia l'accordo con il Governo nazionale: eliminazione, azzeramento, dei vincoli del Patto di stabilità sul 2015 e diminuzione dei vincoli sul 2014. Questo accordo non ha comportato la rinuncia a possibili contenziosi sull'eventuale non riconoscimento delle nostre entrate ai sensi dell'articolo 8. Sono dichiarazioni dell'assessore Paci, ma è anche quello che noi sapevamo prima ancora della firma dell'accordo. Quindi, l'eventuale contenzioso con lo Stato, qualora non ci fosse questo riconoscimento, è evidentemente possibile e anche per certi versi consigliabile. La Corte costituzionale (se ne è fatto riferimento nella mozione della consigliera Zedda) ha certamente riconosciuto il diritto della Sardegna di vedere adeguato il Patto di stabilità alle nuove entrate, ma questo non significa azzeramento dei vincoli del Patto di stabilità; è una cosa diversa: adeguamento è una cosa, azzeramento è un'altra. L'azzeramento lo si è ottenuto con l'accordo sottoscritto dal presidente Pigliaru.
Con precisione la consigliera Zedda, nella sua mozione, fa riferimento al consuntivo 2011 dicendo che, di fatto, le entrate, con l'accordo stipulato, sarebbero in realtà inferiori rispetto a quanto calcolato con riferimento al consuntivo 2011. Non ho visto il consuntivo 2011, ma non voglio dubitare di ciò che sta affermando. Faccio però un'altra osservazione: ho visto in questi giorni la manovra di assestamento, per quanto di competenza della Commissione di cui faccio parte, al di là del merito dello spostamento di cifre da un'unità previsionale di base a un'altra, ciò che mi ha colpito è l'entità. Ci sono (viene riportata oggi su La Nuova la dichiarazione dell'Assessore) 103 milioni di euro per la sanità, 35 milioni di euro per il fondo unico, 30 milioni di euro per il debito commerciale, stiamo parlando di 168 milioni di euro che vengono spostati da un capitolo a un altro in una manovra di assestamento.
Allora mi interrogo su queste somme che evidentemente non sono state impegnate, intendendo "impegno" come termine tecnico. Se non sono state impegnate somme di questo tipo, non credo che la responsabilità sia da attribuire alla fascia dirigenziale, cioè ai dirigenti che sappiamo avere la competenza sull'impegno della spesa e nemmeno all'organo politico, evidentemente, perché sono questioni di competenza gestionali, immagino che buona parte di queste somme non siano state impegnate con continuità, durante l'anno, proprio per il Patto di stabilità. Quindi, il Patto di stabilità ha impedito, dal mio modo di leggere la manovra, per buona parte di impegnare queste somme. Perché dico questo? Perché, secondo me, questo è il punto centrale. Allora: è più utile avere maggiori risorse (supponendo appunto che i calcoli siano corretti) senza avere la possibilità di programmare e di poter impegnare, e quindi poi liquidare con continuità, oppure è meglio avere, forse meno risorse, ma la possibilità di programmare e di liquidare con continuità? Sono stato amministratore locale e mi ricordo con un po' d'ansia quando arrivavano dalla Regione gli "stop" in attesa delle finestre per il Patto di stabilità. Ciò significava che i comuni, gli enti locali, ma immagino anche gli altri enti, ogni tre mesi si dovevano fermare, aspettare non si sa quanto, aspettare che si riaprisse una nuova finestra e poi poter riniziare a pagare le imprese. Nelle more si diceva: "Non sappiamo quando vi potremo pagare, dobbiamo aspettare che si apra la finestra del Patto di stabilità".
Con questo sto dicendo che non è solamente una questione di entità delle entrate ma l'aspetto centrale, a mio modo di vedere, è la possibilità di programmare e gestire, quindi impegnare e liquidare quelle somme con continuità. È molto più efficace una politica di questo tipo piuttosto che quella invece con importi rilevanti che poi di fatto non si ha la possibilità di impegnare o, nel caso della Regione in particolare, di trasferire. Questa è la valenza del patto sottoscritto con lo Stato. È un nuovo modo di amministrare e certamente per noi è questo il modo più efficace per poter amministrare.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Attilio Dedoni. Ne ha facoltà.
DEDONI ATTILIO (Riformatori Sardi). Presidente, l'orario forse non è dei migliori per poter parlare di questo argomento, anche se non è che si voglia per forza l'aula gremita, perché non è detto che le idee siano nella moltitudine, anzi, quasi sempre chi fa le battaglie e riesce a vincere sono le élite in tutte le circostanze. Ma il fattore democratico - quello che richiamava anche l'onorevole Pittalis - è consentire l'informazione, far sì che la gente, quando opera una scelta, la faccia secondo coscienza e consapevolezza. La dichiarazione resa testé dall'onorevole Demontis deve trovare avvaloramento presso l'opinione pubblica. Non sto contrariando ma si deve sapere che l'onorevole Demontis ha detto che la Giunta sta facendo una politica diversa, più intelligente, più brava, più capace, più attenta alla Sardegna di quanto hanno fatto le altre Giunte, non dico neanche l'ultima, nel rapporto con lo Stato. Nella sua dichiarazione asseriva che la linea avuta è quella di disponibilità, di apertura, cercando di convincerci che lo Stato, nelle sue articolazioni, sia disponibile nei confronti della Regione Sardegna.
La leale compartecipazione alle attività di un tavolo Stato-Regioni sta nella disponibilità d'animo e nell'apertura di tutti, nella sensibilità e nella non furbizia di tutte le parti quando ci si raffronta. Mi sia consentito dire che l'opposizione ha un ruolo, la minoranza, se volete, in quanto "opposizione" sta più per un concetto che sia di contrarietà su tutto, dicevo che la minoranza ha un ruolo non di secondaria importanza in un sistema democratico perché aiuta ad aprire gli occhi a una maggioranza che a volte, convinta di avere la ragione perché ha vinto, ha la certezza che tutto quello che decide è buono e che tutto quello che vuol fare abbia ragion d'essere.
Mi permetto sommessamente di ricordare che non erano attacchi personali verso l'assessore Paci quando ho iniziato una guerra "guerrigliata" in Aula e anche fuori su quelli che erano i risultati... se disturbo...
SOLINAS ANTONIO (PD). Sì.
DEDONI ATTILIO (Riformatori Sardi). Sì? Onorevole Solinas, cercherò di essere più attento e di passare con meno ciabatte ma con qualche altro tipo di scarpone in altre circostanze e lei sa bene che cosa intendo!
Stavo dicendo che non c'era una contrapposizione personale nei confronti dell'assessore Paci, si voleva dire semplicemente a questa Giunta, ed egualmente a quell'Assessore che ricopre un ruolo particolare sul bilancio e sulla programmazione, e quindi sulle entrate, che lo Stato non è stato mai affidabile nei confronti della Sardegna, che lo Stato dice: "Sì, sì", poi non mantiene! Cari colleghi che eravate maggioranza nel 2004-2009, vi ricordate, come vi ho detto, le altre circostanze nelle quali siamo partiti trionfanti a Roma pensando di ottenere, con la guida dell'onorevole Soru (che tante cose ha fatto anche di buone), 10 milioni e poi cinque e così via e invece abbiamo ottenuto 1200 e non abbiamo ottenuto neanche tutto perché non ce lo danno e in più ci siamo accollati sanità e trasporti?
Siccome il tempo è tiranno e non è possibile dire di più, vorrei solo fare una riflessione. Assessore, lei ha detto che ci mancano 604 milioni di euro ma che comunque alla fine, in tornata ordinaria, saranno 150 i milioni di entrate in più. Li andremo a contare! Non ci faccia affidamento! Glielo dico in maniera tale perchè amo la Sardegna per cui non mi fido dello Stato e non mi fido dei rapporti che sono stati instaurati. Ho necessità che questi rapporti siano forti, seri, che abbia...
PRESIDENTE. Onorevole Dedoni, il tempo a sua disposizione è terminato.
E' iscritto a parlare il consigliere Augusto Cherchi. Ne ha facoltà.
CHERCHI AUGUSTO (Soberania e Indipendentzia). Vista l'ora cercherò di essere il più breve possibile. Da quando è stato firmato l'accordo tra il Governo italiano e la Regione Sardegna vediamo queste due fazioni, da una parte chi si dispera, dall'altra parte chi sorride. Il dato certo di questo accordo è che la Regione Sardegna nel panorama regionale italiano è l'unica regione italiana che si assume la responsabilità di impegnarsi ad adottare il pareggio di bilancio, è l'unica regione che, in un momento drammatico di crisi, si fa carico di uno strumento che punta a rilanciare l'economia liberando risorse per gli investimenti e per il lavoro senza fare debiti sulle spalle degli altri. E' pacifico che il Governo italiano deve mantenere i suoi impegni, deve consentire al nostro Governo di programmare e di investire quelle risorse che si liberano con l'uscita dal Patto, deve consentirci di pensare a una Sardegna che - è vero - non può più permettersi sprechi ma che prova a camminare da sola facendo esercizio di quell'autonomia che tutti noi auspichiamo più ampia rivendicando spazi di libertà e di autodeterminazione.
E verso questo traguardo deve andare il completamento del cammino intrapreso dalla Giunta con un accordo che, per ora, si basa sulla certezza delle uscite, non deve basarsi su entrate presunte ma su quelle certe e la certezza la possiamo avere solo se esigiamo noi le entrate reali. Evidentemente, onorevole Cossa, la pensiamo in maniera diversa per quanto riguarda l'agenzia delle entrate. Se invece il problema sono i ricorsi, bene ha fatto l'Assessore a specificare che questi verranno ritirati solo dopo specifica legge sulle riserve erariali che potrà chiudere definitivamente l'annosa vertenza entrate nell'attesa di definire le norme di attuazione dell'articolo 8 dello Statuto della Regione Sardegna che ponga fine alla mancanza di dati forniti dallo Stato che possono fornire con certezza le entrate e non ragionare sulle entrate solo su calcoli di accertamento poco chiari e definiti che a oggi hanno permesso allo Stato di non trasferire integralmente alla Regione Sardegna l'ammontare delle risorse spettanti ai sensi dell'articolo 8 dello Statuto.
Quindi, mi ripeto, l'accordo non può essere solo un accordo sul Patto ma deve anche condizionare l'accertamento delle entrate e la esigibilità delle stesse ed evitare così continue discussioni sulla mancata condivisione da parte del Governo sulla stima regionale delle entrate da compartecipazione ai contributi erariali.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Efisio Arbau. Ne ha facoltà.
ARBAU EFISIO (Sardegna Vera). Rinuncio.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare, per la Giunta, l'Assessore della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio.
PACI RAFFAELE, Assessore tecnico della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio. Presidente, effettivamente è un tema di grande importanza, lo stiamo discutendo in modo compresso ma ne abbiamo parlato tante altre volte e penso che sia utile e importante rifare il punto sulle questioni che sono aperte. Se mi permettete, rifaccio brevemente il riassunto delle questioni.
Sin dall'inizio abbiamo detto (l'avevamo scritto nel programma elettorale, il Presidente l'ha dichiarato nelle sue dichiarazioni programmatiche) che il tema centrale (per quanto riguarda le finanze) che bisogna affrontare è quello del Patto di stabilità, è una cosa che sapevamo tutti e che riguarda centrosinistra e centrodestra, Patto di stabilità che sta ammazzando qualunque autonomia regionale e locale. Lo abbiamo affrontato, come giustamente si fa, andando a dialogare, non è che uno arriva e fa i ricorsi, uno arriva e si mette a dialogare, oltretutto c'era un governo nuovo, quindi "vai e inizi" a ragionare. E il ragionamento doveva necessariamente avere tre punti: la chiusura del 2013, infrazione o no, punizione o no; il 2014, l'anno in corso; e il futuro a regime.
Allora le questioni le sapete. Dal punto di vista del Governo, nel 2013 la Regione Sardegna aveva compiuto uno sforamento del Patto, anche se si accetta la legge regionale sugli enti locali, sulla nettizzazione del fondo unico degli enti locali. Questo semplicemente perché la precedente amministrazione non aveva calcolato i 281 milioni (che sono alla base del calcolo dei limiti di patto) che, nel 2011, erano stati già dati agli enti locali. Quindi se anche (seguiamo il ragionamento) si accetta pienamente valida la legge regionale sulla nettizzazione del fondo unico, l'aumento che potevamo nettizzare era solamente di 219.
Benissimo. Poi, per carità, l'ho detto un'altra volta qui in aula, quei soldi non è che l'amministrazione precedente se li è messi in tasca, Dio Santo, li ha messi a correre nel sistema economico, ha fatto pagamenti, ha fatto cose, quindi ben venga anche uno sforamento quando viene fatto per sostenere la nostra economia e la nostra società. Però, a quel punto, sei a un bivio, sei suscettibile di procedura di infrazione certa e questo comporta immediatamente il blocco delle spese, eccetera eccetera. Prima questione che, come vedete, non ha niente a che fare con l'accettazione o meno della legge regionale sulla nettizzazione del fondo unico.
Secondo problema. Hai un problema nel 2014. Ok? Se l'accordo non lo fai, non puoi continuare a dire che spendi di più, perché ti hanno già bloccato sul 2013, vuol dire che hanno chiuso la cassa! Anche qua, agenzia delle entrate o non agenzia delle entrate, accordo o non accordo, la cassa non ce l'abbiamo noi, la cassa è il trasferimento che ci arriva dalla Ragioneria centrale, d'accordo?
Quindi il problema sul 2014 è da affrontare, ovviamente è da affrontare e risolvere il problema a regime, una volta per tutte; dopodiché gli accordi - lo sapete bene - si fanno trovando delle mediazioni, è ovvio che noi avremmo voluto per il 2014 una maggiore libertà di spesa, siamo riusciti a ottenere 364 milioni che, lo dico per inciso, sono più di quei 219 che la nettizzazione della legge regionale sul Fondo unico ci avrebbe permesso. Se fate i calcoli 2013 e 2014, ci si sta dimenticando, guardando i consuntivi, di quello che è stato speso, i 300 milioni una tantum che lo Stato, nel 2013, ha riconosciuto per il pagamento dei debiti commerciali. Farebbe ben comodo anche a noi e saremmo noi i primi a essere felici se anche quest'anno lo Stato ci desse quei 300 milioni, ma se fate il paragone tra le due cose dovete detrarre i 300 milioni del pagamento dei debiti commerciali che lo Stato lo scorso anno ha concesso in più, ma che non ha niente a che fare con la comparazione di questi due elementi. Quindi nessun trucco, nessun imbroglio, le cose le abbiamo dette, però poi è ovvio che i dati bisogna anche leggerli con la dovuta attenzione.
Ok! Chiudiamo l'accordo, l'accordo ci dice per il 2013 pietra tombale, per il 2014 364 milioni in più, dal 2015 si toglie il vincolo del Patto di stabilità, prima Regione alla quale questo viene riconosciuto. Ci sono attualmente tutte le Regioni a statuto ordinario, basta guardarsi i resoconti delle riunioni che vengono fatte, che sono pubblici, che stanno premendo per avere lo stesso trattamento, perché ovviamente tutti capiscono che andare a pareggio di bilancio, senza avere più la tagliola di questo limite, è una cosa estremamente positiva e l'abbiamo ottenuta. Mi ricordo che qualche scettico, anche qui dentro, diceva "ma lo Stato ve l'ha scritto su un foglio che avete firmato, vedremo quando si trasformerà in legge", si è trasformato in legge, è entrato nello "Sblocca Italia", il Governo ha mantenuto le promesse. Noi eravamo pronti a ritirare i ricorsi, ci stavamo preparando con la dovuta attenzione quindi consultando gli uffici legali, consultando gli esperti, per dire "a questo rinunziamo, a questo no", perché abbiamo detto chiaramente qui dentro (io più che cercare di parlar chiaro, altro non posso fare) che rinunciamo solo a quelli che riguardano il Patto di stabilità e gli accantonamenti. Gli accantonamenti! Abbiamo detto che è giusto ed è corretto che anche la Sardegna contribuisca alla riduzione del debito pubblico al quale anche noi abbiamo contribuito a formare. E non rinunziamo ad alcun ricorso per quanto riguarda le riserve erariali e le entrate, lo abbiamo detto con chiarezza, guardiamoci i resoconti della discussione in Aula!
Dopodiché è successa una cosa che non ho difficoltà a definire "un incidente", assolutamente, chi lo sta negando? Si tratta del decreto 215 di settembre che impone alla Sardegna le riserve erariali. Con alcune lettere, anche queste protocollate e pubbliche, noi avevamo scritto alla Ragioneria che tali riserve non potevano essere imposte alla Sardegna, viste le sentenze della Corte che lo dicono in modo molto chiaro; la Ragioneria invece è andata avanti e noi abbiamo subito aperto un durissimo contenzioso. Devo dire che il Governo ha riconosciuto che i patti con la Sardegna prevedevano che le riserve erariali non si dovevano applicare, si trattava quindi di un problema chiaramente tecnico, interpretiamolo così, al quale si è immediatamente cercato di porre rimedio. Penso che la settimana prossima saremo in grado di scrivere le soluzioni tecniche per cui alla Sardegna non saranno imposte le riserve erariali. Attenzione: sono soldi che tutti i cittadini, compresi quelli sardi, hanno messo di incremento alle entrate per abbattere il debito pubblico, erano tasse di scopo (come l'Iva aumentata dal 20 al 22 per cento e altre cose del genere) messe apposta negli anni scorsi per abbattere il debito pubblico. Bene, noi abbiamo detto e diciamo che quelle che lo Stato ha riservato a sé per abbattere il debito pubblico devono rimanere in Sardegna, perché c'è una sentenza della Corte, perché così era l'accordo. Su questa questione non ho difficoltà, come vedete, a dire che siamo andati con piglio duro a Roma, ma direi anche che l'accordo di soluzione è stato raggiunto e stiamo definendo gli aspetti tecnici.
Ultima questione, le entrate. Le entrate, come tutti sapete, fortunatamente stanno già funzionando, nel senso che le compartecipazioni erariali alla Sardegna arrivano regolarmente e valgono 5 miliardi e 700 milioni, 5 miliardi e 800 milioni, 5 miliardi e 900 milioni, anche di più prima della nostra rinunzia all'IRAP, accordo che ha significato una rinunzia nelle casse regionali di 320 milioni. Quindi quelle arrivano e arrivano anche se non sono state scritte le norme di attuazione, perché si riconosce che l'articolo 8 dello Statuto è immediatamente prescrittivo e quindi la Ragioneria regolarmente ci passa queste risorse, tranne alcune piccole voci. E' importante che ci diciamo anche questo! Tranne alcune piccole voci! Quindi ci stanno dando, cito cifre all'ingrosso, una cifra di 5 miliardi e 700 milioni ma ci sono piccole voci sulle quali ancora non è stato stabilito un metodo di calcolo; per esempio, l'IRES maturata, ovverossia quella che riguarda imprese che hanno sede legale fuori dalla Sardegna ma stabilimenti in Sardegna. E' assodato, e lo Stato non lo nega, che noi abbiamo diritto anche su questa quota parte di IRES, non è facile calcolarla perché non c'è una voce specifica, un tributo specifico per calcolarla, ma abbiamo proposto un modo per calcolarla che era già previsto dalle vecchie bozze di norma di attuazione.
Poi abbiamo i giochi, non tutti, ma alcuni, tipo non viene riconosciuto il Superenalotto, invece viene riconosciuto il Lotto, cioè quelle strane cose che si verificano, e abbiamo quantificato questa voce. Poi le riserve matematiche, che sono un'altra strana cosa legata alle assicurazioni, alle riserve delle assicurazioni, a un'imposizione fiscale che lo Stato applica sulle riserve delle assicurazioni e che anche in questo caso non erano mai riuscite a calcolare, quindi si tratta solo di calcoli.
In più c'è un'altra partita, che non riguarda compartecipazioni, si tratta delle risorse sostitutive delle vecchie tasse automobilistiche che, alla fine degli anni novanta, erano state riconosciute alla Sardegna e che la Ragioneria, devo dire forse non a torto, definisce cose vecchie e superate dall'articolo 8 dello Statuto, che ha rivisto complessivamente la vicenda. Ma, tra vedere e non vedere, abbiamo chiesto anche quelle che però fanno parte di una partita diversa. L'ammontare di queste quattro voci, nello stock accumulato dal 2010 al 2013 nel quale non ci sono state pagate, secondo i nostri calcoli, è di 604 milioni, e ormai stiamo andando su un flusso annuo che vale sui 630 milioni, milione più milione meno perché non sono cose fisse.
Allora, prima di tutto, diciamo che risolviamo il problema del riconoscimento, vale 120 milioni, 130 milioni? Nel 2015 lo Stato ce li deve dare e deve scrivere che ce li darà, su questo stiamo andando avanti, il dossier è stato inviato e andremo a incontrarci con il Ministero delle finanze; dopodiché c'è uno stock accumulato e, se aggiungiamo anche il 2014, arriviamo a una cifra che, a seconda del metodo di calcolo, varia tra i 600 e i 750 milioni; una volta riconosciute queste somme dal Governo come nostro diritto e calcolate, ci metteremo d'accordo sul come averle, anche questo lo faremo tranquillamente. Se riusciremo a risolvere questo, devo dire che avremo risolto i problemi della finanza pubblica che riguardano la Sardegna, senza trionfalismi, dopodiché staremo attenti perché è sempre possibile che ci possa essere un ulteriore intervento legislativo che crea problemi alla Sardegna e ai suoi diritti, noi saremo attenti e pronti a ribattere se, nel caso, ce ne fosse bisogno.
Questa è la situazione, mi ha fatto piacere poterla illustrare complessivamente con chiarezza in quest'Aula, ho apprezzato i toni dell'onorevole Zedda che mi ha preceduto in questo difficile incarico di Assessore del bilancio, anche per l'attenzione che ha dimostrato alla difficoltà di affrontare queste cose. Chiudiamo con la solita frase: non esistono governi amici e governi nemici, si va, si dialoga, si tiene la schiena dritta e si cerca di portare a casa il risultato migliore per la Sardegna.
PRESIDENTE. Ha domandato di replicare il consigliere Michele Cossa. Ne ha facoltà.
COSSA MICHELE (Riformatori Sardi). Presidente, naturalmente ringrazio l'assessore Paci perché finalmente ci ha fornito qualche chiarimento. A onor del vero, abbiamo avuto l'impressione che queste settimane abbia evitato il problema da noi sollevato. Però rimane il nucleo centrale, Assessore, cioè che questo accordo non dà alla Sardegna alcuna certezza sulle entrate. Voi avete stipulato un accordo che prevede tutta una serie di cose, che prevede in particolare (ovviamente questo è il punto più importante) il venir meno del Patto di stabilità per la Sardegna, ma questo è stato fatto senza sapere con esattezza quali sono le entrate per la Sardegna. Penso che sia questo il nodo di tutto perché, tra quello che determina storicamente la Ragioneria generale dello Stato e quello che determinano invece gli Uffici della Regione, c'è sempre un gap, un gap che è quantificabile, mi correggerà se sbaglio, accumulatosi nel corso degli anni, che oggi ammonta a circa 1 miliardo di euro. Allora, su queste cifre…
PACI RAFFAELE, Assessore tecnico della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio. No!
COSSA MICHELE (Riformatori Sardi). Mi dica allora quali sono, sarà qualcosa in meno, 900 milioni di euro?
PACI RAFFAELE, Assessore tecnico della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio. Quello che ho detto io, sì.
COSSA MICHELE (Riformatori Sardi). Questo rende evidente il fatto che c'è sempre una quota di contenzioso con lo Stato sulla determinazione.
Punto primo, la certezza sulle entrate non c'è, non c'è ancora, perché lo Stato in qualche maniera cerca sempre di arraffare qualcosa di più rispetto a quello che gli spetta; da qui sono nati i contenziosi nel corso del tempo e da qui nascevano le infinite discussioni tra lo Stato e la Regione per la determinazione del quantum. Oggi il problema è risolto attribuendo alla Ragioneria dello Stato la determinazione, sic et simpliciter, del quantum; poi lei dice che ci metteremo d'accordo sui criteri, ma l'esperienza - ripeto - dimostra che non è così.
Siccome le entrate saranno comunque quelle, la nostra preoccupazione (preoccupazione che lei non ha fugato, Assessore, non per cattiva volontà ma perché esistono dei margini di incertezza oggettivi) è che, venendo meno il Patto di stabilità e scartando il sistema ovviamente del vincolo di bilancio, non potrebbe essere diversamente, alla fine della fiera, a partire dal 2015, la Sardegna potrà spendere meno soldi di quanti non ne abbia speso vigente il Patto di stabilità. Questa è la preoccupazione che noi abbiamo e che abbiamo voluto evidenziare a un Consiglio purtroppo distratto su questo tema, naturalmente ce ne rammarichiamo, però questo è il tema che noi abbiamo voluto sollevare con la nostra mozione.
PRESIDENTE. Ha domandato di replicare la consigliera Alessandra Zedda. Ne ha facoltà.
ZEDDA ALESSANDRA (FI). Presidente, al termine di questa discussione, il nostro suggerimento è fare uno sforzo per vedere se questo Consiglio riesce a dare un indirizzo chiaro su quanto ancora è nella disponibilità, come trattativa, di questa Giunta e, io dico, di questa Regione. Mi rendo conto inoltre, come ha sostenuto anche l'assessore Paci, che la materia della contabilità applicata alla finanza è molto difficile, qualcuno per esempio si chiederà come mai abbiamo citato lo scippo dei fondi FSC piuttosto che dei maggiori accantonamenti per partecipare agli 80 euro di Renzi, piuttosto che all'approccio sulle riserve. Comunque c'è un legame e la contabilità ha un filo logico, purtroppo si traduce tutto sempre con minori disponibilità finanziarie per la nostra Sardegna. Condivido la preoccupazione, l'abbiamo sempre sostenuto, del collega amico Michele Cossa, perché lo spauracchio per il 2015 c'è tutto. Assessore Paci, non sarà la nostra Ragioneria a determinare il valore di accertamento complessivo, ma anche in quel caso non vorrei dover andare a discutere e a ricorrere su quanto diversamente accerterà poi la Ragioneria generale dello Stato.
Detto questo, non voglio ritornare sul passato e sui contenuti dell'accordo che, a noi, non soddisfano e non soddisferanno. Vogliamo ragionare invece sull'altra partita che riguarda le riserve, le entrate, e provare insieme a dare degli indirizzi affinché anche la Giunta abbia un potere contrattuale più forte proveniente da questo Consiglio che di fatto periodicamente si trova a dover avere un contrasto con lo Stato? Voglio citare l'ultimo caso, quello della legge sul marchio sull'agricoltura impugnata. Fino a poco tempo fa qualcuno diceva che il Consiglio, con la maggioranza di centrodestra, ha avuto una serie di leggi impugnate, questa volta mi pare che siamo partiti con lo stesso vizio! Non può essere sempre un'incapacità manifesta di questo Consiglio regionale qualsiasi sia il colore politico! Allora, delle osservazioni governative, ancora non mi fido, perché mi dimostrino che veramente hanno a cuore le sorti della Sardegna e che in qualche modo vogliono salvaguardare in questo caso le nostre finanze, così come sarebbe meglio anche le nostre leggi.
Però, colleghi, il dato di fatto è che dobbiamo tenere gli occhi aperti perché, a ogni piè sospinto, c'è un atto di imbroglio veniale; perché comunque i conti nazionali devono tornare? Beh! La Sardegna non ha fatto mai mancare la leale collaborazione e la leale compartecipazione sia al debito pubblico che al servizio del debito pubblico, per questo lo Stato non può assolutamente continuare con atteggiamenti che, da un lato, fanno capire, anche con leggi, come può essere il recepimento della parte dell'accordo del 21 luglio, ma dall'altro invece sono pronti a sgambettarci su altre materie o su altri elementi di entrata. Quindi, Presidente, Assessore, invitiamo i colleghi a trovare una strada comune che, ripeto, può dare solo più forza alla Sardegna nelle prossime trattative che state portando avanti.
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione.
Metto in votazione le mozioni.
Ha domandato di parlare il consigliere Stefano Tunis per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
TUNIS STEFANO (FI). Presidente, è una dichiarazione di voto naturalmente scontato che però mi consente di inserirmi nel ragionamento, ho atteso che parlasse l'assessore Paci perché…
(Interruzione del consigliere Cossa)
PRESIDENTE. Onorevole Cossa, non ho capito, le do la parola per capire.
Ha domandato di parlare il consigliere Cossa. Ne ha facoltà.
COSSA MICHELE (Riformatori Sardi). Mi scusi, Presidente, vorrei capire su che cosa stiamo facendo dichiarazioni di voto. Sulle due mozioni?
PRESIDENTE. Sì, sulle due mozioni.
Prego, onorevole Tunis, continui.
TUNIS STEFANO (FI). Grazie Presidente.
Volevo osservare un aspetto, nel ragionamento che ho apprezzato e ho considerato onesto da parte…
(Interruzioni)
Presidente, ci sono problemi?
(Interruzioni)
PRESIDENTE. Scusate, non c'è alcuna proposta di ordine del giorno perché alla Presidenza non è pervenuta alcuna proposta di ordine del giorno; se c'è, qualcuno la annunci, chieda una sospensione oppure la presenti, solo allora c'è un ordine del giorno.
Al momento, ripeto, non c'è alcuna proposta di ordine del giorno, in discussione sono le due mozioni e, per dichiarazione di voto, ha chiesto la parola l'onorevole Tunis.
TUNIS STEFANO (FI). Se lo accettano i colleghi, potrebbe essere un piccolo contributo a un eventuale ordine del giorno. Dicevo che ho apprezzato l'intervento dell'assessore Paci perché ha descritto perfettamente il percorso logico che lo ha portato, in una prima fase, a sottoscrivere un rapporto che ha chiara natura pattizia e successivamente ha definito correttamente un incidente, quello che, attraverso un decreto-legge, ha costretto la Sardegna a riconsiderare quanto contenuto in quell'accordo. Da qui ha descritto un momento, ulteriormente, di natura pattizia, all'interno del quale si è cercato di correggere.
Assessore, volevo segnalare un aspetto che mi preoccupa da questo punto di vista, l'atto ostile, l'incidente nei nostri confronti, ha forza di legge e mi preoccupa il fatto che sia solamente di natura pattizia quello che eventualmente tende a correggerlo. Non è un problema di schiena dritta o di schiena storta, è un problema di gerarchia delle fonti, a mio avviso. Tanto è vero che quello che occorrerebbe avere dal Governo, né amico né nemico, sarebbe un atto di uguale forza, rispetto a quello che noi consideriamo un incidente, che non può essere più un patto o un accordo, ma un atto con forza di legge, in attesa del quale, mi sembra, quantomeno azzardato, rinunciare alla prospettiva di tutela giurisdizionale.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Attilio Dedoni. Ne ha facoltà.
DEDONI ATTILIO (Riformatori Sardi). Chiedo alcuni minuti di sospensione.
PRESIDENTE. Sospendo la seduta.
(La seduta, sospesa alle ore 14 e 05, viene ripresa alle ore 14 e 12.)
PRESIDENTE. Riprendiamo la seduta. È pervenuto l'ordine del giorno numero 1.
(Si riporta di seguito il testo dell'ordine del giorno numero 1:
Ordine Del Giorno Zedda Alessandra - Cocco Pietro - Pittalis - Dedoni - Truzzu - Arbau - Cocco Daniele Secondo - Usula - Tatti - Solinas Christian - Anedda - Desini sui ricorsi per la vertenza entrate e il patto di stabilità.
IL CONSIGLIO REGIONALE
al termine della discussione delle mozioni n. 75 e n. 70 sui ricorsi per la vertenza entrate e il patto di stabilità,
PRESO ATTO che:
- il 21 luglio 2014 il Presidente Pigliaru ha sottoscritto con il Ministro Padoan un accordo in materia di finanza pubblica, riguardante la questione del patto di stabilità;
- le previsioni contenute nell'accordo sono state successivamente formalizzate nel decreto legge 12 settembre 2014, n. 133, cosiddetto decreto "sblocca Italia";
- il decreto del Ministero dell'economia e delle finanze (MEF) 16 settembre 2014, n. 215, ha stabilito che le nuove e maggiori entrate erariali derivanti dal decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 settembre 2011, n. 148, e dal decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, sono riservate all'Erario, per un periodo di cinque anni a decorrere dal 1° gennaio 2014, per essere interamente destinate alla copertura degli oneri per il servizio del debito pubblico, al fine di garantirne la riduzione;
- tale previsione normativa rischia di ridurre drasticamente le compartecipazioni della Regione al gettito erariale,
impegna il Presidente della Regione
1) a continuare il confronto col Governo al fine di assicurare che le riserve erariali previste col decreto del Direttore generale delle finanze e del Ragioniere generale dello Stato (MEF) 16 settembre 2014, n. 215, non si applichino alla Sardegna;
2) nelle more ed in caso di esito negativo della trattativa di cui al punto 1), a non ritirare i ricorsi, così come previsto dall'accordo col Governo del 21 luglio 2014;
3) a proseguire con la vertenza col Governo per ottenere il pieno riconoscimento delle entrate erariali ancora dovute ed in particolare quelle relative all'IRES, giochi e riserve matematiche;
4) a promuovere ancora, in caso di esito negativo della stessa trattativa di cui al punto 2), il ricorso per illegittimità del decreto MEF 16 settembre 2014, n. 215.(1) )
PRESIDENTE. Per esprimere il parere della Giunta ha facoltà di parlare l'Assessore della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio.
PACI RAFFAELE, Assessore tecnico della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio. Si esprime parere favorevole.
PRESIDENTE. Metto in votazione l'ordine del giorno.
Ha domandato di parlare il consigliere Michele Cossa per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
COSSA MICHELE (Riformatori Sardi). Credo che bene abbia fatto la collega Zedda a proporre l'ordine del giorno su un tema che è fuori dalla discussione che abbiamo fatto relativa alle due mozioni; sull'accordo del 21 luglio, noi manteniamo tutte le nostre riserve e tutte le nostre perplessità, ma riteniamo che sia utile, rispetto a vicende che sono emerse successivamente all'accordo, fare il possibile per dare alla Giunta regionale un surplus di sostegno, un surplus di forza, rispetto a partite che sono comunque importanti.
Riteniamo che l'accordo del 21 luglio avrà effetti nefasti per la Sardegna, che bisogna cercare di salvare il salvabile su queste partite e che sia necessario dare alla Giunta una specie di "premandato" a ricorrere nel caso in cui su queste partite il Governo, come temiamo, si mostrerà inadempiente. Questo è il motivo per cui abbiamo sottoscritto e votiamo questo ordine del giorno.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare la consigliera Alessandra Zedda per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
ZEDDA ALESSANDRA (FI). Appena qualche secondo, Presidente, per dare atto della sensibilità e anche della capacità di questo Consiglio che, così come è avvenuto in passato per le ragioni che sono poi il sale dell'amministrazione e del legiferare della nostra regione, si trova d'accordo e unanime a difesa dei diritti dei sardi. Da un lato, noi crediamo che, con questo ordine del giorno, diamo più forza al Presidente e alla Giunta nella trattativa per queste vertenze che riguardano le entrate, le riserve e i riconoscimenti dei diritti in termini di finanziari, dall'altro però continueremo a vigilare affinché proprio i ricorsi che sono stati oggetto di scontro, anche tra maggioranza e minoranza, possano essere l'ultimo baluardo proprio in difesa di azioni da sgambetto, come abbiamo più volte definito, quelle del Governo centrale. Il mio voto è favorevole.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Efisio Arbau per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
ARBAU EFISIO (Sardegna Vera). Naturalmente è favorevole il voto di Sardegna Vera a questo ordine del giorno, presentato ai sensi dell'articolo 122, comma 3, a chiusura della discussione molto articolata, io credo anche isterica, da un certo punto di vista, che segnala un'ossessione di una parte di questo Consiglio verso questo accordo che è stato raggiunto dalla Giunta regionale. Un accordo che ha portato a compimento una battaglia sulle entrate che era stata chiusa tra il 2004 e il 2009 e che porta questo Consiglio e questa Regione a sperimentare, dal primo gennaio, un pareggio di bilancio.
Le ossessioni sono figlie, molto e molto, della poca pratica delle cose, sarà l'età o forse qualche ormone che continua a circolare, però mi sembra che siamo in un certo clima; è come il sesso questo argomento del Patto di stabilità e di questo accordo di luglio, perché se ne parla, se ne parla, se ne parla, ma quando si parla molto e si pratica poco, si giunge a vere e proprie ossessioni. Dal primo gennaio abbiamo la possibilità di sperimentare, di vedere in modo pratico se siamo tutti capaci di vedere e di costruire questo autogoverno delle risorse. Vediamo e sperimentiamo questo.
Riguardo al fatto che il Governo non debba tenere nessun impegno, cito una filmografia così, di basso livello, per la mia cultura nazional-popolare, un film di Carlo Verdone: "L'amore è eterno finché dura", può essere che il Governo impazzisca e gli accantonamenti da 600 passino a un miliardo, però per il momento le entrate sono certe e anzi la nostra proposta è di intervenire ulteriormente e di cercare di implementare questo accordo. Con le chiacchiere, non portiamo nessun risultato. Noi abbiamo chiuso la partita sulle entrate dal 2004 al 2009, noi abbiamo chiusa la partita relativa al pareggio di bilancio e quindi al Patto di stabilità. Abbiamo svincolato le risorse.
PRESIDENTE. Metto in votazione l'ordine del giorno numero 1. Chi lo approva alzi la mano.
(E' approvato)
Il Consiglio sarà convocato a domicilio.
La seduta è tolta alle ore 14 e 19.
Allegati seduta
esto dell'interrogazione e dell'interpellanza annunziate in apertura di seduta
Interrogazione Tocco, con richiesta di risposta scritta, sulla questione aperta delle servitù militari in Sardegna e sull'impiego del personale e dei fondi a esse legate.
Il sottoscritto,
premesso che l'episodio avvenuto a Capo Frasca, ancora in piena stagione estiva, relativamente a un vistoso incendio divampato all'improvviso all'interno dell'area del poligono militare, ha riacceso in maniera aspra il dibattito relativo alla persistenza delle servitù in Sardegna e alla loro effettiva utilità, alimentando sempre più le voci di chi vorrebbe un'isola sgombra da qualsiasi forma di occupazione territoriale, legata alle esercitazioni e all'uso delle armi, anche se solo simulato, a scopi militari;
rilevato che tra le varie prese di posizione contro la permanenza delle servitù militari in Sardegna, anche il Presidente della Giunta regionale, a seguito del fatto di cronaca, si è espresso favorevolmente sulla chiusura dello stesso poligono e su un progressivo smantellamento delle varie basi militari che insistono nel territorio sardo;
considerato che:
- a fronte delle pur giuste e ovvie considerazioni sulla tutela della salute e dell'incolumità pubblica, nonché ambientale e delle varie attività antropiche, non ultima il turismo, all'interno e nei dintorni delle aree soggette a servitù militare sarebbe auspicabile ampliare l'attenzione sullo scenario e sulle conseguenze legate alla dismissione delle occupazioni militari in Sardegna, con particolare riferimento ai risvolti di natura finanziaria, occupazionale e sociale;
- un'eventuale chiusura di Capo Frasca e di altri poligoni avrebbe ripercussioni anche sull'attività dell'aeroporto militare di Decimomannu e sulla forza lavoro impiegata, in quanto indebolirebbe un servizio che, in più occasioni, si è dimostrato fondamentale nella gestione di emergenze di varia natura e durante importanti calamità naturali, mettendo a disposizione mezzi e personale altamente qualificato per intervenire;
preso atto della necessità di porre la massima attenzione su un argomento molto delicato, di sentire il parere delle comunità insistenti nei territori soggetti a servitù e di rinegoziare con il Governo, nell'ambito della futura presenza delle occupazioni militari nell'isola, tutti quegli aspetti legati alle reali necessità, a partire dalla politica dei trasferimenti statali e degli indennizzi diretti,
chiede di interrogare il Presidente della Regione sull'opportunità di:
a) considerare integralmente l'impatto dell'eventuale chiusura di poligoni come Capo Frasca, con particolare riferimento alla perdita di indennizzi, servizi e occupazione a essi legata;
b) attivarsi con il Governo affinché venga rinegoziata la politica dei trasferimenti a titolo di indennizzo, aumentando la quota spettante agli enti locali per il "peso" sopportato, prevedendo pagamenti diretti dai partner stranieri in caso di esercitazioni Nato e svincolando tali fondi dalle restrizioni imposte dal Patto di stabilità;
c) puntare, con la massima celerità e determinazione, all'esatta individuazione delle criticità riscontrate nelle aree soggette a esercitazioni militari, procedere alle bonifiche con tempi e risorse certe, nonché, in caso di disimpegno della presenza militare, stilare un programma fattibile e concreto di riconversione e sviluppo dei territori oggi gravati da servitù. (168)
Interpellanza Cossa - Dedoni - Crisponi sulla situazione di IGEA spa e del piano delle bonifiche delle aree minerarie dismesse.
I sottoscritti,
premesso che IGEA spa, in seguito alla liquidazione dell'Ente minerario sardo, disposta con la legge n. 33 del 1998, è stata individuata quale soggetto per la messa in sicurezza, il ripristino ambientale e le bonifiche delle aree minerarie dismesse e che, a tale fine, sono a essa stati trasferiti il patrimonio immobiliare, i mezzi e le attrezzature, le risorse umane delle società che hanno cessato le attività minerarie;
considerato che l'ENI, una volta dismesse le attività minerarie nella nostra isola, ha lasciato i territori inquinati da varie sostanze nocive come zinco, piombo, cadmio, arsenico insieme a milioni di metri cubi di sterili e discariche;
constatato che la situazione ambientale di questi siti, diffusi sul territorio regionale e, in particolare, nell'iglesiente, risulta drammatica a causa delle mancate bonifiche e condiziona pesantemente le prospettive di una nuova fase di sviluppo;
valutato che la gravissima crisi che investe IGEA spa, che sta mettendo a rischio gli stessi livelli occupazionali della società, unitamente al colpevole disimpegno delle istituzioni statali e regionali sulla mancata realizzazione del piano delle bonifiche, suscitano fortissima preoccupazione tra i lavoratori e tra le comunità maggiormente interessate;
rilevato che IGEA spa gestisce un'importante falda acquifera, attualmente utilizzata per scopi idropotabili, che deve essere costantemente monitorata e controllata durante i prelievi per garantire che non si alteri il delicato equilibrio idrogeochimico,
chiedono di interpellare il Presidente della Regione, l'Assessore regionale della difesa dell'ambiente e l'Assessore regionale dell'industria per sapere:
1) se la situazione dell'IGEA spa troverà una soluzione strutturale in tempi brevi e la società sarà ancora il soggetto per la realizzazione delle bonifiche nelle aree minerarie dismesse;
2) in che modo e in quali tempi, la Giunta regionale intenda assicurare la realizzazione del piano delle bonifiche, quale sia, al presente, lo stato di attuazione dello stesso, quali risorse siano già disponibili e quante ne dovranno essere messe a disposizione per completare i lavori di bonifica e di ripristino ambientale;
3) se il Presidente della Regione intenda portare al tavolo del confronto col Governo la situazione lasciata in eredità dall'ENI e, quindi, dallo Stato al momento dell'abbandono delle attività minerarie e richiedere pertanto il giusto risarcimento dei danni ambientali;
4) se la Giunta sia in grado di assicurare che la falda acquifera gestita da IGEA spa e utilizzata per scopi idropotabili, sia puntualmente monitorata in ogni circostanza al fine di garantire la conservazione dell'indispensabile stabilità dell'equilibrio idrodinamico e idrogeochimico;
5) se la Giunta conosca la situazione economica e sociale dei territori interessati e come intenda promuovere e sostenere un piano di sviluppo alternativo. (66)