Seduta n.233 del 26/07/2011
CCXXXIII Seduta
Martedì 26 luglio 2011
(ANTIMERIDIANA)
Presidenza della Presidente LOMBARDO
Indi
del Vicepresidente COSSA
Indi
della Presidente LOMBARDO
La seduta è aperta alle ore 09 e 31.
DESSI', Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta antimeridiana del 14 luglio 2011 (226), che è approvato.
PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Gianfranco Bardanzellu, Simona De Francisci, Giovanni Mariani, Massimo Mulas, Marco Meloni, Eugenio Murgioni, Antonello Peru, Matteo Sanna e Luciano Uras hanno chiesto congedo per la seduta antimeridiana del 26 luglio 2011.
Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.
Risposta scritta a interrogazioni
PRESIDENTE. Comunico che è stata data risposta scritta alle seguenti interrogazioni:
"Interrogazione Zuncheddu sul commissariamento dell'Autorità dell'ambito territoriale ottimale della Sardegna". (225)
(Risposta scritta in data 21 luglio 2011.)
"Interrogazione Diana Mario - Peru sulle necessarie azioni da adottare a sostegno del bando internazionale per la cessione dello stabilimento Vinyls Italia di Porto Torres". (392)
(Risposta scritta in data 21 luglio 2011.)
"Interrogazione Dessì in merito alla garanzia sull'effettiva decorrenza dal 1°gennaio 2010 dei piani personalizzati di cui alla legge n. 162 del 1998 sui portatori di handicap". (427)
(Risposta scritta in data 21 luglio 2011.)
"Interrogazione Lotto - Bruno - Manca - Meloni Valerio sullo stato delle procedure relative al bando di gara per il servizio di gestione in outsourcing e digitalizzazione degli archivi dell'Azienda sanitaria locale di Sassari". (458)
(Risposta scritta in data 21 luglio 2011.)
"Interrogazione Porcu - Bruno sull'inopportunità dell'avviso di mobilità regionale per un posto di dirigente medico nella disciplina di radiologia nell'Azienda ospedaliera G. Brotzu di Cagliari". (486)
(Risposta scritta in data 21 luglio 2011.)
"Interrogazione Planetta sul presunto utilizzo di forme di lavoro interinale e/o con contratto atipico o sulle eventuali deroghe assessoriali concesse per esigenze di personale nelle ASL, anche con qualifica di operatore socio-sanitario, stante il blocco delle assunzioni, come da deliberazione della Giunta regionale n. 8/16 del 2010, e le graduatorie concorsuali delle ASL ancora valide". (488)
(Risposta scritta in data 21 luglio 2011.)
"Interrogazione Bruno - Uras - Salis in relazione alla violazione dell'ordine del giorno 22 dicembre 2010, n. 42 (Bruno - Diana Mario - Steri - Uras Vargiu - Sanna Giacomo - Cuccureddu - Cocco Daniele Secondo - Barracciu - Capelli - Lai - Locci - Porcu - Sabatini - Sanjust - Zedda Alessandra) sull'attuazione del nuovo articolo 8 dello Statuto speciale relativo alle entrate della Regione autonoma della Sardegna". (513)
(Risposta scritta in data 21 luglio 2011.)
Annunzio di interrogazioni
PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interrogazioni pervenute alla Presidenza.
DESSI', Segretario:
"Interrogazione Cossa, con richiesta di risposta scritta, sulla mobilità dei vigili del fuoco in Sardegna". (635)
"Interrogazione De Francisci, con richiesta di risposta scritta, sulla vertenza insorta fra i tassisti di Cagliari e i tassisti con licenza rilasciata dal Comune di Elmas, relativamente alle turnazioni da effettuare per il servizio presso l'aeroporto Mameli di Cagliari-Elmas". (636)
"Interrogazione Corda - Lotto - Solinas Antonio - Cocco Pietro, con richiesta di risposta scritta, sulla nomina del sig. Bachisio Molozzu nel consiglio d'amministrazione dell'Ente foreste". (637)
"Interrogazione Corda, con richiesta di risposta scritta, sui danni arrecati alle aziende agricole e all'ambiente dai recenti incendi che hanno devastato la Gallura e sulla necessità di adeguati risarcimenti". (638)
"Interrogazione Agus - Cuccu - Espa - Corda - Meloni Valerio - Porcu, con richiesta di risposta scritta, sul passaggio di dipendenti per effetto di trasferimento di attività del Centro di riabilitazione ad alta intensità S. Maria Assunta di Guspini". (639)
"Interrogazione Cocco Daniele Secondo - Salis - Mariani, con richiesta di risposta scritta, sui gravi problemi derivanti dal blocco imposto dalla ASL alla Tecno Pig di Bottidda". (640)
"Interrogazione Vargiu, con richiesta di risposta scritta, sui ritardi nelle verifiche di compatibilità ex articolo 8 ter del decreto legislativo n. 229 del 1999". (641)
"Interrogazione Dessì, con richiesta di risposta scritta, sulla situazione in cui versano i Lavoratori delle ditte in appalto per la conduzione e manutenzione degli impianti di depurazione per conto di Abbanoa Spa". (642)
"Interrogazione DESSÌ, con richiesta di risposta scritta, sul rischio di chiusura dello stabilimento di Piscinas della Società Sarda di Bentonite Srl". (643)
PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interpellanze pervenute alla Presidenza.
DESSI', Segretario:
"Interpellanza Zuncheddu - Uras - Ben Amara - Cugusi - Sechi sugli sfratti esecutivi in corso nella Provincia di Carbonia-Iglesias ai danni di famiglie di agricoltori-allevatori a seguito della messa all'asta delle proprie abitazioni e aziende da parte del tribunale". (247)
"Interpellanza Diana Giampaolo - Bruno - Agus - Barracciu - Cocco Pietro - Lotto - Manca - Meloni Valerio - Sanna Gian Valerio sull'esclusione dei dottorandi di ricerca delle Università di Cagliari e di Sassari, senza borsa di studio, che hanno concluso un percorso formativo post-lauream svolto interamente fuori dal territorio regionale, dalla possibilità di accedere alla partecipazione dell'avviso dei percorsi di rientro 2010/2011 del programma Master and Back presso gli organismi di ricerca". (248)
Annunzio di mozione
PRESIDENTE. Si dia annunzio della mozione pervenuta alla Presidenza.
DESSI', Segretario:
"Mozione Cossa - Piras - Vargiu - Steri - Salis - Sanna Giacomo - Diana Mario - Greco - Cuccu - Bruno - Agus - Lotto - Corda - Fois - Meloni Francesco - Mula - Soru - Artizzu - Sanna Matteo - Tocco - Floris Rosanna - Contu Felice - Pitea - Randazzo - Petrini - Pittalis - Sanjust - De Francisci - Ladu - Stochino - Amadu - Bardanzellu - Lai - Rodin - Zedda - Dessì - Cocco Pietro - Espa - Solinas Antonio - Barracciu - Meloni Marco - Sanna Gian Valerio - Meloni Valerio - Moriconi - Diana Giampaolo sulla richiesta di assegnazione al Comune di Gonnosfanadiga della medaglia d'oro al valor civile". (137)
PRESIDENTE. Considerati i numerosi consiglieri assenti, sospendo la seduta sino alle ore 9 e 45.
(La seduta, sospesa alle ore 9 e 37, viene ripresa alle ore 9 e 49.)
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Giacomo Sanna. Ne ha facoltà.
SANNA GIACOMO (P.S.d'Az.). Presidente, gli ultimi accadimenti credo rendano necessaria la presenza del presidente Cappellacci, perché la vicenda Tirrenia non è un qualcosa di insignificante e non può passare in secondo piano. E' un argomento di vitale importanza sul quale questo Consiglio diverse volte ha dibattuto e ha preso decisioni, per cui non vedo perché quest'Aula non possa ulteriormente dare il proprio contributo e venire a conoscenza dalla viva voce del Presidente di ciò che è accaduto e di quello che eventualmente la Regione sarda vorrà fare. Per noi è importante fare questo al più presto, possibilmente questo pomeriggio o domani mattina. Grazie, Presidente.
PRESIDENTE. Onorevole Sanna, trasferirò la sua richiesta al presidente Cappellacci e non appena avrò la sua disponibilità lo comunicherò ai Capigruppo per programmare l'eventuale intervento del Presidente della Regione.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge numero 299.
Dichiaro aperta la discussione generale. Poiché nessuno è iscritto a parlare, la dichiaro chiusa. Passiamo direttamente alla votazione finale della legge, essendo il relativo testo costituito da un solo articolo.
Onorevole Capelli, intende intervenire per dichiarazione di voto?
CAPELLI (Gruppo Misto). Non si vota il passaggio all'esame degli articoli?
PRESIDENTE. Si vota il passaggio all'esame degli articoli e poi direttamente la legge, essendo formata da un solo articolo.
CAPELLI (Gruppo Misto). Le chiedo cinque minuti di sospensione per poter presentare eventuali emendamenti prima del passaggio agli articoli.
PRESIDENTE. Sospendo i lavori per cinque minuti.
(La seduta, sospesa alle ore 9 e 52, viene ripresa alle ore 9 e 57.)
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Capelli per dichiarazione di voto sul passaggio all'esame degli articoli. Ne ha facoltà.
CAPELLI (Gruppo Misto). Presidente, considerati gli accordi che sono stati presi dai Capigruppo su questo testo di legge, arrivato in Aula in base all'articolo 102 del Regolamento, è ovvio che sto a quegli accordi e non presenterò emendamenti. Per quanto mi concerne gli emendamenti non erano riferiti strettamente all'articolo 1, ma riguardavano un argomento che credo avrebbe potuto interessare l'Aula in una discussione su un brevissimo articolo da aggiungere a questo testo, e cioè tre righe che costituiscono la norma per l'abrogazione delle province.
A mio avviso, un accordo tra le forze politiche che più volte hanno dichiarato di condividere questa linea, nonostante abbiano bocciato per due volte consecutive gli emendamenti al riguardo da me presentati durante l'esame della finanziaria, sarebbe stato un segnale importante per aprire, con le tre righe di un emendamento, una discussione sulle riforme troppo spesso annunciate e mai portate avanti. Sarebbe stato interessante interloquire con il Presidente, che già a ottobre dell'anno scorso aveva dichiarato che la Giunta si sarebbe attivata, o meglio lui si sarebbe attivato per portare all'attenzione dell'Aula la legge sull'abrogazione delle province. Credo che sia uno dei tanti annunci che ci hanno portato alla situazione che stiamo vivendo; è come trovarsi in un castello accerchiato dal popolo che contesta. Avrebbe dato, a mio avviso, maggiore significato non alla discussione del testo di legge in esame, sul quale siamo tutti d'accordo, ma alle dichiarazioni che troppo spesso si fanno a mezzo stampa, ma che non trovano poi concretezza nelle azioni legislative di quest'Aula.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Salis per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SALIS (I.d.V.). Signora Presidente, il Gruppo dell'Italia dei Valori voterà a favore del passaggio all'esame degli articoli e cercherà di utilizzare insieme agli altri Gruppi, possibilmente e auspicabilmente in posizione unitaria con il resto del Consiglio regionale, la possibilità che ci offre questa proposta di legge, quella cioè di fare un passo avanti sul tema delle riforme istituzionali e del riassetto delle istituzioni in Sardegna.
A questo riguardo noi pensiamo che le unioni di comuni possano svolgere un ruolo importante nel nuovo assetto istituzionale ed essere considerate l'ente locale che può portare al superamento delle province. Come i colleghi sanno, l'Italia dei Valori a livello nazionale ha fatto una battaglia per il superamento delle province e si predispone a presentare una proposta di legge popolare in quanto il Parlamento ha respinto la proposta di una riflessione sul ruolo, sull'importanza e sull'esistenza stessa delle province.
Annunciamo pertanto che il Gruppo dell'Italia dei Valori è disponibilissimo ad attivare da subito una riflessione in seno alla Commissione autonomia, visto che l'abbiamo incaricata di accelerare questo processo, ma annuncia che per agevolare questa riflessione presenterà oggi stesso, in concomitanza con la discussione della legge in esame, una proposta di legge per l'abrogazione delle province sarde.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Sechi per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SECHI (SEL-Comunisti-Indipendentistas). Dichiaro il voto favorevole a questa proposta di legge. Naturalmente non poteva che essere così, visto che è condivisa e sottoscritta dai Presidenti di tutti i Gruppi consiliari. Il tema sollevato dai colleghi che mi hanno preceduto, che è legato al tema delle riforme, di cui si è parlato in sedute precedenti e sul quale era stato avviato in prima Commissione un discorso che si è poi arenato, rimane un tema di grande attualità. Il dibattito intorno alla sopravvivenza o meglio alla soppressione delle province è sentito da molti, ma non si registra conseguentemente una posizione ferma per un riordino complessivo delle istituzioni in Sardegna e per la riforma degli enti. L'abbiamo forse affrontato in un momento poco opportuno, quando ci siamo occupati di questa vicenda, cioè prima delle ultime elezioni amministrative, quando naturalmente c'erano situazioni che condizionavano pesantemente le forze politiche e anche la scelta di ogni singolo consigliere. Dato, però, che ogni anno si presenterà puntualmente una scadenza elettorale, è opportuno occuparci responsabilmente di questo argomento.
Con questo provvedimento stiamo aggiustando il tiro rispetto a una precedente decisione e naturalmente anche il mio Gruppo condivide il sostegno ai piccoli comuni, quindi alla gran parte dei comuni sardi, ai quali è opportuno dedicare un'attenzione speciale, rimane tuttavia pendente il problema delle riforme complessive e credo sia dovere di tutte le forze politiche dare un segnale vero e concreto circa la volontà di occuparsene.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Dedoni per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
DEDONI (Riformatori Sardi). Dobbiamo registrare ancora una volta di essere in ritardo, cioè ci apprestiamo a sanare, con una leggina, una situazione che si è incancrenita e che ci avevano rappresentato i presidenti delle unioni di comuni che non si ritrovavano in un emendamento che surrettiziamente fu introdotto alla legge finanziaria, se non vado errato.
Il fatto è che la legislazione di riforma della Regione sarda è ancora inattuata; non si sa quale sia il punto centrale di riferimento. Colgo l'occasione per ricordare che manca uno Statuto di autonomia adeguato a questa Regione. Ricordo anche che la vendita della Tirrenia avvenuta ieri penalizza la nostra Isola nel peggiore dei modi, cioè non siamo all'altezza di poter avere una posizione di pari dignità di fronte allo Stato e di nuova attenzione nei confronti dell'Unione europea. Non siamo capaci di riorganizzare la struttura istituzionale della nostra Regione né per quanto riguarda il sistema autonomistico centrale né tanto meno per quanto riguarda il sistema autonomistico decentrato, quello che dovrebbe rappresentare le autonomie locali e territoriali. Siamo in forte ritardo, questa legge fa da tappabuchi, ma certamente non ha prospettive, non riesce a dare quello slancio di cui ha bisogno la nostra Regione sia al proprio interno che nei rapporti con l'esterno.
Su queste cose dovremmo meditare, compreso il fatto che oggettivamente abbiamo difficoltà a dare una risposta seria alle unioni di comuni. Va bene non considerarle sedi segretarili, va bene dare precisazioni sulla loro posizione giuridica, ma non si è ancora capaci di dire quali sono le funzioni del comune, quali sono le prospettive perché si arrivi a un'organicità di rapporti all'interno delle unioni. Pur tuttavia, per sanare questa situazione il nostro Gruppo ha fatto la sua parte, ma questo provvedimento non è certamente ciò che ci aspettiamo in ordine al più ampio discorso sull'autonomia che dovremo affrontare.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Cuccu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CUCCU (P.D.). Intervengo per dichiarare il mio voto favorevole a questa proposta di legge e per dire che comunque si sposta sempre l'attenzione rispetto al problema vero. E il problema vero delle unioni di comuni è la mancata attenzione da parte di questa Giunta regionale a questa forma di aggregazione di enti locali. Il problema vero è che mancano le risorse per esercitare le funzioni degli enti locali, delle unioni di comuni e delle gestioni associate. Mancano le risorse perché non c'è stata la volontà, durante la discussione del collegato alla finanziaria, di destinare a questo fine risorse apposite. E' stato tolto il 3 per cento al fondo unico per assegnarlo alle unioni di comuni, ma sappiamo bene che nessun comune destinerà quelle risorse alla gestione di funzioni associate e comunque questa legge è anche l'occasione per dimostrare quanta confusione ci sia in quest'Aula sul ruolo degli enti locali, sul ruolo delle unioni di comuni e sulla gestione dei problemi di area vasta e delle province. Ha ragione l'onorevole Sechi quando dice che bisogna ragionare sulla riorganizzazione del sistema; altra cosa è dire, come fa qualcuno in quest'Aula, che le unioni di comuni dovrebbero sostituirsi alle province. Nessuno infatti è ancora venuto qui a spiegarci quali costi si riducono con la riduzione o soppressione delle province; nessuno è venuto a spiegarci come le problematiche di area vasta, delle scuole, delle strade, dell'ambiente e quant'altro verrebbero gestite dalle unioni di comuni. Voglio vedere i sindaci, preoccupati ognuno del proprio campanile, ragionare di istituzioni scolastiche, di area vasta, di strade intercomunali e comunque di tutte quelle problematiche e competenze che abbiamo trasferito alle province con le leggi che abbiamo approvato nella passata legislatura.
Io penso che sia invece ragionevole affrontare in maniera seria e organica la riorganizzazione degli enti locali piuttosto che semplificare dicendo che le unioni di comuni possono sostituire le province, perché questo fatto dal punto di vista giuridico e organizzativo comporterà sicuramente un aggravio di costi e un peggioramento dei servizi per i cittadini.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Cuccureddu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Anch'io voterò a favore di questa legge che ritengo segni il punto più basso a cui è arrivato questo Consiglio regionale in sessant'anni di autonomia. Perché? Perché legiferare sotto ricatto è sempre antipatico, ma se dietro il ricatto c'è tensione sociale, ci sono i pastori che non riescono a sopravvivere e ci sono crisi industriali credo che tutti noi sentiamo il dovere di fare qualcosa. Non possiamo tuttavia modificare una legge solo perché qualche sindaco presidente di un'unione di comuni minaccia di dimettersi, o si dimette, per ottenere una normativa che in realtà non cambia nulla. Stiamo infatti producendo una legge del tutto inutile, come probabilmente era inutile quella precedente, nel senso che lo status giuridico delle associazioni di consorzi o di enti locali non ha nessun effetto pratico sulla funzionalità e sull'attività degli stessi. E' stata montata una polemica per dimostrare che tutti noi, me compreso evidentemente, siamo ricattabili, siamo nelle condizioni di votare all'unanimità una legge e di rimangiarcela, sempre all'unanimità, quindici giorni dopo.
Evidentemente anch'io faccio parte di questo contesto che getta discredito sull'autorevolezza della classe politica e getta ulteriore discredito sulla nostra capacità di interpretare i veri problemi della gente. Approviamo una legge che non serve a nulla, come probabilmente a nulla serviva quella precedente. Comunque il mio voto è favorevole.
PRESIDENTE. Onorevole Cuccureddu, il discredito sull'autorevolezza della classe politica e di questo Consiglio lo sta gettando lei con le sue dichiarazioni. Questo Consiglio regionale non ha mai agito sotto il ricatto di nessuno e tanto meno lo ha fatto in questa circostanza. Lei non si può ergere a interprete di una volontà politica comune e diffusa, per cui la invito a contenere le sue dichiarazioni.
Ha domandato di parlare il consigliere Giampaolo Diana per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Presidente, anch'io intervengo per esprimere il voto favorevole a questa proposta di legge. Non entro nel merito della proposta, lo ha già fatto il collega Cuccu, e quella da lui espressa è la posizione del P.D., però voglio soffermarmi un attimo sul richiamo che è stato fatto da alcuni colleghi della maggioranza relativamente alle riforme.
E' dall'inizio della legislatura che noi stiamo sollecitando la Giunta e la maggioranza ad avviare concretamente una stagione di riforme. Sono trascorsi quasi due anni e mezzo del mandato di questa legislatura e ancora non si intravede uno straccio di proposta della maggioranza e tanto meno della Giunta. Mi appello anche alla Presidenza del Consiglio, per la parte che può svolgere - che non è tanta, me ne rendo conto -, se non altro per sollecitare le Commissioni competenti, in particolare la prima, affinché in assenza di proposte della maggioranza e della Giunta, affrontino direttamente il tema delle riforme. Ma insomma abbiamo perso più di una settimana per discutere il disegno di legge numero 71, che sembrava chissà quale importante progetto e alla fine è risultato essere quello che tutti abbiamo avuto modo di constatare. Bisogna uscire da una condizione in cui si agita il tema delle riforme, senza che chi ne ha la responsabilità, e cioè la Giunta innanzitutto e la maggioranza, metta il Consiglio nelle condizioni di affrontare concretamente il tema delle riforme. Allora se la Giunta non è in grado e se la maggioranza non ha una proposta, io non credo che possano essere surrogate, ma certamente può svolgere un ruolo al riguardo la prima Commissione, che mi pare avesse già iniziato i lavori sulla legge statutaria, che poi si sono impantanati.
Potremmo sollecitare, per esempio, la Presidenza della prima Commissione ad avviare, per la parte a cui è deputata, una serie di consultazioni con le autonomie locali e le parti sociali per iniziare a maturare un'idea concreta di riforma vera innanzitutto della legge statutaria e dello Statuto. Dobbiamo però uscire, ripeto, da questa situazione in cui si agitano le riforme come strumento di battaglia politica, ma poi il Consiglio non viene messo nelle condizioni di poter intervenire su un tema di straordinaria importanza per il presente e il futuro della nostra regione.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Agus per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
AGUS (P.D.). Signora Presidente, signori Assessori, onorevoli colleghe e colleghi, voterò a favore di questa proposta di legge, che peraltro puntualizza anche lo spirito con il quale la Commissione aveva fatto quella scelta, che non era quello di penalizzare le unioni di comuni, bensì di ribadire che in questa Regione era ed è in atto una riforma istituzionale, avviata dalla Giunta Soru, che prevede il mantenimento delle province, eliminando così comunità montane, consorzi industriali e tutte quelle forme di aggregazione che ancora persistono. Questa operazione non si è ancora compiuta, diciamo così.
Per rasserenare gli animi degli enti locali, impegnati sul fronte dei servizi comuni (era questo lo spirito della legge), credo che la precisazione che è stata fatta sia utile per ribadire che non si intendeva sminuire nessuno con l'appellativo "associazioni di comuni". Se andiamo a vedere, infatti, tra le unioni di comuni ce ne sono alcune che si chiamano, per esempio, "Comunità collinare di…" oppure "Unione Media Val Cavallina". Credo che questo fatto sia determinato dallo Statuto (in base al quale la denominazione dell'unione può essere diversificata) che sostanzialmente fa riferimento al decreto legislativo numero 267, come per altri enti locali non previsti dalla Costituzione, ma dalla legislazione ordinaria. Quindi non si volevano penalizzare le unioni di comuni, certo è che sarà difficile finanziarle.
Nel merito delle riforme spero che si apra un dibattito, perché l'abolizione delle province è un concetto che oggi viene da più parti cavalcato, ma ricordo che in Sardegna ci sono province "regionali", vale a dire istituite dalla Regione Sardegna, e province istituite dallo Stato, che quindi possono essere abolite solo dallo Stato. Varrebbe forse la pena soffermarsi a fare una disamina delle funzioni trasferite dalla Regione alle province, agli enti intermedi, per costituire una Regione molto più snella, che sia organo di pianificazione regionale e organo legislativo in tutti i sensi, e quindi prevedere per gli organismi intermedi lo svolgimento di funzioni oggi detenute pienamente la Regione con non poche difficoltà. Bene faremmo ad affrontare questo tema e prendiamo lo spunto della discussione odierna per augurarci che questa fase possa essere presto avviata.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Steri per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
STERI (U.D.C.-FLI). Presidente, il voto mio e del mio Gruppo è ovviamente favorevole. Condivido in pieno i rilievi che lei ha appena fatto in relazione all'intervento dell'onorevole Cuccureddu. Ritengo che in quest'Aula nessuno parli, voti o agisca sotto ricatto. Nessuno intende compromettere l'autorevolezza di questo Consiglio.
Nella circostanza il fatto che interveniamo nuovamente su una norma approvata un mese fa può indurre a conclusioni differenti. Del resto proprio la settimana scorsa abbiamo approvato la norma sul FITQ, ma sappiamo bene che a un esame più approfondito quella norma è risultata sbagliata e dovremo modificarla al più presto. Spesso reintervenire prontamente, quando ci si accorge di non aver affrontato un problema a trecentosessanta gradi, è segno di intelligenza.
Ora, il fatto che numerosi sindaci abbiano fatto valere con forza la loro posizione non incide certo sulla libertà decisionale di questo Consiglio. Stiamo discutendo una leggina che anche per le modalità con cui è arrivata in Aula limita l'esame a uno specifico settore. Abbiamo preso atto di quanto ci è stato rappresentato con forza e abbiamo ritenuto di condividere in parte i rilievi e di dover intervenire per quanto riguarda le piante organiche e altri aspetti.
Questo è il nostro compito, così facendo diamo autorevolezza al Consiglio perché dimostriamo di essere sempre pronti a tornare sulle nostre decisioni quando ci accorgiamo di aver sbagliato. Grazie.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Pittalis per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
PITTALIS (P.d.L.). Trattandosi di una proposta di legge che reca anche la firma del suo Capogruppo, il P.d.L. voterà a favore. Mi preme soltanto evidenziare un aspetto, che considererei positivo, che a onor del vero va a vantaggio del ruolo e della funzione di questo Consiglio, e cioè rispetto a una forte criticità che è stata manifestata non solo dai rappresentanti delle unioni e dalle loro associazioni, ma anche dall'Assessore regionale degli enti locali, dalla direzione generale dell'area legale e, da ultimo, anche dalla Corte dei conti, che ha evidenziato l'evidente sfasatura tra il quadro ordinamentale fissato per le unioni a livello nazionale e la realtà sarda, la proposta di legge ha il merito di superare delle difficoltà interpretative in relazione alla forte incertezza giuridica sullo status normativo delle unioni di comuni che, in un certo qual modo, ne paralizzava l'attività.
Ecco perché riteniamo che sia stato davvero rispondente al buon senso portare in Aula, in termini anche celeri, questa proposta di legge che dovrebbe dissipare gli aspetti interpretativi che la precedente formulazione ha determinato, con l'auspicio che si vada a una riforma più complessiva del sistema dell'ordinamento degli enti locali. La prima Commissione per la verità sta lavorando, compatibilmente con i lavori dell'Aula e, debbo dire, anche con un grande contributo da parte delle forze di opposizione, alla riscrittura della legge statutaria e ci auguriamo che possa essere completata quanto prima l'istruttoria che si sta facendo in relazione a questa legge e anche all'impianto dello Statuto. A maggior ragione questa norma interpretativa che va nella direzione giusta è dettata dal buonsenso e non può che trovare il nostro voto favorevole.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Antonio Solinas per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SOLINAS ANTONIO (P.D.). Signora Presidente, intendo esprimere, come ha già detto qualche collega che mi ha preceduto, il voto favorevole mio e del mio Gruppo. Come ha detto il collega Steri, rivedere le proprie decisioni può essere considerato solo un fatto positivo. Se ci si rende conto di aver commesso un errore è sempre preferibile porvi rimedio appena possibile.
Il mio voto è favorevole, e non certo perché mi senta ricattato da chicchessia, non lo sono mai stato né mai lo sarò, e invito il collega Cuccureddu a non farsi ricattare, perché ci sono altri modi per svolgere la propria funzione. Lui ha parlato di voto unanime sulla legge precedente, ma non è proprio così dal momento che qualcuno ha preferito non votarla. Credo che la scelta fatta nella passata legislatura di costituire le unioni di comuni anche in Sardegna sia stata giusta, lungimirante e intelligente e vada difesa anche e soprattutto per il fatto che il ruolo che prima veniva svolto dalle comunità montane oggi viene svolto dalle unioni di comuni nelle aree più interne della Sardegna, dove i comuni sono piccoli o piccolissimi e difficilmente riuscirebbero a gestire singolarmente i servizi che adesso svolgono in forma associata.
Con questa norma si pone rimedio anche a qualche discrepanza che si stava verificando per esempio per quanto riguarda i consorzi di segreteria. Dal punto di vista politico non possiamo non rilevare il fatto che, per la prima volta dalla data della loro costituzione, nella finanziaria 2011 alle unioni di comuni non è stato trasferito neanche un euro, nonostante come Gruppo del centrosinistra più volte, attraverso nostri emendamenti, abbiamo cercato di porre rimedio a questo fatto. Non solo non trasferite risorse alle unioni di comuni, ma costringete i comuni che già sono in fase di consuntivo dell'attività svolta quest'anno a modificare i propri bilanci per trasferire alle unioni quel 3 per cento del fondo unico che con il collegato li avete costretti a destinare loro. Credo che anche questa sia una cosa che questo Consiglio debba rivedere, perché i singoli comuni hanno già fatto salti mortali per portare il proprio bilancio in pareggio. Con la riduzione delle risorse del 3 per cento li mettiamo solo in ulteriore difficoltà.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Amadu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
AMADU (P.d.L.). Signora Presidente, colleghe e colleghi, anch'io esprimo la mia valutazione positiva in riferimento al fatto che le unioni di comuni vengano definite enti locali. La mia perplessità, che esterno in questo momento ai firmatari della proposta di legge, è relativa a un aspetto che andrebbe chiarito, perché da un lato si dice che le unioni non possono costituire proprie piante organiche, dall'altro il comma 5 quater afferma che le piante organiche in essere all'entrata in vigore della presente legge restano in vigore fino a esaurimento. Non so se stiamo parlando dello stesso tema oppure se quest'ultimo comma si riferisca a un altro aspetto. Quindi occorre chiarire se ci sono piante organiche oppure no.
In secondo luogo, temo che se il testo della norma rimane così alimenteremo il precariato e soprattutto il clientelismo, perché stiamo parlando della possibilità di ricorrere a professionalità non esistenti nelle dotazioni organiche dei comuni e di stipulare apposite convenzioni. La normativa vigente stabilisce che il conferimento alle unioni di comuni avviene per funzioni svolte dagli stessi comuni, per cui se le unioni si occupano di funzioni che già vengono svolte dai comuni mi riesce difficile pensare che i comuni non abbiano nelle loro piante organiche, dai dirigenti al personale amministrativo e tecnico, figure in grado di provvedere all'attuazione di progetti che altro non sono che un organico programma che coinvolge più comuni.
Non penso che si parli di questioni spaziali, per cui non occorre un ingegnere spaziale per trattare problemi che riguardano più comuni. Richiamo l'attenzione dei colleghi su questo aspetto perché non vorrei che fra qualche tempo quest'Aula fosse chiamata a stabilizzare personale assunto in modo clientelare e al di fuori di qualsiasi criterio di equità. Nei giorni scorsi è stata fatta una battaglia in quest'Aula contro la possibilità di superare il precariato, e oggi lo vogliamo alimentare?
Io voterò in piena e assoluta libertà, ma voglio che sia chiarito dai proponenti e dall'Aula se questi aspetti sono normali oppure rientrano in una situazione di anormalità. Grazie.
PRESIDENTE. Onorevole Amadu, il senso della norma è quello di impedire ulteriori assunzioni, per cui coloro i quali sono stati già assunti dalle unioni di comuni rimangono in pianta organica, ma in questo modo si bloccano ulteriori assunzioni.
Ha domandato di parlare il consigliere Mario Diana per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
DIANA MARIO (P.d.L.). Signora Presidente, intervengo per ribadire alcuni concetti che probabilmente sono sfuggiti. Ribadisco che non c'è stato nessun tipo di forzatura da parte dei sindaci, con i quali invece c'è stata una leale collaborazione. Questo testo di legge è all'esame di quest'Aula per accordo unanime di tutti i Capigruppo, quindi non c'è stata nessuna forzatura da parte dei sindaci, c'è stata semmai la volontà dei colleghi di far sì che questa legge arrivasse in Aula.
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Diana. Colleghi, vorrei capire se chi interviene deve stare zitto per consentire ai consiglieri di continuare a conversare o di parlare al telefono! Se l'onorevole Diana disturba, sospendiamo i lavori così ognuno potrà fare quello che vuole!
Prego, onorevole Diana.
DIANA MARIO (P.d.L.). Spero di non disturbare! Voglio puntualizzare un aspetto che, ripeto, forse è sfuggito. E' vero che siamo tornati su una norma sulla quale avevamo già operato qualche settimana fa. L'abbiamo fatto due volte, come ha ricordato il collega Steri, e cioè per le unioni di comuni e per il FITQ. Se stiamo sistemando una partita come questa lo dobbiamo al fatto che probabilmente abbiamo sbagliato prima, ma forse è stato un bene sbagliare, perché in questo articolo di legge sono state definite alcune questioni che non erano state definite prima: per esempio la questione dei segretari, la questione delle piante organiche e quella delle assunzioni. I contratti atipici non possono in nessun caso essere trasformati in contratti di lavoro a tempo indeterminato, noi lo abbiamo puntualizzato e quindi abbiamo dato certezza a questa norma.
Relativamente al FITQ, visto che se n'è parlato, meno male che abbiamo approvato quella norma, perché da quella norma è nata una discussione con le forze sindacali e tra le forze politiche, e quando affronteremo questa materia potremo parlare con cognizione di causa. Se non avessimo affrontato il tema del FITQ non ci troveremmo certamente nella condizione di poter operare. Abbiamo sbagliato? Probabilmente sì. Abbiamo fatto una forzatura con il FITQ? Io sono felice di averla fatta perché sono sicuro che con la norma che approveremo in Aula troveremo la soluzione ai numerosissimi problemi che riguardano l'Amministrazione regionale, i suoi dipendenti e la politica in generale.
Il nostro voto è già stato annunciato dal vicecapogruppo vicario e naturalmente lo confermo, perché sono estremamente convinto della bontà di questa legge.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare l'Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica. Ne ha facoltà.
RASSU (P.d.L.), Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica. Presidente, intervengo stimolato dall'intervento di qualche collega per precisare alcune cose.
L'articolo 2 della legge numero 10 del 2011, che ha modificato l'articolo 3 della legge numero 12 del 2 agosto 2005, sotto il profilo pubblicistico di fatto inquadra un punto nodale delle associazioni di comuni. Se parliamo di associazioni sotto il profilo pubblicistico, le uniche associazioni di enti locali sono quelle riconosciute dalla legge, cioè l'ANCI, l'UNCEM, l'AICCRE, l'ASEL e altre; sotto l'aspetto privatistico le associazioni sono regolamentate dal Codice civile, che distingue tra associazioni, fondazioni, comitati e quant'altro, che però niente hanno a che vedere con le associazioni di comuni.
La normativa regionale testé modificata si discosta dal dettato normativo del Testo unico degli enti locali in quanto definisce le unioni di comuni enti locali, e non associazioni. Da qui l'inconciliabilità della legge, sulla quale erano state espresse forti perplessità dal nostro ufficio legale e anche, come ha testé richiamato il collega Pittalis, dalla Corte dei conti, in quanto creava non solo sfasature e confusione, ma anche gravi ritardi, se non il blocco di tante attività svolte dalle unioni di comuni. Ritengo che la proposta di legge all'esame dell'Aula, su cui la Giunta esprime parere favorevole, faccia chiarezza sotto questo aspetto, proprio perché l'articolo 1 riconosce le unioni di comuni come enti locali, norma sullo status dei segretari, precisando che le unioni non possono essere sedi segretarili, e sul personale.
Devo precisare, onorevole Diana, che la Giunta non è stata inerte in quanto ha presentato per ben tre volte, prima alla finanziaria, poi al disegno di legge ad essa collegato e infine al disegno di legge numero 71, emendamenti volti a dare alle unioni di comuni la personalità giuridica di enti locali, ma per un accordo dei Capigruppo gli emendamenti sono stati ogni volta ritirati. La Giunta è assolutamente d'accordo su questa nuova formulazione in quanto rispecchia un'esigenza rappresentata da tutti i presidenti delle unioni di comuni e delle associazioni degli enti locali. Grazie.
PRESIDENTE. Procediamo alla votazione del passaggio all'esame degli articoli.
Ha domandato di parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.
SALIS (I.d.V.). Chiedo la votazione nominale.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, del passaggio all'esame degli articoli.
(Segue la votazione)
Prendo atto che la consigliera Zuncheddu e il consigliere Vargiu hanno votato a favore e che il consigliere Ben Amara si è astenuto.
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Amadu - Barracciu - Biancareddu - Bruno - Capelli - Cappai - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Contu Mariano - Corda - Cossa - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - Cugusi - Dedoni - Dessì - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Rosanna - Fois - Gallus - Greco - Ladu - Lai - Locci - Lotto - Maninchedda - Meloni Francesco - Meloni Valerio - Moriconi - Mula - Obinu - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Planetta - Porcu - Randazzo - Rassu - Rodin - Sabatini - Salis - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Sechi - Solinas Antonio - Solinas Christian - Steri - Stochino - Tocco - Vargiu - Zedda - Zuncheddu.
Si sono astenuti: la Presidente Lombardo - Ben Amara - Campus.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 62
votanti 59
astenuti 3
maggioranza 30
favorevoli 59
(Il Consiglio approva).
Passiamo all'esame dell'articolo 1.
(Si riporta di seguito il testo dell'articolo 1:
Art. 1
Modifiche all'articolo 3 della legge regionale 2 agosto 2005, n. 12 (Norme per le unioni di comuni e le comunità montane)
1. All'articolo 3 della legge regionale 2 agosto 2005, n. 12 (Norme per le unioni di comuni e le comunità montane. Ambiti adeguati per l'esercizio associato di funzioni. Misure di sostegno per i piccoli comuni), come modificato dall'articolo 2, comma 3, della legge regionale 18 marzo 2011, n. 10 (Disposizioni urgenti in materia di enti locali), sono apportate le seguenti modifiche:
a) il comma 1 è così sostituito:
"1. La personalità giuridica delle unioni di comuni è quella di ente locale. Le unioni sono costituite da due o più comuni di norma contermini con lo scopo di esercitare congiuntamente una pluralità di funzioni o servizi di loro competenza. Esercitano le funzioni ad esse attribuite dalla legge o dai comuni che ne fanno parte.";
b) dopo il comma 5 sono inseriti i seguenti:
"5 bis. Le unioni dei comuni non costituiscono sedi segretarili.
5 ter. Le unioni dei comuni svolgono le funzioni ad esse attribuite col personale di cui al comma 5 quater e con quello messo a disposizione dai comuni associati, attraverso il coordinamento, la cooperazione e l'integrazione delle strutture organizzative dei comuni che ne fanno parte. Le unioni non possono costituire proprie piante organiche. Qualora per la realizzazione dei compiti ad esse affidati sia necessario ricorrere a professionalità non esistenti nelle dotazioni organiche dei comuni che ne fanno parte, possono stipulare convenzioni a progetto o a termine per un numero massimo di cinque unità. Le convenzioni non danno diritto in alcun modo alla trasformazione in rapporto di lavoro a tempo indeterminato.
5 quater. Le piante organiche in essere all'entrata in vigore della presente legge restano in vigore ad esaurimento.".)
PRESIDENTE. Poiché nessuno è iscritto a parlare, passiamo direttamente alla votazione finale della legge.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, della proposta di legge numero 299.
(Segue la votazione)
Prendo atto che il consigliere Petrini ha votato a favore.
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Barracciu - Biancareddu - Bruno - Capelli - Cappai - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Contu Mariano - Corda - Cossa - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - Cugusi - Dedoni - Dessì - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Rosanna - Fois - Gallus - Greco - Ladu - Lai - Locci - Lotto - Maninchedda - Meloni Francesco - Meloni Valerio - Moriconi - Mula - Obinu - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Planetta - Porcu - Rassu - Rodin - Sabatini - Salis - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Sechi - Solinas Antonio - Solinas Christian - Steri - Stochino - Tocco - Vargiu - Zedda - Zuncheddu.
Si sono astenuti: la Presidente Lombardo - Amadu - Ben Amara - Campus - Randazzo.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 62
votanti 57
astenuti 5
maggioranza 29
favorevoli 57
(Il Consiglio approva).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge numero 300.
Dichiaro aperta la discussione generale.
Poiché nessuno è iscritto a parlare, la dichiaro chiusa. Passiamo alla votazione del passaggio all'esame degli articoli.
Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Chiedo il voto segreto.
PRESIDENTE. Indico la votazione a scrutinio segreto, con procedimento elettronico, del passaggio all'esame degli articoli.
(Segue la votazione)
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 62
votanti 61
astenuti 1
maggioranza 32
favorevoli 31
contrari 30
(Il Consiglio non approva).
(Hanno preso parte alla votazione i consiglieri: Agus - Amadu - Barracciu - Ben Amara - Biancareddu - Bruno - Campus - Capelli - Cappai - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Contu Mariano - Corda - Cossa - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - Cugusi - Dedoni - Dessì - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Rosanna - Fois - Gallus - Greco - Ladu - Lai - Locci - Maninchedda - Meloni Francesco - Meloni Valerio - Moriconi - Mula - Obinu - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Planetta - Porcu - Randazzo - Rassu - Rodin - Sabatini - Salis - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Sanna Paolo - Sechi - Solinas Antonio - Solinas Christian - Steri - Stochino - Tocco - Vargiu - Zedda - Zuncheddu.
Si è astenuta la Presidente Lombardo.)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione numero 134.
(Si riporta di seguito il testo della mozione:
Il Consiglio regionale
PRESO ATTO del dibattito sviluppatosi in occasione della discussione della mozione n. 132 sulla grave crisi sociale, economica e ambientale dei territori di Perdasdefogu e di San Lorenzo (Villaputzu), in cui sono emerse problematiche politiche, sociali, economiche sanitarie e ambientali non circoscrivibili alla situazione dei territori a ridosso del Poligono militare di Quirra, ma più in generale a tutto il territorio sardo dove si registra una presenza militare qualitativamente e quantitativamente superiore a quella delle altre regioni italiane con oltre 35 mila ettari sottoposti a vincolo e con l'80 per cento dell'attività complessiva di poligono svolta nei poligoni sardi di Salto di Quirra-Capo San Lorenzo, Capo Teulada, Capo Frasca;
VALUTATO che l'eccessivo peso della presenza militare e dei vincoli ad essa connessi, oltre che necessitare di costante monitoraggio ambientale per prevenire l'insorgere di possibili implicazioni per la salute delle popolazioni e degli animali, contrasta con le esigenze di un equilibrato sviluppo della società e dell'economia sarda fondato sui valori della sostenibilità ambientale e della tutela attiva del patrimonio naturale;
CONSIDERATO che il percorso attuativo del federalismo fiscale deve diventare occasione per un riequilibrio, tra i 35 mila ettari di servitù militari della Sardegna e i l6 mila del resto d'Italia, del gravame militare sopportato dalla Sardegna da oltre cinquant'anni senza che siano stati mai compiutamente affrontati i problemi di armonizzazione fra le esigenze di governo del territorio e di sviluppo economico e sociale, con le esigenze della difesa nazionale;
PRESO ATTO della documentazione ufficiale raccolta da diverse commissioni pubbliche, che evidenzia gravi rischi ambientali connessi alle predette attività di poligono e della necessità di bonifica dei vasti territori compromessi da inquinamento per attività di sperimentazione ed esercitazioni militari;
CONSIDERATA:
- la necessità di sospendere in ogni parte del territorio sardo le esercitazioni militari anche nel rispetto del principio di precauzione, norma in materia di sicurezza ambientale contemplata dal diritto internazionale che afferma che "ove vi siano minacce di danno serio o irreversibile, l'assenza di certezze scientifiche non dev'essere usata come ragione per impedire che si adottino misure di prevenzione dei fenomeni di degrado ambientale";
- la necessità comunque di provvedere ad interventi urgenti di sostegno finanziario a favore dei territori e delle popolazioni interessate dalla presenza dei poligoni militari, al fine della costruzione di condizioni favorevoli allo sviluppo di iniziative ed attività economiche di pace,
dichiara
la Sardegna terra di amicizia e di pace tra i popoli e terra denuclearizzata, anche nel rispetto della univoca reiterata volontà popolare espressa nel corso delle recenti consultazioni referendarie,
impegna il Presidente della Regione e la Giunta regionale
1) ad adottare ogni utile iniziativa, anche politico istituzionale, atta a sospendere in via cautelativa ogni attività di poligono e sperimentazione militare in tutto il territorio sardo;
2) ad aprire con immediatezza il confronto con lo Stato per il progressivo processo di riduzione e dismissione dei poligoni presenti nel territorio sardo sia per superficie di terra, di aria e di mare impegnata che per numero di esercitazioni svolte e in pari tempo concordare stanziamenti, protocolli e specifici interventi di bonifica del territorio compromesso da inquinamento per attività militare, di sperimentazione di armamenti e munizionamenti da guerra;
3) a costituirsi in giudizio, in eventuale processo per disastro ambientale, a difesa dei diritti e degli interessi delle popolazioni colpite;
4) a garantire da parte della Regione i finanziamenti necessari ed urgenti, a titolo esclusivamente anticipatorio degli stanziamenti dovuti dallo Stato, al fine di far fronte alle emergenze socio-economiche dei territori interessati dai gravami militari predetti e dagli eventuali connessi processi di progressiva dismissione degli stessi;
5) ad avviare un monitoraggio ambientale e sanitario trasparente con la partecipazione anche delle università sarde, di esperti del settore, degli attori istituzionali, sociali ed economici dei territori coinvolti e dell'associazionismo di tutela degli interessi diffusi;
6) ad avviare, previa partecipazione finanziaria diretta da parte dello Stato e programmazione condivisa con gli enti locali, con il coinvolgimento del sistema imprenditoriale regionale e locale, ogni necessario intervento di bonifica e di rinaturalizzazione del territorio e degli spazi marini compromessi;
7) a promuovere quanto prima la valutazione con metodo controfattuale dell'impatto socio-economico delle servitù militari nei comuni della Sardegna prevista all'articolo 5, comma 4, della legge regionale 24 giugno 2011, finalizzata all'ottenimento dallo Stato di risorse perequative nell'ambito del tavolo Stato-Regione sull'attuazione del federalismo fiscale;
8) a garantire sul sito ufficiale della Regione la massima trasparenza informativa inerente ogni tipo di misura, azione od intervento posto in essere per il raggiungimento degli obiettivi sopra indicati.)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione. Uno dei presentatori della mozione ha facoltà di illustrarla.
ZUNCHEDDU (SEL-Comunisti-Indipendentistas). In seguito ai dibattiti svolti in Aula in diverse occasioni sul tema oggetto di questa mozione, siamo arrivati alla conclusione che, alla luce dei gravi danni riscontrati nei territori interessati dalle servitù militari e in tutto il territorio sardo a livello di terra, di mare e di aria, danni ormai accertati da una ricca documentazione ufficiale che ha evidenziato rischi ambientali e sanitari e un problema enorme, quello della mancata bonifica di questi territori (attualmente tali danni sono stati verificati e confermati dalle indagini della magistratura), si pone l'esigenza, anche in base al principio di precauzione contemplato dal diritto internazionale, di sospendere urgentemente tutte le esercitazioni militari nel territorio della Sardegna. Questo principio praticamente afferma che ove vi siano minacce di danno serio o irreversibile l'assenza di certezze scientifiche non deve essere usata come ragione per impedire che si adottino misure di prevenzione dei fenomeni di degrado ambientale.
Vi è quindi la necessità di prevedere interventi finanziari urgenti a sostegno delle popolazioni gravemente interessate, soprattutto in questo periodo dopo la disposizione della magistratura di allontanare dai territori del Salto di Quirra i pastori, quindi gli allevatori e i loro allevamenti. Questo chiaramente determina una ripercussione gravissima sulle economie tradizionali locali, di fronte alla quale la Regione è assolutamente chiamata a intervenire chiaramente con un sostegno finanziario a titolo anticipatorio a favore dell'economia di questi territori, ci teniamo molto a sottolinearlo, perché è compito dello Stato italiano, in particolare del Ministero della difesa, assumersi la responsabilità di sostenere le economie danneggiate proprio dall'intervento militare.
Si pone pertanto un problema importante, che è quello di aprire una vertenza contro lo Stato italiano per i danni prodotti in cinquant'anni di uso del nostro territorio; uso che è stato particolarmente violento. Come sappiamo, in cinquant'anni diversi Stati, diverse industrie belliche, diversi privati sono venuti in Sardegna per sperimentare armamentari da guerra all'interno dei poligoni militari e per distruggere tutto quello che era avanzato, proprio per quanto riguarda le armi, alla fine della guerra fredda. Come ben sappiamo le esercitazioni sono continuate anche dopo, per cui noi chiediamo che si apra una vertenza contro lo Stato italiano affinché si assuma la responsabilità della cessazione delle esercitazioni e della chiusura dei poligoni militari. Automaticamente chiediamo che tutti i territori interessati siano sottoposti a interventi di bonifica ambientale, con un processo di rinaturalizzazione territoriale.
Chiediamo inoltre un monitoraggio sanitario serio e trasparente, al contrario dei soliti monitoraggi condotti in questi anni. In diverse occasioni abbiamo persino visto che praticamente la Difesa, che era deputata a portare avanti le indagini sanitarie, era contemporaneamente controllore e controllato.
Chiediamo, fra l'altro, alla luce di quanto sta avvenendo in questo periodo ai danni dei pastori di Quirra, la convocazione del Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica e quindi anche di rappresentanti dell'università, delle ASL, dei comitati dei cittadini e di esperti del settore (chiaramente riconosciuti dalla comunità) perché valutino la situazione economica di quel territorio proprio a seguito dei provvedimenti adottati dalla magistratura. Grazie.
PRESIDENTE. Ricordo che i consiglieri che intendono prendere la parola devono iscriversi non oltre la conclusione del primo intervento. Il tempo ha disposizione è di dieci minuti.
E' iscritto a parlare il consigliere Planetta. Ne ha facoltà.
PLANETTA (P.S.d'Az.). Signora Presidente, signori Assessori, colleghe e colleghi consiglieri, voglio subito dire in tutta franchezza che ho avuto l'impressione, come credo l'abbiano avuta tutti, di assistere a un film visto e rivisto. E' come se ci si accorgesse solo oggi, con tardiva e sospetta presa di coscienza, che i demani, le servitù militari, i poligoni militari, davvero insostenibili e vergognosi sotto ogni profilo, sono l'ennesima emergenza che ci riguarda e non invece un appesantimento che ha arrecato nel tempo danni irreparabili alla salute dei cittadini, all'economia, all'ambiente, al nostro tessuto sociale e al nostro territorio.
Noi tutti siamo impegnati a sollecitare il Presidente della Regione e la Giunta ad attivarsi fattivamente per lo smantellamento progressivo delle servitù militari in Sardegna. Insomma noi del Partito Sardo d'Azione lo abbiamo sempre detto e lo ribadiamo: mai più esercitazioni in presenza di così forti indizi di danni sanitari, di un numero assolutamente eccessivo di tumori (soprattutto linfomi e leucemie), ma anche di malformazioni nei bambini e nei feti degli animali; mai più servitù militari e mai più la Sardegna in posizione passiva e di quasi totale subordinazione nei confronti del Governo italiano di turno.
Ma voglio aggiungere una considerazione rispetto a quello che tutti noi ben sappiamo, che può sembrare perfino banale e scontata nella sua evidenza. Mi riferisco al doppio senso dell'espressione "servitù" usata furbescamente per troppo tempo per bypassare l'enorme surplus del demanio adibito a poligono, per raggirare sistematicamente il nostro popolo sardo. In ambito ufficiale l'espressione servitù militare non è infatti mai usata come sinonimo di sudditanza, ma ha un solo significato: limitazione, peso imposto sopra un fondo per l'utilità di un altro fondo appartenente a diverso proprietario, cioè al demanio militare. Ebbene, in Sardegna le servitù militari sono un aspetto tutt'altro che secondario della penalizzazione militare. Esse consistono in limitazioni imposte ai proprietari di terreni motivate dall'esigenza di proteggere installazioni, attività del demanio militare e teoricamente anche la popolazione; si configurano prevalentemente come fasce di sicurezza e aree di rispetto e interessano circa 12 mila ettari.
Ma il reale problema della Sardegna è il demanio militare adibito a poligoni permanenti. In Italia il demanio militare ammonta a circa 40 mila ettari, il 60 per cento dei quali, ovvero 24 mila ettari, è concentrato in Sardegna, lo dobbiamo ricordare. Il 95 per cento di questi 24 mila ettari, più precisamente 21.316 ettari, è occupato da tre poligoni permanenti terrestri, aerei e navali: Poligono Interforze Salto di Quirra (10.700 ettari), Capo Teulada (7.200 ettari) e Capo frasca (1.416 ettari). I poligoni permanenti sono le aree del demanio dove si svolgono le attività più devastanti, a più alto rischio e maggiore impatto ambientale, e le esercitazioni a fuoco in cui viene impiegato munizionamento da guerra. Si prolungano in mare e in cielo nelle zone interdette o dichiarate pericolose alla navigazione aerea e marittima, tutte zone adibite a esercitazioni e combattimenti aerei e navali. Una sola di queste quattro zone cielo/mare collegate al Poligono Interforze Salto di Quirra si estende per migliaia e migliaia di ettari su una superficie che supera quella dell'intera Sardegna, mentre il mare annesso al Poligono di Capo Teulada si estende solo - si fa per dire - per 750 chilometri quadrati.
Nella presente mozione ci si riferisce al percorso attuativo del federalismo fiscale anche quale occasione per un riequilibrio tra i 35 mila ettari di servitù militari della Sardegna e i 16 mila del resto dell'Italia. Questo mi ricorda vagamente il principio dell'allineamento in percentuale alla media delle regioni, sulla base dell'intesa Soru-Parisi, che pareva essere enunciato per liberare la Sardegna dai 21 mila 316 ettari di surplus occupati dai tre poligoni da smantellare: Capo Teulada, Capo Frasca e Salto di Quirra. Voglio ricordare a tutti che il precedente Governo vedeva insediarsi al Ministero della difesa un autorevole parlamentare sardo eletto in Sardegna, l'onorevole Arturo Parisi, e nel ruolo di sottosegretario un altrettanto autorevole rappresentante politico sardo, l'onorevole Emidio Casula. Ebbene, proprio il ministro Parisi metteva in chiaro, nero su bianco, in una lettera indirizzata all'allora presidente Soru, l'esigenza basilare del suo dicastero, non lasciando margini ad allusioni o dubbi interpretativi. Rimarcava, infatti, che l'addestramento avanzato può svolgersi solo nei poligoni permanenti, che opportunamente evitava di nominare, ma che classificava di vitale importanza, e dunque imprescindibili e intangibili.
Parisi, insomma, riconosceva e nel contempo limitava arbitrariamente le leggi dello Stato che impongono alla Difesa il dovere di armonizzare le esigenze militari con le esigenze civili. Tali leggi impongono anche la restituzione dei beni inadeguati o inutilizzati per gli scopi istituzionali alla Sardegna, proprietaria legittima in forza di legge costituzionale. In proposito, nella lettera inviata a Renato Soru, il ministro Parisi si arrogava il potere abusivo di ingerenza anche sull'uso del bene da parte del proprietario legittimo, subordinando la restituzione dell'ex Arsenale militare di La Maddalena a un pieno esame delle potenzialità civili, cioè al controllo e all'approvazione da parte della Difesa dei progetti di riconversione. Ma questa è una storia purtroppo nota, anche negli ambienti giudiziari.
In conclusione, il messaggio del sardo Parisi - detto in parole povere - si era rivelato anch'esso di un'arroganza estrema: i poligoni, ovvero il 95 per cento del peso militare inflitto alla Sardegna, non erano oggetto di trattative e si violava la legge che imponeva l'equilibrio tra esigenze militari e civili. Oggi, quest'altro Governo, che come i precedenti viene sempre definito amico, anche se a parti invertite, esprime quale sottosegretario alla difesa il sardo Giuseppe Cossiga, il quale tempo fa, in visita ufficiale in Sardegna, prese anch'egli atto, come da copione, dell'enorme peso delle nostre servitù militari, ma ugualmente prospettò tempi lunghissimi di dismissione, affrettandosi tuttavia a promettere i soliti ritorni economici per le amministrazioni locali che convivono con i poligoni, quasi che il problema fosse e sia solo di tipo economico e non di salute e sicurezza delle popolazioni residenti. Credo che i tempi siano cambiati.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Porcu. Ne ha facoltà.
PORCU (P.D.). Signora Presidente, colleghi, questa importante, importantissima discussione sui gravami militari in Sardegna si svolge in un clima purtroppo simile a quello dei giorni scorsi, e cioè un clima di disinteresse, da fine legislatura, che vede ancora una volta assente colui che ormai non considera più il Consiglio regionale un luogo di confronto, un luogo a cui rendere conto, un luogo dal quale derivare indirizzi, ma semplicemente un'aula come tante altre, dalla quale si può anche stare alla larga. Mi riferisco naturalmente al Presidente della Regione, Ugo Cappellacci, il grande assente. E' stato assente la settimana scorsa, quando abbiamo parlato della vertenza entrate, una vertenza decisiva, importantissima per il futuro della Sardegna; è assente oggi che parliamo di un'altra grande vertenza nei confronti dello Stato per un gravame che certamente limita le possibilità di sviluppo economico e sociale della nostra regione in amplissime parti di territorio, come ricordava l'onorevole Planetta. Il Presidente è assente anche in giornate come quella di ieri, in cui si è chiusa almeno la prima fase della privatizzazione della Tirrenia, con la formalizzazione della procedura di vendita - che dovrà essere peraltro verificata in sede di Unione europea - alla Compagnia Italiana di Navigazione (CIN). Su questa vicenda ci saremmo aspettati dal Presidente della Regione una richiesta di convocazione immediata del Consiglio per spiegare che cosa è successo e cosa intende fare per garantire il diritto dei sardi alla mobilità; diritto vincolato dalla decisione del Governo di legare la privatizzazione della Tirrenia a una convenzione pluriennale che contiene anche le risorse per il nostro diritto alla mobilità, e cioè 72 milioni di euro all'anno per circa otto anni, risorse che fanno parte a tutti gli effetti di quel pacchetto.
Di fronte all'ennesima assenza del Presidente, di fronte al disinteresse di questo consesso, ci chiediamo che senso abbia che l'opposizione provi ancora a richiamare l'Aula, perlomeno su questi grandi temi, a una posizione unitaria, alla responsabilità di dare forza politica alle grandi rivendicazioni della Sardegna. Noi avevamo chiesto agli amici e colleghi Sardisti, che hanno chiesto al votazione dell'ordine del giorno numero 61 alla fine del dibattito sul caso Quirra, di poter dibattere sul tema più generale delle servitù militari slegandolo da quel caso, che è particolare e si è innescato anche a seguito delle indagini della Procura su presunte problematiche di tipo ambientale e sanitario. Avevamo chiesto agli amici Sardisti di attendere e per questo ci siamo astenuti su quell'ordine del giorno, che però condividevamo, tant'è che lo abbiamo ripreso nella parte dispositiva della mozione in discussione per ribadire che la nostra contrarietà alle servitù militari, la nostra netta posizione sulla loro progressiva riduzione e smantellamento non è legata alle contingenze, alle indagini della Procura o a singoli casi problematici (credo sia chiaro a tutti che le attività militari addestrative che implicano l'uso di esplosivo hanno certamente degli impatti sull'ambiente e verificheremo se li hanno anche sulla salute), ma è legata alla profonda consapevolezza che c'è uno squilibrio gravissimo tra il gravame militare che sopporta la Sardegna e quello del resto d'Italia. Questa mozione lo ricorda: 35 mila ettari contro i 16 mila del resto d'Italia e oltre l'80 per cento dell'attività complessiva di poligono svolta in Sardegna.
Questo grave squilibrio deve diventare un elemento fortissimo di rivendicazione nei confronti dello Stato da portare anche al tavolo del federalismo fiscale, perché è l'elemento che va quantificato anche in termini economici e sociali. Il federalismo, infatti, non può funzionare alla rovescia, ma deve consentire a ogni regione di farsi carico della propria parte per quello che è giusto, ma non in maniera così fortemente sperequata. Ci sono territori, come la zona di Teulada, che hanno vissuto un progressivo spopolamento e depauperamento legati alla presenza del poligono militare. Negli ultimi cinquant'anni la popolazione di Teulada si è dimezzata, mentre le popolazioni di comuni vicini, come Domus de Maria e Pula, sono cresciute grazie alla spinta del turismo.
Il problema delle servitù militari è certamente ambientale, è certamente legato a problematiche sanitarie, ma è anche un problema economico legato al modello di sviluppo, per questo noi avevamo chiesto agli amici Sardisti di condividere con noi una mozione che affrontasse il tema in maniera più ampia e complessiva. Purtroppo, Presidente e colleghi, vediamo che in quest'Aula vi è un clima di distacco, un clima ormai da fine legislatura, un clima di distrazione. E' il clima che percepisce chi sa che da quest'Aula di buono potrà venire poco, che quest'Aula ben poco potrà incidere sui problemi della Sardegna, che c'è una Giunta regionale che va per i fatti suoi, che è debole e remissiva con lo Stato e abbaia alla luna, perché quando deve impugnare gli atti del Governo, a iniziare dalla finanziaria, non lo fa, quando deve impugnare vendite come quella della Tirrenia dice che lo farà, ma non lo fa (anche in questo non l'ha ancora fatto), quando deve battersi per i diritti della Sardegna, a iniziare dalla rete scolastica per proseguire con l'annoso problema delle servitù, vi rinuncia.
Onorevole Planetta, noi non abbiamo nessun problema ad ammettere che non siamo d'accordo e non eravamo d'accordo col nostro Ministro della difesa che tendeva a proteggere quelle servitù. L'abbiamo detto allora e lo ribadiamo oggi, perché non conta quale sia il colore del Ministro della difesa. Quella posizione avevamo e quella posizione abbiamo; una posizione anche critica nei confronti dell'allora Governo di centrosinistra, ricordando, però, che in quella fase noi riuscimmo a promuovere lo smantellamento della base americana di La Maddalena, che ha lasciato i problemi aperti che abbiamo ricordato in una recente mozione, perché quando vanno via i militari ci deve essere un modello di sviluppo alternativo che prenda il posto dei militari, per non lasciare spazio alla cosa peggiore, cioè alla nostalgia di un'economia povera e marginale come quella legata ai poligoni addestrativi. Non abbiamo, dunque, nessun problema a dire questo oggi, ma le ricordo, onorevole Planetta, che nella scorsa legislatura noi abbiamo avviato il recupero, seppure parziale, di beni dismessi. Sono oltre duecento i beni dismessi che possono e devono far parte di un nuovo modello di sviluppo della nostra Isola, che possono e devono essere messi a disposizione della Regione, a cominciare dalla città di Cagliari e dai comuni in cui quei beni insistono, di norma in aree pregiatissime, per promuovere un diverso modello di sviluppo, per favorire la creazione di occasioni di lavoro e di economia.
Credo che quest'Aula debba scuotersi, almeno su alcune tematiche importanti, perché se non riesce a scuotersi quando parliamo di entrate, se non riesce a scuotersi quando parliamo di servitù militari, se non riesce a scuotersi quando parliamo di diritto dei sardi alla mobilità, allora il suo ruolo è destinato a esaurirsi, è al crepuscolo, non ha più ragion d'essere. Credo che dobbiamo tutti assumerci la responsabilità di mettere la parola fine, perché non siamo e non saremo più in grado di dare un indirizzo alla Giunta e di batterci fino in fondo per i diritti dei sardi. Spero che quella odierna possa ancora essere un'occasione di unità, di condivisione di una posizione comune, e spero che almeno durante questo dibattito il Presidente della Regione venga in aula per riferire su ciò che sta succedendo, anche in relazione al caso Tirrenia.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Agus. Ne ha facoltà.
AGUS (P.D.). Presidente, la mozione in discussione riguarda un tema particolare, ma da tempo oggetto di ampie discussioni e analisi. Ultimamente il Consiglio ha dibattuto sui gravi rischi ambientali legati ai gravami militari; i dati purtroppo non sono certi, ma cominciano a emergere, e la situazione comincia a diventare preoccupante. A questo si affianca, così come più volte è stato sottolineato nel dibattito, la necessità di valutare l'utilità della presenza dei poligoni militari, di servitù militari che gravano sulla Sardegna, come abbiamo visto, addirittura in misura doppia rispetto al resto del territorio nazionale. Ha senso tutto questo? Forse ha senso per i comuni interessati, i quali, in un momento in cui i trasferimenti da parte dello Stato e della Regione sono ridotti al lumicino, percepiscono dei benefit che forse li aiutano nella gestione dei loro bilanci. Ma a quale prezzo per le nostre comunità!
E' pur vero che la presenza dei militari offre possibilità occupazionali, in certi casi quella militare diventa l'industria più importante, però l'esperienza di Quirra insegna che a pagare è la nostra identità culturale. La Sardegna fonda la sua economia principalmente sul settore agroalimentare, quindi sull'industria alimentare, sulla pastorizia e sull'agricoltura in senso lato, ed è proprio questo settore che a Quirra viene penalizzato per la presenza di materiali inquinanti, che peraltro si sommano, a mio avviso, a quelli delle aree inquinate e mai bonificate del nostro patrimonio ex minerario. Nell'area di Quirra e San Lorenzo insistono le zone minerarie del Sarrabus-Gerrei, che è una delle otto aree del Parco geominerario interessata esattamente da 573,77 chilometri quadrati oggetto di interventi minerari, in cui sono presenti discariche a cielo aperto e gallerie, cioè sotterranei ricolmi di acque che chiaramente si disperdono nel territorio e che per un verso o per l'altro - non possiamo non considerarlo - vanno a confluire nel sistema idrico di quei territori e quindi anche in quello potabile.
Un allarme sempre maggiore è quello legato all'incidenza delle malattie tumorali in queste aree, ma anche a Capo Teulada, che sembrerebbe scevro da queste sommatorie di inquinanti. Nel Sulcis, che è a ridosso della zona di Teulada, 1.448 chilometri quadrati sono interessati da scavi, gallerie e depositi superficiali; a Capo Frasca, che insiste nel Guspinese-Arburese, 518 chilometri quadrati sono interessati da escavazioni e solo nel compendio di Montevecchio vi sono 270 chilometri di gallerie che raggiungono la profondità di 230 metri sotto il livello del mare. Oggi questi pozzi e queste gallerie sono ricolmi d'acqua, che chiaramente da qualche parte va a disperdersi.
I fumi generati dalle esplosioni nell'ambito dei poligoni, con conseguente diffusione aerea di sostanze inquinanti, si sommano dunque agli inquinanti delle discariche a cielo aperto mai bonificate. Vi sono inoltre le discariche di fanghi; faccio l'esempio di Montevecchio perché mi appartiene, in quanto provengo da quel territorio, ma potrei citare i fanghi rossi di Monteponi e altri. I prevalenti venti di maestrale contribuiscono, poi, a disperdere nell'aria milioni di particelle inquinanti costituite da cadmio, arsenico, zinco e piombo. Su questo tema ci tornerò perché, come ho detto altre volte, pur avendo la possibilità di utilizzare fondi nazionali per il disinquinamento continuiamo, anche qui, a usare risorse regionali per poi non fare nulla di concreto.
Con i colleghi del mio Gruppo ho presentato un'interrogazione per capire che cosa si sta facendo con il Geoparco, se davvero si stanno disinquinando le aree oppure si stanno facendo lavori socialmente utili, tant'è che il Geoparco opera anche all'Asinara, dove non ci sono miniere, e provvede alla catalogazione dei beni culturali di Cagliari. Non so cosa c'entri con la bonifica delle aree minerarie, ma ne riparleremo.
Queste aree sottoposte a servitù militari, che vengono sottratte al benessere locale, quindi alla ricchezza e al patrimonio locale, e dove si potrebbero sviluppare attività economiche pertinenti alla nostra cultura, alla nostra tradizione, vengono cedute come servitù nell'ambito delle quali tutto è permesso. Mi risulta che quando si decide di edificare strutture nelle aree minerarie non si debbono chiedere i permessi agli enti locali nel cui territorio gravano le servitù militari, le quali quindi rappresentano la zona franca per eccellenza in Sardegna. Abbiamo parlato spesso di zone franche, ma le zone franche con le servitù militari ci sono, eccome se ci sono, tant'è che al loro interno può avvenire di tutto e le autorità civili non sono in grado di verificarlo! E' una sottrazione totale di aree sia all'economia locale che alla protezione territoriale.
Qualcuno dice che molte di queste aree sono state tutelate perché non vi è consentito l'accesso. Certo, alcuni ambiti hanno mantenuto la vegetazione, però, come abbiamo visto dalle analisi relative al sito di Quirra, altri ambiti invece sono diventati depositi ad alto rischio ambientale. Purtroppo queste situazioni non sono slegate dal resto del territorio, che ha subito gravi ferite, grandi trasformazioni e che oggi è in totale stato di abbandono. Un terzo della nostra isola è continuamente esposto a fenomeni inquinanti. La mancata messa in sicurezza di queste aree determina che le sostanze inquinanti entrino nel ciclo alimentare, in quanto si tratta di aree in cui pascolano greggi e frequentate dall'uomo. In periodi siccitosi inoltre le acque provenienti dai pozzi, come dicevo, alimentano a valle le aziende agricole e le relative attività economiche.
E' un tema piuttosto complesso quello che stiamo trattando, per cui varrebbe la pena valutare quale interesse la Sardegna possa avere a mantenere certe servitù, se è vero come è vero che si incomincia a parlare di nuovo sviluppo, di un'isola liberata dagli inquinanti, che recupera la visione mitologica di Antartide (l'isola felice del periodo arcaico) e che può sicuramente dare vita a un'economia nuova, ma anche a un progetto di pace nel Mediterraneo. La Sardegna, scevra da condizionamenti e dalle servitù militari, può infatti parlare al mondo senza usare le armi, trasformando le aree sottoposte ora a servitù in centri per la cooperazione, in centri di stoccaggio, di formazione e di collaborazione con i Paesi emergenti. Queste aree possono cioè essere messe a disposizione per la formazione delle nuove generazioni, che dovranno essere innanzitutto artefici della rinascita delle zone del Maghreb che hanno subito grandi distruzioni a causa di interventi definiti liberatori.
PRESIDENTE. Onorevole Agus, il tempo a sua disposizione è terminato.
E' iscritto a parlare il consigliere Ben Amara. Ne ha facoltà.
BEN AMARA (SEL-Comunisti-Indipendentistas). Presidente, io non voglio ripetere ciò che è stato detto, però tengo a fare alcune osservazioni. La prima è che la parola servitù, che in francese si dice servitude, significa esattamente esclavage, ossia schiavitù. La legge italiana definisce le servitù militari in maniera ben precisa, assimilandole a una sorta di servitù pubblica. La servitù rappresenta, quindi, un diritto reale, ossia una limitazione o un peso su un bene privato in favore di opere e operazioni militari nell'interesse nazionale e quindi pubblico. La base di Decimomannu, per esempio, non è una servitù militare, perché riguarda magari l'allevatore che non può far pascolare il gregge nel suo terreno in quanto situato nei pressi della base. Per cui parlare in questo caso di servitù militare non è altro che una synecdoque (in italiano sineddoche, è una figura semantica); direi che dobbiamo invece parlare di presenza militare.
Ci dobbiamo ancora stupire del fatto che lo Stato italiano non paga alla Sardegna i danni per la presenza delle basi militari disseminate nel suo territorio. Non sembra proprio che per avere addosso in modo così pesante la presenza militare non ci spetti alcuna compensazione. Parlare di servitù fa pensare proprio al paradosso di presenze militari sul territorio in condizioni di schiavitù, obbligate da un rapporto di sottomissione politica a una funzione violenta dell'attività militare, per cui in relazioni di questo tipo sembra che non possano esistere contropartite, ma solo la pratica dello scaricabarile.
Ai sindaci dei territori sottoposti a presenze militari viene detto che i soldi non ci sono, ma risulta credibile sapendo che affittare il Poligono di Quirra agli eserciti stranieri fa incassare allo Stato italiano 50 mila euro all'ora? Si tratta di un affare economico di proporzioni colossali per il Ministero della difesa, ma non è possibile individuare alcuna cifra che possa compensare, seppure in minima parte, i sardi, la Sardegna dei danni ambientali e sociali che derivano dall'essere effettivamente un territorio in guerra perenne. O è possibile pensare che gli stipendi siano sufficienti a fare da contropartita, quando magari ci si accorge che non permettono neppure di poter pagare le cure mediche nei casi di leucemia che misteriosamente sono sempre più frequenti nei territori sottoposti alle basi militari?
Il privilegio della presenza militare in Sardegna ci costa anche il sottosviluppo dell'infrastruttura aerea dell'intera zona occidentale dell'isola, dove non si possono costruire aeroporti civili o potenziare quelli esistenti perché il cielo è chiuso dalle autorità militari. Serve, infatti, per le esercitazioni il passaggio dei caccia diretti verso i Paesi in guerra; guerra a cui l'Italia partecipa a pieno titolo dietro la maschera della "missione di pace". Allo stesso modo sulla costa ovest, per esempio nella zona di Cabras, il rumore delle bombe che esplodono in mare è spaventoso, e nel frattempo i passeggeri di Elmas vedono i loro voli ritardati per consentire il passaggio dei caccia che da Decimomannu si dirigono verso Tripoli per compiere bombardamenti.
Io credo che debbano essere chiesti a gran diritto e a gran voce quei 15 milioni di euro che lo Stato italiano deve erogare ogni cinque anni e che non sta versando, ma non pensiamo neppure per un attimo che questo possa essere il prezzo per la presenza militare in Sardegna. Mi fermo qui, grazie.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Cugusi Ne ha facoltà.
CUGUSI (SEL-Comunisti-Indipendentistas). E' in discussione un tema che ricorda una famosa frase di Pier Paolo Pasolini: "Il coraggio intellettuale della verità e la pratica politica sono due cose inconciliabili in Italia". Ebbene, questo fa desumere che pratica politica e verità stanno diventando sempre più distinte e lontane.
Ho voluto incontrare nei giorni scorsi alcuni parenti delle persone uccise dalla sindrome di Quirra. Ebbene, sono convinto che non sia una sindrome mediatica. Il fatto che le colture intorno ai poligoni si siano modificate in questi decenni (ho parlato con i pastori, ho parlato con degli esperti e con qualche agronomo) è un segno tangibile che non si tratta di una sindrome mediatica, per cui penso che la verità vada ricercata al di là di ogni forma di ipocrisia politica. La mia preoccupazione è che questo dibattito si concluda con l'approvazione di una mozione che finirà nei cassetti della Giunta o forse del Presidente e ce ne dimenticheremo. Quindi penso che dobbiamo trovare forme concrete che mettano in campo studi seri sui poligoni militari. Al di là di questo, sono totalmente d'accordo con quanto diceva prima l'onorevole Porcu circa il fatto che dobbiamo attivare un processo progressivo e irreversibile di dismissione di tutti i poligoni militari.
Io non so se la nostra istituzione abbia il potere di creare queste condizioni, nel senso che non so se abbia il potere di fare una legge che abbia questa finalità, penso tuttavia che dopo l'approvazione di questa mozione dobbiamo fare qualcosa di operativo.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Chiedo la verifica del numero legale.
(Appoggia la richiesta il consigliere Salis.)
Verifica del numero legale
PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.
(Segue la verifica)
Prendo atto che i consiglieri Bruno, Cappai, Diana Mario, Salis e Zuncheddu sono presenti.
PRESIDENTE. Sono presenti 33 consiglieri.
Risultano presenti i consiglieri: Amadu - Bruno - Campus - Capelli - Cappai - Contu Felice - Contu Mariano - Corda - Cossa - Dessì - Diana Mario - Fois - Gallus - Greco - Lai - Locci - Lombardo - Maninchedda - Meloni Francesco - Mula - Obinu - Piras - Pitea - Pittalis - Rassu - Rodin - Salis - Sanna Paolo - Solinas Christian - Steri - Tocco - Vargiu - Zuncheddu.
Poiché il Consiglio non è in numero legale, sospendo i lavori per trenta minuti, sino alle ore 11 e 52.
(La seduta, sospesa alle ore 11 e 22 , viene ripresa alle ore 11 e 53.)
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Pensavo che l'ordine degli interventi fosse diverso, Presidente.
PRESIDENTE. Il collega che la precedeva ha rinunciato.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Presidente, non vorrei che la prima parte del mio intervento sembrasse non attinente alla mozione all'ordine del giorno, ma mi rendo conto che potrei incorrere in questo equivoco. Aggiungo, e per carità non lo dico per supponenza, che se ci fosse un po' di attenzione mi farebbe piacere, per cui chiedo questo atto di cortesia, non avendo altri strumenti.
Vorrei dire questo: a maggio la Giunta regionale ha sottoscritto un accordo con il Ministero dello sviluppo economico, con l'ENI, con la Novamont e con le organizzazioni sindacali relativamente alla possibilità di allocare nel sito di Porto Torres la più grande bioraffineria del mondo integrata con la filiera agricola. Credo sia un fatto importante perché, in buona sostanza, si tratta della sostituzione delle materie prime da idrocarburi con materie prime agricole. Stiamo parlando non soltanto del comparto chimico, ma anche di un'opportunità per il comparto agricolo, che come sappiamo è in ginocchio perché ha una bassa redditività. Questa potrebbe essere un'opportunità, come quella che abbiamo tentato di promuovere con atti del Consiglio regionale quando - lo dico all'assessore Rassu - abbiamo cercato di mettere in rapporto l'attività agricola con lo sviluppo del settore fotovoltaico, proprio per dare la possibilità al settore agricolo di avere una fonte di reddito che aumentasse la redditività delle sue produzioni primarie.
Questo accordo sulla chimica verde prevede, se dovesse andar bene, che appunto si sostituiscano le materie prime da idrocarburi con colture agricole, ovviamente. Si pone però un problema, e qui inizia il nesso con la mozione che stiamo discutendo: queste colture, che devono avere un'alta percentuale di olio, dovrebbero essere prodotte in aree marginali, quindi in aree non di pregio. La superficie da mettere a disposizione è considerevole, perché si parla di circa 120 mila ettari per alimentare le bioplastiche e una centrale a biomasse che deve a sua volta alimentare il processo produttivo per la cosiddetta chimica verde. Tra l'altro, essendo colture particolari, sarà necessaria una rotazione per evitare che la superficie di quelle aree si inaridisca completamente. La rotazione delle colture deve avvenire ogni tre anni, per cui stiamo parlando della disponibilità di una superficie di circa 360 mila ettari. Mi limito a questa osservazione e mi scuso se, ripeto, può sembrare non pertinente con la mozione che stiamo discutendo.
La collega Zuncheddu ha illustrato la mozione, di cui sono firmatario insieme a tutti gli altri colleghi del centrosinistra e sulla quale non mi soffermo ritenendo sufficiente l'analisi di merito fatta dalla collega che l'ha presentata. Non so, Presidente, chi risponderà, è presente solo l'assessore Rassu quindi penso abbia lui l'incombenza di rispondere e di tentare di fare una sintesi del dibattito che spero si svilupperà in Aula. E' evidente che il tema è abbastanza semplice, ma non per questo meno impegnativo, anche perché, com'è richiamato nella mozione e come ha ricordato il collega Planetta, è da anni che in questa Regione (e non soltanto in questa legislatura, anche se in quella precedente si è fatto parecchio, ma probabilmente non a sufficienza rispetto alle nostre attese) il problema di fondo è quello di rinegoziare con lo Stato il peso eccessivo delle servitù militari nella nostra regione. I dati sono quelli riportati nella mozione e non li riprendo, però è evidente, vorrei sottolinearlo, che quando si affronta un tema come questo anche i silenzi parlano. E' questa la preoccupazione che si ha, che deriva da una debolezza, cioè dall'incapacità di chi governa la Sardegna di prospettare un'alternativa in particolare per i territori su cui gravano le servitù militari. Parliamoci chiaro, le servitù in quest'Isola, almeno una parte di esse, per determinati territori rappresentano anche una fonte non dico di sviluppo, ma comunque di reddito.
Ho voluto richiamare queste cose per dire sostanzialmente questo: è necessario, come chiede la mozione, aprire un negoziato serrato e autorevole con il Governo per un riequilibrio delle servitù e magari per la loro progressiva dismissione. Noi stessi chiediamo la progressiva dismissione delle servitù militari e nell'arco temporale di questa progressività dovremo prospettare un'alternativa di sviluppo economico in particolare per quei territori, anche perché alcuni di essi, come è stato ricordato da qualche collega che mi ha preceduto, sono di notevole pregio e quindi possono essere utilizzati certamente per attività economiche che possano consentire un incremento del bassissimo tasso di crescita che registra questa regione.
Perché allora ho fatto quel riferimento iniziale alla chimica verde? Parlavo appunto della necessità di favorire determinate colture e soprattutto di poter disporre di aree marginali, ma pure importanti. Si parla infatti, ripeto, di 120 mila ettari, da moltiplicare per tre perché c'è la necessità della rotazione delle colture. Allora, sono 35 mila gli ettari su cui insistono le servitù militari, è possibile candidare queste aree, o almeno una parte di esse, per l'esercizio di queste attività? Lo chiedo alla Giunta, perché credo che queste questioni non possano essere affrontate a compartimenti stagni.
La Giunta ha firmato un accordo a maggio che mi permetto di definire importante, ma che ha delle criticità, perché ovviamente o la Sardegna riesce a produrre quelle colture, mettendo a disposizione aree piuttosto vaste oppure... Io non so se siamo nelle condizioni di produrre quelle colture e di mettere a disposizione aree così importanti, però mi chiedo: c'è un minimo di coordinamento nella Giunta regionale? C'è un coordinamento tra quello che firmano il Presidente della Regione e l'Assessore dell'industria con il Ministero delle attività economiche per la chimica verde - che prevede un impegno consistente per la Regione - relativamente a un rapporto con la filiera agricola? Ci può essere una discussione che metta in rapporto questo obiettivo con la disponibilità di aree che oggi sono gravate da servitù militari? Ma se quelle aree potessero essere utilizzate per questo progetto è probabile che noi saremmo nelle condizioni di dire che quelle aree possono essere liberate in fretta, perché vi si può immediatamente prevedere un'attività economica che ha uno sbocco certo. Infatti non stiamo parlando di un mercato aleatorio, bensì di un qualcosa che richiede un altro progetto che può essere avviato in termini interessanti per questa Regione. E noi siamo in condizioni di mettere in rapporto quella domanda con un'offerta attraverso la filiera agricola.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Sechi. Ne ha facoltà.
SECHI (SEL-Comunisti-Indipendentistas). Il clima "spento" dell'Aula non incoraggia a intervenire. Probabilmente questo clima avrebbe spento anche i toni focosi che usa spesso il collega Uras, in ogni caso credo che dobbiamo partire da una constatazione, è cioè che per quanto riguarda l'indipendenza della Sardegna, o il diritto all'autodeterminazione dei sardi - ma ne riparleremo in una fase più avanzata -, oggi è dovere di tutti noi difendere la dignità e la sovranità del popolo sardo, perché quando si tratta di discutere di un argomento non nuovo, come quello di una presenza eccessiva di basi militari in Sardegna, un moto di orgoglio deve pervadere tutti noi per essere in grado di governare la nostra isola.
In un'intervista che il Capogruppo del P.d.L., Mario Diana, ha rilasciato su vari argomenti, egli fa riferimento alle emergenze in Sardegna, tra le quali i trasporti (ne parleremo forse stasera, a iniziare dal caso Tirrenia), la vertenza entrate, che ha animato più di una volta quest'Aula ma, ahimè, rimane un problema irrisolto, e il problema dei pastori, intendendo con questo, come egli stesso ha spiegato, le difficoltà legate all'agricoltura e alla zootecnia, settori terribilmente in crisi. Tra l'altro, è notizia di questi giorni la desertificazione che sta colpendo vaste aree del Mediterraneo e la Sardegna tutta, con la perdita di 40 mila ettari di terreni ormai abbandonati (il riferimento è agli ultimi cinque anni; pensate che solo l'area di Surigheddu e Mamuntanas, di proprietà della Regione, si estende per 1.200 ettari) e la riduzione del 50 per cento della produzione del grano. Questo argomento fa il paio con quanto richiamato prima da Giampaolo Diana a proposito della chimica verde, che è un'ipotesi di sviluppo alternativo per questa terra.
Ai tre punti evidenziati dal collega Diana, ovvero trasporti, vertenza entrate e pastori, che costituiscono le tre emergenze di oggi, si aggiunge un quarto punto, cioè la presenza delle servitù militari in Sardegna, un'emergenza che non è di oggi, perché risale al dopoguerra, se ci limitiamo alla storia della Repubblica italiana, senza scomodare periodi precedenti. E' evidente che per trovare una soluzione a questo problema bisogna avere idee e progetti. L'idea è quella di elaborare sin d'ora - l'avremmo dovuto fare da tempo - un progetto che offra ai sardi un nuovo modello di sviluppo. Affermiamo che ci sono le condizioni, ci sono le possibilità, ma poi stentiamo a metterle in pratica.
Oggi c'è dunque la necessità di avviare un processo serio per puntare alla graduale dismissione delle basi e dei poligoni militari, al dovuto risarcimento a favore di chi ha subito dei danni e alla bonifica dei siti, senza la quale è impensabile un ritorno alla vita normale e naturale di quelle terre e delle loro popolazioni. Io sostengo che questo intervento sia doveroso e necessario e bene facciamo a denunciare con forza questa situazione, tant'è che su questo argomento ci siamo ritornati nel giro di breve tempo, nonostante esista una posizione contrapposta alla nostra, anche se spinta da motivazioni ben diverse, che è quella delle popolazioni e dei pastori, che difendono con le unghie e con i denti il loro lavoro, la loro terra e il loro bestiame, che costituisce per loro l'unica possibilità di continuare a vivere. Essi fanno riferimento al fatto che spostarsi da quelle terre può apparire facile a chi ne sostiene la necessità, ma diventa difficile se si devono rimuovere gli affetti e soprattutto cose concrete come le aziende ubicate in quei territori e per le quali hanno speso parecchi denari.
La presenza dei militari sulle nostre terre ha sempre garantito un reddito. Ricordo che nel dopoguerra la presenza dell'Aeronautica militare garantiva reddito ed economia; qualche fanciulla si sposava con un militare e quello era considerato un buon matrimonio, perché "sposare una divisa" significava uno stipendio garantito ogni 27 del mese. Ci fu una sollevazione popolare quando si ipotizzò la chiusura dell'ex carcere di Alghero - lo ricorda bene Mario Bruno, allora consigliere comunale -, perché ciò equivaleva alla soppressione di stipendi e diminuzione di reddito per un'economia in sofferenza.
Il discorso è che comunque noi dobbiamo rivendicare (lo chiediamo da tempo, almeno la mia parte politica, e credo che i tempi siano maturi per avere una posizione condivisa) la possibilità che la Sardegna, come diciamo nella mozione presentata dalla collega Zuncheddu, torni a essere terra di pace nel Mediterraneo. Ma soprattutto noi non siamo più disposti a tollerare l'occupazione dei nostri territori con basi militari, spesso senza nemmeno sapere quale attività vi si svolge all'interno. Ho citato più volte, oltre ai siti e ai poligoni che creano i danni che già conosciamo, e spetta ora all'indagine della magistratura accertare eventuali ulteriori danni, la vicenda della base militare (con segretezza Nato) di Poglina, tra Alghero e Villanova, dove si addestravano le bande di Gladio per prepararsi alla guerra civile, qualora in Italia fosse successo qualcosa. Credo che quella militare sia una presenza intollerabile, non più sopportabile nei nostri territori. Noi non abbiamo niente contro i militari, ma vogliamo che stiano nelle loro caserme e vengano istruiti per missioni di pace e non di guerra, per la quale si paga comunque un prezzo altissimo (è di ieri l'ultimo connazionale caduto sul fronte). Vogliamo che la Sardegna, proprio per la sua posizione geografica, venga considerata non solo una terra di pace, ma una terra aperta alla mobilità internazionale nel Mediterraneo.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Giacomo Sanna. Ne ha facoltà.
SANNA GIACOMO (P.S.d'Az.). Signora Presidente, qualcuno l'ha già detto, ma credo che ripeterlo serva un po' a tutti, e cioè cambia lo scenario politico italiano, ma non cambiano i risultati. Durante il ministero di Arturo Parisi, la capienza dei poligoni è aumentata, si sono costruite nuove piste e adottate soluzioni che non andavano e non vanno certamente bene. L'attuale Ministro della difesa, nonostante il parere contrario del Comitato misto paritetico per le servitù militari, quanto meno per quanto riguarda la parte civile, se deve autorizzare esercitazioni non guarda in faccia a nessuno! Comandano loro, decidono loro; la nostra presenza è ininfluente, i nostri rappresentanti, pur sollevando la voce, diventano quasi insignificanti.
Io credo che vada fatta chiarezza. Noi oggi stiamo discutendo sulla scia di un ordine del giorno il cui dispositivo - basta leggerlo - è forse più esaustivo del dispositivo di questa mozione. Ma non è questo che mi preme ricordare. Vorrei invece spiegare, innanzitutto a me stesso e per l'ennesima volta in Consiglio regionale, il significato della presenza militare in quest'Isola, quanto ci costa e quanto ci rende o dovrebbe renderci. Il primo punto è che l'estensione delle zone di sgombero a mare supera la superficie dell'intera Isola, e credo non sia cosa di poco conto. In Sardegna vi sono 24 mila ettari di demanio militare rispetto ai 16 mila ettari del resto d'Italia; di questi 24 mila ettari 13 mila sono gravati da servitù. Servisse a qualcosa! I poligoni di Perdasdefogu e di Teulada sono i più vasti d'Europa; in essi si articola l'attività di esercitazione, addestramento e sperimentazione più intensa che si svolga in Italia. Questo nel corso degli anni a noi ha sempre preoccupato, ma vedo che questo linguaggio e questa intensità di discussione inizia a preoccupare un po' tutti; ci si comincia a rendere conto che far parte di un partito italiano non esclude che la difesa di quest'Isola rientri nel sacrosanto diritto-dovere di ogni componente di questo Consiglio regionale.
Per capire meglio che cosa significano le esercitazioni a fuoco e le sperimentazioni all'interno dei poligoni, attività che coinvolgono l'Aeronautica militare, l'Esercito, la Marina, i privati, bisogna dire che tutto avviene davanti ai nostri occhi, con poca sensibilità, ma anche con una disattenzione che non ha giustificazione alcuna. La Aermacchi riesce a fare quello che vuole: prove di safe separation da velivolo di nuova generazione, attività di sgancio bombe a guida laser, lanci di missili A/S, sempre a guida laser, prove di tenuta di teste di guerra esposte alle combustioni di propellente, test sulla resistenza di vari materiali ad altissime pressioni; lanci di missili se ne fanno in quantità spaventosa. Tutto questo in questi anni ha causato nel nostro territorio un livello di inquinamento pazzesco. Allora, perché non iniziamo, com'è giusto che sia, a parlare di un qualcosa di diverso che le nostre popolazioni possano utilizzare per guardare a una situazione economica senz'altro migliore? Perché non iniziamo a ragionare tutti assieme su che cosa in quei territori si può fare, oltre a lanci di missili o esercitazioni di guerra? Perché non coinvolgiamo le popolazioni, l'imprenditoria privata, la Regione e lo Stato nel decidere quale sistema economico alternativo - lo ripeto per l'ennesima volta e non smetterò mai di ripeterlo - le nostre popolazioni potranno avere per un futuro diverso e migliore, certamente più appagante delle aspettative dei giovani? Di questo ne dobbiamo necessariamente parlare perché altrimenti quei territori, quelle popolazioni non potranno mai levarsi di dosso la sindrome di Stoccolma che manifestano nei confronti dei poligoni militari; non se ne potranno mai liberare, perché economicamente dipendono dalla presenza militare.
Noi vogliamo creare un'alternativa a questo, un'alternativa più giusta, più sana. Se la magistratura non fosse intervenuta nel modo in cui è intervenuta avremmo svolto questo dibattito in modo più leggero, meno impegnativo, meno appropriato al tema in discussione. Io non voglio dare una giustificazione alla magistratura, perché chi sta pagando in questo momento è la parte più debole, cioè i pastori, che sono quelli che risentono maggiormente di questa situazione. Eppure, alla luce delle analisi fatte, che qualcuno un giorno dovrà rendere pubbliche, dovrebbe essere il contrario, perché le analisi hanno dimostrato che quel bestiame e quelle aziende non hanno niente di anomalo! Il problema è il Poligono di Quirra, con tutto ciò che ne deriva e che in questi anni ha causato le storture che conosciamo, nel silenzio della classe politica; un silenzio che ha caratterizzato e sta caratterizzando quest'Aula anche nella giornata di oggi. Non possiamo far finta di niente, non è una questione di poco conto. E' un problema che comunque va affrontato per cancellare una pagina di storia vergognosa che quest'Isola ha vissuto e purtroppo sta continuando a vivere.
Oggi abbiamo diverse necessità, tra cui quella di riavviare con lo Stato un protocollo che fu interrotto nel periodo a noi più caro, quello della Giunta Melis, e ripreso nel 2004, ma senza arrivare, se non per aspetti blandi, alla prospettazione di soluzioni a un problema reale, quello della presenza forte e penalizzante dei poligoni militari in Sardegna. Ci è stato sempre detto: "I poligoni non si toccano". Non è vero, i poligoni si possono e si devono toccare perché sono uno strumento di morte, all'interno dei quali non ci si allena a fare la pace, ma ci si allena a fare la guerra e si sperimentano le cose più impensabili. Chi mai avrebbe pensato che si potesse entrare in un poligono militare e fare quello che si sta facendo in questo momento? Non era mai accaduto prima, c'era assoluto silenzio al riguardo, c'era connivenza, c'era quello che noi riteniamo il torto più grande che i sardi abbiano mai ricevuto.
E allora, avendo approvato appena pochi giorni fa degli specifici ordini del giorno su questo argomento, evitiamo di continuare a ripetere le stesse cose e utilizziamo meglio il tempo per dare indirizzi e porre in essere in modo definitivo la soluzione del problema. Noi abbiamo dato degli indirizzi, abbiamo proposto delle soluzioni e vorremmo che le realizzassimo tutti assieme e al più presto.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Steri. Ne ha facoltà.
STERI (U.D.C.-FLI). Signora Presidente, l'Aula oggi è chiamata ancora una volta a parlare del problema delle servitù militari. E' un problema di cui abbiamo discusso più volte, sia quando abbiamo parlato specificamente di servitù sia in occasioni particolari, come quella sul caso Quirra, in cui il discorso si è allargato e ha investito più generalmente tutta la situazione delle servitù in Sardegna. Nei giorni scorsi è stato approvato un ordine del giorno che ha ricevuto il consenso di quasi tutta l'Aula e che, come ha ricordato l'onorevole Giacomo Sanna, ha dato un indirizzo ben chiaro e preciso sull'atteggiamento di forte contrapposizione che la Giunta regionale deve porre in essere nei confronti del Governo nazionale.
Mi sarei aspettato che questa mozione ampliasse l'argomento o avesse a oggetto aspetti particolari non presenti nell'ordine del giorno già approvato. Forse il problema nasce dal fatto che la mozione è stata presentata, se non sbaglio, prima dell'approvazione di quell'ordine del giorno, che mi pare più preciso, più puntuale e più generale di quanto non lo sia il dispositivo di questa mozione. Per quanto ci riguarda, confermiamo l'adesione totale e piena alla linea dettata con quell'ordine del giorno.
Forse oggi sarebbe stato più opportuno parlare di alcuni avvenimenti recenti. Si parla - non conosco gli atti, ho letto la notizia sui quotidiani - della decisione unilaterale del Governo di consentire, dopo anni di sospensione, le esercitazioni nel Poligono di Teulada anche nel periodo estivo. Forse sarebbe stato opportuno concentrarsi su Teulada, nel cui territorio, come abbiamo sottolineato tutti, non può essere svolta nessuna attività militare in quanto zona SIC. Se noi consentiamo che venga svolta attività militare a Teulada ci poniamo in contrasto con la disciplina comunitaria e siamo anche (intendendo in questa ipotesi il Governo e non la Regione) sanzionabili pecuniariamente da parte dell'Unione europea. Ripeto, forse sarebbe stato più opportuno soffermare l'attenzione su questi aspetti specifici, essendo stato già affrontato il problema generale e avendo già ottenuto un assenso dell'Aula sulla linea politica da seguire.
Quell'ordine del giorno tracciava una direzione ben precisa e impegnava la Giunta ad attivare un confronto con lo Stato per ottenere una riduzione delle servitù militari presenti in Sardegna. Abbiamo detto in precedenza qual è la percentuale di servitù militari che gravano sulla Sardegna rispetto al resto d'Italia; abbiamo detto che la percentuale di esplosivi che vengono brillati in Sardegna è la più alta in Italia, ebbene questo stato di cose, senza voler porre in dubbio l'unità dello Stato, non è più tollerabile, tanto meno lo è in presenza di una serie di provvedimenti del Governo che penalizzano fortemente la Sardegna e di fronte al cosiddetto federalismo fiscale, in base al quale una Regione può spendere solo quel che produce, per cui solo l'aumento del PIL e della ricchezza consente ulteriori spese. Non solo, in presenza di norme di legge che consentono, con una serie di meccanismi, con sgravi e vantaggi fiscali, di trasferire una parte della ricchezza prodotta in Sardegna verso le regioni del Nord, questa situazione non è più tollerabile. La Sardegna deve poter utilizzare il suo territorio per consentire lo sviluppo del suo PIL, in mancanza di questo sarà gravemente penalizzata.
Detto questo, il problema si apre a un altro aspetto, quello relativo alla necessità di mettere in campo politiche che consentano la creazione di nuova ricchezza. E' questo lo sforzo a cui oggi è chiamata la maggioranza e ovviamente il risultato sarà tanto maggiore quanto più si riuscirà a fare una politica che trovi l'assenso, quanto meno sulle linee generali, anche delle forze di opposizione. In questo momento particolarmente difficile bisogna infatti coinvolgere tutte le forze politiche nell'interesse della Sardegna.
In conclusione, al dispositivo di questa mozione noi siamo contrari, salvo che non si arrivi a una diversa formulazione, in quanto lo riteniamo assorbito dall'ordine del giorno già approvato, che consideriamo compiuto e che traccia con precisione, puntualità e completezza una linea politica che l'Aula ha indicato alla Giunta regionale. Siamo pronti a stare accanto alla Giunta nella battaglia che dovrà porre in essere nei confronti del Governo nazionale per ottenere qualche risultato. Auspichiamo che l'assessore Rassu sia in grado di dirci quali sono le linee e i progetti della Giunta per raggiungere gli obiettivi che l'Aula le ha assegnato. Grazie.
PRESIDENTE. Comunico all'Aula che il presidente Cappellacci ha dato la propria disponibilità a riferire sul caso Tirrenia, ex articolo 120 del Regolamento, questo pomeriggio, alle ore 16 e 30.
E' iscritto a parlare il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà.
DIANA MARIO (P.d.L.). Signora Presidente, intervengo molto brevemente perché questa materia l'abbiamo già affrontata nelle settimane scorse e non mi pare ci siano elementi nuovi. Ho letto il dispositivo della mozione in discussione, molti punti del quale peraltro erano contenuti nell'ordine del giorno approvato dal Consiglio in quella occasione. Pare quasi che i colleghi del centrosinistra pensino che noi vogliamo tenere le servitù militari a tutti i costi: non è assolutamente così, tant'è che quel famoso ordine del giorno, contenente alcune modifiche proposte dal Gruppo del P.d.L., fu votato anche da noi. Per cui, l'aver presentato in Consiglio l'ennesima mozione che ripete praticamente le stesse cose dette due settimane prima non dico che sia stato inutile, perché è sempre utile confrontarsi, però lo si è fatto senza tener conto che ci sono emergenze più pressanti di altre.
Sulle servitù militari abbiamo già detto come la pensiamo. Ci deve essere un progressivo ridimensionamento delle zone militari in Sardegna, lo abbiamo detto e lo ribadiamo. E' sufficiente questo, oppure dobbiamo fare altro? Abbiamo parlato della situazione di Quirra e voglio dire come la penso per quanto riguarda l'evacuazione del bestiame: a mio avviso è una cosa non opportuna e fondamentalmente ingiusta, soprattutto perché ci sono arrivate notizie che dicono che tutti quei pericoli di cui si è parlato non sono assolutamente reali o comunque non sono accertati, e in un territorio così bisognoso di attenzioni non si può bloccare un'attività come quella agropastorale senza portare soluzioni alternative. Non è che un magistrato, per quanto tale, possa arrogarsi il diritto di bloccare qualcosa e poi delegare la politica, il Consiglio regionale, il Governo "a…". Io credo che sarebbe stato opportuno concordare qualcosa di diverso, intanto la realtà è che ci troviamo in questa situazione.
La progressiva dismissione delle aree militari in Sardegna, lo ribadisco, è una delle cose che condividiamo tutti. Il collega Porcu, nel suo intervento ha parlato di clima di distrazione, e mi dispiace che ogni tanto egli si lasci trascinare. Qui non c'è un clima di distrazione e non c'è neanche un clima da fine legislatura, onorevole Porcu. Non sono ancora trascorsi quattro anni e mezzo! Siccome lei di fine legislatura ne sa qualcosa, essendo stato uno degli artefici della fine anticipata della legislatura precedente, non si può tirare indietro. Forse si sente solo in questo, ma noi non le vogliamo assolutamente fare compagnia, noi vogliamo completare questa legislatura, pur con tutte le critiche e le contrapposizioni interne, perché siamo convinti che si possa e si debba fare molto. Non bisogna abbandonare la barca e noi non l'abbandoneremo.
Voi state già parlando di un modello alternativo, vi vedete già sul ponte di comando. Guardate che seppure questo Consiglio regionale dovesse andare anticipatamente a casa, a voi, cari colleghi del centrosinistra, o di una parte del centrosinistra, il massimo che potrà succedere è che vi ritroviate nella stessa situazione del Comune di Cagliari. E allora stiamo attenti a quello che facciamo e a quello che diciamo. Quando gli elettori decidono di punire i loro rappresentanti in una situazione come questa - è meglio che lo teniamo presente tutti - puniscono tutti: destra, sinistra, centro. I cittadini non sono più disponibili ad accettare le nostre diatribe, le nostre contrapposizioni. Voglio dire, ne abbiamo già parlato altre volte, che ci sono momenti nei quali la politica si deve fermare un attimo e fare un esame di coscienza, perché non è utile alimentare veleni su un problema come questo. Non sarò certo io a creare problemi, dico solo che il Consiglio regionale si è già pronunciato a larga maggioranza, anzi credo all'unanimità, su un ordine del giorno. Possiamo parlare per un momento anche di altre cose? Possiamo decidere di chiuderci in una stanza e dire che su tre o quattro argomenti non c'è né maggioranza né opposizione? E' possibile fare uno sforzo di questo genere? E' possibile che per un momento ci dimentichiamo che le elezioni sono lontane, nessuno le vorrebbe vicine, men che meno i cittadini, o vogliamo forse farci la guerra, come preannunciava il collega Porcu dicendo che è già pronto un modello alternativo?
Il vostro modello alternativo, onorevole Porcu, noi lo conosciamo perché l'avete già proposto ai sardi, e i sardi hanno punito voi così come presumibilmente puniranno noi. Quindi non vi hanno rispettato, vi hanno punito in maniera veramente straordinaria. Avranno forse premiato troppo noi, non lo so, però noi abbiamo fatto la nostra battaglia di opposizione, vi abbiamo sempre detto quali erano i punti programmatici che non condividevamo e lo abbiamo fatto usando anche toni alti.
Credo che il mondo stia cambiando, è cambiata l'Italia ed è cambiata l'Europa. In questo momento la Sardegna non ha bisogno di queste contrapposizioni. Se avremo la capacità di stare calmi, credo che una soluzione potremo trovarla, non ne ho la certezza, ma è certo che o questo Consiglio regionale dimostra veramente di meritare il ruolo che ha o altrimenti sarà meglio andare tutti a casa, ma non per l'incapacità di una o due persone o della Giunta, ma per l'incapacità collettiva del Consiglio. O capiamo questo o altrimenti ai sardi voi non potrete dire niente di diverso da quello che possiamo dire noi.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Presidente, credo che al di là degli ordini del giorno il problema vero sia il fatto che nessuno crede più a quel che dite: non ci credono i sardi e non ci crede nemmeno la maggioranza. Una parte del centrodestra è in tribuna, cioè i Riformatori sono in tribuna. Questo dà il segno, onorevole Diana, del vostro stato: alcuni in tribuna, altri in panchina, altri ancora non vengono mai in aula, forse saranno richiamati stasera.
Il tema evidentemente non è soltanto quello delle servitù militari. Il tema è quello delle servitù e anche del rapporto tra lo Stato e la Regione, direi del rapporto tra la Giunta regionale, rappresentata dal presidente Cappellacci, e il Governo rappresentato dal presidente Berlusconi. Il tema è anche quello del rapporto tra il centrodestra e il P.d.L., rappresentato in Parlamento da alcuni parlamentari sardi che evidentemente esprimono dei voti non sempre, anzi quasi mai a favore della Sardegna, soprattutto nelle finanziarie, ma non solo in quelle.
Duemila pastori sono scesi in piazza, è passato un anno e voi avete prodotto una legge dettata dalla demagogia dell'assessore Prato, ma i risultati mi pare non ci siano, e lo si sta rimarcando. Il tema della continuità territoriale marittima, la questione della Tirrenia, il fatto che solo dopo due anni e mezzo di legislatura ci si ricorda che esiste un diritto alla continuità territoriale, che esistono delle norme, che anche per la continuità territoriale marittima, così come per quella aerea (anche questa in proroga), si devono garantire i diritti dei sardi con oneri di servizio, con frequenze, con tariffe accertate e certe, il fatto che non riusciamo a fare un passo avanti in questa materia e che poi lo Stato ci schiaffeggia, anche perché non c'è una politica contestativa da parte della Giunta (si annunciano ricorsi, ma poi non li si mette in pratica), tutto questo dimostra che c'è un problema di dignità del popolo sardo che non viene rappresentato autorevolmente.
Di questo tema, onorevole Planetta, ce ne accorgiamo in ritardo? No, è nel programma di governo e negli atti della scorsa legislatura. Guardi, onorevole diana, che questo tema è anche nel programma di governo del presidente Cappellacci, probabilmente richiamato da voi stessi, magari per fronteggiare la politica del presidente Soru. Il tema del riequilibrio delle servitù militari è però letteralmente scomparso, in due anni e mezzo, dall'agenda politica regionale e non basta un ordine del giorno, neanche quello di cui era primo firmatario l'onorevole Giacomo Sanna.
Ci siamo riuniti, nelle settimane scorse, sulla base di un altro ordine del giorno, per parlare di Quirra, per parlare della situazione dei pastori, per parlare di indennizzi, di un doveroso risarcimento e abbiamo anche detto che il tema delle servitù militari lo avremmo affrontato complessivamente sulla base di una mozione - quella che stiamo discutendo oggi - per cercare di trasformare le situazioni di crisi, come quelle di Quirra e di altre parti del territorio della Sardegna, in opportunità. Per fare questo dobbiamo probabilmente investire in altri settori, dobbiamo investire in conoscenza, chiedere allo Stato di fare la propria parte in tema di risarcimenti e di farla fino in fondo, anche attraverso degli investimenti. A tal fine occorre, però, un Governo regionale che pienamente e consapevolmente porti il tema del riequilibrio delle servitù militari in Consiglio dei Ministri, perché è quella la sede in cui deve essere affrontato, sulla base di un indirizzo che questo Consiglio regionale in parte ha già dato e oggi vuole ribadire, se possibile unitariamente, proprio per rafforzare la posizione della Regione.
Io credo che occorra un rapporto "muscolare" con lo Stato; non basta più la diplomazia, non basta questo rapporto debole, subalterno, questo sì di servitù. Il dispositivo della mozione contiene, a mio avviso, tutti gli elementi per dare indirizzi alla Giunta regionale, per dare certezze e garanzie sul diritto alla salute, per dire allo Stato che in tema di servitù militari abbiamo già dato, per avviare un monitoraggio ambientale, le bonifiche, la rinaturalizzazione del territorio, per valutare l'impatto socioeconomico delle servitù militari in Sardegna. Credo sia giunto il momento di dirlo in maniera chiara e unitaria: il tema delle servitù militari non è disgiunto da quello delle entrate; non sono argomenti diversi, riguardano la dignità di un popolo, attengono a rivendicazioni che ormai, da qualche anno, direi dalla scorsa legislatura, sono comprensibili a tutti, non solo ai sardi.
Le nostre ragioni sono chiarissime e non diamo l'immagine di una Sardegna piagnona, che si ripiega su sé stessa, ma diamo l'immagine di una Sardegna fiera e dignitosa che dobbiamo recuperare. In questi anni, onorevole Diana, abbiamo perso tempo da questo punto dii vista e quindi occorre una svolta. Riusciremo a fermarci su alcuni punti per dire che queste sono le emergenze della Sardegna, ma finché ci presenterete leggi sul golf tendenti a costruire seconde case non potrà esservi un punto d'incontro. Se troviamo altri temi, altri argomenti importanti sui quali veramente ci sia chiarezza e buona fede, rivolti al bene comune, noi non diciamo di no, però bisogna dire, anche molto chiaramente, che questa legislatura a guida del centrodestra di fatto è fallita e bisogna stabilire un termine per andare a nuove elezioni. Bisogna farlo certamente affrontando le priorità, a partire dal disastroso bilancio di questa Regione, sul quale bisogna intervenire con urgenza, come credo la Giunta stia facendo, visto che ha messo all'ordine del giorno le linee di impostazione della manovra finanziaria. Credo che lo dovrà fare tenendo conto di quello che dirà il Governo sulla partita delle entrate, ma non basta il riconoscimento di quanto è dovuto ai sensi dell'articolo 8 dello Statuto, se poi attraverso il Patto di stabilità quelle risorse non possono essere spese. Credo che occorra davvero una svolta, un sussulto di dignità da parte di questo Consiglio regionale per il periodo in cui probabilmente sarà ancora chiamato a operare in questa legislatura.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare, per la Giunta, l'Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica.
RASSU (P.d.L.), Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica. Signora Presidente, onorevoli colleghi, come è stato già ribadito, ancora una volta in brevissimo tempo riprende in quest'Aula il dibattito sulle servitù militari presenti nella nostra regione, argomento attualmente abbastanza emergenziale, stante la situazione di crisi che si è venuta a creare nei territori del Poligono di Quirra e che interessa non solo le popolazioni di quel territorio, ma anche decine e decine di aziende agropastorali.
Sono già state dette tante cose, sappiamo perfettamente che in Sardegna 35 mila ettari di territorio sono occupati da servitù militari: 22 mila ettari sono occupati dai Poligoni di Teulada, Capo Frasca, Perdasdefogu e Salto di Quirra, 13 mila ettari sono gravati da altre servitù militari e oltre 80 chilometri di coste sono inaccessibili alle attività economiche e, per quanto riguarda gli specchi d'acqua, alla navigazione civile, alla pesca e all'ormeggio. Di pari passo, nelle aree interessate dalle esercitazioni militari è interdetto, lo sappiamo tutti, il traffico aereo dell'aviazione civile.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE COSSA
(Segue RASSU.) Credo che la Giunta abbia varie volte dimostrato in quest'Aula che l'interessamento per questi argomenti e queste problematiche è totale e costante. Ritengo comunque indispensabile, ancora una volta, confrontarsi in modo serrato con lo Stato per la dismissione delle servitù militari e l'attribuzione alla Regione del patrimonio immobiliare che non è strettamente indispensabile per gli usi e le esercitazioni militari, affinché quelle aree, nel caso non siano inquinate, possano essere destinate a uno sviluppo economico diversificato. Perché no? Tutto sta nel verificare se ciò sarà possibile e quando.
Comunque sia, la Giunta non è stata inerte: a oggi i trasferimenti effettuati dallo Stato riguardano circa il 90 per cento degli immobili destinati a usi militari. Resta aperto il problema degli immobili dismissibili, previa riallocazione delle funzioni ivi svolte, per i quali il Ministro della difesa ha inviato all'Assessorato dei lavori pubblici gli studi di fattibilità relativi ai lavori necessari, pari a circa 60 milioni di euro. Mi riferisco all'accordo di programma stipulato nel 2008 e alle spese che debbono essere a carico della Regione, ivi comprese le bonifiche.
Recentemente sono stati ottenuti importanti risultati, come l'aumento della percentuale dei contributi annui previsti dalla legge numero 104 del 1990, che è passata dal 59 al 68,64 per cento, e cioè, per essere più chiari, tali contributi sono passati da 13,3 milioni di euro a 15,135 milioni di euro. Peraltro, la legge numero 898 del 1976 prevede uno stanziamento di 6 milioni di euro per indennizzi ai pescatori danneggiati dalle esercitazioni militari. Debbo ribadire che, per la prima volta, come ha precisato il collega Steri, nell'estate del 2010 non si sono effettuate esercitazioni dall'inizio di giugno fino a tutto il mese di settembre, e cioè per il periodo di maggiore presenza turistica, con un'estensione dell'interruzione delle esercitazioni rispetto al passato di trenta giorni complessivi. Infatti questa Giunta, per consentire il pieno sviluppo dell'economia legata al turismo, ha fortemente sostenuto, con il coinvolgimento dei sindaci dei comuni interessati, la necessità di estendere il periodo di interruzione delle esercitazioni comprendendo anche i poligoni che tuttora soffrono di una pausa ridotta, ad esempio Capo Frasca.
Attualmente la Regione è impegnata, per ciascun poligono, nella stipula con il Ministero della difesa dei disciplinari d'uso stabiliti dal decreto legge 15 marzo 2010, numero 66, relativo all'aggiornamento del Codice dell'ordinamento militare. I disciplinari comprendono l'istituzione di un osservatorio permanente per la verifica dell'incidenza dell'impatto ambientale dell'attività militare presso ciascun poligono. Inoltre è prevista la strategia per contribuire in modo significativo a mantenere o ripristinare gli habitat naturali dei territori su cui insistono i poligoni militari.
Riteniamo, e l'abbiamo ribadito, non solo oggi ma anche in passato, che sia utile e necessaria una graduale riduzione dell'eccessivo peso delle servitù militari in Sardegna, considerato che, come abbiamo già evidenziato prima, la Sardegna ha contribuito per tanti anni in misura notevolmente maggiore rispetto alle altre regioni italiane. Di fatto, il 70 per cento delle servitù militari grava, come sappiamo tutti, sui nostri territori.
Probabilmente sto dicendo delle ovvietà, perché questi argomenti sono stati trattati in un mese già tre volte, per cui credo che il Consiglio sia già abbastanza informato al riguardo. Comunque, rispondendo ai punti della mozione, riteniamo che a breve il Presidente possa convocare il Comitato misto paritetico per il riesame di tutti i programmi di esercitazione nei poligoni della Sardegna, con l'obiettivo di arrivare a un approfondimento dei disciplinari d'uso con l'introduzione della verifica dell'incidenza dell'impatto ambientale delle attività militari presso ciascun poligono, affermando la necessità che l'utilizzo delle aree demaniali avvenga in maniera meno invasiva nel territorio, affinché la strategia gestionale contribuisca in modo significativo a mantenere o ripristinare gli habitat naturali.
Allo scopo di avere certezze sul possibile inquinamento dei territori interessati dai poligoni, io ritengo che sia utile scongiurare allarmismi sino a che non arrivano i risultati dell'inchiesta mandata avanti dalla Commissione per l'aggiornamento delle evidenze epidemiologiche nelle aree interessate da attività militari, costituita dall'Assessorato della sanità e che ha già riferito in proposito nelle scorse settimane in Consiglio. Ulteriori elementi di valutazione potranno giungere dalla conclusione dell'indagine in corso da parte della magistratura sul presunto inquinamento e pericolo sanitario per gli uomini e per gli animali nelle aree del Poligono di Perdasdefogu Salto di Quirra. Ci si augura che la conclusione dell'inchiesta avvenga nei tempi più rapidi possibili, stante lo stato di gravità economica che in questo periodo affrontano quelle popolazioni. E quei risultati, comunque, consentiranno di definire al meglio la strategia da assumere in difesa dei diritti e degli interessi di quelle popolazioni e dei nostri territori.
Come tutti sappiamo, soprattutto in quest'Aula, la Regione non è stata insensibile nei confronti sia delle aziende sia delle popolazioni di quel territorio. Infatti, la legge numero 12 del 2011 all'articolo 5 stanzia 500 mila euro da destinare alle anticipazioni degli indennizzi da concedere alle aziende colpite dal provvedimento antipascolo. Di fatto l'Assessore dell'agricoltura ha in corso la valutazione di modalità operative che consentano l'erogazione degli indennizzi in tempi rapidi. Sono state altresì stanziate ulteriori risorse, pari a 1 milione e 500 mila euro, per una campagna di rilancio dell'economia delle aree interessate; di queste risorse 300 mila euro sono destinati all'approfondimento dell'indagine ambientale ed epidemiologica.
Non voglio soffermarmi più di tanto sulle inchieste di carattere sanitario, in quanto l'assessore Liori già da qualche giorno ha risposto penso esaustivamente. Come ho già detto, ritengo che debba essere inserita nel disciplinare d'uso dei poligoni la verifica dell'incidenza dell'impatto ambientale delle attività militari presso ciascun poligono e riaffermata la necessità che l'utilizzo delle aree demaniali avvenga nella maniera meno invasiva per il territorio. La strategia gestionale dovrà essenzialmente contribuire in modo significativo a mantenere o ripristinare gli habitat naturali. Il ripristino degli habitat naturali dovrà essere a cura di chi ha creato l'eventuale inquinamento.
Voglio assicurare che, in attuazione del quarto comma dell'articolo 5 della legge numero 12 appena citata, verranno avviate le procedure di valutazione con metodo controfattuale dell'impatto socioeconomico di tutte le servitù militari presenti in Sardegna, per l'ottenimento da parte dello Stato delle risorse perequative. Su questo penso non ci sia ombra di dubbio. Voglio anche assicurare che nel sito ufficiale della Regione la pagina dedicata alle servitù militari verrà costantemente aggiornata per garantire la massima trasparenza informativa. Credo, comunque, che sull'argomento si sia dibattuto abbastanza, o forse non abbastanza, in ogni caso se il Consiglio lo ritenesse opportuno si potrebbe prevedere una sessione straordinaria, con la partecipazione dei nostri parlamentari, per affrontare il problema nella sua complessità e totalità, da cui far scaturire un documento unitario, conseguentemente agli ordini del giorno già approvati, che possa essere presentato al Governo centrale con le nostre richieste e rivendicazioni.
Per quanto riguarda la mozione, credo che di fatto a parecchi dei punti riportati nel dispositivo sia già stata data risposta con la precedente mozione dibattuta dall'assessore Liori e con gli ordini del giorno già approvati, per cui ad oggi, sinceramente, non si ravvedono elementi su cui possano essere date risposte più compiute, anche perché le altre mozioni e gli ordini del giorno sono stati discussi e approvati non più tardi di due settimane fa. Invito pertanto i colleghi, se lo ritengono opportuno, a ritirare la mozione in discussione in quanto il dibattito su questo tema credo non possa esaurirsi in questa seduta. Per un dibattito più approfondito si potrà convocare il Consiglio in seduta straordinaria, a cui potranno essere invitati, perché no, anche i nostri parlamentari e il sottosegretario alla difesa, per avere notizie più certe e poter predisporre un documento compiuto frutto della volontà di tutto il Consiglio regionale. Grazie.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Porcu. Ne ha facoltà.
PORCU (P.D.). Presidente, ho avuto l'incarico di replicare, però le chiederei la cortesia di disporre due minuti di sospensione, prima della replica, per poter valutare con i colleghi gli esiti del dibattito e le parole dell'Assessore.
PRESIDENTE. La richiesta è accolta. I lavori sono sospesi per due minuti, prego i colleghi di trattenersi in aula.
(La seduta, sospesa alle ore 12 e 54, viene ripresa alle ore 13 e 05.)
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il consigliere Porcu.
PORCU (P.D.). Presidente, farò una breve replica e auspicabilmente non utilizzerò tutti i dieci minuti a disposizione. Le chiederò alla fine del mio intervento magari di spostare al pomeriggio la votazione su un eventuale ordine del giorno (credo ci sia la disponibilità dell'Aula in tal senso, ma va verificato), perché la materia è abbastanza complessa. Se mi dà il suo parere, poi farò la mia brevissima replica.
PRESIDENTE. Credo non ci siano problemi, onorevole Porcu. Per dovere di correttezza informerò la Presidente e le farò sapere dopo la sua replica.
Prego, onorevole Porcu.
PORCU (P.D.). Presidente, innanzitutto voglio sottolineare che il dibattito di oggi non è e non voleva essere, da parte della minoranza, in alcun modo la ripetizione di un dibattito già avvenuto. Il fatto che qualcuno l'abbia considerato una ripetizione - l'hanno definito così l'Assessore e anche autorevoli colleghi della maggioranza - dimostra invece quanto fosse necessario discutere questa mozione per segnare uno stacco tra le vicende contingenti che hanno riguardato il Poligono di Quirra, l'inchiesta della Procura e le ipotesi di danni alla salute, e una discussione più generale sul peso delle servitù militari in Sardegna. Credo che quando si parla di temi di valenza così ampia e generale, che esistono da decenni, sia importante slegarsi dalle contingenze, altrimenti corriamo il rischio di dire che i poligoni militari vanno chiusi soltanto perché c'è un'emergenza ambientale o sanitaria.
La posizione che noi abbiamo voluto esprimere con questa mozione è che i poligoni militari devono essere ridotti e progressivamente smantellati a prescindere da eventuali emergenze, da eventuali localizzati gravi problemi ambientali e sanitari. Altrimenti, se per caso gli esiti delle commissioni d'inchiesta e delle varie commissioni sulla salute che sono state messe in campo dovessero essere negativi, cioè si dimostrasse che non ci sono correlazioni lineari scientificamente provabili tra le attività di poligono e la salute degli animali e delle persone, dovremmo arrivare alla paradossale conclusione che i poligoni possono rimanere. Non è così e non è questa la nostra posizione. Noi vogliamo porre un problema più generale di progressivo smantellamento, certamente mettendo in campo un modello alternativo, non a tutto campo, onorevole Diana, ma alternativo all'economia legata alla presenza dei poligoni militari, cioè un modello che riparta dall'identità della nostra isola, dall'agricoltura, dall'artigianato, dal turismo, dalle vocazioni locali di quei territori, e metta in campo una prospettiva di crescita e di sviluppo (quella che purtroppo non siamo ancora riusciti ad avviare a La Maddalena, nonostante ingenti investimenti) di gran lunga superiore alle economie di sopravvivenza legate ai poligoni militari.
Fatta questa doverosa premessa, devo dire che ho trovato, nelle parole dell'Assessore e anche di alcuni colleghi, elementi di contatto positivi. Mi sembra che sia prevalsa in quest'Aula l'indicazione che il carico delle servitù militari sopportato dalla Sardegna è assolutamente sperequato. L'Assessore ha ricordato anche l'importanza - richiamata soltanto dal dispositivo di questa mozione - di promuovere una valutazione con metodo controfattuale dell'impatto socioeconomico delle servitù militari, finalizzata anche all'ottenimento di eventuali risorse perequative al tavolo Stato-Regione sull'attuazione del federalismo fiscale. Questa è una disponibilità che abbiamo accolto volentieri.
Nella nostra mozione, lo ricordo, noi chiediamo anche la sospensione in via cautelativa di ogni attività di poligono e sperimentazione in tutto il territorio regionale, richiesta non presente nell'ordine del giorno approvato in precedenza. Cioè in vista di eventuali approfondimenti o ridefinizione di protocolli, noi chiediamo che venga sospesa l'attività addestrativa, intendendo come tale l'attività di poligono che implica esplosioni e non l'attività addestrativa tout court, perché non siamo contrari alla presenza di militari che facciano scuola di formazione, che addestrino, se questo non implica l'utilizzo di larghissime porzioni di territorio o di esplosivi, di cui spesso non conosciamo in misura compiuta e sufficiente neanche la natura e l'origine.
Ecco, credo che se riusciamo ad approvare un ordine del giorno che ribadisca quanto abbiamo già detto sul caso Quirra, estendendolo agli altri poligoni e considerandolo come un altro tassello della discussione da avviare con lo Stato su molte materie, alcune delle quali sono state richiamate oggi (trasporti, entrate, servitù militari, energia), daremmo veramente un senso a questa discussione.
Colleghi, chiuderei dicendo che, poiché non bisogna mai lasciare nulla di intentato, proveremo a scrivere un ordine del giorno insieme a chi si è dimostrato disponibile. Se non dovessimo riuscirvi, la minoranza insisterà con il suo ordine del giorno, però in questo caso certamente non avremo scritto una pagina particolarmente significativa di questa legislatura.
PRESIDENTE. Onorevole Porcu, prima di decidere se accogliere o meno la sua richiesta di spostare la votazione al pomeriggio, ho bisogno di sentire per le vie brevi i Capigruppo. Sospendo quindi i lavori per un minuto, con preghiera ai Capigruppo di avvicinarsi al banco della Presidenza per valutare il da farsi.
(La seduta, sospesa alle ore 13 e 13 , viene ripresa alle ore 13 e 15.)
PRESIDENTE. Onorevole Porcu, mi pare che non ci siano le condizioni per spostare la votazione a questo pomeriggio, quindi procediamo con la votazione della mozione.
Ha domandato di parlare il consigliere Salis per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SALIS (I.d.V.). Intervengo per dichiarazione di voto, Presidente, visto che non sono potuto intervenire in precedenza, essendo decorsi i termini di iscrizione.
Vorrei solamente dire, circa la decisione di andare subito al voto perché non ci sono le condizioni per predisporre un ordine del giorno unitario, che questo è un problema in quanto non dico che noi abbiamo posto, onorevole Porcu, una pregiudiziale, che sembrerebbe eccessiva, ma ci è sembrato utile, alla fine di questa discussione molto importante, sottolineare l'intangibilità del punto 1) dell'ordine del giorno già approvato.
Noi poniamo il problema prioritario di attivare un'iniziativa politico-istituzionale che porti alla sospensione dell'utilizzo delle basi militari, soprattutto di quella di Quirra, e poniamo anche il problema, non solo al presidente Cossa ma a tutta l'Aula, della ripresa di un'iniziativa similare che a fine 2008, cioè alla fine del ciclo propulsivo della Giunta Soru, ha subito un tracollo completo.
Vorrei dare lettura di una notizia ANSA del 23 febbraio 2007: "Si è insediata questa mattina a Cagliari, presso gli uffici della Regione, in viale Trento, la segreteria tecnica del tavolo istituzionale Stato-Regione. Le delegazioni erano guidate rispettivamente da Francesco Boccia, capo del dipartimento (…). Il tavolo tecnico ha preso in esame i seguenti problemi legati all'APQ dell'intesa istituzionale del 1999…". I punti dell'intesa riguardavano il demanio e le servitù militari, i beni culturali, l'ambiente, la vertenza entrate, le infrastrutture portuali, la continuità territoriale marittima. Badate, a distanza di quattro anni siamo ancora qui a trattare tre di questi temi, tra cui la continuità territoriale marittima, sulla quale abbiamo preso schiaffi da parte del sottosegretario Letta, del ministro Matteoli e quant'altri del Governo nazionale.
PRESIDENTE. Onorevole Salis, il tempo a sua disposizione è terminato.
Ha domandato di parlare il consigliere Porcu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
PORCU (P.D.). Dichiaro il mio voto favorevole e vorrei che fosse messo agli atti che evidentemente il dispositivo della mozione non è poi così simile all'ordine del giorno già approvato se non può essere votato. Credo che abbia fatto bene il collega Salis a ricordare che il punto 1) è un punto qualificante perché parla di sospensione in via cautelativa di ogni attività di poligono, cosa non prevista nell'ordine del giorno precedente. Prendiamo atto che il centrodestra vuole mantenere le attività di poligono, anche nella situazione delicatissima che si è creata e in mancanza di certezze sul fatto che il tema delle servitù militari in Sardegna possa essere affrontato. Prendiamo anche atto del fatto che studiare l'impatto socioeconomico e portarne gli esiti all'attenzione del tavolo Stato-Regione sull'attuazione del federalismo fiscale (anche questo non era previsto nell'ordine del giorno già approvato) non viene ritenuto importante.
E' come sempre un atteggiamento rinunciatario quello della maggioranza, che certamente non ci rassicura sul prosieguo di questa legislatura e sulla capacità della maggioranza e della Giunta regionale di fare fino in fondo gli interessi della Sardegna.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Sechi per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SECHI (SEL-Comunisti-Indipendentistas). Esprimo il voto favorevole del nostro Gruppo a una mozione che, come è stato detto anche da chi non la voterà, contiene alcuni aspetti aggiuntivi e innovativi rispetto ai vecchi provvedimenti adottati in quest'Aula, con la considerazione che parlarne in ogni caso male non fa. E infatti noi non solo non volevamo far male, ma volevamo fare del bene introducendo elementi significativi in merito alla vicenda di Quirra e di tutte le altre basi militari. Prendiamo atto che la tattica politica può dividere, nonostante i proclami di collaborazione sulle cose importanti per la Sardegna. Noi comunque voteremo a favore di questa mozione.
PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LOMBARDO
PRESIDENTE. Procediamo alla votazione della mozione.
Ha domandato di parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.
SALIS (I.d.V.). Chiedo la votazione nominale.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, della mozione numero 134.
(Segue la votazione)
Prendo atto che la consigliera Zuncheddu ha votato a favore e che il consigliere Cossa si è astenuto.
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Barracciu - Ben Amara - Biancareddu - Bruno - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Corda - Cucca - Cuccu - Cugusi - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Meloni Valerio - Porcu - Sabatini - Salis - Sanna Gian Valerio - Sechi - Solinas Antonio - Zuncheddu.
Rispondono no i consiglieri: Amadu - Artizzu - Campus - Contu Felice - Diana Mario - Floris Rosanna - Greco - Ladu - Lai - Locci - Obinu - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Randazzo - Rassu - Rodin - Sanjust - Sanna Paolo - Steri - Stochino - Tocco - Zedda Alessandra.
Si sono astenuti: la Presidente Lombardo - Capelli - Cossa - Dedoni - Dessì - Fois - Maninchedda - Meloni Francesco - Mula - Planetta - Sanna Giacomo - Vargiu.
Proclamo il risultato della votazione:
presenti 58
votanti 46
astenuti 12
maggioranza 24
favorevoli 22
contrari 24
(Il Consiglio non approva).
Convoco la Conferenza dei Presidenti di Gruppo. I lavori del Consiglio riprenderanno questo pomeriggio, alle ore 16 e 30.
La seduta è tolta alle ore 13 e 21.
Allegati seduta
CCXXXIII Seduta
Martedì 26 luglio 2011
(ANTIMERIDIANA)
Presidenza della Presidente LOMBARDO
Indi
del Vicepresidente COSSA
Indi
della Presidente LOMBARDO
La seduta è aperta alle ore 09 e 31.
DESSI', Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta antimeridiana del 14 luglio 2011 (226), che è approvato.
PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Gianfranco Bardanzellu, Simona De Francisci, Giovanni Mariani, Massimo Mulas, Marco Meloni, Eugenio Murgioni, Antonello Peru, Matteo Sanna e Luciano Uras hanno chiesto congedo per la seduta antimeridiana del 26 luglio 2011.
Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.
Risposta scritta a interrogazioni
PRESIDENTE. Comunico che è stata data risposta scritta alle seguenti interrogazioni:
"Interrogazione Zuncheddu sul commissariamento dell'Autorità dell'ambito territoriale ottimale della Sardegna". (225)
(Risposta scritta in data 21 luglio 2011.)
"Interrogazione Diana Mario - Peru sulle necessarie azioni da adottare a sostegno del bando internazionale per la cessione dello stabilimento Vinyls Italia di Porto Torres". (392)
(Risposta scritta in data 21 luglio 2011.)
"Interrogazione Dessì in merito alla garanzia sull'effettiva decorrenza dal 1°gennaio 2010 dei piani personalizzati di cui alla legge n. 162 del 1998 sui portatori di handicap". (427)
(Risposta scritta in data 21 luglio 2011.)
"Interrogazione Lotto - Bruno - Manca - Meloni Valerio sullo stato delle procedure relative al bando di gara per il servizio di gestione in outsourcing e digitalizzazione degli archivi dell'Azienda sanitaria locale di Sassari". (458)
(Risposta scritta in data 21 luglio 2011.)
"Interrogazione Porcu - Bruno sull'inopportunità dell'avviso di mobilità regionale per un posto di dirigente medico nella disciplina di radiologia nell'Azienda ospedaliera G. Brotzu di Cagliari". (486)
(Risposta scritta in data 21 luglio 2011.)
"Interrogazione Planetta sul presunto utilizzo di forme di lavoro interinale e/o con contratto atipico o sulle eventuali deroghe assessoriali concesse per esigenze di personale nelle ASL, anche con qualifica di operatore socio-sanitario, stante il blocco delle assunzioni, come da deliberazione della Giunta regionale n. 8/16 del 2010, e le graduatorie concorsuali delle ASL ancora valide". (488)
(Risposta scritta in data 21 luglio 2011.)
"Interrogazione Bruno - Uras - Salis in relazione alla violazione dell'ordine del giorno 22 dicembre 2010, n. 42 (Bruno - Diana Mario - Steri - Uras Vargiu - Sanna Giacomo - Cuccureddu - Cocco Daniele Secondo - Barracciu - Capelli - Lai - Locci - Porcu - Sabatini - Sanjust - Zedda Alessandra) sull'attuazione del nuovo articolo 8 dello Statuto speciale relativo alle entrate della Regione autonoma della Sardegna". (513)
(Risposta scritta in data 21 luglio 2011.)
Annunzio di interrogazioni
PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interrogazioni pervenute alla Presidenza.
DESSI', Segretario:
"Interrogazione Cossa, con richiesta di risposta scritta, sulla mobilità dei vigili del fuoco in Sardegna". (635)
"Interrogazione De Francisci, con richiesta di risposta scritta, sulla vertenza insorta fra i tassisti di Cagliari e i tassisti con licenza rilasciata dal Comune di Elmas, relativamente alle turnazioni da effettuare per il servizio presso l'aeroporto Mameli di Cagliari-Elmas". (636)
"Interrogazione Corda - Lotto - Solinas Antonio - Cocco Pietro, con richiesta di risposta scritta, sulla nomina del sig. Bachisio Molozzu nel consiglio d'amministrazione dell'Ente foreste". (637)
"Interrogazione Corda, con richiesta di risposta scritta, sui danni arrecati alle aziende agricole e all'ambiente dai recenti incendi che hanno devastato la Gallura e sulla necessità di adeguati risarcimenti". (638)
"Interrogazione Agus - Cuccu - Espa - Corda - Meloni Valerio - Porcu, con richiesta di risposta scritta, sul passaggio di dipendenti per effetto di trasferimento di attività del Centro di riabilitazione ad alta intensità S. Maria Assunta di Guspini". (639)
"Interrogazione Cocco Daniele Secondo - Salis - Mariani, con richiesta di risposta scritta, sui gravi problemi derivanti dal blocco imposto dalla ASL alla Tecno Pig di Bottidda". (640)
"Interrogazione Vargiu, con richiesta di risposta scritta, sui ritardi nelle verifiche di compatibilità ex articolo 8 ter del decreto legislativo n. 229 del 1999". (641)
"Interrogazione Dessì, con richiesta di risposta scritta, sulla situazione in cui versano i Lavoratori delle ditte in appalto per la conduzione e manutenzione degli impianti di depurazione per conto di Abbanoa Spa". (642)
"Interrogazione DESSÌ, con richiesta di risposta scritta, sul rischio di chiusura dello stabilimento di Piscinas della Società Sarda di Bentonite Srl". (643)
PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interpellanze pervenute alla Presidenza.
DESSI', Segretario:
"Interpellanza Zuncheddu - Uras - Ben Amara - Cugusi - Sechi sugli sfratti esecutivi in corso nella Provincia di Carbonia-Iglesias ai danni di famiglie di agricoltori-allevatori a seguito della messa all'asta delle proprie abitazioni e aziende da parte del tribunale". (247)
"Interpellanza Diana Giampaolo - Bruno - Agus - Barracciu - Cocco Pietro - Lotto - Manca - Meloni Valerio - Sanna Gian Valerio sull'esclusione dei dottorandi di ricerca delle Università di Cagliari e di Sassari, senza borsa di studio, che hanno concluso un percorso formativo post-lauream svolto interamente fuori dal territorio regionale, dalla possibilità di accedere alla partecipazione dell'avviso dei percorsi di rientro 2010/2011 del programma Master and Back presso gli organismi di ricerca". (248)
Annunzio di mozione
PRESIDENTE. Si dia annunzio della mozione pervenuta alla Presidenza.
DESSI', Segretario:
"Mozione Cossa - Piras - Vargiu - Steri - Salis - Sanna Giacomo - Diana Mario - Greco - Cuccu - Bruno - Agus - Lotto - Corda - Fois - Meloni Francesco - Mula - Soru - Artizzu - Sanna Matteo - Tocco - Floris Rosanna - Contu Felice - Pitea - Randazzo - Petrini - Pittalis - Sanjust - De Francisci - Ladu - Stochino - Amadu - Bardanzellu - Lai - Rodin - Zedda - Dessì - Cocco Pietro - Espa - Solinas Antonio - Barracciu - Meloni Marco - Sanna Gian Valerio - Meloni Valerio - Moriconi - Diana Giampaolo sulla richiesta di assegnazione al Comune di Gonnosfanadiga della medaglia d'oro al valor civile". (137)
PRESIDENTE. Considerati i numerosi consiglieri assenti, sospendo la seduta sino alle ore 9 e 45.
(La seduta, sospesa alle ore 9 e 37, viene ripresa alle ore 9 e 49.)
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Giacomo Sanna. Ne ha facoltà.
SANNA GIACOMO (P.S.d'Az.). Presidente, gli ultimi accadimenti credo rendano necessaria la presenza del presidente Cappellacci, perché la vicenda Tirrenia non è un qualcosa di insignificante e non può passare in secondo piano. E' un argomento di vitale importanza sul quale questo Consiglio diverse volte ha dibattuto e ha preso decisioni, per cui non vedo perché quest'Aula non possa ulteriormente dare il proprio contributo e venire a conoscenza dalla viva voce del Presidente di ciò che è accaduto e di quello che eventualmente la Regione sarda vorrà fare. Per noi è importante fare questo al più presto, possibilmente questo pomeriggio o domani mattina. Grazie, Presidente.
PRESIDENTE. Onorevole Sanna, trasferirò la sua richiesta al presidente Cappellacci e non appena avrò la sua disponibilità lo comunicherò ai Capigruppo per programmare l'eventuale intervento del Presidente della Regione.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge numero 299.
Dichiaro aperta la discussione generale. Poiché nessuno è iscritto a parlare, la dichiaro chiusa. Passiamo direttamente alla votazione finale della legge, essendo il relativo testo costituito da un solo articolo.
Onorevole Capelli, intende intervenire per dichiarazione di voto?
CAPELLI (Gruppo Misto). Non si vota il passaggio all'esame degli articoli?
PRESIDENTE. Si vota il passaggio all'esame degli articoli e poi direttamente la legge, essendo formata da un solo articolo.
CAPELLI (Gruppo Misto). Le chiedo cinque minuti di sospensione per poter presentare eventuali emendamenti prima del passaggio agli articoli.
PRESIDENTE. Sospendo i lavori per cinque minuti.
(La seduta, sospesa alle ore 9 e 52, viene ripresa alle ore 9 e 57.)
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Capelli per dichiarazione di voto sul passaggio all'esame degli articoli. Ne ha facoltà.
CAPELLI (Gruppo Misto). Presidente, considerati gli accordi che sono stati presi dai Capigruppo su questo testo di legge, arrivato in Aula in base all'articolo 102 del Regolamento, è ovvio che sto a quegli accordi e non presenterò emendamenti. Per quanto mi concerne gli emendamenti non erano riferiti strettamente all'articolo 1, ma riguardavano un argomento che credo avrebbe potuto interessare l'Aula in una discussione su un brevissimo articolo da aggiungere a questo testo, e cioè tre righe che costituiscono la norma per l'abrogazione delle province.
A mio avviso, un accordo tra le forze politiche che più volte hanno dichiarato di condividere questa linea, nonostante abbiano bocciato per due volte consecutive gli emendamenti al riguardo da me presentati durante l'esame della finanziaria, sarebbe stato un segnale importante per aprire, con le tre righe di un emendamento, una discussione sulle riforme troppo spesso annunciate e mai portate avanti. Sarebbe stato interessante interloquire con il Presidente, che già a ottobre dell'anno scorso aveva dichiarato che la Giunta si sarebbe attivata, o meglio lui si sarebbe attivato per portare all'attenzione dell'Aula la legge sull'abrogazione delle province. Credo che sia uno dei tanti annunci che ci hanno portato alla situazione che stiamo vivendo; è come trovarsi in un castello accerchiato dal popolo che contesta. Avrebbe dato, a mio avviso, maggiore significato non alla discussione del testo di legge in esame, sul quale siamo tutti d'accordo, ma alle dichiarazioni che troppo spesso si fanno a mezzo stampa, ma che non trovano poi concretezza nelle azioni legislative di quest'Aula.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Salis per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SALIS (I.d.V.). Signora Presidente, il Gruppo dell'Italia dei Valori voterà a favore del passaggio all'esame degli articoli e cercherà di utilizzare insieme agli altri Gruppi, possibilmente e auspicabilmente in posizione unitaria con il resto del Consiglio regionale, la possibilità che ci offre questa proposta di legge, quella cioè di fare un passo avanti sul tema delle riforme istituzionali e del riassetto delle istituzioni in Sardegna.
A questo riguardo noi pensiamo che le unioni di comuni possano svolgere un ruolo importante nel nuovo assetto istituzionale ed essere considerate l'ente locale che può portare al superamento delle province. Come i colleghi sanno, l'Italia dei Valori a livello nazionale ha fatto una battaglia per il superamento delle province e si predispone a presentare una proposta di legge popolare in quanto il Parlamento ha respinto la proposta di una riflessione sul ruolo, sull'importanza e sull'esistenza stessa delle province.
Annunciamo pertanto che il Gruppo dell'Italia dei Valori è disponibilissimo ad attivare da subito una riflessione in seno alla Commissione autonomia, visto che l'abbiamo incaricata di accelerare questo processo, ma annuncia che per agevolare questa riflessione presenterà oggi stesso, in concomitanza con la discussione della legge in esame, una proposta di legge per l'abrogazione delle province sarde.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Sechi per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SECHI (SEL-Comunisti-Indipendentistas). Dichiaro il voto favorevole a questa proposta di legge. Naturalmente non poteva che essere così, visto che è condivisa e sottoscritta dai Presidenti di tutti i Gruppi consiliari. Il tema sollevato dai colleghi che mi hanno preceduto, che è legato al tema delle riforme, di cui si è parlato in sedute precedenti e sul quale era stato avviato in prima Commissione un discorso che si è poi arenato, rimane un tema di grande attualità. Il dibattito intorno alla sopravvivenza o meglio alla soppressione delle province è sentito da molti, ma non si registra conseguentemente una posizione ferma per un riordino complessivo delle istituzioni in Sardegna e per la riforma degli enti. L'abbiamo forse affrontato in un momento poco opportuno, quando ci siamo occupati di questa vicenda, cioè prima delle ultime elezioni amministrative, quando naturalmente c'erano situazioni che condizionavano pesantemente le forze politiche e anche la scelta di ogni singolo consigliere. Dato, però, che ogni anno si presenterà puntualmente una scadenza elettorale, è opportuno occuparci responsabilmente di questo argomento.
Con questo provvedimento stiamo aggiustando il tiro rispetto a una precedente decisione e naturalmente anche il mio Gruppo condivide il sostegno ai piccoli comuni, quindi alla gran parte dei comuni sardi, ai quali è opportuno dedicare un'attenzione speciale, rimane tuttavia pendente il problema delle riforme complessive e credo sia dovere di tutte le forze politiche dare un segnale vero e concreto circa la volontà di occuparsene.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Dedoni per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
DEDONI (Riformatori Sardi). Dobbiamo registrare ancora una volta di essere in ritardo, cioè ci apprestiamo a sanare, con una leggina, una situazione che si è incancrenita e che ci avevano rappresentato i presidenti delle unioni di comuni che non si ritrovavano in un emendamento che surrettiziamente fu introdotto alla legge finanziaria, se non vado errato.
Il fatto è che la legislazione di riforma della Regione sarda è ancora inattuata; non si sa quale sia il punto centrale di riferimento. Colgo l'occasione per ricordare che manca uno Statuto di autonomia adeguato a questa Regione. Ricordo anche che la vendita della Tirrenia avvenuta ieri penalizza la nostra Isola nel peggiore dei modi, cioè non siamo all'altezza di poter avere una posizione di pari dignità di fronte allo Stato e di nuova attenzione nei confronti dell'Unione europea. Non siamo capaci di riorganizzare la struttura istituzionale della nostra Regione né per quanto riguarda il sistema autonomistico centrale né tanto meno per quanto riguarda il sistema autonomistico decentrato, quello che dovrebbe rappresentare le autonomie locali e territoriali. Siamo in forte ritardo, questa legge fa da tappabuchi, ma certamente non ha prospettive, non riesce a dare quello slancio di cui ha bisogno la nostra Regione sia al proprio interno che nei rapporti con l'esterno.
Su queste cose dovremmo meditare, compreso il fatto che oggettivamente abbiamo difficoltà a dare una risposta seria alle unioni di comuni. Va bene non considerarle sedi segretarili, va bene dare precisazioni sulla loro posizione giuridica, ma non si è ancora capaci di dire quali sono le funzioni del comune, quali sono le prospettive perché si arrivi a un'organicità di rapporti all'interno delle unioni. Pur tuttavia, per sanare questa situazione il nostro Gruppo ha fatto la sua parte, ma questo provvedimento non è certamente ciò che ci aspettiamo in ordine al più ampio discorso sull'autonomia che dovremo affrontare.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Cuccu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CUCCU (P.D.). Intervengo per dichiarare il mio voto favorevole a questa proposta di legge e per dire che comunque si sposta sempre l'attenzione rispetto al problema vero. E il problema vero delle unioni di comuni è la mancata attenzione da parte di questa Giunta regionale a questa forma di aggregazione di enti locali. Il problema vero è che mancano le risorse per esercitare le funzioni degli enti locali, delle unioni di comuni e delle gestioni associate. Mancano le risorse perché non c'è stata la volontà, durante la discussione del collegato alla finanziaria, di destinare a questo fine risorse apposite. E' stato tolto il 3 per cento al fondo unico per assegnarlo alle unioni di comuni, ma sappiamo bene che nessun comune destinerà quelle risorse alla gestione di funzioni associate e comunque questa legge è anche l'occasione per dimostrare quanta confusione ci sia in quest'Aula sul ruolo degli enti locali, sul ruolo delle unioni di comuni e sulla gestione dei problemi di area vasta e delle province. Ha ragione l'onorevole Sechi quando dice che bisogna ragionare sulla riorganizzazione del sistema; altra cosa è dire, come fa qualcuno in quest'Aula, che le unioni di comuni dovrebbero sostituirsi alle province. Nessuno infatti è ancora venuto qui a spiegarci quali costi si riducono con la riduzione o soppressione delle province; nessuno è venuto a spiegarci come le problematiche di area vasta, delle scuole, delle strade, dell'ambiente e quant'altro verrebbero gestite dalle unioni di comuni. Voglio vedere i sindaci, preoccupati ognuno del proprio campanile, ragionare di istituzioni scolastiche, di area vasta, di strade intercomunali e comunque di tutte quelle problematiche e competenze che abbiamo trasferito alle province con le leggi che abbiamo approvato nella passata legislatura.
Io penso che sia invece ragionevole affrontare in maniera seria e organica la riorganizzazione degli enti locali piuttosto che semplificare dicendo che le unioni di comuni possono sostituire le province, perché questo fatto dal punto di vista giuridico e organizzativo comporterà sicuramente un aggravio di costi e un peggioramento dei servizi per i cittadini.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Cuccureddu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Anch'io voterò a favore di questa legge che ritengo segni il punto più basso a cui è arrivato questo Consiglio regionale in sessant'anni di autonomia. Perché? Perché legiferare sotto ricatto è sempre antipatico, ma se dietro il ricatto c'è tensione sociale, ci sono i pastori che non riescono a sopravvivere e ci sono crisi industriali credo che tutti noi sentiamo il dovere di fare qualcosa. Non possiamo tuttavia modificare una legge solo perché qualche sindaco presidente di un'unione di comuni minaccia di dimettersi, o si dimette, per ottenere una normativa che in realtà non cambia nulla. Stiamo infatti producendo una legge del tutto inutile, come probabilmente era inutile quella precedente, nel senso che lo status giuridico delle associazioni di consorzi o di enti locali non ha nessun effetto pratico sulla funzionalità e sull'attività degli stessi. E' stata montata una polemica per dimostrare che tutti noi, me compreso evidentemente, siamo ricattabili, siamo nelle condizioni di votare all'unanimità una legge e di rimangiarcela, sempre all'unanimità, quindici giorni dopo.
Evidentemente anch'io faccio parte di questo contesto che getta discredito sull'autorevolezza della classe politica e getta ulteriore discredito sulla nostra capacità di interpretare i veri problemi della gente. Approviamo una legge che non serve a nulla, come probabilmente a nulla serviva quella precedente. Comunque il mio voto è favorevole.
PRESIDENTE. Onorevole Cuccureddu, il discredito sull'autorevolezza della classe politica e di questo Consiglio lo sta gettando lei con le sue dichiarazioni. Questo Consiglio regionale non ha mai agito sotto il ricatto di nessuno e tanto meno lo ha fatto in questa circostanza. Lei non si può ergere a interprete di una volontà politica comune e diffusa, per cui la invito a contenere le sue dichiarazioni.
Ha domandato di parlare il consigliere Giampaolo Diana per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Presidente, anch'io intervengo per esprimere il voto favorevole a questa proposta di legge. Non entro nel merito della proposta, lo ha già fatto il collega Cuccu, e quella da lui espressa è la posizione del P.D., però voglio soffermarmi un attimo sul richiamo che è stato fatto da alcuni colleghi della maggioranza relativamente alle riforme.
E' dall'inizio della legislatura che noi stiamo sollecitando la Giunta e la maggioranza ad avviare concretamente una stagione di riforme. Sono trascorsi quasi due anni e mezzo del mandato di questa legislatura e ancora non si intravede uno straccio di proposta della maggioranza e tanto meno della Giunta. Mi appello anche alla Presidenza del Consiglio, per la parte che può svolgere - che non è tanta, me ne rendo conto -, se non altro per sollecitare le Commissioni competenti, in particolare la prima, affinché in assenza di proposte della maggioranza e della Giunta, affrontino direttamente il tema delle riforme. Ma insomma abbiamo perso più di una settimana per discutere il disegno di legge numero 71, che sembrava chissà quale importante progetto e alla fine è risultato essere quello che tutti abbiamo avuto modo di constatare. Bisogna uscire da una condizione in cui si agita il tema delle riforme, senza che chi ne ha la responsabilità, e cioè la Giunta innanzitutto e la maggioranza, metta il Consiglio nelle condizioni di affrontare concretamente il tema delle riforme. Allora se la Giunta non è in grado e se la maggioranza non ha una proposta, io non credo che possano essere surrogate, ma certamente può svolgere un ruolo al riguardo la prima Commissione, che mi pare avesse già iniziato i lavori sulla legge statutaria, che poi si sono impantanati.
Potremmo sollecitare, per esempio, la Presidenza della prima Commissione ad avviare, per la parte a cui è deputata, una serie di consultazioni con le autonomie locali e le parti sociali per iniziare a maturare un'idea concreta di riforma vera innanzitutto della legge statutaria e dello Statuto. Dobbiamo però uscire, ripeto, da questa situazione in cui si agitano le riforme come strumento di battaglia politica, ma poi il Consiglio non viene messo nelle condizioni di poter intervenire su un tema di straordinaria importanza per il presente e il futuro della nostra regione.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Agus per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
AGUS (P.D.). Signora Presidente, signori Assessori, onorevoli colleghe e colleghi, voterò a favore di questa proposta di legge, che peraltro puntualizza anche lo spirito con il quale la Commissione aveva fatto quella scelta, che non era quello di penalizzare le unioni di comuni, bensì di ribadire che in questa Regione era ed è in atto una riforma istituzionale, avviata dalla Giunta Soru, che prevede il mantenimento delle province, eliminando così comunità montane, consorzi industriali e tutte quelle forme di aggregazione che ancora persistono. Questa operazione non si è ancora compiuta, diciamo così.
Per rasserenare gli animi degli enti locali, impegnati sul fronte dei servizi comuni (era questo lo spirito della legge), credo che la precisazione che è stata fatta sia utile per ribadire che non si intendeva sminuire nessuno con l'appellativo "associazioni di comuni". Se andiamo a vedere, infatti, tra le unioni di comuni ce ne sono alcune che si chiamano, per esempio, "Comunità collinare di…" oppure "Unione Media Val Cavallina". Credo che questo fatto sia determinato dallo Statuto (in base al quale la denominazione dell'unione può essere diversificata) che sostanzialmente fa riferimento al decreto legislativo numero 267, come per altri enti locali non previsti dalla Costituzione, ma dalla legislazione ordinaria. Quindi non si volevano penalizzare le unioni di comuni, certo è che sarà difficile finanziarle.
Nel merito delle riforme spero che si apra un dibattito, perché l'abolizione delle province è un concetto che oggi viene da più parti cavalcato, ma ricordo che in Sardegna ci sono province "regionali", vale a dire istituite dalla Regione Sardegna, e province istituite dallo Stato, che quindi possono essere abolite solo dallo Stato. Varrebbe forse la pena soffermarsi a fare una disamina delle funzioni trasferite dalla Regione alle province, agli enti intermedi, per costituire una Regione molto più snella, che sia organo di pianificazione regionale e organo legislativo in tutti i sensi, e quindi prevedere per gli organismi intermedi lo svolgimento di funzioni oggi detenute pienamente la Regione con non poche difficoltà. Bene faremmo ad affrontare questo tema e prendiamo lo spunto della discussione odierna per augurarci che questa fase possa essere presto avviata.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Steri per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
STERI (U.D.C.-FLI). Presidente, il voto mio e del mio Gruppo è ovviamente favorevole. Condivido in pieno i rilievi che lei ha appena fatto in relazione all'intervento dell'onorevole Cuccureddu. Ritengo che in quest'Aula nessuno parli, voti o agisca sotto ricatto. Nessuno intende compromettere l'autorevolezza di questo Consiglio.
Nella circostanza il fatto che interveniamo nuovamente su una norma approvata un mese fa può indurre a conclusioni differenti. Del resto proprio la settimana scorsa abbiamo approvato la norma sul FITQ, ma sappiamo bene che a un esame più approfondito quella norma è risultata sbagliata e dovremo modificarla al più presto. Spesso reintervenire prontamente, quando ci si accorge di non aver affrontato un problema a trecentosessanta gradi, è segno di intelligenza.
Ora, il fatto che numerosi sindaci abbiano fatto valere con forza la loro posizione non incide certo sulla libertà decisionale di questo Consiglio. Stiamo discutendo una leggina che anche per le modalità con cui è arrivata in Aula limita l'esame a uno specifico settore. Abbiamo preso atto di quanto ci è stato rappresentato con forza e abbiamo ritenuto di condividere in parte i rilievi e di dover intervenire per quanto riguarda le piante organiche e altri aspetti.
Questo è il nostro compito, così facendo diamo autorevolezza al Consiglio perché dimostriamo di essere sempre pronti a tornare sulle nostre decisioni quando ci accorgiamo di aver sbagliato. Grazie.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Pittalis per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
PITTALIS (P.d.L.). Trattandosi di una proposta di legge che reca anche la firma del suo Capogruppo, il P.d.L. voterà a favore. Mi preme soltanto evidenziare un aspetto, che considererei positivo, che a onor del vero va a vantaggio del ruolo e della funzione di questo Consiglio, e cioè rispetto a una forte criticità che è stata manifestata non solo dai rappresentanti delle unioni e dalle loro associazioni, ma anche dall'Assessore regionale degli enti locali, dalla direzione generale dell'area legale e, da ultimo, anche dalla Corte dei conti, che ha evidenziato l'evidente sfasatura tra il quadro ordinamentale fissato per le unioni a livello nazionale e la realtà sarda, la proposta di legge ha il merito di superare delle difficoltà interpretative in relazione alla forte incertezza giuridica sullo status normativo delle unioni di comuni che, in un certo qual modo, ne paralizzava l'attività.
Ecco perché riteniamo che sia stato davvero rispondente al buon senso portare in Aula, in termini anche celeri, questa proposta di legge che dovrebbe dissipare gli aspetti interpretativi che la precedente formulazione ha determinato, con l'auspicio che si vada a una riforma più complessiva del sistema dell'ordinamento degli enti locali. La prima Commissione per la verità sta lavorando, compatibilmente con i lavori dell'Aula e, debbo dire, anche con un grande contributo da parte delle forze di opposizione, alla riscrittura della legge statutaria e ci auguriamo che possa essere completata quanto prima l'istruttoria che si sta facendo in relazione a questa legge e anche all'impianto dello Statuto. A maggior ragione questa norma interpretativa che va nella direzione giusta è dettata dal buonsenso e non può che trovare il nostro voto favorevole.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Antonio Solinas per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SOLINAS ANTONIO (P.D.). Signora Presidente, intendo esprimere, come ha già detto qualche collega che mi ha preceduto, il voto favorevole mio e del mio Gruppo. Come ha detto il collega Steri, rivedere le proprie decisioni può essere considerato solo un fatto positivo. Se ci si rende conto di aver commesso un errore è sempre preferibile porvi rimedio appena possibile.
Il mio voto è favorevole, e non certo perché mi senta ricattato da chicchessia, non lo sono mai stato né mai lo sarò, e invito il collega Cuccureddu a non farsi ricattare, perché ci sono altri modi per svolgere la propria funzione. Lui ha parlato di voto unanime sulla legge precedente, ma non è proprio così dal momento che qualcuno ha preferito non votarla. Credo che la scelta fatta nella passata legislatura di costituire le unioni di comuni anche in Sardegna sia stata giusta, lungimirante e intelligente e vada difesa anche e soprattutto per il fatto che il ruolo che prima veniva svolto dalle comunità montane oggi viene svolto dalle unioni di comuni nelle aree più interne della Sardegna, dove i comuni sono piccoli o piccolissimi e difficilmente riuscirebbero a gestire singolarmente i servizi che adesso svolgono in forma associata.
Con questa norma si pone rimedio anche a qualche discrepanza che si stava verificando per esempio per quanto riguarda i consorzi di segreteria. Dal punto di vista politico non possiamo non rilevare il fatto che, per la prima volta dalla data della loro costituzione, nella finanziaria 2011 alle unioni di comuni non è stato trasferito neanche un euro, nonostante come Gruppo del centrosinistra più volte, attraverso nostri emendamenti, abbiamo cercato di porre rimedio a questo fatto. Non solo non trasferite risorse alle unioni di comuni, ma costringete i comuni che già sono in fase di consuntivo dell'attività svolta quest'anno a modificare i propri bilanci per trasferire alle unioni quel 3 per cento del fondo unico che con il collegato li avete costretti a destinare loro. Credo che anche questa sia una cosa che questo Consiglio debba rivedere, perché i singoli comuni hanno già fatto salti mortali per portare il proprio bilancio in pareggio. Con la riduzione delle risorse del 3 per cento li mettiamo solo in ulteriore difficoltà.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Amadu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
AMADU (P.d.L.). Signora Presidente, colleghe e colleghi, anch'io esprimo la mia valutazione positiva in riferimento al fatto che le unioni di comuni vengano definite enti locali. La mia perplessità, che esterno in questo momento ai firmatari della proposta di legge, è relativa a un aspetto che andrebbe chiarito, perché da un lato si dice che le unioni non possono costituire proprie piante organiche, dall'altro il comma 5 quater afferma che le piante organiche in essere all'entrata in vigore della presente legge restano in vigore fino a esaurimento. Non so se stiamo parlando dello stesso tema oppure se quest'ultimo comma si riferisca a un altro aspetto. Quindi occorre chiarire se ci sono piante organiche oppure no.
In secondo luogo, temo che se il testo della norma rimane così alimenteremo il precariato e soprattutto il clientelismo, perché stiamo parlando della possibilità di ricorrere a professionalità non esistenti nelle dotazioni organiche dei comuni e di stipulare apposite convenzioni. La normativa vigente stabilisce che il conferimento alle unioni di comuni avviene per funzioni svolte dagli stessi comuni, per cui se le unioni si occupano di funzioni che già vengono svolte dai comuni mi riesce difficile pensare che i comuni non abbiano nelle loro piante organiche, dai dirigenti al personale amministrativo e tecnico, figure in grado di provvedere all'attuazione di progetti che altro non sono che un organico programma che coinvolge più comuni.
Non penso che si parli di questioni spaziali, per cui non occorre un ingegnere spaziale per trattare problemi che riguardano più comuni. Richiamo l'attenzione dei colleghi su questo aspetto perché non vorrei che fra qualche tempo quest'Aula fosse chiamata a stabilizzare personale assunto in modo clientelare e al di fuori di qualsiasi criterio di equità. Nei giorni scorsi è stata fatta una battaglia in quest'Aula contro la possibilità di superare il precariato, e oggi lo vogliamo alimentare?
Io voterò in piena e assoluta libertà, ma voglio che sia chiarito dai proponenti e dall'Aula se questi aspetti sono normali oppure rientrano in una situazione di anormalità. Grazie.
PRESIDENTE. Onorevole Amadu, il senso della norma è quello di impedire ulteriori assunzioni, per cui coloro i quali sono stati già assunti dalle unioni di comuni rimangono in pianta organica, ma in questo modo si bloccano ulteriori assunzioni.
Ha domandato di parlare il consigliere Mario Diana per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
DIANA MARIO (P.d.L.). Signora Presidente, intervengo per ribadire alcuni concetti che probabilmente sono sfuggiti. Ribadisco che non c'è stato nessun tipo di forzatura da parte dei sindaci, con i quali invece c'è stata una leale collaborazione. Questo testo di legge è all'esame di quest'Aula per accordo unanime di tutti i Capigruppo, quindi non c'è stata nessuna forzatura da parte dei sindaci, c'è stata semmai la volontà dei colleghi di far sì che questa legge arrivasse in Aula.
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Diana. Colleghi, vorrei capire se chi interviene deve stare zitto per consentire ai consiglieri di continuare a conversare o di parlare al telefono! Se l'onorevole Diana disturba, sospendiamo i lavori così ognuno potrà fare quello che vuole!
Prego, onorevole Diana.
DIANA MARIO (P.d.L.). Spero di non disturbare! Voglio puntualizzare un aspetto che, ripeto, forse è sfuggito. E' vero che siamo tornati su una norma sulla quale avevamo già operato qualche settimana fa. L'abbiamo fatto due volte, come ha ricordato il collega Steri, e cioè per le unioni di comuni e per il FITQ. Se stiamo sistemando una partita come questa lo dobbiamo al fatto che probabilmente abbiamo sbagliato prima, ma forse è stato un bene sbagliare, perché in questo articolo di legge sono state definite alcune questioni che non erano state definite prima: per esempio la questione dei segretari, la questione delle piante organiche e quella delle assunzioni. I contratti atipici non possono in nessun caso essere trasformati in contratti di lavoro a tempo indeterminato, noi lo abbiamo puntualizzato e quindi abbiamo dato certezza a questa norma.
Relativamente al FITQ, visto che se n'è parlato, meno male che abbiamo approvato quella norma, perché da quella norma è nata una discussione con le forze sindacali e tra le forze politiche, e quando affronteremo questa materia potremo parlare con cognizione di causa. Se non avessimo affrontato il tema del FITQ non ci troveremmo certamente nella condizione di poter operare. Abbiamo sbagliato? Probabilmente sì. Abbiamo fatto una forzatura con il FITQ? Io sono felice di averla fatta perché sono sicuro che con la norma che approveremo in Aula troveremo la soluzione ai numerosissimi problemi che riguardano l'Amministrazione regionale, i suoi dipendenti e la politica in generale.
Il nostro voto è già stato annunciato dal vicecapogruppo vicario e naturalmente lo confermo, perché sono estremamente convinto della bontà di questa legge.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare l'Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica. Ne ha facoltà.
RASSU (P.d.L.), Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica. Presidente, intervengo stimolato dall'intervento di qualche collega per precisare alcune cose.
L'articolo 2 della legge numero 10 del 2011, che ha modificato l'articolo 3 della legge numero 12 del 2 agosto 2005, sotto il profilo pubblicistico di fatto inquadra un punto nodale delle associazioni di comuni. Se parliamo di associazioni sotto il profilo pubblicistico, le uniche associazioni di enti locali sono quelle riconosciute dalla legge, cioè l'ANCI, l'UNCEM, l'AICCRE, l'ASEL e altre; sotto l'aspetto privatistico le associazioni sono regolamentate dal Codice civile, che distingue tra associazioni, fondazioni, comitati e quant'altro, che però niente hanno a che vedere con le associazioni di comuni.
La normativa regionale testé modificata si discosta dal dettato normativo del Testo unico degli enti locali in quanto definisce le unioni di comuni enti locali, e non associazioni. Da qui l'inconciliabilità della legge, sulla quale erano state espresse forti perplessità dal nostro ufficio legale e anche, come ha testé richiamato il collega Pittalis, dalla Corte dei conti, in quanto creava non solo sfasature e confusione, ma anche gravi ritardi, se non il blocco di tante attività svolte dalle unioni di comuni. Ritengo che la proposta di legge all'esame dell'Aula, su cui la Giunta esprime parere favorevole, faccia chiarezza sotto questo aspetto, proprio perché l'articolo 1 riconosce le unioni di comuni come enti locali, norma sullo status dei segretari, precisando che le unioni non possono essere sedi segretarili, e sul personale.
Devo precisare, onorevole Diana, che la Giunta non è stata inerte in quanto ha presentato per ben tre volte, prima alla finanziaria, poi al disegno di legge ad essa collegato e infine al disegno di legge numero 71, emendamenti volti a dare alle unioni di comuni la personalità giuridica di enti locali, ma per un accordo dei Capigruppo gli emendamenti sono stati ogni volta ritirati. La Giunta è assolutamente d'accordo su questa nuova formulazione in quanto rispecchia un'esigenza rappresentata da tutti i presidenti delle unioni di comuni e delle associazioni degli enti locali. Grazie.
PRESIDENTE. Procediamo alla votazione del passaggio all'esame degli articoli.
Ha domandato di parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.
SALIS (I.d.V.). Chiedo la votazione nominale.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, del passaggio all'esame degli articoli.
(Segue la votazione)
Prendo atto che la consigliera Zuncheddu e il consigliere Vargiu hanno votato a favore e che il consigliere Ben Amara si è astenuto.
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Amadu - Barracciu - Biancareddu - Bruno - Capelli - Cappai - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Contu Mariano - Corda - Cossa - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - Cugusi - Dedoni - Dessì - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Rosanna - Fois - Gallus - Greco - Ladu - Lai - Locci - Lotto - Maninchedda - Meloni Francesco - Meloni Valerio - Moriconi - Mula - Obinu - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Planetta - Porcu - Randazzo - Rassu - Rodin - Sabatini - Salis - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Sechi - Solinas Antonio - Solinas Christian - Steri - Stochino - Tocco - Vargiu - Zedda - Zuncheddu.
Si sono astenuti: la Presidente Lombardo - Ben Amara - Campus.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 62
votanti 59
astenuti 3
maggioranza 30
favorevoli 59
(Il Consiglio approva).
Passiamo all'esame dell'articolo 1.
(Si riporta di seguito il testo dell'articolo 1:
Art. 1
Modifiche all'articolo 3 della legge regionale 2 agosto 2005, n. 12 (Norme per le unioni di comuni e le comunità montane)
1. All'articolo 3 della legge regionale 2 agosto 2005, n. 12 (Norme per le unioni di comuni e le comunità montane. Ambiti adeguati per l'esercizio associato di funzioni. Misure di sostegno per i piccoli comuni), come modificato dall'articolo 2, comma 3, della legge regionale 18 marzo 2011, n. 10 (Disposizioni urgenti in materia di enti locali), sono apportate le seguenti modifiche:
a) il comma 1 è così sostituito:
"1. La personalità giuridica delle unioni di comuni è quella di ente locale. Le unioni sono costituite da due o più comuni di norma contermini con lo scopo di esercitare congiuntamente una pluralità di funzioni o servizi di loro competenza. Esercitano le funzioni ad esse attribuite dalla legge o dai comuni che ne fanno parte.";
b) dopo il comma 5 sono inseriti i seguenti:
"5 bis. Le unioni dei comuni non costituiscono sedi segretarili.
5 ter. Le unioni dei comuni svolgono le funzioni ad esse attribuite col personale di cui al comma 5 quater e con quello messo a disposizione dai comuni associati, attraverso il coordinamento, la cooperazione e l'integrazione delle strutture organizzative dei comuni che ne fanno parte. Le unioni non possono costituire proprie piante organiche. Qualora per la realizzazione dei compiti ad esse affidati sia necessario ricorrere a professionalità non esistenti nelle dotazioni organiche dei comuni che ne fanno parte, possono stipulare convenzioni a progetto o a termine per un numero massimo di cinque unità. Le convenzioni non danno diritto in alcun modo alla trasformazione in rapporto di lavoro a tempo indeterminato.
5 quater. Le piante organiche in essere all'entrata in vigore della presente legge restano in vigore ad esaurimento.".)
PRESIDENTE. Poiché nessuno è iscritto a parlare, passiamo direttamente alla votazione finale della legge.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, della proposta di legge numero 299.
(Segue la votazione)
Prendo atto che il consigliere Petrini ha votato a favore.
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Barracciu - Biancareddu - Bruno - Capelli - Cappai - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Contu Mariano - Corda - Cossa - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - Cugusi - Dedoni - Dessì - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Rosanna - Fois - Gallus - Greco - Ladu - Lai - Locci - Lotto - Maninchedda - Meloni Francesco - Meloni Valerio - Moriconi - Mula - Obinu - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Planetta - Porcu - Rassu - Rodin - Sabatini - Salis - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Sechi - Solinas Antonio - Solinas Christian - Steri - Stochino - Tocco - Vargiu - Zedda - Zuncheddu.
Si sono astenuti: la Presidente Lombardo - Amadu - Ben Amara - Campus - Randazzo.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 62
votanti 57
astenuti 5
maggioranza 29
favorevoli 57
(Il Consiglio approva).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge numero 300.
Dichiaro aperta la discussione generale.
Poiché nessuno è iscritto a parlare, la dichiaro chiusa. Passiamo alla votazione del passaggio all'esame degli articoli.
Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Chiedo il voto segreto.
PRESIDENTE. Indico la votazione a scrutinio segreto, con procedimento elettronico, del passaggio all'esame degli articoli.
(Segue la votazione)
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 62
votanti 61
astenuti 1
maggioranza 32
favorevoli 31
contrari 30
(Il Consiglio non approva).
(Hanno preso parte alla votazione i consiglieri: Agus - Amadu - Barracciu - Ben Amara - Biancareddu - Bruno - Campus - Capelli - Cappai - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Contu Mariano - Corda - Cossa - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - Cugusi - Dedoni - Dessì - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Rosanna - Fois - Gallus - Greco - Ladu - Lai - Locci - Maninchedda - Meloni Francesco - Meloni Valerio - Moriconi - Mula - Obinu - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Planetta - Porcu - Randazzo - Rassu - Rodin - Sabatini - Salis - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Sanna Paolo - Sechi - Solinas Antonio - Solinas Christian - Steri - Stochino - Tocco - Vargiu - Zedda - Zuncheddu.
Si è astenuta la Presidente Lombardo.)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione numero 134.
(Si riporta di seguito il testo della mozione:
Il Consiglio regionale
PRESO ATTO del dibattito sviluppatosi in occasione della discussione della mozione n. 132 sulla grave crisi sociale, economica e ambientale dei territori di Perdasdefogu e di San Lorenzo (Villaputzu), in cui sono emerse problematiche politiche, sociali, economiche sanitarie e ambientali non circoscrivibili alla situazione dei territori a ridosso del Poligono militare di Quirra, ma più in generale a tutto il territorio sardo dove si registra una presenza militare qualitativamente e quantitativamente superiore a quella delle altre regioni italiane con oltre 35 mila ettari sottoposti a vincolo e con l'80 per cento dell'attività complessiva di poligono svolta nei poligoni sardi di Salto di Quirra-Capo San Lorenzo, Capo Teulada, Capo Frasca;
VALUTATO che l'eccessivo peso della presenza militare e dei vincoli ad essa connessi, oltre che necessitare di costante monitoraggio ambientale per prevenire l'insorgere di possibili implicazioni per la salute delle popolazioni e degli animali, contrasta con le esigenze di un equilibrato sviluppo della società e dell'economia sarda fondato sui valori della sostenibilità ambientale e della tutela attiva del patrimonio naturale;
CONSIDERATO che il percorso attuativo del federalismo fiscale deve diventare occasione per un riequilibrio, tra i 35 mila ettari di servitù militari della Sardegna e i l6 mila del resto d'Italia, del gravame militare sopportato dalla Sardegna da oltre cinquant'anni senza che siano stati mai compiutamente affrontati i problemi di armonizzazione fra le esigenze di governo del territorio e di sviluppo economico e sociale, con le esigenze della difesa nazionale;
PRESO ATTO della documentazione ufficiale raccolta da diverse commissioni pubbliche, che evidenzia gravi rischi ambientali connessi alle predette attività di poligono e della necessità di bonifica dei vasti territori compromessi da inquinamento per attività di sperimentazione ed esercitazioni militari;
CONSIDERATA:
- la necessità di sospendere in ogni parte del territorio sardo le esercitazioni militari anche nel rispetto del principio di precauzione, norma in materia di sicurezza ambientale contemplata dal diritto internazionale che afferma che "ove vi siano minacce di danno serio o irreversibile, l'assenza di certezze scientifiche non dev'essere usata come ragione per impedire che si adottino misure di prevenzione dei fenomeni di degrado ambientale";
- la necessità comunque di provvedere ad interventi urgenti di sostegno finanziario a favore dei territori e delle popolazioni interessate dalla presenza dei poligoni militari, al fine della costruzione di condizioni favorevoli allo sviluppo di iniziative ed attività economiche di pace,
dichiara
la Sardegna terra di amicizia e di pace tra i popoli e terra denuclearizzata, anche nel rispetto della univoca reiterata volontà popolare espressa nel corso delle recenti consultazioni referendarie,
impegna il Presidente della Regione e la Giunta regionale
1) ad adottare ogni utile iniziativa, anche politico istituzionale, atta a sospendere in via cautelativa ogni attività di poligono e sperimentazione militare in tutto il territorio sardo;
2) ad aprire con immediatezza il confronto con lo Stato per il progressivo processo di riduzione e dismissione dei poligoni presenti nel territorio sardo sia per superficie di terra, di aria e di mare impegnata che per numero di esercitazioni svolte e in pari tempo concordare stanziamenti, protocolli e specifici interventi di bonifica del territorio compromesso da inquinamento per attività militare, di sperimentazione di armamenti e munizionamenti da guerra;
3) a costituirsi in giudizio, in eventuale processo per disastro ambientale, a difesa dei diritti e degli interessi delle popolazioni colpite;
4) a garantire da parte della Regione i finanziamenti necessari ed urgenti, a titolo esclusivamente anticipatorio degli stanziamenti dovuti dallo Stato, al fine di far fronte alle emergenze socio-economiche dei territori interessati dai gravami militari predetti e dagli eventuali connessi processi di progressiva dismissione degli stessi;
5) ad avviare un monitoraggio ambientale e sanitario trasparente con la partecipazione anche delle università sarde, di esperti del settore, degli attori istituzionali, sociali ed economici dei territori coinvolti e dell'associazionismo di tutela degli interessi diffusi;
6) ad avviare, previa partecipazione finanziaria diretta da parte dello Stato e programmazione condivisa con gli enti locali, con il coinvolgimento del sistema imprenditoriale regionale e locale, ogni necessario intervento di bonifica e di rinaturalizzazione del territorio e degli spazi marini compromessi;
7) a promuovere quanto prima la valutazione con metodo controfattuale dell'impatto socio-economico delle servitù militari nei comuni della Sardegna prevista all'articolo 5, comma 4, della legge regionale 24 giugno 2011, finalizzata all'ottenimento dallo Stato di risorse perequative nell'ambito del tavolo Stato-Regione sull'attuazione del federalismo fiscale;
8) a garantire sul sito ufficiale della Regione la massima trasparenza informativa inerente ogni tipo di misura, azione od intervento posto in essere per il raggiungimento degli obiettivi sopra indicati.)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione. Uno dei presentatori della mozione ha facoltà di illustrarla.
ZUNCHEDDU (SEL-Comunisti-Indipendentistas). In seguito ai dibattiti svolti in Aula in diverse occasioni sul tema oggetto di questa mozione, siamo arrivati alla conclusione che, alla luce dei gravi danni riscontrati nei territori interessati dalle servitù militari e in tutto il territorio sardo a livello di terra, di mare e di aria, danni ormai accertati da una ricca documentazione ufficiale che ha evidenziato rischi ambientali e sanitari e un problema enorme, quello della mancata bonifica di questi territori (attualmente tali danni sono stati verificati e confermati dalle indagini della magistratura), si pone l'esigenza, anche in base al principio di precauzione contemplato dal diritto internazionale, di sospendere urgentemente tutte le esercitazioni militari nel territorio della Sardegna. Questo principio praticamente afferma che ove vi siano minacce di danno serio o irreversibile l'assenza di certezze scientifiche non deve essere usata come ragione per impedire che si adottino misure di prevenzione dei fenomeni di degrado ambientale.
Vi è quindi la necessità di prevedere interventi finanziari urgenti a sostegno delle popolazioni gravemente interessate, soprattutto in questo periodo dopo la disposizione della magistratura di allontanare dai territori del Salto di Quirra i pastori, quindi gli allevatori e i loro allevamenti. Questo chiaramente determina una ripercussione gravissima sulle economie tradizionali locali, di fronte alla quale la Regione è assolutamente chiamata a intervenire chiaramente con un sostegno finanziario a titolo anticipatorio a favore dell'economia di questi territori, ci teniamo molto a sottolinearlo, perché è compito dello Stato italiano, in particolare del Ministero della difesa, assumersi la responsabilità di sostenere le economie danneggiate proprio dall'intervento militare.
Si pone pertanto un problema importante, che è quello di aprire una vertenza contro lo Stato italiano per i danni prodotti in cinquant'anni di uso del nostro territorio; uso che è stato particolarmente violento. Come sappiamo, in cinquant'anni diversi Stati, diverse industrie belliche, diversi privati sono venuti in Sardegna per sperimentare armamentari da guerra all'interno dei poligoni militari e per distruggere tutto quello che era avanzato, proprio per quanto riguarda le armi, alla fine della guerra fredda. Come ben sappiamo le esercitazioni sono continuate anche dopo, per cui noi chiediamo che si apra una vertenza contro lo Stato italiano affinché si assuma la responsabilità della cessazione delle esercitazioni e della chiusura dei poligoni militari. Automaticamente chiediamo che tutti i territori interessati siano sottoposti a interventi di bonifica ambientale, con un processo di rinaturalizzazione territoriale.
Chiediamo inoltre un monitoraggio sanitario serio e trasparente, al contrario dei soliti monitoraggi condotti in questi anni. In diverse occasioni abbiamo persino visto che praticamente la Difesa, che era deputata a portare avanti le indagini sanitarie, era contemporaneamente controllore e controllato.
Chiediamo, fra l'altro, alla luce di quanto sta avvenendo in questo periodo ai danni dei pastori di Quirra, la convocazione del Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica e quindi anche di rappresentanti dell'università, delle ASL, dei comitati dei cittadini e di esperti del settore (chiaramente riconosciuti dalla comunità) perché valutino la situazione economica di quel territorio proprio a seguito dei provvedimenti adottati dalla magistratura. Grazie.
PRESIDENTE. Ricordo che i consiglieri che intendono prendere la parola devono iscriversi non oltre la conclusione del primo intervento. Il tempo ha disposizione è di dieci minuti.
E' iscritto a parlare il consigliere Planetta. Ne ha facoltà.
PLANETTA (P.S.d'Az.). Signora Presidente, signori Assessori, colleghe e colleghi consiglieri, voglio subito dire in tutta franchezza che ho avuto l'impressione, come credo l'abbiano avuta tutti, di assistere a un film visto e rivisto. E' come se ci si accorgesse solo oggi, con tardiva e sospetta presa di coscienza, che i demani, le servitù militari, i poligoni militari, davvero insostenibili e vergognosi sotto ogni profilo, sono l'ennesima emergenza che ci riguarda e non invece un appesantimento che ha arrecato nel tempo danni irreparabili alla salute dei cittadini, all'economia, all'ambiente, al nostro tessuto sociale e al nostro territorio.
Noi tutti siamo impegnati a sollecitare il Presidente della Regione e la Giunta ad attivarsi fattivamente per lo smantellamento progressivo delle servitù militari in Sardegna. Insomma noi del Partito Sardo d'Azione lo abbiamo sempre detto e lo ribadiamo: mai più esercitazioni in presenza di così forti indizi di danni sanitari, di un numero assolutamente eccessivo di tumori (soprattutto linfomi e leucemie), ma anche di malformazioni nei bambini e nei feti degli animali; mai più servitù militari e mai più la Sardegna in posizione passiva e di quasi totale subordinazione nei confronti del Governo italiano di turno.
Ma voglio aggiungere una considerazione rispetto a quello che tutti noi ben sappiamo, che può sembrare perfino banale e scontata nella sua evidenza. Mi riferisco al doppio senso dell'espressione "servitù" usata furbescamente per troppo tempo per bypassare l'enorme surplus del demanio adibito a poligono, per raggirare sistematicamente il nostro popolo sardo. In ambito ufficiale l'espressione servitù militare non è infatti mai usata come sinonimo di sudditanza, ma ha un solo significato: limitazione, peso imposto sopra un fondo per l'utilità di un altro fondo appartenente a diverso proprietario, cioè al demanio militare. Ebbene, in Sardegna le servitù militari sono un aspetto tutt'altro che secondario della penalizzazione militare. Esse consistono in limitazioni imposte ai proprietari di terreni motivate dall'esigenza di proteggere installazioni, attività del demanio militare e teoricamente anche la popolazione; si configurano prevalentemente come fasce di sicurezza e aree di rispetto e interessano circa 12 mila ettari.
Ma il reale problema della Sardegna è il demanio militare adibito a poligoni permanenti. In Italia il demanio militare ammonta a circa 40 mila ettari, il 60 per cento dei quali, ovvero 24 mila ettari, è concentrato in Sardegna, lo dobbiamo ricordare. Il 95 per cento di questi 24 mila ettari, più precisamente 21.316 ettari, è occupato da tre poligoni permanenti terrestri, aerei e navali: Poligono Interforze Salto di Quirra (10.700 ettari), Capo Teulada (7.200 ettari) e Capo frasca (1.416 ettari). I poligoni permanenti sono le aree del demanio dove si svolgono le attività più devastanti, a più alto rischio e maggiore impatto ambientale, e le esercitazioni a fuoco in cui viene impiegato munizionamento da guerra. Si prolungano in mare e in cielo nelle zone interdette o dichiarate pericolose alla navigazione aerea e marittima, tutte zone adibite a esercitazioni e combattimenti aerei e navali. Una sola di queste quattro zone cielo/mare collegate al Poligono Interforze Salto di Quirra si estende per migliaia e migliaia di ettari su una superficie che supera quella dell'intera Sardegna, mentre il mare annesso al Poligono di Capo Teulada si estende solo - si fa per dire - per 750 chilometri quadrati.
Nella presente mozione ci si riferisce al percorso attuativo del federalismo fiscale anche quale occasione per un riequilibrio tra i 35 mila ettari di servitù militari della Sardegna e i 16 mila del resto dell'Italia. Questo mi ricorda vagamente il principio dell'allineamento in percentuale alla media delle regioni, sulla base dell'intesa Soru-Parisi, che pareva essere enunciato per liberare la Sardegna dai 21 mila 316 ettari di surplus occupati dai tre poligoni da smantellare: Capo Teulada, Capo Frasca e Salto di Quirra. Voglio ricordare a tutti che il precedente Governo vedeva insediarsi al Ministero della difesa un autorevole parlamentare sardo eletto in Sardegna, l'onorevole Arturo Parisi, e nel ruolo di sottosegretario un altrettanto autorevole rappresentante politico sardo, l'onorevole Emidio Casula. Ebbene, proprio il ministro Parisi metteva in chiaro, nero su bianco, in una lettera indirizzata all'allora presidente Soru, l'esigenza basilare del suo dicastero, non lasciando margini ad allusioni o dubbi interpretativi. Rimarcava, infatti, che l'addestramento avanzato può svolgersi solo nei poligoni permanenti, che opportunamente evitava di nominare, ma che classificava di vitale importanza, e dunque imprescindibili e intangibili.
Parisi, insomma, riconosceva e nel contempo limitava arbitrariamente le leggi dello Stato che impongono alla Difesa il dovere di armonizzare le esigenze militari con le esigenze civili. Tali leggi impongono anche la restituzione dei beni inadeguati o inutilizzati per gli scopi istituzionali alla Sardegna, proprietaria legittima in forza di legge costituzionale. In proposito, nella lettera inviata a Renato Soru, il ministro Parisi si arrogava il potere abusivo di ingerenza anche sull'uso del bene da parte del proprietario legittimo, subordinando la restituzione dell'ex Arsenale militare di La Maddalena a un pieno esame delle potenzialità civili, cioè al controllo e all'approvazione da parte della Difesa dei progetti di riconversione. Ma questa è una storia purtroppo nota, anche negli ambienti giudiziari.
In conclusione, il messaggio del sardo Parisi - detto in parole povere - si era rivelato anch'esso di un'arroganza estrema: i poligoni, ovvero il 95 per cento del peso militare inflitto alla Sardegna, non erano oggetto di trattative e si violava la legge che imponeva l'equilibrio tra esigenze militari e civili. Oggi, quest'altro Governo, che come i precedenti viene sempre definito amico, anche se a parti invertite, esprime quale sottosegretario alla difesa il sardo Giuseppe Cossiga, il quale tempo fa, in visita ufficiale in Sardegna, prese anch'egli atto, come da copione, dell'enorme peso delle nostre servitù militari, ma ugualmente prospettò tempi lunghissimi di dismissione, affrettandosi tuttavia a promettere i soliti ritorni economici per le amministrazioni locali che convivono con i poligoni, quasi che il problema fosse e sia solo di tipo economico e non di salute e sicurezza delle popolazioni residenti. Credo che i tempi siano cambiati.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Porcu. Ne ha facoltà.
PORCU (P.D.). Signora Presidente, colleghi, questa importante, importantissima discussione sui gravami militari in Sardegna si svolge in un clima purtroppo simile a quello dei giorni scorsi, e cioè un clima di disinteresse, da fine legislatura, che vede ancora una volta assente colui che ormai non considera più il Consiglio regionale un luogo di confronto, un luogo a cui rendere conto, un luogo dal quale derivare indirizzi, ma semplicemente un'aula come tante altre, dalla quale si può anche stare alla larga. Mi riferisco naturalmente al Presidente della Regione, Ugo Cappellacci, il grande assente. E' stato assente la settimana scorsa, quando abbiamo parlato della vertenza entrate, una vertenza decisiva, importantissima per il futuro della Sardegna; è assente oggi che parliamo di un'altra grande vertenza nei confronti dello Stato per un gravame che certamente limita le possibilità di sviluppo economico e sociale della nostra regione in amplissime parti di territorio, come ricordava l'onorevole Planetta. Il Presidente è assente anche in giornate come quella di ieri, in cui si è chiusa almeno la prima fase della privatizzazione della Tirrenia, con la formalizzazione della procedura di vendita - che dovrà essere peraltro verificata in sede di Unione europea - alla Compagnia Italiana di Navigazione (CIN). Su questa vicenda ci saremmo aspettati dal Presidente della Regione una richiesta di convocazione immediata del Consiglio per spiegare che cosa è successo e cosa intende fare per garantire il diritto dei sardi alla mobilità; diritto vincolato dalla decisione del Governo di legare la privatizzazione della Tirrenia a una convenzione pluriennale che contiene anche le risorse per il nostro diritto alla mobilità, e cioè 72 milioni di euro all'anno per circa otto anni, risorse che fanno parte a tutti gli effetti di quel pacchetto.
Di fronte all'ennesima assenza del Presidente, di fronte al disinteresse di questo consesso, ci chiediamo che senso abbia che l'opposizione provi ancora a richiamare l'Aula, perlomeno su questi grandi temi, a una posizione unitaria, alla responsabilità di dare forza politica alle grandi rivendicazioni della Sardegna. Noi avevamo chiesto agli amici e colleghi Sardisti, che hanno chiesto al votazione dell'ordine del giorno numero 61 alla fine del dibattito sul caso Quirra, di poter dibattere sul tema più generale delle servitù militari slegandolo da quel caso, che è particolare e si è innescato anche a seguito delle indagini della Procura su presunte problematiche di tipo ambientale e sanitario. Avevamo chiesto agli amici Sardisti di attendere e per questo ci siamo astenuti su quell'ordine del giorno, che però condividevamo, tant'è che lo abbiamo ripreso nella parte dispositiva della mozione in discussione per ribadire che la nostra contrarietà alle servitù militari, la nostra netta posizione sulla loro progressiva riduzione e smantellamento non è legata alle contingenze, alle indagini della Procura o a singoli casi problematici (credo sia chiaro a tutti che le attività militari addestrative che implicano l'uso di esplosivo hanno certamente degli impatti sull'ambiente e verificheremo se li hanno anche sulla salute), ma è legata alla profonda consapevolezza che c'è uno squilibrio gravissimo tra il gravame militare che sopporta la Sardegna e quello del resto d'Italia. Questa mozione lo ricorda: 35 mila ettari contro i 16 mila del resto d'Italia e oltre l'80 per cento dell'attività complessiva di poligono svolta in Sardegna.
Questo grave squilibrio deve diventare un elemento fortissimo di rivendicazione nei confronti dello Stato da portare anche al tavolo del federalismo fiscale, perché è l'elemento che va quantificato anche in termini economici e sociali. Il federalismo, infatti, non può funzionare alla rovescia, ma deve consentire a ogni regione di farsi carico della propria parte per quello che è giusto, ma non in maniera così fortemente sperequata. Ci sono territori, come la zona di Teulada, che hanno vissuto un progressivo spopolamento e depauperamento legati alla presenza del poligono militare. Negli ultimi cinquant'anni la popolazione di Teulada si è dimezzata, mentre le popolazioni di comuni vicini, come Domus de Maria e Pula, sono cresciute grazie alla spinta del turismo.
Il problema delle servitù militari è certamente ambientale, è certamente legato a problematiche sanitarie, ma è anche un problema economico legato al modello di sviluppo, per questo noi avevamo chiesto agli amici Sardisti di condividere con noi una mozione che affrontasse il tema in maniera più ampia e complessiva. Purtroppo, Presidente e colleghi, vediamo che in quest'Aula vi è un clima di distacco, un clima ormai da fine legislatura, un clima di distrazione. E' il clima che percepisce chi sa che da quest'Aula di buono potrà venire poco, che quest'Aula ben poco potrà incidere sui problemi della Sardegna, che c'è una Giunta regionale che va per i fatti suoi, che è debole e remissiva con lo Stato e abbaia alla luna, perché quando deve impugnare gli atti del Governo, a iniziare dalla finanziaria, non lo fa, quando deve impugnare vendite come quella della Tirrenia dice che lo farà, ma non lo fa (anche in questo non l'ha ancora fatto), quando deve battersi per i diritti della Sardegna, a iniziare dalla rete scolastica per proseguire con l'annoso problema delle servitù, vi rinuncia.
Onorevole Planetta, noi non abbiamo nessun problema ad ammettere che non siamo d'accordo e non eravamo d'accordo col nostro Ministro della difesa che tendeva a proteggere quelle servitù. L'abbiamo detto allora e lo ribadiamo oggi, perché non conta quale sia il colore del Ministro della difesa. Quella posizione avevamo e quella posizione abbiamo; una posizione anche critica nei confronti dell'allora Governo di centrosinistra, ricordando, però, che in quella fase noi riuscimmo a promuovere lo smantellamento della base americana di La Maddalena, che ha lasciato i problemi aperti che abbiamo ricordato in una recente mozione, perché quando vanno via i militari ci deve essere un modello di sviluppo alternativo che prenda il posto dei militari, per non lasciare spazio alla cosa peggiore, cioè alla nostalgia di un'economia povera e marginale come quella legata ai poligoni addestrativi. Non abbiamo, dunque, nessun problema a dire questo oggi, ma le ricordo, onorevole Planetta, che nella scorsa legislatura noi abbiamo avviato il recupero, seppure parziale, di beni dismessi. Sono oltre duecento i beni dismessi che possono e devono far parte di un nuovo modello di sviluppo della nostra Isola, che possono e devono essere messi a disposizione della Regione, a cominciare dalla città di Cagliari e dai comuni in cui quei beni insistono, di norma in aree pregiatissime, per promuovere un diverso modello di sviluppo, per favorire la creazione di occasioni di lavoro e di economia.
Credo che quest'Aula debba scuotersi, almeno su alcune tematiche importanti, perché se non riesce a scuotersi quando parliamo di entrate, se non riesce a scuotersi quando parliamo di servitù militari, se non riesce a scuotersi quando parliamo di diritto dei sardi alla mobilità, allora il suo ruolo è destinato a esaurirsi, è al crepuscolo, non ha più ragion d'essere. Credo che dobbiamo tutti assumerci la responsabilità di mettere la parola fine, perché non siamo e non saremo più in grado di dare un indirizzo alla Giunta e di batterci fino in fondo per i diritti dei sardi. Spero che quella odierna possa ancora essere un'occasione di unità, di condivisione di una posizione comune, e spero che almeno durante questo dibattito il Presidente della Regione venga in aula per riferire su ciò che sta succedendo, anche in relazione al caso Tirrenia.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Agus. Ne ha facoltà.
AGUS (P.D.). Presidente, la mozione in discussione riguarda un tema particolare, ma da tempo oggetto di ampie discussioni e analisi. Ultimamente il Consiglio ha dibattuto sui gravi rischi ambientali legati ai gravami militari; i dati purtroppo non sono certi, ma cominciano a emergere, e la situazione comincia a diventare preoccupante. A questo si affianca, così come più volte è stato sottolineato nel dibattito, la necessità di valutare l'utilità della presenza dei poligoni militari, di servitù militari che gravano sulla Sardegna, come abbiamo visto, addirittura in misura doppia rispetto al resto del territorio nazionale. Ha senso tutto questo? Forse ha senso per i comuni interessati, i quali, in un momento in cui i trasferimenti da parte dello Stato e della Regione sono ridotti al lumicino, percepiscono dei benefit che forse li aiutano nella gestione dei loro bilanci. Ma a quale prezzo per le nostre comunità!
E' pur vero che la presenza dei militari offre possibilità occupazionali, in certi casi quella militare diventa l'industria più importante, però l'esperienza di Quirra insegna che a pagare è la nostra identità culturale. La Sardegna fonda la sua economia principalmente sul settore agroalimentare, quindi sull'industria alimentare, sulla pastorizia e sull'agricoltura in senso lato, ed è proprio questo settore che a Quirra viene penalizzato per la presenza di materiali inquinanti, che peraltro si sommano, a mio avviso, a quelli delle aree inquinate e mai bonificate del nostro patrimonio ex minerario. Nell'area di Quirra e San Lorenzo insistono le zone minerarie del Sarrabus-Gerrei, che è una delle otto aree del Parco geominerario interessata esattamente da 573,77 chilometri quadrati oggetto di interventi minerari, in cui sono presenti discariche a cielo aperto e gallerie, cioè sotterranei ricolmi di acque che chiaramente si disperdono nel territorio e che per un verso o per l'altro - non possiamo non considerarlo - vanno a confluire nel sistema idrico di quei territori e quindi anche in quello potabile.
Un allarme sempre maggiore è quello legato all'incidenza delle malattie tumorali in queste aree, ma anche a Capo Teulada, che sembrerebbe scevro da queste sommatorie di inquinanti. Nel Sulcis, che è a ridosso della zona di Teulada, 1.448 chilometri quadrati sono interessati da scavi, gallerie e depositi superficiali; a Capo Frasca, che insiste nel Guspinese-Arburese, 518 chilometri quadrati sono interessati da escavazioni e solo nel compendio di Montevecchio vi sono 270 chilometri di gallerie che raggiungono la profondità di 230 metri sotto il livello del mare. Oggi questi pozzi e queste gallerie sono ricolmi d'acqua, che chiaramente da qualche parte va a disperdersi.
I fumi generati dalle esplosioni nell'ambito dei poligoni, con conseguente diffusione aerea di sostanze inquinanti, si sommano dunque agli inquinanti delle discariche a cielo aperto mai bonificate. Vi sono inoltre le discariche di fanghi; faccio l'esempio di Montevecchio perché mi appartiene, in quanto provengo da quel territorio, ma potrei citare i fanghi rossi di Monteponi e altri. I prevalenti venti di maestrale contribuiscono, poi, a disperdere nell'aria milioni di particelle inquinanti costituite da cadmio, arsenico, zinco e piombo. Su questo tema ci tornerò perché, come ho detto altre volte, pur avendo la possibilità di utilizzare fondi nazionali per il disinquinamento continuiamo, anche qui, a usare risorse regionali per poi non fare nulla di concreto.
Con i colleghi del mio Gruppo ho presentato un'interrogazione per capire che cosa si sta facendo con il Geoparco, se davvero si stanno disinquinando le aree oppure si stanno facendo lavori socialmente utili, tant'è che il Geoparco opera anche all'Asinara, dove non ci sono miniere, e provvede alla catalogazione dei beni culturali di Cagliari. Non so cosa c'entri con la bonifica delle aree minerarie, ma ne riparleremo.
Queste aree sottoposte a servitù militari, che vengono sottratte al benessere locale, quindi alla ricchezza e al patrimonio locale, e dove si potrebbero sviluppare attività economiche pertinenti alla nostra cultura, alla nostra tradizione, vengono cedute come servitù nell'ambito delle quali tutto è permesso. Mi risulta che quando si decide di edificare strutture nelle aree minerarie non si debbono chiedere i permessi agli enti locali nel cui territorio gravano le servitù militari, le quali quindi rappresentano la zona franca per eccellenza in Sardegna. Abbiamo parlato spesso di zone franche, ma le zone franche con le servitù militari ci sono, eccome se ci sono, tant'è che al loro interno può avvenire di tutto e le autorità civili non sono in grado di verificarlo! E' una sottrazione totale di aree sia all'economia locale che alla protezione territoriale.
Qualcuno dice che molte di queste aree sono state tutelate perché non vi è consentito l'accesso. Certo, alcuni ambiti hanno mantenuto la vegetazione, però, come abbiamo visto dalle analisi relative al sito di Quirra, altri ambiti invece sono diventati depositi ad alto rischio ambientale. Purtroppo queste situazioni non sono slegate dal resto del territorio, che ha subito gravi ferite, grandi trasformazioni e che oggi è in totale stato di abbandono. Un terzo della nostra isola è continuamente esposto a fenomeni inquinanti. La mancata messa in sicurezza di queste aree determina che le sostanze inquinanti entrino nel ciclo alimentare, in quanto si tratta di aree in cui pascolano greggi e frequentate dall'uomo. In periodi siccitosi inoltre le acque provenienti dai pozzi, come dicevo, alimentano a valle le aziende agricole e le relative attività economiche.
E' un tema piuttosto complesso quello che stiamo trattando, per cui varrebbe la pena valutare quale interesse la Sardegna possa avere a mantenere certe servitù, se è vero come è vero che si incomincia a parlare di nuovo sviluppo, di un'isola liberata dagli inquinanti, che recupera la visione mitologica di Antartide (l'isola felice del periodo arcaico) e che può sicuramente dare vita a un'economia nuova, ma anche a un progetto di pace nel Mediterraneo. La Sardegna, scevra da condizionamenti e dalle servitù militari, può infatti parlare al mondo senza usare le armi, trasformando le aree sottoposte ora a servitù in centri per la cooperazione, in centri di stoccaggio, di formazione e di collaborazione con i Paesi emergenti. Queste aree possono cioè essere messe a disposizione per la formazione delle nuove generazioni, che dovranno essere innanzitutto artefici della rinascita delle zone del Maghreb che hanno subito grandi distruzioni a causa di interventi definiti liberatori.
PRESIDENTE. Onorevole Agus, il tempo a sua disposizione è terminato.
E' iscritto a parlare il consigliere Ben Amara. Ne ha facoltà.
BEN AMARA (SEL-Comunisti-Indipendentistas). Presidente, io non voglio ripetere ciò che è stato detto, però tengo a fare alcune osservazioni. La prima è che la parola servitù, che in francese si dice servitude, significa esattamente esclavage, ossia schiavitù. La legge italiana definisce le servitù militari in maniera ben precisa, assimilandole a una sorta di servitù pubblica. La servitù rappresenta, quindi, un diritto reale, ossia una limitazione o un peso su un bene privato in favore di opere e operazioni militari nell'interesse nazionale e quindi pubblico. La base di Decimomannu, per esempio, non è una servitù militare, perché riguarda magari l'allevatore che non può far pascolare il gregge nel suo terreno in quanto situato nei pressi della base. Per cui parlare in questo caso di servitù militare non è altro che una synecdoque (in italiano sineddoche, è una figura semantica); direi che dobbiamo invece parlare di presenza militare.
Ci dobbiamo ancora stupire del fatto che lo Stato italiano non paga alla Sardegna i danni per la presenza delle basi militari disseminate nel suo territorio. Non sembra proprio che per avere addosso in modo così pesante la presenza militare non ci spetti alcuna compensazione. Parlare di servitù fa pensare proprio al paradosso di presenze militari sul territorio in condizioni di schiavitù, obbligate da un rapporto di sottomissione politica a una funzione violenta dell'attività militare, per cui in relazioni di questo tipo sembra che non possano esistere contropartite, ma solo la pratica dello scaricabarile.
Ai sindaci dei territori sottoposti a presenze militari viene detto che i soldi non ci sono, ma risulta credibile sapendo che affittare il Poligono di Quirra agli eserciti stranieri fa incassare allo Stato italiano 50 mila euro all'ora? Si tratta di un affare economico di proporzioni colossali per il Ministero della difesa, ma non è possibile individuare alcuna cifra che possa compensare, seppure in minima parte, i sardi, la Sardegna dei danni ambientali e sociali che derivano dall'essere effettivamente un territorio in guerra perenne. O è possibile pensare che gli stipendi siano sufficienti a fare da contropartita, quando magari ci si accorge che non permettono neppure di poter pagare le cure mediche nei casi di leucemia che misteriosamente sono sempre più frequenti nei territori sottoposti alle basi militari?
Il privilegio della presenza militare in Sardegna ci costa anche il sottosviluppo dell'infrastruttura aerea dell'intera zona occidentale dell'isola, dove non si possono costruire aeroporti civili o potenziare quelli esistenti perché il cielo è chiuso dalle autorità militari. Serve, infatti, per le esercitazioni il passaggio dei caccia diretti verso i Paesi in guerra; guerra a cui l'Italia partecipa a pieno titolo dietro la maschera della "missione di pace". Allo stesso modo sulla costa ovest, per esempio nella zona di Cabras, il rumore delle bombe che esplodono in mare è spaventoso, e nel frattempo i passeggeri di Elmas vedono i loro voli ritardati per consentire il passaggio dei caccia che da Decimomannu si dirigono verso Tripoli per compiere bombardamenti.
Io credo che debbano essere chiesti a gran diritto e a gran voce quei 15 milioni di euro che lo Stato italiano deve erogare ogni cinque anni e che non sta versando, ma non pensiamo neppure per un attimo che questo possa essere il prezzo per la presenza militare in Sardegna. Mi fermo qui, grazie.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Cugusi Ne ha facoltà.
CUGUSI (SEL-Comunisti-Indipendentistas). E' in discussione un tema che ricorda una famosa frase di Pier Paolo Pasolini: "Il coraggio intellettuale della verità e la pratica politica sono due cose inconciliabili in Italia". Ebbene, questo fa desumere che pratica politica e verità stanno diventando sempre più distinte e lontane.
Ho voluto incontrare nei giorni scorsi alcuni parenti delle persone uccise dalla sindrome di Quirra. Ebbene, sono convinto che non sia una sindrome mediatica. Il fatto che le colture intorno ai poligoni si siano modificate in questi decenni (ho parlato con i pastori, ho parlato con degli esperti e con qualche agronomo) è un segno tangibile che non si tratta di una sindrome mediatica, per cui penso che la verità vada ricercata al di là di ogni forma di ipocrisia politica. La mia preoccupazione è che questo dibattito si concluda con l'approvazione di una mozione che finirà nei cassetti della Giunta o forse del Presidente e ce ne dimenticheremo. Quindi penso che dobbiamo trovare forme concrete che mettano in campo studi seri sui poligoni militari. Al di là di questo, sono totalmente d'accordo con quanto diceva prima l'onorevole Porcu circa il fatto che dobbiamo attivare un processo progressivo e irreversibile di dismissione di tutti i poligoni militari.
Io non so se la nostra istituzione abbia il potere di creare queste condizioni, nel senso che non so se abbia il potere di fare una legge che abbia questa finalità, penso tuttavia che dopo l'approvazione di questa mozione dobbiamo fare qualcosa di operativo.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Chiedo la verifica del numero legale.
(Appoggia la richiesta il consigliere Salis.)
Verifica del numero legale
PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.
(Segue la verifica)
Prendo atto che i consiglieri Bruno, Cappai, Diana Mario, Salis e Zuncheddu sono presenti.
PRESIDENTE. Sono presenti 33 consiglieri.
Risultano presenti i consiglieri: Amadu - Bruno - Campus - Capelli - Cappai - Contu Felice - Contu Mariano - Corda - Cossa - Dessì - Diana Mario - Fois - Gallus - Greco - Lai - Locci - Lombardo - Maninchedda - Meloni Francesco - Mula - Obinu - Piras - Pitea - Pittalis - Rassu - Rodin - Salis - Sanna Paolo - Solinas Christian - Steri - Tocco - Vargiu - Zuncheddu.
Poiché il Consiglio non è in numero legale, sospendo i lavori per trenta minuti, sino alle ore 11 e 52.
(La seduta, sospesa alle ore 11 e 22 , viene ripresa alle ore 11 e 53.)
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Pensavo che l'ordine degli interventi fosse diverso, Presidente.
PRESIDENTE. Il collega che la precedeva ha rinunciato.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Presidente, non vorrei che la prima parte del mio intervento sembrasse non attinente alla mozione all'ordine del giorno, ma mi rendo conto che potrei incorrere in questo equivoco. Aggiungo, e per carità non lo dico per supponenza, che se ci fosse un po' di attenzione mi farebbe piacere, per cui chiedo questo atto di cortesia, non avendo altri strumenti.
Vorrei dire questo: a maggio la Giunta regionale ha sottoscritto un accordo con il Ministero dello sviluppo economico, con l'ENI, con la Novamont e con le organizzazioni sindacali relativamente alla possibilità di allocare nel sito di Porto Torres la più grande bioraffineria del mondo integrata con la filiera agricola. Credo sia un fatto importante perché, in buona sostanza, si tratta della sostituzione delle materie prime da idrocarburi con materie prime agricole. Stiamo parlando non soltanto del comparto chimico, ma anche di un'opportunità per il comparto agricolo, che come sappiamo è in ginocchio perché ha una bassa redditività. Questa potrebbe essere un'opportunità, come quella che abbiamo tentato di promuovere con atti del Consiglio regionale quando - lo dico all'assessore Rassu - abbiamo cercato di mettere in rapporto l'attività agricola con lo sviluppo del settore fotovoltaico, proprio per dare la possibilità al settore agricolo di avere una fonte di reddito che aumentasse la redditività delle sue produzioni primarie.
Questo accordo sulla chimica verde prevede, se dovesse andar bene, che appunto si sostituiscano le materie prime da idrocarburi con colture agricole, ovviamente. Si pone però un problema, e qui inizia il nesso con la mozione che stiamo discutendo: queste colture, che devono avere un'alta percentuale di olio, dovrebbero essere prodotte in aree marginali, quindi in aree non di pregio. La superficie da mettere a disposizione è considerevole, perché si parla di circa 120 mila ettari per alimentare le bioplastiche e una centrale a biomasse che deve a sua volta alimentare il processo produttivo per la cosiddetta chimica verde. Tra l'altro, essendo colture particolari, sarà necessaria una rotazione per evitare che la superficie di quelle aree si inaridisca completamente. La rotazione delle colture deve avvenire ogni tre anni, per cui stiamo parlando della disponibilità di una superficie di circa 360 mila ettari. Mi limito a questa osservazione e mi scuso se, ripeto, può sembrare non pertinente con la mozione che stiamo discutendo.
La collega Zuncheddu ha illustrato la mozione, di cui sono firmatario insieme a tutti gli altri colleghi del centrosinistra e sulla quale non mi soffermo ritenendo sufficiente l'analisi di merito fatta dalla collega che l'ha presentata. Non so, Presidente, chi risponderà, è presente solo l'assessore Rassu quindi penso abbia lui l'incombenza di rispondere e di tentare di fare una sintesi del dibattito che spero si svilupperà in Aula. E' evidente che il tema è abbastanza semplice, ma non per questo meno impegnativo, anche perché, com'è richiamato nella mozione e come ha ricordato il collega Planetta, è da anni che in questa Regione (e non soltanto in questa legislatura, anche se in quella precedente si è fatto parecchio, ma probabilmente non a sufficienza rispetto alle nostre attese) il problema di fondo è quello di rinegoziare con lo Stato il peso eccessivo delle servitù militari nella nostra regione. I dati sono quelli riportati nella mozione e non li riprendo, però è evidente, vorrei sottolinearlo, che quando si affronta un tema come questo anche i silenzi parlano. E' questa la preoccupazione che si ha, che deriva da una debolezza, cioè dall'incapacità di chi governa la Sardegna di prospettare un'alternativa in particolare per i territori su cui gravano le servitù militari. Parliamoci chiaro, le servitù in quest'Isola, almeno una parte di esse, per determinati territori rappresentano anche una fonte non dico di sviluppo, ma comunque di reddito.
Ho voluto richiamare queste cose per dire sostanzialmente questo: è necessario, come chiede la mozione, aprire un negoziato serrato e autorevole con il Governo per un riequilibrio delle servitù e magari per la loro progressiva dismissione. Noi stessi chiediamo la progressiva dismissione delle servitù militari e nell'arco temporale di questa progressività dovremo prospettare un'alternativa di sviluppo economico in particolare per quei territori, anche perché alcuni di essi, come è stato ricordato da qualche collega che mi ha preceduto, sono di notevole pregio e quindi possono essere utilizzati certamente per attività economiche che possano consentire un incremento del bassissimo tasso di crescita che registra questa regione.
Perché allora ho fatto quel riferimento iniziale alla chimica verde? Parlavo appunto della necessità di favorire determinate colture e soprattutto di poter disporre di aree marginali, ma pure importanti. Si parla infatti, ripeto, di 120 mila ettari, da moltiplicare per tre perché c'è la necessità della rotazione delle colture. Allora, sono 35 mila gli ettari su cui insistono le servitù militari, è possibile candidare queste aree, o almeno una parte di esse, per l'esercizio di queste attività? Lo chiedo alla Giunta, perché credo che queste questioni non possano essere affrontate a compartimenti stagni.
La Giunta ha firmato un accordo a maggio che mi permetto di definire importante, ma che ha delle criticità, perché ovviamente o la Sardegna riesce a produrre quelle colture, mettendo a disposizione aree piuttosto vaste oppure... Io non so se siamo nelle condizioni di produrre quelle colture e di mettere a disposizione aree così importanti, però mi chiedo: c'è un minimo di coordinamento nella Giunta regionale? C'è un coordinamento tra quello che firmano il Presidente della Regione e l'Assessore dell'industria con il Ministero delle attività economiche per la chimica verde - che prevede un impegno consistente per la Regione - relativamente a un rapporto con la filiera agricola? Ci può essere una discussione che metta in rapporto questo obiettivo con la disponibilità di aree che oggi sono gravate da servitù militari? Ma se quelle aree potessero essere utilizzate per questo progetto è probabile che noi saremmo nelle condizioni di dire che quelle aree possono essere liberate in fretta, perché vi si può immediatamente prevedere un'attività economica che ha uno sbocco certo. Infatti non stiamo parlando di un mercato aleatorio, bensì di un qualcosa che richiede un altro progetto che può essere avviato in termini interessanti per questa Regione. E noi siamo in condizioni di mettere in rapporto quella domanda con un'offerta attraverso la filiera agricola.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Sechi. Ne ha facoltà.
SECHI (SEL-Comunisti-Indipendentistas). Il clima "spento" dell'Aula non incoraggia a intervenire. Probabilmente questo clima avrebbe spento anche i toni focosi che usa spesso il collega Uras, in ogni caso credo che dobbiamo partire da una constatazione, è cioè che per quanto riguarda l'indipendenza della Sardegna, o il diritto all'autodeterminazione dei sardi - ma ne riparleremo in una fase più avanzata -, oggi è dovere di tutti noi difendere la dignità e la sovranità del popolo sardo, perché quando si tratta di discutere di un argomento non nuovo, come quello di una presenza eccessiva di basi militari in Sardegna, un moto di orgoglio deve pervadere tutti noi per essere in grado di governare la nostra isola.
In un'intervista che il Capogruppo del P.d.L., Mario Diana, ha rilasciato su vari argomenti, egli fa riferimento alle emergenze in Sardegna, tra le quali i trasporti (ne parleremo forse stasera, a iniziare dal caso Tirrenia), la vertenza entrate, che ha animato più di una volta quest'Aula ma, ahimè, rimane un problema irrisolto, e il problema dei pastori, intendendo con questo, come egli stesso ha spiegato, le difficoltà legate all'agricoltura e alla zootecnia, settori terribilmente in crisi. Tra l'altro, è notizia di questi giorni la desertificazione che sta colpendo vaste aree del Mediterraneo e la Sardegna tutta, con la perdita di 40 mila ettari di terreni ormai abbandonati (il riferimento è agli ultimi cinque anni; pensate che solo l'area di Surigheddu e Mamuntanas, di proprietà della Regione, si estende per 1.200 ettari) e la riduzione del 50 per cento della produzione del grano. Questo argomento fa il paio con quanto richiamato prima da Giampaolo Diana a proposito della chimica verde, che è un'ipotesi di sviluppo alternativo per questa terra.
Ai tre punti evidenziati dal collega Diana, ovvero trasporti, vertenza entrate e pastori, che costituiscono le tre emergenze di oggi, si aggiunge un quarto punto, cioè la presenza delle servitù militari in Sardegna, un'emergenza che non è di oggi, perché risale al dopoguerra, se ci limitiamo alla storia della Repubblica italiana, senza scomodare periodi precedenti. E' evidente che per trovare una soluzione a questo problema bisogna avere idee e progetti. L'idea è quella di elaborare sin d'ora - l'avremmo dovuto fare da tempo - un progetto che offra ai sardi un nuovo modello di sviluppo. Affermiamo che ci sono le condizioni, ci sono le possibilità, ma poi stentiamo a metterle in pratica.
Oggi c'è dunque la necessità di avviare un processo serio per puntare alla graduale dismissione delle basi e dei poligoni militari, al dovuto risarcimento a favore di chi ha subito dei danni e alla bonifica dei siti, senza la quale è impensabile un ritorno alla vita normale e naturale di quelle terre e delle loro popolazioni. Io sostengo che questo intervento sia doveroso e necessario e bene facciamo a denunciare con forza questa situazione, tant'è che su questo argomento ci siamo ritornati nel giro di breve tempo, nonostante esista una posizione contrapposta alla nostra, anche se spinta da motivazioni ben diverse, che è quella delle popolazioni e dei pastori, che difendono con le unghie e con i denti il loro lavoro, la loro terra e il loro bestiame, che costituisce per loro l'unica possibilità di continuare a vivere. Essi fanno riferimento al fatto che spostarsi da quelle terre può apparire facile a chi ne sostiene la necessità, ma diventa difficile se si devono rimuovere gli affetti e soprattutto cose concrete come le aziende ubicate in quei territori e per le quali hanno speso parecchi denari.
La presenza dei militari sulle nostre terre ha sempre garantito un reddito. Ricordo che nel dopoguerra la presenza dell'Aeronautica militare garantiva reddito ed economia; qualche fanciulla si sposava con un militare e quello era considerato un buon matrimonio, perché "sposare una divisa" significava uno stipendio garantito ogni 27 del mese. Ci fu una sollevazione popolare quando si ipotizzò la chiusura dell'ex carcere di Alghero - lo ricorda bene Mario Bruno, allora consigliere comunale -, perché ciò equivaleva alla soppressione di stipendi e diminuzione di reddito per un'economia in sofferenza.
Il discorso è che comunque noi dobbiamo rivendicare (lo chiediamo da tempo, almeno la mia parte politica, e credo che i tempi siano maturi per avere una posizione condivisa) la possibilità che la Sardegna, come diciamo nella mozione presentata dalla collega Zuncheddu, torni a essere terra di pace nel Mediterraneo. Ma soprattutto noi non siamo più disposti a tollerare l'occupazione dei nostri territori con basi militari, spesso senza nemmeno sapere quale attività vi si svolge all'interno. Ho citato più volte, oltre ai siti e ai poligoni che creano i danni che già conosciamo, e spetta ora all'indagine della magistratura accertare eventuali ulteriori danni, la vicenda della base militare (con segretezza Nato) di Poglina, tra Alghero e Villanova, dove si addestravano le bande di Gladio per prepararsi alla guerra civile, qualora in Italia fosse successo qualcosa. Credo che quella militare sia una presenza intollerabile, non più sopportabile nei nostri territori. Noi non abbiamo niente contro i militari, ma vogliamo che stiano nelle loro caserme e vengano istruiti per missioni di pace e non di guerra, per la quale si paga comunque un prezzo altissimo (è di ieri l'ultimo connazionale caduto sul fronte). Vogliamo che la Sardegna, proprio per la sua posizione geografica, venga considerata non solo una terra di pace, ma una terra aperta alla mobilità internazionale nel Mediterraneo.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Giacomo Sanna. Ne ha facoltà.
SANNA GIACOMO (P.S.d'Az.). Signora Presidente, qualcuno l'ha già detto, ma credo che ripeterlo serva un po' a tutti, e cioè cambia lo scenario politico italiano, ma non cambiano i risultati. Durante il ministero di Arturo Parisi, la capienza dei poligoni è aumentata, si sono costruite nuove piste e adottate soluzioni che non andavano e non vanno certamente bene. L'attuale Ministro della difesa, nonostante il parere contrario del Comitato misto paritetico per le servitù militari, quanto meno per quanto riguarda la parte civile, se deve autorizzare esercitazioni non guarda in faccia a nessuno! Comandano loro, decidono loro; la nostra presenza è ininfluente, i nostri rappresentanti, pur sollevando la voce, diventano quasi insignificanti.
Io credo che vada fatta chiarezza. Noi oggi stiamo discutendo sulla scia di un ordine del giorno il cui dispositivo - basta leggerlo - è forse più esaustivo del dispositivo di questa mozione. Ma non è questo che mi preme ricordare. Vorrei invece spiegare, innanzitutto a me stesso e per l'ennesima volta in Consiglio regionale, il significato della presenza militare in quest'Isola, quanto ci costa e quanto ci rende o dovrebbe renderci. Il primo punto è che l'estensione delle zone di sgombero a mare supera la superficie dell'intera Isola, e credo non sia cosa di poco conto. In Sardegna vi sono 24 mila ettari di demanio militare rispetto ai 16 mila ettari del resto d'Italia; di questi 24 mila ettari 13 mila sono gravati da servitù. Servisse a qualcosa! I poligoni di Perdasdefogu e di Teulada sono i più vasti d'Europa; in essi si articola l'attività di esercitazione, addestramento e sperimentazione più intensa che si svolga in Italia. Questo nel corso degli anni a noi ha sempre preoccupato, ma vedo che questo linguaggio e questa intensità di discussione inizia a preoccupare un po' tutti; ci si comincia a rendere conto che far parte di un partito italiano non esclude che la difesa di quest'Isola rientri nel sacrosanto diritto-dovere di ogni componente di questo Consiglio regionale.
Per capire meglio che cosa significano le esercitazioni a fuoco e le sperimentazioni all'interno dei poligoni, attività che coinvolgono l'Aeronautica militare, l'Esercito, la Marina, i privati, bisogna dire che tutto avviene davanti ai nostri occhi, con poca sensibilità, ma anche con una disattenzione che non ha giustificazione alcuna. La Aermacchi riesce a fare quello che vuole: prove di safe separation da velivolo di nuova generazione, attività di sgancio bombe a guida laser, lanci di missili A/S, sempre a guida laser, prove di tenuta di teste di guerra esposte alle combustioni di propellente, test sulla resistenza di vari materiali ad altissime pressioni; lanci di missili se ne fanno in quantità spaventosa. Tutto questo in questi anni ha causato nel nostro territorio un livello di inquinamento pazzesco. Allora, perché non iniziamo, com'è giusto che sia, a parlare di un qualcosa di diverso che le nostre popolazioni possano utilizzare per guardare a una situazione economica senz'altro migliore? Perché non iniziamo a ragionare tutti assieme su che cosa in quei territori si può fare, oltre a lanci di missili o esercitazioni di guerra? Perché non coinvolgiamo le popolazioni, l'imprenditoria privata, la Regione e lo Stato nel decidere quale sistema economico alternativo - lo ripeto per l'ennesima volta e non smetterò mai di ripeterlo - le nostre popolazioni potranno avere per un futuro diverso e migliore, certamente più appagante delle aspettative dei giovani? Di questo ne dobbiamo necessariamente parlare perché altrimenti quei territori, quelle popolazioni non potranno mai levarsi di dosso la sindrome di Stoccolma che manifestano nei confronti dei poligoni militari; non se ne potranno mai liberare, perché economicamente dipendono dalla presenza militare.
Noi vogliamo creare un'alternativa a questo, un'alternativa più giusta, più sana. Se la magistratura non fosse intervenuta nel modo in cui è intervenuta avremmo svolto questo dibattito in modo più leggero, meno impegnativo, meno appropriato al tema in discussione. Io non voglio dare una giustificazione alla magistratura, perché chi sta pagando in questo momento è la parte più debole, cioè i pastori, che sono quelli che risentono maggiormente di questa situazione. Eppure, alla luce delle analisi fatte, che qualcuno un giorno dovrà rendere pubbliche, dovrebbe essere il contrario, perché le analisi hanno dimostrato che quel bestiame e quelle aziende non hanno niente di anomalo! Il problema è il Poligono di Quirra, con tutto ciò che ne deriva e che in questi anni ha causato le storture che conosciamo, nel silenzio della classe politica; un silenzio che ha caratterizzato e sta caratterizzando quest'Aula anche nella giornata di oggi. Non possiamo far finta di niente, non è una questione di poco conto. E' un problema che comunque va affrontato per cancellare una pagina di storia vergognosa che quest'Isola ha vissuto e purtroppo sta continuando a vivere.
Oggi abbiamo diverse necessità, tra cui quella di riavviare con lo Stato un protocollo che fu interrotto nel periodo a noi più caro, quello della Giunta Melis, e ripreso nel 2004, ma senza arrivare, se non per aspetti blandi, alla prospettazione di soluzioni a un problema reale, quello della presenza forte e penalizzante dei poligoni militari in Sardegna. Ci è stato sempre detto: "I poligoni non si toccano". Non è vero, i poligoni si possono e si devono toccare perché sono uno strumento di morte, all'interno dei quali non ci si allena a fare la pace, ma ci si allena a fare la guerra e si sperimentano le cose più impensabili. Chi mai avrebbe pensato che si potesse entrare in un poligono militare e fare quello che si sta facendo in questo momento? Non era mai accaduto prima, c'era assoluto silenzio al riguardo, c'era connivenza, c'era quello che noi riteniamo il torto più grande che i sardi abbiano mai ricevuto.
E allora, avendo approvato appena pochi giorni fa degli specifici ordini del giorno su questo argomento, evitiamo di continuare a ripetere le stesse cose e utilizziamo meglio il tempo per dare indirizzi e porre in essere in modo definitivo la soluzione del problema. Noi abbiamo dato degli indirizzi, abbiamo proposto delle soluzioni e vorremmo che le realizzassimo tutti assieme e al più presto.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Steri. Ne ha facoltà.
STERI (U.D.C.-FLI). Signora Presidente, l'Aula oggi è chiamata ancora una volta a parlare del problema delle servitù militari. E' un problema di cui abbiamo discusso più volte, sia quando abbiamo parlato specificamente di servitù sia in occasioni particolari, come quella sul caso Quirra, in cui il discorso si è allargato e ha investito più generalmente tutta la situazione delle servitù in Sardegna. Nei giorni scorsi è stato approvato un ordine del giorno che ha ricevuto il consenso di quasi tutta l'Aula e che, come ha ricordato l'onorevole Giacomo Sanna, ha dato un indirizzo ben chiaro e preciso sull'atteggiamento di forte contrapposizione che la Giunta regionale deve porre in essere nei confronti del Governo nazionale.
Mi sarei aspettato che questa mozione ampliasse l'argomento o avesse a oggetto aspetti particolari non presenti nell'ordine del giorno già approvato. Forse il problema nasce dal fatto che la mozione è stata presentata, se non sbaglio, prima dell'approvazione di quell'ordine del giorno, che mi pare più preciso, più puntuale e più generale di quanto non lo sia il dispositivo di questa mozione. Per quanto ci riguarda, confermiamo l'adesione totale e piena alla linea dettata con quell'ordine del giorno.
Forse oggi sarebbe stato più opportuno parlare di alcuni avvenimenti recenti. Si parla - non conosco gli atti, ho letto la notizia sui quotidiani - della decisione unilaterale del Governo di consentire, dopo anni di sospensione, le esercitazioni nel Poligono di Teulada anche nel periodo estivo. Forse sarebbe stato opportuno concentrarsi su Teulada, nel cui territorio, come abbiamo sottolineato tutti, non può essere svolta nessuna attività militare in quanto zona SIC. Se noi consentiamo che venga svolta attività militare a Teulada ci poniamo in contrasto con la disciplina comunitaria e siamo anche (intendendo in questa ipotesi il Governo e non la Regione) sanzionabili pecuniariamente da parte dell'Unione europea. Ripeto, forse sarebbe stato più opportuno soffermare l'attenzione su questi aspetti specifici, essendo stato già affrontato il problema generale e avendo già ottenuto un assenso dell'Aula sulla linea politica da seguire.
Quell'ordine del giorno tracciava una direzione ben precisa e impegnava la Giunta ad attivare un confronto con lo Stato per ottenere una riduzione delle servitù militari presenti in Sardegna. Abbiamo detto in precedenza qual è la percentuale di servitù militari che gravano sulla Sardegna rispetto al resto d'Italia; abbiamo detto che la percentuale di esplosivi che vengono brillati in Sardegna è la più alta in Italia, ebbene questo stato di cose, senza voler porre in dubbio l'unità dello Stato, non è più tollerabile, tanto meno lo è in presenza di una serie di provvedimenti del Governo che penalizzano fortemente la Sardegna e di fronte al cosiddetto federalismo fiscale, in base al quale una Regione può spendere solo quel che produce, per cui solo l'aumento del PIL e della ricchezza consente ulteriori spese. Non solo, in presenza di norme di legge che consentono, con una serie di meccanismi, con sgravi e vantaggi fiscali, di trasferire una parte della ricchezza prodotta in Sardegna verso le regioni del Nord, questa situazione non è più tollerabile. La Sardegna deve poter utilizzare il suo territorio per consentire lo sviluppo del suo PIL, in mancanza di questo sarà gravemente penalizzata.
Detto questo, il problema si apre a un altro aspetto, quello relativo alla necessità di mettere in campo politiche che consentano la creazione di nuova ricchezza. E' questo lo sforzo a cui oggi è chiamata la maggioranza e ovviamente il risultato sarà tanto maggiore quanto più si riuscirà a fare una politica che trovi l'assenso, quanto meno sulle linee generali, anche delle forze di opposizione. In questo momento particolarmente difficile bisogna infatti coinvolgere tutte le forze politiche nell'interesse della Sardegna.
In conclusione, al dispositivo di questa mozione noi siamo contrari, salvo che non si arrivi a una diversa formulazione, in quanto lo riteniamo assorbito dall'ordine del giorno già approvato, che consideriamo compiuto e che traccia con precisione, puntualità e completezza una linea politica che l'Aula ha indicato alla Giunta regionale. Siamo pronti a stare accanto alla Giunta nella battaglia che dovrà porre in essere nei confronti del Governo nazionale per ottenere qualche risultato. Auspichiamo che l'assessore Rassu sia in grado di dirci quali sono le linee e i progetti della Giunta per raggiungere gli obiettivi che l'Aula le ha assegnato. Grazie.
PRESIDENTE. Comunico all'Aula che il presidente Cappellacci ha dato la propria disponibilità a riferire sul caso Tirrenia, ex articolo 120 del Regolamento, questo pomeriggio, alle ore 16 e 30.
E' iscritto a parlare il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà.
DIANA MARIO (P.d.L.). Signora Presidente, intervengo molto brevemente perché questa materia l'abbiamo già affrontata nelle settimane scorse e non mi pare ci siano elementi nuovi. Ho letto il dispositivo della mozione in discussione, molti punti del quale peraltro erano contenuti nell'ordine del giorno approvato dal Consiglio in quella occasione. Pare quasi che i colleghi del centrosinistra pensino che noi vogliamo tenere le servitù militari a tutti i costi: non è assolutamente così, tant'è che quel famoso ordine del giorno, contenente alcune modifiche proposte dal Gruppo del P.d.L., fu votato anche da noi. Per cui, l'aver presentato in Consiglio l'ennesima mozione che ripete praticamente le stesse cose dette due settimane prima non dico che sia stato inutile, perché è sempre utile confrontarsi, però lo si è fatto senza tener conto che ci sono emergenze più pressanti di altre.
Sulle servitù militari abbiamo già detto come la pensiamo. Ci deve essere un progressivo ridimensionamento delle zone militari in Sardegna, lo abbiamo detto e lo ribadiamo. E' sufficiente questo, oppure dobbiamo fare altro? Abbiamo parlato della situazione di Quirra e voglio dire come la penso per quanto riguarda l'evacuazione del bestiame: a mio avviso è una cosa non opportuna e fondamentalmente ingiusta, soprattutto perché ci sono arrivate notizie che dicono che tutti quei pericoli di cui si è parlato non sono assolutamente reali o comunque non sono accertati, e in un territorio così bisognoso di attenzioni non si può bloccare un'attività come quella agropastorale senza portare soluzioni alternative. Non è che un magistrato, per quanto tale, possa arrogarsi il diritto di bloccare qualcosa e poi delegare la politica, il Consiglio regionale, il Governo "a…". Io credo che sarebbe stato opportuno concordare qualcosa di diverso, intanto la realtà è che ci troviamo in questa situazione.
La progressiva dismissione delle aree militari in Sardegna, lo ribadisco, è una delle cose che condividiamo tutti. Il collega Porcu, nel suo intervento ha parlato di clima di distrazione, e mi dispiace che ogni tanto egli si lasci trascinare. Qui non c'è un clima di distrazione e non c'è neanche un clima da fine legislatura, onorevole Porcu. Non sono ancora trascorsi quattro anni e mezzo! Siccome lei di fine legislatura ne sa qualcosa, essendo stato uno degli artefici della fine anticipata della legislatura precedente, non si può tirare indietro. Forse si sente solo in questo, ma noi non le vogliamo assolutamente fare compagnia, noi vogliamo completare questa legislatura, pur con tutte le critiche e le contrapposizioni interne, perché siamo convinti che si possa e si debba fare molto. Non bisogna abbandonare la barca e noi non l'abbandoneremo.
Voi state già parlando di un modello alternativo, vi vedete già sul ponte di comando. Guardate che seppure questo Consiglio regionale dovesse andare anticipatamente a casa, a voi, cari colleghi del centrosinistra, o di una parte del centrosinistra, il massimo che potrà succedere è che vi ritroviate nella stessa situazione del Comune di Cagliari. E allora stiamo attenti a quello che facciamo e a quello che diciamo. Quando gli elettori decidono di punire i loro rappresentanti in una situazione come questa - è meglio che lo teniamo presente tutti - puniscono tutti: destra, sinistra, centro. I cittadini non sono più disponibili ad accettare le nostre diatribe, le nostre contrapposizioni. Voglio dire, ne abbiamo già parlato altre volte, che ci sono momenti nei quali la politica si deve fermare un attimo e fare un esame di coscienza, perché non è utile alimentare veleni su un problema come questo. Non sarò certo io a creare problemi, dico solo che il Consiglio regionale si è già pronunciato a larga maggioranza, anzi credo all'unanimità, su un ordine del giorno. Possiamo parlare per un momento anche di altre cose? Possiamo decidere di chiuderci in una stanza e dire che su tre o quattro argomenti non c'è né maggioranza né opposizione? E' possibile fare uno sforzo di questo genere? E' possibile che per un momento ci dimentichiamo che le elezioni sono lontane, nessuno le vorrebbe vicine, men che meno i cittadini, o vogliamo forse farci la guerra, come preannunciava il collega Porcu dicendo che è già pronto un modello alternativo?
Il vostro modello alternativo, onorevole Porcu, noi lo conosciamo perché l'avete già proposto ai sardi, e i sardi hanno punito voi così come presumibilmente puniranno noi. Quindi non vi hanno rispettato, vi hanno punito in maniera veramente straordinaria. Avranno forse premiato troppo noi, non lo so, però noi abbiamo fatto la nostra battaglia di opposizione, vi abbiamo sempre detto quali erano i punti programmatici che non condividevamo e lo abbiamo fatto usando anche toni alti.
Credo che il mondo stia cambiando, è cambiata l'Italia ed è cambiata l'Europa. In questo momento la Sardegna non ha bisogno di queste contrapposizioni. Se avremo la capacità di stare calmi, credo che una soluzione potremo trovarla, non ne ho la certezza, ma è certo che o questo Consiglio regionale dimostra veramente di meritare il ruolo che ha o altrimenti sarà meglio andare tutti a casa, ma non per l'incapacità di una o due persone o della Giunta, ma per l'incapacità collettiva del Consiglio. O capiamo questo o altrimenti ai sardi voi non potrete dire niente di diverso da quello che possiamo dire noi.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Presidente, credo che al di là degli ordini del giorno il problema vero sia il fatto che nessuno crede più a quel che dite: non ci credono i sardi e non ci crede nemmeno la maggioranza. Una parte del centrodestra è in tribuna, cioè i Riformatori sono in tribuna. Questo dà il segno, onorevole Diana, del vostro stato: alcuni in tribuna, altri in panchina, altri ancora non vengono mai in aula, forse saranno richiamati stasera.
Il tema evidentemente non è soltanto quello delle servitù militari. Il tema è quello delle servitù e anche del rapporto tra lo Stato e la Regione, direi del rapporto tra la Giunta regionale, rappresentata dal presidente Cappellacci, e il Governo rappresentato dal presidente Berlusconi. Il tema è anche quello del rapporto tra il centrodestra e il P.d.L., rappresentato in Parlamento da alcuni parlamentari sardi che evidentemente esprimono dei voti non sempre, anzi quasi mai a favore della Sardegna, soprattutto nelle finanziarie, ma non solo in quelle.
Duemila pastori sono scesi in piazza, è passato un anno e voi avete prodotto una legge dettata dalla demagogia dell'assessore Prato, ma i risultati mi pare non ci siano, e lo si sta rimarcando. Il tema della continuità territoriale marittima, la questione della Tirrenia, il fatto che solo dopo due anni e mezzo di legislatura ci si ricorda che esiste un diritto alla continuità territoriale, che esistono delle norme, che anche per la continuità territoriale marittima, così come per quella aerea (anche questa in proroga), si devono garantire i diritti dei sardi con oneri di servizio, con frequenze, con tariffe accertate e certe, il fatto che non riusciamo a fare un passo avanti in questa materia e che poi lo Stato ci schiaffeggia, anche perché non c'è una politica contestativa da parte della Giunta (si annunciano ricorsi, ma poi non li si mette in pratica), tutto questo dimostra che c'è un problema di dignità del popolo sardo che non viene rappresentato autorevolmente.
Di questo tema, onorevole Planetta, ce ne accorgiamo in ritardo? No, è nel programma di governo e negli atti della scorsa legislatura. Guardi, onorevole diana, che questo tema è anche nel programma di governo del presidente Cappellacci, probabilmente richiamato da voi stessi, magari per fronteggiare la politica del presidente Soru. Il tema del riequilibrio delle servitù militari è però letteralmente scomparso, in due anni e mezzo, dall'agenda politica regionale e non basta un ordine del giorno, neanche quello di cui era primo firmatario l'onorevole Giacomo Sanna.
Ci siamo riuniti, nelle settimane scorse, sulla base di un altro ordine del giorno, per parlare di Quirra, per parlare della situazione dei pastori, per parlare di indennizzi, di un doveroso risarcimento e abbiamo anche detto che il tema delle servitù militari lo avremmo affrontato complessivamente sulla base di una mozione - quella che stiamo discutendo oggi - per cercare di trasformare le situazioni di crisi, come quelle di Quirra e di altre parti del territorio della Sardegna, in opportunità. Per fare questo dobbiamo probabilmente investire in altri settori, dobbiamo investire in conoscenza, chiedere allo Stato di fare la propria parte in tema di risarcimenti e di farla fino in fondo, anche attraverso degli investimenti. A tal fine occorre, però, un Governo regionale che pienamente e consapevolmente porti il tema del riequilibrio delle servitù militari in Consiglio dei Ministri, perché è quella la sede in cui deve essere affrontato, sulla base di un indirizzo che questo Consiglio regionale in parte ha già dato e oggi vuole ribadire, se possibile unitariamente, proprio per rafforzare la posizione della Regione.
Io credo che occorra un rapporto "muscolare" con lo Stato; non basta più la diplomazia, non basta questo rapporto debole, subalterno, questo sì di servitù. Il dispositivo della mozione contiene, a mio avviso, tutti gli elementi per dare indirizzi alla Giunta regionale, per dare certezze e garanzie sul diritto alla salute, per dire allo Stato che in tema di servitù militari abbiamo già dato, per avviare un monitoraggio ambientale, le bonifiche, la rinaturalizzazione del territorio, per valutare l'impatto socioeconomico delle servitù militari in Sardegna. Credo sia giunto il momento di dirlo in maniera chiara e unitaria: il tema delle servitù militari non è disgiunto da quello delle entrate; non sono argomenti diversi, riguardano la dignità di un popolo, attengono a rivendicazioni che ormai, da qualche anno, direi dalla scorsa legislatura, sono comprensibili a tutti, non solo ai sardi.
Le nostre ragioni sono chiarissime e non diamo l'immagine di una Sardegna piagnona, che si ripiega su sé stessa, ma diamo l'immagine di una Sardegna fiera e dignitosa che dobbiamo recuperare. In questi anni, onorevole Diana, abbiamo perso tempo da questo punto dii vista e quindi occorre una svolta. Riusciremo a fermarci su alcuni punti per dire che queste sono le emergenze della Sardegna, ma finché ci presenterete leggi sul golf tendenti a costruire seconde case non potrà esservi un punto d'incontro. Se troviamo altri temi, altri argomenti importanti sui quali veramente ci sia chiarezza e buona fede, rivolti al bene comune, noi non diciamo di no, però bisogna dire, anche molto chiaramente, che questa legislatura a guida del centrodestra di fatto è fallita e bisogna stabilire un termine per andare a nuove elezioni. Bisogna farlo certamente affrontando le priorità, a partire dal disastroso bilancio di questa Regione, sul quale bisogna intervenire con urgenza, come credo la Giunta stia facendo, visto che ha messo all'ordine del giorno le linee di impostazione della manovra finanziaria. Credo che lo dovrà fare tenendo conto di quello che dirà il Governo sulla partita delle entrate, ma non basta il riconoscimento di quanto è dovuto ai sensi dell'articolo 8 dello Statuto, se poi attraverso il Patto di stabilità quelle risorse non possono essere spese. Credo che occorra davvero una svolta, un sussulto di dignità da parte di questo Consiglio regionale per il periodo in cui probabilmente sarà ancora chiamato a operare in questa legislatura.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare, per la Giunta, l'Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica.
RASSU (P.d.L.), Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica. Signora Presidente, onorevoli colleghi, come è stato già ribadito, ancora una volta in brevissimo tempo riprende in quest'Aula il dibattito sulle servitù militari presenti nella nostra regione, argomento attualmente abbastanza emergenziale, stante la situazione di crisi che si è venuta a creare nei territori del Poligono di Quirra e che interessa non solo le popolazioni di quel territorio, ma anche decine e decine di aziende agropastorali.
Sono già state dette tante cose, sappiamo perfettamente che in Sardegna 35 mila ettari di territorio sono occupati da servitù militari: 22 mila ettari sono occupati dai Poligoni di Teulada, Capo Frasca, Perdasdefogu e Salto di Quirra, 13 mila ettari sono gravati da altre servitù militari e oltre 80 chilometri di coste sono inaccessibili alle attività economiche e, per quanto riguarda gli specchi d'acqua, alla navigazione civile, alla pesca e all'ormeggio. Di pari passo, nelle aree interessate dalle esercitazioni militari è interdetto, lo sappiamo tutti, il traffico aereo dell'aviazione civile.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE COSSA
(Segue RASSU.) Credo che la Giunta abbia varie volte dimostrato in quest'Aula che l'interessamento per questi argomenti e queste problematiche è totale e costante. Ritengo comunque indispensabile, ancora una volta, confrontarsi in modo serrato con lo Stato per la dismissione delle servitù militari e l'attribuzione alla Regione del patrimonio immobiliare che non è strettamente indispensabile per gli usi e le esercitazioni militari, affinché quelle aree, nel caso non siano inquinate, possano essere destinate a uno sviluppo economico diversificato. Perché no? Tutto sta nel verificare se ciò sarà possibile e quando.
Comunque sia, la Giunta non è stata inerte: a oggi i trasferimenti effettuati dallo Stato riguardano circa il 90 per cento degli immobili destinati a usi militari. Resta aperto il problema degli immobili dismissibili, previa riallocazione delle funzioni ivi svolte, per i quali il Ministro della difesa ha inviato all'Assessorato dei lavori pubblici gli studi di fattibilità relativi ai lavori necessari, pari a circa 60 milioni di euro. Mi riferisco all'accordo di programma stipulato nel 2008 e alle spese che debbono essere a carico della Regione, ivi comprese le bonifiche.
Recentemente sono stati ottenuti importanti risultati, come l'aumento della percentuale dei contributi annui previsti dalla legge numero 104 del 1990, che è passata dal 59 al 68,64 per cento, e cioè, per essere più chiari, tali contributi sono passati da 13,3 milioni di euro a 15,135 milioni di euro. Peraltro, la legge numero 898 del 1976 prevede uno stanziamento di 6 milioni di euro per indennizzi ai pescatori danneggiati dalle esercitazioni militari. Debbo ribadire che, per la prima volta, come ha precisato il collega Steri, nell'estate del 2010 non si sono effettuate esercitazioni dall'inizio di giugno fino a tutto il mese di settembre, e cioè per il periodo di maggiore presenza turistica, con un'estensione dell'interruzione delle esercitazioni rispetto al passato di trenta giorni complessivi. Infatti questa Giunta, per consentire il pieno sviluppo dell'economia legata al turismo, ha fortemente sostenuto, con il coinvolgimento dei sindaci dei comuni interessati, la necessità di estendere il periodo di interruzione delle esercitazioni comprendendo anche i poligoni che tuttora soffrono di una pausa ridotta, ad esempio Capo Frasca.
Attualmente la Regione è impegnata, per ciascun poligono, nella stipula con il Ministero della difesa dei disciplinari d'uso stabiliti dal decreto legge 15 marzo 2010, numero 66, relativo all'aggiornamento del Codice dell'ordinamento militare. I disciplinari comprendono l'istituzione di un osservatorio permanente per la verifica dell'incidenza dell'impatto ambientale dell'attività militare presso ciascun poligono. Inoltre è prevista la strategia per contribuire in modo significativo a mantenere o ripristinare gli habitat naturali dei territori su cui insistono i poligoni militari.
Riteniamo, e l'abbiamo ribadito, non solo oggi ma anche in passato, che sia utile e necessaria una graduale riduzione dell'eccessivo peso delle servitù militari in Sardegna, considerato che, come abbiamo già evidenziato prima, la Sardegna ha contribuito per tanti anni in misura notevolmente maggiore rispetto alle altre regioni italiane. Di fatto, il 70 per cento delle servitù militari grava, come sappiamo tutti, sui nostri territori.
Probabilmente sto dicendo delle ovvietà, perché questi argomenti sono stati trattati in un mese già tre volte, per cui credo che il Consiglio sia già abbastanza informato al riguardo. Comunque, rispondendo ai punti della mozione, riteniamo che a breve il Presidente possa convocare il Comitato misto paritetico per il riesame di tutti i programmi di esercitazione nei poligoni della Sardegna, con l'obiettivo di arrivare a un approfondimento dei disciplinari d'uso con l'introduzione della verifica dell'incidenza dell'impatto ambientale delle attività militari presso ciascun poligono, affermando la necessità che l'utilizzo delle aree demaniali avvenga in maniera meno invasiva nel territorio, affinché la strategia gestionale contribuisca in modo significativo a mantenere o ripristinare gli habitat naturali.
Allo scopo di avere certezze sul possibile inquinamento dei territori interessati dai poligoni, io ritengo che sia utile scongiurare allarmismi sino a che non arrivano i risultati dell'inchiesta mandata avanti dalla Commissione per l'aggiornamento delle evidenze epidemiologiche nelle aree interessate da attività militari, costituita dall'Assessorato della sanità e che ha già riferito in proposito nelle scorse settimane in Consiglio. Ulteriori elementi di valutazione potranno giungere dalla conclusione dell'indagine in corso da parte della magistratura sul presunto inquinamento e pericolo sanitario per gli uomini e per gli animali nelle aree del Poligono di Perdasdefogu Salto di Quirra. Ci si augura che la conclusione dell'inchiesta avvenga nei tempi più rapidi possibili, stante lo stato di gravità economica che in questo periodo affrontano quelle popolazioni. E quei risultati, comunque, consentiranno di definire al meglio la strategia da assumere in difesa dei diritti e degli interessi di quelle popolazioni e dei nostri territori.
Come tutti sappiamo, soprattutto in quest'Aula, la Regione non è stata insensibile nei confronti sia delle aziende sia delle popolazioni di quel territorio. Infatti, la legge numero 12 del 2011 all'articolo 5 stanzia 500 mila euro da destinare alle anticipazioni degli indennizzi da concedere alle aziende colpite dal provvedimento antipascolo. Di fatto l'Assessore dell'agricoltura ha in corso la valutazione di modalità operative che consentano l'erogazione degli indennizzi in tempi rapidi. Sono state altresì stanziate ulteriori risorse, pari a 1 milione e 500 mila euro, per una campagna di rilancio dell'economia delle aree interessate; di queste risorse 300 mila euro sono destinati all'approfondimento dell'indagine ambientale ed epidemiologica.
Non voglio soffermarmi più di tanto sulle inchieste di carattere sanitario, in quanto l'assessore Liori già da qualche giorno ha risposto penso esaustivamente. Come ho già detto, ritengo che debba essere inserita nel disciplinare d'uso dei poligoni la verifica dell'incidenza dell'impatto ambientale delle attività militari presso ciascun poligono e riaffermata la necessità che l'utilizzo delle aree demaniali avvenga nella maniera meno invasiva per il territorio. La strategia gestionale dovrà essenzialmente contribuire in modo significativo a mantenere o ripristinare gli habitat naturali. Il ripristino degli habitat naturali dovrà essere a cura di chi ha creato l'eventuale inquinamento.
Voglio assicurare che, in attuazione del quarto comma dell'articolo 5 della legge numero 12 appena citata, verranno avviate le procedure di valutazione con metodo controfattuale dell'impatto socioeconomico di tutte le servitù militari presenti in Sardegna, per l'ottenimento da parte dello Stato delle risorse perequative. Su questo penso non ci sia ombra di dubbio. Voglio anche assicurare che nel sito ufficiale della Regione la pagina dedicata alle servitù militari verrà costantemente aggiornata per garantire la massima trasparenza informativa. Credo, comunque, che sull'argomento si sia dibattuto abbastanza, o forse non abbastanza, in ogni caso se il Consiglio lo ritenesse opportuno si potrebbe prevedere una sessione straordinaria, con la partecipazione dei nostri parlamentari, per affrontare il problema nella sua complessità e totalità, da cui far scaturire un documento unitario, conseguentemente agli ordini del giorno già approvati, che possa essere presentato al Governo centrale con le nostre richieste e rivendicazioni.
Per quanto riguarda la mozione, credo che di fatto a parecchi dei punti riportati nel dispositivo sia già stata data risposta con la precedente mozione dibattuta dall'assessore Liori e con gli ordini del giorno già approvati, per cui ad oggi, sinceramente, non si ravvedono elementi su cui possano essere date risposte più compiute, anche perché le altre mozioni e gli ordini del giorno sono stati discussi e approvati non più tardi di due settimane fa. Invito pertanto i colleghi, se lo ritengono opportuno, a ritirare la mozione in discussione in quanto il dibattito su questo tema credo non possa esaurirsi in questa seduta. Per un dibattito più approfondito si potrà convocare il Consiglio in seduta straordinaria, a cui potranno essere invitati, perché no, anche i nostri parlamentari e il sottosegretario alla difesa, per avere notizie più certe e poter predisporre un documento compiuto frutto della volontà di tutto il Consiglio regionale. Grazie.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Porcu. Ne ha facoltà.
PORCU (P.D.). Presidente, ho avuto l'incarico di replicare, però le chiederei la cortesia di disporre due minuti di sospensione, prima della replica, per poter valutare con i colleghi gli esiti del dibattito e le parole dell'Assessore.
PRESIDENTE. La richiesta è accolta. I lavori sono sospesi per due minuti, prego i colleghi di trattenersi in aula.
(La seduta, sospesa alle ore 12 e 54, viene ripresa alle ore 13 e 05.)
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il consigliere Porcu.
PORCU (P.D.). Presidente, farò una breve replica e auspicabilmente non utilizzerò tutti i dieci minuti a disposizione. Le chiederò alla fine del mio intervento magari di spostare al pomeriggio la votazione su un eventuale ordine del giorno (credo ci sia la disponibilità dell'Aula in tal senso, ma va verificato), perché la materia è abbastanza complessa. Se mi dà il suo parere, poi farò la mia brevissima replica.
PRESIDENTE. Credo non ci siano problemi, onorevole Porcu. Per dovere di correttezza informerò la Presidente e le farò sapere dopo la sua replica.
Prego, onorevole Porcu.
PORCU (P.D.). Presidente, innanzitutto voglio sottolineare che il dibattito di oggi non è e non voleva essere, da parte della minoranza, in alcun modo la ripetizione di un dibattito già avvenuto. Il fatto che qualcuno l'abbia considerato una ripetizione - l'hanno definito così l'Assessore e anche autorevoli colleghi della maggioranza - dimostra invece quanto fosse necessario discutere questa mozione per segnare uno stacco tra le vicende contingenti che hanno riguardato il Poligono di Quirra, l'inchiesta della Procura e le ipotesi di danni alla salute, e una discussione più generale sul peso delle servitù militari in Sardegna. Credo che quando si parla di temi di valenza così ampia e generale, che esistono da decenni, sia importante slegarsi dalle contingenze, altrimenti corriamo il rischio di dire che i poligoni militari vanno chiusi soltanto perché c'è un'emergenza ambientale o sanitaria.
La posizione che noi abbiamo voluto esprimere con questa mozione è che i poligoni militari devono essere ridotti e progressivamente smantellati a prescindere da eventuali emergenze, da eventuali localizzati gravi problemi ambientali e sanitari. Altrimenti, se per caso gli esiti delle commissioni d'inchiesta e delle varie commissioni sulla salute che sono state messe in campo dovessero essere negativi, cioè si dimostrasse che non ci sono correlazioni lineari scientificamente provabili tra le attività di poligono e la salute degli animali e delle persone, dovremmo arrivare alla paradossale conclusione che i poligoni possono rimanere. Non è così e non è questa la nostra posizione. Noi vogliamo porre un problema più generale di progressivo smantellamento, certamente mettendo in campo un modello alternativo, non a tutto campo, onorevole Diana, ma alternativo all'economia legata alla presenza dei poligoni militari, cioè un modello che riparta dall'identità della nostra isola, dall'agricoltura, dall'artigianato, dal turismo, dalle vocazioni locali di quei territori, e metta in campo una prospettiva di crescita e di sviluppo (quella che purtroppo non siamo ancora riusciti ad avviare a La Maddalena, nonostante ingenti investimenti) di gran lunga superiore alle economie di sopravvivenza legate ai poligoni militari.
Fatta questa doverosa premessa, devo dire che ho trovato, nelle parole dell'Assessore e anche di alcuni colleghi, elementi di contatto positivi. Mi sembra che sia prevalsa in quest'Aula l'indicazione che il carico delle servitù militari sopportato dalla Sardegna è assolutamente sperequato. L'Assessore ha ricordato anche l'importanza - richiamata soltanto dal dispositivo di questa mozione - di promuovere una valutazione con metodo controfattuale dell'impatto socioeconomico delle servitù militari, finalizzata anche all'ottenimento di eventuali risorse perequative al tavolo Stato-Regione sull'attuazione del federalismo fiscale. Questa è una disponibilità che abbiamo accolto volentieri.
Nella nostra mozione, lo ricordo, noi chiediamo anche la sospensione in via cautelativa di ogni attività di poligono e sperimentazione in tutto il territorio regionale, richiesta non presente nell'ordine del giorno approvato in precedenza. Cioè in vista di eventuali approfondimenti o ridefinizione di protocolli, noi chiediamo che venga sospesa l'attività addestrativa, intendendo come tale l'attività di poligono che implica esplosioni e non l'attività addestrativa tout court, perché non siamo contrari alla presenza di militari che facciano scuola di formazione, che addestrino, se questo non implica l'utilizzo di larghissime porzioni di territorio o di esplosivi, di cui spesso non conosciamo in misura compiuta e sufficiente neanche la natura e l'origine.
Ecco, credo che se riusciamo ad approvare un ordine del giorno che ribadisca quanto abbiamo già detto sul caso Quirra, estendendolo agli altri poligoni e considerandolo come un altro tassello della discussione da avviare con lo Stato su molte materie, alcune delle quali sono state richiamate oggi (trasporti, entrate, servitù militari, energia), daremmo veramente un senso a questa discussione.
Colleghi, chiuderei dicendo che, poiché non bisogna mai lasciare nulla di intentato, proveremo a scrivere un ordine del giorno insieme a chi si è dimostrato disponibile. Se non dovessimo riuscirvi, la minoranza insisterà con il suo ordine del giorno, però in questo caso certamente non avremo scritto una pagina particolarmente significativa di questa legislatura.
PRESIDENTE. Onorevole Porcu, prima di decidere se accogliere o meno la sua richiesta di spostare la votazione al pomeriggio, ho bisogno di sentire per le vie brevi i Capigruppo. Sospendo quindi i lavori per un minuto, con preghiera ai Capigruppo di avvicinarsi al banco della Presidenza per valutare il da farsi.
(La seduta, sospesa alle ore 13 e 13 , viene ripresa alle ore 13 e 15.)
PRESIDENTE. Onorevole Porcu, mi pare che non ci siano le condizioni per spostare la votazione a questo pomeriggio, quindi procediamo con la votazione della mozione.
Ha domandato di parlare il consigliere Salis per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SALIS (I.d.V.). Intervengo per dichiarazione di voto, Presidente, visto che non sono potuto intervenire in precedenza, essendo decorsi i termini di iscrizione.
Vorrei solamente dire, circa la decisione di andare subito al voto perché non ci sono le condizioni per predisporre un ordine del giorno unitario, che questo è un problema in quanto non dico che noi abbiamo posto, onorevole Porcu, una pregiudiziale, che sembrerebbe eccessiva, ma ci è sembrato utile, alla fine di questa discussione molto importante, sottolineare l'intangibilità del punto 1) dell'ordine del giorno già approvato.
Noi poniamo il problema prioritario di attivare un'iniziativa politico-istituzionale che porti alla sospensione dell'utilizzo delle basi militari, soprattutto di quella di Quirra, e poniamo anche il problema, non solo al presidente Cossa ma a tutta l'Aula, della ripresa di un'iniziativa similare che a fine 2008, cioè alla fine del ciclo propulsivo della Giunta Soru, ha subito un tracollo completo.
Vorrei dare lettura di una notizia ANSA del 23 febbraio 2007: "Si è insediata questa mattina a Cagliari, presso gli uffici della Regione, in viale Trento, la segreteria tecnica del tavolo istituzionale Stato-Regione. Le delegazioni erano guidate rispettivamente da Francesco Boccia, capo del dipartimento (…). Il tavolo tecnico ha preso in esame i seguenti problemi legati all'APQ dell'intesa istituzionale del 1999…". I punti dell'intesa riguardavano il demanio e le servitù militari, i beni culturali, l'ambiente, la vertenza entrate, le infrastrutture portuali, la continuità territoriale marittima. Badate, a distanza di quattro anni siamo ancora qui a trattare tre di questi temi, tra cui la continuità territoriale marittima, sulla quale abbiamo preso schiaffi da parte del sottosegretario Letta, del ministro Matteoli e quant'altri del Governo nazionale.
PRESIDENTE. Onorevole Salis, il tempo a sua disposizione è terminato.
Ha domandato di parlare il consigliere Porcu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
PORCU (P.D.). Dichiaro il mio voto favorevole e vorrei che fosse messo agli atti che evidentemente il dispositivo della mozione non è poi così simile all'ordine del giorno già approvato se non può essere votato. Credo che abbia fatto bene il collega Salis a ricordare che il punto 1) è un punto qualificante perché parla di sospensione in via cautelativa di ogni attività di poligono, cosa non prevista nell'ordine del giorno precedente. Prendiamo atto che il centrodestra vuole mantenere le attività di poligono, anche nella situazione delicatissima che si è creata e in mancanza di certezze sul fatto che il tema delle servitù militari in Sardegna possa essere affrontato. Prendiamo anche atto del fatto che studiare l'impatto socioeconomico e portarne gli esiti all'attenzione del tavolo Stato-Regione sull'attuazione del federalismo fiscale (anche questo non era previsto nell'ordine del giorno già approvato) non viene ritenuto importante.
E' come sempre un atteggiamento rinunciatario quello della maggioranza, che certamente non ci rassicura sul prosieguo di questa legislatura e sulla capacità della maggioranza e della Giunta regionale di fare fino in fondo gli interessi della Sardegna.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Sechi per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SECHI (SEL-Comunisti-Indipendentistas). Esprimo il voto favorevole del nostro Gruppo a una mozione che, come è stato detto anche da chi non la voterà, contiene alcuni aspetti aggiuntivi e innovativi rispetto ai vecchi provvedimenti adottati in quest'Aula, con la considerazione che parlarne in ogni caso male non fa. E infatti noi non solo non volevamo far male, ma volevamo fare del bene introducendo elementi significativi in merito alla vicenda di Quirra e di tutte le altre basi militari. Prendiamo atto che la tattica politica può dividere, nonostante i proclami di collaborazione sulle cose importanti per la Sardegna. Noi comunque voteremo a favore di questa mozione.
PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LOMBARDO
PRESIDENTE. Procediamo alla votazione della mozione.
Ha domandato di parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.
SALIS (I.d.V.). Chiedo la votazione nominale.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, della mozione numero 134.
(Segue la votazione)
Prendo atto che la consigliera Zuncheddu ha votato a favore e che il consigliere Cossa si è astenuto.
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Barracciu - Ben Amara - Biancareddu - Bruno - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Corda - Cucca - Cuccu - Cugusi - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Meloni Valerio - Porcu - Sabatini - Salis - Sanna Gian Valerio - Sechi - Solinas Antonio - Zuncheddu.
Rispondono no i consiglieri: Amadu - Artizzu - Campus - Contu Felice - Diana Mario - Floris Rosanna - Greco - Ladu - Lai - Locci - Obinu - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Randazzo - Rassu - Rodin - Sanjust - Sanna Paolo - Steri - Stochino - Tocco - Zedda Alessandra.
Si sono astenuti: la Presidente Lombardo - Capelli - Cossa - Dedoni - Dessì - Fois - Maninchedda - Meloni Francesco - Mula - Planetta - Sanna Giacomo - Vargiu.
Proclamo il risultato della votazione:
presenti 58
votanti 46
astenuti 12
maggioranza 24
favorevoli 22
contrari 24
(Il Consiglio non approva).
Convoco la Conferenza dei Presidenti di Gruppo. I lavori del Consiglio riprenderanno questo pomeriggio, alle ore 16 e 30.
La seduta è tolta alle ore 13 e 21.