Seduta n.103 del 05/03/2010
CIII Seduta
Venerdì 5 marzo 2010
Presidenza della Presidente LOMBARDO
indi
del Vicepresidente COSSA
indi
della Presidente LOMBARDO
La seduta è aperta alle ore 10 e 03.
DESSI', Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta del 3 febbraio 2010 (96), che è approvato.
PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Francesca Barracciu, Radhouan Ben Amara, Roberto Capelli, Domenico Gallus, Silvestro Ladu, Matteo Sanna, Eugenio Murgioni, Adriano Salis, Carlo Sechi ed Edoardo Tocco hanno chiesto congedo per la seduta antimeridiana del 5 marzo 2010.
Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.
Risposta scritta a interrogazioni
PRESIDENTE. Comunico che è stata data risposta scritta alle seguenti interrogazioni:
"Interrogazione Zuncheddu - Ben Amara - Uras - Sechi - Zedda Massimo, sull'Anfiteatro romano di Cagliari". (66)
(Risposta scritta in data 2 marzo 2010.)
"Interrogazione Lotto - Bruno - Manca - Meloni Valerio sul collegamento ferroviario Sassari-Chilivani". (230)
(Risposta scritta in data 2 marzo 2010.)
Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Presidente, chiedo una sospensione di dieci minuti per consentire ai colleghi di arrivare in Aula.
PRESIDENTE. Poiché non vi sono opposizioni, sospendo la seduta sino alle ore 10 e 15.
(La seduta, sospesa alle ore 10 e 06, viene ripresa alle ore 10 e 15.)
Commemorazione di ex consigliere
PRESIDENTE. Colleghi, è scomparso nel marzo dello scorso anno all'età di 76 anni l'onorevole Salvatore Lorelli, consigliere regionale per due legislature, la nona e la decima, dal 1984 al 1994.
Artigiano, giornalista pubblicista, dirigente del P.C.I. fin dal dopoguerra e per lunghi anni segretario di federazione a Sassari, Lorelli era nato a Ittiri, dov'era cominciato il suo impegno politico e istituzionale, per poi trasferirsi prima Sassari e successivamente ad Alghero, dove fu eletto consigliere comunale.
Esponente politico di primo piano dapprima a livello provinciale poi a livello regionale, Lorelli ha guidato per tre anni la Lega delle cooperative in qualità di presidente regionale. Fin dal suo ingresso fra i banchi del Consiglio regionale, in occasione della undicesima legislatura nel luglio 84, ha svolto un'intensa attività consiliare ponendo al centro dei suoi interessi istituzionali alcune delle questioni di fondo dell'Autonomia regionale: i trasporti, la dipendenza energetica, lo sviluppo industriale.
Salvatore Lorelli è stato presidente della Commissione programmazione per quasi tutto il periodo dal 1984 al 1989. Per breve tempo è stato anche presidente della Commissione sanità e relatore del Piano sanitario regionale.
Diversi i progetti di legge che recano la sua firma e che Lorelli contribuì a far approvare, concernenti i più disparati settori. Si ricordano le "Norme per la salvaguardia, l'assetto e l'uso del territorio", le disposizioni in materia di pesca marittima, gli interventi per il recupero e il riciclaggio di materiali speciali, i provvedimenti in materia di risparmio energetico, le norme per l'attuazione del diritto allo studio, i provvedimenti per lo sviluppo dello sport in Sardegna.
Intensa anche l'azione di controllo che si è concretizzata nella presentazione di una mole considerevole di interpellanze, interrogazioni e mozioni. Si è occupato di molte delle questioni attinenti il comparto agricolo del suo territorio, con particolare riguardo ai territori della Nurra e di Alghero. Ma al centro dei suoi interessi politici vi erano anche i problemi relativi alle servitù militari (con riguardo alla presenza di sommergibili nucleari a La Maddalena) lo stato dell'industria del granito in Gallura e i programmi di viabilità: a quest'ultimo riguardo sono da segnalare i numerosi interventi sulla riorganizzazione del traffico ferroviario del Nord Sardegna, sulle condizioni estremamente pericolose della Sassari-Olbia, nonché quelli per la realizzazione della strada a scorrimento veloce Sassari-Ittiri che ha fortemente perseguito con grande impegno e sulle restrizioni al traffico ferroviario per tutte le merci da e per la Sardegna.
Numerose le mozioni, alcune delle quali trasformate in ordini del giorno. Si possono ricordare, fra tutte, la mozione sulle riforme istituzionali per una piena realizzazione dell'Autonomia speciale, sull'attuazione dell'articolo 13, quella concernente "Lo sviluppo delle zone interne", è quella su "Una nuova politica per la lotta contro gli incendi". Salvatore Lorelli fu riconfermato quindi nella successiva legislatura, la decima, sempre fra le fila del Partito Comunista Italiano e poi del P.D.S.. Anche in questi anni ha fatto parte della Commissione programmazione della quale è stato segretario. Si ricordano di questo periodo gli interventi, sia di iniziativa legislativa sia a carattere ispettivo, sui temi della riforma delle istituzioni autonomistiche della Sardegna e della riforma degli enti regionali. Di rilievo, inoltre, gli interventi sulla costituzione del Parco del Gennargentu, sulla crisi occupazionale della Sardegna, nel campo delle cooperative di garanzia, sulla tutela e promozione delle condizioni di vita dei lavoratori extracomunitari. Si ricorda, inoltre, il suo forte impegno per la realizzazione del palazzo dei congressi di Alghero.
Nel 1994, quando il suo Partito introdusse il limite dei due mandati per l'elezione al Consiglio regionale, si concluse la sua esperienza di consigliere regionale.
Lorelli lasciò così la vita politica attiva, pur proseguendo il suo impegno all'interno del suo Partito con grande coerenza in difesa degli ideali di eguaglianza sociale e dei diritti dei cittadini, tornando a occuparsi dei programmi del mondo della produzione dei servizi, nel del ruolo di segretario provinciale della Confesercenti e nei consigli di amministrazione della Sogeaal e della Cresfidi.
Ai familiari giunga il sentito cordoglio del Consiglio regionale e mio personale. Sospendo la seduta, in segno di lutto, per cinque minuti.
(La seduta, sospesa alle ore 10 e 20, viene ripresa alle ore 10 e 26.)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge numero 120/A.
Dichiaro aperta discussione generale.
Ha facoltà di parlare il consigliere Amadu, relatore.
AMADU (P.d.L.), relatore. Presidente, colleghe e colleghi, riferisco che nella seduta del 5 marzo 2010 la Commissione ha approvato il disegno di legge della Giunta regionale numero 120 relativo a un intervento straordinario a favore della società polisportiva Dinamo Srl di Sassari. Si tratta di un intervento straordinario indispensabile per consentire alla società Dinamo di Sassari di dare copertura alle spese sostenute negli anni precedenti oltre che a quelle dell'anno in corso. Pertanto si è proceduto con estrema urgenza inserendo l'argomento al primo punto dell'ordine del giorno della prima seduta utile di Commissione, stante anche la convocazione del Consiglio regionale riunito in seduta straordinaria.
Si rileva che si è reso necessario apportare al testo della Giunta due emendamenti (uno sostitutivo totale ed uno aggiuntivo) poiché, come originariamente configurato, l'articolo 1 del testo della Giunta poteva dare adito a dubbi di legittimità. Infatti il protocollo d'intesa ivi richiamato non assurge a valore di norma di legge sostanziale atta a giustificare da sola il passaggio delle somme stanziate per studi, progetti e comunicazioni nel settore energetico agli scopi contemplati dal disegno di legge in esame. Si è dunque proceduto a sostituire l'articolo 1 del testo originario (introducendo il riferimento alla specifica UPB, relativa agli interventi a favore dello sport) quindi è stato aggiunto l'articolo 1 bis, che contiene la norma finanziaria, dove appunto si dispongono le variazioni di bilancio regionale per consentire l'intervento di cui trattasi.
PRESIDENTE. Poiché nessuno è iscritto a parlare, per la Giunta, ha facoltà di parlare l'Assessore della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport.
BAIRE, Assessore tecnico della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport. Non c'è niente da dire.
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione generale.
Metto in votazione il passaggio all'esame degli articoli. Chi lo approva alzi la mano.
(E' approvato)
Passiamo all'esame dell'articolo 1.
(Si riporta di seguito il testo dell'articolo 1:
Art. 1 Finalità
1. E' autorizzata, nell'anno 2010, la concessione di un contributo straordinario valutato in euro 480.000 a favore della società polisportiva Dinamo Srl di Sassari per le spese di gestione; il contributo può essere utilizzato dalla società anche per la copertura di spese sostenute negli esercizi pregressi.
2. Con deliberazione della Giunta regionale sono stabilite le modalità di erogazione e di rendicontazione del contributo (UPB S05.04.001).)
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Luciano Uras. Ne ha facoltà.
URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Chiedo la votazione nominale.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'articolo 1.
(Segue la votazione)
Prendo atto che i consiglieri Campus, Stochino e Zedda Massimo hanno votato a favore.
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Amadu - Bardanzellu - Biancareddu - Campus - Cappai - Caria - Cherchi - Cocco Daniele - Contu Felice - Contu Mariano - Cossa - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - De Francisci - Dedoni - Dessì - Diana Mario - Espa - Floris Mario - Floris Rosanna - Fois - Greco - Lai - Locci - Manca - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Valerio - Milia - Mula - Mulas - Peru - Pitea - Pittalis - Randazzo - Rassu - Rodin - Sabatini - Sanjust - Sanna Giacomo - Steri - Stochino - Uras - Vargiu - Zedda Alessandra - Zedda Massimo - Zuncheddu.
Risponde no il consigliere: Obinu.
Si sono astenuti: la Presidente Lombardo - Sanna Gian Valerio - Solinas Antonio.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 54
votanti 51
astenuti 3
maggioranza 26
favorevoli 50
contrari 1
(Il Consiglio approva).
Passiamo all'esame dell'articolo 1 bis.
(Si riporta di seguito il testo dell'articolo 1 bis:
Art. 1 bis Norma finanziaria
1. Nel bilancio della Regione per gli anni 2010-2013 sono apportate le seguenti variazioni:
In aumento
UPB S05.04.001
Interventi a favore dello sport - Spese correnti
2010 euro 480.000
In diminuzione
UPB S04.01.001
Studi, progetti e comunicazioni nel settore energetico
2010 euro 480.000
mediante riduzione del capitolo SC04.0004
2. Nella UPB E231.006 la fonte di provenienza delle risorse del capitolo EC231.043 è modificata in FR.)
(E' approvato)
Passiamo all'esame dell'articolo 1 ter.
(Si riporta di seguito il testo dell'articolo 1 ter:
Art. 1 ter Entrata in vigore
1. La presente legge entra in vigore nel giorno della sua pubblicazione sul Bollettino ufficiale della Regione autonoma della Sardegna (BURAS).)
(E' approvato)
Passiamo alla votazione finale del disegno di legge.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, del disegno di legge numero 120/A.
(Segue la votazione)
Prendo atto che il consigliere Cocco Daniele ha votato a favore.
Rispondono sì i consiglieri: Amadu - Bardanzellu - Biancareddu - Campus - Cappai - Caria - Cherchi - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Contu Mariano - Cossa - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - De Francisci - Dedoni - Dessì - Diana Mario - Espa - Floris Mario - Floris Rosanna - Fois - Greco - Lai - Locci - Manca - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Valerio - Milia - Moriconi - Mula - Mulas - Obinu - Peru - Pitea - Pittalis - Randazzo - Rassu - Rodin - Sabatini - Sanjust - Sanna Giacomo - Steri - Uras - Vargiu - Zedda Alessandra - Zedda Massimo - Zuncheddu.
Si sono astenuti: la presidente Lombardo - Sanna Gian Valerio - Solinas Antonio.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 54
votanti 51
astenuti 3
maggioranza 26
favorevoli 51
(Il Consiglio approva).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del testo unificato delle proposte di legge numero 121 e 122.
Ha domandato di parlare il consigliere Luciano Uras. Ne ha facoltà.
URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Presidente, chiedo cinque minuti di sospensione.
PRESIDENTE. Poiché non ci sono opposizioni sospendo i lavori del Consiglio sino alle ore 10 e 37.
(La seduta, sospesa alle ore 10 e 32, viene ripresa alle ore 10 e 49.)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione generale.
Ha facoltà di parlare il consigliere Steri, relatore di maggioranza.
STERI (U.D.C.), relatore di maggioranza. Signor Presidente, signori Assessori, signori consiglieri, la legge oggi in discussione tratta un argomento ben conosciuto all'Aula. Io ho già avuto occasione di discutere più volte di questo problema, anche recentemente, a seguito della presentazione di una mozione del centrosinistra che, per una serie di vicissitudini, non è stata approvata all'unanimità, ma che ha trovato però tutti d'accordo sull'esigenza di affrontare il problema.
E' un problema che nasce dall'insufficienza dei fondi sull'handicap stanziati nella finanziaria; insufficienza - sia chiaro - non perché le somme sono state ridotte, ma perché, pur essendo state notevolmente aumentate, è aumentato anche il numero dei piani. Da qui la necessità di valutare la possibilità di procedere a un reintegro o a un ulteriore aumento delle risorse poste a disposizione dall'Assessore per poter offrire una soluzione più soddisfacente al problema. In mancanza delle risorse necessarie, l'Assessore si è visto costretto a compiere l'unico passo possibile. L'Assemblea si è fatta carico di questo problema, ed è stato predisposto un testo unificato sulla base di due proposte: una proveniente dall'opposizione e una proveniente dalla maggioranza, perché è un problema sentito da tutto il Consiglio e da tutti i consiglieri.
Devo anzi esprimere l'apprezzamento per questo modo di lavorare, col quale, al di là delle posizioni politiche, si va ad individuare il problema concreto, e si cerca, per quanto possibile consensualmente, di trovare una soluzione al problema che viene posto. In sede di esame in Commissione è stata peraltro rappresentata la necessità di procedere a una rivisitazione integrale di tutta la disciplina in materia.
Noi ci troviamo di fronte all'anomalia che controllore ed erogatore di finanziamenti non coincidono, non sono lo stesso soggetto, cioè, sostanzialmente, l'erogatore è la Regione, che non ha però la gestione delle pratiche, in quanto questa è affidata ai comuni. Qui, poi, il discorso si amplia in un altro profilo (che accenno senza discutere, perché non è questa la sede) che è quello del fondo unico. Noi abbiamo introdotto la disciplina del fondo unico, e poi abbiamo una serie di leggi di settore con cui eroghiamo a scopo ben preciso, ma ciò ha determinato un'altra serie di problemi.
Comunque, al di là dell'esigenza da tutti avvertita di rivedere la disciplina e la normativa, questo testo di legge affronta particolarmente due problemi. In primo luogo - e su questo punto la Commissione è stata unanime - l'esigenza di individuare forme di controllo sugli interventi posti in essere dai vari operatori in questo settore. E' stata prevista la necessità che annualmente l'Assessore predisponga un programma di verifica anche a campione, e magari sarebbe utile se poi l'Assessore riferisse anche in Aula. Per quanto riguarda invece l'individuazione di nuove risorse, c'è stata su questo punto ancora una decisione non unanime della Commissione, perché il secondo comma dell'articolo 1 è stato votato solo dalla maggioranza, mentre l'opposizione, pur prendendo atto dello sforzo fatto, ha ritenuto di richiedere l'erogazione di somme maggiori, e pertanto si è astenuta.
Purtroppo ci troviamo in un momento congiunturale molto difficile, per cui è stato impossibile in questa fase, una volta sentito anche l'Assessore del bilancio, individuare 28 milioni per implementare il fondo e coprire al 100 per cento la domanda. Pertanto si è scelto di prevedere aumenti nell'ordine di 14 milioni, che consentano, per quanto riguarda gli ultrasessantacinquenni, la copertura integrale del 100 per cento (così come per gli infra-sessantacinquenni , dai sessantaquattro punti in su) mentre, per i casi meno gravi, a fronte del taglio di 1.000 euro, viene operato un reintegro di 600 euro. Va da sé che, per quanto riguarda quello che non è coperto con le risorse ulteriori, messe a disposizione dall'amministrazione regionale e dal Consiglio, resta ferma la facoltà dei Comuni di provvedere al reintegro integrale attingendo al fondo unico.
Per quanto riguarda la norma finanziaria, segnalo che c'è stato un disguido, per cui la norma, che è stata approvata dalla Commissione, in effetti, è leggermente difforme da quella voluta dalla Commissione stessa. Pertanto abbiamo presentato un emendamento che precisi meglio da dove si devono attingere i fondi. Ribadisco che è un intervento di emergenza, su cui vi è la sensibilità di tutto il Consiglio; c'è ovviamente il dispiacere di non aver potuto coprire integralmente le somme occorrenti, ma, ripeto, rimane sempre la facoltà dei Comuni di intervenire per integrare la copertura.
In conclusione, ritengo di dover ringraziare il Presidente, i Capigruppo e la Commissione sanità e bilancio per aver dimostrato una grossa sensibilità; ci hanno consentito di procedere speditamente e di portare oggi in Aula questa legge.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il consigliere Espa, relatore di minoranza.
ESPA (P.D.), relatore di minoranza. Presidente, io sono molto soddisfatto che questa legge arrivi in Aula, perché mi sembra che le battaglie che sono state sostenute dalle comunità locali, dalle famiglie, dalle persone con disabilità, il movimento che c'è stato per chiedere il ripristino dei 1.000 euro per ogni progetto personalizzato, riguardino un tema importante e stiano iniziando a far vedere i frutti.
A me piace sempre ricordare che questa legge non è una legge contro la povertà, è una legge per la tutela dei diritti umani e la non discriminazione dei sardi che si trovano in situazioni estreme. Per questo noi siamo attenti e siamo molto partecipi, perché è una legge che offre dei servizi personalizzati e che, fin dalla sua origine, è stata sempre sostenuto in maniera bipartisan. Ecco, è una legge che estremizza la sussidiarietà, questo concetto caro a molte persone; la pubblica amministrazione, attraverso questi contributi - che, ripeto, non sono contributi che vanno a persone o ad associazioni, ma servono per erogare servizi - crea un percorso di lavoro per operatori professionali. E' una legge che non fa sostituire l'istituzione alla famiglia. E questo è un discorso veramente importante per noi.
Su questa legge noi abbiamo espresso in Commissione prudenzialmente un voto di astensione. Perché? Perché siamo - l'ho detto prima - molto soddisfatti del fatto che siano stati recuperati in questa prima fase 14 milioni di euro. Siamo soddisfatti che i 1.000 euro vengano restituiti a tutta una fascia di progetti che parte soprattutto dalle persone che si trovano in situazioni di maggiore gravità, ma riteniamo che questo passo non sia ancora sufficiente. Quindi non siamo assolutamente contrari a questo modo di procedere, ma riteniamo che come abbiamo trovato le risorse per questi soggetti (lo dico anche all'onorevole Steri che credo abbia rivestito un ruolo importante nella definizione di questo processo che ha portato poi a questo risultato che è un risultato di tutti) i soldi - mi viene da dirlo in maniera molto cruda - si possono trovare per ogni cosa. Ritengo che anche la popolazione anziana, che non si trovi in una situazione di estrema gravità, debba però ottenere il reintegro dei 1.000 euro.
Io so bene che è stato compiuto uno sforzo da parte di tutti, credo che gli enti locali si assumeranno le loro responsabilità e quindi contribuiranno a ripianare il deficit, ma ritengo anche che, in questo momento, non siano in grado di poter sostenere una spesa di ulteriori 14 milioni; per questo noi presenteremo un emendamento in Aula che, ancora una volta, chieda con responsabilità un intervento in tal senso. E veramente lo dico senza nessuna acrimonia né spirito di polemica, rivendicando una battaglia sicuramente che è nostra, che abbiamo voluto fare, che il centrosinistra ha voluto condurre, ma che in questo momento mi sembra veramente possa trasformarsi definitivamente in una battaglia di tutti.
Io devo dire che ho difficoltà a pensare a come giustificare una riduzione di mille euro nei confronti della popolazione anziana; mi viene difficile dire: "Non c'è nessun contributo aggiuntivo per questa popolazione". Quindi, per quanto io abbia sempre sostenuto - e lo ripeto ancora - che la legge numero 162 del 1998 è una legge che nasce proprio come legge per le persone al di sotto dei 65 anni, in Sardegna (per una serie di motivi che chiarirò subito) è stata estesa alla popolazione intera che abbia la certificazione di disabilità.
Spiego anche perché, secondo me, Assessore, gentili colleghi, Presidente, conviene profondere un ulteriore sforzo per fare in modo che la Sardegna rimanga la prima in Italia in questo settore. Perché è un segno di grande civiltà sostenere la famiglia lì dove risiede, senza sostituire, senza modificarne anche l'amore, senza offrirle un contributo che potrebbe anche dalla stessa essere utilizzato per comprare la macchina nuova o la televisione a colori, ma offrendole servizi controllati dalle stesse famiglie.
La famiglia, ricordiamo, ha il potere di scegliere gli operatori, di scegliere gli operatori con contratti diretti; c'è un sistema virtuoso, ripeto, che ha creato circa 14.000 posti di lavoro in questi anni. Io ritengo che occorra costituire il fondo per la non autosufficienza degli anziani, per tutti, per chi ha problemi e per chi ne ha meno. La questione anziani sicuramente non rientra tra gli scopi perseguiti dalla legge numero 162, spiego però perché questo strumento è utile anche in questo caso.
Noi sappiamo che, per esempio, il tasso di istituzionalizzazione degli anziani in Sardegna rispetto alla popolazione è del 4,1 per mille, mentre la media nazionale è dell'8 per mille; c'è una differenza del 50 per cento, e ci chiediamo perché in Sardegna sia così. Solo perché non siamo stati capaci? Non è così! Perché ci sono 17.000 anziani che ricevono l'esigua somma di 5 mila euro all'anno, o anche meno, e ciò basta per impedirgli di poter usufruire degli istituti.
Quale è la differenza? La differenza è che se abbiamo 2795 persone anziane che hanno più dei cosiddetti 80 punti, per chi capisce la materia, cioè persone che sono o allettate, o in una situazione di assoluta non autonomia, quindi che hanno bisogno di accudimento 24 ore su 24, e probabilmente anche con mezzi, con macchine respiratorie, con la legge numero 162 spendiamo 13 milioni di euro, se invece venissero accolte nelle residenze sanitarie spenderemmo 61 milioni di euro. Ecco perché l'istituzionalizzazione in Sardegna è crollata rispetto al resto d'Italia. Perché queste 2795 persone sono tutte - e ripeto, non è questione di avere la certificazione di invalidità, è il loro stato che è stato certificato estremo - candidate teoricamente a poter chiedere un posto in una residenza. Quindi, questa è la questione.
Allora, se questo processo parte, invece di spendere 13 milioni di euro, noi ne spenderemo, senza neanche accorgercene, 61, che andranno però tutti a carico della spesa del famoso capitolone della sanità da 3 miliardi di euro. Quindi, in un momento in cui parliamo anche di problemi di bilancio della sanità, integrare risorse anche per gli anziani vuol dire fare prevenzione, com'è stato fatto in questi 10 anni, perché ripeto, per ogni persona anziana che viene messa in residenza, la Regione spende 21 mila 900 euro all'anno, contro i 5 mila all'anno dalla legge numero 162. Io ricordo che, nel 2000-2001, per esempio, quand'eravamo qui, in Consiglio regionale a fare le battaglie, ci dicevano: "No, no, ma guardate che le famiglie sarde vogliono istituzionalizzare, le famiglie sarde non vogliono farsi carico né dei figli disabili, né degli anziani". Noi replicavamo che occorreva provare, sperimentare e così dai 123 iniziali casi sono diventati 1500 l'anno dopo, fino ad arrivare 4500. E' apparso quindi a tutti evidente che se la famiglia è sostenuta, ma con servizi che decide lei, allora si fa carico anche delle situazioni più difficili.
Allora, io, pur condividendo tutto il percorso che è stato intrapreso fino adesso, e condividendolo fino in fondo, ritengo che anche sulla materia "anziani", che va rivista sicuramente all'inizio del nuovo processo di progettazione, noi dobbiamo fare in quest'Aula (se vogliamo, se ci riusciamo) uno sforzo ulteriore, per fare in modo che anche gli anziani al di sotto dei 75 punti, con questo provvedimento abbiano una soddisfazione. E questo lo voglio dire, non come persona che appoggia una parte, e neanche come persona che ha la voglia di sbandierare la sua attività, io, ripeto, sono molto attento alle questioni relative alla gravità estrema, quindi potrei dire: "Ma, vabbè, quelli che sono meno gravi, pazienza!", però, sono convinto che noi, mantenendo questa impostazione in questa legge, riusciremo anche a risparmiare sulla spesa sanitaria in generale, e lo dico da amministratore.
Certo, poi tanti colleghi chiedono di vedere i dati, di valutare tutti gli aspetti per poter fare ragionamenti seri, perché si devono fare dei ragionamenti che non siano ragionamenti, lasciatemelo dire, un po' "da bar", dove ognuno dice la sua su cosa è giusto e cosa non è giusto. Abbiamo 10 anni di esperienza di governi che si sono succeduti, e che hanno prodotto una mole di dati che ci permette di effettuare un'analisi approfondita.
Devo dire subito che sono totalmente d'accordo sui controlli, quindi sul comma numero 1, ma non lo dico perché tra i fruitori di questa legge ci sono più imbroglioni rispetto ai firmatari di altre leggi, lo dico perché se ci sono i controlli noi favoriamo le persone che hanno ancora più bisogno; quindi i controlli, secondo me, sono doverosi. Già adesso la legge contiene un meccanismo di autocontrollo, per cui le persone che non hanno veramente bisogno, o grandi disabilità, scendono giù in classifica, e quindi è facilmente individuabile chi sta in qualche maniera creando delle difficoltà, però stiamo parlando di decine di casi su 28.000.
Quindi questa esperienza rappresenta un'esperienza che va rafforzata, va implementata, va verificata, ma va anche aggiornata, perché se questo Consiglio, se la Commissione preposta aprirà una sessione di lavori su questo tema, scoprirà quanto possa essere virtuoso stanziare risorse come fa la legge numero 162, perché sono in realtà investimenti che contribuiscono ad abbassare la spesa sanitaria.
Questo io lo devo dire perché spesso ci viene fatto osservare che non possiamo far crescere la spesa all'infinito. E' vero; per questo infatti ho già proposto che, come si fa per le materie economiche, come si fa per le materie ambientali, ci si riunisca per entrare seriamente nel merito dei problemi, anche da un punto di vista tecnico. Quando però parlo di punto di vista tecnico con riferimento ai problemi di persone con disabilità, non credo - e lo dico ai colleghi medici - che questi ultimi siano gli unici che sappiano come si fanno queste cose; io credo che il sapere sociale e la politica, in questo caso, ci faccia diventare tutti esperti. Non esistono i disabili di questo consigliere o di quel consigliere. Questa materia appartiene a tutti perché - lo abbiamo già ricordato - la popolazione anziana aumenterà del doppio in pochi anni; fra vent'anni sarà più che raddoppiata.
La questione sociale della non autosufficienza, grazie a Dio, noi la stiamo affrontando da dieci anni, abbiamo maturato un'esperienza importante che abbiamo messo a frutto finanziando, non senza sacrificio, una prevenzione che in altre regioni italiane (dalla ricca Lombardia all'Emilia-Romagna, alla Campania, al Piemonte stesso) se la sognano. La Reginone sarda può impartire lezioni a chiunque su questo argomento. Sappiamo che siamo in vantaggio perché quando fra vent'anni la popolazione anziana sarà aumentata del 50 per cento noi dovremo affrontare emergenze per le quali siamo già preparati. Per questo insistiamo nel dire che siamo contrari ai tagli in questa materia, o meglio, al non adeguamento degli stanziamenti all'aumentare delle domande, perché, come è noto, i fondi sono aumentati, sono passati da 95 a 105 milioni di euro in quest'anno, ma sono aumentate anche le domande.
Occorre, credo, aumentare i controlli, e io continuo a rivolgere un appello che abbiamo rivolto anche come centrosinistra, all'Assessorato (anche se non ha poteri diretti, perché i poteri sono soprattutto in capo al Ministero) affinché veramente faccia in modo che le commissioni che riconoscono l'invalidità non la riconoscano a chiunque. Altrimenti si rischia che si diffonda lo stesso malcostume che si è verificato per le pensioni di invalidità. La "104" è una cosa seria, destinata alle persone con disabilità, non a chiunque. Quindi lì bisogna fare il primo atto di prevenzione.
Conclusivamente, proprio perché siamo profondamente convinti che occorra dare risposte che si concretizzino in investimenti e non in mero assistenzialismo, vogliamo rivolgere un forte appello a questa Giunta, all'Assessore perché convinca il Governo nazionale (se poi c'è bisogno di un appoggio dell'Aula noi siamo pronti a darlo) che non è possibile continuare con i tagli delle risorse alle Regioni per la non autosufficienza. Come voi sapete il Governo nazionale ha deciso che l'anno prossimo verranno stanziati 100 milioni in meno sui 400 che stanzia a livello nazionale per la non autosufficienza. Questo è un problema che riguarda tutti, non è un problema solo della Sardegna - e noi ovviamente facciamo la nostra parte e la facciamo con orgoglio, mettiamo risorse nostre per non avere difficoltà in futuro - dobbiamo chiedere che il Ministro dell'economia non prevalga rispetto a chi chiede che le risorse non vengano tagliate.
Non siamo solo noi del P.D. e della sinistra a combattere in Parlamento perché ci sia un rafforzamento di questi fondi; purtroppo in silenzio molti parlamentari del centrodestra insistono perché questa tematica venga compresa non tra le tranche dell'assistenzialismo, ma tra le tranche dell'investimento, proprio perché nessuno vuole smantellare un sistema sociale e un sistema di sicurezza sociale che ci rafforza; nessuno vuole finire come negli Stati Uniti, dove adesso si sta cercando di rimediare; nessuno vuole fare in modo che ci siano fasce immense della popolazione senza assistenza e nessuno qui dentro (almeno, io ne sono convinto) ha la vista corta e non vede cosa succederà fra dieci anni, tra vent'anni.
Quindi, io da questo punto di vista ho la convinzione che possiamo dare risposte a tutti, pertanto noi siamo molto favorevoli a che vengano reintegrati i contributi a tutta una serie di categorie (come le persone al di sotto del 65 anni, che hanno da 64 a 100 punti) che venga assegnato il 65 per cento alle persone con gravità minore, che venga assegnato il 100 per cento agli anziani al di sopra dei 75 anni. Riteniamo che per la fascia degli anziani al di sotto dei 64 punti di gravità, per le motivazioni che ho riferito prima, quest'Aula debba fare un breve ragionamento, deve capire che è necessario fare un ulteriore sforzo per poter veramente uscire unitariamente con dignità da quest'Aula sapendo di aver compiuto un atto importante che condiziona il benessere di migliaia di sardi, offrendogli un vantaggio in più.
Quindi questo è il percorso che noi indicheremo a quest'Aula attraverso la discussione generale, ma anche attraverso l'emendamento che abbiamo presentato.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Volevo chiedere all'Aula se è possibile modificare l'emendamento che abbiamo presentato con un emendamento orale.
PRESIDENTE. Onorevole Bruno, la questione va posta in sede di votazione degli articoli e degli emendamenti; adesso siamo in sede di discussione generale.
BRUNO (P.D.). Va bene.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Vargiu. Ne ha facoltà.
Ricordo ai colleghi che intendono intervenire nel corso della discussione generale che si devono iscrivere entro la fine dell'intervento dell'onorevole Vargiu.
VARGIU (Riformatori Sardi). Presidente, io intervengo per esprimere il parere favorevole dei Riformatori al testo di legge unificato che oggi è in discussione in Aula, ma soprattutto per sottolineare come la discussione che oggi noi dedichiamo alla legge numero 162 del 1998 e alla sua attuazione in Sardegna è una di quelle discussioni a cui il Consiglio regionale farebbe bene a prestare la massima attenzione.
Stiamo parlando, infatti, di temi che saranno sicuramente all'attenzione di questo Consiglio regionale anche negli anni a venire e che rappresentano la sfida su ciò che la Sardegna intende fare nel campo del welfare, cioè nel campo di quell'attività di complessiva assistenza ai bisogni di salute e sociali della popolazione, una delle sfide - e ha ragione il collega Espa nel sostenerlo - più importanti di un Governo regionale in Sardegna. Io vorrei dire che - facendo mio integralmente il ragionamento che è stato svolto e che ha portato tutte le forze politiche a ipotizzare una reimmissione di 14 milioni di euro nel circuito della legge numero 162 - condividerei a oggi, se le risorse disponibili fossero infinite, certamente il ragionamento dell'onorevole Espa, il quale propone di reintegrare anche i 14 milioni che oggi sono mancanti. Però, colleghi, va fatto un ragionamento, e il ragionamento ha come riferimento il collega Espa, ma anche tutti i colleghi del centrosinistra che, insieme a tanti anche del centrodestra, su questa legge si sono spesi.
La legge numero 162 nasce, infatti, con finalità e obiettivi che sono chiari e precisi e in Sardegna diventa qualcosa di diverso rispetto a quella che era la sua impostazione originaria. Il collega Espa, nel sottolineare che è così, e nel recarsi anche a convegni in Lombardia per spiegare perché è così, sa perfettamente che se ciò, come lui lo sostiene, è un elemento positivo, è anche sicuramente un'anomalia rispetto alle altre regioni italiane.
Nella civilissima Emilia-Romagna (gestione centrosinistra) il numero dei piani personalizzati ha raggiunto i mille, in Sardegna 28 mila, con un ben diverso assetto sociale. Nel Veneto la somma che viene stanziata nel 2007 per la "162" è di 9 milioni di euro, a fronte dei 130 milioni dei quali stiamo parlando in Sardegna, con una popolazione ovviamente numericamente ben diversa. Noi dobbiamo quindi essere consapevoli che stiamo usando la "162" in un modo diverso da quello utilizzato in tutte le altre regioni italiane. Può darsi che sia un modo innovativo e addirittura preveggente, come il collega Espa sostiene, però sicuramente è un modo diverso, per cui è indispensabile che il Consiglio regionale della Sardegna abbia piena consapevolezza di quello che sta facendo, quindi condivida strategicamente ciò che sta succedendo.
A oggi ciò che è successo è semplicemente un rotolare della valanga dall'alto verso il basso, cioè noi abbiamo assecondato esigenze che arrivavano dai comuni senza avere un'idea precisa di cosa su questa legge ci stesse capitando. Questa è la realtà e lo stesso collega Espa la ammette e la sottolinea, ovviamente attribuendole delle valenze positive, una parte delle quali probabilmente sono assolutamente condivisibili.
Io vorrei provare a ricordare cosa prevede la legge numero 162, perché forse noi consiglieri regionali tante volte ci troviamo a deliberare in Aula, a decidere l'utilizzo di 130 milioni di euro, non di spiccioli, senza avere bene idea degli strumenti su cui stiamo appoggiando le somme. La legge numero 162 è una legge nata per fornire prestazioni integrative rispetto agli interventi realizzati dagli enti locali. Io vorrei sottolinearlo: nasce per fornire prestazioni integrative degli interventi realizzati dagli enti locali, con verifica delle prestazioni erogate e della loro efficacia.
Allora, io vorrei iniziare a rivolgere alcune domande all'assessore Liori affinché, oggi o appena può, ci risponda e noi, come Consiglio regionale, abbiamo qualche elemento di riflessione in più prima di decidere cosa fare. Vorrei preliminarmente sapere dall'assessore Liori quanto gli enti locali oggi destinano agli interventi che la "162" dovrebbe integrare. Perché se tramite la "162" si stanziano 130 milioni di euro (e deve essere un'integrazione), io immagino che i comuni ne mettano almeno 250. Ciò vuol dire che la metà del fondo unico finisce per essere destinato a finanziare gli interventi della "162". Se così non fosse io incomincerei ad avere il sospetto che i comuni stiano dirottando parte della spesa che prima era a carico loro sulla "162" (cosa che può anche essere virtuosa, nessuno la contesta). Pertnanto quando i comuni ci verranno a dire: "Non state adeguando il fondo unico", gli dovremo rispondere: "Guardate che il fondo unico lo stiamo adeguando in altre maniere, perché vi stiamo dando 30 milioni, 35 milioni di euro in più per la '162' e siccome voi rinunciate a fare gli interventi di cui la '162' dovrebbe essere integrativa, in pratica noi vi stiamo consegnando i soldi attraverso canali differenti rispetto a quelli del fondo unico".
Allora, assessore Liori, sappiamo quanto destinavano al sostegno delle disabilità i comuni nel 2005 e quanto destinano nel 2009? Perché magari potremmo scoprire che le cifre che si riducono nelle attività dei comuni le sta aumentando la Regione. Questo configurerebbe una situazione molto problematica e preoccupante perché l'ente erogatore dei finanziamenti (la Regione) sarebbe differente rispetto all'ente controllore (il Comune). L'istruzione delle pratiche della "162", nonché l'attribuzione dei punteggi, avviene, infatti, a opera del Comune mentre chi spende è la Regione. Il Comune non ha nessun interesse a controllare ciò che non paga direttamente. Quindi, se così è, noi dobbiamo intervenire con una serie di meccanismi di controllo che sono stati evocati in tutte le delibere regionali relative alla "162".
Se voi prendete le delibere dell'assessore Dirindin negli anni di gestione dell'Assessorato da parte del centrosinistra, noterete che l'assessore Dirindin sottolinea la necessità di istituire una Commissione tecnica, che deve effettuare delle verifiche, che deve fare monitoraggio, cioè che deve svolgere un'attività (che noi vorremmo sapere se mai è stata fatta oltre che essere citata nelle delibere) che consenta di capire cosa sta succedendo, perché altrimenti noi inseguiamo la spesa e trasformiamo la "162" in una ennesima legge assistenziale che fa una cosa buona, come dice il collega Uras (e cioè mette immediatamente a disposizione, senza residui passivi, senza impegni di spesa che poi non vengono soddisfatti, soldi per una comunità sofferente, cioè anziani, cioè disabili, cioè famiglie in difficoltà, quindi persone a cui è bene che vadano i soldi in un regime assistenziale) ma configura la Regione come un soggetto che si muove in una logica esclusivamente di tipo assistenziale.
Quindi non una logica progettuale, una logica strategica, una logica che indichi che c'è un'idea politica, un progetto che stabilisce come fare in futuro per gestire questo settore, ma semplicemente la logica di distribuire un po' di soldi, sempre di più ogni anno, senza avere la minima idea dei risultati, di quale miglioramento della qualità della vita delle famiglie e dei disabili si stia verificando. Una logica che ci dice semplicemente che immettere immediatamente nel circuito della spesa sarda 130 milioni di euro è comunque un'operazione positiva perché significa aumentare la quantità di reddito disponibile in quelle fasce più deboli della società sarda che meritano comunque un sostegno. Una legge, quindi, di assistenza pura; stiamo semplicemente inseguendo la spesa ed elargendo un po' di soldi a gente che, in linea di massima, si merita di averne un po' di più perché così vive meglio.
Il secondo elemento sul quale io vorrei intervistare l'assessore Liori, è stato sottolineato dal collega Espa: chi fruisce della "162" è una persona che ha una certificazione con un timbro in cui si dice che è un disabile grave. Questa certificazione gli viene attribuita attraverso la legge numero 104, la cui attuazione non è demandata alla Regione, ma direttamente ad organi statali. Bene, abbiamo un'idea di quanti sono in Sardegna i soggetti che hanno ottenuto la certificazione attraverso la "104" con stato di handicap grave? Perché se abbiamo un'idea, abbiamo anche un'idea di quanto saranno i percettori potenziali dei contributi della "162". Io ho sentito dire che il numero di questi soggetti potrebbe essere 52 mila.
Allora, noi dobbiamo sapere che siccome siamo fermi a 28 mila piani personalizzati, nei prossimi anni ci dobbiamo aspettare che i piani diventino 52 mila, cioè che invece di 130 milioni di euro, in assenza di interventi di altro genere, a regime salirà a 250 milioni di euro o forse di più! Vi voglio far notare, colleghi, un altro elemento, e cioè che dal 2008 al 2009 il numero dei piani personalizzati è aumentato di circa 3 mila unità, del 10 per cento, sono saliti da 25 a 28 mila. La spesa è invece salita del 30 per cento perché è passata da 95 milioni di euro a 130 milioni di euro! Il che significa che sono aumentati nel computo complessivo i piani con più alto punteggio e quindi quelli che ricevono un finanziamento maggiore. Ciò vuol dire inoltre che gli enti locali stanno lasciando alla Regione i piani più pesanti, e ciò è normale perché l'ente locale ha tutto l'interesse a sgravarsi della gestione della persona difficile (che sia disabile, che sia anziano con difficoltà di gestione della propria autonomia) ha tutto l'interesse a scaricarla e ha tutto l'interesse a far sì che nella famiglia di quel comune arrivi il massimo del finanziamento possibile.
Allora, se voi osservate le schede di classificazione delle persone che presentano domanda ai sensi della "162", vi accorgerete che è abbastanza facile spostare verso l'alto il punteggio e quindi far si che una scheda che avrebbe un punteggio di 60 abbia un punteggio di 80, ed è per questo che diventa fondamentale l'attività di controllo da parte della Regione.
Anche perché, colleghi, un altro elemento da valutare è che c'è un'altra provvidenza che lo Stato attribuisce a coloro che hanno questo tipo di disabilità ed è il famoso assegno di accompagnamento ex legge numero 180 del 1978. Anche su questo, collega Liori, sarebbe interessante sapere quanti in Sardegna percepiscono l'assegno di accompagnamento ex "180", perché questi sono evidentemente tutti potenziali percettori dei contributi della "162". Sarebbe quindi estremamente importante riuscire a capire quanti sono, dove sono, perché sappiamo che se non sono già compresi nei dettati della "162" di oggi, lo saranno sicuramente in quelli dell'anno venturo, fra due anni e fra tre anni. Quindi tutto questo deve essere a noi ben noto se vogliamo essere nei confronti della "162" elementi raziocinanti e gestori del problema e non semplici erogatori di spesa che inseguono una spesa che non è assolutamente nelle loro possibilità inseguire all'infinito.
Tra quanto detto dal collega Espa c'è una frase che a me ha colpito molto perché reca un dato su cui sarebbe necessario riflettere. Il collega Espa dice: "Il numero di posti letto in residenze sanitarie assistite in Sardegna (le cosiddette istituzionalizzazioni) è molto basso rispetto al resto dell'Italia quindi dobbiamo pensare che il nostro intervento sugli anziani effettuato con la "162" ci abbia consentito di ridurre l'istituzionalizzazione". Bene, se questo fosse vero sarebbe un dato importante, quindi un dato da tenere a mente e su cui ragionare. Però, assessore Liori, ovviamente per giudicare questo dato noi dobbiamo sapere, primo se è vero, perché non abbiamo idea se sia vero che il numero dei posti in RSA in Sardegna sia percentualmente inferiore rispetto a quello delle restanti realtà italiane. In secondo luogo, dobbiamo anche sapere se i posti letto per lungodegenti nei nostri ospedali siano nella media rispetto alle altre Regioni italiane o non lo siano. Dobbiamo sapere se i posti nelle strutture globali, se i posti nelle case protette, nelle comunità alloggio per disabili, nei centri diurni integrati, sono nella media rispetto al resto d'Italia o non lo sono perché il computo non può essere limitato a RSA-anziani, il computo deve estendersi a tutta l'offerta istituzionalizzata della Regione Sardegna in rapporto al totale degli anziani bisognosi di assistenza, perché è evidente (me lo fa notare il collega Meloni) che non si può pensare che siano i trecentocinquanta euro in meno o i 1.000 euro in meno che diamo a un anziano, che impediscano di andare nelle RSA.
Se un anziano ha bisogno della RSA è giusto che vada in RSA e che non stia in casa a impegnare la famiglia. Perché se sta in casa a impegnare la famiglia significa che ci sono giovani che si abituano ad essere percettori di soldi attraverso l'assistenza al disabile, un fenomeno che è contro ogni civiltà e contro ogni economia, e significa ancora che ci sono persone ed economie familiari che ruotano intorno all'anziano (che è una cosa da terzo mondo) e significa che ci sono persone che non vanno a lavorare, sane, perché hanno l'anziano in casa, perché la "104" dà anche il diritto a chi ha una persona in casa in condizioni di disabilità, di ridurre la propria attività lavorativa con un danno complessivo all'economia. Quindi il ragionamento va esteso a tutte le sue sfaccettature perché possa essere poi portato all'attenzione dell'aula in modo che l'Aula abbia una risposta compiuta da dare.
Vorrei fare un'ultima sottolineatura perché qui si parla spesso col collega Caria, con gli altri colleghi della Commissione sanità, delle problematiche relative alla spesa sanitaria. Se quello che dice il nostro collega Espa fosse vero significherebbe che ciò che noi abbiamo detto all'assessore Dirindin nella scorsa legislatura (e cioè che per ridurre il debito della sanità stava spostando sul sociale spese che erano state di competenza sanitaria) è vero, perché lo ha detto il collega Espa, perché il collega Espa dice che una parte delle spese delle RSA (cioè spesa sanitaria) l'abbiamo scaricata (inappropriatamente o appropriatamente, si dovrebbe vedere e valutare) sul sociale, cioè sulla "162". Il che significa che al debito sanitario che noi stiamo contando ogni giorno con cifre differenti in Commissione sanità va aggiunta quella parte di debito che la Dirindin (astutamente o intelligentemente, a seconda delle valutazioni) ha spostato dalla competenza sanitaria alla competenza sociale tramite un utilizzo (inappropriato dal nostro punto di vista) della "162". Ecco, queste sono, colleghi, le riflessioni fondamentali che noi dobbiamo fare.
Ritornando al punto di partenza - e chiudo - se tutte le altre Regioni italiane stanno utilizzando in modo diverso la "162", e se nel Veneto ci sono 1000 assistiti, se in Emilia-Romagna ci sono 1000 assistiti (la prima amministrata dal centrodestra, la seconda amministrata dal centrosinistra) e se in Sardegna con una popolazione 3-4-5 volte inferiore gli assistiti sono 28000 e rischiano di crescere sino a 52000, beh, non è un problema che possiamo affrontare né con un ordine del giorno né con una legge frettolosa approvata dal Consiglio regionale. Sarà sicuramente uno dei problemi fondamentali della spesa per questo Consiglio regionale negli anni a venire.
Quindi è necessario che questo Consiglio regionale, in maniera meno distratta e con più informazioni in possesso, si metta a riflettere seriamente su questo argomento che rischia di diventare una delle sfide più importanti dei prossimi anni.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Caria. Ne ha facoltà.
CARIA (P.D.). Anche io esprimo soddisfazione per il lavoro che è stato svolto nell'ambito della settima Commissione ed in particolare sulla disponibilità di tutti quanti i colleghi, a partire dai colleghi della maggioranza e dell'assessore La Spisa, che è intervenuto durante i lavori della Commissione. Esprimo soddisfazione per i passi avanti compiuti rispetto alle proposte iniziali in esame alla Commissione, anche se ancora, per quanto riguarda almeno la nostra parte, il risultato che volevamo ottenere, e cioè il ripristino di tutte le risorse, i 28.351.000 euro, con la finalità quindi del ripristino dei fondi per tutti i progetti presentati, a nostro avviso ancora non si è raggiunto e pertanto continueremo la nostra azione per il raggiungimento di questo obiettivo.
Si è parlato molto a lungo della legge "162", una legge che ha come obiettivo quello di sostenere le persone con handicap e, in particolare, le persone con handicap grave. E così come faceva notare prima il collega Vargiu nel far riferimento alla misura integrativa dei fondi degli enti locali, io credo che una riflessione anche su questo punto l'Aula la debba fare. E' vero che legge del '98, la "162", è nata come misura integrativa dei fondi degli enti locali, ma è altrettanto vero che dal '98 ad oggi tutto l'inquadramento normativo e i finanziamenti e le risorse trasferite agli enti locali hanno subito dei cambiamenti, delle modifiche. Quindi mentre prima esistevano delle poste di bilancio dedicate nell'ambito del bilancio degli enti locali con la specifica destinazione, oggi esiste un altro tipo di impostazione.
Ma il motivo per cui cito questo passaggio è un altro. Perché io credo - lo dico a chi mi ha preceduto - che non serva un ragionamento su chi deve stanziare le risorse, perché credo che i Comuni di risorse nel sociale ne investano tante, i bilanci di ogni amministrazione comunale hanno una voce consistente rivolta al sociale, e ciò non vuol dire che non destinare risorse forti a favore della "162" possa determinare una mancanza di attenzione dell'amministrazione comunale rispetto a quel tipo di problematica. Ma soprattutto il problema rimane lo stesso, cioè che ci sono soggetti che hanno i requisiti di cui alla legge numero 162 che se ci fosse una riduzione dei fondi, così come è avvenuto a livello regionale, non troverebbero risposta rispetto alla loro necessità e alla loro richiesta. Per cui non sono preoccupato di chi mette i soldi e da quale cassetto escono (se da quello della Regione o da quello dell'amministrazione comunale) mi preoccupo invece di capire se noi che rappresentiamo la politica siamo in grado concretamente di dare risposte alle esigenze dei nostri concittadini, e se riteniamo in particolare che lo strumento della legge numero 162 (perché questo è il nocciolo della questione) rappresenti una legge importante e una legge valida.
Questo argomento giunge oggi in aula a seguito della delibera della Giunta regionale, la 55/33 del dicembre 2009, con la quale l'Assessorato, non avendo a disposizione le risorse per far fronte a tutti i progetti, ha dovuto stabilire dei criteri. Io non entro nella disquisizione dei criteri adottati dall'Assessorato, perché sono stati già oggetto di discussione in precedenti sedute del Consiglio regionale. Ma in quelle discussioni, a prescindere dal criterio che era stato utilizzato dall'Assessorato, da più parti si è detto: "Dobbiamo trovare una soluzione al problema".
Oltrettutto ci trovavamo davanti a progetti già presentati dai cittadini, e non a seguito di un bando nuovo per il quale si possono stabilire criteri differenti. Eravamo di fronte a progetti già presentati, e quindi, in buona sostanza, già anche approvati. E io credo che la diminuzione di 1.000 euro per ogni progetto, in molti casi determini proprio la mancanza di raggiungimento dell'obiettivo per cui quel progetto era stato presentato. Questo lo voglio ricordare in particolare ai colleghi che oggi hanno anche articolato un comma in relazione ai livelli e alle percentuali di invalidità o di handicap presenti, sulla base dei progetti approvati. Ci sono molti progetti che con la riduzione dei 1.000 euro mancano l'obiettivo per il quale sono nati. Per cui il nostro obiettivo era quello di ripristinare le risorse per stabilire un criterio uguale per tutti sulla base dei progetti che sono stati presentati.
Oggi a noi interessa un risultato comune: quello di arrivare e giungere quanto prima alla definizione di questa norma. Quindi non entro nel merito delle perdite 2008, delle perdite 2009, del trend di perdite delle aziende sanitarie, sicuramente ci ritorneremo su questo argomento, però è evidente che è importante, perché stiamo parlando del reperimento di risorse per 28 milioni, non stiamo parlando di cifre assurde, nell'ambito di un bilancio che ha poste per 9 miliardi.
Io credo che di fronte ad una situazione di questo tipo, trovare 28 milioni non sia difficile. E' necessaria una cosa sola, che ha un nome ben definito: "la volontà", la volontà politica di reperire queste risorse, e credo che se si troverà la volontà si troveranno anche le risorse senza nessun problema, e aggiungo - l'ho detto in Commissione -, senza minimamente pregiudicare i progetti già in corso di esecuzione.
Io in Commissione ho citato una posta di bilancio dalla quale si potrebbe attingere. Nel bilancio è prevista una posta - c'è stato anche comunicato dall'assessore La Spisa - per la copertura delle perdite del sistema sanitario, riferite all'anno 2009, pari a 260 milioni. Ebbene, quella copertura, lo sappiamo benissimo, se ci sarà (intanto non conosciamo ancora a quanto ammonta il livello delle perdite) verrà fatta nei primi mesi del 2011, perché verosimilmente i bilanci del 2009 verranno chiusi ad ottobre del 2010, e quindi la data per il ripiano eventuale delle perdite sarà nel 2011. Pertanto, a mio modo di vedere, si potrebbero svincolare delle risorse, per destinarle a questo tipo di spesa e di copertura, che ha un'attuazione immediata, cioè verranno spese davvero ed in fretta, perché i progetti sono già approvati, si tratta solo di adottare questa legge per incrementare il finanziamento, e poi non c'è altro che dare corso al pagamento dei progetti già approvati. Quindi, non mi pongo il problema, oggi, dei controlli di una cosa che dovrebbe essere già stata verificata da altri. Serve solo la volontà.
Circola da molto un'opinione nel Consiglio regionale, cioè che il punto di partenza che sta ispirando la maggioranza ai fini della riforma del sistema sanitario sia tutto dettato da una volontà, che è anche comune a tutti, sintetizzabile nell'espressione: "razionalizzazione della spesa sanitaria", che credo in quest'Aula non veda nessuno contrario. E allora se non è il finanziamento della legge numero 162 una forma di razionalizzazione della spesa sanitaria, francamente io non ne individuo altri. O meglio, è uno dei tanti modi per razionalizzare la spesa sanitaria, perché sappiamo benissimo che se non c'è una possibilità di sostegno di determinate situazioni, da quelle situazioni scaturirà una richiesta di servizi sanitari, per il 90 per cento, per l'80 per cento dei casi, aumentando i costi del sistema sanitario, che sono ben superiori rispetto alla quantità di risorse che vengono assegnate oggi ad ogni progetto e ad ogni piano. Per cui, vedrei questo stanziamento più sotto forma di un investimento nel sistema sanitario, che come una penalizzazione o un appesantimento.
Qualcuno dice: "Ma attenzione, il numero sta aumentando, continuano ad aumentare le richieste". E' vero, c'è un trend crescente. Si parte da 1600 casi nel 2002 e si arriva a 28.351 nel 2009; ma che vuol dire questo? Se c'è un trend di crescita, e queste persone rientrano dentro la casistica della legge numero 162, le possibilità sono due: o è sbagliata la legge, o c'è una domanda crescente dei concittadini, della popolazione sarda rispetto ai bisogni disciplinati dalla legge numero 162, perché non voglio nemmeno credere che chi ha oggi in mano il sistema di verifica per l'accesso al finanziamento della "162" non rispetti le norme, e quindi faccia dei favori a qualcuno.
Se c'è un problema di incremento forse dobbiamo ragionare sui criteri, magari possiamo rivedere i criteri per le annualità successive, possiamo decidere che alcune fasce non ci rientrino più, o ci rientrino parzialmente, se riteniamo che non rientrino nello spirito per cui la norma è nata. Anche se noi su questo aspetto qualche dubbio ce l'abbiamo, siamo disponibili a ragionare e a esaminare; solo per il futuro però, perché le famiglie che hanno già presentato i progetti non devono trovarsi spiazzate con modifiche dei criteri in corso d'opera. Se per il futuro cambieranno le regole del gioco, ognuno si dovrà adeguare alle nuove regole ma per le domande già presentate devono valere le regole vigenti al momento della domanda. Chiaramente i controlli vanno aumentati (l'abbiamo scritto nel primo comma della legge, anche se sono a campione) e assicurando la massima pubblicità e trasparenza alle proposte.
L'onorevole Vargiu prima ha richiamato il problema, sempre in termini di numeri, dei 52 mila sardi che oggi usufruiscono della legge numero 104. Mi spiace che probabilmente non sia in Aula, però io dico che non tutti i 52 mila che usufruiscono della legge numero 104, lo abbiamo anche detto in Commissione, necessariamente hanno diritto ad ottenere il finanziamento previsto dalla legge numero 162. Inoltre, molti ne usufruiscono già, quindi bisognerà monitorare cosa succede nel tempo rispetto alle domande ex legge numero 104.
Mi avvio a concludere il mio intervento, dicendo che forse il problema vero, che noi abbiamo davanti, e che con senso di responsabilità dobbiamo affrontare, è quello di capire dove sta andando la sanità. Voi dite che per risolvere il problema delle perdite è necessario un cambio del modello organizzativo delle aziende, io dico: ma siete davvero convinti che il cambio del modello organizzativo delle Aziende porterà ad una diminuzione delle perdite o a quella razionalizzazione della spesa di cui si parla? A me qualche dubbio sorge.
Certo un cambio organizzativo è necessario, soprattutto in alcune realtà, soprattutto in quelle che spendono anche di più nel sistema sanitario, ma credo che più che un cambio organizzativo, che riguardi le articolazioni delle aziende, gli scorpori, piuttosto che gli accorpamenti di alcune aziende, serva un intervento diverso, e credo che il primo atto lo si debba fare a livello di (passatemi il termine) "manico del sistema".
Non mi stancherò mai di dire, infatti, che, per quanto mi riguarda, attualmente l'Assessorato regionale della sanità è sottodimensionato rispetto alle problematiche che deve gestire. E' sottodimensionato sotto l'aspetto delle risorse umane, è sottodimensionato sotto tanti aspetti, e credo che prima ancora di pensare di razionalizzare la spesa, andando a dividere questa azienda o quell'altra, mi sarei preoccupato di più di potenziare l'assessorato, di potenziare i sistemi di controllo, di rivedere i percorsi esistenti nel sistema della sanità, di verificare se i servizi sanitari sono uguali per tutti, perché qui qualcuno ha parlato di RSA, ma voi siete convinti che i criteri di inserimento nelle RSA siano uguali a Cagliari come a Sassari o a Cagliari come ad Olbia? Io non sono convinto di questo, e siccome noi dovremmo garantire un livello di servizi sanitari uguali per tutti i cittadini sardi, forse avrei lavorato molto per verificare quali sono i criteri di inserimento nelle varie aziende, per vedere se la sanità è uguale per tutti o se ci sono differenze e distinzioni.
Credo che su questo tema si possa lavorare molto, si possa lavorare molto nell'integrazione con il territorio, si possa lavorare molto nel rapporto con i medici di base, si possa lavorare molto su una visione diversa, perché quando l'onorevole Vargiu parla della impostazione del Sistema sanitario della precedente Giunta, che ha speso molto per il sociale utilizzando risorse sottratte ai servizi sanitari, vuol dire che stiamo parlando di una visione diversa del Sistema sanitario, perché la verità di fondo è che negli anni passati si spendeva poco per il sociale e il Sistema sanitario era incentrato in una visione ospedalocentrica, una visione per cui il problema sanitario doveva essere risolto in ospedale. Il capovolgimento del sistema - e forse lì c'è una razionalizzazione della spesa, e quindi una visione diversa - è il potenziamento di altri strumenti che costano meno (pensate ai piani di ritorno a casa) di qualsiasi altro tipo di intervento sanitario, costano nettamente meno!
Pensate all'assistenza sanitaria portata sul territorio - io cito l'ADO, l'assistenza domiciliare oncologica - questa non solo realizza finalità di tipo sociale, consentendo ai malati terminali di trascorrere gli ultimi mesi della loro esistenza entro le mura domestiche, ma consente anche un risparmio in termini di spesa sanitaria, perché un ricovero presso una struttura ospedaliera presenta costi elevati giornalieri, mentre l'accompagnamento e i servizi a domicilio hanno costi nettamente inferiori. Occorre spostare le persone e il personale, non gli utenti!
Pensate alla realizzazione dei centri prelievi sui territori, pensate all'assistenza domiciliare integrata, sono tutte formule che sono state potenziate negli ultimi anni e che, a mio modo di vedere, anche con numeri alla mano, rappresentano davvero una risposta forte per verificare la razionalizzazione della spesa. Io credo, e lo ripeto (non mi stancherò mai di ripeterlo, nella speranza forse di convincere qualcuno, ma forse non ci riuscirò, ma penso così di assolvere almeno in parte al mio dovere) che non serva la politica dei tempi - lo dico a lei, Assessore, perché ha la prima responsabilità su questo - ci sono dei tempi per la politica e c'è un tempo in cui si può ragionare di riorganizzazione, di rimettere in moto determinati meccanismi e c'è un tempo in cui magari non c'è bisogno di cambiare ciò che funziona. Magari c'è bisogno di andare a vedere e di farle funzionare ancora meglio, di inserirsi nei meccanismi di spesa, di stabilire dei percorsi, di vedere sul Piano sanitario che cosa fare, se rivedere la questione dei posti letto, le nuove aperture, di riequilibrare la distribuzione delle risorse a livello regionale, senza togliere niente alle specialità, alle specificità del sistema che tutti quanti noi conosciamo.
Io credo che se il lavoro vostro e nostro si orientasse verso questa direzione probabilmente noi in questo modo offriremmo un servizio migliore e probabilmente otterremmo il risultato che ci si prefigge, e cioè di contenere il livello della spesa o di verificare perché cresce. Ecco, io credo che in questa direzione noi possiamo lavorare molto.
Per quanto riguarda la legge "162" penso che, come ho detto in apertura, non rappresenti l'obiettivo massimo che c'eravamo prefissi come centrosinistra. Avevamo presentato una proposta di legge che per contenuti è uguale mentre per risorse è differente; siamo arrivati al testo unificato e i nostri tentativi saranno sempre quelli di ricondurvi alla necessità del reperimento di ulteriori risorse, perché, ripeto, parliamo di progetti che possono essere depotenziati con la riduzione delle risorse ma soprattutto parliamo di progetti già presentati sulla base…
PRESIDENTE. Onorevole Caria, il tempo a sua disposizione è terminato.
E' iscritto a parlare il consigliere Planetta. Ne ha facoltà.
PLANETTA (P.S.d'Az.). Signor Presidente, Assessori, colleghe e colleghi, il mio brevissimo intervento non vuole entrare nel merito tecnicamente, del testo unificato che oggi verrà approvato da quest'Aula, sono consapevole della delicatezza di questo argomento, delle finalità di entrambe le proposte di legge che lo compongono. Ho avuto modo questa mattina di ascoltare i relatori di maggioranza e di minoranza, ho sentito le riflessioni espresse dal collega Vargiu, le osservazioni del collega Caria, che mi ha preceduto, e voglio ancora dire che ci siamo ritrovati in quest'Aula oggi in qualche modo a contrapporci, a mio giudizio sterilmente, su problemi e circostanze che invece ci devono e ci avrebbero dovuto trovare uniti. Però, ogni tanto questa Sardegna viene dimenticata.
Voglio ricordare che nel convegno, quello tenuto dall'Università Statale di Milano, sulla legge numero 62, si è discusso su come il modello sardo potesse essere acquisito in Lombardia. Analogamente , in Liguria, in un altro convegno, si è parlato del modello sardo della "162" e di come potesse essere acquisito dalla stessa Liguria. Ancora, in una conferenza a Berlino, nel 2007, 400 direttori dei servizi sociali di 27 nazioni hanno assistito ad un seminario nel quale si parlava del modello sardo in merito all'applicazione della legge numero "162".
Oggi invece qui continuiamo a fare riflessioni che a mio giudizio, considerato dove vogliamo arrivare, non servono a niente! Io credo che ci siano alcuni aspetti della vita della nostra società che non possono essere interpretati soggettivamente ma che gridano quasi la loro univoca evidenza. Viviamo in una terra martoriata, sfortunata, a causa di mille ragioni, a volte fatali ed ineluttabili. Nella nostra terra la vita è difficile, molto difficile, ed è più difficile, per alcuni aspetti, rispetto ad altre parti: questa è un'evidenza tutt'altro che soggettiva, assolutamente non controvertibile. Ebbene, gli effetti economici e psicologici devastanti che sono determinati da questa nostra sfortuna assumono riflessi gravissimi sull'intero corpo sociale, minano sin dalle fondamenta l'integrità, la coesione, i valori, così che in questo percorso degenerativo che riguarda anche la politica, le prime vittime a soccombere, a perdersi, a percepire una sorta di vero e proprio abbandono, sono quelle fasce sociali più fragili perché spesso prive di alcuna difesa.
Ora, questo testo unificato mira a una finalità, che è quella della tutela, della salvaguardia dei diritti, del benessere delle persone con handicap gravi. E se io ho premesso che qui da noi la vita è dura, difficile più che da altre parti, aggiungo che per alcuni nostri concittadini, nostri fratelli sardi, l'asprezza, la sofferenza di particolari congiunture economiche e sociali è raddoppiata, triplicata, moltiplicata all'ennesima potenza dalla sfortuna dell'handicap.
Spesse volte all'atto dell'approvazione del bilancio di esercizio perdiamo di vista, spesso e volentieri, la finalità profonda di questo atto fondamentale; nella smania di far quadrare i conti, anche salvaguardando a volte qualche piccola miseria, tiriamo dalla testa ai piedi una coperta che è sempre troppo corta, fino a definire un equilibrio del tutto estemporaneo e precario fra parti, fra interessi, strategie sempre differenti e mal celatamente contrapposte; insomma, voglio dire che a soccombere, il più delle volte, sono quelle parti, quelle categorie, quelle persone che si ritrovano in una condizione di vulnerabilità estrema ed in molti casi totalmente incapaci di alcuna difesa.
Colleghi, il nostro compito è proprio quello di operare questa difesa, e su questo percorso noi dobbiamo andare avanti, e anzi essere proprio in prima linea a difendere e tutelare il nostro popolo prioritariamente nelle sue componenti più fragili e indifese. Quando dunque parliamo di persone affette da grave disabilità, in condizioni di non autosufficienza, dobbiamo innanzitutto ricordarci tutti noi che parliamo di esseri umani, di persone; persone che alcune volte sono state utilizzate proprio in ragione della loro disabilità. Per che cosa? Qui non l'ha detto nessuno: forse per fare profitto e per fare speculazioni!
E allora, il rimedio previsto da questo testo unificato - che si è prefissato l'obiettivo di sanare il taglio dei finanziamenti che la Giunta regionale ha dovuto disporre con la deliberazione 55/33 - deve essere certo che vada a esclusivo vantaggio e beneficio delle persone affette da grave disabilità e in condizioni di non autosufficienza, e non deve andare da nessun'altra parte! Reputo a tal fine sacrosanto quanto letto nella proposta di legge numero 122 che prevede la necessità della predisposizione di un adeguato programma di controllo circa la sussistenza dei requisiti previsti per beneficiare delle provvidenze in questione.
Ecco, colleghi, alcune battaglie non ci possono trovare intenti alla sterile contrapposizione che in questo momento ogni tanto mi pare di captare; il dramma di migliaia di sardi in una situazione di grave disabilità non ha un colore politico ma investe la sfera dell'oggettività, della sensibilità, anche della ragion pratica. Non si tratta quindi di rimediare semplicemente a una palese insufficienza di risorse, che rappresenta anche una discriminazione; si tratta invece di un vero e proprio investimento nel valore che ha la sussidiarietà, oltre che l'economia.
Io credo che questa discussione proseguirà in altri momenti, continuerà nel corso di questa legislatura e verrà perfezionata, mi auguro, in tale senso e in tale direttrice, perché non si può essere divisi su questo grande tema: sarebbe e apparirebbe incomprensibile, come sarebbero ed apparirebbero incomprensibili alcuni nostri soliti rituali conflitti e divisioni che hanno in passato già mietuto vittime in quest'Isola e di cui oggi sarebbero vittime anche tutte quelle persone affette da grave disabilità ed in condizioni di non autosufficienza. In questo, colleghi, e in tutta coscienza debbo dire non ci può essere concesso niente.
PRESIDENTE. E' iscritta a parlare la consigliera Alessandra Zedda. Non essendo presente in aula, decade.
E' iscritto a parlare il consigliere Agus. Ne ha facoltà.
AGUS (P.D.). Presidente, Assessori, colleghi e colleghe, intervengo per sottolineare questo importante obiettivo che la presentazione di un testo unificato delle proposte di legge numero 121 e 122 a sostegno della legge 162. Voglio quindi esprimere soddisfazione per questo risultato, che dimostra, ancora una volta che questo Consiglio, su temi importanti, vicini alle fasce emarginate, agli ultimi, ritrova l'unità e riesce a portare a termine impegni positivi.
Certo, l'intervento che noi auspicavamo non era quello parziale a cui siamo giunti, però questo testo unificato va ugualmente nella giusta direzione e quindi va sicuramente salutato con estremo favore, anche perché gli interventi su questo settore, come altri colleghi hanno detto, sono interventi di levatura sociale di estrema importanza, non foss'altro perché i progetti che questa legge sostiene sono progetti che coinvolgono sì le persone con grave handicap, però di fatto comportano benefici per interi nuclei familiari. Queste persone, infatti, non sono persone isolate o persone sole ma vivono all'interno di nuclei familiari che spesso da questa situazione sono fortemente condizionati, con conseguenti pesanti ripercussioni sulla vita sociale, quindi un Consiglio regionale non può non mostrare grande attenzione nei confronti di queste persone.
I progetti, quindi, devono essere, a mio avviso, condivisi. Si è parlato del coinvolgimento dei Comuni nello spirito del titolo quinto della Costituzione che pone l'ente locale allo stesso livello della Regione. Quindi la Regione non può essere considerata mero erogatore di risorse e il comune esclusivamente controllore di queste risorse. Si controlla un progetto condiviso, si controlla un percorso condiviso, perché è nell'interesse di tutti, e quindi di tutta la società che questi progetti conseguano i risultati per i quali sono stati apportati. Ma non solo i comuni possono contribuire con proprie risorse a migliorare la legge numero 162, perché quando parliamo di risorse non parliamo solo di entità economiche ma parliamo anche di risorse strutturali, organizzative, logistiche che consentano ai gravi portatori di handicap di uscire anche dal nucleo familiare per dare respiro alla famiglia stessa che spesso è oppressa da questa presenza.
E quindi per questo quando anche in questa Aula, poco tempo fa, si è discusso sul finanziamento agli oratori una parte di questo Consiglio aveva chiesto di poter coinvolgere all'interno di quel progetto non solo gli oratori (ai quali riconoscevamo grande operatività nel settore sociale) ma, laddove ci fossero state le condizioni, anche i comuni con i centri di aggregazione, in modo che anche questi ultimi potessero beneficiare di queste risorse, e la legge numero 162 non finisse per essere uno strumento di mera erogazione di assistenza ma divenisse strumento di sostegno economico per una integrazione sociale anche del grave portatore di handicap, all'interno di strutture sociali attrezzate, dotate di figure professionali all'altezza o all'interno del proprio nucleo familiare, fornendo un sostegno anche psicologico.
Io credo che invece questi interventi possano e debbano essere realizzati all'interno di comunità aperte, quindi negli spazi che le amministrazioni locali mettono a disposizione, come i centri di aggregazione sociale, dotati delle tecnologie più avanzate. Chiaramente, nello spirito della condivisione dei problemi anche delle comunità locali all'interno di centri di aggregazione non ci devono essere solo i portatori di handicap ma ci devono essere anche i normodotati, coloro che frequentano una comunità all'interno della quale avvengono attività diffuse.
Quindi il coinvolgimento dei comuni è un coinvolgimento prioritario, non in termini di mero controllo ma in termini attivi rispetto al progetto, con tutte le potenzialità che le amministrazioni comunali possono mettere in campo. Certo, c'è bisogno, come abbiamo detto, di un controllo, un controllo sicuramente importante, perché probabilmente abbiamo tantissime opportunità di intervento in ambito sociale. Mi riferisco alla legge numero 104, alla legge sull'accompagnamento, alla legge per i malati mentali; insomma c'è tutta una serie di incentivi che spesso, non lo nascondiamo, comportano un accumulo reddituale all'interno dei nuclei familiari (ho fatto il sindaco e so quante volte avviene) diventando strumenti utili a quel nucleo familiare per recuperare un reddito, e spesso qualcuno batte la strada del riconoscimento della disfunzione psichica proprio per poter accedere a quel beneficio economico.
Queste sono le conseguenze di una società povera, e non mi scandalizza il fatto che in Sardegna abbiamo 28 mila richieste a fronte, come qualcuno ricordava, dell'Emilia-Romagna che ha mille richieste. E' chiaro, è logico, perché laddove c'è benessere anche il problema sociale diminuisce, laddove c'è benessere è lo stesso nucleo familiare che, avendo la disponibilità economica, è in grado di supportare queste disfunzioni. In Sardegna, invece - e non è la prima volta che affrontiamo questo tema - ci sono oltre 300 mila nuclei familiari sotto la soglia di povertà. Cosa fa questo nucleo familiare di fronte alla presenza di un handicap? Spesso, come diceva anche il collega Planetta, l'handicap viene utilizzato per fini speculativi sia all'interno dello stesso nucleo familiare sia all'interno di associazioni che speculano su questi aspetti.
Quindi è normale e non mi scandalizzo che ci sia una grande richiesta, ma questa è dovuta alla povertà, alla mancanza di lavoro, al fatto che spesso, nel nucleo familiare dove è presente il portatore di handicap, c'è anche il disoccupato, il padre di famiglia che magari è in cassa integrazione. E' chiaro che l'uomo, nella sua povertà di spirito, è costretto a trovare strade diverse per poter racimolare risorse, per poter continuare a vivere, e spesso appunto l'handicap lo si utilizza per fini impropri. Tutto questo non deve scandalizzarci, ma farci riflettere.
Il Consiglio nei giorni scorsi ha iniziato ad affrontare il tema della crisi industriale, quindi stiamo cominciando a riparlare, a riprogettare una Sardegna diversa che non vede solo la grande industria come fattore principe per lo sviluppo della Sardegna. Bisogna guardare anche in altre direzioni, bisogna recuperare quel gap reddituale accrescendo la ricchezza dei nuclei familiari e determinando così sicuramente un abbattimento delle richieste degli aiuti ex legge numero 162. Quindi ci vuole un impegno a largo raggio.
Certo, si è parlato anche del problema sanitario, ed è chiaro che queste situazioni spesso comportano costi aggiuntivi nei confronti dell'apparato sanitario, ma anche qui abbiamo tutta una gamma ampia di servizi che vanno dal sanitario al socio sanitario e probabilmente, in una riflessione più larga sul nuovo Piano sanitario, forse è anche possibile riuscire a indirizzare i cittadini bisognosi di servizi sanitari là dove questo servizio è più appropriato portando a un abbattimento dei costi sanitari.
L'inserimento nella RSA può essere utile ma molti casi possono essere indirizzati verso una comunità protetta dove il costo sanitario è di 10 euro al giorno, quindi neanche paragonabile col costo di un inserimento in una RSA. Pertanto anche la valutazione dell'utente è importante, una valutazione di tipo puntuale e attenta che prenda in considerazione tutto lo scenario delle grandi opportunità che comunque la Regione Sardegna ha messo in campo e speriamo mantenga, per offrire a tutte le famiglie le risorse per poter realizzare almeno le condizioni minime di vita. Non spetta a me dirlo, ma in una situazione familiare carica di tensione chiaro è che non solo il portatore di handicap si rivolgerà ai servizi sanitari ma rischiano di utilizzare questi servizi anche i familiari, che spesso non riescono a sopportare stress e condizioni di vita che la presenza del portatore di handicap determinano all'interno del nucleo familiare.
Quindi, per non farla molto lunga, volevo sottolineare che c'è la necessità di un'attenzione diffusa sulle problematiche sociali ma anche sulle problematiche sanitarie, sulla diversificazione degli interventi esistenti ai diversi livelli, e probabilmente ci vuole anche una razionalizzazione affinché non vi siano sovrapposizioni di risorse, con un attento coinvolgimento dei comuni in un progetto orizzontale tra Regione e amministrazioni locali, e non di un ruolo subalterno.
Io credo che si possano realizzare condizioni di assistenza sia al portatore di handicap sia al nucleo familiare, con ulteriori economie per la Regione Sardegna, laddove le risorse non abbiano un'unica finalità, e - voglio sottolinearlo ancora una volta - laddove si aiutino i comuni a dotarsi di strutture idonee per consentire che il nucleo familiare, con all'interno il portatore di handicap, venga aiutato.
Occorre però che il comune venga anche sostenuto nella predisposizione di progetti che non riguardino esclusivamente il nucleo familiare, ma prevedono il coinvolgimento della società, della nostra società, che deve imparare a convivere con il disabile, con il diverso. Quindi una società, credo, più giusta e migliore, rispetto ad una società dove le famiglie, sino a poco tempo fa, ancora nascondevano i portatori di handicap per vergogna e per paura di essere classificate magari come un nucleo familiare tarato, e di non essere accolto pienamente dalla società.
Quindi c'è un grande lavoro da fare, un'attenzione da porre. Io mi auguro, così com'è stata posta attenzione da parte delle Commissioni, da parte del nostro Assessore, da parte degli organismi preposti, che si possa ancora lavorare bene e trovare le soluzioni perché le risorse pubbliche vengano utilizzate interamente con piena soddisfazione dei nostri concittadini.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Campus. Ne ha facoltà.
CAMPUS (P.d.L.). Presidente, colleghi, signori Assessori, io credo che la discussione che stiamo portando avanti oggi, su iniziativa certamente del Gruppo dell'opposizione, sia la prosecuzione di un'analisi che era già stata avviata, avviata anche da parte dell'Assessore e della Giunta, perché, indubbiamente, ci si è trovati a gestire una situazione che è diventata emergenziale, in quanto negli anni passati non si è provveduto ad intervenire, perché forse non erano stati riconosciuti o si erano sottovalutati i segnali di quello che stava avvenendo. Così l'assessore Liori si è trovato a dover affrontare un ulteriore aumento della domanda, dimostrando sia attenzione sia sensibilità sull'argomento.
Come ho già avuto modo di dire in Commissione, il modo con cui si è affrontato il problema poteva apparire semplicistico, e direi quasi, infantile nella soluzione. Gli stanziamenti non sono sufficienti alle domande che, nel mentre, sono ulteriormente e in maniera esponenziale aumentate? Allora riduciamo di 1.000 euro i contributi a tutti i beneficiari della "162" e così i conti torneranno. Al di la delle apparenze, però la scelta non fu certamente una scelta né infantile né semplicistica, perché, come abbiamo ampiamente dimostrato, era un modo per colpire meno i soggetti con handicap più grave, per dare il maggiore supporto finanziario alle famiglie al cui interno ci fosse un componente con un handicap grave.
Questo aspetto era anche in linea con quanto sostenuto dalle stesse associazioni dei familiari e dei pazienti portatori di handicap, che abbiamo avuto modo di incontrare in Commissione, ascoltando le loro proposte e le loro proteste. E tutte le associazioni hanno espresso un concetto fondamentale: la "162" non è una legge di assistenza sociale, è una legge per l'assistenza all'handicap. E tutte le associazioni erano d'accordo con noi sul fatto che si dovesse assolutamente fornire un sostegno ai soggetti per cui è nata originariamente la legge, cioè i soggetti portatori di handicap gravi.
Allora, io credo che quello che allora fece la Giunta con la ormai famigerata delibera di riduzione di 1.000 euro per ogni soggetto (che però incideva per un 5 per cento per i nuclei familiari in cui era presente un handicap grave, mentre incideva in maniera pesante sulle famiglie dove erano presenti soggetti con handicap molto più limitato) era un modo di affrontare il problema secondo una visione di giustizia sociale.
E perché non parlare, così come hanno fatto anche le associazioni, della "162", della necessità di rivederne, non i contenuti, ma l'applicazione? Il collega Agus ha affermato che, non è vero che i comuni utilizzano la "162" come strumento di riequilibrio sociale all'interno delle loro collettività. E' vero, non è così, ho capito il senso del suo intervento, e lo condivido; è vero che le certificazioni sono di natura sanitaria, ma le schede per cooptare i pazienti all'interno della "162", e riconoscerne soprattutto il livello, sono di fatto gestite a livello comunale. E io posso capire (ho fatto il sindaco come sapete) che ci sia la necessità, o che si senta la necessità di venire incontro ai soggetti più deboli, e tra questi, perché no, sicuramente gli anziani.
Forse il concetto di ultrasessantacinquenne andrebbe rivisto, ormai è un mero termine anagrafico, forse perché anche molti di noi si avvicinano a quell'età e non si sentono di fronte a un traguardo così tranchant, rispetto a una vita attiva. Però, il problema è proprio questo: è chiaro che di fronte a una legge che ha un soggetto specifico (il paziente, portatore di un grave handicap, e la sua famiglia) occorre rispettare lo scopo per cui è nata, non può costituire il surrogato di altri strumenti, non possono i capitoli da cui attinge questa legge surrogare altri capitoli di assistenza sociale, perché sono capitoli di assistenza socio-assistenziale, socio-sanitaria, in cui la parte sanitaria svolge il ruolo principale.
C'è anche un altro aspetto che influisce sulle nostre collettività, sui nostri comuni, soprattutto quelli piccoli, e questo si evince anche dalla valutazione delle percentuali di soggetti fruitori, comune per comune. Noi abbiamo una media, nelle grandi città, che è sotto l'1 per cento rispetto alla popolazione, mentre abbiamo comuni vicinissimi alla grande città che registrano percentuali del 7, dell'8, del 9 per cento della popolazione, relativamente ai soggetti fruitori della "162". Di fronte a questi numeri, non può che sorgere il sospetto; è vero che i nostri paesi si stanno spopolando, e che sta aumentando l'età media dei residenti, però non possiamo pensare che tutti quelli che rimangono siano tutti portatori di handicap.
Quindi è chiaro che c'è una distorsione nel meccanismo di applicazione della legge, indubbiamente c'è, ed è quello che ci hanno sottolineato e segnalato anche le associazioni. Allora, certo, può essere semplice (è questo il bello dell'essere all'opposizione, l'abbiamo fatto anche noi in altre Aule) dire che è facile trovare 28 milioni, non ci vuole niente a trovare 28 milioni. Certamente, basta la volontà politica. Ma che dire allora della necessità di dover intervenire sui tagli che vengono fatti proprio nel sistema sanitario, per riportare il deficit della Regione entro parametri tali da consentirci di non essere commissariati e quindi di non perdere la nostra autonomia gestionale come Regione?
Certo, 28 milioni sono pochi, però 28 milioni sono quelli che ci fanno "splafonare", assieme a tante altre voci; tutte voci che sono collegate sempre allo stesso concetto: la deresponsabilizzazione del soggetto che ha, di fatto, la possibilità di "aprire il cassetto" da cui prendere soldi, e questi soldi sono i soldi che la Regione deve solo mettere a disposizione. No, questo non è possibile, e questo è il motivo per cui si è detto, e l'Assessore l'ha più volte ripetuto, che si deve modificare la numero 162, non nei concetti, non nello spirito, ma nel merito della sua applicazione, nel merito della selezione dei casi, che sono poi quelli che dovranno realmente usufruire del il supporto finanziario.
Del resto questa legge - anche questo avviene, e non ce lo dobbiamo nascondere, avviene soprattutto nelle piccole realtà comunali - offre anche la possibilità ad alcuni giovani attraverso le cooperative sociali di avere uno sbocco lavorativo, per quanto precario, per quanto spesso e troppo spesso sottopagato, proprio con l'assistenza ai soggetti portatori di handicap. Anche questo è un altro motivo di possibile distorsione, ma badate bene, io sto parlando di una distorsione non fraudolenta, non fatta con cattiveria per togliere via i soldi della Regione, usarli e sperperarli, c'è sempre un sottofondo di sociale anche in questo.
Il problema è che questo non è il capitolo da cui prendere questi soldi, se si deve trovare lavoro per i nostri giovani non lo si deve fare utilizzando il capitolo e i fondi che sono destinati al sostegno dei pazienti e dei familiari con situazioni di handicap gravi. E questo è il motivo per cui ci siamo accostati, su suggerimento dell'Assessore, su valutazioni effettuate anche con l'assessore del bilancio, a un progetto di legge che riporta, per i pazienti a cui è stato riconosciuto il valore più alto nel deficit, nella mancanza di autonomia, il livello dell'assistenza esattamente qual era prima della delibera incriminata.
Si è deciso questo proprio per ridare giustizia al criterio di selezione, per ridare giustizia alla scelta che la collettività deve operare, con questo strumento (lo ribadisco, con questo strumento, altri strumenti potranno essere usati per altri interventi) per dare ai pazienti con handicap più gravi, quindi con più gravi limitazioni, con la peggiore qualità di vita, quel senso di solidarietà, quel supporto, per farli sentire parte di una collettività. Ed ecco perché siamo assolutamente favorevoli a questo testo, così come è stato presentato, che ripeto, riporta, per i casi più gravi, per quelli per cui la legge è stata ideata, è stata voluta ed è stata finanziata in questi anni, alla situazione precedente alla famosa delibera.
Poi, potremo valutare, potremo decidere, rivedere tutto e potremo anche trovare il modo, successivamente, di implementare ulteriormente lo stanziamento, ma non già per allargare la platea, ma per aumentare il supporto, il sussidio finanziario per chi ne ha realmente bisogno, quindi sempre per la fascia alta. Questo è lo spirito con cui abbiamo affidato alla Giunta questo testo unificato, e questo è lo spirito con cui l'abbiamo portato in quest'Aula per l'approvazione che spero (e abbiamo sentito molti interventi anche da parte dell'opposizione che riconoscono comunque la validità del concetto) sia la più ampia possibile perché io credo che questo testo sia la base per riportare a un senso di giustizia reale, sociale lo spirito della legge numero 162, quindi non arrocchiamoci sulla posizione del "o tutto o nulla".
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Luciano Uras. Ne ha facoltà.
URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Presidente, colleghi, questo è un intervento normativo che ha una finalità, solo una: quella di integrare somme che nella prima previsione di bilancio sono state stornate e che in gran parte quindi privano di una legittima aspettativa cittadini che hanno presentato regolare istanza per ricevere un servizio che la Regione aveva loro promesso, promesso in modo giuridicamente rilevante, promesso per soddisfare i bisogni che erano stati riconosciuti degni dalla legislazione in vigore.
Con questo che cosa vogliamo dire? Vogliamo dire che tutto il ragionamento che poi si è sviluppato questa mattina, va preso e ricondotto in una sede che sia quella adeguata per affrontare il tema in generale. Mi rivolgo in particolare a chi ha lavorato a questo testo (e cioè al collega Espa, al collega Campus e al collega Steri): stendiamo quattro righe di ordine del giorno su cui conveniamo di affrontare una discussione più approfondita in Commissione e in Aula nei prossimi mesi; la cosa sarà senz'altro utile.
Io non condivido tanto le preoccupazioni che vengono manifestate sulla tenuta del bilancio; noi dovremmo lavorare molto per evitare sprechi, dovremmo pulire questo bilancio che è pieno di promesse di spesa che non si realizzeranno mai, ci trasciniamo residui di stanziamento che costituiscono e aiutano a costituire parte del disavanzo e quindi del possibile e del probabile indebitamento, ci trasciniamo autorizzazioni per la accensione di mutui che non contraiamo, cioè noi dovremmo effettuare un'operazione coraggiosa di pulizia di quel bilancio e quindi dire: "Quelle famose promesse che abbiamo fatto erano fasulle e quindi le ritiriamo; d'ora in poi faremo solo quelle che potremo effettivamente soddisfare".
Io suggerisco - l'ho detto ai colleghi - di prevedere, con tre righe, un percorso in cui questa materia possa essere rilanciata, e suggerisco anche (ma sarà oggetto probabilmente delle prossime sedute) che si arrivi il più presto possibile a licenziare la Commissione d'inchiesta che abbiamo ipotizzato per la verifica soprattutto dell'attuazione delle leggi finanziarie, perché noi abbiamo bisogno di fare un approfondito riesame dei meccanismi ai quali siamo sottoposti per gestire la spesa, dei rallentamenti e dei blocchi che pure incontriamo di volta in volta, che determinano sicuramente dispendio di energie e di risorse.
Concludo annunciando il mio sostegno ad eventuali emendamenti che integrassero ancora di più la dotazione finanziaria che è contenuta in questo testo unificato. Se quindi ai 14 milioni ne aggiungessimo altri 14, soddisferemo integralmente le istanze che sono state presentate ai sensi di legge dai cittadini sardi, e chiuderemo con questa norma transitoria questa partita, per poi continuare casomai la riflessione, la discussione nella sede opportuna per riorganizzare l'intervento, se sarà ritenuto necessario.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Lai. Ne ha facoltà.
LAI (P.d.L.). Presidente, anche io come tanti esprimo la mia personale soddisfazione per lo spirito che ha animato maggioranza e minoranza nell'integrazione della dotazione finanziaria dei fondi a favore degli anziani e di tutte le persone colpite da disabilità. Già durante la discussione della mozione numero 33 dell'onorevole Espa e degli altri colleghi, avevo espresso il mio pensiero circa la necessità di sostenere la massima copertura per il mondo dei disabili e degli svantaggiati. Questa è un'occasione - come hanno detto sia il collega Steri sia il collega Espa - in cui si è andati oltre gli schieramenti di parte per una finalità più alta della quale l'Assemblea, appunto, si è fatta carico.
Esiste un percorso costruttivo rispetto al quale sicuramente non possiamo tornare indietro. Ci si è mossi, però, tenendo conto anche che le risorse di bilancio non sono infinite e che, purtroppo, si sono ridotte ulteriormente in virtù di una serie di nuovi fronti di spesa che si sono aperti, e quindi sono state espresse giuste e ponderate preoccupazioni in merito alla legge numero 162. Noi abbiamo il dovere di trovare insieme il percorso per rimuovere le cause di una inadeguata e talvolta inappropriata applicazione della legge stessa. Penso quindi che la strada delle indagini conoscitive, dedicata nell'articolo 1 di questo testo unico, debba essere condivisa perché l'incremento del numero dei progetti e della conseguente spesa impone naturalmente di condividere il principio che il diritto alla salute riconosciuto dalla Costituzione rischia di essere una mera enunciazione di principio in assenza di un rigoroso sistema di garanzie condiviso sui principi relativi all'utilizzo delle risorse stesse.
Penso, quindi, che i criteri di contenimento della spesa pubblica debbano passare anche attraverso il vaglio di una politica di verifica, razionalizzazione e contenimento della spesa stessa là dove questo sia possibile e attuabile, e a questo non possono certamente sfuggire percorsi di verifica degli aventi diritto alle risorse dei piani personalizzati.
Io voglio esprimere però una considerazione su un'affermazione che sento di condividere dell'onorevole Caria relativamente alla circostanza che la legge numero 162 del 1998 possa configurarsi come un investimento per le casse pubbliche limitando il ricorso all'assistenza ospedaliera. Non condivido il fatto che questa affermazione, vera, importante, debba essere utilizzata per attribuire un significato diverso al percorso di riforma sanitaria, un percorso di riforma il cui spirito non è certamente quello di attenuare o attribuire minore significato ai percorsi di medicina del territorio, di deospedalizzazione e di assistenza relativa anche all'applicazione della legge numero 162, ma è quello di differenziare i compiti delle due configurazioni aziendali: l'alta tecnologia, la qualità e l'intensità delle cure a costi sostenibili per quanto riguarda l'ambito ospedaliero; la prevenzione, le cure domiciliari, la deospedalizzazione delle cronicità per le aziende territoriali.
Penso che un percorso di riforma, anche in relazione a quelle che sono le fonti e le differenziazioni di finanziamento, sicuramente con l'altrettanto condivisibile intento di non creare disparità e difformità nell'erogazione delle prestazioni stesse, possa essere meglio perseguito differenziando i compiti e le funzioni e non creando o mantenendo blocchi monolitici in cui questa differenziazione, questa specificità anche di funzioni possa essere attuata con maggiore difficoltà. Ritengo, quindi, che vada perseguito l'intento di trovarsi tutti uniti, maggioranza e minoranza, pienamente consapevoli e disponibili a una visione costruttiva sull'intera questione relativa ai progetti personalizzati per i disabili e non autosufficienti e sulle ulteriori strade da percorrere.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Presidente, io non occuperò tutto il tempo a mia disposizione perché credo che non ci sia molto da dire, però qualcosa la voglio aggiungere.
Intanto: perché oggi stiamo esaminando questa legge? L'argomento lo abbiamo affrontato in finanziaria e, per la prima volta dal 2001 a oggi, la Giunta regionale ha effettuato la scelta di non coprire in finanziaria totalmente i piani personalizzati. Lo ha fatto non inserendo la dotazione finanziaria sufficiente, che è quella di 28 milioni di euro, e quindi per la prima volta 28 mila persone, 28 mila famiglie si sono trovate in seria difficoltà.
Poi il rimedio che la Giunta ha trovato come regalo di Natale è stato quello di tagliare 1.000 euro per ciascun piano personalizzato, con una modalità che l'onorevole Campus giudica adeguata e secondo noi, secondo me, invece, è la più sbagliata e anche la più vergognosa possibile. Allora, siamo arrivati alla discussione di una mozione da noi presentata nel mese di gennaio, una mozione che è stata bocciata, è stata bocciata dal centrodestra non tanto sul merito - abbiamo lavorato per arrivare a un ordine del giorno unitario - quanto per il fatto che la Giunta regionale, la maggioranza ha ritenuto di non avere le risorse sufficienti da destinare alle persone con disabilità grave.
Nei giorni scorsi la Giunta ha presentato un disegno di legge e ha chiesto alla Conferenza dei Capigruppo l'iscrizione immediata all'ordine del giorno ai sensi dell'articolo 102 del Regolamento. Questo disegno di legge, approvato oggi stesso riguarda il finanziamento della Dinamo Basket, che riteniamo doveroso, opportuno, però noi abbiamo detto (l'ho detto in Conferenza dei Capigruppo) che le priorità della Sardegna sono anche altre e abbiamo chiesto, così come abbiamo fatto durante la mozione, sostenuti anche da altri consiglieri (ricordo l'onorevole Steri) di affrontare l'argomento riguardante il ripristino dei fondi della legge numero 162 nella prima seduta utile, senza aspettare il collegato; collegato che molto probabilmente arriverà in quest'Aula dopo le elezioni amministrative.
Allora abbiamo chiesto anche noi, ai sensi dell'articolo 102, di poter discutere in Aula, come stiamo facendo in questo momento, di questo argomento e di poter integrare totalmente la somma mancante ai 28 milioni destinati ai piani personalizzati per le persone in situazioni di handicap grave. Devo dire che, con senso di responsabilità, la Conferenza dei Capigruppo è arrivata a esprimere un assenso unanime e la Commissione sanità si è riunita nella giornata di ieri e di avantieri per arrivare a una definizione di questo provvedimento.
Nessuno nega che questo sia un passo avanti, la Commissione ha deciso di intervenire, sulla base anche della discussione apertasi in maggioranza, sulla base del parere della Giunta regionale, con 14 milioni di euro, quindi con la metà dei finanziamenti sufficienti per coprire il fabbisogno delle famiglie, delle persone con disabilità. E' un passo avanti, ma non è, a nostro avviso, quello che serve. Noi non ci attestiamo, come ha detto l'onorevole Campus, sulla posizione del "o tutto o niente" però siamo del parere che ci siano delle priorità, e questa è una priorità. Del resto quando si dà mandato, per esempio, come abbiamo fatto in Aula qualche settimana fa, all'Assessore della programmazione, di verificare se, per esempio, ci sono le risorse sufficienti per andare avanti con una trattativa per acquistare palazzi, quando insomma si capisce che le priorità della Giunta regionale sono altre, noi diciamo che il problema delle risorse non è un problema asettico ma è un problema di scelta politica.
Allora, anche in questo senso voi state operando una scelta politica, avete dato l'assenso per discutere il provvedimento in Aula, avete dato l'assenso per integrare di 14 milioni, ma ci dite anche: "Guardate, non è la cosa più urgente in questo momento". Ho, peraltro, sentito degli interventi che non ho condiviso per niente. Per esempio quello dell'onorevole Vargiu, quando ha detto: "Sono stati dati soldi a pioggia, le famiglie" - spero di aver capito male - "sono viziate, si abituano". Io credo che noi non stiamo parlando neanche di pazienti, onorevole Campus, stiamo parlando di diritti, stiamo parlando di conquiste sociali che sono avvenute in maniera anche bipartisan dal 2001 in poi (certo, con un impulso dato nella scorsa legislatura) stiamo parlando di qualità della vita delle persone, stiamo parlando finalmente di persone, quelle che voi mettete al centro di uno slogan nel Programma regionale di sviluppo e vi fermate lì.
La visione che abbiamo della famiglia, non è quella che ha indicato l'onorevole Vargiu (spero di aver capito male), noi non mandiamo le persone nelle RSA, negli istituti in modo che coloro che hanno compiti di assistenza possano fare altro. Spero di aver capito male. Noi abbiamo un'altra visione della famiglia, abbiamo un'altra visione anche dell'integrazione della persona nella società. Noi crediamo che questa legge sia da collocare nel quadro delle leggi che garantiscono i diritti della persona, i diritti sociali, così come abbiamo fatto col progetto "Ritornare a casa", così come abbiamo fatto col progetto "Domotica", così come abbiamo fatto con le risorse inserite negli anni scorsi, e confermate anche quest'anno, nel fondo per la non autosufficienza.
Allora, mi chiedo - e lo chiedo anche all'onorevole Vargiu - quando facciamo qualcosa di buono come Regione, come Sardegna, al posto di essere orgogliosi, di perseguire, di dare continuità, vogliamo omologarci a chi fa peggio, anche se fosse l'Emilia-Romagna? Ha ragione l'onorevole Planetta: c'è un modello sardo nella legge numero 162. Ci sono stati addirittura convegni su come adeguarsi al modello sardo. In Lombardia, in Liguria, a Berlino, persino a Berlino! E noi diciamo: "No, riportiamo tutto al ribasso". Forse dobbiamo omologarci a quelli che fanno peggio di noi? Credo sia sbagliato, credo che dobbiamo valorizzare quello che di buono si fa in questa Regione, magari anche esportandolo.
Allora, è per questo che noi riteniamo oggi di aver compiuto un passo avanti, però di dover completare il percorso. Riteniamo che dobbiamo fare la cosa migliore per ciascuna persona perché ogni persona è diversa da un'altra e ha bisogno di risposte personalizzate, individualizzate. Per una persona può essere preferibile l'istituto, perché magari non ha una famiglia che può essere di supporto; per la persona, però, non per la casa di cura privata, per quella persona. Per un'altra può essere preferibile un progetto personalizzato, in modo da poter stare nella propria famiglia.
Perché, allora, come dice la legge numero 162, non lo facciamo decidere alla famiglia, perché vogliamo decidere noi per loro? Perché non offriamo alla famiglia la possibilità di controllare la qualità dell'assistenza, del supporto? Questa non è una legge per pazienti, non è una legge neanche che riguarda il buon cuore, che riguarda l'assistenzialismo, è una legge che riguarda i diritti della persona. Credo che da lì dobbiamo partire, da che tipo di società vogliamo, se vogliamo star bene insieme, se vogliamo far star bene solo alcuni, se invece questa Regione debba occuparsi di altro.
Noi abbiamo fatto bene ad insistere e ad inserire quest'argomento all'ordine del giorno e credo che faremo bene se all'unanimità, accogliendo il nostro emendamento, questo Consiglio regionale si renderà conto che ci sono persone che forse hanno più bisogno di altre e che questo è il discrimine, questa è la priorità.
Quindi inseriamo (perché le risorse in bilancio ci sono, è una scelta politica fare diversamente) interveniamo all'unanimità e inseriamo integralmente i 28 milioni di euro, poi parliamo di criteri, poi parliamo di controlli. Noi l'abbiamo scritto anche nella mozione, bisogna effettuare i controlli, però credo che quando suscitiamo delle aspettative attraverso una legge, attraverso atti amministrativi, dobbiamo essere conseguenti. Allora, c'è una fase transitoria che è questa, dobbiamo completarla, definirla, inserendo tutte le risorse. Dopodiché bisogna affrontare immediatamente, con una legge successiva, anche la fase che riguarda il futuro, i controlli, l'attivazione anche di meccanismi che ci consentano di operare nella massima legittimità, ma anche tenendo conto che c'è un progetto di Stato sociale che non vogliamo abbandonare e che anzi vogliamo che sia messo al centro delle politiche di questa Regione.
PRESIDENTE. Poiché nessun altro è iscritto a parlare, per la Giunta, ha facoltà di parlare l'Assessore dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale.
LIORI, Assessore tecnico dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale. Presidente, onorevoli consiglieri regionali, abbiamo avuto già modo di parlare di questa legge in Aula in occasione della mozione già da altri ricordata, e sono comunque venuti fuori nuovi spunti e nuove argomentazioni. Diciamo che questa legge si rende necessaria perché già durante la discussione della mozione abbiamo valutato che sarebbe stato giusto garantire, come era previsto, una certezza a tutti coloro che avevano fatto dei programmi di spesa in virtù delle cifre attese in base ai piani personalizzati.
Io non concordo con chi dice che queste somme erano dei diritti acquisiti, perché la legge parla "fino a un massimo di" all'interno di una certa somma che va da un minimo ad un massimo. Togliendo 1.000 euro ad ogni piano noi ci siamo sempre mantenuti verso il parametro massimo raggiungibile per piano, almeno per quanto riguarda i piani più importanti, quelli tendenti a garantire le fasce più alte e più bisognose di assistenza. Quindi, anche il taglio di 1.000 euro che si è reso necessario nel giro di pochi giorni come decisione da prendere, teneva in realtà conto della differenza di bisogni perché incide per poco più del 6 per cento per le persone con più alto indice di necessità e di assistenza e fino al 66 per cento per quei piani che in realtà fino a qualche anno fa non venivano neanche finanziati perché non riguardavano, in realtà, persone non autosufficienti ma persone di età avanzata senza però patologie o difficoltà fisiche a cui dovevano fare fronte necessariamente per mezzo di operatori o di famialiari.
In realtà questo intervento è necessario soprattutto perché introduce un programma di verifica, anche a campione, per l'accertamento della sussistenza dei requisiti. Perché? Dopo aver parlato anche con le associazioni dei non autosufficienti ho potuto procurarmi un'analisi dei bisogni legati alle comunità, legati ai territori dove questi diritti vengono riconosciuti e vengono erogate le prestazioni, e ho potuto osservare che in alcune aree ben individuate si hanno percentuali di domande che vanno oltre l'8-8 e 2 per cento della popolazione. Mentre in altre zone (cito per esempio quella del distretto di Stintino-Budoni-Palau-Arzachena e Golfo Aranci) la percentuale di popolazione che presenta domanda (e non credo che sia soltanto un problema di disinformazione) è dello 0,33, 0,29. Il che vuol dire che c'è una disparità non solo nel riconoscimento del diritto ma anche nei criteri attribuiti dal nucleo di valutazione che è decentrato a livello locale e che compila le schede e i piani personalizzati.
Mi sono informato all'interno dei distretti delle AA.SS.LL. e vi posso assicurare che si usano parametri totalmente differenti. Quindi non sempre tutto nasce dalla malafede, cioè dalla volontà dei comuni di usare questo strumento in maniera clientelare, per assistenzialismo, per conseguire il consenso anche elettorale delle popolazioni, ma nasce anche da una visione distorta, da direttive sbagliate che permettono dei criteri di valutazione per riconoscere il diritto totalmente da rivedere e da uniformare. E questo sia nel momento in cui si riconosce il diritto ma anche quando si andrà a verificare il mantenimento di questo diritto, cioè la sussistenza dei requisiti per poter continuare a chiedere queste prestazioni.
Io ritengo che sia giusto rivolgersi a quelle commissioni nelle quali è presente anche il medico dell'Inps che sta già per conto suo rivalutando e rivisitando gli utenti finali, coloro ai quali si rivolge questa legge, perché è giusto che tutti abbiano lo stesso trattamento, tutte le popolazioni, tutte le zone, tutti i territori della Sardegna godano degli stessi diritti e ottengano risposte uniformi. Condivido il fatto che ci sia un ente territoriale vicino alla popolazione, che conosce anche le situazioni familiari, personali, nel momento in cui si effettua la valutazione e si designano i destinatari.
I comuni fino a qualche anno fa intervenivano direttamente dal fondo comune per erogare le prestazioni di assistenza domiciliari che adesso, da qualche anno, facendo lievitare in modo impressionante le domande, vengono erogate attraverso la "162", snaturandone, come le associazioni lamentano, la finalità perché era una legge nata esclusivamente per l'handicap grave. Noi, con la scelta che è stata fatta in questa legge, rendiamo giustizia a tutti coloro che hanno i punteggi più alti, alle fasce con maggiori bisogni di carattere sanitario, e gli restituiamo i 1.000 euro.
Quindi io ritengo che la scelta sia assolutamente giusta. A coloro che si trovano nella fascia intermedia diamo 650 euro, mentre per quanto riguarda coloro che hanno i punteggi più bassi lasciamo al comune la possibilità di intervenire, così come già è successo.
Diverso sarà l'intervento quando la legge verrà rivista. Io credo che sia giusto chiamare i comuni a partecipare alla spesa anche perché dovranno essere responsabilizzati in questa scelta. Non può il comune essere un centro di spesa, un erogatore di costi senza essere responsabilizzato e quindi richiamato di fronte a un intervento improprio, prevedendo una compartecipazione alla spesa in modo che questa sia limitata alle effettive necessità che possono sussistere anche negli ultrasessantacinquenni, perché magari vivono difficoltà familiari, vivono difficoltà comunque oggettive a cui è giusto che una società civile offra risposte.
Debbo dire, per quanto riguarda gli interventi, che non condivido l'ipotesi di un passaggio automatico delle persone private di questi 1.000 euro alla residenzialità assistenziale, cioè in RSA o in ospedale. In realtà esiste tutto un sistema di passaggi, di risposte ai bisogni dei cittadini: il ricovero in RSA avviene a seguito del riconoscimento del diritto al ricovero in RSA, per il quale è importante la presenza diagnosticata di una patologia e di una situazione sanitaria che lo giustifichi.
Esiste comunque tutta una serie di risposte che vanno dalla comunità alloggio, dalle case protette, alle RSA, ai centri di lungodegenza e di riabilitazione ospedaliera. Esiste - è stato ricordato qui - anche il programma "Ritornare a casa", che è stato potenziato in questi anni, che può fornire risposte in quei casi limite senza bisogno di incrementare la spesa sanitaria. E quindi non posso concordare con questa diminuzione. Diciamo anche che esiste la possibilità - è stato ricordato da qualcuno - di accedere ai fondi della legge numero 180 del 1978 per i malati di mente e contemporaneamente alla legge numero 162. Credo che ciò sia fattibile, però bisogna valutare anche che ai finanziamenti della legge numero 162 possono accedere anche altri tipi di interventi per cui i cittadini non sono assistiti soltanto da questo punto di vista ma la Regione interviene con altre leggi di settore tutte compatibili.
E' chiaro che comunque, visto il numero degli aventi diritto (che, è vero, sono circa 50.000, anche se non tutti poi automaticamente accedono ai benefici della legge numero 162) visto il continuo aumento delle domande (che non è soltanto legato all'invecchiamento della popolazione, ma anche a una crescente presa di coscienza dell'esistenza di questo strumento) la somma che noi spendiamo in questo settore è molto, molto elevata, così come è stato riconosciuto. E' logico pertanto porsi la domanda se la Regione possa sostenere questa spesa sempre crescente, senza un controllo, una verifica per valutare la saggezza di questa scelta. A ciò siamo stati richiamati anche dalle associazioni di categoria.
Ritengo che la richiesta contenuta nella legge, caldeggiata dai consiglieri che l'hanno proposta e dalla Commissione, sia una richiesta assolutamente condivisibile, per cui il parere della Giunta è senz'altro favorevole. Certo, sarebbe piaciuto anche a me riconoscere integralmente anche la domanda e dare i 1.000 euro anche agli ultimi, almeno per l'ultima volta. In realtà noi abbiamo già incrementato lo stanziamento (e ringrazio per questo l'assessore La Spisa che già prima aveva previsto 12 milioni e mezzo di euro in più per questa legge) perché questi altri 14 milioni di euro sono aggiuntivi, così come i fondi reperiti dall'Assessorato della sanità utilizzando altri capitoli di bilancio con le medesime finalità, raschiando il fondo delle UPB, che ammontano a circa 30 milioni di euro. Quindi l'aumento della spesa è stato notevolissimo in questa annualità; non è vero che ci sono stati tagli, in realtà lo sforzo è stato massimo. L'ottimo sarebbe stato certamente meglio, se non ce lo possiamo permettere ne prendo atto. Comunque il parere è favorevole.
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione generale.
Metto in votazione il passaggio all'esame degli articoli. Chi lo approva alzi la mano.
(E' approvato)
Passiamo all'esame dell'articolo 1. All'articolo 1 sono stati presentati gli emendamenti numero 2 e 3 che sono stati ritirati e sono stati sostituiti dall'emendamento numero 4.
(Si riporta di seguito il testo dell'articolo 1 e dei relativi emendamenti:
Art. 1
Finalità
1. L'Assessorato regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale predispone annualmente un programma nel quale è disciplinata la verifica, anche a campione, per accertare la sussistenza dei requisiti previsti per l'accesso ai benefici della legge 21 maggio 1998, n. 162 (Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 104, concernenti misure di sostegno in favore di persone con handicap grave).
2. Per l'anno 2010:
a) i piani personalizzati per gli interventi a favore dei minori e degli adulti con meno di sessantacinque anni valutati da 64 a 100 punti, previsti nella deliberazione della Giunta regionale n. 55/33 del 16 dicembre 2009, sono finanziati con gli importi massimi previsti dalla deliberazione n. 28/16 del 1° luglio 2005 e con le medesime modalità;
b) i piani personalizzati per gli interventi a favore dei minori e degli adulti con meno di sessantacinque anni valutati da 63 a 01 punti, previsti nella deliberazione della Giunta regionale n. 55/33 del 16 dicembre 2009, sono integrati con un finanziamento pari a 650 euro per piano;
c) i piani personalizzati per gli interventi a favore di persone ultra sessantacinquenni valutati da 75 a 100 punti, previsti nella deliberazione della Giunta regionale n. 55/33 del 16 dicembre 2009, sono finanziati con gli importi massimi previsti dalla deliberazione n. 5/17 del 22 gennaio 2009 e con le medesime modalità.
3. L'importo di cui all'articolo 6, comma 2, lettera b), della legge regionale 28 dicembre 2009, n. 5 (legge finanziaria 2010), è rideterminato per l'anno 2010 in euro 64.000.000 (UPB S05.03.007).
Emendamento sostitutivo parziale Espa - Caria - Mariani - Meloni Valerio - Bruno
Articolo 1
Il comma 2 è sostituito dal seguente:
Ad integrazione delle risorse previste dalla Delibera di Giunta regionale n. 55/33 del 16 dicembre 2009, è autorizzata la spesa per l'anno 2010 di euro 28.351.000 destinati al reintegro di 1.000 euro per ciascuno dei progetti già approvati e finanziati ai sensi dei programmi personalizzati a favore di persone con grave disabilità, di cui alla legge 21 maggio 1998, n. 162 (Modifiche alla L. 5 febbraio 1992, n. 104, concernenti misure di sostegno in favore di persone con handicap grave) (UPB S05.03.007);
COPERTURA FINANZIARIA
In aumento
UPB S05.03.007 - Capitolo SC05.0673
euro 14.351.000
In diminuzione
UPB S05.01.001
euro 14.351.000. (2)
Emendamento sostitutivo parziale Espa - Caria - Mariani - Meloni Valerio - Bruno
Articolo 1
Il comma 2 è sostituito dal seguente:
"2. Ad integrazione delle risorse, di cui all'articolo 6, comma 2, lettera b) della legge regionale 28 dicembre 2009, n. 5 (legge finanziaria 2010), è autorizzata l'ulteriore spesa per l'anno 2010 di euro 28.351.000 destinata al reintegro di i.000 euro per ciascuno dei progetti già approvati e finanziati ai sensi dei programmi personalizzati a favore di persone con grave disabilità, di cui alla legge 21 maggio 1998, n. 162 (Modifiche alla Legge 5 febbraio 1992, n. 104, concernenti misure di sostegno in favore di persone con handicap grave) (UPB S05.03.007);
COPERTURA FINANZIARIA
In aumento
UPB S05.03.007 - Capitolo SC05.0673
euro 14.351.000
In diminuzione
UPB S05.01.001
euro 14.351.000. (3)
Emendamento sostitutivo parziale Espa - Caria - Mariani - Meloni Valerio - Bruno.
Articolo 1
Il comma 2 è sostituito dal seguente:
"2. Ad integrazione delle risorse, di cui all'articolo 6, comma 2, lettera b) della legge regionale 28 dicembre 2009, n. 5 (legge finanziaria 2010), è autorizzata l'ulteriore spesa per l'anno 2010 di euro 28.351.000 destinata al reintegro di 1.000 euro per ciascuno dei progetti già approvati e finanziati ai sensi della delibera di Giunta regionale n. 55/33 del 16 dicembre 2009, nell'ambito dei programmi personalizzati a favore di persone con grave disabilità, di cui alla legge 21 maggio 1998, n. 162 (Modifiche alla Legge 5 febbraio 1992, n. 104, concernenti misure di sostegno in favore di persone con handicap grave) (UPB S05.03.007);
COPERTURA FINANZIARIA
In aumento
UPB S05.03.007 - Capitolo SC05.0673
euro 14.351.000
In diminuzione
UPB S05.01.001
euro 14.351.000. (4).)
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Espa. Ne ha facoltà.
Ricordo ai colleghi che intendono intervenire che si devono iscrivere entro la fine dell'intervento dell'onorevole Espa.
ESPA (P.D.). Cercherò di essere breve, perché il nostro Capogruppo ha già esposto alcune perplessità, durante il dibattito, ma anche alcune eccellenze, perché onestamente devo dire che mi sembra che stiamo facendo tutti uno sforzo per raggiungere un obiettivo che va a beneficio delle persone, di ogni singola persona. Ma proprio per la serietà di quest'Aula consiliare, io nel mio discorso, nella mia relazione, ho spiegato come, per quanto riguarda gli argomenti di carattere sociale, dobbiamo essere precisi e puntuali, come quando parliamo di ambiente, come quando parliamo di edilizia, come quando parliamo di economia. Non dobbiamo improvvisare ma fare affermazioni che abbiano una validità anche scientifica, viene da dire.
Per questo io sono rimasto molto sorpreso dalle affermazioni pronunciate dall'onorevole Vargiu, che è una persona che stimo professionalmente, che mi sembra abbia sempre espresso concetti importanti qui dentro, anche se io molto spesso non li ho condivisi. L'onorevole Vargiu, mentre io affermavo che noi col nostro modello diamo lezioni all'Emilia-Romagna, alla ricca Lombardia, a tutte le regioni italiane, ha dichiarato: "Beh il Veneto stanzia 9 milioni di euro, a fronte dei 130 mila della Sardegna e in Emilia-Romagna i piani personalizzati hanno raggiunto i mille, a fronte dei 28 mila della Sardegna". E allora, io dico, ma questi dati? Io voglio ricordare che l'Emilia-Romagna stanzia 351 milioni di euro per il fondo per la non-autosufficienza, il Veneto ne stanzia 62 milioni. La Sardegna gli dà comunque lezioni. Io questo lo dico, lo dico con chiarezza, perché "sparare" dati così - io non so da dove siano stati estratti - non aiuta.
A me poi piacerebbe conoscere il parere dell'onorevole Rodin, davanti all'affermazione del collega, che dice: "Dobbiamo tenere conto dell'assegno di accompagnamento", credo che l'onorevole Vargiu facesse riferimento alle risorse che sono previste come assegno di accompagnamento ex legge numero 180. Ma ci dimentichiamo che ci sono diverse sentenze della Corte costituzionale, emesse a seguito di battaglie combattute da organizzazioni di persone con disabilità negli anni trascorsi, che precisano che l'assegno di accompagnamento è un risarcimento dello Stato per servizi non dati alle persone con disabilità? Non ne teniamo conto e diciamo: "C'è l'assegno di accompagnamento".
Oppure quando si parla dei tre giorni di permesso concesso ai dipendenti per l'assistenza dei familiari con disabilità gravi, li si mortifica dicendo: "Eh, qua il sistema produttivo va male". Ma ci rendiamo conto che questi istituti sono il frutto di battaglie di decenni affrontate da persone che mantengono nella propria residenza i loro familiari disabili? Li mantengono nella propria residenza e quindi fanno spendere allo Stato molti meno soldi. Se non ci fossero questi tre giorni di permesso, ci sarebbe una spesa ulteriore rispetto all'istituzionalizzazione. Come si può dire: "Eh, questo è un intervento assistenzialistico"? Come si può dire, davanti a queste situazioni che questi 130 milioni di euro, che noi chiediamo complessivamente (per adesso siamo arrivati a circa 114) sono destinati a interventi a pioggia, che aumentano l'assistenzialismo all'interno della famiglia?
Ma quale assistenzialismo? La legge 162 è incompatibile - lo sappiamo tutti - con qualunque forma di finanziamento alla famiglia. Nessuno della famiglia può prendere risorse. Nessuno: né genitori, né figli, né fratelli, nessuno, la legge è rigorosa. E noi invece diciamo che così si stimolano situazioni assistenzialistiche. Penso sia molto brutto, rispetto alle famiglie che vivono queste situazioni, dire che ne approfittano comunque, ricevono risorse, e non danno il loro contributo lavorativo alla società. E' esattamente il contrario, perché grazie alla legge 162 le mamme, che prima erano agli "arresti domicialiari", senza avere commesso nessun reato, hanno potuto essere più libere, perché un operatore professionale è entrato nelle loro case.
Comunque, adesso vado avanti rapidamente sul merito. Assessore, nessuno di noi ha detto che c'è un automatismo, noi abbiamo riaffermato che il modello realizzato negli anni precedenti, quindi finanziato totalmente, è servito a fare prevenzione. E su questo dico che - l'ha detto l'onorevole Vargiu, lo ripeto anch'io - è bene avere i dati, è bene studiarli, perché secondo noi è molto giusta la scelta che sicuramente la scorsa Giunta ha fatto, ma sicuramente anche prima qualcuno aveva fatto, anche prima della nostra decisione, di cercare di mantenere le persone nel proprio territorio, anziché ricoverarle. E questo io credo sia un fatto che tutti reputino positivo.
Nessuno infatti credo possa dire: "Se quella persona ha diritto di andare in una residenza sanitaria deve andare in una residenza". Sì, ma se lo puoi tenere con servizi di qualità nella sua abitazione, è meglio che stia a casa sua. Io vorrei stare a casa mia, io spero che fra vent'anni, se avrò problemi, o quando sarà, io possa stare a casa mia, non mi interessa di aver diritto di andare in una RSA. E' importante che si capisca che quella è una scelta politica importante, che è stata fatta sicuramente anche prima della scorsa legislatura, però nella scorsa legislatura è stata rafforzata.
Quindi, se noi facciamo prevenzione diminuiamo anche la spesa sanitaria, e questo lo riaffermo, perché non importa se la spesa sociale è raddoppiata negli ultimi anni, se ciò permette un risparmio sulla spesa sanitaria; io credo che questo sia conveniente a tutti.
Sull'articolo mi sono espresso prima, ho già spiegato qual è la nostra posizione, anche per quanto riguarda il regime dei controlli, che sono doverosi. Ripeto, non esiste nessun meccanismo - lo ricordo, anche perché questa affermazione è stata fatta - che preveda una scheda dove è facile aumentare il punteggio, perché quella scheda è una certificazione la cui falsità è sanzionata penalmente, quindi chi attesta il falso, sia il Comune, sia la famiglia, rischia. E questi falsi non ci sono, o meglio, ci sono, ma in percentuali bassissime, sono sicuramente meno dei falsi che ci sono nel campo dell'edilizia e dell'urbanistica.
L'abbiamo scritto anche nella nostra mozione: bisogna attivare i controlli, ma allo stesso tempo valorizzare le parti virtuose della legge. E poi mi sembra che l'onorevole Planetta - e qui chiudo veramente - abbia detto: "Ma, abbiamo il modello sardo, che un modello scientifico". Io ho qui la rivista dell'Agenzia delle Onlus, appena uscita, che è un'agenzia del Governo nazionale di centrodestra, che dedica venti pagine al modello scientifico della "162" in Sardegna. Ci sono riferimenti internazionali, studi scientifici, quindi ritengo che, se vogliamo, ci possa essere veramente un clima favorevole.
Per noi la scelta politica è chiara - l'ha detto il mio Capogruppo - c'è una scelta politica sulle spese, noi preferiamo (ma non l'abbiamo detto solo noi, l'hanno detto anche esponenti autorevoli del centro destra nel dibattito che c'è stato negli scorsi giorni), noi preferiamo che le risorse vadano alla "162". Per questo stiamo presentando un emendamento ad integrazione, perché per noi è una priorità, visto il contesto, e credo che non ci sia un conflitto in questo senso, a meno che - come è stato detto anche dall'onorevole Bruno - non vogliamo fare un ragionamento che è fuori dall'attualità politica e dell'attualità scientifica, perché questo modello funziona e credo che vada implementato, perché fa anche risparmiare le casse della Regione.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Soru. Ne ha facoltà.
SORU (P.D.). Signor Presidente, intervengo brevemente nel dibattito in un'Aula i cui consiglieri non sembrano molto ascoltarsi stamattina, però qualcosa la voglio dire ugualmente, non tanto nel merito della "162", adesso che l'Assessore ha smesso di parlare con il cellulare.
Quindi, signor Assessore, l'ho sentita pochi giorni fa, pochissime settimane fa quando ha concluso il dibattito sulla mozione relativa alla legge "162", portata in Aula dal centrosinistra e l'ho risentita oggi dire le stesse cose. Rifacendomi a quello che ha già detto il nostro Capogruppo, e che ha ripreso l'onorevole Espa, non tratterei con molta sufficienza, come ho sentito fare anche stamattina, il tema della "162", e della questione se si tratti di assistenzialismo, di soldi erogati "a pioggia" alle famiglie, o comunque di una legge populistica di cui si possa fare a meno in larga parte.
La politica di attenzione della "162" è stata una politica importantissima nei cinque anni passati, una politica di cui si è interessato il dibattito nazionale nella passata legislatura e di cui continua ad interessarsi il dibattito nazionale ancora oggi con una maggioranza politica cambiata, di cui si interessano anche (è evidente da documentazioni scientifiche) fuori dall'Italia; è stato un passo in avanti ulteriore nella considerazione con la pubblica amministrazione si occupa non solamente di sanità, di ospedalizzazioni, di acuzie, ma si occupa di salute, si occupa di benessere, si occupa di far star bene le persone, si occupa di prevenire nell'infanzia e persino nell'età più adulta, laddove un diverso tipo di cura, un diverso tipo di assistenza può evitare trattamenti persino molto più costosi per la pubblica amministrazione ma soprattutto può rispondere alle esigenze dei nostri cittadini e farli stare bene fino all'età più avanzata. E' quindi un tema più ampio rispetto a quello che è stato affrontato con sufficienza stamattina.
A me però ciò che preme sottolineare è questo: la politica è "scelta sull'allocazione delle risorse", decide come collocare le risorse. Nella legge finanziaria voi avete deciso di allocare le risorse in maniera diversa, avete deciso che potevano essere brutalmente tagliati i 28 milioni di euro in questo capitolo di bilancio e ancora più brutalmente avete potuto pensare che si potessero tagliare 1.000 euro a tutti, così, tranquillamente; noi abbiamo cercato di riportarvi su questo argomento con la mozione e non ci siamo riusciti.
Oggi io intervengo soprattutto perché sia chiaro a tutti i sardi e a tutte le persone non autosufficienti, a tutte le persone bisognose di assistenza, a tutte le persone che beneficeranno di questa legge che non devono ringraziare la Giunta regionale, devono ringraziare la squadra di pallacanestro di Sassari, perché se avranno un euro in più lo devono all'esigenza di finanziare con urgenza una squadra di pallacanestro di Sassari.
Vorrei togliere un velo sull'ipocrisia di questo dibattito stamattina: di fatto stiamo parlando di pallacanestro, stiamo parlando della necessità, per voi, di finanziare una squadra di pallacanestro e pur di dare 450 mila euro ad una squadra di pallacanestro, finalmente siete disponibili a finanziare con 14 milioni di euro le non autosufficienze. Peraltro, io credo che dobbiate arrivare a finanziare 28 milioni di euro per dimostrare che optate per una politica che, tra finanziare la pallacanestro e finanziare le persone non autosufficienti, sceglie e sceglie bene!
(Interruzioni)
E' uno sport nazionale cercare di interrompermi, adesso mi hanno invitato a vergognarmi, io credo che si debba vergognare chi interrompe le persone in questo modo.
Avrò dieci minuti più in là per cercare anche di chiarire come la politica che sceglie male poi alla fine gli errori se li porti dietro, perché è all'origine anche di questa necessità (di finanziare con urgenza prima dell'8 di marzo una squadra di pallacanestro), un cattivissimo comportamento e una distrazione grave di questa Giunta regionale relativa alle politiche energetiche. Perché se si mischia tutto (politiche energetiche, assistenza, sanità, pallacanestro, sport) si da vita a un pasticcio di cui non si riesce a dare conto. Vorrei darne conto io oggi; ho cercato di farlo adesso, con qualche difficoltà, cercherò di farlo anche dopo.
Oggi voi state decidendo di assegnare 450.000 euro alla squadra di pallacanestro, state continuando a chiedere di destinarne meno alle disabilità, rilevo che siete tornati a finanziare le squadre professioniste di calcio, preferite quindi finanziare le squadre di serie A del calcio piuttosto che uno sport di cittadinanza, piuttosto che gli altri sport…
PLANETTA (P.S.d'Az.). La deve smettere lei di offendere tutti quando parla! Basta! Ma non è possibile!
PRESIDENTE. Onorevole Planetta, ogni consigliere ha la possibilità di intervenire e di esprimere le proprie opinioni.
SORU (P.D.). E' nervoso poverino!
PLANETTA (P.S.d'Az.). No! Il nervoso è lei!
PRESIDENTE. Onorevole Planetta, per cortesia!
PLANETTA (P.S.d'Az.). Offese all'Aula di questo genere non le ho mai sentite…
SORU (P.D.). Poverino è nervoso!
PLANETTA (P.S.d'Az.). Ancora? Ritorni a sorridere anche lei!
PRESIDENTE. Onorevole Soru, la prego, continui con il suo intervento.
SORU (P.D.). La politica sceglie la destinazione delle risorse; in questo caso la politica ha scelto di tornare a destinare risorse per finanziare le squadre di calcio di serie A, che possono essere finanziate in maniera diversa. Ha avuto difficoltà a finanziare una squadra di basket, o altri sport diversi o lo sport di cittadinanza, e oggi rincorre un problema, che non avrebbe dovuto rincorrere se avesse scelto bene prima. Proprio però per queste incombenze i disabili della Sardegna potranno ringraziare la pallacanestro se avranno riconosciuti i loro diritti.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Caria. Ne ha facoltà.
CARIA (P.D.). Presidente, io intervengo intanto per dire che siamo favorevoli all'approvazione dell'emendamento numero 4 che si prefigge di riportare lo stanziamento di bilancio all'importo totale di 28.351.000 euro, e ne aprofitto per esprimere una considerazione. l'Assessore nel suo intervento ha parlato, rispetto alla riduzione dei fondi, di una mancanza di diritti acquisiti da parte di chi ha presentato i progetti. Io credo che parlare di diritti acquisiti rispetto ai progetti presentati in base alla legge numero 162 sia un approccio sbagliato, credo semmai che si debba parlare, Assessore, di progetti approvati: sono state presentate delle domande, hanno seguito l'iter previsto dalla norma e quindi i progetti che rientrano nell'ambito dell'applicazione della normativa, sono progetti approvati, progetti ammissibili al finanziamento o ammessi al finanziamento, progetti, aggiungo, anche controllati, progetti che riguardano persone che hanno i requisiti previsti dalla legge 162, altrimenti non saremmo qui a discuterne.
E allora il punto rimane questo: se crediamo nella validità della legge 162, il compito del Consiglio regionale è - rispetto ai 28.351 sardi che hanno chiesto di usufruire del finanziamento - quello di trovare le risorse: se crediamo nella bontà, nella finalità della legge dobbiamo trovare le risorse. Risorse che, aggiungo un ulteriore elemento, sono spendibili subito, non sono risorse che, come succede per altre leggi, inseriamo nel bilancio e poi magari rispetto ad uno stanziamento di 100 ne spendiamo 20 o 10 o magari anche zero; risorse che, proprio perché ormai conclusive di un percorso, si possono spendere subito, e non andranno a sommarsi ai tanti residui contenuti nell'ambito dei bilanci. Ma soprattutto sono risorse che si inseriscono nell'ottica - così com'è stato detto da chi mi ha preceduto - dell'investimento, della scelta strategica che la Giunta regionale, la Regione deve operare; scelta strategica di individuare questa spesa come investimento, come risparmio di altre risorse che in ogni caso verrebbero spese nel caso non venissero finanziati tutti quanti i progetti della legge 162, perché, di fronte ad una mancata risposta, è evidente che chi ha presentato domanda ricorrerà ad altri tipi di servizi, sia di carattere sociale, sia di carattere sanitario, e noi sappiamo benissimo che quei servizi costano molto di più dei progetti.
Allora, a mio modo di vedere, alla fine è un risparmio per tutto il sistema, a meno che non passi un altro concetto: che si voglia creare la domanda di quei servizi perché magari l'offerta di quei servizi è data non dal pubblico ma dal privato, quindi con una ricaduta in termini negativi, non solo nei confronti di una sanità pubblica che deve essere l'attività principale della Regione, ma anche in termini di maggiore spesa a vantaggio del privato. Io credo che, con pochissimo sforzo, tra le tante poste del bilancio se ne possa individuare una o più per trovare gli altri 14 milioni di euro che mancano per completare l'opera. Dopodiché, cosa succederà per il futuro? Io credo che sia tutto da disegnare: se si crede ancora in questa norma è evidente che dovremo continuare a finanziarla sulla base del fabbisogno.
Il fatto che in alcuni territori le domande provengono in misura inferiore rispetto ad altri territori è un sintomo e non vuol dire che non ci siano persone che abbiano i requisiti previsti dalla legge 162; è un sintomo magari di cattiva organizzazione di quei territori, oppure del fatto che molti non conoscono la possibilità di usufruire di questo servizio, e quindi c'è una nostra responsabilità ulteriore nel divulgare ancora di più l'informativa e consentire a tutti di accedere ai finanziamenti della legge 162.
Credo che sotto questo aspetto ancora si debba fare molto, ma il punto focale di tutto il ragionamento è se su questo strumento ci crediamo o non ci crediamo (tutti, non una parte politica) se crediamo nella bontà delle iniziative in campo sociale rispetto a quelle in campo sanitario, se crediamo nell'attività di prevenzione, se crediamo in tutte quelle iniziative che possono cambiare l'impostazione del sistema sanitario, per passare da una visione ospedalocentrica a una visione diversa, territoriale, di prevenzione e di coinvolgimento delle famiglie nei percorsi sanitari. Questi strumenti rappresentano infatti anche un modo per coinvolgere le famiglie e non un abbandono del problema, e quindi presentano una finalità forte di carattere sociale.
Per cui l'invito a tutti i colleghi è di profondere uno sforzo ulteriore; siamo ancora in tempo e lo possiamo fare senza grandi sacrifici. Ho anche individuato prima una posta di bilancio, ma ce ne sono tantissime altre (qualcuno ha parlato dei finanziamenti per altre iniziative), ce ne sono tante e io credo che se c'è la volontà politica sicuramente le risorse si trovano,.
A questo proposito, Assessore, lei ha un compito determinante nel convincere anche gli altri colleghi della Giunta a individuare le risorse necessarie e dare una risposta reale a quelle 28.351 persone che hanno presentato i progetti. Perché, lo abbiamo detto, non è una questione di diritti acquisiti, ma le domande sono state inviate, i progetti sono stati presentati sulla base di una precisa norma di legge, e quindi noi riteniamo che una risposta debba essere data a tutti e non solo a una parte di quei sardi.
PRESIDENTE. Poiché nessun altro è iscritto a parlare, per la Giunta, ha facoltà di parlare l'Assessore dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale.
LIORI, Assessore tecnico dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale. Io debbo ricordare che la legge offre risposte a quanto chiesto, anche dall'Assessorato, durante il dibattito in Aula sulla famosa mozione, relativamente alla necessità di reperire ulteriori fondi. La legge è nata dall'iniziativa dell'Aula e non della Giunta; debbo solo ricordare che, quando si è operata la scelta di finanziare con 1.000 euro in meno i piani, si è agito all'interno della norma.
L'atto non era illegittimo perché la legge prevede entro una certa fascia di oscillazione e siamo rimasti sempre nella parte più alta della fascia, per i bisogni più importanti. Avremmo potuto operare una scelta diversa, come credo fece l'assessore Dirindin nel 2005 quando tagliò tutti i fondi per i piani al di sotto dei 50 punti, in quel caso sì tagliando nettamente i piani, cancellandoli letteralmente, però questa è una scelta che non mi sono sentito di fare. Quello si che è stato un taglio, non quello di questa Giunta, che ha incrementato fino alla fine i fondi. C'è però certamente un richiamo alla responsabilità per la sostenibilità economica del sistema.
PRESIDENTE. Per esprimere il parere sull'emendamento numero 4 ha facoltà di parlare il consigliere Steri, relatore di maggioranza.
STERI (U.D.C.), relatore di maggioranza. Sulla base di quanto risulta dalla discussione svolta in sede di Commissione, pur essendo io uno dei presentatori che chiedeva 28 milioni, devo esprimere parere sfavorevole e le chiedo di consentirmi di rimediare ad un'omissione: nel rivolgere il ringraziamento ho omesso di ringraziare espressamente i funzionari e il personale del Consiglio che ancora una volta hanno dimostrato un'estrema ed una elevata professionalità. Chiedo scusa e ringrazio anche loro.
PRESIDENTE. Per esprimere il parere della Giunta sull'emendamento numero 4 ha facoltà di parlare l'Assessore dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale. Ne ha facoltà.
LIORI, Assessore tecnico dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale. Il parere è contrario.
PRESIDENTE. Metto in votazione l'emendamento numero 4.
Ha domandato di parlare il consigliere Porcu. Ne ha facoltà.
PORCU (P.D.). Chiedo la votazione nominale.
(Appoggia la richiesta il consigliere Bruno.)
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Campus per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CAMPUS (P.d.L.). Noi voteremo conformemente a quanto preannunziato in merito all'emendamento numero 4. Ci tengo però a precisare che ancora una volta l'onorevole Soru ha perso l'occasione per dimostrare di essere una persona attenta, capace, a conoscenza dei problemi della Sardegna, i problemi dell'handicap ma anche quelli delle società sportive e (perché no?) anche i problemi della Giunta. E' stato Presidente per quasi cinque anni, è scivolato per sua scelta, e stato poi definitivamente giubilato per scelta dei sardi, e quando dice che i soggetti portatori di handicap devono ringraziare la Dinamo di Sassari perché per la Dinamo di Sassari sono state trovate le risorse, dovrebbe prima magari provare a capire (se è quel tycoon di cui tanto si parla) i numeri, capire da dove provengono le poste di bilancio, e forse scoprirebbe che quei soldi di cui si parla sono i soldi che nascono da un protocollo firmato dall'E.ON, che è subentrata all'Endesa.
Io spero che lei, come presidente, ricordi che esiste a Fiumesanto una centrale elettrica - un tempo dell'Enel, poi dell'Endesa e ora dell'E.ON - e già l'Endesa sponsorizzava la Dinamo basket di Sassari, così come tante altre società e multinazionali finanziano lo sport e sponsorizzano lo sport. L'E.ON, subentrata, per motivi interni e per scelte aziendali (di questo lei dovrebbe esserne un maestro) ha deciso che il finanziamento (i 480.000 euro) non doveva andare direttamente alla Dinamo basket Sassari ma doveva passare attraverso la Regione. La Regione si è trovata nell'impossibilità di avere uno strumento per far transitare questi soldi, nel mentre i tempi passavano (lei è cosciente che esistono delle scadenze di bilancio, spero che lo sia per la sua società). Ecco perché si è dovuta richiedere una procedura d'urgenza all'Aula, che a nome di tutti i sassaresi e spero anche di tutti i sardi ringrazio. Come sempre, prima di parlare bisogna pensare e conoscere.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Espa per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
ESPA (P.D.). Dichiaro il mio voto favorevole, e colgo l'occasione per fare un accenno - poi il collega Caria spiegherà anche le motivazioni - sulle politiche della scorsa Giunta - lo dico all'Assessore - perché quel limite dei 50 punti da lui indicato come taglio effettuato dall'assessore Dirindin, non era nato con la Giunta Soru ma era stato previsto anche negli anni precedenti. Questo lo dico perché lo sappiano tutti. Poi, con la gestione del centrosinistra, era stato deciso invece di approvare tutti i progetti.
Per questo, Assessore, quando lei dice "non è dovuto", io posso anche capire che non sia dovuto, ma qui è diventato un diritto essenziale di assistenza sociale. Lei sa che c'è una partita importantissima sui diritti essenziali di assistenza sociale anche a livello nazionale, e questo è diventato un diritto essenziale. Cioè le persone non giocano con un "gratta e vinci" e secondo le disponibilità ricevono o meno le risposte; sanno che c'è un minimo di diritti acquisiti. Per questo ritengo che l'emendamento vada sostenuto; dichiaro quindi il mio voto favorevole.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Caria per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CARIA (P.D.). Presidente, intervengo sempre sull'emendamento numero 4 per dichiarare il voto favorevole e per ribadire il concetto del mantenimento del finanziamento per tutti quanti i progetti presentati, anche se riconosciamo che con l'attuale stanziamento c'è una risposta rispetto ai progetti che riguardano gli handicap gravi. Però rimane fuori dalla copertura totale dei progetti una serie di categorie di persone, mentre noi riteniamo che, per esempio, anche gli anziani al di sotto dei 74 punti abbiano diritto comunque a ricevere il finanziamento integrale, per le ragioni che sono state già illustrate da chi mi ha preceduto, e anche da me, relative al miglioramento della salute complessiva e a un investimento di risorse verso una direzione differente che ha la finalità di sostenere comunque le famiglie non solo sotto l'aspetto sanitario ma anche sotto l'aspetto sociale.
Ribadisco pertanto il voto favorevole e chiedo uno sforzo ai colleghi della maggioranza perché siamo convinti che se c'è la volontà politica si possa dare una risposta concreta a tutti senza intaccare nessuno dei vostri programmi. Non vi stiamo chiedendo di intaccare nessuno dei programmi per cui avete assunto impegni, non chiediamo la modifica di nessuno dei nostri programmi, non vi stiamo chiedendo questo ma vi stiamo chiedendo di dare una risposta concreta a questo tipo di esigenza.
Le modifiche dei vostri programmi ve le abbiamo chieste in altre circostanze, ve lo continueremo a chiedere, c'è una filosofia portata avanti da voi che è diversa da quella che può essere la nostra filosofia o la nostra tempistica rispetto alle esigenze attuali dei sardi, noi abbiamo un'altra visione su questo e continueremo a contrastare le azioni che non riterremo di avallare. Però, in buona sostanza, rispetto alla legge numero 162, se l'opinione condivisa da tutti è quella di offrire una risposta concreta si possa trovare le risorse necessarie per riportare il capitolo alla somma di 28 milioni e 351 mila euro senza dover attuare quella scelta che è stata fatta con l'adozione della delibera di Giunta che è stata forzata dalla limitazione delle risorse a disposizione dell'Assessorato.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Luciano Uras per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Dichiaro il voto favorevole all'emendamento numero 4 e colgo l'occasione per sollecitare (questo era stato l'oggetto del mio intervento, lo è stato anche in Commissione sanità) una azione di pulizia del bilancio. Dobbiamo cioè verificare meglio e in maniera più approfondita l'utilizzo che facciamo delle risorse e poi dobbiamo assumere - questa è una fase transitoria - l'obbligo di rispondere alle esigenze che abbiamo sollecitato a rappresentare all'amministrazione pubblica. Quando lo facciamo dobbiamo cercare di essere conseguenti, non possiamo costruire un'aspettativa e poi, di fatto, anche se non totalmente, in parte mortificarne l'esito.
Io penso sia poi necessario - peraltro mi pare che i colleghi abbiano già preso accordi in questo senso - rivedere le modalità attraverso le quali a dotazione finanziaria stabilita, qualora ci siano più progetti in campo, si debba scegliere di finanziarne alcuni piuttosto che altri. Ecco, io questo lo dico perché l'esercizio del potere dell'amministrazione, è ai limiti della legittimità. Chi escludere o chi includere, in che modo escludere o in che modo includere, in che modo articolare il finanziamento o cosa, appartiene alla disponibilità della legge, tant'è che anche questo provvedimento si pone il quesito di dare risposta.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Soru per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SORU (P.D.). Dichiaro il voto favorevole a questo emendamento e sollecito l'Aula a votarlo, nonostante quanto si è detto fino adesso. Voglio anche aggiungere, signor Presidente, che il collega Campus casca veramente male, perché sono una persona che pensa e sono persino a conoscenza di tante cose, sono a conoscenza di Fiumesanto, per esserci andato alcune volte, sono a conoscenza del E.ON, di Endesa prima e di E.ON dopo, per aver parlato a lungo con chi li amministrava per aver avviato l'attività di revamping di due gruppi da 300 megawatt.
Ho cercato anche di dire che la cattiva politica mischia politica energetica con politica sportiva e con politica sanitaria, mischia troppo, e poi non si riconosce più. Purtroppo per lei, lei ha fatto un autogol a citare ciò che ha citato, citando peraltro solo la metà. Ha confermato che tutto nasce dall'E.ON, è vero, e da un precedente accordo da me firmato con E.ON che prevedeva un ritorno importante per la pubblica amministrazione della Sardegna pari a 200 gigawatt ore all'anno al prezzo di 50 euro per megawatt ora, con un beneficio per le nostre casse di circa 10 milioni di euro all'anno per sempre. Questo accordo è stato trasformato in maniera sciocca in un beneficio di circa 2 milioni di euro all'anno per 5 anni da destinare ad alcune società sportive o a enti vari da decidere a cura dei Comuni di porto Torres e di Sassari, e a cura della Regione. 10 milioni di euro di acquisto di energia a condizioni favorevoli che dovevano azzerare il costo del pompaggio dell'acqua per tutto il sistema dei nostri enti di bonifica è stato trasformato in 2 milioni di euro circa per 5 anni a favore delle società sportive.
Ora in questa politica 450 mila euro di questa E.ON dovevano andare alla Dinamo, anche qui trasformando scioccamente la sponsorizzazione, che dovrebbe essere un gesto di liberalità, in un sostituto di quell'impegno che doveva costituire invece un ritorno, a fronte di una politica energetica della Sardegna. Quei 450 mila euro non sono stati dati per tempo, e oggi abbiamo bisogno di questa legge per far funzionare quell'accordo scellerato, se mi si passa il termine, svantaggioso, visto che 10 milioni di euro per sempre sono meglio di 2 milioni di euro per cinque anni.
A fronte di tutto questo, però, mi preme sottolineare ancora una volta che, poiché occorreva approvare questa legge, ci si è accordati per concedere qualche cosa anche alle persone non autosufficienti. La nostra proposta è di 28 milioni di euro; voi, bontà vostra, riuscite a metterne solamente 14.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Mario Diana per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
DIANA MARIO (P.d.L.). Presidente, annuncio il voto contrario all'emendamento numero 4. Io non ho mai messo in dubbio che lei abbia un'intelligenza rara, ma l'intelligenza, se è finalizzata solo alle cose che pensiamo noi, e non è finalizzata anche a comprendere ciò che avviene in quest'Aula, allora non è più intelligenza.
Veda, presidente Soru, noi siamo qua, in quest'Aula, perché questa maggioranza ha consentito che arrivassero in quest'Aula due provvedimenti, che nulla hanno a che vedere l'uno con l'altro. C'è stato un ricatto da parte del Capogruppo del P.D., che ha detto che avrebbe acconsentito a portare in Aula il provvedimento per la Dinamo (che noi riteniamo comunque un provvedimento importante, pena l'esclusione da tutti i campionati di una società gloriosissima della Sardegna) solo a determinate condizioni. Ciò che non è condivisibile è l'atteggiamento che ha assunto lei nel riferire le questioni, perché noi avremmo anche potuto non approvare quella norma che invece è all'attenzione del Consiglio oggi, perché avevamo assunto all'unanimità l'impegno in sede di Conferenza dei Capigruppo di esitare il provvedimento della Dinamo e, qualora pronto, il provvedimento di cui alla legge numero 162. Abbiamo accelerato le procedure.
Quindi, la nostra volontà era fin troppo evidente; a noi sarebbe stato molto comodo scaricare sulla vostra responsabilità sia un provvedimento sia l'altro, scontentando, ovviamente, una parte importante della Sardegna, come quella di Sassari, ai fini sportivi, e scontentando anche quella parte della popolazione che voi ritenete di garantire intraprendendo questo tipo di battaglia. E' una battaglia sbagliata, e lo sapete benissimo, perché non si risolve il problema con i 28 milioni. Questo è populismo e demagogia.
Sapete benissimo che molte di quelle risorse sono state buttate anche da voi, sapete benissimo che molte amministrazioni comunali non hanno eseguito gli adeguati controlli per verificare se i beneficiari degli interventi ne avessero realmente la necessità; non lo avete fatto prima, e pretendete che noi non lo facciamo adesso. Non può essere questa la soluzione del problema. Noi siamo contrari a stanziare ulteriori 14 milioni, ma l'Assessore si è impegnato a far sì che tutte le questioni vengano risolte con un disegno di legge ad hoc, e dovrà, una volta per tutte, dirci se è possibile che la Sardegna spenda molto più di quanto non spenda lo Stato italiano per lo stesso provvedimento.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Bruno per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Presidente, è vero: questa minoranza, quest'opposizione è stata costretta ad un ricatto, un ricatto morale del quale vado fiero, per portare in Aula questo argomento. Noi - l'ho già detto - riteniamo che siano importantissimi i problemi della pallacanestro, perché la Dinamo è una squadra che onora Sassari e la Sardegna, però ci sono priorità più importanti. Non dovevate quindi aspettare il nostro richiamo all'articolo 102 del Regolamento. Riteniamo che questo provvedimento, il ripristino dei 28 milioni, sia una priorità per quelle famiglie che credo abbiano un altro campionato da giocare. E noi dobbiamo tentare in tutti i modi di migliorare la qualità di vita di queste persone.
Questa opposizione, se non ha altri strumenti, utilizza quelli che le mettete a disposizione. E quella era un'occasione, perché avete applicato per la prima volta in questa legislatura l'articolo 102 del Regolamento, che vi consente di intervenire d'urgenza per tutte quelle proposte di legge che erano state esitate dalle Commissioni. Noi vi abbiamo segnalato che c'era qualche altra urgenza in Sardegna. Riteniamo che sia una scelta politica stanziare 14 milioni e non 28, nel momento in cui la settimana scorsa è stata discussa qui in Aula, in seguito ad una nostra mozione, una delibera, che dava attuazione ad un Piano del 2004 di acquisto di palazzi per 125 milioni di euro. Noi riteniamo che si debba partire da qui, da questa priorità, e non è demagogia: cercare di capire quali sono, nel progetto di una Regione, i valori e i provvedimenti concreti che danno effettività a quei valori.
Noi vi chiediamo ancora una volta di votare il nostro emendamento, perché riteniamo che, così facendo, rendiamo un servizio alla Sardegna, e complessivamente alla persona, a quella persona che tante volte mettete nei vostri provvedimenti, anche nel programma regionale di sviluppo, ai quali però poi non date attuazione pratica, perché avete altre priorità. Oggi noi abbiamo detto che la pallacanestro è importante, ma prima viene la persona, e non soltanto la persona che riesce a fare canestro, anche quella che non ne ha le possibilità.
PRESIDENTE. E' stata chiesta la votazione nominale.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'emendamento numero 4.
(Segue la votazione)
Prendo atto che il consigliere Soru ha votato a favore e che il consigliere Sanna Giacomo ha votato contro.
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Bruno - Caria - Cucca - Cuccu - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Marco - Moriconi - Piras - Porcu - Sanna Gian Valerio - Solinas Antonio - Soru - Uras - Zedda Massimo - Zuncheddu.
Rispondono no i consiglieri: Bardanzellu - Campus - Cappai - Cherchi - Contu Felice - Contu Mariano - Cossa - Cuccureddu - De Francisci - Dedoni - Dessì - Diana Mario - Floris Mario - Fois - Greco - Lai - Locci - Maninchedda - Meloni Francesco - Milia - Mula - Mulas - Oppi - Petrini - Pitea - Pittalis - Planetta - Randazzo - Rodin - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Paolo - Solinas Christian - Steri - Stochino - Vargiu - Zedda Alessandra.
Si è astenuta: la Presidente Lombardo.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 58
votanti 57
astenuti 1
maggioranza 29
favorevoli 20
contrari 37
(Il Consiglio non approva).
Metto in votazione l'articolo 1. Chi lo approva alzi la mano.
(E' approvato)
Passiamo all'esame dell'articolo 2 e del relativo emendamento.
(Si riporta di seguito il testo dell'articolo 2 e del relativo emendamento:
Art. 2
Norma finanziaria
1. Gli oneri derivanti dall'attuazione della presente legge per l'anno 2010 sono valutati in euro 14.000.000.
2. Nel bilancio della Regione per gli anni 2010-2013 sono apportate le seguenti variazioni:
In aumento
UPB S05.03.007
Provvidenze a favore di soggetti con disabilità e loro associazioni
2010 euro 14.000.000
mediante incremento del capitolo SC05.0673
In diminuzione
UPB S08.01.002
FNOL parte corrente
2010 euro 14.000.000
mediante riduzione della riserva di cui alla voce 2 della tabella A allegata alla legge regionale n. 5 del 2009.
Emendamento sostitutivo parziale Maninchedda - Steri
Articolo 2
Nel comma 2 dell'art. 2 le parole: "mediante riduzione della riserva di cui alla voce 2)" sono sostituite dalle seguenti: "mediante riduzione delle riserve di cui alle seguenti voci:
voce 4): euro 9.610.000;
voce 1): euro 4.390.000". (1).)
PRESIDENTE. Poiché nessuno è iscritto a parlare su quest'articolo, per esprimere il parere sull'emendamento ha facoltà di parlare il consigliere Steri, relatore di maggioranza.
STERI (U.D.C.), relatore di maggioranza. Il parere è favorevole.
PRESIDENTE. Per esprimere il parere della Giunta ha facoltà di parlare l'Assessore dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale.
LIORI, Assessore tecnico dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale. Il parere è conforme a quello del relatore.
PRESIDENTE. Metto in votazione l'emendamento numero 1.
Ha domandato di parlare il consigliere Espa. Ne ha facoltà.
ESPA (P.D.). Ho ricevuto adesso per un errore l'emendamento. Volevo sapere se il proponente lo può illustrare, perché non c'è una relazione.
PRESIDENTE. Non si può illustrare perché è già chiusa la fase della discussione. Lo si può illustrare solo nel corso della discussione.
ESPA (P.D.). Non abbiamo chiaro che cosa fare da questo punto di vista.
PRESIDENTE. Siamo in fase di dichiarazione di voto. L'onorevole Maninchedda potrà fornirle le delucidazioni in sede di dichiarazione di voto.
Ha domandato di parlare il consigliere Maninchedda per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
MANINCHEDDA (P.S.d'Az.). Onorevole Espa, con questo emendamento si vuole mantenere invariato l'importo di 14 milioni, imputandolo non alla tabella 2, ma al numero 4 della tabella A, perché ciò che veniva coperto con quella voce è stato coperto dalla Giunta con altri fondi. Invece, la voce 1 era sulla formazione, ed è rimasta invariata rispetto all'ipotesi precedente.
PRESIDENTE. Metto in votazione l'emendamento numero 1. Chi lo approva alzi la mano.
(E' approvato)
Metto in votazione l'articolo 2. Chi lo approva alzi la mano.
(E' approvato)
Passiamo all'esame dell'articolo 3.
(Si riporta di seguito il testo dell'articolo 3:
Art. 3
Entrata in vigore
1. La presente legge entra in vigore nel giorno della sua pubblicazione sul Bollettino ufficiale della Regione autonoma della Sardegna (BURAS).)
PRESIDENTE. Poiché nessuno è iscritto a parlare su quest'articolo, lo metto in votazione. Chi lo approva alzi la mano.
(E' approvato)
Passiamo alla votazione finale.
Ha domandato di parlare il consigliere Luciano Uras per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Signor Presidente, si è detto prima sulle modalità attraverso le quali siamo arrivati a licenziare questo provvedimento, per il quale noi voteremo a favore. A me piace sempre valorizzare il risultato, e piace valorizzare il risultato in ragione del bisogno che noi andiamo a soddisfare. Potevamo fare di più, sono convinto che possiamo fare di più, ma per fare di più dobbiamo effettuare un'analisi seria di come costruiamo il bilancio, di come assumiamo gli impegni, di come le nostre strutture burocratiche svolgono la loro funzione di attuazione delle leggi che si approvano in questo Consiglio regionale; bisogna dare valore alle cose utili che facciamo, alle risposte che diamo alla nostra comunità, rendendo più efficiente l'opera complessiva del sistema pubblico regionale.
Questo dobbiamo fare, e può darsi anche che scopriamo, onorevole Vargiu, sacche di sprechi che ci impediscono di stanziare in modo chiaro ed evidente a tutti, nell'utilità pubblica, le risorse scarse che questa nostra Regione possiede. E' per questo che io riconosco il valore che ha questo provvedimento, il valore positivo di un risultato raggiunto che speriamo sia approvato all'unanimità da quest'Aula.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Espa per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
ESPA (P.D.). "Le cose utili che facciamo", ha detto adesso l'onorevole Uras; credo sia un passaggio importante. Onorevole Diana, lei ha pronunciato un intervento, a mio parere non congruo rispetto alla realtà di quello che sta succedendo, quando ha detto: "voi non avete fatto i controlli e pretendete che non li facciamo neanche noi". Io le voglio ricordare che sui controlli la nostra mozione che voi avete bocciato prevedeva un articolato completo, ma non serve a nessuno cercare di sminuire il valore dell'azione fatta in tutti questi anni, non serve pensare che negli scorsi anni quello che è stato fatto non è servito, anzi, io credo che sia un patrimonio di tutti e un valore di tutti.
La Sardegna ha registrato un progresso con questa attuazione, e lo ripeto, onorevole Diana - lo dico ai colleghi, l'abbiamo già detto - ci sono società scientifiche che studiano questo modello, che, noi possiamo esportare; poi eseguiremo tutti i giusti controlli, siamo d'accordo, ma non cerchiamo di delegittimare per motivi politici, che io ritengo non importanti, un percorso che dura da dieci anni. Ecco, per questo, entrando nel merito, sono d'accordo con l'onorevole Uras, e credo che sia importante il voto a favore, nonostante la opposizione che abbiamo condotto in sede di discussione e a cui non rinunceremo, perché è giusto che tutti abbiano l'accesso a questo tipo di sostegno, perché è un sostegno che alla fine fa risparmiare.
Noi non possiamo che essere favorevoli al fatto che a circa 8000 persone, che hanno un punteggio di gravità da 64 a 100, quindi i più gravi, vengano restituiti i 1.000 euro; noi siamo ovviamente molto d'accordo, perché è una battaglia che è stata condotta da queste persone, è una battaglia che è stata condotta da numerose giunte comunali, e cito quelle di centrodestra, cito Alghero, cito Cagliari, cito Selargius, per non citare Capoterra, Maracalagonis e altre. Sono battaglie che ha voluto il territorio, quindi non posso che essere a favore.
Certo, anche per quanto riguarda le persone anziane, che hanno ottenuto il 100 per cento e quindi il reintegro dei 1.000 euro, noi rimaniamo del nostro parere che era una scelta politica che ci potevano permettere. L'esempio ormai è stato piuttosto gettonato, ma è evidente che piuttosto che questa è un'emergenza maggiore, secondo noi, rispetto a quella dell'acquisto di palazzi, come probabilmente lo è il master and back. Il mio voto è favorevole.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Lotto per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
LOTTO (P.D.). Intervengo per dichiarazione di voto su questo provvedimento che, nonostante non sia intervenuto nel dibattito, giudico di estrema importanza. Il Consiglio regionale affronta finalmente un problema - in prosecuzione di un disegno di assistenza già da alcuni anni in atto - intervenendo a favore di una delle parti più deboli della società, grazie anche al ruolo positivo che il centrosinistra ha svolto nello spingere il Consiglio regionale ad occuparsene. E' anche importante il fatto che il nostro Capogruppo e l'intero centrosinistra sia ricorso ad ogni mezzo lecito perché questo risultato si conseguisse. Nessuno, però, deve irritarsi se durante la discussione c'è chi mette in evidenza problematiche e aspetti diversi delle questioni che affrontiamo, nessuno ha il diritto di perdere la pazienza.
All'onorevole Campus vorrei dire che è un titolo di merito per questo Consiglio se vengono stanziati in Sardegna più fondi per questo settore di quanto non se ne stanzino a livello nazionale, e c'è un precedente in materia. Nel settore delle case popolari - e cioè sempre nel settore dell'assistenza alla parte più debole della società - si verificò l'eclatante caso della Giunta presieduta dall'onorevole Soru che aveva stanziato più fondi di quanto non avesse fatto il Governo nazionale per costruire case popolari. Quello fu un grosso titolo di merito, facciamocene un vanto anche oggi, e non un motivo di dispiacere. Per questo io credo che sia giusto votare a favore, anche se resta sempre il rammarico di non aver conseguito il risultato per intero.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Antonio Solinas per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SOLINAS ANTONIO (P.D.). Presidente, intervengo per esprimere il mio voto favorevole, anche se con questa approvazione non diamo una risposta parziale è pur sempre un segnale positivo. Credo, però, che sia doveroso dire che è triste in quest'Aula constatare che, dopo che questa maggioranza consiliare ha bocciato gli emendamenti presentati ai vari collegati delle finanziarie, dopo che questa maggioranza ha votato la mozione relativa all'aumento dei fondi per la legge numero 162, per poter dare risposte a chi è stato meno fortunato di noi in questa società, solo per il fatto che vi interessa così tanto la Dinamo di Sassari, vi abbiamo dovuto sottoporre, se non ad un ricatto, come ha detto l'onorevole Diana, certamente ad uno scambio di interessi: il vostro interesse, che era quello per la Dinamo di Sassari, e il nostro interesse che era per una fascia così sfortunata della società sarda.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Caria per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CARIA (P.D.). Presidente, anch'io annuncio il voto favorevole testo unificato. Siamo soddisfatti del lavoro svolto in Commissione; in due giorni, sostanzialmente, siamo riusciti, anche se la legge non ha tantissimi articoli, a sviluppare tutti gli atti procedurali previsti dal Regolamento che ci hanno portato a esitare questa legge. Ciò dimostra che quando c'è la volontà si possono conseguire obiettivi importanti. Siamo soddisfatti anche del lavoro, e ringraziamo sicuramente, è stato determinante anche l'aiuto che ci è arrivato dagli uffici, che hanno offerto una collaborazione fattiva per consentirci di procedere velocemente in questo percorso.
Così come ha detto qualche collega, il risultato è un risultato positivo, per quanto ci riguarda, anche se rimane un senso di amarezza, in quanto potevamo sicuramente fare di più, osare di più. Io sono convinto che le risorse ci siano e ce ne siano tantissime nell'ambito del bilancio (concordo con quanto ha detto l'onorevole Uras), ma credo che su questo aspetto siano in tanti a concordare, nel senso che nelle pieghe del bilancio ci sono tante risorse inutilizzate. Si potevano quindi trovare senz'altro, assessore La Spisa, i 14 milioni che mancano per raggiungere e centrare appieno l'obiettivo.
Concludo l'intervento dicendo all'Assessore: si è fatto riferimento a un'ipotesi di nuova norma (lo ha richiamato, questo passaggio, il Capogruppo del P.d.L.) io credo che si possa anche ragionare nella direzione di mettere in piedi una nuova norma, ma penso che piuttosto che analizzare solo numeri (perché noi oggi ci siamo limitati a guardare i numeri e la portata di questi numeri) per fare un buon lavoro sia necessario uno studio, un'analisi della filiera di tutti i passaggi che riguardano la "162". Non è sufficiente dire: "Dobbiamo intensificare i controlli", non credo che sia solo questo l'aspetto. Probabilmente c'è qualche disfunzione ma non è, credo, questo l'aspetto principale rispetto alle possibili ricadute di questo strumento, di questa legge. Gli eventuali disguidi del sistema sono secondo me minoritari e quindi prima ancora di...
PRESIDENTE. Onorevole Caria, il tempo a sua disposizione è terminato.
Ha domandato di parlare il consigliere Locci per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
LOCCI (P.d.L.). Intervengo per esprimere ovviamente il voto favorevole e anche per constatare che, tutto sommato, dopo una lunga discussione, che ha registrato anche diversi spunti polemici, il tutto poi è rientrato nella ragionevolezza e anche l'opposizione - che tutto sommato ha collaborato in maniera fattiva nelle due Commissioni di merito per arrivare a questo risultato - alla fine ha convenuto sulla opportunità di votare in maniera favorevole su un provvedimento che alla fine che cosa fa? Va a riconoscere dei diritti importanti a quelle fasce effettivamente più bisognose e più deboli che sono quelle che hanno più di 65 punti relativamente a soggetti che hanno meno di 65 anni.
Bisogna a questo proposito ricordare che la legge nazionale era nata per venire incontro a questa fascia di soggetti e, senza fare grandi polemiche, volevo ricordare all'onorevole Soru che anche lui con la delibera 49/10 del 28 di novembre del 2006 in fondo, quando si era ritrovato a dover far quadrare i conti, aveva sospeso l'erogazione dei benefici alla categoria al di sotto di 50 punti, per poi riprenderla l'anno successivo con la delibera 27/41 del 17 luglio del 2007, dopo che è riuscito a mettere un po' di ordine nei conti del settore sociosanitario.
Però io, oltre a queste due precisazioni, volevo anche offrire uno spunto a tutti i consiglieri e all'Assessore sottolineando che siccome la legge che stiamo per approvare disciplina la verifica finalmente di tutte le fasce, e in particolare di quelle fasce dove possono annidarsi sicuramente degli abusi, occorre, nella delibera di Giunta, cercare di modificare l'allegato B della delibera del 2005, che è quello dove si fa riferimento all'autocertificazione che viene svolta solo da un operatore sociosanitario e dalla famiglia. E' qui che si annidano eventuali abusi e quindi proporrei - e questo lo faccio in termini costruttivi - che l'eventuale delibera possa prevedere quello che già si è previsto nell'unità di valutazione territoriale delle AA.SS.LL. dove nei distretti, insieme alla figura dell'operatore sociale, c'è anche il medico distrettuale, e cercare di centralizzare eventualmente le domande e la compilazione riferendosi alle unità di valutazione territoriale...
PRESIDENTE. Onorevole Locci, il tempo a sua disposizione è terminato.
Ha domandato di parlare il consigliere Pittalis per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
PITTALIS (P.d.L.). Se io avessi assistito al dibattito dai banchi del pubblico mi sarei fatto un'idea (e lo dico senza ironia) e cioè che il Gruppo del P.D. e l'onorevole Renato Soru non vedono di buon occhio questo provvedimento. Lo dico perché un provvedimento che concorre a risolvere un problema ha suscitato un intervento di una violenza incredibile da parte dell'onorevole Soru e una quantità di interventi dal sapore ostruzionistico.
Io non riesco a capire perché sulle questioni che in qualche modo, non in Aula, ma prima dell'Aula, hanno visto maggioranza e opposizione essere d'accordo, un provvedimento che poteva essere esitato in cinque minuti sta continuando a creare una sorta di tifoseria da stadio tra chi è più bravo. Onorevole Espa, sulle politiche sociali non siamo secondi a voi! Vi diamo lezione!
ESPA (P.D.). Non credo proprio!
PITTALIS (P.d.L.). Ve la dà questa maggioranza e questa Giunta regionale con i provvedimenti concreti che ha posto in essere e che sta ponendo in essere. Di che cosa stiamo parlando? Vogliamo andare a effettuare una verifica di quello che è stato e di quello che è oggi?
ESPA (P.D.). Facciamola! Assolutamente facciamola!
PITTALIS (P.d.L.). Di che cosa stiamo parlando? State affastellando argomentazioni e chiamando in causa la Dinamo su una questione che non c'entra assolutamente niente. Onorevole Soru, vuole forse ricordarci quando il marchio della Regione Sardegna è stato sostituito con quello della Tiscali? Si pensa di fare un'operazione altrettanto con la Dinamo, ora che è sulle vette di serie A? Ma di che cosa stiamo parlando? Volete trascinarci su un terreno paludoso rispetto a un argomento che merita ben altra serietà e ben altra considerazione.
Oggi io avrei preso atto dello sforzo fatto dalla Giunta, dalla maggioranza e dalla stessa opposizione per trovare una soluzione in positivo, ed è questo quello che conta. Ecco perché noi voteremo a favore, e spero che questa discussione, davvero leziosa, si chiuda con il voto sul provvedimento.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Bruno per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Onorevole Pittalis, lei ha parlato d'altro oggi, ha visto un altro film. Io credo che intanto questo provvedimento rappresenti un passo avanti, una conquista di questo Consiglio regionale e una conquista dei sardi. Io ho visto una Commissione sanità che in questi due giorni ha lavorato con passione e con competenza su una legge utile per la Sardegna, utile per i sardi, e ringrazio anche i Capigruppo per aver consentito di portarla in Aula, anche con un "ricatto", tra virgolette. Ringrazio anche le famiglie che con molta dignità, ho visto 400 famiglie presenti qualche settimana fa qui, in Consiglio regionale; hanno rappresentato le loro esigenze. Sono famiglie che hanno compiti di cura e di assistenza e che hanno trovato, costrette, il tempo per venire a qui a protestare. Ringrazio anche quelle altre che hanno mandato mail, che hanno mandato lettere di protesta, i sindaci, i nostri amministratori locali.
Io credo che ci stiamo accingendo ad approvare una legge che salvaguarda un livello di assistenza sociale raggiunto in dieci anni di ottima applicazione di una legge importante, la numero 162 del 1998, e contemporaneamente stiamo attivando un percorso di studio, di verifica, di monitoraggio anche con un'altra proposta di legge che insieme cercheremo di portare all'attenzione di quest'Aula. Vi chiediamo anche, così come abbiamo fatto con la mozione, di fare in modo che i progetti personalizzati abbiano almeno una cadenza biennale e che quindi garantiscano tranquillità, nella programmazione, alle stesse famiglie con disabilità grave. E' un passo avanti, è una conquista.
Non siamo totalmente soddisfatti perché riteniamo che i 28 milioni di euro sarebbero stati la cifra che avrebbe assicurato maggiore tranquillità alle famiglie. La realtà è che per noi questo provvedimento di legge è una priorità, per voi, invece, quella di destinare soltanto la metà del fabbisogno necessario è stata una scelta politica. Il nostro voto sarà a favore.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Soru per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SORU (P.D.). Ha parlato il Capogruppo.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Petrini per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
PETRINI (P.d.L.). Presidente, non volevo prendere la parola ma sono stato quasi costretto. Io dico: spendiamo il nome dei disabili sardi per fare polemica in quest'Aula, ci dobbiamo vergognare tutti, tutti! Ma è mai possibile, la Commissione ha lavorato così bene...
URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Io non mi vergogno!
PETRINI (P.d.L.). Ha lavorato benissimo la Commissione e lei era con noi, onorevole Uras! Era con noi e abbiamo lavorato benissimo...
(Interruzioni del consigliere Luciano Uras)
PRESIDENTE. Onorevole Uras! Onorevole Uras!
(Interruzioni del consigliere Luciano Uras)
PETRINI (P.d.L.). Vergognamoci, a nome dei disabili sardi!
PRESIDENTE. Sospendo la seduta per cinque minuti.
(La seduta, sospesa alle ore 14 e 18, viene ripresa alle ore 14 e 22.)
PRESIDENTE. Riprendiamo i lavori, prego i colleghi di prendere posto. Onorevole Petrini, rinuncia?
PETRINI (P.d.L.). No! Per quale motivo dovrei rinunciare? Perché il collega Uras si è offeso?
Stavo dicendo che in Commissione abbiamo lavorato per due giorni benissimo, abbiamo cercato di offrire il meglio a queste persone che sono le ultime della nostra società. Avevamo trovato 8 milioni di euro, poi l'Assessore si è impegnato a trovare qualcosa in più tra le pieghe del bilancio, beh, l'ha trovata! Abbiamo fatto di tutto, ci siamo messi tutti contro l'Assessore per cercare di accontentare i sardi e accontentando i sardi accontentavamo anche noi, e siamo arrivati a 14 milioni di euro. Non lo so, non lo so: cosa volete di più? Più di questo cosa si può fare? Eravamo d'accordo, una legge che doveva essere approvata in venti minuti, mezz'ora ci ha impegnato per tutta la mattina, per colpa delle polemiche, cari colleghi, polemiche che non devono esistere su questo campo, sulla disabilità.
Onorevole Soru, lei mi ha sempre dato una mano sulla disabilità, io lo riconosco, lo riconosco, mi ha sempre dato una mano, ma non abbastanza, onorevole Soru, non abbastanza! Oggi noi stiamo facendo più del necessario (in realtà non è mai più del necessario) dobbiamo fare di più per queste persone e dunque io chiedo all'Assessore di fare qualcosa in più, di fare qualcosa in più nel futuro.
Oggi mi fermo qui perché sono soddisfatto dal lavoro svolto in Commissione insieme agli altri, ecco perché non ho preso la parola, ecco perché prima ho votato contro l'ultima mozione, perché prima bisogna aiutare i più gravi, poi il prossimo anno, nel prossimo bilancio, vedremo di trovare i soldi anche per i meno gravi, i meno sfortunati. Eravamo d'accordo su questa linea, non capisco perché siamo caduti nelle polemiche. Non lo so, non è mai successo perché noi non ne abbiamo mai approfittato, onorevole Soru, quando lei era al comando; mai! Voi invece sì, sulla pelle delle persone più deboli.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Giampaolo Diana per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Presidente, l'onorevole Petrini citava i meno sfortunati, probabilmente i meno sfortunati son qua dentro, i meno sfortunati cioè vuol dire i più fortunati. Però, al di là di questo aspetto io sarei d'accordo con lei, onorevole, lei ha detto che ha chiesto alla Giunta e all'Assessore della programmazione, all'Assessore della sanità di mettere qualcosa in più. Siamo d'accordo, infatti noi abbiamo chiesto i 28 milioni. Ci vuole spiegare, onorevole, perché lei ha votato contro quella richiesta? Diventa un po' grottesco, dopo che ha votato contro quella richiesta chiedere di avere di più! Ho l'impressione che qua dentro ci siano certamente i meno sfortunati, ma anche i più sfortunati intellettualmente.
Allora, per finire, non voglio buttarla su questo terreno, noi abbiamo, attraverso il nostro Capogruppo, espresso il parere del nostro Gruppo. Abbiamo impegnato l'Aula in una discussione che è durata quanto doveva durare perché siamo convinti che si tratti di rendere esigibili diritti a persone alle quali questi diritti sono stati sottratti, ecco perché ci siamo permessi, non strumentalmente, di impegnare questa Aula. E quando si è fatto riferimento ad altre politiche non l'abbiamo fatto noi. Chi ha la responsabilità di governare deve anche effettuare delle scelte, e per il Partito democratico questa scelta è prioritaria rispetto ad altre politiche. Mi dispiace, mi dispiace che di fronte ad un'affermazione come questa si voglia girare sempre tutto in rissa. Badate, ciò non fa onore a chi lo fa e tantomeno fa onore a quest'Aula, soprattutto quando questo comportamento viene posto in essere da persone che, vivaddio, hanno qualche mezzo e qualche strumento di analisi maggiore dell'onorevole Petrini che cercava i meno sfortunati in questa discussione.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale della legge.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, del testo unificato delle proposte di legge numero 121 e 122.
(Segue la votazione)
Prendo atto che i consiglieri Cappai, Contu Mariano e Lotto hanno votato a favore.
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Amadu - Bardanzellu - Biancareddu - Bruno - Campus - Cappai - Caria - Cherchi - Contu Felice - Contu Mariano - Cossa - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - De Francisci - Dedoni - Dessì - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Rosanna - Fois - Greco - Lai - Locci - Lotto - Manca - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Marco - Milia - Moriconi - Mula - Mulas - Obinu - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Planetta - Porcu - Randazzo - Rassu - Rodin - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Sanna Paolo - Solinas Antonio - Solinas Christian - Soru - Steri - Stochino - Uras - Vargiu - Zedda Alessandra - Zedda Massimo - Zuncheddu.
Si è astenuta: la Presidente Lombardo.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 62
votanti 61
astenuti 1
maggioranza 31
favorevoli 61
(Il Consiglio approva).
Sospendo i lavori per quindici minuti e convoco la Conferenza dei Capigruppo.
(La seduta, sospesa alle ore 14 e 29, viene ripresa alle ore 14 e 53.)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione congiunta della mozione numero 45 e dell'interpellanza numero 74.
(Si riporta di seguito il testo della mozione e dell'interpellanza:
Mozione Bruno - Uras - Salis - Agus - Barracciu - Ben Amara - Caria - Cocco Daniele Secondo - Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Sechi - Solinas Antonio - Soru - Zedda Massimo - Zuncheddu sull'esigenza di assicurare la massima tutela dell'area archeologica di Tuvixeddu e sull'imprescindibile necessità di esperire ogni attività tecnico-amministrativa necessaria per la revisione degli accordi di programma, adottati precedentemente alla modificazione del quadro giuridico avvenuta con la Convenzione europea sul paesaggio e l'entrata in vigore del Codice dei beni culturali e del paesaggio, che ponga quale punto qualificante e vincolante la salvaguardia dell'area d'interesse ambientale ed archeologico, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento.
IL CONSIGLIO REGIONALEPREMESSO che:
- l'area di Tuvixeddu (Cagliari) rappresenta la più importante area sepolcrale punico-romana del Mediterraneo, con utilizzi fino all'epoca alto-medievale, oltre 2.300 ambienti sepolcrali di estrema importanza e con recenti nuovi ritrovamenti, tuttora non adeguatamente salvaguardati e valorizzati, che costituiscono certamente uno dei beni storico-culturali più rilevanti del territorio sardo;
- l'esigenza di realizzare una più efficacia salvaguardia del sito è oramai unanimemente sentita e lo stesso Ministro per i beni e le attività culturali, in un comunicato stampa del 7 ottobre 2008, ha concordato sulla necessità di "prestare massima tutela all'area" e ha invitato la Regione a farsi parte attiva per trovare una nuova intesa con le imprese private già interessate dall'accordo di programma del 2000;
- l'area sepolcrale di Tuvixeddu è tutelata con vincolo storico-culturale (articolo 10 e seguenti del decreto legislativo n. 42 del 2004, e successive modifiche e integrazioni, individuazione con decreto ministeriale 2 dicembre 1996), con vincolo paesaggistico (articolo 142 del decreto legislativo n. 42 del 2004, e successive modifiche e integrazioni) ed è individuata quale bene identitario dal Piano paesaggistico regionale (PPR, articoli 47, 48 e allegato 3);
- l'area di Tuvixeddu è oggetto di due distinti accordi di programma Regione-comune-privati, sottoscritti il 15 settembre ed il 3 ottobre del 2000, nei quali è prevista l'edificazione di un nuovo quartiere residenziale e servizi per circa 350 mila metri cubi di volumetrie complessive;
OSSERVATO che:
- successivamente alla stipula dei citati accordi di programma, è stata sottoscritta la Convenzione europea sul paesaggio (Firenze, ottobre 2000) ed è stato emanato il Codice dei beni culturali e del paesaggio (decreto legislativo n. 42 del 2004, e successive modifiche e integrazioni), atti che hanno profondamente mutato la sensibilità e l'approccio giuridico per la tutela dei valori ambientali, culturali, paesaggistici, storici e naturalistici del nostro Paese, dando così più compiuta attuazione ai principi costituzionali in materia di tutela del paesaggio (articolo 9, secondo comma, della Costituzione italiana);
- in seguito a tale mutato quadro giuridico la Regione Sardegna ha adottato (deliberazione n. 22/3 del 24 maggio 2006), e successivamente definitivamente approvato, il Piano paesaggistico regionale (deliberazione n. 36/7 del 5 settembre 2006) che disciplina, tutela e promuove il paesaggio sardo così come costituito dalla interazione tra natura, storia e cultura delle popolazioni locali;
RILEVATO che:
- la stessa Giunta regionale, con propria delibera n. 3/21 del 26 gennaio 2010, di indirizzo all'attuazione dei citati accordi di programma ha espressamente posto il problema relativo alla validità dei nulla osta paesaggistici in precedenza rilasciati (per la precisione parere n. 3015 del 27 maggio 1999 a firma del Direttore generale dell'Ufficio tutela del paesaggio) ai sensi dell'articolo 12 della legge 22 giugno 1939, n. 1497 e concernente i soli strumenti urbanistici di carattere generale i quali hanno la mera funzione di determinare lo sviluppo del territorio attraverso il criterio dello zoning attribuendo, ad ogni parte del territorio, una specifica destinazione d'uso e limitandosi ad indicare, per le aree edificabili, gli indici ed i parametri di tipo quantitativo che tale edificazione regoleranno;
- il TAR Sardegna ha già affrontato il problema affermando che anche le autorizzazioni paesaggistiche relative agli strumenti urbanistici hanno validità di cinque anni (sentenza 4 novembre 1993, n. 1346, e 15 settembre 2000, n. 837), per cui allo stato non è realizzabile alcun altro intervento, salvo che venga disposto il rinnovo di dette autorizzazioni;
- a tutt'oggi non risulta essere mai stata richiesta né rilasciata l'autorizzazione paesaggistica di cui all'articolo 16, comma 3, della legge 17 agosto 1942, n. 1150, che riguarda i piani particolareggiati o attuativi che hanno la funzione di regolamentare la trasformazione del territorio attraverso indicazioni di dettaglio che consentano di prefigurare l'impatto sul territorio degli interventi previsti;
- la necessità dell'autorizzazione paesaggistica di cui al citato articolo 16, comma 3, non è contestabile atteso il disposto della legge regionale 12 agosto 1998, n. 28, articolo 1, comma 1, lettere b) e c), e della legge regionale 22 dicembre 1989, n. 45, articolo 21, comma 2 (in questo senso si è pronunciata la giurisprudenza: Consiglio di Stato, Sez. VI, 2 marzo 2000, n. 1095, 14 gennaio 2002, n. 173, 28 luglio 2006, n. 4690, TAR Lombardia Milano, 4 dicembre 2007, n. 6541);
- la recente richiesta di archiviazione dell'indagine svolta dalla Procura di Cagliari ha confermato la giustezza delle azioni poste in essere dalla precedente Giunta regionale a maggiore tutela dell'area;
- la recente sentenza del Consiglio di Stato (Sez. VI, 5 febbraio 2010, n. 538) ha considerato illegittimo il provvedimento di autorizzazione paesaggistica del 25 agosto 2008 adottato dal Comune di Cagliari su delega della Regione, per una porzione di 15.000 metri cubi del più ampio piano di urbanizzazione del Colle di Tuvixeddu, e che tale illegittimità deriva, sempre per il Consiglio di Stato, dalla circostanza che quel provvedimento sia stato assunto "senza attendere ad una pur minima valutazione in ordine alla pura asserita compatibilità paesaggistica dell'intervento con le peculiarità del sito, con i vincoli gravanti sull'area, oltre che con le prescrizioni introdotte dal PPR per il corrispondente ambito di paesaggio";
- lo stesso Consiglio di Stato non si è espressamente pronunciato sulla mancanza dell'autorizzazione di cui all'articolo 16, comma 3, della legge 17 agosto 1942, n. 1150, avendo considerato la censura assorbita, in modo tale che la questione è rimasta impregiudicata;
- la Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici ha già affermato che gli accordi di programma in questione non sono, allo stato, eseguibili non essendo stata rilasciata l'autorizzazione di cui al citato articolo 16, comma 3, della legge 17 agosto 1942, n. 1150, e detto assunto è stato ribadito dall'Avvocatura dello Stato sia nel giudizio davanti al TAR che davanti al Consiglio di Stato, di modo tale che non è, allo stato, ipotizzabile un mutamento di opinione;
- è cessato il regime transitorio relativo al rilascio delle autorizzazioni paesaggistiche previsto dall'articolo 159 del decreto legislativo n. 42 del 2004, e successive modifiche e integrazioni ed è entrata in vigore la disciplina a regime contenuta nel precedente articolo 146 in forza della quale il rilascio delle necessarie autorizzazioni paesaggistiche è subordinato al rilascio di un favorevole e vincolante parere della Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici;
CONSIDERATO che per quanto sopra osservato, è evidente l'impossibilità a procedere negli accordi di programma citati perché gli interventi urbanistici previsti non rientrano tra quelli di cui all'articolo 15, comma 3, delle Norme tecniche di attuazione del PPR, che fa salvi i soli interventi autorizzati ed efficaci alla data di adozione del PPR, ma rientrano, invece, tra quelli per i quali è necessaria un'intesa tra Regione, provincia e comune ai sensi dell'articolo 11 del citato PPR,
impegna il Presidente della Regione, l'Assessore regionale degli enti locali, finanze e urbanistica e l'Assessore regionale della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport
1) ad esperire ogni attività tecnico-amministrativa necessaria, in sinergia con gli organi centrali e periferici del Ministero per i beni e le attività culturali, per una più ampia tutela dell'area archeologica di Tuvixeddu;
2) a modificare la delibera n. 3/21 del 26 gennaio 2010 nella parte che conferma, nonostante l'incompleto iter autorizzatorio sopra ricordato, la volontà dell'Esecutivo regionale di portare avanti le iniziative urbanistiche previste dai citati accordi di programma;
3) ad adoperarsi al fine di pervenire ad una profonda revisione degli accordi di programma richiamati per giungere ad un'intesa Comune-Regione, ai sensi dell'articolo 11 del PPR, che abbia come punto qualificante e vincolante la salvaguardia integrale dell'area d'interesse ambientale ed archeologico;
4) a porre in essere tutte le iniziative utili per pervenire all'acquisizione al patrimonio pubblico dell'area sepolcrale di Tuvixeddu e di un'adeguata fascia di rispetto per un'efficace valorizzazione e tutela e alla conseguente istituzione, nel compendio così ampliato, di un parco archeologico-ambientale di fondamentale importanza culturale ed economica per Cagliari e l'intera Sardegna. (45).
Interpellanza Uras - Ben Amara - Sechi - Zedda Massimo - Zuncheddu - Salis - Cocco Daniele Secondo - Mariani sulla tutela integrale e sulla valorizzazione della necropoli fenicio-punica di Tuvixeddu e Tuvumannu in Cagliari.
I sottoscritti,
PREMESSO che:
- la sentenza del Consiglio di Stato del 5 febbraio 2010 accoglie il ricorso della Soprintendenza dei beni culturali architettonici e paesaggistici della Sardegna, avente per oggetto la conferma del provvedimento di annullamento della autorizzazione paesaggistica rilasciata dal Comune di Cagliari per un intervento edilizio nell'area di Tuvixeddu-Tuvumannu, interessata da testimonianze archeologiche fenicio-puniche uniche al mondo per consistenza ed estensione;
- contemporaneamente si è avuta notizia della conclusione delle indagini promosse da parte della competente autorità giudiziaria e finalizzate all'accertamento di responsabilità in capo all'Amministrazione regionale circa le azioni poste in essere per evitare la realizzazione del predetto intervento edilizio, con proposta di proscioglimento da ogni accusa degli amministratori interessati;
- dalle notizie diffuse dalla stampa in merito a questa vicenda si registra, ancora una volta, un pesante imbarbarimento del sistema politico ed economico, che si palesa soprattutto nei momenti di grave crisi morale e sociale e che preoccupa per qualità e gravità delle espressioni utilizzate e per i toni minacciosi inaccettabili verso i soggetti che hanno partecipato al corretto procedimento amministrativo;
- rimane di assoluta necessità intervenire, nel modo giuridicamente e tecnicamente più efficace, per la definitiva tutela integrale della necropoli fenicio-punica di Cagliari, per la valenza storico archeologica che la rende patrimonio culturale inestimabile e, pertanto, da conservarsi e valorizzarsi come bene comune dell'intera umanità;
- si ritiene la Regione autonoma della Sardegna il soggetto principale di ogni iniziativa istituzionale, legislativa e amministrativa per la realizzazione della definitiva tutela della necropoli di Tuvixeddu-Tuvumannu, anche se con le necessarie intese con i competenti organi dello Stato, Provincia e Municipalità di Cagliari,
chiedono di interpellare il Presidente della Regione, l'Assessore regionale degli enti locali, finanze e urbanistica e l'Assessore regionale della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport per sapere se intendano:
1) porre in essere ogni necessario intervento immediato per evitare la realizzazione di ogni altra qualsivoglia opera o manufatto nell'area interessata di Tuvixeddu-Tuvumannu che rischia di compromettere ulteriormente la necropoli;
2) predisporre uno specifico disegno di legge funzionale alla promozione del bene culturale, alla sua integrale conservazione ai fini di studio e testimonianza storica, per la più completa e diffusa conoscenza della civiltà umana;
3) procedere, nell'ambito dell'intesa istituzionale di programma vigente, tramite la verifica degli obiettivi e lo stato di attuazione delle misure in essa previste, alla rimodulazione dei suoi contenuti e alla conseguente definizione di uno specifico accordo di programma quadro, finalizzato all'acquisizione delle aree comunque interessate dal sito archeologico con partecipazione finanziaria dello Stato e nelle forme di legge più convenienti all'interesse pubblico. (74).)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.
Ha facoltà di parlare il consigliere Luciano Uras per illustrare la sua interpellanza.
URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Come è noto in queste ultime settimane la vicenda di Tuvixeddu è tornata di assoluta attualità in ragione di una sentenza che è stata emessa dal Consiglio di Stato il 5 febbraio scorso, che accoglie il ricorso della sovrintendenza dei beni culturali e architettonici e paesaggistici della Sardegna e che ha per oggetto la conferma del provvedimento di annullamento dell'autorizzazione paesaggistica rilasciata dal comune di Cagliari per un intervento edilizio nell'area di Tuvixeddu-Tuvumannu interessata da testimonianze archeologiche fenicio-puniche uniche al mondo per consistenza ed estensione.
La sentenza del Consiglio di Stato interviene sulla qualità del nulla osta paesaggistico a suo tempo ricevuto dall'impresa costruttrice e rilasciato dal Comune di Cagliari, definendolo sostanzialmente generico e quindi non idoneo a consentire la realizzazione degli interventi previsti. Attorno a questa vicenda si è sviluppato qualche elemento di disagio deteriore sotto il profilo della relazione umana, della relazione delle istituzioni, tra le istituzioni, all'interno delle istituzioni che è stato riportato significativamente da tutti gli organi di stampa e che ha contribuito a concentrare l'attenzione più su questi aspetti che sul vero oggetto della vicenda, che è quello della salvaguardia di questo significativo bene culturale, unico. Si dice che sia la necropoli fenicio-punica più grande del Mediterraneo, però oltre alle testimonianze archeologiche che riguardano quell'epoca, ci sono anche testimonianze archeologiche che, a detta degli studiosi, sono sia precedenti a quell'epoca sia successive. Quindi testimonianze che raccontano la storia di quest'area geografica della città di Cagliari o comunque di ciò che l'ha preceduta molto più significative di quanto sia finora emerso.
In ragione di questo noi abbiamo ritenuto di dover interpellare la Giunta per capire dove si va, cioè come intendiamo risolvere il problema di Tuvixeddu-Tuvumannu, quale debba essere l'estensione e la natura dei vincoli che devono essere posti su quell'area, e come riteniamo debba essere fatto, non solo per salvaguardare, ma anche per valorizzare, per rendere fruibile, per rendere disponibile alla ricerca, allo studio una testimonianza che comunque ha un grandissimo valore dal punto di vista storico e culturale.
L'interpellanza ha quindi questi obiettivi: primo, chiedere che cosa intenda fare la Giunta per sottoporre a vincolo l'area di Tuvixeddu e Tuvumannu; secondo, indicare alla Giunta la strada della predisposizione di un disegno di legge funzionale alla promozione del bene culturale e alla sua integrale conservazione ai fini di studio e testimonianza storica; terzo, verificare se nell'ambito, per esempio, dell'Intesa istituzionale di programma si possa prevedere, in sede di aggiornamento, la definizione di un accordo di programma quadro, che veda la partecipazione dello Stato, anche finanziaria, proprio per la salvaguardia del bene, ma soprattutto per la sua valorizzazione e la sua disponibilità ai fini di studio e ricerca, e quant'altro utile a far conoscere la civiltà dell'uomo.
PRESIDENTE. Uno dei presentatori della mozione ha facoltà di illustrarla.
PORCU (P.D.). Meno male che abbiamo la diretta Internet, Presidente, così anche se quest'Aula in questo momento non brilla per presenza, la nostra voce potrà arrivare lontano, almeno speriamo.
Io sono contento di vedere nei banchi della Giunta l'assessore La Spisa e l'assessore Baire, che hanno un compito importante anche alla luce di una recente delibera della Giunta regionale, che è quello di rivedere gli accordi di programma del 2000. Voglio fare una premessa in apertura di questo dibattito, che riguarda certamente un bene paesaggistico di valore straordinario per Cagliari e per la Sardegna. La premessa è quella di non voler usare Tuvixeddu come una clava politica, e anche di non demonizzare gli interessi perseguiti dagli imprenditori privati, quando questi dovessero risultare legittimi.
Però riteniamo anche che chi svolge funzioni politiche, Assessore, non possa rinunciare a governare gli interessi privati, per metterli al servizio di un progetto collettivo, di una visione del futuro della città di Cagliari, che in questi anni è certamente mancata, lasciando che fossero i portatori di interesse privato a programmare lo sviluppo nella nostra città che spesso è stato caotico. E credo che in questo dibattito abbiamo la responsabilità di lasciare anche temporaneamente le nostre posizioni di parte, per mettere al centro del nostro impegno e della nostra discussione la salvaguardia del colle di Tuvixeddu e Tuvumannu.
Da questo punto di vista non è superfluo ricordare quello che è stato già detto: che si tratta di un compendio di straordinario valore, importanza, di una necropoli punico-romanica, dove sono state ritrovate oltre 200 mila tombe, che certamente costituiscono nell'insieme uno dei siti archeologici più rilevanti della Sardegna. Questa parte di Cagliari è certamente un'area fortemente identitaria; è tra questi colli che sono nati i primi insediamenti, anche favoriti dalla vicina laguna di Santa Gilla. Il termine stesso "Cagliari", discende dal punico Krl, in latino Karalis, che significa "pietra", "roccia", indica proprio Cagliari come il "luogo delle rocce", il "luogo dei colli bianchi". E non a caso Tuvixeddu e Tuvumannu sono il colle dei colli, il Monte sacro. Il Piano paesaggistico che la Giunta regionale meritoriamente nella scorsa legislatura ha approvato, pone proprio il sistema dei colli di Cagliari (tutti e dieci i colli di Cagliari) come un sistema che va tutelato, e la necropoli di Tuvixeddu nel catalogo dei beni identitari del popolo sardo.
Però, fatti questi rilievi e considerazioni, che abbiamo ascoltato molte volte, credo che sia importante anche ricordare che oggi il sito dove dovrebbe sorgere l'auspicato Parco archeologico e paesaggistico di Tuvixeddu è una grande incompiuta, il cui stato di degrado e abbandono pesa sulle spalle della classe politica cittadina, regionale e nazionale tutta. Si è costruito per anni, distrattamente, su tombe, grotte, insediamenti, che risalgono fino all'era nuragica, e l'area è stata tutelata, anche se in maniera inadeguata, soltanto in maniera più estesa, a partire dal 1996-1997, con leggi che risalgono al 1939, e che riguardano "cose di interesse artistico e bellezze naturali".
E' a tutti evidente che il modo con il quale pensiamo oggi al significato del "paesaggio" è distante anni luce da quel 1939, quando il Ministro di allora aveva pensato quelle leggi. Quelle leggi riflettevano una concezione primitiva, semplice, per le quali il paesaggio è semplicemente composto da cose, da località rare, che non riguardano l'intero territorio ma solo alcuni aree privilegiate; una concezione di tipo soltanto visivo, estetico, che richiama categorie come bellezza, eccezionalità. Ecco, quel contesto è totalmente cambiato.
Ma è il contesto entro il quale è stato data, dalla Sovraintendenza dei beni archeologici del 1999, l'autorizzazione che ha consentito proprio la partenza dei due accordi di programma, che hanno dato via ai potenziali interventi edificatori del complesso di Tuvixeddu e Tuvumannu. Quindi è nata quell'autorizzazione del '99, ed è nato l'accordo all'interno di un contesto culturale, di una cornice legislativa che risale a 70 anni fa, e di questo non possiamo che prendere atto. Ed è per questo, Assessore, che quegli accordi appaiono, per la sensibilità di molti di noi, del tutto inadeguati a tutelare un bene, che non è più visto come un insieme di beni, ma come un bene di insieme, che contestualizza e stratifica in maniera inscindibile aspetti storici, culturali e ambientali. Basti pensare che anche soltanto per la tutela archeologica, dal 1997 al 2007, dei 1166 ritrovamenti di nuove sepolture, 650 sono state rinvenute al di fuori del limite del Parco archeologico, così come definito dagli accordi di programma del 2000. E questi sono dati di fatto che non possiamo dimenticare.
Peraltro quel piano dei colli è stato siglato in un momento di profondo cambiamento del quadro normativo. Sembra quasi una beffa, ma nello stesso ottobre del 2000, in cui venivano siglati gli accordi di programma, veniva sottoscritta a Firenze la convenzione europea del paesaggio, dalla quale è scaturito il Codice Urbani e il nostro Piano paesaggistico approvato nell'ottobre del 2006, quel Piano paesaggistico che finalmente riconosce i caratteri e le innumerevoli forme del paesaggio sardo, e ne promuove la valorizzazione, ponendosi come strumento sovraordinato alla pianificazione urbanistica, interpretando una sensibilità nuova, rivolta al paesaggio in quanto tale, ma soprattutto all'importanza che il paesaggio ha rispetto alla stessa qualità sociale della vita degli abitanti di un territorio. E credo che occorra dare atto alla precedente Giunta, guidata da Renato Soru, di avere bene interpretato questa sensibilità, e lo testimoniano le decine di convegni, iniziative, manifestazioni, catene umane, che hanno in questi anni caratterizzato la battaglia per il colle di Tuvixeddu. Dobbiamo anche ricordare che l'estensione del vincolo che era stato deliberato dalla Giunta Soru nel 2007 è stata cassata dal Tar e dal Consiglio di Stato per motivi esclusivamente procedimentali, e di questo dà conto anche la recente richiesta di archiviazione dell'inchiesta penale da parte delle pubblico ministero Caria.
Certamente ci sono stati difetti nel procedimento di apposizione del vincolo più ampio, ma questo non altera la sostanza della necessità di una più efficace tutela della necropoli. Per fortuna in questi giorni c'è un fatto nuovo che ci restituisce speranza e ci dà nuova responsabilità, ed è la sentenza del Consiglio di Stato, che ha considerato illegittima l'autorizzazione paesaggistica del 25 agosto 2008 del Comune di Cagliari, per una porzione di 15.000 metri cubi del più ampio piano di urbanizzazione di Tuvixeddu che coinvolge circa 350.000 metri cubi di nuove edificazioni. Tale illegittimità deriva proprio dal fatto che non compare in quell'autorizzazione una valutazione anche minima della compatibilità paesaggistica dell'intervento rispetto alla peculiarità del sito e ai vincoli gravanti sull'area e alle prescrizioni introdotte dal PPR, e questo lo afferma la sentenza del Consiglio di Stato, Assessore.
In sostanza, la sentenza del Consiglio di Stato mette in dubbio la validità della vecchia autorizzazione del '99, che era legata a uno strumento pianificatorio di tipo generale e non agli strumenti urbanistici di tipo attuativo. Siamo quindi oggi nuovamente in una condizione di stallo di cui non possiamo non tenere conto e che rischia di lasciare ancora per anni Tuvixeddu in uno stato di abbandono. Allora, io credo, Assessore e Assessori, che occorra prendere atto che un qualsiasi intervento su Tuvixeddu non può non partire da una rimodulazione degli accordi di programma del 2000. Certamente la recente deliberazione della Giunta regionale del 26 gennaio del 2010 non poteva tener conto della sentenza del Consiglio di Stato dei dieci giorni successivi, ma la delibera rimane ambigua, Assessore, perché da un lato pone il problema della validità dei nulla osta paesaggistici, si pone correttamente il problema delle rimodulazioni, delle integrazioni e anche di nuove acquisizioni di beni culturali, ma dall'altra sembra confermare la volontà di portare avanti le iniziative contenute negli accordi di programma del 2000, ignorando i profondi mutamenti nel quadro normativo e nella sensibilità culturale, paesaggistica e ambientale della popolazione.
Noi siamo qui per chiedere a lei Assessore, e alla Giunta, che si proceda a una rimodulazione dell'accordo di programma del 2000, che coinvolga tutti i soggetti interessati, pubblici (ai vari livelli istituzionali) e privati, e che abbia come punto qualificante e vincolante la salvaguardia dell'area di interesse ambientale e archeologico. E poi siamo qui per chiederle di non subire i ricorsi giudiziari e l'andamento delle sentenze che rischiano di succedersi, ma di predisporre un apposito disegno di legge che sia funzionale alla promozione del bene culturale e all'acquisizione di questo bene al patrimonio pubblico, anche con il concorso finanziario dello Stato e nelle forme più convenienti all'interesse pubblico, delle aree di massima tutela della necropoli di Tuvixeddu.
Siamo inoltre qui per chiederle, come terzo punto, di favorire e sostenere l'istituzione, nel compendio così ampliato, di un grande parco ambientale (dico ambientale, e non a caso) e paesaggistico e non solo archeologico, di fondamentale importanza culturale ed economica per Cagliari e per l'intera Sardegna. Lo abbiamo detto più volte in questi mesi di provare e di sforzarci per trovare convergenze su temi che siano di interesse generale, e credo che un tema identitario che parla alla nostra storia, che parla alle nostre origini, che parla alle nostre radici, sia il tema su cui dobbiamo confrontarci nell'interesse generale, perché non è un tema di qualcuno, ma è un tema che riguarda tutti, riguarda la nostra storia, riguarda l'origine dei primi insediamenti nella nostra Isola.
E allora credo che se noi accantoniamo per un attimo le discussioni che sul tema ci hanno visto portare visioni certamente diverse ed interpretiamo in modo nobile il nostro ruolo nelle istituzioni nell'interesse più generale, sapremo interpretare le attese per la città e per il popolo sardo, e sapremo dare delle risposte, e faremo sì che questo bene di straordinaria importanza non rimanga sulle spalle della classe dirigente tutta, ma possa essere finalmente salvaguardato per i sardi di oggi e per quelli che verranno, nell'interesse di tutta la nostra comunità regionale.
PRESIDENTE. Ricordo che i consiglieri che intendono prendere la parola devono iscriversi a parlare non oltre la conclusione del primo intervento.
E' iscritto a parlare il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà.
DIANA MARIO (P.d.L.). Presidente, io ho apprezzato la moderazione dell'intervento del collega Porcu, moderazione che mi auguro non rimanga isolata, perché questo argomento ormai è datato, è antico, è vecchio. Si parlava già di Tuvixeddu fin da quando ero bambino. Io non sono cagliaritano di nascita, ma a Cagliari ho trascorso moltissimi anni della mia giovinezza, fin dal 1949, e abitavo non distante da quei luoghi, anzi, piuttosto vicino. Certamente non ho ricordi di quel periodo, però dai 12 anni in su, ricordo bene che cosa accadeva a Tuvumannu; è accaduto di tutto in quegli anni; allora forse le norme lo consentivano. Oggi quell'area è totalmente abbandonata, e non a caso parlo di Tuvumannu e non di Tuvixeddu.
Certo è che nel momento nel quale uno o più imprenditori, più amministrazioni decidono comunque di iniziare un'intrapresa in un sito, questo viene perimetrato. C'è infatti una perimetrazione, una perimetrazione che è antica, è datata, una perimetrazione che non ha fatto né il Comune di Cagliari, né la Regione Sardegna, ma è una perimetrazione che comunque esiste, sulla quale si può anche non essere d'accordo, certo è però che negli anni è intervenuto un atto amministrativo, un accordo di programma, che vede tra le parti la Regione Sardegna, il Comune di Cagliari e l'impresa privata.
Su un accordo di programma ci si può anche ritornare, con tutto quello che comporta questo fatto, però, perché ho sentito l'onorevole Porcu parlare di autorizzazioni paesaggistiche. Onorevole Porcu, le autorizzazioni paesaggistiche non sono state rilasciate da altri, sono state rilasciate dal Comune di Cagliari per il tramite della Regione Sardegna. Poi è avvenuto un fatto straordinario, del quale nessuno si è ricordato in quest'Aula e credo che non se ne siano preoccupati minimamente neanche coloro che fino al 2008 occupavano posizioni importanti nel Governo della Sardegna, cioè la Giunta regionale di allora.
Il Governo nazionale, con un atto che non è stato mai messo in discussione, si è appropriato di una competenza, che è competenza esclusiva della Regione Sardegna, e cioè la concessione delle autorizzazioni paesaggistiche. L'ha fatto con una legge ordinaria, che guarda caso va a sopprimere alcune norme di attuazione dello statuto della Sardegna, un atto quindi assolutamente incostituzionale, e nessuno si era permesso in quel momento di sindacare un atto che era certamente incostituzionale, per impugnare il quale siamo ormai fuori termini, quindi non possiamo assolutamente ricorrere contro questo provvedimento. Potranno eventualmente ricorrere quei cittadini che chiedendo il nulla osta paesaggistico alla Regione Sardegna si sentiranno rispondere: "No, non lo devi chiedere alla Regione Sardegna, lo devi chiedere alla sovraintendenza ai beni culturali". In quel momento, certamente, se quei cittadini faranno ricorso, verrà sollevata immediatamente l'incostituzionalità del problema, perché il TAR e il Consiglio di Stato non possono fare diversamente.
A noi questo fatto è passato sopra le nostre teste e non ce ne siamo neanche accorti. Ma non è questo l'argomento del contendere, l'ho citato come esempio di tanti errori che sono stati commessi in questi anni. Io vorrei che la Regione Sardegna non cadesse in errori ulteriori. Volete che questo accordo di programma non venga rispettato? Beh, assumiamocene tutti quanti la responsabilità. La discussione che stiamo facendo credo debba servire, non per salvaguardare solo la Regione Sardegna, non per salvaguardare solo il Comune di Cagliari, ma anche per dare risposte a una parte dell'economia della Sardegna che su questa impresa ha deciso di investire. Come farlo? Beh, io credo che intanto, quando si discute una mozione, si possa arrivare sempre ad un ordine del giorno, io spero che possa essere un ordine del giorno il più unitario possibile, ma non per fare le pulci a nessuno.
Io so quale è la pare di Tuvixeddu che non deve essere compromessa, o che non può essere ulteriormente compromessa, so quale è la parte di Tuvumannu dove credo che non ci sia più da compromettere niente, perché di tombe non ce ne sono più, perché i milioni di metri cubi di terra che sono stati sbancati da Tuvumannu sono nelle case dei cagliaritani - sono finiti nella cementeria e quindi sono nelle case dei cagliaritani - certo è che in quell'area non esistono più emergenze archeologiche, se ci fossero anche state certo è che oggi non ci sono più.
E allora, se vogliamo salvaguardare il tutto, se vogliamo rimettere in piedi un parco archeologico, se vogliamo anche recuperare questi reperti alla città e al patrimonio indisponibile di tutti, credo che sia necessario veramente un grande sforzo da parte di questo Consiglio regionale, mettendo da parte le polemiche perché credo che infilarci nelle polemiche possa essere estremamente pericoloso sia per la Regione Sardegna sia per il Comune di Cagliari e comporterebbe un grande aggravio di costi per l'una e per l'altra Amministrazione. Pertanto questo è solo un invito che io mi permetto di rivolgere, convinto come sono che questo Consiglio regionale, con appropriati interventi, possa risolvere il problema.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Presidente, la pacatezza del dibattito odierno su un tema come questo, dibattito che finora è solo agli inizi ma che, considerato il numero dei presenti, ho l'impressione che non avrà vita lunga, rappresenta una sorta di discrasia rispetto agli interessi che ruotano attorno al colle di Tuvixeddu e alla virulenza con cui si sono manifestati, in particolare in queste ultime settimane, anche a seguito delle indagini che proseguono il loro iter.
Il collega Porcu, illustrando la mozione, faceva appello a tutti quanti, a tutte le forze politiche, affinché non utilizzasse Tuvixeddu per speculazioni politiche: io sono d'accordo con lui e credo che Tuvixeddu non si debba utilizzare per nessuna speculazione politica, aggiungo che non lo si deve utilizzare per nessuna speculazione in assoluto. Non mi pare siamo nella fattispecie che ho testé richiamato.
Ora, noi siamo di fronte, lo sappiamo tutti - lo ricordava anche l'onorevole Diana che ha trascorso parte della sua giovinezza in questa città - siamo di fronte ad un compendio di straordinaria importanza. Io non sono d'accordo con lei, onorevole Diana, nel dire che questo colle e quest'area erano di straordinaria importanza soltanto nel passato e oggi non c'è più nulla, non è vero, lo è…
(Interruzione del consigliere Mario Diana)
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Ho capito male, evidentemente, e chiedo scusa.
Per me invece lo sono ancora, eccome, non per nulla tutti quanti, nessuno escluso, sono concordi nell'affermare che quel colle, quella necropoli, chiamiamola come vogliamo, rappresenta un tratto, forse uno dei più importanti tratti identitari di questa città, della sua area vasta, ma direi dell'intera regione. Tutti quanti ci dicono che quel tratto identitario va oltre i confini di questa città e di questa regione, per la storia che rappresenta, non soltanto per il popolo e per la città di Cagliari ma per le origini dell'uomo in particolare in questa terra.
Ora, noi sappiamo che Cagliari insiste in un sito straordinario, circondata dagli stagni - Molentargius, Santa Gilla - e abbellita dai suoi colli, in particolare da quest'ultimo di cui stiamo parlando, e il fatto che non ci sia stata da parte delle amministrazioni, indipendentemente dalle maggioranze politiche che le hanno espresse in quest'ultimo secolo, mai nessuna attenzione a quel colle, questo non ci esime dalla responsabilità che noi abbiamo oggi di dire la nostra su cosa vogliamo farne. Io credo che dovremmo soltanto valorizzarlo per renderlo fruibile alle prossime generazioni, cosa che non hanno potuto fare nemmeno le nostre generazioni, se non scorrazzando in quell'area per tante ragioni. Io credo che su questo dobbiamo riflettere, onorevole Diana.
Sono d'accordo con lei, probabilmente l'argomento meriterebbe una discussione più attenta, magari maggiormente partecipata, meriterebbe un confronto tra i vari livelli istituzionali per valorizzare un patrimonio inestimabile quale quello che rappresenta per la città di Cagliari e non soltanto per questa città.
Il collega Porcu, illustrando la mozione, ha anche messo in guardia l'intero Consiglio regionale, le forze politiche, chi ha responsabilità di governo in questo momento, sul rischio di uno stallo ulteriore a seguito delle ultime decisioni. Io credo che questo dobbiamo evitarlo ma credo che dobbiamo anche evitare - questa è ovviamente la mia personalissima opinione - che lo stallo si superi per realizzare su quel colle, non tanto una speculazione politica, ma una speculazione di altra natura, perché di questo stiamo parlando. Oggi stiamo svolgendo un confronto, in maniera quasi ovattata, e probabilmente continuerà in questa maniera, ma è bene ricordare quali sono gli interessi in gioco: gli interessi in gioco non sono lo specchio della discussione che finora abbiamo avviato in quest'Aula, spero che almeno su questo possiamo in qualche maniera concordare.
E allora, io credo che noi dobbiamo, come è stato proposto nella mozione che ha presentato il collega Porcu, partire dalla necessità di rivedere gli accordi di programma del 2000. So bene che quegli accordi di programma hanno coinvolto in un assenso a quel progetto, un po' tutti (è stata consultata probabilmente anche l'associazione "Città ciclabile" di Cagliari, c'è la firma di tutti, insomma), però credo che in quell'occasione chi aveva più responsabilità di altri, con eccessiva fretta ha voluto creare le condizioni di consenso. Io credo che dobbiamo ripartire dalla rivisitazione di quegli accordi, ma nel ripartire dalla rivisitazione degli accordi di programma non possiamo (altrimenti commetteremmo lo stesso errore) basare la nostra riflessione e i nostri intendimenti progettuali di programmazione, di pianificazione del territorio, in rapporto alla tutela di un bene inestimabile come quello, limitandoci ad assumere i pareri degli enti competenti sulla tutela di quell'area o di una parte di quell'area.
Ritengo che la politica debba andare oltre e debba stabilire se quel colle, se quell'area, nell'interesse di questa città possa essere oggetto semplicemente di una rivisitazione marginale (o, se volete, più o meno marginale) degli accordi di programma del 2000. Dobbiamo rivedere gli accordi di programma del 2000 ma con un obiettivo preciso: fare di quell'area non un oggetto di speculazione edilizia ma un sito fruibile per quello che rappresenta storicamente, sul piano culturale. La politica deve partire da questo e non, ripeto, rimodulando marginalmente gli accordi del 2000, perché porterebbero comunque a uno sfregio di quell'area. Io penso questo e penso che questo Consiglio debba chiedere di essere investito in una discussione come questa.
Conclusivamente io credo che questa città, assessore La Spisa, assessore Baire, come più volte voi stessi avete ricordato, ma una città - a leggere anche i documenti degli osservatori economici - che ha bisogno di aumentare la sua capacità di crescita, ha bisogno di sviluppo; ebbene io vi invito a essere coerenti con una vostra osservazione: noi dobbiamo puntare a un modello di sviluppo che sia rispettoso delle grandi capacità che può avere l'ambiente e i beni culturali di cui disponiamo. Allora a me pare che una città come questa…
PRESIDENTE. Onorevole Diana, il tempo a sua disposizione è terminato.
E' iscritto a parlare il consigliere Massimo Zedda. Ne ha facoltà.
ZEDDA MASSIMO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Presidente, la mozione e l'interpellanza che stiamo discutendo riguardano l'accordo di programma che ha, appunto, come oggetto principale la possibilità di realizzare una lottizzazione in quel di Tuvixeddu e Tuvumannu. Ebbene dico subito che è stato un errore da parte delle pubbliche amministrazioni coinvolte che hanno sottoscritto a suo tempo l'accordo di programma dare a intendere, e addirittura mettere per iscritto e sottoscrivere un accordo di programma, che anche nei pressi di una necropoli fenicio-punica di quell'importanza, unica e fra le più importanti del bacino del Mediterraneo e quindi del mondo intero, consentisse un intervento edilizio, creando affidamento anche nei privati e quindi mettendo in difficoltà anche coloro che hanno realizzato, in base a quell'accordo, interventi edilizi.
Su questo tema si è incentrato parte dello scontro verificatosi negli anni precedenti, nella precedente legislatura, e non bisogna neanche mentire a noi stessi perché uno degli elementi portati a favore dell'intervento, a favore dell'accordo di programma, era costituito da una sorta di ricatto sotterraneo. E cioè, una volta lasciata un'intera area per decenni all'incuria, all'abbandono, abbandonata a se stessa, con la possibilità di utilizzo, per una parte di questa, addirittura come discarica. Il ricatto consisteva nel porre i cittadini (in particolare modo i cittadini cagliaritani ma ovviamente anche i cittadini sardi in quanto la necropoli interessa l'intera Regione e supera i confini del mare) di fronte all'alternativa tra il degrado di un'area in stato di abbandono e la realizzazione di un'area urbanizzata con la realizzazione di diversi immobili. Questo è il ricatto che il pubblico ha fatto nei confronti dei cittadini. Come se questa situazione non fosse invece responsabilità, colpa, dell'assenza di politiche pubbliche per la salvaguardia, la tutela, persino la normale pulizia di intere aree. Su questo, appunto, si sono scontrate le due visioni presenti in questo Consiglio: da un lato la vostra, che sistematicamente fonda lo sviluppo sull'equazione: sviluppo uguale metri cubi realizzati; dall'altro la nostra idea, che invece si fonda su uno sviluppo diverso, non basato sui metri cubi da realizzare, come se fosse sufficiente costruire palazzine e immobili fino alle porte di Oristano per consentire all'area cagliaritana di avere sviluppo, occupazione, benessere. La nostra idea è quella di recupero dei centri storici, delle tante, tantissime, troppe abitazioni in stato di abbandono, di recupero di quegli immobili pubblici che sono anch'essi in stato d'abbandono e degrado e che pure comportano dei costi per il pubblico e per tutti i cittadini, e di un intervento intelligente in quelle aree, tante, presenti all'interno della città, anche quelle che facevano parte del demanio militare in via di dismissione e sulle quali era necessario un intervento strategico con un utilizzo intelligente per la città e per i cittadini. Anche in quella direzione si poteva andare per avere sviluppo e per consentire a molti imprenditori che operano nell'ambito dell'edilizia di investire e di realizzare opere per il benessere di tutti.
L'altra idea sulla quale ci si è scontrati, è l'idea che per collegare le zone della città sia sempre e sistematicamente necessario asfaltare, realizzare tunnel e quindi costruire infrastrutture inutili che comportano poi ulteriori costi anche per la loro semplicissima manutenzione. Oltre tutto quando poi queste opere passano e tagliano in due aree di interesse archeologico, l'intervento assume una valenza anche diversa e più delicata. Ebbene noi abbiamo un'idea diversa anche su questo tema, e cioè l'idea che i trasporti pubblici o che il trasporto viario locale non debba essere pensato in base alle auto che oggi circolano gettando sempre nuovo asfalto per consentire a quelle auto di circolare meglio, ma debba essere pensato come un sistema integrato di trasporti pubblici mediante anche la realizzazione della metropolitana leggera (e non quella sotterranea che costerebbe venti volte tanto e non avrebbe mai fine) che possa consentire di eliminare il traffico all'interno della città e non, invece facendo passare il traffico all'interno di una necropoli fenicio-punica e abbattendo uno degli istituti scolastici storici della città.
E va sottolineato - perché non è affatto secondario - che il valore, l'importanza dell'ambiente, dell'archeologia, dei siti archeologici è andato via via crescendo nel corso degli anni, e non lo diciamo noi, lo dicono i maggiori esperti nel settore e persino le convenzioni stipulate tra Stati e a livello europeo. Per cui le aree di importanza ambientale storica hanno una tutela oggi che va al di là delle normative di cui molte amministrazioni locali o Regioni si sono dotate. Ed è lì, onorevole Diana, che è intervenuta la Costituzione, perché il valore dell'ambiente, nei siti archeologici e culturali quale valore in sé (e non quale valore in termini economici per i metri quadri che si possono realizzare su di esso) è un valore che supera le norme regionali, che supera le norme degli enti locali, ed è tutelato direttamente dalla Costituzione.
Un esempio per tutti può essere quello dell'Appia Antica, dove a suo tempo una famiglia, la famiglia Torlonia che qualcosa pesava nell'arco dei secoli, e pesava anche nel corso del '900, era proprietaria di gran parte dei terreni che esistevano all'interno di quell'area. Nel Piano regolatore venne prevista la cementificazione di quell'area, la città di Roma definì un Piano che consentiva la lottizzazione e la realizzazione di edifici e di immobili in quell'area. Bene, intervenne la Costituzione per bloccare quell'intervento. I Torlonia si dovettero accontentare di essere proprietari di un'area sottoposta a vincolo ambientale, storico e culturale; e così quella speculazione edilizia, che seguiva il sacco di Roma, che già era avvenuto negli anni precedenti, non si realizzò, di fatto le "mani sulla città" vennero levate, e si garantì così all'umanità intera quel patrimonio inestimabile che è l'Appia Antica, che oggi attira visitatori da tutto il mondo, e che consente, attraverso la cultura, attraverso il turismo, di avere un ritorno economico per i tanti che sulla cultura e sul turismo intelligente, basato sull'ambiente e sul valore di esso, hanno fondato intraprese economiche serie.
A tutte queste considerazioni si può aggiungere quella che anche la legge, con l'intervento del Consiglio di Stato, ha dato ragione a coloro che hanno tutelato quel bene di inestimabile valore. La Magistratura, infatti, nel frattempo, ha prosciolto da ogni accusa gli amministratori che all'epoca si trovavano ai vertici della Regione. Nei confronti di coloro che si sono battuti in questi anni per la tutela del colle di Tuvixeddu e Tuvumannu, va espressa la solidarietà piena per le espressioni adoperate nei loro confronti…
PRESIDENTE. Onorevole Zedda, il tempo a sua disposizione è terminato.
E' iscritto a parlare il consigliere Soru. Ne ha facoltà.
SORU (P.D.). Signor Presidente, il numero di persone in Aula è effettivamente abbastanza esiguo, forse anche dalla Giunta ci saremmo aspettati qualche altra presenza. Evidentemente viene ritenuto un argomento di scarso interesse come altri. Invece io ritengo che sia assolutamente importante, che finalmente questo argomento arrivi qui in Consiglio regionale.
Non vorrei compromettere questa atmosfera ovattata - come è stata definita - nondimeno questa discussione nasce perché sono accaduti alcuni fatti in questi ultimi giorni, in queste ultime settimane; nasce perché c'è stato un pronunciamento del Consiglio di Stato, perché c'è stata anche una richiesta di archiviazione di un procedimento penale che era stato avviato; nasce per dei fatti che sono poi stati resi noti alla pubblica opinione. Io non voglio sollevare alcuna polemica, vorrei proseguire una discussione ordinata che cerchi di tutelare al meglio gli interessi generali, e se c'è una parola in meno che posso non pronunciare per riuscire a convincere quest'Aula a fare il meglio per gli interessi generali, cercherò di contenermi, di pronunciare qualche parola in meno.
Stiamo trattando un argomento difficile, impegnativo, credo che non basteranno pochi minuti (e spero che il Consiglio possa discuterne anche successivamente) per cercare di chiarire e anche per ricostruire la storia, perché non è mai buon consiglio mettere da parte quanto è accaduto, anche in questi recenti anni, per cercare di tutelare quest'area, non perché ci fosse una Giunta più illuminata, semplicemente perché il mondo sta cambiando.
Rispetto alla fine degli anni '90, ci sono stati dei pronunciamenti importanti in sede europea, ci sono state delle convenzioni, ci sono state delle adesioni a queste convenzioni internazionali, c'è stato il Codice Urbani, in Sardegna c'è stato il Piano paesaggistico regionale. Il senso, il valore dei beni culturali, e, in maniera più ampia, del paesaggio, non solo come occasione di contemplazione, ma anche come motore di sviluppo buono di lungo periodo, è cresciuto in Europa e in Italia, e probabilmente anche noi dobbiamo riconsiderare alcune decisioni e aiutare a riconsiderare alcune decisioni che sono state prese negli anni '90.
Oggi voglio valorizzare quello che ho sentito dal Capogruppo del P.d.L., l'onorevole Diana, che ha distinto in maniera chiara Tuvixeddu e Tuvumannu. Io credo che sia un buon punto di partenza distinguere tra Tuvixeddu e Tuvumannu, e pensare che a Tuvixeddu possiamo conseguire una tutela integrale rispetto a quello che c'è oggi, considerando che altrove, effettivamente, si arriva un pochino troppo tardi. Ma a Tuvixeddu non siamo arrivati troppo tardi, non siamo arrivati troppo tardi per fare di via Is Maglias la nostra Appia Antica, come ha appena citato Massimo Zedda; non siamo arrivati troppo tardi per regalare alla Sardegna e alla città di Cagliari un luogo importante, che venga riconosciuto non solo in Sardegna ma nel Mediterraneo, e attraverso anche questo luogo continuare a parlare, in un processo che cresce, di rapporti euro-mediterranei, e fare anche di quest'area uno dei punti di forza del possibile sviluppo della città di Cagliari e di quest'area vasta. Abbiamo il dovere di farlo, e abbiamo tutti gli strumenti per farlo.
Io credo che gli interessi debbano essere governati. E' comprensibile che l'impresa persegua i suoi interessi, e a volte lo faccia anche sgomitando un pochino, a volte lo faccia anche esagerando nella tutela dei suoi interessi, ma noi abbiamo il dovere di governare questi interessi e di riportarli dentro un disegno generale.
Molte cose sono emerse, e credo che dovranno essere approfondite. Le dico subito che presenterò nei prossimi giorni un'interpellanza, dove chiedo risposta scritta, su alcuni documenti che sono venuti alla ribalta anche negli ultimi giorni, in virtù anche di ciò che è emerso dalla sentenza del Consiglio di Stato, in cui si afferma che il nulla osta paesaggistico del '99 si deve intendere superato, tanto era generico. Credo che qualcosa dovremmo chiedere di quella delibera del luglio del 2000, in cui la Giunta regionale decise che quel progetto non dovesse essere assoggettato a valutazione di impatto ambientale. Era una cosa risibile, con una documentazione che, effettivamente era totalmente inadeguata; poche carte, per decidere di valutare e di portare a valutazione di impatto ambientale (quindi in una discussione più vasta) un progetto di quel genere.
Insomma, dobbiamo andare a vedere, dobbiamo comprendere bene, e dobbiamo decidere finalmente. In questo mi pare che ci sia persino una condivisione di progetti (la tutela integrale del colle di Tuvixeddu) che ci permetterà di regalare, ai sardi di oggi e ai sardi che verranno dopo, la nostra Appia Antica, e fare di Cagliari assolutamente una città migliore. Come ciò dovrà essere fatto (se con un disegno di legge, se con un nuovo accordo di programma) io credo che non abbiamo la possibilità di dirlo ora; andrà affrontato, andrà discusso - ma questo deve essere il nostro obiettivo - tutelando le casse della nostra Regione, che non ha soldi da sciupare, che non ha soldi da sprecare, e che non deve pagare più del dovuto.
A questo punto sottolineo o richiamo l'attenzione della Giunta regionale nelle sue attività e nel voler definire eventuali danni e transare danni con il privato: occorre stare ben attenti nel trattare il denaro pubblico, occorre stare ben attenti nello stringere accordi quasi in maniera privatistica, pensando che poi quegli accordi possono essere fatti ricadere sui privati (eventualmente io, l'ex assessore Soddu, l'ex assessore Carlo Cannoni). Resettiamo tutto, scriviamo una storia diversa, di maggior serietà, dove ci facciamo tutti portatori di interessi generali. Spegniamo il telefono e e ciò che non serve lasciamolo fuori da questa discussione, dalla discussione di quest'Aula.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Maninchedda. Ne ha facoltà.
MANINCHEDDA (P.S.d'Az.). Onorevoli colleghi, io intendo seguire l'impostazione data all'argomento Tuvixeddu da quanti sono intervenuti prima di me. Con quale approccio? Con quello della politica che cerca e trova soluzioni. Credo infatti che questo non sia il luogo dove discettare di diritto amministrativo penale, l'abbiamo detto in altre circostanze, questo è il luogo dove prendere atto senza commenti delle sentenze delle magistrature, sia di quelle di archiviazione, sia quelle di condanna, e cercare soluzioni all'interno del perimetro che le leggi e le sentenze definiscono. E credo che ci siano molti aspetti del passato che necessitano di un ulteriore approfondimento come quello che appunto veniva richiesto da chi mi ha preceduto. Anticipo la mia posizione che è quella di sempre, rappresentata da tutti in pubblico, in privato, al telefono (io continuo a parlare al telefono, in piazza, con i diretti interessati come con i cittadini, perché fa così chi è sereno e chi ha la coscienza a posto).
Io sono convinto - lo ripeto, lo dico da anni - che sia ormai necessaria una legge che sostenga una soluzione positiva che rispetti lo Stato di diritto, eviti costi inutili, e garantisca la nascita di un grande parco. Sono altresì convinto - lo ripeto oggi come ha detto in altre circostanze - che nessuna Giunta abbia la forza di risolvere il problema di Tuvixeddu senza avere dietro di sé interamente il Consiglio regionale. Per me occorre capirlo Tuvixeddu, io ho difficoltà a capire Cagliari e qualche volta ne vengo stritolato. Infatti sono interessato alle commissioni d'inchiesta perché Cagliari va capita. Allora, siccome sapevo che mi avrebbero anticipato i colleghi sui toponimi… io non mischio il mio mestiere, io parto dal biennio 1978-1980, quando il Comune di Cagliari decise di edificare case popolari e si mise in testa di espropriare, 5 ettari su cui edificò e poi ne occupò altri 10 su cui non edificò. Come andò a finire? Andò a finire che il TAR e il Consiglio di Stato annullarono questi provvedimenti e nel '97 il Comune di Cagliari stimò i danni da versare ai privati per un ammontare di circa 54 miliardi di lire (pensate che io mi occupo di filologia e per capire qualcosa mi devo occupare di cose di questo genere) e invece i privati stimarono una cifra pari a 83 miliardi. Io credo che avessero in testa questi valori i colleghi che nel 2008, presentarono un emendamento che assegnava 60 milioni di euro al comune di Cagliari per far fronte alla richieste risarcitorie sorte a seguito della vicenda Tuvixeddu. Nel 2000 il comune versò 18 miliardi di lire ai privati come indennizzo delle aree compromesse e i privati transarono in virtù dell'accordo di programma che firmarono e nel quale si faceva esplicito riferimento alla transazione.
Allora, siccome la politica si occupa non solo dell'obiettivo - io lo vorrei dire al collega Diana, che stimo - ma anche del come, il problema, ciò che sfida tutti noi è soprattutto il come. Il primo punto da tener presente pertanto è questo: l'accordo di programma del 2000 non è un punto d'inizio neutro, è un punto conclusivo di una vicenda in cui la pubblica amministrazione si è mossa in modo talmente improvvido da accumulare un debito miliardario. E a quel debito si torna se si azzera in maniera non razionale quello che c'è in campo. Questo è un punto che noi dobbiamo tener presente.
Secondo punto: l'accordo di programma. Io me lo sono letto tutto quanto: che cosa c'è scritto nell'accordo di programma? C'è scritto che i privati si impegnano a cedere al comune di Cagliari 27 ettari e rotti per la realizzazione del parco archeologico; a destinare all'uso pubblico l'ex villa Muscas e a ristrutturarla con un investimento di 3 miliardi e 800 milioni; a predisporre la progettazione dell'asse viario di via Cadello, eccetera eccetera, a predisporre la progettazione del parco archeologico a proprie spese e a realizzare le strade di superficie e poi altri interventi. Cosa portano a casa con quest'accordo? 325.000 metri cubi e credo già sostanzialmente edificabili, e il comune e la Regione dal canto loro si impegnavano a stanziare per la realizzazione del parco rispettivamente 3 e 12 miliardi; veramente poco, forse sono somme che oggi dovremmo rimpinguare.
Allora, la prima domanda è: abbiamo presente da dove veniamo? La seconda è: si ritiene ancora utile la realizzazione della parte pubblica dell'accordo di programma? Se sì, con quali risorse e in quale rapporto con il privato che negli atti è così interrelato con questa vicenda? La domanda non è banale perché, come voi sapete, è stato già ricordato, la Giunta precedentemente aveva ritenuto che la cubatura prevista per i privati fosse eccessiva per le ragioni oggi richiamate dall'onorevole Soru, e aveva ritenuto di perseguire una serie di iniziative amministrative che però non hanno sortito esito positivo. Allora, in sostanza, la strada della opposizione di nuovi vincoli archeologici e paesaggistici è stata fortemente inibita dalla giustizia amministrativa mentre è diventata più severa la procedura di autorizzazione paesaggistica dei singoli interventi edilizi che invece rende più forte la Regione in un processo di eventuale rinegoziazioni con il privato.
Il nostro collega Gian Valerio Sanna, per il quale io nutro grande stima come sapete, ha dichiarato alla stampa nell'aprile 2009 che la Giunta precedente non aveva avviato solo le procedure amministrative poi cassate ma aveva iniziato anche un approccio negoziale, per acquistare le aree ed evitare la totale edificazione della cubatura consentita, negoziato non conclusosi positivamente. Lo diceva a me che auspicavo e auspico una tale soluzione, sempre però coperta da una legge regionale, rimproverandomi di aver scoperto l'acqua calda. Bene io credo che quell'approccio negoziale vada ripreso e che sia necessario rafforzare la Regione in questo potenziale negoziato di ampliamento dell'area parco fino al massimo possibile, consapevoli che oggi il privato non ha interesse se non a far valere le sentenze che lo hanno visto vincitore.
Voi potete pensare che in questo quadro dunque una Giunta regionale abbia la forza di trovare una soluzione per via amministrativa? Io credo di no. È tantissima la paura di sbagliare e di essere fraintesi. Noi siamo rappresentanti della sovranità della Sardegna e abbiamo, se siamo intelligenti, la forza per trovare una soluzione. Io dico: dotiamoci di una legge che crei una dotazione finanziaria finalizzata alla realizzazione e all'ampliamento al massimo grado possibile del parco archeologico e che rafforzi la Regione nella strada negoziale a cui essa è vincolata dall'accordo di programma, che eviti l'avvio delle procedure dell'arbitrato, che eviti e non acceda a procedure per danni.
Noi non possiamo rinunciare alla realizzazione del parco archeologico, né possiamo, per poterlo realizzare, prescindere dalle questioni complicate che portarono all'accordo di programma del 2000 e da quelle generate dal contenzioso dell'ultima vicenda amministrativa. Allora, ignorare questa complessità significa lasciare le cose come stanno e ipotizzare soltanto un impegno a saltare.
Io credo che ci sia un interesse diffuso a che Tuvixeddu resti una sterpaglia, e vorrei capire perché Cagliari subisce pressioni così forti per lasciare le cose come stanno. Se noi oggi riuscissimo ad approvare un ordine del giorno unitario che si pronunci per un percorso normativo da realizzare già nel collegato, magari elaborato da un gruppo di lavoro bipartisan, che copra le spalle alla Giunta e riapra la strada per una soluzione positiva senza danni e senza contenziosi, col parco realizzato e la città liberata, io ne sarei uno dei più convinti sostenitori.
PRESIDENTE. Comunico che il collega Murgioni è rientrato dal congedo.
E' iscritta a parlare la consigliera Zuncheddu. Ne ha facoltà.
ZUNCHEDDU (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Presidente, considerato che l'area cagliaritana oggetto di dibattito, nonché oggetto di azioni giudiziarie, è quella del colle di Tuvixeddu e Tuvumannu, che è parte integrante del sistema dei colli cagliaritani, con tutte le sue peculiarità orografiche e morfologiche, e che costituisce d'altra parte un unicum che ospita sin dai tempi più remoti i primi insediamenti umani, noi ci troviamo di fronte a un bene che, oltre a esprimere la memoria identitaria dei sardi, è un bene universale.
Tuvixeddu ormai resta un bene unico, tenendo conto che - l'abbiamo detto in altre occasioni - Beirut, che vantava una necropoli fenicio-punica immensa, è stata distrutta dai bombardamenti, e Cartagine è stata invece praticamente distrutta dell'edilizia. Relativamente a Tuvixeddu è venuta a mancare la volontà politica di varie istituzioni, non solo dell'istituzione Regione Sardegna, ma anche dello stesso Comune, per non parlare poi delle responsabilità pesantissime della Sovrintendenza. Ad esempio c'è un sistema banalissimo per studiare il nostro sottosuolo, e questo si dovrebbe applicare soprattutto quando si deve delimitare il bene archeologico primario, quindi in sede di perimetrazioni archeologiche. Esiste anche una seconda perimetrazione, che è quella paesaggistica, però qui entra in gioco tutto il discorso riguardante i vincoli diretti e i vincoli indiretti, e spesso il vincolo indiretto non viene opposto argomentando che "non si vede nulla" e questo è piuttosto pericoloso per la complessiva tutela del bene. A questo punto si potrebbero utilizzare sistemi molto più semplici tipo la georeferenziazione, che è un metodo strumentale; basta avere gli archeologi a disposizione. Ma la figura dell'archeologo è come quella del geologo: dalle nostre amministrazioni non è contemplata, cioè non è prevista in termini seri come dovrebbe esserlo in campo urbanistico.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE COSSA
(Segue ZUNCHEDDU.) La Sovrintendenza, ad esempio, ha una responsabilità pesantissima. Il collega Diana parlava di perimetrazione archeologica, affermava che questa esiste da moltissimo tempo, però vorrei anche aggiungere che questa perimetrazione archeologica, quindi quella a tutela integrale, caso strano è stata ridotta proprio dalla Sovrintendenza. Io ritengo invece le istituzioni dovrebbero vigilare su tutti questi interventi selvaggi e ormai incontrollati.
Ci sono stati diversi interventi, c'è stato un tira e molla fra giustizia e istituzioni in tutti questi ultimi anni e io credo che la Giunta Soru abbia fatto la cosa più naturale, non ha fatto niente di straordinario. Ha cercato di imporre l'adeguamento del PUC al PPR seguendo le indicazioni del Codice Urbani, che di certo non è un codice elaborato da un comunista, però è equo e rispettoso dei beni della collettività.
A questo punto, visto che il collega Diana ha parlato di Tuvumannu, voglio ricordare, per esempio, che quel sito ospitava un villaggio neolitico e, caso strano, Tuvumannu è stato sottoposto a vincolo paesaggistico e non archeologico. Questo vuol dire che attualmente viene contemplato all'interno dei vuoti urbani da riempire di cemento. A noi questo sinceramente non sta per niente bene. Per cui bisogna rigorosamente fare tutto il possibile in termini pacifici fra noi, cioè sempre che su Tuvixeddu non si giochino le sorti politiche della destra o della sinistra. Noi chiediamo semplicemente che ci sia rispetto per quella che dovrebbe essere la più grossa ricchezza della nostra città.
In qualsiasi posto sperduto del mondo - e lo sappiamo bene perché viaggiamo tutti - Tuvixeddu sarebbe stata una ricchezza immensa, invece secondo le logiche delle nostre amministrazioni Tuvixeddu deve essere o abbandonato al degrado peggiore oppure alla cementificazione. Tuvixeddu non può essere un giardinetto privato da godersi dai balconi di tutto quel fior fiore di edilizia che sta nascendo. Ricordate la famosa pubblicità "venite nel cuore della città e comprate nel cuore della città", dove ci sono 400 appartamenti nuovi. L'immagine che si dà di Cagliari è davvero terribile. Io mi auguro davvero che la nostra città conservi la sua forte identità proprio per aspirare a essere una città internazionale. Non può Cagliari essere città internazionale se si livella a Cologno Monzese; noi sinceramente questo non lo desideriamo.
Quello che noi chiediamo alla politica è di assolvere al suo ruolo, quindi la politica deve tornare a gestire il bene della collettività e in nessun modo deve dare priorità a interessi o ambizioni private chiaramente legati a discorsi di profitto. Quindi mi auguro davvero che si affronti il problema di Tuvixeddu con la massima serietà, soprattutto in nome di ciò che noi dovremmo lasciare alle prossime generazioni.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Espa. Ne ha facoltà.
ESPA (P.D.). Signor Presidente, qualche collega ricordava che noi ci occupiamo di questo compendio perché Tuvixeddu non è un patrimonio solo di Cagliari, ma è un patrimonio dell'intera Sardegna e quindi - lui diceva - a nessuno, riferito anche ai consiglieri e alla politica cagliaritana, è consentito appropriarsene, ma ancor meno, è consentito di distruggerlo. Resta, invece, l'obbligo della politica di intervenire. Io, infatti, cercherò di essere breve perché molto dai colleghi è già stato detto e non mi interessa entrare nel percorso dove noi prendiamo atto delle sentenze della magistratura in maniera asettica. Non è questo il problema. Noi però abbiamo una responsabilità politica importante, molto importante perché dobbiamo guardare Cagliari, la città di Cagliari - e su questo mi voglio soffermare - con una visione globale, perché Tuvixeddu serve proprio a parlare di Cagliari.
La Regione sarda cosa pensa della città di Cagliari? Cagliari deve avere un ruolo strategico, ci vuole una strategia nel quale il marketing urbano sia integrato nell'insieme delle politiche di sviluppo di una città che rimane la porta della Sardegna o dobbiamo fare in modo che Cagliari rimanga esclusivamente un posto dove l'unica cosa che si riesce a realizzare sono le famose BS3*? Questa è la domanda che ci dobbiamo porre. Capire e guardare un po' anche alla storia, alla storia recente. Io lo voglio dire mantenendo questo clima che mi sembra abbastanza pacifico, ma non è male ricordare cosa è successo in passato (ne parlo dal punto di vista politico) quando abbiamo visto (e ripeto quello che è già stato detto) che il privato, le imprese facevano i loro interessi. Io non considero l'impresa sempre imbrogliona, io dico che le imprese, i privati possono anche legittimamente, spero, perseguire i loro interessi, ma chi deve perseguire l'interesse pubblico è la politica. Invece in passato, nel 2007, ad esempio, abbiamo assistito a conferenze stampa dove i sindaci stavano fianco a fianco all'imprenditore, contro la Regione sarda. Io credo che ciò non debba più succedere, non si possono tenere davanti a una situazione del genere questo tipo di atteggiamenti.
Noi abbiamo bisogno di capire qual è il ruolo della città di Cagliari, cosa dobbiamo fare di Cagliari, cos'è Tuvixeddu per Cagliari. Noi dobbiamo salvaguardare un parco di enorme valore storico-culturale e le amministrazioni devono farne un cavallo di battaglia. Bisogna cogliere la straordinaria attrattiva che può esercitare la più grande necropoli punica del Mediterraneo e neanche noi pensiamo che possa essere sufficiente salvare le tombe e costruirci tutto intorno una corona di palazzi. Questo non è per noi importante. Noi crediamo che ci siano tutte le condizioni per siglare accordi di più alto livello.
Oggi ho letto la segreta dichiarazione del soggetto privato: "Siamo soddisfatti che la Regione intenda proseguire nell'attuazione dell'accordo di programma". In quest'Aula, invece, anche alcuni esponenti del centrodestra dicono: "Noi non dobbiamo proseguire nell'attuazione di quell'accordo di programma". Allora (non solo noi del centrosinistra, ovviamente) dobbiamo capire quale può essere il ruolo strategico della città di Cagliari e in passato noi ci abbiamo provato, lasciatemelo ricordare, col famoso accordo di programma Regione-città di Cagliari, un accordo da 220 milioni di euro che è stato firmato e poi ritirato, per me solo per motivazioni politiche e prevedeva uno sviluppo importante per Cagliari, non solo con Tuvixeddu, ma anche con la costruzione del Betile, con la dismissione delle servitù militari, con un intervento importante sul quartiere di Sant'Elia, con tutte le conquiste che avevamo conseguito in quel periodo.
Cagliari poteva rinascere, poteva avere un respiro veramente importante rispetto al panorama non solo isolano. Mi piace ricordare che una città come Bilbao, una città che era morta perché pativa la decadenza industriale, solo attraverso un museo (e qui noi parlavamo di museo e di Parco, parlavamo di due elementi importanti di attrazione) solo attraverso il museo registra oggi 500 mila visitatori all'anno che si recano a vedere il "contenitore", neanche quello che c'è dentro, perché è stato realizzato da un grande architetto, e noi ci siamo persi queste occasioni. Ci siamo persi i 1200 posti di lavoro per tre anni che quest'investimento avrebbe portato e i cui finanziamenti erano immediatamente disponibili. Perché? Io penso che sia stato solo demerito della politica, di chi ha voluto guardare con l'occhio corto, di chi ha voluto dire: "Diciamo di no perché fra poco ci sono le elezioni regionali" e non ha voluto dare respiro a Cagliari, di chi dopo aver firmato l'accordo ha di fatto rifiutato questo processo che avrebbe contribuito allo sviluppo della città di Cagliari e lo dico senza spirito di polemica.
Io ricordo quello che sta succedendo a Cagliari, dove c'è un immobilismo dove l'unico argomento di cui si parla sono le BS3*, quindi l'edilizia, si parla di questo a Cagliari, questo è il senso dello sviluppo di una città che sta diventando meno che provinciale. Ecco, io su questo credo che la Regione possa dire molto approfittando di questa iniziativa su Tuvixeddu noi possiamo dire molto, possiamo chiarire anche tutto quello che è successo, perché chiarire quello che è successo fino a oggi su Tuvixeddu serve alla politica. Ma è importante anche che guardiamo Cagliari, guardiamo Cagliari ripensando delle sue risorse ambientali, alle sue risorse lavorative, a quello che veramente è serio e importante da un punto di vista di sviluppo economico e ambientale.
Dobbiamo opporci a tutti quegli interventi che vanno contro questa visione.
Adesso scusate, io faccio una digressione anche sulla questione del parco eolico. Si vuole far attraversare Cagliari passando per Giorgino, da un cavodotto di grandissime dimensioni. Ma io mi domando: è questa la visione che abbiamo? Adesso cosa facciamo? Siamo assolutamente a disposizione proni a qualunque iniziativa che riguardi la nostra città? Credo che su questo la Regione e il Consiglio regionale si debbano fortemente impegnare perché Cagliari veramente ottenga ciò che è stato deciso nella scorsa legislatura con un accordo che veramente metteva in campo il capoluogo e gli dava un respiro che ormai molti rimpiangono, che anche lo stesso Sindaco sta rimpiangendo quando afferma, come ha fatto più volte, che "il presidente Soru aveva una sensibilità diversa nei confronti di Cagliari". Se lo dice qualche motivo ci sarà, forse si è pentito di non aver chiuso il percorso con l'accordo di programma.
Credo che tutte le attività che porteranno questo Consiglio a definire la tutela del Parco di Tuvixeddu siano importanti, perché l'area di Tuvixeddu che non può essere, appunto, un Parco con intorno una corona di palazzi, credo che sia fondamentale se vogliamo dare un po' di respiro, se vogliamo che anche Cagliari abbia la sua Appia antica, se vogliamo veramente non vivere solamente di edilizia che, con tutto il rispetto legittimità per i costruttori che fanno questo lavoro, sta diventando l'attività produttiva più importante della città. Le sensibilità sono cambiate, sono cambiate sicuramente - è già stato detto prima di me - dal 2000 le cose sono molto cambiate, le sensibilità sono diverse e la sensibilità ambientale dei cagliaritani e di tutta la Sardegna credo che sia fondamentale. Di questo io ritengo che dobbiamo fare tesoro, dobbiamo avviare un'azione politicamente importante erigendo una barriera e facendo in modo che la Regione intervenga in maniera forte perché questo percorso venga tutelato e venga messo a disposizione di tutti i cittadini nella sua interezza, storico-architettonica e soprattutto archeologica.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Luciano Uras. Ne ha facoltà.
URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Presidente, per trattare di Tuvixeddu bisogna parlare di Cagliari, della sua storia e di come, non in questi anni, ma in questi decenni questa città capoluogo di regione (alcuni l'hanno anche candidata a essere capitale del Mediterraneo per la sua posizione centrale, ma anche per la sua storia, per i suoi contenuti di civiltà) ha visto via via perdere non tutto (per fortuna) ma molto di ciò che è in grado di esprimere. A tutti io voglio ricordare battaglie che io reputo epiche promosse dai quartieri.
Voglio ricordare a tutti, ma anche all'Amministrazione regionale - mi dispiace che oggi non sia presente l'Assessore dell'urbanistica - per esempio quel piccolo quadretto in viale Ciusa, rappresentato da villa Asquer, che mi risulta sia abusivamente occupata da disperati, purtroppo in condizioni di disagio, di povertà, ma anche con gravi problemi di esistenza; il recupero di Villa Asquer era stata una battaglia del quartiere, di quel quartiere aggredito dalle aziende di Stato. Il THotel non nasce come albergo, doveva essere il palazzo dei telefoni di Stato, in uno degli spazi originariamente destinati al verde cittadino. È venuto lo Stato, ce l'ha "mangiato", non l'ha utilizzato e adesso è diventato sede di un hotel. Cosa dire poi del famoso mandorleto, uno dei più bei mandorleti che si poteva trovare all'interno delle cinta di una città, che collegava l'area di Pirri con quella periferica di Cagliari, quella dei rioni Fonsarda-Villa fiorita-Cep, che poteva permettere un migliore recupero, anche sociale, di quel quartiere popolare? Insomma, Cagliari e le sue zone umide, il suo Poetto devastato, la Sella del diavolo e tutte le servitù militari. Cagliari, protetta solo dai vincoli in funzione dell'utilizzo da parte delle forze armate: questa è la storia di questa città. Una città che avendo la necropoli fenicio-punica più importante del mondo (perché quando si dice del Mediterraneo vuol dire del mondo) che ha un patrimonio inestimabile naturalistico, archeologico, storico, architettonico, una delle città regie, che ha visto grandi dominazioni, da quelle spagnole a quelle pisane, beh, Cagliari ha bisogno di amore e purtroppo Cagliari questo amore non lo riscontriamo, non lo riscontriamo soprattutto nell'imprenditoria che non è lungimirante, che guarda solo a quattro metri cubi uno sopra l'altro per monetizzare immediatamente qualcosa!
E questo è un Paese arretrato anche perché non ha solo una classe politica arretrata, non ha solo una classe professionale arretrata, non ha solo una classe intellettuale insufficiente, inadeguata, ma anche un'imprenditoria inadeguata. Un'imprenditoria che non vuole cioè sfidare i temi del futuro, che non si vuole porre il problema di come valorizzare l'enorme patrimonio che c'è anche dal punto di vista economico. E allora, io mi sono soffermato a indicare - l'ho fatto nell'interpellanza, lo ripeto adesso - alcuni percorsi che vedo sono anche condivisi (sono miei, sono di tutti voi) che possiamo meglio precisare anche all'interno di un ordine del giorno unitario se percorriamo la strada della ragionevolezza e ci mettiamo in condizione di lavorare per uscire da questa lunga storia di mala gestione del patrimonio di tutti noi e non solo nostro.
Un bene archeologico paesaggistico come è nel suo complesso Cagliari non appartiene solo a noi, appartiene all'umanità intera e appartiene anche allo Stato italiano, appartiene alla nostra Repubblica che deve fare tutti gli sforzi necessari, deve investire di più, per salvaguardarlo. Non siamo una periferia dell'impero da dimenticare, noi non vogliamo uno Stato assente, lo vogliamo produttivo, capace di comprendere anche questo valore, questi valori, e quindi di giocare integralmente la sua parte, di svolgere integralmente la sua funzione, seriamente, e non come ha fatto fino a oggi, trattando la Sardegna come una provincia subordinata, e come sta facendo ancora, anche con questo governo! E quando dico "anche" vuol dire che l'hanno fatto anche gli altri governi, così non litighiamo su quale governo è stato più insopportabile per noi.
Ma oggi parliamo di questo anche perché c'è un aspetto positivo merito, e lo voglio sottolineare. Noi abbiamo passato la precedente legislatura (e devo ringraziare l'onorevole Soru perché ha pagato per questo, ha pagato lui, abbiamo pagato noi che ci abbiamo creduto) ponendo al centro dell'attenzione di un'iniziativa politica complessiva di una legislatura e di una coalizione i temi del territorio, del paesaggio, del patrimonio di beni culturali inestimabili della Sardegna. Li abbiamo posti al centro e siamo andati allo scontro anche con altri interessi e in questo scontro abbiamo perso, ma con noi ha perso anche la Sardegna perché se noi consegnassimo questo valore alla speculazione, chiunque la facesse, all'oblio, provocherebbe un danno a se stesso per oggi e per il domani.
Quindi a me pare, e chiudo, importante che in questa discussione questi temi siano stati sollevati dall'onorevole Diana, dall'onorevole Maninchedda e da altri, e siano stati sollevati in termini positivi. Dobbiamo infatti costruire cioè insieme anche la salvaguardia di ciò che ci appartiene, che ci contraddistingue e che ci fa grandi non solo nel Mediterraneo ma nel mondo.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Gian Valerio Sanna. Ne ha facoltà.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Signor Presidente, volevo preliminarmente farle presente che di fronte a discussioni di questo genere sarebbe necessario che fosse presente l'Assessore competente, cioè l'Assessore degli enti locali responsabile delle autorizzazioni paesaggistiche e sarebbe stato corretto, considerata la materia, che fosse lui ad ascoltare questo dibattito. Spero che lei, Presidente, se ne faccia portavoce. Lo diceva il collega Maninchedda: non bisogna dimenticare che oggi stiamo discutendo di questo problema perché negli anni passati nacque l'esigenza in capo al comune di Cagliari di una sanatoria urbanistica in tempi dove era in voga la "cannibalizzazione" urbanistica della città per interventi di edilizia residenziale pubblica. Lì nacque l'esigenza dell'accordo di programma per sanare un errore di approccio urbanistico. La scelta che oggi noi dobbiamo operare è quella di decidere se, come è avvenuto qualche volta in passato con un atteggiamento di debolezza dobbiamo essere prigionieri anche per la mediazione verso interessi pubblici di interessi privati oppure se vogliamo essere da oggi in poi tutti quanti prigionieri dei nostri doveri pubblici e della lungimiranza che ci chiede la politica quando si effettuano le scelte. Questo è il punto dirimente e apprezzo il fatto che oggi in questa aula si sollevino problemi di questo genere in questo modo, perché significa che una battaglia l'abbiamo vinta nonostante tutti gli insulti che ci siamo presi nella passata legislatura in ordine alla sensibilizzazione dell'opinione pubblica sui temi delicati del paesaggio e nonostante anche oggi si tenti, a seconda dell'argomento, di prenderli sottogamba.
Bene, io credo che la sentenza del Consiglio di Stato - e questo la mozione lo spiega bene, ma bisogna specificare - dica una cosa chiarissima. Nel 1999 non solo annulla le autorizzazioni paesaggistiche del 2008 ma afferma che quella del '99, poiché non presenta quel minimo di dettaglio da giustificare la sostanziale omissione a valle di ogni ulteriore impegno istruttorio valutativo e motivazionale, e alla luce del fatto che nel frattempo è stato approvato un Piano paesaggistico e che nel frattempo sono intervenute emergenze di tipo archeologico, è di fatto inutile, nulla, e qualunque cosa si farà oggi non potrà prescindere dal disconoscere quell'autorizzazione. Ma quell'autorizzazione paesaggistica del '99 era il presupposto dell'accordo di programma, che venne siglato rapidamente - e lo dico senza voler polemizzare con nessuno, qualche volta si effettuavano anche operazioni un po' addomesticate - perché un parere così frettoloso nel '99, per approdare nel 2000 all'accordo di programma, giustifica quel tipo di superficialità che il Consiglio di Stato denuncia chiarissimamente, dicendoci tra l'altro che manca una valutazione più dettagliatamente attenta alle specifiche modalità costruttive, e cioè al contenuto dello stesso accordo di programma. Vorrei ricordare ai colleghi che nel 2000 si siglò un accordo di programma ai sensi della legge numero 142 del 1980, che in quel periodo annoverava la possibilità di stipulare accordi di programma fra istituzioni pubbliche e privati. Ora, guarda caso - e questo non ce lo dobbiamo dimenticare - nel successivo passaggio con il decreto legislativo numero 267 del 2000, che abrogava la "142"al "267", all'articolo 34 veniva previsto che gli accordi di programma non si potessero più stipulare con i privati, perché quel tipo di strumento - come sta capitando e come è capitato anche a noi - pone l'interesse pubblico in una condizione di grande difficoltà, in virtù della pretesa, non sostenibile, che l'interesse pubblico stia alla pari con l'interesse privato. Tant'è che noi possiamo anche dire che possiamo rimodulare l'accordo, ma in realtà quell'accordo di programma non c'è più, perché ce lo dicono le stesse leggi di oggi, ce lo dice la stessa legge numero 241 del 1990 e successive modifiche che ripropone il primato dell'interesse pubblico. L'articolo 21 quinquies di detta legge infatti recita: "Per sopravvenuti motivi di pubblico interesse, ovvero - ed è il nostro caso - nel caso di mutamento della situazione di fatto o di nuova valutazione dell'interesse pubblico originario, il provvedimento amministrativo, ad efficacia durevole, può essere revocato". Che cosa vuol dire questo? Che c'è il primato dell'interesse pubblico, e c'è il primato dell'interesse pubblico anche se questo emerge a seguito di un mutamento della situazione di fatto o di nuova valutazione dello stesso. E afferma anche - e qui bisogna stare molto attenti - che qualora l'interesse pubblico venga fatto prevalere, e quindi venga rescisso l'accordo di programma (che può voler dire rescindere quello e farne un altro di natura diversa, ovviamente alla luce delle leggi vigenti, oppure vuol dire ripristinare prima di tutto l'interesse pubblico) a chi subisce la rescissione va riconosciuto esclusivamente il "danno emergente", e non il lucro cessante. Poiché le situazioni sono cambiate ed è intervenuta la sentenza del Consiglio di Stato, la valutazione del danno non si effettua inoltre sulla base di un ipotetico valore urbanistico che avevano quei terreni nel 1999, ma si deve fare tenendo conto che quella è un'area che non ha più quella valenza urbanistica, e il suo valore va commisurato alla situazione di oggi. Ecco perché è importante che l'Assessore competente (poi spero voi possiate riferire) non si addentri in processi che possono essere molto pericolosi, perché tutta la legislazione e lo stesso Consiglio di Stato questo ci dicono molto chiaramente che c'è un interesse pubblico che va tutelato al di sopra di qualunque altro interesse.
E vorrei anche ricordare che quell'epoca di "cannibalizzazione" urbanistica, che ha fatto seguito ad altre amministrazioni di destra, di sinistra e di centro, può considerarsi superata, ma può considerarsi superata nella misura in cui sappiamo leggere oggi i dati della storia, perché già quando si stava cominciando a costruire la reale strada Cagliari-Sassari, oggi Carlo Felice, furono rinvenuti nel viale Sant'Avendrace i reperti che facevano comprendere la delicatezza di quell'area, e oggi che abbiamo assunto tutti quanti questa nuova consapevolezza, dovremmo essere così deboli e così miopi rispetto all'interesse generale che riveste per Cagliari? E non enfatizzo il riferimento a Cagliari, perché è un interesse di tutta la comunità sarda, e forse va anche oltre la Sardegna. Non lo possiamo quindi circoscrivere a Cagliari, che sì, se intelligentemente lo interpretasse, con la valorizzazione di quel sito avrebbe una grandissima opportunità; altro che farla prigioniera costruendole una corona di cemento intorno, per impedire che possa essere fruibile.
Ecco perché io credo che sia molto importante ricostruire la storia dei fatti, e decidere assieme di sostenere la Giunta non in una interpretazione fra chi guarda la luna e chi vuole parlare del dito, ma sostanzialmente trovando una sede attraverso la quale la Giunta possa solidarizzare col Consiglio regionale, con la forza del Consiglio regionale, stabilendo atti di indirizzo precisi che mettano tutti nella condizione di contrastare quest'uso che c'è stato negli anni passati, che non è più attuale, tendente a una parificazione impossibile, irragionevole, degli interessi privati rispetto agli interessi pubblici. Noi dobbiamo fare questo lavoro, e credo che la discussione di oggi, e speriamo l'ordine del giorno, possano consentire di intravedere già questo passo in avanti.
PRESIDENTE. Comunico che l'onorevole Barracciu è rientrata dal congedo.
Ha facoltà di parlare, per la Giunta, l'Assessore della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio.
LA SPISA, Assessore tecnico della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio.Anch'io concordo sul fatto che questo sia un argomento di grande interesse, sia per Cagliari, sia per tutta la Sardegna. Credo anche che sia di grande interesse per testare come il sistema politico e amministrativo sardo sia in grado di di affrontare i problemi, non fuggendo dalle sue responsabilità, dai suoi compiti nello stesso tempo, essendo molto aperto e sereno nel confrontarsi, tenendo presente che in queste vicende su queste questioni, obiettivamente esiste sia un interesse pubblico sia un legittimo interesse privato, e che un'autorevole istituzione pubblica (la Regione, i Comuni, le articolazioni dello Stato in questa materia) non può, non deve avere timore di contemperare, di mettere a confronto gli interessi pubblici e gli interessi legittimi privati. Vi prego di seguire, se potete, una necessaria lettura che ricostruisce un po' il percorso.
Il primo accordo di programma, sottoscritto il 15 settembre 2000 dalla Regione Sardegna, dal comune, dalla società Iniziative Coimpresa, dalla società Edil strutture, e altri soggetti privati, denominato "progetto di riqualificazione urbana e ambientale dei colli di Sant'Avendrace", prevedeva a carico della società interventi sia di natura pubblica (non li elenco) sia interventi di natura privata, e cioè nuove edificazioni residenziali. La storia precedente è stata già illustrata, per cui è a conoscenza anche di quest'Aula, cioè gli atti di occupazione d'urgenza, le espropriazioni che sono state poi dichiarate illegittime dal Tribunale amministrativo, e che hanno portato una condizione di debolezza della Pubblica amministrazione rispetto a interessi legittimi maturati.
Il secondo accordo di programma, denominato "Sistema dei colli", riguardava evidentemente proprio gli interventi più specifici d'infrastrutture. Ciò premesso, dallo stato degli atti, emerge che con la deliberazione della Giunta regionale del 26 gennaio scorso, l'Esecutivo ha inteso rivalutare positivamente l'interesse pubblico, presupposto originario della stipula dei predetti accordi e indirizzato alla valorizzazione del compendio archeologico del colle di Tuvixeddu. Dopo la dichiarazione di notevole interesse paesaggistico, avvenuta con la deliberazione della Giunta regionale nell'agosto del 2007, l'interesse pubblico è stato paradossalmente messo in discussione. Quando infatti gli atti amministrativi vengono emanati forzando le procedure (questo lo ha acclarato il tribunale amministrativo) al di là delle intenzioni soggettive di chi ha emanato quegli atti amministrativi, si rischia di non tutelare l'interesse pubblico, di provocare un danno, di aprire nel territorio una ferita. Siamo di fronte, oggi, a una ferita sul territorio, una ferita aperta nella città, una incompiuta di un progetto che in qualche modo era esplicitamente finalizzato all'interesse pubblico.
Ora, proprio per esaminare le problematiche che hanno ostacolato il raggiungimento degli obiettivi di interesse pubblico, è stato allestito un tavolo tecnico intrassessoriale (da qui anche la ragione per cui in Consiglio riferisce l'Assessore della programmazione) composto dagli assessorati competenti. Dalle risultanze del tavolo è emersa innanzitutto l'esigenza di un forte coordinamento politico e amministrativo, affidato in ultima istanza al Presidente della Regione e all'Assessore della programmazione, anche nell'ambito dei compiti attribuiti al comitato intrassessoriale per le emergenze che io personalmente coordino a nome della Presidenza della Giunta.
La delibera citata anche nella mozione esprime una forte volontà dell'amministrazione regionale tesa a rafforzare, a coordinare l'azione, attivando tutte le iniziative idonee che consentano il perseguimento degli interessi pubblici, tuttora rilevanti, e attuali, con un adeguato contemperamento con le esigenze di tutela, valorizzazione e fruizione dei colli di Tuvixeddu e Tuvumannu.
La delibera per questo fine prevede la verifica ed eventuale rimodulazione degli interventi finanziati dalla Regione con il PIA CA 17 "Sistema dei colli", anche sulla base di possibili integrazioni migliorative derivanti dall'acquisizione di ulteriori beni culturali da valorizzare. La verifica degli aspetti di natura urbanistica e paesaggistica e di quelli legati alla presenza dei beni storico culturali e, nel rispetto delle finalità di tutela e valorizzazione dei colli, l'attivazione di azioni di concertazione con il Comune di Cagliari e con gli altri sottoscrittori e le competenti sovrintendenze per la valutazione di ipotesi di revisione dei progetti sottostanti agli accordi sottoscritti.
La delibera, per chi la voglia leggere, non è una delibera né ambigua, né tanto meno temeraria, è una delibera che vuole semplicemente riporre all'attenzione della Pubblica amministrazione regionale una questione che in qualche modo sembrava compromessa per quanto riguarda proprio l'interesse pubblico. I motivi fondanti posti a base della formulazione e sottoscrizione degli accordi sopra elencati consistevano nella previsione di interventi che, coordinati e integrati con lo strumento dell'accordo di programma, avrebbero consentito il recupero urbanistico e paesaggistico di aree degradate e poco fruibili per la città di Cagliari, oltre che con la completa valorizzazione dell'area archeologica di Tuvixeddu, con la creazione di un parco urbano archeologico, con annesso un museo, e con la realizzazione in parte a carico di privati di numerose infrastrutture pubbliche.
Questi obiettivi manterrebbero invariata la loro importanza in riferimento all'intera area vasta cagliaritana, ma richiedono un ulteriore approfondimento e una accelerazione operativa, anche in conseguenza delle ultime novità amministrative e giudiziarie intervenute dopo l'adozione della delibera. La delibera è stata infatti approvata prima della sentenza del Consiglio di Stato. Occorre quindi un'accelerazione operativa su questo punto perché il lasciar passare il tempo provoca inevitabilmente dei danni per il perseguimento degli interessi pubblici nonché possibili aggravi anche a carico del bilancio regionale.
Allora, per questo io faccio riferimento all'annuncio da parte della sovraintendenza archeologica per le Province di Cagliari e Oristano dell'avvio di nuovi procedimenti di individuazione dei beni culturali, alla sentenza del Consiglio di Stato, del 5 febbraio del 2010 e alla richiesta di archiviazione dell'indagine svolta dalla Procura di Cagliari; sono infatti tutti fatti nuovi, fatti amministrativi che hanno una rilevanza giuridica importante. Fatti nuovi che ci portano a dire: occorre su questo far presto per assumere decisioni importantissime e necessarie.
Sotto questa luce devono essere lette anche le mie recenti affermazioni riportate dalla stampa sulla necessità di agire con celerità al fine di risanare una grave ferita inferta al tessuto urbanistico cagliaritano e contenere al massimo l'incremento dei fabbisogni finanziari aggiuntivi a carico del bilancio regionale. Questo è l'unico motivo per cui occorre veramente far presto. Ci sono aspetti urbanistici molto, molto importanti, contenuti nella mozione su cui non ho il tempo, visti i limiti regolamentari, di puntualizzare. Vorrei dire soltanto che è importante che da subito - da quando il Presidente della Regione ha chiesto a me, e quindi al comitato, di coordinare un'azione interdisciplinare di tutti i rami dell'amministrazione per trovare una soluzione a questo problema - ci si sia mossi, su iniziative in particolare dell'Assessore della pubblica istruzione e beni culturali, per promuovere incontri tra rappresentanti degli assessorati regionali e gli organi periferici del Ministero per i beni culturali paesaggistici dalla Sardegna.
La riunione si è tenuta infatti il 25 di febbraio e in questo ambito, in occasione di questo incontro, quindi prima dell'ultima sentenza del Consiglio di Stato, i rappresentanti del Ministero hanno manifestato la loro disponibilità ad avviare insieme, nello spirito di leale collaborazione tra amministrazione statale e amministrazione regionale, un percorso finalizzato alla condivisione e risoluzione delle problematiche inerenti alla realizzazione degli interventi oggetto dei suddetti accordi. Al termine dell'incontro, proprio dopo il deposito della sentenza del Consiglio di Stato, si è deciso congiuntamente di proseguire le interlocuzioni e da una attenta lettura della delibera emerge una chiara volontà dell'amministrazione di collaborare con tutti i soggetti coinvolti, pubblici e privati, trovando con gli stessi le modalità attraverso le quali giungere alla valorizzazione del compendio archeologico del colle di Tuvixeddu.
In qualità di Assessore della programmazione ho già interessato le mie direzioni generali, da un lato alla verifica del fabbisogno finanziario necessario per la rimodulazione del programma integrato d'area, Cagliari 17, per valorizzare tutte le grandi potenzialità culturali dell'area e dall'altra ho dato disposizione alle stesse affinché si confrontino con gli assessorati dei beni culturali e dei lavori pubblici e con il Comune di Cagliari per calibrare priorità e contenuti progettuali degli interventi pubblici. Siamo di fronte a un bene di grande valore su un'area che ha avuto uno sviluppo scoordinato (è la parola più semplice che si può individuare per descrivere l'evoluzione di tanti anni, addirittura di decenni). Siamo di fronte a una grande incompiuta, la città ha nel suo seno una ferita e l'accordo di programma aveva, nelle sue intenzioni l'obiettivo di dare ordine alla questione contemperando interessi pubblici e legittimi interessi privati.
Il fatto è che sono intervenute delle novità che incidono sull'assetto giuridico della questione, sulla conoscenza dello stato dei fatti, dei luoghi, ma ci sono anche interessi legittimi maturati. Una corretta azione di responsabilità politica deve essere capace di trovare un livello alto di contemperamento di questi interessi; la Giunta regionale ha tenuto, su questo problema, una posizione saggiamente prudente nella sostanza, decisa però nei tempi: dobbiamo davvero decidere in tempi ragionevolmente brevi. La delibera del 26 gennaio aveva ed ha questo scopo, lasciando aperta la prospettiva verso soluzioni che dipendono da diverse variabili giuridiche.
Siamo - e concludo - disponibili a condividere con il Consiglio regionale un percorso che, al di là di inutili pregiudizi o calcoli politici, porti a tutelare l'interesse pubblico e gli interessi legittimi maturati e comunque degni di rispetto. Riteniamo che sia veramente necessario che, su questa vicenda, noi guardiamo a una prospettiva futura veramente interessante. Quest'area può essere utilissima per lo sviluppo e non solo per la valorizzazione e tutela dei beni culturali, crediamo che la valorizzazione dei beni culturali sia un valore positivo, non solo per una fruizione passiva ma per una messa a disposizione dei sardi e anche di altri cittadini non sardi che possono magari essere interessati e attratti dalla bellezza del nostro territorio, dal valore storico e culturale di alcuni oggetti del nostro patrimonio. Per questo è necessaria una politica che individui forme intelligenti, forme anche innovative di confronto tra la finanza pubblica e la finanza privata, forme che permettano di valorizzare quei sani interessi privati che possono addirittura incrementare il valore pubblico di questi stessi beni.
Il Consiglio regionale può avere un ruolo importante cui la Giunta regionale volentieri si rimette per una valutazione comune sui percorsi futuri, su eventuali interventi legislativi, sulla condivisione di un obiettivo che sappia veramente farci uscire da una situazione di stallo che non giova più a nessuno.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Chiedo dieci minuti di sospensione.
PRESIDENTE. Poiché non ci sono opposizioni, la richiesta è accolta. La seduta riprenderà alle ore 17.
(La seduta, sospesa alle ore 16 e 50, viene ripresa alle ore 17 e 26.)
PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LOMBARDO
PRESIDENTE. Ha domandato di replicare il consigliere Porcu. Ne ha facoltà.
PORCU (P.D.). Presidente, colleghi, io condivido le valutazioni che hanno espresso alcuni colleghi in aula e lo stesso Assessore, circa la dimostrazione che questa Istituzione ha dato, di essere capace di affrontare un dibattito sereno, di merito, che ha visto tutti noi confrontarci e mettere al centro della nostra attenzione l'obiettivo, non di far prevalere una parte politica sull'altra, ma di salvaguardare un bene paesaggistico e identitario di fondamentale importanza per il capoluogo della Sardegna.
Prima di entrare nel merito di alcune osservazioni che sono state espresse, voglio menzionare un passo della replica dell'Assessore che non mi ha convinto, e cioè l'affermazione che nella scorsa legislatura si sia in qualche modo voluto forzare, e che nel forzare invece di tutelare il bene pubblico ci si sia messi addirittura nella condizione di poterlo danneggiare. Io non condivido questa lettura perché ritengo che quest'Aula non debba dimenticare che quanto avvenuto nel 2006-2007 poneva la Sardegna assolutamente all'avanguardia nella tutela dei beni paesaggistici, e che la nostra Regione, così come oggi ci possiamo mostrare soddisfatti per un dibattito che ci ha visto entrare nel merito, è stata protagonista, prima in Italia, nella redazione di un Piano paesaggistico che aveva appunto l'obiettivo di salvaguardare tutti gli elementi caratteristici del paesaggio sardo. Quindi io non credo che siamo incorsi nel pericolo, Assessore, di voler forzare, semplicemente ci siamo assunti la responsabilità di aprire una strada con la consapevolezza di voler salvaguardare un bene che era in pericolo, e non mi riferisco solo all'area di Tuvixeddu perché il Piano paesaggistico riguarda tutto l'ambito costiero. A volte dobbiamo avere anche la capacità di essere coraggiosi, di aprire strade, di tracciare orizzonti, perché la nostra comunità ha bisogno di una visione, di una visione che sia condivisa e che sia forte, che dia il senso al nostro popolo e ai nostri cittadini di una Regione che guarda lontano, intravede le tendenze, sa indicare una strada. È per questo che credo che non abbiamo forzato ma abbiamo fatto bene; e la riprova che non abbiamo forzato è stata la capacità di quest'Aula, oggi, di fare proprie quelle osservazioni, di fare proprie quelle discussioni e di non dividersi nel momento in cui bisognava scegliere se mettere in evidenza l'uno i meriti o i demeriti dall'altro o salvaguardare il bene paesaggistico.
Io ho apprezzato gli interventi di tutti i colleghi, che sono stati molto concreti, del Capogruppo del Popolo della Libertà che è anche entrato nel merito; oggi credo che siamo nelle condizioni di approvare un ordine del giorno unitario che fissi delle priorità e affermi che al centro della nostra attenzione ci deve essere il colle di Tuvixeddu. Questa osservazione che è venuta fuori a più voci dall'Aula non è un'osservazione peregrina, non è un'osservazione ispirata dalla politica. Io voglio ricordare che quella famosa Commissione - a nostro avviso corretta nel merito anche se illegittima nella costituzione - nel suo rapporto aveva già indicato indicando come area di tutela integrale il solo a colle di Tuvixeddu, mentre a proposito del colle di Tuvumannu scriveva che era possibile certamente la salvaguardia dell'esistente ma era anche possibile "nuova edificazione, infrastrutturazione e servizi". Quindi stiamo affermando qualcosa che è coerente anche con gli studi tecnici; e la stessa Giunta dell'Amministrazione precedente, con la delibera 47/1 del 4 settembre 2008, nel momento in cui doveva far fronte alla sentenza sfavorevole del Tribunale amministrativo regionale e del Consiglio di Stato, poneva proprio al centro dell'attenzione, della salvaguardia, della massima tutela, il colle di Tuvixeddu.
Io credo che oggi abbiamo compiuto solo un primo passo, ed è per questo che non mi permetto un entusiasmo facile, ma credo che dobbiamo essere sobri e concreti. Abbiamo compiuto solo un primo passo, abbiamo tracciato una strada che è quella di farci carico del problema, quella di decidere di non aspettare l'esito dei contenziosi, quello di non decidere che sia un tribunale a stabilire il futuro della necropoli, quello di non lavarcene le mani rispetto all'indifferenza, all'incuria, al degrado che ha colpito una parte così vasta della città. Abbiamo deciso insieme, Consiglio regionale, Giunta regionale o almeno lo stiamo per decidere (se approveremo l'ordine del giorno unitario) di farci carico, di assumerci la responsabilità di decidere e di andare finalmente a istituire un grande parco ambientale, paesaggistico e archeologico nel colle di Tuvixeddu.
Io credo che questo possa essere fatto e vada fatto tenendo presente l'interesse pubblico, e quindi il Colle non sarà oggetto di risarcimenti, non potrà esser oggetto di risarcimenti anche se questi sono aspetti che esaminaremo successivamente, ma il Colle sarà oggetto di possibili nuove acquisizioni, come richiamato anche dai colleghi, e decideremo le forme in cui farle e le valuteremo insieme in una proposta di legge che terrà conto del supremo interesse pubblico.
Abbiamo tracciato un cammino, ma abbiamo percorso solo il primo tratto, e io auspico che il clima che si è instaurato in quest'Aula, ma anche l'attenzione che ha prestato la Giunta regionale - che ringrazio per la disponibilità all'ascolto - possano consentire di completare il percorso e di portare a conclusione un atto col quale la classe dirigente di questa Regione si è assunta la responsabilità intorno a un bene di valore identitario per il nostro popolo. Io spero che questa non sia l'ultima occasione in cui saremo capaci di scrivere una pagina così importante.
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione.
Comunico che stato presentato un ordine del giorno.
(Si riporta di seguito il testo dell'ordine del giorno numero 1:
Ordine del giorno Bruno - Uras - Diana Mario - Mariani - Cappai - Sanna Giacomo - Cuccureddu - Fois - Porcu sulla tutela dell'area archeologica sita sul Colle di Tuvixeddu.
IL CONSIGLIO REGIONALE
a conclusione della discussione della mozione n. 45 (Bruno - Uras - Salis - Agus - Barracciu - Ben Amara - Caria - Cocco Daniele Secondo - Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Sechi - Solinas Antonio - Soru - Zedda Massimo - Zuncheddu sull'esigenza di assicurare la massima tutela dell'area archeologica di Tuvixeddu e sull'imprescindibile necessità di esperire ogni attività tecnico-amministrativa necessaria per la revisione degli accordi di programma, adottati precedentemente alla modificazione del quadro giuridico avvenuta con la Convenzione europea sul paesaggio e l'entrata in vigore del Codice dei beni culturali e del paesaggio, che ponga quale punto qualificante e vincolante la salvaguardia dell'area d'interesse ambientale ed archeologico, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento);
CONDIVISA l'esigenza di assicurare la massima tutela all'area archeologica di Tuvixeddu e di superare le attuali criticità di ordine giuridico che hanno per ora impedito di restituire alla città di Cagliari un bene paesaggistico di valore inestimabile per l'intera Sardegna,
impegna la Giunta regionale
a partecipare, congiuntamente al Consiglio regionale, alla predisposizione di un apposito progetto di legge funzionale all'acquisizione al patrimonio pubblico, anche con il concorso finanziario dello Stato e nelle forme più convenienti all'interesse pubblico, delle ulteriori aree della necropoli del Colle di Tuvixeddu riconosciuto come bene unico paesaggistico culturale e a istituire, nel colle così acquisito al patrimonio pubblico, un parco archeologico-ambientale di fondamentale importanza culturale ed economica per Cagliari e l'intera Sardegna. (1).)
PRESIDENTE. Metto in votazione l'ordine del giorno numero 1.
Ha domandato di parlare il consigliere Mario Floris per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
FLORIS MARIO (Gruppo Misto). Presidente, intanto chiedo alla Presidenza e alla Conferenza dei capigruppo di smetterla con queste conferenze convocate in maniera estemporanea, quando il Consiglio regionale è riunito la mattina e la sera. Non è possibile che all'ultimo momento si convochi la Conferenza dei Capigruppo impedendo che i consiglieri che si sono preparati per intervenire possono parlare. Smettiamola perché l'organizzazione dei lavori deve essere fatta in un certo modo.
Io mi asterrò sull'ordine del giorno che è stato presentato, perché avrei voluto dire che il problema di Tuvixeddu è un problema ormai datato, ha origini lontane, e né lo Stato né le istituzioni autonomistiche e tanto meno le varie diffuse rappresentanze ambientalistiche, che pure esistevano, hanno mai avuto da obiettare di fronte ai piani edilizi abitativi e ai piani di zona, ai piani di edilizia scolastica, ai piani di edilizia universitaria che nel compendio sono stati via via previsti e realizzati.
Se dobbiamo volere un ordine del giorno io vorrei prima sapere di che cosa dobbiamo parlare, se dobbiamo parlare del rispetto dell'accordo di programma o se dobbiamo parlare delle possibilità di allargare questo quadrilatero in modo da recuperare funzionalmente tutta la necropoli punica o romana, l'intero quadrilatero compreso tra Is Mirrionis, l'anfiteatro Romano, San Paolo, Santa Gilla, quindi oltre la stretta cerchia dell'area di Tuvixeddu e Tuvumannu (è come se noi parlassimo del Colosseo senza tener conto del centro storico) dove si trovano numerose costruzioni, dal liceo Siotto a Villa Devoto a quant'altro, perché tutto costruito sulla necropoli.
E mi sarei aspettato, soprattutto da quest'ordine del giorno, un cenno alle nostre competenze in materia; sappiamo che l'articolo 117 secondo comma della Costituzione attribuisce alla legislazione esclusiva dello Stato la tutela dell'ambiente, dell'ecosistema e dei beni culturali, mentre attribuisce alla legislazione concorrente la valorizzazione dei beni culturali e ambientali. E' evidente che questa nuova ripartizione delle competenze, ripresa dal Codice Urbani, confligge con il nostro Statuto di autonomia e in maniera specifica con le norme di attuazione del D.P.R. 348. E da questo emerge la debolezza, colleghi, della politica regionale che guarda alle proposte che sono fatte e agli interventi dello Stato senza poter fare niente. Quindi io vorrei che, nell'ordine del giorno, si richiedesse allo Stato la totale attribuzione delle competenze in materia di…
PRESIDENTE. Onorevole Floris, il tempo a sua disposizione è terminato.
Ha domandato di parlare l'Assessore della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio. Ne ha facoltà.
LA SPISA, Assessore tecnico della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio.Presidente, propongo di eliminare dal dispositivo dell'ordine del giorno l'inciso: "nel colle così acquisito al patrimonio pubblico" perché ripropone una soluzione che non mi sembra fosse totalmente condivisa.
Il parere della Giunta quindi è favorevole eliminando però questo inciso perché l'acquisizione al patrimonio pubblico è una decisione che casomai dovrebbe essere contenuta nel futuro progetto di legge. Sarà quindi il progetto di legge a stabilirne esattamente la delimitazione.
PRESIDENTE. Quindi Assessore, che cosa propone?
LA SPISA, Assessore tecnico della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio. Chiederei ai proponenti di eliminare questo inciso, lasciando proprio al progetto di legge l'individuazione dell'area. Oltretutto dipenderà moltissimo esattamente dai pareri che esprimeranno le varie sopraintendenze che dovranno pronunciarsi e che noi immediatamente sentiremo.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Soru. Ne ha facoltà.
SORU (P.D.). Io non sono d'accordo con la proposta dell'Assessore. Peraltro leggendo le righe della disposizione: "impegna la Giunta regionale a partecipare alla predisposizione di un progetto di legge funzionale all'acquisizione al patrimonio pubblico". Lo diciamo subito che è funzionale all'acquisizione. Quindi, il disegno di legge ha già un indirizzo chiaro, che oggi quest'ordine del giorno gli dà: acquisire al patrimonio pubblico. E per questo l'inciso "nel colle così acquisito al patrimonio pubblico" è conseguente.
PRESIDENTE. Poiché non vi è l'unanimità la proposta dell'Assessore La Spisa non è accolta.
Ha domandato di parlare il consigliere Luciano Uras per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Presidente, intervengo per dichiarare il voto favorevole a quest'ordine del giorno, che, ripeto, impegna tutti noi a un'operazione non solo di chiarezza su un bene archeologico, storico e culturale di grandissimo pregio, e che ci viene invidiato da tutto il resto del mondo, ma ci consente anche una sede di confronto del dettaglio che non poteva essere affrontato, in questo momento, in questa fase della discussione.
Lo dico anche in ragione delle osservazioni che faceva prima l'onorevole Floris, e anche in ragione delle osservazioni che ha fatto la Giunta. Abbiamo cioè individuato una sede di confronto, Consiglio-Giunta, attorno a questo tema che non ci impedisce né un'estensione, né un migliore approfondimento sui singoli beni culturali di quell'area, né un progetto generale di valorizzazione, o meglio di fruizione, di tutte le qualità culturali, archeologiche, storiche, che possiede la città di Cagliari. Uno strumento quindi che ci impegna tutti per la prima volta, credo, nella storia, anche dell'autonomia, nel fare una cosa utile per la città capoluogo sotto questo profilo.
Noi candidiamo la Sardegna a essere centrale in tutto, e poi, ogni volta che dobbiamo intervenire per risolvere un problema, valorizzare, come merita, una parte del nostro patrimonio archeologico e ambientale, incominciamo a scendere piano piano verso un costume di distrazione nei confronti dei beni che lo compongono. Per cui il mio voto è favorevole, peraltro ho firmato l'ordine del giorno per questo.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Cuccureddu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Presidente, intervengo per chiedere se è possibile la votazione per parti. La prima parte sino alle parole "bene unico paesaggistico e culturale.", la seconda parte ciò che segue. Mi pare, infatti che la seconda frase sia pleonastica e - come diceva l'onorevole Soru - toglierla probabilmente non cambia niente, ma può consentire un più agevole percorso della successiva fase di predisposizione dell'intervento legislativo.
Vorrei approfittare, però, di uno dei tre minuti che mi spettano, e chiedo scusa se sarò ripetitivo, per sottolineare che spessissimo inseriscono in legge frasi del tipo "col concorso dello Stato". Lo Stato sta vendendo i suoi beni, sarebbe disposto a vendersi anche qualche monumento importante in qualche palazzo importante, difficilmente pertanto metterà a disposizione risorse per contribuire all'incremento del patrimonio pubblico regionale. Io credo che dovremmo interamente farci carico di questo.
Vorrei rimarcare, inoltre, come, ancora una volta, l'attenzione di quest'Aula si concentri su Tuvixeddu e Tuvumannu. Io ammetto la mia ignoranza, non so dove siano questi posti, più o meno lo so, non li ho mai visti, però vorrei dire che nel resto della Sardegna ci sono posti per l'identità sarda che hanno altrettanto valore dell'importantissimo patrimonio fenicio-punico della zona di Cagliari. A Porto Torres, i resti della Reggia di Re Barbaro, che presenta problematiche simili, di interventi urbanistici bloccati e altri siti importantissimi dell'epoca medievale, non hanno ricevuto la stessa attenzione da parte di quest'Aula. Io è l'ennesima volta che ne parlo: si parla di immobili e si parla di concentrare tutto su Cagliari, anziché fare in modo che la regione conti una presenza diffusa nel territorio regionale. Si parla di archeologia, e si parla sempre ancora di Cagliari. Cerchiamo di prestare attenzione a tutta la Sardegna. La Sardegna non finisce a Monastir.
PRESIDENTE. Metto in votazione la prima parte dell'ordine del giorno sino alle parole "come bene unico paesaggistico culturale".
Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Chiedo la votazione nominale.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, della prima parte dell'ordine del giorno numero 1, sino alle parole "come bene unico paesaggistico culturale".
(Segue la votazione)
Prendo atto che i consiglieri Cossa, De Francisci, Floris Mario e Greco hanno votato a favore.
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Amadu - Bardanzellu - Barracciu - Bruno - Campus - Cappai - Caria - Contu Felice - Contu Mariano - Cossa - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - De Francisci - Dedoni - Dessì - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Mario - Floris Rosanna - Greco - Locci - Lotto - Manca - Maninchedda - Mariani - Meloni Marco - Moriconi - Mula - Mulas - Murgioni - Oppi - Peru - Piras - Pitea - Pittalis - Porcu - Randazzo - Rodin - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Sanna Paolo - Solinas Christian - Soru - Steri - Uras - Zedda Alessandra - Zedda Massimo - Zuncheddu.
Si sono astenuti: la Presidente Lombardo - Stochino.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 53
votanti 51
astenuti 2
maggioranza 26
favorevoli 51
(Il Consiglio approva).
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, della restante parte dell'ordine del giorno.
(Segue la votazione)
Prendo atto che il consigliere Floris Mario si è astenuto.
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Amadu - Bardanzellu - Barracciu - Bruno - Campus - Caria - Contu Felice - Contu Mariano - Cucca - Cuccu - De Francisci - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Rosanna - Greco - Locci - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Marco - Moriconi - Murgioni - Oppi - Peru - Piras - Pitea - Pittalis - Porcu - Randazzo - Rodin - Sanna Gian Valerio - Sanna Paolo - Soru - Steri - Stochino - Uras - Zedda Alessandra - Zedda Massimo - Zuncheddu.
Rispondono no i consiglieri: Dedoni - Dessì - Maninchedda - Mula - Sanna Giacomo - Solinas Christian.
Si sono astenuti: la Presidente Lombardo - Cappai - Cossa - Cuccureddu - Floris Mario - Mulas.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 53
votanti 47
astenuti 6
maggioranza 24
favorevoli 41
contrari 6
(Il Consiglio approva).
I lavori del Consiglio riprenderanno lunedì mattina alle ore 10.
La seduta è tolta alle ore 17 e 51.
Allegati seduta
CIII Seduta
Venerdì 5 marzo 2010
Presidenza della Presidente LOMBARDO
indi
del Vicepresidente COSSA
indi
della Presidente LOMBARDO
La seduta è aperta alle ore 10 e 03.
DESSI', Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta del 3 febbraio 2010 (96), che è approvato.
PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Francesca Barracciu, Radhouan Ben Amara, Roberto Capelli, Domenico Gallus, Silvestro Ladu, Matteo Sanna, Eugenio Murgioni, Adriano Salis, Carlo Sechi ed Edoardo Tocco hanno chiesto congedo per la seduta antimeridiana del 5 marzo 2010.
Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.
Risposta scritta a interrogazioni
PRESIDENTE. Comunico che è stata data risposta scritta alle seguenti interrogazioni:
"Interrogazione Zuncheddu - Ben Amara - Uras - Sechi - Zedda Massimo, sull'Anfiteatro romano di Cagliari". (66)
(Risposta scritta in data 2 marzo 2010.)
"Interrogazione Lotto - Bruno - Manca - Meloni Valerio sul collegamento ferroviario Sassari-Chilivani". (230)
(Risposta scritta in data 2 marzo 2010.)
Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Presidente, chiedo una sospensione di dieci minuti per consentire ai colleghi di arrivare in Aula.
PRESIDENTE. Poiché non vi sono opposizioni, sospendo la seduta sino alle ore 10 e 15.
(La seduta, sospesa alle ore 10 e 06, viene ripresa alle ore 10 e 15.)
Commemorazione di ex consigliere
PRESIDENTE. Colleghi, è scomparso nel marzo dello scorso anno all'età di 76 anni l'onorevole Salvatore Lorelli, consigliere regionale per due legislature, la nona e la decima, dal 1984 al 1994.
Artigiano, giornalista pubblicista, dirigente del P.C.I. fin dal dopoguerra e per lunghi anni segretario di federazione a Sassari, Lorelli era nato a Ittiri, dov'era cominciato il suo impegno politico e istituzionale, per poi trasferirsi prima Sassari e successivamente ad Alghero, dove fu eletto consigliere comunale.
Esponente politico di primo piano dapprima a livello provinciale poi a livello regionale, Lorelli ha guidato per tre anni la Lega delle cooperative in qualità di presidente regionale. Fin dal suo ingresso fra i banchi del Consiglio regionale, in occasione della undicesima legislatura nel luglio 84, ha svolto un'intensa attività consiliare ponendo al centro dei suoi interessi istituzionali alcune delle questioni di fondo dell'Autonomia regionale: i trasporti, la dipendenza energetica, lo sviluppo industriale.
Salvatore Lorelli è stato presidente della Commissione programmazione per quasi tutto il periodo dal 1984 al 1989. Per breve tempo è stato anche presidente della Commissione sanità e relatore del Piano sanitario regionale.
Diversi i progetti di legge che recano la sua firma e che Lorelli contribuì a far approvare, concernenti i più disparati settori. Si ricordano le "Norme per la salvaguardia, l'assetto e l'uso del territorio", le disposizioni in materia di pesca marittima, gli interventi per il recupero e il riciclaggio di materiali speciali, i provvedimenti in materia di risparmio energetico, le norme per l'attuazione del diritto allo studio, i provvedimenti per lo sviluppo dello sport in Sardegna.
Intensa anche l'azione di controllo che si è concretizzata nella presentazione di una mole considerevole di interpellanze, interrogazioni e mozioni. Si è occupato di molte delle questioni attinenti il comparto agricolo del suo territorio, con particolare riguardo ai territori della Nurra e di Alghero. Ma al centro dei suoi interessi politici vi erano anche i problemi relativi alle servitù militari (con riguardo alla presenza di sommergibili nucleari a La Maddalena) lo stato dell'industria del granito in Gallura e i programmi di viabilità: a quest'ultimo riguardo sono da segnalare i numerosi interventi sulla riorganizzazione del traffico ferroviario del Nord Sardegna, sulle condizioni estremamente pericolose della Sassari-Olbia, nonché quelli per la realizzazione della strada a scorrimento veloce Sassari-Ittiri che ha fortemente perseguito con grande impegno e sulle restrizioni al traffico ferroviario per tutte le merci da e per la Sardegna.
Numerose le mozioni, alcune delle quali trasformate in ordini del giorno. Si possono ricordare, fra tutte, la mozione sulle riforme istituzionali per una piena realizzazione dell'Autonomia speciale, sull'attuazione dell'articolo 13, quella concernente "Lo sviluppo delle zone interne", è quella su "Una nuova politica per la lotta contro gli incendi". Salvatore Lorelli fu riconfermato quindi nella successiva legislatura, la decima, sempre fra le fila del Partito Comunista Italiano e poi del P.D.S.. Anche in questi anni ha fatto parte della Commissione programmazione della quale è stato segretario. Si ricordano di questo periodo gli interventi, sia di iniziativa legislativa sia a carattere ispettivo, sui temi della riforma delle istituzioni autonomistiche della Sardegna e della riforma degli enti regionali. Di rilievo, inoltre, gli interventi sulla costituzione del Parco del Gennargentu, sulla crisi occupazionale della Sardegna, nel campo delle cooperative di garanzia, sulla tutela e promozione delle condizioni di vita dei lavoratori extracomunitari. Si ricorda, inoltre, il suo forte impegno per la realizzazione del palazzo dei congressi di Alghero.
Nel 1994, quando il suo Partito introdusse il limite dei due mandati per l'elezione al Consiglio regionale, si concluse la sua esperienza di consigliere regionale.
Lorelli lasciò così la vita politica attiva, pur proseguendo il suo impegno all'interno del suo Partito con grande coerenza in difesa degli ideali di eguaglianza sociale e dei diritti dei cittadini, tornando a occuparsi dei programmi del mondo della produzione dei servizi, nel del ruolo di segretario provinciale della Confesercenti e nei consigli di amministrazione della Sogeaal e della Cresfidi.
Ai familiari giunga il sentito cordoglio del Consiglio regionale e mio personale. Sospendo la seduta, in segno di lutto, per cinque minuti.
(La seduta, sospesa alle ore 10 e 20, viene ripresa alle ore 10 e 26.)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge numero 120/A.
Dichiaro aperta discussione generale.
Ha facoltà di parlare il consigliere Amadu, relatore.
AMADU (P.d.L.), relatore. Presidente, colleghe e colleghi, riferisco che nella seduta del 5 marzo 2010 la Commissione ha approvato il disegno di legge della Giunta regionale numero 120 relativo a un intervento straordinario a favore della società polisportiva Dinamo Srl di Sassari. Si tratta di un intervento straordinario indispensabile per consentire alla società Dinamo di Sassari di dare copertura alle spese sostenute negli anni precedenti oltre che a quelle dell'anno in corso. Pertanto si è proceduto con estrema urgenza inserendo l'argomento al primo punto dell'ordine del giorno della prima seduta utile di Commissione, stante anche la convocazione del Consiglio regionale riunito in seduta straordinaria.
Si rileva che si è reso necessario apportare al testo della Giunta due emendamenti (uno sostitutivo totale ed uno aggiuntivo) poiché, come originariamente configurato, l'articolo 1 del testo della Giunta poteva dare adito a dubbi di legittimità. Infatti il protocollo d'intesa ivi richiamato non assurge a valore di norma di legge sostanziale atta a giustificare da sola il passaggio delle somme stanziate per studi, progetti e comunicazioni nel settore energetico agli scopi contemplati dal disegno di legge in esame. Si è dunque proceduto a sostituire l'articolo 1 del testo originario (introducendo il riferimento alla specifica UPB, relativa agli interventi a favore dello sport) quindi è stato aggiunto l'articolo 1 bis, che contiene la norma finanziaria, dove appunto si dispongono le variazioni di bilancio regionale per consentire l'intervento di cui trattasi.
PRESIDENTE. Poiché nessuno è iscritto a parlare, per la Giunta, ha facoltà di parlare l'Assessore della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport.
BAIRE, Assessore tecnico della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport. Non c'è niente da dire.
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione generale.
Metto in votazione il passaggio all'esame degli articoli. Chi lo approva alzi la mano.
(E' approvato)
Passiamo all'esame dell'articolo 1.
(Si riporta di seguito il testo dell'articolo 1:
Art. 1 Finalità
1. E' autorizzata, nell'anno 2010, la concessione di un contributo straordinario valutato in euro 480.000 a favore della società polisportiva Dinamo Srl di Sassari per le spese di gestione; il contributo può essere utilizzato dalla società anche per la copertura di spese sostenute negli esercizi pregressi.
2. Con deliberazione della Giunta regionale sono stabilite le modalità di erogazione e di rendicontazione del contributo (UPB S05.04.001).)
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Luciano Uras. Ne ha facoltà.
URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Chiedo la votazione nominale.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'articolo 1.
(Segue la votazione)
Prendo atto che i consiglieri Campus, Stochino e Zedda Massimo hanno votato a favore.
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Amadu - Bardanzellu - Biancareddu - Campus - Cappai - Caria - Cherchi - Cocco Daniele - Contu Felice - Contu Mariano - Cossa - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - De Francisci - Dedoni - Dessì - Diana Mario - Espa - Floris Mario - Floris Rosanna - Fois - Greco - Lai - Locci - Manca - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Valerio - Milia - Mula - Mulas - Peru - Pitea - Pittalis - Randazzo - Rassu - Rodin - Sabatini - Sanjust - Sanna Giacomo - Steri - Stochino - Uras - Vargiu - Zedda Alessandra - Zedda Massimo - Zuncheddu.
Risponde no il consigliere: Obinu.
Si sono astenuti: la Presidente Lombardo - Sanna Gian Valerio - Solinas Antonio.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 54
votanti 51
astenuti 3
maggioranza 26
favorevoli 50
contrari 1
(Il Consiglio approva).
Passiamo all'esame dell'articolo 1 bis.
(Si riporta di seguito il testo dell'articolo 1 bis:
Art. 1 bis Norma finanziaria
1. Nel bilancio della Regione per gli anni 2010-2013 sono apportate le seguenti variazioni:
In aumento
UPB S05.04.001
Interventi a favore dello sport - Spese correnti
2010 euro 480.000
In diminuzione
UPB S04.01.001
Studi, progetti e comunicazioni nel settore energetico
2010 euro 480.000
mediante riduzione del capitolo SC04.0004
2. Nella UPB E231.006 la fonte di provenienza delle risorse del capitolo EC231.043 è modificata in FR.)
(E' approvato)
Passiamo all'esame dell'articolo 1 ter.
(Si riporta di seguito il testo dell'articolo 1 ter:
Art. 1 ter Entrata in vigore
1. La presente legge entra in vigore nel giorno della sua pubblicazione sul Bollettino ufficiale della Regione autonoma della Sardegna (BURAS).)
(E' approvato)
Passiamo alla votazione finale del disegno di legge.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, del disegno di legge numero 120/A.
(Segue la votazione)
Prendo atto che il consigliere Cocco Daniele ha votato a favore.
Rispondono sì i consiglieri: Amadu - Bardanzellu - Biancareddu - Campus - Cappai - Caria - Cherchi - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Contu Mariano - Cossa - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - De Francisci - Dedoni - Dessì - Diana Mario - Espa - Floris Mario - Floris Rosanna - Fois - Greco - Lai - Locci - Manca - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Valerio - Milia - Moriconi - Mula - Mulas - Obinu - Peru - Pitea - Pittalis - Randazzo - Rassu - Rodin - Sabatini - Sanjust - Sanna Giacomo - Steri - Uras - Vargiu - Zedda Alessandra - Zedda Massimo - Zuncheddu.
Si sono astenuti: la presidente Lombardo - Sanna Gian Valerio - Solinas Antonio.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 54
votanti 51
astenuti 3
maggioranza 26
favorevoli 51
(Il Consiglio approva).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del testo unificato delle proposte di legge numero 121 e 122.
Ha domandato di parlare il consigliere Luciano Uras. Ne ha facoltà.
URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Presidente, chiedo cinque minuti di sospensione.
PRESIDENTE. Poiché non ci sono opposizioni sospendo i lavori del Consiglio sino alle ore 10 e 37.
(La seduta, sospesa alle ore 10 e 32, viene ripresa alle ore 10 e 49.)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione generale.
Ha facoltà di parlare il consigliere Steri, relatore di maggioranza.
STERI (U.D.C.), relatore di maggioranza. Signor Presidente, signori Assessori, signori consiglieri, la legge oggi in discussione tratta un argomento ben conosciuto all'Aula. Io ho già avuto occasione di discutere più volte di questo problema, anche recentemente, a seguito della presentazione di una mozione del centrosinistra che, per una serie di vicissitudini, non è stata approvata all'unanimità, ma che ha trovato però tutti d'accordo sull'esigenza di affrontare il problema.
E' un problema che nasce dall'insufficienza dei fondi sull'handicap stanziati nella finanziaria; insufficienza - sia chiaro - non perché le somme sono state ridotte, ma perché, pur essendo state notevolmente aumentate, è aumentato anche il numero dei piani. Da qui la necessità di valutare la possibilità di procedere a un reintegro o a un ulteriore aumento delle risorse poste a disposizione dall'Assessore per poter offrire una soluzione più soddisfacente al problema. In mancanza delle risorse necessarie, l'Assessore si è visto costretto a compiere l'unico passo possibile. L'Assemblea si è fatta carico di questo problema, ed è stato predisposto un testo unificato sulla base di due proposte: una proveniente dall'opposizione e una proveniente dalla maggioranza, perché è un problema sentito da tutto il Consiglio e da tutti i consiglieri.
Devo anzi esprimere l'apprezzamento per questo modo di lavorare, col quale, al di là delle posizioni politiche, si va ad individuare il problema concreto, e si cerca, per quanto possibile consensualmente, di trovare una soluzione al problema che viene posto. In sede di esame in Commissione è stata peraltro rappresentata la necessità di procedere a una rivisitazione integrale di tutta la disciplina in materia.
Noi ci troviamo di fronte all'anomalia che controllore ed erogatore di finanziamenti non coincidono, non sono lo stesso soggetto, cioè, sostanzialmente, l'erogatore è la Regione, che non ha però la gestione delle pratiche, in quanto questa è affidata ai comuni. Qui, poi, il discorso si amplia in un altro profilo (che accenno senza discutere, perché non è questa la sede) che è quello del fondo unico. Noi abbiamo introdotto la disciplina del fondo unico, e poi abbiamo una serie di leggi di settore con cui eroghiamo a scopo ben preciso, ma ciò ha determinato un'altra serie di problemi.
Comunque, al di là dell'esigenza da tutti avvertita di rivedere la disciplina e la normativa, questo testo di legge affronta particolarmente due problemi. In primo luogo - e su questo punto la Commissione è stata unanime - l'esigenza di individuare forme di controllo sugli interventi posti in essere dai vari operatori in questo settore. E' stata prevista la necessità che annualmente l'Assessore predisponga un programma di verifica anche a campione, e magari sarebbe utile se poi l'Assessore riferisse anche in Aula. Per quanto riguarda invece l'individuazione di nuove risorse, c'è stata su questo punto ancora una decisione non unanime della Commissione, perché il secondo comma dell'articolo 1 è stato votato solo dalla maggioranza, mentre l'opposizione, pur prendendo atto dello sforzo fatto, ha ritenuto di richiedere l'erogazione di somme maggiori, e pertanto si è astenuta.
Purtroppo ci troviamo in un momento congiunturale molto difficile, per cui è stato impossibile in questa fase, una volta sentito anche l'Assessore del bilancio, individuare 28 milioni per implementare il fondo e coprire al 100 per cento la domanda. Pertanto si è scelto di prevedere aumenti nell'ordine di 14 milioni, che consentano, per quanto riguarda gli ultrasessantacinquenni, la copertura integrale del 100 per cento (così come per gli infra-sessantacinquenni , dai sessantaquattro punti in su) mentre, per i casi meno gravi, a fronte del taglio di 1.000 euro, viene operato un reintegro di 600 euro. Va da sé che, per quanto riguarda quello che non è coperto con le risorse ulteriori, messe a disposizione dall'amministrazione regionale e dal Consiglio, resta ferma la facoltà dei Comuni di provvedere al reintegro integrale attingendo al fondo unico.
Per quanto riguarda la norma finanziaria, segnalo che c'è stato un disguido, per cui la norma, che è stata approvata dalla Commissione, in effetti, è leggermente difforme da quella voluta dalla Commissione stessa. Pertanto abbiamo presentato un emendamento che precisi meglio da dove si devono attingere i fondi. Ribadisco che è un intervento di emergenza, su cui vi è la sensibilità di tutto il Consiglio; c'è ovviamente il dispiacere di non aver potuto coprire integralmente le somme occorrenti, ma, ripeto, rimane sempre la facoltà dei Comuni di intervenire per integrare la copertura.
In conclusione, ritengo di dover ringraziare il Presidente, i Capigruppo e la Commissione sanità e bilancio per aver dimostrato una grossa sensibilità; ci hanno consentito di procedere speditamente e di portare oggi in Aula questa legge.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il consigliere Espa, relatore di minoranza.
ESPA (P.D.), relatore di minoranza. Presidente, io sono molto soddisfatto che questa legge arrivi in Aula, perché mi sembra che le battaglie che sono state sostenute dalle comunità locali, dalle famiglie, dalle persone con disabilità, il movimento che c'è stato per chiedere il ripristino dei 1.000 euro per ogni progetto personalizzato, riguardino un tema importante e stiano iniziando a far vedere i frutti.
A me piace sempre ricordare che questa legge non è una legge contro la povertà, è una legge per la tutela dei diritti umani e la non discriminazione dei sardi che si trovano in situazioni estreme. Per questo noi siamo attenti e siamo molto partecipi, perché è una legge che offre dei servizi personalizzati e che, fin dalla sua origine, è stata sempre sostenuto in maniera bipartisan. Ecco, è una legge che estremizza la sussidiarietà, questo concetto caro a molte persone; la pubblica amministrazione, attraverso questi contributi - che, ripeto, non sono contributi che vanno a persone o ad associazioni, ma servono per erogare servizi - crea un percorso di lavoro per operatori professionali. E' una legge che non fa sostituire l'istituzione alla famiglia. E questo è un discorso veramente importante per noi.
Su questa legge noi abbiamo espresso in Commissione prudenzialmente un voto di astensione. Perché? Perché siamo - l'ho detto prima - molto soddisfatti del fatto che siano stati recuperati in questa prima fase 14 milioni di euro. Siamo soddisfatti che i 1.000 euro vengano restituiti a tutta una fascia di progetti che parte soprattutto dalle persone che si trovano in situazioni di maggiore gravità, ma riteniamo che questo passo non sia ancora sufficiente. Quindi non siamo assolutamente contrari a questo modo di procedere, ma riteniamo che come abbiamo trovato le risorse per questi soggetti (lo dico anche all'onorevole Steri che credo abbia rivestito un ruolo importante nella definizione di questo processo che ha portato poi a questo risultato che è un risultato di tutti) i soldi - mi viene da dirlo in maniera molto cruda - si possono trovare per ogni cosa. Ritengo che anche la popolazione anziana, che non si trovi in una situazione di estrema gravità, debba però ottenere il reintegro dei 1.000 euro.
Io so bene che è stato compiuto uno sforzo da parte di tutti, credo che gli enti locali si assumeranno le loro responsabilità e quindi contribuiranno a ripianare il deficit, ma ritengo anche che, in questo momento, non siano in grado di poter sostenere una spesa di ulteriori 14 milioni; per questo noi presenteremo un emendamento in Aula che, ancora una volta, chieda con responsabilità un intervento in tal senso. E veramente lo dico senza nessuna acrimonia né spirito di polemica, rivendicando una battaglia sicuramente che è nostra, che abbiamo voluto fare, che il centrosinistra ha voluto condurre, ma che in questo momento mi sembra veramente possa trasformarsi definitivamente in una battaglia di tutti.
Io devo dire che ho difficoltà a pensare a come giustificare una riduzione di mille euro nei confronti della popolazione anziana; mi viene difficile dire: "Non c'è nessun contributo aggiuntivo per questa popolazione". Quindi, per quanto io abbia sempre sostenuto - e lo ripeto ancora - che la legge numero 162 del 1998 è una legge che nasce proprio come legge per le persone al di sotto dei 65 anni, in Sardegna (per una serie di motivi che chiarirò subito) è stata estesa alla popolazione intera che abbia la certificazione di disabilità.
Spiego anche perché, secondo me, Assessore, gentili colleghi, Presidente, conviene profondere un ulteriore sforzo per fare in modo che la Sardegna rimanga la prima in Italia in questo settore. Perché è un segno di grande civiltà sostenere la famiglia lì dove risiede, senza sostituire, senza modificarne anche l'amore, senza offrirle un contributo che potrebbe anche dalla stessa essere utilizzato per comprare la macchina nuova o la televisione a colori, ma offrendole servizi controllati dalle stesse famiglie.
La famiglia, ricordiamo, ha il potere di scegliere gli operatori, di scegliere gli operatori con contratti diretti; c'è un sistema virtuoso, ripeto, che ha creato circa 14.000 posti di lavoro in questi anni. Io ritengo che occorra costituire il fondo per la non autosufficienza degli anziani, per tutti, per chi ha problemi e per chi ne ha meno. La questione anziani sicuramente non rientra tra gli scopi perseguiti dalla legge numero 162, spiego però perché questo strumento è utile anche in questo caso.
Noi sappiamo che, per esempio, il tasso di istituzionalizzazione degli anziani in Sardegna rispetto alla popolazione è del 4,1 per mille, mentre la media nazionale è dell'8 per mille; c'è una differenza del 50 per cento, e ci chiediamo perché in Sardegna sia così. Solo perché non siamo stati capaci? Non è così! Perché ci sono 17.000 anziani che ricevono l'esigua somma di 5 mila euro all'anno, o anche meno, e ciò basta per impedirgli di poter usufruire degli istituti.
Quale è la differenza? La differenza è che se abbiamo 2795 persone anziane che hanno più dei cosiddetti 80 punti, per chi capisce la materia, cioè persone che sono o allettate, o in una situazione di assoluta non autonomia, quindi che hanno bisogno di accudimento 24 ore su 24, e probabilmente anche con mezzi, con macchine respiratorie, con la legge numero 162 spendiamo 13 milioni di euro, se invece venissero accolte nelle residenze sanitarie spenderemmo 61 milioni di euro. Ecco perché l'istituzionalizzazione in Sardegna è crollata rispetto al resto d'Italia. Perché queste 2795 persone sono tutte - e ripeto, non è questione di avere la certificazione di invalidità, è il loro stato che è stato certificato estremo - candidate teoricamente a poter chiedere un posto in una residenza. Quindi, questa è la questione.
Allora, se questo processo parte, invece di spendere 13 milioni di euro, noi ne spenderemo, senza neanche accorgercene, 61, che andranno però tutti a carico della spesa del famoso capitolone della sanità da 3 miliardi di euro. Quindi, in un momento in cui parliamo anche di problemi di bilancio della sanità, integrare risorse anche per gli anziani vuol dire fare prevenzione, com'è stato fatto in questi 10 anni, perché ripeto, per ogni persona anziana che viene messa in residenza, la Regione spende 21 mila 900 euro all'anno, contro i 5 mila all'anno dalla legge numero 162. Io ricordo che, nel 2000-2001, per esempio, quand'eravamo qui, in Consiglio regionale a fare le battaglie, ci dicevano: "No, no, ma guardate che le famiglie sarde vogliono istituzionalizzare, le famiglie sarde non vogliono farsi carico né dei figli disabili, né degli anziani". Noi replicavamo che occorreva provare, sperimentare e così dai 123 iniziali casi sono diventati 1500 l'anno dopo, fino ad arrivare 4500. E' apparso quindi a tutti evidente che se la famiglia è sostenuta, ma con servizi che decide lei, allora si fa carico anche delle situazioni più difficili.
Allora, io, pur condividendo tutto il percorso che è stato intrapreso fino adesso, e condividendolo fino in fondo, ritengo che anche sulla materia "anziani", che va rivista sicuramente all'inizio del nuovo processo di progettazione, noi dobbiamo fare in quest'Aula (se vogliamo, se ci riusciamo) uno sforzo ulteriore, per fare in modo che anche gli anziani al di sotto dei 75 punti, con questo provvedimento abbiano una soddisfazione. E questo lo voglio dire, non come persona che appoggia una parte, e neanche come persona che ha la voglia di sbandierare la sua attività, io, ripeto, sono molto attento alle questioni relative alla gravità estrema, quindi potrei dire: "Ma, vabbè, quelli che sono meno gravi, pazienza!", però, sono convinto che noi, mantenendo questa impostazione in questa legge, riusciremo anche a risparmiare sulla spesa sanitaria in generale, e lo dico da amministratore.
Certo, poi tanti colleghi chiedono di vedere i dati, di valutare tutti gli aspetti per poter fare ragionamenti seri, perché si devono fare dei ragionamenti che non siano ragionamenti, lasciatemelo dire, un po' "da bar", dove ognuno dice la sua su cosa è giusto e cosa non è giusto. Abbiamo 10 anni di esperienza di governi che si sono succeduti, e che hanno prodotto una mole di dati che ci permette di effettuare un'analisi approfondita.
Devo dire subito che sono totalmente d'accordo sui controlli, quindi sul comma numero 1, ma non lo dico perché tra i fruitori di questa legge ci sono più imbroglioni rispetto ai firmatari di altre leggi, lo dico perché se ci sono i controlli noi favoriamo le persone che hanno ancora più bisogno; quindi i controlli, secondo me, sono doverosi. Già adesso la legge contiene un meccanismo di autocontrollo, per cui le persone che non hanno veramente bisogno, o grandi disabilità, scendono giù in classifica, e quindi è facilmente individuabile chi sta in qualche maniera creando delle difficoltà, però stiamo parlando di decine di casi su 28.000.
Quindi questa esperienza rappresenta un'esperienza che va rafforzata, va implementata, va verificata, ma va anche aggiornata, perché se questo Consiglio, se la Commissione preposta aprirà una sessione di lavori su questo tema, scoprirà quanto possa essere virtuoso stanziare risorse come fa la legge numero 162, perché sono in realtà investimenti che contribuiscono ad abbassare la spesa sanitaria.
Questo io lo devo dire perché spesso ci viene fatto osservare che non possiamo far crescere la spesa all'infinito. E' vero; per questo infatti ho già proposto che, come si fa per le materie economiche, come si fa per le materie ambientali, ci si riunisca per entrare seriamente nel merito dei problemi, anche da un punto di vista tecnico. Quando però parlo di punto di vista tecnico con riferimento ai problemi di persone con disabilità, non credo - e lo dico ai colleghi medici - che questi ultimi siano gli unici che sappiano come si fanno queste cose; io credo che il sapere sociale e la politica, in questo caso, ci faccia diventare tutti esperti. Non esistono i disabili di questo consigliere o di quel consigliere. Questa materia appartiene a tutti perché - lo abbiamo già ricordato - la popolazione anziana aumenterà del doppio in pochi anni; fra vent'anni sarà più che raddoppiata.
La questione sociale della non autosufficienza, grazie a Dio, noi la stiamo affrontando da dieci anni, abbiamo maturato un'esperienza importante che abbiamo messo a frutto finanziando, non senza sacrificio, una prevenzione che in altre regioni italiane (dalla ricca Lombardia all'Emilia-Romagna, alla Campania, al Piemonte stesso) se la sognano. La Reginone sarda può impartire lezioni a chiunque su questo argomento. Sappiamo che siamo in vantaggio perché quando fra vent'anni la popolazione anziana sarà aumentata del 50 per cento noi dovremo affrontare emergenze per le quali siamo già preparati. Per questo insistiamo nel dire che siamo contrari ai tagli in questa materia, o meglio, al non adeguamento degli stanziamenti all'aumentare delle domande, perché, come è noto, i fondi sono aumentati, sono passati da 95 a 105 milioni di euro in quest'anno, ma sono aumentate anche le domande.
Occorre, credo, aumentare i controlli, e io continuo a rivolgere un appello che abbiamo rivolto anche come centrosinistra, all'Assessorato (anche se non ha poteri diretti, perché i poteri sono soprattutto in capo al Ministero) affinché veramente faccia in modo che le commissioni che riconoscono l'invalidità non la riconoscano a chiunque. Altrimenti si rischia che si diffonda lo stesso malcostume che si è verificato per le pensioni di invalidità. La "104" è una cosa seria, destinata alle persone con disabilità, non a chiunque. Quindi lì bisogna fare il primo atto di prevenzione.
Conclusivamente, proprio perché siamo profondamente convinti che occorra dare risposte che si concretizzino in investimenti e non in mero assistenzialismo, vogliamo rivolgere un forte appello a questa Giunta, all'Assessore perché convinca il Governo nazionale (se poi c'è bisogno di un appoggio dell'Aula noi siamo pronti a darlo) che non è possibile continuare con i tagli delle risorse alle Regioni per la non autosufficienza. Come voi sapete il Governo nazionale ha deciso che l'anno prossimo verranno stanziati 100 milioni in meno sui 400 che stanzia a livello nazionale per la non autosufficienza. Questo è un problema che riguarda tutti, non è un problema solo della Sardegna - e noi ovviamente facciamo la nostra parte e la facciamo con orgoglio, mettiamo risorse nostre per non avere difficoltà in futuro - dobbiamo chiedere che il Ministro dell'economia non prevalga rispetto a chi chiede che le risorse non vengano tagliate.
Non siamo solo noi del P.D. e della sinistra a combattere in Parlamento perché ci sia un rafforzamento di questi fondi; purtroppo in silenzio molti parlamentari del centrodestra insistono perché questa tematica venga compresa non tra le tranche dell'assistenzialismo, ma tra le tranche dell'investimento, proprio perché nessuno vuole smantellare un sistema sociale e un sistema di sicurezza sociale che ci rafforza; nessuno vuole finire come negli Stati Uniti, dove adesso si sta cercando di rimediare; nessuno vuole fare in modo che ci siano fasce immense della popolazione senza assistenza e nessuno qui dentro (almeno, io ne sono convinto) ha la vista corta e non vede cosa succederà fra dieci anni, tra vent'anni.
Quindi, io da questo punto di vista ho la convinzione che possiamo dare risposte a tutti, pertanto noi siamo molto favorevoli a che vengano reintegrati i contributi a tutta una serie di categorie (come le persone al di sotto del 65 anni, che hanno da 64 a 100 punti) che venga assegnato il 65 per cento alle persone con gravità minore, che venga assegnato il 100 per cento agli anziani al di sopra dei 75 anni. Riteniamo che per la fascia degli anziani al di sotto dei 64 punti di gravità, per le motivazioni che ho riferito prima, quest'Aula debba fare un breve ragionamento, deve capire che è necessario fare un ulteriore sforzo per poter veramente uscire unitariamente con dignità da quest'Aula sapendo di aver compiuto un atto importante che condiziona il benessere di migliaia di sardi, offrendogli un vantaggio in più.
Quindi questo è il percorso che noi indicheremo a quest'Aula attraverso la discussione generale, ma anche attraverso l'emendamento che abbiamo presentato.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Volevo chiedere all'Aula se è possibile modificare l'emendamento che abbiamo presentato con un emendamento orale.
PRESIDENTE. Onorevole Bruno, la questione va posta in sede di votazione degli articoli e degli emendamenti; adesso siamo in sede di discussione generale.
BRUNO (P.D.). Va bene.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Vargiu. Ne ha facoltà.
Ricordo ai colleghi che intendono intervenire nel corso della discussione generale che si devono iscrivere entro la fine dell'intervento dell'onorevole Vargiu.
VARGIU (Riformatori Sardi). Presidente, io intervengo per esprimere il parere favorevole dei Riformatori al testo di legge unificato che oggi è in discussione in Aula, ma soprattutto per sottolineare come la discussione che oggi noi dedichiamo alla legge numero 162 del 1998 e alla sua attuazione in Sardegna è una di quelle discussioni a cui il Consiglio regionale farebbe bene a prestare la massima attenzione.
Stiamo parlando, infatti, di temi che saranno sicuramente all'attenzione di questo Consiglio regionale anche negli anni a venire e che rappresentano la sfida su ciò che la Sardegna intende fare nel campo del welfare, cioè nel campo di quell'attività di complessiva assistenza ai bisogni di salute e sociali della popolazione, una delle sfide - e ha ragione il collega Espa nel sostenerlo - più importanti di un Governo regionale in Sardegna. Io vorrei dire che - facendo mio integralmente il ragionamento che è stato svolto e che ha portato tutte le forze politiche a ipotizzare una reimmissione di 14 milioni di euro nel circuito della legge numero 162 - condividerei a oggi, se le risorse disponibili fossero infinite, certamente il ragionamento dell'onorevole Espa, il quale propone di reintegrare anche i 14 milioni che oggi sono mancanti. Però, colleghi, va fatto un ragionamento, e il ragionamento ha come riferimento il collega Espa, ma anche tutti i colleghi del centrosinistra che, insieme a tanti anche del centrodestra, su questa legge si sono spesi.
La legge numero 162 nasce, infatti, con finalità e obiettivi che sono chiari e precisi e in Sardegna diventa qualcosa di diverso rispetto a quella che era la sua impostazione originaria. Il collega Espa, nel sottolineare che è così, e nel recarsi anche a convegni in Lombardia per spiegare perché è così, sa perfettamente che se ciò, come lui lo sostiene, è un elemento positivo, è anche sicuramente un'anomalia rispetto alle altre regioni italiane.
Nella civilissima Emilia-Romagna (gestione centrosinistra) il numero dei piani personalizzati ha raggiunto i mille, in Sardegna 28 mila, con un ben diverso assetto sociale. Nel Veneto la somma che viene stanziata nel 2007 per la "162" è di 9 milioni di euro, a fronte dei 130 milioni dei quali stiamo parlando in Sardegna, con una popolazione ovviamente numericamente ben diversa. Noi dobbiamo quindi essere consapevoli che stiamo usando la "162" in un modo diverso da quello utilizzato in tutte le altre regioni italiane. Può darsi che sia un modo innovativo e addirittura preveggente, come il collega Espa sostiene, però sicuramente è un modo diverso, per cui è indispensabile che il Consiglio regionale della Sardegna abbia piena consapevolezza di quello che sta facendo, quindi condivida strategicamente ciò che sta succedendo.
A oggi ciò che è successo è semplicemente un rotolare della valanga dall'alto verso il basso, cioè noi abbiamo assecondato esigenze che arrivavano dai comuni senza avere un'idea precisa di cosa su questa legge ci stesse capitando. Questa è la realtà e lo stesso collega Espa la ammette e la sottolinea, ovviamente attribuendole delle valenze positive, una parte delle quali probabilmente sono assolutamente condivisibili.
Io vorrei provare a ricordare cosa prevede la legge numero 162, perché forse noi consiglieri regionali tante volte ci troviamo a deliberare in Aula, a decidere l'utilizzo di 130 milioni di euro, non di spiccioli, senza avere bene idea degli strumenti su cui stiamo appoggiando le somme. La legge numero 162 è una legge nata per fornire prestazioni integrative rispetto agli interventi realizzati dagli enti locali. Io vorrei sottolinearlo: nasce per fornire prestazioni integrative degli interventi realizzati dagli enti locali, con verifica delle prestazioni erogate e della loro efficacia.
Allora, io vorrei iniziare a rivolgere alcune domande all'assessore Liori affinché, oggi o appena può, ci risponda e noi, come Consiglio regionale, abbiamo qualche elemento di riflessione in più prima di decidere cosa fare. Vorrei preliminarmente sapere dall'assessore Liori quanto gli enti locali oggi destinano agli interventi che la "162" dovrebbe integrare. Perché se tramite la "162" si stanziano 130 milioni di euro (e deve essere un'integrazione), io immagino che i comuni ne mettano almeno 250. Ciò vuol dire che la metà del fondo unico finisce per essere destinato a finanziare gli interventi della "162". Se così non fosse io incomincerei ad avere il sospetto che i comuni stiano dirottando parte della spesa che prima era a carico loro sulla "162" (cosa che può anche essere virtuosa, nessuno la contesta). Pertnanto quando i comuni ci verranno a dire: "Non state adeguando il fondo unico", gli dovremo rispondere: "Guardate che il fondo unico lo stiamo adeguando in altre maniere, perché vi stiamo dando 30 milioni, 35 milioni di euro in più per la '162' e siccome voi rinunciate a fare gli interventi di cui la '162' dovrebbe essere integrativa, in pratica noi vi stiamo consegnando i soldi attraverso canali differenti rispetto a quelli del fondo unico".
Allora, assessore Liori, sappiamo quanto destinavano al sostegno delle disabilità i comuni nel 2005 e quanto destinano nel 2009? Perché magari potremmo scoprire che le cifre che si riducono nelle attività dei comuni le sta aumentando la Regione. Questo configurerebbe una situazione molto problematica e preoccupante perché l'ente erogatore dei finanziamenti (la Regione) sarebbe differente rispetto all'ente controllore (il Comune). L'istruzione delle pratiche della "162", nonché l'attribuzione dei punteggi, avviene, infatti, a opera del Comune mentre chi spende è la Regione. Il Comune non ha nessun interesse a controllare ciò che non paga direttamente. Quindi, se così è, noi dobbiamo intervenire con una serie di meccanismi di controllo che sono stati evocati in tutte le delibere regionali relative alla "162".
Se voi prendete le delibere dell'assessore Dirindin negli anni di gestione dell'Assessorato da parte del centrosinistra, noterete che l'assessore Dirindin sottolinea la necessità di istituire una Commissione tecnica, che deve effettuare delle verifiche, che deve fare monitoraggio, cioè che deve svolgere un'attività (che noi vorremmo sapere se mai è stata fatta oltre che essere citata nelle delibere) che consenta di capire cosa sta succedendo, perché altrimenti noi inseguiamo la spesa e trasformiamo la "162" in una ennesima legge assistenziale che fa una cosa buona, come dice il collega Uras (e cioè mette immediatamente a disposizione, senza residui passivi, senza impegni di spesa che poi non vengono soddisfatti, soldi per una comunità sofferente, cioè anziani, cioè disabili, cioè famiglie in difficoltà, quindi persone a cui è bene che vadano i soldi in un regime assistenziale) ma configura la Regione come un soggetto che si muove in una logica esclusivamente di tipo assistenziale.
Quindi non una logica progettuale, una logica strategica, una logica che indichi che c'è un'idea politica, un progetto che stabilisce come fare in futuro per gestire questo settore, ma semplicemente la logica di distribuire un po' di soldi, sempre di più ogni anno, senza avere la minima idea dei risultati, di quale miglioramento della qualità della vita delle famiglie e dei disabili si stia verificando. Una logica che ci dice semplicemente che immettere immediatamente nel circuito della spesa sarda 130 milioni di euro è comunque un'operazione positiva perché significa aumentare la quantità di reddito disponibile in quelle fasce più deboli della società sarda che meritano comunque un sostegno. Una legge, quindi, di assistenza pura; stiamo semplicemente inseguendo la spesa ed elargendo un po' di soldi a gente che, in linea di massima, si merita di averne un po' di più perché così vive meglio.
Il secondo elemento sul quale io vorrei intervistare l'assessore Liori, è stato sottolineato dal collega Espa: chi fruisce della "162" è una persona che ha una certificazione con un timbro in cui si dice che è un disabile grave. Questa certificazione gli viene attribuita attraverso la legge numero 104, la cui attuazione non è demandata alla Regione, ma direttamente ad organi statali. Bene, abbiamo un'idea di quanti sono in Sardegna i soggetti che hanno ottenuto la certificazione attraverso la "104" con stato di handicap grave? Perché se abbiamo un'idea, abbiamo anche un'idea di quanto saranno i percettori potenziali dei contributi della "162". Io ho sentito dire che il numero di questi soggetti potrebbe essere 52 mila.
Allora, noi dobbiamo sapere che siccome siamo fermi a 28 mila piani personalizzati, nei prossimi anni ci dobbiamo aspettare che i piani diventino 52 mila, cioè che invece di 130 milioni di euro, in assenza di interventi di altro genere, a regime salirà a 250 milioni di euro o forse di più! Vi voglio far notare, colleghi, un altro elemento, e cioè che dal 2008 al 2009 il numero dei piani personalizzati è aumentato di circa 3 mila unità, del 10 per cento, sono saliti da 25 a 28 mila. La spesa è invece salita del 30 per cento perché è passata da 95 milioni di euro a 130 milioni di euro! Il che significa che sono aumentati nel computo complessivo i piani con più alto punteggio e quindi quelli che ricevono un finanziamento maggiore. Ciò vuol dire inoltre che gli enti locali stanno lasciando alla Regione i piani più pesanti, e ciò è normale perché l'ente locale ha tutto l'interesse a sgravarsi della gestione della persona difficile (che sia disabile, che sia anziano con difficoltà di gestione della propria autonomia) ha tutto l'interesse a scaricarla e ha tutto l'interesse a far sì che nella famiglia di quel comune arrivi il massimo del finanziamento possibile.
Allora, se voi osservate le schede di classificazione delle persone che presentano domanda ai sensi della "162", vi accorgerete che è abbastanza facile spostare verso l'alto il punteggio e quindi far si che una scheda che avrebbe un punteggio di 60 abbia un punteggio di 80, ed è per questo che diventa fondamentale l'attività di controllo da parte della Regione.
Anche perché, colleghi, un altro elemento da valutare è che c'è un'altra provvidenza che lo Stato attribuisce a coloro che hanno questo tipo di disabilità ed è il famoso assegno di accompagnamento ex legge numero 180 del 1978. Anche su questo, collega Liori, sarebbe interessante sapere quanti in Sardegna percepiscono l'assegno di accompagnamento ex "180", perché questi sono evidentemente tutti potenziali percettori dei contributi della "162". Sarebbe quindi estremamente importante riuscire a capire quanti sono, dove sono, perché sappiamo che se non sono già compresi nei dettati della "162" di oggi, lo saranno sicuramente in quelli dell'anno venturo, fra due anni e fra tre anni. Quindi tutto questo deve essere a noi ben noto se vogliamo essere nei confronti della "162" elementi raziocinanti e gestori del problema e non semplici erogatori di spesa che inseguono una spesa che non è assolutamente nelle loro possibilità inseguire all'infinito.
Tra quanto detto dal collega Espa c'è una frase che a me ha colpito molto perché reca un dato su cui sarebbe necessario riflettere. Il collega Espa dice: "Il numero di posti letto in residenze sanitarie assistite in Sardegna (le cosiddette istituzionalizzazioni) è molto basso rispetto al resto dell'Italia quindi dobbiamo pensare che il nostro intervento sugli anziani effettuato con la "162" ci abbia consentito di ridurre l'istituzionalizzazione". Bene, se questo fosse vero sarebbe un dato importante, quindi un dato da tenere a mente e su cui ragionare. Però, assessore Liori, ovviamente per giudicare questo dato noi dobbiamo sapere, primo se è vero, perché non abbiamo idea se sia vero che il numero dei posti in RSA in Sardegna sia percentualmente inferiore rispetto a quello delle restanti realtà italiane. In secondo luogo, dobbiamo anche sapere se i posti letto per lungodegenti nei nostri ospedali siano nella media rispetto alle altre Regioni italiane o non lo siano. Dobbiamo sapere se i posti nelle strutture globali, se i posti nelle case protette, nelle comunità alloggio per disabili, nei centri diurni integrati, sono nella media rispetto al resto d'Italia o non lo sono perché il computo non può essere limitato a RSA-anziani, il computo deve estendersi a tutta l'offerta istituzionalizzata della Regione Sardegna in rapporto al totale degli anziani bisognosi di assistenza, perché è evidente (me lo fa notare il collega Meloni) che non si può pensare che siano i trecentocinquanta euro in meno o i 1.000 euro in meno che diamo a un anziano, che impediscano di andare nelle RSA.
Se un anziano ha bisogno della RSA è giusto che vada in RSA e che non stia in casa a impegnare la famiglia. Perché se sta in casa a impegnare la famiglia significa che ci sono giovani che si abituano ad essere percettori di soldi attraverso l'assistenza al disabile, un fenomeno che è contro ogni civiltà e contro ogni economia, e significa ancora che ci sono persone ed economie familiari che ruotano intorno all'anziano (che è una cosa da terzo mondo) e significa che ci sono persone che non vanno a lavorare, sane, perché hanno l'anziano in casa, perché la "104" dà anche il diritto a chi ha una persona in casa in condizioni di disabilità, di ridurre la propria attività lavorativa con un danno complessivo all'economia. Quindi il ragionamento va esteso a tutte le sue sfaccettature perché possa essere poi portato all'attenzione dell'aula in modo che l'Aula abbia una risposta compiuta da dare.
Vorrei fare un'ultima sottolineatura perché qui si parla spesso col collega Caria, con gli altri colleghi della Commissione sanità, delle problematiche relative alla spesa sanitaria. Se quello che dice il nostro collega Espa fosse vero significherebbe che ciò che noi abbiamo detto all'assessore Dirindin nella scorsa legislatura (e cioè che per ridurre il debito della sanità stava spostando sul sociale spese che erano state di competenza sanitaria) è vero, perché lo ha detto il collega Espa, perché il collega Espa dice che una parte delle spese delle RSA (cioè spesa sanitaria) l'abbiamo scaricata (inappropriatamente o appropriatamente, si dovrebbe vedere e valutare) sul sociale, cioè sulla "162". Il che significa che al debito sanitario che noi stiamo contando ogni giorno con cifre differenti in Commissione sanità va aggiunta quella parte di debito che la Dirindin (astutamente o intelligentemente, a seconda delle valutazioni) ha spostato dalla competenza sanitaria alla competenza sociale tramite un utilizzo (inappropriato dal nostro punto di vista) della "162". Ecco, queste sono, colleghi, le riflessioni fondamentali che noi dobbiamo fare.
Ritornando al punto di partenza - e chiudo - se tutte le altre Regioni italiane stanno utilizzando in modo diverso la "162", e se nel Veneto ci sono 1000 assistiti, se in Emilia-Romagna ci sono 1000 assistiti (la prima amministrata dal centrodestra, la seconda amministrata dal centrosinistra) e se in Sardegna con una popolazione 3-4-5 volte inferiore gli assistiti sono 28000 e rischiano di crescere sino a 52000, beh, non è un problema che possiamo affrontare né con un ordine del giorno né con una legge frettolosa approvata dal Consiglio regionale. Sarà sicuramente uno dei problemi fondamentali della spesa per questo Consiglio regionale negli anni a venire.
Quindi è necessario che questo Consiglio regionale, in maniera meno distratta e con più informazioni in possesso, si metta a riflettere seriamente su questo argomento che rischia di diventare una delle sfide più importanti dei prossimi anni.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Caria. Ne ha facoltà.
CARIA (P.D.). Anche io esprimo soddisfazione per il lavoro che è stato svolto nell'ambito della settima Commissione ed in particolare sulla disponibilità di tutti quanti i colleghi, a partire dai colleghi della maggioranza e dell'assessore La Spisa, che è intervenuto durante i lavori della Commissione. Esprimo soddisfazione per i passi avanti compiuti rispetto alle proposte iniziali in esame alla Commissione, anche se ancora, per quanto riguarda almeno la nostra parte, il risultato che volevamo ottenere, e cioè il ripristino di tutte le risorse, i 28.351.000 euro, con la finalità quindi del ripristino dei fondi per tutti i progetti presentati, a nostro avviso ancora non si è raggiunto e pertanto continueremo la nostra azione per il raggiungimento di questo obiettivo.
Si è parlato molto a lungo della legge "162", una legge che ha come obiettivo quello di sostenere le persone con handicap e, in particolare, le persone con handicap grave. E così come faceva notare prima il collega Vargiu nel far riferimento alla misura integrativa dei fondi degli enti locali, io credo che una riflessione anche su questo punto l'Aula la debba fare. E' vero che legge del '98, la "162", è nata come misura integrativa dei fondi degli enti locali, ma è altrettanto vero che dal '98 ad oggi tutto l'inquadramento normativo e i finanziamenti e le risorse trasferite agli enti locali hanno subito dei cambiamenti, delle modifiche. Quindi mentre prima esistevano delle poste di bilancio dedicate nell'ambito del bilancio degli enti locali con la specifica destinazione, oggi esiste un altro tipo di impostazione.
Ma il motivo per cui cito questo passaggio è un altro. Perché io credo - lo dico a chi mi ha preceduto - che non serva un ragionamento su chi deve stanziare le risorse, perché credo che i Comuni di risorse nel sociale ne investano tante, i bilanci di ogni amministrazione comunale hanno una voce consistente rivolta al sociale, e ciò non vuol dire che non destinare risorse forti a favore della "162" possa determinare una mancanza di attenzione dell'amministrazione comunale rispetto a quel tipo di problematica. Ma soprattutto il problema rimane lo stesso, cioè che ci sono soggetti che hanno i requisiti di cui alla legge numero 162 che se ci fosse una riduzione dei fondi, così come è avvenuto a livello regionale, non troverebbero risposta rispetto alla loro necessità e alla loro richiesta. Per cui non sono preoccupato di chi mette i soldi e da quale cassetto escono (se da quello della Regione o da quello dell'amministrazione comunale) mi preoccupo invece di capire se noi che rappresentiamo la politica siamo in grado concretamente di dare risposte alle esigenze dei nostri concittadini, e se riteniamo in particolare che lo strumento della legge numero 162 (perché questo è il nocciolo della questione) rappresenti una legge importante e una legge valida.
Questo argomento giunge oggi in aula a seguito della delibera della Giunta regionale, la 55/33 del dicembre 2009, con la quale l'Assessorato, non avendo a disposizione le risorse per far fronte a tutti i progetti, ha dovuto stabilire dei criteri. Io non entro nella disquisizione dei criteri adottati dall'Assessorato, perché sono stati già oggetto di discussione in precedenti sedute del Consiglio regionale. Ma in quelle discussioni, a prescindere dal criterio che era stato utilizzato dall'Assessorato, da più parti si è detto: "Dobbiamo trovare una soluzione al problema".
Oltrettutto ci trovavamo davanti a progetti già presentati dai cittadini, e non a seguito di un bando nuovo per il quale si possono stabilire criteri differenti. Eravamo di fronte a progetti già presentati, e quindi, in buona sostanza, già anche approvati. E io credo che la diminuzione di 1.000 euro per ogni progetto, in molti casi determini proprio la mancanza di raggiungimento dell'obiettivo per cui quel progetto era stato presentato. Questo lo voglio ricordare in particolare ai colleghi che oggi hanno anche articolato un comma in relazione ai livelli e alle percentuali di invalidità o di handicap presenti, sulla base dei progetti approvati. Ci sono molti progetti che con la riduzione dei 1.000 euro mancano l'obiettivo per il quale sono nati. Per cui il nostro obiettivo era quello di ripristinare le risorse per stabilire un criterio uguale per tutti sulla base dei progetti che sono stati presentati.
Oggi a noi interessa un risultato comune: quello di arrivare e giungere quanto prima alla definizione di questa norma. Quindi non entro nel merito delle perdite 2008, delle perdite 2009, del trend di perdite delle aziende sanitarie, sicuramente ci ritorneremo su questo argomento, però è evidente che è importante, perché stiamo parlando del reperimento di risorse per 28 milioni, non stiamo parlando di cifre assurde, nell'ambito di un bilancio che ha poste per 9 miliardi.
Io credo che di fronte ad una situazione di questo tipo, trovare 28 milioni non sia difficile. E' necessaria una cosa sola, che ha un nome ben definito: "la volontà", la volontà politica di reperire queste risorse, e credo che se si troverà la volontà si troveranno anche le risorse senza nessun problema, e aggiungo - l'ho detto in Commissione -, senza minimamente pregiudicare i progetti già in corso di esecuzione.
Io in Commissione ho citato una posta di bilancio dalla quale si potrebbe attingere. Nel bilancio è prevista una posta - c'è stato anche comunicato dall'assessore La Spisa - per la copertura delle perdite del sistema sanitario, riferite all'anno 2009, pari a 260 milioni. Ebbene, quella copertura, lo sappiamo benissimo, se ci sarà (intanto non conosciamo ancora a quanto ammonta il livello delle perdite) verrà fatta nei primi mesi del 2011, perché verosimilmente i bilanci del 2009 verranno chiusi ad ottobre del 2010, e quindi la data per il ripiano eventuale delle perdite sarà nel 2011. Pertanto, a mio modo di vedere, si potrebbero svincolare delle risorse, per destinarle a questo tipo di spesa e di copertura, che ha un'attuazione immediata, cioè verranno spese davvero ed in fretta, perché i progetti sono già approvati, si tratta solo di adottare questa legge per incrementare il finanziamento, e poi non c'è altro che dare corso al pagamento dei progetti già approvati. Quindi, non mi pongo il problema, oggi, dei controlli di una cosa che dovrebbe essere già stata verificata da altri. Serve solo la volontà.
Circola da molto un'opinione nel Consiglio regionale, cioè che il punto di partenza che sta ispirando la maggioranza ai fini della riforma del sistema sanitario sia tutto dettato da una volontà, che è anche comune a tutti, sintetizzabile nell'espressione: "razionalizzazione della spesa sanitaria", che credo in quest'Aula non veda nessuno contrario. E allora se non è il finanziamento della legge numero 162 una forma di razionalizzazione della spesa sanitaria, francamente io non ne individuo altri. O meglio, è uno dei tanti modi per razionalizzare la spesa sanitaria, perché sappiamo benissimo che se non c'è una possibilità di sostegno di determinate situazioni, da quelle situazioni scaturirà una richiesta di servizi sanitari, per il 90 per cento, per l'80 per cento dei casi, aumentando i costi del sistema sanitario, che sono ben superiori rispetto alla quantità di risorse che vengono assegnate oggi ad ogni progetto e ad ogni piano. Per cui, vedrei questo stanziamento più sotto forma di un investimento nel sistema sanitario, che come una penalizzazione o un appesantimento.
Qualcuno dice: "Ma attenzione, il numero sta aumentando, continuano ad aumentare le richieste". E' vero, c'è un trend crescente. Si parte da 1600 casi nel 2002 e si arriva a 28.351 nel 2009; ma che vuol dire questo? Se c'è un trend di crescita, e queste persone rientrano dentro la casistica della legge numero 162, le possibilità sono due: o è sbagliata la legge, o c'è una domanda crescente dei concittadini, della popolazione sarda rispetto ai bisogni disciplinati dalla legge numero 162, perché non voglio nemmeno credere che chi ha oggi in mano il sistema di verifica per l'accesso al finanziamento della "162" non rispetti le norme, e quindi faccia dei favori a qualcuno.
Se c'è un problema di incremento forse dobbiamo ragionare sui criteri, magari possiamo rivedere i criteri per le annualità successive, possiamo decidere che alcune fasce non ci rientrino più, o ci rientrino parzialmente, se riteniamo che non rientrino nello spirito per cui la norma è nata. Anche se noi su questo aspetto qualche dubbio ce l'abbiamo, siamo disponibili a ragionare e a esaminare; solo per il futuro però, perché le famiglie che hanno già presentato i progetti non devono trovarsi spiazzate con modifiche dei criteri in corso d'opera. Se per il futuro cambieranno le regole del gioco, ognuno si dovrà adeguare alle nuove regole ma per le domande già presentate devono valere le regole vigenti al momento della domanda. Chiaramente i controlli vanno aumentati (l'abbiamo scritto nel primo comma della legge, anche se sono a campione) e assicurando la massima pubblicità e trasparenza alle proposte.
L'onorevole Vargiu prima ha richiamato il problema, sempre in termini di numeri, dei 52 mila sardi che oggi usufruiscono della legge numero 104. Mi spiace che probabilmente non sia in Aula, però io dico che non tutti i 52 mila che usufruiscono della legge numero 104, lo abbiamo anche detto in Commissione, necessariamente hanno diritto ad ottenere il finanziamento previsto dalla legge numero 162. Inoltre, molti ne usufruiscono già, quindi bisognerà monitorare cosa succede nel tempo rispetto alle domande ex legge numero 104.
Mi avvio a concludere il mio intervento, dicendo che forse il problema vero, che noi abbiamo davanti, e che con senso di responsabilità dobbiamo affrontare, è quello di capire dove sta andando la sanità. Voi dite che per risolvere il problema delle perdite è necessario un cambio del modello organizzativo delle aziende, io dico: ma siete davvero convinti che il cambio del modello organizzativo delle Aziende porterà ad una diminuzione delle perdite o a quella razionalizzazione della spesa di cui si parla? A me qualche dubbio sorge.
Certo un cambio organizzativo è necessario, soprattutto in alcune realtà, soprattutto in quelle che spendono anche di più nel sistema sanitario, ma credo che più che un cambio organizzativo, che riguardi le articolazioni delle aziende, gli scorpori, piuttosto che gli accorpamenti di alcune aziende, serva un intervento diverso, e credo che il primo atto lo si debba fare a livello di (passatemi il termine) "manico del sistema".
Non mi stancherò mai di dire, infatti, che, per quanto mi riguarda, attualmente l'Assessorato regionale della sanità è sottodimensionato rispetto alle problematiche che deve gestire. E' sottodimensionato sotto l'aspetto delle risorse umane, è sottodimensionato sotto tanti aspetti, e credo che prima ancora di pensare di razionalizzare la spesa, andando a dividere questa azienda o quell'altra, mi sarei preoccupato di più di potenziare l'assessorato, di potenziare i sistemi di controllo, di rivedere i percorsi esistenti nel sistema della sanità, di verificare se i servizi sanitari sono uguali per tutti, perché qui qualcuno ha parlato di RSA, ma voi siete convinti che i criteri di inserimento nelle RSA siano uguali a Cagliari come a Sassari o a Cagliari come ad Olbia? Io non sono convinto di questo, e siccome noi dovremmo garantire un livello di servizi sanitari uguali per tutti i cittadini sardi, forse avrei lavorato molto per verificare quali sono i criteri di inserimento nelle varie aziende, per vedere se la sanità è uguale per tutti o se ci sono differenze e distinzioni.
Credo che su questo tema si possa lavorare molto, si possa lavorare molto nell'integrazione con il territorio, si possa lavorare molto nel rapporto con i medici di base, si possa lavorare molto su una visione diversa, perché quando l'onorevole Vargiu parla della impostazione del Sistema sanitario della precedente Giunta, che ha speso molto per il sociale utilizzando risorse sottratte ai servizi sanitari, vuol dire che stiamo parlando di una visione diversa del Sistema sanitario, perché la verità di fondo è che negli anni passati si spendeva poco per il sociale e il Sistema sanitario era incentrato in una visione ospedalocentrica, una visione per cui il problema sanitario doveva essere risolto in ospedale. Il capovolgimento del sistema - e forse lì c'è una razionalizzazione della spesa, e quindi una visione diversa - è il potenziamento di altri strumenti che costano meno (pensate ai piani di ritorno a casa) di qualsiasi altro tipo di intervento sanitario, costano nettamente meno!
Pensate all'assistenza sanitaria portata sul territorio - io cito l'ADO, l'assistenza domiciliare oncologica - questa non solo realizza finalità di tipo sociale, consentendo ai malati terminali di trascorrere gli ultimi mesi della loro esistenza entro le mura domestiche, ma consente anche un risparmio in termini di spesa sanitaria, perché un ricovero presso una struttura ospedaliera presenta costi elevati giornalieri, mentre l'accompagnamento e i servizi a domicilio hanno costi nettamente inferiori. Occorre spostare le persone e il personale, non gli utenti!
Pensate alla realizzazione dei centri prelievi sui territori, pensate all'assistenza domiciliare integrata, sono tutte formule che sono state potenziate negli ultimi anni e che, a mio modo di vedere, anche con numeri alla mano, rappresentano davvero una risposta forte per verificare la razionalizzazione della spesa. Io credo, e lo ripeto (non mi stancherò mai di ripeterlo, nella speranza forse di convincere qualcuno, ma forse non ci riuscirò, ma penso così di assolvere almeno in parte al mio dovere) che non serva la politica dei tempi - lo dico a lei, Assessore, perché ha la prima responsabilità su questo - ci sono dei tempi per la politica e c'è un tempo in cui si può ragionare di riorganizzazione, di rimettere in moto determinati meccanismi e c'è un tempo in cui magari non c'è bisogno di cambiare ciò che funziona. Magari c'è bisogno di andare a vedere e di farle funzionare ancora meglio, di inserirsi nei meccanismi di spesa, di stabilire dei percorsi, di vedere sul Piano sanitario che cosa fare, se rivedere la questione dei posti letto, le nuove aperture, di riequilibrare la distribuzione delle risorse a livello regionale, senza togliere niente alle specialità, alle specificità del sistema che tutti quanti noi conosciamo.
Io credo che se il lavoro vostro e nostro si orientasse verso questa direzione probabilmente noi in questo modo offriremmo un servizio migliore e probabilmente otterremmo il risultato che ci si prefigge, e cioè di contenere il livello della spesa o di verificare perché cresce. Ecco, io credo che in questa direzione noi possiamo lavorare molto.
Per quanto riguarda la legge "162" penso che, come ho detto in apertura, non rappresenti l'obiettivo massimo che c'eravamo prefissi come centrosinistra. Avevamo presentato una proposta di legge che per contenuti è uguale mentre per risorse è differente; siamo arrivati al testo unificato e i nostri tentativi saranno sempre quelli di ricondurvi alla necessità del reperimento di ulteriori risorse, perché, ripeto, parliamo di progetti che possono essere depotenziati con la riduzione delle risorse ma soprattutto parliamo di progetti già presentati sulla base…
PRESIDENTE. Onorevole Caria, il tempo a sua disposizione è terminato.
E' iscritto a parlare il consigliere Planetta. Ne ha facoltà.
PLANETTA (P.S.d'Az.). Signor Presidente, Assessori, colleghe e colleghi, il mio brevissimo intervento non vuole entrare nel merito tecnicamente, del testo unificato che oggi verrà approvato da quest'Aula, sono consapevole della delicatezza di questo argomento, delle finalità di entrambe le proposte di legge che lo compongono. Ho avuto modo questa mattina di ascoltare i relatori di maggioranza e di minoranza, ho sentito le riflessioni espresse dal collega Vargiu, le osservazioni del collega Caria, che mi ha preceduto, e voglio ancora dire che ci siamo ritrovati in quest'Aula oggi in qualche modo a contrapporci, a mio giudizio sterilmente, su problemi e circostanze che invece ci devono e ci avrebbero dovuto trovare uniti. Però, ogni tanto questa Sardegna viene dimenticata.
Voglio ricordare che nel convegno, quello tenuto dall'Università Statale di Milano, sulla legge numero 62, si è discusso su come il modello sardo potesse essere acquisito in Lombardia. Analogamente , in Liguria, in un altro convegno, si è parlato del modello sardo della "162" e di come potesse essere acquisito dalla stessa Liguria. Ancora, in una conferenza a Berlino, nel 2007, 400 direttori dei servizi sociali di 27 nazioni hanno assistito ad un seminario nel quale si parlava del modello sardo in merito all'applicazione della legge numero "162".
Oggi invece qui continuiamo a fare riflessioni che a mio giudizio, considerato dove vogliamo arrivare, non servono a niente! Io credo che ci siano alcuni aspetti della vita della nostra società che non possono essere interpretati soggettivamente ma che gridano quasi la loro univoca evidenza. Viviamo in una terra martoriata, sfortunata, a causa di mille ragioni, a volte fatali ed ineluttabili. Nella nostra terra la vita è difficile, molto difficile, ed è più difficile, per alcuni aspetti, rispetto ad altre parti: questa è un'evidenza tutt'altro che soggettiva, assolutamente non controvertibile. Ebbene, gli effetti economici e psicologici devastanti che sono determinati da questa nostra sfortuna assumono riflessi gravissimi sull'intero corpo sociale, minano sin dalle fondamenta l'integrità, la coesione, i valori, così che in questo percorso degenerativo che riguarda anche la politica, le prime vittime a soccombere, a perdersi, a percepire una sorta di vero e proprio abbandono, sono quelle fasce sociali più fragili perché spesso prive di alcuna difesa.
Ora, questo testo unificato mira a una finalità, che è quella della tutela, della salvaguardia dei diritti, del benessere delle persone con handicap gravi. E se io ho premesso che qui da noi la vita è dura, difficile più che da altre parti, aggiungo che per alcuni nostri concittadini, nostri fratelli sardi, l'asprezza, la sofferenza di particolari congiunture economiche e sociali è raddoppiata, triplicata, moltiplicata all'ennesima potenza dalla sfortuna dell'handicap.
Spesse volte all'atto dell'approvazione del bilancio di esercizio perdiamo di vista, spesso e volentieri, la finalità profonda di questo atto fondamentale; nella smania di far quadrare i conti, anche salvaguardando a volte qualche piccola miseria, tiriamo dalla testa ai piedi una coperta che è sempre troppo corta, fino a definire un equilibrio del tutto estemporaneo e precario fra parti, fra interessi, strategie sempre differenti e mal celatamente contrapposte; insomma, voglio dire che a soccombere, il più delle volte, sono quelle parti, quelle categorie, quelle persone che si ritrovano in una condizione di vulnerabilità estrema ed in molti casi totalmente incapaci di alcuna difesa.
Colleghi, il nostro compito è proprio quello di operare questa difesa, e su questo percorso noi dobbiamo andare avanti, e anzi essere proprio in prima linea a difendere e tutelare il nostro popolo prioritariamente nelle sue componenti più fragili e indifese. Quando dunque parliamo di persone affette da grave disabilità, in condizioni di non autosufficienza, dobbiamo innanzitutto ricordarci tutti noi che parliamo di esseri umani, di persone; persone che alcune volte sono state utilizzate proprio in ragione della loro disabilità. Per che cosa? Qui non l'ha detto nessuno: forse per fare profitto e per fare speculazioni!
E allora, il rimedio previsto da questo testo unificato - che si è prefissato l'obiettivo di sanare il taglio dei finanziamenti che la Giunta regionale ha dovuto disporre con la deliberazione 55/33 - deve essere certo che vada a esclusivo vantaggio e beneficio delle persone affette da grave disabilità e in condizioni di non autosufficienza, e non deve andare da nessun'altra parte! Reputo a tal fine sacrosanto quanto letto nella proposta di legge numero 122 che prevede la necessità della predisposizione di un adeguato programma di controllo circa la sussistenza dei requisiti previsti per beneficiare delle provvidenze in questione.
Ecco, colleghi, alcune battaglie non ci possono trovare intenti alla sterile contrapposizione che in questo momento ogni tanto mi pare di captare; il dramma di migliaia di sardi in una situazione di grave disabilità non ha un colore politico ma investe la sfera dell'oggettività, della sensibilità, anche della ragion pratica. Non si tratta quindi di rimediare semplicemente a una palese insufficienza di risorse, che rappresenta anche una discriminazione; si tratta invece di un vero e proprio investimento nel valore che ha la sussidiarietà, oltre che l'economia.
Io credo che questa discussione proseguirà in altri momenti, continuerà nel corso di questa legislatura e verrà perfezionata, mi auguro, in tale senso e in tale direttrice, perché non si può essere divisi su questo grande tema: sarebbe e apparirebbe incomprensibile, come sarebbero ed apparirebbero incomprensibili alcuni nostri soliti rituali conflitti e divisioni che hanno in passato già mietuto vittime in quest'Isola e di cui oggi sarebbero vittime anche tutte quelle persone affette da grave disabilità ed in condizioni di non autosufficienza. In questo, colleghi, e in tutta coscienza debbo dire non ci può essere concesso niente.
PRESIDENTE. E' iscritta a parlare la consigliera Alessandra Zedda. Non essendo presente in aula, decade.
E' iscritto a parlare il consigliere Agus. Ne ha facoltà.
AGUS (P.D.). Presidente, Assessori, colleghi e colleghe, intervengo per sottolineare questo importante obiettivo che la presentazione di un testo unificato delle proposte di legge numero 121 e 122 a sostegno della legge 162. Voglio quindi esprimere soddisfazione per questo risultato, che dimostra, ancora una volta che questo Consiglio, su temi importanti, vicini alle fasce emarginate, agli ultimi, ritrova l'unità e riesce a portare a termine impegni positivi.
Certo, l'intervento che noi auspicavamo non era quello parziale a cui siamo giunti, però questo testo unificato va ugualmente nella giusta direzione e quindi va sicuramente salutato con estremo favore, anche perché gli interventi su questo settore, come altri colleghi hanno detto, sono interventi di levatura sociale di estrema importanza, non foss'altro perché i progetti che questa legge sostiene sono progetti che coinvolgono sì le persone con grave handicap, però di fatto comportano benefici per interi nuclei familiari. Queste persone, infatti, non sono persone isolate o persone sole ma vivono all'interno di nuclei familiari che spesso da questa situazione sono fortemente condizionati, con conseguenti pesanti ripercussioni sulla vita sociale, quindi un Consiglio regionale non può non mostrare grande attenzione nei confronti di queste persone.
I progetti, quindi, devono essere, a mio avviso, condivisi. Si è parlato del coinvolgimento dei Comuni nello spirito del titolo quinto della Costituzione che pone l'ente locale allo stesso livello della Regione. Quindi la Regione non può essere considerata mero erogatore di risorse e il comune esclusivamente controllore di queste risorse. Si controlla un progetto condiviso, si controlla un percorso condiviso, perché è nell'interesse di tutti, e quindi di tutta la società che questi progetti conseguano i risultati per i quali sono stati apportati. Ma non solo i comuni possono contribuire con proprie risorse a migliorare la legge numero 162, perché quando parliamo di risorse non parliamo solo di entità economiche ma parliamo anche di risorse strutturali, organizzative, logistiche che consentano ai gravi portatori di handicap di uscire anche dal nucleo familiare per dare respiro alla famiglia stessa che spesso è oppressa da questa presenza.
E quindi per questo quando anche in questa Aula, poco tempo fa, si è discusso sul finanziamento agli oratori una parte di questo Consiglio aveva chiesto di poter coinvolgere all'interno di quel progetto non solo gli oratori (ai quali riconoscevamo grande operatività nel settore sociale) ma, laddove ci fossero state le condizioni, anche i comuni con i centri di aggregazione, in modo che anche questi ultimi potessero beneficiare di queste risorse, e la legge numero 162 non finisse per essere uno strumento di mera erogazione di assistenza ma divenisse strumento di sostegno economico per una integrazione sociale anche del grave portatore di handicap, all'interno di strutture sociali attrezzate, dotate di figure professionali all'altezza o all'interno del proprio nucleo familiare, fornendo un sostegno anche psicologico.
Io credo che invece questi interventi possano e debbano essere realizzati all'interno di comunità aperte, quindi negli spazi che le amministrazioni locali mettono a disposizione, come i centri di aggregazione sociale, dotati delle tecnologie più avanzate. Chiaramente, nello spirito della condivisione dei problemi anche delle comunità locali all'interno di centri di aggregazione non ci devono essere solo i portatori di handicap ma ci devono essere anche i normodotati, coloro che frequentano una comunità all'interno della quale avvengono attività diffuse.
Quindi il coinvolgimento dei comuni è un coinvolgimento prioritario, non in termini di mero controllo ma in termini attivi rispetto al progetto, con tutte le potenzialità che le amministrazioni comunali possono mettere in campo. Certo, c'è bisogno, come abbiamo detto, di un controllo, un controllo sicuramente importante, perché probabilmente abbiamo tantissime opportunità di intervento in ambito sociale. Mi riferisco alla legge numero 104, alla legge sull'accompagnamento, alla legge per i malati mentali; insomma c'è tutta una serie di incentivi che spesso, non lo nascondiamo, comportano un accumulo reddituale all'interno dei nuclei familiari (ho fatto il sindaco e so quante volte avviene) diventando strumenti utili a quel nucleo familiare per recuperare un reddito, e spesso qualcuno batte la strada del riconoscimento della disfunzione psichica proprio per poter accedere a quel beneficio economico.
Queste sono le conseguenze di una società povera, e non mi scandalizza il fatto che in Sardegna abbiamo 28 mila richieste a fronte, come qualcuno ricordava, dell'Emilia-Romagna che ha mille richieste. E' chiaro, è logico, perché laddove c'è benessere anche il problema sociale diminuisce, laddove c'è benessere è lo stesso nucleo familiare che, avendo la disponibilità economica, è in grado di supportare queste disfunzioni. In Sardegna, invece - e non è la prima volta che affrontiamo questo tema - ci sono oltre 300 mila nuclei familiari sotto la soglia di povertà. Cosa fa questo nucleo familiare di fronte alla presenza di un handicap? Spesso, come diceva anche il collega Planetta, l'handicap viene utilizzato per fini speculativi sia all'interno dello stesso nucleo familiare sia all'interno di associazioni che speculano su questi aspetti.
Quindi è normale e non mi scandalizzo che ci sia una grande richiesta, ma questa è dovuta alla povertà, alla mancanza di lavoro, al fatto che spesso, nel nucleo familiare dove è presente il portatore di handicap, c'è anche il disoccupato, il padre di famiglia che magari è in cassa integrazione. E' chiaro che l'uomo, nella sua povertà di spirito, è costretto a trovare strade diverse per poter racimolare risorse, per poter continuare a vivere, e spesso appunto l'handicap lo si utilizza per fini impropri. Tutto questo non deve scandalizzarci, ma farci riflettere.
Il Consiglio nei giorni scorsi ha iniziato ad affrontare il tema della crisi industriale, quindi stiamo cominciando a riparlare, a riprogettare una Sardegna diversa che non vede solo la grande industria come fattore principe per lo sviluppo della Sardegna. Bisogna guardare anche in altre direzioni, bisogna recuperare quel gap reddituale accrescendo la ricchezza dei nuclei familiari e determinando così sicuramente un abbattimento delle richieste degli aiuti ex legge numero 162. Quindi ci vuole un impegno a largo raggio.
Certo, si è parlato anche del problema sanitario, ed è chiaro che queste situazioni spesso comportano costi aggiuntivi nei confronti dell'apparato sanitario, ma anche qui abbiamo tutta una gamma ampia di servizi che vanno dal sanitario al socio sanitario e probabilmente, in una riflessione più larga sul nuovo Piano sanitario, forse è anche possibile riuscire a indirizzare i cittadini bisognosi di servizi sanitari là dove questo servizio è più appropriato portando a un abbattimento dei costi sanitari.
L'inserimento nella RSA può essere utile ma molti casi possono essere indirizzati verso una comunità protetta dove il costo sanitario è di 10 euro al giorno, quindi neanche paragonabile col costo di un inserimento in una RSA. Pertanto anche la valutazione dell'utente è importante, una valutazione di tipo puntuale e attenta che prenda in considerazione tutto lo scenario delle grandi opportunità che comunque la Regione Sardegna ha messo in campo e speriamo mantenga, per offrire a tutte le famiglie le risorse per poter realizzare almeno le condizioni minime di vita. Non spetta a me dirlo, ma in una situazione familiare carica di tensione chiaro è che non solo il portatore di handicap si rivolgerà ai servizi sanitari ma rischiano di utilizzare questi servizi anche i familiari, che spesso non riescono a sopportare stress e condizioni di vita che la presenza del portatore di handicap determinano all'interno del nucleo familiare.
Quindi, per non farla molto lunga, volevo sottolineare che c'è la necessità di un'attenzione diffusa sulle problematiche sociali ma anche sulle problematiche sanitarie, sulla diversificazione degli interventi esistenti ai diversi livelli, e probabilmente ci vuole anche una razionalizzazione affinché non vi siano sovrapposizioni di risorse, con un attento coinvolgimento dei comuni in un progetto orizzontale tra Regione e amministrazioni locali, e non di un ruolo subalterno.
Io credo che si possano realizzare condizioni di assistenza sia al portatore di handicap sia al nucleo familiare, con ulteriori economie per la Regione Sardegna, laddove le risorse non abbiano un'unica finalità, e - voglio sottolinearlo ancora una volta - laddove si aiutino i comuni a dotarsi di strutture idonee per consentire che il nucleo familiare, con all'interno il portatore di handicap, venga aiutato.
Occorre però che il comune venga anche sostenuto nella predisposizione di progetti che non riguardino esclusivamente il nucleo familiare, ma prevedono il coinvolgimento della società, della nostra società, che deve imparare a convivere con il disabile, con il diverso. Quindi una società, credo, più giusta e migliore, rispetto ad una società dove le famiglie, sino a poco tempo fa, ancora nascondevano i portatori di handicap per vergogna e per paura di essere classificate magari come un nucleo familiare tarato, e di non essere accolto pienamente dalla società.
Quindi c'è un grande lavoro da fare, un'attenzione da porre. Io mi auguro, così com'è stata posta attenzione da parte delle Commissioni, da parte del nostro Assessore, da parte degli organismi preposti, che si possa ancora lavorare bene e trovare le soluzioni perché le risorse pubbliche vengano utilizzate interamente con piena soddisfazione dei nostri concittadini.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Campus. Ne ha facoltà.
CAMPUS (P.d.L.). Presidente, colleghi, signori Assessori, io credo che la discussione che stiamo portando avanti oggi, su iniziativa certamente del Gruppo dell'opposizione, sia la prosecuzione di un'analisi che era già stata avviata, avviata anche da parte dell'Assessore e della Giunta, perché, indubbiamente, ci si è trovati a gestire una situazione che è diventata emergenziale, in quanto negli anni passati non si è provveduto ad intervenire, perché forse non erano stati riconosciuti o si erano sottovalutati i segnali di quello che stava avvenendo. Così l'assessore Liori si è trovato a dover affrontare un ulteriore aumento della domanda, dimostrando sia attenzione sia sensibilità sull'argomento.
Come ho già avuto modo di dire in Commissione, il modo con cui si è affrontato il problema poteva apparire semplicistico, e direi quasi, infantile nella soluzione. Gli stanziamenti non sono sufficienti alle domande che, nel mentre, sono ulteriormente e in maniera esponenziale aumentate? Allora riduciamo di 1.000 euro i contributi a tutti i beneficiari della "162" e così i conti torneranno. Al di la delle apparenze, però la scelta non fu certamente una scelta né infantile né semplicistica, perché, come abbiamo ampiamente dimostrato, era un modo per colpire meno i soggetti con handicap più grave, per dare il maggiore supporto finanziario alle famiglie al cui interno ci fosse un componente con un handicap grave.
Questo aspetto era anche in linea con quanto sostenuto dalle stesse associazioni dei familiari e dei pazienti portatori di handicap, che abbiamo avuto modo di incontrare in Commissione, ascoltando le loro proposte e le loro proteste. E tutte le associazioni hanno espresso un concetto fondamentale: la "162" non è una legge di assistenza sociale, è una legge per l'assistenza all'handicap. E tutte le associazioni erano d'accordo con noi sul fatto che si dovesse assolutamente fornire un sostegno ai soggetti per cui è nata originariamente la legge, cioè i soggetti portatori di handicap gravi.
Allora, io credo che quello che allora fece la Giunta con la ormai famigerata delibera di riduzione di 1.000 euro per ogni soggetto (che però incideva per un 5 per cento per i nuclei familiari in cui era presente un handicap grave, mentre incideva in maniera pesante sulle famiglie dove erano presenti soggetti con handicap molto più limitato) era un modo di affrontare il problema secondo una visione di giustizia sociale.
E perché non parlare, così come hanno fatto anche le associazioni, della "162", della necessità di rivederne, non i contenuti, ma l'applicazione? Il collega Agus ha affermato che, non è vero che i comuni utilizzano la "162" come strumento di riequilibrio sociale all'interno delle loro collettività. E' vero, non è così, ho capito il senso del suo intervento, e lo condivido; è vero che le certificazioni sono di natura sanitaria, ma le schede per cooptare i pazienti all'interno della "162", e riconoscerne soprattutto il livello, sono di fatto gestite a livello comunale. E io posso capire (ho fatto il sindaco come sapete) che ci sia la necessità, o che si senta la necessità di venire incontro ai soggetti più deboli, e tra questi, perché no, sicuramente gli anziani.
Forse il concetto di ultrasessantacinquenne andrebbe rivisto, ormai è un mero termine anagrafico, forse perché anche molti di noi si avvicinano a quell'età e non si sentono di fronte a un traguardo così tranchant, rispetto a una vita attiva. Però, il problema è proprio questo: è chiaro che di fronte a una legge che ha un soggetto specifico (il paziente, portatore di un grave handicap, e la sua famiglia) occorre rispettare lo scopo per cui è nata, non può costituire il surrogato di altri strumenti, non possono i capitoli da cui attinge questa legge surrogare altri capitoli di assistenza sociale, perché sono capitoli di assistenza socio-assistenziale, socio-sanitaria, in cui la parte sanitaria svolge il ruolo principale.
C'è anche un altro aspetto che influisce sulle nostre collettività, sui nostri comuni, soprattutto quelli piccoli, e questo si evince anche dalla valutazione delle percentuali di soggetti fruitori, comune per comune. Noi abbiamo una media, nelle grandi città, che è sotto l'1 per cento rispetto alla popolazione, mentre abbiamo comuni vicinissimi alla grande città che registrano percentuali del 7, dell'8, del 9 per cento della popolazione, relativamente ai soggetti fruitori della "162". Di fronte a questi numeri, non può che sorgere il sospetto; è vero che i nostri paesi si stanno spopolando, e che sta aumentando l'età media dei residenti, però non possiamo pensare che tutti quelli che rimangono siano tutti portatori di handicap.
Quindi è chiaro che c'è una distorsione nel meccanismo di applicazione della legge, indubbiamente c'è, ed è quello che ci hanno sottolineato e segnalato anche le associazioni. Allora, certo, può essere semplice (è questo il bello dell'essere all'opposizione, l'abbiamo fatto anche noi in altre Aule) dire che è facile trovare 28 milioni, non ci vuole niente a trovare 28 milioni. Certamente, basta la volontà politica. Ma che dire allora della necessità di dover intervenire sui tagli che vengono fatti proprio nel sistema sanitario, per riportare il deficit della Regione entro parametri tali da consentirci di non essere commissariati e quindi di non perdere la nostra autonomia gestionale come Regione?
Certo, 28 milioni sono pochi, però 28 milioni sono quelli che ci fanno "splafonare", assieme a tante altre voci; tutte voci che sono collegate sempre allo stesso concetto: la deresponsabilizzazione del soggetto che ha, di fatto, la possibilità di "aprire il cassetto" da cui prendere soldi, e questi soldi sono i soldi che la Regione deve solo mettere a disposizione. No, questo non è possibile, e questo è il motivo per cui si è detto, e l'Assessore l'ha più volte ripetuto, che si deve modificare la numero 162, non nei concetti, non nello spirito, ma nel merito della sua applicazione, nel merito della selezione dei casi, che sono poi quelli che dovranno realmente usufruire del il supporto finanziario.
Del resto questa legge - anche questo avviene, e non ce lo dobbiamo nascondere, avviene soprattutto nelle piccole realtà comunali - offre anche la possibilità ad alcuni giovani attraverso le cooperative sociali di avere uno sbocco lavorativo, per quanto precario, per quanto spesso e troppo spesso sottopagato, proprio con l'assistenza ai soggetti portatori di handicap. Anche questo è un altro motivo di possibile distorsione, ma badate bene, io sto parlando di una distorsione non fraudolenta, non fatta con cattiveria per togliere via i soldi della Regione, usarli e sperperarli, c'è sempre un sottofondo di sociale anche in questo.
Il problema è che questo non è il capitolo da cui prendere questi soldi, se si deve trovare lavoro per i nostri giovani non lo si deve fare utilizzando il capitolo e i fondi che sono destinati al sostegno dei pazienti e dei familiari con situazioni di handicap gravi. E questo è il motivo per cui ci siamo accostati, su suggerimento dell'Assessore, su valutazioni effettuate anche con l'assessore del bilancio, a un progetto di legge che riporta, per i pazienti a cui è stato riconosciuto il valore più alto nel deficit, nella mancanza di autonomia, il livello dell'assistenza esattamente qual era prima della delibera incriminata.
Si è deciso questo proprio per ridare giustizia al criterio di selezione, per ridare giustizia alla scelta che la collettività deve operare, con questo strumento (lo ribadisco, con questo strumento, altri strumenti potranno essere usati per altri interventi) per dare ai pazienti con handicap più gravi, quindi con più gravi limitazioni, con la peggiore qualità di vita, quel senso di solidarietà, quel supporto, per farli sentire parte di una collettività. Ed ecco perché siamo assolutamente favorevoli a questo testo, così come è stato presentato, che ripeto, riporta, per i casi più gravi, per quelli per cui la legge è stata ideata, è stata voluta ed è stata finanziata in questi anni, alla situazione precedente alla famosa delibera.
Poi, potremo valutare, potremo decidere, rivedere tutto e potremo anche trovare il modo, successivamente, di implementare ulteriormente lo stanziamento, ma non già per allargare la platea, ma per aumentare il supporto, il sussidio finanziario per chi ne ha realmente bisogno, quindi sempre per la fascia alta. Questo è lo spirito con cui abbiamo affidato alla Giunta questo testo unificato, e questo è lo spirito con cui l'abbiamo portato in quest'Aula per l'approvazione che spero (e abbiamo sentito molti interventi anche da parte dell'opposizione che riconoscono comunque la validità del concetto) sia la più ampia possibile perché io credo che questo testo sia la base per riportare a un senso di giustizia reale, sociale lo spirito della legge numero 162, quindi non arrocchiamoci sulla posizione del "o tutto o nulla".
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Luciano Uras. Ne ha facoltà.
URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Presidente, colleghi, questo è un intervento normativo che ha una finalità, solo una: quella di integrare somme che nella prima previsione di bilancio sono state stornate e che in gran parte quindi privano di una legittima aspettativa cittadini che hanno presentato regolare istanza per ricevere un servizio che la Regione aveva loro promesso, promesso in modo giuridicamente rilevante, promesso per soddisfare i bisogni che erano stati riconosciuti degni dalla legislazione in vigore.
Con questo che cosa vogliamo dire? Vogliamo dire che tutto il ragionamento che poi si è sviluppato questa mattina, va preso e ricondotto in una sede che sia quella adeguata per affrontare il tema in generale. Mi rivolgo in particolare a chi ha lavorato a questo testo (e cioè al collega Espa, al collega Campus e al collega Steri): stendiamo quattro righe di ordine del giorno su cui conveniamo di affrontare una discussione più approfondita in Commissione e in Aula nei prossimi mesi; la cosa sarà senz'altro utile.
Io non condivido tanto le preoccupazioni che vengono manifestate sulla tenuta del bilancio; noi dovremmo lavorare molto per evitare sprechi, dovremmo pulire questo bilancio che è pieno di promesse di spesa che non si realizzeranno mai, ci trasciniamo residui di stanziamento che costituiscono e aiutano a costituire parte del disavanzo e quindi del possibile e del probabile indebitamento, ci trasciniamo autorizzazioni per la accensione di mutui che non contraiamo, cioè noi dovremmo effettuare un'operazione coraggiosa di pulizia di quel bilancio e quindi dire: "Quelle famose promesse che abbiamo fatto erano fasulle e quindi le ritiriamo; d'ora in poi faremo solo quelle che potremo effettivamente soddisfare".
Io suggerisco - l'ho detto ai colleghi - di prevedere, con tre righe, un percorso in cui questa materia possa essere rilanciata, e suggerisco anche (ma sarà oggetto probabilmente delle prossime sedute) che si arrivi il più presto possibile a licenziare la Commissione d'inchiesta che abbiamo ipotizzato per la verifica soprattutto dell'attuazione delle leggi finanziarie, perché noi abbiamo bisogno di fare un approfondito riesame dei meccanismi ai quali siamo sottoposti per gestire la spesa, dei rallentamenti e dei blocchi che pure incontriamo di volta in volta, che determinano sicuramente dispendio di energie e di risorse.
Concludo annunciando il mio sostegno ad eventuali emendamenti che integrassero ancora di più la dotazione finanziaria che è contenuta in questo testo unificato. Se quindi ai 14 milioni ne aggiungessimo altri 14, soddisferemo integralmente le istanze che sono state presentate ai sensi di legge dai cittadini sardi, e chiuderemo con questa norma transitoria questa partita, per poi continuare casomai la riflessione, la discussione nella sede opportuna per riorganizzare l'intervento, se sarà ritenuto necessario.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Lai. Ne ha facoltà.
LAI (P.d.L.). Presidente, anche io come tanti esprimo la mia personale soddisfazione per lo spirito che ha animato maggioranza e minoranza nell'integrazione della dotazione finanziaria dei fondi a favore degli anziani e di tutte le persone colpite da disabilità. Già durante la discussione della mozione numero 33 dell'onorevole Espa e degli altri colleghi, avevo espresso il mio pensiero circa la necessità di sostenere la massima copertura per il mondo dei disabili e degli svantaggiati. Questa è un'occasione - come hanno detto sia il collega Steri sia il collega Espa - in cui si è andati oltre gli schieramenti di parte per una finalità più alta della quale l'Assemblea, appunto, si è fatta carico.
Esiste un percorso costruttivo rispetto al quale sicuramente non possiamo tornare indietro. Ci si è mossi, però, tenendo conto anche che le risorse di bilancio non sono infinite e che, purtroppo, si sono ridotte ulteriormente in virtù di una serie di nuovi fronti di spesa che si sono aperti, e quindi sono state espresse giuste e ponderate preoccupazioni in merito alla legge numero 162. Noi abbiamo il dovere di trovare insieme il percorso per rimuovere le cause di una inadeguata e talvolta inappropriata applicazione della legge stessa. Penso quindi che la strada delle indagini conoscitive, dedicata nell'articolo 1 di questo testo unico, debba essere condivisa perché l'incremento del numero dei progetti e della conseguente spesa impone naturalmente di condividere il principio che il diritto alla salute riconosciuto dalla Costituzione rischia di essere una mera enunciazione di principio in assenza di un rigoroso sistema di garanzie condiviso sui principi relativi all'utilizzo delle risorse stesse.
Penso, quindi, che i criteri di contenimento della spesa pubblica debbano passare anche attraverso il vaglio di una politica di verifica, razionalizzazione e contenimento della spesa stessa là dove questo sia possibile e attuabile, e a questo non possono certamente sfuggire percorsi di verifica degli aventi diritto alle risorse dei piani personalizzati.
Io voglio esprimere però una considerazione su un'affermazione che sento di condividere dell'onorevole Caria relativamente alla circostanza che la legge numero 162 del 1998 possa configurarsi come un investimento per le casse pubbliche limitando il ricorso all'assistenza ospedaliera. Non condivido il fatto che questa affermazione, vera, importante, debba essere utilizzata per attribuire un significato diverso al percorso di riforma sanitaria, un percorso di riforma il cui spirito non è certamente quello di attenuare o attribuire minore significato ai percorsi di medicina del territorio, di deospedalizzazione e di assistenza relativa anche all'applicazione della legge numero 162, ma è quello di differenziare i compiti delle due configurazioni aziendali: l'alta tecnologia, la qualità e l'intensità delle cure a costi sostenibili per quanto riguarda l'ambito ospedaliero; la prevenzione, le cure domiciliari, la deospedalizzazione delle cronicità per le aziende territoriali.
Penso che un percorso di riforma, anche in relazione a quelle che sono le fonti e le differenziazioni di finanziamento, sicuramente con l'altrettanto condivisibile intento di non creare disparità e difformità nell'erogazione delle prestazioni stesse, possa essere meglio perseguito differenziando i compiti e le funzioni e non creando o mantenendo blocchi monolitici in cui questa differenziazione, questa specificità anche di funzioni possa essere attuata con maggiore difficoltà. Ritengo, quindi, che vada perseguito l'intento di trovarsi tutti uniti, maggioranza e minoranza, pienamente consapevoli e disponibili a una visione costruttiva sull'intera questione relativa ai progetti personalizzati per i disabili e non autosufficienti e sulle ulteriori strade da percorrere.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Presidente, io non occuperò tutto il tempo a mia disposizione perché credo che non ci sia molto da dire, però qualcosa la voglio aggiungere.
Intanto: perché oggi stiamo esaminando questa legge? L'argomento lo abbiamo affrontato in finanziaria e, per la prima volta dal 2001 a oggi, la Giunta regionale ha effettuato la scelta di non coprire in finanziaria totalmente i piani personalizzati. Lo ha fatto non inserendo la dotazione finanziaria sufficiente, che è quella di 28 milioni di euro, e quindi per la prima volta 28 mila persone, 28 mila famiglie si sono trovate in seria difficoltà.
Poi il rimedio che la Giunta ha trovato come regalo di Natale è stato quello di tagliare 1.000 euro per ciascun piano personalizzato, con una modalità che l'onorevole Campus giudica adeguata e secondo noi, secondo me, invece, è la più sbagliata e anche la più vergognosa possibile. Allora, siamo arrivati alla discussione di una mozione da noi presentata nel mese di gennaio, una mozione che è stata bocciata, è stata bocciata dal centrodestra non tanto sul merito - abbiamo lavorato per arrivare a un ordine del giorno unitario - quanto per il fatto che la Giunta regionale, la maggioranza ha ritenuto di non avere le risorse sufficienti da destinare alle persone con disabilità grave.
Nei giorni scorsi la Giunta ha presentato un disegno di legge e ha chiesto alla Conferenza dei Capigruppo l'iscrizione immediata all'ordine del giorno ai sensi dell'articolo 102 del Regolamento. Questo disegno di legge, approvato oggi stesso riguarda il finanziamento della Dinamo Basket, che riteniamo doveroso, opportuno, però noi abbiamo detto (l'ho detto in Conferenza dei Capigruppo) che le priorità della Sardegna sono anche altre e abbiamo chiesto, così come abbiamo fatto durante la mozione, sostenuti anche da altri consiglieri (ricordo l'onorevole Steri) di affrontare l'argomento riguardante il ripristino dei fondi della legge numero 162 nella prima seduta utile, senza aspettare il collegato; collegato che molto probabilmente arriverà in quest'Aula dopo le elezioni amministrative.
Allora abbiamo chiesto anche noi, ai sensi dell'articolo 102, di poter discutere in Aula, come stiamo facendo in questo momento, di questo argomento e di poter integrare totalmente la somma mancante ai 28 milioni destinati ai piani personalizzati per le persone in situazioni di handicap grave. Devo dire che, con senso di responsabilità, la Conferenza dei Capigruppo è arrivata a esprimere un assenso unanime e la Commissione sanità si è riunita nella giornata di ieri e di avantieri per arrivare a una definizione di questo provvedimento.
Nessuno nega che questo sia un passo avanti, la Commissione ha deciso di intervenire, sulla base anche della discussione apertasi in maggioranza, sulla base del parere della Giunta regionale, con 14 milioni di euro, quindi con la metà dei finanziamenti sufficienti per coprire il fabbisogno delle famiglie, delle persone con disabilità. E' un passo avanti, ma non è, a nostro avviso, quello che serve. Noi non ci attestiamo, come ha detto l'onorevole Campus, sulla posizione del "o tutto o niente" però siamo del parere che ci siano delle priorità, e questa è una priorità. Del resto quando si dà mandato, per esempio, come abbiamo fatto in Aula qualche settimana fa, all'Assessore della programmazione, di verificare se, per esempio, ci sono le risorse sufficienti per andare avanti con una trattativa per acquistare palazzi, quando insomma si capisce che le priorità della Giunta regionale sono altre, noi diciamo che il problema delle risorse non è un problema asettico ma è un problema di scelta politica.
Allora, anche in questo senso voi state operando una scelta politica, avete dato l'assenso per discutere il provvedimento in Aula, avete dato l'assenso per integrare di 14 milioni, ma ci dite anche: "Guardate, non è la cosa più urgente in questo momento". Ho, peraltro, sentito degli interventi che non ho condiviso per niente. Per esempio quello dell'onorevole Vargiu, quando ha detto: "Sono stati dati soldi a pioggia, le famiglie" - spero di aver capito male - "sono viziate, si abituano". Io credo che noi non stiamo parlando neanche di pazienti, onorevole Campus, stiamo parlando di diritti, stiamo parlando di conquiste sociali che sono avvenute in maniera anche bipartisan dal 2001 in poi (certo, con un impulso dato nella scorsa legislatura) stiamo parlando di qualità della vita delle persone, stiamo parlando finalmente di persone, quelle che voi mettete al centro di uno slogan nel Programma regionale di sviluppo e vi fermate lì.
La visione che abbiamo della famiglia, non è quella che ha indicato l'onorevole Vargiu (spero di aver capito male), noi non mandiamo le persone nelle RSA, negli istituti in modo che coloro che hanno compiti di assistenza possano fare altro. Spero di aver capito male. Noi abbiamo un'altra visione della famiglia, abbiamo un'altra visione anche dell'integrazione della persona nella società. Noi crediamo che questa legge sia da collocare nel quadro delle leggi che garantiscono i diritti della persona, i diritti sociali, così come abbiamo fatto col progetto "Ritornare a casa", così come abbiamo fatto col progetto "Domotica", così come abbiamo fatto con le risorse inserite negli anni scorsi, e confermate anche quest'anno, nel fondo per la non autosufficienza.
Allora, mi chiedo - e lo chiedo anche all'onorevole Vargiu - quando facciamo qualcosa di buono come Regione, come Sardegna, al posto di essere orgogliosi, di perseguire, di dare continuità, vogliamo omologarci a chi fa peggio, anche se fosse l'Emilia-Romagna? Ha ragione l'onorevole Planetta: c'è un modello sardo nella legge numero 162. Ci sono stati addirittura convegni su come adeguarsi al modello sardo. In Lombardia, in Liguria, a Berlino, persino a Berlino! E noi diciamo: "No, riportiamo tutto al ribasso". Forse dobbiamo omologarci a quelli che fanno peggio di noi? Credo sia sbagliato, credo che dobbiamo valorizzare quello che di buono si fa in questa Regione, magari anche esportandolo.
Allora, è per questo che noi riteniamo oggi di aver compiuto un passo avanti, però di dover completare il percorso. Riteniamo che dobbiamo fare la cosa migliore per ciascuna persona perché ogni persona è diversa da un'altra e ha bisogno di risposte personalizzate, individualizzate. Per una persona può essere preferibile l'istituto, perché magari non ha una famiglia che può essere di supporto; per la persona, però, non per la casa di cura privata, per quella persona. Per un'altra può essere preferibile un progetto personalizzato, in modo da poter stare nella propria famiglia.
Perché, allora, come dice la legge numero 162, non lo facciamo decidere alla famiglia, perché vogliamo decidere noi per loro? Perché non offriamo alla famiglia la possibilità di controllare la qualità dell'assistenza, del supporto? Questa non è una legge per pazienti, non è una legge neanche che riguarda il buon cuore, che riguarda l'assistenzialismo, è una legge che riguarda i diritti della persona. Credo che da lì dobbiamo partire, da che tipo di società vogliamo, se vogliamo star bene insieme, se vogliamo far star bene solo alcuni, se invece questa Regione debba occuparsi di altro.
Noi abbiamo fatto bene ad insistere e ad inserire quest'argomento all'ordine del giorno e credo che faremo bene se all'unanimità, accogliendo il nostro emendamento, questo Consiglio regionale si renderà conto che ci sono persone che forse hanno più bisogno di altre e che questo è il discrimine, questa è la priorità.
Quindi inseriamo (perché le risorse in bilancio ci sono, è una scelta politica fare diversamente) interveniamo all'unanimità e inseriamo integralmente i 28 milioni di euro, poi parliamo di criteri, poi parliamo di controlli. Noi l'abbiamo scritto anche nella mozione, bisogna effettuare i controlli, però credo che quando suscitiamo delle aspettative attraverso una legge, attraverso atti amministrativi, dobbiamo essere conseguenti. Allora, c'è una fase transitoria che è questa, dobbiamo completarla, definirla, inserendo tutte le risorse. Dopodiché bisogna affrontare immediatamente, con una legge successiva, anche la fase che riguarda il futuro, i controlli, l'attivazione anche di meccanismi che ci consentano di operare nella massima legittimità, ma anche tenendo conto che c'è un progetto di Stato sociale che non vogliamo abbandonare e che anzi vogliamo che sia messo al centro delle politiche di questa Regione.
PRESIDENTE. Poiché nessun altro è iscritto a parlare, per la Giunta, ha facoltà di parlare l'Assessore dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale.
LIORI, Assessore tecnico dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale. Presidente, onorevoli consiglieri regionali, abbiamo avuto già modo di parlare di questa legge in Aula in occasione della mozione già da altri ricordata, e sono comunque venuti fuori nuovi spunti e nuove argomentazioni. Diciamo che questa legge si rende necessaria perché già durante la discussione della mozione abbiamo valutato che sarebbe stato giusto garantire, come era previsto, una certezza a tutti coloro che avevano fatto dei programmi di spesa in virtù delle cifre attese in base ai piani personalizzati.
Io non concordo con chi dice che queste somme erano dei diritti acquisiti, perché la legge parla "fino a un massimo di" all'interno di una certa somma che va da un minimo ad un massimo. Togliendo 1.000 euro ad ogni piano noi ci siamo sempre mantenuti verso il parametro massimo raggiungibile per piano, almeno per quanto riguarda i piani più importanti, quelli tendenti a garantire le fasce più alte e più bisognose di assistenza. Quindi, anche il taglio di 1.000 euro che si è reso necessario nel giro di pochi giorni come decisione da prendere, teneva in realtà conto della differenza di bisogni perché incide per poco più del 6 per cento per le persone con più alto indice di necessità e di assistenza e fino al 66 per cento per quei piani che in realtà fino a qualche anno fa non venivano neanche finanziati perché non riguardavano, in realtà, persone non autosufficienti ma persone di età avanzata senza però patologie o difficoltà fisiche a cui dovevano fare fronte necessariamente per mezzo di operatori o di famialiari.
In realtà questo intervento è necessario soprattutto perché introduce un programma di verifica, anche a campione, per l'accertamento della sussistenza dei requisiti. Perché? Dopo aver parlato anche con le associazioni dei non autosufficienti ho potuto procurarmi un'analisi dei bisogni legati alle comunità, legati ai territori dove questi diritti vengono riconosciuti e vengono erogate le prestazioni, e ho potuto osservare che in alcune aree ben individuate si hanno percentuali di domande che vanno oltre l'8-8 e 2 per cento della popolazione. Mentre in altre zone (cito per esempio quella del distretto di Stintino-Budoni-Palau-Arzachena e Golfo Aranci) la percentuale di popolazione che presenta domanda (e non credo che sia soltanto un problema di disinformazione) è dello 0,33, 0,29. Il che vuol dire che c'è una disparità non solo nel riconoscimento del diritto ma anche nei criteri attribuiti dal nucleo di valutazione che è decentrato a livello locale e che compila le schede e i piani personalizzati.
Mi sono informato all'interno dei distretti delle AA.SS.LL. e vi posso assicurare che si usano parametri totalmente differenti. Quindi non sempre tutto nasce dalla malafede, cioè dalla volontà dei comuni di usare questo strumento in maniera clientelare, per assistenzialismo, per conseguire il consenso anche elettorale delle popolazioni, ma nasce anche da una visione distorta, da direttive sbagliate che permettono dei criteri di valutazione per riconoscere il diritto totalmente da rivedere e da uniformare. E questo sia nel momento in cui si riconosce il diritto ma anche quando si andrà a verificare il mantenimento di questo diritto, cioè la sussistenza dei requisiti per poter continuare a chiedere queste prestazioni.
Io ritengo che sia giusto rivolgersi a quelle commissioni nelle quali è presente anche il medico dell'Inps che sta già per conto suo rivalutando e rivisitando gli utenti finali, coloro ai quali si rivolge questa legge, perché è giusto che tutti abbiano lo stesso trattamento, tutte le popolazioni, tutte le zone, tutti i territori della Sardegna godano degli stessi diritti e ottengano risposte uniformi. Condivido il fatto che ci sia un ente territoriale vicino alla popolazione, che conosce anche le situazioni familiari, personali, nel momento in cui si effettua la valutazione e si designano i destinatari.
I comuni fino a qualche anno fa intervenivano direttamente dal fondo comune per erogare le prestazioni di assistenza domiciliari che adesso, da qualche anno, facendo lievitare in modo impressionante le domande, vengono erogate attraverso la "162", snaturandone, come le associazioni lamentano, la finalità perché era una legge nata esclusivamente per l'handicap grave. Noi, con la scelta che è stata fatta in questa legge, rendiamo giustizia a tutti coloro che hanno i punteggi più alti, alle fasce con maggiori bisogni di carattere sanitario, e gli restituiamo i 1.000 euro.
Quindi io ritengo che la scelta sia assolutamente giusta. A coloro che si trovano nella fascia intermedia diamo 650 euro, mentre per quanto riguarda coloro che hanno i punteggi più bassi lasciamo al comune la possibilità di intervenire, così come già è successo.
Diverso sarà l'intervento quando la legge verrà rivista. Io credo che sia giusto chiamare i comuni a partecipare alla spesa anche perché dovranno essere responsabilizzati in questa scelta. Non può il comune essere un centro di spesa, un erogatore di costi senza essere responsabilizzato e quindi richiamato di fronte a un intervento improprio, prevedendo una compartecipazione alla spesa in modo che questa sia limitata alle effettive necessità che possono sussistere anche negli ultrasessantacinquenni, perché magari vivono difficoltà familiari, vivono difficoltà comunque oggettive a cui è giusto che una società civile offra risposte.
Debbo dire, per quanto riguarda gli interventi, che non condivido l'ipotesi di un passaggio automatico delle persone private di questi 1.000 euro alla residenzialità assistenziale, cioè in RSA o in ospedale. In realtà esiste tutto un sistema di passaggi, di risposte ai bisogni dei cittadini: il ricovero in RSA avviene a seguito del riconoscimento del diritto al ricovero in RSA, per il quale è importante la presenza diagnosticata di una patologia e di una situazione sanitaria che lo giustifichi.
Esiste comunque tutta una serie di risposte che vanno dalla comunità alloggio, dalle case protette, alle RSA, ai centri di lungodegenza e di riabilitazione ospedaliera. Esiste - è stato ricordato qui - anche il programma "Ritornare a casa", che è stato potenziato in questi anni, che può fornire risposte in quei casi limite senza bisogno di incrementare la spesa sanitaria. E quindi non posso concordare con questa diminuzione. Diciamo anche che esiste la possibilità - è stato ricordato da qualcuno - di accedere ai fondi della legge numero 180 del 1978 per i malati di mente e contemporaneamente alla legge numero 162. Credo che ciò sia fattibile, però bisogna valutare anche che ai finanziamenti della legge numero 162 possono accedere anche altri tipi di interventi per cui i cittadini non sono assistiti soltanto da questo punto di vista ma la Regione interviene con altre leggi di settore tutte compatibili.
E' chiaro che comunque, visto il numero degli aventi diritto (che, è vero, sono circa 50.000, anche se non tutti poi automaticamente accedono ai benefici della legge numero 162) visto il continuo aumento delle domande (che non è soltanto legato all'invecchiamento della popolazione, ma anche a una crescente presa di coscienza dell'esistenza di questo strumento) la somma che noi spendiamo in questo settore è molto, molto elevata, così come è stato riconosciuto. E' logico pertanto porsi la domanda se la Regione possa sostenere questa spesa sempre crescente, senza un controllo, una verifica per valutare la saggezza di questa scelta. A ciò siamo stati richiamati anche dalle associazioni di categoria.
Ritengo che la richiesta contenuta nella legge, caldeggiata dai consiglieri che l'hanno proposta e dalla Commissione, sia una richiesta assolutamente condivisibile, per cui il parere della Giunta è senz'altro favorevole. Certo, sarebbe piaciuto anche a me riconoscere integralmente anche la domanda e dare i 1.000 euro anche agli ultimi, almeno per l'ultima volta. In realtà noi abbiamo già incrementato lo stanziamento (e ringrazio per questo l'assessore La Spisa che già prima aveva previsto 12 milioni e mezzo di euro in più per questa legge) perché questi altri 14 milioni di euro sono aggiuntivi, così come i fondi reperiti dall'Assessorato della sanità utilizzando altri capitoli di bilancio con le medesime finalità, raschiando il fondo delle UPB, che ammontano a circa 30 milioni di euro. Quindi l'aumento della spesa è stato notevolissimo in questa annualità; non è vero che ci sono stati tagli, in realtà lo sforzo è stato massimo. L'ottimo sarebbe stato certamente meglio, se non ce lo possiamo permettere ne prendo atto. Comunque il parere è favorevole.
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione generale.
Metto in votazione il passaggio all'esame degli articoli. Chi lo approva alzi la mano.
(E' approvato)
Passiamo all'esame dell'articolo 1. All'articolo 1 sono stati presentati gli emendamenti numero 2 e 3 che sono stati ritirati e sono stati sostituiti dall'emendamento numero 4.
(Si riporta di seguito il testo dell'articolo 1 e dei relativi emendamenti:
Art. 1
Finalità
1. L'Assessorato regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale predispone annualmente un programma nel quale è disciplinata la verifica, anche a campione, per accertare la sussistenza dei requisiti previsti per l'accesso ai benefici della legge 21 maggio 1998, n. 162 (Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 104, concernenti misure di sostegno in favore di persone con handicap grave).
2. Per l'anno 2010:
a) i piani personalizzati per gli interventi a favore dei minori e degli adulti con meno di sessantacinque anni valutati da 64 a 100 punti, previsti nella deliberazione della Giunta regionale n. 55/33 del 16 dicembre 2009, sono finanziati con gli importi massimi previsti dalla deliberazione n. 28/16 del 1° luglio 2005 e con le medesime modalità;
b) i piani personalizzati per gli interventi a favore dei minori e degli adulti con meno di sessantacinque anni valutati da 63 a 01 punti, previsti nella deliberazione della Giunta regionale n. 55/33 del 16 dicembre 2009, sono integrati con un finanziamento pari a 650 euro per piano;
c) i piani personalizzati per gli interventi a favore di persone ultra sessantacinquenni valutati da 75 a 100 punti, previsti nella deliberazione della Giunta regionale n. 55/33 del 16 dicembre 2009, sono finanziati con gli importi massimi previsti dalla deliberazione n. 5/17 del 22 gennaio 2009 e con le medesime modalità.
3. L'importo di cui all'articolo 6, comma 2, lettera b), della legge regionale 28 dicembre 2009, n. 5 (legge finanziaria 2010), è rideterminato per l'anno 2010 in euro 64.000.000 (UPB S05.03.007).
Emendamento sostitutivo parziale Espa - Caria - Mariani - Meloni Valerio - Bruno
Articolo 1
Il comma 2 è sostituito dal seguente:
Ad integrazione delle risorse previste dalla Delibera di Giunta regionale n. 55/33 del 16 dicembre 2009, è autorizzata la spesa per l'anno 2010 di euro 28.351.000 destinati al reintegro di 1.000 euro per ciascuno dei progetti già approvati e finanziati ai sensi dei programmi personalizzati a favore di persone con grave disabilità, di cui alla legge 21 maggio 1998, n. 162 (Modifiche alla L. 5 febbraio 1992, n. 104, concernenti misure di sostegno in favore di persone con handicap grave) (UPB S05.03.007);
COPERTURA FINANZIARIA
In aumento
UPB S05.03.007 - Capitolo SC05.0673
euro 14.351.000
In diminuzione
UPB S05.01.001
euro 14.351.000. (2)
Emendamento sostitutivo parziale Espa - Caria - Mariani - Meloni Valerio - Bruno
Articolo 1
Il comma 2 è sostituito dal seguente:
"2. Ad integrazione delle risorse, di cui all'articolo 6, comma 2, lettera b) della legge regionale 28 dicembre 2009, n. 5 (legge finanziaria 2010), è autorizzata l'ulteriore spesa per l'anno 2010 di euro 28.351.000 destinata al reintegro di i.000 euro per ciascuno dei progetti già approvati e finanziati ai sensi dei programmi personalizzati a favore di persone con grave disabilità, di cui alla legge 21 maggio 1998, n. 162 (Modifiche alla Legge 5 febbraio 1992, n. 104, concernenti misure di sostegno in favore di persone con handicap grave) (UPB S05.03.007);
COPERTURA FINANZIARIA
In aumento
UPB S05.03.007 - Capitolo SC05.0673
euro 14.351.000
In diminuzione
UPB S05.01.001
euro 14.351.000. (3)
Emendamento sostitutivo parziale Espa - Caria - Mariani - Meloni Valerio - Bruno.
Articolo 1
Il comma 2 è sostituito dal seguente:
"2. Ad integrazione delle risorse, di cui all'articolo 6, comma 2, lettera b) della legge regionale 28 dicembre 2009, n. 5 (legge finanziaria 2010), è autorizzata l'ulteriore spesa per l'anno 2010 di euro 28.351.000 destinata al reintegro di 1.000 euro per ciascuno dei progetti già approvati e finanziati ai sensi della delibera di Giunta regionale n. 55/33 del 16 dicembre 2009, nell'ambito dei programmi personalizzati a favore di persone con grave disabilità, di cui alla legge 21 maggio 1998, n. 162 (Modifiche alla Legge 5 febbraio 1992, n. 104, concernenti misure di sostegno in favore di persone con handicap grave) (UPB S05.03.007);
COPERTURA FINANZIARIA
In aumento
UPB S05.03.007 - Capitolo SC05.0673
euro 14.351.000
In diminuzione
UPB S05.01.001
euro 14.351.000. (4).)
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Espa. Ne ha facoltà.
Ricordo ai colleghi che intendono intervenire che si devono iscrivere entro la fine dell'intervento dell'onorevole Espa.
ESPA (P.D.). Cercherò di essere breve, perché il nostro Capogruppo ha già esposto alcune perplessità, durante il dibattito, ma anche alcune eccellenze, perché onestamente devo dire che mi sembra che stiamo facendo tutti uno sforzo per raggiungere un obiettivo che va a beneficio delle persone, di ogni singola persona. Ma proprio per la serietà di quest'Aula consiliare, io nel mio discorso, nella mia relazione, ho spiegato come, per quanto riguarda gli argomenti di carattere sociale, dobbiamo essere precisi e puntuali, come quando parliamo di ambiente, come quando parliamo di edilizia, come quando parliamo di economia. Non dobbiamo improvvisare ma fare affermazioni che abbiano una validità anche scientifica, viene da dire.
Per questo io sono rimasto molto sorpreso dalle affermazioni pronunciate dall'onorevole Vargiu, che è una persona che stimo professionalmente, che mi sembra abbia sempre espresso concetti importanti qui dentro, anche se io molto spesso non li ho condivisi. L'onorevole Vargiu, mentre io affermavo che noi col nostro modello diamo lezioni all'Emilia-Romagna, alla ricca Lombardia, a tutte le regioni italiane, ha dichiarato: "Beh il Veneto stanzia 9 milioni di euro, a fronte dei 130 mila della Sardegna e in Emilia-Romagna i piani personalizzati hanno raggiunto i mille, a fronte dei 28 mila della Sardegna". E allora, io dico, ma questi dati? Io voglio ricordare che l'Emilia-Romagna stanzia 351 milioni di euro per il fondo per la non-autosufficienza, il Veneto ne stanzia 62 milioni. La Sardegna gli dà comunque lezioni. Io questo lo dico, lo dico con chiarezza, perché "sparare" dati così - io non so da dove siano stati estratti - non aiuta.
A me poi piacerebbe conoscere il parere dell'onorevole Rodin, davanti all'affermazione del collega, che dice: "Dobbiamo tenere conto dell'assegno di accompagnamento", credo che l'onorevole Vargiu facesse riferimento alle risorse che sono previste come assegno di accompagnamento ex legge numero 180. Ma ci dimentichiamo che ci sono diverse sentenze della Corte costituzionale, emesse a seguito di battaglie combattute da organizzazioni di persone con disabilità negli anni trascorsi, che precisano che l'assegno di accompagnamento è un risarcimento dello Stato per servizi non dati alle persone con disabilità? Non ne teniamo conto e diciamo: "C'è l'assegno di accompagnamento".
Oppure quando si parla dei tre giorni di permesso concesso ai dipendenti per l'assistenza dei familiari con disabilità gravi, li si mortifica dicendo: "Eh, qua il sistema produttivo va male". Ma ci rendiamo conto che questi istituti sono il frutto di battaglie di decenni affrontate da persone che mantengono nella propria residenza i loro familiari disabili? Li mantengono nella propria residenza e quindi fanno spendere allo Stato molti meno soldi. Se non ci fossero questi tre giorni di permesso, ci sarebbe una spesa ulteriore rispetto all'istituzionalizzazione. Come si può dire: "Eh, questo è un intervento assistenzialistico"? Come si può dire, davanti a queste situazioni che questi 130 milioni di euro, che noi chiediamo complessivamente (per adesso siamo arrivati a circa 114) sono destinati a interventi a pioggia, che aumentano l'assistenzialismo all'interno della famiglia?
Ma quale assistenzialismo? La legge 162 è incompatibile - lo sappiamo tutti - con qualunque forma di finanziamento alla famiglia. Nessuno della famiglia può prendere risorse. Nessuno: né genitori, né figli, né fratelli, nessuno, la legge è rigorosa. E noi invece diciamo che così si stimolano situazioni assistenzialistiche. Penso sia molto brutto, rispetto alle famiglie che vivono queste situazioni, dire che ne approfittano comunque, ricevono risorse, e non danno il loro contributo lavorativo alla società. E' esattamente il contrario, perché grazie alla legge 162 le mamme, che prima erano agli "arresti domicialiari", senza avere commesso nessun reato, hanno potuto essere più libere, perché un operatore professionale è entrato nelle loro case.
Comunque, adesso vado avanti rapidamente sul merito. Assessore, nessuno di noi ha detto che c'è un automatismo, noi abbiamo riaffermato che il modello realizzato negli anni precedenti, quindi finanziato totalmente, è servito a fare prevenzione. E su questo dico che - l'ha detto l'onorevole Vargiu, lo ripeto anch'io - è bene avere i dati, è bene studiarli, perché secondo noi è molto giusta la scelta che sicuramente la scorsa Giunta ha fatto, ma sicuramente anche prima qualcuno aveva fatto, anche prima della nostra decisione, di cercare di mantenere le persone nel proprio territorio, anziché ricoverarle. E questo io credo sia un fatto che tutti reputino positivo.
Nessuno infatti credo possa dire: "Se quella persona ha diritto di andare in una residenza sanitaria deve andare in una residenza". Sì, ma se lo puoi tenere con servizi di qualità nella sua abitazione, è meglio che stia a casa sua. Io vorrei stare a casa mia, io spero che fra vent'anni, se avrò problemi, o quando sarà, io possa stare a casa mia, non mi interessa di aver diritto di andare in una RSA. E' importante che si capisca che quella è una scelta politica importante, che è stata fatta sicuramente anche prima della scorsa legislatura, però nella scorsa legislatura è stata rafforzata.
Quindi, se noi facciamo prevenzione diminuiamo anche la spesa sanitaria, e questo lo riaffermo, perché non importa se la spesa sociale è raddoppiata negli ultimi anni, se ciò permette un risparmio sulla spesa sanitaria; io credo che questo sia conveniente a tutti.
Sull'articolo mi sono espresso prima, ho già spiegato qual è la nostra posizione, anche per quanto riguarda il regime dei controlli, che sono doverosi. Ripeto, non esiste nessun meccanismo - lo ricordo, anche perché questa affermazione è stata fatta - che preveda una scheda dove è facile aumentare il punteggio, perché quella scheda è una certificazione la cui falsità è sanzionata penalmente, quindi chi attesta il falso, sia il Comune, sia la famiglia, rischia. E questi falsi non ci sono, o meglio, ci sono, ma in percentuali bassissime, sono sicuramente meno dei falsi che ci sono nel campo dell'edilizia e dell'urbanistica.
L'abbiamo scritto anche nella nostra mozione: bisogna attivare i controlli, ma allo stesso tempo valorizzare le parti virtuose della legge. E poi mi sembra che l'onorevole Planetta - e qui chiudo veramente - abbia detto: "Ma, abbiamo il modello sardo, che un modello scientifico". Io ho qui la rivista dell'Agenzia delle Onlus, appena uscita, che è un'agenzia del Governo nazionale di centrodestra, che dedica venti pagine al modello scientifico della "162" in Sardegna. Ci sono riferimenti internazionali, studi scientifici, quindi ritengo che, se vogliamo, ci possa essere veramente un clima favorevole.
Per noi la scelta politica è chiara - l'ha detto il mio Capogruppo - c'è una scelta politica sulle spese, noi preferiamo (ma non l'abbiamo detto solo noi, l'hanno detto anche esponenti autorevoli del centro destra nel dibattito che c'è stato negli scorsi giorni), noi preferiamo che le risorse vadano alla "162". Per questo stiamo presentando un emendamento ad integrazione, perché per noi è una priorità, visto il contesto, e credo che non ci sia un conflitto in questo senso, a meno che - come è stato detto anche dall'onorevole Bruno - non vogliamo fare un ragionamento che è fuori dall'attualità politica e dell'attualità scientifica, perché questo modello funziona e credo che vada implementato, perché fa anche risparmiare le casse della Regione.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Soru. Ne ha facoltà.
SORU (P.D.). Signor Presidente, intervengo brevemente nel dibattito in un'Aula i cui consiglieri non sembrano molto ascoltarsi stamattina, però qualcosa la voglio dire ugualmente, non tanto nel merito della "162", adesso che l'Assessore ha smesso di parlare con il cellulare.
Quindi, signor Assessore, l'ho sentita pochi giorni fa, pochissime settimane fa quando ha concluso il dibattito sulla mozione relativa alla legge "162", portata in Aula dal centrosinistra e l'ho risentita oggi dire le stesse cose. Rifacendomi a quello che ha già detto il nostro Capogruppo, e che ha ripreso l'onorevole Espa, non tratterei con molta sufficienza, come ho sentito fare anche stamattina, il tema della "162", e della questione se si tratti di assistenzialismo, di soldi erogati "a pioggia" alle famiglie, o comunque di una legge populistica di cui si possa fare a meno in larga parte.
La politica di attenzione della "162" è stata una politica importantissima nei cinque anni passati, una politica di cui si è interessato il dibattito nazionale nella passata legislatura e di cui continua ad interessarsi il dibattito nazionale ancora oggi con una maggioranza politica cambiata, di cui si interessano anche (è evidente da documentazioni scientifiche) fuori dall'Italia; è stato un passo in avanti ulteriore nella considerazione con la pubblica amministrazione si occupa non solamente di sanità, di ospedalizzazioni, di acuzie, ma si occupa di salute, si occupa di benessere, si occupa di far star bene le persone, si occupa di prevenire nell'infanzia e persino nell'età più adulta, laddove un diverso tipo di cura, un diverso tipo di assistenza può evitare trattamenti persino molto più costosi per la pubblica amministrazione ma soprattutto può rispondere alle esigenze dei nostri cittadini e farli stare bene fino all'età più avanzata. E' quindi un tema più ampio rispetto a quello che è stato affrontato con sufficienza stamattina.
A me però ciò che preme sottolineare è questo: la politica è "scelta sull'allocazione delle risorse", decide come collocare le risorse. Nella legge finanziaria voi avete deciso di allocare le risorse in maniera diversa, avete deciso che potevano essere brutalmente tagliati i 28 milioni di euro in questo capitolo di bilancio e ancora più brutalmente avete potuto pensare che si potessero tagliare 1.000 euro a tutti, così, tranquillamente; noi abbiamo cercato di riportarvi su questo argomento con la mozione e non ci siamo riusciti.
Oggi io intervengo soprattutto perché sia chiaro a tutti i sardi e a tutte le persone non autosufficienti, a tutte le persone bisognose di assistenza, a tutte le persone che beneficeranno di questa legge che non devono ringraziare la Giunta regionale, devono ringraziare la squadra di pallacanestro di Sassari, perché se avranno un euro in più lo devono all'esigenza di finanziare con urgenza una squadra di pallacanestro di Sassari.
Vorrei togliere un velo sull'ipocrisia di questo dibattito stamattina: di fatto stiamo parlando di pallacanestro, stiamo parlando della necessità, per voi, di finanziare una squadra di pallacanestro e pur di dare 450 mila euro ad una squadra di pallacanestro, finalmente siete disponibili a finanziare con 14 milioni di euro le non autosufficienze. Peraltro, io credo che dobbiate arrivare a finanziare 28 milioni di euro per dimostrare che optate per una politica che, tra finanziare la pallacanestro e finanziare le persone non autosufficienti, sceglie e sceglie bene!
(Interruzioni)
E' uno sport nazionale cercare di interrompermi, adesso mi hanno invitato a vergognarmi, io credo che si debba vergognare chi interrompe le persone in questo modo.
Avrò dieci minuti più in là per cercare anche di chiarire come la politica che sceglie male poi alla fine gli errori se li porti dietro, perché è all'origine anche di questa necessità (di finanziare con urgenza prima dell'8 di marzo una squadra di pallacanestro), un cattivissimo comportamento e una distrazione grave di questa Giunta regionale relativa alle politiche energetiche. Perché se si mischia tutto (politiche energetiche, assistenza, sanità, pallacanestro, sport) si da vita a un pasticcio di cui non si riesce a dare conto. Vorrei darne conto io oggi; ho cercato di farlo adesso, con qualche difficoltà, cercherò di farlo anche dopo.
Oggi voi state decidendo di assegnare 450.000 euro alla squadra di pallacanestro, state continuando a chiedere di destinarne meno alle disabilità, rilevo che siete tornati a finanziare le squadre professioniste di calcio, preferite quindi finanziare le squadre di serie A del calcio piuttosto che uno sport di cittadinanza, piuttosto che gli altri sport…
PLANETTA (P.S.d'Az.). La deve smettere lei di offendere tutti quando parla! Basta! Ma non è possibile!
PRESIDENTE. Onorevole Planetta, ogni consigliere ha la possibilità di intervenire e di esprimere le proprie opinioni.
SORU (P.D.). E' nervoso poverino!
PLANETTA (P.S.d'Az.). No! Il nervoso è lei!
PRESIDENTE. Onorevole Planetta, per cortesia!
PLANETTA (P.S.d'Az.). Offese all'Aula di questo genere non le ho mai sentite…
SORU (P.D.). Poverino è nervoso!
PLANETTA (P.S.d'Az.). Ancora? Ritorni a sorridere anche lei!
PRESIDENTE. Onorevole Soru, la prego, continui con il suo intervento.
SORU (P.D.). La politica sceglie la destinazione delle risorse; in questo caso la politica ha scelto di tornare a destinare risorse per finanziare le squadre di calcio di serie A, che possono essere finanziate in maniera diversa. Ha avuto difficoltà a finanziare una squadra di basket, o altri sport diversi o lo sport di cittadinanza, e oggi rincorre un problema, che non avrebbe dovuto rincorrere se avesse scelto bene prima. Proprio però per queste incombenze i disabili della Sardegna potranno ringraziare la pallacanestro se avranno riconosciuti i loro diritti.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Caria. Ne ha facoltà.
CARIA (P.D.). Presidente, io intervengo intanto per dire che siamo favorevoli all'approvazione dell'emendamento numero 4 che si prefigge di riportare lo stanziamento di bilancio all'importo totale di 28.351.000 euro, e ne aprofitto per esprimere una considerazione. l'Assessore nel suo intervento ha parlato, rispetto alla riduzione dei fondi, di una mancanza di diritti acquisiti da parte di chi ha presentato i progetti. Io credo che parlare di diritti acquisiti rispetto ai progetti presentati in base alla legge numero 162 sia un approccio sbagliato, credo semmai che si debba parlare, Assessore, di progetti approvati: sono state presentate delle domande, hanno seguito l'iter previsto dalla norma e quindi i progetti che rientrano nell'ambito dell'applicazione della normativa, sono progetti approvati, progetti ammissibili al finanziamento o ammessi al finanziamento, progetti, aggiungo, anche controllati, progetti che riguardano persone che hanno i requisiti previsti dalla legge 162, altrimenti non saremmo qui a discuterne.
E allora il punto rimane questo: se crediamo nella validità della legge 162, il compito del Consiglio regionale è - rispetto ai 28.351 sardi che hanno chiesto di usufruire del finanziamento - quello di trovare le risorse: se crediamo nella bontà, nella finalità della legge dobbiamo trovare le risorse. Risorse che, aggiungo un ulteriore elemento, sono spendibili subito, non sono risorse che, come succede per altre leggi, inseriamo nel bilancio e poi magari rispetto ad uno stanziamento di 100 ne spendiamo 20 o 10 o magari anche zero; risorse che, proprio perché ormai conclusive di un percorso, si possono spendere subito, e non andranno a sommarsi ai tanti residui contenuti nell'ambito dei bilanci. Ma soprattutto sono risorse che si inseriscono nell'ottica - così com'è stato detto da chi mi ha preceduto - dell'investimento, della scelta strategica che la Giunta regionale, la Regione deve operare; scelta strategica di individuare questa spesa come investimento, come risparmio di altre risorse che in ogni caso verrebbero spese nel caso non venissero finanziati tutti quanti i progetti della legge 162, perché, di fronte ad una mancata risposta, è evidente che chi ha presentato domanda ricorrerà ad altri tipi di servizi, sia di carattere sociale, sia di carattere sanitario, e noi sappiamo benissimo che quei servizi costano molto di più dei progetti.
Allora, a mio modo di vedere, alla fine è un risparmio per tutto il sistema, a meno che non passi un altro concetto: che si voglia creare la domanda di quei servizi perché magari l'offerta di quei servizi è data non dal pubblico ma dal privato, quindi con una ricaduta in termini negativi, non solo nei confronti di una sanità pubblica che deve essere l'attività principale della Regione, ma anche in termini di maggiore spesa a vantaggio del privato. Io credo che, con pochissimo sforzo, tra le tante poste del bilancio se ne possa individuare una o più per trovare gli altri 14 milioni di euro che mancano per completare l'opera. Dopodiché, cosa succederà per il futuro? Io credo che sia tutto da disegnare: se si crede ancora in questa norma è evidente che dovremo continuare a finanziarla sulla base del fabbisogno.
Il fatto che in alcuni territori le domande provengono in misura inferiore rispetto ad altri territori è un sintomo e non vuol dire che non ci siano persone che abbiano i requisiti previsti dalla legge 162; è un sintomo magari di cattiva organizzazione di quei territori, oppure del fatto che molti non conoscono la possibilità di usufruire di questo servizio, e quindi c'è una nostra responsabilità ulteriore nel divulgare ancora di più l'informativa e consentire a tutti di accedere ai finanziamenti della legge 162.
Credo che sotto questo aspetto ancora si debba fare molto, ma il punto focale di tutto il ragionamento è se su questo strumento ci crediamo o non ci crediamo (tutti, non una parte politica) se crediamo nella bontà delle iniziative in campo sociale rispetto a quelle in campo sanitario, se crediamo nell'attività di prevenzione, se crediamo in tutte quelle iniziative che possono cambiare l'impostazione del sistema sanitario, per passare da una visione ospedalocentrica a una visione diversa, territoriale, di prevenzione e di coinvolgimento delle famiglie nei percorsi sanitari. Questi strumenti rappresentano infatti anche un modo per coinvolgere le famiglie e non un abbandono del problema, e quindi presentano una finalità forte di carattere sociale.
Per cui l'invito a tutti i colleghi è di profondere uno sforzo ulteriore; siamo ancora in tempo e lo possiamo fare senza grandi sacrifici. Ho anche individuato prima una posta di bilancio, ma ce ne sono tantissime altre (qualcuno ha parlato dei finanziamenti per altre iniziative), ce ne sono tante e io credo che se c'è la volontà politica sicuramente le risorse si trovano,.
A questo proposito, Assessore, lei ha un compito determinante nel convincere anche gli altri colleghi della Giunta a individuare le risorse necessarie e dare una risposta reale a quelle 28.351 persone che hanno presentato i progetti. Perché, lo abbiamo detto, non è una questione di diritti acquisiti, ma le domande sono state inviate, i progetti sono stati presentati sulla base di una precisa norma di legge, e quindi noi riteniamo che una risposta debba essere data a tutti e non solo a una parte di quei sardi.
PRESIDENTE. Poiché nessun altro è iscritto a parlare, per la Giunta, ha facoltà di parlare l'Assessore dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale.
LIORI, Assessore tecnico dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale. Io debbo ricordare che la legge offre risposte a quanto chiesto, anche dall'Assessorato, durante il dibattito in Aula sulla famosa mozione, relativamente alla necessità di reperire ulteriori fondi. La legge è nata dall'iniziativa dell'Aula e non della Giunta; debbo solo ricordare che, quando si è operata la scelta di finanziare con 1.000 euro in meno i piani, si è agito all'interno della norma.
L'atto non era illegittimo perché la legge prevede entro una certa fascia di oscillazione e siamo rimasti sempre nella parte più alta della fascia, per i bisogni più importanti. Avremmo potuto operare una scelta diversa, come credo fece l'assessore Dirindin nel 2005 quando tagliò tutti i fondi per i piani al di sotto dei 50 punti, in quel caso sì tagliando nettamente i piani, cancellandoli letteralmente, però questa è una scelta che non mi sono sentito di fare. Quello si che è stato un taglio, non quello di questa Giunta, che ha incrementato fino alla fine i fondi. C'è però certamente un richiamo alla responsabilità per la sostenibilità economica del sistema.
PRESIDENTE. Per esprimere il parere sull'emendamento numero 4 ha facoltà di parlare il consigliere Steri, relatore di maggioranza.
STERI (U.D.C.), relatore di maggioranza. Sulla base di quanto risulta dalla discussione svolta in sede di Commissione, pur essendo io uno dei presentatori che chiedeva 28 milioni, devo esprimere parere sfavorevole e le chiedo di consentirmi di rimediare ad un'omissione: nel rivolgere il ringraziamento ho omesso di ringraziare espressamente i funzionari e il personale del Consiglio che ancora una volta hanno dimostrato un'estrema ed una elevata professionalità. Chiedo scusa e ringrazio anche loro.
PRESIDENTE. Per esprimere il parere della Giunta sull'emendamento numero 4 ha facoltà di parlare l'Assessore dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale. Ne ha facoltà.
LIORI, Assessore tecnico dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale. Il parere è contrario.
PRESIDENTE. Metto in votazione l'emendamento numero 4.
Ha domandato di parlare il consigliere Porcu. Ne ha facoltà.
PORCU (P.D.). Chiedo la votazione nominale.
(Appoggia la richiesta il consigliere Bruno.)
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Campus per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CAMPUS (P.d.L.). Noi voteremo conformemente a quanto preannunziato in merito all'emendamento numero 4. Ci tengo però a precisare che ancora una volta l'onorevole Soru ha perso l'occasione per dimostrare di essere una persona attenta, capace, a conoscenza dei problemi della Sardegna, i problemi dell'handicap ma anche quelli delle società sportive e (perché no?) anche i problemi della Giunta. E' stato Presidente per quasi cinque anni, è scivolato per sua scelta, e stato poi definitivamente giubilato per scelta dei sardi, e quando dice che i soggetti portatori di handicap devono ringraziare la Dinamo di Sassari perché per la Dinamo di Sassari sono state trovate le risorse, dovrebbe prima magari provare a capire (se è quel tycoon di cui tanto si parla) i numeri, capire da dove provengono le poste di bilancio, e forse scoprirebbe che quei soldi di cui si parla sono i soldi che nascono da un protocollo firmato dall'E.ON, che è subentrata all'Endesa.
Io spero che lei, come presidente, ricordi che esiste a Fiumesanto una centrale elettrica - un tempo dell'Enel, poi dell'Endesa e ora dell'E.ON - e già l'Endesa sponsorizzava la Dinamo basket di Sassari, così come tante altre società e multinazionali finanziano lo sport e sponsorizzano lo sport. L'E.ON, subentrata, per motivi interni e per scelte aziendali (di questo lei dovrebbe esserne un maestro) ha deciso che il finanziamento (i 480.000 euro) non doveva andare direttamente alla Dinamo basket Sassari ma doveva passare attraverso la Regione. La Regione si è trovata nell'impossibilità di avere uno strumento per far transitare questi soldi, nel mentre i tempi passavano (lei è cosciente che esistono delle scadenze di bilancio, spero che lo sia per la sua società). Ecco perché si è dovuta richiedere una procedura d'urgenza all'Aula, che a nome di tutti i sassaresi e spero anche di tutti i sardi ringrazio. Come sempre, prima di parlare bisogna pensare e conoscere.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Espa per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
ESPA (P.D.). Dichiaro il mio voto favorevole, e colgo l'occasione per fare un accenno - poi il collega Caria spiegherà anche le motivazioni - sulle politiche della scorsa Giunta - lo dico all'Assessore - perché quel limite dei 50 punti da lui indicato come taglio effettuato dall'assessore Dirindin, non era nato con la Giunta Soru ma era stato previsto anche negli anni precedenti. Questo lo dico perché lo sappiano tutti. Poi, con la gestione del centrosinistra, era stato deciso invece di approvare tutti i progetti.
Per questo, Assessore, quando lei dice "non è dovuto", io posso anche capire che non sia dovuto, ma qui è diventato un diritto essenziale di assistenza sociale. Lei sa che c'è una partita importantissima sui diritti essenziali di assistenza sociale anche a livello nazionale, e questo è diventato un diritto essenziale. Cioè le persone non giocano con un "gratta e vinci" e secondo le disponibilità ricevono o meno le risposte; sanno che c'è un minimo di diritti acquisiti. Per questo ritengo che l'emendamento vada sostenuto; dichiaro quindi il mio voto favorevole.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Caria per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CARIA (P.D.). Presidente, intervengo sempre sull'emendamento numero 4 per dichiarare il voto favorevole e per ribadire il concetto del mantenimento del finanziamento per tutti quanti i progetti presentati, anche se riconosciamo che con l'attuale stanziamento c'è una risposta rispetto ai progetti che riguardano gli handicap gravi. Però rimane fuori dalla copertura totale dei progetti una serie di categorie di persone, mentre noi riteniamo che, per esempio, anche gli anziani al di sotto dei 74 punti abbiano diritto comunque a ricevere il finanziamento integrale, per le ragioni che sono state già illustrate da chi mi ha preceduto, e anche da me, relative al miglioramento della salute complessiva e a un investimento di risorse verso una direzione differente che ha la finalità di sostenere comunque le famiglie non solo sotto l'aspetto sanitario ma anche sotto l'aspetto sociale.
Ribadisco pertanto il voto favorevole e chiedo uno sforzo ai colleghi della maggioranza perché siamo convinti che se c'è la volontà politica si possa dare una risposta concreta a tutti senza intaccare nessuno dei vostri programmi. Non vi stiamo chiedendo di intaccare nessuno dei programmi per cui avete assunto impegni, non chiediamo la modifica di nessuno dei nostri programmi, non vi stiamo chiedendo questo ma vi stiamo chiedendo di dare una risposta concreta a questo tipo di esigenza.
Le modifiche dei vostri programmi ve le abbiamo chieste in altre circostanze, ve lo continueremo a chiedere, c'è una filosofia portata avanti da voi che è diversa da quella che può essere la nostra filosofia o la nostra tempistica rispetto alle esigenze attuali dei sardi, noi abbiamo un'altra visione su questo e continueremo a contrastare le azioni che non riterremo di avallare. Però, in buona sostanza, rispetto alla legge numero 162, se l'opinione condivisa da tutti è quella di offrire una risposta concreta si possa trovare le risorse necessarie per riportare il capitolo alla somma di 28 milioni e 351 mila euro senza dover attuare quella scelta che è stata fatta con l'adozione della delibera di Giunta che è stata forzata dalla limitazione delle risorse a disposizione dell'Assessorato.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Luciano Uras per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Dichiaro il voto favorevole all'emendamento numero 4 e colgo l'occasione per sollecitare (questo era stato l'oggetto del mio intervento, lo è stato anche in Commissione sanità) una azione di pulizia del bilancio. Dobbiamo cioè verificare meglio e in maniera più approfondita l'utilizzo che facciamo delle risorse e poi dobbiamo assumere - questa è una fase transitoria - l'obbligo di rispondere alle esigenze che abbiamo sollecitato a rappresentare all'amministrazione pubblica. Quando lo facciamo dobbiamo cercare di essere conseguenti, non possiamo costruire un'aspettativa e poi, di fatto, anche se non totalmente, in parte mortificarne l'esito.
Io penso sia poi necessario - peraltro mi pare che i colleghi abbiano già preso accordi in questo senso - rivedere le modalità attraverso le quali a dotazione finanziaria stabilita, qualora ci siano più progetti in campo, si debba scegliere di finanziarne alcuni piuttosto che altri. Ecco, io questo lo dico perché l'esercizio del potere dell'amministrazione, è ai limiti della legittimità. Chi escludere o chi includere, in che modo escludere o in che modo includere, in che modo articolare il finanziamento o cosa, appartiene alla disponibilità della legge, tant'è che anche questo provvedimento si pone il quesito di dare risposta.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Soru per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SORU (P.D.). Dichiaro il voto favorevole a questo emendamento e sollecito l'Aula a votarlo, nonostante quanto si è detto fino adesso. Voglio anche aggiungere, signor Presidente, che il collega Campus casca veramente male, perché sono una persona che pensa e sono persino a conoscenza di tante cose, sono a conoscenza di Fiumesanto, per esserci andato alcune volte, sono a conoscenza del E.ON, di Endesa prima e di E.ON dopo, per aver parlato a lungo con chi li amministrava per aver avviato l'attività di revamping di due gruppi da 300 megawatt.
Ho cercato anche di dire che la cattiva politica mischia politica energetica con politica sportiva e con politica sanitaria, mischia troppo, e poi non si riconosce più. Purtroppo per lei, lei ha fatto un autogol a citare ciò che ha citato, citando peraltro solo la metà. Ha confermato che tutto nasce dall'E.ON, è vero, e da un precedente accordo da me firmato con E.ON che prevedeva un ritorno importante per la pubblica amministrazione della Sardegna pari a 200 gigawatt ore all'anno al prezzo di 50 euro per megawatt ora, con un beneficio per le nostre casse di circa 10 milioni di euro all'anno per sempre. Questo accordo è stato trasformato in maniera sciocca in un beneficio di circa 2 milioni di euro all'anno per 5 anni da destinare ad alcune società sportive o a enti vari da decidere a cura dei Comuni di porto Torres e di Sassari, e a cura della Regione. 10 milioni di euro di acquisto di energia a condizioni favorevoli che dovevano azzerare il costo del pompaggio dell'acqua per tutto il sistema dei nostri enti di bonifica è stato trasformato in 2 milioni di euro circa per 5 anni a favore delle società sportive.
Ora in questa politica 450 mila euro di questa E.ON dovevano andare alla Dinamo, anche qui trasformando scioccamente la sponsorizzazione, che dovrebbe essere un gesto di liberalità, in un sostituto di quell'impegno che doveva costituire invece un ritorno, a fronte di una politica energetica della Sardegna. Quei 450 mila euro non sono stati dati per tempo, e oggi abbiamo bisogno di questa legge per far funzionare quell'accordo scellerato, se mi si passa il termine, svantaggioso, visto che 10 milioni di euro per sempre sono meglio di 2 milioni di euro per cinque anni.
A fronte di tutto questo, però, mi preme sottolineare ancora una volta che, poiché occorreva approvare questa legge, ci si è accordati per concedere qualche cosa anche alle persone non autosufficienti. La nostra proposta è di 28 milioni di euro; voi, bontà vostra, riuscite a metterne solamente 14.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Mario Diana per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
DIANA MARIO (P.d.L.). Presidente, annuncio il voto contrario all'emendamento numero 4. Io non ho mai messo in dubbio che lei abbia un'intelligenza rara, ma l'intelligenza, se è finalizzata solo alle cose che pensiamo noi, e non è finalizzata anche a comprendere ciò che avviene in quest'Aula, allora non è più intelligenza.
Veda, presidente Soru, noi siamo qua, in quest'Aula, perché questa maggioranza ha consentito che arrivassero in quest'Aula due provvedimenti, che nulla hanno a che vedere l'uno con l'altro. C'è stato un ricatto da parte del Capogruppo del P.D., che ha detto che avrebbe acconsentito a portare in Aula il provvedimento per la Dinamo (che noi riteniamo comunque un provvedimento importante, pena l'esclusione da tutti i campionati di una società gloriosissima della Sardegna) solo a determinate condizioni. Ciò che non è condivisibile è l'atteggiamento che ha assunto lei nel riferire le questioni, perché noi avremmo anche potuto non approvare quella norma che invece è all'attenzione del Consiglio oggi, perché avevamo assunto all'unanimità l'impegno in sede di Conferenza dei Capigruppo di esitare il provvedimento della Dinamo e, qualora pronto, il provvedimento di cui alla legge numero 162. Abbiamo accelerato le procedure.
Quindi, la nostra volontà era fin troppo evidente; a noi sarebbe stato molto comodo scaricare sulla vostra responsabilità sia un provvedimento sia l'altro, scontentando, ovviamente, una parte importante della Sardegna, come quella di Sassari, ai fini sportivi, e scontentando anche quella parte della popolazione che voi ritenete di garantire intraprendendo questo tipo di battaglia. E' una battaglia sbagliata, e lo sapete benissimo, perché non si risolve il problema con i 28 milioni. Questo è populismo e demagogia.
Sapete benissimo che molte di quelle risorse sono state buttate anche da voi, sapete benissimo che molte amministrazioni comunali non hanno eseguito gli adeguati controlli per verificare se i beneficiari degli interventi ne avessero realmente la necessità; non lo avete fatto prima, e pretendete che noi non lo facciamo adesso. Non può essere questa la soluzione del problema. Noi siamo contrari a stanziare ulteriori 14 milioni, ma l'Assessore si è impegnato a far sì che tutte le questioni vengano risolte con un disegno di legge ad hoc, e dovrà, una volta per tutte, dirci se è possibile che la Sardegna spenda molto più di quanto non spenda lo Stato italiano per lo stesso provvedimento.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Bruno per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Presidente, è vero: questa minoranza, quest'opposizione è stata costretta ad un ricatto, un ricatto morale del quale vado fiero, per portare in Aula questo argomento. Noi - l'ho già detto - riteniamo che siano importantissimi i problemi della pallacanestro, perché la Dinamo è una squadra che onora Sassari e la Sardegna, però ci sono priorità più importanti. Non dovevate quindi aspettare il nostro richiamo all'articolo 102 del Regolamento. Riteniamo che questo provvedimento, il ripristino dei 28 milioni, sia una priorità per quelle famiglie che credo abbiano un altro campionato da giocare. E noi dobbiamo tentare in tutti i modi di migliorare la qualità di vita di queste persone.
Questa opposizione, se non ha altri strumenti, utilizza quelli che le mettete a disposizione. E quella era un'occasione, perché avete applicato per la prima volta in questa legislatura l'articolo 102 del Regolamento, che vi consente di intervenire d'urgenza per tutte quelle proposte di legge che erano state esitate dalle Commissioni. Noi vi abbiamo segnalato che c'era qualche altra urgenza in Sardegna. Riteniamo che sia una scelta politica stanziare 14 milioni e non 28, nel momento in cui la settimana scorsa è stata discussa qui in Aula, in seguito ad una nostra mozione, una delibera, che dava attuazione ad un Piano del 2004 di acquisto di palazzi per 125 milioni di euro. Noi riteniamo che si debba partire da qui, da questa priorità, e non è demagogia: cercare di capire quali sono, nel progetto di una Regione, i valori e i provvedimenti concreti che danno effettività a quei valori.
Noi vi chiediamo ancora una volta di votare il nostro emendamento, perché riteniamo che, così facendo, rendiamo un servizio alla Sardegna, e complessivamente alla persona, a quella persona che tante volte mettete nei vostri provvedimenti, anche nel programma regionale di sviluppo, ai quali però poi non date attuazione pratica, perché avete altre priorità. Oggi noi abbiamo detto che la pallacanestro è importante, ma prima viene la persona, e non soltanto la persona che riesce a fare canestro, anche quella che non ne ha le possibilità.
PRESIDENTE. E' stata chiesta la votazione nominale.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'emendamento numero 4.
(Segue la votazione)
Prendo atto che il consigliere Soru ha votato a favore e che il consigliere Sanna Giacomo ha votato contro.
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Bruno - Caria - Cucca - Cuccu - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Marco - Moriconi - Piras - Porcu - Sanna Gian Valerio - Solinas Antonio - Soru - Uras - Zedda Massimo - Zuncheddu.
Rispondono no i consiglieri: Bardanzellu - Campus - Cappai - Cherchi - Contu Felice - Contu Mariano - Cossa - Cuccureddu - De Francisci - Dedoni - Dessì - Diana Mario - Floris Mario - Fois - Greco - Lai - Locci - Maninchedda - Meloni Francesco - Milia - Mula - Mulas - Oppi - Petrini - Pitea - Pittalis - Planetta - Randazzo - Rodin - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Paolo - Solinas Christian - Steri - Stochino - Vargiu - Zedda Alessandra.
Si è astenuta: la Presidente Lombardo.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 58
votanti 57
astenuti 1
maggioranza 29
favorevoli 20
contrari 37
(Il Consiglio non approva).
Metto in votazione l'articolo 1. Chi lo approva alzi la mano.
(E' approvato)
Passiamo all'esame dell'articolo 2 e del relativo emendamento.
(Si riporta di seguito il testo dell'articolo 2 e del relativo emendamento:
Art. 2
Norma finanziaria
1. Gli oneri derivanti dall'attuazione della presente legge per l'anno 2010 sono valutati in euro 14.000.000.
2. Nel bilancio della Regione per gli anni 2010-2013 sono apportate le seguenti variazioni:
In aumento
UPB S05.03.007
Provvidenze a favore di soggetti con disabilità e loro associazioni
2010 euro 14.000.000
mediante incremento del capitolo SC05.0673
In diminuzione
UPB S08.01.002
FNOL parte corrente
2010 euro 14.000.000
mediante riduzione della riserva di cui alla voce 2 della tabella A allegata alla legge regionale n. 5 del 2009.
Emendamento sostitutivo parziale Maninchedda - Steri
Articolo 2
Nel comma 2 dell'art. 2 le parole: "mediante riduzione della riserva di cui alla voce 2)" sono sostituite dalle seguenti: "mediante riduzione delle riserve di cui alle seguenti voci:
voce 4): euro 9.610.000;
voce 1): euro 4.390.000". (1).)
PRESIDENTE. Poiché nessuno è iscritto a parlare su quest'articolo, per esprimere il parere sull'emendamento ha facoltà di parlare il consigliere Steri, relatore di maggioranza.
STERI (U.D.C.), relatore di maggioranza. Il parere è favorevole.
PRESIDENTE. Per esprimere il parere della Giunta ha facoltà di parlare l'Assessore dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale.
LIORI, Assessore tecnico dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale. Il parere è conforme a quello del relatore.
PRESIDENTE. Metto in votazione l'emendamento numero 1.
Ha domandato di parlare il consigliere Espa. Ne ha facoltà.
ESPA (P.D.). Ho ricevuto adesso per un errore l'emendamento. Volevo sapere se il proponente lo può illustrare, perché non c'è una relazione.
PRESIDENTE. Non si può illustrare perché è già chiusa la fase della discussione. Lo si può illustrare solo nel corso della discussione.
ESPA (P.D.). Non abbiamo chiaro che cosa fare da questo punto di vista.
PRESIDENTE. Siamo in fase di dichiarazione di voto. L'onorevole Maninchedda potrà fornirle le delucidazioni in sede di dichiarazione di voto.
Ha domandato di parlare il consigliere Maninchedda per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
MANINCHEDDA (P.S.d'Az.). Onorevole Espa, con questo emendamento si vuole mantenere invariato l'importo di 14 milioni, imputandolo non alla tabella 2, ma al numero 4 della tabella A, perché ciò che veniva coperto con quella voce è stato coperto dalla Giunta con altri fondi. Invece, la voce 1 era sulla formazione, ed è rimasta invariata rispetto all'ipotesi precedente.
PRESIDENTE. Metto in votazione l'emendamento numero 1. Chi lo approva alzi la mano.
(E' approvato)
Metto in votazione l'articolo 2. Chi lo approva alzi la mano.
(E' approvato)
Passiamo all'esame dell'articolo 3.
(Si riporta di seguito il testo dell'articolo 3:
Art. 3
Entrata in vigore
1. La presente legge entra in vigore nel giorno della sua pubblicazione sul Bollettino ufficiale della Regione autonoma della Sardegna (BURAS).)
PRESIDENTE. Poiché nessuno è iscritto a parlare su quest'articolo, lo metto in votazione. Chi lo approva alzi la mano.
(E' approvato)
Passiamo alla votazione finale.
Ha domandato di parlare il consigliere Luciano Uras per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Signor Presidente, si è detto prima sulle modalità attraverso le quali siamo arrivati a licenziare questo provvedimento, per il quale noi voteremo a favore. A me piace sempre valorizzare il risultato, e piace valorizzare il risultato in ragione del bisogno che noi andiamo a soddisfare. Potevamo fare di più, sono convinto che possiamo fare di più, ma per fare di più dobbiamo effettuare un'analisi seria di come costruiamo il bilancio, di come assumiamo gli impegni, di come le nostre strutture burocratiche svolgono la loro funzione di attuazione delle leggi che si approvano in questo Consiglio regionale; bisogna dare valore alle cose utili che facciamo, alle risposte che diamo alla nostra comunità, rendendo più efficiente l'opera complessiva del sistema pubblico regionale.
Questo dobbiamo fare, e può darsi anche che scopriamo, onorevole Vargiu, sacche di sprechi che ci impediscono di stanziare in modo chiaro ed evidente a tutti, nell'utilità pubblica, le risorse scarse che questa nostra Regione possiede. E' per questo che io riconosco il valore che ha questo provvedimento, il valore positivo di un risultato raggiunto che speriamo sia approvato all'unanimità da quest'Aula.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Espa per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
ESPA (P.D.). "Le cose utili che facciamo", ha detto adesso l'onorevole Uras; credo sia un passaggio importante. Onorevole Diana, lei ha pronunciato un intervento, a mio parere non congruo rispetto alla realtà di quello che sta succedendo, quando ha detto: "voi non avete fatto i controlli e pretendete che non li facciamo neanche noi". Io le voglio ricordare che sui controlli la nostra mozione che voi avete bocciato prevedeva un articolato completo, ma non serve a nessuno cercare di sminuire il valore dell'azione fatta in tutti questi anni, non serve pensare che negli scorsi anni quello che è stato fatto non è servito, anzi, io credo che sia un patrimonio di tutti e un valore di tutti.
La Sardegna ha registrato un progresso con questa attuazione, e lo ripeto, onorevole Diana - lo dico ai colleghi, l'abbiamo già detto - ci sono società scientifiche che studiano questo modello, che, noi possiamo esportare; poi eseguiremo tutti i giusti controlli, siamo d'accordo, ma non cerchiamo di delegittimare per motivi politici, che io ritengo non importanti, un percorso che dura da dieci anni. Ecco, per questo, entrando nel merito, sono d'accordo con l'onorevole Uras, e credo che sia importante il voto a favore, nonostante la opposizione che abbiamo condotto in sede di discussione e a cui non rinunceremo, perché è giusto che tutti abbiano l'accesso a questo tipo di sostegno, perché è un sostegno che alla fine fa risparmiare.
Noi non possiamo che essere favorevoli al fatto che a circa 8000 persone, che hanno un punteggio di gravità da 64 a 100, quindi i più gravi, vengano restituiti i 1.000 euro; noi siamo ovviamente molto d'accordo, perché è una battaglia che è stata condotta da queste persone, è una battaglia che è stata condotta da numerose giunte comunali, e cito quelle di centrodestra, cito Alghero, cito Cagliari, cito Selargius, per non citare Capoterra, Maracalagonis e altre. Sono battaglie che ha voluto il territorio, quindi non posso che essere a favore.
Certo, anche per quanto riguarda le persone anziane, che hanno ottenuto il 100 per cento e quindi il reintegro dei 1.000 euro, noi rimaniamo del nostro parere che era una scelta politica che ci potevano permettere. L'esempio ormai è stato piuttosto gettonato, ma è evidente che piuttosto che questa è un'emergenza maggiore, secondo noi, rispetto a quella dell'acquisto di palazzi, come probabilmente lo è il master and back. Il mio voto è favorevole.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Lotto per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
LOTTO (P.D.). Intervengo per dichiarazione di voto su questo provvedimento che, nonostante non sia intervenuto nel dibattito, giudico di estrema importanza. Il Consiglio regionale affronta finalmente un problema - in prosecuzione di un disegno di assistenza già da alcuni anni in atto - intervenendo a favore di una delle parti più deboli della società, grazie anche al ruolo positivo che il centrosinistra ha svolto nello spingere il Consiglio regionale ad occuparsene. E' anche importante il fatto che il nostro Capogruppo e l'intero centrosinistra sia ricorso ad ogni mezzo lecito perché questo risultato si conseguisse. Nessuno, però, deve irritarsi se durante la discussione c'è chi mette in evidenza problematiche e aspetti diversi delle questioni che affrontiamo, nessuno ha il diritto di perdere la pazienza.
All'onorevole Campus vorrei dire che è un titolo di merito per questo Consiglio se vengono stanziati in Sardegna più fondi per questo settore di quanto non se ne stanzino a livello nazionale, e c'è un precedente in materia. Nel settore delle case popolari - e cioè sempre nel settore dell'assistenza alla parte più debole della società - si verificò l'eclatante caso della Giunta presieduta dall'onorevole Soru che aveva stanziato più fondi di quanto non avesse fatto il Governo nazionale per costruire case popolari. Quello fu un grosso titolo di merito, facciamocene un vanto anche oggi, e non un motivo di dispiacere. Per questo io credo che sia giusto votare a favore, anche se resta sempre il rammarico di non aver conseguito il risultato per intero.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Antonio Solinas per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SOLINAS ANTONIO (P.D.). Presidente, intervengo per esprimere il mio voto favorevole, anche se con questa approvazione non diamo una risposta parziale è pur sempre un segnale positivo. Credo, però, che sia doveroso dire che è triste in quest'Aula constatare che, dopo che questa maggioranza consiliare ha bocciato gli emendamenti presentati ai vari collegati delle finanziarie, dopo che questa maggioranza ha votato la mozione relativa all'aumento dei fondi per la legge numero 162, per poter dare risposte a chi è stato meno fortunato di noi in questa società, solo per il fatto che vi interessa così tanto la Dinamo di Sassari, vi abbiamo dovuto sottoporre, se non ad un ricatto, come ha detto l'onorevole Diana, certamente ad uno scambio di interessi: il vostro interesse, che era quello per la Dinamo di Sassari, e il nostro interesse che era per una fascia così sfortunata della società sarda.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Caria per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CARIA (P.D.). Presidente, anch'io annuncio il voto favorevole testo unificato. Siamo soddisfatti del lavoro svolto in Commissione; in due giorni, sostanzialmente, siamo riusciti, anche se la legge non ha tantissimi articoli, a sviluppare tutti gli atti procedurali previsti dal Regolamento che ci hanno portato a esitare questa legge. Ciò dimostra che quando c'è la volontà si possono conseguire obiettivi importanti. Siamo soddisfatti anche del lavoro, e ringraziamo sicuramente, è stato determinante anche l'aiuto che ci è arrivato dagli uffici, che hanno offerto una collaborazione fattiva per consentirci di procedere velocemente in questo percorso.
Così come ha detto qualche collega, il risultato è un risultato positivo, per quanto ci riguarda, anche se rimane un senso di amarezza, in quanto potevamo sicuramente fare di più, osare di più. Io sono convinto che le risorse ci siano e ce ne siano tantissime nell'ambito del bilancio (concordo con quanto ha detto l'onorevole Uras), ma credo che su questo aspetto siano in tanti a concordare, nel senso che nelle pieghe del bilancio ci sono tante risorse inutilizzate. Si potevano quindi trovare senz'altro, assessore La Spisa, i 14 milioni che mancano per raggiungere e centrare appieno l'obiettivo.
Concludo l'intervento dicendo all'Assessore: si è fatto riferimento a un'ipotesi di nuova norma (lo ha richiamato, questo passaggio, il Capogruppo del P.d.L.) io credo che si possa anche ragionare nella direzione di mettere in piedi una nuova norma, ma penso che piuttosto che analizzare solo numeri (perché noi oggi ci siamo limitati a guardare i numeri e la portata di questi numeri) per fare un buon lavoro sia necessario uno studio, un'analisi della filiera di tutti i passaggi che riguardano la "162". Non è sufficiente dire: "Dobbiamo intensificare i controlli", non credo che sia solo questo l'aspetto. Probabilmente c'è qualche disfunzione ma non è, credo, questo l'aspetto principale rispetto alle possibili ricadute di questo strumento, di questa legge. Gli eventuali disguidi del sistema sono secondo me minoritari e quindi prima ancora di...
PRESIDENTE. Onorevole Caria, il tempo a sua disposizione è terminato.
Ha domandato di parlare il consigliere Locci per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
LOCCI (P.d.L.). Intervengo per esprimere ovviamente il voto favorevole e anche per constatare che, tutto sommato, dopo una lunga discussione, che ha registrato anche diversi spunti polemici, il tutto poi è rientrato nella ragionevolezza e anche l'opposizione - che tutto sommato ha collaborato in maniera fattiva nelle due Commissioni di merito per arrivare a questo risultato - alla fine ha convenuto sulla opportunità di votare in maniera favorevole su un provvedimento che alla fine che cosa fa? Va a riconoscere dei diritti importanti a quelle fasce effettivamente più bisognose e più deboli che sono quelle che hanno più di 65 punti relativamente a soggetti che hanno meno di 65 anni.
Bisogna a questo proposito ricordare che la legge nazionale era nata per venire incontro a questa fascia di soggetti e, senza fare grandi polemiche, volevo ricordare all'onorevole Soru che anche lui con la delibera 49/10 del 28 di novembre del 2006 in fondo, quando si era ritrovato a dover far quadrare i conti, aveva sospeso l'erogazione dei benefici alla categoria al di sotto di 50 punti, per poi riprenderla l'anno successivo con la delibera 27/41 del 17 luglio del 2007, dopo che è riuscito a mettere un po' di ordine nei conti del settore sociosanitario.
Però io, oltre a queste due precisazioni, volevo anche offrire uno spunto a tutti i consiglieri e all'Assessore sottolineando che siccome la legge che stiamo per approvare disciplina la verifica finalmente di tutte le fasce, e in particolare di quelle fasce dove possono annidarsi sicuramente degli abusi, occorre, nella delibera di Giunta, cercare di modificare l'allegato B della delibera del 2005, che è quello dove si fa riferimento all'autocertificazione che viene svolta solo da un operatore sociosanitario e dalla famiglia. E' qui che si annidano eventuali abusi e quindi proporrei - e questo lo faccio in termini costruttivi - che l'eventuale delibera possa prevedere quello che già si è previsto nell'unità di valutazione territoriale delle AA.SS.LL. dove nei distretti, insieme alla figura dell'operatore sociale, c'è anche il medico distrettuale, e cercare di centralizzare eventualmente le domande e la compilazione riferendosi alle unità di valutazione territoriale...
PRESIDENTE. Onorevole Locci, il tempo a sua disposizione è terminato.
Ha domandato di parlare il consigliere Pittalis per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
PITTALIS (P.d.L.). Se io avessi assistito al dibattito dai banchi del pubblico mi sarei fatto un'idea (e lo dico senza ironia) e cioè che il Gruppo del P.D. e l'onorevole Renato Soru non vedono di buon occhio questo provvedimento. Lo dico perché un provvedimento che concorre a risolvere un problema ha suscitato un intervento di una violenza incredibile da parte dell'onorevole Soru e una quantità di interventi dal sapore ostruzionistico.
Io non riesco a capire perché sulle questioni che in qualche modo, non in Aula, ma prima dell'Aula, hanno visto maggioranza e opposizione essere d'accordo, un provvedimento che poteva essere esitato in cinque minuti sta continuando a creare una sorta di tifoseria da stadio tra chi è più bravo. Onorevole Espa, sulle politiche sociali non siamo secondi a voi! Vi diamo lezione!
ESPA (P.D.). Non credo proprio!
PITTALIS (P.d.L.). Ve la dà questa maggioranza e questa Giunta regionale con i provvedimenti concreti che ha posto in essere e che sta ponendo in essere. Di che cosa stiamo parlando? Vogliamo andare a effettuare una verifica di quello che è stato e di quello che è oggi?
ESPA (P.D.). Facciamola! Assolutamente facciamola!
PITTALIS (P.d.L.). Di che cosa stiamo parlando? State affastellando argomentazioni e chiamando in causa la Dinamo su una questione che non c'entra assolutamente niente. Onorevole Soru, vuole forse ricordarci quando il marchio della Regione Sardegna è stato sostituito con quello della Tiscali? Si pensa di fare un'operazione altrettanto con la Dinamo, ora che è sulle vette di serie A? Ma di che cosa stiamo parlando? Volete trascinarci su un terreno paludoso rispetto a un argomento che merita ben altra serietà e ben altra considerazione.
Oggi io avrei preso atto dello sforzo fatto dalla Giunta, dalla maggioranza e dalla stessa opposizione per trovare una soluzione in positivo, ed è questo quello che conta. Ecco perché noi voteremo a favore, e spero che questa discussione, davvero leziosa, si chiuda con il voto sul provvedimento.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Bruno per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Onorevole Pittalis, lei ha parlato d'altro oggi, ha visto un altro film. Io credo che intanto questo provvedimento rappresenti un passo avanti, una conquista di questo Consiglio regionale e una conquista dei sardi. Io ho visto una Commissione sanità che in questi due giorni ha lavorato con passione e con competenza su una legge utile per la Sardegna, utile per i sardi, e ringrazio anche i Capigruppo per aver consentito di portarla in Aula, anche con un "ricatto", tra virgolette. Ringrazio anche le famiglie che con molta dignità, ho visto 400 famiglie presenti qualche settimana fa qui, in Consiglio regionale; hanno rappresentato le loro esigenze. Sono famiglie che hanno compiti di cura e di assistenza e che hanno trovato, costrette, il tempo per venire a qui a protestare. Ringrazio anche quelle altre che hanno mandato mail, che hanno mandato lettere di protesta, i sindaci, i nostri amministratori locali.
Io credo che ci stiamo accingendo ad approvare una legge che salvaguarda un livello di assistenza sociale raggiunto in dieci anni di ottima applicazione di una legge importante, la numero 162 del 1998, e contemporaneamente stiamo attivando un percorso di studio, di verifica, di monitoraggio anche con un'altra proposta di legge che insieme cercheremo di portare all'attenzione di quest'Aula. Vi chiediamo anche, così come abbiamo fatto con la mozione, di fare in modo che i progetti personalizzati abbiano almeno una cadenza biennale e che quindi garantiscano tranquillità, nella programmazione, alle stesse famiglie con disabilità grave. E' un passo avanti, è una conquista.
Non siamo totalmente soddisfatti perché riteniamo che i 28 milioni di euro sarebbero stati la cifra che avrebbe assicurato maggiore tranquillità alle famiglie. La realtà è che per noi questo provvedimento di legge è una priorità, per voi, invece, quella di destinare soltanto la metà del fabbisogno necessario è stata una scelta politica. Il nostro voto sarà a favore.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Soru per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SORU (P.D.). Ha parlato il Capogruppo.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Petrini per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
PETRINI (P.d.L.). Presidente, non volevo prendere la parola ma sono stato quasi costretto. Io dico: spendiamo il nome dei disabili sardi per fare polemica in quest'Aula, ci dobbiamo vergognare tutti, tutti! Ma è mai possibile, la Commissione ha lavorato così bene...
URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Io non mi vergogno!
PETRINI (P.d.L.). Ha lavorato benissimo la Commissione e lei era con noi, onorevole Uras! Era con noi e abbiamo lavorato benissimo...
(Interruzioni del consigliere Luciano Uras)
PRESIDENTE. Onorevole Uras! Onorevole Uras!
(Interruzioni del consigliere Luciano Uras)
PETRINI (P.d.L.). Vergognamoci, a nome dei disabili sardi!
PRESIDENTE. Sospendo la seduta per cinque minuti.
(La seduta, sospesa alle ore 14 e 18, viene ripresa alle ore 14 e 22.)
PRESIDENTE. Riprendiamo i lavori, prego i colleghi di prendere posto. Onorevole Petrini, rinuncia?
PETRINI (P.d.L.). No! Per quale motivo dovrei rinunciare? Perché il collega Uras si è offeso?
Stavo dicendo che in Commissione abbiamo lavorato per due giorni benissimo, abbiamo cercato di offrire il meglio a queste persone che sono le ultime della nostra società. Avevamo trovato 8 milioni di euro, poi l'Assessore si è impegnato a trovare qualcosa in più tra le pieghe del bilancio, beh, l'ha trovata! Abbiamo fatto di tutto, ci siamo messi tutti contro l'Assessore per cercare di accontentare i sardi e accontentando i sardi accontentavamo anche noi, e siamo arrivati a 14 milioni di euro. Non lo so, non lo so: cosa volete di più? Più di questo cosa si può fare? Eravamo d'accordo, una legge che doveva essere approvata in venti minuti, mezz'ora ci ha impegnato per tutta la mattina, per colpa delle polemiche, cari colleghi, polemiche che non devono esistere su questo campo, sulla disabilità.
Onorevole Soru, lei mi ha sempre dato una mano sulla disabilità, io lo riconosco, lo riconosco, mi ha sempre dato una mano, ma non abbastanza, onorevole Soru, non abbastanza! Oggi noi stiamo facendo più del necessario (in realtà non è mai più del necessario) dobbiamo fare di più per queste persone e dunque io chiedo all'Assessore di fare qualcosa in più, di fare qualcosa in più nel futuro.
Oggi mi fermo qui perché sono soddisfatto dal lavoro svolto in Commissione insieme agli altri, ecco perché non ho preso la parola, ecco perché prima ho votato contro l'ultima mozione, perché prima bisogna aiutare i più gravi, poi il prossimo anno, nel prossimo bilancio, vedremo di trovare i soldi anche per i meno gravi, i meno sfortunati. Eravamo d'accordo su questa linea, non capisco perché siamo caduti nelle polemiche. Non lo so, non è mai successo perché noi non ne abbiamo mai approfittato, onorevole Soru, quando lei era al comando; mai! Voi invece sì, sulla pelle delle persone più deboli.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Giampaolo Diana per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Presidente, l'onorevole Petrini citava i meno sfortunati, probabilmente i meno sfortunati son qua dentro, i meno sfortunati cioè vuol dire i più fortunati. Però, al di là di questo aspetto io sarei d'accordo con lei, onorevole, lei ha detto che ha chiesto alla Giunta e all'Assessore della programmazione, all'Assessore della sanità di mettere qualcosa in più. Siamo d'accordo, infatti noi abbiamo chiesto i 28 milioni. Ci vuole spiegare, onorevole, perché lei ha votato contro quella richiesta? Diventa un po' grottesco, dopo che ha votato contro quella richiesta chiedere di avere di più! Ho l'impressione che qua dentro ci siano certamente i meno sfortunati, ma anche i più sfortunati intellettualmente.
Allora, per finire, non voglio buttarla su questo terreno, noi abbiamo, attraverso il nostro Capogruppo, espresso il parere del nostro Gruppo. Abbiamo impegnato l'Aula in una discussione che è durata quanto doveva durare perché siamo convinti che si tratti di rendere esigibili diritti a persone alle quali questi diritti sono stati sottratti, ecco perché ci siamo permessi, non strumentalmente, di impegnare questa Aula. E quando si è fatto riferimento ad altre politiche non l'abbiamo fatto noi. Chi ha la responsabilità di governare deve anche effettuare delle scelte, e per il Partito democratico questa scelta è prioritaria rispetto ad altre politiche. Mi dispiace, mi dispiace che di fronte ad un'affermazione come questa si voglia girare sempre tutto in rissa. Badate, ciò non fa onore a chi lo fa e tantomeno fa onore a quest'Aula, soprattutto quando questo comportamento viene posto in essere da persone che, vivaddio, hanno qualche mezzo e qualche strumento di analisi maggiore dell'onorevole Petrini che cercava i meno sfortunati in questa discussione.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale della legge.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, del testo unificato delle proposte di legge numero 121 e 122.
(Segue la votazione)
Prendo atto che i consiglieri Cappai, Contu Mariano e Lotto hanno votato a favore.
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Amadu - Bardanzellu - Biancareddu - Bruno - Campus - Cappai - Caria - Cherchi - Contu Felice - Contu Mariano - Cossa - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - De Francisci - Dedoni - Dessì - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Rosanna - Fois - Greco - Lai - Locci - Lotto - Manca - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Marco - Milia - Moriconi - Mula - Mulas - Obinu - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Planetta - Porcu - Randazzo - Rassu - Rodin - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Sanna Paolo - Solinas Antonio - Solinas Christian - Soru - Steri - Stochino - Uras - Vargiu - Zedda Alessandra - Zedda Massimo - Zuncheddu.
Si è astenuta: la Presidente Lombardo.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 62
votanti 61
astenuti 1
maggioranza 31
favorevoli 61
(Il Consiglio approva).
Sospendo i lavori per quindici minuti e convoco la Conferenza dei Capigruppo.
(La seduta, sospesa alle ore 14 e 29, viene ripresa alle ore 14 e 53.)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione congiunta della mozione numero 45 e dell'interpellanza numero 74.
(Si riporta di seguito il testo della mozione e dell'interpellanza:
Mozione Bruno - Uras - Salis - Agus - Barracciu - Ben Amara - Caria - Cocco Daniele Secondo - Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Sechi - Solinas Antonio - Soru - Zedda Massimo - Zuncheddu sull'esigenza di assicurare la massima tutela dell'area archeologica di Tuvixeddu e sull'imprescindibile necessità di esperire ogni attività tecnico-amministrativa necessaria per la revisione degli accordi di programma, adottati precedentemente alla modificazione del quadro giuridico avvenuta con la Convenzione europea sul paesaggio e l'entrata in vigore del Codice dei beni culturali e del paesaggio, che ponga quale punto qualificante e vincolante la salvaguardia dell'area d'interesse ambientale ed archeologico, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento.
IL CONSIGLIO REGIONALEPREMESSO che:
- l'area di Tuvixeddu (Cagliari) rappresenta la più importante area sepolcrale punico-romana del Mediterraneo, con utilizzi fino all'epoca alto-medievale, oltre 2.300 ambienti sepolcrali di estrema importanza e con recenti nuovi ritrovamenti, tuttora non adeguatamente salvaguardati e valorizzati, che costituiscono certamente uno dei beni storico-culturali più rilevanti del territorio sardo;
- l'esigenza di realizzare una più efficacia salvaguardia del sito è oramai unanimemente sentita e lo stesso Ministro per i beni e le attività culturali, in un comunicato stampa del 7 ottobre 2008, ha concordato sulla necessità di "prestare massima tutela all'area" e ha invitato la Regione a farsi parte attiva per trovare una nuova intesa con le imprese private già interessate dall'accordo di programma del 2000;
- l'area sepolcrale di Tuvixeddu è tutelata con vincolo storico-culturale (articolo 10 e seguenti del decreto legislativo n. 42 del 2004, e successive modifiche e integrazioni, individuazione con decreto ministeriale 2 dicembre 1996), con vincolo paesaggistico (articolo 142 del decreto legislativo n. 42 del 2004, e successive modifiche e integrazioni) ed è individuata quale bene identitario dal Piano paesaggistico regionale (PPR, articoli 47, 48 e allegato 3);
- l'area di Tuvixeddu è oggetto di due distinti accordi di programma Regione-comune-privati, sottoscritti il 15 settembre ed il 3 ottobre del 2000, nei quali è prevista l'edificazione di un nuovo quartiere residenziale e servizi per circa 350 mila metri cubi di volumetrie complessive;
OSSERVATO che:
- successivamente alla stipula dei citati accordi di programma, è stata sottoscritta la Convenzione europea sul paesaggio (Firenze, ottobre 2000) ed è stato emanato il Codice dei beni culturali e del paesaggio (decreto legislativo n. 42 del 2004, e successive modifiche e integrazioni), atti che hanno profondamente mutato la sensibilità e l'approccio giuridico per la tutela dei valori ambientali, culturali, paesaggistici, storici e naturalistici del nostro Paese, dando così più compiuta attuazione ai principi costituzionali in materia di tutela del paesaggio (articolo 9, secondo comma, della Costituzione italiana);
- in seguito a tale mutato quadro giuridico la Regione Sardegna ha adottato (deliberazione n. 22/3 del 24 maggio 2006), e successivamente definitivamente approvato, il Piano paesaggistico regionale (deliberazione n. 36/7 del 5 settembre 2006) che disciplina, tutela e promuove il paesaggio sardo così come costituito dalla interazione tra natura, storia e cultura delle popolazioni locali;
RILEVATO che:
- la stessa Giunta regionale, con propria delibera n. 3/21 del 26 gennaio 2010, di indirizzo all'attuazione dei citati accordi di programma ha espressamente posto il problema relativo alla validità dei nulla osta paesaggistici in precedenza rilasciati (per la precisione parere n. 3015 del 27 maggio 1999 a firma del Direttore generale dell'Ufficio tutela del paesaggio) ai sensi dell'articolo 12 della legge 22 giugno 1939, n. 1497 e concernente i soli strumenti urbanistici di carattere generale i quali hanno la mera funzione di determinare lo sviluppo del territorio attraverso il criterio dello zoning attribuendo, ad ogni parte del territorio, una specifica destinazione d'uso e limitandosi ad indicare, per le aree edificabili, gli indici ed i parametri di tipo quantitativo che tale edificazione regoleranno;
- il TAR Sardegna ha già affrontato il problema affermando che anche le autorizzazioni paesaggistiche relative agli strumenti urbanistici hanno validità di cinque anni (sentenza 4 novembre 1993, n. 1346, e 15 settembre 2000, n. 837), per cui allo stato non è realizzabile alcun altro intervento, salvo che venga disposto il rinnovo di dette autorizzazioni;
- a tutt'oggi non risulta essere mai stata richiesta né rilasciata l'autorizzazione paesaggistica di cui all'articolo 16, comma 3, della legge 17 agosto 1942, n. 1150, che riguarda i piani particolareggiati o attuativi che hanno la funzione di regolamentare la trasformazione del territorio attraverso indicazioni di dettaglio che consentano di prefigurare l'impatto sul territorio degli interventi previsti;
- la necessità dell'autorizzazione paesaggistica di cui al citato articolo 16, comma 3, non è contestabile atteso il disposto della legge regionale 12 agosto 1998, n. 28, articolo 1, comma 1, lettere b) e c), e della legge regionale 22 dicembre 1989, n. 45, articolo 21, comma 2 (in questo senso si è pronunciata la giurisprudenza: Consiglio di Stato, Sez. VI, 2 marzo 2000, n. 1095, 14 gennaio 2002, n. 173, 28 luglio 2006, n. 4690, TAR Lombardia Milano, 4 dicembre 2007, n. 6541);
- la recente richiesta di archiviazione dell'indagine svolta dalla Procura di Cagliari ha confermato la giustezza delle azioni poste in essere dalla precedente Giunta regionale a maggiore tutela dell'area;
- la recente sentenza del Consiglio di Stato (Sez. VI, 5 febbraio 2010, n. 538) ha considerato illegittimo il provvedimento di autorizzazione paesaggistica del 25 agosto 2008 adottato dal Comune di Cagliari su delega della Regione, per una porzione di 15.000 metri cubi del più ampio piano di urbanizzazione del Colle di Tuvixeddu, e che tale illegittimità deriva, sempre per il Consiglio di Stato, dalla circostanza che quel provvedimento sia stato assunto "senza attendere ad una pur minima valutazione in ordine alla pura asserita compatibilità paesaggistica dell'intervento con le peculiarità del sito, con i vincoli gravanti sull'area, oltre che con le prescrizioni introdotte dal PPR per il corrispondente ambito di paesaggio";
- lo stesso Consiglio di Stato non si è espressamente pronunciato sulla mancanza dell'autorizzazione di cui all'articolo 16, comma 3, della legge 17 agosto 1942, n. 1150, avendo considerato la censura assorbita, in modo tale che la questione è rimasta impregiudicata;
- la Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici ha già affermato che gli accordi di programma in questione non sono, allo stato, eseguibili non essendo stata rilasciata l'autorizzazione di cui al citato articolo 16, comma 3, della legge 17 agosto 1942, n. 1150, e detto assunto è stato ribadito dall'Avvocatura dello Stato sia nel giudizio davanti al TAR che davanti al Consiglio di Stato, di modo tale che non è, allo stato, ipotizzabile un mutamento di opinione;
- è cessato il regime transitorio relativo al rilascio delle autorizzazioni paesaggistiche previsto dall'articolo 159 del decreto legislativo n. 42 del 2004, e successive modifiche e integrazioni ed è entrata in vigore la disciplina a regime contenuta nel precedente articolo 146 in forza della quale il rilascio delle necessarie autorizzazioni paesaggistiche è subordinato al rilascio di un favorevole e vincolante parere della Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici;
CONSIDERATO che per quanto sopra osservato, è evidente l'impossibilità a procedere negli accordi di programma citati perché gli interventi urbanistici previsti non rientrano tra quelli di cui all'articolo 15, comma 3, delle Norme tecniche di attuazione del PPR, che fa salvi i soli interventi autorizzati ed efficaci alla data di adozione del PPR, ma rientrano, invece, tra quelli per i quali è necessaria un'intesa tra Regione, provincia e comune ai sensi dell'articolo 11 del citato PPR,
impegna il Presidente della Regione, l'Assessore regionale degli enti locali, finanze e urbanistica e l'Assessore regionale della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport
1) ad esperire ogni attività tecnico-amministrativa necessaria, in sinergia con gli organi centrali e periferici del Ministero per i beni e le attività culturali, per una più ampia tutela dell'area archeologica di Tuvixeddu;
2) a modificare la delibera n. 3/21 del 26 gennaio 2010 nella parte che conferma, nonostante l'incompleto iter autorizzatorio sopra ricordato, la volontà dell'Esecutivo regionale di portare avanti le iniziative urbanistiche previste dai citati accordi di programma;
3) ad adoperarsi al fine di pervenire ad una profonda revisione degli accordi di programma richiamati per giungere ad un'intesa Comune-Regione, ai sensi dell'articolo 11 del PPR, che abbia come punto qualificante e vincolante la salvaguardia integrale dell'area d'interesse ambientale ed archeologico;
4) a porre in essere tutte le iniziative utili per pervenire all'acquisizione al patrimonio pubblico dell'area sepolcrale di Tuvixeddu e di un'adeguata fascia di rispetto per un'efficace valorizzazione e tutela e alla conseguente istituzione, nel compendio così ampliato, di un parco archeologico-ambientale di fondamentale importanza culturale ed economica per Cagliari e l'intera Sardegna. (45).
Interpellanza Uras - Ben Amara - Sechi - Zedda Massimo - Zuncheddu - Salis - Cocco Daniele Secondo - Mariani sulla tutela integrale e sulla valorizzazione della necropoli fenicio-punica di Tuvixeddu e Tuvumannu in Cagliari.
I sottoscritti,
PREMESSO che:
- la sentenza del Consiglio di Stato del 5 febbraio 2010 accoglie il ricorso della Soprintendenza dei beni culturali architettonici e paesaggistici della Sardegna, avente per oggetto la conferma del provvedimento di annullamento della autorizzazione paesaggistica rilasciata dal Comune di Cagliari per un intervento edilizio nell'area di Tuvixeddu-Tuvumannu, interessata da testimonianze archeologiche fenicio-puniche uniche al mondo per consistenza ed estensione;
- contemporaneamente si è avuta notizia della conclusione delle indagini promosse da parte della competente autorità giudiziaria e finalizzate all'accertamento di responsabilità in capo all'Amministrazione regionale circa le azioni poste in essere per evitare la realizzazione del predetto intervento edilizio, con proposta di proscioglimento da ogni accusa degli amministratori interessati;
- dalle notizie diffuse dalla stampa in merito a questa vicenda si registra, ancora una volta, un pesante imbarbarimento del sistema politico ed economico, che si palesa soprattutto nei momenti di grave crisi morale e sociale e che preoccupa per qualità e gravità delle espressioni utilizzate e per i toni minacciosi inaccettabili verso i soggetti che hanno partecipato al corretto procedimento amministrativo;
- rimane di assoluta necessità intervenire, nel modo giuridicamente e tecnicamente più efficace, per la definitiva tutela integrale della necropoli fenicio-punica di Cagliari, per la valenza storico archeologica che la rende patrimonio culturale inestimabile e, pertanto, da conservarsi e valorizzarsi come bene comune dell'intera umanità;
- si ritiene la Regione autonoma della Sardegna il soggetto principale di ogni iniziativa istituzionale, legislativa e amministrativa per la realizzazione della definitiva tutela della necropoli di Tuvixeddu-Tuvumannu, anche se con le necessarie intese con i competenti organi dello Stato, Provincia e Municipalità di Cagliari,
chiedono di interpellare il Presidente della Regione, l'Assessore regionale degli enti locali, finanze e urbanistica e l'Assessore regionale della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport per sapere se intendano:
1) porre in essere ogni necessario intervento immediato per evitare la realizzazione di ogni altra qualsivoglia opera o manufatto nell'area interessata di Tuvixeddu-Tuvumannu che rischia di compromettere ulteriormente la necropoli;
2) predisporre uno specifico disegno di legge funzionale alla promozione del bene culturale, alla sua integrale conservazione ai fini di studio e testimonianza storica, per la più completa e diffusa conoscenza della civiltà umana;
3) procedere, nell'ambito dell'intesa istituzionale di programma vigente, tramite la verifica degli obiettivi e lo stato di attuazione delle misure in essa previste, alla rimodulazione dei suoi contenuti e alla conseguente definizione di uno specifico accordo di programma quadro, finalizzato all'acquisizione delle aree comunque interessate dal sito archeologico con partecipazione finanziaria dello Stato e nelle forme di legge più convenienti all'interesse pubblico. (74).)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.
Ha facoltà di parlare il consigliere Luciano Uras per illustrare la sua interpellanza.
URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Come è noto in queste ultime settimane la vicenda di Tuvixeddu è tornata di assoluta attualità in ragione di una sentenza che è stata emessa dal Consiglio di Stato il 5 febbraio scorso, che accoglie il ricorso della sovrintendenza dei beni culturali e architettonici e paesaggistici della Sardegna e che ha per oggetto la conferma del provvedimento di annullamento dell'autorizzazione paesaggistica rilasciata dal comune di Cagliari per un intervento edilizio nell'area di Tuvixeddu-Tuvumannu interessata da testimonianze archeologiche fenicio-puniche uniche al mondo per consistenza ed estensione.
La sentenza del Consiglio di Stato interviene sulla qualità del nulla osta paesaggistico a suo tempo ricevuto dall'impresa costruttrice e rilasciato dal Comune di Cagliari, definendolo sostanzialmente generico e quindi non idoneo a consentire la realizzazione degli interventi previsti. Attorno a questa vicenda si è sviluppato qualche elemento di disagio deteriore sotto il profilo della relazione umana, della relazione delle istituzioni, tra le istituzioni, all'interno delle istituzioni che è stato riportato significativamente da tutti gli organi di stampa e che ha contribuito a concentrare l'attenzione più su questi aspetti che sul vero oggetto della vicenda, che è quello della salvaguardia di questo significativo bene culturale, unico. Si dice che sia la necropoli fenicio-punica più grande del Mediterraneo, però oltre alle testimonianze archeologiche che riguardano quell'epoca, ci sono anche testimonianze archeologiche che, a detta degli studiosi, sono sia precedenti a quell'epoca sia successive. Quindi testimonianze che raccontano la storia di quest'area geografica della città di Cagliari o comunque di ciò che l'ha preceduta molto più significative di quanto sia finora emerso.
In ragione di questo noi abbiamo ritenuto di dover interpellare la Giunta per capire dove si va, cioè come intendiamo risolvere il problema di Tuvixeddu-Tuvumannu, quale debba essere l'estensione e la natura dei vincoli che devono essere posti su quell'area, e come riteniamo debba essere fatto, non solo per salvaguardare, ma anche per valorizzare, per rendere fruibile, per rendere disponibile alla ricerca, allo studio una testimonianza che comunque ha un grandissimo valore dal punto di vista storico e culturale.
L'interpellanza ha quindi questi obiettivi: primo, chiedere che cosa intenda fare la Giunta per sottoporre a vincolo l'area di Tuvixeddu e Tuvumannu; secondo, indicare alla Giunta la strada della predisposizione di un disegno di legge funzionale alla promozione del bene culturale e alla sua integrale conservazione ai fini di studio e testimonianza storica; terzo, verificare se nell'ambito, per esempio, dell'Intesa istituzionale di programma si possa prevedere, in sede di aggiornamento, la definizione di un accordo di programma quadro, che veda la partecipazione dello Stato, anche finanziaria, proprio per la salvaguardia del bene, ma soprattutto per la sua valorizzazione e la sua disponibilità ai fini di studio e ricerca, e quant'altro utile a far conoscere la civiltà dell'uomo.
PRESIDENTE. Uno dei presentatori della mozione ha facoltà di illustrarla.
PORCU (P.D.). Meno male che abbiamo la diretta Internet, Presidente, così anche se quest'Aula in questo momento non brilla per presenza, la nostra voce potrà arrivare lontano, almeno speriamo.
Io sono contento di vedere nei banchi della Giunta l'assessore La Spisa e l'assessore Baire, che hanno un compito importante anche alla luce di una recente delibera della Giunta regionale, che è quello di rivedere gli accordi di programma del 2000. Voglio fare una premessa in apertura di questo dibattito, che riguarda certamente un bene paesaggistico di valore straordinario per Cagliari e per la Sardegna. La premessa è quella di non voler usare Tuvixeddu come una clava politica, e anche di non demonizzare gli interessi perseguiti dagli imprenditori privati, quando questi dovessero risultare legittimi.
Però riteniamo anche che chi svolge funzioni politiche, Assessore, non possa rinunciare a governare gli interessi privati, per metterli al servizio di un progetto collettivo, di una visione del futuro della città di Cagliari, che in questi anni è certamente mancata, lasciando che fossero i portatori di interesse privato a programmare lo sviluppo nella nostra città che spesso è stato caotico. E credo che in questo dibattito abbiamo la responsabilità di lasciare anche temporaneamente le nostre posizioni di parte, per mettere al centro del nostro impegno e della nostra discussione la salvaguardia del colle di Tuvixeddu e Tuvumannu.
Da questo punto di vista non è superfluo ricordare quello che è stato già detto: che si tratta di un compendio di straordinario valore, importanza, di una necropoli punico-romanica, dove sono state ritrovate oltre 200 mila tombe, che certamente costituiscono nell'insieme uno dei siti archeologici più rilevanti della Sardegna. Questa parte di Cagliari è certamente un'area fortemente identitaria; è tra questi colli che sono nati i primi insediamenti, anche favoriti dalla vicina laguna di Santa Gilla. Il termine stesso "Cagliari", discende dal punico Krl, in latino Karalis, che significa "pietra", "roccia", indica proprio Cagliari come il "luogo delle rocce", il "luogo dei colli bianchi". E non a caso Tuvixeddu e Tuvumannu sono il colle dei colli, il Monte sacro. Il Piano paesaggistico che la Giunta regionale meritoriamente nella scorsa legislatura ha approvato, pone proprio il sistema dei colli di Cagliari (tutti e dieci i colli di Cagliari) come un sistema che va tutelato, e la necropoli di Tuvixeddu nel catalogo dei beni identitari del popolo sardo.
Però, fatti questi rilievi e considerazioni, che abbiamo ascoltato molte volte, credo che sia importante anche ricordare che oggi il sito dove dovrebbe sorgere l'auspicato Parco archeologico e paesaggistico di Tuvixeddu è una grande incompiuta, il cui stato di degrado e abbandono pesa sulle spalle della classe politica cittadina, regionale e nazionale tutta. Si è costruito per anni, distrattamente, su tombe, grotte, insediamenti, che risalgono fino all'era nuragica, e l'area è stata tutelata, anche se in maniera inadeguata, soltanto in maniera più estesa, a partire dal 1996-1997, con leggi che risalgono al 1939, e che riguardano "cose di interesse artistico e bellezze naturali".
E' a tutti evidente che il modo con il quale pensiamo oggi al significato del "paesaggio" è distante anni luce da quel 1939, quando il Ministro di allora aveva pensato quelle leggi. Quelle leggi riflettevano una concezione primitiva, semplice, per le quali il paesaggio è semplicemente composto da cose, da località rare, che non riguardano l'intero territorio ma solo alcuni aree privilegiate; una concezione di tipo soltanto visivo, estetico, che richiama categorie come bellezza, eccezionalità. Ecco, quel contesto è totalmente cambiato.
Ma è il contesto entro il quale è stato data, dalla Sovraintendenza dei beni archeologici del 1999, l'autorizzazione che ha consentito proprio la partenza dei due accordi di programma, che hanno dato via ai potenziali interventi edificatori del complesso di Tuvixeddu e Tuvumannu. Quindi è nata quell'autorizzazione del '99, ed è nato l'accordo all'interno di un contesto culturale, di una cornice legislativa che risale a 70 anni fa, e di questo non possiamo che prendere atto. Ed è per questo, Assessore, che quegli accordi appaiono, per la sensibilità di molti di noi, del tutto inadeguati a tutelare un bene, che non è più visto come un insieme di beni, ma come un bene di insieme, che contestualizza e stratifica in maniera inscindibile aspetti storici, culturali e ambientali. Basti pensare che anche soltanto per la tutela archeologica, dal 1997 al 2007, dei 1166 ritrovamenti di nuove sepolture, 650 sono state rinvenute al di fuori del limite del Parco archeologico, così come definito dagli accordi di programma del 2000. E questi sono dati di fatto che non possiamo dimenticare.
Peraltro quel piano dei colli è stato siglato in un momento di profondo cambiamento del quadro normativo. Sembra quasi una beffa, ma nello stesso ottobre del 2000, in cui venivano siglati gli accordi di programma, veniva sottoscritta a Firenze la convenzione europea del paesaggio, dalla quale è scaturito il Codice Urbani e il nostro Piano paesaggistico approvato nell'ottobre del 2006, quel Piano paesaggistico che finalmente riconosce i caratteri e le innumerevoli forme del paesaggio sardo, e ne promuove la valorizzazione, ponendosi come strumento sovraordinato alla pianificazione urbanistica, interpretando una sensibilità nuova, rivolta al paesaggio in quanto tale, ma soprattutto all'importanza che il paesaggio ha rispetto alla stessa qualità sociale della vita degli abitanti di un territorio. E credo che occorra dare atto alla precedente Giunta, guidata da Renato Soru, di avere bene interpretato questa sensibilità, e lo testimoniano le decine di convegni, iniziative, manifestazioni, catene umane, che hanno in questi anni caratterizzato la battaglia per il colle di Tuvixeddu. Dobbiamo anche ricordare che l'estensione del vincolo che era stato deliberato dalla Giunta Soru nel 2007 è stata cassata dal Tar e dal Consiglio di Stato per motivi esclusivamente procedimentali, e di questo dà conto anche la recente richiesta di archiviazione dell'inchiesta penale da parte delle pubblico ministero Caria.
Certamente ci sono stati difetti nel procedimento di apposizione del vincolo più ampio, ma questo non altera la sostanza della necessità di una più efficace tutela della necropoli. Per fortuna in questi giorni c'è un fatto nuovo che ci restituisce speranza e ci dà nuova responsabilità, ed è la sentenza del Consiglio di Stato, che ha considerato illegittima l'autorizzazione paesaggistica del 25 agosto 2008 del Comune di Cagliari, per una porzione di 15.000 metri cubi del più ampio piano di urbanizzazione di Tuvixeddu che coinvolge circa 350.000 metri cubi di nuove edificazioni. Tale illegittimità deriva proprio dal fatto che non compare in quell'autorizzazione una valutazione anche minima della compatibilità paesaggistica dell'intervento rispetto alla peculiarità del sito e ai vincoli gravanti sull'area e alle prescrizioni introdotte dal PPR, e questo lo afferma la sentenza del Consiglio di Stato, Assessore.
In sostanza, la sentenza del Consiglio di Stato mette in dubbio la validità della vecchia autorizzazione del '99, che era legata a uno strumento pianificatorio di tipo generale e non agli strumenti urbanistici di tipo attuativo. Siamo quindi oggi nuovamente in una condizione di stallo di cui non possiamo non tenere conto e che rischia di lasciare ancora per anni Tuvixeddu in uno stato di abbandono. Allora, io credo, Assessore e Assessori, che occorra prendere atto che un qualsiasi intervento su Tuvixeddu non può non partire da una rimodulazione degli accordi di programma del 2000. Certamente la recente deliberazione della Giunta regionale del 26 gennaio del 2010 non poteva tener conto della sentenza del Consiglio di Stato dei dieci giorni successivi, ma la delibera rimane ambigua, Assessore, perché da un lato pone il problema della validità dei nulla osta paesaggistici, si pone correttamente il problema delle rimodulazioni, delle integrazioni e anche di nuove acquisizioni di beni culturali, ma dall'altra sembra confermare la volontà di portare avanti le iniziative contenute negli accordi di programma del 2000, ignorando i profondi mutamenti nel quadro normativo e nella sensibilità culturale, paesaggistica e ambientale della popolazione.
Noi siamo qui per chiedere a lei Assessore, e alla Giunta, che si proceda a una rimodulazione dell'accordo di programma del 2000, che coinvolga tutti i soggetti interessati, pubblici (ai vari livelli istituzionali) e privati, e che abbia come punto qualificante e vincolante la salvaguardia dell'area di interesse ambientale e archeologico. E poi siamo qui per chiederle di non subire i ricorsi giudiziari e l'andamento delle sentenze che rischiano di succedersi, ma di predisporre un apposito disegno di legge che sia funzionale alla promozione del bene culturale e all'acquisizione di questo bene al patrimonio pubblico, anche con il concorso finanziario dello Stato e nelle forme più convenienti all'interesse pubblico, delle aree di massima tutela della necropoli di Tuvixeddu.
Siamo inoltre qui per chiederle, come terzo punto, di favorire e sostenere l'istituzione, nel compendio così ampliato, di un grande parco ambientale (dico ambientale, e non a caso) e paesaggistico e non solo archeologico, di fondamentale importanza culturale ed economica per Cagliari e per l'intera Sardegna. Lo abbiamo detto più volte in questi mesi di provare e di sforzarci per trovare convergenze su temi che siano di interesse generale, e credo che un tema identitario che parla alla nostra storia, che parla alle nostre origini, che parla alle nostre radici, sia il tema su cui dobbiamo confrontarci nell'interesse generale, perché non è un tema di qualcuno, ma è un tema che riguarda tutti, riguarda la nostra storia, riguarda l'origine dei primi insediamenti nella nostra Isola.
E allora credo che se noi accantoniamo per un attimo le discussioni che sul tema ci hanno visto portare visioni certamente diverse ed interpretiamo in modo nobile il nostro ruolo nelle istituzioni nell'interesse più generale, sapremo interpretare le attese per la città e per il popolo sardo, e sapremo dare delle risposte, e faremo sì che questo bene di straordinaria importanza non rimanga sulle spalle della classe dirigente tutta, ma possa essere finalmente salvaguardato per i sardi di oggi e per quelli che verranno, nell'interesse di tutta la nostra comunità regionale.
PRESIDENTE. Ricordo che i consiglieri che intendono prendere la parola devono iscriversi a parlare non oltre la conclusione del primo intervento.
E' iscritto a parlare il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà.
DIANA MARIO (P.d.L.). Presidente, io ho apprezzato la moderazione dell'intervento del collega Porcu, moderazione che mi auguro non rimanga isolata, perché questo argomento ormai è datato, è antico, è vecchio. Si parlava già di Tuvixeddu fin da quando ero bambino. Io non sono cagliaritano di nascita, ma a Cagliari ho trascorso moltissimi anni della mia giovinezza, fin dal 1949, e abitavo non distante da quei luoghi, anzi, piuttosto vicino. Certamente non ho ricordi di quel periodo, però dai 12 anni in su, ricordo bene che cosa accadeva a Tuvumannu; è accaduto di tutto in quegli anni; allora forse le norme lo consentivano. Oggi quell'area è totalmente abbandonata, e non a caso parlo di Tuvumannu e non di Tuvixeddu.
Certo è che nel momento nel quale uno o più imprenditori, più amministrazioni decidono comunque di iniziare un'intrapresa in un sito, questo viene perimetrato. C'è infatti una perimetrazione, una perimetrazione che è antica, è datata, una perimetrazione che non ha fatto né il Comune di Cagliari, né la Regione Sardegna, ma è una perimetrazione che comunque esiste, sulla quale si può anche non essere d'accordo, certo è però che negli anni è intervenuto un atto amministrativo, un accordo di programma, che vede tra le parti la Regione Sardegna, il Comune di Cagliari e l'impresa privata.
Su un accordo di programma ci si può anche ritornare, con tutto quello che comporta questo fatto, però, perché ho sentito l'onorevole Porcu parlare di autorizzazioni paesaggistiche. Onorevole Porcu, le autorizzazioni paesaggistiche non sono state rilasciate da altri, sono state rilasciate dal Comune di Cagliari per il tramite della Regione Sardegna. Poi è avvenuto un fatto straordinario, del quale nessuno si è ricordato in quest'Aula e credo che non se ne siano preoccupati minimamente neanche coloro che fino al 2008 occupavano posizioni importanti nel Governo della Sardegna, cioè la Giunta regionale di allora.
Il Governo nazionale, con un atto che non è stato mai messo in discussione, si è appropriato di una competenza, che è competenza esclusiva della Regione Sardegna, e cioè la concessione delle autorizzazioni paesaggistiche. L'ha fatto con una legge ordinaria, che guarda caso va a sopprimere alcune norme di attuazione dello statuto della Sardegna, un atto quindi assolutamente incostituzionale, e nessuno si era permesso in quel momento di sindacare un atto che era certamente incostituzionale, per impugnare il quale siamo ormai fuori termini, quindi non possiamo assolutamente ricorrere contro questo provvedimento. Potranno eventualmente ricorrere quei cittadini che chiedendo il nulla osta paesaggistico alla Regione Sardegna si sentiranno rispondere: "No, non lo devi chiedere alla Regione Sardegna, lo devi chiedere alla sovraintendenza ai beni culturali". In quel momento, certamente, se quei cittadini faranno ricorso, verrà sollevata immediatamente l'incostituzionalità del problema, perché il TAR e il Consiglio di Stato non possono fare diversamente.
A noi questo fatto è passato sopra le nostre teste e non ce ne siamo neanche accorti. Ma non è questo l'argomento del contendere, l'ho citato come esempio di tanti errori che sono stati commessi in questi anni. Io vorrei che la Regione Sardegna non cadesse in errori ulteriori. Volete che questo accordo di programma non venga rispettato? Beh, assumiamocene tutti quanti la responsabilità. La discussione che stiamo facendo credo debba servire, non per salvaguardare solo la Regione Sardegna, non per salvaguardare solo il Comune di Cagliari, ma anche per dare risposte a una parte dell'economia della Sardegna che su questa impresa ha deciso di investire. Come farlo? Beh, io credo che intanto, quando si discute una mozione, si possa arrivare sempre ad un ordine del giorno, io spero che possa essere un ordine del giorno il più unitario possibile, ma non per fare le pulci a nessuno.
Io so quale è la pare di Tuvixeddu che non deve essere compromessa, o che non può essere ulteriormente compromessa, so quale è la parte di Tuvumannu dove credo che non ci sia più da compromettere niente, perché di tombe non ce ne sono più, perché i milioni di metri cubi di terra che sono stati sbancati da Tuvumannu sono nelle case dei cagliaritani - sono finiti nella cementeria e quindi sono nelle case dei cagliaritani - certo è che in quell'area non esistono più emergenze archeologiche, se ci fossero anche state certo è che oggi non ci sono più.
E allora, se vogliamo salvaguardare il tutto, se vogliamo rimettere in piedi un parco archeologico, se vogliamo anche recuperare questi reperti alla città e al patrimonio indisponibile di tutti, credo che sia necessario veramente un grande sforzo da parte di questo Consiglio regionale, mettendo da parte le polemiche perché credo che infilarci nelle polemiche possa essere estremamente pericoloso sia per la Regione Sardegna sia per il Comune di Cagliari e comporterebbe un grande aggravio di costi per l'una e per l'altra Amministrazione. Pertanto questo è solo un invito che io mi permetto di rivolgere, convinto come sono che questo Consiglio regionale, con appropriati interventi, possa risolvere il problema.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Presidente, la pacatezza del dibattito odierno su un tema come questo, dibattito che finora è solo agli inizi ma che, considerato il numero dei presenti, ho l'impressione che non avrà vita lunga, rappresenta una sorta di discrasia rispetto agli interessi che ruotano attorno al colle di Tuvixeddu e alla virulenza con cui si sono manifestati, in particolare in queste ultime settimane, anche a seguito delle indagini che proseguono il loro iter.
Il collega Porcu, illustrando la mozione, faceva appello a tutti quanti, a tutte le forze politiche, affinché non utilizzasse Tuvixeddu per speculazioni politiche: io sono d'accordo con lui e credo che Tuvixeddu non si debba utilizzare per nessuna speculazione politica, aggiungo che non lo si deve utilizzare per nessuna speculazione in assoluto. Non mi pare siamo nella fattispecie che ho testé richiamato.
Ora, noi siamo di fronte, lo sappiamo tutti - lo ricordava anche l'onorevole Diana che ha trascorso parte della sua giovinezza in questa città - siamo di fronte ad un compendio di straordinaria importanza. Io non sono d'accordo con lei, onorevole Diana, nel dire che questo colle e quest'area erano di straordinaria importanza soltanto nel passato e oggi non c'è più nulla, non è vero, lo è…
(Interruzione del consigliere Mario Diana)
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Ho capito male, evidentemente, e chiedo scusa.
Per me invece lo sono ancora, eccome, non per nulla tutti quanti, nessuno escluso, sono concordi nell'affermare che quel colle, quella necropoli, chiamiamola come vogliamo, rappresenta un tratto, forse uno dei più importanti tratti identitari di questa città, della sua area vasta, ma direi dell'intera regione. Tutti quanti ci dicono che quel tratto identitario va oltre i confini di questa città e di questa regione, per la storia che rappresenta, non soltanto per il popolo e per la città di Cagliari ma per le origini dell'uomo in particolare in questa terra.
Ora, noi sappiamo che Cagliari insiste in un sito straordinario, circondata dagli stagni - Molentargius, Santa Gilla - e abbellita dai suoi colli, in particolare da quest'ultimo di cui stiamo parlando, e il fatto che non ci sia stata da parte delle amministrazioni, indipendentemente dalle maggioranze politiche che le hanno espresse in quest'ultimo secolo, mai nessuna attenzione a quel colle, questo non ci esime dalla responsabilità che noi abbiamo oggi di dire la nostra su cosa vogliamo farne. Io credo che dovremmo soltanto valorizzarlo per renderlo fruibile alle prossime generazioni, cosa che non hanno potuto fare nemmeno le nostre generazioni, se non scorrazzando in quell'area per tante ragioni. Io credo che su questo dobbiamo riflettere, onorevole Diana.
Sono d'accordo con lei, probabilmente l'argomento meriterebbe una discussione più attenta, magari maggiormente partecipata, meriterebbe un confronto tra i vari livelli istituzionali per valorizzare un patrimonio inestimabile quale quello che rappresenta per la città di Cagliari e non soltanto per questa città.
Il collega Porcu, illustrando la mozione, ha anche messo in guardia l'intero Consiglio regionale, le forze politiche, chi ha responsabilità di governo in questo momento, sul rischio di uno stallo ulteriore a seguito delle ultime decisioni. Io credo che questo dobbiamo evitarlo ma credo che dobbiamo anche evitare - questa è ovviamente la mia personalissima opinione - che lo stallo si superi per realizzare su quel colle, non tanto una speculazione politica, ma una speculazione di altra natura, perché di questo stiamo parlando. Oggi stiamo svolgendo un confronto, in maniera quasi ovattata, e probabilmente continuerà in questa maniera, ma è bene ricordare quali sono gli interessi in gioco: gli interessi in gioco non sono lo specchio della discussione che finora abbiamo avviato in quest'Aula, spero che almeno su questo possiamo in qualche maniera concordare.
E allora, io credo che noi dobbiamo, come è stato proposto nella mozione che ha presentato il collega Porcu, partire dalla necessità di rivedere gli accordi di programma del 2000. So bene che quegli accordi di programma hanno coinvolto in un assenso a quel progetto, un po' tutti (è stata consultata probabilmente anche l'associazione "Città ciclabile" di Cagliari, c'è la firma di tutti, insomma), però credo che in quell'occasione chi aveva più responsabilità di altri, con eccessiva fretta ha voluto creare le condizioni di consenso. Io credo che dobbiamo ripartire dalla rivisitazione di quegli accordi, ma nel ripartire dalla rivisitazione degli accordi di programma non possiamo (altrimenti commetteremmo lo stesso errore) basare la nostra riflessione e i nostri intendimenti progettuali di programmazione, di pianificazione del territorio, in rapporto alla tutela di un bene inestimabile come quello, limitandoci ad assumere i pareri degli enti competenti sulla tutela di quell'area o di una parte di quell'area.
Ritengo che la politica debba andare oltre e debba stabilire se quel colle, se quell'area, nell'interesse di questa città possa essere oggetto semplicemente di una rivisitazione marginale (o, se volete, più o meno marginale) degli accordi di programma del 2000. Dobbiamo rivedere gli accordi di programma del 2000 ma con un obiettivo preciso: fare di quell'area non un oggetto di speculazione edilizia ma un sito fruibile per quello che rappresenta storicamente, sul piano culturale. La politica deve partire da questo e non, ripeto, rimodulando marginalmente gli accordi del 2000, perché porterebbero comunque a uno sfregio di quell'area. Io penso questo e penso che questo Consiglio debba chiedere di essere investito in una discussione come questa.
Conclusivamente io credo che questa città, assessore La Spisa, assessore Baire, come più volte voi stessi avete ricordato, ma una città - a leggere anche i documenti degli osservatori economici - che ha bisogno di aumentare la sua capacità di crescita, ha bisogno di sviluppo; ebbene io vi invito a essere coerenti con una vostra osservazione: noi dobbiamo puntare a un modello di sviluppo che sia rispettoso delle grandi capacità che può avere l'ambiente e i beni culturali di cui disponiamo. Allora a me pare che una città come questa…
PRESIDENTE. Onorevole Diana, il tempo a sua disposizione è terminato.
E' iscritto a parlare il consigliere Massimo Zedda. Ne ha facoltà.
ZEDDA MASSIMO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Presidente, la mozione e l'interpellanza che stiamo discutendo riguardano l'accordo di programma che ha, appunto, come oggetto principale la possibilità di realizzare una lottizzazione in quel di Tuvixeddu e Tuvumannu. Ebbene dico subito che è stato un errore da parte delle pubbliche amministrazioni coinvolte che hanno sottoscritto a suo tempo l'accordo di programma dare a intendere, e addirittura mettere per iscritto e sottoscrivere un accordo di programma, che anche nei pressi di una necropoli fenicio-punica di quell'importanza, unica e fra le più importanti del bacino del Mediterraneo e quindi del mondo intero, consentisse un intervento edilizio, creando affidamento anche nei privati e quindi mettendo in difficoltà anche coloro che hanno realizzato, in base a quell'accordo, interventi edilizi.
Su questo tema si è incentrato parte dello scontro verificatosi negli anni precedenti, nella precedente legislatura, e non bisogna neanche mentire a noi stessi perché uno degli elementi portati a favore dell'intervento, a favore dell'accordo di programma, era costituito da una sorta di ricatto sotterraneo. E cioè, una volta lasciata un'intera area per decenni all'incuria, all'abbandono, abbandonata a se stessa, con la possibilità di utilizzo, per una parte di questa, addirittura come discarica. Il ricatto consisteva nel porre i cittadini (in particolare modo i cittadini cagliaritani ma ovviamente anche i cittadini sardi in quanto la necropoli interessa l'intera Regione e supera i confini del mare) di fronte all'alternativa tra il degrado di un'area in stato di abbandono e la realizzazione di un'area urbanizzata con la realizzazione di diversi immobili. Questo è il ricatto che il pubblico ha fatto nei confronti dei cittadini. Come se questa situazione non fosse invece responsabilità, colpa, dell'assenza di politiche pubbliche per la salvaguardia, la tutela, persino la normale pulizia di intere aree. Su questo, appunto, si sono scontrate le due visioni presenti in questo Consiglio: da un lato la vostra, che sistematicamente fonda lo sviluppo sull'equazione: sviluppo uguale metri cubi realizzati; dall'altro la nostra idea, che invece si fonda su uno sviluppo diverso, non basato sui metri cubi da realizzare, come se fosse sufficiente costruire palazzine e immobili fino alle porte di Oristano per consentire all'area cagliaritana di avere sviluppo, occupazione, benessere. La nostra idea è quella di recupero dei centri storici, delle tante, tantissime, troppe abitazioni in stato di abbandono, di recupero di quegli immobili pubblici che sono anch'essi in stato d'abbandono e degrado e che pure comportano dei costi per il pubblico e per tutti i cittadini, e di un intervento intelligente in quelle aree, tante, presenti all'interno della città, anche quelle che facevano parte del demanio militare in via di dismissione e sulle quali era necessario un intervento strategico con un utilizzo intelligente per la città e per i cittadini. Anche in quella direzione si poteva andare per avere sviluppo e per consentire a molti imprenditori che operano nell'ambito dell'edilizia di investire e di realizzare opere per il benessere di tutti.
L'altra idea sulla quale ci si è scontrati, è l'idea che per collegare le zone della città sia sempre e sistematicamente necessario asfaltare, realizzare tunnel e quindi costruire infrastrutture inutili che comportano poi ulteriori costi anche per la loro semplicissima manutenzione. Oltre tutto quando poi queste opere passano e tagliano in due aree di interesse archeologico, l'intervento assume una valenza anche diversa e più delicata. Ebbene noi abbiamo un'idea diversa anche su questo tema, e cioè l'idea che i trasporti pubblici o che il trasporto viario locale non debba essere pensato in base alle auto che oggi circolano gettando sempre nuovo asfalto per consentire a quelle auto di circolare meglio, ma debba essere pensato come un sistema integrato di trasporti pubblici mediante anche la realizzazione della metropolitana leggera (e non quella sotterranea che costerebbe venti volte tanto e non avrebbe mai fine) che possa consentire di eliminare il traffico all'interno della città e non, invece facendo passare il traffico all'interno di una necropoli fenicio-punica e abbattendo uno degli istituti scolastici storici della città.
E va sottolineato - perché non è affatto secondario - che il valore, l'importanza dell'ambiente, dell'archeologia, dei siti archeologici è andato via via crescendo nel corso degli anni, e non lo diciamo noi, lo dicono i maggiori esperti nel settore e persino le convenzioni stipulate tra Stati e a livello europeo. Per cui le aree di importanza ambientale storica hanno una tutela oggi che va al di là delle normative di cui molte amministrazioni locali o Regioni si sono dotate. Ed è lì, onorevole Diana, che è intervenuta la Costituzione, perché il valore dell'ambiente, nei siti archeologici e culturali quale valore in sé (e non quale valore in termini economici per i metri quadri che si possono realizzare su di esso) è un valore che supera le norme regionali, che supera le norme degli enti locali, ed è tutelato direttamente dalla Costituzione.
Un esempio per tutti può essere quello dell'Appia Antica, dove a suo tempo una famiglia, la famiglia Torlonia che qualcosa pesava nell'arco dei secoli, e pesava anche nel corso del '900, era proprietaria di gran parte dei terreni che esistevano all'interno di quell'area. Nel Piano regolatore venne prevista la cementificazione di quell'area, la città di Roma definì un Piano che consentiva la lottizzazione e la realizzazione di edifici e di immobili in quell'area. Bene, intervenne la Costituzione per bloccare quell'intervento. I Torlonia si dovettero accontentare di essere proprietari di un'area sottoposta a vincolo ambientale, storico e culturale; e così quella speculazione edilizia, che seguiva il sacco di Roma, che già era avvenuto negli anni precedenti, non si realizzò, di fatto le "mani sulla città" vennero levate, e si garantì così all'umanità intera quel patrimonio inestimabile che è l'Appia Antica, che oggi attira visitatori da tutto il mondo, e che consente, attraverso la cultura, attraverso il turismo, di avere un ritorno economico per i tanti che sulla cultura e sul turismo intelligente, basato sull'ambiente e sul valore di esso, hanno fondato intraprese economiche serie.
A tutte queste considerazioni si può aggiungere quella che anche la legge, con l'intervento del Consiglio di Stato, ha dato ragione a coloro che hanno tutelato quel bene di inestimabile valore. La Magistratura, infatti, nel frattempo, ha prosciolto da ogni accusa gli amministratori che all'epoca si trovavano ai vertici della Regione. Nei confronti di coloro che si sono battuti in questi anni per la tutela del colle di Tuvixeddu e Tuvumannu, va espressa la solidarietà piena per le espressioni adoperate nei loro confronti…
PRESIDENTE. Onorevole Zedda, il tempo a sua disposizione è terminato.
E' iscritto a parlare il consigliere Soru. Ne ha facoltà.
SORU (P.D.). Signor Presidente, il numero di persone in Aula è effettivamente abbastanza esiguo, forse anche dalla Giunta ci saremmo aspettati qualche altra presenza. Evidentemente viene ritenuto un argomento di scarso interesse come altri. Invece io ritengo che sia assolutamente importante, che finalmente questo argomento arrivi qui in Consiglio regionale.
Non vorrei compromettere questa atmosfera ovattata - come è stata definita - nondimeno questa discussione nasce perché sono accaduti alcuni fatti in questi ultimi giorni, in queste ultime settimane; nasce perché c'è stato un pronunciamento del Consiglio di Stato, perché c'è stata anche una richiesta di archiviazione di un procedimento penale che era stato avviato; nasce per dei fatti che sono poi stati resi noti alla pubblica opinione. Io non voglio sollevare alcuna polemica, vorrei proseguire una discussione ordinata che cerchi di tutelare al meglio gli interessi generali, e se c'è una parola in meno che posso non pronunciare per riuscire a convincere quest'Aula a fare il meglio per gli interessi generali, cercherò di contenermi, di pronunciare qualche parola in meno.
Stiamo trattando un argomento difficile, impegnativo, credo che non basteranno pochi minuti (e spero che il Consiglio possa discuterne anche successivamente) per cercare di chiarire e anche per ricostruire la storia, perché non è mai buon consiglio mettere da parte quanto è accaduto, anche in questi recenti anni, per cercare di tutelare quest'area, non perché ci fosse una Giunta più illuminata, semplicemente perché il mondo sta cambiando.
Rispetto alla fine degli anni '90, ci sono stati dei pronunciamenti importanti in sede europea, ci sono state delle convenzioni, ci sono state delle adesioni a queste convenzioni internazionali, c'è stato il Codice Urbani, in Sardegna c'è stato il Piano paesaggistico regionale. Il senso, il valore dei beni culturali, e, in maniera più ampia, del paesaggio, non solo come occasione di contemplazione, ma anche come motore di sviluppo buono di lungo periodo, è cresciuto in Europa e in Italia, e probabilmente anche noi dobbiamo riconsiderare alcune decisioni e aiutare a riconsiderare alcune decisioni che sono state prese negli anni '90.
Oggi voglio valorizzare quello che ho sentito dal Capogruppo del P.d.L., l'onorevole Diana, che ha distinto in maniera chiara Tuvixeddu e Tuvumannu. Io credo che sia un buon punto di partenza distinguere tra Tuvixeddu e Tuvumannu, e pensare che a Tuvixeddu possiamo conseguire una tutela integrale rispetto a quello che c'è oggi, considerando che altrove, effettivamente, si arriva un pochino troppo tardi. Ma a Tuvixeddu non siamo arrivati troppo tardi, non siamo arrivati troppo tardi per fare di via Is Maglias la nostra Appia Antica, come ha appena citato Massimo Zedda; non siamo arrivati troppo tardi per regalare alla Sardegna e alla città di Cagliari un luogo importante, che venga riconosciuto non solo in Sardegna ma nel Mediterraneo, e attraverso anche questo luogo continuare a parlare, in un processo che cresce, di rapporti euro-mediterranei, e fare anche di quest'area uno dei punti di forza del possibile sviluppo della città di Cagliari e di quest'area vasta. Abbiamo il dovere di farlo, e abbiamo tutti gli strumenti per farlo.
Io credo che gli interessi debbano essere governati. E' comprensibile che l'impresa persegua i suoi interessi, e a volte lo faccia anche sgomitando un pochino, a volte lo faccia anche esagerando nella tutela dei suoi interessi, ma noi abbiamo il dovere di governare questi interessi e di riportarli dentro un disegno generale.
Molte cose sono emerse, e credo che dovranno essere approfondite. Le dico subito che presenterò nei prossimi giorni un'interpellanza, dove chiedo risposta scritta, su alcuni documenti che sono venuti alla ribalta anche negli ultimi giorni, in virtù anche di ciò che è emerso dalla sentenza del Consiglio di Stato, in cui si afferma che il nulla osta paesaggistico del '99 si deve intendere superato, tanto era generico. Credo che qualcosa dovremmo chiedere di quella delibera del luglio del 2000, in cui la Giunta regionale decise che quel progetto non dovesse essere assoggettato a valutazione di impatto ambientale. Era una cosa risibile, con una documentazione che, effettivamente era totalmente inadeguata; poche carte, per decidere di valutare e di portare a valutazione di impatto ambientale (quindi in una discussione più vasta) un progetto di quel genere.
Insomma, dobbiamo andare a vedere, dobbiamo comprendere bene, e dobbiamo decidere finalmente. In questo mi pare che ci sia persino una condivisione di progetti (la tutela integrale del colle di Tuvixeddu) che ci permetterà di regalare, ai sardi di oggi e ai sardi che verranno dopo, la nostra Appia Antica, e fare di Cagliari assolutamente una città migliore. Come ciò dovrà essere fatto (se con un disegno di legge, se con un nuovo accordo di programma) io credo che non abbiamo la possibilità di dirlo ora; andrà affrontato, andrà discusso - ma questo deve essere il nostro obiettivo - tutelando le casse della nostra Regione, che non ha soldi da sciupare, che non ha soldi da sprecare, e che non deve pagare più del dovuto.
A questo punto sottolineo o richiamo l'attenzione della Giunta regionale nelle sue attività e nel voler definire eventuali danni e transare danni con il privato: occorre stare ben attenti nel trattare il denaro pubblico, occorre stare ben attenti nello stringere accordi quasi in maniera privatistica, pensando che poi quegli accordi possono essere fatti ricadere sui privati (eventualmente io, l'ex assessore Soddu, l'ex assessore Carlo Cannoni). Resettiamo tutto, scriviamo una storia diversa, di maggior serietà, dove ci facciamo tutti portatori di interessi generali. Spegniamo il telefono e e ciò che non serve lasciamolo fuori da questa discussione, dalla discussione di quest'Aula.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Maninchedda. Ne ha facoltà.
MANINCHEDDA (P.S.d'Az.). Onorevoli colleghi, io intendo seguire l'impostazione data all'argomento Tuvixeddu da quanti sono intervenuti prima di me. Con quale approccio? Con quello della politica che cerca e trova soluzioni. Credo infatti che questo non sia il luogo dove discettare di diritto amministrativo penale, l'abbiamo detto in altre circostanze, questo è il luogo dove prendere atto senza commenti delle sentenze delle magistrature, sia di quelle di archiviazione, sia quelle di condanna, e cercare soluzioni all'interno del perimetro che le leggi e le sentenze definiscono. E credo che ci siano molti aspetti del passato che necessitano di un ulteriore approfondimento come quello che appunto veniva richiesto da chi mi ha preceduto. Anticipo la mia posizione che è quella di sempre, rappresentata da tutti in pubblico, in privato, al telefono (io continuo a parlare al telefono, in piazza, con i diretti interessati come con i cittadini, perché fa così chi è sereno e chi ha la coscienza a posto).
Io sono convinto - lo ripeto, lo dico da anni - che sia ormai necessaria una legge che sostenga una soluzione positiva che rispetti lo Stato di diritto, eviti costi inutili, e garantisca la nascita di un grande parco. Sono altresì convinto - lo ripeto oggi come ha detto in altre circostanze - che nessuna Giunta abbia la forza di risolvere il problema di Tuvixeddu senza avere dietro di sé interamente il Consiglio regionale. Per me occorre capirlo Tuvixeddu, io ho difficoltà a capire Cagliari e qualche volta ne vengo stritolato. Infatti sono interessato alle commissioni d'inchiesta perché Cagliari va capita. Allora, siccome sapevo che mi avrebbero anticipato i colleghi sui toponimi… io non mischio il mio mestiere, io parto dal biennio 1978-1980, quando il Comune di Cagliari decise di edificare case popolari e si mise in testa di espropriare, 5 ettari su cui edificò e poi ne occupò altri 10 su cui non edificò. Come andò a finire? Andò a finire che il TAR e il Consiglio di Stato annullarono questi provvedimenti e nel '97 il Comune di Cagliari stimò i danni da versare ai privati per un ammontare di circa 54 miliardi di lire (pensate che io mi occupo di filologia e per capire qualcosa mi devo occupare di cose di questo genere) e invece i privati stimarono una cifra pari a 83 miliardi. Io credo che avessero in testa questi valori i colleghi che nel 2008, presentarono un emendamento che assegnava 60 milioni di euro al comune di Cagliari per far fronte alla richieste risarcitorie sorte a seguito della vicenda Tuvixeddu. Nel 2000 il comune versò 18 miliardi di lire ai privati come indennizzo delle aree compromesse e i privati transarono in virtù dell'accordo di programma che firmarono e nel quale si faceva esplicito riferimento alla transazione.
Allora, siccome la politica si occupa non solo dell'obiettivo - io lo vorrei dire al collega Diana, che stimo - ma anche del come, il problema, ciò che sfida tutti noi è soprattutto il come. Il primo punto da tener presente pertanto è questo: l'accordo di programma del 2000 non è un punto d'inizio neutro, è un punto conclusivo di una vicenda in cui la pubblica amministrazione si è mossa in modo talmente improvvido da accumulare un debito miliardario. E a quel debito si torna se si azzera in maniera non razionale quello che c'è in campo. Questo è un punto che noi dobbiamo tener presente.
Secondo punto: l'accordo di programma. Io me lo sono letto tutto quanto: che cosa c'è scritto nell'accordo di programma? C'è scritto che i privati si impegnano a cedere al comune di Cagliari 27 ettari e rotti per la realizzazione del parco archeologico; a destinare all'uso pubblico l'ex villa Muscas e a ristrutturarla con un investimento di 3 miliardi e 800 milioni; a predisporre la progettazione dell'asse viario di via Cadello, eccetera eccetera, a predisporre la progettazione del parco archeologico a proprie spese e a realizzare le strade di superficie e poi altri interventi. Cosa portano a casa con quest'accordo? 325.000 metri cubi e credo già sostanzialmente edificabili, e il comune e la Regione dal canto loro si impegnavano a stanziare per la realizzazione del parco rispettivamente 3 e 12 miliardi; veramente poco, forse sono somme che oggi dovremmo rimpinguare.
Allora, la prima domanda è: abbiamo presente da dove veniamo? La seconda è: si ritiene ancora utile la realizzazione della parte pubblica dell'accordo di programma? Se sì, con quali risorse e in quale rapporto con il privato che negli atti è così interrelato con questa vicenda? La domanda non è banale perché, come voi sapete, è stato già ricordato, la Giunta precedentemente aveva ritenuto che la cubatura prevista per i privati fosse eccessiva per le ragioni oggi richiamate dall'onorevole Soru, e aveva ritenuto di perseguire una serie di iniziative amministrative che però non hanno sortito esito positivo. Allora, in sostanza, la strada della opposizione di nuovi vincoli archeologici e paesaggistici è stata fortemente inibita dalla giustizia amministrativa mentre è diventata più severa la procedura di autorizzazione paesaggistica dei singoli interventi edilizi che invece rende più forte la Regione in un processo di eventuale rinegoziazioni con il privato.
Il nostro collega Gian Valerio Sanna, per il quale io nutro grande stima come sapete, ha dichiarato alla stampa nell'aprile 2009 che la Giunta precedente non aveva avviato solo le procedure amministrative poi cassate ma aveva iniziato anche un approccio negoziale, per acquistare le aree ed evitare la totale edificazione della cubatura consentita, negoziato non conclusosi positivamente. Lo diceva a me che auspicavo e auspico una tale soluzione, sempre però coperta da una legge regionale, rimproverandomi di aver scoperto l'acqua calda. Bene io credo che quell'approccio negoziale vada ripreso e che sia necessario rafforzare la Regione in questo potenziale negoziato di ampliamento dell'area parco fino al massimo possibile, consapevoli che oggi il privato non ha interesse se non a far valere le sentenze che lo hanno visto vincitore.
Voi potete pensare che in questo quadro dunque una Giunta regionale abbia la forza di trovare una soluzione per via amministrativa? Io credo di no. È tantissima la paura di sbagliare e di essere fraintesi. Noi siamo rappresentanti della sovranità della Sardegna e abbiamo, se siamo intelligenti, la forza per trovare una soluzione. Io dico: dotiamoci di una legge che crei una dotazione finanziaria finalizzata alla realizzazione e all'ampliamento al massimo grado possibile del parco archeologico e che rafforzi la Regione nella strada negoziale a cui essa è vincolata dall'accordo di programma, che eviti l'avvio delle procedure dell'arbitrato, che eviti e non acceda a procedure per danni.
Noi non possiamo rinunciare alla realizzazione del parco archeologico, né possiamo, per poterlo realizzare, prescindere dalle questioni complicate che portarono all'accordo di programma del 2000 e da quelle generate dal contenzioso dell'ultima vicenda amministrativa. Allora, ignorare questa complessità significa lasciare le cose come stanno e ipotizzare soltanto un impegno a saltare.
Io credo che ci sia un interesse diffuso a che Tuvixeddu resti una sterpaglia, e vorrei capire perché Cagliari subisce pressioni così forti per lasciare le cose come stanno. Se noi oggi riuscissimo ad approvare un ordine del giorno unitario che si pronunci per un percorso normativo da realizzare già nel collegato, magari elaborato da un gruppo di lavoro bipartisan, che copra le spalle alla Giunta e riapra la strada per una soluzione positiva senza danni e senza contenziosi, col parco realizzato e la città liberata, io ne sarei uno dei più convinti sostenitori.
PRESIDENTE. Comunico che il collega Murgioni è rientrato dal congedo.
E' iscritta a parlare la consigliera Zuncheddu. Ne ha facoltà.
ZUNCHEDDU (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Presidente, considerato che l'area cagliaritana oggetto di dibattito, nonché oggetto di azioni giudiziarie, è quella del colle di Tuvixeddu e Tuvumannu, che è parte integrante del sistema dei colli cagliaritani, con tutte le sue peculiarità orografiche e morfologiche, e che costituisce d'altra parte un unicum che ospita sin dai tempi più remoti i primi insediamenti umani, noi ci troviamo di fronte a un bene che, oltre a esprimere la memoria identitaria dei sardi, è un bene universale.
Tuvixeddu ormai resta un bene unico, tenendo conto che - l'abbiamo detto in altre occasioni - Beirut, che vantava una necropoli fenicio-punica immensa, è stata distrutta dai bombardamenti, e Cartagine è stata invece praticamente distrutta dell'edilizia. Relativamente a Tuvixeddu è venuta a mancare la volontà politica di varie istituzioni, non solo dell'istituzione Regione Sardegna, ma anche dello stesso Comune, per non parlare poi delle responsabilità pesantissime della Sovrintendenza. Ad esempio c'è un sistema banalissimo per studiare il nostro sottosuolo, e questo si dovrebbe applicare soprattutto quando si deve delimitare il bene archeologico primario, quindi in sede di perimetrazioni archeologiche. Esiste anche una seconda perimetrazione, che è quella paesaggistica, però qui entra in gioco tutto il discorso riguardante i vincoli diretti e i vincoli indiretti, e spesso il vincolo indiretto non viene opposto argomentando che "non si vede nulla" e questo è piuttosto pericoloso per la complessiva tutela del bene. A questo punto si potrebbero utilizzare sistemi molto più semplici tipo la georeferenziazione, che è un metodo strumentale; basta avere gli archeologi a disposizione. Ma la figura dell'archeologo è come quella del geologo: dalle nostre amministrazioni non è contemplata, cioè non è prevista in termini seri come dovrebbe esserlo in campo urbanistico.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE COSSA
(Segue ZUNCHEDDU.) La Sovrintendenza, ad esempio, ha una responsabilità pesantissima. Il collega Diana parlava di perimetrazione archeologica, affermava che questa esiste da moltissimo tempo, però vorrei anche aggiungere che questa perimetrazione archeologica, quindi quella a tutela integrale, caso strano è stata ridotta proprio dalla Sovrintendenza. Io ritengo invece le istituzioni dovrebbero vigilare su tutti questi interventi selvaggi e ormai incontrollati.
Ci sono stati diversi interventi, c'è stato un tira e molla fra giustizia e istituzioni in tutti questi ultimi anni e io credo che la Giunta Soru abbia fatto la cosa più naturale, non ha fatto niente di straordinario. Ha cercato di imporre l'adeguamento del PUC al PPR seguendo le indicazioni del Codice Urbani, che di certo non è un codice elaborato da un comunista, però è equo e rispettoso dei beni della collettività.
A questo punto, visto che il collega Diana ha parlato di Tuvumannu, voglio ricordare, per esempio, che quel sito ospitava un villaggio neolitico e, caso strano, Tuvumannu è stato sottoposto a vincolo paesaggistico e non archeologico. Questo vuol dire che attualmente viene contemplato all'interno dei vuoti urbani da riempire di cemento. A noi questo sinceramente non sta per niente bene. Per cui bisogna rigorosamente fare tutto il possibile in termini pacifici fra noi, cioè sempre che su Tuvixeddu non si giochino le sorti politiche della destra o della sinistra. Noi chiediamo semplicemente che ci sia rispetto per quella che dovrebbe essere la più grossa ricchezza della nostra città.
In qualsiasi posto sperduto del mondo - e lo sappiamo bene perché viaggiamo tutti - Tuvixeddu sarebbe stata una ricchezza immensa, invece secondo le logiche delle nostre amministrazioni Tuvixeddu deve essere o abbandonato al degrado peggiore oppure alla cementificazione. Tuvixeddu non può essere un giardinetto privato da godersi dai balconi di tutto quel fior fiore di edilizia che sta nascendo. Ricordate la famosa pubblicità "venite nel cuore della città e comprate nel cuore della città", dove ci sono 400 appartamenti nuovi. L'immagine che si dà di Cagliari è davvero terribile. Io mi auguro davvero che la nostra città conservi la sua forte identità proprio per aspirare a essere una città internazionale. Non può Cagliari essere città internazionale se si livella a Cologno Monzese; noi sinceramente questo non lo desideriamo.
Quello che noi chiediamo alla politica è di assolvere al suo ruolo, quindi la politica deve tornare a gestire il bene della collettività e in nessun modo deve dare priorità a interessi o ambizioni private chiaramente legati a discorsi di profitto. Quindi mi auguro davvero che si affronti il problema di Tuvixeddu con la massima serietà, soprattutto in nome di ciò che noi dovremmo lasciare alle prossime generazioni.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Espa. Ne ha facoltà.
ESPA (P.D.). Signor Presidente, qualche collega ricordava che noi ci occupiamo di questo compendio perché Tuvixeddu non è un patrimonio solo di Cagliari, ma è un patrimonio dell'intera Sardegna e quindi - lui diceva - a nessuno, riferito anche ai consiglieri e alla politica cagliaritana, è consentito appropriarsene, ma ancor meno, è consentito di distruggerlo. Resta, invece, l'obbligo della politica di intervenire. Io, infatti, cercherò di essere breve perché molto dai colleghi è già stato detto e non mi interessa entrare nel percorso dove noi prendiamo atto delle sentenze della magistratura in maniera asettica. Non è questo il problema. Noi però abbiamo una responsabilità politica importante, molto importante perché dobbiamo guardare Cagliari, la città di Cagliari - e su questo mi voglio soffermare - con una visione globale, perché Tuvixeddu serve proprio a parlare di Cagliari.
La Regione sarda cosa pensa della città di Cagliari? Cagliari deve avere un ruolo strategico, ci vuole una strategia nel quale il marketing urbano sia integrato nell'insieme delle politiche di sviluppo di una città che rimane la porta della Sardegna o dobbiamo fare in modo che Cagliari rimanga esclusivamente un posto dove l'unica cosa che si riesce a realizzare sono le famose BS3*? Questa è la domanda che ci dobbiamo porre. Capire e guardare un po' anche alla storia, alla storia recente. Io lo voglio dire mantenendo questo clima che mi sembra abbastanza pacifico, ma non è male ricordare cosa è successo in passato (ne parlo dal punto di vista politico) quando abbiamo visto (e ripeto quello che è già stato detto) che il privato, le imprese facevano i loro interessi. Io non considero l'impresa sempre imbrogliona, io dico che le imprese, i privati possono anche legittimamente, spero, perseguire i loro interessi, ma chi deve perseguire l'interesse pubblico è la politica. Invece in passato, nel 2007, ad esempio, abbiamo assistito a conferenze stampa dove i sindaci stavano fianco a fianco all'imprenditore, contro la Regione sarda. Io credo che ciò non debba più succedere, non si possono tenere davanti a una situazione del genere questo tipo di atteggiamenti.
Noi abbiamo bisogno di capire qual è il ruolo della città di Cagliari, cosa dobbiamo fare di Cagliari, cos'è Tuvixeddu per Cagliari. Noi dobbiamo salvaguardare un parco di enorme valore storico-culturale e le amministrazioni devono farne un cavallo di battaglia. Bisogna cogliere la straordinaria attrattiva che può esercitare la più grande necropoli punica del Mediterraneo e neanche noi pensiamo che possa essere sufficiente salvare le tombe e costruirci tutto intorno una corona di palazzi. Questo non è per noi importante. Noi crediamo che ci siano tutte le condizioni per siglare accordi di più alto livello.
Oggi ho letto la segreta dichiarazione del soggetto privato: "Siamo soddisfatti che la Regione intenda proseguire nell'attuazione dell'accordo di programma". In quest'Aula, invece, anche alcuni esponenti del centrodestra dicono: "Noi non dobbiamo proseguire nell'attuazione di quell'accordo di programma". Allora (non solo noi del centrosinistra, ovviamente) dobbiamo capire quale può essere il ruolo strategico della città di Cagliari e in passato noi ci abbiamo provato, lasciatemelo ricordare, col famoso accordo di programma Regione-città di Cagliari, un accordo da 220 milioni di euro che è stato firmato e poi ritirato, per me solo per motivazioni politiche e prevedeva uno sviluppo importante per Cagliari, non solo con Tuvixeddu, ma anche con la costruzione del Betile, con la dismissione delle servitù militari, con un intervento importante sul quartiere di Sant'Elia, con tutte le conquiste che avevamo conseguito in quel periodo.
Cagliari poteva rinascere, poteva avere un respiro veramente importante rispetto al panorama non solo isolano. Mi piace ricordare che una città come Bilbao, una città che era morta perché pativa la decadenza industriale, solo attraverso un museo (e qui noi parlavamo di museo e di Parco, parlavamo di due elementi importanti di attrazione) solo attraverso il museo registra oggi 500 mila visitatori all'anno che si recano a vedere il "contenitore", neanche quello che c'è dentro, perché è stato realizzato da un grande architetto, e noi ci siamo persi queste occasioni. Ci siamo persi i 1200 posti di lavoro per tre anni che quest'investimento avrebbe portato e i cui finanziamenti erano immediatamente disponibili. Perché? Io penso che sia stato solo demerito della politica, di chi ha voluto guardare con l'occhio corto, di chi ha voluto dire: "Diciamo di no perché fra poco ci sono le elezioni regionali" e non ha voluto dare respiro a Cagliari, di chi dopo aver firmato l'accordo ha di fatto rifiutato questo processo che avrebbe contribuito allo sviluppo della città di Cagliari e lo dico senza spirito di polemica.
Io ricordo quello che sta succedendo a Cagliari, dove c'è un immobilismo dove l'unico argomento di cui si parla sono le BS3*, quindi l'edilizia, si parla di questo a Cagliari, questo è il senso dello sviluppo di una città che sta diventando meno che provinciale. Ecco, io su questo credo che la Regione possa dire molto approfittando di questa iniziativa su Tuvixeddu noi possiamo dire molto, possiamo chiarire anche tutto quello che è successo, perché chiarire quello che è successo fino a oggi su Tuvixeddu serve alla politica. Ma è importante anche che guardiamo Cagliari, guardiamo Cagliari ripensando delle sue risorse ambientali, alle sue risorse lavorative, a quello che veramente è serio e importante da un punto di vista di sviluppo economico e ambientale.
Dobbiamo opporci a tutti quegli interventi che vanno contro questa visione.
Adesso scusate, io faccio una digressione anche sulla questione del parco eolico. Si vuole far attraversare Cagliari passando per Giorgino, da un cavodotto di grandissime dimensioni. Ma io mi domando: è questa la visione che abbiamo? Adesso cosa facciamo? Siamo assolutamente a disposizione proni a qualunque iniziativa che riguardi la nostra città? Credo che su questo la Regione e il Consiglio regionale si debbano fortemente impegnare perché Cagliari veramente ottenga ciò che è stato deciso nella scorsa legislatura con un accordo che veramente metteva in campo il capoluogo e gli dava un respiro che ormai molti rimpiangono, che anche lo stesso Sindaco sta rimpiangendo quando afferma, come ha fatto più volte, che "il presidente Soru aveva una sensibilità diversa nei confronti di Cagliari". Se lo dice qualche motivo ci sarà, forse si è pentito di non aver chiuso il percorso con l'accordo di programma.
Credo che tutte le attività che porteranno questo Consiglio a definire la tutela del Parco di Tuvixeddu siano importanti, perché l'area di Tuvixeddu che non può essere, appunto, un Parco con intorno una corona di palazzi, credo che sia fondamentale se vogliamo dare un po' di respiro, se vogliamo che anche Cagliari abbia la sua Appia antica, se vogliamo veramente non vivere solamente di edilizia che, con tutto il rispetto legittimità per i costruttori che fanno questo lavoro, sta diventando l'attività produttiva più importante della città. Le sensibilità sono cambiate, sono cambiate sicuramente - è già stato detto prima di me - dal 2000 le cose sono molto cambiate, le sensibilità sono diverse e la sensibilità ambientale dei cagliaritani e di tutta la Sardegna credo che sia fondamentale. Di questo io ritengo che dobbiamo fare tesoro, dobbiamo avviare un'azione politicamente importante erigendo una barriera e facendo in modo che la Regione intervenga in maniera forte perché questo percorso venga tutelato e venga messo a disposizione di tutti i cittadini nella sua interezza, storico-architettonica e soprattutto archeologica.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Luciano Uras. Ne ha facoltà.
URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Presidente, per trattare di Tuvixeddu bisogna parlare di Cagliari, della sua storia e di come, non in questi anni, ma in questi decenni questa città capoluogo di regione (alcuni l'hanno anche candidata a essere capitale del Mediterraneo per la sua posizione centrale, ma anche per la sua storia, per i suoi contenuti di civiltà) ha visto via via perdere non tutto (per fortuna) ma molto di ciò che è in grado di esprimere. A tutti io voglio ricordare battaglie che io reputo epiche promosse dai quartieri.
Voglio ricordare a tutti, ma anche all'Amministrazione regionale - mi dispiace che oggi non sia presente l'Assessore dell'urbanistica - per esempio quel piccolo quadretto in viale Ciusa, rappresentato da villa Asquer, che mi risulta sia abusivamente occupata da disperati, purtroppo in condizioni di disagio, di povertà, ma anche con gravi problemi di esistenza; il recupero di Villa Asquer era stata una battaglia del quartiere, di quel quartiere aggredito dalle aziende di Stato. Il THotel non nasce come albergo, doveva essere il palazzo dei telefoni di Stato, in uno degli spazi originariamente destinati al verde cittadino. È venuto lo Stato, ce l'ha "mangiato", non l'ha utilizzato e adesso è diventato sede di un hotel. Cosa dire poi del famoso mandorleto, uno dei più bei mandorleti che si poteva trovare all'interno delle cinta di una città, che collegava l'area di Pirri con quella periferica di Cagliari, quella dei rioni Fonsarda-Villa fiorita-Cep, che poteva permettere un migliore recupero, anche sociale, di quel quartiere popolare? Insomma, Cagliari e le sue zone umide, il suo Poetto devastato, la Sella del diavolo e tutte le servitù militari. Cagliari, protetta solo dai vincoli in funzione dell'utilizzo da parte delle forze armate: questa è la storia di questa città. Una città che avendo la necropoli fenicio-punica più importante del mondo (perché quando si dice del Mediterraneo vuol dire del mondo) che ha un patrimonio inestimabile naturalistico, archeologico, storico, architettonico, una delle città regie, che ha visto grandi dominazioni, da quelle spagnole a quelle pisane, beh, Cagliari ha bisogno di amore e purtroppo Cagliari questo amore non lo riscontriamo, non lo riscontriamo soprattutto nell'imprenditoria che non è lungimirante, che guarda solo a quattro metri cubi uno sopra l'altro per monetizzare immediatamente qualcosa!
E questo è un Paese arretrato anche perché non ha solo una classe politica arretrata, non ha solo una classe professionale arretrata, non ha solo una classe intellettuale insufficiente, inadeguata, ma anche un'imprenditoria inadeguata. Un'imprenditoria che non vuole cioè sfidare i temi del futuro, che non si vuole porre il problema di come valorizzare l'enorme patrimonio che c'è anche dal punto di vista economico. E allora, io mi sono soffermato a indicare - l'ho fatto nell'interpellanza, lo ripeto adesso - alcuni percorsi che vedo sono anche condivisi (sono miei, sono di tutti voi) che possiamo meglio precisare anche all'interno di un ordine del giorno unitario se percorriamo la strada della ragionevolezza e ci mettiamo in condizione di lavorare per uscire da questa lunga storia di mala gestione del patrimonio di tutti noi e non solo nostro.
Un bene archeologico paesaggistico come è nel suo complesso Cagliari non appartiene solo a noi, appartiene all'umanità intera e appartiene anche allo Stato italiano, appartiene alla nostra Repubblica che deve fare tutti gli sforzi necessari, deve investire di più, per salvaguardarlo. Non siamo una periferia dell'impero da dimenticare, noi non vogliamo uno Stato assente, lo vogliamo produttivo, capace di comprendere anche questo valore, questi valori, e quindi di giocare integralmente la sua parte, di svolgere integralmente la sua funzione, seriamente, e non come ha fatto fino a oggi, trattando la Sardegna come una provincia subordinata, e come sta facendo ancora, anche con questo governo! E quando dico "anche" vuol dire che l'hanno fatto anche gli altri governi, così non litighiamo su quale governo è stato più insopportabile per noi.
Ma oggi parliamo di questo anche perché c'è un aspetto positivo merito, e lo voglio sottolineare. Noi abbiamo passato la precedente legislatura (e devo ringraziare l'onorevole Soru perché ha pagato per questo, ha pagato lui, abbiamo pagato noi che ci abbiamo creduto) ponendo al centro dell'attenzione di un'iniziativa politica complessiva di una legislatura e di una coalizione i temi del territorio, del paesaggio, del patrimonio di beni culturali inestimabili della Sardegna. Li abbiamo posti al centro e siamo andati allo scontro anche con altri interessi e in questo scontro abbiamo perso, ma con noi ha perso anche la Sardegna perché se noi consegnassimo questo valore alla speculazione, chiunque la facesse, all'oblio, provocherebbe un danno a se stesso per oggi e per il domani.
Quindi a me pare, e chiudo, importante che in questa discussione questi temi siano stati sollevati dall'onorevole Diana, dall'onorevole Maninchedda e da altri, e siano stati sollevati in termini positivi. Dobbiamo infatti costruire cioè insieme anche la salvaguardia di ciò che ci appartiene, che ci contraddistingue e che ci fa grandi non solo nel Mediterraneo ma nel mondo.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Gian Valerio Sanna. Ne ha facoltà.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Signor Presidente, volevo preliminarmente farle presente che di fronte a discussioni di questo genere sarebbe necessario che fosse presente l'Assessore competente, cioè l'Assessore degli enti locali responsabile delle autorizzazioni paesaggistiche e sarebbe stato corretto, considerata la materia, che fosse lui ad ascoltare questo dibattito. Spero che lei, Presidente, se ne faccia portavoce. Lo diceva il collega Maninchedda: non bisogna dimenticare che oggi stiamo discutendo di questo problema perché negli anni passati nacque l'esigenza in capo al comune di Cagliari di una sanatoria urbanistica in tempi dove era in voga la "cannibalizzazione" urbanistica della città per interventi di edilizia residenziale pubblica. Lì nacque l'esigenza dell'accordo di programma per sanare un errore di approccio urbanistico. La scelta che oggi noi dobbiamo operare è quella di decidere se, come è avvenuto qualche volta in passato con un atteggiamento di debolezza dobbiamo essere prigionieri anche per la mediazione verso interessi pubblici di interessi privati oppure se vogliamo essere da oggi in poi tutti quanti prigionieri dei nostri doveri pubblici e della lungimiranza che ci chiede la politica quando si effettuano le scelte. Questo è il punto dirimente e apprezzo il fatto che oggi in questa aula si sollevino problemi di questo genere in questo modo, perché significa che una battaglia l'abbiamo vinta nonostante tutti gli insulti che ci siamo presi nella passata legislatura in ordine alla sensibilizzazione dell'opinione pubblica sui temi delicati del paesaggio e nonostante anche oggi si tenti, a seconda dell'argomento, di prenderli sottogamba.
Bene, io credo che la sentenza del Consiglio di Stato - e questo la mozione lo spiega bene, ma bisogna specificare - dica una cosa chiarissima. Nel 1999 non solo annulla le autorizzazioni paesaggistiche del 2008 ma afferma che quella del '99, poiché non presenta quel minimo di dettaglio da giustificare la sostanziale omissione a valle di ogni ulteriore impegno istruttorio valutativo e motivazionale, e alla luce del fatto che nel frattempo è stato approvato un Piano paesaggistico e che nel frattempo sono intervenute emergenze di tipo archeologico, è di fatto inutile, nulla, e qualunque cosa si farà oggi non potrà prescindere dal disconoscere quell'autorizzazione. Ma quell'autorizzazione paesaggistica del '99 era il presupposto dell'accordo di programma, che venne siglato rapidamente - e lo dico senza voler polemizzare con nessuno, qualche volta si effettuavano anche operazioni un po' addomesticate - perché un parere così frettoloso nel '99, per approdare nel 2000 all'accordo di programma, giustifica quel tipo di superficialità che il Consiglio di Stato denuncia chiarissimamente, dicendoci tra l'altro che manca una valutazione più dettagliatamente attenta alle specifiche modalità costruttive, e cioè al contenuto dello stesso accordo di programma. Vorrei ricordare ai colleghi che nel 2000 si siglò un accordo di programma ai sensi della legge numero 142 del 1980, che in quel periodo annoverava la possibilità di stipulare accordi di programma fra istituzioni pubbliche e privati. Ora, guarda caso - e questo non ce lo dobbiamo dimenticare - nel successivo passaggio con il decreto legislativo numero 267 del 2000, che abrogava la "142"al "267", all'articolo 34 veniva previsto che gli accordi di programma non si potessero più stipulare con i privati, perché quel tipo di strumento - come sta capitando e come è capitato anche a noi - pone l'interesse pubblico in una condizione di grande difficoltà, in virtù della pretesa, non sostenibile, che l'interesse pubblico stia alla pari con l'interesse privato. Tant'è che noi possiamo anche dire che possiamo rimodulare l'accordo, ma in realtà quell'accordo di programma non c'è più, perché ce lo dicono le stesse leggi di oggi, ce lo dice la stessa legge numero 241 del 1990 e successive modifiche che ripropone il primato dell'interesse pubblico. L'articolo 21 quinquies di detta legge infatti recita: "Per sopravvenuti motivi di pubblico interesse, ovvero - ed è il nostro caso - nel caso di mutamento della situazione di fatto o di nuova valutazione dell'interesse pubblico originario, il provvedimento amministrativo, ad efficacia durevole, può essere revocato". Che cosa vuol dire questo? Che c'è il primato dell'interesse pubblico, e c'è il primato dell'interesse pubblico anche se questo emerge a seguito di un mutamento della situazione di fatto o di nuova valutazione dello stesso. E afferma anche - e qui bisogna stare molto attenti - che qualora l'interesse pubblico venga fatto prevalere, e quindi venga rescisso l'accordo di programma (che può voler dire rescindere quello e farne un altro di natura diversa, ovviamente alla luce delle leggi vigenti, oppure vuol dire ripristinare prima di tutto l'interesse pubblico) a chi subisce la rescissione va riconosciuto esclusivamente il "danno emergente", e non il lucro cessante. Poiché le situazioni sono cambiate ed è intervenuta la sentenza del Consiglio di Stato, la valutazione del danno non si effettua inoltre sulla base di un ipotetico valore urbanistico che avevano quei terreni nel 1999, ma si deve fare tenendo conto che quella è un'area che non ha più quella valenza urbanistica, e il suo valore va commisurato alla situazione di oggi. Ecco perché è importante che l'Assessore competente (poi spero voi possiate riferire) non si addentri in processi che possono essere molto pericolosi, perché tutta la legislazione e lo stesso Consiglio di Stato questo ci dicono molto chiaramente che c'è un interesse pubblico che va tutelato al di sopra di qualunque altro interesse.
E vorrei anche ricordare che quell'epoca di "cannibalizzazione" urbanistica, che ha fatto seguito ad altre amministrazioni di destra, di sinistra e di centro, può considerarsi superata, ma può considerarsi superata nella misura in cui sappiamo leggere oggi i dati della storia, perché già quando si stava cominciando a costruire la reale strada Cagliari-Sassari, oggi Carlo Felice, furono rinvenuti nel viale Sant'Avendrace i reperti che facevano comprendere la delicatezza di quell'area, e oggi che abbiamo assunto tutti quanti questa nuova consapevolezza, dovremmo essere così deboli e così miopi rispetto all'interesse generale che riveste per Cagliari? E non enfatizzo il riferimento a Cagliari, perché è un interesse di tutta la comunità sarda, e forse va anche oltre la Sardegna. Non lo possiamo quindi circoscrivere a Cagliari, che sì, se intelligentemente lo interpretasse, con la valorizzazione di quel sito avrebbe una grandissima opportunità; altro che farla prigioniera costruendole una corona di cemento intorno, per impedire che possa essere fruibile.
Ecco perché io credo che sia molto importante ricostruire la storia dei fatti, e decidere assieme di sostenere la Giunta non in una interpretazione fra chi guarda la luna e chi vuole parlare del dito, ma sostanzialmente trovando una sede attraverso la quale la Giunta possa solidarizzare col Consiglio regionale, con la forza del Consiglio regionale, stabilendo atti di indirizzo precisi che mettano tutti nella condizione di contrastare quest'uso che c'è stato negli anni passati, che non è più attuale, tendente a una parificazione impossibile, irragionevole, degli interessi privati rispetto agli interessi pubblici. Noi dobbiamo fare questo lavoro, e credo che la discussione di oggi, e speriamo l'ordine del giorno, possano consentire di intravedere già questo passo in avanti.
PRESIDENTE. Comunico che l'onorevole Barracciu è rientrata dal congedo.
Ha facoltà di parlare, per la Giunta, l'Assessore della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio.
LA SPISA, Assessore tecnico della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio.Anch'io concordo sul fatto che questo sia un argomento di grande interesse, sia per Cagliari, sia per tutta la Sardegna. Credo anche che sia di grande interesse per testare come il sistema politico e amministrativo sardo sia in grado di di affrontare i problemi, non fuggendo dalle sue responsabilità, dai suoi compiti nello stesso tempo, essendo molto aperto e sereno nel confrontarsi, tenendo presente che in queste vicende su queste questioni, obiettivamente esiste sia un interesse pubblico sia un legittimo interesse privato, e che un'autorevole istituzione pubblica (la Regione, i Comuni, le articolazioni dello Stato in questa materia) non può, non deve avere timore di contemperare, di mettere a confronto gli interessi pubblici e gli interessi legittimi privati. Vi prego di seguire, se potete, una necessaria lettura che ricostruisce un po' il percorso.
Il primo accordo di programma, sottoscritto il 15 settembre 2000 dalla Regione Sardegna, dal comune, dalla società Iniziative Coimpresa, dalla società Edil strutture, e altri soggetti privati, denominato "progetto di riqualificazione urbana e ambientale dei colli di Sant'Avendrace", prevedeva a carico della società interventi sia di natura pubblica (non li elenco) sia interventi di natura privata, e cioè nuove edificazioni residenziali. La storia precedente è stata già illustrata, per cui è a conoscenza anche di quest'Aula, cioè gli atti di occupazione d'urgenza, le espropriazioni che sono state poi dichiarate illegittime dal Tribunale amministrativo, e che hanno portato una condizione di debolezza della Pubblica amministrazione rispetto a interessi legittimi maturati.
Il secondo accordo di programma, denominato "Sistema dei colli", riguardava evidentemente proprio gli interventi più specifici d'infrastrutture. Ciò premesso, dallo stato degli atti, emerge che con la deliberazione della Giunta regionale del 26 gennaio scorso, l'Esecutivo ha inteso rivalutare positivamente l'interesse pubblico, presupposto originario della stipula dei predetti accordi e indirizzato alla valorizzazione del compendio archeologico del colle di Tuvixeddu. Dopo la dichiarazione di notevole interesse paesaggistico, avvenuta con la deliberazione della Giunta regionale nell'agosto del 2007, l'interesse pubblico è stato paradossalmente messo in discussione. Quando infatti gli atti amministrativi vengono emanati forzando le procedure (questo lo ha acclarato il tribunale amministrativo) al di là delle intenzioni soggettive di chi ha emanato quegli atti amministrativi, si rischia di non tutelare l'interesse pubblico, di provocare un danno, di aprire nel territorio una ferita. Siamo di fronte, oggi, a una ferita sul territorio, una ferita aperta nella città, una incompiuta di un progetto che in qualche modo era esplicitamente finalizzato all'interesse pubblico.
Ora, proprio per esaminare le problematiche che hanno ostacolato il raggiungimento degli obiettivi di interesse pubblico, è stato allestito un tavolo tecnico intrassessoriale (da qui anche la ragione per cui in Consiglio riferisce l'Assessore della programmazione) composto dagli assessorati competenti. Dalle risultanze del tavolo è emersa innanzitutto l'esigenza di un forte coordinamento politico e amministrativo, affidato in ultima istanza al Presidente della Regione e all'Assessore della programmazione, anche nell'ambito dei compiti attribuiti al comitato intrassessoriale per le emergenze che io personalmente coordino a nome della Presidenza della Giunta.
La delibera citata anche nella mozione esprime una forte volontà dell'amministrazione regionale tesa a rafforzare, a coordinare l'azione, attivando tutte le iniziative idonee che consentano il perseguimento degli interessi pubblici, tuttora rilevanti, e attuali, con un adeguato contemperamento con le esigenze di tutela, valorizzazione e fruizione dei colli di Tuvixeddu e Tuvumannu.
La delibera per questo fine prevede la verifica ed eventuale rimodulazione degli interventi finanziati dalla Regione con il PIA CA 17 "Sistema dei colli", anche sulla base di possibili integrazioni migliorative derivanti dall'acquisizione di ulteriori beni culturali da valorizzare. La verifica degli aspetti di natura urbanistica e paesaggistica e di quelli legati alla presenza dei beni storico culturali e, nel rispetto delle finalità di tutela e valorizzazione dei colli, l'attivazione di azioni di concertazione con il Comune di Cagliari e con gli altri sottoscrittori e le competenti sovrintendenze per la valutazione di ipotesi di revisione dei progetti sottostanti agli accordi sottoscritti.
La delibera, per chi la voglia leggere, non è una delibera né ambigua, né tanto meno temeraria, è una delibera che vuole semplicemente riporre all'attenzione della Pubblica amministrazione regionale una questione che in qualche modo sembrava compromessa per quanto riguarda proprio l'interesse pubblico. I motivi fondanti posti a base della formulazione e sottoscrizione degli accordi sopra elencati consistevano nella previsione di interventi che, coordinati e integrati con lo strumento dell'accordo di programma, avrebbero consentito il recupero urbanistico e paesaggistico di aree degradate e poco fruibili per la città di Cagliari, oltre che con la completa valorizzazione dell'area archeologica di Tuvixeddu, con la creazione di un parco urbano archeologico, con annesso un museo, e con la realizzazione in parte a carico di privati di numerose infrastrutture pubbliche.
Questi obiettivi manterrebbero invariata la loro importanza in riferimento all'intera area vasta cagliaritana, ma richiedono un ulteriore approfondimento e una accelerazione operativa, anche in conseguenza delle ultime novità amministrative e giudiziarie intervenute dopo l'adozione della delibera. La delibera è stata infatti approvata prima della sentenza del Consiglio di Stato. Occorre quindi un'accelerazione operativa su questo punto perché il lasciar passare il tempo provoca inevitabilmente dei danni per il perseguimento degli interessi pubblici nonché possibili aggravi anche a carico del bilancio regionale.
Allora, per questo io faccio riferimento all'annuncio da parte della sovraintendenza archeologica per le Province di Cagliari e Oristano dell'avvio di nuovi procedimenti di individuazione dei beni culturali, alla sentenza del Consiglio di Stato, del 5 febbraio del 2010 e alla richiesta di archiviazione dell'indagine svolta dalla Procura di Cagliari; sono infatti tutti fatti nuovi, fatti amministrativi che hanno una rilevanza giuridica importante. Fatti nuovi che ci portano a dire: occorre su questo far presto per assumere decisioni importantissime e necessarie.
Sotto questa luce devono essere lette anche le mie recenti affermazioni riportate dalla stampa sulla necessità di agire con celerità al fine di risanare una grave ferita inferta al tessuto urbanistico cagliaritano e contenere al massimo l'incremento dei fabbisogni finanziari aggiuntivi a carico del bilancio regionale. Questo è l'unico motivo per cui occorre veramente far presto. Ci sono aspetti urbanistici molto, molto importanti, contenuti nella mozione su cui non ho il tempo, visti i limiti regolamentari, di puntualizzare. Vorrei dire soltanto che è importante che da subito - da quando il Presidente della Regione ha chiesto a me, e quindi al comitato, di coordinare un'azione interdisciplinare di tutti i rami dell'amministrazione per trovare una soluzione a questo problema - ci si sia mossi, su iniziative in particolare dell'Assessore della pubblica istruzione e beni culturali, per promuovere incontri tra rappresentanti degli assessorati regionali e gli organi periferici del Ministero per i beni culturali paesaggistici dalla Sardegna.
La riunione si è tenuta infatti il 25 di febbraio e in questo ambito, in occasione di questo incontro, quindi prima dell'ultima sentenza del Consiglio di Stato, i rappresentanti del Ministero hanno manifestato la loro disponibilità ad avviare insieme, nello spirito di leale collaborazione tra amministrazione statale e amministrazione regionale, un percorso finalizzato alla condivisione e risoluzione delle problematiche inerenti alla realizzazione degli interventi oggetto dei suddetti accordi. Al termine dell'incontro, proprio dopo il deposito della sentenza del Consiglio di Stato, si è deciso congiuntamente di proseguire le interlocuzioni e da una attenta lettura della delibera emerge una chiara volontà dell'amministrazione di collaborare con tutti i soggetti coinvolti, pubblici e privati, trovando con gli stessi le modalità attraverso le quali giungere alla valorizzazione del compendio archeologico del colle di Tuvixeddu.
In qualità di Assessore della programmazione ho già interessato le mie direzioni generali, da un lato alla verifica del fabbisogno finanziario necessario per la rimodulazione del programma integrato d'area, Cagliari 17, per valorizzare tutte le grandi potenzialità culturali dell'area e dall'altra ho dato disposizione alle stesse affinché si confrontino con gli assessorati dei beni culturali e dei lavori pubblici e con il Comune di Cagliari per calibrare priorità e contenuti progettuali degli interventi pubblici. Siamo di fronte a un bene di grande valore su un'area che ha avuto uno sviluppo scoordinato (è la parola più semplice che si può individuare per descrivere l'evoluzione di tanti anni, addirittura di decenni). Siamo di fronte a una grande incompiuta, la città ha nel suo seno una ferita e l'accordo di programma aveva, nelle sue intenzioni l'obiettivo di dare ordine alla questione contemperando interessi pubblici e legittimi interessi privati.
Il fatto è che sono intervenute delle novità che incidono sull'assetto giuridico della questione, sulla conoscenza dello stato dei fatti, dei luoghi, ma ci sono anche interessi legittimi maturati. Una corretta azione di responsabilità politica deve essere capace di trovare un livello alto di contemperamento di questi interessi; la Giunta regionale ha tenuto, su questo problema, una posizione saggiamente prudente nella sostanza, decisa però nei tempi: dobbiamo davvero decidere in tempi ragionevolmente brevi. La delibera del 26 gennaio aveva ed ha questo scopo, lasciando aperta la prospettiva verso soluzioni che dipendono da diverse variabili giuridiche.
Siamo - e concludo - disponibili a condividere con il Consiglio regionale un percorso che, al di là di inutili pregiudizi o calcoli politici, porti a tutelare l'interesse pubblico e gli interessi legittimi maturati e comunque degni di rispetto. Riteniamo che sia veramente necessario che, su questa vicenda, noi guardiamo a una prospettiva futura veramente interessante. Quest'area può essere utilissima per lo sviluppo e non solo per la valorizzazione e tutela dei beni culturali, crediamo che la valorizzazione dei beni culturali sia un valore positivo, non solo per una fruizione passiva ma per una messa a disposizione dei sardi e anche di altri cittadini non sardi che possono magari essere interessati e attratti dalla bellezza del nostro territorio, dal valore storico e culturale di alcuni oggetti del nostro patrimonio. Per questo è necessaria una politica che individui forme intelligenti, forme anche innovative di confronto tra la finanza pubblica e la finanza privata, forme che permettano di valorizzare quei sani interessi privati che possono addirittura incrementare il valore pubblico di questi stessi beni.
Il Consiglio regionale può avere un ruolo importante cui la Giunta regionale volentieri si rimette per una valutazione comune sui percorsi futuri, su eventuali interventi legislativi, sulla condivisione di un obiettivo che sappia veramente farci uscire da una situazione di stallo che non giova più a nessuno.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Chiedo dieci minuti di sospensione.
PRESIDENTE. Poiché non ci sono opposizioni, la richiesta è accolta. La seduta riprenderà alle ore 17.
(La seduta, sospesa alle ore 16 e 50, viene ripresa alle ore 17 e 26.)
PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LOMBARDO
PRESIDENTE. Ha domandato di replicare il consigliere Porcu. Ne ha facoltà.
PORCU (P.D.). Presidente, colleghi, io condivido le valutazioni che hanno espresso alcuni colleghi in aula e lo stesso Assessore, circa la dimostrazione che questa Istituzione ha dato, di essere capace di affrontare un dibattito sereno, di merito, che ha visto tutti noi confrontarci e mettere al centro della nostra attenzione l'obiettivo, non di far prevalere una parte politica sull'altra, ma di salvaguardare un bene paesaggistico e identitario di fondamentale importanza per il capoluogo della Sardegna.
Prima di entrare nel merito di alcune osservazioni che sono state espresse, voglio menzionare un passo della replica dell'Assessore che non mi ha convinto, e cioè l'affermazione che nella scorsa legislatura si sia in qualche modo voluto forzare, e che nel forzare invece di tutelare il bene pubblico ci si sia messi addirittura nella condizione di poterlo danneggiare. Io non condivido questa lettura perché ritengo che quest'Aula non debba dimenticare che quanto avvenuto nel 2006-2007 poneva la Sardegna assolutamente all'avanguardia nella tutela dei beni paesaggistici, e che la nostra Regione, così come oggi ci possiamo mostrare soddisfatti per un dibattito che ci ha visto entrare nel merito, è stata protagonista, prima in Italia, nella redazione di un Piano paesaggistico che aveva appunto l'obiettivo di salvaguardare tutti gli elementi caratteristici del paesaggio sardo. Quindi io non credo che siamo incorsi nel pericolo, Assessore, di voler forzare, semplicemente ci siamo assunti la responsabilità di aprire una strada con la consapevolezza di voler salvaguardare un bene che era in pericolo, e non mi riferisco solo all'area di Tuvixeddu perché il Piano paesaggistico riguarda tutto l'ambito costiero. A volte dobbiamo avere anche la capacità di essere coraggiosi, di aprire strade, di tracciare orizzonti, perché la nostra comunità ha bisogno di una visione, di una visione che sia condivisa e che sia forte, che dia il senso al nostro popolo e ai nostri cittadini di una Regione che guarda lontano, intravede le tendenze, sa indicare una strada. È per questo che credo che non abbiamo forzato ma abbiamo fatto bene; e la riprova che non abbiamo forzato è stata la capacità di quest'Aula, oggi, di fare proprie quelle osservazioni, di fare proprie quelle discussioni e di non dividersi nel momento in cui bisognava scegliere se mettere in evidenza l'uno i meriti o i demeriti dall'altro o salvaguardare il bene paesaggistico.
Io ho apprezzato gli interventi di tutti i colleghi, che sono stati molto concreti, del Capogruppo del Popolo della Libertà che è anche entrato nel merito; oggi credo che siamo nelle condizioni di approvare un ordine del giorno unitario che fissi delle priorità e affermi che al centro della nostra attenzione ci deve essere il colle di Tuvixeddu. Questa osservazione che è venuta fuori a più voci dall'Aula non è un'osservazione peregrina, non è un'osservazione ispirata dalla politica. Io voglio ricordare che quella famosa Commissione - a nostro avviso corretta nel merito anche se illegittima nella costituzione - nel suo rapporto aveva già indicato indicando come area di tutela integrale il solo a colle di Tuvixeddu, mentre a proposito del colle di Tuvumannu scriveva che era possibile certamente la salvaguardia dell'esistente ma era anche possibile "nuova edificazione, infrastrutturazione e servizi". Quindi stiamo affermando qualcosa che è coerente anche con gli studi tecnici; e la stessa Giunta dell'Amministrazione precedente, con la delibera 47/1 del 4 settembre 2008, nel momento in cui doveva far fronte alla sentenza sfavorevole del Tribunale amministrativo regionale e del Consiglio di Stato, poneva proprio al centro dell'attenzione, della salvaguardia, della massima tutela, il colle di Tuvixeddu.
Io credo che oggi abbiamo compiuto solo un primo passo, ed è per questo che non mi permetto un entusiasmo facile, ma credo che dobbiamo essere sobri e concreti. Abbiamo compiuto solo un primo passo, abbiamo tracciato una strada che è quella di farci carico del problema, quella di decidere di non aspettare l'esito dei contenziosi, quello di non decidere che sia un tribunale a stabilire il futuro della necropoli, quello di non lavarcene le mani rispetto all'indifferenza, all'incuria, al degrado che ha colpito una parte così vasta della città. Abbiamo deciso insieme, Consiglio regionale, Giunta regionale o almeno lo stiamo per decidere (se approveremo l'ordine del giorno unitario) di farci carico, di assumerci la responsabilità di decidere e di andare finalmente a istituire un grande parco ambientale, paesaggistico e archeologico nel colle di Tuvixeddu.
Io credo che questo possa essere fatto e vada fatto tenendo presente l'interesse pubblico, e quindi il Colle non sarà oggetto di risarcimenti, non potrà esser oggetto di risarcimenti anche se questi sono aspetti che esaminaremo successivamente, ma il Colle sarà oggetto di possibili nuove acquisizioni, come richiamato anche dai colleghi, e decideremo le forme in cui farle e le valuteremo insieme in una proposta di legge che terrà conto del supremo interesse pubblico.
Abbiamo tracciato un cammino, ma abbiamo percorso solo il primo tratto, e io auspico che il clima che si è instaurato in quest'Aula, ma anche l'attenzione che ha prestato la Giunta regionale - che ringrazio per la disponibilità all'ascolto - possano consentire di completare il percorso e di portare a conclusione un atto col quale la classe dirigente di questa Regione si è assunta la responsabilità intorno a un bene di valore identitario per il nostro popolo. Io spero che questa non sia l'ultima occasione in cui saremo capaci di scrivere una pagina così importante.
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione.
Comunico che stato presentato un ordine del giorno.
(Si riporta di seguito il testo dell'ordine del giorno numero 1:
Ordine del giorno Bruno - Uras - Diana Mario - Mariani - Cappai - Sanna Giacomo - Cuccureddu - Fois - Porcu sulla tutela dell'area archeologica sita sul Colle di Tuvixeddu.
IL CONSIGLIO REGIONALE
a conclusione della discussione della mozione n. 45 (Bruno - Uras - Salis - Agus - Barracciu - Ben Amara - Caria - Cocco Daniele Secondo - Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Sechi - Solinas Antonio - Soru - Zedda Massimo - Zuncheddu sull'esigenza di assicurare la massima tutela dell'area archeologica di Tuvixeddu e sull'imprescindibile necessità di esperire ogni attività tecnico-amministrativa necessaria per la revisione degli accordi di programma, adottati precedentemente alla modificazione del quadro giuridico avvenuta con la Convenzione europea sul paesaggio e l'entrata in vigore del Codice dei beni culturali e del paesaggio, che ponga quale punto qualificante e vincolante la salvaguardia dell'area d'interesse ambientale ed archeologico, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento);
CONDIVISA l'esigenza di assicurare la massima tutela all'area archeologica di Tuvixeddu e di superare le attuali criticità di ordine giuridico che hanno per ora impedito di restituire alla città di Cagliari un bene paesaggistico di valore inestimabile per l'intera Sardegna,
impegna la Giunta regionale
a partecipare, congiuntamente al Consiglio regionale, alla predisposizione di un apposito progetto di legge funzionale all'acquisizione al patrimonio pubblico, anche con il concorso finanziario dello Stato e nelle forme più convenienti all'interesse pubblico, delle ulteriori aree della necropoli del Colle di Tuvixeddu riconosciuto come bene unico paesaggistico culturale e a istituire, nel colle così acquisito al patrimonio pubblico, un parco archeologico-ambientale di fondamentale importanza culturale ed economica per Cagliari e l'intera Sardegna. (1).)
PRESIDENTE. Metto in votazione l'ordine del giorno numero 1.
Ha domandato di parlare il consigliere Mario Floris per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
FLORIS MARIO (Gruppo Misto). Presidente, intanto chiedo alla Presidenza e alla Conferenza dei capigruppo di smetterla con queste conferenze convocate in maniera estemporanea, quando il Consiglio regionale è riunito la mattina e la sera. Non è possibile che all'ultimo momento si convochi la Conferenza dei Capigruppo impedendo che i consiglieri che si sono preparati per intervenire possono parlare. Smettiamola perché l'organizzazione dei lavori deve essere fatta in un certo modo.
Io mi asterrò sull'ordine del giorno che è stato presentato, perché avrei voluto dire che il problema di Tuvixeddu è un problema ormai datato, ha origini lontane, e né lo Stato né le istituzioni autonomistiche e tanto meno le varie diffuse rappresentanze ambientalistiche, che pure esistevano, hanno mai avuto da obiettare di fronte ai piani edilizi abitativi e ai piani di zona, ai piani di edilizia scolastica, ai piani di edilizia universitaria che nel compendio sono stati via via previsti e realizzati.
Se dobbiamo volere un ordine del giorno io vorrei prima sapere di che cosa dobbiamo parlare, se dobbiamo parlare del rispetto dell'accordo di programma o se dobbiamo parlare delle possibilità di allargare questo quadrilatero in modo da recuperare funzionalmente tutta la necropoli punica o romana, l'intero quadrilatero compreso tra Is Mirrionis, l'anfiteatro Romano, San Paolo, Santa Gilla, quindi oltre la stretta cerchia dell'area di Tuvixeddu e Tuvumannu (è come se noi parlassimo del Colosseo senza tener conto del centro storico) dove si trovano numerose costruzioni, dal liceo Siotto a Villa Devoto a quant'altro, perché tutto costruito sulla necropoli.
E mi sarei aspettato, soprattutto da quest'ordine del giorno, un cenno alle nostre competenze in materia; sappiamo che l'articolo 117 secondo comma della Costituzione attribuisce alla legislazione esclusiva dello Stato la tutela dell'ambiente, dell'ecosistema e dei beni culturali, mentre attribuisce alla legislazione concorrente la valorizzazione dei beni culturali e ambientali. E' evidente che questa nuova ripartizione delle competenze, ripresa dal Codice Urbani, confligge con il nostro Statuto di autonomia e in maniera specifica con le norme di attuazione del D.P.R. 348. E da questo emerge la debolezza, colleghi, della politica regionale che guarda alle proposte che sono fatte e agli interventi dello Stato senza poter fare niente. Quindi io vorrei che, nell'ordine del giorno, si richiedesse allo Stato la totale attribuzione delle competenze in materia di…
PRESIDENTE. Onorevole Floris, il tempo a sua disposizione è terminato.
Ha domandato di parlare l'Assessore della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio. Ne ha facoltà.
LA SPISA, Assessore tecnico della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio.Presidente, propongo di eliminare dal dispositivo dell'ordine del giorno l'inciso: "nel colle così acquisito al patrimonio pubblico" perché ripropone una soluzione che non mi sembra fosse totalmente condivisa.
Il parere della Giunta quindi è favorevole eliminando però questo inciso perché l'acquisizione al patrimonio pubblico è una decisione che casomai dovrebbe essere contenuta nel futuro progetto di legge. Sarà quindi il progetto di legge a stabilirne esattamente la delimitazione.
PRESIDENTE. Quindi Assessore, che cosa propone?
LA SPISA, Assessore tecnico della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio. Chiederei ai proponenti di eliminare questo inciso, lasciando proprio al progetto di legge l'individuazione dell'area. Oltretutto dipenderà moltissimo esattamente dai pareri che esprimeranno le varie sopraintendenze che dovranno pronunciarsi e che noi immediatamente sentiremo.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Soru. Ne ha facoltà.
SORU (P.D.). Io non sono d'accordo con la proposta dell'Assessore. Peraltro leggendo le righe della disposizione: "impegna la Giunta regionale a partecipare alla predisposizione di un progetto di legge funzionale all'acquisizione al patrimonio pubblico". Lo diciamo subito che è funzionale all'acquisizione. Quindi, il disegno di legge ha già un indirizzo chiaro, che oggi quest'ordine del giorno gli dà: acquisire al patrimonio pubblico. E per questo l'inciso "nel colle così acquisito al patrimonio pubblico" è conseguente.
PRESIDENTE. Poiché non vi è l'unanimità la proposta dell'Assessore La Spisa non è accolta.
Ha domandato di parlare il consigliere Luciano Uras per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Presidente, intervengo per dichiarare il voto favorevole a quest'ordine del giorno, che, ripeto, impegna tutti noi a un'operazione non solo di chiarezza su un bene archeologico, storico e culturale di grandissimo pregio, e che ci viene invidiato da tutto il resto del mondo, ma ci consente anche una sede di confronto del dettaglio che non poteva essere affrontato, in questo momento, in questa fase della discussione.
Lo dico anche in ragione delle osservazioni che faceva prima l'onorevole Floris, e anche in ragione delle osservazioni che ha fatto la Giunta. Abbiamo cioè individuato una sede di confronto, Consiglio-Giunta, attorno a questo tema che non ci impedisce né un'estensione, né un migliore approfondimento sui singoli beni culturali di quell'area, né un progetto generale di valorizzazione, o meglio di fruizione, di tutte le qualità culturali, archeologiche, storiche, che possiede la città di Cagliari. Uno strumento quindi che ci impegna tutti per la prima volta, credo, nella storia, anche dell'autonomia, nel fare una cosa utile per la città capoluogo sotto questo profilo.
Noi candidiamo la Sardegna a essere centrale in tutto, e poi, ogni volta che dobbiamo intervenire per risolvere un problema, valorizzare, come merita, una parte del nostro patrimonio archeologico e ambientale, incominciamo a scendere piano piano verso un costume di distrazione nei confronti dei beni che lo compongono. Per cui il mio voto è favorevole, peraltro ho firmato l'ordine del giorno per questo.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Cuccureddu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Presidente, intervengo per chiedere se è possibile la votazione per parti. La prima parte sino alle parole "bene unico paesaggistico e culturale.", la seconda parte ciò che segue. Mi pare, infatti che la seconda frase sia pleonastica e - come diceva l'onorevole Soru - toglierla probabilmente non cambia niente, ma può consentire un più agevole percorso della successiva fase di predisposizione dell'intervento legislativo.
Vorrei approfittare, però, di uno dei tre minuti che mi spettano, e chiedo scusa se sarò ripetitivo, per sottolineare che spessissimo inseriscono in legge frasi del tipo "col concorso dello Stato". Lo Stato sta vendendo i suoi beni, sarebbe disposto a vendersi anche qualche monumento importante in qualche palazzo importante, difficilmente pertanto metterà a disposizione risorse per contribuire all'incremento del patrimonio pubblico regionale. Io credo che dovremmo interamente farci carico di questo.
Vorrei rimarcare, inoltre, come, ancora una volta, l'attenzione di quest'Aula si concentri su Tuvixeddu e Tuvumannu. Io ammetto la mia ignoranza, non so dove siano questi posti, più o meno lo so, non li ho mai visti, però vorrei dire che nel resto della Sardegna ci sono posti per l'identità sarda che hanno altrettanto valore dell'importantissimo patrimonio fenicio-punico della zona di Cagliari. A Porto Torres, i resti della Reggia di Re Barbaro, che presenta problematiche simili, di interventi urbanistici bloccati e altri siti importantissimi dell'epoca medievale, non hanno ricevuto la stessa attenzione da parte di quest'Aula. Io è l'ennesima volta che ne parlo: si parla di immobili e si parla di concentrare tutto su Cagliari, anziché fare in modo che la regione conti una presenza diffusa nel territorio regionale. Si parla di archeologia, e si parla sempre ancora di Cagliari. Cerchiamo di prestare attenzione a tutta la Sardegna. La Sardegna non finisce a Monastir.
PRESIDENTE. Metto in votazione la prima parte dell'ordine del giorno sino alle parole "come bene unico paesaggistico culturale".
Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Chiedo la votazione nominale.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, della prima parte dell'ordine del giorno numero 1, sino alle parole "come bene unico paesaggistico culturale".
(Segue la votazione)
Prendo atto che i consiglieri Cossa, De Francisci, Floris Mario e Greco hanno votato a favore.
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Amadu - Bardanzellu - Barracciu - Bruno - Campus - Cappai - Caria - Contu Felice - Contu Mariano - Cossa - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - De Francisci - Dedoni - Dessì - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Mario - Floris Rosanna - Greco - Locci - Lotto - Manca - Maninchedda - Mariani - Meloni Marco - Moriconi - Mula - Mulas - Murgioni - Oppi - Peru - Piras - Pitea - Pittalis - Porcu - Randazzo - Rodin - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Sanna Paolo - Solinas Christian - Soru - Steri - Uras - Zedda Alessandra - Zedda Massimo - Zuncheddu.
Si sono astenuti: la Presidente Lombardo - Stochino.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 53
votanti 51
astenuti 2
maggioranza 26
favorevoli 51
(Il Consiglio approva).
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, della restante parte dell'ordine del giorno.
(Segue la votazione)
Prendo atto che il consigliere Floris Mario si è astenuto.
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Amadu - Bardanzellu - Barracciu - Bruno - Campus - Caria - Contu Felice - Contu Mariano - Cucca - Cuccu - De Francisci - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Rosanna - Greco - Locci - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Marco - Moriconi - Murgioni - Oppi - Peru - Piras - Pitea - Pittalis - Porcu - Randazzo - Rodin - Sanna Gian Valerio - Sanna Paolo - Soru - Steri - Stochino - Uras - Zedda Alessandra - Zedda Massimo - Zuncheddu.
Rispondono no i consiglieri: Dedoni - Dessì - Maninchedda - Mula - Sanna Giacomo - Solinas Christian.
Si sono astenuti: la Presidente Lombardo - Cappai - Cossa - Cuccureddu - Floris Mario - Mulas.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 53
votanti 47
astenuti 6
maggioranza 24
favorevoli 41
contrari 6
(Il Consiglio approva).
I lavori del Consiglio riprenderanno lunedì mattina alle ore 10.
La seduta è tolta alle ore 17 e 51.