Seduta n.408 del 05/06/2013 

CDVIII SEDUTA

(ANTIMERIDIANA)

Mercoledì 5 giugno 2013

Presidenza del Vicepresidente COSSA

indi

della Presidente LOMBARDO

La seduta è aperta alle ore 10 e 31.

SECHI, Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta pomeridiana del 7 maggio 2013 (399), che è approvato.

Congedo

PRESIDENTE. Comunico che il consigliere regionale Vincenzo Floris ha chiesto congedo per la seduta antimeridiana del 5 giugno 2013.

Poiché non vi sono opposizioni, il congedo si intende accordato.

Colleghi, sospendo la seduta.

(La seduta, sospesa alle ore 10 e 32, viene ripresa alle ore 10 e 46.)

Discussione della mozione Arbau - Stocchino - Mariani - Solinas Antonio - Zuncheddu - Cugusi - Sechi - Cocco Daniele Secondo - Ben Amara - Salis - Floris Vincenzo - Moriconi - Cozzolino - Sabatini - Cuccu - Sanna Gian Valerio - Lotto - Corda - Diana Giampaolo - Manca - Cocco Pietro - Espa - Bruno - Agus - Meloni Valerio - Diana Mario - Mulas - Campus - Mula sulla proposta di costituzione di un sistema agricolo, attraverso l'aggregazione dell'offerta e della domanda. Agricoltura come leva strategica per il potenziamento dell'intera economia produttiva isolana e conseguente sviluppo occupazionale (256) abbinata alle interpellanze Cuccu - Sabatini - Meloni Valerio - Cucca - Moriconi sulla grave crisi del comparto ovicaprino in Sardegna (152/A) e Diana Mario sulla difesa del prezzo del latte ovino e sulle azioni per la diversificazione produttiva dal pecorino romano verso altre tipologie casearie (344)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione numero 256 abbinata alle interpellanze numero 152 e 344.

(Si riporta di seguito il testo della mozione e delle interpellanze:

Mozione Arbau - Stocchino - Mariani - Solinas Antonio - Zuncheddu - Cugusi - Sechi - Cocco Daniele Secondo - Ben Amara - Salis - Floris Vincenzo - Moriconi - Cozzolino - Sabatini - Cuccu - Sanna Gian Valerio - Lotto - Corda - Diana Giampaolo - Manca - Cocco Pietro - Espa - Bruno - Agus - Meloni Valerio - Diana Mario - Mulas - Campus - Mula sulla proposta di costituzione di un sistema agricolo, attraverso l'aggregazione dell'offerta e della domanda. Agricoltura come leva strategica per il potenziamento dell'intera economia produttiva isolana e conseguente sviluppo occupazionale.

IL CONSIGLIO REGIONALE

PREMESSO che il settore agricolo sardo sta vivendo attualmente una fase di profondo cambiamento rappresentata, da un lato, dalla consapevolezza che non si può vincere la concorrenza globale omologandosi a modelli esterni e concorrenti di matrice europea e intercontinentale e, dall'altro, dall'opinione condivisa che è necessario promuovere un modello agricolo regionale multifunzionale, forte, autonomo, competitivo e differenziato che crei le condizioni per superare gli squilibri strutturali che ancora oggi condizionano il mondo agricolo sardo;

RILEVATO che:

- l'agricoltura è una leva strategica per l'economia produttiva e strumento fondamentale di tutela dell'ambiente, di presidio del territorio rurale e portatrice di valori identitari della nostra comunità;

- l'aggregazione dell'offerta è indispensabile per poter commercializzare in maniera adeguata le produzioni, in quanto, generalmente, le dimensioni delle singole aziende sono così ridotte da non rendere possibile l'adozione di adeguate politiche di marketing dirette ai consumatori;

CONSTATATO che:

- le aziende del comparto ovino vivono una situazione di estrema difficoltà a causa della dinamica dei prezzi del latte che, spesso, non compensano neppure i costi di produzione;

- la quantità totale di latte prodotto è comunque congrua rispetto alle necessità di mercato, anche a seguito della comparsa di produzioni innovative a basso contenuto di grassi saturi che lasciano intravedere interessanti margini di crescita della richiesta ed è quindi prioritario procedere quanto prima a mettere in campo tutti gli interventi necessari per il rilancio del comparto ovino,

impegna il Presidente della Regione e l'Assessore regionale dell'agricoltura e riforma agro-pastorale

a trasmettere alla Quinta Commissione consiliare, entro un mese dall'approvazione della presente mozione, una dettagliata relazione sullo stato del settore, con specifico riferimento agli aspetti normativi, economici e organizzativi, ai rapporti intercorrenti tra i componenti della filiera produttiva, alla quantità e qualità delle produzioni, ai costi e a quant'altro necessario per una compiuta analisi e valutazione della situazione del comparto;

invita la Quinta Commissione consiliare

a predisporre, anche sulla base della relazione di cui sopra, un'apposita proposta di legge finalizzata al rilancio del comparto ovino, con particolare attenzione alla necessità di incoraggiare l'aggregazione dell'offerta, le produzioni innovative, l'ottimizzazione della gestione degli impianti e ogni ulteriore intervento reputato utile per pervenire a una riduzione dei costi di produzione che non incida sulla quantità e qualità del prodotti. (256)

Interpellanza Cuccu - Sabatini - Meloni Valerio - Cucca - Moriconi sulla grave crisi del comparto ovicaprino in Sardegna.

I sottoscritti,

PREMESSO che:

- dal 2000 il settore agro-alimentare vive uno stato di profonda crisi che colpisce in particolare il comparto ovino della Sardegna che produce attualmente circa il 50 per cento della produzione lorda vendibile in Italia e dove operano circa 17.000 aziende;

- le proteste dei pastori e del mondo delle campagne rappresentano il sintomo di una crisi che sta mettendo seriamente a rischio l'esistenza stessa di migliaia di aziende;

- l'allevamento ovicaprino in Sardegna, oltre a trainare l'intero sistema economico isolano, contribuisce a mantenere la biodiversità della flora, a proteggere la fauna selvatica e a ripulire gli spazi naturali dalla vegetazione secca;

- la gestione del mercato e della programmazione delle produzioni rappresenta il vero punto debole della filiera;

- negli ultimi dieci anni sono stati erogati diversi finanziamenti al sistema delle imprese di trasformazione con l'obiettivo di modernizzare gli impianti e diversificare la produzione, non riuscendo, però, a rammodernare anche l'intero sistema di mercato e non registrando quindi, alcuna ricaduta positiva sulle imprese agro-pastorali che, anzi, hanno assistito impotenti ad un costante calo del prezzo del latte;

- nonostante il settore lattiero-caseario-ovino rappresenti una delle punte di diamante dell'export agro-alimentare, le aziende agro-pastorali, negli ultimi anni, hanno proseguito con l'attività produttiva solo grazie agli aiuti comunitari, mentre l'abbandono della politica di valorizzazione del ruolo delle organizzazioni dei produttori (OP) ha coinciso con il riacutizzarsi della crisi del settore;

- in data 13 settembre 2010 il Consiglio regionale ha approvato un ordine del giorno nel quale indica alla Giunta regionale le misure più urgenti da adottare per permettere al comparto agro-pastorale di superare l'emergenza attuale e creare le premesse per un suo rilancio su nuove basi e in particolare impegna l'Esecutivo regionale a destinare 15 mila euro, in regime di "de minimis", alle aziende agro-pastorali in difficoltà economica;

- il tavolo che si svolto mercoledì 29 settembre 2010 presso il Ministero delle politiche agricole tra il Governo, la Regione, le parti sociali, le organizzazioni di categoria, il mondo dei produttori e dei cooperatori, si è concluso con un nulla di fatto e in seguito l'Assessore Prato ha accusato senza mezzi termini il Governo di fare "figli e figliastri", privilegiando il settore vaccino a scapito di quello ovino;

- il Ministro delle politiche agricole, Giancarlo Galan, rispondendo alla Camera dei deputati ad un'interpellanza, ha replicato alle accuse dell'Assessore Prato sostenendo che "il tavolo è saltato, perché qualcuno aveva promesso qualcosa che non poteva promettere";

CONSIDERATO che:

- l'assenza di un'adeguata politica del credito in agricoltura ha reso debole la situazione finanziaria delle aziende pastorali che sono esposte al ricatto di chi può erogare caparre di campagna e ha rafforzato il ruolo dei mediatori e accaparratori di latte con nessun beneficio per i pastori e creando danni a tutto il sistema;

- è necessario predisporre un'azione di rilancio e di ammodernamento del sistema cooperativo della trasformazione lattiero-casearia e definire una serie di proposte finalizzate a rispondere nell'immediato all'emergenza, offrendo prospettive efficaci di rilancio e sviluppo produttivo del comparto ovi-caprino;

CONSTATATO che: per uscire da una situazione di costante penalizzazione degli interessi dei pastori è necessario ridefinire il prezzo del latte sulla base dei prezzi di mercato delle quattro maggiori categorie merceologiche dei formaggi pecorini (pecorino romano quotazione USA, pecorino romano quotazione Italia, pecorino sardo e altre specialità tipiche semistagionate, formaggi a pasta molle) e sulla base di un sistema di calcolo che tenga conto dei costi di produzione, delle rese e dei cali di peso delle diverse tipologie,

chiedono di interpellare l'Assessore regionale dell'agricoltura e riforma agro-pastorale per:

1) conoscere le trattative e lo stato dei lavori del tavolo tecnico istituito presso il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali per superare la grave crisi del comparto ovi-caprino;

2) conoscere le motivazioni che hanno spinto l'Assessore ad abbandonare il tavolo ministeriale;

3) sapere se sono già state individuate e predisposte le misure anticrisi con cui dare risposte concrete alle aziende agro-pastorali e come la Giunta regionale intenda reperire le risorse per i contributi da erogare in regime di "de minimis";

4) sapere a che punto è la trattativa con il Governo nazionale per definire gli interventi sullo stock delle giacenze, attraverso azioni di solidarietà sociale in Italia e all'estero; dalle dichiarazioni del Ministro Galan si evince, infatti, che per la spedizione del formaggio pecorino nei paesi in via di sviluppo ci sarebbe la disponibilità del Ministero degli affari esteri, assicurata in sede di tavolo tecnico dalla Regione Sardegna con 12 milioni di euro a carico del bilancio regionale; la disponibilità di quei fondi, oggi, sembra essere venuta meno;

5) sapere se non ritenga opportuno costituire un tavolo che coinvolga le OP del latte e le OP dei trasformatori che definisca il prezzo del latte tenendo conto dei prezzi di vendita di tutte le tipologie di formaggio, dei costi di trasformazione, delle rese e dei cali di peso;

6) sapere se non ritenga opportuno sospendere il pagamento dei contributi previdenziali e assicurativi e la rateizzazione del minimo. (152)

Interpellanza Diana Mario sulla difesa del prezzo del latte ovino e sulle azioni per la diversificazione produttiva dal pecorino romano verso altre tipologie casearie.

Il sottoscritto,

PREMESSO che, con riferimento alla difesa del prezzo del latte ovino ed all'azione di diversificazione produttiva dal pecorino romano verso altre tipologie di formaggi ovvero verso la trasformazione in latte in polvere, in ottemperanza del deliberato normativo dell'articolo 7 della legge regionale 17 novembre 2010, n. 15, sono stati recentemente adottati due atti concomitanti i cui effetti sono tali da determinare un grave danno alle industrie cooperative e private della Sardegna, oltre a gravi violazioni di legge e che tali atti sono la deliberazione n. 28/3 del 26 giugno 2012, avente per oggetto la diversificazione produttiva di cui alla legge regionale n. 15 del 2010, ed il bando Agea con procedura negoziata n. DPMU.2012.1762 del 2 luglio 2012, così come modificato per errata corrige con nota n. DPMU.2012.1809 del 3 luglio 2012, per la fornitura e il trasporto di formaggi vari in aiuto alimentare agli indigenti, che favorirebbe il pecorino romano prodotto nel Lazio a discapito di quello proveniente dalle altre aree geografiche di produzione, tra cui la Sardegna che è la Regione con la più alta produzione;

RILEVATO che la deliberazione, nella sua formulazione attuale, viola palesemente la volontà del legislatore di favorire la diversificazione dal pecorino romano, così come manifestamente espressa nell'articolo 7, comma 1, della legge regionale n. 15 del 2010; infatti, la deliberazione consentirebbe l'accesso ai contributi de minimis ai produttori di latte ovino sardo che vendono il latte crudo al di fuori della Sardegna, fatto grave per tre ragioni facilmente comprensibili: la prima è che tale misura non è prevista nel dettato normativo della legge regionale n. 15 del 2010 tra le misure finalizzate a favorire la diversificazione e la sua introduzione costituisce pertanto una violazione di legge, la seconda è che viene punita la trasformazione in loco, con gravi danni economici ed occupazionali, e la terza è che il latte viene trasformato in prevalenza presso un'industria casearia laziale che utilizza il latte sardo per produrre proprio quel pecorino romano che al contrario, per legge, si vorrebbe ridurre;

RILEVATO altresì che il produttore di pecorino romano di cui sopra verrebbe favorito a scapito dei 34 caseifici sardi nell'aggiudicazione del bando Agea, senza che nessuna norma nazionale o comunitaria permetta di elargire contributi pubblici ad personam, poiché il bando prevede l'acquisto di un lotto di pecorino romano prodotto nel Lazio e di un altro lotto con provenienza generica, con il risultato che il produttore di cui sopra, a differenza delle aziende sarde, potrà concorrere per la fornitura di entrambi i lotti;

CONSIDERATO che i due atti, stranamente concomitanti, sono tali da creare un nocumento grave a tutta la pastorizia sarda e che, mentre il bando Agea certifica ancora una volta che la Sardegna viene trattata dallo Stato come l'ultima delle colonie, la deliberazione dimostra che la prima a comportarsi da colonizzata è la stessa Giunta regionale,

chiede di interpellare l'Assessore regionale dell'agricoltura e riforma agro-pastorale affinché riferisca quali misure la Giunta regionale intenda adottare:

1) al fine di annullare e successivamente approvare ex novo, con le necessarie modifiche, la deliberazione n. 28/3 del 26 giugno 2012, affinché rispetti il dettato della legge regionale n. 15 del 2010 nella parte in cui quest'ultima si prefigge lo scopo di ridurre la produzione di pecorino romano DOP favorendo la differenziazione verso altre tipologie di formaggi, vale a dire escludendo i produttori di latte ovino sardo che vendono il latte crudo al di fuori della Sardegna dall'accesso ai contributi de minimis;

2) presso il Governo nazionale affinché il bando Agea n. DPMU.2012.1762 del 2 luglio 2012 sia modificato in maniera tale da non risultare discriminatorio nei confronti dei produttori sardi, vale a dire garantendo loro le medesime condizioni di accesso alla fornitura del pecorino romano che vengono garantite ai produttori del Lazio.)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione. Uno dei presentatori della mozione ha facoltà di illustrarla.

ARBAU (Sardegna è già Domani). Ringrazio innanzitutto i colleghi consiglieri per aver consentito di portare immediatamente, all'attenzione di questa Assemblea, l'argomento relativo all'agricoltura e alla pastorizia. Faccio una piccola premessa: sono come quei giocatori che vengono chiamati a giocare gli ultimi 15 minuti della partita e, come tali, devono entrare nella competizione con lo spirito di voler fare il proprio dovere, cercare di portare il proprio contributo e non voler strafare. Tutti questi giocatori, che entrano negli ultimi 15 minuti, devono avere un senso di squadra, ebbene per me la squadra è la Sardegna; le magliette di una parte o dell'altra le metteremo nella prossima competizione elettorale ma, per il momento, la maglietta è quella della nostra Regione. Con questo obiettivo è arrivata alla discussione la mozione sull'agricoltura, sottoscritta da numerosi altri consiglieri e, grazie all'Ufficio di Presidenza e all'organizzazione dei Capigruppo, portata alla discussione in Aula.

Noi siamo leader in questo settore, siamo leader a livello mondiale, dobbiamo essere orgogliosi di questo settore, dobbiamo solo ed esclusivamente pensare di organizzare il governo, di organizzarlo meglio. Questa mozione non punta a censurare un assessore piuttosto che un altro, ma punta a fare quel salto in più, metterci assieme, per costruire un sistema organizzato che consenta a un settore che è primario, importantissimo per la nostra Isola, di fare quel salto di qualità. Dalla terra si parte, dalla terra e dall'istruzione si parte, un'endiadi, un unicum che deve portare la nostra Isola a fare sistema.

Un settore, tuttavia, che sconta dei problemi molto importanti, ad esempio nel settore agropastorale, specificatamente in quello pastorale , abbiamo un prezzo del latte che non remunera i costi di produzione. Questo è, purtroppo, un dato di fatto. Questa condizione del prezzo del latte ha portato diversi Assessori, il Consiglio regionale, tutti noi che ci occupiamo della…

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Arbau, prego i colleghi di mantenere un contegno accettabile che permetta all'onorevole Arbau di illustrare la mozione.

ARBAU (Sardegna è già Domani). E' normale a inizio seduta che ci siano queste…

PRESIDENTE. Forse è l'ora antelucana, onorevole Arbau.

ARBAU (Sardegna è già Domani). Sì, forse è quello.

Dicevo, quindi, che abbiamo un prezzo del latte che non è remunerativo, ed è un problema che abbiamo affrontato un po' tutti. Io mi occupo della questione dal 2003 quando, con un comitato di pastori, inoltrammo un ricorso all'Antitrust contro il cosiddetto "cartello degli industriali caseari". Sono seguiti dieci anni di battaglie, dove ce le siamo date di "santa ragione", pastori contro industriali, contro cooperatori, la Regione, che aveva sempre una posizione più o meno ambigua, patti non rispettati; è arrivato il momento in cui dobbiamo mettere un punto, andare a capo e costruire un sistema di governo del sistema.

Questa condizione è data anche dal nuovo pacchetto latte licenziato dalla Comunità europea, sto parlando del Regolamento 261 del 2012, che ha modificato il Regolamento 1234 del 2007, dove, appunto, si prevede la possibilità di costituire, di organizzare la filiera. Come si può organizzare la filiera in Sardegna? A noi serve un organismo che, in collaborazione con l'Assessorato regionale dell'agricoltura, con questo Consiglio, con la Giunta, con tutti i soggetti del settore, riesca a mettere assieme i pastori, i trasformatori, i cooperatori e anche i consumatori, lo dice il Regolamento in modo chiaro. Questo organismo si chiama "organizzazione interprofessionale". Attraverso questa organizzazione, possiamo "organizzare" tutte le attività necessarie.

Innanzitutto il consumo interno, perché noi non consumiamo i nostri prodotti, badate, non è una battaglia così, giusto per mettersi un'etichetta di mangiare bio, mangiare a chilometro zero, è una questione determinante per lo sviluppo della nostra Regione. Ci sono già stati dei provvedimenti, ad esempio la legge numero 1 del 2010, che vanno in questo senso, però dobbiamo fare sistema e, soprattutto, ci serve l'organizzazione interprofessionale per poter applicare concretamente l'attività. E' necessario organizzare la ricerca di nuovi mercati perché è vero che noi produciamo milioni di litri di latte in Sardegna, centinaia di milioni di litri di latte, ma è anche vero che, rispetto al mercato internazionale, siamo una piccola parte, quindi è necessario trovare nuovi mercati che ci consentano di arrivare a un prezzo remunerativo.

Attraverso l'organizzazione interprofessionale si può organizzare concretamente, non dall'alto verso il basso, ma dalla base, un sistema per la riduzione dei costi, quindi la riduzione dei costi energetici, dei costi delle materie prime attraverso la sinergia tra pastori e agricoltori, che oggi sembrano due mondi a sé stanti e, soprattutto, organizzare ulteriormente i "Piani per la regolarizzazione dei formaggi", disciplinati dal pacchetto latte. Che cosa sono questi Piani per la regolarizzazione dei formaggi DOP e IGP? Sono dei meccanismi che consentono al mercato di potersi organizzare e modulare a seconda della domanda. L'offerta oggi è lasciata in mano all'iniziativa dei privati, giustamente, che però devono essere messi nelle condizioni di poter interloquire. Oggi abbiamo dei grandi consorzi che stanno lavorando, penso al Consorzio del pecorino romano piuttosto che a quello del pecorino sardo o ulteriormente a quello più piccolo, che a me sta molto a cuore, del Fiore sardo. Questi organismi, tuttavia, vanno supportati attraverso questa organizzazione interprofessionale.

Badate, quello dell'agricoltura e della pastorizia non è un settore di persone disperate o che stanno chiedendo l'elemosina. Questo che chiediamo stamattina si può fare a costo zero. L'altro giorno mi ha fatto specie che, in Commissione, in audizione, un signore titolato sia venuto a dirci: "Noi dobbiamo creare borse di studio perché se no restiamo tutti pastori". A quel signore posso dire che io sono un pastore e ne sono orgoglioso perché sono arrivato alla laurea e a svolgere la mia professione di avvocato grazie alla pecora e mi fa ulteriormente orgoglio che i nostri bambini, nei nostri paesi, siano orgogliosi della propria attività principale. Questa Assemblea deve essere orgogliosa di quel settore perché è un settore (questi sono i dati di Laore) che vede la Sardegna, non l'Italia, nei primi posti delle produzioni mondiali. E' vero che si dice che la Cina abbia un miliardo ipotetico di litri di latte ("ipotetico", così ci dicono i tecnici), ma noi produciamo 300 milioni di litri di latte. Questa è la nostra FIAT! In America ant a fai machinas, in Finlandia ant a fai su Nokia e noi inoghe faghimos latte de erbeghe. Se non ci entra in testa questa cosa molto chiara, non stiamo facendo niente e non dobbiamo pensare di frazionare gli interventi per dare il contentino al pastore, assolutamente! Ci sono i premi comunitari, benessere animale, il premio unico, sui seminativi, che danno già un'integrazione al reddito. Il pastore ha bisogno solo ed esclusivamente di vedersi pagato il prezzo equo del latte e questo può avvenire, senza giri di parole, attraverso un accordo con gli industriali caseari, con le cooperative, garantendo a questi altri soggetti che governano il mercato, tra virgolette, poi dirò un'ulteriore precisazione, di poter innalzare il prezzo del latte. Un prezzo equo sarebbe quello di un euro, ma non è il problema di avere trenta centesimi in più, un centesimo in più o in meno; è il problema di sedersi e trovare le modalità di iniziare a dialogare.

L'altro giorno ho dato vita a un'iniziativa, come Gruppo consiliare, a Gavoi ed erano presenti tutti i soggetti e, in quella sede, è emerso che i soggetti sono pronti, aspettano solo la chiamata nostra, Assessore. Con lei ne ho parlato poc'anzi, ne abbiamo parlato anche ieri, sono in questi banchi all'opposizione, ma sono qui per lavorare con lei, sono a sua disposizione per cercare di portare il risultato a casa, che è il risultato della Sardegna, non di Efisio Arbau o di Oscar Cherchi. Aspettano un segnale nostro per costruire quel governo del settore che ci porti a fare i passi necessari per far sì che noi, con quella forza, con quella maglietta di leader a livello mondiale, iniziamo a fare il nostro dovere.

Questo è lo spirito della mozione in discussione. Ho riscontrato, nei banchi a sinistra e a destra, la volontà di lavorare assieme. Sono 1 su 80 ma sono qui per fare questo dovere.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il consigliere Cuccu per illustrare la sua interpellanza.

CUCCU (P.D.). Presidente, colleghi, Assessore, questa interpellanza è stata presentata il 1 ottobre 2010, in un periodo molto caldo per il settore ovino: c'erano le manifestazioni dei pastori, anche qua sotto. Nel frattempo in questi anni la temperatura si è un po' abbassata, ahimè, non per azioni virtuose messe in campo dalla Giunta regionale ma perché il prezzo del pecorino romano in questi anni ha raggiunto un livello (oggi siamo intorno a 6,30 euro al chilogrammo all'ingrosso) tale da consentire una remunerazione ancora insufficiente del latte, che permette comunque di incominciare a remunerare i fattori produttivi. Oggi il prezzo del latte, all'inizio della campagna, è di 75 centesimi, ma potrebbe arrivare, specie nelle cooperative, a 90 centesimi a fine campagna; siccome questo andamento positivo è frutto esclusivamente delle fluttuazioni del mercato del pecorino romano e non di interventi di politica agricola regionale è evidente che questa interpellanza, ormai vecchia di quasi tre anni, mantiene purtroppo tutta la sua qualità e l'onorevole Arbau ha, in maniera precisa, rappresentato quali sono le difficoltà che ancora oggi attraversa questo settore.

Nonostante a novembre di quell'anno (2010), subito dopo la presentazione di questa interpellanza, sulla spinta anche del Movimento dei pastori, avessimo approvato (quella che definisco famigerata) la legge numero 15, i problemi rimangono comunque e sempre drammaticamente tutti in piedi perché quella legge, la numero 15 del 2010, che doveva servire per fronteggiare un'emergenza, era una legge spudoratamente orientata sulla trasformazione; era una legge che ha ingannato la produzione, che ha ingannato anche quel movimento che aveva spinto perché si approvasse la legge numero 15 di quell'anno.

Allora, Assessore, noi siamo sempre interessati, anche a distanza di tre anni, a conoscere le politiche che lei intende mettere in campo (poi interverrò sulla mozione in discussione generale, però questi sono alcuni interrogativi) ad esempio per supportare i pastori con un'adeguata politica del credito, che non li esponga e non esponga le loro aziende al ricatto di chi può erogare le caparre di campagna, chi segue questo comparto sa di che cosa sto parlando, sa quello che succede quando si erogano le caparre per dare un po' di liquidità all'azienda agricola a inizio campagna, sa che poi diventa un cappio al collo per quelle stesse aziende che non sono in condizioni di poter negoziare, cosa difficile da soli (poi entreremo sul discorso delle OP e sui rapporti di filiera, lo faremo quando avremo più tempo nel discutere la mozione).

Una politica del credito, che consenta alle aziende di avere quella liquidità che permetta loro di essere più libere all'inizio della campagna, sicuramente sarebbe importante, quindi saremmo interessati a sapere da lei se state affrontando questo aspetto e quali sono le politiche che intendete mettere in campo per dare una stabilità al meccanismo della formazione dei prezzi. Adesso non ho tempo per parlarne, ma ne parlerò dopo, perché anche il meccanismo di formazione dei prezzi ha bisogno che sia stabilizzato attraverso dei tavoli, attraverso dei meccanismi propri di formazione del prezzo che non tenga conto solamente del prezzo del pecorino romano, ma anche di altre produzioni e tenga conto, il meccanismo di formazione del prezzo, anche dei costi di produzione perché poi diversamente lo abbiamo sempre ancorato al mercato.

Assessore, questa interpellanza, pur datata di tre anni, mantiene la sua attualità e sarebbe bene che avessimo contezza e potessimo dare il nostro contributo per mettere in campo le politiche più utili per dare un sostegno a un comparto che per noi è fondamentale.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il consigliere Mario Diana per illustrare la sua interpellanza.

DIANA MARIO (Sardegna è già Domani). Presidente, anche l'interpellanza di cui trattasi è datata, nel senso che risale al 2012; aveva un senso allora ma credo che abbia senso ancora oggi. L'argomento è quello sollevato dal collega Arbau in una mozione che vede anche la mia firma e quella di altri colleghi; il problema è sempre quello: il prezzo del latte ovino. Nell'interpellanza (poi interverrò nella discussione sulla mozione) si faceva menzione della legge numero 15 (una legge approvata dopo un lavoro lungo e improbo svolto in lunghe notti di grande manifestazione dei pastori sardi) che, soprattutto all'articolo 7, cercava di mettere ordine in un comparto come quello del latte ovino.

L'interpellanza tende a capire; non so se l'Assessore si sia preoccupato di modificare la delibera che è citata in questa interpellanza, certo è che, nel 2012, avvenne un fatto assolutamente deprecabile e dannoso per l'economia della Sardegna e per l'economia dei pastori sardi: il trasferimento di diversi milioni di litri di latte in continente, precisamente nel Lazio, permettendo che questo latte venisse trasformato in pecorino romano, quando il tentativo della legge numero 15 era quello invece di diminuire la produzione di pecorino romano. Come qualche collega ha già accennato, la produzione del pecorino romano (che è certamente ingente in Sardegna) ha il solo pregio di calmierare il prezzo del latte in basso, perché se il mercato americano non spunta prezzi, come quelli che in questo momento possono essere intorno ai 6 euro, quando il prezzo scende sotto i 5 euro, il prezzo del latte, ovviamente, ne risente. Siccome la trasformazione del pecorino romano in Sardegna è altissima, troppo, si era tentato di mettere un argine a questa trasformazione e quindi la diversificazione.

Ma se poi ci accorgiamo, com'è successo l'anno scorso, che diversi milioni di litri di latte da un'azienda nazionale, che ha anche stabilimenti in Sardegna, vengono esportati in continente e trasformati in pecorino romano, diventando concorrenza della concorrenza, e che a questo industriale vengono concesse anche agevolazioni che ne limitano il costo del trasporto, beh, se questo è vero, credo che non abbiamo rispettato il dettato della legge numero 15! Su questo era stata impostata l'interpellanza che oggi ha ancora un senso; non avrebbe più senso qualora l'Assessore dichiarasse in quest'Aula che si è provveduto a fare i correttivi adeguati. Non mi risulta che ci siano correttivi, non mi risulta che la legge numero 15 sia stata modificata per permettere un fatto di questo genere, bisogna assolutamente modificare la legge numero 15.

Sul prosieguo della mozione interverrò successivamente, appena il Presidente me ne darà l'opportunità, allora faremo un discorso certamente di più ampio respiro, l'onorevole Arbau si è meravigliato e non ha protestato quando, all'inizio del suo intervento, l'Aula pareva (mi limito a dire "pareva") distratta. Forse, onorevole Arbau, non ci si rende conto di che cosa stiamo parlando. Siamo presi da tantissime emergenze in questa Regione che l'emergenza maggiore, che è quella dell'agricoltura e della pastorizia, passa sempre in secondo ordine. Il giorno che questo Consiglio regionale dovesse capire esattamente la portata e la valenza dell'agricoltura in Sardegna, probabilmente tutti quanti staremmo con le orecchie dritte ascoltando e qualche volta anche imparando; una cosa vietata in quest'Aula perché tutti ci preoccupiamo di altro fuorché di quelli che sono gli interessi di una Regione che, dall'agricoltura e da cinquemila anni di storia, come diceva una vecchia pubblicità, ha tratto profitto e può trarre ancora altissimo profitto.

PRESIDENTE. Ricordo ai consiglieri che intendono parlare che devono iscriversi non oltre la conclusione del primo intervento.

E' iscritto a parlare il consigliere Lotto. Ne ha facoltà.

LOTTO (P.D.). Presidente, quando il collega Arbau mi ha sottoposto all'attenzione l'idea di proporre al Consiglio regionale di ragionare su una mozione sull'agricoltura, l'ho guardato con un punto interrogativo stampato in fronte. Non era perché sottovalutavo la sua buona volontà di affrontare un tema sul quale abbiamo la medesima sensibilità e al quale prestiamo la medesima attenzione, il fatto è che abbiamo discusso in questi quattro anni, più volte, o di mozioni o di ordini del giorno sull'agricoltura, abbiamo anche affrontato e varato due leggi che riguardano, per il risultato che hanno avuto, soltanto di striscio il settore, anche se poi parlano solo del settore agricolo. Quando l'ho guardato con fare sorpreso, era perché, a mio parere, se non si fanno delle leggi che davvero servono a questo comparto, noi qui dentro possiamo parlarne anche per tutti i mesi che restano di questa legislatura, ma non risolveremo alcun problema.

Sono state varate, dicevo, la legge numero 1 del 2010 che aveva tentato di affrontare la questione dei prezzi dei prodotti agricoli, ma si è incagliata su un tema importante che riguarda la difesa dei prodotti agricoli sardi, quello della mancata istituzione in Sardegna di un marchio collettivo per consentire di individuare dei percorsi certi e sicuri, legali, in linea con le normative europee, per difendere i nostri prodotti. Così come la stessa legge del 2010, la numero 15, a cui faceva riferimento il collega Diana poco fa, era una legge chiaramente emergenziale di cui è stata applicato soltanto l'articolo 1 e malamente qualche altro. All'articolo 12 si parlava di un argomento di grandissimo interesse che avrebbe potuto dare respiro alle aziende agricole sarde, era quello del ricorso alla SFIRS per creare le condizioni per consentire alle aziende agricole di utilizzare finanziamenti per realizzare impianti di energie rinnovabili, dal fotovoltaico, fino a qualche mese fa, all'eolico, ancora oggi convenienti.

Ebbene, la convenzione con le banche sul contenuto di quell'articolo 12 della legge numero 15 è stata firmata un mese fa! Signori, la legge è del 2010, di che cosa vogliamo parlare? Di che cosa vogliamo parlare qui dentro se per un qualcosa che viene varato, che può anche dare un barlume di prospettiva o comunque di aiuto concreto, che non è solo assistenza alle aziende agricole, ci si impiega la bellezza di tre anni per cercare di portarlo a regime, quando ormai non serve più? Quando ormai non serve più!

Parlando in Commissione agricoltura, l'altro giorno, della chimica verde e dei riflessi a monte dello stabilimento industriale, cioè i riflessi sull'agricoltura, qualcuno, anche per contestare la scelta di un utilizzo a larga scala di una coltura non proprio tradizionale della Sardegna come il cardo, ha ricordato la questione della biodiversità. Ma la Sardegna, che è forse la regione più ricca di patrimonio di biodiversità, è una delle poche regioni in Italia che non ha una legge sulla biodiversità, sulla valorizzazione del patrimonio genetico esistente in quest'isola!

Il collega Arbau ha anche parlato di accordi interprofessionali. C'è una proposta di legge che parla di interprofessioni e della costruzione di percorsi che consentano a tutte le parti della filiera di venire coinvolte in maniera consapevole e non penalizzante per nessuna, quindi neanche per il mondo agricolo che fino adesso è l'unico che resta penalizzato, di questa legge non se ne è mai discusso. Come non abbiamo mai discusso, pur parlando negli uffici delle nostre agenzie, in tante occasioni, di una proposta di legge che ragiona sulla costruzione dei distretti in Sardegna e le nostre agenzie agricole parlano dei distretti e non c'è una normativa nostra che consenta di collocare queste istituzioni all'interno di un percorso chiaro, definito e garantito dal punto di vista normativo.

Non credo che sarà sufficiente ciò che faremo oggi, io mi sforzerò, darò il mio contributo, darò il mio assenso e il mio voto a un ordine del giorno che richiami le tematiche contenute sia nella mozione del collega Arbau che nelle interpellanze (che col tempo sono diventate vecchie) dei colleghi Cuccu e altri e del collega Diana, ma il solo fatto che oggi loro dicano che "la loro valenza resta intatta", significa in maniera molto grave che non si è compiuto un solo passo avanti. Possiamo anche predisporre un ordine del giorno, permettetemi di essere scettico, ma se non facciamo qualcosa di più pregnante come Consiglio regionale (perchè il compito nostro non è solo quello di discutere ma anche di dare appigli normativi a chi opera in questo settore), a mio parere, purtroppo, non riusciremo a uscire da questa situazione.

Come non riusciremo a uscirne per il settore suinicolo, uno dei settori oggi più disastrato, il quale, se non gestito con attenzione, non solo dal punto di vista sanitario ma anche dal punto di vista agricolo ed economico,e se non affrontato, coinvolgendo con la stessa forza l'Assessorato della sanità, le agenzie agricole e l'Assessorato dell'agricoltura, noi lasceremo affogare. Eppure rappresenta una prospettiva che può dare più valore, anche valore culturale e tradizionale, alla nostra economia, in particolare del centro Sardegna. C'è una proposta di legge per la valorizzazione della razza sarda del suino sardo, c'è un movimento attorno a questo tema, ebbene, non si conclude nulla! Signori, non possiamo passare alla storia come la legislatura che ha prodotto ordini del giorno e mozioni, approvate o meno, che non danno alcun risultato senza un seguito concreto e reale fuori di qui.

Mi scuso con i colleghi se il mio intervento non è stato proprio entusiasta su ciò che abbiamo fatto finora in questo settore; sono però consapevole che sia davvero uno dei settori più importanti della nostra economia e che forse è quello che ha maggiori implicazioni anche di carattere sociale oltre che culturale, credo però che noi dobbiamo andare oltre quel troppo poco che si è fatto fino adesso. Mi auguro che questo scorcio di legislatura, che pure ormai mi appare abbastanza insufficiente, possa consentire almeno di affrontare, con la necessaria forza e consapevolezza dell'importanza, qualcuno di questi argomenti.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Sabatini. Ne ha facoltà.

SABATINI (P.D.). Presidente, ha ragione il collega Mario Diana quando dice che c'è la massima disattenzione nei confronti di problemi che sono invece importanti per il nostro territorio, per la nostra Sardegna e per la nostra economia. Ma non c'è solo disattenzione, non abbiamo più memoria, anche breve, delle cose che succedono nella nostra società e abbiamo anche dimenticato ciò che è accaduto qualche mese fa quando ci furono diverse manifestazioni, una delle quali ha anche creato qualche problema dal punto di vista dell'ordine pubblico, quando i pastori, qui sotto il Consiglio regionale, hanno manifestato un forte disagio, una difficoltà del comparto agricolo e in modo particolare di quello ovicaprino.

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LOMBARDO

(Segue SABATINI.) La Giunta ha scarsa memoria e sembra non ricordare gli impegni che prese in quel momento e subito dopo quelle manifestazioni, e non sembra essere attenta all'applicazione di una legge, la legge numero 15, che fu subito approvata, ricordo ancora la discussione che facemmo in Aula di fronte all'allora assessore dell'agricoltura, Prato, che presentò la legge numero 15 come un progetto di grande riforma dell'agricoltura sarda, quella che (ricordo l'espressione, era stata chiamata "svuota magazzini") doveva svuotare i magazzini dei nostri caseifici, doveva risolvere il problema dei pastori, avremmo innalzato il prezzo del latte e quindi avremmo risolto immediatamente tutti i problemi del sistema agricolo sardo.

Bene, oggi sono passati alcuni anni e possiamo affermare che avevamo ragione noi, che quella legge voleva accontentare tutti, dando delle piccole risposte, e non era invece una legge di prospettiva che mirava a un progetto serio di riforma e che non voleva occuparsi in modo responsabile della revisione di un comparto avente bisogno di un sostegno pubblico importante.

Però, assessore Cherchi, voglio dire qualcosa anche a lei, che in questo non ha responsabilità, riguardo all'applicazione di quella norma. Nell'ultima finanziaria, noi abbiamo presentato degli emendamenti per rifinanziare alcune norme che potevano essere utili per il comparto ovicaprino, quegli emendamenti sono stati bocciati dalla Giunta e dalla maggioranza, quindi è una legge inapplicata anche perché non è stata finanziata, non ci sono più risorse.

Il primo articolo dice le stesse cose che oggi ha detto il collega Arbau: "Al fine di favorire l'adozione del pagamento del latte a qualità e aggregare l'offerta dello stesso…". Quindi già allora, già nella "15", si parlava di aggregare l'offerta, era quella la finalità. Che cosa è stato fatto? Nell'articolo 16 si finanziava l'Università per uno studio a supporto della programmazione, dell'attività programmatica dell'Assessore, c'è questo studio? E' stato dato questo affidamento? Quali risultati e quali suggerimenti sono venuti dall'Università sarda che pure si è sempre occupata di questi problemi?

L'articolo 18 dice che l'Assessore "riferisce annualmente al Consiglio regionale" sull'applicazione della legge numero 15 e su quanto si sta facendo per il comparto ovicaprino. Assessore, ha mai relazionato? Ha mai presentato una relazione a questo Consiglio? Allora, o c'è una continuità di attenzione o (finché avremo la memoria corta e avuta la manifestazione dei pastori) facciamo finta di occuparci dei problemi e il giorno dopo ce ne siamo dimenticati perché non rifinanziamo le leggi che abbiamo fatto e neanche facciamo un esame attento della loro applicazione, quindi riferiamo agli organi competenti che hanno emanato quella legge, al Consiglio e alla Commissione!

Credo che, se sporadicamente vogliamo occuparci di un problema così importante di un settore così importante per la nostra economia, non arriveremo mai alla risoluzione di alcun problema, lo affronteremo in modo superficiale e continueremo a farlo in modo superficiale riempiendo, la gente e gli operatori di quel settore, di false promesse e imbrogliandoli, mentre sarebbe necessario un impegno continuo, costante e serio, fatto anche con l'aiuto e con il sostegno delle associazioni di categoria e dell'Università che potrebbe dare un grande apporto a livello programmatico per la predisposizione di programmi seri per esprimere una volontà di riforma vera e concreta che risani e aiuti un comparto così ancora in crisi oggi come ieri, anzi forse oggi più di ieri.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Cuccu. Ne ha facoltà.

CUCCU (P.D.). Presidente, Assessori, colleghi, siedo in questi banchi da nove anni e ciclicamente torniamo ad affrontare i problemi del comparto ovino. Ci torniamo ciclicamente perché il comparto ovino ha un valore socio-economico, lo spiegava bene l'onorevole Arbau, per la nostra Isola che va ben oltre il suo peso economico. E' del tutto evidente anche la valenza sociale che ha questo comparto, siamo tutti figli di agricoltori e di pastori. La situazione però è la stessa forse da ormai sessant'anni, già nel 1950 il senatore Carboni presentava un ordine del giorno al Senato perché il Governo adottasse provvedimenti per favorire la ripresa dei prezzi del latte industriale, stiamo parlando del 1950! Ho letto quell'intervento, sono le stesse cose che noi diciamo ogni paio d'anni, quindi il problema non è di oggi.

Il fatto che il problema non sia di oggi non ci libera dalle responsabilità e dal dovere di cimentarci con una sfida che è senz'altro complessa. Quindi bene ha fatto l'onorevole Arbau a sottoporci questa mozione per la firma e bene hanno fatto i Capigruppo a inserirla anche all'ordine del giorno. E' vero che oggi il mercato attraversa un periodo favorevole, quindi non abbiamo la spinta emotiva e la pressione dei pastori in via Roma, delle proteste delle piazze, delle manifestazioni. Ecco, non c'è questa spinta emotiva, il mercato attraversa un periodo favorevole perché, sul mercato, il pecorino romano sta spuntando prezzi di tutto rispetto: stiamo parlando, lo dicevamo prima, di oltre 6 euro al chilogrammo del prezzo all'ingrosso, il che porta inevitabilmente il prezzo del latte, che all'inizio dell'anno era di 75 centesimi, ad avere una tendenza al rialzo potendo arrivare perfino a 90, lo dicevo nell'intervento precedente.

Ma i problemi non sono senz'altro risolti perché, essendo il prezzo del latte ancorato alle quotazioni del pecorino romano, è chiaro che, come il prezzo del pecorino romano può far salire il prezzo del latte, nello stesso tempo lo può anche controllare. Questo perché abbiamo un meccanismo di formazione del prezzo del latte distorto dalle normali dinamiche di formazione dei prezzi sul mercato. Se pensiamo alla formazione del prezzo della benzina, vediamo che è determinato dal prezzo del petrolio, dalla quotazione della materia prima sul mercato, quindi dal basso, cioè il prezzo della materia prima determina il prezzo del prodotto finito. Ecco, in questo mercato, invece, il prezzo del latte è determinato al contrario, cioè dal prezzo che spunta sul mercato il prodotto finito, a cascata c'è una determinazione del prezzo del latte; quindi è un meccanismo inverso rispetto a quello che si verifica tradizionalmente nei mercati.

Pertanto, che cosa serve? A mio avviso, servono misure di stabilizzazione del prezzo e queste misure possono essere messe in campo oggi che i presupposti di mercato sono positivi. Addirittura sta aumentando, in questi giorni e in questi mesi, una domanda di latte oltre Tirreno, addirittura dall'estero; questo per dire quanta richiesta di prodotto c'è sul mercato. Però, colleghi, sarebbe una sconfitta per il sistema Sardegna se questo avvenisse con sistematicità, se noi dovessimo vendere il latte fuori Tirreno o addirittura all'estero; sarebbe una sconfitta per il sistema Sardegna perché priveremmo il nostro sistema del valore aggiunto della trasformazione e della commercializzazione, perché comunque, seppur spostato, questo valore aggiunto (oggi tutto sul versante della trasformazione e della commercializzazione, un valore aggiunto che non rimane sulla produzione della materia prima) comunque è un valore aggiunto che dobbiamo cercare di mantenere in tutti i modi nel sistema Sardegna.

Allora, in un momento come questo, in cui il mercato è favorevole, forse possiamo ragionare in maniera serena sulle politiche che dobbiamo mettere in campo. Però perché è necessario farlo adesso? Perché, per effetto di questo prezzo interessante del pecorino romano, la trasformazione può essere tentata anche di aumentarne la produzione, aumentare il prodotto da immettere sul mercato, questo inevitabilmente, poiché le leggi di mercato non le inventiamo noi, potrebbe portare di nuovo a un crollo del prezzo del pecorino romano sul mercato.

Ecco, siccome l'Autorità per la concorrenza consente di fare una programmazione produttiva, Assessore, penso che si possa impegnare il Consorzio per la tutela del pecorino romano a programmare le produzioni in maniera tale che non si creino eccedenze sul mercato e che quindi si continui a sostenere il prezzo del pecorino romano che, conseguentemente, porta una ricaduta positiva sul prezzo del latte.

E' chiaro che non basta, è chiaro che è necessario mettere in campo anche altri interventi, questo può essere un intervento sul prezzo del prodotto finito, ma sono necessari anche accordi di filiera. Perché sono necessari accordi di filiera? Perché oggi il rischio d'impresa è tutto sbilanciato, quell'effetto perverso di determinazione del prezzo del latte che discende dal prezzo, sul mercato, del pecorino romano comporta anche un effetto distorsivo sul rischio di impresa. Oggi il rischio d'impresa è tutto a carico della produzione agricola, della produzione dei pastori, è chiaro che il trasformatore non ha rischio d'impresa se poi il crollo del prezzo del formaggio lo fa scaricare tutto sulla produzione della materia prima, allora noi dobbiamo, attraverso gli accordi di filiera, quindi un accordo di solidarietà all'interno della filiera, distribuire il rischio d'impresa. Accordo di filiera che deve vedere allo stesso tavolo i pastori, i trasformatori e la commercializzazione.

D'altronde non è che stiamo parlando di invenzioni, di strumenti che stiamo provando a sperimentare, abbiamo altri campi, altri comparti agricoli, dove questi accordi di filiera si stanno facendo e si stanno facendo anche in maniera proficua. Penso per esempio a quello che sta avvenendo nel settore cerealicolo, ci sono alcuni accordi di filiera molto importanti che stanno dando risultati positivi, ci sono i produttori della materia prima, del primario, i molitori, i panificatori e i commercianti che consente all'inizio di campagna di avere e di conoscere già il prezzo base per il grano.

Ecco, penso che accordi di questo tipo, già sperimentati in altri comparti, possano essere proficuamente trasferiti anche sul settore ovi-caprino. E' chiaro che ci deve essere una visione complessiva, ci deve essere una regia, Assessore, che guarda al prezzo del formaggio e quindi alla correzione della produzione da immettere sul mercato che guarda gli accordi di filiera, che guarda ad aggregare l'offerta. Anche su quel campo siamo molto carenti, noi abbiamo previsto politiche spesso per favorire l'aggregazione dell'offerta ma quella legge numero 15 aveva un baco, un neo, aveva un cuneo, nel quale si sono infilati gli industriali, noi lo dicemmo allora in Aula quando si approvò la legge numero 15: "State permettendo agli industriali di entrare nelle OP!". E' chiaro che permettere agli industriali di entrare nelle OP è come affidare a Dracula la gestione dell'Avis. Le OP sono organizzazioni di produttori che hanno un senso, quello di aggregare l'offerta perché si confronti con le altre aggregazioni; li vogliamo chiamare cartelli? Io non mi scandalizzo nemmeno di quello, però se la trasformazione si aggrega per confrontarsi con la produzione perché la produzione non deve aggregarsi per avere condizioni di maggior vantaggio nella trattativa con la trasformazione?

Ecco che quindi le politiche da mettere in campo sono notevoli, in ultimo, quella della stabilizzazione dei meccanismi di formazione del prezzo che nascono ovviamente da tutte queste politiche che mettiamo in campo, ma che consentono a questo punto di provare a stabilizzare il prezzo, per esempio non ancorandolo solo sul pecorino romano ma diversificandolo con altre tipologie di prodotto, perché è chiaro che il prezzo del pecorino romano ha il pregio, lo diceva l'onorevole Diana, di stabilizzare al ribasso il prezzo del latte, allo stesso tempo quando si tiene conto del meccanismo di formazione del prezzo, non solo del prezzo spuntato dal prodotto finito ma anche dai costi di produzione, perché dei costi di produzione non se ne tiene conto ma nel frattempo negli anni i costi di produzione della materia prima sono saliti…

PRESIDENTE. Onorevole Cuccu, il tempo a sua disposizione è terminato.

E' iscritto a parlare il consigliere Antonio Solinas. Ne ha facoltà.

SOLINAS ANTONIO (P.D.). Presidente, si discute per l'ennesima volta dei problemi del settore agro-pastorale in quest'Aula grazie a una mozione presentata ancora una volta dai Gruppi di minoranza di questo Consiglio regionale.

Da sempre, in quest'Aula, ho sentito dire più volte, dalla minoranza ma anche dalla maggioranza, che il settore agro-pastorale è l'unico che in qualche modo può rilanciare l'economia della Sardegna. Però questo Consiglio e questa maggioranza hanno grosse responsabilità dal punto di vista politico per la situazione che si è venuta a creare in questi anni in questo settore. Basta per tutti andare a vedersi gli ultimi bilanci regionali, quali risorse questa maggioranza abbia destinato a un comparto come questo. Parlo naturalmente di risorse regionali e non di risorse europee che hanno un capitolo completamente diverso. Su un settore così fondamentale, le uniche discussioni vere che si sono avute in quest'Aula sono quelle che si sono svolte nei primi quattro o cinque mesi del 2010, quando abbiamo discusso la legge numero 1, sulla valorizzazione dei prodotti della Sardegna, e la legge regionale numero 15 che è stata ripresa più volte. La legge numero 10 è quasi completamente inapplicata, così come la legge numero 15.

In quel momento, dicemmo, in quest'Aula, che condividevamo alcune cose, mentre altre, già da allora, vi dicemmo che sarebbero state inapplicabili e che nulla avrebbero portato di positivo. E' già stato detto, la scelta fondamentale di quelle discussioni, in quelle notti anche drammatiche sotto certi punti di vista, fu di cercare di aggregare la produzione, l'offerta e anche la commercializzazione. Tant'è vero che il fulcro di quella legge fu la costituzione delle organizzazioni dei produttori, le famose OP e, come già detto dal collega Cuccu, in quell'occasione avvisammo che era forte il rischio che le organizzazioni dei produttori, incentivate con quella legge, quindi foriera di risorse economiche, rischiavano di far inserire in quel discorso più gli industriali che non i singoli allevatori. E così purtroppo è avvenuto!

Nella legge numero 15, l'altra cosa importante fu l'articolo 12, che prevedeva un fondo di rotazione per consentire alle aziende agricole di dotarsi, laddove non c'era, di energia elettrica e, laddove c'era, di ammodernare l'azienda e possibilmente avere anche un reddito aggiuntivo. A distanza di tre anni, l'unica azione compiuta è stata quella di firmare la convenzione con la SFIRS, quindi anche su questo settore non è stato speso alcun euro. Sempre in quella legge, all'articolo 7, si parlò anche di diversificazione produttiva, prevedendo la riduzione o, meglio, l'intenzione era quella di portare alla riduzione del pecorino romano. L'articolo 8 prevedeva, per il potenziamento della filiera agroalimentare, la spesa di 15 milioni di euro in tre anni. Assessore, mi sembra di aver capito, mi corregga semmai, che di questi 15 milioni non è stato speso ancora neanche un euro! Le uniche cose previste all'interno della legge numero 15 e attuate sono i contributi alle Università e il passaggio del personale dei dipendenti regionali all'interno di "Sardegna Promozione" (articolo 4).

L'altro problema grosso del settore agricolo in Sardegna sono i consorzi di bonifica. E' dal primo giorno che sono entrato in quest'Aula che la maggioranza dice che la legge numero 6 è inapplicabile, la legge numero 6 non va bene, ma non è stato fatto nulla per modificarla o migliorarla. La situazione dei consorzi di bonifica sta sempre peggiorando giorno dopo giorno. Ci sono consorzi che hanno decine di milioni di debiti da far fronte e non sanno veramente, oggi, come poter pagare gli stipendi, soprattutto il costo dell'acqua nei singoli consorzi; ognuno va per la propria strada, non tenendo minimamente in conto ciò che era previsto nella legge regionale numero 6.

Ho firmato la mozione perché sono ancora una volta convinto che finalmente questo Consiglio e soprattutto la Commissione agricoltura abbiano un sussulto di dignità, perché di questo si tratta, vorrei dire al collega Arbau che non è la prima volta che questo Consiglio approva mozioni dando delega alla Commissione agricoltura di predisporre entro breve tempo una proposta di legge o una risoluzione da portare in quest'Aula. Lo fece anche per i consorzi di bonifica, sono passati due anni, l'unica cosa che si decise allora fu di convocare la Commissione agricoltura proprio per proporre le modifiche alla legge numero 6 ma, dopo un'ora di discussione, ci trovammo in quattro a discutere dei consorzi di bonifica; da quel giorno non si è più riconvocata la Commissione per discutere di questi temi. Non è una novità, non è la prima volta che lo dico, quella Commissione non riesce a lavorare, è una Commissione che, solo grazie alla responsabilità dei componenti della minoranza, che garantiscono il numero legale, riesce a portare avanti l'ordinaria amministrazione.

Ecco perché ho firmata la mozione. Sono d'accordo e spero che, almeno in quest'ultima parte di legislatura, questa Commissione riesca a produrre qualcosa di buono da presentare all'Aula (che, anche oggi, vedo molto distratta e molto assente su un problema così fondamentale come quello dell'agricoltura), proponendo e soprattutto trovando soluzioni concrete.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.

SALIS (Gruppo Misto). Presidente, voglio sottolineare, in premessa del mio breve intervento, la favorevolissima, spero, concomitanza di due argomenti importanti che dobbiamo affrontare in questa sessione consiliare. Dobbiamo discutere di riforme istituzionali, di riforma elettorale, cioè dell'architettura da dare all'istituzione regionale, e per una fortunatissima casualità interveniamo oggi su un comparto che dovrebbe essere fondamentale per lo sviluppo della Sardegna, quantomeno per il nuovo modello di sviluppo della Sardegna che noi intravediamo tra le poche possibilità di sviluppo che la nostra terra ha.

Quindi l'atteggiamento del Consiglio regionale, assessore Cherchi, deriva da una consuetudine ormai stratificata e sbagliata, cioè dalla sottovalutazione dell'importanza di questo settore strategico per la nostra economia. Non si tratta solamente di una pur colpevole disattenzione rispetto al tema in discussione da parte di quest'Aula, ma di una, altrettanto colpevole, sottovalutazione dell'importanza di questo settore e della necessità di attivare politiche adeguate a sostenerla.

Ho firmato la mozione che mi ha sottoposto il collega Arbau, l'ho firmata volentieri, così come ho sottoscritto, e voterò, anche le altre interpellanze relative a questo comparto. Altri colleghi hanno ricordato che abbiamo presentato diverse volte in questi anni, nella precedente come in questa legislatura, altre mozioni per sollecitare la Giunta a intervenire per potenziare il comparto. Siamo intervenuti sul comparto del latte ugualmente, nel momento in cui il Consiglio regionale è stato addirittura occupato da parte del Movimento dei pastori sardi per incalzarci a intervenire sul settore. Abbiamo avviato una discussione molto approfondita, relativamente ai problemi che hanno visto interessati centinaia di agricoltori e pastori sardi, sui problemi legati all'applicazione della legge numero 44 del 1988, senza aver ancora trovato una soluzione definitiva, e oggi siamo qui nuovamente, in maniera testarda, a riproporre l'esigenza che il Governo della Regione si muova in sintonia con le dinamiche che, a livello mondiale, si stanno muovendo nel comparto dell'agricoltura.

Non voglio parlare della nuova PAC europea, ma voglio fare solamente un esempio, le grandi economie emergenti, le cosiddette "tigri asiatiche", stanno comprando appezzamenti enormi di terreni in Africa perché hanno capito la rilevanza strategica del comparto agroalimentare e quanto sia importante garantirsi questi indispensabili prodotti per la vita dell'uomo.

Ecco perché, in questo contesto, è necessario acquisire una nuova mentalità, avere uno scatto anche di carattere culturale, assessore Cherchi, in questo settore. Il sottoscritto, con il gruppo di centrosinistra del Gruppo Misto in Consiglio regionale, ha presentato alcuni emendamenti alla finanziaria che sono sembrati, come dire, fuori dalla logica complessiva degli emendamenti che si presentano normalmente nella discussione delle finanziarie; per esempio, di fronte a una Regione che finanzia borse di studio per avvocati, per medici e per tutta una serie di professioni, anche abbondantemente sostenute, noi abbiamo presentato degli emendamenti con i quali abbiamo proposto che la Regione attivi la stessa quantità di borse di studio per le professioni legate al comparto agro zootecnico sardo: sono stati respinti! Fino a quando gli istituti agrari non avranno la stessa dignità dei licei, assessore Cherchi, non usciremo da questa sottovalutazione, è un problema che abbiamo nella nostra testa e che dobbiamo assolutamente rimuovere. Perché se una speranza di sviluppo ha la Sardegna, ce l'ha principalmente in questi settori!

Sto seguendo con molta attenzione questi argomenti, Assessore, credo quantomeno in quest'ultimo scorcio di legislatura, mi sono sempre impegnato, i colleghi lo sanno, su questi temi; ho compiuto una battaglia, insieme ad altri consiglieri, per tentare di modificare la legge numero 15 quando tutte le associazioni di categoria, tutte, compresa la Coldiretti, la Coopagri, non solo il Movimento Pastori sardi, ci dissero, durante la discussione finale della legge numero 15, che quella legge stava nascendo sbagliata! Abbiamo tentato in tutti i modi di convincervi che stavate sbagliando (l'assessore Prato, la Giunta regionale, il presidente Cappellacci), avete voluto testardamente continuare a imporre quella visione di legge legata al comparto del latte e ancorata agli interessi degli industriali.

Bisogna parlare chiaro, bisogna avere il coraggio di parlare chiaro! Gli industriali hanno un ruolo fondamentale nello sviluppo del settore ma non possono gestirlo con visioni di cartello e non possono opprimere i produttori con una politica legata solamente alle dinamiche delle industrie. Assessore, dobbiamo trovare un equilibrio! Ecco perché ho sottoscritto la mozione e sottoscriverò e voterò l'ordine del giorno che impegna la Giunta regionale ad attivarsi per creare questo equilibrio e per rimuovere i disequilibri che ci sono, i monopoli, i tentativi di cartello e quelli, storicamente consolidati, di considerare i produttori secondari rispetto agli industriali.

Ecco, è un'occasione storica! Assessore Cherchi, la pregherei, al di là del gioco delle parti delle diverse posizioni politiche istituzionali dentro il Consiglio, di farsi parte attiva di questa necessità di pensare (di fronte alla crisi devastante del comparto industriale, dei servizi, della disoccupazione dilagante, della disperazione dilagante in Sardegna) di aiutare i nostri produttori, quelli che già sono attivi nel settore, ma soprattutto di creare nuova imprenditoria e sostenerla con una legislazione rispondente ai bisogni di questa volontà di cambiare. Siamo convinti che dobbiamo difendere, con le unghie e con i denti, il tessuto industriale esistente, siamo assolutamente convinti che sia nostro compito fare questo ma dobbiamo anche individuare una strategia di uscita da una crisi industriale devastante che non può essere recuperata.

In Commissione agricoltura, assessore Cherchi, stiamo discutendo un progetto interessantissimo, nuovo, che presenta tutta una serie di dubbi e di punti interrogativi che stiamo cercando di rimuovere, è il progetto di chimica verde per la riconversione dell'impianto petrolchimico di Porto Torres, che tende a uscire dalla dinamica dell'utilizzazione dei prodotti petroliferi che hanno inquinato in maniera devastante non solo il territorio di Porto Torres ma anche altre aree della Sardegna. Il problema delle bonifiche, assessore Cherchi, è fondamentale! Purtroppo lei è l'unico rappresentante della Giunta, questo è già un segnale molto negativo, assessore Cherchi, perché la lasciano da solo a curare questo settore, la Giunta si disinteressa, perché magari impegnata in altri contesti, la Giunta ha questa sottovalutazione nel DNA complessivo della convinzione politica e sulle priorità che devono essere seguite.

Quel progetto è molto interessante perché lega la necessità di uscire dalla monocultura petrolifera e tende a inserirsi nel comparto delle bioplastiche degradabili e compostabili; è un settore nuovissimo, si prevede che avrà uno sviluppo incredibile nei prossimi vent'anni, soprattutto punta a utilizzare prodotti dell'agricoltura, a utilizzare il lavoro in agricoltura per creare energia e per creare prodotti biocompatibili e compostabili. E' un esperimento, se riusciamo in questo settore a coinvolgere, come si sta cercando di fare, e chiedo, Assessore, che lei…

PRESIDENTE. Onorevole Salis, il tempo a sua disposizione è terminato.

E' iscritto a parlare il consigliere Daniele Cocco. Ne ha facoltà.

COCCO DANIELE (SEL-Sardigna Libera). Presidente, inizio il mio discorso nel dire a qualche esimio professore universitario che siamo orgogliosamente fieri di essere pastori e figli di pastori, contadini e figli di contadini e sardi. Tempo fa, il 21 ottobre 2010, parlavamo già del problema che oggi l'onorevole Arbau ha avuto il grande merito di presentare in questa Aula con la mozione che ben volentieri abbiamo sottoscritto perché dovremmo davvero essere tutti ben consapevoli che il settore agricolo sardo rappresenta un pilastro fondamentale per l'economia dell'Isola, non solo per i risvolti economici importantissimi ma anche per il peso sugli equilibri sociali che contribuisce a salvaguardare nell'intero territorio isolano e in particolare nelle zone interne della Sardegna.

Dicevamo qualche anno fa che la crisi del comparto ovicaprino si inseriva, per alcune sue caratteristiche, nell'ambito più generale della crisi dell'agricoltura sarda che, negli ultimi anni, stava colpendo in modo insostenibile il reddito degli agricoltori, mettendo seriamente in discussione l'esistenza stessa di moltissime aziende con conseguenze prevedibili sull'occupazione che sarebbero andate a interferire sulla coesione sociale di una parte molto, molto, rilevante della nostra Regione. Sappiamo, infatti, che, in Sardegna, il 45 per cento della produzione lorda vendibile dell'agricoltura sarda è rappresentato dal comparto agropastorale; questa crisi colpisce il cuore del sistema agricolo, in termini economici e occupazionali, e la cultura stessa di un popolo mettendo in discussione alcuni tratti fondamentali della sua identità. Il comparto soffriva alcuni anni fa, e soffre ancora, di una crisi strutturale che, ciclicamente, si riacutizza in relazione a fattori di crisi del mercato internazionale e nazionale dei prodotti lattiero-caseari con particolare riferimento a quello del pecorino romano. In questo momento, la sofferenza sembrerebbe inferiore per i motivi che ha ben rappresentato l'onorevole Cuccu nel suo intervento, però dobbiamo stare attenti perché, in un prossimo futuro, la crisi potrebbe esplodere in maniera ancora più devastante.

Le conseguenze di questo stato di cose potrebbero esserci e rivelarsi devastanti per i bilanci aziendali, ci sono ancora molti casi di aziende che vengono sottratti all'attività produttiva e sono destinati all'abbandono. Considerando, infatti, che, di fronte a una crisi di tali proporzioni, servono misure complessive e multisettoriali, credo che la mozione dell'onorevole Arbau e l'impegno che propone in questo Consiglio con la sua approvazione (sicuramente verrà approvata), faranno sì che la quinta Commissione, in tempi brevissimi dall'approvazione di questa mozione, attivi una sorta di laboratorio per rappresentare per bene lo stato della situazione; ritengo che davvero ci sia necessità, come diceva bene l'onorevole Lotto, che qui si legiferi, in maniera seria e convinta, su un comparto che davvero è sfuggito troppe volte all'attenzione di questo Consiglio regionale.

L'abbiamo detto, lo ribadiamo, credo che non possiamo permetterci, ora più che mai, di non considerare, "con le orecchie dritte", come diceva l'onorevole Mario Diana, la situazione del comparto agricolo della Sardegna, perché ne va davvero del futuro delle sue generazioni.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà.

DIANA MARIO (Sardegna è già Domani). Presidente, la festa più conosciuta in Sardegna, forse ancora oggi, ricorreva il 14 settembre: Santa Croce. Santa Croce era la festa che si teneva un po' in tutti i paesi della Sardegna ma, fondamentalmente, a Oristano, in Piazza del Foro Boario si svolgeva quella che era la scadenza di tutti i contratti agrari. Lì si decideva che cosa sarebbe accaduto, nell'annata successiva, dell'agricoltura in Sardegna, sotto tutti i punti di vista. Lì si facevano le contrattazioni, certamente non per il prezzo del latte, però si facevano le contrattazioni che davano un senso al lavorare in agricoltura: "cun centu pegu de brebeis m'allevu sa famiglia", dicevano i pastori sardi. Con cento capi di bestiame, di pecore, si allevava tranquillamente una famiglia; chi faceva il pastore e non si poteva permettere cento capi di bestiame ovino, andava a fare il pastore e contrattava, in quella circostanza, trinta brebeis angiadasa, trenta capi affigliati, un certo numero di saccaie, due paia di scarpe, saccu e besti; saccu e besti era il vestiario, allora non c'erano le scarpe di Gore-Tex e non esistevano neanche gli abbigliamenti che usano oggi i pastori sardi.

Tutto era dimensionato per un'agricoltura che aveva in quel periodo un senso, ma che è evoluta; checché ne dicano certi docenti sull'esperienza e sulla conoscenza dei pastori sardi, sfido chiunque, laureato o plurilaureato, ad avere, in quella materia, le conoscenze che ha un pastore sardo. L'onorevole Arbau non ha nascosto le sue origini, non le nascondo neanche io, non ho avuto modo di fare direttamente il pastore, nel senso che non ho fatto questo, ma la mia è una famiglia nata e cresciuta, da generazioni, sempre nel mondo agricolo e ancora oggi, nonostante abbia la mia età, se mi si mette una pecora davanti forse riesco a mungerla e forse anche a tosarla, non ho fatto il pastore ma sono cresciuto in quella tradizione. Perché sono partito da queste considerazioni? Perché dobbiamo prendiamo coscienza che non bisogna più credere alle "panzanate" che racconta il presidente Cappellacci sull'universalità del popolo sardo, noi sardi lo siamo nati, ce l'abbiamo nel Dna, non ce lo deve insegnare nessuno che cosa siamo, e men che meno ce lo devono insegnare quando parliamo di questi problemi, come il problema sollevato dalla mozione su un comparto tanto importante.

Ecco perché ho richiamato l'Aula nel mio precedente intervento, richiamo l'Aula come avrei voluto richiamare, ormai inutilmente, la Giunta regionale. Ragionamenti in questa direzione ne abbiamo fatti tanti, non abbiamo avuto, assessore Cherchi, se non marginali risposte, inutili, dannose e che mettono questo comparto ancora più in difficoltà. Primo, lo valuto dal punto di vista dei rapporti dei soggetti istituzionalmente preposti al mondo agricolo (pastori, agricoltori, organizzazioni di categoria, movimento dei pastori e quanti altri soggetti si interessano di questo problema, industriali e mondo cooperativistico). L'ha toccato il collega Arbau, io aggiungo un dato a questo: il latte ovino in Sardegna, che ammonta certamente a circa 300 milioni di litri, viene trasformato per il 60 per cento dal mondo della cooperazione, per il 30-35 per cento dal mondo degli industriali e per un 5-6 per cento viene trasformato in totale autonomia dai pastori. Questo è il movimento. Siamo mai riusciti a mettere d'accordo il movimento cooperativistico con il movimento degli industriali, o il comparto industriale? Mai! Anzi, spesso e volentieri, abbiamo alimentato le contrapposizioni, dannosissime per il prezzo del latte. A questo però bisogna anche aggiungere che più del 60 per cento del pecorino romano viene trasformato dal mondo cooperativistico e non dal mondo degli industriali, che sarebbero coloro che, di fatto, determinano in negativo il prezzo del latte. Non funziona così! Il prezzo del latte è dato dal mercato, il mercato ha le sue leggi e le leggi oggi sono sempre più restrittive, perché la Regione Sardegna, così come tutte le altre Regioni d'Italia, non può più intervenire a sostegno del mondo agropastorale, perché c'è il famoso problema degli aiuti di Stato e quindi diventa sempre più difficile.

Pertanto bisogna inventare qualcosa di diverso. Ha detto l'onorevole Arbau: "Ci sono altri modi: il benessere animale…" eccetera, tutte cose che hanno però bisogno di grandissimi costi, allora bisogna trovare un sistema diverso. Quale può essere un sistema diverso per aiutare il mondo della pastorizia? Prima che il mondo della cooperazione, prima che il mondo degli industriali, mettiamo in condizione chi è l'artefice principale (il produttore, il pastore) di vivere sereno e tranquillo nella sua azienda. Se non agiamo in quella direzione, tutti gli altri interventi saranno sempre e assolutamente negativi. Come? Come hanno fatto tantissime altre Nazioni anche in Europa, affidando una parte della salvaguardia del territorio ai pastori, questo è l'unico modo per aggirare gli aiuti di Stato: darla ai pastori e a coloro che hanno la conduzione diretta del fondo agricolo. Qui poi nasce l'altro problema di coloro che hanno la proprietà e la titolarità dei terreni, ma non svolgono quelle funzioni, noi parliamo di coloro che operano nel mondo agropastorale. Quelle persone vanno aiutate, sostenute, per che cosa? Per rifare le strade rurali, per rifare i muretti a secco, per fare le siepi, per fare tutta una serie di interventi che sono indispensabili per la salvaguardia dell'ambiente e del territorio e, certamente, danno una risposta anche a questi soggetti.

Noi abbiamo fatto una cosa diversa negli anni, abbiamo creato l'Ente foreste, abbiamo creato il Corpo forestale e abbiamo affidato a un soggetto terzo la salvaguardia del nostro territorio; il risultato è sotto gli occhi di tutti! Se non iniziamo a ragionare in questo modo sull'ambiente, sulla diversificazione produttiva… andate in Corsica, sono catalogati 260-270 tipi di formaggi diversi, stiamo parlando, in Francia, di 350 tipi di formaggi diversi, riconducibili al latte ovino forse sono 250; che interventi abbiamo fatto noi? Con la legge numero 15, la diversificazione produttiva; era buona l'idea, i risultati sono assolutamente ininfluenti, perché risultati non ne abbiamo ottenuto. Il prezzo del latte, se è cambiato, ha ragione l'onorevole Cuccu, è cambiato perché il mercato ha fatto sì che cambiasse, ma non abbiamo mai la certezza che il prezzo del latte si possa posizionare in alto sui 75, 80, 90 centesimi al litro, non avremo mai questa certezza! Adesso siamo sereni, forse, ma marginalmente; la prossima stagione potremmo aspettarci, invece, problemi di altra natura perché i consumi sono diminuiti, perché i nostri formaggi, i formaggi che conosciamo, non sono probabilmente più quelli che la gente si aspetta e quindi bisogna diversificare: formaggi a pasta molle, che rendono di più.

Sono tutte cose che la Regione sarda dovrebbe fare, con chi? Con i soggetti, con le agenzie; invece le agenzie, i soggetti, le ASL sono i più grandi vessatori dei pastori. I controlli sono infiniti, Assessore, è un controllo continuo! Decine di persone che frequentano le campagne, per che cosa? Per risolvere i problemi delle campagne? No! Non ho mai sentito i pastori dirmi che sono ben felici di vedere i funzionari regionali che vanno nella loro azienda, non ce n'è uno soddisfatto, ma non ce l'hanno con il soggetto che va, ce l'hanno con il sistema!

PRESIDENTE. Onorevole Diana, il tempo a sua disposizione è terminato.

E' iscritto a parlare il consigliere Dedoni. Ne ha facoltà.

DEDONI (Riformatori Sardi). Presidente, sarei tentato dal seguire quello che l'onorevole Diana testé andava enunciando, perché se c'è una carenza nell'agricoltura è il fatto della poca attenzione e del dato culturale (hanno la stessa radice "coltura" e "cultura") dove poter impegnare le intelligenze, le capacità, le tradizioni che un popolo come quello sardo ha maturato nei millenni. A nessuno sfugge che, di agricoltura e pastorizia, il nostro territorio sardo abbia dato il meglio e il più e ha consentito lo sviluppo continuo. Oggi siamo a un punto estremamente importante, lo ha appena accennato l'onorevole Salis, il quale ricordava che, a livello mondiale, oggi che c'è la globalizzazione del sistema produttivo ed economico, oltre disgraziatamente a quello finanziario, ci sono nazioni intere, anche quelle emergenti o perlomeno che un tempo venivano chiamate emergenti, quali la Cina, che acquistano immensità di territori in Africa e in altre postazioni, non solo c'è il problema dell'agricoltura, ma c'è il problema delle terre rare, che significa dare possibilità all'innovazione tecnologica di andare oltre il sistema produttivo attuale e consentire, quindi, di avere una banca da poter sfruttare in termini e in momenti diversi.

Se mi permettete, incomincio a dire, se qualcuno ancora non lo ha capito, che anche la Sardegna è vista con occhi particolarmente attenti da diversi Stati esteri, forse anche da quelli che hanno un supporto finanziario ed economico forte nel sistema internazionale, dove si può giocare un ruolo diverso. Mai doverci dimenticare che la Sardegna è in mezzo al Mar Mediterraneo, è un punto di contatto fra l'Africa e la Mitteleuropa! Allora, se l'agricoltura ha un'importanza, va vista e rivisitata e guardata con occhi diversi da quelli con cui sino a oggi si è guardata. Quando parlo di agricoltura dico forse che è necessario fare una nuova programmazione e guardare con un nuovo interesse il sistema del settore primario, l'agricoltura e la pesca sono intimamente legate. Quando gli stagni non funzionano bene è perché si riempiono di terra, perché a monte non c'è un controllo idrogeologico serio; si sono distrutte tutte quelle foreste e i sistemi forestali che bloccavano il cadere giù a valle e oggi siamo qui a cercare di trovare soluzioni diverse. Una forestazione che si è identificata improduttiva e produttiva, ed è sempre produttiva, di cui non si è più parlato e invece è importante nel sistema dell'agricoltura nel suo complesso.

Allora, se rischiamo di dipendere da interessi che vengono dall'estero, dobbiamo attrezzarci, dobbiamo essere pronti, dobbiamo essere capaci di risolvere i problemi. Bisogna prestare attenzione al discorso dell'acqua, oggi sembra che, siccome piove tanto in qualche annata, non esista il problema dell'acqua. Non è vero! Bisogna pensare ai momenti più difficili, quando l'acqua sarà carente; l'acqua, per quello che sta avvenendo nella trasformazione internazionale, può essere un punto di riferimento preciso e puntuale perché la desertificazione incombe comunque ed è un problema che bisognerà affrontare.

Allora innovazione e ricerca. Dissi in più di una circostanza (anche trattando la legge numero 15, una legge che, tutto sommato, ha dato alcune risposte ma che va rinnovata per ciò che il tempo ci pone davanti) che una legge non può essere statica, ferma e considerata valida per sempre, va innovata dove è necessario innovarla. Assessore, credo che sia importante che l'innovazione e la ricerca abbiano un punto di centralità, che si dia un'opportunità; per esempio, vorrei anche riprendere il fatto che esistono le filiere del lattiero-caseario, della carne, dell'ortofrutta, della serricoltura, sistemi produttivi diversi. Oggi, se c'è il latte, il fatto è che non si riesce a trasformarlo né a pagarlo e avremmo la necessità di veder pagare un litro di latte almeno un euro per poter quantomeno pareggiare i costi che un'azienda soffre. Chiaramente abbiamo la necessità anche di trasformare e ho visto in modo intelligente, per esempio, ad Arborea, per quello che riguarda la filiera bovina, che si sta iniziando a verificare un'alternativa, quella della carne, cercare quindi che ci siano animali produttori di carne, e così serve per il sistema ovino e ovicaprino, dove troppo spesso si è lasciato andare senza percorrere vie e sistemi alternativi. Sarebbe un modo di calmierare, comunque sia, il sistema di produzione del formaggio e fargli riprendere quota e prezzo.

Ma se noi non andiamo a ricercare queste cose, se le lasciamo andare così senza governo della cosa pubblica da parte di chi ne ha responsabilità, certamente i consorzi di bonifica non faranno quello che devono fare, certamente le agenzie non fanno quello che devono fare, anzi a volte si sottraggono dei danari alle agenzie, dei risparmi che quelle agenzie hanno fatto magari per immetterle in settori poco produttivi se non clientelari. Attenzione, questo è il primo avviso per verificare seriamente un sistema che non ci convince, abbiamo bisogno giustamente non di molta burocrazia, vorrei ricordare anche a tutti noi che spesso quelli che lavorano non sono laureati in Agraria, non sono neanche diplomati da perito agrario quelli che oggi insistono ancora nelle campagne, ma sono pastori che hanno lavorato e continuano a lavorare e che non capiscono certo tutti i moduli da dover sbarrare in un modo o nell'altro. Certo che non importa forse a un Consiglio regionale distratto, può darsi, ma vivaddio la gente che è fuori dal Palazzo aspetta cose serie, nette, precise da parte di questo Consesso, da questa che dovrebbe essere la rappresentanza vera del popolo sardo!

Bene, quali sono le produttività, le attenzioni, il valore che vogliamo attribuire a un discorso che si può concludere forse esclusivamente con un ordine del giorno finale che mi auguro e spero sia unitario perché l'agricoltura, come le altre cose della Sardegna, per la crisi che vive la nostra Isola, ha bisogno di unità perlomeno su cose importanti, quelle che fanno nuova economia e nuova possibilità di sviluppo per la nostra Isola. Altrimenti dovremo subire ancora una volta tutti gli influssi malefici che ci vengono addosso e non comprendiamo che gli artefici del nostro avvenire e delle nostre cose siamo noi stessi, che dobbiamo costruire culturalmente, attrezzando sistemi e dando al sistema agricolo (e aggiungo anche alla pesca) la possibilità di migliorare.

Anche perché vorrei, Assessore, che si ricordasse che noi importiamo, guarda caso, un 20 per cento di agnelli, forse anche il 30, e importiamo il 60 per cento del pescato! Queste cose dovrebbero farci riflettere su che cosa vuol dire e su quanta difficoltà ci sia invece nel produrre e nel dare cose genuine e possibilità di essere in un mercato diverso. Quante cose abbiamo fatto per scegliere in maniera diversa? Che cosa abbiamo proposto per dare veramente innovazione e riforma all'agricoltura, alla pescicoltura, al settore primario, quindi a chi ci lavora e di conseguenza al popolo sardo, una risposta in positivo? Quasi niente! Oggi può esserci un'occasione, anche nella presa di coscienza da parte di chi ha la coscienza aperta, libera e disponibile nei confronti di chi ha bisogno.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare, per la Giunta, l'Assessore dell'agricoltura e riforma agro-pastorale.

CHERCHI (P.d.L.), Assessore dell'agricoltura e riforma agro-pastorale. Presidente, colleghi, ho seguito tutti gli interventi con molta attenzione e da ognuno di voi ho provato a cogliere i suggerimenti che, da un'Aula consiliare, come quella del Parlamento regionale dei sardi, possono arrivare, per poterli poi utilizzare nelle sedi opportune, nel momento in cui noi come Esecutivo mettiamo a frutto la volontà stessa del Consiglio regionale e quindi anche quelle delle leggi che vengono approvate da questa Assemblea.

Onorevole Arbau, le devo fare i complimenti, lo faccio pubblicamente senza difficoltà perché, è vero, lei con la sua mozione dà la possibilità di discutere di una filiera, di un comparto ovicaprino che, oramai da tempo, non solo da qualche anno, da tanti, tanti anni, è al centro dell'attenzione di qualsiasi amministratore, di qualsiasi Giunta regionale e quindi di qualsiasi Assessore regionale dell'agricoltura. La devo ringraziare perché ha centrato un obiettivo e un punto fondamentale. Tutto il resto, poi entrerò nel merito anche di altre considerazioni, non ha molta valenza.

E' stato fatto tanto (poi racconterò che cosa è stato fatto), ma quello che a noi interessa in questo momento è capire, da oggi, considerata la situazione attuale del mercato e del valore del prezzo del latte, che cosa possiamo mettere ancora in campo per far crescere e stabilizzare questa situazione. Questo è l'oggetto della mozione che oggi l'Aula ha discusso e credo che debba sfociare alla fine in un ordine del giorno (non so l'Aula che cosa deciderà) che possa comunque individuare almeno due aspetti fondamentali: uno è quello della possibilità di individuare un soggetto, un'organizzazione, un insieme di organizzazioni (poi questo magari lo approfondiremo più avanti) che possa però indicare e stabilizzare quel processo di formazione del prezzo che è dettato comunque, come noi sappiamo e come è stato detto da più colleghi, dal mercato che chiaramente si evolve nel tempo. In seconda analisi, credo che noi abbiamo comunque un obiettivo fondamentale che è quello di stabilizzare e provare a incamerare, indicare, instradare la produzione (quindi ciò che determina fondamentalmente il prezzo del latte) del pecorino romano; ma proviamo a guardare anche alle altre produzioni a marchio di qualità che ci aiutano sicuramente a risolvere questo aspetto del problema.

La premessa è: proviamo tutti insieme (così com'è stato detto più volte all'interno di questo Consiglio regionale, con molti interventi che si sono succeduti) a toglierci una volta per tutte una casacca che ha un colore o un'appartenenza, ma provare a indicare un percorso comune che possa aiutare tutto il sistema, che non abbia un'indicazione o un indirizzo diverso rispetto a quello che noi invece probabilmente, singolarmente, abbiamo interesse a portare avanti.

Nel frattempo, comunque, tanto è stato fatto. Se il prezzo del latte oggi arriva addirittura in alcuni casi a superare l'euro, ed è dimostrato dai dati che noi abbiamo oggi, che ho portato anche qui in Aula e che, se fa piacere ad alcuni colleghi, sono pronto a mettere a disposizione, dicevo che se ha portato tutto questo oggi ad arrivare addirittura a toccare questa cifra, probabilmente qualcuno qualcosa avrà fatto. Non è certamente un caso o forse una fortuna che oggi ci troviamo in questa condizione. E' probabile che magari quelle tante critiche di un trasporto del latte fuori dalla Sardegna abbiano prodotto un risultato e aiutato a raggiungere questo obiettivo; è probabile che lo scaricare molti magazzini, così come ha aiutato in parte il lavoro che è stato fatto all'interno della "15", abbia sicuramente aiutato a migliorare e quindi a stabilizzare oggi un prezzo del pecorino romano che porta a determinare anche il prezzo del latte a un risultato oggi, tra virgolette, ottimale.

Questo significa che anche il lavoro svolto dall'Osservatorio della filiera ovicaprina, che è all'interno di Laore, insieme a Ismea, insieme all'Università, è stato portato avanti; oggi nessuno ha sollevato il problema della mancanza di un Osservatorio. Probabilmente qualche anno fa, se voi lo ricordate, questo era un elemento che veniva in qualche modo sollevato un po' da tutti perché serviva anche ad aiutare a far crescere e a conoscere i dati all'interno della filiera.

Con questo non voglio dire che tutto è stato fatto, anzi tutt'altro, non vorrei che venisse interpretato male, ci mancherebbe altro, capisco anche che la "15" chiedeva una relazione annuale, questo è sicuramente vero, probabilmente è una mancanza di collaborazione, lo riconosco senza alcuna difficoltà, ma di quella legge numero 15, effettivamente, non ho niente da nascondere, critico anch'io, però nel momento in cui siamo andati ad attuare quelle norme, determinate norme e determinati articoli, ci si è resi conto che alcune norme non erano praticabili, non avevano la possibilità di essere attuate. Ecco perché effettivamente si riconosce che probabilmente qualche errore in passato è stato fatto, ma tantissimo a oggi è stato messo in campo per evitare che il prezzo del latte potesse crollare e che oggi magari avremmo potuto avere qua la manifestazione dei pastori che protestavano perché il prezzo era sceso.

Nel frattempo, comunque, è stata attivata tutta una serie di interlocuzioni. Nel momento in cui mi sono insediato come Assessore regionale dell'agricoltura, ho provato ad attivare un tavolo che ho chiamato il "tavolo del prezzo del latte", in quella circostanza si sono presentate le centrali cooperative, i rappresentanti delle centrali cooperative, i rappresentanti delle associazioni, le agenzie con i loro direttori generali, si sono presentati anche i rappresentanti degli industriali per provare a trovare, e iniziare a mettere in campo, quello che oggi noi qui stiamo chiedendo, ciò quello che potrebbe essere il modo per interloquire e dialogare per trovare, all'interno della filiera, quel rapporto che possa comunque indicare e aiutare alla stabilizzazione del prezzo. Però mi sono sentito rispondere in un modo un po' particolare, proprio da quegli industriali che si dice che, con il loro 30 per cento, non determinano il mercato; non è assolutamente vero ma credo che molti di voi sappiano esattamente di che cosa sto parlando, proprio quegli industriali risposero che il prezzo del latte lo fa e lo determina il mercato. Se il prezzo del latte lo determina il mercato, è chiaro che non abbiamo più possibilità di dialogare. Ritengo, meglio, ho ritenuto che il tavolo comunque dovesse proseguire, dovesse andare avanti nella salvaguardia del lavoro e dell'obiettivo di tutto il sistema dell'ovicaprino e quindi dei pastori stessi, senza interessi diretti e senza interessi personali, ma solo ed esclusivamente per cercare (anche insieme alle associazioni e alle centrali) di salvaguardare e dare risposte al mondo dei pastori.

Nel frattempo è stata attivata tutta una serie di iniziative, per esempio addirittura quella di individuare e indicare un'unica centrale di commercializzazione del pecorino romano attraverso la partecipazione della Regione, magari utilizzando SFIRS, attraverso la partecipazione di tutte le cooperative che trasformano il pecorino romano, perfino mettendo noi stessi a disposizione attraverso il Piano di sviluppo rurale, un unico soggetto per poter gestire, e quindi in qualche modo calmierare, le produzioni, la commercializzazione stessa e di conseguenza stabilire il prezzo del prodotto. Questo non è stato possibile perché ci si è portati avanti fino a un certo punto, fino a quando le centrali cooperative o, meglio, alcune centrali cooperative hanno fatto pensare e credere alle stesse cooperative che non era molto conveniente, anzi che addirittura rischiavano di rimetterci nella loro produzione e quindi nella loro successiva commercializzazione. Per carità, questo è un dato di fatto che può essere comunque ricondotto ad altri ragionamenti e quindi ad altre conclusioni.

Così è stato fatto per il famoso articolo 7 della legge numero 15, per il quale si sostiene che non abbia prodotto niente; credo che probabilmente bisognerebbe conoscere un po' più a fondo che cosa è stato fatto, quali risposte sono state date e quale programmazione è in corso, soprattutto conoscere magari le interlocuzioni che, con le stesse cooperative, sono state fatte proprio per completare il percorso dell'articolo 7. Non mi sembra che quell'articolo sia così deleterio o che non porti assolutamente aiuto al mondo e al sistema dei pastori. Certo, non è pensabile che quell'articolo potesse a pioggia risolvere i problemi di tutti gli allevatori di ovicaprino della Sardegna, ne poteva soddisfare solo una parte, ma quella norma e quell'articolo avevano l'unico obiettivo di diversificare e quindi di chiedere che una certa quantità di produzione di latte, naturalmente ovicaprino, potesse andare ad altra trasformazione diversa comunque rispetto a quella del pecorino romano. Questo è stato fatto!

Questi sono dati oggettivi che possono essere e sono riscontrabili dal lavoro che svolge l'Osservatorio che trimestralmente pubblica anche i dati, quindi per tutti voi accessibili, ma soprattutto dal lavoro che la stessa Agenzia ha svolto all'interno della filiera ovicaprina in Sardegna visitando praticamente quasi tutte le aziende ovicaprine con un'assistenza diretta. E' la prima volta nella storia di questa Regione che, per ogni azienda, è assegnato un agronomo e un veterinario in assistenza di azienda, per ogni azienda! E' la prima volta! A me non risulta che le aziende si lamentino e che non siano interessate all'assistenza del veterinario e dell'agronomo, eventualmente accetto i suggerimenti dell'Aula e proverò a verificare se questo corrisponde a verità. A me per adesso non risulta ancora, anzi mi sembra di aver ricevuto, in tante occasioni, soprattutto in tanti incontri, il plauso delle stesse aziende e degli stessi rappresentanti delle aziende per il lavoro che l'assistenza tecnica in questo momento ha messo in campo raggiungendo risultati importanti nel sistema della qualità. Dati che sono anche questi ben riscontrabili e ben visibili all'interno dell'Agenzia LAORE, trasmessi trimestralmente sempre dall'ARA Sardegna che, in questo momento, è l'assistenza e quindi il soggetto che svolge questo ruolo.

In conclusione, credo che, apprezzando sicuramente la possibilità data a quest'Aula di discutere del comparto e quindi di tutto il sistema ovicaprino in Sardegna, ove fosse necessario e ove l'Aula lo ritenesse opportuno, ci siano due obiettivi da raggiungere. Li riepilogo, ricordando proprio la stabilizzazione del prezzo del latte possiamo definire un patto, una collaborazione, credo che sia da definire sicuramente insieme proprio per dare la possibilità di regolarizzare e stabilizzare; alla fine l'obiettivo finale sarebbe stabilizzare il prezzo dei formaggi che determina comunque il prezzo del latte.

PRESIDENTE. Ha domandato di replicare il consigliere Arbau. Ne ha facoltà.

ARBAU (Sardegna è già Domani). Credo che il dibattito seguito alla presentazione della mozione e l'intervento dell'Assessore abbiano dato conto che non siamo distratti assolutamente e che ogni tanto dovremmo anche imparare a riconoscercelo reciprocamente perché, se iniziamo con questi distinguo, finiamo sempre per farci del male. E' vero, i problemi sono tantissimi, sono una miriade, nel settore agricolo e nel settore pastorale, però ci sono cose che stanno andando avanti, che sono state fatte da quando almeno le seguo io, da dieci anni a questa parte, si sono susseguiti Assessori, si sono susseguite anche filosofie diverse, dalla filosofia dell'assessore Foddis (che pure io condividevo, almeno in parte, relativa alla multifunzionalità, all'accorpamento delle agenzie), sino agli assessori Prato, Contu e Cherchi che sostanzialmente hanno virato sul tipo di attività in agricoltura portando comunque almeno dei tentativi di intervento nel settore di cui stiamo discutendo stamattina.

E' stato detto da diversi colleghi che la legge numero 15 non basta. Ma non basterebbero neanche altre dieci leggi perché la mozione, com'è stata presentata, prevedeva nella sua fase risolutiva, finale, l'idea di predisporre una nuova legge! Assessore, credo che lei abbia fatto bene a sottolineare la necessità di puntare due o tre obiettivi. Il dibattito, visto che è unanime, diciamo così, ha portato a concretizzarsi, a solidificarsi l'idea di intervenire nel settore e dare una mano agli operatori, ma credo che sia necessario concretizzare questa seduta di stamane. E, vista la felicità di vedere un barbaricino in nazionale, Marco Sau, oggi parlerò per metafore calcistiche e non per metafore pastorali.

Noi abbiamo la necessità, l'abbiamo detto stamattina, di indicare una tattica, abbiamo sul campo giocatori bravi, ma li abbiamo anche negli ovili, nei caseifici, industrie e cooperative, ce li abbiamo nelle Agenzie, anche se c'è molto da vedere lì, e ce li abbiamo nel settore veterinario. Dobbiamo mettere questi giocatori a correre, sbagliamo di grosso se pensiamo di scendere noi in campo perché, se noi scendiamo in campo, dimostreremo di essere un po' pachidermici, lenti come tutti quegli allenatori che, messi a giocare, non sono all'altezza dei loro giocatori appunto.

L'idea quindi è quella di chiudere i lavori di questa mattina con un ordine del giorno, spero unitario, l'ho depositato, l'ho presentato all'Assessore, spero che sia unanime, non di una parte, non di un singolo o di diversi consiglieri, nel quale si dia attuazione al cosiddetto "pacchetto latte". Il pacchetto latte è un regolamento comunitario, normato attraverso la presa di un decreto del Ministero delle politiche agricole e forestali del 12 ottobre 2012, se non ricordo male, nel quale sono previsti gli strumenti giuridici per fare questo, Assessore, cioè il fatto di aggregare, trovare il giocatore, la squadra, diciamo così, e la squadra è fatta dall'organismo interprofessionale che mette assieme tutti quei soggetti che quindi non debbono essere chiamati dall'Assessore a un tavolo ma già all'interno del loro organismo possono trovare le attività necessarie per risolvere concretamente i problemi. Indicare, promuovere, questo è il nostro compito, questo è il compito della tattica dell'Assessore, promuovere anche i cosiddetti Piani per regolare l'offerta dei formaggi, per tutte le DOP da quella più grande a quella più piccola, azioni concrete ma che, badate, sono molto importanti perché puntano a stabilizzare il mercato e a fare un sistema, quello che serve a noi.

Facendo queste cose, riusciremo a risolvere molti problemi o almeno iniziare a risolverli perché poi bisognerà affrontare seriamente, anche velocemente, la questione relativa alla PAC; abbiamo una congiuntura favorevole perché (proprio come diceva l'Assessore: "Ci togliamo le magliette, non le abbiamo più, giochiamo la partita per la Sardegna") abbiamo finalmente un rappresentante al Parlamento europeo nella Commissione agricoltura che è l'onorevole Barracciu, una vostra ex collega che, tra l'altro, mi ha preceduto su questi scranni. Credo che sia utile fare squadra, creare quelle condizioni affinché, anche se abbiamo poco tempo, si cerchi di incidere nella nuova politica comunitaria per fare quello che diceva Mario Diana, per intervenire nei settori che sono nevralgici.

E' vero, lo ha raccontato molto bene Luigi Lotto, quando abbiamo sottoscritto questa mozione un po' di scetticismo ce lo avevamo tutti, anche il primo sottoscrittore, perché abbiamo visto tanti ordini del giorno e iniziative, ve l'ho detto, sono uno che è entrato a giocare gli ultimi 15 minuti, voi avete condotto una partita dall'inizio, io conosco il settore, seguivo assiduamente anche da fuori quello che facevate in quest'Aula, ognuno di voi ha dato il suo contributo perché ha cercato di portarlo almeno a questa Assemblea. Quindi lo scetticismo che c'era su questa questione era giustificato ed è tuttora giustificato perché, anche se approviamo l'ordine del giorno, noi dovremmo metterlo in pratica. Però questa (come tante altre, poi stasera discuteremo, o quando sarà, del progetto Eleonora) non è una questione burocratica, se pensiamo di risolvere tutte le questioni politiche affidandoci alla burocrazia, non risolveremo neanche un problema.

Prendiamo le decisioni, diamo gli indirizzi e poi facciamo giocare i giocatori locali, quelli che conoscono i problemi e che hanno interesse a risolverli, per fare impresa, perché non stiamo parlando di partecipazioni statali, i pastori non hanno bisogno dell'assistenza, hanno bisogno di mercato, mercato regolato, com'è stato sottolineato dall'onorevole Cuccu e da tanti altri consiglieri. L'ha detto molto bene, con la sua solita passionalità, il mio collega di banco Adriano Salis, bisogna partire dagli istituti agrari, ripartire dalla terra, dal fatto che aumenta il fabbisogno mondiale e quindi necessariamente aumenta anche il fabbisogno di alimenti. Da lì bisogna partire, la terra e l'istruzione sono la stessa cosa e noi dobbiamo utilizzare i nostri istituti agrari per formare i nuovi agricoltori, i nuovi pastori. Da questo punto di vista ci sono segnali importanti. Si sta invertendo il trend, se oggi andate a Nuragus ci sono dieci, quindici ragazzi, sotto i 25 anni, che vanno a mungere perché hanno pensato, giustamente, che la terra darà lavoro a loro come l'ha dato ai padri e ai nonni, e non sono tutti professori universitari che si mettono in cattedra per dire che non vogliono fare i pastori, i professori facciano i professori però ci sono anche quelli che faranno gli agricoltori e lo faranno molto bene.

Credo che tutti i consiglieri abbiano portato nel dibattito un pezzo importante della risoluzione del problema. Non perdiamoci in mille rivoli, non cerchiamo di risolvere il problema tutto in una volta, non ne siamo capaci, oggi concludiamo la seduta portando a casa un risultato importante: creare l'organismo e iniziare a dare l'impulso per fare i piani. Questo dimostra alla Sardegna e al popolo sardo che il Consiglio sta facendo il suo dovere, come l'ha fatto per l'IRAP, badate, consiglieri, l'approvazione di questo ordine del giorno vale dal punto di vista produttivo, lo vale veramente, perché pacifichiamo un settore che può essere quello che trainerà la Sardegna per uscire dalle secche in cui ci troviamo.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il consigliere Cuccu per dichiarare se è soddisfatto.

CUCCU (P.D.). Assessore, lei ha fatto un esercizio di riallineamento dei problemi, ha messo in linea tutti i problemi che ci sono nel settore dell'agricoltura e in particolare nel comparto lattiero-caseario. Però, Assessore, se io avessi sentito queste cose il 15 marzo 2009, le avrei potuto dare fiducia, ma oggi siamo a otto mesi dalla fine della legislatura. Assessore, lei non può venire qua a farci l'elenco dei problemi perché l'elenco dei problemi lo conosciamo tutti. Lei, a distanza di quattro anni e mezzo dall'inizio della legislatura, deve venire qua a fare un resoconto delle cose che avete fatto perché altrimenti quel proposito dell'onorevole Arbau di fare gioco di squadra viene meno perché voi non avete nemmeno capito qual è la nostra porta. Il problema è questo, in questi quattro anni e mezzo, Assessore! Lei viene qua e ci elenca i problemi! Noi conosciamo i problemi, li conosciamo anche bene, volevamo avere qualche risposta!

Vi abbiamo avanzato anche qualche proposta in questi anni! Invece lei che cosa fa? Ci elenca i problemi! Oltretutto, utilizzando un esempio di quello che sta facendo l'Assessorato sull'assistenza tecnica, ci dice che c'è un'assistenza tecnica, assistenza tecnica che viene svolta egregiamente dall'ARA! Peccato che voi non riconosciate che quest'assistenza tecnica è svolta dall'ARA! C'è una legge di questo Consiglio inapplicata da voi sull'assistenza tecnica dell'ARA, quindi, Assessore, è anche contradditorio il suo intervento. Penso che questo ordine del giorno possa andare nella direzione auspicata da questo dibattito, non ho più fiducia che questa Giunta sia in condizioni di dare seguito a questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il consigliere Mario Diana per dichiarare se è soddisfatto.

DIANA MARIO (Sardegna è già Domani). Probabilmente è una perdita di tempo perché lei, onorevole Arbau, parla di gioco di squadra, ma qui si sta misurando la squadra campione del mondo con i ragazzini dell'oratorio, è una partita che non ha senso perché l'Assessore ha veramente ridicolizzato l'agricoltura sarda, è un fatto assolutamente negativo! Non avevo mai sentito un Assessore dell'agricoltura, di fronte a una mozione di questo genere (e ne ho visto diversi di Assessori dell'agricoltura!), non parlare con dovizia di particolari di un problema così importante! Assessore, se ne deve fare una ragione, lei ha dimostrato in questa circostanza di non essere all'altezza della situazione! Non è possibile! Noi voteremo l'ordine del giorno, non possiamo fare diversamente, certamente, ma da lei ci saremmo aspettati decisamente delle cose diverse.

Questa agricoltura non può cambiare con le cose che ha detto lei! Lei sorride perché non può fare altro, io la capisco benissimo, Assessore, lei deve sorridere, non può fare assolutamente altro, è chiaro che accetterà questo ordine del giorno, però l'agricoltura sta morendo e lei non usa i toni drammatici del momento.

(Interruzione)

Non ha interessi?

PRESIDENTE. Onorevole Diana, non deve interloquire con l'Assessore, se intende proseguire con il suo intervento, può farlo, altrimenti si conclude qui!

Dichiaro chiusa la discussione.

E' stato presentato un ordine del giorno…

(Interruzione)

Ha domandato di parlare il consigliere Steri. Ne ha facoltà.

STERI (U.D.C.-FLI). Chiedo una breve sospensione per porre in essere un ordine del giorno congiunto.

PRESIDENTE. Sospendo brevemente la seduta.

(La seduta, sospesa alle ore 12 e 44, viene ripresa alle ore 12 e 47.)

PRESIDENTE. Riprendiamo i lavori, prego i colleghi di prendere posto. In attesa che venga definita la stesura dell'ordine del giorno, passiamo all'esame del successivo punto all'ordine del giorno.

Discussione congiunta delle mozioni Lunesu - Pittalis - Amadu - Bardanzellu - Contu Mariano Ignazio - Floris Rosanna - Gallus - Greco - Lai - Locci - Murgioni - Peru - Petrini - Piras - Randazzo - Rodin - Sanjust - Sanna Paolo Terzo - Stochino - Tocco sulla necessità che venga reso effettivo il principio di territorializzazione della pena con il trasferimento in Sardegna dei detenuti che stanno scontando la pena fuori dall'Isola e venga assicurato il diritto alla mobilità degli agenti penitenziari che da anni lavorano fuori dal territorio regionale, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento (228) e Ben Amara - Uras - Zuncheddu - Sechi - Zedda Massimo sull'attuazione del protocollo d'intesa tra la Regione autonoma della Sardegna e il Ministero della giustizia del 7 febbraio 2006 sotto il profilo della territorializzazione della pena per i

detenuti stranieri (57)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione congiunta delle mozioni numero 228 e 57.

(Si riporta di seguito il testo delle mozioni:

Mozione Lunesu - Pittalis - Amadu - Bardanzellu - Contu Mariano Ignazio - Floris Rosanna - Gallus - Greco - Lai - Locci - Murgioni - Peru - Petrini - Piras - Randazzo - Rodin - Sanjust - Sanna Paolo Terzo - Stochino - Tocco sulla necessità che venga reso effettivo il principio di territorializzazione della pena con il trasferimento in Sardegna dei detenuti che stanno scontando la pena fuori dall'Isola e venga assicurato il diritto alla mobilità degli agenti penitenziari che da anni lavorano fuori dal territorio regionale, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento.

IL CONSIGLIO REGIONALE

PREMESSO che:

- la legge n. 354 del 1975 prevede che nel disporre il trasferimento dei detenuti deve essere favorito il criterio di destinare gli stessi in istituiti prossimi alla residenza delle famiglie;

- circa 160 detenuti sardi stanno scontando la pena in istituiti penitenziari situati fuori dalla Sardegna e ciò costituisce una grave violazione dei loro diritti e del principio di territorializzazione della pena;

CONSIDERATO che:

- la detenzione fuori dall'Isola impedisce nei fatti ai detenuti di mantenere, migliorare e ristabilire le relazioni con le proprie famiglie e comporta disagi e gravi ripercussioni anche di carattere economico;

- la sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo richiama le istituzioni italiane ad adoperarsi in maniera fattiva per porre rimedio alla condizione di insostenibilità nella quale vive gran parte dei detenuti nelle carceri italiane costretti a scontare la pena in condizioni disumane;

- con il protocollo d'intesa siglato il 7 febbraio 2006 tra il Ministero della giustizia e la Regione autonoma della Sardegna, il Ministero della giustizia si impegnava, in attuazione del principio generale di territorializzazione della pena previsto dalla citata legge n. 354 del 1975 e successive modifiche, "a destinare e/o favorire il rientro in istituti della Sardegna dei detenuti di origine, residenza o interessi nel territorio sardo che aspirano a tale rientro";

- le risoluzioni della Seconda Commissione n. 1 del 16 aprile 2009 (sulle problematiche del settore penitenziario in Sardegna) e n. 15 del 3 marzo 2010 (sull'attuazione del Protocollo d'intesa tra Ministero della giustizia e Regione autonoma della Sardegna) impegnano la Giunta regionale a portare all'attenzione del Governo le problematiche nelle quali versano le carceri sarde e ad attivare tutte le misure necessarie all'attuazione del protocollo d'intesa;

PRESO ATTO che:

- il 6 marzo 2012 il Consiglio regionale della Sardegna ha approvato la mozione n. 168/16 nella quale è denunciato il rischio che le carceri sarde vengano trasformate in istituiti di massima sicurezza e nella quale viene constatata la completa inattuazione del principio di territorializzazione della pena;

- numerosi agenti penitenziari sardi lavorano da anni fuori dal territorio regionale e auspicano, dopo un ragionevole periodo, ad essere trasferiti in Sardegna;

- la mobilità rappresenta un diritto degli agenti penitenziari e il loro trasferimento nell'Isola potrebbe rappresentare una risposta concreta alla cronica carenza di personale che si rileva negli istituiti penitenziari sardi anche in prospettiva dell'apertura delle nuovi sedi carcerarie,

impegna il Presidente della Regione e la Giunta regionale

1) ad adottare nei confronti del Governo ogni iniziativa utile a favorire il trasferimento nell'Isola dei detenuti sardi che stanno scontando la pena fuori dalla Sardegna affinché sia reso finalmente effettivo il principio di territorializzazione della pena;

2) a verificare presso il Governo se sussistano le condizioni per attivare la mobilità degli agenti penitenziari sardi che lavorano da anni fuori dal territorio regionale;

3) a insediare la Commissione interistituzionale permanente prevista dal Protocollo d'intesa siglato dalla Regione con il Ministero della giustizia nel 2006 con il compito di dare esecuzione e controllare lo stato di attuazione del suddetto protocollo. (228)

Mozione Ben Amara - Uras - Zuncheddu - Sechi - Zedda Massimo sull'attuazione del protocollo d'intesa tra la Regione autonoma della Sardegna e il Ministero della giustizia del 7 febbraio 2006 sotto il profilo della territorializzazione della pena per i detenuti stranieri.

IL CONSIGLIO REGIONALE

PREMESSO che:

- l'articolo 27, comma terzo, della Costituzione dispone che "le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato"; ai sensi dell'articolo 24, comma secondo, della Costituzione "la difesa è diritto inviolabile in ogni stato e grado del procedimento" e che il principio di territorializzazione della pena costituisce applicazione dei suddetti principi costituzionali, unitamente al principio della tutela della dignità umana, nonché del principio di uguaglianza;

- il protocollo d'intesa tra il Ministero della giustizia e la Regione autonoma della Sardegna siglato il 7 febbraio 2006 si pone, tra i vari, l'obiettivo di realizzare il principio di territorializzazione della pena, previsto dalla legge n. 354 del 1975 (e successive modifiche), favorendo il rientro in istituti penali della Sardegna dei detenuti di origine isolana o aventi residenza o interessi nel territorio sardo, che aspirano a tale rientro, al fine di consentire al detenuto di poter meglio esercitare il proprio diritto alla difesa, di intrattenere i rapporti affettivi con il proprio nucleo familiare, mantenere i contatti con la realtà socio-economica del luogo di provenienza al fine di consentire un più efficace e proficuo recupero sociale dello stesso;

- il principio di territorializzazione della pena va applicato, a maggior ragione, nei confronti dei detenuti stranieri, proprio in virtù della maggiore lontananza dal nucleo familiare rispetto ai detenuti italiani e dell'isolamento dovuto al fatto di trovarsi in un paese straniero di cui, nella maggioranza dei casi, non conoscono non soltanto il sistema giuridico e culturale, ma nemmeno la lingua e perciò in una situazione di obiettiva difficoltà di scambio e di socializzazione;

- la Seconda Commissione consiliare, rilevando la drammaticità delle condizioni di vita dei detenuti negli istituti penitenziari, a causa del sovraffollamento, della fatiscenza delle strutture, della cronica carenza di organico, ha approvato all'unanimità la risoluzione n. 1 in data 16 aprile 2009, con la quale ha invitato la Giunta regionale ad attivare tutte le iniziative necessarie al fine di portare all'attenzione del Governo nazionale la grave situazione degli istituti penitenziari della Sardegna e a verificare lo stato di attuazione del protocollo d'intesa Ministero della Giustizia-Regione autonoma della Sardegna del 7 febbraio 2006; ha inoltre approvato all'unanimità la risoluzione n. 15 in data 3 marzo 2010, con la quale ha invitato nuovamente la Giunta regionale a provvedere all'attuazione del citato protocollo d'intesa, e a provvedere, con la massima urgenza, ad istituire la Commissione interistituzionale permanente, organismo determinante per la compiuta esecuzione del protocollo in parola;

- il Consiglio regionale, nella seduta del 23 settembre 2009, ha approvato la mozione n. 15/3 con la quale ha impegnato il Presidente e gli Assessori competenti affinché venga data effettiva attuazione alla territorializzazione della pena e si facciano carico del grave stato di degrado in cui versano le carceri isolane, al fine di renderle luoghi di reale rieducazione, riflessione e reinserimento dei detenuti, degne di un paese civile;

CONSIDERATO che:

- il protocollo d'intesa tra Ministero della giustizia e Regione autonoma della Sardegna prevede l'impegno a favorire un'offerta formativa integrata tra istruzione e formazione professionale (articolo 138 del decreto legislativo n. 112 del 1998) mirata alle esigenze del particolare tipo di utenza; tale offerta formativa deve essere realizzata attraverso percorsi formativi "ad hoc" finalizzati all'acquisizione di una professionalità che sia spendibile, per quanto concerne i detenuti stranieri, nel paese d'origine del detenuto; per l'attuazione di tale progetto, il Ministero della giustizia e la Regione Sardegna si sono impegnati a collaborare al fine di costituire una rete di rapporti tra i soggetti a vario titolo coinvolti nello specifico settore, che deve avere carattere transnazionale, al fine di agevolare la conoscenza del tessuto economico dei paesi terzi e favorire la creazione di canali di accesso al lavoro;

- da quanto emerge dall'indagine sullo stato delle carceri in Sardegna, svolta dalla Seconda Commissione consiliare durante la XII legislatura, la maggior parte dei detenuti stranieri proviene dai paesi del nord Africa e, da quanto risulta dalle ultime indagini statistiche, attualmente la maggioranza dei detenuti è costituita proprio da questi immigrati, peraltro condannati per episodi di microcriminalità, legati alla necessità di sopravvivere, che non denotano un elevato grado di pericolosità sociale, e quindi di facile recuperabilità e reinserimento;

- i detenuti stranieri hanno manifestato, secondo quanto emerge dai sopralluoghi effettuati dai consiglieri che si sono recati in visita nelle carceri sarde, la volontà di poter scontare la pena preferibilmente nei loro paesi d'origine e che, per poter ottenere tale risultato, a uno dei quali mira appunto il citato protocollo d'intesa del 2006, è necessario avviare ed intrattenere proficue relazioni diplomatiche con i consolati e le ambasciate dei paesi di provenienza dei detenuti stranieri, ai fini della stipulazione di apposite convenzioni e protocolli d'intesa in tal senso;

- l'effettiva applicazione della territorializzazione della pena determinerebbe esclusivamente effetti positivi quali: decongestionamento degli istituti di pena, riduzione delle spese per il mantenimento dei detenuti per le amministrazioni carcerarie, attuazione dei principi costituzionali del rispetto della dignità umana, tutela della persona e dell'unità familiare, recupero sociale dei condannati e loro reinserimento sociale, migliore amministrazione della giustizia,

impegna il Presidente della Regione e la Giunta regionale

1) ad attivarsi nei confronti del Governo nazionale, in particolare nei confronti del Ministero della giustizia, del Ministero degli esteri e tutte le rispettive strutture specializzate, affinché vengano avviate ed intrattenute le necessarie relazioni diplomatiche con i governi dei paesi stranieri in vista della stipulazione delle opportune convenzioni e protocolli d'intesa;

2) ad attivarsi affinché il Governo nazionale riunisca attorno ad un tavolo di confronto tutte le regioni al fine di trovare opportune soluzioni alla comune problematica del sovraffollamento delle carceri e della territorializzazione della pena;

3) ad attivarsi affinché vengano messe a disposizione le necessarie risorse finanziarie al fine di favorire la realizzazione dei predetti obiettivi;

4) a provvedere, con la massima urgenza, ad istituire la Commissione interistituzionale permanente, organismo determinante per la compiuta esecuzione del protocollo siglato il 7 febbraio 2006. (57).)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.

Uno dei presentatori della mozione numero 228 ha facoltà di illustrarla.

LUNESU (P.d.L.). Presidente, Assessori, colleghi, finalmente arriva in Aula, ci tenevo tanto, la mozione numero 228 sulla territorializzazione della pena. Ciò che mi dispiace è non vedere l'Assessore o il Presidente della Regione, mi avrebbe fatto molto piacere che fossero qui ad ascoltare la discussione su questa mozione, che ritengo molto importante, su una tematica che è attualissima, quindi sulla priorità del trasferimento dei detenuti sardi, che scontano la pena fuori dall'Isola, e degli agenti penitenziari che operano nelle carceri della Penisola.

A tutt'oggi non viene data ai detenuti sardi la possibilità di un trasferimento, dovere che l'Italia dovrebbe rispettare verso coloro che si trovano nella penisola senza violare alcun diritto. In questi casi, i familiari sono costretti a spese gravose per recarsi a trovare i loro congiunti tutte le volte che viene accordato un colloquio, abbastanza raro fra l'altro, una spesa inutile anche per lo Stato nel caso in cui i detenuti vengano trasferiti dalla Penisola temporaneamente in Sardegna in occasione di diversi gradi di processo. Si tratta di viaggi prevalentemente in aereo con una scorta di -quattro o sei agenti penitenziari per ogni detenuto, incaricati di accompagnare un detenuto che si tratterrà in carcere non più di una settimana e che rientrerà nell'istituto ovviamente con gli stessi mezzi con i quali è partito.

In questi anni, il Consiglio regionale della Sardegna ha svolto un lavoro importante. E' stato siglando il 7 febbraio 2006 il protocollo d'intesa tra il Ministero della Giustizia e la Regione autonoma della Sardegna, in cui il Ministro si impegnava, in attuazione del principio generale della territorializzazione della pena, previsto dalla legge numero 354 del 1975, "a destinare e/o favorire il rientro in istituti della Sardegna dei detenuti di origine, residenza o interessi nel territorio sardo che aspirano a tale rientro". Fra l'altro, il 6 marzo dello scorso anno, il Consiglio regionale della Sardegna ha approvato la mozione numero 168/16, con la quale si denuncia il rischio della trasformazione delle carceri sarde in istituti di massima sicurezza e la conseguente inattuazione del principio della territorializzazione della pena. Ciò sta già avvenendo.

La mia mozione intende rafforzare il lavoro prodotto in Consiglio in questi anni ed evidenziare sia il continuo aumento del numero dei detenuti sardi che scontano la pena fuori dall'isola, sono circa 160 a oggi, ma soprattutto la situazione degli agenti penitenziari che lavorano appunto da anni fuori dal territorio regionale. Occorre pertanto un intervento urgente della Giunta, anche in vista della paventata chiusura delle carceri di Macomer e Iglesias, che sono delle piccole carceri, ma allo stesso tempo sono due strutture funzionanti. Il provveditore regionale, Gianfranco De Gesu, sostiene che gli istituti con meno di cento detenuti siano anti economici. Ad esempio, il penitenziario di Macomer ospita circa 80 detenuti, è una struttura essenziale per la zona, in quanto dà lavoro a 65 agenti di polizia, questi ultimi, tutti, hanno acquistato casa e risiedono nel territorio con le famiglie. Inoltre, caso unico in Sardegna, la struttura ospita una scuola di addestramento per cani antidroga, che vengono utilizzati anche da altre forze dell'ordine in tutta la Sardegna; i risultati che ssi ottengono con l'ausilio di questi animali sono tanti, purtroppo, sia il carcere che il canile, saranno dismessi. Ecco, secondo me, questi sono sprechi, se si pensa a tutte le risorse utilizzate per la realizzazione di queste strutture.

A questo proposito, non mancano le proteste sul completamento e l'apertura di quattro carceri di massima sicurezza (Cagliari-Uta, Sassari-Bancali, Oristano-Massama e Tempio-Nuchis) tutte destinate a ospitare detenuti pericolosi. Si parla di 580 unità in arrivo in Sardegna, anche se il Provveditore smentisce e parla di soli 190 detenuti. Ora mi chiedo perché privare l'Isola di due realtà funzionanti e realizzare quattro grandi strutture di massima sicurezza. Mi chiedo se si è pensato a quanto siano isolate queste due regioni rispetto ai centri abitati; a pagarne il prezzo saranno comunque sempre i familiari dei reclusi che, giungendo in visita da Regioni diverse da quelle di detenzione, si troveranno in aree come Uta e Bancali prive dei più elementari servizi, non c'è un bar, non c'è un negozio, non c'è un albergo! E' un problema importante che andrebbe risolto prima dell'apertura delle carceri, per consentire il diritto ai colloqui con i parenti.

Per quel che riguarda gli agenti penitenziari nell'Isola c'è una nota positiva per sopperire alla carenza di organico, si tratta del decreto, firmato recentemente dall'ex Ministro Severino, che aumenta di 510 unità il numero di agenti nelle nostre carceri, quindi passeranno da 1324 a 1834. Si attende naturalmente che qualcosa si muova anche nei vertici di queste strutture. Le carceri di Nuoro, Macomer, Iglesias, Is Arenas e Lanusei sono senza un direttore stabile, in Sardegna ci sono solo sei direttori su dodici carceri, che diventerebbero cinque per un pensionamento. Inoltre è da segnalare il crescente aumento del disagio di alcuni detenuti sardi stremati per i continui trasferimenti da e per l'isola. Qualche mese fa un carcerato originario di Sassari ha tentato per la seconda volta il suicidio, sembrano esservi possibilità per lui di scontare la pena in Sardegna nonostante, per l'ultimo processo subito, sia stato necessario condurlo a Sassari. Inoltre, il 19 aprile scorso, nel carcere di Macomer, un detenuto marocchino si sarebbe tolto la vita con l'uso del gas, durante la notte c'era un solo agente per braccio.

La mancanza di personale e la precarietà del sistema sanitario dunque è la costante del sistema carcerario sardo, che rende certamente più difficoltoso, una volta scontata la pena, il reinserimento nella società che dovrebbe essere l'obiettivo principale per queste persone. Sono essere umani, non dobbiamo dimenticarlo! Una situazione preoccupante è anche quella dei detenuti stranieri presenti nell'Isola; ad esempio, l'80 per cento dei detenuti del carcere di Mamone sono stranieri che hanno i loro familiari e i loro amici nel Nord Italia e vorrebbero esservi trasferiti. Quelli che usufruiscono di permessi premio, oppure affidati ai servizi sociali, semiliberi o agli arresti domiciliari, sono costretti a essere accolti nelle poche cooperative di recupero presenti in Sardegna, non avendo la possibilità di tornare nel loro Paese d'origine. A questo proposito, di recente, in seconda Commissione, abbiamo audito il Presidente della cooperativa sociale Onlus "Il samaritano" di Arborea, dottor Antonello Caria, comunità destinata a condannati ammessi alle misure alternative alla detenzione, egli lamentava proprio la mancanza di erogazione di risorse da parte della Regione per mandare avanti l'attività della comunità e diceva che, nonostante gran parte delle strutture siano già state realizzate negli anni passati, avendo ottenuto le risorse in precedenza, ora si corre il rischio di fermarsi per la mancanza di ulteriori fondi necessari al prosieguo dell'opera. Da qui l'urgenza del trasferimento dei detenuti in semilibertà nel proprio Paese, non essendo possibile il loro inserimento nelle cooperative.

Dunque, per prima cosa, con la presentazione di questa mozione, chiedo il rispetto delle condizioni di vita dei detenuti, senza dover ulteriormente gravare sul loro stato psicofisico, rendendo l'espiazione della pena più sopportabile e più umana con l'aiuto della vicinanza dei familiari. Diciamo che la mozione verte su due punti molto importanti che riguardano i detenuti sardi rinchiusi nelle carceri della Penisola e le guardie penitenziarie che vorrebbero essere trasferite dalla Penisola alla Sardegna. Ritengo che il problema vada visto nella sua globalità, con lo Stato italiano che ancora una volta ci penalizza inviando centinaia di detenuti in regime di "41 bis" e riservando alla nostra bella Isola lo stesso trattamento che abbiamo ricevuto con le servitù militari. Allora mi domando: che cos'altro dobbiamo aspettarci dallo Stato?

PRESIDENTE. Uno dei presentatori della mozione numero 57 ha facoltà di illustrarla.

BEN AMARA (Gruppo Misto). E' una mozione presentata anni fa, quando il sole brillava ancora sull'Oriente e sull'Occidente. Il contenuto rimane sempre lo stesso, perché sono sempre convinto del fatto che la prigione è il luogo dove il potere di punire organizza silenziosamente un campo di oggettività in cui il castigo potrà funzionare in piena luce terapeutica e le sentenze iscriversi tra i discorsi del sapere; ed è qui che si capisce perché la giustizia abbia adottato tanto facilmente una prigione che non era tuttavia stata figlia del suo pensiero.

La detenzione provoca la recidiva e la prigione fabbrica indirettamente dei delinquenti, facendo cadere in miseria la famiglia del detenuto. In ogni stabilimento di pena deve funzionare il servizio sociale, medico e psicologico, principio del controllo tecnico della detenzione. Ciò che bisogna confessare è che l'effetto forse più importante del sistema carcerario e della sua estensione, ben oltre l'imprigionamento legale, è che perviene a rendere naturale e legittimo il potere di punire. Lo psichiatra e filosofo Michel Foucault ha ben sottolineato che il carcere naturalizza il potere legale di punire, come legalizza il potere tecnico di disciplinare.

Sorvegliare non significa punire ma inserire e integrare socialmente (per poterli recuperare) i detenuti. E' dentro questo ragionamento che la nostra mozione si inserisce. L'articolo 27, comma terzo, della Costituzione dispone che "le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato" e ancora, in un altro articolo, che " la difesa è diritto inviolabile in ogni stato e grado del procedimento". Il principio di territorializzazione della pena costituisce un'applicazione dei suddetti principi costituzionali, unitamente al principio della tutela della dignità umana nonché del principio di uguaglianza. Sappiamo anche che il protocollo d'intesa tra il Ministero della giustizia e la Regione autonoma della Sardegna, siglato il 7 febbraio 2006, si pone tra i vari obiettivi anche quello di realizzare il principio di territorializzazione della pena, previsto dalla legge numero 354 del 1975, favorendo il rientro negli istituti penali della Sardegna dei detenuti di origine isolana, aventi residenza o interessi del territorio sardo, che aspirano a tale rientro, al fine di consentire al detenuto di poter meglio esercitare il proprio diritto alla difesa, a intrattenere rapporti affettivi con il proprio nucleo familiare, a mantenere contatti con la realtà socio-economica del luogo di provenienza e al fine di consentire un più efficace e proficuo recupero sociale dello stesso.

Da notare a questo proposito che il principio di territorializzazione della pena va applicato a maggior ragione nei confronti dei detenuti stranieri, rispetto ai detenuti italiani, proprio in virtù della maggior lontananza del nucleo familiare e dell'isolamento dovuto per il trovarsi in un Paese straniero di cui, nella maggioranza dei casi, non conoscono non soltanto il sistema giuridico e culturale ma nemmeno la lingua, perciò si trovano in una situazione di obiettiva difficoltà di scambio e di socializzazione.

Bisogna anche ricordare che il Consiglio regionale, nella seduta del 23 settembre 2009, ha approvato la mozione numero 15 con la quale ha impegnato il Presidente e l'Assessore competente affinché venga data effettiva attuazione alla territorializzazione della pena e si facciano carico del grave stato di degrado in cui versano le carceri isolane, al fine di renderle luogo di reale rieducazione, riflessione e reinserimento dei detenuti, degno di un Paese civile.

E' necessario precisare che, da quanto emerge dall'indagine sullo stato delle carceri in Sardegna, svolta negli ultimi anni dalla seconda Commissione, la maggior parte dei detenuti stranieri ha manifestato, secondo quanto emerge dai sopralluoghi effettuati dai consiglieri che si sono recati in visita nelle carceri sarde, la volontà di poter scontare la pena preferibilmente nei loro Paesi d'origine e che, per poter ottenere tale risultato (uno di quelli cui mira il citato protocollo d'intesa del 2006), è necessario avviare e intrattenere proficue relazioni diplomatiche con i consolati e le ambasciate dei Paesi di provenienza dei detenuti stranieri, al fine della stipulazione di apposite convenzioni e protocolli d'intesa in tal senso.

Preme notare che l'effettiva applicazione della territorializzazione della pena determinerebbe esclusivamente effetti positivi quali: decongestionamento degli istituti di pena; riduzione della spesa per il mantenimento dei detenuti per l'amministrazione carceraria; attuazione dei principi costituzionali del rispetto della dignità umana, tutela della persona e dell'unità familiare, recupero e reinserimento sociale dei condannati; miglioramento dell'amministrazione della giustizia.

Non sarà alcun rispetto esteriore della legge, o il solo timore della punizione, ad agire sul detenuto, ma il lavoro stesso della coscienza. Ho sempre pensato, ma non lo dico nella mozione presentata, che la prigione sia un doppio errore economico: direttamente per il costo intrinseco della sua organizzazione, indirettamente per il costo della delinquenza che non reprime. Questo non significa cancellare le prigioni, significa che i detenuti devono essere ripartiti secondo la gravità penale del loro atto ma soprattutto secondo l'età, le disposizioni, le tecniche correttive che si intende utilizzare al loro riguardo e secondo le fasi della loro trasformazione.

Chiediamo semplicemente al Presidente della Regione e alla Giunta di attivarsi nei confronti del Governo nazionale affinché vengano avviate e intrattenute le necessarie relazioni interne diplomatiche con i Governi dei Paesi stranieri, in vista della stipulazione di opportuna convenzione e di protocolli d'intesa; che il Governo nazionale riunisca attorno a un tavolo di confronto tutte le Regioni al fine di trovare le opportune soluzioni alla comune problematica del sovraffollamento delle carceri e della territorializzazione delle pene; infine attivarsi affinché vengano messe a disposizione le necessarie risorse finanziarie al fine di favorire la realizzazione dei predetti obiettivi.

Dunque provvedere subito a istituire la Commissione interistituzionale permanente, organismo determinante per la compiuta esecuzione del protocollo siglato il 7 febbraio 2006. Concludo chiedendo ai colleghi della maggioranza e dell'opposizione di sostenere il contenuto di questa mozione che è mozione di tutti.

PRESIDENTE. Ricordo ai consiglieri che l'intervento deve essere contenuto entro dieci minuti.

E' iscritta a parlare la consigliera Zuncheddu. Ne ha facoltà.

ZUNCHEDDU (SEL-Sardigna Libera). Presidente, sarò veloce. Ringrazio la collega Lunesu per aver presentato questa mozione; con tutta probabilità le è sfuggito il fatto che ne sia stata precedentemente presentata un'altra, fra l'altro in una convocazione straordinaria del Consiglio, esattamente il 23 settembre 2009. Era stata votata la mozione su questo punto, passò ma purtroppo è rimasta per tutto questo tempo inapplicata la decisione presa. Per cui ci dà l'opportunità di ricordare che purtroppo non è la prima volta che il Consiglio della Regione autonoma della Sardegna si autodelegittima proprio nel momento in cui non dà seguito alla sua funzione legislativa.

Dicevo che abbiamo perso un'occasione per far rientrare tutti i nostri detenuti che stanno scontando delle pene detentive oppure che sono semplicemente in attesa di giudizio presso carceri della penisola. Ribadisco non solo il danno ai reclusi ma anche il danno che purtroppo stanno subendo le famiglie per la difficoltà di lasciare il nostro territorio, con sistemi di comunicazione che non funzionano, di trasporti che non funzionano nonché le spese. Per contro abbiamo visto quanto con il Lodo Alfano tutto sia diventato molto più efficiente nel momento in cui lo Stato italiano decide di fare un ulteriore regalo, chiaramente di stampo rigorosamente coloniale, alla Sardegna importando i detenuti in regime di 41 bis; questo per noi significa un problema enorme, un problema pesante che coglie, in una situazione di grandissima fragilità, le famiglie sarde, diciamo che, a causa della grande crisi in corso, l'importazione della delinquenza internazionale organizzata nella nostra Regione non è certamente il toccasana.

Voglio anche ricordare, a questo proposito colgo proprio l'occasione… Presidente… Presidente… Grazie! Voglio anche ricordare il fatto che non ha trovato applicazione la decisione presa in sede di Consiglio, prima in Commissione diritti civili e poi in Aula, della figura del garante dei detenuti. Anche questa è una carenza gravissima e quando la proposta è passata in questo Consiglio, diciamo che è stato anche un momento di lustro per il Consiglio della Regione autonoma della Sardegna, perché ha fatto una scelta di civiltà non di poco conto. Tuttavia poi non ha provveduto a istituire questa importante figura, tenendo conto che la stragrande maggioranza dei detenuti vive in condizioni di grandissimo disagio anche per un forte impoverimento economico, si tratta, per la percentuale più ampia, di persone che non usufruiscono di assistenza per cui è più che mai urgente che questa figura venga assolutamente istituzionalizzata.

Mi auguro che questa mozione, che non posso che sostenere, invito tutti i colleghi a sostenerla e a promuoverla… Però c'è molto chiasso! Va bene, siamo annoiati, è vero che ne abbiamo parlato in tante occasioni, non è la prima volta che denunciamo la condizione di grave degrado in cui versano gli istituti circondariali della nostra Isola, però cogliamo l'occasione per dare una spinta e una marcia in più in questo momento perché si manifesti un minimo di sensibilità e si applichino queste leggi.

Colleghi, c'è questa strana abitudine che le buone leggi italiane… colleghi! Colleghi! Le buone leggi italiane, che sono utili per la situazione sarda, difficilmente vengono applicate. Questo è uno di questi casi. Per cui veramente chiedo che i colleghi si impegnino, però non sembra che ci sia la volontà, anche psicologica, deve essere colpa dell'ora. Esiste anche il protocollo d'intesa del 2006, firmato dal Ministero della Giustizia e dalla Regione autonoma della Sardegna, per far rientrare i nostri detenuti o dare la possibilità, non è detto poi che tutti scelgano, però mi sembra una questione di civiltà dare l'opportunità, a chi lo desidera, di fare regolare domanda per rientrare a casa.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Lai. Ne ha facoltà.

LAI (P.d.L.). Chiedo pazienza ai consiglieri ma mi sento in dovere di intervenire per segnalare ai colleghi un problema davvero grave, riservato, ma del quale sono stato autorizzato a dare comunicazione, lo dico proprio apprezzando l'iniziativa della collega. Si tratta di un detenuto sardo, importante per il tipo di reato, per la vicenda e quant'altro, detenuto a Fossombrone, che non ha visto i familiari per 19 anni. Del caso è stato recentemente interessato il Presidente della Repubblica che ha risposto tempestivamente perché si attivino le complesse procedure affinché il suo trasferimento, ogni tre anni, a Cagliari, per vedere quello che rimane della sua famiglia, sia meno complesso e più agevole.

Bene ha fatto la collega Lunesu a fare riferimento alle molteplici iniziative del Consiglio regionale. Sono stato attento anche all'interrogazione presentata dalla collega Zuncheddu e voglio riferire le ultime parole della risposta che le ha dato il Presidente della Regione. Il presidente Cappellacci diceva che, in sostanza, questa è una materia in cui la competenza esclusiva è dello Stato ma rimangono spazi concreti per l'azione e per l'interlocuzione della Regione con il Ministero della Giustizia. Lui concludeva la risposta, che ha dato alla collega Zuncheddu, ai presentatori della interrogazione, attendendosi interventi di carattere sostanziale che confermavano il costante impegno della Regione nel vigilare su questi percorsi e la grande attesa che c'era sulle strutture carcerarie in fase di realizzazione avanzata, per cui i nuovi moderni istituti penitenziari di Cagliari, Sassari e Tempio Pausania avrebbero potuto permettere di avere condizioni di gran lunga migliori delle attuali, con una maggiore capacità di accoglienza dei detenuti in condizioni adeguate e dei 160 detenuti in carceri della Penisola.

Si sarebbero potute determinare condizioni di fatto necessarie per rendere concretamente possibile l'applicazione del protocollo anche per quanto riguarda il rientro in Sardegna di detenuti che scontano la pena fuori dall'Isola, ma c'è stata disattenzione verso il Consiglio regionale, verso i detenuti e le famiglie, direi anche verso il Presidente e verso la Giunta. Penso che sia stato opportuno richiamare all'attenzione del Consiglio questo grave, gravissimo, problema.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare, per la Giunta, l'Assessore dell'agricoltura e riforma agro-pastorale.

CHERCHI (P.d.L.), Assessore dell'agricoltura e riforma agro-pastorale. La Giunta condivide la mozione della collega Lunesu e si rimette all'Aula.

PRESIDENTE. Sospendiamo la votazione di queste mozioni.

Continuazione della discussione della mozione Arbau - Stocchino - Mariani - Solinas Antonio - Zuncheddu - Cugusi - Sechi - Cocco Daniele Secondo - Ben Amara - Salis - Floris Vincenzo - Moriconi - Cozzolino - Sabatini - Cuccu - Sanna Gian Valerio - Lotto - Corda - Diana Giampaolo - Manca - Cocco Pietro - Espa - Bruno - Agus - Meloni Valerio - Diana Mario - Mulas - Campus - Mula sulla proposta di costituzione di un sistema agricolo, attraverso l'aggregazione dell'offerta e della domanda. Agricoltura come leva strategica per il potenziamento dell'intera economia produttiva isolana e conseguente sviluppo occupazionale (256) abbinata alle interpellanze Cuccu - Sabatini - Meloni Valerio - Cucca - Moriconi sulla grave crisi del comparto ovicaprino in Sardegna (152/A) e Diana Mario sulla difesa del prezzo del latte ovino e sulle azioni per la diversificazione produttiva dal pecorino romano

verso altre tipologie casearie (344/A)

PRESIDENTE. Comunico che è stato presentato un ordine del giorno.

(Si riporta di seguito il testo dell'ordine del giorno numero 1:

Ordine Del Giorno Arbau - Pittalis - Diana Giampaolo - Steri - Sanna Matteo - Sanna Giacomo - Cuccureddu - Dedoni - Cocco Daniele Secondo - Diana Mario sulla proposta di costituzione di un sistema agricolo, attraverso l'aggregazione dell'offerta e della domanda. Agricoltura come leva strategica per il potenziamento dell'intera economia produttiva isolana e conseguente sviluppo occupazionale.

IL CONSIGLIO REGIONALE

a conclusione della discussione della mozione n. 256, dell'interpellanza n. 152/A e dell'interpellanza n. 344/A sulla proposta di costituzione di un sistema agricolo, attraverso l'aggregazione dell'offerta e della domanda. Agricoltura come leva strategica per il potenziamento dell'intera economia produttiva isotana e conseguente sviluppo occupazionale,

impegna il Presidente della Regione e l'Assessore regionale dell'agricoltura e riforma agro-pastorale

previa audizione davanti alla Quinta Commissione a:

1) promuovere la costituzione di un'organizzazione interprofessionale a sistema del "Patto del latte", ai sensi dell'articolo 4 del decreto Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali (MIPAAF) 12 ottobre 2012, al fine di svolgere le attività indicate all'articolo 123, paragrafo 4, lettera c), del regolamento (CE) del Consiglio del 22 ottobre 2007, n. 1234/2007 recante organizzazione comune dei mercati agricoli e disposizioni specifiche per taluni prodotti agricoli (regolamento unico OCM), così come modificato dal regolamento (CE)n. 261/2012, del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda i rapporti contrattuali nel settore del latte e dei prodotti lattiero-caseari;

2) agevolare la proposizione di piani per la regolarizzazione dell'offerta dei formaggi a denominazione di origine protetta (DOP), o di indicazione geografica protetta (IGP), di cui all'articolo 10 del decreto MIPAAF 12 ottobre 2012, promossi dall'organizzazione interprofessionale a sistema del "Patto per il latte". (1).)

PRESIDENTE. E' stata chiesta la votazione nominale.

Votazione nominale

PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'ordine del giorno numero 1.

(Segue la votazione)

Prendo atto che i consiglieri Diana Giampaolo, Manca, Peru, Pitea, Planetta, Rodin e Sechi hanno votato a favore.

Rispondono sì i consiglieri: Agus - Amadu - Arbau - Artizzu - Bardanzellu - Ben Amara - Biancareddu - Bruno - Campus - Cappai - Cherchi - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Corda - Cossa - Cozzolino - Cuccu - Cuccureddu - Cugusi - Dedoni - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Rosanna - Fois - Gallus - Greco - Lai - Locci - Lotto - Lunesu - Manca - Mariani - Meloni Valerio - Moriconi - Mula - Mulas - Murgioni - Obinu - Oppi - Peru - Petrini - Piras - Pisano - Pitea - Pittalis - Planetta - Porcu - Randazzo - Rodin - Sabatini - Salis - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Sechi - Solinas Antonio - Solinas Christian - Steri - Stocchino - Stochino - Tocco - Tupponi - Zuncheddu.

Si sono astenuti: la Presidente Lombardo - Maninchedda.

Risultato della votazione

PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:

presenti 69

votanti 67

astenuti 2

maggioranza 34

favorevoli 67

(Il Consiglio approva).

Convoco la Conferenza dei Presidenti di Gruppo. Il Consiglio è riconvocato alle ore 16 di questo pomeriggio.

La seduta è tolta alle ore 13 e 18.