Seduta n.18 del 12/06/2014
XVIII SEDUTA
Giovedì 12 giugno 2014
Presidenza del Presidente Gianfranco GANAU
La seduta è aperta alle ore 10 e 19.
FORMA DANIELA, Segretaria, dà lettura del processo verbale della seduta pomeridiana del 28 maggio 2014 (15), che è approvato.
PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Anna Maria Busia, Alessandro Collu, Antonello Peru e Alessandra Zedda hanno chiesto congedo per la seduta del 12 giugno 2014.
Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.
Annunzio di presentazione di proposte di legge
PRESIDENTE. Comunico che sono state presentate le seguenti proposte di legge:
Cozzolino - Sabatini - Pietro Cocco - Comandini - Deriu - Forma - Meloni - Rossella Pinna - Piscedda: "Sostegno alle persone affette da dislessia e da altri disturbi specifici dell'apprendimento (DSA)". (53)
(Pervenuta l'11 giugno 2014 e assegnata alla sesta Commissione.)
Locci - Truzzu - Tocco - Randazzo: " Soppressione dell'Agenzia regionale conservatoria delle coste". (54)
(Pervenuta l'11 giugno 2014 e assegnata alla prima Commissione.)
PRESIDENTE. Si dia annunzio dell'interrogazione pervenuta alla Presidenza.
FORMA DANIELA, Segretaria:
"Interrogazione Arbau, con richiesta di risposta scritta, sull'intollerabile situazione in cui versa la gestione del sistema di approvvigionamento idrico di Desulo". (63)
PRESIDENTE. Si dia annunzio dell'interpellanza pervenuta alla Presidenza.
FORMA DANIELA, Segretaria:
"Interpellanza Oppi - Rubiu - Pinna Giuseppino - Tatti sugli intendimenti della Giunta regionale circa la ventilata creazione di un centro di ricerca superiore a Olbia". (26)
PRESIDENTE. Convoco la Conferenza dei Presidenti di Gruppo in ordine all'organizzazione dei lavori di stamani. Sospendo brevemente la seduta.
(La seduta, sospesa alle ore 10 e 21, viene ripresa alle ore 10 e 29.)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca le dichiarazioni del Presidente della Regione ai sensi dell'articolo 120 del Regolamento.
Ha facoltà di parlare il Presidente della Regione.
PIGLIARU FRANCESCO (PD), Presidente della Regione. Onorevoli colleghi, intervengo per rispondere a un'aspettativa giusta del Consiglio e per riferire prima di tutto delle interlocuzioni che si sono avute in queste settimane sul tema importantissimo delle servitù militari e poi dell'audizione tenuta in sede di Commissione Difesa presso la Camera dei Deputati, sempre sul tema.
Come sapete, il 18 giugno è prevista la seconda Conferenza sulle servitù militari ed è quindi per me particolarmente importante il dibattito di oggi perché è intenzione di chi parla portare in quella importante circostanza una posizione quanto più possibile unitaria e condivisa. Dirò qualcosa sulla Conferenza dopo, ora soprattutto dirò qual è stata la posizione da me presentata nell'audizione presso la Camera dei Deputati.
Intanto credo che sia doveroso iniziare ricordando e sottolineando il grande rispetto che tutti noi abbiamo del ruolo delle Forze armate e del loro compito istituzionale. È un rispetto reso ancora più profondo e sincero dal legame che tutti i sardi hanno per la gloriosa storia e per il ruolo, ancora oggi essenziale, della nostra Brigata Sassari. Credo che se c'è una Regione che ha consapevolezza del ruolo delle Forze armate è certamente la Sardegna. Quindi siamo profondamente consapevoli dell'importanza delle servitù militari al fine di addestrare in modo adeguato le nostre forze di difesa, le nostre forze che hanno il ruolo fondamentale per il mantenimento della pace in Italia e nel mondo.
Quello che però la Sardegna non può non ricordare in ogni occasione istituzionale è la assoluta sproporzione del contributo pagato dal territorio dell'isola a questa condivisibile esigenza legata alla sicurezza nazionale. È una sproporzione importante perché stiamo parlando di 30 mila ettari che sono di proprietà dello Stato e sono impegnati dal demanio militare e in particolare, di questi 30 mila ettari, 13 mila ettari sono gravati da servitù militari vere e proprie. Stiamo parlando di 80 chilometri di costa che non sono accessibili ad alcuna attività economico-turistica; stiamo parlando del fatto che i poligoni di Perdasdefogu e Teulada sono i più vasti d'Europa, è un dato che conosciamo ma, ogni volta che lo rileggiamo, lo riscontriamo sempre piuttosto impressionante. Ripeto: i due poligoni più vasti d'Europa sono in Sardegna! Stiamo parlando in sostanza di un contributo della Sardegna, sul totale delle servitù militari italiane, pari al 65 per cento a fronte di una popolazione che, rispetto al totale nazionale, è pari al 2 per cento. Quindi parliamo di una sproporzione di dimensioni del tutto evidente, sotto gli occhi di tutti e anche riconosciuta da tutti.
A fronte di questo gravame delle servitù militari (dei cui costi dirò dopo), c'è una compensazione che oggi… ma quando dico oggi dico una cosa inesatta, perché sto parlando del 2005-2009, ovvero l'ultimo contributo che è stato attribuito alla Sardegna è pari a 15 milioni di euro che vengono poi ripartiti tra i vari territori. Anche in questo caso c'è qualcosa che colpisce. Tra il 1990 e il 1995, quindi nel quinquennio di oltre vent'anni fa, il contributo dato alla Sardegna fu pari a 14 milioni di euro. Stiamo parlando di un contributo in termini nominali. Quindi, potreste pensare che il contributo è aumentato di 1 milione di euro? No! In termini reali è diminuito di 5 milioni di euro!
OPPI GIORGIO (UDC). Scusi, Presidente, 95 milioni di lire.
PIGLIARU FRANCESCO (PD), Presidente della Regione. Stiamo parlando di 15 milioni di euro, è tutto tradotto in euro. Erano 14 milioni tra il '90 e il '95, sono 15 milioni nell'ultimo quinquennio che è stato pagato. Apparentemente è un incremento di 1 milione, in termini reali è una diminuzione di 5 milioni, una diminuzione del 25 per cento, come qualunque indicatore ISTAT ci dimostra. È una cifra, della cui dimensione discuteremo dopo, 15 milioni, pochi o molti, vediamo come possiamo arrivare a una conclusione su questo punto. In questo momento mi interessa sottolineare che, in rapporto a servitù militari che sono rimaste costantemente sproporzionate nel tempo, ci troviamo di fronte a un contributo compensativo, teoricamente compensativo, che in termini reali si è ridotto di un quarto nel giro di un paio di decenni. È un dato che non vedo citato e che va invece chiaramente citato!
In più, vediamo la modalità con cui viene erogato il contributo. Come sapete, basta parlare con i sindaci della Sardegna per avere una fotografia immediata e chiara: c'è incertezza nella sua dimensione e nella sua erogazione, ritardo nell'erogazione, ancora non sappiamo quale sarà il contributo 2010-2014 per esempio, e le modalità con le quali il contributo viene concesso sono modalità tali per cui l'impatto sul Patto di stabilità è enorme. I soldi fondamentalmente sono incerti, arrivano in ritardo, sono probabilmente pochi e spesso non possono essere utilizzati in tempi ragionevoli a causa del fatto che sono vincolati dal Patto. Se il contributo venisse dato in anticipo o anno per anno, nei tempi giusti, questo impatto sarebbe notoriamente molto meno importante e molto meno forte.
Questo è il dato di partenza: dimensione, sovradimensione del nostro contributo e compensazioni. Quello che ho detto nell'audizione della Camera è qualcosa che ha a che fare con una proposta su come affrontare una situazione così critica e così stabilmente critica in tutti questi decenni. A parere di chi parla, c'è un dato strutturale che va chiarito, c'è una mitigazione da attuare nel frattempo, mentre ci si muove, attraverso la transizione, verso quel risultato atteso.
Iniziamo dal dato strutturale. Il dato strutturale è quello che ho già di fatto citato, cioè la necessità di un riequilibrio, un riequilibrio interregionale. Non è ragionevole che la Sardegna continui a essere un'azionista di maggioranza assoluta in queste dimensioni nella partita delle servitù militari. Ho espresso, ho rivendicato, ho portato a quel tavolo un'antica rivendicazione della Sardegna che riguarda la necessità di attuare una progressiva riduzione delle aree soggette a servitù militare, con particolare riferimento a Teulada e Capo Frasca. Sono riferimenti precisi che hanno avuto riflessi anche in atti parlamentari importanti, votati a maggioranza e che, nel 2012, per esempio, hanno impegnato il Governo Monti ad attuare questa progressiva riduzione, con particolare riferimento a Teulada e a Capo Frasca, e a una riconversione del Poligono del Salto di Quirra di Perdasdefogu.
Fino a oggi le autorità militari hanno mantenuto una posizione, pochissimo convincente, secondo cui tutto sembra essenziale, dico fino a oggi perché tra un po' citerò qualcosa che è appunto successo ieri e che sapete. Cinquant'anni fa, le autorità militari ritenevano essenziale ciò che ancora oggi ritengono assolutamente essenziale, nonostante una guerra fredda finita, nonostante una tecnologia completamente modificata. È poco credibile che ciò che era assolutamente essenziale molti decenni fa (che ancora oggi è esattamente nella stessa identica configurazione geografica) possa essere considerato essenziale ancora oggi. È difficile crederlo, non lo credono i nostri sindaci, per esempio non lo credono i sindaci di Teulada e di Sant'Anna Arresi, che si chiedono per esempio perché Porto Tramatzu e Sabbie Bianche, che incidono in aree SIC, per le quali esistono chiari, precisi e importanti progetti di sviluppo turistico-ambientale, non debbano essere restituite immediatamente all'uso civile a cui sono evidentemente vocate. Più in generale, chiediamo, ho chiesto, una mappatura dei poligoni, una mappatura attenta, precisa, trasparente, con l'identificazione delle aree core, delle aree centrali, che sono dedicate all'addestramento fuoco, e di quelle non core, che possono essere disponibili sia per attività duali o per dismissione. Questo riguarda il riequilibrio.
Ci sono poi problemi relativi alla conoscenza e trasparenza, a cui ho fatto riferimento nell'audizione. Il primo problema di conoscenza e trasparenza riguarda la tutela ambientale e della salute. La parte regionale del Co.Mi.Pa. ha più volte per esempio richiesto che siano avviate immediatamente, nei territori di servitù militari, attività di caratterizzazione, di messa in sicurezza e bonifica e che siano istituiti osservatori permanenti per la tutela ambientale e per la salute; tutte cose che è assolutamente urgente fare. Questa rivendicazione è una rivendicazione forte, essenziale, non credo che sia in alcun modo negoziabile. È essenziale ovviamente per la salute dei cittadini, di chi vive in quelle aree, ma è anche essenziale per limitare gli effetti negativi delle servitù militari verso le attività economiche che si svolgono nelle aree limitrofe. È un punto fondamentale! Se c'è incertezza, se c'è assenza di trasparenza sulla situazione ambientale di quelle aree, non c'è turismo che possa essere sviluppato, non c'è agroalimentare che possa essere prodotto e venduto con successo in Sardegna e nel mondo. Ogni incertezza, nell'ambito della sicurezza e della salute, uccide preventivamente ogni possibile attività economica e questo è un ulteriore danno grave che deve essere immediatamente cancellato attraverso la generazione di dati trasparenti sulla situazione ambientale e sulla situazione della salute nei poligoni. È una cosa di cui abbiamo urgentissimamente bisogno.
Il secondo punto, che riguarda conoscenza e trasparenza, è la necessità di avere dei dati per poterci confrontare utilmente con il Governo, dati che invece colpevolmente a oggi non sono stati generati. Il secondo punto è questo, trovo veramente grave che ancora oggi non esistano studi indipendenti e autorevoli, basati su standardscientifici internazionali, che misurino il costo effettivo delle servitù militari, che aiutino per esempio a definire (è un punto importante secondo chi vi parla) la differenza di costo per il Governo tra avere una servitù di 13 mila ettari oppure una servitù della metà, cioè di 6 mila e 500 ettari. Oggi, dal punto di vista dei costi, dal punto di vista del Governo, avere servitù di 13 mila ettari o avere servitù di 6 mila ettari non fa nessuna differenza, è come se noi vivessimo in case gigantesche o piccole e una casa gigantesca o piccola avesse sul mercato lo stesso prezzo. È una distorsione, è una grave mancanza di una conoscenza di dati fondamentali.
Il risultato infatti è che, quando si parla di spending review (e ne stiamo parlando tutti continuamente, ovviamente ne parla anche il Ministero della Difesa, che è soggetto come tutti alla spending review), succede che, tutto si riduce, perché tutti i costi devono ridursi, certamente si riducono gli aerei, si riducono i carri armati, si riducono le spese chiamiamole vive, chiare dell'attività militare, come tutte le altre spese.
C'è una sola voce di costo che non si riduce, perché non ha un prezzo chiaro, è quella della dimensione delle servitù militari, meno carri armati, meno aerei, meno munizioni, magari si risparmia sulla benzina e sulle divise, ma una cosa rimane costante ed è il numero di ettari soggetti a servitù militari. Questo succede esattamente per quello che ho appena detto, perché non c'è nessuno studio serio e rigoroso sui costi delle servitù militari. Succede che i carri armati e gli aerei abbiano un prezzo chiaro e definito dal mercato, succede che gli ettari che vengono soggetti a servitù militari abbiano un prezzo inesistente, abbiano un prezzo che nessuno definisce con rigore e con precisione!
Allora credo che questo sia un punto fondamentale. Sono certo che quando avremo uno studio in grado di definire, con molta maggior chiarezza di ciò che si fa oggi, con molto maggior rigore di ciò che si fa oggi, il costo effettivo delle servitù militari, sarà più facile discutere con il Governo sulla dimensione ottimale di queste servitù, sarà molto più facile, anche per i militari, ammettere che, molto probabilmente, oggi queste servitù sono ampiamente sovradimensionate anche per le loro esigenze.
Parlavo quindi di uno studio. Per non essere generici, credo che dovremmo proporre uno studio internazionale sulle servitù militari, indipendente, fatto da un centro di ricerca autorevole. Gli standard internazionali esistono, li conosciamo, non c'è nessuna difficoltà a ottenere, nel giro di tempi relativamente brevi, uno studio che potrà essere condiviso perché basato su standard internazionali riconosciuti appunto in giro per il mondo. Questo ci consentirà di fronteggiare il problema della dimensione delle servitù militari in modo meno ideologico e molto più concreto e ci permetterà di capire quali sono le compensazioni che, nel frattempo, in attesa della riduzione della dimensione delle servitù militari, sarà giusto per noi rivendicare con forza. Chiediamo che questo studio venga fatto, oltre che immediatamente, in modo che si focalizzi sui costi da mancato sviluppo alternativo, misurati con metodologia controfattuale con - come dicevo - valutatori il più indipendenti e il più autorevoli tra quelli che possiamo immaginare in giro per il mondo. Con questo, ho parlato di conoscenza e trasparenza, di dati che oggi mancano per poter ragionare e dare maggiore concretezza e maggiore precisione alle nostre giuste rivendicazioni di fondo intorno al tema di riequilibrio.
C'è ancora un tema che voglio toccare, ed è quello dell'impatto economico. In attesa di una stima seria dei costi delle servitù, parliamo di impatto economico. Ancora oggi l'impatto economico è particolarmente alto perché, per esempio, il periodo nel quale le esercitazioni vengono limitate è estremamente ridotto; parliamo in generale del periodo dal 20 giugno al 20 settembre, ma anche molto meno per quanto riguarda Capo Frasca in cui si parla di una pausa ancora più ridotta, soltanto di due mesi. C'è un'antica e forte rivendicazione che chiede di estendere il periodo di pausa dal primo giugno al 30 settembre. Ho trovato disponibilità su questo punto nelle interlocuzioni e credo che sia giusto spingere perché questo venga ottenuto rapidissimamente.
Ancora ieri c'è stata la protesta del Sindaco di Sant'Anna Arresi, di cui mi sono fatto portavoce nei confronti del Ministero, per attività di bombardamenti, attività molto rumorose che avvenivano nelle vicinanze, nella servitù di Teulada e che avevano un semplicissimo impatto, quello di far fuggire i turisti che, nel frattempo, erano arrivati a Sant'Anna Arresi e che stanno iniziando a disdire le proprie presenze. Ma di che sviluppo turistico parliamo? Di che destagionalizzazione parliamo, se poi i turisti che vengono a giugno piuttosto che ad agosto dopo un po' ritengono di avere sbagliato il luogo nel quale passare le proprie vacanze perché le case tremano, perché rumori assolutamente preoccupanti avvengono, naturalmente questo incentiva i turisti a pensare: "Quale sarà la situazione ambientale di questi territori che sono vicini all'albergo che ho scelto?".
C'è un altro tema che riguarda l'impatto economico, è l'ultimo che voglio toccare, ed è il tema della tendenziale riconversione verso attività duali. Anche in questo caso esistono documenti tradizionali, ampiamente votati e sostenuti, che la Regione Sarda ha avuto nei vari ambiti istituzionali, che dicono di voler vedere in Sardegna molta ricerca in attività duale, quell'attività di ricerca che parte dalla ricerca militare, ma che si occupa anche dell'estensione alla vita civile di scoperte che si possono fare in attività militare. Ci sono state forti prese di posizione per richiedere che, per esempio, attività collegate agli esperimenti del Consorzio italiano delle ricerche aerospaziali e dell'Agenzia spaziale italiana, dell'European space agency possano essere in quota parte importante trasferite in Sardegna, così come c'è stata tradizionalmente una richiesta per portare verso la servitù del Salto di Quirra la sperimentazione degli aerei UAV, cioè dei droni, ed è un'area di ricerca estremamente importante e estremamente promettente.
Desidero generalizzare questo punto, senza entrare adesso nello specifico, dettando una regola o suggerendo la dettatura di una regola molto semplice: deve esserci una stretta proporzione tra gli investimenti di ricerca e tecnologia militare e duale, non investimenti generici, ma investimenti già finanziati dal Ministero e da Agenzie, o comunque investimenti, sia in corso che programmati, di ricerca e tecnologia, deve esserci una stretta proporzione tra questi investimenti e il gravame delle servitù militari. Voglio semplificare: abbiamo il 65 per cento del gravame delle servitù militari, dobbiamo avere il 65 per cento della ricerca che si svolge in ambito militare e duale, finanziata dal Ministero e da Agenzie nazionali e internazionali. Credo che questa proporzione sia un modo molto utile di parlare di compensazioni tra costi e benefici. E' una regola semplice, è una regola che dovrebbe essere portata in tutti i tavoli.
Questo per quanto riguarda alcuni aspetti di impatto, adesso concludo. Il ministro Pinotti ieri, facendo riferimento anche all'intervento da me svolto nell'audizione il giorno prima, ha dichiarato quanto segue: "Ciò che serve delle servitù militari sarà mantenuto, ciò che non serve sarà riconsegnato al territorio, nel contesto di un impegno a ripensare, rivedere e ridurre". Credo che sia almeno l'inizio di un dialogo, che ritengo quantomeno incoraggiante e che mi auguro possa continuare durante la Conferenza e nelle fasi immediatamente successive. Fasi che potranno servire a vantare la possibilità di siglare, di condividere un'intesa che rifletta, con impegni concreti e tempi definiti, il quadro che ho fin qui delineato e il quadro che emergerà dal dibattito odierno in quest'Aula.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Pietro Pittalis. Ne ha facoltà.
PITTALIS PIETRO (FI). Presidente, chiedo una breve sospensione per consentire all'opposizione di coordinare lo sviluppo all'esito delle dichiarazioni che abbiamo appreso testé dal Presidente.
PRESIDENTE. Sospendo la seduta.
(La seduta, sospesa alle ore 10 e 54, viene ripresa alle ore 11 e 23.)
PRESIDENTE. Riprendiamo la seduta. La Conferenza dei Presidenti di Gruppo ha stabilito che gli interventi dovranno essere contenuti nel tempo di cinque minuti.
Dichiaro aperta la discussione.
Ricordo che i consiglieri che intendono prendere la parola devono iscriversi non oltre la conclusione del primo intervento.
E' iscritto a parlare il consigliere Stefano Tunis. Ne ha facoltà.
TUNIS STEFANO (FI). Presidente, mi spiace che non ci sia il presidente Pigliaru perché direttamente a lui mi sarei voluto rivolgere…
(Interruzione)
Credo che l'aspetto più positivo della relazione del presidente Pigliaru vada ricercata nel fatto che ha voluto portare, all'interno di questa Assemblea, un tema che però merita ben altro approfondimento non soltanto da parte nostra, ma anche da parte della Giunta regionale che, mi rincresce dirlo, è venuta con dati assai imprecisi a discutere di questo argomento. Se è vero che, all'inizio del suo intervento, il Presidente ha marcato la differenza tra servitù e demanio, è anche vero che poi ha scordato di dire che tutto ciò che è a palio, cioè tutto ciò che è di interesse di restituzione da parte del Ministero della difesa, è demanio.
Di conseguenza la prudenza suggerirebbe a chi si pone nei confronti di questo interlocutore come chi vuole riavere indietro queste aree, di farlo con la precisa coscienza del fatto che sta andando a parlare con il legittimo proprietario di quei beni. Ora, questa sostanziale differenza va arricchita con il fatto che non ci si può con la mano destra definire filo-militaristi e filo-Brigata Sassari e con la mano sinistra scordare che la Brigata Sassari esiste in queste dimensioni, con questo impegno, con questa importanza, perché esiste Capo Teulada. Se si afferma questo, probabilmente non si conosce il fatto che, per tutte le operazioni, chiunque vada in Afghanistan a portare la presenza degli alleati in quei territori lo fa perché si è addestrato a Capo Teulada.
Allora, se si sapesse questo, si argomenterebbe con maggiore difficoltà che queste esercitazioni non possano avvenire nel momento in cui il clima è più simile, è più compatibile con le condizioni che si andrebbero ad affrontare in quelle circostanze. Ora, basta andare su Internet per vedere che il gommato Lince, che è una delle migliori componenti dell'Esercito italiano e che ha salvato vite di militari italiani e alleati in Afghanistan, è stato testato e "stressato" a Capo Teulada, che morfologicamente è talmente diverso da non poter essere assimilato, se non per il nomen, a Salto di Quirra. A Salto di Quirra esperimenti e armamenti, a Teulada esperimenti e operazioni, onestamente mi viene difficile trovare la buona fede quando si dice: "Noi restituiremo ciò che non ci serve". È palese che i più importanti poligoni di esercitazioni servono e serviranno, non ci si può proporre a questo interlocutore per averli restituiti almeno in parte senza conoscere neppure il titolo attraverso il quale li possiedono.
È per questo, Presidente, che credo che soprattutto la Giunta regionale, soprattutto lei, che sta seguendo personalmente questa vicenda, debba approfondirli in maniera chiara, debba possederli in maniera completa, perché in assenza di questo difficilmente si potrà ottenere un risultato positivo, neppure quello di ottenere il massimo appoggio da parte di questa Assemblea. Da parte sua ci saremmo aspettati un'analisi precisa di quale sarebbe l'impatto virtuoso di trenta giorni in più di stagione turistica a Sant'Anna Arresi o a Capo Teulada e quale, invece, in diminuzione relativamente a un impatto che, soltanto dal punto di vista della spesa di chi risiede in quei territori, perché lavora in quei territori, già nel 2004, era stimato in 5 milioni di euro; e quali ricadute positive si suppone di avere per il fatto di rinunciare a un investimento di quasi 50 milioni di euro che sta realizzando - mentre noi parliamo - il Ministero della Difesa presso Capo Teulada e che trasformerebbe quel sito nella parte più importante del sistema delle esercitazioni dell'intero Esercito italiano.
È complesso, colleghi, immaginare che si possa addivenire a un qualunque tipo di ordine del giorno condiviso, mi rincresce dirlo, davanti a così poca capacità di convincimento. Dobbiamo ritrovarci con la certezza che chi ci rappresenta in quelle sedi…
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
TUNIS STEFANO (FI). Presidente, concludo comunque apprezzando il fatto che sia questo il luogo nel quale il Presidente ha deciso di portare il tema, apprezzo il fatto e sono sicuro che riceverà le raccomandazioni che, da questo momento, arriveranno dai nostri banchi.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Roberto Deriu. Ne ha facoltà.
DERIU ROBERTO (PD). Signor Presidente, il tema è davvero serio. Sul merito però, anche se quest'anno festeggio l'inizio del mio congedo permanente e illimitato da caporalmaggiore del raggruppamento unità difesa AVES "Drago" 38°, non sono in grado di affrontarlo dal punto di vista tecnico-militare; viceversa mi interessa di più sottolineare un aspetto di metodo che è quello portato oggi dal nostro Presidente che riguarda l'adesione ai protocolli Harvard sul metodo negoziale, che ovviamente non sfuggono al nostro Presidente, che prevedono negoziati impostati sulla valutazione degli interessi, sull'esplorazione delle opzioni e sulla presentazione di proposte una volta individuati gli standard.
La ricerca degli standard, che è al centro dell'esposizione correttissima, io ho davvero apprezzato il nostro Presidente, è fondamentale nell'impostazione di qualunque negoziato, da quello che la bambina svolge con la sua mamma per trattare l'ora di ritorno dell'uscita serale a quello appunto della riduzione di armamenti o in questo caso della valutazione dell'impatto di servitù militari sull'economia di un territorio. Le osservazioni finora scaturite dal dibattito, sempre interessanti e profonde, quelle dell'onorevole Tunis che, ad esempio, riguardano l'aspetto di natura tecnica di un eventuale rientro in ogni caso al demanio pubblico di queste aree, secondo me, non sposta e non deve spostare il punto centrale cioè la corretta impostazione del tema che il nostro Governo regionale sta facendo nei confronti del Ministero della Difesa, cioè la valutazione, l'individuazione degli standard che ci possano consentire di fotografare esattamente i contorni del problema e correttamente, lealmente, secondo i principi costituzionali e secondo i metodi che questo Governo ha voluto darsi nell'affrontare tutti i problemi, intavolare una trattativa che conduca a un giusto riconoscimento delle nostre aspettative e a un giusto soddisfacimento dei nostri interessi nel quadro di quella sovranità responsabile che comporta il fatto che siamo lealmente a disposizione della Repubblica nella misura in cui la Repubblica conosce e capisce i nostri diritti e fornisce l'adeguato supporto.
Credo che da questi banchi verrà il plauso all'azione del Presidente non soltanto rispetto a questa trattativa ma, ripeto, a tutti i tavoli di negoziato che sono stati fino adesso aperti e condotti con grande autorevolezza dal presidente Pigliaru. La Sardegna ha ora bisogno di affrontare a uno a uno i grandi temi dei rapporti all'interno della Repubblica irrisolti dalla Regione sarda e condurli in porto in modo leale con vero soddisfacimento degli interessi reciproci; su questo si basano i veri e durevoli accordi, sul soddisfacimento degli interessi sia della nostra che dell'altra parte. Soluzioni che ricerchino soltanto il soddisfacimento del nostro scopo, del nostro bisogno, del nostro interesse non sono durevoli e probabilmente non saranno neanche possibili.
Quindi, signor Presidente della Regione, le esprimo un vero consenso rispetto all'applicazione che ella fa del metodo in modo così puntuale, anche se questo può essere, come sempre nei suoi atti, fuori frame e difficilmente anche comprensibile a un senso comune che è distorto rispetto all'altezza e all'importanza dei compiti che ci sono di fronte, però si incaricherà il futuro di porre nella giusta luce i suoi sforzi e coronarli con il meritato successo.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Angelo Carta. Ne ha facoltà.
CARTA ANGELO (PSd'Az). Sulla questione delle servitù militari, credo che oggi meno che mai serva un ping pong fra maggioranza e minoranza, ma piuttosto soprattutto una posizione quanto più condivisa, quanto più unitaria, perché non si può ascrivere a nessuno dei presenti, non solo i presenti di oggi ma anche i presenti nella scorsa legislatura e nella precedente ancora, la situazione delle servitù militari che si trascina ormai da più di sessant'anni.
Quindi logicamente non è una questione di individuare di chi sia la responsabilità o di chi ha fatto o non ha fatto, è responsabilità di questo Consiglio comunque discutere e conoscere bene l'argomento. Penso che anche il più sfegatato degli indipendentisti non secessionisti non abbia in mente che la difesa deve essere affidata alla nostra Regione anche diventando Stato, ma eventualmente uno Stato nello Stato in cui alcune essenziali funzioni siano comunque gestite a livello centrale, la difesa è una di queste. Essendo la difesa una di queste, il contributo che la Regione Sarda e il popolo sardo danno è certamente sproporzionato, come l'ha definito lei, rispetto al 65 per cento e al 2 per cento della popolazione. E' necessario un riequilibrio, lei dice, è necessario uno studio, è necessario avere compensazioni, più ricerca scientifica, è necessario avere un impatto economico minore rispetto a quello che oggi abbiamo dall'esistenza di queste servitù.
Credo che sarebbe facilissimo trascinare tutti in una guerra santa contro le servitù militari, siamo tutti contro le servitù militari, prima di tutto perché siamo pacifisti e non certamente guerrafondai, pertanto non si rileva l'esigenza di avere tutte queste aree destinate a esercitazioni a fini bellicosi. Siamo tutti ambientalisti e vorremmo una gestione dei nostri territori diversa, pensiamo allo sviluppo turistico della nostra Regione, pensiamo a uno sviluppo diverso, slegato dalle servitù militari, però sappiamo anche quello che è accaduto in alcune realtà dove le servitù sono andate via. L'impatto economico immediatamente conseguente alla scomparsa di queste è stato devastante e ci stiamo ancora riprendendo, stanno ancora cercando di riprendersi. Per cui è sicuramente necessario avere un approccio pacato rispetto a questa questione. Sono d'accordo sulla necessità di avere una maggior conoscenza, una maggiore contezza degli effetti perché, come diceva chi mi ha preceduto, l'onorevole Tunis, è certo che non conosciamo l'impatto che oggi abbiamo e non sappiamo ancora però l'impatto che avremo una volta che non ci saranno più.
Oggi lei ci ha fatto delle comunicazioni conseguenti all'audizione che ha avuto in Commissione alla Camera dei deputati, mercoledì mi risulta che ci sia, come ci ha appunto detto, la Conferenza nazionale sulle servitù militari, credo che anche quello sia un momento importante di confronto con lo Stato. Tutti questi elementi, le comunicazioni di oggi e quelle che ci farà successivamente al 18 giugno, sono utili per poter valutare meglio le scelte migliori da fare e i tempi nei quali queste scelte dovranno essere concretizzate. Credo che la discussione di oggi potrà esserle utile per capire che certamente siamo contro le servitù militari, siamo contro simili gestioni del territorio ma siamo anche consapevoli che dobbiamo sapere che cosa faremo domani senza le servitù militari in toto e senza le servitù militari in parte, anche perché la differenziazione fra 30 mila ettari di proprietà, parte dello Stato, dei quali noi non possiamo gestire nulla, e parte della Regione, è fondamentale.
Per cui, nel pronunciare la contrarietà alle servitù militari, esprimo comunque l'auspicio che, nella riunione citata, lei ponga delle questioni importanti relativamente allo smantellamento innanzitutto, che è l'obiettivo fondamentale, e al riequilibrio di questi territori che va visto comunque in funzione dei tempi e della loro riconversione. Credo che questo sia sufficiente perché oggi il Consiglio possa darle degli elementi da portare alla Conferenza del 18 giugno, per cui ritengo che una discussione aperta...
PRESIDENTE. Onorevole Carta, il tempo a sua disposizione è terminato.
E' iscritto a parlare il consigliere Gavino Sale. Ne ha facoltà.
SALE GAVINO (Gruppo Misto). Signor Presidente, credo che stiamo trattando uno dei temi più importanti, che ritengo meriti una forza imponente, anche perché abbiamo esempi. Ovviamente da indipendentista non posso accettare che neanche un metro quadro della nostra terra sia servitù di un'altra nazione, di un altro Stato. L'esempio di Cuba è evidente: nonostante la loro indipendenza a Guantanamo è ancora lì presente proprietà degli Stati Uniti.
Il tema che siamo trattando è tema annoso, da almeno quarant'anni, cinquant'anni, e ancora i risultati sono quelli che sono. Però questo cambio di strategia che il Presidente propone, anzi non cambio di strategia, cambio di tattica, la strategia ovviamente è liberare questa terra, in questo cambio di tattica si intravede una metodologia nuova. Siccome la metodologia vecchia e radicale non ha dato alcun risultato, già il cambio sperimentale è un fatto positivo; la mappatura, la valutazione del mancato sviluppo, per tutte le caratteristiche che ha quel tipo di territorio, la valutazione del prezzo di questo danno.
A questo proposito è necessario fare qualche considerazione. Siccome abbiamo dati certi e certissimi che alcuni nostri figli sono nati deformi, vorrei chiedere a tutti voi e a totus sos militares che hanno dei bambini sani, che prezzo metterebbero sui loro figli per deformarglieli? Cantu costadat un bimbo deforme? Fa male questo! O gli aborti terapeutici che le donne di Sardegna hanno dovuto affrontare per inquinamento militare: che prezzo hanno? È ovvio che tutte le indagini fatte dallo Stato italiano dicono che lì este unu paradisu, anche l'ultima che è stata fatta probabilmente farà saltare l'udienza del primo processo che si terrà a Lanusei mentre il nostro Presidente tratterà a Roma la questione. Probabilmente quel processo non sarà da fare! Un processo per il quale finalmente il pubblico ministero Fiordalisi ha trovato dei dati certi, certissimi, secondo i quali su quindici pastori morti troviamo torio su tredici, subra de bindighi treighi jughene torio. E da inue est bennidu? Non è venuto indubbiamente dal latte di capra, ma sicuramente da esperimenti balistici! Sono dati scappati al controllo, dati e anche fotografie fatte arrivare a noi dai veterinari di quella zona, di Quirra, dove agnelli e mammiferi di ogni tipo nascono deformi. Diciamo che questi sono dati acquisiti, dati certi delle ultime indagini che sono state fatte.
Allora noi, come Regione Sarda, abbiamo strumenti tipo l'ARPAS per poter condurre indagini serie non pilotate e dovremmo mettere in moto tutte le nostre possibilità di indagine per fare una mappatura seria per sfuggire a interessi potentissimi del settore militare. Chiedere ad agenzie internazionali la valutazione vera di quello che è stato il mancato sviluppo. L'ONU ha sicuramente società di questo tipo, anche la Comunità europea. Quindi la questione della mappatura e della valutazione del mancato sviluppo sono elementi che…
PRESIDENTE. Onorevole Sale, il tempo a sua disposizione è terminato.
Comunico all'Aula che è rientrata dal congedo la consigliera Zedda.
E' iscritto a parlare il consigliere Ignazio Locci. Ne ha facoltà.
LOCCI IGNAZIO (FI). Devo fare una premessa. Dall'intervento dell'onorevole Sale appare chiaro che, oltre le buone parole del Presidente e del ministro Pinotti sul riequilibrio delle servitù, viene fuori invece sotto sotto, nella carne viva del pensiero tradizionale di una certa parte politica, solamente l'antimilitarismo spinto che ha sempre caratterizzato il centrosinistra. Si parla di servitù militari in Sardegna ma è sottinteso e chiaro un attacco diretto alla base di Teulada e un attacco chiaro e diretto all'Esercito italiano e ai suoi uomini.
Il poligono di Teulada è proprietà dello Stato, proprietà del Ministero della Difesa, lo ha acquistato nel 1959, lo ha pagato 1 miliardo e mezzo, lo ha pagato molto più caro di quanto sia stata pagata la Costa Smeralda dall'Aga Khan; lo ha fatto per garantire, all'Esercito italiano, il poligono per le esigenze addestrative, lo ha fatto anche per garantire continuità agli accordi internazionali, agli accordi della Nato, perché dentro quel poligono si addestrano tutte le forze militari del mondo che aderiscono al Patto Atlantico. Non dimentichiamoci che, comunque sia, non si tratta di una chiusura totale, esiste tutta una serie di protocolli d'intesa tra il Ministero della Difesa e gli enti locali, tutta una serie di interventi posti in essere dal Ministero della Difesa nei confronti delle comunità locali, a incominciare dagli indennizzi a favore di 440 armatori del settore della pesca, inoltre è consentito il pascolo all'interno del poligono di Teulada per dodici ore al giorno, per ventiquattro ore durante i giorni festivi, oltreché la previsioni di indennizzi anche per loro.
È previsto l'utilizzo delle spiagge, Presidente, dal 20 luglio al 30 settembre, con i relativi parcheggi, tre spiagge! Nella spiaggia di Porto Tramatzu i bambini di Teulada gratuitamente frequentano le colonie marine, i trasporti a carico del Ministero della Difesa, durante il periodo invernale tutte le attività natatorie nella piscina di Nuxis sono a carico del Ministero della Difesa! Allora io dico: bene, discutiamo, confrontiamoci, dopo la riunione del 18 giugno, su che cosa vogliamo fare del riequilibrio delle servitù militari, ma non possiamo consentire che ci siano sottotraccia degli attacchi diretti agli uomini buoni dello Stato, quelli che difendono la nostra bandiera, quelli che vanno all'estero per le missioni di pace a rappresentare la nostra nazione.
Davanti alle preoccupazioni del Co.Mi.Pa., ci sono anche le preoccupazioni dei Co.Ba.R., dei Co.I.R., dei rappresentanti dei militari che hanno paura che, nella revisione della spesa della difesa, possa essere messa a rischio la loro posizione in Sardegna: 700 militari sono di base a Teulada e nel Sulcis, ottanta civili lavorano dentro la base. Diciamo chiaramente che cosa vogliamo fare! Si sta anche cercando di ammodernare il sistema di addestramento, dentro Capo Teulada si sta iniziando a lavorare al progetto di sistema integrato di addestramento terrestre, sta facendo passi da gigante anche la difesa in questo settore, presto non si spareranno più certi missili, ma si farà solamente la guerra elettronica che è il futuro della difesa italiana e internazionale.
Vogliamo parlare delle aree SIC? Vogliamo parlare delle aree SIC apposte all'interno, caro assessore Paci, quasi come quelle delle aree del …
PRESIDENTE. Onorevole Locci, il tempo a sua disposizione è terminato.
È iscritto a parlare il consigliere Giampietro Comandini. Ne ha facoltà.
COMANDINI GIAMPIETRO (PD). Signor Presidente, non ho l'esperienza del mio amico Stefano Tunis, "Berretto verde", quindi non so che cos'è un Lince, ho letto che ruolo svolge nelle missioni all'estero, però conosco il valore della Brigata Sassari, che è a prescindere da Capo Teulada, conosco il valore del nostro Esercito italiano, che non è qui in discussione, conosco il ruolo che svolgono tutti i nostri militari all'estero in missione di pace, però credo che non stiamo parlando di questo, qui stiamo parlando del diritto dei sardi, qui stiamo discutendo se sia ancora giusto e logico che, nel 2014, il 65 per cento delle servitù militari gravi sulla nostra isola in una situazione di contesto nazionale e internazionale (come diceva benissimo il presidente Pigliaru) totalmente cambiato, modificato, in cui in Europa non si parla più di Brigata Sassari e di Esercito italiano ma si parla di Esercito europeo. In un'Europa che sta cambiando, che si sta unificando, non si tratta più di un problema di difendere i singoli eserciti ma di cercare di creare un esercito europeo a difesa di un continente. Noi siamo in Europa, non soltanto sulla moneta unica, noi non siamo in Europa soltanto per quanto riguarda il diritto allo studio, l'energia e altre politiche importanti, ma siamo in Europa anche per quanto riguarda la possibilità di avere un unico esercito.
Quindi, giustamente, in quest'Aula, anche negli anni precedenti, sono state fatte importantissime battaglie per quanto riguarda un riequilibrio delle servitù militari, l'esercito che ci difende all'estero, che fa le missioni all'estero, non ha i "quattro mori", è l'Esercito italiano e in ogni Regione d'Italia dovrebbe essere rappresentata la stessa percentuale di servitù militari, cosa che non esiste! Per cui ritengo molto importante il cambio di passo illustrato dal presidente Pigliaru, da questa Giunta, che, a un paio di mesi dal suo insediamento, ha voluto affrontare subito uno dei punti focali che da sempre ha interessato le forze politiche e sociali, le comunità del nostro territorio, ripartendo dalle servitù militari.
Sono d'accordo su questa traccia, su questa impostazione, però voglio toccare due punti, Presidente: uno, ripartiamo da quello che è stato fatto in Commissione Senato la scorsa legislatura, un importante documento, un importante voto trasversale da Forza Italia al Partito Democratico, che tracciava un percorso chiaro in cui si diceva di chiudere Capo Teulada e Capo Frasca e lasciare aperto Quirra. Era un punto di partenza che in qualche modo rivedeva una rivisitazione delle servitù militari indicando Quirra per un motivo ben logico, perché a Quirra vi è il centro di ricerca più importante del Mediterraneo in cui lavorano ragazzi sardi della Vitrociset che hanno acquisito in anni una esperienza importante nel campo delle tecnologie militari e civili che, all'interno di una riqualificazione e ristrutturazione di quel poligono, potevano in qualche modo trovare importanti collocazioni di lavoro.
Quindi ripartire dalla possibilità di vedere chiusi due poligoni: Capo Teulada e Capo Frasca e riqualificazione di Quirra in modo da puntare molto sulla ricerca. Credo che, da questo punto di vista, non sia più un ragionamento solo di difesa ma anche possibilità di un impatto economico che, sul territorio, arrivi anche attraverso la ricerca, coinvolgendo sempre maggiori investimenti per quanto riguarda gli aspetti militari e civili. Quindi non è una questione "militari sì" o "militari no", è una questione importante per cui credo che questo Consiglio abbia la possibilità di offrire alle comunità locali (che sempre l'hanno chiesto in questi anni) uno sviluppo del proprio territorio nel quale (non vincolato da servitù e libero da esercitazioni) alcune volte si potrà andare anche a prendere il sole.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Emilio Usula. Ne ha facoltà.
USULA EMILIO (Soberania e Indipendentzia). Presidente, presidente Pigliaru, colleghi consiglieri, è tempo, ed è giusto, oggi porsi in questa trattativa Stato-Regione con forza, a schiena dritta, senza tentennamenti o distinguo, anche a fronte dei tentativi di una ulteriore delegittimazione della Sardegna dalle sue prerogative, dai suoi diritti irrinunciabili. Questa legislatura, questo Consiglio, maggioranza e opposizione insieme, lei, Presidente e la sua Giunta, dobbiamo avere tutti questo obiettivo strategico, inalienabile, irrinunciabile. Per usare un linguaggio militare, la Sardegna oggi è sotto attacco su diversi fronti, spetta a noi respingere questa aggressione che ha molte facce, molti aspetti, a partire dalla riforma del Titolo V della Costituzione con il palese tentativo di sottrazione di competenze se non di negazione di prerogative e di autonomia, alla vertenza entrate oggi e, ancora più recentemente, alla minaccia grave di vedere la nostra terra indicata come sito per il deposito e lo stoccaggio di rifiuti nucleari, questo significherebbe senz'altro trasformare irrimediabilmente l'immagine stessa della nostra isola in un immondezzaio di materiale radioattivo.
Non sto a ripetere qua dentro una cosa di cui sono sicuro, tutti noi sardi ne abbiamo piena consapevolezza. Che cosa ne sarebbe del nostro turismo, del nostro settore agro alimentare, se si realizzassero questi tentativi? Se andassero a buon fine questi tentativi di ridurre la Sardegna in questo modo? Adesso, per ultimo, ed è l'argomento di cui parliamo oggi, il tentativo o, meglio, il possibile non rispetto o comunque la non chiara volontà di rispettare gli accordi per una progressiva, anche se tardiva, smilitarizzazione e restituzione dei territori a un uso civile, a un uso in sintonia con un nuovo progetto di sviluppo ecosostenibile. Solo a titolo di elencazione, ricordo il divario energetico, la discontinuità territoriale, l'estensione spaventosa dei siti SIN in Sardegna, è lo scenario che questo Governo deve contrastare, deve modificare, deve ribaltare, cioè deve ribaltare l'assoluta sproporzione di quanto diamo rispetto a quanto riceviamo.
A lei, Presidente, a noi tutti, spetta questo compito; sono anch'io tra quelli che plaudono al suo atteggiamento in questa trattativa. Sappiamo che è un compito gravoso anche perché siamo indeboliti e fiaccati da una crisi sociale, economica e occupazionale che ci può rendere ricattabili. Sia chiaro a questo punto che non si può essere in alcun modo disponibili, in quanto deboli, a monetizzare o a barattare il nostro ambiente, il nostro territorio, la nostra salute, la nostra stessa idea di progetto di sviluppo con contropartite economiche e finanziarie o con scambi di qualsivoglia natura commerciale o militare.
Ha detto bene: trasparenza, conoscenza dei dati e assoluto studio coerente con la realtà dei fatti. Non dobbiamo mostrarci però possibilisti a cedere accettando il ricatto di fronte a promesse vaghe e illusorie di qualche posto di lavoro, per cedere neanche un millimetro di spazio di sovranità, di esercizio pieno del nostro diritto-dovere di decidere noi in casa nostra. Dobbiamo solo pretendere ed esigere con forza tutti insieme quanto è nostro, non vogliamo regali ma non vogliamo più farne a nessuno! Meno armi e armamenti, meno servitù, più salute e ambiente per noi significa anche più lavoro e più futuro!
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Gianluigi Rubiu. Ne ha facoltà.
RUBIU GIANLUIGI (UDC). Presidente, colleghi e colleghe, non voglio andare controcorrente, però mi permetto di annunciare che, dal nostro punto di vista, i poligoni militari devono diventare per la Sardegna non un problema ma una risorsa. Per i sardi e per l'economia della nostra Isola le basi militari rappresentano e hanno un ruolo molto importante, ovviamente fatti salvi tutti i sistemi di sicurezza e prevenzione della salute pubblica e soprattutto fatti salvi i problemi legati agli spazi che le basi militari occupano abusivamente.
Presidente, lei ha enunciato, ha esposto dei dati dei quali però non ha fornito alla minoranza alcun documento. Pertanto noi siamo in forte difficoltà perché siamo venuti stamattina a conoscenza di quanto lei ha dichiarato ma avremmo voluto, gradito ricevere preventivamente tutte le informazioni che lei ci ha dato. Di conseguenza ci troviamo in forte imbarazzo nel poter portare avanti la discussione di oggi senza aver avuto tutti gli elementi utili. Siamo sicuramente contrari a una riduzione drastica della presenza dell'Esercito, ma siamo favorevoli invece all'apertura di un tavolo di concertazione con le amministrazioni locali, con le associazioni. È chiaro che se voi chiedete ai maddalenini che cosa pensano della chiusura delle basi militari a La Maddalena, la risposta è che non sono molto favorevoli, sappiamo bene quanto danno economico ha creato la chiusura militare americana a La Maddalena.
Quindi in attesa di presentare alla Giunta e all'intero Consiglio un documento puntuale e, mi auguro, condiviso, mi permetto di annunciare sinora che, Presidente, lei farebbe bene a chiedere allo Stato italiano (e qui devo mutuare un termine che lei probabilmente conosce molto bene, un termine utilizzato nel PPR) che le basi militari vengano allontanate almeno due chilometri dal mare per tutti i tipi di esercitazioni, lasciando liberi questi spazi in tutti i mesi estivi.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Daniele Cocco. Ne ha facoltà.
COCCO DANIELE (SEL). Presidente, come Capogruppo sono stato delegato a parlare dal mio Gruppo, così come avevamo concordato in Conferenza di Presidenti di Gruppo. Voglio ringraziare in primis il Presidente per la tempestività con cui è voluto venire qui in Aula a illustrarci e a rappresentarci quello che si sta facendo su un problema così importante che è all'attenzione da troppo tempo sia di questa Aula sia dell'intero popolo della Sardegna. Mi suggerisce il mio segretario nonché collega consigliere Luca Pizzuto di ribadire in maniera forte che noi, come partito, non siamo antimilitaristi, siamo non violenti e la guerra ci fa schifo, crediamo nell'articolo 11 della Costituzione e vogliamo e lottiamo tutti i giorni perché non si abbia più bisogno di armi, di soldati e di eserciti.
Condividiamo, condivido il discorso che ha fatto il Presidente, siamo totalmente d'accordo. Però vogliamo mettere dei punti fermi. Quando si parla di 65 per cento di presenza di basi militari in Sardegna rispetto al resto del territorio nazionale e quando il Presidente giustamente dice che noi vorremmo avere una compensazione pari per ciò che riguarda la ricerca, siamo d'accordo, però la ricerca deve avere finalità esclusivamente civili. Noi non siamo perché la ricerca sia per la formazione o, come diceva male l'onorevole Tunis, per lo "stressamento" (come ha detto lui) dei Lince sulle servitù e sulle basi sarde. Noi saremmo più contenti se in quei territori si "stressassero" trattorini o motozappe, probabilmente faremmo del bene alla Sardegna e non perseguiremmo finalità diverse da quello che ci aspettiamo d'ora in avanti.
Diceva il Presidente: tutela e trasparenza rispetto alla salute del cittadino e rispetto all'intero ecosistema. Come non essere d'accordo? Noi abbiamo grande fiducia in quello che lei farà, in quello che già ha rappresentato al tavolo nazionale. Piuttosto un piccolo appunto noi lo vorremmo fare a chi ha convocato quel tavolo perché, come sapete, c'è stata giustamente una contestazione da parte dei deputati della Sardegna, i quali non sono stati invitati ufficialmente a presenziare. Approfitto di questa occasione per fare un appello perché si riveda la costituzione di quel tavolo che assolutamente deve prevedere la presenza dei deputati e dei senatori della Sardegna, della loro terra si sta parlando e sul futuro della loro terra si sta decidendo.
Vogliamo certezza, dicevamo, vogliamo certezza su ciascun metro quadrato gravato da servitù militare, ben vengano gli studi indipendenti! Diceva bene l'onorevole Sale abbiamo contezza, abbiamo certezza e abbiamo dati inconfutabili su quello che è stato sinora. La stima che andrà fatta, andrà fatta soprattutto sul pregresso. Sul pregresso sicuramente le compensazioni non possono e non potranno essere quelle che sono state sinora, quelle non sono compensazioni, sono solamente delle elemosine che ci sono state propinate in cambio di un prezzo altissimo che il popolo sardo e la Regione Sarda ha pagato.
Noi ci siamo, saremo alleati fedeli del Presidente in questa battaglia perché ci crediamo, però ribadiamo che la battaglia deve avere un senso, il senso è che quel 65 per cento divenga una percentuale molto molto più bassa. Sappiamo che stiamo parlando di sogni, vorremmo arrivare allo zero, sappiamo che non sarà così. Però sappiamo anche, se c'è la volontà, e finalmente se ne parla in maniera credibile, che si può riconvertire e che si può bonificare; sappiamo e vogliamo che, come dice il ministro Pinotti (il Presidente diceva che questo è incoraggiante e crediamo anche noi che sia incoraggiante), le strutture che non servono siano restituite ai legittimi titolari o proprietari, noi vorremmo che quelle strutture però ci venissero restituite per poter essere utilizzate dall'indomani, chiaramente se ci restituiscono dei fortini con dei carri armati abbandonati, sarebbero sicuramente altri gravami caricati sopra le spalle del popolo della Sardegna.
Noi vorremmo che si perseguissero queste cose. Abbiamo grande fiducia nel Presidente e saremo con lui per perseguirle. Da troppo tempo abbiamo pagato e paghiamo prezzi altissimi, in cambio non abbiamo avuto niente, anzi abbiamo avuto solo nocumento. Credo che oggi stia iniziando una stagione nuova. Qualche collega dell'opposizione diceva bene che non è il momento di giocare a ping pong per rimbalzarci o per rimpallarci le responsabilità. Con molta serietà, noi dovremo affrontare questo tema in maniera unitaria.
Dico pure che io sono sempre stato contrario agli ordini del giorno, sono contrario anche oggi. Pertanto quando l'onorevole Tunis dice che c'è la possibilità per condividerne uno, non ci fa, almeno a me non fa né caldo né freddo, abbiamo sempre detto che un ordine del giorno non si nega a nessuno. Piuttosto dobbiamo trovare uno strumento forte che possa consentire al nostro Presidente di rappresentarci unitariamente in quel tavolo.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Efisio Arbau. Ne ha facoltà.
ARBAU EFISIO (Sardegna Vera). Rinuncio al mio intervento.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Attilio Dedoni. Ne ha facoltà.
DEDONI ATTILIO (Riformatori Sardi). Presidente, intanto devo ringraziare il presidente Pigliaru che subitaneamente ha voluto riferire al Consiglio l'esito della sua missione a Roma. Ha fatto certamente bene a porre l'argomento ma, con la franchezza che mi è usuale, debbo dire che si sarebbe potuto discutere l'argomento almeno in due tornate. Se è vero che è venuto in Aula a illustrare, ma credo ancora di più ad avere gli indirizzi dalla massima Assise della Sardegna, doveva far sì che il dibattito odierno fosse un atto preparatorio per definire gli incontri successivi. L'incontro del 18 giugno, se ho capito bene, non è risolutivo di niente. Sono un amante della pace in assoluto quanto credo ciascuno di noi e sono altrettanto convinto che qui non ci sia alcun guerrafondaio, né alcuno che abbia interesse o intenzione di porre in essere queste iniziative e attività. Però il mondo non è governato solo dai pacifisti, il mondo purtroppo non è tranquillo perchè, da parte di alcune frange, reclama violenza, ma dove è possibile non si deve rispondere con la violenza, perché violenza chiama violenza, e così via.
È anche vero che, di fronte alle necessità, gli eserciti nazionali e internazionali devono avere punti di riferimento, ma non esiste che questi punti di riferimento siano esclusivamente individuati in Sardegna, come avviene da sessant'anni a questa parte, volente o nolente il popolo sardo, e senza almeno un minimo di ristoro. Anche perché ciascuno di noi ha vissuto qui l'esperienza soriana di La Maddalena, sembrava che Soru, ammantato dalla bandiera sarda, avesse cacciato gli americani (cosa che non è successa per altri motivi, tanto più che una parte di quell'isola è ancora gravata, o quelle vicinanze), tra l'altro cercando di imbrogliare dichiarando di aver risolto il problema. Spero che l'onestà intellettuale dell'onorevole Pigliaru lo porti a non pensare che la chiusura di qualche piccolo poligono, o qualche altro piccolo risultato, significhi aver ridotto le servitù militari in Sardegna.
Caro Cocco, non è tanto il fatto che un ordine del giorno non si nega a nessuno, oppure che non si vuole quell'ordine del giorno perché non si è tutti uniti, ci sono delle differenziazioni nette e precise all'interno del centrosinistra tra sovranisti, autonomisti, indipendentisti di varia caratura, genere e razza. Vorrei capire esattamente che cosa accadrebbe, se invece ci spogliassimo tutti. Peccato che non ci sia il direttore de La Chimera che potrebbe ricordarmi se ho usato Manzoni oppure il suo amico e ben conoscente Pietrino Soddu, ma di questo avremo modo di discutere in altra circostanza. È vero che la Sardegna è sotto attacco, se addirittura un senatore di Cinque Stelle viene a ricordarci che già si è provveduto in Senato a fare altre cose contro l'autonomia e la specialità della nostra Regione.
Vivaddio, non possiamo consentire che queste cose inficino un rapporto che deve essere forte nel momento in cui si va a trattare di servitù militari. Però, se mi consentite, siccome sono molto franco, vorrei sapere se avete già deciso quali sono gli esperti internazionali o le società di esperienza internazionale che dovrebbero fare questa valutazione terza. Se mi permettete, vorrei conoscere i dati da dieci anni a questa parte su che cosa è stato già fatto invece. Questa valutazione non è certamente quella più idonea, ma voglio capire quello che hanno fatto i rappresentanti della Sardegna, in sede di comitato paritetico, dove si doveva comunicare quello che avveniva in Sardegna e nello Stato italiano per quanto riguardava i rapporti nelle cosiddette guerre simulate: lo voglio sapere!
Se devo dare degli indirizzi, devo conoscere quali sono state le posizioni di tutti, potrei dire che c'era Parisi, Ministro, c'era Emidio Casula, sottosegretario, ma non posso dire queste cose perché sarei ridicolo se le dicessi, perché offenderei delle persone che magari invece si sono comportate degnamente. Ho bisogno di conoscere esattamente che discussione avviene all'interno di quel sistema paritario Stato-Regione sulle servitù militari, e non mi accontento! Il Governo Cappellacci aveva proposto un distretto aerospaziale per la Sardegna, interessante, molto interessante, che poneva il terziario avanzato. Ma mi lasciava scettico, come mi lascia scettico l'onorevole senatore Lai, che viene a prometterci se non l'Oto Melara, la Finmeccanica in scambio! Voglio sapere esattamente di quali serie e reali riduzioni delle basi militari in Sardegna si è parlato e quali cose concrete possiamo ottenere, perché già non abbiamo ottenuto il miliardo e 200 miliardi dell'articolo 8, va bene? E rinunciamo tra l'altro come abbiamo fatto relativamente al discorso sulle accise, per il quale due "sgangherati" consiglieri regionali si sono sostituiti non al Consiglio, ma alla Giunta regionale, vergognosamente inadempiente sulle richieste tra Stato e Regioni, in difesa dell'autonomia, delle esigenze e delle necessità del popolo sardo!
Se tutte queste cose sono vere, credo che bisogna fermarci un momento e incontrarci magari per decidere seriamente, non per fare delle dichiarazioni, ma per vedere quali sono le esigenze effettive e quali sono i risultati che vogliamo ottenere. Direi di sospendere un attimino questo momento di interlocuzione e vedere che cosa si può veramente fare per dare un consiglio, un aiuto, un sostegno al Presidente della Giunta in un momento così gravoso di confronto con lo Stato. Se queste cose non si fanno, ancora una volta andremo come cenciosi a cercare col berrettino in mano qualche elemosina che verrà data, perché questa è l'impressione che diamo, che siamo auditi o meno da una Commissione lascia il tempo che trova. Voglio capire quali sono le dichiarazioni governative effettive che ci danno spazi di dibattito, di conoscenza, di vero risultato negli interessi della Sardegna. Se questo non si fa, ancora una volta stiamo eludendo gli interessi del popolo sardo, ancora una volta stiamo trasgredendo i dettati costituzionali del popolo sardo, cioè lo Statuto di autonomia! Vi rammento ancora una volta che il senatore Cotti (dei Cinque Stelle, è tutto dire!) ci sta avvertendo che ci stanno per "mangiare la pastasciutta in testa" (mi pare che sia notizia di oggi), attraverso la Commissione affari regionali in quel del Senato.
Caro professor Pigliaru, nonché nostro Presidente, la invito a fare alcune attente valutazioni, al di là del chiamare gente (che vuole solo danaro e quindi altro spreco per la Sardegna) di Commissioni estere o internazionali, che non ci darà la risoluzione ai problemi, la risoluzione dobbiamo trovarla a casa e con i dati che ben conosciamo, avendo patito per oltre quarant'anni questa situazione di gravità nella nostra Isola.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Roberto Desini. Ne ha facoltà.
DESINI ROBERTO (Centro Democratico). Presidente, onorevoli colleghi, signori Assessori, premetto, tranquillizzando i colleghi consiglieri, che riporterò i decibel a un livello più basso rispetto alla voce del collega Dedoni, in quanto sono saliti alle stelle. Prima di iniziare l'intervento, signor presidente Pigliaru, le esprimo un vivo apprezzamento per il metodo di lavoro e per l'impostazione che lei sta dando a questo annoso problema che investe la nostra terra ormai da tanti anni. Visto che domani inizieranno i mondiali di calcio, mi permetto di fare una similitudine di carattere calcistico per dimostrare il cambiamento e la tattica che lei, Presidente, sta adottando in maniera diversa rispetto a quella adottata sino adesso. Tendenzialmente noi italiani abbiamo un'impostazione sempre "difensivistica", tendiamo sempre a giocare in difesa, in questo campo mi pare che abbiamo adottato una partita dove abbiamo sempre aspettato nella nostra metà campo quello che il Governo centrale decideva di fare. Il fatto che lei, Presidente, abbia voluto occupare tutto il campo di gioco, secondo me, è una scelta tattica assolutamente appropriata e assolutamente condivisibile. Anche perché ricordo che, in questa Aula, in occasione delle dichiarazioni programmatiche e anche quando abbiamo discusso sulla revisione del Titolo V, lei ci ricordò che non esistono governi amici o governi nemici, ma che esistono dei governi che rispettano le regole, che rispettano l'autonomia e che soprattutto rispettano gli impegni assunti e i nostri amministrati.
Presidente, mi duole che non sia presente l'onorevole Tunis, lei ci ha comunicato dei dati: il 65 per cento delle servitù militari nazionali ricadono sul nostro territorio; 30 mila ettari del nostro territorio sono occupati, in particolar modo 13 mila dalle servitù militari, 80 chilometri delle nostre coste non sono utilizzati in termini turistici, due poligoni più vasti d'Europa. Ebbene, questi sono numeri e dati inequivocabili. Allora, prima di tutto a me stesso e poi a tutti voi, pongo queste domande: "Com'è concepibile, com'è possibile che lo Stato, per l'occupazione del nostro territorio, ci paghi dopo cinque anni? E com'è concepibile che, negli ultimi vent'anni, anziché avere un incremento, abbiamo avuto una regressione dei trasferimenti di circa 4 milioni di euro?". Non c'è stato riconosciuto neanche l'adeguamento ISTAT, previsto per legge nella misura del 2,5 per cento annuo per tutti i contratti esistenti.
Condivido pienamente, Presidente, la ricognizione a 360 gradi che lei vuole fare e soprattutto il suo mettere al primo punto la conoscenza e la trasparenza e allo stesso livello la salvaguardia dell'ambiente e quella della salute dei nostri concittadini. Presidente, condividendo questa impostazione, sono d'accordo con quanto ha detto il collega Cocco, secondo me, non c'è bisogno di un ordine del giorno rafforzativo per il mandato del Presidente.
Signor Presidente, concludo con un'altra similitudine calcistica: per quanto riguarda il Centro Democratico, sappia che lei avrà al suo fianco sicuramente non dei registi o dei fuoriclasse, ma degli ottimi mediani, che correranno per tutta la partita al suo fianco e sino all'ultimo minuto daranno il massimo di loro stessi. Prosegua in questa partita con questa determinazione e con l'autorevolezza che tutti noi le riconosciamo; siamo sicuri che tutti assieme daremo veramente una svolta al problema che chi ci ha preceduto negli anni, al di là delle appartenenze, non è riuscito ad affrontare con la dovuta determinazione.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Christian Solinas. Ne ha facoltà.
SOLINAS CHRISTIAN (PSd'Az). Presidente, signor presidente Pigliaru, noi Sardisti, in tema di servitù militari, abbiamo molto da dire; abbiamo una tradizione che dura da sessant'anni di elaborazione e non ci sottrarremo senz'altro a un contributo fattivo in termini di partecipazione, di elaborazione a un documento che individui con precisione e puntualità il percorso che questa Regione deve seguire per arrivare a degli obiettivi concreti. Ma un argomento come questo, che rappresenta un retaggio della politica coloniale di questo Stato rispetto alla Sardegna, ha pagato i debiti di guerra dando 35 mila ettari di territorio sardo in offerta per fare le servitù militari, dicevo, un tema importante come questo ha bisogno dei tre capisaldi che la Giunta in questi mesi ci sta inculcando: credibilità, serietà e competenza. Non penso che sia credibile, serio o ossequioso della competenza poter arrivare senza un'adeguata istruttoria alla stesura di un documento che sia unitario o parziale. Ritengo che un tema così complesso necessiti l'acquisizione di tutta la documentazione disponibile, non solo del suo intervento di oggi, ma anche dei verbali del Co.Mi.Pa. degli ultimi mesi, e che un'attenta riflessione vada fatta sotto un'ottica più generale.
Noi crediamo che si debba andare oltre la superficie di questi giorni, una superficie che ci racconta di tanti tavoli aperti, per il Patto di stabilità, per esempio, sono scaduti dieci giorni e il Governo ancora non ci ha comunicato quale sarà la deroga sul plafond di quest'anno, c'è un tavolo per le servitù militari, io direi che bisognerebbe parlare anche delle servitù industriali, dell'abbandono, di come lo Stato sia fuggito per esempio da Porto Torres con l'ENI senza essere stati stabiliti percorsi virtuosi da mettere all'interno di una contrattazione più ampia. Ecco, noi crediamo che per chi non si fermi alla superficie della questione si muova un livello dove lo Stato anticipa gli effetti di una riforma che ha in mente, cioè gioca sulla Sardegna una serie di partite e di interessi, che sono anche internazionali, lasciando, ahinoi, a questa Regione una funzione quasi sacerdotale, ossia questo Consiglio, in effetti, non fa altro che celebrare la cerimonia della presa d'atto di comunicazioni che arrivano da Roma.
Noi crediamo che ci sia un'interdipendenza tra quello che sta succedendo a livello sanitario, a livello di servitù militari, a livello di servitù industriali, e che il tavolo di contrattazione dei rapporti tra lo Stato e la Regione su tutti questi temi debba essere un tavolo unitario, dove si finisce il "Risiko" giocato dal Governo e si inizia una partita dove la Regione sia protagonista. In questo noi ci saremo. Abbiamo colto anche che il dibattito di oggi ci consegna sensibilità differenti all'interno di quest'Aula, è inutile nasconderci, siamo però fiduciosi sul fatto che si possa trovare una sintesi virtuosa Non abbia paura, Presidente, se servono ventiquattr'ore in più, quarantott'ore in più, per trovare questa sintesi e tentare un dialogo con tutti i soggetti che possono contribuire all'elaborazione di questi documenti. Per esempio, noi abbiamo colto con interesse lo spunto che lei ha offerto circa le compensazioni di sessant'anni di servitù militari.
Ecco, su questo le dico, per esempio, che noi siamo molto interessati a capire per quale ragione lo Stato italiano, che è sottoscrittore dell'accordo sui Joint Strike Fighters, cioè i famosi F35 (l'Italia è un partner di secondo livello, assieme all'Olanda, di primo livello esiste soltanto il Regno Unito), ha contribuito per 700 milioni alle progettazioni e per 2 miliardi di euro alla realizzazione degli impianti di produzione di questi aerei. Noi ci chiediamo per quale motivo dobbiamo continuare a vivere il paradosso per il quale gli F35 (che verranno acquistati da tutti gli Stati del mondo) verranno a fare le esercitazioni molto probabilmente qua in Italia, per esempio i 90 F35 italiani (che andranno a decollo verticale sulla "Cavour" o su altre navi della Marina militare italiana) sicuramente faranno le loro esercitazioni qua; ebbene, nonostante verranno ad aumentare il peso ambientale sotto questo profilo, il peso di servitù sulla nostra Isola, gli impianti di produzione per 2 miliardi di euro sono stati realizzati a Cameri, in provincia di Novara! Lo Stato italiano alla Sardegna ha riservato semplicemente quella piccola elemosina (di cui lei parlava) da 15 milioni di euro.
Noi crediamo che, su questa trattativa, si debba chieder conto anche del motivo per il quale, nei grandi progetti che impegnano miliardi di euro per i prossimi anni, come quello degli F35, la produzione sia stata portata in Piemonte, a Cameri, mentre noi dovremmo sopportare gli esiti di quella produzione, cioè le esercitazioni di quegli strumenti di guerra, che ripudiamo anche noi. Lo diciamo ai colleghi di SEL ma, prendendo atto delle condizioni di fatto, pensiamo che non si possa continuare ad assecondare un'idea di smilitarizzazione che preveda la fuga dalla Sardegna. Va quantificato con attenzione quanto è costata per sessant'anni questa servitù e si deve aprire una partita non solo sulle bonifiche, ma anche sulle alternative occupazionali a questa presenza.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Pietro Cocco. Ne ha facoltà.
COCCO PIETRO (PD). Presidente, ci sono temi che da anni animano il dibattito in Sardegna e sono stati al centro dei programmi di molte amministrazioni regionali perché considerati prioritari nel percorso rivendicativo nei confronti dello Stato, uno di questi è senza dubbio quello sulle servitù militari che gravano sulla nostra isola. La presa di posizione del Presidente della Regione Pigliaru è un fatto importante, inedito, assolutamente condivisibile nell'analisi fatta durante l'audizione presso la quarta Commissione Difesa della Camera dei deputati, di cui oggi ci ha comunicato le cifre e i dati. Proprio le cifre di cui ha parlato raccontano di un problema a cui occorre porre rimedio con forza, con determinazione, è necessario porre in atto un riequilibrio al peso delle servitù militari. Si è detto che il 65 per cento delle servitù militari presenti in Italia è concentrato in Sardegna, sono 30 mila ettari, la quasi totalità limitati, occupati dal demanio militare anche per gli spazi aerei, 80 chilometri di costa, i due poligoni più vasti d'Europa, Salto di Quirra, Teulada, Capo Frasca, eccetera. Il riequilibrio è necessario e le compensazioni sono per forza al centro dell'azione definendo il costo effettivo del peso delle servitù.
È evidente, dagli interventi che ci sono stati, che esistono posizioni diametralmente opposte rispetto a una visione di insieme delle cose delle quali oggi stiamo discutendo. Ci sono le posizioni espresse dal centrosinistra che, attraverso il Presidente della Regione, dice che è necessario un riequilibrio. C'è una fase inedita dei rapporti con lo Stato, uno Stato che è attento, che ha anche orecchie per sentire ma, nel caso in cui non dovesse sentire, è chiaro che noi dobbiamo dare più forza al Presidente per rivendicare quello che riteniamo sia giusto rivendicare, in questo caso un riequilibrio della presenza delle servitù militari in Sardegna. Servitù militari che pesano per il 65 per cento e per questo 65 per cento devono essere pagate le compensazioni alla nostra isola, non è una trattativa di merci. No? Siamo in una fase, credo, davvero nuova, in un processo riformatore che è in atto in Italia e che riguarda le servitù, ma riguarda un processo costitutivo nuovo che abbraccia questo nostro tempo e la Sardegna non può star fuori dal processo in atto, non lo può fare neanche nelle questioni delle servitù!
Ho avuto modo di sentire gli interventi dei colleghi del centrodestra, appare chiara e netta la posizione ed è apprezzabile perché non si nasconde, non viene mascherata. Ad esempio l'intervento del consigliere Locci sembrava in rappresentanza del comandante del poligono di Teulada, perché era la stessa cosa, un intervento forte, audace, volutamente uso il termine "audace", perché di questo si trattava. Dall'altro lato la nostra posizione che dice che occorre riequilibrare. Anche l'intervento di Solinas di poco fa era chiaro, evidente, ha detto che non si può smantellare subito, che occorre un riequilibrio, trattare e vedere. Questo è in sintonia con un sentimento anche diffuso, popolare, che non può essere trascurato e di cui occorre tenere conto perché è il segno dei tempi che deve abbracciare anche le azioni di chi governa senza forzature, se non sono necessarie, ma accompagnando un percorso sollecitato dall'opinione pubblica e da noi tutti.
Allora, Presidente, noi ci dobbiamo inserire in quest'ambito. Lei ha parlato di bonifiche, dichiarando che è una delle cose sulle quali occorre intervenire, condivido che è un tema sensibile anch'esso sollecitato dalle popolazioni e su quello occorre intervenire. Che il poligono di Teulada abbia una dimensione straordinariamente grande è anch'esso vero, così come quello di Quirra; che a Capo Frasca occorra mettere mano è altrettanto vero! Questo può essere fatto, sapendo che la competenza sulle questioni militari è dello Stato, ma la terra è della Sardegna ed è governata da noi. Non a caso ho detto prima che è un tema che appartiene a tutti quelli che si sono succeduti nell'amministrare questa nostra Regione da diversi anni a questa parte, però nessuno è riuscito ad avere risultati concreti. Credo che, nell'azione che si sta mettendo in piedi, nella conferenza che ci sarà il 18 giugno, lei potrà avere armi e strumenti in grado di rappresentarci molto bene.
Presenteremo un ordine del giorno, si è detto non unitario perché il centrodestra ritiene di avere posizioni differenti e le ha manifestate in aula. Noi voteremo comunque un ordine del giorno per darle forza nel lavoro che sta facendo e la accompagneremo in questo percorso.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Pietro Pittalis. Ne ha facoltà.
PITTALIS PIETRO (FI). È davvero sorprendente la conclusione del collega Pietro Cocco perché se l'è cantata, se l'è suonata e se l'è pure ballata! Le schematizzazioni, nel ricondurre le posizioni che si sono espresse in aula su un tema di questa portata, mi pare che non siano di alcuna utilità, soprattutto al presidente Pigliaru che ha posto all'Aula, con le sue dichiarazioni, il problema - che noi comprendiamo - di un Presidente che, su un tema di questa portata, vuole sedersi al tavolo del confronto con il Governo nazionale con il più forte e il più autorevole sostegno possibilmente di tutta l'Assemblea. Se questa è stata la premessa - ho colto questo dalle dichiarazioni del presidente Pigliaru - mi pare però che la sua maggioranza arrivi a una conclusione di cui oggi noi prendiamo atto, quindi contenti voi, andate avanti!
Per quanto ci riguarda, vedete, dico questo con qualche spunto critico, anche per gli interventi che ho sentito dalla mia parte politica, ma lo dico con serenità, senza l'ipocrisia che spesso domina da quella parte nel volersi nascondere dietro un dito, nel voler nascondere le diversità che ci sono su un tema sensibile come questo. Vedete, non mi appassiona assolutamente tirare in ballo qui il ruolo svolto dai militari, perché non è in discussione né il ruolo, né la funzione dei militari. I militari svolgono una funzione, hanno la nostra solidarietà, però aggiungo anche che non è un tabù parlare del riequilibrio della presenza militare sul territorio sardo. Lo pongo in maniera serena come spunto di riflessione. Nessuno ha pronti i fucili o i carri armati per cacciare via i presidii che operano in Sardegna, tra l'altro per missioni di pace anche verso l'estero.
Penso che forse convenga a tutti fermarsi un attimo e riflettere sulla questione senza fretta ma con la convinzione che, se oggi il nostro dibattito fosse stato seguito nelle stanze del Ministero della difesa, si sarebbero fatti davvero un'idea della debolezza (spero che comprendiate, colleghi, quando dico "debolezza") della politica nel non riuscire su un tema di questa portata a operare, a tentare una sintesi che davvero tuteli i reali interessi dei sardi e della Sardegna nel confronto con lo Stato e porti appunto a valutare la questione nella dimensione che tutto ciò che riusciamo a riportare a casa è senz'altro aumentare le prospettive di crescita, le opportunità di sviluppo e soprattutto a riaffermare i diritti, anche quelli spesso sottoscritti nei protocolli d'intesa che forse...
PRESIDENTE. Onorevole Pittalis, il tempo a sua disposizione è terminato.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Pietro Cocco. Ne ha facoltà.
COCCO PIETRO (PD). Chiedo una breve sospensione.
PRESIDENTE. Nessuno opponendosi, sospendo la seduta.
(La seduta, sospesa alle ore 12 e 40, viene ripresa alle ore 13 e 06.)
PRESIDENTE. Riprendiamo i lavori.
Ha domandato di parlare il consigliere Pietro Cocco. Ne ha facoltà.
COCCO PIETRO (PD). Presidente, si sta predisponendo l'ordine del giorno sul tema che è stato discusso in queste ore passate, per cui sarà distribuito a tutti i consiglieri i quali lo potranno vedere; nel frattempo sarebbe utile iniziare a discutere il successivo punto all'ordine del giorno, cioè la mozione numero 26, primo firmatario l'onorevole Cappellacci.
PRESIDENTE. Chiedo all'Aula di esprimersi con un voto su questa richiesta, cioè di sospendere i lavori sulle dichiarazioni del Presidente della Regione e rinviare la presentazione dell'ordine del giorno alla prossima seduta di Consiglio, dando però prima la parola al presidente Pigliaru per trarre le conclusioni della discussione che si è svolta. Chiedo pertanto al Consiglio se è d'accordo o meno per procedere in questa maniera.
Metto in votazione la richiesta di sospensione avanzata dal consigliere Pietro Cocco. Chi la approva alzi la mano.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Presidente della Regione.
PIGLIARU FRANCESCO (PD), Presidente della Regione. Ritengo che la discussione sia stata chiara, con posizioni nette, anche giustamente differenziate soprattutto nei banchi della minoranza e che naturalmente ci sia spazio per ogni punto di vista. Credo che abbiamo a che fare con una materia decisamente complessa, rimangono alcuni dati di fatto sui quali penso che dovrebbe essere facile trovare comunque una convergenza e cioè che il ruolo svolto dalla Sardegna in questa partita, che chiamiamo genericamente servitù militari e che riguarda poligoni e servitù militari in senso stretto, sia sproporzionato rispetto a qualunque dato di fatto, questo è riconosciuto anche dalle Forze armate e dal Ministero della Difesa. Questo è il primo dato di partenza.
Il secondo dato di partenza (mi pare che non sia stato contestato da nessuno) è che ci sono degli aspetti di conoscenza e trasparenza che oggi sono in condizioni non accettabili; in un mondo moderno, abbiamo bisogno assolutamente di avere informazioni sullo stato dei luoghi riguardo alla tutela ambientale e alla salute, dobbiamo assolutamente organizzarci da questo punto di vista con osservatori, con studi di caratterizzazione, con un grande lavoro e naturalmente, dove c'è bisogno, con bonifiche, con regole intorno a come si fanno le bonifiche e a come vengono finanziate le bonifiche. Il terzo punto, sul quale non ho sentito mi pare dissenso, è la necessità di avere stime enormemente più precise di quelle attualmente esistenti, di fatto non esistenti, riguardanti i costi nascosti delle servitù militari. Per costi nascosti intendo possibili sviluppi alternativi che sono stati limitati dalla presenza di un'allocazione di quei territori a queste attività di addestramento militare.
Questo è un punto di conoscenza. Prima ancora del giudizio, come diceva un grande Presidente della Repubblica, bisogna conoscere per deliberare. Oggi ci sono degli aspetti dei quali noi non abbiamo la conoscenza e questo è un dato importante per noi, importante per le Forze armate, importante per l'Italia nel suo complesso. Una volta che si hanno questi dati, l'interlocuzione può essere molto più forte e più chiara. Allora, aldilà del fatto che c'è un evidente problema di riequilibrio, lo ripeto, credo che nessuno lo metta in dubbio, non lo mette in dubbio il Ministro della Difesa, non lo mettono in dubbio le gerarchie militari, penso che abbiano paura di affrontare l'argomento perché non sanno poi che cosa vuole dire riequilibrio, quali sono le quantità; ma di questo si parlerà, si discuterà anche sulla base di quei dati che oggi non abbiamo e che invece dobbiamo con forza chiedere che vengano generati amministrativamente e scientificamente.
Questo è il quadro, mi pare; ci sono tanti altri aspetti che non toccherò di nuovo, ma tengo a dire in questo momento che sarei molto contento di poter andare alla Conferenza del 18 giugno con una posizione espressa in modo unitario da quest'Aula, quindi vedo in modo positivo ogni tentativo che vada nella direzione di ottenere un testo netto, chiaro e forte, votato da quest'Aula, questo rinforzerebbe molto la posizione che io porterò quel giorno. Ripeto, quel giorno è improbabile che la Regione Sarda sia nelle condizioni di firmare un'intesa, l'intesa che è stata proposta è un'intesa non firmabile perché in essa non c'era praticamente nulla, se non qualche accenno al fatto che ci avrebbero aiutato a trovare fonti di finanziamento per una ricerca purché non a carico del Ministero della difesa, era un'intesa non firmabile molto semplicemente.
Invece, anche per gli interventi del ministro Pinotti di questi giorni, interpreto la Conferenza del 18 giugno come un passaggio importante per mettere sul terreno i punti che noi riteniamo fondamentali per aprire un'interlocuzione che poi diventi un concreto percorso per ottenere cose specifiche. Per iniziare questo percorso dobbiamo avere la massima forza, la massima autorevolezza e forse, anzi senza il forse, io credo la massima unità per quanto può essere possibile.
Quindi auspico che, nel prossimo passaggio in quest'Aula, si possa raggiungere un accordo che rinforzi la posizione di chi poi rappresenterà la Sardegna in occasione della Conferenza del 18 giugno.
ordine del giorno
PRESIDENTE. Il successivo punto all'ordine del giorno reca la discussione della mozione numero 26.
(Si riporta di seguito il testo della mozione:
Mozione Cappellacci - Pittalis - Cherchi Oscar - Fasolino - Locci - Peru - Randazzo - Tedde - Tocco - Zedda Alessandra - Dedoni - Cossa - Crisponi - Truzzu - Fenu - Solinas Christian - Rubiu - Tatti - Pinna Giuseppino - Orrù - Carta - Oppi sulla continuità territoriale marittima della Sardegna, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento.
IL CONSIGLIO REGIONALE
PREMESSO che il diritto alla mobilità è sancito dall'articolo 16 della Costituzione;
CONSIDERATO che tale norma per decenni è rimasta lettera morta, con la conseguenza che la Sardegna e i sardi hanno visto per lungo tempo compressi i propri diritti, a causa di un sistema di collegamenti marittimi inadeguato, viziato da logiche monopoliste e dalla presenza ingombrante di un "rottame di Stato" come la Tirrenia;
RILEVATO che, in epoca più recente, la continuità territoriale marittima è stata pregiudicata dall'azione illegittima di un cartello di armatori;
CONSTATATO che con il provvedimento n. 24405 del 2013 l'Autorità garante della concorrenza e del mercato, su ricorso della Regione e delle associazioni dei consumatori, ha deliberato:
a) che le società Moby spa, SNAV spa, Grandi Navi Veloci spa e Marinvest srl hanno posto in essere un'intesa finalizzata all'aumento dei prezzi per i servizi di trasporto passeggeri nella stagione estiva 2011 sulle rotte Civitavecchia-Olbia, Genova-Olbia e Genova-Porto Torres;
b) che le Moby spa, SNAV spa, Grandi Navi Veloci spa e Marinvest srl si astengano in futuro dal porre in essere comportamenti analoghi a quelli oggetto dell'infrazione accertata;
c) che, in ragione della gravità e durata delle infrazioni di cui al punto a), alle società Moby spa, SNAV spa, Grandi Navi Veloci spa e Marinvest srl vengano applicate sanzioni amministrative pecuniarie rispettivamente pari a:
- per Moby 5.462.310 euro;
- per GNV 2.370.795 euro;
- per SNAV 231.765 euro;
- per Marinvest 42.575 euro;
SOTTOLINEATO che tale condotta ha cagionato danni gravissimi ai sardi residenti, ai visitatori e all'economia dell'Isola, con particolare riferimento al settore turistico;
VALUTATO che dalle nuove segnalazioni dei cittadini, come singoli o in forma associata, emerge un quadro tariffario incompatibile con i diritti sanciti dalla Costituzione, con le norme vigenti e con le regole del libero mercato;
CONSIDERATO che dai resoconti della stampa risulta che siano altresì in corso nuove operazioni economiche che, ove portate a compimento, causerebbero un'ulteriore concentrazione nelle mani di un unico soggetto di una parte consistente del mercato dei trasporti marittimi;
CONSTATATO che solo con il passaggio delle funzioni e delle risorse sulla continuità marittima dallo Stato alla Regione, quest'ultima avrebbe gli strumenti politici e giuridici per stabilire direttamente gli indirizzi in materia, senza dover subire convenzioni discusse e firmate da altri;
ATTESO che tale radicale cambiamento deve essere posto in essere prima della scadenza delle convenzioni attualmente in essere affinché, il futuro dei trasporti in Sardegna, non sia ipotecato da nuovi patti tra il Governo e gli armatori;
CONSIDERATO che nelle more di tali decisioni, occorre intervenire nell'immediato per rivisitare le convenzioni, assolutamente insoddisfacenti per la Sardegna;
VALUTATO che la sentenza della Corte costituzionale n. 230 del 2013, su ricorso della precedente Giunta, con il riferimento all'espressione "d'intesa con la Regione Sardegna" riconosce il diritto della Regione stessa a partecipare ai procedimenti in materia e rappresenta una breccia nel "muro di gomma" dei trasporti marittimi, che apre la strada alla rivendicazione di cui sopra;
CONSIDERATO che sul punto si è registrata anche un'apertura da parte del Ministero dei trasporti nel corso del confronto tenutosi presso la Presidenza della Regione nel giugno del 2013,
impegna il Presidente della Regione:
1) ad avviare un costante monitoraggio delle tariffe dei collegamenti marittimi da e per la Sardegna;
2) a segnalare alle autorità competenti eventuali aumenti patologici ed altre anomalie che dovessero avere dei profili di illegittimità;
3) a contrastare nelle sedi opportune ogni iniziativa ispirata a instaurare nel settore una situazione di monopolio o di cartello;
4) a proseguire la rivendicazione per il passaggio delle funzioni e delle risorse sulla continuità territoriale marittima dallo Stato alla Regione. (26).)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione. Uno dei presentatori della mozione ha facoltà di illustrarla.
CAPPELLACCI UGO (FI). Presidente, signor Presidente della Giunta, signor Assessore, onorevoli colleghi, la mozione odierna sulla questione della continuità territoriale marittima e del trasporto tende a chiedere un impegno forte alla Giunta su un tema che io ritengo (ma non sono il solo) cruciale per il futuro della nostra Isola, per il nostro sistema economico, cruciale anche per quanto riguarda la tutela dei diritti costituzionalmente garantiti ai cittadini, quello della mobilità è uno di questi.
Abbiamo appena discusso di temi che riguardano il rapporto col Governo, si è parlato di riequilibrio nei rapporti con il Governo, ci troviamo, ci siamo trovati spesso in quest'Aula a discutere di quelli che sono i rapporti con lo Stato e della necessità di conquistare maggiori spazi di autonomia; si discute in questi giorni della modifica del Titolo V della Costituzione e io credo che avremo grossi problemi a conservare e mantenere ben stretti quegli spazi che già la Sardegna ha, in un clima difficile, in un clima che non è certamente favorevole alla conquista di nuovi spazi.
Bene, tutto ciò ruota intorno a diversi temi, certamente tutti molto importanti, ma quello del trasporto, quello della mobilità forse è il tema dei temi, è forse il più importante, dalla possibilità di rendere la Sardegna accessibile, di avere giusti e adeguati costi di trasporto, dipende il futuro del nostro sviluppo economico. Si parlava oggi di riequilibrare il rapporto con lo Stato, di liberare le energie positive, di dare la possibilità ai territori di recuperare le proprie vocazioni, di dare spazio e ossigeno alle imprese, ma tutto questo risulta difficile da realizzare se non abbiamo le condizioni che lo consentono e quella del trasporto e della mobilità è una di queste. Per quanto ci riguarda, credo che l'intera comunità sarda misurerà con attenzione e con grande severità la nostra concretezza e soprattutto la nostra indipendenza da poteri che sono tutt'altro che occulti, che sono forti e influenti sia sul piano economico che su quello politico.
È utile ripercorrere velocemente alcune tappe di questa vicenda per capire ciò di cui stiamo parlando e anche per avere il quadro chiaro e puntuale. Tra 2010 e il 2011, la Sardegna ha registrato un aumento patologico del costo dei biglietti delle navi da e per la Sardegna, all'epoca convocammo immediatamente un vertice con le compagnie, con tutti gli armatori, ma ci ritrovammo davanti a una posizione di muro, di totale chiusura; in nome di quella che poi si è rivelata una misera scusa, quella del caro carburante, si diceva non fosse possibile non andare verso quegli aumenti. Così ovviamente non ci accontentammo e, oltre a mettere in campo iniziative per trovare una compensazione quale quella della SAREMAR, che portò l'effetto di far rivedere un minimo quelle politiche tariffarie penalizzanti, inviammo una segnalazione all'Antitrust nell'aprile 2011, a quella si aggiunsero poi le segnalazioni dell'Associazione dei consumatori.
L'11 maggio, l'Autorità aprì un'istruttoria e, nel giugno 2013, deliberò che le società MOBY, SNAV, Grandi Navi Veloci e MARINVEST avessero posto in essere un'intesa finalizzata all'aumento dei prezzi per i servizi di trasporto passeggeri nella stagione estiva 2011; ancora deliberò che quelle stesse compagnie dovevano astenersi in futuro da porre in essere comportamenti analoghi a quelli oggetto dell'infrazione e, in ragione della gravità e durata delle infrazioni, vennero comminate sanzioni amministrative pecuniarie per importi rilevantissimi. È vero che le multe sono state poi annullate da una recente sentenza del TAR, decisione molto discutibile, che però non nega l'evidenza dei fatti, non nega l'esistenza di quegli aumenti ma si limita a escludere, a mio e a nostro avviso sbagliando, che tale pratica fosse frutto di un'intesa tra le compagnie.
Allora se consideriamo che quella condotta avvenne in un periodo e in uno scenario molto particolare, che era quello della cessione della Tirrenia, ci rendiamo conto della gravità della situazione nel suo complesso. E sulla privatizzazione della Tirrenia tengo a sottolineare un aspetto, perché spesso - come dire - c'è disinformazione o si fa disinformazione su questo tema. Noi ci dichiarammo da subito favorevoli alla privatizzazione di quello che era un carrozzone di Stato che non aveva più ragione di esistere e che provocava solo danni e svantaggi, ma è il modo in cui si arrivò a quella privatizzazione che noi contestiamo e che ha portato grave danno alla Sardegna. Ci siamo opposti a quel metodo con tutte le nostre forze, purtroppo si è rimasti tutti vittima di un movimento politico, anche di coperture politiche bipartisan che hanno riguardato tutte le forze politiche e siamo andati verso quella decisione scellerata. Abbiamo un punto importante a nostro favore, che nasce da una battaglia da noi avviata, è la sentenza numero 230 del 2013 della Corte costituzionale che ha dichiarato l'illegittimità del comma 19, secondo periodo, dell'articolo 6 del D.L. numero 95 del 2012, nella parte in cui non conteneva la necessità di un'intesa con la Sardegna.
Presidente, Assessore, oggi quella sentenza è una pietra miliare importante! Grazie a quella sentenza, la Sardegna siede al tavolo con un potere concreto di veto, col potere di interloquire. Credo che questo non possa bastare, non possiamo accontentarci, dobbiamo andare oltre, dobbiamo rivendicare le funzioni che sono previste in capo alla Sardegna, quelle della continuità territoriale marittima, che devono riguardare sia l'aspetto amministrativo che l'aspetto normativo, e dobbiamo rivendicare che quella competenza sia trasferita interamente alla Regione, insieme alle risorse necessarie per esercitarla.
Credo che ci siano tutti i presupposti e la sentenza sostanzialmente lo afferma. Ci sono tutti i presupposti dal punto di vista giuridico per proseguire una battaglia sacrosanta e in difesa del diritto alla mobilità dei sardi. Ci sono le basi per ampliare la nostra autonomia in questo campo, ma c'è soprattutto una situazione di fatto che richiede un'attenzione costante, una serie di interventi da parte della Giunta regionale perché, per quanto alcune compagnie tentino in tutti i modi di ammantarsi di una sardità e di una purezza, comprando pagine sul giornale per dichiarare di essere sarde sino al midollo, i comportamenti che pongono in essere non sono esattamente nel verso e a favore del sistema della Sardegna, ma vanno invece contro. Un armatore intervistato dalla stampa regionale continua ad affermare che non è vero e che quello del caro traghetti sarebbe un mantra, credo che sia sotto gli occhi di tutti, chiunque abbia provato a prenotare negli ultimi anni un viaggio per la nostra Isola si è fatto un'idea compiuta di quanto questa dichiarazione sia veramente fuori dalla realtà.
Destano particolare preoccupazione le annunciate operazioni che tendono a produrre un'ulteriore concentrazione nelle mani di pochi del mercato dei collegamenti marittimi. Per questi motivi, chiediamo alla Giunta regionale prima di tutto di vigilare sui prezzi dei traghetti e, nel caso dovessero emergere nuove anomalie, di intraprendere tutte le azioni che il caso richiede, per scongiurare ogni iniziativa ispirata da tentazioni monopolistiche nel settore dei trasporti marittimi, soprattutto chiediamo di proseguire la rivendicazione delle funzioni e delle risorse in materia di collegamenti marittimi. Solo così, onorevoli colleghi, potremo parlare di vera conquista di spazi di autonomia, solo così potremo parlare di creazione di presupposti per dare alla Sardegna e al sistema Sardegna una prospettiva futura più rosea e possibilità operative e concrete per affermare in pieno e appieno i nostri diritti. Questo è il vero equilibrio di cui la Sardegna e sardi hanno bisogno.
PRESIDENTE. Ricordo che i consiglieri che intendono prendere la parola devono iscriversi non oltre la conclusione del primo intervento.
E' iscritto a parlare il consigliere Luigi Crisponi. Ne ha facoltà.
CRISPONI LUIGI (Riformatori Sardi). Presidente, certo c'è una singolare quanto inquietante continuità con quello di cui si dibatteva prima nell'ambito delle servitù militari e quello di cui andremo a discutere in questo momento con la mozione presentata dal collega Cappellacci. È stata una servitù penosa, difficile, è stata quella servitù che ha praticamente messo in ginocchio un sistema economico regionale, il sistema del turismo, volano poderoso e straordinario capace di mettere in movimento effetti altamente produttivi per la nostra terra. È stato un effetto mefitico. Pensate che, nel 2010, il passaggio sulle navi che collegano la Sardegna con il continente valeva oltre sette milioni di passeggeri trasportati e cinque milioni erano quelli trasportati sugli aerei; si è invertito straordinariamente questo effetto perdendo oltre due milioni di passeggeri trasportati che, al saldo degli arrivi verso la Sardegna, valgono un milione di passeggeri persi, non è un milione di passeggeri persi così, in un modo qualunque, o da dimenticare, è stata una vera e propria ferita, una guerra, attivata nei confronti del sistema produttivo regionale. Ho stimato che quell'effetto terribile, che vale oltre 350 mila passeggeri in meno, da moltiplicare per la più alta percentuale di soggiorno-presenza in Italia vicino ai cinque giorni, fa perdere e ha fatto perdere nel suo totale oltre mezzo miliardo di euro al sistema produttivo del turismo regionale.
Certo tutto quello è stato fatto adottando la capacità e gli strumenti che la Giunta regionale di allora o comunque le forze politiche di allora avevano e continuano ad avere in mano. È stata messa in moto la contraerea, ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo adottato tutti gli strumenti di legge che potevano essere utilizzabili per combattere quella attività mefitica, che oggi si ripete beffardamente. Pensate semplicemente che il fondo "Clessidra" detiene il 32 per cento delle azioni di CIN e lo stesso fondo "Clessidra" detiene il 35 per cento delle azioni di MOBY, oggi MOBY vorrebbe acquistare quella quota nella sua totalità per poter divenire azionista di maggioranza della stessa CIN, quindi ci troveremmo a dover combattere e di nuovo attivare quell'attività di contraerea nei confronti dello stesso elemento che ha messo in ginocchio la Sardegna nell'ultimo triennio. Davanti a una beffa di questo genere, credo che ci sia veramente da riflettere.
Però bisogna riflettere anche su quello che sta accadendo oggi e bene fa il presidente Cappellacci a richiamare nella sua mozione che l'Assessorato regionale dei trasporti, così come la Presidenza, debba vigilare puntualmente e attentamente su quello che accade anche oggigiorno sugli scenari turistici e quindi sul trasporto, legittimo per noi sardi, per i nostri emigrati, per i nostri studenti e ancor di più legittimo e necessario per i tanti turisti che vorrebbero venire a un costo serio, onesto, ben calcolato e moderatamente spalmato sulla spesa di una vacanza. Quel costo è terribile, la stessa distanza che c'è fra Civitavecchia e Olbia è uguale a quella tra Ajaccio e Nizza ma per venire in Sardegna si spende oltre il 20 o il 30 per cento in più e si dovrà sopportare un costo aggiuntivo che evidentemente viene attivato ancora una volta dalle compagnie marittime.
Bene, in questo caso va attivata veramente la vigilanza, va attivata qualunque attività che possa evitare che la Sardegna sia di nuovo messa in ginocchio dall'aggressione anche tariffaria che è stata perpetrata nei confronti del sistema produttivo, soprattutto in quello turistico regionale. Ricordo anche che fortunatamente lo scorso anno i dati sono diventati positivi; dopo un triennio di pestilenza autentica sono stati nuovamente superati i 10 milioni di presenze ufficiali classificate. Naturalmente gli scricchiolii di quest'anno ci destano quella preoccupazione che è necessaria in quanto dietro c'è tutto un sistema che vale decine e decine di migliaia di posti di lavoro, che sostiene e deve sostenere quelle attività messe in piedi dal comparto ricettivo che vale oltre 2400 attività di imprese.
Quindi, come vedete, è un volano efficacissimo di valore che si lega perfettamente con tutte le altre attività produttive della nostra Isola, a iniziare da quella del comparto agroalimentare a quella dell'artigianato, del piccolo commercio. Insomma, tutto ciò che è buona produzione è fortemente legato al turismo, ecco perché si lancia un messaggio di solida preoccupazione davanti a un'aggressione tariffaria che potrebbe sconfiggere una volta per tutte un sistema che invece ha dimostrato di essere capace, autonomo, di valore, che non licenzia, che non è assistito, che non va in cassa integrazione ma che ha una sua autonomia davvero importante ma soprattutto capace di qualificare nel meglio tutto ciò che di buono e di produttivo abbiamo nella nostra terra.
Nel 1921, Lawrence, nel visitare la Sardegna e scrivere quel magnifico compendio che è Mare e Sardegna, scriveva che la Sardegna era "un'isola fuori dal tempo", se volessimo inquadrare e fare una fotografia di quello che è accaduto in questi tre anni sembra che un novello Lawrence abbia beffardamente questa volta voluto riscrivere quelle pagine così terribili, le pagine che sono state…
PRESIDENTE. Onorevole Crisponi, il tempo a sua disposizione è terminato.
È iscritto a parlare il consigliere Ignazio Locci. Ne ha facoltà.
LOCCI IGNAZIO (FI). Ringrazio il collega onorevole Cappellacci per aver riportato all'ordine del giorno questo tema, sono francamente molto molto preoccupato dal silenzio dei banchi della maggioranza che viene manifestato con la mancata prenotazione di interventi. Lo leggiamo in due modi: o nell'evidente accoglimento delle politiche sulla continuità territoriale per i trasporti rispetto alla scorsa maggioranza o forse perché non ritengono che sia importante e utile tenere alta la guardia sul costo dei traghetti da e per la Sardegna.
È molto semplice andare a vedere tutta la letteratura esistente su questo tema e la produzione di interpellanze e interrogazioni degli onorevoli Sanna, Scano, eccetera, quando interrogavano l'allora ministro Matteoli, e di altri colleghi che magari adesso non sono più in questo Consiglio regionale, quando interrogavano il presidente Cappellacci sulle politiche della continuità territoriale e sull'alto costo dei trasporti. Bene, colleghi, vi invito a "smanettare" su Internet e provare a fare delle semplici prenotazioni di biglietti dalla Sardegna e per la Sardegna nelle note compagnie di navigazione per vedere quanto costano. Per venire in Sardegna una famiglia deve spendere oltre 1000 euro, 1200 euro! Non si tratta solamente di una questione di turismo, è anche una questione che riguarda molto da vicino i nostri conterranei, i tantissimi emigrati sardi che provano perchè agognano venire in Sardegna per tornare a trovare le loro famiglie, invece devono confrontarsi con le politiche dei prezzi non certamente supportati dall'alto costo del carburante.
Bene, credo che sia molto importante riprendere questo dibattito e tenerlo sempre sotto la lente di ingrandimento. La politica ha l'obbligo di restare vigile, non possiamo consentire ai pirati del mare di continuare a imporre questi prezzi; pur consci delle politiche e delle libertà del mercato, non possiamo assistere ancora alle politiche di monopolio delle compagnie di navigazione.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Oscar Cherchi. Ne ha facoltà.
CHERCHI OSCAR (FI). Presidente, colleghi, credo che sia opportuno, importante e necessario intervenire su questo argomento. Penso che le tariffe dei trasporti marittimi ormai siano diventate troppo esose, credo che sia un dato di fatto, checché ne possano pensare e soprattutto dire le compagnie di navigazione interessate. Faccio un piccolo esempio, poi ognuno di noi sicuramente potrà esprimere le proprie considerazioni, senza entrare nel merito di eventuali promozioni particolari, pertanto molto rare: soprattutto in media e alta stagione, per venire da noi, qua in Sardegna, nel periodo di luglio, una coppia senza figli e con una vettura al seguito va a spendere dai 350 ai 420 euro, naturalmente se non ha grandissime pretese, accontentandosi chiaramente di una semplice poltrona o di una cabina doppia. Se poi la coppia ha la "fortuna" di avere figli di un'età superiore ai 12 anni, ahimè, in questo caso si superano i 600 euro, che non è sicuramente una cifra di poco conto soprattutto in un periodo come quello che stiamo affrontando adesso di grandi difficoltà economiche, non risolte ultimamente, non certo possono aiutare quegli 80 euro in busta paga che alcuni lavoratori si ritroveranno grazie all'attuale Presidente del Consiglio dei Ministri Renzi.
Quindi, nonostante la Sardegna resti comunque nei desideri della maggior parte dei vacanzieri, solo pochi fortunati riescono a trasformare questo sogno in realtà. È profondamente ingiusto sia nei confronti di chi vorrebbe venire in Sardegna (badate, non stiamo parlando solo di vacanzieri, ma anche di lavoratori che sono costretti a sobbarcarsi costi così esorbitanti), che naturalmente dell'economia della nostra Regione; è un ostacolo allo sviluppo del settore turistico. Settore che è sempre stato fondamentale per la nostra crescita e che ogni anno scrutiamo con attenzione nella speranza di osservare sempre numeri positivi che, in altri settori, non sanno nemmeno che cosa siano, sono realmente inimmaginabili, purtroppo ogni volta ci procura anche ansia per le troppe incognite legate al trasporto marittimo, di tipo commerciale e civile. Ogni volta diventa sempre più difficile ripetersi, si fa sempre più agguerrita la concorrenza di altre località, sia nazionali che estere, magari meno attraenti ma molto ben attrezzate e dotate di ottimi servizi. Insomma, non è la Sardegna, sono altri luoghi!
In quest'Aula abbiamo sempre cercato e continueremo a cercare idee e soluzioni per favorire la destagionalizzazione, ma i nostri propositi si infrangono troppo spesso sul muro dei prezzi praticati per i viaggi da e per l'isola eretto dalle compagnie di navigazione. Pur considerando fisiologico un graduale aumento dei prezzi è davvero difficile capire come sia potuto accadere che, questi prezzi, siano letteralmente "saltati per aria" tra il 2010 e il 2011, se non ammettendo l'esistenza di un accordo tra compagnie. La motivazione dell'aumento del prezzo del carburante non appare credibile, o comunque sufficiente, per rendere accettabili questi aumenti, visto che questo certamente incide e neppure poco, siamo intorno a un 50 per cento, in alcuni casi sembra essere stato usato come la classica foglia di fico per nascondere aumenti spropositati altrimenti non giustificabili. È vero che, negli ultimi anni, le compagnie hanno subito delle perdite consistenti, ma forse, più che cercare di compensarle con gli aumenti, avrebbero fatto bene a contrastare la concorrenza del trasporto aereo offrendo servizi migliori sulle navi.
Personalmente credo (sono consapevole e sono certo che questo mio pensiero sia condiviso dall'opposizione, della quale faccio parte in questo Consiglio regionale) che qualunque impresa privata debba avere naturalmente dei profitti. Ma quando si tratta di servizi dai quali dipende il diritto alla mobilità dei cittadini, o qualunque altro servizio primario, chi non è in grado di offrire la massima trasparenza e il più alto livello di concorrenza fra privati, per garantire un giusto rapporto qualità-prezzo, deve farsi da parte e rassegnarsi a dover rendere conto a questa Assemblea dei servizi che è in grado di offrire ai sardi e chiaramente con quali costi. Sono anche certo che il contenimento dei prezzi dei tickets di viaggio non sarebbe una perdita per le stesse compagnie, perché i minori introiti pro capite verrebbero compensati dal più che probabile aumento del numero di biglietti venduti se il prezzo diventasse più accettabile.
Poi magari, colleghi, discutiamo dopo se volete dell'ordine del giorno, adesso siamo in una fase di discussione differente. Parliamo di continuità territoriale. Noi non siamo qui per dichiarare guerra alle compagnie di navigazione, ma piuttosto per esortare la Giunta, e quindi l'Assessore competente, a moltiplicare gli sforzi per evitare, per quanto possibile, che i sardi e i turisti, o chiunque voglia o debba avvenire in Sardegna, che sia per lavoro o solo per piacere, si trovi costretto a rinunciare a causa dei costi insostenibili. Insomma, riteniamo, così come correttamente ha ben sottolineato il presidente Cappellacci, che sia indispensabile non abbassare la guardia su questo fronte, ma essere pronti a ogni eventualità facendo valere i diritti dei sardi nelle sedi competenti, cercando il dialogo quando è possibile e mostrando i muscoli quando è necessario. Consapevoli che questo è quello che da noi vogliono i sardi che ci hanno mandato…
PRESIDENTE. Onorevole Cherchi, il tempo a sua disposizione è terminato.
È iscritto a parlare il consigliere Antonio Solinas. Ne ha facoltà.
SOLINAS ANTONIO (PD). Presidente, la situazione che si è venuta a creare in Sardegna in questi ultimi anni credo che sia sotto gli occhi di tutti. La possibilità che i cittadini sardi possano raggiungere il continente italiano è sempre più onerosa e i cittadini italiani, o europei, che scelgono la nostra isola, come succedeva nel passato, per trascorrere le loro ferie, sono sempre meno e lo dimostra il fatto che, in questi ultimi anni, il settore che ne ha pagato maggiormente le conseguenze è certamente il settore turistico.
Come ha già detto qualche collega della minoranza che mi ha preceduto, oggi venire in Sardegna per un'intera famiglia comporta un costo troppo esoso e la stragrande maggioranza delle persone (anche i nostri emigrati che per decenni hanno scelto la loro isola per trascorrere le ferie estive) oggi sceglie altre mete dove, con il costo del biglietto, trascorrono tranquillamente dieci o quindici giorni serviti e riveriti in un hotel a cinque stelle.
Non voglio fare polemica, l'argomento posto all'ordine del giorno è certamente rilevante, la risoluzione del problema dei trasporti, del collegamento della Sardegna da e per il continente, è sicuramente fondamentale per il rilancio, non solo turistico, ma per l'intera economia della nostra Sardegna. Però, sembra che, di questi argomenti, non se ne sia mai discusso, invece chi era presente, come me, nella passata legislatura, più volte ha cercato di portare a ragionamento compiuto la maggioranza che allora governava la Regione Sarda ma, convinti di poter avere la verità in tasca, hanno sempre preferito camminare da soli snobbando completamente le soluzioni che venivano prospettate in quest'Aula.
Oggi sarebbe troppo facile dire: "Ve l'avevamo detto", oppure: "L'avete voluto"! Ci avete lasciato una eredità talmente pesante che, anche per noi, sarà molto difficile da risolvere. C'è stata una completa disorganizzazione nell'affrontare i problemi, una completa confusione, perché nei passati cinque anni c'è stata la vendita della Tirrenia e l'Amministrazione regionale in quel momento, la Giunta regionale in modo particolare, è stata completamente assente. In quel momento noi avremmo potuto dire certamente la nostra, avremmo certamente potuto richiedere con forza una presenza maggiore della Regione Sarda all'interno della compagnia Tirrenia, non solo una presenza politica, ma una presenza che condizionasse e che potesse programmare il problema dell'organizzazione dei trasporti da e per la Sardegna. Si è pensato invece a mettere in campo le cosiddette navi della Regione autonoma della Sardegna, un totale fallimento in modo particolare dal punto di vista economico, cosicché imprenditori molto più acuti, nel nord Sardegna, hanno fatto scelte in proprio cercando di risolvere i loro problemi.
Bene, credo che oggi dobbiamo tentare di risolvere quei problemi che si sono un po' incancreniti in questi ultimi anni e cercare soprattutto un'azione unitaria affinché, per il bene della Sardegna, i cittadini sardi siano messi alla stregua degli altri cittadini italiani, cittadini che possono magari raggiungere tranquillamente Milano da Napoli o Torino da Bari. Ripeto, dobbiamo fare in modo che il cittadino sardo sia messo nelle stesse condizioni, sia dal punto di vista economico ma anche dal punto di vista dell'organizzazione della propria vita, di raggiungere il continente italiano con facilità e soprattutto a prezzi accessibili per tutti. Dobbiamo anche pensare che è importante che i turisti italiani e stranieri che vogliono ritornare in Sardegna per godersi le proprie ferie siano messi nelle condizioni, non solo dal punto di vista economico, di avere un servizio efficiente, un servizio serio. Solo quando ci sarà una vera continuità, un vero collegamento, tra la Sardegna e il continente, potremo parlare di reale autonomia da parte della Sardegna.
PRESIDENTE. Poiché nessun altro è iscritto a parlare, per la Giunta, ha facoltà di parlare l'Assessore dei trasporti.
DEIANA MASSIMO, Assessore tecnico dei trasporti. Ho letto con molta attenzione la mozione che dovrebbe aver trovato un punto di sintesi in un ordine del giorno unitario, tengo solamente a rassicurare tutti coloro i quali hanno espresso delle assolute e motivate preoccupazioni che mi sento e ci sentiamo già fortemente mobilitati e responsabilizzati sul punto. Il sollecito forte e unitario che proviene dal Consiglio sicuramente contribuisce a consolidare l'impegno e a responsabilizzare ulteriormente il nostro operato. Volevo rassicurare in particolare l'onorevole Cappellacci sul fatto che ovviamente è in atto costantemente un monitoraggio delle tariffe, le quali purtroppo stanno seguendo una dinamica che non vorremmo e che non condividiamo, comunque fortunatamente in questo momento non rappresentano evidenti elementi di cartello. Le monitoriamo attentamente, abbiamo verificato che - informo il Consiglio - ormai le dinamiche delle tariffe stanno seguendo un trend abbastanza standardizzato e quindi ovviamente le tariffe costano molto meno; abbiamo verificato che costano molto meno quanto più alto è l'anticipo con il quale si prenota, salvo che per un periodo standardizzato di circa 20-25 giorni che va dai primi di agosto alla fine di agosto in cui, già dalla seconda metà di marzo, le tariffe sono praticamente schizzate ai massimi consentiti.
Ovviamente siamo intervenuti anche sulle compagnie di navigazione per consentire il mantenimento anche nei mesi di luglio e agosto delle tariffe promozionali che avevano previsto di non applicare anche nel mese di agosto. Stiamo parlando, ripeto, di un mercato libero, quindi di una difficoltà di intervenire se non quando, come giustamente viene specificato nella mozione e nell'ordine del giorno, ci si trova in presenza ovviamente di pratiche concertate. Relativamente alle pratiche concertate, ovviamente garantisco e confermo l'impegno, della Giunta e mio personale, a contrastare nelle opportune sedi tutte le iniziative volte a instaurare dei cartelli.
A questo proposito, aderendo anche alle sollecitazioni venute da varie parti del Consiglio, fin da subito ho confermato l'intenzione della Regione di costituirsi in giudizio per il contraddittorio relativo all'appello di quella sentenza del TAR, sulla quale abbiamo già espresso tutti delle forti perplessità proprio per i motivi esplicitati anche in precedenza dall'onorevole Cappellacci, cioè che fondamentalmente non viene messa in discussione l'entità delle tariffe ma semplicemente la pratica concertata, mentre invece la pratica concertata è evidente visto che le tariffe salgono immediatamente nello stesso modo. Insomma voglio dire che le sentenze non si commentano o, meglio, si possono commentare dopodiché si combattono con gli opportuni gravami previsti nelle opportune sedi.
Quindi da questo punto di vista posso confermare l'impegno mio personale e della Giunta, quindi dell'amministrazione regionale in questa attività di contrasto e ovviamente nella contestuale attività di segnalazione alle autorità competenti di qualunque momento di perturbazione della normale dialettica concorrenziale. Pertanto esprimo un parere favorevole all'ordine del giorno di questo tipo che viene ovviamente fatto proprio già in questo momento garantendo il massimo impegno e la massima attenzione sul monitoraggio e la gestione di queste problematiche.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno non è stato ancora presentato.
Ha domandato di replicare il consigliere Ugo Cappellacci. Ne ha facoltà.
CAPPELLACCI UGO (FI). Presidente, permettetemi solo una battuta ancora una volta. L'ho fatto nella presentazione della mozione però purtroppo vedo che si continua a strumentalizzare, a negare l'evidenza e a giocare su alcuni profili cercando di generare confusione. La mia Giunta, io personalmente con il mio operato ho messo in campo ogni possibile azione per contrastare (lo dico riferito in particolare all'onorevole Solinas) quella scellerata operazione di privatizzazione della Tirrenia. Abbiamo dato l'ok per la privatizzazione, non abbiamo mai assunto un atteggiamento possibilista, remissivo o quant'altro rispetto a come sono andate le cose e abbiamo protestato a tutti i livelli. Lo stesso riferimento che ho fatto ai risultati ottenuti in sede giudiziaria, che costituiscono oggi un presupposto fondamentale perché il Governo regionale, perché la Regione sia seduta e si sieda e possa sedersi oggi al tavolo con il Governo, sono esattamente frutto di quella azione.
Detto questo, cari colleghi, Presidente, l'ipotesi che abbiamo fatto di ordine del giorno è un'ipotesi condivisibile, una sintesi assolutamente accettabile. Mi fa piacere aver anche sentito dalle parole dell'Assessore che l'amministrazione regionale andrà avanti in appello rispetto a quella sentenza veramente assurda e scandalosa, a mio modo di vedere. Aggiungo solo che, per quanto ci riguarda, fuori dalle posizioni di parte e soprattutto di pregiudizio, là dove ci sarà da difendere l'interesse della Sardegna anche su una battaglia di questo tipo, là dove ci sarà da alzare la voce per ottenere quel risultato del trasferimento delle funzioni, noi saremo disponibili a fare la nostra parte e unire le forze anche con la maggioranza.
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione.
Sospendo la seduta per qualche minuto per consentire la predisposizione dell'ordine del giorno.
(La seduta, sospesa alle ore 13 e 53, viene ripresa alle ore 13 e 59.)
PRESIDENTE. Riprendiamo la seduta.
Comunico che è stato presentato un ordine del giorno.
(Si riporta di seguito il testo dell'ordine del giorno numero 1:
Ordine del giorno Cappellacci - Cocco Pietro - Pittalis - Desini - Fenu - Arbau - Usula - Rubiu - Anedda - Solinas Christian - Dedoni - Cocco Daniele Secondo sulla continuità territoriale marittima della Sardegna.
IL CONSIGLIO REGIONALE
a conclusione della discussione della mozione n. 26 sulla continuità territoriale marittima della Sardegna,
PREMESSO che il diritto alla mobilità è sancito dall'articolo 16 della Costituzione;
CONSIDERATO che tale norma per decenni è rimasta ampiamente inapplicata, con la conseguenza che la Sardegna e i sardi hanno visto per lungo tempo compressi i propri diritti, a causa di un sistema di collegamenti marittimi inadeguato, viziato da logiche monopoliste e dalla presenza ingombrante di un "rottame di Stato" come la Tirrenia;
RILEVATO che, in epoca più recente, la continuità territoriale marittima è stata pregiudicata dall'azione combinata di un cartello di armatori;
CONSTATATO che con il provvedimento n. 24405 del 2013 l'Autorità garante della concorrenza e del mercato, su ricorso della Regione e delle associazioni dei consumatori, ha deliberato che:
a) le società Moby spa, SNAV Spa, Grandi Navi Veloci Spa e Marinvest Srl hanno posto in essere un'intesa finalizzata all'aumento dei prezzi per i servizi di trasporto passeggeri nella stagione estiva 2011 sulle rotte Civitavecchia-Olbia, Genova-Olbia e Genova-Porto Torres;
b) Moby Spa, SNAV Spa, Grandi Navi Veloci Spa e Marinvest Srl si astengano in futuro dal porre in essere comportamenti analoghi a quelli oggetto dell'infrazione accertata;
c) in ragione della gravità e durata delle infrazioni di cui alla lettera a), alle società Moby Spa, SNAV Spa, Grandi Navi Veloci Spa e Marinvest Srl vengano applicate sanzioni amministrative pecuniarie rispettivamente pari a:
- per Moby 5.462.310 euro;
- per Grandi Navi Veloci 2.370.795 euro;
- per SNAV 231.765 euro;
- per Marinvest 42.575 euro;
SOTTOLINEATO che tale condotta ha cagionato danni gravissimi ai sardi residenti, ai visitatori e all'economia dell'Isola, con particolare riferimento al settore turistico;
VALUTATO che dalle nuove segnalazioni dei cittadini, come singoli o in forma associata, emerge un quadro tariffario fortemente confliggente con i principi sanciti dalla Costituzione, con le norme vigenti e con le regole del libero mercato;
CONSIDERATO che dai resoconti della stampa risulta che siano altresì in corso nuove operazioni economiche che, ove portate a compimento, causerebbero un'ulteriore concentrazione nelle mani di un unico soggetto di una parte consistente del mercato dei trasporti marittimi;
CONSTATATO che è necessario individuare percorsi per attribuire strumenti politici e di governo agli indirizzi in materia, senza dover subire convenzioni discusse e firmate da altri;
CONSIDERATO che, nelle more di tale processo, occorre intervenire nell'immediato per rivisitare le convenzioni, assolutamente insoddisfacenti per la Sardegna;
VALUTATO che la sentenza della Corte costituzionale n. 230 del 2013, su ricorso della precedente Giunta regionale, con il riferimento all'espressione "d'intesa con la Regione Sardegna" riconosce il diritto della Regione stessa a partecipare ai procedimenti in materia aprendo la strada ai procedimenti di cui sopra,
impegna il Presidente della Regione
1) ad avviare un costante monitoraggio delle tariffe dei collegamenti marittimi da e per la Sardegna;
2) a segnalare alle autorità competenti eventuali aumenti patologici ed altre anomalie che dovessero avere dei profili di illegittimità;
3) a contrastare nelle sedi opportune ogni iniziativa ispirata a instaurare nel settore una situazione di monopolio o di cartello;
4) a proseguire la rivendicazione al fine di individuare percorsi per attribuire nuovi e ulteriori strumenti politici e di governo agli indirizzi in materia.)
PRESIDENTE. Poiché è stato presentato un ordine del giorno unitario, la mozione si intende ritirata.
Per esprimere il parere della Giunta ha facoltà di parlare l'Assessore dei trasporti.
DEIANA MASSIMO, Assessore tecnico dei trasporti. La Giunta conferma il parere favorevole espresso in precedenza.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Pietro Cocco. Ne ha facoltà.
COCCO PIETRO (PD). Chiedo la votazione nominale.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'ordine del giorno numero 1.
(Segue la votazione)
Prendo atto che i consiglieri Agus, Anedda, Cherchi Augusto, Fenu e Sale hanno votato a favore.
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Anedda - Arbau - Azara - Cappellacci - Carta - Cherchi Augusto - Cherchi Oscar - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Comandini - Cossa - Cozzolino - Crisponi - Dedoni - Demontis - Deriu - Desini - Fenu - Forma - Lai - Ledda - Locci - Lotto - Manca Gavino - Manca Pier Mario - Meloni - Moriconi - Oppi - Orrù - Perra - Pinna Giuseppino - Pinna Rossella - Piscedda - Pittalis - Pizzuto - Randazzo - Rubiu - Ruggeri - Sabatini - Sale - Solinas Antonio - Solinas Christian - Tatti - Tedde - Tendas - Tocco - Truzzu - Tunis - Unali - Usula - Zedda Alessandra - Zedda Paolo.
Si è astenuto: il Presidente Ganau.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 54
votanti 53
astenuti 1
maggioranza 27
favorevoli 53
(Il Consiglio approva).
Il Consiglio è convocato martedì 17 giugno, alle ore 16.
La seduta è tolta alle ore 14 e 05.