Seduta n.27 del 23/07/2009
XXVII Seduta
Giovedi' 23 luglio 2009
Presidenza della Presidente LOMBARDO
indi
del Vicepresidente COSSA
indi
del Vicepresidente CUCCA
indi
della Presidente LOMBARDO
La seduta è aperta alle ore 10 e 26.
ZEDDA ALESSANDRA, Segretaria, dà lettura del processo verbale della seduta del 7 maggio 2009 (20), che è approvato.
Annunzio di presentazione di proposta di legge
PRESIDENTE. Comunico che è stata presentata la seguenti proposte di legge:
Meloni Francesco - Vargiu - Cossa - Dedoni - Fois - Mula: "Riforma del Servizio sanitario regionale". (44)
(Pervenuta il 20 luglio 2009 e assegnata alla settima Commissione)
PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interrogazioni pervenute alla Presidenza.
ZEDDA ALESSANDRA, Segretaria:
"Interrogazione Diana Mario, con richiesta di risposta scritta, sui danni alle colture causati dai cervi nella Provincia del Medio Campidano". (78)
"Interrogazione Dedoni, con richiesta di risposta scritta, sulla presenza della zanzara Anopheles in tutto il territorio regionale". (79)
"Interrogazione Locci - Diana Mario, con richiesta di risposta scritta, sulle problematiche inerenti la nomina di direttore dell'Unità operativa complessa di neurochirurgia". (80)
PRESIDENTE. Si dia annunzio delle mozioni pervenute alla Presidenza.
ZEDDA ALESSANDRA, Segretaria:
"Mozione Salis - Bruno - Uras - Agus - Barracciu - Ben Amara - Caria - Cocco Daniele Secondo - Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Sechi - Solinas Antonio - Soru - Zedda Massimo - Zuncheddu sulla necessità di approvare con la massima urgenza un provvedimento che vieti sotto ogni forma la costruzione di centrali nucleari in Sardegna e lo stoccaggio delle scorie altrove prodotte o derivanti da centrali in altri luoghi costruite, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento". (16)
"Mozione Salis - Bruno - Uras - Agus - Barracciu - Ben Amara - Caria - Cocco Daniele Secondo - Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Sechi - Solinas Antonio - Soru - Zedda Massimo - Zuncheddu sulla necessità di adottare misure straordinarie per avviare il superamento della drammatica crisi del comparto agro-zootecnico sardo, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento". (17)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la continuazione della discussione del disegno di legge numero 32/A.
Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Chiedo dieci minuti di sospensione in attesa che i colleghi arrivino in Aula.
PRESIDENTE. Poiché non ci sono opposizioni, sospendo la seduta alle ore 10 e 40.
(La seduta, sospesa alle ore 10 e 29, viene ripresa alle ore 10 e 41.)
PRESIDENTE. Riprendiamo i lavori.
Ricordo che i consiglieri che intendono prendere la parola devono iscriversi non oltre la conclusione del primo intervento.
E' iscritto a parlare il consigliere Porcu. Ne ha facoltà.
PORCU (P.D.). Signora Presidente, Assessori, onorevoli colleghi, oggi iniziamo la discussione generale del disegno di legge sulle norme urgenti nei settori economico e socio-sanitario. Io credo che, al di là delle parole che sono state spese dai relatori, la definizione migliore e sintetica di questo provvedimento sia stata data dai sindacati che hanno espresso il loro parere ieri nel corso di una conferenza stampa, riportata anche dai giornali.
I sindacati hanno fornito una valutazione di questo provvedimento definendolo come un'espressione di una serie di provvedimenti "a pioggia", emanati per pagare promesse elettorali. Non è una definizione della minoranza, è la definizione di quello stesso sindacato che, a più riprese, in queste settimane la Giunta e il Presidente della Regione hanno chiamato a sé per una vertenza, anche riconoscendo fino in fondo lo spirito unitario e il sostegno dato alla vertenza sulla chimica nei confronti dello Stato e dell'ENI.
Sull'accordo siglato a Roma il 21 tornerò nel corso del mio intervento, ma credo che sia interessante notare che la valutazione espressa dal sindacato, smentisce anche nel metodo la Giunta perché conferma che non c'è stata concertazione alcuna su questo provvedimento. Diciamo che la dichiarazione dei sindacato conferma, sia nel metodo sia nel contenuto, quanto è stato dichiarato a più riprese in Commissione dalla stessa minoranza. La maggioranza si è difesa, si è trincerata, aveva sostenuto che la concertazione realizzata nell'arco della discussione sulla finanziaria 2010 era una concertazione sufficiente, noi abbiamo sempre ritenuto che non lo fosse, anche alla luce di un provvedimento che certamente è disorganico e certamente non risponde sufficientemente alle emergenze economiche e sociali della nostra Regione.
Noi avevamo indicato una via maestra, Assessore, l'avevamo richiamata sui pericoli di contraddire voi stessi nell'auspicio di non presentare più norme omnibus e disorganiche leggine in quest'Aula, avevamo suggerito di avviare prontamente la discussione e l'approvazione del Piano regionale di sviluppo per poi arrivare a settembre con una finanziaria 2010 che accanto a poche norme urgenti sul precariato, sul sociale, su misure di sostegno a chi soffre maggiormente le conseguenze della crisi economica, potesse finalmente mostrare i primi interventi strategici per lo sviluppo di questa Regione.
Si è scelto, dobbiamo notare, con rammarico ancora una volta, la strada del rinvio, si è scelto ancora di rinunciare alla messa a punto di un progetto strategico di rilancio complessivo.
Dobbiamo riconoscere, purtroppo, che dopo quasi sei mesi dalle elezioni non abbiamo ancora idea di quale sia il progetto di questa maggioranza, di questa Giunta, per la Sardegna. Si continua con questo disegno di legge, la politica dei pannicelli caldi, dei piccoli favori (ne citerò alcuni espressamente nel corso del mio intervento), di norme a pioggia, disorganiche, disperse in una miriade di piccoli interventi destinati a soddisfare richieste di persone, di imprese, di soggetti a volte anche istituzionali, ma certamente non in grado di dare alcuna risposta alla grave crisi che oggi è in atto.
Il rischio è di tornare al passato, un passato non recente, in cui le leggi finanziarie diventavano le risposte ad una serie di richieste, costituendo un insieme di norme, di micro norme assolutamente disomogenee. Quindi io direi che oggi abbiamo il sospetto, il forte sospetto che quella che avete portato alla discussione di questo Consiglio, di questa Aula, più che una norma urgente sia un vero e proprio manifesto politico, la certificazione di una filosofia di governo che sceglie di non governare e che fa del rinvio un atto, cioè che si accontenta, blandisce, promette, per tornare sempre al punto di partenza.
Io credo che anche la vicenda della chimica di ieri sia significativa: abbiamo un Governo nazionale che con la mano sinistra - quella dell'amministratore delegato dell'ENI, Scaroni - minaccia di chiudere gli impianti del cracking e con la mano destra - quella di Scajola e quella benevola del Presidente del Consiglio Berlusconi - invece sospende quel rinvio. Alla fine di questa chiamata alle armi, alla fine di questa promessa che si somma alla promessa, si torna al punto di partenza, a quello in cui eravamo lo scorso mese di gennaio, cioè si torna a un impianto che va avanti per proroghe, che va avanti per manutenzioni, senza che sia stato compiuto alcun passo avanti, senza che ci si sia stato alcun rilancio del settore chimico e del settore industriale in Sardegna. Per entrare nel merito del disegno di legge, il disegno di legge prevede circa 113 milioni di nuovi stanziamenti, una quantità di stanziamenti non piccola se consideriamo che la massa manovrabile di una finanziaria non ammonta a più di 7-800 milioni di euro.
Bisogna notare che di questi 113 milioni di euro, ben 10 sono di sole consulenze, consulenze che riguardano la comunicazione, la promozione, le campagne pubblicitarie, l'educazione alimentare, la partecipazione a fiere, osservatori, prosecuzioni di osservatori, divulgazione di manuali, studi e monitoraggi di qualità delle acque, studi e monitoraggi di difesa del suolo, scuole, indagini sull'emergenza archeologica, festival cinematografici, pubblicazione di opere di particolare pregio, premi, per non citare poi, il capolavoro contenuto nell'articolo 8: l'ufficio stampa della Presidenza della Giunta. Quindi 113 milioni - una cifra che poteva essere forse importante se mirata, se destinata a poche misure urgenti - vengono dispersi in mille rivoli, di cui una parte consistente in consulenze.
E' un disegno di legge che tratta una vasta quantità di materie: vengono apportate 23 modifiche alle leggi finanziarie 2006, 2007 e 2008: vengono apportate diciassette modifiche, in parte ridotte con alcuni interventi in Consiglio sulla finanziaria esitata nel mese di maggio. Vengono apportate modifiche a sei diverse leggi di settore che riguardano materie di competenza di sette diverse Commissioni consiliari. Noi ancora oggi non abbiamo capito di cosa stiamo discutendo: non è un collegato, non è un insieme di norme di settore, non è una manovra bis. Certamente abbiamo inaugurato con questo disegno di legge - e mi rivolgo anche alla Presidenza del Consiglio - un percorso non virtuoso; lo hanno segnalato anche i Presidenti di Commissione.
Le Commissioni sono state esautorate dei loro poteri, purtroppo, con l'avallo della Presidenza del Consiglio; non hanno potuto esprimere pareri, non hanno potuto svolgere audizioni e le conseguenze le vediamo anche nelle dichiarazioni del sindacato oggi, pur essendo in presenza di un testo normativo ampio per materie trattate. Io voglio però entrare nel merito e al di là dei proclami di questa maggioranza, dimostrare come anche in questo testo venga certificata, per esempio, la subalternità e la remissività nei confronti dello Stato, di questa Giunta regionale. Cito subito un esempio che può apparire secondario; non è stato richiamato dai relatori di maggioranza e minoranza, ma credo che sia importante.
In questo disegno di legge crescono di 972 milioni di euro le autorizzazioni a accendere nuovi mutui, più del 70 per cento di quanto stabilito due mesi fa. Il motivo che è stato addotto in Commissione è che saremmo in presenza di un rilievo formale della Corte dei conti circa l'anticipazione delle entrate nell'ambito del bilancio pluriennale. Abbiamo chiesto informazioni su questo rilievo: non c'è traccia. Allora, diventa molto difficile comprendere perché in presenza di maggiori entrate a valere sul 2010 pari a 1.600 milioni di euro, non siano stati nelle condizioni di attendere serenamente la finanziaria di settembre e, nel caso di un rilievo formale della Corte dei conti, prevedere che quelle maggiori entrate venissero utilizzate in maniera più lineare, senza fretta, e senza anticipare sentenze a copertura della riduzione del disavanzo. Allora, questo non è stato fatto e purtroppo il sospetto, Assessore, il sospetto è che ci si voglia mettere nelle condizioni di parare qualsiasi evenienza, anche quella di un Governo nazionale che decidesse precipitosamente con un colpo di penna, di cancellare quella vertenza a cui lei stesso ha partecipato nel 2005, che consegna oggi alla libera scelta della nostra Regione, alla nostra autodeterminazione, 1.600 milioni di euro di nuove entrate.
Questo sospetto diventa un sospetto che si aggrava, se non una prova provata, quando nel decreto anticrisi approvato dal governo pochi giorni fa - e che deve essere tradotto in legge nei prossimi 60 giorni - si prevede, Assessore (e non ho sentito nessun esponente della maggioranza o della Giunta regionale lamentarsi o chiamare a raccolta i sardi su questo) una sostanziale revisione dei meccanismi che regolamentano i rapporti finanziari tra Stato e Regioni. Secondo questo decreto anticrisi (mi rivolgo a quei colleghi che ogni tanto ci richiamano a nuovi statuti, facciamo questi appelli, al nuovo Statuto, ma non siamo capaci neanche di difendere lo Statuto attuale), secondo questo decreto anticrisi, basterà un decreto della Presidenza del Consiglio, assessore La Spisa, per modificare il regime delle entrate creando (e in questo caso lo ha già fatto) fondi a gestione statale; in questo caso viene creato un fondo di gestione statale per trecento milioni.
Oggi cominciamo a sottrarre risorse alle Regioni autonome creando un fondo da trecento milioni e domani cosa succederà, cosa continueremo a sottrarre? Qual è l'esempio che ci viene dato oggi? Quello dello scenario, di un federalismo alla rovescia che proprio nell'ambito della revisione federale dello Statuto anticipa una revisione in senso antifederale, una contraddizione, una violazione palese, formale del nostro Statuto, rispetto alla quale non abbiamo sentito alcun esponente della maggioranza o alcun esponente di questa Giunta stracciarsi le vesti.
In questo contesto, assolutamente lesivo della nostra autonomia, non era proprio possibile fare niente di diverso? Non era possibile, in maniera formalmente ineccepibile (l'avremmo sostenuta) e prudenziale, utilizzare nuove entrate nella finanziaria 2010, utilizzare nuove entrate per coprire eventuali osservazioni della Corte dei conti? Ecco, io credo che quando chiediamo e chiamiamo a raccolta il popolo sardo, dobbiamo ricordarci di chiamarlo a raccolta non per situazioni difensive, per diritti sacrosanti già sanciti come quelli di una vertenza che riguarda la chimica, rispetto alla quale l'ENI non può scappare con la cassa piena e i veleni e il disastro ambientale, ma anche su questi argomenti.
Cito un altro esempio. Noi rinunciamo, in questo testo, alla rinegoziazione del patto di stabilità. L'Assessore ci aveva garantito in Commissione che sarebbe stato il paladino della revisione del patto di stabilità, che sarebbe andato vis a vis dallo Stato e avrebbe chiesto di liberare le province e gli enti dai pesanti vincoli del patto di stabilità. Avevamo scritto insieme una norma importante che vi leggo, che tutti avevamo approvato e aveva approvato la maggioranza: "Le province e i comuni assoggettati al rispetto del patto di stabilità interno devono escludere dal meccanismo di calcolo i pagamenti di spese in conto capitale finanziati con risorse assegnate alla Regione". Questo doveva liberare oltre 300 milioni di euro, forse anche di più, di risorse assegnate alla Regione e facilitare la spesa da parte degli enti locali. Era l'inizio di una rivendicazione, a cui avevamo dato il nostro assenso, Assessore. Qual è il risultato? Il risultato è che voi oggi scegliete, con una scorciatoia, di cancellare questo comma e di tornare indietro al punto di partenza, e lo fate all'articolo 1, comma 10, lettera d). Viene cancellato questo alzare il tetto di spesa degli enti locali.
Ancora una volta siamo di fronte ad un esempio di federalismo alla rovescia, un esempio di subalternità nei confronti dello Stato, una rinuncia a battersi per i diritti veri dei sardi, che sono quelli di poter gestire le proprie risorse, di poterle gestire liberamente. In questa finanziaria si fanno norme per gli amici - mi dispiace dirlo - che in questo contesto appaiano non solo inadeguate, ma imbarazzanti. Io non vorrei usare la parola "oscene", ma sono imbarazzanti. Io mi vergogno di avere oggi in questo disegno di legge, che comunque è un disegno di legge di questo Parlamento, un comma il quarto dell'articolo 1, che in un contesto di crisi, in un contesto in cui facciamo fatica a trovare i fondi per il precariato, facciamo fatica a trovare fondi per chi perde il posto di lavoro e sostenerlo, riduce del 50 percento la tassa sulla caccia, portandola a 50 euro, 25 euro in meno.
Scegliamo oggi, in un contesto di crisi, dove c'è stato detto più volte di non avere i soldi e le risorse per chi soffre, per chi perde il lavoro, per chi sta peggio, di alleggerire il prelievo sui cacciatori. Ricordandoci, Assessore, che questa norma che io definisco oscena si riferisce non a una tassa, ma a un mero rimborso spese per il costo sociale e pubblico della caccia. Un costo ambientale certamente, ma anche un costo legato alla sorveglianza, perché ogni giornata di caccia ha un costo di svariate decine di migliaia di euro, in sorveglianza, in guardie del corpo forestale che devono vigilare sull'ambiente e sulla incolumità delle persone.
In questa finanziaria ci sono anche norme più spicciole, ci sono anche 100 mila euro di stanziamenti per la gestione e il funzionamento del padiglione etnografico della Cittadella dei musei di Cagliari. Non so perché quella di Cagliari, che è la mia città e mi fa anche piacere, ma non so perché non sia stata scelta quella di Sassari, di Nuoro, di Oristano, o di Iglesias. E' un altro esempio di un modo di legiferare assolutamente disorganico. Su questo speriamo di ottenere risposte, Assessore, perché è la dignità di questo Parlamento che ci rimette, è la validità e il valore di quegli appelli all'unità, le grandi battaglie del popolo sardo che ne fanno le spese, la credibilità dei vostri proclami che ne fa le spese.
Vorrei ora leggere la "chicca delle chicche", che è il comma 1, articolo 8, sull'ufficio stampa, dove, con un colpo di mano, la Giunta cancella i commi precedenti e chiede mano libera. Chiede mano libera, chiedendo cosa? Che si possa formare un ufficio stampa con un numero di collaboratori non superiore a 12 (oggi sono 7) e quindi aumentare l'organico dell'ufficio stampa in un contesto di crisi. E come? Ma, è semplice, come? Fissando dei criteri che stabilirà la Giunta. Quindi i criteri per l'acquisizione, la composizione e l'organizzazione dell'ufficio, e quelli per la determinazione del trattamento economico, sono stabiliti con delibera della Giunta regionale. Non si sa chi farà parte di questo ufficio, ne potrà far parte chiunque, anche un non giornalista, non si capisce che fine faranno i giornalisti storici di quell'ufficio. E poi, come mano libera finale, il Presidente della Regione può avvalersi di un portavoce, scelto di nuovo con le modalità di cui sopra, cioè senza dover osservare alcun criterio, tra tutti i dipendenti dell'amministrazione regionale o attingendo anche all'esterno. Si sarebbe fatto prima a dire: "Dateci mano libera, vogliamo fare quello che ci pare, e vogliamo stravolgere una istituzione storica, come l'ufficio stampa, senza dover rendere conto a nessuno".
Allora è del tutto evidente, colleghi, che di fronte ad un articolato così disomogeneo, di fronte ad un provvedimento così palesemente inadeguato rispetto alla crisi potevamo, come ha ricordato bene il relatore di minoranza onorevole Uras, condurre un'opposizione durissima. Avevamo argomenti abbondanti per rinunciare a qualsiasi confronto, rinunciare a entrare nel merito, rifiutare pregiudizialmente di entrare nel merito: invece abbiamo scelto di agire diversamente, abbiamo scelto di condurre un'opposizione di governo, abbiamo cercato di cogliere anche in questo provvedimento l'occasione per fare delle cose utili per chi, oggi, soffre, per il precariato, per chi è privo di ammortizzatori sociali. Ma vi chiediamo di iniziare a discutere, quanto prima, delle grandi scelte del futuro, e di alzare la testa finalmente nei confronti dello Stato.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Mario Floris. Ne ha facoltà.
FLORIS MARIO (Gruppo Misto). Signor Presidente, colleghi del Consiglio, la finanziaria 2009 ha sanato, come tutti sappiamo, le incongruenze che avevano generato fondati dubbi sulla legittimità e sulla regolarità dei conti della Regione, e ha contemporaneamente messo in campo i più urgenti interventi per affrontare l'emergenze. Per conseguire questo obiettivo anche l'opposizione ha dato, con disponibilità, il proprio contributo.
Con questo provvedimento si vuole portare a compimento questo processo e gettare così le basi per il futuro, quando affronteremo i progetti delle riforme e dello sviluppo, i due capisaldi - lo ricordo ai miei colleghi della maggioranza - del programma di questa maggioranza, e delle aspettative dell'intera regione, e dell'intero popolo sardo. Dobbiamo perciò affrontare il dibattito, il confronto delle questioni, oggi alla nostra attenzione, guardando agli appuntamenti che ci attendono sul fronte del progresso, delle istituzioni, dello sviluppo socioeconomico della Sardegna, in un contesto più ampio, nazionale, europeo e mondiale.
E' vero, la Sardegna è una piccola entità geografica e territoriale nell'ambito planetario, ma è un'entità politica, storica e culturale di natura strategica in Europa e, per i rapporti dell'Occidente verso i paesi afroasiatici, non solo di natura economica. La Sardegna è la cerniera tra l'Europa e il continente africano. Questo ruolo c'è sempre stato riconosciuto non solo dal momento in cui, in seno alla Comunità Europea, si ponevano le basi del Mediterraneo, come area di libero scambio, con l'appuntamento fissato nel 2010 che ormai è alle porte. Il programma EMPI, del quale si parla in questi giorni, è l'angiporto di questo processo. Argomenti in questione, signor Assessore, colleghi, di grande dimensione, di rilevanza, interesse e importanza per la Sardegna, che alla luce di quanto è avvenuto e sta avvenendo, anche in questo panorama della chimica e dell'energia, meritano una digressione rispetto ai temi contingenti del collegato, e un'attenzione particolare proprio in tale contesto, soprattutto per essere coerente e conseguente all'assunto che abbiamo fatto in premessa.
Non vorrei, infatti, che, dopo il G8, ci venisse sottratto il ruolo primario della Sardegna, attore nell'area di libero scambio del Mediterraneo, con la nostra zona franca integrale, e che il metanodotto dall'Algeria considerasse la Sardegna come semplice servitù di passaggio, sottraendoci dopo la chimica un'altra irrinunciabile opportunità di sviluppo. Il mio è un grido d'allarme che vorrei venisse raccolto e valutato non solo e non tanto come problema che riguarda la maggioranza, ma come questione che interessa tutti: il mondo della politica, il mondo dell'economia e tutta la comunità sarda.
Il primo piano, fatto dal Corriere della Sera del 21 luglio sul Forum economico finanziario per il Mediterraneo, registra dichiarazioni e impegni del Governo che gettano una luce sinistra sulle speranze della Sardegna di essere protagonista nel Mediterraneo. Preoccupano soprattutto le dichiarazioni del ministro Scajola che ha rilanciato la proposta di fare dell'Italia, grazie alla sua posizione geografica, una piattaforma di scambio e transito di energia, soprattutto di quella che viaggia per gasdotti ed elettrodotti (un "bus del Mediterraneo all'Europa", così lo ha definito il Ministro) ed ha particolarmente sottolineato l'importanza sia del gasdotto GALSI che collegherà l'Algeria al Nord d'Italia attraverso la Sardegna sia di quello ITG che consentirà di accedere attraverso Grecia e Turchia alle risorse di metano nel Caspio. Al ministro Scajola si è aggiunto l'amministratore delegato dell'ENI Paolo Scaroni che ha preso a sottolineare come l'ENI sia leader internazionale sia in Algeria sia in Libia e che le risorse mediterranee, come quelle dei paesi africani, sono molto più vicine all'Europa rispetto alle altre, dimenticando che l'energia è il fattore determinante delle diseconomie delle imprese in Sardegna, comprese quelle a gestione ENI.
Credo che questo dell'energia e quello della chimica, anche in funzione delle aperture previste nell'area di libero scambio del Mediterraneo, siano i temi che con le emergenze debbano essere affrontati con la necessaria urgenza e determinazione sul fronte dell'economia, unitamente a quello dei trasporti, dell'industria e delle infrastrutture materiali e immateriali che sono alla base dell'intero sistema produttivo isolano. Questi concetti, questi problemi, non devono rimanere semplici enunciazioni, bisogna passare dalle parole ai fatti in tempi veloci e certi. Noi non possiamo attendere questo teatrino; i tempi della politica devono adeguarsi e sincronizzarsi con i tempi del progresso e della modernità, e i segnali inviati in questi mesi dalla maggioranza del Governo regionale indicano con chiarezza un cambiamento concreto nel metodo e nei contenuti. Nel metodo si è tornati alla funzione sociale solidale della politica, al dialogo, al confronto, all'ascolto, alla condivisione di problemi, delle scelte e delle soluzioni, nei contenuti si sono messi in campo i problemi, le necessità, le urgenze, le prospettive, le risorse, i rapporti tra i soggetti istituzionali, tra questi e la società civile, il mondo dell'economia e i fattori dello sviluppo e della crescita civile. Il tutto per dare alla Sardegna e ai sardi un futuro migliore.
Ma qui è necessario che ci agganciamo a questo nuovo modello di sviluppo, con il quale questa maggioranza intende aggredire e sconfiggere il male tremendo della disoccupazione. Questo impone non più questo tipo di interventi ma impone di canalizzare tutte le risorse di cui possiamo disporre verso settori mirati. Definire una nuova e diversa politica dello sviluppo per la Sardegna richiede coraggio, capacità e volontà di cambiare con interventi precisi e concreti, capaci di farci partecipare allo sviluppo in settori dai quali siamo fuori o che ci vedano soltanto come protagonisti passivi. E' un discorso di specializzazione, necessario perché la Sardegna possa ritagliarsi piccole ma significative fette ma ad alto valore aggiunto nel mercato internazionale. Dobbiamo allora attrezzarci verso questi obiettivi e sostenere il nostro sistema economico, indirizzando gli interventi verso quei settori che riteniamo strategici al nostro sviluppo.
Con l'Italia impegnata a stare in Europa, con lo smantellamento che c'è stato di quelle strutture, di quei soggetti pubblici (come sta avvenendo in questi giorni) che erano chiamati al ruolo di enti promotori del nostro sviluppo, su cui era incentrata l'ossatura del nostro sistema economico, invece di razionalizzare e ricondurli al loro ruolo istituzionale, la Sardegna si ritrova un'economia in difficoltà e un esercito di disoccupati. Viviamo quest'epoca di straordinari cambiamenti, mutamenti, si è passati dall'età della prevedibilità (sono concetti che abbiamo già espresso anche in quest'Aula) all'età dell'incertezza. Quella attuale non è più una società dai lenti mutamenti, è una società dai mutamenti rapidi, sui quali è necessario intervenire minuto per minuto.
La nostra economia dunque deve poter competere sul mercato globale, deve poter cogliere le opportunità di partecipare ad accordi con grandi operatori internazionali, ciò significa non solo avere maggiori dimensioni ma anche possedere tecnologie ed informazioni. In questo contesto, verso tali obiettivi, si impone l'urgenza di istituire la zona franca integrale, intesa in senso moderno, all'interno di un organica strategia di governo dello sviluppo con particolari agevolazioni ed incentivi strutturali come l'abbattimento dei costi energetici, l'agevolazione del costo dei capitali al momento dell'insediamento, dei carichi fiscali del ciclo produttivo, lavorazione al netto delle imposte di fabbricazione e di quelle di scambio e di consumo nella commercializzazione.
Signor Assessore e colleghi del Consiglio, esiste in Italia un nuovo decreto, Berlusconi lo ha definito una specie di "Tremonti ter"; il "Tremonti ter" favorisce le imprese che investono in macchinari, incentiva il rientro dei capitali dall'estero, dal Lussemburgo, dalla Svizzera, dai paradisi fiscali, sono tutti provvedimenti a favore del Nord d'Italia, perché non mi risulta che noi abbiamo aziende che si occupino di macchinari o che abbiano esportato forti capitali.
La Sicilia chiede, con decreto anticrisi, una fiscalità di vantaggio, sappiamo che le normative comunitarie accettano gli incentivi se riferititi a tutto il territorio nazionale. Sappiamo anche che la fiscalità di vantaggio ben si adatta alle nostre esigenze, a quelle esigenze che appartengono alle regioni insulari, come è avvenuto con il trattato di Amsterdam e di Nizza e con lo stesso Governo italiano, posto che Berlusconi ha riconosciuto la valenza dell'insularità nei confronti della Sardegna.
Allora bisogna che noi interloquiamo con la Commissione europea per definire una cornice all'interno della quale il riconoscimento dell'insularità prenda corpo e sostanza, se no rimane una semplice enunciazione di principi senza risvolti concreti. Esistono 27 miliardi di fondi FAS nazionali, suddivisi per l'85 per cento al Sud, per il 15 per cento al Nord; queste risorse sono state bloccate e destinate ad altre finalità. Lo scopo è sempre quello di realizzare grandi infrastrutture, reti viarie, ferrovie, telecomunicazioni, ricerche; rimane inalterato l'equilibrio che ci deve essere tra il Nord e il Sud per poter accedere a queste grandi opere.
Il Governo ha scelto quindi, strategicamente, una quota per le grandi infrastrutture e una quota per l'emergenza sociale in presenza della crisi. I fondi sono in capo alla Presidenza del Consiglio dei ministri; per le infrastrutture si è scelto il ponte sullo stretto di Messina, la Palermo-Messina, la Reggio Calabria-Cosenza e quant'altro. La Sardegna ha zero! Sulla Legge obiettivo si finanzia il MOSE di Venezia, l'area metropolitana di Napoli, la Palermo-Catania, l'area metropolitana di Parma, di Roma, la Sardegna ha zero! La Sicilia si lamenta dei fondi FAS, vuole una manovra finanziaria con una fiscalità di vantaggio, ma è 10 volte posizionata meglio di noi, 1000 volte posizionata meglio di noi! I nostri fabbisogni sono noti ma vanno portati all'attenzione del Governo attraverso l'intesa istituzionale di programma.
Occorre quindi un'attività che deve essere anche un'attività di lobby, una proposta organica per inserire la Sardegna nelle politiche di sviluppo, nella legge obiettivo, nei fondi FAS, nei grandi interventi di cui beneficiano le grandi industrie internazionali, dall'ANAS alle ferrovie dello Stato. Questo noi dobbiamo farlo! Non possiamo limitarci a dire che esiste un Comitato, come vedremo.
Secondo punto, Assessore: come ci stiamo attrezzando e come si sta attrezzando la Sardegna per affrontare le conseguenze del federalismo fiscale? A mio giudizio occorre uno studio di impatto accurato e pronto, uno studio che verifichi in positivo e in negativo le conseguenze del federalismo fiscale. Molti giornali, in questi giorni, affermano che la Sardegna non deve prendere una lira, altri giornali, e autorevoli esponenti del Governo nazionale, sostengono che la Sardegna, insieme alle altre Regioni a Statuto speciale, deve restituire allo Stato da 500 milioni di euro a un miliardo di euro. Allora è evidente che noi ci dobbiamo attrezzare. Ma per rimettere in ordine che cosa? A mio giudizio la nostra governance interna: noi abbiamo le intelligenze e le persone; occorre un monitoraggio pilotato, senza indulgere, come ho visto e letto sui giornali, sul comitato di rapporto Stato-Regione. Questo comitato esisteva già, esisteva col Governo Prodi - e c'era Prodi, c'era Soru, e c'era Letta - adesso c'è Berlusconi, c'è Cappellacci e c'è Letta, ma noi non abbiamo bisogno di questo, abbiamo bisogno di ben altro, e dobbiamo fare in modo che le nostre richieste siano puntuali e suffragate da dati ineccepibili.
Noi non abbiamo niente a che vedere col federalismo delle altre Regioni italiane: la nostra è storia, non è attualità, è la storia di un popolo e di una Nazione, con la sua identità, la sua lingua, il suo isolamento geografico, la sua apertura al mondo. Dal primo Novecento, il federalismo e l'Autonomia della Sardegna sono stati una costante culturale e una passione politica dei nostri padri costituenti; non è un federalismo ottriato quello che vogliamo noi, di stampo albertino, concesso dallo Stato benevolo, ma un federalismo pensato e costruito da noi insieme a tutti gli enti locali della Sardegna. Quindi, il federalismo non può essere un atto di geometria istituzionale, non si può ridurre a meccanismo di trasferimento di competenze e poteri, perpetrando in modo diffusivo il sistema centralistico dello Stato.
Anche la questione sarda rischia di adagiarsi nelle anticaglie della storia - io lo vedo, ci sono resistenze - se non saremo pronti a raccogliere la storia delle riforme, che deve essere la storia di questa maggioranza e di questa Regione. Occorre maggiore consapevolezza nel portare avanti le riforme istituzionali, non possiamo ancora oggi assegnare allo Statuto la rotta verso il futuro: in sessant'anni esso ha dato alla Sardegna dignità, ruolo, ma non ha esaltato i valori reali dell'Autonomia.
Lo Statuto va rivisitato e va rivisitato in fretta, è inutile che ci siano forze frenanti, alla luce soprattutto del grande processo di unificazione europea e della globalizzazione. I tempi nuovi impongono strumenti nuovi, la Sardegna deve istituzionalmente ritagliarsi un ruolo di più forte autonomia e partecipazione nello scacchiere internazionale. Non possiamo subire questo tipo di federalismo, la nostra insularità è la nostra storia, è la nostra autonomia, è la fonte della nostra identità, è un fattore primario di cui lo Stato deve tener conto nel prefigurare i livelli federativi; ecco perché io dico: state attenti alle enunciazioni, quando si fanno le enunciazioni, perché se si vuole portare avanti una battaglia per la Sardegna, questa battaglia va condotta fino in fondo a costo di scontrarsi con gli interessi e con i partiti italianisti e nazionali; dobbiamo essere conseguenti a quello che diciamo.
Si tratta di dare peraltro la giusta interpretazione al trattato di Amsterdam e di Nizza affinché si riconosca l'insularità come fonte di svantaggi strutturali permanenti, così si evita anche di assegnare i fondi su basi puramente statistiche per adeguarli alle specificità delle regioni insulari: è un riconoscimento che chiediamo non solo all'Unione Europea ma al Governo nazionale, allo Stato italiano. Siamo convinti che su questi obiettivi, se sono sinceri e lineari, occorra il coinvolgimento di tutte le forze politiche e sociali: non è una battaglia di pochi né di parte, tutto il popolo sardo credo che si sentirà partecipe di questa nuova, importante fase storica della nostra autonomia.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Vargiu. Ne ha facoltà.
VARGIU (Riformatori Sardi). Signor Presidente e colleghi del Consiglio, non voglio utilizzare per intero i venti minuti concessi a ciascun intervento; cercherò di trasmettere a questo Consiglio alcune sensazioni, in parte riguardanti la legge che abbiamo in discussione in Aula, in parte che riguardanti l'atteggiamento complessivo con cui il Consiglio la sta affrontando e le opportunità politiche che questo comporta, a nostro avviso.
Sulla legge attuale, badate, colleghi, siamo perfettamente d'accordo con coloro che sono intervenuti - sia sui mezzi di comunicazione sia in Aula e in Commissione -sostenendo che non è questa la legge che cambierà la Sardegna. E sono d'accordo - pur ovviamente non sottoscrivendo alcuna delle venature polemiche - con lo stesso intervento del collega Porcu - che non vorrei stesse assomigliando sempre di più a Soru, perché anche lui viene in aula, dice e va via: non lo vedo - sono d'accordo con alcune considerazioni del collega Porcu quando ha sottolineato che in questo provvedimento ci sono assemblati tanti interventi che probabilmente sarebbero meglio stati contenuti all'interno di un provvedimento più organico.
E' vero, ha ragione, però dobbiamo anche ricordarci di cosa è figlio questo provvedimento, perché se si dimentica il pregresso si giudica con minor serenità l'attuale. Noi abbiamo iniziato la legislatura con il problema della legge finanziaria già "fuori tempi", e non l'abbiamo iniziata per caso, l'abbiamo iniziata perché questo Consiglio regionale è stato sciolto anticipatamente, perché nel mese di febbraio abbiamo fatto la campagna elettorale da cui è nato l'attuale Consiglio e ci siamo trovati nel mese di aprile, nel mese di maggio, con la necessità di licenziare, nei tempi più rapidi possibili, una legge finanziaria che fosse in grado di distribuire la massa di manovra economica complessiva che la Regione aveva in quel momento in mano. Quindi, quando la legge finanziaria è andata in Aula - con responsabilità per il ritardo di tutto il Consiglio ma prevalentemente di chi aveva deciso politicamente lo scioglimento del Consiglio regionale - è arrivata "potata" di tutte quelle parti che avrebbero comportato - e lo sappiamo perfettamente - un ritardo del suo percorso d'Aula, con l'impegno che una parte di queste esigenze, quelle legittime, sarebbe stata comunque recuperata in un provvedimento che infatti è stato impropriamente chiamato a lungo, sia da noi che dalla stampa, "collegato", impropriamente perché non era collegato dal punto di vista giuridico e parlamentare pur essendo sicuramente collegato dal punto di vista funzionale.
Quindi, scusateci se in questo provvedimento ci sono delle parti che non sono organiche tra di loro, parti che possono anche sembrare minime all'attenzione dell'Aula - ed è vero, ha ragione il collega Porcu - però non dimentichiamoci che questo provvedimento contiene una serie di norme che sono comunque urgenti, necessarie, indispensabili, anche se non hanno la pretesa né l'aspetto di costituire una legge organica nelle sue parti, e neppure la volontà di essere il manifesto programmatico di questa maggioranza che avrà tempo, con il Piano regionale di sviluppo, di spiegare al Consiglio e alla Sardegna quali siano i suoi obiettivi.
Detto questo, io vorrei riprendere le due relazioni, brevi ma di sostanza, illustrate ieri in sede di introduzione della discussione generale, sia quella di maggioranza sia quella di minoranza, perché, pur nella diversità che è legata alla differenza di posizione politica dei relatori, io ho trovato delle linee di condivisione nel ragionamento. Nel senso che l'aspetto più importante delle riflessioni svolte in Aula dal relatore di maggioranza, l'onorevole Maninchedda, e dal relatore di minoranza, l'onorevole Uras, quello che ha colpito di più è sicuramente la loro similitudine. Le due relazioni avevano qualcosa di simile perché entrambe rappresentavano all'Aula un modo di interpretare la discussione su questa legge diverso da quello a cui siamo stati abituati negli ultimi cinque anni di legislatura e, se mi permettete, è anche da quello che quasi sempre in questo Consiglio regionale io ho constatato durante i dieci anni della mia permanenza.
Ecco, allora, mi riallaccio a fatti di questi giorni: la vicenda dell'ENI. Bene, La vicenda dell'ENI ha consentito a questo Consiglio regionale - e non solo a questo Consiglio regionale, anche fuori da qui il sentimento è stato simile - pur nella diversità delle posizioni politiche, di rappresentare in Sardegna e fuori della Sardegna l'idea di una terra e di un popolo e di rappresentanti di quel popolo che sulle tematiche importanti riusciva a trovare una posizione sostanzialmente condivisa. E' un fatto che si è verificato per un brevissimo periodo anche nella passata legislatura, quando andammo a sostenere la battaglia, aperta dal presidente Soru e dalla sua maggioranza, sulla vertenza per le entrate a Roma.
I colleghi che hanno vissuto quella stagione, quel periodo, si ricorderanno che la minoranza accompagnò in quella circostanza la maggioranza a Roma, riconoscendo nella vertenza delle entrate una vertenza che andava sottratta alla polemica delle posizioni politiche contingenti, una vertenza importante per la Sardegna, che andava combattuta insieme. I colleghi che c'erano si ricorderanno anche un'altra cosa: e cioè che quel clima difficile, difficilissimo da mantenere (perché voi sapete che è più comodo alla maggioranza che non alla minoranza mantenere un clima di unità sulle grandi questioni) quel clima difficilissimo da mantenere venne perso per una serie di malintesi, venne perso perché non ci fu la volontà, la capacità, l'opportunità di governarlo affinché restasse.
Ecco forse oggi noi che abbiamo la possibilità di lavorare in quest'Aula, che è un privilegio per ciascuno di noi, abbiamo di fronte un'occasione straordinaria, e cioè quella di provare a mantenere nella loro posizione (e ad aggiungerne qualcuna) quelle tessere di mosaico che, con molta fatica, e in maniera devo dire assolutamente embrionale ad oggi, sono state poste nella loro collocazione naturale dalla vertenza dell'ENI. Quelle piccole tessere di mosaico che lasciano appena intravedere, perché ancora non c'è niente di delineato e di definito, un'ipotesi, una possibilità, un tavolo di lavoro, un tavolo di buona volontà a cui la Sardegna potrebbe essere chiamata per sottrarre dalla polemica questioni, quelle "da statisti", chiamiamole così (se mai qualcuno di noi potrà sentirsi incarnato in una figura del genere) e che è interesse di tutti (non tanto di noi, quanto dei sardi che rappresentiamo) riuscire a sottrarre alla polemica quotidiana della politica.
Io credo che abbiano ragione quelli che, intervenendo in quest'Aula, hanno più volte - lo ha fatto anche il presidente Floris poco prima di me - parlato per scenari ampi ricordando che oggi le sfide della Sardegna non sono quelle che si disputano tra centrodestra e centrosinistra nelle aule del Consiglio regionale o dei comuni importanti della Sardegna, le sfide della Sardegna si disputano tutte fuori dalla nostra terra, sono quelle che ci mettono a confronto con l'Unione Europea, ma anche quelle che oggi, sempre più interessanti dal punto di vista culturale, ci mettono a confronto con quanto sta succedendo nel resto dell'Italia.
Oggi c'è un deputato leghista che sul Corriere della Sera, per dire una battuta per sentirsi un cabarettista dice che non seguirà il consiglio di Berlusconi di fare le vacanze in Italia perché lui ha scelto di andare all'estero: in Sardegna. Ecco, queste parole, che son state dette scherzosamente, me ne rendo conto, non riescono a farmi sorridere, nonostante abbia uno spiccato senso dell'umorismo, perché queste battute fanno un torto (ci fosse Francesco Cesare Casula in quest'Aula ce lo ricorderebbe) al ruolo di soci fondatori che i sardi hanno avuto dello Stato italiano, fanno un torto al sangue dei nostri nonni, dei nostri genitori, versato per l'Italia, fanno un torto ai tanti servitori dello Stato (ci siamo anche noi tra questi, perché abbiamo giurato fedeltà alla Costituzione) che quotidianamente lavorano per la nostra Repubblica, magari ai nostri ragazzi della Brigata Sassari che oltre a lavorare rischiano anche un pezzetto della loro salute, della loro vita in Afganistan o in Iraq.
Ecco, queste sono però frasi che ci devono far pensare che sicuramente il nostro rapporto con l'Italia è un rapporto che, alla luce delle spinte federaliste, va riscritto. E non credo che i Riformatori possano essere accusati di essere stati presbiti da questo punto di vista, perché credo che le battaglie che noi abbiamo iniziato a condurre dieci anni fa, forse di più, sulla costituente, sul nuovo Statuto dalla Sardegna, sulla necessità che i problemi delle riforme istituzionali non fossero problemi "di palazzo", ma fossero problemi da dibattere in giro per la Sardegna, strumenti di partecipazione attiva per ciascun cittadino sardo, beh credo che queste battaglie siano state battaglie di identità importanti sulle quali ancora abbiamo da ragionare molto.
E concludo, quindi, su queste riflessioni, con una considerazione: e cioè che oggi ciascuno degli 80 consiglieri di questo Consiglio regionale ha un'opportunità davanti a sé (opportunità che, se la cogliamo in tanti, si coglie in maniera ben diversa) che è quella di scegliere se intende per cinque anni essere un onesto professionista della politica, quindi una persona che risponde in maniera congrua alle esigenze che i suoi "azionisti", cioè gli elettori che lo hanno votato in qualche maniera lo incaricano di soddisfare, o se intende spendere in un modo diverso questi cinque anni, cioè intende spenderli cavalcando una speranza, che non è solo sua, ma è anche della gente che c'è fuori, e cioè dedicando i cinque anni della sua attività all'ipotesi che si possa costruire dentro questo Consiglio regionale un clima diverso da quello che abbiamo sempre conosciuto (e che probabilmente sempre c'è stato, almeno negli ultimi quindici, vent'anni, trent'anni) che ci permette di soddisfare esigenze complessive della Sardegna che sono rappresentate non solo da noi dentro quest'Aula ma anche fuori quest'Aula da parti importanti della società.
Queste esigenze noi abbiamo la possibilità di incarnarle e, scorporando una parte delle cose da fare dalla polemica quotidiana della politica, siamo in grado di spenderci in maniera straordinaria. Di spenderci in maniera straordinaria attraverso la costruzione di un percorso, che è tutto da fare, perché quelle che io sto pronunciando in quest'Aula sono soltanto parole, perché mi rendo perfettamente conto che non stiamo parlando di un processo politico in evoluzione, ma stiamo parlando di intuizioni, stiamo parlando di piccoli raggi di sole che penetrano all'interno di case che sono state al buio per vent'anni.
Riuscire anche dentro noi stessi a passare dalla fase della proposizione formale alla fase della convinzione reale della necessità non è una cosa facile. Però, colleghi, secondo me è la scommessa di questa legislatura. Sta a noi decidere se la vogliamo fare e sta a noi decidere quanto vogliamo puntare sulla giocata, a ciascuno di noi.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Lai. Ne ha facoltà.
LAI (P.d.L.). Signora Presidente, colleghi, nell'ambito di questo disegno di legge e della valutazione che ne viene fatta in Aula devono essere colti certamente alcuni aspetti di grande significato. Innanzitutto il fatto che l'approvazione della Commissione arrivi dopo un tempo contenuto e comunque aperto al confronto. Deve essere colto, inoltre, il valore delle disposizioni per favorire investimenti prioritari nelle aree soggette alla crisi di questi mesi, con lo strumento dei pacchetti di agevolazione con una riserva di 40 milioni di euro nell'arco di quattro anni.
Sono previsti interventi sul settore dell'agricoltura, artigianato, turismo e servizi in genere, e se vogliamo anche del commercio, che richiedono certamente valutazioni e attività di completamento nell'ambito della razionalizzazione e riqualificazione delle disponibilità esistenti, che certamente non si esauriscono in questo disegno di legge, ma fanno riferimento all'azione politica che verrà espletata nelle azioni successive. Ci sono le disposizioni che destinano significative quote del fondo sociale europeo agli interventi di sostegno all'inserimento, alla riqualificazione dei lavoratori espulsi dal processo produttivo, il cui numero cresce giorno dopo giorno. Naturalmente queste sono azioni, valutazioni fortemente condivise nell'ambito di quegli intenti unitari che sono stati anche alla base dell'azione della terza Commissione. In fin dei conti vi sono: la conferma della cifra di 10 milioni di euro di risorse esclusivamente regionali per supporto ai lavoratori non sostenuti dagli ammortizzatori sociali previsti dallo Stato, l'impegno espresso con un capitolo votato all'unanimità per favorire la riqualificazione e l'inserimento nel mondo del lavoro: gli interventi relativi al precariato nelle pubbliche amministrazioni regionali e locali, nell'ottica della gradualità, della stabilizzazione, e nell'intento di mettere la parola fine al fenomeno.
Vorrei dire anche che le osservazioni che sono state espresse relativamente alle modifiche regionali al patto di stabilità 2009, e quindi l'eliminazione di quella norma che, in fondo, era stata inizialmente condivisa nell'ambito della legge finanziaria del 2009, sono state oggetto di critiche, di preoccupate osservazioni da parte dell'ANCI, in una nota inviata dal presidente Cherchi a tutti i comuni, in cui si dava significato alle osservazioni e alle segnalazioni giunte in via informale dai comuni sugli effetti sfavorevoli alle gestioni dei bilanci comunali prodotti dal comma 28 dell'articolo 1 della legge regionale in materia di deroghe al patto di stabilità, con l'esclusione dai saldi finanziari 2007-2009, dei soli pagamenti in quota capitale, finanziati con contributi regionali. Si chiedeva in fondo l'eliminazione di questa norma. Quindi, le critiche vengono fatte, ma bisogna anche valutare con obiettività quella che era l'impossibilità di tradurre con effetti positivi un provvedimento che fondamentalmente poteva essere anche condiviso.
Tutte le iniziative che sono state prese in questo collegato operano un intervento di sostegno e di salvaguardia di importanti settori dell'economia sarda da un lato, e incentivano in tutti i comparti le produzioni di qualità e la relativa commercializzazione. In tal senso si muovono le iniziative della Giunta sull'agricoltura sarda, con attenti programmi di attività promozionale e pubblicitaria, senza i quali non è possibile essere competitivi in Europa e nel mondo. La Regione inoltre attua, tramite questo collegato, la vigilanza e l'osservazione delle norme comunitarie in materia agricola, con particolare riferimento al settore vinicolo e alla regolazione delle superfici vitate. Continua quindi l'attenzione verso il territorio per interventi urgenti di prima messa in sicurezza e mitigazione del rischio idrogeologico, con un stanziamento pari a 4 milioni di euro.
La Regione opera per ridurre significativamente i tempi relativi ai pagamenti connessi agli stati di avanzamento dei lavori, che saranno certificati dagli enti stessi, e assume un ruolo di maggiore responsabilità rispetto ai concessionari inadempienti in materia di acque pubbliche, attuando una maggiore vigilanza. Attua, inoltre, una politica di prevenzione di eventi che hanno carattere eccezionale, ma che devono trovarci il più possibile preparati a minimizzare i danni che possono derivare da cataclismi come quelli dello scorso autunno. Esiste poi una chiara sensibilità verso il mondo dell'istruzione e della cultura, che auspichiamo possa crescere, anche e soprattutto in favore delle università del territorio. Infatti, se da un lato è di grandissima importanza l'intervento regionale per sostenere il diritto allo studio nel campo medico, scientifico e in quello giuridico, altrettanto dovrà compiersi a sostegno di quelle facoltà già nate, che non devono essere assolutamente trascurate. Queste sono le attese delle nuove generazioni affinché la Sardegna non continui a vedere intere aree e territori esclusi dall'intervento.
Ci sono campi nell'ambito del settore produttivo, così attentamente considerato, che meritano un'ulteriore e approfondita attenzione, che siamo certi riceveranno dall'Esecutivo in sede di accoglimento degli emendamenti. Emendamenti che abbiamo ritirato, ma li abbiamo ritirati perché - e alludo al settore del granito, a quello del sughero e al trasporto ferroviario delle merci - le misure di sostegno per il mondo imprenditoriale di questi settori rappresentano un'occasione per non perdere - e su questo vorremmo vedere confermati gli impegni assunti - le opportunità offerte dalla normativa europea, dal momento che ci si avvale degli strumenti di programmazione integrata previsti dal fondo europeo di sviluppo regionale. Quindi mi pare doveroso che si proceda in modo coerente rispetto alla finanziaria di emergenza che abbiamo presentato qualche settimana fa.
La linea etica lì perseguita, con grande pazienza e attenzione, anche grazie ai contributi, dei quali diamo atto, della minoranza, dovrà essere ricercata il più possibile anche in questo disegno di legge. Dico questo perché si cerchi di tenere lontane il più possibile le opportunità di carattere specifico, affinché si realizzi un collegato capace di tenere lontane tutte le possibili derive demagogiche. Questo disegno di legge dovrà essere capace di rappresentare in modo efficace la coesione della maggioranza di questa Assemblea, raccogliendo istanze che non siano di mera rispondenza ad attese di parte politica, bensì rappresentanza di esigenze insopprimibili dei territori fino ad ora trascurati.
L'articolato, quindi, non potrà non essere permeato dalla volontà dell'intera maggioranza nella sua collegialità, solo così potremo affrontare serenamente il lavoro che ci attende in Assemblea. Anche le istanze, i giudizi e gli eventuali apporti delle minoranze potranno essere valutati con obiettività e serenità di giudizio. Sono certo che sapremo rappresentare una territorialità sana, e non figlia di particolarismi o di un'affannosa ricerca di compiacimento davanti al proprio elettorato. La linea degli interventi di emergenza non deve essere abbandonata a favore di velleità individualistiche; sono tante le priorità sul tappeto, in un momento di gravissima crisi economica e sociale quale quello che stiamo affrontando. Io penso che lo spirito sia stato rispettato. Credo che la maggioranza abbia dato prova di questo atteggiamento costruttivo.
La crisi industriale che ha colpito la Sardegna e che si è espressa in toni così acuti e drammatici nella crisi dell'industria relativa al Polo di Porto Torres, ha trovato soluzioni di cui noi cogliamo il significato altamente positivo anche nelle iniziative di questo Consiglio e della Giunta regionale, del suo Presidente e del Governo stesso, perché, certamente, hanno significato unitarietà. Ma il risultato ottenuto è frutto di queste strategie nelle quali non possono essere ravvisate certamente situazioni in cui si toglie da una mano per dare con l'altra; penso che questa sia una visione forte che non possiamo condividere, perché io penso che i risultati siano frutto invece della collegialità e degli intenti unitari che hanno, appunto, trovato accoglimento in questi ultimi giorni.
Il valore di questo collegato rappresenta la volontà espressa da parte della Giunta e della maggioranza di risolvere i problemi del personale e quelli del precariato, come abbiamo detto, e, per quanto riguarda anche le politiche del lavoro, penso che siano di grande significato anche le integrazioni nell'ambito della costruzione di una zona franca su cui tutte le forze politiche possano convergere perché si realizzino le migliori politiche del lavoro nell'interesse dei sardi. Questo collegato alla finanziaria è un ottimo punto di partenza che permette di affrontare in modo tempestivo e forte le principali emergenze che gravano sull'intera Sardegna, che certamente e comunque non si limiterà nelle azioni successive ma, come abbiamo detto, potrà essere oggetto di azioni di completamento nell'ambito dell'azione politica di governo che si eserciterà successivamente. Trattandosi di disposizioni urgenti nei settori economico, socio sanitario e per il superamento del precariato in materia di organizzazione regionale, incideranno sulla vita della maggioranza dei cittadini sardi.
Il lavoro svolto in Commissione bilancio, e devo dire anche con l'apporto veramente apprezzabile delle altre Commissioni che si sono integrate ad essa, insieme a quello altrettanto significativo dell'assessore La Spisa e del Presidente Maninchedda, si è rivelato prezioso e di grande efficacia per la capacità di coinvolgimento sia dalla stessa rappresentanza politica in Consiglio, sia di tutti i soggetti in qualche modo interessati dalla manovra che discutiamo oggi in aula. Credo quindi che si possa dire con serenità di essere partiti nel modo giusto e auspico che si continui ad operare per tutta la legislatura con lo stesso spirito di partecipazione.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Lai. E' iscritto a parlare il consigliere Daniele Cocco. Ne ha facoltà.
COCCO DANIELE (I.d.V.). Signor Presidente, pensavo prima, mentre parlava l'onorevole Vargiu, che tra i diversi allenatori che potrebbero allenare le diverse squadre presenti in questa Assemblea, l'onorevole Vargiu potrebbe benissimo fare il CT di un eventuale nazionale che potrebbe andare a formarsi. Dico questo perché, non solo oggi, ma anche nei giorni precedenti, il taglio che egli ha dato al suo intervento è nettamente diverso dal taglio degli interventi degli altri colleghi della maggioranza.
Parto dalle relazioni che sono state illustrate ieri dall'Onorevole Maninchedda e dall'Onorevole Uras, e parto soprattutto da quello che diceva l'onorevole Maninchedda su un aspetto importante, su una priorità assoluta che in questo collegato o in questo contenitore non è presente; mi riferisco ai problemi della sanità. Credo che bene abbia fatto ieri l'onorevole Maninchedda a rimarcare i problemi atavici che riguardano il mondo della sanità e il bisogno di salute dei cittadini sardi, che ancora non riescono ad avere risposte in maniera compiuta. Faccio solo un piccolo esempio per ricordare che chi oggi deve prenotare una risonanza magnetica, deve aspettare otto mesi; credo che non possiamo sottrarci al dovere istituzionale che abbiamo di porre rimedio immediatamente a una situazione così drammatica.
Diceva qualcuno che il documento che c'è stato presentato è un documento disorganico, che ancora non riesce a dare risposte compiute a i bisogni insoluti. Da parte della maggioranza della Commissione c'è stato risposto che la strategia compiuta la vedremo subito con il PRS, però io non vorrei che questi continui rinvii portassero davvero ad allargare le emergenze già evidentissime della nostra Regione. Io credo che l'incontro che c'è stato qui, lo scorso mercoledì, aperto alle associazioni di categoria e a tutte le rappresentanze sociali, debba e doveva rappresentare una svolta, anche per i programmi futuri di questa Amministrazione regionale. Credo anche, che sarà molto difficile che ciascuno di noi possa davvero, anche per un momento, togliersi la casacca del partito di riferimento, però è assolutamente indispensabile e indifferibile che, in una situazione emergenziale di questo tipo, come diceva l'onorevole Vargiu e in parte anche l'onorevole Floris, ci sforziamo tutti per poter agire con unità di intenti, pur con le differenziazioni politiche e ideologiche che ci contraddistinguono.
Credo che la situazione straordinaria, la congiuntura negativa straordinaria che esiste non solo in Sardegna, ma a livello mondiale, come già prima qualcuno diceva, da noi non sia una novità, perché comunque rappresenta, come detto altre volte, l'ordinario. Cioè le congiunture negative straordinarie che hanno necessità di atti straordinari e di risposta da altre parti, da noi non sono altro che l'ordinario, perché purtroppo i problemi che assillano la nostra Regione - e parliamo appunto di problemi soprattutto occupazionale - sono problemi atavici che da troppo tempo non riusciamo a risolvere.
Il passaggio che ha visto l'ENI qualche giorno fa "stoppare" per un attimo il paventato e anche sicuro blocco del cracking, credo che non ci debba assolutamente far abbassare la guardia, perché credo che il problema della chimica si riproporrà a breve, e quindi ritengo che sia nostro dovere cercare, in maniera compiuta e nel più breve tempo possibile, di capire quale possa essere l'alternativa al superamento della chimica in Sardegna e, soprattutto, cercare di metterci d'accordo. Più volte, infatti, nell'affrontare questo argomento, abbiamo riscontrato posizioni molto diverse, anche all'interno delle stesse coalizioni, perché si parla di riconversione senza nessuna perdita di busta paga, si parla di chimica più leggera di secondo e di terzo livello, però sappiamo benissimo che nel superamento di un processo che sino ad oggi comunque ha garantito centinaia di posti di lavoro, non potrà esserci sicuramente un passaggio indolore senza perdita di livelli occupazionali.
Si diceva prima che probabilmente neanche con questo atto conseguente alla finanziaria approvata si riusciranno a dare le risposte che sono fortemente richieste, e credo che assolutamente questo documento non possa contemplare queste risposte. Se infatti non si riuscirà davvero ad incidere con gli emendamenti che riguardano soprattutto il precariato, noi, che comunque siamo qui non da sei mesi, come diceva qualcuno, ma da tre mesi, non riusciremo ancora ad essere davvero operativi. Mi riferisco in parte anche all'intervento svolto dall'onorevole Uras in sede di illustrazione della relazione, quando diceva, con un ragionamento senz'altro veritiero e intelligente, che se avessimo applicato tutte le norme che comunque negli anni sono state approvate, i problemi di oggi ci sarebbero stati ugualmente, ma sarebbero stati sicuramente inferiori. Quindi anche su ciò credo che si abbia il dovere di effettuare una ricognizione seria e far assumere le responsabilità a chi se le deve assumere sull'applicazione delle norme già approvate e sui quadri normativi già esistenti.
Dicevo che sulle priorità e sulle emergenze purtroppo non si ha la possibilità, in questo documento, di poter dare risposte su tutto. Qualcuno accennava ad ABBANOA; io credo che ancora ci stia sfuggendo di mano, o non riusciamo a vedere i problemi che comunque sino ad oggi ABBANOA ha creato. Ci sono ancora in Sardegna diversi Comuni che non hanno mai aderito al nuovo ente, e se leggete il giornale di oggi, il nuovo Direttore generale afferma che per il risanamento della situazione drammatica di ABBANOA occorrerà sicuramente aumentare ulteriormente le tariffe. Io credo che davvero su questo occorra che si apra un confronto serrato e serio per poter dare risposte. Sappiamo benissimo che la normativa nazionale non prevede assolutamente che vi sia un ambito unico regionale, ma può prevedere dei sub-ambiti territoriali che sicuramente sarebbero più rispondenti alle esigenze delle comunità della Sardegna, considerando anche la diversità geografica della nostra Regione.
Questo significa, comunque, che se il problema ABBANOA non sarà risolto alla fonte, visto che si parla di acqua, credo che poi non potremo davvero dare risposte a tutti quei comuni cui accennavo, che hanno davvero delle serie difficoltà ad approvvigionarsi del bene pubblico, che è l'acqua, e poterlo mettere a disposizione dei suoi cittadini. Non vorrei, appunto, che si creassero ulteriori problemi anche rispetto a questo bene prezioso.
Una altro punto importante che volevo sottolineare è relativo ai vari incontri che i diversi Assessori (anche l'Assessore della programmazione La Spisa) hanno tenuto nei diversi territori. In questi incontri sono stati assunti impegni per valutare la possibilità di creare dei fondi perequativi per quei territori, per quelle zone interne che hanno più difficoltà delle zone in cui la densità abitativa è sicuramente più alta. Io non credo che possa essere questo lo strumento per poter dare risposte in quei territori, ma evidentemente si va nei territori a fare promesse che non possono essere mantenute. Spero che non sia così. Io credo che l'assessore La Spisa sia di una onestà intellettuale di alto livello, per cui spero che le parole che sono state spese nei discorsi in alcuni centri, a ai quali io ho anche presenziato, possano avere una traduzione in atti pratici.
Un altro problema importante che non possiamo trascurare, e ne abbiamo parlato anche in qualche seduta fa, è quello della scuola: problema che probabilmente non stiamo prendendo sul serio, nel senso che davvero l'applicazione del "decreto Gemini", e non solo, porterà a conseguenze di tipo sociale secondo me abbastanza devastanti. Ne abbiamo discusso qualche seduta fa: quell'ordine del giorno, purtroppo, non è stato approvato all'unanimità. Io credo che, con un minimo di buona volontà e con una concertazione fra le teste più nobili di questo Consiglio, si sarebbe potuti arrivare a costruire un ordine del giorno suscettibile di incontrare l'unanimità del voti del Consiglio e anche conseguente rispetto alla riunione di qualche giorno prima, in cui il più eminente esponente del centrodestra isolano ci aveva, come dire, consigliato di mettere la Sardegna prima di tutto, anteponendoli anche a quelli che potevano essere gli "interessi di casacca".
Quindi, le parole e i dubbi sul futuro economico della Sardegna non credo che siano stati esternati solo dai banchi delle opposizioni. Mi sembra che anche alcuni interventi di colleghi della maggioranza qualche attimo fa abbiano rappresentato queste grosse perplessità, cioè la paura che alcuni diritti, che dovrebbero essere acquisiti per la nostra Regione, possano ancora sfuggirci. E io sono fortemente preoccupato perché da qualche giorno, probabilmente anche per la contingenza ENI, ci stiamo dimenticando di tenere alta la guardia e di alzare il tono della voce su situazioni che avrebbero dovuto ricevere risposte immediate. Mi riferisco a tutta la regione e, in particolar modo, al Nord-Ovest della Sardegna, perché della Sassari-Olbia non si sta più parlando, del riequilibrio dei fondi FAS non si sta più parlando e non vorrei davvero che, rispetto alle istanze forti che dovremmo rivolgere allo Stato centrale, ci fosse un attimo di fiacca perché davvero, in questa maniera, noi non faremmo quello che i nostri azionisti, che sono i nostri elettori, ci hanno chiesto.
Quindi, io chiudo qui il mio intervento, scusandomi di essere stato un po' disordinato e disorganico nel rappresentare ciò che pensavo. Mi auguro solo che, come diceva qualcuno in quella riunione che io considero importante, la politica riesca davvero a riguadagnare in questa legislatura - e non sarà facile - la dignità che merita.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Steri. Ne ha facoltà.
STERI (U.D.C.). Signora Presidente, signori consiglieri, ci troviamo a esaminare un disegno di legge di portata estremamente ridotta: parliamo di circa 100-110 milioni di euro a fronte di un bilancio della Regione plurimiliardario. E' evidente che questo disegno di legge non può avere in alcun modo la possibilità, né la pretesa, di risolvere problemi atavici, problemi gravissimi, tipo quello che in questi giorni abbiamo affrontato a Porto Torres e Portovesme. E' una norma di legge che somiglia ai decreti legge omnibus che periodicamente approva il Governo, in cui si vanno ad affrontare taluni problemi, talune emergenze, a 360 gradi. Ciò nonostante questo disegno di legge contiene norme importantissime perché conta al suo interno interventi che incidono sulla scuola, sugli organici della scuola, recependo, con un emendamento che è stato presentato in Commissione, l'insegnamento della Corte costituzionale che ha dichiarato parzialmente illegittimo il decreto Gelmini. Approfittando di questo varco che ha aperto la Corte costituzionale, si è tentato di dare una prima risposta ai problemi del precariato scolastico e ai problemi della chiusura delle scuole nelle zone interne che rischiano di rimanere totalmente prive di scuole locali.
Quindi ci sono interventi rilevanti, interventi rilevanti che sono frutto delle mediazioni intervenute con una parte particolarmente sensibile dell'opposizione, che incidono sui problemi del precariato; vengono affrontati tutti i problemi relativi agli ammortizzatori sociali, sia per quanto riguarda i soggetti cassaintegrati sia per quanto riguarda i soggetti che sono addirittura privi della possibilità di avvalersi della cassa integrazione. Quindi, in un disegno di legge di contenuto estremamente limitato, siamo riusciti a mettere insieme provvedimenti particolari di cui non vi è traccia negli scorsi cinque anni di legislatura ad eccezione, ovviamente, delle stabilizzazioni, che sono il frutto di emendamenti di sintesi che abbiamo elaborato congiuntamente con l'opposizione. Magari, proprio per la fretta con cui abbiamo lavorato, si è creata qualche smagliatura, quindi sarà necessario qualche piccolo aggiustamento proprio per garantire che questi emendamenti abbiano la più ampia portata e siano effettivamente rispondenti all'intenzione che avevamo nel momento in cui abbiamo proceduto alla loro redazione.
Pertanto è un intervento estremamente limitato, che non può e non ha la pretesa di risolvere tutti i problemi che oggi abbiamo sul tavolo, ma che invia dei segnali ben precisi e forti sia dell'attenzione sociale della Giunta regionale e di questa maggioranza, sia della volontà di aprire un dialogo costruttivo con l'opposizione. Dialogo costruttivo con l'opposizione che è utilissimo perché dobbiamo finalmente decidere di affrontare il problema dello Statuto, e comunque della nuova statutaria e della legge elettorale. Sono problemi che non possiamo ignorare, sono problemi che possono essere risolti e, comunque, si deve tentare di risolverli e affrontarli tutti insieme, non a colpi di maggioranza. Quindi, proprio il dialogo che si è instaurato in Commissione, è un dialogo estremamente costruttivo perché apre le porte e lascia ben sperare per quello che sarà il futuro del rapporto con l'opposizione. Nel contempo, dato che la maggioranza non è una maggioranza chiusa, non è una maggioranza che dice: "Voglio fare così, ho i voti e così faccio", è una maggioranza aperta al dialogo, che è pronta a raccogliere tutti i segnali che dovessero esserle sfuggiti e che provengono sia dalle parti sociali sia dall'opposizione, aspettiamo i nuovi programmi della Giunta per vedere, appunto, le prospettive di sviluppo.
Sostanzialmente il problema del lavoro per la Sardegna qual è? E' un problema che si pone nel passaggio tra prima e seconda Repubblica. La prima Repubblica con la Carta costituzionale, quando il costituente si era trovato di fronte alla scelta tra diverse ideologie o metodologie, cioè alla scelta tra liberalismo, socialismo e comunismo, ha operato una scelta e ha richiamato il solidarismo. Cosa vuol dire che la Carta costituzionale ha richiamato il solidarismo? L'articolo 2 della Costituzione ci dice che il legislatore costituente ha preso atto che nella nostra società ci sono interessi differenti, ci sono diverse esigenze e questi interessi differenti, queste diverse esigenze devono essere riportate a unità, non sacrificando l'uno o l'altro, ma cercando di mediare e, per quanto possibile, di dare soddisfazione a tutte.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE COSSA
(Segue STERI.) L'interpretazione pratica di questo principio ha fatto sì che l'IRI, l'EFIM e tutti gli altri enti parastatali, acquisissero le partecipazione azionarie delle imprese decotte assicurando così la possibilità di lavoro al personale ancorché queste imprese fossero non produttive. Era questa un'esplicazione pratica del solidarismo della Costituzione.
Questo solidarismo, questo principio, è venuto meno col crollo della prima Repubblica, col passaggio alla seconda Repubblica. Con l'eliminazione degli interventi dello Stato nell'economia dobbiamo cercare un nuovo equilibrio. Un caso pratico può essere rappresentato dalla crisi di Portovesme: fintanto che le compagnie azionarie erano partecipate dallo Stato, anche se in perdita, con la sua presenza garantiva il posto di lavoro e risolveva il problema. Nel momento in cui la partecipazione azionaria dello Stato si è estremamente ridotta, questo non è più possibile farlo. E' però vero che noi dobbiamo insistere comunque anche nei confronti dei privati perché questo avvenga, dobbiamo insistere in attesa di creare nuove prospettive di sviluppo, di creare nuove occasioni. Nel breve tempo le prospettive di sviluppo sono sicuramente date dalla bonifica di tutte le aree, però dobbiamo individuare soluzioni strutturali che garantiscano a lungo termine, e non solo nel breve termine, le possibilità effettive di lavoro. Quindi, il superamento dell'applicazione pratica del principio del solidarismo ha portato a questa conseguenza.
Sappiamo tutti - ora non entro nel problema della caduta del comunismo e tutto il resto - che sono state accolte alcune interpretazioni del liberalismo che forse sono eccessive. Il liberalismo, a mio avviso, non è una ideologia, è semplicemente una metodologia che va adattata caso per caso e che deve tenere conto anche delle diverse esigenze sociali cercando una soluzione anche per esse. E' vero, comunque, che questo disegno di legge omnibus ricorda i decreti legge a cui ci ha abituato il Governo, sia di sinistra che di destra: dai recenti decreti legge numero 112 e 113 del Governo Berlusconi alle "lenzuolate" a cui ci ha abituato Bersani con tutta una serie di interventi particolari; è vero anche che ci sono interventi che si è ritenuto reinserire e che possono essere suscettibili di critica.
E' stato fatto prima riferimento all'articolo 8, comma 1, relativo al portavoce del Presidente della Regione. Scusate, io ritengo che verosimilmente quel comma debba essere ulteriormente modificato con una serie di emendamenti, così come anche il 2 bis sulle stabilizzazioni, però, credo che da parte dell'opposizione su questo tema non possa arrivare nessuna critica perché in questa fase l'opposizione ha presentato emendamenti che comportavano una spesa ben maggiore del milione e 388 mila euro che ha previsto la Giunta. Poi, al di là di come venivano chiamati, nella scorsa legislatura tutti gli Assessorati avevano i "consulenti" o altro personale che svolgevano le funzioni di ufficio stampa. Per cui, su questo argomento ritengo che sarebbe meglio che calasse il silenzio da parte di tutti. Diciamo che ci sono comunque alcune norme che sarebbe stato utile inserire e che ha da ultimo ricordato l'amico Cocco: una riguarda l'ATO, l'altra riguarda la sanità che è stata richiamata anche da Maninchedda.
Per quanto riguarda l'ATO devo però riconoscere che la Giunta, nel disegno di legge che aveva proposto alla maggioranza, intendeva disciplinare espressamente anche una riforma dell'Autorità d'ambito; cioè il disegno di legge che poi non è stato ufficializzato. In proposito, però, c'è stata una richiesta che diversi settori della maggioranza hanno rivelato alla Giunta (così come c'è stata analoga richiesta per le norme in materia di personale) di non appesantire questo disegno di legge e di presentare dei disegni di legge completamente autonomi. Tant'è vero che la Giunta regionale ha già presentato un disegno di legge in materia di personale che presumo sarà esaminato quanto prima dalla prima Commissione per portarlo in Aula in tempi rapidissimi. Ugualmente, per quanto riguarda l'ATO, l'Autorità d'ambito, la Giunta ci ha preannunciato un disegno di legge di riforma complessiva che è allo studio. E' una materia delicata che va a incidere anche su ambiti di competenza statale. Per cui, abbiamo dei limiti, dei paletti entro cui dobbiamo muoverci.
Sicuramente per quanto riguarda il deficit, ha ragione Cadau quando afferma: "Debiti: dobbiamo aumentare il costo dell'acqua". Questo però deve essere fatto non perché lo voglia Cadau, non perché lo voglia la Regione, ma perché ce lo impone la legge Galli, ce lo dice il decreto ministeriale che stabilisce i criteri sulla cui base dobbiamo stabilire i prezzi. E' comunque una struttura che deve essere esaminata, deve essere approfondita, ancorché non sia molto d'accordo sull'ipotesi di raddoppiare le ATO. Se noi facciamo più autorità, più ambito ottimale, non facciamo altro che aumentare le spese; e questo mi porta a parlare di sanità.
Relativamente alla sanità, in effetti, nel disegno di legge sono presenti solo due o tre provvedimenti di scarso peso, provvedimenti che non hanno un'impostazione di carattere generale, eppure la sanità è uno dei settori che reclama la massima attenzione. Il settore sanitario versa in una situazione estremamente grave, non dico grave come l'emergenza lavoro, ma molto simile perché è stato annullato il Piano sanitario regionale. L'annullamento del Piano sanitario regionale incide, o viziandoli o caducandoli, su tutti gli atti aziendali, incide sulla vita delle AA.SS.LL. Ebbene, al momento non abbiamo ancora parlato di come si intende provvedere per correggere il Piano sanitario regionale. Bisogna, a mio avviso, intervenire immediatamente con una nuova norma; verosimilmente su questo argomento ci sarà una discussione anche con l'opposizione, perché sia il testo del Piano sanitario regionale sia il testo dell'infausta legge numero 10 del 2006 che dal punto di vista tecnico non posso che criticare, sono testi "regionecentrici", perché accentrano tutti i potere di scelta sulla Regione, il che, a mio avviso, è completamente sbagliato. I poteri di scelta vanno delegati alle AA.SS.LL., la Regione deve solo impartire gli indirizzi.
Consiglio a tutti di rileggere la bozza di Piano sanitario regionale che era stata presentata nella scorsa legislatura, la parte sulla realizzazione della rete ospedaliera, che rispondeva proprio a questa esigenza di lasciare le scelte alle AA.SS.LL. In concreto, per fare un esempio, io accredito una determinata struttura ospedaliera di determinate discipline, non vado a precisare che deve avere venti posti letto di ginecologia e venti posti letto di cardiologia; sarà il direttore generale, in base alle esigenze, che ripartirà questi posti letto, anche periodicamente, perché è ovvio, per esempio, che a Olbia nel periodo estivo l'ortopedia richieda un numero di posti letto molto maggiore di quelli che può richiedere in un altro periodo non interessato dal flusso turistico. Ebbene, questi sono problemi di cui non si sta parlando, sono problemi che - giustamente ha detto Cocco e ha detto Maninchedda - devono essere affrontati immediatamente.
I problemi sono anche altri: c'è il problema dei debiti. Qua i debiti si dice sono 100, 120, 150, 180. Non mi interessa andare a vedere se siano stati contratti per spese strutturali che potevano verificarsi o meno, che potevano controllarsi, il problema in questo caso non è andare a verificare se c'è una responsabilità del direttore generale, il problema è che questo non deve succedere, nel senso che noi dobbiamo avere dei bilanci e dobbiamo dare delle risposte corrette. Attenzione perché relativamente alla sanità noi siamo letteralmente sotto alla media pro capite nazionale, il che vuol dire che diamo una risposta sanitaria carente, il che vuol dire liste d'attesa, il che vuol dire che noi dobbiamo aumentare la spesa sanitaria. E siccome fin tanto che non riusciamo a contrattare con lo Stato una nuova politica, una nuova linea per quanto riguarda il patto di stabilità, abbiamo delle somme che non possiamo spendere, approfittiamo di una parte di queste centinaia di milioni che sarebbero altrimenti inutilizzabili e utilizziamole per migliorare il sistema sanitario.
Sono d'accordo che occorra intervenire immediatamente in questo settore, ma, attenzione, bisogna anche intervenire per evitare che si continuino a porre in essere atti la cui legittimità è dubbia. Ora, abbiamo una recentissima pronuncia del Consiglio di Stato sul famigerato articolo 15 septies. Dice il Consiglio di Stato, al di là del caso particolare, che i 15 septies si fanno in presenza di direttive regionali, e, per quanto è a mia conoscenza, per quanto ho letto, non esistono direttive regionali. Se così è tutti i 15 septies sono, per questo solo fatto, illegittimi.
Dice sempre il Consiglio di Stato: devono rispondere a esigenze strategiche. Quali sono? Non basta enunciare che ci sono esigenze strategiche, bisogna dimostrare in concreto quali sono queste esigenze strategiche. Ovviamente non ho letto tutti i quindici provvedimenti, i 15 septies, ne ho letto diversi e ho forti dubbi sulla loro legittimità. E' necessario pertanto un intervento immediato anche in materia sanitaria perché non è assolutamente possibile soprassedere.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.
SALIS (I.d.V.). Signor Presidente, signor Presidente della Giunta, onorevoli colleghi, questo dibattito si sta caratterizzando da una parte per una verifica ed un approfondimento abbastanza limitato dell'argomento all'ordine del giorno, dall'altra - e questo è positivo -per il fatto che molti interventi hanno tentato di dare anche una prospettiva alla discussione sul completamento della manovra finanziaria per il 2009, perché di questo si tratta, come correttamente ha fatto rilevare nella sua relazione il Presidente della Commissione Maninchedda.
Allora, da questa vicenda dobbiamo trarre tutti, io per primo, il gruppo dell'Italia dei Valori per primo, alcune lezioni che possono servirci per i prossimi provvedimenti importanti che dovremo discutere e approfondire. In prima lettura il Piano di sviluppo regionale. Il Piano di sviluppo regionale a cui la Giunta si richiama quasi giustificandosi per il fatto che queste manovre, anche questa di oggi, unita alla manovra finanziaria che abbiamo approvato a maggio, facciano parte di manovre necessitate, obbligate e in parte acquisite, ereditate dalla precedente legislatura, e questo è ancor vero. Però io vorrei farvi rilevare, assessore La Spisa, e lo faccio rilevare con soddisfazione, che il lavoro svolto in Commissione con l'apporto costruttivo delle opposizioni ha completamente trasformato il provvedimento che aveva presentato la Giunta. Io rimango dell'avviso, Assessore, che la Giunta e il Consiglio avrebbero fatto meglio ad accelerare la spendita dei fondi previsti dalla finanziaria, soprattutto quelli previsti agli articoli 3 e 4. Anzi, a questo riguardo la pregherei, se fosse possibile nei tempi consentiti dal dibattito, di dare al Consiglio un'informazione, anche sulle risorse notevoli che il Consiglio ha accantonato per i provvedimenti di emergenza che sono sotto gli occhi e all'attenzione di tutti noi.
Dico che questo provvedimento, così com'è stato presentato in Giunta, non era né necessario né urgente. Però, il lavoro che è stato svolto in questo mese in Commissione e nell'interlocuzione tra le forze politiche, ci ha offerto la possibilità di intervenire su alcuni problemi pesantissimi e di dare risposte alle categorie sociali più disagiate, anche se non solo a queste. Le norme ci consentono infatti di intervenire, per esempio, sul precariato della pubblica amministrazione, sul precariato della scuola, ed è giusto farlo. Non possiamo intervenire su altre realtà (il precariato dell'edilizia tanto per dirne una o del commercio), però abbiamo gli strumenti, tra finanziaria e collegato alla finanziaria, per dare risposte certe a persone, famiglie, ceti che hanno bisogno di un sostegno immediato.
Ecco perché l'accelerazione delle procedure, Assessore, è fondamentale. In questo momento è importante che la politica intesa come Assessore, come Giunta, come forze politiche, come Consiglio regionale, sia celere, sollecita ed efficace ed efficiente nelle sue azioni. Ma è altrettanto indispensabile che la struttura regionale in questo momento sia posta nelle condizioni di dare il meglio di sé perché deve riuscire ad abbattere i lunghissimi tempi che purtroppo la burocrazia regionale ancora richiede, altrimenti questi fondi rimarranno fermi e sarà stato inutile tentare di velocizzare la messa a disposizione dei fondi per queste categorie. Ci sono però anche alcune mancanze;
Il fatto che una finanziaria regionale ed un collegato alla finanziaria - due provvedimenti quindi molto importanti - trattino solo marginalmente per alcuni punti il problema della sanità, non è un elemento positivo. Sarebbe importante che quest'Aula, che il Consiglio, conoscesse per esempio quali sono le intenzioni, le volontà della Giunta regionale e della maggioranza relativamente al vuoto che si è creato in ambito programmatorio dalla bocciatura del Piano sanitario regionale. Perché è pur vero che il Piano sanitario regionale, che è stato bocciato, presentava alcune lacune, non piaceva per molti aspetti, però era un atto che il Consiglio regionale aveva emanato e che tentava (e in molti casi riusciva, a mio avviso) di dare risposte alla necessità di programmazione di un settore fondamentale qual è la sanità in Sardegna.
Ebbene, la Giunta regionale, la maggioranza che intenzioni hanno? E' importante dotare la Sardegna di un Piano sanitario regionale e quindi impegnarsi da subito, anche per il peso che la sanità ha nel bilancio, nell'utilizzo delle risorse della Sardegna? Sente l'urgenza di correggere gli errori, le storture, le manchevolezze di un Piano sanitario? E' urgente il Piano sanitario regionale quanto, per esempio, la revisione delle norme sul Piano paesaggistico regionale? E' più importante eliminare alcuni vincoli del Piano paesaggistico regionale, o e più importante dotare la Sardegna di uno strumento di cui purtroppo non ha potuto usufruire per 20 o 25 anni quale il Piano sanitario regionale?
Questi sono alcuni punti che volevo porre; argomenti che non sono affrontati né nella finanziaria di maggio, né nel collegato che stiamo discutendo oggi. Un'altra cosa vorrei dire: durante la vicenda di questa duplice manovra finanziaria, in questi mesi, da maggio ad oggi, abbiamo parlato di alcuni argomenti, ma abbiamo anche capito, Assessore, che ci sono altre cose che non dovremmo fare. Alcune cose dovremmo farle con più intensità, e lo dirò alla conclusione, però alcune altre cose non dovremmo più farle, per esempio, Assessore, non dovremmo più negare la concertazione su atti così importanti.
Male ha fatto la maggioranza a negare, per esempio, anche veloci audizioni delle parti sociali, degli enti locali, delle categorie produttive, e adesso ce lo rimproverano. Sinceramente è dispiaciuto, per esempio, leggere la lettera del Presidente del Consiglio delle autonomie locali che lamenta, ancora una volta, quest'errore di valutazione che la maggioranza ha commesso in Commissione. Avremmo potuto acquisire ulteriori elementi, anche sulla situazione che stanno vivendo gli enti locali, i sindacati e le forze produttive, se avessimo fatto queste audizioni. Questo è solo un esempio di come questa vicenda possa insegnare a muoverci meglio e possa insegnare alla Giunta e alla maggioranza a muoversi meglio nei prossimi passaggi di una crisi che si non pare certo prossima alla conclusione. Mentre tra gli aspetti positivi, che io posso ravvisare in questo periodo, vi è il fatto che la minoranza si sta presentando con una fisionomia politica che significativamente sta raccogliendo anche l'adesione di numerosi nostri interlocutori. Noi stiamo ancora lavorando per proporre in quest'Aula alle forze politiche della maggioranza una unità di intenti e di progetti. Questo intendiamo quando affermiamo che vorremmo essere sempre di più opposizione di governo, nel senso che siamo opposizione nei confronti di una Giunta e di una coalizione che consideriamo non rispondenti agli interessi della Sardegna - e lo abbiamo visto anche in questo collegato - però siamo opposizione di governo perché, di fronte a provvedimenti non adeguati alla situazione, riusciamo ad attivare una iniziativa capace di modificare profondamente questi provvedimenti, nonostante debbano essere ancora considerati insufficienti, ripropongono vecchi metodi di governo.
Io sono convinto che sia l'assessore La Spisa (non voglio fare nomi), sia molti assessori e molti consiglieri che hanno criticato questi metodi nella scorsa legislatura, non si trovino per niente a loro agio con "l'elenco della spesa" (il collega Oppi ha utilizzato un termine che non mi sento di usare in quest'Aula), l'elenco della spesa dei provvedimenti parcellizzati, di provvedimenti assolutamente frammentati, che non danno il senso dell'emergenza seria che la Sardegna sta attraversando e che chiede a tutti noi di offrire il meglio di noi stessi. Ebbene, questa pioggia di contributi, di spese varie, di varia umanità, non danno il senso di una risposta seria a questa situazione d'emergenza.
Noi tenteremo di svolgere un lavoro importante anche in Aula, Assessore, tenteremo di apportare alcune modifiche che abbiamo proposto in Commissione e che non sono state accettate dalla maggioranza, tenteremo ulteriormente di proporle, anche per conferire una struttura più concreta al collegato che stiamo approvando.
Voglio portarle due esempi, Assessore. Una proposta è quella relativa alla verifica della capacità di questo Consiglio di predisporre un piano per l'emergenza industriale della Sardegna; l'ha avanzata il collega Gian Valerio Sanna. Bene, l'Italia dei Valori pensa che questa sia un'ipotesi importante, che su questa proposta il Consiglio debba confrontarsi e verificare se utilizzando le risorse che dal 2010 la battaglia positiva e vincente sulle entrate, che abbiamo combattuto nella scorsa legislatura, ci dà la possibilità di avere a disposizione, possiamo dar concretezza di una nostra idea moderna di sviluppo industriale della Sardegna, in cui inserire i temi della chimica, dell'energia, dello sviluppo dell'agro-industria, dell'ambiente, di quanto è poi utile leggere e ritrovare nel Piano regionale di sviluppo che discuteremo noi, e che poi proporremo ai sardi per una loro valutazione.
Un altro punto importante, insieme a quello della sanità, già toccato dal collega Cocco, è quello, emerso in Commissione, dei precari. Il problema non riguarda solo i precari della scuola, ma anche la precarietà della struttura della scuola. Se cercare di intervenire sulla formazione, sulla istruzione e formazione, era uno dei cavalli di battaglia della precedente Giunta, della precedente maggioranza, e a sentire, a leggere le dichiarazioni del Presidente Cappellacci, è ancora un cavallo di battaglia di questa Giunta e di questa maggioranza, se gli intenti sono simili, allora facciamo uno sforzo, perché già da questo provvedimento i temi dell'istruzione e della formazione, intesi in senso moderno, e del legame strettissimo che ci deve essere tra i due settori (istruzione e formazione, anche formazione professionale), possano trovare risposta in questo collegato.
Io penso che se noi riuscissimo a dare già un indirizzo, ancora più marcato, verso un provvedimento che guardi non alle piccole questioni di bottega, ma ai grandi problemi della Sardegna (certo io so che si devono guardare anche quelle, ma non possono essere oggetto di un provvedimento omnibus, che abbiamo sempre criticato), se noi riuscissimo veramente a marcare ulteriormente questo indirizzo, con risposte anche migliori di quelle che siamo riusciti a dare in Commissione, in questo lavoro di questi giorni in Aula, faremmo il nostro dovere, quello che il collega Vargiu richiamava come il dovere, non dico di statisti, ma quanto meno di buoni consiglieri regionali.
Così come - e chiudo - non ci sono sfuggiti sia i riferimenti fatti dal collega Vargiu sia l'intervento pronunciato dal collega Floris. Il collega Mario Floris ha posto dei problemi che non possono essere esorcizzati, debbono essere affrontati! Debbono essere affrontati perché poi, veramente, per competere sul mercato globale dobbiamo avere la capacità di riuscire ad intervenire su questi temi. Federalismo fiscale, il recupero dei contratti: io l'ho già detto al Presidente Cappellacci, spero che abbia colto l'importanza, per lui come Presidente della Regione, come Presidente dei sardi, di recuperare tutti i contratti che lo Stato ha firmato con la Sardegna, a cominciare dall'intesa istituzionale di programma per finire ai contratti di comparto: chimica, energia. Si parla di Eni, dobbiamo parlare anche di energia. Sorgerà qualche problema anche relativamente al nucleare, e anche su questo avremmo modo di discutere. Sul fatto che, per esempio, non abbiamo sottolineato con particolare evidenza, in questa manovra finanziaria, il ruolo determinante delle energie rinnovabili in Sardegna.
Occorre riprendere la vecchia idea, Assessore La Spisa - lei è stato Assessore dell'industria e suppongo sia sensibile a questo tema - riprendere la vecchia idea di fare della Sardegna l'Isola del sole e delle energie naturali. Questa è una idea di rilevanza strategica, fondamentale, perché riesce anche a farci sganciare, per una quota importante, dai ricatti che derivano dalla dipendenza, dalla nostra dipendenza dai più grandi produttori di energia…..
PRESIDENTE. Il tempo a sua disposizione è terminato.
E' iscritto a parlare il consigliere Francesco Meloni. Ne ha facoltà.
MELONI FRANCESCO (Riformatori Sardi). Signor Presidente, onorevoli colleghi, io ritengo doveroso pronunciare un brevissimo intervento per ribadire a nome mio personale e anche a nome dei Riformatori che noi votiamo convinti questa legge e non perché con un tocco di bacchetta magica risolverà i problemi della nostra terra, ma semplicemente perché, detto in parole povere, dà una mano. Dà una mano agli agricoltori, dà una mano alle piccole imprese, dà una mano agli artigiani, dà una mano ai precari. Mi fermo qui, non voglio annoiarvi con un elenco lunghissimo. Nella sostanza voglio dire che aiuta moltissimi sardi e che quindi merita di essere approvata e di essere approvata nei tempi più brevi possibili.
Ci rendiamo conto per primi che è un provvedimento limitato, anche perché limitate sono le risorse che mette in ballo, però, d'altra parte, l'assessore La Spisa è bravo ma se fosse capace di inventare i soldi sarebbe probabilmente il Ministro del Tesoro di Barack Obama invece che l'Assessore del bilancio della Regione Sardegna. Comunque contiene alcuni interventi sicuramente utili e alcuni di essi anche di grande prospettiva. Basti pensare alla trasformazione della SFIRS in una società in house, basti pensare ai finanziamenti alle diverse attività lavorative che quindi genereranno a loro volta, non lo devo insegnare io, nuove opportunità e nuovi fondi, basti pensare alle scuole, basti pensare all'articolo sui precari, che è stato poi concordato con l'aiuto dell'opposizione.
Non è che mi piaccia molto, personalmente, questa sistemazione in massa dei precari però, purtroppo, ormai ce ne sono a centinaia, c'è gente che lavora da 10 anni, in una maniera o in un'altra bisognava intervenire, e questa norma mette fine a questa situazione. Inoltre sono interessanti alcuni commi dell'articolo 5, in particolare ricordo quello sul finanziamento di una campagna sulla promozione delle donazioni d'organo, che è un intervento di enorme impatto sulla qualità e sulla quantità della vita di molti sardi, anche se "quantità della vita" è una espressione un po' strana. Ricordo però che un solo donatore in più, uno solo, cambia la vita, quindi la qualità della vita - e nel caso di trapianti di fegato e di cuore anche la quantità della vita - a numerose persone. Inoltre, aspetto meno importante ma non trascurabile: un solo donatore in più fa risparmiare 200 mila euro di costi dialitici nel corso del tempo, il che significa che se questa campagna producesse un solo donatore in un anno si sarebbe pagata da sola, se ne producesse due, sarebbe addirittura un guadagno per le casse della Sanità regionale.
Ma ascoltando l'intervento del relatore di maggioranza pronunciato ieri in quest'Aula dall'onorevole Maninchedda, ho sentito un grido di dolore che riguardava la Sanità. In effetti, anche a nostro parere, questa è una parte che manca del tutto in questa legge, io sono molto contento di avere sentito che la stessa opinione l'ha espressa il collega Cocco, nonché l'onorevole Salis, per cui qualche cosa occorrerà farle. Se mi si consente di usare una frase celebre, magari degna di un'altra occasione più importante, noi Riformatori non siamo insensibili al grido di dolore dell'onorevole Maninchedda, e anzi, tanto non lo siamo che già nei giorni scorsi abbiamo presentato una proposta di legge, una proposta organica, completa e articolata, che ove approvata riformerebbe dalle fondamenta il nostro sistema sanitario.
Ieri l'onorevole Maninchedda ha parlato dei direttori generali, si è scagliato contro gli attuali direttori generali, e purtroppo non era privo di valide ragioni per farlo. Io voglio approfittare dell'occasione per dire ancora una volta che anche noi Riformatori vogliamo cambiare i direttori generali, non vogliamo salvare o proteggere alcuno, siamo solo convinti che questi direttori generali che ci sono adesso non è che non siano bravi, ma sono funzionali ad un disegno di sanità che non è il nostro, è il disegno della professoressa Dirindin e della Giunta Soru, disegno centralistico, di tipo emiliano in cui le decisioni vengono prese tutte dalla Regione, l'abbiamo detto tante volte.
Noi abbiamo chiesto ai nostri elettori, durante la campagna elettorale, i voti per cambiare questo sistema, e li abbiamo ottenuti. Sono convinto che la sanità sia stata molto importante nel successo che abbiamo ottenuto il 15 e il 16 febbraio, per cui siamo i fautori della tesi che bisogna cambiare i direttori generali perché bisogna cambiare il progetto, cioè siamo convinti che il cambio sic et simpliciter dei direttori generali oggi, senza cambiare il modello organizzativo, ci porterebbe ad avere, fra sei mesi a o fra un anno gli stessi risultati, con la gente che chiederebbe a noi conto della situazione, e ci direbbe: "Perché le cose non vanno bene? Perché il modello è sbagliato? Ma perché non l'avete cambiato, state governando voi? Perché non avete cambiato i direttori generali?" Peggio ancora se li avessimo cambiati: "Come mai le cose non vanno bene nonostante abbiate cambiato i direttori generali?". Questa è la nostra profonda convinzione: se non cambiamo il modello, se non cambiamo il sistema, sarà impossibile ottenere risultati positivi.
Questa è la ragione che ci ha portato a studiare questo sistema, a fare delle simulazioni, ad elaborare delle ipotesi, a procedere a delle affiliazioni finanziarie, insomma ad elaborare una proposta finale che è quella che abbiamo formulato nei giorni scorsi, che, sia detto chiaramente (mi riferisco ai colleghi della maggioranza e del P.d.L.) non è il Vangelo, noi non la consideriamo certamente tale, ma è semplicemente un contributo al "parco idee" della maggioranza e siamo pronti a discuterla, con la più grande umiltà, con i colleghi della maggioranza e speriamo anche con quelli della minoranza. Però è indubbio che non possiamo aspettare un anno, un anno e mezzo, quello che ci vorrà per cambiare la legge, perché la situazione va cambiata celermente. Quindi io penso che sia necessario intervenire con rapidità, certo con il rispetto delle persone che non c'è stato in questi anni, senza mandare via nessuno con accuse di incapacità, accuse infamanti, anche accuse di cose peggiori, ma lo ripeto con rapidità e nel quadro di un sostanziale mutamento delle regole che reggono il sistema.
Questa legge, in questo senso, è incompleta, però penso che si potrebbe integrarla, migliorarla. Penso, per esempio, alla possibilità di istituire un gruppo di lavoro, perché no anche bypartisan, per vedere se possiamo fornire delle idee e delle linee guida all'Assessore e alla Giunta. In poche parole - questo è un tema molto caro al mio partito, all'onorevole Vargiu in particolare - formare un gruppo di lavoro che possa sostituire nei suoi compiti l'Agenzia regionale della sanità. Quell'Agenzia regionale che è stata istituita da una legge del 2006 ma che la precedente Giunta non ha mai voluto rendere operativa e che dovrebbe essere proprio l'organo incaricato di studiare soluzioni, elaborare modelli sperimentali per un miglior funzionamento del Servizio sanitario regionale.
Ecco, in questo senso credo di poter prendere un impegno personale e anche a nome del mio partito, per trovare una proposta integrativa che consenta, magari partendo dalla bozza di legge che noi abbiamo presentato come proposta, di procedere il più rapidamente possibile a modificare la situazione e di continuare nel cammino di una riforma che è importante quanto indispensabile per il bene di tutti i nostri concittadini.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Agus. Ne ha facoltà.
AGUS (P.D.). Signor Presidente, onorevole Assessore, colleghi, anche questo nuovo passaggio nel percorso legislativo di questa nuova tornata di lavori del Consiglio regionale è importantissimo: è un'appendice, questo argomento di oggi, al bilancio di previsione già affrontato da questa'Aula, che in parte integra alcuni aspetti di temi importanti come, appunto, quelli accarezzarti dagli otto articoli. E' un'appendice, quindi, della finanziaria 2009, integra l'atto più significativo ed importante della legislatura, ma, pur apprezzando il grande sforzo per far fronte al vasto magma sociale, in particolare verso il superamento del precariato e le politiche attive del lavoro, questa finanziaria tende a dare risposte parziali, limitandosi a tamponare una situazione che, se degenerasse, porterebbe non solo alla disperazione e a situazioni di grave danno personale ma anche a costi sociali rilevanti ai quali poi comunque dovremmo far fronte.
Lascia però perplessi l'articolazione frazionata degli interventi che mi fa pensare più ad un'azione emergenziale, appunto, che ad un'azione programmata per uno sviluppo socioeconomico serio della Sardegna. In sintesi un po' mi ricorda i miei numerosi bilanci da Sindaco che, sostanzialmente, tamponavano l'emergenza: la buca sulla strada, il caseggiato scolastico, il verde pubblico, gli interventi sociali, i disoccupati, la famiglia che non ha reddito per sostentarsi, insomma quegli aspetti di vita quotidiana che impegnano le Amministrazioni a dover dare risposte immediate e un po' le distolgono dalla programmazione effettiva, però, ripeto, sono azioni necessarie e fondamentali perché vivere nel quotidiano ci spinge comunque a dare risposte.
Credo però che l'amministratore, e a maggior ragione il politico - la maggiore Assise della Regione Sardegna e quindi il politico che la rappresenta -, abbia l'obbligo di guardare oltre queste emergenze. Molti articoli del collegato hanno una valenza, a mio avviso, "tampone" e, in alcuni casi, lasciano forti dubbi anche sulla loro efficacia e funzione. Per meglio esplicitare il mio pensiero mi soffermo solo su alcuni di essi - sono diversi ma anche i miei colleghi ne sottolineeranno alcuni, quindi non mi sembra il caso di fare l'elenco della spesa - nel leggerli emergono questi elementi che io considero, appunto, elementi "tampone", necessari e urgenti, importanti, per carità, perché tutte le azioni poste in essere hanno una loro efficacia, anche se in tempi brevi, ma altre, ripeto, lasciano un po' perplessi. E in modo particolare mi soffermo su alcune di esse.
Mi chiedo, per esempio, quale funzione e utilità abbia il comma 7 dell'articolo 2, ove la Regione Sardegna "con la deliberazione della Giunta, su proposta dell'Assessore dell'agricoltura, nomina sino a tre propri rappresentanti presso gli organi decisionali ed esecutivi dai GAL". Mi chiedo: dove è la coerenza nell'autodeterminazione degli organi periferici, espressione istituzionale del territorio e delle categorie imprenditoriali? La Regione Sardegna non ha più fiducia nell'azione degli amministrati? Credo sia un'entrata a gamba tesa tra i consigli di amministrazione eletti dall'assemblea degli aderenti ai GAL, composti poi mediamente da tre o cinque amministratori. Se la Regione Sardegna ne nomina, su cinque, tre, non riesco a capire quale funzione abbia l'autodeterminazione territoriale, o se questa voglia di nomine abbia altre sfaccettature alle quali non voglio pensare, anche se è istintivo chiederselo. Quindi, mi sembra uno di quegli articoli un po' così, infilati per chissà quale ragione reale.
Io credo che dobbiamo dare fiducia ai territori, dobbiamo dare fiducia alle personalità che vivono e operano tutti i giorni in questi territori e quindi lasciar che questi organismi che sono utili allo sviluppo territoriale siano governati interamente dalle personalità e dalle persone che tutti i giorni si adoperano per far sì che il loro territorio assurga a livelli accettabili, e quindi in questi termini concorrono allo sviluppo economico della Sardegna. Quindi, ripeto, mi sembra anche questo un ingresso a gamba tesa.
Per quanto riguarda l'altro comma, il comma numero 20, mi sembra che rischiamo che in ogni comune della Sardegna si realizzino aree di insediamenti produttivi, infrastrutture costose ma spesso inutilizzate. Basterebbe farsi un giro della Sardegna, neanche nelle periferie, ma a due o tre chilometri dai paesi, per vedere queste, tra virgolette, cattedrali (che poi cattedrali non sono perché non c'è nulla di edificato, ma solo viabilità, illuminazione pubblica e infrastrutture) che spesso non ospitano neanche un'azienda artigianale. Allora, mi chiedo se non sia opportuno, prima di inserire commi di questo tipo, effettuare un'analisi dei bisogni e valutare territorialmente, laddove sono già insediati i PIP, se non sia il caso di concentrarli e quindi semmai migliorare i servizi di assistenza alle imprese presso quelle aree che hanno un minimo di infrastrutturazione e un minimo di frequentazione territoriale. Non ultimo - faccio l'esempio perché lo vedo spesso, perché è vicino al mio paese - il caso della realizzazione delle infrastrutture del PIP nel comune di San Nicolò d'Arcidano. San Nicolò d'Arcidano è a quattro chilometri da Terralba dove c'è un bell'insediamento produttivo che, tra l'altro, è sul bordo della "131" e quindi è, anche in termini strutturali e logistici, perfetto. Mi chiedo però che senso abbia sperperare risorse per avere probabilmente due capannoni, o due piccole strutture destinate agli artigiani locali; io credo che con gli strumenti urbanistici di oggi si possano individuare delle aree adiacenti all'abitato, che chiaramente tutelino la salute pubblica, e quindi, senza ulteriori costi di urbanizzazione, permettono di spostare quelle attività che creano problemi di natura ambientale, come rumori e polveri, in una parte estrema del paese, senza dover spendere grandi somme in infrastrutture che a mio avviso, ripeto, disperdono risorse che possono essere utili per i bisogni ai quali, sono convinto, neanche la Regione Sardegna riesce a far fronte.
Quindi anche questo mi sembra uno di quegli elementi che si presenta a gamba tesa per, forse, dare un contentino agli amministratori locali che spesso spingono nel bisogno di avere risorse finanziarie per poter dire che anche nel loro comune hanno fatto qualcosa, perché comunque c'è anche una rincorsa all'immagine per poi chiaramente chiedere la riconferma dei propri mandati. Queste dinamiche le ritroviamo spesso anche se dovremmo sforzarci tutti di evitare che si verifichino. C'è comunque un'inversione di tendenza, c'è una disposizione al dialogo; proviamo a ragionare anche su queste cose e sfrondare questi aspetti della politica che, ripeto, non portano poi alla fine da nessuna parte.
Altro comma discutibile è il 21, che prevede un ulteriore stanziamento di 8 milioni a favore di una società, l'IGEA, che è nata per il ripristino ambientale, perché miniere non ne abbiamo più, nonché il comma 25 col quale si autorizza la spesa di altri 25 milioni per il quadriennio 2009-2012 per finanziare la stabilizzazione occupazionale dei lavoratori socialmente utili.
Sappiamo tutti che la stabilizzazione non avviene tramite l'associazione di impresa (parlo del Parco geominerario) con i lavori che non rispondono affatto all'accordo del 23 ottobre e del 4 dicembre 2001 tra la Regione Sardegna e i ministeri dell'ambiente, dei beni culturali e il Ministero delle attività produttive. Io credo che bisogna riprendere questo aspetto, è un aspetto a cui ho accennato altre volte, ma mi sono promesso anche di spedire una nota agli Assessori competenti, per dare un contributo, appunto, nello spirito di questa nuova aria che respiriamo, e mi sento onorato di poter contribuire a questo dialogo tra maggioranza e opposizione nel rispetto dei reciproci ruoli, ma ne sento il bisogno anche come dovere morale per la funzione che, appunto, i cittadini mi hanno assegnato. Quindi mi permetterò di inviare in questi giorni una nota per spiegare meglio il mio pensiero.
Bisogna riprendere quella convenzione perché, a mio avviso, i lavoratori si possono stabilizzare concretamente sulle nuove attività economiche e produttive da insediare nelle aree ex minerarie bonificate riqualificate, perché questa è la stabilizzazione. La stabilizzazione dei lavoratori socialmente utili non va fatta con l'ATI; l'ATI è lo strumento che avrebbe dovuto bonificare e riqualificare le aree minerarie all'interno delle quali sarebbero dovute nascere le attività produttive e verso le quali sarebbero dovuti essere stabilizzati i lavoratori. Questa è un'attività ancora una volta di mero supporto o assistenziale, perché il primo finanziamento ministeriale, quando le aree minerarie dismesse vengono inserite all'interno delle aree ad alto rischio ambientale, quindi soggette a finanziamento dello Stato italiano, i primi 60 miliardi sono rimasti lì, nel cassetto, perché nessun area è stata bonificata per via del conflitto tra Igea e ATI, Igea detentore dei territori e ATI beneficiaria dei fondi per le bonifiche.
Credo che sia un problema importante che dobbiamo risolvere al più presto, e quindi fare in modo che davvero si creino le condizioni di reinserimento. Io sono convinto che con questa azione (anche in virtù di un atto che è stato fatto anche di recente, la costituzione del Consorzio TEA all'interno del quale è confluita anche l'Igea, oggi strumento in house della Regione Sardegna), con quei fondi ministeriali si possano anche pagare i costi dell'Igea, perché l'Igea per questo è stata costituita. In questa maniera possiamo recuperare ingenti risorse da destinare ad altri bisogni o alla programmazione di sviluppo della Sardegna. C'è bisogno quindi di passare da una fase emergenziale ad una fase di programma strutturale che consenta davvero il superamento del precariato e dia stabilità economica e occupazionale alla Sardegna.
La sospensione dell'attività di dismissione della chimica in Sardegna è certo un grande risultato, un risultato importante, però noi conosciamo le vicende dell'Eni. Io sono stato per 13 anni, sindaco di Guspini e ho vissuto in prima persona la chiusura delle miniere; l'Eni ha sempre utilizzato la bellissima tecnica del rinvio, del trascinare le vertenze e ci trascinerà anche in questo caso. Oggi giustamente, sulla base della spinta e dell'azione unitaria della Sardegna, ha dovuto rimangiarsi la decisione di chiudere le industrie petrolchimiche di Porto Torres; è chiaro che lo ha fatto di fronte ad una spinta così forte, rimandando a settembre accordi o nuovi dibattiti. Credo che dobbiamo prendere coscienza che dall'Eni dobbiamo attenderci poco, perché la storia ce lo insegna, l'Eni non risponde al Governo, pur essendo da esso controllata, per cui dovremo cominciare a guardare forse ad una chimica diversa, di nicchia, farmaceutica, più legata alla ricerca che al petrolio, in quanto quest'ultima è una risorsa esauribile. I tempi sono dietro l'angolo, si dice che entro il 2030, 2040 i pozzi si esauriranno.
Ma anche altri, oltre all'industria, sono gli orizzonti a cui dobbiamo guardare nel nostro progetto della finanziaria. In agricoltura sicuramente si affrontano spesso temi emergenziali, ma c'è bisogno di trovare supporto a questo settore, alle produzioni locali; non riusciamo neanche a produrre il tanto per soddisfare il fabbisogno interno. Basti guardare i dati sulle carni: non riusciamo a produrre le carni per soddisfare il fabbisogno sardo; la produzione interna lorda vendibile della Sardegna può essere garantita solo dalla SARAS, perché non riusciamo a fare altre produzioni neanche per i nostri bisogni. Quindi c'è necessità di supportare il mondo agricolo.
Per concludere, quindi, ne ho accennato altre volte, spero che nelle prossime finanziarie, se non in questa, ci siano davvero i fondi per completare e migliorare le infrastrutture. Fra un anno apriranno i mercati del Mediterraneo, la Regione Sardegna è la piattaforma del Mediterraneo, potrà assurgere a centro di scambio, prima di tutto culturale, perché anche quella è una grande risorsa economica, perché la cultura ha una potenza dirompente nel mondo. Un popolo senza cultura non ha possibilità di attivare meccanismi di collaborazione, di scambio economico con altri Paesi. La Sardegna può farlo, può farlo, appunto, con questa sua base naturale nel Mediterraneo e quindi vanno implementate le infrastrutture.
Va bene il porto canale, sta prendendo dimensioni internazionali, supportiamolo. Va bene la rete aeroportuale, implementiamola. Favoriamo i rapporti con le compagnie aeree del mondo, in modo tale che le distanze vengano abbreviate. Uso uno slogan del centrodestra: facciamo le autostrade del mare, le autostrade dell'aria. Perché no! Va benissimo! Però per fare queste cose ci vogliono risorse, si tratta di operare delle scelte, le risorse le mettiamo su più fronti sempre per coprire le emergenze, giustamente, ma pensiamo di cominciare ad economizzare risorse per le infrastrutture del futuro.
Per chiudere: la ricerca. La Regione Sardegna spesso ha accarezzato questa idea di ricerca, ma la accarezzarono anche nel 1991 quando si chiusero le miniere a Monte Vecchio. L'accordo ministeriale prevedeva infatti che nelle bellissime strutture architettoniche del complesso minerario (peraltro di pregio, non fosse altro perché l'Unesco le ha annoverate non tra il patrimonio dell'umanità, ma sicuramente tra i beni da tutelare) potessero nascere i centri di ricerca del CRS4. Poi la Regione Sardegna individuò nel bosco di Pula la sede del CRS4, ma la Sardegna può anche prendere contatti, invitare e offrire questi spazi unici alle imprese private o altri enti pubblici che intendono fare ricerca, perché si collochino in Sardegna queste tipologie di attività che creano abitabilità in questi luoghi, ma anche un'opportunità di sviluppo e di lavoro.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Signor Presidente, mi fa piacere che lei presieda in questo momento i lavori dell'Aula, mi fa piacere perché so che lei ieri, molto opportunamente e giustamente, almeno dal mio punto di vista, si è recato ad accertarsi delle ragioni e a portare, credo, solidarietà ai lavoratori che da ieri occupano lo stabilimento dell'Ineos Film. I lavoratori dell'Ineos Film sono impegnati in una dura battaglia per difendere il loro posto di lavoro.
Ieri mattina, dopo un incontro nella sede dell'Assessorato dell'industria, presente l'Assessore dell'industria (mi dispiace che manchi in questo momento), presente la SFIRS e presente l'amministratore delegato di Ineos Film, si è svolta una riunione dove è emersa la reiterata volontà dell'azienda di chiudere lo stabilimento di Assemini. Siamo di fronte a un assurdo. Vorrei richiamare l'assessore La Spisa e l'intero Consiglio su questo fatto. L'Ineos è proprietaria di due impianti in Italia che producono lo stesso prodotto, con questa differenza: dai bilanci certificati dell'azienda, l'Ineos Film di Assemini chiude gli ultimi bilanci in attivo; l'impianto di Ineos Film, allocato in provincia di Varese, da anni chiude con un significativo passivo. Si decide, comunque, di chiudere lo stabilimento di Assemini. Non sto qui a fare commenti sulle ragioni; credo che ci siano ragioni politiche. Però voi comprenderete lo stato d'animo dei lavoratori che sono stati i protagonisti dell'esercizio finanziario positivo di questa azienda: di fronte a un atto di arroganza e di tracotanza dell'azienda che non ha nessuna giustificazione si vedono privati di ogni prospettiva futura. Questi lavoratori da ieri occupano quello stabilimento. Credo sia un fatto legittimo, perché le macchine non sono di proprietà di qualcuno, sono di proprietà di chi produce ricchezza, quindi anche dei lavoratori, e i lavoratori credo facciano bene ad occupare quegli impianti se qualcuno vuole chiuderli.
Mi pare che su questa stessa direzione si stia muovendo la Giunta regionale, che infatti è impegnata a pretendere dall'azienda, dalla proprietà dell'Ineos Film, la cessione di quel ramo d'azienda a un altro soggetto che intenda proseguire quella attività. Ma, al di là di questo, il fatto grave è quello che è successo ieri, perché è un fatto che non era mai successo in Sardegna.
Ieri notte, intorno alle 22 e 40, si sono recati in quello stabilimento i carabinieri. Solitamente non interviene l'arma dei carabinieri in situazioni del genere, ieri sono intervenuti, ma non sta a me giudicare il perché siano intervenuti, ne capisco le ragioni, il fatto grave è che ieri i carabinieri hanno di peso sollevato un fotografo di uno dei quotidiani sardi, lo hanno costretto a cancellare le foto che aveva effettuato qualche attimo prima, foto che testimoniavano, credo ne sia testimone anche l'onorevole Cossa, una manifestazione pacifica com'è, a memoria d'uomo, nella tradizione del movimento dei lavoratori di quest'Isola. Hanno poi costretto i lavoratori, di fatto, attraverso intimidazioni, ad abbandonare quello stabilimento. Io credo sia un fatto di una gravità inaudita, che probabilmente merita una riflessione. Le chiedo, Presidente, nelle pieghe del Regolamento, se possibile, anche nel pomeriggio, trovare il modo per soffermarci un attimo su questo fatto che ritengo davvero molto grave.
Detto questo, torno sul collegato: ieri - mi spiace che manchi - il presidente Maninchedda nella sua relazione ha ammonito che l'Italia rischia di fare la fine dell'Argentina, e ha, in maniera curiosa dal mio punto di vista, citato due dati che paventano questo rischio, anzi, in particolare uno. Ha detto: "Bisogna diminuire i costi della sanità e delle pensioni". Ora, vorrei ricordare all'onorevole professor Maninchedda che sulla sanità forse si può discutere (sull'argomento si sono soffermati diversi consiglieri prima di me, non ultimo l'onorevole Meloni, che credo di questo settore conosca qualcosa), ma sulle pensioni, dalla riforma Dini, la situazione è abbastanza definita: chiudono non soltanto in pareggio il bilancio, ma il sistema INPS è addirittura in attivo. Inviterei pertanto l'onorevole Maninchedda, che tra l'altro auspica uno Stato indipendente, a rivedersi i conti perché qualcosa non va nelle sue informazioni.
Detto questo, signor Presidente, dopo la finanziaria che è stata licenziata da quest'Aula nel maggio scorso (da voi stessi, da ampi settori della maggioranza giudicata asciutta, emergenziale, senza prospettiva, per ragioni che non dipendevano da voi, per la ristrettezza dei tempi, perché l'avete ereditata dalla Giunta che sciaguratamente ha amministrato la Sardegna negli ultimi cinque anni) avete indicato nel collegato lo strumento che finalmente, avrebbe offerto non soltanto risposte alle ragioni della crisi, ma avrebbe indicato anche una prospettiva alla nostra Regione.
Ecco, io voglio richiamare due o tre concetti; tutti, a partire dalla maggioranza di quest'Aula, abbiamo richiamato la drammaticità che vive in questo momento anche la nostra Regione, io mi permetto di ricordare, ai due Assessori che sono presenti, le ragioni di questa crisi, le ragioni che costringono il 22 per cento delle famiglie dell'Isola, circa 400.000 sardi, a vivere sotto la soglia della povertà relativa. Ebbene, di fronte a questa situazione - che è comune a tante altre Regioni e a tanti altri Paesi - non c'è corrente di pensiero economico, sia essa di riferimento socialista o liberale, che non indichi nel sostegno alla domanda come il primo intervento per aggredire le cause e le ragioni della crisi. Si è agito in questa maniera dappertutto: dagli Stati Uniti a tutti i Paesi membri dell'Unione Europea; non si è agito in questa maniera, o si è agito solo parzialmente, solo nel nostro Paese. Io credo che da questa riflessione si debba partire per valutare se il collegato che doveva avere gli effetti taumaturgici che avete annunciato quando avete licenziato la finanziaria, abbia sortito davvero questi effetti e contenga interventi capaci di aggredire la situazione drammatica in cui viviamo.
Ecco, io mi sarei aspettato che il collegato si muovesse nella direzione giusta per aggredire questo fenomeno. Vi ricordo, le ricordo, assessore La Spisa, assessore Corona, che in questa Regione, come ben sapete, nell'ultimo anno, certo, non soltanto da metà febbraio, nell'ultimo anno, ma sta continuando con questa stessa dinamica si è registrato un aumento della cassa integrazione di oltre il 500 per cento, e sono oltre 5000 i lavoratori licenziati che non usufruiscono di ammortizzatori sociali. Vi ricordo che gli stipendi dei sardi sono più bassi del 18-22 per cento rispetto alla media nazionale e del Centro-Nord; vi ricordo che, per quanto riguarda le pensioni INPS in Sardegna la media mensile è di 614 euro mentre la media nazionale è di 781 euro, cioè 170 euro di differenza, e vi ricordo ancora che il tasso di lavoro precario in questa Regione è il più alto d'Italia.
Credo che poi vada ricordato, perché non dobbiamo ricordarcene soltanto di fronte ad eventi luttuosi, che il tasso di incidenti sul lavoro che determinano un'invalidità permanente grave, in Sardegna è il tasso più alto; e sono dati INAIL, non certamente del centro studi dal Partito Democratico. Ebbene, io chiedo, se c'è la disponibilità a valutare il collegato licenziato dalla Commissione in maniera sensibilmente diversa da quello della Giunta, se c'è la disponibilità ad affrontare concretamente le ragioni che determinano la situazione che ho testé richiamato.
Ritengo che il testo che è stato licenziato dalla Giunta, lo hanno detto altri, sia del tutto inadeguato e non rappresenti certamente una risposta a questo dramma. Certo, il lavoro importante svolto dalla Commissione migliora il testo della Giunta, tuttavia, lo vogliamo dire con molta chiarezza, ma non perché vogliamo in qualche maniera distinguerci politicamente, non è assolutamente in grado di dare una risposta adeguata ai problemi che ho cercato molto sinteticamente di richiamare; ecco perché è necessario che l'Aula si appresti a modificare sensibilmente, ulteriormente quel testo. Io credo che dobbiamo renderci disponibili; le risorse ci sono, basta operare scelte coraggiose ed evitare di spendere le somme in mille rivoli, che non servono assolutamente a dare una risposta ai bisogni di cui stiamo parlando, ma servono per soddisfare altri appetiti.
Allora noi vi chiediamo innanzitutto la disponibilità a stanziare 20 milioni l'anno per dare una risposta concreta a quei 5000 lavoratori che sono stati licenziati e che non hanno ammortizzatori sociali; vi chiediamo, attraverso norme cogenti del collegato, di stabilizzare tutti i lavoratori precari almeno della Pubblica amministrazione.
Comprendo, onorevole Meloni, le sue ragioni, non voglio sollevare nessuna polemica. Prima o poi sarà opportuna - noi cercheremo di provocarla - una discussione sulle ragioni che in questa Regione, anche nella Pubblica amministrazione, hanno portato a un tasso di lavoratori precari così alto, e quando parliamo di lavoratori precari, non stiamo parlando dei lavoratori interinali, che oggi sorreggono gran parte della sanità, che stanno peggio dei precari della Pubblica amministrazione, e senza i quali, probabilmente, la stessa Pubblica amministrazione sarebbe costretta a sedersi e a non fornire un servizio adeguato. Così come occorre sanare - lo vedremo stanotte o, se c'è questa disponibilità, stasera - attraverso l'internalizzazione delle attività di potabilizzazione e depurazione, la condizione di precarietà che vivono i lavoratori di ABBANOA.
Io voglio ricordare, allora l'onorevole Floris era Presidente della Giunta, l'Assessore dei Lavori Pubblici, se non ricordo male, era l'onorevole Silvestro Ladu e Assessore della programmazione Pietro Pittalis e io rappresentavo la CGIL - che ci dimostrarono, carte alla mano (io avevo qualche dubbio) che il lavoro in appalto per la Pubblica amministrazione, in particolare per il servizio idrico integrato, costava di più che non gestito direttamente; oggi chiedo a questa maggioranza di essere coerente con questa affermazione. Noi vi chiediamo modifiche in tal senso.
Credo che nel collegato debbano essere inserite anche misure che servano da sostegno all'offerta, perché insieme al sostegno alla domanda noi dobbiamo sostenere anche l'offerta. E allora, anche qui voglio ricordare - lo sa bene l'onorevole La Spisa - che ad aprile-maggio il livello di fiducia delle imprese sarde è calato del 6 per cento, mentre nella media nazionale c'è stato un incremento positivo del 3 per cento, perché inizia ad esserci qualche segnale di ripresa. Ora, senza puntare il dito addosso a responsabilità presenti, o passate o, ancor peggio, future, noi abbiamo il dovere politico e morale di intervenire; credo che siano segnali che debbano costringerci ad intervenire in una certa direzione.
Le imprese che fanno ricorso alla cassa integrazione sono oltre 350; è una situazione che ci obbliga, ripeto, insieme al sostegno alla domanda, a licenziare interventi che sostengano anche l'offerta. Allora, noi insistiamo; credo che dovremmo, a partire dal collegato, dare consequenzialità a una parte dell'ordine del giorno che abbiamo votato all'unanimità la scorsa settimana nella discussione sulla crisi economica. Credo che nel collegato dobbiamo iniziare a dire - perché è importante che lo si dica in quella sede, perché forse ha una valenza diversa rispetto a ordine del giorno - che noi mettiamo a disposizione risorse per predisporre un piano straordinario per le politiche industriali da attuarsi in cinque anni, utilizzando quelle che ci derivano dalla modifica dell'articolo 8 dello Statuto. Così come servono risorse per la messa in sicurezza degli edifici scolastici, che vi chiede non soltanto l'opposizione, ma gran parte della maggioranza e gran parte del sistema produttivo, così come vi chiediamo una semplificazione per l'installazione di impianti di generazione elettrica da fonti rinnovabili.
Noi, attraverso questa semplificazione - e il collegato può essere lo strumento - risolviamo problemi che non riusciamo a risolvere nemmeno con la negoziazione tra noi e lo Stato e tra lo Stato e l'Unione Europea. Abbiamo l'occasione, io auspico che ci sia la disponibilità in tal senso. E' chiaro che se non ci fosse questa disponibilità, il nostro giudizio sarebbe negativo.
PRESIDENTE. Onorevole Diana, la ringrazio per aver voluto informare il Consiglio di quanto è accaduto ieri sera allo stabilimento INEOS di Macchiareddu. Credo che il fatto sia oggettivamente grave, grave perché ricorda altri tempi e altri luoghi e grave perché si colloca anche in un momento in cui una grande coesione istituzionale tende proprio ad affrontare nei tavoli romani il drammatico problema della chimica. Io ne parlerò con la presidente Lombardo e sarà lei, naturalmente, a effettuare le valutazioni conseguenti sulla sua proposta.
Ha domandato di parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.
SALIS (I.d.V.). Signor Presidente, i Gruppi di opposizione non vogliono chiedere la verifica del numero legale, però un intervento così importante e approfondito, come quello dell'onorevole Diana, considerato anche la notizia di un fatto dinamico e pericoloso per il clima che può creare, non può essere ascoltato da venti colleghi, per cui ritengo che non sia opportuno continuare con un'aula semivuota, anzi quasi del tutto vuota. Chiedo quindi una sospensione dei lavori sino a questo pomeriggio.
PRESIDENTE. Poiché non ci sono opposizioni, sospendo la seduta sino alle ore 16.
(La seduta, sospesa alle ore 13 e 27, viene ripresa alle ore 16 e 36.)
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CUCCA
PRESIDENTE. Comunico che l'onorevole Dedoni, in data 22 luglio 2009, ha ritirato la seguente proposta di legge:
"Dedoni - Vargiu - Cossa - Fois - Meloni Francesco - Mula: "Istituto sardo per l'incremento ippico". (40)
Comunico inoltre che l'onorevole Meloni Francesco, in data 22 luglio 2009, ha ritirato la seguente proposta di legge:
"Meloni Francesco - Vargiu - Cossa - Dedoni - Fois - Mula: "Riforma del Servizio sanitario regionale". (44)
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Antonio Solinas. Ne ha facoltà.
SOLINAS ANTONIO (P.D.). Signor Presidente, chiedo scusa, ma considerate le notizie che arrivano un po' da tutti i territori della Sardegna, dalla Gallura al Montiferru, ma in modo particolare dal Monte Arci, dalla Marmilla, dove alcuni paesi stanno correndo il rischio di essere percorsi dagli incendi, io chiederei, se lei è d'accordo, all'Assessore dell'ambiente di riferire in aula quanto prima sulla drammatica situazione che si sta vivendo nei vari territori dell'Isola.
PRESIDENTE. Mi unisco alla sua sollecitazione perché la Giunta riferisca quanto prima sulla situazione.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Sabatini. Ne ha facoltà.
SABATINI (P.D.). Signor Presidente, la brevità delle relazioni che si sono tenute ieri, quella di maggioranza e quella di minoranza, credo che abbiano il significato di sottolineare che non è tempo certamente di chiacchiere, non è tempo di parole, ma è tempo di risposte. Lo stato della crisi è stato descritto più volte in questi giorni, sia in sede di discussione generale sia durante la discussione della mozione sulla crisi industriale. E' una crisi difficile che colpisce ogni giorno, sempre di più, la nostra Isola, il comparto industriale, e tutto il comparto produttivo.
L'atteggiamento che l'opposizione ha avuto in questi giorni, nei lavori in Commissione, è stato un atteggiamento positivo, responsabile, teso a migliorare il testo; ha voluto dare un apporto, concordando e individuando alcune aree su cui intervenire, in risposta allo stato di crisi, in modo particolare agli operai che perdevano i posti di lavoro e agli stabilimenti che hanno chiuso i battenti in questi giorni. Abbiamo lavorato, quindi, ad una stesura condivisa, pur non condividendo, nei termini più generali, molte delle azioni messe in campo, molti degli stanziamenti fissati da questo testo.
A una crisi di questa portata è necessario dare una risposta adeguata, ed è questo che ci stiamo sforzando, come opposizione, di spiegare. E' un appello che continuamente rivolgiamo alla maggioranza per una maggiore riflessione, per andare a migliorare ulteriormente il testo. Diversi sono i programmi che sono stati finanziati, ma, invece che intaccare le disponibilità (i 100 milioni circa di euro che sono a disposizione in questo collegato), le risorse, a mio parere, si possono trovare benissimo all'interno del Piano operativo regionale, del Piano di sviluppo rurale e anche nella finanziaria del 2010.
Io ho riletto il testo che la Commissione ha approvato e ho segnalato ed elencato tutta una serie di finanziamenti che non ritengo assolutamente né rispondenti allo stato di crisi, né urgenti da dover essere inseriti in un testo che avevamo tutti, maggioranza e minoranza, ipotizzato come una risposta allo stato di crisi. Mi riferisco, ad esempio, ai finanziamenti, per elencarne alcuni, dei piani strategici comunali, dove vengono impegnati 2 milioni e 350 mila euro, che io ritengo non siano così urgenti; mi riferisco, ad esempio, agli strumenti divulgativi per il Piano paesaggistico regionale, che pure è stato fatto da un'amministrazione di centrosinistra e che pure riteniamo importante; per questo piano vengono impegnati 3 milioni e 500 mila euro. Mi riferisco, ad esempio, agli studi sul Piano trasporti che vengono finanziati in questo collegato, che equivalgono a 2 milioni di euro; mi riferisco, ad esempio, al finanziamento assegnato alla Corte d'appello per elargire borse di studio (400 mila euro). Io ho un elenco qui, che metto a disposizione della maggioranza, degli interventi di questa natura e di questa portata che superano i 20 milioni di euro.
Pur riconoscendo la bontà di molti interventi che sono inseriti e che fanno parte di questo disegno di legge, che ritengo importanti, persino nel campo della cultura, sono convinto che alcuni interventi contenuti possano essere finanziati o con il POR o con il Piano di sviluppo regionale o con la finanziaria del 2010, perché non vi è nessuna urgenza di finanziare molti di questi interventi in questa finanziaria. Quindi, possiamo liberare una cifra di 20 milioni di euro che possiamo mettere a disposizione per interventi che davvero oggi diventano sempre più urgenti. Penso, ad esempio, a un Piano straordinario per le politiche industriali in Sardegna, che potrebbe contenere alcune norme già contenute in questa finanziaria e che potrebbero essere ampliate e riscritte in una norma più organica. Penso a un Piano per la realizzazione e il mantenimento dell'apparato scolastico. Penso a un aumento dello stanziamento, che è stato determinato in circa 9 milioni di euro, per gli ammortizzatori sociali.
Ecco, la proposta, quindi - e non mi dilungo - è quella di ripercorrere, rileggere questo collegato alla finanziaria, individuare tutti i finanziamenti che non rispondono a quella caratteristica di contrasto all'emergenza che è presente nella nostra Isola e trasferire, stanziare e impegnare queste risorse davvero in interventi che ritengo siano in questo momento molto, ma molto più importanti.
Il Presidente della Commissione ci ha raccontato la sua favola, che è quella del brutto anatroccolo al quale, alla fine dei lavori della Commissione, con l'approvazione, con le trasformazioni, con gli emendamenti approvati è spuntata qualche piuma da cigno. A noi piace più la favola di Andersen, dove il brutto anatroccolo davvero diventa un cigno. E' questo l'invito che vogliamo rivolgere alla maggioranza, se è vero e se sono vere tutte le proposte che continuamente avete avanzato, gli apprezzamenti che ci avete rivolto per il comportamento, l'atteggiamento che abbiamo tenuto in questi giorni, nei giorni scorsi in Commissione. Ecco quindi una ulteriore riflessione: liberiamo risorse per fronteggiare le urgenze della crisi economica.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Gian Valerio Sanna. Ne ha facoltà.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Signor Presidente, colleghi, mi dispiace non sia in questo momento in Aula la presidente Lombardo perché credo che, per la prima volta, il Consiglio approvi una legge in violazione del Regolamento interno, disattendendo i contenuti dell'articolo 32 e dell'articolo 35 del Regolamento che esplicitamente non attribuiscono nessuna discrezionalità alla Presidenza nell'assegnazione alle Commissioni di merito dei provvedimenti nei quali esprimere i loro pareri. Oltretutto si è verificata anche una ulteriore e spiacevole circostanza: la Presidente, in nome di quella rigidità disciplinare che va menando di qua e di là, soprattutto per interrompere i discorsi, ma non per applicare il Regolamento, si è anche arrogata il diritto di limitare i poteri assegnati ad una Commissione permanente destinandole solo l'esame di un articolo, dimenticando che le Commissioni esprimono le loro valutazioni nelle materie previste nel Regolamento interno. Quindi nessuno, meno che mai lei, può limitare i poteri delle Commissioni. Sono fatti gravi che non possono passare sotto silenzio.
Vorrei dire ai colleghi, sommessamente: badate, si è fatto un gran parlare in questi anni di prerogative del Consiglio, di funzioni proprie del Consiglio, ma se noi usiamo, rispetto alle regole che dovrebbero essere il punto di discrimine, un atteggiamento di deregulation solo delle regole, solo quando queste devono obbedire a finalità di parte o di schieramento, io credo che potremo appiccicare ai muri di questo Palazzo tutte le targhe auto celebrative che volete ma la dignità del Consiglio andrà a ramengo. Io su questo sono molto rigido, perché credo che le regole, che oggi subiscono alcuni, domani potranno subirle altri; sono questioni che riguardano trasversalmente la dignità del Consiglio regionale. Quindi credo che questa legge, per la prima volta, sarà una legge approvata in dispregio, in violazione delle regole che questo Consiglio regionale si è dato.
Detto questo, poi, vogliamoci bene. Tutto sommato anche il Presidente della Commissione, cortesemente, e parafrasando le favole, cerca, anche indirettamente, di evocare un nostro atteggiamento costruttivo, ma siccome ha provato a convincerci che forse, seppur spelacchiato, un cigno sarebbe pur venuto fuori, noi rimaniamo nella posizione iniziale: questo è un provvedimento viziato nel metodo e nel merito e che in qualche modo aiuta invece noi, e dovrebbe aiutare l'opinione pubblica sarda a comprendere un provvedimento che rivela il reale patrimonio genetico di questa maggioranza.
La sua conformazione indica chiaramente dove vuole andare questa maggioranza, che da un lato ci racconta la favola di Alice nel paese delle meraviglie (arriverà il piano generale di sviluppo e sarà questo, sarà quest'altro), e dall'altro confeziona un prodotto di tal genere. E non basta che sia stato integrato da due, tre buone norme (che a nostro giudizio incarnano la vera finalità che doveva avere un provvedimento di questo genere in questo momento) perché possiamo definirlo un buon provvedimento. E' un provvedimento che rimane esattamente quello che anche oggi i sindacati definiscono: una amalgama confusa e infinitamente inutile di norme, volte più che altro a tenere insieme una maggioranza che già fa acqua da tutte le parti, evidentemente, ma che non risponde attraverso la soluzione di quelle quattro, cinque, sei questioni nodali ad un'idea di emergenza e di contenimento dei processi di crisi che stiamo affrontando. E credo che sia sufficiente verificare come si parli bene e si razzoli male.
Ma quando mai, colleghi, possiamo credere che, di fronte ai colossali interessi che ruotano intorno alla composizione di questa maggioranza "ci sarà prima la Sardegna piuttosto che il centrodestra"? Ma state scherzando? Ma dopo un proclama di quel genere ci vorrebbe un mea culpa responsabile, in maniera da trovare nelle Commissioni una formula dignitosa rispondente alle esigenze scaturite da questa crisi colossale, e invece pensano di convincerci con due o tre cose; e per quanto riguarda l'Eni, io credo che sia venuto il momento che tutti noi, forti dell'esperienza, della nostra cultura, della nostra capacità di guardare gli eventi della storia e il loro riproporsi cominciamo a pensare che è finito il tempo di prendersi in giro.
Se a prenderci in giro è peraltro un uomo che, sul piano internazionale, non ha il minimo della credibilità, non solo politica, ma ancor meno personale, e che oggi, dopo una sequenza di questioni, pur scherzando, ammette di aver mentito allo Stato italiano, ai cittadini italiani, dichiarando che non è neanche santo e che quindi non può intercedere, pensate davvero che di fronte ad una tragedia come quella che sta investendo quei lavoratori noi non dovessimo dare per scontato che qualche cosa sarebbe comunque uscita fuori? E il minimo che poteva uscire era questa sospensione tecnica.
Ma bastava leggere tra le righe le dichiarazioni di Scaroni quando affermava: "non potete chiedermi di rinunciare ai processi di ristrutturazione", per capire che alla fine dei conti gli interessi nazionali sarebbero stati anteposti agli interessi deboli che non sono neppure sostenuti da un'azione politica concreta capace di sporcarsi le mani sul terreno della proposta e della sfida. Questa era la sede e noi la riproponiamo e se voi voterete contro noi spiegheremo ai lavoratori che per presentarsi davanti a loro dite una cosa, mentre quando si tratta di agire di conseguenza votate contro.
In questa sede noi presenteremo un emendamento nel quale daremo mandato in tempi certi perché venga costruito e finanziato il piano straordinario per le politiche industriali in Sardegna. A me, infatti, non interessano i due mesi che abbiamo davanti, a me interessa evitare di perdere altro tempo e di venir meno alla mia responsabilità di legislatore di anticipare i fenomeni di degenerazione del sistema economico, così come avrebbe dovuto fare l'intero pacchetto di interventi di questo provvedimento: quattro o cinque iniziative mirate a dare una risposta e garantire che questa risposta avvenga nei tempi nei quali deve venire.
Io ho molto rispetto per il presidente Maninchedda, ma lo rimando benevolmente alla prossima finanziaria, a quando conteremo insieme l'ammontare dei residui. Lo rimando ad allora, perché questo tipo di provvedimento è esattamente quel provvedimento che alimenta la fuga in avanti del sistema dei residui. Nel bene o nel male sappiamo tutti che possiamo essere d'accordo sulle belle cose che diciamo per tener fermo tutto il sistema, ma abbiamo a che fare con un sistema burocratico amministrativo che peraltro è largamente fermo e per il quale non si fa niente, salvo nominare il portavoce o nominare il direttore generale per la gestione unitaria; sembra quasi che la Giunta regionale sia nata come una entità disgregata che n emessiti di una figura che ne ricomponga le varie parti. Quindi il messaggio che ci viene dato in questo collegato è che c'è bisogno di coesione perché la coesione evidentemente non c'è, tant'è che, a questo fine è necessario nominare un direttore generale. Un direttore generale che viene sottratto al settore dell'innovazione tecnologica, perché noi ce ne "freghiamo" dell'innovazione tecnologica, noi siamo avanzati, noi siamo i rappresentanti del popolo sardo! Ma stiamo scherzando? Noi bastiamo a noi stessi, quindi possiamo fare a meno di tutto quello che è nuovo, possiamo farne a meno! Meglio garantirci il coordinamento delle pratiche unitarie presso la Presidenza!
Quindi se vogliamo avere la coscienza a posto quando ci dovremo ripresentare di fronte ai lavoratori del petrolchimico e dell'industria in Sardegna, dobbiamo assolvere alle nostre responsabilità e quindi dare oggi esatta conseguenza all'ordine del giorno. L'ordine del giorno, infatti, rimane pur sempre un buon ordine del giorno, ma altra cosa è sancire per iscritto l'impegno con una legge che ci obbliga ad essere conseguenti e che rappresenta l'apertura della sfida nei confronti dello Stato alla quale cominciamo a lavorare.
Noi vogliamo il confronto, vogliamo anche la partecipazione finanziaria in modo da realizzare quell'idea che spesse volte ci creiamo, quasi per autoassolverci, di una Regione che vada verso forme di anarchia cioè che cominci a lavorare non aspettando che la benevolenza del Capo del governo pronunci la parola miracolosa, ma che inizi a provvedere a se stessa con le risorse culturali, politiche, istituzionali e finanziarie che ha. Questa è la sfida del federalismo, alla quale, tra l'altro, io ho fatto un pallidissimo accenno in Commissione, che peraltro latita nello "sbrago" più totale in attesa che venga dato il via libera dalla maggioranza ad affrontare i temi dello Statuto che vengono ritenuti sempre urgenti.
Noi abbiamo detto che la minoranza è pronta, che non ha bisogno di nessun ordine da nessuno; siamo pronti a lavorare. Il Presidente ci sollecita ogni volta su questo tema; stiamo ancora aspettando. Io credo che la volontà politica non si trovi passeggiando per via Roma, si trovi definendo una strategia per andare avanti. Ebbene, in prima Commissione non c'è niente da fare, non si fa niente. Ho suggerito timidamente che sulle norme di attuazione relative all'applicazione alla Regione Sardegna delle norme sul federalismo si cominciasse a scrivere qualcosa in maniera tale da iniziare un confronto non passivo con lo Stato, ma un confronto attivo. Sarebbe opportuno definire in che cosa si concreti per noi questo federalismo, anche per definire le modalità economiche, finanziarie e statutarie attraverso le quali la Sardegna dovrebbe realizzarlo, in modo da non compiere un passo indietro rispetto alla situazione accettabile ma ancora migliorabile nella quale ci troviamo oggi. Invece no: silenzio. Arriverà il ministro Tremonti o chi per lui a farci la norma d'attuazione e a ciò seguiranno manifestazioni unitarie, perché dovremo certamente alimentare questo teatrino dell'unità sulla disgrazia.
Le unità sulle disgrazie denunciano la nostra passività rispetto ai nostri doveri, quasi sempre. Se ci sono anche questioni storiche che attengono a processi di dequalificazione industriale, di abbandono, beh insomma, la reazione dovrebbe pur emergere prima o poi; una reazione basata sulle nostre forze e sulle nostre capacità, non sull'attesa di tavoli e contro tavoli che sanno tanto di osterie. Io riconosco che spesso noi teniamo qui dentro un atteggiamento sbagliato. C'è il problema della scuola; noi abbiamo ricevuto dallo Stato, in attuazione del nuovo articolo 8, risorse che sono destinate all'autonomia della Sardegna e che devono essere utilizzate proprio per salvaguardare e difendere i presidi dell'autonomia.
La prima autonomia è difendere l'apparato industriale e costruire il piano. Altra autonomia è riconoscere che la nostra emancipazione culturale dipende in larga misura dalla capacità che avremo di difendere la scuola di base nei nostri presidi comunitari, che si trovano in una condizione geografica e strutturale differente da quella che il ministro Gelmini ha immaginato e che comunque consentirebbe anche a noi di iniziare dei processi calibrati di razionalizzazione. E invece guai, guai e poi guai a parlare male della Gelmini, a ribellarsi. Noi possiamo finanziare il mantenimento di assetti accettabili della scuola nel nostro contesto, mettendo le risorse, le risorse dell'autonomia.
Cominciamo a dire che noi pensiamo a noi stessi in ragione di come vorremmo perseguire alcuni obiettivi; non solo quello di salvare i posti di lavoro, che pure sono importanti, ma anche quello di mantenere quei presidi che faranno sì che i nostri giovani non cadano nell'analfabetismo di ritorno come sta avvenendo, in maniera strisciante e col quale faremo i conti a seguito della liberalizzazione dei mercati, non solo delle merci o dell'economia, ma purtroppo anche delle intelligenze, sulle quali siamo perdenti, largamente perdenti. E poi, altro elemento che contraddistingue il DNA, sono i fattori concomitanti.
Insomma, in questa Sardegna sfrattano la gente dalle case popolari, migliaia di giovani non sanno come lasciare la casa dei genitori perché non possono permettersi di pagare l'affitto e noi abbiamo il pudore di presentare ai sardi un piano sulla casa che, a differenza di quello nazionale, che almeno il pudore lo salva rispettando i vincoli, vìola tutti i vincoli stabiliti per legge (li vìola tutti, uno dopo l'altro) per inviare un messaggio di liberalizzazione agli affari? Non alla gente bisognosa, agli affari! Quel progetto, infatti, è un progetto che persegue esattamente quello che ho detto, e lo dimostrerò puntualmente, e che rivela che la civiltà giuridica sarda è tale da farci vergognare perché anche lo Stato, che comunque aveva una maggiore forza demagogica per dire che si faceva pur qualcosa per liberare l'economia, ha avuto il coraggio di fermarsi di fronte ai vincoli imposti dalla legge. No, noi invece operiamo in deroga.
Mentre infatti il codice Urbani, cioè una legge dello Stato, un decreto legislativo al quale ci dobbiamo ispirare, stabilisce che è impossibile costruire nella fascia dei 300 metri dal mare, noi invece diciamo che gradualmente si può fare, si possono aumentare le volumetrie anche nelle zone vincolate per legge violando quindi le norme nazionali. Sono segnali; e così come spesso si deve fare ricorso alle analisi chimiche per scoprire chi ha commesso un misfatto, allo stesso modo il DNA ci ha dato la risposta che noi aspettavamo e che rivela a chiare lettere la natura di questa maggioranza che ha rinunciato a mettere in piedi un provvedimento con 4 o 5 strategie vere e autosufficienti per dare una risposta ai problemi dell'economia e per impedire che prima o poi crolli tutto. Vedrete fra qualche mese che dimensioni assumerà la crisi in Sardegna!
Mi dispiace per i sindacati che anche oggi hanno denunciato la cattivissima qualità di questo provvedimento, ma voglio ricordare che noi l'abbiamo denunciata prima di loro. Però c'è anche un altro elemento che vorrei suggerire ai sindacati che si erano illusi che i proclami di partecipazione, di coinvolgimento e di ascolto potessero costituire l'avvio di una nuova fase di democrazia partecipata; li richiamo a rileggere i comportamenti di questi giorni. Questo è un provvedimento viziato nella forma e nel merito, che denuncia la qualità di una maggioranza che non fa ben sperare né per la nostra buona voglia di partecipare a un processo legislativo né tantomeno può essere di buon auspicio per il superamento delle condizioni drammatiche nelle quali si trovano i sardi.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare l'Assessore della difesa dell'ambiente per riferire in ordine al problema degli incendi. Ne ha facoltà.
OPPI (U.D.C.), Assessore della difesa dell'ambiente. Signor Presidente, ciò che si può dire è che gli incendi che si sono sviluppati ancora persistono. I tecnici della centrale operativa affermano che la giornata odierna è peggiore di quella che, storicamente, è stata la giornata più infausta per gli incendi, quella del 1983. Io credo che le reti televisive bene avrebbero fatto ieri a non anticipare che oggi sarebbe stata una giornata di incendi, penso che anche questo sia un fatto estremamente negativo.
Un incendio di grosse dimensioni è scoppiato sul Monte Arci. Un altro incendio, anch'esso di grosse dimensioni, è partito da Fluminimaggiore, e si è propagato verso Arbus; attualmente si è spostato nella zona di Scivu. E' stato praticamente evacuato anche il carcere di Is Arenas. Un altro incendio è a Loiri Porto San Paolo; un altro a Budoni. A Bonorva qualche ora fa sembrava che ci fosse scappato anche il morto: un povero cittadino che cercava di sistemare il suo fienile. Invece sembra che così non sia, che abbia avuto un malore e che attualmente sia in rianimazione. Un altro incendio è partito da Suni e si sta propagando verso Pozzomaggiore.
C'è una situazione estremamente complicata un po' in tutta la Sardegna. Il fuoco ha disintegrato 10 mila ettari di territorio. L'azione che si sta portando avanti è questa: stanno operando nove canadair, cioè i due terzi della potenzialità nazionale, un elitanker e i nostri 11 elicotteri. Poc'anzi Bertolaso si è attivato nei confronti della Corsica, per incrementare la presenza di elicotteri e di canadair, in modo da poter condurre un'azione più incisiva. Però, per amore della verità, la situazione è molto difficile anche se tende a migliorare, perché gli incendi sono partiti quasi tutti contestualmente, e quindi questo obiettivamente ha creato grossi problemi. Gli incendi più grossi sono i nove di cui vi ho appena parlato; siamo costantemente collegati, se riceveremo altre notizie ve le riferiremo puntualmente. Però, certo che una situazione di questo genere, coloro i quali hanno sempre operato nel settore, non l'hanno mai vista.
Quindi è una giornata particolarmente difficile; il pericolo si cerca ovviamente di eliminarlo, tutte le strutture operative sono sul campo per cercare di eliminarlo. L'ho detto prima, lo voglio ripetere: la notizia divulgata ieri che nella giornata odierna ci sarebbero stati un numero notevole di incendi in Sardegna è stata certamente devastante. Queste notizie possono infatti costituire un suggerimento anche per chi non era orientato a commettere atti di questo genere. Comunque, speriamo che tempestivamente arrivino gli elicotteri e soprattutto i canadair dalla Corsica.
PRESIDENTE. Grazie assessore Oppi, eventualmente dovesse avere delle ulteriori notizie potrà riferircele.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Pittalis. Ne ha facoltà.
PITTALIS (P.d.L.). Signor Presidente, le notizie che ci ha fornito l'assessore Oppi certo non sono confortanti, ma consentono forse di poter effettuare una riflessione serena sul come si sta sviluppando questo dibattito. A me spiace constatare ancora una volta - fatta qualche lodevole eccezione - come il dibattito anziché soffermarsi sul contenuto del provvedimento che abbiamo in esame, anche con un confronto aspro, duro, sia stato invece in gran parte a tema libero, nel senso che ognuno ha approfittato di questa occasione per parlare di ciò di cui in libertà ha voluto parlare, anche senza alcuna attinenza con le misure oggetto di questo disegno di legge. Nel migliore dei casi abbiamo sentito le solite Cassandre, talora i Savonarola di turno, fare richiami al rigore con argomentazioni che lasciano davvero stupefatti.
Si è tentato, anche da ultimo, con l'intervento dell'onorevole Gian Valerio Sanna, di riproporre ancora l'offensiva del gossip, forse perché gli italiani e i sardi stanno percependo che il presidente Berlusconi sta governando il Paese, sta affrontando e risolvendo i problemi, tributandogli (come risulta dai sondaggi) un 69 per cento di gradimento personale e un 56-57 per cento di gradimento per l'intera compagine governativa. Quindi voi continuate, con questo sistema, che è un sistema vetero stalinista. La sinistra, infatti, da Stalin ad oggi, non potendo battere gli avversari sul piano dei valori e dei contenuti dell'azione politica ricorreva e ricorre e in modo sistematico alla diffamazione. Continuate a farlo, tutto oro che cola per la nostra parte politica e per il nostro leader!
Ma si dirà: anche questo fa parte delle regole del gioco. E' vero che l'opposizione deve svolgere il suo lavoro e quindi deve opporsi, e qualunque cosa faccia questo Governo e questa maggioranza è chiaro che per voi sarà sempre inadeguato, sarà insufficiente. Ma sorge spontaneo, cari colleghi della opposizione, chiedervi quale sarebbe stata la vostra ricetta, perché obiettivamente da questo dibattito non è emerso nulla, anzi è emersa solo una cosa in assoluta certezza: che c'è una opposizione, o meglio ci sono più opposizioni, che pare non siano contrassegnate neppure da un minimo coefficiente unificante. Cioè si nota, forse "in salsa sarda", tutto ciò che vi divide in ambito nazionale, fra dipietristi e sinistra di Franceschini, e, all'interno dello stesso Partito Democratico, tutto ciò che la stampa nazionale riporta anche nella nostra Isola.
E allora, colleghi, io vorrei riportare il dibattito proprio sull'argomento all'ordine del giorno e a me piacerebbe, siccome so che deve intervenire il collega Ben Amara, che vedo si sta scomponendo, che ci dicesse lui qual è la proposta che la sua sinistra, oggi, porta, e qual è il contributo che la sua parte politica offre per affrontare le emergenze. Noi sappiamo di certo che c'è un provvedimento, che è un provvedimento che ha un nome e che ha una paternità, che segue di qualche mese la finanziaria, adottata come tutti ricordiamo in Stato di emergenza, e che ha dato i primi significativi segnali di una inversione di tendenza di un governo serio del debito pubblico, di una ricognizione, o meglio della predisposizione di strumenti per una seria ricognizione della ingente massa di residui passivi; noi abbiamo dato segnali per una inversione della politica dello stanziamento a tutti costi per privilegiare quello che conta sulla qualità della spesa. Ma non vanno dimenticati, perché sono di appena qualche mese fa, alcuni segnali importanti, quali l'eliminazione di quelle (per voi tanto esaltate, per noi odiosissime) tasse sul turismo; il mantenimento del livello di spesa storica per gli investimenti e il tentativo di correggere l'eccesso di spesa storica di parte corrente.
L'Assessore della programmazione avrà un bel da fare perché, dai primi dati, pare, e di questo dovreste preoccuparvi, pare che nella sanità per gli anni 2007-2008 sia necessario un aggiustamento dei conti di 200 milioni per esercizio. Quindi vedete che questa Giunta e questa maggioranza, con senso di responsabilità, si pongono davanti ad una situazione davvero eccezionale con il senso della concretezza che ha ispirato anche la finanziaria, con interventi mirati a sostegno dei settori produttivi e soprattutto dei settori sociali.
Qualcuno dimentica gli interventi già posti in essere per la non autosufficienza, per l'assistenza domiciliare a favore di anziani, per le cure domiciliari sanitarie, per i programmi finalizzati a favore di persone con gravi disabilità, le azioni di contrasto alla povertà. Qualcuno dimentica le risorse per le anticipazione dei benefici degli ammortizzatori sociali che hanno trovato già risposta nella finanziaria 2009, o il fondo sussidi di natura straordinaria per i lavoratori che non beneficiano di ammortizzatori sociali, così come la costituzione di un fondo di garanzia etica. E potrei continuare.
Vedete, questo provvedimento - di cui noi non vogliamo esaltare le qualità terapeutiche, nessuno pensa che possa risolvere tutti i problemi - rappresenta il completamento di un lavoro che era già iniziato in finanziaria. E allora, siccome vedo che tutti prendono le distanze da questo provvedimento, ci dicano - e ce lo dica il collega Luciano Uras, ce lo dica Mario Bruno, ce lo dica chi deve intervenire - se su quei provvedimenti che affrontano il problema del precariato, il problema della necessità di una maggiore attenzione verso argomenti come quello degli ammortizzatori sociali, così come alcune iniziative in materia di politiche attive del lavoro, se su questi interventi l'opposizione ritiene di prendere le distanze, perché non c'è accordo all'interno.
Una cosa è certa: la maggioranza procederà, andrà avanti, la maggioranza si occuperà dei precari, cercherà addirittura di migliorare il testo esitato in Commissione. La maggioranza continuerà a sostenere con ulteriori risorse i lavoratori che si trovano in cassa integrazione o colpiti da processi di mobilità. Questa maggioranza continuerà a perorare tutte le iniziative volte a mettere in campo azioni concrete per il lavoro, quello vero, quello stabile, e per il sostegno ai settori produttivi. Il lavoro svolto da questa maggioranza e da questa Giunta ha riportato la legalità in un sistema che davvero era ormai fuoriuscito dalla legalità (ricordo i falsi in bilancio, le reprimende dalla Corte costituzionale dopo e della Corte dei conti prima) e l'intervento per coprire quella voragine creata dalla Giunta Soru con il trucchetto delle anticipazioni future. Con questo provvedimento si interviene sulle aree di crisi.
E' sfuggito a qualcuno che si interviene sulle aree di crisi e con adeguate risorse per poter mettere in moto i processi produttivi? Opposizione, siete d'accordo su questo oppure no? Ditecelo, se su qualcosa siete d'accordo almeno ditecelo! Perché sembra quasi che siano provvedimenti che vadano contro lo sviluppo e contro i settori produttivi.
Stiamo ridisegnando anche la futura funzione e il futuro ruolo che dovrà svolgere una finanziaria regionale come SFIRS che, badate, non è strumento di poco conto, perché ha un'incidenza diretta sul sistema produttivo. Oggi la SFIRS la conosciamo perché è destinataria di provvedimenti sanzionatori della Banca d'Italia. Voi riconoscete alla SFIRS un qualche merito in questo momento di crisi acuta e negli anni scorsi? Avete da dire qualcosa in favore della SFIRS per qualcosa di buono che ha fatto? Vogliamo lasciarla così com'è solo per appagare il disegno di qualcuno? Per ricoprire solo un posto nel Consiglio di amministrazione? Mi pare che si ascriverebbe a colpa di questa maggioranza e di questa Giunta se non si facesse niente in proposito.
Ma questo provvedimento, badate, contiene un elemento, una norma soprattutto, che è una misura per favorire le transazioni che consentiranno a circa 3700 imprese sarde di poter chiudere il contenzioso. Contenzioso che si trascina ormai da decine e decine di anni, anche perché la scorciatoia che ha voluto seguire la Giunta Soru era quella di ipotizzare la vendita dei debiti delle imprese sarde a società finanziarie continentali addirittura facendo introitare alla Regione il 20 per cento del loro valore. Noi proponiamo invece che venga restituito l'intero capitale con una procedura che sicuramente consentirà alle imprese di salvaguardare i loro beni e soprattutto salvaguardare le loro iniziative economiche. Non solo: questo è un provvedimento che contiene altre misure e che è perfettibile, ma non certamente con il genere di critiche e di chiacchiere che abbiamo ascoltato finora in quest'Aula. E' un provvedimento che sicuramente si completerà a breve con quel Piano casa "in salsa sarda" che questa Giunta e questa maggioranza adotteranno e che offrirà concretamente la possibilità ai cittadini, onorevole Sanna, di migliorare la propria qualità della vita ma soprattutto di rimettere in moto l'industria di quel comparto, quello edile, che rappresenta un volano importante in vista di quella ripresa economica del 2010.
Voi non avete mai creduto al comparto edilizio, voi avete bollato come cementificatore chiunque si azzardasse a realizzare qualche cosa che non si inserisse nella logica dei divieti e dei vincoli; noi togliamo i vincoli irrazionali, togliamo i divieti irrazionali perché sappiamo sicuramente coniugare le politiche di sviluppo con le politiche di tutela dell'ambiente e del territorio. E anche su questo terreno ci piacerebbe che l'opposizione potesse darci una mano, ma, se le premesse sono quelle che abbiamo ascoltato testé, mi pare davvero che sarà un dialogo tra sordi.
Quindi, la maggioranza ha i numeri e noi faremo il piano casa, con voi o senza di voi, e questo è chiaro, no? Perché prima di tutto noi rispondiamo alle aspettative dei cittadini, non rispondiamo alle aspettative di questa o di quella parte politica. Noi riteniamo che il Governo regionale e questa maggioranza abbiano operato in modo corretto ed appropriato; l'azione sicuramente va rafforzata, va sicuramente in qualche caso anche rimodulata ma direi che complessivamente siamo nella direzione giusta.
Vedete, chi, come me, ha trascorso quindici anni in questo Consiglio regionale ricorderà di qualche Presidente della Regione che andava a Roma con il cappello in mano, e addirittura, entrato a Palazzo Chigi, manco il cappello gli lasciavano perché tornava qui a Cagliari a mani vuote. E mi riferisco a Governi di sinistra, quando era presidente Massimo D'Alema. Il presidente Cappellacci questa volta è andato, sì, forte di un mandato che quel Presidente allora non aveva, forte di un mandato di tutta l'Assemblea, di tutte le forze sociali ed economiche sarde, e ha dimostrato dove sta la vera sardità, perché ha saputo davvero difendere con determinazione, con serenità, con fermezza quei valori ai quali tutti quanti ci richiamiamo; non è andato con il cappello in mano e non è tornato a mani vuote.
E allora, colleghi soprattutto dell'opposizione, io penso che, anziché fermarci a cercare la luna nel pozzo - posto che tutti gli indicatori ci dicono che la fase acuta della crisi sembra essersi assestata e che avremo i primi segnali positivi già nei primi mesi del prossimo anno - l'invito è ad adoperarci per non sprecare in sterili dibattiti opportunità, su materie che non dovrebbero avere la caratterizzazione politica, quali il lavoro e l'occupazione, che possono essere i temi su cui confrontarci, ma trovare le soluzioni utili per i sardi.
Vedete, anche questa tendenza dell'opposizione a presentare un giorno sì e l'altro pure una mozione, beh, questo non fa che ingessare il Consiglio regionale; io penso che sia importante nel ruolo ispettivo dell'opposizione presentare tutte le mozioni, ma io penso che, in questo momento, la politica sia chiamata a dare risposte concrete ai bisogni della gente, e noi, forse ambiziosamente, ma abbiamo proprio l'ambizione di modificare uno stato di cose…
PRESIDENTE. Il tempo a sua disposizione è terminato.
E' iscritto a parlare il consigliere Ben Amara. Ne ha facoltà.
BEN AMARA (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Io non posso competere con un politico così raffinato, colto, nobile, riciclato e riciclabile, ma ricordo anche che ci conosciamo: lei ha fatto quindici anni qui, in Consiglio, però prima dei quindici anni noi ci siamo conosciuti, abbiamo anche lavorato insieme quando eravamo nella Consulta dell'immigrazione e lei aveva anche guai giudiziari, si ricorda? Lei e il suo amico orrolese. Dunque mi ricordo…
PITTALIS (P.d.L.). Io non ho avuto nessun guaio giudiziario! Ci sarà una querela.
BEN AMARA (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Querelami, querelami, ne ho tre avvocati a casa!
(Interruzioni)
Brutto sarà lei!
(Vivaci proteste dai banchi della maggioranza)
PRESIDENTE. Onorevole Contu, torni al suo posto! Eventualmente sarà l'onorevole Pittalis a chiedere di parlare.
Onorevole Contu, si accomodi al suo posto!
BEN AMARA (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). L'onorevole Pittalis vorrebbe trasformarsi da Iago a Prospero…
PRESIDENTE. Credo che l'onorevole Pittalis non abbia bisogno di difensori d'ufficio! Prego.
BEN AMARA (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). L'onorevole Pittalis vorrebbe trasformarsi da Iago politico a Prospero shakespeariano, e dunque gli consiglio di coltivare ancora di più il suo giardino: manca l'acqua sempre, mancherà sempre l'acqua, che può trovare anche nel deserto, e possiamo anche aiutarlo.
A parte questo, io non posso che constatare con rammarico che questa Amministrazione, di cui fa parte anche l'onorevole Pittalis, non intende promuovere lo sviluppo e la crescita economica, scientifica, culturale e sociale. Infatti i fondi ad essa destinati vengono drasticamente ridotti e in taluni casi completamente cancellati. Non si riesce…
Posso finire il mio discorso? So che questo intervento è una predica nel deserto, però ci tengo a continuare il mio discorso.
PRESIDENTE. Prosegua.
BEN AMARA (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Il collegato, dunque, non coinvolge minimamente le parti sociali; è un collegato di deconcertazione e soprattutto di immediatezza, che esclude quasi totalmente i sindacati - e questo l'abbiamo saputo prima di loro - ed è per questo che è già amputato dalla nascita: è una ricetta alla ricerca di ingredienti. Le richieste del centrosinistra non sono state per niente accolte: solo briciole, altro che unità di vedute tra maggioranza e minoranza! E' una vera favola che narra la verità come inganno: le promesse diventano premesse e la menzogna è trattata come un problema teorico e forse anche epistemiologico. Ma si può comunicare ai cittadini una comunicazione falsa senza mentire, senza una falsa testimonianza?
Secondo quanto emerge dal collegato tecnico, i fondi per gli interventi a favore dell'istruzione, della formazione e delle politiche del lavoro sono ridotti a quasi il 50 per cento; gli stanziamenti per la ricerca scientifica e l'innovazione tecnologica sono praticamente dimezzati; i fondi destinati alla ricerca sulle energie rinnovabili e il risparmio energetico nel 2011 verranno azzerati; gli interventi a favore della cultura vengono ridotti a metà entro il 2012. Mi chiedo a questo punto se, effettivamente, sarete in grado di mantenere - cari colleghi della maggioranza, caro maestro unico, onorevole Pittalis - le promesse che avete fatto in campagna elettorale, e quelle che intendete fare con questo allegato alla finanziaria per il settore sociale, per la cultura, per la ricerca scientifica, per la valorizzazione dell'agricoltura e del turismo e tutti i settori di cui intendete occuparvi.
Per quanto concerne la ricerca scientifica e la formazione postuniversitaria, non è certo un mistero che da sempre i nostri migliori laureati siano costretti a emigrare. Considerata l'attuale situazione di crisi generalizzata, non trovano l'humus adatto a sviluppare, mettere in pratica la loro professionalità acquisita. Approvo certamente con favore la previsione di estendere le borse di studio per la frequenza delle scuole di specializzazione anche ai laureati non medici, nonché la disposizione relativa all'autorizzazione di spesa di 400 mila euro per il conferimento di borse di studio per i giovani che frequentano le scuole di specializzazione per le professioni forensi presso le università della Sardegna, e per i praticanti avvocati iscritti agli ordini della Regione, benché ritenga esigui i fondi stanziati. Analogo discorso vale per tutte le proposte relative al finanziamento di corsi di laurea in scienza infermieristica, l'estensione del contributo in materia di scambi e di istruzione a tutte le associazioni operanti nel settore e non ad alcuni soltanto. E così per le autorizzazioni di spesa a favore della cultura e della lingua sarda, che dovrebbe ancora essere codificata come lingua e anche come grammatica (questo l'onorevole Pittalis non lo sa).
Affinché tutto ciò non sia politica astratta, ma politica nel senso di polis nella sua dimensione umanistica, sociale, mi impegnerò sicuramente a vigilare; lavorerò affinché una volta completato il ciclo formativo le risorse altamente specializzate non si perdano nell'emigrazione a vantaggio di altre regioni di Paesi stranieri e le risorse investite in formazione contribuiscono ad alimentare il mercato della disoccupazione. Onde evitare ciò, sarebbe magari opportuno incentivare anche la formazione non solo ex post, dopo la conclusione dei percorsi di studio, ma unire pratica e teoria nel percorso formativo universitario, prevedendo l'incontro di sinergie tra aziende, enti pubblici, ospedali, studi legali, università.
Vedo anche che nel bando nuovo del Master and Back avete fatto master senza back, master without back. E' come un uomo senza la colonna vertebrale; pensateci un po'.
Per quanto concerne l'articolo 2 bis, relativo alla disposizione per il superamento del precariato, auspicherei maggiore concertazione - o deconcertazione, è lo stesso, la contraddizione fa la vita, come diceva Lenin - tra le varie parti, una maggiore chiarezza relativa alla procedura e ai tempi di stabilizzazione del personale delle amministrazioni pubbliche e l'attivazione quanto prima dei concorsi interni, piuttosto che pubblici, aperti all'esterno, come predicava l'Assessore. Auspicherei che venissero tutelate le legittime aspettative del lavoratori precari, i quali dopo tanti anni di servizio hanno diritto di vedere riconosciuta la professionalità acquisita in termini di sicurezza e stabilità del posto di lavoro e gratifica economica.
Vorrei ora porre l'accento sul settore agricolo, e sul turismo. Sulla carta sono previsti diversi incentivi, aiuti, sostegni, interventi, finanziamenti a favore delle imprese agricole e artigiane, perché (sempre sulla carta e sulla base delle promesse elettorali che avete fatto) l'obiettivo dovrebbe essere quello di promuovere la qualità del nostro patrimonio ambientale, storico-culturale, nonché di salvaguardare e promuovere le nostre produzioni tipiche. Peraltro affermate di voler perseguire questi obiettivi attraverso una contrattazione costruttiva col vostro Governo nazionale. A questo punto mi chiedo (posto che la tutela dell'ambiente, la valorizzazione dell'agricoltura e del turismo vanno di pari passo col sostegno e l'incremento delle risorse da destinare alla ricerca scientifica ai fini dell'incremento delle risorse, della individuazione di fonti di energia rinnovabile, e quindi della riduzione dell'inquinamento) come mai i fondi destinati all'energia rinnovabile e al risparmio energetico, secondo quanto risulta dall'allegato tecnico al bilancio di previsione per il 2009, e pluriennale dal 2009 al 2012, vengono azzerati nel 2011 e nel 2012? E quelli relativi alla ricerca scientifica e innovazione tecnologica dal 2009 al 2012 vengono drasticamente ridotti?
Io ero a Milano e ho partecipato a un convegno su Forum Mediterraneo, dove il Presidente del Consiglio, "Mr B.", diceva che l'unica energia rinnovabile è il nucleare: parole del "Santo". Mi chiedo: quando è che questa maggioranza si decide a rispettare l'impegno di perseguire gli interessi della Sardegna, considerato che il Parlamento ha approvato una legge che prevede la costruzione di centrali nucleari in Italia? Secondo quanto emerge infatti dalla stampa e dai mezzi di comunicazione, il Governo nazionale potrebbe individuare (cito): "la Sardegna quale sito possibile per la costruzione di queste centrali," che costituiscono delle catastrofi ambientali di per se stesse senza neanche considerare il problema dello stoccaggio e smaltimento delle scorie. E tutto ciò nonostante - sempre secondo quanto da voi affermato in sede di campagna elettorale - abbiate posto tra le priorità la creazione di un polo ambientale avanzato di ricerca, sperimentazione e di produzione di energia da fonti energetiche rinnovabili e il riconoscimento dell'esigenza che - e cito testualmente dall'allegato al programma - tutto il territorio della Sardegna sia e rimanga denuclearizzato.
Cito ancora dal vostro programma, a pagina 16: valorizzazione della cultura. "Per i sardi la nostra terra è una "nazione" con un proprio territorio, una propria storia, una propria lingua, proprie tradizioni, una propria cultura, una propria identità e proprie aspirazioni, diverse da quelle che caratterizzano la Nazione italiana, in cui, peraltro, ci sentiamo pienamente integrati." Usiamo la stessa parola per il nazionale e l'extracomunitario: integrazione. Integrazione che peraltro è anche una forma di disintegrazione, no?
"Ma ci teniamo anche molto" - prosegue il programma - "alla nostra unicità e diversità, che ci deriva dalla nostra storia millenaria e che ci ha consentito di assommare in sé tutte le culture e le civiltà della nostra Isola.".
Miei cari colleghi, date le premesse, mi chiedo se la sovranità alla quale vi riferite derivi dall'autonomia statutaria oppure da un altro luogo, chiamiamolo così, del quale si spera la nostra terra non diventi feudo senza dignità né onore. Non vorrei parlare dell'insularità, che è lo slogan preferito dei politici del centrodestra. Che cos'è l'insularità? io vorrei sapere che cosa si intende per insularità. E il federalismo? Quale federalismo? Il federalismo alla Bossi o il federalismo alla Madsen, oppure il federalismo di Giovanni Battista Tuveri; forse questo sarebbe auspicabile. Mi fermo qui.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Capelli. Ne ha facoltà.
PITTALIS (P.d.L.). Presidente, chiedo di intervenire.
PRESIDENTE. Su che cosa, onorevole Pittalis?
PITTALIS (P.d.L.). Intendo intervenire per fatto personale, e quindi non so se posso farlo subito oppure a conclusione del dibattito, sperando che l'interessato sia presente, perché probabilmente si dovrà preoccupare anche di cercarsi un buon avvocato.
PRESIDENTE. Onorevole Pittalis, come sa il Regolamento prescrive che le venga data la parola alla fine del dibattito. Prego, onorevole Capelli.
BEN AMARA (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Lui insulta…
PITTALIS (P.d.L.). Ma stai zitto! E non rivolgermi più la parola, non devo parlare con gentaglia come te!
BEN AMARA (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). E' un onore!
PRESIDENTE. Prego, onorevole Capelli.
CAPELLI (U.D.C.). Io vorrei buttare un po' di acqua sul fuoco, in questo momento, e contribuire a rasserenare il clima dell'Aula, così come è stato durante tutta la giornata, con qualche accenno più o meno polemico. E a tal fine, per ribadire la grande serietà, disponibilità, capacità a comprendere, a capire e ad ospitare della nostra terra, penso di poter suggerire all'onorevole Pittalis di non procedere secondo quanto ha dichiarato, e cercare di comprendere. Molte cose si possono rasserenare regalando anche un libro, che può sempre servire, magari "il giorno del giudizio" di Salvatore Satta, sottolineando quella frase che vuol dire tantissimo e che si adatta a tante occasioni, in cui il protagonista dice alla moglie: "stai zitta tu, che sei al mondo perché c'è posto!".
Ecco, questo può essere un elemento di discussione, di comprensione, di verifica. C'è però un'altra frase che non è scritta sui libri, tipica del dialetto nuorese, barbaricino che all'immensa cultura del collega non sarà sfuggita…
BEN AMARA (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Mia moglie è nuorese.
CAPELLI (U.D.C.). Appunto per questo lo dico, però non arrivo a citare le mogli, perché ci limitiamo a noi, per il momento. E allora se la faccia spiegare, qualora non dovesse comprenderla, ma lo dico simpaticamente, per carità. E' una espressione intraducibile che, o la si comprende subito, oppure pazienza! L'espressione è: "Segherati!", e non so neanche dire a chi riporta sui resoconti consiliari i nostri interventi, come scriverla, però ha un grandissimo significato, un significato molto profondo: in una sola frase si dice tutto.
Io non ho riscontrato in quanto diceva il collega Pittalis nessun tipo di offesa, se non una lucida rivisitazione di qualche passaggio del recente passato, forse stimolata da quella parte dell'opposizione che tenta di buttarla nella rissa, ma fortunatamente c'è anche una parte che tenta di ragionare. A quella parte io mi rivolgo, dichiarando fin d'ora che non accetto e cercherò, nonostante siano molti gli stimoli, di non guardare al passato, per non aprire facili polemiche, perché alcuni interventi ai quali ha fatto riferimento anche qualche collega che mi ha preceduto e che si è lasciato andare alla provocazione, stimolano semplicissime risposte, ricordando fatti, eventi, situazioni d'Aula, stato di diritto negato, illegittimità, prevaricazioni, cancellazione delle prerogative d'Aula.
E sarebbe facilissimo rispondere, ma non rispondere per libera interpretazione, semplicemente riportando fatti accaduti, realmente accaduti. Ma noi vogliamo costruire, perché forse qualcuno non si è ancora reso conto che in questi momenti, in questi mesi, in questi giorni sta cambiando qualcosa, sta cambiando qualcosa nel mondo, sta cambiando il rapporto politico, che non può essere rimandato o delegato solo alle pagine di "gossip", anche discutibili (condivido, per chi riveste alcuni ruoli, assolutamente discutibili). Ma non è questa la sede per parlarne. C'è comunque chi sta cercando di superare questo facile, banale, becero dibattito politico, e io credo che un grande esempio sia costituito dalla finanziaria prima, e, subito dopo, sia stato fatto un piccolo passo, con il disegno di legge numero 32, che non è il meglio della produzione legislativa (non lo è sicuramente), però è un testo che è stato esaminato, discusso, e che ha cercato di dare risposte all'esterno più che all'interno.
Cosa intendo con questo? Che non si è preferito il facile emendamento o l'articolo "pro domo mea", quello che naturalmente ogni rappresentante del territorio è portato a presentare. Badate, questa non vuole essere una banalizzazione di quegli emendamenti, con i quali tutti noi riportiamo all'attenzione dell'Aula e della Regione fatti legati al nostro territorio, che possono andare dalla riparazione del tetto della chiesa, all'asfaltare una strada; cose banali per molti, ma che in numerose realtà, invece, significano molto. Poi ci sono però quegli articoli strumentali, quegli articoli e quegli emendamenti un po' clientelari che il mio collega Oppi ama definire "marchette", alle quali tutti, alternativamente, ci siamo dedicati, perché riteniamo che siano uno strumento utile e necessario per ottenere il consenso politico. Qualcosa però nel mondo sta cambiando. Vuol dire che forse ci dovremo abituare a ragionare un po' più in alto, e tirare su l'asticella, a ragionare in termini diversi.
Ho apprezzato molto l'intervento del collega Sabatini, che non vedo e che diceva: "alcuni programmi devono dare risposta". Io aggiungo: le leggi devono dare risposta alle esigenze anche particolari, e il particolare si deve ritrovare nel generale, non viceversa. E allora, un grande obiettivo sollevando l'asticella sarebbe che quest'Aula, partendo da questi disegni di legge che ci hanno insegnato molto nella loro complessità, iniziasse a pensare a un riordino legislativo, un riordino legislativo in materia di industria, in materia di attività produttive, in termini di personale, di pubblica amministrazione, di rapporti fra le pubbliche amministrazioni.
Voi avete mai provato a mettervi nelle condizioni di un cittadino che deve ricostruire tutto l'iter legislativo che parte da un articolo? che fa riferimento al comma 6 della legge del… eccetera eccetera… che a sua volta fa riferimento al comma della legge numero… finanziaria del… eccetera eccetera eccetera…? Provateci! Provate a predisporre una domanda di finanziamento per attività produttiva, provateci! Tant'è che sulla scorta di questo gran caos legislativo nascono le nuove professioni, quella del consulente per chiedere il contributo o il finanziamento alla Regione. Sono nati veri studi organizzati capaci di mettere ordine nella richiesta del finanziamento della motosega per la mia azienda boschiva. Tutto questo, se ci ragioniamo un attimo, è folle!
Allora, questo vuol dire iniziare a pensare, quando si approvano le leggi, alla ricaduta che quello che noi decidiamo qui può avere nel prossimo futuro. Certo il ragionamento non si può fare su questo disegno di legge, disegno di legge del quale anche la minoranza - che per gran parte del tempo in alcuni interventi si è attardata nella denigrazione, nei ricordi del passato recente, in previsioni catastrofiche del prossimo futuro - ha detto: "Concordiamo su quanto è stato fatto insieme sul precariato, insieme per gli ammortizzatori sociali, insieme - come è stato ricordato dal collega Ben Amara - per i 400 mila euro che sono stati inseriti nell'articolo 8", se non sbaglio. Insieme abbiamo costruito questi articoli e alcuni, per il 20 per cento, sono ancora legati alla vecchia metodica legislativa.
Non si può avere tutto, però quella gran parte di risorse che noi immettiamo immediatamente nel circuito dell'economia sarda o del sostegno sociale sardo, avranno un effetto. Certo, alcune parti è possibile che generino dei residui, ma non lo può dire chi è stato il re della creazione dei residui! Non ci si può attaccare sull'articolo 1 perché accendiamo un mutuo per rimediare a un clamoroso esercizio di ingegneria finanziaria, che era quello delle anticipazioni sulle entrate future, bocciate non solo da quest'Aula ma anche dalla Corte dei conti! Non si può negare che c'è un richiamo della Corte dei conti anche per l'annualità 2007 e 2008. Non lo si può negare!
Avevamo due vie, che sono state discusse: la prima era quella di non dare risposte immediate e portare solo fra qualche mese all'attenzione del popolo sardo la circostanza che l'ennesimo intervento della Corte dei conti ci costringeva a una frettolosa approvazione di disegno di legge per sostituire quelle entrate che erroneamente e in maniera maldestra erano state inserite nei bilanci precedenti determinando scompensi irreparabili. Questa era una tesi. Ha prevalso la tesi responsabile: facciamolo subito, facciamolo subito perché vogliamo essere responsabili e ci interessa meno il gossip, ci interessa di meno vivere l'ennesima situazione di guerra con la minoranza oggi, maggioranza di ieri, e con chi la rappresentava alla Presidenza ieri, portarla sui giornali e in conferenza stampa per dire: "Vedete, ci ha regalato un altro milione di debiti". Abbiamo preferito essere responsabili.
Probabilmente ci avrebbe fatto comodo continuare in quell'azione demolitoria, ma poi io, che ero uno di coloro che pensava: "Sì, forse è meglio far sapere ai sardi in maniera forte la verità; dobbiamo convocare le conferenze stampa, dobbiamo continuare a demolire…", mi sono chiesto: demolire che cosa? Una cosa già demolita, già rasa al suolo, già scomparsa! E allora guardiamo avanti, guardiamo avanti insieme con questo disegno di legge.
Ricordo, a chi sedeva in questi banchi nella scorsa legislatura, che noi abbiamo recuperato fondi per questo disegno di legge rivedendo la famosa tabella E, la tabella della fantasia, la tabella della fantasia finanziaria, che doveva essere coperta con i 500 milioni di future entrate, e che finanziava palazzetti dello sport, astronavi, buchi nel deserto, tutto ciò che ritroviamo su "Harry Potter" è finanziato dalla tabella E, perché non vedrà mai la luce. Erano coperture fantasiose. Bene, rivedendo quella tabella abbiamo recuperato una quantità di risorse che ci hanno consentito, per buona parte, di coprire il disegno di legge numero 32, quello che stiamo esaminando oggi.
E questo per non parlare dei residui. Sì, una parte è probabile che genererà residui, ce ne siamo anche resi conto. La Commissione VI ha proposto un intervento per l'artigianato e per il commercio in questo testo di legge, dicendo che forse è necessario impegnarsi di più. Chiediamo che per questi settori vengano previsti 10 milioni per l'annualità 2009 e 10 milioni per il commercio, quindi 20 milioni complessivamente, con le dovute modifiche sostituendo la procedura "a bando", con quella "a sportello" perché la procedura a bando ha generato 47 milioni di residui.
Responsabilmente però ci siamo resi conto che anche stanziare oggi, senza le dovute modifiche delle leggi di competenza, ulteriori fondi avrebbe aumentato quel monte residui perché siamo già a luglio e perciò tecnicamente sarà molto difficile spendere quelle risorse entro fine anno. Abbiamo comunque posto dei paletti per dire che nella finanziaria 2010 sicuramente sarà necessario un intervento maggiore, più efficace per quanto riguarda l'artigianato e il commercio.
PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LOMBARDO
(Segue CAPELLI.) Ce ne siamo resi conto anche grazie alle osservazioni dell'opposizione, ce ne siamo resi conto anche grazie alla concertazione. Come si fa, infatti, a dire che non c'è stata concertazione? Forse non c'è stata qualche audizione, forse si poteva procedere a qualche audizione, ma abbiamo preferito prendere atto della concertazione intervenuta con la Giunta, abbiamo preferito comunque - e questo è stato fatto da tutti i Gruppi, di maggioranza e minoranza - sentire le componenti sociali e sindacali, raccogliere le loro istanze, i loro suggerimenti e trasformarli in emendamenti che ognuno di noi ha portato all'attenzione della Commissione. Abbiamo cercato di accelerare i tempi, non negando la concertazione, e sicuramente non accettiamo lezioni da chi ci ha insegnato, nella scorsa legislatura, la negazione della concertazione. E questo non lo diciamo solo noi, lo dicono le parti sociali, i sindacati.
Ecco, allora, per tornare nel merito della nostra azione politica, se è vero che il mondo sta cambiando cerchiamo di stare dietro questo cambiamento. Qualcuno ha detto: "E' difficile staccarsi dagli indirizzi dei partiti a cui apparteniamo". E invece no, è facilissimo. E' facilissimo a seconda delle priorità che noi poniamo nella nostra azione politica; un elenco di priorità che non può far dimenticare a nessuno di noi da dove proveniamo, del perché siamo qua e quindi dopo, solo dopo, l'appartenenza a un partito politico e, ancora dopo, l'appartenenza a una coalizione politica. Ma noi abbiamo come primo obiettivo il perseguimento dell'interesse degli altri, di cittadini a cui non dobbiamo chiedere se sono di destra, di sinistra o di centro: sono cittadini! Sono cittadini che si aspettano da noi quell'azione di semplificazione, di efficienza, di efficacia dell'azione legislativa che possa consentire il miglioramento dello stato sociale, che possa permettere ai giovani di ambire alla formazione di una famiglia, di avere un lavoro, che è l'unica cosa che rende liberi, e quindi di poter convivere in un sistema sociale come gli altri, rispettando, ovviamente, ognuno le proprie idee, ma soprattutto cercando di seminare per il futuro.
Noi dobbiamo raggiungere questo obiettivo ed è facile raggiungerlo, non è difficile, però non possiamo - il collega Ben Amara ha detto una cosa che condivido - non possiamo dire falsità, non possiamo dire menzogne, dobbiamo stare attenti ai termini che usiamo. Ce l'ha detto poc'anzi anche l'assessore Oppi. Quando la stampa a volte annuncia: "Domani, a causa dei venti caldi che ci saranno e delle alte temperature, potrebbe essere una giornata favorevole per gli incendi", forse dovrebbe essere più prudente, la comunicazione forse va data in altro modo, per esempio dicendo che domani sarà una giornata particolarmente calda, ma non suggerendo agli incendiari: guarda che domani è il tuo giorno! Questo no, e anche noi dobbiamo stare attenti.
Per esempio, quando quel collega dice ce ne "freghiamo" degli sfratti per morosità o facciamo finta di niente, considerato che è anche un tecnico dovrebbe sapere che gli sfratti non sono per morosità, ma sono per occupazione abusiva, che è tutta un'altra cosa. Dovrebbe sapere che il direttore generale da voi nominato ha inviato un ordine di servizio scritto dicendo: "sbattete fuori tutti i morosi". L'avete fatto voi, l'avete scritto voi, l'avete data voi quella indicazione a quel direttore generale e fortunatamente non è stato fatto. Altra cosa è l'occupazione abusiva. Perciò dovremmo stare leggermente più attenti anche con i termini che usiamo. Io credo che ci sia lo spazio per continuare a migliorare questo testo, c'è lo spazio e c'è la disponibilità soprattutto dell'opposizione.
PRESIDENTE. Prima di dare la parola all'onorevole Mario Diana vorrei comunicare ai colleghi che nel pomeriggio mi ha chiamato il colonnello Michele Sirimarco, comandante provinciale dei carabinieri di Cagliari che è stato informato del problema che è stato sollevato questa mattina nel corso del dibattito dall'onorevole Giampaolo Diana e ha tenuto a voler precisare che ieri a Macchiareddu i carabinieri hanno invitato il fotografo dell'Unione Sarda a non pubblicare alcune fotografie che erano state scattate ad alcuni di loro in un momento di pausa dal servizio e mi ha pregato di informarne il Consiglio.
PRESIDENTE. Sono stata anche informata che l'onorevole Gian Valerio Sanna, nel corso del suo intervento, ha sollevato una questione relativa alla violazione degli articoli 32 e 35 del Regolamento. Questi articoli non sono stati violati perché l'articolo 32 si riferisce all'esame congiunto di progetti di legge che affrontino analogo argomento mentre l'articolo 35 si riferisce ai disegni di legge di assestamento del bilancio e di modifica della legge finanziaria...
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Legga meglio!
PRESIDENTE. Il disegno di legge numero 32 è un normale disegno di legge che impropriamente è stato definito un collegato alla finanziaria perché...
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Lo dice lei, questo lo dice lei!
PRESIDENTE. Onorevole Sanna, i collegati alla finanziaria sono quelli che si approvano a seguito dell'esame della finanziaria con un ordine del giorno e si riferiscono a progetti di legge della Giunta che siano stati già presentati. Abbiamo più volte ribadito che il disegno di legge numero 32 impropriamente è stato definito un collegato alla finanziaria. Non c'è stata nessuna violazione del Regolamento, anzi si è voluto attribuire alle Commissioni un potere deliberativo che andava oltre la semplice espressione di un parere consultivo. Tra l'altro, come si è soliti fare, si è proceduto anche ad analizzare i precedenti, a verificare le prassi, e c'è un precedente, il maxicollegato del 2006 col quale è stata seguita la stessa identica procedura.
Per quanto attiene invece alla seconda Commissione, che era stata invitata ad esprimere un parere, è stato richiesto per iscritto un esame congiunto. Poi è stata assunta una differente posizione dopo che però la procedura era stata concordata, per cui si è proceduto in termini differenti. Quindi nessuna deregulation, nessun dispregio delle regole per finalità di parte, ma rispetto delle regole che sono uguali per tutti e di prassi che sono state inaugurate con altri provvedimenti non di questa Giunta ma di Giunte che hanno visto anche lei, onorevole Sanna, fra gli attori principali.
E' iscritto a parlare il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà.
DIANA MARIO (P.d.L.). Signora Presidente, la ringrazio anche per aver voluto puntualizzare ciò che stamattina il collega Giampaolo Diana ha voluto portare all'attenzione dell'Aula. Credo che dopo 12 ore di servizio ininterrotto in una situazione che certamente presentava anche aspetti piuttosto gravi, credo che fosse doveroso e comunque giustificabile che venisse impedito che i carabinieri, in un momento di pausa, divenissero oggetto di fotografie che in qualche maniera potevano sminuire quello che è il valore assoluto dell'Arma dei carabinieri. Quindi ringrazio il Presidente per aver riferito queste puntualizzazioni.
Onorevole Gian Valerio Sanna, io con lei intrattengo politicamente spesso discussioni anche di un certo tenore, di un certo spessore, ma capisco che quando si venga sconfitti alle elezioni rimanga sempre un magone. Noi l'abbiamo vissuta cinque anni fa, onorevole Sanna, l'abbiamo vissuta quell'era; un'era che io credevo superata. Capisco che lei possa avvertire, come unico rappresentante in questo Consiglio regionale della precedente Giunta, con tutto l'amore che lei può aver portato a quella maggioranza e a quella Giunta e a quel Presidente, un certo magone. Però, si metta l'animo in pace; oggi le cose sono cambiate, per fortuna nostra che siamo in maggioranza, ma credo di poter dire anche per fortuna dei sardi.
Lei ha avanzato un'obiezione che aveva già mosso altre volte. Guardi, c'era un solo modo per poter ottenere quello che voleva, e forse non lo avrebbe comunque ottenuto perché i numeri non gliel'avrebbero concesso, perché solo il Consiglio poteva in quella circostanza e con le opportune considerazioni che ha fatto il Presidente, optare per una possibilità diversa. Forse si sarebbe dovuti andare solo ed esclusivamente in Commissione bilancio; si è deciso, e credo che sia stato anche corretto, di investire invece anche le altre Commissioni. Voglio peraltro ricordare a tutti coloro che hanno partecipato ai lavori nelle Commissioni, anche a quelli che hanno sollevato accuse gravi, che certe volte non basta conoscere la lingua di un altro Paese, certe volte bisogna capirne anche i contenuti, la sintassi, la grammatica, ma soprattutto bisogna capire il modo di pensare che un popolo ha maturato in millenni di storia. Preciso che non mi voglio riferire necessariamente al collega Ben Amara, del quale ho poca conoscenza certamente, ma col quale comunque intrattengo rapporti cordiali come è giusto che avvenga in un'aula consiliare come questa. Quindi quando si decide di vivere in un Paese che non è quello di nascita, è opportuno anche rispettare usi, costumi e tradizioni.
In questo caso io consiglio di ascoltare anche ciò che il Presidente della Repubblica spesso e volentieri, ma ultimamente, negli ultimi giorni, ha chiesto al popolo italiano: una grande pacificazione, una pacificazione che non doveva essere limitata solo al momento del G8 (che poteva anche non essere condiviso dal collega Ben Amara), ma che certamente costituiva un invito a mantenere toni più calmi, più pacati. Credo pertanto che sia opportuno riportare buoni rapporti all'interno di quest'Aula, e anche fuori.
Siamo chiamati a discutere su un disegno di legge che con terminologia inappropriata abbiamo definito "collegato"; se l'avessimo almeno definito "modifica della legge finanziaria", probabilmente il Presidente avrebbe dovuto affidarlo a tutte le Commissioni o alle Commissioni di merito. Ma questa non è una modifica della legge finanziaria; finanziaria che ha tre mesi di vita, che ha avuto un iter molto veloce anche grazie all'opposizione, ma che ha contenuti diversi. Peraltro, a sei mesi dalle elezioni, ci ritroviamo con un programma regionale di sviluppo che deve essere affrontato e approvato e con una finanziaria che noi continuiamo ad augurarci, arrivi, assessore La Spisa, il più presto possibile in questa aula, e sarà il primo segnale vero della la voglia e della capacità di questa Giunta.
Ci sono dei segnali importantissimi che l'elettorato ha dato; forse noi non siamo stati ancora in grado di dare risposte immediate e adeguate, ed in questo credo che dovremmo impegnarci tutti quanti. Ma io, vedete, ho un'idea un po' diversa. Io credo che dobbiamo smetterla con le emergenze. C'è stato un giornalista importante che la settimana scorsa ha scritto: "Non dobbiamo diventare sudditi della dittatura del presente". Beh, guardate, noi in Sardegna (ma non solo noi, tutto il meridione d'Italia) stiamo soffrendo una grandissima dittatura del presente, proprio perché c'è scarsa attitudine a pensare all'indomani, al futuro. E su questo credo che dobbiamo cimentarci molto.
A noi interessa molto il rapporto con la opposizione (o con la minoranza, dipende dai punti di vista) ci interessa davvero tanto, perché solo in questo modo, e solo su grandi problemi concordati, potremo riuscire a venir fuori dalla stagnazione, dalle secche della miseria, della povertà, da tutti quei problemi per i quali avete un frasario straordinariamente importante, perché li avete definiti in tutti i modi. Non che non sia vero; è verissimo che ci sono problemi grossissimi dal punto di vista sociale, dal punto di vista economico, però non possiamo continuamente pensare di rimanere avvinghiati, ammanigliati a questo dramma, bisogna pensare più in là.
La stessa questione dell'ENI, che abbiamo affrontato, credo, congiuntamente, tutti quanti, ha richiesto tre giorni di confronto e dopo i tre giorni stanno iniziando di nuovo le schermaglie. Si è detto che, tutto sommato, non è stato ottenuto un risultato; ci sono già dei distinguo; ci sono già alcuni che incominciano a dire che è una "fregatura". Beh, io credo che non sia così. Possiamo però pensare veramente che il futuro del nord Sardegna, o il futuro dell'area industriale di Porto Torres debba essere rappresentato solo ed esclusivamente dalla chimica? Non ci sono alternative su questo? Non c'è uno sforzo da parte delle intelligenze, che in Sardegna non mancano (e in questo Consiglio regionale credo pure) per pensare a qualcosa di diverso? Insomma, se abbiamo questo limite tutti quanti, beh allora non lamentiamoci se rimaniamo schiavi della dittatura del presente e continuiamo a lavorare sulle emergenze. Emergenza in agricoltura, emergenza dell'industria, emergenza nel sociale, emergenza nella pubblica istruzione, e chi più ne ha più ne metta.
Non può essere così! Il nostro ruolo oggi non può essere questo (lo è stato forse per 25 anni), non può essere questo il ruolo dei consiglieri regionali, non può essere neanche quello di opprimere continuamente la Giunta su tutti i problemi più grossi, sulle richieste più, io dico, insignificanti. Tutti, io per primo, ci rivolgiamo alla Giunta per problemi che riguardano una famiglia, per problemi che riguardano una piccola azienda, per problemi che riguardano anche migliaia e decine di migliaia di commercianti, di artigiani, per i quali sono stati presentati due emendamenti in Commissione, dal Presidente della Commissione Rassu, che ora non vedo.
Certamente la richiesta è forte, certamente è forte, ma pensiamo veramente che a fronte di 50 milioni di euro di residui in quel comparto, e di 300 milioni di euro disponibili per aiuti alle imprese, in un momento come questo, a due mesi dalla finanziaria del 2010, noi possiamo utilizzare 35 milioni di euro (25 più 10) su un comparto che certamente soffre, ma che non è l'unico a soffrire? Guardate, io non sono per il buonismo, sono convinto anche che sia stato opportuno bocciare l'altro giorno il vostro ordine del giorno, perché le differenze si devono sempre vedere, si debbono marcare, non c'è niente da fare. Non possiamo comunque essere uguali; non lo vogliamo noi, ma credo che non lo vogliate manco voi. E però ci sono alcuni argomenti sui quali probabilmente bisogna dire basta, bisogna dire stop, bisogna sedersi, ragionare, lavorare.
Se c'è da modificare il Regolamento consiliare, onorevole Gian Valerio Sanna, ci sediamo e lo modifichiamo. Se c'è da modificare lo Statuto della Regione autonoma della Sardegna, piuttosto che scrivere una buona legge statutaria (forse sarebbe più opportuno, così lasciamo la storia al suo compito, e noi adeguiamo con nuove norme ciò che è possibile adeguare) lo facciamo. Ci dobbiamo proiettare più avanti! Io non condivido più queste schermaglie, che poi alla fine finiscono per deteriorare anche i rapporti fra le persone. Non facciamo questo errore. Io non sono una di quelle persone che vuole aggredire gli avversari politici, io sono uno che vuole costruire, ma dico di più: il Popolo della Libertà vuole costruire.
Però, siccome poi i partiti non si identificano solo col segretario di partito ma sono fatti anche dalle persone, e in questo caso si tratta di decine di milioni di persone, che come me e come i miei colleghi hanno la possibilità di parlare, di dire come la pensano, e beh, allora misuratevi con noi, non misuratevi col premier Berlusconi, non misuratevi con altri, non siete né all'altezza, né avete neanche la capacità. Misuratevi con noi!
Noi non abbiamo escort da difendere, non abbiamo proprietà immobiliari da difendere (magari ne avessimo!) noi siamo umili consiglieri regionali eletti, e per questo siamo qua, però siccome siamo qui in questa veste, lo siete anche voi. Allora qual è questa differenza? Ideologica? Ammesso che qualcuno di voi e di noi abbia ancora un'ideologia! Ci sono certamente dei fatti che possono essere rapportati a delle ideologie e che possono marcare quella differenza di cui abbiamo parlato, ma per tutto il resto cosa intendiamo fare? Continuare a condurre battaglie contro i mulini a vento: "voi avete ragione, noi abbiamo torto" e viceversa la volta successiva? Non è così che può funzionare!
Noi siamo impegnati a decidere che futuro disegnare per la Regione Sardegna con 8 miliardi di euro di manovra finanziaria all'anno, con 8 milioni di euro che arrivano dall'Unione Europea, del quadro comunitario 2007-2013, e con una marea di residui (ne ha parlato il collega Maninchedda nella sua relazione, ne ha parlato il collega Capelli) che ancora nessuno di noi è stato in grado di dire come possono essere recuperati. E non diteci che ci dobbiamo pensare noi; noi ci stiamo pensando ma abbiamo avuto solo cinque mesi di tempo per pensarci. Voi, vivaddio, avete avuto invece quattro anni e sei mesi per pensarci. E non sono bastati due Assessori, dei quali uno è un grande professionista che conosceva la materia. E dopo che l'ha affrontata? Il professor Pigliaru è tornato a casa e i residui sono aumentati di un miliardo.
E allora, possibile che su queste tre cose non riusciamo a ragionare? E' possibile che non si riesca a scrivere una norma che finalmente metta fine ad un sistema politico vecchio? Perché noi scontiamo certamente un'arretratezza burocratica; non siamo riusciti a formare nuove figure professionali. Gli Assessorati sono certamente uno strumento importante della politica, ma io vorrei capire quanti dei nostri funzionari regionali sono in grado di affrontare una materia importante come i rapporti con l'Unione Europea, se non con l'ausilio dei tantissimi pareri che vengono chiesti quotidianamente a destra, a sinistra, al centro: avvocati, commercialisti e quant'altro, avrebbe detto un nostro ex collega.
Ecco, se noi non ci misuriamo su questo terreno, e non riusciamo a capire che anche quelle poche norme che esistono in questo disegno di legge (che non vuole risolvere proprio un bel niente, ma sta solo cercando di tamponare la situazione), possono comunque dare un minimo di risposta (e guarda caso le risposte più dirette alle persone, e quindi ai cittadini sardi, sono contenute in questa norma) non faremo alcun passo avanti. Non possiamo continuare ad attardarci a discutere sulla "marchetta", se concedere il contributo alla compagnia de su pai atturrau, come dicono ad Oristano, possa essere utile o meno. Ma siamo seri! Il collega Uras probabilmente sa benissimo di che cosa sto parlando, ma non solo lui, a dire la verità, lo sanno in molti e lo sapete in molti!
Ma mettiamo un attimino lo stop, osserviamo il semaforo rosso e fermiamoci tutti, guardiamoci e vediamo chi è che deve passare per primo. Una risposta noi la stiamo dando anche con questo disegno di legge, la stiamo dando certamente ad alcune persone che soffrono, ad alcune persone che hanno delle necessità. Ma possiamo vivere con una Regione che per altri 5 anni non farà altro che dare risposte alle sollecitazioni, certamente importanti, dei singoli? Siamo destinati tutti gli anni a stanziare centinaia di milioni di euro per tamponare singole situazioni di necessità? Non è più tempo di interventi da tamponare. Bisogna veramente che operiamo valutazioni diverse.
Forse non sarebbe male se un giorno si decidesse di convocare una riunione di Consiglio al di fuori dalla discussione di qualsiasi disegno di legge, al di fuori dalla discussione di qualsiasi mozione, di qualsiasi interpellanza, di qualsiasi fatto concomitante come tanti ne stanno capitando! Oggi è una giornata drammatica per la Sardegna. Mi ha meravigliato molto che nessuno sia saltato su ad accusare l'Assessore dell'ambiente, a dire che siamo in ritardo, che non sono arrivati gli aerei, che non sono arrivati i soccorsi. Mi ha meravigliato molto e sono felice che non sia avvenuto, sono felice! Perché sono delle disgrazie che certamente non auspichiamo mai.
Allora, onorevole Ben Amara, lei non era presente quando l'ho citata (io quando cito un collega, guardi, lo faccio sempre a fin di bene, quest'Aula è testimone, qualche volta con ilarità, con sorrisi) ma la invito veramente a recepire meglio la nostra mentalità. Ho detto, quando lei non era presente, che non basta conoscere la lingua, bisogna guardarci in faccia, rispettarci, perché spesso e volentieri la lingua commette degli errori che magari non erano preventivati. Usiamo una terminologia sbagliata, quindi la invito per favore …
BEN AMARA (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Io sarei uno straniero…
DIANA MARIO (P.d.L.). No…no!
BEN AMARA (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Lei è nato qui, io ho scelto di vivere qui!
PRESIDENTE. Onorevole Ben Amara, la prego. Onorevole Diana, concluda il suo intervento senza rivolgersi all'onorevole Ben Amara.
DIANA MARIO (P.d.L.). Lo chiarirò successivamente.
Per concludere Presidente, io invito la minoranza a confrontarsi con noi su quei grandi temi che stanno a cuore certamente a loro, che stanno a cuore a noi, ma che credo stiano a cuore a tutti i sardi. Lavoriamo insieme, non sprecate il vostro tempo con 130 milioni di euro, non sprechiamo il tempo con accuse e veleni che non hanno nessun senso, impegniamoci tutti quanti, alla ripresa dalle ferie, per produrre veramente qualcosa di utile per la Sardegna e per i sardi.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Signora Presidente del Consiglio, signor Presidente della Regione, signori Assessori, colleghi consiglieri, io raccolgo l'invito del collega Diana al dialogo sulle regole, su alcuni temi fondamentali. Un dialogo che deve avvenire nella distinzione dei ruoli, nel rispetto reciproco, tentando di fare un'opposizione diversa anche da quella che avete fatto voi nella scorsa legislatura. Certamente anche oggi non interveniamo in merito al ritardo dei soccorsi, voi lo avete fatto, lo avete fatto in più occasioni in circostanze analoghe. Tra l'altro la discussione su questo disegno di legge, il disegno di legge numero 32, avviene in un momento veramente difficile, drammatico per la nostra Isola.
Abbiamo affrontato il problema qualche giorno fa, in sede di discussione della relativa mozione, il cui esame si è concluso fortunatamente con un ordine del giorno unitario. Il dibattito ha messo in evidenza proprio la drammaticità della crisi che vive la Sardegna, i 30 mila posti di lavoro in meno in un anno. Allora da più parti (è stato ribadito anche oggi) si è detto: non perdiamo tempo in mozioni, dedichiamoci al collegato, a quei provvedimenti legislativi che veramente possono offrire risposte concrete alla complessità della situazione. Poi abbiamo visto come la mozione, l'ordine del giorno unitario siano invece serviti concretamente anche per il risultato nel confronto con lo Stato e con l'ENI.
Oggi abbiamo la necessità di legiferare, il lavoro che non c'è in Sardegna, quello che possiamo contribuire a creare, la salvaguardia di ogni posto di lavoro esistente diventano centrali anche nella nostra attività politica e legislativa. Quei 20 mila sardi che hanno manifestato a Cagliari qualche settimana fa ci chiedevano proprio questo: ci chiedevano lavoro. Durante la discussione in Commissione e in Aula dell'ultima finanziaria, anche in risposta alle nostre sollecitazioni, ai nostri emendamenti relativi all'emergenza sociale e al lavoro, la Giunta ha deciso, insieme alla maggioranza, di rinviare ad un apposito disegno di legge collegato l'esame dei temi di più vasta portata che riguardano la crisi che investe la Sardegna e le conseguenti risposte.
E' stato detto che quella approvata è una finanziaria snella, senza norme intruse, in linea con la legge di contabilità. Più di un collega di maggioranza - ricordo l'onorevole Capelli - sottolineava addirittura l'inutilità della finanziaria come provvedimento legislativo omnibus, per dare invece dignità a proposte, disegni, progetti di leggi organici per materia. La legge finanziaria invece avrebbe dovuto accompagnare il bilancio, è stato detto, come strumento di adeguamento e di certificazione delle entrate, come classificazione delle uscite.
Ci avete invitato nella discussione generale sulla finanziaria ad essere come minoranza al vostro fianco per inaugurare questo nuovo metodo di legiferare e per realizzare, su testi di legge organici, un confronto fra maggioranza e opposizione. Un nuovo modo di legiferare che, si disse testualmente: "Contiamo di applicare fin dal prossimo disegno di legge collegato che questa maggioranza - andate a rileggervi quello che è stato detto in quella discussione - insieme a questa minoranza proporrà all'esame di quest'Aula". Invece, con una veloce scappatoia, avete inserito in questo disegno di legge tutte quelle norme che dovrebbero essere ampiamente discusse in provvedimenti di legge ad hoc, seriamente esaminate nelle commissioni competenti, sentite le rappresentanze sociali, sindacali, le autonomie locali, e quindi sono infine discusse e deliberate dall'Assemblea. Eppure in quella discussione sulla finanziaria affermaste che non vi sareste mai sognati, per esempio, di inserire in un provvedimento di questo tipo modifiche alla legge numero 31 del 1998.
E' vero, non l'avete fatto con la finanziaria, lo fate però ora con questo testo integrativo. Allora mi chiedo: dov'è il nuovo metodo, che poi dovrebbe essere la norma? Sentite cosa afferma l'Assostampa sull'articolo 8: "La Regione non riesce ad organizzare un ufficio stampa che, come avviene nella maggior parte delle regioni italiane, informi i cittadini sull'attività istituzionale dell'amministrazione in modo trasparente ed imparziale; è un provvedimento inaccettabile che non tiene in alcun conto la professione giornalistica, con le sue regole, la sua deontologia". Confondete quindi l'Ufficio stampa con l'incarico di portavoce; un grave errore che rischia di indebolire il prestigio dell'istituzione regionale.
E' vero, oggi il Presidente Cappellacci ha incontrato l'Assostampa, ha incontrato il Presidente dell'ordine dei giornalisti Peretti e ha confermato che nel collegato alla finanziaria sosterrà le loro soluzioni, però, insomma, la proposta della Giunta era questa e non era certamente in linea con quanto avete affermato allora, in finanziaria. Però ne parleremo quando affronteremo l'articolo 8.
E' difficile veramente, onorevole Diana, anche solo definire questo disegno di legge, perché è vero che la Giunta non ha presentato alla conclusione della manovra di bilancio alcun ordine del giorno che contenesse disegni di legge collegati, si è limitata invece ad approvare in Giunta una manovrina, veramente di dimensioni modeste, integrativa della finanziaria, con una massa davvero minima, se rapportata alla finanziaria stessa: 100, 120 milioni di euro. Non è una manovra di assestamento in senso tecnico, anche se modifica, e in alcune parti sostanzialmente, il bilancio approvato. Quindi non solo, il testo approvato dalla Giunta e arrivato in Commissione bilancio, all'esame congiunto per parti con le altre Commissioni di merito, non conteneva e non contiene le risposte auspicate ai problemi gravi ed urgenti per la Sardegna; anzi accontentava, ed accontenta, questo o quel settore, questo o quel particolare, secondo vecchi schemi clientelari, e lo fa in maniera disorganica ripercorrendo proprio quelle caratteristiche di provvedimento omnibus che, a parole, si dice di voler eliminare.
Soprattutto non vi era, nella proposta della Giunta, alcuna risposta concreta che lasciasse intravedere soluzioni complessive per le 330 aziende che hanno chiesto gli ammortizzatori sociali in Sardegna, per i 5000 lavoratori che non godono di coperture. Non vi sono ancora oggi risposte sufficienti per la crisi socioeconomica, in un momento che tutti giudichiamo drammatico, in presenza di una cassa integrazione cresciuta a dismisura negli ultimi mesi: più di 8000 sardi ne usufruiscono. Oggi la direzione regionale dell'INPS ci dice che nei primi sei mesi del 2009 le ore di cassa integrazione sono cresciute del 75 per cento, passando dai 3 milioni del 2008 ai 5 milioni e 296 mila dei primi mesi del 2009. Non vi sono quindi quelle risposte che tutti abbiamo auspicato; non sono contenute - se non attraverso gli emendamenti che noi abbiamo presentato e che sono stati concordati in Commissione - misure adeguate per la stabilizzazione dei precari o interventi concreti per le politiche del lavoro, nonostante il titolo di questo disegno di legge reciti tra l'altro "… per il superamento del precariato…".
Di fronte alle richieste che questa opposizione ormai presenta da mesi, da un lato l'emergenza e dall'altro la prospettiva, c'è stato il tentativo di un ulteriore rimando sia dell'una che dell'altra. In Commissione, anche grazie alla proposta di Gruppi politici di opposizione, abbiamo cercato di inserire alcune prime risposte, ottenendo parziale accoglimento ad emendamenti che comunque riteniamo abbiano già fatto, ma non ancora sufficientemente, cambiare fisionomia al disegno di legge.
C'è da stigmatizzare intanto, come detto, il metodo: non si può approvare una finanziaria che segua coerentemente le procedure della legge di contabilità e del Regolamento interno, e poi approvare un disegno di legge omnibus che, di fatto, modifica il bilancio - sia pure in modo disorganico, frammentario, inconcludente - senza il rispetto delle procedure regolamentari previste per le variazioni di bilancio e per le manovre di assestamento. E' un precedente che è bene non ripetere.
Non solo: non è stato chiesto, com'è prassi e come si dovrebbe fare in osservanza della legge, il parere del Consiglio delle autonomie locali, nonostante la norma contenga numerosi provvedimenti - ben ventiquattro commi - che riguardano, anche in maniera sostanziale, la vita degli enti locali. Eppure a parole, anche in maniera enfatizzata, nell'ultima seduta congiunta con il Consiglio delle autonomie locali, avete affermato la centralità degli enti locali, delle autonomie locali, nell'ambito del vostro programma di governo, nell'ambito della vostra metodologia. E' mancata in Commissione l'audizione dei sindacati, dei rappresentanti delle parti sociali, com'è consuetudine in ogni Commissione di questo Consiglio regionale prima di discutere ed esitare un progetto di legge. La maggioranza ha ritenuto di poterne fare a meno e noi non siamo d'accordo. Lo abbiamo detto in Commissione: quando si parla di lavoro, di organizzazione della Regione e quindi di lavoratori, di procedure da innovare, di sanità, di scuola, di attività produttive, di trasporti, è utile e giusto sentire quelle parti della società che più di altre rappresentano quei settori, muovendosi nella più ampia accezione del termine di partecipazione e di sussidiarietà da voi tanto declamato. Il Consiglio regionale poi, come sempre, svolge il suo ruolo legislativo e decidente che tiene conto di tutte le posizioni in campo.
Non va bene dunque il metodo, non va bene il contenuto di questo disegno di legge, seppure, com'è stato già detto, e come hanno avuto modo di affermare i relatori, sia stato già migliorato in Commissione; riteniamo infatti che questa manovra da 100 milioni abbia senso solo se è in grado di caratterizzarsi per le vere emergenze: il lavoro, le risposte ai lavoratori, a quelli che il lavoro non l'hanno più, a quelli che dobbiamo mettere in condizioni di crearselo. Queste risposte sono le uniche giustificazioni per un disegno di legge di questa portata. Diverse sono le condizioni irrinunciabili che, come ha detto l'onorevole Uras nella relazione, il disegno di legge numero 32 che discutiamo deve contenere perché sia trasformato in una legge capace di dare qualche risposta concreta ai cittadini sardi in un momento difficile per la nostra Isola.
Noi, come forza di opposizione, abbiamo continuato a proporre interventi che mirino a potenziare gli ammortizzatori sociali, alla stabilizzazione dei lavoratori precari, alla piena e definitiva attuazione nelle politiche del lavoro, alla messa in sicurezza delle scuole sarde, a colmare i danni provocati dal decreto interministeriale sulla scuola anche in Sardegna, con misure e risorse adeguate alla drammaticità della crisi. Fare questo vuol dire approvare una legge diversa da quella che ci ha proposto la Giunta; gli emendamenti che abbiamo presentato e che presenteremo puntano proprio a correggere l'inadeguatezza, l'inconsistenza della manovra della Giunta, con specifiche proposte operative.
Nel settore del lavoro precario, i nostri emendamenti sono stati determinanti per procedere a stabilizzare i lavoratori sia nell'ambito dell'Amministrazione regionale, degli enti e delle agenzie, sia in quello degli enti locali. Dobbiamo ora in Aula migliorare ancora quest'ambito, migliorare il testo, ampliare le garanzie. Per i lavori senza adeguate coperture, visto il numero di coloro che perdono il posto di lavoro, visto l'elevato numero di aziende in crisi, chiediamo un impegno ancora maggiore, con stanziamenti adeguati per la concessione di assegni di reinserimento lavorativo. Chiediamo che queste misure siano riconosciute anche al personale docente e non docente della scuola pubblica che verrà a trovarsi senza contratto per effetto della cosiddetta riforma della scuola.
L'unità tanto declamata, poi, deve trovare sostanza in azioni precise, per esempio recuperando e accelerando l'attuazione di quanto definito nella finanziaria del 2008 e con la legge regionale numero 20 del 2005. Andremo a riproporre i piani locali giovani, proposti ed attuati dai Comuni, finalizzati a creare occasioni di lavoro a favore di persone disoccupate che non abbiano superato i 35 anni di età.
Questa è la risposta all'emergenza. Vi è poi la prospettiva: il Programma regionale di sviluppo - lo attendiamo, assessore La Spisa -, il DAPEF, la finanziaria 2010, dovranno indicarci finalmente quali sono i vostri indirizzi strategici, quel progetto collettivo per la Sardegna che non abbiamo ancora visto. Non l'hanno visto i sardi, la maggior parte dei quali vi ha dato fiducia più che sul programma sulle promesse mancate del presidente Berlusconi. Ed anche il risultato ottenuto sulla chimica - importante per i lavoratori: la revoca della chiusura del cracking di Porto Torres - è minimale rispetto al contenuto dell'ordine del giorno unitario che abbiamo approvato in quest'Aula. Ora attendiamo fatti concreti, veri, di prospettiva.
Vedete, noi non crediamo che l'esame di questo disegno di legge possa essere disgiunto dall'attuale momento che vive la Sardegna, caratterizzato dalla crisi dell'industria, della chimica, ma anche dalle occasioni programmate per la Sardegna nella scorsa legislatura e non attuate in questi primi mesi: dal G8 a La Maddalena, alle opere collaterali di importanza strategica per le infrastrutture dell'Isola, la Sassari-Olbia, lo scippo dei fondi per le aree sottoutilizzate. Occorre quindi una svolta, dobbiamo essere tutti più autorevoli, probabilmente più credibili, più orientati al bene comune e meno al nostro particolare - anche il particolare della nostra area politica, del nostro partito, della nostra coalizione - più incisivi nel confronto con lo Stato.
La sottrazione dei fondi FAS - lo ricordava stamattina il presidente Floris - non si deve farla passare in maniera rassegnata: c'è stato un accordo, un patto sottoscritto per la Sardegna tra l'allora presidente Prodi e il presidente Soru che garantiva una quota del 12,61 per cento - che è l'analoga quota di riparto che c'è stata attribuita per quanto riguarda i fondi ad esclusiva disponibilità della Regione - dei fondi FAS nazionali. Questo accordo è stato cancellato dal Governo Berlusconi. Sono 4 miliardi di euro, 4 miliardi di euro in meno che dobbiamo rivendicare con forza.
E' veramente ben poca cosa, dunque, il risultato del 17 di questo mese, il 17 luglio. Cosa avete ottenuto? Un tavolo, un comitato per la Sardegna. Io credo che non abbiamo bisogno di ulteriori tavoli, di ulteriori comitati, abbiamo bisogno di risposte, di risorse, subito, e dobbiamo decidere insieme, pianificando e programmando come spenderle. Quando dunque proponiamo - e lo faremo anche in questo disegno di legge - la sottoscrizione tra Stato e Regione di un protocollo per l'attuazione di un piano straordinario per le politiche industriali in Sardegna e l'assunzione a questo fine di una quota delle risorse previste dalla riscrittura dell'articolo 8 del nostro Statuto, nonché di impegnare contestualmente l'ENI a non modificare la sua presenza industriale in Sardegna, fino a quando il piano non avrà esplicato i suoi effetti, diciamo in sostanza alla Giunta regionale: stiamo affrontando l'emergenza, ma contemporaneamente stiamo cercando di impostare la prospettiva. Però questo lo dobbiamo fare con una prospettiva concreta.
Allora inseriamo quell'impegno, quelle risorse in questa legge, per far capire che facciamo sul serio, per far capire allo Stato che la Sardegna fa la propria parte fino in fondo. Quantifichiamo le risorse, chiediamo allo Stato, anche attraverso questa legge, di fare a sua volta la propria parte. Predisponiamo il piano per l'industria, difendiamolo, non permettiamo all'ENI che divida la Sardegna, così come ha tentato di fare anche nell'incontro con la rappresentanza della Regione, come ha tentato di fare Scaroni, sicuramente cercando di assicurare un futuro a Macchiareddu, potenziandolo, e invece dicendo che per Porto Torres non vi era più una finalità, una scelta strategica per la chimica.
Riaffermiamo quindi la valenza strategica intanto del nuovo quadro delle entrate, che in maniera disinvolta alla Camera, qualche giorno fa, in Commissione bilancio hanno tentato di scipparci, e poi lavoriamo su progetti, orientiamo le risorse, non con finanziamenti a pioggia, ma su grandi piani operativi, su prospettive di sviluppo. Su questo noi siamo d'accordo, siamo d'accordo anche a impostare un dialogo concreto, a definire insieme, nel rispetto dei ruoli, il programma per la Sardegna, che cosa abbiamo in mente per la Sardegna tra vent'anni. Ecco perché, in sintesi, non condividiamo l'impostazione che la Giunta ha dato ad un disegno di legge che risponde più a interessi particolari che a una visione generale delle emergenze gravi, complessive della Sardegna.
Il testo in Commissione è stato migliorato, ma è ancora per noi assolutamente insufficiente; cercheremo, indicheremo, anche nella discussione sull'articolato, con proposte emendative quei punti essenziali che riteniamo possano veramente far cambiare fisionomia al disegno di legge. Ve li proporremo, aspettiamo anche le vostre risposte, cercheremo di cogliere anche l'apertura che ci sarà. Io credo che siamo ancora in tempo per migliorarlo, e vi attendiamo alla prova dei fatti.
Sull'evento luttuoso in territorio di Pozzomaggiore causato da incendio
PRESIDENTE. Informo i colleghi che mi è stata appena comunicata la drammatica notizia di un pastore di Pozzomaggiore morto carbonizzato nel Sassarese mentre cercava di mettere in salvo il suo gregge da un incendio divampato nelle campagne tra Bonorva e Pozzomaggiore. La vittima si chiamava Mario Piu e aveva 52 anni. Un'altra persona risulta dispersa fra Sindia e Pozzomaggiore, dove sono ancora in corso le operazioni di spegnimento. Sospendo pertanto la seduta in segno di lutto. I lavori del Consiglio riprenderanno martedì 28 luglio alle ore 10.
La seduta è tolta alle ore 18 e 48.
Allegati seduta
XXVII Seduta
Giovedi' 23 luglio 2009
Presidenza della Presidente LOMBARDO
indi
del Vicepresidente COSSA
indi
del Vicepresidente CUCCA
indi
della Presidente LOMBARDO
La seduta è aperta alle ore 10 e 26.
ZEDDA ALESSANDRA, Segretaria, dà lettura del processo verbale della seduta del 7 maggio 2009 (20), che è approvato.
Annunzio di presentazione di proposta di legge
PRESIDENTE. Comunico che è stata presentata la seguenti proposte di legge:
Meloni Francesco - Vargiu - Cossa - Dedoni - Fois - Mula: "Riforma del Servizio sanitario regionale". (44)
(Pervenuta il 20 luglio 2009 e assegnata alla settima Commissione)
PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interrogazioni pervenute alla Presidenza.
ZEDDA ALESSANDRA, Segretaria:
"Interrogazione Diana Mario, con richiesta di risposta scritta, sui danni alle colture causati dai cervi nella Provincia del Medio Campidano". (78)
"Interrogazione Dedoni, con richiesta di risposta scritta, sulla presenza della zanzara Anopheles in tutto il territorio regionale". (79)
"Interrogazione Locci - Diana Mario, con richiesta di risposta scritta, sulle problematiche inerenti la nomina di direttore dell'Unità operativa complessa di neurochirurgia". (80)
PRESIDENTE. Si dia annunzio delle mozioni pervenute alla Presidenza.
ZEDDA ALESSANDRA, Segretaria:
"Mozione Salis - Bruno - Uras - Agus - Barracciu - Ben Amara - Caria - Cocco Daniele Secondo - Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Sechi - Solinas Antonio - Soru - Zedda Massimo - Zuncheddu sulla necessità di approvare con la massima urgenza un provvedimento che vieti sotto ogni forma la costruzione di centrali nucleari in Sardegna e lo stoccaggio delle scorie altrove prodotte o derivanti da centrali in altri luoghi costruite, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento". (16)
"Mozione Salis - Bruno - Uras - Agus - Barracciu - Ben Amara - Caria - Cocco Daniele Secondo - Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Sechi - Solinas Antonio - Soru - Zedda Massimo - Zuncheddu sulla necessità di adottare misure straordinarie per avviare il superamento della drammatica crisi del comparto agro-zootecnico sardo, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento". (17)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la continuazione della discussione del disegno di legge numero 32/A.
Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Chiedo dieci minuti di sospensione in attesa che i colleghi arrivino in Aula.
PRESIDENTE. Poiché non ci sono opposizioni, sospendo la seduta alle ore 10 e 40.
(La seduta, sospesa alle ore 10 e 29, viene ripresa alle ore 10 e 41.)
PRESIDENTE. Riprendiamo i lavori.
Ricordo che i consiglieri che intendono prendere la parola devono iscriversi non oltre la conclusione del primo intervento.
E' iscritto a parlare il consigliere Porcu. Ne ha facoltà.
PORCU (P.D.). Signora Presidente, Assessori, onorevoli colleghi, oggi iniziamo la discussione generale del disegno di legge sulle norme urgenti nei settori economico e socio-sanitario. Io credo che, al di là delle parole che sono state spese dai relatori, la definizione migliore e sintetica di questo provvedimento sia stata data dai sindacati che hanno espresso il loro parere ieri nel corso di una conferenza stampa, riportata anche dai giornali.
I sindacati hanno fornito una valutazione di questo provvedimento definendolo come un'espressione di una serie di provvedimenti "a pioggia", emanati per pagare promesse elettorali. Non è una definizione della minoranza, è la definizione di quello stesso sindacato che, a più riprese, in queste settimane la Giunta e il Presidente della Regione hanno chiamato a sé per una vertenza, anche riconoscendo fino in fondo lo spirito unitario e il sostegno dato alla vertenza sulla chimica nei confronti dello Stato e dell'ENI.
Sull'accordo siglato a Roma il 21 tornerò nel corso del mio intervento, ma credo che sia interessante notare che la valutazione espressa dal sindacato, smentisce anche nel metodo la Giunta perché conferma che non c'è stata concertazione alcuna su questo provvedimento. Diciamo che la dichiarazione dei sindacato conferma, sia nel metodo sia nel contenuto, quanto è stato dichiarato a più riprese in Commissione dalla stessa minoranza. La maggioranza si è difesa, si è trincerata, aveva sostenuto che la concertazione realizzata nell'arco della discussione sulla finanziaria 2010 era una concertazione sufficiente, noi abbiamo sempre ritenuto che non lo fosse, anche alla luce di un provvedimento che certamente è disorganico e certamente non risponde sufficientemente alle emergenze economiche e sociali della nostra Regione.
Noi avevamo indicato una via maestra, Assessore, l'avevamo richiamata sui pericoli di contraddire voi stessi nell'auspicio di non presentare più norme omnibus e disorganiche leggine in quest'Aula, avevamo suggerito di avviare prontamente la discussione e l'approvazione del Piano regionale di sviluppo per poi arrivare a settembre con una finanziaria 2010 che accanto a poche norme urgenti sul precariato, sul sociale, su misure di sostegno a chi soffre maggiormente le conseguenze della crisi economica, potesse finalmente mostrare i primi interventi strategici per lo sviluppo di questa Regione.
Si è scelto, dobbiamo notare, con rammarico ancora una volta, la strada del rinvio, si è scelto ancora di rinunciare alla messa a punto di un progetto strategico di rilancio complessivo.
Dobbiamo riconoscere, purtroppo, che dopo quasi sei mesi dalle elezioni non abbiamo ancora idea di quale sia il progetto di questa maggioranza, di questa Giunta, per la Sardegna. Si continua con questo disegno di legge, la politica dei pannicelli caldi, dei piccoli favori (ne citerò alcuni espressamente nel corso del mio intervento), di norme a pioggia, disorganiche, disperse in una miriade di piccoli interventi destinati a soddisfare richieste di persone, di imprese, di soggetti a volte anche istituzionali, ma certamente non in grado di dare alcuna risposta alla grave crisi che oggi è in atto.
Il rischio è di tornare al passato, un passato non recente, in cui le leggi finanziarie diventavano le risposte ad una serie di richieste, costituendo un insieme di norme, di micro norme assolutamente disomogenee. Quindi io direi che oggi abbiamo il sospetto, il forte sospetto che quella che avete portato alla discussione di questo Consiglio, di questa Aula, più che una norma urgente sia un vero e proprio manifesto politico, la certificazione di una filosofia di governo che sceglie di non governare e che fa del rinvio un atto, cioè che si accontenta, blandisce, promette, per tornare sempre al punto di partenza.
Io credo che anche la vicenda della chimica di ieri sia significativa: abbiamo un Governo nazionale che con la mano sinistra - quella dell'amministratore delegato dell'ENI, Scaroni - minaccia di chiudere gli impianti del cracking e con la mano destra - quella di Scajola e quella benevola del Presidente del Consiglio Berlusconi - invece sospende quel rinvio. Alla fine di questa chiamata alle armi, alla fine di questa promessa che si somma alla promessa, si torna al punto di partenza, a quello in cui eravamo lo scorso mese di gennaio, cioè si torna a un impianto che va avanti per proroghe, che va avanti per manutenzioni, senza che sia stato compiuto alcun passo avanti, senza che ci si sia stato alcun rilancio del settore chimico e del settore industriale in Sardegna. Per entrare nel merito del disegno di legge, il disegno di legge prevede circa 113 milioni di nuovi stanziamenti, una quantità di stanziamenti non piccola se consideriamo che la massa manovrabile di una finanziaria non ammonta a più di 7-800 milioni di euro.
Bisogna notare che di questi 113 milioni di euro, ben 10 sono di sole consulenze, consulenze che riguardano la comunicazione, la promozione, le campagne pubblicitarie, l'educazione alimentare, la partecipazione a fiere, osservatori, prosecuzioni di osservatori, divulgazione di manuali, studi e monitoraggi di qualità delle acque, studi e monitoraggi di difesa del suolo, scuole, indagini sull'emergenza archeologica, festival cinematografici, pubblicazione di opere di particolare pregio, premi, per non citare poi, il capolavoro contenuto nell'articolo 8: l'ufficio stampa della Presidenza della Giunta. Quindi 113 milioni - una cifra che poteva essere forse importante se mirata, se destinata a poche misure urgenti - vengono dispersi in mille rivoli, di cui una parte consistente in consulenze.
E' un disegno di legge che tratta una vasta quantità di materie: vengono apportate 23 modifiche alle leggi finanziarie 2006, 2007 e 2008: vengono apportate diciassette modifiche, in parte ridotte con alcuni interventi in Consiglio sulla finanziaria esitata nel mese di maggio. Vengono apportate modifiche a sei diverse leggi di settore che riguardano materie di competenza di sette diverse Commissioni consiliari. Noi ancora oggi non abbiamo capito di cosa stiamo discutendo: non è un collegato, non è un insieme di norme di settore, non è una manovra bis. Certamente abbiamo inaugurato con questo disegno di legge - e mi rivolgo anche alla Presidenza del Consiglio - un percorso non virtuoso; lo hanno segnalato anche i Presidenti di Commissione.
Le Commissioni sono state esautorate dei loro poteri, purtroppo, con l'avallo della Presidenza del Consiglio; non hanno potuto esprimere pareri, non hanno potuto svolgere audizioni e le conseguenze le vediamo anche nelle dichiarazioni del sindacato oggi, pur essendo in presenza di un testo normativo ampio per materie trattate. Io voglio però entrare nel merito e al di là dei proclami di questa maggioranza, dimostrare come anche in questo testo venga certificata, per esempio, la subalternità e la remissività nei confronti dello Stato, di questa Giunta regionale. Cito subito un esempio che può apparire secondario; non è stato richiamato dai relatori di maggioranza e minoranza, ma credo che sia importante.
In questo disegno di legge crescono di 972 milioni di euro le autorizzazioni a accendere nuovi mutui, più del 70 per cento di quanto stabilito due mesi fa. Il motivo che è stato addotto in Commissione è che saremmo in presenza di un rilievo formale della Corte dei conti circa l'anticipazione delle entrate nell'ambito del bilancio pluriennale. Abbiamo chiesto informazioni su questo rilievo: non c'è traccia. Allora, diventa molto difficile comprendere perché in presenza di maggiori entrate a valere sul 2010 pari a 1.600 milioni di euro, non siano stati nelle condizioni di attendere serenamente la finanziaria di settembre e, nel caso di un rilievo formale della Corte dei conti, prevedere che quelle maggiori entrate venissero utilizzate in maniera più lineare, senza fretta, e senza anticipare sentenze a copertura della riduzione del disavanzo. Allora, questo non è stato fatto e purtroppo il sospetto, Assessore, il sospetto è che ci si voglia mettere nelle condizioni di parare qualsiasi evenienza, anche quella di un Governo nazionale che decidesse precipitosamente con un colpo di penna, di cancellare quella vertenza a cui lei stesso ha partecipato nel 2005, che consegna oggi alla libera scelta della nostra Regione, alla nostra autodeterminazione, 1.600 milioni di euro di nuove entrate.
Questo sospetto diventa un sospetto che si aggrava, se non una prova provata, quando nel decreto anticrisi approvato dal governo pochi giorni fa - e che deve essere tradotto in legge nei prossimi 60 giorni - si prevede, Assessore (e non ho sentito nessun esponente della maggioranza o della Giunta regionale lamentarsi o chiamare a raccolta i sardi su questo) una sostanziale revisione dei meccanismi che regolamentano i rapporti finanziari tra Stato e Regioni. Secondo questo decreto anticrisi (mi rivolgo a quei colleghi che ogni tanto ci richiamano a nuovi statuti, facciamo questi appelli, al nuovo Statuto, ma non siamo capaci neanche di difendere lo Statuto attuale), secondo questo decreto anticrisi, basterà un decreto della Presidenza del Consiglio, assessore La Spisa, per modificare il regime delle entrate creando (e in questo caso lo ha già fatto) fondi a gestione statale; in questo caso viene creato un fondo di gestione statale per trecento milioni.
Oggi cominciamo a sottrarre risorse alle Regioni autonome creando un fondo da trecento milioni e domani cosa succederà, cosa continueremo a sottrarre? Qual è l'esempio che ci viene dato oggi? Quello dello scenario, di un federalismo alla rovescia che proprio nell'ambito della revisione federale dello Statuto anticipa una revisione in senso antifederale, una contraddizione, una violazione palese, formale del nostro Statuto, rispetto alla quale non abbiamo sentito alcun esponente della maggioranza o alcun esponente di questa Giunta stracciarsi le vesti.
In questo contesto, assolutamente lesivo della nostra autonomia, non era proprio possibile fare niente di diverso? Non era possibile, in maniera formalmente ineccepibile (l'avremmo sostenuta) e prudenziale, utilizzare nuove entrate nella finanziaria 2010, utilizzare nuove entrate per coprire eventuali osservazioni della Corte dei conti? Ecco, io credo che quando chiediamo e chiamiamo a raccolta il popolo sardo, dobbiamo ricordarci di chiamarlo a raccolta non per situazioni difensive, per diritti sacrosanti già sanciti come quelli di una vertenza che riguarda la chimica, rispetto alla quale l'ENI non può scappare con la cassa piena e i veleni e il disastro ambientale, ma anche su questi argomenti.
Cito un altro esempio. Noi rinunciamo, in questo testo, alla rinegoziazione del patto di stabilità. L'Assessore ci aveva garantito in Commissione che sarebbe stato il paladino della revisione del patto di stabilità, che sarebbe andato vis a vis dallo Stato e avrebbe chiesto di liberare le province e gli enti dai pesanti vincoli del patto di stabilità. Avevamo scritto insieme una norma importante che vi leggo, che tutti avevamo approvato e aveva approvato la maggioranza: "Le province e i comuni assoggettati al rispetto del patto di stabilità interno devono escludere dal meccanismo di calcolo i pagamenti di spese in conto capitale finanziati con risorse assegnate alla Regione". Questo doveva liberare oltre 300 milioni di euro, forse anche di più, di risorse assegnate alla Regione e facilitare la spesa da parte degli enti locali. Era l'inizio di una rivendicazione, a cui avevamo dato il nostro assenso, Assessore. Qual è il risultato? Il risultato è che voi oggi scegliete, con una scorciatoia, di cancellare questo comma e di tornare indietro al punto di partenza, e lo fate all'articolo 1, comma 10, lettera d). Viene cancellato questo alzare il tetto di spesa degli enti locali.
Ancora una volta siamo di fronte ad un esempio di federalismo alla rovescia, un esempio di subalternità nei confronti dello Stato, una rinuncia a battersi per i diritti veri dei sardi, che sono quelli di poter gestire le proprie risorse, di poterle gestire liberamente. In questa finanziaria si fanno norme per gli amici - mi dispiace dirlo - che in questo contesto appaiano non solo inadeguate, ma imbarazzanti. Io non vorrei usare la parola "oscene", ma sono imbarazzanti. Io mi vergogno di avere oggi in questo disegno di legge, che comunque è un disegno di legge di questo Parlamento, un comma il quarto dell'articolo 1, che in un contesto di crisi, in un contesto in cui facciamo fatica a trovare i fondi per il precariato, facciamo fatica a trovare fondi per chi perde il posto di lavoro e sostenerlo, riduce del 50 percento la tassa sulla caccia, portandola a 50 euro, 25 euro in meno.
Scegliamo oggi, in un contesto di crisi, dove c'è stato detto più volte di non avere i soldi e le risorse per chi soffre, per chi perde il lavoro, per chi sta peggio, di alleggerire il prelievo sui cacciatori. Ricordandoci, Assessore, che questa norma che io definisco oscena si riferisce non a una tassa, ma a un mero rimborso spese per il costo sociale e pubblico della caccia. Un costo ambientale certamente, ma anche un costo legato alla sorveglianza, perché ogni giornata di caccia ha un costo di svariate decine di migliaia di euro, in sorveglianza, in guardie del corpo forestale che devono vigilare sull'ambiente e sulla incolumità delle persone.
In questa finanziaria ci sono anche norme più spicciole, ci sono anche 100 mila euro di stanziamenti per la gestione e il funzionamento del padiglione etnografico della Cittadella dei musei di Cagliari. Non so perché quella di Cagliari, che è la mia città e mi fa anche piacere, ma non so perché non sia stata scelta quella di Sassari, di Nuoro, di Oristano, o di Iglesias. E' un altro esempio di un modo di legiferare assolutamente disorganico. Su questo speriamo di ottenere risposte, Assessore, perché è la dignità di questo Parlamento che ci rimette, è la validità e il valore di quegli appelli all'unità, le grandi battaglie del popolo sardo che ne fanno le spese, la credibilità dei vostri proclami che ne fa le spese.
Vorrei ora leggere la "chicca delle chicche", che è il comma 1, articolo 8, sull'ufficio stampa, dove, con un colpo di mano, la Giunta cancella i commi precedenti e chiede mano libera. Chiede mano libera, chiedendo cosa? Che si possa formare un ufficio stampa con un numero di collaboratori non superiore a 12 (oggi sono 7) e quindi aumentare l'organico dell'ufficio stampa in un contesto di crisi. E come? Ma, è semplice, come? Fissando dei criteri che stabilirà la Giunta. Quindi i criteri per l'acquisizione, la composizione e l'organizzazione dell'ufficio, e quelli per la determinazione del trattamento economico, sono stabiliti con delibera della Giunta regionale. Non si sa chi farà parte di questo ufficio, ne potrà far parte chiunque, anche un non giornalista, non si capisce che fine faranno i giornalisti storici di quell'ufficio. E poi, come mano libera finale, il Presidente della Regione può avvalersi di un portavoce, scelto di nuovo con le modalità di cui sopra, cioè senza dover osservare alcun criterio, tra tutti i dipendenti dell'amministrazione regionale o attingendo anche all'esterno. Si sarebbe fatto prima a dire: "Dateci mano libera, vogliamo fare quello che ci pare, e vogliamo stravolgere una istituzione storica, come l'ufficio stampa, senza dover rendere conto a nessuno".
Allora è del tutto evidente, colleghi, che di fronte ad un articolato così disomogeneo, di fronte ad un provvedimento così palesemente inadeguato rispetto alla crisi potevamo, come ha ricordato bene il relatore di minoranza onorevole Uras, condurre un'opposizione durissima. Avevamo argomenti abbondanti per rinunciare a qualsiasi confronto, rinunciare a entrare nel merito, rifiutare pregiudizialmente di entrare nel merito: invece abbiamo scelto di agire diversamente, abbiamo scelto di condurre un'opposizione di governo, abbiamo cercato di cogliere anche in questo provvedimento l'occasione per fare delle cose utili per chi, oggi, soffre, per il precariato, per chi è privo di ammortizzatori sociali. Ma vi chiediamo di iniziare a discutere, quanto prima, delle grandi scelte del futuro, e di alzare la testa finalmente nei confronti dello Stato.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Mario Floris. Ne ha facoltà.
FLORIS MARIO (Gruppo Misto). Signor Presidente, colleghi del Consiglio, la finanziaria 2009 ha sanato, come tutti sappiamo, le incongruenze che avevano generato fondati dubbi sulla legittimità e sulla regolarità dei conti della Regione, e ha contemporaneamente messo in campo i più urgenti interventi per affrontare l'emergenze. Per conseguire questo obiettivo anche l'opposizione ha dato, con disponibilità, il proprio contributo.
Con questo provvedimento si vuole portare a compimento questo processo e gettare così le basi per il futuro, quando affronteremo i progetti delle riforme e dello sviluppo, i due capisaldi - lo ricordo ai miei colleghi della maggioranza - del programma di questa maggioranza, e delle aspettative dell'intera regione, e dell'intero popolo sardo. Dobbiamo perciò affrontare il dibattito, il confronto delle questioni, oggi alla nostra attenzione, guardando agli appuntamenti che ci attendono sul fronte del progresso, delle istituzioni, dello sviluppo socioeconomico della Sardegna, in un contesto più ampio, nazionale, europeo e mondiale.
E' vero, la Sardegna è una piccola entità geografica e territoriale nell'ambito planetario, ma è un'entità politica, storica e culturale di natura strategica in Europa e, per i rapporti dell'Occidente verso i paesi afroasiatici, non solo di natura economica. La Sardegna è la cerniera tra l'Europa e il continente africano. Questo ruolo c'è sempre stato riconosciuto non solo dal momento in cui, in seno alla Comunità Europea, si ponevano le basi del Mediterraneo, come area di libero scambio, con l'appuntamento fissato nel 2010 che ormai è alle porte. Il programma EMPI, del quale si parla in questi giorni, è l'angiporto di questo processo. Argomenti in questione, signor Assessore, colleghi, di grande dimensione, di rilevanza, interesse e importanza per la Sardegna, che alla luce di quanto è avvenuto e sta avvenendo, anche in questo panorama della chimica e dell'energia, meritano una digressione rispetto ai temi contingenti del collegato, e un'attenzione particolare proprio in tale contesto, soprattutto per essere coerente e conseguente all'assunto che abbiamo fatto in premessa.
Non vorrei, infatti, che, dopo il G8, ci venisse sottratto il ruolo primario della Sardegna, attore nell'area di libero scambio del Mediterraneo, con la nostra zona franca integrale, e che il metanodotto dall'Algeria considerasse la Sardegna come semplice servitù di passaggio, sottraendoci dopo la chimica un'altra irrinunciabile opportunità di sviluppo. Il mio è un grido d'allarme che vorrei venisse raccolto e valutato non solo e non tanto come problema che riguarda la maggioranza, ma come questione che interessa tutti: il mondo della politica, il mondo dell'economia e tutta la comunità sarda.
Il primo piano, fatto dal Corriere della Sera del 21 luglio sul Forum economico finanziario per il Mediterraneo, registra dichiarazioni e impegni del Governo che gettano una luce sinistra sulle speranze della Sardegna di essere protagonista nel Mediterraneo. Preoccupano soprattutto le dichiarazioni del ministro Scajola che ha rilanciato la proposta di fare dell'Italia, grazie alla sua posizione geografica, una piattaforma di scambio e transito di energia, soprattutto di quella che viaggia per gasdotti ed elettrodotti (un "bus del Mediterraneo all'Europa", così lo ha definito il Ministro) ed ha particolarmente sottolineato l'importanza sia del gasdotto GALSI che collegherà l'Algeria al Nord d'Italia attraverso la Sardegna sia di quello ITG che consentirà di accedere attraverso Grecia e Turchia alle risorse di metano nel Caspio. Al ministro Scajola si è aggiunto l'amministratore delegato dell'ENI Paolo Scaroni che ha preso a sottolineare come l'ENI sia leader internazionale sia in Algeria sia in Libia e che le risorse mediterranee, come quelle dei paesi africani, sono molto più vicine all'Europa rispetto alle altre, dimenticando che l'energia è il fattore determinante delle diseconomie delle imprese in Sardegna, comprese quelle a gestione ENI.
Credo che questo dell'energia e quello della chimica, anche in funzione delle aperture previste nell'area di libero scambio del Mediterraneo, siano i temi che con le emergenze debbano essere affrontati con la necessaria urgenza e determinazione sul fronte dell'economia, unitamente a quello dei trasporti, dell'industria e delle infrastrutture materiali e immateriali che sono alla base dell'intero sistema produttivo isolano. Questi concetti, questi problemi, non devono rimanere semplici enunciazioni, bisogna passare dalle parole ai fatti in tempi veloci e certi. Noi non possiamo attendere questo teatrino; i tempi della politica devono adeguarsi e sincronizzarsi con i tempi del progresso e della modernità, e i segnali inviati in questi mesi dalla maggioranza del Governo regionale indicano con chiarezza un cambiamento concreto nel metodo e nei contenuti. Nel metodo si è tornati alla funzione sociale solidale della politica, al dialogo, al confronto, all'ascolto, alla condivisione di problemi, delle scelte e delle soluzioni, nei contenuti si sono messi in campo i problemi, le necessità, le urgenze, le prospettive, le risorse, i rapporti tra i soggetti istituzionali, tra questi e la società civile, il mondo dell'economia e i fattori dello sviluppo e della crescita civile. Il tutto per dare alla Sardegna e ai sardi un futuro migliore.
Ma qui è necessario che ci agganciamo a questo nuovo modello di sviluppo, con il quale questa maggioranza intende aggredire e sconfiggere il male tremendo della disoccupazione. Questo impone non più questo tipo di interventi ma impone di canalizzare tutte le risorse di cui possiamo disporre verso settori mirati. Definire una nuova e diversa politica dello sviluppo per la Sardegna richiede coraggio, capacità e volontà di cambiare con interventi precisi e concreti, capaci di farci partecipare allo sviluppo in settori dai quali siamo fuori o che ci vedano soltanto come protagonisti passivi. E' un discorso di specializzazione, necessario perché la Sardegna possa ritagliarsi piccole ma significative fette ma ad alto valore aggiunto nel mercato internazionale. Dobbiamo allora attrezzarci verso questi obiettivi e sostenere il nostro sistema economico, indirizzando gli interventi verso quei settori che riteniamo strategici al nostro sviluppo.
Con l'Italia impegnata a stare in Europa, con lo smantellamento che c'è stato di quelle strutture, di quei soggetti pubblici (come sta avvenendo in questi giorni) che erano chiamati al ruolo di enti promotori del nostro sviluppo, su cui era incentrata l'ossatura del nostro sistema economico, invece di razionalizzare e ricondurli al loro ruolo istituzionale, la Sardegna si ritrova un'economia in difficoltà e un esercito di disoccupati. Viviamo quest'epoca di straordinari cambiamenti, mutamenti, si è passati dall'età della prevedibilità (sono concetti che abbiamo già espresso anche in quest'Aula) all'età dell'incertezza. Quella attuale non è più una società dai lenti mutamenti, è una società dai mutamenti rapidi, sui quali è necessario intervenire minuto per minuto.
La nostra economia dunque deve poter competere sul mercato globale, deve poter cogliere le opportunità di partecipare ad accordi con grandi operatori internazionali, ciò significa non solo avere maggiori dimensioni ma anche possedere tecnologie ed informazioni. In questo contesto, verso tali obiettivi, si impone l'urgenza di istituire la zona franca integrale, intesa in senso moderno, all'interno di un organica strategia di governo dello sviluppo con particolari agevolazioni ed incentivi strutturali come l'abbattimento dei costi energetici, l'agevolazione del costo dei capitali al momento dell'insediamento, dei carichi fiscali del ciclo produttivo, lavorazione al netto delle imposte di fabbricazione e di quelle di scambio e di consumo nella commercializzazione.
Signor Assessore e colleghi del Consiglio, esiste in Italia un nuovo decreto, Berlusconi lo ha definito una specie di "Tremonti ter"; il "Tremonti ter" favorisce le imprese che investono in macchinari, incentiva il rientro dei capitali dall'estero, dal Lussemburgo, dalla Svizzera, dai paradisi fiscali, sono tutti provvedimenti a favore del Nord d'Italia, perché non mi risulta che noi abbiamo aziende che si occupino di macchinari o che abbiano esportato forti capitali.
La Sicilia chiede, con decreto anticrisi, una fiscalità di vantaggio, sappiamo che le normative comunitarie accettano gli incentivi se riferititi a tutto il territorio nazionale. Sappiamo anche che la fiscalità di vantaggio ben si adatta alle nostre esigenze, a quelle esigenze che appartengono alle regioni insulari, come è avvenuto con il trattato di Amsterdam e di Nizza e con lo stesso Governo italiano, posto che Berlusconi ha riconosciuto la valenza dell'insularità nei confronti della Sardegna.
Allora bisogna che noi interloquiamo con la Commissione europea per definire una cornice all'interno della quale il riconoscimento dell'insularità prenda corpo e sostanza, se no rimane una semplice enunciazione di principi senza risvolti concreti. Esistono 27 miliardi di fondi FAS nazionali, suddivisi per l'85 per cento al Sud, per il 15 per cento al Nord; queste risorse sono state bloccate e destinate ad altre finalità. Lo scopo è sempre quello di realizzare grandi infrastrutture, reti viarie, ferrovie, telecomunicazioni, ricerche; rimane inalterato l'equilibrio che ci deve essere tra il Nord e il Sud per poter accedere a queste grandi opere.
Il Governo ha scelto quindi, strategicamente, una quota per le grandi infrastrutture e una quota per l'emergenza sociale in presenza della crisi. I fondi sono in capo alla Presidenza del Consiglio dei ministri; per le infrastrutture si è scelto il ponte sullo stretto di Messina, la Palermo-Messina, la Reggio Calabria-Cosenza e quant'altro. La Sardegna ha zero! Sulla Legge obiettivo si finanzia il MOSE di Venezia, l'area metropolitana di Napoli, la Palermo-Catania, l'area metropolitana di Parma, di Roma, la Sardegna ha zero! La Sicilia si lamenta dei fondi FAS, vuole una manovra finanziaria con una fiscalità di vantaggio, ma è 10 volte posizionata meglio di noi, 1000 volte posizionata meglio di noi! I nostri fabbisogni sono noti ma vanno portati all'attenzione del Governo attraverso l'intesa istituzionale di programma.
Occorre quindi un'attività che deve essere anche un'attività di lobby, una proposta organica per inserire la Sardegna nelle politiche di sviluppo, nella legge obiettivo, nei fondi FAS, nei grandi interventi di cui beneficiano le grandi industrie internazionali, dall'ANAS alle ferrovie dello Stato. Questo noi dobbiamo farlo! Non possiamo limitarci a dire che esiste un Comitato, come vedremo.
Secondo punto, Assessore: come ci stiamo attrezzando e come si sta attrezzando la Sardegna per affrontare le conseguenze del federalismo fiscale? A mio giudizio occorre uno studio di impatto accurato e pronto, uno studio che verifichi in positivo e in negativo le conseguenze del federalismo fiscale. Molti giornali, in questi giorni, affermano che la Sardegna non deve prendere una lira, altri giornali, e autorevoli esponenti del Governo nazionale, sostengono che la Sardegna, insieme alle altre Regioni a Statuto speciale, deve restituire allo Stato da 500 milioni di euro a un miliardo di euro. Allora è evidente che noi ci dobbiamo attrezzare. Ma per rimettere in ordine che cosa? A mio giudizio la nostra governance interna: noi abbiamo le intelligenze e le persone; occorre un monitoraggio pilotato, senza indulgere, come ho visto e letto sui giornali, sul comitato di rapporto Stato-Regione. Questo comitato esisteva già, esisteva col Governo Prodi - e c'era Prodi, c'era Soru, e c'era Letta - adesso c'è Berlusconi, c'è Cappellacci e c'è Letta, ma noi non abbiamo bisogno di questo, abbiamo bisogno di ben altro, e dobbiamo fare in modo che le nostre richieste siano puntuali e suffragate da dati ineccepibili.
Noi non abbiamo niente a che vedere col federalismo delle altre Regioni italiane: la nostra è storia, non è attualità, è la storia di un popolo e di una Nazione, con la sua identità, la sua lingua, il suo isolamento geografico, la sua apertura al mondo. Dal primo Novecento, il federalismo e l'Autonomia della Sardegna sono stati una costante culturale e una passione politica dei nostri padri costituenti; non è un federalismo ottriato quello che vogliamo noi, di stampo albertino, concesso dallo Stato benevolo, ma un federalismo pensato e costruito da noi insieme a tutti gli enti locali della Sardegna. Quindi, il federalismo non può essere un atto di geometria istituzionale, non si può ridurre a meccanismo di trasferimento di competenze e poteri, perpetrando in modo diffusivo il sistema centralistico dello Stato.
Anche la questione sarda rischia di adagiarsi nelle anticaglie della storia - io lo vedo, ci sono resistenze - se non saremo pronti a raccogliere la storia delle riforme, che deve essere la storia di questa maggioranza e di questa Regione. Occorre maggiore consapevolezza nel portare avanti le riforme istituzionali, non possiamo ancora oggi assegnare allo Statuto la rotta verso il futuro: in sessant'anni esso ha dato alla Sardegna dignità, ruolo, ma non ha esaltato i valori reali dell'Autonomia.
Lo Statuto va rivisitato e va rivisitato in fretta, è inutile che ci siano forze frenanti, alla luce soprattutto del grande processo di unificazione europea e della globalizzazione. I tempi nuovi impongono strumenti nuovi, la Sardegna deve istituzionalmente ritagliarsi un ruolo di più forte autonomia e partecipazione nello scacchiere internazionale. Non possiamo subire questo tipo di federalismo, la nostra insularità è la nostra storia, è la nostra autonomia, è la fonte della nostra identità, è un fattore primario di cui lo Stato deve tener conto nel prefigurare i livelli federativi; ecco perché io dico: state attenti alle enunciazioni, quando si fanno le enunciazioni, perché se si vuole portare avanti una battaglia per la Sardegna, questa battaglia va condotta fino in fondo a costo di scontrarsi con gli interessi e con i partiti italianisti e nazionali; dobbiamo essere conseguenti a quello che diciamo.
Si tratta di dare peraltro la giusta interpretazione al trattato di Amsterdam e di Nizza affinché si riconosca l'insularità come fonte di svantaggi strutturali permanenti, così si evita anche di assegnare i fondi su basi puramente statistiche per adeguarli alle specificità delle regioni insulari: è un riconoscimento che chiediamo non solo all'Unione Europea ma al Governo nazionale, allo Stato italiano. Siamo convinti che su questi obiettivi, se sono sinceri e lineari, occorra il coinvolgimento di tutte le forze politiche e sociali: non è una battaglia di pochi né di parte, tutto il popolo sardo credo che si sentirà partecipe di questa nuova, importante fase storica della nostra autonomia.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Vargiu. Ne ha facoltà.
VARGIU (Riformatori Sardi). Signor Presidente e colleghi del Consiglio, non voglio utilizzare per intero i venti minuti concessi a ciascun intervento; cercherò di trasmettere a questo Consiglio alcune sensazioni, in parte riguardanti la legge che abbiamo in discussione in Aula, in parte che riguardanti l'atteggiamento complessivo con cui il Consiglio la sta affrontando e le opportunità politiche che questo comporta, a nostro avviso.
Sulla legge attuale, badate, colleghi, siamo perfettamente d'accordo con coloro che sono intervenuti - sia sui mezzi di comunicazione sia in Aula e in Commissione -sostenendo che non è questa la legge che cambierà la Sardegna. E sono d'accordo - pur ovviamente non sottoscrivendo alcuna delle venature polemiche - con lo stesso intervento del collega Porcu - che non vorrei stesse assomigliando sempre di più a Soru, perché anche lui viene in aula, dice e va via: non lo vedo - sono d'accordo con alcune considerazioni del collega Porcu quando ha sottolineato che in questo provvedimento ci sono assemblati tanti interventi che probabilmente sarebbero meglio stati contenuti all'interno di un provvedimento più organico.
E' vero, ha ragione, però dobbiamo anche ricordarci di cosa è figlio questo provvedimento, perché se si dimentica il pregresso si giudica con minor serenità l'attuale. Noi abbiamo iniziato la legislatura con il problema della legge finanziaria già "fuori tempi", e non l'abbiamo iniziata per caso, l'abbiamo iniziata perché questo Consiglio regionale è stato sciolto anticipatamente, perché nel mese di febbraio abbiamo fatto la campagna elettorale da cui è nato l'attuale Consiglio e ci siamo trovati nel mese di aprile, nel mese di maggio, con la necessità di licenziare, nei tempi più rapidi possibili, una legge finanziaria che fosse in grado di distribuire la massa di manovra economica complessiva che la Regione aveva in quel momento in mano. Quindi, quando la legge finanziaria è andata in Aula - con responsabilità per il ritardo di tutto il Consiglio ma prevalentemente di chi aveva deciso politicamente lo scioglimento del Consiglio regionale - è arrivata "potata" di tutte quelle parti che avrebbero comportato - e lo sappiamo perfettamente - un ritardo del suo percorso d'Aula, con l'impegno che una parte di queste esigenze, quelle legittime, sarebbe stata comunque recuperata in un provvedimento che infatti è stato impropriamente chiamato a lungo, sia da noi che dalla stampa, "collegato", impropriamente perché non era collegato dal punto di vista giuridico e parlamentare pur essendo sicuramente collegato dal punto di vista funzionale.
Quindi, scusateci se in questo provvedimento ci sono delle parti che non sono organiche tra di loro, parti che possono anche sembrare minime all'attenzione dell'Aula - ed è vero, ha ragione il collega Porcu - però non dimentichiamoci che questo provvedimento contiene una serie di norme che sono comunque urgenti, necessarie, indispensabili, anche se non hanno la pretesa né l'aspetto di costituire una legge organica nelle sue parti, e neppure la volontà di essere il manifesto programmatico di questa maggioranza che avrà tempo, con il Piano regionale di sviluppo, di spiegare al Consiglio e alla Sardegna quali siano i suoi obiettivi.
Detto questo, io vorrei riprendere le due relazioni, brevi ma di sostanza, illustrate ieri in sede di introduzione della discussione generale, sia quella di maggioranza sia quella di minoranza, perché, pur nella diversità che è legata alla differenza di posizione politica dei relatori, io ho trovato delle linee di condivisione nel ragionamento. Nel senso che l'aspetto più importante delle riflessioni svolte in Aula dal relatore di maggioranza, l'onorevole Maninchedda, e dal relatore di minoranza, l'onorevole Uras, quello che ha colpito di più è sicuramente la loro similitudine. Le due relazioni avevano qualcosa di simile perché entrambe rappresentavano all'Aula un modo di interpretare la discussione su questa legge diverso da quello a cui siamo stati abituati negli ultimi cinque anni di legislatura e, se mi permettete, è anche da quello che quasi sempre in questo Consiglio regionale io ho constatato durante i dieci anni della mia permanenza.
Ecco, allora, mi riallaccio a fatti di questi giorni: la vicenda dell'ENI. Bene, La vicenda dell'ENI ha consentito a questo Consiglio regionale - e non solo a questo Consiglio regionale, anche fuori da qui il sentimento è stato simile - pur nella diversità delle posizioni politiche, di rappresentare in Sardegna e fuori della Sardegna l'idea di una terra e di un popolo e di rappresentanti di quel popolo che sulle tematiche importanti riusciva a trovare una posizione sostanzialmente condivisa. E' un fatto che si è verificato per un brevissimo periodo anche nella passata legislatura, quando andammo a sostenere la battaglia, aperta dal presidente Soru e dalla sua maggioranza, sulla vertenza per le entrate a Roma.
I colleghi che hanno vissuto quella stagione, quel periodo, si ricorderanno che la minoranza accompagnò in quella circostanza la maggioranza a Roma, riconoscendo nella vertenza delle entrate una vertenza che andava sottratta alla polemica delle posizioni politiche contingenti, una vertenza importante per la Sardegna, che andava combattuta insieme. I colleghi che c'erano si ricorderanno anche un'altra cosa: e cioè che quel clima difficile, difficilissimo da mantenere (perché voi sapete che è più comodo alla maggioranza che non alla minoranza mantenere un clima di unità sulle grandi questioni) quel clima difficilissimo da mantenere venne perso per una serie di malintesi, venne perso perché non ci fu la volontà, la capacità, l'opportunità di governarlo affinché restasse.
Ecco forse oggi noi che abbiamo la possibilità di lavorare in quest'Aula, che è un privilegio per ciascuno di noi, abbiamo di fronte un'occasione straordinaria, e cioè quella di provare a mantenere nella loro posizione (e ad aggiungerne qualcuna) quelle tessere di mosaico che, con molta fatica, e in maniera devo dire assolutamente embrionale ad oggi, sono state poste nella loro collocazione naturale dalla vertenza dell'ENI. Quelle piccole tessere di mosaico che lasciano appena intravedere, perché ancora non c'è niente di delineato e di definito, un'ipotesi, una possibilità, un tavolo di lavoro, un tavolo di buona volontà a cui la Sardegna potrebbe essere chiamata per sottrarre dalla polemica questioni, quelle "da statisti", chiamiamole così (se mai qualcuno di noi potrà sentirsi incarnato in una figura del genere) e che è interesse di tutti (non tanto di noi, quanto dei sardi che rappresentiamo) riuscire a sottrarre alla polemica quotidiana della politica.
Io credo che abbiano ragione quelli che, intervenendo in quest'Aula, hanno più volte - lo ha fatto anche il presidente Floris poco prima di me - parlato per scenari ampi ricordando che oggi le sfide della Sardegna non sono quelle che si disputano tra centrodestra e centrosinistra nelle aule del Consiglio regionale o dei comuni importanti della Sardegna, le sfide della Sardegna si disputano tutte fuori dalla nostra terra, sono quelle che ci mettono a confronto con l'Unione Europea, ma anche quelle che oggi, sempre più interessanti dal punto di vista culturale, ci mettono a confronto con quanto sta succedendo nel resto dell'Italia.
Oggi c'è un deputato leghista che sul Corriere della Sera, per dire una battuta per sentirsi un cabarettista dice che non seguirà il consiglio di Berlusconi di fare le vacanze in Italia perché lui ha scelto di andare all'estero: in Sardegna. Ecco, queste parole, che son state dette scherzosamente, me ne rendo conto, non riescono a farmi sorridere, nonostante abbia uno spiccato senso dell'umorismo, perché queste battute fanno un torto (ci fosse Francesco Cesare Casula in quest'Aula ce lo ricorderebbe) al ruolo di soci fondatori che i sardi hanno avuto dello Stato italiano, fanno un torto al sangue dei nostri nonni, dei nostri genitori, versato per l'Italia, fanno un torto ai tanti servitori dello Stato (ci siamo anche noi tra questi, perché abbiamo giurato fedeltà alla Costituzione) che quotidianamente lavorano per la nostra Repubblica, magari ai nostri ragazzi della Brigata Sassari che oltre a lavorare rischiano anche un pezzetto della loro salute, della loro vita in Afganistan o in Iraq.
Ecco, queste sono però frasi che ci devono far pensare che sicuramente il nostro rapporto con l'Italia è un rapporto che, alla luce delle spinte federaliste, va riscritto. E non credo che i Riformatori possano essere accusati di essere stati presbiti da questo punto di vista, perché credo che le battaglie che noi abbiamo iniziato a condurre dieci anni fa, forse di più, sulla costituente, sul nuovo Statuto dalla Sardegna, sulla necessità che i problemi delle riforme istituzionali non fossero problemi "di palazzo", ma fossero problemi da dibattere in giro per la Sardegna, strumenti di partecipazione attiva per ciascun cittadino sardo, beh credo che queste battaglie siano state battaglie di identità importanti sulle quali ancora abbiamo da ragionare molto.
E concludo, quindi, su queste riflessioni, con una considerazione: e cioè che oggi ciascuno degli 80 consiglieri di questo Consiglio regionale ha un'opportunità davanti a sé (opportunità che, se la cogliamo in tanti, si coglie in maniera ben diversa) che è quella di scegliere se intende per cinque anni essere un onesto professionista della politica, quindi una persona che risponde in maniera congrua alle esigenze che i suoi "azionisti", cioè gli elettori che lo hanno votato in qualche maniera lo incaricano di soddisfare, o se intende spendere in un modo diverso questi cinque anni, cioè intende spenderli cavalcando una speranza, che non è solo sua, ma è anche della gente che c'è fuori, e cioè dedicando i cinque anni della sua attività all'ipotesi che si possa costruire dentro questo Consiglio regionale un clima diverso da quello che abbiamo sempre conosciuto (e che probabilmente sempre c'è stato, almeno negli ultimi quindici, vent'anni, trent'anni) che ci permette di soddisfare esigenze complessive della Sardegna che sono rappresentate non solo da noi dentro quest'Aula ma anche fuori quest'Aula da parti importanti della società.
Queste esigenze noi abbiamo la possibilità di incarnarle e, scorporando una parte delle cose da fare dalla polemica quotidiana della politica, siamo in grado di spenderci in maniera straordinaria. Di spenderci in maniera straordinaria attraverso la costruzione di un percorso, che è tutto da fare, perché quelle che io sto pronunciando in quest'Aula sono soltanto parole, perché mi rendo perfettamente conto che non stiamo parlando di un processo politico in evoluzione, ma stiamo parlando di intuizioni, stiamo parlando di piccoli raggi di sole che penetrano all'interno di case che sono state al buio per vent'anni.
Riuscire anche dentro noi stessi a passare dalla fase della proposizione formale alla fase della convinzione reale della necessità non è una cosa facile. Però, colleghi, secondo me è la scommessa di questa legislatura. Sta a noi decidere se la vogliamo fare e sta a noi decidere quanto vogliamo puntare sulla giocata, a ciascuno di noi.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Lai. Ne ha facoltà.
LAI (P.d.L.). Signora Presidente, colleghi, nell'ambito di questo disegno di legge e della valutazione che ne viene fatta in Aula devono essere colti certamente alcuni aspetti di grande significato. Innanzitutto il fatto che l'approvazione della Commissione arrivi dopo un tempo contenuto e comunque aperto al confronto. Deve essere colto, inoltre, il valore delle disposizioni per favorire investimenti prioritari nelle aree soggette alla crisi di questi mesi, con lo strumento dei pacchetti di agevolazione con una riserva di 40 milioni di euro nell'arco di quattro anni.
Sono previsti interventi sul settore dell'agricoltura, artigianato, turismo e servizi in genere, e se vogliamo anche del commercio, che richiedono certamente valutazioni e attività di completamento nell'ambito della razionalizzazione e riqualificazione delle disponibilità esistenti, che certamente non si esauriscono in questo disegno di legge, ma fanno riferimento all'azione politica che verrà espletata nelle azioni successive. Ci sono le disposizioni che destinano significative quote del fondo sociale europeo agli interventi di sostegno all'inserimento, alla riqualificazione dei lavoratori espulsi dal processo produttivo, il cui numero cresce giorno dopo giorno. Naturalmente queste sono azioni, valutazioni fortemente condivise nell'ambito di quegli intenti unitari che sono stati anche alla base dell'azione della terza Commissione. In fin dei conti vi sono: la conferma della cifra di 10 milioni di euro di risorse esclusivamente regionali per supporto ai lavoratori non sostenuti dagli ammortizzatori sociali previsti dallo Stato, l'impegno espresso con un capitolo votato all'unanimità per favorire la riqualificazione e l'inserimento nel mondo del lavoro: gli interventi relativi al precariato nelle pubbliche amministrazioni regionali e locali, nell'ottica della gradualità, della stabilizzazione, e nell'intento di mettere la parola fine al fenomeno.
Vorrei dire anche che le osservazioni che sono state espresse relativamente alle modifiche regionali al patto di stabilità 2009, e quindi l'eliminazione di quella norma che, in fondo, era stata inizialmente condivisa nell'ambito della legge finanziaria del 2009, sono state oggetto di critiche, di preoccupate osservazioni da parte dell'ANCI, in una nota inviata dal presidente Cherchi a tutti i comuni, in cui si dava significato alle osservazioni e alle segnalazioni giunte in via informale dai comuni sugli effetti sfavorevoli alle gestioni dei bilanci comunali prodotti dal comma 28 dell'articolo 1 della legge regionale in materia di deroghe al patto di stabilità, con l'esclusione dai saldi finanziari 2007-2009, dei soli pagamenti in quota capitale, finanziati con contributi regionali. Si chiedeva in fondo l'eliminazione di questa norma. Quindi, le critiche vengono fatte, ma bisogna anche valutare con obiettività quella che era l'impossibilità di tradurre con effetti positivi un provvedimento che fondamentalmente poteva essere anche condiviso.
Tutte le iniziative che sono state prese in questo collegato operano un intervento di sostegno e di salvaguardia di importanti settori dell'economia sarda da un lato, e incentivano in tutti i comparti le produzioni di qualità e la relativa commercializzazione. In tal senso si muovono le iniziative della Giunta sull'agricoltura sarda, con attenti programmi di attività promozionale e pubblicitaria, senza i quali non è possibile essere competitivi in Europa e nel mondo. La Regione inoltre attua, tramite questo collegato, la vigilanza e l'osservazione delle norme comunitarie in materia agricola, con particolare riferimento al settore vinicolo e alla regolazione delle superfici vitate. Continua quindi l'attenzione verso il territorio per interventi urgenti di prima messa in sicurezza e mitigazione del rischio idrogeologico, con un stanziamento pari a 4 milioni di euro.
La Regione opera per ridurre significativamente i tempi relativi ai pagamenti connessi agli stati di avanzamento dei lavori, che saranno certificati dagli enti stessi, e assume un ruolo di maggiore responsabilità rispetto ai concessionari inadempienti in materia di acque pubbliche, attuando una maggiore vigilanza. Attua, inoltre, una politica di prevenzione di eventi che hanno carattere eccezionale, ma che devono trovarci il più possibile preparati a minimizzare i danni che possono derivare da cataclismi come quelli dello scorso autunno. Esiste poi una chiara sensibilità verso il mondo dell'istruzione e della cultura, che auspichiamo possa crescere, anche e soprattutto in favore delle università del territorio. Infatti, se da un lato è di grandissima importanza l'intervento regionale per sostenere il diritto allo studio nel campo medico, scientifico e in quello giuridico, altrettanto dovrà compiersi a sostegno di quelle facoltà già nate, che non devono essere assolutamente trascurate. Queste sono le attese delle nuove generazioni affinché la Sardegna non continui a vedere intere aree e territori esclusi dall'intervento.
Ci sono campi nell'ambito del settore produttivo, così attentamente considerato, che meritano un'ulteriore e approfondita attenzione, che siamo certi riceveranno dall'Esecutivo in sede di accoglimento degli emendamenti. Emendamenti che abbiamo ritirato, ma li abbiamo ritirati perché - e alludo al settore del granito, a quello del sughero e al trasporto ferroviario delle merci - le misure di sostegno per il mondo imprenditoriale di questi settori rappresentano un'occasione per non perdere - e su questo vorremmo vedere confermati gli impegni assunti - le opportunità offerte dalla normativa europea, dal momento che ci si avvale degli strumenti di programmazione integrata previsti dal fondo europeo di sviluppo regionale. Quindi mi pare doveroso che si proceda in modo coerente rispetto alla finanziaria di emergenza che abbiamo presentato qualche settimana fa.
La linea etica lì perseguita, con grande pazienza e attenzione, anche grazie ai contributi, dei quali diamo atto, della minoranza, dovrà essere ricercata il più possibile anche in questo disegno di legge. Dico questo perché si cerchi di tenere lontane il più possibile le opportunità di carattere specifico, affinché si realizzi un collegato capace di tenere lontane tutte le possibili derive demagogiche. Questo disegno di legge dovrà essere capace di rappresentare in modo efficace la coesione della maggioranza di questa Assemblea, raccogliendo istanze che non siano di mera rispondenza ad attese di parte politica, bensì rappresentanza di esigenze insopprimibili dei territori fino ad ora trascurati.
L'articolato, quindi, non potrà non essere permeato dalla volontà dell'intera maggioranza nella sua collegialità, solo così potremo affrontare serenamente il lavoro che ci attende in Assemblea. Anche le istanze, i giudizi e gli eventuali apporti delle minoranze potranno essere valutati con obiettività e serenità di giudizio. Sono certo che sapremo rappresentare una territorialità sana, e non figlia di particolarismi o di un'affannosa ricerca di compiacimento davanti al proprio elettorato. La linea degli interventi di emergenza non deve essere abbandonata a favore di velleità individualistiche; sono tante le priorità sul tappeto, in un momento di gravissima crisi economica e sociale quale quello che stiamo affrontando. Io penso che lo spirito sia stato rispettato. Credo che la maggioranza abbia dato prova di questo atteggiamento costruttivo.
La crisi industriale che ha colpito la Sardegna e che si è espressa in toni così acuti e drammatici nella crisi dell'industria relativa al Polo di Porto Torres, ha trovato soluzioni di cui noi cogliamo il significato altamente positivo anche nelle iniziative di questo Consiglio e della Giunta regionale, del suo Presidente e del Governo stesso, perché, certamente, hanno significato unitarietà. Ma il risultato ottenuto è frutto di queste strategie nelle quali non possono essere ravvisate certamente situazioni in cui si toglie da una mano per dare con l'altra; penso che questa sia una visione forte che non possiamo condividere, perché io penso che i risultati siano frutto invece della collegialità e degli intenti unitari che hanno, appunto, trovato accoglimento in questi ultimi giorni.
Il valore di questo collegato rappresenta la volontà espressa da parte della Giunta e della maggioranza di risolvere i problemi del personale e quelli del precariato, come abbiamo detto, e, per quanto riguarda anche le politiche del lavoro, penso che siano di grande significato anche le integrazioni nell'ambito della costruzione di una zona franca su cui tutte le forze politiche possano convergere perché si realizzino le migliori politiche del lavoro nell'interesse dei sardi. Questo collegato alla finanziaria è un ottimo punto di partenza che permette di affrontare in modo tempestivo e forte le principali emergenze che gravano sull'intera Sardegna, che certamente e comunque non si limiterà nelle azioni successive ma, come abbiamo detto, potrà essere oggetto di azioni di completamento nell'ambito dell'azione politica di governo che si eserciterà successivamente. Trattandosi di disposizioni urgenti nei settori economico, socio sanitario e per il superamento del precariato in materia di organizzazione regionale, incideranno sulla vita della maggioranza dei cittadini sardi.
Il lavoro svolto in Commissione bilancio, e devo dire anche con l'apporto veramente apprezzabile delle altre Commissioni che si sono integrate ad essa, insieme a quello altrettanto significativo dell'assessore La Spisa e del Presidente Maninchedda, si è rivelato prezioso e di grande efficacia per la capacità di coinvolgimento sia dalla stessa rappresentanza politica in Consiglio, sia di tutti i soggetti in qualche modo interessati dalla manovra che discutiamo oggi in aula. Credo quindi che si possa dire con serenità di essere partiti nel modo giusto e auspico che si continui ad operare per tutta la legislatura con lo stesso spirito di partecipazione.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Lai. E' iscritto a parlare il consigliere Daniele Cocco. Ne ha facoltà.
COCCO DANIELE (I.d.V.). Signor Presidente, pensavo prima, mentre parlava l'onorevole Vargiu, che tra i diversi allenatori che potrebbero allenare le diverse squadre presenti in questa Assemblea, l'onorevole Vargiu potrebbe benissimo fare il CT di un eventuale nazionale che potrebbe andare a formarsi. Dico questo perché, non solo oggi, ma anche nei giorni precedenti, il taglio che egli ha dato al suo intervento è nettamente diverso dal taglio degli interventi degli altri colleghi della maggioranza.
Parto dalle relazioni che sono state illustrate ieri dall'Onorevole Maninchedda e dall'Onorevole Uras, e parto soprattutto da quello che diceva l'onorevole Maninchedda su un aspetto importante, su una priorità assoluta che in questo collegato o in questo contenitore non è presente; mi riferisco ai problemi della sanità. Credo che bene abbia fatto ieri l'onorevole Maninchedda a rimarcare i problemi atavici che riguardano il mondo della sanità e il bisogno di salute dei cittadini sardi, che ancora non riescono ad avere risposte in maniera compiuta. Faccio solo un piccolo esempio per ricordare che chi oggi deve prenotare una risonanza magnetica, deve aspettare otto mesi; credo che non possiamo sottrarci al dovere istituzionale che abbiamo di porre rimedio immediatamente a una situazione così drammatica.
Diceva qualcuno che il documento che c'è stato presentato è un documento disorganico, che ancora non riesce a dare risposte compiute a i bisogni insoluti. Da parte della maggioranza della Commissione c'è stato risposto che la strategia compiuta la vedremo subito con il PRS, però io non vorrei che questi continui rinvii portassero davvero ad allargare le emergenze già evidentissime della nostra Regione. Io credo che l'incontro che c'è stato qui, lo scorso mercoledì, aperto alle associazioni di categoria e a tutte le rappresentanze sociali, debba e doveva rappresentare una svolta, anche per i programmi futuri di questa Amministrazione regionale. Credo anche, che sarà molto difficile che ciascuno di noi possa davvero, anche per un momento, togliersi la casacca del partito di riferimento, però è assolutamente indispensabile e indifferibile che, in una situazione emergenziale di questo tipo, come diceva l'onorevole Vargiu e in parte anche l'onorevole Floris, ci sforziamo tutti per poter agire con unità di intenti, pur con le differenziazioni politiche e ideologiche che ci contraddistinguono.
Credo che la situazione straordinaria, la congiuntura negativa straordinaria che esiste non solo in Sardegna, ma a livello mondiale, come già prima qualcuno diceva, da noi non sia una novità, perché comunque rappresenta, come detto altre volte, l'ordinario. Cioè le congiunture negative straordinarie che hanno necessità di atti straordinari e di risposta da altre parti, da noi non sono altro che l'ordinario, perché purtroppo i problemi che assillano la nostra Regione - e parliamo appunto di problemi soprattutto occupazionale - sono problemi atavici che da troppo tempo non riusciamo a risolvere.
Il passaggio che ha visto l'ENI qualche giorno fa "stoppare" per un attimo il paventato e anche sicuro blocco del cracking, credo che non ci debba assolutamente far abbassare la guardia, perché credo che il problema della chimica si riproporrà a breve, e quindi ritengo che sia nostro dovere cercare, in maniera compiuta e nel più breve tempo possibile, di capire quale possa essere l'alternativa al superamento della chimica in Sardegna e, soprattutto, cercare di metterci d'accordo. Più volte, infatti, nell'affrontare questo argomento, abbiamo riscontrato posizioni molto diverse, anche all'interno delle stesse coalizioni, perché si parla di riconversione senza nessuna perdita di busta paga, si parla di chimica più leggera di secondo e di terzo livello, però sappiamo benissimo che nel superamento di un processo che sino ad oggi comunque ha garantito centinaia di posti di lavoro, non potrà esserci sicuramente un passaggio indolore senza perdita di livelli occupazionali.
Si diceva prima che probabilmente neanche con questo atto conseguente alla finanziaria approvata si riusciranno a dare le risposte che sono fortemente richieste, e credo che assolutamente questo documento non possa contemplare queste risposte. Se infatti non si riuscirà davvero ad incidere con gli emendamenti che riguardano soprattutto il precariato, noi, che comunque siamo qui non da sei mesi, come diceva qualcuno, ma da tre mesi, non riusciremo ancora ad essere davvero operativi. Mi riferisco in parte anche all'intervento svolto dall'onorevole Uras in sede di illustrazione della relazione, quando diceva, con un ragionamento senz'altro veritiero e intelligente, che se avessimo applicato tutte le norme che comunque negli anni sono state approvate, i problemi di oggi ci sarebbero stati ugualmente, ma sarebbero stati sicuramente inferiori. Quindi anche su ciò credo che si abbia il dovere di effettuare una ricognizione seria e far assumere le responsabilità a chi se le deve assumere sull'applicazione delle norme già approvate e sui quadri normativi già esistenti.
Dicevo che sulle priorità e sulle emergenze purtroppo non si ha la possibilità, in questo documento, di poter dare risposte su tutto. Qualcuno accennava ad ABBANOA; io credo che ancora ci stia sfuggendo di mano, o non riusciamo a vedere i problemi che comunque sino ad oggi ABBANOA ha creato. Ci sono ancora in Sardegna diversi Comuni che non hanno mai aderito al nuovo ente, e se leggete il giornale di oggi, il nuovo Direttore generale afferma che per il risanamento della situazione drammatica di ABBANOA occorrerà sicuramente aumentare ulteriormente le tariffe. Io credo che davvero su questo occorra che si apra un confronto serrato e serio per poter dare risposte. Sappiamo benissimo che la normativa nazionale non prevede assolutamente che vi sia un ambito unico regionale, ma può prevedere dei sub-ambiti territoriali che sicuramente sarebbero più rispondenti alle esigenze delle comunità della Sardegna, considerando anche la diversità geografica della nostra Regione.
Questo significa, comunque, che se il problema ABBANOA non sarà risolto alla fonte, visto che si parla di acqua, credo che poi non potremo davvero dare risposte a tutti quei comuni cui accennavo, che hanno davvero delle serie difficoltà ad approvvigionarsi del bene pubblico, che è l'acqua, e poterlo mettere a disposizione dei suoi cittadini. Non vorrei, appunto, che si creassero ulteriori problemi anche rispetto a questo bene prezioso.
Una altro punto importante che volevo sottolineare è relativo ai vari incontri che i diversi Assessori (anche l'Assessore della programmazione La Spisa) hanno tenuto nei diversi territori. In questi incontri sono stati assunti impegni per valutare la possibilità di creare dei fondi perequativi per quei territori, per quelle zone interne che hanno più difficoltà delle zone in cui la densità abitativa è sicuramente più alta. Io non credo che possa essere questo lo strumento per poter dare risposte in quei territori, ma evidentemente si va nei territori a fare promesse che non possono essere mantenute. Spero che non sia così. Io credo che l'assessore La Spisa sia di una onestà intellettuale di alto livello, per cui spero che le parole che sono state spese nei discorsi in alcuni centri, a ai quali io ho anche presenziato, possano avere una traduzione in atti pratici.
Un altro problema importante che non possiamo trascurare, e ne abbiamo parlato anche in qualche seduta fa, è quello della scuola: problema che probabilmente non stiamo prendendo sul serio, nel senso che davvero l'applicazione del "decreto Gemini", e non solo, porterà a conseguenze di tipo sociale secondo me abbastanza devastanti. Ne abbiamo discusso qualche seduta fa: quell'ordine del giorno, purtroppo, non è stato approvato all'unanimità. Io credo che, con un minimo di buona volontà e con una concertazione fra le teste più nobili di questo Consiglio, si sarebbe potuti arrivare a costruire un ordine del giorno suscettibile di incontrare l'unanimità del voti del Consiglio e anche conseguente rispetto alla riunione di qualche giorno prima, in cui il più eminente esponente del centrodestra isolano ci aveva, come dire, consigliato di mettere la Sardegna prima di tutto, anteponendoli anche a quelli che potevano essere gli "interessi di casacca".
Quindi, le parole e i dubbi sul futuro economico della Sardegna non credo che siano stati esternati solo dai banchi delle opposizioni. Mi sembra che anche alcuni interventi di colleghi della maggioranza qualche attimo fa abbiano rappresentato queste grosse perplessità, cioè la paura che alcuni diritti, che dovrebbero essere acquisiti per la nostra Regione, possano ancora sfuggirci. E io sono fortemente preoccupato perché da qualche giorno, probabilmente anche per la contingenza ENI, ci stiamo dimenticando di tenere alta la guardia e di alzare il tono della voce su situazioni che avrebbero dovuto ricevere risposte immediate. Mi riferisco a tutta la regione e, in particolar modo, al Nord-Ovest della Sardegna, perché della Sassari-Olbia non si sta più parlando, del riequilibrio dei fondi FAS non si sta più parlando e non vorrei davvero che, rispetto alle istanze forti che dovremmo rivolgere allo Stato centrale, ci fosse un attimo di fiacca perché davvero, in questa maniera, noi non faremmo quello che i nostri azionisti, che sono i nostri elettori, ci hanno chiesto.
Quindi, io chiudo qui il mio intervento, scusandomi di essere stato un po' disordinato e disorganico nel rappresentare ciò che pensavo. Mi auguro solo che, come diceva qualcuno in quella riunione che io considero importante, la politica riesca davvero a riguadagnare in questa legislatura - e non sarà facile - la dignità che merita.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Steri. Ne ha facoltà.
STERI (U.D.C.). Signora Presidente, signori consiglieri, ci troviamo a esaminare un disegno di legge di portata estremamente ridotta: parliamo di circa 100-110 milioni di euro a fronte di un bilancio della Regione plurimiliardario. E' evidente che questo disegno di legge non può avere in alcun modo la possibilità, né la pretesa, di risolvere problemi atavici, problemi gravissimi, tipo quello che in questi giorni abbiamo affrontato a Porto Torres e Portovesme. E' una norma di legge che somiglia ai decreti legge omnibus che periodicamente approva il Governo, in cui si vanno ad affrontare taluni problemi, talune emergenze, a 360 gradi. Ciò nonostante questo disegno di legge contiene norme importantissime perché conta al suo interno interventi che incidono sulla scuola, sugli organici della scuola, recependo, con un emendamento che è stato presentato in Commissione, l'insegnamento della Corte costituzionale che ha dichiarato parzialmente illegittimo il decreto Gelmini. Approfittando di questo varco che ha aperto la Corte costituzionale, si è tentato di dare una prima risposta ai problemi del precariato scolastico e ai problemi della chiusura delle scuole nelle zone interne che rischiano di rimanere totalmente prive di scuole locali.
Quindi ci sono interventi rilevanti, interventi rilevanti che sono frutto delle mediazioni intervenute con una parte particolarmente sensibile dell'opposizione, che incidono sui problemi del precariato; vengono affrontati tutti i problemi relativi agli ammortizzatori sociali, sia per quanto riguarda i soggetti cassaintegrati sia per quanto riguarda i soggetti che sono addirittura privi della possibilità di avvalersi della cassa integrazione. Quindi, in un disegno di legge di contenuto estremamente limitato, siamo riusciti a mettere insieme provvedimenti particolari di cui non vi è traccia negli scorsi cinque anni di legislatura ad eccezione, ovviamente, delle stabilizzazioni, che sono il frutto di emendamenti di sintesi che abbiamo elaborato congiuntamente con l'opposizione. Magari, proprio per la fretta con cui abbiamo lavorato, si è creata qualche smagliatura, quindi sarà necessario qualche piccolo aggiustamento proprio per garantire che questi emendamenti abbiano la più ampia portata e siano effettivamente rispondenti all'intenzione che avevamo nel momento in cui abbiamo proceduto alla loro redazione.
Pertanto è un intervento estremamente limitato, che non può e non ha la pretesa di risolvere tutti i problemi che oggi abbiamo sul tavolo, ma che invia dei segnali ben precisi e forti sia dell'attenzione sociale della Giunta regionale e di questa maggioranza, sia della volontà di aprire un dialogo costruttivo con l'opposizione. Dialogo costruttivo con l'opposizione che è utilissimo perché dobbiamo finalmente decidere di affrontare il problema dello Statuto, e comunque della nuova statutaria e della legge elettorale. Sono problemi che non possiamo ignorare, sono problemi che possono essere risolti e, comunque, si deve tentare di risolverli e affrontarli tutti insieme, non a colpi di maggioranza. Quindi, proprio il dialogo che si è instaurato in Commissione, è un dialogo estremamente costruttivo perché apre le porte e lascia ben sperare per quello che sarà il futuro del rapporto con l'opposizione. Nel contempo, dato che la maggioranza non è una maggioranza chiusa, non è una maggioranza che dice: "Voglio fare così, ho i voti e così faccio", è una maggioranza aperta al dialogo, che è pronta a raccogliere tutti i segnali che dovessero esserle sfuggiti e che provengono sia dalle parti sociali sia dall'opposizione, aspettiamo i nuovi programmi della Giunta per vedere, appunto, le prospettive di sviluppo.
Sostanzialmente il problema del lavoro per la Sardegna qual è? E' un problema che si pone nel passaggio tra prima e seconda Repubblica. La prima Repubblica con la Carta costituzionale, quando il costituente si era trovato di fronte alla scelta tra diverse ideologie o metodologie, cioè alla scelta tra liberalismo, socialismo e comunismo, ha operato una scelta e ha richiamato il solidarismo. Cosa vuol dire che la Carta costituzionale ha richiamato il solidarismo? L'articolo 2 della Costituzione ci dice che il legislatore costituente ha preso atto che nella nostra società ci sono interessi differenti, ci sono diverse esigenze e questi interessi differenti, queste diverse esigenze devono essere riportate a unità, non sacrificando l'uno o l'altro, ma cercando di mediare e, per quanto possibile, di dare soddisfazione a tutte.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE COSSA
(Segue STERI.) L'interpretazione pratica di questo principio ha fatto sì che l'IRI, l'EFIM e tutti gli altri enti parastatali, acquisissero le partecipazione azionarie delle imprese decotte assicurando così la possibilità di lavoro al personale ancorché queste imprese fossero non produttive. Era questa un'esplicazione pratica del solidarismo della Costituzione.
Questo solidarismo, questo principio, è venuto meno col crollo della prima Repubblica, col passaggio alla seconda Repubblica. Con l'eliminazione degli interventi dello Stato nell'economia dobbiamo cercare un nuovo equilibrio. Un caso pratico può essere rappresentato dalla crisi di Portovesme: fintanto che le compagnie azionarie erano partecipate dallo Stato, anche se in perdita, con la sua presenza garantiva il posto di lavoro e risolveva il problema. Nel momento in cui la partecipazione azionaria dello Stato si è estremamente ridotta, questo non è più possibile farlo. E' però vero che noi dobbiamo insistere comunque anche nei confronti dei privati perché questo avvenga, dobbiamo insistere in attesa di creare nuove prospettive di sviluppo, di creare nuove occasioni. Nel breve tempo le prospettive di sviluppo sono sicuramente date dalla bonifica di tutte le aree, però dobbiamo individuare soluzioni strutturali che garantiscano a lungo termine, e non solo nel breve termine, le possibilità effettive di lavoro. Quindi, il superamento dell'applicazione pratica del principio del solidarismo ha portato a questa conseguenza.
Sappiamo tutti - ora non entro nel problema della caduta del comunismo e tutto il resto - che sono state accolte alcune interpretazioni del liberalismo che forse sono eccessive. Il liberalismo, a mio avviso, non è una ideologia, è semplicemente una metodologia che va adattata caso per caso e che deve tenere conto anche delle diverse esigenze sociali cercando una soluzione anche per esse. E' vero, comunque, che questo disegno di legge omnibus ricorda i decreti legge a cui ci ha abituato il Governo, sia di sinistra che di destra: dai recenti decreti legge numero 112 e 113 del Governo Berlusconi alle "lenzuolate" a cui ci ha abituato Bersani con tutta una serie di interventi particolari; è vero anche che ci sono interventi che si è ritenuto reinserire e che possono essere suscettibili di critica.
E' stato fatto prima riferimento all'articolo 8, comma 1, relativo al portavoce del Presidente della Regione. Scusate, io ritengo che verosimilmente quel comma debba essere ulteriormente modificato con una serie di emendamenti, così come anche il 2 bis sulle stabilizzazioni, però, credo che da parte dell'opposizione su questo tema non possa arrivare nessuna critica perché in questa fase l'opposizione ha presentato emendamenti che comportavano una spesa ben maggiore del milione e 388 mila euro che ha previsto la Giunta. Poi, al di là di come venivano chiamati, nella scorsa legislatura tutti gli Assessorati avevano i "consulenti" o altro personale che svolgevano le funzioni di ufficio stampa. Per cui, su questo argomento ritengo che sarebbe meglio che calasse il silenzio da parte di tutti. Diciamo che ci sono comunque alcune norme che sarebbe stato utile inserire e che ha da ultimo ricordato l'amico Cocco: una riguarda l'ATO, l'altra riguarda la sanità che è stata richiamata anche da Maninchedda.
Per quanto riguarda l'ATO devo però riconoscere che la Giunta, nel disegno di legge che aveva proposto alla maggioranza, intendeva disciplinare espressamente anche una riforma dell'Autorità d'ambito; cioè il disegno di legge che poi non è stato ufficializzato. In proposito, però, c'è stata una richiesta che diversi settori della maggioranza hanno rivelato alla Giunta (così come c'è stata analoga richiesta per le norme in materia di personale) di non appesantire questo disegno di legge e di presentare dei disegni di legge completamente autonomi. Tant'è vero che la Giunta regionale ha già presentato un disegno di legge in materia di personale che presumo sarà esaminato quanto prima dalla prima Commissione per portarlo in Aula in tempi rapidissimi. Ugualmente, per quanto riguarda l'ATO, l'Autorità d'ambito, la Giunta ci ha preannunciato un disegno di legge di riforma complessiva che è allo studio. E' una materia delicata che va a incidere anche su ambiti di competenza statale. Per cui, abbiamo dei limiti, dei paletti entro cui dobbiamo muoverci.
Sicuramente per quanto riguarda il deficit, ha ragione Cadau quando afferma: "Debiti: dobbiamo aumentare il costo dell'acqua". Questo però deve essere fatto non perché lo voglia Cadau, non perché lo voglia la Regione, ma perché ce lo impone la legge Galli, ce lo dice il decreto ministeriale che stabilisce i criteri sulla cui base dobbiamo stabilire i prezzi. E' comunque una struttura che deve essere esaminata, deve essere approfondita, ancorché non sia molto d'accordo sull'ipotesi di raddoppiare le ATO. Se noi facciamo più autorità, più ambito ottimale, non facciamo altro che aumentare le spese; e questo mi porta a parlare di sanità.
Relativamente alla sanità, in effetti, nel disegno di legge sono presenti solo due o tre provvedimenti di scarso peso, provvedimenti che non hanno un'impostazione di carattere generale, eppure la sanità è uno dei settori che reclama la massima attenzione. Il settore sanitario versa in una situazione estremamente grave, non dico grave come l'emergenza lavoro, ma molto simile perché è stato annullato il Piano sanitario regionale. L'annullamento del Piano sanitario regionale incide, o viziandoli o caducandoli, su tutti gli atti aziendali, incide sulla vita delle AA.SS.LL. Ebbene, al momento non abbiamo ancora parlato di come si intende provvedere per correggere il Piano sanitario regionale. Bisogna, a mio avviso, intervenire immediatamente con una nuova norma; verosimilmente su questo argomento ci sarà una discussione anche con l'opposizione, perché sia il testo del Piano sanitario regionale sia il testo dell'infausta legge numero 10 del 2006 che dal punto di vista tecnico non posso che criticare, sono testi "regionecentrici", perché accentrano tutti i potere di scelta sulla Regione, il che, a mio avviso, è completamente sbagliato. I poteri di scelta vanno delegati alle AA.SS.LL., la Regione deve solo impartire gli indirizzi.
Consiglio a tutti di rileggere la bozza di Piano sanitario regionale che era stata presentata nella scorsa legislatura, la parte sulla realizzazione della rete ospedaliera, che rispondeva proprio a questa esigenza di lasciare le scelte alle AA.SS.LL. In concreto, per fare un esempio, io accredito una determinata struttura ospedaliera di determinate discipline, non vado a precisare che deve avere venti posti letto di ginecologia e venti posti letto di cardiologia; sarà il direttore generale, in base alle esigenze, che ripartirà questi posti letto, anche periodicamente, perché è ovvio, per esempio, che a Olbia nel periodo estivo l'ortopedia richieda un numero di posti letto molto maggiore di quelli che può richiedere in un altro periodo non interessato dal flusso turistico. Ebbene, questi sono problemi di cui non si sta parlando, sono problemi che - giustamente ha detto Cocco e ha detto Maninchedda - devono essere affrontati immediatamente.
I problemi sono anche altri: c'è il problema dei debiti. Qua i debiti si dice sono 100, 120, 150, 180. Non mi interessa andare a vedere se siano stati contratti per spese strutturali che potevano verificarsi o meno, che potevano controllarsi, il problema in questo caso non è andare a verificare se c'è una responsabilità del direttore generale, il problema è che questo non deve succedere, nel senso che noi dobbiamo avere dei bilanci e dobbiamo dare delle risposte corrette. Attenzione perché relativamente alla sanità noi siamo letteralmente sotto alla media pro capite nazionale, il che vuol dire che diamo una risposta sanitaria carente, il che vuol dire liste d'attesa, il che vuol dire che noi dobbiamo aumentare la spesa sanitaria. E siccome fin tanto che non riusciamo a contrattare con lo Stato una nuova politica, una nuova linea per quanto riguarda il patto di stabilità, abbiamo delle somme che non possiamo spendere, approfittiamo di una parte di queste centinaia di milioni che sarebbero altrimenti inutilizzabili e utilizziamole per migliorare il sistema sanitario.
Sono d'accordo che occorra intervenire immediatamente in questo settore, ma, attenzione, bisogna anche intervenire per evitare che si continuino a porre in essere atti la cui legittimità è dubbia. Ora, abbiamo una recentissima pronuncia del Consiglio di Stato sul famigerato articolo 15 septies. Dice il Consiglio di Stato, al di là del caso particolare, che i 15 septies si fanno in presenza di direttive regionali, e, per quanto è a mia conoscenza, per quanto ho letto, non esistono direttive regionali. Se così è tutti i 15 septies sono, per questo solo fatto, illegittimi.
Dice sempre il Consiglio di Stato: devono rispondere a esigenze strategiche. Quali sono? Non basta enunciare che ci sono esigenze strategiche, bisogna dimostrare in concreto quali sono queste esigenze strategiche. Ovviamente non ho letto tutti i quindici provvedimenti, i 15 septies, ne ho letto diversi e ho forti dubbi sulla loro legittimità. E' necessario pertanto un intervento immediato anche in materia sanitaria perché non è assolutamente possibile soprassedere.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.
SALIS (I.d.V.). Signor Presidente, signor Presidente della Giunta, onorevoli colleghi, questo dibattito si sta caratterizzando da una parte per una verifica ed un approfondimento abbastanza limitato dell'argomento all'ordine del giorno, dall'altra - e questo è positivo -per il fatto che molti interventi hanno tentato di dare anche una prospettiva alla discussione sul completamento della manovra finanziaria per il 2009, perché di questo si tratta, come correttamente ha fatto rilevare nella sua relazione il Presidente della Commissione Maninchedda.
Allora, da questa vicenda dobbiamo trarre tutti, io per primo, il gruppo dell'Italia dei Valori per primo, alcune lezioni che possono servirci per i prossimi provvedimenti importanti che dovremo discutere e approfondire. In prima lettura il Piano di sviluppo regionale. Il Piano di sviluppo regionale a cui la Giunta si richiama quasi giustificandosi per il fatto che queste manovre, anche questa di oggi, unita alla manovra finanziaria che abbiamo approvato a maggio, facciano parte di manovre necessitate, obbligate e in parte acquisite, ereditate dalla precedente legislatura, e questo è ancor vero. Però io vorrei farvi rilevare, assessore La Spisa, e lo faccio rilevare con soddisfazione, che il lavoro svolto in Commissione con l'apporto costruttivo delle opposizioni ha completamente trasformato il provvedimento che aveva presentato la Giunta. Io rimango dell'avviso, Assessore, che la Giunta e il Consiglio avrebbero fatto meglio ad accelerare la spendita dei fondi previsti dalla finanziaria, soprattutto quelli previsti agli articoli 3 e 4. Anzi, a questo riguardo la pregherei, se fosse possibile nei tempi consentiti dal dibattito, di dare al Consiglio un'informazione, anche sulle risorse notevoli che il Consiglio ha accantonato per i provvedimenti di emergenza che sono sotto gli occhi e all'attenzione di tutti noi.
Dico che questo provvedimento, così com'è stato presentato in Giunta, non era né necessario né urgente. Però, il lavoro che è stato svolto in questo mese in Commissione e nell'interlocuzione tra le forze politiche, ci ha offerto la possibilità di intervenire su alcuni problemi pesantissimi e di dare risposte alle categorie sociali più disagiate, anche se non solo a queste. Le norme ci consentono infatti di intervenire, per esempio, sul precariato della pubblica amministrazione, sul precariato della scuola, ed è giusto farlo. Non possiamo intervenire su altre realtà (il precariato dell'edilizia tanto per dirne una o del commercio), però abbiamo gli strumenti, tra finanziaria e collegato alla finanziaria, per dare risposte certe a persone, famiglie, ceti che hanno bisogno di un sostegno immediato.
Ecco perché l'accelerazione delle procedure, Assessore, è fondamentale. In questo momento è importante che la politica intesa come Assessore, come Giunta, come forze politiche, come Consiglio regionale, sia celere, sollecita ed efficace ed efficiente nelle sue azioni. Ma è altrettanto indispensabile che la struttura regionale in questo momento sia posta nelle condizioni di dare il meglio di sé perché deve riuscire ad abbattere i lunghissimi tempi che purtroppo la burocrazia regionale ancora richiede, altrimenti questi fondi rimarranno fermi e sarà stato inutile tentare di velocizzare la messa a disposizione dei fondi per queste categorie. Ci sono però anche alcune mancanze;
Il fatto che una finanziaria regionale ed un collegato alla finanziaria - due provvedimenti quindi molto importanti - trattino solo marginalmente per alcuni punti il problema della sanità, non è un elemento positivo. Sarebbe importante che quest'Aula, che il Consiglio, conoscesse per esempio quali sono le intenzioni, le volontà della Giunta regionale e della maggioranza relativamente al vuoto che si è creato in ambito programmatorio dalla bocciatura del Piano sanitario regionale. Perché è pur vero che il Piano sanitario regionale, che è stato bocciato, presentava alcune lacune, non piaceva per molti aspetti, però era un atto che il Consiglio regionale aveva emanato e che tentava (e in molti casi riusciva, a mio avviso) di dare risposte alla necessità di programmazione di un settore fondamentale qual è la sanità in Sardegna.
Ebbene, la Giunta regionale, la maggioranza che intenzioni hanno? E' importante dotare la Sardegna di un Piano sanitario regionale e quindi impegnarsi da subito, anche per il peso che la sanità ha nel bilancio, nell'utilizzo delle risorse della Sardegna? Sente l'urgenza di correggere gli errori, le storture, le manchevolezze di un Piano sanitario? E' urgente il Piano sanitario regionale quanto, per esempio, la revisione delle norme sul Piano paesaggistico regionale? E' più importante eliminare alcuni vincoli del Piano paesaggistico regionale, o e più importante dotare la Sardegna di uno strumento di cui purtroppo non ha potuto usufruire per 20 o 25 anni quale il Piano sanitario regionale?
Questi sono alcuni punti che volevo porre; argomenti che non sono affrontati né nella finanziaria di maggio, né nel collegato che stiamo discutendo oggi. Un'altra cosa vorrei dire: durante la vicenda di questa duplice manovra finanziaria, in questi mesi, da maggio ad oggi, abbiamo parlato di alcuni argomenti, ma abbiamo anche capito, Assessore, che ci sono altre cose che non dovremmo fare. Alcune cose dovremmo farle con più intensità, e lo dirò alla conclusione, però alcune altre cose non dovremmo più farle, per esempio, Assessore, non dovremmo più negare la concertazione su atti così importanti.
Male ha fatto la maggioranza a negare, per esempio, anche veloci audizioni delle parti sociali, degli enti locali, delle categorie produttive, e adesso ce lo rimproverano. Sinceramente è dispiaciuto, per esempio, leggere la lettera del Presidente del Consiglio delle autonomie locali che lamenta, ancora una volta, quest'errore di valutazione che la maggioranza ha commesso in Commissione. Avremmo potuto acquisire ulteriori elementi, anche sulla situazione che stanno vivendo gli enti locali, i sindacati e le forze produttive, se avessimo fatto queste audizioni. Questo è solo un esempio di come questa vicenda possa insegnare a muoverci meglio e possa insegnare alla Giunta e alla maggioranza a muoversi meglio nei prossimi passaggi di una crisi che si non pare certo prossima alla conclusione. Mentre tra gli aspetti positivi, che io posso ravvisare in questo periodo, vi è il fatto che la minoranza si sta presentando con una fisionomia politica che significativamente sta raccogliendo anche l'adesione di numerosi nostri interlocutori. Noi stiamo ancora lavorando per proporre in quest'Aula alle forze politiche della maggioranza una unità di intenti e di progetti. Questo intendiamo quando affermiamo che vorremmo essere sempre di più opposizione di governo, nel senso che siamo opposizione nei confronti di una Giunta e di una coalizione che consideriamo non rispondenti agli interessi della Sardegna - e lo abbiamo visto anche in questo collegato - però siamo opposizione di governo perché, di fronte a provvedimenti non adeguati alla situazione, riusciamo ad attivare una iniziativa capace di modificare profondamente questi provvedimenti, nonostante debbano essere ancora considerati insufficienti, ripropongono vecchi metodi di governo.
Io sono convinto che sia l'assessore La Spisa (non voglio fare nomi), sia molti assessori e molti consiglieri che hanno criticato questi metodi nella scorsa legislatura, non si trovino per niente a loro agio con "l'elenco della spesa" (il collega Oppi ha utilizzato un termine che non mi sento di usare in quest'Aula), l'elenco della spesa dei provvedimenti parcellizzati, di provvedimenti assolutamente frammentati, che non danno il senso dell'emergenza seria che la Sardegna sta attraversando e che chiede a tutti noi di offrire il meglio di noi stessi. Ebbene, questa pioggia di contributi, di spese varie, di varia umanità, non danno il senso di una risposta seria a questa situazione d'emergenza.
Noi tenteremo di svolgere un lavoro importante anche in Aula, Assessore, tenteremo di apportare alcune modifiche che abbiamo proposto in Commissione e che non sono state accettate dalla maggioranza, tenteremo ulteriormente di proporle, anche per conferire una struttura più concreta al collegato che stiamo approvando.
Voglio portarle due esempi, Assessore. Una proposta è quella relativa alla verifica della capacità di questo Consiglio di predisporre un piano per l'emergenza industriale della Sardegna; l'ha avanzata il collega Gian Valerio Sanna. Bene, l'Italia dei Valori pensa che questa sia un'ipotesi importante, che su questa proposta il Consiglio debba confrontarsi e verificare se utilizzando le risorse che dal 2010 la battaglia positiva e vincente sulle entrate, che abbiamo combattuto nella scorsa legislatura, ci dà la possibilità di avere a disposizione, possiamo dar concretezza di una nostra idea moderna di sviluppo industriale della Sardegna, in cui inserire i temi della chimica, dell'energia, dello sviluppo dell'agro-industria, dell'ambiente, di quanto è poi utile leggere e ritrovare nel Piano regionale di sviluppo che discuteremo noi, e che poi proporremo ai sardi per una loro valutazione.
Un altro punto importante, insieme a quello della sanità, già toccato dal collega Cocco, è quello, emerso in Commissione, dei precari. Il problema non riguarda solo i precari della scuola, ma anche la precarietà della struttura della scuola. Se cercare di intervenire sulla formazione, sulla istruzione e formazione, era uno dei cavalli di battaglia della precedente Giunta, della precedente maggioranza, e a sentire, a leggere le dichiarazioni del Presidente Cappellacci, è ancora un cavallo di battaglia di questa Giunta e di questa maggioranza, se gli intenti sono simili, allora facciamo uno sforzo, perché già da questo provvedimento i temi dell'istruzione e della formazione, intesi in senso moderno, e del legame strettissimo che ci deve essere tra i due settori (istruzione e formazione, anche formazione professionale), possano trovare risposta in questo collegato.
Io penso che se noi riuscissimo a dare già un indirizzo, ancora più marcato, verso un provvedimento che guardi non alle piccole questioni di bottega, ma ai grandi problemi della Sardegna (certo io so che si devono guardare anche quelle, ma non possono essere oggetto di un provvedimento omnibus, che abbiamo sempre criticato), se noi riuscissimo veramente a marcare ulteriormente questo indirizzo, con risposte anche migliori di quelle che siamo riusciti a dare in Commissione, in questo lavoro di questi giorni in Aula, faremmo il nostro dovere, quello che il collega Vargiu richiamava come il dovere, non dico di statisti, ma quanto meno di buoni consiglieri regionali.
Così come - e chiudo - non ci sono sfuggiti sia i riferimenti fatti dal collega Vargiu sia l'intervento pronunciato dal collega Floris. Il collega Mario Floris ha posto dei problemi che non possono essere esorcizzati, debbono essere affrontati! Debbono essere affrontati perché poi, veramente, per competere sul mercato globale dobbiamo avere la capacità di riuscire ad intervenire su questi temi. Federalismo fiscale, il recupero dei contratti: io l'ho già detto al Presidente Cappellacci, spero che abbia colto l'importanza, per lui come Presidente della Regione, come Presidente dei sardi, di recuperare tutti i contratti che lo Stato ha firmato con la Sardegna, a cominciare dall'intesa istituzionale di programma per finire ai contratti di comparto: chimica, energia. Si parla di Eni, dobbiamo parlare anche di energia. Sorgerà qualche problema anche relativamente al nucleare, e anche su questo avremmo modo di discutere. Sul fatto che, per esempio, non abbiamo sottolineato con particolare evidenza, in questa manovra finanziaria, il ruolo determinante delle energie rinnovabili in Sardegna.
Occorre riprendere la vecchia idea, Assessore La Spisa - lei è stato Assessore dell'industria e suppongo sia sensibile a questo tema - riprendere la vecchia idea di fare della Sardegna l'Isola del sole e delle energie naturali. Questa è una idea di rilevanza strategica, fondamentale, perché riesce anche a farci sganciare, per una quota importante, dai ricatti che derivano dalla dipendenza, dalla nostra dipendenza dai più grandi produttori di energia…..
PRESIDENTE. Il tempo a sua disposizione è terminato.
E' iscritto a parlare il consigliere Francesco Meloni. Ne ha facoltà.
MELONI FRANCESCO (Riformatori Sardi). Signor Presidente, onorevoli colleghi, io ritengo doveroso pronunciare un brevissimo intervento per ribadire a nome mio personale e anche a nome dei Riformatori che noi votiamo convinti questa legge e non perché con un tocco di bacchetta magica risolverà i problemi della nostra terra, ma semplicemente perché, detto in parole povere, dà una mano. Dà una mano agli agricoltori, dà una mano alle piccole imprese, dà una mano agli artigiani, dà una mano ai precari. Mi fermo qui, non voglio annoiarvi con un elenco lunghissimo. Nella sostanza voglio dire che aiuta moltissimi sardi e che quindi merita di essere approvata e di essere approvata nei tempi più brevi possibili.
Ci rendiamo conto per primi che è un provvedimento limitato, anche perché limitate sono le risorse che mette in ballo, però, d'altra parte, l'assessore La Spisa è bravo ma se fosse capace di inventare i soldi sarebbe probabilmente il Ministro del Tesoro di Barack Obama invece che l'Assessore del bilancio della Regione Sardegna. Comunque contiene alcuni interventi sicuramente utili e alcuni di essi anche di grande prospettiva. Basti pensare alla trasformazione della SFIRS in una società in house, basti pensare ai finanziamenti alle diverse attività lavorative che quindi genereranno a loro volta, non lo devo insegnare io, nuove opportunità e nuovi fondi, basti pensare alle scuole, basti pensare all'articolo sui precari, che è stato poi concordato con l'aiuto dell'opposizione.
Non è che mi piaccia molto, personalmente, questa sistemazione in massa dei precari però, purtroppo, ormai ce ne sono a centinaia, c'è gente che lavora da 10 anni, in una maniera o in un'altra bisognava intervenire, e questa norma mette fine a questa situazione. Inoltre sono interessanti alcuni commi dell'articolo 5, in particolare ricordo quello sul finanziamento di una campagna sulla promozione delle donazioni d'organo, che è un intervento di enorme impatto sulla qualità e sulla quantità della vita di molti sardi, anche se "quantità della vita" è una espressione un po' strana. Ricordo però che un solo donatore in più, uno solo, cambia la vita, quindi la qualità della vita - e nel caso di trapianti di fegato e di cuore anche la quantità della vita - a numerose persone. Inoltre, aspetto meno importante ma non trascurabile: un solo donatore in più fa risparmiare 200 mila euro di costi dialitici nel corso del tempo, il che significa che se questa campagna producesse un solo donatore in un anno si sarebbe pagata da sola, se ne producesse due, sarebbe addirittura un guadagno per le casse della Sanità regionale.
Ma ascoltando l'intervento del relatore di maggioranza pronunciato ieri in quest'Aula dall'onorevole Maninchedda, ho sentito un grido di dolore che riguardava la Sanità. In effetti, anche a nostro parere, questa è una parte che manca del tutto in questa legge, io sono molto contento di avere sentito che la stessa opinione l'ha espressa il collega Cocco, nonché l'onorevole Salis, per cui qualche cosa occorrerà farle. Se mi si consente di usare una frase celebre, magari degna di un'altra occasione più importante, noi Riformatori non siamo insensibili al grido di dolore dell'onorevole Maninchedda, e anzi, tanto non lo siamo che già nei giorni scorsi abbiamo presentato una proposta di legge, una proposta organica, completa e articolata, che ove approvata riformerebbe dalle fondamenta il nostro sistema sanitario.
Ieri l'onorevole Maninchedda ha parlato dei direttori generali, si è scagliato contro gli attuali direttori generali, e purtroppo non era privo di valide ragioni per farlo. Io voglio approfittare dell'occasione per dire ancora una volta che anche noi Riformatori vogliamo cambiare i direttori generali, non vogliamo salvare o proteggere alcuno, siamo solo convinti che questi direttori generali che ci sono adesso non è che non siano bravi, ma sono funzionali ad un disegno di sanità che non è il nostro, è il disegno della professoressa Dirindin e della Giunta Soru, disegno centralistico, di tipo emiliano in cui le decisioni vengono prese tutte dalla Regione, l'abbiamo detto tante volte.
Noi abbiamo chiesto ai nostri elettori, durante la campagna elettorale, i voti per cambiare questo sistema, e li abbiamo ottenuti. Sono convinto che la sanità sia stata molto importante nel successo che abbiamo ottenuto il 15 e il 16 febbraio, per cui siamo i fautori della tesi che bisogna cambiare i direttori generali perché bisogna cambiare il progetto, cioè siamo convinti che il cambio sic et simpliciter dei direttori generali oggi, senza cambiare il modello organizzativo, ci porterebbe ad avere, fra sei mesi a o fra un anno gli stessi risultati, con la gente che chiederebbe a noi conto della situazione, e ci direbbe: "Perché le cose non vanno bene? Perché il modello è sbagliato? Ma perché non l'avete cambiato, state governando voi? Perché non avete cambiato i direttori generali?" Peggio ancora se li avessimo cambiati: "Come mai le cose non vanno bene nonostante abbiate cambiato i direttori generali?". Questa è la nostra profonda convinzione: se non cambiamo il modello, se non cambiamo il sistema, sarà impossibile ottenere risultati positivi.
Questa è la ragione che ci ha portato a studiare questo sistema, a fare delle simulazioni, ad elaborare delle ipotesi, a procedere a delle affiliazioni finanziarie, insomma ad elaborare una proposta finale che è quella che abbiamo formulato nei giorni scorsi, che, sia detto chiaramente (mi riferisco ai colleghi della maggioranza e del P.d.L.) non è il Vangelo, noi non la consideriamo certamente tale, ma è semplicemente un contributo al "parco idee" della maggioranza e siamo pronti a discuterla, con la più grande umiltà, con i colleghi della maggioranza e speriamo anche con quelli della minoranza. Però è indubbio che non possiamo aspettare un anno, un anno e mezzo, quello che ci vorrà per cambiare la legge, perché la situazione va cambiata celermente. Quindi io penso che sia necessario intervenire con rapidità, certo con il rispetto delle persone che non c'è stato in questi anni, senza mandare via nessuno con accuse di incapacità, accuse infamanti, anche accuse di cose peggiori, ma lo ripeto con rapidità e nel quadro di un sostanziale mutamento delle regole che reggono il sistema.
Questa legge, in questo senso, è incompleta, però penso che si potrebbe integrarla, migliorarla. Penso, per esempio, alla possibilità di istituire un gruppo di lavoro, perché no anche bypartisan, per vedere se possiamo fornire delle idee e delle linee guida all'Assessore e alla Giunta. In poche parole - questo è un tema molto caro al mio partito, all'onorevole Vargiu in particolare - formare un gruppo di lavoro che possa sostituire nei suoi compiti l'Agenzia regionale della sanità. Quell'Agenzia regionale che è stata istituita da una legge del 2006 ma che la precedente Giunta non ha mai voluto rendere operativa e che dovrebbe essere proprio l'organo incaricato di studiare soluzioni, elaborare modelli sperimentali per un miglior funzionamento del Servizio sanitario regionale.
Ecco, in questo senso credo di poter prendere un impegno personale e anche a nome del mio partito, per trovare una proposta integrativa che consenta, magari partendo dalla bozza di legge che noi abbiamo presentato come proposta, di procedere il più rapidamente possibile a modificare la situazione e di continuare nel cammino di una riforma che è importante quanto indispensabile per il bene di tutti i nostri concittadini.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Agus. Ne ha facoltà.
AGUS (P.D.). Signor Presidente, onorevole Assessore, colleghi, anche questo nuovo passaggio nel percorso legislativo di questa nuova tornata di lavori del Consiglio regionale è importantissimo: è un'appendice, questo argomento di oggi, al bilancio di previsione già affrontato da questa'Aula, che in parte integra alcuni aspetti di temi importanti come, appunto, quelli accarezzarti dagli otto articoli. E' un'appendice, quindi, della finanziaria 2009, integra l'atto più significativo ed importante della legislatura, ma, pur apprezzando il grande sforzo per far fronte al vasto magma sociale, in particolare verso il superamento del precariato e le politiche attive del lavoro, questa finanziaria tende a dare risposte parziali, limitandosi a tamponare una situazione che, se degenerasse, porterebbe non solo alla disperazione e a situazioni di grave danno personale ma anche a costi sociali rilevanti ai quali poi comunque dovremmo far fronte.
Lascia però perplessi l'articolazione frazionata degli interventi che mi fa pensare più ad un'azione emergenziale, appunto, che ad un'azione programmata per uno sviluppo socioeconomico serio della Sardegna. In sintesi un po' mi ricorda i miei numerosi bilanci da Sindaco che, sostanzialmente, tamponavano l'emergenza: la buca sulla strada, il caseggiato scolastico, il verde pubblico, gli interventi sociali, i disoccupati, la famiglia che non ha reddito per sostentarsi, insomma quegli aspetti di vita quotidiana che impegnano le Amministrazioni a dover dare risposte immediate e un po' le distolgono dalla programmazione effettiva, però, ripeto, sono azioni necessarie e fondamentali perché vivere nel quotidiano ci spinge comunque a dare risposte.
Credo però che l'amministratore, e a maggior ragione il politico - la maggiore Assise della Regione Sardegna e quindi il politico che la rappresenta -, abbia l'obbligo di guardare oltre queste emergenze. Molti articoli del collegato hanno una valenza, a mio avviso, "tampone" e, in alcuni casi, lasciano forti dubbi anche sulla loro efficacia e funzione. Per meglio esplicitare il mio pensiero mi soffermo solo su alcuni di essi - sono diversi ma anche i miei colleghi ne sottolineeranno alcuni, quindi non mi sembra il caso di fare l'elenco della spesa - nel leggerli emergono questi elementi che io considero, appunto, elementi "tampone", necessari e urgenti, importanti, per carità, perché tutte le azioni poste in essere hanno una loro efficacia, anche se in tempi brevi, ma altre, ripeto, lasciano un po' perplessi. E in modo particolare mi soffermo su alcune di esse.
Mi chiedo, per esempio, quale funzione e utilità abbia il comma 7 dell'articolo 2, ove la Regione Sardegna "con la deliberazione della Giunta, su proposta dell'Assessore dell'agricoltura, nomina sino a tre propri rappresentanti presso gli organi decisionali ed esecutivi dai GAL". Mi chiedo: dove è la coerenza nell'autodeterminazione degli organi periferici, espressione istituzionale del territorio e delle categorie imprenditoriali? La Regione Sardegna non ha più fiducia nell'azione degli amministrati? Credo sia un'entrata a gamba tesa tra i consigli di amministrazione eletti dall'assemblea degli aderenti ai GAL, composti poi mediamente da tre o cinque amministratori. Se la Regione Sardegna ne nomina, su cinque, tre, non riesco a capire quale funzione abbia l'autodeterminazione territoriale, o se questa voglia di nomine abbia altre sfaccettature alle quali non voglio pensare, anche se è istintivo chiederselo. Quindi, mi sembra uno di quegli articoli un po' così, infilati per chissà quale ragione reale.
Io credo che dobbiamo dare fiducia ai territori, dobbiamo dare fiducia alle personalità che vivono e operano tutti i giorni in questi territori e quindi lasciar che questi organismi che sono utili allo sviluppo territoriale siano governati interamente dalle personalità e dalle persone che tutti i giorni si adoperano per far sì che il loro territorio assurga a livelli accettabili, e quindi in questi termini concorrono allo sviluppo economico della Sardegna. Quindi, ripeto, mi sembra anche questo un ingresso a gamba tesa.
Per quanto riguarda l'altro comma, il comma numero 20, mi sembra che rischiamo che in ogni comune della Sardegna si realizzino aree di insediamenti produttivi, infrastrutture costose ma spesso inutilizzate. Basterebbe farsi un giro della Sardegna, neanche nelle periferie, ma a due o tre chilometri dai paesi, per vedere queste, tra virgolette, cattedrali (che poi cattedrali non sono perché non c'è nulla di edificato, ma solo viabilità, illuminazione pubblica e infrastrutture) che spesso non ospitano neanche un'azienda artigianale. Allora, mi chiedo se non sia opportuno, prima di inserire commi di questo tipo, effettuare un'analisi dei bisogni e valutare territorialmente, laddove sono già insediati i PIP, se non sia il caso di concentrarli e quindi semmai migliorare i servizi di assistenza alle imprese presso quelle aree che hanno un minimo di infrastrutturazione e un minimo di frequentazione territoriale. Non ultimo - faccio l'esempio perché lo vedo spesso, perché è vicino al mio paese - il caso della realizzazione delle infrastrutture del PIP nel comune di San Nicolò d'Arcidano. San Nicolò d'Arcidano è a quattro chilometri da Terralba dove c'è un bell'insediamento produttivo che, tra l'altro, è sul bordo della "131" e quindi è, anche in termini strutturali e logistici, perfetto. Mi chiedo però che senso abbia sperperare risorse per avere probabilmente due capannoni, o due piccole strutture destinate agli artigiani locali; io credo che con gli strumenti urbanistici di oggi si possano individuare delle aree adiacenti all'abitato, che chiaramente tutelino la salute pubblica, e quindi, senza ulteriori costi di urbanizzazione, permettono di spostare quelle attività che creano problemi di natura ambientale, come rumori e polveri, in una parte estrema del paese, senza dover spendere grandi somme in infrastrutture che a mio avviso, ripeto, disperdono risorse che possono essere utili per i bisogni ai quali, sono convinto, neanche la Regione Sardegna riesce a far fronte.
Quindi anche questo mi sembra uno di quegli elementi che si presenta a gamba tesa per, forse, dare un contentino agli amministratori locali che spesso spingono nel bisogno di avere risorse finanziarie per poter dire che anche nel loro comune hanno fatto qualcosa, perché comunque c'è anche una rincorsa all'immagine per poi chiaramente chiedere la riconferma dei propri mandati. Queste dinamiche le ritroviamo spesso anche se dovremmo sforzarci tutti di evitare che si verifichino. C'è comunque un'inversione di tendenza, c'è una disposizione al dialogo; proviamo a ragionare anche su queste cose e sfrondare questi aspetti della politica che, ripeto, non portano poi alla fine da nessuna parte.
Altro comma discutibile è il 21, che prevede un ulteriore stanziamento di 8 milioni a favore di una società, l'IGEA, che è nata per il ripristino ambientale, perché miniere non ne abbiamo più, nonché il comma 25 col quale si autorizza la spesa di altri 25 milioni per il quadriennio 2009-2012 per finanziare la stabilizzazione occupazionale dei lavoratori socialmente utili.
Sappiamo tutti che la stabilizzazione non avviene tramite l'associazione di impresa (parlo del Parco geominerario) con i lavori che non rispondono affatto all'accordo del 23 ottobre e del 4 dicembre 2001 tra la Regione Sardegna e i ministeri dell'ambiente, dei beni culturali e il Ministero delle attività produttive. Io credo che bisogna riprendere questo aspetto, è un aspetto a cui ho accennato altre volte, ma mi sono promesso anche di spedire una nota agli Assessori competenti, per dare un contributo, appunto, nello spirito di questa nuova aria che respiriamo, e mi sento onorato di poter contribuire a questo dialogo tra maggioranza e opposizione nel rispetto dei reciproci ruoli, ma ne sento il bisogno anche come dovere morale per la funzione che, appunto, i cittadini mi hanno assegnato. Quindi mi permetterò di inviare in questi giorni una nota per spiegare meglio il mio pensiero.
Bisogna riprendere quella convenzione perché, a mio avviso, i lavoratori si possono stabilizzare concretamente sulle nuove attività economiche e produttive da insediare nelle aree ex minerarie bonificate riqualificate, perché questa è la stabilizzazione. La stabilizzazione dei lavoratori socialmente utili non va fatta con l'ATI; l'ATI è lo strumento che avrebbe dovuto bonificare e riqualificare le aree minerarie all'interno delle quali sarebbero dovute nascere le attività produttive e verso le quali sarebbero dovuti essere stabilizzati i lavoratori. Questa è un'attività ancora una volta di mero supporto o assistenziale, perché il primo finanziamento ministeriale, quando le aree minerarie dismesse vengono inserite all'interno delle aree ad alto rischio ambientale, quindi soggette a finanziamento dello Stato italiano, i primi 60 miliardi sono rimasti lì, nel cassetto, perché nessun area è stata bonificata per via del conflitto tra Igea e ATI, Igea detentore dei territori e ATI beneficiaria dei fondi per le bonifiche.
Credo che sia un problema importante che dobbiamo risolvere al più presto, e quindi fare in modo che davvero si creino le condizioni di reinserimento. Io sono convinto che con questa azione (anche in virtù di un atto che è stato fatto anche di recente, la costituzione del Consorzio TEA all'interno del quale è confluita anche l'Igea, oggi strumento in house della Regione Sardegna), con quei fondi ministeriali si possano anche pagare i costi dell'Igea, perché l'Igea per questo è stata costituita. In questa maniera possiamo recuperare ingenti risorse da destinare ad altri bisogni o alla programmazione di sviluppo della Sardegna. C'è bisogno quindi di passare da una fase emergenziale ad una fase di programma strutturale che consenta davvero il superamento del precariato e dia stabilità economica e occupazionale alla Sardegna.
La sospensione dell'attività di dismissione della chimica in Sardegna è certo un grande risultato, un risultato importante, però noi conosciamo le vicende dell'Eni. Io sono stato per 13 anni, sindaco di Guspini e ho vissuto in prima persona la chiusura delle miniere; l'Eni ha sempre utilizzato la bellissima tecnica del rinvio, del trascinare le vertenze e ci trascinerà anche in questo caso. Oggi giustamente, sulla base della spinta e dell'azione unitaria della Sardegna, ha dovuto rimangiarsi la decisione di chiudere le industrie petrolchimiche di Porto Torres; è chiaro che lo ha fatto di fronte ad una spinta così forte, rimandando a settembre accordi o nuovi dibattiti. Credo che dobbiamo prendere coscienza che dall'Eni dobbiamo attenderci poco, perché la storia ce lo insegna, l'Eni non risponde al Governo, pur essendo da esso controllata, per cui dovremo cominciare a guardare forse ad una chimica diversa, di nicchia, farmaceutica, più legata alla ricerca che al petrolio, in quanto quest'ultima è una risorsa esauribile. I tempi sono dietro l'angolo, si dice che entro il 2030, 2040 i pozzi si esauriranno.
Ma anche altri, oltre all'industria, sono gli orizzonti a cui dobbiamo guardare nel nostro progetto della finanziaria. In agricoltura sicuramente si affrontano spesso temi emergenziali, ma c'è bisogno di trovare supporto a questo settore, alle produzioni locali; non riusciamo neanche a produrre il tanto per soddisfare il fabbisogno interno. Basti guardare i dati sulle carni: non riusciamo a produrre le carni per soddisfare il fabbisogno sardo; la produzione interna lorda vendibile della Sardegna può essere garantita solo dalla SARAS, perché non riusciamo a fare altre produzioni neanche per i nostri bisogni. Quindi c'è necessità di supportare il mondo agricolo.
Per concludere, quindi, ne ho accennato altre volte, spero che nelle prossime finanziarie, se non in questa, ci siano davvero i fondi per completare e migliorare le infrastrutture. Fra un anno apriranno i mercati del Mediterraneo, la Regione Sardegna è la piattaforma del Mediterraneo, potrà assurgere a centro di scambio, prima di tutto culturale, perché anche quella è una grande risorsa economica, perché la cultura ha una potenza dirompente nel mondo. Un popolo senza cultura non ha possibilità di attivare meccanismi di collaborazione, di scambio economico con altri Paesi. La Sardegna può farlo, può farlo, appunto, con questa sua base naturale nel Mediterraneo e quindi vanno implementate le infrastrutture.
Va bene il porto canale, sta prendendo dimensioni internazionali, supportiamolo. Va bene la rete aeroportuale, implementiamola. Favoriamo i rapporti con le compagnie aeree del mondo, in modo tale che le distanze vengano abbreviate. Uso uno slogan del centrodestra: facciamo le autostrade del mare, le autostrade dell'aria. Perché no! Va benissimo! Però per fare queste cose ci vogliono risorse, si tratta di operare delle scelte, le risorse le mettiamo su più fronti sempre per coprire le emergenze, giustamente, ma pensiamo di cominciare ad economizzare risorse per le infrastrutture del futuro.
Per chiudere: la ricerca. La Regione Sardegna spesso ha accarezzato questa idea di ricerca, ma la accarezzarono anche nel 1991 quando si chiusero le miniere a Monte Vecchio. L'accordo ministeriale prevedeva infatti che nelle bellissime strutture architettoniche del complesso minerario (peraltro di pregio, non fosse altro perché l'Unesco le ha annoverate non tra il patrimonio dell'umanità, ma sicuramente tra i beni da tutelare) potessero nascere i centri di ricerca del CRS4. Poi la Regione Sardegna individuò nel bosco di Pula la sede del CRS4, ma la Sardegna può anche prendere contatti, invitare e offrire questi spazi unici alle imprese private o altri enti pubblici che intendono fare ricerca, perché si collochino in Sardegna queste tipologie di attività che creano abitabilità in questi luoghi, ma anche un'opportunità di sviluppo e di lavoro.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Signor Presidente, mi fa piacere che lei presieda in questo momento i lavori dell'Aula, mi fa piacere perché so che lei ieri, molto opportunamente e giustamente, almeno dal mio punto di vista, si è recato ad accertarsi delle ragioni e a portare, credo, solidarietà ai lavoratori che da ieri occupano lo stabilimento dell'Ineos Film. I lavoratori dell'Ineos Film sono impegnati in una dura battaglia per difendere il loro posto di lavoro.
Ieri mattina, dopo un incontro nella sede dell'Assessorato dell'industria, presente l'Assessore dell'industria (mi dispiace che manchi in questo momento), presente la SFIRS e presente l'amministratore delegato di Ineos Film, si è svolta una riunione dove è emersa la reiterata volontà dell'azienda di chiudere lo stabilimento di Assemini. Siamo di fronte a un assurdo. Vorrei richiamare l'assessore La Spisa e l'intero Consiglio su questo fatto. L'Ineos è proprietaria di due impianti in Italia che producono lo stesso prodotto, con questa differenza: dai bilanci certificati dell'azienda, l'Ineos Film di Assemini chiude gli ultimi bilanci in attivo; l'impianto di Ineos Film, allocato in provincia di Varese, da anni chiude con un significativo passivo. Si decide, comunque, di chiudere lo stabilimento di Assemini. Non sto qui a fare commenti sulle ragioni; credo che ci siano ragioni politiche. Però voi comprenderete lo stato d'animo dei lavoratori che sono stati i protagonisti dell'esercizio finanziario positivo di questa azienda: di fronte a un atto di arroganza e di tracotanza dell'azienda che non ha nessuna giustificazione si vedono privati di ogni prospettiva futura. Questi lavoratori da ieri occupano quello stabilimento. Credo sia un fatto legittimo, perché le macchine non sono di proprietà di qualcuno, sono di proprietà di chi produce ricchezza, quindi anche dei lavoratori, e i lavoratori credo facciano bene ad occupare quegli impianti se qualcuno vuole chiuderli.
Mi pare che su questa stessa direzione si stia muovendo la Giunta regionale, che infatti è impegnata a pretendere dall'azienda, dalla proprietà dell'Ineos Film, la cessione di quel ramo d'azienda a un altro soggetto che intenda proseguire quella attività. Ma, al di là di questo, il fatto grave è quello che è successo ieri, perché è un fatto che non era mai successo in Sardegna.
Ieri notte, intorno alle 22 e 40, si sono recati in quello stabilimento i carabinieri. Solitamente non interviene l'arma dei carabinieri in situazioni del genere, ieri sono intervenuti, ma non sta a me giudicare il perché siano intervenuti, ne capisco le ragioni, il fatto grave è che ieri i carabinieri hanno di peso sollevato un fotografo di uno dei quotidiani sardi, lo hanno costretto a cancellare le foto che aveva effettuato qualche attimo prima, foto che testimoniavano, credo ne sia testimone anche l'onorevole Cossa, una manifestazione pacifica com'è, a memoria d'uomo, nella tradizione del movimento dei lavoratori di quest'Isola. Hanno poi costretto i lavoratori, di fatto, attraverso intimidazioni, ad abbandonare quello stabilimento. Io credo sia un fatto di una gravità inaudita, che probabilmente merita una riflessione. Le chiedo, Presidente, nelle pieghe del Regolamento, se possibile, anche nel pomeriggio, trovare il modo per soffermarci un attimo su questo fatto che ritengo davvero molto grave.
Detto questo, torno sul collegato: ieri - mi spiace che manchi - il presidente Maninchedda nella sua relazione ha ammonito che l'Italia rischia di fare la fine dell'Argentina, e ha, in maniera curiosa dal mio punto di vista, citato due dati che paventano questo rischio, anzi, in particolare uno. Ha detto: "Bisogna diminuire i costi della sanità e delle pensioni". Ora, vorrei ricordare all'onorevole professor Maninchedda che sulla sanità forse si può discutere (sull'argomento si sono soffermati diversi consiglieri prima di me, non ultimo l'onorevole Meloni, che credo di questo settore conosca qualcosa), ma sulle pensioni, dalla riforma Dini, la situazione è abbastanza definita: chiudono non soltanto in pareggio il bilancio, ma il sistema INPS è addirittura in attivo. Inviterei pertanto l'onorevole Maninchedda, che tra l'altro auspica uno Stato indipendente, a rivedersi i conti perché qualcosa non va nelle sue informazioni.
Detto questo, signor Presidente, dopo la finanziaria che è stata licenziata da quest'Aula nel maggio scorso (da voi stessi, da ampi settori della maggioranza giudicata asciutta, emergenziale, senza prospettiva, per ragioni che non dipendevano da voi, per la ristrettezza dei tempi, perché l'avete ereditata dalla Giunta che sciaguratamente ha amministrato la Sardegna negli ultimi cinque anni) avete indicato nel collegato lo strumento che finalmente, avrebbe offerto non soltanto risposte alle ragioni della crisi, ma avrebbe indicato anche una prospettiva alla nostra Regione.
Ecco, io voglio richiamare due o tre concetti; tutti, a partire dalla maggioranza di quest'Aula, abbiamo richiamato la drammaticità che vive in questo momento anche la nostra Regione, io mi permetto di ricordare, ai due Assessori che sono presenti, le ragioni di questa crisi, le ragioni che costringono il 22 per cento delle famiglie dell'Isola, circa 400.000 sardi, a vivere sotto la soglia della povertà relativa. Ebbene, di fronte a questa situazione - che è comune a tante altre Regioni e a tanti altri Paesi - non c'è corrente di pensiero economico, sia essa di riferimento socialista o liberale, che non indichi nel sostegno alla domanda come il primo intervento per aggredire le cause e le ragioni della crisi. Si è agito in questa maniera dappertutto: dagli Stati Uniti a tutti i Paesi membri dell'Unione Europea; non si è agito in questa maniera, o si è agito solo parzialmente, solo nel nostro Paese. Io credo che da questa riflessione si debba partire per valutare se il collegato che doveva avere gli effetti taumaturgici che avete annunciato quando avete licenziato la finanziaria, abbia sortito davvero questi effetti e contenga interventi capaci di aggredire la situazione drammatica in cui viviamo.
Ecco, io mi sarei aspettato che il collegato si muovesse nella direzione giusta per aggredire questo fenomeno. Vi ricordo, le ricordo, assessore La Spisa, assessore Corona, che in questa Regione, come ben sapete, nell'ultimo anno, certo, non soltanto da metà febbraio, nell'ultimo anno, ma sta continuando con questa stessa dinamica si è registrato un aumento della cassa integrazione di oltre il 500 per cento, e sono oltre 5000 i lavoratori licenziati che non usufruiscono di ammortizzatori sociali. Vi ricordo che gli stipendi dei sardi sono più bassi del 18-22 per cento rispetto alla media nazionale e del Centro-Nord; vi ricordo che, per quanto riguarda le pensioni INPS in Sardegna la media mensile è di 614 euro mentre la media nazionale è di 781 euro, cioè 170 euro di differenza, e vi ricordo ancora che il tasso di lavoro precario in questa Regione è il più alto d'Italia.
Credo che poi vada ricordato, perché non dobbiamo ricordarcene soltanto di fronte ad eventi luttuosi, che il tasso di incidenti sul lavoro che determinano un'invalidità permanente grave, in Sardegna è il tasso più alto; e sono dati INAIL, non certamente del centro studi dal Partito Democratico. Ebbene, io chiedo, se c'è la disponibilità a valutare il collegato licenziato dalla Commissione in maniera sensibilmente diversa da quello della Giunta, se c'è la disponibilità ad affrontare concretamente le ragioni che determinano la situazione che ho testé richiamato.
Ritengo che il testo che è stato licenziato dalla Giunta, lo hanno detto altri, sia del tutto inadeguato e non rappresenti certamente una risposta a questo dramma. Certo, il lavoro importante svolto dalla Commissione migliora il testo della Giunta, tuttavia, lo vogliamo dire con molta chiarezza, ma non perché vogliamo in qualche maniera distinguerci politicamente, non è assolutamente in grado di dare una risposta adeguata ai problemi che ho cercato molto sinteticamente di richiamare; ecco perché è necessario che l'Aula si appresti a modificare sensibilmente, ulteriormente quel testo. Io credo che dobbiamo renderci disponibili; le risorse ci sono, basta operare scelte coraggiose ed evitare di spendere le somme in mille rivoli, che non servono assolutamente a dare una risposta ai bisogni di cui stiamo parlando, ma servono per soddisfare altri appetiti.
Allora noi vi chiediamo innanzitutto la disponibilità a stanziare 20 milioni l'anno per dare una risposta concreta a quei 5000 lavoratori che sono stati licenziati e che non hanno ammortizzatori sociali; vi chiediamo, attraverso norme cogenti del collegato, di stabilizzare tutti i lavoratori precari almeno della Pubblica amministrazione.
Comprendo, onorevole Meloni, le sue ragioni, non voglio sollevare nessuna polemica. Prima o poi sarà opportuna - noi cercheremo di provocarla - una discussione sulle ragioni che in questa Regione, anche nella Pubblica amministrazione, hanno portato a un tasso di lavoratori precari così alto, e quando parliamo di lavoratori precari, non stiamo parlando dei lavoratori interinali, che oggi sorreggono gran parte della sanità, che stanno peggio dei precari della Pubblica amministrazione, e senza i quali, probabilmente, la stessa Pubblica amministrazione sarebbe costretta a sedersi e a non fornire un servizio adeguato. Così come occorre sanare - lo vedremo stanotte o, se c'è questa disponibilità, stasera - attraverso l'internalizzazione delle attività di potabilizzazione e depurazione, la condizione di precarietà che vivono i lavoratori di ABBANOA.
Io voglio ricordare, allora l'onorevole Floris era Presidente della Giunta, l'Assessore dei Lavori Pubblici, se non ricordo male, era l'onorevole Silvestro Ladu e Assessore della programmazione Pietro Pittalis e io rappresentavo la CGIL - che ci dimostrarono, carte alla mano (io avevo qualche dubbio) che il lavoro in appalto per la Pubblica amministrazione, in particolare per il servizio idrico integrato, costava di più che non gestito direttamente; oggi chiedo a questa maggioranza di essere coerente con questa affermazione. Noi vi chiediamo modifiche in tal senso.
Credo che nel collegato debbano essere inserite anche misure che servano da sostegno all'offerta, perché insieme al sostegno alla domanda noi dobbiamo sostenere anche l'offerta. E allora, anche qui voglio ricordare - lo sa bene l'onorevole La Spisa - che ad aprile-maggio il livello di fiducia delle imprese sarde è calato del 6 per cento, mentre nella media nazionale c'è stato un incremento positivo del 3 per cento, perché inizia ad esserci qualche segnale di ripresa. Ora, senza puntare il dito addosso a responsabilità presenti, o passate o, ancor peggio, future, noi abbiamo il dovere politico e morale di intervenire; credo che siano segnali che debbano costringerci ad intervenire in una certa direzione.
Le imprese che fanno ricorso alla cassa integrazione sono oltre 350; è una situazione che ci obbliga, ripeto, insieme al sostegno alla domanda, a licenziare interventi che sostengano anche l'offerta. Allora, noi insistiamo; credo che dovremmo, a partire dal collegato, dare consequenzialità a una parte dell'ordine del giorno che abbiamo votato all'unanimità la scorsa settimana nella discussione sulla crisi economica. Credo che nel collegato dobbiamo iniziare a dire - perché è importante che lo si dica in quella sede, perché forse ha una valenza diversa rispetto a ordine del giorno - che noi mettiamo a disposizione risorse per predisporre un piano straordinario per le politiche industriali da attuarsi in cinque anni, utilizzando quelle che ci derivano dalla modifica dell'articolo 8 dello Statuto. Così come servono risorse per la messa in sicurezza degli edifici scolastici, che vi chiede non soltanto l'opposizione, ma gran parte della maggioranza e gran parte del sistema produttivo, così come vi chiediamo una semplificazione per l'installazione di impianti di generazione elettrica da fonti rinnovabili.
Noi, attraverso questa semplificazione - e il collegato può essere lo strumento - risolviamo problemi che non riusciamo a risolvere nemmeno con la negoziazione tra noi e lo Stato e tra lo Stato e l'Unione Europea. Abbiamo l'occasione, io auspico che ci sia la disponibilità in tal senso. E' chiaro che se non ci fosse questa disponibilità, il nostro giudizio sarebbe negativo.
PRESIDENTE. Onorevole Diana, la ringrazio per aver voluto informare il Consiglio di quanto è accaduto ieri sera allo stabilimento INEOS di Macchiareddu. Credo che il fatto sia oggettivamente grave, grave perché ricorda altri tempi e altri luoghi e grave perché si colloca anche in un momento in cui una grande coesione istituzionale tende proprio ad affrontare nei tavoli romani il drammatico problema della chimica. Io ne parlerò con la presidente Lombardo e sarà lei, naturalmente, a effettuare le valutazioni conseguenti sulla sua proposta.
Ha domandato di parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.
SALIS (I.d.V.). Signor Presidente, i Gruppi di opposizione non vogliono chiedere la verifica del numero legale, però un intervento così importante e approfondito, come quello dell'onorevole Diana, considerato anche la notizia di un fatto dinamico e pericoloso per il clima che può creare, non può essere ascoltato da venti colleghi, per cui ritengo che non sia opportuno continuare con un'aula semivuota, anzi quasi del tutto vuota. Chiedo quindi una sospensione dei lavori sino a questo pomeriggio.
PRESIDENTE. Poiché non ci sono opposizioni, sospendo la seduta sino alle ore 16.
(La seduta, sospesa alle ore 13 e 27, viene ripresa alle ore 16 e 36.)
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CUCCA
PRESIDENTE. Comunico che l'onorevole Dedoni, in data 22 luglio 2009, ha ritirato la seguente proposta di legge:
"Dedoni - Vargiu - Cossa - Fois - Meloni Francesco - Mula: "Istituto sardo per l'incremento ippico". (40)
Comunico inoltre che l'onorevole Meloni Francesco, in data 22 luglio 2009, ha ritirato la seguente proposta di legge:
"Meloni Francesco - Vargiu - Cossa - Dedoni - Fois - Mula: "Riforma del Servizio sanitario regionale". (44)
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Antonio Solinas. Ne ha facoltà.
SOLINAS ANTONIO (P.D.). Signor Presidente, chiedo scusa, ma considerate le notizie che arrivano un po' da tutti i territori della Sardegna, dalla Gallura al Montiferru, ma in modo particolare dal Monte Arci, dalla Marmilla, dove alcuni paesi stanno correndo il rischio di essere percorsi dagli incendi, io chiederei, se lei è d'accordo, all'Assessore dell'ambiente di riferire in aula quanto prima sulla drammatica situazione che si sta vivendo nei vari territori dell'Isola.
PRESIDENTE. Mi unisco alla sua sollecitazione perché la Giunta riferisca quanto prima sulla situazione.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Sabatini. Ne ha facoltà.
SABATINI (P.D.). Signor Presidente, la brevità delle relazioni che si sono tenute ieri, quella di maggioranza e quella di minoranza, credo che abbiano il significato di sottolineare che non è tempo certamente di chiacchiere, non è tempo di parole, ma è tempo di risposte. Lo stato della crisi è stato descritto più volte in questi giorni, sia in sede di discussione generale sia durante la discussione della mozione sulla crisi industriale. E' una crisi difficile che colpisce ogni giorno, sempre di più, la nostra Isola, il comparto industriale, e tutto il comparto produttivo.
L'atteggiamento che l'opposizione ha avuto in questi giorni, nei lavori in Commissione, è stato un atteggiamento positivo, responsabile, teso a migliorare il testo; ha voluto dare un apporto, concordando e individuando alcune aree su cui intervenire, in risposta allo stato di crisi, in modo particolare agli operai che perdevano i posti di lavoro e agli stabilimenti che hanno chiuso i battenti in questi giorni. Abbiamo lavorato, quindi, ad una stesura condivisa, pur non condividendo, nei termini più generali, molte delle azioni messe in campo, molti degli stanziamenti fissati da questo testo.
A una crisi di questa portata è necessario dare una risposta adeguata, ed è questo che ci stiamo sforzando, come opposizione, di spiegare. E' un appello che continuamente rivolgiamo alla maggioranza per una maggiore riflessione, per andare a migliorare ulteriormente il testo. Diversi sono i programmi che sono stati finanziati, ma, invece che intaccare le disponibilità (i 100 milioni circa di euro che sono a disposizione in questo collegato), le risorse, a mio parere, si possono trovare benissimo all'interno del Piano operativo regionale, del Piano di sviluppo rurale e anche nella finanziaria del 2010.
Io ho riletto il testo che la Commissione ha approvato e ho segnalato ed elencato tutta una serie di finanziamenti che non ritengo assolutamente né rispondenti allo stato di crisi, né urgenti da dover essere inseriti in un testo che avevamo tutti, maggioranza e minoranza, ipotizzato come una risposta allo stato di crisi. Mi riferisco, ad esempio, ai finanziamenti, per elencarne alcuni, dei piani strategici comunali, dove vengono impegnati 2 milioni e 350 mila euro, che io ritengo non siano così urgenti; mi riferisco, ad esempio, agli strumenti divulgativi per il Piano paesaggistico regionale, che pure è stato fatto da un'amministrazione di centrosinistra e che pure riteniamo importante; per questo piano vengono impegnati 3 milioni e 500 mila euro. Mi riferisco, ad esempio, agli studi sul Piano trasporti che vengono finanziati in questo collegato, che equivalgono a 2 milioni di euro; mi riferisco, ad esempio, al finanziamento assegnato alla Corte d'appello per elargire borse di studio (400 mila euro). Io ho un elenco qui, che metto a disposizione della maggioranza, degli interventi di questa natura e di questa portata che superano i 20 milioni di euro.
Pur riconoscendo la bontà di molti interventi che sono inseriti e che fanno parte di questo disegno di legge, che ritengo importanti, persino nel campo della cultura, sono convinto che alcuni interventi contenuti possano essere finanziati o con il POR o con il Piano di sviluppo regionale o con la finanziaria del 2010, perché non vi è nessuna urgenza di finanziare molti di questi interventi in questa finanziaria. Quindi, possiamo liberare una cifra di 20 milioni di euro che possiamo mettere a disposizione per interventi che davvero oggi diventano sempre più urgenti. Penso, ad esempio, a un Piano straordinario per le politiche industriali in Sardegna, che potrebbe contenere alcune norme già contenute in questa finanziaria e che potrebbero essere ampliate e riscritte in una norma più organica. Penso a un Piano per la realizzazione e il mantenimento dell'apparato scolastico. Penso a un aumento dello stanziamento, che è stato determinato in circa 9 milioni di euro, per gli ammortizzatori sociali.
Ecco, la proposta, quindi - e non mi dilungo - è quella di ripercorrere, rileggere questo collegato alla finanziaria, individuare tutti i finanziamenti che non rispondono a quella caratteristica di contrasto all'emergenza che è presente nella nostra Isola e trasferire, stanziare e impegnare queste risorse davvero in interventi che ritengo siano in questo momento molto, ma molto più importanti.
Il Presidente della Commissione ci ha raccontato la sua favola, che è quella del brutto anatroccolo al quale, alla fine dei lavori della Commissione, con l'approvazione, con le trasformazioni, con gli emendamenti approvati è spuntata qualche piuma da cigno. A noi piace più la favola di Andersen, dove il brutto anatroccolo davvero diventa un cigno. E' questo l'invito che vogliamo rivolgere alla maggioranza, se è vero e se sono vere tutte le proposte che continuamente avete avanzato, gli apprezzamenti che ci avete rivolto per il comportamento, l'atteggiamento che abbiamo tenuto in questi giorni, nei giorni scorsi in Commissione. Ecco quindi una ulteriore riflessione: liberiamo risorse per fronteggiare le urgenze della crisi economica.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Gian Valerio Sanna. Ne ha facoltà.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Signor Presidente, colleghi, mi dispiace non sia in questo momento in Aula la presidente Lombardo perché credo che, per la prima volta, il Consiglio approvi una legge in violazione del Regolamento interno, disattendendo i contenuti dell'articolo 32 e dell'articolo 35 del Regolamento che esplicitamente non attribuiscono nessuna discrezionalità alla Presidenza nell'assegnazione alle Commissioni di merito dei provvedimenti nei quali esprimere i loro pareri. Oltretutto si è verificata anche una ulteriore e spiacevole circostanza: la Presidente, in nome di quella rigidità disciplinare che va menando di qua e di là, soprattutto per interrompere i discorsi, ma non per applicare il Regolamento, si è anche arrogata il diritto di limitare i poteri assegnati ad una Commissione permanente destinandole solo l'esame di un articolo, dimenticando che le Commissioni esprimono le loro valutazioni nelle materie previste nel Regolamento interno. Quindi nessuno, meno che mai lei, può limitare i poteri delle Commissioni. Sono fatti gravi che non possono passare sotto silenzio.
Vorrei dire ai colleghi, sommessamente: badate, si è fatto un gran parlare in questi anni di prerogative del Consiglio, di funzioni proprie del Consiglio, ma se noi usiamo, rispetto alle regole che dovrebbero essere il punto di discrimine, un atteggiamento di deregulation solo delle regole, solo quando queste devono obbedire a finalità di parte o di schieramento, io credo che potremo appiccicare ai muri di questo Palazzo tutte le targhe auto celebrative che volete ma la dignità del Consiglio andrà a ramengo. Io su questo sono molto rigido, perché credo che le regole, che oggi subiscono alcuni, domani potranno subirle altri; sono questioni che riguardano trasversalmente la dignità del Consiglio regionale. Quindi credo che questa legge, per la prima volta, sarà una legge approvata in dispregio, in violazione delle regole che questo Consiglio regionale si è dato.
Detto questo, poi, vogliamoci bene. Tutto sommato anche il Presidente della Commissione, cortesemente, e parafrasando le favole, cerca, anche indirettamente, di evocare un nostro atteggiamento costruttivo, ma siccome ha provato a convincerci che forse, seppur spelacchiato, un cigno sarebbe pur venuto fuori, noi rimaniamo nella posizione iniziale: questo è un provvedimento viziato nel metodo e nel merito e che in qualche modo aiuta invece noi, e dovrebbe aiutare l'opinione pubblica sarda a comprendere un provvedimento che rivela il reale patrimonio genetico di questa maggioranza.
La sua conformazione indica chiaramente dove vuole andare questa maggioranza, che da un lato ci racconta la favola di Alice nel paese delle meraviglie (arriverà il piano generale di sviluppo e sarà questo, sarà quest'altro), e dall'altro confeziona un prodotto di tal genere. E non basta che sia stato integrato da due, tre buone norme (che a nostro giudizio incarnano la vera finalità che doveva avere un provvedimento di questo genere in questo momento) perché possiamo definirlo un buon provvedimento. E' un provvedimento che rimane esattamente quello che anche oggi i sindacati definiscono: una amalgama confusa e infinitamente inutile di norme, volte più che altro a tenere insieme una maggioranza che già fa acqua da tutte le parti, evidentemente, ma che non risponde attraverso la soluzione di quelle quattro, cinque, sei questioni nodali ad un'idea di emergenza e di contenimento dei processi di crisi che stiamo affrontando. E credo che sia sufficiente verificare come si parli bene e si razzoli male.
Ma quando mai, colleghi, possiamo credere che, di fronte ai colossali interessi che ruotano intorno alla composizione di questa maggioranza "ci sarà prima la Sardegna piuttosto che il centrodestra"? Ma state scherzando? Ma dopo un proclama di quel genere ci vorrebbe un mea culpa responsabile, in maniera da trovare nelle Commissioni una formula dignitosa rispondente alle esigenze scaturite da questa crisi colossale, e invece pensano di convincerci con due o tre cose; e per quanto riguarda l'Eni, io credo che sia venuto il momento che tutti noi, forti dell'esperienza, della nostra cultura, della nostra capacità di guardare gli eventi della storia e il loro riproporsi cominciamo a pensare che è finito il tempo di prendersi in giro.
Se a prenderci in giro è peraltro un uomo che, sul piano internazionale, non ha il minimo della credibilità, non solo politica, ma ancor meno personale, e che oggi, dopo una sequenza di questioni, pur scherzando, ammette di aver mentito allo Stato italiano, ai cittadini italiani, dichiarando che non è neanche santo e che quindi non può intercedere, pensate davvero che di fronte ad una tragedia come quella che sta investendo quei lavoratori noi non dovessimo dare per scontato che qualche cosa sarebbe comunque uscita fuori? E il minimo che poteva uscire era questa sospensione tecnica.
Ma bastava leggere tra le righe le dichiarazioni di Scaroni quando affermava: "non potete chiedermi di rinunciare ai processi di ristrutturazione", per capire che alla fine dei conti gli interessi nazionali sarebbero stati anteposti agli interessi deboli che non sono neppure sostenuti da un'azione politica concreta capace di sporcarsi le mani sul terreno della proposta e della sfida. Questa era la sede e noi la riproponiamo e se voi voterete contro noi spiegheremo ai lavoratori che per presentarsi davanti a loro dite una cosa, mentre quando si tratta di agire di conseguenza votate contro.
In questa sede noi presenteremo un emendamento nel quale daremo mandato in tempi certi perché venga costruito e finanziato il piano straordinario per le politiche industriali in Sardegna. A me, infatti, non interessano i due mesi che abbiamo davanti, a me interessa evitare di perdere altro tempo e di venir meno alla mia responsabilità di legislatore di anticipare i fenomeni di degenerazione del sistema economico, così come avrebbe dovuto fare l'intero pacchetto di interventi di questo provvedimento: quattro o cinque iniziative mirate a dare una risposta e garantire che questa risposta avvenga nei tempi nei quali deve venire.
Io ho molto rispetto per il presidente Maninchedda, ma lo rimando benevolmente alla prossima finanziaria, a quando conteremo insieme l'ammontare dei residui. Lo rimando ad allora, perché questo tipo di provvedimento è esattamente quel provvedimento che alimenta la fuga in avanti del sistema dei residui. Nel bene o nel male sappiamo tutti che possiamo essere d'accordo sulle belle cose che diciamo per tener fermo tutto il sistema, ma abbiamo a che fare con un sistema burocratico amministrativo che peraltro è largamente fermo e per il quale non si fa niente, salvo nominare il portavoce o nominare il direttore generale per la gestione unitaria; sembra quasi che la Giunta regionale sia nata come una entità disgregata che n emessiti di una figura che ne ricomponga le varie parti. Quindi il messaggio che ci viene dato in questo collegato è che c'è bisogno di coesione perché la coesione evidentemente non c'è, tant'è che, a questo fine è necessario nominare un direttore generale. Un direttore generale che viene sottratto al settore dell'innovazione tecnologica, perché noi ce ne "freghiamo" dell'innovazione tecnologica, noi siamo avanzati, noi siamo i rappresentanti del popolo sardo! Ma stiamo scherzando? Noi bastiamo a noi stessi, quindi possiamo fare a meno di tutto quello che è nuovo, possiamo farne a meno! Meglio garantirci il coordinamento delle pratiche unitarie presso la Presidenza!
Quindi se vogliamo avere la coscienza a posto quando ci dovremo ripresentare di fronte ai lavoratori del petrolchimico e dell'industria in Sardegna, dobbiamo assolvere alle nostre responsabilità e quindi dare oggi esatta conseguenza all'ordine del giorno. L'ordine del giorno, infatti, rimane pur sempre un buon ordine del giorno, ma altra cosa è sancire per iscritto l'impegno con una legge che ci obbliga ad essere conseguenti e che rappresenta l'apertura della sfida nei confronti dello Stato alla quale cominciamo a lavorare.
Noi vogliamo il confronto, vogliamo anche la partecipazione finanziaria in modo da realizzare quell'idea che spesse volte ci creiamo, quasi per autoassolverci, di una Regione che vada verso forme di anarchia cioè che cominci a lavorare non aspettando che la benevolenza del Capo del governo pronunci la parola miracolosa, ma che inizi a provvedere a se stessa con le risorse culturali, politiche, istituzionali e finanziarie che ha. Questa è la sfida del federalismo, alla quale, tra l'altro, io ho fatto un pallidissimo accenno in Commissione, che peraltro latita nello "sbrago" più totale in attesa che venga dato il via libera dalla maggioranza ad affrontare i temi dello Statuto che vengono ritenuti sempre urgenti.
Noi abbiamo detto che la minoranza è pronta, che non ha bisogno di nessun ordine da nessuno; siamo pronti a lavorare. Il Presidente ci sollecita ogni volta su questo tema; stiamo ancora aspettando. Io credo che la volontà politica non si trovi passeggiando per via Roma, si trovi definendo una strategia per andare avanti. Ebbene, in prima Commissione non c'è niente da fare, non si fa niente. Ho suggerito timidamente che sulle norme di attuazione relative all'applicazione alla Regione Sardegna delle norme sul federalismo si cominciasse a scrivere qualcosa in maniera tale da iniziare un confronto non passivo con lo Stato, ma un confronto attivo. Sarebbe opportuno definire in che cosa si concreti per noi questo federalismo, anche per definire le modalità economiche, finanziarie e statutarie attraverso le quali la Sardegna dovrebbe realizzarlo, in modo da non compiere un passo indietro rispetto alla situazione accettabile ma ancora migliorabile nella quale ci troviamo oggi. Invece no: silenzio. Arriverà il ministro Tremonti o chi per lui a farci la norma d'attuazione e a ciò seguiranno manifestazioni unitarie, perché dovremo certamente alimentare questo teatrino dell'unità sulla disgrazia.
Le unità sulle disgrazie denunciano la nostra passività rispetto ai nostri doveri, quasi sempre. Se ci sono anche questioni storiche che attengono a processi di dequalificazione industriale, di abbandono, beh insomma, la reazione dovrebbe pur emergere prima o poi; una reazione basata sulle nostre forze e sulle nostre capacità, non sull'attesa di tavoli e contro tavoli che sanno tanto di osterie. Io riconosco che spesso noi teniamo qui dentro un atteggiamento sbagliato. C'è il problema della scuola; noi abbiamo ricevuto dallo Stato, in attuazione del nuovo articolo 8, risorse che sono destinate all'autonomia della Sardegna e che devono essere utilizzate proprio per salvaguardare e difendere i presidi dell'autonomia.
La prima autonomia è difendere l'apparato industriale e costruire il piano. Altra autonomia è riconoscere che la nostra emancipazione culturale dipende in larga misura dalla capacità che avremo di difendere la scuola di base nei nostri presidi comunitari, che si trovano in una condizione geografica e strutturale differente da quella che il ministro Gelmini ha immaginato e che comunque consentirebbe anche a noi di iniziare dei processi calibrati di razionalizzazione. E invece guai, guai e poi guai a parlare male della Gelmini, a ribellarsi. Noi possiamo finanziare il mantenimento di assetti accettabili della scuola nel nostro contesto, mettendo le risorse, le risorse dell'autonomia.
Cominciamo a dire che noi pensiamo a noi stessi in ragione di come vorremmo perseguire alcuni obiettivi; non solo quello di salvare i posti di lavoro, che pure sono importanti, ma anche quello di mantenere quei presidi che faranno sì che i nostri giovani non cadano nell'analfabetismo di ritorno come sta avvenendo, in maniera strisciante e col quale faremo i conti a seguito della liberalizzazione dei mercati, non solo delle merci o dell'economia, ma purtroppo anche delle intelligenze, sulle quali siamo perdenti, largamente perdenti. E poi, altro elemento che contraddistingue il DNA, sono i fattori concomitanti.
Insomma, in questa Sardegna sfrattano la gente dalle case popolari, migliaia di giovani non sanno come lasciare la casa dei genitori perché non possono permettersi di pagare l'affitto e noi abbiamo il pudore di presentare ai sardi un piano sulla casa che, a differenza di quello nazionale, che almeno il pudore lo salva rispettando i vincoli, vìola tutti i vincoli stabiliti per legge (li vìola tutti, uno dopo l'altro) per inviare un messaggio di liberalizzazione agli affari? Non alla gente bisognosa, agli affari! Quel progetto, infatti, è un progetto che persegue esattamente quello che ho detto, e lo dimostrerò puntualmente, e che rivela che la civiltà giuridica sarda è tale da farci vergognare perché anche lo Stato, che comunque aveva una maggiore forza demagogica per dire che si faceva pur qualcosa per liberare l'economia, ha avuto il coraggio di fermarsi di fronte ai vincoli imposti dalla legge. No, noi invece operiamo in deroga.
Mentre infatti il codice Urbani, cioè una legge dello Stato, un decreto legislativo al quale ci dobbiamo ispirare, stabilisce che è impossibile costruire nella fascia dei 300 metri dal mare, noi invece diciamo che gradualmente si può fare, si possono aumentare le volumetrie anche nelle zone vincolate per legge violando quindi le norme nazionali. Sono segnali; e così come spesso si deve fare ricorso alle analisi chimiche per scoprire chi ha commesso un misfatto, allo stesso modo il DNA ci ha dato la risposta che noi aspettavamo e che rivela a chiare lettere la natura di questa maggioranza che ha rinunciato a mettere in piedi un provvedimento con 4 o 5 strategie vere e autosufficienti per dare una risposta ai problemi dell'economia e per impedire che prima o poi crolli tutto. Vedrete fra qualche mese che dimensioni assumerà la crisi in Sardegna!
Mi dispiace per i sindacati che anche oggi hanno denunciato la cattivissima qualità di questo provvedimento, ma voglio ricordare che noi l'abbiamo denunciata prima di loro. Però c'è anche un altro elemento che vorrei suggerire ai sindacati che si erano illusi che i proclami di partecipazione, di coinvolgimento e di ascolto potessero costituire l'avvio di una nuova fase di democrazia partecipata; li richiamo a rileggere i comportamenti di questi giorni. Questo è un provvedimento viziato nella forma e nel merito, che denuncia la qualità di una maggioranza che non fa ben sperare né per la nostra buona voglia di partecipare a un processo legislativo né tantomeno può essere di buon auspicio per il superamento delle condizioni drammatiche nelle quali si trovano i sardi.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare l'Assessore della difesa dell'ambiente per riferire in ordine al problema degli incendi. Ne ha facoltà.
OPPI (U.D.C.), Assessore della difesa dell'ambiente. Signor Presidente, ciò che si può dire è che gli incendi che si sono sviluppati ancora persistono. I tecnici della centrale operativa affermano che la giornata odierna è peggiore di quella che, storicamente, è stata la giornata più infausta per gli incendi, quella del 1983. Io credo che le reti televisive bene avrebbero fatto ieri a non anticipare che oggi sarebbe stata una giornata di incendi, penso che anche questo sia un fatto estremamente negativo.
Un incendio di grosse dimensioni è scoppiato sul Monte Arci. Un altro incendio, anch'esso di grosse dimensioni, è partito da Fluminimaggiore, e si è propagato verso Arbus; attualmente si è spostato nella zona di Scivu. E' stato praticamente evacuato anche il carcere di Is Arenas. Un altro incendio è a Loiri Porto San Paolo; un altro a Budoni. A Bonorva qualche ora fa sembrava che ci fosse scappato anche il morto: un povero cittadino che cercava di sistemare il suo fienile. Invece sembra che così non sia, che abbia avuto un malore e che attualmente sia in rianimazione. Un altro incendio è partito da Suni e si sta propagando verso Pozzomaggiore.
C'è una situazione estremamente complicata un po' in tutta la Sardegna. Il fuoco ha disintegrato 10 mila ettari di territorio. L'azione che si sta portando avanti è questa: stanno operando nove canadair, cioè i due terzi della potenzialità nazionale, un elitanker e i nostri 11 elicotteri. Poc'anzi Bertolaso si è attivato nei confronti della Corsica, per incrementare la presenza di elicotteri e di canadair, in modo da poter condurre un'azione più incisiva. Però, per amore della verità, la situazione è molto difficile anche se tende a migliorare, perché gli incendi sono partiti quasi tutti contestualmente, e quindi questo obiettivamente ha creato grossi problemi. Gli incendi più grossi sono i nove di cui vi ho appena parlato; siamo costantemente collegati, se riceveremo altre notizie ve le riferiremo puntualmente. Però, certo che una situazione di questo genere, coloro i quali hanno sempre operato nel settore, non l'hanno mai vista.
Quindi è una giornata particolarmente difficile; il pericolo si cerca ovviamente di eliminarlo, tutte le strutture operative sono sul campo per cercare di eliminarlo. L'ho detto prima, lo voglio ripetere: la notizia divulgata ieri che nella giornata odierna ci sarebbero stati un numero notevole di incendi in Sardegna è stata certamente devastante. Queste notizie possono infatti costituire un suggerimento anche per chi non era orientato a commettere atti di questo genere. Comunque, speriamo che tempestivamente arrivino gli elicotteri e soprattutto i canadair dalla Corsica.
PRESIDENTE. Grazie assessore Oppi, eventualmente dovesse avere delle ulteriori notizie potrà riferircele.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Pittalis. Ne ha facoltà.
PITTALIS (P.d.L.). Signor Presidente, le notizie che ci ha fornito l'assessore Oppi certo non sono confortanti, ma consentono forse di poter effettuare una riflessione serena sul come si sta sviluppando questo dibattito. A me spiace constatare ancora una volta - fatta qualche lodevole eccezione - come il dibattito anziché soffermarsi sul contenuto del provvedimento che abbiamo in esame, anche con un confronto aspro, duro, sia stato invece in gran parte a tema libero, nel senso che ognuno ha approfittato di questa occasione per parlare di ciò di cui in libertà ha voluto parlare, anche senza alcuna attinenza con le misure oggetto di questo disegno di legge. Nel migliore dei casi abbiamo sentito le solite Cassandre, talora i Savonarola di turno, fare richiami al rigore con argomentazioni che lasciano davvero stupefatti.
Si è tentato, anche da ultimo, con l'intervento dell'onorevole Gian Valerio Sanna, di riproporre ancora l'offensiva del gossip, forse perché gli italiani e i sardi stanno percependo che il presidente Berlusconi sta governando il Paese, sta affrontando e risolvendo i problemi, tributandogli (come risulta dai sondaggi) un 69 per cento di gradimento personale e un 56-57 per cento di gradimento per l'intera compagine governativa. Quindi voi continuate, con questo sistema, che è un sistema vetero stalinista. La sinistra, infatti, da Stalin ad oggi, non potendo battere gli avversari sul piano dei valori e dei contenuti dell'azione politica ricorreva e ricorre e in modo sistematico alla diffamazione. Continuate a farlo, tutto oro che cola per la nostra parte politica e per il nostro leader!
Ma si dirà: anche questo fa parte delle regole del gioco. E' vero che l'opposizione deve svolgere il suo lavoro e quindi deve opporsi, e qualunque cosa faccia questo Governo e questa maggioranza è chiaro che per voi sarà sempre inadeguato, sarà insufficiente. Ma sorge spontaneo, cari colleghi della opposizione, chiedervi quale sarebbe stata la vostra ricetta, perché obiettivamente da questo dibattito non è emerso nulla, anzi è emersa solo una cosa in assoluta certezza: che c'è una opposizione, o meglio ci sono più opposizioni, che pare non siano contrassegnate neppure da un minimo coefficiente unificante. Cioè si nota, forse "in salsa sarda", tutto ciò che vi divide in ambito nazionale, fra dipietristi e sinistra di Franceschini, e, all'interno dello stesso Partito Democratico, tutto ciò che la stampa nazionale riporta anche nella nostra Isola.
E allora, colleghi, io vorrei riportare il dibattito proprio sull'argomento all'ordine del giorno e a me piacerebbe, siccome so che deve intervenire il collega Ben Amara, che vedo si sta scomponendo, che ci dicesse lui qual è la proposta che la sua sinistra, oggi, porta, e qual è il contributo che la sua parte politica offre per affrontare le emergenze. Noi sappiamo di certo che c'è un provvedimento, che è un provvedimento che ha un nome e che ha una paternità, che segue di qualche mese la finanziaria, adottata come tutti ricordiamo in Stato di emergenza, e che ha dato i primi significativi segnali di una inversione di tendenza di un governo serio del debito pubblico, di una ricognizione, o meglio della predisposizione di strumenti per una seria ricognizione della ingente massa di residui passivi; noi abbiamo dato segnali per una inversione della politica dello stanziamento a tutti costi per privilegiare quello che conta sulla qualità della spesa. Ma non vanno dimenticati, perché sono di appena qualche mese fa, alcuni segnali importanti, quali l'eliminazione di quelle (per voi tanto esaltate, per noi odiosissime) tasse sul turismo; il mantenimento del livello di spesa storica per gli investimenti e il tentativo di correggere l'eccesso di spesa storica di parte corrente.
L'Assessore della programmazione avrà un bel da fare perché, dai primi dati, pare, e di questo dovreste preoccuparvi, pare che nella sanità per gli anni 2007-2008 sia necessario un aggiustamento dei conti di 200 milioni per esercizio. Quindi vedete che questa Giunta e questa maggioranza, con senso di responsabilità, si pongono davanti ad una situazione davvero eccezionale con il senso della concretezza che ha ispirato anche la finanziaria, con interventi mirati a sostegno dei settori produttivi e soprattutto dei settori sociali.
Qualcuno dimentica gli interventi già posti in essere per la non autosufficienza, per l'assistenza domiciliare a favore di anziani, per le cure domiciliari sanitarie, per i programmi finalizzati a favore di persone con gravi disabilità, le azioni di contrasto alla povertà. Qualcuno dimentica le risorse per le anticipazione dei benefici degli ammortizzatori sociali che hanno trovato già risposta nella finanziaria 2009, o il fondo sussidi di natura straordinaria per i lavoratori che non beneficiano di ammortizzatori sociali, così come la costituzione di un fondo di garanzia etica. E potrei continuare.
Vedete, questo provvedimento - di cui noi non vogliamo esaltare le qualità terapeutiche, nessuno pensa che possa risolvere tutti i problemi - rappresenta il completamento di un lavoro che era già iniziato in finanziaria. E allora, siccome vedo che tutti prendono le distanze da questo provvedimento, ci dicano - e ce lo dica il collega Luciano Uras, ce lo dica Mario Bruno, ce lo dica chi deve intervenire - se su quei provvedimenti che affrontano il problema del precariato, il problema della necessità di una maggiore attenzione verso argomenti come quello degli ammortizzatori sociali, così come alcune iniziative in materia di politiche attive del lavoro, se su questi interventi l'opposizione ritiene di prendere le distanze, perché non c'è accordo all'interno.
Una cosa è certa: la maggioranza procederà, andrà avanti, la maggioranza si occuperà dei precari, cercherà addirittura di migliorare il testo esitato in Commissione. La maggioranza continuerà a sostenere con ulteriori risorse i lavoratori che si trovano in cassa integrazione o colpiti da processi di mobilità. Questa maggioranza continuerà a perorare tutte le iniziative volte a mettere in campo azioni concrete per il lavoro, quello vero, quello stabile, e per il sostegno ai settori produttivi. Il lavoro svolto da questa maggioranza e da questa Giunta ha riportato la legalità in un sistema che davvero era ormai fuoriuscito dalla legalità (ricordo i falsi in bilancio, le reprimende dalla Corte costituzionale dopo e della Corte dei conti prima) e l'intervento per coprire quella voragine creata dalla Giunta Soru con il trucchetto delle anticipazioni future. Con questo provvedimento si interviene sulle aree di crisi.
E' sfuggito a qualcuno che si interviene sulle aree di crisi e con adeguate risorse per poter mettere in moto i processi produttivi? Opposizione, siete d'accordo su questo oppure no? Ditecelo, se su qualcosa siete d'accordo almeno ditecelo! Perché sembra quasi che siano provvedimenti che vadano contro lo sviluppo e contro i settori produttivi.
Stiamo ridisegnando anche la futura funzione e il futuro ruolo che dovrà svolgere una finanziaria regionale come SFIRS che, badate, non è strumento di poco conto, perché ha un'incidenza diretta sul sistema produttivo. Oggi la SFIRS la conosciamo perché è destinataria di provvedimenti sanzionatori della Banca d'Italia. Voi riconoscete alla SFIRS un qualche merito in questo momento di crisi acuta e negli anni scorsi? Avete da dire qualcosa in favore della SFIRS per qualcosa di buono che ha fatto? Vogliamo lasciarla così com'è solo per appagare il disegno di qualcuno? Per ricoprire solo un posto nel Consiglio di amministrazione? Mi pare che si ascriverebbe a colpa di questa maggioranza e di questa Giunta se non si facesse niente in proposito.
Ma questo provvedimento, badate, contiene un elemento, una norma soprattutto, che è una misura per favorire le transazioni che consentiranno a circa 3700 imprese sarde di poter chiudere il contenzioso. Contenzioso che si trascina ormai da decine e decine di anni, anche perché la scorciatoia che ha voluto seguire la Giunta Soru era quella di ipotizzare la vendita dei debiti delle imprese sarde a società finanziarie continentali addirittura facendo introitare alla Regione il 20 per cento del loro valore. Noi proponiamo invece che venga restituito l'intero capitale con una procedura che sicuramente consentirà alle imprese di salvaguardare i loro beni e soprattutto salvaguardare le loro iniziative economiche. Non solo: questo è un provvedimento che contiene altre misure e che è perfettibile, ma non certamente con il genere di critiche e di chiacchiere che abbiamo ascoltato finora in quest'Aula. E' un provvedimento che sicuramente si completerà a breve con quel Piano casa "in salsa sarda" che questa Giunta e questa maggioranza adotteranno e che offrirà concretamente la possibilità ai cittadini, onorevole Sanna, di migliorare la propria qualità della vita ma soprattutto di rimettere in moto l'industria di quel comparto, quello edile, che rappresenta un volano importante in vista di quella ripresa economica del 2010.
Voi non avete mai creduto al comparto edilizio, voi avete bollato come cementificatore chiunque si azzardasse a realizzare qualche cosa che non si inserisse nella logica dei divieti e dei vincoli; noi togliamo i vincoli irrazionali, togliamo i divieti irrazionali perché sappiamo sicuramente coniugare le politiche di sviluppo con le politiche di tutela dell'ambiente e del territorio. E anche su questo terreno ci piacerebbe che l'opposizione potesse darci una mano, ma, se le premesse sono quelle che abbiamo ascoltato testé, mi pare davvero che sarà un dialogo tra sordi.
Quindi, la maggioranza ha i numeri e noi faremo il piano casa, con voi o senza di voi, e questo è chiaro, no? Perché prima di tutto noi rispondiamo alle aspettative dei cittadini, non rispondiamo alle aspettative di questa o di quella parte politica. Noi riteniamo che il Governo regionale e questa maggioranza abbiano operato in modo corretto ed appropriato; l'azione sicuramente va rafforzata, va sicuramente in qualche caso anche rimodulata ma direi che complessivamente siamo nella direzione giusta.
Vedete, chi, come me, ha trascorso quindici anni in questo Consiglio regionale ricorderà di qualche Presidente della Regione che andava a Roma con il cappello in mano, e addirittura, entrato a Palazzo Chigi, manco il cappello gli lasciavano perché tornava qui a Cagliari a mani vuote. E mi riferisco a Governi di sinistra, quando era presidente Massimo D'Alema. Il presidente Cappellacci questa volta è andato, sì, forte di un mandato che quel Presidente allora non aveva, forte di un mandato di tutta l'Assemblea, di tutte le forze sociali ed economiche sarde, e ha dimostrato dove sta la vera sardità, perché ha saputo davvero difendere con determinazione, con serenità, con fermezza quei valori ai quali tutti quanti ci richiamiamo; non è andato con il cappello in mano e non è tornato a mani vuote.
E allora, colleghi soprattutto dell'opposizione, io penso che, anziché fermarci a cercare la luna nel pozzo - posto che tutti gli indicatori ci dicono che la fase acuta della crisi sembra essersi assestata e che avremo i primi segnali positivi già nei primi mesi del prossimo anno - l'invito è ad adoperarci per non sprecare in sterili dibattiti opportunità, su materie che non dovrebbero avere la caratterizzazione politica, quali il lavoro e l'occupazione, che possono essere i temi su cui confrontarci, ma trovare le soluzioni utili per i sardi.
Vedete, anche questa tendenza dell'opposizione a presentare un giorno sì e l'altro pure una mozione, beh, questo non fa che ingessare il Consiglio regionale; io penso che sia importante nel ruolo ispettivo dell'opposizione presentare tutte le mozioni, ma io penso che, in questo momento, la politica sia chiamata a dare risposte concrete ai bisogni della gente, e noi, forse ambiziosamente, ma abbiamo proprio l'ambizione di modificare uno stato di cose…
PRESIDENTE. Il tempo a sua disposizione è terminato.
E' iscritto a parlare il consigliere Ben Amara. Ne ha facoltà.
BEN AMARA (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Io non posso competere con un politico così raffinato, colto, nobile, riciclato e riciclabile, ma ricordo anche che ci conosciamo: lei ha fatto quindici anni qui, in Consiglio, però prima dei quindici anni noi ci siamo conosciuti, abbiamo anche lavorato insieme quando eravamo nella Consulta dell'immigrazione e lei aveva anche guai giudiziari, si ricorda? Lei e il suo amico orrolese. Dunque mi ricordo…
PITTALIS (P.d.L.). Io non ho avuto nessun guaio giudiziario! Ci sarà una querela.
BEN AMARA (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Querelami, querelami, ne ho tre avvocati a casa!
(Interruzioni)
Brutto sarà lei!
(Vivaci proteste dai banchi della maggioranza)
PRESIDENTE. Onorevole Contu, torni al suo posto! Eventualmente sarà l'onorevole Pittalis a chiedere di parlare.
Onorevole Contu, si accomodi al suo posto!
BEN AMARA (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). L'onorevole Pittalis vorrebbe trasformarsi da Iago a Prospero…
PRESIDENTE. Credo che l'onorevole Pittalis non abbia bisogno di difensori d'ufficio! Prego.
BEN AMARA (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). L'onorevole Pittalis vorrebbe trasformarsi da Iago politico a Prospero shakespeariano, e dunque gli consiglio di coltivare ancora di più il suo giardino: manca l'acqua sempre, mancherà sempre l'acqua, che può trovare anche nel deserto, e possiamo anche aiutarlo.
A parte questo, io non posso che constatare con rammarico che questa Amministrazione, di cui fa parte anche l'onorevole Pittalis, non intende promuovere lo sviluppo e la crescita economica, scientifica, culturale e sociale. Infatti i fondi ad essa destinati vengono drasticamente ridotti e in taluni casi completamente cancellati. Non si riesce…
Posso finire il mio discorso? So che questo intervento è una predica nel deserto, però ci tengo a continuare il mio discorso.
PRESIDENTE. Prosegua.
BEN AMARA (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Il collegato, dunque, non coinvolge minimamente le parti sociali; è un collegato di deconcertazione e soprattutto di immediatezza, che esclude quasi totalmente i sindacati - e questo l'abbiamo saputo prima di loro - ed è per questo che è già amputato dalla nascita: è una ricetta alla ricerca di ingredienti. Le richieste del centrosinistra non sono state per niente accolte: solo briciole, altro che unità di vedute tra maggioranza e minoranza! E' una vera favola che narra la verità come inganno: le promesse diventano premesse e la menzogna è trattata come un problema teorico e forse anche epistemiologico. Ma si può comunicare ai cittadini una comunicazione falsa senza mentire, senza una falsa testimonianza?
Secondo quanto emerge dal collegato tecnico, i fondi per gli interventi a favore dell'istruzione, della formazione e delle politiche del lavoro sono ridotti a quasi il 50 per cento; gli stanziamenti per la ricerca scientifica e l'innovazione tecnologica sono praticamente dimezzati; i fondi destinati alla ricerca sulle energie rinnovabili e il risparmio energetico nel 2011 verranno azzerati; gli interventi a favore della cultura vengono ridotti a metà entro il 2012. Mi chiedo a questo punto se, effettivamente, sarete in grado di mantenere - cari colleghi della maggioranza, caro maestro unico, onorevole Pittalis - le promesse che avete fatto in campagna elettorale, e quelle che intendete fare con questo allegato alla finanziaria per il settore sociale, per la cultura, per la ricerca scientifica, per la valorizzazione dell'agricoltura e del turismo e tutti i settori di cui intendete occuparvi.
Per quanto concerne la ricerca scientifica e la formazione postuniversitaria, non è certo un mistero che da sempre i nostri migliori laureati siano costretti a emigrare. Considerata l'attuale situazione di crisi generalizzata, non trovano l'humus adatto a sviluppare, mettere in pratica la loro professionalità acquisita. Approvo certamente con favore la previsione di estendere le borse di studio per la frequenza delle scuole di specializzazione anche ai laureati non medici, nonché la disposizione relativa all'autorizzazione di spesa di 400 mila euro per il conferimento di borse di studio per i giovani che frequentano le scuole di specializzazione per le professioni forensi presso le università della Sardegna, e per i praticanti avvocati iscritti agli ordini della Regione, benché ritenga esigui i fondi stanziati. Analogo discorso vale per tutte le proposte relative al finanziamento di corsi di laurea in scienza infermieristica, l'estensione del contributo in materia di scambi e di istruzione a tutte le associazioni operanti nel settore e non ad alcuni soltanto. E così per le autorizzazioni di spesa a favore della cultura e della lingua sarda, che dovrebbe ancora essere codificata come lingua e anche come grammatica (questo l'onorevole Pittalis non lo sa).
Affinché tutto ciò non sia politica astratta, ma politica nel senso di polis nella sua dimensione umanistica, sociale, mi impegnerò sicuramente a vigilare; lavorerò affinché una volta completato il ciclo formativo le risorse altamente specializzate non si perdano nell'emigrazione a vantaggio di altre regioni di Paesi stranieri e le risorse investite in formazione contribuiscono ad alimentare il mercato della disoccupazione. Onde evitare ciò, sarebbe magari opportuno incentivare anche la formazione non solo ex post, dopo la conclusione dei percorsi di studio, ma unire pratica e teoria nel percorso formativo universitario, prevedendo l'incontro di sinergie tra aziende, enti pubblici, ospedali, studi legali, università.
Vedo anche che nel bando nuovo del Master and Back avete fatto master senza back, master without back. E' come un uomo senza la colonna vertebrale; pensateci un po'.
Per quanto concerne l'articolo 2 bis, relativo alla disposizione per il superamento del precariato, auspicherei maggiore concertazione - o deconcertazione, è lo stesso, la contraddizione fa la vita, come diceva Lenin - tra le varie parti, una maggiore chiarezza relativa alla procedura e ai tempi di stabilizzazione del personale delle amministrazioni pubbliche e l'attivazione quanto prima dei concorsi interni, piuttosto che pubblici, aperti all'esterno, come predicava l'Assessore. Auspicherei che venissero tutelate le legittime aspettative del lavoratori precari, i quali dopo tanti anni di servizio hanno diritto di vedere riconosciuta la professionalità acquisita in termini di sicurezza e stabilità del posto di lavoro e gratifica economica.
Vorrei ora porre l'accento sul settore agricolo, e sul turismo. Sulla carta sono previsti diversi incentivi, aiuti, sostegni, interventi, finanziamenti a favore delle imprese agricole e artigiane, perché (sempre sulla carta e sulla base delle promesse elettorali che avete fatto) l'obiettivo dovrebbe essere quello di promuovere la qualità del nostro patrimonio ambientale, storico-culturale, nonché di salvaguardare e promuovere le nostre produzioni tipiche. Peraltro affermate di voler perseguire questi obiettivi attraverso una contrattazione costruttiva col vostro Governo nazionale. A questo punto mi chiedo (posto che la tutela dell'ambiente, la valorizzazione dell'agricoltura e del turismo vanno di pari passo col sostegno e l'incremento delle risorse da destinare alla ricerca scientifica ai fini dell'incremento delle risorse, della individuazione di fonti di energia rinnovabile, e quindi della riduzione dell'inquinamento) come mai i fondi destinati all'energia rinnovabile e al risparmio energetico, secondo quanto risulta dall'allegato tecnico al bilancio di previsione per il 2009, e pluriennale dal 2009 al 2012, vengono azzerati nel 2011 e nel 2012? E quelli relativi alla ricerca scientifica e innovazione tecnologica dal 2009 al 2012 vengono drasticamente ridotti?
Io ero a Milano e ho partecipato a un convegno su Forum Mediterraneo, dove il Presidente del Consiglio, "Mr B.", diceva che l'unica energia rinnovabile è il nucleare: parole del "Santo". Mi chiedo: quando è che questa maggioranza si decide a rispettare l'impegno di perseguire gli interessi della Sardegna, considerato che il Parlamento ha approvato una legge che prevede la costruzione di centrali nucleari in Italia? Secondo quanto emerge infatti dalla stampa e dai mezzi di comunicazione, il Governo nazionale potrebbe individuare (cito): "la Sardegna quale sito possibile per la costruzione di queste centrali," che costituiscono delle catastrofi ambientali di per se stesse senza neanche considerare il problema dello stoccaggio e smaltimento delle scorie. E tutto ciò nonostante - sempre secondo quanto da voi affermato in sede di campagna elettorale - abbiate posto tra le priorità la creazione di un polo ambientale avanzato di ricerca, sperimentazione e di produzione di energia da fonti energetiche rinnovabili e il riconoscimento dell'esigenza che - e cito testualmente dall'allegato al programma - tutto il territorio della Sardegna sia e rimanga denuclearizzato.
Cito ancora dal vostro programma, a pagina 16: valorizzazione della cultura. "Per i sardi la nostra terra è una "nazione" con un proprio territorio, una propria storia, una propria lingua, proprie tradizioni, una propria cultura, una propria identità e proprie aspirazioni, diverse da quelle che caratterizzano la Nazione italiana, in cui, peraltro, ci sentiamo pienamente integrati." Usiamo la stessa parola per il nazionale e l'extracomunitario: integrazione. Integrazione che peraltro è anche una forma di disintegrazione, no?
"Ma ci teniamo anche molto" - prosegue il programma - "alla nostra unicità e diversità, che ci deriva dalla nostra storia millenaria e che ci ha consentito di assommare in sé tutte le culture e le civiltà della nostra Isola.".
Miei cari colleghi, date le premesse, mi chiedo se la sovranità alla quale vi riferite derivi dall'autonomia statutaria oppure da un altro luogo, chiamiamolo così, del quale si spera la nostra terra non diventi feudo senza dignità né onore. Non vorrei parlare dell'insularità, che è lo slogan preferito dei politici del centrodestra. Che cos'è l'insularità? io vorrei sapere che cosa si intende per insularità. E il federalismo? Quale federalismo? Il federalismo alla Bossi o il federalismo alla Madsen, oppure il federalismo di Giovanni Battista Tuveri; forse questo sarebbe auspicabile. Mi fermo qui.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Capelli. Ne ha facoltà.
PITTALIS (P.d.L.). Presidente, chiedo di intervenire.
PRESIDENTE. Su che cosa, onorevole Pittalis?
PITTALIS (P.d.L.). Intendo intervenire per fatto personale, e quindi non so se posso farlo subito oppure a conclusione del dibattito, sperando che l'interessato sia presente, perché probabilmente si dovrà preoccupare anche di cercarsi un buon avvocato.
PRESIDENTE. Onorevole Pittalis, come sa il Regolamento prescrive che le venga data la parola alla fine del dibattito. Prego, onorevole Capelli.
BEN AMARA (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Lui insulta…
PITTALIS (P.d.L.). Ma stai zitto! E non rivolgermi più la parola, non devo parlare con gentaglia come te!
BEN AMARA (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). E' un onore!
PRESIDENTE. Prego, onorevole Capelli.
CAPELLI (U.D.C.). Io vorrei buttare un po' di acqua sul fuoco, in questo momento, e contribuire a rasserenare il clima dell'Aula, così come è stato durante tutta la giornata, con qualche accenno più o meno polemico. E a tal fine, per ribadire la grande serietà, disponibilità, capacità a comprendere, a capire e ad ospitare della nostra terra, penso di poter suggerire all'onorevole Pittalis di non procedere secondo quanto ha dichiarato, e cercare di comprendere. Molte cose si possono rasserenare regalando anche un libro, che può sempre servire, magari "il giorno del giudizio" di Salvatore Satta, sottolineando quella frase che vuol dire tantissimo e che si adatta a tante occasioni, in cui il protagonista dice alla moglie: "stai zitta tu, che sei al mondo perché c'è posto!".
Ecco, questo può essere un elemento di discussione, di comprensione, di verifica. C'è però un'altra frase che non è scritta sui libri, tipica del dialetto nuorese, barbaricino che all'immensa cultura del collega non sarà sfuggita…
BEN AMARA (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Mia moglie è nuorese.
CAPELLI (U.D.C.). Appunto per questo lo dico, però non arrivo a citare le mogli, perché ci limitiamo a noi, per il momento. E allora se la faccia spiegare, qualora non dovesse comprenderla, ma lo dico simpaticamente, per carità. E' una espressione intraducibile che, o la si comprende subito, oppure pazienza! L'espressione è: "Segherati!", e non so neanche dire a chi riporta sui resoconti consiliari i nostri interventi, come scriverla, però ha un grandissimo significato, un significato molto profondo: in una sola frase si dice tutto.
Io non ho riscontrato in quanto diceva il collega Pittalis nessun tipo di offesa, se non una lucida rivisitazione di qualche passaggio del recente passato, forse stimolata da quella parte dell'opposizione che tenta di buttarla nella rissa, ma fortunatamente c'è anche una parte che tenta di ragionare. A quella parte io mi rivolgo, dichiarando fin d'ora che non accetto e cercherò, nonostante siano molti gli stimoli, di non guardare al passato, per non aprire facili polemiche, perché alcuni interventi ai quali ha fatto riferimento anche qualche collega che mi ha preceduto e che si è lasciato andare alla provocazione, stimolano semplicissime risposte, ricordando fatti, eventi, situazioni d'Aula, stato di diritto negato, illegittimità, prevaricazioni, cancellazione delle prerogative d'Aula.
E sarebbe facilissimo rispondere, ma non rispondere per libera interpretazione, semplicemente riportando fatti accaduti, realmente accaduti. Ma noi vogliamo costruire, perché forse qualcuno non si è ancora reso conto che in questi momenti, in questi mesi, in questi giorni sta cambiando qualcosa, sta cambiando qualcosa nel mondo, sta cambiando il rapporto politico, che non può essere rimandato o delegato solo alle pagine di "gossip", anche discutibili (condivido, per chi riveste alcuni ruoli, assolutamente discutibili). Ma non è questa la sede per parlarne. C'è comunque chi sta cercando di superare questo facile, banale, becero dibattito politico, e io credo che un grande esempio sia costituito dalla finanziaria prima, e, subito dopo, sia stato fatto un piccolo passo, con il disegno di legge numero 32, che non è il meglio della produzione legislativa (non lo è sicuramente), però è un testo che è stato esaminato, discusso, e che ha cercato di dare risposte all'esterno più che all'interno.
Cosa intendo con questo? Che non si è preferito il facile emendamento o l'articolo "pro domo mea", quello che naturalmente ogni rappresentante del territorio è portato a presentare. Badate, questa non vuole essere una banalizzazione di quegli emendamenti, con i quali tutti noi riportiamo all'attenzione dell'Aula e della Regione fatti legati al nostro territorio, che possono andare dalla riparazione del tetto della chiesa, all'asfaltare una strada; cose banali per molti, ma che in numerose realtà, invece, significano molto. Poi ci sono però quegli articoli strumentali, quegli articoli e quegli emendamenti un po' clientelari che il mio collega Oppi ama definire "marchette", alle quali tutti, alternativamente, ci siamo dedicati, perché riteniamo che siano uno strumento utile e necessario per ottenere il consenso politico. Qualcosa però nel mondo sta cambiando. Vuol dire che forse ci dovremo abituare a ragionare un po' più in alto, e tirare su l'asticella, a ragionare in termini diversi.
Ho apprezzato molto l'intervento del collega Sabatini, che non vedo e che diceva: "alcuni programmi devono dare risposta". Io aggiungo: le leggi devono dare risposta alle esigenze anche particolari, e il particolare si deve ritrovare nel generale, non viceversa. E allora, un grande obiettivo sollevando l'asticella sarebbe che quest'Aula, partendo da questi disegni di legge che ci hanno insegnato molto nella loro complessità, iniziasse a pensare a un riordino legislativo, un riordino legislativo in materia di industria, in materia di attività produttive, in termini di personale, di pubblica amministrazione, di rapporti fra le pubbliche amministrazioni.
Voi avete mai provato a mettervi nelle condizioni di un cittadino che deve ricostruire tutto l'iter legislativo che parte da un articolo? che fa riferimento al comma 6 della legge del… eccetera eccetera… che a sua volta fa riferimento al comma della legge numero… finanziaria del… eccetera eccetera eccetera…? Provateci! Provate a predisporre una domanda di finanziamento per attività produttiva, provateci! Tant'è che sulla scorta di questo gran caos legislativo nascono le nuove professioni, quella del consulente per chiedere il contributo o il finanziamento alla Regione. Sono nati veri studi organizzati capaci di mettere ordine nella richiesta del finanziamento della motosega per la mia azienda boschiva. Tutto questo, se ci ragioniamo un attimo, è folle!
Allora, questo vuol dire iniziare a pensare, quando si approvano le leggi, alla ricaduta che quello che noi decidiamo qui può avere nel prossimo futuro. Certo il ragionamento non si può fare su questo disegno di legge, disegno di legge del quale anche la minoranza - che per gran parte del tempo in alcuni interventi si è attardata nella denigrazione, nei ricordi del passato recente, in previsioni catastrofiche del prossimo futuro - ha detto: "Concordiamo su quanto è stato fatto insieme sul precariato, insieme per gli ammortizzatori sociali, insieme - come è stato ricordato dal collega Ben Amara - per i 400 mila euro che sono stati inseriti nell'articolo 8", se non sbaglio. Insieme abbiamo costruito questi articoli e alcuni, per il 20 per cento, sono ancora legati alla vecchia metodica legislativa.
Non si può avere tutto, però quella gran parte di risorse che noi immettiamo immediatamente nel circuito dell'economia sarda o del sostegno sociale sardo, avranno un effetto. Certo, alcune parti è possibile che generino dei residui, ma non lo può dire chi è stato il re della creazione dei residui! Non ci si può attaccare sull'articolo 1 perché accendiamo un mutuo per rimediare a un clamoroso esercizio di ingegneria finanziaria, che era quello delle anticipazioni sulle entrate future, bocciate non solo da quest'Aula ma anche dalla Corte dei conti! Non si può negare che c'è un richiamo della Corte dei conti anche per l'annualità 2007 e 2008. Non lo si può negare!
Avevamo due vie, che sono state discusse: la prima era quella di non dare risposte immediate e portare solo fra qualche mese all'attenzione del popolo sardo la circostanza che l'ennesimo intervento della Corte dei conti ci costringeva a una frettolosa approvazione di disegno di legge per sostituire quelle entrate che erroneamente e in maniera maldestra erano state inserite nei bilanci precedenti determinando scompensi irreparabili. Questa era una tesi. Ha prevalso la tesi responsabile: facciamolo subito, facciamolo subito perché vogliamo essere responsabili e ci interessa meno il gossip, ci interessa di meno vivere l'ennesima situazione di guerra con la minoranza oggi, maggioranza di ieri, e con chi la rappresentava alla Presidenza ieri, portarla sui giornali e in conferenza stampa per dire: "Vedete, ci ha regalato un altro milione di debiti". Abbiamo preferito essere responsabili.
Probabilmente ci avrebbe fatto comodo continuare in quell'azione demolitoria, ma poi io, che ero uno di coloro che pensava: "Sì, forse è meglio far sapere ai sardi in maniera forte la verità; dobbiamo convocare le conferenze stampa, dobbiamo continuare a demolire…", mi sono chiesto: demolire che cosa? Una cosa già demolita, già rasa al suolo, già scomparsa! E allora guardiamo avanti, guardiamo avanti insieme con questo disegno di legge.
Ricordo, a chi sedeva in questi banchi nella scorsa legislatura, che noi abbiamo recuperato fondi per questo disegno di legge rivedendo la famosa tabella E, la tabella della fantasia, la tabella della fantasia finanziaria, che doveva essere coperta con i 500 milioni di future entrate, e che finanziava palazzetti dello sport, astronavi, buchi nel deserto, tutto ciò che ritroviamo su "Harry Potter" è finanziato dalla tabella E, perché non vedrà mai la luce. Erano coperture fantasiose. Bene, rivedendo quella tabella abbiamo recuperato una quantità di risorse che ci hanno consentito, per buona parte, di coprire il disegno di legge numero 32, quello che stiamo esaminando oggi.
E questo per non parlare dei residui. Sì, una parte è probabile che genererà residui, ce ne siamo anche resi conto. La Commissione VI ha proposto un intervento per l'artigianato e per il commercio in questo testo di legge, dicendo che forse è necessario impegnarsi di più. Chiediamo che per questi settori vengano previsti 10 milioni per l'annualità 2009 e 10 milioni per il commercio, quindi 20 milioni complessivamente, con le dovute modifiche sostituendo la procedura "a bando", con quella "a sportello" perché la procedura a bando ha generato 47 milioni di residui.
Responsabilmente però ci siamo resi conto che anche stanziare oggi, senza le dovute modifiche delle leggi di competenza, ulteriori fondi avrebbe aumentato quel monte residui perché siamo già a luglio e perciò tecnicamente sarà molto difficile spendere quelle risorse entro fine anno. Abbiamo comunque posto dei paletti per dire che nella finanziaria 2010 sicuramente sarà necessario un intervento maggiore, più efficace per quanto riguarda l'artigianato e il commercio.
PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LOMBARDO
(Segue CAPELLI.) Ce ne siamo resi conto anche grazie alle osservazioni dell'opposizione, ce ne siamo resi conto anche grazie alla concertazione. Come si fa, infatti, a dire che non c'è stata concertazione? Forse non c'è stata qualche audizione, forse si poteva procedere a qualche audizione, ma abbiamo preferito prendere atto della concertazione intervenuta con la Giunta, abbiamo preferito comunque - e questo è stato fatto da tutti i Gruppi, di maggioranza e minoranza - sentire le componenti sociali e sindacali, raccogliere le loro istanze, i loro suggerimenti e trasformarli in emendamenti che ognuno di noi ha portato all'attenzione della Commissione. Abbiamo cercato di accelerare i tempi, non negando la concertazione, e sicuramente non accettiamo lezioni da chi ci ha insegnato, nella scorsa legislatura, la negazione della concertazione. E questo non lo diciamo solo noi, lo dicono le parti sociali, i sindacati.
Ecco, allora, per tornare nel merito della nostra azione politica, se è vero che il mondo sta cambiando cerchiamo di stare dietro questo cambiamento. Qualcuno ha detto: "E' difficile staccarsi dagli indirizzi dei partiti a cui apparteniamo". E invece no, è facilissimo. E' facilissimo a seconda delle priorità che noi poniamo nella nostra azione politica; un elenco di priorità che non può far dimenticare a nessuno di noi da dove proveniamo, del perché siamo qua e quindi dopo, solo dopo, l'appartenenza a un partito politico e, ancora dopo, l'appartenenza a una coalizione politica. Ma noi abbiamo come primo obiettivo il perseguimento dell'interesse degli altri, di cittadini a cui non dobbiamo chiedere se sono di destra, di sinistra o di centro: sono cittadini! Sono cittadini che si aspettano da noi quell'azione di semplificazione, di efficienza, di efficacia dell'azione legislativa che possa consentire il miglioramento dello stato sociale, che possa permettere ai giovani di ambire alla formazione di una famiglia, di avere un lavoro, che è l'unica cosa che rende liberi, e quindi di poter convivere in un sistema sociale come gli altri, rispettando, ovviamente, ognuno le proprie idee, ma soprattutto cercando di seminare per il futuro.
Noi dobbiamo raggiungere questo obiettivo ed è facile raggiungerlo, non è difficile, però non possiamo - il collega Ben Amara ha detto una cosa che condivido - non possiamo dire falsità, non possiamo dire menzogne, dobbiamo stare attenti ai termini che usiamo. Ce l'ha detto poc'anzi anche l'assessore Oppi. Quando la stampa a volte annuncia: "Domani, a causa dei venti caldi che ci saranno e delle alte temperature, potrebbe essere una giornata favorevole per gli incendi", forse dovrebbe essere più prudente, la comunicazione forse va data in altro modo, per esempio dicendo che domani sarà una giornata particolarmente calda, ma non suggerendo agli incendiari: guarda che domani è il tuo giorno! Questo no, e anche noi dobbiamo stare attenti.
Per esempio, quando quel collega dice ce ne "freghiamo" degli sfratti per morosità o facciamo finta di niente, considerato che è anche un tecnico dovrebbe sapere che gli sfratti non sono per morosità, ma sono per occupazione abusiva, che è tutta un'altra cosa. Dovrebbe sapere che il direttore generale da voi nominato ha inviato un ordine di servizio scritto dicendo: "sbattete fuori tutti i morosi". L'avete fatto voi, l'avete scritto voi, l'avete data voi quella indicazione a quel direttore generale e fortunatamente non è stato fatto. Altra cosa è l'occupazione abusiva. Perciò dovremmo stare leggermente più attenti anche con i termini che usiamo. Io credo che ci sia lo spazio per continuare a migliorare questo testo, c'è lo spazio e c'è la disponibilità soprattutto dell'opposizione.
PRESIDENTE. Prima di dare la parola all'onorevole Mario Diana vorrei comunicare ai colleghi che nel pomeriggio mi ha chiamato il colonnello Michele Sirimarco, comandante provinciale dei carabinieri di Cagliari che è stato informato del problema che è stato sollevato questa mattina nel corso del dibattito dall'onorevole Giampaolo Diana e ha tenuto a voler precisare che ieri a Macchiareddu i carabinieri hanno invitato il fotografo dell'Unione Sarda a non pubblicare alcune fotografie che erano state scattate ad alcuni di loro in un momento di pausa dal servizio e mi ha pregato di informarne il Consiglio.
PRESIDENTE. Sono stata anche informata che l'onorevole Gian Valerio Sanna, nel corso del suo intervento, ha sollevato una questione relativa alla violazione degli articoli 32 e 35 del Regolamento. Questi articoli non sono stati violati perché l'articolo 32 si riferisce all'esame congiunto di progetti di legge che affrontino analogo argomento mentre l'articolo 35 si riferisce ai disegni di legge di assestamento del bilancio e di modifica della legge finanziaria...
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Legga meglio!
PRESIDENTE. Il disegno di legge numero 32 è un normale disegno di legge che impropriamente è stato definito un collegato alla finanziaria perché...
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Lo dice lei, questo lo dice lei!
PRESIDENTE. Onorevole Sanna, i collegati alla finanziaria sono quelli che si approvano a seguito dell'esame della finanziaria con un ordine del giorno e si riferiscono a progetti di legge della Giunta che siano stati già presentati. Abbiamo più volte ribadito che il disegno di legge numero 32 impropriamente è stato definito un collegato alla finanziaria. Non c'è stata nessuna violazione del Regolamento, anzi si è voluto attribuire alle Commissioni un potere deliberativo che andava oltre la semplice espressione di un parere consultivo. Tra l'altro, come si è soliti fare, si è proceduto anche ad analizzare i precedenti, a verificare le prassi, e c'è un precedente, il maxicollegato del 2006 col quale è stata seguita la stessa identica procedura.
Per quanto attiene invece alla seconda Commissione, che era stata invitata ad esprimere un parere, è stato richiesto per iscritto un esame congiunto. Poi è stata assunta una differente posizione dopo che però la procedura era stata concordata, per cui si è proceduto in termini differenti. Quindi nessuna deregulation, nessun dispregio delle regole per finalità di parte, ma rispetto delle regole che sono uguali per tutti e di prassi che sono state inaugurate con altri provvedimenti non di questa Giunta ma di Giunte che hanno visto anche lei, onorevole Sanna, fra gli attori principali.
E' iscritto a parlare il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà.
DIANA MARIO (P.d.L.). Signora Presidente, la ringrazio anche per aver voluto puntualizzare ciò che stamattina il collega Giampaolo Diana ha voluto portare all'attenzione dell'Aula. Credo che dopo 12 ore di servizio ininterrotto in una situazione che certamente presentava anche aspetti piuttosto gravi, credo che fosse doveroso e comunque giustificabile che venisse impedito che i carabinieri, in un momento di pausa, divenissero oggetto di fotografie che in qualche maniera potevano sminuire quello che è il valore assoluto dell'Arma dei carabinieri. Quindi ringrazio il Presidente per aver riferito queste puntualizzazioni.
Onorevole Gian Valerio Sanna, io con lei intrattengo politicamente spesso discussioni anche di un certo tenore, di un certo spessore, ma capisco che quando si venga sconfitti alle elezioni rimanga sempre un magone. Noi l'abbiamo vissuta cinque anni fa, onorevole Sanna, l'abbiamo vissuta quell'era; un'era che io credevo superata. Capisco che lei possa avvertire, come unico rappresentante in questo Consiglio regionale della precedente Giunta, con tutto l'amore che lei può aver portato a quella maggioranza e a quella Giunta e a quel Presidente, un certo magone. Però, si metta l'animo in pace; oggi le cose sono cambiate, per fortuna nostra che siamo in maggioranza, ma credo di poter dire anche per fortuna dei sardi.
Lei ha avanzato un'obiezione che aveva già mosso altre volte. Guardi, c'era un solo modo per poter ottenere quello che voleva, e forse non lo avrebbe comunque ottenuto perché i numeri non gliel'avrebbero concesso, perché solo il Consiglio poteva in quella circostanza e con le opportune considerazioni che ha fatto il Presidente, optare per una possibilità diversa. Forse si sarebbe dovuti andare solo ed esclusivamente in Commissione bilancio; si è deciso, e credo che sia stato anche corretto, di investire invece anche le altre Commissioni. Voglio peraltro ricordare a tutti coloro che hanno partecipato ai lavori nelle Commissioni, anche a quelli che hanno sollevato accuse gravi, che certe volte non basta conoscere la lingua di un altro Paese, certe volte bisogna capirne anche i contenuti, la sintassi, la grammatica, ma soprattutto bisogna capire il modo di pensare che un popolo ha maturato in millenni di storia. Preciso che non mi voglio riferire necessariamente al collega Ben Amara, del quale ho poca conoscenza certamente, ma col quale comunque intrattengo rapporti cordiali come è giusto che avvenga in un'aula consiliare come questa. Quindi quando si decide di vivere in un Paese che non è quello di nascita, è opportuno anche rispettare usi, costumi e tradizioni.
In questo caso io consiglio di ascoltare anche ciò che il Presidente della Repubblica spesso e volentieri, ma ultimamente, negli ultimi giorni, ha chiesto al popolo italiano: una grande pacificazione, una pacificazione che non doveva essere limitata solo al momento del G8 (che poteva anche non essere condiviso dal collega Ben Amara), ma che certamente costituiva un invito a mantenere toni più calmi, più pacati. Credo pertanto che sia opportuno riportare buoni rapporti all'interno di quest'Aula, e anche fuori.
Siamo chiamati a discutere su un disegno di legge che con terminologia inappropriata abbiamo definito "collegato"; se l'avessimo almeno definito "modifica della legge finanziaria", probabilmente il Presidente avrebbe dovuto affidarlo a tutte le Commissioni o alle Commissioni di merito. Ma questa non è una modifica della legge finanziaria; finanziaria che ha tre mesi di vita, che ha avuto un iter molto veloce anche grazie all'opposizione, ma che ha contenuti diversi. Peraltro, a sei mesi dalle elezioni, ci ritroviamo con un programma regionale di sviluppo che deve essere affrontato e approvato e con una finanziaria che noi continuiamo ad augurarci, arrivi, assessore La Spisa, il più presto possibile in questa aula, e sarà il primo segnale vero della la voglia e della capacità di questa Giunta.
Ci sono dei segnali importantissimi che l'elettorato ha dato; forse noi non siamo stati ancora in grado di dare risposte immediate e adeguate, ed in questo credo che dovremmo impegnarci tutti quanti. Ma io, vedete, ho un'idea un po' diversa. Io credo che dobbiamo smetterla con le emergenze. C'è stato un giornalista importante che la settimana scorsa ha scritto: "Non dobbiamo diventare sudditi della dittatura del presente". Beh, guardate, noi in Sardegna (ma non solo noi, tutto il meridione d'Italia) stiamo soffrendo una grandissima dittatura del presente, proprio perché c'è scarsa attitudine a pensare all'indomani, al futuro. E su questo credo che dobbiamo cimentarci molto.
A noi interessa molto il rapporto con la opposizione (o con la minoranza, dipende dai punti di vista) ci interessa davvero tanto, perché solo in questo modo, e solo su grandi problemi concordati, potremo riuscire a venir fuori dalla stagnazione, dalle secche della miseria, della povertà, da tutti quei problemi per i quali avete un frasario straordinariamente importante, perché li avete definiti in tutti i modi. Non che non sia vero; è verissimo che ci sono problemi grossissimi dal punto di vista sociale, dal punto di vista economico, però non possiamo continuamente pensare di rimanere avvinghiati, ammanigliati a questo dramma, bisogna pensare più in là.
La stessa questione dell'ENI, che abbiamo affrontato, credo, congiuntamente, tutti quanti, ha richiesto tre giorni di confronto e dopo i tre giorni stanno iniziando di nuovo le schermaglie. Si è detto che, tutto sommato, non è stato ottenuto un risultato; ci sono già dei distinguo; ci sono già alcuni che incominciano a dire che è una "fregatura". Beh, io credo che non sia così. Possiamo però pensare veramente che il futuro del nord Sardegna, o il futuro dell'area industriale di Porto Torres debba essere rappresentato solo ed esclusivamente dalla chimica? Non ci sono alternative su questo? Non c'è uno sforzo da parte delle intelligenze, che in Sardegna non mancano (e in questo Consiglio regionale credo pure) per pensare a qualcosa di diverso? Insomma, se abbiamo questo limite tutti quanti, beh allora non lamentiamoci se rimaniamo schiavi della dittatura del presente e continuiamo a lavorare sulle emergenze. Emergenza in agricoltura, emergenza dell'industria, emergenza nel sociale, emergenza nella pubblica istruzione, e chi più ne ha più ne metta.
Non può essere così! Il nostro ruolo oggi non può essere questo (lo è stato forse per 25 anni), non può essere questo il ruolo dei consiglieri regionali, non può essere neanche quello di opprimere continuamente la Giunta su tutti i problemi più grossi, sulle richieste più, io dico, insignificanti. Tutti, io per primo, ci rivolgiamo alla Giunta per problemi che riguardano una famiglia, per problemi che riguardano una piccola azienda, per problemi che riguardano anche migliaia e decine di migliaia di commercianti, di artigiani, per i quali sono stati presentati due emendamenti in Commissione, dal Presidente della Commissione Rassu, che ora non vedo.
Certamente la richiesta è forte, certamente è forte, ma pensiamo veramente che a fronte di 50 milioni di euro di residui in quel comparto, e di 300 milioni di euro disponibili per aiuti alle imprese, in un momento come questo, a due mesi dalla finanziaria del 2010, noi possiamo utilizzare 35 milioni di euro (25 più 10) su un comparto che certamente soffre, ma che non è l'unico a soffrire? Guardate, io non sono per il buonismo, sono convinto anche che sia stato opportuno bocciare l'altro giorno il vostro ordine del giorno, perché le differenze si devono sempre vedere, si debbono marcare, non c'è niente da fare. Non possiamo comunque essere uguali; non lo vogliamo noi, ma credo che non lo vogliate manco voi. E però ci sono alcuni argomenti sui quali probabilmente bisogna dire basta, bisogna dire stop, bisogna sedersi, ragionare, lavorare.
Se c'è da modificare il Regolamento consiliare, onorevole Gian Valerio Sanna, ci sediamo e lo modifichiamo. Se c'è da modificare lo Statuto della Regione autonoma della Sardegna, piuttosto che scrivere una buona legge statutaria (forse sarebbe più opportuno, così lasciamo la storia al suo compito, e noi adeguiamo con nuove norme ciò che è possibile adeguare) lo facciamo. Ci dobbiamo proiettare più avanti! Io non condivido più queste schermaglie, che poi alla fine finiscono per deteriorare anche i rapporti fra le persone. Non facciamo questo errore. Io non sono una di quelle persone che vuole aggredire gli avversari politici, io sono uno che vuole costruire, ma dico di più: il Popolo della Libertà vuole costruire.
Però, siccome poi i partiti non si identificano solo col segretario di partito ma sono fatti anche dalle persone, e in questo caso si tratta di decine di milioni di persone, che come me e come i miei colleghi hanno la possibilità di parlare, di dire come la pensano, e beh, allora misuratevi con noi, non misuratevi col premier Berlusconi, non misuratevi con altri, non siete né all'altezza, né avete neanche la capacità. Misuratevi con noi!
Noi non abbiamo escort da difendere, non abbiamo proprietà immobiliari da difendere (magari ne avessimo!) noi siamo umili consiglieri regionali eletti, e per questo siamo qua, però siccome siamo qui in questa veste, lo siete anche voi. Allora qual è questa differenza? Ideologica? Ammesso che qualcuno di voi e di noi abbia ancora un'ideologia! Ci sono certamente dei fatti che possono essere rapportati a delle ideologie e che possono marcare quella differenza di cui abbiamo parlato, ma per tutto il resto cosa intendiamo fare? Continuare a condurre battaglie contro i mulini a vento: "voi avete ragione, noi abbiamo torto" e viceversa la volta successiva? Non è così che può funzionare!
Noi siamo impegnati a decidere che futuro disegnare per la Regione Sardegna con 8 miliardi di euro di manovra finanziaria all'anno, con 8 milioni di euro che arrivano dall'Unione Europea, del quadro comunitario 2007-2013, e con una marea di residui (ne ha parlato il collega Maninchedda nella sua relazione, ne ha parlato il collega Capelli) che ancora nessuno di noi è stato in grado di dire come possono essere recuperati. E non diteci che ci dobbiamo pensare noi; noi ci stiamo pensando ma abbiamo avuto solo cinque mesi di tempo per pensarci. Voi, vivaddio, avete avuto invece quattro anni e sei mesi per pensarci. E non sono bastati due Assessori, dei quali uno è un grande professionista che conosceva la materia. E dopo che l'ha affrontata? Il professor Pigliaru è tornato a casa e i residui sono aumentati di un miliardo.
E allora, possibile che su queste tre cose non riusciamo a ragionare? E' possibile che non si riesca a scrivere una norma che finalmente metta fine ad un sistema politico vecchio? Perché noi scontiamo certamente un'arretratezza burocratica; non siamo riusciti a formare nuove figure professionali. Gli Assessorati sono certamente uno strumento importante della politica, ma io vorrei capire quanti dei nostri funzionari regionali sono in grado di affrontare una materia importante come i rapporti con l'Unione Europea, se non con l'ausilio dei tantissimi pareri che vengono chiesti quotidianamente a destra, a sinistra, al centro: avvocati, commercialisti e quant'altro, avrebbe detto un nostro ex collega.
Ecco, se noi non ci misuriamo su questo terreno, e non riusciamo a capire che anche quelle poche norme che esistono in questo disegno di legge (che non vuole risolvere proprio un bel niente, ma sta solo cercando di tamponare la situazione), possono comunque dare un minimo di risposta (e guarda caso le risposte più dirette alle persone, e quindi ai cittadini sardi, sono contenute in questa norma) non faremo alcun passo avanti. Non possiamo continuare ad attardarci a discutere sulla "marchetta", se concedere il contributo alla compagnia de su pai atturrau, come dicono ad Oristano, possa essere utile o meno. Ma siamo seri! Il collega Uras probabilmente sa benissimo di che cosa sto parlando, ma non solo lui, a dire la verità, lo sanno in molti e lo sapete in molti!
Ma mettiamo un attimino lo stop, osserviamo il semaforo rosso e fermiamoci tutti, guardiamoci e vediamo chi è che deve passare per primo. Una risposta noi la stiamo dando anche con questo disegno di legge, la stiamo dando certamente ad alcune persone che soffrono, ad alcune persone che hanno delle necessità. Ma possiamo vivere con una Regione che per altri 5 anni non farà altro che dare risposte alle sollecitazioni, certamente importanti, dei singoli? Siamo destinati tutti gli anni a stanziare centinaia di milioni di euro per tamponare singole situazioni di necessità? Non è più tempo di interventi da tamponare. Bisogna veramente che operiamo valutazioni diverse.
Forse non sarebbe male se un giorno si decidesse di convocare una riunione di Consiglio al di fuori dalla discussione di qualsiasi disegno di legge, al di fuori dalla discussione di qualsiasi mozione, di qualsiasi interpellanza, di qualsiasi fatto concomitante come tanti ne stanno capitando! Oggi è una giornata drammatica per la Sardegna. Mi ha meravigliato molto che nessuno sia saltato su ad accusare l'Assessore dell'ambiente, a dire che siamo in ritardo, che non sono arrivati gli aerei, che non sono arrivati i soccorsi. Mi ha meravigliato molto e sono felice che non sia avvenuto, sono felice! Perché sono delle disgrazie che certamente non auspichiamo mai.
Allora, onorevole Ben Amara, lei non era presente quando l'ho citata (io quando cito un collega, guardi, lo faccio sempre a fin di bene, quest'Aula è testimone, qualche volta con ilarità, con sorrisi) ma la invito veramente a recepire meglio la nostra mentalità. Ho detto, quando lei non era presente, che non basta conoscere la lingua, bisogna guardarci in faccia, rispettarci, perché spesso e volentieri la lingua commette degli errori che magari non erano preventivati. Usiamo una terminologia sbagliata, quindi la invito per favore …
BEN AMARA (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Io sarei uno straniero…
DIANA MARIO (P.d.L.). No…no!
BEN AMARA (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Lei è nato qui, io ho scelto di vivere qui!
PRESIDENTE. Onorevole Ben Amara, la prego. Onorevole Diana, concluda il suo intervento senza rivolgersi all'onorevole Ben Amara.
DIANA MARIO (P.d.L.). Lo chiarirò successivamente.
Per concludere Presidente, io invito la minoranza a confrontarsi con noi su quei grandi temi che stanno a cuore certamente a loro, che stanno a cuore a noi, ma che credo stiano a cuore a tutti i sardi. Lavoriamo insieme, non sprecate il vostro tempo con 130 milioni di euro, non sprechiamo il tempo con accuse e veleni che non hanno nessun senso, impegniamoci tutti quanti, alla ripresa dalle ferie, per produrre veramente qualcosa di utile per la Sardegna e per i sardi.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Signora Presidente del Consiglio, signor Presidente della Regione, signori Assessori, colleghi consiglieri, io raccolgo l'invito del collega Diana al dialogo sulle regole, su alcuni temi fondamentali. Un dialogo che deve avvenire nella distinzione dei ruoli, nel rispetto reciproco, tentando di fare un'opposizione diversa anche da quella che avete fatto voi nella scorsa legislatura. Certamente anche oggi non interveniamo in merito al ritardo dei soccorsi, voi lo avete fatto, lo avete fatto in più occasioni in circostanze analoghe. Tra l'altro la discussione su questo disegno di legge, il disegno di legge numero 32, avviene in un momento veramente difficile, drammatico per la nostra Isola.
Abbiamo affrontato il problema qualche giorno fa, in sede di discussione della relativa mozione, il cui esame si è concluso fortunatamente con un ordine del giorno unitario. Il dibattito ha messo in evidenza proprio la drammaticità della crisi che vive la Sardegna, i 30 mila posti di lavoro in meno in un anno. Allora da più parti (è stato ribadito anche oggi) si è detto: non perdiamo tempo in mozioni, dedichiamoci al collegato, a quei provvedimenti legislativi che veramente possono offrire risposte concrete alla complessità della situazione. Poi abbiamo visto come la mozione, l'ordine del giorno unitario siano invece serviti concretamente anche per il risultato nel confronto con lo Stato e con l'ENI.
Oggi abbiamo la necessità di legiferare, il lavoro che non c'è in Sardegna, quello che possiamo contribuire a creare, la salvaguardia di ogni posto di lavoro esistente diventano centrali anche nella nostra attività politica e legislativa. Quei 20 mila sardi che hanno manifestato a Cagliari qualche settimana fa ci chiedevano proprio questo: ci chiedevano lavoro. Durante la discussione in Commissione e in Aula dell'ultima finanziaria, anche in risposta alle nostre sollecitazioni, ai nostri emendamenti relativi all'emergenza sociale e al lavoro, la Giunta ha deciso, insieme alla maggioranza, di rinviare ad un apposito disegno di legge collegato l'esame dei temi di più vasta portata che riguardano la crisi che investe la Sardegna e le conseguenti risposte.
E' stato detto che quella approvata è una finanziaria snella, senza norme intruse, in linea con la legge di contabilità. Più di un collega di maggioranza - ricordo l'onorevole Capelli - sottolineava addirittura l'inutilità della finanziaria come provvedimento legislativo omnibus, per dare invece dignità a proposte, disegni, progetti di leggi organici per materia. La legge finanziaria invece avrebbe dovuto accompagnare il bilancio, è stato detto, come strumento di adeguamento e di certificazione delle entrate, come classificazione delle uscite.
Ci avete invitato nella discussione generale sulla finanziaria ad essere come minoranza al vostro fianco per inaugurare questo nuovo metodo di legiferare e per realizzare, su testi di legge organici, un confronto fra maggioranza e opposizione. Un nuovo modo di legiferare che, si disse testualmente: "Contiamo di applicare fin dal prossimo disegno di legge collegato che questa maggioranza - andate a rileggervi quello che è stato detto in quella discussione - insieme a questa minoranza proporrà all'esame di quest'Aula". Invece, con una veloce scappatoia, avete inserito in questo disegno di legge tutte quelle norme che dovrebbero essere ampiamente discusse in provvedimenti di legge ad hoc, seriamente esaminate nelle commissioni competenti, sentite le rappresentanze sociali, sindacali, le autonomie locali, e quindi sono infine discusse e deliberate dall'Assemblea. Eppure in quella discussione sulla finanziaria affermaste che non vi sareste mai sognati, per esempio, di inserire in un provvedimento di questo tipo modifiche alla legge numero 31 del 1998.
E' vero, non l'avete fatto con la finanziaria, lo fate però ora con questo testo integrativo. Allora mi chiedo: dov'è il nuovo metodo, che poi dovrebbe essere la norma? Sentite cosa afferma l'Assostampa sull'articolo 8: "La Regione non riesce ad organizzare un ufficio stampa che, come avviene nella maggior parte delle regioni italiane, informi i cittadini sull'attività istituzionale dell'amministrazione in modo trasparente ed imparziale; è un provvedimento inaccettabile che non tiene in alcun conto la professione giornalistica, con le sue regole, la sua deontologia". Confondete quindi l'Ufficio stampa con l'incarico di portavoce; un grave errore che rischia di indebolire il prestigio dell'istituzione regionale.
E' vero, oggi il Presidente Cappellacci ha incontrato l'Assostampa, ha incontrato il Presidente dell'ordine dei giornalisti Peretti e ha confermato che nel collegato alla finanziaria sosterrà le loro soluzioni, però, insomma, la proposta della Giunta era questa e non era certamente in linea con quanto avete affermato allora, in finanziaria. Però ne parleremo quando affronteremo l'articolo 8.
E' difficile veramente, onorevole Diana, anche solo definire questo disegno di legge, perché è vero che la Giunta non ha presentato alla conclusione della manovra di bilancio alcun ordine del giorno che contenesse disegni di legge collegati, si è limitata invece ad approvare in Giunta una manovrina, veramente di dimensioni modeste, integrativa della finanziaria, con una massa davvero minima, se rapportata alla finanziaria stessa: 100, 120 milioni di euro. Non è una manovra di assestamento in senso tecnico, anche se modifica, e in alcune parti sostanzialmente, il bilancio approvato. Quindi non solo, il testo approvato dalla Giunta e arrivato in Commissione bilancio, all'esame congiunto per parti con le altre Commissioni di merito, non conteneva e non contiene le risposte auspicate ai problemi gravi ed urgenti per la Sardegna; anzi accontentava, ed accontenta, questo o quel settore, questo o quel particolare, secondo vecchi schemi clientelari, e lo fa in maniera disorganica ripercorrendo proprio quelle caratteristiche di provvedimento omnibus che, a parole, si dice di voler eliminare.
Soprattutto non vi era, nella proposta della Giunta, alcuna risposta concreta che lasciasse intravedere soluzioni complessive per le 330 aziende che hanno chiesto gli ammortizzatori sociali in Sardegna, per i 5000 lavoratori che non godono di coperture. Non vi sono ancora oggi risposte sufficienti per la crisi socioeconomica, in un momento che tutti giudichiamo drammatico, in presenza di una cassa integrazione cresciuta a dismisura negli ultimi mesi: più di 8000 sardi ne usufruiscono. Oggi la direzione regionale dell'INPS ci dice che nei primi sei mesi del 2009 le ore di cassa integrazione sono cresciute del 75 per cento, passando dai 3 milioni del 2008 ai 5 milioni e 296 mila dei primi mesi del 2009. Non vi sono quindi quelle risposte che tutti abbiamo auspicato; non sono contenute - se non attraverso gli emendamenti che noi abbiamo presentato e che sono stati concordati in Commissione - misure adeguate per la stabilizzazione dei precari o interventi concreti per le politiche del lavoro, nonostante il titolo di questo disegno di legge reciti tra l'altro "… per il superamento del precariato…".
Di fronte alle richieste che questa opposizione ormai presenta da mesi, da un lato l'emergenza e dall'altro la prospettiva, c'è stato il tentativo di un ulteriore rimando sia dell'una che dell'altra. In Commissione, anche grazie alla proposta di Gruppi politici di opposizione, abbiamo cercato di inserire alcune prime risposte, ottenendo parziale accoglimento ad emendamenti che comunque riteniamo abbiano già fatto, ma non ancora sufficientemente, cambiare fisionomia al disegno di legge.
C'è da stigmatizzare intanto, come detto, il metodo: non si può approvare una finanziaria che segua coerentemente le procedure della legge di contabilità e del Regolamento interno, e poi approvare un disegno di legge omnibus che, di fatto, modifica il bilancio - sia pure in modo disorganico, frammentario, inconcludente - senza il rispetto delle procedure regolamentari previste per le variazioni di bilancio e per le manovre di assestamento. E' un precedente che è bene non ripetere.
Non solo: non è stato chiesto, com'è prassi e come si dovrebbe fare in osservanza della legge, il parere del Consiglio delle autonomie locali, nonostante la norma contenga numerosi provvedimenti - ben ventiquattro commi - che riguardano, anche in maniera sostanziale, la vita degli enti locali. Eppure a parole, anche in maniera enfatizzata, nell'ultima seduta congiunta con il Consiglio delle autonomie locali, avete affermato la centralità degli enti locali, delle autonomie locali, nell'ambito del vostro programma di governo, nell'ambito della vostra metodologia. E' mancata in Commissione l'audizione dei sindacati, dei rappresentanti delle parti sociali, com'è consuetudine in ogni Commissione di questo Consiglio regionale prima di discutere ed esitare un progetto di legge. La maggioranza ha ritenuto di poterne fare a meno e noi non siamo d'accordo. Lo abbiamo detto in Commissione: quando si parla di lavoro, di organizzazione della Regione e quindi di lavoratori, di procedure da innovare, di sanità, di scuola, di attività produttive, di trasporti, è utile e giusto sentire quelle parti della società che più di altre rappresentano quei settori, muovendosi nella più ampia accezione del termine di partecipazione e di sussidiarietà da voi tanto declamato. Il Consiglio regionale poi, come sempre, svolge il suo ruolo legislativo e decidente che tiene conto di tutte le posizioni in campo.
Non va bene dunque il metodo, non va bene il contenuto di questo disegno di legge, seppure, com'è stato già detto, e come hanno avuto modo di affermare i relatori, sia stato già migliorato in Commissione; riteniamo infatti che questa manovra da 100 milioni abbia senso solo se è in grado di caratterizzarsi per le vere emergenze: il lavoro, le risposte ai lavoratori, a quelli che il lavoro non l'hanno più, a quelli che dobbiamo mettere in condizioni di crearselo. Queste risposte sono le uniche giustificazioni per un disegno di legge di questa portata. Diverse sono le condizioni irrinunciabili che, come ha detto l'onorevole Uras nella relazione, il disegno di legge numero 32 che discutiamo deve contenere perché sia trasformato in una legge capace di dare qualche risposta concreta ai cittadini sardi in un momento difficile per la nostra Isola.
Noi, come forza di opposizione, abbiamo continuato a proporre interventi che mirino a potenziare gli ammortizzatori sociali, alla stabilizzazione dei lavoratori precari, alla piena e definitiva attuazione nelle politiche del lavoro, alla messa in sicurezza delle scuole sarde, a colmare i danni provocati dal decreto interministeriale sulla scuola anche in Sardegna, con misure e risorse adeguate alla drammaticità della crisi. Fare questo vuol dire approvare una legge diversa da quella che ci ha proposto la Giunta; gli emendamenti che abbiamo presentato e che presenteremo puntano proprio a correggere l'inadeguatezza, l'inconsistenza della manovra della Giunta, con specifiche proposte operative.
Nel settore del lavoro precario, i nostri emendamenti sono stati determinanti per procedere a stabilizzare i lavoratori sia nell'ambito dell'Amministrazione regionale, degli enti e delle agenzie, sia in quello degli enti locali. Dobbiamo ora in Aula migliorare ancora quest'ambito, migliorare il testo, ampliare le garanzie. Per i lavori senza adeguate coperture, visto il numero di coloro che perdono il posto di lavoro, visto l'elevato numero di aziende in crisi, chiediamo un impegno ancora maggiore, con stanziamenti adeguati per la concessione di assegni di reinserimento lavorativo. Chiediamo che queste misure siano riconosciute anche al personale docente e non docente della scuola pubblica che verrà a trovarsi senza contratto per effetto della cosiddetta riforma della scuola.
L'unità tanto declamata, poi, deve trovare sostanza in azioni precise, per esempio recuperando e accelerando l'attuazione di quanto definito nella finanziaria del 2008 e con la legge regionale numero 20 del 2005. Andremo a riproporre i piani locali giovani, proposti ed attuati dai Comuni, finalizzati a creare occasioni di lavoro a favore di persone disoccupate che non abbiano superato i 35 anni di età.
Questa è la risposta all'emergenza. Vi è poi la prospettiva: il Programma regionale di sviluppo - lo attendiamo, assessore La Spisa -, il DAPEF, la finanziaria 2010, dovranno indicarci finalmente quali sono i vostri indirizzi strategici, quel progetto collettivo per la Sardegna che non abbiamo ancora visto. Non l'hanno visto i sardi, la maggior parte dei quali vi ha dato fiducia più che sul programma sulle promesse mancate del presidente Berlusconi. Ed anche il risultato ottenuto sulla chimica - importante per i lavoratori: la revoca della chiusura del cracking di Porto Torres - è minimale rispetto al contenuto dell'ordine del giorno unitario che abbiamo approvato in quest'Aula. Ora attendiamo fatti concreti, veri, di prospettiva.
Vedete, noi non crediamo che l'esame di questo disegno di legge possa essere disgiunto dall'attuale momento che vive la Sardegna, caratterizzato dalla crisi dell'industria, della chimica, ma anche dalle occasioni programmate per la Sardegna nella scorsa legislatura e non attuate in questi primi mesi: dal G8 a La Maddalena, alle opere collaterali di importanza strategica per le infrastrutture dell'Isola, la Sassari-Olbia, lo scippo dei fondi per le aree sottoutilizzate. Occorre quindi una svolta, dobbiamo essere tutti più autorevoli, probabilmente più credibili, più orientati al bene comune e meno al nostro particolare - anche il particolare della nostra area politica, del nostro partito, della nostra coalizione - più incisivi nel confronto con lo Stato.
La sottrazione dei fondi FAS - lo ricordava stamattina il presidente Floris - non si deve farla passare in maniera rassegnata: c'è stato un accordo, un patto sottoscritto per la Sardegna tra l'allora presidente Prodi e il presidente Soru che garantiva una quota del 12,61 per cento - che è l'analoga quota di riparto che c'è stata attribuita per quanto riguarda i fondi ad esclusiva disponibilità della Regione - dei fondi FAS nazionali. Questo accordo è stato cancellato dal Governo Berlusconi. Sono 4 miliardi di euro, 4 miliardi di euro in meno che dobbiamo rivendicare con forza.
E' veramente ben poca cosa, dunque, il risultato del 17 di questo mese, il 17 luglio. Cosa avete ottenuto? Un tavolo, un comitato per la Sardegna. Io credo che non abbiamo bisogno di ulteriori tavoli, di ulteriori comitati, abbiamo bisogno di risposte, di risorse, subito, e dobbiamo decidere insieme, pianificando e programmando come spenderle. Quando dunque proponiamo - e lo faremo anche in questo disegno di legge - la sottoscrizione tra Stato e Regione di un protocollo per l'attuazione di un piano straordinario per le politiche industriali in Sardegna e l'assunzione a questo fine di una quota delle risorse previste dalla riscrittura dell'articolo 8 del nostro Statuto, nonché di impegnare contestualmente l'ENI a non modificare la sua presenza industriale in Sardegna, fino a quando il piano non avrà esplicato i suoi effetti, diciamo in sostanza alla Giunta regionale: stiamo affrontando l'emergenza, ma contemporaneamente stiamo cercando di impostare la prospettiva. Però questo lo dobbiamo fare con una prospettiva concreta.
Allora inseriamo quell'impegno, quelle risorse in questa legge, per far capire che facciamo sul serio, per far capire allo Stato che la Sardegna fa la propria parte fino in fondo. Quantifichiamo le risorse, chiediamo allo Stato, anche attraverso questa legge, di fare a sua volta la propria parte. Predisponiamo il piano per l'industria, difendiamolo, non permettiamo all'ENI che divida la Sardegna, così come ha tentato di fare anche nell'incontro con la rappresentanza della Regione, come ha tentato di fare Scaroni, sicuramente cercando di assicurare un futuro a Macchiareddu, potenziandolo, e invece dicendo che per Porto Torres non vi era più una finalità, una scelta strategica per la chimica.
Riaffermiamo quindi la valenza strategica intanto del nuovo quadro delle entrate, che in maniera disinvolta alla Camera, qualche giorno fa, in Commissione bilancio hanno tentato di scipparci, e poi lavoriamo su progetti, orientiamo le risorse, non con finanziamenti a pioggia, ma su grandi piani operativi, su prospettive di sviluppo. Su questo noi siamo d'accordo, siamo d'accordo anche a impostare un dialogo concreto, a definire insieme, nel rispetto dei ruoli, il programma per la Sardegna, che cosa abbiamo in mente per la Sardegna tra vent'anni. Ecco perché, in sintesi, non condividiamo l'impostazione che la Giunta ha dato ad un disegno di legge che risponde più a interessi particolari che a una visione generale delle emergenze gravi, complessive della Sardegna.
Il testo in Commissione è stato migliorato, ma è ancora per noi assolutamente insufficiente; cercheremo, indicheremo, anche nella discussione sull'articolato, con proposte emendative quei punti essenziali che riteniamo possano veramente far cambiare fisionomia al disegno di legge. Ve li proporremo, aspettiamo anche le vostre risposte, cercheremo di cogliere anche l'apertura che ci sarà. Io credo che siamo ancora in tempo per migliorarlo, e vi attendiamo alla prova dei fatti.
Sull'evento luttuoso in territorio di Pozzomaggiore causato da incendio
PRESIDENTE. Informo i colleghi che mi è stata appena comunicata la drammatica notizia di un pastore di Pozzomaggiore morto carbonizzato nel Sassarese mentre cercava di mettere in salvo il suo gregge da un incendio divampato nelle campagne tra Bonorva e Pozzomaggiore. La vittima si chiamava Mario Piu e aveva 52 anni. Un'altra persona risulta dispersa fra Sindia e Pozzomaggiore, dove sono ancora in corso le operazioni di spegnimento. Sospendo pertanto la seduta in segno di lutto. I lavori del Consiglio riprenderanno martedì 28 luglio alle ore 10.
La seduta è tolta alle ore 18 e 48.