Seduta n.161 del 17/11/2010
CLXI Seduta
Mercoledì 17 Novembre 2010
(POMERIDIANA)
Presidenza della Presidente LOMBARDO
INDICE
La seduta è aperta alle ore 16 e 42.
DESSI', Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta antimeridiana del 10 novembre 2010 (154), che è approvato.
PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Adriano Salis, Antonio Pitea, Christian Solinas e Pierpaolo Vargiu hanno chiesto congedo per la seduta pomeridiana del 17 novembre 2010.
Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.
PRESIDENTE. Comunico che il Gruppo consiliare "U.D.C. - Unione democratici di centro", con nota del 17 novembre 2010, ha informato di avere modificato la propria denominazione in Gruppo "U.D.C. - Unione di centro verso il partito della Nazione". Sono confermati il Presidente, il Vicepresidente e il Segretario. Al Gruppo aderiscono i consiglieri Steri, Oppi, Cappai, Obinu, Felice Contu, Biancareddu, Milia e Capelli (per adesione tecnica).
Ha domandato di parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Presidente, a quest'ora serve sempre una decina di minuti di sospensione, a meno che non si voglia disporre in maniera direttamente proporzionale agli assenti e allora servono tre quarti d'ora!
PRESIDENTE. Sospendo i lavori per cinque minuti. La seduta riprenderà alle ore 16 e 50.
(La seduta, sospesa alle ore 16 e 44, viene ripresa alle ore 16 e 51.)
Discussione e approvazione della proposta di legge Cuccureddu - Salis - Steri - Vargiu - Sanna Giacomo - Diana Mario - Uras - Bruno: "Disposizioni relative al patto di stabilità territoriale". (21[PS1] 7)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge numero 217, ai sensi dell'articolo 102 del Regolamento. Dichiaro aperta la discussione generale.
E' iscritto a parlare il consigliere Cuccureddu. Ne ha facoltà.
Ricordo che i consiglieri che intendono prendere la parola devono iscriversi non oltre la conclusione dell'intervento dell'onorevole Cuccureddu, il quale ha a disposizione venti minuti.
CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Signora Presidente, del patto di stabilità non è la prima volta che ne discutiamo in quest'Aula. In questo anno e mezzo siamo intervenuti più volte, purtroppo senza misure efficaci, o meglio le misure che abbiamo approntato sarebbero state efficaci se fossimo riusciti a imporre la trattativa allo Stato, ma l'atteggiamento assunto dalla Regione, in maniera particolare dagli organi che si confrontano con lo Stato, è stato sempre piuttosto morbido, in qualche maniera deferente. Per cui delle norme molto incisive che intervenivano sia sui meccanismi del patto che sulle sanzioni sono state fortemente affievolite con la finanziaria del 2010, ma prima ancora con un meccanismo che, devo dire, ha destato qualche preoccupazione nei comuni, e cioè il meccanismo inserito nella finanziaria 2009 e poi abrogato con il collegato alla stessa legge, che di fatto ha determinato in Sardegna, una delle poche Regioni che non ha legiferato in maniera specifica in materia, l'applicazione pedissequa del patto di stabilità nazionale.
Forse è superfluo fare una panoramica sul patto in sé e sugli obiettivi che esso si propone, ma molto rapidamente ritengo importante precisare alcuni punti. Il patto di stabilità e crescita, sancito dal Trattato di Lisbona (articoli 78 e 109) e prima ancora da quello di Maastricht, è nato per dare stabilità finanziaria all'Europa, ma soprattutto per dare stabilità monetaria ai Paesi che hanno aderito all'euro e quindi evitare effetti inflazionistici dovuti a un eccesso di spesa pubblica in alcuni Stati. L'Unione europea ha stabilito degli obiettivi che sono stati assegnati su base nazionale. Tutti gli Stati hanno poi legiferato stabilendo come lo Stato nelle sue articolazioni doveva far fronte a questo impegno comunitario.
L'Italia ha stabilito una regola essenziale: sono assoggettati al patto di stabilità tutti gli enti, cioè le regioni, le province e i comuni, ma solo quelli con più di 5 mila abitanti. Ciò significa che in Sardegna oltre l'85 per cento dei comuni è esonerato dal patto, ma nel 15 per cento di quelli che sono invece ad esso assoggettati risiedono i due terzi dei cittadini della Sardegna. E' una premessa importantissima, perché gli effetti di una violazione dei vincoli del patto sono molto importanti soprattutto per questi due terzi di cittadini, perché hanno diretta efficacia sui servizi e sull'imposizione tributaria soprattutto dei comuni. Quindi per una serie di ragioni se la Regione Sardegna dovesse violare il patto di stabilità le conseguenze per i cittadini sardi non sarebbero insopportabili, direi che sarebbero anche abbastanza leggere. Le conseguenze per la Regione Sardegna sarebbero in assoluto, tra le venti Regioni italiane, le meno incisive. Perché? Perché la principale delle cinque sanzioni previste, che è la riduzione dei trasferimenti statali, in Sardegna non ha effetto in quanto la Regione non ha un euro di risorse trasferite dallo Stato, dal momento in cui si è fatta carico della sanità e dei trasporti. A differenza, per esempio, della Regione Sicilia, che ha una grande preoccupazione per il mancato rispetto del patto, in quanto si vedrebbe ridurre i trasferimenti per il servizio sanitario, in Sardegna questa preoccupazione non c'è perché il sistema di finanziamento e l'attività della Regione Sardegna sono legati a un meccanismo di compartecipazione al gettito tributario e non di trasferimento per servizi. Cosa diversa accade invece nel sistema degli enti locali: un comune o una provincia che non rispetta il patto di stabilità subisce, con le ultime modifiche apportate, una riduzione dei trasferimenti esattamente uguale al livello o alla quantità di mancato raggiungimento dell'obiettivo. Quindi se il Comune di Cagliari non dovesse rispettare il patto per 3 milioni di euro, l'anno successivo si vedrebbe decurtare dello stesso importo le risorse. Vi rendete conto che è un meccanismo terribile, che si aggiunge ai già fortissimi, violentissimi effetti delle altre sanzioni che erano previste, cioè il divieto di assunzione a qualunque titolo di personale nel corso delle tre annualità successive allo sforamento del patto. Ciò significa impossibilità di assumere o di stabilizzare i lavoratori socialmente utili, impossibilità di fare qualunque genere di cantiere di lavoro, impossibilità di assumere attraverso contratti interinali, impossibilità di assumere con contratti temporanei (pensate ai vigili stagionali), impossibilità di assumere anche semplicemente degli ausiliari del traffico, ma anche impossibilità di affidare consulenze di qualunque genere o di svolgere qualunque attività che oggi viene fatta con escamotage per portare avanti l'amministrazione di un comune.
Altro effetto importantissimo è il divieto di ricorso all'indebitamento: un comune o una provincia che sfora il patto di stabilità non può accendere mutui neppure per cofinanziamento. Faccio un esempio concreto: se dovessero arrivare i soldi per il tunnel sotto via Roma, e cioè un finanziamento POR o statale poniamo di 200 milioni di euro che magari copre il 95 per cento del costo di realizzazione dell'opera, il Comune di Cagliari, non potendosi indebitare per cofinanziare il restante 5 per cento, dovrebbe rinunciare a quel finanziamento. E' un meccanismo devastante, perché blocca qualunque possibilità di ottenere finanziamenti sia su progetti comunitari a tiraggio diretto (penso a tutti i bandi comunitari a tiraggio diretto, relativi ai programmi LIFE, URBAN, ENPI e così via), sia sui fondi comunitari che arrivano ai comuni tramite il POR o il PON.
Ci sono poi degli effetti minori, ma non irrilevanti, che sono il divieto di alimentare il fondo per la contrattazione decentrata, quindi la possibilità di riconoscere ai dipendenti gli incentivi, gli straordinari, la possibilità di fare lavoro festivo o notturno, per esempio per i vigili urbani, e in ultimo la riduzione delle indennità per gli amministratori. Quindi vengono colpiti amministratori, personale amministrativo e cittadini e per riuscire a coprire gli stessi servizi in un comune che non rispetta il patto bisogna necessariamente ricorrere alla leva tributaria, incrementando tutti tributi che i comuni hanno a disposizione.
Ma come si sfora il patto? Perché ci stiamo ponendo questo problema oggi? Perché si sono verificate diverse condizioni per cui i comuni della Sardegna, soprattutto quelli dell'interno (conosco la situazione di Ozieri e Ittiri), ma anche molti altri comuni, sono portati a sforare il patto, i cui complessi meccanismi intervengono sulla virtuosità finanziaria dell'ente attraverso complessi meccanismi di calcolo che tengono conto del rapporto fra entrate tributarie, quindi entrate proprie, ed entrate da trasferimento. Per quanto riguarda gli investimenti invece si fa riferimento al saldo: tot entra tot deve uscire. Faccio solo un esempio, che spero possa servire per capire come le politiche nazionali hanno negativamente influito sui meccanismi del patto. L'ICI sulla prima casa, ovvero il principale introito dei comuni dell'interno, che non hanno molte seconde case, alimentava in maniera virtuosa le entrate proprie. Nel momento in cui il Governo ha abolito l'ICI sulla prima casa e l'ha compensata con un trasferimento statale, dal punto di vista finanziario non è cambiato nulla. Per esempio il comune di Ittiri ha un'entrata di 1 milione di euro che prima otteneva dai cittadini e ora dallo Stato. Dal punto di vista finanziario non è cambiato nulla, ma l'equilibrio che c'era tra entrate proprie ed entrate trasferite è saltato, quindi quel comune non riesce più a rispettare il patto benché abbia gli stessi identici elementi di carattere finanziario ed economico. Il meccanismo del patto così strutturato, quindi una norma apparentemente innocua dal punto di vista del bilancio comunale, di fatto produce degli effetti devastanti.
Per farla breve, cosa si propone con questa legge? Si propone un principio fondamentale: in Sardegna il patto di stabilità lo gestiamo noi, decidiamo noi nell'ambito degli obiettivi e degli impegni stabiliti a livello comunitario e a livello nazionale come articolare il rispetto dell'obiettivo che lo Stato ci ha assegnato. E' una materia che avremmo potuto disciplinare in maniera molto più incisiva perché, come voi sapete, l'articolo 2 dello Statuto assegna competenza primaria in materia di ordinamento degli enti locali alla Regione Sardegna, ma lo stiamo facendo ricorrendo a una procedura ordinaria. Stiamo cioè facendo una legge molto simile a quelle già approvate da Regioni come la Lombardia, il Piemonte e la Toscana. In maniera particolare questo articolato si rifà moltissimo, con qualche piccolo aggiustamento, alla legge della Toscana. Perché si rifà proprio alla legge della Toscana? Perché la legge della Toscana è, tra le leggi che ho citato, quella che prevede un meccanismo un po' più incisivo ed è stata approvata alla fine di agosto, quindi il giorno dopo la scadenza del termine di sessanta giorni previsto per l'impugnazione da parte del Governo. Il Governo non ha impugnato quella legge e noi abbiamo presentato una norma analoga. Anzi colgo l'occasione per ringraziare tutti i Capigruppo che hanno sottoscritto la proposta di legge e che insieme alla Giunta ne hanno consentito la discussione immediata, in base all'articolo 102 del Regolamento. E' la testimonianza del fatto che c'è grande attenzione per quanto riguarda gli effetti disastrosi che il patto di stabilità sta provocando sull'intero tessuto economico della Sardegna e in particolare gli effetti devastanti che esso ha sulle piccole e medie imprese, che da mesi non riescono ad avere le risorse che spettano loro in base ad appalti e contratti stipulati con gli enti locali, oltre che con la stessa Regione autonoma della Sardegna.
Qual è il meccanismo? Il meccanismo è quello di creare un patto territoriale, che potremmo anche definire patto di solidarietà, sia orizzontale che verticale, tra comuni e province, ma anche tra Regione, comuni e province, aggregando l'obiettivo complessivo. Se l'obiettivo complessivo per la Sardegna fosse di 10 miliardi, dei quali 6,2 miliardi assegnati alla Regione, 1 miliardo alle province e la cifra rimanente ai comuni, per esempio 500 milioni a Cagliari e 300 a Sassari, è chiaro che tutti i comuni per rimanere dentro i vincoli del patto produrrebbero dei risparmi. Questo differenziale oggi va a beneficio del Ministero dell'economia che può spendere di più utilizzando i risparmi di tutti i comuni e di tutte le province della Sardegna. Nelle altre regioni questo non avviene, perché persino l'ultimo centesimo del tetto di spesa previsto dal patto viene utilizzato per salvare quei comuni ai quali nel corso dell'anno sia capitato non un evento che incide sugli elementi di deficienza strutturale del bilancio dell'ente, ma un evento non ripetibile. Faccio un esempio concreto che riguarda le zone 167. Come voi sapete l'AREA, ex IACP, chiede ai comuni di mettere a disposizione delle aree; i comuni espropriano le aree sulla base delle leggi vigenti, che sino all'anno scorso, in base al famoso artico[PS2] lo 5 bis, prevedevano il riconoscimento della metà del valore del terreno calcolato in base alla destinazione dello stesso. Se espropriamo, ad esempio, una zona agricola e la trasformiamo in zona PEEP, cioè in zona di edilizia economica e popolare, paghiamo 50 centesimi a metro quadro qualora il costo sia di 1 euro a metro quadro, perché l'articolo 5 bis prevede che tale valore venga dimezzato. Lo IACP liquida pertanto al comune queste risorse, ma decorso un certo numero di anni può intervenire una sentenza che dice: "No, siccome avete destinato quel terreno all'edificazione di case lo stesso andava valutato come terreno edificabile, quindi dovevate pagare non 1 euro, ma 200 euro a metro quadro, non 10 mila euro complessivamente, ma 2 milioni di euro". A questo punto per poter coprire un evento imprevisto di questo genere molte Regioni italiane, compresa la stessa Toscana, sono intervenute con finanziamenti ad hoc. La Regione Sardegna non è invece intervenuta, il che comporta, qualora i comuni riescano a sopperire attraverso l'indebitamento, lo sforamento del patto, perché a fronte di un'uscita avente caratteristica di credito liquido esigibile, come quello derivante da una sentenza, non si può avere l'entrata corrispondente. Ora qual è il meccanismo, come incide questa norma? Se quest'anno arriva la sentenza al comune di Nuoro e il comune di Castelsardo può dargli un credito, il comune di Nuoro si salva dal patto, ma il meccanismo di solidarietà l'anno prossimo incide al contrario, nel senso che potrà essere il comune di Castelsardo a ricevere la sentenza, e quindi ad avere il debito, e non quello di Nuoro. State attenti, perché nel giro di tre o quattro anni a tutti i comuni e a tutte le province della Sardegna arriveranno queste sentenze, così come sono arrivate nelle altre regioni dove si è proceduto secondo legge.
Il meccanismo, ripeto, è quello di creare un patto territoriale. La Regione Sardegna, l'Assessorato della programmazione nella fattispecie, calcola i crediti e i debiti rispetto all'obiettivo e quindi rielabora un piano regionale migliorativo o peggiorativo degli obiettivi. Questo è un meccanismo in via straordinaria, perché ci serve salvare gli enti quest'anno, in quanto moltissimi comuni e alcune province non rispetteranno il patto, per cui occorre approvare questa legge oggi e prevedere tempi molto ristretti. Abbiamo previsto sette giorni dall'entrata in vigore della legge per comunicare il miglioramento o peggioramento dell'obiettivo. Poi, però, prevediamo che questa legge abbia effetto annualmente e che la Regione Sardegna possa rielaborare gli obiettivi e quindi regionalizzare gli obiettivi del patto entro il 31 luglio di ciascun anno. Ho visto che ci sono degli emendamenti in questo senso per spostare un po' più in là questo termine. Credo che il patto territoriale o di solidarietà, orizzontale e verticale, non risolverà tutti i problemi che il patto di stabilità crea in Sardegna, ma consentirà almeno al 90 forse 95 per cento degli enti che non sono in condizioni di rispettare il patto di stabilità per quest'anno di potersi ancora una volta salvare e di evitare gli effetti devastanti dello sforamento del patto.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Sabatini. Ne ha facoltà.
SABATINI (P.D.). Signora Presidente, credo che dobbiamo certamente dare un giudizio positivo sul disegno di legge oggi in discussione in Aula, dicendo anche che la Regione Sardegna è in ritardo in quanto altre Regioni, ovvero - come diceva il collega Cuccureddu - la Lombardia, il Piemonte e la Toscana, hanno già approvato una legge di questo genere.
Il giudizio è positivo intanto perché finalmente la Regione Sardegna si occupa di uno stato di difficoltà in cui si trovano gli enti locali, in particolare in queste settimane in cui stanno predisponendo i bilanci di previsione i comuni che sono sottoposti al patto di stabilità, cioè che hanno più di 5 mila abitanti, ma anche perché in fin dei conti si dà la possibilità ai comuni di esprimersi in un atto di solidarietà tra loro. Infatti succederà, e credo che la contrattazione non sarà facile al tavolo che la Regione dovrà istituire al riguardo, che i comuni che si trovano in condizioni migliori riguardo ai vincoli del patto di stabilità potranno cedere proprie quote ad altri comuni che invece hanno urgente bisogno di mantenersi all'interno, cioè di non sforare il patto di stabilità. Quindi io do un giudizio positivo.
Certamente vanno fatte alcune osservazioni, ad esempio l'inapplicabilità per quanto riguarda la nostra Regione dell'articolo 4, che prevede la cessione da parte della Regione di quote del proprio obiettivo programmatico rispetto al patto di stabilità. Infatti la nostra Regione non sarà certamente in grado di cedere nessun tipo di quota, in quanto già si trova in forte difficoltà riguardo al contenimento della spesa e quindi al rientro nei vincoli del patto. Voglio solo far notare che la Regione Toscana per poter firmare l'accordo con gli enti locali ha messo a loro disposizione una cifra pari a 60 milioni di euro della propria quota di vincolo del patto di stabilità, e in questo modo è riuscita a trovare un accordo. Quindi credo che dobbiamo esprimere un giudizio positivo, ma non dobbiamo illuderci, perché non sarà facile raggiungere un accordo fra gli enti locali.
L'altra considerazione che volevo fare è questa: in definitiva questo disegno di legge aiuta gli enti locali, aiuta la Regione complessivamente, ma non risolve il problema del patto di stabilità, che si risolve nella contrattazione con lo Stato, aprendo una vertenza con lo Stato. Noi siamo fortemente preoccupati per quanto ci è stato riferito in sede di Commissione bilancio dai componenti della Commissione paritetica sull'attuazione del titolo III dello Statuto, cioè dalle dottoresse Massidda e Busia, le quali hanno detto che in sede di Commissione paritetica non è stato affrontato in nessun modo il tema del patto di stabilità. Ora, se andiamo a leggere il disegno di legge di stabilità per il 2011, che è in discussione oggi alla Camera, notiamo che gli articoli 9, 10 e 11 recepiscono gli accordi che altre Regioni autonome (Valle d'Aosta e Trentino-Alto Adige) nello scorso mese di ottobre hanno sottoscritto con lo Stato per la ricontrattazione del patto di stabilità. Questo ci dice che altre Regioni, al contrario di quello che ha fatto la Regione autonoma della Sardegna, sono andate a Roma a contrattare il patto di stabilità e gli accordi sottoscritti sono stati proposti come emendamenti alla legge di stabilità per il 2011. Quindi la nostra Regione è in forte ritardo.
Noi diamo un giudizio positivo di questa legge con la consapevolezza - che deve essere chiara in tutti noi - che questa legge non risolve il vero problema del patto di stabilità, che si risolve, ripeto, battendo i pugni sul tavolo a Roma e chiedendo allo Stato di rivedere i vincoli per la Regione autonoma della Sardegna.
PRESIDENTE. E' iscritta a parlare la consigliera Alessandra Zedda. Ne ha facoltà.
ZEDDA ALESSANDRA (P.d.L.). Signora Presidente, colleghe e colleghi, signori Assessori, intanto mi riaggancio all'ultimo intervento, quello dell'onorevole Sabatini, per dire che concordo con la sua osservazione, cioè che questa sicuramente non è la legge che può risolvere i problemi del patto di stabilità, però credo che vada fatto un plauso a chi l'ha presentata, in particolare all'onorevole Cuccureddu e a tutti i Capigruppo, perché stiamo partendo con il piede giusto.
L'altro giorno, come riferiva sempre l'onorevole Sabatini, abbiamo avuto modo di sentire la dottoressa Massidda, alla quale abbiamo fatto presente che sicuramente la trattazione del patto di stabilità non può essere scollegata, perché la riteniamo invece assolutamente correlata ad essa, dalla discussione sull'articolo 8 dello Statuto che sta avvenendo in questi giorni. Ecco perché credo che questa legge sia un punto di partenza e anzi mi auguro che facciano seguito le disposizioni di carattere finanziario, che credo saranno assolutamente risolutrici in particolare dei problemi degli enti locali e della stessa Regione. Il fatto che negli ultimi anni sia stato continuamente modificato il sistema di controllo del patto di stabilità ha creato una serie di problemi agli enti locali, con alcune conseguenze molto negative. Sono tra l'altro ben 113 le nuove disposizioni, le modifiche e le integrazioni di legge che interessano in modo sostanziale le autonomie locali. Questo rende più incerta la possibilità di programmare le azioni, con il rischio che tutte le energie siano sprecate nella ricerca dell'equilibrio formale, a discapito dei problemi sostanziali degli enti locali. In questo modo si fornisce spesso un alibi alla dirigenza per non individuare le criticità dell'ente, sia strutturali sia contingenti, nel medio e lungo periodo, e spesso anche a noi politici non si offre la possibilità di trovare delle soluzioni adeguate per affrontarle.
Emerge dai dati nazionali che i tre quarti degli investimenti pubblici provengono dalla pubblica amministrazione locale, che paga, come diceva il collega Cuccureddu, il fatto di non avere autonomia finanziaria. Questo influisce negativamente sulla crescita economica dell'intero Paese. Pertanto vedo positivamente quanto disposto dall'articolo 3, in particolare per quanto attiene alle richieste di peggioramento del saldo obiettivo, ai debiti fuori bilancio, agli interventi in attuazione di piani e programmi regionali, allo smaltimento di residui passivi pregressi in conto capitale e agli interventi legati a situazioni di emergenza, perché questi sono i veri handicap che incontrano gli enti locali per far quadrare il patto di stabilità. Non possiamo, però, prescindere dal puntare la nostra attenzione sugli enti locali e dare loro il nostro sostegno. Essi, infatti, svolgono un ruolo difficile, cercano di soddisfare i bisogni pubblici in continua espansione, specie in campo sociale. Con le disposizioni in argomento, in particolare con l'articolo 3, e mi auguro - come ho già detto - con le disposizioni di carattere finanziario che a breve presenteremo, si cerca di ridefinire gli obiettivi dei singoli enti. Si è parlato ovviamente del rispetto dell'articolo 77 della legge numero 133 del 2008, che coinvolgerà sicuramente gli enti locali soggetti al patto, modificando in senso peggiorativo o migliorativo gli obiettivi dei singoli enti, secondo criteri seri e applicabili e secondo logiche di solidarietà orizzontale e verticale fra enti sardi.
Ho avuto modo di discutere con qualche collega se questo principio di solidarietà possa essere la stura per creare di fatto delle aspettative negli enti poco virtuosi. Io non credo che questo sia possibile e in tal senso vorrei far presente che è stato presentato un emendamento all'articolo 5, che riguarda le norme attuative e transitorie, per spostare il termine per la trasmissione delle richieste di modifica al 30 settembre. Cerco di motivarlo sin d'ora, per non utilizzare del tempo dopo: gli enti locali predispongono la salvaguardia degli equilibri di bilancio, che tra l'altro è un adempimento obbligatorio, nel mese di settembre, che quindi è sostanzialmente il mese nel quale si possono fare i resoconti e risolvere eventuali problemi. Ecco perché si propone la presentazione delle eventuali modifiche ai sensi dell'articolo 3 entro il 30 settembre di ciascun anno.
Sicuramente possiamo trovare norme, strumenti e mezzi finanziari che possano favorire la soluzione dei problemi, e questo dovrà essere inserito nei principi di collaborazione e responsabilizzazione ai vari livelli istituzionali. Ecco perché mi auguro che questa norma che ci accingiamo ad approvare possa essere anche un elemento utile alla Commissione paritetica e quindi possa essere utilizzato nelle trattative future che dovranno essere prese in considerazione. Grazie.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Porcu. Ne ha facoltà.
PORCU (P.D.). Signora Presidente, non vorrei spezzare il clima idilliaco che si è creato in Aula su questo provvedimento, di cui peraltro condivido sia le finalità che il contenuto, ma vorrei far osservare a lei e ai colleghi che questa discussione avviene purtroppo in assenza dell'Assessore competente in materia. Le chiedo se ha già spiegato all'Aula i motivi della sua assenza, poi riprenderò il mio intervento spiegando perché sarebbe stato invece importante che l'Assessore fosse presente.
PRESIDENTE. E' competente l'Assessore degli enti locali.
Prego, onorevole Porcu.
PORCU (P.D.). Presidente, mi consenta di obiettare, senza nulla togliere all'Assessore degli enti locali, che evidentemente ha tutta la nostra stima e considerazione, che è del tutto evidente che una materia come quella del patto di stabilità, che riguarda la spesa del sistema Sardegna, ovvero della Regione e degli enti locali, e quindi la possibilità concreta e immediata di immettere nel nostro sistema economico risorse importanti, avrebbe meritato la presenza dell'Assessore della programmazione, anche perché questa legge è stata in qualche modo preannunciata, anche se non discussa, in Commissione bilancio, i cui componenti nel corso di diverse sedute hanno cercato di riflettere su come attenuare gli effetti dei vincoli posti dal patto di stabilità sia agli enti locali sia alla Regione.
Come lei, Presidente, e i colleghi saprete certamente i decreti legislativi che attuano il federalismo fiscale consentono alla Regione, nell'ottobre di ogni anno, di ridefinire il proprio patto e consentirebbero alla Regione, anche in sede di apposite norme di attuazione, di ridefinirlo una volta per tutte ancorandolo, per esempio, all'effettivo gettito delle entrate della Regione. Non si può fare una discussione come questa, certamente lodevole, certamente importante, dimenticandosi che esiste una Commissione paritetica. Sono certo che questi argomenti siano rilevanti anche per il Presidente della Commissione che li ha, pure lui, sollevati più volte e spero ci presti attenzione, così come noi facciamo nei suoi confronti. Non si può affrontare una discussione come questa dimenticandosi che la Regione, la Giunta regionale, l'Assessore competente e il Presidente sono largamente inadempienti nel loro dovere istituzionale di salvaguardare, nei confronti dello Stato, le ragioni della Sardegna riguardo al patto di stabilità complessivo.
Ancora una volta ci è stato confermato, nell'audizione che si è svolta in Commissione soltanto nella giornata di ieri, che la Commissione paritetica che analizza, a nostro avviso inutilmente, l'attuazione del novellato articolo 8 dello Statuto, non sta in alcun modo svolgendo quello che poteva essere un suo compito, ridefinire cioè, nell'ambito del nuovo regime delle entrate, il patto di stabilità complessivo della Regione Sardegna.
Presidente, mi dispiace questa posizione della Giunta, perché mi sarebbe piaciuto molto, anche in sede di replica, sapere, di là dell'adesione dell'Assessore degli enti locali, qual è la posizione dell'Assessore della programmazione rispetto all'obiettivo complessivo che la nostra Regione deve raggiungere. Vede, Presidente, come ben ricordava il collega Sabatini, l'articolo 4, che in qualche modo prevede di utilizzare quote dell'obiettivo programmatico della Regione per favorire la spesa degli enti locali, è totalmente inattuabile! E' inattuabile perché oggi il livello complessivo del patto, che è di circa 3 miliardi e 300 milioni di euro, più la spesa sanitaria, per un totale di circa 6 miliardi e 300 milioni di euro, è largamente inferiore alle entrate che abbiamo previsto, che sono di consistenza assai più elevata. Abbiamo infatti previsto circa 800-900 milioni in più nel bilancio del 2011 che stiamo per discutere. Credo che questa sia, Presidente, mi consenta, un'occasione mancata per discutere anche dell'atteggiamento e del comportamento che la nostra Regione dovrebbe tenere nei confronti dello Stato su questa e altre vertenze.
Vorrei anche sottolineare - non me ne vogliano gli Assessori presenti - che questo Consiglio si trova spesso a supplire alla mancanza di iniziativa legislativa della Giunta regionale. Mi avrebbe fatto piacere che una disposizione di questo genere fosse stata proposta già da tempo dalla Giunta. Ne sono state proposte alcune assai raffazzonate, e poi ritirate perché assolutamente inapplicabili, nella finanziaria 2009-2010, e oggi questo Consiglio si trova a supplire a una grave carenza di iniziativa politica nella vertenza con lo Stato e legislativa nel portare proposte concrete a quest'Aula che speriamo possano innescare una competizione virtuosa, stimolando la Giunta finalmente a prendere posizioni più chiare, nette e decise nel difendere le prerogative della nostra Regione nei confronti dello Stato e iniziative altrettanto incisive in grado di favorire tutti quegli interventi che possono essere di stimolo per la ripresa economica.
Giungo rapidamente alla conclusione del mio intervento ricordando che questa norma avrà certamente un impatto, ma un impatto - lo sa bene l'onorevole Cuccureddu - che nell'insieme probabilmente sarà contenuto tra i 300 e i 500 milioni di euro, una cifra certamente importante. Questa norma evita, per esempio, con il patto di stabilità trasversale, il meccanismo della doppia contabilizzazione; evita, per esempio, che i trasferimenti fatti dalla Regione attraverso il fondo unico agli enti locali siano contabilizzati due volte, in quanto la Regione ha un suo patto di stabilità e una spesa già contabilizzata al suo interno non potrà essere contabilizzata nuovamente nel patto degli enti locali. Ma, allora, onorevole Cuccureddu, io credo che lei non possa che condividere l'emendamento numero 1, presentato dal collega Gian Valerio Sanna, che lo illustrerà, sullo sblocco della spesa, considerando l'entità del fondo unico agli enti locali, che oggi è di 580 milioni di euro e che riguarda per circa due terzi i comuni con più di 5 mila abitanti. Questa effettiva capacità di mettere in moto risorse potrà venire - e qui mi rivolgo all'Assessore degli enti locali - soltanto se la Regione vorrà stabilire come priorità nei propri trasferimenti e nella propria spesa l'effettivo trasferimento delle risorse del fondo unico agli enti locali. Se questo non avvenisse non otterremmo il risultato sperato. Quindi, prioritariamente, la Regione dovrà all'inizio dell'anno di competenza trasferire i 580 milioni di euro al sistema degli enti locali, spesa che io considererei obbligatoria da un certo punto di vista, perché solo in questo modo potrà essere innescata una programmazione virtuosa e le richieste che vanno fatte entro il mese di luglio, secondo questa legge, potranno avere effettivamente il risultato di stimolare l'economia, favorire la spesa e alimentare quel sistema di imprese grandi e piccole che ruota intorno agli investimenti e alle spese degli enti pubblici.
Conclusivamente credo che questa sia una buona legge, che testimonia, credo in maniera importante ed efficace, che questo Consiglio quando si tratta di approvare riforme o progetti che vanno effettivamente incontro alle esigenze della nostra comunità, sa lavorare in maniera unitaria. Ma credo che questa legge che andiamo certamente ad approvare debba essere di stimolo, di monito e di richiamo alla Giunta nel ricordarsi che qui c'è un Consiglio pronto a rispondere quando arrivano proposte utili. E noi vogliamo certamente che le proposte utili e la capacità di difendere gli interessi della Sardegna questa Giunta e questa maggioranza le sappiano dispiegare anche in altre occasioni, a cominciare dal rapporto con lo Stato, fino ad oggi lacunoso e deficitario, dalla vertenza entrate e dai fondi per le infrastrutture, rispetto ai quali per ora, ahimè, siamo stati proni e succubi ai voleri di uno Governo centrale che certamente non è apparso amico della Sardegna.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.
URAS (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Presidente, colleghi, intervengo su questa proposta di legge che credo sia uno dei pochi provvedimenti che sicuramente in questa legislatura, ma direi in tutte le legislature del Consiglio regionale, sono arrivati in Aula senza una preliminare istruttoria presso le Commissioni, utilizzando una norma derogatoria della procedura di routine per via di un'urgenza tutta connessa alla scadenza del 31 dicembre e alle incombenti norme nazionali in materia di applicazione dei principi del patto di stabilità e di crescita.
Intanto va ascritto il merito principalmente al collega Cuccureddu di aver saputo sensibilizzare l'intera Conferenza dei Presidenti di Gruppo attorno a questo argomento, ma va anche sottolineato in modo particolare un ritardo rispetto a un impegno, e su questo richiamo l'attenzione del Presidente della Commissione bilancio, perché di patto di stabilità e crescita ne abbiamo più volte parlato in Commissione, e ne abbiamo parlato con preoccupazione perché le dotazioni finanziarie manovrabili in possesso dell'Amministrazione regionale sono di volta in volta, anno dopo anno, sempre più ridotte, mentre più forti sono gli effetti di una crisi globale che passano in una regione a ritardo di sviluppo come la Sardegna. Infatti, una condizione in cui si patiscono storiche arretratezze o difficoltà oggettive, come l'insularità, gli interventi, le azioni e i condizionamenti del patto di stabilità e di crescita sono più pesanti. Crisi, arretratezza, condizioni oggettive di difficoltà e patto di stabilità sempre più a carico del sistema locale e regionale hanno come effetto l'impossibilità di intervenire sulle condizioni di difficoltà della nostra comunità, sia dal punto di vista economico che dal punto di vista sociale.
Su questo era stata richiamata la Giunta, lo dico al collega Rassu, che ha passato diversi anni in questi banchi, anche svolgendo funzioni di direzione dell'attività consiliare nelle Commissioni. Senza risorse non si possono affrontare i problemi e uno degli impegni che l'Assessore del bilancio aveva assunto era quello di promuovere presso il Governo nazionale una rivisitazione dei parametri per la Sardegna sui vincoli e sui limiti posti alla spesa dal patto di stabilità. Questo impegno, che avevamo sollecitato unitariamente in Commissione - quindi non polemicamente, ma unitariamente - e che difficilmente richiamiamo alla memoria, non è stato assolto, è rimasto lì. In relazione alla finanziaria che ci viene proposta - lo dico con particolare insistenza rivolgendomi al Presidente della Commissione - e che si compone di cinque articoli che esamineremo in Commissione, io mi propongo di presentare a ogni articolo cinquemila emendamenti, perché è una proposta che grida vendetta al buon senso. E' una finanziaria, lo dico all'onorevole Cuccureddu che raccatta così qualche decina di milioni di euro alla spesa degli enti locali, che se va in porto equivale al suicidio del sistema produttivo ed economico, del sistema sociale e del sistema istituzionale regionale! E' inadeguatissima! Non inadeguata, non insufficiente, ma inadeguatissima, quasi una provocazione!
L'ho letta: è povera povera, una legge neppure da fine legislatura, di quelle che si buttano lì. E' più complessa, meglio articolata, più comprensibile, più coerente, più utile la leggina che approveremo oggi piuttosto che la finanziaria! La finanziaria della Regione: un disastro! E noi andremo in Commissione avendo bene in testa tutti i numeri sui quali ci dobbiamo confrontare, numeri pesanti. Già nella proposta di bilancio ci sono circa 6 miliardi di residui - poca roba, eh! - e ci sono grazie a interventi di pulizia del bilancio che abbiamo già fatto e che però vanno dimensionati ancora meglio rispetto alle esigenze. Noi abbiamo un bilancio falso, lo affermo, lo confermo, lo denuncio! Se ci fosse una magistratura che potesse controllare l'attività dei consigli regionali quando approvano i bilanci, questo bilancio sarebbe sistematicamente sottoposto a indagine e sistematicamente rinviato a giudizio! La realtà è che non c'è una magistratura di questo tipo, e la magistratura di questo tipo coincide con quest'Aula. Coincide con quest'Aula perché sta a noi e alla nostra maturità capire che dobbiamo scrivere le cifre vere, costi quel che costi, anche la difficoltà di rispondere a esigenze che ci vengono dalle nostre comunità, che ci dicono: "Vogliamo spese di questo tipo, abbiamo esigenze di quest'altro tipo". Però le risorse sono queste e noi non dobbiamo più fare bilanci non veritieri. Io mi rendo indisponibile a fare bilanci gonfiati sulle entrate e sulle spese, che servono a promettere cose che non si manterranno mai! Come peraltro mi rifiuto di fare leggi finanziarie di tre articoli striminziti che denunciano una condizione di stitichezza politica e programmatica della Giunta regionale. Ci sono molti medici tra voi, colleghi, e io vi suggerirei di intervenire anche drasticamente su questa materia, soprattutto per quanto riguarda il sistema delle risorse pubbliche!
Detto questo, per tornare alla legge, è utile approfondire l'argomento, lo dico al Presidente della Commissione bilancio, che so essere persona sensibile a questi argomenti. Noi abbiamo bisogno di capire come si struttura un bilancio vero, come si individuano le vere risorse, come si individuano anche i soggetti, le procedure, i percorsi, la dimensione delle risorse che si possono utilizzare pienamente, cioè oltre i vincoli imposti dal patto di stabilità. Abbiamo bisogno di capire che cosa comporta la spesa che noi orientiamo, e ha ragione il collega Porcu, che ha illustrato prima il collegamento con il fondo unico per gli enti locali, perché soprattutto gli enti locali sarebbero nella condizione di spendere pienamente le risorse disponibili. Cosa possono fare le nostre piccole comunità al di sotto di 3 mila abitanti? Abbiamo bisogno di sviluppo locale, abbiamo bisogno di un equilibrio della spesa che non lasci nessun territorio privo di sostegni, abbiamo bisogno di capire che pezzo per pezzo si costruisce un'economia non concentrando, ma anzi distribuendo. Abbiamo cioè bisogno di tornare a sviluppare un'economia rurale vera, perché è questo l'orientamento, lo dice anche il Papa. Andate a lezione qualche volta, ascoltate San Pietro. L'Angelus della domenica fa bene a voi che siete orientati non solo culturalmente, ma anche religiosamente in quella direzione. L'orientamento è verso il mondo delle campagne, lo sviluppo locale, le risorse e le vocazioni produttive dei luoghi. E allora analizziamo la situazione per quanto riguarda le risorse comunitarie: le spendiamo tutte quelle che sono prive del vincolo imposto dal patto di stabilità e crescita? Non sono convinto di questo, le procedure sono lente. Il direttore generale della programmazione in audizione in Commissione ci ha ricordato che per gli appalti pubblici di una certa dimensione, che seguono le procedure comunitarie, le fasi finanziarie durano quindici anni, non quindici mesi! Abbiamo idea di quale sia la dimensione della macchina burocratica che noi sopportiamo? Solo l'Amministrazione regionale, i suoi enti e il Corpo forestale e di vigilanza ambientale valgono 14 mila dipendenti, in più ci sono i dipendenti del sistema sanitario, quelli degli enti locali, degli organismi e delle associazioni degli enti locali, poi ci sono le società partecipate e chi più ne ha più ne metta! E' una macchina burocratica della dimensione di 50-60 mila dipendenti, che mangia se stessa e il bilancio della Regione e degli enti locali. Allora va fatta questa indagine!
Ne approfitto, collega Presidente della seconda Commissione - mi è sembrato per un attimo distratto - per ricordarle che abbiamo fatto insieme l'audizione, ci siamo anche ripromessi di ripeterla per approfondirla, perché a seconda di come spendiamo le risorse comunitarie, di come utilizziamo ogni angolo lasciato libero dai vincoli di spesa del patto di stabilità, di come facciamo questo tipo di operazione riusciamo a recuperare risorse per dare risposta, anche nel prossimo esercizio, alle esigenze che ci vengono dalla nostra comunità. Questa operazione dobbiamo farla; la dobbiamo fare meticolosamente, senza pietà, perché non possiamo essere superficiali in questa fase. Non si può fare un volo superficiale su una norma di questo genere. Non so se arriveremo ad approvarla entro il 31 dicembre. Piuttosto che approvare questo prodotto stitico entro il 31 dicembre preferisco che non si approvi nulla. Non finanziarla forse farebbe bene alla Regione e anche al popolo sardo, se è quella la legge finanziaria, ma se si fa il lavoro meticoloso e serio che spetta al Consiglio regionale, anche insieme a una Giunta che però si renda disponibile e non opponga gli appuntamenti di routine: "Ho un'inaugurazione là, un'altra cosa lì, devo andare a Roma, devo andare a Bruxelles". Venga in Consiglio e in Commissione a lavorare per trovare le soluzioni, perché bisogna fare questo tipo di lavoro.
Ecco perché noi voteremo a favore di questo provvedimento. L'onorevole Cuccureddu sa che voteremo anche gli emendamenti che abbiamo proposto, ovviamente, perché mi pare che siano tutti di grande rilievo, soprattutto quello che privilegia la devoluzione del fondo unico agli enti locali territoriali, ivi compresi gli emendamenti derogatori che pure sono inseriti nella discussione di questa sera, per esempio l'emendamento numero 2, sul quale, Presidente, chiedo il voto segreto.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Uras, per averlo richiesto con notevole anticipo, evitando possibili discussioni in Aula.
Poiché nessun altro è iscritto a parlare, per la Giunta ha facoltà di parlare l'Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica.
RASSU (P.d.L.), Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica. Signora Presidente, il debutto sui banchi della Giunta desta sempre un po' di emozione in chiunque, comunque sia credo che l'Assessore consigliere si consideri sempre un consigliere in mezzo a consiglieri e da consigliere e Assessore insieme risponda.
Credo che la norma in discussione, che reca la firma dei Capigruppo sia della maggioranza che dell'opposizione, rappresenti una svolta per quanto riguarda la gestione del patto di stabilità e del fondo unico regionale. Anche se con un po' di ritardo rispetto ad altre Regioni, anche per la Sardegna questa legge rappresenta, ripeto, una svolta perché consente, come giustamente ha detto il primo firmatario, l'onorevole Cuccureddu, un vero e proprio patto di solidarietà tra comuni, province e Regione per la sua azione sia verticale che orizzontale. E' inutile che mi dilunghi in ulteriori spiegazioni sui vantaggi che questa norma apporta ai comuni e alla Regione, dico solo che è uno strumento che se usato bene può risolvere tantissimi problemi, in quanto consente alla Regione, alle province e ai comuni con oltre 5 mila abitanti che potrebbero sforare il patto di stabilità, imposto, come sappiamo, dal Trattato europeo e dal decreto legge numero 112 del 2008, di porre in essere una determinata azione finanziaria rispetto al tetto imposto, oltre il quale non è assolutamente consentita nessuna spesa pubblica. Questa legge consentirà alla Regione di intervenire, se ne ha la disponibilità, in senso verticale a favore dei comuni che sono in procinto di sforare il patto di stabilità e ai comuni di intervenire in senso orizzontale tra loro, secondo quello che io chiamo patto di solidarietà.
Ho seguito gli interventi dei colleghi e devo dire che concordo con il collega Uras sulla eccessiva complessità della macchina burocratica della Regione, ma credo che in questi cinquant'anni di autonomia sia stato compiuto ogni sforzo, e lo sta compiendo anche questa Giunta, per dare risposte a quelle che sono le esigenze più immediate della macchina amministrativa. Non sarà facile per noi, così come non lo è stato per chi ci ha preceduto.
Accetto senz'altro la provocazione del collega Porcu come uno stimolo affinché la Giunta sia più pressante e incisiva nel rapporto con il Governo centrale, che spesso, di qualsiasi colore esso sia, non presta attenzione a quelle che sono le esigenze specifiche della nostra Regione, che, lo ricordo, è una Regione ad autonomia speciale.
Ritengo che sia in discussione una buona legge e la Giunta è assolutamente in linea con quanto proposto dal Consiglio. E' chiaro che c'è qualche perplessità in merito ad alcuni emendamenti, ma posso dire senz'altro che in linea di massima gli emendamenti presentati migliorano il provvedimento, ma questo lo vedremo in sede di discussione degli emendamenti medesimi. Grazie.
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione generale.
Metto in votazione il passaggio all'esame degli articoli. Chi lo approva alzi la mano.
(E' approvato)
Passiamo all'esame dell'articolo 1.
(Si riporta di seguito il testo dell'articolo:
Art. 1
Oggetto ed ambito di applicazione
1. La presente legge disciplina il patto di stabilità degli enti locali ai sensi dell'articolo 77 ter del decreto legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133 (Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, recante disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria).
2. Le disposizioni della presente legge si applicano a tutti gli enti locali soggetti al patto di stabilità ai sensi della normativa vigente.
3. Le province ed i comuni commissariati ai sensi dell'articolo 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 (Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali), sono soggetti alle disposizioni previste dalla presente legge a decorrere dall'anno successivo a quello della rielezione degli organi istituzionali.
4. Le disposizioni di cui alla presente legge si applicano anche agli enti locali commissariati ai sensi dell'articolo 141 del decreto legislativo n. 267 del 2000.)
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Maninchedda. Ne ha facoltà.
MANINCHEDDA (P.S.d'Az.). Presidente, io accolgo l'invito a discutere di patto di stabilità, e oltre il patto di stabilità, che hanno rivolto a tutta l'Aula diversi colleghi intervenuti. Pongo alcune questioni di tipo tecnico, a cui mi auguro la Giunta dia risposta prima del voto definitivo della legge.
Prima questione: l'onorevole Cuccureddu ha fotografato esattamente la situazione degli enti locali in Sardegna, molti dei quali sono già oltre i limiti del patto; la Regione autonoma della Sardegna ha raggiunto i limiti di impegno e di pagamento del patto per il 2010. L'applicazione della legge nel 2010 non può avvenire, credo, con compensazioni tra enti locali e Regione, perché la Regione ha già raggiunto il tetto imposto. Quindi nel 2010 l'applicazione può avvenire solo orizzontalmente tra comuni e province e questo dovrebbe essere esplicitato, badate, perché diversamente, giacché sono molti gli enti locali che hanno sforato, si genera una situazione che compromette le finanze regionali. L'applicazione, quindi, deve essere chiara nelle sue modalità.
La seconda questione è stata posta con chiarezza dall'onorevole Porcu e dall'onorevole Uras. Io non ho nessuna difficoltà a manifestare in quest'Aula uno stato d'animo che i colleghi conoscono bene e che è di grave sofferenza morale per quello che sta accadendo in Sardegna e in tutta Italia. E' evidentissimo che noi facciamo bilanci falsi. Alcuni colleghi hanno chiesto: "Ma quante risorse abbiamo da manovrare per l'emergenza nel 2011?". E' una domanda che ha una sola risposta: "Zero". Colleghi, la situazione è la seguente: sommando a 4,2 miliardi di euro, cioè all'ammontare delle nostre entrate nel 2006, 1,8 miliardi di nuove entrate, che già la Giunta Soru aveva stimato, si arriva ai 6 miliardi della manovra La Spisa. Togliendo a questi 6 miliardi i 3,2 miliardi della spesa sanitaria abbiamo una massa manovrabile di 2,8 miliardi, inferiore al tetto dei pagamenti consentito dal patto di stabilità. Se pensiamo che questi 2 miliardi e 800 milioni di euro siano orientabili verso lo sviluppo non leggiamo i risultati del gruppo che studia la gestione, che appunto nel rapporto di gestione dice che il 90 per cento è parte corrente, cioè, come diceva prima l'onorevole Uras, quei soldi servono per finanziare stipendi.
Allora, colleghi, ci sono solo due strade. La prima: la Regione autonoma della Sardegna deve chiedere al Governo nazionale di spostare 400 milioni di euro dal plafond degli impegni a quello dei pagamenti, se no il trasferimento immediato di 500 milioni di euro agli enti locali, come previsto dall'emendamento Sanna, non può avvenire e l'emendamento è inapplicabile per noi. Perché sia realmente applicabile e ci consenta ancora un margine di manovra dai 3,8 miliardi degli impegni dobbiamo spostare 400 milioni verso i pagamenti, cioè mettere più denaro in circolazione. Mi risulta che stamani l'assessore La Spisa abbia comunicato al Governo questa intenzione. Mi auguro che nella finanziaria 2011 i tetti siano equilibrati.
Io trovo ridicole, rispetto alle emergenze della Sardegna, le divisioni che esistono tra maggioranza e opposizione. Mi sento in sintonia con moltissimi colleghi che militano in partiti differenti. Seconda strada: c'è un'emergenza tale che dovremmo avere il coraggio di fare quello che sta succedendo in Italia, cioè una grande rivoluzione parlamentare. Per farla, bisogna avere la capacità di tagliarsi i ponti dietro e non tutti lo sappiamo fare. Però noi dobbiamo fare delle scelte in finanziaria. Prima scelta: la spesa storica non è spesa giusta, allora dobbiamo avere il coraggio, proviamo a dircelo già da ora, di definanziare tutte le leggi che hanno residui dietro, stanziando "zero" euro nella finanziaria 2011. Possiamo così recuperare risorse per le politiche che decidiamo di fare. Seconda scelta: c'è una grande questione di egoismo regionale, cioè non possiamo vedere gli operai di Pomigliano accettare il contratto americano e pensare che chi lavora alla Regione è garantito in toto e chi lavora fuori o non lavora affatto non lo è, per cui dobbiamo ripensare dei patti di solidarietà che attengono anche alle nostre indennità, a quello che consumiamo qui, che è finanziamento della democrazia, non della politica, ma che oggi non ha più senso mantenere a quei livelli.
Noi dobbiamo dare un esempio in questo senso e ridurre i costi di gestione complessivi della macchina democratica, per destinare quelle risorse a sviluppo e lavoro. Siamo capaci di farlo? Siamo capaci di dire che i piccoli ospedali devono essere trasformati? Siamo capaci di dire che la sanità così ci uccide? Siamo capaci di dirlo? Se non lo diciamo, non possiamo fare discorsi sullo sviluppo. Non possiamo! Siamo capaci di dire una cosa che è spiacevole da dire? Noi abbiamo una burocrazia irresponsabile in Regione, siamo disponibili a inserire in finanziaria una norma che dica che o le risorse vengono messe a bando entro sessanta giorni dall'approvazione della finanziaria o la Giunta ha la facoltà di nominare commissari ad acta per la spesa di quei capitoli? Siamo disponibili, ad esempio, a dire che i bandi del POR devono essere pubblicati sessanta giorni dopo l'approvazione della finanziaria ed essere approvati nell'esercizio, diversamente la Giunta provvede a nominare i commissari ad acta? Se facciamo queste scelte, facciamo scelte importanti, di vero cambiamento. Poi, diciamocelo chiaro, in Sardegna nessuno si preoccupa di come stimolare il PIL, nessuno si preoccupa di come produrre ricchezza, mentre tutti spolpiamo la poca ricchezza disponibile. Siamo capaci di inserire in finanziaria misure di stimolo del PIL? Io non sto vedendo in Italia gente che abbia le idee chiare sul PIL, e questo mi conferma nell'idea di cui sono convinto, cioè che l'Italia è uno Stato marcio che va rifondato, rifondando il sistema della democrazia e dei partiti.
Noi abbiamo un'occasione e io sono pronto a lavorare fino a mezzanotte per concludere l'esame della finanziaria entro il 31 dicembre, ma scrivendo cose importanti. Abbiamo il problema di produrre ricchezza in Sardegna. Fino adesso abbiamo pensato a come distribuire quella esistente. Non basta più!
Politiche attive del lavoro: o ci inventiamo realmente delle politiche attive del lavoro o succede ciò che ha annunciato l'onorevole Vargiu, cioè che questo Consiglio diventa il bancomat delle emergenze. Noi siamo disponibilissimi a inserire in finanziaria cose serie, forti, decisive, mai fatte prima, e siamo decisi a farlo perché sentiamo la responsabilità morale di un momento che non avrà il momento successivo se non interveniamo. Noi rischiamo di concludere la legislatura con un bilancio devastato e una Sardegna in ginocchio. Non credo che rispetto a questa gravità valgano le divisioni tra maggioranza e opposizione. Su questi temi, guardate, la prossima finanziaria è un grande terreno d'incontro, almeno spero, non di scontro.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Gian Valerio Sanna. Ne ha facoltà.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Io credo che questo sia un provvedimento al quale noi ci siamo avvicinati proprio con lo spirito di cui poc'anzi parlava il collega Maninchedda, cioè con uno spirito che guarda al merito e al beneficio piuttosto che all'idea presentata da qualcuno, sulla quale, considerato il banco da cui proviene, deve per forza nascere in noi un sospetto. Purtroppo è una cosa isolata, so che durerà quanto una meteora, anche perché ha ragione l'onorevole Maninchedda quando dice: "Se avessimo la possibilità di tagliare i ponti dietro di noi", il problema è che molti si sentono saldati al ponte, quindi sanno che se il ponte salta, saltano anche loro. Però questo non attiene proprio alla missione, alla visione etica del nostro essere qui dentro e qualche volta bisognerebbe anche saper mettere in gioco sé stessi, se si avesse davvero a cuore il bene che si va perseguendo.
Allora, questa legge è uno strumento importante, però vorrei fare alcune precisazioni. Questa legge può essere uno strumento, è nata così, il collega Cuccureddu giustamente l'ha presentata in questo modo, attenzione, però, io non voglio ridurre questo strumento importante a un meccanismo che interviene sulla struttura estremamente rigida del patto di stabilità, caratterizzato oggi, nella nostra realtà, in assenza di questa norma, da un meccanismo che di fatto lascia Regione, province e comuni in una condizione di incomunicabilità. Questo provvedimento non incide sulle regole ed è chiaro che lo accetteranno, perché di fatto la regola viene rispettata. C'è solo un piccolo aspetto, piccolo ma importante e utile per un fatto educativo, perché contiene un principio che, dobbiamo esserne consapevoli, vogliamo innescare nell'applicazione di questa legge. Questo meccanismo di fatto impedisce che ci siano spiccioli che in qualche modo, nel calcolo del patto, lo Stato possa utilizzare a suo beneficio, magari aumentando, così come ha fatto, di 1 miliardo di euro le spese della Presidenza del Consiglio, non si sa bene per quali ragioni; certamente non per questioni che riguardano lo sviluppo e la crescita, ma che sono del tutto ingiustificabili e rese possibili da questo recupero su base regionale degli spiccioli sul calcolo del patto consentito oggi dall'incomunicabilità tra le Regioni e, all'interno delle Regioni, tra Regione ed enti locali. Questo principio è importante, perché non dobbiamo dare allo Stato niente di più di quello che purtroppo gli dobbiamo dare. Però questo provvedimento, laddove presuppone che questa definizione degli obiettivi comuni, colleghi, venga fatta insieme, cioè che stabiliamo una regola di concertazione tra Regione, comuni e province, non significa, per come è formulata la legge, collega Cuccureddu, che noi incidiamo - attenzione, dico una cosa spiacevole, ma vera - sulla cosiddetta posizione dominante della Regione, come dice Paolo Maninchedda. Il collega Maninchedda dice giustamente: "Attenzione, non serve a niente fare queste norme senza una rivisitazione del modo in cui facciamo il bilancio e individuiamo le priorità". Cosa significa? Significa che dobbiamo creare una condizione perché questa quadratura finale, questo dato aggregato degli obiettivi che si pone il patto territoriale intanto sia controllabile, e ho presentato a tal fine un emendamento che fa precedere la delibera della Giunta regionale dal parere della terza Commissione, perché io non vorrei che fosse un luogo solitario nel quale si elude la lettura veritiera dello stato del rapporto della Regione con gli enti locali. Infatti, lasciato in questa formulazione l'articolo 2 mantiene in capo alla Regione una posizione dominante rispetto all'aggregazione degli obiettivi prevista dalla legge.
Secondo punto: con l'emendamento numero 1 introduciamo il principio che intanto nel riparto dei budget che devono essere stabiliti per la spesa delle diverse direzioni generali non possiamo lasciare sullo stesso piano l'esigenza di finanziare una fiera dei prodotti agroalimentari, per quanto importanti, e l'erogazione del fondo unico degli enti locali, che realizza materialmente la gran parte dei servizi resi dalla pubblica amministrazione ai cittadini, perché io non accetto questo tipo di paragone. Vale a dire che siamo chiamati ad affermare che tutto quello che noi trasferiamo agli enti locali per rendere servizi ai cittadini ha un carattere di non discutibilità rispetto alle priorità che dobbiamo stabilire. Questo significa, però, che gli enti locali devono sapere che facciamo questo perché chiediamo anche a loro una moralizzazione nella costruzione dei propri bilanci. Se questo avviene, il secondo comma, che pare sia molto contestato, altro non fa che affermare, Assessore, che nella costruzione degli obiettivi aggregati, quindi nell'interlocuzione primaria, il fondo unico nella sua interezza è già predefinito come un obiettivo, e deve essere pertanto sottratto al budget regionale in maniera certa. Il che vuol dire che il bilancio regionale fa una scelta prioritaria verso gli enti locali e rimodula altre partite di spesa per rendere possibile che ci siano partite di utilizzo allo sviluppo. Questo emendamento pone, dunque, in capo ai comuni, alle province e alla Regione l'idea che bisogna riqualificare la spesa partendo dal principio che non si possono mettere sullo stesso piano in questa regione, come invece avviene, la possibilità di finanziamento di una squadra di pallacanestro, per quanto importante, e la necessità di garantire l'apertura degli asili nido, il funzionamento dell'apparato comunale, l'esercizio delle funzioni normali che attengono a tutti i nostri comuni. Se ci pensate, è anche un problema di equità.
Questo non è avvenuto finora perché quando si predispongono i budget cosa avviene? Una quota parte dei fondi degli enti locali rimane fuori dal patto e viene compensata l'anno successivo. E allora tanto vale che abbiamo raggiunto questa grande conquista del fondo unico, che di per sé chiede aai comuni di spendere meglio. Per poi fare che cosa? Esattamente quello che diceva il collega Maninchedda, cioè la Regione, i comuni e le province devono cominciare a interessarsi degli elementi sui quali devono incidere, non per fare una ripartizione che non scontenti nessuna parte politica - non ci interessa affatto in un momento di crisi, perché anche se fossimo tutti appagati qua dentro la Sardegna va comunque alla deriva -, ma per riqualificare la spesa, il che significa pensare esattamente al PIL e capire che il dato della ricchezza in Sardegna, oggi, dà già di per sé, per la sua struttura, una traccia operativa che deve essere perseguita, perché in Sardegna il PIL è composto da una quantità di esportazioni che fluttuano, bene o male, ma si attestano sempre sullo stesso livello e su una quantità di importazioni, cioè di valore non prodotto da noi, che è computato nell'ordine del reddito, ma non costituisce nostro reddito, ed è invece una nostra sconfitta che va crescendo man mano che si va destrutturando il sistema produttivo regionale. Dove intervenire? Esattamente su quel dato, cioè recuperare al PIL un dato di maggiore produzione interna, ovvero di lavoro, di occupazione, di riscoperta dei saperi e del fare locale. Ecco che cosa è lo sviluppo declinato per dare un dato oggettivo di quel valore ed ecco il senso di quell'emendamento che pone un vincolo di moralità nell'approccio alla formazione dei bilanci degli enti locali, ma anche della Regione, in maniera solidale e concertata, così come impone la formazione di questo patto territoriale.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Cuccureddu. Ne ha facoltà.
CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Intervengo molto rapidamente. Qui si è anticipata la discussione sulla finanziaria, ma io vorrei in soli due minuti rimanere sul tema. E' chiaro che se la Sardegna avesse avuto la forza politica di ottenere i risultati che ha ottenuto il Comune di Roma, la situazione sarebbe diversa. Il Comune di Roma ha ottenuto di essere esonerato dal patto di stabilità e ha una quantità di risorse, tolto l'aspetto della sanità, di molto superiore a quella della Regione Sardegna. E' vero che ha anche il doppio degli abitanti, ma perché ha ottenuto questo? Perché i deputati di una corrente dell'ex Alleanza Nazionale, che fa capo al Sindaco di Roma, hanno minacciato di non votare la fiducia al Governo Berlusconi. Immediatamente, a fronte di una norma che riconosceva maggiori risorse alla città di Roma, per Roma capitale si è ottenuta la deroga al patto di stabilità. Se noi avessimo ottenuto una norma di questo genere, cioè se la Sardegna avesse pesato o pesasse qualcosa a Roma è chiaro che tutti questi escamotage sarebbero assolutamente superflui. Il vero problema è che non avendo quella forza politica ci dobbiamo appigliare a tutto e a volte dobbiamo anche arrampicarci sugli specchi.
Voglio fare una considerazione a seguito di ciò che diceva l'onorevole Maninchedda. Non è vero che la Regione Sardegna ha raggiunto i limiti del patto. Solo nell'Assessorato dei trasporti, retto da un bravo Assessore del P.S.d'Az., riusciremo a recuperare circa 15 milioni di euro (10 milioni sicuramente) dalla continuità territoriale. Sono risorse che, poiché non vengono computate o vengono impegnate, ma non materialmente spese, perché non possono essere spese, andrebbero sprecate o verrebbero utilizzate per finanziare alcuni ministeri o forse per migliorare il patto di alcune altre Regioni. Quelle risorse le mettiamo a disposizione, ma quando parliamo di patto verticale o di solidarietà verticale non escludiamo il fatto che qualche spicciolo di qualche comune (Cagliari e Sassari) o di qualche provincia un domani possa essere utile a che la Regione Sardegna rispetti il patto. Non pensiamo solamente alla devoluzione dall'alto verso il basso, ma ipotizziamo che questo meccanismo serva a salvaguardia di tutti. E' un patto di solidarietà che va incontro a chi si trova nelle condizioni di sforare il patto anche per eventi che prescindono dalla struttura e dall'impostazione finanziaria del bilancio.
Vorrei anche chiarire - almeno in questi termini è stata fatta la legge qui e anche nelle altre Regioni - che con questo meccanismo si può evitare, perché non è necessario, non è indispensabile, lo spostamento materiale dei flussi finanziari, nel senso che se la Regione Sardegna garantisce 10 milioni di euro non deve obbligatoriamente fare la corsa per accreditare le risorse ai comuni e dar loro la possibilità di rispettare il patto. Comunque se anche non spende, per qualunque ragione, continuità territoriale o quant'altro - chiaramente abbiamo fatto le verifiche con l'Assessorato del bilancio anche ieri mattina -, l'esistenza di queste risorse può evitare il trasferimento materiale delle risorse stesse, che, come sapete, può avvenire entro la prima decade di dicembre, dopo di che le tesorerie chiudono. Questo meccanismo di contabilizzazione degli effetti ai fini del calcolo delle risorse può operare sino al 31 dicembre, quindi è un beneficio importante che diamo a tutti i comuni che sforeranno il patto, compreso il Comune di Cagliari che rischia di sforarlo per 3 milioni e mezzo. Sono comunque risorse alla portata di questa legge. Con piccoli aggiustamenti tutti i comuni, anche il Comune di Cagliari, ripeto, o di Cabras, che è in grosse difficoltà, potrebbero riuscire a rispettare il patto.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Porcu. Ne ha facoltà.
PORCU (P.D.). Chiedo la votazione nominale.
(Appoggia la richiesta il consigliere Uras)
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'articolo 1.
(Segue la votazione)
Prendo atto che i consiglieri Cherchi, Dessì e Manca hanno votato a favore.
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Amadu - Artizzu - Barracciu - Ben Amara - Bruno - Campus - Capelli - Cappai - Caria - Cherchi - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Contu Mariano - Cossa - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - De Francisci - Dedoni - Dessì - Diana Mario - Espa - Floris Rosanna - Fois - Greco - Ladu - Lai - Locci - Lotto - Manca - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Mula - Mulas - Murgioni - Obinu - Peru - Piras - Pittalis - Planetta - Porcu - Rassu - Rodin - Sabatini - Sanjust - Sanna Gian Valerio - Sanna Paolo - Sechi - Solinas Antonio - Steri - Tocco - Uras - Zedda Alessandra - Zedda Massimo - Zuncheddu.
Si è astenuta: la Presidente Lombardo.
presenti 62
votanti 61
astenuti 1
maggioranza 31
favorevoli 61
(Il Consiglio approva).
Passiamo all'esame dell'articolo 2, al quale è stato presentato un emendamento.
(Si riporta di seguito il testo dell'articolo 2 e del relativo emendamento:
Art. 2
Definizione dell'obiettivo aggregato
1. La Regione, in attuazione delle disposizioni di cui all'articolo 77 ter, comma 11, del decreto legge n. 112 del 2008, convertito dalla legge n. 133 del 2008, provvede ad adattare per gli enti locali le regole ed i vincoli posti dal legislatore nazionale riguardanti la disciplina del patto di stabilità interno, fermo restando il rispetto dell'obiettivo complessivamente determinato in attuazione della normativa nazionale.
2. Il patto territoriale definisce l'obiettivo aggregato dei comuni e delle province quale risultante dalla somma degli obiettivi dei singoli enti comunicati alla Regione dal Ministero dell'economia e delle finanze - Dipartimento della ragioneria generale dello Stato.
3. L'obiettivo aggregato è approvato annualmente con deliberazione della Giunta regionale ed è comunicato dalla Regione al Ministero dell'economia e delle finanze - Dipartimento della ragioneria generale dello Stato, in applicazione dell'articolo 77 ter, comma 11, del decreto legge n. 112 del 2008, convertito dalla legge n. 133 del 2008.
Emendamento aggiuntivo Sanna Gian Valerio - Sabatini - Cuccu - Barracciu - Lotto.
Articolo 2
Al comma 3 dopo le parole "è approvato annualmente con deliberazione della Giunta Regionale" sono aggiunte le seguenti: "previo parere della Terza Commissione permanente del Consiglio Regionale". (7).)
PRESIDENTE. Poiché nessuno è iscritto a parlare, per esprimere il parere della Giunta sull'emendamento numero 7 ha facoltà di parlare l'Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica.
RASSU (P.d.L.), Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica. La Giunta esprime parere favorevole.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'articolo 2.
Ha domandato di parlare il consigliere Steri. Ne ha facoltà.
STERI (U.D.C.). Chiedo la votazione nominale.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'articolo 2.
(Segue la votazione)
Prendo atto che i consiglieri Floris Rosanna, Manca e Tocco hanno votato a favore.
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Amadu - Artizzu - Barracciu - Ben Amara - Biancareddu - Bruno - Campus - Capelli - Cappai - Caria - Cherchi - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Contu Mariano - Cossa - Cucca - Cuccu - De Francisci - Dedoni - Dessì - Diana Mario - Espa - Floris Rosanna - Fois - Greco - Ladu - Lai - Locci - Lotto - Manca - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Mula - Mulas - Murgioni - Obinu - Peru - Piras - Pittalis - Planetta - Porcu - Rassu - Rodin - Sabatini - Sanjust - Sanna Gian Valerio - Sanna Paolo - Sechi - Solinas Antonio - Steri - Tocco - Uras - Zedda Alessandra - Zedda Massimo - Zuncheddu.
Si è astenuta: la Presidente Lombardo.
presenti 62
votanti 61
astenuti 1
maggioranza 31
favorevoli 61
(Il Consiglio approva).
Metto in votazione l'emendamento numero 7. Chi lo approva alzi la mano.
(E' approvato)
Passiamo all'esame dell'articolo 3, al quale è stato presentato un emendamento.
(Si riporta di seguito il testo dell'articolo 3 e del relativo emendamento:
Art. 3
Rimodulazione degli obiettivi dei singoli enti
1. La Giunta regionale, con propria deliberazione, ridefinisce gli obiettivi dei singoli enti locali.
2. Al fine di garantire contestualmente il pieno utilizzo della capacità finanziaria degli enti locali ed il rispetto dei vincoli di finanza pubblica, gli obiettivi dei singoli enti, espressi in termini di saldo finanziario di competenza mista ai sensi dell'articolo 77 bis, comma 5, del decreto legge n. 112 del 2008, convertito dalla legge n. 133 del 2008, possono essere modificati in senso peggiorativo o in senso migliorativo, nel rispetto dell'obiettivo aggregato. A tale fine gli enti trasmettono le richieste di modifica all'Assessorato regionale della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio.
3. Le richieste di cui al comma 2, sono valutate secondo i seguenti criteri:
a) non sono autorizzate le richieste di peggioramento del saldo obiettivo a copertura di spesa corrente;
b) sono considerate in via prioritaria, nell'ordine, le richieste di peggioramento del saldo obiettivo relative a:
1) debiti fuori bilancio, derivanti da sentenze esecutive relative alla nuova disciplina del computo degli oneri di esproprio;
2) interventi in attuazione di piani e programmi regionali;
3) smaltimento di residui passivi pregressi in conto capitale;
4) interventi legati a situazioni di emergenza, di cui non è già prevista l'esclusione ai sensi della normativa statale vigente.
4. La Giunta regionale, preliminarmente all'adozione della deliberazione di cui al comma 1 e nelle ipotesi in cui si evidenzi la sussistenza di condizioni tali da pregiudicare il conseguimento degli obiettivi aggregati, promuove un'intesa in sede di concertazione istituzionale con gli enti locali, finalizzata alla rimodulazione dei singoli obiettivi, tenuto conto dei criteri stabiliti al comma 3.
5. La Regione comunica gli obiettivi rideterminati al Ministero dell'economia e delle finanze entro sette giorni dall'adozione della deliberazione di cui al comma 1.
6. Le province ed i comuni adeguano la propria gestione finanziaria e contabile agli obiettivi rideterminati.
Emendamento sostitutivo parziale Giunta regionale.
Articolo 3
Al comma 2 dell'articolo 3 le parole: "Assessorato regionale della programmazione, bilancio, credito ed assetto del territorio ", sono sostituite dalle seguenti: "Assessorato degli enti locali, finanze ed urbanistica".(4).)
PRESIDENTE. Poiché nessuno è iscritto a parlare, per esprimere il parere della Giunta sull'emendamento numero 4 ha facoltà di parlare l'Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica.
Ricordo che il parere della Commissione non viene richiesto perché la proposta di legge in esame non è stata istruita in Commissione, essendo pervenuta direttamente all'Aula.
RASSU (P.d.L.), Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica. Il parere della Giunta sull'emendamento numero 4 è favorevole.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento numero 4.
Ha domandato di parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.
URAS (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Chiedo la votazione nominale.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'emendamento numero 4.
(Segue la votazione)
Prendo atto che i consiglieri Cuccureddu e Espa hanno votato a favore.
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Barracciu - Ben Amara - Biancareddu - Campus - Capelli - Cappai - Caria - Cherchi - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Contu Mariano - Cossa - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - De Francisci - Dessì - Diana Mario - Espa - Floris Rosanna - Fois - Greco - Ladu - Lai - Locci - Lotto - Manca - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Mula - Mulas - Murgioni - Obinu - Peru - Petrini - Piras - Pittalis - Planetta - Porcu - Rassu - Rodin - Sabatini - Sanjust - Sechi - Solinas Antonio - Steri - Tocco - Uras - Zedda Alessandra - Zedda Massimo - Zuncheddu.
Risponde no il consigliere: Dedoni.
Si è astenuta: la Presidente Lombardo.
presenti 62
votanti 61
astenuti 1
maggioranza 31
favorevoli 60
contrari 1
(Il Consiglio approva).
Metto in votazione l'articolo 3. Chi lo approva alzi la mano.
(E' approvato)
Passiamo all'esame dell'articolo 4, al quale sono stati presentati degli emendamenti.
(Si riporta di seguito il testo dell'articolo 4 e dei relativi emendamenti:
Art. 4
Interventi regionali compensativi
1. Al fine di incrementare la capacità di spesa complessiva del sistema regionale, la Regione può effettuare interventi compensativi in relazione al singolo esercizio tramite cessione di quote del proprio obiettivo programmatico, procedendo contestualmente alla rideterminazione dello stesso.
Emendamento aggiuntivo Sanna Gian Valerio - Agus - Sabatini - Bruno - Cuccu Giuseppe - Cucca - Caria - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Solinas Antonio - Salis - Manca - Diana Giampaolo - Uras - Espa - Meloni Marco - Meloni Vittorio - Moriconi - Porcu - Ben Amara - Zuncheddu - Zedda - Sechi - Soru - Barracciu - Lotto - Mariani.
Articolo 4
Dopo l'articolo 4 è aggiunto il seguente:
Art. 4 bis
Fondo unico per gli enti locali
1. La Giunta regionale a partire dall'esercizio 2011 assicura che nella predisposizione dei Budget finanziari di competenza delle singole direzioni generali, sia considerata indispensabile e prioritaria l'intera devoluzione del fondo unico agli enti locali territoriali.
2. Ai fini del calcolo del patto di stabilità dei Comuni e delle Province della Sardegna le risorse di cui al fondo unico per gli enti locali, in quanto finalizzate al conseguimento dei servizi ai cittadini ed all'esercizio delle funzioni delegate da parte della Regione in quanto già parte della verifica del Patto in sede di bilancio della Regione, non sono ulteriormente computabili nel calcolo del Patto di stabilità dei singoli enti locali territoriali. (1)
Emendamento aggiuntivo Maninchedda - Diana Giampaolo - Diana Mario - Cocco Daniele - Sanna Giacomo - Steri - Uras - Meloni Francesco - Porcu - Bruno.
Articolo 4
Dopo l'articolo 4 è aggiunto il seguente:
Art. 4 bis
Ambito di applicazione
1. Le disposizioni previste dalla presente legge non si applicano ai comuni rivieraschi a vocazione turistico-medioevale, con popolazione compresa tra i 5.000 e i 6.000 abitanti nei quali insiste un porto turistico. (2)
Emendamento aggiuntivo Giunta regionale.
Articolo 4
Dopo l'articolo 4 è aggiunto il seguente:
"Art. 4 bis
Fondo unico agli enti locali
La Giunta regionale, a partire dall'esercizio 2011, con la deliberazione prevista dall'articolo 43 della legge regionale 11/2006, assicura l'intera devoluzione del fondo unico agli enti locali". (5).)
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Maninchedda. Ne ha facoltà.
MANINCHEDDA (P.S.d'Az.). Presidente, intervengo per una precisazione iniziale. Io vorrei che la Giunta fosse chiara, prima del voto finale su questa legge, sulla questione dei saldi della Regione sul patto di stabilità nell'anno 2010, e quindi sul patto tra Regione ed enti locali, sui margini che ci sono, perché non vorrei che ci potessimo trovare in una situazione di grande difficoltà finanziaria.
Sull'emendamento numero 2, presentato all'articolo 4, occorre invece un chiarimento. Io avevo un compagno di scuola che si chiamava Franco, era di Castelsardo e aveva un'affezione per la sua patria pari a quella di Dante per Firenze, ma un'affezione che aveva veramente dimensioni affettive. Capitava in quegli anni che Gigi Riva si rompesse una gamba e lui mi diceva: "A Castelsardo gliela mettono a posto meglio". Capitava che Kennedy subisse quello che ha subito e lui diceva: "Ma a Castelsardo ne sappiamo di più". Capitava anche che una nostra compagna di scuola, che si chiamava Paola, fosse la più bella del paese, e lui mi diceva: "Ma a Castelsardo ci sono figure più importanti".
Il tema dell'affezione alla patria ci anima da sempre e capita anche che ci porti a interpretare il mondo a partire da lì, dalla nostra patria. Una volta si discuteva in paese sulla ricetta della pasta aglio e olio, "ma a Castelsardo la fanno meglio". E siccome Dante ci ricorda sempre che i sardi hanno l'abitudine di parlare di Sardegna in continuazione e forse oltre misura, noi, Presidente, siamo pronti a ritirare l'emendamento purché lo spettro di Castelsardo interrompa la sua presenza - lo dico scherzosamente - nei nostri lavori!
Era un tentativo soltanto per ricordare che il punto di partenza dei nostri ragionamenti deve essere sempre oltre le piccole patrie a cui apparteniamo. L'emendamento numero 2 è ritirato.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Gian Valerio Sanna. Ne ha facoltà.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Assessore, stiamo parlando degli emendamenti collegati all'articolo 4. Ho visto che la Giunta ha presentato l'emendamento numero 5, che sostanzialmente riflette, a parte la precisazione sull'atto deliberativo che è propedeutico e implicito, il primo comma dell'emendamento numero 1, che abbiamo presentato noi. La tecnica legislativa ci dice che in questo caso la Giunta rigetta la seconda parte del nostro emendamento. Capisco, però io ovviamente sono qui a sostenere che è un errore e invito la Giunta anche a recuperare il senso di quella norma. E' vero che noi siamo abituati ad ascoltare le opinioni degli Uffici di supporto, che chiaramente non possono sempre e comunque condividere le scelte che il legislatore fa, però, mi creda, io ritengo che abbia un senso sostenere che la priorità dentro il patto territoriale sia costituita dalla confluenza, a carico della Regione e fra gli obiettivi della Regione, dell'ammontare del fondo unico. Non ha nessun senso quello che dice l'emendamento della Giunta sulla priorità senza che ciò vada a incidere all'interno del patto, perché sarebbe una priorità destinata a spegnersi nel momento in cui il patto bloccasse il trasferimento del fondo unico.
Noi dobbiamo superare questa anomalia, anzi propongo, anche perché ho verificato alcune perplessità che poneva il collega Cuccureddu, la riformulazione del secondo comma, che sostanzialmente non cambia e che suggerirei in questi termini: "Ai fini del calcolo del patto di stabilità dei comuni e delle province della Sardegna, le risorse di cui al fondo unico per gli enti locali in quanto compartecipazione regionale all'esercizio delle funzioni delegate qualora già parte della verifica del patto territoriale" - quindi all'interno del dato aggregato - "possono non essere computate nel calcolo del patto di stabilità dei singoli enti locali territoriali". Questo è l'elemento che rende coerente il fatto che sia riconosciuta una priorità con la possibilità che generi un beneficio a favore dei comuni, vincolandoli nello stesso tempo a non fare scelte liberali, ma sostanzialmente ad affrontare le spese che sono demandate da funzioni delegate e che il fondo unico richiede loro. Non so come suggerire un comportamento al riguardo. E' ovvio che se la maggioranza dovesse seguire, come da prassi, l'opinione della Giunta, la seconda parte dell'emendamento numero 1 sarebbe tagliata fuori. Per cui credo che per il comma 1 possiamo unificare gli emendamenti, ma certamente spero possa essere votata anche la seconda parte del nostro emendamento.
PRESIDENTE. Onorevole Porcu, vedo che è iscritto a parlare, ma si è iscritto in ritardo, il primo intervento era quello dell'onorevole Maninchedda.
PORCU (P.D.). Posso?
PRESIDENTE. No, non può, onorevole Porcu.
Onorevole Sanna, mi scusi, le chiedo di farci avere per iscritto la proposta di emendamento che ha formulato oralmente perché per poterla ammettere deve essere sottoposta all'approvazione dell'Aula, dopo di che votiamo per primo il suo emendamento e se sarà approvato l'emendamento numero 5 della Giunta decadrà. Quindi per primo viene votato il suo emendamento, questo deve essere chiaro anche all'Aula.
L'onorevole Gian Valerio Sanna ha proposto che il secondo comma dell'emendamento numero 1 sia così riformulato: "Ai fini del calcolo del patto di stabilità dei comuni e delle province della Sardegna, le risorse di cui al fondo unico per gli enti locali, in quanto compartecipazione regionale all'esercizio delle funzioni delegate, qualora già parte della verifica del patto territoriale possono non essere computate nel calcolo del patto di stabilità dei singoli enti locali territoriali".
(Interruzione del consigliere Porcu)
PRESIDENTE. Onorevole Porcu, si può intervenire soltanto per dire se si è a favore o contro la proposta. Non si può aprire una discussione su questo.
Ha domandato di parlare il consigliere Porcu. Ne ha facoltà.
PORCU (P.D.). Io sono a favore senz'altro della modifica orale proposta dal collega e ne voglio proporre un'altra al comma 1, che credo aiuti a tenere conto dell'emendamento della Giunta.
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Porcu, avevo ragione io. Prima di tutto ci esprimiamo su questa proposta di emendamento orale. Lei sta proponendo un ulteriore emendamento orale, che vediamo dopo.
Se l'Aula è d'accordo, l'emendamento numero 1 è modificato così come proposto dall'onorevole Gian Valerio Sanna.
Ha domandato di parlare il consigliere Porcu. Ne ha facoltà.
PORCU (P.D.). Sempre sull'emendamento numero 1 avrei un altro emendamento orale da proporre per accogliere in qualche modo la considerazione che viene fatta con l'emendamento numero 5, che evidentemente dal punto di vista della tecnica legislativa mette in legge che bisogna seguire le leggi, direbbe il mio amico e collega Uras. Allora, per rendere l'emendamento più flessibile, se il proponente è d'accordo, al comma 1 sostituirei le parole "sia considerata indispensabile e prioritaria l'intera devoluzione" semplicemente con "sia considerata prioritaria la devoluzione". In questo modo prospettiamo una minore rigidità, e quindi si potrà tenere conto di possibili slittamenti di cassa, anche se non di competenza, ma stabiliamo un principio che ha valore di legge ed è maggiormente applicabile. Sono stato chiaro?
PRESIDENTE. Chiarissimo. Se non ci sono opposizioni, la proposta di emendamento orale dell'onorevole Porcu è accolta.
Per esprimere il parere della Giunta ha facoltà di parlare l'Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica.
RASSU (P.d.L.), Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica. Sull'emendamento testé richiamato dal collega Sanna è necessario ricordare che il fondo unico è un fondo indistinto e quindi non possiamo dire che le relative risorse possono non essere computate nel patto di stabilità dei singoli enti locali. La preoccupazione è che la legge possa essere impugnata dal Governo. Questa è la verità, bisogna stare attenti.
Ora, il comma 1 è stato rettificato dalla Giunta con una formulazione più consona ai termini di legge, tutto qui. Si era d'accordo su questo. Per quanto riguarda il comma 2 devo esprimere la perplessità della Giunta sul fatto che possa essere accettato in quanto senz'altro potrebbe essere impugnato dal Governo. Volevo solo informare di questo il Consiglio, per cui mi rimetto all'Aula.
(Interruzione del consigliere Cuccureddu)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'articolo 4.
Ha domandato di parlare il consigliere Cuccureddu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CUCCUREDDU (Gruppo Misto). No, intervengo in seguito sull'emendamento.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
URAS (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Presidente, intervengo solo per cercare di aiutare. Non riesco a capire quale possa essere la perplessità dal punto di vista della legittimità di questo provvedimento. Stiamo parlando di norme che sono state già vagliate, e in modo specifico per quanto riguarda la parte relativa al fondo unico, che peraltro è già previsto nelle disposizioni di legge regionale assolutamente in vigore, si tratta di definire una priorità di trasferimento di risorse al sistema delle autonomie locali, ai fini del pieno utilizzo della spesa già assentita, più volte assentita e mai contestata dallo Stato. Io voterò a favore.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Gian Valerio Sanna per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Vorrei tornare sull'obiezione fatta dall'Assessore e se fosse necessario confrontarsi possiamo fare una sospensione prima della votazione dell'emendamento.
Io capisco che ci possa essere un'ipotesi d'impugnabilità, ma anche su questo avrei una risposta: se non abbiamo il coraggio di affrontare nelle sedi della tutela giurisdizionale anche cose che sono palesemente evidenti, è chiaro che lo Stato continuerà a fare quello che vuole su di noi. Primo punto.
Secondo punto: non è così, cioè il comma 2 non sarà impugnato per il semplice fatto che genera un criterio di conformazione del patto territoriale, quindi è in linea con l'articolo 2 e l'articolo 3. L'unica obiezione che a questo comma viene mossa è un po' strumentale, perché certamente il fatto che il fondo unico entri a far parte di diritto del quadro concertativo del patto territoriale può disturbare la formazione libera del bilancio della Regione in funzione del patto di stabilità, ma qui dobbiamo scegliere: o stiamo dalla parte dell'apparato regionale o stiamo dalla parte dei comuni. Questo è il punto. E se poi ci dovesse essere un profilo di contestazione, verrebbe impugnato quell'articolo, il che non toglierebbe nulla al resto della legge e direi che sarebbe buona cosa se la Regione resistesse presso la Corte costituzionale contro l'eventuale impugnativa del Governo per difendere le ragioni e le opportunità della Sardegna, perché, davvero, se pensate a come funziona oggi, il meccanismo di sovrapposizione del patto è nato per una questione di non comunicazione, come diceva giustamente il collega Cuccureddu, ovvero bloccare la finanza pubblica dimenticandosi dei dati demografici, dei servizi ai cittadini, del merito delle risorse che vengono utilizzate. Portare un po' di umanizzazione in un momento difficile della nostra congiuntura credo sarebbe molto più saggio da parte di tutti.
PRESIDENTE. Dichiari il suo voto, onorevole Sanna.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Favorevole all'articolo 4.
PRESIDENTE. Metto in votazione l'articolo 4. Chi lo approva alzi la mano.
(E' approvato)
E' necessaria una sospensione, onorevole Sanna? No.
Passiamo agli emendamenti aggiuntivi, cominciando dall'emendamento numero 1. Ricordo all'Aula che l'eventuale approvazione dell'emendamento numero 1, così come emendato dagli onorevoli Sanna e Porcu, determina l'automatica decadenza dell'emendamento numero 5.
STERI (U.D.C.). Chiedo la votazione nominale sull'emendamento numero 1.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Cuccureddu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CUCCUREDDU (Gruppo Misto), relatore. Io sono sostanzialmente favorevole all'emendamento numero 1, così come modificato con gli emendamenti orali degli onorevoli Sanna e Porcu. Vorrei dire all'assessore Rassu, per quanto riguarda l'uso del termine "possono", che è evidente che in una legge di solito non si prevede una facoltà, ma si prevede un meccanismo, e quindi è possibile che questa norma venga impugnata, perché le risorse del fondo unico o si computano o non si computano, però il mancato computo ai fini del patto potrebbe non provocare un miglioramento, perché in parte va a incidere sul titolo I (spese correnti), in parte sul titolo II (investimenti). Sapete che il fondo unico è articolato in spese per investimenti e in spese correnti, e soprattutto per ciò che attiene alle spese correnti, per le quali non viene computato il saldo, ma si applica un meccanismo un pochino più articolato, il mancato computo potrebbe comportare uno svantaggio e non un vantaggio per i comuni. Quindi è importante mantenere la discrezionalità di applicazione in capo ai comuni, posto che comunque con l'obiettivo aggregato la Sardegna rispetta il patto, quindi alla fine è un problema interno, perché se dovessimo vincolare il meccanismo a una previsione netta, cioè le risorse del fondo unico si computano o non si computano, pensando di agevolare i comuni e le province potremmo correre il rischio invece di danneggiarli.
Mi rendo conto che la legge potrebbe essere impugnata dal Governo, che non credo lo farà, ma se lo dovesse fare la Corte costituzionale potrebbe intervenire limitatamente al contenuto di questo emendamento aggiuntivo e non all'intera legge, che è molto simile a quella della Toscana che non è stata impugnata. Il rischio che corriamo è limitato e credo che lo possiamo correre tranquillamente.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Pittalis. Ne ha facoltà.
PITTALIS (P.d.L.). Presidente, chiedo la votazione per parti dell'emendamento numero 1, il primo comma disgiunto dal secondo.
PRESIDENTE. E' stata chiesta la votazione per parti e anche la votazione nominale.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, del comma 1 dell'emendamento numero 1.
(Segue la votazione)
Prendo atto che i consiglieri Dedoni, Diana Mario, Maninchedda e Rassu hanno votato a favore.
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Barracciu - Ben Amara - Biancareddu - Bruno - Campus - Capelli - Cappai - Caria - Cherchi - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Contu Mariano - Cossa - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - De Francisci - Dedoni - Dessì - Diana Mario - Espa - Floris Rosanna - Greco - Ladu - Lai - Locci - Lotto - Manca - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Mula - Mulas - Murgioni - Obinu - Peru - Piras - Pittalis - Planetta - Porcu - Rassu - Rodin - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Sechi - Solinas Antonio - Steri - Stochino - Tocco - Uras - Zedda Alessandra - Zedda Massimo - Zuncheddu.
Si è astenuta: la Presidente Lombardo.
presenti 62
votanti 61
astenuti 1
maggioranza 31
favorevoli 61
(Il Consiglio approva).
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, del comma 2 dell'emendamento numero 1.
(Segue la votazione)
Prendo atto che i consiglieri Espa, Meloni Francesco, Murgioni e Sanna Matteo hanno votato a favore.
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Barracciu - Ben Amara - Biancareddu - Bruno - Capelli - Cappai - Caria - Cherchi - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Contu Mariano - Cossa - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - De Francisci - Dedoni - Diana Mario - Espa - Floris Rosanna - Greco - Ladu - Lai - Locci - Lotto - Manca - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Mula - Mulas - Murgioni - Obinu - Peru - Piras - Planetta - Porcu - Rodin - Sabatini - Sanjust - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sechi - Solinas Antonio - Steri - Stochino - Tocco - Uras - Zedda Alessandra - Zedda Massimo - Zuncheddu.
Rispondono no i consiglieri: Petrini - Pittalis - Rassu.
Si sono astenuti: la Presidente Lombardo - Campus.
Presenti 64
Votanti 62
Astenuti 2
Maggioranza 32
Favorevoli 59
Contrari 3
(Il Consiglio approva).
Pertanto l'emendamento numero 5 è decaduto.
Passiamo all'esame dell'articolo 5, al quale sono stati presentati degli emendamenti.
(Si riporta di seguito il testo dell'articolo 5 e dei relativi emendamenti:
Art. 5
Norme attuative e transitorie
1. Gli enti locali trasmettono le richieste di modifica di cui all'articolo 3, comma 2, all'Assessorato regionale della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio, entro il 31 luglio di ciascun anno.
2. In via transitoria, per l'anno 2010, in sede di prima applicazione gli enti locali
trasmettono le richieste di modifica di cui al comma 1, entro sette giorni dall'entrata in vigore della presente legge.
Emendamento sostitutivo parziale Zedda Alessandra - Contu Mariano - Piras - Stochino - Lai.
Articolo 5
Al comma 1 dell'articolo 5 il termine del "30 luglio" è sostituito con "30 settembre". (3)
Emendamento sostitutivo parziale Giunta regionale.
Articolo 5
Al comma 1 dell'articolo 5 le parole: "Assessorato regionale della programmazione, bilancio, credito ed assetto del territorio", sono sostituite dalle seguenti: "Assessorato degli enti locali, finanze ed urbanistica".(6).)
PRESIDENTE. Poiché nessuno è iscritto a parlare, per esprimere il parere della Giunta sugli emendamenti ha facoltà di parlare l'Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica.
RASSU (P.d.L.), Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica. Presidente, sugli emendamenti numero 3 e 6 il parere della Giunta è favorevole
PRESIDENTE. Metto in votazione l'emendamento numero 3. Chi lo approva alzi la mano.
(E' approvato)
Passiamo all'emendamento numero 6.
Ha domandato di parlare il consigliere Steri. Ne ha facoltà.
Steri (U.D.C.). Chiedo la votazione nominale.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'emendamento numero 6.
(Segue la votazione)
Prende atto che il consigliere Cappai ha votato a favore.
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Barracciu - Ben Amara - Biancareddu - Bruno - Campus - Capelli - Cappai - Caria - Cherchi - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Contu Mariano - Cossa - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - De Francisci - Dedoni - Dessì - Diana Mario - Espa - Floris Rosanna - Greco - Ladu - Lai - Locci - Lotto - Manca - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Mula - Mulas - Murgioni - Obinu - Peru - Piras - Pittalis - Planetta - Porcu - Rassu - Rodin - Sabatini - Sanjust - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Sechi - Solinas Antonio - Steri - Stochino - Tocco - Uras - Zedda Alessandra - Zedda Massimo - Zuncheddu.
Si è astenuta: la Presidente Lombardo.
presenti 65
votanti 64
astenuti 1
maggioranza 33
favorevoli 64
(Il Consiglio approva).
Passiamo alla votazione dell'articolo 5.
Ha domandato di parlare il consigliere Steri. Ne ha facoltà.
STERI (U.D.C.). Chiedo la votazione nominale.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, dell'articolo 5.
(Segue la votazione)
Prendo atto che i consiglieri Contu Mariano, Greco e Zedda Alessandra hanno votato a favore.
Rispondono sì i consiglieri:Agus - Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Barracciu - Ben Amara - Biancareddu - Bruno - Campus - Capelli - Cappai - Caria - Cherchi - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Contu Mariano - Cossa - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - De Francisci - Dedoni - Dessì - Diana Mario - Espa - Floris Rosanna - Greco - Ladu - Lai - Locci - Lotto - Manca - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Mula - Mulas - Murgioni - Obinu - Peru - Piras - Pittalis - Porcu - Rassu - Rodin - Sabatini - Sanjust - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Sechi - Solinas Antonio - Steri - Stochino - Tocco - Uras - Zedda Alessandra - Zedda Massimo - Zuncheddu.
Si è astenuta: la Presidente Lombardo.
presenti 64
votanti 63
astenuti 1
maggioranza 32
favorevoli 63
(Il Consiglio approva).
Passiamo all'esame dell'articolo 6.
(Si riporta di seguito il testo dell'articolo:
Art. 6
Entrata in vigore
1. La presente legge entra in vigore il giorno della sua pubblicazione sul Bollettino ufficiale della Regione autonoma della Sardegna (BURAS).)
(E' approvato)
Passiamo alla votazione finale della legge.
Onorevole Alessandra Zedda, abbiamo già votato sia l'articolo 5 che l'articolo 6, non abbiamo saltato nessun articolo.
Ha domandato di parlare il consigliere Bruno per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Intervengo solo per dichiarare il voto favorevole e per sottolineare il senso di responsabilità dell'opposizione che, quando vengono avanzate, concordate e condivise delle proposte di legge serie, che vanno al cuore dei problemi e cercano di favorire, in questo caso nell'applicazione dei vincoli del patto di stabilità, i comuni, quindi le articolazioni più vicine ai cittadini, tali proposte trovano da parte del Consiglio, e quindi anche da parte dell'opposizione, un riscontro favorevole. Credo che questo debba essere il modo di legiferare. Lo dico in questo caso parlando di una materia che riguarda l'applicazione del principio di sussidiarietà e vorrei sottolineare la coerenza dimostrata nel trovare forme di sussidiarietà orizzontale e verticale che rispondano in maniera conclusiva alle esigenze del cittadino, quindi dell'utente finale, chiamiamolo così, secondo le indicazioni che anche voi avete dato nel Programma regionale di sviluppo e che riguardano la persona.
Io chiedo che questo metodo sia la stella polare che conduca questo Consiglio regionale a legiferare bene e meglio, lo dico anche pensando alla giornata di domani, all'ordine del giorno che riguarda lo Statuto e quindi lo sviluppo della Sardegna. Lo dico anche pensando alle mozioni che abbiamo presentato sull'acqua pubblica e sui diritti delle persone con disabilità. Facciamo uno sforzo per uscire dai vincoli non solo del patto di stabilità, ma anche delle nostre posizioni, a volte ideologiche, a volte nemmeno ideologiche, che in qualche modo ci ingabbiano nella stretta appartenenza partitica e di coalizione.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
URAS (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Intervengo intanto per esprimere il voto favorevole e secondariamente per annunciare una disponibilità. Lo dico perché alcuni hanno parlato di rivoluzione parlamentare, di momento nel quale vanno stretti alcuni percorsi, e il mio Gruppo, in tutte le sue articolazioni, e io personalmente a questa prospettiva siamo assolutamente interessati e disponibili.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, della proposta di legge numero 217.
(Segue la votazione)
Prendo atto che il consigliere Contu Mariano ha votato a favore.
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Barracciu - Ben Amara - Biancareddu - Bruno - Campus - Capelli - Cappai - Caria - Cherchi - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Mariano - Cossa - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - De Francisci - Dedoni - Dessì - Diana Mario - Espa - Floris Rosanna - Greco - Ladu - Lai - Locci - Lotto - Manca - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Mula - Mulas - Murgioni - Obinu - Oppi - Peru - Piras - Pittalis - Porcu - Rassu - Rodin - Sabatini - Sanjust - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Sechi - Solinas Antonio - Steri - Stochino - Tocco - Uras - Zedda Alessandra - Zedda Massimo - Zuncheddu.
Si è astenuta: la Presidente Lombardo.
presenti 64
votanti 63
astenuti 1
maggioranza 32
favorevoli 63
(Il Consiglio approva).
I lavori del Consiglio si concludono qui, riprenderanno domani mattina alle ore 10.
La seduta è tolta alle ore 18 e 46.