Seduta n.121 del 30/06/2010
CXXI Seduta
Mercoledì 30 giugno 2010
(POMERIDIANA)
Presidenza della Presidente LOMBARDO
indi
del Vicepresidente COSSA
indi
della Presidente LOMBARDO
La seduta è aperta alle ore 17 e 01.
CAPPAI, Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta antimeridiana del 17 giugno 2010 (114), che è approvato.
PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Ignazio Artizzu, Gabriella Greco, Mario Floris e Renato Soru hanno chiesto congedo per la seduta pomeridiana del 30 giugno 2010.
Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.
Considerata la scarsa presenza di consiglieri in aula, sospendo i lavori per dieci minuti. La seduta riprenderà alle ore 17 e 15.
(La seduta, sospesa alle ore 17 e 02, viene ripresa alle ore 17 e 15.)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la continuazione della discussione del disegno di legge numero 93/A.
Ha domandato di parlare il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà.
DIANA MARIO (P.d.L.). Chiedo la verifica del numero legale, Presidente.
PRESIDENTE. Chi appoggia la richiesta?
(Appoggia la richiesta il consigliere Bruno.)
PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.
(Segue la verifica)
Prendo atto che i consiglieri Ben Amara, Bruno, Milia, Sanna Giacomo e Steri sono presenti.
PRESIDENTE. Sono presenti 43 consiglieri.
(Risultano presenti i consiglieri: Amadu - Bardanzellu - Ben Amara - Biancareddu - Bruno - Capelli - Cappai - Cherchi - Contu Felice - Contu Mariano - Cossa - De Francisci - Dedoni - Dessì - Diana Mario - Floris Rosanna - Gallus - Ladu - Lai - Locci - Lombardo - Mariani - Meloni Francesco - Milia - Mulas - Murgioni - Obinu - Peru - Petrini - Pitea - Pittalis - Planetta - Randazzo - Rassu - Rodin - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Matteo - Solinas Christian - Steri - Tocco - Vargiu - Zedda Alessandra.)
Poiché il Consiglio è in numero legale, proseguiamo i nostri lavori.
E' iscritto a parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Signora Presidente, credo sia presente in tutti noi un ricordo abbastanza vivo, ed è stato in qualche maniera reiterato in questi due giorni, del confronto svolto in quest'Aula lo scorso anno sulla legge numero 4, probabilmente uno dei confronti più duri, almeno in questa legislatura. Quella legge doveva servire, assessore Asunis, a rilanciare il settore delle costruzioni e a farlo diventare - come lei ci ha ripetuto tante volte - il volano dello sviluppo; doveva risolvere il problema della povera gente che guardava a quel provvedimento come a un'occasione straordinaria per soddisfare la propria sofferenza abitativa. Ricordiamo, mi dispiace ripeterlo in quest'Aula, gli esempi patetici, richiamati anche stamattina: prima quello del presidente Cappellacci, sul funerale del militare di Solarussa ucciso in Afghanistan, e poi il suo, Assessore, quando ha parlato di un provvedimento che doveva servire soprattutto agli abitanti di Is Mirrionis. A nulla sono servite le nostre sollecitazioni volte a ricordarvi che senza risorse pubbliche non s'innesca nessun rilancio, nessun processo economico. Lo ripeto, Assessore, per l'ennesima volta: non c'è nessuna corrente di pensiero economico che ritenga di rilanciare un'economia in crisi senza il contributo importante di investimenti pubblici. Siete i soli a fare eccezione a questa regola.
Io le chiederei davvero, visto che anche la rivisitazione della legge numero 4, attraverso la proposta di modifica in discussione, insiste nel darle questo carattere e questa valenza, di spiegarci nella replica, una volta per tutte, come si rilancia l'economia di quest'Isola tramite questo strumento. A meno che non intendiate rilanciarla, senza mettere un euro di risorse pubbliche, attraverso un'altra strada, allora si può innescare qualche processo. Badate, c'è soltanto una strada e mi pare che voi stiate andando verso di essa, a meno che, soprattutto nel settore delle costruzioni, di questo stiamo parlando, non si offra la possibilità a degli speculatori di consumare un pezzo importante del nostro territorio. Non ci sono altre strade e io davvero la invito, Assessore, a riflettere, a tornare nella replica sull'esempio che ho testé richiamato. Ma insomma, Assessore, ci vuol dire perché la legge numero 4 del 2009, che secondo voi aveva effetti quasi taumaturgici, non ha prodotto gli 8 miliardi di volume d'affari, i 12 mila cantieri, le ricadute occupazionali per circa 40 mila unità lavorative, così come avevate detto? E' trascorso quasi un anno e mi pare che nessuno di questi effetti sia stato prodotto. Le chiedo: perché i privati non hanno investito? C'è una risposta a questa domanda, Assessore?
Una cosa è certa, e lo dimostra anche questa correzione che voi volete fare: la legge numero 4 finora è stata un fallimento totale, perché se così non fosse ovviamente non saremmo adesso in quest'Aula costretti a discutere di alcune modifiche alla stessa. Non si spiegano diversamente le modifiche e le integrazioni che intendete apportare con il presente disegno di legge. Nella relazione della Giunta indicate due ragioni che stanno all'origine di questa necessità: la prima finalizzata alla sottoscrizione di un protocollo d'intesa interistituzionale, la seconda a dare certezza agli enti locali e agli operatori economici del settore. Ma come, Assessore? Dov'è finita la supponenza, la protervia che avete dimostrato lo scorso anno nel dibattito con il quale avete imposto la legge numero 4, nonostante le nostre proposte alternative e correttive? Dov'è, ripeto, quella supponenza? Evidentemente era davvero supponenza e nient'altro.
Parliamoci chiaro, assessore Asunis, lei è un assessore tecnico, ha una grande competenza in questo settore, che le deriva da decenni di esperienza alla guida della Direzione generale dell'Assessorato dell'urbanistica, e probabilmente più di altri avrebbe dovuto intuire che quella legge, così come licenziata lo scorso anno, non sarebbe andata da nessuna parte. E infatti questo è avvenuto. Avete descritto la legge numero 4 come una sorta di panacea di tutti i mali. Assessore, le rivolgo qualche domanda e spero che almeno ad alcune di esse voglia rispondere. Alla fine, nonostante la nostra opposizione, voi approverete questo disegno di legge, le domande: pensa che così modificata la legge numero 4 darà una risposta a chi attende la prima casa? Pensa che darà una risposta a chi non ha risorse per completare la propria abitazione? Pensa che darà una risposta ai tanti che coabitano e aspettano risorse per costruire un vano in più per i propri familiari? Assessore, le chiedo una risposta in totale onestà intellettuale: ma lei è davvero convinto che chi vive con un salario di 1.100 o 1.200 euro in ragione mensile, gli oltre 100 mila lavoratori precari di questa regione, su circa 400 mila lavoratori dipendenti, che vivono sotto la soglia degli 800 euro al mese, i tanti cassaintegrati che percepiscono dai 600 agli 800 euro al mese e i lavoratori in mobilità che percepiscono un assegno mensile di 500 o 600 euro davvero utilizzeranno questa legge per risolvere la loro sofferenza abitativa?
Assessore, lei e il Presidente della Regione reiteratamente ci avete detto che questo provvedimento era ed è destinato in particolare a questa fascia di cittadini, allora mi spieghi come questa fascia di cittadini che vive in queste condizioni e ha certamente una sofferenza abitativa può risolvere questa sofferenza attraverso questo provvedimento. Assessore, lei è persona che conosce l'economia della Sardegna e sa bene che questo vostro provvedimento non intercetterà i bisogni di questa parte della società, ovvero della parte più debole, allora le chiedo: a chi è destinato questo provvedimento? E' possibile, nella replica a questo dibattito, individuare tre o quattro tipologie di destinatari di questo provvedimento? E' una domanda che le rivolgo e sarei curioso di conoscere proprio la sua opinione. Io credo che sia destinato a pochi e sono coloro i quali, come ho detto all'inizio, con voi realizzeranno uno scambio. Voi consentite loro di consumare una fetta importante di questo territorio realizzando qualche investimento, ma attenzione, Assessore, colleghi, saranno investimenti che avranno poche ricadute occupazionali e una durata limitata e certamente non saranno destinati a quella parte della nostra società che vive drammaticamente una sofferenza abitativa. Ecco, su questo le chiedo, assessore Asunis, di soffermarsi nella sua replica.
Ma se lei, come credo, conosce le difficoltà in cui versa il nostro sistema economico, ritiene davvero che questo provvedimento sia un'iniezione di fiducia nel nostro sistema economico? Le ricordo, badi bene, che le statistiche non hanno un'appartenenza politica e non si possono stiracchiare in funzione della nostra collocazione politica, stagione per stagione. Le ricordo anche, Assessore, uno degli indicatori economici più delicati, ovvero l'indice di fiducia delle imprese. Voglio tralasciare tutti gli altri indicatori; se fosse presente l'assessore Manca, che è uno studioso della dinamica degli indicatori economici, mi sarei soffermato anche su altri, ma è presente lei e mi soffermo su un indicatore che a me pare molto importante e che è, ripeto, l'indice di fiducia delle imprese. Nel 2009 e nel primo trimestre del 2010 il livello di fiducia delle imprese sarde è calato di oltre il 6 per cento, mentre la media nazionale è salita di quasi 3 punti. Allora, se questo provvedimento, per quanto parziale, si fosse inserito nella direzione che voi continuate ostinatamente a indicare, probabilmente questa dinamica non avrebbe avuto l'evoluzione negativa che ho poc'anzi richiamato. E' per me tuttavia difficile pensare che non vi rendiate conto che questo provvedimento non sarà - così come non lo è stato finora, non lo sarà nemmeno d'ora innanzi - un volano per l'economia di questa regione. Voi non lo ammetterete mai e continuerete a dire ostinatamente che non è così, ma faremo un consuntivo tra un anno e non noi, ma la dinamica degli indicatori economici dimostrerà quello che finora ha dimostrato rispetto a questa prima parte di vita della legge numero 4.
Ma allora, Assessore, i telegiornali delle emittenti locali ci ricordano, da tre o quattro giorni a questa parte, anche sulla base delle affermazioni del Presidente della Regione, che in questa regione c'è una timida reazione rispetto ai provvedimenti del Governo che taglia risorse importanti al sistema delle autonomie locali e alle Regioni. Alcune di queste Regioni si oppongono, e fanno bene ad opporsi; il Governo conferma i tagli, ma si rende disponibile a un confronto con le Regioni. In Sardegna, parallelamente, l'Assessore del bilancio, La Spisa, ci ricorda il mancato trasferimento alla Regione di circa 400 milioni di euro, serve pertanto un assestamento di bilancio. Tutti abbiamo pensato - credo onestamente, anche se ovviamente nessuno lo ammetterà -, anche ampi settori della maggioranza responsabilmente hanno pensato che di fronte a una situazione oggettiva di questa natura fosse doveroso innanzitutto porre al primo punto dell'agenda politica di questa Regione l'assestamento di bilancio. Abbiamo tentato in tutti i modi, credo con argomenti seri, di creare un minimo di sensibilità rispetto a questa esigenza. Lo abbiamo fatto nella Conferenza dei Capigruppo, abbiamo tentato di farlo in Aula non appena si è aperta la discussione su questo vostro disegno di legge.
Ma c'è di più, e questo è alquanto sconcertante: è stata offerta una disponibilità importante da parte dell'opposizione ed è sconcertante che non ci sia stato da parte vostra un minimo di disponibilità a discutere di questo. Abbiamo detto che siamo in una situazione difficile, non vogliamo puntare il dito addosso a nessuno, ma abbiamo tutti una grande responsabilità: fare l'impossibile non già per far uscire l'Isola da questa drammatica crisi economica, ma per tentare di alleviare qualche sofferenza. Vi abbiamo offerto una discussione, un confronto leale che avrebbe ridato autorevolezza e autonomia - e credo che ognuno di noi si renda conto di quanto ce ne sia bisogno - a questo Consiglio regionale nel confronto con lo Stato, con il Governo. Serviva anche a questo. E' possibile che nemmeno di fronte a questo ci sia la disponibilità della maggioranza a discutere, a confrontarsi? E' possibile che non vi vogliate confrontare su un provvedimento come questo, del quale ancora non ci avete detto quali sono gli obiettivi, quali sono i destinatari, quali sono le finalità e che comunque impegnerà l'Aula per alcune settimane? E non c'è strumentalità, non c'è ostruzionismo. Io non so cosa farà la Giunta, cosa farà la Presidenza del Consiglio se in settimana, per esempio, la Giunta dovesse approvare l'assestamento di bilancio. Si sospenderà l'esame di questo disegno di legge e si inizierà immediatamente il confronto sull'assestamento di bilancio oppure si continuerà per almeno altre due o tre settimane a discutere di questo provvedimento e poi chissà quando, a metà o a fine luglio, si affronterà l'assestamento di bilancio? Ma è possibile che non ci sia stata e non ci sia ancora la volontà da parte vostra di cogliere questa disponibilità dell'opposizione e di avviare un confronto vero sull'assestamento, per creare anche un clima differente in quest'Aula? Badate che noi abbiamo un bisogno vitale di quel confronto, perché abbiamo necessità - lo hanno ripetuto alcuni colleghi che sono intervenuti stamani e anche ieri -, assessore Asunis, di capire se i mancati trasferimenti sono di 400 milioni di euro, come dice l'assessore La Spisa, o invece ammontano a 2.000 milioni, quasi 2 miliardi di euro. Credo che quest'Aula abbia il diritto e il dovere di discutere tempestivamente, non in maniera marginale dopo l'esame di questo provvedimento, di una questione così vitale per il futuro di quest'Isola.
Ecco, questa è la discussione che noi abbiamo tentato di proporre. Lo abbiamo fatto responsabilmente, con argomenti seri, e dispiace che nel corso del dibattito, in assenza evidentemente di una volontà d'interlocuzione seria con l'opposizione, si sia utilizzato un lessico che davvero non ha diritto di cittadinanza in un'Aula come questa. Ma d'altronde ogni botte produce il vino che ha e non certamente altro.
Le chiedo questo, Assessore, concludendo: non vi sembra di svolgere una discussione completamente avulsa dalla drammaticità della crisi economica in cui versiamo? Vi sembra responsabile discutere di questo provvedimento e impedire ai Gruppi politici un confronto serio, nell'interesse della Sardegna, sulla necessità di un assestamento di bilancio?
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Locci. Ne ha facoltà.
LOCCI (P.d.L.). Vorrei iniziare facendo un ragionamento non troppo lungo e partendo da una frase, che mi è piaciuta, pronunciata stamattina dall'amico e collega Christian Solinas, quando ha detto che il mondo non si può dividere in buoni e cattivi, soprattutto quando si mette mano a una legge. Queste parole me le sono appuntate e mi pare che cadano proprio a fagiolo rispetto all'intervento che ho appena sentito.
Qui noi stiamo parlando di modifiche a una legge regionale che è stata approvata nel mese di ottobre, che è costituzionalmente valida, perché, per quanto mi risulta, non è stata impugnata dal Governo, dal Ministero per gli affari regionali o da quant'altri, e che ha dimostrato nella sua fase attuativa qualche problema. Non c'è niente di male! Noi abbiamo avuto semplicemente il coraggio di portare in quest'Aula un piccolo disegno di legge correttivo per rendere efficaci delle norme che stavano diventando di difficile attuazione. Non mi sembra, cioè, che da parte nostra ci sia una volontà coercitiva nei confronti dell'opposizione o che non ci sia la volontà di entrare nel merito di queste norme. Secondo me, l'opposizione farebbe bene a entrare nel merito di alcune norme, alla cui stesura non ho partecipato neanch'io, ma che globalmente condivido, e se arrivasse qualche proposta praticabile potremmo anche farla nostra, condividerla.
A questo punto dobbiamo anche ricordare che in Commissione - smentitemi se sto dicendo delle fesserie - l'opposizione ha fatto una proposta che è stata fatta propria dalla maggioranza, e cioè la norma che riguarda il recupero dei seminterrati e dei sottotetti. Di che cosa stiamo parlando? Stiamo parlando di una norma che evidentemente l'opposizione ha proposto sulla base di istanze che avrà ricevuto dalla sua base, che abbiamo ricevuto anche noi e che quindi abbiamo accettato per andare incontro ai bisogni della gente. Questa legge non risolverà i problemi economici della Sardegna, però sicuramente ci permetterà di mettere a regime delle risorse che andranno a vantaggio dei lavoratori disoccupati, caro onorevole Diana, che nell'industria edile, come lei ben sa, sono tantissimi. Certo non sarà la panacea di tutti i mali, però perché non affrontarla in tempi possibilmente celeri, approvarla e poi concentrarci subito, attraverso un confronto proficuo, costruttivo, magari anche intenso, sulla manovra di assestamento di bilancio? Non riesco a capire dove sta il problema!
Però, siccome in quest'Aula ho sentito tra ieri e oggi alcuni spunti polemici, consentitemi almeno di fare una sorta di battuta: insomma, noi abbiamo avuto il coraggio di portare in quest'Aula una legge che andava corretta, però nella passata legislatura, quando voi avete fatto degli errori e, scusatemi, nemmeno tanto piccoli, mi riferisco alla legge statutaria e alla legge di riforma del sistema sanitario regionale, non solo non avete avuto il coraggio di portare in Aula dei provvedimenti volti a correggere quelle leggi, ma non avete assolutamente cercato quella che era la parte propositiva dell'opposizione di allora, che oggi è maggioranza, e siete stati costretti a farvele cassare dalla magistratura. Noi abbiamo invece avuto l'umiltà e il coraggio di portare questo disegno di legge in Aula per fare delle correzioni alla luce del sole e anche con il contributo dell'opposizione, che abbiamo accettato durante la discussione in Commissione. Questi sono fatti, tutto il resto, cari colleghi, soprattutto dell'opposizione, è demagogia spicciola!
E a proposito del richiamo dell'onorevole Soru, io sinceramente lo faccio mio. Quando il collega Soru dice che è stata richiamata la necessità di un confronto più civile, più proficuo, avendo delle posizioni forti, però espresse in maniera civile, io non ho nessuna difficoltà a seguire il suo consiglio, perché da parte nostra non mi risulta che ci siano stati atteggiamenti di chiusura o prevaricanti nei confronti dell'opposizione né nella forma, e quindi nel linguaggio, né nella sostanza. Al contrario, ho sentito stamattina da eminenti rappresentanti dell'opposizione - scusate però qualche sassolino dalla scarpa me lo devo pur togliere - altro che posizioni forti: si è parlato di progetto illegittimo, addirittura eversivo! E' stato definito eversivo un progetto di modifica composto di dieci commi! Si è parlato di provvedimento che sfida la gerarchia delle fonti legislative, che risponde a chissà quali interessi di parte. Se dovessi cascare nella provocazione, scusate colleghi, mi basterebbe prendere una copia de L'Unione Sarda e andare in seconda o terza pagina per fare tutte le polemiche che volessi sui conflitti esistenti di qua e di là. Potremmo farne tante di polemiche se avessimo questa volontà ma, come vedete, nessuno di noi le ha fatte o le sta facendo. Quindi vi prego di rientrare nei binari, cioè di tornare alla discussione serena e costruttiva di quattro norme volte a modificare una legge della Regione sarda.
A questo punto entriamo nel merito. Di che cosa parla questo disegno di legge? Parla della monetizzazione degli spazi per parcheggi nelle aree urbane, in pratica della possibilità di realizzare incrementi del 20 per cento nelle grosse aree urbane, dove se non si prevede la possibilità di una volumetria per il posto macchina non si può realizzare quella percentuale di ampliamento. Questa monetizzazione alla fine della fiera la decidono i comuni, i quali possono reinvestire le risorse in un piano parcheggi da mettere al servizio della collettività.
Con il comma 9 chiediamo che si possa costruire nell'agro, e quindi nelle zone E, seguendo le indicazioni del decreto del Presidente della Giunta numero 228 del 1994, che poi è stato firmato dal mio compaesano Antonello Cabras, Presidente di una Giunta di centrosinistra. Che cosa stiamo chiedendo di strano?
Con il comma 13 intendiamo correggere un refuso del testo iniziale - mi corregga, assessore Asunis - in cui si diceva che si poteva realizzare l'aumento volumetrico nelle zone A, B o C. La lettera E era stata esclusa perché era scritta in minuscolo anziché in maiuscolo - me lo ricordo ancora a memoria, si figuri -, per cui nel comma 13 abbiamo previsto la correzione di questo refuso contenuto nel testo iniziale della legge sul piano casa.
C'è poi il comma 15, che è forse quello che ha destato maggiori perplessità da parte dei colleghi dell'opposizione e devo dire anche da parte di qualche collega della maggioranza, e confesso che anch'io, a titolo personale, ho qualche remora. Tutto sommato si può intervenire nei 300 metri solo per il 10 per cento, ma a condizione di un miglioramento architettonico, con l'obbligo dell'arretramento, e dopo la valutazione da parte della Commissione regionale per il paesaggio e la qualità architettonica. Sono previsti, quindi, dei paletti molto fermi, a mio parere, però si deve e si può discutere di questa norma, che non deve essere blindata. Questa è la mia opinione personale.
Al comma 17 diciamo che l'aumento volumetrico si può realizzare in funzione delle attività commerciali, artigianali e industriali, esclusa la grande distribuzione. Quindi a chi è rivolta la norma? E' rivolta ai piccoli artigiani, ai poveracci, caro collega Diana! Ai poveracci che hanno una bottega insufficiente e devono quindi allargarla per poter produrre di più, per poter lavorare di più, per poter assumere qualche ragazzo in più. A questi è rivolta la norma. Tutto il resto è demagogia spicciola, bisogna avere il coraggio di dirselo qui dentro. E' da un anno e mezzo che ascolto delle cose alle quali non ero veramente abituato. E' il gioco delle parti, cioè del parlare non per costruire... Onorevole Barracciu, ce n'è anche per lei, perché lei nel suo intervento ha chiesto a quali poteri in salsa sarda si richiamano queste norme. E allora io le chiedo: scusi, a quale potere in salsa sarda si richiama la norma che noi abbiamo accettato, per esempio al comma 20, sui piani interrati e seminterrati? Si richiama a una votazione fatta, a mio avviso, secondo coscienza, seguendo le proprie idealità, seguendo le linee del proprio partito, della propria coalizione e soprattutto dei propri elettori, perché penso che anche i vostri elettori su questa norma, come ho già detto prima, vi abbiano incalzato.
Ecco, se riportiamo il tutto all'interno dei dovuti binari, come giustamente l'onorevole Soru stamattina ha indicato, forse riusciremo a fare un servizio sicuramente migliore per la Sardegna. Entriamo nel merito delle norme, se c'è qualcosa da correggere, da modificare, modifichiamolo e in fretta e poi ci dedicheremo all'assestamento di bilancio. Da come la state prospettando voi c'è il sospetto, scusatemi, abbastanza legittimo che la vostra richiesta sia un po' la scusa per non discutere di questo piano casa, dal momento che a voi non piace, mentre per quanto riguarda l'assestamento di bilancio se non viene prima concluso a livello nazionale l'accordo Stato-Regioni spiegatemi di che cosa andiamo a parlare rispetto ai tagli previsti a livello nazionale. A oggi, che io sappia, queste indicazioni della Conferenza Stato-Regioni non ci sono ancora, quindi avremo tutto il tempo di lavorare in maniera costruttiva, maggioranza e opposizione, per poter arrivare all'approvazione di una manovra di assestamento condivisa. Cerchiamo, però, di guardare avanti e di essere una volta tanto costruttivi non solo a parole, facendo il gioco delle parti. Molto spesso, vedete, cari colleghi, mi rivolgo anche ai colleghi della maggioranza non solo a quelli dell'opposizione, la gente non va a votare perché è stufa di questi teatrini in cui ognuno deve recitare la sua parte. Quindi entriamo nel merito delle questioni e vediamo di risolvere qualche problema della Sardegna.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Luciano Uras. Ne ha facoltà.
URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Chiedo la verifica del numero legale.
PRESIDENTE. Chi appoggia la richiesta?
(Appoggia la richiesta il consigliere Salis.)
Seconda verifica del numero legale
PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.
(Segue la verifica)
Colleghi, l'onorevole Pittalis era in aula prima ancora che io dichiarassi chiusa la votazione per cui è considerato presente, i consiglieri che sono arrivati dopo no. Onorevole Petrini, avevo già dichiarato chiusa la votazione.
Prendo atto che i consiglieri Salis e Uras sono presenti.
PRESIDENTE. Dichiaro che sono presenti 39 consiglieri.
(Risultano presenti i consiglieri: Amadu - Capelli - Cherchi - Contu Mariano - Cossa - Cuccureddu - De Francisci - Dessì - Diana Mario - Floris Rosanna - Ladu - Lai - Locci - Lombardo - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Milia - Mulas - Murgioni - Obinu - Oppi - Peru - Pitea - Pittalis - Randazzo - Rassu - Rodin - Salis - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Solinas Christian - Steri - Tocco - Uras - Vargiu - Zedda Alessandra.)
Poiché il Consiglio è in numero legale, possiamo proseguire i lavori.
E' iscritto a parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.
SALIS (I.d.V.). Signora Presidente, siamo alla conferma palese dei tanti rilievi… Se vi allontanate chiederò la verifica del numero legale durante l'intervento. Occhio, vi sto guardando!
Siamo alla conferma palese delle tante sollecitazioni che abbiamo fatto alla Giunta e alla maggioranza nel lungo dibattito prima dell'approvazione della legge numero 4 e siamo al punto che noi avevamo evidenziato e previsto ampiamente, cioè al fatto che questa legge va abbondantemente rivista. Peraltro vi è un'aggravante: mentre la rivisitazione fatta dalla Giunta coglieva alcuni aspetti fondamentali, necessari per tentare di mettere in moto una carrozza traballante come questa legge, la quarta Commissione ha fatto di peggio, assessore Asunis, ed è riuscita a rendere maggiormente indigeribile una correzione a una legge che indigeribile lo era già abbondantemente. Ma non entro nel merito delle specifiche perle che sono previste in questa legge, l'hanno fatto altri e mi richiamo all'intervento dell'onorevole Gian Valerio Sanna, che ha aperto la discussione, in cui mi ritrovo perfettamente. Quello che noi vorremmo sapere da lei, Assessore, è quale sia l'intenzione della Giunta. Mi è sembrato di capire che domani sia all'ordine del giorno della Giunta l'approvazione della manovra finanziaria. Mi rivolgo anche all'autorevole Capogruppo del P.d.L., Mario Diana.
PRESIDENTE. Onorevole Salis, non si rivolga all'onorevole Diana.
SALIS (I.d.V.). Io ho necessità di rivolgermi a lui perché, essendoci stata un'interlocuzione in Conferenza dei Capigruppo, vorrei capire, ove fosse accertato e acclarato che la Giunta domani approverà la manovra finanziaria, qual è l'intenzione della Giunta e della maggioranza rispetto a questo avvio di discussione della "legge villetta", così come io l'ho sempre definita e continuo a definirla.
DIANA MARIO (P.d.L.). Sull'ordine dei lavori?
SALIS (I.d.V.). Non sull'ordine dei lavori, ma sull'intenzione della Giunta e della maggioranza. Io le sto ponendo una domanda e mi aspetto, con la sua notoria correttezza, che lei mi dia una risposta, perché questo elemento non è secondario e la nostra preoccupazione, giorno dopo giorno, aumenta rispetto all'emergenza vera della Sardegna, che non è certo quella di spalmare un bel po' di metri cubi in più lungo le coste o in altri territori. L'emergenza vera è la predisposizione di una manovra finanziaria - da lacrime e sangue, presumiamo - che dovrà vederci impegnati per rimediare ai disastri che la crisi economica ma anche la maldestra conduzione della politica economica da parte del Governo nazionale e del Governo regionale possono arrecare ai sardi. Da questo punto di vista noi aspettiamo una risposta a questa domanda, anche perché i sardi devono sapere che effettivamente oggi stiamo discutendo, rispetto ai problemi posti dalla situazione finanziaria ed economica della Sardegna, di una leggina. Ancorché importante e negativa per gli effetti che può avere sulla Sardegna, questa è una leggina rispetto all'urgenza della manovra finanziaria.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE COSSA
(Segue SALIS.) Assessore Asunis, venerdì scorso sono stato a Siliqua, non so se interessi anche agli altri colleghi, comunque sono stato a un'assemblea dei pastori sardi organizzata per esaminare lo stato della loro situazione. Ebbene, da quella assemblea di circa cinquecento pastori di tutta la provincia di Cagliari, e non solo, sono andato via molto allarmato, perché la situazione delle categorie economiche sarde, al di là dello sciopero fatto dalla CGIL contro la manovra finanziaria, al di là delle situazioni di crisi del comparto industriale, è veramente drammatica. Io prevedo, e spero di essere smentito dai fatti, che a breve scoppierà una crisi non voglio usare il termine violenta, diciamo molto grave del comparto agropastorale sardo. Altro che legge sul piano casa quanto a urgenza ed emergenza! Da questo punto di vista, su queste emergenze vere non si dice una parola, c'è un silenzio totale! Al di là degli ordini del giorno approvati da questo Consiglio sul comparto agropastorale c'è un silenzio di tomba.
Deregulation sull'edilizia: assessore Asunis, oggi ci sono due articoli nel sito "Unionesarda.it" legati all'edilizia in Sardegna. Prima notizia: "Magomadas: operaio cade dal tetto e muore infilzato da un'asta di ferro", problema ormai, dal punto di vista del controllo, assolutamente all'ordine del giorno. Cioè il trattamento dei lavoratori dell'edilizia, in quest'epoca di sfruttamento, di mancato controllo e di ricatto nei loro confronti, espone questi lavoratori a continui, certificati e purtroppo verificabili incidenti sul lavoro, moltissimi dei quali mortali. Questa legge, con questa ulteriore deregulation, quale incremento potrà portare sul piano delicatissimo degli incidenti sul lavoro?
Seconda notizia: "Nascondono al fisco 700 mila euro. Denunciati due impresari in Gallura". Altro elemento, il lavoro nero, ovvero il lavoro nascosto, sottopagato e non denunciato.
URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Sommerso.
SALIS (I.d.V.). Chiamalo sommerso, più che sommerso è inabissato!
Assessore Asunis, noi, che siamo portati alla concretezza, vogliamo dire questo: questa non è una legge che aiuterà molto i poveracci, come diceva il collega Locci. I poveracci, purtroppo, in questa Sardegna squassata dalla crisi non hanno soldi, glielo posso assicurare perché li conosco, e non potranno utilizzare questa legge. Non la potranno utilizzare perché non hanno le risorse finanziarie necessarie per fare ampliamenti volumetrici anche del 20 o 30 per cento, come previsto dalla legge, perché le banche hanno stretto i cordoni delle borse, perché non c'è la possibilità economica, da parte delle classi medio-basse, di intervenire, se non per aspetti marginali, in questo settore. Chi si avvantaggerà di questa legge? Se ne avvantaggeranno coloro che hanno disponibilità finanziarie, coloro che stanno già intervenendo su complessi edilizi anche di una certa importanza, coloro che interverranno sulle strutture ricettive e sugli alberghi. Le voglio segnalare, ma sicuramente le è già arrivato alle orecchie, il caso dell'albergo a cinque stelle che sta sorgendo a Capo Malfatano. Sabato andrò a vederlo, perché mi hanno detto che un'animazione di carattere urbanistico-edilizio si sta già sviluppando soprattutto all'interno delle coste, e noi pensiamo che questa non sia una cosa buona.
Noi le abbiamo chiesto, assessore Asunis, un vero piano casa. Peraltro, lei ci aveva detto, e aveva anche indicato delle date, che la Giunta stava predisponendo un piano casa per chi la casa non ce l'ha ancora. Badi, noi siamo molto indietro per quanto riguarda il patrimonio pubblico, non parlo della Sardegna, ma dell'Italia: rispetto a Francia o in Inghilterra il patrimonio pubblico italiano è assolutamente insufficiente, cioè in Italia e in Sardegna c'è un surplus di seconde e terze case che vengono utilizzate solo per un mese all'anno e abbiamo, rispetto agli altri Paesi europei, un deficit spaventoso di edilizia residenziale pubblica perché lo Stato e le Regioni, ormai da parecchi anni, non stanno più investendo in questo settore. Noi abbiamo delegato la politica abitativa dell'edilizia economica popolare alla Tosc[p1] ano o alla Findomestic, ma non mi sembra una scelta politica giusta. E anche in questo settore, nonostante i continui richiami a un intervento più preciso da parte della Regione Sardegna per dare veramente una mano a chi ha bisogno della casa di abitazione, la Regione finora ha latitato. Le cito solamente alcuni dati, e mi rivolgo anche alla quarta Commissione: gli alloggi sociali da noi rappresentano il 4 per cento dello stock totale di abitazioni, in Francia il 18 per cento, in Svezia e nel Regno Unito il 21 per cento, in Olanda il 35 per cento. Il disinteresse per questo tipo di edilizia è fortissimo, cioè si è cancellata la politica che era prima legata ai fondi GESCAL poi alle leggi 457/62 e 167/78, ossia le leggi sull'edilizia residenziale pubblica che consentivano ai comuni di dare una risposta precisa a chi aveva veramente bisogno di una casa. Ma c'è un ritorno, dovuto anche al piano casa del Governo Berlusconi. Peraltro è singolare la storia di questo piano del Governo Berlusconi, perché un decreto, che poi è stato ritirato, è stato presentato con i lanci pubblicitari e gli annunci che il Governo Berlusconi è solito fare utilizzando i mass media, i quali, checché ne dica Berlusconi dal Brasile, assecondano ampiamente le indicazioni del Governo, come la panacea della situazione edilizia in Sardegna e soprattutto dell'economia italiana. Ed è qui che noi vogliamo tornare. L'errore di fondo di questo piano casa sardo, legato al piano casa nazionale, è dovuto a una visione dell'economia che noi consideriamo sbagliata, secondo la quale l'edilizia, il cemento, lo spreco del territorio e la sua utilizzazione dissennata possono essere una risposta all'economia, mentre tutti noi sappiamo che gli interventi dell'edilizia, soprattutto quelli che hanno carattere temporaneo, non possono che dare un'occupazione non stabile, temporanea, che sicuramente dopo un anno riporta gli stessi problemi che stiamo affrontando adesso. E questa voglia, nuovamente presente, di mangiarsi il territorio purtroppo limita fortemente la politica di intervento sul già costruito, che si è tentato di realizzare anche con il Piano paesaggistico regionale.
C'è anche qui, rispetto all'uso del territorio, una sperequazione incredibile tra l'Italia, la Sardegna e le altre nazioni europee. Addirittura alcune nazioni, come la Germania e l'Inghilterra, stabiliscono per legge le percentuali di territorio che ogni anno possono essere utilizzate per l'edilizia e anch'esse stanno lavorando e incentivando l'utilizzazione del già costruito. Ecco perché noi consideriamo le correzioni che si tenta di apportare una panacea che darà scarsi risultati, anzi, per utilizzare le parole del collega Locci, la legge numero 4 non andava corretta, ma andava lasciata inapplicabile. Onorevole Locci, lei ha detto che questa legge non andava corretta e sono convinto che se l'avessimo lasciata così com'era, cioè inapplicabile, avremmo creato meno danni. Sono assolutamente convinto che avremmo creato meno danni, ma lo vedremo in fase di applicazione della legge. Noi torneremo in Consiglio regionale per parlare di questa legge, perché ci sono alcuni punti, e lo vedremo nella discussione dell'articolato del disegno di legge in esame, che se non saranno corretti ci riporteranno qua, al di là dei sottani, dei sottotetti o degli scantinati, perché in Italia il 55 per cento dei comuni è a rischio di dissesto idrogeologico…
LOCCI (P.d.L.). E' gazzosa!
SALIS (I.d.V.). Ah, è gazzosa? Sì, certo! Quindi i comuni del messinese che vengono spazzati via dalle piogge o i disastri che avvengono in Sardegna e che conosciamo bene per te sono gazzosa! Lo diremo alle popolazioni interessate che tu li consideri gazzosa!
Ecco perché riteniamo che sia stato commesso un errore. Questa legge non era una priorità, anche perché è sicuramente peggiore di quelle che sono state approvate in altre regioni italiane. Noi siamo buoni primi nel cercare di eliminare vincoli e controlli; siamo buoni primi nel cercare di togliere poteri ai comuni, che non hanno le risorse neanche per poter svolgere una minima attività di controllo e vedremo come andrà a finire la protesta delle regioni, delle province e dei comuni contro i tagli che il Governo Berlusconi e il ministro Tremonti si preparano ad accentuare sui bilanci degli enti locali. Ecco perché, Assessore, secondo noi la proposta della Giunta era sbagliata, ma la proposta che è uscita dalla Commissione è ancora peggiore. E' ancora peggiore! Se potessimo tornare alla proposta della Giunta probabilmente ci sarebbero maggiori margini di discussione.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Luciano Uras. Ne ha facoltà.
URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Chiedo la verifica del numero legale, Presidente.
PRESIDENTE. Chi appoggia la richiesta?
(Appoggia la richiesta il consigliere Salis.)
Terza verifica del numero legale
PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.
(Segue la verifica)
Prendo atto che i consiglieri Piras e Sanna Giacomo risultano presenti.
PRESIDENTE. Sono presenti 55 consiglieri.
(Risultano presenti i consiglieri: Agus - Amadu - Barracciu - Bruno - Campus - Capelli - Cappai - Cherchi - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Mariano - Cossa - Cucca - Cuccu - De Francisci - Dessì - Diana Giampaolo - Espa - Floris Rosanna - Ladu - Lai - Locci - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Marco - Meloni Valerio - Milia - Moriconi - Mulas - Murgioni - Obinu - Peru - Piras - Pitea - Pittalis - Porcu - Randazzo - Rassu - Rodin - Sabatini - Salis - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Sechi - Solinas Antonio - Solinas Christian - Steri - Stochino - Uras - Vargiu - Zedda Massimo.)
Poiché il Consiglio è in numero legale, possiamo procedere con i lavori.
E' iscritto a parlare il consigliere Luciano Uras. Ne ha facoltà.
URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Incomincio con una considerazione che richiama il Presidente della Regione, perché il cosiddetto piano casa o, come viene definito, le "disposizioni straordinarie per il sostegno dell'economia mediante il rilancio del settore edilizio" sono, alla luce delle sue dichiarazioni, un caposaldo del programma di governo. E siccome questo caposaldo noi lo abbiamo già esaminato nel corso delle sedute dello scorso settembre, alcune cose abbiamo avuto la possibilità di dirle e non si tratta, come qualcuno può sostenere da quei banchi, di cose prive di senso, di sostanza. Sono cose che invece hanno sostanza.
Presidente, chiedo un po' di silenzio, che serve soprattutto a quelli che hanno presentato le norme sui sottani e sui sottoscala.
Al Presidente della Regione, che manca da questi banchi sempre o quasi sempre, mentre sarebbe stato utile che almeno oggi fosse presente, proprio perché questo non è un provvedimento qualunque, ma è un provvedimento essenziale nell'azione di governo, individuato da lui stesso come uno degli elementi più significativi della sua azione di governo, avevamo chiesto: "Ma lei è convinto che quelli che hanno chiesto questa legge - lo dico all'onorevole Cherchi e ad altri che hanno sostenuto che questo provvedimento è stato chiesto - "quando la leggeranno bene, quando la vedranno inapplicata, quando saranno immischiati nelle liti, quando si confronteranno con le amministrazioni comunali, quando saranno assediati dagli avvocati, quando dovranno ricorrere al giudice, quando rimarranno comunque fermi, le saranno grati per questo suo impegno?". Questo lo ripeto oggi, perché l'avevo già detto il 25 settembre 2009. A distanza di circa un anno, in un Consiglio regionale che non fa nulla di utile, non fa le cose necessarie, è un'istituzione morta per volontà del centrodestra, noi che cosa stiamo riesaminando? Le stesse cose che abbiamo esaminato nel settembre scorso! A me basterebbe dire: leggetevi i resoconti, fate un po' di autocritica, se avete una coscienza. E se avete un interesse da manifestare nei confronti della vostra comunità attrezzatevi, perché la conclusione di questo percorso la conosciamo: verrete cacciati via dai sardi perché sarete stati giudicati insufficienti, inadeguati, inaffidabili dal punto di vista del governo. Badate, non verrete cacciati via dalla parte di popolazione che mai è stata d'accordo con voi, ma da quelli che vi hanno votato, che hanno condiviso il vostro programma. Segnali significativi già se ne vedono e se ne vedranno sempre di più e sempre più consistenti. Perché? Perché quest'Aula, questo Consiglio regionale, questa politica regionale di maggioranza, di governo è impallata in che cosa? In un piano casa 2 - dopo aver fallito il piano casa 1 - che correggerebbe il piano casa 1 con norme che non sono applicabili, non sono utili, non sono produttive di nessun tipo di economia. E questo lo sa la Giunta, lo sanno i tecnici del Consiglio regionale, lo sanno i tecnici della Giunta, lo sanno anche quelli che ve l'hanno chiesto. E a parte qualcuno che si farà un affaretto da nulla, ma sarà contento, si potrà pagare qualche vizio in più, tutti gli altri non vi saranno grati.
Noi non siamo contenti di questa situazione, badate, siamo invece dispiaciuti. Lo dico soprattutto ai tanti di voi che vorrebbero fare cose utili e invece sono costretti a fare cose inutili, oppure sono costretti a non fare nulla. A tutti questi voglio ricordare un'urgenza: noi viviamo una condizione difficile, molto difficilmente superabile soprattutto sul piano finanziario, perché non ci sono soldi. Lo Stato ci ha trasferito 1 miliardo e 200 milioni di euro, abbiamo un bilancio di entrate di quasi 10 miliardi, dove sono gli altri 8 miliardi e 800 milioni? Sono previste spese per circa 10 miliardi, come facciamo a farvi fronte con i trasferimenti che ci sta mandando lo Stato? Uno Stato che non applicherà le leggi dello Stato, quindi non applicherà neppure il rivisto articolo 8 del nostro Statuto e non trasferirà somme aggiuntive, anzi farà una manovra correttiva della bilancia nazionale che porterà via soldi alle Regioni a statuto speciale e tra queste a quelle politicamente più deboli come la Sardegna. E che cosa promettiamo al nostro popolo sardo? Di fare uno scantinato legittimato in più e chissà che qualche studente oppure qualche anziana signora, che non potrà scappare subito in caso di alluvione, non lo prenda in affitto? Succede, altro che gazzosa! Ci siamo dimenticati di quello che è successo a Capoterra, dove ci sono stati dei morti, che dovremmo rispettare e che non possiamo trattare in questo modo?
(Interruzione)
Cosa c'è? La maggioranza è insieme alla minoranza o a parti della minoranza su questa materia? Fa male la minoranza ad essere d'accordo con voi! Io chiederò all'onorevole Espa che cosa ne pensa di questa vicenda, se è d'accordo, se verrà a chiedere i danni per quelle famiglie che hanno perso le persone care dentro uno scantinato alluvionato, che si allagherà ancora perché i soldi pubblici noi non li utilizziamo per salvare le persone della nostra comunità, ma per salvare chi non ne ha bisogno, per arricchire chi non ne ha bisogno. Cosa ci dice il Procuratore regionale della Corte dei conti (pagina 4 della relazione)? Ci dice questo: "Le erogazioni sembrano essersi risolte in regalie a imprese e imprenditori". Il più delle volte parla di circa 11 mila milioni di euro, ovvero 11 miliardi di euro, che sono arrivati nelle casse regionali e vengono dati come regalie prive di effetto alle imprese. E L'Unione Sarda, non l'Unità, non il Manifesto, non Liberazione, definisce questo tipo di imprenditori incursori delle casse pubbliche, ladri seriali, borseggiatori in doppiopetto. Undicimila miliardi dati attraverso le leggi di incentivazione non sono serviti neppure ad aprire un cantiere! E noi che cosa vogliamo fare? Vogliamo stare qua? Io credo che non ci staremo per molto, perché verremo cacciati via. E ci cacceranno via non a torto, ma a ragione, perché mentre noi stiamo qua a parlare di bubbole altri fuori di qua stanno pensando a come risolvere il problema del pranzo e della cena nella loro famiglia, a come comprare le scarpe per i propri figli. E noi stiamo qua, con i piedi al caldo, a occuparci di una minoranza di filibustieri che dovrebbe alla fine trarre vantaggio da una deroga generalizzata alle norme urbanistiche e paesaggistiche. No, io non ci sto! Non ci sto perché questo provvedimento è scritto male, non ci sto perché ha un fine negativo, non ci sto perché anche se avesse un fine positivo non lo raggiunge, non ci sto perché non è il momento di parlare di queste cose, non ci sto perché noi non possiamo avere - lo dico anche a qualche collega del centrosinistra con il quale ho polemizzato in ragione del SUAP - come principale priorità sempre gli stessi soggetti sociali, i quali sono sempre meno numerosi, sempre più egoisti e sempre meno socialmente responsabili. Non ci sto inoltre perché starci significa avere una visione parziale della nostra comunità, costringere questo parlamento a essere al servizio di altri, a non esprimere la sua autonomia di pensiero, la sua capacità di elaborazione, la sua piena funzione di governo della cosa pubblica e dell'organizzazione sociale ed economica della nostra regione. Non ci sto per questo.
Faccio un appello a chi tra voi so che ha sentimenti positivi: andiamo all'argomento giusto, a quello vero. Non ci sono soltanto 400 milioni di euro in meno di entrate. Magari! Sono molti di più, per appurarlo basterebbe verificare la contrazione dei consumi, cioè l'IVA in meno che si incassa, la riduzione del gettito IRPEF, la riduzione degli importi sulle buste paga e l'incidenza della crescente evasione fiscale. Il PIL non è l'elemento più significativo nella costruzione del gettito, facciamo una riflessione su questo perché ci troveremo senza una lira, avremo problemi a pagare gli stipendi del sistema pubblico regionale e locale, avremo problemi anche a intervenire nelle situazioni di maggiore emergenza. Affrontiamo questo problema adesso, con il tasso di responsabilità che è necessario, costruendo un percorso che non vale per un esercizio, ma che è pluriennale, e individuiamo insieme le priorità, quelle vere, quelle sociali ed economiche, quelle per lo sviluppo e per il diritto al lavoro e soprattutto per il recupero di questo diritto per le nuove generazioni. I nostri giovani sono fuori dalla società, sono relegati a un precariato a vita, sono distrutti nella loro soggettività, nella loro personalità, eppure sono molto migliori di noi, non sono frutto della stagione del 6 politico, ma sono ragazzi che hanno studiato, che si sono presi la laurea, che hanno fatto i master, che conoscono le lingue, che sanno di vivere in Europa. E noi li abbiamo emarginati dalle funzioni principali, dalla partecipazione alla società, alla nostra comunità, alla costruzione del destino della nostra comunità.
Io faccio questo appello: molliamo questa "roba", lasciamola lì, non merita neanche mezz'ora del nostro tempo, è un altro pasticcio giuridico, tecnico, politico, culturale, è un pasticcio gigantesco, è una roba da bruciare perché non risolve neanche un problema. Forse all'amico di un amico consentirà di realizzare qualche metro cubo in più, ma poi passerà un giudice che chiederà il conto di quella cubatura, e magari sarà un conto salato. Lasciamo perdere queste cose che non hanno nessun tipo di produttività, che sono un insieme di contraddizioni: da una parte vogliamo aumentare le cubature, esortiamo a costruire perché così si muove l'economia, dall'altra coerentemente andiamo a legittimare i sottani, gli scantinati. Ma dov'è la coerenza? Non c'è neppure una coerenza minima rispetto all'obiettivo. In che cosa sviluppa l'economia la legittimazione del sottano? In niente! Cosa produce? Nulla! Quanti sono i lavori da fare? Nessuno! E' una pura e semplice speculazione che garantirà a qualcuno forse la possibilità di affittare a qualche studente un posto malsano dove beccarsi il tracoma oppure i reumatismi.
Noi dobbiamo occuparci delle cose giuste, quindi molliamo questa cosa, andiamo in Commissione bilancio, facciamoci dare i dati giusti dall'Assessore del bilancio, quelli che riguardano la riduzione del gettito fiscale, quelli che riguardano le conseguenze della manovra nazionale, quelli che riguardano la capacità dello Stato di far fronte agli obblighi di legge costituzionale, cioè ai trasferimenti. Mettiamo mano, lo dico al collega Mario Diana, anche alla legge di contabilità, almeno ad alcune parti della legge di contabilità, ricostituiamo il bilancio di cassa, individuiamo i centri di spesa, sottoponiamo a controllo la funzionalità della nostra burocrazia per capire dove non spende, perché ritarda nella spesa, dove si blocca la procedura amministrativa. Facciamo un lavoro vero, serio, orientato; diciamo alla nostra comunità quanto stanzieremo per il lavoro, per la tutela del reddito, per i problemi sociali, per agevolare l'impresa sana, quella legata al territorio, che non se ne va all'indomani dell'acquisizione dei fondi pubblici nella propria tasca. Facciamo un'operazione di questo tipo, di risanamento generale, diamo dignità a quest'Aula, ridiamogliela perché l'ha persa! Io ricordo, onorevole Diana, gli spalti, le tribune di quest'aula gremite; ricordo quanta gente c'era fuori, anche minacciosa e critica. Adesso non ci passa più nessuno. E non ci passa più nessuno perché si sa che qua non si decide niente; non ci passa più nessuno perché noi siamo coloro che non contano nulla. Direbbe uno: "Almeno conta il Governo". Il Governo conta meno che mai! Direbbe uno: "Ma conta quello nazionale". Ma non conta più nemmeno quello nazionale, non conta più lo Stato, lo stanno disfacendo. E nella disfatta dello Stato c'è la disfatta di una società, di una cultura, di un popolo.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà.
DIANA MARIO (P.d.L.). Signor Presidente, ascolto sempre il collega Uras, che ispira gli interventi. E' proprio un piacere ascoltarla, onorevole Uras. Non è stato altrettanto piacevole ascoltare l'onorevole Soru stamattina. Oddio, non è stato un grande piacere neanche ascoltare l'onorevole Gian Valerio Sanna, a dire la verità…
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Mi avevi dimenticato, eh!
DIANA MARIO (P.d.L.). Può essere! L'onorevole Gian Valerio Sanna stamattina - non sto leggendo ciò che ha detto l'onorevole Sanna, lo leggerò dopo aver letto ciò che ha detto l'onorevole Soru -, generalizzando nelle sue esternazioni, ha parlato di fallimento, ovviamente il fallimento del centrodestra. Dimentica, onorevole Sanna, che voi avete fatto un concordato fallimentare al termine della scorsa legislatura, nel senso che forse tra le leggi da voi portate all'attenzione del Consiglio regionale non ce n'è una che non abbia subito cocenti sconfitte su tutti i fronti. Non ce n'è una! Lei ha voluto ricordare il fallimento del centrodestra e si è dimenticato del fallimento del Piano paesaggistico! E ora dice a noi: "State facendo una norma, con questa legge, che tenderebbe a limitare…", che cosa? I disastri del Piano paesaggistico regionale! Non vedo altra definizione.
Il Piano paesaggistico regionale non è stato smantellato, non ci siamo ancora riusciti perché non è impresa facile; nonostante l'impegno di moltissimi magistrati che ci hanno messo mano non è stato ancora smantellato. Io spero che questo accada prima o poi, perché, vedete, noi non abbiamo raccontato fandonie agli elettori. Noi abbiamo detto: "Vogliamo demolire ciò che Soru ha portato in Sardegna", e i sardi ci hanno votato per questo. Hanno creduto a noi o hanno creduto alle favole che voi avete raccontato loro in quattro anni e mezzo? Hanno evidentemente creduto a noi. Hanno sbagliato, non hanno sbagliato, questo ancora non lo sappiamo, certo è, onorevole Salis, che voi avete voluto osteggiare questa legge - e bene avete fatto perché la vostra posizione politica ve lo impone - nella sua prima stesura e continuate a osteggiarla anche adesso. Nessuno degli interventi che si sono succeduti da parte vostra ha portato un minimo di contributo che, in qualche maniera, ci facesse capire dove sono le grandi contrapposizioni. E' dovuto intervenire il presidente Soru per cambiare il tiro, per spostare l'asse. Dice l'onorevole Soru. "Ci state costringendo a parlare degli interessi di qualcuno, di cui si possono intuire nome e cognome, anziché affrontare i problemi che interessano veramente tutti i sardi". Questo dice e poi invita a discutere della manovra finanziaria. Ma la manovra finanziaria noi saremo pronti a discuterla appena la Giunta ci consegnerà il testo. Appena il relativo disegno di legge verrà consegnato alla Commissione saremo pronti a discutere di quel problema, ma oggi stiamo discutendo di un'altra cosa, Stiamo discutendo, cioè, di alcune modifiche necessarie alla famosa legge numero 4, però tutti vi siete affannati a evidenziare i disastri della Sardegna, senza neanche comprendere bene di quale manovra stessimo parlando, perché ho avvertito parecchia confusione anche tra PIL, IVA, ILOR e i tagli che il Governo nazionale vorrebbe fare sui trasferimenti alle Regioni.
Allora, stiamo parlando del PIL della Sardegna relativamente a ciò che è accaduto nell'anno 2009. Ciò che è accaduto nel 2009 è la parte residuale di ciò che è accaduto dal 2005 sino al 2008, cioè con il Governo di centrosinistra. E' difficile smontare ciò che io sto dicendo. Questo è il risultato degli ultimi quattro anni di governo del centrosinistra, antecedenti la vittoria delle elezioni da parte del centrodestra. Questo è il risultato! In Sardegna si è verificato questo e non lo potete imputare a noi, perché noi ci siamo da appena un anno e non abbiamo fatto nessuna legge che possa aver stravolto la Regione Sardegna, non abbiamo fatto il Piano paesaggistico, non abbiamo ridotto la sanità come ce l'avete lasciata! Questa è la realtà. E allora perché volete parlare adesso della risoluzione del problema economico? Il problema economico cercheremo di risolverlo, non so nemmeno se ne avremo la capacità e chiediamo il vostro aiuto, perché lì non ci sono le tentazioni che in qualche modo pongono grandi contrapposizioni, perché i numeri sono numeri. Quando invece si entra nel merito del vano sottoscala, del seminterrato e di tutte queste cose qua ognuno può dire di tutto e di più. Siamo arrivati a capire che quasi quasi stanno arrivando le peggiori malattie del secolo negli scantinati delle nuove costruzioni che voi avete autorizzato negli anni passati. Si è parlato addirittura di tracoma, mi pare ne abbia parlato il collega Uras, rinvangando una malattia ormai scomparsa o quasi.
Ma di che cosa stiamo parlando? Di un giro d'affari di 8 miliardi di euro ne ha parlato il collega Giampaolo Diana. Nessuno di noi ha parlato di un presunto giro d'affari, appunto di 8 miliardi, che poteva crearsi nel mondo dell'artigianato e dell'edilizia in Sardegna. Ma che i comuni si stiano affannando a predisporre i nuovi piani urbanistici per cercare di dare delle risposte, insomma, lo vedete voi così come lo vediamo noi. O forse i sindaci di centrosinistra si rivolgono a noi e a voi non dicono niente? Diranno anche a voi che l'adeguamento è difficile, che ci sono dei problemi, che il Piano paesaggistico ha creato dei problemi. Siete arrivati a porre dei vincoli all'interno delle zone industriali e non vi siete neanche permessi di dire ai consorzi industriali: "Modifichiamo i perimetri, rifacciamo la perimetrazione, perché noi vorremmo includere queste aree tra le zone vincolate". Avete fatto anche questo!
E allora per quale motivo vi affannate tanto a contrariare un disegno di legge composto da un articolo di 26 o 27 commi, che sono certamente la soluzione di un problema che il collega Uras ha sollevato tante volte? Ribadisco, perché è meglio che la gente sappia che siamo d'accordo su questa materia, che le leggi della Regione Sardegna non sempre vengono applicate e spesso e volentieri vengono applicate male. Questo lo diciamo noi alla burocrazia, lo diciamo alla Regione Sardegna, e quando ci rendiamo conto che siamo noi i depositari di quegli errori che cosa dobbiamo fare? Non dobbiamo forse cercare di trovare le soluzioni? Questa è una di quelle soluzioni, poi che tra i 26 o 27 commi ce ne sia qualcuno - l'hanno già detto i miei colleghi, in particolare il collega Locci - sul quale possiamo non essere tutti d'accordo, anche all'interno della maggioranza, ragioniamoci, ma da qui a preannunciare un'opposizione estrema e dura ce ne passa!
Io ho già capito che c'è una certa morbidezza nei toni, non mi pare che ci sia questa grande voglia di andare incontro all'estate per qualche modifica di una legge regionale, per cui l'invito è a non vivere aspettando il disegno di legge della Giunta sulla manovra finanziaria. Non viviamo con questo assillo, quando arriva arriva e ne parleremo, saremo tutti pronti a discuterlo, perché vogliamo mettere mano a errori che avete fatto voi e che probabilmente non abbiamo saputo correggere neanche noi, con la manovra finanziaria intendo.
Per quanto riguarda, invece, il disegno di legge in esame dobbiamo veramente correggere il tiro. Certo, il Piano paesaggistico non lo si corregge con questa legge, non lo vogliamo neanche stravolgere, collega Gian Valerio Sanna, perché quando lei dice che i tecnici sono più avanti della classe politica o della classe dirigente immagino si riferisca a questa classe dirigente, all'intero Consiglio regionale. Guardi, collega Sanna, questo è lo specchio della società sarda, qui dentro ci sono tutte le contraddizioni che esistono fuori da questo palazzo. Tutte, dalla prima fino all'ultima, nessuna esclusa! Anche qui c'è la società sarda, non rivolgiamoci altrove, perché noi la rappresentiamo tutta, nel bene e nel male, dal più piccolo al più grande. Qui è rappresentata tutta la società sarda, questo Consiglio ne è lo specchio. Ci sono tutti, sì, buoni e cattivi! E se ci sono i buoni e i cattivi e siamo convinti di questo, i buoni devono prendere per mano quelli che buoni non sono e cercare insieme di fare le cose per bene. Ma se ci scontriamo così come vi vorreste scontrare voi, io credo che non sia utile. Noi non abbiamo chiesto sconti. E' vero che io ho parlato con i colleghi del centrosinistra, non devo nascondere niente. Era una delle ipotesi quella di mettere mano subito alla manovra finanziaria, se la Giunta avesse avuto la possibilità di presentare immediatamente la manovra. Si è detto: "La facciamo noi la manovra finanziaria, andiamo in Commissione". A dir la verità, anche qualcuno della maggioranza aveva quest'idea, che io non condivido. Ognuno si deve prendere le proprie responsabilità, la Giunta per quanto le compete, il Consiglio per quanto gli compete. I suggerimenti arriveranno dopo, le sollecitazioni arriveranno in corso d'opera, ma guai a sostituirsi perché altrimenti veramente è finita, ha ragione l'onorevole Uras, non contiamo più niente, ma se andiamo avanti per questa strada conteremo ancora meno.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Signor Presidente del Consiglio, signor Assessore, colleghi consiglieri, intanto dico subito all'onorevole Diana che i sardi vi hanno votato non per il vostro programma, ma per le promesse elettorali, quelle del presidente Berlusconi, sistematicamente disattese in questi sedici mesi, e qualche settimana fa, alle elezioni provinciali, vi hanno fatto capire di essersi già pentiti.
Io credo che sarebbe interessante fare un collage degli interventi svolti in queste due giornate, ma anche di quelli della discussione generale di un anno fa, magari da mandare in onda su Novas in TV, non per fare propaganda, come sta facendo la Giunta in questi giorni su tutte le televisioni private, ma per far capire ai sardi di che cosa ci stiamo occupando, di che cosa si occupa il Consiglio regionale, di come occupiamo il tempo in quest'Aula e anche quali contraddizioni dopo un anno di legislatura stanno emergendo. Io credo che si possa fare e forse lo faremo.
Guardate, l'abbiamo detto in tanti e ne siamo consapevoli tutti, ne siete consapevoli anche voi: questa legge, formata da un articolo di 21 commi e dall'articolo sull'entrata in vigore, non è la legge che i sardi attendono per modificare, a distanza di qualche mese dalla sua approvazione, il cosiddetto piano casa. Voi avete detto, in particolare lo ha detto l'onorevole Campus, che siete delusi da questi quindici o sedici mesi di legislatura, figuriamoci i sardi! Poche leggi, due finanziarie, un collegato da 100 milioni di euro, la spesa bloccata, un piano casa fallimentare che oggi viene ripresentato in Aula, una legge per gli oratori, il commissariamento delle ASL, il deficit della sanità che aumenta in maniera esponenziale, una pseudoriforma che ancora non esce dalla Commissione, parlo della riforma sanitaria. E' davvero ben poca cosa e quindi siamo delusi tutti, siete delusi voi, sono delusi i sardi. I sardi attendono provvedimenti in grado di incidere sulla crisi economica e sociale in atto e anche sulla situazione dei conti della Regione, che poi ha riflessi importanti sui servizi, sulla vita delle famiglie e delle imprese. E voi, nonostante questo, nonostante le richieste che abbiamo fatto in Commissione programmazione e in Conferenza dei Capigruppo, decidete comunque di portare in Aula questa legge rivista, corretta ma non migliorata, anzi peggiorata, peggiorativa sicuramente di quella presentata un anno fa, ma anche probabilmente del disegno di legge della Giunta, che comunque non mi convince.
Io credo che non sia il momento di perdere ulteriore tempo con provvedimenti inconcludenti come questo, con dei palliativi in un momento drammatico. L'abbiamo detto e lo ripetiamo: serve una manovra convincente, che può anche essere condivisa, che aggiorni il bilancio 2010 partendo da un'autorevole difesa delle risorse finanziarie dovute dallo Stato alla Regione, dalla rivisitazione del patto di stabilità, dall'analisi dello stato della spesa. Ci aspettiamo questo.
Il Partito Democratico e l'intero centrosinistra non faranno mancare le loro proposte, che andranno però a incidere sulle priorità della Sardegna (il lavoro, il sociale, l'istruzione) a favore delle famiglie e delle imprese. Noi non stiamo parlando solo di tagli; noi chiediamo un senso di responsabilità maggiore, un surplus di responsabilità da parte di tutti. Vorremmo che si accelerasse l'iter di un provvedimento, cioè del collegato o della manovra correttiva di bilancio, chiamatelo come volete, non importa, da portare immediatamente in Commissione e poi in Aula (probabilmente verrà licenziato domani dalla Giunta), che sia in grado intanto di correggere la finanziaria.
Onorevole Diana, l'assessore La Spisa ci ha detto in questi giorni che ci saranno 400, o forse più, milioni di euro in meno per mancato gettito 2009; conseguente alla crisi in atto, dice la Giunta, ma probabilmente non solo a questo. I mancati trasferimenti dello Stato (il Presidente della terza Commissione, Maninchedda, nel mese di maggio ha lanciato l'allarme perché lo Stato ha trasferito solo 1 miliardo di euro dei 6 miliardi dovuti), la debole, aggiungiamo noi, quasi assente difesa della vertenza entrate, della riscrittura dell'articolo 8 dello Statuto, sono situazioni che mal si conciliano col fatto che in quest'Aula oggi stiamo parlando veramente d'altro, per volontà della maggioranza. Parliamo ancora una volta e solo del mattone, dell'edilizia come unico volano dell'economia, come unica emergenza. E magari foste riusciti a raggiungere risultati almeno su questo versante, ma non è così.
E' un segno di grave debolezza il fatto che oggi siamo ancora qui col finto piano casa, col finto Piano casa 2, assessore Asunis, che si aggiunge agli altri segnali di assenza di una politica contestativa nei confronti dello Stato, che ci vede gregari anche nella difesa delle Regioni e degli enti locali per quanto riguarda la manovra correttiva del Governo che colpisce anche e soprattutto le Regioni speciali. Ma noi non ci siamo; non ci siamo e non ci facciamo sentire. La crisi di cassa del Governo viene scaricata su una Regione che è già debole sotto tutti i punti di vista e questa Giunta subalterna e supina agli interessi romani sta a guardare, trincerandosi dietro l'assenza di fantomatiche norme di attuazione. Rischiamo di veder vanificato il recente successo della riscrittura dell'articolo 8, patrimonio di tutti i sardi, mentre il nostro Statuto di autonomia viene messo ancora una volta sotto i tacchi, come è successo anche di recente con il cosiddetto federalismo demaniale. Ne parleremo a settembre durante la sessione straordinaria prevista per avviare, ce lo auguriamo, una stagione costituente.
Ma nel frattempo chi difende gli interessi alla Sardegna? Perché il Governo non versa i nostri soldi? E non è soltanto un problema di mancato gettito del 2009. Autorevoli ministri hanno già dichiarato di voler tagliare i fondi delle Regioni a Statuto speciale, mentre avanza la fase di attuazione del federalismo fiscale. Sono convinto che di fronte all'atteggiamento passivo della Giunta regionale occorra una mobilitazione senza precedenti e un'assunzione di responsabilità da parte di tutto il Consiglio regionale, assieme a tutte le forze politiche e sociali. Altro che piano per l'edilizia! D'altronde, il finto piano casa è a oggi, dopo sedici mesi, l'unica vostra vera legge, se si escludono le finanziarie e le manovre di assestamento; una legge che avete fortemente voluto, ma che non ha prodotto effetti. Avrebbe dovuto risollevare l'economia dell'Isola: è stata un bluff, com'era facile prevedere e come avevamo previsto. Lo avevamo già affermato durante la discussione generale della legge. Non potendo modificare in tempi rapidi le norme paesaggistiche, in quanto la tutela paesaggistica deve essere esercitata d'intesa con l'Amministrazione dei beni culturali, e questo richiede tempi lunghi e probabilmente anche un dubbio esito, un dubbio successo, la Regione, la Giunta e la maggioranza hanno provato, con un provvedimento legislativo contrattato da tutte le Regioni con il Governo nell'intesa dell'aprile 2009, a stravolgere tutte le regole. Gli aumenti di volumetria generalizzati da voi previsti, tra l'altro, non risparmiano le coste sarde, oggetto di vincoli paesaggistici, facendo risorgere probabilmente molte lottizzazioni che il Piano paesaggistico aveva per fortuna fatto decadere. Con queste modifiche rafforzate oggi questa volontà.
Tutto nasce, lo abbiamo detto, nell'aprile scorso, nel quadro dell'accordo Stato-Regioni, con il quale il Governo si era impegnato a emanare entro dieci giorni dal 1° aprile un decreto legge di semplificazione amministrativa, sulla base e in attuazione del quale le Regioni nei successivi tre mesi avrebbero dovuto legiferare. Il presidente Cappellacci si è mostrato subito entusiasta (è a palazzo Grazioli quando la proposta viene messa a punto) e l'assessore Asunis si è messo subito al lavoro per dare il primo segnale di discontinuità con il passato. Ma i sardi si sono accorti immediatamente che questa legge non è per loro, non risolve i loro problemi ed è una legge per pochi. Tra l'altro quel decreto non è mai stato emanato e le disposizioni delle Regioni sono quindi illegittime; prevedono deroghe al Codice Urbani, al Codice dei beni culturali, ad altre leggi dello Stato sovraordinate, e dunque vanno al di là delle competenze delle Regioni. Così è avvenuto anche per la Sardegna.
Oggi, con questo disegno di legge di modifica la Giunta regionale e la maggioranza ci dicono che occorre finalmente - si legge nella relazione - affrontare la tematica dell'attività di cooperazione tra la Regione e il Ministero per i beni e le attività culturali, finalizzata alla sottoscrizione di un protocollo d'intesa interistituzionale, volto a regolamentare le attività pianificatorie conseguenti alla revisione del Piano paesaggistico regionale. La Giunta regionale e la maggioranza prendono finalmente atto, con forte ritardo, che in Sardegna è in vigore il Piano paesaggistico regionale, attuazione del Codice Urbani, grazie all'intesa conseguita con l'Amministrazione dei beni culturali dello Stato e quindi con il perfezionamento delle procedure attuative di una riforma economica e sociale posta in essere dalla Regione. Vi siete finalmente resi conto che non si può aggirare il Piano paesaggistico, come intendevate fare con il Capo II della legge numero 4, con strumenti urbanistici ordinari, senza l'intesa, e correte ai ripari con il comma 8: "La revisione e l'aggiornamento dei piani paesaggistici avviene in applicazione del decreto legislativo n. 42 del 2004". Meglio tardi che mai!
Fareste bene, tuttavia, ad accogliere la nostra proposta, che ripresenteremo in Aula: si tratta di circa 250 emendamenti che nella loro organicità costituiscono una proposta di modifica. Lo facciamo in coerenza con le disposizioni di legge vigenti. Anche noi prevediamo, come abbiamo fatto con la proposta di legge presentata un anno fa, la possibilità di ampliamenti volumetrici per la prima casa, all'interno del patrimonio edilizio esistente e nel rispetto della pianificazione nazionale, regionale e comunale. Punto. Ma ancor prima di questo dobbiamo intenderci su cosa vogliamo con il piano casa, se è utile al bene comune dei cittadini e a quali condizioni.
Assessore Asunis, voi continuate con la politica degli annunci. Lo scorso settembre lei ci aveva detto: "Questa è la fase 1, annunciamo una fase 2, che arriverà a novembre del 2009". Siamo ormai a luglio del 2010 e quel piano casa 2 ancora non lo vediamo. Le vostre priorità sono altre. Questa non è una legge indirizzata a chi non ha la casa - lo ha detto molto chiaramente anche lei - e neanche alla casa di per sé, e i risultati li abbiamo visti. Allora noi vi chiediamo, e presenteremo a tal fine una serie di emendamenti, di riportare il cuore della legge sulla casa.
Ci ritroviamo ora con la spesa bloccata, con un Patto di stabilità che mantiene inalterati i vincoli, nonostante le interlocuzioni della Giunta con il Governo, di cui non conosciamo gli esiti. Voi avete presentato, nell'autunno del 2009, non il piano casa 2 o il vero piano casa, ma giustamente avete presentato la finanziaria e l'abbiamo approvata nei tempi stabiliti. Ma abbiamo visto che anche il collegato che è stato approvato in Giunta nel settembre del 2009 non è ancora arrivato né in Commissione né in Aula. Insomma non riuscite neanche con una legge omnibus, neanche con provvedimenti che avete comunque sviluppato all'interno della maggioranza, a riportare in Sardegna un clima che sia in grado di affrontare le questioni vere.
Alcuni colleghi stamattina, tra cui il collega Christian Solinas, hanno detto: "Fermiamoci, riflettiamo". Vi esorto anch'io: riflettiamo intanto sul nostro modo di legiferare, affrontiamo le emergenze vere. Guardate, il Partito Democratico farà la sua parte, con proposte serie. Vi abbiamo detto: portate una manovra correttiva, affrontate i problemi critici dello sviluppo e noi faremo la nostra parte, cercheremo una condivisione almeno sugli obiettivi. Ci rendiamo conto che il momento è difficile, ma occorre anche saper cogliere le opportunità e suscitare un clima adatto. L'aver portato questa legge noi lo consideriamo anche una sfida, sicuramente non in grado di migliorare il clima complessivo in quest'Aula.
Il disegno di legge in discussione non aiuta; non aiuta perché non affronta la vera emergenza, ma affronta gli interessi di pochi, ben individuati. Tuttavia siamo qui a parlare di piano casa. Sembra una farsa, fosse davvero un piano per la casa! Credo che non sia tanto un problema di volumetrie. Siamo a crescita zero, le nostre famiglie sono composte sempre più, basta osservare le statistiche, da due persone, spesso anziani, vi è un numero spropositato di seconde case e molte case, esattamente il 25 per cento del totale, sono vuote. Allora a che cosa serve questa legge? Serve ad affrontare i problemi di chi vuole non una casa più grande, ma forse una seconda casa. C'è un diritto alla speculazione che non può esistere e che in quest'Aula non può essere sollevato.
Certamente un piano casa deve essere anche e soprattutto un volano per lo sviluppo. Noi sosteniamo l'attività di recupero, di risanamento, di riqualificazione, di rivitalizzazione dei nostri paesi, dei quartieri, specie quelli più degradati, delle nostre città e vogliamo che questo rappresenti davvero un sostegno all'economia. Presenteremo una serie di emendamenti anche questa volta e cercheremo, attraverso una visione alternativa, di mostrare un'idea chiara della reale esigenza abitativa che vi è Sardegna. E la proposta parte da una visione duplice delle problematiche in campo; una visione che da un lato incentiva l'economia dell'impresa e dall'altra volge uno sguardo attento alle fasce sociali più deboli che non trovano possibilità di accesso al bene prima casa. Vi rendete conto che è una visione completamente diversa dalla vostra.
L'altro aspetto di differenziazione è quello finanziario, che non riguarda i gettoni di presenza per commissioni, ma riguarda l'intervento finanziario per le famiglie. Cerchiamo di sostenere economicamente, con 100 milioni di euro per tre anni, una consistente domanda pubblica in grado di innescare un volano significativo per l'economia della Sardegna e poi proponiamo di tutelare ancora una volta l'autonomia dei comuni prevedendo in legge che ciascun comune debba recepire con atto proprio le disposizioni della legge.
Per concludere, qualcuno ci ha chiesto, chi tra le righe chi esplicitamente, di trovare un modo correttivo di questa legge che sia condiviso. Insomma ci è stato chiesto: "Cosa volete cambiare di questa norma per evitare l'ostruzionismo, per andare avanti velocemente?". Ecco io credo che non sia questa la strada. Il Partito Democratico e l'intero centrosinistra ritengono che non ci sia nulla da correggere di questa legge; c'è semplicemente da ritirare il provvedimento ed elaborarne un altro che si occupi veramente di prima casa, la vostra fase 2 che, secondo noi, deve essere la priorità. Quindi c'è da fare un'altra cosa, elaborare cioè un'altra legge. Questa legge non è emendabile, non è possibile correggerla ed è per questo che noi esprimiamo, con quel pacchetto di emendamenti, un'altra filosofia che cercheremo, poi, di illustrare punto per punto. Nel frattempo occorre portare in Aula - lo ribadiremo stasera nella Conferenza dei Capigruppo di cui chiederemo la convocazione - la manovra correttiva, che probabilmente la Giunta approverà domani, cioè provvedimenti seri che siano in grado di aggredire la crisi e di garantire lo sviluppo. Questa è la nostra posizione. Non ci convincono né il progetto di legge della Giunta né le correzioni ancora peggiorative della Commissione, lo dico anche a qualcuno che sta tra questi banchi e che stamattina o stasera si è avventurato in mediazioni improbabili. La posizione del centrosinistra e del Partito Democratico è questa, il resto è tutto anacronistico. Questa è una legge che non riguarda gli interessi della Sardegna e quindi non riguarda questo Consiglio regionale che quegli interessi deve tutelare. Abbiate il buon senso di ritirare il provvedimento, abbiate il buon senso di condividere con noi almeno le linee essenziali di una manovra correttiva che vogliamo contribuire a rendere effettiva, negli interessi della Sardegna, il più velocemente possibile.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Vargiu. Ne ha facoltà.
VARGIU (Riformatori Sardi). Chiedo la verifica del numero legale.
PRESIDENTE. Chi appoggia la richiesta?
(Appoggia la richiesta il consigliere Mario Diana.)
Quarta verifica del numero legale
PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.
(Segue la verifica)
Prendo atto che i consiglieri Caria e Porcu sono presenti
PRESIDENTE. Dichiaro che sono presenti 62 consiglieri.
(Risultano presenti i consiglieri: Amadu - Barracciu - Ben Amara - Biancareddu - Bruno - Campus - Capelli - Cappai - Caria - Cherchi - Cocco Daniele - Contu Felice - Contu Mariano - Cossa - Cucca - Cuccu - De Francisci - Dessì - Diana Giampaolo - Diana Mario - Floris Rosanna - Ladu - Lai - Locci - Lotto - Manca - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Marco - Milia - Mula - Mulas - Murgioni - Obinu - Oppi - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Porcu - Rassu - Rodin - Sabatini - Salis - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Sechi - Solinas Antonio - Solinas Christian - Steri - Stochino - Tocco - Uras - Vargiu - Zedda Alessandra - Zedda Massimo - Zuncheddu.)
Poiché il Consiglio è in numero legale, possiamo procedere con i lavori.
Poiché nessun altro iscritto a parlare, per la Giunta, ha facoltà di parlare l'Assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica.
ASUNIS, Assessore tecnico degli enti locali, finanze ed urbanistica. Signor Presidente, onorevoli consiglieri, ho ascoltato con grande attenzione tutti gli interventi che si sono succeduti. Devo dire che in particolare ho colto nell'Aula, da parte di alcuni suoi componenti, frasi del tipo: la legge non ha raggiunto l'obiettivo, è stata una falsa promessa fatta ai sardi, non è applicabile, è un fallimento e per questo si succedono momenti anche di delusione. Mi sono chiesto: ma in che anno siamo? Ho controllato sul telefonino e ho scoperto che non siamo alla fine del diciottesimo mese di applicazione della legge, che verrà nel 2011, ma siamo alla scadenza dell'ottavo mese di applicazione della legge. Ottavo mese di applicazione della legge che, come tutti voi avete avuto modo direttamente o indirettamente di apprendere, ha avuto nella fase d'avvio alcune difficoltà in parte ricollegate a segnali che arrivavano dal territorio e che asserivano che il dispositivo legislativo era illegittimo, era in fase di impugnazione da parte del Governo italiano, diciamocela tutta, nascondendo il fatto che lo Stato italiano aveva titolarità a impugnare eventualmente il dispositivo legislativo con scadenza ultima al 31 dicembre 2009.
Proseguivo a sentire alcuni illustri oratori che anche nel mese di gennaio e febbraio avevano sostenuto che la legge a momenti era oggetto di impugnativa. E' chiaro che il servizio che gli organi di stampa e alcune persone hanno creato nella nostra Isola non è stato tale da consentire oggettivamente quella serenità che avrebbe permesso ai cittadini di avere certezza e alle amministrazioni locali di poter correttamente operare.
Devo anche dire che in riferimento alla progressione dell'applicazione della norma io rimango su una posizione fortemente positiva. Saranno i fatti, quando ci rivedremo, se avrò la possibilità di stare ancora in quest'Aula, a dimostrare se si sarà raggiunto il limite minimale che la Giunta e io personalmente avevamo identificato. Allo stato attuale siamo in presenza di circa 4.000 istanze a valere sul Capo I della legge numero 4, ad eccezione dell'articolo 10 che ha prodotto circa 8.500 iniziative.
Ricordo brevemente che l'articolo 10 che questo illustre Consiglio regionale ha approvato è l'articolo che consente, con procedure fortemente semplificate, di poter attivare l'attività cantieristica. Approfitto di questo fatto per compiacermi con il Consiglio regionale che ha anticipato l'azione dello Stato italiano, il quale, se non erro, un mese un mese mezzo fa ha adottato un decreto legislativo copiando quasi integralmente l'articolo 10 approvato da quest'Aula.
Vi devo dire, quindi, in tutta sincerità, che io non sono minimamente deluso per l'applicazione nella Regione Sardegna della legge numero 4. Sono deluso che ci siano persone che si deludono, sono fortemente deluso, come se fossimo in Svezia e come fa il bravo svedese appena esce la norma la utilizza! Signori, fate riferimento a qualsiasi altra norma che attenga a problemi di natura finanziaria e che preveda un esborso: l'esborso normalmente avviene ai limiti di applicazione della norma. Quindi il fatto che siano arrivate 4 mila istanze nei primi otto mesi di applicazione della legge non ci deve deludere e portare a pensare che forse l'anno prossimo non si raggiungeranno gli obiettivi che abbiamo auspicato. Ripeto, io sono fermamente convinto che quanto quest'Aula ha approvato e quanto l'Esecutivo in particolare ha manifestato si raggiungerà. Signori, cortesemente, non parliamo della Banca d'Italia, non parliamo di dati che sono riferiti al 2009, come tutti voi sapete, non parliamo delle dichiarazioni delle associazioni degli industriali, dell'API sarda, e via discorrendo, che sono riferiti a una rilettura dei dati relativi alla Banca d'Italia.
Mi pongo, invece, un altro problema: ma se non ci fosse stata la legge numero 4, se non ci fosse stata la possibilità di utilizzare una disposizione che in qualche modo riavvia percorsi, se non ci fosse stato, in particolare in prima fase, l'articolo 10, come sarebbe stata, oggettivamente, la valutazione della Banca d'Italia alla fine del 2010? Disastrosa, signori, disastrosa! Quindi sono fermamente convinto che il percorso tracciato porterà oggettivamente a soluzione. Avevo anche detto che si trattava del piano casa 1 e che dopo la concertazione fra le Regioni e il Governo si sarebbe chiuso un percorso che avrebbe consentito a tutte le Regioni, non solo alla Regione Sardegna, di poter procedere alla formalizzazione di un documento legislativo che sarebbe stato, di fatto, il secondo tassello del processo; secondo tassello del processo che, come tutti voi ben sapete, visto che leggete gli ordini del giorno della Giunta, quindi leggerete anche le delibere che vengono adottate dalla Giunta, è stato già, in qualità di disegno di legge, approvato dalla Giunta stessa e trasmesso all'attenzione del Consiglio regionale. Lì noi tutti siamo fermamente convinti che ci siano le condizioni per dare respiro a tutte le esigenze che oggi e ieri sera sono state rappresentate in Aula, come quella di dare, giustamente, un corretto sostegno all'edilizia, con particolare riferimento a quelle classi che oggi non hanno la possibilità di avvicinarsi a un'ipotesi di acquisizione della prima casa. Io spero, anzi, che durante il dibattito in Aula ci siano le condizioni e la tranquillità per identificare poste finanziarie veramente significative, che diano effettivamente alla nostra collettività la possibilità di risolvere - seppure non totalmente, presumo, perché le finanze pubbliche sono comunque limitate - i problemi afferenti alla prima casa. Ma in attesa della formalizzazione di questo atto avrete anche rilevato che la Giunta regionale, con alcuni atti, ha proceduto ad andare incontro alle famiglie più disagiate, che soffrono l'impossibilità di far fronte al pagamento dell'affitto, con un sostegno erogato attraverso le amministrazioni comunali, proprio per cercare di lenire le sofferenze nelle quali vengono a trovarsi le classi meno abbienti.
Detto questo, ancor prima di entrare nel merito della trattazione dell'ordine del giorno, vorrei soltanto informarvi su alcuni passaggi in riferimento alle domande che sono state sollevate. Si parla di federalismo demaniale, ma credo che voi tutti abbiate avuto modo di leggere il documento emanato dal Governo italiano, e conoscendo perfettamente lo Statuto regionale sapete quali sono gli articoli che, di fatto, non consentono un'applicazione del documento alla fattispecie Regione Sardegna. Come peraltro senz'altro saprete che in riferimento alla chiusura del tavolo sul trasferimento, a favore della Regione Sardegna, dei beni militari dismessi (mi sembra di aver letto, in una nota d'agenzia, dell'iniziativa di un consigliere regionale che stamattina ha predisposto un atto specifico), la contrattazione è riferita a un accordo che è stato siglato dall'ex Presidente della Giunta regionale con il Presidente del Consiglio dei Ministri. Tale accordo prevede che i beni possano essere trasferiti alla Regione Sardegna previa rilocalizzazione delle funzioni, che vengono oggi svolte all'interno di questi complessi edilizi. Chi ha firmato quell'accordo per conto della Regione si è accollato le spese di rilocalizzazione, che in base ai tavoli tecnici Stato-Regione, ammontano a circa 60 milioni di euro. Stiamo cercando, in riferimento a questo aspetto, di individuare percorsi che ci consentano di ridurre il più possibile quest'onere finanziario che la Sardegna si trova sulle spalle per effetto di atti che sono stati sottoscritti con lo Stato italiano.
Tornando invece al nostro argomento, vorrei far presente un fatto in modo specifico: l'iniziativa della Giunta regionale, ovvero il disegno di legge che poi è stato oggetto di esame da parte della quarta Commissione, è pervenuta al Consiglio regionale circa quarantacinque giorni dopo l'entrata in vigore della legge numero 4. Questo sta a dimostrare che, anche in assenza di un esame nella primavera di quest'anno e della chiusura del procedimento da parte del Consiglio regionale, la legge numero 4 ha proseguito a operare nei termini che vi rappresentavo. A proposito di questi termini vi devo dire che c'è una grande difficoltà ad acquisire i dati relativi al numero delle istanze. L'ho rilevato stamattina, quando qualcuno faceva riferimento al numero delle istanze presentate nel Comune di Sassari alla data odierna, un numero che, di fatto, è inferiore del 20 per cento rispetto al numero delle istanze realmente presentate a Sassari a far data dal 26 giugno di quest'anno. Se poi qualcuno vuole l'elenco non c'è nessun problema.
Un'altra annotazione, perché parliamo sempre di coste: un comune dell'interno, il Comune di Sindia, al 26 giugno di quest'anno aveva ricevuto trentuno istanze a valere sulla legge numero 4. Ve li do come elementi di conoscenza, seppure molto fluidi.
Rapporto con lo Stato: come qualcuno ha ricordato anche negli ultimi interventi, giustamente ritengo che l'amministrazione regionale, in riferimento alla materia del paesaggio, debba interrelarsi con lo Stato, in particolar modo con il Ministero competente. In riferimento a questo aspetto, noi abbiamo attivato un processo e stiamo chiudendo un accordo con il Ministro per i beni culturali. Qualcuno ha detto: "Avevamo visto bene, vi siete svegliati!". Signori, vi devo dire in tutta sincerità che io, in cuor mio, ho un grande problema, ma non è quello di affrontare forme di concertazione con lo Stato italiano. Il mio problema è la chiusura del contenuto tecnico riferito all'accordo che era stato siglato dal presidente Renato Soru e dal Ministro per i beni culturali; accordo che avevo avuto modo di depositare presso la Presidenza del Consiglio durante i lavori che poi hanno portato all'approvazione della legge numero 4, e che prevede, da parte del Ministero, l'attivazione della procedura per la verifica della rispondenza del Piano paesaggistico regionale al Codice Urbani. Queste verifiche, signori, ve lo dice uno che non fa politica, ma opera nel campo della tecnica, sono molto pericolose perché potrebbero portare lo Stato italiano a rilevare gli elementi di frizione che attualmente sono presenti fra lo strumento di pianificazione paesaggistica approvato dalla Regione Sardegna e il contenuto del Codice Urbani. Il Codice Urbani, lo voglio far presente, non ha valenza di riforma economico-sociale, non perché lo dice Asunis, ma perché l'ha dichiarato la Corte costituzionale. Se mi permettete, vi cito il numero della sentenza: è la sentenza numero 226/2009, in cui si definisce non esclusiva la potestà dello Stato in riferimento al paesaggio. In più vi riporterei un testo, che al limite posso depositare alla Presidenza, dal quale si evince, inequivocabilmente, che solo alcuni articoli del Codice Urbani sono annoverati quali atti di riforma economico-sociale. Il che vuol dire, signor Presidente, signori consiglieri, che la potestà dello Stato non è una potestà esclusiva; il che vuol dire, signori consiglieri, che dobbiamo smetterla di considerarci una colonia nei confronti dello Stato italiano; il che vuol dire che non dobbiamo essere subalterni in riferimento agli spazi che la dottrina nazionale assegna alla Regione Sardegna, che ha piena titolarità sull'emanazione di disposizioni di carattere legislativo che non vadano in conflittualità con alcuni aspetti della legislazione, non con tutta la legislazione nazionale. Io credo che dovremo operare in maniera sinergica in un rapporto corretto con lo Stato, ma chiarendo subito quali sono gli spazi degli uni e gli spazi degli altri, senza aver paura, chiaramente, di un confronto dialettico e di una collaborazione che porti, comunque, alla formalizzazione di percorsi condivisi.
Tornando al disegno di legge che è ora oggetto di trattazione e che, ripeto, è stato presentato all'attenzione del Consiglio regionale quarantacinque giorni dopo l'entrata in vigore della legge numero 4, quindi dopo il 1° novembre 2009, le disposizioni in esso contenute sono riferite alla proroga dei termini per i consigli comunali per fare le loro valutazioni in riferimento ai centri storici.
PRESIDENTE. Assessore, chiedo scusa, il suo tempo è terminato. Se sta per concludere l'autorizzo a continuare.
ASUNIS, Assessore tecnico degli enti locali, finanze ed urbanistica. Se l'Aula non ha niente in contrario, io tenterei di concludere velocemente, cercando di stringare al minimo. Grazie.
Poi abbiamo identificato una disposizione che va a identificare uno spostamento sempre di termini temporali, in relazione all'accatastamento dei beni; disposizione che, di fatto, in riferimento alle zone agricole dà una sistemazione corretta al comma 5 dell'articolo 3, allocandolo nel posto giusto, così com'è stato peraltro approvato in un ordine del giorno del Consiglio regionale, se non ricordo male, il 16 dicembre del 2009. Abbiamo anche altre disposizioni introdotte dalla Commissione che attengono ai comuni interessati da eventi alluvionali e abbiamo, oggettivamente, un'altra serie di norme che sono state ritenute opportune dalla Commissione consiliare, sulle quali mi è sembrato di cogliere, anche da parte di alcuni relatori, che sussista una volontà di confronto nel tentativo di migliorare il testo laddove c'è l'esigenza di migliorarlo. Ma il tentativo non è quello di stravolgere il quadro normativo, di aggredire il Piano paesaggistico regionale, perché signori, diciamocela tutta, il Piano paesaggistico regionale ha, secondo alcuni, e in questi ci sono anch'io, delle deficienze, ma prima di pensare di stravolgerlo senza avere chiari quelli che sono gli elementi sostitutivi che all'interno dello stesso devono essere contenuti, credo debba essere fatta una giusta analisi. E poi, signori, è giusta la fretta perché voi rappresentate il territorio, ma fare una modifica seria a un atto di natura paesaggistica impone tempistiche che non sempre sono in linea con le esigenze che il territorio esprime. Stiamo già operando in riferimento all'eliminazione di alcuni errori materiali utilizzando la norma…
PRESIDENTE. Assessore, la prego di avviarsi alla conclusione.
ASUNIS, Assessore tecnico degli enti locali, finanze ed urbanistica. Per le questioni che vi ho rappresentato, vi chiedo cortesemente di esaminare il testo con la vostra consueta attenzione e di addivenire a una soluzione che consenta ai nostri cittadini e alle nostre amministrazioni locali di poter essere agevolati nella lettura e nell'applicazione della norma. Grazie.
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione generale.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.
URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Presidente, vorrei porre due questioni, una delle quali attiene all'ordine dei lavori per la discussione del provvedimento. Il provvedimento è composto da un unico articolo di 27 commi, ognuno dei quali è di fatto un articolo, quindi pongo all'attenzione del Presidente la modalità attraverso la quale si deve discutere ogni comma, perché altrimenti arriveremo a costringere il dibattito del Consiglio producendo norme anche complesse composte da un unico articolo con più commi per evitare che si discuta, quindi compiendo una sostanziale violazione del Regolamento. Ogni articolo deve avere un contenuto omogeneo; il comma è un'articolazione di uno stesso argomento, di uno stesso contenuto omogeneo, se no facciamo una furberia, e le furberie non sono legittime in quest'Aula.
La seconda questione che voglio porre riguarda la norma finanziaria, che è anch'essa un comma che si inserisce su una legge già approvata che aveva una sua copertura finanziaria e che pretende di dare copertura finanziaria a questa legge dando copertura anche a quella legge.
Per cui chiedo, Presidente, prima che si inizi la votazione sui singoli articoli, che questa vicenda sia esaminata dalla Presidenza del Consiglio, insieme agli Uffici, perché sia valutata la sostanziale coerenza delle modalità di discussione e di votazione in ragione dei contenuti del Regolamento. Chiedo inoltre, in caso di votazione del passaggio all'esame degli articoli, il voto segreto.
PRESIDENTE. Onorevole Uras, gli emendamenti verranno sottoposti all'esame in maniera organica, in modo da consentire all'Aula di avere contezza piena di ciò che si sta votando. La modalità concreta di discussione la vedremo, perché al momento non conosciamo esattamente nemmeno la natura degli emendamenti che sono stati presentati, che sono oltre trecento.
URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Non parlo degli emendamenti, parlo dei commi.
PRESIDENTE. Naturalmente i due argomenti sono strettamente legati. Si procederà, così come previsto dal Regolamento, consapevoli del problema che lei ha sollevato, onorevole Uras, quindi la Presidenza garantirà che ci sia il massimo dell'attenzione rispetto a quello che l'Aula sta approvando.
Ha domandato di parlare il consigliere Gian Valerio Sanna. Ne ha facoltà.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Io capisco, Presidente, il Regolamento: le regole stanno ferme, le furberie sono in movimento. Allora noi dobbiamo in qualche modo fare una riflessione sulla dignità del lavoro che facciamo. Molti colleghi hanno qui parlato della volontà di comprensione, di confronto, ma se ci sono trecento emendamenti che riguardano ventuno commi tutti eterogenei per argomento e noi possiamo parlare solo per i tre minuti di dichiarazione di voto su ogni emendamento, ignorando che ogni comma affronta un problema specifico, questa è l'esatta negazione di quello che ci è stato detto.
Io capisco che non c'è malafede, perché la Giunta giustamente ha presentato un articolo con dieci commi, ma questo era il testo originario del provvedimento, che in Commissione ha mantenuto lo stesso schema del disegno di legge della Giunta, ma si è andato snaturando e articolando in ventuno commi, che rappresentano ciascuno dei veri e propri articoli. Le chiedo di sottoporre all'attenzione dei Capigruppo la volontà di confrontarci come se ogni comma fosse un articolo, per consentirci di intenderci sulle cose di cui stiamo parlando. Si tratta di una questione di dignità di quest'Aula. Solo questo, grazie.
PRESIDENTE. Onorevole Sanna, credo che la cosa migliore sia confrontarci a livello di Capigruppo su questo argomento, quindi accolgo la sua richiesta. Sospendo la seduta per dieci minuti e convoco la Conferenza dei Capigruppo.
(La seduta, sospesa alle ore 19 e 33, viene ripresa alle ore 19 e 45.)
PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LOMBARDO
valenza strategica per lo sviluppo)". (93/A)
PRESIDENTE. Riprendiamo i lavori. Prego i colleghi di prendere posto e i Segretari di stare al banco della Presidenza.
E' stato chiesto il voto segreto sul passaggio all'esame degli articoli.
OPPI (U.D.C.). Presidente, dia il tempo ai colleghi di rientrare in aula.
PRESIDENTE. Sto aspettando, non ho ancora dichiarato aperta la votazione, onorevole Oppi.
PRESIDENTE. Indico la votazione a scrutinio segreto, con procedimento elettronico, del passaggio all'esame degli articoli del disegno di legge numero 93/A.
(Segue la votazione)
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 65
votanti 64
astenuti 1
maggioranza 33
favorevoli 27
contrari 37
(Il Consiglio non approva).
(Hanno preso parte alla votazione i consiglieri: Agus - Amadu - Bardanzellu - Barracciu - Bruno - Campus - Capelli - Cappai - Caria - Cherchi - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Contu Mariano - Cossa - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - De Francisci - Dessì - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Rosanna - Ladu - Lai - Locci - Lotto - Manca - Maninchedda - Mariani - Meloni Marco - Meloni Valerio - Milia - Mula - Mulas - Murgioni - Obinu - Oppi - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Planetta - Porcu - Randazzo - Rassu - Rodin - Sabatini - Salis - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Sechi - Solinas Antonio - Solinas Christian - Stochino - Uras - Vargiu - Zedda Alessandra - Zedda Massimo - Zuncheddu.
Si è astenuta la presidente Lombardo.)
(Applausi dai banchi della minoranza)
Il Consiglio verrà riconvocato a domicilio.
La seduta è tolta alle ore 19 e 46.
[p1]Toscano Mutui?