Seduta n.123 del 27/07/2010
CXXIII Seduta
Martedì 27 luglio 2010
(ANTIMERIDIANA)
Presidenza del Presidente LOMBARDO
Indi
Del Vicepresidente Cossa
La seduta è aperta alle ore 10.
DESSI', Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta antimeridiana di mercoledì 23 giugno 2010 (116), che è approvato.
PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Domenico Gallus, Eugenio Murgioni, Carlo Sanjust e Matteo Sanna hanno chiesto congedo per la seduta antimeridiana di martedì 27 luglio 2010.
Poiché non vi sono opposizioni, questi congedi si intendono accordati.
Annunzio di presentazione di proposta di legge
PRESIDENTE. Comunico che è stata presentata la seguente proposta di legge:
Cucca - De Francisci - Manca - Caria - Cuccu - Sabatini - Moriconi - Meloni Valerio:
Istituzione del Garante regionale per l'infanzia e l'adolescenza. (180)
(pervenuta il 22 luglio 2010 e assegnata alla seconda Commissione)
PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interrogazioni pervenute alla Presidenza.
DESSI', Segretario:
"Interrogazione Zuncheddu, con richiesta di risposta scritta, circa il frequente allarme su rifiuti tossici e radioattivi nel nord Sardegna e in particolare sulle irregolarità nelle procedure dello smaltimento dei rifiuti provenienti dagli insediamenti militari di La Maddalena e diretti a Scala Erre e Canaglia". (346)
"Interrogazione Barracciu - Bruno - Espa, con richiesta di risposta scritta, sulla necessità di un piano regionale sulle demenze e sull'interruzione degli interventi psicologici essenziali del Centro Alzheimer del Presidio ospedaliero SS. Trinità di Cagliari". (347)
"Interrogazione Locci, con richiesta di risposta scritta, sulla grave situazione del depuratore fognario di Sant'Antioco". (348)
"Interrogazione Salis - Cocco Daniele Secondo - Mariani, con richiesta di risposta scritta, sulla mancata compilazione e inoltro al Ministro della pubblica amministrazione del questionario relativo alla dotazione di auto blu". (349)
"Interrogazione Sanna Gian Valerio - Bruno - Soru, con richiesta di risposta scritta, sulla cancellazione dei fondi per i progetti pilota per il riuso turistico delle borgate marine". (350)
PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interpellanze pervenute alla Presidenza.
DESSI', Segretario:
"Interpellanza Bruno - Sanna Gian Valerio sull'attuazione dell'accordo di programma sottoscritto il 7 marzo 2008 tra la Regione Sardegna, il Ministero della difesa e l'Agenzia del demanio". (116)
"Interpellanza Steri - Biancareddu - Capelli - Cappai - Contu Felice - Milia - Obinu - Oppi sulle illegittimità presenti nel procedimento di costituzione delle aziende ospedaliero-universitarie e sulla mancata costituzione degli organi di indirizzo". (117)
"Interpellanza Salis - Cocco Daniele Secondo - Mariani sulla necessità di provvedere all'anticipazione della cassa integrazione guadagni per rimediare ai gravi ritardi dei pagamenti da parte dell'INPS". (118)
"Interpellanza Espa - Porcu - Bruno - Agus - Sanna Gian Valerio sul concorso per titoli ed esami per l'assunzione a tempo indeterminato di n. 57 dirigenti per l'Amministrazione regionale". (119)
"Interpellanza Zedda Massimo - Uras - Ben Amara - Sechi - Zuncheddu sul concorso per titoli ed esami per l'assunzione a tempo indeterminato di n. 57 dirigenti per l'Amministrazione regionale". (120)
"Interpellanza Planetta - Sanna Giacomo - Dessì - Maninchedda - Solinas Christian, sull'inadeguata attuazione della legge regionale 15 ottobre 1997, n. 26 (Promozione e valorizzazione della cultura e della lingua della Sardegna) e sulla reiterata mancata convocazione dell'Osservatorio regionale per la cultura e la lingua sarda". (121)
"Interpellanza Bruno - Uras - Salis - Cuccu - Agus - Barracciu - Ben Amara - Caria - Cocco Daniele Secondo - Cocco Pietro - Cucca - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Sechi - Solinas Antonio - Soru - Zedda Massimo - Zuncheddu sulla trasformazione dell'IPAB istituto dei ciechi di Cagliari in azienda pubblica di servizi alla persona". (122)
"Interpellanza Bruno - Uras - Salis - Espa - Caria - Meloni Valerio - Agus - Barracciu - Ben Amara - Cocco Daniele Secondo - Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Diana Giampaolo - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Marco - Moriconi - Porcu - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Sechi - Solinas Antonio - Soru - Zedda Massimo - Zuncheddu sulla trasformazione dell'IPAB Fondazione San Giovanni Battista di Ploaghe in azienda pubblica di servizi alla persona". (123)
"Interpellanza Dedoni - Vargiu - Cossa - Fois - Meloni Francesco - Mula sulla produzione di energia elettrica nel sistema idraulico del Tirso". (124)
"Interpellanza Salis - Cocco Daniele Secondo - Mariani - Espa sulla necessità di provvedere alla stabilizzazione del personale operante nei Centri dei servizi per il lavoro e nei Centri di inserimento lavorativo dei soggetti svantaggiati". (125)
"Interpellanza Planetta - Sanna Giacomo - Dessì - Maninchedda - Solinas Christian sulla mancata delimitazione dell'area della zona franca di Porto Torres in attuazione del decreto legislativo 10 marzo 1998, n. 75". (126)
"Interpellanza Cocco Daniele Secondo - Salis - Mariani sull'insostenibile situazione di abbandono e crescente degrado in cui da anni versa la Carlo Felice". (127)
"Interpellanza Diana Giampaolo - Bruno - Agus - Barracciu - Caria - Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Espa - Lotto - Manca - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Solinas Antonio - Soru sulla situazione occupazionale della Società Sielte in Sardegna e la conseguente chiusura del Centro operativo di Cagliari". (128)
"Interpellanza Planetta - Sanna Giacomo - Dessì - Maninchedda - Solinas Christian sull'autorizzazione alle ricerche sulla terra ferma ed a ridosso delle coste sarde finalizzate a realizzare pozzi e piattaforme petrolifere". (129)
"Interpellanza Salis - Cocco Daniele Secondo - Mariani sulla necessità di dare attuazione alla legge regionale 7 agosto 2009, n. 3 e alle deliberazioni della Giunta regionale n. 47/35 del 2007 e n. 6/19 del 2010 con la stabilizzazione dei lavoratori precari del settore ippico dell'AGRIS". (130)
"Interpellanza Meloni Valerio - Bruno - Manca - Lotto - Caria - Cocco Daniele Secondo - Sechi Sui Gravi Ritardi Dell'adeguamento Della Strada Statale N. 131, tronco Oristano Tramatza-Porto Torres, ai programmi di interventi individuati dalla Regione Sardegna". (131)
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Chiederei una sospensione di dieci minuti in attesa che i colleghi arrivino in aula, altrimenti devo chiedere la verifica del numero legale.
PRESIDENTE. Poiché non ci sono opposizioni sospendo la seduta per dieci minuti.
(La seduta, sospesa alle ore 10 e 07, viene ripresa alle ore 10 e 21.)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione numero 73. Dichiaro aperta la discussione.
Ha facoltà di parlare il consigliere Bruno per illustrare la mozione.
BRUNO (P.D.). Signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Regione, signori Assessori, colleghi consiglieri, nella prima seduta di questa legislatura, tenutasi il 17 marzo 2009, il presidente Cappellacci aveva prestato solenne giuramento ai sensi dell'articolo 23 dello Statuto speciale per la Sardegna, impegnandosi ad essere fedele alla Regione e a esercitare il proprio ufficio al solo scopo del bene inseparabile dello Stato e della Regione autonoma della Sardegna; lo aveva fatto altresì ai sensi dell'articolo 8 della legge regionale statutaria numero 1 del 2008 allora vigente, giurando di essere fedele alla Costituzione ed allo Statuto e di esercitare il proprio ufficio al solo scopo del bene inseparabile dello Stato e della Regione, nell'interesse generale del popolo sardo.
Con quel giuramento lei, Presidente, si era rivolto, attraverso questo Consiglio regionale, direttamente al popolo sardo, dal quale aveva ricevuto un mese prima l'investitura elettiva a Presidente della Regione: a quel popolo, al nostro popolo, lei si era strettamente legato con il solenne impegno del perseguimento del bene comune, che è il più alto nella vita di una persona, almeno per chi crede nel valore universale della democrazia e del mandato politico che della democrazia è l'espressione più solenne. Esercitare l'ufficio di Presidente della Regione al solo scopo del bene inseparabile dello Stato e della Regione nell'interesse generale del popolo sardo, questo le chiedeva il popolo sardo costituente, quello che nel lontano 1948 salutava l'autonomia politica raggiunta dalla Sardegna attraverso lo Statuto speciale come mezzo per meglio perseguire il bene della nostra Regione.
In questi giorni sono andato a rileggermi i lavori preparatori dell'Assemblea costituente e mi ha colpito la solennità con la quale si è giunti, per esempio, a definire il ruolo del Presidente della Regione nel rapporto con lo Stato, il comma con il quale - il secondo dell'articolo 47 - si dispone che il Presidente debba intervenire alle sedute del Consiglio dei ministri quando si trattino questioni che riguardino particolarmente la Regione.
Ci è parso già un grave attentato allo Statuto e una sua debolezza di fondo (ma era un'inezia rispetto ai fatti di queste settimane) l'aver accettato passivamente all'inizio della legislatura il trasferimento del G8 da La Maddalena all'Aquila: le sono bastate le scuse del presidente Berlusconi il giorno dopo. La Sardegna e il suo Statuto calpestate, il suo Presidente e il Consiglio regionale all'oscuro di tutto, senza alcuna reazione degna di questo nome da parte di colui che deve difendere i sardi e la loro Carta fondamentale che sancisce il patto costituzionale con lo Stato. Era già quello un segnale chiaro di subalternità alla coalizione e al Presidente che l'aveva fatto eleggere con una campagna elettorale fatta di promesse non mantenute e di scarso rispetto verso quel popolo sardo che pure qualche mese prima, credendo a quelle promesse, l'aveva eletta Presidente della Regione.
Potevamo intuire, ma non fino ai risvolti attuali, già dalla campagna elettorale l'enfasi nazionale, il Presidente del Consiglio dei ministri "presentissimo" nell'Isola e nei media promettere ai quattro venti che la Sardegna sarebbe tornata a sorridere, i finanziamenti immediati annunciati per la Sassari - Olbia, le procedure accelerate, le telefonate a Putin per l'Euroallumina, a Scaroni per il polo chimico di Portotorres, Sartor indicato come salvatore della chimica italiana e sarda e così via. Lei, Presidente, compare a fianco del presidente Berlusconi in quella campagna elettorale, compare e basta, considerato che il voto al Presidente della Regione è stato espresso con una croce sul contrassegno con su scritto "Berlusconi Presidente".
In questi mesi, presidente Cappellacci, lei è la sua Giunta avete subito passivamente una sequenza infinita di penalizzazioni, di delegittimazioni da parte del Governo nazionale che elenco di seguito.
Lo scippo dei fondi FAS in cui avrebbero trovato soluzione alcuni nodi strutturali la Sassari - Olbia, le altre infrastrutture, l'edilizia ospedaliera, lo sviluppo degli aeroporti, le Università e così via.
Le continue rassicurazioni sue, del Presidente del Consiglio dei ministri sull'imminente inserimento all'ordine del giorno del CIPE che non ha trovato minimamente riscontro. La Sassari - Olbia in particolare, già finanziata con 475 milioni messi a disposizione come anticipazione a valere sul FAS 2007-2013, che si è visto cancellare i finanziamenti con un decreto del presidente Berlusconi nell'ottobre del 2008, con scippo confermato nella riunione del CIPE del 6 marzo 2009, a pochi giorni dalla chiusura della campagna elettorale e delle relative promesse. Ma ormai il presidente Cappellacci era stato eletto presidente e il presidente Berlusconi era tornato a Roma.
Il mancato trasferimento delle risorse della vertenza entrate, frutto della riscrittura dell'articolo 8 nella scorsa legislatura, patrimonio di tutti i sardi, messo in discussione senza nessuna politica contestativa da parte del Presidente della Regione.
Il ridimensionamento, e lo smantellamento della rete scolastica regionale con un accordo blando al ribasso tra la Regione e il Governo.
La situazione delle industrie che ha tenuto banco nei media nazionale per la clamorosa protesta degli operai della Vinyls e che a oggi non ha trovato soluzione anche e soprattutto per il ruolo non esercitato dal Governo nei confronti dell'ENI e che ha registrato un'azione marginale della Regione e del suo Presidente piegato ai voleri romani.
Potrei proseguire nell'elenco, ma lei aveva giurato: "prima gli interessi dei sardi". Questo le chiedevano con altrettanta partecipazione non solo i padri fondatori dell'autonomia, ma anche l'attuale comunità dei sardi: interessarsi, come finalità primaria della propria azione di Governo, al bene comune, anteponendolo a ogni altro interesse di parte e soprattutto all'interesse privato. Non rispettando quel giuramento, Presidente, viene tradito il popolo sardo minando alla radice le stesse ragioni del suo alto ufficio. Noi riteniamo che quel tradimento sia avvenuto, è per questo che con questa mozione chiediamo che il Consiglio regionale dichiari la sfiducia nei suoi confronti, Presidente, ai sensi dell'articolo 35 dello Statuto sardo.
Abbiamo rispetto del voto popolare, consapevoli che i cittadini elettori hanno attribuito un ruolo specifico alla maggioranza e un ruolo all'opposizione, e proprio in forza del mandato che abbiamo ricevuto non possiamo minimizzare la gravità dei fatti che stanno emergendo. Chiedendo che lei venga sfiduciato dal Consiglio regionale, signor Presidente, non intendiamo assolutamente sostituirci alla magistratura che in questo momento porta avanti una importante e complessa indagine che la vede coinvolta insieme all'attuale Assessore agli enti locali ed urbanistica Gabriele Asunis, a ex amministratori da lei stesso, Presidente, insieme alla Giunta, (l'ex direttore generale dell'ARPAS, revocato solo recentemente perché è venuto meno il rapporto fiduciario, e l'ex commissario straordinario dell'autorità d'ambito per le risorse idriche, dimissionario o meglio decaduto da quell'incarico.)
Intendiamo però contestarle con forza (certi di rappresentare in questo momento la volontà e la sensibilità e l'indignazione di una parte della popolazione sarda assai più ampia di quella che rappresentiamo da questi banchi in base al risultato elettorale delle ultime regionali) le gravi responsabilità politiche a suo carico, quelle che abbiamo sistematicamente denunciato in questi 17 mesi di opposizione e quelle responsabilità che anche quell'indagine, attraverso le intercettazioni telefoniche ampiamente pubblicate sui quotidiani locali e nazionali, hanno messo in risalto.
Quelle intercettazioni telefoniche, presidente Cappellacci - e rabbrividiamo al solo pensare che una differente liberticida legislazione ne avrebbe potuto impedire la pubblicazione - costituiscono una novità dirompente nel dibattito sull'energia eolica che si è aperto in questo Consiglio regionale dapprima, il primo giugno, con le sue comunicazione alle quali voleva far seguire un dibattito farsa di 10 minuti per Gruppo, e successivamente il 10 giugno con un dibattito nel corso nel quale lei, ben coadiuvato e ben coperto dalla sua maggioranza (o almeno da una buona parte di essa) si era qualificato per l'assoluta reticenza nel descrivere atti e comportamenti suoi e della sua Giunta e per la "difesa indifendibile" di quella scarsa e residua credibilità politica rimastale dopo questi primi 17 mesi di governo.
I fatti emersi, signor Presidente, sono dirompenti perché non solo confermano le già gravissime, documentate, circostanziate accuse politiche che questa opposizione le ha rivolto da questi banchi nella seduta del 10 giugno, ma ne aggravano i contenuti e i contorni in un oscuro e torbido clima di tradimenti della cosa pubblica e (uso il plurale non a caso) in cui il bene comune della Sardegna non solo non viene perseguito ma viene addirittura estromesso sistematicamente.
E' ormai evidente l'influenza che i Gruppi di potere affaristici hanno esercitato nella politica regionale con l'obiettivo di condizionare ed orientare a proprio favore l'azione di governo della Regione. La frequentazione del Presidente della Regione con persone che sembrerebbero legate ad un articolato sistema dedito alla speculazione sull'eolico in Sardegna, non sono giustificabili né con la gentilezza né con la subordinazione alle indicazioni del proprio coordinatore nazionale di partito.
Quale interesse della Sardegna, quale bene comune si doveva perseguire, per esempio, nell'incontro di Suelli, Presidente? Non possiamo derubricare a sprovvedutezza, per chi ha un mandato di governo di straordinaria rilevanza e delicatezza, quella serie sistematica di incontri e di relazioni con discussi affaristi. Restano, anche dopo le sue dichiarazioni in questa Aula, ampie zone d'ombra nell'azione di governo e amministrativa della sua Giunta.
Signor Presidente, ho già avuto modo di affermare in questa Aula il 10 giugno come lei avesse inequivocabilmente inteso smantellare, totalmente e subito, le norme e gli atti di governo della Giunta Soru in campo energetico. Il 4 agosto viene approvata dal Consiglio regionale la legge numero 3 del 2009 che, con l'articolo 6, spazza via le disposizioni dell'articolo 18 della legge regionale numero 2 del 2007 sull'energia eolica. Niente più riserva per i primari operatori che producono per le aziende energivore, niente più riserva di energia prodotta per ENAS e quindi per il sistema idrico multisettoriale della Regione. Eppure nel marzo del 2010 lei sarebbe tornato, eccome, alla produzione in casa dell'energia eolica attraverso l'agenzia regionale per l'energia. Agenzia che di fatto già esisteva e aveva un altro nome: ENAS. Lei ha sottratto a ENAS non solo le quote di energia eolica attribuibili ai sensi della legge numero 2 del 2007 ma anche 50 milioni di fondi FAS assegnati con la delibera della Giunta Soru del 16 dicembre 2008. Lo ha fatto con una delibera, quella del 6 agosto 2009. In quella giornata la sua Giunta approva infatti il nuovo programma dei fondi FAS con pochissime modifiche rispetto a quello precedentemente approvato dalla Giunta Soru.
La modifica più significativa, guarda caso, riguarda proprio il sistema energetico nel quale ENAS oggi non figura più. Si azzera tutto, e tutte le quote di energia eolica ancora producibili vengono liberalizzate, ma non vengono più determinate in base al piano energetico ambientale ma a esigenze di natura tecnica e di tutela ambientale territoriale in piena e totale discrezionalità; maggiore è la discrezionalità, maggiori sono le quote da attribuire. Non più però attraverso bandi pubblici che consentono importanti ricadute economiche e sociali sui territori interessati come prevedeva la legge numero 2 del 2007, ma con un non meglio definito criterio selettivo non discriminatorio di valutazione comparativa degli interessi coinvolti che garantisca un uso sostenibile del territorio il cui consumo consenta alle comunità locali di conseguire obiettivi di qualità, socio economici, ambientali e paesaggistici.
Cosa sia la qualità socio economica non riusciamo a capirlo, capiamo e sappiamo però che il criterio selettivo non discriminatorio non vuol dire per forza bando pubblico. Dietro questa espressione tratta dall'ordinamento comunitario si celano altri criteri di selezione che magari lei aveva in mente, altrimenti perché non usare quest'ultimo termine, quello del bando pubblico, come già si era fatto con il citato articolo 18 della legge numero 2 del 2007? La verità è che, tolte di mezzo le riserve di energia assegnate per aiutare le aziende energivore in crisi e il servizio idrico regionale, il campo sarebbe stato totalmente libero, libero di determinare le quote di energia eolica a suo esclusivo insindacabile giudizio, libero di attribuire queste quote senza bando, bensì attraverso altri criteri selettivi non meglio identificati.
Per completare il quadro è stato tolta alla provincia, sempre con l'articolo 6 della legge numero 3 del 2009, l'autorizzazione unica in campo ambientale ed energetico per riportarla alla competenza esclusiva dell'amministrazione regionale.
Non convincono, Presidente, le delibere del 12 marzo e la sua conferenza stampa di quel giorno con la Giunta al completo; il cambio di rotta improvviso sull'eolico. Non convincono! Si capisce che quel disegno di legge sulla Sardegna Energia S.p.A. è stato scritto in tutta fretta, per alcuni giorni non se ne conosce il testo, ma in quel momento per lei sembra più importante l'annuncio mediatico che il fatto in sé. Nel frattempo, sempre in quel 6 agosto 2009, lei, presidente Cappellacci, aveva già fatto approvare una delibera, la 38/43, con cui nominava Ignazio Farris alla direzione dell'ARPAS, su indicazione, pare, del duo Verdini - Carboni. Di quella nomina si è parlato tanto, e assai prima che lo scandalo dell'eolico scoppiasse con tutta la sua forza dirompente, ma la delibera della Giunta regionale 38/43 del 6 agosto è rimasta sempre oscurata, così come non c'è mai stata traccia del decreto di nomina a sua firma.
Perché non sono comparsi nel sito della Regione quella delibera e il decreto di nomina del dottor Farris all'ARPAS, quando sullo stesso sito si può leggere che l'accesso e l'utilizzo della rete sono una grande occasione di democrazia, di trasparenza, di partecipazione alla gestione della cosa pubblica? Una nomina che pare disposta senza una vera e propria procedura di evidenza pubblica, prevista dalla legge regionale 18 maggio 2006 numero 6 istitutiva dell'ARPAS, procedura sempre seguita per la nomina dei direttori generali delle agenzie regionali, laddove prevista appunto.
Eclatante, a questo riguardo, la telefonata del 22 luglio 2009 (ovviamente intercettata) tra lei e Carboni, che le viene passato al telefono da Verdini, con cui lei è in quel momento a colloquio. Lei, in quella telefonata a Carboni, che saluta in apertura con tono gentilissimo, confidenziale: "Grande amico, come stai?", oppone inizialmente una tenue resistenza, per poi rassicurare ampiamente l'interlocutore. E così infatti avviene: lei onora pienamente la promessa fatta, e il 6 agosto 2009 il dottor Ignazio Farris viene nominato.
Non va sottaciuto il modo col quale si è arrivati, poi, alla recente revoca, da più parti (dal P.D., dall'opposizione tutta, da parte della maggioranza) richiesta, fino alla bocciatura dell'ordine del giorno del 10 giugno, con il quale intendevamo impegnare il Presidente della Regione alla revoca, alla sostituzione cautelativa del Direttore dell'ARPAS. Quest'Aula, la maggioranza l'ha pensata diversamente, e ne abbiamo preso atto. Per noi, però, chiedere la revoca di Farris equivaleva a chiedere le dimissioni del presidente Cappellacci, che di quella nomina è diretto responsabile sotto tutti i profili.
Nel sito non appare finora neanche il decreto di nomina a sua firma; non c'è traccia. Tuttavia sappiamo, dal comunicato stampa della Presidenza della Regione, che la revoca è stata disposta per il venir meno del rapporto fiduciario. La Giunta regionale è stata cioè ora costretta ad ammettere che il Direttore dell'ARPAS è stato nominato con una scelta totalmente fiduciaria, cioè discrezionale, mentre la legge regionale prevedeva per quell'incarico un rapporto totalmente impersonale, fondato sui meriti della persona prescelta, prevalenti su quelli degli altri candidati. Apprendiamo dunque, con quell'atto di revoca, che fino al 13 luglio, per tutta la durata della sua nomina, avvenuta nell'agosto del 2009, il dottor Farris è persona di sua fiducia, Presidente. Allo stesso modo è di sua fiducia l'ingegner Piga, le cui dimissioni sono state presentate dopo le nostre ripetute richieste, di fronte ad una serie di proroghe del commissariamento dell'Autorità d'ambito, e dopo mesi dall'ultima scadenza della proroga stessa.
Ci chiediamo dov'era lei, Presidente della Regione, in quei mesi in cui insieme alla Giunta sarebbe dovuto intervenire, dapprima presentando al Consiglio regionale il disegno di legge di riforma del servizio idrico e, non avendolo fatto, con una gravissima responsabilità politica, emanando almeno una direttiva che imponesse al commissario l'indizione delle elezioni degli organi dell'Autorità d'ambito. Ma, per il Presidente e la sua Giunta l'ingegner Piga doveva evidentemente restare in carica, e si sono guardati bene dal rimuoverlo, avvalendosi di quell'impegno mancato per mantenere in un incarico istituzionale delicato un altro uomo di fiducia del Presidente. Uomini giusti al posto giusto! La squadra c'è, c'è tutta: nomina fiduciaria del dottor Farris all'ARPAS, nomina fiduciaria dell'ingegner Piga all'Autorità d'ambito, il resto è cronaca.
Presidente, il dato inconfutabile è che siamo di fronte almeno ad una insanabile delegittimazione politica e istituzionale. Non sussiste più il rapporto di fiducia tra i sardi e il Presidente della Regione, tra i sardi e la maggioranza, tra i sardi che dovrebbe rappresentare di fronte alle altre istituzioni, alle istituzioni nazionali, alle istituzioni locali. E' venuta meno, a nostro avviso, la credibilità dell'istituzione regionale stessa, la sua possibilità di essere ascoltata, di essere rispettata. Lo confermano anche interventi di autorevoli esponenti della maggioranza, che dichiarano conclusa una legislatura, la cui agonia verrebbe allungata artificialmente. Per fare cosa?
I drammi della Sardegna, i dati sulla disoccupazione giovanile, la crisi ormai gravissima che vivono famiglie e imprese, meritano un livello di autorevolezza, di capacità di decisione, di progettualità, che non vediamo come possano essere recuperati. Non sono stati finora patrimonio di chi ci ha governato in questi diciassette mesi, non potranno esserlo, nelle condizioni date, nell'ipotetico futuro di questa legislatura.
Per il bene di tutti, per il bene della Sardegna, è opportuno porre fine all'agonia. La subalternità, né gentile né ingenua, non è concessa, Presidente, non è concessa a chi rappresenta, da Presidente della Regione, tutti i sardi. Quale politica contestativa può mettere in campo, può essere intrapresa con il Governo per la manovra correttiva, che sottrae risorse alla Sardegna, agli enti locali? Quale confronto può mettere in campo per l'attuazione della vertenza entrate o per la revisione dei vincoli del patto di stabilità? Quale autorevolezza nel rivendicare una nuova fase di autogoverno, di autodeterminazione, di specialità, nel rapporto pattizio con lo Stato, mentre si attua il federalismo fiscale?
La maggioranza ha fallito, Presidente, tutte le sue battaglie: il primo e il secondo piano casa; la riforma della sanità (avete messo solo le mani sulla sanità, sulle direzioni generali), la ripresa dell'economia, le politiche sociali (penso alla disabilità grave) e la scuola, le politiche industriali. Un fallimento dopo l'altro.
Il Presidente non trova tempo e modo per presentarsi in Consiglio regionale sistematicamente, ma trova lo spazio, per incontrare faccendieri, con persone di fiducia, con esponenti autorevoli del proprio partito. Quello che sembra un potere parallelo, che si è aggirato in questi mesi sulla Sardegna, ha tentato di condizionare il Governo a discapito del bene comune. Non era mai successo (è un fatto grave) in sessant'anni di autonomia.
E' responsabilità di quest'opposizione affermare coi fatti, per il bene della Sardegna, che questa legislatura è terminata, che è meglio ridare la parola ai sardi, tornare alle urne. E' responsabilità di questo Consiglio regionale, di tutti voi, colleghi consiglieri, di fronte ai sardi, dichiarare conclusa questa esperienza fallimentare col voto favorevole alla mozione di sfiducia.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Mario Floris. Ne ha facoltà.
Ricordo ai colleghi che intendono intervenire che si devono iscrivere entro la fine dell'intervento dell'onorevole Floris, che ha a disposizione dieci minuti.
FLORIS MARIO (Gruppo Misto). Signor Presidente, colleghi del Consiglio, questa di oggi potrebbe rappresentare una tappa significativa per questa Assemblea e per la politica regionale se prevalessero il buon senso e gli interessi generali, due fattori fondamentali del fare politica, che caratterizzano l'essenza stessa delle istituzioni democratiche. Il mio, ovviamente, è un auspicio, e, se me lo consentite, una speranza per il bene della Sardegna e dei sardi che attendono la risoluzione dei problemi annosi della Sardegna.
Al di là dei toni, dei proclami, dei termini, non si comprendono quali siano gli obiettivi, i progetti politici, economici e sociali che si vogliono proporre, per concorrere a vincere la sfida sul campo delle riforme, dell'ammodernamento della Regione e dell'intero assetto autonomistico, dello sviluppo, del lavoro, dell'occupazione, in termini innovativi, concreti, duraturi e coerenti con il progresso del mondo.
Mi torna in mente la favola della volpe e l'uva: ci attendono appuntamenti condivisi (non più tardi di alcuni giorni fa ad Abbasanta) ci attardiamo, invece, su questioni che sanno di minestra riscaldata, alziamo la voce, senza un progetto credibile e definito. L'uva, comunque, cari colleghi, non è matura.
Contrariamente a quanto si afferma nella mozione, questa maggioranza e questa Giunta regionale hanno un progetto politico, c'è un programma di governo, c'è un puntuale piano regionale di sviluppo approvato anche da questa Assemblea, e su queste basi si stanno sviluppando iniziative, proposte, azioni concrete, pure in presenza, come tutti sappiamo, di enormi difficoltà oggettive che la crisi nazionale e mondiale ha acuito, non certo per incapacità o inerzia di questa maggioranza. Tutto cambia velocemente, tutto muta repentinamente nel mondo, dalla didattica all'economia. Quello che sembra immutabile - mi spiace rilevarlo e denunciarlo - è il rito stanco della politica, monotono, sempre uguale, noioso, sempre lo stesso, quasi infastidito dalle novità, comprese le novità delle regole che ci governano, regole derivate e non nostre, che invece dovremmo avere il coraggio di cambiare, di adeguare ai tempi, anche perché è un nostro specifico e autonomo potere.
Quando si leggono espressioni e concetti che, al di là dei termini, pretendono di dare certezze a presunte pressioni di gruppi di potere, tendenti ad influenzare la politica regionale, viene spontaneo chiederci se si ha vera contezza di quanto si afferma o se non si sia invece in presenza solo di pretesti. Non si pongono - come al contrario molti di noi hanno posto in quest'Aula da diverso tempo - questioni che, anche nei fatti denunciati, sono conseguenti a una riforma incompiuta, quella del presidenzialismo, significativamente sperimentato nella passata legislatura, che accentua tutto su un unico soggetto, attribuendogli poteri di regni universali, incondizionati e incondizionabili, come quello, per fare un esempio, di sciogliere l'Assemblea legislativa elettiva mandando a casa il Presidente eletto direttamente dal popolo, rappresentanti dello stesso popolo eletti a suffragio universale.
Potere e contropotere, potere che si autoannulla o, peggio, come è accaduto di recente in Sicilia, potere che per sopravvivere utilizza in maniera strumentale il consenso popolare a fini particolari, comunque diversi ed estranei rispetto a quelli per i quali il popolo l'ha votato. Lasciamo dunque a chi ne ha la competenza i giudizi sui comportamenti dei singoli amministratori, di tutti gli amministratori, e a tutti i livelli, sui fatti amministrativi e gestionali. Confrontiamoci sulle questioni squisitamente politiche, legislative, istituzionali e programmatiche. Abbandoniamo i rituali antichi e logori di tutte le maggioranze e di tutte le opposizioni per dedicarci con impegno e con passione ai problemi della gente.
Vedete, sono trascorsi 5 anni di Governo di centrosinistra, avremmo potuto cavalcare lo stesso cavallo, non lo abbiamo fatto responsabilmente, avendo la consapevolezza che a presidio e garanzia delle attività di governo c'è sempre la buona fede, il senso del dovere e del bene comune, la capacità individuale di cogliere nelle norme i comportamenti e gli indirizzi di guida verso gli obiettivi che si pongono singolarmente e collettivamente all'azione politica complessiva dei singoli settori dell'economia e della comunità, pur sapendo e intuitivamente avvertendo che dietro l'angolo ci può essere un agguato imponderabile. Ma di questo non possiamo farcene una colpa, non possiamo soprattutto farne una colpa agli altri, meno ancora all'avversario politico che comunque (non possiamo dimenticarlo) è un comune compagno di viaggio.
Cerchiamo insieme, con il dialogo e con il confronto, le soluzioni più idonee e congrue ai problemi della comunità civile, perché questa difficile ma esaltante missione c'è stata affidata. Nella scorsa legislatura ho seguito con particolare attenzione l'impegno dell'allora Presidente, nel compito non facile, quasi una scommessa, di avviare e portare avanti la prima esperienza nella storia dell'autonomia regionale di Presidente eletto direttamente dal popolo, con un carico di poteri nuovi, senza precedenti riferimenti, con una legislazione del tutto differente e contrastante rispetto a quella che sarebbe dovuta essere alla base del presidenzialismo, anche nei rapporti con gli altri poteri regionali e locali, che non c'erano e che ancora non ci sono a dieci anni di distanza dalla riforma del Titolo V della Costituzione. E se ancora non ci sono, le responsabilità sono le nostre, dell'intera classe politica dirigente isolana, di tutte le forze politiche sarde, grandi e piccole, che comunque in questi dieci anni si sono alternate al governo della Regione, delle provincie, delle città, dei comuni e della Sardegna.
Ricordo perfettamente l'impegno e il lavoro del Presidente di allora, ricordo anche visivamente atti, proposte, parole, gesti, non solo del Presidente, ma della maggioranza e della minoranza di allora: sono del tutto identici a quelli di oggi, non cambiano di una virgola. Non siamo riusciti ad anteporre i problemi della Sardegna e dei sardi a quelli di appartenenza politica, e continuiamo ancora oggi in un rituale perdente, perdente soprattutto per chi continua a proporlo e a sostenerlo come strumento di lotta e non come mezzo per dare soluzioni e risposte ai bisogni della gente e della società.
Nel corso della mia lunga militanza ed esperienza politica, le questioni e i comportamenti personali sono sempre stati tenuti fuori dalle battaglie per la supremazia dei partiti e dei loro rappresentanti, le azioni di controllo e di contrasto sono state demandate esclusivamente agli organi a ciò deputati, facendo sempre prevalere i preminenti principi e le garanzie che sono alla base del vivere civile e del governo della cosa pubblica. Così è stato anche nella scorsa legislatura, e ancora oggi che le vicende non si sono esaurite.
Sento di poter affermare con convinzione che governare e amministrare è un'arte difficile, con troppe e talvolta non chiare regole che rendono difficile operare anche in altri campi: nelle attività economiche, nell'impresa, nelle professioni e nella cultura, settori che della politica sono costanti e indispensabili riferimenti. Per queste ragioni, con eguale serenità e apertura culturale e politica, mi sento di affermare che mi ha sorpreso che un ex presidente, che per primo ha sperimentato le difficoltà e la solitudine del Governatore, abbia apposto la propria firma alla mozione in discussione oggi, perché conosce le specificità e le difficoltà di questo tipo di governo e di questo tipo di potere.
Queste considerazioni, la politica come arte del governare e come impegno civile, impongono, colleghe e colleghi, a noi tutti, maggioranza e minoranza, di abbandonare le scorciatoie del facile consenso e di intraprendere la strada maestra delle riforme e dello sviluppo di cui la Sardegna ha bisogno, e che in maniera drammatica ci richiamano al dovere e a scelte e decisioni coraggiose e forti. Per conseguire questi obiettivi che sono irrinunciabili, la maggioranza deve tornare coesa a rinvigorire il senso originario dello stare insieme.
Occorre rilanciare e portare avanti il programma di Governo, un programma dinamico, non statico, occorre uscire dagli schemi, dalle prassi, dalle consuetudini, che hanno scarsi e irrilevanti effetti pratici, a cominciare dalla Commissione paritetica Stato-Regione, uno strumento inadeguato. Occorre andare a un rapporto diretto con lo Stato per lo Statuto e per il federalismo, dando certezze e attualizzando i trasferimenti di cui al Titolo III, promuovendo un'adeguata politica di riforme. Sono dell'opinione che abbiamo di fronte un cammino virtuoso comune che ci deve far superare gli steccati ideologici e di appartenenza e che dovrebbe poter consigliare all'opposizione il ritiro di questa mozione, un documento che contrasta con tali principi e con tali obiettivi.
Se tutti siamo d'accordo sui problemi e sulle analisi, se vogliamo tutti conseguire obiettivi e risultati secondo le aspettative e i diritti dei sardi, è necessario che da parte della maggioranza e della minoranza vengano superati gli steccati per ritrovare, unitamente al senso della responsabilità, l'orgoglio della comune appartenenza al popolo di Sardegna. Solo così il Consiglio regionale, questa Assemblea e noi tutti…
PRESIDENTE. Il tempo a sua disposizione è terminato. E' iscritto a parlare il consigliere Porcu. Ne ha facoltà.
PORCU (P.D.). Presidente, Assessori e colleghi, voglio dire all'onorevole Floris, che noi non accogliamo il suo invito al ritiro della mozione, riteniamo invece opportuno accogliere l'appello, di non vedere necessariamente nell'avversario politico un nemico. Mi rivolgo anche al Presidente. Noi non siamo qui oggi per anticipare sentenze o giudizi che competono ad altre sedi e ad altre istituzioni, e non vogliamo lanciare accuse scomposte su fatti di cui non sono state verificate fino in fondo le responsabilità. Noi siamo qui, Presidente, per affrontare una sola, ineludibile verità politica, che è quella che ci porta a essere meno ottimisti dell'onorevole Floris sul fatto che questa legislatura possa, debba proseguire.
Questa legislatura è diventato ormai un fardello, un'agonia inutile, perché lei, Presidente, agli occhi di questa Aula, ma soprattutto agli occhi del nostro popolo, ha perso ogni residua credibilità, autorevolezza, ogni autonoma capacità decisionale che è indispensabile per sostenere qualsiasi azione di governo. E' per questo che siamo pessimisti sul fatto che questa legislatura abbia ancora un senso.
Veda, Presidente, la sua linea di difesa: "Sono stato un ingenuo, un sempliciotto, un credulone, o meglio un babbeo", come ha dichiarato al Corriere della Sera, può essere d'aiuto sul piano giudiziario; essere considerati creduloni è certamente meglio che apparire disonesti. Da questo punto di vista la linea difensiva dei suoi avvocati non fa una grinza e può convincere i giudici, e sinceramente, Presidente, io glielo auguro, io mi auguro che lei sia del tutto estraneo ai reati che le vengono contestati come l'abuso d'Ufficio o la concussione, ma lei, Presidente, capisce bene che questa tesi difensiva, valida sul piano penale, non può certo tranquillizzare i sardi sul piano della sua azione politica.
Cosa dovrebbero sperare i sardi? Che per il futuro lei incontri solo persone oneste e per bene, perché altrimenti lei, che dovrebbe guidarli verso un futuro migliore, rischia di essere imbrogliato? La verità, Presidente, è che lei non è un Forrest Gump della politica, lei semplicemente è un Presidente debole, e le ragioni della sua debolezza nascono dal vulnus della sua elezione, che lei non potrà mai riparare se non accettando serenamente di dimettersi senza aspettare l'esito di questa mozione di sfiducia.
Lei è stato uno spettatore della sua elezione, Presidente. Da perfetto sconosciuto alla maggioranza dei sardi è stato pilotato ai vertici della Regione dal Presidente del Consiglio Berlusconi che voleva in Sardegna non un presunto scorbutico come il presidente Soru, ma un docile e arrendevole custode dei suoi interessi. "Ugo, ora tocca a te. Fai in fretta, dobbiamo andare a cena", così si concludevano gli interventi fiume di Berlusconi nei comizi di quell'intensa campagna elettorale, dove il Presidente del Consiglio, pur in un periodo di emergenze, di crisi internazionali, non ha mancato decine di volte di metterci la faccia vantandosi pubblicamente di aver abbattuto lui, e non lei, presidente Cappellacci, un altro dei leader della sinistra.
Conosciamo la sua linea di difesa, l'ha ripetuta più volte agli organi di stampa: "Non si può strumentalizzare il modo con cui sono stato eletto. Io faccio solo gli interessi dei sardi". Ma - l'ha ricordato bene il mio Capogruppo - Presidente, si metta per un attimo nei panni di chi ci guarda. Cosa c'entrano gli interessi della Sardegna con gli incontri più o meno segreti a cui ha partecipato con Verdini (indagato di corruzione e associazione segreta, oggi si è dimesso dalla presidenza del Credito Cooperativo Fiorentino), Dell'Utri (condannato a sette anni in appello per associazione mafiosa), Flavio Carboni (passato quasi indenne tra le vicende più oscure della storia italiana, quello che lei chiama il grande amico, dalla P2 all'omicidio del banchiere Calvi sotto il ponte dei frati neri a Londra, plurindagato e condannato per il crack del Banco Ambrosiano), cosa c'entrano con gli interessi dei sardi?
E cosa dobbiamo aspettarci da un Presidente delegittimato, svilito, nato debole, utile perché debole? Che difenda gli interessi della Sardegna? Che ci faccia riottenere il G8? Che riesca ad evitare il taglio di 2 miliardi di fondi europei per le nostre infrastrutture? Che eviti il ridimensionamento della rete scolastica regionale voluta dal Ministero della pubblica istruzione (e oggi un corteo di quegli operatori è sotto il Consiglio regionale) o che riesca a costringere l'Eni, l'industria di Stato, a mantenere le proprie attività chimiche in Sardegna? Non scherziamo.
Presidente, onestamente come pensa che la gente le possa credere ancora? Lei non può e non deve disturbare il manovratore, e infatti docilmente non lo fa, non l'ha mai fatto in questa legislatura. Per i poteri romani, quelli del suo partito in primis, lei è l'amico Ugo, "il nostro Ugo" come viene chiamato nelle intercettazioni, quello lì messo apposta da Silvio per non intralciare. Il suo esempio è contagioso, Presidente. Anche il gruppo più importante della sua maggioranza in Consiglio regionale preferisce attendere silente gli esiti di incontri e di questionari che l'incaricato di Berlusconi, il senatore Comincioli, svolge con i parlamentari ma non con i consiglieri regionali del P.d.L.; l'unica eccezione è quella del capogruppo Mario Diana ma chissà se dopo questa sua esternazione a mezzo stampa lo rimarrà ancora a lungo.
In quella situazione e in questa situazione ci saremmo aspettati da parte sua almeno un tentativo di porre rimedio sul piano della proposta politica, un qualche attivismo, un segnale che potesse dare il senso di una volontà di fare comunque qualcosa di utile per la Sardegna, ma niente di tutto questo è accaduto. Per rendersene conto basta guardare gli atti della sua Giunta e l'elenco delle leggi approvate dal Consiglio regionale in un terzo di legislatura, una serie di leggine utili per tenere buona la sua maggioranza: finanziamenti agli oratori, modifiche alle date di apertura degli esercizi commerciali, qualche nuova fondazione culturale, la frettolosa approvazione della delibera sulle energie rinnovabili, che ha ben richiamato il mio Capogruppo, il finto piano casa, quello che doveva migliorare il già costruito, evitando di consumare nuovo territorio, quello che doveva dare una stanza in più alle famiglie che avevano bisogno e che invece è diventato soltanto un gigantesco specchietto per le allodole, buono per mascherare il via libera a nuove volumetrie sulle coste. E non poteva certo mancare il regalo di nuovi metri cubi politicamente indecenti, Presidente, questi sì, richiesti senza alcun pudore e destinati ai cinque nuovi bungalow di Villa Certosa, a beneficio, guarda caso ancora, del Presidente del suo partito, onorevole Silvio Berlusconi.
Lo stesso assestamento di bilancio appena approvato in Commissione, quello che doveva abbattere i costi della politica e l'inefficienza della pubblica amministrazione e che invece lascia tutto come prima, prosegue nella strada di leggi finanziarie che appaiono non più snelle ma ormai inutili e vuote (basta leggere ciò che dichiara il sindacato sulla stampa di oggi preannunciando per l'autunno un nuovo sciopero generale).
Insomma, Presidente, anche se lei non avesse nulla da nascondere ai magistrati - e io personalmente non ho motivo di dubitarne - il problema per i sardi è che lei ha dimostrato di non avere nulla da proporre per affrontare i loro problemi. Devo dire, da questo punto di vista, che nel suo discorso programmatico d'inizio legislatura lei era stato profetico: "La mia grande idea è di non avere idee, ascolterò quelle degli altri". Oggi capiamo meglio cosa intendeva, Presidente. L'immobilismo della sua Giunta ha purtroppo un costo salatissimo che pagano tutti i sardi. Ogni giorno che passa la Sardegna diventa più povera. In due anni abbiamo perso 30 mila posti di lavoro, la disoccupazione giovanile è tra le più alte d'Italia, il PIL è sceso del 5 per cento, crescono le famiglie al di sotto o vicino alla soglia di povertà. Lei però oggi ha una grande occasione, non quella che le ricordava l'onorevole Floris, ma ha la possibilità di limitare i danni, di porre un parziale rimedio. Se si dimette oggi, senza aspettare gli esiti di questa mozione, il suo sarà un gesto apprezzabile di generosità politica, di chi ha capito di essere capitato in scarpe troppo grandi, in un abito che non è il suo e ha saputo fare un passo indietro. In ogni caso noi voteremo sì alla mozione di sfiducia nei suoi confronti perché la Sardegna non può aspettare i ritardi e le inadeguatezze di chi la governa.
Diamo la parola ai sardi, torniamo alle urne. C'è bisogno di un nuovo presidente, di una diversa maggioranza che abbia l'autorevolezza, l'autonomia e le capacità necessarie per dare finalmente risposte ai pressanti bisogni della società sarda.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Cuccu. Ne ha facoltà.
CUCCU (P.D.). Signor Presidente della Regione, Assessori, colleghe e colleghi, innanzitutto io devo confessare uno stato d'animo personale: oggi per quanto mi riguarda non è sicuramente una bella giornata. Quella che è stata scritta in queste settimane è senz'altro una pagina triste per la politica regionale.
Della Sardegna si parla su tutti i giornali. Avrei preferito che della Sardegna si parlasse per altri motivi, per i successi nel fronteggiare la crisi, per politiche innovative di contrasto alla povertà, per il nuovo impulso dato all'artigianato, al commercio, all'industria, all'agricoltura, per una sanità che funziona, che ha eliminato le liste d'attesa, per il tasso di disoccupazione ridotto a una cifra, per le grandi industrie che riaprono e riassumono il personale, perché sulla scuola abbiamo messo in campo politiche innovative di contrasto alla dispersione scolastica. Insomma avrei preferito che questa rassegna stampa così voluminosa, signor Presidente, avesse altri contenuti. Siamo su tutti i giornali e non lo siamo in positivo. E' quindi una brutta giornata quella che vede la minoranza costretta a presentare una mozione di sfiducia nei confronti del Presidente scelto direttamente dai sardi.
Mi creda, Presidente, una mozione di sfiducia non si presenta e non si firma a cuor leggero, però dopo quello che è successo, dopo quello che abbiamo letto sulle pagine dei quotidiani regionali e nazionali, la presentazione della mozione di sfiducia è diventata un atto politico dovuto, che non può essere derubricato ad un atto tutto interno al palazzo, non un rito stanco della politica, come ha tentato di dire e di giustificare in questi giorni qualche autorevole esponente politico del centrodestra. Si porta dentro quest'Aula quello che l'opinione pubblica sarda ha già abbondantemente anticipato.
I nostri cittadini, signor Presidente, pensano che lei abbia perso l'autorevolezza che le deriva dall'essere eletto direttamente dal popolo. Di solito avviene il contrario, ma oggi lei è meno autorevole del giorno in cui è stato eletto, e non tanto per gli aspetti giudiziari delle vicende che la vedono coinvolta. Io non sono mai stato giustizialista e mai lo sarò; penso inoltre che questa non sia un'aula di un tribunale e che le inchieste debbano stare fuori dalle assemblee legislative. La magistratura deve fare fino in fondo il proprio lavoro, deve essere messa in condizione di accertare i fatti e le responsabilità. Non possiamo certo essere noi a sostituirci all'autorità giudiziaria.
Aggiungo di più, signor Presidente: io spero - mi creda, sinceramente - che sul piano giudiziario non venga riconosciuto nessun suo coinvolgimento. Non farò come fecero autorevoli esponenti del centrodestra - alcuni presenti su questi banchi, altri nella Giunta - che nel corso del dibattito sulla vicenda Saatchi & Saatchi trassero conclusioni di colpevolezza affermando con certezza la violazione delle leggi. Non mi sognerò nemmeno di utilizzare o strumentalizzare vicende che possono avere anche un risvolto giudiziario, come spesso fanno amministratori locali vicini a qualche suo Assessore. Non arriverò nemmeno a dire quello che dicono alcuni esponenti della sua maggioranza, signor Presidente, e non mi soffermerò nemmeno sulla questione morale, perché non penso sia questo l'oggetto della discussione di oggi né questo il luogo deputato, né voglio ergermi a tutore della moralità. Noi abbiamo un'altra funzione: a noi spetta il compito di sviluppare ragionamenti politici, e proprio con questo spirito io ho apposto la mia firma sulla mozione di sfiducia.
Signor Presidente, quello che è avvenuto è molto più grave dal punto di vista politico di qualsiasi rinvio a giudizio. E' la delegittimazione del ruolo del Presidente della Regione, e sono convinto che ci vorranno anni per ridare nuovo prestigio al ruolo della Presidenza. Lei, signor Presidente, in realtà si è sfiduciato da solo. Pur avendo io grande rispetto per il suo travaglio, per il suo imbarazzo per essere coinvolto in queste vicende, non posso però esimermi dal rilevare che le sue giustificazioni alleggeriscono la sua posizione sul versante giudiziario, ma allo stesso tempo la rendono incompatibile con la figura di Presidente di cui la Sardegna ha bisogno: un Presidente autorevole, in grado di rapportarsi col Governo sulle tante vertenze in agenda, ma anche con l'ENI, con l'Edison, con Tirrenia, con Ferrovie dello Stato, con i sindacati, con le associazioni di categoria, con qualsiasi altro interlocutore per le diverse questioni aperte.
La Sardegna ha bisogno di un Presidente concentrato sui problemi dei sardi e a difesa degli interessi dei sardi. Lei è stato scelto dai cittadini per governare e avrebbe dovuto farlo senza condizionamenti esterni. Penso che questo presupposto fondamentale sia venuto meno. E' venuto meno il rapporto di fiducia che lei aveva con i sardi. Con questa mozione di sfiducia diamo voce alla gente che ci ferma delusa, delusa quando lei cerca di giustificare i suoi errori con la cortesia o l'ingenuità o fa trasparire di aver peccato di inesperienza. Ma un Presidente che ha queste prerogative, che ha le sue prerogative, che ha le prerogative di un Presidente eletto direttamente dal popolo, non può permettersi l'inesperienza.
I sardi non possono permettersi il dubbio che le decisioni che le competono vengano condizionate dall'esterno; è da queste considerazioni, da queste sollecitazioni e da questa profonda preoccupazione che ha origine la mozione di sfiducia che tutto il centrosinistra ha sottoscritto convintamente nell'interesse dei sardi. Firme individuali, questo sì, ma frutto di un ragionamento collettivo. Molti di noi potevano avere dei dubbi sullo strumento perché lei ha una legittimazione diretta, non ha avuto la fiducia da quest'Aula ma dal corpo elettorale. Potevano quindi esserci dubbi sulla possibilità che la mozione potesse ricompattare la sua maggioranza. Una maggioranza dove i mugugni sono sempre più diffusi.
Comunque non sfugge a nessuno che probabilmente non ci saranno i numeri per far approvare la mozione, ma se questo fosse il ragionamento non dovremmo mettere mai in discussione nessun provvedimento perché non passerebbe. Siamo consapevoli che incontreremo difficoltà a trovare i numeri per far approvare la mozione, che momentaneamente la maggioranza si stringerà attorno a lei, ma ci sono delle partite che se anche possono apparire perse in partenza vale la pena di giocare, che anzi è doveroso giocare, perché ci sono dei valori, dei principi che vanno comunque rappresentati, perché ce lo chiedono i sardi e perché è giusto e doveroso chiedere una Presidenza autorevole, credibile, legittimata.
Legittimata come l'abbiamo legittimata noi stando al suo fianco nell'unica battaglia vinta in questa legislatura (mi riferisco alla vertenza Alcoa) perché ce lo chiedevano i lavoratori. E non è stato facile far capire a molti del nostro mondo la necessità di sostenere quella vertenza anche quando molti del suo stesso partito la lasciavano sola. Oggi i cittadini ci chiedono di metterla di fronte alle sue responsabilità. Queste due iniziative dell'opposizione, quella di allora sull'Alcoa e questa di oggi, sono due facce della stessa medaglia. Non sono frutto di comportamenti schizofrenici ma di una presa d'atto di uno scollamento tra la Presidenza della Regione e i cittadini. Scollamento che impone di inviare segnali veri (e non semplici alzate di spalle) di una presa d'atto che in Sardegna non ci sono più le condizioni per assicurare un governo autorevole, in grado di fronteggiare adeguatamente la drammatica crisi economica e sociale che vive la nostra Isola.
A queste considerazioni si aggiungono l'acuirsi del conflitto interno della sua maggioranza e dei partiti che la compongono, l'avvicendamento nel primo anno e mezzo di esperienza del suo governo di numerosi Assessori, la paralisi dell'azione amministrativa della sua Giunta, tutti elementi che da soli sarebbero sufficienti per auspicare un ritorno alle urne.
Signor Presidente, oggi la maggioranza le riconfermerà la fiducia, quella che invece ormai i sardi le hanno tolto. Ma poi la stessa maggioranza le presenterà il conto, non basterà il rimpasto in Giunta per mettere a tacere i mugugni, per frenare la lenta agonia ormai irreversibile di questa esperienza di governo. Ecco perché, signor Presidente, io prima di tutto invito lei ad un atto di dignità e di stile, ma anche di coerenza. Le chiedo di porre fine anticipatamente alla legislatura rassegnando le dimissioni. Le chiedo un'assunzione di responsabilità per aprire una fase nuova. Sarebbe un danno per la Sardegna se lei tirasse a campare per i prossimi quattro anni. Non mi sfugge che le dimissioni rappresentano prima di tutto una sua sconfitta, ma lei renderebbe un grande servizio ai sardi rassegnandole con serenità.
Se così non fosse rivolgo un appello ai colleghi della maggioranza: guardate prima di tutto agli interessi dei sardi, anche al di là del vostro destino e del destino della vostra leadership, con un atto di coerenza e di coraggio votate la nostra mozione di sfiducia e poi rimettiamoci tutti al giudizio degli elettori.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Artizzu. Ne ha facoltà.
ARTIZZU (P.d.L.). Presidente, cari colleghi, mi permetto anzitutto di rivolgermi con rispetto a coloro che siedono nei banchi del centrosinistra, ai firmatari insieme al capogruppo Bruno, di questa mozione presentata per mandare a casa il Presidente della Regione. Non vorrei, ma lo temo, che questa mozione di sfiducia possa dimostrare ciò che diceva qualcuno sulla differenza che talvolta emerge nei comportamenti umani tra idea e azione. L'azione politica che voi state praticando è semplice: chiedete che il Presidente della Regione se ne vada a casa e conseguentemente si sciolga il Consiglio e si celebrino nuove elezioni. E' vostro diritto e anche, direi, vostro dovere, il vostro ruolo va rispettato. Lo abbiamo fatto anche noi tre anni fa, pur con sostanziali differenze che tra breve illustrerò.
Se però nel tribunale della vostra coscienza io potessi domandare a ciascuno di voi se davvero volete interrompere la legislatura, penso però che la risposta sarebbe diversa. Se noi annunciassimo il nostro voto favorevole immagino che in quest'Aula si creerebbe il panico e chissà cosa si inventerebbe per evitare l'irreparabile. Voglio chiarire subito che non dico questo perché penso che qualche collega tema di perdere, dopo appena un anno e mezzo di legislatura, il suo seggio; mai mi permetterei un'illazione così volgare e irrispettosa. Dico questo, invece, perché penso che voi siate coscienti che non sareste pronti, voi per primi, ad affrontare nuove elezioni, che siete coscienti che le perdereste nuovamente e che la Sardegna non ha bisogno di elezioni anticipate.
Dunque, siccome noi riconfermeremo la fiducia al Presidente e, avendo i numeri in Aula, gli consentiremo di proseguire la legislatura, cerchiamo di capire a cosa serva questa discussione. Questa mozione, infatti, va rispettata e ha la sua utilità, sia per voi che per noi. E' utile, nonostante - lo dico senza offesa per alcuno - trovo sia poco convincente. Essa punta su due aspetti fondamentali: quello del presunto fallimento politico di questa maggioranza e quello giudiziario che accomuna il Presidente ad un'inchiesta della magistratura su presunti affari illeciti: brutto melodramma con pessimi cantanti, per carità!
Il primo punto è espresso in modo, a mio avviso, poco credibile. Voi affermate che rispetto allo stato di emergenza in cui versa la Sardegna è evidente l'inconsistenza delle iniziative assunte dalla Giunta regionale. E qui io già non mi trovo d'accordo. Noi abbiamo ereditato da voi una situazione socioeconomica talmente compromessa che nemmeno nel "paese delle meraviglie" si potrebbe pensare di risolverla in appena un anno e mezzo. Persino il presidente Soru che in un primo momento, appena assunto l'incarico, aveva detto che avrebbe risolto in una sola legislatura tutti i problemi della Sardegna, in corso d'opera si accorse che per completare il lavoro gliene sarebbero servite almeno due, fortunatamente i sardi si sono accontentati di una sola.
Affermate poi che abbiamo passivamente subito una infinita sequenza di penalizzazioni e delegittimazioni da parte del Governo nazionale. Io vi ricordo che non è così, che il governo Berlusconi ha invece accolto molte delle rivendicazioni avanzate dalla Giunta Cappellacci e che questo potere contrattuale si è espresso efficacemente: un esempio fra tutti quello dell'Alcoa. Semmai la delegittimazione è venuta per atti legislativi compiuti dalla precedente Giunta; non c'è infatti stata una sola legge qualificante approvata nella 13ª legislatura che non sia stata bocciata, impugnata, cancellata. Per il legislatore Soru è stato un bagno di sangue. Deboli sulla critica politica (come sempre, aggiungo) perché pagate le vostre lacerazioni interne con uno scadimento della vostra proposta e della vostra creatività, passate rapidamente alla pietanza più succulenta, quella che solletica di più l'ala forcaiola che è in voi malcelata: la questione giudiziaria. E fate male a cavalcarla, cari colleghi, perché il vostro arrembaggio è uno scivolone in termini di stile e di eleganza, di osservanza di regole non scritte di lealtà e di rispetto dell'avversario: prima di passare alla ghigliottina si attendono i risultati delle indagini, si attende di sapere se un indagato viene rinviato a giudizio oppure no, almeno questo, per poi eventualmente dare ad una vicenda giudiziaria un peso trasferibile negli assetti delle istituzioni.
E' vero che anche noi presentammo una mozione di sfiducia a Soru nella passata legislatura, ne ricordo volentieri la genesi perché posso dire con orgoglio: "C'ero anch'io". Presentammo prima una mozione di censura che verteva su aspetti esclusivamente politici, e in particolare: sulle fallimentari imprese del presidente Soru in campo fiscale (con le geniali tasse che fecero fuggire i turisti e coprirono di ridicolo la Sardegna proprio mentre sulla defiscalizzazione puntavano tutti i Paesi nostri concorrenti del Mediterraneo), sull'inserimento in bilancio di cifre inesistenti, sul barbaro sistema delle intese in campo urbanistico (con le quali si concedeva a pochi quello che veniva negato a tutti gli altri, provvedimenti in buona compagnia con la legge statutaria poi annullati dalla Corte costituzionale) e infine sul nobile gesto compiuto dall'allora Presidente che, per compiacere l'amico Prodi, regalò alla Sardegna un bel carico di immondezza napoletana puzzolente più di camorra che di sostanze avariate.
Per questo esprimemmo censura politica e fu allora che il presidente Soru ci sfidò dicendo che non avremmo avuto il coraggio di presentare una vera e propria mozione di sfiducia per paura che venisse approvata e che noi potessimo perdere i privilegi dello status di consiglieri regionali, aggiungendo anche che nella vita eravamo dei buoni a nulla, incapaci di trovare soddisfazioni in altro modo: elegante e rispettoso come sempre! Ovviamente la sfiducia la presentammo, (eccome!) e la votammo tutti come farete voi, ma né la prima, né la seconda delle mozioni furono incentrate su vicissitudini giudiziarie che pure esistevano ed esistono.
Voi siete invece caduti nella tentazione di dire a Cappellacci: "Sei indagato, te ne devi andare"! E questa è una scorrettezza, anzi, come si usa dire dalla vostra parte politica in questo periodo "è una porcata politica." Noi riaffermiamo il sostegno a Cappellacci sia sul piano della sua vicenda giudiziaria (per quanto riguarda la quale abbiamo massima fiducia nella magistratura e siamo nel contempo certi che egli saprà dimostrare la propria estraneità a qualunque genere di reato avendo già fatto ammenda pubblicamente sugli errori compiuti che per quanto errori siano non costituiscono crimine) e gli confermiamo fiducia anche sul piano politico.
Certo, tutti commettiamo errori, ma mentre voi siete qui per distruggere o per fingere davanti ai sardi di voler chiudere la baracca, noi invece vogliamo ripartire da qui con uno spirito costruttivo. Ed è qui che manifestiamo al Presidente, insieme al sostegno, la chiara esigenza di ripartire su basi che possano garantire non tanto la prosecuzione fine a se stessa di questa legislatura (che ha un senso solo se realizza ciò per cui è nata nella volontà degli elettori e non ne avrebbe più se non fosse in grado di onorarla) ma che possano piuttosto garantire quegli elementi che assicurino che il nostro programma sarà portato a buon fine. Pochi elementi ma fondamentali, e se non li osserviamo fin da oggi non faremo molta strada, e sarà il giudizio della gente prima di qualunque mozione a condannarci.
Intendo dire che vanno garantite la rappresentanza di ciascuno, i pesi politici comprovati, i criteri territoriali, gli orientamenti consiliari, la volontà degli elettori. Il rilancio della nostra azione di governo deve tenere conto di questo; non sempre è stato fatto e ne abbiamo pagato le conseguenze. La rappresentanza politica deve oggi andare in capo a chi è investito dal mandato popolare. Bisogna voltare pagina, e questa mozione confezionata per essere una coppa di veleno a noi destinata, la potremmo bere e non ci ucciderà, ma ci darà forza per rialzarci e continuare a camminare a testa alta con il cuore pulito, con la passione e il grande amore per la nostra terra che tutti nutriamo. Questo è il senso a mio avviso del nostro stare insieme oggi, del nostro respingere questa mozione di sfiducia e del nostro riaffermare Cappellacci alla Presidenza della Regione sarda.
Non un mero calcolo di salvaguardia della poltrona ma un atto di amore e di rispetto per gli elettori che ci hanno fatto conseguire la vittoria un anno e mezzo fa non perché eravamo belli e simpatici ma perché incarnavamo una speranza dopo una notte oscura durata cinque anni. Siamo ancora noi, ci siamo ancora, quelli che hanno conquistato una vittoria che sembrava impossibile non in nome della nostra affermazione personale ma perché così voleva e ci chiedeva il popolo sardo. Ora quindi, coraggio, amici del Popolo della Libertà, amici alleati del centrodestra, rialziamoci e rimettiamoci tutti insieme in cammino. Coraggio anche a te Presidente, la gente, i sardi, sono ancora con noi.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Sabatini. Ne ha facoltà.
SABATINI (P.D.). L'onorevole Artizzu, ha memoria veramente corta perché nella scorsa legislatura non c'è stata una caduta di stile, si è caduti dentro una voragine toccando gli aspetti della giustizia. Colleghi, consentitemi però in premessa di fare una breve considerazione anche su ciò che ha detto il presidente Floris, su ciò che si è letto in questi giorni, sul clima che si respira.
Io non sono interessato ad attacchi personali né mai ho inteso la politica come l'attività volta a "far fuori" qualcuno, ad attaccare le persone. Ho sempre cercato e cerco tuttora di occuparmi dei problemi della Sardegna, del mio territorio. Con la mozione di sfiducia che tutta la coalizione di centrosinistra ha firmato e ha condiviso, è vero, chiediamo le sue dimissioni Presidente, ma lo facciamo perché siamo realmente preoccupati per il futuro della Sardegna e siamo convinti che il suo permanere su quella poltrona sia un grave danno per il destino dei sardi e della nostra Isola. Come può ben capire questa è cosa diversa dall'attacco fine a se stesso.
Lo so, oggi spesso ogni azione è lecita pur di demolire l'avversario, bene, tutto ciò non fa parte della mia cultura e del mio modo di fare politica. Presidente Cappellacci, il problema è che noi non siamo solo preoccupati, siamo indignati per quello che succede nella nostra Regione. Questa legislatura, la vostra, è partita senza un programma, senza un'idea, uno straccio di progetto che indicasse perlomeno qualche obiettivo, anche minimo. Siamo indignati per l'incapacità sua e della sua Giunta di dare una risposta anche minima alle famiglie sarde e alle imprese. Davanti a una crisi economica che ha toccato pesantemente la nostra Isola non siete stati capaci di aggredire ed affrontare il benché minimo problema, come oggi nella stampa sostengono, in modo pesante, anche i sindacati, e lo dimostra la stessa vostra decisione di operare un rimpasto in Giunta.
Siamo indignati per l'incapacità della vostra Giunta di porre freno alle angherie di un Governo nazionale che nei confronti della Sardegna ha avuto e continua ad avere un atteggiamento vessatorio, come le abbiamo ricordato più volte, e continua ad averlo su tutti i fronti: quello delle entrate (dove si cancella un risultato importante ottenuto con la modifica dell'articolo 8 dello Statuto) quello dei fondi FAS, lo scippo del G8, la scuola e l'industria. Sostenete che è necessario aprire una grande vertenza con lo Stato, e giorno dopo giorno continuate invece a subire indecorosamente tutto ciò che il Governo nazionale vi impone.
Il suo Governo, presidente Cappellacci, si dimostra prepotente e arrogante quando si tratta di gestire il potere, ma infinitamente debole, anzi debolissimo, dal punto di vista politico, quando si tratta di difendere a Roma gli interessi della nostra Regione, e quando si tratta di farsi rispettare da un Governo nazionale che non ha mantenuto nessuno, e sottolineo nessuno, degli impegni che ha preso con voi. Cari amici Sardisti, altro che indipendenza: qui finora si è solo subito e lo si è fatto nell'assoluto silenzio. E così la maggioranza, la sua maggioranza Presidente, nel giro di qualche mese si è frantumata, si è costituito il gruppo dei dissidenti, si sono aperte crepe tra i partiti della vostra coalizione, si sono organizzate grandi assemblee alternative - non ce lo dimentichiamo - e di contestazione del Presidente e della sua Giunta. Il tutto dentro la sua maggioranza.
In queste settimane avevate annunciato una grande manovra finanziaria, che doveva avere come obiettivo quello di rivoluzionare la Sardegna. Alla fine ciò che avete proposto non è altro che una semplice norma di aggiustamento dei conti, fatta di un solo articolo, e che non porta nessun beneficio nell'immediato alla Sardegna. Davanti a una crisi gravissima ne siete venuti fuori in modo indecoroso. Ma ciò che accresce ancor di più la nostra indignazione è il fatto di aver aperto la porta della Sardegna ad un comitato d'affari. Confidiamo nel lavoro della magistratura, ci auguriamo che possa andare sino in fondo, portando alla luce tutto il malaffare per porre un argine a un sistema, un cancro, che può colpire duramente la nostra terra.
Questo sistema del malaffare giunto in Sardegna, sia in occasione dei lavori del G8, sia per gli appalti legati all'eolico, non è altro che una parte, certamente importante, di un sistema molto più ampio presente nel nostro Paese. Siamo arrivati ad un livello così inquietante di commistione tra le istituzioni e la società del malaffare da portare il nostro Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, a parlare di "inquinamento e deviazione della vita pubblica", e ancora di "fenomeni di corruzione e di trame inquietanti a opera di consorterie": sono le parole del Presidente della Repubblica. Il Presidente della Commissione antimafia, Beppe Pisanu, si esprime con parole ancora più dure, e dice: "E' necessario arrestare un declino che può portarci alla deriva".
Veda, Presidente Cappellacci, la Sardegna è purtroppo una Regione che condivide con le altre Regioni del sud un forte ritardo di sviluppo, ma da sempre si distingue per l'assenza di un sistema malavitoso, che abbia fino ad oggi potuto mettere in pericolo lo svilupparsi normale, l'operare in serenità del sistema delle imprese e della produzione. Per ciò che abbiamo avuto modo di leggere in queste settimane si capisce che questo dato rischia di venire meno, viene messa a rischio una conquista dei sardi, cioè quella capacità di non transigere di fronte a modi certamente più facili di guadagno, ma che offendono i valori del lavoro e dell'onestà, che dai sardi sono sempre stati rispettati.
Presidente, lei ha tradito i sardi, non è riuscito a mantenere nessuna delle tante promesse che lei fatto. Ha assicurato che la Sardegna sarebbe tornata a sorridere, ma i risultati sono sotto gli occhi di tutti: un tasso di disoccupazione sempre più alto, l'industria e l'agricoltura sempre più in crisi. Dopo 17 mesi di governo del centrodestra non c'è nessun motivo per cui si debba sorridere. Ma lei, Presidente, con il suo operato ha tradito anche il Consiglio, che in questi mesi per cercare di fronteggiare la grave crisi economica, e per trovare una soluzione ad alcuni grandi problemi, come l'industria, l'occupazione, la questione legata al regime delle nuove entrate, il patto di stabilità, si è più volte reso disponibile a un confronto.
Dico al presidente Floris che noi abbiamo assicurato dieci, cento, mille volte la disponibilità a collaborare, a lavorare insieme, unitariamente come Consiglio, per combattere e per arrivare a determinati risultati, e per aprire una vertenza dura, durissima, con il Governo nazionale; più volte abbiamo offerto questa disponibilità. A tutti ormai è invece chiaro che l'obiettivo di questa Giunta non è l'interesse dei sardi, ma solo una spasmodica voglia di gestire il potere. Va anche detto, colleghi, che questo Consiglio regionale oramai sta perdendo gradualmente tutte le sue funzioni, non è più l'organo legislativo e rappresentativo della Regione, è una semplice sala delle riunioni, dove si parla molto e si decide niente. Siamo arrivati all'assurdo di dover nominare una Commissione d'inchiesta per la verifica dell'attuazione delle leggi: ciò vuol dire che il Consiglio approva le leggi e gli altri, tutti, se ne infischiano, compreso l'Esecutivo.
Il nostro sistema elettorale va riscritto, perché ha determinato una significativa riduzione della democrazia, con un Consiglio regionale spogliato di qualsiasi potere, reso incapace di una qualsiasi azione di controllo e verifica dell'azione di governo. E' necessario e urgente porvi mano, lo dico per ieri, per oggi, e soprattutto per domani.
Presidente Cappellacci, io non sono d'accordo con quanto scritto domenica da Paolo Figus su L'Unione Sarda, non sarà sufficiente fare un rimpasto in Giunta per riavviare l'azione politica del suo Esecutivo fino ad oggi del tutto assente…
PRESIDENTE. Il tempo a sua disposizione è terminato. E' iscritto a parlare il consigliere Maninchedda. Ne ha facoltà.
MANINCHEDDA (P.S.d'Az.). Onorevoli colleghi, l'ordine del giorno di oggi si presta facilmente al gioco delle parti, perché l'opposizione ha proposto questa mozione di sfiducia fondandola più sul presunto fallimento politico di questo primo anno di legislatura, che non su altro. Primo anno che ha sicuramente le sue ombre, ma non è tutto buio certamente. Sul piano morale sarebbe facile, per chi fa parte di questa maggioranza, rispondere attaccando, però mi sembrerebbe fortemente ingiusto, perché oggi l'ordine del giorno riguarda le responsabilità della maggioranza al governo, non quelle dell'opposizione quando governava.
Il mio partito ha chiarito a più riprese la propria posizione. Noi d'abitudine tacciamo sulle inchieste della Magistratura, ma sul dato politico non è per niente giusto tacere, e il dato politico è il seguente. Fino ad ora sembrano avere inciso troppo in Sardegna soggetti esterni al Consiglio regionale, piuttosto che il Consiglio regionale stesso. Questa impostazione, che colloca la Regione in condizione subordinata rispetto ad uno o più patroni, non è nuova, è la riedizione del modello dominante di quarant'anni di Autonomia, è l'effetto perverso e censurato dell'Autonomia. Chiediamoci se oggi, dopo quarant'anni di Autonomia, ha più sovranità in Sardegna l'Eni, Sorgenia, Nomisma, Mediaset, Unicredit ed Intesa, o la Regione Sardegna. E sulle trame di cui parlava prima l'onorevole Sabatini, che io credo esistere in Italia, bisogna leggere ciò che scrisse l'onorevole De Magistris, quando era magistrato, le cui inchieste vennero bloccate, ricordiamocelo tutti, dal governo Prodi.
Per noi la Sardegna indipendente passa per i sardi che ottengono il rispetto dei loro diritti e delle loro ambizioni con la forza del loro popolo, non attraverso concessioni di grazie da parte di chicchessia; questo vale anche, e ancora di più, verso i rappresentanti del Governo italiano. Abbiamo dichiarato in questi giorni che è indilazionabile l'azzeramento della Giunta e un vero cambio di passo. Cioè noi vogliamo il Governo per cui abbiamo chiesto i voti, e li abbiamo visti aumentare nelle provinciali: un Governo di sardi, voluto e pensato in Sardegna. Attendiamo vigili che questo si realizzi con l'intensità che è giusto attendersi.
Se l'attesa, breve, di questa svolta, comporta per noi respingere la mozione presentata, non significa aver scelto di continuare la legislatura a ogni costo. Non si giunge a scadenza ad ogni costo, non si giunge a scadenza per inerzia. Noi vogliamo produrre un mutamento vero nel sistema politico sardo. Qui riprendo il tema iniziale, il tema del patronage politico: i partiti dell'attuale opposizione oggi ci chiedono di celebrare un funerale senza indicare quale battesimo loro intendano celebrare dopo, né chi siano gli invitati, né quale sia la Sardegna che hanno in testa. Noi vogliamo parlar di questo! In molti qui sappiamo combattere, ma solo gli stolti fanno la guerra per la guerra, chi ha già combattuto, e ha perso anche amici per aver combattuto, accetta la guerra solo se animato dall'ideale della costruzione di una pace più giusta e duratura.
Il nuovo ordine della Sardegna per noi si decide il 7 di settembre, e si decide in base alla serietà dell'accordo che in Consiglio regionale si raggiungerà per un nuovo assetto istituzionale ed economico della Sardegna, e sull'indipendentismo facciamo sul serio! Ci ha impressionato, in questi giorni, la censura nel dibattito del termine "indipendenza" e invece la facilità con cui si è parlato di "sovranità" e "nazione", termini sempre censurati dalla Corte costituzionale italiana. Bene, noi non faremo questioni di nomi, noi baderemo alla sostanza del potere che per la Sardegna dovrà essere moltissimo, come pure vorremmo vedere chi realmente vuole mettere mano alla legge numero 1 e numero 31 e mettere fine al Governo - ombra della burocrazia regionale. Come pure staremo molto attenti a chi con noi vorrà parlare seriamente di fisco, non solo per aumentare il gettito delle entrate regionali ma per alleggerire il peso ingiusto della pressione tributaria sulle imprese e sulle famiglie della Sardegna. A tutti porremo una questione dirimente: l'emancipazione organizzativa, culturale e politica dai partiti italiani.
Badate colleghi, è tempo di prendere decisioni serie e profonde, per me è doloroso vedere, colleghi del P.D. e del P.d.L. che sono di molto superiori in capacità e valore rispetto a leader nazionali che fanno anche i ministri e che diventano tanto potenti quanto sono ignorati e inconcludenti, e vedere i sardi di valore costretti a rispettare discipline correntizie, rituali di affiliazione politica, diktat nelle liste della Sardegna e i sardi incompetenti premiati per servilismo. Io non tollererei più di vedere uomini di valore messi da parte per premiare sconosciuti e incompetenti, esperti in anticamera, presunti esponenti di società civili, il più delle volte privi dell'ABC della cultura politica e privi della sensibilità sociale che un uomo politico deve avere.
Bisogna definitivamente emanciparsi da queste subordinazioni e far nascere un grande soggetto politico sardo dove il valore di ciascuno possa esprimersi in una competizione non truccata da cortigiani di mestiere. Questa coscienza che la questione morale in Sardegna passi per una grande innovazione politica mi pare diffusa nei partiti minori di centro e di sinistra che hanno testa e cuore in Sardegna. Il P.D. e il P.d.L. cosa fanno? Che fate colleghi? Dobbiamo ancora assistere ai parlamentari nominati e non votati, senza esserlo stati nemmeno una volta, giusto per vedere quanta gente li conosce? Se non cominciamo noi a dare prova della valorizzazione di chi merita, se non iniziamo noi quando mai inizieranno i nostri professori universitari a non ripetere meccanicamente il sapere appreso a Oxford, ad Harvard e a produrre finalmente il sapere che serve ai nostri problemi? Quando inizieranno i nostri medici a non vivere come una casta che tutto consuma?
Noi dobbiamo iniziare un nuovo corso: quello in cui facciamo ciò per cui il popolo ci ha eletto. Noi dobbiamo fare i capi del nostro popolo, non i servi di altri capi; che si chiamino Berlusconi, Prodi o Veltroni: non sono i nostri capi! Noi siamo i capi del nostro popolo! Ebbene, noi siamo pronti a tutto, per vedere questo battesimo.
Non ci interessano legislature a scadenza, patti, "pattucci" e mezzi patti, se diventa praticabile quest'orizzonte di dignità, perché ci interessa non sprecare la vita, non combattere invano, non tradire la domanda di futuro e di serenità e di giustizia a cui ogni capo che si rispetti deve rispondere. Questo è il battesimo che noi vorremmo celebrare, siamo interessati a capire chi accetterebbe di essere invitato.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Ben Amara. Ne ha facoltà.
BEN AMARA (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Io non sto qui a ripetere ciò che è stato detto, soprattutto nella relazione illustrata dal collega Bruno, cercherò di superare un po' questa atmosfera di tensione, partendo da un fatto, da una constatazione politica. Da quando ho iniziato a vivere in questa bella isola, dico che è sempre possibile affermare il falso senza cercare di ingannare e quindi senza mentire. Altro che indipendentismo, autonomia, emancipazione, creazione di un soggetto politico sardo! E dove sono i prerequisiti? Dov'è la concordia, se ci sono già tre partiti che predicano l'indipendentismo in Sardegna? Tre!
Io non so esattamente, con tutta onestà, se questo nostro dibattito sia un dibattito sulla legalità o sul valore della fiducia e dell'onestà in politica, lo dico perché ho sempre pensato che la democrazia non sia figurabile - e questo deve essere detto e formulato - da ciò che chiamiamo "sapere politico". La politica stessa non afferma quando dice, accoglie solo le esigenze dell'affermazione, non produce né il senso né il valore, permette che essi trovino posto e questo posto non sia quello di un significato compiuto, realizzato, edificato, che abbia la pretesa di essere una figura compiuta del politico.
Per onestà intellettuale dunque preciso che questo mio intervento non è per niente un J'accuse, e per tutta una serie di limiti, in particolare a causa dei limiti di tempo, rigidamente fissati, e anche a causa di problemi di salute, non dirò tutto e neppure l'essenziale di ciò che posso pensare della storia dell'eolico in Sardegna. So bene che le menzogne politiche moderne si occupano efficacemente di cose che non sono affatto dei segreti, ma sono conosciute praticamente da tutti, però c'è una grande differenza tra le menzogne tradizionali e le menzogne moderne: la differenza sta nel fatto che le menzogne tradizionali servono per nascondere, le altre servono per distruggere.
Tengo anche a precisare, in questo momento terribile della nostra vita politica, che il politico onesto non deve ingannare o lasciarsi ingannare. L'onestà, dal latino honestus, onore - anche questa parola non la possiamo usare, onore è una parola che ci fa pensare alla mafia - è proprio una questione di onore e di dignità personale. So anche che il rapporto tra politica e onestà può interrompersi nella prassi, anche a livello di pensiero, ma l'onestà deve essere sempre una specifica qualità dell'uomo di governo, la moralità deve avere il suo posto al centro del nostro lavoro, a condizione che i rimasti ricercatori in scienza sociale siano moralmente vivi. A me pare che nell'azione politica intrapresa dal Governo regionale non contino più i principi né le "gran cose" (come direbbe Norberto Bobbio) è il risultato che conta e questo va perseguito con ogni mezzo, onesto o disonesto che sia. In una parola il fine giustifica i mezzi.
Ma avete visto che fine abbiamo fatto, anche a livello nazionale e internazionale? Io ho letto recentemente un articolo del "The Guardian" che faceva paura. Avete i mezzi per moralizzare, voi della maggioranza, la politica e il marcio nella politica? Mettere la politica al servizio di una ricca cricca e strumentalizzare la grande massa dei lavoratori, dei cittadini, negando la loro autonomia: qual è la via d'uscita da questa situazione? Un energico colpo di mano da parte di un'elite di delinquenti, organizzatrice in termini di regolamentazione, di gestione e di politica ha invaso scientificamente il nostro tessuto sociale, culturale e autonomista.
Il politico è disonesto quando serve interessi particolari o di un gruppo, quando questioni sociali importanti che riguardano la collettività, il lavoro, l'ambiente, la ricerca non sono risolte in base al criterio della giustizia ma dell'utile, del vantaggioso, dell'interesse elettorale; quando per raggiungere certi obiettivi, anche necessari e urgenti, non bada alla moralità dei mezzi. E' dentro questo spirito che noi opposizioni - e le opposizioni sono diverse anche nello stesso partito - chiediamo oggi le dimissioni del Presidente della Regione; le chiediamo come atto di responsabilità, anche "situazionista" direi; lo chiediamo perché sappiamo che una popolazione è sana quando sa opporsi alla disonestà e rivendica democraticamente il diritto a essere governata da persone che siano competenti e oneste, animate dalla passione di servire la comunità.
E' ora di finirla di sequestrare monopolisticamente la sfera della vita pubblica di questa'Isola. Competenza e onestà, cari colleghi, stanno insieme. Se il popolo è sovrano deve farsi carico di ciò che Georges Battaille intende quando scrive che la sovranità non è niente, essa non si ripone in nessuna persona, non si delinea in nessun contorno, non si erige in nessuna stele, essa è semplicemente il supremo; il potere del popolo è di prendersi carico, tutti e ognuno, dell'apertura infinita che è stata così messa in luce.
Lei, Presidente, è stato portato (non direi tradito né tradotto, nel senso legale), dalla "cricca" davanti al tribunale delle coscienze dei sardi (non amo usare "il popolo sardo" perché ha una connotazione un po' leghista in quanto mi ricorda il popolo padano) dunque avrà la possibilità di difendersi e di provare che non è stato tradito ma è stato…
PRESIDENTE. Il tempo a sua disposizione è terminato. E' iscritto a parlare il consigliere Lai. Ne ha facoltà.
LAI (P.d.L.). Presidente, colleghe e colleghi, questa mozione del collega Bruno si inquadra in un momento politico complesso e di grave crisi economica e sociale. Anche in sede di Commissione bilancio, della quale faccio parte, abbiamo vissuto momenti di tensione, di scontro e di confronto, ma anche di apertura perché in un simile momento deve esserci a mio avviso prima di tutto la solidarietà e la tempestività di azione nei riguardi di tante categorie di lavoratori e ammalati che, in un modo o nell'altro, sono penalizzati dalle misure governative imposte dalla politica europea a seguito della grave crisi economica mondiale.
In attesa di una ripresa, che in una regione come la nostra tarderà ad arrivare, ritengo quindi inopportuna e dannosa per l'intera Sardegna la richiesta di dimissioni da voi avanzata nei riguardi del governatore Cappellacci. Ci saranno state anche ombre, nel senso che non si è riusciti forse a porre in atto tutte le misure risolutive per i mali che affliggono la Sardegna, ma fino ad oggi questa Giunta ha mostrato notevole sensibilità per i problemi che attanagliano il mondo della Sardegna.
Stare all'opposizione spesso costringe ad operare scelte che sono oggettivamente strumentali, ma esiste un'altra strada che è quella della convergenza comune su temi così delicati e gravi come quelli che caratterizzano l'attuale momento storico. La vostra accusa di avere subito passivamente penalizzazioni da parte del Governo nazionale, non mi pare corretta: vi ricordo le parole dell'assessore La Spisa pronunciate qualche settimana fa relativamente ai tagli alle Regioni: "la Sardegna è pronta, per difendere la propria specialità, ad arrivare alla Corte costituzionale".
Per quanto riguarda l'apparato industriale sardo e il suo smantellamento, tutti sappiamo che laddove si poteva intervenire per sollecitare il Governo nazionale e il Ministero dello sviluppo economico lo si è fatto senza tentennamenti, con grande impegno e risultati validi e decisivi per salvare migliaia di posti di lavoro, soprattutto nel Sulcis. Ma tutto questo non basta se non si avvia una seria stagione di riconversione industriale che dovrebbe vedere maggioranza e opposizione convergere, soprattutto qui in Consiglio regionale.
E prima di parlare di parole così forti come tradimento, occorre valutare che l'azione di un presidente non può misurarsi solo e unicamente sul primo difficilissimo anno di governo regionale, ma sui cinque anni di legislatura. Tutte le Giunte delle passate legislature sono state adeguate gradualmente, con ricambi continui e sostituzioni di tecnici con politici e viceversa. Credo che questa legislatura abbia anche ereditato una situazione complessa, che richiede appunto adattamenti, che possono e dovranno essere posti in atto per una risposta pregnante e ancor più efficace da qui fino alla fine della legislatura. Una Giunta connotata in misura maggiore dal punto di vista politico aiuterà il Presidente nel suo ruolo di difesa dell'Autonomia regionale, cosa quest'ultima che non è mai stata messa in dubbio.
In questo primo anno e mezzo di legislatura si deve anche riconoscere che ci sono stati problemi, evidenziando che le critiche (a volte dure, anche all'interno del Gruppo di cui faccio parte) possono e devono essere tenute nella giusta considerazione, questo è uno dei punti sui quali costruire quella svolta positiva per l'attuale Amministrazione regionale. Non si dovrà prescindere in futuro da una maggiore coesione e coinvolgimento dei consiglieri di maggioranza i quali possono contribuire con la loro esperienza in modo produttivo alla risoluzione di tutti i problemi che assediano la nostra Isola.
L'azione del Governo regionale sarà più solida nella misura in cui tutti i colleghi della maggioranza verranno coinvolti nelle competenze e nei ruoli che spettano loro in misura ancora maggiore e intensa. La crisi, le crisi, quelle politiche, si superano agevolmente quando la collegialità è più forte e radicata. Non credo quindi politicamente corretto speculare su qualcosa che non esiste nell'azione di governo, soprattutto in quella ambientale posta in atto dal presidente Cappellacci al quale confermo il mio pieno sostegno, cogliendo tutto il valore umano dell'autocritica che ha avuto il coraggio di fare e che non deve essere ridicolizzata. Credo che questa non sia un'aula giudiziaria ma un luogo di confronto democratico. Dobbiamo limitarci a discutere degli atti reali che sono stati compiuti e non di amicizie o di frequentazioni di cui peraltro si occupano e devono occuparsene le autorità inquirenti.
Esistono due visioni contrapposte: quella di chi, come voi, davanti a una vicenda di indagine giudiziaria ancora in corso, vuole sfruttare l'occasione per screditare il Presidente della Regione e coloro che, invece, sostenendo pienamente questa maggioranza, credono con forza nella buona fede e onestà del governatore Cappellacci, che saprà rilanciare ulteriormente l'azione del Governo regionale ponendo in atto tutte le misure che i suoi poteri gli consentono. Con una rinnovata fiducia si potrà completare nel miglior modo possibile l'azione di questo governo regionale fino alla fine della legislatura.
Oltre l'obiettivo dell'interesse generale dei sardi c'è quello altrettanto importante della gestione dell'attuale crisi socio-economica che riguarda tutte le categorie. Pensare che un ritorno alle urne sia la soluzione per far ripartire l'azione amministrativa regionale sarebbe, a mio avviso, un grande errore di valutazione. Ricordiamoci che alle ultime elezioni è cresciuto l'astensionismo, ovvero il disagio e la protesta dei cittadini nei riguardi della politica tout court. Noi siamo stati delegati a rappresentare i sardi in questa Aula e non nella sfiducia al Presidente può risiedere la soluzione di questo delicato momento storico ma nel rilancio della sua azione di governo con la più estesa ed efficace partecipazione di tutta la più ampia maggioranza che lo sostiene.
I sindacati ci richiamano in un momento di gravissima crisi occupazionale, è giunto quindi il momento di rafforzare e supportare questa Giunta per dare piena attuazione alle misure più urgenti e far fronte al dramma di migliaia di famiglie, restituendo loro una speranza di lavoro e di guadagno, lasciando quindi fuori qualsiasi speculazione politica. Auspico che la minoranza ritiri la mozione per dare ai sardi il diritto di continuare ad essere amministrati da chi ha vinto le ultime elezioni regionali anche per i prossimi anni.
PRESIDENTE. E' iscritta a parlare la consigliera Barracciu. Ne ha facoltà.
BARRACCIU (P.D.). Signora Presidente del Consiglio, colleghi, è difficile nei 10 minuti che abbiamo a disposizione esprimere lo sgomento, lo sdegno, il disappunto ma anche il dolore e la rabbia per le gravi condizioni di degrado sociale, economico e morale in cui il presidente Cappellacci e la sua Giunta hanno ridotto la Sardegna in appena un anno a mezzo di governo alla regione.
La mozione che oggi discutiamo arriva all'apice di una situazione di estrema gravità. Infatti, a meno di un anno a mezzo dall'inizio della legislatura, la Sardegna è svilita ed umiliata come mai era successo in sessant'anni di autonomia. In questo anno e mezzo l'autonomia è stata piegata e stravolta dall'asservimento ad un governo romano rivelatosi a più riprese irrispettoso di qualsiasi limite etico, morale e anche costituzionale.
Menzogne, corruzione, malaffare, malversazione: sotto il governo e la maggioranza di centrodestra, in Sardegna a livello nazionale, senza eccezione segnano l'abbecedario della politica odierna. I tentativi di gestione personalizzata del potere (l'abbiamo vista con fin troppa evidenza nei fatti e nello scandalo della Protezione civile e ci viene riconfermata con l'indagine sulla P3 fomentano il più becero clientelismo e trascinano il Paese in una deplorevole deriva da basso impero.
Siamo, secondo noi, secondo me, nel bel mezzo di una grave questione morale, e la questione morale, la crisi morale è questione politica di cui la politica deve farsi carico. Nell'Italia berlusconiana la politica ha perso di vista il perseguimento del bene pubblico e corriamo il rischio che a governare il Paese non rimanga altro che il particolarismo degli interessi che nella sua peggiore degenerazione diventa commistione tra affari sporchi e sporca politica.
Ma l'Italia dell'ex piduista Silvio Berlusconi non è solo il governo romano, l'Italia dell'ex piduista Silvio Berlusconi si declina su scala regionale ovunque trovi terreno fertile, ovunque trovi interpreti gentili ed ossequiosi, ovunque la crisi della moralità e della politica, spesso foraggiata anche dalla poverte, non solo economiche ma sempre più spesso anche culturali, lascia il posto ad ambizioni di escalation sociale e di rapido arricchimento.
Sin dall'inizio dell'attuale legislatura regionale abbiamo colto e denunciato più volte in questa Aula l'asservimento al governo nazionale (non leale, non rispettoso dei patti e ancora meno delle regole) che non ha esitato e decretare il continuo impoverimento della Sardegna, sottraendole eventi internazionali, risorse economiche, investimenti sulle risorse naturali e umane, ovvero la possibilità di fronteggiare la pesantissima crisi in atto e di attrezzarsi per poter costruire un futuro migliore.
Ebbene, in ogni frangente è stato a dir poco ignominiosa la passività con cui lei, Presidente e la sua Giunta, avete assecondato le menzogne perpetrate a lungo dal premier Berlusconi e conclusesi con uno scippo di risorse già assegnate alla Regione da parte del governo romano. A tutt'oggi, dopo lo scippo del G8, dei fondi FAS, i tagli al sistema della cultura e dell'istruzione, dopo i tagli alle amministrazioni locali non esiste neanche più la certezza sulle risorse ufficialmente spettanti alla Regione in base al nuovo articolo 8 dello Statuto. E le ricordo, Presidente, che in attesa di una pur necessaria rivisitazione dello Statuto di autonomia, in quello che esiste oggi e vige oggi ci sono già molti e ampi spazi perché la nostra autonomia possa essere esercitata con autorevolezza.
Ma ancora, da parte della sua Giunta e da parte sua, non si leva nessuna protesta, nessuna battaglia da spendere in nome e per conto dei sardi. Sembrano lontani gli anni (non certo però dimenticati) in cui la Sardegna occupava le pagine dei giornali (non per ciò di cui oggi parliamo) e catturava l'interesse internazionale per la capacità di affermare i propri diritti con determinazione, a schiena dritta e a prescindere dal segno politico del Governo nazionale di turno. Sono gli anni della battaglia delle entrate, della conquista del G8, della politica "senza se e senza ma" per la salvaguardia dell'ambiente. Anni in cui certo la gentilezza non era la categoria politica più praticata dall'allora Presidente della Regione, questo no (oggi invece la gentilezza diventa una categoria politica) era praticata semmai l'autodeterminazione e l'autonomia.
A tutt'oggi invece assistiamo al fatto che, in nome e per conto della gentilezza, si regalano le risorse dei sardi, il Governo ha attuato in maniera sistematica lo scippo delle risorse regionali e l'Esecutivo regionale è sempre stato complice. Sarebbe dovuta bastare l'incapacità di resistere a questo servilismo per sentirsi in dovere di rassegnare le dimissioni, Presidente. Il risultato è pietosamente sotto gli occhi di tutti.
Le attività economiche produttive della Sardegna, dall'industria all'agricoltura, sono in ginocchio, i cassintegrati sono costretti a occupare località emblema dell'Isola perché chi governa si preoccupi di loro. Il disagio è ovunque, tra i lavoratori, tra i disoccupati che sono cresciuti in gran numero, il sistema della conoscenza, della scuola, l'università e la cultura sono allo stremo. L'apatia rischia di strangolare la Sardegna. Sarebbe servito promuovere l'economia della Sardegna con un ampio piano di rilancio per i settori in crisi, dall'agricoltura all'industria, come spesso avete annunciato ma mai avete fatto. Ma lei, Presidente, è più impegnato semmai a pagare le cambiali elettorali. Questa Giunta si è limitata a un piano per l'edilizia (anche questo appannaggio di pochi potenti imprenditori del mattone; di ieri è l'annuncio di ciò che avverrà a vantaggio di villa Certosa) la prima parte di un pacchetto di misure destinato a pochi e che danneggia la Sardegna, e la danneggia perché nuovamente minacciata da speculazioni anche sulle coste.
Nell'ambito della sanità si è contraddistinta poi la revoca dei mandati ai precedenti manager, poi lo spoil system, effettuato così com'è stato effettuato, per la presunta riforma con la costituzione delle macroaree, che servono più che altro a creare poltrone, a distribuire posti di potere e remunerazioni. A questo si è affiancato il depotenziamento dei servizi: una sanità che fa crescere sempre più ogni giorno la spesa e ci riporta indietro negli anni fino al 2004. E' un susseguirsi di finanziarie vuote, senz'anima, che non rispondono ai bisogni della Sardegna. Nonostante poi i deplorevoli tentativi con cui il P.d.L. cerca di coprire il marcio, prove ormai tangibili, a disposizione di tutti coloro che le vogliono vedere, certificano il fatto che l'entità del degrado è tale da essere indegna di un regime che si voglia definire, a pieno titolo, democratico.
Alla maggiore evidenza di fenomeni di corruzione e di trame segrete illecite su cui si intrecciano gli atti dell'attuale Governo, si affianca lo svilimento degli interessi della società civile, la mortificazione continua del concetto di bene pubblico, messa in opera sistematicamente anche da voi, e dal quale qualcuno, dall'interno, vivaddio, inizia a voler tracciare distinzioni discriminatorie significative. Pensiamo che sia compito anche di questo Consiglio regionale, come ha detto alcuni giorni fa il Capo dello Stato Napolitano, intervenire, senza alcuna incertezza e reticenza, su ogni inquinamento o deviazione nella vita pubblica e nel comportamento degli organi di Stato e di chi li rappresenta.
La Sardegna, con lei, è purtroppo, Presidente, entrata per la prima volta in 150 anni a far parte del sistema che lacera il Paese e svilisce quotidianamente la qualità della nostra democrazia. Presidente Cappellacci, noi non sappiamo se lei sia coinvolto direttamente o meno nella P3, nei traffici loschi attivati per "oliare" il sistema, così da poter lucrare grazie a concessioni facili e anzi dovute. Non sappiamo sino a che punto sia compromesso con gli affari illeciti, sui quale indaga la Magistratura. Saranno i giudici, certo, a fare chiarezza; sappiamo però, per sua stessa ammissione, che la subordinazione al coordinatore nazionale del P.d.L. Verdini l'ha condotta a decisioni che mettono in secondo ordine gli interessi dei sardi e della Sardegna.
La firma di nomina del Presidente dell'ARPAS, Presidente, è la sua. Ha messo nelle mani di una persona, con tutta probabilità priva dei requisiti essenziali, di certo priva dei requisiti di dovuta moralità, la direzione dell'Agenzia regionale dell'ambiente, obbedendo in ciò non all'interesse dei sardi e della Sardegna, ma all'interesse di una cricca di speculatori, affaristi e uomini di malaffare. In un'altra occasione, ho affermato che questo Governo regionale è stato condizionato e ricondizionato dalle tre "m": mattone, medicina, massoneria. Qualcuno mi disse: "Hai sbagliato, stai esagerando". Aveva ragione, sbagliavo, perché le "m" non sono tre, sono quattro, la quarta "m" sta per malaffare.
Il suo coinvolgimento in tale circolo vizioso, signor Presidente, nell'ipotesi e nella speranza che non sia aggravato da reati di sorta, che davvero lei si sia fermato in tempo, è comunque per me, per noi, un fatto gravissimo, che avrebbe dovuto indurla a rassegnare già le dimissioni volontarie. E' l'ennesima prova, assieme al resto degli atti della sua amministrazione, che dimostra che lei non è libero, non è in condizione di agire nell'interesse dei sardi, e sarebbe utile che si dimettesse per evitare lo sfascio.
Lo sfascio è tale perché è legato non soltanto ad un degrado morale che coinvolge il maggior partito di Governo nazionale e regionale, che subordina la gestione della cosa pubblica e gli interessi collettivi agli interessi di inquietanti organizzazioni nate…
PRESIDENTE. Il tempo a sua disposizione è terminato.
E' iscritto a parlare il consigliere Rassu. Ne ha facoltà.
RASSU (P.d.L.). Presidente, io mi stavo domandando poc'anzi, ascoltando i colleghi - ho preso degli appunti, ma come al solito non li leggerò - se in quest'Aula, in cui abbiamo chiesto tantissime volte un dibattito approfondito sui problemi reali della nostra Isola, sui problemi della nostra economia e della nostra società, sia del tutto indispensabile, urgente, indifferibile il dibattito che è stato chiesto oggi, travestito magari da confronto sulla mancata realizzazione del programma, per poi scivolare nel processo mediatico di cui si sta parlando.
Io a un certo tipo di speculazione politica non mi prestai neanche due anni fa, quando un altro Presidente ebbe delle disgrazie giudiziarie (che poi sono state comunque confermate) perché ero e sono convinto che la demolizione dell'avversario politico non porti a niente. Siamo sicuri che la gente oggi si aspetti questo da noi? Che le risposte che veramente i nostri elettori in Sardegna si aspettino siano queste, o non siano altre? E' possibile che di fronte a una società attanagliata, non certo per colpa del Governo Cappellacci, né per colpa di altri Governi precedenti, da una congiuntura economica che sta portando il Paese, l'Europa, e la Sardegna principalmente sempre più verso il fondo, le nostre energie vengano concentrate oggi sull'attacco mediatico, su un processo mediatico, su uno spot che deve a tutti i costi dimostrare che il Governo di centrodestra è un Governo composto da delinquenti? Qua in fondo in fondo si afferma questo. Invece non è così, e lo sappiamo tutti che non è così.
Io sono un garantista per natura, ritengo, come prevede la Carta costituzionale (lo hanno scritto, a garanzia dei cittadini, i padri della Costituzione) che ogni cittadino debba considerarsi innocente sino a quando non siano percorsi i tre gradi di giudizio, e sino allora, per quanto mi riguarda, forse farebbe bene la politica sana a pensare ad altro. Non è questo il livello della politica che ci si aspetta, non è questo il livello della politica che chiede il popolo sardo. Il popolo sardo aspetta risposte dagli eletti, che siamo noi.
Non ha eletto un Consiglio giustizialista, né ieri né oggi, ha eletto un Consiglio regionale in sostituzione di un precedente Consiglio regionale, perché si aspetta e si aspettava da questo Consiglio risposte alla disperazione del mondo delle campagne, risposte alla debolezza infrastrutturale che hanno le nostre piccole-medie imprese, risposte a una politica del credito in Sardegna che ancora strangola le nostre imprese, risposte a uno scrollamento dal potere, dal condizionamento fortissimo che le multinazionali hanno in Sardegna (parlo dell'ENI, parlo dell'ENEL e di tutte quelle iniziative che da trenta, quarant'anni condizionano la nostra economia) risposte per dare funzionalità a una sanità che è stata ereditata, bisogna dirlo, in una condizione disastrosa, grazie all'Assessore, (il cui nome ha assonanza col suono di un campanello), non suggerito dal Capo del partito, non suggerito dal Capo del Governo, ma senz'altro dallo Spirito Santo, così come i direttori generali continentali che sono già andati via.
Allora, perché non parliamo di cose serie? E' proprio utile per noi sardi, per la Sardegna è proprio utile questo clima da lavatoio? E' questa la politica che siamo capaci di fare? Io sono convinto della buona fede del Presidente (a meno che non intervenga una condanna definitiva, e allora sarebbe devastante per lui, per noi e per la Sardegna) così come sono convinto della buona fede del precedente Presidente, sino a che una sentenza definitiva dimostrerà il contrario. Ed è per questo che vorrei dirle, Presidente, che la fiducia mia e di tanti di questo Consiglio è scontata.
La Sardegna però aspetta risposte, e le risposte debbono e possono venire da un nuovo corso della politica, che è indispensabile e necessario imprimere a questa Assemblea, alla stessa maggioranza, perché è questo che ci chiede a gran voce il popolo sardo, è questo che ci chiedono coloro che hanno svernato a L'Asinara, è questo ci chiedono coloro che certamente non stanno trascorrendo le sere estive in tranquillità, come i lavoratori della Portovesme, dell'Eurallumina, di quel mondo agropastorale, parlo di quelle imprese che aspettano risposte concrete, immediate ad emergenziali, e che ancora tardano ad arrivare.
Purtroppo in sedici, diciassette mesi non possono essere date risposte compiute, conclusive, a una problematica talmente grave qual è quella della questione sarda, da un Governo che è insediato da quindici mesi, e che eredita, e bisogna dirla tutta, delle gravi, gravissime disfunzioni dal precedente Governo e che eredita, in un momento di grave recessione politica, le conseguenze di atti che non sono nella sua responsabilità. Invece sembra che per voi sia necessario sparare a zero, sia necessario far vedere che il presidente Cappellacci è un Presidente fantoccio. Sappiamo invece tutti che non è vero! E sappiamo che in cuor nostro, come ha detto un altro collega, uno per uno non ce la sentiamo di giudicare un uomo, se pur (e questo non lo so, lo sa solo lui) può aver sbagliato, perché gli errori fanno parte della natura umana, l'importante è che si sbagli in buona fede e non con dolo. Sta qui il problema.
E comunque questa non è un'Aula giudiziaria, qui non si intentano processi mediatici, questa è un'Aula parlamentare dove si devono discutere le problematiche che riguardano il nostro popolo. Invece si fa tutto fuorché questo! Qui ormai si è arrivati a un livello politico talmente basso che la gente non crede né a voi, principalmente, e adesso sta iniziando a non credere neanche a noi, ma non per questi motivi, ma perché non stiamo dando risposte. In Commissione, su determinati argomenti, grazie anche alla collaborazione dell'opposizione, siamo riusciti a conseguire un'unità di intenti su moltissime questioni, e stiamo tentando di offrire qualche risposta ai gravi problemi della Sardegna. Perché non si fa questo anche in quest'Aula? Pur distinguendoci opposizione e maggioranza, vogliamo o no pensare ai problemi della Sardegna una volta per tutte? O bisogna, a tutti i costi, una volta ammazzare Soru, un'altra volta ammazzare Cappellacci, un'altra volta ancora ammazzare un altro; non si aspetta questo la Sardegna da noi, mettetevelo bene in testa!
Queste cose non producono e non danno niente, l'opinione pubblica è abbastanza informata, correttamente o scorrettamente, su tutte le vicende, anche su questa, dai Mass media, dai giornali, non c'è bisogno di fare il Torquemada di turno, collega Bruno che stimo moltissimo, così come il collega Porcu. Attenzione! Prima di togliere la pagliuzza dall'occhio degli altri, togliamoci la trave dai nostri occhi: queste è la prima regola. Se infatti ci dovessimo addentrare in questi argomenti ne avremmo di cose da dire, su presidenti, contropresidenti e su altri ancora. Lasciamo perdere, credetemi, riportiamo la politica nei binari logici, nei binari naturali, e tentiamo di restituirle quella dignità che le proviene dall'essere al servizio della gente; non può essere ridotta a questo, non si deve, non è compito di quest'Aula assistere a tutto quello che sta succedendo qua dentro, non ci sto!
Lasciamo fare ad altri organi ciò che è giusto, indispensabile, indipendente e sereno fare, noi facciamo politica, tentiamo di dare risposte alla nostra gente che ne ha tanto necessità. Dico questo non per pronunciare dichiarazioni demagogiche, ma perché lo sento veramente dal cuore; lasciamo lavorare il governo, portiamo fuori da quest'Aula la demagogia, portiamo fuori da quest'Aula il qualunquismo, portiamo fuori da quest'Aula tutto ciò che non rientra nel mandato che abbiamo ricevuto dai sardi. Per questo il Presidente ha la mia fiducia, ma credo anche quella di tutti noi.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Sechi. Ne ha facoltà.
SECHI (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Credo che, qualunque sarà l'esito del voto oggi, celebreremo una brutta giornata, una brutta giornata per il Consiglio regionale e per il popolo sardo, perché quando si arriva a discutere una mozione di sfiducia, evidentemente sono troppe le cose che non vanno. Per quel che ci riguarda credo la presentazione della mozione di sfiducia fosse un atto dovuto da parte dell'opposizione, della minoranza per mettere in evidenza la grave crisi economica, sociale, istituzionale che si nasconde dietro le vicende che attraversiamo in questo momento.
E questa mozione la presentiamo, la discutiamo e la voteremo seguendo i riti della politica, quei riti noti che qualcuno dei colleghi ha già richiamato in quest'Aula e che comprendono lo scontro tra la maggioranza e l'opposizione. Scontro peraltro inasprito da un sistema elettorale che accentua le divisioni, e lo dico perché probabilmente è arrivato il momento di discutere anche di questo sistema elettorale che tutti speravamo risolvesse tanti problemi, a iniziare da quello della governabilità, che invece ha peggiorato.
Io credo che oggi, con questa mozione, noi vi offriamo un'occasione straordinaria: quella di dare all'esterno un'immagine di compattezza della maggioranza. Abbiamo infatti tutti la consapevolezza che questa mozione di sfiducia verrà respinta, dando un'immagine di compattezza che peraltro non c'è, perché sappiamo tutti i quali siano i tormenti e i problemi - la Stampa li riporta giorno per giorno - esistenti all'interno della vostra coalizione.
Io ho firmato con una certa sofferenza questa mozione di sfiducia perché, nel piccolo della mia esperienza amministrativa di Sindaco della città di Alghero, ho vissuto un'esperienza simile anche se in parte era diversa perché nasceva all'interno della mia maggioranza, quindi molto più problematica da superare. La superai grazie alla saggezza di larga parte del consiglio, la superai perché uno dei membri del consiglio "se la fece sotto", ma nel vero senso della parola, perché al momento del voto dovette recarsi in bagno. Riprendemmo l'azione di governo con una spinta forte, efficace, e comunque, in ogni caso, quella mozione segnò una tappa importante della mia esperienza di sindaco, che purtroppo lasciò poi uno strascico che mi ha portato a vivere 10 anni di calvario giudiziario superati felicemente, da un punto di vista personale e politico, perché poi, attraverso quella vicenda, vennero recuperate la qualità e la validità di quell'azione.
Quindi io ho firmato questa mozione non per le ragioni che alcuni qui hanno sollevato, ma per gli aspetti relativi alla critica dell'azione amministrativa di questa Giunta, dell'azione di governo, così come è contenuti soprattutto nei punti 1 e 3. In ogni caso, Presidente Cappellacci ti auguro di uscire indenne da questa vicenda, e ti auguro di superarla nel migliore dei modi, te lo auguro con convinta sincerità. Ho firmata, questa mozione, prendendo atto dell'inadeguatezza, della Giunta e della maggioranza che la sostiene. Io credo che, così come altri hanno detto, ci siano punti importanti che non sono stati affrontati nel modo dovuto: dalla crisi del comparto sanitario ospedaliero (fallimento del Piano sanitario, disagio e sofferenza di diverse strutture ospedaliere ad iniziare da Sassari e Alghero) peraltro aggravato dal fatto che noi viviamo una condizione di insularità che ci penalizza rispetto ad altre regioni, alla crisi del comparto agricolo e zootecnico, che insieme alla pesca e all'artigianato costituiva l'immagine produttiva di questa Sardegna. Oggi ci troviamo di fronte a un'agricoltura trasformata senza alcuna programmazione in un complesso di attività enogastronomiche peraltro inflazionate, o un'innumerevole quantità di B&B con trasformazioni abusive di volumi destinati alle attività agricole e produttive nell'ambito dell'agricoltura, con prodotti che vengono consumati in queste strutture non si sa da dove vengano, ma non certo dalla Sardegna. Ci troviamo di fronte alle università sarde alle quali non è stata data risposta, comprese le eccellenze presenti in questa Regione, come la facoltà di architettura di Alghero, allo smantellamento della scuola pubblica, che invece dovrebbe essere sostenuta con vigore.
Oggi, in via Roma, sotto il Palazzo del Consiglio comunale, con un treno che è arrivato dal Nord Sardegna e che ha percorso l'intera Isola, numerosi esponenti del mondo della scuola si sono uniti ai manifestanti che qua sotto chiedono maggiore attenzione per la scuola pubblica e per il momento particolare che essa attraversa in un territorio difficile come è quello della nostra Isola. C'è poi la crisi dell'industria, il dramma degli operai della Vinyls, che chiedono disperatamente aiuto perché non sanno più che cosa inventarsi per attirare l'attenzione delle istituzioni, la crisi del Sulcis; i lavoratori del settore della cultura e della lingua, che hanno manifestato la settimana scorsa qua sotto, privati delle strutture necessarie per dare supporto a un comparto che dovrebbe essere il perno della difesa della nostra identità. Potrei ancora dilungarmi perché sono tanti i problemi che voi non avete la capacità di affrontare e di individuare come problemi veri dei sardi.
Passando a settori a voi tanto cari, come quello dell'edilizia, prendiamo atto che a fronte quasi di accanimento terapeutico nei confronti di questo settore non ci sono stati i risultati che voi avevate annunciato, a parte un risultato "particolare", come quello di Villa Certosa. Lo stesso discorso vale per il settore del commercio, che ha goduto di una liberalizzazione eccessiva, a iniziare da quella degli orari, e che ci ha impegnato in una lunga riunione di Consiglio, senza avere, a monte, una pianificazione adeguata che consentisse il riordino del comparto, o per il turismo, dove avete dimostrato di non avere alcuna idea, alcun indirizzo. Pensate che ancora oggi non sappiamo chi garantirà il trasporto dei sardi verso la Penisola e il resto dell'Europa.
Io credo che oggi, alla luce di tutto questo, noi siamo stati portati, indotti, obbligati a presentare una mozione di sfiducia che in qualche modo trova sostegno nell'atteggiamento dei sardi che non credono più nella vostra azione di governo, nel Presidente, nel progetto di questa maggioranza. E, badate, le critiche non vengono solo dal mondo della scuola, dell'università, della cultura, ma vengono da tutti i comparti, ad iniziare dal mondo dell'impresa, dai sindacati, dalle famiglie, da coloro che hanno disperato bisogno di attenzione e di proposte. Mentre quindi il popolo sardo vive il più drammatico momento della sua storia autonomistica, io le rivolgo un appello, signor Presidente: sia più presente in Consiglio, segua con attenzione i problemi e i progetti che da più parti vengono presentati alla vostra attenzione e frequenti meno i salotti romani.
Concludo dicendo che tutti abbiamo la consapevolezza che questa mozione di sfiducia verrà rigettata dall'Aula, perché i numeri parlano chiaro, però è indispensabile che da domani, quando questa vicenda segnerà un punto cruciale dell'esperienza di questa legislatura, voi vi mettiate a lavorare. A noi spetta il ruolo, così come abbiamo fatto oggi presentando la mozione di sfiducia, di evidenziare le manchevolezze e l'inadeguatezza del vostro operato, perché i nostri elettori lo chiedono, però è necessario che i sardi alzino la testa, ritrovino la dignità, ritornino a essere protagonisti per garantire a noi tutti e alle generazioni future una vera autonomia e magari l'indipendenza e l'autogoverno.
PRESIDENTE. E' iscritta a parlare la consigliera De Francisci. Ne ha facoltà.
DE FRANCISCI (P.d.L.). Signor Presidente del Consiglio, colleghi, presidente Cappellacci e Assessori, intervengo nel dibattito in corso per ripristinare un po' di verità storica. Ho letto con attenzione i vari punti della mozione, ho ascoltato gli interventi pronunciati sin qui. Sostanzialmente ci state chiedendo di andare a casa e di porre fine a questa legislatura per inadeguatezza del Presidente e dei suoi Assessori, come ha ricordato poco fa anche il collega Sechi.
Posto che sinceramente non credo che la Sardegna sia d'accordo con voi, sono convinta, che voi facciate finta di non sapere ciò che è stato fatto sin qui. L'onorevole Sabatini, io lo stimo particolarmente, è stato forse ingeneroso nelle considerazioni pronunciate stamattina. Onorevole Sabatini, lei ha detto: "E' una legislatura senza programma e senza idee. Non è stata data nessuna risposta, anche minima, a imprese e a cittadini". Beh, insomma, io ho fatto quello che voi non avete fatto probabilmente in questo anno e quattro mesi, sono andata a cercare tutto quello che invece questa Giunta ha realizzato e probabilmente, nonostante la mia proverbiale velocità espositiva, stigmatizzata da qualcuno di voi in più occasioni, non mi sarà possibile leggere tutto quello che gli Assessori hanno fatto in questo anno e quattro mesi (perché è improprio dire un anno e mezzo, sono comunque 16 mesi.)
Iniziamo dall'Assessorato della programmazione che in questi 16 mesi di lavoro ha portato a termine due finanziarie (2009 e 2010), l'ultima nei tempi stabiliti dalla legge, è il programma regionale di sviluppo 2010-2014 e ha seguito passo passo le vertenze dell'industria e della chimica sarda attraverso il coordinamento del Comitato interassessoriale voluto dal Presidente della Regione.
So che magari è un po' noioso ascoltare le cose fatte, però probabilmente, lo dico anche a lei, onorevole Sanna, probabilmente all'interno di questo dibattito manca proprio questo oggi, cioè voi dite solo quello che non è stato fatto e non vi preoccupate di dire quello che è stato fatto e magari alla gente che sta fuori di qua interessa sapere proprio quello che è stato fatto e quindi riporto l'attenzione su questo punto.
L'Assessorato della programmazione ha lavorato sin dai primi mesi perché occorreva dare risposte concrete alla Sardegna che, vista la chiusura anticipata della precedente legislatura, si è trovata senza copertura finanziaria. In tempi rapidissimi è stata approvata la finanziaria 2009 incentrata sul contrasto alle povertà, sul reperimento di risorse per il rilancio delle piccole imprese artigiane, sulla politica del lavoro per agevolare l'apprendistato, sul rilancio dell'edilizia scolastica, sulle emergenze per le alluvioni del 2008 e su una particolare attenzione per il settore agricolo. Sono state cancellate le tasse sulle seconde case e sulle imbarcazioni che avevano influito negativamente sul settore turistico. Nel giugno del 2009 è stata presentata la programmazione regionale unitaria e gli interventi da attivare con le risorse comunitarie per il periodo 2007-2013, illustrati nel corso di un convegno.
L'estate 2009 è stata la stagione della concertazione e degli incontri territoriali in tutte le 8 province sarde per recepire le istanze e le proposte da inserire nel programma regionale di sviluppo. Nel febbraio del 2010, per dar seguito alle richieste giunte dalle diverse province, è stato fissato un nuovo ciclo di incontri sui territori per approfondire strumenti e tematiche approvati nel PRS e nella finanziaria. Poi è stata approvata la finanziaria del 2010, poi sono stati stanziati 50 milioni per il credito d'imposta applicando questo strumento alle piccole imprese che assumono, non licenziano, mentre sempre per dare sostegno alle imprese (che voi dite che sono state trascurate) oltre alla SFIRS, che diventa società in house, è stato creato un fondo di garanzia che ha come dotazione 238 milioni. Nessuna Regione in Italia ha fatto tanto. Grande attenzione anche per la ricerca di base, per la formazione e per le infrastrutture.
Contemporaneamente al lavoro sul PRS e sulla finanziaria sono state seguite, attraverso gli incontri del Comitato interassessoriale, le tante emergenze economiche e sociali della Sardegna, e qualcuno ha richiamato giustamente anche la grande battaglia sull'Alcoa. Si è lavorato sul fronte dell'energia, si è lavorato sul fronte del credito, si è lavorato sulla ricerca. La Giunta sta puntando molto sulla ricerca: a novembre sono stati destinati 20 milioni di euro per la ricerca di base e per l'innovazione, e di questi 3 milioni e mezzo sono disponibili da subito e destinati a 632 borsisti che così potranno portare avanti i loro progetti, potendo contare su 60 mila euro ciascuno nell'arco di due anni.
Passiamo all'agricoltura. La Giunta ha affrontato da subito le problematiche maggiori, tra tutte quelle dei pagamenti. Grazie a un lavoro di squadra tra Ministero per le politiche agricole, Assessorato, Agea, agenzie regionali, la Regione Sardegna sta colmando i gravi ritardi che ha ricevuto in eredità e sia nel 2009 sia nel 2010 ha già scongiurato il pericolo di restituire a Bruxelles i fondi del programma di sviluppo rurale. Basti un dato: se nel 2008 i pagamenti comunitari sono stati pari a circa 39 milioni, nel 2009 questa cifra è arrivata a più di 130 milioni, per raggiungere i 320 milioni complessivi.
Un altro dato riguarda la pesca, relativamente alle misure 4.7 e 4.8 del POR 2000-2006. Se i pagamenti al 2008 erano stati pari a soli 250 mila euro, nel 2009 siamo arrivati a più di 10 milioni di euro. Contro la crisi del comparto ovino, il più importante dell'agricoltura sarda, l'Assessorato, di concerto con le organizzazioni agricole e il sistema bancario, ha istituito la stanza di compensazione per governare il settore, affrontare la crisi di sovrapproduzione e definire con tutti gli attori le strategie e la programmazione delle future campagne casearie e lo studio di prodotti alternativi al pecorino romano.
Vado veloce perché il tempo è troppo breve per raccontare tutto quello che questa Giunta ha fatto.
Rilancio della cerealicoltura: presentato il piano sementiero con malloreddus e carasau con grano di alta qualità e marchio "Semenadura". Assessorato dell'agricoltura e Laore hanno avviato il programma di rilancio dell'agricoltura biologica. E' stato presentato il consorzio "vero sardo" per la valorizzazione delle carni suine della Sardegna. Progetto ippovie: 1.700 chilometri in tutta la Sardegna per rilanciare agricoltura e turismo; politiche di credito per l'agricoltura.
Assessorato del lavoro: in appena otto mesi di mandato - mi riferisco all'assessore Manca - sono state realizzate iniziative innovative quali il microcredito e "Lunga estate", e sono stati pressoché impegnati tutti i fondi a disposizione, tanto che è pervenuto il plauso del Comitato di sorveglianza del fondo sociale europeo del 29 giugno 2010. Per tamponare gli effetti della crisi la Regione ha attivato molteplici interventi occupazionali e formativi sia sul fronte del sostegno sia sul fronte dello stimolo.
Politiche sociali, Assessorato della sanità: è stato incrementato del 50 per cento lo stanziamento per il contrasto alle povertà, da 20 a 30 milioni di euro per la realizzazione di azioni di contrasto attraverso la concessione, di sostegni economici, erogazioni di contributi alle famiglie per l'abbattimento dei costi di servizi essenziali (gas, luce e acqua) e sussidi per lo svolgimento di servizi alla comunità. Nel 2009 ha dato risposte alle necessità di oltre 6 mila nuclei familiari e per il 2010 è stato riconfermato. Ma tutte queste cose naturalmente vi guardate bene dal dirle alla gente che invece probabilmente le apprezza!
Programma "Ritornare a casa": spesa complessiva di oltre 12 milioni di euro per favorire la domiciliarità dell'assistenza. Assegni di cura: altri 4 milioni e mezzo di euro per quelle famiglie che accudiscono familiari in condizioni di non autosufficienza. Progetti personalizzati (legge numero 162): nel 2009 stanziati 96 milioni di euro e nel 2010 saranno impegnati 105 milioni di euro per 28.351 progetti... presidente Lombardo, non si preoccupi, poi ho fatto un dossier e lo consegno all'opposizione così eventualmente lo leggeranno con calma...
(Interruzioni)
Affari generali: chiusura contratti della dirigenza e del personale per il biennio 2008-2009, fermi da tempo. Asilo nido aziendale. Sono state poi realizzati diversi interventi sul fronte dell'innovazione e del digital devide. Strategia generale dell'innovazione; semplificazione e snellimento dei processi amministrativi; reingineerizzazione e informatizzazione dei procedimenti amministrativi e potrei continuare.
Pubblica istruzione: stanziati 19 milioni 800 mila euro (delibera 41) per interventi a sostegno dell'autonomia organizzativa e didattica contro la dispersione scolastica dell'Isola. Scuola e digitale: stanziamento superiore ai 124 milioni di euro per dotare tutte le classi delle istituzioni scolastiche regionali di lavagne interattive multimediali, compresa la formazione per oltre 22 mila docenti delle scuole primarie e secondarie di primo e secondo grado. Stanziati inoltre 57 milioni di euro destinati agli enti locali per il potenziamento di laboratori locali per attività culturali e ricreative, palestre, impianti sportivi di base nelle scuole.
Università: oltre 12 milioni di euro alle Università di Cagliari e Sassari per la realizzazione di laboratori che garantiscano agli studenti l'utilizzo di nuove tecnologie e laboratori specializzati negli interventi di recupero e ristrutturazione del patrimonio architettonico. Sono inoltre stati stanziati 7 milioni di euro per il potenziamento dei centri linguistici dell'ateneo. Sempre per quanto riguarda l'università elenco velocemente: fondo globale interventi regionali per le università, diritto allo studio universitario, trasferimenti agli ERSU per oltre 46 milioni di euro, 15 milioni di disponibilità finanziaria per gli assegni di merito per il 2010. Politiche giovanili: organizzazione laboratori partecipativi territoriali in attesa di convocare la prima conferenza regionale dei giovani. Ma possiamo parlare anche di lingua sarda, di editoria e di sport. Io credo che questa sia una Sardegna niente affatto ferma, una Sardegna in movimento...
PRESIDENTE. Onorevole De Francisci, il tempo a sua disposizione è terminato.
E' iscritto a parlare il consigliere Massimo Zedda. Ne ha facoltà.
ZEDDA MASSIMO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Presidente, Presidente della Regione, Assessori, onorevoli colleghi, dopo aver ascoltato le parole dell'onorevole De Francisci, anche se di tutti gli interventi da lei richiamati i sardi non se ne sono accorti, si potrebbe fare una battuta abbastanza semplice: si spera che tutti questi interventi non siano stati realizzati con l'aiuto e la collaborazione di Flavio Carboni, Godzilla, e il mostro di Loch Ness (e tra i tre il primo è quello meno simpatico).
Oggi discutiamo di una mozione di sfiducia, Presidente, perché lei ci ha costretto a discutere questa mozione di sfiducia. Avremmo anche noi voluto parlare d'altro, avremmo voluto parlare dello smantellamento dell'industria, della disoccupazione che cresce, dei tanti giovani precari con titoli, professionalità, competenze, che ormai si sentono stranieri in patria e vedono nemico questo Paese che li allontana e li costringe ad andare a trovare lavoro altrove. Avremmo voluto parlare di un Governo nazionale che mortifica attraverso il federalismo le regioni del mezzogiorno e le isole, e la nostra in particolar modo.
Onorevole Maninchedda, questi comportamenti, tutti questi, al di là del fascino che può avere l'idea di indipendenza, rispetto anche alle posizioni politiche espresse in quest'Aula, i comportamenti di questi giorni e di questi mesi sono rispettosi dei principi della buona pratica dell'autonomia? Non prova alcun imbarazzo la maggioranza che sostiene il Governo regionale? Trovate tutto lecito? Ritenete l'intera vicenda trasparente? Ritenete che sia un Governo regionale serio e autorevole? Ebbene, basti per questo sapere che negli angoli, nei corridoi, quello che viene detto è che l'unico impaccio oggi è la clausola che dice che "insieme staranno e insieme cadranno", altrimenti forse avremmo visto un'altra storia.
I tagli alla cultura. Avremmo voluto parlare dei tagli alla cultura, allo spettacolo, del costo della vita e delle difficoltà che incontrano le famiglie, della scuola, dell'università mortificata continuamente, giorno per giorno, del miglioramento dell'amministrazione pubblica per dare pronte risposte ai cittadini, dell'impresa, dell'ambiente, e avremmo anche voluto parlare dei nostri compiti, quelli per i quali siamo stati chiamati qui a rappresentare la Sardegna e i sardi, cioè proporre soluzioni, nuovo sviluppo e non magari aggiungere nuovi problemi ai già tanti che purtroppo la Sardegna patisce.
Lei, Presidente, ha costretto l'opposizione a discutere questa mozione di sfiducia, un po' anche per le vicende giudiziarie che l'hanno vista protagonista. A questo proposito vorrei ricordare ai colleghi Rassu, Artizzu e a tutti coloro che si sono spesi nel sostenere che i parlamenti non giudicano, che i parlamenti non esprimono sentenze, che sin dai tempi del Senato romano i parlamenti, le assemblee giudicano, eccome, giudicano; giudicano persino i comportamenti, le frequentazioni, l'attività politica, giudicano ed esprimono col voto il proprio assenso o dissenso nei confronti dell'azione di Governo. Hanno da sempre giudicato e anche noi siamo chiamati a giudicare e la politica dovrebbe giudicare prima, un momento prima, un passo prima rispetto alle aule giudiziarie, perché così è avvenuto nella storia e nel recente passato.
La Sardegna purtroppo balza alle cronache quotidiane di tutti i giornali non per il miglior sviluppo possibile, ma per gli affari di pochi a danno di tanti. Lei, Presidente, ha promesso il sorriso ai sardi, ebbene, su quello non ha mentito, alcuni, pochi, pochissimi, uno nato a Torralba ha sorriso fino a qualche mese fa, gli speculatori hanno sorriso, gli affaristi hanno sorriso, i furbetti di quartiere e di città sorridono, coloro che vedono nelle istituzioni una cassa continua alla quale attingere sorridono. Così come sorridono le cricche grandi e piccole.
Lei, Presidente, ha sostenuto con tre diverse e contraddittorie argomentazioni la sua totale estraneità ai fatti che le vengono contestati. Con la prima argomentazione lei, Presidente, il primo giugno in quest'Aula ha affermato di aver perseguito l'interesse della Sardegna, di governare per il bene della comunità, "trasparenza, responsabilità, correttezza, ricerca del bene comune, comportamenti che m'appartengono, non ho mai frequentato taluni individui, sono sereno, a testa alta, mai e poi mai persone ed eventi esterni hanno potuto distrarre o potranno distrarre la mia azione dalla ricerca del bene comune... un percorso lineare, coerente, facilmente individuabili nei documenti" eccetera, eccetera, eccetera. Ebbene, viene da chiedersi se il percorso lineare, la trasparenza, la non frequentazione di questi individui sia riscontrabile anche a Suelli, ad esempio con Verdini, Dell'Utri, Carboni e altri, se questa trasparenza sia riscontrabile nelle telefonate, negli incontri a casa di Carboni.
Presidente, in altre assemblee, in altre istituzioni, in altri Paesi la sola menzogna detta, ripetuta e sostenuta con forza al Paese, alla massima istituzione rappresentativa del popolo, ai sardi tutti, avrebbe meritato l'impeachment, la messa in stato d'accusa e le automatiche dimissioni del Presidente, della massima autorità rappresentativa del Governo regionale sardo.
La seconda argomentazione che lei ha sostenuto, Presidente, è quella di aver bloccato tutto con delibere adottate in fretta e furia. Ebbene, ragionando sempre per ipotesi, fino a qualche mese prima erano continue le telefonate e gli incontri, poi subito dopo, quando compare un'intercettazione di cui solo coloro che erano addentro la materia e la vicenda potevano cogliere il significato, si inizia a bloccare tutto. Si inizia a bloccare tutto perché? Perché quell'intercettazione pubblicata sulla stampa era né più né meno un avviso a tutti coloro che erano stati coinvolti. "Bloccate tutto, fermate tutto, c'è un'indagine in corso, attrezzatevi perché bisogna bloccare tutto"! E in quella direzione si va. Si blocca tutto e si sostiene che quel blocco sia appunto quello che dovrebbe sollevare da ogni responsabilità il governo, gli Assessori coinvolti e tutti coloro che hanno partecipato a queste vicende.
La terza ipotesi che ha sostenuto, per la quale neanche noi ci siamo spinti nei suoi confronti in una offesa di questo tipo (abbiamo avuto più rispetto noi di lei di quanto lei ne abbia avuto di se stesso) è quella di essere un ingenuo, un credulone, troppo disponibile, troppo gentile ad ascoltare e incontrare tutti fino a definirsi un babbeo. Ebbene, per le tre diverse ipotesi, in ogni caso nella migliore delle ipotesi la Sardegna non merita di essere governata da colui che si definisce un babbeo, un credulone, uno troppo disponibile, un ingenuo. E visto che a livello nazionale era stato detto più volte, poco altro ci si poteva aspettare da un Presidente del Consiglio dei ministri che inizia la sua attività legandosi alla loggia P2, la prosegue collegandosi alla P3 e alla "P" chissà che cosa. In tutto questo si inserisce il disegno per impedire le intercettazioni, le leggi che impediscono le indagini, i limiti all'informazione.
Presidente, sicuramente noi che la giudichiamo in questa Aula, la giudichiamo politicamente per i suoi comportamenti, per le sue frequentazioni, forse sarebbe bene, quindi, non attendere gli sviluppi giudiziari, non attendere le sentenze, ma sempre nella presunzione d'innocenza che vale per tutti, tutti coloro che sono sottoposti a giudizio anche in questa fase, che addirittura è una fase di indagine, sarebbe opportuna un'assunzione di responsabilità e le conseguenti dimissioni anticipate. Non perché si vogliano intentare processi sommari ma semplicemente per il bene dell'istituzione, della Sardegna e dei sardi tutti. Inoltre, Presidente, le uniche scuse che noi possiamo chiederle sono relatrice alle circostanze che mentre Tiberio fu accusato da Tacito lei più modestamente viene accusato da noi.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Campus. Ne ha facoltà.
CAMPUS (P.d.L.). Colleghi, devo dire che per la prima volta mi trovo veramente in imbarazzo ad intervenire in questo dibattito sia per l'argomento, sia per come questo dibattito si sta svolgendo.
Qualcuno l'ha definito un rito, io aggiungerei l'aggettivo "stanco". E' un dibattito senza mordente, senza pathos, senza anima in cui certamente si sta celebrando il giorno dell'opposizione, opposizione che d'altronde ha tutte le carte in mano perché l'abbiamo messa in condizione di farci giocare in difesa, le abbiamo offerto tutto, le abbiamo veramente offerto su un piatto d'argento la possibilità attraverso il nostro comportamento (oggi, ma per la verità in tutti questi 17 mesi) di presentare una mozione che ribadisce e ripete, i loro argomenti, però con una forza in più, la forza di un sentimento diffuso nella gente, un sentimento diffuso di delusione e di stanchezza che non è certo per merito dell'opposizione che si è determinato, ma certamente per demerito nostro.
Alcuni in questi giorni mi hanno contattato per chiedermi se oggi, oltre che la giornata dell'opposizione, poteva essere anche la giornata della rivincita per alcuni (io tra questi e altri amici) che all'interno di questo Consiglio, all'interno del gruppo del P.d.L. hanno da tempo, direi praticamente da subito, denunciato i limiti di un'azione di governo, denunciato i limiti di una gestione di partito, del partito di maggioranza relativa, non certamente all'altezza della situazione. Abbiamo detto in questi mesi che soprattutto il partito di maggioranza relativa si limitava solo a gestire e non a governare, forse perché gestire è più facile, basta avere amici o voler fare gli scudieri mentre per governare ci vogliono proposte, idee e capacità.
Però non è la giornata nostra, non è la giornata mia, e da come procede il dibattito non mi sembra la giornata dell'opposizione. Sta diventando una giornata in cui ognuno deve svolgere il suo "compitino", a volte (e lo dico veramente con affetto alla collega Simona De Francisci) con ingenuità politica. Se è vero com'è vero, infatti, che tutto ciò che ha riportato la collega De Francisci in maniera puntuale nel suo intervento è quello che è stato fatto in questi 17 mesi è altrettanto vero che se fuori di qui pochi se ne sono accorti non è certamente perché l'opposizione ha rumoreggiato mentre parliamo, ma perché c'è stata sicuramente una discrasia tra quello che la Sardegna si aspettava da noi e quello che siamo realmente riusciti a darle. Non siamo stati capaci di capire la Sardegna e, forse in alcuni passaggi, non siamo nemmeno stati capaci di ascoltarla.
Allora, francamente davvero, io non penso che ci sia possibilità diversa, come esito di questo dibattito, che continuare a svolgere il proprio compito, pertanto termino qua perché non ritengo di dover svolgere nessun compitino, nessun intervento legato a difese d'ufficio di cui il Presidente davvero non ha bisogno. Il Presidente è stato delegato 17 mesi fa da tutti i sardi a governare e in questo momento non credo che né i bisogni della Sardegna né la volontà dei sardi richiedono di andare incontro a una crisi al buio posto che le alternative, consentitemi di dirvelo, sono alternative che ancora non possono essere sbandierate come soluzione di tutti i problemi perché gli stessi problemi che abbiamo noi ce li avete ancora anche voi, gli stessi problemi che vi hanno portato a chiudere in anticipo la legislatura e poi a perdere delle elezioni solo 17 mesi fa esistono ancora.
E quindi sapendo che è del tutto inutile rivolgere appelli all'unità, perché non può esistere unità fra maggioranza e opposizione, penso che, come ho detto altre volte, finirà anche questo dibattito, non so se finirà oggi o se si prolungherà fino a domani, ma certamente affronteremo subito dopo problemi più seri, nella speranza davvero che si riesca a far comprendere ai sardi che questa Giunta, questo Presidente, questo Consiglio comunque ce la stanno mettendo tutta per cercare di risolverli.
In occasione del dibattito sul Piano casa 2 io mi dichiarai deluso, deluso di ciò che era avvenuto fino a quel giorno, deluso dal fatto che si dovesse ripresentare, a distanza di otto mesi, una legge per modificare o migliorare una che era stata approvata otto mesi prima. L'assessore Asunis mi rispose di essere lui deluso dai delusi. Il problema è, assessore Asunis, che io esprimevo la delusione che sento nella gente, non era la mia delusione personale, era una delusione che si avvertiva nella gente, una delusione che ha fatto da megafono a questa mozione di sfiducia, perché altrimenti davvero sarebbe una mozione di sfiducia che non avrebbe niente su cui reggersi, sarebbe anche troppo facile ricordare gli ultimi dati elettorali. Noi stavamo cavalcando un'onda, Presidente, un'onda di un successo stupendo, di un successo di speranza, di un successo fatto di sorrisi e di aperture, però quell'onda l'abbiamo persa, anzi, per utilizzare un termine surfistico, ci siamo proprio schiantati sugli scogli. Ci hanno fatto schiantare i Sardi e ce l'hanno detto, ma l'hanno fatto per farci capire che dobbiamo cambiare, non vogliono che lei vada via, e non per un problema morale, non vogliono che lei vada via perché lei è il Governatore della Sardegna.
E quindi per senso di responsabilità, io (e tanti altri in quest'Aula, molti per senso di appartenenza, ma io certamente con convinta sincerità) le dico che voterò la fiducia, perché sento addosso la responsabilità di portare avanti un lavoro, nel quale ci siamo impegnati nel febbraio del 2009. E lei questa responsabilità se l'è assunta certamente in misura molto maggiore della mia, ecco perché dovrà fare tutti gli sforzi per portare a compimento quello che si è annunciato.
Mi dispiace solo arrivare a questi cambiamenti, sia all'interno del partito di maggioranza relativa (attraverso quello che chiamano il commissariamento, che mi auguro dia i suoi frutti) sia all'interno della Giunta, con quel brutto termine che è "rimpasto"; mi auguro che vengano fatti il prima possibile e con la migliore formula possibile. Perché questa è la sua responsabilità, è la nostra responsabilità, una responsabilità che certamente non viene inficiata da ciò che è successo adesso, ma da questi 17 mesi in cui non siamo riusciti, pur avendo fatto tanto, a trasmettere fiducia alla gente, non siamo riusciti a dimostrare ai sardi che stavamo ripagando con la nostra azione di governo, con la nostra azione legislativa, con la nostra azione di controllo qua in Consiglio, la fiducia che 17 mesi fa c'era stata accordata.
Davvero, io non so niente né di organigrammi, né di possibili rimpasti, perché sono estraneo - e lei lo sa bene - a questi contatti, a questi incontri, però mi auguro realmente che si vada verso un vero salto di qualità nei confronti della trasparenza, dell'efficienza, della partecipazione, della capacità di poter diventare - e lei mi ha già sentito dire altre volte questa frase - di poter veramente diventare squadra. Non si può pensare davvero che gestendo il potere si possa crescere politicamente, continuando nella mera gestione del potere perderemo tutti, e soprattutto perderà la Sardegna. Io so che non era e non è la sua intenzione, non è la sua intenzione e non sarà il suo impegno per il futuro, che sarà invece quello di farla crescere, ma col concorso di tutti. Grazie.
PRESIDENTE. E' iscritta a parlare la consigliera Zuncheddu. Ne ha facoltà.
ZUNCHEDDU (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Presidente, colleghi, io vorrei dire al collega Campus che il tema del dibattito di oggi non l'avremmo voluto sinceramente affrontare neppure noi, tuttavia è da affrontare e va affrontato. Così pure con imbarazzo devo ricordare quando il presidente Cappellacci, in occasione di una telefonata a un amico, disse che il problema della Sardegna erano i sardi, e noi Rosso Mori dicemmo che affidare le sorti della Sardegna al presidente Cappellacci era come affidare il pollaio alle volpi, e chiedemmo le sue scuse pubbliche ai Sardi.
Il disprezzo espresso in quelle parole intercettate, Presidente, non è solo il disprezzo per un popolo che sarebbe la causa dei reali mali della Sardegna, ma è il disprezzo organizzato contro la capacità della Nazione sarda di determinare in maniera autonoma il proprio futuro. Ma lei non è solo a pensarla in questo modo, lei di fatto è la testa di un iceberg, sostenuto da forze politiche di centrodestra, appoggiate da truppe coloniali e, come apprendiamo dalla stampa, in relazione subalterna a faccendieri e finanzieri chiacchierati. Tutto ciò è funzionale al dominio di sfruttamento coloniale delle risorse umane e materiali della Nazione sarda.
L'unica cosa cui ambiscono queste forze politiche sono poteri personali o di lobby, che con presunte differenze politiche, con cui a fatica cercano di distinguersi, puntano solamente ad alzare il prezzo del proprio servilismo ad un sistema di dominio. Non è un caso che le sue truppe, caro Presidente, in odore di rimpasto di Giunta, stiano alzando il prezzo della loro preziosa collaborazione. Riconoscerà che ci sono interessi fra le forze politiche che la sostengono, che per poter meglio continuare il proprio dominio le sollecitano una Giunta cosiddetta politica, come se la sua non fosse una Giunta politica.
Lei saprà sicuramente in domo sua (perché è un problema vostro) che cosa ha accelerato questa situazione, e quali poteri e appetiti politici ci siano dietro. Noi Rosso Mori non possiamo non denunciare il disastro economico, culturale e sociale che gli atti politici della sua Giunta hanno contribuito a generare all'interno del corpo sociale del nostro popolo, agevolando un processo di disgregazione e di impoverimento già disegnato dalle logiche di speculazione della globalizzazione mondiale. Non intendo ricordare le promesse elettorali del premier Berlusconi, che le hanno comunque permesso, attraverso operazioni di trasformismo mediatico e di manipolazione della realtà, di cavalcare la disperazione di un popolo piegato dal sopruso e dalla negazione del diritto al lavoro.
Non voglio citare la lunga lista di vertenze sindacali e delle povertà dei territori della nostra Nazione, dietro le quali si nasconde il dramma delle famiglie che non sanno più di che vivere giornalmente. E'di queste ore, fra l'altro - una l'ho appresa dal giornale radio delle 7 e 20 di stamattina - la denuncia da parte dei sindacati della rottura del Patto per il lavoro e la ripresa economica, firmato da lei e dalla sua Giunta a giugno. I sindacati definiscono la sua azione politica distratta, evidenziando che ormai la disoccupazione ha toccato la soglia del 16 per cento, oltre 300 mila sardi sopravvivono al di sotto della soglia della povertà, e che 100 mila sono i precari del lavoro, e le stesse correzioni al bilancio apportate dalle commissioni competenti sono peggiorative. Questa è la voce dei sindacati. Questi sono i dati economici e sociali di una Nazione dominata da un nuovo colonialismo.
I sindacati annunciano inevitabilmente un'azione politica forte, quindi un autunno caldo, in difesa dei diritti elementari al lavoro, alla sopravvivenza e alla dignità del nostro popolo, una dignità che a tutt'oggi, pur piegata socialmente e culturalmente, continua a resistere. Ma, Presidente, qual è stata la sua dignità istituzionale, come massimo rappresentante dell'Assemblea dei sardi, nell'affaire dell'eolico e delle energie rinnovabili?
Abbiamo appreso dalla stampa come lei abbia subordinato scelte di cariche di dirigenti importanti dell'apparato regionale ai suggerimenti dei vertici italiani del suo partito, e a quelli delle cricche affaristiche legate ad interessi di finanza sporca e già notoriamente collusa con ambienti criminali. Lei dichiara alla stampa di essere babbeo, "ma non sono disonesto, ho sbagliato, ma resto al mio posto". Dall'ordinanza di custodia tutelare del Tribunale ordinario di Roma, riguardante Carboni, Lombardi e Marino (quindi una parte degli amici di sa cricca) emergono relazioni strettissime fra loro e il Presidente della Regione, che denunciano un intricato mondo affaristico, tendente a mettere le mani sulla cosa pubblica, a determinarne in funzione di certi interessi privati le scelte, gli uomini, funzionari, arrivando persino a condizionare una parte dei vertici della Magistratura. Quella che la stampa definisce la nuova P3, erede del verminaio golpista della P2, che nelle parole dello stesso presidente Napolitano "rappresenta una seria ipoteca sulla democrazia, e sulla legalità in tutta Italia".
Presidente, con questo verminaio, che sicuramente non ha a cuore gli interessi e le aspettative dei sardi, non si può essere babbei. Il ruolo istituzionale che lei ricopre non può essere offuscato da ipoteche affaristiche. La invito a prendere atto del fallimento politico, economica e morale, suo, della sua Giunta, delle forze italiane di centrodestra, delle truppe coloniali, qui da noi, che la sostengono. Questa presa d'atto si chiama "dimissioni".
Al consigliere Artizzu, fra l'altro, dico che non bisogna avere paura di tornare a casa, considerato che la politica è gestione del bene della collettività e che quindi deve essere condotta in modo coerente con spirito di servizio, interpretando un volere popolare che impone di operare per il bene e la prosperità dei sardi, comunque perseguendo in maniera etica una parte delle idealità che, nel mio caso, hanno come punto di riferimento la Nazione sarda, il processo di emancipazione, di autodeterminazione, di sovranità e di indipendenza. E' con questo spirito che la politica diventa etica e stile di vita.
All'interno di questo discorso etico è anacronistica la figura del politico di professione, che vive dei lauti proventi della politica. Da ciò ribadisco che tornare a casa non deve essere dramma per nessuno, ognuno tornerà al proprio lavoro, ammesso che tutti l'abbiano, al contrario della gran parte dei sardi ai quali è stato negato. E' la storia di un lavoro negato da questa classe politica che in sessant'anni di cosiddetta autonomia tutto ha fatto per creare e per accrescere il proprio benessere e non per dare legittima soddisfazione alle esigenze di un popolo che, con grande dignità, continua a chiedere oggi lavoro, istruzione, diritto a esistere e un futuro migliore per i propri figli.
E' da ciò, Presidente, che si pone un problema morale che va oltre gli avvisi di garanzia ed eventuali condanne e assoluzioni. Questo non è un problema nostro, il problema morale è insito nel ruolo istituzionale di ciascuno di noi, se non fosse che le note giornalistiche giudiziarie ci dicono che purtroppo non tutti noi lo esprimiamo nella pienezza e nell'autonomia che ci è data.
In questo periodo assistiamo ad una serie di dibattiti e di riflessioni nel mondo politico e sindacale sardo, con al centro il tema della cosiddetta autonomia, della sovranità e di un modello di sviluppo finalmente rispettoso della nostra identità e compatibile con le esigenze del territorio. Dico pure che è troppo facile parlare di tutto ciò, come lei ha fatto Presidente sin dalle sue dichiarazioni programmatiche, e su cui poi è nato il suo Governo che poi, nei fatti, decreta la negazione e la distruzione delle legittime esigenze del popolo sardo.
Noi non possiamo permettere che la criminalità organizzata in forte espansione, come denunciano le 60 pagine dell'ordinanza di custodia cautelare del Tribunale ordinario di Roma - che io vi consiglio di leggere - nei confronti di Carboni, Lombardi, Martino e alcuni amici della "cricca", in cui è ricorrente il nome del nostro Presidente, possa sostituirsi alle istituzioni regionali o possa comunque in qualche misura influenzarle. Non possiamo accettare che la corruzione diventi uno stile di vita. Quindi lei, Presidente, concorderà sicuramente - io ho questa certezza - e saprà rassegnare le sue dimissioni consentendo al popolo sovrano di tornare a decidere liberamente del proprio futuro.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Cherchi. Ne ha facoltà.
CHERCHI (P.d.L.). Presidente, Presidente della Giunta, Assessori, colleghi, io avevo preparato un intervento scritto proprio per cercare di mantenermi nel limite dei 10 minuti ma francamente non lo leggerò. Non lo leggerò perché avevo preparato un intervento sostanzialmente tecnico: delibere sull'eolico, citazioni relative alla passata legislatura, argomenti che invece oggi nessuno ha toccato e nessuno ha preso in considerazione, visto che il presidente Cappellacci pare, così come ufficialmente viene dichiarato, sia indagato per un problema relativo all'eolico. Tra l'altro l'essere indagati (talvolta anche essere rinviati a giudizio) non significa essere condannati, quindi non è detto che un Presidente della Regione debba necessariamente rassegnare le dimissioni o che si debba addirittura presentare una mozione di sfiducia nei suoi confronti.
Io credo che sia profondamente inutile, che sia un errore da parte della minoranza entrare nel merito di una situazione che non ha ancora tra l'altro concluso il suo corso e, quindi, non si capisce quale sia la ratio di questa mozione, se non forse quella questione morale tanto decantata da molti colleghi dell'opposizione che francamente però non ha grande fondamento.
Io oggi ho apprezzato tantissimo l'intervento del Presidente Floris. Il Presidente Floris ha dimostrato all'interno di quest'Aula buon senso, lui in prima persona ha cercato di trasmetterlo all'opposizione ma, soprattutto, a tutti noi, nel rispetto delle regole del nostro mandato elettorale, delle regole del Parlamentino regionale sardo. Nessuno ha colto quel messaggio e, anzi, si è tentato di violentare la personalità di un Presidente e, addirittura, l'incapacità totale di una Giunta legata a una maggioranza che invece sostiene quel Presidente e quella Giunta.
Ricordiamoci, infatti, che esiste un progetto, esiste un programma elettorale e su questo si sta lavorando, forse distratti, forse deviati da situazioni differenti, diverse da quelle che sono oggetto di un sistema di governo che deve far crescere la Sardegna e tutti i sardi. Poi, quando si fanno determinate affermazioni io credo che si debba conoscere almeno quale sia l'argomento di cui si sta parlando ma, soprattutto, non si debba entrare solo ed esclusivamente nell'aspetto negativo cercando di screditare la posizione di una maggioranza senza argomentazioni forti e valide. Sarebbe troppo semplice, troppo facile tornare, rivedere e rileggere quel libro oramai scritto della passata legislatura.
Quanta ipocrisia oggi in questa aula! Beh… allora credo che dobbiamo fare qualche piccola citazione per renderci conto, così come è già stato detto in precedenza, che quando si entra in un sistema di governo, tra l'altro uno nuovo, moderno, diverso rispetto a quello delle legislature passate, si entra in un un vortice a volte decisamente incontrollabile. L'esempio è il tratto distintivo del rifiuto di collocarsi dentro la politica da parte dell'allora candidato Presidente Soru che rifiutava completamente addirittura il termine "politica": "noi siamo diversi, noi governeremo in modo completamente differente, noi faremo tutto in modo diverso rispetto al passato".
Poi è arrivata, per esempio, la tassa sul lusso (non so quanto sia una felice espressione, nonostante il rischio di una valenza moralistica) che ha lasciato tracce veramente negative sul territorio dei sardi. E' un controsenso, peraltro, che tale termine sia stato utilizzato, tra l'altro, da un uomo considerato dai sardi e dalla Sardegna "ricco". Successivamente si è cercato, in qualche modo, di trasformarla in tassa sull'ambiente per tentare di salvare un'idea che non era altro che uno spot, cioè la necessità di trovarsi di fronte ai sardi, davanti alla Sardegna, sempre e solo con dei metodi di marketing politico che peraltro non hanno prodotto praticamente niente.
Altro controsenso è stato il tentativo, compiuto successivamente - quindi in palese contraddizione con l'idea iniziale - di impossessarsi del partito, di essere il leader del nuovo partito, del nuovo P.D. che stava nascendo.
Tutte queste contraddizioni, tutte queste falsità non servono assolutamente a niente, ha ragione il collega Campus quando sostiene che questa mozione non ha nessun significato, non ha nessun valore all'interno di quest'Aula, sono solo parole lanciate dentro questo Consesso che non arrivano da nessuna parte, perché noi ci siamo, perché noi siamo maggioranza, siamo ancora maggioranza e non c'è nessuna spaccatura all'interno di questa maggioranza. Non esiste una reale spaccatura, esiste probabilmente una contrapposizione, probabilmente esiste la necessità di alcuni chiarimenti, ma colleghi, vi posso garantire che la spaccatura non esiste e ne sarà dimostrazione il voto di oggi all'interno di quest'Aula, perché noi siamo convinti che abbiamo necessità di proseguire nell'azione di governo.
Vedete, noi non siamo abituati ad andare a casa prima, i governi del centrodestra non vanno a casa prima, a casa prima vanno soltanto quelli del centrosinistra, sino a prova contraria, e quindi noi a casa, state tranquilli, non ci andremo! Porteremo sicuramente a termine questo mandato elettorale perché vogliamo solo ed esclusivamente produrre e generare quel profondo cambiamento nella società sarda, enunciato prima dal collega Maninchedda, al quale mi associo per quello che è stato parte del contenuto del suo intervento. Noi restiamo insieme a lei Presidente, affianco, per continuare a lottare per il bene della Sardegna, per il bene di tutti i sardi, per il bene nostro e per il bene del Presidente della Regione.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare è il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Presidente, la mozione di sfiducia trova all'esame dell'Aula trova le sue ragioni nel tentativo di evitare che il fallimento registrato in questi sedici mesi possa continuare e che si prosegua nella deriva morale in cui vi siete avviati. Presidente, io vorrei ricordarle alcuni dati che testimoniano questo fallimento, e le sarei grato se, per una volta, fornisse anche qualche risposta in sede di replica. Tutti gli indicatori economici testimoniano il suo e il vostro fallimento: abbiamo perso nell'ultimo anno 30.000 posti di lavoro; il tasso di disoccupazione dopo anni è tornato oltre il 14 per cento; il tasso di disoccupazione giovanile, è al 44, 7 per cento, la percentuale più alta in Europa. Non siete riusciti ad affrontare quei nodi dei fattori alla produzione che rappresentano ancora una diseconomia importante per l'intero settore economico sardo: penso all'energia, ai trasporti, al credito.
C'è un altro indicatore, Presidente, che testimonia il suo e il vostro fallimento: il tasso di fiducia delle imprese. Ebbene, nell'ultimo anno, il tasso di fiducia delle imprese in Italia è cresciuto, seppure timidamente, intorno al 3 per cento, in Sardegna nello stesso arco di tempo ha perso 6 punti percentuali. E' un qualcosa di cui volete tener conto, è un qualcosa di cui in qualche maniera avete una qualche responsabilità, o è tutto, come dice Rassu, riconducibile alla congiuntura, quasi che un governo regionale, di fronte ad una congiuntura, non possa e non debba far nulla? Allora, se non può far nulla a che serve un governo regionale? Io credo invece che possa fare parecchio, il problema è che non ha fatto nulla in questa direzione.
L'Istat ci ricorda che, come tasso di occupazione, siamo tornati indietro al 2004: siamo a meno di 590.000 occupati. I lavoratori dipendenti sono circa 400.000 e, di questi oltre 110.000 sono lavoratori precari. E voi siete riusciti a farvi bocciare anche la stabilizzazione che abbiamo deciso per i lavoratori alle dipendenze di questa Amministrazione regionale nel passato collegato. C'è un aumento esponenziale della cassa integrazione, sono oltre 350 le imprese che vi hanno fatto ricorso. Ecco, la sua, la vostra incapacità ad affrontare e aggredire questi nodi sta progressivamente impoverendo questa regione.
Le ricordo, Presidente - mi fa piacere che questo susciti la sua ilarità - che questa regione ad oggi registra un reddito medio inferiore del 18 per cento rispetto a quello nazionale. In questa regione, come lei sa, sono oltre 400.000 le persone che vivono sotto la soglia della povertà: qual è stata l'azione di governo, sua e della maggioranza, in questi sedici mesi per contrastare questa situazione?
Abbiamo ascoltato con grande interesse l'intervento dell'onorevole Campus e di altri: quando affermate che vi state preparando a un rimpasto - questa parola brutta, questo neologismo per quest'Aula di cui si è parlato poc'anzi - è perché implicitamente ammettete che finora, caro onorevole Artizzu, c'è stato un fallimento su questo piano, perché se così non fosse direste che si tratta di un turn over, di un normale avvicendamento in Giunta, invece parlate della necessità di ridare linfa e scatto all'azione di governo. E quando si sente il bisogno di imprimere uno scatto, vuol dire che il pregresso non è stato all'altezza delle attese, delle ansie, dei bisogni e delle paure dei sardi, e in particolare della parte che sta peggio, alla quale non guardate certamente con un minimo di attenzione.
Ebbene, Presidente, lei si è fatto portar via - lo diceva Bruno - lei e la maggioranza vi siete fatti portar via il G8, i fondi FAS, la Sassari-Olbia, avete sprecato una straordinaria conquista come quella sulle entrate. Presidente, io le chiedo: è forse riuscito ad affrontare e risolvere ancora alcuni dei nodi aperti? E' stata citata Vinyls, è stata citata Euroallumina, aggiungerei Rockwood, ce ne sono tantissime: caro onorevole Maninchedda, è questo il popolo che vogliamo rappresentare? Si è parlato di un popolo da rappresentare: è questo il popolo che vogliamo rappresentare, quello affamato da una politica che non è stata capace di venire incontro ai bisogni e alle aspettative della Sardegna? Le stesse organizzazioni sindacali - lo ricordava qualcuno - parlano di sciopero generale, e stavolta ne parlano come di uno sciopero generale "contro", diversamente dal recente passato: vorrà pur dire qualcosa?
Allora, io non credo che sia inutile questa discussione e forse il Presidente del Consiglio bene avrebbe fatto a concedere la diretta televisiva, perché c'è attesa, c'è tensione attorno a questo dibattito, però anche questa è una scelta, per carità, di cui chi l'ha fatta si assume la responsabilità.
Presidente, lei non ha dimostrato nessuna autorevolezza nel confronto con lo Stato, non ha dimostrato nessuna autorevolezza interna, non ha dimostrato nessuna autorevolezza nel confronto con il sistema economico e in particolare con le imprese, e tuttavia anche stamane alcuni autorevoli rappresentanti della maggioranza hanno sfidato il centrosinistra sul terreno delle riforme istituzionali (l'ha fatto prima l'onorevole Floris, poi l'ha fatto l'onorevole Maninchedda citando la data del 7 settembre prossimo come una data in cui risolveremo i problemi di ordine istituzionale). Bene, noi siamo pronti, il Partito Democratico è pronto.
A noi non piace l'attuale legge elettorale, in particolare quella che permette l'elezione di parlamentari senza voto di preferenza, non ci piace nemmeno questa legge elettorale, siamo pronti anche a discutere per rivedere gli equilibri tra potere esecutivo e potere legislativo; siamo pronti, credo che la maggioranza più dell'opposizione abbia il dovere di avanzare una proposta in questa direzione, visto che due autorevoli rappresentanti oggi hanno affrontato questi temi. Così come siamo pronti ad affrontare i temi della politica fiscale. Mi chiedo però, Presidente Cappellacci: quale sarà l'autorevolezza con la quale noi affronteremo i temi della politica fiscale quando non siamo riusciti nemmeno a tutelare quella politica relativa al gettito fiscale, che era una conquista già conseguita e che bisognava soltanto confermare? Voi non siete riusciti nemmeno a far questo. Allora io mi chiedo, davvero: con quale pretesa pensate di continuare a governare quest'Isola?
Presidente, l'insuccesso di quel fallimento che ho tentato di rappresentare deriva soprattutto dalla sua debolezza e dalla sua inadeguatezza. Veda, Presidente, quello che è avvenuto sull'eolico conferma questa sua debolezza e la sua totale inadeguatezza a governare. Provo a mettere in fila alcuni passaggi molto velocemente.
Dopo pochi mesi dal vostro insediamento avete, con la finanziaria, trasferito dalle Province alla Regione la competenza al rilascio delle autorizzazioni, nel contempo qualcuno lavorava per individuare l'ARPAS come soggetto che doveva rilasciare quelle autorizzazioni e sempre nel contempo, sempre quel qualcuno, lavorava per portare Farris a quella agenzia che avrebbe dovuto rilasciare le autorizzazioni. Poi avete, a marzo di fronte a questo, preoccupati, adottato una delibera che nessuno ha compreso.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE COSSA
(Segue DIANA GIAMPAOLO.) Bene, Presidente, lei comprenderà una cosa - la prego di ascoltarmi perché ho finito davvero - che dopo quanto è avvenuto, indipendentemente dal fatto che le abbia subite o sia stato lei il regista di queste operazioni, lei non ha più la statura, non ha più il profilo per governare questa Regione.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Locci. Ne ha facoltà.
LOCCI (P.d.L.). Presidente, io pronuncerò un intervento di tipo prevalentemente politico, in quanto la mia collega De Francisci è stata talmente esauriente nell'analisi delle attività del Governo che l'ho invitata veramente a scrivere un piccolo report delle cose che sono state fatte.
Ho assistito finora un po' - consentitemi colleghi dell'opposizione - alla fiera dell'ipocrisia perché questa è una mozione ipocrita in quanto vuole far vedere che qui si parla dei problemi della Sardegna mentre il suo obiettivo vero è intentare in diretta, in una sede impropria, un processo al Presidente. Io l'ho già detto in un altro intervento svolto qualche tempo fa: badate che su questo fronte, se ci mettiamo a fare polemiche spicciole ne possiamo fare anche noi, caro onorevole Soru, anche se mi guarda diretto, perché è così, non nascondiamoci dietro un dito...
SORU (P.D.). Mi scusi se la sto ascoltando.
LOCCI (P.d.L.). Guardi, io sono un garantista, caro onorevole Soru, io sono un garantista quindi credo che l'onorevole Cappellacci in questo periodo si trovi né più né meno nella stessa situazione in cui si è trovato lei nella passata legislatura, con la differenza che lei comunque è stato rinviato a giudizio. Io comunque credo che lei sia innocente fino a prova contraria.
E' chiaro, però, che anche allora l'opposizione ha fatto la sua parte, una parte che secondo me è stata ipocrita anche allora, perché non bisogna fare due pesi e due misure. Però, di che cosa stiamo parlando? Siamo venuti qui a fare il processo in diretta al presidente Cappellacci, onorevole Soru? Ma stiamo scherzando? Ma di cosa stiamo parlando? Della nomina di Farris? Parliamone, cara onorevole Barracciu, parliamone. Ma poi quale atto ufficiale ha emanato la Giunta perché si potesse realizzare questo fantomatico progetto criminale, quale atto? Le risulta per caso che l'ARPAS abbia cambiato le sue competenze? A me non risulta, anzi mi risulta che, dal mese di agosto al mese di dicembre del 2009, le competenze sull'eolico erano e sono rimaste - e ci sono atti di Giunta che lo possono comprovare in capo all'Assessorato dell'industria. Quindi tutto ciò che avete detto al riguardo è falso e a dir poco strumentale.
Se poi andate a vedere il sito della Regione - io lo controllo quando ci sono le riunioni di Giunta - scoprirete che le linee guida erano in programma già dal mese di novembre.
Comunque, entrando nel merito, l'ARPAS non ha cambiato attribuzioni, non aveva assolutamente nessuna competenza rispetto al rilascio delle autorizzazioni sull'eolico (visto che avete voluto fare il processo lo facciamo). Voi dite: siccome c'erano le intercettazioni, la Giunta ha saputo, e allora è stata fatta in tutta fretta la delibera, però, badate bene, andate a vedere le linee guida all'articolo 7, dove si indicano i criteri. Badate, che noi Gruppo del P.d.L. abbiamo rimproverato al Presidente, proprio di aver fatto suoi i criteri della Giunta Soru, le delibere sul rilascio delle autorizzazioni per le energie rinnovabili del maggio 2008, ottobre 2008, novembre 2008 e gennaio 2009. Quindi in pratica non è successo assolutamente niente, anzi se vogliamo fare autocritica (e possiamo anche farla) all'interno della nostra maggioranza o anche del nostro partito, possiamo anche dire che noi su questo fronte, sui criteri tutto sommato non abbiamo innovato niente perché abbiamo fatto nostri i criteri della Giunta Soru...
(Interruzione del consigliere Sechi)
LOCCI (P.d.L.). No, assolutamente. Questo solamente per dire che stiamo parlando del nulla. Noi non siamo venuti qui a fare un processo, nemmeno alle intenzioni, perché se dobbiamo raccontare barzellette le posso raccontare anch'io, perché le intercettazioni le ho lette anche io. E' vero, il Presidente ha detto: "Di questi ne ho fin sopra i "c…" per le pressioni". Ma quale è il Presidente di una Regione che non ha pressioni? Perché, Soru non ha avuto pressioni? Quello che conta sono gli atti, gli atti ufficiali di una Giunta. E qui non c'è un atto ufficiale della Giunta Cappellacci che vada incontro agli interessi di questa gente, non c'è un atto ufficiale; se ce l'avete tiratelo fuori.
Detto questo, per quanto riguarda l'attività di questa Giunt, certo si può fare sempre meglio, per carità di Dio, ma, onorevole Barracciu, cosa ci avete lasciato voi in eredità quando siamo arrivati al governo? Vuole che glielo dica? Lei è in Commissione bilancio e come me lo sa, ma se vuole glielo ricordo. Lei ha parlato di nuove entrate e di riforma dell'articolo 8 dello Statuto. Le nuove entrate erano state calcolate al 2007 pari a un miliardo e 600 milioni di euro, ricalcolate al 2009 sono state 1 miliardo e trecento milioni di euro, di questi 600 milioni li abbiamo dovuti usare per ripianare il deficit che ci avete lasciato voi, altri 400 milioni per ripianare il deficit sulla sanità, quindi alla fine della fiera ci sono rimasti 300 milioni, con un piccolo particolare: che l'onorevole Soru in occasione della trattativa con Prodi, sì, ha contrattato le nuove entrate, però che non ha contrattato il nuovo patto di stabilità che non ci permette, come lei sa meglio di me, di fatto di aumentare la spesa. Questa è l'eredità che ci avete lasciato.
Noi abbiamo dovuto affrontare, in questo anno e mezzo, prevalentemente emergenze sociali. Se infatti andate a vedere gli atti ufficiali della Giunta scoprirete che l'80 per cento dei provvedimenti riguardano interventi di tipo sociale, di aiuto al credito alle piccole e medie imprese con fondi di garanzia e di contro garanzia, cercando di venire incontro alle sofferenze che hanno patito tutte le categorie lavorative di fronte a una crisi che è mondiale. Il 5 per cento del calo del Pil non riguarda infatti solo la Sardegna, riguarda tutta l'Europa, con una piccola differenza, però: che l'Italia oggi presenta un tasso di crescita dello 0,8 - 1 per cento contro lo 0,4 del resto dell'Europa. Quindi noi siamo fiduciosi che ciò a breve si ribalti anche sulla Sardegna.
Noi comunque abbiamo avuto una maggioranza che ha votato, per la prima volta nella storia dell'autonomia della Sardegna, sulla formazione professionale, che rappresenta il futuro della Sardegna, abbiamo con la prima finanziaria messo 100 milioni di euro...
BARRACCIU (P.D.). Cancellati.
LOCCI (P.d.L.). No, non li abbiamo cancellati, cara onorevole Barracciu, tant'è vero che anche nella finanziaria del 2010 per l'istruzione e formazione professionale abbiamo previsto 180 milioni di euro che adesso stanno andando a regime. Certo, si può sempre fare di più e meglio, però il giudizio si esprime alla fine dei 5 anni non adesso che stiamo mettendo in pista tutta una serie di azioni politiche i cui risultati necessariamente non si conseguono dall'oggi al domani.
Certo, è ovvio: l'opposizione deve fare il suo lavoro, però sembra quasi che in Sardegna si viva di una mozione alla settimana. Se noi avessimo usato il tempo che abbiamo sprecato per venire qui in questa Aula a discutere le vostre mozioni spesso e volentieri solo strumentali a far uscire 4 articoli sul giornale o a provocare 4 strombazzate in televisione probabilmente avremmo prodotto un po' di più per la nostra Sardegna. Perché la sfida vera - ha ragione Paolo Maninchedda - la sfida vera per la Sardegna, tutti quanti noi qui ce la giocheremo quando nei prossimi mesi andremo a parlare di federalismo fiscale. Perché, cari colleghi, se qualcuno eventualmente non lo avesse ancora capito, la legge sul federalismo fiscale…
PRESIDENTE. Il tempo a sua disposizione è terminato. E' iscritto a parlare il consigliere Lotto. Ne ha facoltà.
LOTTO (P.D.). Signor Presidente del Consiglio, signor presidente Cappellacci, signori Assessori, signori colleghi, questa avventura amministrativa ha avuto inizio nei primi mesi del 2009, quando, scelto dal centrodestra per candidarsi alla Presidenza della Regione Sardegna, lei, signor Presidente Cappellacci, ha avviato la sua campagna elettorale restando costantemente coperto all'ombra dell'ingombrante figura del presidente del Consiglio Berlusconi. Fu una campagna elettorale originale e sconfortante, per l'eccessiva presenza del vertice nazionale del centrodestra, anche nei simboli, oltre che nei palchi e nei comizi, e per l'assenza eccessiva, anche imbarazzante, di chi doveva essere il protagonista principale per il centrodestra, e cioè lei. Quella situazione non faceva presagire nulla di buono in caso di vittoria.
Eravamo preoccupati, e avevamo purtroppo ragione. Abbiamo comunque ostinatamente pensato che fosse giusto giudicare lei e la sua Giunta sui futuri fatti di governo, senza pregiudiziali. Abbiamo avuto modo di esprimerci in tal senso in alcune, molto poche invero, occasioni: il Piano casa numero uno, approvato e non attuato; il Piano casa numero due, bocciato dall'Aula e che non è arrivato a destinazione; alcune leggi finanziarie dovute, ma invero inadeguate, e spesso invadenti. Ricordiamo che con un emendamento alla finanziaria si è stravolta la gestione della sanità, e i risultati che oggi tutti quanti possiamo leggere non mi sembra che siano i migliori, allora, dal centrodestra auspicati.
Purtroppo, per ritornare ai fatti, signor Presidente, noi, di fatti su cui esprimerci, non ne abbiamo intravisto. Eppure, molti atti sarebbero stati necessari per rispondere alla grave crisi in cui versa la Regione, ma tutto tace. Per quanto riguarda la strada Sassari-Olbia, pronta a partire con i lavori del 2008, oggi è invece in alto mare. Sulla crisi dell'industria, un solo esempio: la Vinyls di Porto Torres, che tra il disinteresse del Governo e dell'ENI, che sono i principali responsabili, e l'assenza della Giunta, vive una stagione di lenta agonia, con gli operai che lottano assolutamente inascoltati, come se fosse un problema solo loro e non dell'intera regione, e in particolare di chi governa la regione.
L'agricoltura, è un settore sempre più sull'orlo della bancarotta, che neanche gli ultimi atti dell'Assessorato hanno fatto qualcosa per aiutarlo a utilizzare tutte le opportunità, ad esempio le energie rinnovabili, dove ho la sensazione - avremo più avanti modo di discuterne - che per favorire poche aziende si stia evitando di lavorare affinché un numero davvero rilevante, importante e significativo di aziende agricole possa esserne avvantaggiato.
La scuola versa in una situazione drammatica per la perdita di tantissimi posti di lavoro (a migliaia, si possono contare tra l'anno scorso e quest'anno) per la soppressione di tante classi, in tanti istituti delle zone interne (ricordo solo Bonorva e Bono) e che preludono alla chiusura di molti complessi scolastici; e ciò per un'applicazione acritica e burocratica delle norme nazionali, un'applicazione affidata alle sole strutture periferiche del Ministero, senza alcuna interlocuzione della Regione che evidenzi le specificità delle realtà socioeconomiche in cui queste scuole sono inserite, e la necessità di ricercare forme di collaborazione tra enti locali, per affrontare e risolvere problemi vitali per il vivere civile di molte di quelle realtà interne dell'isola. I fondi FAS, infine, sono stati scippati dal Governo centrale che, provando la Regione di risorse indispensabili per il futuro dell'Isola, ha sottratto a lei la possibilità di realizzare interventi su cui oggi poter essere giudicati, e, privando i Comuni di importanti opportunità finanziarie, impedisce a questi di programmare i prossimi quattro, cinque anni di governo.
Questo è accaduto e accade nella più totale distrazione e disattenzione sua e della sua maggioranza. E' triste, signor Presidente, venire a sapere, non per vie istituzionali, ma per aver letto sulle cronache giudiziarie e no, che le tante assenze che abbiamo più volte denunciato e rimarcato erano dovute non a impegni istituzionali per seguire con attenzione e perizia tutto quello che il suo compito le imponeva, ma alla necessità di seguire da vicino l'azione di chi aveva messo gli occhi sugli affari in Sardegna nel business delle energie rinnovabili. Ad altri spetta il giudizio sul suo operato dal punto di vista penale, non a quest'Aula, e non interessa neanche a noi. A noi però spetta il giudizio politico sul suo operato, su quanto avrebbe dovuto fare e non ha fatto, ma certo anche sull'opportunità dei suoi rapporti con personaggi politici e no, che oggi sono indagati dalla Magistratura.
Emergono in questi mesi atteggiamenti, rapporti che minano alla radice la dignità e l'autonomia della massima istituzione regionale, dell'alta funzione a cui lei è stato chiamato dai sardi; quella fiducia che i sardi le hanno voluto dare un anno e mezzo fa, e lei, signor Presidente, ha tradito. Campus diceva che c'è un sentimento diffuso di delusione. E' vero, è vero e non è che sia maturato per sbaglio, è vero perché è figlio di questa situazione che sta emergendo sempre più critica e assolutamente inaccettabile. E quando il rapporto tra l'eletto e l'elettore si incrina, quando il Presidente si attarda in rapporti confidenziali con figure discusse e discutibili, alcune oggi sono in carcere - onorevole Locci, vorrei ricordarle che l'onorevole Soru non ha mai incontrato Carboni - quando il Presidente si fa imporre dall'alto e da figure interessate importanti e delicati nomi nei vertici delle strutture regionali (è il caso dell'ARPAS) quando si riconosce di aver peccato di ingenuità nei rapporti con figure così delicate, quando si adottano atti improvvisati e superficiali su importanti settori dell'economia, per fuoriuscire da un tunnel in cui ci si è cacciati con questi rapporti, signor Presidente, quando accade tutto questo, è giusto prenderne atto.
Per questo abbiamo presentato una mozione di sfiducia, che voteremo, e chiediamo anche a voi, colleghi della maggioranza, di votare insieme a noi, per dare ai sardi l'opportunità di rimediare a una situazione che oggi - è abbastanza chiaro - non può andare avanti, se non a danno degli interessi dei sardi e della Regione.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Steri. Ne ha facoltà.
STERI (U.D.C.). Signor Presidente della Regione, signori Assessori, colleghi e colleghe, quando mi sono iscritto, pensavo che in questo dibattito avremmo parlato dei problemi della Sardegna. Mi sembrava che la mozione tendesse a evidenziare le difficoltà vere o presunte che in questo momento incontra l'economia. Mi accorgo, invece, che nonostante da svariate parti si senta dire che questa non è un'Aula di tribunale, si parla e si rivolgono attacchi ora diretti ora indiretti "ad alzo zero" contro il Presidente, il che mi ha fatto dubitare lungamente dell'opportunità di intervenire; ho però alla fine deciso di portare una mia testimonianza.
In primo luogo volevo dire al presidente Cappellacci: Presidente, noi riteniamo che lei sia un galantuomo, ne siamo convinti e siamo sicuri che riuscirà a dimostrarlo; ha la nostra fiducia in questo. Ritengo, in questo modo, di tagliare la strada a tutti questi più o meno falsi attacchi, a questo tentativo di svilire quest'Aula e di trasformarla in un'Aula di giustizia. Qua non stiamo processando il Presidente, qua stiamo parlando di un problema politico, un problema politico che l'opposizione ha posto alla maggioranza e in cui non c'entra niente quello che ha fatto la vecchia maggioranza che oggi è opposizione. Onorevole Soru, sono convinto che lei sia un galantuomo, sono convinto che lei sarà assolto, ma questo, in questo momento, non ci interessa, non ci interessa quello che ha fatto l'opposizione, ci interessa quello che ha fatto questa maggioranza.
E allora, veniamo alla mozione. Nel primo capoverso si afferma che c'è una crisi economica e politica; verissimo! C'è una crisi economica e politica sia in Sardegna, sia in Italia, ma non è una crisi che ha provocato questa Giunta, è una crisi che questa Giunta si è trovata ad affrontare, che ha cercato in prima battuta di risolvere affrontando tutte le emergenze che sono state più volte citate (pensiamo all'ALCOA, alla VYNILS) e cercando di salvare, quantomeno provvisoriamente, i posti di lavoro che erano stati messi in pericolo. A fronte di questa attività emergenziale, ovviamente c'è anche l'attività di programmazione.
La collega De Francisci ha elencato tutto quello che è stato fatto; sicuramente il Presidente se interverrà di nuovo sarà ancora più preciso e puntuale. Non mi soffermo su quello che è stato fatto, però è evidente che le difficoltà ereditate non possono essere superate in un anno e mezzo. Sia chiaro poi, queste difficoltà non sono solo responsabilità della precedente Giunta, sono responsabilità di tutti quelli che negli anni hanno governato, e c'è stata un'alternanza tra maggioranza e opposizione.
Siamo tutti responsabilii, io per primo che a suo tempo, nel 93, ero stato Assessore, già da quel momento si può datare la mia responsabilità di non essere riuscito a risolvere la grave crisi, il grave problema che la Sardegna sta affrontando. Detto questo, ripeto, in questo dibattito non sono stati affrontati i nodi reali del problema. Ci sono stati due interventi di altissimo livello, quello dell'onorevole Maninchedda e quello di Giampaolo Diana, che hanno affrontato puntualmente e precisamente i problemi senza soffermarsi sotto altri profili.
La crisi implica in primo luogo, come ha detto Maninchedda, che venga affrontato il problema istituzionale. E' ovvio che risolvere il problema istituzionale non vuol dire risolvere la crisi, vuol dire porre le premesse per creare un sistema effettivamente efficiente. Ha ragione Maninchedda quando afferma che la data del 7 settembre è una data essenziale e importante, perché in quel momento dovremo confrontarci per cercare di trovare tutti insieme le basi per riformare la nostra Regione, in senso altamente autonomistico, chiamando lo Stato a far fronte alle sue responsabilità, e in particolare ad adempiere le previsioni dell'articolo 13 dello Statuto sul Piano di rinascita, che è una norma ancora in vigore e che è una norma che deve essere attuata prima ancora dell'articolo 8, prima ancora di porci il problema del patto di stabilità.
Purtroppo per noi dovremmo affrontare anche il tragico problema del federalismo fiscale, questa sì che è una vera "porcata", se mi consentite. Quindi, dobbiamo porre le basi di riforma del sistema, perché solo riformando il sistema, solo creando un giusto equilibrio di rapporti tra Giunta e Consiglio, potremo affrontare questo problema. E' un problema che si pone anche a livello nazionale, e mi auguro che questo Consiglio sia in grado di affrontarlo e risolverlo non con inutili e sterili dibattiti, come sta avvenendo in Parlamento.
Sicuramente in questa fase dovremo essere estremamente duri e rigidi, non potremo concedere nessuno sconto allo Stato, ma prima ancora di affrontare questo problema con lo Stato dobbiamo affrontarne diversi altri. L'articolo 8 dello Statuto sulle entrate; ne abbiamo parlato recentemente in terza Commissione. Mi sembra che ci sia un orientamento concorde (maggioranza e opposizione) nel condurre una battaglia per rivendicare l'entrata dell'articolo 8, ma da quello che ha già preannunciato in due battute l'assessore La Spisa, anche la Giunta si sta attrezzando in questo senso, e intende valutare la possibilità di sollevare quel conflitto di attribuzioni che, sia noi con una mozione, sia il centrosinistra con un'interpellanza, abbiamo segnalato essere opportuno sollevare. Quindi, i tentativi di azione nei confronti dello Stato stiamo ponendoli in essere.
Diciamo che la Giunta ha ritenuto in un primo momento di affrontare questo problema con il dialogo, senza arrivare allo scontro aperto. E' un sistema come un altro, è un tentativo di risolvere il problema; se il tentativo va a buon fine tante lodi al Presidente, se il tentativo di componimento bonario non sortisce esito positivo, a quel punto è ovvio che tutti, e la Giunta per prima, sarà risoluta nella battaglia contro lo Stato, ed è una battaglia contro cui dovremo essere tutti uniti.
Due parole devo spenderle anche contro gli attacchi al Presidente della Regione. L'ordinanza di custodia cautelare di Carboni è nota, si trova sui siti Internet, l'ho letta, ma non mi sono soffermato a leggere, quello che riportano i giornali sulle intercettazioni, e poi forse un'idea bisogna anche conoscere il contenuto di queste intercettazioni. E allora, se mi consentite, a me pare che quando viene chiamato in causa il presidente Cappellacci, perlopiù ci si trovi in presenza di millanteria. Il presidente Cappellacci viene dato presente a una cena, quando tutti noi siamo testimoni che a quella cena non c'era perché era a Roma al Ministero per discutere sull'ALCOA.
Allora, di cosa stiamo parlando? Non basta parlare di intercettazioni, bisogna conoscere il contenuto e bisogna andare a vedere se ci sono dei riscontri. C'è una marea di riscontri che ci dimostra che siamo in presenza di millantatori, di farabutti. Il presidente Cappellacci è un galantuomo, così come lo è il presidente Soru; si tratta esclusivamente di millanterie.
Ma andiamo avanti. Che ci siano stati tentativi di quei signori di introdursi, è vero, chi lo contesta? Il problema è che sono tentativi che non hanno avuto esito, non c'è un atto della Giunta che conduca a dire che quelle millanterie hanno avuto esito. Parliamo dell'eolico. Tra parentesi, la proposta di trasferire la competenza alla Regione non è del Presidente, è mia, l'avevo presentata io in Giunta, ed era una proposta che attribuiva in via transitoria, in attesa dell'approvazione del Piano competenza alla Regione e, a regime, alla provincia. Quindi, in quel trasferimento il Presidente non c'entra assolutamente niente, era una proposta del Gruppo dell'U.D.C. Proposta del Gruppo dell'U.D.C. avanzata perché il sistema delle energie rinnovabili è un sistema demenziale, è un sistema delinquenziale, ma è il sistema nazionale.
Quando mi si dice: "Bisogna aspettare le linee guida e su questa base poi procedere", non mi si può dire che se non ci sono le linee guida si fa tutto, che se non ci sono le linee guida non si fa niente. Se il Governo non le emana, gli si impone di emanarle con gli strumenti giudiziari che l'ordinamento ha prestato a questo scopo. Non solo la Sardegna non è un mercato libero, è un'Isola che è collegata con il continente da un cavo che conduce 1500 mega watt; abbiamo un sistema di trasferimento dell'energia che non è circolare, l'energia prodotta a Ottana va nel nord, non può andare a Cagliari, e l'energia derivante da fonti rinnovabili sappiamo tutti che non è un'energia a cumulabile. Allora, è un sistema chiuso, perché oltre un certo tanto ci limitiamo a consentire ai privati di lucrare sui certificati verdi.
Speriamo che la norma posta nel decreto legge che taglia i certificati verdi venga confermata, almeno questa situazione, se mi consentite, che è uno schifo, verrà meno. Ma è la situazione che ha creato l'ordinamento comunitario, l'ordinamento italiano. Sto concludendo, purtroppo 10 minuti non bastano. Noi, diciamo solo che quando si amministra, è evidente che ci si trova di fronte a problemi, però bisogna sempre presumere la buona fede. Il fatto che ci si sia scontrati con dei malintenzionati, chiamateli come volete, non vuol dire che tutte le persone che con cortesia hanno risposto a questi debbano essere confuse con loro, soprattutto quando gli atti che hanno posto in essere sono atti che dimostrano il contrario.
PRESIDENTE. I lavori del Consiglio riprenderanno questo pomeriggio alle ore 16. Il primo iscritto a parlare è l'onorevole Daniele Cocco. Convoco la Conferenza dei Capigruppo.
La seduta è tolta alle ore 13 e 54.
Allegati seduta
Testo delle interrogazioni e delle interpellanze annunziate in apertura di seduta
Interrogazione Zuncheddu, con richiesta di risposta scritta, circa il frequente allarme su rifiuti tossici e radioattivi nel nord Sardegna e in particolare sulle irregolarità nelle procedure dello smaltimento dei rifiuti provenienti dagli insediamenti militari di La Maddalena e diretti a Scala Erre e Canaglia.
La sottoscritta,
premesso che:
il 21 agosto 2008 è stato inoltrato dall'ex vice sindaco di Porto Torres un esposto-denuncia alla Procura generale della Repubblica presso il Tribunale di Sassari sullo smaltimento dei rifiuti provenienti da insediamenti militari di La Maddalena e con il quale si chiede che:
venga immediatamente interrotto l'invio dei predetti rifiuti alle discariche segnalate prima che la magistratura ne verifichi la natura e ne autorizzi lo smaltimento;
nell'eventualità che i dubbi espressi in premessa siano confermati dagli accertamenti dell'autorità giudiziaria, tutti i responsabili siano chiamati in giudizio a rispondere del reato di disastro ambientale;
la stessa stampa di quei giorni (in particolare del 23 agosto 2008) riportava i dubbi espressi nell'esposto, denunciando le irregolarità con cui ogni giorno almeno 60/70 semirimorchi alla volta carichi di rifiuti (gli scarti dell'ex Arsenale di La Maddalena) e diretti alle discariche di Scala Erre e Canaglia venivano scaricati nel porto di Porto Torres;
quelle di Scala Erre e Canaglia sono classificate come "discariche per rifiuti speciali non pericolosi", quindi non adatte per lo smaltimento dei rifiuti pericolosi e tossico-nocivi provenienti da aree destinate ad attività militari dove notoriamente vengono impiegate sostanze e materiali altamente tossici e nocivi sia per la salute dei cittadini che per l'ambiente;
a tutt'oggi nell'Arsenale maddalenino sono presenti e oggetto delle operazioni di bonifica (a mare e a terra) non ancora concluse, sostanze quali amianto, mercurio, idrocarburi, arsenico, cadmio, piombo, rame; si tratta di elementi fortemente inquinanti per l'ambiente e incompatibili per la salute delle popolazioni;
risulterebbe, come dichiarato nel sito ufficiale della Protezione civile, che proprio nel corso della bonifica a terra siano state raccolte 62.000 tonnellate nell'arco di 45 giorni; quindi sarebbero state raccolte 1.377,77 tonnellate di rifiuti al giorno, di cui circa 289,33 (pari al 21 per cento) risultano classificati "pericolosi" perché contenenti amianto, idrocarburi e/o metalli;
vista la vocazione turistica dell'area interessata, tali operazioni criminose avrebbero gravi ripercussioni anche sullo sviluppo di un'economia ecocompatibile e quindi sull'occupazione, in un momento di crisi drammatica per i sardi;
rispetto ai fatti che pregiudicano la salute dei sardi, dell'ambiente e lo sviluppo della nostra economia, persiste l'assordante silenzio del Presidente della Regione e della sua Giunta regionale, che avrebbero dovuto attivarsi da tempo per verificare e scongiurare le irregolarità delle procedure di smaltimento di rifiuti e per accertare l'idoneità dei siti designati per lo stoccaggio di rifiuti e scorie;
sottolineato che:
quello dei rifiuti tossici e radioattivi nel territorio sardo è un tema che ricorre infelicemente troppo spesso;
già nel 2007 fu avviata un'indagine dai carabinieri che sequestrarono due container che trasportavano polveri che contenevano isotopi di cesio 137; il carico, proveniente dal porto di Genova e destinato a Porto Torres, fu bloccato in anticipo solo perché le autorità furono allertate dai medici a cui si dovette rivolgere l'autista del camion che trasportava il materiale radioattivo per paura di esserne stato contaminato;
tale preoccupazione trova dei fondamenti anche sulla recentissima stampa, che infatti il 16 maggio 2010 ripropone un articolo (L'Unione Sarda), pubblicato anche sul sito della Protezione civile il 18 maggio 2010, a proposito dell'ennesimo allarme sui rifiuti radioattivi nel nord Sardegna;
nel suddetto articolo si ricordano altri episodi di smaltimento di rifiuti tossici come quello accaduto nell'autunno del 2007 "quando un carico di polveri contenti isotopi di cesio 137 stava per sbarcare a Porto Torres con un traghetto proveniente da Genova;
nel 2008 furono bloccati 200 carichi di detriti e rifiuti provenienti dalle demolizioni dell'Arsenale de La Maddalena e destinati proprio alle discariche di Scala Erre e Canaglia;
la nave Maior, la stessa che viene presa spesso a noleggio dallo Stato maggiore della difesa per operazioni collegate alle attività militari (come accadde per esempio per il rientro di uomini e mezzi italiani dall'Iraq), come riportato dalla stampa il 23 agosto 2008 (rif. L'Unione Sarda), come "un cassonetto galleggiante (...) con la pancia stracolma di scarti della demolizione dell'ex armeria della Marina militare, non si ferma mai. Da due settimane continua a fare la spola fra l'arcipelago e lo scalo turritano, portando in dote quotidianamente una sessantina di rimorchi";
sebbene in quell'occasione la Protezione civile garantì la non tossicità dei rifiuti, diversi rappresentanti delle istituzioni sul territorio si opposero con forza al traffico di sostanze pericolose e di agenti inquinanti nel proprio territorio, senza però avere riscontro dalle autorità competenti,
chiede di interrogare l'Assessore regionale della difesa dell'ambiente affinché riferisca:
1) se in questi anni siano state intraprese iniziative finalizzate a garantire la regolarità delle procedure di smaltimento dei rifiuti provenienti dall'Arsenale de La Maddalena;
se sia stata accertata l'idoneità dei siti designati per lo stoccaggio di tali rifiuti e sulla localizzazione di tali aree (in Sardegna e in Italia);
quali siano stati i risultati dell'indagine avviata nel 2007 sul misterioso carico di cesio 137 destinato a Porto Torres;
dati certi e ufficiali su quanto certificato dalla Protezione civile circa la non pericolosità e tossicità dei rifiuti destinati nel 2008 alle discariche di Scala Erre e Canaglia e provenienti dall'Arsenale de La Maddalena. (346)
Interrogazione Barracciu - Bruno - Espa, con richiesta di risposta scritta, sulla necessità di un piano regionale sulle demenze e sull'interruzione degli interventi psicologici essenziali del Centro Alzheimer del Presidio ospedaliero SS. Trinità di Cagliari.
I sottoscritti,
premesso che:
2) - la demenza è una malattia psicogeriatrica correlata all'età, che in Sardegna interessa almeno 12.000 persone ed è destinata ad una diffusione più vasta e rapida che altrove, alla luce dell'elevata velocità di invecchiamento riscontrata nell'Isola;
3) - nella nostra Regione manca un progetto socio-sanitario indirizzato esplicitamente ai malati di demenza, patologia complessa ad alto impatto economico, emotivo ed assistenziale;
4) - è provato che l'adeguato supporto psicologico e l'adeguata integrazione socio-sanitaria migliorano la qualità della vita dell'ammalato e dei familiari e contengono la spesa sanitaria in quanto limitano i ricoveri, le istituzionalizzazioni e il consumo dei farmaci;
5) - le demenze, tra cui l'Alzheimer, sono considerate malattie sociali per il forte impatto assistenziale che per il 90 per cento dei casi grava sulle famiglie creando enorme stress e di frequente il crollo psicologico di queste ultime;
ricordato che:
6) - dal 2000 il progetto ministeriale denominato "Cronos" ha istituito 14 Unità valutative Alzheimer (UVA) in tutto il territorio regionale, affidando al Centro Alzheimer della Divisione geriatria del Presidio ospedaliero SS. Trinità, insieme alla Neurologia della Università di Sassari, l'incarico di coordinamento;
7) - nel 2003 è terminato il progetto Cronos e le UVA hanno proseguito la loro attività secondo le disposizioni ministeriali, sebbene la maggior parte delle UVA regionali, per problemi organizzativi, abbia limitato l'intervento alla fase diagnostica e terapeutica del processo di cura;
8) - l'UVA del Centro Alzheimer della Divisione geriatria del Presidio ospedaliero SS. Trinità di Cagliari si è distinta, già negli anni novanta, per l'utilizzo di una metodologia di intervento che segue le linee guida validate da numerose società scientifiche nazionali (SIGG e AIP) ed internazionali, e che attua, grazie al lavoro sinergico e di strettissima collaborazione tra geriatri e psicologi, la presa in carico "globale" dei numerosi bisogni della persona affetta da demenza e dei suoi familiari superando il solo momento diagnostico, applicando tecniche riabilitative innovative (in collaborazione con il Centro diurno riabilitativo di via Romagna) e privilegiando un approccio complessivo alla patologia con la valutazione dell'intero sistema familiare-paziente;
avendo appreso che:
9) - a causa del mancato rinnovo del contratto degli specialisti psicologi, che da 10 anni portano avanti un'esperienza metodologica unica, basata sulla presa in carico "globale" della persona affetta da demenza e dei suoi familiari, in servizio presso il Centro Alzheimer della Divisione geriatria dell'Ospedale SS. Trinità e del Centro diurno riabilitativo di via Romagna della ASL n. 8 di Cagliari, sono stati bloccati tutti gli interventi psicologici essenziali per limitare lo stress dei familiari, il conseguente crollo psicologico e il ricorso al ricovero ospedaliero e alla istituzionalizzazione dei malati;
10) - nel Centro Alzheimer del SS. Trinità di Cagliari si sono di conseguenza interrotti i corsi psicoeducazionali di gruppo per i familiari e per le badanti, il sostegno individuale e di mutuo aiuto, l'attività diagnostica psicometrica cognitiva e la valutazione e gli interventi psicologici riabilitativi, con gravi disagi per le famiglie dei malati;
considerato che, peraltro, è in atto la protesta dei familiari dei malati i quali hanno già depositato presso il Tribunale dei diritti del malato una petizione ad oggi sottoscritta da circa 1.300 cittadini in cui si chiede il ripristino del servizio fornito dagli specialisti attraverso la ristipulazione del contratto di lavoro,
chiede di interrogare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale per sapere:
11) 1) se e in quali tempi la Giunta regionale intenda predisporre un progetto socio-sanitario su scala regionale indirizzato esplicitamente ai malati di demenza, come già avviene in gran parte delle regioni italiane;
12) 2) come intendano porre rimedio alla grave situazione attuale creatasi con il mancato rinnovo del contratto agli specialisti per evitare il disagio dei malati e dei loro familiari, nonché per evitare maggiori oneri a carico della Regione derivanti dal conseguente aumento di ricoveri, istituzionalizzazioni e consumo di farmaci;
13) 3) se non ritengano opportuno, in attesa di un eventuale ed auspicabile concorso, procedere al rinnovo del contratto degli specialisti psicologi che da 10 anni hanno in cura le persone affette da demenza e i loro familiari. (347)
Interrogazione Locci, con richiesta di risposta scritta, sulla grave situazione del depuratore fognario di Sant'Antioco.
Il sottoscritto,
preso atto che:
il depuratore fognario di Sant'Antioco da tanti anni rappresenta un grave problema igienico-sanitario, in quanto risulta non a norma e con frequenti disfunzioni legate all'inadeguatezza dello stesso rispetto al numero degli abitanti, essendo infatti in grado di trattare solo un flusso di circa 45 l/s;
rappresenta quindi una grande fonte potenziale e reale di inquinamento per le acque antistanti la spiaggia di Is Pruinis e per tale motivo è inibita alla balneazione e la pesca per un lungo tratto di litorale;
considerato che:
l'Autorità d'ambito avrebbe stanziato, a valere sul POR 2004-2006, 6.584.342 euro per progettare ed appaltare un nuovo depuratore per la cittadina di Sant'Antioco da oltre 4 anni;
tale somma è stata messa in carico ad Abbanoa per la progettazione e per l'espletazione dell'appalto dell'opera che consiste nella costruzione di un nuovo impianto di depurazione ubicato in prossimità dell'esistente;
sono passati oltre 4 anni da quando è stato concesso il finanziamento per l'opera senza che ancora ci sia stato un inizio dei lavori;
l'impianto attualmente in funzione scarica di fatto sulla battigia della spiaggia di Is Pruinis;
sembra che non esista nemmeno l'autorizzazione per una condotta a mare e che l'autorizzazione demaniale dell'impianto sia scaduta da parecchi anni;
sembra che la progettazione avrebbe dovuto essere presentata all'inizio del 2010 all'Autorità d'ambito per poi ottenere almeno l'autorizzazione di scarico a mare con deroga;
sembra che i lavori sarebbero dovuti iniziare entro il 2010;
ritenuto che:
la situazione descritta determina un grande nocumento alla fruibilità di un lungo tratto di litorale;
per il perdurare di questa situazione sussista anche un rischio per la salute dei cittadini e dei turisti che transitino inavvertitamente nella zona,
chiede di interrogare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale dei lavori pubblici per sapere:
se siano a conoscenza della grave situazione descritta;
quali provvedimenti urgenti intendano mettere in atto per risolvere in maniera organica e definitiva questa situazione che rischia di compromettere la già debole economia turistica isolana e la salute della popolazione;
se ritengano opportuno prendere in considerazione eventuali altre possibilità tecniche, oltre quelle ipotizzate fino ad ora, per una risoluzione più radicale del problema, anche intervenendo economicamente qualora fossero necessari ulteriori finanziamenti. (348)
Interrogazione Salis - Cocco Daniele Secondo - Mariani, con richiesta di risposta scritta, sulla mancata compilazione e inoltro al Ministro della pubblica amministrazione del questionario relativo alla dotazione di auto blu.
I sottoscritti,
premesso che:
14) - in data 15 maggio 2010 il Formez PA, su mandato del Ministro Renato Brunetta, ha trasmesso on line a 9.199 amministrazioni centrali e locali un questionario sulla dotazione delle auto di servizio, comunemente denominate "auto blu";
15) - lo scopo del questionario era quello di fare un censimento delle auto blu in dotazione agli enti pubblici e alle istituzioni nazionali e locali;
16) - la compilazione e l'inoltro del questionario dovevano avvenire entro il 16 luglio 2010;
17)
visto che dalla nota del Ministero della pubblica amministrazione del 21 luglio 2010 risulta che non abbiano risposto al questionario suddetto:
18) - il Consiglio e la Giunta regionale della Sardegna;
19) - le Province di Nuoro, Ogliastra, Carbonia-Iglesias;
20) - il Comune di Oristano;
21) - le AA.SS.LL. di Cagliari, Carbonia, Oristano, Sanluri e l'Azienda ospedaliera Brotzu;
22)
rilevato che, se è comprensibile il ritardo delle province, impegnate nel rinnovo dei propri vertici istituzionali, è invece ingiustificato il ritardo nella spedizione del questionario da parte della Regione e delle AA.SS.LL. in premessa;
considerato che la Regione Sardegna vive una situazione di grave crisi economica e sociale che impone una politica di rigore finanziario e di tagli agli sprechi e alle spese improduttive;
rilevato che il censimento delle auto blu si muove nell'ottica della riduzione di tali spese improduttive,
chiedono di interrogare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale per sapere se e quando intendano attivarsi affinché venga dato immediato riscontro alla richiesta del Ministero della pubblica amministrazione da parte della Regione e dalle AA.SS.LL. inadempienti. (349)
Interrogazione Sanna Gian Valerio - Bruno - Soru, con richiesta di risposta scritta, sulla cancellazione dei fondi per i progetti pilota per il riuso turistico delle borgate marine.
I sottoscritti,
premesso che con l'articolo 5, comma 2, della legge regionale 5 marzo 2008, n. 3 è stata finanziata, per l'importo di 4 milioni di euro, la realizzazione di progetti pilota destinati al riuso turistico ed al marketing delle borgate marine di paesi siti in prossimità della costa;
preso atto che:
in attuazione di tale disposizione normativa la Giunta regionale, con deliberazione n. 28/3 del 16 maggio 2008, aveva approvato il programma di intervento, sentita la competente Commissione consiliare;
l'atto deliberativo ha dato atto dei criteri di selezione dei comuni prescelti all'intervento tenendo conto prioritariamente della rilevanza demografica e storico-culturale, del numero di abitazioni vuote e di quelle costruite prima del 1945, nonché delle condizioni di fatto delle dotazioni infrastrutturali pubbliche;
considerato che:
alla luce di quanto evidenziato nella citata deliberazione sono stati individuate la borgata di Fertilia nel Comune di Alghero e quella di San Giovanni di Sinis nel Comune di Cabras quali siti sui quali intraprendere uno studio di fattibilità per le finalità di cui alla legge regionale n. 3 del 2008;
a ciascuno degli interventi è stato assegnato il finanziamento di 2 milioni di euro finalizzato, come espresso nella deliberazione, allo sviluppo delle seguenti fasi: 1) stipula di un protocollo di intesa tra i comuni e la Regione; 2) costruzione di un piano di marketing ed eventuali bandi di gara per l'individuazione delle azioni e dei soggetti proponenti o partecipanti; 3) attuazione delle attività programmate;
rilevato che a tutt'oggi risultano completate tutte le fasi preliminari di progettazione ed organizzazione degli interventi e risulta che nel bilancio della Regione per l'esercizio 2010 siano stati eliminati i finanziamenti stanziati con la legge regionale n. 3 del 2008, con conseguente grave danno per le amministrazioni comunali che si trovano nell'impossibilità di dare attuazione ad un prezioso ed interessante programma per la valorizzazione di questi siti,
chiedono di interrogare il Presidente della Regione, l'Assessore regionale della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio per sapere:
per quali ragioni si sia provveduto alla cancellazione dei finanziamenti destinati ai progetti pilota di Fertilia e di San Giovanni di Sinis nonostante sussistesse, in ragione del protocollo di intesa siglato, una precisa obbligazione di legge e di fatto fra la Regione ed i comuni interessati;
quali azioni intendano intraprendere affinché venga immediatamente ripristinato lo stanziamento programmato e reso possibile il rispetto degli accordi e degli impegni finanziari assunti dai comuni per tali progetti. (350)
Interpellanza Bruno - Sanna Gian Valerio sull'attuazione dell'accordo di programma sottoscritto il 7 marzo 2008 tra la Regione Sardegna, il Ministero della difesa e l'Agenzia del demanio.
I sottoscritti,
premesso che:
ai sensi dell'articolo 14 dello Statuto della Regione autonoma della Sardegna (legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 3), "la Regione, nell'ambito del suo territorio, succede nei beni e diritti patrimoniali dello Stato di natura immobiliare e in quelli demaniali, escluso il demanio marittimo" e che tale principio ha trovato conferma anche nelle norme di attuazione dello Statuto, che hanno valenza di disposizioni di rango costituzionale, da ultimo con il decreto 18 settembre 2006, n. 267;
tra i beni indicati dall'Agenzia del demanio in attuazione del cosiddetto federalismo demaniale vengono elencati 134 beni situati in Sardegna, rientranti nella fattispecie del citato articolo 14 dello Statuto;
viste le intese istituzionali siglate in data 10 novembre 2006 e 28 marzo 2007 tra la Regione Sardegna e il Ministero della difesa, che hanno per oggetto la dismissione e il trasferimento in proprietà alla Regione di numerose infrastrutture appartenenti allo Stato, per le quali sono venute meno le esigenze connesse all'interesse e alla difesa nazionale;
considerato:
l'accordo di programma sottoscritto in data 7 marzo 2008 tra la Regione Sardegna, il Ministero della difesa e l'Agenzia del demanio nel quale sono definite le procedure, i tempi e le modalità di dismissione degli immobili di cui è stato accertato il non utilizzo da parte delle amministrazioni dello Stato;
altresì, che tra i beni elencati dall'Agenzia del demanio nell'ambito del cosiddetto federalismo demaniale vi sono immobili che avrebbero già dovuto essere nella disponibilità piena della Regione;
vista la deliberazione della Giunta regionale n. 18/18 del 26 marzo 2008 con la quale veniva disposta l'assegnazione ai Comuni di parte dei beni trasferiti alla Regione Sardegna dagli accordi del 7 marzo 2008;
rilevato che i beni individuati negli allegati agli accordi richiamati, oltre che per la loro importanza sotto il profilo meramente economico, rappresentano un patrimonio di valore inestimabile per l'intera comunità regionale;
ritenuto opportuno e urgente acquisire definitivamente al patrimonio della Regione gli immobili trasferiti alla Regione Sardegna con gli accordi sottoscritti il 7 marzo 2008 e gli altri che dovessero essere nel frattempo trasferiti al patrimonio regionale,
chiedono di interpellare il Presidente della Regione per sapere:
quali iniziative siano state adottate per ottenere il trasferimento immediato dei beni demaniali citati in premessa, ai sensi dell'articolo 14 dello Statuto, delle sue successive disposizioni di attuazione e delle intese istituzionali e degli accordi di programma stipulati;
se non ritienga che l'applicazione dell'articolo 14 dello Statuto di specialità non rivesta fonte gerarchicamente sovraordinata rispetto alle disposizioni in decreto sul federalismo demaniale, recentemente adottate dal Governo nazionale;
se non ritenga opportuno dare immediata attuazione all'accordo di programma sottoscritto in data 7 marzo 2008 tra la Regione Sardegna, il Ministero della difesa e l'Agenzia del demanio nel quale sono definite procedure, tempi e modalità di dismissione degli immobili di cui è stato accertato il non utilizzo da parte delle amministrazioni dello Stato. (116)
Interpellanza Steri - Biancareddu - Capelli - Cappai - Contu Felice - Milia - Obinu - Oppi sulle illegittimità presenti nel procedimento di costituzione delle aziende ospedaliero-universitarie e sulla mancata costituzione degli organi di indirizzo.
I sottoscritti,
premesso che:
23) - il decreto legislativo n. 517 del 1999 ha dettato la nuova disciplina relativa ai rapporti tra il Servizio sanitario nazionale (SSN) e le università;
24) - in data 11 ottobre 2004 è stato sottoscritto tra la Regione e le Università di Cagliari e di Sassari il protocollo d'intesa attuativo, approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 38/5 del 16 settembre 2004;
25) - per la verità, tale atto era palesemente illegittimo atteso che, stante il contenuto del protocollo, lo stesso avrebbe dovuto essere approvato dal Consiglio regionale, illegittimità cui si è tentato di sopperire in occasione dell'approvazione del Piano regionale dei servizi sanitari 2006-2008 (peraltro oggetto di parziale annullamento da parte del TAR Sardegna con sentenza n. 2201 del 22 dicembre 2008);
26) - successivamente, si è provveduto alla costituzione dell'Azienda ospedaliero-universitaria di Cagliari con deliberazione della Giunta regionale n. 13/1 del 30 marzo 2007 e dell'Azienda ospedaliero-universitaria di Sassari con deliberazione della Giunta regionale n. 17/2 del 27 aprile 2007;
27) - anche in questa ipotesi si è in presenza di un procedimento illegittimo atteso che si sarebbe dovuto provvedere alla sottoscrizione di uno specifico protocollo d'intesa attuativo;
28) - tale illegittimità non pare priva di rilievo atteso che la mancata sottoscrizione degli specifici protocolli attuativi potrebbe essere preclusiva alla richiesta di concorso delle università interessate in ordine alla copertura dei relativi disavanzi;
29) - in ogni caso, il protocollo d'intesa sottoscritto in data 11 ottobre 2004 prevedeva che la Regione dovesse provvedere ad emanare una serie di specifici indirizzi e criteri di cui ad oggi non si ha notizia circa l'avvenuta adozione;
30) - in particolare, l'articolo 3 del protocollo prevede la costituzione di una Commissione permanente con il compito di monitorare l'esecuzione del protocollo nonché di proporre adeguamenti;
31) - inoltre, l'articolo 9 del protocollo prevede che sia costituito l'organo di indirizzo, espressamente qualificato organo delle aziende ospedaliero-universitarie così come il direttore generale ed il collegio sindacale;
32) - la mancata istituzione di quest'ultimo organo incide gravemente sulla legittimità di tutti gli atti adottati dalle aziende stesse,
chiedono di interpellare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale per conoscere se:
33) 1) e quali attività siano in corso per porre rimedio alle rilevate illegittimità;
34) 2) l'Assessore abbia provveduto alla nomina dei componenti di sua competenza dell'organo di indirizzo delle aziende ospedaliero-universitarie. (117)
Interpellanza Salis - Cocco Daniele Secondo - Mariani sulla necessità di provvedere all'anticipazione della cassa integrazione guadagni per rimediare ai gravi ritardi dei pagamenti da parte dell'INPS.
-
I sottoscritti,
preso atto che:
nella nostra Regione numerosi lavoratori in regime di Cassa integrazione guadagni (CIG) straordinaria o in deroga si trovano a dover affrontare i gravosi problemi derivanti dal continuo ritardo del pagamento dei trattamenti di CIG da parte dell'INPS;
tale situazione, che in alcuni casi perdura per diversi mesi, determina un impatto di carattere sociale sulle famiglie dei lavoratori che rimangono, di fatto, prive di reddito;
in particolare i lavoratori della Vinyls e dell'indotto, oltre a trovarsi da diverso tempo nella drammatica situazione di cassintegrati, devono subire gli ulteriori e gravosi disagi derivanti dal continuo ritardo da parte dell'Inps del pagamento dei trattamenti di CIG;
ritenuto che la Regione Sardegna debba intervenire a sostegno di tali lavoratori e delle loro famiglie consentendo l'anticipo delle spettanze dovute ai singoli lavoratori;
rilevato che già diverse regioni, tra cui la Toscana, il Lazio e il Piemonte provvedono, in attesa dell'espletamento dell'iter procedurale, all'anticipazione della Cassa integrazione guadagni straordinaria a favore dei dipendenti collocati in CIGS da parte di aziende sottoposte a procedura fallimentare o che, per problemi di solvibilità economica, non siano in grado di anticipare ai dipendenti il trattamento di sostegno al reddito;
considerato che da parte del sistema bancario italiano è stata espressa la disponibilità a provvedere, a fronte della garanzia di pagamento degli interessi passivi conseguenti, all'anticipazione degli stipendi per i lavoratori di cui sopra;
dato atto che l'anticipazione potrà avvenire a seguito di specifici accordi tra le organizzazioni sindacali, gli enti locali e gli istituti bancari tesorieri ai fini della corresponsione degli anticipi CIGS, con l'impegno della Regione Sardegna a sostenere gli oneri conseguenti provvedendo al pagamento degli interessi bancari derivanti dalle suddette anticipazioni ai lavoratori,
chiedono di interpellare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale del lavoro, formazione professionale, cooperazione e sicurezza sociale per conoscere se non ritengano:
opportuno e necessario, viste le gravi situazioni in cui versano tante famiglie di lavoratori in regime di CIG, porre in essere con urgenza tutti gli strumenti legislativi ed amministrativi per consentire la corresponsione degli anticipi CIGS da parte degli istituti bancari convenzionati, con l'impegno della Regione al pagamento dei relativi interessi bancari;
altresì opportuno adottare, così come già hanno fatto diverse regioni, provvedimenti legislativi volti a consentire, con le modalità indicate, l'anticipazione della CIG anche nel caso di aziende per le quali sia accertato che, per problemi di solvibilità economica non possano più erogare regolarmente le retribuzioni ai propri dipendenti, in attesa dell'espletamento dell'iter procedurale della CIG. (118)
Interpellanza Espa - Porcu - Bruno - Agus - Sanna Gian Valerio sul concorso per titoli ed esami per l'assunzione a tempo indeterminato di n. 57 dirigenti per l'Amministrazione regionale.
I sottoscritti,
premesso che:
1) - con decreto dell'Assessore degli affari generali, personale e riforma della Regione n. 28406/91 del 25 settembre 2009 è stato bandito un concorso per titoli ed esami per l'assunzione a tempo indeterminato di 35 dirigenti, successivamente integrato dai decreti n. 29297/97 del 5 ottobre 2009 (aumento del numero di posti a concorso a 57 unità) e decreto n. 31889/130 del 4 novembre 2009 (ridefinizione dei posti);
2) - i requisiti per la partecipazione al concorso sono:
3) 1) essere dipendenti di ruolo di una pubblica amministrazione con la qualifica di dirigente;
4) 2) essere dipendenti di ruolo di una pubblica amministrazione e con un'anzianità di servizio effettivo di almeno 5 anni in una qualifica per l'accesso alla quale dall'esterno sia prescritto il diploma di laurea;
5) 3) essere dirigenti in strutture private, purché con un'anzianità di servizio effettivo di almeno 5 anni nella qualifica stessa;
6) 4) esercitare una libera professione ed avere almeno 5 anni di iscrizione al relativo albo per l'iscrizione al quale è richiesta l'abilitazione successiva al conseguimento del diploma di laurea;
3) - con determinazione del direttore generale n. 604/10 del 12 gennaio 2010 è stata nominata la Commissione per il concorso di cui fanno parte: prof. Armando Camillo Buccellato (presidente) professore ordinario di Economia aziendale dell'Università degli studi di Cagliari, dott.ssa Ada Spiga, dirigente regionale in quiescenza, avv. Luca Tamassia, professore incaricato di Organizzazione e gestione delle risorse umane dell'Università degli studi di Urbino, dott.ssa Roberta Caterina Rivano (segretario), funzionario regionale categoria D e per l'accertamento della conoscenza delle applicazioni informatiche e della lingua inglese la Commissione di concorso è integrata da membri aggiunti di seguito indicati: prof. Gianni Fenu, professore associato di Informatica dell'Università degli studi di Cagliari, prof.ssa Luisanna Fodde, professore ordinario di lingua inglese e direttore del Centro linguistico d'Ateneo dell'Università degli studi di Cagliari;
4) - con avviso n. 12672 del 30 aprile 2010, l'Assessorato degli affari generali, personale e riforma della Regione, Direzione generale dell'organizzazione e del personale, informa che la prova scritta del concorso in oggetto avrà luogo il giorno 15 luglio 2010 e conferma quanto riportato sul bando in relazione alla prova scritta: "La prova consiste in un elaborato a carattere pratico, volta a valutare le capacità e le competenze del candidato, attraverso l'analisi e la soluzione sotto il profilo della legittimità, della convenienza, dell'efficienza, dell'economicità di uno o più casi e problematiche attinenti alle funzioni del dirigente regionale vertenti:
5) 1) sull'organizzazione e gestione delle risorse umane, finanziarie e strumentali;
6) 2) sull'attività di programmazione e progettazione";
avendo appreso:
7) - che a seguito della preselezione che si è svolta in data 19 febbraio 2010 sono stati ammessi alla prova scritta 571 candidati (il 571° ex aequo con il 570°) che hanno dichiarato di avere i sopra elencati requisiti previsti nel bando; in tale elenco sono compresi numerosi candidati che hanno dichiarato il possesso di cinque anni di esperienza lavorativa o professionale, anche sommando periodi prestati presso strutture private e con periodi di iscrizione in albi professionali, i quali sono stati ammessi con riserva a seguito del decreto n. 37237/139, inerente alla riapertura dei termini in esecuzione della sentenza del TAR Sardegna 19 novembre 2009, n. 1832, nelle more del giudizio di appello;
8) - delle seguenti criticità nella gestione della procedura del concorso pubblico in oggetto:
9) - l'articolo 5 del decreto n. 29297/97 del 5 ottobre 2009 che modifica l'articolo 6 del decreto n. 28406/91 del 25 settembre 2009 prevede che: "Sono ammessi alla successiva prova scritta i candidati classificati dal 1° al 570° posto, nonché quelli che hanno ottenuto lo stesso punteggio del 570° classificato. In caso di esclusione di alcuni candidati a seguito della verifica di invalidità della domanda o della mancanza dei requisiti di partecipazione, l'Amministrazione procederà ad ammettere in sostituzione degli stessi i candidati che seguono fino al limite del 570° classificato ed eventuali ex aequo."; dalla lettura della seconda parte della norma citata si evince che in ipotesi di esclusione di alcuni candidati l'Amministrazione deve provvedere alla sostituzione degli stessi entro, in ogni caso, il limite di 570 posti, salvo "ex aequo";
10) in sede di accertamento dei requisiti di ammissibilità, un numero considerevole di partecipanti (circa 53) inizialmente ammessi alla prova scritta, è stato escluso dalla procedura per accertata mancanza del requisito di partecipazione (cinque anni come dipendente di ruolo);
11) l'Amministrazione regionale ha provveduto alla loro sostituzione pubblicando il nuovo elenco degli ammessi alla stessa prova comprendente un numero di 571 candidati, di cui il 571° riportante un punteggio (27,44) inferiore a quello del 570° (27,47); appare di ogni evidenza la violazione del bando di concorso che, per principio generale, in quanto lex specialis, vincola sia i partecipanti, sia l'Amministrazione procedente al suo rispetto;
12) a seguito di tali esclusioni sono stati promossi innanzi il competente tribunale amministrativo regionale alcuni ricorsi; il Consiglio di Stato ha accolto in sede cautelare l'istanza di ammissione alla prova scritta; a seguito di tale ordinanza, l'Assessorato degli affari generali, personale e riforma della Regione, con avviso pubblicato in data 25 giugno 2010, ha ammesso con riserva in via cautelare 60 candidati, senza, tuttavia, procedere alla riapprovazione della graduatoria dei candidati ammessi alla prova scritta cui, pertanto, possono accedere oltre ai 571 candidati indicati nell'elenco degli ammessi alla prova scritta a seguito di accertamento dei requisiti di partecipazione al concorso, anche altri 60 candidati ammessi con riserva;
13) sul punto occorre chiarire per quale ragione, a seguito della riammissione con riserva di tali 60 candidati, non sia stato approvato un nuovo elenco di candidati ammessi a sostenere la prova scritta composto da 570 candidati come previsto nel bando; al riguardo si rappresenta infatti che nel citato elenco dei 571 candidati ammessi a sostenere la prova scritta ve ne sono numerosi che sono stati ammessi con riserva a seguito della sopra richiamata sentenza del TAR Sardegna 19 novembre 2009, n. 1832 (sentenza su cui pende il ricorso in appello presentato dall'Amministrazione regionale, discusso in data 4 giugno 2010 innanzi al Consiglio di Stato che pubblicherà la sentenza a fine luglio, dunque successivamente all'espletamento della prova scritta);
14) a seguito di quanto accaduto e di quanto accadrà con i successivi ricorsi in itinere, appare evidente come sia obbligo dell'Assessorato pubblicare la graduatoria complessiva finale con i relativi punteggi, in conformità alle disposizioni del bando di concorso, al fine di consentire a tutti i partecipanti al concorso di poter verificare l'operato dell'Amministrazione in termini di rispetto del bando e, quindi, di poter conoscere sia il numero esatto dei soggetti ammessi alla prova scritta, sia le generalità degli stessi; tale richiesta, oltre che rispondere ai principi di trasparenza e pubblicità che sempre devono sovrintendere l'operato di una pubblica amministrazione, ha altresì l'ulteriore finalità di evitare la possibilità di giudizi, derivanti dal mancato rispetto del bando, che potrebbero venire instaurati solo a seguito della pubblicazione della graduatoria finale; è, infatti, principio pacifico in materia che nell'ipotesi in cui l'Amministrazione procedente non renda noti gli atti endoprocedimentali che hanno determinato l'esito finale della procedura, tutti i concorrenti non risultati vincitori o idonei possono impugnare la graduatoria finale, e gli atti presupposti, quale primo atto lesivo dei propri interessi; una simile eventualità, oltre a rendere vano l'espletamento del concorso, determinerebbe inevitabilmente un grave danno economico sia all'Amministrazione procedente, sia ai concorrenti stessi, contravvenendo al principio di economicità richiamato nella deliberazione della Giunta regionale n. 41/13, articolo 3, dell'allegato alla delibera, riportante i criteri per lo svolgimento del concorso pubblico in oggetto;
15) la pubblicazione dell'elenco definitivo degli ammessi è ancor più necessaria, considerate le finalità per le quali si è provveduto all'espletamento della prova preselettiva; come previsto dallo stesso bando, nonché dall'allegato alla deliberazione della Giunta regionale n. 41/13 dell'8 settembre 2009, l'effettuazione di tale prova è finalizzata allo snellimento delle procedure concorsuali, così da garantire la partecipazione alle prove scritte di un numero limitato di candidati; l'ammettere un numero superiore di persone, rispetto ai 570 previsti dal citato articolo 5, allo stato 631 (ma tale dato potrà variare in esito al citato giudizio di merito del Consiglio di Stato), determina sia la palese violazione del bando, sia il venire meno delle finalità per cui la stessa prova si è svolta;
16) con il patrocinio della Regione autonoma della Sardegna, Assessorato degli affari generali, personale e riforma della Regione, la EDK Formazione ha organizzato, per lo scorso 20 maggio 2010, un seminario riservato ai comuni (agli amministratori, direttori e segretari generali, responsabili delle risorse umane) il cui titolo era "L'attuazione del decreto Brunetta nelle amministrazioni pubbliche: il ruolo dirigenziale nel difficile transito culturale", e dai temi riportati nel programma del corso l'argomento è l'organizzazione e gestione delle risorse umane, materia del concorso per dirigenti; i relatori del seminario sono l'avv. Tamassia, componente della Commissione e l'ing. Bandel, direttore dello staff dell'Assessore degli affari generali, personale e riforma della regione; il seminario, oltre che riservato ai comuni, era a pagamento (costo di 180 euro + IVA per una mattinata di lavori);
17) i componenti della Commissione di concorso, all'atto dell'assunzione dell'incarico, dichiarano l'assenza di situazioni di incompatibilità e di convivialità con i candidati partecipanti alla procedura; appare riconducibile alla situazione di convivialità il caso, che parrebbe ricorrere nel concorso in oggetto, di un componente della Commissione di concorso che abbia assunto il patrocinio nella difesa di un candidato, già ammesso a partecipare alla prova scritta;
18) alla luce di quanto detto sopra e considerato l'elevato numero di ricorsi ancora pendenti innanzi i giudici amministrativi, appare diseconomico e irrazionale l'espletamento della prova scritta prima di aver definito e approvato la graduatoria degli ammessi,
chiedono di interpellare il Presidente della Regione e l'Assessore degli affari generali, personale e riforma della Regione per:
1) chiarire le motivazioni per le quali nell'elenco degli ammessi in seguito alla verifica dei requisiti vi siano 571 ammessi e non 570 salvo "ex aequo" come invece previsto dall'articolo 5 del bando;
2) chiarire le motivazioni per le quali, in esito alla riammissione con riserva disposta in data 25 giugno 2010, non si sia proceduto alla riapprovazione della graduatoria fino alla concorrenza di 570 candidati, come stabilito nel bando di concorso;
3) chiarire le motivazioni per le quali, nonostante la sussistenza delle suddette problematiche e in pendenza di un giudizio del Consiglio di Stato che potrà fare chiarezza sui requisiti di ammissione al concorso, l'Amministrazione non abbia provveduto tempestivamente a prorogare la data del 15 luglio 2010 fissata per la prova scritta;
4) fornire le motivazioni del fatto di aver annullato nell'anno 2009, con evidente spreco di risorse finanziarie, ben due concorsi per l'accesso alla dirigenza regionale in corso avanzato di espletamento che non presentavano particolari problematiche, e non abbia provveduto ancora ad annullare quello attualmente in corso, dal momento che evidenti sviste procedurali fanno supporre, con ragionevole certezza, una possibile impugnazione dello stesso con conseguente ulteriore spreco di risorse e di tempo, oltre che tenere impegnati inutilmente un numero considerevole di dipendenti;
5) sapere se ritengano opportuno che un componente della Commissione del concorso per dirigenti della Regione Sardegna partecipi, in qualità di relatore, ad un seminario di formazione su argomenti attinenti alla prova scritta del concorso stesso; considerando, inoltre, che tale seminario è riservato a quegli stessi dipendenti o amministratori di comuni che potrebbero essere tra i concorrenti del concorso (e dietro pagamento della non modica cifra di 180 euro);
6) sapere se non ritengano che ci sia stata disparità di opportunità di acquisire informazioni e conoscenze relative ad una delle materie della prova scritta tra i dipendenti o amministratori dei comuni e gli altri partecipanti al concorso;
7) sapere se sia vero che uno dei candidati ammessi alla prova scritta è coniuge di un dirigente di staff dell'Assessorato degli affari generali, personale e riforma della Regione, l'ing. Bandel, che è stato docente del corso a pagamento richiamato in premessa, insieme e rapportandosi con il prof. avv. Luca Tamassia, componente della Commissione di concorso;
8) sapere, a seguito di opportune e urgenti verifiche, se risulti vero che la candidata di cui sopra, sia difesa in una causa civile dal prof. avv. Luca Tamassia, componente della Commissione di concorso;
9) ove risultino confermate le situazioni di cui ai punti 7 e 8, sapere se l'Amministrazione, con riferimento specifico alle dichiarazioni di "non convivialità" rese dallo stesso componente della Commissione, ritenga di doverlo sostituire;
10) sapere se si ritenga opportuno chiedere con urgenza specifica richiesta di parere all'Area legale della Presidenza della Regione che elimini ogni dubbio circa la compatibilità tra l'incarico di componente del CORAN e di componente dell'attuale Commissione di esame, consentendo in tal modo al prof. avv. Luca Tamassia di svolgere correttamente le due funzioni. (119)
Interpellanza Zedda Massimo - Uras - Ben Amara - Sechi - Zuncheddu sul concorso per titoli ed esami per l'assunzione a tempo indeterminato di n. 57 dirigenti per l'Amministrazione regionale.
I sottoscritti,
premesso che:
con decreto dell'Assessore degli affari generali, personale e riforma della Regione n. 28406/91 del 25 settembre 2009 è stato bandito un concorso per titoli ed esami per l'assunzione a tempo indeterminato di 35 dirigenti, successivamente integrato dai decreti n. 29297/97 del 5 ottobre 2009 (aumento del numero di posti a concorso a 57 unità), n. 31889/130 del 4 novembre 2009 (ridefinizione dei posti) e n. 37237/139 (riapertura termini in esecuzione della sentenza del TAR Sardegna 19 novembre 2009, n. 1832, nelle more del giudizio di appello);
i requisiti per la partecipazione al concorso sono:
essere dipendenti di ruolo di una pubblica amministrazione con la qualifica di dirigente;
essere dipendenti di ruolo di una pubblica amministrazione e con un'anzianità di servizio effettivo di almeno 5 anni in una qualifica per l'accesso alla quale dall'esterno sia prescritto il diploma di laurea;
essere dirigenti in strutture private, purché con un'anzianità di servizio effettivo di almeno 5 anni nella qualifica stessa;
esercitare una libera professione ed avere almeno 5 anni di iscrizione al relativo albo per l'iscrizione al quale è richiesta l'abilitazione successiva al conseguimento del diploma di laurea;
con determinazione del direttore generale n. 604/10 del 12 gennaio 2010 è stata nominata la Commissione per il concorso di cui fanno parte: prof. Armando Camillo Buccellato (Presidente) Professore ordinario di economia aziendale dell'Università degli studi dl Cagliari, dott.ssa Ada Spiga - dirigente regionale in quiescenza, avv. Luca Tamassia - Professore incaricato di organizzazione e gestione delle risorse umane dell'Università degli studi di Urbino, dott.ssa Roberta Caterina Rivano, segretario funzionario regionale categoria D e per l'accertamento della conoscenza delle applicazioni informatiche e della lingua inglese; la Commissione di concorso è integrata da membri aggiunti di seguito indicati: prof. Gianni Fenu, Professore associato di informatica dell'Università degli studi di Cagliari, prof.ssa Luisanna Fodde, Professore ordinario lingua inglese e direttore del Centro linguistico d'Ateneo dell'Università degli studi di Cagliari;
con avviso n. 12672 del 30 aprile 2010, l'Assessorato degli affari generali, personale e riforma della Regione, Direzione generale dell'organizzazione e del personale, informa che la prova scritta del concorso in oggetto avrà luogo il giorno 15 luglio 2010 e conferma quanto riportato sul bando in relazione alla prova scritta: "La prova consiste in un elaborato a carattere pratico, volta a valutare le capacità e le competenze del candidato, attraverso l'analisi e la soluzione sotto il profilo della legittimità, della convenienza, dell'efficienza, dell'economicità di uno o più casi e problematiche attinenti alle funzioni del dirigente regionale vertenti:
1) sull'organizzazione e gestione delle risorse umane, finanziarie e strumentali;
2) sull'attività di programmazione e progettazione";
a seguito della preselezione che si è svolta in data 19 febbraio 2010 sono stati ammessi alla prova scritta 571 candidai (il 571° ex aequo con il 570°) che hanno dichiarato di avere i sopra elencati requisiti previsti nel bando; in tale elenco sono compresi numerosi candidati che hanno dichiarato il possesso di cinque anni di esperienza lavorativa o professionale, anche sommando periodi prestati presso strutture private e con periodi di iscrizione in albi professionali, i quali sono stati ammessi con riserva a seguito del citato decreto n. 37237/139, inerente alla riapertura termini in esecuzione della sentenza del TAR Sardegna 19 novembre 2009, n. 1832, nelle more del giudizio di appello;
avendo appreso delle seguenti criticità nella gestione della procedura del concorso pubblico in oggetto:
1) procedura del concorso:
l'articolo 5 del decreto n. 29297/97 del 5 ottobre 2009 che modifica l'articolo 6 del decreto n. 28406/91 del 25 settembre 2009 prevede che: "Sono ammessi alla successiva prova scritta i candidati classificati dal 1° al 570° posto, nonché quelli che hanno ottenuto lo stesso punteggio del 570° classificato; in caso di esclusione di alcuni candidati a seguito della verifica di invalidità della domanda o della mancanza dei requisiti di partecipazione, l'Amministrazione procederà ad ammettere, in sostituzione degli stessi, i candidati che seguono fino al limite del 570° classificato ed eventuali ex aequo."; dalla lettura della seconda parte della norma citata si evince che in ipotesi di esclusione di alcuni candidati l'Amministrazione deve provvedere alla sostituzione degli stessi entro, in ogni caso, il limite di 570 posti, salvo ex aequo;
in sede di accertamento dei requisiti di ammissibilità, un numero considerevole di partecipanti (circa 53) inizialmente ammessi alla prova scritta, è stato escluso dalla procedura per accertata mancanza del requisito di partecipazione (cinque anni come dipendente di ruolo), l'Amministrazione regionale ha provveduto alla loro sostituzione pubblicando il nuovo elenco degli ammessi alla stessa prova comprendente un numero di 571 candidati, di cui il 571° riportante un punteggio (27,44) inferiore a quello del 570° (27,47); appare di ogni evidenza la violazione del bando di concorso che, per principio generale, in quanto lex specialis, vincola sia i partecipanti, sia l'Amministrazione procedente al suo rispetto;
a seguito di tali esclusioni sono stati promossi nanti il competente Tribunale amministrativo regionale alcuni ricorsi; il Consiglio di Stato ha accolto in sede cautelare l'istanza di ammissione alla prova scritta; a seguito di tale ordinanza, l'Assessorato degli affari generali, personale e riforma della Regione, con avviso pubblicato in data 25 giugno 2010 ha ammesso con riserva in via cautelare 60 candidati, senza, tuttavia, procedere alla riapprovazione della graduatoria dei candidati ammessi alla prova scritta cui, pertanto, possono accedere, oltre ai 571 candidati indicati nell'elenco degli ammessi alla prova scritta a seguito di accertamento dei requisiti di partecipazione al concorso, anche altri 60 candidati ammessi con riserva;
sul punto occorre chiarire per quale ragione a seguito della riammissione con riserva di tali 60 candidati non sia stato approvato un nuovo elenco di candidati ammessi a sostenere la prova scritta composto da 570 candidati come previsto nel bando; al riguardo si rappresenta infatti che nel citato elenco dei 571 candidati ammessi a sostenere la prova scritta ve ne sono numerosi che sono stati ammessi con riserva a seguito della sopra richiamata sentenza del TAR Sardegna 19 novembre 2009, n. 1832 (sentenza su cui pende il ricorso in appello presentato dall'Amministrazione regionale, discusso in data 4 giugno 2010 nanti al Consiglio di Stato che pubblicherà la sentenza a fine luglio, dunque successivamente all'espletamento della prova scritta);
a seguito di quanto accaduto e di quanto accadrà con i successivi ricorsi in itinere, appare evidente come sia obbligo dell'Assessorato pubblicare la graduatoria complessiva finale con i relativi punteggi, in conformità alle disposizioni del bando di concorso, al fine di consentire a tutti i partecipanti al concorso di poter verificare l'operato dell'Amministrazione in termini di rispetto del bando e, quindi, di poter conoscere sia il numero esatto dei soggetti ammessi alla prova scritta, sia le generalità degli stessi; tale richiesta, oltre che rispondere ai principi di trasparenza e pubblicità che sempre devono sovrintendere l'operato di una pubblica amministrazione, ha altresì l'ulteriore finalità di evitare la possibilità di giudizi, derivanti dal mancato rispetto del bando, che potrebbero venire instaurati solo a seguito della pubblicazione della graduatoria finale; è, infatti, principio pacifico in materia che, nell'ipotesi in cui l'amministrazione procedente non renda noti gli atti endoprocedimentali che hanno determinato l'esito finale della procedura, tutti i concorrenti non risultati vincitori o idonei possono impugnare la graduatoria finale, e gli atti presupposti, quale primo atto lesivo dei propri interessi; una simile eventualità oltre a rendere vano l'espletamento del concorso determinerebbe inevitabilmente un grave danno economico sia all'amministrazione procedente, sia ai concorrenti stessi, contravvenendo al principio di economicità richiamato nella deliberazione della Giunta regionale n. 41/13, articolo 3 dell'allegato alla deliberazione, riportante i criteri per lo svolgimento del concorso pubblico in oggetto;
la pubblicazione dell'elenco definitivo degli ammessi è ancor più necessario considerate le finalità per le quali si è provveduto all'espletamento della prova preselettiva; come previsto dallo stesso bando, nonché dall'allegato alla deliberazione della Giunta regionale n. 41/13 dell'8 settembre 2009, l'effettuazione di tale prova è finalizzata allo snellimento delle procedure concorsuali, così da garantire la partecipazione alle prove scritte di un numero limitato di candidati; l'ammettere un numero superiore di persone, rispetto ai 570 previsti dal citato articolo 5, allo stato 631 (ma tale dato potrà variare in esito al citato giudizio di merito del Consiglio di Stato), determina sia la palese violazione del bando, sia il venire meno delle finalità per cui la prova si è svolta;
2) seminario tenuto dal prof. Luca Tamassia:
come già evidenziato in numerosi articoli apparsi sul quotidiani locali, la EDK Formazione ha organizzato, con il patrocinio della Regione autonoma della Sardegna - Assessorato degli affari generali, personale e riforma della Regione, per lo scorso 20 maggio 2010, un seminario riservato ai comuni (agli amministratori, direttori e segretari generali, responsabili delle risorse umane) il cui titolo era "L'attuazione del decreto Brunetta nelle amministrazioni pubbliche: il ruolo dirigenziale nel difficile transito culturale", e dai temi riportati nel programma del corso l'argomento è organizzazione e gestione delle risorse umane, materia del concorso per dirigenti; i relatori del seminario sono il dott. Tamassia, componente della Commissione e l'ing. Bandel direttore dello staff dell'Assessore degli affari generali, personale e riforma della Regione; il seminario, oltre che riservato ai comuni, era a pagamento (costo di 180 euro più IVA per una mattinata di lavori);
3) situazioni di incompatibilità:
i componenti della Commissione di concorso, all'atto dell'assunzione dell'incarico, dichiarano che non sussistono situazioni di incompatibilità e l'assenza di rapporti con i candidati partecipanti alla procedura;
4) avviso del luglio 2010
alla luce di quanto detto sopra e considerato l'elevato numero di ricorsi ancora pendenti nanti i giudici amministrativi, appare diseconomico e irrazionale l'espletamento della prova scritta prima di aver definito e approvato la graduatoria degli ammessi,
chiedono di interpellare il Presidente della Regione e l'Assessore degli affari generali, personale e riforma della Regione per chiedere:
di chiarire le motivazioni per le quali nell'elenco degli ammessi in seguito alla verifica dei requisiti vi siano 571 ammessi e non 570 salvo ex aequo come invece previsto dall'articolo 5 del bando;
di chiarire le motivazioni per le quali, in esito alla riammissione con riserva disposta in data 25 giugno 2010, non si sia proceduto alla riapprovazione della graduatoria fino alla concorrenza di 570 candidati, come stabilito nel bando di concorso;
di chiarire le motivazioni per le quali, nonostante la sussistenza delle suddette problematiche e in pendenza di un giudizio del Consiglio di Stato, che potrà fare chiarezza sul requisiti di ammissione al concorso, l'Amministrazione non abbia provveduto tempestivamente a prorogare la data del 15 luglio 2010 fissata per la prova scritta;
di chiarire le motivazioni per le quali siano stati annullati nell'anno 2009, con evidente spreco di risorse finanziarie, ben due concorsi per l'accesso alla dirigenza regionale in corso avanzato di espletamento che non presentavano particolari problematiche;
di riferire circa le notizie, pubblicate sugli organi dì stampa locali di giovedì 1° luglio 2010, in relazione a due esposti presentati alla Procura della Repubblica e all'intervento negli uffici dell'Assessorato degli affari generali, personale e riforma della Regione della polizia giudiziaria;
se non sia necessario provvedere all'annullamento immediato del concorso in oggetto, dal momento che evidenti sviste procedurali fanno supporre, con ragionevole certezza, una sua sicura impugnazione, con conseguente ulteriore spreco di risorse e di tempo, oltre che tenere impegnati inutilmente un numero considerevole di dipendenti;
se non ritengano inopportuno che un componente della Commissione del concorso per dirigenti della Regione Sardegna partecipi, in qualità di relatore, ad un seminario dl formazione su argomenti attinenti alla prova scritta del concorso;
se non ritengano che ci sia stata disparità di opportunità di acquisire informazioni e conoscenze relative ad una delle materie della prova scritta tra i dipendenti o amministratori dei comuni e gli altri partecipanti al concorso;
se non sia opportuno provvedere al trasferimento dei dirigenti dell'Assessorato degli affari generali, personale e riforma della Regione che sono legati da vincoli di parentela con partecipanti al concorso e che, in virtù del lavoro svolto all'interno della struttura, hanno rapporti con i componenti della Commissione;
perché l'Assessorato degli affari generali, personale e riforma della Regione non abbia deciso opportunamente di inoltrare specifica richiesta di parere all'Area legale della Presidenza della Regione al fine di eliminare ogni dubbio circa le incompatibilità tra l'incarico di componente del CORAN (Comitato regionale per la rappresentanza negoziale) o altri incarichi e quello di componente della Commissione di esame;
se non sia opportuno bandire nuovamente il concorso con procedure che evitino ogni possibile passaggio di dubbia legittimità, previa verifica dell'effettiva necessità di reclutamento di nuove figure dirigenziali;
che siano accertate eventuali responsabilità tecnico-burocratiche;
che vengano quantificati i costi sopportati dall'Amministrazione regionale a causa delle diverse problematiche segnalate dagli scriventi;
che venga coinvolta con tempestività, da parte dell'Assessorato competente, la Corte dei conti in modo tale che possano essere valutate eventuali responsabilità contabili. (120)
Interpellanza Planetta - Sanna Giacomo - Dessì - Maninchedda - Solinas Christian, sull'inadeguata attuazione della legge regionale 15 ottobre 1997, n. 26 (Promozione e valorizzazione della cultura e della lingua della Sardegna) e sulla reiterata mancata convocazione dell'Osservatorio regionale per la cultura e la lingua sarda.
I sottoscritti,
premesso che la legge regionale 15 ottobre 1997, n. 26, tutela, oltre la lingua sarda, la cultura e la lingua catalana di Alghero, il tabarchino delle isole del Sulcis, il dialetto sassarese e quello gallurese, come anche la legge 15 dicembre 1999, n. 482, in attuazione dell'articolo 6 della Costituzione, che invece tutela solo il catalano di Alghero e la lingua sarda come lingua della minoranza linguistica;
considerato che:
1) - con l'articolo 1 della citata legge regionale n. 26 del 1997, la Regione Sardegna assume l'identità culturale del popolo sardo come bene primario da valorizzare e promuovere e individua nella sua evoluzione e nella sua crescita il presupposto fondamentale di ogni intervento volto ad attivare il progresso personale e sociale, i processi di sviluppo economico e di integrazione interna, l'edificazione di un'Europa fondata sulla diversità nelle culture regionali;
2) - con i commi 1, 2 e 3, dell'articolo 5, per il conseguimento delle finalità di cui alla stessa legge regionale n. 26 del 1997, è stato costituito presso l'Assessorato regionale della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport, l'Osservatorio regionale per la cultura e la lingua sarda, quale organo consultivo dell'Assessorato regionale della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport, al fine di proporre indirizzi generali per il perseguimento degli obiettivi di cui all'articolo 1 (della stessa legge) e per esprimere, inoltre, il parere sul piano di interventi previsto dall'articolo 12, comma 1, nonché, annualmente, proprie valutazioni sull'attività svolta per il perseguimento dei suindicati obiettivi;
rilevato che:
3) - con i commi 1 e 2 dell'articolo 11 della legge regionale n. 26 del 1997, si prescrive all'Assessorato regionale della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport di promuovere conferenze annuali sulla cultura e sulla lingua sarda, alle quali parteciperanno gli enti locali, le università, le istituzioni scolastiche, le soprintendenze e gli operatori culturali e scolastici, finalizzate a garantire il raccordo tra la Regione e i soggetti operanti nel settore culturale, sia in fase di elaborazione degli interventi regionali che in sede di attuazione e verifica, nonché a raccogliere osservazioni e proposte che formeranno oggetto di esame e valutazione da parte dell'Osservatorio regionale per la cultura e la lingua sarda;
4) - con i commi 1 e 2 dell'articolo 12 della legge regionale n. 26 del 1997, si indica come, ai fini programmatori, per il perseguimento delle finalità della legge, la Regione debba elaborare, sentito l'Osservatorio, un piano triennale di interventi approvato dalla Giunta regionale, su proposta dell'Assessore regionale della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport, sentita la Commissione consiliare competente, entro il 30 giugno dell'anno che precede la sua decorrenza;
constatato che:
5) - dall'inizio della corrente legislatura si rileva la mancata promozione delle conferenze annuali sulla cultura e sulla lingua sarde e neppure si conosce se per l'anno in corso è prevista nel merito la puntuale applicazione della legge n. 26 del 1997;
6) - nell'imminenza della scadenza del Piano triennale 2008-2010 e nella previsione del prossimo piano d'interventi riferito al triennio 2011-2013, resta ignoto l'attuale e/o eventuale stato d'avanzamento della sua elaborazione, unitamente alla tempistica prevista per la sua approvazione, anche al fine di poterne determinare i relativi oneri finanziari a partire dall'anno 2011;
7) - lo stesso Osservatorio regionale per la cultura e la lingua sarda, che dovrebbe essere l'organo consultivo dell'Assessorato competente, ai fini di proporre indirizzi generali per il perseguimento degli obiettivi della legge, esprimere il parere sul prossimo piano triennale d'interventi, nonché annuali proprie valutazioni sull'attività svolta per il perseguimento degli obiettivi del Piano triennale in corso di completamento, risulta ad oggi non esser stato ancora convocato,
chiedono di interpellare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport per sapere se:
1) fra le misure urgenti che intende adottare questa Amministrazione vi sia, nell'immediato, l'impegno prioritario a riprendere il percorso di attuazione della legge regionale 15 ottobre 1997, n. 26 (Promozione e valorizzazione della cultura e della lingua della Sardegna);
2) risulti agli atti, ovvero se vi sia qualche motivo a conoscenza di questa Amministrazione, tale da determinare sia la mancata promozione delle conferenze annuali sulla cultura e sulla lingua sarda, che la reiterata mancata convocazione dell'Osservatorio regionale per la cultura e la lingua sarda;
3) vi sia, infine, l'intendimento di questa Amministrazione ad impegnarsi in tempi brevissimi per adottare urgenti provvedimenti al fine di applicare con tempestività e completezza i dettati della legge sulla cultura e sulla lingua sarda anche al fine di meglio attuare il proprio programma di governo che ha, come punto cardine qualificante, proprio l'identità e la lingua dei sardi. (121)
Interpellanza Bruno - Uras - Salis - Cuccu - Agus - Barracciu - Ben Amara - Caria - Cocco Daniele Secondo - Cocco Pietro - Cucca - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Sechi - Solinas Antonio - Soru - Zedda Massimo - Zuncheddu sulla trasformazione dell'IPAB istituto dei ciechi di Cagliari in azienda pubblica di servizi alla persona.
I sottoscritti,
premesso che:
l'Istituto dei ciechi di Cagliari, fondato nel 1896, ha da sempre avuto un importante ruolo nella formazione e nell'istruzione dei soggetti non vedenti in Sardegna, attraverso l'istituzione di scuole elementari e medie, prima private e poi statali;
nonostante l'inserimento nelle scuole ordinarie degli studenti con disabilità, così come predisposto dalla normativa nazionale, abbia portato gradualmente l'Istituto a perdere il suo originario ruolo istituzionale, l'ente ha continuato a svolgere un'importante funzione di integrazione sociale dei non vedenti e ipovedenti, anche grazie a una serie di convenzioni con l'Amministrazione provinciale e con l'Università di Cagliari;
grazie al sostegno dell'Istituto, nel corso degli anni, ragazzi e ragazze con disabilità visiva hanno potuto frequentare l'Università;
con la delibera n. 38/42 del 27 agosto 1998 la Giunta regionale, dando attuazione all'articolo 17 del decreto del Presidente della Repubblica n. 348 del 1979, ha disposto la soppressione dell'Istituzione pubblica di assistenza e beneficenza (IPAB) Istituto dei ciechi di Cagliari e il trasferimento dei suoi beni, funzioni e personale al Comune di Cagliari;
tale soppressione non è avvenuta perché l'intera procedura risultava bloccata in attesa dell'esito di un ricorso al Tribunale amministrativo regionale;
nel frattempo l'articolo 44 della legge regionale n. 13 del 2005, ha previsto la trasformazione della forma giuridica delle IPAB in aziende pubbliche di servizi alla persona o in enti morali di diritto privato, stabilendo, nello specifico, che le istituzioni che svolgono direttamente attività di erogazione di servizi alla persona e alla comunità sono tenute ad effettuare la suddetta trasformazione entro 6 mesi dall'entrata in vigore del regolamento di attuazione della legge regionale n. 23 del 2005;
l'articolo 2, comma 3, del decreto del Presidente della Regione n. 3 del 2008, prevede che gli organi statutari delle IPAB, entro 3 mesi dalla data di entrata in vigore del medesimo, individuino con proprio atto deliberativo la nuova forma giuridica e propongano il nuovo statuto alla Regione per l'approvazione e che, trascorso tale termine, la Regione proceda alla nomina di un commissario che operi in via sostitutiva;
in data 30 novembre 2009 il Consiglio direttivo dell'Istituto dei ciechi di Cagliari risulta decaduto;
in data 18 febbraio 2010 la Regione autonoma della Sardegna, con deliberazione n. 7/21, in relazione alla legge regionale n. 23 del 2005, al fine di consentire anche all'Istituto dei ciechi di Cagliari la partecipazione al processo di riordino delle IPAB e l'effettivo inserimento nel sistema integrato dei servizi alla persona previsti da tale legge e dal decreto del Presidente della Regione Sardegna del 22 luglio 2008, ha deliberato il commissariamento dell'ente e la nomina dell'avv. Michele Loy quale commissario straordinario per un periodo di tempo non superiore ai sei mesi, al fine di consentire, oltre la normale gestione, l'attuazione degli adempimenti relativi alla procedura di trasformazione dell'IPAB Istituto dei ciechi di Cagliari in azienda pubblica di servizi alla persona;
considerato che:
il commissario straordinario non ha mai svolto effettivamente i compiti per cui era stato nominato e che dal 16 aprile 2010, data dell'ultimo incontro avvenuto tra il commissario straordinario e il personale, non si hanno più sue notizie;
tale situazione di incertezza crea non pochi disagi al personale, che dal mese di marzo 2010 non riceve più lo stipendio, e agli utenti che non vedono soddisfatte le loro richieste di partecipazione ai corsi, certificazioni e attestati di frequenza;
l'Istituto, che attualmente fornisce assistenza a circa 40 ragazzi non vedenti, continuando questa situazione di emergenza, si vedrebbe costretto a interrompere le attività prestate a favore degli studenti che beneficiano dei servizi di supporto scolastico, dalla scuola dell'obbligo all'Università;
ritenuto necessario salvaguardare le attività e le funzioni dell'unico istituto che nell'Isola opera per garantire ai soggetti disabili non vedenti e ipovedenti la piena attuazione del loro diritto allo studio;
preso atto che la Giunta regionale su proposta dell'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale ha provveduto alla nomina del commissario straordinario, ma non ha vigilato sul suo operato; allo stato attuale delle cose, infatti, il commissario non ha provveduto né a garantire la gestione ordinaria dell'ente né la trasformazione dell'Istituto dei ciechi in azienda pubblica di servizi alla persona,
chiedono di interpellare l'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale per sapere quali iniziative intenda assumere affinché l'IPAB Istituto dei ciechi di Cagliari trasformi la propria forma giuridica in azienda pubblica di servizi alla persona, così come previsto dalla legge n. 23 del 2005, e nel contempo venga garantito lo svolgimento delle attività ordinarie. (122)
Interpellanza Bruno - Uras - Salis - Espa - Caria - Meloni Valerio - Agus - Barracciu - Ben Amara - Cocco Daniele Secondo - Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Diana Giampaolo - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Marco - Moriconi - Porcu - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Sechi - Solinas Antonio - Soru - Zedda Massimo - Zuncheddu sulla trasformazione dell'IPAB Fondazione San Giovanni Battista di Ploaghe in azienda pubblica di servizi alla persona.
I sottoscritti,
premesso che:
1) - la legge regionale 23 dicembre 2005, n. 23 (Sistema integrato dei servizi alla persona) prevede la trasformazione della forma giuridica delle istituzioni pubbliche di assistenza e beneficienza (IPAB) e, all'articolo 44, dispone che le istituzioni che svolgono direttamente attività di erogazione di servizi alla persona e alla comunità sono tenute a trasformarsi in aziende pubbliche di servizi alla persona (ASP);
2) - il decreto del Presidente della Regione n. 3 del 22 luglio 2008, pubblicato sul BURAS n. 24 del 28 luglio 2008, definisce le procedure attuative dell'articolo 44 della legge regionale n. 23 del 2005;
3) - l'IPAB Fondazione San Giovanni Battista di Ploaghe è una struttura che occupa attualmente circa 200 operatori e assicura l'erogazione di circa 400 prestazioni giornaliere partecipando a pieno titolo alla realizzazione di un sistema integrato dei servizi alla persona;
4) - l'IPAB Fondazione San Giovanni Battista è tenuta a trasformarsi in azienda pubblica di servizi alla persona ai sensi dell'articolo 3, comma 1, del suddetto regolamento di attuazione della legge regionale n. 23 del 2005, e in ottemperanza dell'articolo 2, comma 3, e dell'articolo 4, comma 1, dello stesso regolamento di attuazione, ha presentato domanda di trasformazione in ASP con relativo piano di risanamento e domanda di fusione con l'IPAB Figlie di Maria di Sassari;
5) - con deliberazione n. 25/15 del 3 luglio 2007 la Giunta regionale ha nominato il ragionier Costantino Foddai commissario straordinario dell'IPAB Fondazione San Giovanni Battista, e l'incarico commissariale è stato successivamente rinnovato sino al mese di maggio 2009 al fine di consentire la normale gestione dell'IPAB e la predisposizione degli adempimenti relativi alla trasformazione della sua forma giuridica;
6) - la Giunta regionale, con deliberazione n. 53/9 del 9 ottobre 2008, nell'esprimere parere di coerenza con la programmazione regionale socio-sanitaria sul piano di risanamento e di riqualificazione presentato dal commissario straordinario della Fondazione, precisava che tale piano sviluppa, sulla base delle indicazioni fornite dall'Assessorato competente, significativi interventi di riqualificazione dell'offerta di servizi sanitari e socio-sanitari, prevedendo tra l'altro: l'apertura del Centro di cure palliative destinato all'assistenza di 15 malati terminali; nell'ambito delle attività di riabilitazione, di attivare temporaneamente ulteriori 10 posti pubblici di riabilitazione globale a ciclo continuativo; nell'ambito delle attività di assistenza residenziale e diurna a favore di soggetti adulti non autosufficienti, oltre all'utilizzo del posti in RSA, l'attivazione di un centro diurno integrato specificatamente orientato a pazienti affetti da malattia di Alzheimer;
7) - la Giunta regionale con deliberazione n. 10/6 dell'11 febbraio 2009, ha accolto, ai sensi dell'articolo 3 del regolamento di cui al decreto del Presidente della Regione del 22 luglio 2008, la richiesta di fusione presentata dall'IPAB Fondazione San Giovanni Battista di Ploaghe e dall'IPAB Istituto Figlie di Maria di Sassari e di trasformazione in azienda pubblica di servizi alla persona denominata "Figlie di Maria e San Giovanni Battista" e dichiara la proposta di statuto della costituenda azienda pubblica alla persona conforme alle norme di legge;
8) - nella stessa deliberazione n. 10/46 dell'11 febbraio 2009, l'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale, nel precisare che la fusione delle due IPAB e la loro trasformazione in azienda pubblica di servizi alla persona può contribuire a rilanciare e valorizzare le attività svolte nell'ambito dell'assistenza a favore della comunità del territorio della Provincia di Sassari, inserendola a pieno titolo all'interno del sistema integrato dei servizi alla persona delineato dalla legge regionale n. 23 del 2005, ha osserveto che il nuovo piano integrato presentato dalle due IPAB risponde all'esigenza di avvicinare i punti di erogazione dell'assistenza ai luoghi di residenza dell'utenza poiché prevede, fra l'altro, la costituzione di un servizio per la riabilitazione delle persone affette da patologie uditive e della parola e lo spostamento di alcune attività a Sassari;
9) - con due delibere distinte, risalenti ai mesi di giugno e luglio 2009, sono stati nominati due nuovi commissari rispettivamente dell'IPAB Fondazione San Giovanni Battista e dell'IPAB Istituto Figlie di Maria, affinché provvedessero al completamento del piano di risanamento e agli altri adempimenti relativi alla trasformazione delle istituzioni ai sensi di quanto previsto dall'articolo 44 della legge regionale n. 23 del 2005, e dal decreto del Presidente della Regione 22 luglio 2008, n. 3;
10) - lo scorso 2 settembre 2009 é stato istituito, con decreto n. 36 dell'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale, un tavolo tecnico per l'esame delle problematiche inerenti l'istanza di fusione e trasformazione presentata dalle due IPAB e l'individuazione di un percorso comune al fine di adottare tutte le misure e gli atti di competenza;
considerato che:
11) - il tavolo tecnico istituito nel settembre 2009 si è riunito da allora già due volte (l'ultima il 3 maggio 2010) ma, a quanto si apprende dagli organi di stampa, non si è raggiunto nessun risultato concreto se non quello di rinviare l'esame della vicenda direttamente al Presidente della Regione;
12) - la situazione dell'IPAB Fondazione San Giovanni Battista di Ploaghe non sembra destinata a risolversi in tempi brevi, e in attesa della conferma da parte dell'Assessorato degli impegni presi con delibera, riguardanti l'avvio delle nuove attività e l'incremento del volumi previsti nel piano di risanamento presentato, già si avanza l'ipotesi dell'estinzione dell'IPAB e dell'assegnazione al Comune di Ploaghe delle funzioni, del patrimonio immobiliare e mobiliare e di tutto il personale in ruolo della Fondazione San Giovanni Battista;
13) chiedono di interpellare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale per conoscere quali iniziative si intendano porre in essere affinché si rendano operativi tutti i provvedimenti già adottati dall'Amministrazione regionale, citati in premessa, riguardanti l'IPAB Fondazione San Giovanni Battista di Ploaghe e venga risolta rapidamente ed efficacemente la preoccupante situazione di stallo descritta. (123)
Interpellanza Dedoni - Vargiu - Cossa - Fois - Meloni Francesco - Mula sulla produzione di energia elettrica nel sistema idraulico del Tirso.
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I sottoscritti,
premesso che il Consorzio di 2° grado operante in Oristano, prima della fusione decretata nel 1996, ha avviato iniziative allo scopo di alleggerire i costi della gestione del servizio irriguo, in particolare i costi energetici per dare l'acqua in pressione, e tra le iniziative promosse aveva specifica rilevanza la realizzazione di due centrali idroelettriche nel sistema idraulico del Tirso, che comprende la grande diga "Eleonora d'Arborea" e la adiacente traversa di "Nuraghe Pranu Antoni";
considerata la particolare gravità della crisi che l'economia della Sardegna sta attraversando, ed in particolare il già debole settore agricolo, penalizzato da molteplici fattori strutturali e congiunturali;
atteso che il consiglio dei delegati che ha amministrato il Consorzio unificato in Oristano, nel 2001 ha accettato proposte di collaborazione dell'ENEL e ha firmato un protocollo con cui cede all'ENEL l'iniziativa per la produzione di energia elettrica;
preso atto che l'ENEL, senza avere titolo giuridico, ha acquisito le aree nelle quali ha ubicato due centrali idroelettriche nel sistema idraulico del Tirso, trattando con la Regione sarda e con il Demanio statale, e ha costruito le due centrali;
constatato che il commissario straordinario, subentrato nel gennaio del 2005, con propria deliberazione dell'11 maggio 2005, n. 169, ha effettuato un'analisi giuridica ed economica del protocollo firmato in data 7 febbraio 2001 tra il Consorzio ed ERGA Spa concernente l'uso a scopo energetico delle acque invasate nel sistema Tirso - Flumineddu;
evidenziato che successivamente si sono svolti ripetuti incontri tra rappresentanti del Consorzio e di ERGA Spa - ENEL Spa, tendenti a superare i motivi di ordine giuridico amministrativo posti a base della deliberazione n. 169 del 2005, già citata, e a dare al rapporto un riassetto sulla base degli orientamenti già concordati nell'accordo formalizzato in data 23 dicembre 1997 tra la Regione autonoma della Sardegna, il Consorzio ed ENEL Spa;
sottolineato che, in coerenza con il citato accordo, il Consorzio ha manifestato la propria disponibilità ad acquisire i manufatti costruiti da ERGA Spa ed i macchinari già in situ, dietro rimborso dei costi sostenuti, nonché ad aprire una forma di collaborazione con la suindicata società nella fase gestionale delle centrali idroelettriche;
constatato che successivamente sono state avviate da ambo le parti rivendicazioni per via giudiziaria senza tralasciare tentativi per trovare una via transattiva, anche su auspicio della Regione autonoma della Sardegna, Assessorato regionale dei lavori pubblici e Assessorato regionale dell'agricoltura e riforma agro-pastorale;
tenuto conto che, al fine di scongiurare la perdita della risorsa, in data 13 giugno 2006, con l'assistenza dell'Assessorato regionale dei lavori pubblici e dell'Assessorato regionale dell'agricoltura e riforma agro-pastorale, tra il Consorzio e l'ENEL Spa è stato formalizzato un accordo provvisorio per l'avvio della produzione idroelettrica nelle due centrali del sistema Tirso per un periodo di sei mesi;
evidenziato che il testo del citato accordo fissava reciproci adempimenti per le due parti, ed in particolare l'istituzione di un conto corrente bancario intestato alle due parti sul quale l'ENEL Spa avrebbe dovuto depositare il 50 per cento dei ricavi dell'energia elettrica prodotta nelle due centrali e l'avvio di un tavolo di trattativa per addivenire ad un accordo definitivo;
preso atto che tali trattative hanno avuto termine nel settembre del 2006 per decisione unilaterale dell'ENEL Spa che, pur avendo istituito il conto corrente bancario, non ha adempiuto al deposito previsto dall'accordo suindicato;
considerato che, in data 24 novembre 2006, il Tribunale superiore delle acque pubbliche con sentenze n. 133 e n. 134, accogliendo le tesi e le richieste del Consorzio, ha annullato gli atti con cui la Regione autonoma della Sardegna ed il Demanio dello Stato avevano concesso a vario titolo la disponibilità delle aree ad ENEL Produzione Spa e TERNA Spa per realizzare impianti elettrici di produzione e trasmissione;
tenuto conto del fatto che, in forza delle sentenze del Tribunale superiore delle acque pubbliche suindicate, dotate di esecutività immediata, l'ENEL Produzione Spa avrebbe dovuto cedere al Consorzio le due centrali in quanto legittimo ed unico concessionario delle relative utenze;
evidenziato che, in mancanza di iniziativa da parte di ENEL Produzione Spa, la Regione autonoma della Sardegna non ha ordinato l'esecuzione delle sentenze del Tribunale superiore delle acque pubbliche, lasciando all'ENEL la gestione delle centrali e, di conseguenza, estromettendo il Consorzio, unico soggetto legittimato per la gestione;
constatato che la situazione di stallo nell'esecuzione delle sentenze del Tribunale superiore delle acque pubbliche si è prolungata nel tempo in modo anomalo in conseguenza del protocollo firmato dall'ENEL Spa e dalla Regione autonoma della Sardegna in data 5 luglio 2007 e recentemente ridimensionato dal Tribunale amministrativo del Lazio;
sottolineato che l'ENEL Produzione Spa, TERNA Spa e l'Agenzia del demanio provvedevano ad impugnare le due sentenze del Tribunale superiore delle acque pubbliche presso la Corte suprema di cassazione che in data 4 novembre 2008, con sentenze n. 28547/08 e n. 28548/08, ha respinto i ricorsi;
valutata di conseguenza la fondatezza delle rivendicazioni del Consorzio nei confronti di ENEL Produzione Spa e degli altri soggetti per l'acquisizione delle centrali;
evidenziato che nelle conclusioni inserite nel ricorso proposto dal Consorzio e successivamente accolte dal Tribunale superiore delle acque pubbliche veniva avanzata riserva della richiesta di risarcimento danni;
preso atto che l'Assessorato regionale dei lavori pubblici, pur in presenza di numerose sollecitazioni per trovare una linea risolutiva, non ha prestato attenzione alcuna alla nota consortile n. 13228 in data 15 dicembre 2008, e n. 515 in data 23 gennaio 2009, ma ha acconsentito la ripresa dell'attività da parte di ENEL Produzione Spa nelle due centrali del Tirso, con rilevanti ricavi pur senza avere alcun titolo giuridico abilitante;
evidenziato che il comportamento omissivo dell'ENEL Produzione Spa si è rilevato dannoso nei confronti del Consorzio nell'astenersi dal deposito bancario concordato nell'accordo provvisorio del 13 giugno 2006 e nell'aver voluto unilateralmente interrompere lo sviluppo della trattativa prevista nel medesimo accordo;
considerato che la mancata cessione delle centrali, a seguito delle richiamate sentenze del Tribunale superiore delle acque pubbliche e della Corte di cassazione a sezioni unite, risulta particolarmente lesiva delle aspettative del Consorzio;
valutato che la gestione delle centrali, infatti, avrebbe dato modo di realizzare ricavi tali da coprire in larga misura i costi di gestione del Consorzio di bonifica che, allo stato, deve addebitarli agli agricoltori, e che, di conseguenza, sono disincentivati nell'estensione della pratica irrigua che attualmente non supera il 50 per cento della superficie dotata di impianti irrigui;
sottolineato che negli atti applicativi della legge regionale n. 19 del 2006, la precedente Amministrazione regionale aveva evidenziato l'intenzione di affidare le centrali in argomento al nascente Ente acque della Sardegna;
considerato che il Consorzio non ha mai ritenuto corretta tale ipotesi, sia perché la legge regionale n. 19 del 2006 nulla prevede relativamente alle centrali idroelettriche, ma soprattutto in quanto la ritiene lesiva degli interessi dei consorziati oristanesi;
evidenziato che, per quanto sopra esposto, con deliberazione commissariale n. 29, in data 2 febbraio 2009, il Consorzio ha disposto di chiamare in giudizio l'ENEL e la Regione sarda per risarcire i danni causati allo stesso Consorzio dal mancato esercizio delle due centrali dalla data di autorizzazione all'esercizio (luglio 2005) fino ad oggi;
valutato che:
la producibilità energetica delle due dighe ammonta nel complesso a 50 milioni di KWh per anno, contro un consumo di 25 milioni da parte del Consorzio, e pertanto è evidente che i ricavi consentirebbero di coprire i costi energetici e in gran parte gli altri oneri del Consorzio;
altresì, tali danni, calcolati sulla base di un parametro elaborato da ENEL, ammontano ad oltre 52 milioni di euro, oltre la rivalutazione e gli interessi relativi;
preso atto che recentemente è stata notificata la citazione dell'ENEL nanti il Tribunale regionale delle acque pubbliche;
avendo appreso che in data 26 giugno 2009 si è tenuto un incontro presso l'Assessorato regionale dei lavori pubblici, durante il quale sarebbe stato proposto un incontro con il Commissario per sondare la possibilità di chiudere la vertenza con una transazione,
chiedono di interpellare il Presidente della Regione, l'Assessore regionale dei lavori pubblici e l'Assessore regionale dell'agricoltura e riforma agro-pastorale per sapere:
i motivi che ad oggi hanno impedito la cessione al Consorzio delle centrali elettriche nel sistema del Tirso;
quali provvedimenti intendano adottare urgentemente al fine di rimediare alla grave ed annosa inadempienza dell'ENEL nei confronti del Consorzio, che crea notevoli danni all'economia agricola dell'oristanese. (124)
Interpellanza Salis - Cocco Daniele Secondo - Mariani - Espa sulla necessità di provvedere alla stabilizzazione del personale operante nei Centri dei servizi per il lavoro e nei Centri di inserimento lavorativo dei soggetti svantaggiati.
I sottoscritti,
premesso che:
1) - il sistema dei servizi per il lavoro realizzato con il decreto legislativo 10 aprile 2001, n. 180 (recepito con la legge regionale n. 20 del 2005) assegna alla Regione Sardegna le funzioni e i compiti di indirizzo, coordinamento, programmazione, di valutazione delle politiche del lavoro e dei servizi per l'impiego, mentre attribuisce alle province le competenze in materia di collocamento, accoglienza, consulenza informazione e orientamento, gestione di specifiche procedure amministrative, promozione di servizi e sostegno all'inserimento delle fasce deboli nel mercato del lavoro, incentivazione dell'incontro tra domanda e offerta di lavoro, secondo una integrazione tra servizi per l'impiego, politiche attive del lavoro e politiche formative;
2) - per dar seguito a quanto sopra disposto, ed in particolare a quanto riportato nell'articolo 14 della legge regionale n. 20 del 2005, le province hanno istituito proprie strutture denominate Centri dei servizi per il lavoro (CSL) nelle quali è confluito: il personale delle soppresse Sezioni circoscrizionali per l'impiego e il collocamento in agricoltura (ex SCICA, legge regionale 21 aprile 2005, n. 7, articolo 17) e, dopo pubblica selezione per titoli e colloquio, il personale "esperto" da impiegare in regime di convenzione (fondi POR 2000-2006, mis. 3.1);
3) - parallelamente i comuni (già dal 2003) in forma singola o associata, hanno dato vita ai Centri di inserimento lavorativo dei soggetti svantaggiati (CESIL), utilizzando personale convenzionato e selezionato per la gran parte con procedure di evidenza pubblica (fondi POR 2000-2006, mis. 3.4);
4) - entrambi gli sportelli offrono, il primo a livello provinciale ed il secondo a livello territoriale con alcune differenze nella tipologia di utenza servita, i seguenti servizi specialistici:
5) - servizio di accoglienza e di prima informazione: accoglienza utente e registrazione, servizi generali di tipo amministrativo, informazioni sui servizi erogati, di tipo legale e contrattuale, sull'offerta formativa, di tipo orientativo, sulle agevolazioni economiche sul lavoro autonomo e dipendente, ecc.;
6) - servizio di orientamento professionale: svolge una funzione di accompagnamento del cittadino nell'elaborazione di un progetto formativo e/o professionale personalizzato; nonché nella ricerca attiva del lavoro;
7) - servizio di incontro domanda e offerta: svolge una funzione di intermediazione tra la richiesta di professionalità espressa dalle aziende e le competenze e aspirazioni di chi cerca lavoro;
8) - servizio di creazione d'impresa: svolge un'attività di informazione, assistenza e consulenza ai cittadini che vogliono superare il proprio stato di disoccupazione attraverso l'avvio di un'attività in proprio;
9) - servizio di inclusione socio lavorativa dei soggetti svantaggiati, il cui obiettivo è inserire nel mondo del lavoro soggetti svantaggiati (legge n. 68 del 1999) relazionandosi con aziende del territorio regionale, nazionale ed estero;
considerato che:
10) - la Regione, nelle ultime finanziarie (legge regionale n. 3 del 2008, articolo 6, comma 1, lettera e); legge regionale n. 1 del 2009, articolo 3, comma 13; legge regionale n. 3 del 2009, articolo 3, comma 6) ha ribadito la volontà di procedere alla stabilizzazione dei lavoratori impegnati nelle misure 3.1 e 3.4 del POR 2000-2006 mediante un apposito disegno di legge;
11) - in attesa di detta stabilizzazione sono state concesse diverse proroghe per il mantenimento delle risorse umane che sino ad ora hanno operato consentendo alle province e ai Comuni di poter erogare tranquillamente i servizi stabiliti per legge;
12) - i suddetti servizi, nonostante la diffusione sul territorio regionale, incontrano quotidianamente problemi quasi sempre legati alla assenza totale di una pianificazione e programmazione a livello regionale che garantisca un'uniformità nell'organizzazione e nell'erogazione nonché una migliore efficienza ed efficacia dei servizi;
13) - l'esigenza di una regia unica si è manifestata sin dall'inizio e attualmente è diventata indispensabile per una razionalizzazione dei servizi specialistici e per una maggiore efficacia degli interventi sul territorio;
14) - nel corso degli anni, i consulenti impegnati in tali servizi hanno maturato una preziosa esperienza del contesto socio-economico nel quale hanno operato e delle relative problematiche; è stata elaborata un'ipotesi di stabilizzazione volta sia a risolvere i problemi storici dei servizi specialistici per il lavoro, sia a consentire il mantenimento degli operatori che hanno avviato e condotto questi servizi così come più volte ribadito nelle leggi finanziarie regionali;
evidenziato che:
15) - altre regioni, specialmente quelle a statuto speciale (es. Trentino Alto Adige, Valle d'Aosta), erogano i servizi per l'impiego sotto l'egida di un'agenzia regionale alla quale sono stati conferite, insieme ad altre, funzioni come la formazione professionale, ecc.;
16) - i servizi specialistici per il lavoro potrebbero fare capo ad un'agenzia regionale costituita ad hoc o all'attuale Agenzia regionale del lavoro adattando, ove fosse necessario, compiti e funzioni;
17) - gli operatori sarebbero dipendenti dell'Agenzia, distaccati presso le province e coordinati e diretti dai dirigenti provinciali per quel che riguarda l'attività ordinaria (espletamento dei servizi), mentre rimarrebbe in capo all'Agenzia la regia per la parte relativa al coordinamento, pianificazione e programmazione delle attività;
ritenuto che la soluzione indicata offrirebbe molteplici vantaggi, in quanto consentirebbe una regia unica così come peraltro auspicato dallo stesso Assessore regionale del lavoro, formazione professionale, cooperazione e sicurezza sociale, garantirebbe un costante monitoraggio dei servizi e un medesimo standard quanti/qualitativo su tutto il territorio regionale, permetterebbe di riallocare le risorse umane in modo funzionale, ripartendo su base regionale le eccedenze e le carenze di organico (CSL CESIL) presenti oggi nelle singole province;
preso atto che l'Assessore regionale del lavoro, formazione professionale, cooperazione e sicurezza sociale, in una recente dichiarazione pubblicata sul sito della Regione Sardegna, ha affermato che: "non appena ciascuna amministrazione provinciale provvederà alla nomina del rispettivo Assessore del lavoro, il tavolo riaprirà il confronto e all'ordine del giorno si affronterà sia la questione della stabilizzazione dei lavoratori dei CSL, sia il tema della la Carta dei servizi", dichiarazione che ingiustamente pare voler tagliare fuori dalle trattative i precari dei CESIL,
chiedono di interpellare l'Assessore regionale del lavoro, formazione professionale, cooperazione e sicurezza sociale per sapere:
1) quali urgenti iniziative intenda assumere per avviare il percorso di stabilizzazione dei lavoratori precari sia CSL che CESIL operanti su tutto il territorio regionale;
2) se non ritenga opportuno avviare un confronto che tenga fermo l'accordo del 28 ottobre 2009 riguardante sia i servizi provinciali che quelli comunali, sottoscritto dagli assessori provinciali di tutte le 8 province, partendo dai punti in esso stabiliti;
3) se non ritenga altresì opportuno che al confronto vengano chiamati a partecipare le organizzazioni sindacali e i rappresentanti dei lavoratori CSL e CESIL al fine di garantire a tutti gli attuali precari operanti nelle diverse realtà territoriali una reale e paritaria tutela del proprio diritto ad un lavoro stabile. (125)
Interpellanza Planetta - Sanna Giacomo - Dessì - Maninchedda - Solinas Christian sulla mancata delimitazione dell'area della zona franca di Porto Torres in attuazione del decreto legislativo 10 marzo 1998, n. 75.
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I sottoscritti,
premesso che la crisi del modello industriale coloniale imposto alla Sardegna nella seconda parte del secolo scorso, ed in particolare dall'industrializzazione chimica a Porto Torres, è arrivata al suo epilogo ed appare indispensabile, pur nella necessità di difendere l'occupazione residua e attuare ogni misura valida per diminuire i disagi dei lavoratori interessati e garantire loro le migliori misure di sostegno al reddito, guardare realisticamente al futuro progettando nuove opportunità di lavoro;
considerato che l'impegno più volte richiesto e declamato è volto unicamente alla conservazione di un modello di sviluppo chimico sbagliato fin dall'origine, fallito e non più riproponibile per motivi economici internazionali e per la palese non sostenibilità ecologica e ambientale che presuppone, nel solo interesse egoistico e di parte di forze politiche e sindacali legate ad un passato d'operaismo d'importazione che ha mostrato tutti i suoi limiti di scollamento dal resto della società sarda;
rilevato che:
è purtroppo palese l'assenza di valide alternative di riconversione o di nuova economia per i territori martoriati dalla disoccupazione, dall'inquinamento, dai veleni, dalle discariche di residui di lavorazioni che invece aspirano ad una nuova economia che dia speranza anche alle nuove generazioni, oggi tristemente ingannate ed illuse;
ancora, il cadere delle storiche diseconomie che allontanano capitali privati e investimenti in settori emergenti, a causa del livello abnorme della fiscalità e di regole obsolete imposte alla Sardegna in spregio della sua autonomia - ed in particolare dell'articolo 12 del suo Statuto speciale ancora paradossalmente inattuato - potrebbe verosimilmente recare ai territori già interessati dall'industrializzazione chimica, i quali possiedono rilevanti potenzialità economiche e professionali, oltre ad essere localizzati - come Porto Torres - in zone di pregio turistico ambientale, con un retroterra laborioso e pieno di potenzialità economiche, nuove ed importanti opportunità di sviluppo industriale e commerciale;
constatato che:
la realizzazione dello storico e tradizionale sogno sardista di affrancamento della Sardegna dal giogo fiscale dello Stato centralista, previsto nell'articolo 12 del nostro Statuto speciale in materia di istituti franchi, rappresenta una delle strade principali per rilanciare complessivamente l'economia generale dell'Isola ed in particolare l'industria, il commercio ed i servizi destinati principalmente all'esportazione, restituendo prosperità al Popolo sardo;
il modello applicativo europeo adatto alla Sardegna della zona franca fiscale, regolamentare e doganale, è già attualmente operativo in tanti stati europei ed in particolare in zone ed isole ad autonomia differenziata e la Sardegna free zone è prevista nel programma di governo della maggioranza alla quale partecipa, anche per questo, con lealtà e determinazione il PSd'Az,
chiedono di interpellare il Presidente della Regione per sapere se fra le misure urgenti che intende adottare questa Amministrazione vi sia, a fronte delle gravissime condizioni produttive ed occupazionali della città e del territorio di Porto Torres, nell'immediato, l'impegno prioritario ad effettuare la delimitazione territoriale ed ogni altra disposizione necessaria per l'operatività della zona franca di Porto Torres, istituita col decreto legislativo 10 marzo 1998, n. 75, inviandola senza indugio al Governo affinché, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, la renda operativa. (126)
Interpellanza Cocco Daniele Secondo - Salis - Mariani sull'insostenibile situazione di abbandono e crescente degrado in cui da anni versa la Carlo Felice.
I sottoscritti,
premesso che:
1) - la Carlo Felice, principale arteria stradale della Sardegna, negli ultimi anni si è progressivamente trasformata, per tutti i suoi 500 km di percorrenza, da Cagliari a Sassari, in un'immensa discarica a cielo aperto, un'interminabile carrellata di rifiuti di ogni genere, offerti alla vista e, cosa spesso ancora peggiore, all'olfatto degli automobilisti e di tutti coloro che, con qualsiasi mezzo, si trovano a percorrerla;
2) - le strade provinciali, comunali e le ex strade ferrate in buona parte del territorio della Sardegna versano in condizioni ambientali devastanti;
3) - gli argini sono totalmente invasi di buste rigonfie di immondizie di ogni genere, spesso maleodoranti e di enorme pericolo per l'ambiente e per la salute dei cittadini;
4) - oltre a sacchi e sacchetti, la quattro corsie è letteralmente tappezzata da uno svariato campionario di materiali ingombranti, materassi, divani, sedie, elettrodomestici di ogni tipo e spesso particolarmente pericolosi per l'ambiente come computer, televisori ed altri materiali ingombranti e nocivi, che per legge sarebbero destinati a smaltimento speciale in discariche speciali;
considerato che:
5) - la strada statale n. 131 è senza dubbio la strada più trafficata della Sardegna, necessariamente percorsa anche dai turisti in visita alla nostra Isola, ai quali l'arteria-immondezzaio offre spesso il primo impatto, certo non piacevole, con la terra sarda;
6) - non si possono sottovalutare, oltre all'incombente rischio ambientale e sanitario, che ovviamente aumenta con le elevate temperature della stagione estiva, i rischi di incidenti stradali che potrebbero essere causati dai rifiuti che, con vento, pioggia o per altre cause, potrebbero andare ad invadere le carreggiate e trovarsi nella traiettoria di auto o motocicli;
sottolineato che altre regioni italiane che, come la Sardegna, scommettono sul turismo come voce importante per la propria economia, hanno da tempo assegnato la giusta importanza alla pulizia ed al decoro dell'ambiente naturale, dei centri urbani e delle reti viarie, insostituibile biglietto da visita per turisti e visitatori;
ritenuto che, per tutti i motivi esposti, non sia più tollerabile lo stato di degrado di incuria e di totale abbandono in cui per troppo tempo sono state lasciate le nostre strade ed in particolare la Carlo Felice,
chiedono di interpellare l'Assessore regionale della difesa dell'ambiente per conoscere:
1) quali provvedimenti intenda assumere con la massima urgenza, anche con il coinvolgimento dei Comuni direttamente interessati, al fine di garantire in tempi brevi la totale rimozione dei rifiuti dalla Carlo Felice e dalle strade provinciali, comunali, ex strade ferrate e reliquati interessati dalle discariche abusive;
2) se non ritenga opportuno verificare la possibilità di attivare sistemi mobili di sorveglianza, anche con uso di telecamere, onde poter sanzionare, secondo le previsioni di legge, coloro che pongano in essere comportamenti illeciti, utilizzando il pubblico territorio come discarica personale;
3) se non intenda immediatamente attivare un percorso con Corpo forestale, ANAS, amministrazioni provinciali e comunali e compagnie barracellari affinché in sinergia si attuino delle procedure urgenti di controllo, prevenzione e sanzione tramite le competenze di ciascun ente e/o organismo interessato;
4) quali azioni intenda programmare al fine di promuovere tra la popolazione una maggiore cultura ambientale al fine di sensibilizzare e responsabilizzare i cittadini, a partire soprattutto dai giovani delle scuole di ogni ordine e grado. (127)
Interpellanza Diana Giampaolo - Bruno - Agus - Barracciu - Caria - Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Espa - Lotto - Manca - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Solinas Antonio - Soru sulla situazione occupazionale della Società Sielte in Sardegna e la conseguente chiusura del Centro operativo di Cagliari.
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I sottoscritti,
premesso che:
la situazione occupazionale, ad oggi, della Società Sielte Spa è determinata da una complessa articolazione dovuta ad assetti vari scaturiti da diverse procedure di cassa integrazione e mobilità aperte a diversi livelli istituzionali, regionale e ministeriale;
il tutto ha origini abbastanza datate, ovvero dai primi affidamenti degli appalti da parte di Telecom;
nel 2000 Sielte in Sardegna contava circa 200 unità lavorative; l'affidamento dei lavori in regime di appalto ha fatto sì che il Centro operativo (CO) di Oristano venisse definito "Centro chiuso", ovvero non affidatario della commessa;
i lavoratori del CO di Oristano (22) vennero collocati in varie forme di cassa integrazione (ordinaria e straordinaria) concesse dal Ministero per la perdita delle gare Telecom;
considerato che:
sono pertanto rimasti aperti i centri operativi di Cagliari (circa 80 unità), Sassari (circa 100 unità) e Olbia (circa 20 unità);
da allora le unità operative hanno iniziato a diminuire gradualmente, anche facendo ricorso a mobilità volontarie in aggancio alla pensione e non solo, che hanno portato alla condizione attuale di:
n. 72 dipendenti al Centro operativo di Sassari, di cui 4 in cassa integrazione in deroga regionale, definiti esuberi strutturali non reimpiegabili, a causa della loro lunga permanenza in CIGS, a fronte di un appalto del valore di circa 3,6 milioni di euro per il 2010 sul contratto triennale Telecom;
n. 11 dipendenti al Centro operativo di Olbia, di cui 3 in cassa integrazione in deroga regionale, definiti esuberi strutturali non reimpiegabili, a causa della loro lunga permanenza in CIGS, a fronte di un appalto del valore di circa 1,3 milioni di euro per il 2010 sul contratto triennale Telecom;
n. 22 dipendenti al Centro operativo di Cagliari, di cui 4 in cassa integrazione in deroga regionale, definiti esuberi strutturali non reimpiegabili, a causa della loro lunga permanenza in CIGS e procedura di mobilità aperta in data 17 maggio 2010, con scadenza di procedura il 30 luglio 2010 per i restanti 18 lavoratori, con un appalto in essere del valore di circa 1,2 milioni di euro per il 2010 sul contratto triennale Telecom;
n. 10 dipendenti in regime di cassa integrazione in deroga nazionale al Centro operativo di Oristano definito "Centro chiuso" non affidatario di alcuna commessa;
preso atto che:
la decisione a seguito della scelta aziendale di esternalizzare in regime di subappalto tutte le attività, ha contribuito a portare ulteriori 12 lavoratori in cassa integrazione straordinaria nazionale dal 1° gennaio 2010, concessa per la cessata attività, che operavano nel Centro operativo regionale, con sede a Cagliari, per le reti radiomobili; il tutto, comunque, a fronte di un appalto acquisito per un volume annuale di circa 1,1 milioni di euro, integralmente eseguito in regime di subappalto;
l'azienda Sielte continua ad operare per conto della committente Telecom Italia affidando a terzi i residuali volumi di lavoro giustificando che gli elevati costi logistici non consentono il mantenimento di un presidio fisso a Cagliari;
la decisione di chiudere il cantiere a Cagliari è avvenuta senza nessun preavviso ai lavoratori, con una azione quantomeno inopportuna, mentre era in atto un confronto con le parti sociali;
in data 1° luglio 2010 a Roma si è tenuto un incontro nella sede del Ministrero dello sviluppo economico con le segreterie nazionali di FIM, FIOM, UILM, il coordinamento RSU e l'amministratore delegato di Sielte, ove è emersa l'inconsistenza del piano aziendale da parte dell'amministratore delegato,
chiedono di interpellare il Presidente della Regione, l'Assessore regionale dell'industria e l'Assessore regionale del lavoro, formazione professionale, cooperazione e sicurezza sociale per conoscere:
quali iniziative intendano mettere in atto per scongiurare il licenziamento dei lavoratori che operano presso la Società Sielte;
se, nonostante non si riscontri una mancanza di commesse, né un calo di lavoro nel settore delle reti fisse e mobili di telecomunicazione, intendano procedere verso un'azione di contrasto in sede di trattativa negoziale verso le procedure di mobilità e cassa integrazione e ricorso al subappalto agendo sui ribassi proposti da piccole aziende sacrificando importanti professionalità peggiorando la sicurezza sul lavoro;
se intendano attivare da subito un tavolo tecnico con il Ministero dello sviluppo economico per confrontarsi sulle problematiche in questione ed attivare tutti gli strumenti necessari per favorire gli investimenti sulla banda larga e regolare il sistema delle gare al ribasso sulle infrastrutture. (128)
Interpellanza Planetta - Sanna Giacomo - Dessì - Maninchedda - Solinas Christian sull'autorizzazione alle ricerche sulla terra ferma ed a ridosso delle coste sarde finalizzate a realizzare pozzi e piattaforme petrolifere.
I sottoscritti,
premesso che circa dieci anni orsono, più precisamente il 27 gennaio 1999, allorché la società Puma Petroleum (controllata dalla australiana Key Petroleum) presentò, per prima, la richiesta di permesso e concessione (pubblicata sul numero 2 del Bollettino ufficiale degli idrocarburi e della geotermia il 28 febbraio 1999) è iniziata la pratica burocratica per la scoperta del petrolio e degli idrocarburi al largo delle spiagge del Sinis, in un angolo di paradiso che dall'Isola di Mal di Ventre corre fino alle coste di Bosa;
considerato che:
1) - l'approvazione definitiva da parte del ministero dell'Ambiente è arrivata, "molto discretamente", già nella scorsa primavera ed è notizia recente che i lavori per "un'ispezione non invasiva" del fondale dovrebbero iniziare a breve con la messa in moto di attrezzature di alta tecnologia a caccia di gas e petrolio;
2) - la conformazione geologica e le caratteristiche di una terra antica come quella della Sardegna farebbero supporre a tecnici esperti che nelle profondità del mare antistante l'Isola si possano nascondere piccoli tesori di petrolio e gas come spiega la Key Petroleum nel suo sito, chiarendo che esiste la possibilità di trovare "gas contenuto in arenaria risalente al Pliocene e Miocene intrappolato in blocchi di faglia inclinati";
3) - l'area interessata dalle ispezioni si trova al largo della costa occidentale, ha una profondità compresa tra gli ottanta e i cento metri nella parte orientale, i duecento metri nella parte occidentale e ha una estensione di 6 mila 800 ettari (grande più di tre volte quella in cui dovrebbe sorgere il campo eolico off-shore di Is Arenas), inoltre è a una distanza media di 5-15 chilometri dalla costa oristanese;
appreso che tale molto discutibile iniziativa non parrebbe esser la sola prevista entro il territorio della Provincia di Oristano poiché, infatti, esiste anche un altro progetto di prospezione di idrocarburi a mare che la Saras Spa intende portare avanti nell'off-shore occidentale della Sardegna "nell'area compresa all'interno del Golfo di Oristano e a ovest di esso", con l'obiettivo di valutare la potenzialità petrolifera dell'area in cui "in continuità con le zone a terra si evidenziano condizioni favorevoli alla presenza di idrocarburi", come si legge nel documento di concessione rilasciato alla medesima società,
constatato che:
4) - la Saras, a seguito di propria richiesta risalente all'aprile del 2007 e pubblicata sul Bollettino ufficiale della Regione nel luglio dello stesso anno senza che ne siano risultati reclami e opposizioni, ha anche ottenuto dalla direzione del servizio Attività estrattive dell'Assessorato regionale dell'industria l'autorizzazione a attuare il cosiddetto Progetto Eleonora: un permesso che consentirà alla società di effettuare attività di "ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi nei Comuni di Oristano, Cabras, Riola Sardo, Nurachi, Baratili San Pietro, Zeddiani, Tramatza, Solarussa, Siamaggiore, Arborea, Palmas Arborea, Santa Giusta, Marrubiu, Terralba, San Nicolò Arcidano, Uras, Mogoro e, in Provincia del Medio Campidano, a Guspini" (i tecnici della società petrolifera Saras potranno dunque agire in un'area vastissima della Provincia di Oristano: 4.430 ettari compresi in un quadrilatero racchiuso a nord tra San Vero e Tramatza, a est tra Solarussa e Marrubiu, a sud tra San Nicolò Arcidano e Arbus);
5) - l'istanza della Saras è stata anche pubblicata all'albo pretorio dei comuni interessati senza dar luogo a opposizioni (i Comuni di Tramatza, Terralba e Siamaggiore hanno espresso parere positivo);
6) - secondo la Regione Sardegna il territorio interessato non correrebbe alcun pericolo ambientale dall'attività di ricerca della Saras poiché sia l'Assessorato della difesa dell'ambiente che l'Ispettorato ripartimentale di Oristano hanno attestato che "nonostante nell'area che delimita il permesso minerario siano presenti diversi vincoli idrogeologici e forestali, poiché i lavori previsti non modificano lo stato dei luoghi, non è necessario rilasciare alcuna autorizzazione", mentre l'Assessorato regionale degli enti locali, finanze e urbanistica ha certificato che "nell'area sono presenti diversi vincoli paesaggistici, ma i lavori non sono soggetti a autorizzazione paesaggistica" e la Soprintendenza archeologica ha dichiarato che non esistono vincoli alcuni di competenza;
7) - il via libera alle ricerche parrebbe esser stato concesso anche in forza di un non meglio specificato parere del Ministero dell'ambiente, il quale ha esentato le società dalla valutazione di impatto ambientale (VIA) in fase di ricerca, a condizione che vengano rispettati alcuni criteri di tutela della fauna e della flora marine, mentre quando si passerà allo scavo di un pozzo esplorativo la VIA dovrà necessariamente essere richiesta ed ottenuta poiché "l'intervento non è da assoggettare alla procedura di screening né conseguentemente a quella di Valutazione di impatto ambientale, in quanto non modifica lo stato dei luoghi";
rilevato che:
8) - l'autorizzazione alle ricerche sulla terra ferma segue di poco analoghe concessioni rilasciate dal Ministero per trivellazioni a mare, al largo delle coste sarde: le ricerche sarde fanno parte di un ampio piano che prevede il rilascio in tutta Italia di decine di concessioni per la ricerca di idrocarburi in mare e in terraferma (secondo le stime di Assomineraria, l'associazione delle industrie estrattive, l'Italia dispone ancora di riserve pari a circa 150 miliardi di barili di gas, più 200 miliardi di barili ancora da scoprire, mentre per il petrolio i calcoli parlano di 900 miliardi di barili da estrarre e circa il doppio ancora nascosto sotto terra e mare);
9) - sono tre le istanze per avviare attività di ricerca a ridosso delle coste isolane, presentate al Ministero per lo sviluppo economico: due inoltrate dalla Saras (d94E.R-.SA e d91E.R-.PU) per trivellazioni nel Golfo di Cagliari (in un'area di 693,44 kmq) e in quello di Oristano (in un'area di 633 kmq), mentre la terza giunge dalla Puma Petroleum, istanza d90E.R-.PU) per un pozzo al largo di Capo Mannu, ancora di fronte alla costa oristanese (in un'area di 683 kmq), che hanno l'obiettivo di realizzare pozzi e piattaforme petrolifere nel mare sardo, come quella tristemente nota alle cronache per aver determinato il recente disastro ambientale della Louisiana;
rilevato ancora che non vi può essere compatibilità tra le richieste (e le autorizzazioni) di piattaforme petrolifere offshore e l'economia turistica e l'ambiente di aree tutelate a terra e a mare da parchi nazionali ed Amp e localizzate per la gran parte in aree di elevato pregio ambientale della Sardegna e considerate zone sensibili proprio per i loro ecosistemi fragili e preziosi da tutelare,
chiedono di interpellare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale della difesa dell'ambiente, l'Assessore regionale dell'industria e l'Assessore regionale degli enti locali, finanze e urbanistica per sapere se:
1) fra le misure urgenti che intende adottare questa Amministrazione vi sia, nell'immediato, l'impegno prioritario ad impedire con ogni mezzo il prospettato ennesimo scempio e saccheggio delle nostre risorse ambientali e del nostro territorio, annunciato dalle autorizzazioni alle ricerche sulla terra ferma ed a ridosso delle coste sarde e finalizzate a realizzare pozzi e piattaforme petrolifere;
2) risulti agli atti, ovvero se vi sia qualche motivo a conoscenza di questa Amministrazione, tale da determinare la "continuità" del trattamento privilegiato a suo tempo concesso alla Saras;
3) vi sia infine l'intendimento di questa Amministrazione ad impegnarsi in tempi brevissimi per adottare urgenti provvedimenti al fine di non trasformare il territorio e le coste sarde in opportunità di speculazione e di degrado per imprenditori e società senza scrupoli. (129)
Interpellanza Salis - Cocco Daniele Secondo - Mariani sulla necessità di dare attuazione alla legge regionale 7 agosto 2009, n. 3 e alle deliberazioni della Giunta regionale n. 47/35 del 2007 e n. 6/19 del 2010 con la stabilizzazione dei lavoratori precari del settore ippico dell'AGRIS.
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I sottoscritti,
premesso che:
circa venti lavoratori del settore ippico dell'AGRIS (ex Istituto zootecnico e caseario della Sardegna) che lavorano tra Foresta Burgos e Su Padru, da diversi anni vengono assunti con un contratto a tempo determinato che li tiene occupati per soli tre mesi l'anno e li lascia a casa per i restanti nove mesi;
molti di loro vivono questa tragica realtà da circa vent'anni, con gli immaginabili sacrifici che gravano sui lavoratori e sulle famiglie, sempre in attesa di vedere stabilizzato il proprio posto di lavoro, aspirazione più che legittima dopo tantissimi anni di precariato;
la legge regionale 7 agosto 2009, n. 3 (e le due deliberazioni n. 47/35 del 2007 e n. 6/19 del 2010) prevede all'articolo 2, comma 40, che "la Giunta regionale, in attuazione della legge 8 agosto 2006, n. 13 (Riforma degli enti agricoli e riordino delle funzioni in agricoltura. Istituzione delle Agenzie AGRIS Sardegna, LAORE Sardegna e ARGEA Sardegna), articolo 28, adotta, entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge (legge regionale n. 3 del 2009), le modifiche della pianta organica della stessa Agenzia";
considerato che: nonostante il disposto della legge suddetta e delle successive deliberazioni, i lavoratori precari dell'AGRIS, che da anni chiedono la stabilizzazione del posto di lavoro, a tutt'oggi hanno visto negato il loro legittimo diritto dalla Direzione generale dell'AGRIS, che ha affermato di non poterli inserire nel proprio organico che già conta degli esuberi;
preso atto che:
gli esuberi in questione non riguardano l'ippica, settore in cui operano i suddetti precari, ma il comparto orto-frutticolo di Cagliari;
dai competenti Assessorati, cui i lavoratori hanno inviato da oltre un mese la propria richiesta di essere assunti stabilmente dall'AGRIS, non ò pervenuta alcuna risposta;
i precari suddetti, utilizzati da vent'anni solo per le emergenze nei mesi estivi, hanno espresso l'intenzione di avviare numerose manifestazioni di protesta e le relative azioni giudiziarie contro la Regione Sardegna a tutela dei propri diritti,
chiedono di interpellare l'Assessore regionale dell'agricoltura e riforma agro-pastorale e l'Assessore degli affari generali, personale e riforma della Regione affinché riferiscano quali urgenti misure intendano adottare al fine di dare finalmente attuazione alla disposizione della legge regionale 7 agosto 2009, n. 3, articolo 2, comma 40, e delle deliberazioni n. 47/35 del 2007 e n. 6/19 del 2010 regolarizzando la drammatica e ormai insostenibile situazione dei suddetti lavoratori precari, evitando che essa sfoci nelle annunciate azioni civili e giudiziarie, con i prevedibili e pesanti costi ulteriori per la Regione Sardegna. (130)
Interpellanza Meloni Valerio - Bruno - Manca - Lotto - Caria - Cocco Daniele Secondo - Sechi sui gravi ritardi dell'adeguamento della strada statale n. 131, tronco Oristano Tramatza-Porto Torres, ai programmi di interventi individuati dalla Regione Sardegna.
I sottoscritti,
premesso che:
1) - il Piano regionale dei trasporti (PRT), approvato con deliberazione della Giunta regionale nel novembre 2008, ribadisce che alla strada statale n. 131 (Cagliari-Sassari-Porto Torres), dal momento che rappresenta l'arteria più importante della Sardegna, non solo per i flussi di traffico che la percorrono, ma soprattutto per la funzione di collegamento dei principali insediamenti produttivi e residenziali, nonché dei principali poli di interscambio con l'esterno (porti e aeroporti), si devono garantire livelli di funzionalità di tipo autostradale;
2) - lo stesso PRT fa osservare che la distanza tra i flussi di traffico registrati in ingresso/uscita da Cagliari rispetto ai rilievi nelle altre sezioni della strada statale n. 131 si riduce notevolmente nella direzione Porto Torres-Cagliari dove è presente un notevole flusso di traffico di lunga percorrenza, in particolare turistico, che sbarca a Porto Torres ed ha come destinazione finale il sud Sardegna;
3) - nell'ambito dell'attuazione degli obiettivi definiti nell'accordo di programma quadro per la viabilità della Sardegna l'ANAS, nel febbraio del 2008, affermava: "l'ammodernamento e l'adeguamento della strada statale 131 è una priorità e una urgenza. Ci siamo posti l'ambizioso obiettivo di innalzare gli standard di sicurezza e più in generale il livello qualitativo e di servizio lungo l'intera arteria. Siamo a buon punto: su un totale di 230 km, 72 sono stati già ammodernati, 34 km sono in corso di esecuzione e 124 sono in fase di progettazione. Nel nostro piano quinquennale 2007-2011 di integrazione e manutenzione di opere esistenti per la Regione Sardegna si sono programmati investimenti per circa 178 milioni di euro, mentre per quanto riguarda nuove opere sono previsti investimenti per oltre 1.315 milioni di euro con interventi di ammodernamento su tutte le principali statali della Regione compresa la strada statale 131";
considerato che:
4) - da notizie recenti di fonte Anas non risulta che siano né in fase di progettazione, né in fase di appalto importanti interventi infrastrutturali nel tratto Oristano Tramatza-Porto Torres, tali da rendere conforme la strada statale n. 131 a quanto previsto dal Piano regionale dei trasporti;
5) - permangono ad oggi in questo tronco stradale tutte le criticità (numero di incidenti, fenomeni di congestione, isolamento dei centri dell'interno, difficoltà di accesso alle zone urbane e agli scali portuali e aeroportuali, incroci a raso, dimensioni della carreggiata inadeguate a sostenere il traffico soprattutto di mezzi pesanti, costante presenza di cantieri stradali per la continua manutenzione del manto stradale anch'esso evidentemente inadeguato) che il Piano regionale dei trasporti nonché l'accordo di programma quadro per la viabilità della Sardegna intendono rimuovere e superare per ricondurre ad uno standard autostradale l'itinerario Cagliari-Porto Torres;
6) - risultano incomprensibili le motivazioni per le quali da oltre trent'anni l'Anas continua a concentrare gli interventi sul tronco stradale da Cagliari a Oristano Tramatza, oggetto di ammodernamenti e adeguamenti senza dubbio necessari e utili anche se in alcuni tratti sovradimensionati rispetto alle reali necessità, tralasciando nel contempo qualsiasi opera di adeguamento infrastrutturale sul tronco stradale rimanente fino a Porto Torres e marcando così una netta differenza dei due tronchi dello stesso asse viario che accentua le criticità su menzionate e purtroppo evidenzia la scarsa attenzione generale per le esigenze delle popolazioni e le realtà di diverso tipo che insistono nei territori attraversati dal tratto viario Oristano Tramatza-Porto Torres,
chiedono di interpellare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale dei trasporti per conoscere:
1) lo stato di attuazione del Piano regionale dei trasporti nella parte riguardante il sistema stradale;
2) lo stato di attuazione dell'accordo di programma quadro per la viabilità in Sardegna;
3) il programma di investimenti dell'Anas relativamente all'asse viario strada statale n. 131 con specifica ripartizione dei tronchi stradali Cagliari-Oristano Tramatza e Oristano Tramatza-Porto Torres;
4) quali atti urgenti si intendano porre in essere per superare tutti gli ostacoli di diversa natura che hanno impedito e impediscono gli interventi di ammodernamento del tronco stradale della strada statale n. 131 fino a Porto Torres. (131)