Seduta n.67 del 01/12/2009
LXVII Seduta
(ANTIMERIDIANA)
Martedì 1° dicembre 2009
Presidenza del Vicepresidente CUCCA
La seduta è aperta alle ore 10 e 21.
SANJUST, Segretario f.f., dà lettura del processo verbale della seduta pomeridiana del 14 ottobre 2009 (59), che è approvato.
PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Salvatore Amadu, Paolo Luigi Dessì, Rosanna Floris, Nicolò Rassu e Adriano Salis hanno chiesto congedo per la seduta antimeridiana del 1° dicembre 2009.
Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.
PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Regione, con nota in data 30 novembre 2009, ha informato di aver accettato, con decreto numero 222 del 20 novembre 2009, le dimissioni dell'Assessore dell'industria, dottoressa Andreina Farris, e di averne assunto, in via provvisoria, l'interim.
Annunzio di presentazione di disegno di legge
PRESIDENTE. Comunico che è stato presentato il seguente disegno di legge:
"Modifiche all'assetto organizzativo dell'Assessorato regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale". (88)
(pervenuto il 25 novembre 2009 e assegnato alla settima Commissione)
Annunzio di presentazione di proposte di legge
PRESIDENTE. Comunico che sono state presentate le seguenti proposte di legge:
Dedoni - Amadu - Bardanzellu - Biancareddu - Cocco Daniele Secondo - Cuccu - De Francisci - Meloni Valerio - Solinas Antonio - Solinas Christian - Zedda Alessandra - Zedda Massimo - Sanjust: "Norme per la tutela e la valorizzazione delle tradizioni popolari materiali ed immateriali della Sardegna". (89)
(pervenuta il 25 novembre 2009 e assegnata alla ottava Commissione)
Dedoni - Amadu - Bardanzellu - Biancareddu - Cocco Daniele Secondo - Cuccu - De Francisci - Meloni Valerio - Solinas Antonio - Solinas Christian - Zedda Alessandra - Zedda Massimo - Sanjust: "Partecipazione della Regione autonoma della Sardegna alla costituzione, come socio fondatore, della "Fondazione Giorgio Asproni". (90)
(pervenuta il 25 novembre 2009 e assegnata alla ottava Commissione)
Poiché la Giunta ha chiesto un breve differimento dei lavori, sospendo la seduta sino alle ore 10 e 40.
(La seduta, sospesa alle ore 10 e 23, viene ripresa alle ore 10 e 41.)
bilancio pluriennale per gli anni 2010-2013" (77/A)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la continuazione della discussione generale congiunta del documento numero 9/A e dei disegni di legge numero 76/S/A e 77/A. Informo l'Aula che il Presidente della Regione, onorevole Cappellacci, ha comunicato di non poter essere presente oggi in quanto è ammalato, per cui verrà a riferire sulla questione della strada Sassari-Olbia non appena si rimetterà in salute.
Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Chiedo dieci minuti di sospensione o altrimenti la verifica del numero legale.
PRESIDENTE. Pregherei i colleghi di sollecitare l'arrivo in aula dei consiglieri. La seduta è sospesa, riprenderà alle ore 10 e 52.
(La seduta, sospesa alle ore 10 e 42, viene ripresa alle ore 10 e 54.)
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Mantengo la richiesta di verifica del numero legale, Presidente.
PRESIDENTE. Chiedo la presenza di due Segretari al banco della Presidenza.
PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.
(Segue la verifica)
Prendo atto che i consiglieri che i consiglieri Biancareddu, Bruno, Cherchi, Meloni Francesco, Rodin, Stochino, Tocco e Uras sono presenti.
PRESIDENTE. Sono presenti 33 consiglieri.
(Risultano presenti i consiglieri: Biancareddu - Bruno - Cherchi - Contu Felice - Contu Mariano - Cossa - Cucca - De Francisci - Fois - Gallus - Lai - Locci - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Mulas - Murgioni - Peru - Piras - Pitea - Pittalis - Randazzo - Rodin - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Paolo - Solinas Christian - Steri - Stochino - Tocco - Uras - Vargiu - Zedda Alessandra.)
Poiché il Consiglio non è in numero legale, la seduta è sospesa. I lavori riprenderanno alle ore 11 e 28.
(La seduta, sospesa alle ore 10 e 58, viene ripresa alle ore 11 e 31.)
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Chiedo la verifica del numero legale.
PRESIDENTE. Due Segretari, per favore, stiano al banco della Presidenza.
Seconda verifica del numero legale
PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.
(Segue la verifica)
Prendo atto che i consiglieri Dedoni e Planetta sono presenti.
PRESIDENTE. Sono presenti 40 consiglieri.
(Risultano presenti i consiglieri: Artizzu - Bardanzellu - Biancareddu - Campus - Capelli - Cappai - Cherchi - Contu Felice - Cossa - Cucca - Cuccureddu - De Francisci - Dedoni - Diana Mario - Floris Mario - Gallus - Greco - Ladu - Lai - Locci - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Murgioni - Obinu - Peru - Piras - Pitea - Pittalis - Planetta - Randazzo - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Steri - Stochino - Tocco - Vargiu - Zedda Alessandra.)
Poiché il Consiglio è in numero legale, riprendiamo i lavori.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Capelli sull'ordine dei lavori. Ne ha facoltà.
CAPELLI (U.D.C.). Vorrei introdurre un argomento che credo debba richiamare l'attenzione dei colleghi e che riguarda il recupero della dignità istituzionale di quest'Aula, le cui leggi devono sempre e comunque essere applicate. Ricordiamo l'intervento svolto qualche giorno fa dal collega Uras, che richiamava, appunto, l'attenzione di tutti noi e della Presidenza del Consiglio sulla corretta e immediata applicazione delle leggi che quest'Aula costruisce e approva.
Nei giorni scorsi c'è stato il caso del Procuratore generale di Oristano, il quale, con nota pubblica, ha richiamato l'attenzione degli uffici tecnici e di tutte le amministrazioni comunali sulla legge sul piano casa. Io non entro nel merito della legittimità o meno di questa legge, che noi abbiamo approvato e perciò riteniamo legittima e che credo debba essere giudicata solo da gradi superiori, come la Corte costituzionale, ma ritengo inopportuno l'intervento del Procuratore di Oristano e credo che l'Aula debba difendere un principio, non quella legge.
Su quella legge abbiamo avuto modo di scontrarci, di valutare le diverse posizioni, a favore o contro. Ognuno ha argomentato le sue posizioni, ma credo, per rispetto istituzionale e per la dignità di tutti noi, che comunque rappresentiamo un'Assemblea legislativa, che sia opportuno prendere posizione per richiamare ognuno al suo ruolo, alle sue funzioni, ai suoi compiti e ai suoi limiti. Credo che questo fatto abbia generato un'ulteriore immagine negativa dell'Assemblea legislativa della Sardegna. Io non presenterò un ordine del giorno, ma sono pronto a sottoscriverne uno insieme a tutti i colleghi che vogliono difendere un'istituzione, che vogliono difendere non quella legge, ma la posizione e i principi che regolano i poteri dello Stato, in questo caso. E' legittimo il ricorso alla Corte costituzionale, se qualcuno lo vorrà sollevare, ma che un magistrato si permetta addirittura di anticipare giudizi di legittimità che in ogni caso non gli competono e arrivi a dire che noi siamo andati oltre le competenze primarie che spettano alla Regione Sardegna credo non sia corretto. Ritengo che dobbiamo difendere i nostri strumenti legislativi; nel merito si esprimeranno altri livelli istituzionali, noi ci siamo espressi legiferando.
Chiedo, perciò, alla Presidenza di farsi interprete della difesa della dignità di quest'Aula, del suo potere legislativo, e di attivare tutte le iniziative utili e necessarie perché ci sia il pieno rispetto del Consiglio regionale e si recuperi un po' di dignità, lo ripeto per l'ennesima volta, perché tutti noi dobbiamo avere rispetto per gli altri, ma dobbiamo anche riconquistare il rispetto che ci è dovuto.
PRESIDENTE. Ovviamente sono a disposizione dell'Aula, come da Regolamento, l'ha già anticipato lei, gli strumenti per una pronunzia dell'Aula su questo aspetto.
Ha domandato di parlare il consigliere Cuccu sull'ordine dei lavori. Ne ha facoltà.
CUCCU (P.D.). Intervengo solo per integrare quanto segnalato dall'onorevole Capelli. E' importante che noi richiamiamo ogni tanto la dignità di quest'Aula e la riaffermiamo rispetto a organi che sono esterni a questo consesso, ma nel momento in cui richiamiamo la magistratura alle sue funzioni penso che quest'Aula, riaffermando e difendendo la propria dignità, debba anche richiamare la Giunta al rispetto delle leggi che il Consiglio approva. E anche se sono leggi sulle quali ha espresso opinioni non coincidenti con quelle del Consiglio, la Giunta dovrebbe comunque attuarle.
Pertanto nella stessa misura in cui noi ci rivolgiamo a organi esterni a quest'Aula dovremmo rivolgerci alla Giunta, che spesso è inadempiente rispetto all'attuazione delle leggi approvate dal Consiglio.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Biancareddu sull'ordine dei lavori. Ne ha facoltà.
BIANCAREDDU (U.D.C.). Userò solo una parte del tempo concessomi, perché è mio costume non intralciare i lavori dell'Aula, però dico che l'argomento sollevato dal collega Capelli e anche dal collega Cuccu è pertinente con quello che sto per dire, sembra che ci siamo messi d'accordo.
A me non meraviglia tanto il fatto che un procuratore o un magistrato faccia delle esternazioni più o meno estemporanee, è la moda e quindi non mi meraviglia. La cosa più grave è che noi stessi dobbiamo chiarirci le idee per quanto riguarda la separazione dei poteri degli organi che governano questa Regione, perché credo sia pacifico che il potere legislativo appartenga al Consiglio regionale. Dopo l'approvazione e la pubblicazione nel BURAS, le leggi diventano esecutive ed efficaci erga omnes, quindi non credo che una volta avvenuti questi passaggi un organo superiore - mi rivolgo alla Giunta regionale, anche se non c'è l'Assessore dell'urbanistica - possa sbeffeggiare gli articoli e i commi che il Consiglio approva, etichettandoli come incostituzionali, inopportuni o privi di significato.
E arrivo all'oggetto del mio intervento. Mi risulta, ed è apparso sui giornali, che l'Assessore dell'urbanistica e il direttore generale dell'urbanistica facciano dei convegni per illustrare il piano casa, un provvedimento che più che di carattere urbanistico si pensava fosse di carattere economico, necessario a dare ossigeno alla nostra asfittica economia. In questi convegni essi dicono che il comma 5 dell'articolo 3, quello che disciplina le zone agricole, per capirci, non sia applicabile o meglio sia relativo solo agli ampliamenti, violando in questo modo quello che è scritto nella legge. A parte il fatto che non spetta né al direttore, né ai funzionari e tanto meno all'Assessore interpretare le leggi, in quanto l'interpretazione autentica spetta al Consiglio, queste persone dovrebbero sapere che i canoni fondamentali di ermeneutica stabiliscono che la prima interpretazione della legge è quella letterale, per esempio acqua vuol dire acqua, il cane è un animale a quattro zampe, e quindi non c'è bisogno di voli pindarici per interpretare la volontà del legislatore.
Io presenterò un emendamento interpretativo, visto che siamo a questi livelli, per spiegare ulteriormente all'Assessore e ai funzionari dell'Assessorato dell'urbanistica cosa noi volevamo dire con il comma 5 dell'articolo 3. E se non lo capiscono in italiano possiamo provare a scriverlo in un'altra lingua, così hanno due o tre opzioni e magari pian piano riescono a capirlo. Ma ciò che conta è che quell'articolo e quel comma sono frutto di un dibattito, di trattative, anche con la minaccia da parte nostra di votare a scrutinio palese contro il piano casa, perché per il nostro Gruppo l'emendamento che introduceva il comma 5 dell'articolo 3 era qualificante e non era rivolto ai cosiddetti ricchi proprietari di alberghi a sei stelle (la norma sugli ampliamenti nei 300 metri tra l'altro è stata approvata anche grazie al nostro voto), ma ai poveri, cioè a coloro ai quali è rimasto solo un ettaro di terra in zona agricola, che non hanno lobby di pressione nei confronti della Giunta, ma vogliono solo costruirsi una casetta in campagna funzionale alla conduzione del fondo. Questo l'Assessore lo sa, questo è lo spirito del comma 5 e questo deve essere finché il Consiglio non cambia la legge.
Quindi, ripeto, io presenterò un emendamento interpretativo - decideremo poi a quale articolo andrà introdotto - e su questo argomento ci confronteremo nuovamente, sempre che l'Assessore, questa volta con una circolare scritta, non dica una volta per tutte cosa significa esattamente il comma 5, perché lui lo sa benissimo, così come lo sappiamo noi e tutto il Consiglio che lo ha votato.
Finché i legislatori siamo noi decidiamo noi cosa c'è scritto nelle leggi; la Giunta deve solo applicarle. Quando i ruoli saranno invertiti la Giunta farà le leggi e noi svolgeremo le funzioni dell'Esecutivo, per adesso però le leggi le facciamo noi e quindi chiedo che almeno quello che scriviamo - poco - venga applicato.
Non mi rivolgo a voi, signori Assessori, che purtroppo adesso siete lì. Non intervengo mai in questi termini, però sono fortemente dispiaciuto anche per la mancanza di garbo. Non si può andare in un convegno a dire che l'emendamento fatto dall'U.D.C. non vale niente. Non esiste! Lo vedremo se non vale niente!
bilancio pluriennale per gli anni 2010-2013" (77/A)
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Gian Valerio Sanna. Ne ha facoltà.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Signor Presidente, colleghi, credo che ci sia molto poco da dire su questa finanziaria e su questo Programma regionale di sviluppo. In fondo, lo avete ammesso anche voi indirettamente, mettendoli in discussione entrambi e non dando certezze, a partire da un punto rilevante, che è quello della dotazione finanziaria risultante dalla modifica dell'articolo 8 dello Statuto. L'assessore La Spisa ci rassicura che non è così, ma vorrei ricordargli che l'onorevole Pili, a Roma, interroga il Governo sulla questione, lo sollecita a confermare se quei soldi ci sono. Indirettamente l'onorevole Pili, supponendo che abbia il dono della coerenza, cosa di cui legittimamente dubitiamo, le sta dicendo, Assessore, che il suo bilancio non è veritiero e viola uno dei cinque principi fondamentali a cui devono obbedire i bilanci pubblici, cioè la veridicità.
Pili questo lo aveva già fatto contro Soru, nel 2007, presentando alla Camera un'interrogazione riguardante le anticipazioni di bilancio, in cui invocava l'impugnativa urgente per la violazione del principio, appunto, di veridicità del bilancio della Regione, e oggi lo ripete nei suoi confronti. E' un elemento che a noi non può sfuggire per capire il filo logico nel quale vi state collocando.
Secondo aspetto: lei cerca di rassicurarci, onorevole La Spisa, ma fra le sue parole, che raccontano in quest'Aula di accordi verbali con il Governo, e gli atti contabili dello Stato, che sono in esame al Parlamento, noi - ci dispiace - dobbiamo credere a questi ultimi perché "carta canta". I soldi non ci sono e anzi i capitoli di sostegno sui trasferimenti alle Regioni a statuto speciale sono stati ridotti rispetto al 2009, cosa che lascia intravedere una mancata applicazione della modifica dell'articolo 8. Forse è meglio, io credo, a questo punto, che siate più sinceri nei confronti della Sardegna e smettiamo tutti quanti una finzione su cose che non esistono.
E che voi siate consapevoli di questo inganno lo dimostrano anche le cedevolezze che sono state evidenziate, per esempio, sull'idea che siano necessarie norme di attuazione per dare concretezza alle previsioni dell'articolo 8. Ma dal 2006 al 2009 la Sardegna ha percepito acconti progressivi su quegli importi, in attesa dell'applicazione a regime, nessuno ha mai invocato norme di attuazione e la cifra non è mai stata uguale. Abbiamo percepito gli acconti senza norme di attuazione e dunque insinuate dubbi, diffidenze perché - credo che sia questa la verità - non avete il coraggio di assumere limpidamente una responsabilità di chiarezza nei confronti dei sardi. Questo mi pare il punto. E se ci dovesse essere l'inganno - lo scopriremo - credo che questo elemento sarebbe sufficiente per chiedervi di liberare la Sardegna da questo tipo di inganni e di dimettervi, perché non possiamo permetterci di discutere la finanziaria regionale in predicato di una non veridicità dei riferimenti alle entrate, perché violeremmo un principio di lealtà nei confronti del popolo sardo.
L'onorevole Maninchedda più direttamente ha attaccato la veridicità retroattiva delle modifiche all'articolo 8. In realtà, lo capisco, vuole attaccare Soru e Prodi più che la sostanza delle cose, però dice che fu firmato un pagherò senza copertura finanziaria. Mi dispiace, non è vero neanche questo, perché le cifre relative alle entrate tributarie proprie della Regione, riportate al Titolo I del bilancio, dicono che nel 2007 incassavamo 5,8 miliardi di euro, nel 2008 6,1 e nel 2009 6,2. Dunque i pagherò avevano copertura. E così come avevano copertura gli acconti che dovevano preludere alla messa a regime del trasferimento da parte dello Stato, deve avere copertura anche la cifra che spetta alla Regione sarda per il 2010.
Allora, credo che su questo punto noi non possiamo che assumere, come voi ci state dimostrando anche con una sorta di "rilassatezza di interesse" su questa finanziaria, un punto chiaro: non ci sarà nessun tipo di variazione o assestamento di bilancio da qui a qualche settimana o a qualche mese che possa impedire a noi di sancire l'esistenza di un inganno da parte della Giunta regionale nei confronti del Consiglio e della Sardegna, che ci porterà a chiedere le vostre dimissioni.
Che dire del Programma regionale di sviluppo? Una persona che ha avuto, nella sua esperienza pubblica, una certa pratica di piani e programmi di sviluppo, di questo programma ha detto: "E' un elenco dispersivo di mere ipotesi e poi disegna una politica di affannosa sopravvivenza". Mi pare, al fondo di ogni possibile ragionamento, una verità sacrosanta. D'altra parte neppure la ferocia populista, che vi contraddistingue nell'obiettivo quotidiano di mostrare ai cittadini sardi una previsione di futuro diversa dalla realtà delle cose, è stata questa volta da voi usata per dimostrare che un'idea guida, un progetto forte, un obiettivo realizzabile si pone davanti a noi per essere perseguito nei prossimi anni.
Ma qual è il messaggio centrale di questa manovra finanziaria, di questo programma di legislatura? Quale sarebbe? Qual è l'idea da perseguire, quali gli obiettivi? Io sinceramente non l'ho capito, così come credo non l'abbiano capito in tanti. Forse il titolo: qualcuno di voi ci ha provato, ha cercato di mettere su un ragionamento su "Lo sviluppo nasce dall'io". Abbiamo sentito dissertazioni psicologiche e filosofiche terribili. Peccato, lo vorrei dire con molta chiarezza, cari colleghi, che anche il titolo sia una contraffazione, una becera copiatura di cose diverse e mal adattate. Agosto 2009, nell'Auditorium B7, alle ore 11 e 15, un immenso applauso accoglie l'entrata dei grandi amici del meeting di Comunione e Liberazione per l'incontro dal titolo: "Lo sviluppo nasce dall'io", e giù un ragionamento. E di che cosa si parlava? Si parlava del fatto che gli abitanti delle favelas non riuscivano, nonostante i proventi e i sussidi, a riscattarsi da un'idea di affezione a quella realtà di povertà e si suggeriva uno scatto in avanti che portasse al superamento di questa condizione di legame alla povertà attraverso la valorizzazione della persona. Bell'intervento, interessante! Domanda: ma è questa la visione della Sardegna di cui dovremmo discutere? Siamo davvero una favela?
Vi rendete conto, colleghi, a che punto ci stanno portando scopiazzando cose senza un riferimento reale? Dobbiamo sradicarci la fav[s1] ela dal cuore per avere sviluppo? Io capisco il fascino per Comunione e Liberazione, spero che condividiate le sue attività, ma insomma, come Pili, si copia, si copia di sana pianta e anche male, per continuare a mortificare la nostra realtà e la nostra condizione, che è altra cosa. La responsabilità minima di fronte al governo dei sardi ci dovrebbe, invece, far prendere le distanze da attività che in qualche modo vogliono mutuare situazioni di altri nella nostra condizione già abbastanza difficile.
Che cosa dobbiamo aspettarci, dunque, da un programma così fatto? Parlate di valorizzazione e potenziamento dei luoghi dell'educazione e non muovete un dito per le migliaia di precari e insegnanti che abbiamo gettato nella disoccupazione più profonda! Il "Corriere della Sera" ha pubblicato l'altro giorno la graduatoria delle regioni che pagano il prezzo più salato in termini di tagli alle scuole: la Sardegna è al primo posto, assieme alla Sicilia e alla Basilicata. E' questo, allora, il disegno che dobbiamo portare avanti? Io ho alcune perplessità. La finanziaria nazionale, peraltro, taglia altri 130 milioni di euro per i libri gratuiti nelle scuole dell'obbligo e noi non ci preoccupiamo di mantenere questo diritto che abbiamo garantito in tutti questi anni. Con i nuovi emendamenti i trasferimenti agli enti locali verranno ridotti di 300 milioni di euro nei prossimi due anni.
Parlate di ottimizzare gli obiettivi delle sedi universitarie decentrate e intanto l'Università la lasciate morire non trasferendo le risorse che servirebbero e basterebbero per farla funzionare. Onorevole Dedoni, altro che le orazioni pubbliche per le Università di Oristano e Nuoro, che potremmo evitarci in quest'Aula se ci fossero atti concreti di recepimento di quegli emendamenti che garantiscono, in attesa di una valutazione parametrica, la sopravvivenza di quelle realtà! Il parametro è semplice, basterebbe che noi premiassimo le Università che hanno il più basso costo di gestione per alunno e avremmo un elemento che ci garantirebbe.
Poche parole sulle riforme e lo Statuto. Però, prima di parlare di questo, voglio dire due parole sulla questione richiamata dall'onorevole Capelli, perché attiene al problema dello Statuto e delle riforme. Io capisco che ci sia questa sorta di orgoglio "nazionalista", cioè noi facciamo le leggi e devono essere rispettate, ma quando le leggi sono palesemente fatte male - e capita spesso che la Regione Sardegna approvi leggi fatte male, sta capitando sempre più spesso - è anche giusto che chi ha poteri autonomi in questa Repubblica esprima la sua opinione. Io ho il testo integrale, non quello che hanno riportato i giornali, della memoria del Procuratore generale di Oristano che dice: "Attenzione, manca una legge dello Stato che autorizzi le Regioni" - e lo dice per tutte le Regioni, compresa la Sardegna - "ad andare in deroga a quello che è l'obbligo della pianificazione come sede di valutazione dell'interesse generale". E dice anche: "Siccome questa legge non c'è e alle violazioni sui piani urbanistici io sono chiamato a dare una risposta sul terreno che mi interessa, cioè di tipo penale, perché chi viola i piani è penalmente perseguibile, io non ho ritrovato una legge dello Stato che mi dica che devo sospendere l'azione penale nei confronti di chi viola il piano urbanistico". E' esattamente quello che vi abbiamo detto noi: non c'è una legge che autorizzi le Regioni ad andare in deroga ai principi generali sanciti dalla legislazione vigente! Questo è il punto. Poi la potete girare come volete, anzi io apprezzo il Procuratore generale di Oristano che in uno scritto che trasmette a tutte le procure, affinché si apra un confronto, dice: "Avverto le comunità che dal punto di vista della mia competenza giuridica io sono chiamato a intraprendere l'azione penale perché non c'è nessuna legge che mi autorizzi ad andare in deroga". Anzi usa un atteggiamento di gentilezza nei confronti della comunità, perché poteva non farlo, e solleva questioni che meritano una riflessione che noi non abbiamo voluto fare in quest'Aula, cari colleghi. E non l'abbiamo voluta fare perché ci siamo bendati gli occhi e fasciati la testa sulla base di grandi cose, grande sviluppo, 40 mila o 12 mila cantieri! Andate in giro e interrogate i sindaci, che in tutti gli incontri dicono: "Questo? Un piano clientelare! Populismo!". Ho partecipato con il collega Cocco l'altro giorno a un incontro in cui cinque sindaci in successione hanno detto tutti la stessa cosa: "E' una porcheria, non ci serve!".
Dov'è il risultato? Qual è la preoccupazione? Quella legge andrà impugnata e non produrrà nessun effetto, ed è per questo che dobbiamo anche noi concorrere a dire responsabilmente: usate prudenza prima di avere la certezza che sia una legge legittima. L'abbiamo detto, lo ripetiamo. Ma quello del Procuratore generale di Oristano è un atto di collaborazione all'attività legislativa, e se noi avessimo appena appena riflettuto prima di approvare la legge ora non ci troveremmo di fronte a queste sorprese.
Il nostro modo di riformare, di essere riformatori, è però quello di sfidare la legalità, così come sfidiamo la pazienza dei sardi sul problema dello Statuto. E allora scrivete nel Programma regionale di sviluppo cose inenarrabili sulla riforma dello Statuto! C'è un'esigenza che viene ribadita di continuo, e cioè che serve uno Statuto nuovo per cominciare a percorrere scenari migliori per la Sardegna. Io non lo so, però mi fido, e a sentire sindacati e altri "profeti" sembrerebbe che, sì, serve uno Statuto nuovo per garantirci la rivoluzionaria ascesa del progresso in Sardegna! Mi fido, non ci credo, ma mi fido, facciamolo però! Se ne sta parlando da vent'anni! E poi la nostra Presidente del Consiglio si indigna pure perché qualcuno prende qualche iniziativa fuori dell'aula consiliare, quando non ha mosso un dito, se non nelle trattative particolari dei partiti che formano la maggioranza, per impedire che il presidente Floris si dimettesse proprio a causa dell'inerzia della sua maggioranza. Pensate davvero che i sardi non siano in grado di percepire questa situazione paradossale?
E poi, fra uno Statuto formale ben fatto e moderno e uno materiale stracciato e vilipeso, come quello che abbiamo oggi, che ogni giorno vede sottrarre pezzi di autonomia già conquistati, come l'articolo 8, al terreno della legittimità della Sardegna, che differenza c'è? Cioè, io avrei capito una Sardegna che difendesse strenuamente tutto quello che ha guadagnato, ma noi non difendiamo neanche quello che abbiamo guadagnato e pensiamo a uno Statuto nuovo? Ma chi ci dovrebbe credere?
Il tema è diverso e purtroppo riguarda proprio l'interpretazione dell'autonomia in Sardegna alla deriva del servilismo populista di un Capo del Governo che ha reso l'Italia e la Sardegna prigioniere dei suoi problemi personali. Altro che andare a ossequiarlo a Olbia per farci prendere in giro un'altra volta per quanto riguarda la strada Sassari-Olbia! Altro che scioperi della fame! Ho letto oggi che adesso sono arrivati anche agli effetti circensi!
Ma state scherzando? Se quella è una priorità, il Capo del Governo viene qui e dice: "In attesa dei fondi FAS adotto uno strumento transitorio in grado di dare subito le risposte." Questo è ciò che dovrebbe fare un capo del governo, non prendere in giro la Sardegna. Ed ecco perché, Statuto o non Statuto, noi del Partito Democratico, assieme certamente agli altri colleghi dell'opposizione, cesseremo di essere spettatori di questa sceneggiata napoletana sullo Statuto e presenteremo, tra qualche mese, tra qualche settimana, un'ipotesi di Statuto scritto che depositeremo. Almeno si comincerà a parlare di contenuti e non di contenitori, perché siamo stufi del fatto che si parli di cose che non sono e di tempi che non esistono. Certo che se non c'è un tempo nel quale un processo riformatore inizia non se ne vedrà mai la fine. Ma dov'è la responsabilità? La responsabilità nel fare le riforme esiste solo se siamo in grado di vederne la conclusione? C'è un bellissimo passaggio evangelico che dice che la sapienza più grande dell'uomo è quella di saper seminare rinunciando al privilegio di vederne i frutti. E anche in questa logica un'opera complicata come quella dello Statuto meriterebbe un'attenzione diversa.
Sul fondo unico e sul Patto di stabilità interverrò in seguito, anticipo solo una questione sul Patto di stabilità. Il Patto di stabilità interno va scisso fra quello della Regione e quello degli enti locali. Dobbiamo agire sul terreno degli enti locali e fare una riflessione diversa sul Patto di stabilità che riguarda la Regione, perché la Regione, che dovrebbe avere un contenimento della spesa in deficit, purtroppo ha un contenimento della spesa in copertura a causa della sua cattiva organizzazione, della sua incapacità di organizzare la spesa. Quindi bisogna prima saper spendere in copertura e poi porsi il problema del perché non riusciamo a spendere in deficit.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Cherchi. Ne ha facoltà.
CHERCHI (P.d.L.). Rinuncio.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Pittalis. Ne ha facoltà.
PITTALIS (P.d.L.). Sentendo l'onorevole Gian Valerio Sanna c'è da chiedersi se, da collega attento qual è, abbia dato almeno uno sguardo al testo della legge finanziaria e del Programma regionale di sviluppo che sono stati prima presentati dalla Giunta regionale e poi esitati dalla Commissione bilancio. E conoscendolo come persona davvero intelligente e preparata, mi stupisce che il suo intervento abbia in qualche modo avuto per oggetto una questione che non esito a definire, ma non per volerla liquidare tout court, quasi di lana caprina.
Intanto l'amico Gian Valerio Sanna sa bene che se di falso in bilancio si è parlato in quest'Aula lo si è fatto a ragion veduta e non per iniziativa della opposizione al Governo Soru, ma per i pronunciamenti delle magistrature, in sede di controllo consuntivo sui bilanci passati da parte della Corte dei conti e in sede di legittimità costituzionale da parte del giudice delle leggi. Allora sì si era in presenza di un vero e proprio falso in bilancio: si trattava di anticipare poste future inesistenti, un'operazione, è ovvio, volta a dare una sorta di decoro a un bilancio che nella prospettiva del governatore di allora doveva dare il senso di una politica rigorista di risanamento che, come sappiamo e sa bene il collega Sanna, non c'è stata.
E allora, se vogliamo davvero, una volta per tutte, chiarire i termini della questione non solo delle entrate, ma del modo in cui in questi ultimi dieci anni si è creato il disavanzo, bisogna partire, lo ripeto ancora oggi, dalla fine della XI legislatura, cioè dal 1999, quando era presidente Federico Palomba. Ricordo che nella finanziaria di quell'anno la Regione ebbe a mettere davvero carne al fuoco, perché si finanziarono il cosiddetto Piano straordinario per il lavoro (circa 1.000 miliardi) e altre importanti leggi, come quella che prevedeva l'abbattimento degli oneri contributivi e previdenziali a carico delle aziende. Era stata anche prevista un'altra serie di interventi che i Governi successivi si ritrovarono a dover finanziare - vi assicuro con una rigidità di bilancio che davvero non consentiva manovre per così dire espansive - per sostenere le politiche dello sviluppo e del lavoro.
Ciononostante, siccome il Governo successivo a quello di Palomba ereditò una sorta di voragine che si era creata con riferimento alla legge sulla imprenditoria giovanile, la legge numero 28, si rese necessaria allora una previsione di circa 1.000 miliardi di vecchie lire per chiudere quella partita, così come si resero necessarie risorse per fronteggiare le emergenze dovute ad alluvioni, incendi, blue tongue e quant'altro, sempre con l'attenzione rivolta al sistema produttivo, e l'ulteriore finanziamento di oltre 300 miliardi all'anno del Piano straordinario per il lavoro. Oggi, dunque, noi ci troviamo di fronte a un disavanzo anche per effetto, ripeto, di quelle anticipazioni che sono state dichiarate illegittime dalla Corte Costituzionale, con le quali dobbiamo fare i conti. Non deve, dunque, esserci nessun tipo di meraviglia, nessuna sorta di pudore da parte di chi interviene per farci la lezione di morale per quanto riguarda la tenuta dei conti pubblici.
Io esprimo apprezzamento verso l'Assessore della programmazione e del bilancio, perché ritengo che abbia davvero saputo dare un indirizzo nel quale si coniuga da un lato il rigore e dall'altro, con le risorse disponibili, la necessità non dico di fronteggiare una crisi che in Sardegna è ancora in atto, ma quanto meno di limitarne gli effetti pregiudizievoli. E anche qui mi sarei aspettato una sorta di esame critico da parte degli esponenti dell'opposizione, perché se è vero che la crisi viene da lontano, è però anche vero che non ci risulta siano state poste in essere azioni di contrasto né dall'allora Governo Prodi, né dall'allora Governo Soru. Anzi, e lo cito per evidenziare un aspetto davvero paradossale e irresponsabile dal nostro punto di vista, sul finire del 2008, nel mese di dicembre, la Regione Sardegna ha dovuto restituire addirittura qualcosa come 80 milioni di euro, che si sarebbero dovuti impegnare per le politiche sociali e del lavoro.
Allora, colleghi, quando ci poniamo di fronte a questioni di questa natura è bene che arrivino le critiche e le censure, ma ci dispiace di non aver assolutamente colto quale sia la vostra proposta alternativa. Non abbiamo capito quali sono gli strumenti che voi avreste posto in essere, se per caso aveste ancora avuto responsabilità di governo; non abbiamo inteso su quali aspetti di questa proposta di finanziaria e di bilancio che è arrivata in Aula voi ritenete che il Governo regionale e questa maggioranza avrebbero potuto fare meglio e di più. Forse sì, si poteva fare meglio e di più, rispetto però al nulla a cui abbiamo assistito soprattutto negli ultimi tempi ritengo che i segnali ci siano. E i segnali ci sono, onorevole Gian Valerio Sanna. Intanto il Governo regionale quando iscrive delle poste in bilancio, così come faceva l'Assessore della programmazione della Giunta Soru, non lo fa perché sono frutto della fantasia dell'assessore La Spisa o di chissà quale alchimia, ma perché, come accade per quanto riguarda le risorse statali, sono certificate, perché c'è una comunicazione, perché c'è un atto formale che autorizza l'Assessore della programmazione a iscrivere quelle poste in bilancio. Non voglio neanche qui passare per saccente, ma a qualcuno bisogna ricordare anche la differenza tra risorse a valere sulla competenza e risorse a valere sulla cassa, così forse si chiarisce meglio le idee.
Mi preme, nei pochi minuti che mi rimangono, sottolineare qual è stata la filosofia di questa amministrazione, dato questo quadro finanziario, data l'estrema criticità a cui ho fatto riferimento. Mi pare che questo Governo regionale abbia fatto il massimo sforzo possibile, indicando essenzialmente tre strategie che riguardano: le infrastrutture e lo sviluppo delle attività produttive; le politiche del lavoro e di contrasto alla povertà; gli interventi per l'istruzione, la formazione professionale e la ricerca scientifica.
Colleghi dell'opposizione, voi ne avete qualcuna di differente, di nuova, di migliore da aggiungere o da proporre? Beh, ditecelo e indicateci anche, però, le risorse alle quali possiamo attingere per giustificare gli interventi. Qui risorse ce ne sono a sufficienza, anche perché la ricognizione dei residui passivi ci dà l'indice chiaro della necessità del superamento di una politica dello stanziamento fine a se stessa. Politica con la quale forse abbiamo sbagliato tutti, governi di centrodestra e di centrosinistra, ed è per questo che io saluto con favore, Assessore, l'introduzione di questo nuovo sistema, che è quello del credito di imposta, che ci consente e consente al sistema produttivo di avere in tempi celeri e in maniera diretta, effettiva ed efficace la possibilità di ottenere le risorse che andranno a incidere sulla spesa fissa della fiscalità e della contribuzione assistenziale e previdenziale.
Mi pare che questa sia una buona proposta nella situazione data, ripeto, soprattutto di fronte a una crisi del settore produttivo e industriale senza precedenti, ma sono gli effetti che oggi noi paghiamo in assenza di azioni di contrasto che potevano e dovevano essere fatte tempo fa. Oggi assistiamo a un aumento della disoccupazione che ormai sfiora il 13 per cento, perché sono stati lasciati in balia di sé stessi e del loro destino comparti strategici e fondamentali come l'artigianato, il settore delle costruzioni, la stessa cooperazione, l'agricoltura, le piccole e medie imprese che rappresentano davvero il tessuto economico più vitale della nostra realtà regionale.
Diceva un grande teologo che la verità è sinfonica. Lo dico perché qualcuno si è meravigliato della relazione di maggioranza svolta dall'onorevole Paolo Maninchedda, che in effetti, bisogna dirlo, rifletteva anche molto della sua formazione culturale che, davvero, rappresenta un modello e un esempio per tanti di noi. Dunque noi comprendiamo che ci sia anche il tentativo di caricare una legge come la finanziaria, benché riportata alla sua originaria configurazione, di significati identitari e culturali. Questo è giusto proprio perché questa maggioranza è fatta di tante voci e, giustamente, ogni forza politica cerca di portare il proprio contributo nella dialettica costruttiva, e di tutto questo noi proviamo a fare sintesi.
PRESIDENTE. Scusate, colleghi, chiedo un po' di silenzio perché c'è un brusio di sottofondo e non si riesce a seguire. Prego, onorevole Pittalis.
PITTALIS (P.d.L.). Ecco, è proprio questo il valore di questa maggioranza, nella quale si discute e ci si confronta. Quello che a noi interessa davvero è capire se c'è un'opposizione e se c'è un'opposizione che ha elaborato una proposta alternativa. Se c'è proponetecela, perché, per la verità, noi non ne abbiamo visto. Non possiamo neanche dirvi di no, perché non abbiamo visto nulla, forse perché eravate troppo impegnati in altre faccende legittime, interne ai vostri partiti, però quello che a noi oggi preme è che sulle questioni del lavoro e dello sviluppo possiamo davvero trovare anche posizioni unitarie di sintesi, perché qualche volta bisogna anche disfarsi del ruolo di maggioranza o di opposizione quando il bene supremo, come appunto il lavoro, lo sviluppo, deve presiedere ed essere al di sopra anche dei nostri interessi di parte.
Ecco perché noi sosterremo questo lavoro della Giunta, con le integrazioni fatte dalla maggioranza, e l'auspicio è che finalmente questo bilancio e questa finanziaria vedano la luce entro il mese di dicembre. E questo, badate, non tanto per ascrivere all'Assessore o alla maggioranza un risultato politico dopo un decennio, forse anche per questo, ma soprattutto per creare le condizioni di un meccanismo virtuoso della spesa. Ne va, appunto, della qualità della spesa, ma soprattutto delle aspettative di tanti sardi che mi pare nessuno di voi possa e debba tradire.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Cuccu. Ne ha facoltà.
CUCCU (P.D.). Onorevole Pittalis, io ho apprezzato la sua difesa d'ufficio, però, purtroppo, nonostante le sue note capacità dialettiche persino a lei risulta difficile l'arduo compito di difendere l'indifendibile. Lei ha giustificato la pochezza di questa finanziaria parlando di massimo sforzo possibile di questa maggioranza, io la interpreto come la manifestazione della incapacità di fare di meglio, perché lei ha riconosciuto che per l'azione svolta nella passata legislatura c'è oggi una disponibilità di risorse in misura sufficiente. Io apprezzo, come lei, la fine della politica dello stanziamento, apprezzo anche la sua presa di distanza dalla relazione di maggioranza, però da lei mi sarei aspettato un riconoscimento delle proposte che noi abbiamo messo in campo. Bastava leggersi gli emendamenti che sono stati bocciati in Commissione, che noi avevamo presentato in maniera anche responsabile e che riproporremo in Aula quando e se avremo modo di confrontarci.
Dicevo, è difficile anche per lei, nonostante la sua capacità dialettica, difendere l'indifendibile. Apprezzo che lei l'abbia fatto e oggi siamo ancora in discussione generale a parlare di una finanziaria che voi, un po' in tutti i vostri interventi, avete definito snella. Anche il relatore di maggioranza l'ha definita così, probabilmente perché consta di pochi articoli. Noi la definiamo snella perché è povera nei contenuti e nelle politiche che sono state messe in campo. Pensiamo che i sardi abbiano invece bisogno di una finanziaria robusta, di interventi robusti, perché ho paura che non vi siate accorti che anche i sardi stanno diventando sempre più snelli a furia di tirare la cinghia! C'è bisogno di interventi decisi, non di una finanziaria snella, perché con questa finanziaria snella state scaricando sui sardi i vostri problemi.
Pochi articoli e povertà di contenuti, è evidente, l'avete detto anche voi, per evitare di acuire problemi interni alla maggioranza. Io ho apprezzato l'intervento dell'onorevole Campus, di cui apprezzo anche l'onestà intellettuale. L'onorevole Campus dice che questa finanziaria è povera di contenuti ed è snella per evitare l'assalto alla diligenza. Lo dice maniera franca, onesta, perché qui c'è una difficoltà evidente della Giunta e della maggioranza a tenere a bada gli appetiti, ed è questa difficoltà che vi ha costretti a presentare una finanziaria di questo tipo, che per pudore avete definito snella. Il pudore, però, lo mettete in campo adesso, prima delle festività natalizie. Siamo tutti buoni prima di Natale, ma il Bancomat ce lo presenterete con il collegato, nel quale verranno fuori tutti quegli appetiti che avete tenuto a bada nella finanziaria. Così approvate la finanziaria entro l'anno e nel frattempo costruite il Bancomat dove tutti andranno a prelevare all'inizio del nuovo anno.
Insieme alla finanziaria avete presentato anche il Programma regionale di sviluppo, anch'esso privo di obiettivi. Nel PRS devono essere indicati gli obiettivi che vi ponete per questa legislatura, per i prossimi cinque anni. Invece, oltre a essere privo di questi obiettivi, questo programma non offre nessuna indicazione strategica per questi cinque anni. E' stato fatto un lavoro che ha un'impostazione meramente teorica e scollegata dalla realtà; anche le proposte inserite all'interno del PRS sono scollegate tra loro, non c'è un filo conduttore comune, non emerge, non traspare una regia complessiva, non traspare nulla! Sembrano pezzetti messi insieme con il copia e incolla, ma non c'è una regia complessiva, una strategia complessiva. Occorrerebbe invece, a mio avviso, in questo momento specialmente, un grande piano strategico, un piano strategico unitario di rilancio dell'economia in tutti i settori produttivi, dal turismo, all'artigianato, all'agricoltura, alla piccola e media impresa. Sono tutti settori in crisi che vanno collegati tra loro. Vanno cioè messe in campo delle politiche che uniscano questi settori e va dato, a mio avviso, un forte impulso al sistema del welfare regionale. Ma avremo modo di approfondire questi temi man mano che esamineremo l'articolato.
Mi preme piuttosto fare alcune considerazioni e riflessioni su due questioni che sono fondamentali per rendere concrete le politiche che dobbiamo mettere in campo, perché è inutile che mettiamo in campo delle politiche se rischiamo di cadere in quello in cui non vogliamo cadere, è cioè nella politica dello stanziamento, come anche lei ha sottolineato, onorevole Pittalis. E' necessario avere le risorse e poterle spenderle. Quindi ci sono due questioni, a mio avviso, che sono preliminari rispetto a ogni argomento che dobbiamo affrontare in finanziaria e nel Programma regionale di sviluppo. Mi riferisco alle maggiori entrate frutto del nuovo regime concordato tra la Regione e il Governo italiano nel 2006 e che devono entrare a regime proprio nel 2010. Noi prendiamo atto con soddisfazione che anche per la Giunta quella partita è chiusa. E' stata fatta la contabilizzazione delle maggiori entrate, lo rileviamo dalla finanziaria e dal bilancio, la Giunta ha cioè contabilizzato le maggiori entrate frutto di quell'accordo e di quella vertenza. Si prende, quindi, finalmente atto che la vertenza entrate ha prodotto un differenziale con quegli importi, di cui avevamo parlato nel 2006: oggi quel differenziale c'è tutto, è presente in questo bilancio. Per dirla con le parole dell'assessore La Spisa, "il nuovo regime più vantaggioso per la Sardegna è già in vigore". Queste sono state le parole dell'Assessore nel suo intervento. Finalmente su questa materia c'è una verità comune, una verità che ci aiuta a fare passi avanti mettendo un punto fermo e dando certezza alle risorse che abbiamo a disposizione. Adesso queste conquiste vanno difese; vanno difese con un'azione comune di tutte le forze politiche in Parlamento per chiedere al Governo garanzie sulla allocazione delle risorse e, qualora le stesse non siano presenti nel bilancio dello Stato, questo va adeguato iscrivendo le somme occorrenti, affinché quelle entrate erariali, che sono dovute alla Sardegna, vengano regolarizzate. E se dovessero servire norme di attuazione si facciano. Io penso che le norme di attuazione in assoluto non servano, d'altronde non sono servite nemmeno nel 1983. Il calcolo dell'IVA è semplicissimo e per quanto riguarda le imposte sul reddito va definito solamente il metodo di calcolo.
Ma a prescindere dalle mie opinioni da profano, siamo di fronte a un falso problema, a un non problema: se le norme di attuazione servono si facciano, non ci vuole niente, possono essere scritte rapidamente, si tratta solo di definire i metodi di calcolo. Penso che sia solo ed esclusivamente una questione di volontà politica: la Giunta elabori subito la proposta e chieda la convocazione immediata del Comitato paritetico. Non c'è altro da fare, non dobbiamo stare qui a perdere tempo, disquisendo se le norme di attuazione servono o no. Qualcuno dice che servono? La Giunta metta in campo la sua proposta, chieda immediatamente la convocazione del tavolo paritetico e nel giro di qualche settimana si chiude la partita. Diversamente la mancanza delle norme di attuazione può diventare un alibi per non riconoscere ai sardi quanto loro dovuto e può essere un alibi che noi concediamo al Governo per disattendere, ancora una volta, gli impegni sottoscritti con la Sardegna.
Unitamente alla chiusura della partita delle entrate, va messa in campo una forte iniziativa, anche una vertenza se fosse necessario, per rinegoziare il Patto di stabilità. E l'iniziativa, Assessore, deve essere tutta politica, non può essere lasciata in capo ai funzionari, perché si tratta di una partita troppo delicata che non deve vedere in campo solamente la contabilizzazione di alcuni decimali. La questione va in qualche misura collegata all'aumento delle entrate, frutto del nuovo accordo, che entra a regime e quindi parallelamente deve esserci un processo virtuoso di aumento della capacità di spesa. Non possiamo accontentarci di accogliere acriticamente quanto proposto per le altre Regioni. Allora sì che sarebbe sufficiente affidare tutto ai tecnici, ma noi non possiamo accontentarci di quanto proposto per le Regioni a statuto ordinario, per le quali sono stati posti dei limiti di spesa sia per i pagamenti sia per gli impegni, con un aumento del 2,5 per cento rispetto alle corrispondenti voci del 2007, il che sta a significare un aumento sugli impegni pari a 95 milioni di euro e sui pagamenti pari a 77-78 milioni di euro, che sono importi assolutamente insufficienti a consentire di spendere le risorse a disposizione e di aggredire i problemi con politiche incisive.
Ma è sulla modifica complessiva del Patto di stabilità che penso vada messa in campo una forte azione politica, una vera e propria vertenza con lo Stato, rivendicando una modifica del patto in deroga, non richiamando semplicemente le nostre ragioni storiche di specialità, ma invocando una specialità contingente, una specialità data dal momento che stiamo vivendo e determinata dalla particolare situazione di crisi economica e sociale che la Sardegna sta attraversando. Va costruita una piattaforma rivendicativa nei confronti dello Stato e mentre chiediamo di poter utilizzare maggiori risorse dobbiamo anche dire che cosa vogliamo fare con questi soldi. Non è sufficiente rivendicare in maniera sterile la possibilità di spendere di più per aggredire la crisi, ma dobbiamo anche specificare come intendiamo spendere queste maggiori risorse.
Saremo tanto più forti quanto più la nostra proposta sarà concreta e sapremo mettere in campo obiettivi e strategie per fronteggiare la crisi. Ecco, se la Giunta aprisse una vertenza con lo Stato per rivendicare la modifica del Patto di stabilità noi saremmo con la Giunta. Quando la Giunta difende la Sardegna noi siamo con la Giunta, qualora non dovesse farlo saremmo contro.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare l'Assessore della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio. Ne ha facoltà.
LA SPISA, Assessore tecnico della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio. Sono costretto ancora a chiedere di intervenire nella discussione generale per fare una precisazione, ma è doveroso che venga immediatamente fugato un dubbio. La precisazione è questa: la formulazione del bilancio è stata fatta evidentemente prima della proposta dei disegni di legge finanziaria e di bilancio dello Stato, perciò le indicazioni derivano da comunicazioni da parte del Ministero registrate dal Servizio entrate dell'Assessorato. D'altra parte, la lettura del bilancio dello Stato, attualmente in discussione, conforta l'esattezza di queste comunicazioni che, anno per anno, sono sempre in qualche modo ufficiose.
Il bilancio dello Stato comprende i capitoli 2790 e 2797, che hanno come titolo rispettivamente "Devoluzione alle Regioni a statuto speciale del gettito di entrate erariali alle stesse spettanti in quota fissa" e "Fondo occorrente per l'attuazione dell'ordinamento regionale delle Regioni a statuto speciale". In particolare nel capitolo 2797 vengono accantonati, per il 2010, 16 miliardi e 500 milioni e viene registrato un residuo del 2009 di 6 miliardi e 86 milioni. Con questa somma si può abbondantemente dare copertura ai trasferimenti necessari anche per la Regione sarda. E questo è confermato dalla somma di circa 22 miliardi che nel corso dell'anno verrà o verrebbe trasferita nel capitolo 2790. Questa è la prassi usata dal Ministero dell'economia, che ci viene confermata, quindi, sia dalla lettura del bilancio sia dalle interpretazioni date dagli uffici. Mi dispiace che si suscitino allarmi ingiustificati che credo non facciano bene a nessuno.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Chiedo la verifica del numero legale.
PRESIDENTE. Chi appoggia la richiesta?
(Appoggia richiesta la consigliera Zuncheddu.)
Terza verifica del numero legale
PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.
(Segue la verifica)
PRESIDENTE. Sono presenti 60 consiglieri.
(Risultano presenti i consiglieri: Agus - Artizzu - Bardanzellu - Barracciu - Ben Amara - Biancareddu - Bruno - Campus - Capelli - Cappai - Caria - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Contu Mariano - Cossa - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - De Francisci - Dedoni - Diana Giampaolo - Espa - Fois - Greco - Ladu - Lai - Locci - Lotto - Manca - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Valerio - Moriconi - Mula - Mulas - Murgioni - Obinu - Peru - Piras - Pitea - Pittalis - Porcu - Randazzo - Rodin - Sabatini - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Sechi - Solinas Antonio - Solinas Christian - Steri - Stochino - Uras - Vargiu - Zedda Alessandra - Zedda Massimo - Zuncheddu.)
Poiché il Consiglio è in numero legale, proseguiamo i lavori.
E' iscritto a parlare il consigliere Oppi. Poiché non è in aula, decade dal diritto alla parola.
E' iscritto a parlare il consigliere Porcu. Ne ha facoltà.
PORCU (P.D.). Signor Presidente, colleghi, Assessore, io accolgo in maniera estremamente positiva la notizia che l'Assessore ci ha appena dato, ma non ero tra coloro che nutrivano, in merito, le preoccupazioni che sono state manifestate. Credo che la comunicazione fatta oggi dall'assessore La Spisa debba aiutarci a capire che quando parliamo di temi come questo, che riguardano il futuro della Sardegna e riguardano risorse che non sono né della maggioranza né della minoranza, ma sono di tutti i sardi, dobbiamo compiere ogni sforzo per non dividerci. Io ho già avuto modo di dirlo all'Assessore in Commissione, glielo ripeto in Aula e gli do anche atto del fatto che rispetto ad alcune sue riflessioni formulate a luglio e ancora prima a maggio, quando parlavamo della legge finanziaria del 2009, ha cambiato opinione, è tornato indietro, ha rivisto le sue previsioni sull'effetto della vertenza entrate e ha riconosciuto che il differenziale positivo previsto per la Sardegna grazie all'articolo 8 novellato è pari a 1.630 milioni di euro, di cui 1.300 al netto di quei trasferimenti che sono stati fatti nel regime transitorio. Quindi credo che quella che ha dato l'assessore La Spisa sia una buona notizia, che ci deve però insegnare che su questi temi, prima di prendere posizioni che possono non facilitare l'ottenimento dei risultati, la ponderazione debba in qualche modo guidarci.
Io penso che questo, Assessore, debba farci diventare ancora più coraggiosi, perché noi sosteniamo e sosterremo la previsione fatta in bilancio dalla Regione Sardegna e controlleremo insieme a voi, insieme alla maggioranza, che quel capitolo, diciamo quel "polmone finanziario" di 22 miliardi, di cui lei ci ha parlato e che anche noi avevamo peraltro individuato nella finanziaria dello Stato, ed era uno degli elementi che ci portavano a non essere così pessimisti, sia effettivamente allocato secondo le nostre previsioni. Poi, io credo che questo fatto positivo sulla correttezza del bilancio e sulla possibilità che quelle risorse siano rese disponibili, almeno in termini di impegnabilità, debba farci fare un ulteriore passo avanti quando mostriamo delle titubanze, come nella stesura del PRS, o quando non osiamo chiedere che il Patto di stabilità, cioè quel vincolo alla spesa che ci impone lo Stato, sia adeguato fino in fondo al nuovo regime delle entrate e ci limitiamo a dire, con una formula che ci appare generica e debole, che deve essere adeguato ai bisogni della Sardegna. Io espliciterei il concetto, Assessore, lo renderei ancora più chiaro, magari in un ordine del giorno che potrebbe essere presentato alla fine del dibattito. Noi chiediamo tutti insieme, non noi per primi o qualcuno perché è più bravo degli altri, che quelle risorse siano rese disponibili non soltanto sul piano degli impegni, ma sul piano della spesa e chiediamo anche, sul piano tecnico, che il contenuto di quella lettera che lei ha inviato e di cui noi non abbiamo copia, in cui sostanzialmente si chiede per ora che il sistema di finanziamento agli enti locali sia ricondotto all'interno della pianificazione regionale, liberando quindi dai vincoli del Patto circa 800 milioni di euro, la metà della cifra prevista, rappresenti una vertenza della Sardegna, una vertenza che ci possa vedere tutti uniti, una vertenza altrettanto importante, se non più importante di quella che ci ha visto manifestare in strada a Roma. Io non c'ero e ringrazio i colleghi che erano presenti anche per me. Mi sono trattenuto qui a parlare con i precari dei beni culturali e per la vertenza Alcoa.
Noi dobbiamo, Assessore, e lo stiamo facendo soltanto in parte, ricordarci che la vertenza con lo Stato non può essere spezzettata, non può essere una vertenza a foglia di carciofo, per cui un giorno affrontiamo il tema dell'ENI, un altro giorno il tema della Equipolymers, con lo Stato che, come ci ha ricordato, tra gli altri, il collega Maninchedda, incentiva a chiudere lo stabilimento piuttosto che a tenerlo aperto, o il tema dell'Alcoa. Deve essere una vertenza che ci veda impegnati tutti insieme, con un'agenda, con un elenco di priorità, la prima delle quali è certamente quella che riguarda il Patto di stabilità e la possibilità di spendita di quelle risorse per fare cose concrete. Diceva bene il collega Cuccu, la nostra rivendicazione, Assessore, sarà più debole se non spiegheremo allo Stato in maniera chiara che cosa intendiamo fare con quelle risorse.
Dobbiamo dirgli, per esempio, se vogliamo mettere mano alla rete idrica. Il collega Maninchedda ci richiamava a una responsabilità nell'analizzare la crescita dei costi del sistema idrico, il che significa non soltanto coprire gli oneri di gestione, ma anche intervenire in maniera strutturale per far sì che le perdite di quella rete, pari oggi a oltre il 50 per cento, non impattino pesantemente per decine e decine di milioni di euro sui bilanci di Abbanoa, impedendoci magari di promuovere tariffe sociali di fornitura dell'acqua ancora più "ambiziose" e in definitiva di abbattere i costi delle bollette idriche per le famiglie.
Potremmo chiedere allo Stato di fare in modo che la nostra rete ospedaliera sia all'altezza dei bisogni dei sardi, che si annulli quel differenziale negativo che determina i viaggi della speranza e ci porta a essere importatori netti di sanità, con un aggravio di quasi 100 milioni di euro sul nostro bilancio.
Potremmo chiedere allo Stato di darci la possibilità di incidere più pesantemente, assorbendo funzioni e competenze, che certamente andrebbero remunerate, ma comunque di intervenire, per esempio, quando l'accesso all'istruzione è penalizzato da motivi legati al reddito delle famiglie, affinché, come noi avevamo cominciato a fare nella scorsa legislatura e giustamente voi continuate a fare in questa, prendendo il meglio di quello che allora si produsse, il diritto all'istruzione sia un grande diritto soggettivo, perché siamo convinti, e lo sarete anche voi, che il riscatto dell'uomo, il riscatto di questa terra passa attraverso una Sardegna più colta, attraverso cittadini più colti, un livello di istruzione più alto, maggiori idee e maggiori risorse nella ricerca per sviluppare quelle idee e fare della Sardegna una realtà dinamica, intraprendente, che rischia perché ha delle idee, perché ha delle competenze da mettere in gioco.
Ecco, credo che se noi avessimo questa capacità potremmo rendere più forte la nostra richiesta di adeguamento del Patto di stabilità al nuovo regime delle entrate. Questo mi consente di toccare uno dei due temi che intendo richiamare prima di avviarmi a una riflessione sulle cose che sono da fare. E il tema è questo: il Programma regionale di sviluppo ci aiuta a fare tutto questo, Assessore? Guardi, non ripeterò slogan sul titolo, mi interessa poco; se lei ritiene che quel titolo indichi un progetto, a me va bene, ma la domanda che mi pongo è se oggi questo Programma regionale di sviluppo ci aiuta nelle nostre battaglie, se ci aiuta nello spiegare allo Stato che meritiamo di avere più risorse perché abbiamo un'idea dello sviluppo della Sardegna. La domanda che ci dobbiamo porre è se questo programma può essere di ispirazione per i cittadini sardi, se può essere di ispirazione per le imprese, se contiene azioni e politiche che guardano al futuro e che possono essere comprese e fatte proprie dal sistema associativo e dal sistema imprenditoriale per ispirare la propria azione di governo. Io ritengo, lo dico al di fuori di ogni polemica, Assessore, e credo che nella sua replica mi darà ragione, che questo Programma regionale di sviluppo sia estremamente povero. Sinceramente, se dovessi dargli un voto, direi che non è giudicabile.
Presidente, vedo che l'Assessore segue e chiedo ai colleghi: proviamo ad ascoltarci.
PRESIDENTE. Chiedo scusa, onorevole Porcu. Colleghi, vi prego di stare ai vostri posti e di fare un po' di silenzio, perché effettivamente in alcuni momenti c'è un brusio insopportabile. Grazie.
PORCU (P.D.). Prima l'onorevole Pittalis ci spiegava come fare l'opposizione. Noi l'opposizione l'abbiamo fatta e la continuiamo a fare con proposte concrete; l'abbiamo fatta durante discussione della scorsa finanziaria, del collegato, di quello che voi chiamate "piano casa" e noi chiamiamo "piano cemento", e continuiamo a farla, ma occorre che le proposte siano ascoltate, soppesate ed eventualmente accolte.
La lettera a) dell'articolo 2 della legge di contabilità, la legge numero 11 del 2006, dice che il PRS determina le strategie che indicano dove vogliamo arrivare attraverso obiettivi che devono essere generali e specifici e indica le risorse con cui quegli obiettivi devono essere raggiunti e i risultati attesi. Le faccio soltanto un esempio, che riguarda il settore industriale, perché non voglio citarne dieci. Potrei, però, citare un tema caro al Presidente del Consiglio, ossia lo Statuto, per dire che è sorprendente che nel Programma regionale di sviluppo, considerato che in questo periodo le interviste sul tema dello Statuto riempiono le pagine dei giornali, non ci sia una parola su quale Statuto vogliamo fare. Si parla soltanto di metodo, di sussidiarietà, ma non è chiaro che cosa dovrebbe contenere questo Statuto per darci migliori e maggiori strumenti di autogoverno. Dicevo che cito soltanto un esempio che riguarda l'industria, visto che il tema è attuale, mi riferisco infatti alla vicenda Alcoa e a quella di Ottana: nel PRS si confondono le azioni con gli obiettivi e quando si parla di obiettivi si parla di ristrutturazione del sistema regionale delle incentivazioni. Questo viene considerato un obiettivo. Lei, Assessore, concorderà con me che se non so qual è la quota di valore aggiunto che vogliamo dare all'industria turistica, se non so qual è la quota di occupati che voglio mantenere in un certo settore, se non ho chiarito su quali settori intendo puntare e dove intendo creare incentivi, se non ho chiarito quali sono i vantaggi competitivi spendibili oggi e da rinforzare in futuro ho molta difficoltà a capire che cosa sia la ristrutturazione del sistema regionale degli incentivi. Ristrutturare gli incentivi per fare cosa, per raggiungere quale obiettivo? Questo non lo si dice nel suo programma. Si parla genericamente di sostegno al credito di impresa. Benissimo, ma per fare cosa? E' un sostegno tout court che si dà a tutti? E' un sostegno finalizzato a mantenere l'esistente o è anche un sostegno che si apre, per esempio, al capitale di rischio, a nuove intraprese economiche, magari in settori che definiamo noi, perché come Regione ci assumiamo la responsabilità di indicare agli operatori privati su quali settori devono puntare? Su cosa devono puntare, sull'albergo diffuso o sui mega insediamenti sulle coste? Punteremo e investiremo sui centri storici e sulle zone interne o creeremo l'effetto ciambella? Punteremo sull'industria innovativa, ad alto valore aggiunto, sulle nuove tecnologie, sul solare o sosterremo semplicemente l'industria tradizionale? E in che misura, in che termini, con quali quote di bilancio, con quali risorse?
Credo che un programma di sviluppo di questo tipo non aiuti, e non lo dice Chicco Porcu, non lo dice il Partito Democratico, ma lo dice la Confindustria sarda, a pagina 23 del suo rapporto, che invito i colleghi a leggere: "Pur apprezzando le buone intenzioni, non è chiara quale sia la Sardegna del futuro che si intende costruire". E se lo dice la Confindustria, assessore La Spisa, lei sarà d'accordo con me che mi devo preoccupare, perché se la Confindustria dovesse promuovere intraprese economiche senza che sia chiaro qual è la direzione che questo programma di sviluppo intende seguire, se cioè non si rende edotto il sistema dell'impresa su come si deve muovere, su come deve investire, su quali leve per lo sviluppo deve attivare, allora questo programma rischia di essere poco utile, io dico non giudicabile. Mi auguro che con le schede tecniche, con i progetti attuativi, la seconda parte del programma rimedi a questo errore, sia più chiara e più specifica, perché se rimane in questi termini questo documento rischia di essere non dico dannoso, perché non lo è, ma inutile, vuoto, rischia di fare confusione.
Da questo punto di vista, mi consenta Assessore, io sono anche preoccupato del fatto che voi continuate, come maggioranza, a non spiegare bene che cosa intendete fare. Cioè, di fatto, avete introdotto uno strumento, un istituto che nella nostra legislazione non esiste, quello della legge delega. Lo avete fatto con l'articolo 4 della finanziaria del 2009, per esempio, laddove si parla di predisposizione di un piano straordinario di interventi per la valorizzazione e lo sviluppo delle risorse umane. Avevate chiesto al Consiglio 100 milioni per questo piano, che prevedeva il rilancio della formazione professionale, la formazione e il reinserimento nel sistema degli enti locali e nei settori dei beni culturali e della tutela ambientale di lavoratori espulsi dal sistema produttivo, nonché il potenziamento delle azioni di politica attiva del lavoro. Insomma, questo piano, per il quale noi abbiamo approvato la delega alla Giunta il 14 maggio e che si sarebbe dovuto approvare entro novanta giorni, è ancora lettera morta. Cioè, noi stiamo adottando, lo abbiamo fatto nella finanziaria 2009, lo facciamo in questa finanziaria, all'articolo 3, un programma pluriennale di infrastrutture e di servizi per una spesa di 400 milioni di euro, ma non si capisce che cosa si farà e quali siano le priorità. Lo facciamo ancora all'articolo 5 in cui prevediamo un nuovo accantonamento di 180 milioni di euro per un piano di riforma del sistema di istruzione e formazione professionale, di cui non conosciamo i contorni, se non alcuni punti preoccupanti contenuti nel Programma regionale di sviluppo, ma di cui di certo non si è discusso in Commissione.
Assessore, il mio non è un giudizio negativo, la mia non vuole essere una critica a sé stante, generica. La mia è una sincera preoccupazione, perché dopo quasi un anno di legislatura, dopo due leggi finanziarie, dopo la vostra prima legge di riforma che io stento a considerare tale, perché in realtà ha semplicemente deregolamentato, non è assolutamente chiaro quale sia il vostro modello di sviluppo, il vostro progetto di sviluppo. Non è chiaro per noi, non è chiaro per gli operatori economici, non è chiaro per i cittadini che cominciano a preoccuparsi, come ha fatto ieri anche il sistema sindacale attraverso un'iniziativa che può avere dei limiti, come ha detto la presidente Lombardo, ma ha anche il merito di sollevare il problema. E mentre vediamo la Sardegna perdere posizioni, subire il tracollo dell'industria chimica di Stato e non solo, affrontare il dramma della disoccupazione e il dramma dello spopolamento delle zone interne, come ci ricorda anche il Consiglio delle autonomie locali, la vostra azione di governo sposta ancora in avanti, rinvia a successive iniziative, a successive azioni, la risposta o almeno un tentativo di risposta a questi drammi.
Noi un'idea di Sardegna l'abbiamo presentata negli anni scorsi. Si fondava sulla necessità di preservare la nostra identità, le nostre risorse, il nostro patrimonio ambientale e culturale e fare di questo patrimonio una risorsa economica; puntava tutto sulla conoscenza e sulle politiche per la conoscenza, nella consapevolezza che solo una Sardegna colta e istruita… Presidente, le chiedo perlomeno che si eviti il brusio.
PRESIDENTE. Onorevole Contu, onorevole Sabatini, onorevole Milia, come ho detto in precedenza c'è un brusio che non consente di sentire e soprattutto non consente a chi parla di seguire un filo logico. Se si vuole chiacchierare, come sempre, è opportuno uscire dall'aula. Prego, onorevole Porcu.
PORCU (P.D.). Segnalo il brusio semplicemente perché credo sia una forma di scarso rispetto soprattutto nei confronti dell'Assessore e della Presidenza, poi io ci sono abituato e vado avanti comunque.
Assessore, io non sono felice di questo fatto: la vostra legge finanziaria non è soltanto snella, ma a me appare vuota, così come appare vuoto anche il vostro Programma regionale di sviluppo. Insomma, è chiaro che noi vogliamo costruire un'alternativa a questa maggioranza; vogliamo costruirla in Sardegna e nel resto d'Italia, ma siamo preoccupati del fatto che le risposte sono spicciole e contingenti. Continueremo, le assicuro, con tutto il nostro impegno a cercare di modificare questo stato di cose, per superare l'attuale maggioranza e creare un'alternativa, ma anche per dare, ogni volta che sarà necessario, risposte non spicciole, ma organiche per la Sardegna. Lo faremo e continueremo a farlo con impegno, nonostante la scarsa attenzione di parte dell'Aula e di qualche collega che forse farebbe bene ad analizzare le cose per cercare di capirle meglio.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Signor Presidente, la discussione generale sul Programma regionale di sviluppo e sulla finanziaria rappresenta per noi, per quest'Aula un momento importante. Oggi si è richiamata più volte la dignità di quest'Aula, ma se vogliamo davvero rinverdire questa valenza forse è bene che anche tra noi, come qualche volta ci ha ricordato il Presidente della Regione, si recuperi una certa capacità di ascolto. Ho l'impressione che non ci si riesca nonostante questo tentativo.
Vorrei tentare, in questa discussione, di suggerire, molto modestamente, qualche elemento di riflessione e spero qualche spunto interessante che possa convincere almeno la parte interessata di quest'Aula a partecipare a un confronto vero, così com'è stato auspicato. Il tema in discussione è pertinente a questo ed è importante. Con il Programma regionale di sviluppo chi governa guarda almeno a una prospettiva per i prossimi cinque anni, per la durata della legislatura. Questo è l'orizzonte temporale al quale si rivolge il PRS. Quindi tutti noi abbiamo elementi per dire la nostra, per criticare e, giustamente, come ci chiede la maggioranza, anche per avanzare, insieme alle critiche, qualche proposta alternativa o semplicemente qualche proposta. Cercherò di fare questo, però vorrei che ci fosse davvero un minimo di attenzione, perché diventa non soltanto spiacevole, credetemi, ma anche sgradevole discutere in una certa condizione. Mi meraviglia, lo ripeto, il richiamo che ogni tanto viene fatto, per questioni specifiche, alla dignità dell'Aula. Altri colleghi prima di me, certamente più autorevoli, hanno posto l'esigenza - l'ha fatto l'onorevole Floris aprendo il dibattito in questa sessione, lo hanno fatto altri colleghi, non ultimo l'onorevole Pittalis - di recuperare la capacità e la cultura del confronto in quest'Aula. Non mi pare che finora siamo stati all'altezza di questo richiamo, mi farebbe piacere che almeno nel prosieguo di questo confronto si tentasse di recuperare questo aspetto, credo nell'interesse di tutti, perché parlare tra sordi è la cosa peggiore e anche più offensiva per noi stessi.
Credo che il Presidente della Regione faccia bene a ricordarci che questa maggioranza ha fatto del dialogo e del confronto il metodo di governo. Bene, assessore La Spisa, assessore Corona, vi chiedo davvero di dedicare pochi minuti di attenzione per onorare questo impegno. Lo chiedo anche ai colleghi della maggioranza e dell'opposizione. Oggi, ripeto, discutiamo del Programma regionale di sviluppo, che dovrebbe essere lo strumento attraverso il quale definite un'idea di Sardegna per i prossimi anni. Io non trovo, Assessore, in questo programma, che ho letto attentamente, un'analisi precisa, non trovo obiettivi, non trovo strategie chiare e condivisibili - almeno dal mio punto di vista, per carità, è un'opinione la mia - che consentano di far uscire quest'Isola dalla condizione di difficoltà in cui vive. Noi oggi, è stato ricordato, viviamo il dramma del lavoro, di chi non ha un lavoro, di chi ce l'ha ma precario, di chi sta per perderlo e così via. Ebbene, nel vostro documento voi dite che il tasso di disoccupazione certificato è intorno al 14,1 per cento. Bene, prendiamo per buono questo dato. Mi dispiace che oggi sia assente l'Assessore del lavoro, a cui tutti riconosciamo, credo, una buona professionalità sull'analisi della dinamica degli indicatori macroeconomici, non ultimi quelli del mercato del lavoro. Allora, se il tasso di disoccupazione è intorno al 14,1 per cento, ci volete dire, per cortesia, qual è l'obiettivo per abbattere quel tasso di disoccupazione? Vi chiedo, assessore La Spisa, onorevole Pittalis, perché altre volte su questo abbiamo concordato, se è verosimile porsi l'obiettivo di incrementare almeno di 25 mila unità l'occupazione in questa regione attraverso politiche di sostegno ai vari settori e politiche del lavoro. E' possibile porsi questo obiettivo? Se sì, credo ci debba essere la disponibilità, in qualche maniera, a rivedere anche gli obiettivi, le strategie e gli strumenti attraverso i quali perseguire queste strategie.
Ancora: qual è l'obiettivo che la Regione si pone per aumentare la ricchezza, per incrementare almeno un po' la percentuale del prodotto interno lordo? Certo, è una situazione che non registriamo soltanto da febbraio, ma chi è così disonesto intellettualmente qua dentro da pretendere di affermare che queste condizioni noi le registriamo soltanto dal mese di febbraio di quest'anno? Certo che non è così! Ma determinate situazioni vanno affrontate in questo momento e ovviamente noi, con responsabilità diverse, abbiamo il dovere di indicare delle ricette. E le ricette non consistono nel rimbalzarsi le responsabilità rispetto al passato recente o remoto. Oggi, però, è responsabilità di quest'Aula, di questo Governo regionale indicare soluzioni praticabili.
Allora, assessore La Spisa, le chiedo: quali sono i settori produttivi, quelli che producono ricchezza, sui quali vogliamo scommettere per rispondere al dramma del lavoro e alla necessità di aumentare il prodotto interno lordo di questa regione? E' l'industria in senso stretto? E' l'industria delle costruzioni? E' l'agricoltura? Sono i servizi, nella fattispecie il turismo? E' la tutela dell'ambiente? Quali di questi e attraverso quali strategie e per quali obiettivi? E' possibile oggi, onorevole Pittalis, al di là delle responsabilità, del ricordarci cosa siamo stati, discutere seriamente di queste questioni, iniziare a entrare nel merito di questi aspetti, a partire da chi interverrà dopo? Per favore, per cortesia, per la dignità nostra e per il rispetto di chi ci ascolta, evitiamo qua dentro di discutere dei nostri drammi rimbalzandoci le responsabilità del passato. Ma cosa ci stiamo a fare? Lo fanno i giornalisti, lo fanno benissimo! Non è il compito di quest'Aula. Questo è il problema.
Allora, assessore La Spisa, lei ci ha ricordato, e non può che farci piacere, che i trasferimenti ammontano a circa 22 miliardi di euro. Sarei curioso di sapere a quanto ammontavano i trasferimenti lo scorso anno, ma prendo atto che le risorse ci sono.
(Interruzione)
No, non ho aumentato nulla, ti assicuro che ho trasferito correttamente il dato, però non è questo il problema.
Torniamo ai temi dell'economia brevemente. Il nostro apparato produttivo è in ginocchio, il settore metallurgico e quello della chimica soffrono a causa di alcuni fattori: l'energia termica e l'energia elettrica. Vale per Alcoa, vale per Portovesme Srl, per Eurallumina, per Rockwool, eccetera. Allora, la soluzione, la panacea di tutti i mali sembrano essere gli accordi bilaterali con Enel ed E.ON. Per quanto riguarda le bonifiche vogliamo dirci, Assessore, se intendiamo farle con le risorse nazionali del FAS? Se è così bene, è quanto ci è dovuto, però chiedo a quest'Aula, alla Giunta, al Presidente della Regione, quando saranno disponibili quelle risorse? Perché il fattore tempo non è una condizione marginale: o abbiamo la certezza che quelle risorse saranno disponibili in tempi brevi per poter davvero bonificare alcuni siti, per poter ripiantare un chiodo, o altrimenti in quelle aree non si potrà fare nulla. Se non c'è questa certezza, chiedo a quest'Aula di pronunciarsi. Assessore, lei ha iscritto in bilancio il nuovo quadro delle entrate, 1.300 o 1.600 milioni di euro, quelli che sono. Allora chiedo se siamo tutti d'accordo - io sono d'accordo, per esempio - sull'utilizzo di una parte di quelle risorse per fare quelle bonifiche.
Ancora, sull'energia termica, badate, vale per Eurallumina, vale per Rockwool, vale per Ceramica Mediterranea, visto che la soluzione per quanto riguarda l'energia elettrica è l'accordo bilaterale con Enel ed E.ON (prima Endesa), e visto che abbiamo in Sardegna uno dei più grandi produttori di idrocarburi, è possibile, per esempio, puntare a un accordo bilaterale con la Saras? E' possibile attivare un rapporto costruttivo con la Saras affinché almeno per un breve periodo, nelle more della metanizzazione, che ormai è certa (così come ha fatto Endesa, come fa Enel e come farà E.ON affinché Alcoa e Portovesme Srl abbiano i chilowattora a prezzi competitivi), la Regione possa strappare delle condizioni che consentano al nostro sistema produttivo di avere i combustibili per la produzione di calorie, cioè di energia termica, a un costo competitivo? Ovviamente in quell'accordo bilaterale potrà mettere qualcosa anche lo Stato. E' possibile attivare una trattativa di questa natura, non avendo ancora il metano in questa regione? Io penso di sì. Lo abbiamo fatto, intendiamo farlo.
E ancora sulla metanizzazione: insomma, parlate spesso, onorevole Pittalis, giustamente dal vostro punto di vista, della formazione professionale come di un qualcosa che risolve i nostri problemi, spero li risolva, e vi siete posti di fronte all'obiettivo - ecco perché mi dispiace manchi l'Assessore del lavoro - di far incontrare domanda e offerta. Attenzione, noi rischiamo di essere responsabili di non saper offrire forza lavoro qualificata non appena il cantiere per la metanizzazione partirà, perché purtroppo la formazione professionale sta rischiando di prendere, nonostante le risorse che voi avete messo e metterete a disposizione, la piega del recente passato. Allora, cosa ci serve? Avete fatto dei confronti con il consorzio Galsi per capire cosa serve e in base a quella domanda di manodopera qualificata state facendo programmazione sulla formazione professionale? E' possibile avere una qualche risposta su queste questioni? Lo chiedo in maniera accorata, mi scuso per il tono, ma vorrei che quest'Aula fosse messa nelle condizioni di discutere anche di cose concrete, quali possono essere queste.
Ancora, avete scommesso parecchio sul piano casa. Bene, noi abbiamo assunto le posizioni che conoscete. Allora, se è vero, come dite voi, che quel vostro piano casa rimetterà in moto l'economia di questa regione - assessore La Spisa, so che lei personalmente conosce bene il problema che sto per sollevare -, è mai possibile che la Rockwool di Iglesias, unica realtà produttiva in Italia di manufatti per l'isolamento termico delle abitazioni, che ha nel costo dell'energia termica un fattore negativo, ma noi sappiamo che rispetto alle 80 mila tonnellate di quel materiale, che corrispondono al fabbisogno, alla domanda nazionale, quell'azienda ne produceva 30 mila, sia stata delocalizzata in Istria e non si faccia nulla per tenerla? E' mai possibile che non si possa chiamare quest'azienda e offrirle delle condizioni vantaggiose per mantenere la produzione, soprattutto per rispondere a un obiettivo strategico che voi vi siete dati con il piano casa? L'assessore Asunis ci ha tediato per settimane dicendoci che il piano casa avrebbe risolto i problemi del mercato del lavoro in quest'Isola! Allora, qual è la strategia? Quali sono gli obiettivi che vi ponete? E' possibile attorno a queste questioni concrete - ho fatto degli esempi banali, perdonatemi, non parlo di macrosistemi, di non so quali politiche, parlo di questioni concrete - fatto 100 il nostro lavoro oneroso, impegnarne almeno il 10 per cento?
Ancora, onorevole La Spisa: noi siamo una regione - ce l'ha ricordato tante volte - in cui le persone sotto la soglia di povertà relativa hanno raggiunto e superato le 300 mila unità. E spesso i dati Istat non ci aiutano a comprendere esattamente le dimensioni di questo problema. Probabilmente, se andiamo a contare i pasti offerti in numero sempre maggiore dalla Caritas e da altre associazioni anche non cattoliche, ci rendiamo conto che quel dato riguarda il 27 per cento delle famiglie sarde, una percentuale importante. Allora ci volete dire, per cortesia, nelle more di un progetto di sviluppo che faccia aumentare la ricchezza, che rappresenti una risposta alla fame di lavoro, qual è il welfare locale che risponde a questa necessità?
Onorevole La Spisa, io ho letto attentamente i documenti in esame, può darsi che la mia lettura soffra di qualche distorsione di appartenenza, non lo metto in dubbio, per carità, chiedo venia anticipatamente, ma ho l'impressione che in essi non ci sia una risposta nemmeno pari a quella del recente passato. Paolo Maninchedda evocava lo Stato sardo per risolvere tutte queste questioni, spero abbia ragione lui, prima o poi magari si farà pure, ma per intanto, rispetto a questa situazione nei confronti dello Stato nazionale come vogliamo rispondere? E' possibile avere risorse derivanti dal nuovo quadro di entrate ad esempio per pensare ad ammortizzatori sociali non in surroga di quelli nazionali, per carità, ma integrativi per un periodo? Riusciamo, assessore La Spisa, a fare un programma di questo genere, perché anche questa è programmazione? Io ho una situazione economica drammatica, però metto in essere politiche di sviluppo, risorse o strategie, quindi strumenti, e presumo che nel giro di quattro anni farò crescere il PIL di "x" e abbatterò il tasso di disoccupazione dell'1,25 per cento, che è l'equivalente percentuale delle 25 mila unità come crescita in valore assoluto del tasso di occupazione. Allora, in quei quattro anni, riesco a dotarmi di un sistema di ammortizzatori sociali per non far vivere nel disagio le tante persone di cui abbiamo parlato? Le risorse ci sono, sono state iscritte in bilancio, vogliamo pronunciarci su come intendiamo utilizzarle?
Ecco, su questo, assessore La Spisa, assessore Corona, assessore Carta, mi dispiace che manchi il Presidente della Regione, è possibile fare un minimo di discussione oppure dobbiamo continuare a non avere da parte vostra alcuna risposta?
PRESIDENTE. Comunico all'Aula che l'onorevole Amadu è rientrato al congedo.
Ha domandato di parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.
URAS (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Chiedo la verifica del numero legale, Presidente.
PRESIDENTE. E' necessario che un altro Capogruppo appoggi la richiesta.
(Appoggia la richiesta il consigliere Bruno.)
Quarta verifica del numero legale
PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.
(Segue la verifica)
Prendo atto che i consiglieri Cappai, Manca e Planetta sono presenti.
PRESIDENTE. Sono presenti 49 consiglieri.
(Risultano presenti i consiglieri: Agus - Amadu - Artizzu - Bardanzellu - Ben Amara - Campus - Capelli - Cappai - Cherchi - Cocco Daniele - Contu Felice - Contu Mariano - Cossa - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - De Francisci - Diana Mario - Fois - Greco - Ladu - Lai - Locci - Manca - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Milia - Mula - Murgioni - Obinu - Petrini - Piras - Pittalis - Planetta - Randazzo - Rodin - Sabatini - Sanna Giacomo - Sanna Matteo - Sechi - Solinas Christian - Steri - Stochino - Uras - Vargiu - Zedda Alessandra - Zedda Massimo - Zuncheddu .)
Poiché il Consiglio è in numero legale, proseguiamo i lavori.
E' iscritto a parlare il consigliere Ladu. Ne ha facoltà.
LADU (P.d.L.). Signor Presidente, signor Assessore, colleghi, questa manovra finanziaria arriva in Aula in un momento di crisi economica e sociale. La Sardegna sta vivendo il dramma della disoccupazione, della nuova emigrazione, soprattutto di giovani laureati, aumenta il numero dei cassintegrati nel settore metallurgico e della chimica, nel settore estrattivo, nel settore tessile. Assessore, si pone effettivamente il problema di un aumento vertiginoso dei cassintegrati; problema che, come sappiamo, sta impoverendo il sistema produttivo in questo momento. Sono in crisi soprattutto i settori portanti della nostra economia, a iniziare dall'industria e dall'agricoltura. Mi pare che non si sia mai scesi così in basso e io condivido quanto diceva chi mi ha preceduto, l'onorevole Giampaolo Diana: non credo che oggi ci siano delle responsabilità particolari per questa crisi. Sicuramente la responsabilità non è dell'attuale Giunta, che sta governando da pochi mesi, ma dei Governi precedenti, sia di centrodestra sia di centrosinistra. Sta di fatto che oggi c'è questa situazione di crisi e con essa dobbiamo confrontarci.
Allora, la domanda che noi oggi ci poniamo, Assessore, è quale effetto avrà questa finanziaria sulla crisi e quale risultato si può raggiungere con le risorse di cui possiamo disporre in questo momento. E' opportuno sottolineare che questa finanziaria contiene alcune positività: innanzitutto verrà approvata nei termini previsti dalla legge, e questo è un fatto importante, perché significa che la stessa Regione, ma anche gli enti locali e i settori produttivi hanno la possibilità di avere le risorse dal 1º gennaio, dall'inizio dell'anno. E' importante anche la concomitanza dell'approvazione della manovra finanziaria e del Programma regionale di sviluppo. C'è poi da dire che si tratta di una manovra snella, ma non perché si intendesse sfuggire a chissà quali situazioni che potevano generarsi all'interno dell'Aula. Credo ci sia stata una volontà precisa da parte della maggioranza, perché alcune questioni attengono ad argomenti specifici che vanno affrontati col collegato alla finanziaria.
Bisogna anche dire che questa finanziaria inizia una fase di risanamento e questo è un fatto sicuramente importante, perché la Regione ha raggiunto un livello di indebitamento preoccupante nel recente passato per cui si sta ora iniziando una fase nuova. Ci sono inoltre novità importanti, come l'introduzione del credito di imposta. Probabilmente c'è bisogno di un riesame, però sicuramente si tratta di una iniziativa molto importante.
Questa manovra finanziaria, però, è condizionata fortemente e in modo determinante dai vincoli imposti dal Patto di stabilità interno, dai limiti della capacità operativa della Regione e anche da garanzie, se vogliamo, certamente non granitiche per quanto riguarda le entrate, e non solo a causa della mancanza di norme di attuazione. Bene, questi condizionamenti pongono problemi grandi come una casa in questo momento, che si potranno superare avviando una vera stagione di riforme. Prioritariamente credo vada riscritto lo Statuto della Regione autonoma della Sardegna, che ormai è vecchio e datato: dopo la sua approvazione l'Italia, compresa la Sardegna naturalmente, è entrata nell'Unione Europea, c'è stata la modifica del Titolo V della Costituzione e quindi si sono determinate delle situazioni assolutamente nuove che il nostro Statuto deve prendere in considerazione. Dobbiamo, poi, ricontrattare il rapporto con lo Stato e nel contempo, diciamo, rivendicare una maggiore sovranità della Regione sarda in ordine a tutti i temi che il Consiglio regionale si deve porre, compresa la vera attuazione del Titolo V della Costituzione, che fino adesso non c'è stata. Infine dobbiamo prendere in considerazione l'imminente approvazione della riforma per il federalismo, la cosiddetta legge Calderoni, che modifica l'attuale disciplina degli enti locali.
Questo Consiglio regionale deve, quindi, iniziare a fare i suoi passi, la Regione non può più attendere. Oggi la Regione sarda è troppo debole nei confronti dello Stato, ma anche nei confronti delle altre Regioni a statuto ordinario e la manovra finanziaria risente pesantemente di queste limitazioni. Ma allora cosa fare? Bisogna puntare su obiettivi forti e lungimiranti, finalizzati alla crescita e allo sviluppo, cominciando dallo scioglimento dei veri nodi che hanno in precedenza pesantemente ostacolato la crescita della Sardegna, che sono l'insularità, gli alti costi dell'energia e dei trasporti e le carenze infrastrutturali. Questa manovra finanziaria introduce novità che sono importanti, ma che probabilmente non sono sufficienti per soddisfare le esigenze della Sardegna in questo momento.
C'è un altro tema che vorrei affrontare, Assessore, ed è quello del riequilibrio territoriale. Nel passato anche più recente non mi pare che si sia andati in questa direzione, e non mi riferisco solo all'ultima ripartizione dei fondi FAS, che sono i fondi destinati alle aree sottosviluppate. Credo, quindi, che dobbiamo iniziare a valutare come rivedere e correggere, anche durante i lavori dell'Aula, questa manovra, perché ritengo che sia la finanziaria 2010 sia il Programma regionale di sviluppo presentino delle limitazioni pesanti sotto questo profilo. Il Programma regionale di sviluppo, Assessore, che rappresenta uno sforzo importante da parte del Governo regionale, e quindi anche del Consiglio regionale, per la programmazione delle risorse per i prossimi anni, non prevede però un vero riequilibrio territoriale. E' un programma insufficiente, che va riempito di contenuti, che deve prevedere concreti interventi per le zone più marginali, per le zone interne, per fermare il fenomeno dello spopolamento che sta colpendo alcune parti importanti della nostra isola. Pertanto, senza una seria politica sulle infrastrutture credo che non si risolverà il problema della continuità territoriale interna ed esterna.
Ma siamo in grado noi, come Regione, di andare oltre l'utilizzo dei fondi FAS? Questa è la domanda che oggi ci dobbiamo porre come Consiglio regionale. Fondi rispetto ai quali, fra l'altro, si stanno registrando ritardi e incongruenze non più tollerabili; dico incongruenze per non dire altro. Siamo in grado di pensare una nuova programmazione dei fondi comunitari in questo momento? Siamo in grado, stante la crisi, di rivendicare e ottenere un nuovo piano di rinascita? Siamo in grado, Assessore, in questo momento di sostenere altri interventi straordinari, che pure sono assolutamente indispensabili per superare il divario fra il nord e il sud della Sardegna? Questo Consiglio regionale deve farsi promotore di un movimento di massa unitario, che coinvolga tutte le forze politiche, le forze sociali, sindacali e imprenditoriali e sia in grado di far sentire la propria voce anche a Roma. Quindi anche ciò che è successo ieri credo vada rivisto e ripensato, perché il Consiglio regionale deve assumere un ruolo importante e non può abdicare in favore di nessuno rispetto alle prospettive di sviluppo e alle riforme che deve portare avanti. Ciò che non è chiaro è con quali strumenti ordinari pensiamo di risolvere i problemi. Noi abbiamo delle risorse, però non so se siano sufficienti, oggi, per farci uscire dalla crisi. Difficilmente potremo vincere la sfida per crescere ed essere competitivi rispetto alle altre regioni d'Italia e d'Europa.
Dobbiamo, però, avere il coraggio di fare anche un po' di autocritica, Assessore. Spesso sono mancate le risorse e la Sardegna ha avuto meno degli altri, qualche volta però siamo noi che abbiamo utilizzato male queste risorse e la colpa non è di altri, ma è soltanto ed esclusivamente nostra. Questa, Assessore, è l'occasione propizia per fare una riflessione su come abbiamo impegnato nel passato le risorse. Io ritengo che se ne sarebbe potuto fare un uso diverso.
Ebbene, questo Consiglio regionale deve affrontare una volta per tutte e bene il discorso dei fondi comunitari. Si tratta di risorse ingenti, 3 miliardi e 689 milioni di euro per il sessennio 2007-2013. Queste risorse sono nella disponibilità della Regione, ma non vengono programmate né se ne discute in Consiglio regionale. E questo è un errore, Assessore. Infatti il programma operativo approvato dall'Unione Europea è stato presentato direttamente dalla Giunta regionale senza che ci sia stato alcun passaggio in Consiglio. La Giunta regionale in questo momento si occupa della quantificazione e anche della spendita delle risorse, competenze che io credo vadano riviste, così come sta tentando di fare la seconda Commissione, che io presiedo, la quale sta predisponendo un testo che disciplini meglio le competenze fra Giunta regionale e Consiglio regionale e fra Regione, Governo nazionale e Unione Europea.
Questo è un punto fondamentale se vogliamo spendere al meglio queste risorse, la cui programmazione non può escludere il Consiglio regionale della Sardegna che è il vero parlamento dei sardi. Il Consiglio deve entrare nel merito di come vengono programmate e spese queste risorse e fare un'analisi compiuta. E' sbagliato prevedere un'infinità di misure, come abbiamo visto fare in quest'ultimo periodo, ma anche nel recente passato. Si crea troppa dispersione in questo modo, quindi bisogna puntare - di questo, Assessore, ne abbiamo già parlato in via informale - su una maggiore semplificazione, su una maggiore concentrazione delle risorse, su pochi obiettivi mirati, che siano però in grado di affrontare e risolvere i grandi problemi della Sardegna, che riguardano i costi energetici e dei trasporti, le infrastrutture e i settori produttivi che oggi sono in grossissima difficoltà. Quindi semplificare significa anche seguire meglio il percorso di accelerazione della spesa.
Nel recente passato ci sono stati ritardi enormi. La gran parte dei fondi POR 2000-2006 è stata recuperata in extremis, bisogna riconoscerlo, da questo Governo regionale, che prima della scadenza del 30 giugno 2009 è riuscito a recuperare risorse importanti, che rischiavano di essere perse, utilizzando i cosiddetti progetti coerenti. Stiamo parlando di risorse che corrispondono al 45 per cento dell'intero valore del POR, cioè circa 1 miliardo e 500 milioni di euro. Ebbene tali somme dovranno essere riprogrammate e spese entro il 30 aprile 2012.
Nonostante gli sforzi compiuti negli ultimi mesi qualcosa abbiamo perso come Regione e i comuni hanno oggi grossi problemi per quanto riguarda la rendicontazione, soprattutto in merito alle progettazioni. Bisognerà risolvere questo problema, lo si sta in realtà già facendo, ma credo che vadano rivisti i bandi e la gestione delle gare di appalto, perché questo è uno dei motivi per cui praticamente si è ritardata la spendita delle risorse e si sono creati dei problemi. Bisogna avere il coraggio di fare delle scelte per quanto riguarda i bandi, perché quando non sono funzionali alle esigenze di chi deve concorrere, alle esigenze della popolazione, vanno rivisti, semplificati e resi operativi. Devo dire che anche per quanto riguarda la programmazione comunitaria per il periodo 2007-2013 in questo momento siamo in ritardo, e per il raggiungimento della cosiddetta norma "n+2" la Regione deve certificare la spendita delle prime risorse entro il 31 dicembre 2009. Si tratta di risorse importanti, 400 milioni di euro, ma finora siamo al di sotto, molto al di sotto della spesa che dovrebbe essere certificata entro quella data. Il 31 dicembre è ormai a ridosso, resta poco tempo, anzi credo che la contabilità sarà chiusa molto prima, quindi c'è il rischio che la Sardegna non riesca a spendere le risorse che dovrebbe spendere entro il 31 dicembre 2012.
Signor Presidente, Assessore, il Consiglio regionale deve riflettere su questa importante partita, che è determinante per lo sviluppo della Sardegna. Va ripensata e riprogrammata, rendendola più semplice e soprattutto più efficace, e oggi siamo ancora in tempo per fare questo. Il rischio è che disperdendo queste risorse in mille rivoli non ci sarà un'efficacia vera di questi finanziamenti, per cui arriveremo al 2014 senza aver creato un tessuto produttivo importante e competitivo che faccia fare un passo avanti alla Sardegna.
Credo che questa sia la vera sfida di questo Consiglio regionale, riuscire a ottimizzare l'utilizzo delle risorse a disposizione, che non sono tantissime, ma non sono neanche poche. Senza impegnare al meglio queste risorse non potremo risolvere i grandi problemi di base che riguardano la Sardegna, ma se al contrario affrontiamo la spendita di queste risorse con un approccio diverso, credo che la Sardegna si potrà candidare a essere competitiva rispetto alle altre Regioni d'Italia e d'Europa. Grazie.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Daniele Cocco. Ne ha facoltà.
COCCO DANIELE (I.d.V.). Sarò sicuramente molto breve. L'onorevole Pittalis si chiedeva se esiste un'opposizione e se questa opposizione è in grado di fare delle proposte. Credo che con l'intervento dell'onorevole Giampaolo Diana le risposte siano state date in maniera molto esaustiva, ma in ogni caso le proposte serie sono scaturite anche in sede di Commissione, a più riprese, e credo che l'opposizione abbia dimostrato, in maniera dignitosa, di voler partecipare costruttivamente alla discussione di questa legge finanziaria e di voler dare il suo contributo fattivo anche sul Programma regionale di sviluppo.
Mi verrebbe da chiedermi, rispetto alla domanda posta dall'onorevole Pittalis e dopo aver sentito qualche intervento degli amici della maggioranza, se esiste davvero una maggioranza, ma non credo che sia il caso di continuare a fare polemiche. Invece credo che debba venire accolto l'appello di moltissimi consiglieri a recuperare il senso del dialogo costruttivo, perché oggi più che mai c'è la necessità di dare in maniera unitaria risposte esaustive ai numerosi bisogni della nostra gente.
Ho ascoltato l'intervento appassionato del presidente Floris che, riferendosi allo Statuto sardo ormai datato, si chiedeva se non sia giunto il momento di modificarlo, soprattutto perché ci possa consentire, rispetto alle richieste che noi avanziamo allo Stato centrale, di recuperare il pieno diritto alle risposte che attendiamo. Da troppo tempo ormai non riusciamo ad affermare quello che è un nostro diritto, e non il regalo di chicchessia.
Vorrei capire pochissime cose e mi rivolgo all'assessore La Spisa. In questi giorni di discussione ho ascoltato attentamente gli interventi che sono stati svolti e credo che i problemi che sono stati posti ripetutamente riguardino prioritariamente due temi: le entrate e il Patto di stabilità. Credo che fra persone intelligenti si debbano e si possano seguire tutte le strade che in maniera virtuosa possono dare delle risposte. L'onorevole Cuccureddu l'altro giorno ha detto, in maniera perentoria, che il Patto di stabilità è un tema di esclusiva competenza della Regione. Io credo che non costi niente fare una verifica in questo senso, di modo che tutti possiamo sapere se è veramente così oppure no, perché se fosse così si potrebbero risolvere moltissimi problemi che in questo momento abbiamo. Sappiamo anche che non tutti i comuni della Sardegna sono sottoposti al Patto di stabilità interno. Credo che tutti quelli sotto i 3 mila abitanti, ossia più del 70 per cento dei comuni sardi, non debbano rispondere al Patto di stabilità. Per quanto riguarda i trasferimenti da parte dello Stato, che inizialmente ammontavano a 1 miliardo e 800 milioni di euro e man mano che si andrà avanti si ridurranno, comunque adesso si sono attestati a 1 miliardo e 300 milioni, c'è chi dice che possono essere riscossi e chi invece ritiene che a tal fine occorrano dei decreti attuativi, altrimenti rischiamo di incassare assegni in bianco o comunque dei pagherò.
Credo che su questo la Giunta debba assolutamente dare delle risposte chiare. Non lo dico con spirito critico o polemico, ma perché penso che tutto il Consiglio abbia questa necessità. Non possiamo andare avanti in una situazione di emergenza come quella attuale, che è ancora più marcata in alcune zone della Sardegna, come diceva l'onorevole Ladu, perché se è vero che si parla di un tasso di disoccupazione del 14 per cento, è anche vero che in alcune zone la percentuale è molto più bassa mentre in altre è molto più alta. Quel famoso entroterra unico, di cui tanto si è parlato e di cui il presidente Cappellacci ha fatto l'asse portante delle sue dichiarazioni programmatiche, non deve rimanere solo un concetto, una scatola vuota. Dobbiamo immediatamente riempire quella scatola di contenuti e ridurre il gap fortissimo che c'è fra le città costiere e i piccoli centri delle zone interne, perché altrimenti avremo davvero una regione che, pur in difficoltà, marcerà a velocità diverse e questo non possiamo più permettercelo.
E' importante che la Giunta abbia stabilito tre priorità nel Programma di regionale di sviluppo e quando si parla di lotta alla povertà, di lotta alla disoccupazione e di aiuti in favore dei meno fortunati non può essere che così. Credo che con i 300 milioni di euro che possiamo avere a disposizione per dare risposte a queste tre gravissime problematiche non si potrà fare tanto, ma comunque si deve e si può iniziare a fare qualcosa. Per quanto riguarda, per esempio, i bandi per il contrasto delle povertà estreme, che erano già in essere, credo che la Giunta debba incrementare i relativi fondi, perché seppure tali interventi non sono risolutivi dei tanti problemi delle persone sfortunate, nei comuni, anche in quelli piccoli, con quei fondi si riesce a dare risposte che non siano solo dei palliativi. Credo anche, per essere un po' operativi, che rispetto ad alcuni importanti bandi che erano in essere, deliberati dalla Giunta precedente, mi riferisco in particolar modo ai bandi Civis e ai moltissimi progetti che erano stati dichiarati ammissibili, alcuni dei quali poi, per una serie di ragioni, devo dire non molto chiare, non sono stati finanziati - chiaramente non mi riferisco a questa amministrazione -, l'assessore La Spisa debba valutare in maniera seria se c'è ancora la possibilità che quei progetti possano essere finanziati, perché so che sono progetti molto seri che interessano più territori nei quali possono creare sbocchi occupazionali e determinare riflessi economici importanti. Anziché fare bandi pressoché uguali per l'attuazione delle stesse azioni e delle stesse misure, credo si debba valutare l'opportunità che i progetti già dichiarati ammissibili vengano finanziati.
L'ultima considerazione che voglio fare riguarda la sanità. Leggevo poc'anzi, su Internet, il discorso che ha fatto ieri l'Assessore sul disavanzo della spesa sanitaria in Sardegna, la cui entità effettivamente spaventa e credo che occorra assolutamente riconsiderare alcuni aspetti che riguardano le spese delle diverse Aziende sanitarie locali della Sardegna. Non so se la Commissione d'inchiesta di cui lui ha parlato l'Assessore - l'ho letto sulla stampa e credo che sia così - sarà in grado di venire a capo delle grosse voragini che si sarebbero create, credo però che sia assolutamente indispensabile, lo dicevo anche a Nuoro qualche giorno fa, dare risposte in termini di salute e di sanità in egual modo a tutti gli abitanti della Sardegna. Credo anche che in tutte quelle realtà che sino a oggi sono riuscite, pur con mille difficoltà, ad assicurare un servizio sanitario se non di primissimo livello, almeno di buon livello, questo servizio vada salvaguardato, perché da quel che si sente in giro anche sulle risorse che vengono messe in campo per la sanità, non credo - io la penso così - che con l'interazione con strutture private e la conseguente devoluzione di risorse anche importanti si possano risolvere i problemi sanitari in Sardegna. Penso che dopo aver fatto una ricognizione precisa, ad esempio, dei parchi macchine, oltre che della dotazione di risorse umane, diciamo così, delle diverse Aziende sanitarie, soprattutto considerando i tempi di attesa, che come sapete sono lunghissimi e si stanno ulteriormente allungando, una risposta potrebbe essere quella di dotare queste strutture pubbliche di macchinari tecnologicamente avanzati. Siamo certi che così facendo si potranno davvero ridurre i tempi di attesa.
Un'ultimissima cosa rispetto alla riunione che si è svolta qui con rappresentanti dell'ANCI. Credo che quella riunione abbia significato qualcosa di molto importante, perché i sindaci sono tutti i giorni in prima linea, in trincea, e non sempre, anzi quasi mai, riescono a soddisfare pienamente i bisogni dei loro cittadini. Credo che su questo, ne sono certo, non si possa fare polemica, perché non è assolutamente vero che la maggioranza dei sindaci sardi utilizzi i fondi, mi riferisco anche al fondo unico, per organizzare gare di tiro con l'arco o acquistare fuochi d'artificio. Chi è a contatto con quelle drammatiche situazioni sa che tutti i giorni nei comuni si ricevono persone che stanno molto, ma molto male. Sono convinto che le risorse che dovrebbero integrare il famoso fondo unico vadano assolutamente salvaguardate, perché solo così oggi si possono dare risposte immediate alle emergenze straordinarie e ai bisogni della nostra gente. Grazie.
PRESIDENTE. Con l'intervento dell'onorevole Daniele Cocco si concludono i lavori della mattinata. Il Consiglio è convocato per questo pomeriggio alle ore 16. Il primo iscritto a parlare è l'onorevole Massimo Zedda.
La seduta è tolta alle ore 13 e 55.
[s1] Lo sviluppo nasce dall'Io - Strappare la favela dal cuore