Seduta n.46 del 28/10/2014
XLVI SEDUTA
(POMERIDIANA)
Martedì 28 ottobre 2014
Presidenza del Presidente Gianfranco GANAU
La seduta è aperta alle ore 16 e 41.
FORMA DANIELA, Segretaria, dà lettura del processo verbale della seduta del 21 ottobre 2014 (43), che è approvato.
PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Salvatore Demontis e Luigi Lotto hanno chiesto congedo per la seduta pomeridiana del 28 ottobre 2014.
Poiché non vi sono opposizioni i congedi si intendono accordati.
Annunzio di presentazione di proposta di legge
PRESIDENTE. Comunico che è stata presentata la seguente proposta di legge:
Crisponi - Cossa - Dedoni:
"Istituzione dei "marina resort". Modifiche alla legge regionale 12 agosto 1998, numero 27 (disciplina delle strutture ricettive extra alberghiere, integrazione e modifiche alla legge regionale 14 maggio, numero 22 concernente "Norme per la classificazione delle aziende ricettive" e abrogazione della legge regionale 22 aprile 1987, numero 21)" (131)
(Pervenuta il 27 ottobre 2014 e assegnata alla quinta Commissione)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la continuazione della discussione generale della proposta di legge numero 71/A "Norme urgenti per la riforma del sistema sanitario regionale". Sono iscritti a parlare i Presidenti di Gruppo.
È iscritto a parlare il consigliere Paolo Truzzu. Ne ha facoltà.
TRUZZU PAOLO (Sardegna). Presidente, stamattina non vorrei smorzare l'ottimismo dell'onorevole Ruggeri che ha parlato di una sorta di idee condivise sul tema sanità. È vero siamo convinti come centrodestra, sono convinto personalmente e come Gruppo Sardegna che fosse necessario intervenire sulla sanità in qualche modo affrontandone tutti i nodi. Sono nodi che riguardano l'intera Sardegna poiché richiedono, per essere sciolti, l'impiego di gran parte dei fondi a disposizione della Regione.
Non siamo convinti però che questo sia il metodo ideale per affrontare le questioni e non siamo assolutamente convinti che questa proposta di legge possa risolvere i problemi che la sanità oggi pone. È una proposta di legge nata in maniera un po' particolare il cui titolo recita: "Norme urgenti per la riforma del sistema sanitario regionale", che oggi diversi colleghi del centrosinistra hanno ripreso ma, in realtà, ci hanno detto che non è una riforma della sanità, non è una riforma complessiva ma è una leggina per cercare di tamponare qualcosa.
Il primo consiglio, di conseguenza, che mi viene in mente di darvi è che forse dovreste individuare un consulente migliore per la comunicazione, perché nel momento in cui parlate di "Norme urgenti per la riforma del sistema sanitario" il messaggio che arriva all'esterno non solo a noi consiglieri ma ai cittadini è un messaggio sicuramente diverso.
In questi giorni, poi, leggendo le relazioni dei proponenti, dell'onorevole Ruggeri e dell'onorevole Cossa, e riflettendo anche sugli articoli di stampa dedicati a questa proposta di legge, mi è venuta in mente la favola, che tutti penso conosciate, di Cenerentola. È la favola di una giovane ragazza che quotidianamente subisce delle angherie da parte della matrigna e delle sorellastre e che nonostante ciò continua a mettersi a servizio della propria famiglia; questa ragazza ha come unico scopo di vita quello di arrivare al gran ballo di corte per cui, quando finisce di lavorare per la famiglia, di fare le faccende di casa, si cuce un bel vestito perché vuole presentarsi al ballo a corte e fare una bella figura.
Tutto sembra andare per il meglio finché non si arriva all'ultimo giorno prima del ballo e, a causa dell'ennesimo dispetto, dell'ennesima angheria delle sorellastre e della matrigna quel sogno improvvisamente sembra svanire perché quel vestito, preparato con cura, diventa un insieme di stracci. Non avendo più la possibilità di presentarsi al ballo di corte si dispera; ma la disperazione viene in qualche modo mitigata dall'intervento della fatina che, con un colpo di bacchetta magica, riesce a trasformare una zucca in una straordinaria carrozza.
Devo dire che essendo alla vigilia delle festività dei morti e dei santi, o festività di Halloween secondo la cultura americana importata, l'idea della zucca si presta anche all'occasione, ma soprattutto la fatina fa sì che il vestito di stracci diventi improvvisamente un gran bel vestito che permetterà a Cenerentola di presentarsi al ballo di corte in tutta la sua leggiadria, in tutta la sua eleganza, in tutta la sua bellezza ammaliando tutti fino a che ovviamente non arriva la mezzanotte ed è costretta come sapete bene a scappare per il finire dell'incantesimo.
Questa proposta di legge a me è sembrata un po' la storia di Cenerentola perché è stata presentata a luglio, ha avuto un percorso difficile in Commissione dove ci sono state delle forzature e, probabilmente, quello di cui oggi stiamo discutendo non è quello che verrà alla luce perché arriverà la "Giunta fatina" che magari con un tocco di bacchetta magica, e con la presentazione di una serie di emendamenti, cambierà questo testo rendendolo differente.
Premesso che ho comunque una certa difficoltà a vedere il presidente Pigliaru e l'assessore Arru, non me ne vogliano, nelle vesti della fatina, anche per la prestanza fisica, quello che a mio parere è grave, su questo invito tutta la maggioranza a riflettere, è che nel momento in cui si passerà a qualcosa di diverso, i starà espropriando il ruolo del Consiglio, perché alla fine si demanderà la riforma, il riordino del sistema della sanità che volete per il futuro, all'attività della Giunta.
E questo è grave non tanto per noi consiglieri, che non siamo posti nelle condizioni di far bene il nostro lavoro, di poter dare un contributo, di conoscere gli emendamenti (probabilmente li conosceremo solo nella tarda serata di stasera o domani), ma è grave per tutti; alla fine avete rinunciato all'ipotesi di presentare una legge, forte, con la collaborazione delle categorie sociali, degli operatori del settore, dei sindacati. Tutti questi organismi hanno criticato questa proposta, l'avete confezionata infatti nel chiuso di riunioni di maggioranza e, poi, con questi emendamenti alla fine avete trovato l'accordo e ci state presentando qualcosa di diverso.
Questo è un fatto grave perché sarà una legge di per sé debole e simile, come ha detto oggi il collega Sabatini, alle tante belle leggi che il Consiglio regionale ha prodotto in questi anni e che poi è stato difficile applicare. Allora, pensate, avremo una legge che sarà figlia di nessuno, che sarà difficile applicare quotidianamente.
E l'altro aspetto grave, secondo me, è che gli emendamenti che la Giunta probabilmente presenterà sono emendamenti che nascono per cercare di raddrizzare una legge che è nata male, che è già storta. Un mio vecchio docente diceva che chi nasce tondo non può morire quadrato, pertanto il tentativo di raddrizzare un qualcosa che non è raddrizzabile è ancora più grave. E questo si evince anche dalla relazione della maggioranza perché in questa proposta di legge c'è una sorta di individuazione dei problemi della sanità come se fossero i problemi dei manager, delle ASL, degli ospedali, dei direttori amministrativi, dei direttori sanitari, ma manca totalmente la visione del paziente, del cittadino che invece ogni giorno si deve rapportare col sistema sanitario.
Manca totalmente l'idea di prevenzione, c'è solo, come ha detto giustamente il collega Cossa, l'idea che il cittadino viene preso in cura nel momento in cui si ammala e a lui si deve pensare solo in quel momento e non prima, quando si potrebbe invece fare prevenzione e probabilmente risparmiare effettivamente delle risorse. Per cui ci dite che volete risparmiare delle risorse ma, in realtà, succederà che probabilmente ne spenderemo di più.
Perché? Perché si crea una nuova agenzia, la famosa Agenzia regionale dell'emergenza e urgenza, AREU; e anche sugli acronimi, colleghi, io vi consiglio di trovare un consulente della comunicazione, perché AREU e OsCo, cioè Ospedali di Comunità, non si possono sentire, sinceramente sono due termini che gridano vendetta. Dicevo, per quanto riguarda l'AREU, anziché creare una nuova Agenzia, se effettivamente avete desiderio di risparmiare dei soldi e di ricreare un sistema condiviso e omogeneo di 118, che è un'esigenza che c'è, per carità, nessuno lo nasconde, perché non creare un dipartimento interaziendale?
Se ancora volete risparmiare sui costi, perché potenziare l'Agenzia regionale della sanità? Cancellatela, perché l'Agenzia regionale della sanità è un carrozzone, e le Regioni che l'hanno istituita per prime oggi stanno tornando indietro perché si sono rese conto che diventava o un duplicato dell'Assessorato o un elemento di contrasto con l'Assessorato. Quindi, non serve a nulla, stiamo solo spendendo soldi, regalando un posto da direttore generale e qualche posto da revisore dei conti.
C'era, quindi, la possibilità di ragionare su queste problematiche, non l'avete voluto fare, avete voluto presentare questa proposta di legge, come dicevo prima, e nella favola di Cenerentola si presenterà in maniera diversa. Qual è il rischio concreto? Che finito l'incantesimo, e la data potrebbe essere per esempio il 31.12.2015, voi andiate a cercare a chi mettere questa scarpetta, perché nella favola ricorderete che il principe prendeva la scarpetta e andava a cercare la ragazza che aveva incontrato durante la festa a corte, però, nella realtà quotidiana, che tutti noi viviamo, voi avrete una scarpetta che dovrete infilare al primo che passa o, meglio, alla prima che passa, e quindi cercherete con questa proposta di legge che è pasticciata, senza capo né coda, come ha messo in evidenza, ripeto, il collega Cossa nella sua relazione, di infilare una scarpetta numero 36 a chi magari calza un 38.
Capiterà allora che i primi giorni si camminerà, si andrà avanti, si farà qualche passo, però poi pian piano i piedi si infiammeranno, si avrà difficoltà a camminare, aumenteranno i dolori e magari si cadrà; il problema però è che non cadrà il centrosinistra, cadrà tutta la Sardegna.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Roberto Desini. Ne ha facoltà.
DESINI ROBERTO (Centro Democratico). Presidente, onorevoli colleghi, signor Assessore, voglio tranquillizzare il collega Truzzu che la maggioranza di centrosinistra ha appena chiuso un accordo con la Geox, per cui sono state prese le misure dei piedi e da questo punto di vista siamo tranquilli: non soffriremo di mal di piedi e soprattutto non avremo problemi nel percorso che ci accingiamo a iniziare.
Io ritengo che si debba fare chiarezza soprattutto sul fatto che in quest'Aula si voglia, da parte di qualche esponente, travisare lo spirito di questa proposta di legge numero 71, perché non abbiamo assolutamente parlato di riforma del sistema sanitario, ma stiamo dicendo che questo è il primo passo, è l'inizio di un percorso di razionalizzazione del sistema sanitario in Sardegna. Un sistema sanitario che, è bene ricordarlo ai presenti, ma soprattutto a coloro i quali stanno fuori da questo Palazzo, è completamente sballato, è malato, ha necessità di cure.
Perché ha necessità di cure? Perché io riconosco e ammetto che spesso noi del centrosinistra commettiamo un grave errore: quando governiamo a volte non abbiamo la determinazione necessaria ad assumere certe decisioni perché ci confrontiamo spesso. Ma noi abbiamo fatto forse un errore in termini di tempistica, perché l'indicazione rivolta dall'assessore Arru e dalla Giunta ai direttori generali delle Aziende sanitarie di occuparsi dell'ordinaria amministrazione, come sapete, è stata assolutamente travisata e, soprattutto, non rispettata.
Ecco il motivo per il quale chi ha responsabilità di governo, come in questo caso noi, deve cercare di mettere rimedio, a una condizione che di certo non è quella che meriterebbe la nostra Isola. Ci dite che abbiamo sete di poltrone, ma è sotto gli occhi di tutti come avete gestito, amministrato e governato la sanità in Sardegna. Rispetto a una previsione di spesa di quasi 2 miliardi e 900 milioni abbiamo sforato e la spesa che è salita quasi a 3 miliardi e 100 milioni; e secondo voi questo non è un motivo per cui è necessario un intervento da parte della politica?
Io penso che lo spirito di questa proposta di legge si basi su tre aspetti fondamentali. Il primo, che ritengo il più importante, è quello di rimettere al centro il cittadino paziente. Perché, attenzione, e qui mi rivolgo soprattutto a chi come me è alla prima esperienza in quest'Aula, noi stiamo ereditando, soprattutto i nostri figli stanno ereditando una condizione, un tessuto economico devastato.
Cito dei casi banalissimi, tangibili, concreti, che ho vissuto direttamente e che, in occasione della sua prima visita a Sassari, ho posto all'attenzione dell'Assessore di fronte ai colleghi sindaci: io mi indigno, per esempio, nel momento in cui nel reparto di neuropsichiatria infantile del San Camillo di Sassari vengono erogati dei servizi a singhiozzo nei confronti dei bambini, perché non vengono rinnovate nei tempi giusti le convenzioni con gli addetti ai lavori, in questo caso gli psicologi, però contestualmente nello stesso periodo vengono attribuite cinquanta posizioni organizzative. Io mi chiedo, pertanto, se chi governa questi processi ha a cuore il cittadino paziente. Non penso proprio, ma noi ci dobbiamo ricordare che dobbiamo mettere al centro, al primo posto il cittadino paziente.
Secondo aspetto fondamentale; noi abbiamo l'obbligo, il dovere morale e istituzionale di bloccare, contenere e ridurre la spesa. Perché vi dico questo? Perché anche nell'ultimo assestamento di bilancio che abbiamo approvato qualche giorno fa avete visto i sacrifici che abbiamo dovuto fare, i tagli che abbiamo dovuto operare, le rinunce che abbiamo dovuto fare, e non è concepibile che, mentre tutto il mondo sta cercando di contenere la spesa, di razionalizzare la spesa, il mondo della sanità invece aumenti la spesa.
Cari colleghi, io personalmente non ci sto e cercherò, compatibilmente con le mie disponibilità, con le mie forze, con le mie modeste capacità intellettuali, di cercare di bloccare questa deriva, perché non è concepibile che in presenza di famiglie che non hanno i soldi per poter affrontare la giornata, il quotidiano, non dico mettere assieme il pranzo con la cena, ma neanche la possibilità di consumare un pasto, la sanità se ne infischi di tutto e di tutti allegramente continuando a sperperare il denaro pubblico.
Al di là di quello che si può dire sul merito di ridurre o non ridurre le Aziende sanitarie, sapete benissimo come la penso, a me interessa soprattutto migliorare la qualità dei servizi, ed è un problema culturale. Stamattina ho molto apprezzato l'intervento del collega Sabatini che ha parlato di baronati; intervento che condivido pienamente (tutti conosciamo i numeri, molti ne sono a conoscenza, ma la stragrande maggioranza fa finta di niente) perché noi in Sardegna abbiamo oltre 1200 posti letto in più rispetto al reale fabbisogno.
E sapete che cosa significa avere 1200 posti in più? Significa avere tanti primari, significa avere tanti centri di potere, significa garantire e continuare a garantire a determinati "padrini" della politica di gestire il potere politico, di gestire l'elettorato, e soprattutto di condizionarlo. Cari colleghi, io non ci sto! Se qualcuno di voi vuole continuare in questa direzione, lo faccia pure ma soprattutto, se ne assuma le responsabilità, perché noi in quest'Aula siamo di passaggio, però continueremo ad arrecare dei danni incalcolabili, irreparabili soprattutto alle future generazioni.
Si verifica spesso, infatti, che nella gestione della cosa pubblica siano travisati i diritti con i favori. Allora, caro Assessore Arru, le dico che mi batterò, lotterò con tutte le mie forze, contro questo modo di fare politica becero, che cerca di cavalcare, di alimentare, di incrementare il proprio consenso elettorale sulle disgrazie dei cittadini; lo combatterò con tutte le mie forze, perché non è concepibile che uno possa avere determinate cure, determinate attenzioni e quindi possa avere soddisfatti i propri diritti a seconda se il consigliere regionale di turno in quella provincia acconsente o meno; non ci sto!
Su questo mi rivolgo soprattutto a noi giovani che siamo alla prima esperienza: rigettiamo questo modo di fare politica, cerchiamo di dare veramente una svolta, perché sono convinto che se dovessimo riuscire a scardinare questo sistema, non tanto noi, ma soprattutto i nostri figli e le nuove generazioni, ce ne saranno grati e riconoscenti.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Attilio Dedoni. Ne ha facoltà.
DEDONI ATTILIO (Riformatori Sardi). Presidente, mi spiace che l'Assessore Arru sia solo e privato della compagnia di Paci, perché sarebbe stato simpatico richiamare la relazione di minoranza che ricorda quella bella canzone di Dalla, profondo conoscitore della realtà umana, ma anche con la capacità di leggere nel futuro, che ipotizzava che: "L'anno venturo sarà tre volte Natale e anche i preti si potranno sposare".
Io, però, credo che le nozze coi fichi secchi non si facciano; tuttavia, ieri notte, Paci al Tg2, durante il servizio sulle Regioni a Statuto speciale (la Sardegna è stata l'ultima Regione di cui si è parlato) quindi vi lascio immaginare quello che si prospetta, sono anche stanco di parlare dell'argomento perchè l'ho fatto tante volte in quest'Aula, era serafico, ha detto che il rapporto con lo Stato è tranquillo, sereno a parte alcune quisquiglie da sistemare.
Io vorrei capire (non cito l'onorevole Carta, che ha fatto la sua parte in quella trasmissione, l'ha fatta benissimo, anche come traduttore dal sardo in italiano), l'ultimo consigliere della maggioranza che è intervenuto, Desini, ha detto che non ci sta a lasciare che prosegua l'andazzo esistente all'interno di questo settore. Ho sentito, credo di non essere smentito, che questa non è una riforma, però tutti i mass media sostengono che è la riforma sanitaria: "Abbiamo aggiustato il tiro! Siamo lì per diminuire i costi"; poi, "quella cosa" che si chiama AREU non ha un costo di poco conto, si parla di 600 mila euro, cifra non vera, è un po' di più, forse abbondantemente di più.
Qualcuno poi dimentica che, a furor di popolo, l'Aula ha approvato il pareggio di bilancio, innovazione delle innovazioni. Ma questo vuol dire semplicemente una cosa: puoi spendere quanto entra. E vi ricordo un'altra cosa: nel 2006 l'attuale segretario del partito del PD, che guidava la Giunta di centrosinistra, firmò un accordo con Prodi che comportò per la Sardegna l'accollo dei costi della sanità, dei trasporti e della continuità territoriale; è poca cosa! E oggi noi pretenderemmo di fare un'innovazione e cercare di contenere i costi? E vorremmo fare qualcosa di veramente rivoluzionario? Fatelo!
La strada è semplice, ve l'abbiamo indicata noi, ma noi non vogliamo neanche la paternità di quella proposta di legge, che non si è discussa in Commissione, che ci si è rifiutati di unificare alle altre proposte di legge, per poter parlare seriamente di sanità, e dico seriamente! Perché il cittadino non è solo un utente, è un uomo prima di tutto, e chi si rivolge alla sanità non ha colore, non ha partito, non ha alcun tipo di appartenenza; e una persona che sta male ha bisogno di aiuto e di essere curata nel migliore dei modi; così si affronta il problema. Ma in questo provvedimento si aumenta il numero delle ASL, anziché diminuirlo.
Noi abbiamo fatto una proposta molto semplice in quanto prevediamo una sola ASL per tutta la Sardegna, una sola ASL che gestisca personale e acquisti; entro i primi tre anni ci sarebbe un risparmio da 300 a 400 mila euro, a regime 250 mila euro sicuramente sui costi oggi presenti nella sanità. Ed è una proposta formulata anche per tacitare chi ha paura di non avere più la ASL sul proprio territorio, tacitiamo il medio Campidano, tacitiamo l'Iglesiente, tacitiamo l'Oristanese, la Gallura, tutti!
Abbiamo anche proposto di istituire, assumendo come riferimento i distretti delle ex provincie, otto distretti sanitari, ma non nominando un direttore generale e senza altri costi aggiuntivi, anche maggiori rispetto a quelli dei revisori dei conti. Fate voi i conti, e non vi dico altro. Un direttore generale costa, mediamente, 250 mila euro all'anno, tra annessi e connessi; il revisore dei conti tra annessi e connessi almeno 100 mila euro ad ASL. Se questo è un conto sbagliato fate voi i conti e datemeli in via definitiva, aggiungete e saprete quanto risparmiamo per la sanità.
E siccome questo è vero, come è vero, bisogna avere la sacralità di dire "faccio una riforma seria, puntuale", e mi riferisco ai principi di efficacia e di efficienza, ma soprattutto al dovere di garantire a chi ha bisogno di essere curato seriamente, anzi prima della cura dovrebbe esserci la prevenzione e tutto quello che ne consegue. Ecco perché ho una mia idea personale, che non c'è nella proposta di legge che pure avevo firmato: staccare gli ospedali dalle ASL per riportarli seriamente nell'alveo della cura delle acuzie, come dite voi, ma certamente non sostituiti da quegli ospedali da campo che avete immaginato come punti di riferimento nei territori.
Di primo acchito mi sembrano più una RSA che non un ospedale, però se vogliamo anche confondere da subito le idee e dire che è quello che serve per salvaguardare i piccoli ospedali che sono strutturati così, non ci mettiamo neanche le pudenda perché proprio non ce n'è bisogno. Non ce n'è bisogno! Siamo seri! Inoltre l'avete detto tutti, e ne siamo convinti anche noi, questa non è una riforma, l'avete detto, è giusto, perlomeno qualcuno è stato più onesto degli onesti che hanno canzonato in un modo o nell'altro.
Bene, se così è, se veramente vogliamo fare una cosa seria ci si sieda a discutere sulla riduzione delle ASL; ve l'ho detto con estrema tranquillità in mille e una circostanza: noi siamo per ridurre le ASL e voteremo chi ci propone la riduzione delle ASL, ma a oggi voi non proponete altro che un aumento delle ASL, un aumento di spese; e come si concilia il rigore prossimo venturo, anzi quello che abbiamo in visione tutti i giorni, con la prospettiva di fare una buona riforma che serva all'uomo che è malato, e dove si dice di voler risparmiare? Non siete capaci, non siete più credibili se è così che proponete la riforma sanitaria.
L'invito che vi rivolgiamo è di tornare in Commissione, di rivedere il tutto, e di riscrivere insieme una proposta seria che abbia al centro certamente l'attenzione verso il malato, ma anche l'efficienza del sistema sanitario; sistema sanitario che deve essere attagliato indubbiamente alle esigenze della nostra isola. Non c'è un ragionamento…
PRESIDENTE. Onorevole Dedoni, il tempo a sua disposizione è terminato.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Giorgio Oppi. Ne ha facoltà.
OPPI GIORGIO (UDC). Presidente, poc'anzi ci è giunta notizia che la Giunta regionale ha nominato il commissario dell'Ente foreste. Mentre lei stamattina, assieme al Presidente della Commissione, si è dato da fare perché noi potessimo approvare questo provvedimento, viene nominato un commissario; mi sembra una cosa paradossale, scorretta nei confronti del Consiglio. Nella giornata di domani, verificato questo atteggiamento, non si potrà fare una leggina.
PRESIDENTE. Onorevole Oppi, sto giusto effettuando questa verifica perché anche a me è arrivata la stessa notizia. Evidentemente sarà necessaria una Conferenza dei Presidenti di Gruppo, per ragionare su questa notizia che sto ancora verificando. Ne parleremo appena avremo una conferma.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Fabrizio Anedda. Ne ha facoltà.
ANEDDA FABRIZIO (Gruppo Misto). Presidente, con il mio intervento non intendo formulare una proposta di riforma della sanità, ma solo proporre alcune riflessioni che nascono dal fatto che alcuni indicatori esterni identificano nella sanità e nel lavoro i temi prioritari. Da tre mesi in Commissione abbiamo portato avanti, con la proposta di legge numero 71, le linee di riorganizzazione dei servizi sanitari prevedendo di riorganizzare il sistema sanitario con il rafforzamento territoriale, riorganizzare la rete ospedaliera, ridurre il disavanzo della spesa sanitaria, dando un servizio sanitario migliore, sviluppare politiche per la salute pubblica e la prevenzione della malattia. Ora si tratta di dare un contributo per raggiungere alcuni obiettivi prioritari all'interno di un nuovo Piano sanitario: salute, prevenzione e organizzazione aziendale.
Obiettivo salute; occorre attenzione per le malattie ad alta specificità per la Sardegna (diabete, sclerosi multipla e talassemia), per quelle di rilevanza sociale (Alzheimer), per quelle oncologiche, ma soprattutto per quelle che sono in rapporto alle condizioni socioeconomiche. Visite specialistiche e analisi di qualità sono spesso di difficile accesso alle fasce sociali deboli. Le cure dentistiche, per esempio, la disabilità da edentulia parziale o totale, tumori del cavo orale sono un esempio di come la situazione economica vieti l'accesso alle cure. Il progetto obiettivo del Piano sanitario della Dirindin non è mai stato attuato, progetto che mirava a una odontoiatria e a una riabilitazione protesica sociale.
Altre due riflessioni, la prima sul tema della prevenzione e salute legata alla istruzione; maggiore propensione ad adottare stili di vita salutari e una migliore capacità di adeguamento significa protocolli terapeutici che contribuiscono a migliorare le condizioni di salute rendendo meno necessario il ricorso ai servizi. Intervenire istruendo le fasce più deboli significa fare prevenzione. La seconda riflessione è sulla sanità in funzione delle differenze di genere. Le differenze di genere sono alla base dei ruoli sociali e delle attività a essi collegate che, a loro volta, influenzano l'esposizione ai vari tipi di rischio. Queste ultime riflessioni vogliono essere un contributo da approfondire in Commissione con le parti sociali, con le associazioni dei malati e dei volontari dell'assistenza e con tutti coloro che vorranno costruire una sanità migliore e per tutti.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Daniele Cocco. Ne ha facoltà.
COCCO DANIELE (SEL). Presidente, oggi l'opposizione ci offre una splendida occasione per fare polemica, ma non credo serva a qualcuno farla perché quando da quei banchi arrivano alcune dichiarazioni, da parte nostra ritengo che siano totalmente irricevibili perché i compagni e gli amici dell'opposizione sanno benissimo lo stato in cui versa il sistema sanitario regionale; un sistema sanitario regionale governato e amministrato per cinque anni da direttori generali, amministrativi, sanitari, direttori di distretto e altro, sicuramente non nominati dal centrosinistra.
Mi viene da sorridere quando l'onorevole Dedoni & company parlano di dispositivo di legge cucito apposta per commissariare le ASL.
(Interruzione del consigliere Dedoni)
COCCO DANIELE (SEL). Io credo che se un errore è stato fatto dall'assessore Arru, dal presidente Pigliaru e da questa maggioranza sia stato quello di aver perso troppo tempo nel commissariare quelle ASL, perché i problemi che attanagliano quei cittadini-pazienti di cui parlava prima l'onorevole Desini credo che siano sotto gli occhi di tutti; e coloro i quali avrebbero dovuto garantire il diritto alla salute per 1 milione e 600 mila sardi circa, e non per mille o duemila cittadini sardi, sicuramente questo non hanno fatto. Hanno risposto a desideri e non hanno assolto al loro compito, che era compito indifferibile, di garantire il diritto alla salute al popolo sardo, a tutti i cittadini della Sardegna.
E quando noi parlavamo di pari opportunità nelle nostre campagne elettorali intendevamo pari opportunità per garantire il diritto alla salute in maniera equa e uguale a tutti cittadini da Santa Teresa di Gallura a Villasimius. E questo noi vogliamo fare con questa proposta di legge che non è una proposta di riforma, è una proposta di legge che però dice delle cose importanti nel momento in cui si abolisce l'Agenzia regionale di sanità e si istituisce l'AREU.
Amico Truzzu se il nome non va bene faremo un concorso di idee per dargli un nuovo nome; noi almeno abbiamo un po' di fantasia, voi avevate cambiato il nome da ASL in ASP ma solo a livello accademico perché quella trasformazione del nome non è stata nemmeno tradotta in atti concreti. Però a seguito della modifica del nome avevate commissariato immediatamente le ASL di allora, quindi su questo siete stati più bravi di noi sicuramente.
Sottolineo che abbiamo discusso a lungo sulla sanità, su quello che si vuole fare e siamo sempre in ritardo sul commissariamento di quelle ASL perché sappiamo che cosa continua a succedere, soprattutto in alcune di loro. Se poi approviamo un assestamento di bilancio che in parte sana i primi 103 milioni di debiti maturati, io credo che altro non possiamo aggiungere se non che sia nostro dovere morale oltre che politico e amministrativo procedere cercando di proporre soluzioni e di cambiare le cose, e su questo credo che ci sia l'impegno di tutti.
Ritengo anche che nei vostri animi ci sia la stessa volontà che è dentro gli animi dei consiglieri del centrosinistra perché nei corridoi molte volte si dice, ce lo dite anche voi: "Commissariate, commissariate, commissariate", perché non se ne può più, perché ci sono alcuni commissari che prima facevano riferimento alla nostra parte politica e che adesso giocano in proprio. E' la verità, lo sappiamo anche noi; infatti noi per questo vogliamo, facendo un favore anche a voi, fare in modo che al più presto si approvi questa proposta di legge, vogliamo fare in modo che la Giunta al più presto possa proporre i nuovi commissari e vogliamo davvero cercare di risolvere gli atavici problemi del sistema sanità.
Non possiamo più permetterci, ci abbiamo provato anche nella scorsa legislatura, di avere liste di attesa che sono le più lunghe in Italia. Se non ricordo male noi avevamo reso disponibili circa 30 milioni di euro per l'abbattimento delle liste d'attesa, poi quell'impegno di spesa si era tradotto solo in mega manifesti, appesi dappertutto, che dichiaravano che in Sardegna non esisteva più la lista d'attesa. Purtroppo chi va a prenotare gli esami sa benissimo che non è così. Non sarà facile proporre soluzioni e cercare di risolvere i problemi ma ci proveremo perché è nostro dovere farlo e le disposizioni contenute in questa proposta di legge ritengo che possano davvero dare delle risposte.
Si critica tanto l'istituzione dell'AREU, sappiamo benissimo che la Regione autonoma della Sardegna è una delle pochissime che ancora non si è attivata in questo senso rispetto anche ai dettami nazionali, e sappiamo bene che esistono delle realtà della Sardegna in cui il 118 o anche l'elisoccorso non riescono ad arrivare nei tempi minimi previsti. Su questo aspetto dobbiamo riflettere a lungo perché al posto di qualche paziente che è morto d'infarto o di altro perché il 118 non è arrivato per tempo, un domani potrebbe esserci un nostro fratello, un nostro genitore, un nostro figlio e, quini siccome noi siamo qui delegati da tutti quei fratelli, figli, padri e madri, abbiamo il dovere di provare a cambiare le cose e il dovere di migliorare le situazioni.
Ci sono degli sprechi che tutti conosciamo, di alcuni abbiamo già parlato in diverse occasioni; io credo che veramente gridi vendetta il fatto che l'ASL di Nuoro circa sette anni fa abbia acquistato una nuova risonanza e una nuova TC da che sono ancora inutilizzate. Credo che gridi ancora vendetta il fatto che in alcune ASL e radiologie della Sardegna si continuino ad acquistare le pellicole radiografiche a un costo che minimo è dieci volte superiore rispetto a un sistema PACS che risolverebbe i problemi, ci metterebbe al passo con i tempi e soprattutto ci farebbe risparmiare un bel po' di soldi.
Quindi, per l'insieme di queste questioni, il dovere di questa maggioranza ma anche vostro è quello di approvare al più presto questa proposta di legge che può anche essere perfezionata, perché tutto è perfettibile e perchè abbiamo dimostrato, anche in altre occasioni, che da parte nostra c'è la più ampia disponibilità ad accogliere le proposte serie che arrivano da quei banchi perché riconosciamo che anche in quei banchi ci sono delle persone, dei consiglieri, dei colleghi di grande profilo, di grande competenza e di grande intelligenza. Non vedo pertanto perché ci si debba chiudere a riccio o rifiutare le proposte se queste dovessero costituire un contributo valido a quello che insieme vorremmo fare.
Sarebbe troppo facile elencare tutti i disastri che si sono accumulati in questi anni e perpetrati soprattutto a danno del cittadino paziente. Sono davvero troppi, quindi non voglio fare dietrologia, non voglio essere anacronistico, non voglio essere monotono; voglio solo dire che in un dispositivo che prevede, oltre alle cose che ho detto, una riduzione probabile del numero delle ASL accompagnata da una certa riduzione dei costi, sicuramente si va verso una razionalizzazione seria dei costi e una riduzione degli sprechi sinora maturati. Ritengo di poter essere anche ottimista perché credo che peggio di così non si possa andare, quindi qualsiasi cosa dovremmo fare e faremo, sarà sicuramente qualcosa di migliore rispetto a quello che è stato fatto sinora.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Christian Solinas. Ne ha facoltà.
SOLINAS CHRISTIAN (PSd'Az). Presidente, in verità dividerò questo intervento in due parti; una parte è una premessa di metodo, l'altra sono alcune considerazioni sul merito della proposta. E' stato già detto in quest'Aula che oggi ci troviamo a discutere una proposta di legge rubricata "Norme urgenti per la riforma del sistema sanitario regionale". In verità apprendiamo da più parti che di fatto si tratta di norme per il commissariamento, principalmente, delle Aziende sanitarie locali. Non faccio considerazioni in merito alla legittimità, che c'è tutta, rispetto a questo provvedimento; però, come nota di metodo, lo dico soprattutto ai colleghi della maggioranza, credo che non sia una buona prassi quella di impegnare prima le Commissioni, poi quest'Aula in discussioni piuttosto lunghe e faticose su testi che poi di fatto non sono i testi che voteremo.
Perché noi abbiamo avuto nella genesi di questo provvedimento un lunghissimo iter che è partito con l'endometriosi, poi ci siamo trasferiti su queste norme urgenti per la riforma, arriveremo verosimilmente con degli emendamenti a un testo completamente diverso. Quindi mi chiedo, chiedo a me stesso e a voi tutti, se sia una prassi che possiamo ancora portare avanti quella di presentare proposte di legge che hanno un contenuto completamente diverso dall'obiettivo che si vuole raggiungere.
Alcune considerazioni invece le faccio nel merito. Io credo che il problema che è stato sollevato con la proposta di legge sia un problema serio. L'Assessore, quando è venuto in Commissione, ci ha rappresentato i termini della questione; questa mattina il Presidente della Commissione bilancio, Sabatini, individuava un altro perimetro importante: la spesa sanitaria impegna oggi più di 3 miliardi del bilancio regionale sulla partita della razionalizzazione, quindi non tanto sulla riforma, in senso ampio, si gioca grossa parte della capacità di programmazione di tutto il resto della vita di questa Regione. Ed è per questo che in termini di razionalizzazione della spesa ci saremmo aspettati delle considerazioni che sono patrimonio comune delle forze politiche di quest'Aula.
Noi sappiamo che l'invecchiamento della popolazione insieme all'aumento delle malattie croniche, delle multimorbilità, fa crescere la domanda di assistenza sanitaria; sappiamo che scontiamo una distribuzione non uniforme del personale sanitario; sappiamo che c'è un incremento dei costi sanitari, però sappiamo anche per esempio che, questo è un dato del Ministero, in Italia ogni anno 820.000 malati si rifiutano di essere seguiti dagli ospedali della propria Regione, e tutto questo genera una mobilità sanitaria che vale 4 miliardi di euro, per la nostra Regione la sua quota parte, ma è un problema da affrontare.
Sappiamo che nel sistema pubblico con il sistema dei Raggruppamenti omogenei di diagnosi (DRG) i cesarei inutili ci costano 85 milioni di euro, probabilmente una riflessione va fatta anche su questo. Sappiamo che, per fare l'esempio di scuola rispetto a tutto questo, il costo all'ingrosso di una siringa di 3 centesimi in tutti i sistemi sanitari nazionali, a noi non costa meno di 7 centesimi. Sappiamo anche che viviamo un tempo di sempre crescente integrazione su standard europei, e io credo che una riflessione quest'Aula e la Giunta la dovrebbero dedicare alla strategia europea per ottenere sistemi sanitari efficaci, accessibili e resilienti.
È stato detto che c'è una serie di atti di programmazione comunitaria che tendono a individuare il principio di rafforzamento dell'efficacia del sistema sanitario, quindi mi sarei aspettato alcune considerazioni sulla valutazione dell'efficacia del sistema, sulla sicurezza dei pazienti e la qualità dell'assistenza, sull'integrazione dell'assistenza. E anche con riferimento al miglioramento dell'accessibilità al sistema sanitario io credo che qualche parola la dovremmo spendere su quello che si sta muovendo fuori da quest'isola, fuori dai confini nazionali a livello comunitario e che è la pianificazione del personale sanitario all'interno dell'Unione Europea.
Un'analisi che avrebbe dovuto precedere, credo, un'ipotesi di riforma circa il rapporto tra costi ed efficacia dell'uso dei medicinali. E ancora alcune linee che riguardino l'applicazione ottimale della direttiva 2011/24 dell'Unione Europea. E poi sul tema della resilienza, che è oramai a livello comunitario un altro dei concetti che, pur mutuato dalla scienza dei materiali, oramai è stato accolto dalle scienze sociali e anche nel settore sanitario per valutare le tecnologie sanitarie, il sistema informatico della salute, la sanità on-line, ne abbiamo parlato più volte.
Per esempio nell'ambito del progetto e della valutazione delle performance della sanità regionale sappiamo che il tasso di ospedalizzazione nei ricoveri ordinari per la nostra Regione sta a 134, quindi al di sopra della media del tasso di ospedalizzazione delle regioni italiane, lontano dal 97 della Toscana, ma anche se vogliamo dal 154 della Puglia che rappresenta il vertice opposto. Sappiamo anche che all'interno del nostro sistema sanitario regionale, per esempio, restando ai ricoveri ordinari per acuti dentro i mille abitanti, abbiamo Lanusei che ritiene di ricoverare 155 su 1000, contro Sanluri 118, quindi ci sono anche delle disparità, delle disomogeneità rispetto al nostro sistema sanitario che andavano e andrebbero affrontate.
Ecco, questa digressione perché? Perché io credo che sia legittimo restituire a questa proposta di legge il suo titolo ordinario. Mettiamo un po' a dormire questo cantiere insonne delle riforme urgenti, la riforma del servizio sanitario è vitale per quest'Isola e abbisogna dei tempi, delle riflessioni, delle valutazioni proprie di una grande riforma. Se l'obiettivo che oggi poniamo all'ordine del giorno di questa Assemblea è quello di arrivare semplicemente a una razionalizzazione burocratica, per usare un eufemismo, quindi alla sostituzione dei vertici di tutte le ASL, modifichiamo il titolo della norma, diamogli la sua legittima dimensione così che il provvedimento possa essere esitato molto rapidamente, e impegniamo invece le forze fisiche e mentali per fare quelle riflessioni che dicevo e per "apparecchiare" una riforma del sistema sanitario davvero indispensabile e che sia il più condivisa possibile.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Emilio Usula. Ne ha facoltà.
USULA EMILIO (Soberania e Indipendentzia). Presidente, colleghi consiglieri, Assessore, parlare di norme di riordino del sistema sanitario è compito non facile, né può essere in alcun modo banalizzato o ridotto a considerazioni e valutazioni rese frettolose dai tempi degli interventi in Aula. Affrontare il tema della necessaria riforma del sistema sanitario sardo, che oggi prende semplicemente l'avvio, è un compito che ancora di più ci deve vedere tutti oggi fare uno sforzo di onestà intellettuale e politica.
Il settore sanità in Sardegna ha un numero di addetti diretti che si aggira intorno alle 25.000 persone, con un indotto economico e un peso sociale conseguente difficilmente quantificabile. Ancora la sanità ha un peso finanziario sul bilancio della Regione che si avvia a impegnare il 60 per cento del totale delle risorse finanziarie. Numero di occupati e impegno finanziario già di per sé costituiscono due elementi che danno il peso reale dell'argomento che oggi stiamo affrontando. Ma, attenzione, il livello di spesa per la sanità in Sardegna non si discosta dalla media delle altre regioni e dalla media nazionale.
E' anche opportuno e doveroso ricordare che la spesa nazionale per la sanità è al di sotto della media europea, anzi l'Italia è fra gli ultimi paesi europei in termini di risorse dedicate alla sanità. Per cui, ripeto, attenzione a non enfatizzare troppo gli aspetti economico-finanziari e cercare di valutare questi dati con serenità e coerenza. Io credo che prima ancora dei dati economici, anzi voglio proprio differenziarmi da una visione troppo economicistica che sento ripetere troppo frequentemente, credo si debba tenere in conto in primo luogo e nel giusto peso quello che la gestione della sanità nel suo complesso, nella sua totalità, rappresenta per una società avanzata, per una società civile.
Si deve parlare cioè di una gestione, di un management rispettoso e in sintonia con quel complesso di norme, di leggi, idonee e indispensabili per dare il giusto valore e garanzia di tutela al diritto fondamentale di salute e di appropriata risposta sanitaria, e prima ancora di appropriata risposta di prevenzione della malattia. Si parla tanto di appropriatezza, ma non sempre ci ricordiamo che la prestazione sanitaria appropriata è in ultima analisi quella capace di dare una risposta adeguata alle giuste aspettative di salute e possibilmente di benessere del cittadino.
So perfettamente che non tutto dipende dalla gestione del sistema sanitario, ma certamente molto dipende da una gestione adeguata, equa, trasparente del sistema stesso, e naturalmente parlo principalmente di gestione e di risposte che il sistema pubblico in primo luogo deve assicurare. Quel che i cittadini si aspettano è senza dubbio un'inversione di tendenza chiara e inequivocabile, anche se ormai percepita come tardiva, sulla gestione della sanità nel suo complesso e sulla gestione delle ASL nei vari territori. Un'inversione di tendenza, una spallata necessaria al sistema in cui inequivocabilmente a determinare troppe scelte in campo sanitario sono poteri forti, espressione di partiti o di altre appartenenze ben consolidate.
C'è un diffuso clima di malcontento, di rabbia, talvolta di ostilità nei cittadini e fra operatori nei confronti della politica, delle istituzioni. La sanità, e la sua gestione, non fa eccezione in questo malcontento, anzi parlando con tante persone, con tanti cittadini, da medico e da consigliere regionale, si raccolgono le lamentele più differenti, ma in generale si sottolinea un progressivo peggioramento, in particolare negli ultimi anni, io sottolineo, a gestione diretta e responsabile del centrodestra.
È un peggioramento dei livelli qualitativi e quantitativi delle risposte alle esigenze di garanzia e di tutela del diritto alla salute; si lamenta quindi l'accesso alle cure specialistiche sempre più difficile; liste d'attesa per prestazioni diagnostiche e terapeutiche insostenibili; obbligatorietà, date certe condizioni, al ricorso a prestazioni in regime privatistico o comunque a pagamento; tempo dedicato al rapporto medico, infermiere, paziente sempre più ridotto e percepito come frettoloso e inadeguato alle aspettative. E, badate bene, conosco e non intendo certo negare le cose buone, anche le eccellenze, presenti e operanti nel nostro sistema, nei nostri territori o nei nostri ospedali. Mi si permetta di ricordare che per esempio a Nuoro tre persone assicurano una pronta disponibilità per le emergenze, per le urgenze endoscopiche in un territorio che va da Olbia a Lanusei e a Macomer.
Noi del Gruppo Soberania vogliamo sottolineare, e ribadire con forza, che alla base di tutti i ragionamenti ci deve essere la piena consapevolezza che in Sardegna aumenta il bisogno di salute in primo luogo perché sono in aumento e sempre più diffusi la povertà, il disagio sociale ed economico, questi sono elementi primari di patogenicità cioè capaci e causa di generare malattia. Su questo fattore bisognerà intervenire con una politica di sviluppo più complessivo che non può essere solo la politica sanitaria.
Un elemento non secondario, analizzando problematiche sanitarie, è l'invecchiamento della popolazione che rappresenta un altro elemento e ovviamente un'altra causa di impegno di risorse ancora più significativo per l'alta morbilità nelle persone anziane o nelle persone vecchie. Questa è la situazione che noi, a iniziare da questo primo passo, questo progetto di legge è un primo passo, stiamo affrontando con il nostro impegno per invertire la rotta, per apportare i giusti correttivi nella consapevolezza della necessità di una riforma complessiva più profonda ed esaustiva che ridia fiducia e garanzia di risposte ai cittadini e finalmente possa rappresentare una ripresa, uno stimolo a ritrovare le giuste motivazioni, soddisfazioni umane e professionali anche degli operatori, medici, infermieri, personale amministrativo.
Operatori attualmente in gran parte frustrati e delusi da certe dirigenze e da un sistema che, mascherandosi dietro una ipocrita e falsificata meritocrazia, ha fatto le porcate più solenni demotivando e offendendo di fatto professionalmente, e spesso anche dal punto di vista umano, tanti professionisti, non allineati né pronti o disponibili ad assecondare disegni e piani clientelari. Piani vergognosi e indecenti di cui in varie realtà si è avuta clamorosa dimostrazione anche dal punto di vista di tornaconto elettoralistico. Troppo spesso ci si è fatti beffa di tutte le enunciazioni di principio di equità e trasparenza.
Anche per questo è necessario ed è anche, lo sottolineo, tardivo il passo che con questo progetto di legge si avvia, a iniziare da un nuovo assetto direzionale delle ASL sulla base di una nuova visione, di una nuova strategia di gestione della sanità in Sardegna, più trasparente e, mi viene da dire, meno malata di clientela. Anche per questo è necessaria una riforma, di cui, ripeto, questo progetto di legge rappresenta uno dei primi passi propedeutici, che dovrà essere oggetto di studio ed elaborazione ancora più approfondita e frutto di condivisione ancor più partecipata di forze politiche e rappresentanti dei cittadini, nell'obiettivo sempre primario di dare tutela e garanzia più alta, più certa ai cittadini su uno dei diritti fondamentali rappresentato dal diritto alla salute e al benessere e che solo proponendosi e raggiungendo questo obiettivo potrà essere garanzia di un corretto e appropriato uso delle risorse pubbliche. Avrò modo più avanti di entrare nel merito dei vari punti che questo progetto di legge prevede, ora mi limito a ribadirne la necessità e la giusta e condivisa impostazione.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Giorgio Oppi. Ne ha facoltà.
OPPI GIORGIO (UDC). Signor Presidente, Assessore, colleghe e colleghi, io ritenevo oggi, dopo l'incontro di stamattina dei Capigruppo, che si creasse un clima diverso dato che rinfacciare sempre agli altri quello che si è verificato non serve. Io potrei iniziare dicendo che ci sono qui "ottantadue 15 septies", molti relativi proprio alla scadenza del 2009, ma non m'interessa; potrei dire per esempio che la Centrale unica di acquisto è stata istituita nel 2000, nella finanziaria del 2000, ma serve poco, cerchiamo di costruire; abbiamo detto stamattina che saremmo arrivati in tempi brevi alla soluzione finale, adeguiamoci a questo non ci sto a fare gli scalfariani. Dare i dati sbagliati non serve, il dato di 2 miliardi e 800 milioni è sbagliato, in tutta Italia nessuno raggiunge il dato che dice il Ministero, ormai da anni abbiamo oltre 3 miliardi come spesa, questi sono i dati che obiettivamente bisogna conoscere per poter dare un giudizio negativo.
Io farò poche considerazioni in merito alla proposta di legge in discussione perché mi riservo di spiegare nel dettaglio nel corso dell'esame dell'articolato la mia e la nostra posizione. Mi pare opportuno fare una considerazione di metodo, per cui chiedo se davvero occorreva fare una nuova norma in materia di riforma del Servizio sanitario regionale quando, come è noto, la materia è già regolata da tre leggi regionali: la numero 10, la numero 3 e la numero 21. Molte delle disposizioni di queste leggi sono ancora inattuate. Ha senso, quindi, in luogo di renderle operative, prevedere una riforma che non riforma e che al contrario moltiplica gli enti di amministrazione? Tra l'altro la normativa dal 2006 al 2009 è frutto di una cultura politica che è coerente con quella dell'attuale maggioranza di Governo.
Non mi piace fare ragionamenti qualunquistici e porto il massimo rispetto per le scelte del Consiglio regionale però, in presenza di una norma che non definisce strategie e che vale solo a creare le precondizioni per il commissariamento (non ci interessa, fatelo nei tempi più rapidi possibili) delle attuali ASL viene spontaneo pensare che l'unica ragione costitutiva della proposta di legge che oggi discutiamo sia dovuta alla volontà di decidere, politicamente si intende ed è regolare, sulle ASL. Evitate i muretti a secco, l'avete già fatto come è stato detto in precedenza, con l'endometriosi, praticamente non esiste più questa norma di legge, evidentemente qualche cosa c'è di sbagliato!
Questo si può ben fare, è chiaro, soprattutto se si vuole intervenire sui direttori generali che non abbiano adempiuto al mandato loro assegnato e abbiano ottenuto risultati insufficienti o anche solo mediocri, è nella legge questo! La stessa legge in vigore prevede che l'operato dei direttori generali sia valutato alla luce dei risultati in termini di efficienza e di raggiungimento degli obiettivi di spesa e dei servizi offerti; non mi interessa difendere gli attuali direttori generali, ma rimane il fatto che non è stata rispettata la legge e non si è proceduto a un esame degli obiettivi amministrativi raggiunti.
Questa nuova proposta di legge si innesta in un sistema nel quale, come detta la legge numero 3, si prevede la costituzione di aziende committenti ad aziende erogatrici. Chiedo colleghi, si vuole applicare quel sistema o si vuole continuare con un sistema che prevede aziende che chiedono e nel contempo erogano servizi sanitari?
Il sistema previsto dalla legge numero 3 deve essere integrato con il nuovo Patto per la salute di cui si è occupata la Conferenza Stato-Regioni dal luglio 2014 perché esso prevede una razionalizzazione delle aziende e la riduzione dei costi, questa è la tendenza a livello nazionale, cioè contrarre il numero dei ricoveri a favore di una sanità più forte e più prossima al cittadino nel territorio di residenza. Un modello invece basato su aziende ospedaliere erogatrici da un lato e aziende sanitarie locali committenti dall'altro pone notevoli problemi di ospedalizzazione poiché, per giustificare la loro esistenza, le aziende ospedaliere dovrebbero tendere ad aumentare il numero dei ricoveri e non a diminuirlo.
Su questi temi noi proporremo degli emendamenti migliorativi, secondo noi ovviamente, per cercare di porre un po' di ordine in una proposta che è disordinata tanto da avere contenuti diversi dalla sua intestazione. Noi chiediamo la riduzione delle Aziende territoriali a non oltre quattro, per ottenere economie di scala e nel contempo non creare una centralizzazione eccessiva. Chi amministra le Aziende non può perdere di vista l'interesse dei cittadini e degli utenti del territorio.
Avere un numero di ASL troppo elevato ha creato macchine burocratiche fini a se stesse e dell'esperienza bisogna fare tesoro; al contrario invece in questa proposta gli enti si moltiplicano, senza aver definito il numero delle ASL si crea una nuova azienda sanitaria, l'AREU. Che si tratti di una struttura pensata solo allo scopo di rispondere alle esigenze di moltiplicare i centri di controllo è manifestato dal fatto che la norma finanziaria, la correggerete, a regime prevede un costo di 600 mila euro.
Sappiamo benissimo che 380 mila euro è il costo dei tre direttori generali, avete detto voi che ci sono in questo contesto, un'azienda deve avere come è scritto nella vostra proposta un proprio bilancio, un proprio controllo di gestione, deve poter gestire e seguire il personale che in Sardegna è peraltro quasi tutto convenzionato, come ho avuto modo di dire al Presidente, ed è reclutato con complesse procedure amministrative. Con 220 mila euro a residui al pagamento dei soli tre direttori non si può fare niente.
Circa il problema degli acquisti di beni e servizi sono totalmente d'accordo sulla centralizzazione, tanto è vero che già nella finanziaria del 2000 presentai, da Assessore della sanità, una norma che prevedeva la centralizzazione degli acquisti per evitare sprechi e strane differenze nei prezzi dei beni oggetto di appalto sanitario. Questa decisione fu interpretata male dalla procura di Milano perché confuse la centralizzazione con l'accentramento, come fece la Regione Lazio per evitare sprechi peggiori.
Rimane da capire però come ciò possa essere messo in atto da un ente, l'Agenzia regionale che non può avere personale dipendente autonomo, ma solo pochi comandati per un massimo di tre anni. Oggi le stesse funzioni vengono svolte da ben 11 dirigenti, oltre 200 dipendenti e comunque a vario titolo nelle ASL. A questo riguardo credo che sia opportuno anche sopprimere questa Agenzia della sanità che nel 2002 fu approvata dalla Commissione competente, ero Assessore allora, e che poi è andata nel vuoto, ma di fatto non può svolgere queste funzioni, sono contro legge quindi è opportuno dopo 12 anni, non 8 anni, che venga soppressa. E quindi può svolgere queste funzioni ovviamente l'AREU.
Detto questo inoltre la legge numero 2 del 2009 prevede all'articolo 9 che la Centrale unica di acquisto, collocata presso l'Assessorato degli enti locali, proceda alle gare d'appalto degli acquisti; questo significa che la disposizione di legge è inattuata e che invece andrebbe resa operativa posto che non è uno scherzo fare gare di appalto per beni e servizi, concorrono aspetti sanitari e sono necessari esperti sanitari e amministrativi per definire i fabbisogni e omogeneizzarli.
Stigmatizzo poi un altro punto dolente, nella fattispecie l'articolo 7, comma 2, laddove si dà mandato alla Giunta regionale di proporre con proprio disegno di legge la ridefinizione dei territori delle ASL. Colleghi, questo è compito eminentemente legislativo e dunque di competenza esclusiva del Consiglio regionale, non può e non deve occuparsene la Giunta regionale. Consentitemi un breve passaggio sulle Case della salute; ma se i denari allocati in questa legge non bastano, come si finanzieranno i medici che dovranno garantire, e lo avete messo in legge, l'assistenza sanitaria nelle Case della salute? Evitiamo, come qualche mio collega del centrodestra ha fatto, di dire che Case della salute ne sono state praticamente finanziate 6-7-8 dal centrodestra e non funzionano, addirittura sono all'interno dei poliambulatori, di fatto è questo. Quindi bisogna dargli un quadro normativo preciso e darlo secondo le vostre indicazioni. Quindi io sono favorevolissimo però evitiamo di contrapporci stupidamente su questioni di lana caprina.
Un'ultima considerazione riguarda la nostra richiesta di notizie sul San Raffaele per essere chiari; protestiamo perché questo Consiglio regionale non può avere le notizie dalla stampa e riteniamo che si possa fare questa struttura del San Raffaele dopo il 2018. Noi abbiamo letto con molta attenzione il provvedimento "Sblocca Italia", quindi dei 54 milioni che servono per l'ospedale olbiese, e dopo troveremo i fondi sottraendoli alle case di cura? Che fine faranno i lavoratori o delle case di cura o del San Raffaele, perché dopo il 2018 si entra a norma e quindi ci saranno dei grossi problemi?
Concludo con una breve nota sulla farmaceutica di cui ha parlato l'amico Ruggeri nel suo intervento, se non faccio in tempo ne parlo dopo. È vero, Ruggeri, noi siamo arrivati a essere una Regione canaglia con una spesa ospedaliera al 7,5 poi siamo scesi al 4,9 l'anno scorso, oggi siamo nuovamente al 5,1; ma ci sono altri aspetti importanti sui quali stiamo sbagliando. Quest'anno anche la territoriale ha avuto un aumento dell'11,35 ma, Assessore, bisogna stare molto attenti anche ai protocolli.
Per quanto riguarda la sclerosi multipla sa benissimo che un protocollo sbagliato ha portato da 12 a 23 milioni la spesa, e lo stesso potrebbe succedere per la talassemia che ha già avuto un incremento di risorse pari a 9 milioni. Sui ticket mi pare di aver parlato, ne parleremo ancora quanto prima, sapete benissimo che in effetti basterebbe mettere un ticket di un euro ma su questa posizione il centrosinistra ha sparato a zero in passato.
Va detto quindi con molta chiarezza che se si mette un ticket per quanto riguarda la convenzionata e sui farmaci di fatto sulle ricette si raggiungono 50 milioni. Proseguiremo con gli interventi nelle prossime sedute del Consiglio.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Efisio Arbau. Ne ha facoltà.
ARBAU EFISIO (Sardegna Vera). Presidente, Assessore, colleghi consiglieri nel rimpallo tra maggioranza e minoranza possiamo anche ricordare, diciamo così, quello che ha fatto uno e quello che ha fatto l'altro, però l'argomento stasera è un altro, e cioè vedere se questa classe dirigente tutta, maggioranza e opposizione, riesce finalmente a uscire da questa sorta di profezia di sventura che è quella che appunto facciamo. Parliamo, facciamo leggi sulla sanità su misura per medici e operatori, parliamo di scuola su misura per insegnanti e bidelli, parliamo di assistenza agricola su misura esclusivamente su operatori delle agenzie agricole e così via via discorrendo. Cioè come al solito non centriamo mai il problema.
L'argomento di questa sera è l'offerta sanitaria, e naturalmente gli interventi che si sono susseguiti, molti anche dettagliati, anche l'ultimo dell'onorevole Oppi, sono svolti da persone che conoscono molto bene la macchina della sanità in Sardegna; una macchina complessa che ha sicuramente delle eccellenze ma ha anche molti sprechi, e questi molti sprechi sono molto, ma molto collegati alla gestione spicciola della politica, a queste repubbliche indipendenti che sono diventate le ASL che sostanzialmente sfuggono a qualsiasi programmazione e a qualsiasi controllo. Questo è il nocciolo della questione. Perché la Regione non ha questa forza di poter controllare e programmare e questo consente a gruppi di potere locale di fare quello che vogliono della sanità pubblica e anche privata convenzionata.
Questa proposta di legge cosa fa? Questa proposta di legge non risolve il problema, non entra nel dettaglio di come deve essere il nuovo sistema sanitario; oggettivamente è un primo passo. Si poteva fare tutto insieme e quindi definire sia tutto il Piano sanitario che una legge per disciplinare già il nuovo organigramma? Forse sì; però siamo arrivati a questo punto in cui noi dobbiamo necessariamente mettere in sicurezza un castello che sta crollando, un castello che sta crollando e che rappresenta il castello principale della struttura diciamo così degli immobili di questa Regione che è rappresentato, ricordo, da una finanziaria che arriverà a breve e che comporterà delle scelte molto importanti.
E quando si fanno scelte molto importanti nel bilancio bisogna avere da parte, in questo caso, della maggioranza il controllo al dettaglio di questa struttura e questi due e tre accorgimenti che vengono messi in questa proposta di legge ci consentiranno di avere il controllo della struttura sanitaria. Questo contiene in sintesi il provvedimento. Perché non lo dico io, non lo dicono i colleghi della maggioranza ma tutti i cittadini che ci scrivono per rappresentare il fatto, nel caso specifico, che una visita prenotata da cinque mesi è stata rinviata nel giro di un'ora al 4 febbraio 2015.
Oppure sono le associazioni che dicono che servirebbe un registro per la sclerosi multipla e le patologie croniche, o rafforzare l'assistenza domiciliare per evitare di portare le persone nei presidii ospedalieri. O, ancora, il personale onesto delle ASL, che è la stragrande maggioranza, ci dice di valorizzare le risorse e le competenze che già ci sono ed evitare di coltivare le ASL come se fossero il giardino della nostra casa. Parola d'ordine dovrà essere: meritocrazia.
Questa sfida non è vostra perché, se vogliamo parlare di noi e voi, voi nell'altro mandato l'avete fallita. Adesso questo sfida è nostra, e applicare la meritocrazia nelle aziende è una sfida molto ardua, cercare di non fare liste di proscrizione di chi è schierato con una parte o l'altra; mi riferisco a un insieme di azioni che i colleghi consiglieri conoscono nel dettaglio e possono elencarvi come, per esempio, eliminare le strutture semplici in mano a determinati soggetti, non rinnovarle, fare delle promozioni, in definitiva un insieme di atti che in questi mesi abbiamo giocoforza imparato a conoscere. Questa è la sfida importante di questa classe dirigente.
Entrando nel dettaglio della proposta di legge, io credo che la più grande innovazione sia quella relativa all'AREU, che ci consentirà di risparmiare delle risorse, ci consentirà anche di essere organizzati e di poter salvare magari una vita umana, che è molto, ma molto importante. E ve lo dice uno che quando è arrivata la prima proposta relativa all'AREU era molto scettico sull'ipotesi di costituire un'altra azienda, per il rischio di moltiplicare centri di potere e via dicendo.
Però, al nocciolo della questione, mi ripeto e vado alla conclusione, c'è la questione che l'Assessorato regionale della sanità deve programmare e controllare, e questo è un compito che interessa i sardi assolutamente, controllare e programmare, ed eliminare queste repubbliche indipendenti che hanno fatto tutto quello che volevano. In campagna elettorale, e chiedo scusa anche al collega Pittalis, perché era il competitore più forte del mio collegio, quindi non potendo indicare colui che non sarebbe stato eletto, dovevo indicare chi sapevo che sarebbe stato eletto, ho utilizzato il nome di Pietro per lanciare una provocazione relativa alle ASL.
Il problema, caro Pietro, è quello di dare forza all'Assessore ed evitare che sul territorio si creino situazioni che non si riesce più a controllare, a prescindere dal ruolo del politico, perché poi alla fine la macchina diventa talmente incontrollabile che il burocrate di turno fa quello che vuole.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Pietro Cocco. Ne ha facoltà.
COCCO PIETRO (PD). Presidente, oggi discutiamo su una proposta di legge che parla di riforma del sistema sanitario regionale, e lo dico a voce alta "di riforma del sistema sanitario regionale". Io ho ascoltato gli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto e devo dire che, per certi versi, alcuni erano equilibrati, altri dettati più dall'appartenenza e dal pregiudizio piuttosto che da un'analisi obiettiva delle cose. Perché, attenzione, mentre su questa riforma o, come alcuni di voi dicono, presunta tale, si può dire tutto e il contrario di tutto e si possono avere idee e opinioni, si può dibattere a lungo, ma non ci sono prove di alcun tipo che questo funzioni o non funzioni, invece, questo ragionamento non può essere fatto per quanto riguarda il risultato, a seguito del quale oggi noi facciamo questa proposta di legge, che è quello dell'emersione di un disavanzo "feroce": 400 milioni di euro.
È su questo che stiamo ragionando, ed è su questo che stiamo intervenendo, 400 milioni di euro è il disavanzo che noi abbiamo ereditato dalla gestione del centrodestra; centrodestra che ha finito di amministrare questa Regione sette, otto mesi fa, quest'anno, e che oggi si permette di tirare fuori ogni piccola questione per dire che il sistema, così come noi lo stiamo pensando, non funzionerà. E chi lo sa! può essere pure che sarà così, ma questo noi non lo sappiamo ancora, di certo sappiamo che in questi cinque anni di amministrazione del centrodestra il risultato che abbiamo ottenuto è quello di cui oggi stiamo parlando: un disavanzo enorme, 3 miliardi e 300 milioni di euro il costo della sanità in Sardegna, contro 2 miliardi e 850 milioni di euro che è il tetto entro il quale la spesa avrebbe dovuto essere contenuta.
Allora, vedete, le cose possono essere viste da diverse angolazioni, però questo non è un punto di vista, questa è la realtà sulla quale noi stiamo discutendo. Ed è per questo che noi abbiamo presentato una proposta di legge chiamata appunto "Norme urgenti per la riforma del sistema sanitario regionale". L'urgenza naturalmente è data dalle cose che ho appena detto e dalla necessità di migliorare il servizio nei confronti dei cittadini.
Un'altra cosa che può essere detta con certezza, perché è sotto gli occhi di tutti, è che la spesa non solo è aumentata con le cifre di cui ho parlato, ma non sono migliorati i servizi per i cittadini, in nessun luogo del territorio della Sardegna, e complessivamente non si può dire che la politica regionale degli ultimi cinque anni sia stata una politica in grado di reggere l'urto delle cose che cambiavano, della richiesta da parte dei cittadini, della necessità di fare in modo che le periferie fossero servite e funzionanti per quanto riguarda la sanità nel suo complesso, le performance non hanno certo dato punti di forza al processo.
Per questo interveniamo, avviando un processo di riforma attraverso disposizioni urgenti, punto primo, per ridurre il disavanzo della spesa regionale sanitaria attraverso la Centrale di committenza, l'aggregazione dei fabbisogni, la necessità di mettere mano a una centralizzazione della spesa evitando che ci siano costi differenti in luoghi della Regione da nord a sud, da est a ovest. Noi dobbiamo centralizzare, perché se vuoi contenere la spesa devi trovare il modo di farlo, e lo strumento della Centrale di committenza è uno strumento che abbiamo messo in piedi in legge per cercare di dire che possiamo risparmiare, e possiamo risparmiare parecchio senza per questo però penalizzare il servizio nei confronti dei cittadini.
Punto secondo, per avviare il miglioramento dei servizi attraverso il rafforzamento delle attività territoriali, la razionalizzazione della rete ospedaliera, le case della salute, gli Ospedali di Comunità, questo abbiamo scritto in legge, per cui non una riformina. Noi abbiamo grandi ambizioni e le vogliamo costruire piano piano, consapevoli che non abbiamo la verità in tasca e che siamo aperti doverosamente alle osservazioni e alle proposte che provengono da altre parti di questo Consiglio regionale, dalla società, perché le cose si costruiscono in questo modo, senza essere ottusi e consapevoli del fatto che abbiamo bisogno tutti dell'apporto degli altri, perché ognuno rappresenta una parte della società e ognuno di noi, ogni raggruppamento, rappresenta un pezzo che vuole essere partecipe nella crescita della società, in questo caso nell'ambito dei servizi sanitari e dei servizi sociali.
Punto terzo, per adeguare l'assetto istituzionale e organizzativo, così come sancito dalla legislazione vigente, che tenga conto della riforma degli enti locali nazionali cui si sta mettendo mano, e si sta mettendo mano anche a quella regionale, perché noi abbiamo scritto che ridurremo il numero delle aziende territoriali regionali sanitarie sulla base del disegno che costruiremo con la riforma degli enti locali in Sardegna.
Noi stiamo lavorando su questo, questo è un periodo nel quale, se saremo capaci di spingere sul processo delle riforme, dare un'accelerata importante alle cose, si faranno riforme importanti nel campo della sanità, nel campo della riforma della Regione, nel campo della riforma degli enti locali, dell'Ente foreste, delle strutture complessive, perché c'è bisogno di questo, e bisogna farlo; bisogna farlo consapevoli che, lo dico ancora una volta, le forze reazionarie sono sempre presenti a cercare di ostacolare i processi innovativi di cambiamento, questo è nelle cose, la storia lo racconta, è così, i processi, qualsiasi essi siano, grandi o piccoli, sono sempre oggetto di freno da parte di qualcuno e di qualcosa, che ha interesse a difendere gli interessi particolari piuttosto che le possibilità di crescita e di sviluppo.
La riforma degli enti locali della Regione autonoma della Sardegna è un punto importante perché noi aboliremo le province, a differenza di quello che altri dicono e che non hanno fatto pur avendo avuto questa possibilità, perché si è governato negli anni passati, il centrodestra lo ha fatto, e le province non le ha cancellate. Anche questa non è una discussione opinabile, è un dato di fatto, è certificato, voi del centrodestra avete insediato i commissari, però di fatto non avete cancellato le province, avete delegittimato, non potendolo fare probabilmente, gli organi eletti in maniera democratica, e se questo era funzionale alla cancellazione delle province nulla ha da dire, ma serviva soltanto a commissariare, ed è la stessa cosa per la quale voi avete presentato un progetto di legge sulla riforma sanitaria, soltanto per commissariare.
Lo avete detto voi e lo ribadisco io, se avessimo voluto semplicemente commissariare lo avremmo potuto fare con strumenti molto più semplici di questo, invece abbiamo presentato un progetto di legge alla luce del sole, che ha fatto il suo iter in Commissione, che avrà in questa sede i suoi emendamenti di maggioranza e di opposizione, della Giunta, dei consiglieri, di coloro che vogliono contribuire a migliorare questo testo. Noi di questo stiamo parlando e questo stiamo facendo. E siccome gli enti provinciali saranno sostituiti da altri organi, diciamo così, che devono essere ancora costruiti nella riforma che tenga conto del variegato mondo che cambia, ovvero della città metropolitana di Cagliari, dell'area che sarà costruita, e siccome saranno in piedi possibilità importanti date dalle risorse che provengono dall'Unione Europea, che provengono dallo Stato, noi dobbiamo costruire i cittadini di serie A a Cagliari ma, allo stesso tempo, non dobbiamo costruire cittadini di serie B negli altri luoghi della Sardegna, e bisognerà creare enti che rappresentano i comuni, che rappresentano l'interfaccia con la Regione, in grado di reggere le sfide importanti che verranno da qui a poco tempo.
E così le Aziende sanitarie regionali, dovranno essere equiparate alle strutture organizzative e territoriali che emergeranno, ed è questa la ragione per cui non abbiamo disposto adesso nella proposta di legge i loro numero (quattro, sei, o le attuali otto), abbiamo detto che diminuiranno e diminuiranno sulla base della riorganizzazione complessiva dell'assetto istituzionale, e del punto tre, di cui ho parlato in questo momento.
Altra questione, punto quarto, lavoriamo per riorganizzare il sistema dell'emergenza-urgenza. Sull'AREU ritengo, al di là degli acronimi (anch'io concordo sul fatto che facciano sorridere, e che si creino delle volte delle cose non molto simpatiche), che per distinguerla dall'analoga azienda della Lombardia, sulla falsariga dell'ARPA che per noi è ARPAS, per dire che è un'azienda regionale sarda, con un emendamento potremmo modificarlo da AREU in AREUS, questo potrebbe essere fatto.
La sostanza comunque qual è? Parliamo di un 118 unico regionale che prenda spunto dalla storia del 118, costituito nel 1999, 15 anni di storia, con due distretti, nord e sud della Sardegna, che ha fatto moltissimo per la nostra Isola e per la sua gente, ma che ha mostrato anche dei limiti che devono essere compensati con le proposte. Anche su questo dobbiamo imparare dagli errori che sono stati commessi, che non potevamo prevedere nel 1999, ma che oggi conosciamo insieme ai limiti che ne sono derivati. Magari si tratta di mettere in piedi protocolli uguali dappertutto, da Nord a Sud della Sardegna, ambulanze uguali dappertutto rispetto agli interventi che devono essere eseguiti, così come reti ospedaliere e ospedali, in grado di accogliere pazienti, che non abbiano protocolli differenti di intervento da un luogo all'altro dell'Isola, perché questo sarebbe a danno dei cittadini.
Altra cosa che l'AREU prevede, o l'AREUS, è l'istituzione del servizio di elisoccorso, un servizio di cui si parla da sempre e che non è mai stato istituito; noi siamo una delle poche Regioni in Italia che non ha il sistema di intervento di elisoccorso. Lo vogliamo fare, lo vogliamo mettere in piedi, e dimostreremo che istituendo il servizio di AREU, di emergenza urgenza, così come lo stiamo costruendo, risparmieremo parecchi milioni di euro. Questo è l'obiettivo che noi abbiamo, questa è la storia della proposta di legge, non una "propostina" da niente, ma una proposta importante che guarda al futuro della Sardegna e soprattutto ai cittadini, perché quando si parla di salute, si parla soprattutto di cittadini che hanno bisogno di essere tutelati da coloro che hanno il compito di farlo, e noi questo compito lo dobbiamo svolgere fino in fondo. Questo è l'obiettivo di questa proposta di legge.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Pietro Pittalis. Ne ha facoltà.
PITTALIS PIETRO (FI). Presidente, io noto una contraddizione di fondo, ma non solo, per le prese di posizione da parte di settori della maggioranza che hanno pubblicamente espresso in Commissione, e sui mezzi di informazione, l'astensione, o comunque la presa di distanza rispetto al testo in esame. Non è su questo punto che mi interessa però portare l'attenzione, perché sembra che tutto vada bene e che le osservazioni fatte dall'opposizione siano, per così dire, un pretesto campato in aria, giusto per contrapporsi. La questione non è così, non è neanche così a sentire da ultimo il presidente del Gruppo del Partito Democratico e altri esponenti del suo Gruppo che invece, con il senso della prudenza, ci hanno detto che questa non è una riforma, al di là del titolo pomposo, è un primo passo.
Il presidente del Gruppo invece ci dice che questa è una riforma, e io capisco anche l'imbarazzo, perché si tenta di accreditare come riforma ciò che nei fatti non è riforma solo per cogliere un obiettivo, che anche questo pomeriggio è stato messo in evidenza, cioè l'obiettivo principale è quello del commissariamento. Penso che non fosse questa l'intenzione, e io devo riconoscerlo, di alcuni consiglieri della maggioranza, da parte di questi colleghi c'è un tentativo serio e onesto di mettere mano al sistema sanitario per fare una riforma seria; però possiamo dirci che questo non è l'orientamento prevalente che abbiamo colto nella maggioranza.
Avete tentato di istruire un provvedimento sull'endometriosi, mi viene difficile anche pronunciarlo, convocando la Commissione alle ore 24, cioè in notturna, perché tanta era la fretta su questo problema, ma la consapevolezza e il senso di responsabilità di alcuni ha voluto che non si mescolasse il progetto di dare commissari alle Aziende sanitarie locali con un provvedimento di questa levatura, portando a mo' di pretesto l'endometriosi. Ma avete insistito su un altro versante portando un'ipotesi di lavoro, che sarebbe bene chiamare come un'ipotesi di lavoro sulla sanità, che, per la verità, lascia irrisolti tutti i problemi.
Assessore Arru, siccome la conosco e lei sa la stima che ho per lei sul piano personale e professionale, io penso che, anche da buon nuorese qual è, lei abbia la lungimiranza di presentarsi con un biglietto da visita, perché lei non è un Assessore che deve rimanere in Giunta per qualche mese, sicuramente si sarà posto in una prospettiva di legislatura (non penso infatti che l'avvento di Soru comporti tutti gli stravolgimenti di cui si legge in qualche organo di stampa), e quindi io penso che lei giustamente avesse, anche avendone la responsabilità politica, sicuramente l'idea di come indicare alla maggioranza un percorso per una ridefinizione del complesso sistema della sanità sarda.
Vedo, però, che partite con il passo sbagliato, perché nel testo come esitato dalla Commissione non vedo queste indicazioni, se si eccettua la creazione della Centrale unica di acquisti o, come è stata chiamata, la Centrale regionale di committenza; e spero non siano presentati emendamenti per sopprimere l'unica disposizione di questo provvedimento che io salvo, così come è congegnato, ma spero anche che non arrivino emendamenti volti a creare altre realtà che annacquino l'unica cosa sensata che è presente all'interno di questo provvedimento.
Onorevole Desini, che è sempre esente dai problemi della sanità, ma forse c'è qualcuno che gli ha fatto bene la lezione, dovrebbe ascoltare come anche io ho ascoltato senza puntare il dito nei confronti di qualcuno, avendo anche la ragione per farlo. Ma non è questo il caso e preferisco l'opzione scelta dall'onorevole Arbau: voglio confrontarmi sul contenuto di un qualcosa che a me, per la verità, pare molto, ma molto debole, Assessore, molto, ma molto debole.
Io, in tutta sincerità, se fossi stato un direttore generale mi sarei dimesso già dal mese di aprile, perché nel ragionamento che dobbiamo fare, e che io propongo all'Aula, è palese che la sanità assorbe, drena oltre il 50 per cento delle risorse del bilancio regionale, ed è normale, ed è giusto che ci sia un rapporto tra il soggetto politico, la Giunta, l'Assessore competente e coloro che dovranno gestire i problemi della sanità negli ambiti locali, come mi pare sia giusto, secondo anche un rapporto che sia non soltanto di correttezza amministrativa, e io non ho dubbio questa sia presente e imminente nell'azione di tutti i direttori generali, ma è un'impostazione differente sicuramente rispetto alla precedente; solo per questo!
E, allora, se voi aveste portato un provvedimento per stabilire con una norma di legge che i direttori generali decadevano, o per il commissariamento, noi non l'avremmo ostacolato, ma già dal mese di aprile, oggi avremmo potuto parlare di sanità seriamente, senza invece quell'ombra che avete voluto a tutti i costi creare sull'esame di questo provvedimento o di quello che avete annunciato che la Giunta presenterà fra 120 giorni. Assessore, anche qui state seguendo questa moda renziana degli annunci ma spero che non finisca alla Renzi, cioè che prima illudete e poi deludete. E' quanto avete fatto in Giunta qualche ora fa nominando il commissario dell'Ente foreste, mentre in Consiglio regionale si lavorava per risolvere il problema esaminando il vostro disegno di legge. Raccordatevi, forse è meglio!
Però con questo provvedimento altro che diminuire le ASL! Questo io voglio ricordarlo. Colleghi, qui si sta creando una nuova azienda sanitaria, un nuovo direttore generale, un nuovo direttore sanitario, un nuovo direttore amministrativo. Dov'è il contenimento dei costi, Assessore? Dove è la riduzione dei costi? Questo è il problema. Io spero che da parte della maggioranza, perché credo anche nella intelligenza e nella buona fede di alcuni consiglieri della maggioranza, ci sia davvero quella proposta di stravolgere integralmente, come noi proporremo, quel testo perché così come è davvero aumenta il disavanzo. Altro che 400 milioni, ammesso che siano corretti i dati riferiti, perchè il disavanzo è il frutto di altre gestioni del passato, perché ogni esercizio si porta poi il disavanzo…
PRESIDENTE. Onorevole Pittalis, il tempo a sua disposizione è terminato.
Poiché nessun altro è iscritto a parlare, per la Giunta, ha facoltà di parlare l'Assessore dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale.
ARRU LUIGI, Assessore tecnico dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale.Presidente, onorevoli, la Giunta esprime un parere favorevole sulla proposta di legge. È una piccola legge, è una grande legge? Io cercherò di essere molto pratico. Tra i principi generali definiti all'articolo 1 io ritengo fondamentale il punto a) "garantire la tutela della salute come diritto fondamentale dell'individuo e interesse della collettività". È il punto che io ritengo fondamentale perché, al di là della situazione contingente locale, noi stiamo vivendo un momento in cui l'articolo 32 della Costituzione rischia di essere messo in discussione da una importante crisi, dal fatto che, come avete detto voi, la popolazione invecchia e si sta modificando la densità demografica.
Dovremo affrontare queste problematiche e pensare che l'invecchiamento non è una problematica ma dovrà essere una ricchezza. Voi vi chiederete pertanto se c'è in questa proposta di legge un qualcosa che ci permetta di modificare un trend che vede l'aumento della spesa e del disavanzo. I punti fondamentali che vengono elencati a mio parere rimarcano la filosofia di questo disegno, ma vediamo i punti fondamentali.
Sicuramente è importante la Centrale di committenza che, come qualcuno ha detto, già nel 2000 era stata istituita, ma si tratta di farla funzionare perché, come dimostrano le esperienze di Regioni vicine a noi, facendola funzionare con il personale debitamente formato e aggregato si arriva al 5,20 per cento di risparmio e quindi questa è una parte sicuramente molto importante.
AREU: l'Azienda regionale di emergenza e urgenza è diventata un po' un problema. Stiamo diminuendo o aumentando gli istituti? Il dipartimento interaziendale esiste già adesso, le due centrali operative con il collegio delle ASL esistono già adesso, ma il sistema funziona correttamente? Necessitava di una manutenzione dal 1998? Io penso di sì. Nei tempi di accesso a quella che viene definita la golden hour, l'ora d'oro, per patologie emergenti gravi come l'infarto del miocardio o patologie infettive acute, noi della Sardegna abbiamo delle zone d'ombra.
Allora perché la centralizzazione? Perché abbiamo necessità di un modello omogeneo che superi molte delle criticità che nascono dal fatto che non c'è una preparazione comune, non si utilizzano materiali comuni, non si arriva con protocolli condivisi, non si interagisce in maniera positiva con le aziende. Allora il sistema di emergenza e urgenza, che anche nel Patto della salute viene citato come il punto fondamentale, deve essere un pilastro della riforma, altroché, è un punto fondamentale che ci permetterà anche di allinearci all'Europa perché l'AREU non tratta solo l'emergenza e urgenza, tratta anche i trasporti secondari.
Un paziente grave, nel sistema della rete ospedaliera che vede il meccanismo dell'hub and spoke funzionare, potrà essere portato dall'ospedale a minore specialità a quello a più alta specialità. L'AREU è stata approvata per il sistema del trasporto degli organi,. Quindi esistono delle opportunità, come la creazione del numero di urgenza unico per tutti i sistemi, un qualcosa che va al di là dell'idea che noi abbiamo del sistema emergenza e urgenza. Quindi ci può essere un costo apparente per la creazione di organi gestionali (il direttore generale, i revisori e i collegi dei revisori dei conti), ma noi pensiamo che possa offrire un'opportunità di rendere omogeneo e garantire in maniera uniforme in tutta la Sardegna un sistema di emergenza e urgenza e una garanzia.
Non ho tempo per citare le criticità, osservare per esempio in che tempi (e il dato va confrontato con quello delle altre Regioni), la chiamata al 118 porta al Pronto Soccorso; Pronto Soccorso che dovrà essere riformato nella rete ospedaliera per mancanza di OBI, cioè i servizi di Osservazione Breve degli ospedali.
L'altro punto fondamentale che io vorrei rimarcare, al di là del dare l'opportunità ai territori e alle associazioni dei cittadini, cittadini competenti, è il ruolo un po' sottovalutato, non abbiamo inventato niente di particolare, ma non funzionavano, delle Case della salute e dell'Ospedale della comunità, e se andiamo a vedere l'articolato dove si parla di "appropriatezza delle prestazioni", voi direte: "Stai scoprendo l'acqua calda!". Allora vi chiedo come mai gli Stati Uniti, nazione altamente tecnologica, che spende circa il 16 per cento del prodotto interno lordo, abbia deciso di avviare una riforma interessando il personale, facendo una scelta che si chiama choosing wisely (scegliere saggiamente), chiedendo a tutte le organizzazioni dei professionisti e dei cittadini di scegliere delle prestazioni che per apporto costo, efficacia e sicurezza - non dimentichiamoci l'altro concetto fondamentale: la sicurezza delle cure - permettano di garantire il diritto alla salute riducendo i costi.
In Italia questo termine è stato tradotto, e io non approvo, con l'espressione slow medicine, una medicina più lenta, una medicina che dia opportunità. Allora, in riferimento alla Casa della salute emerge un primo punto, su cui noi poi potremmo anche fare delle osservazioni, e cioè la necessità di valorizzare il territorio in ragione del discorso, che è stato fatto, sull'invecchiamento della popolazione. La popolazione ha necessità di una vicinanza dei servizi e non vede la risposta unicamente nell'ospedale. L'ospedale è per acuti, deve ritornare al suo ruolo fondamentale. Se verifichiamo gli accessi nei Pronto Soccorso possiamo constatare che la percentuale di codici bianchi è elevata perché i cittadini non vedono una alternativa fisica all'ospedale. La Casa della salute, con équipe multidisciplinari, ha la funzione e lo scopo di creare una continuità.
Tutti questi strumenti, che considerati singolarmente possono essere insignificanti, hanno un significato se vengono visti nella circolarità e circolarità vuol dire che partiamo dalla prevenzione, dalla promozione della salute, che sarà fondamentale, dal contrasto alla cronicità, alla multi patologia - questo sarà il punto fondamentale - e questo non dovrà essere fatto in ospedale, dovrà essere fatto rinforzando i dipartimenti di igiene, di prevenzione, ma facendo svolgere un ruolo fondamentale ai medici di famiglia nelle forme che sono previste anche nel Patto della salute, come l'aggregazione funzionale e territoriale o l'unità di cure primarie.
L'Ospedale di comunità. Sull'Ospedale di comunità ci si è chiesti se è un ospedale di serie B. Chi verifica la situazione attuale della sanità ospedaliera in Sardegna, constata che molti ricoveri nei diversi reparti sono inappropriati ma alcuni pazienti trovano purtroppo la risposta a patologie non acute esclusivamente in ospedale. C'è la necessità di garantire a chi non ha recuperato la piena funzionalità una struttura intermedia. Le cure intermedie sono state sviluppate in altre Regioni d'Italia, e anche in questo caso sono costretto a citare gli Stati Uniti.
Gli Stati Uniti stanno creando, dopo averli disattesi per anni, i sistemi di cure primarie multidisciplinari, perché non si può reggere un sistema esclusivamente per acuti che è destinato a crescere in maniera continua. Quindi noi dobbiamo da un lato garantire il ruolo degli ospedali modificando la rete ospedaliera, allo stesso tempo non si può modificare la rete ospedaliera se non c'è una seria e valida alternativa nel territorio; e questa alternativa è costituita sicuramente dalle Case della salute dotate di équipe multidisciplinari, multiprofessionali, che devono essere valorizzate, dal sistema di emergenza e urgenza e anche dall'ospedale di comunità.
Questo è un modello interessante perché permette la vicinanza al territorio, alle comunità e la cui gestione può essere affidata al medico di famiglia; abbiamo quindi una valorizzazione del medico di famiglia e un tipo di assistenza che è meno intensiva rispetto alle forme dell'ospedale per acuti. Per modificare il trend della spesa farmaceutica non occorre un editto ex cathedra in cui si dice: "Tu non devi utilizzare questo", ma essere consapevoli che della risorsa che voi avete citato, 112 miliardi, 30 miliardi sono spesi per il personale.
Il personale è una risorsa importantissima, bisogna educarlo, formarlo continuamente. E' stato citato il concetto della resilienza in quest'Aula, uno dei punti fondamentali nella formazione del personale è sicuramente l'umanizzazione, è sicuramente lo sviluppo delle abilità non tecniche. Le principali cause di errore nei sistemi complessi, compreso il sistema sanitario, analizzate e monitorate in maniera costante, sono date dalla carenza delle abilità non tecniche. Abilità non tecniche vuol dire imparare a lavorare assieme, vuol dire curare dando continuità, dando integrazione, ospedale e territorio, "facendo circolarità", non esistono ricette magiche.
Anche per i sistemi che noi abbiamo mutuato, per esempio dall'Inghilterra, da cui abbiamo preso il modello della "833", alla fine si è scoperto che dare continuità e integrazione è ciò che garantisce il risparmio perché c'è condivisione di protocolli, non c'è spesa indotta nella spesa farmaceutica seguendo l'ultimo farmaco. Perché non è un problema esclusivamente di costi, ma è un problema, che dovremo affrontare, di uso inappropriato di antibiotici, e questo nasce perché non condividiamo e non abbiamo condiviso.
Quindi questa proposta di legge potrà non essere sicuramente la migliore, ci si potrà mettere mano, necessita sicuramente di alcuni accorgimenti ma inizia a dare una risposta che è finalizzata alla valorizzazione del cittadino, alla relazione con gli operatori, con una forte rivalutazione del territorio, a mio parere, e dei medici di famiglia, il medico di continuità assistenziale o guardia medica, il pediatra di base; e, inoltre, inizia a valorizzare altre figure come gli infermieri e i tecnici di fisioterapia.
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione generale e ricordo che, come da accordo assunto in conferenza dei Presidenti di Gruppo è possibile presentare degli emendamenti sino alle ore 19.
Metto in votazione il passaggio all'esame degli articoli.
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale con procedimento elettronico del passaggio all'esame degli articoli.
(Segue la votazione)
Prendo atto che il consigliere Dedoni ha votato contro.
Rispondono sì i consiglieri: Agus - Anedda - Arbau - Azara - Busia - Cherchi Augusto - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Collu - Comandini - Cozzolino - Deriu - Desini - Forma - Lai - Ledda - Manca Gavino - Manca Pier Mario - Meloni - Moriconi - Perra - Pinna Rossella - Piscedda - Pizzuto - Ruggeri - Sabatini - Sale - Solinas Antonio - Tendas - Usula - Zedda Paolo.
Rispondono no i consiglieri: Carta - Cherchi Oscar - Cossa - Crisponi - Dedoni - Fenu - Floris - Locci - Oppi - Orru' - Peru - Pinna Giuseppino - Pittalis - Randazzo - Rubiu - Solinas Christian - Tedde - Tocco - Truzzu - Zedda Alessandra.
Si è astenuto il Presidente Ganau.
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:
presenti 52
votanti 51
astenuti 1
maggioranza 26
favorevoli 31
contrari 20
(Il Consiglio approva).
Sospendo la seduta e convoco la Conferenza dei Presidenti di Gruppo.
(La seduta, sospesa alle ore 18 e 33, viene ripresa alle ore 19 e 45.)
PRESIDENTE. Comunico al Consiglio che nella prossima seduta proseguirà l'esame della proposta di legge numero 71, mentre la Giunta ha dato comunicazione che provvederà al ritiro del disegno di legge numero 99. Domani alle ore 11 è convocata la sesta Commissione per l'esame degli emendamenti. Il Consiglio è riconvocato alle ore 15 e 30 di mercoledì 29 ottobre.
La seduta è tolta alle ore 19 e 46.