Seduta n.109 del 17/06/2015 

CIX Seduta

Mercoledì 17 giugno 2015

Presidenza del Vicepresidente Eugenio LAI

indi

del Presidente Ganau

La seduta è aperta alle ore 10 e 42.

FORMA DANIELA, Segretaria, dà lettura del processo verbale della seduta del 13 maggio 2015 (105), che è approvato.

Congedo

PRESIDENTE. Comunico che il consigliere regionale Gavino Sale ha chiesto congedo per la seduta del 17 giugno 2015.

Poiché non vi sono opposizioni, il congedo si intende accordato.

Annunzio di interrogazione

PRESIDENTE. Si dia annunzio dell'interrogazione pervenuta alla Presidenza.

FORMA DANIELA, Segretaria:

"Interrogazione Manca Pier Mario - Cherchi Augusto - Unali - Busia - Desini, con richiesta di risposta scritta, sull'attivazione delle pratiche equivalenti (PSR 2014/2020)." (423)

Discussione e approvazione della mozione Anedda - Unali su Equitalia "stabilizzazione delle imprese e tutela dei lavoratori" (35)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione numero 35.

(Si riporta di seguito il testo della mozione:

Mozione Anedda - Unali su Equitalia "stabilizzazione delle imprese e tutela dei lavoratori".

IL CONSIGLIO REGIONALE

PREMESSO che:

- la crisi economica esplosa nel 2007 si è manifestata in Sardegna con un'intensità superiore a quella, seppure gravissima, che pesa su altre regioni del nostro paese; la cancellazione delle industrie di prima trasformazione e i dati che riguardano la disoccupazione rappresentano solo la parte più evidente della congiuntura negativa che ci ha colpito;

- gli accenni di ripresa dell'economia italiana riportati dai media e dagli enti di ricerca preposti non riguardano, purtroppo, ancora la Sardegna;

- per coinvolgere nella ripresa anche la nostra Regione avremmo bisogno di una mobilitazione generale delle risorse materiali e umane, del coinvolgimento dei vari comparti economici e, in particolare, di quello delle piccole e medie imprese che sono sempre state la spina dorsale della nostra economia;

CONSIDERATO che:

- tutti settori della piccola impresa, industria, agricoltura, artigianato, servizi, hanno subito effetti devastanti come dimostra l'entità dei fallimenti, dell'abbandono delle attività e del licenziamento degli addetti;

- a determinare questi risultati non è stata solo la virulenza della crisi, ma anche la fragilità della nostra struttura produttiva per la carenza di quei fattori immateriali che rendono competitiva una economia;

- in questo quadro è cresciuto in proporzioni abnormi il numero di aziende che hanno un contenzioso aperto con il fisco e che, di conseguenza, conducono una vita stentata e in continua lotta per la sopravivenza;

- per le aziende ammesse alla rateizzazione il costo aggiuntivo del debito pregresso incide sulla possibilità di adempiere alle obbligazioni correnti col risultato che, spesso, il corrente non pagato passa a ruolo ingenerando un contenzioso difficile da interrompere;

- le aziende soggette a contenzioso perdono la così detta "regolarità" e - di conseguenza - viene loro negato l'accesso al credito, viene negata la possibilità di riscuotere i crediti della pubblica amministrazione anche per i lavori svolti in precedenza, viene inibita la partecipazione alle gare e negato il diritto di utilizzare agevolazioni fiscali e/o contributive;

- sul moltiplicarsi dei contenziosi ha pesato non poco un sistema fiscale non solo oneroso, ma anche incapace di rapportarsi alla situazione, al punto da apparire insensibile, esoso e ostile anche alla massa dei contribuenti onesti, a quelli che non hanno mai pensato di ricorrere all'evasione;

- inoltre il carico fiscale degli inadempienti può lievitare nel tempo, a causa delle more, fino a raggiungere due o tre volte la cifra non pagata;

- oltre le more occorre conteggiare il diritto di riscossione che Equitalia si attribuisce e che è pari al 9 per cento;

- l'Agenzia delle entrate ha un budget da rispettare e, pressata dall'esigenza di raggiungere gli obiettivi e da quella di realizzare incassi, concentra gli accertamenti sul ventre molle dei contribuenti noti al fisco, trascurando sia gli evasori sia i contribuenti più attrezzati che possono avvalersi, per difendersi, di una schiera di professionisti, commercialisti, fiscalisti ed avvocati;

- la fisionomia di un fisco che infierisce sui più deboli e di un sistema complessivamente ingiusto si ricava anche da altri elementi:

1) una parte notevole delle sanzioni deriva da irregolarità formali, spesso risibili, ma che hanno comunque il potere di accendere il contenzioso e di inserire il contribuente nel girone infernale delle more e delle sanzioni;

2) il debitore può fare ricorso contro l'accertamento, ma se vuole ricorrere deve pagare una marca tributaria che varia dai 250 ai 1.500 euro;

3) ad esaminare il ricorso non è un giudice al di sopra delle parti in causa, ma un giudice nominato dalla stessa amministrazione finanziaria nazionale;

4) le leggi consentono ad Equitalia di attivare procedure restrittive sulle proprietà immobiliari del debitore, sui suoi conti bancari e sui crediti che deve riscuotere;

- se l'ispezione riscontra irregolarità il contribuente viene invitato ad aderire al risultato dell'accertamento e, se non aderisce, il 50 per cento della cifra che gli contestano viene immediatamente iscritta a ruolo,

impegna la l'Assessore regionale della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio

1) a intervenire immediatamente per ottenere una modifica del provvedimento, già in essere, che consente alle aziende sottoposte a contenzioso di rateizzare sino a centoventi mesi, a tasso legale, il debito accumulato e di usufruire, in caso di grave difficoltà, di un periodo sospensione dei pagamenti pari a otto mesi, spostando nel tempo le rate scadute; la modifica del provvedimento potrebbe consistere nel portare a tre anni il periodo di moratoria concessa e di autorizzare, nel contempo, il contribuente ad entrare e uscire dalla moratoria a seconda delle sue disponibilità; questo provvedimento libererebbe il contribuente dall'incubo di essere escluso dal beneficio della rateizzazione alla prima rata non corrisposta e otterrebbe l'effetto pratico di salvare moltissime aziende dalla chiusura;

2) ad intervenire affinché il carico delle procedure burocratiche e dei controlli a carico delle aziende da parte della pletora degli enti preposti venga razionalizzato e snellito; attualmente sono autorizzate a fare incursioni nelle aziende ed a emettere sanzioni l'Agenzia delle entrate, la Guardia di finanza, l'INPS, l'INAIL, l'ispettorato del lavoro, i NOE e i NAS dei Carabinieri, i vari uffici del comune, la Forestale, la Capitaneria, Abbanoa e - fino a ieri - anche i vari uffici della provincia; in pratica in una piccola azienda gran parte del tempo del titolare e dei suoi principali collaboratori viene sottratto alla produzione e alla cura del cliente per essere assorbito dalle pratiche burocratiche e dall'onere di dover rispondere agli incaricati delle tante ispezioni; ferma restando l'esigenza di condurre una lotta serrata all'evasione fiscale e alle violazione della legge si ritiene che, accelerando l'informatizzazione delle pratiche e caricando l'onere delle ispezioni su una sola struttura specializzata, sia possibile risparmiare risorse pubbliche e liberare le aziende da un gravame insostenibile;

3) a considerare con attenzione quanto il sistema fiscale e certa applicazione dei vari meccanismi di controllo incidano sulla vita delle aziende e, in generale, sull'andamento della nostra economia; a indagare se determinati atteggiamenti di sfiducia nello Stato presenti anche fra i piccoli imprenditori non dipendano anche da come, talvolta, le strutture dello Stato si propongono al cittadino;

4) a valutare se non sia il caso di studiare per la Sardegna una organizzazione diversa del sistema fiscale con la creazione, per esempio, di una agenzia regionale per gli accertamenti e di una agenzia regionale per le riscossioni al posto di Equitalia. (35)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione. Uno dei presentatori della mozione ha facoltà di illustrarla.

ANEDDA FABRIZIO (Gruppo Misto). Intanto ringrazio il presidente Ganau e i colleghi Capigruppo per avermi dato l'opportunità di portare oggi in aula l'argomento Equitalia, Equitalia, ente di riscossione dei debiti contratti con l'erario. La difficoltà di accesso al credito in discussione ieri con la legge di riordino dei confidi ha causato un grosso indebitamento delle imprese con enti dello Stato, e il perdurare della crisi sta creando serie difficoltà al sistema delle imprese, e quindi la tenuta dell'occupazione. La crisi economica esplosa nel 2007 si è manifestata in Sardegna con un'intensità superiore a quella seppure gravissima che pesa su altre Regioni del nostro Paese. La cancellazione dell'industria di prima trasformazione e i dati che riguardano la disoccupazione rappresentano solo la parte più evidente della congiuntura negativa che ci ha colpito. Gli accenni di ripresa dell'economia italiana riportati dai media e dagli enti di ricerca preposti non riguardano purtroppo ancora la Sardegna. Per coinvolgere nella ripresa anche la nostra Regione avremmo bisogno di una mobilitazione generale delle risorse materiali e umane, del coinvolgimento dei vari comparti economici, e in particolare di quello delle piccole e medie imprese che sono sempre state la spina dorsale della nostra economia. Considerato che tutti i settori della piccola impresa, industria, agricoltura, artigianato, servizi, hanno subito effetti devastanti come dimostra l'entità dei fallimenti, dell'abbandono delle attività e del licenziamento degli addetti. A determinare questi risultati non è stata solo la virulenza della crisi, ma anche la fragilità della nostra struttura produttiva per la carenza di quei fattori materiali che rendono competitiva un'economia. In questo caso è cresciuto in proporzioni abnormi il numero di aziende che hanno un contenzioso aperto con il fisco e che di conseguenza conducono una vita stentata e in continua lotta per la sopravvivenza. Per le aziende ammesse alla rateizzazione, il costo aggiuntivo del debito pregresso incide sulla possibilità di adempiere alle operazioni correnti, col risultato che spesso il corrente non pagato passa al ruolo ingenerando un contenzioso difficile da interrompere. Le aziende soggette a contenzioso perdono la cosiddetta regolarità. Per le aziende ammesse alla rateizzazione il costo aggiuntivo del debito pregresso incide sulla possibilità di adempiere alle obbligazioni correnti, e spesso, sto ripetendo, il corrente non pagato passa al ruolo ingenerando un contenzioso. Le aziende soggette a contenzioso perdono la cosiddetta regolarità e di conseguenza viene loro negato l'accesso al credito, viene negata la possibilità di riscuotere i crediti nella pubblica amministrazione e anche per i lavori svolti in precedenza. Viene inibita la partecipazione alle gare e negato il diritto di utilizzare agevolazioni fiscali e contributive. Quindi le aziende che non sono in regola non hanno diritto a riscuotere neanche i crediti della pubblica amministrazione. Sul moltiplicarsi dei contenziosi ha pesato non poco un sistema fiscale non solo oneroso, ma anche incapace di rapportarsi alla situazione, al punto da apparire insensibile, esoso e ostile anche alla massa dei contribuenti onesti, a quelli che non hanno mai pensato di ricorrere all'evasione. Inoltre il carico fiscale degli inadempimenti può lievitare nel tempo a causa delle more fino a raggiungere due o tre volte la cifra non pagata. Oltre alle more occorre conteggiare il diritto di riscossione che Equitalia si attribuisce e che è pari al 9 per cento. L'agenzia delle entrate ha un budget da rispettare, è pressata dall'esigenza di raggiungere gli obiettivi e da quella di realizzare incassi, concentra gli accertamenti sul ventre molle dei contribuenti noti al fisco, trascurando sia gli evasori sia i contribuenti più attrezzati che possono avvalersi per difendersi di una schiera di professionisti, commercialisti, fiscalisti e avvocati. La fisionomia di un fisco che infierisce sui più deboli di un sistema complessivamente ingiusto si ricava anche da altri elementi. Uno, una parte notevole delle sanzioni deriva dai irregolarità formali, spesso risibili, ma che hanno comunque il potere di accendere il contenzioso e di inserire il contribuente nel girone infernale delle more delle sanzioni. Il debitore può fare ricorso contro l'accertamento, ma se vuole ricorrere deve pagare una marca tributaria che va dai 250 ai 1.500 euro. Ad esaminare il ricorso non è un giudice al di sopra delle parti in causa, ma un giudice nominato dalla stessa amministrazione finanziaria nazionale. Le leggi consentono ad Equitalia di attivare procedure restrittive sulle proprietà immobiliari del debitore, sui suoi conti bancari e sui crediti che deve riscuotere. Se l'ispezione riscontra irregolarità, il contribuente viene invitato ad aderire al risultato dell'accertamento e, se non aderisce, il 50 per cento della cifra che gli contestano viene immediatamente iscritta a ruolo. Si impegna la l'Assessore regionale della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio, che ringrazio della presenza,

1) A intervenire immediatamente per ottenere una modifica del provvedimento, già in essere, che consente alle aziende sottoposte a contenzioso di rateizzare sino a centoventi mesi, a tasso legale, il debito accumulato e di usufruire, in caso di grave difficoltà, di un periodo di sospensione dei pagamenti pari a otto mesi, spostando nel tempo le rate scadute. La modifica del provvedimento che si chiede con questa mozione, potrebbe consistere nel portare a tre anni il periodo di moratoria concessa e di autorizzare, nel contempo, il contribuente ad entrare e uscire dalla moratoria a seconda delle sue disponibilità; questo provvedimento libererebbe il contribuente dall'incubo di essere escluso dal beneficio della rateizzazione alla prima rata non corrisposta e otterrebbe l'effetto pratico di salvare moltissime aziende dalla chiusura. Questo della moratoria esiste per 8 mesi per le aziende, ma in effetti se viene portata a 3 anni dagli una boccata di ossigeno alle imprese, che non ce la fanno.

2) Ad intervenire affinché il carico delle procedure burocratiche e dei controlli a carico delle aziende da parte della pletora degli enti preposti venga razionalizzato e snellito; attualmente sono autorizzate a fare incursioni nelle aziende e a emettere sanzioni l'Agenzia delle entrate, la Guardia di finanza, l'INPS, l'INAIL, l'ispettorato del lavoro, i NOE e i NAS dei Carabinieri, i vari uffici del comune, la Forestale, la Capitaneria, Abbanoa e, fino a ieri, anche i vari uffici della provincia. In pratica in una piccola azienda gran parte del tempo del titolare e dei suoi principali collaboratori viene sottratto alla produzione e alla cura del cliente per essere assorbito dalle pratiche burocratiche e dall'onere di dover rispondere agli incaricati delle tante ispezioni; ferma restando l'esigenza di condurre una lotta serrata all'evasione fiscale e alle violazione della legge, si ritiene che accelerando l'informatizzazione delle pratiche e caricando l'onere delle ispezioni su una sola struttura specializzata, sia possibile risparmiare risorse pubbliche e liberare le aziende da un gravame insostenibile.

3) A considerare con attenzione quanto il sistema fiscale e certa applicazione dei vari meccanismi di controllo incidano sulla vita delle aziende e, in generale, sull'andamento della nostra economia; a indagare se determinati atteggiamenti di sfiducia nello Stato presenti anche fra i piccoli imprenditori non dipendano anche da come, talvolta, le strutture dello Stato si propongono al cittadino.

4) A valutare se non sia il caso di studiare per la Sardegna una organizzazione diversa del sistema fiscale con la creazione, per esempio, di una agenzia regionale per gli accertamenti e di una agenzia regionale per le riscossioni al posto di Equitalia.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare, per la Giunta, l'Assessore della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio.

PACI RAFFAELE, Assessore tecnico della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio. Il tema è un tema di enorme rilevanza, io ringrazio l'onorevole Anedda per aver portato all'attenzione dell'Aula la tematica dei debiti delle imprese, la tematica di Equitalia, più in generale la tematica della riscossione, e devo dire che è un argomento che interessa gran parte del Consiglio, proprio da poco ho ricevuto anche un'interrogazione su questo tema da parte dell'onorevole Tocco. Entrando nel merito delle questioni sollevate dalla mozione, ovviamente pur riconoscendo pienamente la validità delle critiche avanzate nei confronti di Equitalia, e condividendole come Assessore e come Giunta, devo purtroppo ricordare che noi non abbiamo una possibilità di intervento diretto impositivo nei confronti di Equitalia non avendone noi il controllo, però certamente possiamo intervenire, in seguito a questa mozione, e lo faremo anche supportarti dalla posizione del Consiglio, per chiedere un intervento che vada nella direzione di quanto auspicato dall'onorevole Anedda e quindi di una maggiore rateizzazione, maggiore dilazione dei termini e quindi in generale di un orientamento più favorevole nei confronti delle imprese, soprattutto in questa situazione di grave crisi. Penso che tutti condividiamo il fatto che mandare in fallimento un'impresa perché non riesce a pagare alcune rate significa creare un danno per lo stesso erario superiore, perché vuol dire che poi difficilmente quell'impresa potrà riprendersi. Quindi, da questo punto di vista, ci sarà tutto l'impegno della Giunta anche nei confronti di questi interventi, nei confronti di Equitalia. Allo stesso tempo mi piace ricordare che, per quanto riguarda i crediti erariali propri, la Regione da tempo sta attuando una politica molto più favorevole alle imprese stesse, quindi dando una dilazione, una rateizzazione sino a un massimo di 17 anni, dando la possibilità nel caso di difficoltà economiche del debitore di ridefinire il Piano di ammortamento per un massimo di due volte, la sospensione dei pagamenti per più volte sino a un massimo di 18 mesi complessivi. Ovviamente i crediti della Regione sono ben poca cosa, quindi questo intervento, pur se importante, non riesce certamente a risolvere i problemi debitori delle imprese. Allora, colgo l'occasione per dire che cosa stiamo facendo su questa tematica. Stiamo lavorando su vari fronti. Il primo è un'interlocuzione continua sia con l'Agenzia delle entrate, con Equitalia e con Abi, per cercare di affrontare questi temi. Proprio recentemente, la scorsa settimana, ho avuto un incontro con la nostra finanziaria regionale e con il Presidente dell'Abi per cercare di vedere nelle rispettive competenze che cosa possiamo fare, e il tema della ristrutturazione del debito, cioè del passaggio da un debito che è soprattutto a breve, a un debito a medio e lungo termine è stato affrontato. È chiaro a tutti che noi Regione non possiamo intervenire direttamente nella ristrutturazione del debito delle imprese, però stiamo individuando degli spazi di intervento dei Confidi, e quindi anche la legge che abbiamo approvato ieri può essere utile in questa direzione, Confidi che possono fare tutte quelle operazioni di screening, di Scouting, di contratti con le imprese, che hanno problemi di ristrutturazione del debito, e poi è possibile prevedere un intervento della SFIRS, ma come operatore di mercato, quindi non come aiuti di Stato, perché altrimenti creerebbe ulteriori problemi. Però all'interno dell'individuazione di SFIRS come operatore di mercato, questo intervento si può fare e stiamo anche prevedendo un fondo di circa 5 milioni. Sono cose sulle quali stiamo lavorando, e spero che possano essere rese operative tra non molto tempo. Ugualmente stiamo ragionando su un'estensione del fondo FRAI, che come sapete può dare un'agevolazione in termini di acquisizione di capannoni dismessi, che anche questa può essere una risposta importante alle imprese. Quindi ci sono strumenti finanziari sui quali stiamo intervenendo, ma rimane il tema, che è toccato nel punto 2 della mozione, della semplificazione. Tutti oggi sappiamo che tra i costi maggiori che le imprese sopportano c'è quello dell'eccessiva burocratizzazione. Lo abbiamo detto in campagna elettorale, ci stiamo lavorando, non è una cosa facilissima, però è pronto il disegno di legge sulla semplificazione e sarà approvato tra brevissimo tempo in Giunta e poi sarà portato all'attenzione del Consiglio regionale. Dobbiamo liberare le imprese da questo fardello eccessivo di controlli, di carte inutili, in modo tale che si possano concentrare maggiormente sugli aspetti produttivi. Il punto 3 è appunto questo della semplificazione, ma allo stesso tempo ricorda l'eccessivo peso fiscale che le imprese hanno e ricordavo già una serie di interventi e di strumenti che stiamo mettendo in campo, compreso lo sgravio dell'IRAP per cinque anni e a regime un'agevolazione sull'IRAP che durerà per sempre per le nostre imprese.

Infine il quarto punto mi sembra quello politicamente più importante, dove la mozione chiede di valutare la possibile istituzione in Sardegna di un'agenzia regionale. É un impegno che personalmente ho preso in quest'Aula dicendo tra qualche settimana, poi qualcuno mi ricordava che ne sono passate forse dieci di settimane, mi prendo l'osservazione. Il disegno di legge è pronto. Stiamo facendo le ultime necessarie letture interne, ma davvero prima dell'estate con certezza sarà approvato dalla Giunta regionale e trasmesso al Consiglio un disegno di legge che prevede l'istituzione dell'agenzia sarda delle entrate - come abbiamo detto anche in campagna elettorale e come abbiamo preso l'impegno - e che cercherà di far cambiare radicalmente la posizione della nostra Regione rispetto al fisco, dando quindi maggiori poteri di controllo e di accertamento - lì è chiaro che ci vuole anche un accordo con lo Stato e quindi parliamo anche delle norme di attuazione - per portare a una riscossione diretta anche di quelle compartecipazioni erariali che, come sapete, costituiscono gran parte delle nostre entrate.

Ricapitolo sui vari punti della mozione sulla quale, quindi, esprimiamo parere favorevole come Giunta: forte intervento nei confronti degli organismi che non sono regionali, ma sui quali chiaramente noi possiamo fare un intervento, facilitazioni maggiori per quanto riguarda la fiscalità direttamente sotto il controllo della Regione, sburocratizzazione, semplificazione e disegno di legge sulla semplificazione, incentivi alle imprese anche per la ristrutturazione del debito anche con l'intervento dei confidi e di SFIRS e infine istituzione dell'agenzia sarda delle entrate.

PRESIDENTE. Ha domandato di replicare il consigliere Fabrizio Anedda. Ne ha facoltà.

ANEDDA FABRIZIO (Gruppo Misto). Intanto ringrazio l'Assessore. Mi sembra che la Giunta vada nella giusta direzione impegnandosi a ristrutturare le imprese. Mi sembra che l'attenzione dell'Assessore ci sia per questo problema, e questo mi fa piacere, mi sembra che ci sia invece meno attenzione dell'Aula, che forse ieri era più attenta al finanziamento dei confidi che a ristrutturare realmente le aziende, perché oggi il problema vero, se ancora non è stato capito, sono i debiti delle imprese che le stanno soffocando e impediscono loro di svilupparsi. Questa era la richiesta di moratoria di tre anni per dare ossigeno alle imprese. Si parla sempre di dare ossigeno alle imprese, questo è uno strumento che dà ossigeno alle imprese, una moratoria di tre anni per dare respiro. Se non può pagare la rata la può rimandare, non è che non la paga, la rimanda e paga quello che deve pagare attualmente, paga gli operai e i fornitori, paga il corrente, una moratoria di questo genere. Questa era l'intenzione della richiesta. Mi fa piacere che l'Assessore l'abbia colta e so che si impegnerà nella Conferenza Stato-regioni con il coordinamento degli Assessori per portarlo avanti. La ringrazio a nome di tutte le imprese artigiane e delle piccole imprese.

PRESIDENTE. Metto in votazione la mozione numero 35.

Ha domandato di parlare il consigliere Pietro Pittalis per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

PITTALIS PIETRO (FI). Presidente, solo perché, come ha ricordato correttamente l'Assessore, noi abbiamo presentato una interrogazione, primo firmatario l'onorevole Edoardo Tocco, e sull'argomento ci sono ragioni di convergenza. Se non hanno niente in contrario i colleghi Anedda e Unali aggiungeremmo anche le nostre firme su questa mozione.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Roberto Desini per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

DESINI ROBERTO (Centro Democratico). Presidente, per chiedere anch'io di apporre la firma a questa mozione, se i colleghi proponenti sono d'accordo, e per esprimere il voto favorevole per questa mozione anche perché, così come stava ricordando adesso l'assessore Paci gli impegni assunti dalla Giunta per l'istituzione dell'agenzia delle entrate sarda, noi siamo proponenti di una proposta di legge in tal senso, e soprattutto condivido lo spirito con il quale ha presentato la mozione il collega Anedda sull'approccio che dobbiamo avere nei confronti delle imprese, che non deve essere soltanto un'azione vessatoria, che non deve essere soltanto un'azione punitiva, ma ci deve essere una valutazione caso per caso delle situazioni e delle contingenze del momento. Quindi la mozione ha questo spirito soprattutto di approcciarci in maniera diversa con i contribuenti. Noi ne condividiamo pienamente lo spirito e il senso ed è per quello che daremo il voto favorevole.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Luigi Crisponi per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

CRISPONI LUIGI (Riformatori Sardi). Presidente, io credo che il collega Anedda e il collega Unali abbiano fatto molto bene a sollevare un tema di questo genere. Dopo oltre un anno e mezzo di presenza e di partecipazione in Aula debbo censurare il fatto che di imprese si parli davvero poco, probabilmente perché richiamati o attratti da altre contingenze di carattere davvero preoccupante, sempre per l'economia della nostra terra, e quindi affrontare una volta ogni tanto questioni che riguardano le difficoltà, dall'accesso al credito come si diceva ieri o all'attività aggressiva spesso compiuta dagli organi dello Stato, in questo caso proprio da Equitalia e dall'Agenzia delle entrate, credo che sia giusto e necessario. Credo che vada dedicata semmai una giornata nell'Aula per discutere quali sono le criticità che affrontano quotidianamente le attività di impresa per poter affrontare serenamente quell'orizzonte che sembra essere sempre più offuscato e sempre più ingrigito dalla contingenza della disperazione. Bene ha fatto il collega Anedda in modo tale da convincermi a richiedere, anche a nome del Gruppo dei Riformatori, di poter apporre la nostra firma e naturalmente anche ad assicurare il nostro voto favorevole alla sua mozione.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Daniele Cocco per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

COCCO DANIELE (SEL). Presidente, anch'io a nome mio e a nome del Gruppo SEL vorrei apporre la nostra firma, se ci consente l'amico Fabrizio Anedda, alla sua mozione. Non voglio aggiungere altro perché la mozione è stata illustrata con molta contezza e anche la risposta che è stata data dall'Assessore ci convince ancora di più a votare a favore di questa mozione.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Emilio Usula per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

USULA EMILIO (Soberania e Indipendentzia). Presidente, personalmente e a nome di tutto il Gruppo vogliamo sottoscrivere e sottoscriviamo convintamente questa mozione che rappresenta davvero un grido di allarme e insieme una richiesta di attenzione a un mondo, quello in particolare delle piccole e medie imprese, che in più occasioni sollecitano una maggiore attenzione da parte della politica. Quindi, sottoscriviamo pienamente questa mozione.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Michele Azara per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

AZARA MICHELE (Sardegna Vera). Presidente, anche il Gruppo di Sardegna Vera chiede di apporre le firme nostre nella mozione. Naturalmente vota favorevolmente alla mozione facendo i complimenti all'onorevole Anedda per la sua mozione.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Augusto Cherchi per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

CHERCHI AUGUSTO (Soberania e Indipendentzia). Presidente, solo per ribadire quanto già detto dal consigliere mio Capogruppo, l'onorevole Usula, sulla bontà della proposta in discussione e per apprendere con piacere dall'assessore Paci la notizia che entro inizio estate andrà in discussione in Giunta il progetto sull'Agenzia sarda delle entrate che, ricordo, è un argomento su cui abbiamo combattuto molto. Aspettiamo di vedere naturalmente il progetto di legge per una discussione serena e costruttiva.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Gianluigi Rubiu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

RUBIU GIANLUIGI (Area Popolare Sarda). Presidente, anche noi per chiedere di poter sottoscrivere la mozione presentata dal collega Anedda. Inutile ribadire i concetti dell'importanza di questa mozione, eventualmente chiediamo soprattutto al Presidente, all'assessore Paci in questo momento, che si attivino tutte le procedure urgentemente per far sì che si diano gambe a questa Agenzia sarda delle entrate affinché anche la Sardegna sia dotata di una sua Agenzia di riscossione.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Angelo Carta per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

CARTA ANGELO (PSd'Az). Presidente, noi non chiediamo di mettere la firma perché non vogliamo far perdere la primogenitura all'onorevole Anedda, il quale ha presentato questa interessante mozione già dal 26 maggio del 2014, dopo un anno se ne discute e quindi confermiamo la condivisione di questa mozione e annunciamo il voto favorevole per la mozione con la speranza di avere quanto prima il disegno di legge dell'Agenzia delle entrate sarde che crediamo sia una cosa veramente importante e di svolta.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Pietro Cocco per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

COCCO PIETRO (PD). Anch'io per apprezzare il lavoro svolto dai colleghi Anedda e Unali e apprezzare la relazione presentata dal collega Anedda su un tema delicato come questo su Equitalia, sulla stabilizzazione delle imprese e la tutela dei lavoratori, e sostenere l'iniziativa e quindi porre la firma mia e quella del Partito Democratico che rappresento.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Pietro Pittalis. Ne ha facoltà.

PITTALIS PIETRO (FI). Chiedo la votazione nominale.

Votazione nominale

PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, della mozione numero 35.

(Segue la votazione)

Rispondono sì i consiglieri: Agus - Anedda - Arbau - Azara - Busia - Cappellacci - Carta - Cherchi Augusto - Cherchi Oscar - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Collu - Comandini - Cozzolino - Crisponi - Dedoni - Demontis - Deriu - Desini - Fasolino - Floris - Forma - Lai - Ledda - Locci - Lotto - Manca Gavino - Manca Pier Mario - Meloni - Moriconi - Oppi - Orrù - Perra - Peru - Pinna Giuseppino - Pinna Rossella - Piscedda - Pittalis - Pizzuto - Randazzo - Rubiu - Ruggeri - Sabatini - Solinas Antonio - Solinas Christian - Tatti - Tedde - Tendas - Tocco - Truzzu - Tunis - Unali - Usula - Zedda Alessandra.

Risultato della votazione

PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:

presenti 54

votanti 54

astenuti 0

maggioranza 28

favorevoli 54

(Il Consiglio approva).

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GANAU

PRESIDENTE. È stato presentata, con l'articolo 102, una proposta di legge che riguarda la modifica del numero degli assessori comunali. È in fase di stampa quindi sospendo per pochi minuti il Consiglio.

(La seduta, sospesa alle ore 11 e 14, viene ripresa alle ore 11 e 24.)

Discussione, ai sensi dell'articolo 102 del Regolamento, e approvazione della proposta di legge Desini - Pietro Cocco - Pittalis - Rubiu - Arbau - Fenu - Usula - Carta - Anedda - Dedoni - Daniele Cocco: "Numero degli assessori comunali. Modifica alla legge regionale 22 febbraio 2012, n. 4 (Norme in materia di enti locali)" (229)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge numero 229.

Dichiaro aperta la discussione generale.

Ha facoltà di parlare il consigliere Roberto Desini, relatore.

DESINI ROBERTO (Centro Democratico), relatore. Presidente, prendendo spunto dall'invito del collega Pittalis, do per illustrata la proposta di legge.

PRESIDENTE. Poiché nessuno è iscritto a parlare, per la Giunta, ha facoltà di parlare l'Assessore della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio.

PACI RAFFAELE, Assessore tecnico della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio. Il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione generale.

Metto in votazione il passaggio all'esame degli articoli. Chi lo approva alzi la mano.

(E' approvato)

Passiamo all'esame dell'articolo 1.

(Si riporta di seguito il testo dell'articolo 1:

Art. 1

Numero degli assessori comunali

1. Il comma 2 dell'articolo 1 della legge regionale 22 febbraio 2012, n. 4 (Norme in materia di enti locali), è sostituito dal seguente:
"2. Nei comuni della Sardegna il numero degli assessori comunali non è superiore a un quarto, arrotondato all'unità superiore, del numero dei consiglieri comunali, computando a tal fine il sindaco.".)

PRESIDENTE. Poiché nessuno è iscritto a parlare sull'articolo 1, lo metto in votazione. Chi lo approva alzi la mano.

(E' approvato)

Passiamo all'esame dell'articolo 2.

(Si riporta di seguito il testo dell'articolo 2:

Art. 2

Entrata in vigore

1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo alla sua pubblicazione nel Bollettino ufficiale della Regione autonoma della Sardegna (BURAS).)

PRESIDENTE. Poiché nessuno è iscritto a parlare sull'articolo 2, lo metto in votazione. Chi lo approva alzi la mano.

(E' approvato)

Metto in votazione il testo della legge.

Ha domandato di parlare il consigliere Ignazio Locci per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

LOCCI IGNAZIO (FI). Rinuncio.

Votazione nominale

PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, della proposta di legge numero 229.

(Segue la votazione)

Prendo atto che i consiglieri Arbau, Azara, Cappellacci e Pittalis hanno votato a favore.

Rispondono sì i consiglieri: Agus - Anedda - Arbau - Azara - Busia - Cappellacci - Carta - Cherchi Augusto - Cherchi Oscar - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Collu - Comandini - Cozzolino - Crisponi - Demontis - Deriu - Desini - Fasolino - Forma - Lai - Lotto - Manca Gavino - Meloni - Moriconi - Oppi - Orrù - Perra - Peru - Pinna Giuseppino - Pinna Rossella - Piscedda - Pittalis - Pizzuto - Rubiu - Ruggeri - Sabatini - Solinas Antonio - Tatti - Tedde - Tendas - Tocco - Truzzu - Usula - Zedda Alessandra.

Rispondono no i consiglieri: Locci - Randazzo.

Si è astenuto il Presidente Ganau.

Risultato della votazione

PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:

presenti 48

votanti 47

astenuti 1

maggioranza 24

favorevoli 45

contrari 2

(Il Consiglio approva).

Discussione e non approvazione della mozione Dedoni - Cossa - Crisponi - Pittalis - Rubiu - Fenu - Carta - Tedde - Zedda Alessandra - Locci - Cappellacci - Cherchi Oscar - Fasolino - Peru - Randazzo - Tunis - Tatti - Pinna Giuseppino - Oppi - Floris - Tocco - Truzzu - Orrù - Solinas Christian sul dimensionamento della rete scolastica regionale, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento (143) abbinata alle interpellanze Arbau, sulla convocazione di conferenze programmatiche sulla scuola, quale azione propedeutica alla definizione delle linee guida relative al dimensionamento della rete scolastica regionale 2015-2016 (48/A) e Dedoni - Cossa - Crisponi sul piano di dimensionamento scolastico 2015-2016 (117/A)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione numero 143 e delle interpellanze numero 48 e 117.

(Si riporta di seguito il testo della mozione e delle interpellanze:

Mozione Dedoni - Cossa - Crisponi - Pittalis - Rubiu - Fenu - Carta - Tedde - Zedda Alessandra - Locci - Cappellacci - Cherchi Oscar - Fasolino - Peru - Randazzo - Tunis - Tatti - Pinna Giuseppino - Oppi - Floris - Tocco - Truzzu - Orrù - Solinas Christian sul dimensionamento della rete scolastica regionale, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento.

IL CONSIGLIO REGIONALE

PREMESSO che:

- l'articolo 117, comma 2, lettera n), della Costituzione attribuisce allo Stato la potestà legislativa esclusiva in materia di "norme generali sull'istruzione";

- l'articolo 117, comma 3, della Costituzione inserisce tra le materie oggetto di legislazione concorrente l'istruzione, "salva l'autonomia delle istituzioni scolastiche e con esclusione dell'istruzione e della formazione professionale";

- l'articolo 5, comma 1, lettera a) della legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 3 (Statuto speciale per la Sardegna), attribuisce alla Regione la facoltà di adattare alle sue particolari esigenze le disposizioni delle leggi della Repubblica, emanando norme di integrazione ed attuazione, in materia di "istruzione di ogni ordine e grado, ordinamento degli studi";

CONSIDERATO che:

- con deliberazioni n. 5/26 del 6 febbraio 2015 e n. 15/1 del 10 aprile 2015, la Giunta regionale ha adottato un "Piano di dimensionamento delle istituzioni scolastiche e di ridefinizione della rete scolastica e dell'offerta formativa per l'anno scolastico 2015/2016" (di seguito Piano);

- il Piano è stato predisposto ai sensi delle linee guida adottate dalla stessa Giunta regionale con deliberazioni n. 48/24 del 2 dicembre 2014 e 3/9 del 20 gennaio 2015;

- nelle linee guida si legge quanto segue: "L'analisi del contesto regionale relativo all'istruzione vede la Sardegna caratterizzarsi per bassi livelli di apprendimento degli studenti e per alti tassi di abbandono scolastico. Tutto ciò è causa di forti disparità tra i giovani della regione, in uno scenario nazionale e internazionale di crisi economica che ha ulteriormente accentuato le disuguaglianze sociali e territoriali. La dispersione scolastica in Sardegna costituisce una vera e propria emergenza sociale; la percentuale stimata di giovani che abbandonano prematuramente gli studi è pari al 24,7%, superiore di 7,4 punti alla media nazionale e di 3,3 alla media del mezzogiorno, mentre il tasso di abbandono alla fine del primo biennio delle scuole secondarie si attesta al 10,8%, a fronte di una media italiana pari al 7,3% e a una media del mezzogiorno di 8,3% (ISTAT-DPS). Inoltre i dati relativi alle prove OCSE-PISA sulle competenze di base attestano che il 27,3% studenti ha scarse competenze in lettura (19,5% in Italia), mentre sono 33% (24,7% Italia) quelli con scarse competenze in matematica (ISTAT-DPS). La rinuncia agli studi porta tanti giovani ad entrare in un limbo nel quale non studiano, non lavorano e non si formano professionalmente, i cosiddetti 'Neet' (dall'inglese "not in education, employment, training"), che si stima rappresentino ormai il 28% della popolazione nella fascia d'età tra i 15 e i 19 anni. Tutte queste problematiche si riflettono poi nell'evoluzione dell'istruzione superiore (terziaria). Gli indicatori relativi al rapporto studenti maturi/studenti immatricolati, ai tassi di passaggio dal primo al secondo anno dei corsi di studio universitario e i tassi di abbandono, l'alta percentuale di laureati fuoricorso, segnalano una condizione di difficoltà del sistema di istruzione e formazione sardo alla quale occorre rispondere in maniera sistemica";

VALUTATO che:

- con sentenze n. 200/2009, 235/2010, 92/1011 e 147/2012, la Corte costituzionale ha cassato per vizio di incostituzionalità tutte le norme nazionali tendenti a dettare criteri e parametri per il dimensionamento delle autonomie scolastiche, riconoscendo il principio per cui il dimensionamento della rete di istituzioni scolastiche non rientra tra le norme generali dell'istruzione di cui all'articolo 117, comma 2, lettera n) della Costituzione, ma tra le materie concorrenti di cui al successivo comma 3 e pertanto lo Stato può legiferare unicamente sui principi generali;

- tali sentenze riconoscono inoltre il principio per cui anche le disposizioni nazionali aventi oggetto la razionalizzazione della spesa pubblica ricadono nel campo della legislazione concorrente;

- ne deriva che i criteri e i parametri adottati dalla Giunta regionale nelle linee guida per la redazione del Piano non trovano alcun riscontro nella vigente normativa di riferimento e sono frutto di una scelta politica della medesima Giunta regionale;

ATTESTATO che:

- nella deliberazione n. 5/26 del 2015, a seguito di una prima adozione del Piano, la Giunta regionale ha disposto di inviare la delibera alla competente Commissione consiliare ai sensi dell'articolo 14 della legge regionale 25 giugno 1984, n. 31;

- non si ravvisa alcuna attinenza tra il Piano e quanto disposto nell'articolo 14 della legge regionale n. 33 del 1984, che prevede l'acquisizione del parere della competente Commissione consiliare sul programma annuale degli interventi per il diritto allo studio, il quale niente ha a che vedere con il dimensionamento della rete scolastica;

- la richiesta alla Commissione consiliare di esprimere un parere di merito non dovuto ravvisa l'intenzione, da parte della Giunta regionale, di ottenere una sorta di "legittimazione politica rafforzata" per un atto che, già in partenza, si sapeva avrebbe provocato forti proteste da parte dell'opinione pubblica e di condividere così con l'organo legislativo la responsabilità dell'atto stesso, che invece appartiene interamente all'Esecutivo;

- quanto testé riportato configura una gravissima lesione dei corretti e leali rapporti istituzionali tra la Giunta e il Consiglio e deve pertanto essere censurato;

EVIDENZIATO che:

- il Piano adottato in prima istanza dalla Giunta regionale prevedeva circa ottanta tra soppressioni e accorpamenti di istituti autonomi e plessi scolastici, concentrati principalmente nei comuni più piccoli e nelle aree più marginali dell'Isola, caratterizzate da un elevato rischio di spopolamento e desertificazione;

- le soppressioni e gli accorpamenti previsti nel Piano sono stati decisi senza tener conto di criteri oggettivi come l'orografia dei territori, le condizioni della rete viaria, la disponibilità dei mezzi di trasporto pubblico e le caratteristiche degli edifici scolastici;

- nei comuni interessati dalle soppressioni e dagli accorpamenti si è immediatamente attivata una forte mobilitazione da parte degli studenti, delle loro famiglie e dei sindaci, contrari alle imposizioni del Piano;

- in taluni casi sono stati oggetto di accorpamento istituti che rispettano i parametri di dimensionamento indicati nelle linee guida e che pertanto avrebbero dovuto mantenere l'autonomia, così come non è stato generalmente rispettato il principio, espresso nelle linee guida, per cui i parametri sarebbero stati derogati a vantaggio dei territori che presentano particolari condizioni di marginalità geografica e isolamento;

- la stessa Seconda Commissione consiliare, nel parere di merito adottato - ancorché non dovuto - il 19 marzo 2015, rileva quanto segue: "L'attuazione delle linee guida non dovrebbe limitarsi alla semplice applicazione di parametri numerici, ma dovrebbe essere accompagnata da un'analisi delle specifiche situazioni territoriali al fine di garantire un'equità di carattere sostanziale" e "Si sarebbe potuto tenere in maggior conto il criterio della gradualità, soprattutto in determinate situazioni dove sono presenti maggiori criticità a livello territoriale";

- ad integrazione di quanto testé riportato, giova ricordare come le linee guida attuate nella redazione del Piano sono un atto politico adottato dalla stessa Giunta e, pertanto, i parametri numerici non soltanto non dovevano essere applicati tali e quali, ma dovevano essere diversamente individuati essendosi rivelati inadeguati a soddisfare le legittime richieste provenienti dai diversi territori della Sardegna;

- a seguito delle interlocuzioni avvenute con la Seconda Commissione nella fase di redazione del parere di merito, la Giunta ha apportato, con la deliberazione n. 9/41 del 10 marzo 2015, alcune modifiche di natura marginale all'elenco delle soppressioni e degli accorpamenti, senza modificare significativamente l'impianto del Piano;

- a seguito dell'acquisizione del parere di merito di cui sopra, nell'adottare definitivamente il Piano, la Giunta ha apportato ulteriori modifiche, anche in questo caso di natura marginale;

- la Giunta non ha sostanzialmente tenuto conto dei rilievi mossi dalla Commissione consiliare;

SOTTOLINEATO che:

- nelle sentenze sopra citate, la Corte costituzionale ha riconosciuto che la distribuzione del personale docente tra le autonomie scolastiche è compito della Regione, in quanto strettamente connessa al dimensionamento della rete scolastica;

- quanto affermato dalla Consulta è stato recepito nella legge regionale 7 agosto 2009, n. 3, che all'articolo 9, comma 4, recita quanto segue: "Nelle more di una riforma organica della normativa regionale in materia di istruzione, la Giunta regionale, nell'ambito delle dotazioni organiche complessive definite in base alle vigenti disposizioni e tenuto conto delle condizioni di disagio legate a specifiche situazioni locali, definisce le modalità e i criteri per la distribuzione delle risorse di personale tra le istituzioni scolastiche. Nel rispetto dei criteri e delle modalità definiti dalla Giunta regionale, la Direzione generale dell'Assessorato della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport, provvede alla distribuzione delle risorse di personale tra le istituzioni scolastiche";

- la riduzione del numero delle autonomie scolastiche decisa dalla Giunta con le linee guida per la redazione del Piano avrà effetto sulla dotazione organica del comparto scolastico sardo, determinando una riduzione dei posti di lavoro nell'Isola e un risparmio ad esclusivo vantaggio dello Stato;

- la riduzione della dotazione organica del comparto avrà, di fatto, effetto definitivo, poiché, se negli anni a venire la Giunta regionale dovesse decidere di incrementare il numero delle autonomie scolastiche, dovrebbe richiedere al Governo il potenziamento di tale dotazione e appare altamente improbabile che quest'ultimo possa essere disponibile a concederlo;

- la riduzione del numero delle autonomie scolastiche avrà inoltre effetti estremamente negativi relativamente alle prospettive di stabilizzazione del numeroso personale precario, che in Sardegna conta non meno di 800 unità secondo le più recenti stime delle organizzazioni sindacali di categoria;

- si rammenta che già in passato, con l'articolo 9, comma 3, della legge regionale n. 3 del 2009, la Regione ha favorito l'utilizzo del personale precario attraverso l'estensione del tempo-scuola e l'attivazione di moduli didattici integrativi, impiegando risorse proprie;

- la riduzione del numero delle autonomie scolastiche avrà effetti negativi anche sulle future iniziative che la Regione intenderà adottare al fine di favorire l'utilizzo e, laddove possibile, l'eventuale stabilizzazione del personale precario;

VALUTATO che:

- con la deliberazione n. 12/18 del 27 marzo 2015, la Giunta regionale ha dato mandato all'autorità di gestione del Piano di sviluppo rurale (PSR) 2007-2013 di affidare alla Direzione generale della pubblica istruzione dell'Assessorato della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport l'attuazione della Misura 321, Azione 6, dello stesso PSR, per la parte relativa all'acquisto degli scuolabus;

- tale deliberazione è così motivata: "A seguito della soppressione nel territorio regionale dei plessi scolastici, compresa quella in atto a seguito del Piano di dimensionamento delle istituzioni scolastiche e di ridefinizione della rete scolastica e dell'offerta formativa per l'anno scolastico 2015-2016 (deliberazione della Giunta regionale n. 5/26 del 6 febbraio 2015), l'Assessorato della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport ha manifestato all'Assessorato dell'agricoltura e riforma agro-pastorale l'esigenza di intervenire in modo incisivo sul sistema di trasporto scolastico mediante l'acquisto di scuolabus, in modo da alleviare qualsiasi eventuale disagio agli studenti e alle loro famiglie";

- nella deliberazione si rileva che la Misura 321, nella sua attuale formulazione, consente l'acquisto degli scuolabus soltanto ai comuni classificati come rurali, limitatamente ad automezzi aventi al massimo nove posti, tanto che si è rivelato necessario avviare una procedura di modifica della Misura stessa al fine di consentire l'acquisto di automezzi con un numero maggiore di posti;

- circa l'esito e i tempi di tale procedura di modifica non è dato sapere alcunché;

- lo stanziamento per l'acquisto degli scuolabus è stimato in circa euro 4.000.000;

- la misura posta in essere appare ampiamente insufficiente a fronte del grande numero di soppressioni e accorpamenti previsti nel Piano, soprattutto alla luce del numero di comuni interessati, del territorio che il servizio di trasporto dovrebbe coprire e delle condizioni particolarmente disagiate della rete viaria;

- si fa inoltre notare come l'incremento del numero delle soppressioni e degli accorpamenti comporta un risparmio maggiore per lo Stato, che finanzia l'istruzione, e una spesa maggiore per la Regione, che finanzia l'acquisto degli scuolabus impiegando fondi di provenienza comunitaria che potrebbero essere investiti in iniziative diverse;

RITENUTO che:

- l'analisi dell'attuale situazione del sistema scolastico sardo fatta dalla Giunta regionale nelle linee guida per la redazione del Piano, riportata in precedenza, appare precisa, puntuale e pienamente condivisibile;

- il Piano adottato dalla Giunta regionale va in direzione opposta rispetto agli obiettivi di lotta alla dispersione scolastica e di miglioramento del livello qualitativo dell'offerta di istruzione in Sardegna espressi nelle linee guida;

- il Piano avrà inoltre tra i suoi effetti, ai sensi di quanto precedentemente esposto, un incremento della spesa pubblica regionale, del tasso di disoccupazione e di precariato nel comparto della scuola, del tasso di disoccupazione generale in conseguenza del maggiore abbandono scolastico e dell'inferiore livello qualitativo dell'istruzione, del tasso di spopolamento e desertificazione dei territori più marginali e disagiati e, in ultima analisi, un peggioramento della situazione economica generale in cui versa la Sardegna,

impegna il Presidente della Regione e l'Assessore regionale della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport

a riferire quanto segue:

1) se risponda al vero che, già nello scorso mese di febbraio 2015, dopo la prima adozione del Piano e il suo invio alla Seconda Commissione consiliare per l'espressione del parere di merito e prima dell'espressione di tale parere e dell'adozione definitiva del Piano da parte della Giunta regionale, la Dirigenza scolastica regionale stava adottando gli atti di propria competenza per dare attuazione alle soppressioni e agli accorpamenti previsti nel Piano;

2) quali siano le ragioni di natura politica che hanno portato all'adozione delle linee guida per la redazione del Piano ed in particolare dei criteri e dei parametri per il dimensionamento;

3) per quali ragioni si sia ritenuto di acquisire il parere di merito della Seconda Commissione, pur in assenza di una specifica normativa che prevedesse l'acquisizione di tale parere;

4) perché, nella redazione del Piano, si sia deciso di sopprimere istituti che rispettano i parametri di dimensionamento indicati nelle linee guida e perché non siano state applicate le previste deroghe per i territori in condizioni di marginalità geografica e isolamento;

5) per quali ragioni, a fronte delle proteste dei cittadini e dei rilievi mossi dalla Seconda Commissione, la Giunta non abbia ritenuto di modificare i parametri di dimensionamento indicati nelle linee guida;

6) per quali ragioni la Giunta abbia ritenuto di non tenere conto del parere di merito sul Piano espresso dalla Seconda Commissione;

7) di quante unità sarà ridotta la dotazione organica del comparto scolastico sardo a seguito della riduzione del numero delle autonomie scolastiche disposta dalla Giunta;

8) quali misure la Giunta intenda adottare al fine di favorire la stabilizzazione o quantomeno un maggiore utilizzo del personale scolastico precario;

9) quale sia il numero esatto degli studenti che, a seguito dell'attuazione del Piano, avranno necessità di spostarsi al di fuori del proprio comune di residenza per raggiungere gli istituti scolastici in cui sono iscritti;

10) quanti studenti si preveda di servire con l'utilizzo degli scuolabus di cui alla deliberazione n. 12/18 del 2015;

11) se tutti i comuni interessati dalle soppressioni e dagli accorpamenti previsti nel Piano siano classificati come rurali e, in caso contrario, se la Giunta intenda procedere all'acquisto di scuolabus anche per i comuni non classificati come rurali e dove intenda reperire le risorse necessarie,

censura l'Assessore regionale della pubblica istruzione, beni culturali,
informazione, spettacolo e sport

1) per aver sottoposto all'approvazione della Giunta le proposte di deliberazione citate in premessa, la cui applicazione è da ritenersi pesantemente dannosa per il sistema scolastico, per il tessuto socio-economico della Sardegna e per le finanze della Regione;

2) per la gravissima lesione dei corretti e leali rapporti istituzionali tra la Giunta e il Consiglio motivata in premessa;

3) per aver richiesto l'espressione del parere di merito da parte della Seconda Commissione quando il Piano risultava essere già in fase di attuazione da parte della Dirigenza scolastica regionale,

impegna altresì la Giunta regionale

1) ad annullare le deliberazioni n. 48/24 del 2 dicembre 2014, n. 3/9 del 20 gennaio 2015, n. 5/26 del 6 febbraio 2015, n. 9/41 del 10 marzo 2015 e n. 15/1 del 10 aprile 2015;

2) a presentare un disegno di legge di riforma organica della normativa regionale in materia di istruzione che definisca l'iter procedurale da seguire nell'adozione del Piano di dimensionamento della rete scolastica regionale e fissi i criteri e i parametri cui attenersi per il dimensionamento delle autonomie scolastiche, che confermi le competenze della Giunta regionale in merito alla distribuzione del personale tra le istituzioni scolastiche di cui alla legge regionale n. 5 del 2009, articolo 9, comma 4, che confermi la misura di cui alla legge regionale n. 3 del 2009, articolo 9, comma 3, per gli anni scolastici a venire e che stanzi le opportune risorse per l'acquisto degli scuolabus necessari a garantire un adeguato servizio di trasporto a tutti gli studenti sardi delle scuole dell'obbligo iscritti in istituti siti in comuni diversi da quello di residenza. (143)

Interpellanza Arbau, sulla convocazione di conferenze programmatiche sulla scuola, quale azione propedeutica alla definizione delle linee guida relative al dimensionamento della rete scolastica regionale 2015-2016.

Il sottoscritto,

PREMESSO che:

- la Regione è responsabile dell'emanazione delle linee guida sul dimensionamento della rete scolastica, della convocazione del tavolo regionale di confronto interistituzionale e della definizione del procedimento a seguito del raccordo e coordinamento con i piani provinciali;

- in passato, a prescindere dalla casacche politiche, questa funzione è stata spesso esercitata in modo formale, all'ultimo momento e senza una preventiva consultazione dei territori che, anche se non prevista dalla procedura e dalla tempistica imposta dalla legge, appare parte necessaria e sostanziale di un vero piano di dimensionamento;

- come più volte affermato dal Presidente dalla Regione e dalla sua maggioranza, l'istruzione e la conoscenza sono, infatti, alla base di qualsiasi progetto comunitario e, nello specifico, per una regione-nazione come quella sarda rappresentano gli strumenti per costruire un futuro fondato sulle nuove generazioni e sulla propria identità;

- appare, pertanto, necessario tracciare una nuova strada, una nuova visione, con un'attività propedeutica, non prevista per legge, alla formale procedura per la definizione del piano di dimensionamento della rete scolastica regionale, che possa incidere sostanzialmente sulle linee guida che province e comuni, con il supporto degli uffici scolastici, dovranno discutere nelle sedi competenti;

- l'iniziativa dovrebbe essere assunta dall'Assessorato regionale della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport, attraverso la convocazione di assemblee aperte a tutti i cittadini e, quindi, anche agli addetti ai lavori nei territori nei quali operano unioni di comuni e comunità montane, al fine di costruire una rete di conferenze programmatiche sulla scuola che pongano al centro della discussione l'offerta formativa e quindi la persona,

chiede di interpellare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport per sapere:

1) quale sia lo stato di elaborazione delle linee guida in materia di dimensionamento della rete scolastica 2015-2016;

2) se non ritengano necessario e urgente intraprendere, in senso propedeutico alla definizione delle linee guida, l'iniziativa di convocare conferenze programmatiche sulla scuola nei territori governati da unioni di comuni e comunità montane, al fine di porre al centro della discussione l'offerta formativa e quindi la persona. (48)

Interpellanza Dedoni - Cossa - Crisponi sul piano di dimensionamento scolastico 2015-2016.

I sottoscritti,

PREMESSO che:

- con deliberazione n. 5/26 del 6 febbraio 2015, la Giunta regionale ha approvato il Piano di dimensionamento scolastico regionale per l'anno scolastico 2015-2016;

- la Giunta regionale ha inviato la deliberazione n. 5/26 alla Commissione consiliare competente per l'espressione del parere, ai sensi dell'articolo 14 della legge regionale 25 giugno 1984, n. 31;

- nel piano di cui sopra si contano circa ottanta tra accorpamenti di istituti siti in comuni diversi e all'interno degli stessi comuni, con particolare riferimento in quest'ultimo caso ai centri più popolosi e ai comuni capoluogo, e soppressioni di sedi scolastiche;

- gli accorpamenti e le soppressioni si concentrano principalmente nei comuni più piccoli in cui il calo demografico sta determinando lo spopolamento di intere zone della Sardegna, portando alla diminuzione del numero degli alunni iscritti negli istituti;

- la Corte costituzionale, con la sentenza n. 200 del 2009, ha stabilito quali sono le norme generali sull'istruzione che, ai sensi dell'articolo 117 della Costituzione, modificato nel 2001 con la "riforma del titolo V", sono di competenza dello Stato;

- la Corte costituzionale ha stabilito che non si può considerare norma generale dell'istruzione la definizione di criteri, tempi e modalità per la determinazione e l'articolazione dell'azione di dimensionamento della rete scolastica, cioè l'accorpamento, la fusione e/o la riduzione degli istituti scolastici;

- la Corte costituzionale ha, inoltre, chiarito che il compito della distribuzione del personale docente tra le istituzioni scolastiche autonome spetta alle Regioni (sentenza n. 13 del 2004), ribadendo più volte la necessità dell'intervento del legislatore regionale per la disciplina di "situazioni legate a valutazioni coinvolgenti specifiche realtà territoriali delle Regioni, anche sotto il profilo socio-economico", riconoscendo all'ambito di pertinenza regionale sia il settore della programmazione scolastica regionale, sia quello relativo al dimensionamento della rete delle istituzioni scolastiche, al quale è intimamente collegata la ripartizione delle correlative risorse di personale (sentenza n. 200 del 2009);

- la Giunta regionale ha tranquillizzato i sindaci e le comunità mobilitate contro il Piano di dimensionamento, rinviando le decisioni a un'attenta ponderazione delle proposte e al parere della Commissione consiliare;

- la Commissione consiliare competente, nel parere già espresso, ha evidenziato che l'attuazione delle linee guida non dovrebbe limitarsi alla semplice applicazione di parametri numerici, ma dovrebbe essere accompagnata da un'attenta analisi delle specifiche situazioni territoriali;

- l'Ufficio regionale scolastico, incurante del fatto che la deliberazione della Giunta non sia ancora definitiva, ha già inviato ai dirigenti scolastici disposizioni organizzative della rete scolastica, al fine di avviare le procedure per la soppressione e l'accorpamento degli istituti,

chiedono di interpellare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport per sapere:

1) per quali motivazioni, in sede di elaborazione delle linee guida, non siano state effettuate valutazioni sulle varie specificità delle realtà territoriali della Sardegna, anche sotto il profilo socio-economico, pur nel rispetto dei principi fondamentali stabiliti dal legislatore;

2) se siano a conoscenza delle iniziative del MIUR - Ufficio regionale scolastico per la Sardegna che ha provveduto, nonostante l'iter procedurale di cui alla deliberazione n. 5/26 non sia ancora giunto a conclusione, a sollecitare i dirigenti scolastici per l'adozione dei provvedimenti di competenza relativi agli eventuali futuri accorpamenti e soppressioni delle istituzioni scolastiche;

3) se non ritengano di dover intervenire presso l'Ufficio regionale scolastico per manifestare il disappunto derivante dall'inusuale procedura adottata in palese violazione dell'autonomia decisionale della competenza regionale in materia di programmazione dell'offerta formativa integrata;

4)\ se non ritengano, infine, di dovere rivalutare i criteri indicati nelle linee guida, esercitando la prevista competenza regionale, ribadita anche dalla sentenza n. 200/2009 della Corte costituzionale, senza limitarsi a adottare i criteri nazionali che non tengono conto delle specifiche situazioni locali. (117).)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione. Uno dei presentatori della mozione ha facoltà di illustrarla.

DEDONI ATTILIO (Riformatori Sardi). Siccome siamo a una seconda tornata di dibattito sul dimensionamento scolastico, contrariamente a ciò che si può pensare non andrò a fare ulteriori verifiche sulla condizione data poiché ormai il ritardo con cui si discute questa mozione ed il fatto che siano stati assolutamente ormai messi in campo tutti gli adempimenti previsti successivamente alla condizione data di questo sistema scolastico che si è voluto realizzare in Sardegna, mi sia consentito perlomeno di trovare una posizione chiara su quello che dovrebbe essere il comportamento da parte della Regione nei confronti dello Stato. Ora so che è difficile poter seguire a volte tutte quelle che sono le condizioni che vengono fuori dalla normativa però quello che disarma effettivamente, e non lo dico solo ed esclusivamente per questa materia che stiamo trattando cioè del dimensionamento scolastico, ma per tutte le attività che la Regione opera su quelli che sono momenti di autonomia che non vengono valutati per quelli che debbono essere e poste in campo tutte quelle azioni che invece potrebbero dare spazio, sostegno ad un'autonomia e in questo caso ad una scuola molto più rispondente a quelli che sono gli interessi della Sardegna e soprattutto dell'utenza della scuola.

Probabilmente a qualcuno è sfuggito che esiste una legge regionale, esattamente la numero 3 del 2009 che è una legge finanziaria e questa norma finanziaria vedeva inseriti per chi ha frequentato la scorsa legislatura ricorderà, due commi con primo firmatario il Presidente della Commissione di allora, il sottoscritto, che poneva in campo l'esigenza di dover assolutamente rimarcare la piena autonomia della scuola in Sardegna e significativamente diceva anche che l'organizzazione dipendeva dalla Sardegna, dalla Regione autonoma della Sardegna che non era e non poteva essere più un'imposizione dello Stato perché era stata riconosciuta a suo tempo la piena autonomia alla Regione Valle d'Aosta. E all'articolo 9 commi 3 e 4, il comma 3 riguardava piuttosto la possibilità di inserire lavoratori all'interno della scuola cioè insegnanti che erano precari allargando anche la capacità di avere più personale dentro la scuola, aveva un suo significato, io dico allora come oggi se ci si prestasse attenzione a quelli che sono anche i giochi che Renzi pone in campo: assumo mille, non ne assumo, li assumo ora, li assumerò dopodomani a seconda di come va la cantilena politica del momento. La Sardegna invece ha una sua peculiarità, lo ricordavamo in altre circostanze, l'orografia, la viabilità, i trasporti, spero che non mi debba allungare, la conosciamo bene soprattutto nelle zone interne, non parlo solo del Gennargentu (...) dal monte Arci per il monte Linas, per parlare di tutti quelli che sono i problemi del Sette fratelli, del Marganai, voglio dire tutta la Sardegna ha un'orografia che non le consente facilità di percorsi. Per dirla ancora in soldoni spicci non è la condizione data nella pianura padana, non è la soluzione di continuità che avviene nei paesi della zona padana o emilio-romagnola dove c'è un paese dietro l'altro, dove ci sono possibilità di vicinanza dell'uno all'altro, dove si possono realizzare assetti scolastici e non, sostengo io, diversi da quelli che possono essere realizzati in ambiti che non sono quelle zone. E purtroppo come spesso capita per questioni di numero il Parlamento privilegia quelle zone e sceglie quelle zone come identificazione di un percorso che deve essere assecondato per tutta l'Italia. Sturzo diceva che l'Italia purtroppo è un Paese stretto e lungo e che dal Nord a Sud prima di passare un'idea ce ne voleva di tempo ma non è solo spreco e lunga l'Italia, ha anche difficoltà di potersi raccordare per trasporti perché non ci sono trasporti adeguati, o vogliamo viverli noi in Sardegna e capire quali sono le difficoltà di trasporto che abbiamo in Sardegna o vogliamo pensare che il sistema viario in Sardegna consente percorrenze veloci da un paese all'altro in quei paesi che distano almeno 15 chilometri l'uno dall'altro? Che certamente sono insignificanti sotto la questione di numero perché sono da 100 in poi di abitanti i comuni che per la gran parte formano il tessuto della popolazione sarda. Allora se esistono queste difficoltà, se effettivamente l'orografia, i trasporti, la viabilità non è adeguata bisogna far sì che ci sia un qualche modo di poter offrire servizi e ribadisco non solo per quel che riguarda la scuola adeguati a quelle che sono le esigenze che emergono da questi fattori fisici e i servizi collegati. Ora non basta, quella legge, la legge finanziaria del 2009 fu impugnata dal governo, fu impugnata dal governo presso la Corte costituzionale eppure quel Presidente di Commissione di allora, il Presidente della Giunta di allora, il Consiglio regionale di allora si opposero nei confronti di una decisione governativa. E davanti alla Corte costituzionale ebbero il riconoscimento che quei due commi inseriti all'interno di quella legge erano vivi e dovevano essere attuati. Ora se questo è vero, ed è vero com'è vero, significa che il dirigente scolastico regionale è funzionale all'Assessorato della pubblica istruzione, non è un'autorità autonoma che può decidere, non è colui il quale ti risponde caro Assessore che lui ha già iniziato a fare le matricole dei nuovi assetti, sono io Assessorato che decido quali sono le prospettive per la mia terra che governo come scuola. Questo è il senso e il concetto di questa mozione che non ha un valore di critica, io probabilmente nel furore del tempo ho anche letto che bisognava stigmatizzare il comportamento dell'Assessore, ma lo tolgo non mi interessa io sono sicuramente convinto che la censura se gliela deve dare gliela deve dare la sua maggioranza quando lo riterrà opportuno o il Consiglio per altri fatti, qui io non c'entro manco minimamente, sarà la maggioranza che deciderà. Il problema invece è un altro, il problema è che vorrei invitare, non lei Assessore, ma chiunque è assessore come lei in questo mentre, a far sì che la Sardegna venga rispettata ovunque essa debba manifestare la propria volontà e non può essere supinamente accettato ciò che il Governo centrale afferma, come afferma in moltissime circostanze. Noi dobbiamo capire che bisogna essere attenti e vigili. Adesso è andato via l'assessore Paci ma quando ha problemi di bilancio, avrei voluto dirgli che dovrebbe verificare se è bastato togliere e completare con il Governo l'annullamento, state bene attenti, del patto di stabilità. Una volta che hai annullato il patto di stabilità se non hai denari in ingresso non hai denari in uscita nel pareggio, se non hai denari in entrata vuol dire che non puoi spendere più di quello che spendi e quando ti capitano i problemi da risolvere, come quelli sull'immigrazione, sui problemi reali che toccano la Sardegna, ragazzi questo è il concetto base di dover dire ed affermare che la Sardegna è la Sardegna e io come ho detto altre volte voglio aggiungere al giuramento quando si viene qui di fare gli interessi della Sardegna perché sei eletto per essere consigliere regionale della Sardegna insieme a quelli dello Stato, ma prima quelli della Sardegna. Se questo non facciamo potremmo parlare di scuola come di sanità, come di trasporti, come di qualunque materia, saremo sempre succubi di un risultato che è quello che magari viene da gente che pietosamente, o con il cappellino in mano oppure ad inginocchiarsi e scrivere un comma 5, un accordo (…) che significa perdere quelle che sono le sostanze dell'essere sardo e di avere il patrimonio che gli è dovuto per anni, anni di gravami. Ricordavo Giorgio Asproni quando si parlava di altro, Giorgio Asproni siamo in termini di scuola perché la storia fa scuola, diceva le stesse cose che diciamo oggi noi, sono sovrapponibili, cioè che c'è uno Stato negletto e addirittura la risposta in una lettera Giuseppe Mazzini a quest'uomo che protestava sempre perché la Sardegna veniva maltrattata e diceva: "è vero lo Stato è debitore in tutta la Sardegna" e lui sapeva bene che era un uomo intelligente, e sappiamo tutti perché lo stesso Metternich lo ricordava come persona estremamente intelligente e capace, Mazzini, uomo che scrisse dei doveri prima che dei diritti, in realtà in contrapposizione a Marx, ma non del tutto, i doveri perché se uno fa il proprio dovere sino in fondo avrà i diritti reclamati a se, ma se il proprio dovere non lo fa non può reclamare neanche i propri diritti. Penso che la situazione sia quella di guardare il futuro perché ha una importanza enorme, per i figli dei sardi che oggi sono ricostretti a partire, io sono anche contento che ci sia una migrazione volontaria ma non quella obbligatoria perché non c'è possibilità di poter competere in Sardegna, allora se questo è dobbiamo dire all'Assessore della pubblica istruzione che si faccia forza di quelle che sono le potestà di legge che ha in mano, il governo della pubblica istruzione in Sardegna, non abbia paura di essere contro lo Stato che è negletto in tutte le sue caratteristiche, che fa sì che ci siano grandi e grosse classi dove è difficile poter lavorare in una condizione assolutamente buona come non è giusto né corretto avere pluriclassi perché è la negazione di un diritto alla scuola serio, ma bisogna trovare soluzioni adeguate. Allora vi dico, non può essere che i danari dell'agricoltura vengano tolti per mettere bus per sopperire ai trasporti perché questa cosa…

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il consigliere Efisio Arbau per illustrare la sua interpellanza.

ARBAU EFISIO (Sardegna Vera). L'interpellanza in questione è datata 30 luglio 2014 e sull'argomento del dimensionamento scolastico proponeva alla Giunta un approccio metodologico di questo tipo, che visti tempi può essere utilizzato per il prossimo piano di dimensionamento scolastico. Quella di arrivare ad un piano di dimensionamento scolastico uscendo però dal seminato della burocrazia legislativa e organizzando delle conferenze territoriali che portino quindi comuni e le comunità ad essere protagoniste in questo percorso, sono partito dalla fine anche per dire all'onorevole Dedoni che ha presentato l'interpellanza e la mozione una dietro l'altra a ridosso della decisione sul piano di ridimensionamento scolastico, che noi dobbiamo su certi argomenti uscire dalla polemica del momento, buttare il cuore oltre l'ostacolo e cercare di programmare perché se è vero che c'è uno Stato che non guarda gli interessi della Sardegna, un Governo che pensa a comandare e non a governare, che l'Unione europea è quello che è, e una di seguito all'altra molte cose le avete dette ieri quando stavate parlando di migranti, o stavamo ascoltando sui migranti. Però il dato fondamentale è che noi non ci siamo ancora organizzati, non abbiamo una struttura degli enti locali organizzata, non abbiamo questi enti locali che ragionano come forma di cooperazione e sull'argomento scuola noi siamo all'anno zero perché prima di decidere dall'alto e decidere della Regione dobbiamo necessariamente partire dalla base, dal territorio, il quale deve programmare, peraltro quest'approccio qui ci viene suggerito dall'unica vera strategia per le zone interne che viene presentata e che c'è oggi in Italia che è il cosiddetto approccio, chiamiamolo "barca", che mette istruzione, trasporti e sanità allo stesso livello e suggerisce che se noi non affrontiamo questi tre argomenti orizzontali noi potremmo fare qualsiasi tipo di iniziativa senza risolvere nessun problema è anche per questo anche che il nostro gruppo ha presentato una legge sulla montagna che ponga di nuovo al centro dell'attenzione la questione delle zone interne, è per questo che noi chiediamo con forza alla nostra Giunta e alla nostra maggioranza che dobbiamo elaborare una legge sulla scuola perché se non partiamo, lo ripeto per l'ennesima volta in questo breve intervento, dalla programmazione noi stiamo solo ed esclusivamente perdendo tempo. Due battute sul dimensionamento passato e su quello che auspichiamo per il futuro. Secondo me con il dimensionamento passato, lo sanno tutti in maggioranza ne abbiamo discusso, con l'assessore ne ho parlato diverse volte, noi abbiamo perso un'occasione perché potevamo ad un certo punto mettere nelle condizioni, questi comuni a cui è stata tolta tra virgolette la scuola, e poco tra virgolette pure, nelle condizioni di programmare loro questo accorpamento, invece abbiamo voluto forzare la mano decidere noi, dall'altro abbiamo prodotto dei ricorsi al TAR, ed un vulnus sul territorio che troveremo anche nella programmazione 2015 perché avremo dei comuni che sono stati trattati male e invece di averli come alleati nella programmazione 2015-2016 noi li avremo contro. Questo per dire che il prossimo anno lavoreremo con le conferenze territoriali tanto dae s'artu versu su basu non risolviamo niente, creiamo solo casini.

PRESIDENTE. Uno dei presentatori della interpellanza ha facoltà di illustrarla.

DEDONI ATTILIO (Riformatori Sardi). Credo che abbiamo detto abbastanza, se non si è capito il problema lo ribadisco: è una programmazione di lavori da oggi per domani, per far sì che stiamo attenti a quello che scegliamo come politica.

PRESIDENTE. Ricordo che i consiglieri che intendono prendere la parola devono iscriversi a parlare non oltre la conclusione del primo intervento.

È iscritto a parlare il consigliere Gavino Manca. Ne ha facoltà.

MANCA GAVINO (Centro Democratico). In premessa innanzitutto ho apprezzato i toni pacati messi in campo dell'onorevole Dedoni nella discussione di questa mozione, che è una mozione articolata e ampia, dove l'onorevole Dedoni, in una fase diversa, metteva in campo atteggiamenti importanti nei confronti dell'operato dell'Assessore, invece vedo che ha fatto un ragionamento un passo indietro su questo tema e lo ritengo, da questo punto di vista, positivo. Quindi, approfitto di questo brevissimo intervento, di questi pochi minuti, per mettere in campo due piccole riflessioni su un tema molto importante. Innanzitutto mi farebbe piacere nel prosieguo dei lavori di questa attività, di questo incarico temporaneo a Presidente della Commissione che l'onorevole Dedoni partecipasse attivamente ai lavori, pur non facendone parte, in quanto questo è un tema che lui ha sempre affrontato con molta dedizione e in quanto anche nella scorsa legislatura ha svolto il ruolo di Presidente della Commissione competente. Mi viene da fare innanzitutto una riflessione generale: noi siamo in una fase particolare, gestiamo questo tema con una legge ormai datata, che risale al 1984, quindi una legge di trent'anni fa che va sicuramente rivisitata, va riscritta e approfondita. Da qui nasce la prima incongruenza che viene evidenziata dall'onorevole Dedoni nella sua mozione, dove fa riferimento al fatto che la Commissione sulla carta è un soggetto istituzionale non chiamato, per quello che ipotizzava e doveva essere il passaggio della legge 31, ad esprimere un parere. Io dico per esempio che nella riscrittura della 31 la Commissione, ma non solo, il Consiglio regionale deve essere chiamato a partecipare a questo percorso perché è un percorso importante che segna e affronta i temi che sono importanti per la nostra regione. Quindi, già da questo punto di vista io penso che questa discrasia, questa incongruenza, questa non chiarezza della norma, vada chiarita in questo senso e vada approcciata in questo senso. E dico di più all'onorevole Dedoni noi abbiamo messo a disposizione un parere compiuto, che non nego, ha posto in evidenza alcune criticità di questo piano di ridimensionamento scolastico, che ha voluto essere un parere costruttivo, che è stato dialogato con la minoranza in Commissione, è stato un parere che ha visto l'espressione dell'unanimità sull'approvazione delle linee guida generali, perché diceva cose sacrosante, lo diceva anche l'onorevole Dedoni in relazione all'eliminazione delle pluriclassi. Poi abbiamo dato anche un parere in prosecuzione di quello che è stato un percorso giuridico messo in campo sul discorso della precedente legislatura proprio per evitare di cadere sulle stesse difficoltà e gli stessi problemi. Partendo dal presupposto, onorevole Dedoni, che già nel 2011 questo percorso iniziò con lei, quando lei era Presidente della Commissione le viene mandato per la prima volta, nei cinque anni precedenti nella gestione Soddu non era stato mandato il piano di ridimensionamento scolastico a parere, lei diede un parere dove ha espresso una considerazione, in quel caso relativamente a un'ipotesi di modifica ma che ha iniziato un percorso per cui da quel momento, proprio perché la norma non era chiara, ha ipotizzato che la Commissione dovesse entrare nel merito dei problemi. Per essere chiari tra di noi la 31 deve prevedere questo, la modifica della 31 deve prevedere, Assessore, il fatto che la Commissione e il consiglio regionale diano e mettano in campo sicuramente un parere che è imprescindibile. L'altro tema: le linee guida e il piano di ridimensionamento scolastico sono state oggetto di grande dibattito, di qualche coda purtroppo nelle sedi al di fuori di questo Palazzo, dove ci sono alcuni ricorsi da parte di alcuni enti locali che si sentono "danneggiati" da alcune scelte, io dico che per il futuro dobbiamo avere un obbligo verso di noi, ma specialmente verso i nostri cittadini, quello di affrontare questo percorso in tempi sicuramente più celeri, quindi da questo punto di vista condivido molto quello che ha appena esposto l'onorevole Arbau sul fatto che le tematiche vanno affrontate in maniera più approfondita e specialmente in maniera più celere. Specialmente in questo piano di ridimensionamento scolastico, che è stato il primo di questa nuova legislatura, incombe anche il fatto che siamo in un momento in cui il soggetto istituzionale, che rappresentava un po' il coordinamento dei territori, ovvero l'ente Provincia, è venuto meno. Siamo in un momento di riforma, in un momento particolare, quindi è un momento in cui l'interlocutore, che negli anni scorsi ha svolto meglio questo ruolo di moderazione e di interazione tra l'Assessorato regionale, il Consiglio regionale, nella fattispecie la Commissione, e gli enti locali era stato un soggetto che aveva tutte le caratteristiche in regola. Adesso non è così, siamo in un momento diverso e nella prospettiva del prossimo anno, lo dico all'Assessore e lo dico a me stesso, sicuramente è da creare e da ipotizzare un percorso, perché da questo punto di vista proprio perché in questa fase di transizione della nostra organizzazione e del nostro sistema istituzionale abbiamo la necessità di avere un soggetto certo che dia assolutamente un parere. L'ultima conclusione, brevissima, io penso che questa Giunta regionale e questo Consiglio stiano dando al tema della scuola una valenza importante, così come sta accadendo livello del Governo, io dico, senza entrare nel merito perché qualcuno qua criticato l'autoritarismo e le scelte decisionali messe in campo dal governo nazionale, io penso che siamo in una fase particolare dove il sistema scuola, che in Italia non funzione, debba essere modificato. Probabilmente le modifiche creano alcune difficoltà e alcune incomprensioni, approfondiamo i temi, affrontiamo i problemi ma non è possibile che se gli standard europei dimostrano che da questo punto di vista, e quelli regionali ancora di più, siamo davvero un paese arretrato non è possibile non fare delle modifiche e delle correzioni. Quindi non vedo, in questo senso, una disattenzione da parte del governo nazionale che su questi temi sta lavorando in maniera molto importante anche il Governo regionale. Potrei ricordare in maniera evidente il fatto che si è venuto a creare una regia unica e investire nella delibera che riguarda il programma di investire sulle persone, solo dal punto di vista degli interventi, non parlo di quelli strutturali…

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Luca Pizzuto. Ne ha facoltà.

PIZZUTO LUCA (SEL). Ragionare e discutere anche sulla prospettiva di cosa devono essere i futuri dimensionamenti è una cosa che questo Consiglio deve fare indubbiamente, perché la tendenza nazionale ad aumentare sempre di più i criteri su cui si devono costruire le autonomie è una tendenza che, a nostro avviso, è sbagliata, però devo dire che un po' la capziosità della mozione ci lascia un attimino perplessi. Intanto perché anche voi avete avuto a che fare con i dimensionamenti e li avete fatti, e poi anche perché voi avete un esponente nella maggioranza di Governo nazionale, che è anche presidente di una Commissione, che avrebbe potuto sollevare il problema sulla difficoltà del dimensionamento nella nostra isola. Mentre invece su questo la battaglia è stata fatta da noi e dal nostro Assessore, perché noi abbiamo per esempio un parametro, ottenuto grazie all'impegno alla lotta del nostro Assessore e della struttura assessoriale, diverso dai parametri che ci sono nazionalmente. Cioè abbiamo un riconoscimento della nostra diversità, poi è chiaro fare i dimensionamenti non è mai una cosa semplice, una cosa facile, e sicuramente io sono dell'avviso che sul futuro dobbiamo costruire tutti quanti insieme una battaglia che ci consenta di dire basta sul piano nazionale. Ma, accusare un Assessore e una Giunta di aver leso l'integrità del Consiglio e di non aver fatto abbastanza, questo io e noi lo rifiutiamo e lo rigettiamo con forza. Perché intanto non è così, perché uno, si deve partire da quella che è stata la trattativa nazionale e da quello che è stato ottenuto, noi abbiamo da parametri diversi del piano nazionale e c'è stata riconosciuta la nostra specificità. Due, il percorso con mille difficoltà, perché sappiamo che i dimensionamenti sono una cosa aspra e difficile, è stato condotto dal basso ascoltando e andando a parlare con le comunità. Tre, noi abbiamo rimesso in campo strumenti per il diritto allo studio che sono stati precedentemente tolti, perché i libri di testo gratuiti per chi non se lo può permettere li ha rimessi questo Governo, con questa finanziaria, perché il raddoppio delle borse di studio per universitari andando ben oltre la media nazionale l'ha fatto questo Governo e questa maggioranza, perché le borse di studio per gli studenti delle scuole medie e delle scuole superiori li abbiamo rimessi noi, dopo che erano stati tolti dal vostro governo, perché i bus per consentire i collegamenti nei paesi in cui è stato fatto il dimensionamento li stiamo mettendo noi e stiamo costruendo noi una rete di trasporto alternativo, e perché il progetto Iscola che stiamo andando a discutere nei territori, realtà per realtà, è un progetto innovativo che mette a correre risorse per andare a costruire la scuola dal basso, con le comunità. Oggi il nostro assessore sarà a Sassari, è stata a Nuoro, e sta andando a confrontarsi mettendoci la faccia e mettendo la faccia di questo Governo e di questa maggioranza per la costruzione di una scuola nuova, pur partendo da un atto difficile come quello del dimensionamento che abbiamo avuto nei mesi scorsi. Quindi non ci può essere un'accusa a noi e una, come dire, velata opinione sul fatto che noi non abbiamo fatto e non stiamo facendo abbastanza, perché non è così, la rigettiamo e non la accettiamo. Stiamo facendo molto e stiamo rimettendo a correre risorse, tant'è che una delle prime cose che noi abbiamo fatto non appena siamo entrati al governo di questa Regione è stata mettere a correre risorse per l'edilizia scolastica, cosa che non è stata fatta precedentemente, perché mentre le scuole crollavano si mettevano le lavagne digitali, e noi abbiamo pensato che fosse più importante cercare di mettere a posto le scuole.

Per cui questa mozione per noi è chiaramente da rifiutare, ma se questa mozione vuole essere la costruzione di un ponte verso il futuro per discutere tutti insieme, come forze politiche sarde, con il livello nazionale, per costruire forme diverse di dimensionamento e riconoscere ancora di più la nostra specificità e la nostra autonomia, noi siamo e saremo a disposizione, perché quella è una battaglia che vogliamo fare collettivamente, ma continuiamo però col dire che la nostra scuola si costruisce dal basso, ascoltando tutti i livelli, mettendoci la faccia, prendendosi anche le critiche ma avendo il coraggio delle proprie idee e partendo dai fatti, e i fatti sono che noi sulla scuola stiamo investendo, è al centro delle politiche di sviluppo, ci sono somme alte stanziate in finanziaria e abbiamo ottenuto risorse che in precedenza non ci sono mai state. Questa Regione era sotto la media nazionale per le borse di studio agli universitari e oggi è al di sopra della media nazionale, e speriamo che in futuro si vada a coprire tutta la percentuale di studenti bisognosi.

Per cui rifiutiamo questa mozione ma siamo pronti a discutere sulla prospettiva.

PRESIDENTE. Poiché nessun altro iscritto a parlare, per la Giunta ha facoltà di parlare l'Assessore della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport.

FIRINO CLAUDIA, Assessore tecnico della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport. Io ritengo innanzitutto importante che si parli di scuola, come ho avuto modo di dire anche nell'ultimo mio intervento, e mi piacerebbe che l'intervento di oggi fosse propedeutico ad un dibattito sulla scuola che non si limitasse al solo dimensionamento scolastico; dimensionamento scolastico che è stato ed è in ogni caso un atto complesso, un atto difficile in cui il dialogo con il territorio si fa chiaramente difficile perché la Regione si trova a dover mediare strumenti normativi nazionali, strumenti normativi regionali e le esigenze del territorio. Quest'anno ci siamo trovati a portare avanti un processo, un dibattito che è durato mesi, che è iniziato poco dopo il mio insediamento, con una novità rispetto al passato, una situazione legata agli enti locali che voi conoscete bene e che chiaramente creava un'assenza di quel livello intermedio che nel passato è stato un valido aiuto e un valido strumento di interazione con il territorio. Abbiamo fatto senza, siamo andati nei territori e chiaramente abbiamo preso delle decisioni.

Non mi nascondo di fronte alle decisioni che questo Assessorato e questa Giunta ha preso su temi specifici come per esempio quello delle pluriclassi, sul quale mi pare tra l'altro che ci sia un sostanziale accordo anche con lei, onorevole Dedoni, che ha presentato la mozione. Chiaramente noi non abbiamo pensato solo a quale era la nostra idea, e cioè le pluriclassi non erano alla nostra modalità preferita di scuola, abbiamo pensato contestualmente -quello che sta succedendo in queste settimane ne è la dimostrazione - a come venire incontro ai disagi che i territori avessero incontrato a seguito delle nostre decisioni. Non solo siamo intervenuti sul trasporto, con una spesa di oltre 8 milioni e l'acquisto di oltre 70 scuolabus (alcuni sono piccoli perché le strade della Sardegna chiaramente non sono tutte delle superstrade, ma gli scuolabus sono adatti a ciascuna situazione); mezzi che arriveranno a tutti i Comuni che ne hanno fatto richiesta, non solo a quelli rurali. I fondi dell'agricoltura che abbiamo utilizzato - apro una piccola parentesi su questo - non sono fondi sottratti all'agricoltura ma sono fondi della programmazione 2007-2013 non spesi, e che quindi sarebbero stati persi se non utilizzati in qualche modo entro l'anno 2015, e i pulmini sono tra l'altro accessibili a tutti gli studenti.

Dicevo di questo processo in cui le norme nazionali e le norme regionali sono state a volte in conflitto, non solo per i parametri che noi abbiamo applicato, e che non abbiamo applicato certo con rigidità ma tenendo in considerazione le specificità del territorio e le peculiarità; specificità e peculiarità che abbiamo premesso nelle linee guida del piano di dimensionamento, che sono state approvate all'unanimità dalla Commissione e che poi siamo andati a modificare ancora per venire incontro alle esigenze del territorio. Il ruolo della Commissione, il ruolo del Consiglio è stato un ruolo prezioso e deve continuare a essere un ruolo prezioso; io penso che non solo il parere che c'è stato ma anche quello che faremo il prossimo anno con il lavoro sul prossimo piano di dimensionamento debba vedere un ruolo attivo del Consiglio, non solo perché ce lo chiedono le sentenze ad esempio del TAR, che impongono il passaggio in Commissione consiliare, ma perché è un processo che non riguarda certamente solo la componente di governo della Regione. Io accolgo con favore le proposte che in questi mesi sono arrivate di affrontare in modo diverso il rapporto con il territorio e il dialogo tramite strumenti diversi, che possono essere le conferenze come proponeva l'onorevole Arbau, e questo passaggio noi abbiamo cominciato già a farlo inserendo nella delibera che adottava definitivamente il piano di dimensionamento con la previsione che il prossimo piano di dimensionamento venisse discusso in termini di programmazione negoziata, quindi inserendo questo processo in uno strumento di dialogo già codificato e di grande dialogo e ascolto delle comunità che è già esistente.

Per quanto riguarda la sentenza della Corte costituzionale che è stata citata, è vero c'è quella sentenza ma nella stessa sentenza della Corte costituzionale si chiede la tutela della continuità didattica, che è un valore non solo chiaramente posto dalla sentenza della Corte costituzionale ma un valore a cui questo Assessorato tiene in modo particolare, perché è nella continuità didattica che si trova una chiave per la lotta alla dispersione scolastica; e dal punto di vista puramente amministrativo si fa riferimento ad un accordo Stato-Regione che è fermo da 2012; di questo accordo io mi faccio assolutamente, come dire, promotrice perché non solo con la sentenza abbia una migliore applicazione ma perché in generale la peculiarità della Regione sarda venga sempre più tutelata. Ma questo noi lo facciamo in tanti modi, in tanti strumenti. Il programma Iscola, che è stato citato prima dall'onorevole Pizzuto, non è semplicemente un intervenire per lottare contro la piaga della dispersione scolastica e per migliorare le competenze dei nostri ragazzi; il programma Iscola è un'azione di supplenza della Regione Sardegna a ciò che il Governo non è in questo momento in grado di fare per una situazione chiaramente di mancanza di risorse e anche perché noi pensiamo che non si debba semplicemente intervenire con delle risorse ma si debba intervenire in problemi specifici che con il programma Iscola si vanno ad affrontare. Penso ad esempio all'inclusione, penso ad esempio a tutta la serie di servizi che per il prossimo anno scolastico per il prossimo triennio e con questo programma non andiamo ad affrontare e lo facciamo con le forze che nel territorio possono aiutare questo processo, penso al mondo della cooperazione, penso al mondo del volontariato pensa a quel mondo degli insegnanti di ruolo e precari che noi intendiamo coinvolgere in modo forte.

A proposito degli insegnanti lasciatemi dire che questo piano di ridimensionamento non tocca un'unità di personale docente e non docente, e gli accorpamenti e le operazioni fatte con questo piano di ridimensionamento non riducono assolutamente l'organico di fatto della nostra Regione e anzi andiamo ad intervenire in modo che, soprattutto nelle aree più interne, nelle aree a maggiore spopolamento e a più forte incidenza della dispersione scolastica, venga garantita la continuità didattica grazie ad una positiva interlocuzione con l'ufficio scolastico regionale e venga garantito un surplus di servizi con il tempo pieno e tempo prolungato garantito proprio nei territori oggetto di dimensionamento.

Inoltre per rispondere anche a un'altra domanda, che è contenuta nella mozione, il personale, come dicevo per quanto riguarda il programma Iscola, noi avremo non meno di 400 insegnanti precari che verranno inseriti nei nostri piani di potenziamento dell'offerta scolastica delle nostre scuole e per ritornare un attimo alla questione dell'autonomia della Regione di ciò che noi abbiamo combattuto per ottenere di fronte al Governo nazionale, io ricordo un tema che purtroppo è stato spesso trascurato quando si parla di ridimensionamento cioè il potenziamento dell'offerta didattica un qualcosa di cui ci viene dato atto ogni volta, mi è stato dato atto ogni volta che nei territori sono andata a parlare di scuola.

Noi avevamo un'indicazione precisa da parte del Ministero: non attivate nuovi corsi, nuovi corsi per esempio i corsi musicali, non attivate nuovi licei sportivi, noi abbiamo, io ho fatto una scelta diversa ho deciso di proporli comunque perché penso comunque all'arricchimento la nostra offerta formativa sia un'altra delle chiavi che vanno ad aggredire il tema della dispersione scolastica e abbiamo esercitato la nostra autonomia e abbiamo vinto perché quelle nostre proposte sono state accolte e quando io sono andate in questi giorni nel territorio per cominciare a presentare il programma Iscola ci è stato detto che è un arricchimento dell'offerta formativa come questo non era mai stato fatto e questo sarà una chiave che in prospettiva sarà importante per riportare gli studenti nelle scuole e per fargli riprendere un percorso interrotto.

Un altro aspetto che abbiamo potenziato che è stato assolutamente trascurato negli ultimi anni perché la dotazione finanziaria era a zero è la scuola degli adulti, la scuola serale, come è nota, anch'essa ha subito chiaramente un'azione di revisione da parte del Governo nazionale noi abbiamo inserito 1 milione di euro per il potenziamento dell'offerta formativa anche per l'istruzione degli adulti, perché pensiamo che anche quello faccia parte del sistema di istruzione e che il recupero di ogni studente di qualsiasi età sia una battaglia che la politica e questa Giunta vuole combattere fino in fondo.

Quindi io in conclusione penso che l'esperienza di quest'anno, gli strumenti di cui ci siamo dotati quest'anno possano essere utili perché nel prossimo processo di dimensionamento sia più condiviso e sia soprattutto più accompagnato dalle misure sulla scuola che siamo mettendo in campo in questo momento. Penso anche che ogni decisione, come ho detto nel territorio e come ho detto a Nuoro non meno di una settimana fa, ogni decisione che è stata presa finora non è una decisione definitiva nel momento in cui un territorio decide di lavorare insieme, di fare una proposta e di creare quel polo scolastico territoriale su cui noi abbiamo assistito fino all'inizio dell'anno e penso che abbiamo dimostrato in questi mesi e credo che lo dimostreremo ancora di più nei prossimi tutto l'investimento e tutta l'energia e tutta l'originalità della proposta della nostra Regione per quanto riguarda la scuola della Sardegna. Grazie.

PRESIDENTE. Ha domandato di replicare il consigliere Attilio Dedoni. Ne ha facoltà.

DEDONI ATTILIO (Riformatori Sardi). Grazie, sono parzialmente soddisfatto, anche se la mozione, a prescindere dall'onorevole Pizzuto che è probabilmente si è voluto precostituire il voto negativo, ha una funzione nel dibattito di oggi che mi pare l'Assessore abbia accolto in parte nonostante le difese d'ufficio, come è naturale di una maggioranza e delle attività poste in campo sino ad oggi. Ma quello che è importante è che si sia preso coscienza della sentenza della Corte costituzionale; perché è vero che restano ancora in piedi criticità legate all'attuazione del rapporto Stato-Regione ma ha già riconosciuto in sé che c'è la complementarietà nella legge della partecipazione della Regione sarda, cioè lo Stato non ha più priorità ma è la Regione Sardegna che all'interno della legge cornice, chiamiamola così, statale deve legiferare e qui siamo fortemente in ritardo non è un'accusa all'Assessore o alla maggioranza. Siamo come Consiglio fortemente in ritardo. Perché la Regione Sardegna ha necessità di una nuova legge organica sulla scuola e la formazione professionale. Abbiamo necessità che tutto quello è cultura venga ad essere posto in campo all'interno di questa nuova normativa. Chiaramente quello che è importante non è solo il fatto che dica che lo Stato non ha quelle competenze che dichiarava di avere, dichiara non fondata la questione di legittimità costituzionale sia per il punto tre che per il punto quattro; e il punto tre è importante, forse qualcuno l'ha colto perché possiamo inserire, avendo disponibilità finanziarie, nuovi insegnanti anche se precari all'interno della scuola per aumentare i cicli scolastici e le opportunità che si possono offrire all'interno del sistema scuola di culture anche diverse oltre a quella che spesso viene trascurata, che è la lingua e la cultura sarda. Voglio dire che ci sono praterie aperte per poter applicare questa sentenza della Corte costituzionale, e riconosce che non è stato toccato neppure il riferimento alla leale collaborazione istituzionale, anche perché è sempre così, viene meno sempre dallo Stato e non dalla Regione, ma quello che, ripeto, è importante è che buoni rapporti, sì, con l'ufficio scolastico regionale e con chi si manifesta disponibile a collaborare, ma cosa ben diversa è lasciare in mano a questa gente che possano decidere. Perché, Assessore, io le ricordo questo, il dimensionamento scolastico, e sto parlando non per oggi solo, ma da ieri, meglio da avantieri, ci ha tolto sostanza, ci ha tolto danari per la scuola nel senso che la parametrizzazione è quella che poi il Ministero sancisce. Se noi riduciamo la spesa oggi, domani ce la troveremo decurtata, volenti o nolenti, questo avviene, non è che è colpa di uno o dall'altro. È colpa del fatto che lo Stato ne approfitta, appena può toglie e taglia. Ecco che è necessario invece coralmente, come mi è piaciuto incominciare a sentire, che tutto il Consiglio, al di là di maggioranza e opposizione, lavori insieme per produrre una nuova legge organica della scuola in Sardegna, ripeto, scuola e formazione professionale, perché è lo scibile della cultura in sé e quello della possibilità di offerta anche di lavoro legata alla pratica scolastica e alla formazione professionale. Io vedo sempre con grande rispetto l'esperienza dell'alternanza scuola-lavoro, formazione-lavoro, perché è importante, è l'immissione indiretta di quello che è il possibile lavoratore del domani e dare l'opportunità di conoscere quello che è il mondo del lavoro. In sintesi, c'è la necessità di un salto di qualità da parte di tutti, e oggi che c'è una maggioranza che dice di guidare lo faccia, ma non si chiuda a dire che abbiamo ottenuto un piccolo scarto a livello nazionale, sono sciocchezze, sono sciocchezze. Quello che è importante invece è avere davanti un patrimonio per il futuro, o quando si parla che i finanziamenti per la scuola sono stati …, se dovessi fare polemica direi: "Guardate che avete utilizzato i soldi che aveva stanziato la Giunta Cappellacci", non è questo il problema. Nella prima parte 30 miliardi erano lì, ma non mi interessa, non voglio fare polemica, voglio creare per il futuro. C'erano 90 milioni di euro, glielo assicuro io, nel bilancio…

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il consigliere Efisio Arbau per dichiarare se è soddisfatto.

Rinuncia.

Metto in votazione la mozione.

Ha domandato di parlare il consigliere Gavino Manca per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

MANCA GAVINO (PD). Chiedo scusa, sarò brevissimo, non voglio tediare i colleghi. Io vorrei fare una considerazione perché rimanga agli atti di quest'Aula, con tutto il rispetto per tutti, avete sentito l'intervento dell'onorevole Dedoni poco fa, dell'onorevole Arbau, ma anche dell'Assessore. Vorrei far presente che questo Governo nazionale di questa Regione è un governo amico, è un governo amico e lo dimostrano i fatti, è un Governo che su questa scuola ha investito 1 miliardo e 94 milioni come primo atto di questo governo, e a questa Regione ha destinato 45 milioni di euro, a differenza dei 12 destinati alla Toscana. Questo lo dico perché noi stiamo partendo dal … che il percorso e il fenomeno scuola si cambia tutti assieme, ognuno con il primo contributo, ognuno con la propria parte, da un punto di vista finanziario e da un punto di vista culturale, e questo è un percorso che si costruisce assieme, perché se no chiederei a tanti presidenti in quest'aula perché la nostra scuola non funziona, perché non funziona l'Italia e perché non funziona la nostra Regione, porrei questa domanda e porrei la domanda se il problema è del Governo Renzi o magari del Governo Pigliaru in questo momento. Quindi, dicendoci un po' le verità in quest'aula andiamo avanti, costruiamo un percorso assieme, onorevole Dedoni, onorevole Pizzuto e onorevole Arbau, e cerchiamo di creare un qualcosa che funzioni per i nostri cittadini, che sono quelli che devono poi godere dei benefici. Grazie.

PRESIDENTE. Poiché nessun altro domanda di parlare, metto in votazione la mozione numero143.

Votazione nominale

PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, della mozione numero 143.

(Segue la votazione)

Rispondono sì i consiglieri: Cappellacci - Carta - Cherchi Oscar - Crisponi - Dedoni - Demontis - Fasolino - Fenu - Floris - Locci - Oppi - Orru' - Peru - Pinna Giuseppino - Pittalis - Randazzo - Rubiu - Tatti - Tedde - Tocco - Truzzu - Tunis - Zedda Alessandra.

Rispondono no i consiglieri: Agus - Anedda - Arbau - Azara - Busia - Cherchi Augusto - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Collu - Comandini - Cozzolino - Deriu - Desini - Forma - Lai - Ledda - Lotto - Manca Gavino - Manca Pier Mario - Meloni - Moriconi - Perra - Pinna Rossella - Piscedda - Pizzuto - Ruggeri - Solinas Antonio - Tendas - Unali - Usula.

Si è astenuto il Presidente Ganau.

Risultato della votazione

PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:

presenti 54

votanti 53

astenuti 1

maggioranza 27

favorevoli 23

contrari 30

(Il Consiglio non approva).

Discussione e approvazione della mozione Comandini - Cocco Pietro - Collu - Cozzolino - Demontis - Deriu - Forma - Lotto - Manca Gavino - Meloni - Moriconi - Pinna Rossella - Piscedda - Ruggeri - Sabatini - Solinas Antonio - Tendas sul sovraffollamento delle carceri italiane. Obbligo dello Stato italiano di conformarsi alla sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo del giorno 8 gennaio 2013, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento (86)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione numero 86.

(Si riporta di seguito il testo della mozione:

Mozione Comandini - Cocco Pietro - Collu - Cozzolino - Demontis - Deriu - Forma - Lotto - Manca Gavino - Meloni - Moriconi - Pinna Rossella - Piscedda - Ruggeri - Sabatini - Solinas Antonio - Tendas sul sovraffollamento delle carceri italiane. Obbligo dello Stato italiano di conformarsi alla sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo del giorno 8 gennaio 2013, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento.

IL CONSIGLIO REGIONALE

PREMESSO che:

- la Corte europea dei diritti dell'uomo, con sentenza del giorno 8 gennaio 2013 (cosiddetta sentenza Torreggiani), ha condannato lo Stato italiano per violazione dell'articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, censurando i trattamenti inumani derivanti dall'accertata condizione di sovraffollamento delle carceri;

- la decisione della Corte ha assunto una particolare valenza in considerazione del fatto che è stata seguita la procedura "pilota" che consente di evidenziare l'esistenza di problemi strutturali e di indicare le particolari misure o azioni cui lo Stato dovrà conformarsi;

- in esito alla procedura "pilota", la Corte ha chiaramente accertato e denunciato che il sovraffollamento carcerario in Italia ha carattere strutturale e sistemico in quanto deriva da un malfunzionamento cronico del nostro sistema penitenziario, come dimostrano i risultati, esigui, conseguiti dal Governo italiano quando, nel 2010, ha decretato l'esistenza di uno stato di emergenza. In seguito sono state adottate misure d'urgenza come il cosiddetto "piano carceri" e, laddove possibile, sono state ridotte le pene detentive favorendo misure alternative al carcere;

- viene chiesto allo Stato italiano di garantire, a ogni detenuto, uno spazio vitale non inferiore a 4 metri quadrati (standard minimo per le celle collettive, come individuato dal Comitato europeo per la prevenzione della tortura e dei trattamenti inumani e degradanti) sufficientemente illuminato e pulito, di assicurare, inoltre, che il detenuto possa trascorrere parte del giorno al di fuori della cella, di prevedere, infine, un sistema di garanzie giustiziali per i detenuti non solo realmente accessibile ma anche effettivo, ovvero condurre a una rapida cessazione della violazione del diritto e, nel caso in cui la situazione fosse già cessata, a ottenere un risarcimento per la violazione subita;

- nonostante la condanna della Corte europea e i vari appelli del Presidente della Repubblica, la situazione penitenziaria in Sardegna ha raggiunto limiti massimi e, nonostante le denunce, fino a oggi nulla è cambiato per ripristinare le politiche di competenza regionale; mentre si registra un costante aumento di reclusi sia indigeni che extracomunitari che aspettano mesi per un primo giudizio portando a un sovraffollamento, spesso disorganico, delle strutture penitenziarie, causando inoltre un collasso sulla dotazione di beni indispensabili, molte strutture rischiano la chiusura;

- il Senato della Repubblica, nella seduta del 2 agosto 2014, ha approvato definitivamente il decreto legge 26 giugno 2014, n. 92, recante disposizioni urgenti in materia di rimedi risarcitori in favore dei detenuti e degli internati che hanno subito maltrattamento in violazione dell'articolo 3 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, nonché di modifiche al Codice di procedura penale e alle disposizioni di attuazione, all'ordinamento del Corpo di polizia penitenziaria e all'ordinamento penitenziario, anche minorile;

CONSIDERATO che:

- il Presidente della Repubblica, in data 8 ottobre 2013, ha inviato un messaggio alle Camere per rappresentare come la decisione della Corte costituisca una conferma dell'incapacità dello Stato italiano a garantire i diritti elementari dei reclusi in attesa di giudizio e in esecuzione di pena e, allo stesso tempo, sollecita affinché si trovi una soluzione alla situazione di sovraffollamento entro la data del 28 maggio 2014, stabilita dalla Corte, imponendo interventi che riconducano al rispetto della Convenzione sulla salvaguardia dei diritti umani;

- il Presidente della Repubblica ha affermato, con estrema chiarezza e convinzione, che l'unica via percorribile per ottemperare alla sentenza della Corte è l'emanazione di provvedimenti di carattere straordinario, quali l'amnistia e l'indulto, solo così, ha affermato con decisione il Presidente della Repubblica, si potranno porre in essere i necessari interventi strutturali atti a contrastare il fenomeno;

RITENUTO che l'adozione di un provvedimento generale di clemenza, oltre a perseguire l'effetto di ridurre il sovraffollamento carcerario, concorre a rendere l'esecuzione della pena pienamente conforme alla funzione rieducativa enunciata nell'articolo 27 della Carta costituzionale;

ACCERTATO che il termine perentorio di un anno, assegnato dalla Corte allo Stato italiano per conformarsi alla sentenza, è scaduto il 28 maggio 2014 e che allo stato attuale l'unica via percorribile per poter rispettare almeno gli obblighi derivanti dalla sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo dell'8 gennaio 2013, sia quella indicata dal Presidente della Repubblica con il messaggio alle Camere dell'8 ottobre 2013, scongiurando così che i molteplici ricorsi momentaneamente "congelati" dalla Corte, ma tuttora pendenti verso lo Stato italiano, vengano accolti,

impegna il Presidente della Regione

anche in considerazione della conversione in legge, con approvazione del Senato della Repubblica nella seduta del 2 agosto 2014, del decreto legge 26 giugno 2014, n. 92, recante rimedi risarcitori in favore di detenuti e altre disposizioni in materia penitenziaria, nonché modifiche al Codice di procedura penale

1) a rivolgere formale richiesta al Presidente del Consiglio dei ministri, al Governo e al Parlamento affinché diano piena attuazione alle indicazioni contenute nel messaggio inviato alla Camere dal Presidente della Repubblica in data 8 ottobre 2013;

2) a rivolgere formale richiesta al Presidente del Consiglio dei ministri, al Governo e al Parlamento affinché provvedano ad adottare un provvedimento generale di clemenza, unico rimedio che consentirebbe allo Stato italiano di potersi conformare alla sentenza della Corte dell'8 gennaio 2013, tenendo conto che il termine perentorio stabilito sempre dalla Corte per il 28 maggio 2014 è ormai scaduto;

3) a rivolgere formale richiesta al Presidente del Consiglio dei ministri, al Governo e al Parlamento affinché diano finalmente corso a interventi strutturali che consentano di risolvere, nel pieno rispetto dei principi costituzionali e in via definitiva, il problema del sovraffollamento carcerario nel nostro paese;

4) a rivolgere formale richiesta al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia e al Ministro delle infrastrutture e della salute affinché:

a) siano verificate le condizioni di idoneità delle sezioni detentive e lavorative nonché di salubrità dell'area intorno al nuovo Istituto penitenziario di Cagliari;

b) siano chiarite le ragioni per cui il villaggio penitenziario, ubicato nel territorio del Comune di Uta, registri un gravissimo ritardo nella conclusione dei lavori e nell'apertura aggravando i pesanti disagi tra i detenuti, i familiari e i diversi operatori penitenziari;

c) siano definiti gli incarichi dirigenziali degli istituti isolani constatato che cinque direttori gestiscono 12 istituti, comprese tre ex colonie penali (Mamone, Isili e Is Arenas);

5) a rivolgere, infine, formale richiesta al Presidente del Consiglio dei ministri, al Governo e al Parlamento affinché si tenga conto, nel processo di riordino giudiziario, della specificità di alcuni istituti penitenziari presenti nell'Isola e si metta in atto un programma di interventi immediati in grado di creare condizioni di vivibilità, ripristinare i servizi e le dotazioni dei beni di prima necessità, nonché di risolvere, nel pieno rispetto dei principi costituzionali e in via definitiva, il problema del sovraffollamento carcerario in Sardegna. (86).)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione. Uno dei presentatori della mozione ha facoltà di illustrarla.

COMANDINI GIAMPIETRO (PD). Devo dire che la mozione che mi accingo ad illustrare è una mozione datata del novembre 2014, e trae origine dalla sentenza della Corte europea dell'8 gennaio 2013, sentenza che ha condannato lo Stato italiano per violazione dell'articolo 3 della convenzione europea dei diritti sull'uomo per il trattamento inumano davanti all'accertata condizione di sovraffollamento delle carceri italiane e delle carceri sarde. Voglio dire che su questo argomento anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano alle Camere e al Senato in qualche modo ha ricordato ai parlamentari di intervenire a tutti i livelli istituzionali per superare e restituire all'Italia l'onore macchiato della condanna della Corte di Strasburgo. Conosciamo un po' tutti quella che è la situazione delle carceri in Italia e nella nostra Isola, un argomento che, come ha ricordato lo stesso presidente Napolitano, per la sua gravità e complessità non può considerarsi solo un problema che rimane circoscritto all'interno delle mura carcerarie, ma per tutti gli attori che in maniera indiretta e diretta ne sono interessati riguarda l'intera società. Si tratta di problemi di gestione, di organizzazione delle strutture penitenziarie, che in qualche modo non riguardano solo i reclusi, ma riguardano l'intero sistema sanitario nazionale, regionale, gli agenti di polizia penitenziaria, le famiglie, le organizzazioni di volontariato che si occupano delle persone recluse. Quindi, il sovraffollamento delle carceri, per quanto riguarda il suo portato di disumanità e di degrado, non si può iscrivere solamente in un problema di deficit infrastrutturale del nostro Paese o di una mancanza di modernizzazione del sistema giustizia, ma, come ricordava sempre il Presidente della Repubblica, riguarda il rispetto dei valori fondamentali del patto costituente della nostra convivenza civile, sulla tutela dei diritti inviolabili dell'uomo e sui doveri di solidarietà, a cui è richiamata la nostra organizzazione sociale ed economica, sulla pari dignità e sulla umanità che deve sempre presiedere l'esecuzione delle pene. Bisogna comunque riconoscere che dopo questa sentenza della Corte di Strasburgo, dopo l'intervento del Presidente della Repubblica, il Governo Renzi e devo dire l'intero Parlamento con tutte le forze politiche hanno ben operato, intervenendo con una legge, 21 febbraio 2014, che difatti ha prodotto degli effetti per quanto riguarda lo sfollamento delle carceri. E proprio ieri, ventiquattro'ore fa, il segretario generale del consiglio generale d'Europa ha ricordato attraverso il ministro Orlando che il lavoro che il nostro Paese sta svolgendo per quanto riguarda lo sfollamento delle carceri è diventato un esempio di fumose pratiche in Europa. Però c'è sempre un ma, per quanto riguarda la situazione in Sardegna, dove il richiamo della Corte europea purtroppo fra continuare a rimanere forti criticità sul sovraffollamento degli istituti penitenziari isolani, accompagnati da ulteriori difficoltà legate alla mancanza di figure professionali idonee al recupero dei detenuti, educatori, psicologi, assistenti sociali, oltre alla carenza cronica degli agenti di polizia. Basti pensare che lo scorso anno, parliamo del 2014, nei 12 istituti penitenziari isolani ci sono stati 272 atti di autolesionismo, 42 tentati suicidi, 33 ferimenti e 25 colluttazioni. Questi numeri drammatici una settimana fa sono stati denunciati dal Segretario generale del Sindacato autonomo di polizia penitenziaria, Donato Capece, che dopo aver incontrato i rappresentanti sindacali regionali, ha lanciato l'allarme sulla situazione degli istituti penitenziari nell'Isola, annunciando che porterà il caso Sardegna all'attenzione del Ministro di grazia e giustizia, Andrea Orlando, con l'auspicio che si adottino provvedimenti urgenti. Ogni giorno in Sardegna c'è un evento critico in carcere, oggi ci sono più detenuti rispetto al giugno dello scorso anno, addirittura nel nuovo carcere di Uta si è arrivati a montare una terza branda in cella per fronteggiare l'affollamento, e i poliziotti penitenziari in servizio e le condizioni di lavoro per essi restano sempre pericolose e stressanti. Nuovo carcere di Uta, dove solo qualche giorno fa un detenuto ha tentato il suicidio e un altro detenuto ha sferrato una rissa contro gli agenti di polizia penitenziaria. Purtroppo questi episodi di risse, di autolesionismo, di tentati suicidi nelle nostre carceri, apparentemente insignificanti per i più, ma che si ripetono con troppa frequenza, manifestano un disagio di inadeguatezza dell'intero sistema, la totale mancanza di un progetto che abbia come obiettivo centrale e finale il recupero del detenuto. Quindi l'amministrazione penitenziaria nazionale nei confronti dell'Isola, nonostante i richiami di Bruxelles, non ha affatto migliorato le condizioni di vivibilità nelle celle. E anche il numero dei detenuti che lavorano è irrisorio. In Sardegna sono circa 700 i detenuti, il 35 per cento del totale è alle dipendenze del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, e si occupano soprattutto di lavori di pulizia, o comunque interni al carcere. Consideriamo che chi sconta la pena in carcere ha un tasso di recidività pari al 68, 4 per cento, mentre chi riesce a lavorare all'interno del carcere o fruisce di misure alternative cala all'un per cento la recidività, questo per capire quanto è importante il reinserimento lavorativo dei carcerati. Le carceri in Sardegna quindi rimangono affollate e i numeri parlano chiaro. Un anno fa erano 1877 i detenuti, oggi se ne contano 1950, di cui 1634 condannati e 300 in attesa di un giudizio definitivo. Da noi quindi non c'è stato alcun calo di detenuti, bensì un aumento. In Sardegna, insomma, sul fronte penitenziario non si è dimezzato alcunché, e si tenga conto che nel frattempo anche con le leggi che si sono varate a livello nazionale non si è risolto il problema. Nella nostra isola l'amministrazione penitenziaria sembra vivere quindi una realtà virtuale e non si rende conto della drammaticità del momento che costringe le donne e gli uomini della polizia penitenziaria anche a condizioni di lavoro sempre più difficili. Potrei continuare a illustrare i numeri della situazione penitenziaria nell'Isola, però non si tratta solo di una somma algebrica che riguarda il livello di sovraffollamento, ma voglio essere anche sentimentalmente razionale e analizzare il problema che non è soltanto numerico, ma soprattutto umano, dietro ogni singolo numero c'è un essere umano che ha commesso sì un reato, ma sta pagando il proprio debito con la società, e allora è qui che va in qualche modo recuperato, non soltanto per le loro famiglie, ma per l'intera società. Poi mi permetto, signor Presidente, riguardo alle esperienze positive che in qualche modo anche la Giunta regionale, proprio rappresentato dall'Assessore alla pubblica istruzione, dovrebbe conoscere, cioè l'esperienza positiva all'interno del carcere di Alghero. Vorrei ricordare che all'interno del carcere di Alghero c'era uno degli unici casi in Italia in cui, attraverso le classi dell'alberghiero, nel corso degli anni, si sono in qualche modo riabilitati tantissimi detenuti, e solo per un freddo calcolo matematico quest'anno l'ufficio regionale scolastico ha chiuso quella scuola all'interno del carcere, che era un esempio unico in Italia, e a questo punto ha creato anche un elemento di difficoltà nell'applicazione di un sistema che poteva essere riproposto anche in altri sistemi carcerari. Io credo per cui che, anche a livello regionale, e mi rivolgo proprio a lei, Assessore, l'esempio proprio del carcere di Alghero, come esempio in cui l'integrazione della scuola all'interno di un carcere è un esempio estremamente positivo che, a mio avviso, a avviso dei firmatari, potrebbe essere ripreso. Un capitolo a parte merita la situazione anche del personale all'interno degli istituti penitenziari, il cui numero è fortemente insufficiente a garantire turni, scorte è piantonamenti. Attualmente sono presenti in un organico sottodimensionato solo 1800 agenti di polizia penitenziaria, per cui nella mozione noi chiediamo un aggiornamento della pianta organica, ma concedendo soprattutto la possibilità agli agenti che lo desiderano di ritornare in Sardegna. Il problema quindi delle carceri, al di là della mozione firmata più di un anno fa, è ancora tristemente attuale e delicato, per questo va investito il Governo nazionale affinché si ponga fine alle criticità penitenziarie sarde, mettendo questa criticità tra le priorità d'intervento, assegnando più agenti e diversificando lo spessore … dei detenuti presenti nell'Isola. Così come credo che questo Consiglio regionale debba rigettare con forza le strategie che si stanno studiando presso il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, confermate 10 giorni fa, dico 10 giorni fa, presso la Commissione parlamentare antimafia, che ha deciso di trasferire a Uta e a Sassari 200 detenuti sottoposti a regime 41 bis. Si tratta di un quarto del totale dei detenuti 41 bis presenti in Italia. Per noi invece la Sardegna deve essere protagonista di un processo di riordino giudiziario, che tenga conto della specificità degli istituti penitenziari isolani, e dove si mettano in atto programmi di intervento in grado sia di creare le condizioni di vivibilità, ma anche di ripristinare i servizi minimi, nonché di risolvere, nel pieno rispetto dei principi costituzionali, il problema del sovraffollamento, coinvolgendo tutte le istituzioni che non è soltanto il Ministero di Grazia e Giustizia, ma anche l'università e la scuola, così come abbiamo visto positivamente ad Alghero, in grado di sviluppare misure alternative alla pena, perché credo che una democrazia civile, democratica, debba prevedere sistemi di rieducazione, istruzione e riabilitazione professionale, affinché il carcere sia sempre più luogo di recupero della dignità umana, e offra un percorso riabilitante e non solo punitivo, fine a se stesso, così come recita l'articolo 27 della nostra Costituzione.

PRESIDENTE. Ricordo che i consiglieri che intendono prendere la parola devono iscriversi a parlare non oltre la conclusione del primo intervento.

È iscritta a parlare la consigliera Anna Maria Busia. Ne ha facoltà.

BUSIA ANNA MARIA (Centro Democratico). Ringrazio intanto il collega Comandini per aver proposto questa mozione su un argomento che non raccoglie mai l'attenzione che sarebbe invece richiesta per un argomento così importante e che rischia, nella nostra Regione, di pesare fortemente sull'assetto, sulla società, sulla composizione della nostra società, ma anche sulle nostre finanze. La situazione è non solo attuale rispetto a quella che è stata indicata e raccontata nella mozione, ma se vogliamo è peggiorata, è peggiorata perché la Sardegna sta assistendo, davanti al disinteresse generale, e mi duole ammetterlo, mi duole ammettere questa circostanza, che sta diventando ed è diventata ormai un'enorme colonia penale, perché il Piano carceri deleterio dei precedenti Governi ha portato ad una costruzione, ad una concentrazione di luoghi di detenzione nella nostra Isola, che non ha pari nelle altre regioni d'Italia. Questo significa che non soltanto a breve, poiché le carceri saranno riempite oltre il necessario, oltre al consentito, saranno riempite di persone detenute, straniere, extra comunitarie, ma soprattutto aumenteranno a dismisura le persone detenute ex 41 bis, come ha detto l'onorevole Comandini. E temo purtroppo, perché questo era stato dichiarato tempo fa e si sta puntualmente realizzando, che le persone detenute ex 41 bis non saranno soltanto le 200 che verranno trasferite a breve, ma saranno molte di più, e si prevede di trasferire tutte le persone che si trovano nelle carceri del Nord. Questo lo ricordo perché è bene ricordare questo passaggio, come la voce forte dei territori si fa sentire in alcuni casi, e cioè quando le regioni del Nord si erano ribellate alla presenza da diversi anni dei mafiosi, dei camorristi, degli appartenenti alle criminalità organizzate, si erano ribellate alla concentrazione e hanno imposto all'allora Governo che ricordo essere di Centrodestra, a Maroni, ad Alfano, che componevano l'allora Governo, di trasferire, di disporre quella modifica, questa sì, criminale, dell'articolo 41 bis che consentiva questo trasferimento in massa che avverrà. Avverrà anche perché il dirigente del Dipartimento amministrazione penitenziaria, che ha concluso sostanzialmente il compito per il quale era stato portato in Sardegna, è stato promosso a nuovi incarichi, ma perché ha svolto e ha portato a termine il suo mandato, quel mandato che gli ha consentito di dire - l'ho detto ieri, ma lo voglio ripetere perché la reputo una grave offesa per la Sardegna - che la Sardegna è una regione a vocazione penitenziaria. Lo ripeto e lo ripeterò ancora in altre occasioni perché questa è la situazione gravissima che si sta determinando nella nostra isola, ripeto, nella indifferenza innanzitutto della politica che non ha compreso quanto grandi saranno le conseguenze: le conseguenze nei tribunali di sorveglianza che dovranno occuparsi dell'enorme carico che deriverà da un aumento spropositato di popolazione penitenziaria, i costi enormi che graveranno su una sanità sarda che già presenta delle gravi carenze e una spesa che è andata oltre l'immaginario. Questo è ciò che si determinerà di qui a breve. A fronte di questa situazione che si va aggravando di giorno in giorno c'è una gravissima difficoltà ulteriore, determinata dal fatto che invece molte persone che risultano residenti in Sardegna sono detenute nel continente con tutte le difficoltà che hanno quando devono essere raggiunte dai familiari, purtroppo a causa delle grandissime e importanti spese che devono affrontare per i trasferimenti. In ragione di questo io voglio ricordare il protocollo d'intesa che era stato siglato dal Governo regionale, dalla Giunta regionale, dalla Giunta Soru col Ministero della giustizia che imponeva il trasferimento delle persone detenute sarde nelle carceri sarde. E allora io vorrei ricordare che bisogna ottemperare innanzitutto a questo protocollo d'intesa, che bisogna fare in modo che tutte le persone sarde detenute nel continente debbano tornare in Sardegna e debbano innanzitutto loro occupare quei posti che sono stati costruiti, vigilare sulla questione del trasferimento del 41 bis. Molte grida d'allarme sono state già lanciate dai medici, dal personale di Bancali. Io credo che veramente siamo soltanto all'inizio di una situazione che è gravissima. E allora vigiliamo, sollecitiamo ancora perché si prenda coscienza del fatto che soltanto attraverso l'utilizzo delle pene alternative si possa veramente arrivare a una riorganizzazione migliore della pena in Sardegna, utilizziamo meglio le nostre colonie penali che sono perfettamente funzionanti, utilizziamo…

PRESIDENTE. Onorevole Busia, il tempo a sua disposizione è terminato.

È iscritto a parlare il consigliere Roberto Desini. Ne ha facoltà.

DESINI ROBERTO (Centro Democratico). Presidente, intervengo su questa mozione presentata dalla collega Comandini che, seppur è datata nella sua presentazione, purtroppo è attualissima e soprattutto i numeri che sono stati riportati qualche mese fa sono stati, ahimè, superati abbondantemente. Io vorrei partire da un'esperienza che ho vissuto personalmente - qui il presidente Ganau può testimoniare quando nei nostri rispettivi ruoli istituzionali in quel di Sassari abbiamo più volte visitato l'allora carcere di San Sebastiano e con l'amministrazione provinciale di Sassari e con il Comune di Sassari avevamo messo in atto tutta una serie di attività all'interno del carcere con i detenuti e le detenute - e vi devo dire che personalmente quell'esperienza mi aveva arricchito molto da un punto di vista umano e soprattutto mi aveva dato la possibilità di conoscere un mondo che non avevo visto. Memore di quell'esperienza l'invito che faccio a tutti i presenti, e non solo, è quello di avere un approccio con il mondo carcerario diverso rispetto a quello che noi tutti abbiamo perché è un mondo che non conosciamo e abbiamo un atteggiamento spesso ostile e pieno di pregiudizi. Perché dico questo? Perché innanzitutto quando noi pensiamo al mondo carcerario pensiamo soltanto alle persone recluse, ma c'è anche il personale, quello civile e quello militare, che esercita le proprie funzioni alle interno delle carceri, che vive quotidianamente uno stato di disagio, di difficoltà che vivono i detenuti, ma che vivono anche loro personalmente come lavoratori. Come stava riportando la collega Busia, il piano del Governo nazionale di trasformare l'isola in una grande isola penitenziaria, vedo che la politica in generale - non sto facendo delle accuse agli schieramenti politici, ma dico la politica in generale - sta, a mio avviso, sottovalutando e prendendo sottogamba questa situazione che sta diventando sempre più impellente e sempre più preoccupante. Noi con l'arrivo dei 41 bis - e se mi consente la collega Busia lo comunichiamo: noi venerdì prossimo faremo una visita nel carcere di Bancali - avremo delle ripercussioni negative per quanto riguarda il nostro tessuto sociale di cui sicuramente non ci stiamo rendendo conto. Io sto ricevendo anche degli inviti da degli operatori, dagli agenti di polizia penitenziaria, affinché noi affrontiamo il problema a 360 gradi e soprattutto che in una situazione straordinaria nei territori dove riceviamo i 41 bis dobbiamo prendere delle precauzioni straordinarie, perché e ovvio che se c'è un numero così esponenziale di detenuti del 41 bis nella società e in quei contesti, in quei territori bisogna prendere degli accorgimenti.

E allora la mozione del collega Comandini è assolutamente pertinente, di attualità, condivisibile e mi auguro che ci sia un coinvolgimento e un sostegno dell'intera Assemblea. Anche per questo chiedo al primo firmatario, al collega Comandini, di poter con piacere sostenere e sottoscrivere questa mozione, se mi permette anche di dirlo a nome della collega Busia, sottoscriviamo questa mozione, di cui condividiamo lo spirito, i contenuti e che sosteniamo con il nostro voto favorevole e soprattutto, al di là del voto, anche con delle azioni di monitoraggio e di attenzione che questo mondo richiede. Mi preme concludere l'intervento sottolineando l'aspetto umanitario, l'aspetto umano. Perché io dico sempre che nella vita errare è umano e bisogna sempre dare un'altra possibilità a chi sbaglia. Penso anche che in virtù di questa considerazione dovremmo avere degli atteggiamenti propositivi, costruttivi e soprattutto cercare di avere azioni meno repressive, e penso al reinserimento sociale da parte dei detenuti, e a volte bisogna anche capire perché certi errori si fanno e quindi dovremmo avere un atteggiamento assolutamente diverso rispetto a quello che abbiamo avuto sinora.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Luca Pizzuto. Ne ha facoltà.

PIZZUTO LUCA (SEL). Quando Papa Borgia fu eletto uno dei problemi a Roma era la delinquenza e un certo livello di criminalità e un giorno una guardia vaticana venne a dirgli che un gruppo di pellegrini venuti da fuori aveva trovato la testa di un morto ammazzato in un luogo santo di pellegrinaggio. Papa Borgia sancì la pena capitale, ma non un'impiccagione o qualcosa del genere, la segatura in due di due persone prese a caso perché bisognava dare l'esempio. E quindi ci fu la pubblica esecuzione, furono segati vivi in due e le cronache dicono che ci fu una drastica riduzione degli atti di violenza, degli omicidi e in generale dei morti ammazzati a Roma.

L'importante mozione del collega Comandini richiama proprio al senso profondo della pena perché poi l'Italia nell'illuminismo ha avuto Beccaria che ha scritto un libro importante da quel punto di vista "Dei delitti e delle pene" dove si mette mano in modo profondo e l'Italia fu la prima Nazione del mondo a riflettere sull'importanza e sul valore della rieducazione dell'istituto della pena, non solo dell'aspetto della punizione, e la mozione del collega Comandini ha il compito importantissimo di farci riflettere su questo aspetto. L'Italia è un Paese che butta in enormi parcheggi in condizioni disumane chi è colpevole di reati, dopodiché se ne disinteressa con logiche anche assurde perché molto spesso chi viene mandato in carcere per piccolo spaccio o cose di questo tipo esce fuori criminale, proprio con cognizione di causa. Allora il nostro compito deve essere quello di riflettere a fondo sulla funzione politica, sociale, anche economica che deve avere il carcere e la sua funzione rieducativa perché quando il carcere funziona e riesce a rieducare le persone che sbagliano c'è un miglioramento per tutta la comunità e per tutta la collettività dal punto di vista economico, sociale, dal punto di vista della paura, dal punto di vista delle relazioni. Quando invece il carcere è semplicemente un centro di ammasso allora non funziona, non si risolvono i problemi, non si riescono a creare le condizioni di cambiamento. Per cui è importante che questa mozione passi con un voto, a nostro parere, il più unanime possibile, ma è importante però che anche lì la funzione della pena diventi anche di gestione politica e non solo esecutiva. È importante, io voglio potermi occupare, in quanto Regione, di tutte quelle persone sarde che hanno commesso degli errori gravi e voglio potermene occupare in un'ottica di rieducazione perché se hanno sbagliato è perché ci sono atteggiamenti criminali sicuramente, ma perché ci sono condizioni sociali ed economiche che portano alla delinquenza e ognuno di noi in quest'aula è responsabile di questo.

Allora noi ci dobbiamo occupare anche dei nostri concittadini che sbagliano e che commettono errori e dobbiamo avere la capacità di cambiare quel sistema da punitivo a enorme parcheggio in condizioni disumane, a centro di rieducazione. La letteratura internazionale, sociologica, psicologica sulle azioni avanzate che si fanno in Nord Europa da questo punto di vista ci dice che quello è il sistema migliore per ridurre le recidive e per poter consentire una riduzione in valore assoluto dei crimini nei nostri Paesi.

Quindi, noi ringraziamo e aggiungiamo le nostre firme alla mozione del collega Comandini, ma speriamo che questo possa diventare uno strumento per poter entrare nel merito e per poter occuparci in modo giusto e in un'ottica rieducativa di tutti quei sardi e di quelle sarde, qualunque crimine abbiano commesso, che sbagliano e che, in base al crimine, hanno diritto a una seconda opportunità.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare, per la Giunta, l'Assessore degli affari generali, personale e riforma della Regione.

DEMURO GIANMARIO, Assessore tecnico degli affari generali, personale e riforma della Regione. È un onore per me intervenire in quest'Aula su questo tema perché questo è un tema fondamentale per il futuro della democrazia italiana e devo dire della democrazia italiana in Europa. Il caso Torregiani è uno dei casi che più drammaticamente ha segnato la nostra posizione rispetto alla tutela dei diritti fondamentali in Europa e quindi da questo punto di vista, partendo dal caso Torregiani, ci deve aiutare a ricordare che noi siamo uno Stato di diritto e che la Costituzione sotto questo aspetto definisce la tutela dei diritti fondamentali. A partire da questa riflessione mi pare che la Regione debba assolutamente fare il suo, in un contesto che pure è di intera competenza statale, perché è interamente in capo allo Stato e debba fare il suo e lo debba fare almeno con tre profili di riferimento.

Il primo, con riferimento alla mozione, il tema dei provvedimenti di clemenza, come voi ben sapete, è un tema chiaramente parlamentare, anzi, a partire dal 1992 - faccio una piccola digressione - è interamente parlamentare nel senso che è del tutto escluso il potere del Presidente della Repubblica e allora ogni forza politica (e qui sono rappresentate tutte) si può fare parte diligente per porre il problema in Parlamento e sotto questo aspetto il Presidente della Regione potrà fare la sua parte.

Per quanto riguarda i rimedi strutturali, il tema del sovraffollamento deve essere posto e deve essere posto nei termini corretti, cioè di discussione sistematica con lo Stato sull'attuazione che spetta allo Stato di quel pezzo della Costituzione che è la tutela dei diritti fondamentali e quindi sotto questo aspetto un impegno può essere preso.

Infine andare a verificare quali sono le notizie (sarà mia cura inviare personalmente tutti i dati che sono stati forniti, che sono online ma li raccoglieremo e li daremo espressamente per maggiore documentazione sia ai proponenti che all'Aula) perché partendo dai dati si possono fare delle proiezioni, soprattutto il futuro è uno dei temi che diventa fondamentale.

L'ultimissimo profilo, poi concludo: il tema del sovraffollamento con specifico riferimento alla Sardegna che evidentemente è uno degli elementi che riguarda specificamente la Sardegna in un contesto che è molto diverso da quello nazionale. Lasciatemi concludere dicendo che un'Aula che si occupa della tutela dei diritti fondamentali torna alla sua origine, all'origine fondante dei parlamenti, l'habeas corpus nasce per tutelare i diritti fondamentali e le Aule parlamentari hanno questo tipo di ruolo. Quindi, parlare di diritti fondamentali dei detenuti è un atto di coraggio e mi pare che la Giunta si assolutamente coerente con questa impostazione.

PRESIDENTE. Ha domandato di replicare il consigliere Giampietro Comandini. Ne ha facoltà.

COMANDINI GIAMPIETRO (PD). Ringrazio i colleghi che sono intervenuti e anche la Giunta che, in qualche modo, mi sembra di capire voglia prendere l'impegno di questo problema molto delicato e che sicuramente ha tantissime competenze governative, che però in qualche modo non può presentare distratta la politica regionale, sia sugli aspetti che lei ricordava, Assessore, ma anche su due che vorrei sottolineare ulteriormente. Uno è la questione del 41 bis. Noi dalle ultime dichiarazioni, come ricordava la collega Busia, siamo estremamente preoccupati che proprio in una Commissione importante come la Commissione parlamentare antimafia si sia in qualche modo detto da autorevoli esponenti del Ministero di Grazia e Giustizia e del Dipartimento penitenziario, che la maggior parte dei soggetti del 41 bis rischiano di venire in Sardegna. Non è una questione relativamente di razzismo al contrario, ma è una questione di sicurezza su cui i territori già pagano un prezzo altissimo. Anche il Procuratore capo in Sardegna, dottor Mura, ha tristemente denunciato qualche giorno fa del rischio che c'è della presenza del 41 bis nelle nostre carceri.

Il secondo è la qualità della vita e la qualità del servizio che svolgono gli agenti di polizia penitenziaria che sono estremamente sottodimensionati e ancora oggi, per un vecchio regio decreto, è difficilissimo che i nostri ragazzi, ahimè non più ragazzi, che vincono un concorso poi sono costretti a svolgere quasi tutta la loro vita fuori dalle carceri isolane e anche dalla loro famiglia. Questi sono gli aspetti che, al di là della questione importantissima dell'utilizzo di pene alternative che mi sembra che sia stata molto colta dai colleghi che sono intervenuti, gli elementi su cui credo che la Giunta debba in un'interlocuzione col Governo nazionale intervenire con forza.

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione.

Metto in votazione la mozione numero 86.

Ha domandato di parlare la consigliera Anna Maria Busia per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

BUSIA ANNA MARIA (Centro Democratico). Ringrazio l'Assessore per il suo intervento, poi essendo un illustrissimo costituzionalista ha ben presente di quali problemi, quali problematiche e quali risvolti può avere questa questione proprio in termini di sistema, di organizzazione e di rispetto dei principi costituzionali.

Io voglio ricordare ancora alcuni passaggi che servono a completare il quadro di una questione che reputo essere, a mio parere, importantissima. La ragione per la quale c'è un problema già ora con le nuove carceri di sovraffollamento è legata sempre al 41 bis. Può sembrare paradossale se però non si tiene a mente un particolare importante: quando sono state costruite le nuove carceri, quando è stato stabilito e definito il piano carceri in Sardegna non era previsto l'arrivo del 41 bis che è arrivato soltanto nel 2009 con la modifica dell'articolo 41 bis dell'ordinamento penitenziario. Che cos'è accaduto? Che quei finanziamenti che erano destinati a completare le carceri sono stati in parte spostati per la definizione dei bracci speciali. Se quindi c'è stato un ritardo nella definizione delle carceri che poi sono state costruite, se c'è stata anche una modifica all'interno e quindi con un ridimensionamento dei locali destinati ai detenuti ordinari, è dovuto a questa ulteriore scelta politica che era stata fatta nel 2009. Quindi tutto è in qualche maniera collegabile ad una scelta di cui noi siamo assolutamente delle vittime e a cui ci dobbiamo ribellare come sardi. Io vorrei però, Presidente, anche chiedere una sospensione perché se è possibile vorrei che si procedesse con un ordine del giorno, con la redazione e la predisposizione di un ordine del giorno.

PRESIDENTE. Mi pare di capire che possiamo procedere con la votazione della mozione.

Votazione nominale

PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, della mozione numero 86.

(Segue la votazione)

Rispondono sì i consiglieri: Agus - Anedda - Arbau - Azara - Busia - Cappellacci - Carta - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Collu - Comandini - Cossa - Cozzolino - Crisponi - Dedoni - Deriu - Desini - Fasolino - Forma - Lai - Ledda - Locci - Lotto - Manca Gavino - Meloni - Moriconi - Oppi - Perra - Peru - Pinna Giuseppino - Pinna Rossella - Piscedda - Pittalis - Pizzuto - Randazzo - Ruggeri - Sabatini - Solinas Antonio - Tedde - Tendas - Tocco - Unali - Usula - Zedda Alessandra - Zedda Paolo.

Si sono astenuti: il Presidente Ganau - Cherchi Oscar - Orrù - Solinas Christian - Tatti - Truzzu.

Risultato della votazione

PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione:

presenti 51

votanti 45

astenuti 6

maggioranza 23

favorevoli 45

(Il Consiglio approva).

Discussione della proposta di legge Dedoni - Cossa - Crisponi: "Norme sui controlli sulle merci in ingresso in Sardegna" (33/A)

PRESIDENTE. Il successivo punto all'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge numero 33/A.

Sospendo la seduta per pochi minuti e convoco una Conferenza dei Capigruppo.

(La seduta, sospesa alle ore 13 e 01, viene ripresa alle ore 13 e 09.)

PRESIDENTE. Riprendiamo i lavori. Ricordo che l'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge numero 33/A.

Ha domandato di parlare il consigliere Attilio Dedoni. Ne ha facoltà.

DEDONI ATTILIO (Riformatori Sardi). Credo che sia opportuno per ulteriori chiarimenti, affinarla ed eventualmente modificarla, riportare in Commissione la proposta di legge, quindi chiederei che l'aula la rinviasse in Commissione.

PRESIDENTE. Quindi c'è una proposta di rinvio in Commissione della legge.

Metto in votazione la proposta di rinvio in Commissione della proposta di legge numero 33/A. Chi la approva alzi la mano.

(E' approvata)

Il Consiglio sarà convocato a domicilio. Ricordo che la quinta Commissione è anticipata a questo pomeriggio alle ore 15 e 30.

La seduta è tolta alle ore 13 e 10.



Allegati seduta

Testo dell'interrogazione annunziata in apertura di seduta

Interrogazione Manca Pier Mario - Cherchi Augusto - Unali - Busia - Desini, con richiesta di risposta scritta, sull'attivazione delle pratiche equivalenti (PSR 2014/2020).

I sottoscritti,

VISTO il regolamento (UE) n. 1307/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio del 17 dicembre 2013 recante norme sui pagamenti diretti agli agricoltori nell'ambito dei regimi di sostegno previsti dalla politica agricola comune e che abroga il regolamento (CE) n. 637/2008 del Consiglio e il regolamento (CE) n. 73/2009 del Consiglio;

CONSIDERATO che l'articolo 43 del regolamento n. 1307/2013 prevede che gli agricoltori, nell'ambito del regime di pagamento di base o del regime di pagamento unico per superficie, sono tenuti ad applicare, su tutti i loro ettari ammissibili ai sensi dell'articolo 32, paragrafi da 2 a 5, le pratiche agricole benefiche per il clima e l'ambiente o le pratiche equivalenti di cui al paragrafo 3;

ACCERTATO che le pratiche equivalenti sono quelle che comprendono pratiche analoghe che generano un beneficio per il clima e l'ambiente di livello equivalente o superiore rispetto a quello generato da una o più delle pratiche di cui al paragrafo 2 dell'articolo 43;

VERIFICATO che le pratiche equivalenti e la pratica o le pratiche di cui al paragrafo 2 alle quali esse equivalgono sono elencate nell'allegato IX del regolamento n. 1307/2013 e sono contemplate da:

a) impegni assunti ai sensi dell'articolo 39, paragrafo 2, del regolamento (CE) n. 1698/2005 o dell'articolo 28, paragrafo 2, del regolamento (UE) n. 1305/2013;

b) sistemi di certificazione ambientale nazionali o regionali, compresi i sistemi per la certificazione del rispetto della legislazione ambientale nazionale, al di là dei pertinenti requisiti obbligatori stabiliti a norma del titolo VI, capo I, del regolamento (UE) n. 1306/2013, che mirano a conseguire gli obiettivi relativi alla qualità del suolo e delle acque, alla biodiversità, alla salvaguardia del paesaggio e alla mitigazione dei cambiamenti climatici e all'adattamento ad essi; tali sistemi di certificazione possono comprendere le pratiche elencate nell'allegato IX del suddetto regolamento, le pratiche di cui al paragrafo 2 dell'articolo 28 o una combinazione di tali pratiche;

CONSIDERATO che:

- gli stati membri comunicano alla Commissione le decisioni di cui ai paragrafi 5 e 6 e gli specifici impegni o sistemi di certificazione che intendono applicare come pratiche equivalenti ai sensi del paragrafo 3, e che la Commissione valuta se le pratiche incluse negli specifici impegni o sistemi di certificazione sono contemplate nell'elenco di cui all'allegato IX e, in caso contrario, ne dà comunicazione agli stati membri;

- il regolamento delegato della Commissione dell'11 marzo 2014, che integra il regolamento (UE) n. 1307/2013 recante norme sui pagamenti diretti agli agricoltori, all'articolo 38 prevede i requisiti applicabili ai sistemi di certificazione nazionali o regionali;

VERIFICATO il decreto ministeriale 18 novembre 2014, n. 6513, che all'articolo 14, comma 2, prevede l'individuazione delle pratiche utilizzabili, sulla base della notifica dei relativi PSR approvati e le eventuali limitazioni alla scelta degli agricoltori a livello regionale;

VISTA la nota del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali del 3 giugno 2015 (prot. n. 0003448) di "richiesta informazioni pratiche equivalenti" rivolta a tutte le regioni per sfruttare la possibilità delle pratiche agro-climatico-ambientali analoghe all'inverdimento con obbligo di risposta entro il 20 giugno 2015 per consentire l'attivazione delle pratiche equivalenti per l'anno "domanda unica 2016";

VERIFICATO che oltre il 67 per cento del territorio regionale è classificato come "zona collinare" (Italia 41,6 per cento) con notevoli limitazioni alle lavorazioni per le caratteristiche idrogeologiche (la forte pendenza del terreno e il carattere temporalesco delle precipitazioni);

CONSIDERATO che da sempre l'attività zootecnica si è sviluppata con un felice connubio tra esigenze di produzione da un lato e salvaguardia ambientale dall'altro con tecniche di pascolamento estensive su terreni arborati al fine di limitare la perdita di fertilità dei suoli per dilavamento;

ACCERTATO che con il ciclo di riclassificazione dell'uso dei suoli "refresh" la Sardegna è ulteriormente penalizzata con la perdita di migliaia di ettari che da pascolo passano a bosco e seminativi diventati pascoli polifiti tipo alpeggi o pascoli tara 20 per cento diventati pascoli al 50 per cento ecc. con esclusione dai pagamenti della PAC;

RILEVATO che le tecniche di pascolamento su pascolo arborato, costituito in Sardegna da oltre cento specie vegetali, sono una "pratica equivalente" rispettosa degli habitat naturali e benefica per il clima e l'ambiente,

chiedono di interrogare l'Assessore regionale dell'agricoltura e riforma agro-pastorale per sapere:

1) quale sia lo stato dell'arte della programmazione PSR 2014-2020 e in particolare se corrisponda al vero che l'approvazione della Commissione europea è prevista per il mese di settembre 2015;

2) se siano state individuate delle pratiche utilizzabili, sulla base della notifica dei relativi PSR approvati e le eventuali limitazioni alla scelta degli agricoltori a livello regionale e in particolare se sia stata presa in considerazione la possibilità di inserire il pascolamento su pascolo arborato tra le "pratiche equivalenti" perché rispettoso degli habitat naturali e benefico per il clima e l'ambiente;

3) se alla nota del ministero del 3 giugno 2015 (prot. n. 0003448) "richiesta informazioni pratiche equivalenti" si vuol rispondere entro i termini, 20 giugno 2015, al fine dell'attivazione delle pratiche equivalenti per l'anno "domanda unica 2016". (423)