Seduta n.248 del 26/09/2017
CCXLVIII Seduta
(POMERIDIANA)
Martedì 26 Settembre 2017
Presidenza del Presidente Gianfranco GANAU
La seduta è aperta alle ore 16 e 03.
FORMA DANIELA, Segretaria, dà lettura del processo verbale della seduta del 13 settembre 2017 (244), che è approvato.
Congedi
PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Ugo Cappellacci e Roberto Desini hanno chiesto congedo per la seduta pomeridiana del 26 settembre 2017.
Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.
Continuazione e fine della discussione generale del documento: "Proposta di ridefinizione della rete ospedaliera della Regione autonoma della Sardegna" (16/XV/A)
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Michele Cossa. Ne ha facoltà.
COSSA MICHELE (Riformatori Sardi). Presidente, onorevoli colleghi, nessuno è più convinto di noi Riformatori della necessità di una radicale riforma della sanità sarda. Lo sosteniamo da sempre, talora anche scontrandoci con i nostri stessi alleati e non abbiamo difficoltà a riconoscere che questa riforma andava fatta prima, quando vi erano più risorse e intervenire avrebbe posto problemi assai minori rispetto a quelli che si creano adesso, eppure pensiamo, senza tentennamenti, che la nuova rete ospedaliera proposta dalla Giunta sia profondamente sbagliata, c'è un peccato originale che non può non essere sottolineato prima di accettare il sistema contabile del pareggio di bilancio che certifica in modo impietoso il terrificante disavanzo del 12 per cento della sanità sarda. Questa Giunta regionale avrebbe dovuto studiare, numeri e indicatori alla mano, le cause di tale disavanzo per capire quanta parte sia eventualmente derivante da insuperabili motivi geomorfologici o epidemiologici peculiari della nostra isola o riconducibili all'handicap della insularità. Si tratta di studi indispensabili per progettare un nuovo sistema di assistenza basato sui servizi alla salute e non sulla salvaguardia delle mura di ospedali tanto obsoleti da essere diventati finti e talora pericolosi, cosa ben nota anche alle popolazioni che infatti non vanno certo a farsi curare lì dentro, ma a parte queste considerazioni, la riforma è sbagliata nei tempi, la Giunta regionale ha cincischiato per oltre tre anni senza nessuna attività di confronto presso gli stakeholders istituzionali, territoriali, professionali e dell'utenza. Oggi pretende di cambiare improvvisamente marcia nell'ultimo anno di legislatura e per di più, come noi andiamo dicendo da mesi, tralasciando completamente la rete dei servizi territoriali che avrebbe aiutato a leggere nella sua completezza il disegno di riforma e avrebbe di conseguenza reso più comprensibili le scelte politiche fatte attraverso la rete ospedaliera, forse alla base di questo atteggiamento vi è la convinzione che è impossibile spiegare ai cittadini sardi che questo sistema non regge più e va adeguato non tanto alle drammatiche innegabili difficoltà di cassa, ma soprattutto alle nuove esigenze di salute di una popolazione che invecchia e ha più bisogno di risposte territoriali per la cronicità che non di posti letto, magari fasulli, in ospedale. È impossibile spiegare agli operatori sanitari oltre allo stremo della resistenza fisica, delusi e demotivati, che possono essere protagonisti di un cambiamento utile e condiviso e non controparte di una rivoluzione incomprensibile, sono forse tutti nemici i Sindaci della Sardegna che al di là di incontri formali non sono stati coinvolti realmente, convintamente, in un progetto virtuoso e di buonsenso che valorizzasse la capacità dei territori di riconoscere e soddisfare i propri veri bisogni di salute. Soprattutto la riforma è sbagliata nel merito e nella sostanza, non certo perché punta alla centralizzazione dei servizi degli acquisti e delle attività amministrative, noi siamo convintissimi che quella sia la strada giusta che purtroppo questa maggioranza è riuscita a far deragliare fin dall'inizio, a partire dalla scelta di un'ASL, quella di Sassari, come epicentro di quella che sarebbe dovuta diventare una rivoluzione e che invece rischia di rivelarsi, dopo grande travaglio, un topolino. Una ASL che non certo è stata segnalata come esempio di gestione virtuosa delle risorse pubbliche e che, anzi, potrebbe essere indicata come una ASL canaglia in Sardegna, come ha ricordato stamattina il collega Tunis. Una scelta che però corrisponde ad una logica, quella di premiare chi demerita e penalizzare chi invece si è sforzato di fare il proprio dovere, una logica che sta producendo effetti devastanti in tutta la Sardegna. Potrei citare decine di casi di maggiore o minore importanza, ma tutti significativi. E neppure penso che sia sbagliato tagliare i primariati, Assessore, troppi sono i doppioni creati obbedendo alla logica della clientela e non a quella della salute dei sardi. No, non è per l'accentramento e per i tagli che la riforma è sbagliata, essa è sbagliata perché non è credibile, perché l'azione combinata degli atti aziendali e della rete ospedaliera produce tutt'altro che quello che questa Giunta dichiara a gran voce. Non taglia ciò che non serve o che serve meno, e protegge o potenzia ciò che è indispensabile e necessario. Questa riforma protegge i poteri sanitari amici e ignora le eccellenze prive di padrini, quelle che si sono sviluppate unicamente per capacità. Tutela offerta fasulla nei territori per compiacere il politico locale a discapito della qualità dell'assistenza. Conserva reparti finti e chiude o non apre servizi veri, magari indispensabili. Mantiene doppioni e lascia in affanno le unicità. Colpisce gli ospedali per acuti, ma non mette niente in campo per la gestione territoriale della cronicità. Mette i medici gli uni contro gli altri, non in nome del merito e della capacità ma della appartenenza politica. Mette i territori gli uni contro gli altri in nome del campanilismo, e non della qualità dell'assistenza ai sardi.
Insomma, quello che la Giunta regionale cerca di vendere come una riforma epocale è un autentico scempio delle buone pratiche sanitarie, che rischia di peggiorare di molto il clima e la qualità dell'assistenza in Sardegna. Noi ci batteremo per impedirlo, grazie.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Francesco Sabatini. Ne ha facoltà.
SABATINI FRANCESCO (PD). Grazie Presidente, non vedo in Aula l'onorevole Tunis a cui volevo fare i miei complimenti per le capacità oratorie che ha mostrato degne di una nomination alla candidatura di Presidente della Regione alle prossime elezioni regionali. Detto questo però ripeto per l'ennesima volta che la spesa sanitaria, il disavanzo sulla sanità esiste, c'è, c'era, era molto più consistente nel passato lo voglio ricordare, non mi invento i dati, leggo il quarto rapporto sul monitoraggio della spesa sanitaria, Ragioneria generale dello Stato, che mi dice che nel 2012 il disavanzo era di 392 milioni e che nel 2016 è di 320 milioni, questi sono i dati. Ora, l'onorevole Tunis dice: che coraggio avete con questo disavanzo a promuovere la riforma sanitaria? Io credo che sia il contrario con un disavanzo di questo genere uno si deve sentire in dovere, una maggioranza, una coalizione che è chiamata a governare questa Regione si deve sentire in dovere di mettere in campo una riforma sanitaria, così come dovevate sentirvi voi in dovere di fare una riforma sanitaria, che non avete fatto. Avete proposto, sì i Riformatori sono stati gli artefici di una proposta che vedeva la costituzione di un'ASL unica in Sardegna, ma non approdò a nulla; sarebbe stato quanto mai necessario per rivedere, per ricondurre il disavanzo e la spesa in termini accettabili, in livelli accettabili da parte nostra, perché è vero che abbiamo un disavanzo ancora alto. E questo è uno dei motivi per cui proponiamo una riforma sanitaria. Ma, anche questa è una cosa che ho già affermato in altre discussioni anche qui in Aula, io non credo che questo sia l'unico motivo che ci spinge a proporre una riforma sanitaria, la riforma sanitaria nasce da un'esigenza fondamentale che è quella di avere gli stessi diritti di ogni cittadino italiano, perché i nostri livelli di assistenza sono agli ultimi posti tra le regioni italiane, significa che un cittadino friuliano, un piemontese, un toscano, un lombardo, un veneto, persino un pugliese ha livelli di assistenza più elevati di un cittadino sardo, di qualsiasi di noi che riceve dei livelli di assistenza più bassi, e questo lo dicono sia le valutazioni fatte dal Ministero della salute, sia qualsiasi monitoraggio sui livelli di assistenza prodotti dalle regioni, fatte da qualsiasi ente, qualsiasi graduatoria, qualsiasi classifica che potete trovare su internet ci dice che noi siamo agli ultimi posti per livelli di assistenza. Chiaramente, ogni riforma, onorevole Cossa, porta con sé delle lamentele, pone preoccupazioni, pone i territori in competizione tra di loro, è naturale perché ognuno tende a difendere il proprio territorio e tende a difendere i propri servizi, i servizi che ha conosciuto. Ma i servizi che abbiamo conosciuto, di cui sempre ci siamo lamentati, anche nei dibattiti qui in Aula, abbiamo ripetuto più volte che la nostra sanità, nonostante come ha detto l'onorevole Cozzolino, abbia delle eccellenze riconosciute, abbia anche delle eccellenze importante riconosciuti a livello nazionale, nonostante questo spreca troppe risorse e non produce equamente gli stessi livelli di assistenza in tutto il territorio della Sardegna. Io ho avuto la possibilità, sostituendo alcuni miei colleghi in Commissione, di partecipare ai lavori e ho sentito le argomentazioni, le discussioni e questa preoccupazione non veniva solo dai banchi della maggioranza, ma anche dai banchi dell'opposizione, per cui molte cose, l'hanno detto i relatori stamattina, si sono condivise, molte iniziative contenute nella rete ospedaliera sono state condivise, proprio perché si è percepita l'esigenza di una riforma che porta a delle contestazioni, che porta a delle discussioni, ma è naturale. Io non ho mai visto una riforma che non abbia portato una discussione forte, aspra ma le riforme vanno fatte, le riforme sono necessarie e abbiamo bisogno della riforma sanitaria come il pane in questa Regione.
Ora, i concetti che sono stati espressi, io non vorrei ripeterli ma approvare una rete ospedaliera significa mettere in atto una programmazione, che non c'è stata, e noi non possiamo portare avanti un settore così sensibile, non possiamo mettere in campo i servizi sanitari senza un minimo di programmazione, noi abbiamo avuto otto ASL che hanno operato come 8 imperi, in modo autonomo, senza nessun coordinamento tra di loro, rischiando di sovrapporre, con difficoltà immense. Io le ho vissute e ho visto personalmente, studiando il funzionamento della sanità in Sardegna, le difficoltà persino a ricoverare una persona da una ASL a un'altra, da un hub inferiore a un hub superiore, dove i medici dovevano arrancare per cercare di trovare un posto anche ad un malato che aveva con urgenza bisogno di servizi di livello superiore, questo per la mancanza di rete. E quante discussioni abbiamo fatto per dirci che più volte i soldi venivano sprecati in servizi, in reparti che si sovrapponevano, in territori dove non era necessario un servizio e veniva più volte offerto da più reparti e dov'era invece necessario mancava del tutto. Questo perché si è operato in assenza di programmazione e ogni ASL ha agito per conto proprio. Poi ci siamo ripetuti più volte che si poteva attraverso una collaborazione più stretta fra le ASL… tutti bei discorsi che non hanno però in tanti anni prodotto alcunché, e ogni ASL ha continuato a operare per conto proprio, senza guardare alla costruzione di una collaborazione, la voglio chiamare così, sanitaria che rendesse più equi i servizi, che desse a tutti i cittadini sardi lo stesso livello di assistenza, perché in Sardegna purtroppo ancora oggi non succede neanche questo e ci sono i cittadini di serie A e cittadini di serie B, chi ha diritto a un livello di servizi e chi ne ha diritto a un livello nettamente inferiore. Non ci siamo forse ripetuti a lungo che bisognava eliminare i ricoveri impropri, che avevamo una medicina del territorio che funzionava poco, che produceva troppi ricoveri nei centri ospedalieri che producevano spese non necessarie, che portano agli sperperi, che portano a una presenza di posti letto eccessiva e non giustificata per un utilizzo che non raggiungeva a volte neppure il 30 per cento in certi reparti istituiti, dove sono previsti primari, dove sono previsti staff, dove sono previste caposala, dove sono previsti medici, costi insopportabili per la nostra sanità?
Allora: programmazione, gli stessi diritti per tutti i sardi, migliorare i livelli di assistenza, ridurre i posti letto, costruire la rete, specializzare i presìdi ospedalieri per i servizi che essi devono produrre nel territorio. Allora io trovo davvero inopportuno dire che questa riforma è sbagliata, che non va nella direzione giusta, perché riprende discorsi che qui ha fatto prima di noi il centrodestra, che ho sentito ripetere in modo continuo, e infatti noto la buona fede di molte persone che siedono nei banchi dell'opposizione oggi riconoscere che tante riforme, tanti provvedimenti che sono contenuti nella rete ospedaliera….
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Sabatini, il tempo a sua disposizione è terminato.
È iscritto a parlare il consigliere Giorgio Oppi. Ne ha facoltà.
OPPI GIORGIO (UDC-Sardegna). Ancora una volta il Consiglio regionale viene chiamato ad occuparsi di un documento di programmazione che si mostra insufficiente, contraddittorio, velleitario. Il Piano per la riorganizzazione della rete ospedaliera che oggi discutiamo è un documento confuso e come risultato certamente non è un grande risultato, questo è determinato, e anche i ritardi, voglio precisarlo, dal fatto che ogni componente della maggioranza ha tutelato il proprio territorio, determinando questi ritardi, quindi nessuna responsabilità a… quindi la data proposta da Moirano del 1° luglio è saltata anche per questo, tanto è vero che il Piano è stato contestato da più parti e c'è insoddisfazione anche nelle aree legate al centrosinistra, non solo ma anche un autorevole esperta come la senatrice Dirindin ha espresso pubblicamente perplessità.
Veramente noi non riusciamo a capire quali siano le reali motivazioni politiche che hanno ispirato un piano di razionalizzazione la cui unica caratteristica appare quella di aver voluto contemporaneamente scontentare tutti, ma proprio tutti, gli operatori della sanità, dai medici agli infermieri nonché le autonomie locali. Il Consiglio delle autonomie locali e l'ANCI hanno espresso un parere fortemente critico e a tratti di grande ironia sul documento che oggi viene presentato al Consiglio regionale, credo che avreste dovuto tenere in diversa e maggiore considerazione l'opinione che viene da chi, come i sindaci e gli amministratori locali, hanno molto ben presente le istanze dei cittadini, anche se sembra che vogliate, almeno così ho letto sugli organi di stampa, correre al riparo adesso presentando gli emendamenti.
In Commissione abbiamo cercato di esercitare la nostra funzione di opposizione nella maniera più costruttiva possibile, provando a migliorare il progetto, ma anche in questo caso ci è stato impedito di fare quello che potevamo. Ho personalmente chiesto di realizzare delle tabelle di comparazione, delle tabelle che mettano i consiglieri regionali nella possibilità di sapere quale sarà la differenza di dotazione dei posti letto tra la situazione descritta dalla deliberazione del 18 luglio 2001, di cui io fui il presentatore, e quella che risulterebbe dall'approvazione di questa razionalizzazione; l'ho chiesto diverse volte perché nessuno di noi è nelle condizioni di avere un quadro chiaro della situazione che si creerà. La riorganizzazione, infatti, non rappresenta lo stato dei posti letto attualmente presenti
ma unicamente il disegno futuro dei posti letto rideterminato, divisi per discipline e per le otto aree territoriali regionali, questo non permette di capire su quali territori si fanno le chiusure, e i dati in mio possesso dicono che 928 posti saranno cancellati con la contestuale apertura di 667 posti per altre discipline, con un saldo di 261 posti letto in meno. Molte discipline non sono attualmente operative in quei territori, inoltre lo stesso modello di struttura caratterizzato da pochissimi posti - un posto, due posti, tre posti, quattro posti - appare di difficile sostenibilità economica e non potrà garantire una adeguata assistenza specialistica al paziente ricoverato.
Credo poi che dal punto di vista della legittimità il provvedimento - questo credo sia molto chiaro - sia molto discutibile; i miei amici dagli uffici mi segnalano che il disegno di legge 179 del 2009 - se lo vuole segnare, Assessore? -, recante "Disposizioni legislative statali anteriori al primo gennaio 1970 di cui si ritiene indispensabile la permanenza in vigore" ha mantenuto in vita i DPR 128, 129 e 130 del 1969 che disciplinavano l'organizzazione interna degli ospedali, non avendo la Sardegna mai normato in materia, ma si può fare, si deve considerare vigente la legge nazionale, e consiglio vivamente agli Uffici di verificare la legittimità del provvedimento prima di altre probabili impugnazioni da parte del Governo della Repubblica. Segnalo che la perdurante vigenza è stata ribadita dalla Corte di Cassazione con sentenza del 22 ottobre 2014, n. 22.
Ancora, Assessore, la scelta fatta dei responsabili delle diverse ASL non sta dando certamente risultati positivi; il Direttore generale della ATS è stato lasciato praticamente solo nella redazione di un progetto che è eminentemente politico, il risultato è che a mio parere abbiamo messo le professionalità migliori nei posti peggiori. Così come non posso non evidenziare che alcune aree della Sardegna sono state privilegiate, mentre altre sono state depauperate di una presenza sanitaria che era invece ben più necessaria.
Durante la discussione e l'esame del provvedimento approfondirò volentieri gli argomenti per stigmatizzare su ogni punto la nostra posizione ma mi pare opportuno sottolineare le questioni che sono il fulcro e l'impostazione politica del documento della maggioranza. Il presupposto della razionalizzazione è una riduzione dei costi fuori controllo della sanità, eppure il documento non fornisce alcuna incidenza sui costi, non sappiamo se si risparmia davvero e se sì, quanto, anche i dati che ci fornite sono molte volte a singhiozzo e sono poco attendibili. Non si assume la coscienza dell'attuale condizione della sanità in Sardegna; i pronto soccorso sono al collasso, l'attesa media per un codice non rosso è superiore a sette ore, i cittadini non hanno altri presìdi a cui rivolgersi per le urgenze. I primari dei diversi reparti, questo è conosciuto a tutti, hanno dovuto disporre il blocco degli interventi per la mancanza di farmaci, di presìdi sanitari; la carenza dei farmaci distribuiti dalle farmacie territoriali è giunta al livello di guardia, file interminabili di pazienti attendono quello che è un loro diritto e molti farmaci mancano completamente. Sono sicuro che i dati che ci sono stati forniti sulla mobilità passiva non sono più attendibili e che avremo probabilmente un incremento ulteriore in questa situazione. Mancano gli infermieri nei reparti. Da dieci mesi attendiamo l'avvio di un'Azienda importantissima per gli equilibri dell'organizzazione sanitaria, l'AREUS, la nomina del direttore della quale è bloccata da un'insopportabile guerriglia interna alla maggioranza, lo stesso dicasi per le Case della salute per l'eventuale organizzazione delle quali occorreranno certamente tempi notevolmente più lunghi.
L'impostazione di un servizio di importanza capitale, considerate le condizioni geografiche dell'Isola e la sua infrastrutturazione stradale e ferroviaria, parlo dell'elisoccorso, è stata fatta con leggerezza e superficialità e senza avere tenuto conto del parere molto preciso dei tecnici, i conti sui tempi di percorrenza e sulle distanze sono stati fatti senza tenere conto dei rilievi orografici e delle condizioni climatiche avverse, la scelta delle basi è stata fatta senza pensare all'aviazione civile generale.
Non voglio spendere troppe parole per dire che da anni sono stato il primo a parlare con circospezione del Mater Olbia, sono oramai quattro anni che lo dobbiamo aprire e ancora oggi siamo in alto mare, non c'è una sola attrezzatura, la telemedicina non è decollata e abbiamo cambiato il partner sanitario. Io credo che la scadenza del primo dicembre è praticamente arriva, il programma che ha avviato il Mater Olbia è di iniziativa governativa, sento dire che la Regione intende prorogare, bene certo, ma la Regione non potrà arrogarsi il potere di decidere quello che deve fare il Governo nazionale, spero lo possa fare per lo meno una grande spinta forte, perché questa possa arrivare presto, in modo tale che possa decollare il Mater Olbia. Forse sarà opportuno anche in questo caso un approfondimento, avete fatto, voglio dire, colleghi, come ripeto sempre: la sanità crea e la sanità distrugge. Bisogna che prendiamo atto che la situazione sanitaria nell'isola è al collasso. La riforma dell'ATS non decolla, Moirano ha parlato del primo luglio, molti risparmi si sarebbero potuti realizzare. Ma i contrasti dovuti alle contrapposizioni della maggioranza hanno apportato ulteriori ritardi. Sento dire da alcune riunioni del PD che il piano sarà modificato e adeguato alle richieste dei Sindaci, dico con tutta franchezza che io non ci credo. La sanità in Sardegna più che curare malattie essa stessa è malata. Bisogna cominciare la cura. Al riguardo voglio dire una cosa e lo voglio dire perché l'Assessore ne ha fatto riferimento: sui farmaci innovativi è chiaro che la Sardegna aveva diritto ad avere il 7 per cento di 1 miliardo che ha messo a disposizione lo Stato, questo 7 per cento non è stato potuto ottenersi per il decreto Soru perché nel 2007-2008 la nostra scelta per quanto riguarda la sanità ha fatto sì che alla Sardegna non abbiano dato niente dei 70 milioni per cui 70 milioni sono stati spesi nel 2016 e sono stati spesi soprattutto per i 40.000 euro circa per 2000 persone per l'epatite C e per altre cose. Nel 2017 debbo dare atto all'Assessore che invece è stato un notevole risparmio, uno non lo condivido, lo voglio dire, che è quello allorquando praticamente noi diciamo ai medici con forza che non devono fare ricette, la riduzione delle ricette ha portato certamente a una riduzione e a questo si aggiunga anche la capacità che avete avuto nei confronti delle industrie farmaceutiche che hanno ridotto praticamente i costi dei farmaci, per cui si arriverà a una riduzione del 50 per cento, questo è certamente un fatto molto positivo. Però noi cercheremo in tutti i modi di modificare, di fare, eccetera ma credo che questa riorganizzazione della rete ospedaliera praticamente debba essere esitata in modo più puntuale e preciso, cercando di venire incontro alla popolazione e agli utenti che in questo momento stanno soffrendo molto.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Luigi Ruggeri. Ne ha facoltà.
RUGGERI LUIGI (PD). Grazie Presidente, io apprezzo, per quanto non condivida per molti punti le proposte dell'onorevole Oppi, però delle osservazioni o delle puntualizzazioni anche critiche che riguardano degli elementi fattuali, su cui si può essere d'accordo o in disaccordo, però elementi centrati di critica. Sono un po' più a disagio, lo confesso, su valutazioni apodittiche che conferiscono alla rete ospedaliera un'accezione del tutto negativa sulla base di eventualità che potrebbero succedere a prescindere, a prescindere da quanto scritto nel documento, ma basate, com'è stato detto, sulla credibilità, sulla buona volontà e quindi di fatto sulla intenzione di avere verso il progetto di riforma un approccio, un (…) come si dovrebbe dire positivo oppure negativo. E diventa evidentemente difficile quando si parte da presupposti che fattuali non sono e su cui si innestano addirittura in tempi di crisi facilmente elementi di paura o quelle che vengono definite fake news come quella per cui avremmo dovuto chiudere degli ospedali o quella che, mi è capitato di sentire oggi l'intervista una delle organizzatrici delle manifestazioni che si svolgevano qui sotto, o quella dell'appunto al progetto di riforma ospedaliera di tutte le manchevolezze attuali del sistema sanitario. Dato che non viviamo nel migliore dei mondi possibile e nemmeno lo diventerà in ragione dell'approvazione della rete ospedaliera credo che almeno una sorta di gerarchia temporale, per cui partiamo da un dato e cerchiamo di arrivare ad un altro, siano gli elementi su cui dovremmo fondare il dato di giudizio. E non certamente andando a contrapporre territori o addirittura a proporre condizioni che non appartengono a questo documento per il quale le scelte derivano solamente da un'ottica di risparmio, come ha detto qualcuno. Questo documento è figlio di una scelta: prima vediamo quanto dobbiamo risparmiare e poi facciamo le cose. Il problema da noi non è che si spenda troppo, per quanto siamo certamente una Regione che ha avuto difficoltà forti per propria scelta ad essere sollecitata sulle azioni di rendicontazione delle proprie azioni che producono risparmio cioè ha speso senza controllo ma il problema non è neanche quanto si spende, il problema è come si spende. Cioè che noi spendiamo male, spendiamo soprattutto perché non costituiamo le azioni di spesa sotto il vincolo della appropriatezza. È questa la condizione che poi produce il risparmio cosiddetto dei posti letto che è un risparmio o comunque di ottimizzazione di risorse, si dice ma sono costi fissi quindi voi comunque sosterrete quei costi la, il personale lo dovete pagare. Il personale in Sardegna è di media il 4 per cento maggiore, esuberante rispetto alla valutazione standard che c'è nel resto dell'Italia. Evidentemente se è stata citata la neurochirurgia se si arriva ad una razionalizzazione dei posti della chirurgia sopprimendo alcuni dove abbiamo dei tassi di occupazione bassi, dove abbiamo DRG che esprimono l'inappropriatezza di quelle cure e trasliamo quei posti parzialmente da dieci diventano sei, li portiamo in un altro contesto e accorpiamo l'équipe, probabilmente stiamo facendo una cortesia, stiamo ottimizzando quel personale medico e lo stiamo rendendo più efficiente riconfigurandolo sui termini, appunto, della appropriatezza.
Io non credo che il nostro problema sia l'estensione geografica, la distribuzione della risposta del sistema sanitario qualitativa non si esprime sulla base dei metri quadri, il parametro di popolazione è un parametro dimensionale efficace noi guardiamo al dato geografico nella formulazione della nostra rete quando parliamo di emergenza perché è lì che dobbiamo essere puntuali, perché è lì che non abbiamo la costruzione di alternative. Allora su quella rete di emergenza noi descriviamo dei percorsi, ipotizziamo percorsi che prevedono evidentemente la messa a regime di tanti sistemi, di cui alcuni è stato sollecitato appunto l'attivazione, che devono dare risposte e che non possono essere ovviate. Ma le risposte di qualità relativamente al programmabile devono viaggiare su delle scale in cui l'elemento dimensionale è decisivo e in cui ogni ospedale deve affrontare la complessità sulla base della capacità che matura e sulla base dei volumi di competenza, dei volumi trattati che garantiscono la competenza. Non è un problema di depotenziare le periferie è di togliere a certi ospedali periferici il ruolo di coperta di Linus per alcune popolazioni e garantire che invece l'assistenza fattuale abbia una risposta in termini della capacità di aggredire l'emergenza e una capacità di indirizzare quel paziente ai luoghi dove migliore è, a prescindere dal suo codice postale, da dove è nato, migliore è la capacità di risposta del sistema sanitario. E attenzione perché certe solidarietà sono solidarietà malate, costruite intorno a blocchi di potere che rappresentano l'auto prefigurazione di eccellenze all'interno di comunità molto ristrette in cui il riconoscimento è del tutto autoreferenziale. Si parla di sottrazione di eccellenza in determinati ambiti che non sono mai stati proposti al riscontro di qualità dalla comunità scientifica e quando parliamo dei parametri del DM 70, ed evochiamo una condizione di natura centralistica che soffocherebbe l'autonomia, rimarco che il DM 70 nasce molto prima che da una ragione di riconduzione ad unicum del sistema sanitario nazionale, nasce da consensi dei consessi scientifici, delle comunità scientifiche che dicono quale sia l'ambito ottimale per l'espletarsi di specifiche azioni cliniche di contrasto a determinate patologie. È da questo che deriva l'articolazione del DM 70. Noi possiamo dire che è un'impostazione centralista da una parte, oppure possiamo fare, come abbiamo provato a fare, articolare sulla base dell'esigenza di salute del nostro territorio provando a tenere in equilibrio la complessità e l'esigenza di appropriatezza con il criterio di prossimità. Ne è tipico il ragionamento che abbiamo fatto per le reti dei punti nascita. L'accordo Stato-Regioni prevede che ci siano come valore soglia al di sotto delle quali non si riscontra pienamente la sicurezza del parto per la capacità dell'équipe che vi sono sottese il valore di mille nascite per punto nascita, abbiamo accettato per la situazione demografica della Sardegna che questo valore venga posta a 500 e accettiamo delle ulteriori deroghe, perché alla fine dal punto di vista dell'equilibrio dobbiamo mettere da una parte l'appropriatezza e quindi la capacità dei professionisti coinvolti dall'altra le opportunità per percorsi nascita che non possono concludersi dentro una macchina che cerca di spostarsi da un punto nascita piuttosto lontano dal proprio punto di abitazione. Ma questo non significa che rispetto all'emergenza, che è anche la nascita, non si sia pensato ad un sistema che sia in grado di dare risposta a quel tipo di emergenza, sennò sembra che davvero La Maddalena, solo per il fatto che si è costituito un percorso nascita che ha un esito naturale nell'ospedale di Olbia, abbia del tutto assenti i meccanismi di contrasto e di prevenzione l'emergenza non programmabile, come invece si è provato, si sta provando a costruire. Attenzione a non confondere gli interessi della popolazione con gli interessi di potentati medici o di primari. Noi stiamo togliendo 64 primari al bilancio complessivo, ma ne stiamo rimuovendo più di 120, questi 120 significano persone che sono incardinate dentro comunità che hanno magari sindaci come punto di riferimento e che spiegano delle agitazioni popolari che vanno molto al di là del razionale, soprattutto rispetto alle cose che sono scritte nel documento. Anche le preoccupazioni sono degne di essere ascoltate perché esprimono una situazione sulla quale bisogna intervenire con le parole e con la dimostrazione, e quindi con i fatti più appropriati a scongiurare la percezione di abbandono. Ma noi abbiamo fatto un lavoro che crediamo migliorabile, ma che dettaglia questo tipo di interventi, che crediamo migliorabile nel senso di una sua migliore spiegazione, ma tradurre questa condizione in un giudizio di inefficienza rispetto ad un'esigenza che era ben presente anche all'amministrazione di centrodestra, che ha fatto delle proposte di delibera sulle quali è intervenuta con proposte molto più radicali di quella che abbiamo esitato, è una falsificazione di realtà ed un'abdicazione di responsabilità. Io credo che una classe politica che davvero ha il compito di pensare non solo per sé, non solo per questa stagione, ma per chi verrà dopo, ha il dovere di fare riforme, le farà con tutta la criticità possibile, con la necessità di integrare la riforma della rete ospedaliera con quella territoriale, con la necessità di recuperare i tempi perduti nell'attivazione dell'azienda di emergenza-urgenza, con la necessità di avviare l'elicottero, con tutte le fasi criticabili, ma ha il dovere di fare.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Attilio Dedoni. Ne ha facoltà.
DEDONI ATTILIO (Riformatori Sardi). Mi viene difficile, effettivamente, fare un ragionamento fuori da quello che sinora è stato il percorso del dibattito su questa materia. Io ritengo di non avere la verità in tasca, né di essere un tuttologo, né di poter conoscere così a fondo la materia per poter dire che ci sono degli errori macroscopici. Eppure, in effetti, gli errori macroscopici ci sono, e credo che siano afferibili esclusivamente al fatto che ancora una volta chi ha la direzione politica della Regione non ha fatto ciò che doveva essere fatto. Qui si è reclamata la necessità di seguire o derogare poco a quello che è il DM numero 70. Guarda caso, è una programmazione nazionale che impone, che dà delle direttive a cui i soggetti inferiori, perché così al di là della modifica del Titolo V della Costituzione le Regioni sono. Io mi chiedo se tutte le programmazioni, e oggi recupero anche discorsi fatti in altra circostanza e per altre materie, sono fatte in maniera tale che tutti i territori della stretta e lunga Italia possa essere adattabile a qualunque circostanza. Atteso che la Regione Sardegna ha la spendita diretta dei propri denari per la sanità, oltre che per i trasporti, e che non dobbiamo rendicontare a livello nazionale. Ed è vero quello che diceva chi mi ha preceduto, che effettivamente noi non spendiamo più di altre regioni, casomai li spendiamo male. Io credo una cosa, che quando si programma a livello nazionale si prende, che sia per la scuola, che sia per altro servizio, forse anche per i carabinieri, nonostante in altri tempi dovevano brulicare le varie caserme in tutti i territori della nostra isola, si fa attraverso l'occhio puntato alla Padania, all'Emilia Romagna, forse anche un pochino il Lazio, ma lì incomincia a difettare, dove quindi non vi è soluzione di continuità fra abitanti di un borgo ad un altro, dove vi sono condizioni diverse di orografia, tolte le Alpi e gli Appennini, o le Murge, o da altro contesto in altra parte del Meridione. Credo che sia importante invece che quando si fa una scelta, e questa, Assessore, non è riforma sanitaria, potrebbe far parte della riforma sanitaria, è un adeguamento o dovrebbe essere un adeguamento alla rete ospedaliera che è vero difettava, è vero che difetta, ma è ancor più vero che difetterà, per come è stato l'approccio nei confronti di questo momento di servizio della sanità. Ma perché? Quando si fanno delle programmazioni, si fanno tenendo conto di quella che è la socialità, di quelle che sono le condizioni abitative, di quelle che sono le urgenze e le necessità, è vero anche che si fanno in base alla popolazione, ma allora facciamo tutto a Cagliari e attorno alla provincia di Cagliari, perché questo vuol dire che i due terzi della popolazione sarda insiste a Cagliari e nell'ex provincia di Cagliari allargata, e Sulcis-Iglesiente perché ne è un'appendice. Ora, io mi chiedo, se questo è, mi si dica se si è programmato bene pensando di costruire un imbuto verso Cagliari, non serve, non è adeguato; se invece ho le popolazioni che vanno via dai centri del centro Sardegna e non solo, se si spopola la Sardegna, è perché non ha i servizi adeguati, ad iniziare da quello della sanità. Cosa voglio dire, che dovevamo mettere un ospedale ovunque? Sarebbe una sciocchezza. La verità vera è che mancano le fondamenta, le esigenze più profonde che servivano a una vera riforma della sanità, cioè la territorialità di cui qui si accenna, ma non costruisce niente in prospettiva. Caro Presidente della Commissione sanità, su questo dovevi batterti, perché la tua coscienza, e sono sicuro che è buona, dovrebbe aver convinto qualche forza politica che per forza voleva andare avanti solo per consentire una marchetta, perché questo è. Ti chiedo scusa, ma è la verità. Ora, io mi chiedo, se prima non faccio il servizio territoriale, come faccio a dire quali sono le esigenze reali, quali sono i momenti… L'ex Sindaco di Quartu era qui, ha detto che bisogna stare attenti alle zone spopolate perché bisogna mantenere per le acuzie pronti i primi interventi anche del sistema chirurgico, con tutto quello che ne viene fuori. Ora, io mi chiedo, se noi non abbiamo ben presente questo tipo di fattualità che ci ha proposto, e la fattualità sono i dati, i dati di fatto, l'apoditticità è la difficoltà a poter dare una spiegazione a contrariis di quello che si afferma, perché è certo che è così.. Ma allora io mi chiedo, se è apodittica questa disposizione di legge che viene presentata al Consiglio, di che discutiamo? Se la scelta che viene proposta in questa Sede è apodittica, di che vogliamo parlare? Se è dimostrata la sufficiente realtà, che è basata su fondamenti seri e forti. Allora io mi chiedo: stiamo facendo ancora una volta le solite riforme per cui dobbiamo dilatare i tempi in attesa che venga formulato un emendamento o un maxiemendamento per imbottirlo di tutte le cose possibili e immaginabili? Può essere! Ma questa non è politica, e non è politica seria! Io non vado neanche a verificare che cosa è che può andar male o può andar bene, perché degli ospedali territoriali non se ne è parlato non perché non se ne è parlato a sufficienza, perché non gli si è data attualità, e questo voglio ricordare a chi ha usato quel termine, cioè, operatività, concretezza. E visto che esistono i problemi io mi chiedo: se dobbiamo fare risparmi, pensiamo che accorpando tre o quattro ospedali di Cagliari risolviamo i problemi? Magari potremmo continuare ad affossare uno che era l'eccellenza, il Brotzu, ma ricordo a tutti che malati oncologici, cioè gravi, con patologie di sofferenza, hanno dovuto calcare il piede per venire a Cagliari dalla periferia più lontana perché non c'era liquido di contrasto per fare la PET, e così è avvenuto a Sassari per mancanza addirittura di garze; le emergenze, la risposta seria è questa, e se io ho un ospedale di territorio funzionante (…), e però ho l'AREUS che funziona, e ciò non il dirigente, ma il sistema di elitrasporto che mi dà la possibilità di portarlo dove l'emergenza di quel (…) quelle acuzie ritiene che ci sia il momento migliore di intervento, che sia a Cagliari, a Sassari, o dovunque esso sia, quella è servizio territoriale…
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Pierfranco Zanchetta. Ne ha facoltà.
ZANCHETTA PIERFRANCO (Cristiano Popolari Socialisti). Grazie, Presidente. Mah, io non sono mai stato tenero, anzi, ho usato anche delle forme di critica aspra nei confronti dell'Assessore, della riforma, proprio perché, come diceva l'onorevole Dedoni adesso, provengo da un territorio, dalle aree cosiddette disagiate o marginali, che non è soltanto la mia stretta provenienza, l'Isola di La Maddalena, ma un territorio, che è la Gallura, che è compreso tra i due poli, quello di Sassari e di Cagliari, e che meriterebbe certamente molta più attenzione anche sotto l'aspetto sanitario e della riforma della rete sanitaria. Ma avremo modo di entrare nel merito quando discuteremo dell'articolato, dei capitolati di questa nostra riforma. Però voglio dire anche qualcosa a favore. Intanto ringrazio il Presidente Perra per il lavoro che ha svolto, e per quello che dovrà svolgere, perché adesso entriamo nella fase più delicata, più complessa, ci sono ancora gli emendamenti da presentare e soprattutto da valutare. Io parto da una considerazione fatta dall'onorevole Alessandra Zedda, quando richiamandosi all'onestà intellettuale, questa mattina, diceva che dobbiamo prendere atto e dire che, insomma, la colpa è di tutti, di chi c'è stato prima, di chi c'è stato dopo, e di chi adesso deve governare questa complessa materia. Diciamo però che attribuire a questa Giunta, a questa maggioranza colpe così gravi, e che non ha, mi sembra veramente esagerato e scorretto, perché ci siamo da poco tempo, e intanto stiamo andando avanti con la riforma, una riforma che va compresa, va capita di più nel merito, e credo che sia una scorrettezza attribuire queste responsabilità a questa maggioranza: lo si fa in maniera strumentale usando una clava, anzi, un maglio demolitore, perché così si demolisce anche ciò che di buono è contenuto nella riforma. E sentir dire da esponenti politici di un partito che io stimo, e che proprio delle riforme fa il suo vessillo, che questa è la "rifogna" sanitaria, beh, questo non fa onore a chi rappresenta sia quel partito, che ha anche l'ambizione di chi vuol poi sedere in quest'Aula. Credo che questo sia un atteggiamento completamente sbagliato che ci porta fuori strada e che ha ingenerato tantissime confusioni, soprattutto nella popolazione che non ha compreso questa riforma, e che non la si è aiutata a comprendere questa riforma. Ecco, mi sembrava opportuno richiamare questo passaggio perché ne ho sentite di tutti i colori, ma di rifogna sanitaria non lo accetto e non posso accettarlo, e credo che anche chi rappresenta tutti i partiti debba prendere le distanze da questi atteggiamenti. La materia della sanità è una materia complessa, "maneggiare con cura"; io la Maneggio con molta cura, pur essendo circondato da parenti e amici che fanno i medici. Una materia complessa soprattutto in Sardegna, è stato già ricordato, per complessità del territorio, per orografia, per viabilità, per collegamenti, per accentramento di due poli, ma questo non significa che noi non dobbiamo pensare non solo di ridurre la spesa, ma di razionalizzare la spesa e aumentare la qualità dell'offerta sanitaria; la sanità costa troppo, ma chi c'era prima di voi, nel 2013, ha fatto presto a mettere 115 milioni perché bisognava risanare, bisognava mettere le risorse, e oggi noi stiamo ripianando ma stiamo cercando anche di contenere la spesa e aumentare la qualità. Non è venuto fuori, lo dico io, questo è welfare, questo è stato sociale, ma di modello socialdemocratico non liberale, perché quando si è detto: "ci chiudono i piccoli ospedali", è partita una campagna di denigrazione che poi ha visto i piccoli ospedali non soltanto rimanere aperti, ma oggi andremo a vedere con provvedimenti che ne riqualificano la funzione, nei territori anche di area disagiata. Ecco, io credo che questo sia importante, ma l'importante, per un welfare vero e proprio, è occuparsi delle parti più deboli, e allora parliamo delle aree disagiate: La Maddalena, Bosa, Muravera, Sorgono e Isili. Ecco, sono aspetti che io credo vadano valutati nel merito quando affronteremo bene questa legge, che ha necessità di essere ancora perfezionata, ma che comunque rappresenta già un importante punto di partenza, Io credo che, ritornando alla Gallura, Assessore, noi non possiamo tagliare troppi servizi a La Maddalena e a Tempio, perché così facendo scoppierebbe l'Ospedale di Olbia, il Giovanni Paolo secondo, che ha bisogno invece di essere rafforzato in alcuni servizi che oggi mancano, e che non può essere però sovraccaricato con ciò che si sottrae a Tempio e a La Maddalena, perché altrimenti va in tilt. Questa è una considerazione che pongo alla sua attenzione, e sulla quale ci ritorneremo, e deve essere potenziato Olbia in considerazione anche di ciò che rappresenta certo per il territorio, ma per ciò che rappresenta anche dal punto di vista numerico, che non sono soltanto i 170.000 abitanti della Gallura, ma sono le migliaia e migliaia di popolazione stagionale, quella estiva, che si riversa su quei tre presidi ospedalieri. Alloro sono considerazioni che io credo debbano essere fatte e avranno necessità di essere anche emendate per ritornare a equilibrare situazioni che oggi ci vedono un po' in sofferenza in quei territori. La rete ospedaliera comunque si preoccupa di un miglioramento della qualità della sanità dei sardi, deve saper valorizzare anche però la qualità dei nostri medici e del personale ospedaliero, al quale però bisogna chiedere il sacrificio di concorrere alla buona riuscita della riforma e non possiamo permetterci che ci sia chi tira e chi frena, chi va avanti e chi invece vuol frenare per non far decollare la riforma. Infine e concludo, la madre di tutte le polemiche, caro assessore Arru, lei sa ha una punta come un iceberg che è il punto nascita di La Maddalena sul quale noi stiamo prevedendo comunque interventi che possano consentire una sua riapertura e lo vedremo nel merito. Però io le chiedo già adesso e glielo dirò quando affronteremo questo capitolo specifico, che lei dovrà assumere nella solennità di quest'Aula l'impegno di chiedere al Ministro così come abbiamo verificato assieme nella sua visita a La Maddalena, alla ministra Lorenzin, la deroga per l'apertura di quel punto nascita. Glielo chiedo adesso ma glielo richiederò quando noi entreremo nel merito, così come ha assunto l'impegno per la riapertura della camera iperbarica e della pediatria e credo che lei questi impegni li manterrà. Infine e concludo veramente, l'AREUS sono anch'io convinto che dobbiamo partire e quindi va nominato il direttore generale.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Giovanni Satta in qualità di Capogruppo. Ne ha facoltà.
SATTA GIOVANNI (PSd'Az - La Base). La sanità come qualcuno ha detto e ho apprezzato molto il discorso del collega Ruggeri non è né di destra né di sinistra, quindi siamo qua per affrontare un problema di tutti, un problema anche qui come quello dei pastori che ha radici molto antiche e molto profonde, stiamo ereditando situazioni di vent'anni dove gli sprechi e il clientelismo hanno prodotto questo sfascio. Quindi oggi sicuramente è opportuno andare a fare una riforma, così come lo era un anno fa, quella che poi ha portato alla nascita dell'ATS nella quale io ho dato credito alla Giunta, infatti mi astenni su quella legge e però ancora i risultati non si sono visti. Tutti i risparmi, l'efficientamento che erano alla base del fumus di quella legge non si sono ancora visti e questo è stato rimarcato anche da chi prima di me ha dato i conti precisi dello stato delle cose attuale. Quindi ritengo irrimandabile anche la riforma della rete ospedaliera, anche in questo devo dire una cosa molto importante, quando l'anno scorso è stato nominato direttore generale dottor Moirano che era accompagnato da un curriculum eccezionale, quindi io che sono comunque anche un autonomista forse anche qualcosa in più, potevo criticare quella nomina però siccome davanti ad un curriculum del genere ci si deve anche fermare, deve anche avere rispetto della persona perché può capitare che un sardo diventi domani Direttore generale di una ASL di Milano o di Torino e dobbiamo avere rispetto così come gli altri dovrebbero aver rispetto per noi. Però si disse che questo dottor Moirano era stato scelto anche perché sarebbe stato inappuntabile, inattaccabile, nessuno gli avrebbe dovuto tirare la giacca e questo è un principio giusto perché se si vuole fare una riforma dove si vuole arrivare a dei risultati, questo credo che sia una condizione essenziale. Però questa riforma, scusate, ma non viene portata avanti con lo stesso principio, qua il campanile predomina. Io per esempio provengo da un territorio dove è stato punto di riferimento l'ospedale di Ozieri, io sono anche affezionato a quell'ospedale, ci ha lavorato mio padre per trent'anni, mi sono curato diverse volte, quindi molti miei paesani l'hanno sempre usato come centro di riferimento, però debbo anche dire una cosa, giustamente quando si cerca di fare tutto probabilmente non si riesce a fare niente. Infatti quando arrivano dei pazienti dall'entroterra più vicino ad Ozieri in fase acuta, nella maggior parte dei casi vengono parcheggiati ad Ozieri e poi se sono fortunati vengono portati a Sassari e ripeto se sono fortunati arrivano in tempo e si salvano la vita, quindi a quel punto non ritengo necessaria l'esistenza di un ospedale di primo livello ad Ozieri. Vado contro il territorio, ritengo necessario che ci siano dei servizi, per esempio a Sorgono ci sono dei chirurghi molto bravi che potrebbero praticare alcuni tipi di interventi come per esempio interventi all'ernia inguinale dove se andiamo a verificare a Nuoro ci sono liste d'attesa anche di sei mesi, si potrebbe pensare una ragione di efficientamento, di alleggerire le liste d'attesa a Nuoro e mandare la gente a farsi operare a Sorgono. A Tempio di cui parliamo perché è giusto sapere tutte le cose, a Tempio ci sono sette chirurghi, soltanto due vanno in sala operatoria e fanno pochissimi interventi. Quindi sapete meglio di me che in altre parti d'Europa un reparto così non avrebbe avuto ragione di essere e sicuramente chi lo dirige sarebbe stato cacciato il giorno dopo. Quindi tutte queste cose vanno affrontate anche in questa fase, quindi questa riforma che noi portiamo in Aula mentre un anno fa diedi un'apertura di credito oggi non sono disposto a darla, così come viene presentata la legge non è sicuramente il massimo, si potrebbe e si può fare di più, mi auguro che in questa discussione in Aula che si apre oggi e che vede impegnate le forze di maggioranza e le forze di opposizione non prevalgano come ho detto né i campanilismi né i colori ma si pensi a una riforma che sia giusta per tutti. Un altro esempio di campanile, non capisco quello che volete fare a San Gavino Monreale, non voglio aprire una battaglia tra poveri, non ho niente contro chi vive nel Medio Campidano ma si parla nella riforma di 150 mila abitanti, ma non arriva a 100 mila, e state facendo un ospedale di primo livello uguale a quello di Olbia, dove, come ha detto Zanchetta, ad Olbia dovete considerare una cosa, noi abbiamo l'articolo 32 della Costituzione che impone a noi amministratori di dare il diritto alla salute, cioè noi dobbiamo curare tutti coloro che ne hanno bisogno. Olbia ha un aeroporto e un porto che hanno 6 milioni di presenze, 6 milioni di persone che passano per Olbia, noi dobbiamo curarle tutte qualora avessero bisogno, 6 milioni di persone tanto per capirci sono tre volte o quattro volte Milano, Milano ha 50 ospedali, noi ne abbiamo mezzo, noi abbiamo un ospedaletto da campo ad Olbia, avremo un ospedaletto da campo se questa riforma non sarà completa e adeguata anche ai numeri, Assessore. Perché i numeri sono importanti, a Olbia nel periodo tra aprile e ottobre come ha detto il collega Zanchetta, abbiamo una popolazione media di 500 mila abitanti, possiamo non tener conto di questi numeri? Al pronto soccorso arrivano 170-180 richieste di intervento ogni giorno tra luglio e agosto con quattro o cinque medici che non possono neanche fare il riposo durante i periodi per non parlare poi di ferie che sono inesistenti mentre magari abbiamo a Nuoro e a Sassari zero interventi oppure mentre ad Olbia ci sono dieci codici gialli in una giornata e due codici rossi. Quindi anche qui l'ATS se veramente ha un senso deve dare un senso a quello che avete fatto un anno fa, deve provvedere a questo, deve spostare come quei chirurghi da tempo devono andare ad operare altrove, anche questi signori del Pronto Soccorso di Nuoro o di Sassari o di Ozieri dovranno essere spostati lì, gli piaccia o non gli piaccia, questo sarà l'efficientamento. Ho già parlato di quello che è la stazione di Olbia, chiederò con qualche emendamento che per quanto riguarda il Mater Olbia che caratterizza da trent'anni la storia sanitaria di Olbia perché si parla sempre di questa apertura, ho qui una relazione scritta relativa all'ultimo incontro che c'è stato a maggio dove erano presenti i componenti la Commissione e si diceva che a settembre sarebbero stati aperti gli ambulatori. Settembre mi sembra che sia passato, comunque è finito, e ambulatori non se ne vedono. Si diceva che a fine anno avrebbero aperto, non hanno aperto e non apriranno sicuramente. Spero che nasca perché così come i presupposti che vennero elencati dal dottor Rispo erano fondamentali, quindi mi auguro che nasca e che vada ad essere un polo di riferimento soprattutto per evitare che molti cittadini sardi vadano fuori dalla Sardegna a curare quelle patologie che diversamente in Sardegna non riusciamo a curare o comunque non abbiamo la possibilità di curarle tutte. Una cosa importante, qui poi sicuramente chi mi seguirà, parlo dell'onorevole Busia, ne farà sicuramente riferimento, mi dispiace Assessore ma già sette mesi fa le parlai del project financing, parliamo di risparmi, giustamente La Maddalena si lamenta perché chiudiamo il centro nascite di La Maddalena viene chiuso per due motivi, uno perché in contrasto con le norme che ci impone il DPR 70 e quindi perché dobbiamo anche risparmiare, però mi chiedo per quale motivo non abbiamo ancora iniziato a risparmiare a Nuoro. A Nuoro l'altro giorno c'era un articolo sul giornale dove i dipendenti vengano pagati 7 euro mentre la stessa azienda che l'ANAC ha dichiarato in odore di mafia che comunque ha dichiarato che si trattava di gestione di un contratto nullo, continua a percepire il doppio e i dipendenti continuano a essere non pagati. Anche qui proporrò un emendamento, quale perché qua le vere vittime di quel sistema, che poi mi dispiace dirlo ma ci hanno sguazzato un pochino tutti, politicamente parlando, di destra e di sinistra, soprattutto quando parliamo di elezioni, questo sistema va bloccato, come ha detto giustamente la rappresentante del Centro Democratico, l'onorevole Busia, va bloccato e i dipendenti vanno salvaguardati. Ci saranno delle soluzioni che proporremo. Io penso che se non vado errato l'ATS mi pare di capire che ieri abbia proprio fatto un intervento per stabilizzare i dipendenti del San Giovanni di Dio, quindi, perché non possiamo anche pensare, anche con questa legge, di stabilizzare quei dipendenti che fanno parte del CUP, o comunque dei servizi amministrativi, che comunque il CUP è delegato dall'Assessorato alle ASL, e poi per quanto riguarda i servizi di portineria e di vigilanza potrebbero essere inglobate in quell'appalto che la Regione Sardegna ha già affidato mediante una gara regolare. Quindi spero che anche qui venga fatta chiarezza, perché quando parliamo di risparmio, bisogna risparmiare tout-court, cioè su tutta la Sardegna, non da una parte sì e dall'altra no.
Ultima cosa. Speriamo che questo questa legge poi, con tutte le deroghe che ha, venga considerata conforme al DM 70 e comunque non venga impugnata anche questa, come altri provvedimenti di questo Consiglio e di questa Giunta, dal Governo. Grazie.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Daniele Cocco. Ne ha facoltà.
COCCO DANIELE (SDP). Presidente, perequazione ed equiparazione dei bisogni dei cittadini e dei territori, abbiamo sancito con la legge sugli enti locali questi principi e vorremmo che valessero anche per la legge sulla riforma della rete ospedaliera che stiamo andando ad esaminare. La stella polare che dovrebbe guidarci nel produrre questa importante riforma non può prescindere da questi principi, che per me sono indifferibili, perché sino ad oggi la sanità in Sardegna non è stata uguale per tutti, ma diversa a seconda dei territori e dei suoi cittadini. Eh sì, a seconda di dove si trova il proprio paese, a seconda del proprio reddito, si possano avere risposte alle richieste di prevenzione e cura molto diverse, questo non dovrà più avvenire e, affinché così sia, la legge dovrà rispondere a tutte le istanze che arrivano dalle periferie, dai loro cittadini e dai loro rappresentanti, ANCI in primis. Abbiamo sempre detto che non sarebbe stato destrutturato nessun presidio, allora se vogliamo essere conseguenti a quello che è stato detto non tocchiamo le strutture attualmente presenti, potenziandole per renderle davvero utili e cominciare a diminuire i tempi spaventosi delle liste di attesa. Mi chiedo da diversi anni e più se sia possibile che, a parità di macchinari presenti e di dotazioni organiche equiparabili, i diversi presidi e servizi non eseguano lo stesso numero di esami, ma vi siano differenze stratosferiche. Questo, signor Assessore, per capire se davvero abbiamo scelto i manager migliori e se gli stessi, scevri da condizionamenti da parte della politica, abbiano messo le persone migliori a supportare la loro gravosa missione nella trasformazione del Sistema Sanitario isolano. Comincio a nutrire qualche dubbio, se è vero che mi pare di vedere, quasi come all'interno di un cerchio magico, le stesse persone che dal 2014 non hanno sicuramente contribuito a ripianare il debito, di cui ancora non conosciamo l'ammontare definitivo. Faccio questa premessa, perché come diceva il mio collega presente in Commissione noi siamo assolutamente convinti che sia importantissimo e indifferibile procedere a riformare il sistema sanitario, ne abbiamo molto bisogno, però dobbiamo essere seri con noi stessi e dire che purtroppo in questi tre e mezzo noi non abbiamo fatto tanto per migliorare le condizioni della sanità in Sardegna. Accennavo prima alle liste d'attesa, non è possibile, non è più sopportabile che nel 2017 per prenotare una colonscopia il paziente venga rimandato addirittura per la prenotazione, e dopo che si riesce a farla debba aspettare anche dieci mesi. Credo che noi e voi soprattutto dovete essere consci che questa è una situazione che non è più sostenibile. Dicevo prima che a seconda dei territori della Sardegna, dei cittadini distribuiti nei 24.000 e passa chilometri quadrati della nostra isola, a seconda di dove siamo non si hanno le stesse risposte, e questa riforma dovrà servire anche e soprattutto a questo, a equiparare quello che dicevo prima, ai bisogni dei cittadini in tutte le parti della Sardegna. Qualche dubbio permane. Io voglio capire, l'assessore lo sa già perché gliel'ho chiesto, come mai quando noi con l'approvazione della legge sulla istituzione dell'ATS, lo stesso giorno abbiamo istituito anche l'AREUS, definendo anche quelle che erano le sedi fisiche delle due aziende, l'ATS a Sassari e l'AREUS a Nuoro, l'AREUS non ha visto ancora la sua nascita, non ha visto la nomina dei suoi dirigenti. Quindi noi crediamo e speriamo che prima dell'approvazione di questa legge di riforma della rete sanitaria possiate procedere alla nomina che è già in grave ritardo dei dirigenti dell'AREUS.
Un'altra situazione che dovrà essere tenuta in grande considerazione sarà la corrispondenza degli atti aziendali con la legge che noi andremo ad approvare, perché dobbiamo dire che l'atto aziendale che abbiamo visto, che abbiamo avuto il piacere di verificare, il primo atto aziendale che poi è passato all'attenzione della Giunta, conteneva grandissime discrasie rispetto a quelle che erano le linee guida della prima bozza della legge che è stata esitata dalla Commissione. Io credo che se qui si assumono quegli impegni, che sono gli impegni che dovranno essere conseguenti alle istanze già presentate, agli emendamenti che saranno presentati in questi giorni, io credo che quegli impegni debbano essere tradotti in atti concreti. Faccio degli esempi, mi riferisco a delle fattispecie tipo Ozieri, e tipo Nuoro, che sono realtà e situazioni che conosco bene, e di quelle zone abbiamo sentito gli amministratori, in rappresentanza dei cittadini, che hanno fatto delle richieste precise. Io credo che su Nuoro nessuno, almeno noi e io, non chiediamo il secondo livello, ma che chiediamo che tutte le strutture presenti in questo momento possano rimanere, chiediamo anche che strutture importanti come la riabilitazione, come la dietologia, come la dermatologia, debbano rimanere a Nuoro come strutture complesse. Perché non è pensabile che, faccio l'esempio della riabilitazione, che da tre strutture complesse si passi ad una, dopo che con tutti quei soldi, di cui parlava un attimo fa il collega Satta, del project financing, siano state costruite strutture per circa 4 milioni di euro, mi riferisco alle piscine, mi riferisco alle strutture presenti nell'ospedale Zonchello, alle palestre e quant'altro è stato costruito. Quindi credo che sia logico e consequenziale che la struttura complessa di riabilitazione debba rimane, una almeno, a Nuoro. Per quanto riguarda il distretto, o il presidio di Alghero e Ozieri, so che ci sono state diverse interlocuzioni con i responsabili degli enti locali di quei territori, e anche lì sono stati assunti degli impegni, anche questi devono essere tradotti e scritti nel testo nel testo della legge. Abbiamo detto che le strutture lì presenti devono rimanere, abbiamo detto che il punto nascita di Ozieri non potrà rimanere per le ragioni che sono state ben rappresentate e che abbiamo capito, ma questo non significa che la madre che dovrà andare a partorire in quel territorio non possa avere tutto il supporto pre e post partum. Credo che su questo siamo d'accordo, e che la disponibilità dimostrata, anche in sede di maggioranza, dall'Assessore e dal Presidente, anche queste possano tradursi in tempi brevi in atti concreti, come la medicina nucleare per l'ospedale di Nuoro: l'Assessore ha assunto impegni, gli impegni sono stati mantenuti, perché ho letto la seconda proposta che è scaturita dalla Giunta, la Breast Unit con la Stroke Unit accreditate nell'ospedale di Nuoro ricomprendano - in particolar modo per la Breast Unit - la presenza della medicina nucleare, altrimenti staremo parlando di un servizio monco. Come per Uzieri, dimenticavo, dobbiamo solo scrivere e accreditare un qualcosa che si fa già a costo zero, e mi riferisco alla Radiologia interventistica extra vascolare, sappiamo che in quel presidio vengono trattati moltissimi pazienti che arrivano da tutte le parti della Sardegna, quindi credo che a costo zero non possiamo fare altro che dare merito e accreditare quella struttura che attualmente non esiste neanche sulla carta. Non ho tempo per aggiungere altro, lo farò nelle diverse dichiarazioni di voto.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Gianluigi Rubiu. Ne ha facoltà.
RUBIU GIANLUIGI (UDC Sardegna). Presidente, colleghi, Assessore, con la proposta di legge numero 16, ridefinizione della rete ospedaliera della Sardegna oggi in discussione in quest'Aula, si intende ridisegnare la geografia dei servizi sanitari, i presidi ospedalieri, le case di cura della Sardegna. Il riordino della rete ospedaliera ripensa all'offerta sanitaria della Regione, una proposta rivoluzionaria coraggiosa, con l'ambizione di razionalizzare le spese, creare una rete di servizi, insomma, proporre ai sardi un'offerta sanitaria degna di questo nome. Tutti questi buoni propositi, studiati a tavolino, senza una visione chiara e reale delle esigenze e delle criticità dei territori, trascurando totalmente le caratteristiche strutturali dei nostri paesi, delle nostre città, senza la benché minima verifica sulla viabilità sarda, insomma assenza totale di programmazione per la riqualificazione delle strade, nessun coordinamento sui trasporti, andando a disciplinare una distribuzione dei posti letto e servizi senza un'equa ripartizione tra i territori, creando un solco sempre più marcato tra le capitali della Sardegna, Cagliari e Sassari, ed il resto del mondo con città e paesi dell'interno e delle zone costiere sempre più isolati ed emarginati. Sarebbe stato opportuno partire dall'esistente, dai bisogni e le necessità dei pazienti sulle patologie classiche e diffuse con peculiarità distinte per zone, per fascia d'età, per i territori, andando ad incidere sulla prevenzione completamente assente della riforma, sulle patologie e in alcuni casi sulle malattie tipiche e localizzate nelle diverse aree geografiche della Sardegna. Si tratta invece di un progetto che pare privo di una valutazione sull'appropriatezza dei ricoveri, visto che non sembra esserci una continuità tra le cure e l'assistenza tra nosocomi e territori. Unica finalità di questo piano sono le sforbiciate ai danni dei cittadini sardi con un budget ridotto della sanità che determinerà il depotenziamento di alcuni complessi strategici sul territorio, in particolare su aree da voi probabilmente considerate periferiche come il Sulcis-Iglesiente e la Barbagia. Reputiamo che la rete ospedaliera sia destinata ad essere un'eterna incompiuta, visto che si rivela un difetto all'origine della riforma: non si può assolutamente prescindere da un'accurata indagine epidemiologica che tenga conto sia delle reali esigenze assistenziali della popolazione, sia dalle caratteristiche orografiche del territorio, un passaggio che non è stato effettuato su diversi territori. Si sarebbe dovuto tenere conto delle diverse patologie diffuse sulle aree della Sardegna. Solo per citare un esempio, si pensi alla nostra Isola seconda dopo la Scozia sulle diffusioni connesse alla SLA e alla Sclerosi multipla, per non parlare della diabete di tipo 1 dove la Sardegna, insieme alla Finlandia, detiene il triste primato nel mondo, e così via con le varie altre malattie tipiche dei sardi. In questo scenario avremmo considerato necessaria un'analisi approfondita sui servizi indispensabili per la cura di queste patologie, col potenziamento di alcune strutture sul territorio. Unico rimedio sono invece i tagli, le sforbiciate ai reparti, le riduzioni delle prestazioni offerte sui territori, un riordino che produrrà solo una retrocessione della sanità sarda a tutto svantaggio delle realtà marginali. Il Sulcis-Iglesiente è stato depauperato di tante unità specialistiche, con la soppressione dei relativi posti letto che inevitabilmente andrà ad incidere su un arretramento generale dell'offerta sanitaria. La medesima situazione si verifica in Ogliastra, per non parlare del Sarrabus-Gerrei, con il San Marcellino di Muravera, che diventerà un presidio di serie C, e del Sarcidano. Nella nuova geografia non si tiene conto che il territorio della Sardegna e più che altro frammentato e presenta delle criticità in gran parte legate alle dissestate vie di comunicazione che incidono parecchio sui tempi di percorrenza e, pertanto, impediscono agli abitanti di alcune aree di poter ricevere tempestivamente cure adeguate. Pensiamo che l'idea di depotenziare i servizi e sopprimere delle strutture, anche di eccellenza, nei presidi distanti da Cagliari e Sassari, sia quindi un errore macroscopico. Prima di pensare ai tagli e alle riduzioni si sarebbe dovuto svolgere uno studio analitico sulle esigenze della Sardegna. Da qui scaturisce il malcontento dei sindaci che con il tempo si vedranno sempre più sprovvisti dei servizi che vanno incontro alle esigenze della popolazione, si favorisce con questo disegno la migrazione sanitaria verso i poli di Cagliari e Sassari o, ancora peggio, la mobilità dei pazienti verso i presidi della penisola penisola, la desertificazione dei centri dell'interno - ormai privati dei servizi essenziali a vantaggio delle aree vaste - lo spopolamento della Sardegna senza tener conto delle diverse identità da salvaguardare anche nella sanità.
Non è questa la sanità che vogliamo e che avremmo voluto per i cittadini sardi, avremmo voluto una riduzione dei tempi di attesa, questo sicuramente sì, delle visite specialistiche, una funzionalità sempre più efficiente ed efficace dei Pronto soccorso dove spesso i tempi d'attesa sono da otto a dieci ore. Il primo piano invece sembra a procedere in direzione opposta: con un allungamento delle liste d'attesa sulle strutture pubbliche che agevola senza dubbio il sistema privato, peggio ancora si determineranno problematiche negli ospedali maggiori delle aree metropolitane con i Pronto soccorso che risulteranno intasati di pazienti. Un piano che renderà difficile individuare i casi prioritari di ricovero per i cittadini e determinerà una pressione consistente sui presidi ospedalieri nelle città. Siamo pronti a scommettere che in particolari il periodi dell'anno - vedi le feste natalizie - il sistema non riuscirà a reggere l'urto: una situazione causata dalla mancata previsione di un programma per favorire il ricambio professionale all'interno delle corsie, altra nota dolente che vede incentivare la desertificazione delle strutture marginali per favorire la mobilità verso i poli di eccellenza. La sensazione è che il piano sia stato predisposto più tenendo presente le esigenze complessive del deficit della sanità isolana, che versa in uno stato di crisi, che è la vera necessità di un comparto che si occupa della salute della gente, mentre la sanità pubblica continua ad essere vittima dei tagli che poi incidono sull'offerta specialistica ai pazienti, la retribuzione dei poteri forti, ovvero dal manager ai vertici delle ASL rimangono invariate, con stipendi davvero cospicui. È stato varato un piano che si occupa solo della rete ospedaliera trascurando completamente i territori dell'Isola. Sarebbe necessario interrogarsi su cosa voglia un semplice cittadino quando per necessità si reca in una struttura ospedaliera: intanto chiede di esigere in modo legittimo, di essere celermente visitato e curato, invece per alcuni settori, per esempio nell'ospedale del Sulcis-Iglesiente, le attese per le visite specialistiche possono durare quasi un anno. Occorre un intervento nel territorio che evita le lungaggini, che producono disagi per i cittadini. L'anomalia sta nel rapporto tra linguaggio e realtà, perché la Giunta regionale e la maggioranza stanno provando a far passare una rete ospedaliera che penalizza la Sardegna, come valore aggiunto per l'isola. Un passaggio positivo e obbligato, la verità è che questo riordino viene adottato per tentare di produrre la spesa sanitaria in base ad un decreto statale, ma i costi della sanità, non dimentichiamolo, sono a totale carico dei sardi, sono a totale carico della Sardegna, pur essendo venuto meno il welfare sociale. Questa rete ospedaliera sembra destinata a salvare soprattutto le strutture private e i poli delle grandi aree e di alcuni presidi residuali, mentre in diversi distretti la sanità pubblica verrà smantellata con la desertificazione dei servizi sul territorio. Questa riorganizzazione è una follia senza senso, un'operazione che distrugge i territori, si pensi anche la chiusura, l'accorpamento dei punti nascita senza che la Regione abbia evocato una deroga per La Maddalena, un riordino concepito privo di un sistema di emergenza sul territorio. Per cui una partoriente dell'arcipelago potrebbe trovarsi costretta, senza gli strumenti indispensabili, a viaggiare verso gli ospedali della Gallura o di Sassari in condizioni di difficoltà e pericolo. Stesso copione si realizza per gli ospedali di Carbonia e di Iglesias con l'accorpamento del punto nascita. Il mancato coinvolgimento delle autonomie locali nelle scelte operate dall'Esecutivo ha già denotato carenze evidenti nel disegno…
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la consigliera Anna Maria Busia. Ne ha facoltà.
BUSIA ANNA MARIA (Gruppo Misto). Grazie Presidente, colleghe, colleghi, Assessore indico i punti su cui sono d'accordo con i colleghi della maggioranza che mi hanno preceduto e cioè la questione sicuramente della necessità di un intervento di riforma del sistema ospedaliero, così come sono d'accordo sul fatto, come qualcuno ha fatto notare - sperando che alle intenzioni seguano delle effettive volontà e questo è il momento, e cioè l'Aula, e questo è il luogo in cui dobbiamo apportare i correttivi -. E lo dico nonostante mi sia apparso, mi è mi è parso di capire che si siano ingrossate, si sia ingrossato il gruppo di coloro i quali sostengono questo DL tout-court come per esempio l'onorevole Gallus, si è dotato quindi questo gruppo di un difensore d'ufficio che come tutti i difensori d'ufficio però è poco preparato su ciò che è accaduto prima del suo arrivo. E cioè sul fatto che quella che lui ha letto, con uno sguardo malizioso, essere una strumentalizzazione, cioè la vicenda del project, altro non è che è semplicemente una coincidenza temporale cioè: il TAR si è pronunciato sulla questione del project, questione che noi abbiamo proposto fin dal 2015 con una mozione mai discussa, e in realtà c'è stata semplicemente una coincidenza. Quindi, quella richiesta di dimissioni, che ovviamente rimane in piedi, è semplicemente legata a quel fatto e niente ha a che vedere, perlomeno fino ad ora, fino a questo momento, con la questione del disegno di legge. Quindi, no alle strumentalizzazioni che noi certamente non abbiamo utilizzato, ma spiego anche le ragioni per le quali vi sono una serie di questioni che noi invece vogliamo porre all'attenzione dell'Aula nella speranza, appunto, che si proceda nel senso di un aggiustamento di un DL che presenta diverse criticità. Dietro a questi elementi, che noi intendiamo discutere e che discuteremo nel corso della discussione, noi non leggiamo delle riserve mentali da parte della Giunta o da parte dell'Assessore, noi rileviamo delle criticità poi la lettura e l'interpretazione spetterà al termine e alla fine di questa discussione.
L'organizzazione delle reti ospedaliere è uno dei temi centrali delle politiche regionali e ciò perché a seguito dei rilevanti cambiamenti sociali, epidemiologici, ambientali e tecnologici che stanno investendo la sanità con grande velocità. Questa bozza di riorganizzazione della rete ospedaliera della Regione Sardegna si inserisce all'interno di un contesto normativo nazionale e, apparentemente, solo apparentemente, mi pare di poter affermare, che si faccia riferimento ad indagini ad hoc condotte sia ad organismi nazionali e della stessa Regione. Il documento infatti presenta una struttura organizzativa distorta, basata su valutazioni parziali che conducono ad una visione non omogenea e inadeguata la soddisfazione degli attuali bisogni di salute della popolazione sarda. L'analisi di contesto prende in considerazione soltanto parzialmente alcuni elementi, cioè quelli demografici, orografici, statistiche ministeriali e dati assessoriali, e ne ignora alcuni fondamentali distribuzione epidemiologica delle principali patologie acute e croniche nei vari ambiti, con stratificazione dell'offerta in ambito ospedaliero e territoriale. Il documento fin dalle sue prime stesure manca in toto, questa è sicuramente la critica maggiore che noi poniamo e facciamo, di un'analisi economico-finanziaria in rapporto agli obiettivi di salute anch'essi vagamente abbozzati, ma mai definiti in lista prioritaria. Perché se è vero che per garantire sicurezza e qualità delle prestazioni occorre concentrare la casistica, in modo da favorire la specializzazione delle équipe mediche, cosa che peraltro viene riconosciuta random si vedrà più avanti e lo spiegheremo quando parleremo del Businco, ciò non di meno si deve garantire l'accessibilità ai servizi ospedalieri per le comunità distanti dai centri di alta specializzazione, mantenendo negli ospedali di prossimità alcune importanti funzioni. Il recupero di efficienza lo si deve assicurare da una parte con la riorganizzazione della rete ospedaliera, ma al contempo bisogna, occorre prevenire il ricovero ospedaliero, bisogna dare una migliore organizzazione alle degenze e bisogna sviluppare l'assistenza post-ospedaliera. Ancora, la mancanza di analisi economica sanitaria non aiuta a comprendere appieno i cambiamenti organizzativi, quali ad esempio la riduzione delle strutture complesse, la visione assolutamente limitata con cui vengono presentati cambiamenti organizzativi e strutturali manca della relazione con i veri driver di un cambiamento richiesto dalle necessità assistenziali e normative. Sulla base di questo assunto non si comprende come possono essere definiti risparmi finanziari della riforma e soprattutto identificati i vantaggi miglioramenti assistenziali dichiarati negli obiettivi della riorganizzazione. Il tutto manca di una caratteristica fondamentale e cioè della flessibilità organizzativa, tale da rispondere prontamente ai bisogni sanitari e dell'offerta. Ulteriore elemento di criticità: la disorganicità dei contenuti del documento e la sua lontananza dall'attuale realtà assistenziale, che nascono anche dalla mancata integrazione della presente riorganizzazione con un sistema assistenziale territoriale e di emergenza urgenza. La sequenzialità temporale di una riforma ospedaliera, antecedente l'organizzazione territoriale e dell'emergenza urgenza, presenta un'inconsistenza logica nonostante questa criticità sia stata sollevata in quest'Aula, prima e in diverse occasioni. Questa scelta politica e tecnica organizzativa può, in determinati ambiti, favorire una paralisi del sistema con estrinsecazione di condizioni paradossali che violano il principio costituzionale di tutela della salute da parte del sistema sanitario regionale. Molte delle valutazioni di contesto potrebbe essere riaggiornate con riferimento, Assessore, a documenti nazionali che sono stati scritti e pubblicati successivamente alla prospettazione che è contenuta nel DL, per esempio il rapporto sull'attività di ricovero ospedaliero datato settembre 2016. Inoltre, è assente una definizione temporale di implementazione dei servizi, dei cambiamenti organizzativi e funzionali, menzionati, lasciando in essere una generica idea di cambiamento, presente nel documento, ma priva di qualsiasi dimensione temporale dettagliata. Ancora, vi sono diverse incongruenze all'interno dello stesso documento, indico le pagine: a pagina 5 e a pagina 10 si definisce il fatto che non debba essere preso in considerazione il numero di posti letto per abitanti dell'ospedale Mater Olbia nel periodo 2015-2017, tuttavia la presente riorganizzazione, come sappiamo, non potrà partire prima del 2018, sulla base di questo non si comprende come tale documento non possa integrare in maniera dettagliata e trasparente l'importante offerta assistenziale fornita dal presidio di cui sopra nell'ambito dell'attività di competenza del Servizio sanitario regionale e nell'ambito dell'offerta privata, peraltro a pagina 32 si dice che si terrà conto della presenza di tale presidio. In generale manca in tutto il documento una chiara esplicitazione e giustificazione di come l'offerta privata possa avere un chiaro risultato e possa essere un surrogato dell'offerta pubblica, analoga scarsa chiarezza sull'offerta privata è identificabile a pagina 43 nel paragrafo dedicato proprio alla sanità privata. Sul Mater Olbia ovviamente torneremo ampiamente, anche a seguito delle informazioni che, a latere di una riunione più ampia, sono state esplicitate dall'Assessore. Vedo che il tempo finisce e continuerò ovviamente nelle dichiarazioni di voto, però il Mater Olbia diventerà argomento fondamentale, anche perché servono chiarimenti in ordine alle informazioni che in maniera del tutto informale ci ha fornito nel corso di questa riunione.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Gianfranco Congiu. Ne ha facoltà.
CONGIU GIANFRANCO (Partito dei Sardi). Rappresentato in quest'Aula una forza politica che non esita a dichiarare come il suo perimetro, il suo orizzonte politico sia un orizzonte statuale e non regionale, questo ci porta a delle scelte di campo ben precise: applichiamo ogni giorno il principio del "nessuno deve restare indietro", perché se non abbiamo noi una cura nel dettaglio particolare, nel dettaglio territoriale, non essendo cultori del rivendicazionismo, non essendo cultori del "la colpa è di un fantomatico DM 70, o di un Governo nazionale, o di chissà chi" ma la colpa è nostra se non riusciamo ad avere una cura e un'attenzione verso il prossimo, se non abbiamo questo perimetro politico, difficilmente noi potremmo coltivare una prospettiva statuale. Questo è il piglio che noi abbiamo messo ad esempio nel processo di gestazione della legge 2, dove sembrava, nel 2014-2015, che la Del Rio fosse quel totem invalicabile che dovesse per forza essere obliterato in quel modo, e importammo in quest'Aula una vera e propria competizione, finalizzata a che cosa? Non tanto a smontare l'ideologismo della Città metropolitana, quanto di opporre le ragioni della periferia, e lì che coniammo il principio della perequazione, il principio che un euro trasferito alla Città metropolitana deve essere tarato su un euro verso i territori marginali, e con questo piglio noi ci approcciamo ai grandi processi riformisti, compresa la riforma sanitaria. E non è consentito a nessuno irritarsi per il fatto che magari la si critica, per il fatto che magari si esce pubblicamente sottolineando, ad esempio, la non rispondenza, secondo i nostri parametri, a quel dettaglio e a quella cura verso i territori che noi poniamo alla base della nostra azione e della nostra visione statuale. Ed è con questo piglio che noi abbiamo lavorato in Commissione, non per demolire ma per valorizzare dei processi di territorializzazione che a nostro avviso erano insufficienti; io non avrei potuto guardare la realtà di Sorgono con gli stessi occhi se ad un certo momento obliterassi una riforma che sguarnisce quel territorio, ma non di ospedali quanto di reti di collegamento per chi sta male, quel paziente, come diceva l'onorevole Pizzuto, che è il destinatario di queste riflessioni e di questi ragionamenti. La logica dell'hub e dello spoke, se isolata e se non messa a sintesi con un sistema di interconnessioni di reti, è una visione urbanocentrica, e nessuno può negare il fatto che il modello di rete che oggi viene discusso è il quarto modello di rete che esce da quegli uffici, ma dico anche onestamente - perché sennò sarei un ipocrita - che l'atto di pianificazione sanitaria è nostro, non è degli uffici assessoriali è nostro, e guai se non riuscissimo ad avere una visione coerente con le nostre aspettative. La rete è patrimonio del Parlamento sardo, mentre io ho visto tanti padri putativi alternarsi nel processo di gestazione delle reti che abbiamo visto finora. Chi sono i padri putativi? L'Assessore, il suo Direttore generale, l'Assessore alla sanità che ha preceduto non nello scorso governo ma in due governi fa? Qualcuno è andato a dire, ma io non conosco la precedente riforma, che trattasi di un rimaneggiamento di ciò che fece la Dirindin, ad esempio. Allora, la riforma della rete ospedaliera deve uscire da quest'Aula, ed è con questo atteggiamento che noi acquisiamo al patrimonio del risultato tutto ciò che finora abbiamo proposto in Commissione e che la Commissione ha accolto, per esempio, sul fronte dei richiami normativi, può sembrare una cosa banale ma il fatto che noi abbiamo ragionato fino all'inverosimile sul fatto che il DM 70 non potesse essere la cartina di tornasole di una lettura sarda della sanità, beh, questo ormai è un patrimonio acquisito al nostro, di tutti noi, glossario sanitario. Ma il cammino non è concluso; l'onorevole Cherchi nel suo intervento ha evidenziato tutto ciò che abbiamo trovato non rispondente, tutto ciò che abbiamo tentato di migliorare, esiste ancora un passaggio, anzi esistono quattro passaggi sui quali noi abbiamo dichiarato la nostra ostilità nel momento in cui questi quattro passaggi non dovessero essere, non dico accettati ma neanche ragionati. Se ad oggi lo schema è chiuso sarebbe un danno, se lo schema invece è aperto e non rubricabile nella stretta logica degli emendamenti, beh, allora diciamo che siamo sulla buona strada per ottenere una risposta, per esempio, ai nostri quesiti sul pronto soccorso, col contestuale avvio delle riformiste sull'AREUS, vere e non solo sulla nomina del DG. Noi abbiamo chiesto - secondo passaggio -, e tutti i nostri interventi emendativi si concentrano su questi quesiti, che venga definito il modello di ospedale di comunità, che venga chiarito l'equivoco sulle deroghe nelle strutture complesse, perché altrimenti è facile leggere queste deroghe come privilegi territoriali (qualcuno ha anche, ad esempio, avanzato l'ipotesi che su San Gavino ci fosse un privilegio), e poi sulla sanità privata. Esiste, è notizia di questi giorni, una ridefinizione dei servizi, per esempio sul Mater, ebbene vogliamo chiarire quali sono le regole nella ridefinizione dei servizi che le strutture devono offrire?
Questi quattro campi d'azione, di esplorazione abbiamo ancora intonsi, su questi quattro campi, prima ancora del voto sul passaggio all'articolato, vorremmo sentire se c'è disponibilità al ragionamento, mi si dirà "ma hai i termini aperti per gli emendamenti", attenzione, su questo passaggio voglio essere chiaro: tutta la riforma non poteva essere sottoposta alla procedura dell'emendamento che è tipica di un processo legislativo; questo è un testo di pianificazione, è difficilissimo pensare di incidere con degli emendamenti su un testo che, per sua natura, può essere tranquillamente illogico, incoerente, non è un articolato fatto di articoli e di commi che devono essere retti da una logica sincretica, tipica di chi fa leggi, questo è un articolato dove la tabella smentisce il dettato e viceversa, ma io devo inseguire il cavillo della pagina 17, che poi magari domani mattina mi viene riscritta in un altro modo? Ma quale tribunale poi andrà mai a giudicare l'incongruenza di un atto di pianificazione, che non doveva essere emendato ma doveva essere approvato o respinto in blocco, e tutto quello che stiamo dicendo dovrebbe essere acquisito ad un patrimonio di confronto politico che non c'è stato?! Allora è difficilissimo pensare a degli emendamenti, ecco perché noi stessi li abbiamo fatti uscire, come dire, un po' a fatica. Pensavamo che il testo licenziato in Commissione andasse bene, l'abbiamo approvato. Ma poi letto con gli atti aziendali ci rendiamo conto che questa perversa logica di costruzione di un atto di pianificazione fatto in questo modo, espone a delle interpretazioni fallaci. Io rivendico il privilegio e il diritto nel Parlamento sardo di essere in grado di licenziare una riforma di rete ospedaliera e mi impegnerò fino allo spasimo, ho lasciato in ballo questi ultimi quattro punti, spero che su questi ci possa essere quel confronto che stiamo sollecitando e spero che ci sia un impegno da parte del Presidente, da parte dell'Assessore a discutere questi emendamenti. Perché allora forse avremmo messo in campo una rete un po' più giusta e forse un po' più rispondente a quella visione statuale di cui ho parlato all'inizio del mio intervento.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Pietro Cocco. Ne ha facoltà.
COCCO PIETRO (PD). Presidente, oggi, come si dice, siamo entrati nel vivo della discussione in quest'Aula sulla riorganizzazione della rete ospedaliera. Un lavoro che ha impegnato la Giunta regionale, in particolare l'Assessorato, che ha coinvolto la Commissione sanità del Consiglio regionale per molti mesi, che ha suscitato dibattito in tutta l'isola, in tanti comuni, che ha visto la partecipazione diretta di associazioni, di cittadini, sindacati e dall'altro canto non poteva che essere così per una riforma importante che inevitabilmente riguarda ogni persona, ogni cittadino della nostra Isola. Non sono mancate e non mancano le osservazioni, le puntualizzazioni, le contrarietà anche robuste, le abbiamo ascoltate in parte accolte. Ancora oggi il dialogo è aperto con l'ANCI, con i Sindaci. Perché abbiamo sempre ritenuto e riteniamo che la proposta riorganizzativa della rete ospedaliera dovrebbe essere un fatto il più possibile condiviso.
La rete ospedaliera manca dalla nostra Isola da quasi due decenni, la testimonianza della complessità della materia, una proposta era stata prodotta dalla Giunta Soru, cassata a seguito di un ricorso presentato da operatori della sanità privata. Da allora più nulla, fare riforme non è mai cosa semplice, ancora di più nel settore sanitario. E tuttavia qualche tentativo anche nella Giunta precedente di riformare il sistema sanitario era stato compiuto, tant'è vero che ho sottomano una deliberazione di Giunta regionale numero 31/2 del 20 luglio 2011, il Presidente era ovviamente il collega Ugo Cappellacci, con Assessori che erano ovviamente quelli della Giunta del centrodestra. E in questa delibera con oggetto: avvia procedure di riorganizzazione della rete dell'emergenza, della rete ospedaliera, della rete territoriale, approvazione preliminare; si raccontano quali erano i desideri della maggioranza di centrodestra di allora che chiedevano di predisporre un atto formale per la riorganizzazione della rete ospedaliera, della rete territoriale, tant'è vero che l'Assessore dell'igiene e della sanità aveva rammentato nella deliberazione che l'articolo 12 della legge regionale numero 3 del 2009, quindi sempre della Giunta di centrodestra, aveva dato avvio al processo di riforma del sistema sanitario regionale. E aveva anche scritto, vado naturalmente nei punti salienti della deliberazione, l'Assessore ricorda che il processo di riorganizzazione in cui in premessa si inserisce in un contesto di profonda trasformazione del Servizio sanitario regionale e che nelle more dell'adozione del suddetto piano si rende necessario provvedere al riordino della rete dell'emergenza, della rete ospedaliera e di quella territoriale, vado ancora avanti, pertanto propone di approvare in via preliminare la proposta di riorganizzazione della rete dell'emergenza, di quell'ospedaliera e di quella territoriale. E ancora il documento di riorganizzazione ridisegna l'offerta complessiva dei servizi sanitari a partire dalla rete dell'emergenza-urgenza sulla base del modello hub and spoke, credo che tutti conosciamo quale sia questo modello hub and spoke tanto contestato da molti interventi dei colleghi che sono intervenuti prima di me, potenziandone nelle sue articolazioni ospedaliere e territoriali. E così via insomma, richiamo alle norme nazionali che chiedono alla Giunta regionale di allora di provvedere alla riorganizzazione della rete ospedaliera. Nel frattempo cosa era accaduto che la rete ospedaliera non sono riusciti ad approvarla, è accaduto che hanno commissariato e anche quella deliberazione commissariava ulteriormente i commissari all'interno delle aziende sanitarie territoriali e così hanno proceduto in seguito facendo poi bandi e trasformando i commissari in direttori generali delle stesse aziende, e poi di rete riorganizzata non se ne è visto assolutamente nulla. E allora siccome i desideri però erano quelli per quale ragione, a prescindere, contrapporsi con forza anziché discutere della riorganizzazione della rete ospedaliera. Ho detto in altre occasioni, e lo ribadisco oggi, che nessuno ha la verità in tasca soprattutto in una materia complessa come questa, nella quale c'è bisogno del contributo di tutti, perché le Amministrazioni, compresa la nostra, sono pro tempore e la sanità però è un servizio che riguarderà tutti da oggi e in futuro, perché approvare le reti ospedaliere, tenuto conto della complessità della cosa è molto complicato E allora sforziamoci un po' tutti naturalmente ognuno facendo la sua parte, perché ci sta pure che questo sia così, non siamo gente che vive fuori dal mondo, ma si rende conto delle cose, tuttavia credo che ci sia bisogno del lavoro di tutti.
Io voglio ricordare questo che è importante fare la rete ospedaliera anche per una ragione molto semplice che esiste un decreto ministeriale, che tutti hanno citato questo numero 70 del 2015, che impone alle Regioni l'obbligo di riorganizzare la rete ospedaliera e se non lo fai o ti commissaria o altrimenti in Sardegna sarà applicato pedissequamente così come il decreto ministeriale numero 70, nonostante qualcuno sostenga che non sarà così. Invece è così e sarà così. E allora la vogliamo utilizzare o no questa specialità, questa autonomia, questa capacità nostra che possiamo avere di rivendicare il ruolo in questa Assemblea legislativa, anche perché, badate, se noi non l'approviamo la rete ospedaliera il commissario o il direttore generale in questo caso il dottor Moirano chiunque esso sia adesso e dopo della rete ospedaliera organizzata dal Consiglio regionale non gliene fregherà un bel niente perché sarà in grado di fare gli atti aziendali sulla base di quelle che saranno le scelte fatte da lui e ancora una volta svilendo il ruolo di un Consiglio regionale che ha il diritto e il dovere di provare a fare una legge di riforma ospedaliera che è una cosa importante che riguarda tutti.
Come farla, c'è una proposta della Giunta, io credo che pochi documenti come quello che stiamo discutendo oggi abbiano avuto la possibilità di essere analizzati minuziosamente in ogni parola, in ogni periodo, in ogni virgola come quello di cui stiamo discutendo oggi dalla maggioranza, dall'opposizione, da coloro che lavorano nelle istituzioni fuori da questo Consiglio regionale ovvero i sindaci, dalle associazioni che rappresentano le categorie dei lavoratori ovvero i sindacati e anche delle libere associazioni che hanno avuto la possibilità di dare un loro contributo il loro parere in merito a questa riforma. E quando sento qualcuno utilizzare termini dispregiativi francamente come la "rifogna sanitaria" francamente è una roba che non si può sentire, perché si potrebbero usare per coloro che usano questi termini le parole più pesanti che io non voglio utilizzare, perché non voglio scendere agli stessi livelli, ci sono punti di vista che vanno rispettati, perché così come la verità non l'abbiamo noi, non l'avete neanche voi e bisogna rispettarci soprattutto su documenti importanti come questi, badate bene. Perché ribadisco il concetto che oggi governiamo noi, domani governerete voi probabilmente sarà così, spero di no, però sarà probabilmente così. E allora evitiamo di fare un braccio di ferro sulle questioni che nulla hanno a che vedere con la capacità di approvare. Noi questo provvedimento lo vogliamo approvare, sappiamo bene che anche all'interno della maggioranza ci sono posizioni differenti, proprio a testimonianza del fatto che non esiste un provvedimento monolitico e una posizione organica di tutta la maggioranza e noi siamo disposti ancora una volta a discutere, la ragione per la quale abbiamo chiesto dopo il voto di stasera per il passaggio agli articoli di avere più giorni di tempo per presentare gli emendamenti è per avere ancora la possibilità di dialogare sia all'interno di questo Consiglio regionale con i colleghi di maggioranza, sia fuori da questo Consiglio regionale con i sindaci e con coloro che rappresentano le istituzioni che hanno chiesto di essere ascoltati. E noi lo facciamo, lo facciamo con le Assemblee che organizziamo ognuno per conto nostro, lo facciamo con quelle assemblee organizzate dal punto di vista istituzionale come abbiamo fatto l'altro giorno e faremo anche in questi giorni.
Sul merito; non un solo l'ospedale chiude i battenti, la dico così molto semplicemente, i posti letto rimangono più o meno gli stessi, però riorganizzati. Rispetto alle disposizioni nazionali siamo riusciti ad ottenere deroghe importanti ad esempio quella dei parti, da mille a cinquecento. Oppure rispetto alle disposizioni nazionali siamo riusciti a decidere che in alcuni luoghi in cui 150.000 abitanti non ci sono per avere DEA di primo livello li avremo perché li proponiamo e abbiamo fatto passi in avanti per capire se queste soluzioni possono essere sostenute o potranno subire dei ricorsi, perché non è che noi possiamo fare quello che vogliamo, facciamo quello che deve essere sostenuto sulla linea del decreto ministeriale numero 70, e le deroghe purché se ci sono devono essere motivate e devono essere sostenute in maniera forte, robusta e convinta e con ragioni di sostanza sulla questione della riorganizzazione sanitaria. Quindi sette ospedali di primo livello, due HUB di secondo livello, due ospedali di base, cinque ospedali di area disagiata e un nodo della rete. Tanti ospedali di base e di aree disagiate in cui sarà garantito, come abbiamo visto e anche questo frutto del lavoro che si è fatto all'interno della maggioranza e della minoranza, che avranno la possibilità di avere un presidio H24 di tipo chirurgico e non solo per cui ogni luogo della Sardegna avrà la possibilità di essere di essere seguito. E qui anche la gara effettuata per le ambulanze volanti, per l'elisoccorso con tre postazioni a Cagliari ad Olbia ad Alghero, tre aree della Sardegna in grado di raggiungere qualsiasi punto dell'isola nei tempi stabiliti per affrontare qualsiasi malattia in emergenza, come l'ictus, come l'infarto, i cui tempi di intervento sono fondamentali, come i traumi importanti di qualsiasi natura. Ecco, noi questo lo stiamo facendo, e anche qua, non lo faccio per questioni di tempo, potrei richiamare una deliberazione della Giunta regionale sempre precedente che richiamava l'esigenza di riorganizzare il servizio di elisoccorso per garantire le ambulanze volanti, anche questo però soltanto sulla carta, poi non è stato fatto. Noi facciamo una proposta, che è quella che ci troviamo a discutere oggi, seria, innovativa, in grado di essere portata in Aula frutto della concertazione collettiva a più mani. Ecco, questo è, ancora oggi siamo qua a discutere, ancora oggi e nei prossimi giorni avremo tempo per portare modifiche al testo in grado di renderlo migliore, e da parte nostra c'è tutta la volontà di seguire questo percorso, però la rete ospedaliera noi la dovremo portare e la porteremo a compimento.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Pietro Pittalis. Ne ha facoltà.
PITTALIS PIETRO (FI). Non nascondo che a tratti mi sembra davvero un dibattito surreale, una maggioranza, quella che sostiene questo Governo, che si avvita su se stessa, per la verità non nasconde, e questo è l'unico elemento positivo che i sardi hanno già accolto, hanno palesato le evidenti contraddizioni e disaccordi che anche su materia di questa portata e su riforme di questa portata stanno ormai paralizzando quello che è il sistema che noi riteniamo di dover contrastare, ma non per partito preso, ma proprio per una ragione chiara, con un invito ancora che io riformulo. Se dalla maggioranza, quando andate nelle piazze, dite che questa riforma non vi piace, abbiate l'onestà di dirlo anche in quest'Aula, perché è facile fare i legislatori attaccati alla cattedra, alla poltrona, qua dicendo "tutto va bene, madama la marchesa", e invece quando andate fuori puntate il dito contro il vostro Assessore, il vostro Presidente, la vostra Giunta e ne dite di tutti i colori anche sui mezzi di stampa. Questo per ingraziarvi chi, una parte di elettorato? Ma gli elettori non sono così sciocchi e così stupidi, perché, guardate, sanno benissimo che simul stabunt, simul cadent, perché nessuno escluso di questa maggioranza può tirarsi fuori, perché avete tutti insieme la responsabilità di quello che avete fatto nel corso di questi tre anni e mezzo di legislatura. E qui siamo all'epilogo, all'epilogo di un atto che, come è stato ricordato, è un atto dovuto, su questo non ci piove, avete ricordato il DM numero 70 del 2015, ma forse vi dimenticate, si dimenticano alcuni settori della maggioranza che questo è l'effetto di una riforma che avete votato tutti all'unanimità, la riforma dell'accorpamento delle aziende sanitarie, l'avete dimenticato. Il provvedimento che oggi noi discutiamo è l'effetto, ed è e si pone proprio come ulteriore elemento di quella pratica vostra riformista che risponde ad una visione accentratrice, ad una visione ragionieristica, ad una visione economicistica, dove non viene assolutamente, come avrebbe dovuto in questo caso, venire in considerazione il protagonista, il vero protagonista che è il cittadino. Vi siete venduti alle logiche, queste sì, che non ci appartengono, avete avuto la pretesa e la presunzione di importare in Sardegna modelli che vanno bene in Lombardia, modelli che vanno bene forse in Emilia, ma che non si adattano alla nostra realtà isolana, e in forza quindi di un principio di razionalizzazione state davvero sacrificando la qualità del servizio sanitario, la possibilità che tutti i cittadini sardi, nessuno escluso, abbiano lo stesso trattamento dal capo di nord a quello di sud. Ve ne uscite, questo sì che vi accomuna, con questa terminologia: Hub, Spoke. Parlate in sardo, dite le cose che capiscano, dite che state polarizzando la sanità nei due poli del nord e del sud, che state svuotando i territori deboli, che state svuotando soprattutto il centro Sardegna. E poi non venite a raccontarci le balle che state facendo azioni di contrasto dello spopolamento, perché lo spopolamento è l'effetto di queste politiche, perché dove non ci sono i servizi, dove si chiudono i presidi di sanità, di sicurezza, dove si chiudono le scuole la gente scappa, la gente va via. E allora ecco perché noi contrastiamo questa visione riformatrice di questa Giunta e di questa maggioranza di centrosinistra, ne è esempio la riforma degli enti locali, che cosa ha prodotto ad oggi? Ha prodotto qualcosa? Ha prodotto sì, di creare un rafforzamento della città capoluogo, della città metropolitana, lasciando gli oltre trecento e più comuni della Sardegna in balia di se stessi. Non si penserà che sono contenti perché ogni tanto arriva il provvedimento tampone con qualche milionata alla bisogna per soddisfare qualche esigenza temporanea? Avete fatto una riforma, quella del sistema dei trasporti, che risponde soltanto ad altre logiche, che non è l'interesse dei sardi, della mobilità dei cittadini sardi, avete fatto riforme del sistema della contabilità, del sistema delle entrate, abbiamo visto come è andata a finire tutta questa voglia riformista che avete palesato con un disastro veramente che è sotto gli occhi di tutti. Avete dimostrato quale sia poi l'idea che avete nel rapporto con lo Stato, vi siete cimentati, i settori della maggioranza, lo stesso Presidente della Giunta regionale il 4 dicembre, perché queste cose si dimenticano forse anche troppo in fretta, e noi ve lo vogliamo ricordare con una sonora bocciatura che avete ricevuto. E se non vi ricordate quella più recente anche delle amministrative comunali, bene, cari signori della maggioranza, è inutile che cerchiate di recitare una parte come state facendo anche oggi, perché i sardi sono davvero smaliziati e capiscono bene quello che sta succedendo e qual è l'effetto di questo processo riformatore che avete proposto. E qui è sempre il solito problema, è il problema di una situazione che forse sta a cuore a qualcuno, che probabilmente l'Europa gli sta troppo stretta, che vuole commissariare il presidente Pigliaru, che vuole commissariare l'intero Partito Democratico, perché si capisce, si capisce dal dibattito sulla riforma sull'urbanistica, si capisce dal dibattito su questo riordino della rete ospedaliera, perché sembra che sia tutto un dibattito all'interno del maggior partito che sostiene questo Governo, e alle diatribe interne, alle lacerazioni interne, e che danno il senso di come si orienta il processo riformatore. È proprio questo sistema che penso debba essere superato, anche perché voglio ricordare che noi stiamo parlando del sistema, quello sanitario, che da solo assorbe più del 50 per cento delle risorse del bilancio ordinario della Regione, ed è una spesa, quella sanitaria, di cui si fa carico non lo Stato, di cui si fa carico non l'Unione europea, ma di cui si fa carico la Sardegna, di cui si fanno carico i contribuenti sardi, ed è frutto di quella sciagurata operazione che ha visto Prodi e Soru nel 2007, e di cui oggi noi paghiamo le conseguenze. E allora, ecco perché noi, a mio avviso, perdiamo un'occasione, una grande occasione, che è quella davvero di ridisegnare un sistema sanitario che sia davvero aderente al nostro, ai problemi, alle problematiche, alle istanze e alle esigenze di un territorio che non ha nulla a che vedere con altri sistemi italiani. Voi continuate a ragionare da italiani, da chi deve prendere ordini ora da Bruxelles, ora da Roma, voi continuate ancora in questa logica, sacrificando gli interessi dei sardi rispetto a logiche che non hanno nulla a che vedere. E io riassumo il senso del mio intervento, Assessore, senza retorica, davvero, vi siete posti il problema? E lo dico senza demagogia, cioè, si sta rischiando davvero che una donna…
PRESIDENTE. Poiché non ci sono altri iscritti a parlare, ha facoltà di parlare, per la Giunta, l'Assessore dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale.
ARRU LUIGI, Assessore tecnico dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale. Presidente, onorevoli Consiglieri, ho ascoltato con molta attenzione tutte le relazioni, ho preso gli appunti, e mi chiedo se abbiamo letto lo stesso documento. Inizierei dai conti, anche se l'obiettivo della rete ospedaliera non sono i conti, e leggo il documento del MEF, che dice che la Regione Sardegna esce fuori dal tavolo del monitoraggio nel 2010, esce fuori dal tavolo del monitoraggio dei LEA, e allora come si fa a parlare di sfascio se non si misuravano gli indicatori dei livelli essenziali di assistenza. Io sono molto attento, e credo di avere la giusta sensibilità prima di tutto umana più che politica per parlare con la gente, e parlo con tutti, anche perché non posso cancellare trent'anni di professione medica, e mi dispiace che qualcuno, e vorrei che rispondesse pubblicamente qui, se la teoria del volume Esit, se il rapporto tra volume della casistica chirurgica Esit non esiste, vorrei che pubblicamente chi mi accusa di creare chirurghi di serie A e serie B dica che non è vero; anche quando ha avuto l'opportunità di contestarlo nel tavolo del Piano Nazionale Esiti, gli è stata offerta l'opportunità di parlare, si è rifiutato, allora bisogna contestare. Per la prima volta abbiamo fatto sedere i chirurghi tutti assieme, andando a vedere le casistiche. Allora, se uno afferma che si possono fare quattro interventi di colon retto, pur essendo un bravissimo chirurgo, e nessuno mette in discussione la capacità del singolo, ma fuori, al di fuori del contesto e di una rete bisogna affermarlo pubblicamente di fronte a tutti i sardi. Noi non abbiamo… noi parliamo di presidio di area omogenea per permettere che si mantenga la competenza clinica in situazioni in cui il volume della casistica è inevitabilmente ridotto, non stiamo dicendo che chi lavora in un reparto di chirurgia di un piccolo ospedale sia un chirurgo di serie B, gli vogliamo offrire alle stesse opportunità che il modello attuale non offriva, e sono a disposizione i dati. Il Piano Nazionale Esit dimostra chiaramente che abbiamo un iper frammentazione delle casistiche, siamo al di sotto dei volumi e delle soglie che vengono utilizzate come indicatori. I dati sono a disposizione. Ma io dico, abbiamo letto lo stesso documento? Un ictus ischemico in Sardegna dove viene trattato, adesso, con questo modello? Proponiamo i DEA di secondo livello che possono trattare l'ictus, e la differenza tra il DEA di secondo livello e il primo livello è che alcune procedure iper specialistiche vengano concentrate; che cosa depauperamento di servizi! Stiamo tutelando quelle popolazioni che in questo momento non hanno una risposta col modello attuale di rete, stiamo dando delle risposte a dei territori che hanno un eccesso di struttura fisica di ospedali, ma non hanno organizzazione: Sulcis Iglesiente, Alghero; ma vogliamo vedere il numero di accessi al pronto soccorso? E vediamo il rapporto medico, numero di accessi per ospedale, e vediamo chi è che in questo momento qui, con un modello a silos e penalizzato? Quindi, noi non stiamo facendo… noi stiamo mettendo al centro l'interesse del cittadino sardo tutelandolo, dandogli le stesse opportunità che avrebbe vivendo in altre regioni, quindi tutt'altro, non chiudiamo un ospedale. Il DM 70 ci ha offerto la prerogativa, col Regolamento all'articolo 3, di utilizzare i criteri della orografia, della geografia, della viabilità, e li abbiamo applicati, non chiudiamo nessun ospedale, ma è curioso che in tutte le zone periferiche mi si chiedano le chirurgie, quando i dati sono a disposizione qui: su 100 ricoveri nei reparti di chirurgia di alcuni piccoli ospedali, 70 esitano con diagnosi e terapia medica, 70-80 per cento, il 20 per cento è chirurgia programmata, quella che stiamo assicurando, e grazie a un ragionamento che abbiamo fatto in Commissione e in maggioranza ci siamo messi veramente il problema di tutelare questa, che a mio parere è una paura ancestrale, di tutelare e dare la possibilità anche nei territori periferici di fare la chirurgia d'urgenza, che è ridotta, perché abbiamo numeri in alcune zone in cui abbiamo 6000 accessi all'anno, ed abbiamo il numero di professionisti adeguato. Ma il problema è: è possibile che parlando, e questo è un obbligo morale di tutti, con i cittadini delle zone interne non si chiede qual è la garanzia rispetto a un infarto, al trattamento dell'infarto del miocardio rispetto al trattamento dell'ictus, rispetto al trattamento di un politrauma? Nella proposta dalla rete viene fatta una rete per la prima volta, se ci irrigidiamo su questo modello rischiamo di non dare risposte ai nuovi bisogni, che abbiamo documentato come Giunta: 6000 sardi con la sclerosi multipla, che vedono la regione Sardegna tra le prime come prevalenza nel mondo, zone totalmente sotto servite come servizi. Stiamo invecchiando, l'invecchiamento non è una maledizione, è un'opportunità, se c'è un invecchiamento attivo, ma purtroppo si associa a fenomeni di malattie degenerative come la demenza. Allora, che tipo di risposta stiamo dando? Ci stiamo concentrando ancora sull'ospedale per acuti, e non è vero che non abbiamo chiarito che cos'è l'ospedale di comunità, perché l'ospedale di comunità è la cerniera. Onorevole Usula, legga tutto il documento della Regione Puglia, e veda quanti posti sono stati trasformati in ospedale di comunità per far la cerniera, e sono cinque i DEA di secondo livello, ma non è il problema del DEA di secondo livello, qui c'è la delibera a disposizione, sono cinque, ma non cambia lì, il problema è creare i volumi adeguati rispetto alle tutele che dobbiamo dare ai cittadini. E certo che è facile concentrare, faremo la Breast Unit a Nuoro, ma la Breast Unit a Nuoro richiederà, secondo gli standard scientifici, avere una casistica di presa in carico di 150 donne, altrimenti non stiamo facendo scelte di tutela della donna, stiamo privilegiando una classificazione senza i contenuti. Quindi questa proposta, che io ritengo equilibrata, non è la migliore del mondo, tiene conto delle caratteristiche della Sardegna, tiene conto delle caratteristiche delle zone realmente a disagio, e penso al Mandrolisai, penso a Isili. Ogliastra; Ogliastra, ma non abbiamo fatto… se vogliamo utilizzare un metodo razionale lo dobbiamo utilizzare, e se abbiamo 69 abitanti per chilometro quadrato in Sardegna, l'Ogliastra ha 29 abitanti per chilometro quadrato, e alcuni paesi dell'Ogliastra hanno tempi di accesso nettamente superiori all'ora. Detto questo, come tuteliamo? Certo, possiamo ragionare in termini di struttura complessa, che non è l'unica soluzione amministrativa per tutelare o favorire dei movimenti che normalmente sono dal centro verso le grosse città, allora dobbiamo creare degli strumenti contrattuali o incentivanti per stimolare una persona a rimanere in zone che non sono la prima categoria di scelta, quindi non abbiamo fatto privilegi con chicchessia, altro discorso è questo dell'elisoccorso, quanto mai curioso, facciamo un bando regolare, un bando europeo, facciamo una scelta perché checché se ne dica il tavolo tecnico indicava due sedi che richiedevano dei lavori di infrastrutture, di sicurezza, di dotazioni aereonautiche, secondo ENAC per accelerare i tempi facciamo la scelta a mio parere innovativa di tre basi in sede aeroportuale, utilizziamo per la prima volta il criterio della comunità scientifica e ancor prima della Conferenza Stato-regioni scegliamo tre elicotteri HEMS, facciamo un accordo e non siamo sotto tutela con l'ANAC per verificare che un bando che ha le attenzioni internazionali segua tutte le procedure per evitare corruzione e per garantire la massima trasparenza e veniamo accusati di togliere il servizio e di darlo ai privati? Mi dica qual è il servizio pubblico che offra elicotteri HEMS, me lo si dica in questa sede qui. Il calcolo per adesso di un elicottero che faccia h24 nasce dal fatto che privilegiamo le zone a bassa densità e a cattiva orografia che si devono integrare con i servizi di ambulanza medicalizzati o non medicalizzati nel territorio. Quindi abbiamo privilegiato tutta un'area che permetterà di coprire il centro della Sardegna e le coste della zona orientale. Quindi non c'è nessun ragionamento, è un calcolo ben preciso delle distanze, delle altezze, confrontandoci con tecnici e con chi ha avuto esperienza, con tecnici militari. E poi qui scusate sento per l'ennesima volta: "State costruendo dalla base". Io vi ricordo che la spending review 135 del 2012 era del 2012, volete che legga la vostra proposta che è rimasta nei cassetti? Vogliamo leggerla e vogliamo capire qual è quella che privilegia i territori dell'interno o vogliamo vedere se la nostra proposta privilegia i territori dell'interno? Allora vediamo che si parla non di pronto soccorso ma di punti di primo intervento e sono a disposizione questi documenti qui. Quindi cerchiamo di non esasperare perché serve in relazione ai cambiamenti epidemiologici e demografici, non stiamo togliendo servizi, nel 2015 abbiamo dato le linee di indirizzo per cambiare il modo di lavorare delle cure primarie perché abbiamo una quantità di servizi che richiedono integrazione, ma non stiamo lavorando nel mondo dalla dipendenza, stiamo lavorando nel mondo dei parasubordinati, i medici di famiglia, i pediatri di libera scelta, abbiamo circa tre volte i medici di continuità assistenziale che nessuno vuol rendere disoccupati ma necessitano di lavorare in una nuova modalità che abbiamo descritto molto chiaramente in una delibera del 2015. Adesso diremo quali saranno le Case della salute ma non come edificio, ma come ambito territoriale in cui si garantirà la presa in carico territoriale con le strutture intermedie che sono gli ospedali di comunità e con gli ospedali per acuti che devono ritornare a svolgere il ruolo di ospedali per acuti, di specializzazione, cosa che purtroppo i dati dimostrano non è così come media, stiamo parlando di media per cui abbiamo ottime eccellenze, ma utilizziamo ancora l'ospedale per acuti per patologie di bassa-media intensità per tempi superiori alla media. Quindi smettiamola di drammatizzare, non è una Giunta che sta facendo macelleria sociale, non è una Giunta che sta facendo calcoli ragionieristici sulla pelle dei sardi e questo lo documenta quanto costano i singoli ospedali in termini di produzione e quanto questa Giunta, quanto la Regione Sardegna dà per singolo ospedale. Quindi non c'è nessun calcolo ragionieristico, c'è la tutela delle popolazioni però invitando le popolazioni a richiedere le reali garanzie. Continuo a dire, è curioso che si chieda alla chirurgia, non c'è stato un sindaco che mi abbia chiesto come tratto l'infarto, che garanzia do…
PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione del passaggio agli articoli comunico che la data di presentazione degli emendamenti, il termine ultimo è fissato per venerdì 29 alle ore 10. Ricordo ai colleghi consiglieri che gli Uffici hanno trasmesso via mail il modello per la redazione degli emendamenti al Documento numero 16/XV/A e l'hanno messo a disposizione oggi in Aula. Vi invito ad utilizzarlo al fine di rendere immediatamente comprensibile il posizionamento dell'emendamento nel testo, vi invito inoltre alla massima precisione nella compilazione dei campi indicati e della massima sintesi e chiarezza nell'indicazione delle parti di testo che si intende emendare. Si ricorda appunto che il termine finale per la presentazione degli emendamenti è fissato per venerdì 29 settembre alle ore 10.
Ha domandato di parlare il consigliere Francesco Agus per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
AGUS FRANCESCO (Gruppo Misto). Brevemente, è difficile definire riforma della sanità la proposta oggi in discussione senza ricorrere alla sineddoche, figura retorica dove si utilizza una parte per descrivere il tutto. Un tutto dove il testo che oggi viene messo in votazione rappresenta solo una piccola parte e altre, la riforma dell'emergenza - urgenza e il riordino territoriale hanno un ruolo centrale. Senza queste tutto quello che noi possiamo fare è spostare qualche posto letto, accorpare qualche reparto, aderire più o meno a quelli che sono i dettati ministeriali, senza catastrofismi ma anche senza trionfalismi, magari evitando gli errori più clamorosi che andranno corretti nei prossimi giorni e avendo cognizione delle difficoltà. I presidi sanitari non sono franchising che si possono aprire e chiudere dall'oggi al domani, pensiamo alle difficoltà date dalla riorganizzazione interna all'azienda ospedaliera del Brotzu che pure riguarda presidi vicini per posizione e vocazione. Immaginare che si riesca a tarare tutto il sistema secondo una logica di hub and spoke è senz'altro un qualcosa che necessiterà risorse, tempo e che non per forza avrà un risultato positivo specie con il serbatoio vuoto, con le difficoltà finanziarie che non nascono oggi certamente, di cui conosciamo anche le responsabilità e con le gravi carenze in organico, questo per quanto riguarda il personale. Ho già avuto modo di esprimere in altre sedi contrarietà su alcuni punti della riorganizzazione, non ultima la riunione di maggioranza che si è tenuta la settimana scorsa. Non apprezzo le incongruenze, i troppi non detto e non scritto e alcune storture gravi che se non modificate rischiano di vanificare ogni sforzo di questo Consiglio. Condivido poi l'analisi fatta dal collega Congiu riguardo il metodo utilizzato, mi trovo nella difficoltà di preparare emendamenti a un testo che per sua natura deve essere organico, che non è una legge, ma è un atto di programmazione e che non sono certo si possa emendare senza stravolgere il senso e senza creare danni peggiori. Chiudo su due punti rapidamente, uno riguarda il Mater Olbia, credo che su questo sarà necessario un chiarimento ulteriore perché se è vero che un battito d'ali in Brasile può provocare un tornado in Texas, l'apertura di reparti oncologici a Olbia può provocare senz'altro altri disastri in altre parti dell'isola ed è giusto che questo venga affrontato in Aula. Chiudo sul DM 70, apprezzo lo sforzo dell'Assessore per chiedere e mettere in campo deroghe efficaci, non ho i mezzi tecnici per entrare nel merito delle scelte operate dal Ministero, ma non posso fare a meno di sottolineare che il DM 70 non detta solo norme di contenimento di finanza pubblica, definisce standard qualitativi, strutturali e tecnologici dell'assistenza ospedaliera. Posso pensare di derogare a questi standard a offrire quindi…
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Emilio Usula per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
USULA EMILIO (Gruppo Misto). Per dichiarazione di voto cercando…
(Intervento fuori microfono del consigliere Pietro Pittalis)
PRESIDENTE. Prego onorevole Usula.
USULA EMILIO (Gruppo Misto). Spero di avere ancora i tre minuti. Per dichiarazione di voto sperando anche e cercando di diminuire la ruvidezza dell'intervento di stamattina, ma la ruvidezza è proporzionale alla preoccupazione. E io sono davvero preoccupato perché sono convinto che la definizione di "primo livello potenziato" per Nuoro sia un apripista per una futuro depotenziamento. Lascio oggi quel che c'è, forse assicuro oggi quel che c'è, ma domani con un primo livello di fatto apro la porta ad un depotenziamento, che si vede anche con i primi atti e le prime determinazioni dell'atto aziendale, con la scomparsa di strutture complesse e la scomparsa di strutture dipartimentali. Ne ho accennato anche all'Assessore, anche amichevolmente e credo che su questa cosa ci torneremo e ci dovremo tornare. In chiusura però devo doverosamente ribadire la preoccupazione per la sanità nuorese dopo la sentenza del TAR sul project, quella sentenza sta finalmente mettendo luce e la parola fine a una querelle devastante per la sanità in quel territorio, una querelle che non ha solo determinato grandi sperperi e usi e abusi clientelari, su cui sarà finalmente la magistratura a fare chiarezza, ma ha creato anche incertezza, frenato attività, preoccupato operatori, cittadini, utenti e lavoratori, ha avvelenato il clima della sanità in quel territorio. Ora mi chiedo e chiedo all'Assessore, in chiusura, quali sono le determinazioni che l'Assessorato ha predisposto per garantire continuità dei servizi, a fronte anche di quella sentenza del TAR. E' una richiesta fatta a più riprese, e anche in Commissione quando chiedevo quali fossero i piani predisposti dalla Giunta per garantire i servizi ai lavoratori, quale che fosse la determinazione del tribunale. Quali fondi ha stanziato la Regione per sopperire al mancato impegno o al disimpegno della società di project? Parlo di circa 40 milioni, non vorrei davvero si ingenerasse in qualcuno, e mi rivolgo anche all'onorevole Satta, un pensiero del tipo la sanità nuorese con il project ha sperperato risorse, cosa vuole ora? Non è quel territorio e non sono i cittadini del Nuorese, e non sono i professionisti e i lavoratori di della sanità del Nuorese ad aver determinato quello scempio. Onorevole Satta, sui numeri dell'accesso al pronto soccorso e sulle retribuzioni della vecchia USL, attuale anche ASL di Nuoro, mi sembra che abbia detto delle cose imprecise su cui avremo modo di discutere.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Alfonso Marrasper dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
MARRAS ALFONSO (UDC Sardegna). Presidente, Assessore, onorevoli colleghi, questa riforma in approvazione del Consiglio regionale sulla riorganizzazione della rete ospedaliera è un atto irricevibile perché crea cittadini di serie A di serie B, causa di una mancata analisi delle peculiarità dei vari territori, in particolare di quelli periferici e disagiati. Più che un'organizzazione sembrerebbe quasi un de profundis della sanità sarda. Dico questo alla luce delle pesanti critiche arrivate su questo disegno di legge dagli stessi componenti della maggioranza, e da referenti a qualsiasi livello istituzionale della Regione che hanno condiviso quasi interamente le nostre osservazioni. Questa riforma ha un risultato inatteso, certo però non positivo perché era la conclusione scontata di che protendeva che dall'alto potesse far calare una riforma che di fatto mortifica molti territori. Ognuno dei soggetti interessati, quali rappresentanti del CAL, dei Rettori dell'Università, dell'ANCI, dei sindacati, o dei cittadini in ogni territorio in vario modo, hanno mostrato e sollevato delle preoccupazioni su un documento che è stato definito inadeguato, irragionevole, sbagliato e fumoso. Si potrebbe parlare per giorni di hub, di spoke, di ospedali disagiati e della carenza di personale, delle liste d'attesa, della diminuzione dei posti letto, del ridimensionamento di alcune strutture, come ad esempio il centro trasfusionale di Oristano, dei mancati risparmi ventilati, dal blocco del turnover, dell'AREUS, dei conti che non tornano nell'ambito sanitario, però viste le peculiarità della Sardegna ci saremmo aspettati altra attenzione, il provvedimento infatti accentuerà lo spopolamento e avrà più sempre una situazione impattante sull'economia di queste zone. Prima di ridurre i servizi bisognerebbe far funzionare il resto della rete dell'emergenza, si va tutti al pronto soccorso per qualunque cosa, ma si dovrebbero studiare alternative, da subito si sarebbe dovuto stabilire come poter offrire ai territori e successivamente studiare il sistema di emergenza-urgenza, infine definire la rete ospedaliera. Da tutto questo sarebbero derivate le linee guida e i relativi atti aziendali. Inoltre anziché tagli da una riforma di questo livello e che riguarda un pilastro della vita di una comunità ci saremmo aspettati nuovi servizi e risorse distribuite sul versante delle funzioni domiciliari, un'esigenza alla luce dell'utenza regionale sempre più anziana, che sul fronte socio assistenziale dovrebbe impegnare maggiormente le istituzioni verso i cittadini sardi non autosufficienti, utilizzando al meglio le risorse presenti… Dichiaro il voto contrario.
Sul Regolamento
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Gianfranco Congiu. Ne ha facoltà.
CONGIU GIANFRANCO (Partito dei Sardi). Presidente, io conformemente al Regolamento mi sarei aspettato, dopo che c'è stata la fissazione dei termini per gli emendamenti, un rinvio della seduta per il voto sul passaggio agli articoli, vedo che invece lei sta facendo un'eccezione alle disposizioni di cui all'articolo 84, comma 5, che se non leggo male dice: "Gli emendamenti devono essere presentati entro le 14 del giorno precedente la seduta nella quale verrà votato il passaggio all'esame degli articoli", ora premesso che mantengo la mia impostazione sul fatto che è un atto di pianificazione, che non è suddiviso in articoli, ma violare il Regolamento addirittura e chiedendo una votazione anticipata rispetto al termine per gli emendamenti, beh insomma, ci espone ad un rischio. Allora io le chiedo, fissiamo il termine per gli emendamenti, e differiamo la seduta per la dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Onorevole Congiu, lo abbiamo deciso in Conferenza dei Capigruppo, come abbiamo fatto tante altre volte in questa legislatura di posticipare il termine votando il passaggio agli articoli, quindi è una cosa che è passata in Conferenza dei Capigruppo all'unanimità e oggi stiamo applicandola qui, è una cosa che abbiamo fatto decine di volte in questa legislatura.
CONGIU GIANFRANCO (Partito dei Sardi). Sì, è stato fatto su tutti i meccanismi legislativi, questo non è un testo di legge. Quindi dico nel momento in cui vogliamo…
PRESIDENTE. Onorevole Congiu, abbiamo già avuto modo di discutere questa cosa qui, io credo che la procedura che stiamo utilizzando sia l'unica che consenta al Consiglio di essere davvero sovrano su un provvedimento di questo tipo che è di competenza consiliare, per cui questa che non è una legge ma è un provvedimento, un DOC, è previsto con degli articoli che sono numerati, sulla base del quale è possibile presentare gli emendamenti. Quindi io capisco la sua opinione, l'interpretazione mia e degli uffici è stata questa, sulla base di quello che è già stato fatto in altra occasione, proprio sul piano di riordino della rete ospedaliera. Quindi capisco la sua obiezione, però prenda atto che la scelta è questa qui.
CONGIU GIANFRANCO (Partito dei Sardi). Sì, ne prendo atto, e verosimilmente ero anche presente a quella Conferenza dei Capigruppo in cui si è deciso di lavorare in un determinato modo, senza entrare nel dettaglio dei termini sugli emendamenti o altro, ma al di là di questo, al di là di questo Presidente, è l'Aula sovrana sulle eventuali deroghe regolamentari, non la Conferenza dei Capigruppo. A parte questo, io le chiederò di intervenire allora non più sull'ordine dei lavori, ma le chiederò di intervenire, dopo appunto che chiudo il mio intervento, come dichiarazione di voto, perché insomma ho da dire qualcosa anche su quello.
Continuazione e fine della discussione generale del documento: "Proposta di ridefinizione della rete ospedaliera della Regione autonoma della Sardegna" (16/XV/A)
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Gianfranco Congiu per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CONGIU GIANFRANCO (Partito dei Sardi).
Sì, confermo tutte le mie perplessità sul fatto che sia legittima la procedura, messo nelle condizioni di intervenire le dico questo: nel mio intervento abbiamo fatto un ragionamento articolato su come ci siamo approcciati alla riforma, abbiamo anche posto degli interrogativi finali su quattro argomenti, dove ho chiesto un atto di impegno al Presidente, all'Assessore, sul fatto che quei quattro argomenti finali possano essere sottoposti ad un confronto, al di là degli emendamenti che verranno scritti, su questo non abbiamo avuto rassicurazioni, questo di fatto mi fa capire che il testo sia blindato, che il testo non sia emendabile ed il voto, a questo punto, del Partito dei sardi è conseguente al fatto che non c'è disponibilità a ragionare, questa è la nostra posizione allo stato. È chiaro che attendo di conoscere il pensiero dell'Esecutivo per esprimere poi, come Gruppo, la nostra posizione sul voto, dopo che sentiremo l'Esecutivo.
(Interventi fuori microfono)
PRESIDENTE. È stato chiesto un chiarimento, credo sia opportuno che l'Assessore risponda.
Ha domandato di parlare il consigliere Pietro Pittalis. Ne ha facoltà.
PITTALIS PIETRO (FI). Presidente, figuriamoci se mettiamo limiti al dibattito, però se la maggioranza ha necessità di chiarire al proprio interno anche questioni di sospensione dei lavori, di necessità che ancora avete, perché dovete ancora riunirvi e dibattere, non c'è nessun problema, formalizzate la proposta, chiedete la sospensione, ma non tutto si può risolvere in Aula, in un dibattito tra alcuni consiglieri e la Giunta, perché noi non vorremmo stare qui spettatori, lo diciamo senza minacciare nulla, però non costringete l'opposizione ad assumere una posizione e a fare davvero una opposizione su un altro piano, questo noi lo diciamo, Presidente, perché siamo in dichiarazione di voto, se c'è la necessità, come giustamente prospetta il Capogruppo del Partito dei sardi, di una sospensione per un chiarimento lo si faccia nelle forme dovute, perché noi non possiamo rimanere qua ad ascoltare semplicemente da spettatori.
PRESIDENTE. Grazie, in base all'articolo 68 i membri della Giunta regionale che non fanno parte del Consiglio hanno diritto e sono tenuti a partecipare alle sedute dell'Assemblea e delle Commissioni e hanno diritto a parlare ogni volta che lo richiedano, questo qui è l'assunto, anche in dichiarazione di voto, se serve un chiarimento, così come è stato richiesto sull'ordine dei lavori, credo sia opportuno che l'Assessore dia il chiarimento.
Ha facoltà di parlare l'Assessoredell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale.
ARRU LUIGI, Assessore tecnico dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale. Presidente, chiedo scusa onorevole Congiu, forse nell'impeto, nella passione della risposta ho evidentemente omesso di dare dei segnali e delle risposte che poi richiederebbero maggiori tempi. Comunque io penso che i punti che voi avete sollevato, un chiarimento sull'ospedale di comunità, la definizione del Pronto soccorso, la strutturazione delle chirurgie dei presidi di ospedali in zone disagiate, e il chiarimento in relazione alla organizzazione che è di competenza a questo punto del Consiglio rispetto all'atto aziendale, perché l'atto aziendale è del direttore generale, c'è la massima disponibilità al ragionamento come c'è stato fino ad ora, quindi c'è la disponibilità a chiarire, a chiarire il punto, ma anche tecnicamente avevo già interloquito con altri consiglieri, proprio perché c'è la necessità di trovare una sintesi tra i documenti, diciamo così, sia delle società scientifiche che di riferimento ministeriale, per contestualizzarli e valorizzarli a seconda delle caratteristiche dei nostri ospedali.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Domenico Gallus per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
GALLUS DOMENICO (PSd'Az - La Base). Grazie Presidente, Assessore, questo per annunciare il mio voto di astensione, poi per rispondere non solo all'onorevole Busia - anche se citerò lei onorevole Busia ogniqualvolta dovrò dare dei chiarimenti - ma anche tutti gli altri, che con sorrisini e battutine hanno ironizzato sul mio intervento e su ciò che io ho detto, stanno talmente ironizzando che non sento niente neanche io. Dicevo, l'importante appunto è chiarire questo, io non sono della maggioranza, non sono filo maggioranza, io sono, credo, solo coerente e cerco di essere obiettivo e poi, soprattutto, sono in pace con me stesso. Coerente con quello che ho detto e quello che ho fatto in Commissione, mi sono battuto con forza e vigore perché venisse cambiato il testo che poi è venuto alla Commissione. Vede onorevole Busia, ognuno ha la sua vocazione, la sua missione, nel mio mandato che qua dentro esercito, questo è il mio tredicesimo anno, sono stato sempre nella Commissione sanità e sempre mi sono battuto per una parte, quella più marginale - come la chiamate voi - della sanità ospedaliera, cioè i piccoli ospedali, includendo in questo sia gli ospedali di Ghilarza, sia l'ospedale di Bosa, di Isili, di Muravera, addirittura i rappresentanti di quei territori mi facevano fare il lavoro di raccordo perché si fidavano ciecamente di quello che era appunto la mia mission. Bene, il testo che è arrivato in Commissione, onorevole Busia, è arrivato in Commissione dove questi presidi non venivano assolutamente tutelati come lo sono stati adesso in seguito a degli interventi di tutta la Commissione, ma anche col mio modesto intervento in termini di emendamenti. Quindi oggi è per questo che io mi astengo perché, ripeto, quella che era la mia mission io l'ho portata a termine, cioè quello di dare una risposta chiara e precisa verso questa parte marginale, com'è chiamata e che non lo è affatto, dei piccoli presidi, perché l'ospedale di Ghilarza era cancellato e tutti gli altri ospedali, cosiddetti di zona disagiata, non avevano una chirurgia che invece adesso avranno H24, prima avevano soltanto una Week surgery e Day surgery, i Pronto soccorso saranno dappertutto e di conseguenza non capisco neanche… l'onorevole Marras è un carissimo amico perché la firma a quell'emendamento ce l'ha messo anche lui e quindi è stato garantito anche lui.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare la consigliera Anna Maria Busia per dichiarazione di voto. Ne ha Facoltà.
BUSIA ANNA MARIA (Gruppo Misto). Il mio voto sarà, anticipo così è chiara la decisione, il mio voto sarà di astensione per le cose che ho detto e per le cose che ho semplicemente accennato e che svilupperò in seguito, per le quali spero che ci siano degli approfondimenti. Ritorno sulla questione che ho già detto, non dico che lei Assessore abbia riserve mentali, che dietro ci sia un disegno, che dietro ci sia la volontà di rafforzamento degli ospedali dei centri urbani piuttosto che non invece delle zone interne, non dico questo! Dico che questo provvedimento va rivisto per le ragioni che ho indicato nell'intervento introduttivo e per le cose che dirò in seguito, se ci confronteremo e se avremo modo, se poi lei avrà la bontà di dedicarmi la stessa attenzione che mi ha dedicato l'onorevole Gallus, magari in maggioranza, io sarò molto contenta e il mio voto ovviamente potrà cambiare. Grazie.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Antonio Gaia per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
GAIA ANTONIO (Cristiano Popolari Socialisti). Grazie Presidente, per annunciare il mio voto favorevole e consapevole. Approfitto veramente per fare un plauso, non certo solo ed esclusivamente all'Assessore per il coraggio e la pazienza che ha dimostrato, ma soprattutto alla Commissione che ha fatto un lavoro di sintesi encomiabile. Questo è veramente una scelta ritengo coraggiosa, la mia critica può essere solo perché è tardiva, il DM numero 70 prevede espressamente l'applicazione di quanto ivi contenuto entro tre mesi, la riforma arriva in palese ritardo. Allora io posso solo dire che non vi sono leggi perfette, contrariamente a quanto ritiene qualcuno qui dentro, ma ci sono leggi che producono effetti positivi o negativi, ma questi si vedranno solo dopo che la legge sarà approvata e quindi sarà messa in applicazione, e solo in quella circostanza eventualmente si potranno apportare le opportune correzioni e rettifiche, spero in positivo se vi sarà bisogno. Voglio contestare assolutamente chi in quest'aula, sin da stamattina, ha pensato e mette in evidenza che questa legge, o qualcuno dei qui presenti, cerchi di approvare o non approvare questo testo legislativo, solo ed esclusivamente, pensando al consenso elettorale, nulla di più sbagliato, mi dissocio e non mi appartiene questo modus pensandi, le leggi si fanno nell'esclusivo interesse dei cittadini, non per un tornaconto elettorale. Non mi appartiene e non voglio assolutamente che mi si etichetti con questo attributo, perché ritengo che una responsabilità così grande, quale quella che stiamo affrontando oggi per una riforma di questo tipo, non debba assolutamente strumentalizzare o trovare cavilli per cercare di non mandare e portare in porto una profonda riforma importante, qual è quella che ha avuto il coraggio di portare avanti questa Giunta e mi auguro questo Consiglio, ognuno nel rispetto dei propri ruoli.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Christian Solinas per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
SOLINAS CHRISTIAN (PSd'Az-La Base). Grazie Presidente, noi Sardisti siamo convinti che la Sardegna abbia bisogno di una riforma sanitaria, aveva bisogno di un atto di Governo fin dal giorno in cui ha assunto la responsabilità di finanziare per intero il sistema, un atto di governo che ne disciplini non solo la quantità ma la qualità soprattutto sul territorio. Però, Presidente e Assessore, la ridefinizione della rete ospedaliera che oggi proponete all'Aula non è il punto d'arrivo di un percorso di riforma lineare, virtuoso, lungimirante, non è soprattutto un disegno di riforma della sanità sarda, è per larga parte, per quanto di best practice a livello internazionale e nazionale si possa trattare, una raccolta spesso e volentieri che parte da un'analisi convincente, corretta ma che non individua, a nostro avviso, un modello complessivo che ci rimetta lungo la carreggiata corretta. Abbiamo avuto modo di dirlo quando si è iniziato con la riforma dell'architettura istituzionale delle ASL, questa riforma, molto verosimilmente, perché vi è letteratura internazionale in materia, determinerà nel breve e medio termine addirittura un aumento dei costi, per di più, lo diceva l'onorevole Oppi questa mattina molto bene, avete presente cosa sia il triage nei pronto soccorso? A quali soglie di orari siamo arrivati per semplicemente smistare le priorità? Ora, immaginiamo se con questa riforma si vanno a comprimere, penso alla città di Cagliari piuttosto che la città di Sassari o altre, i pronto soccorso comprimendoli su meno strutture, rispetto a quelle del passato, verosimilmente non vi è una risposta forte. Che avrebbe dovuto essere, in linea con le considerazioni che voi stesso fate, un punto che doveva risolvere la criticità del rapporto territorio-ospedali, perché è vero che c'è molta inappropriatezza, spesso e volentieri, però questo nodo non viene risolto. Per tutte queste considerazioni e altre che avremo modo di sviluppare questo atto di programmazione in verità è stato snaturato anche da interventi che ne hanno anticipato gli effetti, perché già prima di questa discussione, con deliberazioni di Giunta, con gli atti aziendali si è provveduto ad operare spostamenti di reparti, a trasferire posti letto, quindi anche questa discussione, verosimilmente, è una discussione che arriva a dover ratificare scelte già assunte. Per tutte queste ragioni il nostro voto sarà contrario.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Daniele Cocco per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
COCCO DANIELE (SPD). Devo aggiungere una cosa che mi son dimenticato stamattina che è troppo importante, devo per forza dichiarare il voto che sarà favorevole e per ricordare all'Assessore il bando sulla mobilità intra-aziendale, sa di cosa parlo…
ARRU LUIGI, Assessore tecnico dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale. Non la sento.
PRESIDENTE. Poiché nessun altro domanda di parlare, metto in votazione il passaggio all'esame degli articoli.
Votazione nominale
PRESIDENTE. Indico la votazione nominale, con procedimento elettronico, del passaggio all'esame degli articoli.
(Segue la votazione)
Risultato della votazione
(Il Consiglio approva).
Il Consiglio è convocato martedì 3 alle ore 16. Ricordo la data di presentazione degli emendamenti il 29 entro le 10; la sesta Commissione è convocata il 3 ottobre alle ore 10.
La seduta è tolta.
La seduta è tolta alle ore 18 e 53.