Seduta n.198 del 05/05/2011
CXCVIII SEDUTA
Giovedì 5 maggio 2011
(ANTIMERIDIANA)
Presidenza del Vicepresidente COSSA
indi
del Vicepresidente CUCCA
La seduta è aperta alle ore 10 e 06.
SOLINAS ANTONIO, Segretario f.f., dà lettura del processo verbale della seduta del 28 marzo 2011 (191), che è approvato.
PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Antonio Cappai, Francesco Mula e Claudia Zuncheddu hanno chiesto congedo per la seduta antimeridiana del 5 maggio 2011.
Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.
Assenza per motivi istituzionali
PRESIDENTE. Comunico, ai sensi del comma 5 dell'articolo 58 del Regolamento, che il consigliere Marco Espa è assente nella seduta del 5 maggio 2011 per motivi istituzionali.
Data la scarsa presenza di consiglieri in Aula, sospendo la seduta.
(La seduta, sospesa alle ore 10 e 07, viene ripresa alle ore 10 e 25.)
PRESIDENTE. Comunico che il consigliere Massimo Zedda ha chiesto congedo per la seduta antimeridiana del 5 maggio 2011.
Poiché non vi sono opposizioni, il congedo si intende accordato.
PRESIDENTE. Ricordo che l'ordine del giorno reca l'esame del disegno di legge numero 222/A - Parte prima.
Dichiaro aperta la discussione generale.
Ha facoltà di parlare il consigliere Maninchedda, relatore.
MANINCHEDDA (P.S.d'Az.), relatore di maggioranza. Presidente, mi rimetto alla relazione scritta, anche in ragione dell'attenzione che l'Aula riserva al provvedimento. Vorrei fare, però, alcune precisazioni sulla copertura finanziaria. Presidente, non capisco se il Capogruppo del P.D. stia chiedendo di parlare prima che io continui.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Presidente, data la scarsa presenza di consiglieri in Aula, le chiederei le chiederei una ulteriore sospensione. Qualora questa non venga accordata mi troverei costretto a chiedere la verifica del numero legale.
PRESIDENTE. Se non ci sono opposizioni, accedo alla richiesta del consigliere Bruno.
Ha domandato di parlare il consigliere Maninchedda. Ne ha facoltà.
MANINCHEDDA (P.S.d'Az.), relatore di maggioranza. Presidente, si proceda pure come si ritiene, ma intendo poi continuare con le precisazioni sulla copertura finanziaria.
PRESIDENTE. Chiedo scusa, c'è una richiesta del presidente Maninchedda, e, poiché mi pare che non ci sia accordo sulla sospensione, procediamo con i lavori.
Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Presidente, in caso di mancata sospensione, avevo richiesto la verifica del numero legale.
(Appoggia la richiesta il consigliere Salis.)
PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.
(Segue la verifica)
Prendo atto che i consiglieri Bruno, Mariani, Pitea, Rodin e Salis sono presenti.
Risultato della verifica
PRESIDENTE. Sono presenti 29 consiglieri.
Risultano presenti i consiglieri: Agus - Amadu - Barracciu - Ben Amara - Biancareddu - Bruno - Campus - Capelli - Cherchi - Cocco Daniele - Contu Felice - Corda - Cossa - Cucca - Cuccu - Dedoni - Dessì - Diana Giampaolo - Diana Mario - Floris Rosanna - Greco - Ladu - Lai - Locci - Lotto - Manca - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Marco - Milia - Moriconi - Mulas - Murgioni - Obinu - Peru - Piras - Pitea - Pittalis - Planetta - Porcu - Randazzo - Rodin - Salis - Sanjust - Sanna Giacomo - Sechi - Solinas Antonio - Steri - Tocco - Vargiu - Zedda Alessandra.
Poiché il Consiglio non è in numero legale, sospendo la seduta. I lavori riprenderanno alle ore 11.
(La seduta, sospesa alle ore 10 e 29, viene ripresa alle ore 11 e 03.)
Congedo
PRESIDENTE. Comunico che la consigliera regionale Simona De Francisci ha chiesto congedo per la seduta antimeridiana del 5 maggio 2011.
Poiché non vi sono opposizioni, il congedo si intende accordato.
Ha domandato di parlare il consigliere Giacomo Sanna. Ne ha facoltà.
SANNA GIACOMO (P.S.d'Az.). Presidente, chiedo la verifica del numero legale.
(Appoggia la richiesta il consigliere Mario Diana.)
Seconda verifica del numero legale
PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.
(Segue la verifica)
Prendo atto che i consiglieri Agus, Corda, Cuccu, Diana Giampaolo, Rodin, Salis e Sechi sono presenti.
PRESIDENTE. Sono presenti 52 consiglieri.
Risultano presenti i consiglieri: Agus - Amadu - Barracciu - Ben Amara - Biancareddu - Bruno - Campus - Capelli - Cherchi - Cocco Daniele - Contu Felice - Corda - Cossa - Cucca - Cuccu - Dedoni - Dessì - Diana Giampaolo - Diana Mario - Floris Rosanna - Greco - Ladu - Lai - Locci - Lotto - Manca - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Marco - Milia - Moriconi - Mulas - Murgioni - Obinu - Peru - Piras - Pitea - Pittalis - Planetta - Porcu - Randazzo - Rodin - Salis - Sanjust - Sanna Giacomo - Sechi - Solinas Antonio - Steri - Tocco - Vargiu - Zedda Alessandra.
Poiché il Consiglio è in numero legale, proseguiamo i lavori.
Continuazione della discussione generale del disegno di legge: "Disposizioni nei vari settori di intervento (collegato alla manovra finanziaria 2011-2013)" (222/A - Parte prima)
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il consigliere Maninchedda, relatore.
MANINCHEDDA (P.S.d'Az.), relatore di maggioranza. Presidente, come dicevo prima, mi limito a una precisazione sugli aspetti finanziari. La spesa prevista dal collegato viene coperta con 41 milioni e 444 mila euro a valere sul FNOL, e con 18 milioni e 525 mila euro derivanti da diminuzioni di precedenti stanziamenti. Colleghi, l'ammontare complessivo, è di tale portata che forse è opportuno che loro considerino alcuni aspetti generali della situazione finanziaria della Sardegna, che ci interroga anche in un clima così rilassato qual è quello odierno.
Vorrei ricordare che nella relazione della Corte dei conti è detto che la spesa sanitaria si attesta, come noi avevamo previsto alla fine dell'anno scorso, su 3 miliardi e 100 milioni di euro circa; è ragionevole che alla fine dell'anno in corso raggiunga la quota di 3 miliardi e 300 milioni, come era stato paventato. Vorrei ricordare ai colleghi che le entrate sono in diminuzione per la crisi economica in atto, e vorrei anche ricordare che il debito delle partecipate si attesta intorno ai 402 milioni circa. Di conseguenza il Consiglio regionale dovrebbe essere chiamato rapidamente a una riforma strutturale della spesa in diminuzione e all'orientamento delle risorse interamente sulle attività produttive.
Il collegato non si muove in questa direzione, il collegato si muove in una direzione di manutenzione legislativa e di interventi urgenti; però, almeno per quel che mi riguarda, lo voglio dire perché rimanga a verbale, io non sono dell'avviso che si possa far finta di non accorgerci che siamo in una situazione di grave, gravissima crisi finanziaria, che richiederebbe che il Consiglio regionale lavorasse giorno e notte per trovare soluzioni. Io non credo che ci sia più il tempo, se mai c'è stato, di una leggerezza nell'affrontare la nostra situazione finanziaria. Questo volevo dire perché rimanesse agli atti.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il consigliere Porcu, relatore di minoranza.
PORCU (P.D.), relatore di minoranza. Non si scusi, onorevole Maninchedda, avrei avuto la sua stessa difficoltà; la relazione di minoranza, infatti, in un certo senso, l'ha scritta proprio il Presidente della Commissione, e di questo lo ringrazio perché rende il mio compito più agevole.
L'onorevole Maninchedda nella sua relazione di maggioranza, che non è di maggioranza, ma è condivisibile anche dalla minoranza, sostanzialmente prende le distanze da questo collegato: non ne assume la paternità, non lo spiega, non lo difende: non lo fa nella relazione al collegato, non lo fa nel suo intervento in Aula nel quale, richiamando (come facciamo tutti i giorni dai banchi della minoranza) la gravità della situazione economica e sociale di quest'Isola, denuncia una leggerezza della vostra Giunta e della vostra maggioranza nell'affrontare le vere emergenze economiche e sociali della Sardegna. Ribadisce quello che diciamo tutti i giorni: c'è un debito occulto, non affrontato, delle società partecipate che è molto grave, c'è un gettito che tende a diminuire, e su questo aggiungo una prima riflessione: c'è anche un quadro delle entrate che speriamo diventi certo.
Noi siamo ottimisti, vogliamo essere ottimisti, non penseremmo mai di "gufare" ai danni della Sardegna, ma certamente questo quadro non è ancora certo, perché la vertenza delle entrate non è vinta. Le norme di attuazione, ancorché approvate da questo Consiglio, non sono state ancora approvate dal Consiglio dei ministri, e quindi al quadro di incertezza derivante dalla situazione economica e dal gettito delle imposte, si aggiunge la non certezza su almeno 600 milioni in questo bilancio, non ancora sanciti dalle nuove norme di attuazione, lungamente contestate da questa minoranza come non necessarie, come strumento che rischiava, e secondo me rischia ancora, di ritardare la soluzione della partita con lo Stato, dando allo Stato e al Governo altre occasioni di rinviare il definitivo riconoscimento delle risorse spettanti alla Sardegna.
Potrei aggiungere alle considerazioni che sono state fatte nell'intervento del Presidente della Commissione bilancio, che credo abbia parlato anche a nome della minoranza, che quelle risorse in bilancio non sono neanche risorse, se andiamo a vedere i dati complessivi, che possiamo ritenere interamente spendibili. Infatti, accanto alla soluzione della problematica relativa al Patto di stabilità, che dovrebbe garantirci i nostri 6 miliardi e 700 milioni di entrate del bilancio 2011, il Patto di stabilità non è stato ancora rinegoziato e, evidentemente, non può essere ancora rinegoziato, fino a quando quella soluzione non è definita, quindi, di fatto, non abbiamo neanche la certezza di poter spendere per intero quelle risorse. E allora che senso ha un provvedimento di questo genere? A giudizio della minoranza è un provvedimento che non ha alcun senso. Noi, in occasione del dibattito iniziale… Presidente, se disturbo posso anche concludere l'intervento, perché vedo che ci sono colleghi che hanno altri…
PRESIDENTE. Colleghi, l'onorevole Porcu ha ragione, prego di prendere posto, oppure, chi ha necessità di parlare, di accomodarsi nei locali attigui, ma non si disturbi l'oratore.
PORCU (P.D.), relatore di minoranza. Presidente, siccome mi sembra che non ci sia interesse verso questo provvedimento, come ha chiarito anche il Presidente della Commissione bilancio, se è necessario che io interrompa l'intervento per rinviare, do la mia disponibilità.
PRESIDENTE. Per il momento non è necessario, comunque la ringrazio.
PORCU (P.D.), relatore di minoranza. Io provo anche a entrare nel merito del provvedimento, perché comunque svolgo il ruolo di relatore, anche se lo faccio di fronte a un provvedimento molto difficile da analizzare. Vorrei anche attirare la sua attenzione, Presidente, su quello che è stato un autentico stravolgimento del testo contenuto nel disegno di legge della Giunta regionale. Quindici articoli di questo provvedimento sono stati soppressi; erano articoli non di poco conto che riguardavano le concessioni in merito ai demani marittimi, la nautica da diporto, i fondi rustici, le partecipazioni azionarie, le modifiche a varie normative regionali. Altri articoli, esattamente dodici, sono stati inseriti; la copertura finanziaria è stata completamente riscritta.
Cito alcuni di questi articoli per capire di che cosa stiamo parlando. E' stata introdotta una nuova normativa, una specie di piano casa delle edicole. Ora, in primo luogo vorrei attirare l'attenzione del Presidente, che so essere rappresentante anch'egli del sistema delle autonomie, per ricordargli che quando una normativa di questo Consiglio tratta materie di competenza delle autonomie locali, come certamente fa l'articolo 15 quater (in questo disegno di legge ci siamo esercitati anche a imparare le aggiunte, siamo arrivati al nonies, quindi, per il futuro siamo pronti a tutto), e queste lo sono, perché prevedono aumenti in deroga agli strumenti urbanistici comunali delle superfici per i punti vendita delle edicole, credo che, secondo le normative regionali, andrebbe sentito il Consiglio delle autonomie.
In proposito vorrei un suo autorevole parere, perché non credo che noi possiamo avallare una procedura per cui sentiamo il Consiglio delle autonomie, sulle materie di competenza, solo relativamente al testo originario, perché noi istituzionalizzeremmo così una prassi. Presidente, non le sto chiedendo una sospensione a norma di Regolamento, non c'è da parte nostra l'intento di pregiudicare l'andamento dei lavori, le sto chiedendo una riflessione più politica che regolamentare. Se noi approvassimo questo provvedimento senza il parere del Consiglio delle autonomie, avalleremmo una prassi in base alla quale, se io volessi aggirare o non considerare quel parere, in sede di Commissione potrei inserire qualsiasi materia che riguardi il sistema delle autonomie senza aver audito le autonomie, senza che si sia espresso il parere a norma di Regolamento, senza che questo costituisca in qualche modo una illegittimità in base ad altre normative regionali. Io su questo le chiedo una riflessione e le segnalo quella che considero una vera e propria anomalia.
Potremmo poi parlare di leggi, ma a questo siamo abituati, dell'inserimento di interi articoli, come il 15 quater, appunto, dove c'è di tutto e di più; per esempio i finanziamenti di gare sportive, la "Sardegna marathon", e mi chiedo a che cosa serva avere una normativa regionale come la legge numero 17 che all'articolo 26 prevede esplicitamente i metodi e gli strumenti attraverso i quali finanziare queste manifestazioni. E mi anche chiedo che cosa ne pensi l'Assessore dello sport e della cultura, che so essere persona attenta, di questa estemporaneità nel gestire le risorse a favore del mondo sportivo; ma ci sono anche finanziamenti a favore di associazioni Onlus, di fondazioni, insomma di tutto e di più. Non parliamo poi dell'articolo 24 dove ci sono modifiche alla legge sulla caccia, sui consorzi di bonifica, partendo dai temi ambientali sono stati aggiunti ben 12 commi senza che su queste e sulle altre materie che ho citato siano state in alcun modo sentite le Commissioni competenti.
Non li vedo presenti in Aula, forse anche loro non avendo letto il testo non sapevano che nel frattempo la Commissione bilancio si è occupata di tutto tranne che di bilancio, però mi chiedo che cosa pensi il Presidente della Commissione urbanistica di un "Piano casa delle edicole" inserito in un collegato; mi chiedo che cosa pensino i Presidenti delle Commissioni industria, turismo o ambiente di norme, inserite in sede di Commissione bilancio, che riguardano materie di loro competenza; e mi chiedo, in ultima analisi, che senso abbia stravolgere la prassi di questo Consiglio, che senso abbia anche audire i soggetti istituzionali, i rappresentanti delle associazioni economiche, datoriali, sindacali, su un testo che poi viene di fatto stravolto in una misura assai consistente.
Io credo che sia una prassi poco utile. Meglio avremmo fatto a seguire la strada iniziale, a seguire anche la raccomandazione dello stesso Assessore del bilancio, che è persona pratica, che ci aveva illustrato alcune priorità, sulle quali la minoranza aveva dato disponibilità a esaminare un provvedimento che potesse essere approvato in tempi brevi, relative sostanzialmente al rifinanziamento delle società partecipate e a misure di coordinamento del fondo di sviluppo territoriale.
Non si è voluta percorrere quella strada. Si è percorsa un'altra strada, quella del "approfittare del carro che passa per caricarci di tutto", stravolgendo il testo originario e continuando nella tradizione, che riteniamo non utile alla Sardegna, di non fare riforme di settore, di non fare riforme organiche, di non discuterle con i soggetti competenti, caricando poi i collegati di norme spurie, di norme disomogenee, di norme di che in definitiva non tracciano alcun modello di sviluppo per la Sardegna e non danno assolutamente un'idea del profilo riformista della vostra maggioranza.
Voglio comunque sottolineare il carattere costruttivo del ruolo svolto dalla minoranza che, pur contraria all'approvazione di questo testo in questa forma, su singoli aspetti di questo disegno di legge ha dato un contributo. Certamente ci hanno visto favorevoli gli interventi a favore delle università, dei giornalisti disoccupati, alcune misure sul precariato, certamente ci ha visto anche favorevoli il comma 1 dell'articolo 15 ter, dove la Regione in qualche modo dichiara che, anche in mancanza di una specifica approvazione da parte del Consiglio dei Ministri delle norme di attuazione, gli accertamenti sulle compartecipazioni regionali saranno comunque effettuati dalla Regione sulla base di tutti gli indicatori disponibili.
Crediamo che questa sia una norma positiva, che dia anche il senso della determinazione di questo Consiglio regionale e di questa Regione nel voler far valere le proprie prerogative in materia di entrate; così come siamo d'accordo sul fatto che in attesa del Piano energetico regionale (ricordo un ordine del giorno del quale, tra l'altro, sono primo firmatario) siano bloccate le autorizzazioni per gli impianti di energia eolica oltre un megawatt; crediamo che finalmente questa maggioranza e questa Giunta stiano prendendo atto che in materia energetica dobbiamo collegare gli impianti di produzione con gli effettivi fabbisogni, e su questo abbiamo dato il parere favorevole.
Ma questi singoli aspetti contenuti nel disegno di legge, all'interno di una miriade di norme difficili da mettere insieme, certamente non collegate con l'emergenza economica e sociale, non possono mutare il nostro giudizio, assai negativo, sia sul contenuto complessivo della norma, sia sul modo con cui la vostra maggioranza e questa Giunta affrontano i problemi della Sardegna. Li affrontano in maniera superficiale, in maniera da accontentare l'uno e l'altro mettendo tutti a tacere, senza mai mettere in campo riforme coraggiose, senza mai andare al nodo dei problemi, un modo così approssimativo, così facilone, così superficiale che lo stesso Presidente della Commissione bilancio è costretto a prendere le distanze da un disegno di legge di cui doveva essere relatore di maggioranza.
Questo è un testo di legge privo del relatore di maggioranza, è un testo di legge che non ha paternità, spurio, di cui nessuno si assume il merito. E' un disegno di legge espressione del malessere di una maggioranza che non trova accordi se non attraverso i metodi di vecchia data, quelli che cercano di accontentare tutti; io non li voglio chiamare metodi spartitori, potremmo anche chiamarli così, metodi dove metto d'accordo dando a ognuno qualcosa, a ognuno un pezzo di leggina, a ognuno un pezzo di bilancio, ma nel frattempo abbiamo una nave, quella della Sardegna, che rischia di affondare nell'incuria, nell'insipienza e nell'incapacità di programmare una nuova rotta.
Noi saremo al fianco del sindacato che domani scende in piazza, saremo al fianco del sindacato perché riteniamo che si debba veramente aprire una fase nuova per la Sardegna, una fase di grande mobilitazione che ci veda tutti uniti nei confronti dello Stato che non riconosce le entrate della Sardegna, che taglia la rete scolastica, che lascia morire l'industria chimica; ma dobbiamo essere uniti anche per sollecitare un impegno diverso e maggiore da parte di una Regione che sembra navigare a vista, che sembra essere sorda rispetto agli effettivi bisogni dei sardi, incapace di mettere in moto un insieme di riforme, riforme che siano effettivamente utili alla nostra Sardegna.
Presidente, come avrà notato, come avranno notato i colleghi, la nostra è una relazione certamente di dissenso politico, ma è anche una relazione preoccupata, è una relazione che vuole evitare i toni accesi e vuole richiamare a un'unità di intenti; per farlo dobbiamo essere però all'altezza delle nostre responsabilità, ed essere all'altezza delle nostre responsabilità vuol dire prendere atto che provvedimenti di questo genere non sono utili alla Sardegna.
Io non chiedo di rinviare il collegato in Commissione, ma so che c'è una consapevolezza diffusa in quest'Aula sulla necessità di una pausa di riflessione da prendere, magari, dopo la discussione generale, per ridurre il provvedimento a quelle poche norme sulle quali c'è un accordo unanime per approvarlo rapidamente. Dopo l'approvazione dovremo lavorare tutti insieme per mettere in campo quelle riforme di profilo elevato, impegnative, sulle quali ognuno di noi, poiché sono riforme difficili, si gioca una parte del proprio consenso; riforme, quindi, che sappiano andare al cuore dei problemi rispondendo veramente alle aspettative del nostro popolo.
PRESIDENTE. Onorevole Porcu, per amore della verità, chiarisco che non era prevista una relazione di minoranza, minoranza che peraltro si è astenuta in Commissione. Per quanto riguarda il problema da lei sollevato circa la competenza del Consiglio delle autonomie locali non siamo nella fattispecie prevista dalla legge numero 1 del 2005, quindi in termini regolamentari è tutto perfettamente corretto. Non mi competono valutazioni di altro genere.
Consentitemi di rivolgere un saluto da parte dell'Aula a una delegazione di studenti e docenti della scuola elementare di Pozzomaggiore che sta assistendo ai lavori del Consiglio.
E' iscritto a parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.
Ricordo che i consiglieri che intendono prendere la parola devono iscriversi non oltre la conclusione del primo intervento. Tale consideriamo l'intervento dell'onorevole Uras, tenuto conto dell'equivoco che c'è stato con l'onorevole Porcu.
URAS (SEL-Comunisti-Indipendentistas). Mi unisco ovviamente al saluto del Presidente. Io penso che sia abbastanza sconcertante il fatto che non ci fossero iscritti a parlare all'inizio dell'esame di questo provvedimento, perché penso che, a differenza di quella che può essere la nostra valutazione, questo strumento normativo all'esterno del Palazzo susciti una certa attesa, e questo ha portato il relatore di maggioranza a manifestare la propria preoccupazione sull'esigenza di avere strumenti all'altezza delle domande provenienti da fuori il Palazzo, quindi dalla nostra società, dalla nostra comunità, dagli operatori economici, dai tanti lavoratori che vedono in crisi la loro azienda, che vivono una condizione di incertezza; dobbiamo rispondere a queste domande.
Nella Conferenza dei Presidenti di Gruppo abbiamo deciso che al termine della discussione generale, che oggi chiude i lavori, avremmo valutato se fare o no il passaggio all'esame degli articoli e rivedendoci comunque fra una settimana, cioè conclusa la parte più conflittuale delle campagne elettorali in corso. Questa decisione proprio per consentire al Consiglio il massimo della serenità possibile nell'affrontare i temi che riguardano la sua principale funzione che è quella di legiferare... Presidente, c'è troppo brusio, passi che non gliene frega niente a nessuno, però non è un bello spettacolo.
Dico questo perché è mia intenzione, per quanto mi sarà possibile, anche in un rapporto assolutamente leale con la maggioranza e con i componenti dei Gruppi della maggioranza, ragionare su questo bisogno che viene manifestato dall'esterno, a cui non si può rispondere in modo burocratico come spesso purtroppo ci accade di vedere. Sono sceso nell'ingresso del Palazzo perché ci sono - lo dico all'Assessore del lavoro, che saluto - tre sit-in. Uno lo fanno i lavoratori ex LSU, ex cassintegrati, ex GEPI e così via che, nell'ambito dei processi di, come si suol dire, normalizzazione della gestione della cassa integrazione e con l'introduzione delle liste di mobilità sono finiti negli appalti delle pulizie per trovare un lavoro stabile, per svuotare il bacino dei lavoratori socialmente utili, e con la riforma Gelmini, per risparmiare 350 milioni di euro sulle spese del Ministero della pubblica istruzione, vengono buttati in mezzo alla strada a cinquant'anni. I risparmi sono sempre a carico di quelli che non hanno nulla!
A fianco di questi ex LSU ci sono i lavoratori dei beni culturali che sono precari da vent'anni, che passano da una proroga all'altra e che stanno cominciando a subire licenziamenti perché le procedure che abbiamo stabilito per il sistema delle autonomie locali consentono ai sindaci neoeletti di sbarazzarsi di questi lavoratori, disinteressandosi abbondantemente della loro condizione e della condizione delle loro famiglie. Infine ci sono gli operatori socio sanitari (OSS) che abbiamo formato in ragione delle dotazioni organiche previste nel sistema sanitario regionale, che rimangono fuori perché non si possono fare assunzioni, perché viviamo una condizione di crisi economica e si blocca la macchina della pubblica amministrazione.
Ma non parliamo poi dei lavoratori dell'industria che sistematicamente sono "presi a burla" da un incontro ministeriale all'altro e noi abbiamo il sistema produttivo industriale, non messo a rischio, ma ormai cancellato in questa regione!
(Brusio in Aula)
Chiedo scusa, Presidente, interviene lei oppure ce ne andiamo a casa? Ascoltiamoci qualche volta, perché serve anche a non sbagliare, perché gli errori che facciamo noi li pagano gli altri. Io non so se di questo provvedimento si vuol fare qualcosa, so solamente una cosa... onorevole Porcu...
PRESIDENTE. Chiedo scusa, onorevole Uras. Prego.
URAS (SEL-Comunisti-Indipendentistas). Io voglio fare il mio intervento e voglio fare il mio intervento perché ho la vaga impressione che si pensi, l'ho già detto, di trattare questo provvedimento come un provvedimento burocratico, cioè se c'è c'è, se non c'è non c'è, tanto non fa differenza, i problemi sono lì, faranno un altro sit-in, chi se ne frega di quelli che stanno male! Io non ho intenzione di stare dentro questa logica, il mio Gruppo non ha intenzione di stare dentro questa logica. Se chiedessi la verifica del numero legale adesso sarebbero evidenti le assenze dei consiglieri regionali, ecco perché questo Consiglio regionale dovrebbe passare da ottanta a sessanta consiglieri perché ottanta sono troppi, sicuramente venti non ci fanno niente, non sono interessati e si vede, perché questo è il livello di assenza sistematico, e questo Consiglio regionale non conta più nulla perché la Giunta regionale non adempie alle leggi!
Lo sa, Assessore, che non adempie alle leggi? L'Assessore del lavoro, tutti gli Assessori del lavoro che si sono succeduti, tutti, dal 2005 a oggi, avrebbero avuto una cosa da fare. Sono passati sei anni e rigettano la legge, cioè pongono in discussione in modo eversivo il valore del Consiglio regionale, la sua funzione legislativa. Pensano di fare le leggi, loro, e ci va anche bene che lo pensino perché qualche volta è il funzionario che non attua la norma, è il direttore generale che non la attua.
Io presenterò un emendamento per la soppressione della Direzione generale del personale perché, svolgendo una funzione sistematica di contrasto alle leggi regionali, è un ostacolo alla loro attuazione.
Allora noi dobbiamo capire se siamo in un regime costituzionale o se c'è chi gioca in modo sotterraneo, perché questo è un elemento che ha valore, anche penale, a smantellare e a costruire l'anarchia dei valori costituzionali delle istituzioni! E gioca a farlo per aprire la strada a regimi autoritari! Se è un fatto si può anche tollerare, se sono due incomincia a preoccuparci, se sono tre, se sono quattro, se sono cinque, se sono sei costituiscono un sistema e il comportamento che l'ha generato ha una rilevanza penale, e io non capisco perché questa rilevanza non è mai rinvenuta!
Assessore dell'agricoltura, per ben due volte, quasi tre, abbiamo approvato una norma che riguarda l'ARA e ancora dobbiamo stabilizzare 280 persone, 280, che devono essere inserite all'interno di una dotazione organica (interesserebbe l'Assessore dell'agricoltura ma è impegnato telefonicamente), siamo a questo livello! Io dopo convoco una conferenza stampa per denunciare finalmente che non è più possibile (sarò l'unico che si alza e lo dice) che non è più tollerabile questo sistema: 280 dipendenti da anni devono essere stabilizzati. È stato stabilito come si deve fare una dotazione organica, è stata fatta dall'agenzia LAORE, è stata consegnata ma, siccome hanno previsto anche le assunzioni obbligatorie, quelle per i portatori di handicap, dal servizio del personale gli hanno detto che hanno ecceduto e così li hanno cancellati e quella legge è inattuata; la legge numero 20 del 2005 è inattuata; la legge numero 8 del 2008 sugli infortuni sul lavoro è inattuata; la norma della finanziaria che obbligava le assunzioni degli ispettori per garantire la sicurezza sul lavoro è inattuata! Sono inattuate decine di norme, di disposizioni che hanno valore per la vita delle persone!
Presidente, tutto questo perché? Chi decide che non si deve attuare una legge pubblicata nel Bollettino ufficiale della Regione, approvata dalla sua massima istituzione di rappresentanza politica, democratica? Chi decide di violare ogni tipo di norma? Nel silenzio assoluto stiamo lavorando sulle cose, non si riesce a smuovere questo pantano che pensa a se stesso, che guarda se stesso, che consuma le risorse di tutti! Questo pantano che non risponde a quei lavoratori, e non abbiamo niente da dire, e c'è un atteggiamento burocratico, e si respira l'aria da basso impero, da decadenza!
Noi non sopravviveremo a questo, non sopravviveremo perché non c'è reazione. Le istituzioni verranno travolte, non gli uomini, il destino di ciascuno di noi appartiene al singolo ma le istituzioni verranno travolte, essendo impoverite della loro funzione, del loro prestigio, della loro ragione di esistere, come organizzazione di una società che sa vivere in modo civile; quando manca la rappresentanza democratica al massimo livello, il suo prestigio, la sua responsabilità, quando manca questo siamo già in una condizione di anarchia, di sovvertimento delle istituzioni pubbliche e democratiche.
E non c'è preoccupazione, ci facciamo trascinare, noi stessi siamo deboli in quel contesto; ma noi abbiamo un dovere, abbiamo il dovere di dire a quelli che si rivolgono alla politica, e lo fanno sistematicamente, che in questo Palazzo c'è qualcuno che risponde ai loro bisogni e quando lo facciamo perché li riceviamo, ci parliamo, stiamo con loro, quando lo facciamo e riusciamo ad approvare, molte volte anche all'unanimità, disposizioni, interi corpi di legge e poi non si applicano, stiamo incrinando in quel modo la fiducia del cittadino, della nostra comunità nei confronti delle istituzioni.
Ma cosa dobbiamo dire, cosa dobbiamo dire di più? Cosa dobbiamo fare di più perché questo atteggiamento, questa, come dire, apatia cronica della quale sono piene queste istituzioni se ne vada, venga rimossa, che cosa dobbiamo fare? Presidente, io farò esattamente quello che ho sempre fatto, continuerò a dire che ogni occasione, ogni opportunità anche la più insignificante, come questo collegato o gli altri che sono stati presentati dalla Giunta, può essere modificata da un'attività e da un impegno di questa Aula.
Un impegno vero che non può però essere deluso dai comportamenti dell'Esecutivo e dell'apparato che è preposto a rispettare e a far rispettare le leggi del Consiglio! A rispettare e a far rispettare la sovranità popolare che si esprime con l'elezione democratica, libera dei consiglieri regionali! E non ci può essere alcun impiegato della Regione e neppure alcun Assessore regionale che possa impunemente arrogarsi il diritto di non adempiere alle leggi che sono state approvate da quest'Aula.
Noi faremo la nostra parte chiedendo che vengano risolti i problemi delle persone che stanno giù, di quelli che giù ci sono già venuti, di quelli che giù verranno ancora perché se fanno i sit-in qua, se occupano per due anni una torre, un'isola, un impianto, un ufficio, se lo fanno è perché credono ancora che ci sia una politica in grado di risolvere i loro problemi e si rivolgono alla loro comunità alla quale vogliono appartenere partecipando con il loro lavoro. E noi faremo questo in questa occasione e in ogni altra occasione senza chiudere bottega, o senza cadere nel burocratismo, o nell'apatia, o nel disinteresse, come spesso si vede.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Maninchedda. Ne ha facoltà.
MANINCHEDDA (P.S.d'Az.), relatore di maggioranza. Presidente, intervengo perché la controrelazione ha utilizzato un espediente retorico che io trovo quanto meno fastidioso. Io capisco che nel mondo della pubblicità, onorevole Porcu, possa essere anche utile ripronunciare la parola del concorrente per cambiarne il significato, però questo nel mondo della politica viene fatto dalle persone non serie. Nel mondo della politica ognuno si assume le sue responsabilità e dà il senso alle parole che meglio ritiene, ma non è tendenzialmente credibile l'abuso di parola, cioè il ripetere il discorso per il gusto di cambiarne la direzione.
Mi costringe pertanto a precisare un percorso che lei non conosce perché non è stato un assiduo frequentatore del lavoro svolto in Commissione. Lei sa perfettamente che le parole da me pronunciate in quest'Aula stamattina andavano esattamente nella stessa direzione etica dell'intervento dell'onorevole Uras, e cioè sono parole di una persona che sta dicendo in quest'Aula, perché ha un valore dirlo in quest'Aula, che la situazione della Sardegna è così drammatica da richiedere un quadro politico diverso, così forse riesco a farmi capire anche da lei, un quadro politico diverso all'interno del quale chi ha voglia di cambiare la Sardegna si mette insieme a chi ha voglia di farlo, al di là degli schieramenti definiti invece su scenari differenti, ma comunque si ha necessità di un Consiglio regionale che colga la drammaticità della situazione.
Il collegato lo fa per la parte che può farlo, perché nelle parti sul precariato facciamo quello che possiamo fare, nelle parti sull'Università facciamo quello che possiamo fare. Per fare di più dovremmo avere il coraggio di spendere meno in funzionamento, tutti insieme dovremmo avere il coraggio di ridurre il numero dei posti letto, quelli che sappiamo essere in eccedenza, dovremmo avere il coraggio di chiudere molti consorzi di bonifica perché è necessario, dovremmo avere il coraggio di dire che stiamo dando soldi alle partecipate per un ammontare di centinaia di milioni di euro, dovremmo avere il coraggio di dire che la Carbosulcis, sto facendo un nome a caso, o esiste perché fa una cosa, o preferisco tutelare gli operai ma non continuare a buttare soldi, dovremmo avere il coraggio di dire che la Sigma Invest, che è in liquidazione da una vita, non può continuare a portarci via denaro.
Il senso del mio intervento non era un senso di maggioranza, o di opposizione, ma quello di un uomo che non vuole partecipare a un mondo fasullo, tutto qui. Un mondo che richiede che il collegato si dovrebbe chiudere oggi, non fra dieci giorni, oggi. Allora il problema è capirci e quando siamo trasparenti almeno non essere pugnalati. Se un uomo politico si "toglie la casacca" e dice: "Guardate che è una situazione grave, prendiamoci le nostre responsabilità, facciamo le cose nel tempo giusto", io in questo caso non sto chiedendo a nessuno di rinunciare alla sua parte, ma almeno non mi si faccia dire ciò che non voglio dire.
Noi stiamo dando all'esterno una conferma di ciò che diceva uno scrittore turco: "Non si è ancora capito se è il potere che rende sciocca la gente, o se solo gli sciocchi diventano uomini di potere". Io ho questa tensione, è possibile non strumentalizzarla? E' possibile non giocare a fare "il gioco delle parti", una volta? E' possibile che oggi noi lavoriamo molto e finiamo il collegato? Oppure è un reato? È possibile che in un'azienda si entri alle 8 e si esca alle 21, e si facciano tante cose, e noi possiamo fare molte cose in un giorno? È possibile? Ecco il senso del mio intervento era questo, era solo questo! Non mi pare che sia il momento delle strumentalizzazioni.
Io non voglio più partecipare a un mondo fasullo, a un mondo che non sta rendendosi conto del guaio in cui è la Sardegna. Me lo lasciate fare? Non è che chiedo agli altri di farlo! Me lo lasciate fare? E non con scopi non dichiarati. Io non credo al bipolarismo italiano! Io voglio fare una grande alleanza "sovranista" con cui andare alle prossime elezioni, dove tutti quelli che hanno voglia di cambiare, sia che abbiano una cultura liberale, sia che abbiano una cultura socialista, trovino un'asticella alta su cui sacrificarsi. Lo sto dicendo da anni!
E' possibile non essere strumentalizzati quando si fanno questi discorsi? Forse è il caso di pensare che dietro ogni uomo politico c'è sempre un uomo, e che a nessuno piace essere messo in un tritacarne che macina tutto, perché tanto niente è credibile. Perché non si deve credere alla naturale tendenza alla giustizia di una persona? E' possibile? O non ci crediamo più? Siamo a un livello di cinismo tale per cui annichiliamo tutto?
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Presidente, chiedo scusa anticipatamente per quello che potrà sembrare anche un atto di supponenza, ma credo di non appartenere a nessuna delle due categorie che citava poc'anzi, giustamente in questo clima, l'onorevole Maninchedda. Io credo che ognuno di noi, indipendentemente dalla propria collocazione attuale, debba sempre misurarsi con la propria onestà intellettuale e - visto che siamo pagati anche per questo - essere puntuale nell'esercizio della propria responsabilità.
Ora è indubbio che il clima che stiamo vivendo, la condizione economica del Paese e, in particolare, di quest'Isola, i riflessi drammatici che hanno sul sociale, dovrebbero imporre a quest'Aula, all'Esecutivo, una condotta, un atteggiamento -passatemi il termine - perlomeno un pochino più attento e più responsabile o, se volete, meno distratto; questo lo dobbiamo a noi stessi, ma soprattutto a chi in qualche maniera dovremmo rappresentare.
Io ho letto, come è doveroso che sia, il collegato, e mi sono soffermato con una lettura quasi maniacale, non ci voleva molto a onor del vero, in particolare sugli articoli 22 e 22 bis. L'articolo 22 riguarda gli interventi in materia di attività produttive, l'articolo 22 bis attiene alle politiche di sviluppo. Io richiamo l'attenzione (e mi rendo conto di essere il secondo a farlo) in particolare degli Assessori; mi pare che almeno i tre che mi stanno di fronte stiano seguendo, ma ce ne sono altri che vorrei seguissero altrettanto.
E vorrei anche, scusate l'ho detto ieri pesantemente e me ne scuso, che ci fosse un minimo di attenzione e anche la pazienza di ascoltare tutti. La pazienza talvolta potrebbe portare, se non altro, ad aprire uno squarcio su un qualcosa, se c'è la volontà di ascoltare sia nei banchi della maggioranza che dell'opposizione.
Io ho tentato, come dicevo, leggendo attentamente questi due articoli, di trovarvi delle risposte ad alcuni indicatori economici. Speravo di trovare una qualche risposta al come si può tentare, per la parte che possiamo, so bene che non dipende solo ed esclusivamente dalla Regione, di aggredire il tasso di disoccupazione, in particolare quello giovanile che, come tutti ripetiamo, è il più alto in Europa, è di poco inferiore al 45 percento. Come e in che misura possiamo riqualificare il lavoro? Mi riferisco agli oltre 100 mila lavoratori precari presenti in questa Regione e, molti di questi, anche nell'amministrazione pubblica.
Per la parte che può questa Regione, speravo e spero di trovare nel corso della discussione, perché nell'articolato non ci sono, le risposte per affrontare questioni come queste! Pensavo fosse anche un'occasione, è da due anni che la ricerco, per discutere in quest'Aula alcune questioni di merito. Quando possiamo discutere se non in occasione della presentazione e discussione di mozioni che lasciano però il tempo che trovano, che si concludono normalmente con un ordine del giorno unitario che non si nega quasi mai a nessuno, ma del quale poi bisognerebbe vedere e capire l'attuazione pratica? Quando si può discutere del taglio alla scuola pubblica, se può essere contrastato, in che misura, con quali risorse, soprattutto dopo le cose che ci ha ricordato proprio relativamente alle risorse il Presidente della terza Commissione?
Ritenevo che, prima o poi, si potesse discutere in quest'Aula di come aggredire in maniera forte il flusso emigratorio che è ripreso in maniera preoccupante in quest'Isola. E' un fenomeno non soltanto preoccupante ma odioso, perché non va via da quest'isola, come avveniva negli anni '60, la manodopera meno qualificata, in questi anni stanno andando via le risorse umane migliori, quelle che abbiamo contribuito a formare, che abbiamo istruito spendendo anche risorse pubbliche: non siamo capaci poi di tenerle e le guardiamo lasciare quest'Isola.
So che qualcosa si sta facendo, lo so! Ma non è sufficiente, non voglio puntare il dito addosso a nessuno, ma vorrei che ci fosse la disponibilità a discutere di questi fenomeni per affrontarli insieme, in quest'Aula, e vedere se siamo capaci di individuare una qualche ricetta. Vorrei che, prima o poi, si trovasse un'occasione per discutere (può farlo anche questa Regione, certamente in parte e non in maniera esaustiva, lo so bene) come si possono difendere i redditi, in particolare i redditi da lavoro e da pensione, in particolare i redditi derivanti dagli ammortizzatori sociali, ma anche in particolare come difendere chi un reddito non ce l'ha! Vorrei che si discutesse di queste cose!
Vorrei che, prima o poi, in quest'Aula, di fronte a una crisi drammatica che interessa l'industria, si discutesse di politiche industriali e non soltanto delle emergenze, non soltanto di Vinyls, di Eurallumina, di Alcoa, di Portovesme, e l'elenco è lunghissimo. Vorrei capire se c'è la volontà di misurarci sulla necessità di dotarci di una politica industriale, perché se si affrontano le emergenze senza una politica industriale si mette una pezza che tale rimane; lo sa bene l'onorevole La Spisa. Quando possiamo parlare di questioni come queste? In questa Regione, dove c'è un tasso di povertà altissimo, lo ripeto, e scusate il mio approccio maniacale ai numeri, una pensione Inps mediamente è intorno ai 618 euro, la media nazionale è di 798! Non voglio tediarvi sulle ragioni che portano a questo risultato ma è facilmente immaginabile da parte di tutti.
E' possibile discutere in quest'Aula? Ci sono risorse? Una parte di queste risorse, se ci sono, possono essere impegnate per un Welfare locale ed integrativo a quello nazionale? E'un qualcosa su cui dobbiamo discutere? E' un qualcosa su cui dobbiamo misurarci, altrimenti di che cosa dobbiamo discutere in quest'Aula? Paolo Maninchedda ha detto che non ci sono risorse e ha spiegato anche il perché; ma la ripresa economica come si innesca? Non c'è corrente di pensiero economico al mondo, da quello liberale a quello socialista, per estremizzare, che non veda nella iniezione di risorse pubbliche nel sistema economico una, forse l'unica, ricetta per dare un contributo alla ripresa economica.
Noi siamo in queste condizioni, abbiamo risorse disponibili per questo? Sì, no? Se sì, in che misura? No, non ne abbiamo, ma potremmo averne se razionalizzassimo la spesa, se facessimo una discussione sulla qualità della spesa; quando si potrà aprire una discussione sulla qualità della spesa? E' un qualcosa di irrituale? E' un qualcosa che non si può discutere in Aula? E' un qualcosa che va discusso solo in seno alla Giunta, in seno alle Commissioni, nel confronto che le Commissioni e la Giunta hanno con il sistema delle autonomie locali, con le parti sociali oppure il Consiglio ha il diritto e il dovere di misurarsi su questi temi?
Mi rendo conto di aver fatto queste considerazioni anche in occasione della finanziaria, oggi più o meno ho ripetuto le stesse cose; ma oggi è stata fatta anche la proposta, io sono d'accordo, di discutere senza soluzione di continuità, accettiamo la sfida! Discutiamo senza soluzione di continuità sinché questo Consiglio licenzia un testo che sia capace di misurarsi con questi problemi.
Io pensavo tra l'altro - lo dico in particolare all'onorevole La Spisa che so essere persona sensibile indipendentemente dall'incarico che ricopre -che il collegato in qualche maniera dovesse anche intercettare e tentare di dare una qualche risposta alle ragioni dello sciopero generale che si svolgerà domani in tutto il Paese e anche in Sardegna. Nel collegato su questo non c'è una risposta! Non c'è un tentativo di intercettare una delle ragioni di quella manifestazione di lotta di domani; e quella manifestazione interessa tutti, non appartiene a una parte perché pone problemi che riguardano tutti, e tanti di quei problemi ci vedono anche responsabili nel tentativo di affrontarli e di dare una risposta.
Assessore La Spisa (mi dispiace che siate presenti solo lei e l'assessore Liori), le chiedo: se di questi temi non se ne può parlare in finanziaria, non se ne può parlare nel collegato, quando se ne può parlare? Presidente Cossa, le chiedo di farsi carico - probabilmente il mio noviziato mi porta a fare una proposta forse inusuale, irrituale, probabilmente non possibile, non lo so, ci provo lo stesso - della mia richiesta di dedicare una sessione straordinaria del Consiglio regionale ad affrontare questi temi. E' possibile che il Consiglio regionale, nelle forme che riterrà più opportune e nei luoghi che sceglierà, prima di questa eventuale sessione, su questi temi si confronti anche con il sistema delle autonomie locali e con il sistema delle parti sociali?
Faccio questa richiesta perché davvero è mortificante stare in questo Consesso e non avere la percezione di dare un contributo alla soluzione dei problemi che attanagliano quest'Isola, senza avere la presunzione, per carità, che la Regione possa e debba risolvere tutto.
Ho cercato di fare una riflessione che non coinvolgesse una controparte, ho cercato di fare una discussione non strumentale, ho cercato di fare una discussione onesta, ho cercato di fare una discussione dignitosa per tentare, nella discussione e nell'assunzione di responsabilità per questo Consiglio, di dare un ruolo. Insisto su questa proposta: si apra una sessione straordinaria di questo Consiglio regionale su questi temi; in questa sessione straordinaria esaminiamo anche la situazione delle nostre finanze. Ha ragione Maninchedda quando dice che le entrate per ovvie ragioni, a causa di una crisi economica che continua, non solo per la Sardegna diminuiscono rispetto al gettito degli anni passati, ma allora spendiamo come dovremmo spendere.
I localismi, a cui siamo molto attaccati, non sono forse una delle ragioni che ci impediscono di fare una discussione seria, anche sulla qualità della spesa? O è localismo solo quello del collega, mentre non lo è il mio? Come si affronta questa questione? Perché se la si affronta in maniera isolata non si riuscirà mai, probabilmente, a mettere sul tappeto i nostri limiti!
Vogliamo almeno provare a fare una discussione come questa? Uras diceva che queste considerazioni dovremmo sentirle tutti, tutti noi, ottanta consiglieri, e invece se ci va bene siamo in venticinque; anche questo è mortificante; come diceva il sommo poeta: è una sorta di vituperio, per dirlo in maniera più esplicita: è una vergogna! E' una vergogna che per la discussione su uno degli strumenti più importanti - perché il collegato alla legge finanziaria è la legge più importante, quella su cui si governa, si amministra, si decide la politica impositiva, come si distribuisce la ricchezza - non ci sia nessuno: è una vergogna! Ma siamo in grado, almeno chi c'è, di assumere questo impegno e di impegnare la Presidenza del Consiglio a dedicare una sessione straordinaria a questi temi?
Il presidente Maninchedda diceva che le entrate sono in diminuzione e il debito delle partecipate ammonta a 402 milioni di euro; io voglio finire con una riflessione sulle partecipate. Le partecipate sono tante, è stata citata la Carbosulcis, aggiungo Sotacarbo, Silius, Igea, Sigma. E' una vergogna che Sigma sia in liquidazione, se non ricordo male, dal 1996, quindici anni: è una vergogna, una vergogna! Andrebbero perseguiti penalmente tutti coloro i quali, da allora a oggi, avevano il compito di liquidarla, andrebbero perseguiti penalmente e invece tutti, nessuno escluso, li paghiamo profumatamente per non far nulla, li paghiamo profumatamente per continuare a sperperare risorse della Regione, perché di questo si tratta! Allora, io lo dico con fastidio (mi scuso per questo sentimento), non è emerso oggi, non voglio citare nessuno, perché a me sembra sia stato posto correttamente questo problema. E io sono anche d'accordo che quando impegniamo risorse pubbliche per le partecipate (io sono perché si impegnino), dobbiamo chiedere agli amministratori delle partecipate dei risultati, perché non è possibile che noi continuiamo a discutere di Carbosulcis in questa maniera, continuiamo a discutere di Sotacarbo in questa maniera, continuiamo a discutere di Silius in questa maniera.
Io voglio sottolineare anche un'altra questione (mi dispiace che manchi l'Assessore dell'industria, passo per essere cattivo per cui dico che manca adesso); alcune di queste società partecipate hanno presentato dei piani industriali anche attraverso processi di ricapitalizzazione, risorse proprie, e non c'è una risposta da parte della Regione, anzi c'è una risposta solo volta a mantenere lo status quo, a mantenere una situazione che non può essere tollerata. Anche di questo, delle partecipate, vogliamo parlare una volta per tutte?
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Capelli. Ne ha facoltà.
CAPELLI (Gruppo Misto).Presidente, Assessore, colleghi, quando devo esprimere il tipo di giudizio che segue ho sempre qualche difficoltà, soprattutto a rappresentarlo all'assessore La Spisa col quale ho condiviso, e spero di poter condividere, un percorso politico. Conosco pertanto le sue capacità e penso si possa parlare di reciproca stima; mi spiace però che sia firmatario - e lo dico in maniera diretta - di quella che io giudico forse come una delle peggiori leggi presentate in Consiglio. Non è una legge necessaria, se non per due o tre punti, ed è uno dei peggiori minestroni approdati nell'Aula.
Perché dico questo? Lo dico per il momento contingente; è evidente che la Sardegna in questo momento ha bisogno di ben altro - lo dico da alleato dell'assessore La Spisa, né da minoranza, né da opposizione, né da maggioranza - la Sardegna ha dei problemi più grandi di se stessa, e in questo provvedimento non c'è una benché minima risposta.
Primo esempio. Si ritorna alla politica degli impegni senza progetti: si impegnano dei denari e non si dice perché. Faccio un esempio (me lo ricorda la presenza dell'assessore Liori), a latere del provvedimento di legge; qualche settimana fa, sono stati stanziati, se non sbaglio, 21 milioni di euro per l'abbattimento delle liste d'attesa (che non so se comprendano o si aggiungano ai 10 milioni che abbiamo stanziato in una precedente finanziaria, questo non lo so), ed è il classico impegno senza progetto. Che cosa voglio dire? Perché non sono 18 milioni e 750 mila euro, oppure 22 milioni e 480? Perché si impegnano 21 milioni di euro per un progetto da costruire, di cui non sono state annunciate neanche le linee di programmazione, quindi abbattere le liste d'attesa: come? perché? con chi?, niente di tutto questo. Ho fatto questo esempio solo perché ho visto ora l'assessore Liori, ma in questo disegno di legge ritroviamo la stessa linea.
Si passa poi a delle proposte che sono espressione di una follia generale, proprio folli! Abbiamo un intero Capo in questo disegno di legge - mi perdonerà il collega Steri ma conosce la mia posizione -il Capo 1 bis, in cui proponiamo una legge di riforma del sistema del commercio consentendo alle edicole, avrei voluto l'assessore Crisponi in Aula, di diventare supermercati da 150 metri quadrati, interpretando la legge nazionale numero 170 come una liberalizzazione fuori dalle regole, una cosa assurda.
Non so quale ratio possa seguire questa impostazione assolutamente assurda, non sappiamo se sono state sentite le associazioni di categoria, la Confcommercio, per discutere la norma, se c'è l'assenso delle associazioni di categoria su una legge dentro la legge che stravolge, stravolge assolutamente il sistema del commercio; e, ovviamente, non è un confronto di tipo personale, è un confronto su un'iniziativa che stravolge il sistema.
Per intenderci, colleghi, non so quante edicole ci siano qui in via Roma, quattro o cinque, ma se avessero la possibilità di avere degli ampliamenti ci ritroveremmo con quattro o cinque mini supermercati in via Roma; la "Bersani" dice tutt'altro, la "Bersani" dice che i supermercati sono autorizzati a vendere i periodici e i quotidiani così come i distributori di carburanti, i cosiddetti punti vendita esclusivi. Ma questo è solo un esempio.
Assessore La Spisa, lei sa quanto abbiamo discusso in Commissione con l'allora assessore Corona, di cui richiamerò gli atti in Aula, sul Sistema Informativo Sanitario Integrato Regionale (SISAR)? Lei ha idea di quanto ci sta costando il SISAR? Eravamo fermi a 24 milioni di euro, poi ne sono stati aggiunti altri 6 e oggi ne troviamo altri 2 e mezzo in questo provvedimento. Il SISAR è lo scandalo della Regione Sardegna: si finanzia un sistema di informatizzazione sanitaria che non funziona, e non abbiamo mai richiamato alle loro responsabilità (parlo di penali) anzi continuiamo a salvarli, gli esecutori di quel progetto, di quel programma, di quel sistema che non funziona da anni e che fino a oggi è costato, ho perso il conto, oltre i 26 milioni di euro alla Regione Sardegna e ne stanziamo altri 2 e mezzo senza richiamare a una responsabilità diretta gli esecutori di quel progetto. E' una cosa folle, sono denari pubblici!
Sono denari della gente, noi siamo eletti in Consiglio per amministrare i denari della gente e voi avete la delega della gente per entrare nel merito di quella gestione. Ma a casa vostra 'avreste gestito in questo modo i vostri denari, il vostro conto in banca? Siete sereni? Siete soddisfatti? Siamo soddisfatti? Oppure non ce ne frega niente, tanto sono denari pubblici, sono denari pubblici! Ma questo per me è un macigno, mi porto dietro un macigno perché sono denari pubblici. I miei li posso anche buttare, ma non quelli che mi vengono assegnati da terzi per amministrarglieli, quelli non posso buttarli.
Si diceva che non abbiamo posto in essere nessuna iniziativa, lo diceva bene il collega Giampaolo Diana, che possa essere utile per innescare il rilancio dl sistema economico in difficoltà. Ma certo che non ne abbiamo fatto, collega Diana, non ho sentito proposte "del come", perché è vero che in presenza di una situazione di crisi, come mi suggeriva il collega, l'America per inserire nel circuito del denaro fresco faceva scavare le buche e poi le faceva tappare nuovamente, ma questo nel sistema italiano e nel nostro non è possibile. Noi, infatti, anche in momenti di crisi, e mi ricollego a quello che diceva il collega Uras, spendiamo centinaia di milioni di euro per alimentare la politica, perché continuiamo ad aumentare il contributo pubblico ai partiti, perché continuiamo ad alimentare un sistema chiedendo agli altri di fare sacrifici. Abbiamo ottanta consiglieri, e io sono d'accordo che si riduca immediatamente a sessanta il numero dei consiglieri, secondo me sono queste le priorità rispetto a questo collegato.
Abbiamo una riforma sanitaria ferma, bloccata, che spero non arrivi mai alla discussione in Aula o in caso contrario spero che venga bocciata, in cui invece di ridurre le ASL a tre che in Sardegna sarebbero più che sufficienti, iniziamo a pensare alla creazione di nuove aziende ospedaliere, che non hanno modo di esistere; non c'è una conduzione su questa riforma sanitaria, non c'è un'indicazione, non c'è un confronto e produrrà ancora più spese; si pensa alla macro area e poi la si boccia, non si capisce nulla.
Qual è il progetto, non di questa maggioranza ma di questo Consiglio? Collega Diana, io non credo che solo quindici, venti consiglieri abbiano le capacità per esprimere progettualità, proposte, buon senso, senso di responsabilità, credo piuttosto che non tutti gli ottanta consiglieri siano liberi di farlo, non potrei pensare a un così alto senso di irresponsabilità.
Il collega Uras ha fatto un appello e dice: "non so se sarò solo", io gli dico direttamente che sono con lui, e siamo già in due; al collega Maninchedda dico: "siamo già in tre" se vogliamo davvero costruire in maniera pratica, concreta un nuovo percorso politico fatto di buon senso, non di barricate di colore.
Ieri, collega Maninchedda, abbiamo parlato del partito dei sardi;lei pensa che possa nascere qui il partito dei sardi, io sono convinto che debba nascere fuori, perché non c'è la libertà di pensare davvero agli interessi generali. Perché ci sono mille condizionamenti, perché ci sono le campagne elettorali, perché non siamo, lo dico io, liberissimo ma mi metto in mezzo, non siete liberi, siete prigionieri di un sistema, siete prigionieri del potere, e chi paga il conto di questa prigione sono i cittadini sardi. Considerati singolarmente in questo Consesso ci sono idee, c'è buon senso, c'è onestà intellettuale (non in tutti), c'è una profonda onestà intellettuale.
Io credo, assessore La Spisa, che la stima personale reciproca, che agli altri poco importa, ma nei rapporti istituzionali serve anche questo, sia derivata dal fatto che ci diciamo queste cose, e non sto qui a elogiare la sua grande azione politica a tutti i costi, sempre e comunque; ma lei ha bisogno, probabilmente, e non solo lei, la Giunta, di una critica costruttiva, non ha bisogno di una critica fine a se stessa e non ha bisogno di essere osannato quando non ci sono i motivi perché questo avvenga.
SISAR, Sigma, Carbosulcis, assessore La Spisa, io sono in quest'Aula dal 1999 e già da allora si sottolineava la lunga durata nel tempo della liquidazione della Sigma Invest. In Commissione ottava, cultura e lavoro, calcolammo che con tutti i denari impiegatti dalla Regione sarda per il salvataggio, da allora, della Carbosulcis, se avessimo dato, nel 1999-2000, 500 milioni a ogni operaio della Carbosulcis, avremmo risparmiato il 40 per cento degli investimenti fatti, tant'è che della Carbosulcis (ma anche di Igea, Sigma Invest, Sirius) come tutti sanno, non se ne stanno occupando solo il Consiglio regionale e la Giunta, ma se ne stanno occupando altre istituzioni. Perché dobbiamo arrivare a questo? Perché siamo arrivati a questo?
Quindi può tornare la legalità in quest'Aula, può rientrare se tutti lo vogliamo. E io non sto parlando ai comunisti o ai fascisti o ai democristiani, sto parlando ai rappresentanti del popolo sardo, sto parlando a quelli che hanno la più grande responsabilità in quest'isola. Certo che, onorevole Uras, la legalità è in difetto, facciamo le leggi che non vengono applicate. Ha ricordato il caso di Laore e ARA, da anni noi abbiamo votato quella legge, abbiamo dato quell'indirizzo, ed è legge, e non viene applicata, con mille motivazioni, mille motivazioni che non sono sufficienti. Ma il problema più grosso, collega Uras (e anche lui sta prendendo l'abitudine di parlare e poi andarsene), è dato non, come dicevamo, dalle leggi che vengono fatte e non vengono applicate, ma dalle leggi che vengono trasgredite, trasgredite da noi. Facciamo le leggi per far finta che poi non esistono.
Lo abbiamo visto: è nata una Commissione consiliare d'inchiesta per analizzare questa problematica, e già questo è un fatto gravissimo, è gravissimo istituire una Commissione d'inchiesta per verificare se noi (la nostra Giunta, il nostro sistema), abbiamo applicato correttamente quelle leggi. Ma perché si è arrivati a questo? Perché, ripeto, la politica ha fallito il suo mandato.
Che cosa c'entra questo con il collegato? C'entra, e c'entra molto, perché stiamo esaminando una manovra da 59 milioni di euro che, a mio avviso, al di là di due o tre argomenti (quello delle università, quello ricordato dal collega Maninchedda), dà risposte di "campanile". Sicuramente, per esempio, non affrontiamo il problema del sistema burocratico che blocca le imprese.
Delle imprese parliamo tutti. Le imprese non vengono pagate dalle istituzioni a causa del Patto di stabilità; le imprese non vengono pagate nei tempi stabiliti dal contratto perché il sistema burocratico non consente il rispetto dei termini di pagamento; le imprese sono "giugulate" dalle banche, dal sistema creditizio, con cui noi andiamo a braccetto, che invece insieme al Governo sono gli interlocutori negativi, la controparte. Il sistema creditizio sta ammazzando le nostre imprese che sono già alla canna del gas, anche le solite hanno difficoltà di rapporto con il credito.
Siamo intervenuti con il sistema delle "cooperative fidi", non sta funzionando, non basta. E non è vero però che dobbiamo intervenire. Collega Diana, lei ha ricordato che in Sardegna una pensione media dell'INPS è pari a 618 euro contro una media nazionale di 798; però ci dobbiamo anche chiedere, una volta per tutte, quante di queste pensioni vengono erogate in Sardegna. Sono troppe, e molto spesso non sono dovute. Perciò, perché devo integrare ciò che non è dovuto?
Dobbiamo arrivare a fare pulizia, e certamente ci arriveremo a farla se la sapremo fare prima tra di noi, liberandoci dall'impegno di dire quello che la gente vuole sentirci dire o vogliamo dirgli per carpirne il consenso. Non sempre le azioni politiche legislative vanno nell'immediato verso il consenso, molto spesso questo non avviene. E' questo il senso della responsabilità di chi governa: lavorare su un progetto che porterà i frutti voluti, anche se nell'immediato può non portare il consenso.
Tutto questo, in un atteso, auspicato collegato alla finanziaria non c'è, e forse due o tre provvedimenti mirati, basati su progetti del costo di 20 milioni cadauno, avrebbero fatto molto più comodo, avrebbero avuto molti più effetti per la Sardegna che non questo fascicolo "di campanile" soprattutto e di "irrazionalità" che abbiamo davanti a noi.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Gian Valerio Sanna. Ne ha facoltà.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Presidente, la prima cosa che vorrei dire è che noi siamo sempre abituati a usare termini non soffermandoci sul loro significato. Finché si dice "disposizioni nei vari settori di interventi" mi potrebbe pure stare bene, ma basta con questa storia del collegato; questo è un termine che non ci sta a fare niente, non ci sta a fare proprio niente, se non a ripercorrere una traccia di una legge che è stata presentata come collegato, che è stata totalmente stralciata, che non esiste più. Peraltro a che cosa sarebbe collegato? E' collegato alla realtà? Vi sembra che sia collegato alla realtà?
Io cerco di interpretare le cose per come le percepisco. In questo Consiglio ormai così configurato c'è una parte della maggioranza che dichiara, ma non consegue, il fallimento della scelta fatta davanti agli elettori. Quello che ci ha detto poc'anzi Maninchedda è la certificazione che non si riconosce più in questo modo di governare. E fa un appello, un appello che oggi serve fino a un certo punto, e che non può neanche diluire il senso di una diversità politica dell'opposizione. Ci fa piacere, ma questo ragionamento non vale né per chi ha perso la casa politica e né per chi ha ripensato la sua scelta senza essere conseguente.
La politica ci chiede almeno questo aspetto di chiarezza. Chi non è d'accordo dica: "Non sono d'accordo ed esco dalla corresponsabilità", per costruire col tempo, nei tempi dovuti l'alternativa. Se non c'è questa chiarezza di base, i nostri ragionamenti volano, servono per fare retorica, servono per ammiccamenti, non servono, però servono certamente per rafforzare la nostra convinzione. Perché, vedete, lo dico al collega Capelli, i partiti, questo partito del popolo sardo di cui si dice, non nascono né dal caos e neanche da un fallimento politico, non possono nascere i partiti da questo perché costituzionalmente non sono questo. Abbiamo perso la partita, ci ritroviamo, facciamo un'altra squadra? No, rischiamo di perdere ancora.
I partiti nascono su una visione strategica, su una concezione della società che c'è o non c'è, e che, oltre a esserci o non esserci, oltre al progetto, deve avere la capacità di sentirsi attrezzata culturalmente e socialmente per far fronte a tutti quei mutamenti sociali che inevitabilmente, con la velocità della trasformazione dei processi economici e sociali, qualunque maggioranza non può prevedere nel momento in cui viene eletta; questo è un caso come il vostro, il precipitare di una situazione non era prevedibile, ma questo non vi assolve dalla vostra incapacità di dare risposte, perché la visione che avevate non ha costrutto neanche nelle cose che vediamo, non c'è!
Io sono qui e parlo tranquillamente, frequento l'Aula con il senso del dovere che mi impone il mandato ricevuto e, badate, questa storia di ridurre il numero dei componenti il Consiglio regionale mi troverà sempre, anche da solo, contro perché considero questa idea semplificatrice e mistificatrice di una realtà; è l'assetto di quest'Aula che dimostra non l'inadeguatezza dell'istituzione "Consiglio regionale", ma l'inadeguatezza e il disonore che accompagna le persone che non partecipano, come il dovere che le deve accompagnare a essere qua dall'ora di inizio, fino all'ora della fine.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CUCCA
(SEGUE SANNA GIAN VALERIO) Questa non è la stazione delle ferrovie complementari della Sardegna, dove ci si ferma per prendere il treno all'appuntamento; è quello che ha fatto il Presidente della Regione dando il pessimo esempio, come lo ha dato in questi due anni, ieri con le telecamere al seguito facendo propaganda e, poi, non venendo in quest'Aula ad ascoltare le ragioni della sofferenza del popolo sardo, le ragioni della necessità di una svolta.
Io non ho nulla da dire contro l'assessore La Spisa, sul piano personale, ma nella misura in cui lei assevera questo andazzo, lei è corresponsabile. Colleghi, leggete questa proposta, le proposte si leggono non dalla prima pagina, ma dalle ultime pagine. Guardate come è costruita la copertura finanziaria: una sequenza interminabile di "tolgo", e una sequenza interminabile di "metto", ed è proprio lì la prova che non c'è una visione strategica in un momento drammatico, ed è quella la prova che separa una concezione diversa della politica fra la visione "bottegaia" e la visione strategica, detto in altre parole, può non piacere, fra il "populismo" che accompagna questa esperienza di legislatura e al quale devo dire, con tutta franchezza ma anche con amicizia, perché io voglio bene alla mia parte politica, anche noi spesso siamo inclini.
Il riformismo non ha mediazioni di maniera, non ha la visione di chi deve mettere la firma sulla "bottega" della sua provincia o del suo comune, non è uno scontrino fiscale, il caffè a Tizio, lo zucchero all'altro, ma questo è il collegato, è uno scontrino fiscale, non c'è niente da leggere oltre le poste finanziarie: visione, prospettiva, risposte a domande non ce ne sono. E' uno scontrino fiscale che ha, tra l'altro, tradito l'impegno che insieme avevamo assunto: depurare le norme che rappresentano l'esigenza di una manutenzione legislativa rimandandole alle singole Commissioni. Guardate cosa c'è dentro questo testo; c'è la parte che fa comodo che è stata rimandata alla manutenzione legislativa, la parte che attiene invece a non emergenze, a visioni spicciole, a visioni populistiche, appunto, è rimasta.
La verità è questa, ed è quella che dovrebbe muovere molti di voi ad avere un impeto di coscienza, perché il punto è sostanzialmente questo. Voi vi lamentate della sanità… oggi abbiamo parlato delle partecipate, io suggerirei di chiamarle "appaltate", è un termine che configura meglio il significato di questi strumenti; non sono partecipate, sono appaltate, perché così come per le partecipate, la sanità, gli enti in generale, voi avete interpretato la funzione strumentale di questo apparato come un luogo di appalto politico, perché se non si ha il coraggio di chiedere a questi soggetti conto delle risorse che gli si dà per i risultati che devono avere, badate, la linea è chiara.
Volete una mano? Siamo pronti, noi siamo pronti, adesso, a votare anche la chiusura, come abbiamo imposto in un ragionamento difficile sulle proroghe, della liquidazione dell'Esaf e di tante altre cose, è tempo di finirla con questi baracconi, perché lo schema che qualche mio collega felicemente ha introdotto del rapporto feudatario-valvassino, o valvassore, quello che vi pare, questa dipendenza del feudo politico non risponde alla linea strategica di una visione politica in un momento economico drammatico, risponde ad altre esigenze che non hanno niente a che vedere con i bisogni, ed è su questo che dobbiamo ragionare.
Quando Maninchedda dice che vuole condividere percorsi che dichiarino un'abiura a questo sistema, che è un sistema immorale di esercitare la funzione politica; pensatelo come volete. Poi c'è la grande epopea berlusconiana che ci ha normalizzato tutti, ma è immorale! Così come è immorale dare i soldi ai turisti togliendoli ai sardi, è altrettanto immorale dare soldi per fare una piccola cosa qua e una piccola cosa là, ed è immorale non domandarsi, prima di disporre quei quattro quattrini, sono proprio quattro, perché è uno scontrino fiscale, ripeto, perché non ha nulla anche come valore complessivo, è immorale non domandarsi, per esempio, che fine ha fatto il Piano straordinario per l'occupazione e lo sviluppo che abbiamo approvato nella scorsa finanziaria; abbiamo il sentore di qualche esito?
Io anche su questo cominciò a dire ciò che penso, perché credo che la lealtà del nostro pensiero rappresenti la lealtà e la sincerità della nostra coscienza, e io lo voglio dire: bisogna finirla anche, con tutto il rispetto e la legittimazione, di stare appresso, come delle pecore stupide, a questo sistema sindacale, a un sindacato che prima ci chiede di imporre quelle norme, e poi fa le marce su Villa Devoto per dire che la Giunta non ha fatto niente, quando ha vincolato 65 milioni di euro e altri 200 per 3 anni per fare alcune cose; bisogna che la finiamo con questo sistema. Questo sistema, ugualmente populista, che pensa di accattivarsi la simpatia di un mondo che anche quello è tutto autoreferenziale, quando non rappresenta per la maggior parte dei propri aderenti solo i pensionati.
Abbiamo il coraggio di togliere qualche nicchia da qualche altare, se vogliamo guardare a un mondo che sia diverso da quello che "leggevamo" vent'anni fa? Rispettandoli, però, ascoltandoli, ma anche dicendogli la verità in faccia. Possiamo ancora permetterci la pletora di personale che abbiamo in distacco sindacale? Noi avevamo cercato di iniziare a ridurlo, e questo non c'entra niente con l'efficienza dell'amministrazione, ci vuole coraggio, ragazzi! Ci vuole coraggio! E certamente non potete dirci: "Ma voi…"; noi infatti molto di quel lavoro impopolare l'abbiamo fatto, l'abbiamo fatto! E l'abbiamo pure pagato!
Perché l'abbiamo pagato? L'abbiamo pagato perché questa nostra società sarda è figlia delle nostre impostazioni culturali, e se non cresce non è colpa della società, è colpa nostra perché non introduciamo i mutamenti culturali sfidando, noi, l'impopolarità; perché, badate, non ci sarà nessun martire, in una politica così degenerata, che si farà carico di "sfidare il riformismo" accettando anche queste sfide. La bottega è finita. E, mentre noi facciamo le nostre botteghe, i Paesi in via di sviluppo ci fanno il "mazzo"- perdonate il termine -si stanno preparando a venire qui e a cacciarci via per incapacità! Questa è la realtà che ho voluto sottolineare.
Pertanto io ribadisco che non sono d'accordo sulla riduzione del numero dei consiglieri regionali perché vorrei che ci fosse una presenza unanime così che questa fosse davvero l'agorà nella quale svolgere un confronto leale, non annegato nella prassi quotidiana che ci travolge come un fiume in piena senza avere, noi, la forza di toglierci da questo movimento torrentizio che sembra irrefrenabile. La politica, il mandato che abbiamo è quello di recuperare questa forza di controcorrente! Ma abbiamo un Presidente che viene in quest'Aula a farci lo spot sui quattro traghetti della Regione che viaggeranno dal 15 maggio al 15 settembre, pensando che quella sia l'unica ragione per cui deve mettere a disposizione la sua pazienza e la sua riflessione per avere da noi, che siamo gli occhi della società, la lettura di quello che avviene.
Questi sentimenti nuovi, cari colleghi, che inducono la consapevolezza di una distinzione, ma anche di una transizione, io li ho percepiti, però ci vogliono anche gesti più chiari. Ci vogliono gesti più chiari perché questo Consiglio può anche dare all'Esecutivo, voi maggioranza al vostro Esecutivo, la sensazione di un bisogno diverso che può persino intercettare la nostra disponibilità a costruire cose serie, come vi abbiamo sempre detto, perché noi siamo una forza politica che aspira a governare e che quindi non può che esercitare la responsabilità, perché il tempo non è una variabile indipendente rispetto alle tragedie degli uomini. Non lo è! Questo è il punto.
E l'etica significa recuperare al fondo non il tecnicismo del nostro operare, ma il sentimento di quello che c'è dietro il nostro operare, e avere questa capacità di inserire in una visione generale e astratta le cose che facciamo. Non dire: "Che cosa c'è? E' una cosa per Oristano? Aspetta che metto la firma perché altrimenti mi dichiarano assente". Da che cosa mi dichiarano assente? Dai miei doveri? Ecco perché ridurre i componenti del Consiglio regionale significherebbe ridurre il tasso di inefficienza, non è detto però, perché riducendo il numero potrebbe anche accadere che il tasso di inefficienza, secondo chi dovesse entrare in Consiglio regionale, sia persino superiore. E allora usciamo da queste panzane!
La politica è una cosa diversa, e se ci fossero davvero dei riformisti all'interno della Giunta regionale il movimento comincerebbe da lì, Assessore e Assessori, comincerebbe da lì! Anche decidendo che tutti i feudatari delle aziende sanitarie sono mandati a casa e scelti con un criterio meritocratico, a scadenza. Dopo un anno non hai raggiunto il risultato richiesto? Fuori! Selezioniamo. Questo significa anche per noi dire delle cose che sono scomode, ma anche dire ai cittadini: fate quello che volete.
Stiamo aspettando ad horas le ultime panzane che ci dirà il primo Ministro quando sbarcherà a Olbia. Ogni volta che è atterrato in Sardegna ha sparato delle panzane pazzesche, sulle quali ci stiamo ancora "sgrondando" il sudore. Aspettiamo perché c'è ancora della gente che continua a credere alle panzane, ma crede perché c'è una finzione nel recepimento del modello culturale; modello culturale che noi, rappresentanti del popolo sardo, dobbiamo cambiare; non lo si cambia per miracolo e non lo può cambiare neanche Berlusconi, anzi, in questo caso lo sta solo peggiorando. Questo è il punto: uscire da questa prigione.
Le partecipate sono delle appaltate perché sono delle mangiatoie, perché nessuno si prende l'onere di andare a verificare i risultati, di usare il metodo della meritocrazia, della percezione che ogni euro consumato è un euro sottratto alle tasche dei nostri cittadini, e poi bisogna cominciare a ragionare in maniera meno ideologica.
Io non sono più disposto, l'ho già detto, a inseguire il tema delle stabilizzazioni. Sono importanti, le abbiamo affrontate, le abbiamo inseguite, ma io mi voglio fare carico dell'immenso popolo delle persone che non hanno mai avuto un lavoro, dei giovani che si laureano e che non hanno uno sbocco. Quella gente ha dignità e ha bisogno di rispetto quanto quelli che hanno avuto la fortuna di lavorare, seppure per un breve periodo, e qui non ne parla nessuno!
A queste persone dobbiamo dare risposta, non nei nostri francobolli o nei nostri scontrini, ma in una visione che ci porta a investire su quel patrimonio. Ecco perché noi non siamo d'accordo su questo. Condividiamo in parte il sentimento del Presidente Maninchedda, cioè il sentimento di vergogna a dover affrontare questo disegno di legge, ma purtroppo lo dobbiamo fare, lo faremo, senza però negare la verità che sta al fondo di queste cose. E' una verità che è insita nelle scelte di fondo, nelle scelte di coscienza che si sommano all'interno di ciascuno di noi, non sono fattori collettivi. Il cambiamento è la sommatoria della buona volontà e della nuova coscienza che nasce in ciascuno di noi, singolarmente, mandando a quel paese qualche volta partiti, ordini di scuderie, prassi e altre calamità di questo genere.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.
URAS (SEL-Comunisti-Indipendentistas). Chiedo la verifica del numero legale.
(Appoggia la richiesta il consigliere Bruno.)
Terza verifica del numero legale
PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.
(Segue la verifica)
Prendo atto che i consiglieri Bruno, Cuccureddu, Rodin, Sanna Giacomo, Stochino, Uras e Zedda Alessandra sono presenti.
PRESIDENTE. Sono presenti 32 consiglieri.
Risultano presenti i consiglieri: Bruno - Campus - Capelli - Contu Felice - Cossa - Cucca - Cuccureddu - Dessì - Diana Mario - Floris Rosanna - Fois - Greco - Lai - Locci - Maninchedda - Meloni Francesco - Mulas - Murgioni - Obinu - Peru - Petrini - Piras - Pittalis - Planetta - Rodin - Sanna Giacomo - Sanna Paolo - Steri - Stochino - Uras - Vargiu - Zedda Alessandra.
Poiché il Consiglio non è in numero legale sospendo i lavori per trenta minuti. I lavori riprenderanno alle ore 13 e 25.
(
Ha domandato di parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.
SALIS (I.d.V.). Signor Presidente, vorrei capire come proseguono i lavori della mattinata.
PRESIDENTE. I lavori riprenderanno alle 13 e 25 per terminare alle ore 14, così come era stato concordato.
La seduta è sospesa.
(La seduta, sospesa alle ore 12 e 53, viene ripresa alle ore 13 e 25.)
Continuazione della discussione generale del disegno di legge: "Disposizioni nei vari settori di intervento (collegato alla manovra finanziaria 2011-2013)" (222/A - Parte prima)
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Sechi. Ne ha facoltà.
SECHI (SEL-Comunisti-Indipendentistas). Presidente, ogni giorno che passa ci rendiamo sempre più conto della difficile situazione nella quale ci troviamo, e la responsabilità a cui noi siamo chiamati ci mette di fronte una situazione complessiva, grave, della società sarda e della Sardegna tutta. Un quadro delle entrate non chiaro, lo abbiamo detto e ripetuto più volte, porta oggi all'attenzione di quest'Aula un disegno di legge, definito come un "collegato alla manovra finanziaria" (come sempre è un modo per dare un titolo non sempre calzante, anzi spesso inadeguato) che è inadeguato a dare le risposte che la gente attende.
E' un provvedimento senz'anima, senza prospettive perché non fa scelte e probabilmente non fa scelte perché non le può fare, non ha le condizioni per farle. Il clima è un po' surreale perché i numerosi interventi di questa mattina hanno messo in evidenza, con estrema chiarezza, la difficoltà che noi tutti abbiamo ad addentrarci nello specifico della legge; e magari in una seconda fase cercheremo di farlo, perché avvertiamo il disagio, la difficoltà, il non contenuto di questa proposta legislativa. Questi elementi hanno fatto sì che negli interventi di stamattina si parlasse della crisi complessiva che attanaglia la Sardegna, superando i contenuti che ci sono e non ci sono in questo provvedimento.
Avrà avuto un ruolo in ogni caso anche, come dire, la campagna elettorale in corso a causa della quale avevamo addirittura ipotizzato di rinviare il dibattito su questo disegno di legge a dopo le elezioni, mentre il collega Maninchedda suggeriva di affrontarlo ed esaurirlo nell'arco di questa giornata. Non credo però ci siano le condizioni per portare avanti questa proposta anche a causa della distrazione diffusa, dovuta forse alla demotivazione di fronte a questo strumento, come dire, inadeguato, privo di contenuti.
Il disagio che avvertiamo è quello che probabilmente viviamo tutti i giorni quando, più o meno alla spicciolata, raggiungiamo i nostri uffici e quest'Aula dovendo superare la presenza costante di lavoratori in difficoltà che stazionano sotto il portico di via Roma. Ogni giorno ce ne sono svariati in rappresentanza di diverse categorie. L'onorevole Uras ricordava prima i lavoratori della scuola, gli operatori dei beni culturali che si alternano con i numerosi lavoratori in crisi del settore industriale. In particolare voglio ricordare i lavoratori della Vinyls di Porto Torres che, ormai disperati, continuano la loro quasi impossibile battaglia o almeno tale si sta rivelando.
Prevale l'incapacità di dare risposte quindi a una società in sofferenza che sempre più mette a confronto i pochi che stanno bene con quelli, sempre più numerosi, che stanno male, che sono senza reddito, che perdono il lavoro, i precari a rischio così come i giovani che il lavoro non lo hanno mai avuto. Il problema non è quello di dedicare un'attenzione maggiore ai precari a rischio dimenticando i giovani che non hanno mai maturato un giorno di esperienza lavorativa, la verità è che noi dovremmo essere in grado di dare risposte a tutti e di garantire il lavoro a tutti, perché il lavoro è un diritto sacrosanto di ogni persona.
Dobbiamo evitare, soprattutto, di cadere in quella contrapposizione che può vederci favorevoli a difesa di un nuovo posto di lavoro magari a discapito di quelli che il lavoro ce l'hanno precario. Questo è un errore che non possiamo commettere, dobbiamo invece affrontare un dibattito serio per creare le condizioni per garantire il maggior numero di posti di lavoro.
Il collegato - la definizione è del collega Capelli - è il peggiore dei minestroni che, già per sua natura, riesce sempre buono per le sue mescolanze, ma in questo caso evidentemente il risultato è decisamente negativo anche se, dobbiamo dirlo, alcuni contenuti sono presenti. Dobbiamo essere onesti nel riconoscere che comunque una volontà unanime ha portato a dedicare attenzione proprio al tema del lavoro e del precariato, un'attenzione verso coloro che, comunque, hanno un barlume di speranza in un lavoro precario che va garantito e difeso senza perdere di vista, come dicevo prima, l'impegno per creare condizioni di lavoro per chi il lavoro non ce l'ha.
L'altro aspetto che voglio sottolineare è l'attenzione rivolta all'università, università che rappresenta l'eccellenza nel percorso della formazione, alla quale troppe volte guardiamo con una certa superficialità e che, invece, dovremmo potenziare, e lo stesso dovremmo fare per l'intero comparto della scuola e dell'educazione. Anche in questo caso, è stato detto, proprio a causa della ristrettezza e dell'insufficienza delle risorse, dovremmo avere la capacità di gestire le risorse disponibili con maggiore oculatezza e prudenza.
E' necessario, soprattutto, operare dei tagli, perché non c'è altra maniera di mettere in piedi uno strumento di previsione finanziaria se non si è in grado di tagliare là dove è opportuno tagliare, perché sappiamo anche che, a fronte di tanto disagio, esiste soprattutto una larga fascia di sprechi e di inutilità, alcune delle quali sono state citate questa mattina. Sono le inutilità che noi tutti conosciamo, le inutilità e le inopportunità che esistono e che sarebbe bene cancellare per mettere a regime un sistema che segna il passo più in termini di produttività che in termini di opportunità e di occasioni di lavoro per chi realmente può esercitare una funzione produttiva, anche all'interno delle istituzioni come la Regione Sardegna.
Nonostante, quindi, dicevo, le ristrettezze, i limiti delle risorse disponibili, io credo che questo strumento finanziario comunque possa dare alcune risposte, soprattutto in termini generali (magari recupereremo attraverso gli emendamenti), perché è opportuno lasciare accesa la speranza. Vedere infatti i lavoratori in lotta, i disoccupati, le maestranze di ogni comparto in crisi raggiungere il portico di via Roma, evidentemente significa che coltivano ancora la speranza di poter trovare all'interno di quest'Aula, attraverso le nostre iniziative di legge, una risposta ai loro bisogni e noi queste speranze non le dobbiamo assolutamente deludere. Io quindi credo che di fronte alla situazione drammatica le proposte possono essere diverse.
Il collega Maninchedda ha avanzato una proposta questa mattina, quasi una sorta di appello agli uomini di buona volontà di guardare al futuro con l' elaborazione di un programma concreto; proposta alla quale ha aderito il collega Capelli ed è stato incluso anche il collega Uras. Mi viene in mente "ricomincio da tre", Maninchedda, Capelli e Uras, non male, perché credo che tutti nutriamo per loro stima, affetto e riconoscenza per le loro competenze e le loro azioni.
Mi chiedo però se l'indicazione del partito dei sardi o di altre formule politiche può costituire una via di uscita da questa situazione. Io non sono pienamente convinto pur prendendo in esame questa proposta. In ogni caso e comunque credo che ognuno di noi sia convinto sostenitore di idee e di progetti che, indipendentemente dal Gruppo nel quale milita e dalla forza politica che rappresenta, potrà esternare magari in occasione di un'assemblea straordinaria del Consiglio regionale (che Giampaolo Diana ha sollecitato e proposto) che ci veda tutti a confronto, liberamente impegnati a percorrere una via, provenendo anche da direzioni diverse, per individuare realmente un programma che dia quelle risposte che fino ad ora non siamo stati in grado di dare.
Invero la decadenza e il disagio che avvertiamo, la convinzione a volte di venire in Consiglio e di non essere utili rispetto alle attese della gente deve far pensare a una rifondazione, a una rifondazione autentica, totale delle istituzioni, della politica, di tutto ciò che è decadenza, che è sfascio. E allora mi viene in mente che la rifondazione non può essere fatta se non da chi ha, forse, voglia ed entusiasmo, e questi sono i giovani, eccessivamente richiamati in momenti come questi (anch'io lo sto facendo), ma puntualmente espulsi dalla partecipazione e da quel progetto di riforme e rifondazione che noi vorremmo fare.
Avrei voluto dedicare la seconda parte del mio intervento al disegno di legge in discussione e ai suoi contenuti, ma il clima non c'è; quindi mi fermo e ritornerò su questo argomento quando, dopo il voto per il passaggio all'esame degli articoli, entreremo nello specifico della legge attraverso gli emendamenti di cui ci faremo promotori, magari entrando nel merito delle diverse problematiche.
Il problema è che qui langue soprattutto la proposta, langue la proposta all'interno di quest'Aula ma soprattutto la proposta è assente da parte dell'Esecutivo. Ieri abbiamo preso atto tutti, a mio avviso, di non avere una politica per i trasporti e per la mobilità, da tempo dimostriamo di non avere idee, proposte e progetti a fronte del fallimento delle politiche industriali, non abbiamo idee e iniziative per l'agricoltura e per l'artigianato e altrettanto per la pesca, non abbiamo un progetto identitario per il nostro popolo. Rimane sempre in piedi pertanto l'idea che è il lavoro, prima di tutto, a dover veramente essere messo al centro di un dibattito serrato, che non può che essere introdotto e portato avanti all'interno di quest'Aula.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.
SALIS (I.d.V.). Chiedo la verifica del numero legale.
(Appoggia la richiesta il consigliere Diana Giampaolo.)
Quarta verifica del numero legale
PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.
(Segue la verifica)
PRESIDENTE. Sono presenti 52 consiglieri.
Risultano presenti i consiglieri: Agus - Bardanzellu - Ben Amara - Biancareddu - Campus - Capelli - Cocco Daniele - Contu Felice - Corda - Cossa - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - Dessì - Diana Giampaolo - Diana Mario - Fois - Greco - Ladu - Lai - Locci - Lotto - Manca - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Mulas - Murgioni - Oppi - Peru - Piras - Pittalis - Planetta - Porcu - Randazzo - Rodin - Sabatini - Salis - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Paolo - Sechi - Solinas Antonio - Steri - Stochino - Tocco - Uras - Vargiu - Zedda Alessandra.
Poiché il Consiglio è in numero legale, proseguiamo i lavori.
E' iscritto a parlare il consigliere Corda. Ne ha facoltà.
CORDA (P.D.). Ho ascoltato con grande attenzione le parole pronunciate dall'onorevole Maninchedda nel suo, insolitamente, breve intervento; e non se l'abbia a male, collega Maninchedda, se sottolineiamo questo aspetto, ma il provvedimento in discussione richiederebbe un supporto argomentativo più forte vista la debolezza della proposta. Ho apprezzato comunque le sue parole, onorevole Maninchedda, attraverso le quali, a mio avviso, quando richiama l'esigenza di un quadro politico diverso confessa il disagio nel quale si trova. Esigenza di un quadro politico diverso perché la gravità della situazione economica e finanziaria è tale da richiedere provvedimenti coraggiosi.
Nel provvedimento in discussione note di coraggio non se ne intravedono, quei provvedimenti coraggiosi che dovrebbero caratterizzare l'azione di governo di questa maggioranza, anzi di qualunque maggioranza, in questo testo non si intravedono. L'orizzonte politico che si pone è alquanto angusto, mi pare non vada oltre qualche concessione demaniale, si ferma lì. E quali dovrebbero essere i provvedimenti coraggiosi che dovremmo adottare? L'onorevole Maninchedda fa degli esempi, per esempio il taglio dei consorzi di bonifica, il taglio di posti letto.
Ma anche con un quadro politico come l'attuale si potrebbero fare, perché non avete il coraggio di proporli? Perché non avete il coraggio di proporre la soppressione dei consorzi di bonifica? Io credo che ai tre consiglieri che elencava l'onorevole Capelli se ne potrebbero aggiungere ben altri che condividerebbero scelte coraggiose. Il mio voto sicuramente ci sarebbe. Per quanto riguarda il taglio dei posti letto io preferirei parlare di riequilibrio di una situazione insostenibile nella distribuzione dei posti letto nei vari territori. Io voglio dire che i provvedimenti coraggiosi non sono vietati, si propongano, si assumano, e li sosterremo. La cosa che non ci piace, che non mi piace di sicuro, è invece quanto sta avvenendo in questi giorni.
Presidente, se non fosse per il contesto in cui si discuteva ieri e per la contingenza, se fosse stato tenuto in altra data, io avrei sottoscritto l'intervento del Presidente Cappellacci, ma è consentito dire che è quantomeno sospetto fatto così? E' consentito dire che non è stato gradevole che il Presidente Cappellacci si presentasse a Olbia, in piena campagna elettorale, con una proposta che tradiva un approccio quantomeno dilettantesco alla soluzione di un problema annoso, di gravissima portata, che avrà conseguenze gravissime, oltre che sugli aspetti relazionali e quindi sulla mobilità, sul tessuto economico della Sardegna?
Viene a Olbia e propone la soluzione miracolistica del problema. Io, ripeto, confesso che l'avrei sostenuto, l'avrei votato. Perché non l'ha fatto quattro mesi fa? Perché non l'ha fatto cinque mesi fa? Il problema non è sorto d'incanto l'altro ieri. Dunque siamo portati a esprimere molte riserve, ma la riserva più grande attiene allo scarso rispetto per le istituzioni. Io credo che sia irriguardoso, che sia poco serio, assolutamente non rispettoso di una istituzione così prestigiosa, come quella del Consiglio, venire a fare propaganda spicciola nel vivo della campagna elettorale. Il Presidente della Regione ha ben altro compito, deve avere ben altra levatura.
Il messaggio non può essere quello di cedere a tentazioni propagandistiche, condizionate, indotte e sicuramente suggerite da esponenti del suo partito, che così hanno voluto, esponendolo sicuramente, dicevo, a una figura non buona. Pertanto una proposta che potrebbe avere una sua validità, siamo quasi certi si rivelerà un bluff. Dunque come fare a dar fiducia a questo Governo, a questa maggioranza? E torno alle parole dell'onorevole Maninchedda che ho apprezzato, ripeto, perché ritengo siano sincere e si richiamino a nobili sentimenti; ho visto infatti uno sforzo serio nel richiamare l'intero Consiglio a un forte senso di responsabilità e di serietà. E io credo che non sia da mettere in dubbio la serietà, il senso di responsabilità, che anche ieri sono stati espressi dai banchi dell'opposizione,. E quindi questo è un messaggio per noi facile da cogliere.
Sottolineo nuovamente però il disagio in cui si trova l'onorevole Maninchedda quando si trova a supportare, in modo molto debole, una proposta da lui non condivisa, e dunque invoca un nuovo e diverso quadro politico. In quella collocazione evidentemente ci sta male, ma non è colpa nostra, sia conseguente l'onorevole Maninchedda, e disponiamoci a discutere in modo serio, in modo costruttivo, senza pregiudizio, senza posizioni preconcette, però con proposte serie, sottraendoci e sottraendo le più alte cariche della Regione, dell'istituzione, ai tentativi maldestri e alle tentazioni maldestre della campagna elettorale.
PRESIDENTE. Il Consiglio è riconvocato alle ore 16 e 30 del pomeriggio.
La seduta è tolta alle ore 13 e 50.
Allegati seduta
CXCVIII SEDUTA
Giovedì 5 maggio 2011
(ANTIMERIDIANA)
Presidenza del Vicepresidente COSSA
indi
del Vicepresidente CUCCA
La seduta è aperta alle ore 10 e 06.
SOLINAS ANTONIO, Segretario f.f., dà lettura del processo verbale della seduta del 28 marzo 2011 (191), che è approvato.
PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Antonio Cappai, Francesco Mula e Claudia Zuncheddu hanno chiesto congedo per la seduta antimeridiana del 5 maggio 2011.
Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.
Assenza per motivi istituzionali
PRESIDENTE. Comunico, ai sensi del comma 5 dell'articolo 58 del Regolamento, che il consigliere Marco Espa è assente nella seduta del 5 maggio 2011 per motivi istituzionali.
Data la scarsa presenza di consiglieri in Aula, sospendo la seduta.
(La seduta, sospesa alle ore 10 e 07, viene ripresa alle ore 10 e 25.)
PRESIDENTE. Comunico che il consigliere Massimo Zedda ha chiesto congedo per la seduta antimeridiana del 5 maggio 2011.
Poiché non vi sono opposizioni, il congedo si intende accordato.
PRESIDENTE. Ricordo che l'ordine del giorno reca l'esame del disegno di legge numero 222/A - Parte prima.
Dichiaro aperta la discussione generale.
Ha facoltà di parlare il consigliere Maninchedda, relatore.
MANINCHEDDA (P.S.d'Az.), relatore di maggioranza. Presidente, mi rimetto alla relazione scritta, anche in ragione dell'attenzione che l'Aula riserva al provvedimento. Vorrei fare, però, alcune precisazioni sulla copertura finanziaria. Presidente, non capisco se il Capogruppo del P.D. stia chiedendo di parlare prima che io continui.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Presidente, data la scarsa presenza di consiglieri in Aula, le chiederei le chiederei una ulteriore sospensione. Qualora questa non venga accordata mi troverei costretto a chiedere la verifica del numero legale.
PRESIDENTE. Se non ci sono opposizioni, accedo alla richiesta del consigliere Bruno.
Ha domandato di parlare il consigliere Maninchedda. Ne ha facoltà.
MANINCHEDDA (P.S.d'Az.), relatore di maggioranza. Presidente, si proceda pure come si ritiene, ma intendo poi continuare con le precisazioni sulla copertura finanziaria.
PRESIDENTE. Chiedo scusa, c'è una richiesta del presidente Maninchedda, e, poiché mi pare che non ci sia accordo sulla sospensione, procediamo con i lavori.
Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.
BRUNO (P.D.). Presidente, in caso di mancata sospensione, avevo richiesto la verifica del numero legale.
(Appoggia la richiesta il consigliere Salis.)
PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.
(Segue la verifica)
Prendo atto che i consiglieri Bruno, Mariani, Pitea, Rodin e Salis sono presenti.
Risultato della verifica
PRESIDENTE. Sono presenti 29 consiglieri.
Risultano presenti i consiglieri: Agus - Amadu - Barracciu - Ben Amara - Biancareddu - Bruno - Campus - Capelli - Cherchi - Cocco Daniele - Contu Felice - Corda - Cossa - Cucca - Cuccu - Dedoni - Dessì - Diana Giampaolo - Diana Mario - Floris Rosanna - Greco - Ladu - Lai - Locci - Lotto - Manca - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Marco - Milia - Moriconi - Mulas - Murgioni - Obinu - Peru - Piras - Pitea - Pittalis - Planetta - Porcu - Randazzo - Rodin - Salis - Sanjust - Sanna Giacomo - Sechi - Solinas Antonio - Steri - Tocco - Vargiu - Zedda Alessandra.
Poiché il Consiglio non è in numero legale, sospendo la seduta. I lavori riprenderanno alle ore 11.
(La seduta, sospesa alle ore 10 e 29, viene ripresa alle ore 11 e 03.)
Congedo
PRESIDENTE. Comunico che la consigliera regionale Simona De Francisci ha chiesto congedo per la seduta antimeridiana del 5 maggio 2011.
Poiché non vi sono opposizioni, il congedo si intende accordato.
Ha domandato di parlare il consigliere Giacomo Sanna. Ne ha facoltà.
SANNA GIACOMO (P.S.d'Az.). Presidente, chiedo la verifica del numero legale.
(Appoggia la richiesta il consigliere Mario Diana.)
Seconda verifica del numero legale
PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.
(Segue la verifica)
Prendo atto che i consiglieri Agus, Corda, Cuccu, Diana Giampaolo, Rodin, Salis e Sechi sono presenti.
PRESIDENTE. Sono presenti 52 consiglieri.
Risultano presenti i consiglieri: Agus - Amadu - Barracciu - Ben Amara - Biancareddu - Bruno - Campus - Capelli - Cherchi - Cocco Daniele - Contu Felice - Corda - Cossa - Cucca - Cuccu - Dedoni - Dessì - Diana Giampaolo - Diana Mario - Floris Rosanna - Greco - Ladu - Lai - Locci - Lotto - Manca - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Marco - Milia - Moriconi - Mulas - Murgioni - Obinu - Peru - Piras - Pitea - Pittalis - Planetta - Porcu - Randazzo - Rodin - Salis - Sanjust - Sanna Giacomo - Sechi - Solinas Antonio - Steri - Tocco - Vargiu - Zedda Alessandra.
Poiché il Consiglio è in numero legale, proseguiamo i lavori.
Continuazione della discussione generale del disegno di legge: "Disposizioni nei vari settori di intervento (collegato alla manovra finanziaria 2011-2013)" (222/A - Parte prima)
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il consigliere Maninchedda, relatore.
MANINCHEDDA (P.S.d'Az.), relatore di maggioranza. Presidente, come dicevo prima, mi limito a una precisazione sugli aspetti finanziari. La spesa prevista dal collegato viene coperta con 41 milioni e 444 mila euro a valere sul FNOL, e con 18 milioni e 525 mila euro derivanti da diminuzioni di precedenti stanziamenti. Colleghi, l'ammontare complessivo, è di tale portata che forse è opportuno che loro considerino alcuni aspetti generali della situazione finanziaria della Sardegna, che ci interroga anche in un clima così rilassato qual è quello odierno.
Vorrei ricordare che nella relazione della Corte dei conti è detto che la spesa sanitaria si attesta, come noi avevamo previsto alla fine dell'anno scorso, su 3 miliardi e 100 milioni di euro circa; è ragionevole che alla fine dell'anno in corso raggiunga la quota di 3 miliardi e 300 milioni, come era stato paventato. Vorrei ricordare ai colleghi che le entrate sono in diminuzione per la crisi economica in atto, e vorrei anche ricordare che il debito delle partecipate si attesta intorno ai 402 milioni circa. Di conseguenza il Consiglio regionale dovrebbe essere chiamato rapidamente a una riforma strutturale della spesa in diminuzione e all'orientamento delle risorse interamente sulle attività produttive.
Il collegato non si muove in questa direzione, il collegato si muove in una direzione di manutenzione legislativa e di interventi urgenti; però, almeno per quel che mi riguarda, lo voglio dire perché rimanga a verbale, io non sono dell'avviso che si possa far finta di non accorgerci che siamo in una situazione di grave, gravissima crisi finanziaria, che richiederebbe che il Consiglio regionale lavorasse giorno e notte per trovare soluzioni. Io non credo che ci sia più il tempo, se mai c'è stato, di una leggerezza nell'affrontare la nostra situazione finanziaria. Questo volevo dire perché rimanesse agli atti.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il consigliere Porcu, relatore di minoranza.
PORCU (P.D.), relatore di minoranza. Non si scusi, onorevole Maninchedda, avrei avuto la sua stessa difficoltà; la relazione di minoranza, infatti, in un certo senso, l'ha scritta proprio il Presidente della Commissione, e di questo lo ringrazio perché rende il mio compito più agevole.
L'onorevole Maninchedda nella sua relazione di maggioranza, che non è di maggioranza, ma è condivisibile anche dalla minoranza, sostanzialmente prende le distanze da questo collegato: non ne assume la paternità, non lo spiega, non lo difende: non lo fa nella relazione al collegato, non lo fa nel suo intervento in Aula nel quale, richiamando (come facciamo tutti i giorni dai banchi della minoranza) la gravità della situazione economica e sociale di quest'Isola, denuncia una leggerezza della vostra Giunta e della vostra maggioranza nell'affrontare le vere emergenze economiche e sociali della Sardegna. Ribadisce quello che diciamo tutti i giorni: c'è un debito occulto, non affrontato, delle società partecipate che è molto grave, c'è un gettito che tende a diminuire, e su questo aggiungo una prima riflessione: c'è anche un quadro delle entrate che speriamo diventi certo.
Noi siamo ottimisti, vogliamo essere ottimisti, non penseremmo mai di "gufare" ai danni della Sardegna, ma certamente questo quadro non è ancora certo, perché la vertenza delle entrate non è vinta. Le norme di attuazione, ancorché approvate da questo Consiglio, non sono state ancora approvate dal Consiglio dei ministri, e quindi al quadro di incertezza derivante dalla situazione economica e dal gettito delle imposte, si aggiunge la non certezza su almeno 600 milioni in questo bilancio, non ancora sanciti dalle nuove norme di attuazione, lungamente contestate da questa minoranza come non necessarie, come strumento che rischiava, e secondo me rischia ancora, di ritardare la soluzione della partita con lo Stato, dando allo Stato e al Governo altre occasioni di rinviare il definitivo riconoscimento delle risorse spettanti alla Sardegna.
Potrei aggiungere alle considerazioni che sono state fatte nell'intervento del Presidente della Commissione bilancio, che credo abbia parlato anche a nome della minoranza, che quelle risorse in bilancio non sono neanche risorse, se andiamo a vedere i dati complessivi, che possiamo ritenere interamente spendibili. Infatti, accanto alla soluzione della problematica relativa al Patto di stabilità, che dovrebbe garantirci i nostri 6 miliardi e 700 milioni di entrate del bilancio 2011, il Patto di stabilità non è stato ancora rinegoziato e, evidentemente, non può essere ancora rinegoziato, fino a quando quella soluzione non è definita, quindi, di fatto, non abbiamo neanche la certezza di poter spendere per intero quelle risorse. E allora che senso ha un provvedimento di questo genere? A giudizio della minoranza è un provvedimento che non ha alcun senso. Noi, in occasione del dibattito iniziale… Presidente, se disturbo posso anche concludere l'intervento, perché vedo che ci sono colleghi che hanno altri…
PRESIDENTE. Colleghi, l'onorevole Porcu ha ragione, prego di prendere posto, oppure, chi ha necessità di parlare, di accomodarsi nei locali attigui, ma non si disturbi l'oratore.
PORCU (P.D.), relatore di minoranza. Presidente, siccome mi sembra che non ci sia interesse verso questo provvedimento, come ha chiarito anche il Presidente della Commissione bilancio, se è necessario che io interrompa l'intervento per rinviare, do la mia disponibilità.
PRESIDENTE. Per il momento non è necessario, comunque la ringrazio.
PORCU (P.D.), relatore di minoranza. Io provo anche a entrare nel merito del provvedimento, perché comunque svolgo il ruolo di relatore, anche se lo faccio di fronte a un provvedimento molto difficile da analizzare. Vorrei anche attirare la sua attenzione, Presidente, su quello che è stato un autentico stravolgimento del testo contenuto nel disegno di legge della Giunta regionale. Quindici articoli di questo provvedimento sono stati soppressi; erano articoli non di poco conto che riguardavano le concessioni in merito ai demani marittimi, la nautica da diporto, i fondi rustici, le partecipazioni azionarie, le modifiche a varie normative regionali. Altri articoli, esattamente dodici, sono stati inseriti; la copertura finanziaria è stata completamente riscritta.
Cito alcuni di questi articoli per capire di che cosa stiamo parlando. E' stata introdotta una nuova normativa, una specie di piano casa delle edicole. Ora, in primo luogo vorrei attirare l'attenzione del Presidente, che so essere rappresentante anch'egli del sistema delle autonomie, per ricordargli che quando una normativa di questo Consiglio tratta materie di competenza delle autonomie locali, come certamente fa l'articolo 15 quater (in questo disegno di legge ci siamo esercitati anche a imparare le aggiunte, siamo arrivati al nonies, quindi, per il futuro siamo pronti a tutto), e queste lo sono, perché prevedono aumenti in deroga agli strumenti urbanistici comunali delle superfici per i punti vendita delle edicole, credo che, secondo le normative regionali, andrebbe sentito il Consiglio delle autonomie.
In proposito vorrei un suo autorevole parere, perché non credo che noi possiamo avallare una procedura per cui sentiamo il Consiglio delle autonomie, sulle materie di competenza, solo relativamente al testo originario, perché noi istituzionalizzeremmo così una prassi. Presidente, non le sto chiedendo una sospensione a norma di Regolamento, non c'è da parte nostra l'intento di pregiudicare l'andamento dei lavori, le sto chiedendo una riflessione più politica che regolamentare. Se noi approvassimo questo provvedimento senza il parere del Consiglio delle autonomie, avalleremmo una prassi in base alla quale, se io volessi aggirare o non considerare quel parere, in sede di Commissione potrei inserire qualsiasi materia che riguardi il sistema delle autonomie senza aver audito le autonomie, senza che si sia espresso il parere a norma di Regolamento, senza che questo costituisca in qualche modo una illegittimità in base ad altre normative regionali. Io su questo le chiedo una riflessione e le segnalo quella che considero una vera e propria anomalia.
Potremmo poi parlare di leggi, ma a questo siamo abituati, dell'inserimento di interi articoli, come il 15 quater, appunto, dove c'è di tutto e di più; per esempio i finanziamenti di gare sportive, la "Sardegna marathon", e mi chiedo a che cosa serva avere una normativa regionale come la legge numero 17 che all'articolo 26 prevede esplicitamente i metodi e gli strumenti attraverso i quali finanziare queste manifestazioni. E mi anche chiedo che cosa ne pensi l'Assessore dello sport e della cultura, che so essere persona attenta, di questa estemporaneità nel gestire le risorse a favore del mondo sportivo; ma ci sono anche finanziamenti a favore di associazioni Onlus, di fondazioni, insomma di tutto e di più. Non parliamo poi dell'articolo 24 dove ci sono modifiche alla legge sulla caccia, sui consorzi di bonifica, partendo dai temi ambientali sono stati aggiunti ben 12 commi senza che su queste e sulle altre materie che ho citato siano state in alcun modo sentite le Commissioni competenti.
Non li vedo presenti in Aula, forse anche loro non avendo letto il testo non sapevano che nel frattempo la Commissione bilancio si è occupata di tutto tranne che di bilancio, però mi chiedo che cosa pensi il Presidente della Commissione urbanistica di un "Piano casa delle edicole" inserito in un collegato; mi chiedo che cosa pensino i Presidenti delle Commissioni industria, turismo o ambiente di norme, inserite in sede di Commissione bilancio, che riguardano materie di loro competenza; e mi chiedo, in ultima analisi, che senso abbia stravolgere la prassi di questo Consiglio, che senso abbia anche audire i soggetti istituzionali, i rappresentanti delle associazioni economiche, datoriali, sindacali, su un testo che poi viene di fatto stravolto in una misura assai consistente.
Io credo che sia una prassi poco utile. Meglio avremmo fatto a seguire la strada iniziale, a seguire anche la raccomandazione dello stesso Assessore del bilancio, che è persona pratica, che ci aveva illustrato alcune priorità, sulle quali la minoranza aveva dato disponibilità a esaminare un provvedimento che potesse essere approvato in tempi brevi, relative sostanzialmente al rifinanziamento delle società partecipate e a misure di coordinamento del fondo di sviluppo territoriale.
Non si è voluta percorrere quella strada. Si è percorsa un'altra strada, quella del "approfittare del carro che passa per caricarci di tutto", stravolgendo il testo originario e continuando nella tradizione, che riteniamo non utile alla Sardegna, di non fare riforme di settore, di non fare riforme organiche, di non discuterle con i soggetti competenti, caricando poi i collegati di norme spurie, di norme disomogenee, di norme di che in definitiva non tracciano alcun modello di sviluppo per la Sardegna e non danno assolutamente un'idea del profilo riformista della vostra maggioranza.
Voglio comunque sottolineare il carattere costruttivo del ruolo svolto dalla minoranza che, pur contraria all'approvazione di questo testo in questa forma, su singoli aspetti di questo disegno di legge ha dato un contributo. Certamente ci hanno visto favorevoli gli interventi a favore delle università, dei giornalisti disoccupati, alcune misure sul precariato, certamente ci ha visto anche favorevoli il comma 1 dell'articolo 15 ter, dove la Regione in qualche modo dichiara che, anche in mancanza di una specifica approvazione da parte del Consiglio dei Ministri delle norme di attuazione, gli accertamenti sulle compartecipazioni regionali saranno comunque effettuati dalla Regione sulla base di tutti gli indicatori disponibili.
Crediamo che questa sia una norma positiva, che dia anche il senso della determinazione di questo Consiglio regionale e di questa Regione nel voler far valere le proprie prerogative in materia di entrate; così come siamo d'accordo sul fatto che in attesa del Piano energetico regionale (ricordo un ordine del giorno del quale, tra l'altro, sono primo firmatario) siano bloccate le autorizzazioni per gli impianti di energia eolica oltre un megawatt; crediamo che finalmente questa maggioranza e questa Giunta stiano prendendo atto che in materia energetica dobbiamo collegare gli impianti di produzione con gli effettivi fabbisogni, e su questo abbiamo dato il parere favorevole.
Ma questi singoli aspetti contenuti nel disegno di legge, all'interno di una miriade di norme difficili da mettere insieme, certamente non collegate con l'emergenza economica e sociale, non possono mutare il nostro giudizio, assai negativo, sia sul contenuto complessivo della norma, sia sul modo con cui la vostra maggioranza e questa Giunta affrontano i problemi della Sardegna. Li affrontano in maniera superficiale, in maniera da accontentare l'uno e l'altro mettendo tutti a tacere, senza mai mettere in campo riforme coraggiose, senza mai andare al nodo dei problemi, un modo così approssimativo, così facilone, così superficiale che lo stesso Presidente della Commissione bilancio è costretto a prendere le distanze da un disegno di legge di cui doveva essere relatore di maggioranza.
Questo è un testo di legge privo del relatore di maggioranza, è un testo di legge che non ha paternità, spurio, di cui nessuno si assume il merito. E' un disegno di legge espressione del malessere di una maggioranza che non trova accordi se non attraverso i metodi di vecchia data, quelli che cercano di accontentare tutti; io non li voglio chiamare metodi spartitori, potremmo anche chiamarli così, metodi dove metto d'accordo dando a ognuno qualcosa, a ognuno un pezzo di leggina, a ognuno un pezzo di bilancio, ma nel frattempo abbiamo una nave, quella della Sardegna, che rischia di affondare nell'incuria, nell'insipienza e nell'incapacità di programmare una nuova rotta.
Noi saremo al fianco del sindacato che domani scende in piazza, saremo al fianco del sindacato perché riteniamo che si debba veramente aprire una fase nuova per la Sardegna, una fase di grande mobilitazione che ci veda tutti uniti nei confronti dello Stato che non riconosce le entrate della Sardegna, che taglia la rete scolastica, che lascia morire l'industria chimica; ma dobbiamo essere uniti anche per sollecitare un impegno diverso e maggiore da parte di una Regione che sembra navigare a vista, che sembra essere sorda rispetto agli effettivi bisogni dei sardi, incapace di mettere in moto un insieme di riforme, riforme che siano effettivamente utili alla nostra Sardegna.
Presidente, come avrà notato, come avranno notato i colleghi, la nostra è una relazione certamente di dissenso politico, ma è anche una relazione preoccupata, è una relazione che vuole evitare i toni accesi e vuole richiamare a un'unità di intenti; per farlo dobbiamo essere però all'altezza delle nostre responsabilità, ed essere all'altezza delle nostre responsabilità vuol dire prendere atto che provvedimenti di questo genere non sono utili alla Sardegna.
Io non chiedo di rinviare il collegato in Commissione, ma so che c'è una consapevolezza diffusa in quest'Aula sulla necessità di una pausa di riflessione da prendere, magari, dopo la discussione generale, per ridurre il provvedimento a quelle poche norme sulle quali c'è un accordo unanime per approvarlo rapidamente. Dopo l'approvazione dovremo lavorare tutti insieme per mettere in campo quelle riforme di profilo elevato, impegnative, sulle quali ognuno di noi, poiché sono riforme difficili, si gioca una parte del proprio consenso; riforme, quindi, che sappiano andare al cuore dei problemi rispondendo veramente alle aspettative del nostro popolo.
PRESIDENTE. Onorevole Porcu, per amore della verità, chiarisco che non era prevista una relazione di minoranza, minoranza che peraltro si è astenuta in Commissione. Per quanto riguarda il problema da lei sollevato circa la competenza del Consiglio delle autonomie locali non siamo nella fattispecie prevista dalla legge numero 1 del 2005, quindi in termini regolamentari è tutto perfettamente corretto. Non mi competono valutazioni di altro genere.
Consentitemi di rivolgere un saluto da parte dell'Aula a una delegazione di studenti e docenti della scuola elementare di Pozzomaggiore che sta assistendo ai lavori del Consiglio.
E' iscritto a parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.
Ricordo che i consiglieri che intendono prendere la parola devono iscriversi non oltre la conclusione del primo intervento. Tale consideriamo l'intervento dell'onorevole Uras, tenuto conto dell'equivoco che c'è stato con l'onorevole Porcu.
URAS (SEL-Comunisti-Indipendentistas). Mi unisco ovviamente al saluto del Presidente. Io penso che sia abbastanza sconcertante il fatto che non ci fossero iscritti a parlare all'inizio dell'esame di questo provvedimento, perché penso che, a differenza di quella che può essere la nostra valutazione, questo strumento normativo all'esterno del Palazzo susciti una certa attesa, e questo ha portato il relatore di maggioranza a manifestare la propria preoccupazione sull'esigenza di avere strumenti all'altezza delle domande provenienti da fuori il Palazzo, quindi dalla nostra società, dalla nostra comunità, dagli operatori economici, dai tanti lavoratori che vedono in crisi la loro azienda, che vivono una condizione di incertezza; dobbiamo rispondere a queste domande.
Nella Conferenza dei Presidenti di Gruppo abbiamo deciso che al termine della discussione generale, che oggi chiude i lavori, avremmo valutato se fare o no il passaggio all'esame degli articoli e rivedendoci comunque fra una settimana, cioè conclusa la parte più conflittuale delle campagne elettorali in corso. Questa decisione proprio per consentire al Consiglio il massimo della serenità possibile nell'affrontare i temi che riguardano la sua principale funzione che è quella di legiferare... Presidente, c'è troppo brusio, passi che non gliene frega niente a nessuno, però non è un bello spettacolo.
Dico questo perché è mia intenzione, per quanto mi sarà possibile, anche in un rapporto assolutamente leale con la maggioranza e con i componenti dei Gruppi della maggioranza, ragionare su questo bisogno che viene manifestato dall'esterno, a cui non si può rispondere in modo burocratico come spesso purtroppo ci accade di vedere. Sono sceso nell'ingresso del Palazzo perché ci sono - lo dico all'Assessore del lavoro, che saluto - tre sit-in. Uno lo fanno i lavoratori ex LSU, ex cassintegrati, ex GEPI e così via che, nell'ambito dei processi di, come si suol dire, normalizzazione della gestione della cassa integrazione e con l'introduzione delle liste di mobilità sono finiti negli appalti delle pulizie per trovare un lavoro stabile, per svuotare il bacino dei lavoratori socialmente utili, e con la riforma Gelmini, per risparmiare 350 milioni di euro sulle spese del Ministero della pubblica istruzione, vengono buttati in mezzo alla strada a cinquant'anni. I risparmi sono sempre a carico di quelli che non hanno nulla!
A fianco di questi ex LSU ci sono i lavoratori dei beni culturali che sono precari da vent'anni, che passano da una proroga all'altra e che stanno cominciando a subire licenziamenti perché le procedure che abbiamo stabilito per il sistema delle autonomie locali consentono ai sindaci neoeletti di sbarazzarsi di questi lavoratori, disinteressandosi abbondantemente della loro condizione e della condizione delle loro famiglie. Infine ci sono gli operatori socio sanitari (OSS) che abbiamo formato in ragione delle dotazioni organiche previste nel sistema sanitario regionale, che rimangono fuori perché non si possono fare assunzioni, perché viviamo una condizione di crisi economica e si blocca la macchina della pubblica amministrazione.
Ma non parliamo poi dei lavoratori dell'industria che sistematicamente sono "presi a burla" da un incontro ministeriale all'altro e noi abbiamo il sistema produttivo industriale, non messo a rischio, ma ormai cancellato in questa regione!
(Brusio in Aula)
Chiedo scusa, Presidente, interviene lei oppure ce ne andiamo a casa? Ascoltiamoci qualche volta, perché serve anche a non sbagliare, perché gli errori che facciamo noi li pagano gli altri. Io non so se di questo provvedimento si vuol fare qualcosa, so solamente una cosa... onorevole Porcu...
PRESIDENTE. Chiedo scusa, onorevole Uras. Prego.
URAS (SEL-Comunisti-Indipendentistas). Io voglio fare il mio intervento e voglio fare il mio intervento perché ho la vaga impressione che si pensi, l'ho già detto, di trattare questo provvedimento come un provvedimento burocratico, cioè se c'è c'è, se non c'è non c'è, tanto non fa differenza, i problemi sono lì, faranno un altro sit-in, chi se ne frega di quelli che stanno male! Io non ho intenzione di stare dentro questa logica, il mio Gruppo non ha intenzione di stare dentro questa logica. Se chiedessi la verifica del numero legale adesso sarebbero evidenti le assenze dei consiglieri regionali, ecco perché questo Consiglio regionale dovrebbe passare da ottanta a sessanta consiglieri perché ottanta sono troppi, sicuramente venti non ci fanno niente, non sono interessati e si vede, perché questo è il livello di assenza sistematico, e questo Consiglio regionale non conta più nulla perché la Giunta regionale non adempie alle leggi!
Lo sa, Assessore, che non adempie alle leggi? L'Assessore del lavoro, tutti gli Assessori del lavoro che si sono succeduti, tutti, dal 2005 a oggi, avrebbero avuto una cosa da fare. Sono passati sei anni e rigettano la legge, cioè pongono in discussione in modo eversivo il valore del Consiglio regionale, la sua funzione legislativa. Pensano di fare le leggi, loro, e ci va anche bene che lo pensino perché qualche volta è il funzionario che non attua la norma, è il direttore generale che non la attua.
Io presenterò un emendamento per la soppressione della Direzione generale del personale perché, svolgendo una funzione sistematica di contrasto alle leggi regionali, è un ostacolo alla loro attuazione.
Allora noi dobbiamo capire se siamo in un regime costituzionale o se c'è chi gioca in modo sotterraneo, perché questo è un elemento che ha valore, anche penale, a smantellare e a costruire l'anarchia dei valori costituzionali delle istituzioni! E gioca a farlo per aprire la strada a regimi autoritari! Se è un fatto si può anche tollerare, se sono due incomincia a preoccuparci, se sono tre, se sono quattro, se sono cinque, se sono sei costituiscono un sistema e il comportamento che l'ha generato ha una rilevanza penale, e io non capisco perché questa rilevanza non è mai rinvenuta!
Assessore dell'agricoltura, per ben due volte, quasi tre, abbiamo approvato una norma che riguarda l'ARA e ancora dobbiamo stabilizzare 280 persone, 280, che devono essere inserite all'interno di una dotazione organica (interesserebbe l'Assessore dell'agricoltura ma è impegnato telefonicamente), siamo a questo livello! Io dopo convoco una conferenza stampa per denunciare finalmente che non è più possibile (sarò l'unico che si alza e lo dice) che non è più tollerabile questo sistema: 280 dipendenti da anni devono essere stabilizzati. È stato stabilito come si deve fare una dotazione organica, è stata fatta dall'agenzia LAORE, è stata consegnata ma, siccome hanno previsto anche le assunzioni obbligatorie, quelle per i portatori di handicap, dal servizio del personale gli hanno detto che hanno ecceduto e così li hanno cancellati e quella legge è inattuata; la legge numero 20 del 2005 è inattuata; la legge numero 8 del 2008 sugli infortuni sul lavoro è inattuata; la norma della finanziaria che obbligava le assunzioni degli ispettori per garantire la sicurezza sul lavoro è inattuata! Sono inattuate decine di norme, di disposizioni che hanno valore per la vita delle persone!
Presidente, tutto questo perché? Chi decide che non si deve attuare una legge pubblicata nel Bollettino ufficiale della Regione, approvata dalla sua massima istituzione di rappresentanza politica, democratica? Chi decide di violare ogni tipo di norma? Nel silenzio assoluto stiamo lavorando sulle cose, non si riesce a smuovere questo pantano che pensa a se stesso, che guarda se stesso, che consuma le risorse di tutti! Questo pantano che non risponde a quei lavoratori, e non abbiamo niente da dire, e c'è un atteggiamento burocratico, e si respira l'aria da basso impero, da decadenza!
Noi non sopravviveremo a questo, non sopravviveremo perché non c'è reazione. Le istituzioni verranno travolte, non gli uomini, il destino di ciascuno di noi appartiene al singolo ma le istituzioni verranno travolte, essendo impoverite della loro funzione, del loro prestigio, della loro ragione di esistere, come organizzazione di una società che sa vivere in modo civile; quando manca la rappresentanza democratica al massimo livello, il suo prestigio, la sua responsabilità, quando manca questo siamo già in una condizione di anarchia, di sovvertimento delle istituzioni pubbliche e democratiche.
E non c'è preoccupazione, ci facciamo trascinare, noi stessi siamo deboli in quel contesto; ma noi abbiamo un dovere, abbiamo il dovere di dire a quelli che si rivolgono alla politica, e lo fanno sistematicamente, che in questo Palazzo c'è qualcuno che risponde ai loro bisogni e quando lo facciamo perché li riceviamo, ci parliamo, stiamo con loro, quando lo facciamo e riusciamo ad approvare, molte volte anche all'unanimità, disposizioni, interi corpi di legge e poi non si applicano, stiamo incrinando in quel modo la fiducia del cittadino, della nostra comunità nei confronti delle istituzioni.
Ma cosa dobbiamo dire, cosa dobbiamo dire di più? Cosa dobbiamo fare di più perché questo atteggiamento, questa, come dire, apatia cronica della quale sono piene queste istituzioni se ne vada, venga rimossa, che cosa dobbiamo fare? Presidente, io farò esattamente quello che ho sempre fatto, continuerò a dire che ogni occasione, ogni opportunità anche la più insignificante, come questo collegato o gli altri che sono stati presentati dalla Giunta, può essere modificata da un'attività e da un impegno di questa Aula.
Un impegno vero che non può però essere deluso dai comportamenti dell'Esecutivo e dell'apparato che è preposto a rispettare e a far rispettare le leggi del Consiglio! A rispettare e a far rispettare la sovranità popolare che si esprime con l'elezione democratica, libera dei consiglieri regionali! E non ci può essere alcun impiegato della Regione e neppure alcun Assessore regionale che possa impunemente arrogarsi il diritto di non adempiere alle leggi che sono state approvate da quest'Aula.
Noi faremo la nostra parte chiedendo che vengano risolti i problemi delle persone che stanno giù, di quelli che giù ci sono già venuti, di quelli che giù verranno ancora perché se fanno i sit-in qua, se occupano per due anni una torre, un'isola, un impianto, un ufficio, se lo fanno è perché credono ancora che ci sia una politica in grado di risolvere i loro problemi e si rivolgono alla loro comunità alla quale vogliono appartenere partecipando con il loro lavoro. E noi faremo questo in questa occasione e in ogni altra occasione senza chiudere bottega, o senza cadere nel burocratismo, o nell'apatia, o nel disinteresse, come spesso si vede.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Maninchedda. Ne ha facoltà.
MANINCHEDDA (P.S.d'Az.), relatore di maggioranza. Presidente, intervengo perché la controrelazione ha utilizzato un espediente retorico che io trovo quanto meno fastidioso. Io capisco che nel mondo della pubblicità, onorevole Porcu, possa essere anche utile ripronunciare la parola del concorrente per cambiarne il significato, però questo nel mondo della politica viene fatto dalle persone non serie. Nel mondo della politica ognuno si assume le sue responsabilità e dà il senso alle parole che meglio ritiene, ma non è tendenzialmente credibile l'abuso di parola, cioè il ripetere il discorso per il gusto di cambiarne la direzione.
Mi costringe pertanto a precisare un percorso che lei non conosce perché non è stato un assiduo frequentatore del lavoro svolto in Commissione. Lei sa perfettamente che le parole da me pronunciate in quest'Aula stamattina andavano esattamente nella stessa direzione etica dell'intervento dell'onorevole Uras, e cioè sono parole di una persona che sta dicendo in quest'Aula, perché ha un valore dirlo in quest'Aula, che la situazione della Sardegna è così drammatica da richiedere un quadro politico diverso, così forse riesco a farmi capire anche da lei, un quadro politico diverso all'interno del quale chi ha voglia di cambiare la Sardegna si mette insieme a chi ha voglia di farlo, al di là degli schieramenti definiti invece su scenari differenti, ma comunque si ha necessità di un Consiglio regionale che colga la drammaticità della situazione.
Il collegato lo fa per la parte che può farlo, perché nelle parti sul precariato facciamo quello che possiamo fare, nelle parti sull'Università facciamo quello che possiamo fare. Per fare di più dovremmo avere il coraggio di spendere meno in funzionamento, tutti insieme dovremmo avere il coraggio di ridurre il numero dei posti letto, quelli che sappiamo essere in eccedenza, dovremmo avere il coraggio di chiudere molti consorzi di bonifica perché è necessario, dovremmo avere il coraggio di dire che stiamo dando soldi alle partecipate per un ammontare di centinaia di milioni di euro, dovremmo avere il coraggio di dire che la Carbosulcis, sto facendo un nome a caso, o esiste perché fa una cosa, o preferisco tutelare gli operai ma non continuare a buttare soldi, dovremmo avere il coraggio di dire che la Sigma Invest, che è in liquidazione da una vita, non può continuare a portarci via denaro.
Il senso del mio intervento non era un senso di maggioranza, o di opposizione, ma quello di un uomo che non vuole partecipare a un mondo fasullo, tutto qui. Un mondo che richiede che il collegato si dovrebbe chiudere oggi, non fra dieci giorni, oggi. Allora il problema è capirci e quando siamo trasparenti almeno non essere pugnalati. Se un uomo politico si "toglie la casacca" e dice: "Guardate che è una situazione grave, prendiamoci le nostre responsabilità, facciamo le cose nel tempo giusto", io in questo caso non sto chiedendo a nessuno di rinunciare alla sua parte, ma almeno non mi si faccia dire ciò che non voglio dire.
Noi stiamo dando all'esterno una conferma di ciò che diceva uno scrittore turco: "Non si è ancora capito se è il potere che rende sciocca la gente, o se solo gli sciocchi diventano uomini di potere". Io ho questa tensione, è possibile non strumentalizzarla? E' possibile non giocare a fare "il gioco delle parti", una volta? E' possibile che oggi noi lavoriamo molto e finiamo il collegato? Oppure è un reato? È possibile che in un'azienda si entri alle 8 e si esca alle 21, e si facciano tante cose, e noi possiamo fare molte cose in un giorno? È possibile? Ecco il senso del mio intervento era questo, era solo questo! Non mi pare che sia il momento delle strumentalizzazioni.
Io non voglio più partecipare a un mondo fasullo, a un mondo che non sta rendendosi conto del guaio in cui è la Sardegna. Me lo lasciate fare? Non è che chiedo agli altri di farlo! Me lo lasciate fare? E non con scopi non dichiarati. Io non credo al bipolarismo italiano! Io voglio fare una grande alleanza "sovranista" con cui andare alle prossime elezioni, dove tutti quelli che hanno voglia di cambiare, sia che abbiano una cultura liberale, sia che abbiano una cultura socialista, trovino un'asticella alta su cui sacrificarsi. Lo sto dicendo da anni!
E' possibile non essere strumentalizzati quando si fanno questi discorsi? Forse è il caso di pensare che dietro ogni uomo politico c'è sempre un uomo, e che a nessuno piace essere messo in un tritacarne che macina tutto, perché tanto niente è credibile. Perché non si deve credere alla naturale tendenza alla giustizia di una persona? E' possibile? O non ci crediamo più? Siamo a un livello di cinismo tale per cui annichiliamo tutto?
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.
DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Presidente, chiedo scusa anticipatamente per quello che potrà sembrare anche un atto di supponenza, ma credo di non appartenere a nessuna delle due categorie che citava poc'anzi, giustamente in questo clima, l'onorevole Maninchedda. Io credo che ognuno di noi, indipendentemente dalla propria collocazione attuale, debba sempre misurarsi con la propria onestà intellettuale e - visto che siamo pagati anche per questo - essere puntuale nell'esercizio della propria responsabilità.
Ora è indubbio che il clima che stiamo vivendo, la condizione economica del Paese e, in particolare, di quest'Isola, i riflessi drammatici che hanno sul sociale, dovrebbero imporre a quest'Aula, all'Esecutivo, una condotta, un atteggiamento -passatemi il termine - perlomeno un pochino più attento e più responsabile o, se volete, meno distratto; questo lo dobbiamo a noi stessi, ma soprattutto a chi in qualche maniera dovremmo rappresentare.
Io ho letto, come è doveroso che sia, il collegato, e mi sono soffermato con una lettura quasi maniacale, non ci voleva molto a onor del vero, in particolare sugli articoli 22 e 22 bis. L'articolo 22 riguarda gli interventi in materia di attività produttive, l'articolo 22 bis attiene alle politiche di sviluppo. Io richiamo l'attenzione (e mi rendo conto di essere il secondo a farlo) in particolare degli Assessori; mi pare che almeno i tre che mi stanno di fronte stiano seguendo, ma ce ne sono altri che vorrei seguissero altrettanto.
E vorrei anche, scusate l'ho detto ieri pesantemente e me ne scuso, che ci fosse un minimo di attenzione e anche la pazienza di ascoltare tutti. La pazienza talvolta potrebbe portare, se non altro, ad aprire uno squarcio su un qualcosa, se c'è la volontà di ascoltare sia nei banchi della maggioranza che dell'opposizione.
Io ho tentato, come dicevo, leggendo attentamente questi due articoli, di trovarvi delle risposte ad alcuni indicatori economici. Speravo di trovare una qualche risposta al come si può tentare, per la parte che possiamo, so bene che non dipende solo ed esclusivamente dalla Regione, di aggredire il tasso di disoccupazione, in particolare quello giovanile che, come tutti ripetiamo, è il più alto in Europa, è di poco inferiore al 45 percento. Come e in che misura possiamo riqualificare il lavoro? Mi riferisco agli oltre 100 mila lavoratori precari presenti in questa Regione e, molti di questi, anche nell'amministrazione pubblica.
Per la parte che può questa Regione, speravo e spero di trovare nel corso della discussione, perché nell'articolato non ci sono, le risposte per affrontare questioni come queste! Pensavo fosse anche un'occasione, è da due anni che la ricerco, per discutere in quest'Aula alcune questioni di merito. Quando possiamo discutere se non in occasione della presentazione e discussione di mozioni che lasciano però il tempo che trovano, che si concludono normalmente con un ordine del giorno unitario che non si nega quasi mai a nessuno, ma del quale poi bisognerebbe vedere e capire l'attuazione pratica? Quando si può discutere del taglio alla scuola pubblica, se può essere contrastato, in che misura, con quali risorse, soprattutto dopo le cose che ci ha ricordato proprio relativamente alle risorse il Presidente della terza Commissione?
Ritenevo che, prima o poi, si potesse discutere in quest'Aula di come aggredire in maniera forte il flusso emigratorio che è ripreso in maniera preoccupante in quest'Isola. E' un fenomeno non soltanto preoccupante ma odioso, perché non va via da quest'isola, come avveniva negli anni '60, la manodopera meno qualificata, in questi anni stanno andando via le risorse umane migliori, quelle che abbiamo contribuito a formare, che abbiamo istruito spendendo anche risorse pubbliche: non siamo capaci poi di tenerle e le guardiamo lasciare quest'Isola.
So che qualcosa si sta facendo, lo so! Ma non è sufficiente, non voglio puntare il dito addosso a nessuno, ma vorrei che ci fosse la disponibilità a discutere di questi fenomeni per affrontarli insieme, in quest'Aula, e vedere se siamo capaci di individuare una qualche ricetta. Vorrei che, prima o poi, si trovasse un'occasione per discutere (può farlo anche questa Regione, certamente in parte e non in maniera esaustiva, lo so bene) come si possono difendere i redditi, in particolare i redditi da lavoro e da pensione, in particolare i redditi derivanti dagli ammortizzatori sociali, ma anche in particolare come difendere chi un reddito non ce l'ha! Vorrei che si discutesse di queste cose!
Vorrei che, prima o poi, in quest'Aula, di fronte a una crisi drammatica che interessa l'industria, si discutesse di politiche industriali e non soltanto delle emergenze, non soltanto di Vinyls, di Eurallumina, di Alcoa, di Portovesme, e l'elenco è lunghissimo. Vorrei capire se c'è la volontà di misurarci sulla necessità di dotarci di una politica industriale, perché se si affrontano le emergenze senza una politica industriale si mette una pezza che tale rimane; lo sa bene l'onorevole La Spisa. Quando possiamo parlare di questioni come queste? In questa Regione, dove c'è un tasso di povertà altissimo, lo ripeto, e scusate il mio approccio maniacale ai numeri, una pensione Inps mediamente è intorno ai 618 euro, la media nazionale è di 798! Non voglio tediarvi sulle ragioni che portano a questo risultato ma è facilmente immaginabile da parte di tutti.
E' possibile discutere in quest'Aula? Ci sono risorse? Una parte di queste risorse, se ci sono, possono essere impegnate per un Welfare locale ed integrativo a quello nazionale? E'un qualcosa su cui dobbiamo discutere? E' un qualcosa su cui dobbiamo misurarci, altrimenti di che cosa dobbiamo discutere in quest'Aula? Paolo Maninchedda ha detto che non ci sono risorse e ha spiegato anche il perché; ma la ripresa economica come si innesca? Non c'è corrente di pensiero economico al mondo, da quello liberale a quello socialista, per estremizzare, che non veda nella iniezione di risorse pubbliche nel sistema economico una, forse l'unica, ricetta per dare un contributo alla ripresa economica.
Noi siamo in queste condizioni, abbiamo risorse disponibili per questo? Sì, no? Se sì, in che misura? No, non ne abbiamo, ma potremmo averne se razionalizzassimo la spesa, se facessimo una discussione sulla qualità della spesa; quando si potrà aprire una discussione sulla qualità della spesa? E' un qualcosa di irrituale? E' un qualcosa che non si può discutere in Aula? E' un qualcosa che va discusso solo in seno alla Giunta, in seno alle Commissioni, nel confronto che le Commissioni e la Giunta hanno con il sistema delle autonomie locali, con le parti sociali oppure il Consiglio ha il diritto e il dovere di misurarsi su questi temi?
Mi rendo conto di aver fatto queste considerazioni anche in occasione della finanziaria, oggi più o meno ho ripetuto le stesse cose; ma oggi è stata fatta anche la proposta, io sono d'accordo, di discutere senza soluzione di continuità, accettiamo la sfida! Discutiamo senza soluzione di continuità sinché questo Consiglio licenzia un testo che sia capace di misurarsi con questi problemi.
Io pensavo tra l'altro - lo dico in particolare all'onorevole La Spisa che so essere persona sensibile indipendentemente dall'incarico che ricopre -che il collegato in qualche maniera dovesse anche intercettare e tentare di dare una qualche risposta alle ragioni dello sciopero generale che si svolgerà domani in tutto il Paese e anche in Sardegna. Nel collegato su questo non c'è una risposta! Non c'è un tentativo di intercettare una delle ragioni di quella manifestazione di lotta di domani; e quella manifestazione interessa tutti, non appartiene a una parte perché pone problemi che riguardano tutti, e tanti di quei problemi ci vedono anche responsabili nel tentativo di affrontarli e di dare una risposta.
Assessore La Spisa (mi dispiace che siate presenti solo lei e l'assessore Liori), le chiedo: se di questi temi non se ne può parlare in finanziaria, non se ne può parlare nel collegato, quando se ne può parlare? Presidente Cossa, le chiedo di farsi carico - probabilmente il mio noviziato mi porta a fare una proposta forse inusuale, irrituale, probabilmente non possibile, non lo so, ci provo lo stesso - della mia richiesta di dedicare una sessione straordinaria del Consiglio regionale ad affrontare questi temi. E' possibile che il Consiglio regionale, nelle forme che riterrà più opportune e nei luoghi che sceglierà, prima di questa eventuale sessione, su questi temi si confronti anche con il sistema delle autonomie locali e con il sistema delle parti sociali?
Faccio questa richiesta perché davvero è mortificante stare in questo Consesso e non avere la percezione di dare un contributo alla soluzione dei problemi che attanagliano quest'Isola, senza avere la presunzione, per carità, che la Regione possa e debba risolvere tutto.
Ho cercato di fare una riflessione che non coinvolgesse una controparte, ho cercato di fare una discussione non strumentale, ho cercato di fare una discussione onesta, ho cercato di fare una discussione dignitosa per tentare, nella discussione e nell'assunzione di responsabilità per questo Consiglio, di dare un ruolo. Insisto su questa proposta: si apra una sessione straordinaria di questo Consiglio regionale su questi temi; in questa sessione straordinaria esaminiamo anche la situazione delle nostre finanze. Ha ragione Maninchedda quando dice che le entrate per ovvie ragioni, a causa di una crisi economica che continua, non solo per la Sardegna diminuiscono rispetto al gettito degli anni passati, ma allora spendiamo come dovremmo spendere.
I localismi, a cui siamo molto attaccati, non sono forse una delle ragioni che ci impediscono di fare una discussione seria, anche sulla qualità della spesa? O è localismo solo quello del collega, mentre non lo è il mio? Come si affronta questa questione? Perché se la si affronta in maniera isolata non si riuscirà mai, probabilmente, a mettere sul tappeto i nostri limiti!
Vogliamo almeno provare a fare una discussione come questa? Uras diceva che queste considerazioni dovremmo sentirle tutti, tutti noi, ottanta consiglieri, e invece se ci va bene siamo in venticinque; anche questo è mortificante; come diceva il sommo poeta: è una sorta di vituperio, per dirlo in maniera più esplicita: è una vergogna! E' una vergogna che per la discussione su uno degli strumenti più importanti - perché il collegato alla legge finanziaria è la legge più importante, quella su cui si governa, si amministra, si decide la politica impositiva, come si distribuisce la ricchezza - non ci sia nessuno: è una vergogna! Ma siamo in grado, almeno chi c'è, di assumere questo impegno e di impegnare la Presidenza del Consiglio a dedicare una sessione straordinaria a questi temi?
Il presidente Maninchedda diceva che le entrate sono in diminuzione e il debito delle partecipate ammonta a 402 milioni di euro; io voglio finire con una riflessione sulle partecipate. Le partecipate sono tante, è stata citata la Carbosulcis, aggiungo Sotacarbo, Silius, Igea, Sigma. E' una vergogna che Sigma sia in liquidazione, se non ricordo male, dal 1996, quindici anni: è una vergogna, una vergogna! Andrebbero perseguiti penalmente tutti coloro i quali, da allora a oggi, avevano il compito di liquidarla, andrebbero perseguiti penalmente e invece tutti, nessuno escluso, li paghiamo profumatamente per non far nulla, li paghiamo profumatamente per continuare a sperperare risorse della Regione, perché di questo si tratta! Allora, io lo dico con fastidio (mi scuso per questo sentimento), non è emerso oggi, non voglio citare nessuno, perché a me sembra sia stato posto correttamente questo problema. E io sono anche d'accordo che quando impegniamo risorse pubbliche per le partecipate (io sono perché si impegnino), dobbiamo chiedere agli amministratori delle partecipate dei risultati, perché non è possibile che noi continuiamo a discutere di Carbosulcis in questa maniera, continuiamo a discutere di Sotacarbo in questa maniera, continuiamo a discutere di Silius in questa maniera.
Io voglio sottolineare anche un'altra questione (mi dispiace che manchi l'Assessore dell'industria, passo per essere cattivo per cui dico che manca adesso); alcune di queste società partecipate hanno presentato dei piani industriali anche attraverso processi di ricapitalizzazione, risorse proprie, e non c'è una risposta da parte della Regione, anzi c'è una risposta solo volta a mantenere lo status quo, a mantenere una situazione che non può essere tollerata. Anche di questo, delle partecipate, vogliamo parlare una volta per tutte?
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Capelli. Ne ha facoltà.
CAPELLI (Gruppo Misto).Presidente, Assessore, colleghi, quando devo esprimere il tipo di giudizio che segue ho sempre qualche difficoltà, soprattutto a rappresentarlo all'assessore La Spisa col quale ho condiviso, e spero di poter condividere, un percorso politico. Conosco pertanto le sue capacità e penso si possa parlare di reciproca stima; mi spiace però che sia firmatario - e lo dico in maniera diretta - di quella che io giudico forse come una delle peggiori leggi presentate in Consiglio. Non è una legge necessaria, se non per due o tre punti, ed è uno dei peggiori minestroni approdati nell'Aula.
Perché dico questo? Lo dico per il momento contingente; è evidente che la Sardegna in questo momento ha bisogno di ben altro - lo dico da alleato dell'assessore La Spisa, né da minoranza, né da opposizione, né da maggioranza - la Sardegna ha dei problemi più grandi di se stessa, e in questo provvedimento non c'è una benché minima risposta.
Primo esempio. Si ritorna alla politica degli impegni senza progetti: si impegnano dei denari e non si dice perché. Faccio un esempio (me lo ricorda la presenza dell'assessore Liori), a latere del provvedimento di legge; qualche settimana fa, sono stati stanziati, se non sbaglio, 21 milioni di euro per l'abbattimento delle liste d'attesa (che non so se comprendano o si aggiungano ai 10 milioni che abbiamo stanziato in una precedente finanziaria, questo non lo so), ed è il classico impegno senza progetto. Che cosa voglio dire? Perché non sono 18 milioni e 750 mila euro, oppure 22 milioni e 480? Perché si impegnano 21 milioni di euro per un progetto da costruire, di cui non sono state annunciate neanche le linee di programmazione, quindi abbattere le liste d'attesa: come? perché? con chi?, niente di tutto questo. Ho fatto questo esempio solo perché ho visto ora l'assessore Liori, ma in questo disegno di legge ritroviamo la stessa linea.
Si passa poi a delle proposte che sono espressione di una follia generale, proprio folli! Abbiamo un intero Capo in questo disegno di legge - mi perdonerà il collega Steri ma conosce la mia posizione -il Capo 1 bis, in cui proponiamo una legge di riforma del sistema del commercio consentendo alle edicole, avrei voluto l'assessore Crisponi in Aula, di diventare supermercati da 150 metri quadrati, interpretando la legge nazionale numero 170 come una liberalizzazione fuori dalle regole, una cosa assurda.
Non so quale ratio possa seguire questa impostazione assolutamente assurda, non sappiamo se sono state sentite le associazioni di categoria, la Confcommercio, per discutere la norma, se c'è l'assenso delle associazioni di categoria su una legge dentro la legge che stravolge, stravolge assolutamente il sistema del commercio; e, ovviamente, non è un confronto di tipo personale, è un confronto su un'iniziativa che stravolge il sistema.
Per intenderci, colleghi, non so quante edicole ci siano qui in via Roma, quattro o cinque, ma se avessero la possibilità di avere degli ampliamenti ci ritroveremmo con quattro o cinque mini supermercati in via Roma; la "Bersani" dice tutt'altro, la "Bersani" dice che i supermercati sono autorizzati a vendere i periodici e i quotidiani così come i distributori di carburanti, i cosiddetti punti vendita esclusivi. Ma questo è solo un esempio.
Assessore La Spisa, lei sa quanto abbiamo discusso in Commissione con l'allora assessore Corona, di cui richiamerò gli atti in Aula, sul Sistema Informativo Sanitario Integrato Regionale (SISAR)? Lei ha idea di quanto ci sta costando il SISAR? Eravamo fermi a 24 milioni di euro, poi ne sono stati aggiunti altri 6 e oggi ne troviamo altri 2 e mezzo in questo provvedimento. Il SISAR è lo scandalo della Regione Sardegna: si finanzia un sistema di informatizzazione sanitaria che non funziona, e non abbiamo mai richiamato alle loro responsabilità (parlo di penali) anzi continuiamo a salvarli, gli esecutori di quel progetto, di quel programma, di quel sistema che non funziona da anni e che fino a oggi è costato, ho perso il conto, oltre i 26 milioni di euro alla Regione Sardegna e ne stanziamo altri 2 e mezzo senza richiamare a una responsabilità diretta gli esecutori di quel progetto. E' una cosa folle, sono denari pubblici!
Sono denari della gente, noi siamo eletti in Consiglio per amministrare i denari della gente e voi avete la delega della gente per entrare nel merito di quella gestione. Ma a casa vostra 'avreste gestito in questo modo i vostri denari, il vostro conto in banca? Siete sereni? Siete soddisfatti? Siamo soddisfatti? Oppure non ce ne frega niente, tanto sono denari pubblici, sono denari pubblici! Ma questo per me è un macigno, mi porto dietro un macigno perché sono denari pubblici. I miei li posso anche buttare, ma non quelli che mi vengono assegnati da terzi per amministrarglieli, quelli non posso buttarli.
Si diceva che non abbiamo posto in essere nessuna iniziativa, lo diceva bene il collega Giampaolo Diana, che possa essere utile per innescare il rilancio dl sistema economico in difficoltà. Ma certo che non ne abbiamo fatto, collega Diana, non ho sentito proposte "del come", perché è vero che in presenza di una situazione di crisi, come mi suggeriva il collega, l'America per inserire nel circuito del denaro fresco faceva scavare le buche e poi le faceva tappare nuovamente, ma questo nel sistema italiano e nel nostro non è possibile. Noi, infatti, anche in momenti di crisi, e mi ricollego a quello che diceva il collega Uras, spendiamo centinaia di milioni di euro per alimentare la politica, perché continuiamo ad aumentare il contributo pubblico ai partiti, perché continuiamo ad alimentare un sistema chiedendo agli altri di fare sacrifici. Abbiamo ottanta consiglieri, e io sono d'accordo che si riduca immediatamente a sessanta il numero dei consiglieri, secondo me sono queste le priorità rispetto a questo collegato.
Abbiamo una riforma sanitaria ferma, bloccata, che spero non arrivi mai alla discussione in Aula o in caso contrario spero che venga bocciata, in cui invece di ridurre le ASL a tre che in Sardegna sarebbero più che sufficienti, iniziamo a pensare alla creazione di nuove aziende ospedaliere, che non hanno modo di esistere; non c'è una conduzione su questa riforma sanitaria, non c'è un'indicazione, non c'è un confronto e produrrà ancora più spese; si pensa alla macro area e poi la si boccia, non si capisce nulla.
Qual è il progetto, non di questa maggioranza ma di questo Consiglio? Collega Diana, io non credo che solo quindici, venti consiglieri abbiano le capacità per esprimere progettualità, proposte, buon senso, senso di responsabilità, credo piuttosto che non tutti gli ottanta consiglieri siano liberi di farlo, non potrei pensare a un così alto senso di irresponsabilità.
Il collega Uras ha fatto un appello e dice: "non so se sarò solo", io gli dico direttamente che sono con lui, e siamo già in due; al collega Maninchedda dico: "siamo già in tre" se vogliamo davvero costruire in maniera pratica, concreta un nuovo percorso politico fatto di buon senso, non di barricate di colore.
Ieri, collega Maninchedda, abbiamo parlato del partito dei sardi;lei pensa che possa nascere qui il partito dei sardi, io sono convinto che debba nascere fuori, perché non c'è la libertà di pensare davvero agli interessi generali. Perché ci sono mille condizionamenti, perché ci sono le campagne elettorali, perché non siamo, lo dico io, liberissimo ma mi metto in mezzo, non siete liberi, siete prigionieri di un sistema, siete prigionieri del potere, e chi paga il conto di questa prigione sono i cittadini sardi. Considerati singolarmente in questo Consesso ci sono idee, c'è buon senso, c'è onestà intellettuale (non in tutti), c'è una profonda onestà intellettuale.
Io credo, assessore La Spisa, che la stima personale reciproca, che agli altri poco importa, ma nei rapporti istituzionali serve anche questo, sia derivata dal fatto che ci diciamo queste cose, e non sto qui a elogiare la sua grande azione politica a tutti i costi, sempre e comunque; ma lei ha bisogno, probabilmente, e non solo lei, la Giunta, di una critica costruttiva, non ha bisogno di una critica fine a se stessa e non ha bisogno di essere osannato quando non ci sono i motivi perché questo avvenga.
SISAR, Sigma, Carbosulcis, assessore La Spisa, io sono in quest'Aula dal 1999 e già da allora si sottolineava la lunga durata nel tempo della liquidazione della Sigma Invest. In Commissione ottava, cultura e lavoro, calcolammo che con tutti i denari impiegatti dalla Regione sarda per il salvataggio, da allora, della Carbosulcis, se avessimo dato, nel 1999-2000, 500 milioni a ogni operaio della Carbosulcis, avremmo risparmiato il 40 per cento degli investimenti fatti, tant'è che della Carbosulcis (ma anche di Igea, Sigma Invest, Sirius) come tutti sanno, non se ne stanno occupando solo il Consiglio regionale e la Giunta, ma se ne stanno occupando altre istituzioni. Perché dobbiamo arrivare a questo? Perché siamo arrivati a questo?
Quindi può tornare la legalità in quest'Aula, può rientrare se tutti lo vogliamo. E io non sto parlando ai comunisti o ai fascisti o ai democristiani, sto parlando ai rappresentanti del popolo sardo, sto parlando a quelli che hanno la più grande responsabilità in quest'isola. Certo che, onorevole Uras, la legalità è in difetto, facciamo le leggi che non vengono applicate. Ha ricordato il caso di Laore e ARA, da anni noi abbiamo votato quella legge, abbiamo dato quell'indirizzo, ed è legge, e non viene applicata, con mille motivazioni, mille motivazioni che non sono sufficienti. Ma il problema più grosso, collega Uras (e anche lui sta prendendo l'abitudine di parlare e poi andarsene), è dato non, come dicevamo, dalle leggi che vengono fatte e non vengono applicate, ma dalle leggi che vengono trasgredite, trasgredite da noi. Facciamo le leggi per far finta che poi non esistono.
Lo abbiamo visto: è nata una Commissione consiliare d'inchiesta per analizzare questa problematica, e già questo è un fatto gravissimo, è gravissimo istituire una Commissione d'inchiesta per verificare se noi (la nostra Giunta, il nostro sistema), abbiamo applicato correttamente quelle leggi. Ma perché si è arrivati a questo? Perché, ripeto, la politica ha fallito il suo mandato.
Che cosa c'entra questo con il collegato? C'entra, e c'entra molto, perché stiamo esaminando una manovra da 59 milioni di euro che, a mio avviso, al di là di due o tre argomenti (quello delle università, quello ricordato dal collega Maninchedda), dà risposte di "campanile". Sicuramente, per esempio, non affrontiamo il problema del sistema burocratico che blocca le imprese.
Delle imprese parliamo tutti. Le imprese non vengono pagate dalle istituzioni a causa del Patto di stabilità; le imprese non vengono pagate nei tempi stabiliti dal contratto perché il sistema burocratico non consente il rispetto dei termini di pagamento; le imprese sono "giugulate" dalle banche, dal sistema creditizio, con cui noi andiamo a braccetto, che invece insieme al Governo sono gli interlocutori negativi, la controparte. Il sistema creditizio sta ammazzando le nostre imprese che sono già alla canna del gas, anche le solite hanno difficoltà di rapporto con il credito.
Siamo intervenuti con il sistema delle "cooperative fidi", non sta funzionando, non basta. E non è vero però che dobbiamo intervenire. Collega Diana, lei ha ricordato che in Sardegna una pensione media dell'INPS è pari a 618 euro contro una media nazionale di 798; però ci dobbiamo anche chiedere, una volta per tutte, quante di queste pensioni vengono erogate in Sardegna. Sono troppe, e molto spesso non sono dovute. Perciò, perché devo integrare ciò che non è dovuto?
Dobbiamo arrivare a fare pulizia, e certamente ci arriveremo a farla se la sapremo fare prima tra di noi, liberandoci dall'impegno di dire quello che la gente vuole sentirci dire o vogliamo dirgli per carpirne il consenso. Non sempre le azioni politiche legislative vanno nell'immediato verso il consenso, molto spesso questo non avviene. E' questo il senso della responsabilità di chi governa: lavorare su un progetto che porterà i frutti voluti, anche se nell'immediato può non portare il consenso.
Tutto questo, in un atteso, auspicato collegato alla finanziaria non c'è, e forse due o tre provvedimenti mirati, basati su progetti del costo di 20 milioni cadauno, avrebbero fatto molto più comodo, avrebbero avuto molti più effetti per la Sardegna che non questo fascicolo "di campanile" soprattutto e di "irrazionalità" che abbiamo davanti a noi.
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Gian Valerio Sanna. Ne ha facoltà.
SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Presidente, la prima cosa che vorrei dire è che noi siamo sempre abituati a usare termini non soffermandoci sul loro significato. Finché si dice "disposizioni nei vari settori di interventi" mi potrebbe pure stare bene, ma basta con questa storia del collegato; questo è un termine che non ci sta a fare niente, non ci sta a fare proprio niente, se non a ripercorrere una traccia di una legge che è stata presentata come collegato, che è stata totalmente stralciata, che non esiste più. Peraltro a che cosa sarebbe collegato? E' collegato alla realtà? Vi sembra che sia collegato alla realtà?
Io cerco di interpretare le cose per come le percepisco. In questo Consiglio ormai così configurato c'è una parte della maggioranza che dichiara, ma non consegue, il fallimento della scelta fatta davanti agli elettori. Quello che ci ha detto poc'anzi Maninchedda è la certificazione che non si riconosce più in questo modo di governare. E fa un appello, un appello che oggi serve fino a un certo punto, e che non può neanche diluire il senso di una diversità politica dell'opposizione. Ci fa piacere, ma questo ragionamento non vale né per chi ha perso la casa politica e né per chi ha ripensato la sua scelta senza essere conseguente.
La politica ci chiede almeno questo aspetto di chiarezza. Chi non è d'accordo dica: "Non sono d'accordo ed esco dalla corresponsabilità", per costruire col tempo, nei tempi dovuti l'alternativa. Se non c'è questa chiarezza di base, i nostri ragionamenti volano, servono per fare retorica, servono per ammiccamenti, non servono, però servono certamente per rafforzare la nostra convinzione. Perché, vedete, lo dico al collega Capelli, i partiti, questo partito del popolo sardo di cui si dice, non nascono né dal caos e neanche da un fallimento politico, non possono nascere i partiti da questo perché costituzionalmente non sono questo. Abbiamo perso la partita, ci ritroviamo, facciamo un'altra squadra? No, rischiamo di perdere ancora.
I partiti nascono su una visione strategica, su una concezione della società che c'è o non c'è, e che, oltre a esserci o non esserci, oltre al progetto, deve avere la capacità di sentirsi attrezzata culturalmente e socialmente per far fronte a tutti quei mutamenti sociali che inevitabilmente, con la velocità della trasformazione dei processi economici e sociali, qualunque maggioranza non può prevedere nel momento in cui viene eletta; questo è un caso come il vostro, il precipitare di una situazione non era prevedibile, ma questo non vi assolve dalla vostra incapacità di dare risposte, perché la visione che avevate non ha costrutto neanche nelle cose che vediamo, non c'è!
Io sono qui e parlo tranquillamente, frequento l'Aula con il senso del dovere che mi impone il mandato ricevuto e, badate, questa storia di ridurre il numero dei componenti il Consiglio regionale mi troverà sempre, anche da solo, contro perché considero questa idea semplificatrice e mistificatrice di una realtà; è l'assetto di quest'Aula che dimostra non l'inadeguatezza dell'istituzione "Consiglio regionale", ma l'inadeguatezza e il disonore che accompagna le persone che non partecipano, come il dovere che le deve accompagnare a essere qua dall'ora di inizio, fino all'ora della fine.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CUCCA
(SEGUE SANNA GIAN VALERIO) Questa non è la stazione delle ferrovie complementari della Sardegna, dove ci si ferma per prendere il treno all'appuntamento; è quello che ha fatto il Presidente della Regione dando il pessimo esempio, come lo ha dato in questi due anni, ieri con le telecamere al seguito facendo propaganda e, poi, non venendo in quest'Aula ad ascoltare le ragioni della sofferenza del popolo sardo, le ragioni della necessità di una svolta.
Io non ho nulla da dire contro l'assessore La Spisa, sul piano personale, ma nella misura in cui lei assevera questo andazzo, lei è corresponsabile. Colleghi, leggete questa proposta, le proposte si leggono non dalla prima pagina, ma dalle ultime pagine. Guardate come è costruita la copertura finanziaria: una sequenza interminabile di "tolgo", e una sequenza interminabile di "metto", ed è proprio lì la prova che non c'è una visione strategica in un momento drammatico, ed è quella la prova che separa una concezione diversa della politica fra la visione "bottegaia" e la visione strategica, detto in altre parole, può non piacere, fra il "populismo" che accompagna questa esperienza di legislatura e al quale devo dire, con tutta franchezza ma anche con amicizia, perché io voglio bene alla mia parte politica, anche noi spesso siamo inclini.
Il riformismo non ha mediazioni di maniera, non ha la visione di chi deve mettere la firma sulla "bottega" della sua provincia o del suo comune, non è uno scontrino fiscale, il caffè a Tizio, lo zucchero all'altro, ma questo è il collegato, è uno scontrino fiscale, non c'è niente da leggere oltre le poste finanziarie: visione, prospettiva, risposte a domande non ce ne sono. E' uno scontrino fiscale che ha, tra l'altro, tradito l'impegno che insieme avevamo assunto: depurare le norme che rappresentano l'esigenza di una manutenzione legislativa rimandandole alle singole Commissioni. Guardate cosa c'è dentro questo testo; c'è la parte che fa comodo che è stata rimandata alla manutenzione legislativa, la parte che attiene invece a non emergenze, a visioni spicciole, a visioni populistiche, appunto, è rimasta.
La verità è questa, ed è quella che dovrebbe muovere molti di voi ad avere un impeto di coscienza, perché il punto è sostanzialmente questo. Voi vi lamentate della sanità… oggi abbiamo parlato delle partecipate, io suggerirei di chiamarle "appaltate", è un termine che configura meglio il significato di questi strumenti; non sono partecipate, sono appaltate, perché così come per le partecipate, la sanità, gli enti in generale, voi avete interpretato la funzione strumentale di questo apparato come un luogo di appalto politico, perché se non si ha il coraggio di chiedere a questi soggetti conto delle risorse che gli si dà per i risultati che devono avere, badate, la linea è chiara.
Volete una mano? Siamo pronti, noi siamo pronti, adesso, a votare anche la chiusura, come abbiamo imposto in un ragionamento difficile sulle proroghe, della liquidazione dell'Esaf e di tante altre cose, è tempo di finirla con questi baracconi, perché lo schema che qualche mio collega felicemente ha introdotto del rapporto feudatario-valvassino, o valvassore, quello che vi pare, questa dipendenza del feudo politico non risponde alla linea strategica di una visione politica in un momento economico drammatico, risponde ad altre esigenze che non hanno niente a che vedere con i bisogni, ed è su questo che dobbiamo ragionare.
Quando Maninchedda dice che vuole condividere percorsi che dichiarino un'abiura a questo sistema, che è un sistema immorale di esercitare la funzione politica; pensatelo come volete. Poi c'è la grande epopea berlusconiana che ci ha normalizzato tutti, ma è immorale! Così come è immorale dare i soldi ai turisti togliendoli ai sardi, è altrettanto immorale dare soldi per fare una piccola cosa qua e una piccola cosa là, ed è immorale non domandarsi, prima di disporre quei quattro quattrini, sono proprio quattro, perché è uno scontrino fiscale, ripeto, perché non ha nulla anche come valore complessivo, è immorale non domandarsi, per esempio, che fine ha fatto il Piano straordinario per l'occupazione e lo sviluppo che abbiamo approvato nella scorsa finanziaria; abbiamo il sentore di qualche esito?
Io anche su questo cominciò a dire ciò che penso, perché credo che la lealtà del nostro pensiero rappresenti la lealtà e la sincerità della nostra coscienza, e io lo voglio dire: bisogna finirla anche, con tutto il rispetto e la legittimazione, di stare appresso, come delle pecore stupide, a questo sistema sindacale, a un sindacato che prima ci chiede di imporre quelle norme, e poi fa le marce su Villa Devoto per dire che la Giunta non ha fatto niente, quando ha vincolato 65 milioni di euro e altri 200 per 3 anni per fare alcune cose; bisogna che la finiamo con questo sistema. Questo sistema, ugualmente populista, che pensa di accattivarsi la simpatia di un mondo che anche quello è tutto autoreferenziale, quando non rappresenta per la maggior parte dei propri aderenti solo i pensionati.
Abbiamo il coraggio di togliere qualche nicchia da qualche altare, se vogliamo guardare a un mondo che sia diverso da quello che "leggevamo" vent'anni fa? Rispettandoli, però, ascoltandoli, ma anche dicendogli la verità in faccia. Possiamo ancora permetterci la pletora di personale che abbiamo in distacco sindacale? Noi avevamo cercato di iniziare a ridurlo, e questo non c'entra niente con l'efficienza dell'amministrazione, ci vuole coraggio, ragazzi! Ci vuole coraggio! E certamente non potete dirci: "Ma voi…"; noi infatti molto di quel lavoro impopolare l'abbiamo fatto, l'abbiamo fatto! E l'abbiamo pure pagato!
Perché l'abbiamo pagato? L'abbiamo pagato perché questa nostra società sarda è figlia delle nostre impostazioni culturali, e se non cresce non è colpa della società, è colpa nostra perché non introduciamo i mutamenti culturali sfidando, noi, l'impopolarità; perché, badate, non ci sarà nessun martire, in una politica così degenerata, che si farà carico di "sfidare il riformismo" accettando anche queste sfide. La bottega è finita. E, mentre noi facciamo le nostre botteghe, i Paesi in via di sviluppo ci fanno il "mazzo"- perdonate il termine -si stanno preparando a venire qui e a cacciarci via per incapacità! Questa è la realtà che ho voluto sottolineare.
Pertanto io ribadisco che non sono d'accordo sulla riduzione del numero dei consiglieri regionali perché vorrei che ci fosse una presenza unanime così che questa fosse davvero l'agorà nella quale svolgere un confronto leale, non annegato nella prassi quotidiana che ci travolge come un fiume in piena senza avere, noi, la forza di toglierci da questo movimento torrentizio che sembra irrefrenabile. La politica, il mandato che abbiamo è quello di recuperare questa forza di controcorrente! Ma abbiamo un Presidente che viene in quest'Aula a farci lo spot sui quattro traghetti della Regione che viaggeranno dal 15 maggio al 15 settembre, pensando che quella sia l'unica ragione per cui deve mettere a disposizione la sua pazienza e la sua riflessione per avere da noi, che siamo gli occhi della società, la lettura di quello che avviene.
Questi sentimenti nuovi, cari colleghi, che inducono la consapevolezza di una distinzione, ma anche di una transizione, io li ho percepiti, però ci vogliono anche gesti più chiari. Ci vogliono gesti più chiari perché questo Consiglio può anche dare all'Esecutivo, voi maggioranza al vostro Esecutivo, la sensazione di un bisogno diverso che può persino intercettare la nostra disponibilità a costruire cose serie, come vi abbiamo sempre detto, perché noi siamo una forza politica che aspira a governare e che quindi non può che esercitare la responsabilità, perché il tempo non è una variabile indipendente rispetto alle tragedie degli uomini. Non lo è! Questo è il punto.
E l'etica significa recuperare al fondo non il tecnicismo del nostro operare, ma il sentimento di quello che c'è dietro il nostro operare, e avere questa capacità di inserire in una visione generale e astratta le cose che facciamo. Non dire: "Che cosa c'è? E' una cosa per Oristano? Aspetta che metto la firma perché altrimenti mi dichiarano assente". Da che cosa mi dichiarano assente? Dai miei doveri? Ecco perché ridurre i componenti del Consiglio regionale significherebbe ridurre il tasso di inefficienza, non è detto però, perché riducendo il numero potrebbe anche accadere che il tasso di inefficienza, secondo chi dovesse entrare in Consiglio regionale, sia persino superiore. E allora usciamo da queste panzane!
La politica è una cosa diversa, e se ci fossero davvero dei riformisti all'interno della Giunta regionale il movimento comincerebbe da lì, Assessore e Assessori, comincerebbe da lì! Anche decidendo che tutti i feudatari delle aziende sanitarie sono mandati a casa e scelti con un criterio meritocratico, a scadenza. Dopo un anno non hai raggiunto il risultato richiesto? Fuori! Selezioniamo. Questo significa anche per noi dire delle cose che sono scomode, ma anche dire ai cittadini: fate quello che volete.
Stiamo aspettando ad horas le ultime panzane che ci dirà il primo Ministro quando sbarcherà a Olbia. Ogni volta che è atterrato in Sardegna ha sparato delle panzane pazzesche, sulle quali ci stiamo ancora "sgrondando" il sudore. Aspettiamo perché c'è ancora della gente che continua a credere alle panzane, ma crede perché c'è una finzione nel recepimento del modello culturale; modello culturale che noi, rappresentanti del popolo sardo, dobbiamo cambiare; non lo si cambia per miracolo e non lo può cambiare neanche Berlusconi, anzi, in questo caso lo sta solo peggiorando. Questo è il punto: uscire da questa prigione.
Le partecipate sono delle appaltate perché sono delle mangiatoie, perché nessuno si prende l'onere di andare a verificare i risultati, di usare il metodo della meritocrazia, della percezione che ogni euro consumato è un euro sottratto alle tasche dei nostri cittadini, e poi bisogna cominciare a ragionare in maniera meno ideologica.
Io non sono più disposto, l'ho già detto, a inseguire il tema delle stabilizzazioni. Sono importanti, le abbiamo affrontate, le abbiamo inseguite, ma io mi voglio fare carico dell'immenso popolo delle persone che non hanno mai avuto un lavoro, dei giovani che si laureano e che non hanno uno sbocco. Quella gente ha dignità e ha bisogno di rispetto quanto quelli che hanno avuto la fortuna di lavorare, seppure per un breve periodo, e qui non ne parla nessuno!
A queste persone dobbiamo dare risposta, non nei nostri francobolli o nei nostri scontrini, ma in una visione che ci porta a investire su quel patrimonio. Ecco perché noi non siamo d'accordo su questo. Condividiamo in parte il sentimento del Presidente Maninchedda, cioè il sentimento di vergogna a dover affrontare questo disegno di legge, ma purtroppo lo dobbiamo fare, lo faremo, senza però negare la verità che sta al fondo di queste cose. E' una verità che è insita nelle scelte di fondo, nelle scelte di coscienza che si sommano all'interno di ciascuno di noi, non sono fattori collettivi. Il cambiamento è la sommatoria della buona volontà e della nuova coscienza che nasce in ciascuno di noi, singolarmente, mandando a quel paese qualche volta partiti, ordini di scuderie, prassi e altre calamità di questo genere.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.
URAS (SEL-Comunisti-Indipendentistas). Chiedo la verifica del numero legale.
(Appoggia la richiesta il consigliere Bruno.)
Terza verifica del numero legale
PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.
(Segue la verifica)
Prendo atto che i consiglieri Bruno, Cuccureddu, Rodin, Sanna Giacomo, Stochino, Uras e Zedda Alessandra sono presenti.
PRESIDENTE. Sono presenti 32 consiglieri.
Risultano presenti i consiglieri: Bruno - Campus - Capelli - Contu Felice - Cossa - Cucca - Cuccureddu - Dessì - Diana Mario - Floris Rosanna - Fois - Greco - Lai - Locci - Maninchedda - Meloni Francesco - Mulas - Murgioni - Obinu - Peru - Petrini - Piras - Pittalis - Planetta - Rodin - Sanna Giacomo - Sanna Paolo - Steri - Stochino - Uras - Vargiu - Zedda Alessandra.
Poiché il Consiglio non è in numero legale sospendo i lavori per trenta minuti. I lavori riprenderanno alle ore 13 e 25.
(
Ha domandato di parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.
SALIS (I.d.V.). Signor Presidente, vorrei capire come proseguono i lavori della mattinata.
PRESIDENTE. I lavori riprenderanno alle 13 e 25 per terminare alle ore 14, così come era stato concordato.
La seduta è sospesa.
(La seduta, sospesa alle ore 12 e 53, viene ripresa alle ore 13 e 25.)
Continuazione della discussione generale del disegno di legge: "Disposizioni nei vari settori di intervento (collegato alla manovra finanziaria 2011-2013)" (222/A - Parte prima)
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Sechi. Ne ha facoltà.
SECHI (SEL-Comunisti-Indipendentistas). Presidente, ogni giorno che passa ci rendiamo sempre più conto della difficile situazione nella quale ci troviamo, e la responsabilità a cui noi siamo chiamati ci mette di fronte una situazione complessiva, grave, della società sarda e della Sardegna tutta. Un quadro delle entrate non chiaro, lo abbiamo detto e ripetuto più volte, porta oggi all'attenzione di quest'Aula un disegno di legge, definito come un "collegato alla manovra finanziaria" (come sempre è un modo per dare un titolo non sempre calzante, anzi spesso inadeguato) che è inadeguato a dare le risposte che la gente attende.
E' un provvedimento senz'anima, senza prospettive perché non fa scelte e probabilmente non fa scelte perché non le può fare, non ha le condizioni per farle. Il clima è un po' surreale perché i numerosi interventi di questa mattina hanno messo in evidenza, con estrema chiarezza, la difficoltà che noi tutti abbiamo ad addentrarci nello specifico della legge; e magari in una seconda fase cercheremo di farlo, perché avvertiamo il disagio, la difficoltà, il non contenuto di questa proposta legislativa. Questi elementi hanno fatto sì che negli interventi di stamattina si parlasse della crisi complessiva che attanaglia la Sardegna, superando i contenuti che ci sono e non ci sono in questo provvedimento.
Avrà avuto un ruolo in ogni caso anche, come dire, la campagna elettorale in corso a causa della quale avevamo addirittura ipotizzato di rinviare il dibattito su questo disegno di legge a dopo le elezioni, mentre il collega Maninchedda suggeriva di affrontarlo ed esaurirlo nell'arco di questa giornata. Non credo però ci siano le condizioni per portare avanti questa proposta anche a causa della distrazione diffusa, dovuta forse alla demotivazione di fronte a questo strumento, come dire, inadeguato, privo di contenuti.
Il disagio che avvertiamo è quello che probabilmente viviamo tutti i giorni quando, più o meno alla spicciolata, raggiungiamo i nostri uffici e quest'Aula dovendo superare la presenza costante di lavoratori in difficoltà che stazionano sotto il portico di via Roma. Ogni giorno ce ne sono svariati in rappresentanza di diverse categorie. L'onorevole Uras ricordava prima i lavoratori della scuola, gli operatori dei beni culturali che si alternano con i numerosi lavoratori in crisi del settore industriale. In particolare voglio ricordare i lavoratori della Vinyls di Porto Torres che, ormai disperati, continuano la loro quasi impossibile battaglia o almeno tale si sta rivelando.
Prevale l'incapacità di dare risposte quindi a una società in sofferenza che sempre più mette a confronto i pochi che stanno bene con quelli, sempre più numerosi, che stanno male, che sono senza reddito, che perdono il lavoro, i precari a rischio così come i giovani che il lavoro non lo hanno mai avuto. Il problema non è quello di dedicare un'attenzione maggiore ai precari a rischio dimenticando i giovani che non hanno mai maturato un giorno di esperienza lavorativa, la verità è che noi dovremmo essere in grado di dare risposte a tutti e di garantire il lavoro a tutti, perché il lavoro è un diritto sacrosanto di ogni persona.
Dobbiamo evitare, soprattutto, di cadere in quella contrapposizione che può vederci favorevoli a difesa di un nuovo posto di lavoro magari a discapito di quelli che il lavoro ce l'hanno precario. Questo è un errore che non possiamo commettere, dobbiamo invece affrontare un dibattito serio per creare le condizioni per garantire il maggior numero di posti di lavoro.
Il collegato - la definizione è del collega Capelli - è il peggiore dei minestroni che, già per sua natura, riesce sempre buono per le sue mescolanze, ma in questo caso evidentemente il risultato è decisamente negativo anche se, dobbiamo dirlo, alcuni contenuti sono presenti. Dobbiamo essere onesti nel riconoscere che comunque una volontà unanime ha portato a dedicare attenzione proprio al tema del lavoro e del precariato, un'attenzione verso coloro che, comunque, hanno un barlume di speranza in un lavoro precario che va garantito e difeso senza perdere di vista, come dicevo prima, l'impegno per creare condizioni di lavoro per chi il lavoro non ce l'ha.
L'altro aspetto che voglio sottolineare è l'attenzione rivolta all'università, università che rappresenta l'eccellenza nel percorso della formazione, alla quale troppe volte guardiamo con una certa superficialità e che, invece, dovremmo potenziare, e lo stesso dovremmo fare per l'intero comparto della scuola e dell'educazione. Anche in questo caso, è stato detto, proprio a causa della ristrettezza e dell'insufficienza delle risorse, dovremmo avere la capacità di gestire le risorse disponibili con maggiore oculatezza e prudenza.
E' necessario, soprattutto, operare dei tagli, perché non c'è altra maniera di mettere in piedi uno strumento di previsione finanziaria se non si è in grado di tagliare là dove è opportuno tagliare, perché sappiamo anche che, a fronte di tanto disagio, esiste soprattutto una larga fascia di sprechi e di inutilità, alcune delle quali sono state citate questa mattina. Sono le inutilità che noi tutti conosciamo, le inutilità e le inopportunità che esistono e che sarebbe bene cancellare per mettere a regime un sistema che segna il passo più in termini di produttività che in termini di opportunità e di occasioni di lavoro per chi realmente può esercitare una funzione produttiva, anche all'interno delle istituzioni come la Regione Sardegna.
Nonostante, quindi, dicevo, le ristrettezze, i limiti delle risorse disponibili, io credo che questo strumento finanziario comunque possa dare alcune risposte, soprattutto in termini generali (magari recupereremo attraverso gli emendamenti), perché è opportuno lasciare accesa la speranza. Vedere infatti i lavoratori in lotta, i disoccupati, le maestranze di ogni comparto in crisi raggiungere il portico di via Roma, evidentemente significa che coltivano ancora la speranza di poter trovare all'interno di quest'Aula, attraverso le nostre iniziative di legge, una risposta ai loro bisogni e noi queste speranze non le dobbiamo assolutamente deludere. Io quindi credo che di fronte alla situazione drammatica le proposte possono essere diverse.
Il collega Maninchedda ha avanzato una proposta questa mattina, quasi una sorta di appello agli uomini di buona volontà di guardare al futuro con l' elaborazione di un programma concreto; proposta alla quale ha aderito il collega Capelli ed è stato incluso anche il collega Uras. Mi viene in mente "ricomincio da tre", Maninchedda, Capelli e Uras, non male, perché credo che tutti nutriamo per loro stima, affetto e riconoscenza per le loro competenze e le loro azioni.
Mi chiedo però se l'indicazione del partito dei sardi o di altre formule politiche può costituire una via di uscita da questa situazione. Io non sono pienamente convinto pur prendendo in esame questa proposta. In ogni caso e comunque credo che ognuno di noi sia convinto sostenitore di idee e di progetti che, indipendentemente dal Gruppo nel quale milita e dalla forza politica che rappresenta, potrà esternare magari in occasione di un'assemblea straordinaria del Consiglio regionale (che Giampaolo Diana ha sollecitato e proposto) che ci veda tutti a confronto, liberamente impegnati a percorrere una via, provenendo anche da direzioni diverse, per individuare realmente un programma che dia quelle risposte che fino ad ora non siamo stati in grado di dare.
Invero la decadenza e il disagio che avvertiamo, la convinzione a volte di venire in Consiglio e di non essere utili rispetto alle attese della gente deve far pensare a una rifondazione, a una rifondazione autentica, totale delle istituzioni, della politica, di tutto ciò che è decadenza, che è sfascio. E allora mi viene in mente che la rifondazione non può essere fatta se non da chi ha, forse, voglia ed entusiasmo, e questi sono i giovani, eccessivamente richiamati in momenti come questi (anch'io lo sto facendo), ma puntualmente espulsi dalla partecipazione e da quel progetto di riforme e rifondazione che noi vorremmo fare.
Avrei voluto dedicare la seconda parte del mio intervento al disegno di legge in discussione e ai suoi contenuti, ma il clima non c'è; quindi mi fermo e ritornerò su questo argomento quando, dopo il voto per il passaggio all'esame degli articoli, entreremo nello specifico della legge attraverso gli emendamenti di cui ci faremo promotori, magari entrando nel merito delle diverse problematiche.
Il problema è che qui langue soprattutto la proposta, langue la proposta all'interno di quest'Aula ma soprattutto la proposta è assente da parte dell'Esecutivo. Ieri abbiamo preso atto tutti, a mio avviso, di non avere una politica per i trasporti e per la mobilità, da tempo dimostriamo di non avere idee, proposte e progetti a fronte del fallimento delle politiche industriali, non abbiamo idee e iniziative per l'agricoltura e per l'artigianato e altrettanto per la pesca, non abbiamo un progetto identitario per il nostro popolo. Rimane sempre in piedi pertanto l'idea che è il lavoro, prima di tutto, a dover veramente essere messo al centro di un dibattito serrato, che non può che essere introdotto e portato avanti all'interno di quest'Aula.
PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.
SALIS (I.d.V.). Chiedo la verifica del numero legale.
(Appoggia la richiesta il consigliere Diana Giampaolo.)
Quarta verifica del numero legale
PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.
(Segue la verifica)
PRESIDENTE. Sono presenti 52 consiglieri.
Risultano presenti i consiglieri: Agus - Bardanzellu - Ben Amara - Biancareddu - Campus - Capelli - Cocco Daniele - Contu Felice - Corda - Cossa - Cucca - Cuccu - Cuccureddu - Dessì - Diana Giampaolo - Diana Mario - Fois - Greco - Ladu - Lai - Locci - Lotto - Manca - Maninchedda - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Mulas - Murgioni - Oppi - Peru - Piras - Pittalis - Planetta - Porcu - Randazzo - Rodin - Sabatini - Salis - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Paolo - Sechi - Solinas Antonio - Steri - Stochino - Tocco - Uras - Vargiu - Zedda Alessandra.
Poiché il Consiglio è in numero legale, proseguiamo i lavori.
E' iscritto a parlare il consigliere Corda. Ne ha facoltà.
CORDA (P.D.). Ho ascoltato con grande attenzione le parole pronunciate dall'onorevole Maninchedda nel suo, insolitamente, breve intervento; e non se l'abbia a male, collega Maninchedda, se sottolineiamo questo aspetto, ma il provvedimento in discussione richiederebbe un supporto argomentativo più forte vista la debolezza della proposta. Ho apprezzato comunque le sue parole, onorevole Maninchedda, attraverso le quali, a mio avviso, quando richiama l'esigenza di un quadro politico diverso confessa il disagio nel quale si trova. Esigenza di un quadro politico diverso perché la gravità della situazione economica e finanziaria è tale da richiedere provvedimenti coraggiosi.
Nel provvedimento in discussione note di coraggio non se ne intravedono, quei provvedimenti coraggiosi che dovrebbero caratterizzare l'azione di governo di questa maggioranza, anzi di qualunque maggioranza, in questo testo non si intravedono. L'orizzonte politico che si pone è alquanto angusto, mi pare non vada oltre qualche concessione demaniale, si ferma lì. E quali dovrebbero essere i provvedimenti coraggiosi che dovremmo adottare? L'onorevole Maninchedda fa degli esempi, per esempio il taglio dei consorzi di bonifica, il taglio di posti letto.
Ma anche con un quadro politico come l'attuale si potrebbero fare, perché non avete il coraggio di proporli? Perché non avete il coraggio di proporre la soppressione dei consorzi di bonifica? Io credo che ai tre consiglieri che elencava l'onorevole Capelli se ne potrebbero aggiungere ben altri che condividerebbero scelte coraggiose. Il mio voto sicuramente ci sarebbe. Per quanto riguarda il taglio dei posti letto io preferirei parlare di riequilibrio di una situazione insostenibile nella distribuzione dei posti letto nei vari territori. Io voglio dire che i provvedimenti coraggiosi non sono vietati, si propongano, si assumano, e li sosterremo. La cosa che non ci piace, che non mi piace di sicuro, è invece quanto sta avvenendo in questi giorni.
Presidente, se non fosse per il contesto in cui si discuteva ieri e per la contingenza, se fosse stato tenuto in altra data, io avrei sottoscritto l'intervento del Presidente Cappellacci, ma è consentito dire che è quantomeno sospetto fatto così? E' consentito dire che non è stato gradevole che il Presidente Cappellacci si presentasse a Olbia, in piena campagna elettorale, con una proposta che tradiva un approccio quantomeno dilettantesco alla soluzione di un problema annoso, di gravissima portata, che avrà conseguenze gravissime, oltre che sugli aspetti relazionali e quindi sulla mobilità, sul tessuto economico della Sardegna?
Viene a Olbia e propone la soluzione miracolistica del problema. Io, ripeto, confesso che l'avrei sostenuto, l'avrei votato. Perché non l'ha fatto quattro mesi fa? Perché non l'ha fatto cinque mesi fa? Il problema non è sorto d'incanto l'altro ieri. Dunque siamo portati a esprimere molte riserve, ma la riserva più grande attiene allo scarso rispetto per le istituzioni. Io credo che sia irriguardoso, che sia poco serio, assolutamente non rispettoso di una istituzione così prestigiosa, come quella del Consiglio, venire a fare propaganda spicciola nel vivo della campagna elettorale. Il Presidente della Regione ha ben altro compito, deve avere ben altra levatura.
Il messaggio non può essere quello di cedere a tentazioni propagandistiche, condizionate, indotte e sicuramente suggerite da esponenti del suo partito, che così hanno voluto, esponendolo sicuramente, dicevo, a una figura non buona. Pertanto una proposta che potrebbe avere una sua validità, siamo quasi certi si rivelerà un bluff. Dunque come fare a dar fiducia a questo Governo, a questa maggioranza? E torno alle parole dell'onorevole Maninchedda che ho apprezzato, ripeto, perché ritengo siano sincere e si richiamino a nobili sentimenti; ho visto infatti uno sforzo serio nel richiamare l'intero Consiglio a un forte senso di responsabilità e di serietà. E io credo che non sia da mettere in dubbio la serietà, il senso di responsabilità, che anche ieri sono stati espressi dai banchi dell'opposizione,. E quindi questo è un messaggio per noi facile da cogliere.
Sottolineo nuovamente però il disagio in cui si trova l'onorevole Maninchedda quando si trova a supportare, in modo molto debole, una proposta da lui non condivisa, e dunque invoca un nuovo e diverso quadro politico. In quella collocazione evidentemente ci sta male, ma non è colpa nostra, sia conseguente l'onorevole Maninchedda, e disponiamoci a discutere in modo serio, in modo costruttivo, senza pregiudizio, senza posizioni preconcette, però con proposte serie, sottraendoci e sottraendo le più alte cariche della Regione, dell'istituzione, ai tentativi maldestri e alle tentazioni maldestre della campagna elettorale.
PRESIDENTE. Il Consiglio è riconvocato alle ore 16 e 30 del pomeriggio.
La seduta è tolta alle ore 13 e 50.