Seduta n.15 del 29/04/2009 

XV Seduta

(POMERIDIANA)

Mercoledì 29 aprile 2009

Presidenza del Vicepresidente CUCCA

indi

del Vicepresidente COSSA

La seduta è aperta alle ore 16 e 33.

CAPPAI, Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta pomeridiana del 1° aprile 2009 (8), che è approvato.

Congedi

PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Gabriella Greco e Luciano Uras hanno chiesto congedo per la seduta pomeridiana del 29 aprile 2009.

Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.

Continuazione della discussione generale congiunta del documento annuale di programmazione economica e finanziaria (DAPEF 2009) (2/A) e dei disegni di legge: "Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale della Regione (legge finanziaria 2009)" (2/A) e "Bilancio di previsione per l'anno

finanziario 2009 e bilancio pluriennale per gli anni 2009-2012" (3/A)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la continuazione della discussione generale del documento numero 2, del disegno di legge numero 2 e del disegno di legge numero 3.

E' iscritto a parlare il consigliere Cuccureddu. Ne ha facoltà.

CUCCUREDDU (Gruppo Misto). Signor Presidente, pronuncerò solo alcune delle brevi considerazioni, quindi utilizzerò sicuramente meno dei venti minuti a disposizione. Non ho seguito per intero il dibattito, ma in alcuni interventi mi è parso di rilevare alcune contraddizioni forti sull'interpretazione che viene data a questa manovra, definita "leggera", "asciutta", "scarna", "insufficiente", da parte soprattutto della minoranza. Però, allo stesso tempo si è anche ritenuto che fosse una finanziaria elaborata sulla base dello schema predisposto dalla Giunta precedente; e così è in realtà. E' stato utilizzato lo stesso schema e si è arricchito il disegno di con interventi che vanno a sostegno delle categorie più bisognose. Quindi, non riesco a comprendere perché questa finanziaria debba essere definita insufficiente. Sicuramente ad appesantire la situazione ha contribuito anche la crisi internazionale, però già in precedenza c'erano segnali di una gravissima crisi nell'Isola. Si pensi alla pastorale sul lavoro della Chiesa o ai sindacati che avevano manifestato più volte, chiedendo attenzione per le fasce più deboli, per il fatto che una percentuale sempre più alta di cittadini fosse al limite o avesse già superato la soglia di povertà. Ecco, io credo che questa finanziaria dia risposte a queste categorie.

In Commissione mi pare che si sia lavorato molto bene. Io non ho esperienze precedenti, però l'atmosfera è stata sicuramente serena e proficua, credo di dover dar atto sia al Presidente della Commissione, l'onorevole Maninchedda, sia all'assessore La Spisa di aver offerto un grande contributo alla serenità del clima lavorativo, valorizzando gli apporti che ciascuno poteva offrire in quella sede, a prescindere dalla circostanza che appartenesse alla coalizione di maggioranza o a quella di opposizione. Purtroppo, anche a causa dei tempi molto stretti che ci siamo prefissi, alcuni problemi non sono stati sufficientemente approfonditi, anzi a volte paradossalmente si è perso molto tempo a parlare di tasse di soggiorno, o addirittura ancora di tasse sul lusso, tributi che hanno veramente un impatto bassissimo su questa finanziaria, mentre problemi di una gravità assoluta quali quelli degli espropri, (che stanno coinvolgendo moltissimi Comuni della Sardegna, che corrono il rischio di andare in dissesto finanziario) o i problemi legati ad Abbanoa, (che presenta voragini finanziarie ormai nell'ordine di oltre 300 milioni di euro, e che viaggia sui 50-60 milioni di euro di passivo all'anno) non si è avuto il tempo di approfondirli. Mi auguro che lo si possa fare se non già in Aula quando si parlerà degli emendamenti sui commi, che pure interessano questi argomenti, quanto meno in una prossima occasione.

Vorrei soffermarmi soltanto sul fatto che, finalmente, sulle poche ma importanti novità introdotte da questa maggioranza c'è il ritorno ad un clima di legittimità nelle attività del bilancio. Si rispettano finalmente le sentenze della Corte costituzionale, si torna al rispetto del principio di annualità del bilancio, cioè si spende ciò che si ha, si abbandonano gli escamotage delle anticipazioni sulle entrate (io non vedo molta differenza tra l'indebitamento contratto attraverso mutui e l'indebitamento che si crea bloccando delle quote di bilancio; in questo caso, tra l'altro, lo si fa accantonando debiti di pregresse annualità) si torna a un sistema normale, si abbandonano la finanza e la fiscalità creativa, che sono sempre da condannare, sia che l'autore sia di centrodestra (quale Tremonti, che è stato più volte accusato di far ricorso a questi strumenti) sia che l'autore sia (come nel corso della precedente maggioranza qui, nella nostra Regione) di centrosinistra.

Tasse sul lusso. Se ne è discusso, ma mi pare che il problema lo abbia risolto alla radice la Corte costituzionale, cassando oltre il 95 per cento delle entrate che quella tassa prevedeva. Rimaneva una parte assolutamente marginale, che è quella relativa alle imbarcazioni e agli aerei, che peraltro è sub iudice dinanzi alla Corte di giustizia europea. Quindi aver sottratto un argomento di contenzioso, addirittura a livello europeo, credo che possa portare benefici anche alle nostre casse perché ci fa risparmiare qualche spesa legale oltre a moltissime brutte figure internazionali. Brutte figure internazionali che sicuramente abbiamo fatto in questi anni con la tassa sul lusso. Tutti i giornali del mondo ne hanno parlato in termini negativi.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE COSSA

(Segue CUCCUREDDU.) Il danno all'immagine della Sardegna è stato di gran lunga più corposo e più cospicuo rispetto al danno, che pure c'è stato e ci sarà, legato al fatto che il G8 non si terrà in Sardegna. Ma se quel danno è quantificabile, come scrive il sindaco di La Maddalena, in qualche centinaio di milioni di euro - che mi sembra obiettivamente tanto - il danno recato all'immagine turistica della Sardegna in tutto il mondo per l'applicazione di queste insensate forme di vessazione fiscale è stato certamente enormemente superiore.

Sulla tassa di soggiorno, invece, mi pare che proprio non abbia senso neppure perdere tempo a parlarne. Su 377 comuni - lo diceva, credo, Oscar Cherchi in uno dei primi interventi di questi giorni - soltanto due hanno scelto di applicarla; in uno di questi due mi pare che la maggioranza sia caduta proprio su questo tema; è venuta meno la maggioranza proprio per l'applicazione di questa tassa. E' una tassa difficilissima da applicare, è una tassa che non porta gettiti importanti, ma non è neppure una tassa che va nel senso del federalismo perché le risorse che si ricavano dalla sua applicazione per il 50 per cento vanno alla Regione. Quindi mi pare un sistema opposto a quello del federalismo che delega funzioni, ma fa sì che siano i comuni, le province e gli enti locali a finanziarsi con le proprie entrate. In questo caso le entrate dei comuni andavano a finanziare la Regione, che poi avrebbe dovuto ripartirle. Oltretutto, il gettito è stato veramente ridicolo, credo qualche decina di migliaia di euro, forse 100 mila euro, e quindi minimo rispetto al danno recato all'immagine della Sardegna, al danno provocato agli operatori professionali, i grandi tour operator internazionali, che non inseriscono più nei loro cataloghi la Sardegna perché non sanno se il costo sarà gravato o meno della tassa.

Ogni comune, ogni consiglio comunale può decidere o meno di applicare la tassa anche poche settimane prima dell'inizio della stagione estiva mentre i cataloghi e le prenotazioni vengono fatti con molti mesi di anticipo. Quindi è una tassa che andava a colpire un settore importantissimo per noi, forse l'unico che non versa ancora in una gravissima crisi, e che quindi aveva assolutamente pochissimo senso mantenere, e certamente - ribadisco - non poteva essere considerata una tassa che, in qualche maniera, anticipa quello che sarà il federalismo fiscale e il federalismo fiscale interno.

Ritengo però che ci siano ancora alcuni aspetti che in Aula possano essere migliorati rispetto al lavoro fatto in Commissione. Ne cito alcuni molto rapidamente. Sicuramente, come ha affermato il presidente Cappellacci nelle sue dichiarazioni programmatiche, va riorganizzato il sistema dei rapporti tra Regione ed enti locali su una base di pari ordinazione, come prevede l'articolo 117 della Costituzione, quindi si è reso necessario l'inserimento di tutta una serie di norme contenute in diversi articoli della finanziaria, per esempio nell'articolo 3 al comma 2, lettera b), punto 1 o anche nell'articolo 1, comma 25.

Ci sono inoltre una serie di annotazioni che riguardano i comuni, dove si minacciano sanzioni, quali la sospensione dell'erogazione delle quote del fondo unico. Queste sanzioni sembrano vessatorie, sicuramente poco corrette, e perpetrano un atteggiamento di sovraordinazione e di superiorità della Regione rispetto agli enti locali. Ecco, io credo che se si responsabilizzano i comuni, se si assegnano nuove risorse attraverso il fondo unico, non ci sia necessità di prevedere sanzioni per fatti che non dipendono neppure dall'organo politico. Spesso un ragioniere può dimenticarsi di eseguire una comunicazione e questo non può implicare che si blocchi la spesa di un comune o di una provincia. Quindi io credo che sia opportuno, proprio per una questione stilistica e anche di correttezza istituzionale, evitare di inserire richiami o minacce come queste che ho accennato.

C'è poi un altro problema aperto che riguarda gli interventi a favore dei nuclei familiari al cui interno vi siano soggetti portatori di handicap: l'applicazione della legge nazionale numero 162 del 1998. Credo che il problema vada approfondito in Aula, ma la Commissione ha rinviato questo approfondimento all'Aula proprio perché se da un lato è necessario che ci sia un maggiore coinvolgimento delle famiglie, bisogna anche evitare che il sostegno ai soggetti portatori di handicap diventi una forma di reddito per queste ultimi.

L'ultima annotazione che vorrei fare è quella legata al patto di stabilità e alla generazione di residui. E' un problema molto controverso. Tutte le Regioni a statuto speciale hanno deliberato nel senso - come diceva il presidente Maninchedda nel suo intervento - di evitare una doppia imposizione dei vincoli del patto di stabilità, cioè che li debbano rispettare, per le stesse uscite, sia la Regione che gli enti locali. Credo che la Regione Sardegna - anche se è controverso quest'aspetto - abbia competenza per poter legiferare in materia anche di fiscalità locale, avendo competenza sull'ordinamento degli enti locali, e quindi ritengo che se vogliamo far sì che questa finanziaria possa dispiegare efficacia anche nelle azioni a sostegno dell'occupazione, (per esempio i cantieri di lavoro) sia necessario adottare una norma che eviti questa doppia imposizione dei vincoli del patto di stabilità.

Vorrei anche sottolineare un aspetto del quale non si è parlato, ma di cui parlarono a lungo i giornali qualche mese fa. Nel corso delle audizioni (in maniera particolare mi riferisco all'audizione del rettore dell'Università di Sassari, il professor Maida) è emerso che Sassari non avrà più il polo di Bonassai, che doveva costituire un grande polo veterinario, agrario, destinato a compensare la concentrazione delle eccellenze su Cagliari e ad assurgere anche, insieme agli enti regionali riordinati (LAORE, AGRIS), a polo di eccellenza in ambito mediterraneo. Degli 80 milioni di euro che la Regione si era impegnata a reperire nel proprio bilancio, con la sottoscrizione di un accordo tra il rettore e l'allora Presidente della Regione, non c'è traccia (se si eccettuano 10 milioni di euro). Quindi, se si vorrà evitare che nel 2010 la Facoltà di veterinaria perda l'accreditamento europeo, bisognerà rivedere questo progetto e dotare la facoltà stessa di un ospedale veterinario e di una piccola azienda agricola.

Ma quel grande progetto di riorganizzazione della ricerca in ambito agrario e veterinario, con il centro di Bonassai, credo che sia definitivamente accantonato. Di questo - è stato detto dal rettore - credo che dobbiamo essere tutti consapevoli e credo che rappresenti un ulteriore fallimento delle politiche portate avanti negli anni scorsi che grava in maniera forte sul territorio del nord Sardegna.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Pietro Cocco. Ne ha facoltà.

COCCO PIETRO (P.D.). Signor Presidente, Assessori, colleghi consiglieri, che si stia predisponendo una finanziaria in un periodo di grande crisi economica e sociale è cosa nota ed evidenziata in tutti gli interventi. Le dimensioni e le cause che l'hanno prodotta sono argomento ampiamente dibattuto da analisti in tutto il mondo. Certo, la portata eccezionale di effetti devastanti che hanno colpito l'intero pianeta non ha risparmiato la nostra Isola, le cui condizioni, già ampiamente segnate da una precarietà occupazionale storica, si sono oltremodo aggravate.

E' in questo quadro purtroppo sconfortante che ci accingiamo a discutere la manovra finanziaria per l'anno 2009. Ed allora, considerata l'urgenza e l'emergenza, credo non sia il caso di attardarsi a cercare le cause, quanto piuttosto contribuire ad una discussione sul bilancio annuale e pluriennale, che risponda davvero alle reali necessità della Sardegna, scrutandone i problemi con occhi attenti e aggredendo le emergenze con la necessaria sensibilità. Sensibilità che purtroppo mi pare non ci sia stata nei confronti dei sardi, ed in particolare dei sardi dell'isola di La Maddalena, quando il Presidente della Regione ha accettato senza reagire la decisioni che sono state prese tempo fa. Tanto tempo fa, prima che si verificasse la tragedia del terremoto in Abruzzo. Agli abitanti di quel territorio va ovviamente tutta la nostra solidarietà; solidarietà che non può però essere confusa con uno spot propagandistico, che niente ha a che vedere con i bisogni reali e le sofferenze di quella popolazione.

Credo che tutti ricordino la questione dell'immondizia a Napoli, e del tentativo compiuto già allora dal Presidente del Consiglio di spostare il G8, questo a dimostrazione del fatto che Napoli non c'entrasse nulla allora, come non c'entra nulla ora l'Abruzzo, perché quello che conta è che si vuole utilizzare a tutti i costi il vertice mondiale come esclusivo strumento di autopropaganda. Dire no al vertice in Sardegna, quando tutti i preparativi erano ormai arrivati ad una fase molto avanzata, significa mortificare il Popolo sardo, le prospettive di tante imprese, le attese di tante aziende locali e di tante amministrazioni locali. Significa perdere tanti posti di lavoro, significa creare nuovi disoccupati che si vanno ad aggiungere ai numerosi già esistenti. Pare che si perderanno circa 600 milioni di euro, come già è stato detto ieri da qualche consigliere.

Credo che il Presidente avrebbe dovuto difendere gli interessi della sua terra, della Sardegna, e non quelli del Presidente del Consiglio dei Ministri, non quelli del suo principale sostenitore durante la campagna elettorale. Già, perché oltre gli slogan, oltre i titoli incredibili di alcune testate giornalistiche, oltre le frasi ad effetto, i dati che emergono dalla proposta di bilancio non sono molto incoraggianti e sufficienti per affrontare questa situazione che tutti, dagli interventi che sono stati fatti, riteniamo molto gravi.

Gli interventi ad esempio nei confronti del comparto produttivo sono emblematici. Ho già avuto modo di dire che gli interventi risolutivi tanto sbandierati nel comparto industriale non sono altro che un tentativo di prendere tempo, senza che ci siano politiche volte a dare soluzioni strutturali. E' così per il comparto industriale del Sulcis, così per quello chimico di Porto Torres e per quello tessile della Sardegna centrale. Dalla vicenda Eurallumina - ben lontana dall'essere risolta, se non con un intervento temporaneo tampone di un anno che è quello della cassa integrazione - alla nuova vicenda della Rockwool, alla nuova emergenza occupazionale dell'iglesiente sul fronte delle imprese che chiudono, a quella di Porto Torres in condizioni, lo sappiamo tutti, di estrema fragilità.

Si dice "finanziaria di emergenza" e va bene, ma da quanto affermato dall'Assessore all'industria in Commissione non sembrerebbe, perché per affrontare meglio i problemi, per definire meglio le politiche per le imprese, avrebbe detto che sarebbe il caso di rinviarli alla prossima manovra finanziaria. Forse però sarà troppo tardi per sostenere l'apparato produttivo esistente ancora oggi. E infatti da quanto si legge nei documenti contabili i numeri rivelano che non sono stati stanziati fondi per gli interventi urgenti nei confronti dell'industria; Sarebbero stati stornati solo 9 milioni di euro, 3 per anno, dal fondo incentivazione della piccola e media impresa.

A tale proposito, come affermato nella relazione di minoranza, proponiamo interventi di equiparazione al bilancio del 2008 delle principali leggi di settore, a cominciare da quella per il settore artigiano, per dare benefici alle imprese e favorire l'occupazione. In una situazione di crisi terribile, dalle difficili soluzioni, sarebbe opportuno mettere in piedi azioni sinergiche in difesa dell'apparato industriale, con iniziative legate all'energia e agli interventi per le bonifiche nelle aree minerarie dismesse e di risanamento ambientale più complessivo. Questo significa ovviamente la richiesta di un maggiore coordinamento fra assessorati competenti anche e soprattutto in fase programmatoria.

A tale proposito vorrei manifestare apprezzamento per la disponibilità e la sensibilità con cui la VI Commissione ha affrontato e anche accolto alcune osservazioni arrivate proprio dal nostro Gruppo. In relazione alla crisi occupazionale abbiamo proposto un sostegno al reddito pari a 25 milioni di euro, rivolto a circa 4000 persone prive di ammortizzatori sociali, che hanno perso il lavoro dal 1º ottobre del 2008 o lo perderanno nel corso dell'anno 2009.

Altra questione rilevante da segnalare riguarda i tagli effettuati al comparto delle energie rinnovabili per 20 milioni di euro (10 nel 2009, 10 nel 2010) e ulteriori tagli sugli investimenti nel settore energetico. Qui è opportuno fare una riflessione per capire quali siano le argomentazioni che hanno indotto a operare scelte di questo tipo. Sui fondi FAS e sulle politiche sociali, i colleghi che sono intervenuti prima di me hanno ampiamente argomentato, così come hanno argomentato su questioni come quella della tassa di soggiorno, replicando ad alcuni consiglieri di maggioranza che su questo tema hanno trovato ragioni di profondo interesse.

Vorrei piuttosto spendere una parola sul Fondo unico per gli enti locali, per esprimere forti perplessità sul vincolo posto su parte delle risorse. Questo fatto mette in discussione un'operazione lodevole, che la precedente amministrazione regionale aveva realizzato con grande apprezzamento da parte dei comuni e delle province. Questi avevano salutato con soddisfazione l'entrata in vigore della legge regionale numero 2 del 2007, sulla piena autonomia degli enti locali e sull'utilizzo delle risorse del Fondo unico. Ora però questa autonomia di spesa comincia ad essere minata da una proposta di vincolo di una quota pari a 110 milioni di euro per gli investimenti che gli amministratori locali non accoglieranno di buon grado. L'ANCI, infatti, condivide queste preoccupazioni e facendosi portavoce chiede, come chiediamo noi, che possano essere rivisti questi vincoli.

Altra questione di cui si è detto riguarda il patto di stabilità, vero grattacapo per l'amministrazione regionale e per gli enti locali. E' chiaro che qua è necessaria un'azione incisiva da parte della Giunta nei confronti del Governo nazionale affinché le regole siano riscritte, altrimenti gran parte delle risorse non potranno essere utilizzate.

Altra questione ancora riguarda la necessità di avere un grande progetto per la messa in sicurezza di tutte le scuole. Chi ha fatto l'amministratore locale sa bene quali difficoltà si incontrino nel reperire risorse per garantire livelli di decenza e sicurezza negli edifici scolastici.

Vado a concludere dicendo che, signori Assessori e Signor Presidente, non sfugge il fatto che le difficoltà da affrontare siano rilevanti, come non sfugge il dovere di considerare che il tempo a disposizione per produrre una buona finanziaria all'altezza della situazione sia veramente poco, tuttavia appare evidente un'analisi insufficiente che non può essere taciuta, così come l'impegno profuso per affrontare l'emergenza occupazionale e dare soluzioni rapide appare in parte inadeguato. D'altro canto il tentativo reiterato di molti intervenuti di considerare questa finanziaria una versione appena emendata della bozza della precedente amministrazione regionale appare stucchevole e poco veritiero, oltre che un desiderio grossolano di giustificare un lavoro del quale probabilmente siete poco convinti pure voi, anche perché, nel caso in cui ci fosse un fondo di verità, sono trascorsi parecchi mesi da allora, molti problemi sono cambiati e devono cambiare gli strumenti per affrontarli.

Signori Assessori, Signor Presidente, io credo che sia necessario fare in fretta, è vero, però è indispensabile approvare una buona finanziaria nell'interesse della Sardegna.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Antonio Solinas. Ne ha facoltà.

SOLINAS ANTONIO (P.D.). Signor Presidente, signori Assessori, colleghi, l'approvazione della legge di bilancio è uno strumento fondamentale per la vita economica e sociale della Sardegna. Questa finanziaria in discussione questi giorni assume un'importanza maggiore, in considerazione del fatto che siamo ormai alla scadenza del quarto mese dell'esercizio provvisorio ma, soprattutto, che ci troviamo in una situazione di crisi economica le cui dimensioni non sono ancora del tutto chiare. Dico subito che, a mio avviso, questa finanziaria non è assolutamente in grado di fronteggiare una crisi di tale portata. Ricalca per gran parte il documento finanziario presentato nello scorso mese di ottobre dal centrosinistra che affrontava una situazione contingente che oggi è completamente cambiata.

La crisi, che in quel momento sembrava si potesse affrontare con interventi normali, si è rivelata di una gravità tale da richiedere interventi di grande straordinarietà. Nelle varie commissioni dove abbiamo cercato di svolgere in modo serio, responsabile e costruttivo il nostro ruolo di minoranza, la vostra risposta è stata quella di cercare di cancellare, di oscurare i risultati importanti che erano stati raggiunti nella passata legislatura. Avete scelto di contrarre nuovi mutui a pareggio del bilancio, anziché continuare ad utilizzare le future entrate, raggiungendo un unico obiettivo che è quello di accrescere l'indebitamento dell'amministrazione regionale.

L'altra novità di rilievo è la previsione di 100 milioni di euro, quasi tutti dal Fondo sociale europeo, per un piano di formazione da predisporre entro sei mesi, cioè entro metà novembre. Mi chiedo: quanto si riuscirà a spendere nell'annualità 2009? Certamente una previsione del genere non va nella direzione auspicata dal Presidente della commissione bilancio, l'onorevole Maninchedda, che sperava in una riduzione dei residui passivi. Soprattutto non dite che cosa esattamente si vuol fare in questo piano di formazione, è forse un voler tornare indietro? Se l'idea è quella di una formazione che, assieme all'università e al sistema produttivo isolano, qualifichi e specializzi i disoccupati dipendenti dalle aziende sarde, rivedendo completamente il sistema dell'affidamento dei controlli, evitando soprattutto che fra qualche anno ci si ritrovi di fronte alla necessità di dotarci di una nuova "42", allora certamente ci troverete disponibili a lavorare affinché questo piano possa dare risposte quanto più immediate.

Manca un progetto, un'idea forte per cercare di fronteggiare questa drammatica crisi, manca un'idea di come fronteggiare la forte crisi economica e sociale che attraversa le zone interne della Sardegna. Non dite che cosa volete fare in merito al precariato del settore sanitario, dell'amministrazione regionale, dell'ARA. Sarebbe opportuno capire se riguardo ai lavoratori stagionali dell'Ente foreste volete continuare sulla strada della stabilizzazione oppure no. Nel settore pesca, avevate promesso in campagna elettorale, di dare risposte alle migliaia di forze impiegate in questo settore, e invece in legge finanziaria non ne fate minimamente cenno.

E' giusto, a mio avviso, cercare una soluzione al problema dei residui passivi. Credo che il lavoro possa essere svolto da un gruppo di lavoro interno di dirigenti dell'amministrazione regionale, sia dell'assessorato del bilancio sia della ragioneria generale, anche perché ritengo che ci siano le professionalità in grado di svolgerlo. Comunque, tolti 3 milioni e mezzo di trasferimenti agli enti locali, tolti i trasferimenti ordinari e straordinari che gli assessorati non hanno potuto liquidare, per non superare il patto di stabilità, poco resterà da verificare. Ed è proprio il vincolo del patto di stabilità che va ridiscusso con il Governo centrale, altrimenti nel 2010 - possiamo stare tranquilli - i residui passivi saranno molti di più.

Nelle commissioni, con il nostro voto di astensione, vi abbiamo aperto un credito; quel voto può essere confermato o modificato in un voto positivo o negativo. Dopo che avremo valutato l'attenzione che presterete alle nostre osservazioni e ai nostri emendamenti decideremo. In questi ultimi giorni abbiamo assistito ad una serie di atti adottati dal Governo nazionale: la cancellazione della parte relativa ai fondi FAS, la cancellazione dei fondi per la Sassari-Olbia, ed in ultimo il trasferimento della sede del prossimo G8. Quest'ultimo fatto non costituisce solo un'offesa alla dignità (avendo lo stesso Presidente della Regione ricevuto la notizia dalla televisione come tutti noi, credo, senza che venisse convocata una riunione del Consiglio dei ministri così come prevede il nostro Statuto quando si tratta di discutere di un argomento importante per la Regione) ma costituisce soprattutto un problema economico perché le opportunità che oggi vengono meno per la Sardegna, non sono opportunità di poco conto.

Su La Maddalena c'era un progetto complessivo che, partendo dal venir meno delle servitù militari, riqualificava quelle bellezze naturali con la scelta intelligente - a mio avviso - di far svolgere in Sardegna l'incontro del prossimo G8, investendo risorse regionali che oggi rischiano di essere vanificate da questa scelta scellerata operata dal Governo Berlusconi, più preoccupato, a mio avviso, dell'effetto mediatico che non dei benefici che porterà alle popolazioni dell'Abruzzo, alle quali va tutta la nostra solidarietà.

Da questa scelta non solo La Maddalena ma l'intera Sardegna subirà un danno enorme, e voi come maggioranza vi siete pure rifiutati di riferire e dibattere nella sede istituzionale più alta della nostra Regione sulle ragioni vere di questo spostamento, abbassando la testa di fronte al vero capo di questa maggioranza, tralasciando completamente gli interessi dei sardi, i grandi interessi della Sardegna. Altro che "nuovo giorno": si è tornati a su connottu, a quando Roma ordinava e Cagliari eseguiva.

L'anno scorso, nel 2008, Berlusconi già ci aveva provato. Evidentemente proprio non sopportava che il G8 si tenesse a La Maddalena; era una scelta intelligente, ma non era una sua scelta e quindi doveva in ogni caso evitare di attuarla, tanto è vero che cercò di spostare la riunione a Napoli ma, con un Governo regionale forte, questo gli è stato impedito. Per noi, lo abbiamo sempre confermato: a qualsiasi costo prima viene l'interesse dei sardi.

Signor Presidente, signori Assessori, colleghi della maggioranza, avreste dovuto avere la schiena dritta coinvolgendo il Consiglio tutto in una battaglia importante per tutti i sardi: non lo avete fatto, non lo avete voluto fare e ve ne assumete tutta la responsabilità.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Porcu. Ne ha facoltà. Poiché non è presente in aula, decade.

Sull'ordine dei lavori

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.

BRUNO (P.D.). Presidente, solo per chiedere una breve Conferenza dei Capigruppo per decidere il calendario dei lavori.

PRESIDENTE. Quando?

CAPELLI (U.D.C.). Subito?

BRUNO (P.D.). No, io direi nella giornata odierna, appena è possibile, Presidente.

PRESIDENTE. Va bene, onorevole Bruno.

Continuazione della discussione generale congiunta del documento annuale di programmazione economica e finanziaria (DAPEF 2009) (2/A) e dei disegni di legge: "Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale della Regione (legge finanziaria 2009)" (2/A) e "Bilancio di previsione per l'anno

finanziario 2009 e bilancio pluriennale per gli anni 2009-2012" (3/A)

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Pittalis. Ne ha facoltà.

PITTALIS (P.d.L.). Mi dispiace davvero non poter ascoltare l'intervento dell'onorevole Antioco Porcu che avrebbe sicuramente fatto una sintesi di quanto è emerso in questi giorni, e cioè della confusione incredibile che pervade il centrosinistra sardo. Forse la farà meglio l'onorevole Mario Bruno, me lo auguro, perché abbiamo ascoltato interventi - per la verità non solo in quest'Aula ma anche nel corso dei lavori della Commissione bilancio - alcuni anche apprezzabili per la serietà con la quale è stata messa in evidenza la necessità di chiudere in tempi stretti la manovra finanziaria e di bilancio, sottolineando così anche il nuovo corso di un rapporto tra maggioranza ed opposizione, ma abbiamo ascoltato anche altri interventi che per la verità hanno fatto scempio di questa postulazione rivelando in tutta la sua portata invece il senso di una astensione.

E allora mettiamo un po' le cose a posto e, almeno tra di noi, diciamoci la verità: il centrosinistra sardo non lo ha fatto per fare una cortesia alla Giunta regionale e a questa maggioranza, lo ha fatto semplicemente perché sa benissimo che porta con sé - l'attuale centrosinistra così come l'allora Giunta del presidente Soru - tutta la responsabilità e tutto il peso del ritardo con il quale questa manovra è pervenuta in quest'Aula. Cercare di ridurre allo stretto necessario i tempi per dare alla Sardegna la legge finanziaria, e quindi toglierla dalla morsa dell'esercizio provvisorio, è una questione che questa maggioranza si è trovata ad affrontare non per responsabilità propria ma quale effetto di una gravissima inadempienza politica dell'allora maggioranza di centrosinistra. Voglio ricordare, infatti, che la nuova finanziaria è stata presentata solo nel mese di dicembre, e che non è stata neppure discussa per le ben note questioni che hanno caratterizzato in quel periodo il Partito Democratico sardo e le drammatiche dimissioni che ha dovuto rassegnare l'allora presidente Renato Soru. E allora, io voglio dare atto dell'impegno a quei colleghi del centrosinistra che, con senso di responsabilità, hanno, forse in autentica buona fede, voluto creare condizioni nuove di un rapporto - e se le condizioni ci saranno, ben vengano - ma le cose che ho sentito mi portano a voler derubricare questo atteggiamento come un ravvedimento operoso del centrosinistra rispetto alle conclamate e lampanti responsabilità politiche.

Una cosa però ve la chiediamo con assoluta fermezza: cari colleghi del centrosinistra, evitateci lezioni di moralità, evitateci lezioni di rigore perché nella scorsa legislatura ne abbiamo viste di tutti i colori! Avete, in alcuni interventi, fatto riferimento a una manovra che non sarebbe più all'insegna del rigore ma sarebbe una di quelle manovre che riporterebbero l'orologio indietro, nel senso che si creerebbe un nuovo indebitamento. Vedete, - lo dico soprattutto ai colleghi di prima nomina - bisogna conoscere la storia dei bilanci della Regione.

Nell'anno 2000, quando l'allora Governo di centrodestra ereditò il pesante fardello che la Giunta Palomba di centrosinistra lasciò (pensate, nel solo anno 1999 un indebitamento per finanziare piani straordinari e quant'altro di 1.600 miliardi di vecchie lire; da dove viene il debito!) allora sì che si posero in atto iniziative volte a contenere il deficit avendo però anche riguardo alla necessità di fronteggiare una serie di emergenze che quella Giunta di centro sinistra non aveva assolutamente saputo affrontare dalle emergenze della siccità, delle alluvioni sino a quella costituita dalla legge numero 28 del 1984 per la quale fu necessario qualcosa come 1000 miliardi per chiudere la partita. Noi li trovammo ed evitammo di effettuare operazioni ragionieristiche quanto dilettantistiche come quelle che voi avete proposto nella scorsa legislatura.

E' facile fare gli Assessori del bilancio e della programmazione anticipando risorse future all'annualità corrente, ma non c'è bisogno di essere grandi economisti per governare un programma ed un bilancio, un programma finanziario ed un bilancio regionale. Voi avete effettuato un'operazione di facciata per dire che eravate così bravi da ridurre l'indebitamento senza porvi il problema di chi avrebbe governato nel 2010, nel 2011 e nel 2012. Avete effettuato questa operazione perché dovevate presentarvi ai sardi come coloro che hanno risanato un debito che voi stessi avevate creato negli anni passati.

E allora, onorevole Diana, siamo d'accordo con l'etica della responsabilità, ma quando si esaminano, si analizzano i fatti e non si pretende di fare di tutta l'erba un fascio. E allora mi viene da sorridere quando sento l'onorevole Renato Soru dire che questa finanziaria sostanzialmente è inadeguata, considerato che è stata presentata da lui stesso appena 3 mesi fa, 4 mesi fa, cioè nel mese di dicembre del 2008, quando sapeva benissimo che vi era una crisi devastante in atto. E non può nascondersi dicendo che la crisi si è manifestata in questi ultimi mesi, perché, tutto posso credere ma non che l'onorevole Renato Soru non avesse la capacità di prevederne gli effetti, da bravo conoscitore dei mercati internazionali e delle vicende economico-finanziarie del mercato globale quale lui è.

E allora, questa manovra sarà anche inadeguata, non lo so, sicuramente è migliore di quella che avete proposto voi; sicuramente, per quanto riguarda interventi sul sociale, sul settore del lavoro e della disoccupazione, colma un vuoto lasciato dalla vostra ipotesi di manovra. Come ha già avuto modo di dire lo stesso Assessore della programmazione in Commissione - ma l'argomento è stato ripreso anche da altri colleghi - questi disegni di legge finanziaria e di bilancio vanno letti in uno con quello che sarà il collegato a questa manovra, un collegato nel quale questi problemi troveranno risposte serie con risorse vere e certe. Per la prima volta dopo cinque anni, infatti, a questo Consiglio regionale si restituiscono finalmente ruolo e funzione, perché il fondo nuovi oneri legislativi prevede 70 milioni di euro per gli interventi che il Consiglio riterrà prioritari.

E allora, di che cosa stiamo parlando? Ma stiamo parlando di rigore? Qual è il rigore, colleghi del centrosinistra, quando dal 2004 al 2009 la spesa corrente è cresciuta a dismisura nelle vostre manovre e la spesa per gli investimenti per converso è davvero diminuita? Andate a dirglielo agli artigiani, andate a dirglielo agli operatori del settore del commercio, andate a dirglielo agli agricoltori, ai pastori, alle categorie produttive. Voi avete effettuato un'operazione - questa sì, a mio avviso di scarso profilo sotto proprio l'aspetto della responsabilità di governo - che è quella di aver utilizzato i fondi del quadro comunitario di sostegno non per interventi strutturali ma per sopperire alle esigenze ordinarie della Regione. Avete cioè finanziato la spesa ordinaria con i fondi strutturali; questa è la verità! E allora ecco perché mi sono permesso il richiamo ad evitare discorsi di moralità che mal si adattano, almeno per quanto ci riguarda, a questo dibattito.

Un'altra questione che davvero pesa come un macigno, e forse costituisce espressione di una immoralità politica, sono proprio quei 7 miliardi e oltre di euro di residui passivi che voi avete consegnato all'attuale responsabilità di governo di questa maggioranza. E' facile interrogarsi o fare un'analisi superficiale (il patto di stabilità non ci ha consentito di spendere, la logica dello stanziamento al sistema degli enti locali non consente di velocizzare o quant'altro) saranno pure ragioni reali, ma c'è una verità di fondo: che in questi cinque anni è stata bloccata la spesa perché c'è stato un vero e proprio pregiudizio ideologico verso i settori produttivi della nostra Isola. Questa è la verità! Avete visto l'impresa, l'artigianato, i servizi e quant'altro non come settori da sostenere ma come settori, semmai, ai quali mettere il bavaglio.

Vede, onorevole Gianvalerio Sanna, lei si vergogna perché in questa manovra è previsto un aumento, in favore delle organizzazioni sindacali, del contributo di 800 mila euro. Io non mi vergogno, lo dico con tutta franchezza, spero che su questo l'onorevole Giampaolo Diana sia d'accordo con me. Le organizzazioni sindacali fino a ieri le avete lasciate fuori, le avete lasciate fuori dal palazzo, le organizzazioni sindacali non esistevano, le organizzazioni sindacali hanno rappresentato, per il governatore Soru e la maggioranza di centrosinistra, un fastidio. Noi ne abbiamo un'altra considerazione, noi crediamo nel ruolo della concertazione, noi riteniamo che sia importante il ruolo che le organizzazioni, non solo sindacali, ma di tutte le categorie produttive, debbano esercitare.

E allora noi non facciamo alcun ostracismo nei loro confronti, e se c'è l'esigenza di aumentare il contributo per il funzionamento di queste organizzazioni che non vivono di fichi secchi, la Giunta ha ritenuto di fare una cosa saggia prevedendo quell'aumento come io ritengo farà cosa saggia se taglierà quelle decine e decine di consulenze che ancora mi risulta siano in essere presso diversi Assessorati, con l'invito, Assessore (lo rivolgo a lei perché non c'è il Presidente) a mettere mano in maniera seria al sistema delle convenzioni e dei contratti che è ancora operante nelle aziende sanitarie locali e in alcuni enti, come se il 16 di febbraio non fosse successo assolutamente niente.

Io spero che su ciò si dimostri che forse qualcosa in questa Regione è cambiata e può cambiare, perché sono cose che non possiamo assolutamente tollerare o far finta che non esistano.

Noi abbiamo salutato positivamente anche la forma di questa finanziaria, che finalmente si riappropria della sua funzione, cessando di essere quel contenitore indistinto, quella legge omnibus alla quale tutti ci eravamo in qualche modo abituati. Però, dobbiamo dire - e lei lo dovrà precisare, Assessore, in maniera chiara - che sarà appunto nel collegato che noi daremo risposta al precariato, che daremo risposta ad alcune emergenze nel sociale e alle altre questioni che riguardano, per esempio, settori della cultura e dello sport.

Mi auguro che superando questa fase contrassegnata da autentico stato di necessità si possano cogliere nella prossima finanziaria gli elementi innovativi del programma del presidente Cappellacci. E' per questa ragione che, superando le nostre appartenenze, anche i nostri egoismi, ci siamo autoregolamentati nel non presentare emendamenti, ma questo non significa abdicare ad un ruolo e ad una funzione. Comprendiamo il momento, e sono d'accordo che forse anche questa maggioranza potrà trasformare la crisi che è in atto in un'opportunità positiva di pensiero e di azione… Il tempo a mia disposizione è terminato. Consegnerò agli atti il seguito dell'intervento.

PRESIDENTE. Sospendo la seduta e convoco la conferenza dei Presidenti di Gruppo.

(La seduta, sospesa alle ore 17 e 27, viene ripresa alle ore 17 e 48.)

Sull'ordine dei lavori

PRESIDENTE. Comunico le determinazioni assunte dalla Conferenza dei Presidenti di Gruppo.

Nella seduta odierna si concluderà la discussione generale. La replica della Giunta e il passaggio all'esame degli articoli verranno effettuati domani mattina. La seduta, domani mattina, inizierà alle 10 e 30, e i lavori dell'Aula riprenderanno non lunedì, come era stato deciso precedentemente, ma martedì mattina alle ore 10, con l'impegno di concludere la discussione sulla manovra finanziaria, giovedì 7. Ricordo che il termine per la presentazione degli emendamenti è fissato per domani mattina alle ore 10.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.

SALIS (I.d.v.). Signor Presidente, Assessori, colleghe e colleghi, prima di entrare nel merito dell'esame dei temi politici, della manovra finanziaria in discussione, vorrei mettere in evidenza un elemento che non è stato rilevato da nessuno, ma lo faccio perché è un elemento di carattere politico, che può sembrare di carattere tecnico, ma è un'innovazione che mi sento di sottolineare in questo dibattito, ed è uno studio effettuato dal servizio studi del Consiglio regionale sulle finanziarie della legislatura precedente.

Io invito i colleghi a leggerla, perché ci sono alcuni elementi molto interessanti che danno il senso vero - al di là della propaganda, che in quest'Aula è, per carità, legittima - del lavoro che è stato fatto con le leggi finanziarie che sono state approvate da quest'Aula dal 2004 al 2008. Lo sottolineo perché, signor Presidente del Consiglio, questo studio va nella direzione auspicata da molti di noi, in Commissione bilancio, ma anche in quest'Aula, nel dare l'indicazione della necessità del rafforzamento dei servizi del Consiglio a disposizione dei consiglieri regionali. Questo è un tema importante, signor Presidente e signor assessore La Spisa, è un tema importante su cui dovremmo impegnarci a fondo, perché è necessario che i servizi del Consiglio a disposizione dei consiglieri siano potenziati.

Non abbiamo bisogno di 100, 500 o 1000 euro in più per consigliere, abbiamo bisogno di servizi utili, di professionalità impegnate al massimo livello al servizio dei consiglieri, del Consiglio, e quindi dei sardi, per poter comprendere anche il senso vero delle cose che facciamo.

Io voglio ringraziare il Consiglio regionale e il servizio studi perché per la prima volta ho avuto modo di leggere e apprezzare un lavoro sull'attività di questo Consiglio, soprattutto sulle finanziarie. Relativamente alla manovra finanziaria, sono assolutamente d'accordo con un'affermazione che è stata pronunciata in quest'Aula, e cioè che l'astensione in Commissione delle minoranze, sulla vostra manovra finanziaria, è già di per sé un fatto politicamente rilevante.

E' vero che l'impalcatura della finanziaria è quella derivante dal lavoro svolto dalla precedente Giunta, è vero anche, però, che alcune modifiche strutturali sono state da voi apportate a questa impalcatura, e sono modifiche strutturali di peso politico rilevante: per esempio la cancellazione delle anticipazioni. Io su questo argomento vorrei spendere due parole. Sin dal momento in cui si è iniziato a discutere di questa opportunità, ho considerato le anticipazioni un modo per rivendicare alla Sardegna la possibilità di ricevere un ristoro parziale per le mancate entrate che sarebbero dovute provenire dallo Stato dal '92 fino al 2006. I colleghi che hanno esaminato gli studi effettuati dalla precedente Giunta regionale hanno potuto constatare la differenza tra le curve delle entrate delle altre Regioni a Statuto speciale, che presentavano un andamento in ripida salita e quindi una crescita assolutamente esponenziale delle entrate, mentre la curva delle entrate della Sardegna si inabissava pericolosamente verso il basso. Cioè, evidenziava in maniera plastica la differenza di trattamento che i sardi avevano ricevuto rispetto alle altre Regioni a Statuto speciale.

Questa lesione di un principio di giustizia nei trasferimenti erariali, ci imponeva quindi di chiedere per la Sardegna un trattamento diverso; ma ce lo impone ancora, assessore La Spisa, non ce lo imponeva solamente nel 2006-2007, ce lo impone ancora! E allora noi abbiamo detto: perché non considerare, pur avendo rispetto della correttezza dei bilanci annuali, perché non considerare la possibilità di anticipazione delle entrate quale ristoro di un'ingiustizia che la Sardegna aveva subito? La Corte costituzionale non ci ha dato ragione, ne prendiamo atto, però noi siamo convinti che quel principio di giustizia nei trasferimenti debba essere ancora difeso. Anche perché - e prendo come riferimento l'intervento del collega Pittalis - relativamente alle questioni del debito della Regione lei, onorevole Pittalis, non ricorda correttamente. Io cito le tabelle del DAPEF di questa Giunta, quindi non sono dati miei: il debito della Regione fino al '99 era di 428 milioni di euro. Io le ricordo, collega Pittalis, che, nelle Giunte dal '99 al 2004 lei è stato Assessore.

PITTALIS (P.d.L.). No.

SALIS (I.d.V.). … per alcuni anni; anche il presidente Cappellacci lo è stato, nell'ultimo anno. Allora, il debito della Regione Sardegna, cioè dei sardi, dal '99 al 2004 è cresciuto da 428 milioni di euro a 3 miliardi e 200 milioni di euro; non era mio interesse tornare su queste questioni, però visto che lei ha detto: "rimettiamo le cose a posto", mi sono sentito in dovere di rimetterle veramente a posto, e il senso è questo. Allora, evitiamo di sparare cifre, a me non interessa, rivangare il passato, e prego anche te, di guardare un po' avanti, senza riportare lo sguardo indietro.

Noi abbiamo, collega Diana, e a lei mi rivolgo, -Capogruppo del maggior partito di maggioranza - noi abbiamo effettuato una serie di operazioni che in cinque anni hanno riportato la quota disponibile da parte dell'assessore La Spisa, esemplifico, cioè della Giunta regionale attuale, al 38 per cento del bilancio. Quando il centrosinistra nel 2004 ha assunto il Governo della Sardegna la quota disponibile era il 3 per cento; si è trovato, cioè di fronte ad un bilancio irrigidito dalle spese obbligatorie, dove non c'era nessuna possibilità, neanche di pensare lontanamente ad un tentativo di orientare le risorse, perché risorse non ce n'erano. Adesso la situazione è diversa, voi avete questa responsabilità.

E' ben vero che noi stiamo approvando la prima manovra finanziaria della Giunta Cappellacci, e che è una manovra finanziaria di quattro articoli; ma la prima manovra finanziaria della Giunta Soru è stato un assestamento di bilancio, la legge regionale 3 dicembre 2004 numero 9, un "malloppone", composto di soli tagli. Perché dovevamo rientrare dallo sforamento del 2004 del deficit sulla sanità, e questo ci pregiudicava le entrate e ci pregiudicava la possibilità di ottenere il contributo dello Stato sulle spese sanitarie degli anni precedenti. Quindi la situazione era diversa; non abbiamo fatto tutto bene, non abbiamo fatto tutto giusto, abbiamo fatto, però, una cosa indispensabile per la Sardegna, cioè risanare il bilancio della Regione, e questo l'abbiamo fatto, e siamo orgogliosi di averlo fatto. E siamo anche orgogliosi così di aver dato una risposta che doveva essere data.

C'era anche nella relazione del presidente Maninchedda questa domanda che aleggiava, e cioè: chi paga la crisi? Chi deve pagare questa crisi? Allora, se qualcuno deve pagare la crisi, noi abbiamo ritenuto che a pagare la crisi dovessero essere quelli che hanno di più, e quindi abbiamo istituito le cosiddette "tasse sul lusso" se deve pagare qualcosa qualcuno, paghi chi ha; chi ha di più paghi di più. E' un principio costituzionale, non abbiamo riscoperto l'acqua calda! E' un principio costituzionale e se la Corte costituzionale ha bocciato larga parte di quelle norme è per un "eccesso di sardità" - io lo chiamo così - perché se non avessimo stralciato i residenti in Sardegna da quella normativa, adesso quella normativa sarebbe ancora totalmente in vigore perché la Corte costituzionale ha ravvisato - i termini tecnici lei li conosce meglio di me, collega Pittalis - un errore di valutazione nella distinzione che è stata operata tra sardi e non sardi.

Allora, "chi paga la crisi" è un problema anche attuale nei confronti col Governo. Chi la deve pagare la crisi? I comuni? Con il mantenimento di un patto di stabilità che li strangola? Noi non vogliamo che l'assessore La Spisa si prenda a botte col collega omologo nazionale Tremonti o che arrivi ad uno scontro con lui - se fosse necessario noi non saremmo sicuramente dispiaciuti di questo fatto - però che Tremonti debba modificare il suo rapporto con la Sardegna sul patto di stabilità è un dato di fatto altrimenti noi non potremo spendere niente di ciò che abbiamo! Perché i nostri bilanci, così come quelli dei comuni, in presenza di questo tipo di patto di stabilità sono bilanci generatori di residui; è inutile che ci stracciamo le vesti sui residui! Siamo obbligati a generare residui perché non possiamo spendere quello che abbiamo. E' come se una famiglia che ha 1.500 euro di entrate non potesse spendere quello che ha perché c'è qualcuno che le impedisce di spenderne una quota.

Allora, tornando al discorso della Sardegna, delle ingiustizie che la Sardegna ha subito relativamente alle entrate rispetto alle altre regioni, il fatto che nel 2010 la Sardegna attuerà sulla base, della vertenza sulle entrate che noi abbiamo vinto come Consiglio regionale, 1 miliardo e 600 milioni di euro in più non ci porterà alcun beneficio se non potremo spendere quelle somme. Ho paura che possa succedere, assessore La Spisa, ciò che è successo con la modifica dell'articolo 102 della finanziaria nazionale, con il G8, e cioè che siccome qualcuno pensa che non possiamo spendere, siccome c'è una crisi generale e bisogna richiamare tutti alla solidarietà nazionale, qualcuno sia tentato dal dire: "Mah, quell'accordo può essere rivisto". Io di questo ho paura e non vedo sinceramente nella vostra manovra, che può essere necessitata, che è sicuramente urgente (e il fatto che sia urgente è dimostrato anche dalla circostanza che noi autonomamente abbiamo deciso, come opposizione di attribuire una corsia preferenziale alla finanziaria perché venga approvata velocemente). Non vedo una difesa di quella importantissima vertenza storica che noi abbiamo vinto.

E quando si parla di insularità, per esempio, io vorrei ricordarle, assessore La Spisa, che alcune delle grandi conquiste ottenute dalla Giunta Soru e dalla precedente maggioranza anche in termini di infrastrutture si sono potute conseguire perché è ancora vigente un'intesa istituzionale di programma (tanto per parlare della Giunta Palomba), un'intesa istituzionale di programma che è un contratto con lo Stato. Già dal '99 si diceva che la Sardegna aveva diritto a un riequilibrio nelle entrate e nella dotazione di servizi e di attrezzature proprio per la sua insularità. Già dal '99 è stato accolto il principio che l'insularità potesse essere un elemento di negatività per la Sardegna. Ecco, io considererei un elemento importante dal punto di vista politico che si riprendessero questi elementi e che diventassero uno dei punti principali del piano di sviluppo regionale.

Io sono d'accordo che ci dovremo rivedere per discutere sul PSR sulle altre grandi questioni, anche se non capisco perché la legge numero 51 per l'artigianato, la numero 9 per il commercio, le leggi sull'agricoltura non abbiano potuto trovare all'interno di questa manovra. Se si parla di occupazione, di ristoro alla disoccupazione e di incremento della occupazione, con che cosa vogliamo creare l'occupazione? Con la ripresa dei cantieri edili? Penso che non bastino e penso che non sia neanche interesse vostro pensare che solo l'edilizia possa essere elemento di sviluppo della Sardegna.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Vargiu. Ne ha facoltà.

VARGIU (Riformatori Sardi). Signor Presidente del Consiglio, signori colleghi della Giunta e colleghi del Consiglio, io inizio porgendo gli auguri intanto al Presidente del Consiglio (è la prima volta che mi capita di intervenire durante la Presidenza di un Riformatore e quindi gli rivolgo due volte gli auguri intanto come Presidente del Consiglio facente funzioni e poi come collega di Gruppo) e poi porgo anche gli auguri di buon lavoro alla Giunta, in particolare ringraziando l'assessore La Spisa, presente con assiduità alla discussione della legge finanziaria, e l'assessore Simeone, che è l'unico dei colleghi della Giunta che gli fa compagnia e pertanto lo ringrazio di cuore della disponibilità che nella giornata odierna sta dedicando al Consiglio.

Inizio con i ringraziamenti perché in realtà considero la discussione di questa legge una via di mezzo tra l'ultimo atto della passata legislatura e il primo di questa nuova legislatura. Ed è forse questo il motivo per cui la discussione avviene in un clima relativamente rilassato. E' vero, colleghi, forse per la prima volta da quando io siedo in Consiglio regionale abbiamo un calendario dei lavori abbastanza stringente e abbiamo anche deciso il giorno in cui verosimilmente potrebbe terminare la discussione della nostra legge. Ma questo non è un caso, c'è un motivo, ed è il motivo per cui voi avete anche ragione quando in qualcuna delle vostre dichiarazioni emerge che la legge finanziaria che si sta discutendo in Aula è una scopiazzatura della alla manovra che voi avete avuto occasione di presentare nel mese di ottobre. E' vero, io sono d'accordo in larga misura con questa affermazione e vi spiegherò perché, ed è il motivo per cui considero questa una metà strada tra l'ultimo atto della scorsa legislatura e il primo della nuova.

Perché? Perché l'atteggiamento di fair play - e anche dal fair play nasce una certa riduzione della passione complessiva delle persone e degli interventi in quest'Aula - è un atteggiamento in larga misura obbligato, nel senso che sappiamo entrambi che questa non è una manovra finanziaria vera, non è la vera manovra finanziaria che questa maggioranza avrebbe presentato e che probabilmente avrebbe richiesto una discussione assai più approfondita in quest'Aula. Questa è una manovra finanziaria figlia della necessità, e quindi la discussione di questa manovra si svolge nel clima di necessità. Clima di necessità che ha ovviamente dei responsabili: i responsabili sono coloro i quali hanno ritenuto opportuno, giusto e giustificato per una serie di valutazioni politiche che poi sono state giudicate dall'elettorato, procedere a elezioni anticipate. Pertanto la manovra finanziaria arriva in Aula alla fine del mese di aprile, cioè a un giorno (domani è la scadenza) dalla data del termine dell'esercizio provvisorio. Noi sappiamo che nel mese di maggio se non andassimo a una rapida approvazione di questa manovra potremmo addirittura mettere in discussione diritti elementari quali sono quelli del pagamento degli stipendi dei dipendenti della Regione. In questo clima perciò, il vostro fair play è anche obbligato; noi del resto abbiamo rinunciato a una legge finanziaria nella quale fosse presente per intero la volontà progettuale di questa maggioranza e abbiamo in larga parte ripreso pezzi e concetti e volontà politiche che erano presenti nella legge finanziaria che voi avete presentato.

Ci sono, io credo, due grandi differenze, sono il frutto di discussioni lunghissime che ci hanno impegnato nella passata legislatura, la prima differenza consiste nel fatto che noi non ricorriamo alle anticipazioni ma ricorriamo al mutuo, del resto lo stesso il presidente Soru sostanzialmente ha detto che l'importante è essere virtuosi, riconoscere le maggiori entrate, perché poi sostanzialmente non cambia molto. La seconda differenza è che noi abbiamo sempre contestato le tasse sul turismo inopportune e mal digerite e siamo stati conseguenti nella manovra finanziaria.

Se questo però fosse in realtà il senso della differenza tra la nostra impostazione progettuale e la vostra, sarebbe ben poca cosa. Ma il clima in cui si svolge la discussione della finanziaria e anche il contenuto della finanziaria porta i Riformatori a fare due ulteriori riflessioni. La prima riflessione è che io credo, in realtà, che se anche noi avessimo avuto la possibilità di esplicitare la nostra progettualità all'interno della legge finanziaria, voi avreste avuto ugualmente il diritto di dirci che vedevate scopiazzature rispetto a quella presentata da voi nell'ottobre dell'anno scorso. Perché? Perché - lo dico con sincerità, avendo letto e riletto la vostra finanziaria di ottobre e avendola confrontata con la nostra di aprile - una serie di misure contenute all'interno della finanziaria in realtà non sono né di destra né di sinistra, sono obbligate, sono sostanzialmente di buon senso. Quindi non è necessitato soltanto il clima, sono purtroppo necessitate anche certe risposte presenti all'interno della finanziaria.

Vi faccio soltanto un esempio ed è un esempio che a me sta a cuore perché in realtà io condividevo su questo argomento l'impostazione data dalla Giunta Soru. Noi dedichiamo una parte importante di risorse di questa legge finanziaria al contrasto alla povertà. Contrasto alla povertà, politiche attive del lavoro, nuovi cantieri comunali, cioè tutte quelle attività che portano a destinare denaro pubblico alla creazione di lavoro, sono a mio avviso misure necessitate e sono, oltre che il segno di una congiuntura internazionale e nazionale che sarebbe ipocrita o addirittura stupido negare, il segno del fallimento delle vostre politiche, perché il primo documento di programmazione economico finanziaria, nella scorsa legislatura, recava il seguente codicillo che noi condividevamo: "si deve smettere di pensare che si possa creare lavoro attraverso le politiche attive del lavoro; l'unico modo per creare lavoro vero, che resti, è quello di creare sviluppo". Quindi la Giunta Soru, che iniziava la sua attività cinque anni fa in questa Aula, sosteneva che l'impegno della Giunta sarebbe stato quello di creare sviluppo, e di non mettere più risorse nelle politiche del lavoro.

Beh insomma, è evidente che oggi noi stiamo andando a dire che lo sviluppo non c'è stato - non è solo colpa vostra, è anche colpa delle congiunture, ne siamo perfettamente consapevoli - però lo sviluppo non c'è stato e non solo destiniamo risorse alle politiche del lavoro, ma le destiniamo anche alla lotta contro la povertà. Perché? Perché è aumentata la povertà. E allora anche per me che sono liberale di cultura è evidente che se c'è la povertà bisogna essere d'aiuto alla povertà. Bisogna intervenire a sostenere chi sta male. Noi consiglieri regionali non stiamo male; c'è gente fuori da questo palazzo che sta male ed è evidente che questo palazzo non può non mostrare attenzione nei confronti di chi sta male. Non faremo una professione di fede nella Giunta degli ultimi come avete fatto voi nella scorsa legislatura, purtroppo aumentando il numero degli ultimi che ci sono in Sardegna, quindi non riuscendo poi a dare risposta secondo le indicazioni che avevate in testa, però è indispensabile che stiamo attenti agli ultimi. Ma è indispensabile per mille motivi, non soltanto per quelli legati alla pace, alla giustizia e all'equilibrio sociale. Quindi, il ragionamento purtroppo è che questa è una finanziaria in larga misura obbligata dal punto di vista delle misure che sono contenute. Ma il fatto che sia obbligata ci fa capire come in tante circostanze ci possa essere una condivisione delle scelte che vada anche al di là del colore politico di chi le propone.

Devo aggiungere che anche il clima necessitato è, secondo me, un clima su cui varrebbe la pena di riflettere e di ragionare, nel senso che è indubbio che questi primi atti della legislatura ci portino a riflettere su quale debba essere il ruolo della maggioranza e su quale debba essere il ruolo della minoranza all'interno di quest'Aula. Ecco, io vorrei provare a ragionare a voce alta su questi argomenti, su cui magari torneremo altre cento volte, magari anche con più attenzione reciproca e con più disponibilità a confrontarci. Io penso che la maggioranza abbia un compito fondamentale, quello di governare, e quello quindi di dare spessore all'azione riformista che questa maggioranza intende proporre in Sardegna. Io credo - in questo i Riformatori richiamano un po' i colleghi - che per dare spessore e spinta a un'azione riformista sia necessaria senz'altro una tensione morale ed emotiva anche in quest'Aula diversa da quella che si avverta in questi giorni. Siamo rilassati, la finanziaria è necessitata, la consideriamo un passaggio obbligato, il primo di maggio è Sant'Efisio, è anche la festa del lavoro, insomma, pensiamo che ci possa essere un clima prefestivo per cui forse il ragionamento è un po' sottotono. Però è evidente che se noi consideriamo questa Aula un posto dove parlare, in quest'Aula dobbiamo venirci a parlare, altrimenti dobbiamo scegliere un altro posto in questo palazzo o fuori da questo palazzo dove parlare. Perché non è pensabile che noi non parliamo in questa Aula, non è pensabile che non parliamo noi della maggioranza con voi della minoranza e non è pensabile neanche che non parliamo nella maggioranza tra di noi, nel senso che penso, ipotizzo, immagino che qualcosa da dirci ce l'avremmo anche noi della maggioranza.

Allora chiedo all'amico e collega Giorgio La Spisa di ricordare al Presidente della Regione, Cappellacci, che questa tensione morale occorre trasmetterla all'Aula, questa voglia di fare, questo messaggio che dall'Aula deve andare fuori dal palazzo verso la gente che ci aspetta e ci ascolta fuori, in qualche misura lo dobbiamo mandare. Il Presidente della Regione ha mille cose da fare, noi lo comprendiamo, sono i suoi primi quaranta giorni, ci mancherebbe altro, però si ricordi che uno dei suoi impegni fondamentali è attribuire un'anima a questa maggioranza, perché questa è una maggioranza che presenta comunque problemi di crescita, problemi a impadronirsi del progetto riformista che noi vorremmo che incarnasse e le ragioni sono sotto gli occhi di tutti.

Il P.d.L. che è il partito del Presidente, e che è comunque un partito che nasce dalla fusione di sensibilità diverse, sta muovendo i primi passi in quest'Aula, quindi è importante, dare un'anima forte e convinta, convincente, a questo partito che nasce. Gli altri alleati, i Riformatori, l'U.D.C., i Sardisti, sono appunto alleati, non sono il partito del Presidente. Quello che noi vorremmo è che il Presidente diventasse il leader dei suoi alleati, quindi noi vorremmo incarnarci nel Presidente, vorremmo sentire il Presidente come il Presidente della maggioranza, e l'azione della maggioranza come azione di tutti noi, indipendentemente dal partito che ci ha eletti, perché siamo stati comunque eletti con un candidato Presidente che condividevamo e con un progetto politico che è quello in cui crediamo e che vogliamo trasmettere fuori da quest'Aula.

Quindi questa è la grande sfida che attende il Presidente della Regione. Il Presidente della Regione, giustamente - è stato ribadito anche in quest'Aula - ha coscienza di cos'è il potere esecutivo e ha coscienza di che cos'è il potere legislativo.

Il potere legislativo lo esercita il Consiglio, assessore La Spisa, come lei sa perfettamente, essendo stato per tanti anni consigliere in quest'Aula. Quindi, esiste la necessità di una sinergia piena tra il potere esecutivo e il potere legislativo, poteri separati. Noi pertanto non ci arroghiamo il diritto di entrare nel merito di scelte che sono prevalentemente o esclusivamente di competenza dell'Esecutivo, però siccome dovremo per cinque anni supportare l'attività legislativa della Giunta di cui lei è Assessore della programmazione, è importantissimo che il progetto abbia la stessa guida, la stessa testa e la stessa forza di condivisione da parte di tutti coloro che sono presenti in questo Consiglio regionale.

Vi chiedo scusa - senza avere nessuna pretesa di insegnare qualcosa a qualcuno, ci mancherebbe altro - io penso anche a quale debba essere il ruolo della minoranza in quest'Aula, a quello che desidererei io che fosse, a quello che il mio partito ha cercato di incarnare nella passata legislatura in cui eravamo minoranza e la pensavamo diversamente dalla maggioranza, come è normale che sia in una democrazia dell'alternanza. Insomma, noi pensiamo - e saremo, su questo, al vostro fianco, a fianco della minoranza - che sia importantissimo che ci siano gli spazi vostri, quindi che ci sia la possibilità del confronto, che ci sia la possibilità di capire qual è il pezzo di verità che avete, e se noi in qualche misura possiamo sposare questo pezzo di verità.

Per far questo ci saranno strumenti, li cercheremo, si parlava di riforma allo Statuto, di approvare uno Statuto delle minoranze, di attribuire un ruolo al leader delle minoranze, ci saranno delle forme regolamentari che potremo sicuramente utilizzare. Potremo fare i "tavoli della buona volontà", quelli che in commissione - lo ha ricordato il collega Sabatini - vi proponiamo con l'idea che siano utili, perché voi siete stati eletti come noi per fare il bene della Sardegna, non siete stati eletti per tessere la tela di Penelope al contrario. Voi ci dite: noi abbiamo condotto una battaglia sulle entrate, importante. Allora su questa battaglia sulle entrate, indipendentemente da quello che voi ne pensate, diamoci un segnale. Io credo che sia giusto dare un segnale. L'unità della battaglia sulle entrate - forse ve lo ricorderete - all'inizio era piena; noi andammo a Roma insieme a voi a rivendicare le entrate davanti al Governo, poi il Presidente Soru ritornò da Roma e ritenne che la sede per comunicare ciò che si era ottenuto non fosse il Consiglio regionale ma una conferenza stampa nel corso della quale accreditò a sé stesso e alla sua maggioranza il merito di aver ottenuto un grande successo sulle entrate. Quello fu l'inizio della divaricazione. Cerchiamo di non ripetere questi errori perché qualche cosa ce l'hanno insegnata, tutto sommato.

Voi dite: non perdiamo i fondi FAS. Noi possiamo pensare di essere dalla parte opposta rispetto a voi? E' evidente che noi crediamo che sia nostro dovere scendere in campo insieme a voi a difendere i fondi FAS della Sardegna, a difendere qualsiasi altro diritto della Sardegna che in qualunque maniera si rischiasse di conculcare; ci mancherebbe altro! Anche noi siamo stati eletti per fare il bene dei sardi come voi, non per fare i caudatari di nessuno, ammesso che qualcuno ci voglia caudatari, ma non credo, non conviene, conviene avere sempre amici buoni non servitori sciocchi. Quindi io credo che questo sia il ragionamento che poi avremo occasione di farci, spero tante volte, all'interno di quest'Aula. Io ritengo che ci siano dei punti su cui essere d'accordo; non ripetiamo gli errori che conosciamo.

Qualcuno di voi ha fatto parte di questo Consiglio regionale anche durante la XI legislatura quando ci furono tre presidenti: Floris, Masala, Pili, in quella legislatura l'assenza di maggioranze fu il volano della crescita del debito della Regione, Gian Valerio Sanna se lo ricorderà: per l'agricoltura, per far fronte all'emergenza, per dare risorse a chi aveva subito danni veniva presentato un provvedimento che prevedeva stanziamenti per 200 miliardi che diventavano 350 miliardi in commissione e 500 in Aula, tanto qualcuno avrebbe pagato. Non è più possibile: sia che siamo maggioranza sia che siamo minoranza dobbiamo pensare allo stesso modo.

Voi avete, nella scorsa legislatura, dal vostro punto di vista - e per alcuni aspetti ampiamente condivisibile - fatto un discorso di rigore dell'amministrazione. Continuate a farlo in questa! Facciamolo insieme: convinceteci, se non siamo convinti a sufficienza, ma su tante questioni dobbiamo condividere, dobbiamo avere obiettivi comuni, dobbiamo lavorare insieme, questo sarà l'impegno dei Riformatori in questa legislatura. L'impegno di creare un clima che purtroppo, per 1000 motivi, nella scorsa legislatura non c'è stato nonostante l'avessimo sollecitato. Oggi, che stiamo dalla parte della maggioranza, siamo a disposizione nel garantire questo impegno non perché crediamo che ci debba essere la grande notte in cui tutti gli animali sono di colore nero e non si distingue più tra maggioranza e minoranza, ognuno ha responsabilità diverse in quest'Aula e noi ce lo ricordiamo bene, però crediamo che sia indispensabile che alcuni percorsi siano in comune perché la Regione da amministrare è la stessa, perché i cittadini a cui facciamo riferimento sono gli stessi e il bene generale di questi cittadini sostanzialmente non è molto difforme, sia che lo si guardi dal centrodestra sia che lo si guardi dal centrosinistra.

Io penso che le cose che stanno chiedendo in questi giorni a noi che governiamo non siano molto diverse da quelle che stanno chiedendo a voi che siete e minoranza. Su molte cose si può operare insieme, l'importante è che il clima che oggi è di necessità resti uguale anche nei momenti in cui la necessità verrà meno.

PRESIDENTE. E' iscritta a parlare la consigliera Zuncheddu. Ne ha facoltà.

ZUNCHEDDU (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Purtroppo mi sembra che in questi giorni i toni da campagna elettorale in Aula persistono accesi, a parte chiaramente gli interventi dell'onorevole Vargiu. Vorrei ricordare in generale al centrodestra che ha vinto le elezioni che è tempo di fare il salto da una fase di propaganda all'assunzione di reali responsabilità di governo. Noi come opposizione garantiremo il nostro contributo per il raggiungimento dell'obiettivo per il quale siamo stati tutti eletti, cioè il bene della nostra collettività.

Assessore, signori colleghi, speravo sicuramente in una manovra finanziaria più evoluta e che partisse dalle conquiste importanti ereditate dalla precedente legislatura, ma la politica del saccheggio e dello smantellamento del passato che è emersa in modo ricorrente in numerosi interventi, credo che elimini ogni possibilità di costruzione di una reale percorso di affrancamento economico, culturale e politico per i sardi. Mi hanno colpito in modo sfavorevole le dichiarazioni tese solamente ad esaltare le ragioni della richiesta dell'abolizione della cosiddetta tassa sul lusso, cioè la tassa per il ripristino ambientale, tassa proposta dalla Giunta precedente, la cui abolizione viene giustificata dalla riduzione del flusso turistico nella nostra Isola.

Io vorrei anche ricordare che i numeri dei flussi turistici in Sardegna non solo sono contro tendenza rispetto al crollo turistico in Italia, ma sono addirittura superiori in percentuale ai dati degli anni precedenti. Bene farebbero le istituzioni in generale a vigilare, a regolamentare e ad amministrare in blocco i flussi economici legati al turismo, perché purtroppo, per come vanno avanti, per noi non costituiscono nessuna opportunità di sviluppo.

Il sistema ambientale del nostro territorio è fragile, non idoneo, e non organizzato a sopportare un assalto turistico che registra in 30-40 giorni una concentrazione 3-4 volte superiore al numero degli stessi residenti. Inoltre, in qualsiasi parte del mondo - questo lo sappiamo tutti - le bellezze naturali vengono tutelate anche grazie ad una tassa sul turismo. Per poterne usufruire in maniera programmata e regolare, a maggior ragione il nostro territorio, che è un unicum per le sue peculiarità, quindi parte fondante della nostra identità, deve essere rigorosamente preservato e tutelato. Questa nostra reale ricchezza non può essere dilapidata così a favore di amigus istrangiusu d'assalto, secondo una prassi coloniale purtroppo ben collaudata in Sardegna, e per la quale la presunta valorizzazione del territorio passa attraverso ogni tipo di aggressione urbanistica e ambientale senza che poi nessuno paghi mai i danni. Anche gli ultimi eventi parlano chiaro.

Noi non siamo d'accordo a far sì che parti sempre più importanti delle nostre coste diventino una città lineare senza identità e popolata solo per 30 giorni all'anno: non è logico. Ma il nostro ambiente, se abusato e non adeguatamente tutelato, andrà progressivamente ad impoverirsi come tutte le nostre risorse.

Al presidente Cappellacci, che è assente, avrei voluto dire, sulle sue dichiarazioni programmatiche e sugli allegati alle leggi di bilancio, che confonde un lungo elenco di slogan per progetto di sviluppo; confusione che, in quanto tale, permetterà di effettuare operazioni politiche senza alcun reale controllo centrale e locale, confusione che di volta in volta, magari in nome di una presunta ed effimera occupazione lavorativa, consentirà qualsiasi forma di forzatura e di nefandezza; ne è un esempio classico il ripascimento del Poetto. Io credo che la memoria storica non tradisca nessuno, e questa è un'azione, un'operazione tremenda che chiede giustizia e grida vendetta per tutti i sardi. Per non parlare delle alluvioni nei territori di Capoterra, dell'hinterland, nel Nord-Est della Sardegna (e mi riferisco con questo in modo specifico ad Olbia), frutti mortali del degrado urbanistico del territorio. Quindi, il degrado urbanistico del territorio è risposta naturale al referendum richiesto dal centrodestra per l'abolizione del "decreto salva coste". Io credo che lo sviluppo sia assolutamente un'altra cosa. Forse sarebbe meglio analizzare con umiltà le problematiche e coglierne la genesi più profonda, individuando le carenze e le difficoltà, per poter impostare discorsi di prospettiva più validi e attenti. In questo momento, del tutto particolare, comprendo anche le difficoltà nel proporre il disegno di legge della finanziaria del 2009 - per la ristrettezza dei tempi che non consentono un'ampia e profonda analisi dei problemi - però apprezzo anche la volontà del Presidente di presentare un Programma regionale di sviluppo più specifico e meglio articolato. Tuttavia questo non vuol dire che mi asterrò dall'esporre le mie critiche e osservazioni, chiaramente limitandomi agli aspetti più conclamati presenti nel disegno di legge, partendo dall'agricoltura, che ritengo il settore più importante della nostra economia, poiché da sempre raffigura la realtà produttiva con più operatori e rappresenta ancora oggi una comunità che, più di altre in Sardegna, sente i profondi legami affettivi con la nostra terra, la nostra origine, la nostra identità.

Per l'agricoltura la finanziaria, fra l'altro, prevede investimenti quasi esclusivamente provenienti dai finanziamenti comunitari, dimenticando però le grandi problematiche ancora irrisolte del mondo pastorale; mi riferisco alla bassa redditività, al prezzo del latte, ai costi di produzione, all'elettrificazione degli ovili già dotati di apparecchiature di mungitura meccanica e impianti di refrigerazione, nonché a tutte le patologie endemiche e allo stato di salute dei bovini, dei suini, degli ovini e dei caprini. Per quanto concerne le produzioni vegetali, non è contemplata una politica di programmazione per una seria assistenza tesa a orientare gli agricoltori ad incentivare produzioni ad alto reddito che trovino facili sbocchi nei mercati locali nonché in quelli internazionali, chiaramente in un mondo agricolo sempre più globalizzato e attento solo ed esclusivamente al prezzo e non alla qualità, e ancor meno alla capacità di reddito per gli stessi produttori.

Ma, sempre nella lunga fila dei problemi che attanagliano la Sardegna, purtroppo si brilla pure per essere al terzultimo posto in Italia per i dati sull'occupazione: è una vecchia emergenza che ci trasciniamo da troppo tempo, però noto che nel disegno di legge presentato non c'è alcun serio e valido provvedimento per contrastare il fenomeno e ridare speranza a migliaia di sardi e in particolar modo a chi è ancora in cerca di prima occupazione, la media ormai è salita ai cinquant'anni.

Questa crisi economica non solo lascia le famiglie nella disperazione quotidiana ma crea un nuovo esercito di poveri per dinamiche sociali e produttive sempre più travolte da una crisi regionale e globale a cui le istituzioni di ogni ordine e grado dovrebbero assolutamente impegnarsi per dare risposte. Queste non avvengono, tanto meno si predispongono tutele e ammortizzatori sociali atti a superare il dramma di questo momento.

Per quanto concerne il problema ambiente, nel problema ambiente, cultura e territorio io vedo un tutt'uno, quindi un legame inscindibile, e tutti i problemi legati alla loro amministrazione e alla loro gestione trovano un unico momento nell'interesse pubblico, che muove i cittadini a chiederne a viva voce la loro tutela; interesse spesso anche diverso ma sempre di natura pubblica. In questo campo trovo le affermazioni della manovra piuttosto pericolose perché incomprensibili e contraddittorie: mi sarebbe piaciuto chiedere al presidente Capellacci come intendesse conciliare la necessità di tutela e di difesa di un patrimonio ambientale e storico come quello di Tuvixeddu. Non se ne parla, però Tuvixeddu, oltre ad essere la memoria storica dei sardi, è un bene universale, è l'unica necropoli punica sopravvissuta, tenendo conto che la necropoli di Cartagine è stata drammaticamente soppiantata dal cemento - che sarebbe poi il destino di Tuvixeddu - e quella di Beirut, purtroppo, in questi decenni di lotte, è stata distrutta dalla guerra.

La peculiarità della nostra cultura, quindi i nostri beni identitari, può essere un grande volano di sviluppo, perché allora optare sempre per la legge del profitto e del mattone? Io sono convinta che sicuramente il Presidente della Regione opererà nell'interesse del popolo sardo e che sarà il primo custode e garante delle leggi di tutela paesaggistica varate nel corso della passata legislatura, quindi in grado, salvo piccole modifiche di natura soggettiva, di rappresentare la volontà di tutti i sardi per la regolamentazione e la gestione del territorio.

Mi delude molto l'indifferenza del centrodestra: non una parola, non un cenno alle esternazioni del Sottosegretario del Governo italiano che, molto gratuitamente, con una brutalità molto semplice, ha affermato che non esisteranno più le Regioni autonome perché l'autonomia - questo riferito soprattutto alle Regioni a Statuto speciale - è una sorta di privilegio; ma l'autonomia - con tutti i limiti che ha manifestato nei suoi 60 anni - è quel valore che il Presidente ha esaltato non poco il 28 di aprile e che nasce dalla sofferenza millenaria del popolo sardo, dai valori dell'identità e dal suo bisogno di autodeterminazione, di liberazione nazionale e di indipendenza.

Come ricordato dal collega Carlo Sechi nel suo intervento di ieri mattina, noi siamo una Nazione mancata, un popolo senza Stato, per cui l'autonomia raggiunta a costi altissimi, seppur non applicata al meglio, è un patrimonio della nostra esistenza. Ma, arriva Brunetta e tutto finisce, con il tacito consenso del centrodestra italiano e, purtroppo, anche con il silenzio della coalizione di centrodestra che il nostro Presidente assente rappresenta interamente.

Non voglio parlare poi delle scelte politiche del ministro Gelmini i cui riflessi si scorgono drammaticamente nella situazione scolastica in Sardegna,. Rimandiamo per questioni di tempo ad altra occasione, il tema sul diritto della salute per i sardi. I sardi vengono considerati un popolo un po' malaticcio perché predisposto geneticamente ad ammalarsi, peccato che debbano fare i conti purtroppo con una situazione di inquinamento ambientale fortissimo. Nel nostro territorio, a proposito di inquinamento ambientale, avviene di tutto. E' come se la vita media di un sardo valesse davvero poco, che avesse un valore nettamente inferiore alla vita di un italiano medio. Si pone inoltre il problema della bonifica dei territori da inquinamento industriale, militare, pubblico e privato.

Così pure scende il silenzio sulla gravissima novità che riguarda le centrali nucleari. Il nostro Presidente ha giurato e stragiurato che questo mai sarebbe avvenuto, però dal giorno del suo giuramento ad oggi quelle centrali da una sono diventate, perlomeno come minaccia, 3-4. Io ho la forte preoccupazione che dietro il progetto delle centrali nucleari possa passare il discorso invece delle scorie. Qui in Sardegna si preannuncia la creazione della più grossa industria di stoccaggio di scorie radioattive, scorie radioattive che vengono considerate normali merci, e secondo le leggi europee, sono in quanto tali libere di circolare.

Comunque il Presidente della Giunta deve impegnarsi su questi temi, deve porsi a capo di questa grande battaglia di civiltà, che è quella di attribuire poteri reali al popolo, affinché la propria soggettività e diversità possa esprimersi compiutamente. Si deve anche impegnare affinché la Sardegna, isola di pace, funga da ponte solidale fra il Nord Africa e l'Europa.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Capelli. Ne ha facoltà.

CAPELLI (U.D.C.). Signor Presidente. Non vorrei che, a causa del mio tono di voce si pensasse che parli a nome di quei malaticci sardi testé richiamati. Vorrei invece pronunciare alcune considerazioni per poi trarre veloci conclusioni.

Presidente, Assessore, colleghi, 10 anni fa arrivai in quest'Aula dopo una lunga esperienza lavorativa e poca esperienza politica; ebbi la fortuna di essere instradato da un collega anziano di militanza e che, avendo io immediatamente ricoperto un ruolo, per me troppo grande, cioè quello di Capogruppo di quel Gruppo, mi diede alcuni preziosi consigli. Mi disse: prima di prendere la parola in Aula, soprattutto sulla legge finanziaria, studia la legge di contabilità, studia le norme, cerca di comprendere i meccanismi e attieniti al tema. Bene, io rimasi molto a lungo, un paio di mesi a studiare e ancora oggi non ho imparato. E ho sempre cercato però, nel parlare della legge finanziaria, di attenermi al tema. Mi sembra che oggi qua l'unico tema che sia rimasto fuori dalla trattazione di questo dibattito sia quello della religione di Stato, tutto il resto è stato esaminato, ma è tutto quel resto che nulla ha a che vedere con la legge finanziaria regionale.

La legge finanziaria regionale dovrebbe essere soprattutto uno strumento di adeguamento delle entrate e classificazione delle uscite per il bilancio; non dovrebbe avere neanche una norma che possa essere assimilata ad una norma sul personale, sugli investimenti, che comporti modifiche alla legislazione esistente, perché questa è un'Assemblea legislativa. Cosa significa? Che io personalmente - e so che non è condiviso da tutti - abrogherei la finanziaria, discuterei di bilancio, e lascerei all'Assemblea legislativa il compito, di normare i rapporti sociali, i rapporti con le imprese e quant'altro. Invece la scappatoia del politico nostro qual è? Tutto quello che non riesco a fare un anno in due anni ce lo metto in finanziaria. Così nascono le leggi obbrobriose che hanno governato per tanti decenni questa Regione.

Io invece non vorrei cadere nel tranello di far parte di un'Assemblea legislativa che continua a inserire in finanziaria tutte quelle norme che dovrebbero essere ampiamente discusse in disegni di legge o in proposte di legge ad hoc, approfondite e quindi deliberate dall'Assemblea. Io credo che a questo arriveremo e auspico che questa maggioranza, insieme a questa minoranza, sappia tracciare una nuova via per discutere di tutti questi argomenti.

Allora lasciamo da parte la campagna elettorale, che è finita, lasciamola tutti da parte anche se qualche precisazione è necessario farla, e col vostro aiuto spero che sia l'ultima volta che interverrò su temi che appartengono al passato. Rivolgo un invito immediatamente all'amico Salis: tante volte ci siamo divisi in quest'Aula; le ricordo col sorriso, quando mi rivolsi a lei chiamandola talebano, a fine legislatura si ricorda? Non voleva essere un'offesa!

SALIS (I.d.V.). No! Era vero!

CAPELLI (U.D.C.). Io adesso chiedo a lei: isoliamo gli integralisti da qualsiasi parte provengano dalla maggioranza o dalla minoranza; noi abbiamo la grande occasione di stringere in questa Assemblea legislativa un patto per approvare buone leggi, ognuno nel rispetto delle sue funzioni, ognuno nel rispetto dei suoi ideali, ognuno nel rispetto dei suoi obiettivi politici, per carità, però possiamo stringere questo patto: isolare gli integralisti che ancora in questo dibattito, hanno mostrato il loro viso, quegli integralisti che hanno più di altro altri gli occhi nella nuca.

Io non voglio tornare a ricordare fatti precedenti, anche lei però, correttamente dal suo punto di vista, ha parlato del bilancio, di cosa è stato fatto negli anni precedenti, del risanamento del bilancio; abbiamo opinioni diverse e lo sappiamo tutti. Sul disavanzo che è stato coperto con architetture finanziarie di grande innovazione, non sono d'accordo, così come non è d'accordo la Corte dei Conti, ce l'ho scritto qua: non si potevano effettuare operazioni di risanamento utilizzando le future entrate. Mentre sulla modifica dell'articolo 8 dello statuto siamo tutti d'accordo: è stata una buona modifica che ha aumentato le entrate. Così come riconosco che ci sono stati alcuni buoni interventi che hanno determinato tagli importanti. Ma non lo riconosco solo ora, e ci sono i resoconti consiliari degli anni precedenti a dimostrarlo.

Molte cose abbiamo condiviso, non abbiamo condiviso il metodo. Le ricordo che è stato fatto riferimento a leggi finanziare approvate dopo mesi d'esercizio provvisorio. Qualcuno si è alzato in questa Aula con esperienza non politica (altrove sempre politica è) quella del sindacato, dicendo che si ci si aspettava di più che questa finanziaria prodotta in 40 giorni, che doveva lasciare un segno. Questa non è, per quanto mi riguarda e per quanto ci riguarda, la nostra finanziaria. La nostra finanziaria sarà quella che avrà seguito dopo la presentazione di un piano regionale di sviluppo, di un nostro DAPEF. Quella sarà la nostra finanziaria: questa è la finanziaria dell'emergenza che avete, che abbiamo regolato la Sardegna. E dico abbiamo perché l'anticipazione della chiusura della legislatura scorsa l'avete determinata voi, ma l'abbiamo voluta anche noi, e abbiamo gioito per questo. Perciò abbiamo determinato una situazione emergenziale a cui dare risposta con una finanziaria emergenziale che abbiamo cercato di caratterizzare.

Perché, vedete, quando ci dite: cancellate il contributo di soggiorno, è chiaro che lo cancelliamo. Vi parla chi ha presentato una proposta di legge nella scorsa legislatura a nome del gruppo U.D.C. - e la presenterà anche quest'anno - per l'istituzione della tassa di soggiorno, ma ha utilizzato una proposta di legge, non una norma della legge finanziaria. Noi l'abbiamo caratterizzata ulteriormente questa finanziaria, abbiamo cancellato le tasse sugli aeromobili, sulle navi private. Perché? Perché non ci abbiamo mai creduto. Ma era chiaro che dovessimo farlo, mi sembra ovvio! Era quello che avevamo detto che avremmo fatto, che modificheremo il PPR (Vivaddio, lo vogliamo modificare!) che dobbiamo accelerare uno spoil system.

Noi abbiamo visto raramente il Presidente, fin dall'inizio; l'abbiamo visto spesso nelle riunioni notturne arrivare in questo palazzo per impartire indicazioni insindacabili alla propria maggioranza, insindacabili, sulla finanziaria che approvaste nel 2005 (la vostra prima finanziaria) dopo un anno di insediamento, con tre mesi, quattro mesi di esercizio provvisorio. E a noi, che in quaranta giorni abbiamo presentato una finanziaria in parte, molta parte, vostra, avete il coraggio di dire: "Non l'avete caratterizzata"? Lasciamo perdere! Appartiene all'integralismo tutto questo.

Non ci dobbiamo confrontare su questo, colleghi, ci dobbiamo confrontare nel merito, su come affrontare il welfare, come affrontare il sostegno agli investimenti, come affrontare la modifica della macchina amministrativa e burocratica regionale. Oggi voi non potete dire: "Dovremmo fare così, dovremmo aiutare le imprese, dovremmo aiutare l'artigianato, dovremmo semplificare la macchina burocratica, dovremmo modificare, aggiustare la formazione". Ma dove eravate in questi anni? Perché non l'avete fatto? E non potete dire che non c'era la disponibilità.

Abbiamo condotto un'opposizione dura, durissima, perché altrettanto dura era l'impostazione data da quella Giunta e da quel Presidente che ha portato al mancato confronto in Aula. O vi devo ricordare che abbiamo iniziato con un mancato giuramento? Ci sono tanti fatti che si potrebbero ricordare. E non è giusto che qualcuno si vergogni in quest'Aula perché diamo 800 mila euro ai sindacati (perché noi crediamo nella concertazione) o stanziamo 300 mila euro per l'osservatorio sulla povertà. Inezie? Cose utili e necessarie, per quanto ci riguarda. Semmai ci dovremmo vergognare - e ho qui i vostri atti - ci dovremmo vergognare delle milionarie consulenze, delle stratosferiche retribuzioni riconosciute ai direttori generali per centinaia di migliaia di euro, con assegni ad personam. Ci dovremmo vergognare della pubblicità istituzionale, ci dovremmo vergognare di alcune intese, ci dovremmo vergognare di alcuni atti in finanziaria, e ognuno di noi ha qualcosa per la quale si deve vergognare. Ma, ripeto, non voglio essere integralista, non voglio cadere nel gioco della contrapposizione banale, stupida delle parti.

La gente chiede a noi e chiede a voi un rapporto diverso, costruttivo, e io voglio lavorare con quella parte non integralista che rispetto (come ovviamente rispetto anche gli altri) che insieme a noi vorrà portare in quest'Aula proposte di soluzioni. Quando sono state portate dalla maggioranza di allora le abbiamo condivise, le abbiamo sostenute, e abbiamo sempre sostenuto che il metodo era sbagliato. Allora, quella parte integralista che ancora oggi qui viene, e dice: "Presidente assente", si rende conto che il suo leader, il leader dell'approvazione, continua a restare assente? Si rende conto che non si è presentato un solo giorno in Commissione? Che viene e pontifica, dice e se ne va, proprio quando si cerca di instaurare un nuovo clima di confronto, di costruzione di qualcosa? O vogliamo perdere tempo qui?

E ve lo dice chi ha sollevato il tema del G8, che ha provocato in me - chi c'era in quel di Oristano né è buon testimone -molte perplessità che ancora persistono.

Certo che anch'io ritengo - come ho detto allora, e ho visto che anche voi l'avete riportato - che quando una nazione non può permettersi di avere tutti i giorni l'aragosta si debba accontentare del panino col companatico, e quindi possa rimandare la costruzione del ponte di Messina e ricostruire l'Abruzzo. Si può discutere, come noi abbiamo discusso, sul metodo della comunicazione tra il Governo e il nostro Presidente della Regione e questa istituzione, ma quando vi abbiamo chiamato a discutere sul metodo per la soluzione del problema dei rifiuti di Napoli voi non ci avete "dato sponda". E noi su quell'atto di solidarietà eravamo d'accordo, ma eravamo totalmente contrari al metodo della comunicazione a mezzo stampa a questo Consiglio.

Il presidente Cappellacci, su nostra sollecitazione, mia e dopo anche vostra ha risposto direttamente a Oristano sul G8. E bene avete fatto a chiedere una seduta pubblica, una seduta urgente di questo Consiglio, anche se inopportuna in questo momento, perché il presidente Cappellacci ha chiesto tempo, per approfondire ulteriormente la questione col Governo. Non ha detto "scappo" come qualcun di fronte al problema dei rifiuti di Napoli disse, e scappò. E ve lo dice uno che - e ne sono testimoni i colleghi qui - quando un Ministro, del nostro partito, Giovanardi, disse: "Non escludo il trasferimento delle scorie nucleari in Sardegna", chi si è sollevato e ha sollevato gli scudi. E noi eravamo i rappresentanti in Sardegna del partito di quel Ministro. Questo è avvenuto perché non ci facciamo condizionare, perché siamo prima rappresentanti del popolo sardo e dopo rappresentanti del partito cui apparteniamo, e credo altrettanto sia così per voi.

E torniamo quindi a questa legge finanziaria. Ho detto - e lo ribadisco - che non è la nostra finanziaria. Noi faremo nostra quella finanziaria che verrà dopo il piano regionale di sviluppo, che discuteremo insieme in questa Aula, che riteniamo opportuno arricchire col dibattito di quest'Aula, con il dibattito e il confronto con le parti sociali. Quella sarà la finanziaria che ne seguirà, quella sarà la nostra finanziaria, e noi ve la offriamo e ve la offriremo perché diventi finanziaria di questo Consiglio regionale.

Allora, se questa è la strada e se su questo possiamo intenderci, io credo che il percorso per questa finanziaria sia segnato. E' inutile fare la rincorsa a rimpinguare fondi. Su qualcuno - lo rivedremo anche in Commissione nella giornata di domani - sarà opportuno intervenire. Per esempio, vi chiedo, e lo chiedo ai colleghi di Rifondazione Comunista, del disciolto partito della Rifondazione Comunista, (non mi ricordo più come vi chiamate) vi ricordate quando in quest'Aula durante l'esame della scorsa finanziaria, con il nostro Gruppo sostenemmo il vostro emendamento che prevedeva lo stanziamento di un milione di euro per accompagnare con attività di pace, convegni e incontri le manifestazioni del G8? Chi c'era si ricorda che sostenemmo quell'emendamento. Ora quel milione di euro non serve più, perché il G8 non si terrà in Sardegna. Decidiamo allora insieme cosa fare per altrettante iniziative che possano aggiungere companatico a quel panino di cui parlavo prima. Può servire per il lavoro. Anche se le risposte al lavoro non si danno in finanziaria e non possono ridursi a un mero sostegno economico, è d'obbligo aiutare chi sta peggio "a passà 'a nuttata", come ha detto qualcuno. Dobbiamo cercare di far passare la nottata, ma contestualmente ci vuole un'azione politica di programmazione che crei le condizioni strutturali perché quella gente che si trovava sotto la soglia di povertà non vi rientri, non torni sotto la soglia di povertà, e le condizioni strutturali sono legate allo sviluppo. Ma lo sviluppo non è solo industria, artigianato, è anche sviluppo umano, sviluppo culturale, e su questo vogliamo investire insieme. Però allo sviluppo culturale va accompagnato un innalzamento del reddito che non può essere sempre e soltanto il reddito dipendente dalla pubblica amministrazione.

Noi, signori miei, dobbiamo portare quest'Isola a produrre qualcosa, produrre ambiente, produrre nuovi prodotti: facciamolo! Perché diversamente, se non produciamo, avremo sempre minori entrate e con minori entrate non potremo dare soddisfazione a chi sta sempre peggio e ne godranno quelli che stanno sempre meglio. Noi abbiamo questa forbice che si allarga, dobbiamo chiudere questa forbice, e se saremo chiamati a fare dei sacrifici, li dovremo fare tutti insieme, ma non con delle banali, stupide, superficiali norme di finanziaria regionale, ma con proposte di legge mirate, con disegni di legge mirati. Noi vi chiediamo di essere al nostro fianco nel portare avanti questo nuovo (che dovrebbe essere però normale) metodo di fare politica, di fare le leggi, di realizzare il confronto. Un nuovo metodo di legiferare che contiamo di applicare fin dal prossimo disegno di legge che impropriamente chiameremo "collegato", che la Giunta, questa maggioranza, insieme a questa minoranza, proporrà subito all'esame di quest'Aula.

Spero che non si tratti di un disegno di legge omnibus, però è possibile che lo sia, perché c'è ancora da dare risposte di emergenza, norme sul personale e quant'altro. Noi non ci siamo sognati, come avete fatto nella vostra prima finanziaria del 2005, di modificare la legge numero 31 del 1998, noi non ci siamo sognati di effettuare questi passaggi. Allora vi chiediamo: sotterriamo l'ascia di guerra, non diamo paternità a questa finanziaria, c'è tanto di vostro, c'è qualcosa di nostro; superiamo l'emergenza e dopo apriamo i cancelli a un confronto politico deciso, e se necessario anche duro. Sul G8 torneremo, torneremo a parlare in quest'Aula, ed è possibile che, in quel confronto, non si sia vincolati da appartenenze politiche di coalizione.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà.

DIANA MARIO (P.d.L.). Grazie, Presidente, grazie soprattutto per il "Mario", perché in questi giorni si continua a sentire "Diana, Diana". Mi pare che Giampaolo sia il terzo Diana che arriva in Consiglio regionale, quindi questo porta bene.

Mi sono chiesto, ascoltando credo tutti gli interventi­ - alcuni, devo dire la verità, li ho anche riletti - di quale finanziaria dovrei parlare. Perché, se dovessi prendere per buono ciò che l'onorevole Porcu sostiene, questa finanziaria dovrebbe essere la finanziaria di Soru. Se dovessi prendere per buono ciò che ha detto l'onorevole Gian Valerio Sanna, questa dovrebbe essere una finanziaria completamente diversa. Se poi dovessi prendere per buono ciò che afferma l'onorevole Gian Paolo Diana, beh, dovremmo fare i conti con la storia. Dovremmo fare i conti con la storia perché, l'onorevole Gian Paolo Diana - convinto forse di poter interpretare al meglio la politica all'interno di quest'Aula, dopo averla fatta molto bene per la parte che rappresentava fuori da quest'Aula - si permetta di criticare ciò che è avvenuto nella legislatura 99-2004.

Voglio ricordarle, collega Diana, che era una legislatura che tutti quanti sappiamo com'è andata; non c'era una maggioranza: erano maggioranze che cambiavano dal giorno alla notte e che, soprattutto, dipendevano dalle modalità di voto, che ne determinavano, volta per volta, le sorti. Io non prenderei in esame quella situazione, tant'è che poi siamo arrivati con una nuova legge ad un'elezione diretta del Presidente della Regione. Poi lo si chiami Presidente della Regione, Presidente della Giunta, Governatore, fa poca differenza, la realtà è che nel momento in cui il centrodestra perse le elezioni e il presidente Soru le vinse, credo che fondamentalmente anche lei, per la parte che rappresentava, come noi del resto, si sarebbe aspettato risultati diversi.

La realtà è che siamo andati alle elezioni, e il centrosinistra ha perso le elezioni; io non faccio qua ragionamenti per dire per quale motivo avete perso le elezioni, vi siete impegnati molto voi, si è impegnato molto il presidente Soru, ma credo che qualche merito ce l'abbia anche quell'opposizione di allora, che oggi è diventata maggioranza, e lo è diventata, in un momento molto difficile, non solo per la Regione Sardegna.

Certo è che quando si verificano avvenimenti straordinari, come quelli che si sono verificati a livello mondiale, è chiaro che ne risentono per prime le fasce più deboli. Qualcuno l'ha anche accennato: chi conosceva i mercati internazionali come li conosceva il presidente Soru, forse una certa attenzione l'avrebbe dovuta prestare; viceversa non è stata prestata nessuna attenzione, e il risultato è stato che le crisi mondiali hanno colto la Regione Sardegna assolutamente impreparata e debole già di per sé, non avendo avuto neanche il minimo in quei quattro anni e mezzo di Governo Soru. Perché le modifiche di cui ha parlato lei, onorevole Salis, hanno lasciato morti e feriti.

E' vero che sono state fatte delle riforme, è vero! Ma è forse servita a qualcosa la riforma dei Consorzi di bonifica? E' servita forse a qualcosa la riforma sulle unioni dei comuni e sull'abolizione delle Comunità montane, senza avere la certezza che quel personale trovasse occupazione da altre parti? E siamo ancora in questa situazione. Forse che LAORE, ARGEA e AGRIS hanno prodotto risultati migliori di quelli prodotti dall'ETFAS prima e dall'ERSAT successivamente? Lo dovete chiedere alla gente, ne possiamo parlare anche noi, ma non è disdicevole pensare che le modifiche operate richiedevano ulteriori interventi perché non hanno ottenuto risultati, anzi, forse hanno peggiorato la situazione. Questa non è una critica.

E' forse disdicevole approvare una manovra finanziaria in tempi brevissimi? Certo, le stiamo approvando anche col vostro concorso, e io spero che non abbiate deciso di tenere questo atteggiamento solo ed esclusivamente perché qualcuno pensa che il disegno di legge in esame sia la scopiazzatura, come ha detto l'onorevole Gian Valerio Sanna, della vostra finanziaria. Conosco troppo bene l'onorevole Sanna per capire che il termine è un termine che è sfuggito; quando si parla in Aula, capita a tutti qualche volta. Non abbiamo dovuto scopiazzare un bel niente; la finanziaria in esame è ispirata a una filosofia diversa, e questo lo ha ammesso lo stesso onorevole Gian Valerio Sanna, per esempio sulla parte che riguarda le entrate.

Noi abbiamo effettuato una scelta diversa da quella che avevate operato voi; è disdicevole questo? Ci avete mai convinto che l'operazione che avevate fatto voi era migliore? A me non pare, perlomeno non se n'è accorto nessuno. E allora, se vogliamo possiamo discutere, ma in un momento così drammatico per la nostra Isola, ma non solo, pensare che il G8 sia una panacea, mi sembra veramente azzardato. Bene avete fatto a sollevare il problema, l'ha detto anche l'onorevole Capelli, ma con la massima attenzione.

Ora, l'onorevole Giampaolo Diana dice: "Voi non avete dato valore alla vertenza delle entrate". Cosa avremmo dovuto fare, onorevole Giampaolo Diana per dare valore alla vertenza sulle entrate?

Lei dice: "C'è un silenzio assordante sui fondi FAS". Non c'è niente di assordante e niente di silenzioso, ci sono documenti che parlano. I fondi FAS nazionali sono stati stralciati per tutte le regioni del Mezzogiorno, tutte, dalla prima fino all'ultima, e si tratta esattamente di 17 miliardi 817 milioni e 435 euro. La quota regionale era di 2 miliardi e 246 milioni di euro. La riduzione che è stata operata su tutte le regioni è del 5 per cento. Questo è lo stato attuale della situazione. Vogliamo ragionare su questi numeri? I numeri sono questi. Quindi, non c'è nessun silenzio assordante perché il silenzio esiste nel momento in cui si vuole occultare qualcosa. Non vogliamo occultare proprio niente, vogliamo parlare liberamente e vorremmo farlo anche assieme a voi e prendere atto di una situazione che è drammatica, anche per via delle calamità che ci sono piovute addosso, che ci sono piovute addosso a livello nazionale e che sono piovute addosso a livello regionale con le alluvioni, ma per le quali pare che questa maggioranza, anche col concorso della minoranza, sia abbondantemente intervenuta.

Certo, se poi andiamo a esaminare il bilancio e troviamo 39 milioni di euro di somma impegnata nella legislatura precedente e ancora non spesa, beh, qualcuno mi deve anche dire: "Ma cosa stiamo impegnando se non riusciamo a spendere?". Allora, questa non è una debolezza del Consiglio, non è la debolezza di una maggioranza, questa è la debolezza di un sistema e su quel sistema io credo che noi saremo chiamati a lavorare. Ma lavorare molto! E ha ragione l'onorevole Uras quando afferma: "Dobbiamo lavorare di più e meglio". E non ho dubbi che l'onorevole Uras sia una di quelle persone, uno di quei colleghi che da sempre ha dimostrato di lavorare, di lavorare di più, di cercare di lavorare per il meglio, poi quel meglio, ovviamente che, ognuno sulla base delle proprie convinzioni, ritiene tale.

Noi stiamo facendo molto assistenzialismo, che è fondamentale forse in questo momento, è determinante anzi per alleviare le gravi problematiche che abbiamo in Sardegna. Però vorremmo creare anche opportunità, perché se noi non creiamo opportunità, non possiamo assistere in eterno, non possiamo assolutamente assistere in eterno. Si può continuare con l'assistenza per un anno, due anni, tre anni, forse anche per una legislatura, come è successo a voi, ma alla fine della giostra che cosa è accaduto? Che la situazione socioeconomica della Sardegna non è migliorata di un millimetro.

Poi su questo ci dovremo scontrare, sui dati, sui dati ISTAT, sui dati dell'OCSE, sulla sanità in Sardegna. Ci vogliamo scontrare su questo, visto che con la vostra operazione avete ritenuto utile, molto importante per la Sardegna cedere alle lusinghe di un Governo che ritenevate amico, che era il Governo Prodi, e quindi avete barattato la modifica dell'articolo 8 dello Statuto con l'accollo totale delle spese della sanità in Sardegna, senza considerare che la spesa sanitaria cresce progressivamente con una dinamica completamente diversa da quella delle entrate? E se noi non teniamo in considerazione questo, nell'arco di cinque, sei anni con la crescita che abbiamo di oltre il 15 per cento, e questi sono i dati OCSE...

MELONI MARCO (P.D.). Questo argomento è falso!

DIANA MARIO (P.d.L.). Io non mi sono mai permesso di dire che ciò che dice lei è falso, onorevole Meloni! La invito per favore a ritirare ciò che ha detto!

MELONI MARCO (P.D.). E' un argomento sbagliato!

OPPI (U.D.C.). Sui fondi FAS avete votato contro in Parlamento!

PRESIDENTE. Onorevole, per cortesia!

DIANA MARIO (P.d.L.). Credo che sia consuetudine non utilizzare questo tipo di frasario in Aula! Dicevo, noi dobbiamo creare opportunità, Presidente, dobbiamo creare opportunità. Io non ho visto uno straccio di decisione presa da voi in quattro anni e mezzo che abbia dimostrato a quest'Isola la possibilità, la volontà e anche la credibilità da parte dei sardi di creare opportunità nuove. La disoccupazione aumenta, la povertà aumenta, io voglio capire dove sono queste opportunità. Eppure, Vivaddio, di risorse ne avete speso e ne avete speso tante! Devo dire la verità, che ne volevate spendere di più e non ci siete riusciti, e il monte dei residui lo dimostra, ma questo capita a tutti.

A proposito di residui - mi sono permesso di suggerirlo anche in Commissione - credo che sulla battaglia dei residui dobbiamo veramente fare uno sforzo tutti quanti, perché non è possibile conservare una mole così ingente di danaro che non può essere messo in circolazione e quindi speso per renderlo utile alle esigenze della collettività; non è assolutamente possibile! Io capisco che la burocrazia del Governo regionale, della Giunta regionale, di tutti gli enti regionali sia una burocrazia difficile da smontare. Un amico mi diceva l'altro giorno: "Come puoi pensare di cambiare i direttori generali dei Ministeri a Roma quando non da generazioni, ma da duemila anni sono sempre quelli?". Perché ormai, anche se non sono parenti, si sono incancreniti; è un male che noi abbiamo a che non riusciamo ad estirpare. Io non dico che in Sardegna siamo a questo punto, ma certamente dobbiamo fare tutti quanti uno sforzo se vogliamo recuperare risorse, molto importanti ed evitare anche quell'indebitamento al quale noi abbiamo preferito fare fronte con questo sistema, mentre voi avete preferito fare fronte con una modalità diversa e per lo meno discutibile. La nostra finanziaria non verrà certamente impugnata da nessuno, la vostra quanto meno è stata impugnata.

Pertanto, quando ieri sera o avantieri sera ho sentito il presidente Soru che non ha difeso la sua politica, (dispiace che non sia presente, forse avrebbe dovuto partecipare molto di più proprio adesso che si trova all'opposizione) ho pensato che si fosse reso conto che molti dei suggerimenti che voi anche avete dato in quest'Aula e che non sono stati tenuti nella minima considerazione, non erano del tutto peregrini. Forse, a pensarci oggi, il presidente Soru un qualche pentimento io credo che l'abbia.

Qui ho sentito dire che abbiamo ridotto il fondo unico ai comuni. Per convincersi che non sia vero, basta leggere i dati. I fondi sono quelli, li abbiamo incrementati, come prevede la legge, del 5 per cento, anzi ci sono 25 milioni di euro in più che sono destinati ai comuni, con le modalità che saranno da stabilire, che deciderà la Giunta regionale, ma ci sono! Sono 25 milioni di euro in più. Però qui si è detto che noi abbiamo ridotto i fondi agli enti locali. Io mi sono permesso di parlare con i rappresentanti dell'ANCI, li abbiamo sentiti in Commissione, di parlare con i rappresentanti del Consiglio delle autonomie locali, dell'UPS, l'Unione delle province sarde. Lo ribadisco qui: secondo me la ripartizione delle risorse dovrebbe avere una valutazione diversa.

Continuo a pensare che assegnare le risorse ai comuni e alle province senza vincolo di destinazione, almeno in una piccola parte, sia comunque un'esagerazione, e le lamentele si stanno manifestando già adesso, anzi, erano già presenti anche negli anni passati. Se, infatti, a seguito del trasferimento di alcune competenze alle province e ai comuni, i destinatari non ottengono ciò che ottenevano dalla Regione Sardegna, cosa accade? Accade ciò che sta accadendo: che diverse province della Sardegna si trovano con un bilancio che rischia il dissesto, ma lo rischia veramente.

Avrei potuto presentare un emendamento di sostegno alle Amministrazioni locali che a livello sperimentale, prevedesse l'erogazione in un'unica soluzione nella finanziaria del 2010 delle tre annualità successive (5 per cento più 5 per cento più 5 per cento) in modo da permettere a quelle province - che sono nate male e rischiano di vivere peggio - di erogare servizi di un livello adeguato ai bisogni della collettività. Per farvi comprendere la sproporzione esistente porto l'esempio di una provincia in Sardegna che non è l'ultima nata, ma che ho avuto il piacere di amministrare (e che ha amministrato anche l'onorevole Gian Valerio Sanna, a dire la verità) che non è sull'orlo del dissesto (può darsi che lo diventi, ma per il momento non lo è) la cui fortuna, al di là di aver avuto forse amministratori attenti prima di me, è dovuta al fatto che si ritrova da parte dello Stato, trasferimenti che sono assolutamente sovradimensionati rispetto a ciò che hanno ottenuto tutte le altre province storiche, Cagliari, Sassari e Nuoro.

Fu frutto probabilmente di una operazione politica, forse di amministratori lungimiranti, certo, anche di parlamentari lungimiranti che sapevano cosa fare in quegli anni (non che non lo sappiano i parlamentari di oggi) forse erano più legati al territorio perché dal territorio traevano sostegno, traevano i voti, venivano votati e dovevano pertanto dimostrare grandissima attenzione ai bisogni dello stesso. E' un'attenzione che vorremmo anche manifestare noi consiglieri regionali eletti. E quando mi riferisco ai consiglieri regionali eletti, mi riferisco a tutti i consiglieri regionali eletti.

Io sono convinto che il presidente Cappellacci sia il Presidente di tutti quanti noi della maggioranza, certamente, e che con la sua caparbietà, con la sua capacità, con l'impegno che ci sta mettendo, finirà per essere riconosciuto da tutti come Presidente di tutti. E' il nostro Presidente, ci abbiamo creduto in campagna elettorale, lo abbiamo sostenuto e sosteniamo anche gli atti che da lui promanano, ma non con un silenzio tombale, non con un assenso che deriva dal fatto che siamo impotenti perché qui di impotente non c'è nessuno.

Saremmo pronti ad affrontare anche quei provvedimenti che si rendessero necessari per cercare di sostenere ancora di più, se ce ne fosse necessità, l'azione della Giunta regionale, perché questo Consiglio regionale, al di là di ciò che afferma l'onorevole Diana, deficit di autonomia. Noi non patiamo un deficit di autonomia, e non abbiamo neanche l'ansia dell'autonomia, e guai se ci lasciassimo prendere da questo. Noi dobbiamo dimostrare, con i fatti, che quell'autonomia che altri hanno conquistato, ce la meritiamo tutta, perché solo se riusciremo a meritare quell'autonomia e tutto ciò che ne consegue, solo allora i sardi potranno dire che questo Consiglio regionale ha cambiato...

PRESIDENTE. Il tempo a sua disposizione è terminato. Informo il Consiglio che l'onorevole Uras che era in congedo è rientrato.

E' iscritto a parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.

BRUNO (P.D.). Signori Assessori e colleghi consiglieri, di quale finanziaria si deve parlare, diceva poc'anzi l'onorevole Diana: è quella di Soru, è un'altra finanziaria? Siamo ad inizio legislatura e questo è il vostro primo atto, questa è la vostra manovra di bilancio, la manovra di bilancio che voi avete presentato e che si compone di un documento annuale di programmazione economica e finanziaria, di una legge finanziaria, di un bilancio. Il DAPEF e la legge finanziaria che avete presentato e che ora è al nostro esame rimanda ancora una volta, dopo il rinvio delle scelte strategiche effettuate con le dichiarazioni programmatiche del presidente Cappellacci, rimanda ancora una volta di sei mesi le scelte vere, la visione strategica della maggioranza al governo della Regione.

E' questa una finanziaria che definirei senza anima, è una finanziaria che sposa la politica del rinvio e di qualche annuncio, l'obiettivo dichiarato è quello dell'urgenza, quindi di approvare quanto prima la finanziaria e di uscire così dall'esercizio provvisorio. Noi questo obiettivo non lo ostacoliamo, l'avete visto anche in Commissione, lo facciamo proprio, lo prendiamo anche come un nostro obiettivo.

Direi che siamo d'accordo, questo ci unisce, ma forse solo questo ci unisce. Noi siamo una forza di governo: è vero, abbiamo perso le elezioni, onorevole Diana, ma alle elezioni ci siamo presentati con un progetto ben preciso e a quel progetto noi ci atteniamo anche come forze d'opposizione. Però che opposizione facciamo in un momento di crisi (ce l'ha chiesto, anche con qualche suggerimento; l'onorevole Vargiu) e quale politica fa la maggioranza (anche questo si è chiesto appellandosi alla sua maggioranza, alla leadership del Presidente, l'onorevole Vargiu)?

Io credo che partiamo da una visione strategica che è quella di una minoranza e di una maggioranza che si confrontano avendo a cuore il bene comune dei sardi. Io credo che in un tempo di crisi, l'urgenza - che pure esiste - di offrire risposte ai sardi, per uscire rapidamente da questa crisi, presenti un rischio e un'opportunità per ciascuno di noi, per ciascuna parte politica. Intanto per la maggioranza c'è la tendenza a dire: "abbiamo i numeri, possiamo approvare la finanziaria, possiamo farlo esercitando delle scelte blindate" mentre per la minoranza c'è la tendenza a pensare: "beh, la crisi è una crisi profonda, è una crisi che comunque non riguarda solo la Sardegna e potrebbe spingere anche noi a limitarci alla critica, alla critica fine a se stessa, tanto comunque in breve tempo non riuscirete a dare risposte a problemi di portata così globale".

Ritengo che l'opportunità sia quella di trovare - lo diceva l'onorevole Vargiu - forme di ascolto reciproco, forme di confronto che ci consentano con maggiore probabilità di successo di individuare strade giuste per arrivare alla soluzione dei problemi. Il rischio è quello invece di incontrare divisioni reciproche, chiusure, e quindi innescare e potenziare quella politica deteriore che abbiamo visto anche con l'opposizione che avete condotto nell'ultima legislatura fatta di attacchi personali certamente non finalizzati al dialogo costruttivo. Noi invece vogliamo condividere con voi le difficoltà e comunque le preoccupazioni che sono quelle della nostra gente.

Proprio per questo, da questa manovra di bilancio, a cominciare dal DAPEF, ci saremmo sicuramente aspettati di più. E' vero che il programma regionale di sviluppo 2009-2014 sarà il vostro piano di legislatura, ma questo rinvio di altri sei mesi per conoscere la vostra visione strategica ci dice anche che probabilmente il programma, che è l'elemento costitutivo sul quale si basa anche il consenso dei cittadini, probabilmente dovrà essere maggiormente precisato, maggiormente rafforzato. Probabilmente avete bisogno ancora di tempo per esprimere scelte importanti e strategiche. E nel DAPEF vi limitate ad esprimere semplicemente alcuni principi che già il presidente Cappellacci aveva comunque esposto in sede di dichiarazioni programmatiche: il ruolo delle città, la partecipazione, la valorizzazione del capitale umano, l'impresa, il territorio. Successivamente elencate gli strumenti della programmazione, i fondi strutturali europei, le risorse aggiuntive nazionali, i fondi FAS, quei fondi, cioè, onorevole Diana, che voi dite devono garantire il riequilibrio sociale economico tra le diverse aree del Paese. E già qui, come abbiamo già avuto modo di dire, occorre vigilare seriamente e chiedere anche conto di quanto avete detto in campagna elettorale.

In audizione, alcune sigle sindacali, hanno chiesto una immediata convocazione del tavolo Governo - Regione per rimediare allo "scippo" dei finanziamenti FAS e chiedere al Governo, che ha avocato a sé la decisione su come spendere i fondi della programmazione nazionale, di ripristinare la percentuale di riparto concordata tra il precedente Governo nazionale e la Giunta regionale di Renato Soru. Qui non è un problema di metodo, onorevole Capelli, è un problema di sostanza. Come sappiamo la programmazione dei fondi FAS per gli anni 2007-2013 prevedeva una suddivisione in quattro parti: i fondi regionali assegnati totalmente alle disponibilità delle Regioni, i fondi FAS nazionali, le riserve di programmazione e i progetti strategici speciali. Nell'ottica del riequilibrio alla nostra Regione spettava il 12,61 per cento del totale delle risorse destinate alle Regioni del mezzogiorno d'Italia, e questo è vero per la programmazione FAS ad esclusiva disponibilità della Regione, ma è anche vero per quanto riguarda i fondi della programmazione nazionale. La Giunta precedente aveva ottenuto infatti dal governo Prodi la medesima percentuale di destinazione delle risorse, anche per i fondi della programmazione nazionale.

Alcuni obiettivi li avevamo già raggiunti: per esempio quelli per il progetto "salute del Mezzogiorno"; quelli relativi all'accordo per le infrastrutture, ottenuto con il ministro Di Pietro; il progetto strategico "bonifiche siti inquinati". La deliberazione numero 5 dello scorso dicembre intanto ha decurtato di un miliardo i fondi ad esclusiva disponibilità della Regione, quindi la Sardegna ha subito un taglio di 127 milioni di euro. Inoltre, il CIPE ha azzerato la programmazione FAS nazionale che, è vero, prevedeva un importo di circa 18 miliardi di euro, ma ha azzerato anche la riserva di programmazione dei progetti strategici speciali, che ammontavano complessivamente ad altri 15 miliardi di euro. Perciò, sulla base della percentuale di pertinenza della Sardegna, vengono meno circa 4 miliardi e 300 milioni (a dispetto di quanto stabilito in precedenza) che adesso verranno assegnati al di fuori di ogni logica di riequilibrio della programmazione.

Il governo Berlusconi si è impegnato a destinare l'85 per cento di queste risorse al Mezzogiorno, senza peraltro alcuna garanzia sul riparto tra regioni, per cui un solo intervento, come per esempio quello per lo stretto di Messina, potrebbe per assurdo impegnare l'intera cifra. Una parte poi di questi fondi sono già andati via con il fondo ammortizzatori di qualche mese fa. Quindi, non è possibile accettare tale logica, ed è per questo che noi chiediamo, con maggiore insistenza e con maggiore forza, che già nel documento annuale di programmazione economica e finanziaria, al di là della revisione che voi annunciate, della ridefinizione del programma attuativo regionale dei fondi FAS, venga inserita questa richiesta, questa vertenza che dobbiamo instaurare con lo Stato senza nessuna subalternità.

Non è ammissibile assistere passivamente al taglio dei finanziamenti per la Sassari-Olbia per la realizzazione del muro di levante di Portotorres, ecc e questo al di là dei fondi importanti (522 milioni di euro) anche per l'accelerazione nelle procedure relative alle opere collaterali al G8. Ora verrà magari annunciato - è stato fatto nei giorni scorsi - un finanziamento per la Sassari-Olbia con la possibilità di riavviare i lavori, ma i tempi saranno sicuramente molto più lunghi, la vedremo realizzata forse fra 10-20 anni. E infine il trasferimento del G8 a l'Aquila.

Sono, questi, argomenti strettamente legati allo sviluppo della Sardegna ed è per questo che noi abbiamo chiesto, nei giorni scorsi, una convocazione straordinaria del Consiglio regionale, ai sensi dell'articolo 54 del Regolamento, per conoscere dal Presidente della Regione lo "stato dell'arte", per conoscere le ragioni, le ripercussioni dello spostamento del G8 da La Maddalena, con riguardo alla ricognizione sullo stato dei lavori, dei contratti e degli impegni in atto. Questo c'è stato negato, c'è stato un rinvio ad un successivo incontro con il Presidente Berlusconi ma non abbiamo ancora ottenuto alcuna risposta, non hanno ottenuto risposte i sardi, non le ha ottenute la massima Assemblea regionale, la casa dei sardi che è questo Parlamento. Quei fondi, quei 225 milioni, destinati all'isola di La Maddalena per le opere, non quelle collaterali ma quelle appunto da realizzare nella stessa Isola, erano anch'essi fondi della Sardegna, non fondi dallo Stato, fondi FAS della programmazione nazionale destinati alla Sardegna per trasformare l'economia di La Maddalena dopo il venir meno della presenza militare Usa.

Quindi, nel DAPEF non basta un generico richiamo ai fondi FAS, occorre reagire con forza. Non possiamo essere subalterni nei rapporti con lo Stato, non possiamo accettare assolutamente neppure lo slittamento dell'informativa a questo Consiglio regionale. Nel DAPEF poi è presente un esame della finanza regionale sul quale è bene soffermarsi. Non si può, infatti, non partire dalla Regione che vi abbiamo consegnato, una Regione che presenta ormai un bilancio regionale risanato (elemento fondamentale per porre in essere poolitiche di sviluppo) frutto sicuramente di politiche di contenimento della spesa ma anche della riscrittura dell'articolo 8 dello Statuto di autonomia con le risorse che derivano dalla cosiddetta "vertenza entrate" con lo Stato.

Io credo che su questo aspetto dobbiamo essere più incisivi anche nei documenti che scriviamo e che accompagnano la manovra di bilancio. Certamente in questi anni - lo riconoscete anche voi - la Giunta Soru ha ottenuto la progressiva riduzione del debito complessivo che è passato da circa 5.800 milioni del 2004 ai 3900 circa del 2008. Un'azione di risanamento evidente, nonostante la sentenza della Corte costituzionale che ha dichiarato illegittimo l'accertamento di entrata a valere su una quota parte del gettito delle compartecipazioni tributarie spettanti alla Regione per 500 milioni di euro per ciascuno degli anni 2013 e 2014 e 2015 e che sarebbe servito comunque a coprire il disavanzo creato da altri negli anni precedenti. Disavanzo che è sceso comunque di un terzo (dai 3.099 milioni del 2004 ai 1413 milioni del 2008) pur tenendo conto degli effetti della sentenza.

Un'attenta gestione della spesa ha consentito di non contrarre ulteriori mutui dopo il 2005. Con questa finanziaria, invece, preferite ritornare alla logica dell'indebitamento, con ricorso a mutui per 500 milioni. Mentre il disegno di legge della Giunta per la copertura del disavanzo (713 milioni su 1413) prevedeva di accantonare quote di entrate per gli anni futuri, in Commissione c'è stato un cambio di tendenza con l'autorizzazione all'accensione di ulteriori mutui per l'intero importo. Prendiamo atto di questa scelta, volta a ritornare alla politica del debito.

La Giunta Soru, com'è noto, prevedeva di compensare lo stanziamento di entrate future, nell'ambito del bilancio pluriennale, con una minore iscrizione di pari importo nel bilancio 2012. Questo è possibile, è legittimo, nell'ambito di un bilancio pluriennale, rispettosi della sentenza della Corte noi riteniamo di poterlo fare, sulla base anche delle maggiori entrate, ai sensi della finanziaria 2007 dello Stato che ha riscritto l'articolo 8 del nostro Statuto. E di questa conquista storica, - è stato detto, lo ribadisco - non si fa cenno nel DAPEF se non per gli effetti della sentenza. Sono almeno 1.600 milioni di euro in più all'anno, risorse che si tramutano in investimenti, in servizi per i nostri cittadini. Noi non vorremmo che tra gli effetti della legge sul federalismo fiscale vi fosse il venir meno di quegli accordi e di quella riscrittura.

Nel merito dei provvedimenti per fronteggiare l'emergenza si prosegue con la dotazione di risorse per il fondo per la non autosufficienza, anche se con 6 milioni in meno rispetto alle previsioni del disegno di legge Soru. Ventotto milioni riguardano l'assistenza domiciliare agli anziani non autosufficienti, in linea con le politiche di valorizzazione della persona e della persona anziana, nelle logiche della legge sui servizi alla persona e del Piano socio-sanitario. Però questa politica, soprattutto in Sardegna, che per fortuna vede accrescere la durata della vita, deve tener conto dei problemi legati alla cronicità delle patologie ma allo stesso tempo considerare risorsa ogni persona in qualunque stato essa si trovi, in qualunque contesto. Il lavoro fatto in questi anni con il progetto "ritornare a casa", che è presente anche nella vostra finanziaria, va nella direzione di un rientro in famiglia, nell'ambiente familiare, di quelle persone che possono essere accolte nelle mura domestiche con un sostegno personalizzato da parte delle famiglie; è uno sforzo che bisogna continuare a fare. Tuttavia, nel contempo, è fondamentale per quelle persone anziane che, magari non hanno una famiglia che possa accoglierli, migliorare la qualità della vita all'interno delle strutture residenziali per anziani della Sardegna. Ed è per questo che la finanziaria della Giunta Soru prevedeva, 6 milioni di euro (sono quelli i 6 milioni di euro tagliati) per un programma straordinario finalizzato al miglioramento qualitativo delle prestazioni erogate dalle strutture residenziali e sociali per gli anziani e delle prestazioni sanitarie erogate nel loro ambito. Parliamo di 4.500 persone, di 4.500 posti letto presenti in Sardegna in strutture per l'80 per cento inadeguate. Quindi, io credo che sia necessario ripristinare anche questo stanziamento.

Tali interventi andrebbero però a completare i piani personalizzati, altra conquista della legge numero 23 del 2005, che ripristinava le previsioni della legge numero 4 dell'88, che peraltro non erano mai state applicate interamente. Manca in questa legge finanziaria un'azione convinta a favore della famiglia e della famiglia nel suo complesso che regge la società sarda, gli anziani non autosufficienti, ma anche la famiglia che si prende cura dei bambini, dei giovani. Come non inserire in una finanziaria che di per sé è emergenziale, politiche per la famiglia? Mi sembra un errore non riproporre il programma "benvenuti bambini" (a cui il disegno di legge approvato dalla Giunta Soru lo scorso novembre destinava 44 milioni di euro) pensato per dare un aiuto ad affrontare il carico di cura e le accresciute esigenze economiche che incombono sulla famiglia con la nascita di un figlio.

Niente è previsto in questa finanziaria per le politiche giovanili, non avete ritenuto urgente evidentemente dotarle di risorse: nella finanziaria approvata in Giunta nella scorsa legislatura prevedevamo 19 milioni per il Fondo sociale infanzia e giovani, con risorse ingenti anche per le famiglie che hanno minori a carico, nell'ambito dei 30 milioni destinati al contrasto delle povertà, misure di inclusione sociale dei giovani e prevenzione delle devianze. A tutto questo non si fa cenno nella vostra finanziaria.

Mancano gli incentivi al trasporto pubblico locale per anziani e giovani, da noi previsti per gli ultrasessantacinquenni e per gli studenti universitari fuori sede. Manca, insomma, una vera e propria strategia per la famiglia: è vero che può essere oggetto di una legge apposita ma questa finanziaria, basata proprio sull'emergenza, non poteva non tenerne conto. Occorre essere più coraggiosi, più innovativi nelle misure di contrasto alla povertà, nelle politiche organiche per la famiglia, nell'estensione degli ammortizzatori sociali per le persone che, escluse dal sistema del lavoro, non hanno forme di copertura anche temporanea; e noi pensiamo anche ai lavoratori precari e agli insegnanti, al personale ATA, al mondo della scuola.

Con il decreto interministeriale sugli organici in Sardegna ci saranno 1.665 docenti in meno: 374 nella scuola primaria, 677 nella secondaria di primo grado, 604 nella secondaria di secondo grado. Ecco quindi che non bastano le misure previste, non bastano i 6 milioni di euro, occorre essere più incisivi, occorre potenziare in maniera significativa gli interventi relativi alla concessione di sussidi di natura straordinaria a favore di quei lavoratori che non beneficiano di ammortizzatori sociali.

E' una manovra di cui capiamo l'urgenza ma è insufficiente a fronteggiare la crisi in atto; noi riteniamo che anche tutte le misure per il lavoro, coordinate all'interno del fondo regionale per l'occupazione di cui all'articolo 6 della finanziaria del 2008, possano trovare spazio, così come all'interno può trovare spazio la proposta dell'ANCI per un grande "piano giovani" che può offrire occasione di lavoro a 25.000 giovani in Sardegna.

Vorremmo capire meglio poi le altre caratteristiche che voi definite innovative: le modalità operative del fondo di garanzia etica per le persone che hanno un indebitamento insostenibile, così com'è posto in finanziaria, è solo una mera enunciazione; riteniamo che anche l'Osservatorio della povertà debba essere maggiormente specificato nei suoi obiettivi fondamentali: era già presente nell'articolo 34 della legge numero 23 che avete soppresso; è un organo consultivo della Giunta di cui non si capisce ora quale sarà la finalità, se esprimerà pareri, se elaborerà studi. E così anche per le altre misure che prevedete e che definite innovative come lo stesso Comitato interassessoriale a supporto della crisi; un unicum, dice la prima Commissione, sul quale ci sono dubbi di interpretazione…

PRESIDENTE. Il tempo a sua disposizione è terminato. I lavori del Consiglio riprenderanno domani mattina alle ore 10 e 30.

La Commissione bilancio si riunirà al termine dei lavori dell'Aula.

La seduta è tolta alle ore 19 e 47.