Seduta n.194 del 19/04/2011 

MANCA LA CARTELLA DEI DOCUMENTI

CXCIV Seduta

(ANTIMERIDIANA)

Martedì 19 aprile 2011

Presidenza della Presidente LOMBARDO

indi

del Vicepresidente COSSA

indi

della Presidente LOMBARDO

La seduta è aperta alle ore 10 e 05.

MARIANI, Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta pomeridiana del 10 marzo 2011 (187), che è approvato.

Congedi

PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Paolo Maninchedda, Marco Meloni ed Efisio Planetta hanno chiesto congedo per la seduta antimeridiana del 19 aprile 2011.

Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.

Comunicazioni del Presidente

PRESIDENTE. Comunico di aver nominato, in data 6 aprile 2011, gli onorevoli Giulio Steri, Francesco Meloni e Luciano Uras componenti della Giunta delle elezioni in sostituzione, rispettivamente, degli onorevoli Andrea Biancareddu, Pietro Fois e Massimo Zedda.

Annunzio di presentazione di proposta di legge

PRESIDENTE. Comunico che sono state presentate le seguenti proposte di legge:

Agus - Barracciu - Cocco Pietro - Diana Giampaolo - Espa - Uras - Zedda Massimo:

"Istituzione della Fondazione "Patrimonio culturale della Sardegna"". (276)

(Pervenuta il 5 aprile 2011 e assegnata all'ottava Commissione.)

Annunzio di interrogazioni

PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interrogazioni pervenute alla Presidenza.

MARIANI, Segretario:

"Interrogazione Lai, con richiesta di risposta scritta, sulla soppressione dell'unico punto di erogazione del servizio scolastico primario di Su Canale (Comune di Monti)". (554)

"Interrogazione Fois, con richiesta di risposta scritta, sulla paventata chiusura del reparto di diabetologia dell'Ospedale di Alghero". (555)

"Interrogazione Moriconi - Cuccu - Porcu, con richiesta di risposta scritta, sulle gravi problematiche aperte a seguito della decisione unilaterale del Governo di trasferire 700 migranti tunisini a Cagliari e accoglierli nell'ex caserma dell'Aeronautica militare sita in viale Elmas". (556)

"Interrogazione Amadu, con richiesta di risposta scritta, sulla situazione finanziaria della Società di gestione dell'Aeroporto di Alghero (Sogeaal) e sull'incidenza delle assunzioni effettuate nell'ultimo biennio". (557)

"Interrogazione Capelli, con richiesta di risposta scritta, sulla mancata equiparazione del personale del Corpo forestale alle forze del comparto sicurezza". (558)

"Interrogazione Cocco Daniele Secondo - Salis - Mariani, con richiesta di risposta scritta, sul gravissimo danno causato alle zone del Goceano dalla riduzione delle tratte servite dall'ARST". (559)

"Interrogazione Cocco Daniele Secondo, con richiesta di risposta scritta, sulla mancata attuazione del piano di intervento per la lotta alla Lymantria dispar e al Malacosoma neustrium per l'anno 2011, in particolare nei territori del Goceano, del Logudoro, del Monte Acuto e dell'Anglona". (560)

"Interrogazione Barracciu - Cucca - Espa, con richiesta di risposta scritta, sul dirottamento verso l'Ospedale di Sassari di una donna gravida interessata da distacco della placenta ed emorragia rivoltasi all'Ospedale di Sorgono e indirizzata in prima istanza a Nuoro". (561)

"Interrogazione Barracciu - Pittalis - Cucca - Capelli - Mariani - Mula, con richiesta di risposta scritta, sulla riduzione delle cure fisioterapiche domiciliari a un giovane di Teti (NU) affetto da tetraparesi spastica". (562)

"Interrogazione Locci, con richiesta di risposta scritta, sulla installazione di un radar da parte della Guardia di finanza in località Capo Sperone nell'Isola di S. Antioco". (563)

"Interrogazione Agus, con richiesta di risposta scritta, in merito all'acquisizione del Centro di cura Santa Maria Assunta di Guspini". (564)

Annunzio di interpellanze

PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interpellanze pervenute alla Presidenza.

MARIANI, Segretario:

"Interpellanza Planetta - Dessì - Maninchedda - Sanna Giacomo sulle problematiche connesse al bando della legge regionale n. 7 del 2007 "Giovani ricercatori"". (214)

"Interpellanza Solinas Antonio - Sanna Gian Valerio - Bruno sulla situazione dello scalo aeroportuale di Oristano-Fenosu". (215)

"Interpellanza Sechi - Uras - Zedda Massimo - Zuncheddu sulla mancata informativa riguardante la costituzione in giudizio sul ricorso presentato dal Presidente del Consiglio dei ministri n. 3 del 27 gennaio 2011 avverso la legge regionale 19 novembre 2010, n. 16 (Disposizioni relative al patto di stabilità territoriale)". (216)

"Interpellanza Uras - Ben Amara - Sechi - Zedda Massimo - Zuncheddu sui progetti personalizzati della legge n. 162 del 1998". (217)

"Interpellanza Salis - Cocco Daniele Secondo - Mariani sul gravissimo danno causato alla Regione Sardegna dall'aumento delle tariffe nel trasporto marittimo". (218)

"Interpellanza Salis - Cocco Daniele Secondo - Mariani sulla necessità di delineare l'esatta qualificazione giuridica delle guardie particolari giurate riconoscendo alle stesse uno specifico status giuridico". (219)

"Interpellanza Sanna Gian Valerio - Bruno - Soru sull'autorizzazione di 14 piani di lottizzazione nel Comune di Castiadas e sulla violazione delle norme paesaggistiche". (220)

"Interpellanza Salis - Cocco Daniele Secondo - Mariani sulla nomina illegittima del presidente del consiglio d'amministrazione dell'ERSU di Cagliari, sulla situazione di illegalità in esso esistente a seguito dell'errata approvazione del nuovo statuto e sulla disparità normativa applicata per l'ERSU di Sassari". (221)

"Interpellanza Sechi - Bruno sulla gravissima situazione in cui versano i servizi sanitari del Comune di Alghero". (222)

"Interpellanza Salis - Cocco Daniele Secondo - Mariani sulla necessità di dare applicazione alla legge 29 luglio 1949, n. 717, recante "Norme per l'arte negli edifici pubblici"". (223)

"Interpellanza Uras - Sechi - Zedda Massimo sulla predisposizione ed attuazione del Piano straordinario a favore dei giovani e degli adolescenti, ed in particolare del progetto regionale Sardegna under 30". (224)

"Interpellanza Uras - Sechi - Zedda Massimo - Ben Amara sulla situazione degli immigrati provenienti, soprattutto, dalle aree di instabilità politica e di guerra del Nord Africa e in generale dei paesi del Mediterraneo". (225)

Annunzio di mozioni

PRESIDENTE. Si dia annunzio delle mozioni pervenute alla Presidenza.

MARIANI, Segretario:

"Mozione Porcu - Bruno - Uras - Salis - Capelli - Agus - Barracciu - Ben Amara - Cocco Daniele Secondo - Cocco Pietro - Corda - Cucca - Cuccu - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Sechi - Solinas Antonio - Soru - Zedda Massimo - Zuncheddu sulle notizie apparse a mezzo stampa sull'apertura di un distaccamento NATO e sul grave ritardo nei progetti di riconversione turistica dell'Arcipelago di La Maddalena, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento". (125)

"Mozione Bruno - Uras - Salis - Agus - Barracciu - Ben Amara - Corda - Cocco Daniele Secondo - Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Sechi - Solinas Antonio - Soru - Zedda Massimo - Zuncheddu sul Programma operativo regionale (POR) FESR 2007-2013, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento". (126)

PRESIDENTE. Considerata la scarsa presenza di consiglieri in aula, sospendo la seduta per dieci minuti, sino alle ore 10 e 24. Prego i colleghi Capigruppo di richiamare i consiglieri in aula.

(La seduta, sospesa alle ore 10 e 14, viene ripresa alle ore 10 e 26.)

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Signora Presidente, mi rendo conto che per lei è un compito ingrato, ma le chiederei una sospensione dei lavori per consentire a un numero congruo di consiglieri di essere presente, altrimenti saremo costretti a chiedere la verifica del numero legale, ma vorremmo evitarlo.

PRESIDENTE. Onorevole Diana, se acconsentiamo sempre a sospendere la seduta in attesa che arrivino i consiglieri si prende di nuovo questa abitudine e si arriva in aula quando si vuole. C'è la possibilità per le opposizioni di chiedere la verifica del numero legale, che è l'unico modo per costringere i consiglieri a stare in aula. Quindi non accolgo la sua richiesta.

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Allora chiedo la verifica del numero legale.

PRESIDENTE. Chi appoggia la richiesta?

(Appoggia la richiesta il consigliere Vargiu.)

Verifica del numero legale

PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.

(Segue la verifica)

Prendo atto che i consiglieri Cappai, Dedoni, Diana Giampaolo, Locci e Rassu sono presenti.

Risultato della verifica

PRESIDENTE. Sono presenti 27 consiglieri.

(Risultano presenti i consiglieri: Capelli - Cappai - Cossa - Cuccureddu - Dedoni - Dessi' - Diana Giampaolo - Diana Mario - Greco - Lai - Locci - Lombardo - Meloni Francesco - Mula - Mulas - Obinu - Peru - Pitea - Randazzo - Rassu - Rodin - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Matteo - Steri - Vargiu - Zedda Alessandra.)

Poiché il Consiglio non è in numero legale, sospendo i lavori per trenta minuti, sino alle ore 11.

(La seduta, sospesa alle ore 10 e 28, viene ripresa alle ore 11.)

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.

BRUNO (P.D.). Presidente, chiedo la verifica del numero legale.

PRESIDENTE. Chi appoggia la richiesta?

(Appoggia la richiesta la consigliera Zuncheddu.)

Seconda verifica del numero legale

PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.

(Segue la verifica)

Prendo atto che i consiglieri Amadu, Biancareddu, Bruno, Cappai, Contu Mariano, Dedoni, Mulas, Piras, Tocco e Zuncheddu sono presenti.

Risultato della verifica

PRESIDENTE. Sono presenti 35 consiglieri.

(Risultano presenti i consiglieri: Amadu - Biancareddu - Bruno - Campus - Capelli - Cappai - Contu Felice - Contu Mariano - De Francisci - Dedoni - Dessi' - Floris Rosanna - Greco - Lai - Locci - Lombardo - Mariani - Meloni Francesco - Mula - Mulas - Murgioni - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Rassu - Rodin - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Steri - Tocco - Zedda Alessandra - Zuncheddu.)

Poiché il Consiglio non è in numero legale, sospendo i lavori per trenta minuti, sino alle ore 11 e 30.

(La seduta, sospesa alle ore 11 e 02, viene ripresa alle ore 11 e 34.)

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.

BRUNO (P.D.). Chiedo la verifica del numero legale.

PRESIDENTE. Chi appoggia la richiesta?

(Appoggia la richiesta il consigliere Steri.)

Terza verifica del numero legale

PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.

(Segue la verifica)

Prendo atto che i consiglieri Bruno, Cappai, Meloni Valerio e Milia sono presenti.

Risultato della verifica

PRESIDENTE. Sono presenti 60 consiglieri.

(Risultano presenti i consiglieri: Agus - Amadu - Barracciu - Ben Amara - Biancareddu - Bruno - Campus - Capelli - Cappai - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Corda - Cossa - Cuccu - Cuccureddu - De Francisci - Dedoni - Dessi' - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Rosanna - Greco - Lai - Locci - Lombardo - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Valerio - Milia - Moriconi - Mula - Mulas - Murgioni - Obinu - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Porcu - Randazzo - Rassu - Rodin - Sabatini - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Sechi - Solinas Antonio - Steri - Stochino - Tocco - Vargiu - Zedda Alessandra.)

Poiché il Consiglio è in numero legale, possiamo proseguire.

Discussione generale della proposta di legge Sanna Matteo - Contu Felice - Meloni Francesco - Murgioni - Peru - Diana Mario: "Proroga dei termini di cui alla legge regionale 23 ottobre 2009, n. 4 (Disposizioni straordinarie per il sostegno dell'economia mediante il rilancio del settore edilizio e per la promozione di interventi e programmi di valenza strategica per lo

sviluppo)" (273/A)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge numero 273/A. Dichiaro aperta la discussione generale.

Ha facoltà di parlare il consigliere Matteo Sanna, relatore.

SANNA MATTEO (U.D.C.-FLI), relatore. Signora Presidente, signori della Giunta, colleghi, nel corso dell'esame del disegno di legge numero 265, presentato dalla Giunta e concernente modifiche e integrazioni alla legge regionale numero 4 del 2009, è emersa con forza nella quarta Commissione la consapevolezza che la complessità delle norme modificative proposte non ne avrebbe certamente consentito l'approvazione, e quindi la successiva entrata in vigore, entro il termine ultimo di validità della vigente normativa che, come ben sapete, è fissato al 1° maggio del 2011. Pertanto, al fine di evitare effetti devastanti e anche pregiudizievoli per l'intera collettività isolana, visto soprattutto che la legge regionale numero 4 del 2009 incomincia a produrre i primi effetti positivi e ad avere anche una ricaduta sull'economia locale, abbiamo predisposto la presente proposta di legge, che si compone di due articoli e che contiene esclusivamente la proroga dei termini contenuti nella normativa vigente, estendendo di ulteriori sei mesi la disciplina attuale.

Così facendo consentiamo intanto alla Commissione e alle forze politiche in essa presenti un più approfondito e consapevole esame delle problematiche della normativa stessa, dopo di che per tali considerazioni noi invitiamo l'Aula e i componenti della Commissione a una rapida discussione e approvazione della presente proposta di legge, con l'impegno che già da domani mattina, visto che è all'ordine del giorno l'esame delle modifiche e delle integrazioni alla legge numero 4, la Commissione riprenda i lavori affinché, dopo un confronto con le associazioni di categoria, con l'ANCI, con le rappresentanze degli enti locali e con i sindacati, si possa arrivare, con il contributo prezioso anche dello staff dell'Assessore competente per materia e dello stesso Assessore, a esitare un testo che possa veramente migliorare e in modo particolare superare le difficoltà interpretative che hanno caratterizzato tutto l'iter applicativo della legge. Grazie, colleghi.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Gavino Manca. Ne ha facoltà.

Ricordo ai colleghi che intendono intervenire che si devono iscrivere entro la fine dell'intervento dell'onorevole Manca, il quale ha a disposizione venti minuti.

MANCA GAVINO (P.D.). Signora Presidente, colleghi consiglieri, signor Assessore, presidente Sanna, ci troviamo a discutere oggi - passatemi un esempio cinematografico - la nuova puntata di un film che doveva svolgersi in un'unica puntata. Ci sono state finora tre puntate (la legge numero 4, la modifica alla legge numero 4, bocciata a voto segreto da quest'Aula, e questa ulteriore proroga di centottanta giorni rispetto al Piano casa) e in più ci ritroviamo ad aspettare un'altra parte del film che è ancora registrazione, come diceva il consigliere Sanna, e che andrà "in visione" nelle prossime settimane in Commissione.

Permettetemi questo paragone proprio perché, purtroppo, una cosa che sarebbe dovuta essere abbastanza seria si sta trasformando in una sorta di commedia un po' ironica. Questo per dire, senza polemica, come stanno oggettivamente le cose. Ci si potrebbe chiedere come mai stia accadendo tutto questo e io provo a dare una risposta, che cercherò di giustificare successivamente sviluppando il mio ragionamento. La risposta è questa: una maggioranza sorda, sorda fin dal primo momento, che non ha avuto la capacità - l'attuale Assessore è subentrato successivamente - di ascoltare quelle che erano le preoccupazioni, le esigenze messe in campo e specialmente le proposte della minoranza.

Lo dico in premessa, in maniera tale che rimanga agli atti e questo fatto non venga strumentalizzato dal punto di vista politico: il Partito Democratico non si è detto in maniera preconcetta contrario al piano casa, anzi è stato promotore di una proposta di legge e ha avanzato proposte alternative lungo il percorso della legge, proprio per cercare innanzitutto di realizzare le finalità per cui è nato il piano casa, e cioè la ripartenza del tessuto produttivo della nostra regione, il riavvio dell'attività edilizia in particolare, ma anche di quella delle piccole imprese artigiane e di numerose altre attività che oggettivamente vivono, tutti lo sappiamo, un momento di grandissima difficoltà.

Questo è ciò che era scritto nella nostra proposta di legge. Ciò che non vi era scritto, ma che si voleva mettere in evidenza e su cui si esortava la maggioranza era evitare quello che invece purtroppo sta accadendo, ovvero il depauperamento dei beni nella fascia dei 300 metri (un intervento sui beni tutelati sarà riproposto nel nuovo provvedimento di legge che discuteremo in Commissione). Si è esortata la maggioranza a non intervenire sulle zone agricole o a non dare la possibilità di edificare in agro senza nessun tipo di controllo. Si è esortata la maggioranza a dare spazio eventualmente a interventi finanziari all'interno del piano casa per sostenere iniziative come il completamento del "non finito". E' una nostra proposta. Sappiamo che nei nostri centri, specialmente in quelli piccoli, in moltissimi casi le costruzioni vengono iniziate e poi lasciate a metà per difficoltà finanziarie. Noi abbiamo proposto cose innovative, come quella di mettere a disposizione dal bilancio regionale risorse finanziarie per aiutare questi cittadini a togliere da sotto il mattone i piccoli risparmi conservati e a utilizzarli per far riprendere l'attività edilizia e l'economia in generale.

Abbiamo proposto interventi mirati: sostegno economico alle iniziative vere, sostegno per la prima casa a favore di chi ancora non ce l'ha. Abbiamo esortato la maggioranza, ad esempio, a verificare un tema di cui purtroppo in questi giorni si sta parlando. Lo cito perché - e lo dico con rammarico - anche in Commissione da parte dell'ANCI regionale c'è stata una sorta di nuova proposta. Abbiamo esortato la maggioranza a dire: "Non concediamo opportunità di aumentare la volumetria a chi ha commesso un abuso che poi non ha provveduto a sanare", cosa che è già stata fatta in altre regioni, come la Liguria e la Lombardia. Noi abbiamo esortato la maggioranza a prendere almeno questa posizione, che è una posizione di moralità, di rispetto dei principi e di rispetto dei cittadini che si sono comportati in maniera leale nei confronti del comune, dell'ente locale e dello Stato. Questo non è accaduto e l'ANCI l'altro giorno in Commissione - spero che arrivi una smentita o che ci sia un ripensamento - ha addirittura proposto di sanare alcuni edifici irregolari. Per cui per chi ha costruito abusivamente praticamente mettiamo in campo una sanatoria, partendo dal presupposto che concediamo l'opportunità di demolire e ricostruire col bonus volumetrico. Certo, ma lo concediamo a chi ha avuto una concessione edilizia legittima, non a chi ha costruito, sia pure per esigenze familiari o quel che sia, la camera in più.

Mi auguro che questa posizione venga ritrattata, venga rivista, perché mi sembrerebbe veramente, da parte dei nostri amministratori locali, un assalto rispetto a quelli che sono i diritti e specialmente i principi rispettati dalla maggioranza dei cittadini.

PITTALIS (P.d.L.). E' proprio mancanza di argomenti!

MANCA GAVINO (P.D.). Può essere, onorevole Pittalis, ma sto parlando di cose vere. Non mancano gli argomenti, onorevole Pittalis, forse manca la capacità di ascoltare quello che si dice. In altre condizioni, lo dico con grande rispetto, probabilmente saremmo riusciti ad andare avanti sui temi che stiamo affrontando oggi. Intendo dire che tutto ciò che noi abbiamo proposto non è stato considerato e purtroppo adesso dobbiamo ascoltare le sentenze dei giudici, che parlano chiaro, che esplicitano in maniera chiara le nostre forti preoccupazioni rispetto alla modifica del Piano paesaggistico regionale.

Assessore, ribadisco in quest'Aula che su alcune parti del Piano paesaggistico regionale sono convinto che bisognasse fare un supplemento di istruttoria, che si potessero modificare alcuni interventi. L'ho detto più volte, lo ripeto e me ne assumo la responsabilità in quest'Aula, però non si può accettare l'atteggiamento seguito da questa maggioranza, quello cioè di introdurre modifiche al Piano paesaggistico in un provvedimento temporaneo, stravolgendo un percorso costruito con fatica e difficoltà (l'abbiamo vissuto tutti in quest'Aula), con il coinvolgimento degli enti locali, e in particolare dei comuni, attraverso confronti e conferenze e con i limiti che tutti abbiamo più volte riscontrato e segnalato anche nella scorsa legislatura, seppure rappresentando parti politiche diverse. Si è scelta la strada più veloce, quella di inserire le modifiche del PPR nella legge sul piano casa. Purtroppo le sentenze ce la danno in testa, toccano elementi cardine di questa legge, Assessore, mettendola in dubbio, ma avremo probabilmente l'opportunità di rivedere alcune situazioni nella nuova proposta.

Assessore, io la conosco come persona molto attenta, intelligente, politicamente avanti, per cui le chiedo: valuti insieme alla maggioranza l'opportunità di recuperare gli errori che abbiamo commesso, perché siamo ancora in tempo. Il problema, intendiamoci, non è la proroga di sei mesi che si sta proponendo oggi. Vista in un contesto complessivo potrebbe anche essere un provvedimento legittimo che gli enti locali e i cittadini forse aspettano. La nostra posizione è contraria perché le difficoltà, i disagi, le inadeguatezze sono a monte, sono nel primo provvedimento di legge. Penso, però, che durante la discussione del nuovo disegno di legge che arriverà in Commissione (come diceva poco fa il presidente Matteo Sanna) ci sarà l'opportunità di modificare queste inadeguatezze.

Tra l'altro quali sono i risultati che vediamo? Ieri abbiamo ascoltato l'intervista a un importante imprenditore della Colony Capital, Tom Barrack, il quale mette in evidenza alcuni elementi, fa un ragionamento corretto, si pone il dubbio se continuare a investire nella nostra terra, e non per le sentenze dei giudici, secondo me, perché quelle sono legate al fatto che abbiamo dato a questo signore l'opportunità di pensare che con le norme previste nel piano casa si potessero fare delle cose che in realtà non si possono fare. E tanto non si possono fare che nella precedente legislatura era stata chiusa un'intesa con la Giunta Soru.

Probabilmente, lo ripeto, se questa maggioranza avesse avuto all'inizio della legislatura la coerenza, la costanza, la capacità e specialmente la voglia di modificare il Piano paesaggistico regionale, a quest'ora, cioè dopo due anni e qualche mese, questo risultato l'avrebbe già portato a casa in maniera legittima e tranquilla, perché è chiaro che chi governa mette in campo le proprie idee e le persegue. Gli elettori hanno dato alla vostra maggioranza l'opportunità di farlo, però se si vuole prevaricare, se si vogliono superare i limiti, se si vuole far finta che le regole non esistano, poi ci si ritrova in situazioni come questa, con il rischio che imprenditori di quel livello (che non ci possiamo permettere di perdere né in questo momento né in altri) dicano: "Va bene, è andata così, cercherò altre parti del mondo per fare i miei investimenti e mi accoglieranno a braccia aperte ".

Non mi dilungo ulteriormente, ci sarà modo di riparlare di questo argomento in maniera adeguata. Annuncio già da ora che sul nuovo disegno di legge, visto che abbiamo avuto l'opportunità di mettere in campo un provvedimento di carattere urgente, appunto questa proroga di sei mesi, ci cimenteremo con proposte concrete. Non so se presenteremo una proposta di legge alternativa, come abbiamo già fatto in occasione dell'approvazione della legge numero 4, ma sicuramente presenteremo emendamenti puntuali che proporranno modifiche a quello che si vorrà fare e che noi non riterremo corretto.

Annuncio, Assessore, che il Partito Democratico, in coerenza con quanto è accaduto in precedenza, voterà contro, ma affronterà la discussione con serietà e disponibilità al ragionamento e al dialogo, partendo però dai presupposti che ho richiamato, che per noi sono imprescindibili e non possiamo lasciare in coda a nessun'altra questione.

PRESIDENTE. Salutiamo gli alunni e gli insegnanti delle classi 4E e 4D del Liceo ginnasio "Siotto Pintor" di Cagliari, che oggi assistono ai lavori del Consiglio.

E' iscritto a parlare il consigliere Porcu. Ne ha facoltà.

PORCU (P.D.). Signora Presidente, siamo in uno di quei casi in cui sia l'intervento del relatore di maggioranza sia quello del collega Manca, che in effetti possiamo considerare come una relazione di minoranza, hanno dei punti di coincidenza assoluta, cioè dicono una volta per tutte che quello del piano casa è stato un grande inganno, una promessa fatta con la grancassa ai sardi di poter realizzare una stanza in più e a chi non ha ancora una casa di poterla avere; promessa che si è rivelata, come il Partito democratico e tutto il centrosinistra avevano denunciato, impossibile, inapplicabile, inattuabile.

Quello che è successo l'avevamo già previsto: è una norma che rischia o rischiava, se non ci fossero state le sentenze del Tar, di dare il via libera a nuove edificazioni soltanto nelle coste e nell'agro, mentre sarebbe risultata di attuazione assai complessa laddove il bisogno della casa è veramente sentito e nelle zone urbane. Da poco è stato pubblicato l'annuario statistico della città di Cagliari che conferma che dalla zona urbana c'è stata una vera e propria diaspora: negli ultimi quindici anni 25 mila cagliaritani hanno lasciato la città e l'esodo è continuato puntualmente anche negli ultimi due anni.

Certamente la legge numero 4, che voi avete voluto e di cui noi abbiamo denunciato l'inattuabilità e inapplicabilità, non ha assolutamente risolto il problema. Il relatore di maggioranza ha parlato di difficoltà nell'iter di applicazione, di effetti che non si vedono. Io ricordo i tanto sbandierati 40 mila cantieri, le decine e decine di migliaia di posti di lavoro che quella legge avrebbe dovuto in qualche modo creare. Quello che è successo è sotto gli occhi di tutti. Non si è tentato di fare una norma organica che attraverso adeguati incentivi potesse favorire la riqualificazione energetica e il recupero di edifici e che prevedesse misure per l'edilizia agevolata, ma si è pensato che bastasse liberalizzare, cancellare regole, intaccare un bene importantissimo come quello paesaggistico per mettere in moto l'economia. L'idea che questa teoria, che rappresenta la deregulation, il delegiferare, il togliere regole, il fare a fette i gioielli di famiglia, potesse mettere in moto l'economia, fosse la leva per mettere in moto l'economia, è stata dagli effetti di questa legge totalmente smentita.

Come ha ben ricordato il collega Manca, il cuore della legge non era la parte legata alla riqualificazione del patrimonio edilizio esistente; il cuore della legge erano gli articoli 12 e 13. Con l'articolo 13 si metteva mano alle norme di salvaguardia del Piano paesaggistico, liberando i vecchi interventi convenzionati anche prima della sua approvazione. Il vero tentativo era quello di scardinare il Piano paesaggistico regionale per via legislativa, senza un nuovo accordo con lo Stato e nel quadro dello stesso PPR, del Codice Urbani e delle norme di grado superiore che in materia di beni paesaggistici devono essere rispettate. Quel problema è stato in parte arginato e non per capacità o volontà vostra, ma perché in quegli aspetti la norma è legittima, mentre sulla parte che poteva avere qualche senso, cioè la parte relativa alle zone urbane, ci si è arenati per la complessità di attuarla, per le diverse interpretazioni che le hanno dato gli uffici tecnici comunali. Pensate che alcuni hanno previsto la monetizzazione dei parcheggi, altri giustamente, dal loro punto di vista, non l'hanno prevista e quindi di fatto la norma si è bloccata perché non era adeguabile ai PUC e agli altri strumenti urbanistici. E poiché questo punto non è stato previsto esplicitamente in legge, c'è stata una disomogeneità nell'applicazione della stessa, a parte il fatto che forse il piano casa avrebbe dovuto essere anche l'occasione per decidere finalmente se la burocrazia comunale poteva essere sbloccata magari dando strumenti e sostegno ai comuni perché potessero meglio attrezzarsi nel dare risposte alle domande dei cittadini. Ci sono comuni dove il piano casa non può essere applicato non perché ci siano case abusive, ma perché ci sono centinaia e centinaia di pratiche che riguardano concessioni edilizie o vecchi condoni che non vengono mai istruite. Alla fine la legge sul piano casa è l'unica che si possa definire legge manifesto della vostra legislatura, legge manifesto di questa maggioranza, perché non ci sono altre leggi degne di questo nome, a parte le leggi obbligatorie, ovvero le leggi finanziarie, la leggina sugli oratori, la leggina che consente di aprire gli esercizi commerciali il 1° maggio e le leggine che hanno istituito nuove fondazioni. Quella sul piano casa è la vostra unica legge prodotta in due anni e mezzo; una legge manifesto con cui si voleva, come dire, fare economia ai danni dell'ambiente, scambiare risorse e incentivi vendendo i gioielli di famiglia e facendo balenare la risoluzione di un problema vero, quello della casa, in particolare nelle zone urbane. In realtà dietro quella promessa c'era soltanto il desiderio di concedere nuove cubature a chi magari aveva già lottizzazioni, terreni, mezzi e strumenti.

Il piano casa si è rivelato un grandissimo fallimento e credo che sia l'immagine di questa legislatura: una legislatura fatta di promesse, di promesse di facciata, di continui rinvii nei rapporti con lo Stato per quanto riguarda la vertenza entrate, di continui rinvii del momento in cui affrontare in maniera organica il problema dell'apparato industriale di questa regione, di continui rinvii per quanto riguarda la rete scolastica, di continui rinvii per quanto riguarda ancora le zone, e sono tante in Sardegna, soggette a servitù demaniale dello Stato per la presenza di poligoni militari. Lo specchio di questa legislatura, quindi, è una legge inattuata, inapplicabile che doveva essere la legge manifesto, la legge bandiera, l'unica legge che avrebbe potuto avere, come dire, dignità di respiro, ma che si è rivelata, così come la vostra legislatura, un grandissimo fallimento.

Mi sarei aspettato almeno un sussulto nella leggina di proroga che stiamo ora esaminando, che perlomeno la proroga non fosse estesa all'agro e alle coste, ma fosse limitata alle zone urbane, secondo quello che era forse l'obiettivo iniziale, ossia la riqualificazione del patrimonio urbanistico esistente. L'onorevole Manca, che è intervenuto prima di me, è stato molto chiaro: il Partito democratico non aveva una posizione di principio contraria alla riqualificazione del patrimonio urbanistico esistente, non era contrario per principio alla possibilità per i sardi di avere una casa o di moltiplicare le occasioni per avere accesso al bene casa, al diritto a un'abitazione. E infatti, proprio partendo dalle zone urbane, avevamo presentato una nostra proposta di legge che considerava questi aspetti e che voi avete scelto, credo colpevolmente, di non considerare nella stesura del testo normativo che è stato poi approvato. Credo, quindi, che oggi sia evidente a tutti i sardi che voi cercate di mettere l'ennesima toppa a una legge che non ha funzionato, a una legge per la quale la casa era solo nelle promesse, ma che di fatto era inapplicabile. Credo che oggi proprio la vostra richiesta di proroga, e non vorrei che a questa proroga ne seguissero altre, certifichi il fallimento di questa legge manifesto che di fatto segna il fallimento della capacità riformista della vostra maggioranza in questa legislatura.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Sechi. Ne ha facoltà.

SECHI (SEL-Comunisti-Indipendentistas). La legge numero 4 del 2009 è una legge nata male e cresciuta peggio. Le pessime cure che le sono state riservate non le hanno consentito di fare passi avanti, a iniziare dalle difficoltà nelle quali si sono trovate le amministrazioni comunali nell'applicarla, perché in essa si è cercato di introdurre norme, articoli, proposte che dovevano, come dire, fare da testa d'ariete per far crollare quello che era stato visto come un nemico della facile edificabilità in Sardegna, ovvero il Piano paesaggistico regionale.

Alla legge numero 4, che ci ha tenuti inchiodati a quest'Aula per diversi giorni, ha fatto seguito la circolare degli indirizzi applicativi, approvata in Giunta nel marzo del 2010; una circolare predisposta e resa pubblica, con enfasi e autoritarismo, a sostegno di illegalità e confusione. Questo è il risultato, con i commenti che sono venuti anche da larga parte dei vostri sostenitori: un autentico proclama di contraddizioni e trabocchetti che hanno reso difficile l'applicabilità di questa legge. E' arrivato poi il piano casa 2, ovvero il tentativo di mettere mano, nella consapevolezza di aver fallito, a una legge che è stata saggiamente bocciata in Aula, perché effettivamente era un tormentone dal quale sembrava impossibile uscire.

Oggi, mentre è in corso l'elaborazione dell'ennesimo progetto di legge sul piano casa, arriva questo provvedimento di proroga di sei mesi di quella legge pastrocchio. Un rinvio non si nega a nessuno, ma mi chiedo perché, a che pro? Il relatore Matteo Sanna ha parlato di un barlume che si incomincia a intravedere sui positivi effetti della legge numero 4. Vero è che quel concetto che era stato messo in campo, il rilancio dell'economia in Sardegna, perché il piano casa a questo doveva servire, non ha sortito nessun effetto. A nostro avviso è necessario cambiare rotta, è arrivato il momento di invertire la rotta, di tornare indietro rispetto a questa proposta assurda. Noi crediamo che sia arrivato il momento di dire basta a nuovi volumi, basta a nuove costruzioni, basta agli ampliamenti. E' necessario intervenire in questo comparto in modo completamente diverso ed è per questo che occorre una nuova legge. Stiamo perdendo tempo inseguendo una legge che si è rivelata fallimentare, com'è stato detto prima; occorre una legge che dia risposte soprattutto a chi ha bisogno della prima casa, lo abbiamo detto più volte intervenendo in quest'Aula, perché rimane comunque il problema drammatico di quelle famiglie che non hanno una casa e alle quali non viene data nessuna risposta.

Bisogna riqualificare il patrimonio edilizio esistente, questo potrebbe essere un vero progetto di rilancio dell'edilizia e quindi dell'economia. Bisogna dotare quest'Isola di un serio piano di servizi e rilancio del settore delle opere pubbliche, soprattutto per migliorare la condizione di vita nelle nostre città e nei nostri paesi. Se dovessimo equiparare le leggi al mondo delle imprese, credo che sarebbe arrivato il momento di nominare un curatore fallimentare per la legge numero 4, perché è una legge totalmente fallita, che non ha tenuto in piedi una sola chance, una sola opportunità di intervento e di rilancio né dell'economia né del settore edilizio. E' l'impianto dell'intera legge che è fallimentare; una legge inadeguata ed equivoca, che confligge con diverse leggi dello Stato, tant'è che ne è stata proposta l'incostituzionalità nelle sedi adeguate perché confligge soprattutto con la Costituzione repubblicana.

Che cos'altro aggiungere? Come ho detto prima, occorre un'inversione di tendenza. Dobbiamo prendere atto che il mondo sta cambiando, che sono finiti i tempi delle vacche grasse, i tempi in cui era facile arricchirsi attraverso l'edilizia e il consumo del territorio, in cui era facile creare nuove ricchezze alimentando, però, nel contempo nuove povertà. Responsabilmente tutti, noi per primi, dobbiamo fare marcia indietro, dobbiamo richiamarci a un atteggiamento più austero, più consapevole del momento che stiamo vivendo, a iniziare dal settore dell'edilizia, e quindi a un maggiore rispetto del territorio e del paesaggio, che rappresenta il nostro valore più alto e va salvaguardato e mantenuto integro fin dove è ancora possibile, per noi tutti, ma soprattutto per le generazioni future. Ed è per questa ragione che noi in ogni caso voteremo contro questa proposta di legge e quindi contro la possibilità di prorogare una legge fallimentare come la legge numero 4 del 2009.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Moriconi. Ne ha facoltà.

MORICONI (P.D.). Signora Presidente, anch'io come altri colleghi penso che ci sia una grande attesa circa la proroga dei termini di cui alla legge numero 4 del 2009. Se servisse, giusto per capire meglio, basterebbe riascoltare il contributo dato dai rappresentanti degli enti locali - lo ha richiamato poco fa il collega Manca - alla discussione svolta in Commissione solo qualche giorno fa. Un grande sforzo collaborativo, mi verrebbe da dire, da parte degli intervenuti esterni con proposte ad ampliamento della rosa delle opportunità già offerte dalla legge regionale, alla ricerca degli interventi migliorativi possibili, soprattutto sul fronte della semplificazione amministrativa, ma non solo, e poi addirittura con il rilancio delle diverse opportunità offerte dal primo piano casa. Per il resto nessun lamento, nessun problema, nessuna contestazione alla legge numero 4 del 2009! Mi correggano i colleghi della Commissione, se ricordo male.

Confesso che la cosa non mi ha per niente sorpreso, non mi ha sorpreso neppure che l'ANCI, in particolare, abbia persino suggerito la discussione di un'ipotesi di condono per coloro i quali, in violazione alle norme vigenti, avessero realizzato qualcosa appunto di non consentito almeno sino all'approvazione della legge numero 4 del 2009, alle deroghe previste dalla stessa norma, dallo stesso piano casa. In buona sostanza, colleghi, è questo che è successo in Commissione. Lo dico per dare a me stesso, prima ancora che agli altri, l'idea di come viene percepita tale opportunità: una ghiotta opportunità, un'opportunità per tutti, nessuno escluso. Mi verrebbe da dire: quanto sono lontani gli echi delle battaglie combattute dai sindaci a difesa della dignità e delle prerogative dei comuni da loro amministrati, soprattutto in materie attinenti all'uso e all'assetto del territorio! Eppure il principio secondo il quale risulta opportuno e utile agli amministratori locali andare in deroga agli strumenti urbanistici comunali, quelli per intenderci di cui loro stessi si sono voluti dotare liberamente, senza che nessuno li avesse costretti, faccio fatica a comprenderlo, perché quegli stessi strumenti urbanistici locali avrebbero dovuto costituire la certezza dei diritti acquisiti dai loro stessi amministrati con l'acquisto delle rispettive case, avrebbero dovuto costituire la certezza di un progetto di qualità urbana da loro scelta, da loro preferita. E poi, nel caso in cui fosse stato utile, se l'avessero voluto, i comuni avrebbero potuto prevedere, in recepimento totale o parziale della legge numero 4 del 2009, ogni e qualsiasi o eventuale deroga, previo il pronunciamento dei rispettivi consigli comunali, se la legge fosse stata sensibile alle prerogative dei comuni, unici organi deputati, nell'esclusivo rispetto della legge e nell'interesse della comunità, a pianificare meglio lo sviluppo urbanistico dei propri territori e delle proprie città, senza sottrarsi a nessuna delle responsabilità e a nessuna delle prerogative di governo proprie degli enti locali.

Ecco, la rinuncia dei comuni a decidere e quindi ad assumersi le proprie responsabilità, questa sì che mi ha sorpreso e non poco! Ciò nonostante dal dibattito in corso emergono, con sempre maggiore chiarezza, i limiti gravissimi dell'attuale sistema normativo, che costringe semplici cittadini o importanti capitali pronti ad essere investiti nell'Isola, visto che anche di questo stiamo parlando oggi, a lunghissimi percorsi di elaborazione progettuale, a complesse procedure di autorizzazione, sempre dentro quell'angosciante incertezza che non può esistere in un paese civile come il nostro che giustamente ha l'ambizione di essere tale.

Colleghi, Assessore, la legge che oggi si vuole prorogare aggiunge incertezza alle incertezze. La vicenda gallurese, quella del Romazzino per intenderci, ne è l'ennesima riprova. La mia impressione è che ormai tutti, cittadini e imprenditori, si aggrappino a qualsiasi provvedimento possa dar loro anche solo l'illusione di poter bypassare quegli ostacoli normativi e burocratici che fanno letteralmente impazzire chiunque voglia o debba fare qualcosa. Non c'è dubbio che il patrimonio paesaggistico vada salvaguardato, così come però vanno con decisione incentivati e non ostacolati i processi di ammodernamento degli alberghi e dei servizi, a supporto delle esigenze di qualsiasi tipo di turismo, non solo di quello d'élite.

Ma con la legge numero 4 e la sua proroga, purtroppo, è proprio la certezza del diritto che viene ulteriormente minata. Il dubbio, almeno il dubbio sul profilo di legittimità della norma, Assessore, io sono convinto che anche lei lo abbia, non può non averlo! Oggi ancora di più probabilmente, dopo la recente sentenza che ha sancito quegli stessi termini di illegittimità di cui anche in quest'Aula abbiamo più volte detto. Non è un'opposizione di carattere ostruzionistico, credo sia una questione di buonsenso. Se la volontà è quella di modificare il Piano paesaggistico regionale - l'ha detto anche il collega Manca poco fa - nessuno ve lo impedisce, nessuno ce lo impedisce. Mi rendo conto che il regolare iter di revisione è molto più impegnativo e non solo politicamente, ma nel mettere su delle scorciatoie senza il rispetto delle necessarie e previste disposizioni procedurali di garanzia l'unica certezza che rimane, Assessore, è che si va dritti dritti verso la confusione e i conflitti che sono stati dapprima interpretativi, poi amministrativi e oggi sono di tipo giudiziario. Il risultato non è sicuramente ciò che tutti vorremmo per la nostra Isola.

Ecco perché, colleghi, tutto ciò rappresenta, almeno per me, più che ragione di perplessità, motivo di forte preoccupazione per le conseguenze che potrebbero derivare e che potrebbero moltiplicarsi, in analogia a quanto è accaduto recentemente in Gallura. Allora io, esattamente come nell'ottobre del 2009 - mi pare di poterlo dire ancora oggi e lo dico molto onestamente - credo nell'importanza di dotare la nostra regione, e con essa tutti i sardi, di un'opportunità di rilancio dell'economia, anche attraverso gli incentivi nel settore dell'edilizia, certo. Fui a suo tempo, insieme ad altri colleghi, firmatario di una proposta di piano casa in cui alle varie possibilità di ampliamento, fuori dalla logica della deregulation urbanistica naturalmente, si aggiungevano diverse altre occasioni, come per esempio gli incentivi sul "non finito", di cui ha già parlato il collega Manca, capaci di determinare oltre che un sostegno all'intero sistema economico dell'Isola, anche l'opportunità di miglioramento della qualità estetica dei nostri centri abitati, spesso trascurati ma solo per l'esiguità delle risorse disponibili e necessarie al completamento degli edifici, delle facciate per intenderci. Per non parlare del problema della prima casa e di quante altre opportunità questa legge non ha saputo cogliere. In origine si trattava di una semplice stanza in più, nella logica secondo cui si sarebbe dovuto favorire il più possibile il risparmio dell'uso del territorio. Principio nobile, se non fosse che di tutto si è trattato fuorché di ciò!

Se ce ne fosse bisogno, colleghi, non essendoci stato, rispetto a un anno e mezzo fa, alcun elemento di novità, se non le già citate e previste difficoltà interpretative giuridiche e giudiziarie, ribadisco la mia posizione di contrarietà a questo piano casa, ma non a qualsiasi piano casa. Intanto, resto contrario a questo piano casa per come è stato concepito, per l'indisponibilità mostrata dalla Giunta e dall'attuale maggioranza a cogliere lo spirito collaborativo con il quale l'opposizione in quest'Aula ha provato a contribuire alla discussione di circa un anno e mezzo fa, evidentemente inutilmente. Per voi, Assessore e colleghi della maggioranza, si trattava purtroppo di una sterile preconcetta opposizione e, a quanto pare, stando ai fatti, mi verrebbe da dire che siamo stati facili profeti, motivo per cui mi sento di affermare che le ragioni di allora non sono venute meno, sono le stesse per le quali oggi sono contrario a una proroga della legge numero 4. Resta tuttavia la disponibilità a contribuire, a partire da domani in Commissione, in cui non mancherà la sensibilità per interpretare le aspettative che ci sono state almeno in parte rappresentate dai cittadini e dalle associazioni, a modificare la legge numero 4 con l'intento principale di rimuovere quelle cause di illegittimità ormai chiare a tutti che hanno reso da subito la legge inapplicabile, a danno di tutti i sardi.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Campus. Ne ha facoltà.

CAMPUS (P.d.L.). Signora Presidente, credo che quella odierna sia una giornata di allenamento, di surplace per l'opposizione, perché veramente oggi è gioco facile discutere della legge numero 4 del 2009, anche per come ci siamo arrivati. Non stiamo, però, discutendo di una legge di revisione, stiamo discutendo di una proroga, in quanto l'articolato del testo non è ancora pronto o pur essendo pronto non lo si può ancora portare in Aula. E' un gioco semplice perché è indubbio (non voglio rifarmi a quanto dissi a suo tempo in Aula o quando fu bocciato il primo sequel del piano casa) che la legge numero 4 del 2009 è una pessima legge.

E' una pessima legge e non perché durante la sua discussione, che ha richiesto giorni e giorni di battaglia in quest'Aula, strumentalmente veniva detto che avrebbe favorito la cementificazione delle coste, che avrebbe offeso i nostri nuraghi e le nostre chiese. Tutto questo di fatto non è avvenuto. E' una pessima legge perché non serve ai cittadini, perché non è chiara, non è definita, non è precisa. E' una legge ambigua - ecco, questa è una definizione che sento di dover aggiungere -, una legge nata volutamente ambigua e che sfortunatamente è stata ulteriormente deformata, o se preferite malformata, visto che era in gestazione in Commissione, dall'assalto avvenuto in Commissione e in Aula da parte dei consiglieri regionali.

Ci sono esempi lampanti di questa deformazione della legge: pensiamo all'articolo 2 e alle zone urbanistiche omogenee A, così vengono definiti i centri storici, ovvero l'anima delle nostre città e dei nostri paesi. Bene, nell'articolo 2, in cui si parla di adeguamenti e ampliamenti in zona A, è scritto che si possono fare adeguamenti o ampliamenti a condizione che si intervenga su un carattere di contrasto degli edifici rispetto ai caratteri architettonici e tipologici del contesto; contrasto che deve essere riconosciuto e sancito da un passaggio, da un intervento, da una delibera del consiglio comunale. E' giusto, c'è qualcosa che tocca l'anima delle nostre città, si deve intervenire, è bene che anticipatamente all'intervento si esprima la collettività attraverso i suoi rappresentanti in consiglio comunale, però, inopinatamente, in questo "parto distocico" di legge, all'articolo 5, dove si parla non già di ampliamenti o di adeguamenti, ma di demolizioni in zona A, nei centri storici, nell'anima delle nostre città e dei nostri paesi, questo passaggio in consiglio comunale scompare. Basta che un tecnico dell'ufficio comunale dica che esiste questo contrasto e si può buttare giù una palazzina in centro storico!

Credo che questo sia indice del fatto che la legge numero 4 è una brutta legge, perché è nata male, è stata elaborata ulteriormente male e da essa nascono questi che sono palesemente degli errori. Io non posso pensare che il legislatore possa davvero ritenere più importante o più lesivo un intervento di ampliamento o di adeguamento rispetto a un intervento di totale demolizione e ricostruzione, all'interno dei centri storici, ribadisco. E' però una legge importante, che è venuta fuori brutta, tanto brutta che, sull'onda della difficoltà di digerire il primo testo, addirittura quest'Aula ha rigettato il primo tentativo di modifica in quanto aveva già subito, sia in sede di "parto" sia in sede di elaborazione, l'infausto trattamento che aveva subito la prima legge: un vero e proprio accanimento terapeutico, un'infusione di interessi privati, di furbizie e di artifizi legislativi che rischiavano di rottamare definitivamente lo spirito e le finalità iniziali della legge definita piano casa. Questa polemica l'abbiamo sentita altre volte. Con il piano casa si voleva semplicemente dire: diamo ai cittadini che non hanno soldi per costruire una casa per i figli uno strumento per contenere in maniera più gradevole, più adatta e più idonea la famiglia che cresce e diamo ai piccoli imprenditori, agli artigiani, agli idraulici, agli elettricisti, ai fabbri uno strumento che consenta loro di poter lavorare. Ebbene, questo era lo spirito iniziale, uno spirito utile; si trattava di condizioni sicuramente condivise e ragionevoli che però sono state sacrificate alla nostra cattiva coscienza. E oggi dobbiamo approvare una proroga della prima stesura, quella che contiene quelle mortificazioni della logica e, consentitemi, anche del diritto, a cui ho fatto cenno.

Come ho detto in premessa, dobbiamo semplicemente limitarci a una proroga della vecchia legge perché il tentativo di migliorarla, di rinnovarla ha avuto già il primo stop ed è stato detto: "Mah, vediamo, pensiamoci bene", perché anche su quella nuova stesura si addensavano nubi di tempesta, si addensava il vento della speculazione. E davvero ho difficoltà - lo dico adesso, aspetto di sentire gli altri interventi - a valutare quale possa essere il mio voto su questa proroga, in quanto sin da bambino mi hanno detto che se errare è umano, perseverare è diabolico. Mi auguro, però, davvero che al più presto un sussulto di ragionevolezza e di equilibrio ci consenta di affrontare in quest'Aula la nuova necessaria stesura che modifichi la legge numero 4, che sia realmente migliorativa, che sia realmente equilibrata, che sia fatta nell'interesse dei comuni cittadini e dei piccoli artigiani e non diventi ancora lo strumento a vantaggio di imprenditori senza scrupoli, speculatori, palazzinari, che oggi - è bene ricordarlo, perché sappiamo che sta succedendo nelle nostre città - stanno fermando i lavori nelle palazzine in costruzione e stanno iscrivendo nel catasto quello che hanno già realizzato. Cioè vengono accatastati i rustici nella speranza di potervi aggiungere qualche piano di "sfroso", gentilmente concesso da questo Consiglio regionale attraverso la nuova modifica della legge numero 4. Queste persone stanno aspettando che noi ancora una volta diventiamo dei politici compiacenti, dei complici!

Mi aspetto davvero che quest'Aula sappia opporsi a queste vere e proprie forze del male, alla forza dei loro soldi, perché - diciamoci anche queste cose, non facciamo i duri e puri sempre - quando si muovono mattoni in quella quantità, non quando si amplia una stanza o si chiude un terrazzo, un piano pilotis o una veranda, ma quando si fermano i lavori di costruzione di palazzi e si accatastano i rustici nella speranza di poter realizzare piani in più, oltre i normali limiti previsti dal regolamento urbanistico e dal piano urbanistico, allora si deve parlare di soldi, non si può parlare di ideologie, non si può parlare di purezza. Sono soldi che girano, magari per pagare qualche campagna elettorale, non lo so, o semplicemente per la cupidigia di qualche rappresentante eletto dal popolo.

E allora impegniamoci a riscrivere la legge numero 4 e bene, a darle una giusta e inderogabile data di scadenza, rimandando ai normali strumenti urbanistici dei comuni, di quei comuni che sapranno darseli (purtroppo ho degli esempi molto vicini a me di non estrema capacità da questo punto di vista), le regole per il corretto sviluppo sia economico che edilizio delle nostre città, dei nostri paesi, dei nostri territori, del nostro agro, delle nostre campagne e anche delle nostre coste. Facciamo questo e avremo fatto bene il nostro compito, corretto un nostro errore ed evitato ancora una volta di essere additati come complici - ripeto questa parola - di chi attraverso mattone e cemento va all'assalto delle nostre città e dei nostri territori. Grazie.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Lotto. Ne ha facoltà.

LOTTO (P.D.). Signora Presidente, oggi torniamo a discutere in quest'Aula di un argomento che ci ha visti protagonisti di una lunghissima discussione, di una lunghissima e radicale contrapposizione tra maggioranza e minoranza su una legge che, come qualcuno giustamente rilevava prima, è stata ed è rimasta l'unico fiore all'occhiello, dal mio punto di vista negativo, di questa Amministrazione e di questo Consiglio. Una legge che noi non abbiamo condiviso a suo tempo, che abbiamo aspramente contrastato e ovviamente oggi non possiamo che dire che essa non va neanche prorogata nei suoi termini di utilizzabilità. Non abbiamo condiviso a suo tempo neanche la proposta originale da cui ha preso piede la discussione in Consiglio regionale, cioè la proposta del presidente Berlusconi di un grande piano casa, che tale non era, ma semplicemente la possibilità di togliere quelli che in altri tempi si sarebbero detti lacci e lacciuoli dalle gambe delle imprese edili; una proposta che la Conferenza Stato-Regioni cercò comunque di "aggiustare" per limitarne i danni. E proprio alle determinazioni della Conferenza Stato-Regioni questo Consiglio regionale ha evitato di uniformarsi, di fatto peggiorando un qualcosa che già positivo non era.

Il Capo del Governo, infatti, ha mirato sostanzialmente alla creazione di un bisogno, ha parlato alla pancia dei grandi costruttori e dei singoli cittadini e ha fatto un'operazione molto delicata: ha creato le condizioni perché ci fosse una reale contrapposizione tra cittadini e sindaci. Dunque lo Stato - che con propria legge avrebbe dovuto legittimare le successive leggi regionali, ma non l'ha fatto - e la Regione decidono di intervenire sul futuro urbanistico dei comuni, sulla possibilità per i singoli cittadini di muoversi al di là di quello che i propri comuni, con provvedimenti approvati dai consigli comunali, avevano predisposto. Secondo me, l'ho detto in altre occasioni, lo ripeto oggi perché ne sono convinto, si è creato un danno politico e culturale che tutti impiegheremo molto tempo a recuperare.

Delegittimare nella coscienza dei cittadini l'urbanistica come strumento di costruzione delle nostre città e dei nostri paesi è un crimine assolutamente da condannare. Abbiamo impiegato anni per creare nei cittadini una coscienza urbanistica; abbiamo impiegato anni per far maturare nella coscienza dei cittadini la convinzione che per costruire in una città era giusto che esistesse un piano all'interno del quale ognuno avrebbe potuto muoversi nel rispetto della crescita complessiva della città e del paese, nell'interesse della comunità e non solo nell'interesse del privato.

Questo danno l'ha creato la proposta originaria fatta dal Governo nazionale e l'ha ingigantito la proposta partorita - nella maniera che potrei definire con le parole usate dall'onorevole Campus poco fa - da questo Consiglio regionale. Possiamo infatti dire che la legge regionale numero 4, la legge sarda, più di qualsiasi altra ha interpretato lo spirito negativo della proposta governativa. Un solo esempio: quasi ovunque questi sciagurati e non condivisibili, perché non sono da condividere, incrementi volumetrici concessi al di là di quello che prevedevano gli strumenti urbanistici (almeno altrove) sono stati tutti condizionati alla realizzazione di interventi guardando a nuove tipologie costruttive, al risparmio energetico e quindi alla possibilità di far conseguire comunque alla comunità un risultato positivo. Ebbene, qua in Sardegna anche questo è diventato un elemento aggiuntivo che poteva essere oggetto di un ulteriore premio. L'incremento iniziale del 10-20 per cento delle volumetrie è stato garantito, diciamo così, con un brutto termine, gratis et amore Dei, cioè senza alcuna contropartita. Questo è stato un errore, perché ha contribuito a rendere questa legge ancora più brutta di quanto non abbia detto, con parole efficaci, poco fa il collega Campus.

Se qualcuno di voi ha partecipato alla discussione sulla proposta di modifica della legge numero 4, che era all'esame della Commissione fino a qualche giorno fa, si sarà reso conto che è già passato un ragionamento che richiama la questione dei condoni: non essendoci più una legge sul condono si pensa di utilizzare la legge numero 4 come possibile strumento per sanare abusi compiuti nel tempo. Sulla cultura del condono non possiamo ancora esitare; si sono prodotti disastri in Italia con i condoni, prima con quelli finanziari, poi con quelli edilizi, poi con il condono relativo al rimpatrio dei fondi esteri, al rientro dei capitali depositati all'estero. Una cultura che, come richiamavo prima per la questione della delegittimazione dell'urbanistica nella coscienza civile dei nostri cittadini, crea un danno che spetterà ad altri recuperare. La questione delle sanatorie è già emersa in Commissione durante la discussione della proposta di modifica della legge numero 4; qualcuno ha già cominciato a proporla come possibile soluzione. Non so se passerà in Commissione e se arriverà in Aula, non so neanche se sarà il caso che quella proposta di modifica venga ancora ripresa in Commissione.

Oggi si sta chiedendo di prorogare i termini di scadenza della legge numero 4, che noi non avevamo condiviso, quindi per noi erano già troppo lunghi i termini inizialmente previsti. Non siamo d'accordo sulla proroga e non condividiamo quasi nulla di quello che quella legge prevede, per cui la soluzione migliore sarebbe lasciarla morire il 30 aprile e non parlarne più. Così non sarà, perché questo Consiglio darà ulteriori sei mesi per l'applicazione di quella legge, affinché si possa fare quello a cui poco fa si riferiva l'onorevole Campus. La finalità non è quella di cui parlò il Presidente della Regione a quel cittadino incontrato due anni fa in treno: "Stiamo facendo questa legge affinché tu possa ampliare la tua piccola casa e possa avere una stanza in più", ma è quella di consentire ciò che si sta già facendo in tante città e in tante realtà. Se si va a Sassari, come diceva prima il collega Campus, si può notare che in tante zone sono state demolite delle costruzioni e create le condizioni affinché riprenda uno sciagurato percorso che ha visto in quella città la distruzione di tantissimi pezzi della sua storia. In questo caso è stato sciaguratamente utilizzato anche, ma non solo, il piano casa.

Anch'io sono preoccupato per quello che potrà accadere in questi mesi se non si vigilerà attentamente sulle opere edili che verranno fermate per poter essere eventualmente ampliate cogliendo l'ulteriore occasione che questo Consiglio regionale darà a chi vuole comunque costruire. E' un messaggio questo assolutamente negativo. Noi non possiamo accettare che questo Consiglio regionale rinunci a interrogarsi su un problema fondamentale: in Sardegna lo sviluppo economico, che è necessario, che serve, che è essenziale per dare lavoro ai cittadini, per dare la possibilità ai nostri elettori di vivere una vita più dignitosa, non può e non potrà essere basato sull'edilizia. Ci potrà anche essere l'edilizia, ma questa non potrà essere il settore principale, perché se noi ci attardiamo a considerare l'edilizia come fattore trainante della nostra economia siamo destinati ad andare al traino di quelle che sono le esigenze del costruttore. L'edilizia non crea economia, non c'era prospettiva, crea solo ed esclusivamente problemi e noi abbiamo l'onere di affrontare questi problemi con grande attenzione e intelligenza.

Probabilmente oggi verrà approvata questa proroga, sulla quale noi voteremo contro perché non la condividevamo a suo tempo e non la condividiamo adesso. Mi auguro, però, che non accada quello che è accaduto in Commissione per quanto riguarda la prima proposta di modifica della legge numero 4, che tentava di recuperare qualche stortura presente nella legge, e cioè un totale stravolgimento della proposta iniziale, non per responsabilità di chi è fuori di qui, ma per responsabilità dei componenti della Commissione. Ci ritroveremo a dover riprendere questo discorso, per volontà della maggioranza, probabilmente tra qualche mese e mi auguro che si abbia il coraggio di interrompere questa escalation verso provvedimenti che sono destinati a creare sempre più degli stravolgimenti e a depauperare un patrimonio per soddisfare le esigenze dei singoli.

Abbiamo una grossa responsabilità, evitiamo oggi, bocciando questa proposta di legge, che si riparli del piano casa. Se, però, la legge numero 4 venisse sciaguratamente prorogata, evitiamo con la prossima proposta di modifica di fare danni ancora peggiori. Grazie.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Agus. Ne ha facoltà.

AGUS (P.D.). Signora Presidente, onorevoli colleghi, signori Assessori, credo sia importante approvare questa norma che oggi viene proposta come una proroga, anche se i miei colleghi hanno già espresso la nostra posizione contraria, una posizione più che altro di natura politica. E' importante approvare la norma, nella quale tanto ha creduto la maggioranza, ma anche la minoranza, perché, come tutti sapete, noi non siamo contrari al piano casa, anzi abbiamo presentato una nostra proposta di legge, una nostra visione su ciò che un po' pomposamente questa maggioranza ha titolato: "Disposizioni straordinarie per il sostegno dell'economia mediante il rilancio del settore edilizio e per la promozione di interventi e programmi di valenza strategica per lo sviluppo". Mi sembra un titolone, per così dire, ma sicuramente se riuscissimo a mettere in atto questo intendimento avremmo risolto il problema di buona parte della prospettiva economica dell'Isola. Purtroppo, sappiamo tutti che non sarà così, perché la legge numero 4 è stata presentata sull'onda emotiva della legge nazionale e sembrava - come hanno detto i colleghi - la panacea di tutti i mali, l'uovo di Colombo. Questo Consiglio si è affannato alla ricerca di possibili soluzioni ai diversi aspetti dell'edilizia in Sardegna: edilizia complessa, edilizia variegata, edilizia speculativa, edilizia di bisogno, edilizia di sussistenza. Aspetti di una realtà isolana che purtroppo presenta diverse sfaccettature.

Si è tentato di mettere in atto il piano casa con lo schermo del richiamo dell'opposizione ed è stata partorita una legge che anch'io non credo abbia prodotto effetti, almeno dai dati statistici conosciuti. Peraltro se tali effetti fossero stati eclatanti avremmo dati molto più significativi, invece sono piuttosto blandi gli effetti economici che la legge numero 4 ha prodotto. Una legge, ripeto, che ha osato e osa sconvolgere strumenti urbanistici consolidati (qualche mio collega ha fatto l'esempio dei centri storici, di comuni il cui piano urbanistico comunale è già stato approvato e che si sono dotati di piani particolareggiati); una legge che cerca di entrare a gamba tesa sugli strumenti urbanistici comunali, creando grossi problemi a quei comuni che hanno già una propria visione di sviluppo edilizio per i centri abitati e il loro hinterland; una legge, quindi, che non ha portato grandi benefici e tanto meno è stata conseguente al suo titolone.

Credo che la minoranza abbia offerto la propria disponibilità in un'ottica più attinente alla nostra cultura, alla nostra realtà isolana. Molti miei colleghi hanno richiamato l'esempio di situazioni degradate nei nostri centri abitati, dovute anche alla povertà dei nostri concittadini, che sono di fatto impossibilitati a fruire di questa norma. Noi abbiamo anche chiesto che potessero essere utilizzate risorse regionali per incentivare il completamento del "non finito", per migliorare l'estetica delle abitazioni, per dare decoro ai centri abitati, se è vero che aspiriamo a fare di tutta l'isola un'attrazione turistica. Credo che poca attenzione prestiamo al turista se questi attraversando le nostre strade, i nostri paesi, si ritrova di fronte strutture non finite, pareti mezzo intonacate, facciate cadenti, situazioni diffuse di degrado storico. Questo non è certo un biglietto da visita per una regione che si candida a creare le condizioni perché un settore primario come il turismo sia un settore trainante. L'immagine è importante in ambito turistico.

Quindi la legge numero 4 deve fare molti passi avanti rispetto alla possibilità di abbellire i nostri centri abitati, ma noi abbiamo anche chiesto di usare le risorse pubbliche, perché poi le risorse pubbliche non sono fini a sé stesse, ma si riversano sull'economia dei nostri centri, alimentano la ripresa economica, perché sono risorse aggiuntive a quella economia indotta che nei nostri centri abitati si crea naturalmente. Abbiamo anche detto che si deve attuare, appunto, una politica per la casa, che per noi sardi è uno degli elementi tradizionali della nostra cultura. Nel passato la casa era portata in dote dallo sposo, era una condizione importante per dare certezza e sicurezza al futuro della famiglia. Oggi non so quale futuro abbiano le giovani coppie laddove l'incentivo per la prima casa viene precluso, perché viene solo ed esclusivamente introdotto in norma e non anche sostenuto da risorse pubbliche. Questo piano casa, come abbiamo detto, avrebbe necessità di essere sostenuto da risorse pubbliche, perché solo uno come me, con lo stipendio da consigliere regionale, si può permettere di incrementare del 30 per cento il volume della propria abitazione; di certo non se lo può permettere un giovane che a malapena arriva a percepire 800 euro di stipendio al mese. Non se lo potrà mai permettere! E così anche per tanti altri esempi possiamo portare all'attenzione uno strumento fortemente importante, che condividiamo, ma non vediamo l'esigenza di una norma di cui può beneficiare solo ed esclusivamente chi dispone di consistenti risorse economiche. Infatti, gran parte di questa legge si attua nelle fasce costiere, laddove abbiamo consentito anche la riduzione delle distanze, laddove rischiamo di compromettere bellezze naturali che sono il fondamento di una proposta turistica ancora valida nel mercato internazionale. L'esempio ce lo hanno offerto le Isole Baleari, dove centinaia di migliaia di turisti alloggiavano in grossi residence che hanno occupato l'intera costa. Oggi nelle Baleari si torna indietro e vengono utilizzate le mine per buttare giù quei palazzi obbrobriosi che, certo, hanno portato ricchezza, ma hanno anche distrutto l'ambiente. Oggi quel tipo di ricchezza non funziona più, mentre funziona la ricchezza del paesaggio naturale, la possibilità di godersi gli angoli di un territorio che mantiene integre le sue specificità, perché c'è bisogno di una vita più rispettosa dell'ambiente, c'è bisogno anche di una qualità della vita che non precluda gli aspetti naturalistici.

Quindi la legge sul piano casa - ne abbiamo parlato anche l'altro giorno senza approdare un risultato - avrebbe potuto intervenire nella politica di quelle che noi chiamiamo ancora "case popolari". C'è una situazione all'interno di questo mondo che io credo sia mutata rispetto al passato. Infatti molti di coloro che occupano da tempo queste abitazioni hanno un reddito dignitoso che permetterebbe loro di pagarsi l'affitto, ma ci vorrebbe una politica, anche qui, di edifici pubblici che consentisse alle persone che hanno un minimo di reddito di andar via dalle cosiddette case popolari e di abitare in case a riscatto, il cui costo è interamente coperto da mutuo regionale. In tal modo, agevolando la fuoriuscita da queste strutture si darebbe la possibilità di avere una casa anche a chi non percepisce neanche 800 euro al mese. La casa è l'elemento fondamentale per una prospettiva di vita dignitosa, perché i progetti si fanno all'interno di strutture certe, non in tenda o per la strada. Le persone, per poter progettare il proprio futuro, hanno bisogno di un giaciglio, di un punto di riferimento.

La legge numero 4 credo necessiti, quindi, di un apporto forte non dico per raggiungere un obiettivo che mi sembra impossibile, ma sicuramente per rafforzare l'idea iniziale di una legge volta a sostenere l'economia mediante il rilancio edilizio, dandole addirittura una valenza strategica. Io non credo che la strategia della Regione Sardegna possa essere solo l'edilizia. Gran parte dell'edificato è in stato di abbandono, c'è una quantità enorme di edifici che potrebbe essere recuperata, penso anche all'edilizia pubblica. Con questa legge si consente l'aumento di un terzo della cubatura degli edifici pubblici, ebbene prima di aumentare le cubature anche degli edifici pubblici salviamo e recuperiamo quello che esiste già.

Io credo che se ragionassimo con serenità, perché stiamo parlando di un aspetto da tutti condiviso, potremmo recuperare buona parte dell'edificato che in molte parti dei nostri centri abitati rimane vuoto e in condizioni di degrado. Forse potremmo limitare per un periodo l'espansione edilizia nei centri abitati e puntare a ricostruire i centri storici, secondo una nuova concezione di vivibilità anche rispetto a chi abita nelle periferie.

Si possono, a mio avviso, sviluppare argomenti diversi su questo tema e quindi, per concludere, ribadisco la nostra posizione di rigetto della proposta di proroga per ragioni esclusivamente politiche, per segnalare l'incapacità di questa maggioranza di predisporre atti concreti e attuabili in questo difficile momento dell'economia sarda. Credo che nel periodo di transizione di sei mesi (la proposta di legge in esame verrà comunque approvata dalla maggioranza), se sapremo ascoltarci reciprocamente, probabilmente riusciremo a riqualificare davvero tutto il patrimonio edilizio della Sardegna. In ogni caso si arriverebbe a un punto di non ritorno, perché non è possibile immaginare l'edilizia come un qualcosa di infinito, come un motore economico perenne. L'edilizia, in prospettiva, può essere finalizzata al recupero, al recupero diffuso che adatta a situazioni moderne strumenti e strutture decadenti che possono essere resi a una fruibilità storica, culturale e, perché no, residenziale per molti cittadini sardi. C'è un fenomeno che si va diffondendo da diverso tempo: molti piccoli centri si stanno ripopolando grazie a imprenditori e professionisti di altri Paesi europei, i quali considerano i nostri piccoli centri dei luoghi di pace, dei luoghi dove svernare, dei luoghi di relax dove trascorrere un periodo dell'anno pur mantenendo i contatti, grazie alla tecnologia, con il proprio lavoro. Ciò che si cerca è la possibilità di lavorare in condizioni di estrema serenità e di godere dei beni paesaggistici e ambientali della nostra isola.

Credo che ci sia tanto materiale sul quale ragionare, sul quale formulare una proposta legislativa importante, che può portare, certo, notevoli risorse economiche alla Sardegna, ma può essere anche il volano per uno sviluppo endogeno legato al turismo e alla complessa ricchezza della nostra isola. Grazie.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Pittalis. Ne ha facoltà.

PITTALIS (P.d.L.). Innanzitutto io plaudo all'iniziativa dei colleghi presentatori di questa proposta di legge e lo dico esprimendo apprezzamento soprattutto nei confronti del Presidente della quarta Commissione, l'onorevole Matteo Sanna, che ha avuto, insieme agli altri presentatori, il merito di recepire un'istanza largamente diffusa nei cittadini, che è quella di consentire innanzitutto la proroga di un provvedimento i cui effetti dovremo valutare con pacatezza e serenità, per capire quali sono positivi e quali eventualmente sono da modificare.

Intanto mi pare che il primo obiettivo, che ho colto anche nelle parole del relatore, sia proprio quello di consentire nell'arco dei sei mesi di proroga della legge numero 4, una riflessione e anche un confronto non solo all'interno della maggioranza, ma anche nel rapporto con l'opposizione, per individuare quali sono e quali possono essere state le criticità di quel provvedimento. Io penso che oggi non sia e non debba essere in discussione il contenuto della legge; di questo se ne occuperà la Commissione competente e ci sarà l'occasione per evidenziare le parti che meritano di essere eventualmente rafforzate e quelle che necessitano di essere invece modificate o addirittura cancellate, se è il caso. Non penso, però, che gli onorevoli Manca, Porcu, Agus e gli altri che sono intervenuti non abbiano ricevuto, come le abbiamo ricevute noi, sollecitazioni per una proroga, proprio perché sono stati forse evidenziati gli effetti positivi più che le criticità. I piccoli proprietari di case di abitazione e i costruttori non hanno, badate, una targa. Chi possiede una casa non ha la targa del P.d.L. o di uno dei partiti della maggioranza e sono molti quelli che prospettano le istanze a prescindere dal colore politico quando un provvedimento va nella direzione giusta. E il piano casa va nella direzione giusta, pur con le correzioni che è necessario apportare.

Colleghi, prepariamoci dunque a quel confronto che dovrà avvenire nella Commissione di merito, ma mi pare che oggi non sia il caso di discutere ancora su una proroga di sei mesi che deve consentire proprio quell'obiettivo migliorativo e modificativo di cui ho detto. Mi pare, quindi, che possiamo dedicare il tempo ad altri argomenti. Voglio, però, anch'io chiedervi se avete notizia (così capiamo qual è stato in questi mesi l'iter di applicazione della legge e quali sono gli effetti disastrosi che avrebbe provocato questo provvedimento) di qualche caso di abuso, di scempio ambientale, di scempio edilizio e urbanistico, di effetti devastanti determinati da questa legge. Ecco, questi casi portateli anche alla nostra attenzione, perché se ce ne sono debbono rappresentare un momento di riflessione critica per tutti noi. A me, per esempio, non risulta, anzi mi risulta il contrario, mi risulta che ci siano forti sollecitazioni di una proroga non da parte dei grandi costruttori, ma dei piccoli proprietari, proprio perché non avevano la conoscenza esatta degli strumenti previsti nella legge in quanto non era stata loro data l'informazione giusta, assessore Rassu. Semmai va chiesta e sollecitata una migliore informativa, perché alcuni uffici tecnici o funzionari prezzolati danno un'interpretazione di comodo alla bisogna, e anche questo è un sistema che ha reso inattuabile e inapplicabile per molti versi quel provvedimento.

Con una corretta informazione, limitando l'abnorme discrezionalità, che scade nell'arbitrio, di alcuni uffici tecnici, che non provvedono a una corretta applicazione della legge, probabilmente oggi avremmo colto, anche in termini statistici, come diceva qualcuno, effetti ancora migliori di questo provvedimento che, a mio avviso, ripeto, pur con tutte le modifiche e i miglioramenti che la Commissione di merito riterrà di apportare, va nella direzione giusta.

Io raccolgo la disponibilità a un confronto che è venuta dall'onorevole Moriconi, nel suo pacato intervento. E quale migliore esempio di quello venuto dal Presidente della Commissione urbanistica che, senza nascondere la criticità espressa sul piano politico nei confronti della Giunta, coerentemente non è venuto meno a un impegno assunto sin dal patto elettorale su questa materia? Quindi verso il nostro Presidente della Commissione urbanistica manifesto ancora apprezzamento per la sensibilità e il senso di responsabilità che sta dimostrando su una materia delicata come questa e che trova questa maggioranza al suo fianco.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.

SALIS (I.d.V.). Signora Presidente, penso che l'onorevole Pittalis, che ha tutta la mia stima e della cui amicizia mi onoro, abbia svolto un intervento eccessivamente propagandistico, nel senso che la legge numero 4 è una pessima legge, nata - lo voglio ricordare all'Aula e ai cittadini sardi - sull'onda dell'effetto annuncio del piano casa lanciato dal presidente Berlusconi a livello nazionale. Ve li ricordate i servizi televisivi sui palazzi di Roma e Milano in cui venivano mostrati dei grafici, dei disegni su come si sarebbero ampliati balconi e altre parti?

La Regione Sardegna anziché fare una vera legge sul piano casa ha, come dire, agganciato il vagone della nostra isola al treno propagandistico messo in moto dalle iniziative di Berlusconi e compagni. Poi chi ha la possibilità di leggere i resoconti delle sedute in cui si è discussa la legge numero 4 del 2009 potrà facilmente toccare con mano quanto era stato detto dalle opposizioni, quanto era stato illustrato sulla fine ingloriosa di quella legge, sulle difficoltà notevolissime che la sua applicazione avrebbe comportato per gli uffici tecnici comunali e sull'altissima percentuale di ricorsi e controricorsi che si stavano attivando. Siamo stati facili, anzi facilissimi profeti. E' quello che è successo perché si tratta di una legge pasticciata, di una legge effetto di un annuncio e che non comporta alcuna spesa per la Regione in quanto è per lo più una regalia in termini volumetrici ai proprietari di case. Cioè la legge chiamata piano casa paradossalmente esclude dai suoi benefici proprio chi la casa non ce l'ha, perché chi non ha un edificio già realizzato non può fare ampliamenti. Questo era ed è il limite principale di quel provvedimento, tant'è che noi l'avevamo chiamato, onorevole Pittalis, "piano villetta", titolo più attinente allo spirito della legge. Adesso potremmo chiamarlo "piano Romazzino"!

(Interruzione del consigliere Pittalis)

SALIS (I.d.V.). Ho detto villetta! Quella è un'altra vicenda, di cui siete stati coprotagonisti per molti aspetti, quindi dovreste tenervene prudentemente a distanza. Ma voi siete imprudenti per natura!

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE COSSA

(Segue SALIS.) Allora, la domanda che il Gruppo dell'Italia dei Valori pone è questa: come si può pensare di prorogare una legge che in quest'Aula è stata definita, anche da autorevoli rappresentanti della maggioranza, una legge pessima, una legge ambigua, una legge che fa gli interessi non di coloro che hanno bisogno della casa, ma di quelli che la casa già ce l'hanno e che, tagliando fuori molta parte della normativa urbanistica vigente, possono ottenere qualche beneficio. L'unica ragione a cui non siamo insensibili potrebbe essere ed è la crisi che anche il comparto edile sta vivendo in Sardegna, ma questa è una scorciatoia, cioè la crisi del comparto edile non la si supera con norme raffazzonate di questo tipo, assessore Rassu!

Noi siamo restati in attesa e abbiamo sfidato la Giunta regionale. Ci era stato annunciato per settembre, ottobre o novembre dell'anno scorso il "vero piano casa" della Regione. Ricordo che l'assessore Asunis, di fronte alle mie e alle nostre richieste di chiarimento, annunciò il varo di una norma epocale - adesso è di moda questo termine - nel settore dell'edilizia residenziale pubblica, che avrebbe consentito di dare una risposta anche a chi della casa ha veramente bisogno. Noi di quel piano casa non abbiamo visto nemmeno l'ombra; è stato solo annunciato e adesso siamo qui a prorogare una legge che continuerà per altri sei mesi a mettere sotto pressione gli uffici tecnici comunali, che non sapranno come dare risposte. Allora, la domanda che noi poniamo, assessore Rassu, è questa: non sarebbe stato meglio, invece che pensare a una proroga, rivedere il "piano casa 2 - la vendetta", quello che è stato ignominiosamente bocciato dal Consiglio regionale? Non sarebbe stato meglio rivedere due, tre o quattro delle norme di quel piano per tentare di mettere ordine in questa legge raffazzonata, per dare, attraverso la discussione in Commissione e la partecipazione di tutte le componenti politiche, un'opportunità vera non dico di superamento, ma quantomeno di attenuazione dei problemi legati alla crisi di un comparto così importante come quello dell'edilizia?

Abbiamo discusso una mozione sull'AREA, abbiamo detto tutti che non è possibile che la Regione Sardegna deleghi la politica dell'edilizia residenziale pubblica, soprattutto per i settori che hanno più bisogno di intervento, alla Toscano o alla Tecnocasa. Non è più possibile! Va attivata una politica diversa e, vivaddio, non possiamo certo dire che possa essere attivata con la proroga di una legge pessima! Sinceramente non vi comprendiamo, perché i tempi e le volontà politiche c'erano per individuare i punti più deboli, più complicati, di più difficile applicazione della legge numero 4. C'erano i tempi per una riflessione sul miglioramento di una legge pessima, non sulla proroga di una legge che ha scontentato tutti. Da questo punto di vista noi non sappiamo che cosa dire di fronte a una proposta del genere, anche perché, assessore Rassu, il settore delle demolizioni, delle ricostruzioni, delle deroghe rispetto alle norme urbanistiche vigenti è talmente delicato e complicato che un Governo regionale serio e un Consiglio regionale serio non potrebbero pensare, non dovrebbero pensare ad altro che a cercare di evitare di mantenere in piedi norme così raffazzonate.

Sono costretto a essere duro nei confronti di questa decisione perché non la capisco, a meno che, Assessore, colleghi, questa norma non sia un po' come la legge sull'estensione della caccia a febbraio, che serve come spot elettorale in periodo di elezioni, salvo poi rimettere tutto nel cassetto, perché magari la Corte di giustizia europea, com'è successo appunto per la legge sulla caccia, la boccerebbe. Allo stesso modo questa legge di proroga può essere utile per qualche spot su giornali e televisioni amiche teso a dare il senso di una Giunta regionale e di una maggioranza di centrodestra che sui temi dello sviluppo economico sono attive, sono in piedi, dicono la loro. Sinceramente sono tutte ipotesi che siamo costretti a fare perché non comprendiamo la ratio di questa proroga. Non la comprendiamo! Non ho dati statistici, non faccio parte della quarta Commissione, purtroppo il tempo del mio impegno politico non mi consente di potervi partecipare spesso, però sarei curioso di vedere le statistiche relative al numero degli interventi non sottoposti a successive verifiche, sia amministrative che giudiziarie, che sono stati realizzati in due anni grazie alla legge numero 4.

Abbiamo sempre parlato della necessità di verificare l'impatto delle leggi sui comparti dove si interviene. Quale impatto ha avuto la legge numero 4? E questi numeri, che a "occhiometro" sono assolutamente insufficienti, hanno in sé la forza per consentirci di dire che forse è meglio prorogare la legge di altri sei mesi? Io penso di no, Assessore, a meno che lei non mi smentisca e non fornisca dei dati che possano dimostrare i vantaggi di mantenere in piedi una legge considerata dai più pessima.

Al di là della proposta di legge in esame, che è anch'essa uno spot, qual è il richiamo che noi ci sentiamo responsabilmente di fare alla Giunta regionale? Si attivino veramente tutte le risorse disponibili per dare un sostegno ai comuni per realizzare interventi mirati per le famiglie a reddito medio e basso; si definisca un nuovo piano casa della Regione Sardegna che, con il coinvolgimento degli imprenditori, dell'AREA e dei comuni, possa attivare in cinque o dieci anni, quel che sarà rispetto alle dotazioni finanziarie reperibili e disponibili, un circuito veramente virtuoso per l'edilizia sarda. Si faccia un nuovo piano e si diano delle direttive per il recupero dell'edificato, per il recupero dei centri storici, per l'adeguamento degli edifici alle norme sul risparmio energetico. Si darebbe così un sostegno vero all'edilizia e contemporaneamente si riuscirebbe ad agevolare l'ammodernamento e il recupero dell'ingente patrimonio edilizio esistente.

Assessore Rassu, sabato ho partecipato a un convegno a Solanas, frazione di Sinnai e località splendida dal punto di vista ambientale, ma questo lo si può dire anche di Torre delle Stelle e di tutta la zona a sud di Cagliari, che io conosco meglio di altri e dove il patrimonio edilizio esistente viene utilizzato solo per due o tre mesi all'anno. I centri storici dei nostri paesi si stanno spopolando, ci sono volumi assolutamente... Pietrino, sto parlando troppo forte?

FOIS (Riformatori Sardi). Un pochino!

SALIS (I.d.V.). Chiedo scusa.

Ci sono aree intere dei nostri centri storici che sono abbandonate. Ecco, noi siamo assolutamente disponibili a dare non solo due mani, ma possibilmente qualcuna in più, per definire un piano innanzitutto di recupero. Questa sarebbe la vera prospettiva di sviluppo dell'edilizia in Sardegna. Quanti quartieri dei nostri centri storici, piccoli o grandi, non sono completati? E' la cultura del "non finito", così come viene definita in Sardegna la cura dell'estetica della casa: perché non intervenire insieme alle amministrazione comunali su questi elementi? Ecco, questa è l'indicazione che noi diamo partendo da questo spot della proroga del piano casa. Questa sarebbe una politica seria e se lei, assessore Rassu, volesse su questo terreno far cimentare la Giunta regionale (anche sulla base delle competenze da amministratore che lei ha fortunatamente acquisito nella sua esperienza politica), noi saremmo disponibili a darle tutto il sostegno possibile, perché questa è la vera politica che la Regione Sardegna dovrebbe attuare.

Vista la delicatezza del tema, in conclusione pongo una questione, ma in maniera molto soft, perché non voglio forzare i toni. Sarebbe forse opportuno che chiunque di noi, qualsiasi consigliere regionale i cui atti nel settore edilizio non godono della totale trasparenza si autoesonerasse dalla presentazione di proposte di legge che puntino a portare all'attenzione dei cittadini esempi che forse sono ancora da chiarire, ma che non sono assolutamente trasparenti rispetto a quello che noi tutti consiglieri regionali dobbiamo al nostro popolo e ai nostri elettori.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Steri. Ne ha facoltà.

STERI (U.D.C.-FLI). La legge oggi all'esame si limita a prorogare il termine di efficacia stabilito originariamente in relazione agli interventi di cui al Capo I della legge numero 4 del 2009, ossia non modifica assolutamente i termini che erano richiesti per il possesso dei requisiti per ottenere i benefici di tale legge. Per cui gli interventi speculativi che sono stati paventati non trovano certo fondamento o giustificazione in questa norma di legge che, ripeto, si limita a prorogare il termine di durata entro cui possono essere presentate le domande (fermo restando che i requisiti devono essere posseduti alla data originariamente prevista dalla legge in relazione alle previsioni del Capo I) e non tocca assolutamente il Capo II, che riguarda interventi a regime sulla disciplina pianificatoria. Quindi non mi pare che questa norma di legge possa suscitare perplessità, dubbi o quant'altro.

Come è noto l'U.D.C. aveva a suo tempo espresso in Aula delle perplessità in relazione alla legge numero 4, ciò nonostante, anche per rispetto di quello che è un valore della maggioranza, aveva votato a favore, ottenendo peraltro che fossero inserite diverse norme modificative e migliorative. Basta ricordare tutte le norme inserite nell'articolo 13, su richiesta pressante dell'U.D.C., che avevano bloccato gli interventi del cosiddetto eolico offshore, argomento che successivamente è diventato di moda, tant'è che un deputato del P.d.L. tre mesi dopo si è svegliato e ha fatto una serie di interventi, sebbene il problema fosse già risolto.

Ulteriori interventi sono stati introdotti in quella legge, per esempio la legge numero 13 del 2008 prevedeva che una volta riperimetrati i centri storici non valesse più il vincolo di 100 metri previsto dagli articoli 48 e 49 del PPR per quanto riguarda il rispetto dei beni paesaggistici e dei beni identitari, norma che è stata soppressa appunto con la legge numero 4. Per cui, pur essendo una legge che presenta delle difficoltà e delle tensioni, in essa si rinvengono anche talune norme positive, interessanti e indubbiamente apprezzabili. Del resto non tutte le leggi sono apprezzabili. Ho appena citato la legge numero 13 del 2008: uno scempio! Quindi gli scempi, se vogliamo definirli tali, li fa sia il centrodestra sia il centrosinistra, perché la legge numero 13 è del centrosinistra. Quindi discutiamo di tutto, discutiamo di ciò che non va bene, ma non facciamo a gara su dove sta il buono e dove sta il cattivo. Bisogna discutere con calma e affrontare tutti i problemi che la legge numero 4 pone.

Perché riteniamo di esprimere un voto favorevole a questa proposta di proroga della legge numero 4? Perché le leggi fintanto che sono vigenti si applicano, l'unica ipotesi in cui è concesso di non applicare una norma di legge a chi la interpreta è quando vi è un contrasto con la normativa comunitaria; ipotesi per la quale è possibile la disapplicazione, altrimenti fintanto che la Corte costituzionale non dire che una norma è incostituzionale, la stessa si applica. Ebbene, la legge numero 4 non è stata applicata. Considerate che per rilasciare un nulla osta paesaggistico - per difficoltà oggettive, per carità non voglio dare colpe a nessuno - l'Assessorato degli enti locali ha bisogno di un anno di tempo!

Allora se noi abbiamo approvato una norma di legge o abroghiamo la norma in toto o consentiamo che venga applicata. Da qui la considerazione che porta al nostro voto favorevole alla proroga. In quest'Aula si è discusso dell'incostituzionalità della legge numero 4 sotto svariati profili, si è ampliato il discorso al contenuto della legge, che poi è il contenuto delle proposte di modifiche che sta esaminando attualmente la Commissione. Visto che il discorso si è ampliato, mi permetto due brevissime considerazioni in particolare sugli articoli 12 e 13 della legge numero 4, che sono andati, soprattutto il 13, a "incidere" sul PPR. E' stata richiamata la recente ordinanza numero 135 del TAR Sardegna, confermata peraltro ieri dal Consiglio di Stato. Ebbene, questa ordinanza non ci sorprende per niente, in quanto noi avevamo detto espressamente, sia in Aula sia pubblicamente - l'onorevole Gian Valerio Sanna ricorderà il convegno organizzato presso la sede dell'ERSU -, che l'articolo 13 non è in grado di incidere sull'articolo 15 delle Norme tecniche di attuazione del PPR, perché si limita - in maniera condivisibile o meno, ma questo è un altro discorso - a dettare delle regole che il futuro pianificatore dovrà trovare vigenti. Per cui il fatto che il TAR Sardegna abbia espresso questo concetto non ci sorprende, anzi ci trova perfettamente d'accordo, perché è un concetto che noi per primi avevamo espresso. Come pure non ci ha sorpreso l'altra affermazione dell'ordinanza numero 135, che ponendo in rapporto l'articolo 15 delle Norme tecniche di attuazione con gli articoli 19 e 20 del PPR parla di fascia costiera, quindi non di 300 metri, ma di tutta la fascia costiera con vincolo di inedificabilità in base al primo comma dell'articolo 20. Anche questa non è una sorpresa perché, come tutti sapete, questo il TAR l'aveva già detto in precedenza, nel 2007, quando ha esaminato i ricorsi sul PPR. Quindi l'ordinanza ha solo riaffermato un principio già dichiarato con una sentenza passata in giudicato e per il resto ha confermato l'interpretazione che noi stessi avevamo esposto e sostenuto.

Il problema è più particolare laddove il TAR - peraltro questo, anche se non espressamente, si evinceva anche dalla sentenza del 2007 - afferma che in questa ipotesi non è neanche possibile, in attesa che il comune adegui il PUC al PPR, utilizzare lo strumento delle intese. Implicitamente lo si ricavava dalla sentenza del 2007, espressamente non era stato detto, ma le intese sono state fatte sia dal centrosinistra sia dal centrodestra, quindi è un errore in cui per una volta sono caduti entrambi gli schieramenti politici.

Per riassumere, noi abbiamo una legge che, ripeto, presenta delle difficoltà applicative a cui si deve porre rimedio, che però è stata approvata dal Consiglio regionale, ancorché a maggioranza, e non ha potuto trovare applicazione solo ed esclusivamente per una serie di difficoltà oggettive da parte della pubblica amministrazione. Qui il discorso ovviamente si amplia alla solita considerazione: noi facciamo le leggi, ma non abbiamo una struttura che sia in grado di applicarle talora per difficoltà soggettive, perché a volte il funzionario preposto adotta posizioni sue personali non in linea con le norme di legge, talaltra per difficoltà oggettive, come in questo caso, perché l'Assessorato non ha le strutture e il personale sufficiente per esaminare tutte le richieste e rilasciare i nullaosta paesaggistici. In questa situazione noi riteniamo che sia corretta l'approvazione di una proroga, ripeto, solo ed esclusivamente del termine di efficacia, senza toccare il termine entro cui dovranno essere posseduti i requisiti per poter fruire dei benefici della legge. Siamo ben consci che la legge numero 4 deve essere modificata, secondo noi dovranno essere apportate diverse modifiche, ma sappiamo tutti che la Commissione sta già esaminando la relativa proposta di modifica e verosimilmente il mese prossimo o al più tardi nel mese di giugno saremo in grado di esaminarla e di intervenire su questa legge.

Concordo poi con quanto hanno detto altri consiglieri quando hanno parlato di piano casa in senso tecnico. Ma questa legge non è un piano casa! Sicuramente dovremo intervenire sia sull'AREA, per renderla una struttura effettivamente funzionale, che consenta di spendere in maniera legittima e corretta le risorse poste a sua disposizione, sia su una serie di strumenti che consentano effettivamente di dare la casa a tutte le categorie disagiate, che hanno un diritto costituzionalmente garantito in questo senso.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.

URAS (SEL-Comunisti-Indipendentistas). Presidente, colleghi, io ho presentato un emendamento che recita testualmente: "La legge numero 4 del 23 ottobre 2009 è abrogata". E perché ho presentato questo emendamento? Avremmo potuto tranquillamente, in qualche misura, accettare una sostanziale resa da parte della maggioranza sotto il profilo politico, prima che sotto il profilo tecnico-giuridico, avremmo potuto accontentarci di una dichiarazione di resa con la rinuncia ad arrivare in Aula con la proroga di una legge che, come lo stesso onorevole Campus diceva, è non solo ambigua, non solo pessima, ma anche sostanzialmente inutile. Ed è attraverso questa considerazione che noi dobbiamo leggere - e invito anche l'onorevole Pittalis a farlo - la necessità di cambiare rotta. Badate, voi siete venuti qua sull'onda del "facciamo sorridere la Sardegna". Se c'è qualcuno che sorride sicuramente non è un sardo, sicuramente non è un lavoratore della Vinyls o dell'Eurallumina, sicuramente non è un precario della scuola, sicuramente non fa parte di una famiglia che vive di uno stipendio, sicuramente non è un giovane disoccupato! E com'è che la dovevate far sorridere la Sardegna?

Onorevole Ladu, lo chiedo anche a lei che, purtroppo, ha votato pessimamente in occasione dell'approvazione della legge numero 4: perché non ride la Sardegna? Perché voi avete individuato una strada che era non solo inefficace, ma persino pazzesca per arrivare a far sorridere la Sardegna. Voglio ricordare, Presidente, che la legge numero 4, che non c'entra niente col piano casa, sono d'accordo con tutti quelli che lo dicono, recita: "Disposizioni straordinarie per il sostegno dell'economia mediante il rilancio del settore edilizio e per la promozione di interventi e programmi di valenza strategica per lo sviluppo". Onorevole Campus, dove sono gli interventi di natura strategica per lo sviluppo, ma soprattutto dov'è lo sviluppo? Dove sono le disposizioni straordinarie per il sostegno dell'economia e soprattutto dov'è l'economia?

Noi abbiamo fatto, l'ho detto a suo tempo, è negli atti, un esercizio pessimo di legislazione, perché avevamo un obiettivo e abbiamo utilizzato il peggiore strumento per raggiungerlo. E tra i peggiori strumenti per raggiungere l'obiettivo abbiamo utilizzato quello più scalcinato, cioè l'abbiamo costruito in maniera assolutamente inefficace anche per conseguire un obiettivo parziale, quello nascosto, quello di cui si diceva, ovvero consentire una maggiore edificazione di cubature a qualcuno.

Che cosa fare di una legge così inutile, che manca l'obiettivo, che è pasticciata sotto il profilo tecnico-giuridico, che è sottoposta all'attenzione della Corte costituzionale e che non soddisfa nessuna delle finalità che si è proposta, cioè dare uno slancio straordinario, un sostegno vero all'economia e promuovere interventi per lo sviluppo? Cosa ne dobbiamo fare, vi chiedo? L'unica cosa possibile: la dobbiamo abrogare! Quindi l'emendamento sostitutivo che io ho proposto lo dovete votare, se avete un pizzico di consapevole coerenza e ancora di speranza di rimanere in campo in occasione delle prossime elezioni regionali.

La Sardegna non sorride, l'economia non è sostenuta, gli interventi per lo sviluppo non si sono mai visti e voi vi proponete adesso di presentare un terzo piano casa. Assessore, lei è una brava persona, mi faccia la cortesia, rinunci, lo stralci, lo butti nel cestino! Quella cosa non serve, è inutile, si preoccupi d'altro, si preoccupi di che cosa devono fare i nostri comuni per sopravvivere, di come possono rispondere alle esigenze elementari delle loro comunità, di come si fronteggia una crisi così pesante. Ma è possibile che noi in quest'Aula non abbiamo altro da fare che riesumare leggi e disposizioni di questa natura, cioè mantenerle in vita con l'ossigeno, con una sorta di terapia intensiva?

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LOMBARDO

(Segue URAS.) Con quale idea? Non produrrà nessun effetto, non si farà nulla! L'economia di questo tipo non si sorregge se non ci sono risorse impegnate - e impegnative dal punto di vista dell'entità e della quantità - per poter realizzare anche un pizzico d'intervento edilizio in più. Onorevole Cuccureddu, lei mi ha fatto un piacere enorme a essere presente, perché mi ricordo il piano casa 1…

(Interruzioni)

Presidente, li mandiamo a casa, facciamo vacanza, cosa facciamo? Prendiamo un aperitivo! E' vero che di questa proroga non importa niente a nessuno, è una sorta di difesa in corner: "Vediamo di non fare la brutta figura di rinunciare a questa sconcezza e di cancellarla, diamole sei mesi di proroga". In attesa che qualcuno, come l'Assessore dell'urbanistica, provveda a portare i cerotti per aggiustare la sconcezza che è stata fatta due anni fa!

Il dato è politico: riuscirete anche ad approvarla questa proroga, ma sarà la proroga del nulla, esattamente del nulla che avete prodotto in questi due anni, anzi il nulla dannoso che avete prodotto in questi due anni! Nessun provvedimento serio è stato fatto per intervenire sulla situazione drammatica di questa regione; non riusciamo a sederci attorno a un tavolo per cercare di porre rimedio al danno e ogni volta che approviamo qualcosa, come Consiglio, diamo un indirizzo e aiutiamo l'azione di governo, la Giunta regionale e il suo Presidente non solo rifiutano ciò che approviamo, ma addirittura lo tradiscono! Lo fanno, per esempio, quando facciamo una censura pubblica al Ministro dell'economia, che ha abbandonato questa Regione. Dov'è il ministro Romani con i soldi della fantomatica società finanziaria svizzera? E' venuto qua a prendere in giro i lavoratori! Ma dov'è l'accordo concluso per Eurallumina? Ancora una promessa! Quando si andrà alla verifica, quando si vedranno le carte, date a quei lavoratori il piano casa e la proroga di sei mesi!

Ma che cosa state facendo, ve ne rendete conto? Cambiate passo, non rifiutate sempre ogni minima attenzione! Da questi banchi purtroppo ogni tanto qualcuno - non io - si solleva e dice: "Presidente, ci guidi". Ma dove ci deve guidare, se non ha la patente? Che cosa sta combinando, cosa fa, cosa produce, dov'è la sua autorevolezza? Una proroga di sei mesi di una legge inutile ci ha trattenuti in quest'aula per mesi! Come fate a difendere l'inutile? Liberatevi, tanto quella è una maggioranza già morta: è morta nella sua composizione, è morta nelle sue finalità, è morta nelle sue azioni, è politicamente morta! E' morto anche chi la rappresenta, che non c'è mai! Dov'è il Presidente? Cos'è andato a trattare? Sta male? Ha di nuovo l'influenza? In questo palazzo ci sono dei medici, pagati dal Consiglio, che curano tutto, anche noi! Anche in quest'Aula ci sono medici e professori eccellentissimi che ci possono aiutare, ma veramente possiamo continuare a scherzare? Io ve lo dico, approverete questa "proroghetta" da quattro soldi e poi andrete dal cittadino sardo che non solo non ha il problema di costruirsi una stanza in più, ma ha il problema di tenersi la casa che ha!

Che cosa abbiamo fatto? Abbiamo fatto una proroga per gli interventi straordinari in economia, per il rilancio dell'economia? Ma vi ricordate l'assessore Asunis, la sua prosopopea sulle pagine dei giornali! Quante volte dovremo ancora sentire bugie? Abroghiamo questa legge, sia il Consiglio regionale a dire: "Abbiamo sbagliato, da domani ci mettiamo a discutere anche di edilizia!". Abroghiamo questa sconcezza! Assessore, non ci metta mano, per cortesia, non tenti di aggiustarla, perché non si aggiusta quello che non è aggiustabile! Questa è una schifezza riconosciuta da tutti come tale. Abbandoniamola! C'è da lavorare? Il Presidente della Commissione lavori insieme ai colleghi e se c'è da parlare di legge urbanistica, se c'è da mettere in coerenza il nostro impianto di gestione del territorio, se c'è da lavorare per salvaguardare il nostro patrimonio ambientale, naturale, paesaggistico, culturale e identitario facciamolo, perché non saranno i campi da golf a salvare la Sardegna! Altri errori! E' sempre un mito ciò che ci trascina: prima era il mito delle ciminiere, adesso è il mito dei prati e delle palline da golf, un mito che non ha senso perché non ci appartiene. E ci dimentichiamo delle pecore che invece producono, ci dimentichiamo delle campagne che invece producono, ci dimentichiamo del nostro artigianato che invece produce! Ci dimentichiamo di noi, dei diritti che abbiamo, del fatto che possiamo e dobbiamo attraversare il mare!

Presidente, se deve guidare qualcosa (meglio lei che il Presidente della Regione) guidi questo Consiglio alla ragionevolezza, affinché non utilizzi ancora male le proprie ore di lavoro, ma le utilizzi al meglio!

Onorevole Pittalis, io la apprezzo, anche per come lei si arrampica sugli specchi. Lei è un grande arrampicatore, ha delle ventose straordinarie, ma anche quelle si stanno sciupando, si stanno sgretolando, perché non ci sono più vetri a cui attaccarle! Ormai è tutto in trasparenza, c'è un fallimento di fronte a noi, però non ce lo possiamo permettere, perché il nostro fallimento, lo dico a prescindere dagli schieramenti, è il fallimento della Sardegna. Non c'è nessuno, né fuori né dentro la Sardegna, che possa salvare la situazione. Diamo un segnale: buttiamo nel cestino gli errori che abbiamo fatto e ricominciamo daccapo!

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà.

DIANA MARIO (P.d.L.). Signora Presidente, non userò in questa seduta i toni dell'onorevole Uras. L'ho fatto altre volte, ma oggi non mi pare assolutamente il caso, anche perché un po' tutti stamattina si sono esercitati in una disquisizione che aveva poca rilevanza. Avrebbe avuto maggiore rilevanza, onorevole Uras, magari nelle numerose riunioni di Commissione, compresa l'ultima, a cui ho partecipato e in cui ho avuto modo di notare la totale assenza dell'opposizione, ad eccezione dell'onorevole Sechi. Era un momento nel quale magari si sarebbe anche potuto discutere di questo argomento.

(Interruzioni)

Io non ho interrotto nessuno, c'è sempre l'istituto della replica.

La legge numero 4 e le modifiche proposte dall'assessore Rassu sono ancora all'attenzione della Commissione, per cui tutto questo esercizio accademico che si è voluto fare oggi credo sarebbe stato più opportuno farlo nella sede idonea, che è quella della Commissione, senza ovviamente vietare a nessuno di intervenire in quest'Aula successivamente.

E' stato portato all'attenzione dell'Aula un articolo unico in cui si propone una proroga di sei mesi, convinti come siamo che il piano casa a suo tempo approvato, e che è ancora all'attenzione della Commissione, non aveva certamente necessità di "manutenzione". E se una manutenzione si doveva fare, era eventualmente una manutenzione straordinaria, quindi con interventi di grande peso. Mi meraviglia che l'onorevole Uras sia caduto in una trappola. Le assicuro, onorevole Uras, che lei è caduto in una trappola perché in prossimità delle elezioni comunali di Cagliari io al suo posto mi sarei limitato nell'intervento, soprattutto perché ha la responsabilità politica di un candidato che fa parte di questa Assemblea e che può anche rappresentare la novità, ma se si inizia in questo modo credo che le speranze, se ancora ci sono, si affievoliscano. Non bisogna cogliere tutte le occasioni per sollevare i toni, ci sono momenti nei quali possiamo dire delle cose e altri nei quali dobbiamo limitarci nel parlare.

Ora, tutti sappiamo quali sono le manchevolezze del piano casa, però non si può dire che non abbia ottenuto dei risultati e che non possa ottenerne ancora di più. Voi sin dall'inizio avete pensato a un piano casa che avrebbe dovuto dare una risposta d'altro genere. Siamo tutti d'accordo su quella risposta, sull'edilizia economica, sul dare alle fasce più deboli la possibilità di avere una casa. Siamo tutti d'accordo su questo, ma non era la fattispecie che noi abbiamo portato all'attenzione del Consiglio regionale, quindi per quale motivo stiamo perdendo tanto tempo? Avevamo delle mozioni importanti da discutere e voi vi siete attardati a chiedere la verifica del numero legale. Questa maggioranza vuole approvare la proroga della legge numero 4, è meglio che si sappia, e la approverà!

Abbiamo certamente esercitato la nostra capacità di veicolare notizie che non corrispondono al vero. E se dobbiamo riparlare di urbanistica - lo dico all'onorevole Uras, non lo posso dire all'onorevole Gian Valerio Sanna, che magari interverrà successivamente -, penso che tutti riteniamo che nell'urbanistica si debba investire e tanto, ma ancora non si è capito in che direzione deve andare lo sviluppo economico di questa regione. E' possibile che non ci si renda conto che quello dell'edilizia è un comparto di importanza straordinaria? L'effetto moltiplicatore di questo comparto è incomparabile. Altro che Vinyls, altro che Eurallumina, altro che Alcoa! Molto, ma molto di più! E invece ci attardiamo ancora a sollevare problemi dei quali conosciamo tutte le manchevolezze.

Onorevole Uras, io non penso più alla grande industria in Sardegna; è già da qualche anno che non ci penso più, perché ritengo veramente che essa non possa produrre più danni di quelli che ha già prodotto. Ma è possibile che non ci sia la capacità da parte nostra di inventare qualcosa di diverso? Noi non siamo quelli che vogliono cementificare le coste, lo abbiamo dimostrato e continueremo a dimostrarlo. Voi avete questo assillo, questa paura, ma quali danni più di quelli che ha causato il Piano paesaggistico regionale! Avrà fatto anche qualche cosa egregia, ma voi non avete idea di quanta gente ha messo in ginocchio. Voi continuate a difendere posizioni indifendibili e vi attardate a parlare di questo problema, accusando noi di essere dei cementificatori. Noi non vogliamo essere cementificatori, noi vogliamo modificare il piano casa, che è all'attenzione della Commissione.

Non condivido peraltro neanche le considerazioni che ha fatto il mio collega Campus, che vive una realtà probabilmente diversa da quella che vivo io, diversa da quella che vivono molti di noi, perché Sassari ha una specificità completamente diversa rispetto al resto della Sardegna. Capisco e giustifico le sue considerazioni, ma non le condivido. La dialettica è necessaria, è indispensabile, ma dobbiamo fare proprio qui in quest'Aula questo esercizio?

Su un articolo di legge che prevede una proroga si può essere d'accordo oppure no, ma richiamare tutto lo scibile umano per dire che non si è d'accordo credo non sia giustificabile, soprattutto in un momento nel quale, ripeto, la Sardegna ha bisogno di chiarezza. C'è chiarezza da parte della maggioranza, che vuole l'approvazione di questo articolo, c'è contrarietà da parte del centrosinistra. Benissimo, è legittimo, ma utilizziamo toni diversi perché certamente quelli usati non sono assolutamente produttivi. Grazie.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Gian Valerio Sanna. Ne ha facoltà.

SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Signor Presidente, vorrei ringraziarla per aver consentito che gli studenti in visita questa mattina andassero via presto e fosse loro evitato di ascoltare nel merito questo dibattito: un dibattito strano, irreale, indegno di un parlamento. C'è chi interviene dalla parte destra dell'emiciclo e dice: "Questa legge è una porcheria, ma la voto". Un altro dice: "Nel nostro Gruppo siamo pieni di perplessità, ma la votiamo". Da questo punto di vista è eroica l'affermazione del collega Pittalis, per il quale questa legge è addirittura un "capolavoro artistico"! Voglio dire che qualcuno di voi deve spiegarci di che cosa si sta parlando! La nostra funzione è quella di dire "sì, sì", oppure "no, no", e non affermare che ci sono degli ibridi che circolano in quest'Aula, dei fantasmi, delle cose strane. In una società che vuole trovare una direzione di marcia, se noi non siamo chiari e coerenti, che orientamento vogliamo dare? Questo è il degrado della politica, questo è il fallimento di questa esperienza: l'incapacità di essere autentici, veri, onesti, leali!

E la lealtà sta nei numeri: sul piano casa in Sardegna sono state presentate circa 8.500 domande (parlo solo delle domande presentate, perché per quanto riguarda le domande ammissibili il dato è diverso). Se raffrontate questo dato con il patrimonio edilizio della Sardegna, la totalità delle domande rappresenta l'1,03 per cento. Vi basta? O dobbiamo dire anche che, siccome tutta la seconda parte del piano casa è inattuabile, è impercorribile, quella cifra si riduce e pure di molto? Basta questo o c'è bisogno di aggiungere qualche altra cosa? O c'è bisogno di sentir dire ancora dal Capogruppo della maggioranza di questo Consiglio che l'industria è finita e il mattone è l'unica nostra speranza?

DIANA MARIO (P.d.L.). Non dica falsità, onorevole Sanna!

SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Vorrei ricordare che la crisi congiunturale che si è sviluppata nel 2008 è nata dalle perdite generate dalla bolla edilizia americana, per il semplice fatto che si è incrementata un'offerta dietro a una domanda che non poteva essere pari. E che cosa abbiamo fatto noi? Abbiamo messo in piedi una bolla immobiliare nostrana, una specie di cura omeopatica, si potrebbe dire, frutto del genio italico. Cioè in tutto il mondo il sistema economico implode per quella esagerazione e noi propiniamo una cura omeopatica sempre sullo stesso settore! La politica deve analizzare queste cose e deve spiegarne il perché.

Avete detto: "Questa legge è inattuabile". E chi l'ha concepita? Noi? Noi che vi abbiamo controproposto che piano casa significava rispondere alla domanda di prima casa, di completamento del sistema casa, di completamento del "non finito", all'esigenza di disporre di alcune risorse per incentivare il privato a mettere anche le sue? Chi è il genius di questa legge, Assessore Rassu? E' l'eminenza grigia che continua a governare il suo Assessorato, che non è più Assessore, ma che ha fatto questa legge e che forse chiede oggi questa proroga. Lei è sicuro che questa legge sia la rappresentazione della sua visione del problema? O non dovrebbe forse rappresentare la visione di una realtà e di una società che sta facendo domande diverse?

Desidero leggervi un passo. La verità è questa: gli imprenditori italiani vincenti provengono dal cemento, loro stessi sono parte del ciclo del cemento: le ditte in subappalto, la sabbia, il pietrisco, i camioncini zeppi di operai che lavorano di notte e scompaiono al mattino, le impalcature marce, le assicurazioni fasulle, i morti nei cantieri. Lo spessore delle pareti è ciò su cui poggiano i trascinatori dell'economia italiana. La Costituzione dovrebbe cambiare, vi si dovrebbe scrivere che si fonda sul cemento e sui costruttori. Sono loro i padri di questa Repubblica e sono stati loro, i palazzinari, ad aver tirato per lo scalpo l'Italia affossata dal crac Sindona e dalla condanna senza appello del Fondo monetario internazionale.

C'è qualcosa che cambia rispetto a questo?

PITTALIS (P.d.L.). Chi l'ha scritto?

SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Roberto Saviano.

PITTALIS (P.d.L.). Ah, ecco, mi sembrava di averlo già sentito!

SANNA GIAN VALERIO (P.D.). So che voi non avete per lui molta simpatia, però qualche verità in quel che ha scritto in fondo c'è!

Questa proroga è una cosa inutile, Assessore, e dimostra politicamente la qualità, la cifra di questa vostra maggioranza. Un Governo che capisce che una norma non ha prodotto degli effetti fa autocritica, non proroghe; fa autocritica e si domanda a che cosa gli serva la proroga. Questa proroga non serve a niente, perché tutte le domande che sono state presentate nei termini possono avere esito anche dopo la scadenza dei termini. Questa norma che voi proponete proroga di sei mesi la possibilità di avviare i cantieri, non di accogliere le domande. E' così, perché l'accordo Stato-Regioni prevedeva un limite a quella legge, che è un limite straordinario, dovuto al fatto che voi, anche con questa proroga, state ulteriormente commissariando i comuni rispetto alla loro potestà di governare con equilibrio i bisogni abitativi con le capacità di trasformazione territoriale. Sono state presentate 8.500 domande, cioè l'1 per cento, e ci sono 1.000 alloggi di edilizia pubblica da costruire, il "non finito" che galoppa e i soliti grandi costruttori che fanno volteggiare le loro gru. Altro che piccola impresa, altro che risposta all'economia!

Noi siamo stati i primi a dirvi, qualche anno fa, che riconoscevamo la crisi economica che stavamo affrontando, ma che la risposta non stava nella deregulation scaricata sulle spalle dei risparmiatori privati, dei cittadini, che tra l'altro non hanno la forza di investire, perché con questa incertezza della congiuntura economica nessuno mette i soldi a rischio, si tiene il proprio tesoretto per sopravvivere.

Capisco, invece, che questa proroga vi serva per traguardare obiettivi più lusinghieri nella riforma del Piano paesaggistico. Io vi sto parlando con un tono che è proporzionale, Assessore, al fatto che sottolineava il collega Mario Diana, a cui prude molto, il fatto cioè che il Piano paesaggistico, nel bene e nel male, rimane vivo e al centro del patrimonio giuridico di questa Regione. Può piacere o non piacere, ma quello è stato un segnale di svolta sul quale passa la differenza fra la vostra e la nostra concezione dello sviluppo. La vostra concezione è storicizzata, è antica e si basa sul far costruire, sull'occupare. L'Italia è la nazione con il più basso indice di crescita demografica d'Europa ed è la seconda nazione europea per consumo di suolo intatto: 244 mila ettari all'anno! E questo non avviene in un contesto territoriale simile a quello del Sudan o della Libia, dove tutto è territorio libero, ma avviene nel Paese europeo che da solo possiede il 52 per cento della totalità dei beni culturali, paesaggistici e monumentali del mondo. Non d'Europa, del mondo! Questo fatto avrebbe dovuto suggerirci una legislazione del tutto straordinaria per dare il segnale che questa ricchezza, questo tesoro era il motivo centrale del valore che ha assunto nella nostra Costituzione l'articolo 9. E infatti l'Italia, altro paradosso, è uno dei pochissimi Stati europei che prevedono nella propria Costituzione la salvaguardia del paesaggio, del territorio e dei beni paesaggistici.

Ma qui si fa il piano casa. Noi siamo comunque molto sereni perché non ci vorrà tanto tempo: spero che nell'arco di questa proroga arrivino ulteriori mazzate a questa politica, già interessata dalla citata sentenza che riguarda Tom Barrack, che dice una cosa semplice: le misure che voi avete proposto per favorire il rilancio dell'economia noi non le discutiamo neanche, ma siccome c'è un principio di sovraordinazione della pianificazione paesaggistica è del tutto evidente che se le volete applicare dovrete modificare quella pianificazione. E questo vale non solo per l'articolo 13 - mi spiace per i legislatori -, ma anche per l'aumento del 20 per cento dei volumi delle case nelle zone all'interno delle fasce protette; vale per tutto, perché il principio di vigenza della norma di salvaguardia è invalicabile. Ed è proprio su questo aspetto che argomentano le iniziative legislative di censura presso il Parlamento europeo e quelle avanzate presso la Corte costituzionale per dichiarare l'illegittimità di fondo di questi provvedimenti, non solo di quello sardo, ma anche di quelli di tutte le altre Regioni, perché manca la base, cioè la legge delega che poteva autorizzare le Regioni a modificare i cardini dell'impianto legislativo che ha delegato loro la trasformazione territoriale. Su queste ragioni cadranno tutte le leggi regionali e ci ritroveremo con un insieme di abusi edilizi.

Qua sta il punto, per questo noi diciamo ai tecnici comunali: state attenti, leggete bene le leggi, ragionate con la vostra testa, se ne avete la possibilità rivolgetevi a qualche avvocato, chiedete che vi venga fatto un ragionamento obiettivo, non ascoltate il fiume ideologico che trasmettono le forze politiche, a partire da quest'Aula, paratevi le spalle da eventuali rogne! Se fossi un tecnico comunale non rilascerei nessuna autorizzazione, essendo responsabile dell'interpretazione della norma. Ma sto predicando il rispetto della legalità a chi? A chi fa delle norme quello che vuole? A chi trasforma continuamente il legittimo in illegittimo? Per chi, mi spiegate per chi? Per il fantasma dell'assessore Asunis, che si è distinto per grandi funzioni strategiche, per visioni disinteressate? Per quelli che nel suo Assessorato, assessore Rassu, vedono le istruttorie negative degli Uffici per mancanza di documenti essenziali sulle lottizzazioni, alle quali però quindici giorni dopo viene dato il via libera perché proseguano l'iter in sede di CTRU? Su queste cose bisognerà pur dire qualcosa!

Di che cosa stiamo parlando, del rispetto delle leggi? Giustamente le sentenze dei tribunali assumono un tono sempre più interlocutorio, perché hanno capito che contro i sordi non c'è niente da fare, non servono neanche gli apparecchi acustici! Stiamo parlando della modifica del Piano paesaggistico con gli strumenti previsti? Allora la domanda è semplice: qual è il piano casa che serve in questo momento? E ce ne sarebbero di cose da fare! La legge numero 29 è stata un pilastro, una giusta intuizione della legislazione regionale. Perché non mettere risorse per questa legge e dire ai comuni: fate in fretta a completare i piani particolareggiati perché concorrerete alla ripartizione delle risorse per migliorare i vostri comuni anziché, come dicevano i colleghi Campus e Lotto, per demolire e ricostruire cose di pregio. Perché non si rendono disponibili alcune somme per aiutare, a fondo perduto, i privati a completare il "non finito" e a rimettere a posto i nostri centri storici e i nostri abitati?

Perché non si dà un colpo di mano per favorire l'accesso stabile al credito agevolato per acquistare patrimonio esistente? Ce ne sarebbero di cose da fare! Ma lei, Assessore, è nella stessa disgrazia dei ministri che si ritrovano con un ministro al bilancio, come l'assessore La Spisa, il cui motto è: zero lire, zero storie. Però i soldi si trovano per fare mille cose inutili! L'economia o la si favorisce o non la si favorisce, ma per favorirla occorre fare anche qualche rinuncia, e noi ve l'abbiamo suggerito. Vi abbiamo anche detto che siamo disponibili a individuare delle semplificazioni amministrative che ci mettano in condizioni di aprire i cantieri subito. E la Giunta ha pensato arbitrariamente, senza che noi glielo avessimo indicato - a proposito di legalità! -, che per l'accelerazione dell'apertura dei cantieri bisognava chiedere un cofinanziamento ai comuni. Ma chi l'ha detto? Chi se lo è inventato? Chi è il genio che si inventa queste cose sulle opere pubbliche?

Da una parte prevedete la proroga di queste inutilità, per non dire di queste porcherie, e dall'altra parte vi complicate la strada su una norma che - ve l'abbiamo detto - siamo disposti a semplificare ulteriormente per riavviare il motore dei lavori pubblici e dell'economia! Se gli studenti non fossero andati via avremmo spiegato loro che siamo dei matti, che siamo gente priva di buon senso, che loro non devono essere instradati in questo percorso di contraddizioni e illogicità e che la politica non serve a nulla se resta così. E non mi si dica che servono le risorse per pensare bene; si pensa bene se si ha la testa attaccata al collo, e in quest'Aula si deve lavorare esclusivamente al servizio della collettività.

Invece si vogliono favorire le lobby affaristiche degli imprenditori edili, le corporazioni dei costruttori, che si lamentano, ma che sono sempre gli stessi e non le piccole imprese artigiane, che sono ormai chiuse, morte, sepolte, mentre noi stiamo ancora discutendo di queste cose. Infine ci sono le esigenze di qualche geometra un po' fallito e con poco lavoro qualificato, il quale con queste pratiche potrebbe sopravvivere qualche settimana in più.

Non è questa la prospettiva della Sardegna. La prospettiva della Sardegna è investire su quello che ha, su quello che può conservare, su quello che può migliorare. E le lezioni che insegnano questo ci sono, ma non ve le abbiamo date noi, ve le hanno date i tribunali dello Stato. Ascoltate almeno loro, perché se non ascoltate neanche loro vi rimane solo da ascoltare la voce silenziosa e insinuante di quegli affaristi che hanno già messo troppo nei guai l'esperienza politica di questa legislatura.

PRESIDENTE. I lavori del Consiglio riprenderanno questo pomeriggio, alle ore 16 e 30. Per le ore 16 è convocata la Conferenza dei Capigruppo.

La seduta è tolta alle ore 14 e 12.



Allegati seduta

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CXCIV Seduta

(ANTIMERIDIANA)

Martedì 19 aprile 2011

Presidenza della Presidente LOMBARDO

indi

del Vicepresidente COSSA

indi

della Presidente LOMBARDO

La seduta è aperta alle ore 10 e 05.

MARIANI, Segretario, dà lettura del processo verbale della seduta pomeridiana del 10 marzo 2011 (187), che è approvato.

Congedi

PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Paolo Maninchedda, Marco Meloni ed Efisio Planetta hanno chiesto congedo per la seduta antimeridiana del 19 aprile 2011.

Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.

Comunicazioni del Presidente

PRESIDENTE. Comunico di aver nominato, in data 6 aprile 2011, gli onorevoli Giulio Steri, Francesco Meloni e Luciano Uras componenti della Giunta delle elezioni in sostituzione, rispettivamente, degli onorevoli Andrea Biancareddu, Pietro Fois e Massimo Zedda.

Annunzio di presentazione di proposta di legge

PRESIDENTE. Comunico che sono state presentate le seguenti proposte di legge:

Agus - Barracciu - Cocco Pietro - Diana Giampaolo - Espa - Uras - Zedda Massimo:

"Istituzione della Fondazione "Patrimonio culturale della Sardegna"". (276)

(Pervenuta il 5 aprile 2011 e assegnata all'ottava Commissione.)

Annunzio di interrogazioni

PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interrogazioni pervenute alla Presidenza.

MARIANI, Segretario:

"Interrogazione Lai, con richiesta di risposta scritta, sulla soppressione dell'unico punto di erogazione del servizio scolastico primario di Su Canale (Comune di Monti)". (554)

"Interrogazione Fois, con richiesta di risposta scritta, sulla paventata chiusura del reparto di diabetologia dell'Ospedale di Alghero". (555)

"Interrogazione Moriconi - Cuccu - Porcu, con richiesta di risposta scritta, sulle gravi problematiche aperte a seguito della decisione unilaterale del Governo di trasferire 700 migranti tunisini a Cagliari e accoglierli nell'ex caserma dell'Aeronautica militare sita in viale Elmas". (556)

"Interrogazione Amadu, con richiesta di risposta scritta, sulla situazione finanziaria della Società di gestione dell'Aeroporto di Alghero (Sogeaal) e sull'incidenza delle assunzioni effettuate nell'ultimo biennio". (557)

"Interrogazione Capelli, con richiesta di risposta scritta, sulla mancata equiparazione del personale del Corpo forestale alle forze del comparto sicurezza". (558)

"Interrogazione Cocco Daniele Secondo - Salis - Mariani, con richiesta di risposta scritta, sul gravissimo danno causato alle zone del Goceano dalla riduzione delle tratte servite dall'ARST". (559)

"Interrogazione Cocco Daniele Secondo, con richiesta di risposta scritta, sulla mancata attuazione del piano di intervento per la lotta alla Lymantria dispar e al Malacosoma neustrium per l'anno 2011, in particolare nei territori del Goceano, del Logudoro, del Monte Acuto e dell'Anglona". (560)

"Interrogazione Barracciu - Cucca - Espa, con richiesta di risposta scritta, sul dirottamento verso l'Ospedale di Sassari di una donna gravida interessata da distacco della placenta ed emorragia rivoltasi all'Ospedale di Sorgono e indirizzata in prima istanza a Nuoro". (561)

"Interrogazione Barracciu - Pittalis - Cucca - Capelli - Mariani - Mula, con richiesta di risposta scritta, sulla riduzione delle cure fisioterapiche domiciliari a un giovane di Teti (NU) affetto da tetraparesi spastica". (562)

"Interrogazione Locci, con richiesta di risposta scritta, sulla installazione di un radar da parte della Guardia di finanza in località Capo Sperone nell'Isola di S. Antioco". (563)

"Interrogazione Agus, con richiesta di risposta scritta, in merito all'acquisizione del Centro di cura Santa Maria Assunta di Guspini". (564)

Annunzio di interpellanze

PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interpellanze pervenute alla Presidenza.

MARIANI, Segretario:

"Interpellanza Planetta - Dessì - Maninchedda - Sanna Giacomo sulle problematiche connesse al bando della legge regionale n. 7 del 2007 "Giovani ricercatori"". (214)

"Interpellanza Solinas Antonio - Sanna Gian Valerio - Bruno sulla situazione dello scalo aeroportuale di Oristano-Fenosu". (215)

"Interpellanza Sechi - Uras - Zedda Massimo - Zuncheddu sulla mancata informativa riguardante la costituzione in giudizio sul ricorso presentato dal Presidente del Consiglio dei ministri n. 3 del 27 gennaio 2011 avverso la legge regionale 19 novembre 2010, n. 16 (Disposizioni relative al patto di stabilità territoriale)". (216)

"Interpellanza Uras - Ben Amara - Sechi - Zedda Massimo - Zuncheddu sui progetti personalizzati della legge n. 162 del 1998". (217)

"Interpellanza Salis - Cocco Daniele Secondo - Mariani sul gravissimo danno causato alla Regione Sardegna dall'aumento delle tariffe nel trasporto marittimo". (218)

"Interpellanza Salis - Cocco Daniele Secondo - Mariani sulla necessità di delineare l'esatta qualificazione giuridica delle guardie particolari giurate riconoscendo alle stesse uno specifico status giuridico". (219)

"Interpellanza Sanna Gian Valerio - Bruno - Soru sull'autorizzazione di 14 piani di lottizzazione nel Comune di Castiadas e sulla violazione delle norme paesaggistiche". (220)

"Interpellanza Salis - Cocco Daniele Secondo - Mariani sulla nomina illegittima del presidente del consiglio d'amministrazione dell'ERSU di Cagliari, sulla situazione di illegalità in esso esistente a seguito dell'errata approvazione del nuovo statuto e sulla disparità normativa applicata per l'ERSU di Sassari". (221)

"Interpellanza Sechi - Bruno sulla gravissima situazione in cui versano i servizi sanitari del Comune di Alghero". (222)

"Interpellanza Salis - Cocco Daniele Secondo - Mariani sulla necessità di dare applicazione alla legge 29 luglio 1949, n. 717, recante "Norme per l'arte negli edifici pubblici"". (223)

"Interpellanza Uras - Sechi - Zedda Massimo sulla predisposizione ed attuazione del Piano straordinario a favore dei giovani e degli adolescenti, ed in particolare del progetto regionale Sardegna under 30". (224)

"Interpellanza Uras - Sechi - Zedda Massimo - Ben Amara sulla situazione degli immigrati provenienti, soprattutto, dalle aree di instabilità politica e di guerra del Nord Africa e in generale dei paesi del Mediterraneo". (225)

Annunzio di mozioni

PRESIDENTE. Si dia annunzio delle mozioni pervenute alla Presidenza.

MARIANI, Segretario:

"Mozione Porcu - Bruno - Uras - Salis - Capelli - Agus - Barracciu - Ben Amara - Cocco Daniele Secondo - Cocco Pietro - Corda - Cucca - Cuccu - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Sechi - Solinas Antonio - Soru - Zedda Massimo - Zuncheddu sulle notizie apparse a mezzo stampa sull'apertura di un distaccamento NATO e sul grave ritardo nei progetti di riconversione turistica dell'Arcipelago di La Maddalena, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento". (125)

"Mozione Bruno - Uras - Salis - Agus - Barracciu - Ben Amara - Corda - Cocco Daniele Secondo - Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Diana Giampaolo - Espa - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Sechi - Solinas Antonio - Soru - Zedda Massimo - Zuncheddu sul Programma operativo regionale (POR) FESR 2007-2013, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento". (126)

PRESIDENTE. Considerata la scarsa presenza di consiglieri in aula, sospendo la seduta per dieci minuti, sino alle ore 10 e 24. Prego i colleghi Capigruppo di richiamare i consiglieri in aula.

(La seduta, sospesa alle ore 10 e 14, viene ripresa alle ore 10 e 26.)

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Giampaolo Diana. Ne ha facoltà.

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Signora Presidente, mi rendo conto che per lei è un compito ingrato, ma le chiederei una sospensione dei lavori per consentire a un numero congruo di consiglieri di essere presente, altrimenti saremo costretti a chiedere la verifica del numero legale, ma vorremmo evitarlo.

PRESIDENTE. Onorevole Diana, se acconsentiamo sempre a sospendere la seduta in attesa che arrivino i consiglieri si prende di nuovo questa abitudine e si arriva in aula quando si vuole. C'è la possibilità per le opposizioni di chiedere la verifica del numero legale, che è l'unico modo per costringere i consiglieri a stare in aula. Quindi non accolgo la sua richiesta.

DIANA GIAMPAOLO (P.D.). Allora chiedo la verifica del numero legale.

PRESIDENTE. Chi appoggia la richiesta?

(Appoggia la richiesta il consigliere Vargiu.)

Verifica del numero legale

PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.

(Segue la verifica)

Prendo atto che i consiglieri Cappai, Dedoni, Diana Giampaolo, Locci e Rassu sono presenti.

Risultato della verifica

PRESIDENTE. Sono presenti 27 consiglieri.

(Risultano presenti i consiglieri: Capelli - Cappai - Cossa - Cuccureddu - Dedoni - Dessi' - Diana Giampaolo - Diana Mario - Greco - Lai - Locci - Lombardo - Meloni Francesco - Mula - Mulas - Obinu - Peru - Pitea - Randazzo - Rassu - Rodin - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Matteo - Steri - Vargiu - Zedda Alessandra.)

Poiché il Consiglio non è in numero legale, sospendo i lavori per trenta minuti, sino alle ore 11.

(La seduta, sospesa alle ore 10 e 28, viene ripresa alle ore 11.)

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.

BRUNO (P.D.). Presidente, chiedo la verifica del numero legale.

PRESIDENTE. Chi appoggia la richiesta?

(Appoggia la richiesta la consigliera Zuncheddu.)

Seconda verifica del numero legale

PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.

(Segue la verifica)

Prendo atto che i consiglieri Amadu, Biancareddu, Bruno, Cappai, Contu Mariano, Dedoni, Mulas, Piras, Tocco e Zuncheddu sono presenti.

Risultato della verifica

PRESIDENTE. Sono presenti 35 consiglieri.

(Risultano presenti i consiglieri: Amadu - Biancareddu - Bruno - Campus - Capelli - Cappai - Contu Felice - Contu Mariano - De Francisci - Dedoni - Dessi' - Floris Rosanna - Greco - Lai - Locci - Lombardo - Mariani - Meloni Francesco - Mula - Mulas - Murgioni - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Rassu - Rodin - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Steri - Tocco - Zedda Alessandra - Zuncheddu.)

Poiché il Consiglio non è in numero legale, sospendo i lavori per trenta minuti, sino alle ore 11 e 30.

(La seduta, sospesa alle ore 11 e 02, viene ripresa alle ore 11 e 34.)

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Bruno. Ne ha facoltà.

BRUNO (P.D.). Chiedo la verifica del numero legale.

PRESIDENTE. Chi appoggia la richiesta?

(Appoggia la richiesta il consigliere Steri.)

Terza verifica del numero legale

PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.

(Segue la verifica)

Prendo atto che i consiglieri Bruno, Cappai, Meloni Valerio e Milia sono presenti.

Risultato della verifica

PRESIDENTE. Sono presenti 60 consiglieri.

(Risultano presenti i consiglieri: Agus - Amadu - Barracciu - Ben Amara - Biancareddu - Bruno - Campus - Capelli - Cappai - Cocco Daniele - Cocco Pietro - Contu Felice - Corda - Cossa - Cuccu - Cuccureddu - De Francisci - Dedoni - Dessi' - Diana Giampaolo - Diana Mario - Espa - Floris Rosanna - Greco - Lai - Locci - Lombardo - Lotto - Manca - Mariani - Meloni Francesco - Meloni Valerio - Milia - Moriconi - Mula - Mulas - Murgioni - Obinu - Peru - Petrini - Piras - Pitea - Pittalis - Porcu - Randazzo - Rassu - Rodin - Sabatini - Sanjust - Sanna Giacomo - Sanna Gian Valerio - Sanna Matteo - Sanna Paolo - Sechi - Solinas Antonio - Steri - Stochino - Tocco - Vargiu - Zedda Alessandra.)

Poiché il Consiglio è in numero legale, possiamo proseguire.

Discussione generale della proposta di legge Sanna Matteo - Contu Felice - Meloni Francesco - Murgioni - Peru - Diana Mario: "Proroga dei termini di cui alla legge regionale 23 ottobre 2009, n. 4 (Disposizioni straordinarie per il sostegno dell'economia mediante il rilancio del settore edilizio e per la promozione di interventi e programmi di valenza strategica per lo

sviluppo)" (273/A)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge numero 273/A. Dichiaro aperta la discussione generale.

Ha facoltà di parlare il consigliere Matteo Sanna, relatore.

SANNA MATTEO (U.D.C.-FLI), relatore. Signora Presidente, signori della Giunta, colleghi, nel corso dell'esame del disegno di legge numero 265, presentato dalla Giunta e concernente modifiche e integrazioni alla legge regionale numero 4 del 2009, è emersa con forza nella quarta Commissione la consapevolezza che la complessità delle norme modificative proposte non ne avrebbe certamente consentito l'approvazione, e quindi la successiva entrata in vigore, entro il termine ultimo di validità della vigente normativa che, come ben sapete, è fissato al 1° maggio del 2011. Pertanto, al fine di evitare effetti devastanti e anche pregiudizievoli per l'intera collettività isolana, visto soprattutto che la legge regionale numero 4 del 2009 incomincia a produrre i primi effetti positivi e ad avere anche una ricaduta sull'economia locale, abbiamo predisposto la presente proposta di legge, che si compone di due articoli e che contiene esclusivamente la proroga dei termini contenuti nella normativa vigente, estendendo di ulteriori sei mesi la disciplina attuale.

Così facendo consentiamo intanto alla Commissione e alle forze politiche in essa presenti un più approfondito e consapevole esame delle problematiche della normativa stessa, dopo di che per tali considerazioni noi invitiamo l'Aula e i componenti della Commissione a una rapida discussione e approvazione della presente proposta di legge, con l'impegno che già da domani mattina, visto che è all'ordine del giorno l'esame delle modifiche e delle integrazioni alla legge numero 4, la Commissione riprenda i lavori affinché, dopo un confronto con le associazioni di categoria, con l'ANCI, con le rappresentanze degli enti locali e con i sindacati, si possa arrivare, con il contributo prezioso anche dello staff dell'Assessore competente per materia e dello stesso Assessore, a esitare un testo che possa veramente migliorare e in modo particolare superare le difficoltà interpretative che hanno caratterizzato tutto l'iter applicativo della legge. Grazie, colleghi.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Gavino Manca. Ne ha facoltà.

Ricordo ai colleghi che intendono intervenire che si devono iscrivere entro la fine dell'intervento dell'onorevole Manca, il quale ha a disposizione venti minuti.

MANCA GAVINO (P.D.). Signora Presidente, colleghi consiglieri, signor Assessore, presidente Sanna, ci troviamo a discutere oggi - passatemi un esempio cinematografico - la nuova puntata di un film che doveva svolgersi in un'unica puntata. Ci sono state finora tre puntate (la legge numero 4, la modifica alla legge numero 4, bocciata a voto segreto da quest'Aula, e questa ulteriore proroga di centottanta giorni rispetto al Piano casa) e in più ci ritroviamo ad aspettare un'altra parte del film che è ancora registrazione, come diceva il consigliere Sanna, e che andrà "in visione" nelle prossime settimane in Commissione.

Permettetemi questo paragone proprio perché, purtroppo, una cosa che sarebbe dovuta essere abbastanza seria si sta trasformando in una sorta di commedia un po' ironica. Questo per dire, senza polemica, come stanno oggettivamente le cose. Ci si potrebbe chiedere come mai stia accadendo tutto questo e io provo a dare una risposta, che cercherò di giustificare successivamente sviluppando il mio ragionamento. La risposta è questa: una maggioranza sorda, sorda fin dal primo momento, che non ha avuto la capacità - l'attuale Assessore è subentrato successivamente - di ascoltare quelle che erano le preoccupazioni, le esigenze messe in campo e specialmente le proposte della minoranza.

Lo dico in premessa, in maniera tale che rimanga agli atti e questo fatto non venga strumentalizzato dal punto di vista politico: il Partito Democratico non si è detto in maniera preconcetta contrario al piano casa, anzi è stato promotore di una proposta di legge e ha avanzato proposte alternative lungo il percorso della legge, proprio per cercare innanzitutto di realizzare le finalità per cui è nato il piano casa, e cioè la ripartenza del tessuto produttivo della nostra regione, il riavvio dell'attività edilizia in particolare, ma anche di quella delle piccole imprese artigiane e di numerose altre attività che oggettivamente vivono, tutti lo sappiamo, un momento di grandissima difficoltà.

Questo è ciò che era scritto nella nostra proposta di legge. Ciò che non vi era scritto, ma che si voleva mettere in evidenza e su cui si esortava la maggioranza era evitare quello che invece purtroppo sta accadendo, ovvero il depauperamento dei beni nella fascia dei 300 metri (un intervento sui beni tutelati sarà riproposto nel nuovo provvedimento di legge che discuteremo in Commissione). Si è esortata la maggioranza a non intervenire sulle zone agricole o a non dare la possibilità di edificare in agro senza nessun tipo di controllo. Si è esortata la maggioranza a dare spazio eventualmente a interventi finanziari all'interno del piano casa per sostenere iniziative come il completamento del "non finito". E' una nostra proposta. Sappiamo che nei nostri centri, specialmente in quelli piccoli, in moltissimi casi le costruzioni vengono iniziate e poi lasciate a metà per difficoltà finanziarie. Noi abbiamo proposto cose innovative, come quella di mettere a disposizione dal bilancio regionale risorse finanziarie per aiutare questi cittadini a togliere da sotto il mattone i piccoli risparmi conservati e a utilizzarli per far riprendere l'attività edilizia e l'economia in generale.

Abbiamo proposto interventi mirati: sostegno economico alle iniziative vere, sostegno per la prima casa a favore di chi ancora non ce l'ha. Abbiamo esortato la maggioranza, ad esempio, a verificare un tema di cui purtroppo in questi giorni si sta parlando. Lo cito perché - e lo dico con rammarico - anche in Commissione da parte dell'ANCI regionale c'è stata una sorta di nuova proposta. Abbiamo esortato la maggioranza a dire: "Non concediamo opportunità di aumentare la volumetria a chi ha commesso un abuso che poi non ha provveduto a sanare", cosa che è già stata fatta in altre regioni, come la Liguria e la Lombardia. Noi abbiamo esortato la maggioranza a prendere almeno questa posizione, che è una posizione di moralità, di rispetto dei principi e di rispetto dei cittadini che si sono comportati in maniera leale nei confronti del comune, dell'ente locale e dello Stato. Questo non è accaduto e l'ANCI l'altro giorno in Commissione - spero che arrivi una smentita o che ci sia un ripensamento - ha addirittura proposto di sanare alcuni edifici irregolari. Per cui per chi ha costruito abusivamente praticamente mettiamo in campo una sanatoria, partendo dal presupposto che concediamo l'opportunità di demolire e ricostruire col bonus volumetrico. Certo, ma lo concediamo a chi ha avuto una concessione edilizia legittima, non a chi ha costruito, sia pure per esigenze familiari o quel che sia, la camera in più.

Mi auguro che questa posizione venga ritrattata, venga rivista, perché mi sembrerebbe veramente, da parte dei nostri amministratori locali, un assalto rispetto a quelli che sono i diritti e specialmente i principi rispettati dalla maggioranza dei cittadini.

PITTALIS (P.d.L.). E' proprio mancanza di argomenti!

MANCA GAVINO (P.D.). Può essere, onorevole Pittalis, ma sto parlando di cose vere. Non mancano gli argomenti, onorevole Pittalis, forse manca la capacità di ascoltare quello che si dice. In altre condizioni, lo dico con grande rispetto, probabilmente saremmo riusciti ad andare avanti sui temi che stiamo affrontando oggi. Intendo dire che tutto ciò che noi abbiamo proposto non è stato considerato e purtroppo adesso dobbiamo ascoltare le sentenze dei giudici, che parlano chiaro, che esplicitano in maniera chiara le nostre forti preoccupazioni rispetto alla modifica del Piano paesaggistico regionale.

Assessore, ribadisco in quest'Aula che su alcune parti del Piano paesaggistico regionale sono convinto che bisognasse fare un supplemento di istruttoria, che si potessero modificare alcuni interventi. L'ho detto più volte, lo ripeto e me ne assumo la responsabilità in quest'Aula, però non si può accettare l'atteggiamento seguito da questa maggioranza, quello cioè di introdurre modifiche al Piano paesaggistico in un provvedimento temporaneo, stravolgendo un percorso costruito con fatica e difficoltà (l'abbiamo vissuto tutti in quest'Aula), con il coinvolgimento degli enti locali, e in particolare dei comuni, attraverso confronti e conferenze e con i limiti che tutti abbiamo più volte riscontrato e segnalato anche nella scorsa legislatura, seppure rappresentando parti politiche diverse. Si è scelta la strada più veloce, quella di inserire le modifiche del PPR nella legge sul piano casa. Purtroppo le sentenze ce la danno in testa, toccano elementi cardine di questa legge, Assessore, mettendola in dubbio, ma avremo probabilmente l'opportunità di rivedere alcune situazioni nella nuova proposta.

Assessore, io la conosco come persona molto attenta, intelligente, politicamente avanti, per cui le chiedo: valuti insieme alla maggioranza l'opportunità di recuperare gli errori che abbiamo commesso, perché siamo ancora in tempo. Il problema, intendiamoci, non è la proroga di sei mesi che si sta proponendo oggi. Vista in un contesto complessivo potrebbe anche essere un provvedimento legittimo che gli enti locali e i cittadini forse aspettano. La nostra posizione è contraria perché le difficoltà, i disagi, le inadeguatezze sono a monte, sono nel primo provvedimento di legge. Penso, però, che durante la discussione del nuovo disegno di legge che arriverà in Commissione (come diceva poco fa il presidente Matteo Sanna) ci sarà l'opportunità di modificare queste inadeguatezze.

Tra l'altro quali sono i risultati che vediamo? Ieri abbiamo ascoltato l'intervista a un importante imprenditore della Colony Capital, Tom Barrack, il quale mette in evidenza alcuni elementi, fa un ragionamento corretto, si pone il dubbio se continuare a investire nella nostra terra, e non per le sentenze dei giudici, secondo me, perché quelle sono legate al fatto che abbiamo dato a questo signore l'opportunità di pensare che con le norme previste nel piano casa si potessero fare delle cose che in realtà non si possono fare. E tanto non si possono fare che nella precedente legislatura era stata chiusa un'intesa con la Giunta Soru.

Probabilmente, lo ripeto, se questa maggioranza avesse avuto all'inizio della legislatura la coerenza, la costanza, la capacità e specialmente la voglia di modificare il Piano paesaggistico regionale, a quest'ora, cioè dopo due anni e qualche mese, questo risultato l'avrebbe già portato a casa in maniera legittima e tranquilla, perché è chiaro che chi governa mette in campo le proprie idee e le persegue. Gli elettori hanno dato alla vostra maggioranza l'opportunità di farlo, però se si vuole prevaricare, se si vogliono superare i limiti, se si vuole far finta che le regole non esistano, poi ci si ritrova in situazioni come questa, con il rischio che imprenditori di quel livello (che non ci possiamo permettere di perdere né in questo momento né in altri) dicano: "Va bene, è andata così, cercherò altre parti del mondo per fare i miei investimenti e mi accoglieranno a braccia aperte ".

Non mi dilungo ulteriormente, ci sarà modo di riparlare di questo argomento in maniera adeguata. Annuncio già da ora che sul nuovo disegno di legge, visto che abbiamo avuto l'opportunità di mettere in campo un provvedimento di carattere urgente, appunto questa proroga di sei mesi, ci cimenteremo con proposte concrete. Non so se presenteremo una proposta di legge alternativa, come abbiamo già fatto in occasione dell'approvazione della legge numero 4, ma sicuramente presenteremo emendamenti puntuali che proporranno modifiche a quello che si vorrà fare e che noi non riterremo corretto.

Annuncio, Assessore, che il Partito Democratico, in coerenza con quanto è accaduto in precedenza, voterà contro, ma affronterà la discussione con serietà e disponibilità al ragionamento e al dialogo, partendo però dai presupposti che ho richiamato, che per noi sono imprescindibili e non possiamo lasciare in coda a nessun'altra questione.

PRESIDENTE. Salutiamo gli alunni e gli insegnanti delle classi 4E e 4D del Liceo ginnasio "Siotto Pintor" di Cagliari, che oggi assistono ai lavori del Consiglio.

E' iscritto a parlare il consigliere Porcu. Ne ha facoltà.

PORCU (P.D.). Signora Presidente, siamo in uno di quei casi in cui sia l'intervento del relatore di maggioranza sia quello del collega Manca, che in effetti possiamo considerare come una relazione di minoranza, hanno dei punti di coincidenza assoluta, cioè dicono una volta per tutte che quello del piano casa è stato un grande inganno, una promessa fatta con la grancassa ai sardi di poter realizzare una stanza in più e a chi non ha ancora una casa di poterla avere; promessa che si è rivelata, come il Partito democratico e tutto il centrosinistra avevano denunciato, impossibile, inapplicabile, inattuabile.

Quello che è successo l'avevamo già previsto: è una norma che rischia o rischiava, se non ci fossero state le sentenze del Tar, di dare il via libera a nuove edificazioni soltanto nelle coste e nell'agro, mentre sarebbe risultata di attuazione assai complessa laddove il bisogno della casa è veramente sentito e nelle zone urbane. Da poco è stato pubblicato l'annuario statistico della città di Cagliari che conferma che dalla zona urbana c'è stata una vera e propria diaspora: negli ultimi quindici anni 25 mila cagliaritani hanno lasciato la città e l'esodo è continuato puntualmente anche negli ultimi due anni.

Certamente la legge numero 4, che voi avete voluto e di cui noi abbiamo denunciato l'inattuabilità e inapplicabilità, non ha assolutamente risolto il problema. Il relatore di maggioranza ha parlato di difficoltà nell'iter di applicazione, di effetti che non si vedono. Io ricordo i tanto sbandierati 40 mila cantieri, le decine e decine di migliaia di posti di lavoro che quella legge avrebbe dovuto in qualche modo creare. Quello che è successo è sotto gli occhi di tutti. Non si è tentato di fare una norma organica che attraverso adeguati incentivi potesse favorire la riqualificazione energetica e il recupero di edifici e che prevedesse misure per l'edilizia agevolata, ma si è pensato che bastasse liberalizzare, cancellare regole, intaccare un bene importantissimo come quello paesaggistico per mettere in moto l'economia. L'idea che questa teoria, che rappresenta la deregulation, il delegiferare, il togliere regole, il fare a fette i gioielli di famiglia, potesse mettere in moto l'economia, fosse la leva per mettere in moto l'economia, è stata dagli effetti di questa legge totalmente smentita.

Come ha ben ricordato il collega Manca, il cuore della legge non era la parte legata alla riqualificazione del patrimonio edilizio esistente; il cuore della legge erano gli articoli 12 e 13. Con l'articolo 13 si metteva mano alle norme di salvaguardia del Piano paesaggistico, liberando i vecchi interventi convenzionati anche prima della sua approvazione. Il vero tentativo era quello di scardinare il Piano paesaggistico regionale per via legislativa, senza un nuovo accordo con lo Stato e nel quadro dello stesso PPR, del Codice Urbani e delle norme di grado superiore che in materia di beni paesaggistici devono essere rispettate. Quel problema è stato in parte arginato e non per capacità o volontà vostra, ma perché in quegli aspetti la norma è legittima, mentre sulla parte che poteva avere qualche senso, cioè la parte relativa alle zone urbane, ci si è arenati per la complessità di attuarla, per le diverse interpretazioni che le hanno dato gli uffici tecnici comunali. Pensate che alcuni hanno previsto la monetizzazione dei parcheggi, altri giustamente, dal loro punto di vista, non l'hanno prevista e quindi di fatto la norma si è bloccata perché non era adeguabile ai PUC e agli altri strumenti urbanistici. E poiché questo punto non è stato previsto esplicitamente in legge, c'è stata una disomogeneità nell'applicazione della stessa, a parte il fatto che forse il piano casa avrebbe dovuto essere anche l'occasione per decidere finalmente se la burocrazia comunale poteva essere sbloccata magari dando strumenti e sostegno ai comuni perché potessero meglio attrezzarsi nel dare risposte alle domande dei cittadini. Ci sono comuni dove il piano casa non può essere applicato non perché ci siano case abusive, ma perché ci sono centinaia e centinaia di pratiche che riguardano concessioni edilizie o vecchi condoni che non vengono mai istruite. Alla fine la legge sul piano casa è l'unica che si possa definire legge manifesto della vostra legislatura, legge manifesto di questa maggioranza, perché non ci sono altre leggi degne di questo nome, a parte le leggi obbligatorie, ovvero le leggi finanziarie, la leggina sugli oratori, la leggina che consente di aprire gli esercizi commerciali il 1° maggio e le leggine che hanno istituito nuove fondazioni. Quella sul piano casa è la vostra unica legge prodotta in due anni e mezzo; una legge manifesto con cui si voleva, come dire, fare economia ai danni dell'ambiente, scambiare risorse e incentivi vendendo i gioielli di famiglia e facendo balenare la risoluzione di un problema vero, quello della casa, in particolare nelle zone urbane. In realtà dietro quella promessa c'era soltanto il desiderio di concedere nuove cubature a chi magari aveva già lottizzazioni, terreni, mezzi e strumenti.

Il piano casa si è rivelato un grandissimo fallimento e credo che sia l'immagine di questa legislatura: una legislatura fatta di promesse, di promesse di facciata, di continui rinvii nei rapporti con lo Stato per quanto riguarda la vertenza entrate, di continui rinvii del momento in cui affrontare in maniera organica il problema dell'apparato industriale di questa regione, di continui rinvii per quanto riguarda la rete scolastica, di continui rinvii per quanto riguarda ancora le zone, e sono tante in Sardegna, soggette a servitù demaniale dello Stato per la presenza di poligoni militari. Lo specchio di questa legislatura, quindi, è una legge inattuata, inapplicabile che doveva essere la legge manifesto, la legge bandiera, l'unica legge che avrebbe potuto avere, come dire, dignità di respiro, ma che si è rivelata, così come la vostra legislatura, un grandissimo fallimento.

Mi sarei aspettato almeno un sussulto nella leggina di proroga che stiamo ora esaminando, che perlomeno la proroga non fosse estesa all'agro e alle coste, ma fosse limitata alle zone urbane, secondo quello che era forse l'obiettivo iniziale, ossia la riqualificazione del patrimonio urbanistico esistente. L'onorevole Manca, che è intervenuto prima di me, è stato molto chiaro: il Partito democratico non aveva una posizione di principio contraria alla riqualificazione del patrimonio urbanistico esistente, non era contrario per principio alla possibilità per i sardi di avere una casa o di moltiplicare le occasioni per avere accesso al bene casa, al diritto a un'abitazione. E infatti, proprio partendo dalle zone urbane, avevamo presentato una nostra proposta di legge che considerava questi aspetti e che voi avete scelto, credo colpevolmente, di non considerare nella stesura del testo normativo che è stato poi approvato. Credo, quindi, che oggi sia evidente a tutti i sardi che voi cercate di mettere l'ennesima toppa a una legge che non ha funzionato, a una legge per la quale la casa era solo nelle promesse, ma che di fatto era inapplicabile. Credo che oggi proprio la vostra richiesta di proroga, e non vorrei che a questa proroga ne seguissero altre, certifichi il fallimento di questa legge manifesto che di fatto segna il fallimento della capacità riformista della vostra maggioranza in questa legislatura.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Sechi. Ne ha facoltà.

SECHI (SEL-Comunisti-Indipendentistas). La legge numero 4 del 2009 è una legge nata male e cresciuta peggio. Le pessime cure che le sono state riservate non le hanno consentito di fare passi avanti, a iniziare dalle difficoltà nelle quali si sono trovate le amministrazioni comunali nell'applicarla, perché in essa si è cercato di introdurre norme, articoli, proposte che dovevano, come dire, fare da testa d'ariete per far crollare quello che era stato visto come un nemico della facile edificabilità in Sardegna, ovvero il Piano paesaggistico regionale.

Alla legge numero 4, che ci ha tenuti inchiodati a quest'Aula per diversi giorni, ha fatto seguito la circolare degli indirizzi applicativi, approvata in Giunta nel marzo del 2010; una circolare predisposta e resa pubblica, con enfasi e autoritarismo, a sostegno di illegalità e confusione. Questo è il risultato, con i commenti che sono venuti anche da larga parte dei vostri sostenitori: un autentico proclama di contraddizioni e trabocchetti che hanno reso difficile l'applicabilità di questa legge. E' arrivato poi il piano casa 2, ovvero il tentativo di mettere mano, nella consapevolezza di aver fallito, a una legge che è stata saggiamente bocciata in Aula, perché effettivamente era un tormentone dal quale sembrava impossibile uscire.

Oggi, mentre è in corso l'elaborazione dell'ennesimo progetto di legge sul piano casa, arriva questo provvedimento di proroga di sei mesi di quella legge pastrocchio. Un rinvio non si nega a nessuno, ma mi chiedo perché, a che pro? Il relatore Matteo Sanna ha parlato di un barlume che si incomincia a intravedere sui positivi effetti della legge numero 4. Vero è che quel concetto che era stato messo in campo, il rilancio dell'economia in Sardegna, perché il piano casa a questo doveva servire, non ha sortito nessun effetto. A nostro avviso è necessario cambiare rotta, è arrivato il momento di invertire la rotta, di tornare indietro rispetto a questa proposta assurda. Noi crediamo che sia arrivato il momento di dire basta a nuovi volumi, basta a nuove costruzioni, basta agli ampliamenti. E' necessario intervenire in questo comparto in modo completamente diverso ed è per questo che occorre una nuova legge. Stiamo perdendo tempo inseguendo una legge che si è rivelata fallimentare, com'è stato detto prima; occorre una legge che dia risposte soprattutto a chi ha bisogno della prima casa, lo abbiamo detto più volte intervenendo in quest'Aula, perché rimane comunque il problema drammatico di quelle famiglie che non hanno una casa e alle quali non viene data nessuna risposta.

Bisogna riqualificare il patrimonio edilizio esistente, questo potrebbe essere un vero progetto di rilancio dell'edilizia e quindi dell'economia. Bisogna dotare quest'Isola di un serio piano di servizi e rilancio del settore delle opere pubbliche, soprattutto per migliorare la condizione di vita nelle nostre città e nei nostri paesi. Se dovessimo equiparare le leggi al mondo delle imprese, credo che sarebbe arrivato il momento di nominare un curatore fallimentare per la legge numero 4, perché è una legge totalmente fallita, che non ha tenuto in piedi una sola chance, una sola opportunità di intervento e di rilancio né dell'economia né del settore edilizio. E' l'impianto dell'intera legge che è fallimentare; una legge inadeguata ed equivoca, che confligge con diverse leggi dello Stato, tant'è che ne è stata proposta l'incostituzionalità nelle sedi adeguate perché confligge soprattutto con la Costituzione repubblicana.

Che cos'altro aggiungere? Come ho detto prima, occorre un'inversione di tendenza. Dobbiamo prendere atto che il mondo sta cambiando, che sono finiti i tempi delle vacche grasse, i tempi in cui era facile arricchirsi attraverso l'edilizia e il consumo del territorio, in cui era facile creare nuove ricchezze alimentando, però, nel contempo nuove povertà. Responsabilmente tutti, noi per primi, dobbiamo fare marcia indietro, dobbiamo richiamarci a un atteggiamento più austero, più consapevole del momento che stiamo vivendo, a iniziare dal settore dell'edilizia, e quindi a un maggiore rispetto del territorio e del paesaggio, che rappresenta il nostro valore più alto e va salvaguardato e mantenuto integro fin dove è ancora possibile, per noi tutti, ma soprattutto per le generazioni future. Ed è per questa ragione che noi in ogni caso voteremo contro questa proposta di legge e quindi contro la possibilità di prorogare una legge fallimentare come la legge numero 4 del 2009.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Moriconi. Ne ha facoltà.

MORICONI (P.D.). Signora Presidente, anch'io come altri colleghi penso che ci sia una grande attesa circa la proroga dei termini di cui alla legge numero 4 del 2009. Se servisse, giusto per capire meglio, basterebbe riascoltare il contributo dato dai rappresentanti degli enti locali - lo ha richiamato poco fa il collega Manca - alla discussione svolta in Commissione solo qualche giorno fa. Un grande sforzo collaborativo, mi verrebbe da dire, da parte degli intervenuti esterni con proposte ad ampliamento della rosa delle opportunità già offerte dalla legge regionale, alla ricerca degli interventi migliorativi possibili, soprattutto sul fronte della semplificazione amministrativa, ma non solo, e poi addirittura con il rilancio delle diverse opportunità offerte dal primo piano casa. Per il resto nessun lamento, nessun problema, nessuna contestazione alla legge numero 4 del 2009! Mi correggano i colleghi della Commissione, se ricordo male.

Confesso che la cosa non mi ha per niente sorpreso, non mi ha sorpreso neppure che l'ANCI, in particolare, abbia persino suggerito la discussione di un'ipotesi di condono per coloro i quali, in violazione alle norme vigenti, avessero realizzato qualcosa appunto di non consentito almeno sino all'approvazione della legge numero 4 del 2009, alle deroghe previste dalla stessa norma, dallo stesso piano casa. In buona sostanza, colleghi, è questo che è successo in Commissione. Lo dico per dare a me stesso, prima ancora che agli altri, l'idea di come viene percepita tale opportunità: una ghiotta opportunità, un'opportunità per tutti, nessuno escluso. Mi verrebbe da dire: quanto sono lontani gli echi delle battaglie combattute dai sindaci a difesa della dignità e delle prerogative dei comuni da loro amministrati, soprattutto in materie attinenti all'uso e all'assetto del territorio! Eppure il principio secondo il quale risulta opportuno e utile agli amministratori locali andare in deroga agli strumenti urbanistici comunali, quelli per intenderci di cui loro stessi si sono voluti dotare liberamente, senza che nessuno li avesse costretti, faccio fatica a comprenderlo, perché quegli stessi strumenti urbanistici locali avrebbero dovuto costituire la certezza dei diritti acquisiti dai loro stessi amministrati con l'acquisto delle rispettive case, avrebbero dovuto costituire la certezza di un progetto di qualità urbana da loro scelta, da loro preferita. E poi, nel caso in cui fosse stato utile, se l'avessero voluto, i comuni avrebbero potuto prevedere, in recepimento totale o parziale della legge numero 4 del 2009, ogni e qualsiasi o eventuale deroga, previo il pronunciamento dei rispettivi consigli comunali, se la legge fosse stata sensibile alle prerogative dei comuni, unici organi deputati, nell'esclusivo rispetto della legge e nell'interesse della comunità, a pianificare meglio lo sviluppo urbanistico dei propri territori e delle proprie città, senza sottrarsi a nessuna delle responsabilità e a nessuna delle prerogative di governo proprie degli enti locali.

Ecco, la rinuncia dei comuni a decidere e quindi ad assumersi le proprie responsabilità, questa sì che mi ha sorpreso e non poco! Ciò nonostante dal dibattito in corso emergono, con sempre maggiore chiarezza, i limiti gravissimi dell'attuale sistema normativo, che costringe semplici cittadini o importanti capitali pronti ad essere investiti nell'Isola, visto che anche di questo stiamo parlando oggi, a lunghissimi percorsi di elaborazione progettuale, a complesse procedure di autorizzazione, sempre dentro quell'angosciante incertezza che non può esistere in un paese civile come il nostro che giustamente ha l'ambizione di essere tale.

Colleghi, Assessore, la legge che oggi si vuole prorogare aggiunge incertezza alle incertezze. La vicenda gallurese, quella del Romazzino per intenderci, ne è l'ennesima riprova. La mia impressione è che ormai tutti, cittadini e imprenditori, si aggrappino a qualsiasi provvedimento possa dar loro anche solo l'illusione di poter bypassare quegli ostacoli normativi e burocratici che fanno letteralmente impazzire chiunque voglia o debba fare qualcosa. Non c'è dubbio che il patrimonio paesaggistico vada salvaguardato, così come però vanno con decisione incentivati e non ostacolati i processi di ammodernamento degli alberghi e dei servizi, a supporto delle esigenze di qualsiasi tipo di turismo, non solo di quello d'élite.

Ma con la legge numero 4 e la sua proroga, purtroppo, è proprio la certezza del diritto che viene ulteriormente minata. Il dubbio, almeno il dubbio sul profilo di legittimità della norma, Assessore, io sono convinto che anche lei lo abbia, non può non averlo! Oggi ancora di più probabilmente, dopo la recente sentenza che ha sancito quegli stessi termini di illegittimità di cui anche in quest'Aula abbiamo più volte detto. Non è un'opposizione di carattere ostruzionistico, credo sia una questione di buonsenso. Se la volontà è quella di modificare il Piano paesaggistico regionale - l'ha detto anche il collega Manca poco fa - nessuno ve lo impedisce, nessuno ce lo impedisce. Mi rendo conto che il regolare iter di revisione è molto più impegnativo e non solo politicamente, ma nel mettere su delle scorciatoie senza il rispetto delle necessarie e previste disposizioni procedurali di garanzia l'unica certezza che rimane, Assessore, è che si va dritti dritti verso la confusione e i conflitti che sono stati dapprima interpretativi, poi amministrativi e oggi sono di tipo giudiziario. Il risultato non è sicuramente ciò che tutti vorremmo per la nostra Isola.

Ecco perché, colleghi, tutto ciò rappresenta, almeno per me, più che ragione di perplessità, motivo di forte preoccupazione per le conseguenze che potrebbero derivare e che potrebbero moltiplicarsi, in analogia a quanto è accaduto recentemente in Gallura. Allora io, esattamente come nell'ottobre del 2009 - mi pare di poterlo dire ancora oggi e lo dico molto onestamente - credo nell'importanza di dotare la nostra regione, e con essa tutti i sardi, di un'opportunità di rilancio dell'economia, anche attraverso gli incentivi nel settore dell'edilizia, certo. Fui a suo tempo, insieme ad altri colleghi, firmatario di una proposta di piano casa in cui alle varie possibilità di ampliamento, fuori dalla logica della deregulation urbanistica naturalmente, si aggiungevano diverse altre occasioni, come per esempio gli incentivi sul "non finito", di cui ha già parlato il collega Manca, capaci di determinare oltre che un sostegno all'intero sistema economico dell'Isola, anche l'opportunità di miglioramento della qualità estetica dei nostri centri abitati, spesso trascurati ma solo per l'esiguità delle risorse disponibili e necessarie al completamento degli edifici, delle facciate per intenderci. Per non parlare del problema della prima casa e di quante altre opportunità questa legge non ha saputo cogliere. In origine si trattava di una semplice stanza in più, nella logica secondo cui si sarebbe dovuto favorire il più possibile il risparmio dell'uso del territorio. Principio nobile, se non fosse che di tutto si è trattato fuorché di ciò!

Se ce ne fosse bisogno, colleghi, non essendoci stato, rispetto a un anno e mezzo fa, alcun elemento di novità, se non le già citate e previste difficoltà interpretative giuridiche e giudiziarie, ribadisco la mia posizione di contrarietà a questo piano casa, ma non a qualsiasi piano casa. Intanto, resto contrario a questo piano casa per come è stato concepito, per l'indisponibilità mostrata dalla Giunta e dall'attuale maggioranza a cogliere lo spirito collaborativo con il quale l'opposizione in quest'Aula ha provato a contribuire alla discussione di circa un anno e mezzo fa, evidentemente inutilmente. Per voi, Assessore e colleghi della maggioranza, si trattava purtroppo di una sterile preconcetta opposizione e, a quanto pare, stando ai fatti, mi verrebbe da dire che siamo stati facili profeti, motivo per cui mi sento di affermare che le ragioni di allora non sono venute meno, sono le stesse per le quali oggi sono contrario a una proroga della legge numero 4. Resta tuttavia la disponibilità a contribuire, a partire da domani in Commissione, in cui non mancherà la sensibilità per interpretare le aspettative che ci sono state almeno in parte rappresentate dai cittadini e dalle associazioni, a modificare la legge numero 4 con l'intento principale di rimuovere quelle cause di illegittimità ormai chiare a tutti che hanno reso da subito la legge inapplicabile, a danno di tutti i sardi.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Campus. Ne ha facoltà.

CAMPUS (P.d.L.). Signora Presidente, credo che quella odierna sia una giornata di allenamento, di surplace per l'opposizione, perché veramente oggi è gioco facile discutere della legge numero 4 del 2009, anche per come ci siamo arrivati. Non stiamo, però, discutendo di una legge di revisione, stiamo discutendo di una proroga, in quanto l'articolato del testo non è ancora pronto o pur essendo pronto non lo si può ancora portare in Aula. E' un gioco semplice perché è indubbio (non voglio rifarmi a quanto dissi a suo tempo in Aula o quando fu bocciato il primo sequel del piano casa) che la legge numero 4 del 2009 è una pessima legge.

E' una pessima legge e non perché durante la sua discussione, che ha richiesto giorni e giorni di battaglia in quest'Aula, strumentalmente veniva detto che avrebbe favorito la cementificazione delle coste, che avrebbe offeso i nostri nuraghi e le nostre chiese. Tutto questo di fatto non è avvenuto. E' una pessima legge perché non serve ai cittadini, perché non è chiara, non è definita, non è precisa. E' una legge ambigua - ecco, questa è una definizione che sento di dover aggiungere -, una legge nata volutamente ambigua e che sfortunatamente è stata ulteriormente deformata, o se preferite malformata, visto che era in gestazione in Commissione, dall'assalto avvenuto in Commissione e in Aula da parte dei consiglieri regionali.

Ci sono esempi lampanti di questa deformazione della legge: pensiamo all'articolo 2 e alle zone urbanistiche omogenee A, così vengono definiti i centri storici, ovvero l'anima delle nostre città e dei nostri paesi. Bene, nell'articolo 2, in cui si parla di adeguamenti e ampliamenti in zona A, è scritto che si possono fare adeguamenti o ampliamenti a condizione che si intervenga su un carattere di contrasto degli edifici rispetto ai caratteri architettonici e tipologici del contesto; contrasto che deve essere riconosciuto e sancito da un passaggio, da un intervento, da una delibera del consiglio comunale. E' giusto, c'è qualcosa che tocca l'anima delle nostre città, si deve intervenire, è bene che anticipatamente all'intervento si esprima la collettività attraverso i suoi rappresentanti in consiglio comunale, però, inopinatamente, in questo "parto distocico" di legge, all'articolo 5, dove si parla non già di ampliamenti o di adeguamenti, ma di demolizioni in zona A, nei centri storici, nell'anima delle nostre città e dei nostri paesi, questo passaggio in consiglio comunale scompare. Basta che un tecnico dell'ufficio comunale dica che esiste questo contrasto e si può buttare giù una palazzina in centro storico!

Credo che questo sia indice del fatto che la legge numero 4 è una brutta legge, perché è nata male, è stata elaborata ulteriormente male e da essa nascono questi che sono palesemente degli errori. Io non posso pensare che il legislatore possa davvero ritenere più importante o più lesivo un intervento di ampliamento o di adeguamento rispetto a un intervento di totale demolizione e ricostruzione, all'interno dei centri storici, ribadisco. E' però una legge importante, che è venuta fuori brutta, tanto brutta che, sull'onda della difficoltà di digerire il primo testo, addirittura quest'Aula ha rigettato il primo tentativo di modifica in quanto aveva già subito, sia in sede di "parto" sia in sede di elaborazione, l'infausto trattamento che aveva subito la prima legge: un vero e proprio accanimento terapeutico, un'infusione di interessi privati, di furbizie e di artifizi legislativi che rischiavano di rottamare definitivamente lo spirito e le finalità iniziali della legge definita piano casa. Questa polemica l'abbiamo sentita altre volte. Con il piano casa si voleva semplicemente dire: diamo ai cittadini che non hanno soldi per costruire una casa per i figli uno strumento per contenere in maniera più gradevole, più adatta e più idonea la famiglia che cresce e diamo ai piccoli imprenditori, agli artigiani, agli idraulici, agli elettricisti, ai fabbri uno strumento che consenta loro di poter lavorare. Ebbene, questo era lo spirito iniziale, uno spirito utile; si trattava di condizioni sicuramente condivise e ragionevoli che però sono state sacrificate alla nostra cattiva coscienza. E oggi dobbiamo approvare una proroga della prima stesura, quella che contiene quelle mortificazioni della logica e, consentitemi, anche del diritto, a cui ho fatto cenno.

Come ho detto in premessa, dobbiamo semplicemente limitarci a una proroga della vecchia legge perché il tentativo di migliorarla, di rinnovarla ha avuto già il primo stop ed è stato detto: "Mah, vediamo, pensiamoci bene", perché anche su quella nuova stesura si addensavano nubi di tempesta, si addensava il vento della speculazione. E davvero ho difficoltà - lo dico adesso, aspetto di sentire gli altri interventi - a valutare quale possa essere il mio voto su questa proroga, in quanto sin da bambino mi hanno detto che se errare è umano, perseverare è diabolico. Mi auguro, però, davvero che al più presto un sussulto di ragionevolezza e di equilibrio ci consenta di affrontare in quest'Aula la nuova necessaria stesura che modifichi la legge numero 4, che sia realmente migliorativa, che sia realmente equilibrata, che sia fatta nell'interesse dei comuni cittadini e dei piccoli artigiani e non diventi ancora lo strumento a vantaggio di imprenditori senza scrupoli, speculatori, palazzinari, che oggi - è bene ricordarlo, perché sappiamo che sta succedendo nelle nostre città - stanno fermando i lavori nelle palazzine in costruzione e stanno iscrivendo nel catasto quello che hanno già realizzato. Cioè vengono accatastati i rustici nella speranza di potervi aggiungere qualche piano di "sfroso", gentilmente concesso da questo Consiglio regionale attraverso la nuova modifica della legge numero 4. Queste persone stanno aspettando che noi ancora una volta diventiamo dei politici compiacenti, dei complici!

Mi aspetto davvero che quest'Aula sappia opporsi a queste vere e proprie forze del male, alla forza dei loro soldi, perché - diciamoci anche queste cose, non facciamo i duri e puri sempre - quando si muovono mattoni in quella quantità, non quando si amplia una stanza o si chiude un terrazzo, un piano pilotis o una veranda, ma quando si fermano i lavori di costruzione di palazzi e si accatastano i rustici nella speranza di poter realizzare piani in più, oltre i normali limiti previsti dal regolamento urbanistico e dal piano urbanistico, allora si deve parlare di soldi, non si può parlare di ideologie, non si può parlare di purezza. Sono soldi che girano, magari per pagare qualche campagna elettorale, non lo so, o semplicemente per la cupidigia di qualche rappresentante eletto dal popolo.

E allora impegniamoci a riscrivere la legge numero 4 e bene, a darle una giusta e inderogabile data di scadenza, rimandando ai normali strumenti urbanistici dei comuni, di quei comuni che sapranno darseli (purtroppo ho degli esempi molto vicini a me di non estrema capacità da questo punto di vista), le regole per il corretto sviluppo sia economico che edilizio delle nostre città, dei nostri paesi, dei nostri territori, del nostro agro, delle nostre campagne e anche delle nostre coste. Facciamo questo e avremo fatto bene il nostro compito, corretto un nostro errore ed evitato ancora una volta di essere additati come complici - ripeto questa parola - di chi attraverso mattone e cemento va all'assalto delle nostre città e dei nostri territori. Grazie.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Lotto. Ne ha facoltà.

LOTTO (P.D.). Signora Presidente, oggi torniamo a discutere in quest'Aula di un argomento che ci ha visti protagonisti di una lunghissima discussione, di una lunghissima e radicale contrapposizione tra maggioranza e minoranza su una legge che, come qualcuno giustamente rilevava prima, è stata ed è rimasta l'unico fiore all'occhiello, dal mio punto di vista negativo, di questa Amministrazione e di questo Consiglio. Una legge che noi non abbiamo condiviso a suo tempo, che abbiamo aspramente contrastato e ovviamente oggi non possiamo che dire che essa non va neanche prorogata nei suoi termini di utilizzabilità. Non abbiamo condiviso a suo tempo neanche la proposta originale da cui ha preso piede la discussione in Consiglio regionale, cioè la proposta del presidente Berlusconi di un grande piano casa, che tale non era, ma semplicemente la possibilità di togliere quelli che in altri tempi si sarebbero detti lacci e lacciuoli dalle gambe delle imprese edili; una proposta che la Conferenza Stato-Regioni cercò comunque di "aggiustare" per limitarne i danni. E proprio alle determinazioni della Conferenza Stato-Regioni questo Consiglio regionale ha evitato di uniformarsi, di fatto peggiorando un qualcosa che già positivo non era.

Il Capo del Governo, infatti, ha mirato sostanzialmente alla creazione di un bisogno, ha parlato alla pancia dei grandi costruttori e dei singoli cittadini e ha fatto un'operazione molto delicata: ha creato le condizioni perché ci fosse una reale contrapposizione tra cittadini e sindaci. Dunque lo Stato - che con propria legge avrebbe dovuto legittimare le successive leggi regionali, ma non l'ha fatto - e la Regione decidono di intervenire sul futuro urbanistico dei comuni, sulla possibilità per i singoli cittadini di muoversi al di là di quello che i propri comuni, con provvedimenti approvati dai consigli comunali, avevano predisposto. Secondo me, l'ho detto in altre occasioni, lo ripeto oggi perché ne sono convinto, si è creato un danno politico e culturale che tutti impiegheremo molto tempo a recuperare.

Delegittimare nella coscienza dei cittadini l'urbanistica come strumento di costruzione delle nostre città e dei nostri paesi è un crimine assolutamente da condannare. Abbiamo impiegato anni per creare nei cittadini una coscienza urbanistica; abbiamo impiegato anni per far maturare nella coscienza dei cittadini la convinzione che per costruire in una città era giusto che esistesse un piano all'interno del quale ognuno avrebbe potuto muoversi nel rispetto della crescita complessiva della città e del paese, nell'interesse della comunità e non solo nell'interesse del privato.

Questo danno l'ha creato la proposta originaria fatta dal Governo nazionale e l'ha ingigantito la proposta partorita - nella maniera che potrei definire con le parole usate dall'onorevole Campus poco fa - da questo Consiglio regionale. Possiamo infatti dire che la legge regionale numero 4, la legge sarda, più di qualsiasi altra ha interpretato lo spirito negativo della proposta governativa. Un solo esempio: quasi ovunque questi sciagurati e non condivisibili, perché non sono da condividere, incrementi volumetrici concessi al di là di quello che prevedevano gli strumenti urbanistici (almeno altrove) sono stati tutti condizionati alla realizzazione di interventi guardando a nuove tipologie costruttive, al risparmio energetico e quindi alla possibilità di far conseguire comunque alla comunità un risultato positivo. Ebbene, qua in Sardegna anche questo è diventato un elemento aggiuntivo che poteva essere oggetto di un ulteriore premio. L'incremento iniziale del 10-20 per cento delle volumetrie è stato garantito, diciamo così, con un brutto termine, gratis et amore Dei, cioè senza alcuna contropartita. Questo è stato un errore, perché ha contribuito a rendere questa legge ancora più brutta di quanto non abbia detto, con parole efficaci, poco fa il collega Campus.

Se qualcuno di voi ha partecipato alla discussione sulla proposta di modifica della legge numero 4, che era all'esame della Commissione fino a qualche giorno fa, si sarà reso conto che è già passato un ragionamento che richiama la questione dei condoni: non essendoci più una legge sul condono si pensa di utilizzare la legge numero 4 come possibile strumento per sanare abusi compiuti nel tempo. Sulla cultura del condono non possiamo ancora esitare; si sono prodotti disastri in Italia con i condoni, prima con quelli finanziari, poi con quelli edilizi, poi con il condono relativo al rimpatrio dei fondi esteri, al rientro dei capitali depositati all'estero. Una cultura che, come richiamavo prima per la questione della delegittimazione dell'urbanistica nella coscienza civile dei nostri cittadini, crea un danno che spetterà ad altri recuperare. La questione delle sanatorie è già emersa in Commissione durante la discussione della proposta di modifica della legge numero 4; qualcuno ha già cominciato a proporla come possibile soluzione. Non so se passerà in Commissione e se arriverà in Aula, non so neanche se sarà il caso che quella proposta di modifica venga ancora ripresa in Commissione.

Oggi si sta chiedendo di prorogare i termini di scadenza della legge numero 4, che noi non avevamo condiviso, quindi per noi erano già troppo lunghi i termini inizialmente previsti. Non siamo d'accordo sulla proroga e non condividiamo quasi nulla di quello che quella legge prevede, per cui la soluzione migliore sarebbe lasciarla morire il 30 aprile e non parlarne più. Così non sarà, perché questo Consiglio darà ulteriori sei mesi per l'applicazione di quella legge, affinché si possa fare quello a cui poco fa si riferiva l'onorevole Campus. La finalità non è quella di cui parlò il Presidente della Regione a quel cittadino incontrato due anni fa in treno: "Stiamo facendo questa legge affinché tu possa ampliare la tua piccola casa e possa avere una stanza in più", ma è quella di consentire ciò che si sta già facendo in tante città e in tante realtà. Se si va a Sassari, come diceva prima il collega Campus, si può notare che in tante zone sono state demolite delle costruzioni e create le condizioni affinché riprenda uno sciagurato percorso che ha visto in quella città la distruzione di tantissimi pezzi della sua storia. In questo caso è stato sciaguratamente utilizzato anche, ma non solo, il piano casa.

Anch'io sono preoccupato per quello che potrà accadere in questi mesi se non si vigilerà attentamente sulle opere edili che verranno fermate per poter essere eventualmente ampliate cogliendo l'ulteriore occasione che questo Consiglio regionale darà a chi vuole comunque costruire. E' un messaggio questo assolutamente negativo. Noi non possiamo accettare che questo Consiglio regionale rinunci a interrogarsi su un problema fondamentale: in Sardegna lo sviluppo economico, che è necessario, che serve, che è essenziale per dare lavoro ai cittadini, per dare la possibilità ai nostri elettori di vivere una vita più dignitosa, non può e non potrà essere basato sull'edilizia. Ci potrà anche essere l'edilizia, ma questa non potrà essere il settore principale, perché se noi ci attardiamo a considerare l'edilizia come fattore trainante della nostra economia siamo destinati ad andare al traino di quelle che sono le esigenze del costruttore. L'edilizia non crea economia, non c'era prospettiva, crea solo ed esclusivamente problemi e noi abbiamo l'onere di affrontare questi problemi con grande attenzione e intelligenza.

Probabilmente oggi verrà approvata questa proroga, sulla quale noi voteremo contro perché non la condividevamo a suo tempo e non la condividiamo adesso. Mi auguro, però, che non accada quello che è accaduto in Commissione per quanto riguarda la prima proposta di modifica della legge numero 4, che tentava di recuperare qualche stortura presente nella legge, e cioè un totale stravolgimento della proposta iniziale, non per responsabilità di chi è fuori di qui, ma per responsabilità dei componenti della Commissione. Ci ritroveremo a dover riprendere questo discorso, per volontà della maggioranza, probabilmente tra qualche mese e mi auguro che si abbia il coraggio di interrompere questa escalation verso provvedimenti che sono destinati a creare sempre più degli stravolgimenti e a depauperare un patrimonio per soddisfare le esigenze dei singoli.

Abbiamo una grossa responsabilità, evitiamo oggi, bocciando questa proposta di legge, che si riparli del piano casa. Se, però, la legge numero 4 venisse sciaguratamente prorogata, evitiamo con la prossima proposta di modifica di fare danni ancora peggiori. Grazie.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Agus. Ne ha facoltà.

AGUS (P.D.). Signora Presidente, onorevoli colleghi, signori Assessori, credo sia importante approvare questa norma che oggi viene proposta come una proroga, anche se i miei colleghi hanno già espresso la nostra posizione contraria, una posizione più che altro di natura politica. E' importante approvare la norma, nella quale tanto ha creduto la maggioranza, ma anche la minoranza, perché, come tutti sapete, noi non siamo contrari al piano casa, anzi abbiamo presentato una nostra proposta di legge, una nostra visione su ciò che un po' pomposamente questa maggioranza ha titolato: "Disposizioni straordinarie per il sostegno dell'economia mediante il rilancio del settore edilizio e per la promozione di interventi e programmi di valenza strategica per lo sviluppo". Mi sembra un titolone, per così dire, ma sicuramente se riuscissimo a mettere in atto questo intendimento avremmo risolto il problema di buona parte della prospettiva economica dell'Isola. Purtroppo, sappiamo tutti che non sarà così, perché la legge numero 4 è stata presentata sull'onda emotiva della legge nazionale e sembrava - come hanno detto i colleghi - la panacea di tutti i mali, l'uovo di Colombo. Questo Consiglio si è affannato alla ricerca di possibili soluzioni ai diversi aspetti dell'edilizia in Sardegna: edilizia complessa, edilizia variegata, edilizia speculativa, edilizia di bisogno, edilizia di sussistenza. Aspetti di una realtà isolana che purtroppo presenta diverse sfaccettature.

Si è tentato di mettere in atto il piano casa con lo schermo del richiamo dell'opposizione ed è stata partorita una legge che anch'io non credo abbia prodotto effetti, almeno dai dati statistici conosciuti. Peraltro se tali effetti fossero stati eclatanti avremmo dati molto più significativi, invece sono piuttosto blandi gli effetti economici che la legge numero 4 ha prodotto. Una legge, ripeto, che ha osato e osa sconvolgere strumenti urbanistici consolidati (qualche mio collega ha fatto l'esempio dei centri storici, di comuni il cui piano urbanistico comunale è già stato approvato e che si sono dotati di piani particolareggiati); una legge che cerca di entrare a gamba tesa sugli strumenti urbanistici comunali, creando grossi problemi a quei comuni che hanno già una propria visione di sviluppo edilizio per i centri abitati e il loro hinterland; una legge, quindi, che non ha portato grandi benefici e tanto meno è stata conseguente al suo titolone.

Credo che la minoranza abbia offerto la propria disponibilità in un'ottica più attinente alla nostra cultura, alla nostra realtà isolana. Molti miei colleghi hanno richiamato l'esempio di situazioni degradate nei nostri centri abitati, dovute anche alla povertà dei nostri concittadini, che sono di fatto impossibilitati a fruire di questa norma. Noi abbiamo anche chiesto che potessero essere utilizzate risorse regionali per incentivare il completamento del "non finito", per migliorare l'estetica delle abitazioni, per dare decoro ai centri abitati, se è vero che aspiriamo a fare di tutta l'isola un'attrazione turistica. Credo che poca attenzione prestiamo al turista se questi attraversando le nostre strade, i nostri paesi, si ritrova di fronte strutture non finite, pareti mezzo intonacate, facciate cadenti, situazioni diffuse di degrado storico. Questo non è certo un biglietto da visita per una regione che si candida a creare le condizioni perché un settore primario come il turismo sia un settore trainante. L'immagine è importante in ambito turistico.

Quindi la legge numero 4 deve fare molti passi avanti rispetto alla possibilità di abbellire i nostri centri abitati, ma noi abbiamo anche chiesto di usare le risorse pubbliche, perché poi le risorse pubbliche non sono fini a sé stesse, ma si riversano sull'economia dei nostri centri, alimentano la ripresa economica, perché sono risorse aggiuntive a quella economia indotta che nei nostri centri abitati si crea naturalmente. Abbiamo anche detto che si deve attuare, appunto, una politica per la casa, che per noi sardi è uno degli elementi tradizionali della nostra cultura. Nel passato la casa era portata in dote dallo sposo, era una condizione importante per dare certezza e sicurezza al futuro della famiglia. Oggi non so quale futuro abbiano le giovani coppie laddove l'incentivo per la prima casa viene precluso, perché viene solo ed esclusivamente introdotto in norma e non anche sostenuto da risorse pubbliche. Questo piano casa, come abbiamo detto, avrebbe necessità di essere sostenuto da risorse pubbliche, perché solo uno come me, con lo stipendio da consigliere regionale, si può permettere di incrementare del 30 per cento il volume della propria abitazione; di certo non se lo può permettere un giovane che a malapena arriva a percepire 800 euro di stipendio al mese. Non se lo potrà mai permettere! E così anche per tanti altri esempi possiamo portare all'attenzione uno strumento fortemente importante, che condividiamo, ma non vediamo l'esigenza di una norma di cui può beneficiare solo ed esclusivamente chi dispone di consistenti risorse economiche. Infatti, gran parte di questa legge si attua nelle fasce costiere, laddove abbiamo consentito anche la riduzione delle distanze, laddove rischiamo di compromettere bellezze naturali che sono il fondamento di una proposta turistica ancora valida nel mercato internazionale. L'esempio ce lo hanno offerto le Isole Baleari, dove centinaia di migliaia di turisti alloggiavano in grossi residence che hanno occupato l'intera costa. Oggi nelle Baleari si torna indietro e vengono utilizzate le mine per buttare giù quei palazzi obbrobriosi che, certo, hanno portato ricchezza, ma hanno anche distrutto l'ambiente. Oggi quel tipo di ricchezza non funziona più, mentre funziona la ricchezza del paesaggio naturale, la possibilità di godersi gli angoli di un territorio che mantiene integre le sue specificità, perché c'è bisogno di una vita più rispettosa dell'ambiente, c'è bisogno anche di una qualità della vita che non precluda gli aspetti naturalistici.

Quindi la legge sul piano casa - ne abbiamo parlato anche l'altro giorno senza approdare un risultato - avrebbe potuto intervenire nella politica di quelle che noi chiamiamo ancora "case popolari". C'è una situazione all'interno di questo mondo che io credo sia mutata rispetto al passato. Infatti molti di coloro che occupano da tempo queste abitazioni hanno un reddito dignitoso che permetterebbe loro di pagarsi l'affitto, ma ci vorrebbe una politica, anche qui, di edifici pubblici che consentisse alle persone che hanno un minimo di reddito di andar via dalle cosiddette case popolari e di abitare in case a riscatto, il cui costo è interamente coperto da mutuo regionale. In tal modo, agevolando la fuoriuscita da queste strutture si darebbe la possibilità di avere una casa anche a chi non percepisce neanche 800 euro al mese. La casa è l'elemento fondamentale per una prospettiva di vita dignitosa, perché i progetti si fanno all'interno di strutture certe, non in tenda o per la strada. Le persone, per poter progettare il proprio futuro, hanno bisogno di un giaciglio, di un punto di riferimento.

La legge numero 4 credo necessiti, quindi, di un apporto forte non dico per raggiungere un obiettivo che mi sembra impossibile, ma sicuramente per rafforzare l'idea iniziale di una legge volta a sostenere l'economia mediante il rilancio edilizio, dandole addirittura una valenza strategica. Io non credo che la strategia della Regione Sardegna possa essere solo l'edilizia. Gran parte dell'edificato è in stato di abbandono, c'è una quantità enorme di edifici che potrebbe essere recuperata, penso anche all'edilizia pubblica. Con questa legge si consente l'aumento di un terzo della cubatura degli edifici pubblici, ebbene prima di aumentare le cubature anche degli edifici pubblici salviamo e recuperiamo quello che esiste già.

Io credo che se ragionassimo con serenità, perché stiamo parlando di un aspetto da tutti condiviso, potremmo recuperare buona parte dell'edificato che in molte parti dei nostri centri abitati rimane vuoto e in condizioni di degrado. Forse potremmo limitare per un periodo l'espansione edilizia nei centri abitati e puntare a ricostruire i centri storici, secondo una nuova concezione di vivibilità anche rispetto a chi abita nelle periferie.

Si possono, a mio avviso, sviluppare argomenti diversi su questo tema e quindi, per concludere, ribadisco la nostra posizione di rigetto della proposta di proroga per ragioni esclusivamente politiche, per segnalare l'incapacità di questa maggioranza di predisporre atti concreti e attuabili in questo difficile momento dell'economia sarda. Credo che nel periodo di transizione di sei mesi (la proposta di legge in esame verrà comunque approvata dalla maggioranza), se sapremo ascoltarci reciprocamente, probabilmente riusciremo a riqualificare davvero tutto il patrimonio edilizio della Sardegna. In ogni caso si arriverebbe a un punto di non ritorno, perché non è possibile immaginare l'edilizia come un qualcosa di infinito, come un motore economico perenne. L'edilizia, in prospettiva, può essere finalizzata al recupero, al recupero diffuso che adatta a situazioni moderne strumenti e strutture decadenti che possono essere resi a una fruibilità storica, culturale e, perché no, residenziale per molti cittadini sardi. C'è un fenomeno che si va diffondendo da diverso tempo: molti piccoli centri si stanno ripopolando grazie a imprenditori e professionisti di altri Paesi europei, i quali considerano i nostri piccoli centri dei luoghi di pace, dei luoghi dove svernare, dei luoghi di relax dove trascorrere un periodo dell'anno pur mantenendo i contatti, grazie alla tecnologia, con il proprio lavoro. Ciò che si cerca è la possibilità di lavorare in condizioni di estrema serenità e di godere dei beni paesaggistici e ambientali della nostra isola.

Credo che ci sia tanto materiale sul quale ragionare, sul quale formulare una proposta legislativa importante, che può portare, certo, notevoli risorse economiche alla Sardegna, ma può essere anche il volano per uno sviluppo endogeno legato al turismo e alla complessa ricchezza della nostra isola. Grazie.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Pittalis. Ne ha facoltà.

PITTALIS (P.d.L.). Innanzitutto io plaudo all'iniziativa dei colleghi presentatori di questa proposta di legge e lo dico esprimendo apprezzamento soprattutto nei confronti del Presidente della quarta Commissione, l'onorevole Matteo Sanna, che ha avuto, insieme agli altri presentatori, il merito di recepire un'istanza largamente diffusa nei cittadini, che è quella di consentire innanzitutto la proroga di un provvedimento i cui effetti dovremo valutare con pacatezza e serenità, per capire quali sono positivi e quali eventualmente sono da modificare.

Intanto mi pare che il primo obiettivo, che ho colto anche nelle parole del relatore, sia proprio quello di consentire nell'arco dei sei mesi di proroga della legge numero 4, una riflessione e anche un confronto non solo all'interno della maggioranza, ma anche nel rapporto con l'opposizione, per individuare quali sono e quali possono essere state le criticità di quel provvedimento. Io penso che oggi non sia e non debba essere in discussione il contenuto della legge; di questo se ne occuperà la Commissione competente e ci sarà l'occasione per evidenziare le parti che meritano di essere eventualmente rafforzate e quelle che necessitano di essere invece modificate o addirittura cancellate, se è il caso. Non penso, però, che gli onorevoli Manca, Porcu, Agus e gli altri che sono intervenuti non abbiano ricevuto, come le abbiamo ricevute noi, sollecitazioni per una proroga, proprio perché sono stati forse evidenziati gli effetti positivi più che le criticità. I piccoli proprietari di case di abitazione e i costruttori non hanno, badate, una targa. Chi possiede una casa non ha la targa del P.d.L. o di uno dei partiti della maggioranza e sono molti quelli che prospettano le istanze a prescindere dal colore politico quando un provvedimento va nella direzione giusta. E il piano casa va nella direzione giusta, pur con le correzioni che è necessario apportare.

Colleghi, prepariamoci dunque a quel confronto che dovrà avvenire nella Commissione di merito, ma mi pare che oggi non sia il caso di discutere ancora su una proroga di sei mesi che deve consentire proprio quell'obiettivo migliorativo e modificativo di cui ho detto. Mi pare, quindi, che possiamo dedicare il tempo ad altri argomenti. Voglio, però, anch'io chiedervi se avete notizia (così capiamo qual è stato in questi mesi l'iter di applicazione della legge e quali sono gli effetti disastrosi che avrebbe provocato questo provvedimento) di qualche caso di abuso, di scempio ambientale, di scempio edilizio e urbanistico, di effetti devastanti determinati da questa legge. Ecco, questi casi portateli anche alla nostra attenzione, perché se ce ne sono debbono rappresentare un momento di riflessione critica per tutti noi. A me, per esempio, non risulta, anzi mi risulta il contrario, mi risulta che ci siano forti sollecitazioni di una proroga non da parte dei grandi costruttori, ma dei piccoli proprietari, proprio perché non avevano la conoscenza esatta degli strumenti previsti nella legge in quanto non era stata loro data l'informazione giusta, assessore Rassu. Semmai va chiesta e sollecitata una migliore informativa, perché alcuni uffici tecnici o funzionari prezzolati danno un'interpretazione di comodo alla bisogna, e anche questo è un sistema che ha reso inattuabile e inapplicabile per molti versi quel provvedimento.

Con una corretta informazione, limitando l'abnorme discrezionalità, che scade nell'arbitrio, di alcuni uffici tecnici, che non provvedono a una corretta applicazione della legge, probabilmente oggi avremmo colto, anche in termini statistici, come diceva qualcuno, effetti ancora migliori di questo provvedimento che, a mio avviso, ripeto, pur con tutte le modifiche e i miglioramenti che la Commissione di merito riterrà di apportare, va nella direzione giusta.

Io raccolgo la disponibilità a un confronto che è venuta dall'onorevole Moriconi, nel suo pacato intervento. E quale migliore esempio di quello venuto dal Presidente della Commissione urbanistica che, senza nascondere la criticità espressa sul piano politico nei confronti della Giunta, coerentemente non è venuto meno a un impegno assunto sin dal patto elettorale su questa materia? Quindi verso il nostro Presidente della Commissione urbanistica manifesto ancora apprezzamento per la sensibilità e il senso di responsabilità che sta dimostrando su una materia delicata come questa e che trova questa maggioranza al suo fianco.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.

SALIS (I.d.V.). Signora Presidente, penso che l'onorevole Pittalis, che ha tutta la mia stima e della cui amicizia mi onoro, abbia svolto un intervento eccessivamente propagandistico, nel senso che la legge numero 4 è una pessima legge, nata - lo voglio ricordare all'Aula e ai cittadini sardi - sull'onda dell'effetto annuncio del piano casa lanciato dal presidente Berlusconi a livello nazionale. Ve li ricordate i servizi televisivi sui palazzi di Roma e Milano in cui venivano mostrati dei grafici, dei disegni su come si sarebbero ampliati balconi e altre parti?

La Regione Sardegna anziché fare una vera legge sul piano casa ha, come dire, agganciato il vagone della nostra isola al treno propagandistico messo in moto dalle iniziative di Berlusconi e compagni. Poi chi ha la possibilità di leggere i resoconti delle sedute in cui si è discussa la legge numero 4 del 2009 potrà facilmente toccare con mano quanto era stato detto dalle opposizioni, quanto era stato illustrato sulla fine ingloriosa di quella legge, sulle difficoltà notevolissime che la sua applicazione avrebbe comportato per gli uffici tecnici comunali e sull'altissima percentuale di ricorsi e controricorsi che si stavano attivando. Siamo stati facili, anzi facilissimi profeti. E' quello che è successo perché si tratta di una legge pasticciata, di una legge effetto di un annuncio e che non comporta alcuna spesa per la Regione in quanto è per lo più una regalia in termini volumetrici ai proprietari di case. Cioè la legge chiamata piano casa paradossalmente esclude dai suoi benefici proprio chi la casa non ce l'ha, perché chi non ha un edificio già realizzato non può fare ampliamenti. Questo era ed è il limite principale di quel provvedimento, tant'è che noi l'avevamo chiamato, onorevole Pittalis, "piano villetta", titolo più attinente allo spirito della legge. Adesso potremmo chiamarlo "piano Romazzino"!

(Interruzione del consigliere Pittalis)

SALIS (I.d.V.). Ho detto villetta! Quella è un'altra vicenda, di cui siete stati coprotagonisti per molti aspetti, quindi dovreste tenervene prudentemente a distanza. Ma voi siete imprudenti per natura!

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE COSSA

(Segue SALIS.) Allora, la domanda che il Gruppo dell'Italia dei Valori pone è questa: come si può pensare di prorogare una legge che in quest'Aula è stata definita, anche da autorevoli rappresentanti della maggioranza, una legge pessima, una legge ambigua, una legge che fa gli interessi non di coloro che hanno bisogno della casa, ma di quelli che la casa già ce l'hanno e che, tagliando fuori molta parte della normativa urbanistica vigente, possono ottenere qualche beneficio. L'unica ragione a cui non siamo insensibili potrebbe essere ed è la crisi che anche il comparto edile sta vivendo in Sardegna, ma questa è una scorciatoia, cioè la crisi del comparto edile non la si supera con norme raffazzonate di questo tipo, assessore Rassu!

Noi siamo restati in attesa e abbiamo sfidato la Giunta regionale. Ci era stato annunciato per settembre, ottobre o novembre dell'anno scorso il "vero piano casa" della Regione. Ricordo che l'assessore Asunis, di fronte alle mie e alle nostre richieste di chiarimento, annunciò il varo di una norma epocale - adesso è di moda questo termine - nel settore dell'edilizia residenziale pubblica, che avrebbe consentito di dare una risposta anche a chi della casa ha veramente bisogno. Noi di quel piano casa non abbiamo visto nemmeno l'ombra; è stato solo annunciato e adesso siamo qui a prorogare una legge che continuerà per altri sei mesi a mettere sotto pressione gli uffici tecnici comunali, che non sapranno come dare risposte. Allora, la domanda che noi poniamo, assessore Rassu, è questa: non sarebbe stato meglio, invece che pensare a una proroga, rivedere il "piano casa 2 - la vendetta", quello che è stato ignominiosamente bocciato dal Consiglio regionale? Non sarebbe stato meglio rivedere due, tre o quattro delle norme di quel piano per tentare di mettere ordine in questa legge raffazzonata, per dare, attraverso la discussione in Commissione e la partecipazione di tutte le componenti politiche, un'opportunità vera non dico di superamento, ma quantomeno di attenuazione dei problemi legati alla crisi di un comparto così importante come quello dell'edilizia?

Abbiamo discusso una mozione sull'AREA, abbiamo detto tutti che non è possibile che la Regione Sardegna deleghi la politica dell'edilizia residenziale pubblica, soprattutto per i settori che hanno più bisogno di intervento, alla Toscano o alla Tecnocasa. Non è più possibile! Va attivata una politica diversa e, vivaddio, non possiamo certo dire che possa essere attivata con la proroga di una legge pessima! Sinceramente non vi comprendiamo, perché i tempi e le volontà politiche c'erano per individuare i punti più deboli, più complicati, di più difficile applicazione della legge numero 4. C'erano i tempi per una riflessione sul miglioramento di una legge pessima, non sulla proroga di una legge che ha scontentato tutti. Da questo punto di vista noi non sappiamo che cosa dire di fronte a una proposta del genere, anche perché, assessore Rassu, il settore delle demolizioni, delle ricostruzioni, delle deroghe rispetto alle norme urbanistiche vigenti è talmente delicato e complicato che un Governo regionale serio e un Consiglio regionale serio non potrebbero pensare, non dovrebbero pensare ad altro che a cercare di evitare di mantenere in piedi norme così raffazzonate.

Sono costretto a essere duro nei confronti di questa decisione perché non la capisco, a meno che, Assessore, colleghi, questa norma non sia un po' come la legge sull'estensione della caccia a febbraio, che serve come spot elettorale in periodo di elezioni, salvo poi rimettere tutto nel cassetto, perché magari la Corte di giustizia europea, com'è successo appunto per la legge sulla caccia, la boccerebbe. Allo stesso modo questa legge di proroga può essere utile per qualche spot su giornali e televisioni amiche teso a dare il senso di una Giunta regionale e di una maggioranza di centrodestra che sui temi dello sviluppo economico sono attive, sono in piedi, dicono la loro. Sinceramente sono tutte ipotesi che siamo costretti a fare perché non comprendiamo la ratio di questa proroga. Non la comprendiamo! Non ho dati statistici, non faccio parte della quarta Commissione, purtroppo il tempo del mio impegno politico non mi consente di potervi partecipare spesso, però sarei curioso di vedere le statistiche relative al numero degli interventi non sottoposti a successive verifiche, sia amministrative che giudiziarie, che sono stati realizzati in due anni grazie alla legge numero 4.

Abbiamo sempre parlato della necessità di verificare l'impatto delle leggi sui comparti dove si interviene. Quale impatto ha avuto la legge numero 4? E questi numeri, che a "occhiometro" sono assolutamente insufficienti, hanno in sé la forza per consentirci di dire che forse è meglio prorogare la legge di altri sei mesi? Io penso di no, Assessore, a meno che lei non mi smentisca e non fornisca dei dati che possano dimostrare i vantaggi di mantenere in piedi una legge considerata dai più pessima.

Al di là della proposta di legge in esame, che è anch'essa uno spot, qual è il richiamo che noi ci sentiamo responsabilmente di fare alla Giunta regionale? Si attivino veramente tutte le risorse disponibili per dare un sostegno ai comuni per realizzare interventi mirati per le famiglie a reddito medio e basso; si definisca un nuovo piano casa della Regione Sardegna che, con il coinvolgimento degli imprenditori, dell'AREA e dei comuni, possa attivare in cinque o dieci anni, quel che sarà rispetto alle dotazioni finanziarie reperibili e disponibili, un circuito veramente virtuoso per l'edilizia sarda. Si faccia un nuovo piano e si diano delle direttive per il recupero dell'edificato, per il recupero dei centri storici, per l'adeguamento degli edifici alle norme sul risparmio energetico. Si darebbe così un sostegno vero all'edilizia e contemporaneamente si riuscirebbe ad agevolare l'ammodernamento e il recupero dell'ingente patrimonio edilizio esistente.

Assessore Rassu, sabato ho partecipato a un convegno a Solanas, frazione di Sinnai e località splendida dal punto di vista ambientale, ma questo lo si può dire anche di Torre delle Stelle e di tutta la zona a sud di Cagliari, che io conosco meglio di altri e dove il patrimonio edilizio esistente viene utilizzato solo per due o tre mesi all'anno. I centri storici dei nostri paesi si stanno spopolando, ci sono volumi assolutamente... Pietrino, sto parlando troppo forte?

FOIS (Riformatori Sardi). Un pochino!

SALIS (I.d.V.). Chiedo scusa.

Ci sono aree intere dei nostri centri storici che sono abbandonate. Ecco, noi siamo assolutamente disponibili a dare non solo due mani, ma possibilmente qualcuna in più, per definire un piano innanzitutto di recupero. Questa sarebbe la vera prospettiva di sviluppo dell'edilizia in Sardegna. Quanti quartieri dei nostri centri storici, piccoli o grandi, non sono completati? E' la cultura del "non finito", così come viene definita in Sardegna la cura dell'estetica della casa: perché non intervenire insieme alle amministrazione comunali su questi elementi? Ecco, questa è l'indicazione che noi diamo partendo da questo spot della proroga del piano casa. Questa sarebbe una politica seria e se lei, assessore Rassu, volesse su questo terreno far cimentare la Giunta regionale (anche sulla base delle competenze da amministratore che lei ha fortunatamente acquisito nella sua esperienza politica), noi saremmo disponibili a darle tutto il sostegno possibile, perché questa è la vera politica che la Regione Sardegna dovrebbe attuare.

Vista la delicatezza del tema, in conclusione pongo una questione, ma in maniera molto soft, perché non voglio forzare i toni. Sarebbe forse opportuno che chiunque di noi, qualsiasi consigliere regionale i cui atti nel settore edilizio non godono della totale trasparenza si autoesonerasse dalla presentazione di proposte di legge che puntino a portare all'attenzione dei cittadini esempi che forse sono ancora da chiarire, ma che non sono assolutamente trasparenti rispetto a quello che noi tutti consiglieri regionali dobbiamo al nostro popolo e ai nostri elettori.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Steri. Ne ha facoltà.

STERI (U.D.C.-FLI). La legge oggi all'esame si limita a prorogare il termine di efficacia stabilito originariamente in relazione agli interventi di cui al Capo I della legge numero 4 del 2009, ossia non modifica assolutamente i termini che erano richiesti per il possesso dei requisiti per ottenere i benefici di tale legge. Per cui gli interventi speculativi che sono stati paventati non trovano certo fondamento o giustificazione in questa norma di legge che, ripeto, si limita a prorogare il termine di durata entro cui possono essere presentate le domande (fermo restando che i requisiti devono essere posseduti alla data originariamente prevista dalla legge in relazione alle previsioni del Capo I) e non tocca assolutamente il Capo II, che riguarda interventi a regime sulla disciplina pianificatoria. Quindi non mi pare che questa norma di legge possa suscitare perplessità, dubbi o quant'altro.

Come è noto l'U.D.C. aveva a suo tempo espresso in Aula delle perplessità in relazione alla legge numero 4, ciò nonostante, anche per rispetto di quello che è un valore della maggioranza, aveva votato a favore, ottenendo peraltro che fossero inserite diverse norme modificative e migliorative. Basta ricordare tutte le norme inserite nell'articolo 13, su richiesta pressante dell'U.D.C., che avevano bloccato gli interventi del cosiddetto eolico offshore, argomento che successivamente è diventato di moda, tant'è che un deputato del P.d.L. tre mesi dopo si è svegliato e ha fatto una serie di interventi, sebbene il problema fosse già risolto.

Ulteriori interventi sono stati introdotti in quella legge, per esempio la legge numero 13 del 2008 prevedeva che una volta riperimetrati i centri storici non valesse più il vincolo di 100 metri previsto dagli articoli 48 e 49 del PPR per quanto riguarda il rispetto dei beni paesaggistici e dei beni identitari, norma che è stata soppressa appunto con la legge numero 4. Per cui, pur essendo una legge che presenta delle difficoltà e delle tensioni, in essa si rinvengono anche talune norme positive, interessanti e indubbiamente apprezzabili. Del resto non tutte le leggi sono apprezzabili. Ho appena citato la legge numero 13 del 2008: uno scempio! Quindi gli scempi, se vogliamo definirli tali, li fa sia il centrodestra sia il centrosinistra, perché la legge numero 13 è del centrosinistra. Quindi discutiamo di tutto, discutiamo di ciò che non va bene, ma non facciamo a gara su dove sta il buono e dove sta il cattivo. Bisogna discutere con calma e affrontare tutti i problemi che la legge numero 4 pone.

Perché riteniamo di esprimere un voto favorevole a questa proposta di proroga della legge numero 4? Perché le leggi fintanto che sono vigenti si applicano, l'unica ipotesi in cui è concesso di non applicare una norma di legge a chi la interpreta è quando vi è un contrasto con la normativa comunitaria; ipotesi per la quale è possibile la disapplicazione, altrimenti fintanto che la Corte costituzionale non dire che una norma è incostituzionale, la stessa si applica. Ebbene, la legge numero 4 non è stata applicata. Considerate che per rilasciare un nulla osta paesaggistico - per difficoltà oggettive, per carità non voglio dare colpe a nessuno - l'Assessorato degli enti locali ha bisogno di un anno di tempo!

Allora se noi abbiamo approvato una norma di legge o abroghiamo la norma in toto o consentiamo che venga applicata. Da qui la considerazione che porta al nostro voto favorevole alla proroga. In quest'Aula si è discusso dell'incostituzionalità della legge numero 4 sotto svariati profili, si è ampliato il discorso al contenuto della legge, che poi è il contenuto delle proposte di modifiche che sta esaminando attualmente la Commissione. Visto che il discorso si è ampliato, mi permetto due brevissime considerazioni in particolare sugli articoli 12 e 13 della legge numero 4, che sono andati, soprattutto il 13, a "incidere" sul PPR. E' stata richiamata la recente ordinanza numero 135 del TAR Sardegna, confermata peraltro ieri dal Consiglio di Stato. Ebbene, questa ordinanza non ci sorprende per niente, in quanto noi avevamo detto espressamente, sia in Aula sia pubblicamente - l'onorevole Gian Valerio Sanna ricorderà il convegno organizzato presso la sede dell'ERSU -, che l'articolo 13 non è in grado di incidere sull'articolo 15 delle Norme tecniche di attuazione del PPR, perché si limita - in maniera condivisibile o meno, ma questo è un altro discorso - a dettare delle regole che il futuro pianificatore dovrà trovare vigenti. Per cui il fatto che il TAR Sardegna abbia espresso questo concetto non ci sorprende, anzi ci trova perfettamente d'accordo, perché è un concetto che noi per primi avevamo espresso. Come pure non ci ha sorpreso l'altra affermazione dell'ordinanza numero 135, che ponendo in rapporto l'articolo 15 delle Norme tecniche di attuazione con gli articoli 19 e 20 del PPR parla di fascia costiera, quindi non di 300 metri, ma di tutta la fascia costiera con vincolo di inedificabilità in base al primo comma dell'articolo 20. Anche questa non è una sorpresa perché, come tutti sapete, questo il TAR l'aveva già detto in precedenza, nel 2007, quando ha esaminato i ricorsi sul PPR. Quindi l'ordinanza ha solo riaffermato un principio già dichiarato con una sentenza passata in giudicato e per il resto ha confermato l'interpretazione che noi stessi avevamo esposto e sostenuto.

Il problema è più particolare laddove il TAR - peraltro questo, anche se non espressamente, si evinceva anche dalla sentenza del 2007 - afferma che in questa ipotesi non è neanche possibile, in attesa che il comune adegui il PUC al PPR, utilizzare lo strumento delle intese. Implicitamente lo si ricavava dalla sentenza del 2007, espressamente non era stato detto, ma le intese sono state fatte sia dal centrosinistra sia dal centrodestra, quindi è un errore in cui per una volta sono caduti entrambi gli schieramenti politici.

Per riassumere, noi abbiamo una legge che, ripeto, presenta delle difficoltà applicative a cui si deve porre rimedio, che però è stata approvata dal Consiglio regionale, ancorché a maggioranza, e non ha potuto trovare applicazione solo ed esclusivamente per una serie di difficoltà oggettive da parte della pubblica amministrazione. Qui il discorso ovviamente si amplia alla solita considerazione: noi facciamo le leggi, ma non abbiamo una struttura che sia in grado di applicarle talora per difficoltà soggettive, perché a volte il funzionario preposto adotta posizioni sue personali non in linea con le norme di legge, talaltra per difficoltà oggettive, come in questo caso, perché l'Assessorato non ha le strutture e il personale sufficiente per esaminare tutte le richieste e rilasciare i nullaosta paesaggistici. In questa situazione noi riteniamo che sia corretta l'approvazione di una proroga, ripeto, solo ed esclusivamente del termine di efficacia, senza toccare il termine entro cui dovranno essere posseduti i requisiti per poter fruire dei benefici della legge. Siamo ben consci che la legge numero 4 deve essere modificata, secondo noi dovranno essere apportate diverse modifiche, ma sappiamo tutti che la Commissione sta già esaminando la relativa proposta di modifica e verosimilmente il mese prossimo o al più tardi nel mese di giugno saremo in grado di esaminarla e di intervenire su questa legge.

Concordo poi con quanto hanno detto altri consiglieri quando hanno parlato di piano casa in senso tecnico. Ma questa legge non è un piano casa! Sicuramente dovremo intervenire sia sull'AREA, per renderla una struttura effettivamente funzionale, che consenta di spendere in maniera legittima e corretta le risorse poste a sua disposizione, sia su una serie di strumenti che consentano effettivamente di dare la casa a tutte le categorie disagiate, che hanno un diritto costituzionalmente garantito in questo senso.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.

URAS (SEL-Comunisti-Indipendentistas). Presidente, colleghi, io ho presentato un emendamento che recita testualmente: "La legge numero 4 del 23 ottobre 2009 è abrogata". E perché ho presentato questo emendamento? Avremmo potuto tranquillamente, in qualche misura, accettare una sostanziale resa da parte della maggioranza sotto il profilo politico, prima che sotto il profilo tecnico-giuridico, avremmo potuto accontentarci di una dichiarazione di resa con la rinuncia ad arrivare in Aula con la proroga di una legge che, come lo stesso onorevole Campus diceva, è non solo ambigua, non solo pessima, ma anche sostanzialmente inutile. Ed è attraverso questa considerazione che noi dobbiamo leggere - e invito anche l'onorevole Pittalis a farlo - la necessità di cambiare rotta. Badate, voi siete venuti qua sull'onda del "facciamo sorridere la Sardegna". Se c'è qualcuno che sorride sicuramente non è un sardo, sicuramente non è un lavoratore della Vinyls o dell'Eurallumina, sicuramente non è un precario della scuola, sicuramente non fa parte di una famiglia che vive di uno stipendio, sicuramente non è un giovane disoccupato! E com'è che la dovevate far sorridere la Sardegna?

Onorevole Ladu, lo chiedo anche a lei che, purtroppo, ha votato pessimamente in occasione dell'approvazione della legge numero 4: perché non ride la Sardegna? Perché voi avete individuato una strada che era non solo inefficace, ma persino pazzesca per arrivare a far sorridere la Sardegna. Voglio ricordare, Presidente, che la legge numero 4, che non c'entra niente col piano casa, sono d'accordo con tutti quelli che lo dicono, recita: "Disposizioni straordinarie per il sostegno dell'economia mediante il rilancio del settore edilizio e per la promozione di interventi e programmi di valenza strategica per lo sviluppo". Onorevole Campus, dove sono gli interventi di natura strategica per lo sviluppo, ma soprattutto dov'è lo sviluppo? Dove sono le disposizioni straordinarie per il sostegno dell'economia e soprattutto dov'è l'economia?

Noi abbiamo fatto, l'ho detto a suo tempo, è negli atti, un esercizio pessimo di legislazione, perché avevamo un obiettivo e abbiamo utilizzato il peggiore strumento per raggiungerlo. E tra i peggiori strumenti per raggiungere l'obiettivo abbiamo utilizzato quello più scalcinato, cioè l'abbiamo costruito in maniera assolutamente inefficace anche per conseguire un obiettivo parziale, quello nascosto, quello di cui si diceva, ovvero consentire una maggiore edificazione di cubature a qualcuno.

Che cosa fare di una legge così inutile, che manca l'obiettivo, che è pasticciata sotto il profilo tecnico-giuridico, che è sottoposta all'attenzione della Corte costituzionale e che non soddisfa nessuna delle finalità che si è proposta, cioè dare uno slancio straordinario, un sostegno vero all'economia e promuovere interventi per lo sviluppo? Cosa ne dobbiamo fare, vi chiedo? L'unica cosa possibile: la dobbiamo abrogare! Quindi l'emendamento sostitutivo che io ho proposto lo dovete votare, se avete un pizzico di consapevole coerenza e ancora di speranza di rimanere in campo in occasione delle prossime elezioni regionali.

La Sardegna non sorride, l'economia non è sostenuta, gli interventi per lo sviluppo non si sono mai visti e voi vi proponete adesso di presentare un terzo piano casa. Assessore, lei è una brava persona, mi faccia la cortesia, rinunci, lo stralci, lo butti nel cestino! Quella cosa non serve, è inutile, si preoccupi d'altro, si preoccupi di che cosa devono fare i nostri comuni per sopravvivere, di come possono rispondere alle esigenze elementari delle loro comunità, di come si fronteggia una crisi così pesante. Ma è possibile che noi in quest'Aula non abbiamo altro da fare che riesumare leggi e disposizioni di questa natura, cioè mantenerle in vita con l'ossigeno, con una sorta di terapia intensiva?

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LOMBARDO

(Segue URAS.) Con quale idea? Non produrrà nessun effetto, non si farà nulla! L'economia di questo tipo non si sorregge se non ci sono risorse impegnate - e impegnative dal punto di vista dell'entità e della quantità - per poter realizzare anche un pizzico d'intervento edilizio in più. Onorevole Cuccureddu, lei mi ha fatto un piacere enorme a essere presente, perché mi ricordo il piano casa 1…

(Interruzioni)

Presidente, li mandiamo a casa, facciamo vacanza, cosa facciamo? Prendiamo un aperitivo! E' vero che di questa proroga non importa niente a nessuno, è una sorta di difesa in corner: "Vediamo di non fare la brutta figura di rinunciare a questa sconcezza e di cancellarla, diamole sei mesi di proroga". In attesa che qualcuno, come l'Assessore dell'urbanistica, provveda a portare i cerotti per aggiustare la sconcezza che è stata fatta due anni fa!

Il dato è politico: riuscirete anche ad approvarla questa proroga, ma sarà la proroga del nulla, esattamente del nulla che avete prodotto in questi due anni, anzi il nulla dannoso che avete prodotto in questi due anni! Nessun provvedimento serio è stato fatto per intervenire sulla situazione drammatica di questa regione; non riusciamo a sederci attorno a un tavolo per cercare di porre rimedio al danno e ogni volta che approviamo qualcosa, come Consiglio, diamo un indirizzo e aiutiamo l'azione di governo, la Giunta regionale e il suo Presidente non solo rifiutano ciò che approviamo, ma addirittura lo tradiscono! Lo fanno, per esempio, quando facciamo una censura pubblica al Ministro dell'economia, che ha abbandonato questa Regione. Dov'è il ministro Romani con i soldi della fantomatica società finanziaria svizzera? E' venuto qua a prendere in giro i lavoratori! Ma dov'è l'accordo concluso per Eurallumina? Ancora una promessa! Quando si andrà alla verifica, quando si vedranno le carte, date a quei lavoratori il piano casa e la proroga di sei mesi!

Ma che cosa state facendo, ve ne rendete conto? Cambiate passo, non rifiutate sempre ogni minima attenzione! Da questi banchi purtroppo ogni tanto qualcuno - non io - si solleva e dice: "Presidente, ci guidi". Ma dove ci deve guidare, se non ha la patente? Che cosa sta combinando, cosa fa, cosa produce, dov'è la sua autorevolezza? Una proroga di sei mesi di una legge inutile ci ha trattenuti in quest'aula per mesi! Come fate a difendere l'inutile? Liberatevi, tanto quella è una maggioranza già morta: è morta nella sua composizione, è morta nelle sue finalità, è morta nelle sue azioni, è politicamente morta! E' morto anche chi la rappresenta, che non c'è mai! Dov'è il Presidente? Cos'è andato a trattare? Sta male? Ha di nuovo l'influenza? In questo palazzo ci sono dei medici, pagati dal Consiglio, che curano tutto, anche noi! Anche in quest'Aula ci sono medici e professori eccellentissimi che ci possono aiutare, ma veramente possiamo continuare a scherzare? Io ve lo dico, approverete questa "proroghetta" da quattro soldi e poi andrete dal cittadino sardo che non solo non ha il problema di costruirsi una stanza in più, ma ha il problema di tenersi la casa che ha!

Che cosa abbiamo fatto? Abbiamo fatto una proroga per gli interventi straordinari in economia, per il rilancio dell'economia? Ma vi ricordate l'assessore Asunis, la sua prosopopea sulle pagine dei giornali! Quante volte dovremo ancora sentire bugie? Abroghiamo questa legge, sia il Consiglio regionale a dire: "Abbiamo sbagliato, da domani ci mettiamo a discutere anche di edilizia!". Abroghiamo questa sconcezza! Assessore, non ci metta mano, per cortesia, non tenti di aggiustarla, perché non si aggiusta quello che non è aggiustabile! Questa è una schifezza riconosciuta da tutti come tale. Abbandoniamola! C'è da lavorare? Il Presidente della Commissione lavori insieme ai colleghi e se c'è da parlare di legge urbanistica, se c'è da mettere in coerenza il nostro impianto di gestione del territorio, se c'è da lavorare per salvaguardare il nostro patrimonio ambientale, naturale, paesaggistico, culturale e identitario facciamolo, perché non saranno i campi da golf a salvare la Sardegna! Altri errori! E' sempre un mito ciò che ci trascina: prima era il mito delle ciminiere, adesso è il mito dei prati e delle palline da golf, un mito che non ha senso perché non ci appartiene. E ci dimentichiamo delle pecore che invece producono, ci dimentichiamo delle campagne che invece producono, ci dimentichiamo del nostro artigianato che invece produce! Ci dimentichiamo di noi, dei diritti che abbiamo, del fatto che possiamo e dobbiamo attraversare il mare!

Presidente, se deve guidare qualcosa (meglio lei che il Presidente della Regione) guidi questo Consiglio alla ragionevolezza, affinché non utilizzi ancora male le proprie ore di lavoro, ma le utilizzi al meglio!

Onorevole Pittalis, io la apprezzo, anche per come lei si arrampica sugli specchi. Lei è un grande arrampicatore, ha delle ventose straordinarie, ma anche quelle si stanno sciupando, si stanno sgretolando, perché non ci sono più vetri a cui attaccarle! Ormai è tutto in trasparenza, c'è un fallimento di fronte a noi, però non ce lo possiamo permettere, perché il nostro fallimento, lo dico a prescindere dagli schieramenti, è il fallimento della Sardegna. Non c'è nessuno, né fuori né dentro la Sardegna, che possa salvare la situazione. Diamo un segnale: buttiamo nel cestino gli errori che abbiamo fatto e ricominciamo daccapo!

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà.

DIANA MARIO (P.d.L.). Signora Presidente, non userò in questa seduta i toni dell'onorevole Uras. L'ho fatto altre volte, ma oggi non mi pare assolutamente il caso, anche perché un po' tutti stamattina si sono esercitati in una disquisizione che aveva poca rilevanza. Avrebbe avuto maggiore rilevanza, onorevole Uras, magari nelle numerose riunioni di Commissione, compresa l'ultima, a cui ho partecipato e in cui ho avuto modo di notare la totale assenza dell'opposizione, ad eccezione dell'onorevole Sechi. Era un momento nel quale magari si sarebbe anche potuto discutere di questo argomento.

(Interruzioni)

Io non ho interrotto nessuno, c'è sempre l'istituto della replica.

La legge numero 4 e le modifiche proposte dall'assessore Rassu sono ancora all'attenzione della Commissione, per cui tutto questo esercizio accademico che si è voluto fare oggi credo sarebbe stato più opportuno farlo nella sede idonea, che è quella della Commissione, senza ovviamente vietare a nessuno di intervenire in quest'Aula successivamente.

E' stato portato all'attenzione dell'Aula un articolo unico in cui si propone una proroga di sei mesi, convinti come siamo che il piano casa a suo tempo approvato, e che è ancora all'attenzione della Commissione, non aveva certamente necessità di "manutenzione". E se una manutenzione si doveva fare, era eventualmente una manutenzione straordinaria, quindi con interventi di grande peso. Mi meraviglia che l'onorevole Uras sia caduto in una trappola. Le assicuro, onorevole Uras, che lei è caduto in una trappola perché in prossimità delle elezioni comunali di Cagliari io al suo posto mi sarei limitato nell'intervento, soprattutto perché ha la responsabilità politica di un candidato che fa parte di questa Assemblea e che può anche rappresentare la novità, ma se si inizia in questo modo credo che le speranze, se ancora ci sono, si affievoliscano. Non bisogna cogliere tutte le occasioni per sollevare i toni, ci sono momenti nei quali possiamo dire delle cose e altri nei quali dobbiamo limitarci nel parlare.

Ora, tutti sappiamo quali sono le manchevolezze del piano casa, però non si può dire che non abbia ottenuto dei risultati e che non possa ottenerne ancora di più. Voi sin dall'inizio avete pensato a un piano casa che avrebbe dovuto dare una risposta d'altro genere. Siamo tutti d'accordo su quella risposta, sull'edilizia economica, sul dare alle fasce più deboli la possibilità di avere una casa. Siamo tutti d'accordo su questo, ma non era la fattispecie che noi abbiamo portato all'attenzione del Consiglio regionale, quindi per quale motivo stiamo perdendo tanto tempo? Avevamo delle mozioni importanti da discutere e voi vi siete attardati a chiedere la verifica del numero legale. Questa maggioranza vuole approvare la proroga della legge numero 4, è meglio che si sappia, e la approverà!

Abbiamo certamente esercitato la nostra capacità di veicolare notizie che non corrispondono al vero. E se dobbiamo riparlare di urbanistica - lo dico all'onorevole Uras, non lo posso dire all'onorevole Gian Valerio Sanna, che magari interverrà successivamente -, penso che tutti riteniamo che nell'urbanistica si debba investire e tanto, ma ancora non si è capito in che direzione deve andare lo sviluppo economico di questa regione. E' possibile che non ci si renda conto che quello dell'edilizia è un comparto di importanza straordinaria? L'effetto moltiplicatore di questo comparto è incomparabile. Altro che Vinyls, altro che Eurallumina, altro che Alcoa! Molto, ma molto di più! E invece ci attardiamo ancora a sollevare problemi dei quali conosciamo tutte le manchevolezze.

Onorevole Uras, io non penso più alla grande industria in Sardegna; è già da qualche anno che non ci penso più, perché ritengo veramente che essa non possa produrre più danni di quelli che ha già prodotto. Ma è possibile che non ci sia la capacità da parte nostra di inventare qualcosa di diverso? Noi non siamo quelli che vogliono cementificare le coste, lo abbiamo dimostrato e continueremo a dimostrarlo. Voi avete questo assillo, questa paura, ma quali danni più di quelli che ha causato il Piano paesaggistico regionale! Avrà fatto anche qualche cosa egregia, ma voi non avete idea di quanta gente ha messo in ginocchio. Voi continuate a difendere posizioni indifendibili e vi attardate a parlare di questo problema, accusando noi di essere dei cementificatori. Noi non vogliamo essere cementificatori, noi vogliamo modificare il piano casa, che è all'attenzione della Commissione.

Non condivido peraltro neanche le considerazioni che ha fatto il mio collega Campus, che vive una realtà probabilmente diversa da quella che vivo io, diversa da quella che vivono molti di noi, perché Sassari ha una specificità completamente diversa rispetto al resto della Sardegna. Capisco e giustifico le sue considerazioni, ma non le condivido. La dialettica è necessaria, è indispensabile, ma dobbiamo fare proprio qui in quest'Aula questo esercizio?

Su un articolo di legge che prevede una proroga si può essere d'accordo oppure no, ma richiamare tutto lo scibile umano per dire che non si è d'accordo credo non sia giustificabile, soprattutto in un momento nel quale, ripeto, la Sardegna ha bisogno di chiarezza. C'è chiarezza da parte della maggioranza, che vuole l'approvazione di questo articolo, c'è contrarietà da parte del centrosinistra. Benissimo, è legittimo, ma utilizziamo toni diversi perché certamente quelli usati non sono assolutamente produttivi. Grazie.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Gian Valerio Sanna. Ne ha facoltà.

SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Signor Presidente, vorrei ringraziarla per aver consentito che gli studenti in visita questa mattina andassero via presto e fosse loro evitato di ascoltare nel merito questo dibattito: un dibattito strano, irreale, indegno di un parlamento. C'è chi interviene dalla parte destra dell'emiciclo e dice: "Questa legge è una porcheria, ma la voto". Un altro dice: "Nel nostro Gruppo siamo pieni di perplessità, ma la votiamo". Da questo punto di vista è eroica l'affermazione del collega Pittalis, per il quale questa legge è addirittura un "capolavoro artistico"! Voglio dire che qualcuno di voi deve spiegarci di che cosa si sta parlando! La nostra funzione è quella di dire "sì, sì", oppure "no, no", e non affermare che ci sono degli ibridi che circolano in quest'Aula, dei fantasmi, delle cose strane. In una società che vuole trovare una direzione di marcia, se noi non siamo chiari e coerenti, che orientamento vogliamo dare? Questo è il degrado della politica, questo è il fallimento di questa esperienza: l'incapacità di essere autentici, veri, onesti, leali!

E la lealtà sta nei numeri: sul piano casa in Sardegna sono state presentate circa 8.500 domande (parlo solo delle domande presentate, perché per quanto riguarda le domande ammissibili il dato è diverso). Se raffrontate questo dato con il patrimonio edilizio della Sardegna, la totalità delle domande rappresenta l'1,03 per cento. Vi basta? O dobbiamo dire anche che, siccome tutta la seconda parte del piano casa è inattuabile, è impercorribile, quella cifra si riduce e pure di molto? Basta questo o c'è bisogno di aggiungere qualche altra cosa? O c'è bisogno di sentir dire ancora dal Capogruppo della maggioranza di questo Consiglio che l'industria è finita e il mattone è l'unica nostra speranza?

DIANA MARIO (P.d.L.). Non dica falsità, onorevole Sanna!

SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Vorrei ricordare che la crisi congiunturale che si è sviluppata nel 2008 è nata dalle perdite generate dalla bolla edilizia americana, per il semplice fatto che si è incrementata un'offerta dietro a una domanda che non poteva essere pari. E che cosa abbiamo fatto noi? Abbiamo messo in piedi una bolla immobiliare nostrana, una specie di cura omeopatica, si potrebbe dire, frutto del genio italico. Cioè in tutto il mondo il sistema economico implode per quella esagerazione e noi propiniamo una cura omeopatica sempre sullo stesso settore! La politica deve analizzare queste cose e deve spiegarne il perché.

Avete detto: "Questa legge è inattuabile". E chi l'ha concepita? Noi? Noi che vi abbiamo controproposto che piano casa significava rispondere alla domanda di prima casa, di completamento del sistema casa, di completamento del "non finito", all'esigenza di disporre di alcune risorse per incentivare il privato a mettere anche le sue? Chi è il genius di questa legge, Assessore Rassu? E' l'eminenza grigia che continua a governare il suo Assessorato, che non è più Assessore, ma che ha fatto questa legge e che forse chiede oggi questa proroga. Lei è sicuro che questa legge sia la rappresentazione della sua visione del problema? O non dovrebbe forse rappresentare la visione di una realtà e di una società che sta facendo domande diverse?

Desidero leggervi un passo. La verità è questa: gli imprenditori italiani vincenti provengono dal cemento, loro stessi sono parte del ciclo del cemento: le ditte in subappalto, la sabbia, il pietrisco, i camioncini zeppi di operai che lavorano di notte e scompaiono al mattino, le impalcature marce, le assicurazioni fasulle, i morti nei cantieri. Lo spessore delle pareti è ciò su cui poggiano i trascinatori dell'economia italiana. La Costituzione dovrebbe cambiare, vi si dovrebbe scrivere che si fonda sul cemento e sui costruttori. Sono loro i padri di questa Repubblica e sono stati loro, i palazzinari, ad aver tirato per lo scalpo l'Italia affossata dal crac Sindona e dalla condanna senza appello del Fondo monetario internazionale.

C'è qualcosa che cambia rispetto a questo?

PITTALIS (P.d.L.). Chi l'ha scritto?

SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Roberto Saviano.

PITTALIS (P.d.L.). Ah, ecco, mi sembrava di averlo già sentito!

SANNA GIAN VALERIO (P.D.). So che voi non avete per lui molta simpatia, però qualche verità in quel che ha scritto in fondo c'è!

Questa proroga è una cosa inutile, Assessore, e dimostra politicamente la qualità, la cifra di questa vostra maggioranza. Un Governo che capisce che una norma non ha prodotto degli effetti fa autocritica, non proroghe; fa autocritica e si domanda a che cosa gli serva la proroga. Questa proroga non serve a niente, perché tutte le domande che sono state presentate nei termini possono avere esito anche dopo la scadenza dei termini. Questa norma che voi proponete proroga di sei mesi la possibilità di avviare i cantieri, non di accogliere le domande. E' così, perché l'accordo Stato-Regioni prevedeva un limite a quella legge, che è un limite straordinario, dovuto al fatto che voi, anche con questa proroga, state ulteriormente commissariando i comuni rispetto alla loro potestà di governare con equilibrio i bisogni abitativi con le capacità di trasformazione territoriale. Sono state presentate 8.500 domande, cioè l'1 per cento, e ci sono 1.000 alloggi di edilizia pubblica da costruire, il "non finito" che galoppa e i soliti grandi costruttori che fanno volteggiare le loro gru. Altro che piccola impresa, altro che risposta all'economia!

Noi siamo stati i primi a dirvi, qualche anno fa, che riconoscevamo la crisi economica che stavamo affrontando, ma che la risposta non stava nella deregulation scaricata sulle spalle dei risparmiatori privati, dei cittadini, che tra l'altro non hanno la forza di investire, perché con questa incertezza della congiuntura economica nessuno mette i soldi a rischio, si tiene il proprio tesoretto per sopravvivere.

Capisco, invece, che questa proroga vi serva per traguardare obiettivi più lusinghieri nella riforma del Piano paesaggistico. Io vi sto parlando con un tono che è proporzionale, Assessore, al fatto che sottolineava il collega Mario Diana, a cui prude molto, il fatto cioè che il Piano paesaggistico, nel bene e nel male, rimane vivo e al centro del patrimonio giuridico di questa Regione. Può piacere o non piacere, ma quello è stato un segnale di svolta sul quale passa la differenza fra la vostra e la nostra concezione dello sviluppo. La vostra concezione è storicizzata, è antica e si basa sul far costruire, sull'occupare. L'Italia è la nazione con il più basso indice di crescita demografica d'Europa ed è la seconda nazione europea per consumo di suolo intatto: 244 mila ettari all'anno! E questo non avviene in un contesto territoriale simile a quello del Sudan o della Libia, dove tutto è territorio libero, ma avviene nel Paese europeo che da solo possiede il 52 per cento della totalità dei beni culturali, paesaggistici e monumentali del mondo. Non d'Europa, del mondo! Questo fatto avrebbe dovuto suggerirci una legislazione del tutto straordinaria per dare il segnale che questa ricchezza, questo tesoro era il motivo centrale del valore che ha assunto nella nostra Costituzione l'articolo 9. E infatti l'Italia, altro paradosso, è uno dei pochissimi Stati europei che prevedono nella propria Costituzione la salvaguardia del paesaggio, del territorio e dei beni paesaggistici.

Ma qui si fa il piano casa. Noi siamo comunque molto sereni perché non ci vorrà tanto tempo: spero che nell'arco di questa proroga arrivino ulteriori mazzate a questa politica, già interessata dalla citata sentenza che riguarda Tom Barrack, che dice una cosa semplice: le misure che voi avete proposto per favorire il rilancio dell'economia noi non le discutiamo neanche, ma siccome c'è un principio di sovraordinazione della pianificazione paesaggistica è del tutto evidente che se le volete applicare dovrete modificare quella pianificazione. E questo vale non solo per l'articolo 13 - mi spiace per i legislatori -, ma anche per l'aumento del 20 per cento dei volumi delle case nelle zone all'interno delle fasce protette; vale per tutto, perché il principio di vigenza della norma di salvaguardia è invalicabile. Ed è proprio su questo aspetto che argomentano le iniziative legislative di censura presso il Parlamento europeo e quelle avanzate presso la Corte costituzionale per dichiarare l'illegittimità di fondo di questi provvedimenti, non solo di quello sardo, ma anche di quelli di tutte le altre Regioni, perché manca la base, cioè la legge delega che poteva autorizzare le Regioni a modificare i cardini dell'impianto legislativo che ha delegato loro la trasformazione territoriale. Su queste ragioni cadranno tutte le leggi regionali e ci ritroveremo con un insieme di abusi edilizi.

Qua sta il punto, per questo noi diciamo ai tecnici comunali: state attenti, leggete bene le leggi, ragionate con la vostra testa, se ne avete la possibilità rivolgetevi a qualche avvocato, chiedete che vi venga fatto un ragionamento obiettivo, non ascoltate il fiume ideologico che trasmettono le forze politiche, a partire da quest'Aula, paratevi le spalle da eventuali rogne! Se fossi un tecnico comunale non rilascerei nessuna autorizzazione, essendo responsabile dell'interpretazione della norma. Ma sto predicando il rispetto della legalità a chi? A chi fa delle norme quello che vuole? A chi trasforma continuamente il legittimo in illegittimo? Per chi, mi spiegate per chi? Per il fantasma dell'assessore Asunis, che si è distinto per grandi funzioni strategiche, per visioni disinteressate? Per quelli che nel suo Assessorato, assessore Rassu, vedono le istruttorie negative degli Uffici per mancanza di documenti essenziali sulle lottizzazioni, alle quali però quindici giorni dopo viene dato il via libera perché proseguano l'iter in sede di CTRU? Su queste cose bisognerà pur dire qualcosa!

Di che cosa stiamo parlando, del rispetto delle leggi? Giustamente le sentenze dei tribunali assumono un tono sempre più interlocutorio, perché hanno capito che contro i sordi non c'è niente da fare, non servono neanche gli apparecchi acustici! Stiamo parlando della modifica del Piano paesaggistico con gli strumenti previsti? Allora la domanda è semplice: qual è il piano casa che serve in questo momento? E ce ne sarebbero di cose da fare! La legge numero 29 è stata un pilastro, una giusta intuizione della legislazione regionale. Perché non mettere risorse per questa legge e dire ai comuni: fate in fretta a completare i piani particolareggiati perché concorrerete alla ripartizione delle risorse per migliorare i vostri comuni anziché, come dicevano i colleghi Campus e Lotto, per demolire e ricostruire cose di pregio. Perché non si rendono disponibili alcune somme per aiutare, a fondo perduto, i privati a completare il "non finito" e a rimettere a posto i nostri centri storici e i nostri abitati?

Perché non si dà un colpo di mano per favorire l'accesso stabile al credito agevolato per acquistare patrimonio esistente? Ce ne sarebbero di cose da fare! Ma lei, Assessore, è nella stessa disgrazia dei ministri che si ritrovano con un ministro al bilancio, come l'assessore La Spisa, il cui motto è: zero lire, zero storie. Però i soldi si trovano per fare mille cose inutili! L'economia o la si favorisce o non la si favorisce, ma per favorirla occorre fare anche qualche rinuncia, e noi ve l'abbiamo suggerito. Vi abbiamo anche detto che siamo disponibili a individuare delle semplificazioni amministrative che ci mettano in condizioni di aprire i cantieri subito. E la Giunta ha pensato arbitrariamente, senza che noi glielo avessimo indicato - a proposito di legalità! -, che per l'accelerazione dell'apertura dei cantieri bisognava chiedere un cofinanziamento ai comuni. Ma chi l'ha detto? Chi se lo è inventato? Chi è il genio che si inventa queste cose sulle opere pubbliche?

Da una parte prevedete la proroga di queste inutilità, per non dire di queste porcherie, e dall'altra parte vi complicate la strada su una norma che - ve l'abbiamo detto - siamo disposti a semplificare ulteriormente per riavviare il motore dei lavori pubblici e dell'economia! Se gli studenti non fossero andati via avremmo spiegato loro che siamo dei matti, che siamo gente priva di buon senso, che loro non devono essere instradati in questo percorso di contraddizioni e illogicità e che la politica non serve a nulla se resta così. E non mi si dica che servono le risorse per pensare bene; si pensa bene se si ha la testa attaccata al collo, e in quest'Aula si deve lavorare esclusivamente al servizio della collettività.

Invece si vogliono favorire le lobby affaristiche degli imprenditori edili, le corporazioni dei costruttori, che si lamentano, ma che sono sempre gli stessi e non le piccole imprese artigiane, che sono ormai chiuse, morte, sepolte, mentre noi stiamo ancora discutendo di queste cose. Infine ci sono le esigenze di qualche geometra un po' fallito e con poco lavoro qualificato, il quale con queste pratiche potrebbe sopravvivere qualche settimana in più.

Non è questa la prospettiva della Sardegna. La prospettiva della Sardegna è investire su quello che ha, su quello che può conservare, su quello che può migliorare. E le lezioni che insegnano questo ci sono, ma non ve le abbiamo date noi, ve le hanno date i tribunali dello Stato. Ascoltate almeno loro, perché se non ascoltate neanche loro vi rimane solo da ascoltare la voce silenziosa e insinuante di quegli affaristi che hanno già messo troppo nei guai l'esperienza politica di questa legislatura.

PRESIDENTE. I lavori del Consiglio riprenderanno questo pomeriggio, alle ore 16 e 30. Per le ore 16 è convocata la Conferenza dei Capigruppo.

La seduta è tolta alle ore 14 e 12.