Seduta n.299 del 20/02/2012 

CCXCIX SEDUTA

(Solenne)

LUNEDI' 20 FEBBRAIO 2012

Presidenza della Presidente LOMBARDO

La seduta è aperta alle ore 16 e 40.

Visita del Presidente della Repubblica

PRESIDENTE. Signor Presidente della Repubblica, nel rivolgerle un indirizzo di saluto a nome del Consiglio regionale della Sardegna sento, con animo grato, di porgerle un sincero ringraziamento per la sensibilità e l'attenzione che ci ha voluto tangibilmente dimostrare accogliendo la nostra richiesta d'incontro in un momento particolarmente difficile, in cui da tutti gli angoli della Sardegna si levano alte le voci di un profondo e crescente malumore che scuote impetuosamente le fondamenta di quest'Isola e agita la coscienza collettiva. Penso che anche lei questa mattina se ne sia reso conto di persona.

Le istituzioni e il popolo sardo guardano a lei, signor Presidente, non solo perché massimo garante istituzionale della nostra Repubblica, ma anche perché rappresenta l'esempio più nobile di tensione morale e politica a cui ispirarsi e rivolgersi con fiducia in questi giorni di grandi temperie sociali e politiche.

Signor Presidente della Repubblica, signor Presidente della Regione, autorità, colleghe e colleghi, la nostra amata isola vive giorni altamente drammatici a causa dell'incedere impetuoso di una crisi internazionale che ha aggravato lo stato di un tessuto socioeconomico già duramente colpito dal grave deficit infrastrutturale e dei servizi, dal macroscopico ritardo nello sviluppo e dalla crisi di tutti i comparti produttivi. L'esplosione prorompente di numerose manifestazioni di piazza, talvolta anche cruente, con scontri e feriti, l'occupazione dei municipi, il blocco delle strade, la restituzione delle fasce tricolori da parte dei sindaci danno l'ampiezza di quello che è oggi la Sardegna: una polveriera. D'altra parte, l'evidenza di alcuni dati macroeconomici rende indiscutibile la tragicità della situazione in cui versa il popolo sardo. Basti pensare che nel solo triennio 2009-2011 si sono persi ben 24 mila posti di lavoro, che nel 2011 il ricorso alla cassa integrazione è aumentato di 3.300 unità su un totale di 8.865, che la disoccupazione reale, compreso lo scoraggiamento nella ricerca del lavoro, è superiore al 22 per cento, mentre la povertà è un fenomeno che purtroppo riguarda circa 350 mila persone su una popolazione di appena 1 milione e 650 mila abitanti.

In una situazione delicata e complessa come questa il Consiglio regionale, con la mozione numero 139 del 2 agosto scorso, ha richiamato le motivazioni per le quali ha ritenuto opportuno elevare una forte e vibrata protesta nei confronti del Governo nazionale e richiedere il suo autorevole intervento, signor Presidente. In particolare, anche nell'ordine del giorno che quest'Aula ha approvato all'unanimità la settimana scorsa si è denunciata come grave violazione dei diritti imprescrittibili del popolo sardo la mancata emanazione, da parte del Governo, delle norme di attuazione che definiscono la compartecipazione della Regione sarda al gettito erariale, secondo quanto stabilito dal novellato articolo 8 dello Statuto speciale di autonomia. E' bene precisare, signor Presidente, che a fronte di questa modifica la Sardegna si è accollata, come contropartita, l'intero onere della spesa relativa alla sanità, al trasporto pubblico locale e alla continuità territoriale, mentre il mancato trasferimento da parte dello Stato delle entrate fiscali spettanti alla Sardegna, che sono calcolate in circa 800 milioni di euro all'anno a partire dal 2010, sta seriamente compromettendo le azioni mirate ad affrontare le emergenze, a rilanciare lo sviluppo e a supportare il sistema sociale in un momento di gravissima contingenza negativa.

Date queste premesse, si rende quindi necessaria la piena soddisfazione di questo diritto e la conseguente rivisitazione dei parametri fissati dal patto di stabilità per la Sardegna, al fine di adeguarli all'aumentata capacità di spesa della Regione. Questo si pone come condizione imprescindibile e pregiudiziale sul tavolo del confronto con il Governo sull'ancora irrisolta questione sarda. E' chiaro che in un quadro già compromesso come questo un'ulteriore perdita di occupati nel settore industriale (si pensi all'Alcoa, all'Eurallumina e a tutto l'indotto a cascata) è destinata ad alimentare nuove fiammate di tensione sociale pericolose e difficilmente controllabili sotto il profilo dell'ordine pubblico. Pertanto il crollo del settore industriale deve essere evitato a ogni costo, perché se così non fosse ciò rappresenterebbe non solo una sconfitta per l'economia della nostra Isola, ma una vera e propria vergogna nazionale.

A fronte di questo immane pericolo, si rende necessaria, signor Presidente, l'adozione di strumenti eccezionali, previo riconoscimento dello stato di crisi. Nella stessa direttrice di insoddisfazione si intersecano le vertenze per la vendita della Tirrenia, per i fondi FAS, per la politica vessatoria di recupero crediti applicata da Equitalia nell'Isola, per la quale si impone una moratoria.

L'assenza di una effettiva continuità territoriale comporta un ulteriore intollerabile ritardo per lo sviluppo dell'Isola; ritardo che costringe i sardi a un isolamento che non è soltanto geografico, ma anche politico ed economico.

In sintesi, signor Presidente, il Consiglio regionale con i propri deliberati ha inteso manifestare i sensi del più profondo malcontento mai registrato in precedenza, e lo ha fatto nella piena consapevolezza che se ci viene negato il riconoscimento di questi diritti fondamentali ci viene negato il futuro.

Cinque minuti sono davvero pochi, signor Presidente, per rappresentarle con compiutezza la gravità di una situazione che ogni giorno che passa si rende sempre più difficile e che necessita da parte dello Stato di una doverosa considerazione. Deve essere chiaro che noi stiamo semplicemente chiedendo quello che ci è dovuto, quello che ci spetta e niente di più, e cioè il rispetto del dettato dello Statuto speciale di autonomia e della Costituzione della Repubblica. E' con questo spirito, signor Presidente, che ci appelliamo a lei, nella sua funzione di autorità super partes della Repubblica, affinché possiamo ottenere legittima soddisfazione dei nostri sacrosanti diritti.

Caro Presidente, per dimostrarle i sentimenti di vicinanza e la stima che il popolo sardo nutre nei suoi confronti, considerate anche le gravi difficoltà che lei quotidianamente si deve addossare per il bene del Paese, mi consenta di salutarla con il motto che la gloriosa brigata Sassari, migliore espressione dell'indomita fierezza dei sardi, utilizza nei momenti di grave cimento, in cui è richiesta la massima unità di intenti e la maggiore coesione possibile. Con affetto, Forza Paris, signor Presidente.

A nome di tutto il Consiglio mi permetta di donarle, in ricordo di questa visita, il Codice Diplomatico di Villa di Chiesa, che è stato pubblicato nel 1877, è curato dal conte Baudi di Vesme e contiene lo Statuto della città di Iglesias e anche numerosi documenti relativi alla dominazione aragonese e spagnola, nonché all'attività mineraria industriale nei secoli dal tredicesimo al diciassettesimo.

Le consegno un ulteriore dono a nome dei minatori della Carbosulcis, che ci tenevano tanto a che lei avesse la lampada dei minatori.

(Applausi)

(La Presidente del Consiglio cede la parola al Presidente della Repubblica)

NAPOLITANO GIORGIO, Presidente della Repubblica. La ringrazio, Presidente, le posso assicurare che non è la prima volta che sento il motto Forza Paris e non è la prima volta che vedo la lampada dei minatori, perché credo che, nel corso di più di cinquant'anni, la mia prima visita in Sardegna risalga al 1957, ero allora un parlamentare nazionale. Tutte le mie ripetute visite e frequentazioni, per tante iniziative politiche e culturali, mi hanno dato la possibilità di esplorare la vostra isola e di cogliere almeno in parte la ricchezza della vostra storia, della vostra tradizione e delle vostre risorse umane e morali.

Avevo in programma di visitare la Sardegna per celebrare il 150º Anniversario dell'Unità d'Italia, e questo ho anche fatto, in particolare questa mattina e rifarò domani a Sassari, ma naturalmente non potevo non prendermi la responsabilità di confrontarmi con le istituzioni e con le rappresentanze sociali rispetto ai problemi che in questo momento sono al centro delle preoccupazioni e delle tensioni in Sardegna.

Credo che effettivamente, ne parlavo con il presidente Cappellacci e il sindaco Zedda, in questo momento la Sardegna sia probabilmente la regione maggiormente in difficoltà nel Paese. E' un momento molto difficile per tutto il Paese, però è importante che non si ragioni solo in termini complessivi. Quando si prevede che nel 2012 il reddito nazionale possa cadere dell'1,5 per cento, poniamo, raramente si certifica una situazione complessiva preoccupante, però bisogna poi andare a vedere quali sono le realtà effettive sul territorio nelle diverse parti del Paese, misurarne i termini concreti e misurarne le implicazioni sociali effettive, ed è quello che io intendo fare, perché ho ascoltato lei, oggi, ma poi ci saranno incontri ulteriori con le rappresentanze sindacali, economiche e istituzionali. D'altronde anche prima di venire a Cagliari ho cercato di documentarmi, soprattutto sulla base dell'incontro che c'è stato di recente a Palazzo Chigi con il Presidente del Consiglio dei Ministri e altre significative rappresentanze del Governo.

Credo che si debba parlare di molti problemi che si sono via via accumulati. Alcuni di questi sono problemi pregressi, sono carenze o mancate risposte che si trascinano addirittura da anni e di cui sto cercando di comprendere bene i termini, in più ci sono dei dati oggettivi che prescindono dai rapporti col Governo centrale, perché riguardano l'andamento dell'economia in Italia, in Europa e nel mondo. So benissimo quale carica di malessere e anche di malumore - come lei ha detto -, di malcontento e di protesta ci sia in questo momento in Sardegna. Debbo fare appello a tutti, soprattutto a voi che ne rappresentate l'istituzione più importante, perché si faccia fronte alle situazioni, ai problemi e anche a questo ben comprensibile malessere e malcontento con freddezza, con realismo, con lucidità, perché occorre rimanere padroni di noi stessi e delle situazioni, per quanto difficili e, diciamo, urticanti esse siano.

Intravedo quindi, anche nel quadro che lei, Presidente, ha seppure sinteticamente tracciato, una prima importante distinzione. Le questioni del rapporto Regione-Stato centrale attengono naturalmente a una materia delicatissima; sono questioni scottanti che riguardano in particolare il profilo tributario, il profilo delle entrate o se vogliamo la "vertenza entrate", che è l'espressione che la Regione ha usato nell'incontrare il Governo a Roma. Qui ci sono dei diritti da far valere, ci sono degli impegni da mantenere e l'interlocutore è chi rappresenta lo Stato nella continuità dei Governi che si succedono, perché naturalmente non avrebbe senso rimbalzarsi le responsabilità. Ci sono questioni aperte e c'è, ripeto, un dovere per chiunque governi e a qualunque Governo o più Governi sia succeduto di mantenere impegni che i precedenti Governi non hanno mantenuto.

L'altra questione è quella della crisi del tessuto produttivo e occupazionale. Qui certamente le questioni, dobbiamo saperlo, sono molto più complesse, perché non si tratta solo di vedere quali investimenti pubblici è necessario ed è possibile realizzare, pur nei limiti di una politica di bilancio restrittiva, ma bisogna fare i conti, naturalmente, con il mercato, con un'economia di mercato non soltanto nazionale, con cambiamenti profondi negli equilibri economici e sociali mondiali; bisogna fare i conti con i cambiamenti tecnologici molto rilevanti che si sono determinati nel giro non di pochi mesi o di qualche anno, ma ormai di qualche decennio. Ed è qui che io vedo l'importanza di un approccio che è stato sostenuto, per i documenti che ho potuto leggere, dalla Regione nel rapporto con il Governo; un approccio cioè innovativo di ricerca di nuove vie per lo sviluppo industriale e in generale per lo sviluppo economico e sociale della Regione. E qui, voglio dirlo ancora una volta, occorre - lo dicevo questa mattina - il contributo di idee, di elaborazioni e di proposte da parte di tutti ed è indispensabile uno sforzo per promuovere anche dal basso questo slancio innovativo. Abbiamo bisogno di idee, abbiamo bisogno di iniziative, anche di iniziative di impresa, che noi ci auguriamo possano diffondersi, possano crescere col contributo anche delle giovani generazioni. Quelle giovani generazioni che, lo sappiamo bene, sono le più esposte, soffrono di più in questo momento per mancanza di prospettive occupazionali e possono soffrire di più anche nel prossimo futuro. Credo che una cosa importante che stiamo cercando di fare - mi ci metto dentro perché il mio appello da tempo in questo senso è insistente - sia liberare il futuro delle giovani generazioni dal peso di un debito pubblico che non può scaricarsi su di loro, che noi dobbiamo riuscire ad abbattere per dare alle generazioni più giovani possibilità intatte di applicazione delle loro energie e delle risorse nazionali allo sviluppo produttivo e occupazionale.

Oggi ascolterò, di qui a poco, ulteriori illustrazioni, avrò modo di confrontarmi e soprattutto di ascoltare, di apprendere, di recepire e di fare la mia parte, che voi sapete quale sia: ho la responsabilità di garantire principi, valori ed equilibri istituzionali. Di questi valori e principi istituzionali sono parte il pieno rispetto e la valorizzazione delle autonomie regionali e segnatamente di una Regione a statuto speciale, speciale per la sua storia e la sua tradizione, che è esperienza, e di questo tessuto di principi e valori va considerata parte essenziale anche la garanzia della massima coesione sociale, che oggi è a rischio serio nella vostra regione. Sono convinto che voi riuscirete a trasmettere questo senso di impegno nell'affrontare razionalmente e con proposte efficaci la soluzione della crisi che oggi tanto vi coinvolge, non solo come parte dell'Italia, ma come regione Sardegna nelle sue peculiarità. Grazie.

(Applausi)

(Il Presidente della Repubblica saluta i consiglieri regionali e gli assessori che gli vengono presentati individualmente)

La seduta è tolta alle ore 17 e 08.