Seduta n.119 del 29/06/2010 

CXIX Seduta

Martedì 29 giugno 2010

Presidenza della Presidente LOMBARDO

indi

del Vicepresidente COSSA

La seduta è aperta alle ore 16 e 33.

MURGIONI, Segretario f.f., dà lettura del processo verbale della seduta del 16 giugno 2010 (112), che è approvato.

Congedi

PRESIDENTE. Comunico che i consiglieri regionali Pier Luigi Caria, Gabriella Greco, Cesare Moriconi, Pietro Pittalis e Nicolò Rassu hanno chiesto congedo per la seduta pomeridiana del 29 giugno 2010.

Poiché non vi sono opposizioni, i congedi si intendono accordati.

Comunicazioni del Presidente

PRESIDENTE. Comunico che il Ministro per i rapporti con le Regioni ha trasmesso in data 28 giugno 2010 lo schema di decreto legislativo concernente "Norme di attuazione dello Statuto speciale della Regione autonoma della Sardegna in materia di sanità penitenziaria"; ciò al fine di acquisire il parere del Consiglio regionale previsto dall'articolo 56, comma secondo, dello Statuto. Lo schema di norma di attuazione è stato assegnato alla prima Commissione permanente.

Annunzio di presentazione di proposta di legge

PRESIDENTE. Comunico che è stata presentata la seguente proposta di legge:

Barracciu - Bruno - Espa - Caria - Meloni Valerio - Agus - Cocco Pietro - Cucca - Cuccu - Diana Giampaolo - Lotto - Manca - Meloni Marco - Moriconi - Porcu - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Solinas Antonio - Soru:

"Interventi a favore di soggetti affetti da intolleranza alla proteina del glutine". (176)

(Pervenuta il 25 giugno 2010 e assegnata alla settima Commissione.)

Annunzio di interrogazioni

PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interrogazioni pervenute alla Presidenza.

MURGIONI, Segretario f.f.:

"Interrogazione Pitea - Rassu - Ladu - Rodin - Campus, con richiesta di risposta scritta, sull'applicazione del regolamento (CE) n. 767 del 2009 sulle condizioni relative all'immissione sul mercato e all'uso dei mangimi per animali destinati e non destinati alla produzione di alimenti all'interno della Comunità europea". (318)

"Interrogazione Artizzu, con richiesta di risposta scritta, sull'inserimento, da parte del ministero dell'ambiente, del cosiddetto "Parco nazionale del Gennargentu" nell'elenco delle aree protette nazionali". (319)

"Interrogazione Espa - Diana Giampaolo, con richiesta di risposta scritta, sulle procedure di assunzione di personale presso l'Azienda ospedaliera G. Brotzu di Cagliari". (320)

"Interrogazione Artizzu, con richiesta di risposta scritta, sulla partecipazione dell'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale alla Conferenza Stato-regioni del 17 dicembre 2009, nella quale è stato sancito l'inserimento, da parte del Ministero dell'ambiente, del cosiddetto "Parco nazionale del Gennargentu" nell'elenco delle aree protette nazionali". (321)

"Interrogazione, Cuccu - Bruno - Agus - Barracciu - Caria - Cocco Pietro - Cucca - Diana Gianpaolo - Espa - Lotto - Manca - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Solinas Antonio - Soru, con richiesta di risposta scritta, sulla realizzazione del gasdotto Galsi, Algeria - Italia". (322)

"Interrogazione Campus, con richiesta di risposta scritta, sui contributi regionali alla società sportiva Dinamo basket di Sassari". (323)

Annunzio di interpellanze

PRESIDENTE. Si dia annunzio delle interpellanze pervenute alla Presidenza.

MURGIONI, Segretario f.f.:

"Interpellanza Planetta - Sanna Giacomo - Dessì - Maninchedda - Solinas Christian sulla mancata attuazione del decreto legislativo 10 marzo 1998, n. 75, che ha istituito le zone franche nei porti di Cagliari, Olbia, Oristano, Porto Torres, Portovesme, Arbatax, in attuazione dell'articolo 12 del vigente Statuto d'autonomia speciale della Sardegna". (113)

"Interpellanza Rodin - Locci - Greco - Sanna Matteo - Bardanzellu sulla situazione della riabilitazione globale in Sardegna". (114)

"Interpellanza Pitea - Rassu - Campus - Sanna Paolo Terzo sulle problematiche della cerealicoltura sarda". (115/C-5)

PRESIDENTE. Poiché non è presente la Giunta, sospendo la seduta per dieci minuti.

(La seduta, sospesa alle ore 16 e 37, viene ripresa alle ore 16 e 49.)

Questione pregiudiziale

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Gian Valerio Sanna. Ne ha facoltà.

SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Presidente, vorrei l'attenzione dei colleghi, in particolare dell'onorevole Diana.

Giorni fa, prima che si tenesse la Conferenza dei Capigruppo, abbiamo avuto modo di dire ai nostri colleghi (lo stesso è avvenuto in terza Commissione in sede di audizione dell'Assessore del bilancio) che si prendeva atto, tutti quanti assieme, con responsabilità, della gravità della situazione economico-finanziaria della Regione, nel contesto in cui purtroppo ci siamo venuti a trovare in questi anni. Ritenevamo pertanto opportuno, oltre che responsabile, in quella sede o fin da quel momento, dichiarare la volontà - poiché si tratterà di una norma di assestamento, e quindi di tagli, e quindi ovviamente di forte impatto con una comunità regionale già sofferente - di dare la nostra disponibilità a creare le condizioni per un dialogo che portasse a esitare un testo responsabile ed equilibrato pur nel restringimento delle nostre dotazioni finanziarie.

Per chi capisce la politica significava una dichiarazione di volontà di collaborazione; ma abbiamo anche detto, trovandoci largamente d'accordo su questo, di creare in questi giorni un clima politico non di contrapposizione conflittuale, mettendo conseguentemente da parte quegli argomenti che, sicuramente, sarebbero stati oggetto di un confronto aspro e duro che non avrebbe portato a condizioni d'intesa, necessarie di fronte all'assunzione di atti gravi di presa di coscienza finanziaria, così da rendere giustificabile quel percorso. Io credo che a una maggioranza, che non naviga benissimo, sia quanto di più agevole si potesse proporre, pur nella difficoltà e nella ristrettezza finanziaria.

Invece ci vediamo riconvocati sul Piano casa sul quale voi sapete bene come la pensiamo, sapete bene come ci siamo comportati nel corso della prima discussione. Un Piano casa che nel testo esitato dalla Commissione, largamente peggiorativo e in contraddizione palese con quello presentato dalla Giunta, ci pone nelle condizioni, cari colleghi, nella migliore delle ipotesi, di rimanere qui altri venti giorni a confrontarci su questo argomento sul quale, ovviamente, non faremo sconti se dobbiamo mantenere la posizione che abbiamo mantenuto coerentemente nella precedente discussione.

Vi invitiamo quindi a riflettere altri cinque minuti prima di compromettere queste prossime settimane perché io credo che serva a tutti. E' stato detto, Presidente, giustamente, che il provvedimento della Giunta non è pronto, ma i colleghi che erano presenti in terza Commissione ricordano benissimo che è stato anche detto che, a prescindere dal lavoro della Giunta, anche in via informale, la terza Commissione si sarebbe potuta incaricare di avviare un confronto sulle diverse proposte per andare incontro a quella della Giunta, il che significa che anche il lavoro di studio e di approfondimento dei documenti di bilancio da farsi in questi giorni si manifesta più che mai utile e necessario.

Questa per noi è responsabilità. Io vorrei che in maniera esplicita ci venga detto che questa proposta è rifiutata perché, evidentemente, inizieremo questa sessione di bilancio con lo spirito conseguente a quella che sarà la nostra responsabile presa di posizione in ordine a questo momento difficile della Regione sarda.

PRESIDENTE. Prima di dare la parola a un oratore a favore e a uno contro, come prevede il nostro Regolamento, mi corre il dovere di precisare alcune determinazioni della Conferenza dei Presidenti di Gruppo. In quella sede era prevalsa l'opinione unanime che dovesse essere data la corsia preferenziale alla manovra di assestamento di bilancio; valutato il fatto che la manovra non era stata ancora presentata dalla Giunta si è deciso di proseguire con l'ordine del giorno che questo Consiglio aveva già determinato, con l'impegno, nel momento in cui la manovra fosse arrivata in Consiglio, di convocare una Conferenza dei Presidenti di Gruppo per decidere il prosieguo dei lavori, anche sulla base del punto in cui si fosse giunti con l'esame del provvedimento sul Piano casa. Queste sono state le determinazioni della Conferenza dei Presidenti di Gruppo.

Sulla proposta dell'onorevole Gian Valerio Sanna è ammesso un intervento a favore e uno contro.

Ha domandato di parlare a favore della proposta il consigliere Luciano Uras. Ne ha facoltà

URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Presidente, per sottolineare anche il dato politico che emerge dall'atteggiamento della Giunta. Noi abbiamo chiesto con fermezza l'avvio dell'esame della manovra correttiva o, meglio, di un vero è proprio assestamento di bilancio, in ragione della relazione che l'Assessore del bilancio aveva reso alla Commissione bilancio. E'stato l'Assessore del bilancio a sostenere l'urgenza di un intervento correttivo della manovra; è stato l'Assessore del bilancio, in sede di Commissione, a sottolineare che questa urgenza era dovuta a dati ormai già in possesso dell'Amministrazione regionale, tanto che indicava in almeno 400 milioni di euro la riduzione di gettito di entrata.

Quattrocento milioni di euro, Presidente, lo dico anche ai colleghi, incideranno notevolmente su tutte le disposizioni di natura finanziaria che si assumeranno e, per quanto le dotazioni finanziarie di questa legge non siano eccessive, incidono anche su questa. Ma dopo aver parlato di urgenza e di costruzione, diciamo, unitaria e comunque condivisa, comunque frutto di discussione, di relazione e di rapporto tra maggioranza e minoranza, di assunzione reciproca di responsabilità attorno a questa materia, ora come è possibile assumere reciprocamente affidamenti se la maggioranza, dopo aver gridato all'allarme e messo tutti in una condizione di consapevolezza della gravità della situazione, dice "io non ho fatto nulla, non ho preparato nulla, incominciamo con il Piano casa e ne riparliamo fra qualche settimana".

A noi pare che questo non sia un atteggiamento da tenere sotto il profilo politico ma anche sotto il profilo dell'esame della manovra perchè siamo alla fine di giugno e questa è una discussione che sicuramente impegnerà il Consiglio regionale. Certo, la tecnica utilizzata è una tecnica, diciamo, furbesca, che concentra materie totalmente diverse che non sono solo modificano ma integrano la norma: è una legge composta da un articolo con più commi, scritta con una tecnica legislativa inaccettabile! Ci sono commi interi che costituiscono nuovi articoli di una legge già approvata e non funzionante, e non funzionante proprio per come è stata scritta!

Un provvedimento che, utilizzando anche una tecnica inaccettabile proprio sotto il profilo legislativo, ci prenderà del tempo, tutto il tempo che sarà necessario; dopo di che dovremo andare in Commissione (e in quella sede ci prenderemo il tempo che sarà necessario), per cui di manovra probabilmente non se ne parlerà.

Per questa ragione, a conclusione di queste mie osservazioni, al di là dell'esito di questa discussione, io chiedo anche la convocazione urgente della Conferenza dei Capigruppo a conclusione di questa discussione.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare contro la proposta il consigliere Mario Diana. Ne ha facoltà.

DIANA MARIO (P.d.L.). Presidente, ovviamente per esprimere una naturale contrarietà alla proposta che è stata avanzata.

Noi ci siamo pronunciati in diverse occasioni, anche in Conferenza dei Capigruppo, sappiamo benissimo qual è la situazione finanziaria e sappiamo benissimo di che cifre stiamo parlando; non so se saranno 350 o 400 milioni di euro, che sono certamente tanti ma potrebbero essere peraltro anche di più. Quindi, che la situazione sia grave e difficile lo capiamo benissimo anche senza bisogno di grandi sollecitazioni.

Quanto rappresentato dall'Assessore ci ha indotto a pensare che in questa settimana non ci fossero le condizioni per poter iniziare a parlare di questo problema; ci è sembrato a questo punto più opportuno intervenire su una legge, la numero 4 del 2009, votata da questo Consiglio regionale elegge in vigore della Regione sarda che ci siamo resi conto, Consiglio e Giunta, avere comunque delle imperfezioni e necessitare di modifiche. Ora, nel momento in cui ci si affanna tanto a chiedere una commissione d'inchiesta per far sì che vengano rispettate le leggi della Regione, nel momento in cui su quel provvedimento legislativo, la legge 4, apportiamo le modifiche in Commissione e adesso in Aula, non ci si può dire che non abbiamo senso di responsabilità.

Noi il senso di responsabilità lo abbiamo, questa maggioranza ritiene di dover andare avanti sulle modifiche alla legge 4, sul provvedimento impropriamente chiamato Piano casa, aspettando che la Giunta deliberi e proponga il disegno di legge relativo a un assestamento di bilancio, a una manovra finanziaria - qualsiasi nome gli possiamo dare - che certamente è una cosa di grandissima rilevanza; però in questo frattempo io credo che sia opportuno che il Consiglio regionale lavori, e debba lavorare, in questa direzione.

PRESIDENTE. Metto in votazione la proposta dell'onorevole Sanna.

Onorevole Sanna, non vuole che si metta in votazione la sua proposta?

SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Se questa è la posizione…

PRESIDENTE. Se lei fa un intervento sull'ordine dei lavori e formula una proposta, a meno che non la ritiri, dopo l'intervento di un oratore a favore e di uno contro, io devo indire la votazione.

La proposta dell'onorevole Sanna è di invertire l'ordine del giorno e di rinviare questo punto.

URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Presidente.

PRESIDENTE. Non sono consentite dichiarazioni di voto.

URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Intendo chiedere la votazione nominale.

PRESIDENTE. Onorevole Uras, quando il Regolamento prevede espressamente la votazione per alzata di mano non si può procedere con il voto elettronico palese.

Allora, la proposta dell'onorevole Sanna è di rinviare l'esame dell'argomento all'ordine del giorno. Metto in votazione la proposta. Chi la approva alzi la mano. Chi non la approva alzi la mano.

(Non è approvata)

Onorevole Uras, mantiene la richiesta di convocazione della Conferenza dei Presidenti di Gruppo?

URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Sì.

PRESIDENTE. Sospendo la seduta e convoco una Conferenza dei Presidenti di Gruppo.

(La seduta, sospesa alle ore 17 e 04, viene ripresa alle ore 17 e 23.)

Discussione generale del disegno di legge: "Modifiche e integrazioni alla legge regionale 23 ottobre 2009, n. 4 (Disposizioni straordinarie per il sostegno dell'economia mediante il rilancio del settore edilizio e per la promozione di interventi e programmi di valenza strategica per lo sviluppo)". (93/A)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge numero 93/A.

Dichiaro aperta la discussione generale. Ha facoltà di parlare il consigliere Matteo Sanna, relatore di maggioranza.

SANNA MATTEO (P.d.L.), relatore di maggioranza.Colleghi, Assessore, la quarta Commissione consiliare permanente, che mi onoro di presiedere, ha approvato, nella seduta del 25 marzo 2010, a maggioranza e con il voto contrario degli esponenti dei Gruppi di minoranza, il disegno di legge numero 93/A recante "Modifiche e integrazioni alla legge regionale 23 ottobre 2009, numero 4".

(Brusio in Aula)

Presidente…

PRESIDENTE. Ha ragione, onorevole Sanna. Prego i colleghi di prendere posto, grazie.

SANNA MATTEO (P.d.L.), relatore di maggioranza. La Commissione, dopo aver effettuato un'attenta analisi degli effetti prodotti dalla legge regionale numero 4 del 2009, anche mediante il contributo fattivo dell'Assessore regionale degli enti locali, finanze e urbanistica e dei suoi funzionari, ha manifestato pieno apprezzamento per le proposte di integrazione e di modifica e ne ha suggerito delle altre; ciò al fine del conseguimento del comune obiettivo di esitare un testo normativo capace di fornire le risposte più adeguate alle varie esigenze della società civile.

La Commissione, dopo aver riconfermato piena validità e attualità alla scelta di fondo contenuta nella legge regionale numero 4 del 2009 (vale a dire stimolare l'utilizzo del risparmio privato nell'ampliamento ed ammodernamento del bene-casa e così contribuire al rilancio del settore edilizio e, più in generale, consentire una robusta ripresa economica), si è soffermata sulle difficoltà applicative della legge manifestatesi in questi primi mesi di applicazione e determinate, sovente, da un ingiustificato e incomprensibile ostracismo di alcuni settori che hanno creato un clima di apprensione e incertezza che ha nuociuto alla diffusa applicazione della legge regionale.

Spesso c'è stata anche disinformazione perchè sono state messe in rete per le pubbliche amministrazioni notizie non veritiere; in questi giorni, per esempio, si continua a insistere sul fatto che le modifiche che noi abbiamo apportato siano il frutto di osservazioni fatte dal Governo o dal Ministero competente.

In tale ottica il testo esitato dalla Commissione è finalizzato a meglio puntualizzare gli aspetti critici che sono emersi, a eliminare disparità di trattamento e a consentire una chiara e omogenea applicazione della normativa in tutto il territorio regionale.

In particolare la Commissione si è soffermata proprio sulle difficoltà applicative e sugli aspetti problematici che la legge regionale numero 4 del 2009 ha evidenziato nei suoi primi mesi di vigenza, secondo quanto comunicato sia dalla struttura tecnica dell'Assessorato regionale sia dalle associazioni rappresentative degli enti locali.

Nell'illustrare più puntualmente le modifiche introdotte, si possono segnalare le seguenti come quelle più significative. La disposizione di cui al comma 6 dell'articolo 1 che, nell'introdurre nella legislazione regionale l'istituto della cosiddetta "monetizzazione degli spazi per parcheggi", pone le indispensabili premesse per consentire una diffusa e più semplice applicazione della legge regionale vigente; tale istituto, infatti, già presente nei piani urbanistici dei comuni, consentirà l'esito favorevole di una moltitudine di richieste di ampliamento allo stato destinate all'inevitabile blocco a causa della vigenza della disposizione di cui all'articolo 41 sexies della legge urbanistica nazionale.

La disposizione di cui al comma 5 che da un lato contiene un'utile specificazione di quando un manufatto edilizio deve intendersi completato, dall'altro, ribadito il requisito del regolare accatastamento alla data del 31 marzo 2009, introduce una deroga per una specifica tipologia di immobili; questi sono quelli ricadenti nei territori dei comuni ogliastrini colpiti dagli eventi alluvionali del 1951 per i quali, nonostante il rilevante lasso di tempo trascorso, non si sono ancora concluse le procedure di trasferimento agli aventi diritto delle aree interessate dalla ricostruzione. Tale fatto, indispensabile per poter accatastare gli immobili, precluderebbe la possibilità di poter utilizzare le possibilità consentite dalla legislazione regionale.

Le disposizioni di cui ai commi 4 e 9 le quali rispettivamente abrogano la vigente disciplina degli ampliamenti concernenti le zone agricole e dall'altro la sostituiscono con una nuova previsione che, nel richiamare puntualmente e chiaramente l'applicazione della vigente direttiva per le zone agricole nella sua integrità, porrà certamente fine alla notevole incertezza applicativa finora emersa nella pratica.

La disposizione di cui al comma 11 che, nel modificare la normativa vigente, consente l'alienazione delle unità immobiliare derivanti dagli ampliamenti decorsi dieci anni dalla realizzazione degli interventi; ciò ad eccezione delle alienazioni disposte a favore dei propri familiari, per i quali tale termine preclusivo non opera.

La disposizione di cui al comma 14 che, per mere motivazioni di equità, estende anche alle unità immobiliari destinate ad uso residenziale e situate in zona agricola le premialità volumetriche riconosciute agli immobili situati nelle altre zone territoriali.

La disposizione di cui al comma 15 che consente gli interventi di demolizione e ricostruzione degli edifici esistenti nella fascia più prossima alla linea di battigia, riconoscendo un modesto premio volumetrico del 10 per cento; tale disposizione, contenente numerose cautele per evitare il deturpamento dell'ambiente, è finalizzata a consentire l'effettivo risanamento di numerosi manufatti costieri attualmente in precarie condizioni, se non fatiscenti e pericolosi per la pubblica incolumità.

La disposizione di cui al comma 17 che introduce una più chiara disciplina relativa agli interventi ammissibili nelle zone destinate al commercio.

Le disposizioni di cui al comma 20 che, invece, introducono la possibilità di riutilizzare, per finalità esclusivamente residenziale degli immobili adibiti a prima casa, i locali seminterrati ed interrati degli edifici esistenti alla data di entrata in vigore della legge; ciò in presenza di rigorosi criteri e condizioni a tutela della salute degli utilizzatori e della sicurezza degli immobili stessi. Si sottolinea come tali disposizioni, proposte dai rappresentanti dei Gruppi di minoranza, sono state esaminate e fatte proprie dall'intera Commissione che le ha valutate positivamente e suscettibili di fornire importanti risposte alle esigenze dei cittadini sardi.

Nel rimandare alla puntuale lettura ed esame più approfondito del testo normativo esitato dalla Commissione, possiamo affermare in conclusione come questo si inserisca organicamente nell'alveo della vigente legge regionale numero 4 del 2009, cercando, si ripete ancora una volta, di eliminare le imprecisioni, le incertezze che hanno finora contribuito a limitarne una più estesa diffusione ed un più consapevole utilizzo da parte della collettività sarda tutta.

Infine, vorrei fornire alcuni dati. Attualmente sono state presentate circa 4 mila richieste (dati forniti dall'Assessorato); durante il confronto con l'Aula, l'Assessore sicuramente sarà più preciso e darà ulteriori elementi che potranno consentire soprattutto oltre che di migliorare il nostro contributo, anche di evidenziare che il messaggio che si vuole dare all'esterno è quello di una grande disponibilità a perfezionare uno strumento nel quale noi crediamo, nel quale crede questa maggioranza; uno strumento, soprattutto, a cui tengono tantissimo i cittadini sardi, che tanto si aspettavano per ciò che c'è già stato, ma tanto si aspettano anche da queste modifiche. Ma è uno strumento richiesto in modo particolare dagli enti locali, dalle associazioni di categoria, dai protagonisti attivi della politica sarda, e non solo, ma anche dell'economia, tutti guardano con grande attenzione ai lavori di quest'Aula e soprattutto al risultato finale.

Io mi auguro che da questo confronto possa emergere veramente una buona legge, un miglioramento della legge esistente, e soprattutto che si possa dare una risposta a tutte quelle aspettative che all'esterno di quest'Aula ormai sono forti e pressanti, anche per la situazione economica che, come tutti sappiamo, non è delle migliori.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il consigliere Manca, relatore di minoranza.

MANCA GAVINO (P.D.), relatore di minoranza. Signor Presidente, Assessori, colleghi consiglieri, arrivano oggi in discussione, in quest'Aula, le modifiche e le integrazioni alla legge numero 4, il cosiddetto Piano casa, un provvedimento diventato oramai famoso, un provvedimento che ha creato molte aspettative, che avrebbe dovuto rappresentare uno degli strumenti fondamentali per la ripresa del sistema produttivo edilizio, ma non solo, uno degli strumenti fondamentali sul quale si è alimentata una grande attesa, sul quale la maggioranza politica che governa questa Regione riponeva e ripone ancora una grande fiducia; uno strumento che purtroppo, però, ha dimostrato e dimostra ad oggi tutta la sua inadeguatezza e i suoi limiti.

Questo non lo diciamo noi, questo lo si riscontra a livello nazionale. Se leggiamo le recensioni dei giornali, capiamo che tutti i Piani casa sono stati un completo fallimento. Prendiamo ad esempio il Friuli Venezia Giulia, leggiamo le considerazioni de "Il Sole 24 Ore" del 10 maggio, non di mesi fa, e vediamo che parla di scarso livello di conoscenza e dubbi interpretativi che limitano ancora i risultati; anche sul Piano casa del Lazio si dice che la relativa legge non ha ottenuto riscontri significativi. E'un parere generalizzato, non attiene solo a quanto accade nella nostra terra.

Proprio per questo c'era la speranza che la maggioranza accogliesse positivamente la proposta, formulata con serietà e responsabilità prima in Commissione programmazione e bilancio, e poi nella Conferenza dei Capigruppo, citata poco fa dall'onorevole Gian Valerio Sanna e anche dall'onorevole Uras, di sospendere la discussione sul Piano casa, di rimandarlo in Commissione per definire uno strumento utile, meno farraginoso, maggiormente rispondente alle effettive esigenze della nostra Isola, spostando l'impegno di tutti i Gruppi politici sulla predisposizione di un assestamento alla finanziaria serio, ricco di contenuti e adeguato alle esigenze che la nostra terra vive in questo durissimo periodo, inserendo al suo interno anche quegli interventi finanziari che il Piano casa dovrebbe, a nostro parere, contenere per perseguire in maniera efficace il risultato che si prefigge.

Purtroppo, però, ancora una volta siete stati sordi alle campane della disponibilità, del dialogo e del confronto costruttivo; allora affronteremo questa modifica del Piano casa con la stessa determinazione, con la stessa fermezza e serietà di proposta che ha contraddistinto il confronto sulla legge numero 4. Riprenderò la discussione proprio ricordando le tante, le troppe, le sovradimensionate aspettative che questo provvedimento porta con sé, rispetto a un intervento che, come dirò più avanti nel ragionamento, potrebbe essere, se ponderato nelle giuste misure, un utile strumento, ma non la panacea di tutti i mali o la soluzione della grave crisi economica che attraversa la nostra terra. Questo va detto per correttezza e rispetto nei confronti di quei cittadini sardi che in questo momento di grande difficoltà hanno bisogno non di sogni, vedi il G8 de La Maddalena, e non di miraggi, la Sassari-Olbia, ma di risposte serie e concrete.

Assessore Asunis, pur portando grande rispetto per la sua competenza, non posso non chiederle - e prescindo da quello che ci ha appena riferito l'onorevole Matteo Sanna, poi vedremo questi famosi dati- che fine hanno fatto le promesse del primo Piano casa, i dati e i numeri che lei ci aveva messo a disposizione con un'intervista su "L'Unione Sarda". Li ricordo: 8 miliardi di euro di volume d'affari che si sarebbe dovuto sviluppare; apertura di 12 mila cantieri nei quali si sarebbero dovuti impiegare circa 40 mila addetti, tra diretti e indiretti, che nell'arco di un anno sarebbero stati riassorbiti dal sistema. Numeri importanti che penso ognuno di noi avrebbe sperato di vedere realizzati, ma che purtroppo, ad oggi, risultano essere totalmente inesistenti.

Io non ho effettuato le ricerche che ha fatto il suo Assessorato, perché non ho gli stessi mezzi, ma mi limito a darle i dati del Comune di Sassari, che non è un Comune qualsiasi. Ad oggi, anzi, a ieri mattina, sono state presentate circa 130 pratiche, di cui 51 per concessioni edilizie di demolizione e ricostruzione, 7 Dichiarazioni uniche autocertificative attività produttive (DUAAP) e 83 Denunce di inizio attività (DIA). Di queste pratiche è stato esitato negativamente il 72 per cento e positivamente il 28 per cento. Questo per contestare la sua affermazione e per dire che, se tutto questo sistema in questo momento va bene, non comprendo le dichiarazioni rilasciate sia dal Presidente dell'associazione degli industriali, Massimo Putzu, il 10 aprile, ma anche dal Presidente dell'ANCE Sardegna che, in un'intervista su "L' Unione" del 15 maggio 2010, parla di quasi 8 mila operai edili in meno nell'arco del biennio 2008-2009, di una riduzione complessiva di 1.400 imprese di costruzione nel 2009, e - questo è un aspetto importante - bandi di gara per lavori pubblici diminuiti di circa il 61,3 per cento dall'anno precedente, con una perdita del 49 per cento degli investimenti in opere pubbliche. Su questo punto ritorneremo, perché sarà una considerazione importante per capire perché la Regione deve mettere denaro in questo Piano casa perché possa funzionare.

Questo non per gioire, dicevo, di quello che non è accaduto, non per dire che l'avevamo detto, ma per evidenziare che, così come in occasione del primo Piano casa, anche in questa seconda edizione l'atteggiamento della maggioranza è stato un atteggiamento di totale chiusura alle proposte, di non dialogo, di esercizio prettamente numerico dei rapporti in Commissione, che speriamo possa essere rivisto nei lavori consiliari su questo disegno di legge, dove riproporremo emendamenti seri che tendono a migliorare per quel che è possibile il testo, rendendo alcune sue parti utili ai sardi.

Il lavoro in Commissione ha evidenziato un testo di modifica della legge numero 4 assolutamente inadeguato rispetto alle esigenze e alle carenze del primo Piano casa. Sono modifiche, quelle presentate dalla Giunta, così come già sostenuto nella relazione di minoranza allegata al testo, di portata marginale e limitata in quanto a numero, ma con effetti negativi rilevanti rispetto a quello che, a nostro parere, si sarebbe potuto auspicare da un documento correttivo di una legge che non funziona.

Con le disposizioni contenute nel disegno di legge numero 93 si è peggiorato il contenuto normativo della legge, sia sotto il profilo delle scelte di fondo, sia sotto l'aspetto della sua coerenza interna, con l'introduzione del tutto estemporanea, non coordinata neanche tra Giunta e maggioranza, di eccezioni e deroghe di difficile comprensione per i cittadini e di difficile applicazione per gli enti locali, ancora una volta totalmente snobbati e messi in secondo piano nella gestione dei propri territori.

Entrando nell'esame dell'articolato, penso sia importante evidenziare come l'inserimento di alcuni commi incida in maniera fortemente negativa sulla norma in discussione. E' fortemente negativo, infatti, il giudizio sul comma 15 che, modificando la previsione dell'attuale testo di legge, consente gli interventi di demolizione e di ricostruzione degli edifici esistenti nella fascia dei 300 metri, garantendo un bonus volumetrico aggiuntivo del 10 per cento per il miglioramento della qualità architettonica, con l'unica limitazione che l'ampliamento non avvenga verso il mare, ma in arretramento.

Poiché non vengono indicate le distanze, l'arretramento pertanto può essere anche di 10, di 5 metri, di quanto deciderà, probabilmente secondo la propria volontà, il presentatore del progetto, con l'evidente conseguenza di consentire interventi nella fascia dei 300 metri e dei 150 metri, disattendendo radicalmente quanto già previsto nella legge numero 4, e respinto con un emendamento votato a maggioranza. Si consente così un nuovo attacco alle zone costiere entro la fascia dei 300 metri; eppure mi sembrava fosse passata in quest'Aula la considerazione generale che le zone costiere fossero un patrimonio unico dell'Isola da tutelare.

Il comma 16 consente interventi di demolizione e ricostruzione anche per gli immobili che dopo il 31 dicembre 1989 siano stati oggetto di interventi di nuova costruzione. La conseguenza è quella di portare all'approvazione di quest'Aula una norma palesemente contraddittoria che, se non modificata, sarà fonte di rilevanti difficoltà. Infatti, partendo dall'obiettivo fondamentale che si poneva il Piano casa, anche nell'ipotesi degenerativa prevista nell'accordo Stato-Regioni dell'aprile del 2009, ovvero consentire demolizioni e ricostruzioni con bonus volumetrici per quegli immobili con un minimo di storia e di tempo alle spalle, e perciò oggetto di qualificazione architettonica e di recupero di efficienza energetica, si rischia non solo di perseguirlo, ma di deformarlo legittimando speculazioni edilizie anche su immobili costruiti addirittura l'anno scorso, o fino alla data precedente all'approvazione della legge regionale.

La disposizione di cui al comma 19 che, nel modificare il comma 2 del vigente articolo 13, rende chiara ed esplicita la finalità vera sia della legge regionale numero 4, sia del disegno di legge in esame, ovvero quella di modificare in modo surrettizio, improprio o improvvido e giuridicamente risibile per la sua legittimità, il Piano paesaggistico regionale, in particolare le disposizioni transitorie contenute nell'articolo 15 delle norme tecniche di attuazione. Il tutto quando, con grande enfasi, si sbandiera il percorso di modifica del PPR.

La disposizione di cui al comma 18 che, con la soppressione delle parole: "Prima dell'approvazione del Piano paesaggistico regionale" introduce, di fatto, una generalizzata e incontrollabile sanatoria di tutti quegli interventi non consentiti per contrasto con le varie disposizioni succedutesi nel tempo; e, inoltre, la mancata definizione di che cosa si debba intendere per "avvio delle opere di urbanizzazione" senza, tra l'altro, alcuna previsione di un termine di riferimento, fa facilmente intuire l'utilizzo improprio e distorto di tale norma, mediante la quale si può rivestire di legittimità una serie di interventi del tutto fuori dalle regole.

Particolare attenzione meritano anche le disposizioni di cui ai commi 10 e 13, per le quanto meno strane finalità che si propongono. Non mi soffermerò su questi 2 commi che sicuramente vedremo nel corso della discussione del testo.

Non potevo non citare alcuni di quegli elementi che hanno portato la minoranza in Commissione a votare contro il provvedimento in maniera convinta, e non possiamo esimerci dall'evidenziare le grandi contraddizioni, le grandi divergenze sostanziali che emergono da questo disegno di legge tra la Giunta e la maggioranza; Giunta che porta una proposta limitata e marginale e, forse, anche meno ingannevole e meno dolorosa per la nostra terra, maggioranza che in Commissione aggiunge una serie di emendamenti forti che non solo modificano la proposta di legge in discussione, ma entrano a gamba tesa sulla legge numero 4.

Nessun problema sul metodo, anzi, ritengo che sia corretto e legittimo che il Consiglio e la Commissione esercitino anche in maniera forte il loro ruolo; ma penso che differenze così evidenti sui contenuti siano gravi, e sia grave questa grande discrasia di posizioni, questa grande diversità di impostazione. Penso, infatti, che in questo, come in altri casi verificatisi in questi primi 15 mesi di governo di questa Regione, questa vostra conflittualità faccia male alla nostra Regione e ai nostri cittadini.

Riproporremo, anche in questo disegno di legge, emendamenti che vadano nell'ottica del sostegno alle classi più deboli, ai cittadini più poveri con il recupero di risorse pubbliche per "interventi palliativi", certo non risolutivi, delle grandi difficoltà che essi vivono. L'assestamento di bilancio che prevede tagli per circa 400 milioni di euro, così si legge, non ci può e non ci dovrebbe impedire di proporre interventi che si possono estrapolare dal Piano casa per inserirli nell'assestamento così da dargli immediata applicazione.

In questa proposta di miglioramento del Piano casa continua infatti a mancare del tutto un consistente intervento finanziario pubblico in tema di prima abitazione, ripetutamente richiesto da noi nel precedente dibattito consiliare e nell'ultimo dibattito in Commissione. Su questo, Assessore (mi dispiace non sia presente anche l'Assessore dei lavori pubblici), mi preme evidenziare che leggiamo sulla stampa della presentazione, anche attraverso l'organizzazione di convegni pubblici, di eventuali disegni di legge in materia. Io gradirei, penso tutta la Commissione gradirebbe, chiedo al Presidente se lo gradirebbe anche lui, che questo disegno di legge venisse portato in Commissione prima di farlo esplodere all'esterno, pubblicamente, in dibattiti (per fare esclusivamente campagna elettorale), che non servono assolutamente a niente come abbiamo constatato anche l'ultima volta. A oggi, solo un ipotetico disegno di legge per definire l'istituzione di nuovi, non chiari, strumenti finanziari, senza niente di concreto e specialmente senza nessuna risorsa.

Da noi verranno riproposti, con emendamenti finanziari, appositi interventi a fondo perduto per l'acquisto della prima casa, risorse per il finanziamento dell'edilizia residenziale pubblica; riproporremo, inoltre, il finanziamento di un'importante iniziativa, che può veramente dare una boccata d'ossigeno immediata al nostro sistema edilizio, ovvero interventi con contributo a fondo perduto per coloro che vantano un reddito inferiore ai 25 mila euro, fino a un massimo del 70 per cento dell'investimento previsto per il completamento del cosiddetto "non finito", l'insieme cioè di quelle realizzazioni edilizie non portate a compimento, che imperversano nella nostra terra e specialmente nelle nostre zone interne, con l'intento di riqualificare il nostro patrimonio abitativo.

Non condividendo l'impostazione della maggioranza e della Giunta regionale che guidano questa Regione, non condividendo il non recepimento dell'idea di sospenderela discussione sul Piano casa per rinviarlo in Commissione, impegnandoci tutti in un serio confronto sulla predisposizione di un assestamento che porti al suo interno anche norme finanziarie utili al Piano casa, affronteremo questo dibattito non solo con emendamenti di carattere finanziario, ma anche con emendamenti specifici alle norme in discussione, non per mero spirito di contrapposizione, ma per cercare di modificare totalmente norme che, così come predisposte, serviranno a tutto tranne che alla ripresa e al rilancio della nostra Isola.

Con le nostre proposte cercheremo di dare almeno un po' di ristoro reale alle esigenze economiche che esistono in Sardegna, poiché penso che in un tessuto sociale come il nostro, attraversato da una crisi economica senza precedenti, non bastino aumenti di volumetria sconsiderati e senza senso per attenuare e risolvere i problemi dei nostri cittadini.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Salis. Ne ha facoltà.

SALIS (I.d.V.). Presidente, chiedo una sospensione, perché l'opposizione ha necessità di raccordarsi sul percorso da seguire nell'esame del provvedimento. PRESIDENTE. Poiché non vi sono opposizioni sospendo la seduta.

(La seduta, sospesa alle ore 17 e 48, viene ripresa alle ore 18 e 33.)

PRESIDENTE. Riprendiamo i lavori. Prego i colleghi di prendere posto.

E' iscritto a parlare il consigliere Planetta. Ne ha facoltà.

Ricordo che i consiglieri che intendono prendere la parola devono iscriversi non oltre la conclusione del primo intervento.

PLANETTA (P.S.d'Az.). Presidente, Assessore, colleghe e colleghi del Consiglio, in questo mio breve intervento voglio innanzitutto premettere, e voglio sottolinearlo, che tutti noi possiamo tranquillamente condividere l'idea che non esistono mai disposizioni legislative perfette. Quanto ho appena detto, quindi, vale anche per questa legge. Questa legge, come dicemmo a suo tempo, doveva essere migliorata.

Alcuni di voi ricorderanno le perplessità, mie personale e quelle del Partito Sardo d'Azione; perplessità che richiedevano di vedere migliorata questa legge, che reclamavano alcuni chiarimenti, correttivi di quelle disposizioni straordinarie per il sostegno dell'economia mediante il rilancio del settore dell'edilizia, che vive momenti drammatici, per la promozione anche di interventi e programmi di valenza strategica per lo sviluppo del nostro territorio.

Ho ritenuto, per l'ennesima volta in quest'Aula, di scandire l'esatta definizione del provvedimento che approvammo e che, impropriamente, con evidenti intenti mistificatori, da alcune parti politiche non venne definito esattamente.

Ebbene, colleghi, fin da ora vi voglio ricordare che ci sono duemila istanze presentate su aree non vincolate, e sottolineo su aree non vincolate. Questo dato, da solo, dovrebbe far prendere atto a tutti che vi era una forte esigenza di una legge come questa e inoltre comprova con chiarezza che va esitata una legge per poterla realmente far funzionare. Ma, come dicevo, forti furono le perplessità mostrate da tutti noi, da tanti di noi, ma anche fuori da quest'Aula da parti della società, da sue articolazioni specifiche; perplessità, critiche, suggerimenti che reclamavano chiarimenti e soprattutto interventi di correzione della stessa legge.

Ebbene oggi dobbiamo prendere atto che l'impegno a suo tempo assunto da questo Esecutivo ha trovato in qualche modo riscontro nei fatti con la presentazione di queste modifiche e integrazioni alla legge numero 4; però tutto questo non basta chiaramente a tutti noi perché anche noi del Partito Sardo d'Azione abbiamo cose che dovremmo ancora dire o ripetere - e, per fare un esempio, resta sempre il problema dei trecento metri che voi tutti conoscete - come ancora dobbiamo prendere atto che in proposito si sono dette e sprecate parole su parole in buona fede da parte di tutti noi - ritengo in buona fede- fiumi di parole che spesso sono stati inutili. Ma io capisco che l'esercizio del ruolo imponga talvolta arroccamenti spesso non comprensibili, rispondenti nella sostanza a contrapposizioni pregiudiziali e ideologiche e anche alla sola brama di distinguersi.

Ho imparato da un pezzo che sbaglia chi fa e non sbaglia mai chi non fa nulla, ma noi siamo venuti in Consiglio per fare qualcosa, per produrre, per esercitare il nostro ruolo, per fare il nostro lavoro. La mia personale sensazione è che molti degli attacchi e delle accuse rivolti a questo testo di legge siano arrivati in misura maggiore da coloro che, forse, non hanno approfondito la materia nel senso giusto, soprattutto nel senso che è rivolto al bene comune.

Ora in questo disegno di legge, composto da soli tre articoli, non tutto anche per noi va bene; vengono però affrontate principalmente due problematiche, a mio avviso molto importanti, legate alla legge regionale numero 4. La prima è relativa alla sottoscrizione di un protocollo d'intesa interistituzionale volto a regolamentare le attività pianificatorie, conseguenti alla revisione del Piano paesaggistico regionale, da effettuarsi congiuntamente tra amministrazione regionale e amministrazione statale, e su questo discorso dobbiamo stare molto attenti e noi lo saremo. La seconda, invece, attiene ad alcune modifiche davvero limitate, volte a dare certezza sia agli enti locali sia agli operatori di settore, che meglio definiscono alcuni profili delle disposizioni normative emersi a seguito della prima fase di applicazione della legge stessa.

Come tutti ricorderanno la legge è diventata operativa il 1° novembre dello stesso anno in un clima di grande contestazione e di diffuso disagio che oggi stiamo ripetendo in quest'Aula. Oggi, a pochi mesi dalla sua applicazione, dobbiamo riconoscere che il provvedimento deve necessariamente essere ritarato per migliorare la sua efficacia. Quindi dobbiamo dire che questa legge continua purtroppo, quasi dogmaticamente, a non piacere a buona parte dell'opposizione e anche un po', debbo dire, a noi sardisti. Però, non bisogna definirla inutile e dannosa.

Io invece, colleghi, credo che oggi finalmente perfezioniamo e anzi ricostruiamo un atto concreto sia sotto il profilo della sostanza, che sotto il profilo del metodo, qualcosa che rimarrà e che servirà anche agli operatori di un settore fragile e assieme fondamentale per l'economia della Sardegna. E' dunque importante cogliere nella sostanza il contenuto rappresentato sia nelle modifiche ed integrazioni e, in parte, da apportare alla legge nel completamento della disciplina sulla Commissione per il paesaggio e la qualità architettonica istituita dall'articolo 7 della stessa legge.

Sotto il profilo del metodo, invece, è opportuno riscontrare la capacità ampiamente manifestata da questo Esecutivo di recepire suggerimenti costruttivi e non pregiudiziali e, conseguentemente, di mettersi in discussione e di mettere in discussione per il bene dei sardi anche i suoi provvedimenti.

Insomma, pur mantenendo alcune perplessità su alcuni articoli, in particolare su alcuni commi di qualche articolo - del quale poi parleremo - bisogna prendere atto che vale l'assunto anche per il governo della regione Sardegna, come per me che parlo, che non esistono, nuovamente lo ridico, disposizioni legislative perfette e aggiustare il carro quando è partito non vuole sempre dire che è stata fatta una cattiva programmazione, ma significa invece saper andare oltre l'immediato e il contingente di una legge e dimostrare la capacità di programmazione in prospettiva, significa anche avere l'intelligenza di relazionarsi con gli enti locali che hanno sottoposto i propri quesiti e richiesto chiarimenti all'amministrazione regionale.

Quesiti e chiarimenti che hanno interessato, come ho detto in premessa, non le cosiddette aree vincolate e di pregio, su cui si vaticinavano indiscriminate colate di cemento, bensì in riferimento al comma quinto dell'articolo 3 della legge numero 4, la possibilità di realizzare nuove volumetrie nell'agro.

Io mi sento in dovere di fare un auspicio affinché da parte di tutti noi sia sempre in itinere un'attenta analisi degli effetti prodotti dalla legge numero 4, anche alla luce del contributo di modifiche e di correttivi ulteriori, al fine del conseguimento del comune obiettivo di tutelare, anche attraverso la trasparenza dell'informazione, sia le persone che l'ambiente in cui esse vivono. Oramai non sono più poche le voci isolate a reclamare che sia le persone che i territori nella loro piena integrità e salute tornino al centro dell'attenzione delle politiche pubbliche, le quali sono sempre più richiamate ad assolvere concretamente la funzione di salvaguardia e di tutela dell'ambiente. E' per ciò che ribadisco anche in questa sede e anche questa volta di riconoscere la piena validità ed attualità della scelta di fondo contenuta nella legge numero 4, finalizzata principalmente al rilancio del settore edilizio e, più in generale, a contribuire alla ripresa economica della nostra isola, pur mantenendo un costruttivo atteggiamento di vigilanza e di attenzione nel merito.

E' per ciò che ugualmente ribadisco l'invito a tutti noi di evitare gli ingiustificati e talvolta incomprensibili ostracismi che hanno creato solamente, badate, un clima di apprensione ed incertezza che ha nuociuto a tanti cittadini per la diffusa inapplicazione della legge regionale che oggi vogliamo tutti insieme correggere. Rimettere, insomma, questi elementi, l'ambiente e le persone, al centro e all'ordine del giorno delle nostre agende politiche credo sia oltremodo opportuno e giusto poiché significa dare futuro alla nostra gente, alle nostre popolazioni, anche e soprattutto a quelle che vivono realtà economiche e sociali colpite da un impoverimento crescente, come quelle che abitano negli agri ed operano nel difficile settore agropastorale, in particolare nelle nostre zone interne.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Ben Amara. Ne ha facoltà.

BEN AMARA (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Diceva qualcuno: "Il noto, perché è noto, non è mai conosciuto" e posso dire la stessa cosa su questo provvedimento di legge. Che dire di questo disegno di legge di modifica del cosiddetto "Piano casa" se non che le forze politiche di minoranza sono state profetiche? Tengo a precisare che diversi mesi fa l'opposizione aveva già evidenziato i forti punti di criticità, sotto il profilo della compatibilità, con le norme costituzionali, in particolare l'articolo 9, secondo comma, della Carta costituzionale e il contrasto delle procedure di modifica del Piano paesaggistico regionale con il Codice Urbani. Osservazioni che non sono state minimamente considerate dalla Giunta.

E' stato fatto invece un lavoro superficiale, sordo al dialogo costruttivo, alle esigenze dei cittadini e delle comunità locali con il risultato di aver realizzato un totale fallimento di questa legge. Siamo dunque alla resa dei conti e finalmente la Giunta, ma soltanto perché sotto minaccia di impugnazione di questo pasticcio legislativo davanti alla Corte costituzionale, si è decisa a intervenire. Il fatto è che si interviene per non cambiare niente di sostanziale in senso migliorativo, ma si peggiorano le disposizioni che già determinavano una forte compromissione del paesaggio, soprattutto delle coste, e non si risolve il problema della confusione, disorganizzazione, disorganicità ed equivocità del testo normativo che ha gettato nel caos e nella paralisi totale i comuni e i cittadini.

Questa legge, sponsorizzata come taumaturgica per il rilancio dell'economia e del settore edilizio, è stata redatta in modo improvvisato, frettoloso e disorganico, volutamente in troppi punti, forse per pagare la cambiale elettorale alle forze economiche che hanno sostenuto le ultime elezioni, consentendo la cementificazione delle coste e gli interventi nei centri storici e in zone rurali laddove invece l'originario Piano paesaggistico non consentiva di cementificare e quindi di depauperare il patrimonio storico-artistico della regione.

Non è possibile pensare che per rilanciare un settore in crisi si debba consentire di costruire negli spazi di territorio libero in deroga alle leggi regionali e ai Piani urbanistici dei comuni. Una legge che si pone un obiettivo importante, cioè quello di rilanciare un settore economico in crisi, non può prescindere da un serio, preventivo studio delle problematiche e criticità del settore e, ancora prima, delle cause della crisi coinvolgendo gli enti territoriali, associazioni, privati, esperti del settore in modo che si possano prevedere con ragionevolezza vantaggi e svantaggi di ogni singola norma legislativa e del quadro normativo di insieme, in modo da verificare possibili problemi e soluzioni in anticipo. Non si è invece fatto uno studio serio e approfondito per conoscere quali siano le ragioni alla base della crisi del settore, non si è dato ascolto alle critiche e ai dubbi sollevati dagli enti locali, alle critiche mosse sia in sede di esame in Commissione sia in questo Consiglio e si è approvata una legge che, con un colpo di spugna, cancella tutta una serie di norme di disciplina dello sviluppo edilizio che ha tenuto conto dell'esigenza di salvaguardare il territorio.

Come si può pensare di consentire aumenti di volumetria e distruzioni, ricostruzioni, riqualificazioni, interventi edilizi in centri storici e in zone soggette a limiti di tutela, in zone variamente qualificate a vario titolo senza preoccuparsi delle conseguenze non solo in termini di depauperamento del paesaggio, ma anche di coordinamento con le dimensioni normativo-urbanistiche e le esigenze organizzative delle realtà locali coinvolte, senza peraltro pensare a provvedere alla realizzazione di investimenti in infrastrutture come, ad esempio, il potenziamento della rete idrica, della rete di reflussi e scarico delle acque nere, dei trasporti e degli interventi sulle reti stradali, nonchè tutta una serie di servizi pubblici collaterali da offrire, specialmente nelle zone turistiche.

Per quanto attiene alle ragioni della crisi è possibile che non ci si renda conto che il settore è in crisi a causa di contratti atipici; senza diritti per i lavoratori, senza garanzie per il futuro, in una situazione di precariato diffuso nessuno può permettersi di contrarre mutui non solo per comprare casa ma neanche per ristrutturarla, salvo che un evento eccezionale come un'alluvione non costringa a intervenire sempre se si riesce a ottenere un prestito da una banca.

Quello che dovrebbe essere un diritto, e cioè avere una casa in cui vivere, oggi è un lusso; dato che si parla di Piano casa mi chiedo come mai non solo non sia stato previsto nulla per sostenere i comuni per la realizzazione di strutture abitative popolari ma quando sono stati presentati vari emendamenti in tal senso perché siano stati respinti dalla maggioranza. Perché, se di Piano casa si deve parlare non sono state previste delle misure di sostegno per il pagamento dei mutui per l'acquisto della prima casa, per chi ha perso il lavoro in questi anni. Si persevera nell'errore e si peggiora le già aspramente criticate norme vigenti, in particolare quella di cui al comma 15 che, innovando rispetto all'attuale dettato della legge, consente interventi di demolizione e ricostruzione degli edifici esistenti, anche entro la fascia dei 300 metri con un bonus volumetrico aggiuntivo del 10 per cento, e le uniche limitazioni previste sono che l'ampliamento non avvenga verso il mare e che migliori la qualità architettonica dell'edificio; nonché la norma di cui al comma 14 con la quale si estende alla zona agricola un'ulteriore premialità rispetto all'aumento del 20 per cento della volumetria prevista dall'articolo 2 della legge per la zona residenziale.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE COSSA

(Segue BEN AMARA.) Questo disegno di legge nulla fa per migliorare la comprensione della legge originaria ma, anzi, introducendo ulteriori deroghe e disposizioni speciali, come quella che prevede la deroga all'accatastamento delle unità immobiliari nei comuni interessati dagli eventi alluvionali del 1951, quella relativa alla introduzione dell'articolo 6 bis, all'articolo 5 del testo originario, in materia di premialità di volumetria in caso di demolizione nella fascia dei 300 metri dalla linea di battigia, e ricostruzione in fascia diversa, per edifici che abbiano ottenuto concessione edilizia per opere che prevedono mutamenti strutturali e tipologici in forza di intervento radicale di nuova costruzione e di ristrutturazione, produce un peggioramento sotto il profilo dell'aggressione all'ambiente, al territorio e al paesaggio.

Con questa legge voi avete legittimato il rifiuto del reale; anche la lingua usata è una continua evocazione di un fondo indicibile perché "misteriosofico" dell'agire umano e dell'agire urbano, è lo stile della retorica del libero mercato che occulta tutto e gioca sul nascondimento. Qui si tratta di un passaggio dalla catastrofe della sostanza alla catastrofe della conoscenza.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il consigliere Sechi. Ne ha facoltà.

SECHI (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Ho sentito dire: "Ci risiamo"; ci risiamo perché questo tema sta incominciando a diventare quasi un'ossessione. E' l'argomento più utilizzato, così era scritto nel titolo della legge approvata in questa Aula a seguito delle disposizioni nazionali, come "norma per il rilancio dell'economia e dello sviluppo". E infatti abbiamo visto come, immediatamente, lo sviluppo e il benessere in quest'isola abbiano ripreso a crescere dopo l'approvazione di una norma che viene modificata con questo secondo provvedimento.

E dire che qualcuno ha affermato, anche in quest'Aula, che i cittadini sardi nutrono molte aspettative e attendono con interesse questa legge; infatti, i cittadini sardi non fanno altro che aspettare che questa legge finalmente approdi in Aula perché non hanno altri problemi; hanno solo il problema di ampliare la propria residenza, la propria casa, di costruire case per i figli (questo è un altro argomento che viene utilizzato) e non pensano ad altro. Sono desiderosi di migliorare le loro residenze in città, in agro, al mare, perché ogni sardo non fa altro che pensare a vivere nel modo migliore costruendosi oltre alla prima casa anche la residenza (quindi con conseguente possibilità di villeggiare) al mare, in campagna, in collina, in vigna e quant'altro. Questo è il modo in cui viene presentata una norma che, a detta di quanti l'hanno sostenuta sin dalle prime ore, doveva dare questo genere di risposta: rimettere in moto l'economia del Paese e, quindi, anche quella della Sardegna che è ancora più sofferente e perciò più bisognosa di una norma come questa per rilanciare l'economia e lo sviluppo.

Io credo che questa sia un'offesa, una provocazione nei confronti dei cittadini sardi che hanno veramente la testa impegnata totalmente, giorno e notte, a pensare come affrontare la giornata per arrivare a soddisfare i bisogni primari: mangiare e sopravvivere. Ieri qualcuno di noi ha partecipato a Sassari ad un incontro promosso per parlare dei problemi della crisi dell'industria chimica in Sardegna, c'erano i rappresentanti della torre aragonese, i rappresentanti dei cassintegrati dell'isola, i rappresentanti sindacali, una rappresentanza di operai disperati che hanno detto: "Non ne possiamo più, abbiamo esaurito anche la fantasia, e stiamo probabilmente anche incominciando a non essere più famosi, come eravamo agli inizi della nostra protesta, perché stanno incominciando a calare l'attenzione e la tensione su un problema drammatico, che è quello della certezza del posto di lavoro".

Noi invece, siccome siamo più furbi, più intelligenti, più capaci, più attenti di altri, pensiamo di dare risposte ai bisogni dei sardi ritornando su una norma che si è rilevata assolutamente inutile, un bluff, una bufala. Una norma che forse noi stessi, rappresentanti di opposizione, per quanto contrari, avevamo pensato potesse mettere in moto una colata di cemento. Eravamo, come dire, un po' impauriti, spaventati da ciò che quella legge avrebbe potuto produrre.

Poi, fortunatamente, abbiamo scampato quel pericolo, siamo contenti, soddisfatti che la legge non sia riuscita a mettere in moto tutto quel danno che avevamo paventato. E in ogni caso, comunque, rimane, come dire, l'opportunità di pensare e di preoccuparci di cose ben più serie. Io credo che ai sardi bisogna dare risposte vere, e se vogliamo dare risposte vere sul problema della casa (Piano casa), bisogna pensare a tutti quei sardi che, oltre ai tanti problemi del vivere e del sopravvivere, non hanno casa; magari c'è chi ha casa in affitto e ha avuto lo sfratto, e sappiamo quante richieste di finanziamento per pagare gli affitti, perché non si è in grado di farlo, ricevono i comuni. I comuni hanno liste sempre più lunghe di cittadini che fanno istanza di contributo per l'affitto della casa. E vi devo dire che c'è anche qualcuno che aveva la casa di proprietà e la sta vendendo perché deve far fronte a spese non previste, perchè nella situazione drammatica nella quale ci siamo venuti a trovare, chi non è più in grado di potersi permettere il lusso di disporre della prima casa, figuratevi se ha in mentte di ampliarla, o di migliorarla, o di fare quant'altro.

Il collega Gavino Manca nella sua relazione ha citato il dato di Sassari, che è eloquente. Sassari è sempre stata nel suo territorio (Sassari-Alghero-Portotorres, quindi la Nurra), dove il fenomeno delle seconde case, dei volumi in eccedenza, spesso illegali, spesso sovrabbondanti rispetto al reale fabbisogno, è ben presente, un'avanguardia, come dire, una zona più sbilanciata nel fare e nel costruire. Naturalmente la Nurra è vicina a coste splendide e meravigliose, per cui la pressione edificatoria è di gran lunga superiore rispetto ad altre zone. Eppure, Gavino Manca ha parlato di 130 domande complessivamente presentate, in un comune in cui, negli anni del boom dell'edilizia, si presentavano migliaia di pratiche all'anno.

Ora, a parte il dato di Sassari, io credo che ognuno di noi conosca qual è stato il risultato del Piano casa (qualcuno ha citato prima anche questo dato) in alcune regioni, anche quelle economicamente più forti, quelle che potevano magari permettersi il lusso di applicare appieno la norma in questione; e conosciamo, oltre alla situazione nazionale, la situazione sarda, e in dettaglio sicuramente la situazione dei comuni o dei territori nei quali viviamo. E il risultato è assolutamente "zero", "zero assoluto", nel senso che è una legge che non ha messo in moto nulla, o praticamente nulla, o quasi nulla. E a proposito di "zero" ricordo che, un tempo, nelle valutazioni di compiti mal svolti i maestri usavano lo zero, e quando il compito era ancora peggio del peggio davano lo "zero spaccato", e questo è il voto che probabilmente merita la legge sul Piano casa, e poi valuteremo che voto dare a questo secondo provvedimento che oggi abbiamo iniziato a discutere.

Io credo che questa sia una brutta legge per la Sardegna; una legge che non migliora assolutamente nessuna condizione, né da un punto di vista paesaggistico-urbanistico della qualità del costruito, né dal punto di vista economico, né da nessun altro punto di vista, è solo una norma che oggi viene proposta all'attenzione di quest'Aula per tentare di migliorare, correggere e trovare delle vie di uscita da maglie strette che la legge precedente non ha aperto. Mi ricorda il provvedimento dell'Unione Europea sulla pesca, che ha allargato le maglie ma prevede degli standard, questa legge non aprirà nessuna maglia, questa legge non offrirà nessuna opportunità rispetto alla situazione che abbiamo esaminato.

Il vero problema che noi oggi abbiamo, e che probabilmente è anche una delle ragioni del perché questa legge non è stata applicata, o è di difficile applicazione, è la crisi economica, la mancanza di risorse, senza le quali non si fa alcun investimento, né piccolo, né grande, e soprattutto non si rilancia né l'economia, né il settore dell'edilizia in particolare, in anni passati settore portante dell'economia in Sardegna.

Il vero problema, lo abbiamo detto l'altra volta e lo ricordiamo oggi, rimane il problema della prima casa, così come dicevo prima; ma per affrontare il problema della prima casa e dare un sostegno al settore dell'edilizia bisogna mettere dei denari, e per mettere dei denari bisogna avere uno strumento finanziario in grado di individuarli e di metterli a disposizione dei cittadini e delle imprese. E su questo anche quest'oggi in quest'Aula, c'è stato il richiamo sull'attenzione che questo Consiglio dovrebbe porre nei confronti di uno strumento economico in grado di offrire realmente risposte e opportunità al popolo sardo.

Con questa norma si ritorna qualche passo indietro rispetto a quei pochi risultati che si era riusciti ad ottenere nell'approvazione della precedente norma. Con questa proposta, a parte le norme, si calpesta in primo luogo il buon senso, si calpesta la sostenibilità di un progetto per un'isola che non riesce a credere in uno sviluppo sostenibile, si calpesta la civiltà del vivere perché si introducono elementi che vanno a danno della qualità della vita, a danno del paesaggio, si compromette la qualità di un patrimonio unico nel Mediterraneo. Eppure tutto questo viene con leggerezza superato in nome di un rilancio dell'economia che, probabilmente, soddisferà le esigenze di quei pochi che, a macchia di leopardo, avranno l'opportunità, magari con operazioni neanche tanto trasparenti, di compromettere ulteriormente fasce preziose del nostro territorio.

Si calpestano anche le norme dello Stato, se posso usare un termine improprio, nel senso che se la legge poi verrà approvata, in ogni caso e comunque dovrà fare i conti con norme dello Stato. Perché se facciamo riferimento a un argomento come quello della monetizzazione dei posti auto, stiamo calpestando una norma dello Stato, oltre che una norma del vivere civile. Le città, a iniziare da Cagliari, per arrivare sino ad Olbia, Sassari, Alghero e tutti gli altri centri d'Italia, sono sature: le auto non stanno più da nessuna parte. Sapete nelle campagne dove le lottizzazioni selvagge, i frazionamenti, le costruzioni abusive, hanno polverizzato le proprietà, sovraccaricate da volumi, se oggi invitate un gruppo di amici che arriva con sei o sette auto, dove queste vengono parcheggiate? Siccome non c'è spazio parcheggiano nelle strade di campagna, strade di campagna che oggi hanno una larghezza minima, e quasi sempre tutti stanno entro questo limite, di 3 metri.… Ma dove vogliamo andare? E poi parliamo di rilancio dell'economia, di sviluppo del turismo! Il turismo sarà l'altro settore che pagherà il prezzo eventualmente di un'ipotesi di sviluppo di questo genere, di un territorio gestito con questi criteri.

Io credo che un altro aspetto sul quale riflettere, e qui mi permetto di fare un appello ai colleghi, a iniziare dai colleghi dell'opposizione, sia la riproposizione dell'abitabilità dei sottani e dei seminterrati. Con l'adozione di questa norma si ritorna indietro agli anni del dopoguerra, quando in molte città della nostra Isola le famiglie meno fortunate vivevano nei sottani; in quei sottani, dove mancava la luce, dove mancava l'aria, erano diffusi il tracoma e altre malattie. E noi stiamo pensando, nel 2010, di concedere l'abitabilità (e questo le norme urbanistiche non lo consentono) a parti di un edificio: il seminterrato, lo scantinato, le cantine, i sottani che hanno un'altra funzione, servono alla fruibilità del palazzo ma non certo alla residenza! Questo è il segno che veramente abbiamo imboccato una strada buia, un cunicolo da cui è difficile uscire.

Voglio sottolineare anche un altro problema che è unito a questa eccessiva apertura e disponibilità: quello dell'illegalità diffusa. L'illegalità, infatti, si diffonde anche perché c'è questo atteggiamento di eccessiva apertura, di tolleranza, nel consentire quello che di fatto non sarebbe opportuno consentire. Quindi si soddisfano sollecitazioni, ci sono i comuni interessati che, in assenza di maglie più rigide, sono più puntualmente disponibilita concedere; per cui, tenuto conto della soppressione di tutti gli enti di controllo, diventa anche complicato e difficile controllare.

I comuni sono costretti allora a disporre il controllo a opere realizzate ma non lo fanno perchè non hanno i mezzi, non hanno gli strumenti, non hanno gli uomini, non hanno a volte neanche le professionalità idonee a farlo. Pertanto dilaga un abusivismo contro il quale, qualche volta, s'innesca solo la denuncia penale di chi, magari per ragioni personali, rivendica un abuso a suo danno, compiutodal vicino di casa o del lotto.

Chiaramente questa situazione ha creato e crea una conflittualità sociale con conseguenze anche drammatiche. Molte volte in questi casi rimane solo la denuncia. Naturalmente entreremo nel merito (stavo per dire degli articoli, ma non è una legge che ha articoli, degli emendamenti) e ci sarà consentito, anche se limitatamente, di commentare e prendere posizione sui vari aspetti quali, per esempio, la demolizione e la ricostruzione, con premialità sempre in aumento perché si deve favorire chi avrà l'opportunità di farlo.

L'aumento volumetrico, badate, lo anticipo e poi ci ritornerò quando avremo modo di affrontare nello specifico questo aspetto, non riguarda solo la premialità percentuale prevista dalla norma ma, nella gran parte delle demolizioni e delle ricostruzioni, l'aumento volumetrico poi visivamente diventa impattante perché oltre alla premialità concessa dalla norma intervengono gli aumenti volumetrici rappresentati dai volumi tecnici che gli strumenti consentono e che, di fatto, porteranno in diverse realtà, mi auguro non in molte, ma in quelle che lo consentono comunque, anche se fossero poche, ad assumere una volumetria importante, evidente, urtante in un ambiente che non la sopporta.

Questo e altri aspetti ci portano fin dall'apertura della discussione generale, ad assumere una posizione di contrarietà nei confronti di questa norma che sin da oggi vi invitiamo a rimandare in Commissione per le ragioni a cui faceva riferimento prima il collega Uras e per le altre che sono state successivamente evidenziate.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Uras. Ne ha facoltà.

URAS LUCIANO (Comunisti-La Sinistra Sarda-Rossomori). Chiedo la verifica del numero legale.

(Appoggia la richiesta il consigliere Salis).

Verifica del numero legale

PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.

(Segue la verifica)

Prendo atto che i consiglieri CONTU Felice, ESPA, SOLINAS Christian e VARGIU sono presenti.

Risultato della verifica

PRESIDENTE. Sono presenti 60 consiglieri.

(Risultano presenti i consiglieri: AGUS - AMADU - ARTIZZU - BARDANZELLU - BIANCAREDDU - BRUNO - CAMPUS - CAPELLI - CAPPAI - CHERCHI - COCCO Daniele - COCCO Pietro - CONTU Felice - CONTU Mariano - COSSA - CUCCA - DE FRANCISCI - DEDONI - DESSI' - DIANA Giampaolo - DIANA Mario - ESPA - FLORIS Rosanna - GALLUS - LADU - LAI - LOCCI - LOTTO - MANCA - MANINCHEDDA - MARIANI - MELONI Francesco - MELONI Marco - MELONI Valerio - MILIA - MORICONI - MULA - MULAS - MURGIONI - PERU - PIRAS - PITEA - PLANETTA - RANDAZZO - RODIN - SABATINI - SALIS - SANNA Gian ValeriO - SANNA Paolo - SECHI - SOLINAS Christian - SORU - STERI - STOCHINO - TOCCO - URAS - VARGIU - ZEDDA Alessandra - ZEDDA Massimo - ZUNCHEDDU.)

Poiché il Consiglio è in numero legale proseguiamo i lavori.

Prendo atto che il consigliere Moriconi rientra dal congedo.

E' iscritto a parlare il consigliere Gian Valerio Sanna. Ne ha facoltà.

SANNA GIAN VALERIO (P.D.). Presidente e colleghi, inizialmente io vorrei chiedere comprensione all'onorevole Planetta, perchè probabilmente sono uno di quelli che, miope, non ha intravisto accuratamente il "bene comune" di questa norma. Ma vi domando, colleghi, potete capirci? Potete avere un attimo di comprensione nel momento in cui, noi come voi, siamo costretti ad osservare che, rispetto al bene comune, i vertici delle più alte istituzioni regionali sono oggi coinvolti in questioni che di bene comune, ripeto "bene comune", poco hanno da insegnare o da suggerire a chicchessia? Io vi chiedo scusa ma voglio sfuggire dall'idea, colleghi (dall'idea e anche dal linguaggio), che ci troviamo immersi in una sorta di "scherzi a parte", per cui all'interno di quest'Aula si devono sentir dire delle parole su questo Piano casa quali si sarebbero sentite il giorno dopo la discussione sulla Costituzione italiana. Parole roboanti quali "bisogna pensare al bene comune!"

Ma la questione è chiara: stiamo partendo da un fallimento! Poi voi la definite diplomaticamente "una difficoltà di interpretazione normativa, di linguaggi adeguati", ma è un fallimento; un fallimento che avevamo preannunciato e che non riguarda le interpretazioni legislative, riguarda il fatto (e questo, Assessore e colleghi, che vi piaccia o no vi dovrebbe preoccupare, ci dovrebbe preoccupare) che in questo caso i cittadini della Sardegna, i tecnici della Sardegna, i geometri, gli ingegneri sono mille miglia più avanti della loro classe dirigente e lo hanno dimostrato non mettendo in gioco, nonostante i vostri appelli "si può fare, si può fare", la loro libertà e il loro rapporto con la giustizia sulla legittimità di quello che voi state chiedendo di fare. I sardi sono più avanti di noi che dovremmo essere classe dirigente! E vi dimostro come anche in questo caso continuate a menare il can per l'aia.

E' vero, avete ragione, dovete esitare questo provvedimento perché dovete cercare di imbrogliare un'altra volta - prima ci tentate con noi e poi con il popolo sardo - mettendo gli specchietti per le allodole, per non parlare dei problemi drammatici che dovremo affrontare, non con il linguaggio soave dell'assessore La Spisa, ma con la severità dei numeri che prima o poi salteranno fuori. Anche su questo state "condendo" un inganno nei confronti della Sardegna, state mentendo alla Sardegna sulla reale gravità della situazione, decidendo di parlare di questa cosa che non interessa nessuno!

E vi dico perché non interessa nessuno: perché prima, con la legge numero 4, pensavate di fare le norme, sottintendendo che ci fosse gente che aveva la disponibilità dei denari privati (da precisare: denari privati); tra un po' avremo le norme chiarite e scoprirete che non ci sono neanche più i denari privati, perché con questa situazione le banche, anche nei confronti di quelli che voi volete agevolare, che sono i soliti noti, non metteranno, in condizioni di depressione drammatica dell'economia, a disposizione e a rischio capitali per chicchessia, per chicchessia! In una condizione di questo genere non ci sono garanzie per nessuno, e lo vediamo in questi giorni che cosa sta accadendo anche nei confronti dei rarissimi imprenditori che vorrebbero investire.

Ma che cosa ci volete dire? Questo è un atto di insipienza politica, e lo chiariremo. Perché, vedete, noi oggi potremmo cantare vittoria: avete fallito con la legge numero 4, ve lo avevamo detto anticipatamente tenendovi in quest'Aula 25 giorni;come rimarrete qui altri 20 giorni perché noi non facciamo sconti a nessuno rispetto alla coerenza che dobbiamo avere su questi argomenti, e noi ci batteremo come dei leoni anche in quest'occasione, perché siamo profondamente convinti della illiceità di questa norma. E ve la spiego brevemente.

Colleghi, la legge numero 4 è sostanzialmente costruita su 2 capitoli, il primo e il secondo. Il secondo tratta fondamentalmente il Piano paesaggistico; del Piano paesaggistico la legge numero 4 tentava di rimuovere gli ostacoli alla libera edificazione, cioè cercava di saltare a piè pari le norme di salvaguardia che, guarda caso, sono parte integrante e sostanziale del Piano e, come tali, dovrebbero essere modificate o cassate attraverso una modifica del Piano. Che cosa fa la Giunta? La Giunta, presentando questo testo di legge, sta dando ragione a noi, perché, quando al comma 9 del suo testo dice che la revisione e l'aggiornamento del Piano paesaggistico si fa secondo le procedure della "42", del codice Urbani, sta dicendo esattamente quello che noi vi abbiamo ripetuto diecimila volte in quest'Aula, e sta anche dicendoche tutta quella parte che voi avete messo nel secondo Capo della legge numero 4, e che adesso arricchite di altri "condimenti" interessanti di cui parleremo, non la potrete applicare fino a quando non modificherete il Piano paesaggistico. Questo sta dicendo, e anche se voi dite, dite, dite o vi fate suggerire di dire, questa è la realtà! E quel comma è la prova che il Governo vi ha detto "modificate quella norma perché sennò non ve la passo"; poi potete dire anche che sono decorsi i termini ma, badate, l'incostituzionalità di una legge, termini o non termini, esiste sempre.

E poiché, Assessore, giustamente devo darle atto che mi ha comunicato tutti gli atti che io le ho richiesto, le sto notificando che sto attendendo anche l'autorizzazione paesaggistica che ovviamente la Idra immobiliare chiederà sulla base della sua istanza, e di cui io ho necessità perché è l'atto esecutivo che certifica poi le cose che ovviamente dovremo mettere in essere. Perché dovete vedere anche come quella meraviglia di Commissione del paesaggio, colleghi, questa roboante Commissione argomenta, leggetelo, i caratteri peculiari del paesaggio, della sua tutela, quando deve dare la risposta alla Idra immobiliare: "L'intervento è ammissibile". Punto! Questa è la cervellotica istruttoria di questa meravigliosa Commissione che avete voluto e istituito. Guardate questa risposta perché queste cose incombono sulla vostra responsabilità, oltre che sulla nostra.

Questa è la parte del Piano paesaggistico: ammissione di congelamento momentaneo della seconda parte. Per cui voi vi siete cimentati a infarcire il testo dell'Assessore di una serie di altri commi e altre norme che, badate, per lo stesso effetto, non potranno essere applicate laddove violano le norme di salvaguardia, sia chiaro; anzi, poiché l'Assessore vi ha presentato un testo che aveva l'ambizione di non sollevare l'ira del Governo, ho paura che il testo che gli si presenterà sarà la netta contraddizione di quello che si doveva fare per tenere su un ambito di decenza legislativa quel testo, quindi è molto probabile che questo provvedimeto legislativo avrà un'altra sorte. Su questo punto chiudo.

La prima parte, invece, interviene sugli aspetti che riguardano gli ampliamenti. Gli ampliamenti, come voi sapete, attengono alle cubature, e le cubature attengono ai regolamenti edilizi, e i regolamenti edilizi nessuno ha scritto in una legge dello Stato o in un decreto legislativo che possono essere derogati, per cui la legge dello Stato affida ai regolamenti edilizi, agli strumenti urbanistici, la funzione di inquadrare le modalità costruttive. E infatti qualche procuratore l'ha anche scritto ma è stato tacciato di invadenza; ma lui non voleva invadere il campo legislativo, voleva solo avvertire, è bene ha fatto, la comunità sarda ma anche quella nazionale (perché poi ha interloquito con le altre procure) dicendo: "attenzione, cittadini, perché se è vero che qualche fantasioso legislatore, invece di aspettare il decreto legislativo che dava alle Regioni la funzione di andare in deroga, si è attenuto ad un'intesa Stato-Regioni che non ha nessuna validità di fonte e ha fatto il Piano casa derogando, non c'è scritto in quell'intesa e neppure in nessun decreto legislativo che io, tutore della legalità, devo andare in deroga per attivare l'azione penale nei confronti di chi viola lo strumento urbanistico".

Il Presidente della Commissione mi ha accusato velatamente di disinformazione e di accanimento; ma io dico che quando uno agisce aprendo gli occhi ai cittadini sulle possibilità, seppure remote, che incidono sulla loro libertà, sul loro diritto di stare sul campo, sul loro diritto di fare le cose legittimamente, rende un atto di servizio altissimo alla comunità, altro che disinformazione! E quando un procuratore dice: "attenzione, perchè io non ho nessuno strumento normativo che mi metta al riparo dal dover attivare l'azione penale quando uno viola", significa che per quanto l'Assessore, la Giunta e il mondo intero dicano che sono legali, se io fossi un tecnico di un Comune, prima di fare un atto del genere penserei alla mia famiglia, alla mia libertà e ai miei diritti, cari miei, non alle stravaganze di una Giunta regionale!

Questa è la realtà. Per cui, morale: la seconda parte è bloccata, è congelata sine die; la prima parte è inapplicabile perché viola la normativa vigente. Quindi, nessun pericolo, onorevole Panetta, di definizione di questo come strumento inutile e dannoso; lo definisco più serenamente: è uno strumento illegittimo ed eversivo, è illegittimo ed eversivo perché sfida la gerarchia delle fonti in questo Paese! E io non mi meraviglio molto che il Governo non impugni, non mi meraviglio molto, se vogliamo proprio dircelo, perchè il ministro Bondi non è uno specchio di imparzialità da questo punto di vista. Io credo invece che il servizio che viene reso alle Regioni quando vengono messe sull'avviso sia un servizio reso a ogni singolo cittadino, e noi lo dovremmo interpretare e favorire, non occultare, non occultare!

E quindi vediamo il testo; ho già detto a che cosa mirava il testo dell'Assessore, per cui io mi auguro, Assessore, che lei se vuole un buon fine per questo provvedimento dica apertamente il suo giudizio su quello che la Commissione ha aggiunto al suo testo. Poi si potrà anche discutere criticamente su quanto da lei scritto, ma in un certo senso nella sua proposta io vedo una logica E' una logica che va verso le stesse conclusioni a cui arrivo io, giustamente.

Intanto lei, conseguentemente a quella affermazione ha annunciato di aver avviato il processo di revisione del Piano paesaggistico, non a caso perché se la revisione del Piano paesaggistico l'avesse compiuta la "4" o quella che completa la "4", l'Assessore non avrebbe avuto bisogno di annunciare coram populo che si avviava la procedura perché sono due cose che cozzano una con l'altra.

Però voi che sul primo testo siete stati tenuti "col bavaglio e sulla fiducia" questa volta vi siete sbizzarriti, e vi siete sbizzarriti molto bene. La prima perla, contenuta anche nel testo della Giunta, è la disposizione relativa ai parcheggi; anche in questo caso prospettate una soluzione fantasiosa, però è la prova che chiaramente si violano i regolamenti edilizi e i piani urbanistici perchè con questa norma si invita i comuni "a fregarsene" se c'è l'obbligo degli standard dei parcheggi in quanto basta che il consiglio comunale deliberi di monetizzare i parcheggi che mancano. Cioè io sono in Castello a Cagliari in zona A, non ho i parcheggi, devo costruire una cosa, non ho lo spazio materiale fisico, monetizzo, delibera del Consiglio, monetizzo; con i soldi che il Comune incassa, perché io non faccio gli standard a cui sono obbligato per legge, il Comune, dice la norma, deve realizzare compensazioni ai parcheggi e quindi me li potrebbe fare persino a Macchiareddu. Sulla base di questa norma i parcheggi che dovrebbero servire per la zona omogenea A (dove non è possibile costruirli) in teoria si possono fare da qualunque parte. Questa è l'applicazione pratica di una aberrazione del concetto di standard. Perché il concetto di standard si applica con riguardo alla zona omogenea e ai servizi che quella zona omogenea deve avere. Quindi è una violazione palese delle regole elementari della pianificazione. E questo lo troviamo al comma 6.

Al comma 9 dite: nelle zone urbanistiche omogenee E si applica la disciplina di cui al decreto del Presidente della Giunta numero 228, cioè direttive per le zone agricole; il senso è che vi siete stancati di dire che sono in vigore le norme di salvaguardia e, quindi, poiché dite di averne le tasche piene di queste norme di salvaguardia nelle zone agricole, eccezione delle eccezioni, riapplicate la norma a regime. Pertanto state togliendo le norme di salvaguardia quindi state violando il Piano paesaggistico, state violando una norma sovraordinata, non è possibile attuarla e nessuno autorizzerà interventi di questo genere se non vuole vedere le manette, altro che generare allarme, noi dobbiamo dirle queste cose perché non possiamo essere i propugnatori dell'illegalità in questa Aula, non possiamo!

Andiamo avanti; al comma 14 si parla di zone agricole (visto che ci siamo, anche se qualche cosa ve la risparmio per i tutti giorni successivi); le zone agricole si dice che siano state un po' penalizzate lì dove ci sono delle residenze; residenze che noi abbiamo combattuto perché abbiamo detto che la campagna deve essere restituita alla sua funzione, diversamente ce ne accorgeremo o, meglio, probabilmente ce ne accorgeremo quando saremo "nello spirito", quando ci malediranno i nostri figli e i figli dei nostri figli per quello che avremo fatto al territorio agricolo sottraendolo alla sua funzione naturale. Cari colleghi, non possiamo vivere all'infinito sperando che i cinesi e i paesi emergenti ci diano da mangiare il di più che chiediamo all'infinito, perché prima o poi loro dovranno pensare a sfamare se stessi e quindi ci lasceranno in braghe di tela; e quando saremo in braghe di tela, e non avremo i terreni sufficienti per coltivare le quantità che ci serviranno per sfamarci, le generazioni che verranno dopo di noi ci malediranno. E uso questa parola con la sincerità che merita, perché io sento questo problema e sento il dovere di costruire anche il futuro delle generazioni che verranno, non solo di soddisfare l'egoismo di quelli che vivono oggi.

Allora siccome il disastro in campagna c'è già voi dite di aver eliminato le norme di salvaguardia, di essere tornati alle direttive per le zone agricole, quindi perché non premiare anche chi ha la residenza in campagna? Pertanto, nei trecento metri il 10 per cento in più, fuori dai trecento metri il 30 per cento in più; ma il 30 per cento in più è proprio quello che crea il maggior danno all'agricoltura, perché fuori dai trecento metri non si può parlare neanche di una vocazione turistica, ma solo propriamente di una vocazione agricola; e si continua così.

Poi arriviamo al comma 15, sto concludendo e avrò tempo di dirle altre cose, Assessore, cammino facendo. Comunque per concludere vi dico solo che ai primi di marzo la Commissione per le petizioni mi ha risposto affermando che le questioni sollevate dalla nostra petizione sulla legge numero 4 sono ricevibili, a norma del regolamento, in quanto si tratta di materia che rientra nell'ambito della vigilanza dell'Unione Europea. Abbiamo avviato l'esame della petizione e deciso di chiedere alla Commissione europea di svolgere un'indagine preliminare, dopo di che esprimeremo il nostro giudizio. E' esattamente la stessa traccia che è stata seguita per la la Spagna quando esitò una legge di questo genere.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Giacomo Sanna. Ne ha facoltà.

SANNA GIACOMO (P.S.d'Az.). Chiedo la verifica del numero legale.

(Appoggia la richiesta il consigliere Vargiu.)

Seconda verifica del numero legale

PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.

(Segue la verifica)

Prendo atto che il consigliere CUCCUREDDU è presente.

Risultato della verifica

PRESIDENTE. Sono presenti 59 consiglieri.

(Risultano presenti i consiglieri: AGUS - AMADU - BARDANZELLU - BARRACCIU - BEN AMARA - BIANCAREDDU - BRUNO - CAMPUS - CAPELLI - CHERCHI - COCCO Daniele - COCCO Pietro - CONTU Felice - CONTU Mariano - COSSA - CUCCA - CUCCUREDDU - DE FRANCISCI - DEDONI - DESSI' - DIANA Giampaolo - DIANA Mario - FLORIS Rosanna - LADU - LAI - LOCCI - LOTTO - MANCA - MANINCHEDDA - MARIANI - MELONI Francesco - MELONI Valerio - MILIA - MULA - MULAS - MURGIONI - OPPI - PERU - PETRINI - PIRAS - PITEA - PLANETTA - RODIN - SALIS - SANJUST - SANNA Giacomo - SANNA Gian Valerio - SANNA Matteo - SANNA Paolo - SECHI - SOLINAS Antonio - SOLINAS Christian - SORU - STERI - STOCHINO - URAS - VARGIU - ZEDDA Alessandra - ZUNCHEDDU.)

Poiché il Consiglio è in numero legale possiamo proseguire i lavori.

E' iscritto a parlare il consigliere Massimo Zedda. Ne ha facoltà.

ZEDDA MASSIMO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Presidente, onorevoli colleghi, Assessori, nel corso della relazione di maggioranza il Presidente della Commissione, l'onorevole Matteo Sanna, ha posto l'accento su un aspetto, relativamente alla legge numero 4 del 2009, che ha impedito il dispiegarsi di quelle condizioni che avrebbero favorito lo sviluppo economico, così come annunciato persino nel titolo della legge stessa. Il Presidente della Commissione si riferiva al clima che si è creato attorno al provvedimento per cui, di fatto, questa norma è stata boicottata, ma non si capisce il perché ci siano state prese di posizione contrarie, eccetera, eccetera, eccetera. Insomma, il "Fato avverso" ha impedito che la legge potesse avere una ricaduta occupazionale, così come era stato detto, e favorire lo sviluppo economico, così come annunciato.

Non credo che il clima, il "Fato avverso", abbiano inciso così tanto su quella legge, semplicemente con la legge numero 4 è stata esitata una legge fallimentare; e tale la possiamo definire soprattutto se i risultati avessero dovuto corrispondere in misura proporzionale agli annunci, alle premesse fatte in termini di prospettive di sviluppo e di benessere per tutti i sardi.

Noi, nel sostenere a suo tempo che era una legge inapplicabile, che andava in controtendenza rispetto alle esigenze, che avrebbe stravolto il territorio, che comunque sarebbe stata di difficile applicazione volendo superare il Piano paesaggistico regionale (semplicemente considerato un ingombro, un incidente di percorso rispetto alle normative adottate dalla Regione Sardegna in termini di tutela del paesaggio e dell'ambiente), non pensavamo che potesse essere peggiorabile .

Vedendo il testo presentato e che oggi discutiamo, il numero 93/A, si può dire che forse anche noi abbiamo commesso qualche errore di valutazione: era possibile infatti peggiorare ciò che sembrava non peggiorabile. Era possibile peggiorarlo in diversi aspetti, con solo due articoli, perché avete voluto inserire la norma finanziaria all'interno dell'articolo che prevede i commi di modifica della legge numero 4 del 2009; un fatto che viola la norma che vieta la introduzione di norme finanziarie all'interno di articoli che trattano la materia in modo particolareggiato. Questi aspetti li vedremo comunque nel corso del dibattito.

La verità è che mentre siamo reduci dalla discussione sull'attribuzione allo Sportello unico sulle attività produttive (SUAP) delle competenze sull'edilizia residenziale, attribuzione che tutti i sardi attendevano, che a gran voce veniva richiesta da parte delle imprese in crisi, da parte dei lavoratori dei call center, da parte delle tanti giovani coppie in stato di disagio per la crisi economica che non consente (ricordo la difficoltà di reperire risorse per gli stipendi, quando ci sono e non sono precari) di arrivare alla fine del mese, oggi trattiamo di una revisione, in parte, della legge numero 4 del 2009. A fronte di questa nostra attività tutte le altre Regioni, di qualsiasi colore politico esse siano, si sono messe d'accordo e stanno incalzando il Governo nazionale in previsione dei tagli che arriveranno sul mondo dello spettacolo (sul Fondo unico per lo spettacolo), sul mondo dell'impresa, sull'Università a causa di un federalismo, folle e scellerato, che dirotta 500 milioni di euro dalle Università del sud a quelle del nord, sugli enti locali, sulle Regioni, e in merito anche alla vendita, solo per fare cassa, di beni demaniali che, di fatto, dovrebbero o sarebbero dovuti già passare alle Regioni .

Nella nostra Regione, la Corte dei Conti segnala il disastro della "488", che ha costituito uno spreco di risorse pubbliche senza aver creato neanche un posto di lavoro; ma sembra comunque che viviamo nel Paese di Bengodi, dove tutto va bene, tutto funziona, e l'unico problema è relativo a qualche concessione edilizia in più e all'eliminazione di qualche norma che tutela il paesaggio e l'ambiente: su questi problemi bisogna intervenire.

Saremmo dovuti andare invece in tutt'altra direzione, accelerando e chiedendo ai comuni di dotarsi di un Piano urbanistico comunale, di un Piano particolareggiato dei centri storici; e, per quei comuni che non l'hanno ancora fatto, del Piano di utilizzo dei litorali la cui mancanza tanti danni sta creando alle tantissime attività commerciali presenti nei nostri litorali.

Anzichè fare questo si interviene nella direzione di rendere possibile la costruzione nella linea di battigia: correzioni che sono ulteriori fallimenti della legge numero 4 del 2009. Si interviene anche sulla zona agricola, che invece andrebbe tutelata eliminando alcune brutture che fanno parte ormai del paesaggio della nostra Regione. Si aggirano le norme sul PPR, si interviene col comma 18 addirittura per una sanatoria, eliminando il quadro di riferimento normativo, come se non ci fossero norme di riferimento e norme sovraordinate che non possono essere derogate; si interviene col comma 5 stabilendo, rispetto al passato quando un edificio era ultimato se era tale di fatto, che oggi sono sufficienti le mura perimetrali e la copertura; si interviene con la monetizzazione dei parcheggi; si prevede la possibile alienazione delle unità immobiliari create grazie agli incrementi volumetrici, addirittura stabilendo che vanno in deroga se vengono cedute a un parente, senza precisare, però, che il termine di 10 anni in quel caso dovrebbe valere per il parente al quale è stato ceduto l'immobile realizzato grazie agli incrementi volumetrici; si stravolgono addirittura le caratteristiche architettoniche, strutturali e tipologiche dell'esistente con il comma 16. Insomma, si va in tutt'altra direzione rispetto a quelle che dovrebbero essere le priorità nel campo dell'edilizia; ma soprattutto non si prevede nessun intervento pubblico in termini di aiuto agli enti locali per recuperare il patrimonio pubblico esistente, o interventi di recupero del patrimonio pubblico esistente anche in capo alla Regione; nessuna risorsa viene messa a correre per la ristrutturazione di immobili e il loro adeguamento agli standard di risparmio energetico oggi richiesti dall'Unione Europea.

Eppure a suo tempo, già nella fase di discussione della legge numero 4 del 2009, avevamo detto che le priorità dovevano essere quelle del recupero dei tanti immobili in stato di degrado, sia pubblici che privati; e che bisognava intervenire sulle infrastrutture, non potendo fare i comuni neanche le manutenzioni ordinarie delle strade.

Assessore, lei è cagliaritano, vada in giro a vedere quante barriere ci sono attorno ai palazzi, nel centro storico e fuori dal centro storico, per la caduta dei cornicioni (vada a vedere dietro il palazzo del comune, nella zona di via Crispi, ma è così in altri comuni della Sardegna); vada a vedere quante sono le voragini presenti nelle strade della nostra città. Forse sarebbe stato bene intervenire in quella direzione, non avendo i comuni, gli enti locali e i privati soldi per fare le manutenzioni dell'esistente, più che realizzare strutture che con difficoltà saranno in stato di manutenzione permanente e senza la possibilità di intervenire con manutenzioni che poi possano consentire il non degrado dell'immobile stesso.

Si doveva andare pertanto in questa direzione, ma si va in tutt'altra, perché al fallimento della legge numero 4 si aggiunge un ulteriore fallimento; questa correzione non produrrà benefici, non produrrà sicuramente sviluppo economico nella nostra Regione, non produrrà altri posti di lavoro, produrrà ulteriore incertezza normativa e, probabilmente, anche se ci auguriamo di no, qualche altro scempio che deturperà il nostro paesaggio.

Per questo, dichiaro che esprimerò un voto negativo su ogni singolo articolo e sul disegno di legge nel suo complesso.

PRESIDENTE. Ha domandato di parlare il consigliere Luciano Uras. Ne ha facoltà.

URAS LUCIANO (Comunisti-Sinistra Sarda-Rosso Mori). Chiedo la verifica del numero legale.

(Appoggia la richiesta il consigliere Salis.)

Terza verifica del numero legale

PRESIDENTE. Dispongo la verifica del numero legale con procedimento elettronico.

(Segue la verifica)

Prendo atto che i consiglieri DESSI', MELONI Valerio e MULAS sono presenti.

Risultato della verifica

PRESIDENTE. Sono presenti 30 consiglieri.

(Risultano presenti i consiglieri: BARDANZELLU - CAMPUS - CHERCHI - CONTU Mariano - COSSA - DE FRANCISCI - DEDONI - DESSI' - DIANA Mario - LAI - LOCCI - MANINCHEDDA - MARIANI - MELONI Francesco - MELONI Valerio - MULA - MULAS - MURGIONI - PERU - PIRAS - PITEA - PLANETTA - RANDAZZO - RODIN - SANJUST - SANNA Matteo - STERI - STOCHINO - VARGIU - ZEDDA Alessandra.)

Poiché il Consiglio non è in numero legale, comunico che i lavori riprenderanno domani, 30 giugno, alle ore 10.

La seduta è tolta alle ore 19 e 51.



Allegati seduta


Testo delle interrogazioni e interpellanze annunziate in apertura di seduta.

Interrogazione Pitea - Rassu - Ladu - Rodin - Campus, con richiesta di risposta scritta, sull'applicazione del regolamento (CE) n. 767 del 2009 sulle condizioni relative all'immissione sul mercato e all'uso dei mangimi per animali destinati e non destinati alla produzione di alimenti all'interno della Comunità europea.

I sottoscritti,

premesso che:

· com'è noto, dal 1° settembre 2010 dovrà essere applicato il regolamento (CE) n. 767/2009 entrato in vigore dal 21 settembre 2009;

· il regolamento contiene norme che impongono prescrizioni sull'etichettatura, imballaggio e presentazione dei mangimi definendo la strategia "dal campo alla tavola" e individuando nell'alimentazione degli animali una fase delicata della catena alimentare con potenziali ripercussioni sul consumatore;

· il regolamento si prefigge di innalzare i livelli di protezione della salute pubblica salvaguardando tuttavia il segreto industriale dei produttori,

chiedono di interrogare l'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale per:

sapere quali iniziative intenda assumere l'Assessorato regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale, già a decorrere dal 1° settembre 2010, per una rigorosa applicazione delle citate norme, posto che il regolamento attribuisce all'autorità pubblica il compito di coordinare e dare impulso alle attività delle aziende sanitarie locali (ASL) e di tutti gli organi comunque deputati al controllo, alle attività di raccolta delle formule dei mangimi immessi sul mercato, che non potranno più contenere indicazioni ingannevoli, ovvero di mero effetto psicologico, attribuendo effetti o proprietà privi di alcun valore scientifico o che comunque non possiedono o che lasciano intendere proprietà eccezionali;

conoscere se l'Assessorato regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale intenda avviare anche una campagna stampa informativa per far conoscere ai consumatori le ragioni del provvedimento impegnandosi a comunicare ogni indicazione utile per individuare le società, le ditte o i nominativi dei produttori che siano risultati inadempienti o contravventori alle norme in esame. (318)

Interrogazione Artizzu, con richiesta di risposta scritta, sull'inserimento, da parte del ministero dell'ambiente, del cosiddetto "Parco nazionale del Gennargentu" nell'elenco delle aree protette nazionali.

Il sottoscritto,

premesso che:

- il Ministro dell'ambiente, con decreto ministeriale del 27 aprile 2010, pubblicato nella Gazzetta ufficiale del 31 maggio 2010, n. 125, ha disposto l'approvazione dello schema aggiornato relativo al VI Elenco ufficiale delle aree protette, ai sensi del combinato disposto dell'articolo 3, comma 4, lettera c), della legge 6 dicembre 1991, n. 394, e dall'articolo 7, comma 1, del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281;

- la Conferenza Stato-regioni del 17 dicembre 2009, con repertorio atti n. 262/CSR, ha approvato il VI aggiornamento dell'Elenco ufficiale delle aree protette;

considerato che:

- il VI elenco aggiornato allegato al decreto richiama, al n. 21, il Parco nazionale del Golfo di Orosei e del Gennargentu per complessivi 79.935 ettari;

- l'istituzione del Parco del Gennargentu, la cui definizione e perimetrazione era stata decisa in dispregio della volontà delle comunità e istituzioni locali, aveva suscitato la opposizione di decine di migliaia di cittadini sardi, preoccupati dalle conseguenze negative che il parco, secondo quanto previsto dalla legge n. 394 del 1991, avrebbe determinato sulla vita economica e sociale del nuorese e dell'Ogliastra, impedendo la quasi totalità delle attività agro-pastorali, la caccia, la pesca, e molte delle attività che legano l'uomo al proprio territorio, in nome di un ambientalismo integralista che ha già mostrato, in altre regioni d'Italia, di avere un effetto negativo sia sull'ambiente che sull'economia;

- troppo spesso estremismi interpretativi e normativi hanno profondamente minato il rapporto tra l'ambiente e l'uomo, rendendo quest'ultimo un soggetto estraneo alla vita stessa dell'ambiente, e le reiterate restrizioni intervenute a seguito di nuove arbitrarie classificazioni territoriali hanno comportato un sempre maggiore distacco tra le comunità locali fino a provocare vere e proprie contrapposizioni sociali,

chiede di interrogare il Presidente della Regione per sapere:

1) se l'inserimento in tale elenco allegato del decreto sia un mero errore o se sia da intendersi come un atto arbitrario e prevaricatorio da parte del Ministero dell'ambiente;

2) se tale previsione contenuta nel decreto relativa al Parco del Gennargentu comporti l'applicazione di norme vincolistiche che prescindano qualunque intesa con la Regione e i comuni ove ricadesse l'eventuale perimetrazione del parco stesso;

3) quali interventi intenda attuare per richiedere al Governo nazionale di stralciare dall'elenco il Parco del Gennargentu al fine di rispettare le indicazioni normative e le reiterate volontà delle comunità locali da sempre contrarie ad imposizioni che non tutelano l'ambiente e che costituiscono un limite alla fruizione del patrimonio e alla conseguente positiva salvaguardia dello stesso. (319)

Interrogazione Espa - Diana Giampaolo, con richiesta di risposta scritta, sulle procedure di assunzione di personale presso l'Azienda ospedaliera G. Brotzu di Cagliari.

I sottoscritti,

premesso che:

· in data 27 novembre 2007, con atto deliberativo n. 2641 del 22 ottobre 2007, l'Azienda ospedaliera G. Brotzu di Cagliari ha bandito un concorso pubblico per l'assunzione a tempo indeterminato di operatori socio-sanitari (OSS) categoria b livello super;

· gli esiti del concorso in oggetto sono stati pubblicati con atto n. 204 del 23 gennaio 2009 con la pubblicazione della relativa graduatoria;

· la nota del direttore sanitario prot. n. 986 del 13 giugno 2008, relativa alla programmazione del fabbisogno del personale relativamente all'anno 2008/2009, comprendente le figure professionali della dirigenza e del comparto, prevede l'assunzione di n. 84 operatori socio-sanitari;

· con deliberazione della Giunta regionale n. 42/17 del 15 settembre 2009, si è proceduto al commissariamento delle aziende ospedaliere locali (ASL) e dell'Azienda ospedaliera G. Brotzu, con efficacia di operatività di 180 giorni a partire dalla data di sottoscrizione del contratto da parte dei commissari con la Regione, avente l'obbiettivo dell'attuazione di un processo di riforma del sistema regionale sanitario disposto dalla legge regionale n. 3 del 2009;

· la legge regionale 28 luglio 2006, n. 10, (Tutela della salute e riordino del Servizio sanitario della Sardegna), all'articolo 27 dispone che le aziende sanitarie devono adottare entro il 15 novembre un piano annuale di fabbisogno del personale e gli atti devono essere trasmessi all'Assessorato regionale competente;

· in data 26 marzo 2010 il personale infermieristico dell'Ospedale Brotzu ha dato vita ad una mobilitazione proclamata sin dal mese di dicembre 2009, per denunciare la cronica carenza di organico che affligge l'ospedale;

· i lavoratori hanno denunciato le molteplici criticità che hanno raggiunto livelli inaccettabili, pregiudicando i diritti del personale, la qualità dell'assistenza, la salute e la sicurezza degli operatori, tanto da determinare le dimissioni del personale che non è più in grado di reggere ritmi di lavoro così elevati;

· il commissario straordinario, Antonio Garau, durante un incontro con i lavoratori ed i sindacati ha ammesso la criticità dichiarando che la dotazione organica è sottodimensionata rispetto alla complessità dei pazienti assistiti e all'ultima ridefinizione della pianta organica;

· la vertenza fra la Regione e i sindacati ha portato nel settembre 2009 ad un accordo per procedere all'assunzione a tempo determinato, della durata di otto mesi, di operatori socio-sanitari idonei all'ultimo concorso, inseriti nella graduatoria pubblicata il 23 gennaio 2009;

· l'Azienda ospedaliera G. Brotzu, il 7 ottobre 2009, ha pubblicato nel proprio sito un avviso che annuncia l'annullamento delle procedure per l'affidamento del servizio di fornitura in somministrazione di lavoro temporaneo per il periodo di un anno, con opzione di proroga ad un anno, invitando le aziende di fornitura di lavoro interinale a ritirare le proprie offerte;

· con deliberazione della Giunta regionale n. 8/16 del 23 febbraio 2010 si procede alla sospensione dei documenti di programmazione delle aziende sanitarie locali e contestualmente si sospendono i processi autorizzativi relativi all'assunzione di nuove unità di personale ed il blocco del turn over del personale dipendente o con altro tipo di rapporto di lavoro;

· dal mese di gennaio 2010 si è verificata un'ulteriore uscita di personale dovuta ai pensionamenti, ponendo in discussione l'ultima ridefinizione della pianta organica che evidenzia come, mantenendo l'attuale organizzazione del lavoro, occorrerebbe assumere altri operatori;

verificato che:

· nonostante il blocco delle assunzioni e del turn over del personale dipendente, l'Azienda sanitaria sta comunque procedendo alla copertura del personale mancante con l'assunzione di personale qualificato e non, proveniente dalle agenzie interinali, con una spesa finanziaria sconosciuta in quanto non risulta nessun atto pubblicato nel sito internet dell'Azienda ed in contrasto con l'avviso presente di sospensione di tale procedura;

· con deliberazione n. 20/7 del 19 maggio 2010, denominata "patto di buon governo del Servizio sanitario regionale (SSR) anno 2010", relativamente ai costi di produzione interna le aziende sanitarie in base al piano di riqualificazione dell'assistenza e di rientro del disavanzo devono affrontare e segnalare i costi del personale operante in forza di rapporti di lavoro interinali o altro tipo di collaborazione secondo gli indirizzi formulati dall'Assessorato regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale;

· per una puntuale attuazione del patto del buon governo le aziende sanitarie devono attivare un puntuale controllo dei nuovi costi relativi all'acquisizione di beni, servizi e personale;

rilevato che:

· il Piano sanitario regionale (PSR) prevede il rafforzamento del carattere di alta specializzazione dell'Azienda ospedaliera G. Brotzu ed il riconoscimento di un ruolo di riferimento regionale come hub per alcuni settori specifici caratterizzanti l'attività dell'ospedale, candidandosi a svolgere un ruolo anche sovra regionale nelle specialità ad alta intensità;

· dopo un lungo percorso di riqualificazione del personale sanitario secondo gli accordi stipulati fra Stato e regioni aventi l'obbiettivo di migliorare la qualità dei servizi e dell'assistenza fornita dalle aziende ospedaliere sono stati banditi i concorsi su tutto il territorio regionale della Sardegna per l'assunzione di codesto personale e ad oggi risultano attive tutte le graduatorie;

· il blocco delle assunzioni e del turn over del personale, in particolare quello degli infermieri e degli operatori socio-sanitari, sta creando gravi danni all'assistenza negli ospedali;

· secondo il piano di rientro segnalato dal Ministero del tesoro alla Regione si promuove il risanamento del SSR nei seguenti settori: razionalizzazione della rete ospedaliera e territoriale, acquisto di beni e di servizi, di prestazioni da privato, spesa farmaceutica;

· l'Azienda ospedaliera G. Brotzu, procedendo al ricorso di personale con altre forme di assunzione come quella interinale, non sta certo risparmiando dal punto di vista economico, e senza alcuna garanzia della qualità delle prestazioni offerte;

· fino alle assegnazioni delle risorse del 2010, secondo le disposizioni dell'Assessorato regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale, le aziende sanitarie non sono tenute a presentare i bilanci causando di fatto una spesa al di fuori di ogni controllo;

· nonostante sia attiva la graduatoria del concorso per OSS, il commissario dell'Azienda ospedaliera G. Brotzu sta rinnovando i contratti di lavoro interinale creando una disparità di trattamento verso il personale chiamato a tempo determinato dalla graduatoria in essere con una durata di otto mesi non rinnovabile,

chiedono di interrogare l'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale per conoscere:

con quale procedura l'Azienda ospedaliera G. Brotzu abbia attivato il ricorso a personale proveniente da agenzie interinali, essendo sconosciuto qualsiasi atto pubblicato nel sito dell'ospedale secondo i principi di trasparenza e pubblicità;

se si stiano rispettando i principi di efficienza e di rientro finanziario, come enunciato dalle precedenti deliberazioni;

se il personale reclutato da agenzie interinali sia in possesso della qualifica per la quale è richiesta la somministrazione di lavoro;

il contratto ed il costo della fornitura di lavoro temporaneo presso l'Azienda ospedaliera G. Brotzu e se rispetti le finalità del Servizio sanitario regionale che richiede di impiegare in modo corretto ed efficiente le risorse che gli vengono assegnate;

se intenda procedere alla proroga della scadenza della graduatoria di OSS presso l'Azienda ospedaliera G. Brotzu visto che, a causa del blocco delle assunzioni, si rischia di bandire ulteriori concorsi con ulteriore spesa di risorse finanziarie e al fine di poter garantire l'assunzione a tempo indeterminato del personale mancante dopo le opportune verifiche di disponibilità finanziaria previste per fine anno. (320)

Interrogazione Artizzu, con richiesta di risposta scritta, sulla partecipazione dell'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale alla Conferenza Stato-regioni del 17 dicembre 2009, nella quale è stato sancito l'inserimento, da parte del Ministero dell'ambiente, del cosiddetto "Parco nazionale del Gennargentu" nell'elenco delle aree protette nazionali.

Il sottoscritto,

premesso che:

- il Ministro dell'ambiente, con decreto ministeriale del 27 aprile 2010, pubblicato nella Gazzetta ufficiale del 31 maggio 2010, n. 125, ha disposto l'approvazione dello schema aggiornato relativo al VI Elenco ufficiale delle aree protette, ai sensi del combinato disposto dell'articolo 3, comma 4, lettera c), della legge 6 dicembre 1991, n. 394, e dall'articolo 7, comma 1, del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281;

- la Conferenza Stato-regioni del 17 dicembre 2009, con repertorio atti n. 262/CSR, ha approvato il VI aggiornamento dell'Elenco ufficiale delle aree protette;

considerato che:

- il VI elenco aggiornato allegato al decreto richiama, al n. 21, il Parco nazionale del Golfo di Orosei e del Gennargentu per complessivi 79.935 ettari;

- gli organi di stampa riferiscono la circostanza che a rappresentare la Regione, nella succitata riunione, fosse stato delegato dal Presidente l'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale, dott. Antonello Liori;

- l'istituzione del Parco del Gennargentu, la cui definizione e perimetrazione era stata decisa in dispregio della volontà delle comunità e istituzioni locali, aveva suscitato la opposizione di decine di migliaia di cittadini sardi, preoccupati dalle conseguenze negative che il parco, secondo quanto previsto dalla legge n. 394 del 1991, avrebbe determinato sulla vita economica e sociale del nuorese e dell'Ogliastra, impedendo la quasi totalità delle attività agro-pastorali, la caccia, la pesca, e molte delle attività che legano l'uomo al proprio territorio, in nome di un ambientalismo integralista che ha già mostrato, in altre regioni d'Italia, di avere un effetto negativo sia sull'ambiente che sull'economia,

chiede di interrogare l'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale per sapere se corrisponda al vero quanto riferiscono gli organi di stampa del giorno 21 maggio 2010, ed in particolare se:

1) sia vero che l'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale, dott. Antonello Liori, rappresentava la Regione nella riunione della Conferenza;

2) fosse presente al momento della discussione sul problema in oggetto;

3) e con quali argomenti si sia opposto al provvedimento stesso;

4) abbia riferito al Presidente della Regione o alla Quinta Commissione consiliare quanto accaduto. (321)

Interrogazione Cuccu - Bruno - Agus - Barracciu - Caria - Cocco Pietro - Cucca - Diana Gianpaolo - Espa - Lotto - Manca - Meloni Marco - Meloni Valerio - Moriconi - Porcu - Sabatini - Sanna Gian Valerio - Solinas Antonio - Soru, con richiesta di risposta scritta, sulla realizzazione del gasdotto Galsi, Algeria - Italia.

I sottoscritti,

avuta notizia che il rappresentante dell'Edison, società detentrice del 20,8 per cento del capitale azionario di Galsi, in data 15 giugno 2010, nel corso di una audizione congiunta Commissione X Camera Senato, ha reso formali comunicazioni dalle quali si evince che, per causa di alcune criticità emerse nell'ambito dei mercati europei, è seriamente in forse la realizzazione del gasdotto Algeria - Italia;

premesso che:

il decreto legislativo 23 maggio 2000 n. 164, articolo 9, definisce la Rete nazionale dei gasdotti e stabilisce che il Ministero dell'industria, commercio e artigianato individua, sentita la conferenza unificata e l'Autorità per l'energia elettrica e il gas, l'ambito della stessa rete;

con decreto dello stesso Ministero del 22 dicembre 2000 è stata individuata la Rete nazionale gasdotti;

nel gennaio del 2003 si costituisce la società Galsi Spa per la progettazione e la realizzazione di un gasdotto destinato all'importazione di gas naturale dall'Algeria all'Italia attraverso la Sardegna;

nello stesso anno la Regione Sardegna, attraverso le controllate SFIRS e Progemisa, entra nella compagine societaria della Galsi Spa con una partecipazione dell'11,6 per cento, mentre il restante capitale azionario è distribuito tra Sonatrach (41,6 per cento), Edison (20,8 per cento), ENEL Produzione (15,6 per cento) e il Gruppo Hera (10,4 per cento);

il progetto Galsi prevede la costruzione di una sezione internazionale del gasdotto e due sezioni su territorio nazionale, una delle quali prevede il punto di approdo sud Sardegna, presso Porto Botte, dove verrà localizzata la stazione di misura e riduzione di pressione e il punto di approdo nord Sardegna, presso Olbia, dove verrà localizzata la stazione di compressione;

la Regione Sardegna, con deliberazione n. 32/17 del 4 giugno 2008, ha espresso al Ministero per lo sviluppo economico, parere positivo ai sensi del decreto ministeriale 22 dicembre 2000, sull'inserimento del gasdotto Galsi nella Rete nazionale dei gasdotti;

il 30 settembre del 2008 Galsi Spa e Snam Rete Gas hanno firmato un accordo per lo sviluppo del progetto e tale accordo prevede che Galsi gestirà la fase di progettazione, autorizzazione e sviluppo dell'intero progetto dall'Algeria alla Toscana, mentre Snam Rete Gas diverrà titolare, realizzerà e gestirà il tratto di rete nazionale del metanodotto;

considerato che:

il gasdotto Galsi è stato dichiarato progetto di interesse europeo e incluso dal Parlamento europeo con decisione n. 1364/2006/EC tra i 5 assi prioritari per lo sviluppo della Rete transeuropea dell'energia quale nuova infrastruttura per l'approvvigionamento di gas naturale dai paesi esteri;

il 14 novembre 2007 ad Alghero è stato firmato un accordo intergovernativo tra Italia e Algeria che riconosce la rilevanza strategica dell'opera e garantisce il supporto istituzionale per lo sviluppo del progetto;

nell'ambito del pacchetto di misure anticrisi ratificato il 6 maggio 2009 dal Parlamento europeo, Galsi è stato incluso nella lista di progetti energetici prioritari che potranno beneficiare di finanziamenti comunitari con uno stanziamento di 120 milioni di euro a fondo perduto;

la realizzazione di tale infrastruttura riveste per la Sardegna un'importanza strategica, non solo perché consentirebbe un ulteriore sviluppo del sistema industriale sardo, ma perché renderebbe possibile il mantenimento dell'attuale tessuto industriale e in particolare quello costituito dalle imprese energivore,

chiedono di interrogare il Presidente della Regione per sapere se:

corrisponda al vero quanto comunicato dal rappresentante dell'Edison in audizione, ovvero che ci possa essere il serio rischio di sospendere l'iter per la realizzazione del gasdotto Algeria - Italia;

eventualmente tali comunicazioni corrispondessero al vero quali iniziative siano state intraprese o si intendano prendere da parte del Governo regionale per scongiurare questa drammatica evenienza che comprometterebbe definitivamente il mantenimento dell'attuale sistema industriale, vanificando non solo le grandi battaglie di tutto il popolo sardo per l'approvazione della legge n. 41 del 2010 sull'approvvigionamento dell'energia elettrica nelle due isole maggiori, conosciuta meglio come legge Alcoa, ma costringerebbe anche tutte le famiglie sarde a continuare a pagare l'energia ad un prezzo nettamente superiore a quello pagato nel resto del Paese. (322)

Interrogazione Campus, con richiesta di risposta scritta, sui contributi regionali alla società sportiva Dinamo basket di Sassari.

Il sottoscritto,

premesso che:

- la Dinamo basket di Sassari ha concluso trionfalmente il campionato nazionale di Lega due di basket conquistando una storica promozione nella massima serie;

- la partecipazione al campionato appena concluso era stata condizionata all'impegno, a suo tempo assunto dal Presidente della Regione, di un contributo finanziario che, da un lato sopperisse alla mancata assegnazione del finanziamento regionale avvenuta ad opera della precedente Giunta, relativo al campionato 2008-2009, e d'altro lato contribuisse alle rilevanti spese che sarebbero state sostenute dalla società per la partecipazione al campionato appena, vittoriosamente, concluso;

considerato che:

- ad oggi non risulta ancora assegnata la parte di finanziamento promessa, relativa a questo campionato, 2009-2010;

- se entro la data del 30 giugno 2010 non sarà contabilizzata nel bilancio della Dinamo basket tale quota del finanziamento, la società sarà considerata, da parte degli organi di controllo della Lega nazionale basket, inadempiente e sarà dichiarata fallita, con la conseguente cancellazione dal panorama sportivo nazionale e la perdita del diritto, non solo di poter partecipare al massimo campionato appena conquistato sul campo, ma anche di poter partecipare a qualsiasi altro campionato nazionale anche nelle categorie inferiori;

- in una tale situazione l'attuale proprietà non può che attivare e concludere, entro il 30 giugno 2010, le procedure di cessione del titolo sportivo e dell'iscrizione al prossimo campionato della serie A1, facendo così perdere non solo alla città di Sassari, ma a tutta la Sardegna, l'orgoglio di poter essere rappresentata, dopo decenni, al vertice del basket nazionale,

chiede di interrogare il Presidente della Regione per conoscere i motivi di un tale ritardo nel mantenimento degli impegni finanziari assunti nei confronti della Dinamo basket ma, di fatto, con tutti quei sardi che hanno seguito e sostenuto la squadra in questa trionfale e storica esperienza e si aspettano di vedere realizzarsi quanto meritatamente e con fatica conquistato dalla Dinamo basket di Sassari e da tutta la Sardegna. (323)

Interpellanza Planetta - Sanna Giacomo - Dessì - Maninchedda - Solinas Christian sulla mancata attuazione del decreto legislativo 10 marzo 1998, n. 75, che ha istituito le zone franche nei porti di Cagliari, Olbia, Oristano, Porto Torres, Portovesme, Arbatax, in attuazione dell'articolo 12 del vigente Statuto d'autonomia speciale della Sardegna.

I sottoscritti,

premesso che la grave crisi economica generale, che in Sardegna investe tutti i settori produttivi e dei servizi ed è resa drammatica dal tracollo di un sistema industriale coloniale, impone urgentemente l'adozione di provvedimenti tesi alla riqualificazione ed alla crescita del PIL sardo e, contestualmente, all'aumento e alla riqualificazione del livello dei consumi dei sardi e dei residenti temporanei nell'Isola, favorendo le produzioni ed il commercio dei prodotti locali di ogni tipo, garantendo adeguate "compensazioni" volte a riequilibrare le conseguenze dell'insularità ed eliminando gradualmente lo squilibrio fra importazioni ed esportazioni;

considerato che:

- per aumentare il PIL sardo bisognerebbe dar corso a ben note misure, peraltro già applicate all'interno dell'Unione europea per isole, regioni periferiche e a scarsa densità demografica e titolari di statuti di autonomia particolari, tali da determinare le condizioni per una qualificata esportazione dei prodotti industriali, agroalimentari e promuovere lo sviluppo dell'economia della Sardegna, in un contesto comunitario, mediterraneo e di globalizzazione;

- l'insieme di dette misure dovrebbe essere capace di attrarre in Sardegna investimenti, tecnologie e capacità imprenditoriali e manageriali, che assieme agli interventi regionali, statali ed europei, tipici ed indispensabili nell'attuale situazione di emergenza economica mondiale, riescano a dar corpo ad attività industriali, artigianali e cooperativistiche, in tutti i settori economici, compresi i servizi, consentendo alla Sardegna di superare il dislivello in negativo rispetto alle più floride regioni del nord Italia e dell'Europa;

rilevato che recenti indicatori statistici hanno evidenziato la sostanziale estraneità del Porto canale di Cagliari al sistema dei produttori sardi con potenzialità esportatrici, anche in riferimento alla grave crisi industriale di tutte le aree che gravitano attorno ai restanti porti industriali sardi mentre, al contrario, gli stessi porti e le zone infrastrutturate per l'industria, adiacenti o collegabili, dovrebbero essere i baricentri di un nuovo sistema economico auto centrato, con attività soprattutto volte all'esportazione, al commercio ed alla riqualificazione dei consumi interni, le quali dovrebbero essere realizzate, sia per le particolarità delle produzioni, trasformazioni, manipolazioni o delle necessità commerciali e dei servizi resi, in località appositamente infrastrutturate o urbanizzate, secondo le vocazioni assegnate o definite dall'iniziativa imprenditoriale e secondo proprie modalità ed esigenze;

constatato che:

- il programma di Governo dell'attuale maggioranza regionale assicurava in premessa l'impegno fattivo, volto allo sviluppo del processo federalistico nell'arco della presente legislatura, tale da vedere anche la Sardegna dotarsi di strumenti statutari diversificati per rispondere efficacemente alle proprie esigenze di autonomia e, non prescindendo dal permanere delle ragioni delle specialità, anche con l'approvazione di un nuovo statuto di autonomia speciale, per ridisegnarne in maniera completa gli elementi d'indipendenza economici, fiscali, sociali e di sostegno, indispensabili per procedere ad una veloce uscita dal sottosviluppo nel quale ancora la Sardegna versa;

- è rilevabile un grave e diffuso ritardo su questo tema generale e qualificante e addirittura vengono pure dimenticate le conquiste autonomistiche del passato, che inspiegabilmente restano lettera morta anche se solennemente dichiarate nel nostro Statuto vigente, come è il caso dell'articolo 12 che, laddove applicato, consentirebbe l'avvio di un processo di rinnovato sviluppo economico teso ad aumentare il PIL della Sardegna, rispondendo concretamente alle esigenze di riconversione, ristrutturazione e sostituzione di una miriade di produzioni scomparse, obsolete, non più sostenibili o da riqualificare, conseguenti alla profonda crisi dell'industrializzazione petrolchimica, mineraria e dell'indotto, attuata nel secondo dopoguerra del secolo scorso,

chiedono di interpellare il Presidente della Regione, per sapere se:

1) fra le misure urgenti che intende adottare questa Amministrazione vi sia, nell'immediato, l'impegno prioritario a riprendere il percorso di attuazione dell'articolo 12 dello Statuto vigente, dando piena attuazione al decreto legislativo 10 marzo 1998, n. 75, pubblicato nella Gazzetta ufficiale 7 aprile 1998, n. 81, che ha istituito le zone franche nei porti di Cagliari, Olbia, Oristano, Porto Torres, Portovesme, Arbatax, ed in altri porti ed aree industriali ad essi funzionalmente collegate e collegabili;

2) vi sia inoltre l'intendimento di questa Amministrazione ad impegnarsi in tempi brevissimi per effettuare la delimitazione territoriale ed ogni altra disposizione necessaria per la operatività delle zone franche istituite col decreto legislativo n. 75 del 1998, in modo tale da poterle inviare al Governo nazionale affinché, con separati decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, possano essere rese operative, con una prima urgente delimitazione della Zona franca di Porto Torres, a fronte delle gravissime condizioni produttive ed occupazionali della città e del territorio di riferimento. (113)

Interpellanza Rodin - Locci - Greco - Sanna Matteo - Bardanzellu sulla situazione della riabilitazione globale in Sardegna.

I sottoscritti,

premesso che:

· il Patto di buongoverno 2010 approvato con la deliberazione della Giunta regionale n. 20/7 del 19 maggio 2010 indica, tra le criticità, le situazioni di inappropriatezza della domanda di prestazioni sanitarie e inappropriatezza nel sistema di risposta da parte dei soggetti erogatori in ordine all'eccessivo ricorso all'ospedalizzazione ordinaria ed al limitato ricorso all'assistenza sanitaria e socio-sanitaria territoriale;

· il predetto Patto prevede altresì lo sviluppo del monitoraggio della rete delle strutture e l'utilizzo di una serie di indicatori, tra i quali tasso di ospedalizzazione e la spesa procapite per gruppi di prestazioni, e indicatori vari relativi all'appropriatezza organizzativa;

· in Sardegna sono operative, sebbene in profonda crisi finanziaria, due strutture (Santa Maria Bambina di Oristano, Fondazione della Diocesi di Oristano, privata, e Santa Maria Assunta di Guspini, Fondazione del Comune di Guspini, pubblica), operanti nel campo della riabilitazione globale per gravi patologie che utilizzano tecnologie e procedure che hanno permesso il conseguimento di rilevanti risultati medici;

considerato che:

· sui siti istituzionali e sugli organi di stampa sono apparse recenti dichiarazioni dell'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale, Liori, nelle quali si afferma che la Regione deve avere una visione globale del problema della riabilitazione;

· deve essere tenuto in debito conto il periodo difficile che attraversa la sanità isolana caratterizzato da un pesantissimo deficit (circa 260 milioni di euro), affrontabile solo con un forzato e rigoroso piano di rientro nei confronti dello Stato;

· l'ente pubblico non può sostituirsi agli imprenditori della sanità privata nel ripianare i debiti pregressi;

· è necessaria la massima attenzione e impegno per la salvaguardia dell'assistenza ai malati non trascurando i posti di lavoro creati in strutture d'eccellenza anche accreditate,

chiedono di interpellare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale per conoscere:

quali strategie intendano adottare per garantire l'appropriatezza delle cure e la congruità della spesa in coerenza con il citato Patto di buongoverno 2010;

come si intendano garantire tali fondamentali servizi alla persona, non disponibili nelle strutture ospedaliere pubbliche regionali;

se non si ritenga opportuna la creazione di una rete territoriale della riabilitazione, governata dalla Regione, monitorata secondo costi standard e parametri definiti in coerenza con il Patto di buongoverno già approvato, valorizzando per tale via le eccellenze disponibili e garantendo una adeguata assistenza nel territorio regionale ai pazienti affetti da gravi patologie. (114)

Interpellanza Pitea - Rassu - Campus - Sanna Paolo Terzo sulle problematiche della cerealicoltura sarda.

I sottoscritti,

premesso che:

- la presente interpellanza si pone l'obbiettivo di evidenziare gli eventi calamitosi (vento, pioggia, basse temperature) che hanno visto negli ultimi giorni devastare migliaia di ettari di grano duro;

- la cerealicoltura isolana, già mortificata dai prezzi che impone il mercato globale in assenza di un preciso distinguo qualitativo e organolettico tra grano sardo e grano estero, comunitario e extra comunitario, non può subire ulteriori trascuratezze e tentennamenti;

- le recenti piogge in prossimità del raccolto hanno compromesso il prodotto, che sino a due settimane addietro era eccellente, rendendolo difficilmente commercializzabile perché privo di caratteristiche merceologiche e tecnologiche per i mugnai, panificatori e pastificatori;

- alla data del 23 giugno 2010 tecnici di operatori del settore, molini, pastifici, ammassatori, dopo aver eseguito decine di controlli in campo, hanno evidenziato che la situazione dell'ammasso di grano duro sembrerebbe del tutto compromessa: il prodotto non presenterebbe tutte le caratteristiche innanzi dette (tecnologiche e merceologiche);

- sono stati isolati e analizzati campioni di grano in numerosi areali storicamente dedicati alla produzione di grano duro quali Sestu, Ussana, Villasor, Sanluri, Guasila, Barumini, Tuili, Gesico, Gesturi, Sardara e Lunamatrona; i campioni isolati hanno evidenziato un grado di umidità elevato, tale da non consentire ancora il raccolto e la conservazione dello stesso, nonché la presenza di chicchi volpati e macchiati, elevata slavatura con conseguente perdita di valore proteico e decolorazione;

- tale situazione impone l'adozione immediata di adeguati provvedimenti anche al fine di evitare che la Sardegna abbandoni definitivamente la coltura di grano duro, che ricordiamo essere alla base della produzione di pane e pasta, alimenti per i quali una Regione e uno Stato non dovrebbero mai dover dipendere, se non in parte, da produttori stranieri;

- si è avuta notizia che gli operatori del settore, e gli ammassatori, non intenderebbero acquistare il grano a prezzi superiori ai 13-14 euro/q, prezzo di gran lunga al di sotto dei costi di impianto; per tali motivi appare indispensabile colmare il gap tra i 13-14 euro/q offerti dagli operatori e i 18-19 euro/q che rappresentano il costo di impianto sopportato dagli agricoltori;

- da una prima analisi si ipotizza una previsione di impegno di intervento per circa 4.000.000 di euro a sostegno, per gli agricoltori dei 40.000 ettari di superficie attualmente investita con produzioni medie di 25 q per ettaro, al fine di colmare il disavanzo tra un prezzo minimo di mercato di 18 euro e quei 13-14 euro offerti per il ritiro del prodotto,

chiedono di interpellare il Presidente la Regione e l'Assessore regionale dell'agricoltura e riforma agro-pastorale al fine di conoscere quali interventi e quali misure intendano prendere e adottare al fine di impedire il tracollo di un settore produttivo di primaria importanza per l'economia regionale, quello agricolo, già largamente penalizzato e condizionato da carenze strutturali oltre che dagli oneri dei costi di produzione anche in dipendenza dello stato di insularità.

Gli interpellanti sollecitano il Presidente la Regione e l'Assessore competente all'adozione di interventi normativi anche per la tutela del grano duro sardo che, nella sua peculiarità potrebbe sostenere la stessa industria di trasformazione nell'agroalimentare con la produzione di sebadas, pane carasau e pistoccu. (115)